From pain to Hope

di _Andromeda_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pain ***
Capitolo 2: *** Hope ***



Capitolo 1
*** Pain ***


Note: Ho scritto la prima parte di questa storia qualche mese fa, dopo una conversazione abbastanza triste con un'amica. Credevo fosse pefetta così, ma non ho mai voluto pubblicarla perchè mi sembrava di invadere una sfera troppo intima, di speculare su qualcosa di troppo personale. Poi però mi è ricapitata tra le mani mentre ascoltavo Two of Us, ed è successo qualcosa. So che scrivere significa rappresentare le emozioni, dare emozioni. So che significa permettere a qualcuno di rivedersi nelle pagine. So che Louis ha scritto quella canzone con l'intento di dare speranza, dopo aver attraversato il periodo più difficile di sempre. Così ho voluto provarci anche io. Spero di esserci riuscita, almeno in parte.
Buona lettura.
E.

 

Pain



 
Corre. Stringe il volante tra le mani, le nocche quasi bianche, il piede che preme sull’acceleratore. Corre per arrivare in tempo. Corre con disperazione. Corre ripetendosi nella testa che “non è possibile. Non adesso. Non così”
Con le lacrime agli angoli degli occhi e il nodo in gola e il senso di colpa a mangiarlo dentro. Non si capacita di come lui non abbia potuto chiamarlo. Non riesce a credere che sono arrivati fino a quel punto. Non capisce come abbiano fatto a perdersi così.
Una lacrima sfugge al suo controllo mentre pensa che sarebbe già dovuto essere con lui. Sarebbe dovuto essere al suo fianco a tenerlo stretto, non in un’auto in una corsa contro il tempo. Se arrivasse troppo tardi non se lo perdonerebbe mai.
Inchioda dietro un’ambulanza e scende in tutta fretta, un rasoio e una bottiglia d’acqua in una mano. Non gli importa nemmeno di essere visto, l’unica cosa che conta è raggiungere lui. Raggiungere lei.
Non appena entra nella hall avverte un piccolo capogiro. Non gli piacciono gli ospedali, non gli piace il reparto di oncologia, si sente soffocare lì dentro. Si avvicina alla reception, prende un bel respiro e chiede “Salve, mi sa dire in che stanza è Johanna Deaking?”

L’infermiera esita. Harry è sicuro che l’abbia riconosciuto, ma dopo qualche secondo di tentennamento si sente domandare “Lei è un parente?”

Harry esita. Non lo sa più. Louis non è più suo marito ma è ancora il suo cuore. Non è più il suo fidanzato ma ha ancora la sua anima. È coperto da questa nuvola di incertezza e dolore e confusione e l’unica cosa a cui riesce a pensare è che deve andare, deve raggiungerlo prima che sia troppo tardi. Allora si decide e “sono il compagno di suo figlio. La prego, mi faccia passare” implora con gli occhi lucidi.

“Secondo piano, stanza 2809.”

Il volto di Harry si distende dal sollievo. “Grazie”

Harry sente la donna richiamarlo mentre si dirige verso le scale. “Signor Styles? Si sbrighi.”

Ed Harry corre. Ancora. Sale due gradini alla volta, evita dottori e infermieri nei corridoi, il cuore che batte veloce nel petto e la paura nelle ossa. E poi eccole. Le ragazze. Le sue ragazze. Lottie, Fizzy e le gemelle, strette in un abbraccio, rannicchiate su se stesse, le mani aggrappate alle spalle delle altre. E un po’ più distante Liam, le spalle rigide e le braccia abbandonate lungo i fianchi, mentre fissa il vetro di quella camera di terapia intensiva. Nessuno si è accorto di lui.  Harry adesso ha paura. Non sa come farà e guardare in faccia quella famiglia dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che ha fatto. Non sa cosa fare per alleviare il loro dolore. Ma poi Lottie alza lo sguardo e lo vede, e Harry non può più nascondersi. Resta ancora immobile mentre vede gli occhi di Lottie riempirsi di ancora più lacrime e sussurrare un “Haz” appena percettibile. Lottie scioglie l’abbraccio con le sue sorelle e fa un passo indietro, ed è in quel momento che Harry lo vede. Louis è magro, e più piccolo di quanto Harry ricordasse ed è rannicchiato contro il petto di sua sorella Fizzy. Sembra così fragile mentre si lascia stringere dalle sue sorelle e cerca di non piangere.
Non appena Lottie si allontana, Louis alza la testa nella sua direzione, e crolla. Gli occhi blu si riempiono di lacrime, singhiozza e corre nella sua direzione. Harry non può fare altro che aprire le braccia e lasciargli affondare il viso nel suo petto. Lascia cadere il rasoio e la bottiglia d’acqua che teneva ancora in mano e lo stringe forte. Lo stringe ed inspira il suo odore. Non è il solito odore di Louis, lui non odora mai di dolore.  Non odora mai di disperazione.
Louis si aggrappa alla sua maglietta mentre tra i singhiozzi ripete sempre e solo una frase.
“Sei qui. Sei qui. Sei qui.” E si stringe ancora di più a Harry, le unghie conficcate nel suo petto e i naso nell’ incavo del suo collo.
È un insieme di “Grazie” e “come hai fatto” e “non ce la faccio”

Harry gli accarezza i capelli mentre piange, mentre Louis si permette di essere vulnerabile per la prima volta dopo tanto tempo. Harry si accorge con la coda dell’occhio di Dan che esce dalla stanza di Jay e raggiunge le ragazze e Liam in un’altra stanza. Sono soli adesso, seduti su delle scomode sedie di una fredda corsia di ospedale, con tante cose taciute e tante ferite esposte, ma sono insieme, ed è questo ciò che conta.
Harry continua a cullarlo e stringerlo, una mano sul collo  intrecciata ai capelli e l’altra ad accarezzargli la schiena. Vuole che parli, che si sfoghi, ma non ha il coraggio di chiedere.

È Louis a rompere la loro bolla di dolore, quando con voce piccola e rauca dal pianto chiede “come hai fatto?” Non lo guarda, si vergogna.

“Mi ha avvertito Liam.”

Louis alza per la prima volta lo sguardo, negli occhi il senso di colpa “perdonami se non ti ho chiamato. Io- Io…” un altro singhiozzo, altre lacrime che gli impediscono di parlare.

“ è tutto ok Lou. L’importante è che sia qui.”

“no non è vero. Avrei dovuto chiamarti, avevi diritto di sapere. Lei avrebbe voluto vederti e adesso… adesso non può.”  Il labbro inferiore trema, Louis fatica a trattenere le lacrime. Appoggia il capo sulla spalla di Harry, che gli prende la mano e intreccia le loro dita.

“Non fa niente Louis. Lo capisco. E anche lei.”

“non puoi saperlo.” Mormora Louis.

“ sì che lo so. Sei suo figlio Lou. E lei non è mai stata capace di essere arrabbiata con te per più di dieci minuti. Sapeva che non mi avresti chiamato. E sapeva anche che eri tu ad aver bisogno di me, non lei.”

“Sembri così sicuro di quello che dici”

“ Lo sono. Ricordi quel giorno, il mese scorso, in cui eri tornato a casa per stare con Ernest e Doris?”

Louis lo guarda confuso mentre annuisce. Harry sorride a labbra strette. “Mi ha chiamato quel pomeriggio e mi ha chiesto di venire qui. Abbiamo parlato un po’. Mi ha detto che aveva paura per te. Mi ha chiesto di starti vicino nonostante tutto. Le ho risposto che non ti avrei mai lasciato affrontare tutto questo da solo. Poi lei mi ha sorriso nel modo in cui sorride solo a me e mi ha detto -  mio figlio a volte è decisamente un idiota, è per questo che si è lasciato scappare una persona come te. Ti prego, prenditi cura di lui.-“

Louis sorride appena. “Sì, è una cosa decisamente da mamma.”

Stanno in silenzio dopo quello, la testa di Louis poggiata sulla spalla di Harry, le dita ancora intrecciate e il respiro leggero. Harry pensa che Louis si sia addormentato, quando all’improvviso “Haz?” lo chiama.

“Dimmi piccolo.”

“Cosa faccio io quando mamma non ci sarà più?” chiede con voce incrinata.

Harry prende un respiro profondo, si raddrizza sulla sedia e prende il viso di Louis tra le mani, fronte contro fronte. “Soffrirai. Soffrirai e ti sembrerà di cadere in pezzi. Ti mostrerai forte per le tue sorelle e poi piangerai in silenzio la notte rannicchiato sotto le coperte e non saprai cosa fare, in che direzione andare e ti sembrerà tutto sbagliato. Ma arriverà un momento in cui il dolore lancinante diventerà un lieve pizzicore costante con cui imparerai a convivere. Ci saranno momenti in cui ti sentirai smarrito e disorientato, altri in cui ti sembrerà che vada tutto bene. Altri in cui desidererai poter tornare indietro e cambiare le cose. Ma se c’è una cosa di cui sono certo, è che non sarai solo. Io sarò con te. Porteremo il peso insieme Lou, come sempre. Ti appoggerai alla mia spalla e andremo avanti. Piangerai contro il mio petto la notte, e io ti cullerò fino al sonno. Affronteremo tutto insieme, passo dopo passo, fino a sentire solo quel lieve pizzicore. Perché io non ti lascio. Hai capito? Non importa quante volte cercherai di allontanarmi e farmi andare via. Io. Non. Ti. Lascio.” Dice l’ultima frase stringendogli il collo sulla nuca, come a tirarlo più vicino, gli occhi fiammeggianti e la voce che si spezza.

Louis annuisce lievemente, poi gli sfiora le labbra con le sue. Si alza in piedi e lo trascina nell’altra sala dagli altri, gli occhi asciutti e il cuore un po’ più leggero. Siede accanto alle gemelle e le abbraccia strette, il mento poggiato sulla testa di Phoebe.

Quando Louis, più tardi, si accorge dell’assenza di Harry ed esce in corridoio per cercarlo, nota la porta della camera di Jay leggermente aperta. Harry è seduto accanto al letto di sua madre, una mano di Jay tra le sue e la testa bassa. Louis nota le sue spalle muoversi a scatti e il respiro pesante. Sta piangendo. Piange mentre sussurra dei “ti prego non ancora “ appena udibili. Louis vorrebbe entrare e stringerlo e confortarlo come Harry ha fatto in precedenza con lui, ma sa che non ne sarebbe in grado. Perché la verità è che solo con Harry sa essere vulnerabile, e solo davanti al dolore di Harry non riesce ad essere forte. Così gli lascia qualche minuto da solo con sua madre e il tempo per ricomporsi mentre torna dalla sua famiglia.

Harry lo raggiunge dieci minuti dopo, il volto tirato e gli occhi rossi dal pianto. Gli sorride flebile dall’altra parte della stanza e va ad abbracciare Fizzy che è sull’orlo del pianto ancora una volta.

Tutto quello che devono fare adesso è aspettare.

Succede nella notte. Liam e le ragazze sono tornati a casa, Dan è andato a far addormentare i gemelli, Harry e Louis sono seduti in dormiveglia sulle scomode sedie della corsia, le mani di nuovo intrecciate.
Il bip bip del monitor cardiaco fa da sottofondo alla loro notte di angoscia e dolore.
A destare l’attenzione di Harry è un nuovo suono, costante e leggermente acuto. Stringe inconsciamente la mano di Louis, che si desta dal sonno e si guarda intorno, disorientato. Quando anche lui riesce a distinguere quel suono si libera dalla stretta di Harry e si dirige verso la finestra che da sul letto della camera. Ed eccola lì, la fonte di ogni dolore, quel monitor che segna la fine di tutto, la fine di una vita.
E tutto ciò che Harry può fare è abbracciare Louis e tenerlo insieme per impedirgli di andare in pezzi.



 
"The day that they took you
I wish it was me instead"

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Capitolo 2
*** Hope ***


Hope

 


Louis è pronto. Prende un respiro profondo ed esce da dietro le quinte. Cammina sicuro verso il microfono, mentre le fan applaudono e urlano in incoraggiamento. È nervoso, ha le mani che tremano. Lancia un ultimo sguardo nel back stage, lì dove sa esserci Harry, mentre le prime note del piano si diffondono nell’aria.

Non è la prima volta che canta questa canzone davanti a qualcuno. Harry è stato il primo a sentirla, una sera quando preso dallo sconforto si è ritrovato con il telefono in mano e una chiamata intercontinentale in corso.  Non aveva idea di dove Harry  si trovasse in quel momento, né che ora fosse, ma aveva bisogno di lui, e Harry non si è tirato indietro. Aveva risposto alla chiamata, ed aveva rimesso insieme le sicurezze di Louis.

Aveva mantenuto la sua promessa, Harry. Lui c’era. Nonostante tutto, nonostante tutti.
E Louis continua a chiedersi cosa abbia fatto per meritare tutta questa lealtà e dedizione.

Poi era venuta la parte più difficile. Cantarla alle sue sorelle. La ricorda ancora quella sera di dicembre. Erano tutti a casa a Doncaster, stavano rievocando vecchi aneddoti di famiglia, quando improvvisamente Louis si era seduto al piano e aveva iniziato a cantare. Gli tremava la voce quel giorno, e aveva gli occhi appannati di lacrime. Quando l’ultima nota si era  dispersa nell’aria, Louis aveva sollevato gli occhi ed era rimasto a guardare le sue sorelle, con gli occhi rossi e il viso rigato di lacrime. Poi era andato loro incontro e le aveva abbracciate, cercando il loro calore.
Era stata Fizzy a parlare per prima, la voce incrinata e il labbro tremante “ è bellissima, Lou. A mamma sarebbe piaciuta tantissimo.”
Dopo quella volta, la canzone non è più stata solo sua. Capitava che sentisse Lottie canticchiarla quando metteva a letto Doris e Ernest, o che Daisy ascoltasse la demo nei giorni in cui Jay le mancava più del solito.

E adesso, la sua canzone sta per appartenere al mondo. Louis sta per offrire il suo dolore e il suo cuore al mondo, ed ha paura. Ma è pronto, perché finalmente ha trovato il modo di convivere con questo enorme vuoto, proprio come gli aveva promesso Harry quella volta, al capezzale di sua madre.
Così inizia a cantare. Le mani aggrappate al microfono, la voce che non trema, i ricordi che scorrono nella sua mente.

Le volte in cui, preso dallo sconforto, componeva quel numero che non si decideva a disattivare, solo per sentire la sua voce. O quelle in cui riascoltava i messaggi che lei gli lasciava in segreteria, mentre le lacrime scendevano sul suo viso fin quando non cadeva in un sonno agitato fatto di sogni e ricordi felici.
Il desiderio bruciante di prendere il suo posto, di alleviare almeno un po’ il suo dolore, il disperato bisogno di restarle accanto il più possibile, per non perdersi niente, per imprimere nella memoria ogni suo particolare.  
Quando, qualche giorno prima della fine, Jay gli aveva preso le mani tra le sue,  lo aveva guardato negli occhi con quella scintilla di determinazione che la contraddistingueva sempre, e gli aveva detto “ un giorno alla volta, minuto per minuto, ce la farai amore mio. Tu sei forte.  E io sono immensamente fiera di te.” E lui aveva pianto, perché non era sicuro che ce l’avrebbe fatta, non da solo. Qualche giorno dopo però, con Harry che lo teneva insieme mentre diceva addio a sua madre, Louis aveva capito che essere forte significava anche appoggiarsi alle persone che ama, ed aveva deciso che non si sarebbe arreso, perché lo doveva alla donna della sua vita.
E quando sua nonna gli aveva consegnato una lettera di Jay, dopo il funerale, Louis aveva sollevato lo sguardo verso il cielo e aveva deciso che avrebbe continuato a vivere i suoi sogni per lei. Sarebbero stati di nuovo solo loro due contro il mondo, ancora una volta.
E sono le parole di Jay che Louis sta cantando adesso, con gli occhi limpidi rivolti verso il cielo, e la mano sul petto.

“Anche quando sarai da solo, io sarò con te
Giorno e notte, fino a quando non ci ritroveremo.
Vivi per entrambi, amore mio.
Sii sempre te stesso, vivi al massimo, io sarò sempre al tuo fianco.
Ricordami nelle parole delle mie canzoni preferite, ricordami nei tramonti d’estate che guardavamo insieme. Ricordami nelle cose che ti rendono felice.
Sono parte di te, sei sangue del mio sangue, e questo non cambierà mai.
Vivi amore, vivi per entrambi”

Canta con gli occhi limpidi rivolti al cielo, canta di quella vita che le ha promesso di vivere al massimo, affrontando il dolore, sfidando il buio, combattendo. Canta della sua promessa di non arrendersi, di renderla orgogliosa e fiera. Canta perché è quello che lei voleva facesse, perché credeva in lui più di chiunque altro. Canta perché il suo ultimo desiderio era di vederlo brillare ancora sopra un palco, a raccontare la vita e le emozioni come solo lui sa fare.
E non si vergogna. Lei gli ha insegnato a non vergognarsi delle sue emozioni, a indossarle come una corazza. Era la stessa cosa che gli diceva anche Harry: “ essere vulnerabile non fa di te un debole. Lascia uscire le emozioni, Louis. Rendile la tua forza più grande, non vergognartene.”
Non si vergogna di offrire il suo cuore al mondo intero. “Ecco, questo sono io” sembra dire. “Guardatemi trasformare il mio dolore in speranza, guardatemi mentre combatto ogni giorno per lei.”

Chiude gli occhi mentre intona le ultime note, la tensione che scivola via dal suo corpo.

“We’ll end just like we started
Just you and me and no one else
I will hold you where my heart is
One life for the two of us”


Sorride e apre gli occhi, e improvvisamente lo sente. L’amore. È nelle lacrime agli angoli degli occhi dei suoi fans, nelle urla di entusiasmo che lo incoraggiano. Lo vede negli occhi lucidi di Harry, ancora nascosto nella penombra del back stage. Lo sente avvolgerlo come un alito di vento, caldo e rassicurante, e sorride ancora di più, perché sa che ce l’ha fatta.
Da un ultimo sguardo al cielo, un sorriso splendente sulle labbra e un solo pensiero a scaldargli il cuore “hai visto mamma? Te l’avevo promesso. Tutto questo è per te.”


Quando un’ora dopo torna dietro le quinte, Harry è in camerino ad aspettarlo. Ha un sorriso gentile sulle labbra e gli occhi umidi. Harry gli si avvicina e lo stringe forte, mentre Louis inspira il suo profumo rassicurante, che sa sempre di casa. “Grazie per essere rimasto” gli dice Louis.

“Ti avevo detto che sarei tornato a casa con te, Lou.”

“Non intendevo questo.”

Harry sospira, e lo stringe più forte. “Ti ho fatto una promessa due anni fa, e l’ho fatta anche a lei.”

“Non eri obbligato a restare, Harry. Non dopo… Dopo tutto.”

Harry gli solleva il mento con un dito per farsi guardare, il tocco delicato e leggero. “Quel giorno, in ospedale, ti ho promesso che non ti avrei lasciato solo. Ho promesso a lei che mi sarei preso cura di te. Tu le hai promesso di vivere per entrambi, io le ho promesso di esserci per te. Ed è quello che faccio. Perché tu sei molto più importante di tutto il resto. Tu sei la mia metà, e questo non cambierà mai.”

Louis abbassa lo sguardo. Si sente in colpa, perché nonostante tutto, tutte le sue cazzate e i colpi di testa, tutto il tempo trascorso a ferirsi e odiarsi, tutte le promesse e gli addii, tiene ancora Harry legato a sé. E si sente terribilmente egoista, perché non può farne a meno. Harry sembra percepire il suo turbamento e lo stringe più forte mentre sussurra sulla sua pelle “quello che abbiamo io e te non è come tutto il resto. La tua anima è fusa con la mia. Io so che un giorno, prima o poi, troveremo il modo di superare tutto quanto. Fino ad allora, io sarò la tua corazza e tu sarai la mia. Senza pretendere nulla, senza chiedere niente. Ci siamo scelti, Lou. E in ogni universo e momento, tu sei e sarai sempre la mia prima scelta.”

Louis sospira, trattiene le lacrime. È in momenti come questo che si chiede come possa meritare ancora Harry Styles. Ogni volta, Harry gli risponde che non c’è nulla di lui che debba meritarsi, che si sono donati l’uno all’altro molto tempo fa, che non deve provargli nulla. Louis non ci crede mai. Ma di una cosa è certo. Harry è nella sua essenza più pura, e niente e nessuno potrà mai cancellarlo. Loro si appartengono.

Lo stringe a sé un’ ultima volta, prima di sorridergli debolmente e “ti prego, portami a casa” chiedere.

Harry lascia un bacio impercettibile sulla sua fronte, lo prende per mano e lo conduce verso l’uscita secondaria, dove un’auto li sta già aspettando. Trascorrono tutto il viaggio in silenzio, le dita intrecciate e gli occhi umidi.


Quando arrivano a casa di Louis, Harry si sdraia subito sul divano e invita Louis a stendersi accanto a lui. Copre entrambi con una coperta, poi accende la tv. Il volto sorridente di Jay illumina lo schermo, gli occhi luminosi e i capelli disordinati. Sta inseguendo le gemelle, mentre Louis ride in sottofondo con la sua risata inconfondibile.
“Lo stavo guardando questa mattina, dopo essere tornato dalle interviste in radio.” Sussurra Louis, mentre si rannicchia tra le braccia di Harry.

“Era bellissima. E tu le somigli tanto.”

“Non è vero”

Harry ridacchia “oh, sì che lo è. Avete le stesse rughette intorno agli occhi, quando ridete.”

Louis sospira, la voce gli trema mentre “mi manca terribilmente, Haz” ammette in un soffio.

“Lo so tesoro. Manca anche a me.” Risponde Harry, mentre una lacrima solitaria riga il suo viso.

Louis si addormenta dopo qualche minuto, cullato dal respiro di Harry e dalla voce di sua madre. Prima di spegnere la tv, Harry guarda ancora verso il cielo e mormora. “Te l’ho promesso, Jay.”
Scivola nel sonno anche lui dopo qualche minuto, con il suo mondo tra le braccia ancora per una notte.

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