Valentine's feelings di Ily Briarroot (/viewuser.php?uid=22817)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Valentine's feelings ***
Capitolo 2: *** Umbrella ***
Capitolo 1 *** Valentine's feelings ***
Hurricane
Grazie a Elgas per l'ispirazione,
[Burn let it all burn
This hurricane's chasing
us all underground]
Thirty Seconds To
Mars
I passi echeggiavano decisi dal corridoio alle sue spalle. Uno dopo
l'altro proseguivano lentamente, fino a bloccarsi sulla soglia della
stanza.
La ragazza si
voltò, guardando per qualche istante il giovane uomo che da
qualche tempo era diventato il centro di tutto, della sua intera
esistenza.
Lui l'aveva
scelta tra molte, una soddisfazione, un orgoglio che non cessava mai.
Non sapeva cosa fosse l'amore, prima d'incontrarlo.
Lo stava provando
da diversi mesi, ma Sherry aveva diciassette anni e non aveva bisogno
di sperimentare altro.
I segnali erano
quelli, gli stessi identici che provavano tutte una volta conosciuto il
compagno perfetto: il cuore che batteva forte nel petto, il conto alla
rovescia nell'attesa di rivederlo.
Poi rivedeva quei
capelli lunghi, di quel biondo spento. La virilità nella sua
persona, lo sguardo determinato che sembrava la stesse chiamando a gran
voce.
"Mi stavi
aspettando?".
"Sì,
ho finito presto in laboratorio".
Poi, di colpo,
Gin le si avvicinava e le sfilava di dosso tutto ciò che
potesse proteggerla. Era quello il momento in cui iniziava la danza di
fuoco, un gioco di labbra che si mordevano, di passione. Di dita che
scivolavano lente sulla pelle di entrambi, percependo il calore. Quello
bello, quello piacevole.
Quello che Sherry
avrebbe voluto, ma che non era in grado di riconoscere.
"Stai
giocando con il fuoco".
"Lo so. Non
m'importa".
Le
mani frenetiche di lui la accarezzavano, mentre si stringeva a lei
completamente perso nel profumo dei suoi capelli ramati.
Mentre otteneva
ciò che voleva da una ragazzina che, in cambio, chiedeva
solo l'amore.
Un sentimento
puro, di chi non ne ha mai ricevuto uno simile, unito a colui che non
era in grado di darne, non a quel modo.
Un uragano che
strappava entrambi dalla realtà delle loro vite incatenate e
sfuggenti al tempo stesso.
Nonostante tutto,
anche il cuore di lui batteva di pari passo.
"Sei
innamorato di me, Gin?".
"Sei la mia
donna. Sbrigati, andiamo".
Poi,
Sherry era cresciuta. Lo aveva fatto senza più illudersi,
senza pretendere ciò che non avrebbe mai potuto avere.
Accoglieva ciò che lui le dava, perché le andava
bene così.
Perché
stava amando un assassino, un uomo che non aveva mai nascosto,
né negato nulla.
E allora la
notte, quando credeva che Gin dormisse profondamente sul suo lato del
materasso, si alzava a osservare la pioggia dalla finestra.
Probabilmente era tutto un enorme sbaglio, ma lui la faceva sentire
bene. Anche con le mani macchiate di sangue, le stesse che la
toccavano. Non importava.
Tuttavia, Gin se
ne accorgeva ogni notte e si fingeva addormentato, mentre scrutava
attentamente ogni suo movimento.
"Dimmi,
uccideresti per salvare una vita?" gli chiese una volta, incapace di
tenersi un dubbio che la distruggeva da troppo tempo.
"Dimmi,
uccideresti per dimostrare che hai ragione?" le rispose Gin con un
sorriso beffardo dipinto sul viso. Soltanto per dimostrare quanto
quella vita e quell'ambizione li rendesse uguali.
Sherry
se n'era andata da mesi, e lo aveva fatto quando lui le trafisse il
cuore, annientando l'unica parte di se stessa che ancora era viva, la
speranza.
Tutto
ciò che le era rimasto, una sorella che equivaleva a una
famiglia.
Dove
sei andata?
Sherry.
L'uragano Sherry, che colpiva, devastava e poi si allontanava
velocemente, fino a scomparire nel nulla.
La ragazza che
aveva fatto breccia dentro di lui, tramite una passione che aveva
assecondato e che si era rivelata pericolosa.
Gin aveva avuto
oltre donne, dalla sua fuga.
Ma neanche una
simile a lei.
Ti ritroverò.
Aveva
deciso di tradirlo così, di punto in bianco, scappando
chissà dove.
Da un altro uomo
che la stava aiutando a fuggire, ormai ne aveva avuto la conferma.
Ma non l'avrebbe
passata liscia, perché il desiderio di rivedere quegli occhi
verde mare e quei i capelli mossi era troppo da sopportare.
Il cuore batteva
ancora forte a quel pensiero, nonostante la voglia scalpitante di
ucciderla.
Ucciderla,
perché lei non sarebbe mai tornata al suo fianco. E, se non
con lui, con nessun altro.
"Aniki,
non si trova da nessuna parte".
"È
impossibile. Perlustriamo la città, a costo di dare fuoco a
tutto".
Brucia, lascia che tutto bruci.
Al diavolo, Sherry!
La notte non era
più la stessa senza di lei, così come il giorno.
L'assenza delle sue labbra che lo stuzzicavano, che lo spogliavano dei
suoi peccati, fino a torturarlo, adesso gli mancavano più
che qualsiasi altra cosa.
Si
rigirò nel letto, così vuoto e spoglio quella
sera. Non aveva voluto nessuna, perché il pensiero della
scienziata che gli aveva fatto perdere la testa era ancora vivo dentro
sé.
Ripensò
a quella domanda che lei gli aveva posto qualche mese prima di
andarsene.
"Vuoi davvero
me?".
"Cosa?".
Si era voltato
indifferente, la sigaretta stretta tra le labbra mentre Sherry, nuda e
bellissima tra quelle lenzuola, lo osservava con gli occhi spalancati.
Al tempo, era ancora una ragazzina che si divertiva a credere
nell'amore e che lo seguiva passo dopo passo. L'espressione ingenua che
si era accorto di adorare.
"Sì,
voglio te. E ti vorrò più a lungo di quanto tu
possa pensare".
Era
accaduto prima ancora che lei diventasse la donna che riuscisse a
tenergli testa e che non aveva più paura di guardarlo negli
occhi, ora di ghiaccio.
A quel pensiero,
percepì il cuore aumentare i battiti e si insultò
mentalmente quando si rese conto di non riuscire a cancellare
l'immagine di Sherry, né a odiarla.
L'uragano che
continuava a confonderlo, a fargli perdere il contatto della
realtà in un vortice che non aveva fine.
E che lo faceva
sentire incredibilmente bene.
***********
Note
dell'autrice
Ciao a tutti, cari lettori! In realtà questa oneshot
è stata scritta appunto per la challenge di San Valentino,
ma la nostra Elgas è stata d'ispirazione per scrivere di
getto sulla canzone che ha proposto (appunto, "Hurricane" dei 30stm) e
non sono riuscita a fare diversamente. In fin dei conti, l'amore
c'è, anche se è un amore diverso, che ho cercato
di descrivere in modo obiettivo. Un sentimento che cambia, cresce e poi
può anche sparire. L'amore ingenuo, quello ossessionante,
quello fisico. La trama riguarda un altro punto di vista sul rapporto
tra Gin e Sherry prima che lei lasciasse l'Organizzazione e tutto
ciò che accade in questa fanfic è basato sul
testo della canzone... infatti troverete anche alcune citazioni
sottoforma di dialoghi dei due protagonisti, e non solo. Anche il
titolo stesso, "Hurricane", spiega molto bene il sentimento che ho
voluto descrivere. Ringrazio ancora una volta Elgas!
Alla prossima,
Ile
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Capitolo 2 *** Umbrella ***
Umbrella
Shiho rabbrividì, stringendosi addosso il cappotto lungo.
L'aria fresca le smuoveva i capelli e le accarezzava il collo scoperto,
spingendola ad allungare il passo verso casa.
L'unica cosa della quale si sentiva grata era il possesso del suo corpo
da ventenne; ogni cosa aveva assunto nuovamente la giusta prospettiva,
nonostante a volte le mancasse la figura della bambina di otto anni che
lo specchio le restituiva tempo prima.
Un'altra folata di vento freddo la costrinse a rallentare e a sollevare
lo sguardo, verso i nuvoloni neri che non promettevano nulla di buono.
Soltanto quando svoltò per poco non finì addosso
al ragazzo che, come lei, si era bloccato sul posto per non
travolgerla.
"Mi scusi" le disse, e lei riconobbe immediatamente il suono di quella
voce.
Shiho fece un passo indietro istintivamente, sgranando gli occhi verde
mare.
"Sei tu" appurò distaccata, cercando di mantenere il tono di
voce composto.
Il giovane uomo che le stava davanti sorrise, osservandola.
"Vedo che stai tornando dal dottor Agasa"
"E a te che importa?".
Era inutile, non riusciva a fidarsi di quel biondo impertinente. Quel
ragazzo che aveva cercato di ucciderla, prima di sapere che fosse un
infiltrato. Kudo le aveva celato per troppo tempo questa
verità che le avrebbe di certo risparmiato mille
preoccupazioni e, proprio per questo motivo, Shiho non riusciva a
fidarsi di nessuna affermazione che riguardasse quello strano
individuo.
Di certo era libera di riprendere in mano la sua vita, di uscire senza
alcun timore - anche se doveva ancora abituarvisi. Tuttavia, nonostante
il giovane detective le avesse più volte giurato che
l'Organizzazione intera era stata sgominata, il dubbio che qualche
membro potesse essere intorno a lei per tenerla d'occhio era sempre
vivo.
Uno di questi, poteva essere Bourbon. O Amuro. O come diamine si
chiamasse realmente.
L'unica cosa che desiderava era dargli le spalle e scappare lontano,
nonostante le gambe non si muovessero di un millimetro.
Strinse più forte la busta di plastica della spesa con
entrambe le mani e lo guardò ancora una volta, studiandone
l'espressione impassibile.
Fu un tuono improvviso a interrompere quella tensione, facendola
sussultare appena. Le gocce di pioggia iniziarono a scrosciare
bruscamente in quello che sembrava un violento temporale estivo,
creando un rumore ovattato fastidioso.
In meno di un minuto, entrambi erano quasi completamente zuppi.
Shiho si voltò, osservando i dintorni nella speranza di
trovare un riparo senza neanche accorgersi dell'ombrello che il ragazzo
stringeva nella mano destra.
Rei sorrise sornione prima di sollevarlo e aprirlo con uno scatto,
dopodiché rimase a guardarla. I suoi occhi si specchiarono
in quelli di lei come se fosse l'invito inequivocabile ad avvicinarsi.
Shiho non si mosse, stupita e irritata allo stesso tempo,
così lo fece lui.
Lo vide avanzare di un paio di passi, mentre teneva saldamente il
manico accanto al suo viso. Nonostante il primo istinto della ragazza
fu quello di allontanarsi, per qualche strano motivo non riuscì a muoversi.
"Per fortuna ho visto il meteo, stamattina" le disse, intavolando una
conversazione che non sarebbe probabilmente durata un
granché.
"E, dimmi, sei sempre così cauto? Perché se tu non lo fossi,
dubito che a quest'ora saresti qui a parlare con me... ".
"Sei preoccupata?".
Rei la stava osservando con una punta di curiosità, stavolta
perdendo del tutto l'aria maliziosa. Conosceva la sua paura verso di
lui, verso di loro. La sentiva, così, istintivamente.
Shiho si voltò e lui riconobbe qualcun altro in quegli occhi
verde mare. Si trovò a perdersi in quel colore meraviglioso,
finché la sua voce non lo riportò alla
realtà.
"Beh, tu hai quell'odore" gli disse schiettamente, tornando a fissare
l'asfalto, "e hai cercato di uccidermi. Dovrei sentirmi tranquilla?".
"Pensavo che il fatto di averti riparata dalla pioggia valesse per
chiederti scusa... no, eh?".
Shiho gli lanciò un'occhiata eloquente e il biondo non
riuscì a trattenere una risatina.
"Beh, ti fidi di Kudo?" le chiese, tentando un'altra strada.
"No. In realtà ne ho abbastanza di voi detective da
strapazzo".
"Ecco, allora puoi... cosa?".
Rei non l'aveva neanche sentita; stava proseguendo imperterrito il
discorso convinto di una risposta differente e, invece, era riuscita a
spiazzarlo.
"È la verità. Ne ho abbastanza di poliziotti o
investigatori. Kudo è il primo della lista".
La rabbia per tutto ciò che aveva scoperto e che
quest'ultimo le aveva tenuto nascosto era ancora forte, lo sapeva.
Stava parlando con un estraneo del quale non si fidava, ma le frasi le
uscirono di getto dalla bocca. Quasi come se avesse il bisogno di
esprimerle, tenute per troppo tempo nascoste nel buio.
"Bene, quindi se non ti fidi di Kudo puoi sempre fidarti di me".
"Non è così facile".
"Potresti provare".
Shiho sbuffò appena, incrociando le braccia. La pioggia non
cessava ed era quindi costretta sotto quell'ombrello con uno degli
uomini che avevano cercato di ucciderla, in passato. Bene.
Soltanto quando si voltò nuovamente verso di lui si accorse
del taglio fresco che aveva sul dorso della mano, la stessa che teneva
l'ombrello.
"Sei andato a lavorare per qualche missione segreta per la quale ti sei
ferito, prima di venirmi a salvare dalla pioggia?" gli chiese
provocatoria, studiandolo.
Rei assunse un'espressione quasi colpevole, preso del tutto alla
sprovvista.
"No, affatto. Stavo lavorando al Poirot e mi è scappato il
coltello tagliando un tramezzino".
La ramata inarcò un sopracciglio, fissandolo con
superiorità.
"Un agente della polizia segreta che si taglia mentre prepara dei
tramezzini? Credo tu riesca a battere Kudo. Aspetta".
Aprì la tracolla sotto il suo sguardo sbigottito e ne
estrasse un fazzoletto di stoffa, che poggiò sulla ferita
qualche istante dopo.
Rei sussultò appena, sia a causa del lieve bruciore che
dallo stupore per il gesto di lei.
La osservava tamponare e ripulire accuratamente il sangue ormai secco
e, per l'ennesima volta, un altro volto gli tornò alla mente
come un fulmine a ciel sereno.
Due occhi dal colore
verde mare lo scrutavano attenti e, in quel momento, incredibilmente
seri.
"Ti sei fatto male anche
oggi, Rei?" gli chiese poi la giovane donna alla quale appartenevano,
inginocchiandosi alla sua stessa altezza.
"Ecco, io... ".
"Fammi vedere".
Il piccolo Rei le
mostrò il braccio, sul quale vi era un profondo taglio che
lui aveva cercato di tamponare nel tragitto fino alla clinica.
Elena sfiorò
appena la sua pelle, prima di voltarsi per prendere disinfettante e
cerotti.
"Cosa ti avevo detto a
proposito delle prese in giro? Hai fatto ancora a botte?".
Il bambino scosse la
testa di scatto, preoccupato che la donna potesse fraintendere.
"No, stavolta no! Stavo
correndo e mi sono tagliato mentre scivolavo per terra".
All'improvviso, quegli
occhi si addolcirono, cambiando totalmente. Erano ancora più
luminosi e belli, di un colore intenso.
Elena sorrideva con
quelli, prima che con il viso. Uno sguardo, un'espressione, capace di
tramutare la più cupa delle giornate in qualcosa di
magnifico.
Questo era uno dei
motivi che lo spingevano a frequentare la famiglia Miyano; un calore
che non aveva trovato da nessun'altra parte.
"Allora, mi stai ascoltando?".
Rei si riscosse in quel momento, sussultando appena. Non si era accorto
dei movimenti della ragazza che aveva appena terminato di ripulire per
bene la ferita.
"Sì, scusa. Dicevi?".
I suoi movimenti non sfuggirono alla ramata, che gli scoccò
un'occhiata poco convinta.
"Dicevo che ho fatto quello che potevo, ma non avendo cerotti qui con
me dovrai pensarci tu più tardi".
Il ragazzo accennò un sorriso e, nel momento in cui decise
di voltare lo sguardo verso di lei, i loro occhi s'incrociarono
inevitabilmente.
E li rivide, di nuovo in meno di poco tempo. La sfumatura di quel verde
mare, ma non solo. La stessa profondità, la stessa luce di
quelli di Elena. Rimase a osservarli quasi incantato, perso in quella
nostalgia, in quella bellezza straniera.
Neanche Shiho riuscì a scostarsi, troppo concentrata sul
ragazzo che aveva davanti, rapita da quell'espressione dura, seria e,
al tempo stesso, terribilmente affascinante. I tratti fini, segnati da
un'ombra che riusciva a percepire, dentro di lui.
Nessuno dei due si accorse che la pioggia era cessata,
finché Rei non si riscosse.
"Oh... certo, non morirò per questa, non preoccuparti".
"Non era mia intenzione farlo".
"Beh, grazie".
La ragazza non si accorse di arrossire, mentre lo vedeva chiudere
l'ombrello.
"Adesso vado, se sto troppo tempo vicino a te potrei entrare nel mirino
di qualcuno".
"Non ti fidi nemmeno adesso, ho capito".
"Ottima intuizione, detective".
"Agente" la corresse lui, fingendo la compostezza nel tono di voce.
"Sì, come vuoi. Buona giornata".
Shiho gli diede le spalle e avanzò di qualche passo, notando
i deboli raggi del sole che filtravano appena oltre le nuvole scure.
"Ehi, Shiho Miyano" la chiamò Rei, nel tentativo di attirare
la sua attenzione. La ragazza si bloccò sul posto,
voltandosi appena verso il suo interlocutore.
"Mi hai medicato, questo cosa significa?".
La sua voleva essere una provocazione, poiché sapeva per
certo che se lei non si fosse fidata sul serio non si sarebbe neanche
avvicinata. Tuttavia, la sua risposta lo lasciò perplesso.
"Significa che devi imparare a non tagliarti sbucciando le patate,
semplice".
In quel breve istante, entrambi sorrisero senza che nemmeno se ne
accorgessero. Un sorriso spontaneo, naturale come respirare, l'uno
negli occhi dell'altra.
Rei ridacchiò e chiuse l'ombrello, facendo un cenno con la
mano nella sua direzione. Rimase a fissarla anche di schiena, mentre si
allontanava, percependo appena i battiti accelerati del suo cuore.
Era incredibile come quel breve incontro sotto la pioggia gli avesse
fatto realizzare quanto, in realtà, quella ragazza riuscisse
a risvegliare quel qualcosa di assopito in lui, sentimenti forti che
aveva cercato di nascondere in profondità.
Fu sorpreso di sentirsi bene, nonostante tutto.
Soltanto con lei.
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