I miei primi giorni

di Claireroxy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno alla U.A ***
Capitolo 2: *** Il primo giorno della rivelazione ***
Capitolo 3: *** Il primo giorno di condivisione ***
Capitolo 4: *** L'inizio dei miei primi giorni con te ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno alla U.A ***


Todoroki non alzò lo sguardo per fissare l'insegna della U.A. Suo padre lo aveva raccomandato, e lui era stato ammesso. Ovviamente.
Si tirò su la manica e fissò la cifra che gli risaliva lungo il braccio sinistro. 
Endeavor gli aveva sempre detto di non darci troppa importanza: esistevano molte coppie che non erano anime gemelle, e non per questo fallivano. Mamma lo aveva confermato, e Todoroki ci aveva creduto, per un po'.
Ma ora, per la prima volta nella sua vita, suo padre non gli era accanto. E lui si sarebbe liberato dei fili che lo avvolgevano, un passo alla volta.
Senza pensarci, Todoroki abbassò la manica. 

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Capitolo 2
*** Il primo giorno della rivelazione ***


Era difficile non notare il suo numero quando indossava il costume. Eppure Yaoyorozu non aveva mai catturato il suo sguardo, nemmeno quando aveva fatto quella spiegazione così dettagliata, che aveva superato tutte le aspettative del professore. Ovviamente, non ignorava chi fosse: riconosceva la sua grande abilità con il Quirk, nonostante la sconfitta al torneo, e l'aveva persino votata come Capoclasse quando ce n'era stata l'occasione. Si era anche trovato, come dire, compiaciuto quando gli avevano accoppiati contro Aizawa, ma da quell'interesse all'anima gemella...

Per fortuna, non aveva avuto modo di pensarci nella prova. Combattere i suoi vecchi preconcetti gli teneva già abbastanza la mente impegnata, per non parlare del professore. Anche appeso a testa in giù, la sua mente lavorava a tutto spiano nel tentativo di tirarsi fuori da quella situazione e...

"Todoroki!"

Con gran disprezzo del pericolo, Yaoyorozu era scesa sul campo di battaglia. Non se lo era aspettato, e per un momento rimase confuso, senza sapere cosa fare. E fu determinante.

Per la prima volta libero da vincoli, i suoi occhi scivolarono sulla cifra di Yaoyorozu, e la iniziò a leggere quasi senza rendersene conto. E non smise, nonostante la posizione e le grida d'incoraggiamento che aveva incominciato a darle. Il rumore, proveniente dalla sua stessa bocca, non parve distrarlo: anzi, più i suoi occhi si muovevano e più leggeva disperatamente quegli stessi numeri, più forte il suo cuore pompava, più veloci i suoi polmoni prendevano aria. Aria che gli pareva sempre più mancare, mentre realizzava che il numero della ragazza combaciava con il suo.

Ma poteva aver sbagliato, si era detto. Non era così vicino da leggere bene, non era riuscito a vedere del tutto la spirale, questi e altri dubbi lo attagliavano dopo l'esame. E, per la prima volta insicuro su cosa fare, non l'aveva fermata.

 

La classe si era dispersa, chi in un negozio e chi nell'altro. Le sue compere erano state veloci ed efficienti, e ora la sua mente era priva di qualcosa su cui concentrarsi. Lei, come tutti, era venuta. E doveva sapere, aveva deciso lui d'istinto non appena i loro sguardi si erano incrociati. Doveva sapere, ma avrebbe lasciato a lei libera scelta su cosa fare.

Ma poi, il resto della classe era arrivato. Kirishima aveva salutato tutti, Ashido si era entusiasmata, Bakogou incazzato, IIda aveva insistito per mettere tutti in una fila ordinata e la determinazione gli era venuta a mancare. Per questo, non appena aveva trovato un attimo di respiro si era rifugiato lì, per pensare a come...

"Todoroki!"

Il ragazzo venne scosso dai suoi pensieri. Da lontano, vide la Capoclasse avvicinarsi a passo spedito. Doveva avere un'ottima vista, se l'aveva visto in quel corridoio laterale. Il cuore aumentò il ritmo, ma Todoroki non era certo per cosa.

"Ehi" la salutò, e senza volerlo non vi mise entusiasmo. "Già fatto con le compere?"

"Quasi" scosse la testa lei, mentre si avvicinava. "Ma non è per questo che sono venuta. Devi togliermi un dubbio, Todorki."

Per un secondo, Todorki non osò respirare. Aveva capito? Aveva visto!

No, sarebbe venuta subito da lui. Credeva, almeno. Di certo, se fosse rimasto in silenzio non lo avrebbe mai saputo.

"Ti ascolto."

"Per caso..." Yaoyozoru intrecciò le mani. "Ti ho fatto qualche torto?"

Doveva ormai essere abituato a venir sorpreso dai suoi compagni di classe. Ma anche quella volta, non seppe cosa dire. Ma, per una volta, si riprese subito. "No! Per niente. Perché?"

Yaoyozuro lo guardava, una mano a tenere la borsa sulla spalla. "Beh, da quando è finita l'esercitazione, ti sei comportato in modo... strano." Abbassò il braccio, e Todorki distolse appena in tempo lo sguardo da dove era scritto il suo destino. "Ecco, sono grata per come mi hai aiutato nella sfida, quindi, se c'è qualcosa che posso fare..." Le sue labbra si schiusero in un enorme sorriso. "Dimmelo, va bene?" 

Era quello che diceva a tutti, quando li vedeva in difficoltà. Ferma e gentile, come una brava padrona di casa. E il suo viso tenero colpiva sempre il cuore dell'interessato, senza eccezione.

Todoroki ricambiò il sorriso, e lo fece quasi a malincuore. Come affrontare, un tale discorso? Fino a poco fa era certo che avrebbe condotto una vita da eroe solitario, e non era certo di poter cambiare mentalità così all'improvviso.

Ma non poteva continuare così. Sarebbe stato un atto da codardo, nasconderle una rivelazione così grande, a lei che poteva attenderla da tutta una vita. Era una ragazza forte, e lo aveva dimostrato, lui doveva solo trovare il modo di esprimerlo per bene. Aveva già aspettato troppo.

"Beh" si mosse la ragazza, dopo svariati secondi di silenzio. "Forse dovrei..."

"Ascoltami." La supplica uscì in modo molto più sferzante di quanto desiderasse, e Todoroki si vergognò di sè stesso. Abbassò la testa, e parlò in modo molto più basso e calmo. "Ascoltami attentamente... per favore."

Non udì il temuto rumore di tacchi che s'allontavano. "Dimmi"

Todoroki sospirò e strinse i pugni. Era ora, si disse mentre la fissava dritto negli occhi.

"65840936237. Ripetuto tre volte." Attese una reazione. All'inizio lei lo guardò in attesa che aggiungesse altro. Ma, dopo poco, spalancò gli occhi, e portò le mani alla bocca, indietreggiando.

Non si era sbagliato. Non lo faceva mai.

"Per quanto mi riguarda, questo non modifica le mie considerazioni su di te" si fece avanti. Pronto a spiegare, ad aiutare e a comprendere. Era normale sentirsi così in queste situazioni, giusto? "Se non ti sentì pronta, puoi..."

Due candide braccia lo strinsero e Todoroki venne avvolto dal profumo di ribes. 

Di primo istinto si irrigidì. Ma poi udì la testa della ragazza appoggiarsi sulla sua spalla, e il suo viso venne sfiorato da morbidi capelli. Nulla lo soffocava, nulla lo opprimeva; anzi, sentì un gran senso di benessere in fondo allo stomaco. 

Le sue braccia si alzarono senza che lui lo realizzasse, e circondarono con delicatezza quel corpo percorso da brividi. Tutte le parole gli morirono in bocca, mentre la sua pelle sfiorava quella di lei, e finalmente riuscì ad avere una chiara idea di quel che stava accadendo.

Lui e Yaoyozuro, la sua anima gemella, si stavano abbracciando.

Sentire il calore di qualcuno, che per una volta non bruciava, ma si limitava a scaldare, senza alcuna traccia di ghiaccio in sè, era una cosa che non faceva da tanto. E forse, in quel modo, mai. 

"Sei tu." Venne strappato ai suoi pensieri da una voce così sottile che pareva il soffio del vento. La spalla su cui lei appoggiava la testa si era inumidita, e ciò lo mosse profondamente. "Shoto."

Qualcuno si era fermato a guardarli. Forse gli stava anche dicendo qualcosa. Per quanto tempo erano rimasti così?

Non gli importava. Poteva anche esserci suo padre, per quel che lo importava. In quel momento c'era un'unica cosa da fare, una sola semplice formula che suggellava quel momento.

"Sono io, Momo."

E subito si sentì più leggero.

 

 

Angolo autore

Ok, il capitolo scorso mi sono dimenticata di fare un paio di considerazioni sulla raccolta in generale, metto qui per chi interessano. Ho deciso di usare il termine italiano per Soulmate, cioè anima gemella, e nello scrivere la fic mi sto basando sul doppiaggio italiano (che è la versione che ho visto al momento. Probabilmente più avanti mi recupererò le altre serie, ma per ora stiamo così), quindi al posto di Unicità ci sarà Quirk.

Uff, questo capitolo... Per me è sempre un terno al lotto esprimere per bene le emozioni dei personaggi in conflitto, e non sono al 100% sicura di aver tratteggiato bene Todoroki. Però ho fatto del mio meglio ed è quello che conta.

Beh, comunque la parte complicata è fatta. Mancano solo due capitoli!

Intanto spero l'abbiate apprezzata, a presto!

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Capitolo 3
*** Il primo giorno di condivisione ***


Non era tenuto a farlo, lo sapeva. Momo gliel'aveva ripetuto più e più volte che, visto che si erano riconosciuti dopo San Valentino, non doveva comprarle del cioccolato. Todoroki immaginava il motivo: lei, non potendo ricambiare, sarebbe stata in imbarazzo e avrebbe speso giorni a pensare come rimediare. Per questo lui aveva acconsentito alla sua richiesta, e lì per lì si era anche sentito sollevato. 

Ma quella sensazione era passata e adesso, mentre camminava verso la scuola, i suoi occhi inciampavano sui negozi e gli stand temporanei. Il cioccolato traboccava da ogni ripiano, e molti ragazzi si avvicinavano a comprarlo. Prendevano cuori, scatole, persino orsi di cioccolata, e Todoroki si era ritrovato quasi ad invidiarli.

"Beh," si disse, "Potrei sempre portarmi avanti. Non è detto che glielo debba dare subito, può essere un regalo per un'altra festa." Sorrise e, finalmente d'accordo con sè stesso, s'avviò verso il primo negozio che vide. 

Gli scaffali non erano così pieni come sperava (naturale, visto che le lezioni stavano per cominciare), ma Todoroki individuò subito qualcosa che gli piaceva: un enorme sacca di palline assortite, al gusto peperoncino e menta. "Fate assaporare alla vostra amata il brivido del calore!" recitava la targhetta. Non si trattenne dallo sbuffare, ma dovete ammettere che l'idea era simpatica. E adatta. Li prese, e si voltò per andare in cassa.

"Non li avete al fondente?" Una voce familiare gli arrivò alle orecchie, e si pietrificò. "Vanno bene anche al latte..."

"San Valentino era un mese fa." La voce del venditore arrivò ferma, ma con una punta di comprensione. "Gli abbiamo finiti, mi spiace."

Momo annuì, e poi rialzò lo sguardo decisa. Non doveva averlo notato, decise Todoroki, era dietro un paio di scaffali molto alti. Come se fosse un'esercitazione, procedette lentamente e senza fare il minimo rumore

"Può provare nel negozio di fronte" suggerì il venditore. "Ho sentito che avevano qualche reso..."

"Ho già setacciato tutti i negozi della città, e lei era l'ultimo." Si chinò la ragazza. "Ma grazie lo stesso. Ora devo andare, o sarò in..."

"Quanto viene?"

Todoroki interruppe poco educatamente la conversazione, e appoggiò la sua merce sul banco. Momo spalancò gli occhi, ma si riprese subito. "Shouto, che ci fai qui? T'avevo detto che non era necessario" disse, mentre guardava avvenire l'acquisto. E si portò una mano alla bocca quando vide la merce acquistata.

"Lo so. Sarebbe stato strano, mangiarli da sola." Todoroki le porse uno dei sacchetti. "Ora siamo pari." 

Le mani di lei tolsero con delicatezza il sacchetto da quelle di lui. "Non dovevi farlo, davvero" disse lei all'inizio, con un tono di voce spezzato. Todoroki fece per avvicinarsi, senza sapere come consolarla, ma poi Momo alzò il viso, e gli occhi le brillavano. "Ma grazie, Shouto. Di cuore."

Todoroki, quel giorno, arrivò in ritardo. Quando entrò nell'ora successiva, ascoltò la ramanzina di Aizawa, sopportò gli sguardi maliziosi di alcuni suoi compagni ed evitò le domande di altri.

L'avrebbe fatto all'infinito, se significava condividere dei cioccolatini con la sua anima gemella. 

 

Angolo Autore

... Continuo ad avere l'orrore di non saper scrivere Fluff. Sfortunatamente per me, la parte Angst della raccolta è stata superata, quindi dovrò dare tutta me stessa!

Un po' di contesto per chi è confuso- ho basata questa flash sull'occorrenza del White Day in Giappone, ovvero una festa un mese dopo San Valentino in cui i ragazzi regalano cioccolato bianco alle ragazze (a San Valentino sono solo le ragazze a dare il cioccolato, fondente) che gli piacciono. Ho immaginato che il momento delle "vacanze" avvenisse in un momento non meglio precisato fra il 14 febbraio e il 14 marzo. Sto andando contro la sequenza temporale dell'opera? Forse, non lo so, devo ancora finire di recuperarla, spero di no.

Beh, manca solo un capitolo alla fin, quindi alla prossima!

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Capitolo 4
*** L'inizio dei miei primi giorni con te ***


Da piccola Yaoyozuro aveva un libro che spiegava la questione delle anime gemelle. Era teorizzato che i numeri che rappresentavano il legame erano presenti fin dall'antichità, e che per questo le cifre erano aumentate così tanto da prendere sempre più pelle. All'inizio, continuava il libro (e lei ricordava sempre come da piccola sapesse a memoria questa parte), il loro uso era sconosciuto, e per questo i primi documenti riferiti a loro erano recenti: gli studi su questo misterioso evento erano iniziati dal secolo scorso, nel primo periodo di pace, e non avevano fatto molti progressi da allora.

Ancora non si capiva che cosa li avesse creati, continuava l'autore, ma si sospettava che la causa prima fosse la stessa dei Quirk, e Yaoyozuro ci credeva con tutta sé stessa. Proveniva dal suo libro, quello che leggeva la sera sotto le coperte, come poteva non essere vero?

Ma ora sapeva di essersi sbagliata. E le sue teorie, per la prima volta nella sua vita, erano estremamente irragionevoli.

Ma come fare altro? Già quando aveva incontrato Shoto per la prima volta qualcosa in lei si era mosso, all'inizio piccolo e ignorabile, ma in seguito la sua intensità era aumentata. Ogni casuale contatto col ragazzo, anche un solo incrocio di occhi, lo faceva tornare di prepotenza. Ma in lui non si muoveva niente, e lei s'era sforzata d'ignorare il sentimento, all'inizio.

Shoto le aveva preso la mano, quando lei l'aveva accennato nella conversazione.

"Avrei dovuto..."

"Non importa." Gli strinse la mano, per ricambiare, e lo vide rilassarsi un poco. "L'importante è trovarsi."

Shoto fece un mezzo sorriso. "Lo dici sempre."

"Perché è vero." Yaoyozuro volse lo sguardo verso il fiume, su cui iniziavano a volteggiare degli uccelli. Le sue acque erano arrossate dalla luce del tramonto, e lei ringraziò i tanti impegni che gli avevano costretti a incontrarsi a quell'ora, per lo spettacolo.

"Già." Un secondo di silenzio, e lui staccò la mano. "Anche se..."

Negli ultimi tempi, da quando aveva ritrovato sua madre e s'era in qualche modo accordato con suo padre, Shoto era diventato più comunicativo. Non era cambiato completamente, certo, però Yaoyozuro aveva imparato ad essere paziente. Beh, forse le prime volte si era stupita di quel comportamento, ma ormai aveva capito con chi...

"Anche se non mi sento degno della tua fiducia."

Rimangiava quanto detto in precedenza. 

Stava per mettersi a far domande, quando lui la precedette. "No, è una cosa che ho fatto io. Cioè... che ti ho tenuto nascosta. Importante."

La sua voce si era abbassata di tono, forse per spaventarla, forse per non farsi sentire. Ma, qualunque cosa fosse, non stava funzionando: ormai lei era incuriosita e non se la sarebbe lasciata scappare. Lo fissò dritto negli occhi, e, come spesso avveniva, Shoto non riuscì a distogliere lo sguardo.

"Dimmi" affermò quindi, con dolcezza e decisione. Un atteggiamento che le ricordava il primo giorno, in cui si erano riconosciuti. E lui, forse in virtù di quello, forse solo per la forza che lei aveva impresso, non esitò a rispondere.

"Sapevo che tu eri la mia anima gemella molto prima di quando te l'ho detto."

La ragazza alzò un sopracciglio. "Quanto prima?"

"Una settimana prima" fu la sussurrata confessione.

Yaoyozuro sbatté le palpebre, e si sollevò una mano.

Per coprirsi la bocca e non scoppiare a ridere.

Shoto s'era avvicinato, pronto a darle qualche colpetto sulla schiena, ma la situazione l'aveva fatta ridere ancora di più. Quindi, era rimasto con una mano a mezz'aria, e poi l'aveva seguita quando lei s'era accasciata sulla panchina.

"... Non era quello che mi aspettavo" aveva commentato lui, una volta che le risate si erano placate.

"Beh, l'avevi fatta sembrare una questione di così grande importanza..." Yaoyozuro fece un respiro profondo, e si mise ad osservare il cielo che si stava oscurando. 

"Ma, per quanto tu avessi provato a resistere, me lo avresti rivelato. O lo avrei scoperto io." Un sorriso le si dipinse sulle labbra. "Di certo il destino non si ferma di fronte a queste cose. Uno studio rivela che, una volta incontrata la propria anima gemella, i due si rivelano l'uno all'altro in massimo un anno." Aveva raddrizzato la schiena, e s'era messa a parlare velocemente, come faceva sempre quando qualcosa la interessava. "Certo, c'è sempre la questione delle circostanze che allontanano i due, ma è stato dimostrato che esse sono più potenti se ci si oppone all'idea, e una volta riconosciuta l'anima gemella è più complicato e..." Un lieve brivido di freddo le corse lungo la pelle, e si rese conto che il sole era dietro l'orizzonte. "Oh, no, ti ho fatto attendere troppo! Riesci ad arrivare a casa prima che faccia buio?"

Con sua meraviglia, Shoto non si era mosso. Di fronte al suo sguardo, però, si riscosse subito, e saltò in piedi. "Mal che vada prenderò il treno. E tu non aspettare troppo" aggiunse, dopo una breve pausa. "Casa tua è vicina, ma..."

"Conosco la strada, arriverò in tempo." Yaoyozuro afferrò la borsa e gli rivolse un ultimo sorriso. "A domani, allora! E non fare tardi."

"A domani" annuì Shoto. Stava per girarsi, ma poi si fermò e le rivolse un ultimo sguardo. "Grazie" le sussurrò, come se fosse la più intima dichiarazione d'amore. Poi, prima che lei potesse rispondere, corse via a tutta velocità. Yaoyozuro si ritrovò divertita e, realizzò mentre si dirigeva verso casa, intenerita.

Nonostante i passi avanti, era sempre lui quello che più faticava a esprimersi e comprendersi. E forse era proprio quello che lo amava. Qualcosa che andava oltre la semplice conoscenza e le teorie scientifiche. Forse era lei troppo sdolcinata, ma credeva sinceramente che la forza che faceva apparire i numeri fosse quella dei sentimenti, nulla più e nulla meno.

Dopotutto, cosa c'era di più potente di trovare una persona con cui condividere tutti i giorni della tua vita?

 

Angolo Autore

Giustamente, finiamo questa mia piccola raccolta con il Fluff più assoluto! Intendo, c'era sempre questo piccolo momento oscuro della fanfiction (perché Todoroki non ha detto subito dell'anima gemella?) che mi ossessionava, e ho deciso che l'unico modo di risolverlo era il Fluff. Già.

Prima che me ne dimentichi! Forse avete notato che, specie da quando i due interagiscono, a volte uso i loro nomi a volte i loro cognomi. Questo può sembrare casuale, ma segue una regola precisa: generalmente, in Giappone, ci si chiama per cognome, per nome solo le persone con cui si ha un profondo affetto. Quindi, per la loro anima gemella i protagonisti si riferiscono per nome, mentre a sé stessi per cognome. È qualcosa che si fa? Non lo so, ma sinceramente quando penso a Todoroki lo penso come "Todoroki" e non "Shoto" (A proposito di questo. Il sito di EFP dice che il nome del personaggio è "Shouto", ma io in giro l'ho sempre trovato scritto senza la "u", quindi ho deciso di usare questa forma... tranne nel secondo capitolo, in cui mi è scappato malissimo), e da lì l'ho applicato anche a Momo.

Questo è tutto! Grazie per essere arrivati sino al fondo di questa mia raccolta, speriamo di ribeccarci sul fandom!

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