A Teenager Mutant Ninja Superhero II

di ladyzaphira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spiderman: Eroe o minaccia? ***
Capitolo 2: *** La spada di Tengu (I parte) ***
Capitolo 3: *** La spada di Tengu (II parte) ***
Capitolo 4: *** La spada di Tengu (III parte) ***
Capitolo 5: *** Problemi di autocontrollo ***
Capitolo 6: *** Il rosso, la bionda e Casey Jones ***
Capitolo 7: *** La rabbia di Casey ***
Capitolo 8: *** La lucertola ***
Capitolo 9: *** Storia di una famiglia ***
Capitolo 10: *** Cervello rettile ***
Capitolo 11: *** Un coraggioso sacrificio ***



Capitolo 1
*** Spiderman: Eroe o minaccia? ***


“Chi è Spiderman?! Un CRIMINALE ecco chi è …!!” esordì in modo vagamente alterato un uomo, alto e distinto, posto in piedi davanti all’ampio tavolo della sala riunioni.
Aveva i capelli tagliati corti, quasi a spazzola, castano scuro con un primo accenno di fili bianco-argentei lungo le basette, dati dall’età, e la barba rasata, fatta eccezione per il paio di baffetti ben curati.
Gli occhi erano verde bosco.
Indossava una camicia verde acqua con le maniche arrotolate fino ai gomiti, pantaloni color terra di Siena tenuti su da una cintura di pelle marrone ed infine una cravatta nera leggermente allentata.
 
J. Jonah Jameson teneva tra le mani un giornale, con fare quasi teatrale, al di sopra della testa così da mostralo alle altre sei persone presenti nella stanza.
 
Voleva incentrare l’attenzione sul titolo della prima pagina, stampato a caratteri cubitali.
 
CHI E’ SPIDERMAN?!
 
“… Un mercenario, un pericolo pubblico!! Che cosa diavolo ci fa sulla mia prima pagina??!!” sbottò con una smorfia schifata sul volto, soffiando una nuvola di fumo dal sigaro che stava consumando.
 
Passarono diversi secondi di silenzio teso, in cui il resto delle persone presenti nella sala presero a fare, quasi rassegnati, il conteggio mentale dei secondi che li separavano dall’imminente scoppio.
 
“E’ una MERDA!!” sbottò Jameson, che a quanto pare non si aspettava davvero una risposta, sbattendo un pugno sul tavolo “Una merda senza neanche una foto decente per corredarla dunque, SIGNORI, ora la domanda che vi faccio è: Qual è la nostra prima pagina oggi?
“Jonah” cercò stancamente di mitigare il vice-direttore.
Un uomo di colore della stessa età di Jameson con indosso una camicia color crema con sopra un gilet marroncino, pantaloni scuri e cravatta nera.
Si avvicinò al suo capo, tenendo le mani leggermente alzante in segno di pace.
 
“Fa notizia, ha salvato sei persone da quel vagone della metro e …”
 
Il direttore del Daily Bugle sbuffò, allargando le braccia col fare esasperato di chi si sente circondato da una manica di idioti.
“Sì certo, è chi ci dice non abbia provocato lui stesso l’incidente?!” replicò “Succede qualcosa e il viscido verme è sempre presente, guarda!!” indicò il giornale “Scappa dal luogo dell’incidente, che cosa ti dice Robbie?”
“Non sta scappando, sta probabilmente andando a salvare qualcun altro, è un EROE Jonah” tentò di farlo ragionare Robbie passandosi una mano sul volto.
 
“E perché porta la maschera uh?! Che cos’ha da nascondere?!”
 
Ok, visto che la sola logica non funzionava …
“… Jonah abbiamo esaurito ben CINQUE ristampe” affermò Robbie incrociando le braccia sul petto.
 
Silenzio tombale.   
 
J. Jonah Jameson aveva già aperto la bocca per ribattere, salvo poi richiuderla sgranando gli occhi scuri.
“Esaurito?!” ripeté lentamente.
 
“Tutte le copie” confermò il vice-direttore.
 
“Domattina Spiderman pagina uno, questa volta con una foto decente!!” ordinò Jameson dopo qualche istante di silenzio incredulo “URICH!!”
 
“Eh??!!” sussultò uno degli uomini seduti vicino al tavolo, tale Ben Urich per l’appunto, alzando lo sguardo verso il suo datore di lavoro.
“Voglio che tu vada giù in strada ad indagare, parla con i poliziotti, con i delinquenti, con chiunque abbia anche solo intravisto questo Spiderman” 
“Ma, Jonah, sai che sto già lavorando su …”
“E’ tutta l’estate che lavori sulla sparizione di questo Dexter Stockboy o come cavolo si chiama, Ben!! Per di più se non hai scoperto ancora nulla su questi presunti rapimenti di scienziati, probabilmente non lo farai MAI”
“Ma, ma …”
 
“Niente MA!! NON TI PAGO per inseguire chimere!!” decretò implacabile Jameson “C’è un tizio là fuori in calzamaglia da ragno che a quanto pare fa vendere i giornali” seguitò voltandosi a guardare fuori dalle vetrate che davano sulla città sottostante.
“Voglio sapere il suo nome, voglio sapere il suo fottuto segno zodiacale!! Voglio sapere se DAVVERO si arrampica sui muri, se è un mutante o è piombato sulla terra da qualche pianeta morente!! Insomma, voglio sapere se ha DAVVERO dei superpoteri o se sta prendendo tutti PER IL CULO” mitragliò “E soprattutto voglio che qualcuno mi trovi una foto decente!!”
 
Urich abbassò la testa sconfitto intanto che Robbie sospirava.
“Jonah il fatto è che non ce l’abbiamo una foto decente, Betty ci sta provando da settimane si riesce a malapena ad intravederlo” cercò di spiegargli.
 
“Oh, il poverino è timido?!” canzonò il direttore rimettendosi in bocca il sigaro “Siamo riusciti a procurarci una foto di Julia Robers in TANGA e non riusciamo a procuraci una foto di questo essere?! BALLE …!!”
E si voltò nuovamente verso le vetrate, fissando un punto imprecisato del cielo Newyorkese. 
 
“… Metti un annuncio in prima pagina: PREMIO IN DENARO PER UNA FOTO DI SPIDERMAN!! Non vuole essere famoso?! E io lo faccio diventare FAMIGERATO!!”
 
Per il resto sembrò una giornata come tante nella grande mela, un comune lunedì mattina in una città che in certo senso si era ormai abituata ai supereroi o all’apparizione improvvisa di nuovi vigilanti mascherati.
 
Ma Spiderman, aveva un non so che di diverso.
 
Non era come gli Avengers.
Non puntava a grandi atti eroici, non aveva salvato il pianeta da un Dio malvagio o sventato un’invasione aliena.
Sembrava interessato alle “piccole cose”.
Rapine, scippi, aggressioni o salvataggi che perfino alle persone competenti, come pompieri o poliziotti, potevano risultare difficili da gestire senza che ci scappasse il morto.
 
Era come un …
Un’amichevole Spiderman di quartiere, ecco!!
Qualcuno interessato alle sorti di quella gente comune che spesso e volentieri veniva abbandonata a sé stessa.
 
“Ehi Pete!! Stai diventando famoso!!” fischiò Michelangelo estasiato, sventolando il giornale di quella stessa mattina.
 
Erano appena le sette di sera ed erano tutti presenti alla tana.
 
Raphael e Peter si stavano allenando insieme nel dojo, sotto lo guardo vigile di Leonardo, mentre Mikey se ne stava in disparte leggendo il giornale ed alzando giusto, ogni tanto, lo sguardo curioso verso i due combattenti.
Avevano cominciato l’allenamento da poco, una mezz’ora o giù di lì, poiché quel giorno erano venute a trovarli April e Gwen.
 
Da quando le avevano salvate dai Kraang* le ragazze avevano preso a frequentare la tana spesso e i fratelli dovevano ammettere che, nonostante non avessero fatto (ancora) progressi nelle ricerche del padre di April pur avendo promesso loro che l’avrebbero ritrovato, si stava formando una bella amicizia.
Certo c’era ancora l’imbarazzo iniziale di chi inizia a conoscere qualcuno, più da parte di April che di Gwen in realtà, dato che quest’ultima sembrava possedere un carattere più aperto e determinato dell’amica, ma in fin dei conti era normale.
 
In fin dei conti non tutte le adolescenti si ritrovano coinvolte in scontri tra alieni e mutanti.
 
Anche se la presenza di Peter, unico essere umano della famiglia, sembrava aiutare.
 
“Ah, davvero?!” disse Peter, deviando un pugno del focoso.
“Davvero, davvero” rispose prontamente l’arancione “Certo se solo avessero una foto DECENTE …”
“E’ meglio così, credimi” fu il commento di Leo, accompagnato da un’alzata di spalle.
 
“Per una volta sono d’accordo con Fearless …” si aggiunse Raph tentando di far cadere Peter con un calcio raso terra.
Quest’ultimo evitò il colpo facendo un piccolo salto all’indietro, con tanto di verticale, per mettere un po’ di distanza di sicurezza tra lui e il maggiore.
Si allenavano insieme da anni e pertanto sapeva bene che con lui non conveniva MAI lo scontro diretto, anche per uno con la super forza di un ragno.
 
“… Specie considerando ciò che dicono sul giornale”
 
“Spiderman: Eroe o minaccia” lesse Mikey oscurandosi un po’ “Bah!! Io questi tizi non li capisco, con tutte le testimonianze delle persone salvate da Pete quest’estate come possono avere ancora dubbi?” 
“E’ nella natura della gente avere paura di ciò che non capiscono” sospirò l’azzurro scuotendo il capo.
“Beh, che pensino quello che vogliono a me non interessa” ammise Peter sinceramente, prima di partire all’attacco “Io so cosa devo fare e perché lo sto facendo, ho la coscienza posto”
 
I fratelli sorrisero.
 
“EHI ragazzi!!” esclamò d’un tratto una voce al di fuori del dojo, fermando gli sfidanti ed attirando l’attenzione degli altri due.
 
La benda viola di Donnie fece capolino dalla porta.
 
“Guardate un po’ che cos’ho qui!!” disse mostrando loro una scodella piena di quelle che sembravano strane, piccole, uova.
“Hai per caso intenzione di farci un’omelette?” domandò Raph con un sorriso sghembo “A parte il caffè ti ricordo che in cucina sei imbranato quasi quanto Leo, il che è tutto dire”
“Ehi!!” protestò il leader, scoccandogli un’occhiataccia mentre Peter e Mikey ridacchiavano.
 
“Certo che no scemo” replicò il ninja del Bo roteando gli occhi “Guardate che queste non sono uova, ma piccole bombe fumogene di mia invenzione!!”
“Wow!! Hai detto bombe fumogene?!” esclamò prontamente Mikey, scattando in piedi.
“Proprio così … eh??!! Mikey aspett-…”
 
Le proteste del viola restarono inascoltate come il minore gli strappò di mano la scodella contenente i fumogeni.
 
Mikey prese una delle “uova” e la lanciò a terra.
Immediatamente una nube di fumo violaceo avvolse la sua figura, nascondendola agli occhi di tutti gli altri che, fatta eccezione di Donnie, si lasciarono sfuggire una serie di “Ooh” stupiti.
 
Quando il fumo si diradò il ninja dei nunchaku era sparito.
 
Guardandosi intorno lo trovarono sul lato opposto del dojo che gongolava felicemente, giocherellando con i fumogeni, di certo con l’intenzione di usarne altri.
“Wow Donnie!! Questi cosi sono fantastici!!” si congratulò, facendo per usarne un altro.
Per fortuna ci pensò Leo a levarglieli prima che potesse continuare a sprecarli inutilmente.
 
“Caspita Donnie, da quanto ci lavoravi su?” domandò l’azzurro, restituendogli i frutti del suo lavoro.
 
“Un bel po’ in effetti, non che sia stato faticoso” precisò l’interpellato “E’ solo che la preparazione richiede tempo”
“Ehi, non è che potresti insegnarmi a farle?” chiese Pete interessato “Potrebbero far comodo anche a me”
“Certo che sì, anzi speravo che potessi aiutarmi a fabbricarne di più” sorrise Donnie.
 
Seguitarono a parlare di quanto fossero “forti” i fumogeni inventati di Donnie quando le luci della tana si spensero tutte insieme nello stesso momento!!
 
“Ehi!! Ma che succede?!”
“E’ saltata la luce”
“Wow, non l’avrei mai detto Donnie!! Che cosa avete combinato tu e Pete questa volta??!!”
“Ma deve essere sempre colpa nostra?! Sarà un blackout …”
“E’ evidente che manca l’energia elettrica” osservò saggiamente una voce matura nel buio intorno ai cinque.
 
Dal morire dal ridere il modo in cui sobbalzarono tutti insieme, prima che la luce morbida di una candela appena accesa svelasse il muso del maestro Splinter.
 
“Ooh, sensei!!” emise Mikey premendo una mano all’altezza del cuore con fare drammatico “Non spuntare così all’improvviso, è inquietante!!”
“Perché non andate a vedere cosa è successo? Magari potete fare qualcosa per rimediare” seguitò il maestro, sorridendo accomodante “Mi dispiacerebbe molto perdere il mio programma preferito”
 
“Agli ordini Sensei!!” rispose prontamente Raphael per tutti.

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*Capitolo 6 della storia precedente.
Salve gente, eccomi di nuovo qua dopo tanto tempo.
Chiedo scusa per l'attesa ma ho passato un periodo, ecco ...
... Un pò giu di morale a causa di un blocco dello scrittore che non voleva più lasciarmi, seriamente invano ho cercato voglia e ispirazione ma visto che avevo già pronti i primi due capitoli di questa storia ho pensato: "Magari scrivendo l'ispirazione e la voglia torneranno da se" quindi che dire? Proviamo un pò e vediamo che succede!! ^^

Detto ciò ci si vede al prossimo capitolo!!

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Capitolo 2
*** La spada di Tengu (I parte) ***


Forte della sua (breve) esperienza da Spiderman, una volta usciti dal primo tombino disponibile, Peter aveva proposto ai fratelli di spostarsi per i tetti, piazzandosi il più in alto possibile.
 
“E’ importate avere una visione di insieme del problema, non credete?” affermò l’aspirante supereroe, una volta che si trovarono tutti e cinque al di sopra di un’alta cisterna d’acqua posta su di una terrazzina.
“Già, meglio ancora se panoramica” concordò Raph con un ghigno.
“Questa parte della città è completamente al buio” notò Donnie inclinando la testa da un lato, perplesso “Deve essere saltata una centralina”
“Sarà, però è strano” commentò Leo guardingo “Non dovrebbe esserci almeno qualche luce di emergenza?”
 
“Uhm, in effetti questa cosa non piace neanche a me” annuì Peter socchiudendo gli occhi sotto la maschera, al momento alzata fino a scoprire bocca e naso.
Qualunque idiota avrebbe potuto approfittarsi di un buio pesto simile, senza contare che oltre le luci di sicuro dovevano essere saltate anche le telecamere di sorveglianza e i rispettivi all’allarmi.
 
“Penso che dovremmo dare un’occhiata in giro”
Leo e Peter si guardarono per un momento, interdetti, prima di sorridersi per il fatto di aver appena parlato all’unisono.
 
“Accidenti Pete, quando indossi quella maschera è come avere due Leo!!” ironizzò Mikey. 
 
Difatti non passarono nemmeno cinque minuti che i ragazzi fermarono un trio di delinquenti che, approfittando del blackout improvviso, avevano cercato di forzare la serranda chiusa di una gioielleria lì vicino.
In seguito fermarono un altro paio di tentate rapine e atti di vandalismo prima di ritrovarsi nei pressi di un’imponente museo.
 
“Beh, a questo punto forse ci conviene tornare alla tana” considerò Donnie massaggiandosi la nuca “Il maestro Splinter si preoccuperà, se no mandiamogli almeno un messaggio per fargli sapere dove siamo”
 
“Mandiamogli un messaggio” propose Spiderman “Non possiamo lasciare la città in balia del buio”
 
“Spidey ha ragione, per una volta che siamo tutti insieme di pattuglia!!” esclamò Mikey.
 
“Spidey?!” fecero Leo e Raph, guardando interrogativi il fratello aracnide che ridacchiò salvo poi tendere di colpo le spalle, irrigidendosi.
“Ragazzi …” iniziò, sentendo il suo senso di ragno pizzicare leggermente.
Si guardò intorno, cercando di individuare la causa che aveva messo sul chi-va-là il suo sesto senso “… Mi sa che abbiamo un problema”
 
“Giù” sibilò l’azzurro prontamente, facendo cenno ai fratelli di accucciarsi così da utilizzare il bordo del cornicione del palazzo su cui si erano fermati come nascondiglio “Guardate là” aggiunse poi, indicando un movimento in lontananza, proprio lungo un fianco del museo.
 
“Fermi un attimo ma quelli non sono …?” prese a dire Donnie.
 
“… Ninja!!” concluse Mikey per lui, alquanto sonoramente per lo più, tanto da beccarsi una serie di Sssh d’avvertimento da parte di Leo e Raph.
Mikey lì ignorò, osservando con malcelato fastidio le tre siluette scure che si stavano arrampicando lungo la parete piatta del museo, probabilmente in cerca di un lucernario dal quale penetrare all’interno, e senza bisogno di alcun appiglio per farlo “Cos’è questa storia? Non immaginavo che a New York potessero esserci altri ninja oltre a noi!! Non lo trovo affatto giusto!!” l’ultima frase la sibilò in giapponese, incrociando le braccia sul petto.
 
Calma, non sappiamo ancora se sono dei ninja” cercò di mitigare Spiderman.
 
Conosci qualcun altro che sia in grado di scalare una parete liscia senza poteri ragneschi, Pete?” fu la replica da parte dell’arancione.
 
Piantala Mikey!! Ninja o no, sono pronto a scommettere il guscio che quei tipi non stanno entrando nel museo per una gita fuori orario” affermò Leonardo, ottenendo cenni d’assenso da parte dei fratelli.
 
Come intuito i presunti ninja si calarono dal lucernario dopo aver sciolto la serratura attraverso un qualche tipo di acido.
Si guardarono attorno con circospezione e, una volta accertatisi che non ci fosse alcun custode o allarme d’emergenza ad intralciarli, si diressero verso l’obbiettivo della loro gitarella.
 
Una spada a quanto pareva, posta all’interno di una lunga teca isolata dalle altre.
 
Una spada dall’elsa sontuosamente decorata in oro e la lama che, alla faccia della datazione di rifermento (che risaliva al Giappone feudale), sembrava scintillare ancora in perfette condizioni.
Con cautela, uno dei ninja tagliò un cerchio nel vetro della teca abbastanza grande da permettere ad un altro di infilarci dentro un braccio …
 
… o almeno è quello che avrebbe fatto se una stella ninja non si fosse conficcata nella struttura lignea della teca.
 
“Il negozio dei souvenir è al piano terra signori, ma non sono teneri con chi non si ferma alla cassa” ironizzò Mikey, agitando una mano all’altezza della testa.
 
“Già, come non lo siamo noi” concluse Leonardo tagliente. 
 
Due dei tre ninja sconosciuti tirarono fuori le armi, avanzando circospetti, mentre l’altro tentava nuovamente di prendere la spada nella teca salvo essere fermato, ancora, da un dardo metallico lanciato da Raph.
“Non così in fretta, bello” esclamò infatti quest’ultimo “So che tu e i tuoi amichetti avete fretta di svignarvela con il bottino ma prima considerate qualche dato di fatto: 1) Siamo più di voi, 2) Non lasciatevi ingannare dalle nostre facce simpatiche, siamo molto più pericolosi di quanto sembri e …”
“Ehm, Raph” lo interruppe di punto in bianco Spidey (il cui senso di ragno aveva cominciato a sussurrare una serie di “pericolo, pericolo, pericolo” a macchinetta), picchiettando con un dito sulla spalla del fratello focoso.
“Cosa c’è?!” replicò il rosso, fissandolo storto per averlo interrotto.
 
“Guardati intorno” disse soltanto l’aracnide prima di impugnare la kusarigama.
 
Una serie di guerrieri ninja aveva preso a scendere dal lucernario, silenziosi ed invisibili come ombre, ma non abbastanza da passare inosservati al sesto senso di Peter.
 
Peccato che ormai lì avessero già circondati!!
 
“E 3) Mi sa che stiamo per ricevere una sonora batosta” pigolò Mikey incominciando a far roteare i suoi nunchaku.
 
“Non necessariamente Otouto” replicò Leo sguainando le katana.
Un paio di ninja si lanciarono contro di lui cercando di colpirlo con i loro Bo che il leader tagliò prontamente a metà, per poi calciarli entrambi lontano.
 
Fu così che nel reparto antichità del Giappone si scatenò uno scontro che, malgrado l'evidente inferiorità numerica, i ragazzi non ebbero poi così tanti problemi a controllare specie quando uno di loro era dotato di forza e riflessi sovrumani.
Tuttavia, proprio quando la vittoria sembrava a portata di mano un rombo improvviso attirò l’attenzione generale verso il lucernario.
 
-Senso di ragno!!??-
 
“… RAGAZZI OCCHIO!!”
 
CRASH!!
 
I riflessi di Spiderman furono più veloci dell’avvertimento di Peter.
L’eroe spiccò un balzò all’indietro, sparando contemporaneamente tre fili di ragnatela che però riuscirono ad acchiappare, appunto, solo tre dei suoi fratelli attaccandosi alla dentellatura dei gusci.
Leo, Donnie e Raph si ritrovarono strattonati di colpo all’indietro, al sicuro da un paio di grossi artigli meccanici che scesero in picchiata sull’unica tartaruga rimasta insieme ad una pioggia di frammenti di vetro del lucernario.
 
“W-WOOAaahhh!!! Che cavolo succedeeee?!” strillò l’arancione ritrovandosi improvvisamente a testa in giù, sospeso a cinque metri d’altezza.
 
“MIKEY!!”
 
Un uomo, il cui volto era nascosto da un elmetto con tanto di respiratore (tipico dei piloti militari) fluttuava a mezz’aria protetto da un esoscheletro dotato di due enormi ali meccaniche, fornite ai margini di lunghe ed affilate piume d’acciaio.
Al centro di ognuna delle ali vi era una ventola che turbinava velocemente e, probabilmente, era grazie ad esse se riusciva a restare sospeso senza muoverle.
 
Una giacca di pelle verde scuro con pellicciotto lungo le spalle, completava il tutto.
 
“Bene, bene, bene, che cosa abbiamo qui?!” sibilò il nuovo arrivato, con una voce a metà tra lo scherno e l’infastidito, come se si fosse ritrovato costretto a piombare lì in mezzo alla sala “Un’intera squadra in uniforme da tartaruga?”
“Ma che cazzo …?” ringhiò Raphael sbattendo le palpebre.
L’uomo lì squadrò uno per uno, dall’alto verso il basso, mentre continuava a tenere il povero Michelangelo tra gli artigli, finché non posò lo sguardo su Spidey.
“Aspetta un attimo, ma tu sei …?! Spiderman!!” fece una breve risata “Non ci credo, allora esisti davvero!! Pensavo fossi un mito”
“Si vede che ho bisogno di un nuovo ufficio stampa” ironizzò Spiderman assottigliando gli occhi.
 
“Ma non credevo ti accompagnassi a dei tizi vestiti da rettili …”
 
“Qualcuno sarebbe così gentile da TIRARMI GIU’??!!” si fece sentire Mikey cercando di colpire le gambe del suo rapitore con i nunchaku, ma il legno delle sue armi non poteva certo nulla contro la protezione in metallo degli stivali.
 
Difatti l’uomo uccello lo ignoro, riprendendo a parlare “Vi state intromettendo in affari più grandi di voi ragazzi, vi consiglio di tornate a casa finché siete in tempo”
 
Nel mentre che parlava, un paio di ninja si avvicinarono furtivamente alla teca contenete la spada.
Leonardo se ne accorse e cercò di intercettarli ma non poté fare un passo che tre delle piume metalliche del tipo gli tagliarono la strada, conficcandosi linearmente lungo il pavimento provocando una sottile ragnatela di crepe.
 
“Di nuovo ragazzi, tornatevene a casa” sibilò nuovamente l’uomo, questa volta più seriamente.
 
“Ma chi sei tu?! E che diavolo vuoi?!” sbottò Raph.
 
“Io sono l’avvoltoio” rispose l’altro tranquillamente, inclinando la testa in avanti “Quanto a cosa voglio, beh, non ha importanza visto che non c’è niente di personale in quello che faccio” seguitò lanciando un’occhiata ai ninja che aveva recuperato la spada.
“Se credi che vi permetteremo di squagliarvela con quella spada ti sbagli!!” ringhiò il leader, stringendo la presa sulle katana.
 
L’avvoltoio scosse la testa, ridacchiando “Come no …”
 
“Smettetela di parlare, e tu lasciami andare razza di uccellaccio steam-punk!!” sbottò Mikey agitando le braccia.
“Oh vuoi scendere?!” ridacchiò l’avvoltoio “Bastava dirlo”
 
E lo lanciò, letteralmente, addosso a Raphael che non aspettandoselo si ritrovò a sbattere contro la parete con Mikey steso addosso.
 
“Mikey, Raph!! Tutto okay?!” esclamò Spidey preoccupato.
“O-Ooh non preoccuparti fratellino, sto beneee” borbottò Mikey, parlando al plurale a causa della visione momentaneamente sdoppiata per la botta presa.
Anziché vedere un solo spidey ne vedeva TRE!!
 
In un'altra situazione sarebbe stato anche divertente.
 
“Avete preso ciò per cui siamo venuti?” domandò l’avvoltoio ai ninja, vedendoli arrampicarsi verso il lucernario.
 
Solo uno si prese la briga di fargli un cenno d’assenso con il braccio, per poi indicargli il lucernario come a volergli dire che era giunto il momento di svignarsela.
“Beh, a mai più rivederci ragazzi” rise l’avvoltoio, alzandosi in volo verso l’uscita.
 
“Ehi!! FERMO!!”
 
Troppo tardi, i motori nelle ali dell’avvoltoio erano decisamente più rapidi dei loro riflessi.
 
Leo, Donnie e Pete fissarono il lucernario del museo, ormai vuoto, frastornati prima di scambiarsi un’occhiata tra loro.

“Ma che …” esordì Donnie.
“… Diavolo …” seguitò Leo.
“… E’ successo?!” concluse Peter, sbattendo le palpebre sotto la maschera.

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Eccomiiii, con una New Entry: L'avvoltoio!!
Se avete visto "Spiderman: Homecoming" concorderete con me che il nuovo avvoltoio è una FIGATA assurda, specie se messo a confronto con quello che era nei fumetti (un vecchietto con una tutina attillata verde e le ali, non esattamente intimidatorio), insomma non potevo renderlo come è stato reso nel film!!
Troppo BADASS!! XD 
Quindi riassumendo: Blackout, ninja, avvoltoio, furto ...
... Ma che diavolo è successo?! Boh, mi auguro lo scopriremo presto, se ispirazione vuole ^^' come avrete notato non sono molto attiva ultimamente, sto passando un periodo davvero fiacco.
Spero sarete pazzienti ^_^
Detto ciò ringrazio Marlena_Libby, Meramadia94, Kunoichi_Beast ed infine reing_00evil!! Oh, e un ringraziamento speciale lo dedico anche a liliCartMan sta seguendo questa serie da DA!!
Grazie a tutte voi, T.V.B ragazze!! 



 

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Capitolo 3
*** La spada di Tengu (II parte) ***


Inutile dire che i ragazzi fecero ritorno alla tana scoraggiati, chi più chi meno, chiedendosi perché mai dei NINJA avrebbero dovuto rubare, accompagnandosi ad un strano “uccellaccio steam-punk” (ogni riferimento all’avvoltoio era puramente voluto), una spada risalente al medioevo giapponese ignorando tutti gli altri reperti, molti dei quali sicuramente dotati di un valore economico maggiore.
 
Chi era quella gente?!
Perché prendersi tanto disturbo per una spada?!
Chi era l’avvoltoio?!
Cosa intendeva quando ha detto “Non è niente di personale”?!
Qualcuno lo aveva forse pagato per rubare la spada?!
Se sì, chi era il mandante?!
 
Tante domande, nessuna risposta certa.
 
Solo teorie, una meno probabile dell’altra.
Come se il problema dei Kraang non li tenesse già abbastanza occupati …
 
“… Ah beh, se non altro non si può dire che ce ne torniamo a casa a mani vuote” affermò Michelangelo una volta che si furono lontani dal museo, ormai circondato da diverse volanti della polizia.  
Si sfilò dalla cintura un pezzo di stoffa nero recante un simbolo rosso, strappato dalla tenuta di uno dei ninja che avevano affrontato.
 
“Da dove lo hai tirato fuori quello?!” esclamò Leonardo guardando il minore con un’espressione stranita.
“L’ho strappato ad uno dei ninja, dopo averlo atterrato” spiegò l’interpellato tirando il tessuto tra le mani così da mostrare meglio l’icona che vi era cucita sopra.
Si trattava dell’impronta di un piede all’interno di un cerchio.
“Pensavo che magari avrebbe potuto aiutarci a capire chi diavolo sono”
 
“Strano simbolo per un clan ninja” commentò Spidey grattandosi il mento.
 
“Forse dovremo mostrarlo al Maestro Splinter” mormorò Leo pensieroso, inclinando la testa da un lato.
“Sì, lo penso anch’io” concordò Donnie.
 
Difatti, poco più tardi, alla tana ...
 
“… E quiiiindi, cosa significa quel simbolo Maestro Splinter?” concluse il ninja dalle doppie katana, una volta terminato il resoconto di quella particolare nottata.
 
Tuttavia, nel preciso istante in cui il maestro ebbe tra le mani quel pezzo di stoffa nero quest’ultimo si incupì di colpo. 
“Guai” rispose lentamente, senza aggiungere nient’altro.
 
“Che cosa?! Tu conosci quei ninja?!” chiese Peter sorpreso.
 
“Ma se è così spiegaci allora!!” sbottò Raphael “Chi sono? Da dove vengono? Per chi lavorano?!”
 
Splinter non rispose, avviandosi a capo basso verso la sua stanza.
“Ho … ho bisogno di meditare su quanto mi avete detto, figli miei” annunciò poi, dopo un lungo momento di silenzio “Fino ad allora vi proibisco di andare a caccia di quei ninja, anzi in realtà gradirei non usciste in superficie per un po’, tutti e cinque”
 
“COSA?!” esclamarono i ragazzi all’unisono.
 
“Il saggio ninja non insegue un nemico senza prima aver imparato a conoscerlo” giustificò l’anziano roditore.
 
“Ma sensei, il Bushido ci insegna a lottare per l’onore e la giustizia quindi non è che …” tentò Leonardo.
“Il Bushido vi insegna anche ad onorare il volere del vostro maestro” replicò il Maestro Splinter, assottigliando pericolosamente lo sguardo.
“Aspetta, neanche come Spiderman?!” si intromise Peter contrariato.
“Sì Peter, sono certo che la città riuscirà a sopravvivere anche senza il tuo alter-ego per qualche giorno” 
“Ma maestro…?”
“Ti ricordo che, prima di essere Spiderman, sei un mio allievo esattamente come i tuoi fratelli e come tale anche tu sei tenuto a non discutere le mie decisioni!!” sbottò Splinter facendo sussultare supereroe.
“H-Hai, sensei” assentì Peter chinando il capo.
 
Splinter sospirò, apparendo dispiaciuto di dover essere stato così duro lui.
“Leonardo, affido a te il compito di vigilare sugli altri” concluse, poggiando una mano sulla spalla del suo unico figlio umano, come a volersi indirettamente scusare per quell'esplosione, del tutto ingiustificata agli occhi degli allievi, di poco prima.

Dopo di che si ritirò nella sua stanza.
 
“Hai, sensei” mormorò l’azzurro, scambiandosi un’occhiata perplessa con gli altri.
 
In quello stesso momento, in uno dei grattacieli più eleganti della grande mela, la cui sommità si distingueva nettamente dalle altre per il suo stile orientaleggiante con tanto di ampia terrazza coperta da una tettoia dagli angoli appena rigirati all’insù ed i cornicioni sporgenti tipici dell’architettura giapponese, un uomo sedeva in posa meditativa, nella semi oscurità del suo dojo privato.
 
Alcune candele accese segnavano come un perimetro, geometricamente preciso, attorno alla sua figura.
 
Sembrava giovane, non gli si avrebbe dato più di trent’anni.
Il fisico snello ma dalla muscolatura visibilmente allenata ed asciutta come era possibile intuire osservandone la parte superiore del corpo, priva di indumenti.
Spalle large, addominali scolpiti, braccia possenti, tutti ben proporzionati.
Aveva i capelli nero corvino, leggermente lunghi, raccolti in un codino stretto e cupi occhi color carbone, resi ancora più penetranti dalla forma a mandorla.
I lineamenti del volto erano severi, ma non poi così spiacevoli se si escludeva la vistosa cicatrice che ne percorreva una parte, sulla sinistra, partendo poco al di sopra del sopracciglio fin giù quasi a raggiungere il mento.
Indossava solo i pantaloni della sua personale Keikogi*, neri, tenuti su da una cintura di stoffa rosso scuro.
 
D’un tratto la sua meditazione venne interrotta da un fruscio.
Un rumore debolissimo, che sarebbe stato ignorato alle orecchie di chiunque altro, ma non alle orecchie di un ninja.
 
L’uomo si alzò di scatto, ritirandosi al sicuro, quando la lama di una katana andò a conficcarsi nel punto esatto dove sedeva lui fino a pochi istanti prima. 
Si mise immediatamente in posizione di guardia, in attesa.
Sette ninja, recanti sulle loro divise lo stesso simbolo che aveva tanto turbato il maestro Splinter, si fecero avanti dalle ombre circondandolo.
 
Sbalorditiva fu la facilità con cui l’uomo affrontò quell’attacco improvviso e, almeno apparentemente, ingiustificato.
Ogni attacco tentato dai ninja andò miseramente a vuoto, ogni colpo venne respinto.
 
Con un potente calcio in pieno petto l’uomo scaraventò dall’altra parte del dojo uno dei suoi assalitori, recuperandone la spada che gli era sfuggita di mano.
 
Così armato gli fu ancora più facile porre fine al combattimento.
 
“Uno spettacolino niente male …” commentò una voce maschile alle spalle dell’uomo, mentre quest’ultimo osservava inespressivo i sette ninja rimettersi, seppur a fatica, in piedi. 
I guerrieri fecero per rimettersi in guardia ma, contrariamente ad ogni aspettativa, non servì altro che un fermo cenno della mano dell’uomo per fermarli.
 
L’allenamento era concluso.
I sette giunsero le mani, accomiatandosi da nient’altri che il loro stesso maestro con un inchino.
 
“Spero la tua interruzione sia motivata da buone notizie, signor. Toomes” parlò finalmente, per la prima volta, l’uomo.
 
L’avvoltoio si fece avanti accompagnato ad un altro ninja semplice, il quale teneva con ambo le mani un ambio cuscino purpureo con sopra appoggiato qualcosa coperto da un velo nero.
 
Indossava ancora il suo imponente esoscheletro, le cui ali erano ripiegate dietro la schiena, fatta eccezione per il casco, rivelando così un volto un po’ scavato, capelli corti castano chiaro ed occhi nocciola.
“Non sarei qui se non lo fossero, signor. Saki” replicò con fare sicuro.
 
“In tal caso, deduco che la missione sia andata come previsto”
“Aveva forse qualche dubbio? Ormai siamo in affari da un po’, e non mi sembra di averla mai delusa”
“Effettivamente questo non posso negarlo …”
 
Oroku Saki si avvicino al ninja ed afferrò il velo sul cuscino, togliendolo con un gesto sbrigativo.
 
Alla vista della spada rubata al museo le labbra dell’uomo si estesero in un ghigno soddisfatto.  
“Ah, finalmente!!” esclamò brandendola “La prodigiosa spada di Tengu, e conserva ancora intatta la sua potenza nonostante tutti gli anni passati”
Sfiorò appena con le dita il profilo della lama con la mano libera.
“Sì, posso sentirlo …” mormorò tra sé e sé prima di avvicinarla ad una alta teca di vetro tenuta ai margini del dojo, tuttavia così opaca da non mostrare altro che la forma scura di qualunque cosa vi fosse all’interno.
 
La lama della spada vibrò, emettendo un tenue bagliore azzurrino che fece ghignare in modo soddisfatto l’uomo.
 
Toomes d’altro lato, si mostrò genuinamente sorpreso sollevando le sopracciglia. 
 
“E’ ancora in grado di riconoscere altri manufatti che hanno in comune con lei la stessa origine” concluse l’uomo riavvicinandosi all’avvoltoio “Grazie a lei sarò finalmente in grado di realizzare i miei scopi, e trovare coloro cui dò la caccia da parecchio tempo”
“Affascinante” commentò l’avvoltoio vagamente annoiato “Ora, per quanto riguarda il mio compenso …?”
 
“Farò trasferire sul tuo conto corrente la seconda parte di quanto pattuito una volta che avrai portato a termine la seconda parte dell'incarico” lo rassicurò Saki con un sorriso tagliente, seppur cortese.
 
Toomes fece una smorfia di disappunto ma annuì.
 
“Ha incontrato qualche difficoltà nel portare a termine il lavoro o è filato tutto liscio come al solito?” volle informarsi Saki.
 
“Tutto liscio, fatta eccezione per il piccolo contrattempo che mi ha fatto arrivare con due minuti di ritardo” dovette aggiungere l’avvoltoio, con appena una punta di fastidio nella voce quando gli tornarono in mente Spiderman e quei suoi quattro amici con il guscio.
Saki tuttavia di oscurò, anche se leggermente, a quelle parole.
 
“Che genere di contrattempo?”
 
“Hai presente il nuovo vigilante di cui parlano i giornali ultimamente?” incominciò Toomes “Il tipo con i presunti poteri da ragno …?”
 
Poteri di ragno?
 
Una scintilla di interesse illuminò, seppur per pochi istanti gli occhi scuri di Saki.
 
“… Beh, era al museo” rivelò Toomes.
 
“Al museo?” ripeté l’altro, curioso.
“Proprio così, per di più in compagnia di quattro tizi travestiti da tartarughe”
“Ti sei battuto contro di loro?”
 
“Non ce n’è nemmeno stato bisogno, mi è bastato far dondolare uno di loro per aria per tenerli al loro posto” replicò l’avvoltoio, per niente impressionato “Alla fine non erano altro che dei ragazzini mascherati che cercano di fare gli eroi perciò non mi sono preoccupato di loro, se anche andassero dalla polizia nessuno gli crederebbe”
 
“Molto bene” si compiacque Saki “Dopotutto il mio resta pur sempre uno dei clan ninja più antichi rimasti in circolazione, votato all’ombra e il silenzio, fiero di una tradizione secolare, e come tale è mio interesse che l’opinione pubblica non sappia della sua esistenza”
“Ne sono consapevole visto che è una delle clausole del nostro accordo …” replicò Toomes.
 
Ma Saki non lo stava più ascoltando, limitandosi ad osservare la spada di Tengu immerso in chissà quali pensieri.
 
“Così esisti davvero, Spiderman …” mormorò tra sé e sé con un sorriso malevolo.
 
Un ragno e quattro tartarughe …
… Interessante.
 
"Portala alla divisione I-Tech" disse Saki riponendo nuovamente la spada sul cuscino "I miei ninja sono a tua disposizione, perciò dì loro di passare pure alla fase due"

………………………………
 
*Il Keikogi è l’uniforme tipica per l’allenamento nelle arti marziali.  
 
Eccomi qua!! ^^
Innanzitutto lasciate che ringrazi tutti coloro che stanno seguendo questa storia, che sono davvero TANTI a giudicare dalle visualizzazioni!!
WOW!! Davvero non mi aspettavo che questa serie avesse tanto successo e se da una parte ciò mi rende contenta, dall’altra mi mette un po’ in ansia perché non vorrei deludere le aspettative ^^’
Un ringraziamento speciale va invece a voi che lasciate sempre un commento ai capitoli!!
Comunque voi sapevate che Shredder sta al 39° posto nella classifica del 100 migliori cattivi dei fumetti?! Nonché considerato al pari di cattivi del calibro di Teschio rosso, Lex Luthor e Ra's Al Ghul?
Io vi giuro di NO!!
Ma non potrei essere più d’accordo, specie per quanto riguarda la sua versione nei fumetti e nella serie animata del 2003 a cui mi sono ispirata maggiormente per questo mio Shredder.
 
Quindi era lui il mandante del furto al museo, ma quali sono i suoi scopi? Chissà …
 
Ci vediamo al prossimo capitolo!! ^^

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Capitolo 4
*** La spada di Tengu (III parte) ***


Nei giorni seguenti i ragazzi non poterono fare altro che cercare di dare un senso al tutto quel tempo libero che si erano improvvisamente trovati tra le mani.
 
Mikey se ne stette per lo più spaparanzato sul divano a sgranocchiare patatine mentre si dedicava a completare il videogioco di “Assassin’s Creed: Brotherhood” per quella che era la terza volta in meno di un mese.
Donnie approfittò dell’occasione per fare scorta di bombe fumogene.
Leo divise il suo tempo tra la lettura del suo libro preferito, “l’arte della guerra” di Sun Tsu, la manutenzione delle armi (che consistette per lo più nell’affilare e lucidare amorevolmente le sue katana) e il perfezionare i suoi Kata.
Raph, infine, il più irrequieto di tutti per la batosta subita al museo, sfogò la sua frustrazione nel prendere a calci e pugni il suo sacco da box.
 
Insomma tutti si erano bene o male trovati qualcosa da fare.
 
Peter incluso, anche se l’astinenza da “Spiderman” si fece sentire quasi subito.
Per lo più divise il suo tempo tra l’aiutare il ninja in viola, oltre che con le bombe fumogene, a perfezionare alcuni gadget ed il sonnecchiare tutto il giorno, spesso dondolandosi pigramente a testa in giù con un filo di ragnatela attaccato al soffitto in zone diverse della tana.
 
Per quanto riguardava il maestro Splinter, beh …
 
… Da quattro giorni a quella parte avevano cominciato a vederlo quasi di sfuggita, visto che aveva preso a trascorrere la stragrande maggioranza del tempo nella sua stanza a meditare.
 
“Sapete una cosa?!” sbottò d’un tratto Raphael “Mi sono rotto il cazzo di starmene rinchiuso qui!!” e, come a voler ribadire il concetto, tirò un calcio più forte del normale che fece rovesciare a terra l’asta che sorreggeva il suo sacco da box.
L’esile struttura metallica rovinò a terra provocando un violento rimbombo che fece sussultare tutti e quattro i fratelli.
 
Peter rischiò perfino di cadere dal filo dove era appeso per lo spavento, mentre Mikey rovesciò il sacchetto di patatine sul divano.
 
“Ah davvero? Tu che proponi allora?” replicò Mikey, rammaricato per la fine che aveva fatto il suo spuntino.
 
“Mi pare ovvio!! Usciamo, troviamo quei ninja ed il loro amico piumato, li pestiamo per bene e gli facciamo sputare fuori la verità!!” esplose il focoso.
“Ehm, non vorrei dirtelo Raph ma l’amico piumato, come lo chiami tu, ci ha dato una bella batosta con quel suo esoscheletro dotato di ali dalle piume d’acciaio affilate come pugnali” si sentì in dovere di rammentargli Donatello, dall’angolo della sala dove si era sistemato per poter “smanettare” in tranquillità sul computer portatile.
“Già, e poi ti ha pure lanciato addosso Mikey” aggiunse Peter.
“Non me lo ricordare” brontolò l’arancione scuotendo la testa “Mondo pizza, ho ancora il bernoccolo”
 
“Sì beh, aspettate che metta le mani addosso a quel pollo di ferro e vedrete!!” ringhiò Raphael inforcando i Sai nella cintura prima di dirigersi, a grandi falcate verso l’uscita della tana.
 
“Ah, fermo là!!” decise di intromettersi a quel punto Leonardo, mettendosi davanti all'ingresso della tana “Nessuno andrà da nessuna parte, Splinter ci ha proibito di uscire fino a nuovo ordine ricordi? Anche Peter ha dovuto rinunciare alla sua attività di vigilante per qualche notte”
“Sì, però visto che ne stiamo parlando …” incominciò Peter timidamente, alzandosi in piedi “… Avrei qualcosa da chiedervi ragazzi”
“Uh, che cosa fratellino?” chiese l’azzurro.
Il castano lanciò un’occhiata circospetta verso la porta chiusa della stanza del loro sensei prima di parlare.
“Forse è il fastidio per l’essere stati confinati in casa a parlare per me ma non è sembrato anche a voi che il maestro Splinter ci abbia … sì, ecco …”
“Ci stia nascondendo qualcosa?” concluse Leo, intuendo il corso dei suoi pensieri.
“Ah, allora non sono l’unico che lo pensa” dichiarò Raph guardando i fratelli con le mani sui fianchi.
 
“Mi pare ovvio Raph, non siamo stupidi” ribatté il maggiore, alzando gli occhi al cielo “E’ evidente che Splinter non ci ha detto tutto quello che sa su quei ninja, ma io ho fiducia nel suo giudizio e sono certo che se non ci ha detto nient’altro ci deve essere un buon motivo”
 
“Lo penso anch’io, però …” incominciò Peter, prima che un richiamo di Donatello attirasse l’attenzione generale.
 
“Ehi, ragazzi!! Venite un po’ a vedere che cosa ho trovato” si fece sentire di punto in bianco Donatello “Guardate, stavo facendo qualche ricerca su internet quando è apparsa una notizia dove pare che in questo momento sia in corso un altro blackout, stavolta nella zona del porto” disse, picchiettando il dito su un’area rossa segnata della mappa digitale, nello schermo del computer.
“Di nuovo?! Scherzi?” fece l’arancione stupito.
“Ma guarda un po’ che casi strani, eh? Non so voi ragazzi ma qualcosa mi dice che non è una coincidenza” affermò Raph con un ghigno vittorioso stampato sul volto.
“Oh no, non provare nemmeno a pensare …” avvertì Leo.
“Troppo tardi” affermò il focoso sfregandosi le mani “Chi ha voglia di andare su per una rivincita?”
 
Come era prevedibile alzarono tutti la mano, tutti eccetto Leo che fissava i fratelli con un’espressione esasperata “Immagino che non servirà a niente dirvi di non andare, vero?” domandò infine, passandosi una mano sul volto.
 
“Vero, vado a prepararmi!!” disse Peter con un sorriso furbo, zampettando verso la sua stanza.
 
“Il maestro Splinter vorrà la mia testa per questo” fece Leo tra sé e sé, rabbrividendo al pensiero.
Dio, a che serviva essere il leader se poi NESSUNO ti dava retta?!
 
“Ci ha ordinato di non dare la caccia a quei ninja”
 
“Chi ha detto che andiamo a caccia di ninja?” schernì Raphael appoggiandosi con il gomito sulla spalla del fratello maggiore imbronciato “Noi vogliamo solo scoprire chi ha provocato questa nuova interruzione di corrente, e se poi quei ninja dovessero, sai, fatalmente, trovarsi al porto …”
“Ti odio Raph”
“Ti voglio bene anch’io fratellone!!” sviolinò il rosso, sul sottofondo delle risate divertite di Donnie e Mikey.
 
Dieci minuti più tardi i cinque si trovavano già nei pressi del porto.
 
“Buio totale, proprio come la volta scorsa” commentò Raph.
“Sì, ma questa volta io e Pete siamo preparati” affermò Donnie scambiandosi un’occhiata complice con il fratellino, il quale, salvo per le lenti a goccia della maschera (opportunatamente modificate per la visione notturna), questa volta aveva deciso di lasciare la calzamaglia a casa a favore della sua vecchia tenuta ninja per mimetizzarsi meglio nella notte.
Per quanto figo il suo costume rosso e blu non era propriamente adatto per le missioni stealth.
 
Il che gli fece pensare che avrebbe dovuto chiedere a Mikey di aiutarlo a confezionare un’alternativa da usare in questi casi.
Giusto gli spara-ragnatele erano rimasti al loro posto.
 
“Lenti a infrarossi per tutti!!” esclamò Spidey iniziando a distribuirne.
“Wow!! Si vede tutto verde, il nostro colore!!” esclamò il ninja dei nunchaku entusiasta una volta indossati i suoi.
 
Grazie a quelle sarebbero stati in grado di vedere l’ambiente attorno a loro come fosse stato giorno.
 
“Ok, abbiamo risolto un problema ora che si fa?” domandò il rosso, guardandosi intorno “La zona del porto è piuttosto vasta, come facciamo a controllarlo tutto?”
“Potrei andare a fare un giro di perlustrazione io, con le mie ragnatele riesco a spostarmi molto più in fretta di voi” si propose Spiderman “Ci terremo in contatto radio tramite gli auricolari negli occhiali a infrarossi e al primo movimento sospetto vi dirò dove andare”
“Va bene, ma stai attento” acconsentì Leonardo.
 
Detto-fatto, non ci volle molto prima che Peter si facesse sentire.
Come sospettavano dietro quel nuovo blackout vi erano gli stessi ninja della volta precedente che, tuttavia, in qual momento sembravano coinvolti in qualcosa di perfino più grosso.
“Wow, sembra che i nostri amici ninja stiano cercando qualcosa nel fiume” disse la voce di Spidey negli auricolari di tutti e quattro “Ma non vedo l’avvoltoio”
 
“Che cosa stanno cercando esattamente?” volle sapere Leo.
“Dovrei avvicinarmi troppo per vederlo, ma se non altro ora sappiamo a che cosa gli serviva la nostra spada”
Difatti il manufatto sottratto al museo era stato inserito in una specie di cannone a vibrazione che, con il suo raggio, riusciva in qualche modo a liberare dall’acqua un tratto circolare nel bel mezzo del fiume creando un piccolo vortice.
“Molto bene” annuì Leo “Dove sei?” 
 
Spidey si spostò sul tetto di una piccola costruzione, poco lontano dalla pedana sopraelevata ove era piazzato il cannone.
“Sul molo sedici” rispose poi, dopo essersi dato un’occhiata attorno.
 
“Non muoverti, arriviamo subito …” fece l’azzurro, dando cenno fratelli di seguirlo.
“… Ok, vedo una specie di cannone ipertecnologico di cui probabilmente solo tu e Don riuscirete a capire il funzionamento una volta che ci avrete messo le mani” fece sarcastico, non appena furono giunti nei pressi del molo indicato.
 
“Tu dove sei Pete?” chiese Donnie.
 
“Eccomi qua!!” esclamò il ragazzo atterrandogli proprio accanto “Ho visto solo due ninja vicino a quell’affare” li informò.
 
“Grandioso, ciò vuol dire che gli altri sono nascosti” intuì subito il leader
Ed ecco che due secondi dopo, neanche li avesse chiamati, i ragazzi si ritrovarono improvvisamente circondati da un intero squadrone di ninja.
Almeno una cinquantina, se non di più.
“Spero che ora tu sia felice Raph” sibilò Mikey facendo roteare i nunchaku.
 
“Ooh, non immagini quanto …” ghignò il focoso.   
 
Dopo un breve quanto intenso scontro, i cinque riuscirono ad arrivare sulla struttura sopraelevata ove quei farabutti aveva piazzato il cannone a vibrazione.
Nella colluttazione con quelli che si rivelarono essere dei semplici, seppur armati, tecnici (gli stessi che Peter aveva erroneamente scambiato per due ninja) uno di questi finì per danneggiare il loro stesso giocattolino prima di darsela, ingloriosamente, a gambe a bordo di un elicottero giunto in loro soccorso.
Fu allora che, in quello stesso momento, notarono in lontananza una familiare sagoma scura, dotata di ali enormi, scendere rapidamente nel vortice creato dalla macchina per poi uscirne tenendo stretta fra gli artigli qualcosa che non riuscirono a vedere, poco prima che l’acqua tornasse a riemergere quel tratto di fiume.
 
Dunque anche l’avvoltoio era lì, e da quell’altezza non poteva non averli visti.
Eppure, per qualche motivo, sembrò ignorarli volutamente, preferendo concentrarsi su quanto aveva appena recuperato.
 
Comunque non ebbero tempo per pensarci.
 
Il cannone andò del tutto in tilt, incominciando a distruggere la zona del porto.
 
“Maledizione!! Dobbiamo fermare questo aggeggio prima che distrugga completamente il porto!!” ringhiò Raph.
“O ancor peggio NOI!!” squittì Michelangelo riuscendo a stento a mantenere l’equilibrio.
“Donnie, Pete!! Per favore ditemi che siete in grado di disattivare questo coso” ringhiò Leonardo.
 
“Beh, possiamo provare a scollegare la spada dal cannone ma …” fece Spidey.
“MA?!”
“… C’è il rischio che venga a crearsi un’onda di ritorno” tentò di spiegare il ninja del Bo, avvicinandosi al pannello di controllo.
 
“Fatelo e basta!! Voi invece …!!” prese ad ordinare l’azzurro in direzione delle altre due tartarughe rimaste “Aiutatemi a spingere questo coso lontano dalla città” e si mise a spingere con forza la canna del cannone, nella speranza di deviare la traiettoria del raggio nuovamente verso il fiume, seguito a ruota dagli altri.
 
“Allora, i circuiti che collegano la fonte energetica (in quel caso la spada stessa) del macchinario ai comandi dovrebbero passare qui sotto” dedusse Spiderman forzando il pannello in questione, affinché il fratello potesse metterci le mani.
Un’intricata mappa di circuiti sfrigolanti fece capolino dietro la protezione metallica.
“Quindi se scollego questo filo qui e unisco questi altri due dovrebbe …” rifletté ad alta voce Donnie, collegando i fili in questione.
 
Peccato che si rivelarono essere quelli sbagliati visto che non solo il cannone non si
spense ma prese perfino a roteare rapidamente su sé stesso, a tal punto che Leo, Mikey e Raph furono costretti a buttarsi a terra per non essere scagliati lontano.
 
“DOOOOONNIEEEEEEEE!!!” strillò a squarciagola Peter, riuscendo a restare attaccato al cannone per puro miracolo grazie ai suoi poteri.
Cavolo!! Gli sembrava di stare su una giostra.
 
Lui ODIAVA le giostre!! In special modo quelle impazzite!!
 
“SCUSAAAAAA!!” gridò il viola in risposta rischiando di venire sbalzato dal cannone.
Fortunatamente Spiderman riuscì ad evitarlo coprendolo di ragnatela, in un modo simile ad una imbracatura che lo aiutò a non cadere.
“… Ok, q-questo dovrebbe f-funzionare” ritentò Donatello collegando altri due fili “S-Spero …”
 
Furono quelli giusti questa volta.
 
Finalmente il cannone si spense, con una serie di ronzii e scintille elettriche (che per qualche istante fecero temere ai due un’imminente esplosione), ed anche lo scudo energetico attorno alla spada scomparve permettendo così a Leo di recuperarla.
 
Dopo di che fuggirono nella notte, portandosi via la spada e lasciando che la polizia pensasse al resto.
 
Poco più tardi Toomes sarebbe atterrato nei pressi del cannone, strappando dal pannello di controllo ciò che restava della ragnatela che Peter aveva usato per imbracare Donnie, ormai ridotta a brandelli.
Unica prova inconfutabile del fatto che il ragazzo che aveva visto combattere a fianco delle tartarughe e che inizialmente non aveva riconosciuto (per via del costume diverso), era Spiderman.
 
"Di nuovo loro" mormorò tra sé e sé "Quei mocciosi non hanno idea in che gioco pericoloso si stiano intromettendo"

La spada, ovviamente, sparita.

Non che si aspettasse davvero di ritrovarla a quel punto.
“Ah beh, il signor. Saki non avrà certo nulla di cui lamentarsi, non con me almeno, visto che in questo caso il mio unico incarico consisteva nel recuperare quel reperto dal fiume” fu il solo commento, seguito da un sorrisetto strafottente, prima di spiccare il volo.
 
Tutto ciò mentre i cinque fratelli, tornati a casa, raccontavano (non prima di aver ricevuto una sfuriata con i controfiocchi) al maestro Splinter cosa quanto accaduto al porto, mostrandogli la spada rubata al museo.
Una volta che ebbe assimilato quelle nuove informazioni il sensei si accarezzò la barbetta, osservando con fare contemplativo quell’arma così particolare.
 
“Se ciò che mi avete raccontato è vero, allora sarà meglio tenere questa spada nascosta qui con noi, affinché resti lontano da mani sbagliate” disse Splinter.

"Già, e poi chissà cosa cavolo era quell'affare che l'avvoltoio ha recupertato dal fiume"  affermò Peter.

"Temo che non lo scopriremo mai a questo punto" sospirò Leo.

Con ancora tante domande a frullargli nella testa i ragazzi andarono a concerdersi una più che meritata dormita, ponendo fine a quella movimentata giornata.

........................................

Ecco la terza ed ultima parte parte di questo primo arco narrativo dedicato alla spada di tengu, nonché alla prima, breve, introduzione di Shredder e il clan del piede!! ^^
Per quanto riguarda l'avvoltoio invece temo che sparirà per un po' di capitoli ma vedrò di dedicare un capitolo in cui spiegherò i motivi per cui è finito in affari con il leader del Clan del piede.

Spero vi sia piaciuta, il prossimo capitolo sarà dedicato ad un pò di teste calde!! Ringrazio come sempre tutti coloro che mi seguono, chi ha commentato o anche solo letto!!
Baci!!

 

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Capitolo 5
*** Problemi di autocontrollo ***


Era passata all’incirca una settimana dagli eventi del porto e la vita per i nostri cinque ninja sembrava aver ripreso un’andatura serena, anche da parte del Sensei.
 
Dopo diversi esercizi di riscaldamento e Kata, il maestro Splinter divise i ragazzi in coppie per il combattimento singolo senza armi.
Essendo dispari, decise di tenere momentaneamente fuori Leonardo.
 
La prima sfida fu tra Donnie e Peter che si concluse con la vittoria del secondo.
 
La seconda fu tra Mikey e Raph.
L’arancione prese a saltellare da una parte all’altra ridacchiando, neanche fosse un bambino, intorno al focoso che in un batter d’occhi prese ad innervosirsi.
“Vuoi piantarla!!??” sbottò infatti, correndo verso il fratello nel tentativo di atterrarlo.  
L’altro spiccò un balzo sopra la testa dell’avversario, schivando il suo tentativo di placcaggio con il risultato di farlo finire a sbattere contro una pila di scatole svuotate da poco, ancora ammucchiate al muro del dojo.
 
“Wow!! Gran bell’atterraggio Raph” si complimentò Mikey, con tanto di finto applauso “Se ti rialzi ti faccio fare un altro volo”
 
Il rosso si rialzò in piedi, barcollando comicamente alla cieca per via di una scatola che gli si era finita in testa.
“Razza di … testa di legno …” si tolse la scatola, gettandola via “Te la sei voluta!!”
 
Iniziò a colpirlo con una serie di pugni e calci ben calibrati che però Mikey, forte della sua maggiore agilità, schivò senza problemi.
“Bella mossa Raphie” canticchiò, utilizzando apposta quel nomignolo in quanto sapeva che lo avrebbe fatto arrabbiare ancora di più “Oh, e anche questa!! Questa!!” seguitò spostandosi di lato “Anche la presa del drago ti riesce bene, maaaa …”
Evitò l’ultimo pugno, per poi rifilare uno schiaffetto scherzoso dietro la nuca dell’altro.
“… sei ancora troppo lento di riflessi”  
 
Raphael socchiuse pericolosamente le iridi dorate, stringendo i pugni.
 
“Non mi piace” commentò a bassa voce Leo, cominciando a temere il tipo di piega che stava per prendere la situazione.
 
Anche Peter e Donnie si fecero nervosi.
 
Il focoso ninja dei Sai lanciò un grido infuriato, girandosi di scatto verso Mikey che si era distratto e colpendolo con un poderoso calcio.
“Ahio!!” il minore rotolo verso il muro, sbattendoci dolorosamente il guscio.
 
“Ti credi più forte di me?! EH?!” ruggì Raph tornando subito all’attacco, con gran paura degli spettatori.
 
“No” replicò Michelangelo, rialzandosi in tempo prima che venisse travolto dalla furia del maggiore “Ma tu ti dai decisamente troppe arie”
Schivò il pugno del focoso, approfittandone per afferragli il braccio.
Si abbassò, sdraiandosi sul guscio e, facendo leva con il piede, lanciò Raph dall’altra parte.
 
“Vince e mantiene il titolo di campione: Michelangelo!!” esultò l’arancione, saltando in piedi e dando le spalle al rosso.
Non si rese conto che anche Raphael si era già rialzato, più incazzato che mai, tanto da aver afferrato un vecchio tubo che giaceva abbandonato lì vicino, per poi avanzare ad ampie falcate verso di lui.
 
“MIKEY ATTENTO!!”
 
L’avvertimento di Donnie giunse un secondo troppo tardi.
 
“T-Tu … TU come osi INSULTARMI?!”
 
Raph saltò addosso al fratellino buttandolo a terra con un calcio.
Lo bloccò premendogli il ginocchio sul petto ed alzò il tubo, mirando alla testa dell’altro che, spaventato, chiuse gli occhi alzando le braccia per proteggersi.
Fortunatamente ci pensò Peter a bloccare il braccio del focoso sparando istintivamente una ragnatela mentre Leo e Donnie si precipitarono ad afferrare Mikey per le spalle, tirandolo fuori dalla sua portata.
“Accidenti Raph!! Hai perso la testa?!” ringhiò l’azzurro prima di mettersi, per sicurezza, in mezzo fra lui e il fratello minore.
“Nii-chan!! Stai bene?” domandò Peter spaventato.
“S-Sì, non preoccupatevi sto bene” grugnì l’interpellato, sbattendo le palpebre ancora sgomento per quanto appena accaduto.
 
Non era la prima volta che faceva arrabbiare Raph, ma non aveva mai reagito in maniera così violenta da voler arrivare …
… gli avrebbe davvero spaccato la testa?!
 
“A che cosa diavolo pensavi Raph?!” sibilò Donnie, altrettanto scioccato.
 
Raphael sussultò, scuotendo la testa, neanche si fosse svegliato da uno stato di trans, lanciando un’occhiata al filo di ragnatela con cui Peter lo stava ancora tenendo.
 
“P-Pete …?” balbettò Raph sbattendo le palpebre “Mikey? Oh Dio, mi dispiace i-io … io …” si portò una mano al volto, apparendo sinceramente scombussolato da ciò che era appena accaduto.
Il castano smise di tirare la ragnatela, permettendo al braccio del fratello di afflosciarsi lungo il fianco.
 
“Quanta rabbia, quanto astio che c’è in te, ragazzo mio” mormorò il maestro Splinter avvicinandosi al focoso.
Se era rimasto turbato da quella esplosione improvvisa, non lo diede a vedere.
“Ma la collera è come un mostro, pronto a divorarti se gli permetterai di farlo” seguitò saggiamente, poggiandogli una mano sulla spalla “Devi imparare che un guerriero forte e saggio sa sempre trovare l’equilibrio”
 
“M-Maestro Splinter” Raphael si guardò le mani leggermente tremanti, il senso di colpa che attanagliava il suo cuore “S-Scusatemi, ho … ho bisogno di una boccata d’aria!!”
 
Detto ciò fuggì via prima che qualcuno potesse fermarlo.
 
“Lo seguo io” affermò Peter e, dopo aver inforcato le lenti a goccia della sua maschera, scappò in direzione dell’uscita dove si era avviato il rosso.
 
Nella tana calò il silenzio per alcuni istanti.
 
“Accidenti, Raph” iniziò poi Mikey massaggiandosi la testa, a disagio “Mi dispiace, mi sa che ho esagerato” ammise “Se non lo avessi preso in giro …”
“Le tue parole risultano vere soltanto in parte Michelangelo” lo interruppe il Maestro Splinter sospirando “Effettivamente, conoscendo l’indole di tuo fratello avresti fatto bene ad evitare di provocarlo così apertamente” continuò “Tuttavia ciò non giustifica affatto il suo comportamento, tuo fratello deve imparare controllarsi”
 
“Più facile a dirsi che a farsi” commentò Leonardo mettendo le mani sui fianchi “Forse dovremmo andare anche noi con Peter”
 
“No, Leonardo” lo bloccò il Sensei “Ora come ora, Raphael ha bisogno di calmarsi e metabolizzare ciò che ha fatto, standogli tutti addosso peggioreremmo solo le cose perciò è meglio lasciare che sia solo Peter a tenerlo d’occhio …”
 
Nel frattempo, in superficie, più precisamente in una stazione di polizia nei pressi del loro stesso quartiere, il capitano George Stacy sedeva nel suo ufficio, massaggiandosi le tempie con fare frustrato dietro la scrivania.
L’uomo, sui quarant’anni, alto e dalla muscolatura ancora tonica e asciutta si passò poi una mano tra i corti capelli castano chiaro, con un primo accenno di grigio, sospirando. 
 
“Gwendolyn, non ci posso credere” esordì, alzando le iridi color rame verso la figlia seduta davanti a lui “Che cosa diavolo avevi in testa?!”
 
“Io …”
“Dove hai preso il taglierino?!”
“Papà”
“Ho tutti questi uomini ai miei ordini, eppure non riesco ad evitare che mia figlia faccia cose sconsiderate come portare un taglierino a scuola!!”
“Papà, se solo mi lasciassi spiega- …”
“Devo farti passare una notte al fresco Gwen?! Questo ti aiuterebbe a superare la fase di ribellione che stai attraversando …?!”
“PAPA’!!”
“… Perché è questo che fanno sai?! E’ questo che fanno alle ragazzine che puntano taglierini alle loro compagne i cui padri NON SONO capitani di polizia, le mettono in galera!!”
 
Gwen sbuffò frustrata prima di alzarsi senza troppe cerimonie dalla sedia ed avviarsi verso la porta sotto lo sguardo corrucciato di Mr. Stacy che la bloccò, afferrandola per un braccio.
“Dove credi di andare signorina?! Non ho ancora finito!!”
 
“Credevo che dovessimo parlare, beh questo non è parlare!!” ribatté la bionda strattonando il braccio fuori dalla presa paterna “Questo sei tu che dai di matto” disse “Dai di matto DA SOLO, allora”
 
“Non ti permettere …”
 
“Sai che cos’è che mi dà sui nervi, papà?” lo interruppe la giovane “Sì, ho portato un taglierino a scuola e SI’!! L’ho puntato contro un’altra ragazza, ma sai una cosa?! Scommetto che non ti è passato neanche per l’anticamera del cervello di chiedermi il PERCHE’!!” continuò alzando pericolosamente il tono “Forse qualcuno mi ha aggredita, ci hai pensato papà??!! Forse qualcuno ha cercato di farmi del male, non me lo hai chiesto!!”
 
Il capitano assottigliò le palpebre, seguitando a fissare la figlia con durezza ma restò in silenzio, lasciandole così la possibilità di continuare.
 
Gwen lo notò e prese un profondo respiro, spostandosi una chiocca bionda dietro l’orecchio.
“Ho estratto il taglierino perché quella maledetta oca, quella bulletta da strapazzo …” spiegò, quasi ringhiando al ricordo di quanto accaduto poche ore prima “… Ha aggredito la mia amica April SENZA alcun motivo” sbottò “Gli si è avvicinata e ha cominciato a tirarla per i capelli e insultarla, così, tanto per fare!! Perché lei e quelle altre oche delle sue amiche ne potessero ridere”
Fece una breve pausa per riprendere fiato.
“Nessuno stava facendo niente papà, NESSUNO!!” ricominciò Gwen, i cui occhi stavano cominciando a diventare lucidi “Né gli insegnati, né gli altri studenti, e lei avrebbe continuato a ferirla se … se io non l’avessi fermata”
 
“Gwen …”
 
“No, papà!! Anche ora che ti ho spiegato, prova a dirmi che ho sbagliato a fare quello che ho fatto” ribatté Gwen stremata “GUARDAMI NEGLI OCCHI e dimmi che ho sbagliato!!”
Il capitano sospirò pesantemente, strofinandosi la nuca.
“Ascolta Gwen, capisco che lo hai fatto per difendere la tua amica ma non puoi puntare taglierini, coltelli o quant’altro contro gli altri compagni” cercò di spiegarle “Se la situazione ti fosse sfuggita di mano qualcuno avrebbe potuto farsi DAVVERO molto male, lo capisci?”
La ragazza annuì, di controvoglia, infilando le mani nelle tasche degli jeans neri che indossava.
 
“Non puoi sempre lasciare che la rabbia prenda il sopravvento” seguitò saggiamente il capitano Stacy.
 
“…”
 
“Ti scuserai con quelle ragazze” riprese il padre, ammorbidendo il tono mentre le accarezzava teneramente i capelli “Ok?”
“… Ok” borbottò l’altra, guardandosi cupamente i piedi.
 
“Per quanto riguarda April invece” Il capitano Stacy abbozzò un sorriso “Spero almeno che la tua sospensione di quattro giorni sia davvero servita ad aiutarla”

Gwen sorrise leggermente.
 
Tornado alla fuga di Raphael …
… Peter non ebbe troppi problemi a venirgli dietro, tuttavia non cercò di fermarlo, consapevole del fatto che provarci avrebbe solo peggiorato le cose.
Pertanto si limitò a seguirlo a dovuta distanza, tenendolo d’occhio così da essere sicuro che non si cacciasse in ulteriori guai.
 
Passò all’incirca un quarto d’ora prima che la corsa del focoso accennasse, quantomeno, a rallentare fino a concludersi sul bordo di un tetto di anonima palazzina.
 
“Che cosa c’è che non va in me?!” ringhiò Raph.
 
Sembrava più calmo in quel momento, ma ugualmente amareggiato.
 
“Raph …” esclamò Peter atterrando poco lontano dalla tartaruga.
Prese un paio di respiri profondi per recuperare fiato, certo che ne avevano fatta di strada!!
“Cosa sei venuto a fare Pete?” sibilò il focoso voltandosi.
“Non … non c’è niente che non va in te, Raph” provò di farsi timidamente avanti il ragazzo, ignorando la domanda “Ti sei solo lasciato un po’ prendere la mano”
 
“Vallo a dire a Mikey” ribatté l’altro.
“Mikey non è così scemo da non sapere che non gli conviene prenderti in giro durante gli allenamenti, direi che anche lui si è lasciato prendere la mano” disse Peter “Inoltre, conoscendolo, scommetto che è quello che più di tutti alla tana si starà preoccupato per te …”
 
Raphael scosse lentamente il capo, sospirando, e si sedette per terra, il guscio appoggiato contro il cornicione.
 
“Raph, credimi, so cosa significa lasciarsi prendere dalla collera” riprese il castano prendendo posto accanto a lui “Leo vi ha raccontato che cosa mi è successo con Carradine, cosa … cosa stavo quasi per fare” abbassò gli occhi, rabbrividendo al ricordo.
Ogni volta che ci ripensava provava un profondo senso d’angoscia e vergogna di sé stesso.
“Perché mi hai seguito, Pete?”
“Perché volevo fare per te ciò che Leo ha fatto per me quella sera” rispose sinceramente Peter “Non si può uscire da questo genere di situazioni da SOLI Raph”
“Credi che non abbia visto la tua espressione spaventata? O quelle degli altri? O di MIKEY?!” sbottò il ninja dei Sai coprendosi gli occhi con una mano.
 
L’espressione terrorizzata di Michelangelo, il suo fratellino …
… non sapeva se sarebbe più stato in grado di scordarla.
 
“Dio, avevate paura di me!!”
 
“NON è di TE che avevamo paura!!” replicò Peter risoluto “Ci hai spaventati è vero, e io in particolare mi sono agitato perché devo ancora abituarmi al senso di ragno (hai idea di che significhi avere una voce nella testa che praticamente URLA ogni qualvolta ci sia anche solo l’illusione del pericolo?) ma è stato per il gesto in sé, non per te …”
 
Restarono in silenzio per qualche momento.
 
“… Non potremmo mai avere paura di te Raph” mormorò Peter, appoggiandosi contro il maggiore.

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Eccomi con il quinto capitolo!!! ^^
Dedicato, come avevo anticipato, ad un paio di teste calde.
Raph non è il solo ad aver bisogno di imparare a controllare la rabbia eh? Perché anche la nostra Gwen Stacy non è certo da meno (guai a comportarsi da bulli davanti a lei!!), inoltre abbiamo conosciuto suo padre, il commissario Stacy.
Che dire poi del momento tra Raph e Peter?! Personalmente ho adorato scriverlo, spero che lo abbiate adorato anche voi nel leggerlo ^^
Ci vediamo al prossimo capitolo con *rullo di tamburi* CASEY JONES!!

 

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Capitolo 6
*** Il rosso, la bionda e Casey Jones ***


Gwen cominciò seriamente a pensare che qualcuno lassù dovesse avercela con lei.
 
Non bastava essere stata sospesa per quattro giorni dalla scuola per colpa di quell’oca insopportabile e il suo gruppetto di cheerleaders piene di sé.
Non bastava essersi dovuta sorbire la ramanzina da suo padre, con seguente detenzione in casa, come punizione, che l’aveva costretta a sgattaiolare fuori dalla finestra facendo parkour sulle mensole del secondo piano per poi saltare sul ramo più vicino dell’albero davanti casa (non che fosse la prima volta che faceva qualcosa del genere, eh).
 
Di conseguenza non bastava essere in ritardo alle prove della band in cui suonava, programmate proprio per quella sera!!
Certo che no, doveva pure assistere ad un’aggressione da parte di tre pidocchiosi teppisti di strada ai danni di una povera donna sulla trentina con indosso un fine tailleur blu sotto un cappottino nero elegante.
 
Come se non fosse già abbastanza incazzata con il mondo.
 
Tuttavia, pur essendo impulsiva la bionda non era affatto una stupida, e sapeva bene di non avere possibilità contro tre malviventi armati di spranga e catene.
 
Per tal motivo il suo primo istinto fu quello di prendere il cellulare.
Fece in tempo a comporre i primi tre numeri di telefono della stazione di polizia più vicina quando sentì un forte spostamento d’aria provocato da un qualcosa che, di primo impatto, a causa della penombra e velocità registrò a malapena come una sfocatura, seguito da un rumore di pattini in corsa.
 
“Dragoni purpurei!!??” esclamò una voce maschile “Vi va una partita?!”
 
La forma sfocata che Gwen non era riuscita ad identificare assunse la forma di un ragazzo poco più grande di lei, alto e muscoloso, dai disordinati capelli neri ed il volto coperto da una maschera da Hockey.
 
Indossava una maglietta aderente grigia con sopra una canottiera nera dalle maniche strappate, jeans blu sbiadito che probabilmente avevano visto giorni migliori e scarpe da ginnastica.
Portava anche alcune protezioni, tra cui ginocchiere, para-stinchi, para-gomiti, delle fasce bianche avvolte a più riprese attorno agli avambracci ed dei guanti sempre da Hockey, più precisamente del tipo che veniva utilizzato dai portieri, uno da presa ed uno da respinta.
 
Una sacca ricolma di mazze da Hockey, Baseball e Golf dietro la schiena infine completava il tutto.
 
“E’ quel pazzoide con la maschera da Hockey!!” esclamò uno dei delinquenti “Diamogli una bella lezione, ragazzi!!”
 
Peter non avrebbe saputo dire sulle prime se imbattersi nei Purple Dragons fosse un male o un bene, visto lo stato del suo fratellone.
 
Ah, i dragoni purpurei!!
Una gang criminale facilmente riconoscibile in quanto i suoi membri, per la maggior parte provenienti da Chinatown, portavano tatuati addosso disegni di dragoni giapponesi stilizzati in inchiostro viola.
Scavezzacollo scappati di casa per lo più, con un concetto di “sabato sera” alquanto particolare che comprendeva furti, atti di vandalismo gratuito, pestaggi e, a volte, anche estorsioni ai danni dei piccoli commercianti.
 
Brava gente insomma, eh.
 
Si erano accorti della loro presenza nel momento in cui una giovane donna, spaventata per la presenza di tre Purple Dragons che avevano tentato di avvicinarla, urtò accidentalmente dei bidoni dell’immondizia, provocando un gran fracasso nel vicolo sottostante.
“Pessimo tempismo ragazzi, davvero PESSIMO tempismo” sibilò a tal proposito il focoso, digrignando i denti.
 
Già, era già abbastanza arrabbiato per conto suo senza che quei delinquenti gettassero ulteriore benzina sul fuoco con la loro stupidità.
 
Quel che però Peter non si sarebbe aspettato era di intravedere una familiare testa bionda, poco al di fuori del vicolo.
-Gwen?!- pensò il giovane sbattendo le palpebre sorpreso.
 
Che cavolo ci faceva lì?!
 
Per non parlare poi del tizio con indosso la maschera da Hockey che apparve all’improvviso, iniziando a combattere i tre teppisti.
Anche se forse “combattere” non era il termine più adatto, forse “massacrare”.
 
“Nessuna pieta per voi, maledetti …!!” ruggì il vigilante, massacrando, appunto, a suon di mazzate i tre, che vennero letteralmente travolti dalla sua furia.
Uno dopo l’altro i Purple Dragons caddero a terra.
“… Vi faccio chiudere l’attività, per sempre!!”
 
Detto ciò il misterioso individuo si avvicinò ad uno dei malviventi atterrati, sollevando la mazza da Hockey, la prima che aveva tirato fuori “dall’arsenale” che portava dietro la schiena, sopra la testa con l’intendo di spaccare la testa al poveraccio come un cocomero.
 
“Questo qua è completamente fuori di testa” esclamò Gwen non riuscendo più a trattenersi dal fare qualcosa e subito …
 
“… EHI, TU!!”
 
Gwen restò a bocca aperta nel vedersi atterrare davanti Raphael e Peter, che tra l’altro urlarono praticamente le sue stesse parole in direzione del pazzo con la maschera da Hockey.
“Pete? Raph?!” esclamò la bionda sbattendo le palpebre, sorpresa.
“Ehi Gwen, tutto bene?” chiese Peter con un sorriso timido mentre il fratello si lanciava, senza troppe cerimonie, a bloccare il vigilante passandogli le braccia sotto le ascelle prima che potesse calare la mazza sul Purple Dragon.
 
“Vacci piano cowboy!!” iniziò il focoso “Li hai fermati, ok? Sono a terra, sei stato bravo” continuò tenendolo stretto “Ora però datti una calmata”
 
“Cosa diavolo saresti tu?!” ringhiò in risposta il moro.
 
I Purple Dragons approfittarono di quel momento di distrazione per darsela a gambe levate (così come aveva già pensato di fare, giustamente, la donna quando nessuno la teneva più in considerazione) con gran disappunto del tipo dell’Hockey.
 
“Accidenti!! Sono scappati!!” sbottò rabbioso il vigilante, riuscendo seppur con difficoltà, a strattonarsi fuori dalla presa di Raph “Non osare impicciarti mai più, hai capito!!??” concluse rifilandogli un potente cazzotto in pieno volto.
Raph barcollò un paio di passi indietro, stordito, passandosi la mano sotto la mascella.
“Ah, è così …?” sibilò, sputando un grumo di saliva rosata per terra.
 
Poi si scrocchiò le nocche “… A noi due allora”
 
Si scagliarono l’uno contro l’altro sotto gli sguardi sgomenti di Peter e Gwen.
 
“Ma che diavolo ha tuo fratello?” domandò la bionda.
“Beh, diciamo che è una storia lunga … e complicata, molto complicata” rispose il ragazzo.
“Se le stanno dando di santa ragione” gli fece notare la ragazza.
“Sì, lo vedo”
“Non dovresti, che so? Fare qualcosa?”
“Se i miei fratelli hanno bisogno io sono IL PRIMO che corre in loro aiuto” replicò il castano “Ma in questo momento penso che Raph voglia vedersela da solo con quel tizio, tu piuttosto mi dici che ci fai qui?” 
“Potrei farti la stessa domanda ninja boy” fece l’altra.
“L’ho chiesto prima io!!”
 
Gwen sbuffò, spostandosi una ciocca bionda che le era finita sugli occhi “Diciamo che anche la mia è una storia lunga”
 
Dopo un rapido scambio pugni, calci, mazzate, e perfino un paio di testate, Raphael riuscì ad avere momentaneamente la meglio sul suo avversario mandandolo a sbattere contro il muro lì vicino con un energico calcio in pieno petto.
“Ok, ora basta con i giochetti!! Non ti ha detto nessuno che l’Hockey è fuori stagione?” ringhiò il rosso strappandogli la maschera dal volto.
 
In quell’istante sia Raph che Gwen sembrarono paralizzarsi sul posto, sebbene per due motivi diversi.
 
Le iridi color dell’oro fuso di Raphael incontrarono il blu profondo di quelle del vigilante leggendovi, con suo sommo stupore, la stessa rabbia ed il desiderio di rivalsa che bruciava nei suoi mentre la bionda si sorprese essere in grado di associare un nome conosciuto al viso sotto la maschera.
 
“CASEY JONES?!” quasi gridò la ragazza, sgranando gli occhi allibita.
 
“Conosci questo tizio?” domandò Peter perplesso.
 
“Sì!! Cioè, non proprio” Gwen scosse la testa “Lo conosco di vista, frequenta la stessa scuola mia e di April ed è famoso per essere una testa calda che non ama particolarmente studiare” continuò “Ma non immaginavo fosse COSI’ fuori controllo”
Insomma anche lei sapeva di non essere una santa, ma da qui a travestirsi da vigilante per andare a picchiare i delinquenti …
… Pensandoci, forse, non era poi tanto male come idea.
 
“Siamo due pazzi” stava mormorando nel frattempo Raph, sentendosi come scombussolato per la seconda volta in una sera “Cosa stiamo facendo?! Siamo dalla stessa parte, non dovremmo batterci”
 
Dunque era COSI’ che i suoi fratelli lo vedevano quando perdeva il controllo?!
 
“Ben detto fratellone” approvò Peter con un sorriso, andandogli vicino.
 
“Wow, Casey Jones!! Che diavolo ti sei messo in testa di fare amico?” domandò Gwen, appoggiando le mani sulle ginocchia mentre inclinava il busto leggermente in avanti verso il ragazzo dai capelli neri.
“La pazza del taglierino?!” fu la replica del vigilante quando notò la presenza della bionda.
 
“La pazza del taglierino?” ripeterono Raph e Peter perplessi, fissandola.  
“Che cosa?! Chi diavolo è che mi chiama così?!” replicò Gwen incrociando le braccia sul petto indispettita.
 
“Maledizione!!” imprecò Jones strappando la maschera dalle mani della tartaruga “Non so chi diavolo siate voi due, e neanche mi interessa, ma vi avverto …!!”
 
“Wow, wow!! Datti una calmata amico” cercò di rabbonirlo Peter alzando le mani “Non ce l’abbiamo con te, vogliamo solo capire che succede!!” continuò “Forse non ti rendi conto, ma stavi per spaccare la testa ad un ragazzo, un cattivo ragazzo ok, ma pur sempre un ragazzo”
“Ha ragione lui, Jones, che cavolo pensavi di fare?” gli diede man forte Gwen.
“Ho i miei buoni motivi per fare quello che faccio!!” ringhiò il moro, recuperando una mazza da Baseball dalla sacca dietro la schiena “Ma se difendete quei vermi allora meritate di essere schiacciati ESATTAMENTE come loro!!”
 
Grazie al senso di ragno che lo avvertì per tempo, Peter si abbassò sulle ginocchia, tirando con sé anche Gwen così da evitare il colpo di mazza a 180° gradi del vigilante.
 
Stessa cosa non si poté dire per Raphael, che invece ruzzolò per terra con un “AHIO!!”
 
“Ehi Aspetta!! Dove pensi di andare?!” gridò Gwen.
 
“A recuperare quei tre codardi fuggiti a causa vostra!!” affermò il vigilante rimettendosi la maschera “Non ho intenzione di sprecare altro tempo, ma visto che sembrate così ansiosi di prenderle allora fatevi trovare a Centra Park, venerdì sera!!”
 
Detto ciò corse via prima che qualcuno potesse fermarlo.
 
“Raph?! Tutto a posto?!” domandò Peter preoccupato, porgendogli la mano.
 
Cavoli, il giorno dopo lo avrebbero trovato costellato di lividi tante ne aveva prese (e date) quella sera.
“Seratina movimentata, eh?” rispose l’interpellato afferrandogliela, e Peter non poté fare a meno di sbattere le palpebre perplesso nel vedere un largo sorriso spuntare sulle labbra verde smeraldo.
“Non so quanto ci sia da essere contenti con un matto come Casey Jones in giro” commentò la bionda notandolo.
 
“Ehm, sicuro di sentirti bene Raph?” chiese difatti Peter, cominciando a temere che la botta subita avesse scombussolato il cervello al ninja in rosso.
 
“Io? Benissimo!!” fu la risposta del focoso, lanciando un’occhiata nella direzione dove era scappato Casey.
 
Sembrava quasi …
… Rilassato.
 
“Ci si vede venerdì allora, testa calda” sibilò Raphael battendo il pugno sul palmo aperto dell’altra mano.
Sì, ora sapeva cosa doveva fare!!

....................................

Sesto capitolo!!
Per il design del mio Casey Jones ho deciso di ispirami sia alla stagione 2003 che a quella 2012, mentre per quel che riguarda la sua storia personale, non voglio fare spoiler, ma diciamo che sarà più vicina a quella dei fumetti che a quella delle serie animate ^^
Ma lo vedremo nel prossimo capitolo!!
Grazie mille come sempre a chi mi segue!! Ci vediamo!! ^_-

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Capitolo 7
*** La rabbia di Casey ***


“Siamo tornatiiii …!!” gridò Peter, una volta varcata la soglia di casa.
“… E abbiamo portato LA PIZZA!!” gli venne dietro Raphael, tenendone in equilibrio fra le mani ben sei cartoni caldi.
 
“QUALCUNO HA DETTO PIZZA?!”
 
Mikey fu il primo ad accorrere, scattando in piedi dal divano, dove fino a due secondi prima era spaparanzato a leggersi l’ultimo numero del manga “L’attacco dei giganti”, per poi spiccare un portentoso salto in avanti che lo fece atterrare, coprendo quasi sei metri di distanza, davanti ai fratelli.
Il tutto con una velocità tale che sembrò quasi si fosse teletrasportato!!
“Ragazzi, finalmente!!” esclamò l’arancione sfregandosi le mani fra loro, già con l’acquolina in bocca per via del profumo invitante che si annusava dai cartoni “Era ora che tornaste!! Oh, e c’è anche Gwen” fece sorpreso notando la bionda, che a sua volta portava un paio di pizze.
 
“Ehi benda arancione, come butta?” sorrise la ragazza, passando di fianco alla tartaruga con tanto di occhiolino.
 
“Va bene se Gwen si ferma a cenare con noi?” domandò Peter “Sai, l’abbiamo incrociata per caso e abbiamo pensato di invitarla”
“Nessun problema” rispose Mikey, intanto che alleggeriva Raph del suo delizioso carico “Tanto non avevo ancora messo mano ai fornelli, inoltre …” continuò “… Non è l’unica ospite a sorpresa di stasera”
I ragazzi gli rivolsero un’occhiata interrogativa che lo fece ridacchiare.
“Eh!! Aspettate di vedere la faccia ebete di DONNIE e capirete” consigliò, con tanto di occhiolino.
 
Raph e Peter si scambiarono un’occhiata saputa, avendo intuito a quel punto di chi si stesse parlando, mentre Gwen, non avendo compreso l’indizio lasciato dal ninja dei nunchaku si limitò a fare le spallucce per poi dirigersi in cucina.
 
“Oh, tanto per la cronaca” fece Peter prima di seguirla, voltandosi un attimo a guardare l’arancione “Quella della pizza, è stata un’idea di Raph”
 
“Uh?! Davvero?” fece Mikey voltandosi verso il maggiore che sussultò.
La pizza piaceva a tutti i membri della famiglia Hamato, ma solo nel caso di Mikey si poteva dire che fosse l’alimento che più preferiva in assoluto vedere a tavola.
“S-Sì, ecco” iniziò il focoso iniziando a spostare nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro “Mikey io …” borbottò faticando a trovare le parole giuste “… Io, insomma, quel che è successo stasera …”
“Va tutto bene Raph” lo anticipò tranquillamente il fratello “So che non sei bravo a chiedere scusa, e neanch’io”
Raphael abbassò lo sguardo, mordicchiandosi il labbro amareggiato.
 
“Ma so anche che non mi faresti mai del male” concluse inaspettatamente Mikey, dandogli un bacio sulla guancia.
 
Raphael sorrise, rincuorato dalle parole e soprattutto dal gesto del più giovane.
Simili effusioni non erano mai state estranee in quella famiglia, e tutti e cinque i ninja sin da piccoli, chi più chi meno, non si erano mai fatti problemi ad esprimere il proprio affetto per gli altri anche attraverso questi piccoli gesti.
 
Non vi era assolutamente niente di malizioso, semplicemente erano abituati così e non vi vedevano nulla di male.
 
“Sono contento che tu sia tornato tutto d’un pezzo” ammise Mikey con un sorriso dolce.
 
“Io sono solo contento che sia finito tutto bene” rispose il rosso, salvo poi sibilare quando, varcando la porta della cucina, intruppò accidentalmente uno dei numerosi lividi che si era procurato quella sera sullo stipite “Più o meno”
 
L’ospite a sorpresa si rivelò essere nient’altri che April O’neil, la quale a sua volta non si aspettava di certo di trovarsi davanti la sua migliore amica, a maggior ragione visto che era a causa di quanto avvenuto quel giorno a scuola se era andata a trovare rifugio dai suoi particolari amici.
April non era quel tipo di ragazza che di solito viene presa di mira dalle bulle e se anche capitava qualche screzio era sempre stata capace di difendersi da sola, ma da quando suo padre era stato rapito, eh, diciamo che il suo equilibrio emotivo ne aveva risentito abbastanza da attirare le attenzioni sgradite di chi, per sentirsi forte, se la prendeva con i più deboli.
O comunque con chi appariva come tale.
 
Era per questo motivo che Gwen si era sentita in dovere di difenderla, finché la vicenda non era finita come era finita.
 
Con una sospensione di quattro giorni per lei ed un senso di colpa pesante come un macinio per April che per tutta la giornata non aveva fatto altro che rimuginare sul fatto che l’amica fosse finita nei guai solo perché lei non era stata abbastanza forte per proteggersi da sola.
 
Viste così le cose, era ovvio che la rossa sentisse il disperato bisogno di sfogarsi con qualcuno.
 
Qualcuno a parte Gwen che fosse a conoscenza della verità.
 
“Quindi se ho ben capito questo tipo, Casey Jones” esordì Leo, tagliandosi il quarto spicchio della sua pizza ai quattro formaggi “Un ragazzo di appena 18 anni”
“19, a voler essere precisi” lo corresse Gwen “Ha perso un anno”
“Si è messo in testa di sgominare un’intera banda di delinquenti, da solo?” concluse l’azzurro.
Peter annuì, addentando una fetta di boscaiola.
“Non abbiamo idea se il suo obbiettivo era effettivamente quello o perché lo faccia, però devo dire che sembrava DAVVERO risentito verso quella gentaglia” spiegò dopo averne ingoiato un boccone.
 
“Credo di conoscerlo io il perché” intervenne timidamente April “Cioè, non conosco Jones di persona ma …” esitò “… Sapete come è il liceo, no? Le voci circolano”
“Cosa sai di questo tipo April?” domandò Raph visibilmente interessato.
“Circa un paio di anni fa sua madre è morta di cancro” rivelò la rossa “Da quel momento in poi le cose in casa hanno cominciato a degenerare poiché suo padre … non so, forse perché non è riuscito a metabolizzare la perdita della moglie, ha cominciato a sfogare la sua frustrazione sul figlio, in modo violento
 
“Caspita, deve essere dura” commentò Mikey dispiaciuto, non riuscendo ad immaginare come un padre potesse anche solo pensare di alzare un dito sui propri figli.
“Questo però non spiega perché si sia messo la maschera per andare a fare il vigilante” considerò Donatello, il quale sedeva, ovviamente, accanto ad April dividendo la sua pizza al salame piccante con lei.
 
Peter, Raph e Gwen non immaginavano che ci sarebbe stata anche lei a cena e di conseguenza erano tornati con una pizza in meno del previsto.
 
Fortunatamente però il viola non ebbe il minimo problema a dividere la sua con la ragazza, insieme a qualche fetta concessa gentilmente da Splinter che, a differenza dei giovanotti lì presenti, non sentiva certo il bisogno di abbuffarsi.
 
“Infatti la storia non finisce qui” riprese April “Perché sembra che il signor. Jones oltre che in casa abbia avuto problemi anche con la sua attività”
“Perché? Che lavoro fa il padre?” domandò Gwen.
“Fino a qualche mese fa gestiva un negozio di articoli sportivi”
“Fino a qualche mese fa?” Raph inarcò un sopracciglio “Non dirmi che questo poveraccio ha pure perso il lavoro”
 
“Non esattamente” sospirò April “Pare che il negozio sia saltato in aria”
 
“Saltato in aria?!” fecero Peter e Mikey in coro.
 
“Wow, dopo tutte queste disgrazie non mi sorprende che l’amico ce l’abbia con il mondo” disse Leo scuotendo la testa.
“Sì, ma perché prendersela proprio con i dragoni?” rifletté Donnie.
 
“Non ne ho idea, ma a questo punto è evidente che questo tipo ha bisogno di qualcuno che lo aiuti” mormorò Raph “Avete visto cos'è successo oggi, e se un giorno anche lui perdesse completamente il controllo e se la prendesse con un’innocente? Non è detto che lassù trovi qualcuno abbastanza coraggioso da fermarlo prima che avvenga l'irreparabile”
 
Il maestro Splinter, che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione senza mai intervenire, decise di prendere la parola.
“Che cosa proponi quindi di fare allora, figlio mio?”
“Beh, di fermarlo” decise il rosso convinto “I dragoni purpurei meriteranno sicuramente tutto quello che Casey ha fatto loro, ma lui è uno e loro sono giusto un TANTINO di più”
 
“Quindi intendi accettare la sfida che ti ha lanciato e presentarti da lui, venerdì sera” fece Leonardo.
 
Il ghignetto di Raph fu una risposta più che sufficiente.
 
Fu così che la sera dell’incontro a Central Park arrivò.
I ragazzi, consapevoli che quella fosse una sfida tra teste calde particolarmente orgogliose, si guardarono bene dal presentarsi, limitandosi a seguire Raph a distanza più che altro per tenersi pronti nel caso uno dei due, se non entrambi, avessero rischiato di farsi male seriamente.
Questa volta a vincere fu Raphael che in questo modo poté, in un certo senso, obbligare Casey a farsi spiegare quale fosse il motivo di tanto odio nei confronti dei dragoni.
Come raccontato da April, dietro a quella furia distruttiva vi era soprattutto la distruzione del negozio del padre anche se il ragazzo, non conoscendolo, si mantenne sul vago senza lasciar trapelare altri particolari sulla sua travagliata situazione familiare.
 
In compenso affermò senza esitazione che dietro a quell’ulteriore disgrazia vi erano proprio i Purple Dragons, i quali avevano posto un ordigno artigianale all’interno del negozio per punire il padre, reo di essersi rifiutato di pagarli in cambio di “protezione”.
 
Di lì in avanti era intuibile che i rapporti con il genitore fossero ulteriormente peggiorati.
 
Non servì altro a Raphael per comprendere che quello di Casey fosse un movente più che valido per desiderare di picchiare quei malviventi fino a farli implorare pietà.
 
“Devi stare attento, la rabbia è distruttiva” affermò il focoso “Il confine tra vittima e carnefice purtroppo è più sottile di quanto sembra e basta un niente per superarlo” continuò corrucciandosi al ricordo di quanto accaduto con il fratello minore “Sai, mio padre una volta mi ha detto che il vero guerriero trova l’equilibrio in quello che fa”
 
Casey storse la bocca.
“Il tuo vecchio sembra un tipo in gamba …” commentò piano, pensando con rammarico al suo, di padre.
 
Arnold Jones, un tempo un uomo fiero e rispettabile ma che ora perfino il suo stesso figlio stentava a riconoscere.
A malapena un’ombra di ciò che era stato.
 
“Ma che scenetta romantica!!” esclamò d’un tratto una voce sconosciuta, seguita da una serie di rumori quali passi, sferragliate di catene e tubi di ferro trascinati.
Le teste calde si ritrovarono di punto in bianco circondati da più di una ventina di delinquenti, e non delinquenti qualunque.
“Ma che diavolo …?!” fece il focoso.
“… Dragoni purpurei” sibilò Jones, calandosi la maschera sul viso e stringendo il manico della mazza così forte da farsi sbiancare le nocche.
 
“Sapevamo che ti avremmo trovato qui, vigilante da strapazzo” fece uno dei teppisti.
 
“Ah sì?! Beh, una vera sfortuna, PER VOI!!” ringhiò l’amante dell’Hockey.
“Piano Casey” cercò di mitigare Raph “Però sono d’accordo, è una vera sfortuna per voi idioti, vero ragazzi?”
 
Leo, Mikey, Pete e Donnie, che fino a quel momento avevano assistito alla scena appostati tra i rami degli alberi vicini atterrarono vicino alla coppia.
 
“Che …? Amici tuoi?” domandò il moro sorpreso.
“Non esattamente” ghignò Raph con orgoglio “Sono miei fratelli”
“Davvero? In effetti noto una certa somiglianza, più o meno” Casey lanciò un’occhiata all’unico essere umano apparso insieme alle tartarughe “Ehi!! Ma tu non sei lo stesso dell’altra volta?”
“Oh, mi fa piacere che ti ricordi di me” ironizzò Peter, portandosi una mano al cuore intanto che con l’altra impugnava la Kusarigama.
 
“A questo punto manca solo la pazza del taglierino” considerò Jones.
“Già, e credimi ci è costata non poca fatica per convincerla a NON venire” fece il castano, intuendo al volo a chi si stesse riferendo.
 
Tra l’altro si poteva dire che avesse tutti i torti visto che ormai sapevano cosa avesse combinato Gwen a scuola.
 
Lo scontro fu tanto intenso quanto breve, come prevedibile che fosse un “Ninja mutanti addestrati vs delinquenti”.
Peter non si sprecò nemmeno ad usare le ragnatele, mentre lo stesso Casey, i cinque dovettero ammetterlo, per essere un ragazzo senza alcuna preparazione se la cavò alla grande, battendosi con la forza ed il coraggio degni di un leone inferocito.
“Sai una cosa Case?” incominciò Raph “Sono felice di averti conosciuto” affermò, una volta che anche l'ultimo dragone fu a terra, svenuto.
 
Era sincero.
 
“Anche tu non sei male” borbottò il ragazzo, seppur ancora vagamente diffidente “Non ho idea di chi o cosa tu e i tuoi fratelli siate, ma se anche voi avete intenzione di ripulire le strade da questi farabutti, forse …” gli porse una mano “… Ci si può beccare in giro”
 
Raphael annuì energicamente con la testa, stringendogli la mano.
 
“Contaci, amico!!”

..................................................

Settimo capitolo!! ^^
Dopo un breve momento fluff tra Mikey e Raph (spero che ti sia piaciuto Marlena_Libby!! ^^) attraverso April ora sappiamo perché Casey sembra avercela con il mondo, anche se dopo tutto ciò che ha passato un pò c'è da capirlo.
Per il suo background infatti ho realizzato un miscuglio fra la serie animata del 2003 (con la faccenda del negozio del padre) e la versione a fumetti redatta da
 "
IDW Publishing", un editore di fumetti americano, (dove Casey in realtà è già uno studente universitario con tanto di borsa di studio sull'Hockey, anche se per esigenze di trama ho preferito inserirlo all'ultimo anno di liceo con più o meno il design del 2012, e ha perso la madre a causa di un cancro).
Beh, che altro dire? Ci vediamo al prossimo capitolo cooooon ...
... LIZARD!! Alias Dr. Curt Connors ^^
Grazie come sempre per seguire questa serie!!


 

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Capitolo 8
*** La lucertola ***


Il pesante movimento dei suoi piedi in corsa spezzò la liscia superficie dell’acqua stagnate, provocando un forte rumore che rimbombò come un eco lungo il tunnel fognario che stava attraversando.
Ogni tanto la mano cercava appoggio sulla parete e, strisciando, lasciava profondi solchi d’artigli sul cemento mentre l’altra stringeva la presa su uno strano contenitore dal quale proveniva una tenue luce rosata.
 
Lo teneva al petto, quasi cullandolo, come se fosse il più prezioso dei tesori.
 
“Kraang, hai visto dove il prigioniero ha portato la cellula di energia che serve ai Kraang?”
“No Kraang, dovremo chiedere ai Kraan dei rinforzi per cercare la cellula …”
 
Man mano che si allontanava le frasi dei suoi inseguitori divennero più fioche fino a scomparire del tutto.
Ce l’aveva fatta!! Era riuscito a scappare …
 
… Ma a quale prezzo?
 
Brillanti occhi rosso scarlatto, dalla stretta pupilla verticale tipica dei rettili, scintillarono per un breve istante all’ingresso del condotto prima di lasciarsi inghiottire dall’oscurità.
 
***

Leonardo stritolò il cuscino che teneva tra le braccia, mordicchiandosi il labbro ed inclinando il busto in avanti a tal punto che era un miracolo che non stesse rotolando giù dal divano.
“Ehi fearless?! Fearless …?!” tentò invano di attirare l’attenzione Raphael, appoggiandosi con gli avambracci sul bordo dello schienale del divano.
 
L’azzurro non diede segno di averlo neanche sentito.
 
Raph lanciò un’occhiata allo schermo.
La scena mostrava una giovane donna dai lunghi boccoli bruni che parlava con i fantasmi di tre bambini.
 
Sbuffò.
 
Niente da fare, suo fratello non avrebbe dato segni di vita finché non fossero apparsi i titoli di coda.
 
Leo aveva scoperto quella serie per puro caso, verso fine estate, mentre faceva zapping in TV.
“Ghost whisperer”*, in pratica era una specie di thriller soprannaturale misto a commedia romantica con protagonista una gnocca, tale Melinda, avente il dono di vedere e parlare con i fantasmi che per un qualche motivo non riuscivano a “passare oltre”.
Di conseguenza la nostra eroina passava ogni santa puntata ad aiutare l’anima di turno a sbrigare le sue faccende in sospeso, tra la gestione del suo negozio di antiquariato e la relazione con suo altrettanto fascinoso marito.
Gli era bastato vedere una puntata per INNAMORARSI perdutamente di quella serie, già vecchia di qualche anno ma, stando almeno a quello che diceva il leader stesso, con ancora molti appassionati che ne avevano chiesto a gran voce la ritrasmissione su canale nove.
Di conseguenza GUAI ad anche solo sfiorare il telecomando il giovedì ed il sabato sera, più precisamente dalle 18:15 alle 19:00.
Per tutti i ninja, sarebbe stato capace di buttarti fuori dalla tana a calci!!
 
A beh, fortuna che erano le 18:58.
 
“E’ inutile Raph” considerò Peter con nonchalance, affiancandolo mentre faceva piazza pulita di panda gommosi alla frutta ricoperti di zucchero dalla busta che aveva in mano, neanche fossero popcorn.
“Già, la tana potrebbe pure stare sul punto di crollare, ma stai certo che Leo non si smuoverà da lì prima delle 19:00” aggiunse Donatello incrociando le braccia sul petto.
 
“Eh, me ne sono accorto …” replicò il rosso voltandosi verso i fratelli.
Inarcò un sopracciglio nel vedere Peter sbafarsi il sacchetto intero di caramelle.
 
“Ehm Pete, ma non ti fa male magiare tutta quella roba?”
“Non è colpa mia, da quando ho i poteri mi sembra di avere SEMPRE fame!!” replicò il castano facendo le spallucce.
“Non mi sorprende” commentò il viola “Una recente ricerca ha appurato che i ragni possono inglobare fino a ben 800 milioni di tonnellate di prede all'anno, ed è una fortuna visto che così mantengono sotto controllo l'ecosistema, altrimenti ci ritroveremmo pieni di insetti!!”
“Alla faccia!!” esclamò Raphael.
 
Peter fece un’espressione schifata all’idea che fece ridacchiare i maggiori, e ringraziò il cielo che la sua dieta, fatta eccezione per la quantità, fosse rimasta pressoché invariata.
 
“EHI RAGAZZI!! Guardate un po’ qui!!”
 
Mikey apparve improvvisamente nel salotto con in mano un giornale!!
“Notizia shock dalle fogne!! Un operaio della metropolitana è stato aggredito da un essere mutante!!”
 
“EEEH?!” fecero i tre all’unisono.
 
“Il Daily Bugle riporta la testimonianza dell’operario, sentite qua!!” prese a leggere l’arancione “Era in parte uomo e in parte rettile, stavo riparando una conduttura nei pressi del vecchio tunnel n. 281 quando è apparso, avvolto da una luce rosata, credevo che sarei morto …”
“In parte uomo e in parte RETTILE, hai detto?” intervenne Leo.
Ci mancò poco che Donnie, Raph e Peter saltassero sul posto per lo spavento nel ritrovarsi di punto in bianco lo spadaccino accanto a loro. 
 
“Eh? Ma tu non giacevi in stato catatonico davanti alla tua adorata Melinda fino a tre secondi fa?” replicò Raph sorpreso di trovare il leader in piedi accanto a loro.
 
“Sono le 19:00” rispose infatti l’interpellato, come fosse una cosa ovvia.
 
“Mi sorprende che il Daily Bugle abbia pubblicato una notizia del genere comunque, sapete?” commentò Michelangelo.
“Già, non si erano fissati con il tuo l’alter ego, Pete?” aggiunse Raph.
“Ah beh, forse è meglio così visto che J. Jonah il diffamatore non fa altro che sparlare di me” borbottò il castano, storcendo la bocca infastidito al pensiero.
“Probabilmente hanno pensato di cogliere l’occasione al volo per puntare su qualcos’altro che non fosse Spiderman visto che non sono ancora riusciti a procurarsi una foto decente” ipotizzò Donnie.
“Ovvio che non siano riusciti a procurarsene, sarò anche un supereroe ma resto pur sempre un NINJA”
 
“Comunque, tornando al presunto rettile mutante” riprese il leader incrociando le braccia sul petto con fare pensoso “Non so quanto possa essere attendibile ma forse dovremmo andare a controllare, non credete?”
“E perché dovremmo farlo?” chiese Raph “Sarà sicuramente una balla”
 
“Perché se invece dovesse trattarsi DAVVERO di un mutante potrebbero venire a cercarlo dalle nostre parti” replicò il leader.
 
“E’ vero, il segreto della nostra esistenza verrebbe irrimediabilmente compromesso” annuì Donnie, massaggiandosi il mento come era solito fare quando rifletteva “Verrebbe la polizia, la polizia porterebbe giornalisti e i giornalisti …”
 
“… Porterebbero scienziati smaniosi di scoprire l’origine della vostra mutazione” completò Peter, rabbrividendo al solo pensiero dei suoi fratelli e suo padre nelle mani di qualche squilibrato armato di bisturi.
Lui bene o male avrebbe anche potuto spacciarsi per un ragazzo normale (per quanto potesse esserlo uno che viveva da undici anni nelle fogne), nascondendo il costume e spara-ragnatele, ma la sua famiglia …
 
“Allora siamo tutti d’accordo?” fece l’azzurro.
 
Il resto del team annuì, avviandosi ognuno verso la propria stanza per prepararsi ad uscire.
Una volta usciti dalla tana, con il benestare del maestro Splinter ovviamente, si diressero verso il luogo dove il testimone del Daily Bugle aveva affermato di aver visto il “mostro” ovvero il tunnel n. 281.
Con loro sommo stupore, trovarono un accenno di verità in quanto affermato dal giornale sotto forma di una serie di profonde impronte lungo il condotto e non solo.
 
“Wow, ragazzi guardate che roba” mormorò Peter chinandosi a sfiorare i solchi per terra.
 
“A giudicare dalla forma direi che si tratta di un rettile appartenete all’ordine degli squamati, e guardate la profondità” commentò Donnie.
“Perché? Cos’ha di strano?” domandò il ninja dei Sai, inarcando un sopracciglio.
 
“Solo un’animale pesante avrebbe potuto lasciare un’impronta simile” spiegò il viola.
 
“Magari è solo un rettile grasso” scherzò Mikey.
“Oppure è un essere che cammina su DUE zampe, in posizione eretta” replicò il castano seriamente, guardandolo “Come un essere umano, come voi
 
Improvvisamente una serie di rumori sibilanti, caratteristici dei colpi di un fucile laser, insieme a stridii e botti di diverso tipo presero a riecheggiare verso il fondo del tunnel, uniti ad un’inquietante quanto familiare luccichio rosa, attirando la loro attenzione.
Si scambiarono un’occhiata tesa fra loro, pensando che fosse meglio mettere mano alle armi mentre si avvicinavano alla fonte di tutto quel baccano.
Leo permise a Peter, il quale indossava il suo costume da Spiderman, di stare in testa al gruppo così che, se si fosse trattato di esseri umani, avrebbe potuto occuparsene lui senza che loro altri uscissero allo scoperto.
 
L’ultima cosa che volevano era dare al Daily Bugle altri “testimoni” per il suo articolo su presunti mostri nelle fogne, e per quanto riguardava Spidey, beh, ormai tutti a New York erano consapevoli della sua esistenza perciò …
 
“… Ma che diavolo?!”
“Mondo pizza, ragazzi!!”
 
Ciò che si trovarono davanti fu uno scontro in piena regola tra quelli che riconobbero come una decina di androidi Kraang ed il misterioso mutante di cui parlava il giornale.
Si trattava di una gigantesca lucertola mutante.
Una lucertola con indosso un paio di pantaloni marroni strappati in più punti e quello che sembrava essere un camice da laboratorio ridotto anche peggio, viste le maniche ridotte letteralmente a brandelli fino al gomito, così come parte dell’orlo inferiore.
 
“Dì ai Kraang in quale luogo si trova la cellula di energia che i Kraang vogliono trovare” affermò uno degli androidi approfittando del breve momento in cui riuscirono a metterlo alle strette.
 
“N-No, MAI!!” ruggì la lucertola, usando la lunga coda per frustare le gambe di alcuni dei Kraang che gli erano più vicini.
Purtroppo il suo coraggioso tentativo ebbe come unico risultato quello di ricevere una serie di dolorose scariche dai bastoni elettrificati dei suoi carnefici che lo fecero crollare definitivamente a terra.
 
Gli alieni continuarono ad accanirsi su di lui nonostante sembrasse ormai sconfitto.
 
“Ragazzi, dobbiamo aiutarlo” esclamò Mikey non potendo più sopportare di starsene fermo con le mani in mano.
 
“Dobbiamo” Raph fece le virgolette “E’ un termine un po’ forte non credi, fratellino?”
“Più che altro è che, per quanto ne sappiamo, quel mutante potrebbe perfino essere più pericoloso dei Kraang” considerò Donnie, combattuto tra il desiderio di accorrere in aiuto di quel loro simile e l’incertezza provocata dal non sapere se il loro aiuto alla fine sarebbe stato ben accetto oppure no.
Non potevano sapere quali intenzioni avesse la lucertola, né perché combattesse i Kraang.
 
E come diceva sempre Splinter, non sempre il nemico del nemico è necessariamente un amico.
 
Anche Leonardo sembrava alquanto restio a gettarsi nella mischia senza avere un’idea chiara della situazione, tuttavia aspettò a dire la sua.
 
“Ma di questo passo lo uccideranno!!” protestò l’arancione.
“Mikey ha ragione” lo affiancò Spidey, apparendo altrettanto deciso ad intervenire “Chiunque sia, di sicuro, non può essere peggio dei Kraang, inoltre il mio senso di ragno mi avvertirà se dovesse rivelarsi un pericolo”
 
“D’accordo, aiutiamolo” decise il leader avendo ormai ascoltato i pareri di tutti “Ma evitate di avvicinarvi troppo a lui mentre combattete” continuò “Almeno finché non avremo fatto piazza pulita degli androidi, possiamo occuparci di un solo problema alla volta”
 
Il ninja dei nunchaku e Spiderman non se lo fecero ripetere due volte, lanciandosi per primi nella mischia seguiti a ruota da Leo, Raph ed infine Donnie.
Uno degli androidi, che intanto non sembravano ancora essersi accorti di loro, fece per colpire nuovamente il povero(?) mutante con il bastone elettrificato prima che l’aspirante supereroe lo bloccasse, buttandolo a terra con un calcio.
 
A differenza delle ultime volte i ragazzi sapevano come affrontare i Kraang, inoltre i loro esoscheletri senza il rivestimento, che celava il loro vero aspetto sotto un finto aspetto umano, erano molto più fragili, in special modo sulle giunture.
 
Non fu difficile sbarazzarsene.
 
“Poveraccio, lo hanno ridotto proprio male” disse Mikey dispiaciuto osservando la lucertola a terra.
Era priva di sensi, ma respirava ancora.
 
“Che facciamo con lui ora?” domandò Raph, rimettendo i Sai nella cintura.
 
“Beh, di sicuro non possiamo lasciarlo qui” sospirò Leonardo “Sia che tornassero i Kraang, sia che lo trovasse qualcuno per caso sarebbe un comunque un problema per noi, ma finché è svenuto non penso sarà pericoloso portarlo alla tana” seguitò “Senza conoscere il tragitto, non sarà in grado in un secondo momento di trovare il nostro rifugio nel caso dovesse rivelarsi una minaccia”
 
“Uh, ehi ragazzi guardate!!” esclamò d’un tratto l’arancione che nel frattempo non aveva smesso di osservare il mutante “C’è un cartellino appuntato sul camice che indossa”
“Davvero?!” fece Donnie stupito “Fa vedere”
 
Il viola si inginocchiò accanto alla lucertola, prendendo il cartellino tra le mani.
 
“Cosa c’è scritto?” domandò Leo per tutti.
 
“… Dr. Curt Connors” 

....................................

*Ghost whisperer è una serie che esiste davvero (risalente al 2005-2010), nonché la prima che abbia mai visto!! ^^
Si può dire che mi abbia iniziata al mondo delle serie televisive, mi piaceva da morire!! Ricordo che me la vedevo insieme a mamma all'ora di pranzo dopo essere tornata da scuola.
Aaaah ricordiiii!!
Perciò, proprio così, ho preferito sostituire "Space heros" (la serie con cui Leo è in fissa nella serie 2012) con "Ghost whisperer" perché sono una gran sentimentale e ...
... detto tra noi, trovavo "Space heros" un pò stupido ^^' almeno per quel che è il Leonardo della mia storia che caratterialmente si avvicina di più a quello 2003, e poi non so' perché ma io personalmente ce lo vedo Leo ad interessarsi di cose che hanno a che fare con fantasmi o comunque cose legate al mondo "spiritico".
Spero non vi spiaccia l'idea.
Ottavo capitolo finalmente!!!
Uff, che fatica!! Ma mi ritengo abbastanza soddisfatta, avrei giusto un solo dubbio: Secondo voi ho messo troppi dialoghi? Se è così ditemelo per favore, che cercherò di darmi una regolata per i prossimi capitoli, perché ho come l'impressione che i personaggi "chiacchierino" un sacco XD 
E che ne pensate dell'entrata in scena di Connors?
Ad ogni modo GRAZIE MILLE per le visualizzazioni e recenzioni ragà!! Mai viste così tante, davvero!! O.o 
Pertanto un ringraziamento speciale va a Kunoichi_Best, Meramadia94, Marlena_Libby, mar_lestrange10, reign_00evil ed infine lilica!! 


 

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Capitolo 9
*** Storia di una famiglia ***


“Conners?! Il Dottor. CURT CONNERS?!”
 
La lucertola emise un lieve sibilo nel buio dell’incoscienza, infastidita da quel rumore improvviso.
 
“Il nome ti dice qualcosa, Pete?”
“Beh, ho letto che è uno scienziato specializzato nella ricombinazione del DNA e delle mutazioni dei rettili, all’università dove lavora lo considerano un genio”
“Dite che questo lucertolone sia un esperimento finito male di questo tizio?”
 
Una voce …
… No, più voci.
 
“Di sicuro deve avere a che fare con lui, indossa il suo camice da laboratorio con tanto di cartellino appuntato”
“Allora? Per quanto ne sappiamo potrebbe averglielo rubato”
“Non credo, insomma guardate come è ridotto”
 
Il rettile mosse cautamente la testa, prima da una parte poi dall’altra, alla cieca, nel tentativo di capire da quale direzione venissero le voci.
 
“E’ evidente che non è della sua taglia, stessa cosa vale per i pantaloni, piuttosto sembra quasi … non so, che ci sia cresciuto DENTRO”
“Oh cavoli, non penserai mica che questa lucertola sia …”
 
“D-Dove … dove sono?”
 
Michelangelo si lasciò sfuggire un urletto da scolaretta spaventata quando si accorse che il loro ospite squamato aveva riaperto gli occhi.
“Ragazzi, si è svegliato!!” esclamò sbattendo le palpebre.
 
“Chi siete?!” esclamò la lucertola nervosa alzando di scatto la testa.
 
“Ehi, sta tranquillo” fece Peter alzando entrambi i palmi aperti in segno di pace “Non abbiamo cattive intenzioni”
“Sì beh, a meno che non ne abbia tu” si premurò di aggiungere Raphael.
 
“Ti abbiamo salvato dai Kraang” affermò Leo, incrociando le braccia sul petto.
 
La lucertola sbatté le palpebre, ancora frastornata, e si portò una mano alla testa sibilando per il dolore “Voi … s-sì, in effetti mi sembrava di aver visto … qualcosa” borbottò per poi guardarsi intorno “Dove … Dov’è sono?”
 
“Nel nostro rifugio” parlò di nuovo la tartaruga con la maschera azzurra.
 
“Oh …”
 
La lucertola rilassò le spalle, sospirando a metà tra lo stanco e il sollevato.
 
“Vedo che il nostro ospite ha ripreso i sensi”
 
Dal lato della cucina fece capolino il muso del maestro Splinter, tenente fra le mani un piccolo vassoio rettangolare di legno con sopra una teiera fumante e qualche tazza in stile giapponese con sopra dipinti dei sottili rami di ciliegio.
La lucertola sgranò gli occhi vedendolo, indeciso su come comportarsi in quella situazione del tutto nuova per lei.
 
Splinter gli rivolse un sorriso incoraggiante, appoggiando il vassoio sul tavolino davanti al divano dove, solo allora si rese conto, era in parte sdraiato.
 
“In tal caso, spero se la sentirà di rispondere a qualche domanda” concluse il maestro.
 
“Io direi di cominciare con le presentazioni” suggerì Peter amichevolmente “Io sono Peter” esordì “Questa è la mia famiglia, Splinter, Leo, Mikey, Raph, Donnie …” fece un cenno ad ogni membro della “Famiglia” davanti ad una lucertola sempre più incredula “… Tu come ti chiami?” concluse il castano.
 
“C-Connors, Dottor. Curt Connors …”
 
Poco più tardi, si trovavano ancora nel soggiorno della tana a fare conoscenza.
La lucertola teneva fra le mani una tazza del thè preparato da Splinter, il più delicatamente possibile per timore di romperla.
Sembrava sentirsi già meglio, ma non aveva parlato granché.
“Uh, anche … anche voi eravate umani un tempo?” mormorò, nel tentativo di indirizzare la conversazione lontano dalla sua storia personale.
 
“Non esattamente Signor. Connors” rispose Splinter con un sorriso paziente “Tra noi, solo il mio figlio più giovane può dire di esserlo” e fece un cenno a Peter che annuì a sua volta.
 
“Suo figlio?” Connors lo guardò con misto di perplessità e curiosità.
 
Beh, effettivamente il ragazzo aveva definito quelle cinque creature come la sua famiglia ma …
 
“… Come?”
 
“E’ una storia lunga” fece Splinter “Che ha inizio molti anni fa, quando era ancora un essere che si poteva definire, beh, normale …”
 
… Ricordo che un giorno fui testimone di un’incidente.
C’era un ragazzino sul marciapiede lì davanti, che teneva fra le mani un vaso di vetro contenete quattro piccole tartarughe.
 
“Che siamo noi!!” precisò Mikey allegramente, beccandosi un’occhiataccia da parte del maestro per averlo interrotto.
L’arancione fece le spallucce, ridacchiando nervoso.
Non era mica colpa sua se si emozionava ogni volta ad ascoltare le origini di quella loro così particolare famiglia!!
 
“Eh, scusa” sorrise con fare innocente.
 
Connors sorrise a sua volta, sorseggiando un po’ del suo thè ed abbandonandosi completamente sullo schienale del divano.
Sì, poteva confermare che difatti lì si respirava una certa aria familiare
I modi di fare della tartaruga con la maschera arancione poi gli ricordavano quelli di suo figlio, Billy.
 
“Come stavo dicendo …” riprese con un sospiro il sensei.
 
… Un vecchio cieco aveva iniziato ad attraversare la strada, ma proprio in quel momento arrivò un grosso camion a tutta velocità.
Quando l’autista cercò di evitare l’impatto, un contenitore metallico finì per venire sbalzato fuori dal camion, mentre, in quello stesso momento, al ragazzino sul marciapiede di fronte sfuggì dalle mani il vaso delle tartarughe.
Entrambi i contenitori rotolarono velocemente dentro un tombino, cadendo ed infrangendosi entrambi sul pavimento fognario.
 
Dal contenitore metallico uscì fuori un liquido verde, fosforescente ed oleoso, che ricoprì i corpi delle piccole tartarughe.
 
Ebbi pietà di loro e le salvai, trascinandole al sicuro dalla corrente d’acqua stagnate ed i cocci di vetro per poi spingerle con il muso all’interno di un grosso barattolo.
In questo modo il misterioso liquido finì per ricoprire anche me.
 
Il giorno dopo, al risveglio, mi resi conto che le tartarughe era molto più grandi di quanto lo fossero il giorno precedente.
Quel liquido aveva influenzato la loro crescita, e non solo.
Anch’io ero cambiato, non solo nella mia anatomia e dimensioni, ero diventato improvvisamente cosciente della mia situazione.
Ero diventato intelligente.
 
Da allora le cose cambiarono radicalmente.
Ogni giorno che passava sia io che le tartarughe assumevamo sempre più consapevolezza di ciò che eravamo.
 
Le tartarughe mi ascoltavano e presero a seguirmi pressoché dappertutto, fatta eccezione per la superficie poiché sapevo che gli esseri umani non sarebbero stati in grado di capire la nostra situazione.
Ero meravigliato dalle loro capacità, finché un giorno, proprio come i bambini che articolano le loro prime parole, incominciarono a chiamarmi per nome.
Non passò molto tempo prima che tutti imparassero a parlare.
 
Così divennero i miei figli.
 
Sapevo che in superficie, tra gli uomini, avrebbero dovuto affrontare molti pericoli.
Decisi perciò di insegnare loro il ninjtsu, la segreta arte dell’invisibilità e della forza, oltre naturalmente a tutto quello che conoscevo di questo mondo.
Da un vecchio libro sui pittori del rinascimento che trovai, in seguito, in una discarica scelsi un nome per ognuno di loro.
 
Leonardo.
Donatello.
Raphael.
Ed infine …
 
“… Michelangelo!! Mikey per gli amici!!” affermò il ninja dei nunchaku.
 
“Una storia davvero incredibile” commentò Dottor. Conners sinceramente colpito.
 
“Proprio così” confermò Splinter “E le saremmo infinitamente grati se mantenesse il segreto”
 
“Oh, i-io naturalmente, ma il ragazzo …?” fece lo scienziato, prima di lanciare un’occhiata all’unico essere umano presente lì dentro.
Peter intuì il tipo di domanda celata nello sguardo di Connors e prese la parola.
“Splinter mi trovò per strada quando avevo cinque anni” spiegò brevemente, non volendo scendere nei dettagli “Ero praticamente rimasto solo al mondo, pertanto decise di prendermi con sé”
 
“Incredibile” ripeté lo scienziato passandosi una mano dietro la nuca “E lei, signor … ehm, maestro Splinter? Come ha imparato il ninjtsu?”
 
“Questa è un’altra storia” si limitò a dire il sensei con fare curiosamente enigmatico “Adesso però è lei che ci deve qualche risposta”
 
“Oh” sospirò Connors deluso “Sì, la sua è una richiesta legittima, dopotutto mi avete salvato la vita”
“Non deve scendere nei dettagli se non se la sente” lo rincuorò Donatello.
“Già, ci basta solo sapere cosa volevano i Kraang da lei e se possiamo aiutare in qualche modo” confermò Peter.
 
“Temo che non sarà così facile” replicò la lucertola scuotendo piano il capo.
 
“Il suo, ehm, attuale aspetto?” domandò Leonardo cercando di non essere indelicato “Sono stati i Kraang?”
 
“Non esattamente” ammise lo scienziato, osservandosi le mani “Cioè, non posso negare che la sostanza mutagena prodotta nei loro laboratori abbia dato un contributo determinate ma …” esitò “… La verità è che sono stato io stesso a realizzare il siero che mi ha reso così” 
“COSAAAA?!” fecero i ragazzi all’unisono facendo sussultare il poveretto.
Il Dottor. Connors fece un sospiro, reso sibilante dalla lingua biforcuta, prima di cominciare a spiegarsi.
“Vedete ragazzi, prima di essere rapito dai Kraang stavo lavorando ad un progetto” esordì “L’obbiettivo era trovare il modo di trasferire la peculiare capacità, di alcuni rettili, di rigenerare gli arti perduti nei mammiferi”
 
Peter e Donnie sgranarono gli occhi ed anche i fratelli, pur non essendo efferati in materia scientifica, furono alquanto impressionati dall’idea.
 
“Le possibilità di riuscita c’erano” riprese Connors “Eppure, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a trovare la formula giusta per adattare il DNA rettile affinché non venisse rigettato dall’organismo ospite” seguitò emettendo un ringhio frustrato al ricordo di tutti quei mesi di fallimenti “Fu dopo l’ennesimo buco nell’acqua che, una sera, mentre tornavo a casa dall’università, venni avvicinato dai Kraang …”
 
Fece una pausa, terminando il thè, prima di continuare.
 
Raccontò ai ragazzi di come, nel laboratorio dei Kraang, rivide un suo vecchio compagno di studi, Otto Octavius, e di come, insieme a lui, cercarono di escogitare un modo per scappare dalle grinfie dei cervelli rosa.
Fu proprio Otto, dopo che aveva intercettato casualmente qualche frase dei loro carcerieri, a proporre di rubare la cellula di energia, uno strumento indispensabile per il funzionamento di un portale senza cui gli alieni non potevano più accedere alla loro dimensione (e quindi la ragione per cui era stato aggredito con tanta ferocia dai Kraang in quel condotto).
 
“… In seguito mi aiutò a creare una nuova formula basata sul DNA di lucertola, associandola con il mutageno, ma non avevamo cavie su cui testarla”
 
“Così ha deciso di usarla su sé stesso?” esclamò Peter stupito.
 
“Non avevamo altra scelta” si giustificò la lucertola “La mia mutazione improvvisa fu il diversivo che servì ad Otto per sgattaiolare nella sala di questo portale, il “Transmat” come lo chiamano i Kraang, e rubare la cellula”
 
“Che ne è stato del Dottor. Octavius?” chiese Donnie.
 
“Subito dopo aver rubato la cellula ci trovammo a metà strada ed insieme riuscimmo a raggiungere la prima uscita che ci capitò per strada ma …”
“Non riusciste a scappare entrambi, vero?” intuì Leonardo.
 
Connors annuì gravemente.
 
“Otto è stato preso prima che potesse mettere un piede fuori da quel maledetto posto” confermò lucertola “Tuttavia, prima che fosse trascinato indietro, fece in tempo a lanciarmi la cellula urlandomi di portarla il più lontano possibile dai Kraang …”
 
A quel punto nella tana calò il silenzio.
 
………………………………
 
Sono imperdonabile, lo so.
 
Ma credetemi se vi dico che è stato un periodo davvero pesante per me questo inizio estate, inizialmente per via degli ultimi esami che dovevo ASSOLUTAMENTE dare prima della pausa estiva, poi per un’inaspettata e terrificante caduta di mia madre che ha avuto come conseguenza un braccio rotto e un fine settimana da incubo.
Non avevo proprio voglia di scrivere.
Ad ogni modo ora sono un po’ più tranquilla e forse, se tutto va bene, riuscirò a rimettermi in carreggiata e a farmi perdonare ^^
 
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito fino ad ora e chiedo scusa per la lunga attesa.
Spero che questo capitolo con un po’ di storia delle origini, presa para, para dalla stagione 2003, e trascorsi dei dottori Connors e Octavius (non so perché ma la serie 2012 di Spiderman mi ci ha fatto affezionare non poco a quest’ultimo, perché dai un po’ fa pena poverino dopo tutto ciò che gli ha fatto passare Osborn, almeno te la fa finché non si comporta da idiota egocentrico) con i Kraan.
 
Alla prossima!!

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Capitolo 10
*** Cervello rettile ***


… Per sempre tuo, Curt.
 
Conners piegò con cura il foglio, stando attento a non strapparlo accidentalmente con gli artigli, per poi inserirlo all’interno di una busta che fece scivolare dentro ad uno dei cassetti della scrivania, nel laboratorio di Donatello e Peter, insieme ad un altro biglietto che aveva già preparato.
 
Erano passati quasi due giorni da quando si era svegliato nella tana delle tartarughe e, incredibilmente, gran parte delle ferite che aveva riportato dallo scontro con i Kraang erano già quasi del tutto guarite.
Ogni tanto sentiva ancora un fastidioso ronzio alla testa, come la prima volta che si era svegliato, ma in linea di massima stava bene.
Molto meglio di quanto lo fosse stato recentemente.
 
Se non altro era una soddisfazione constatare che il processo rigenerativo che aveva ipotizzato nella sua ricerca fosse, effettivamente, possibile.
 
Certo, gli sarebbe piaciuto scoprirlo in un modo meno tragico.
 
………………………
 
“Che fine ha fatto la cellula?” domandò Leonardo cauto, dopo qualche istante di silenzio “Quando l’abbiamo salvata dai Kraang non l’aveva con sé”
 
“Infatti, l’ho nascosta” ammise il dottore sospirando “La verità è che dopo la fuga non avevo la minima idea di cosa fare o dove andare, sapevo solo che dovevo nascondermi”
“Dov’è ora la cellula?” chiese Peter.
“In un tunnel abbandonato della metropolitana, l’interno di un vecchio vagone ferroviario” rispose l’altro “Pensandoci, devo andare subito a recuperarla prima che …!!”
 
Nel tentativo di alzarsi la lucertola finì per accasciarsi in ginocchio, sibilando per il dolore delle ferite che aveva riportato.
 
“Temo che al momento non sia nelle condizioni più adatte per tornare là” considerò Donnie impietosito.
“Perché non ci dice dove si trova il vagone? Possiamo recuperarla noi per lei” propose Peter.
 
Il dottor. Cunners scosse la testa.
“No, avete già fatto molto per me” disse “Non ho intenzione di mettervi più in pericolo del necessario”
 
“Pericolo? Noi?!” sbuffò Raphael agitando una mano con noncuranza “Ma ci ha visti? Il pericolo è il nostro mestiere”
“Non avete idea di che cosa siano capaci i Kraang” ribatté lo scienziato.
 
Il focoso fece per replicare ma Splinter lo anticipò.
 
“Ne riparleremo un’altra volta” affermò il sensei “Direi che abbiamo già infastidito il nostro ospite abbastanza, se vuole guarire deve riposare”
 
……………………………
 
La famiglia Hamato era stata molto gentile a permettergli di restare alla tana tutto il tempo che gli fosse servito per recuperare le forze e la tentazione di fermarsi lì più del necessario era forte, specie dal momento in cui aveva trovato in Peter e Donatello delle giovani menti brillanti e curiose, da futuri scienziati.
Discutere con quei due era stato un vero toccasana per i suoi nervi, così provati dagli ultimi avvenimenti.
Ed anche la compagnia degli altri membri della famiglia non era certo spiacevole.
 
Tuttavia, lo scienziato si rendeva conto che era giunto il momento per lui di togliere il disturbo prima che uno qualsiasi di loro ritirasse fuori l’argomento “Cellula”.
 
Era certo che il posto dove l’aveva nascosta fosse sicuro.
I Kraang non lo avrebbero trovato tanto presto ma sarebbe stato uno sciocco a rischiare lasciando passare più tempo del dovuto.
Doveva assolutamente andare a recuperare la cellula e poi …
 
… Dio, poi non sapeva che cosa avrebbe fatto.
 
Ma di una cosa era sicuro!!
Non avrebbe messo in pericolo altre persone, men che meno una famiglia che era stata così generosa con lui.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Inoltre c’era un altro motivo che gli intimava di andarsene, qualcosa che non aveva detto ai suoi nuovi amici e che sarebbe potuta saltar fuori, letteralmente, da un momento all’altro.
 
L’istinto primitivo della parte rettile nel suo cervello …
 
“Dottor. Conners?” una voce lo distolse dai suoi pensieri, seguita da un bussare discreto “E’ qui dentro?”
 
La lucertola si affrettò a buttare i resti di altri fogli e carte appallottolate nel cestino accanto alla scrivania del laboratorio e si diresse verso la porta.
“Oh, salve Peter” esclamò, sorridendo leggermente “Hai bisogno di qualcosa?”
“Volevo avvertirla che la cena è quasi pronta” rispose il ragazzo corrucciando la fronte, preoccupato “Va tutto bene?”
“Certamente” rispose l’altro uscendo.
 
“Si sente meglio?”
 
“Un pochino” mentì il dottore “Temo che dovrò restare qui per un altro paio di giorni”
“Non si preoccupi, può restare qui tutto il tempo che vuole” replicò il castano cauto, facendo strada.
 
Conners decise che se ne sarebbe andato quella notte stessa.
 
Peccato che Peter avesse notato che c’era qualcosa che non quadrava nell’atteggiamento dello scienziato e fosse rimasto sveglio a controllare, nascosto sul soffitto.
Stando attento a non farsi scoprire aveva lanciato una minuscola ricetrasmittente, su cui aveva incominciato a lavorare insieme a Donatello da qualche tempo, addosso alla lucertola, così da avere il tempo di andare a svegliare i suoi fratelli senza perderlo di vista.
 
Funzionò, Conners sembrava non essersi accorto di nulla.
 
“Cosa diavolo pensa di fare quel lucertolone?” sbuffò Raph, infastidito per essere stato strappato a quelle poche ore di sono che erano soliti concedersi.
“Penso che non volesse coinvolgerci più di quanto abbia già fatto” lo giustificò Spidey.
“Ma i Kraang sono ancora in giro!!” fece notare Mikey preoccupato “E il dottore non è esattamente un combattente” 
 
“Già, per essere un genio della genetica andarsene da solo in giro per le fogne non è stata esattamente una scelta brillante” sospirò Leonardo scuotendo la testa “Dobbiamo trovalo prima che lo trovi qualcun altro”
 
“O peggio, che lo trovino i Kraang” mormorò Peter.
 
Diversi minuti dopo si ritrovarono all’ingresso del tunnel della metropolitana di cui gli aveva parlato Connors.
“Okay” incominciò Raph “Ora dove-…?”
 
Neanche il tempo di finire la domanda che un poderoso ruggito invase il tunnel facendoli sussultare.
“Connors!!” esclamò Peter, lanciandosi per primo in direzione del suono.
“Pete!! ASPETTA!!” gridarono Donnie e Leo all’unisono correndogli subito dietro.
Ma il ragazzo non li stava ascoltando, troppo preoccupato per la sorte del dottore per ragionare lucidamente.
 
Preoccupazione che aumentò a dismisura quando intravide dei familiari aloni rosa riflessi contro un vecchio vagone abbandonato.
 
La lucertola stava davanti all’entrata del vagone, lottando selvaggiamente contro una squadra di androidi Kraang pur di impedire loro di accedervi.
Molto selvaggiamente in effetti, TROPPO selvaggiamente.
In quel momento più che mai il gentile scienziato che avevano conosciuto sembrava una bestia impazzita.
 
Qualcosa non andava.
 
“Dottor. Conners!!” gridò Donnie saltando sopra ad uno degli androidi che stava per puntare il fucile contro il dottore.
 
La lucertola non diede segno di averlo sentito, presa com’era a smembrare in due la carcassa di robot.
Il Kraang al suo interno saltò fuori e scappò via, emettendo diversi squittii spaventati.
 
Solo allora il mutante sembrò accorgersi della presenza del viola.
 
“Dottor. Conn-WAAHHH!!”
Donatello fece un balzo all’indietro, evitando per un soffio che la mascella del rettile più grosso si chiudesse sulla sua testa!!
 
“Dottor Conners!!” esclamò Leo mettendosi davanti a Donatello, le katane incrociate davanti al volto per sicurezza.
“Wow!! Che cavolo gli prende adesso?” fece Mikey sbattendo le palpebre.
 
“Non … non ci riconosce” mormorò Peter, guardando con orrore il dottore scagliarsi contro la prima persona che su cui posò gli occhi.
 
Michelangelo.
 
Conners gli si buttò letteralmente addosso, finendo entrambi addosso alla parete del tunnel.
 
Le fauci si aprirono e chiusero a più riprese a pochi millimetri della testa dell’arancione, il quale riusciva a malapena a tenerlo a distanza, trattenendolo con la catena del nunchaku sotto la gola.
“W-Wow!! Doc, datti una calmata!! Sono io, Mikey!!” strillò, spostando il capo da una parte all’altra per evitare la bocca della lucertola.
Diversi schizzi di bava sfuggirono dai denti, finendogli in faccia.
 
“Bleah, che schifo!!” imprecò il minore prima di riuscire ad alzare un piede verso l’addome della lucertola, così da poterla calciare lontano da sé.
 
Il mutante impazzito atterrò in piedi, già pronto a caricare di nuovo.
 
Fu Peter ad impedirglielo saltandogli sulle spalle e chiudendogli la mascella con la ragnatela.
 
“Dottor. Conners la prego si fermi!! Siamo noi!!” cercò di ammonirlo l’eroe tirando i fili di ragnatela come se fossero briglie.
Cavolo se era dura non farsi disarcionare!!
E come se non bastasse doveva pure stare attento a non farsi colpire da qualche laser vagante dei Kraang.
 
“Dottor. Conneeeeers …!!!”
 
La lucertola alla fine era riuscito ad afferrarlo per una gamba, togliendoselo di dosso e sbattendolo violentemente contro il terreno.
 
Spiderman cercò di alzarsi ma l’altro lo tenne bloccato a terra stringendogli la spalla con una mano artigliata mentre con l’altra si strappava mal ragnatela dal muso.
“D-Dottor. Connors!!” squittì Peter, terrorizzato come vide le zanne del mutante spalancarsi in un modo che non immaginava nemmeno fosse fisicamente possibile, pronte a chiudersi su di lui “Dotto- … Curt!! CURT!!” cambiò idea, provando a chiamarlo con il suo nome proprio tale era la paura.
Il senso di ragno pulsava in modo frenetico, quasi doloroso, nella sua testa.
 
Liberati, liberati, LIBERATI!!
 
“PETER!!”
 
Raph e Donnie furono i primi ad accorgersi di cosa stava per accadere e sarebbero intervenuti in aiuto del fratello minore se diversi di androidi Kraang non avessero sbarrato loro la strada.
Stessa cosa valeva per Mikey e Leo.
 
Peter era da solo.
 
“Curt!! Ti prego, questo non sei tu!!” strillò il giovane “Pensa a chi sei davvero!! Pensa alla tua famiglia!!” spostò la testa di lato, evitando per un soffio i denti della lucertola “Pensa a tua moglie!! PENSA A TUO FIGLIO!! Ti prego!!”
 
A tuo figlio …
 
Finalmente un pensiero razionale attraversò la mente dello scienziato.
-Tuo … Mio figlio?- pensò quest’ultimo bloccandosi per un momento, gli occhi rossi spalancati –Mio figlio … Billy!! Mio figlio si chiama BILLY!!-
 
I ricordi della sua famiglia fecero miracolosamente capolino tra le nebbie dell’istinto rettile che, per sua natura, era incapace di attaccamento affettivo.
“Peter …?” mormorò Conners, sbattendo le palpebre.
 
“D-Dottor. C-Conners?” sussurrò l’aracnide, prendendo per un buon segno improvvisa immobilità dell’altro.
Le pupille fino a quel momento a triangolo della lucertola avevano cambiato forma diventando più tonde …
… Più umane.
“Peter, oh santo cielo!!” fece Conners allontanandosi di scatto dal ragazzo come se si fosse scottato “Ho … ho perso il controllo, di nuovo” aggiunse poi, con tono più basso e amareggiato.
 
“PETE!!”
 
Raphael era finalmente riuscito a farsi largo tra i Kraang, fino a mettersi in mezzo tra il fratellino e la lucertola.
“Sta lontano da mio fratello Conners!! O ti trasformo in una borsetta!!” ringhiò il focoso.
Lo scienziato alzò le mani, indietreggiando di un paio di passi intanto che cercava le parole giuste per spiegarsi.
 
Dire che era mortificato era poco.
 
“Cosa le è successo Dottor. Conners?” domandò Peter preoccupato affiancando il fratello.
 
La lucertola fece per rispondere ma …
 
“Ragazzi, sono troppi!!” urlò Donatello allontanando un androide Kraang con un calcio “Dobbiamo ritirarci!!” e schivò per un pelo i colpi laser di un altro paio abbassandosi e rotolando di lato.
Anche Leo non era messo meglio, stessa cosa valeva per Mikey.
 
Di questo passo avrebbero rischiato davvero di venire sopraffatti.
 
“Venite, da questa parte!!” esclamò Conners facendo loro cenno di barricarsi dentro il vagone della metro abbandonato.
 
Malgrado la diffidenza, i ragazzi non ebbero altra scelta che seguire il consiglio.


................................

Che dire? Finalmente qualcosa si è smosso XD
Spero di non metterci mesi anche con il prossimo capitolo, che costituirà la fine di questo "mini" arco narrativo dedicato al Dottor. Conners intanto spero che anche questo vi sia piaciuto ^^
Alla prossima!! 

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Capitolo 11
*** Un coraggioso sacrificio ***


Mikey si guardò attorno nervoso, il vecchio vagone ferroviario dove lui, i suoi fratelli e un nuovamente lucido Dottor. Conners si erano rifugiati non dava l’idea di essere particolarmente resistente e il rimbombo di colpi sul metallo insieme agli strani versi emessi dai Kraang gli riportavano alla mente quel livello del videogioco di “The Walking Dead”, dove i protagonisti rimangono temporaneamente bloccati dentro un negozio circondato dagli zombie.
 
Tanto che Peter aveva dovuto bloccare porta e finestrini con strati e strati di ragnatela, fino a quasi farsi finire le cartucce, per tenere fuori quello squadrone di androidi.
 
Mondo pizza, a volte odiava la sua immaginazione TROPPO fervida.
 
“Perché andiamo SEMPRE a cacciarci in questo genere di situazioni?” sbottò l’arancione con fare lagnoso, passandosi le mani sulla testa.
“Effettivamente avremmo potuto gestircela meglio” sospirò Leo.
“Adesso che si fa? Le ragnatele di Pete ci hanno fatto guadagnare un po' di tempo ma non resisteranno per sempre” considerò Donatello “Dobbiamo farci venire in mente un’idea e alla svelta”
 
“Dottor. Conners, sta bene?” domandò intanto Spidey, facendo per avvicinarsi allo scienziato.
 
La lama di una delle katana di Leo gli sbarrò la strada, impedendogli di avvicinarsi troppo la lucertola, la quale si era andata a sedere in disparte, infondo al vagone, tra le zampe un contenitore di vetro dalla forma cilindrica al cui interno brillava, con una forte luce violacea, una sorta di cristallo.
 
“Uh, Leo?”
 
“Scusa fratellino, ma visto come si sono messe le cose non mi sembra una buona idea stare troppo vicino a Conners” decretò l’azzurro.
“Ma …”
 
“Non era mia intenzione farvi del male” mormorò lo scienziato a tono basso “Da quando in sono trasformato in questo …” si guardò una mano, sibilando “… Questo essere, è come se i miei istinti più animaleschi siano venuti alla luce”
“Che tradotto vorrebbe dire?” sibilò Raph, il quale stava trattenendo a stento la collera che provava per come si era messa la situazione.
“Il DNA rettile è più primitivo di quello mammifero” cercò di spiegare Conners “Ma allo stesso tempo è alla base da dove è partita l’evoluzione, nel momento in cui ho assunto la formula mutagena ho creato uno squilibrio nel mio cervello e … e come se ora il cervello rettile fosse in guerra la neocorteccia”
“Neocorteccia?” ripeté Mikey perplesso.
“Il cervello mammifero che ricopre quello rettile” chiarì il dottore in poche parole “Non ho avuto modo di fare degli esami dopo la fuga dai Kraang, avevo solo dei sospetti ma visto quanto accaduto …”
 
“Non pensava che sarebbe stato carino farci sapere PRIMA di questo suo PICCOLISSIMO PROBLEMA?” sbottò Raph, guardandolo talmente male che gli altri non si sarebbero poi tanto stupiti se fossero partiti dei raggi inceneritori dalle quelle iridi dorate.
 
“Mi dispiace, me ne sono andato senza dire nulla proprio perché temevo una situazione simile” sospirò Conners non sapendo cos’altro aggiungere.
 
“Ah, quindi sta dicendo che è colpa nostra perché l’abbiamo seguita?” ringhiò il focoso puntando minacciosamente i Sai contro di lui.
 
“Come? No, no, non …”
 
“Basta così Raph” lo richiamò Leo mettendogli una mano sulla spalla “Quel che è fatto è fatto, ora dobbiamo pensare a come uscire da questo pasticcio” difatti il vagone stava cominciando ad ondeggiare leggermente a furia dei colpi e delle spinte da parte degli androidi Kraang.
Inoltre uno strano rumore aveva cominciato a farsi sentire al di fuori, come di una sega elettrica.
 
“Sì, ma cosa possiamo fare?” disse Mikey storcendo la bocca “Se almeno questa vecchia carretta funzionasse potremmo sbalzare via i Kraang come birilli di latta!!”
 
Non lo avesse mai detto una metaforica lampadina si accese sopra le teste di Donnie e Peter.
“Se solo funzionasse, hai detto …?” commentò infatti il viola.
“… Questo è un vagone di traino, rimasto fermo proprio sui binari” seguì Peter.
 
“MIKEY SEI UN GENIO!!” conclusero i due in coro in direzione dell’arancione.
 
“Mikey? Un genio?!” replicò Raph inarcando un sopracciglio.
 
“Non avete capito?” iniziò Donnie mentre cercava, insieme a Peter, il modo per accedere al motore del vagone “Se riuscissimo a riattivare il motore del vagone potremmo utilizzarlo per scappare!!”
Leo li fissò scettico “Ma questo vagone è fermo da anni, come pensate di riattivarlo?”
“Possiamo usare LA CELLULA!!” rivelò Spidey “Dottor. Conners, ha detto lei che è una fonte di energia, no? Basterebbe collegarla al quadro elettrico” continuò rivolto allo scienziato.
 
“Sì, in effetti” Conners guardò la cellula tra le sue mani “Potrebbe funzionare”
 
“Pete!! Aiutami a rimuovere questo pannello!!” esclamò Donatello che a quanto pare era riuscito a trovare quello che cercava.
 
I due si misero subito a lavorare.
 
Ma la gioia per la brillante intuizione che avevano appena avuto non durò a lungo, poiché la punta di una piccola sega elettrica cominciò a far capolino dall’ultimo strato di ragnatela che bloccava l’entrata.
 
I Kraang stavano per entrare.
 
“Meglio che vi diate una mossa ragazzi” li esortò Leo, mettendosi in posa da combattimento vicino all’entrata insieme a Raph e Mikey “Non ci vorrà molto prima che i Kraang ci tirino fuori a forza”
“Stiamo lavorando più in fretta possibile” protestò Donnie “Ci serve più tempo!!”
 
“Ci penso io a farvene guadagnare un po'”
 
Tutti e cinque i ninja si voltarono di scatto verso Conners, sgranando gli occhi.
“Io vi ho trascinati in questa situazione, pertanto è giusto che sia io a tirarvene fuori o, quantomeno, provarci” continuò lo scienziato avanzando verso l’entrata del vagone.
 
“Che cosa?! NO!!” esclamò Spidey frapponendosi tra lui e la porta “Non la lasceremo indietro, non deve dimostrarci niente Doc!!”
 
La lucertola scuotendo appena il capo, e prese una delle mani di Spiderman a cui affidò la cellula di energia.
“Vi sono davvero grato per tutto quello che avete fatto per me e vi chiedo scusa per non essermi fidato abbastanza da confidarvi i miei timori, se lo avessi fatto, forse, non saremmo arrivati qui” affermò lo scienziato “Per questo voglio rimediare, lavorate mentre io terrò a bada i Kraang il più a lungo che posso”
“Ma, ma non può …” cercò di protestare il giovane supereroe.
 
“Pete, ci serve la cellula!!” lo chiamò Donnie che, per quanto potesse essere dispiaciuto per la scelta che stava per compiere il dottore, sapeva che non avevano più tempo.
Spidey guardò uno per uno tutti i suoi fratelli, chi più chi meno aveva un’espressione dispiaciuta sul volto.
 
“Peter” mormorò Conners richiamando la sua attenzione.
“E’ l’unico modo e poi …” fece un sorriso amaro “Hai visto di cosa sono capace, starò bene”
“Ma la vostra mutazione, se peggiorasse …”
“Terrò a mente il ricordo della mia famiglia per non perdermi” o rassicurò l’altro “Come mi hai dimostrato tu stesso poco fa nominando Billy, il cervello rettile non è capace di attaccamento” seguitò, sicuro di quel che diceva “L’amore che provo per mia moglie e mio figlio dimostra che sono ancora umano”
 
Così, seppur a malincuore, il giovane annuì, deglutendo a fatica il groppo che gli era venuto alla gola.
 
“C’è solo una cosa che vorrei chiedervi” aggiunse il dottore prima di voltarsi verso l’entrata “Prima di andarmene da casa vostra ho lasciato una lettera nella scrivania del vostro laboratorio”
“Una lettera?” pigolò Peter.
“Sì, vorrei la consegnaste a mia moglie” confermò Conners “Vi ho parlato di lei e di mio figlio, ricordate? Non preoccupatevi, non faccio parola di voi nella lettera solo … di alcune cose che ho bisogno che lei sappia” concluse con un sospiro.
 
I ninja annuirono e Peter sembrava sul punto di voler aggiungere qualcos’altro ma fu proprio allora che l’ultimo strato di ragnatela cedette, facendo passare il primo Kraang, il quale, tuttavia, non fece in tempo a fare un passo che venne sbalzato indietro dalla lucertola.
 
Alcuni androidi subito dietro di lui caddero all’indietro, con una sorta di effetto domino che in un’altra situazione sarebbe stato anche comica, intanto che lo scienziato sgomberava il passaggio davanti all’entrata del vagone facendosi largo tra morsi, codate e artigliate.
Quei pochi che riuscivano a superarlo venivano prontamente bloccati da Leo, Raph e Mikey.
 
“Ecco, ci siamo!!” affermò Donnie collegando l’ultimo filo alla cellula, che Spidey assicurò al resto dell’impianto con quel poco di fluido di ragnatela che gli restava.
La cellula emise un bagliore rosa accecante che costrinse i due a ripararsi gli occhi.
 
“Chiudete la porta!!” gridò l’eroe rosso blu, intuendo che il vagone stava per partire.
 
Raph calciò via l’ultimo androide che cercò di entrare mentre Leo e Mikey sbarravano la porta premendoci contro i gusci.
 
“TENETEVI FORTEEE!!” strillò il ninja in viola.
 
Il vagone venne sbalzato in avanti ad altissima velocità e travolse tutti i Kraang che erano rimasti incautamente ammassati sui binari d’avanti, sparendo nel buio della galleria in pochi istanti tra le urla di terrore dei ragazzi che non si aspettavano una TALE potenza.
 
“YAAAHHHHHHHHH!!!”
 
“Kraang!! Dobbiamo informare subito i Kraang che le creature chiamate tartarughe hanno rubato la cellula di energia che serve ai Kraang, insieme al SOGGETTO S-07” pronunciò ad intermittenze disturbate uno dei pochi Kraang rimasti ancora con almeno parte del proprio androide funzionate.
“Sì Kraang, i Kraang devono sapere della cellula e soprattutto del soggetto S-07 che i Kraang credevano scomparso”
 
“Sono spiacente” ringhiò una voce cupa alle spalle dei due Kraang, che ammutolirono “Ma voi mostri non direte proprio NIENTE a NESSUNO”
 
L’ultima cosa che gli alieni videro fu la forma di una lucertola gigante muoversi nell’ombra.
 
………
 
Il mattino dopo un ragazzo se ne stava immobile ad osservare la porta chiusa di una delle tante case private del Bronx.
Indossava una maglietta rossa insieme ad un giacchetto nero a maniche corte, larghi jeans blu scuro dotati di diverse tasche, scarpe da ginnastica nere ed infine un paio di guanti neri senza dita con un cinturino rosso attorno i polsi.
 
Peter guardò la busta chiusa che aveva tra le mani, la lettera del Dottor. Conners, mordendosi il labbro.
 
Era la prima volta che usciva in superfice senza maschera, come fosse un ragazzo normale e ciò lo rendeva nervoso.
Dietro il costume di Spiderman il mondo gli era sembrato decisamente meno spaventoso e quando non c’era il suo costume c’erano comunque suoi fratelli, fratelli che essendo però tartarughe mutanti non potevano certo accompagnarlo fin davanti alla porta.
Aggiungici poi il fatto di dover consegnare la possibile lettera d’addio di un marito a sua moglie senza poterle dare spiegazioni.
 
Non era che dovesse incontrarla per forza in realtà, sarebbe bastato lasciare la busta sullo zerbino, suonare il campanello e andarsene, eppure la sensazione di disagio restava comunque.
Lui e i suoi fratelli non l’avevano letta per rispetto ma, considerando la situazione, una qualche idea se la erano fatta e ciò lo faceva sentire ancora più in colpa.
 
Cioè, se ci pensava razionalmente sapeva che non era colpa loro, né tantomeno SUA, era stata una scelta di Conners sacrificarsi per permettergli di fuggire ma …
… Era un supereroe e un ninja per la miseria!!
 
Non poteva fare a meno di pensare che avrebbe dovuto fare di più.
 
“Coraggio Pete” lo incoraggiò una voce femminile “Per il Dottor. Conners”
 
Gwen poggiò una mano sulla spalla dell’amico, stringendo appena la presa per fargli
sentire che non era solo anche se gli altri erano obbligati ad aspettarlo sotto al tombino di un vicolo poco lontano.
“Grazie per essere venuta” sussurrò il giovane “Per ovvie ragioni gli altri non potevano accompagnarmi fin qui e io …” si guardò intorno rabbrividendo, cominciava a capire perché il maestro Splinter non gli aveva mai permesso di uscire in superficie prima dell’ultimo anno.
 
Non era ancora pronto per affrontare il mondo da solo.
 
“Va tutto bene, Pete” lo rincuorò la bionda “Ti aspetto qui vicino, ok?”
 
“Ok …”
 
Il castano prese un profondo respiro dopo di che annuì, salì quei tre gradini che lo separavano dall’ingresso e suonò il campanello.
Non ci volle molto prima di sentir scattare la serratura.
 
Una donna sui quarant’anni apparve sull’uscio.
 
Martha Conners.
Era una bella signora, aveva la carnagione chiara, corti capelli rosso-castano che le sfioravano appena le spalle e occhi cerulei.
“Oh, salve posso aiutarvi?” domandò cauta, chiaramente sorpresa nel trovarsi un ragazzino sconosciuto davanti alla sua porta.
 
“Lei …” Peter esitò un momento, sentendosi seccare le labbra “E’ lei la signora Conners?” riuscì finalmente a pronunciare schiarendosi la gola.
“Sì, sono io” rispose l’altra, sempre più perplessa “Tu chi sei?”
 
“Ecco, io sono … sono un amico di suo marito, Curt” rivelò Peter.
 
La donna sgranò gli occhi e l’espressione di cortese accondiscendenza lasciò il posto ad una profondamente stanca e addolorata.
“Un amico di Curt?” ripeté piano, stranita “Sei troppo giovane per essere già all’università” constatò “Hai forse partecipato al tirocinio per i liceali presso laboratori E.S.U*?”
 
“Uh, sì” mentì Peter “Ma non è per questo che sono qui” aggiunse allungandole la lettera.
 
“Che cos’è?” domandò Martha.
 
“Una lettera, suo marito mi ha chiesto di consegnargliela” disse Peter sempre più a disagio.
Non riusciva neanche più a guardare la donna in faccia.
 
“Curt?!” esclamò lei sbattendo le palpebre.
Afferrò la busta, rigirandola tra le mani constatò che era effettivamente firmata “Curt Conners” e la scrittura …
 
Sì, era proprio quella di suo marito.
 
“Oh mio Dio” mormorò Martha portandosi una mano alla bocca.
Alzò lo sguardo per dire qualcosa, per chiedere a quel ragazzo sconosciuto se sapesse dove si trovava Curt, se stesse bene, cosa ci fosse in quella lettera, il perché della sua scomparsa …
 
Ma non trovò più nessuno che potesse risponderle.
 
Il ragazzo se ne era andato.
 
…………………………
 
*L’E.S.U è un laboratorio che collabora con l’università dove lavora Conners, preso dalla serie “Spectacular Spiderman” del 2008.
 
Eccoci qua, con questo si conclude l’arco narrativo della lucertola (per ora XD) che ne sarà del povero dottore? Lo rivedremo? Chi lo sa?
Intanto ringrazio tutti coloro che hanno commentato l’ultimo capitolo o anche solo letto.
Ci vediamo al prossimo capitolo!! ^^ 

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