Il Fato ed il Secondo Cavaliere di Pegasus di winnie343 (/viewuser.php?uid=83114)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Un contratto per spezzare il destino ***
Capitolo 2: *** II - Nowhere Man ***
Capitolo 3: *** III - La Scalata di Edgar - prima parte ***
Capitolo 4: *** IV - La Scalata di Edgar - II parte ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - Finalmente Edgar giunge in cima ***
Capitolo 6: *** VI - Il Destino di Edgar e la Nuova Missione di Camus ***
Capitolo 7: *** VII - Una Nuova Avventura ***
Capitolo 8: *** VIII - Fulmini a ciel sereno ... ***
Capitolo 9: *** IX - Sentimenti contrastanti ***
Capitolo 10: *** Capitolo X - Domande inaspettate ***
Capitolo 11: *** XI - Lotta per l'armatura di Pegasus ***
Capitolo 12: *** XII - Tramare nell'Ombra ***
Capitolo 13: *** XIII - La storia si complica ... ***
Capitolo 14: *** XIV - Nel Fitto del Bosco ***
Capitolo 15: *** XV - In partenza ... ***
Capitolo 16: *** XVI- Questione di Opinioni ***
Capitolo 17: *** XVII - Chiari di Luna ***
Capitolo 18: *** XVIII - Sotto Cieli Stellati ***
Capitolo 19: *** XIX - La dimenticanza e l'oblio ***
Capitolo 20: *** XX - Nella Bocca di Ade ***
Capitolo 21: *** XXI - Mille Dubbi ***
Capitolo 22: *** XXII - Quando un amore diventa impossibile? ***
Capitolo 23: *** XXIII - Il mio nome è Edgar e sono un cavaliere! ***
Capitolo 24: *** XXIV - Un Combattimento Rocambolesco ***
Capitolo 25: *** XXV - Separazioni ***
Capitolo 26: *** XXVI - Ghiaccio sciolto ***
Capitolo 27: *** XXVIII - Un manto di rose ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVIII - Il coraggio del cavaliere di Pegasus ***
Capitolo 29: *** XXIX - Incomprensioni e chiarimenti ***
Capitolo 30: *** XXX- Scontri ***
Capitolo 31: *** XXXI - Occasioni Perdute ***
Capitolo 32: *** Capitolo XXXII - Senza un motivo ***
Capitolo 33: *** XXXIII - Confronti Serrati ***
Capitolo 34: *** XXXIV - Una vita per una vita ***
Capitolo 1 *** I - Un contratto per spezzare il destino ***
Capitolo
I
Un
contratto per spezzare il destino
“Le
tue mani uccideranno te stesso. Sarai tu colui che alzerà il
pugnale, diventando così il tuo assassino. Ma la colpa non
sarà la tua. La tua mano sarà spinta da una ragazzina e
da un cavaliere dalla bianca armatura. Questo è il tuo destino
infausto. La conclusione della tua vita. La tua anima vagherà
in eterno, dannata a causa dei crimini da te commessi”
Il
Grande Sacerdote continuava a fissare la donna al suo fianco, in
silenzio, sorpreso dalle parole di quella infausta profezia, non
riuscendo a riordinare le idee. Mai avrebbe potuto immaginare che la
sua vita si sarebbe conclusa per sua stessa mano. Eppure non poteva
dubitare delle parole ascoltate. La donna che le aveva pronunciate
era riconosciuta in tutta Grecia e non solo, come colei che,
posseduta da Zeus, aveva ricevuto in dono la capacità di
vedere il futuro e di influenzare gli eventi non ancora accaduti. La
donna alzò gli occhi verso di lui e il Grande Sacerdote
rimase sorpreso dallo sguardo duro che vide nei sul suo volto. Poi,
il viso si distese in un sorriso; c’era, però, in quel
ghigno qualcosa di malefico che mise agitazione perfino ad un duro
della sua risma. Per un lungo istante i due rimasero ad osservarsi in
silenzio
Perché
state sorridendo? – Il Grande Sacerdote domandò,
infine, sopraffatto dalla curiosità
Il
destino che vi attende, – la donna attese un momento prima di
pronunciare le parole successive – giovane cavaliere di
Gemini, è davvero infausto
Saga,
sotto la maschera e i pensanti bardamenti da Grande Sacerdote, rimase
interdetto. Nessuno fino a quel momento aveva conosciuto il nome di
colui che si celava realmente sotto la maschera da lui indossata; o
almeno nessuno che potesse raccontarlo. Ora, invece, quella donna lo
aveva messo a nudo con due semplici parole. Cavaliere di Gemini. Era
dalla notte degli inganni che non si era più sentito chiamare
in quel modo.
L’attenzione
dell’uomo si calamitò nuovamente sulla donna. Non era il
momento di domandarsi se la veggente avrebbe saputo custodire il suo
segreto senza chiedere troppo in cambio.
Una
parola. Un’unica domanda per tentare di cambiare le sorti che
il fato voleva scrivere contro di lui.
Fare
in modo che il cavaliere che sarà destinato a sconfiggervi
non ottenga l’armatura
Ucciderlo?
– l’uomo si sedette sul trono – a meno che non
conosciate il suo nome io non …
Non
il suo nome. Quello è precluso anche al mio sapere. No. –
lo sguardo della donna si fece malizioso – però so
quale cloth indosserà
Ditemelo!
– Saga si fece impaziente
Pensate
che sia così facile, giovane cavaliere?
L’uomo,
veloce come la luce, si avventò sulla donna e con il braccio
la sollevò da terra, serrandogli il collo con le dita; la
lasciò immediatamente, rendendosi conto, che in quel modo non
avrebbe potuto ascoltare cosa avesse da dirgli. La donna, con le
dita, ispezionò la pelle del suo collo livido. Aveva paura;
come poteva non averne? Quell’uomo era quasi un Dio, avrebbe
potuto ridurla in polvere in un batter di ciglia. Eppure doveva
resistere. Era l’esigenza e la disperazione a comandarglielo.
Con un filo di voce, riprese a parlare
Sappiate
che non vi dirò nulla finchè non avremo raggiunto un
accordo
Un
accordo? Che tipo di accordo?
Io
farò in modo di suggerirti tutto ciò che dovrai fare
perchè la profezia non si avveri – la donna riprese
colorito e coraggio vedendo che il Grande Sacerdote rimaneva
immobile, in attesa di ascoltare il resto – e tu mi aiuterai
ad uccidere la Regina di Asgard
La
regina di Asgard? – Saga rimase sinceramente sorpreso
Ogni
domanda sarà superflua. Non ho nessuna intenzione di
raccontarvi le mie motivazioni, pertanto, Cavaliere di Gemini –
la donna prese un’altra pausa, soffermandosi ad osservare
l’uomo di fronte a lei – ogni vostra parola, a meno che
non sia un si, sarà inutile
Si
Il
Grande Sacerdote sorrise. Era conscio del fatto che la pesante
maschera che indossava nascondesse il suo volto, per questo non fece
caso al fatto che le sue labbra si dischiudessero in un sorriso di
approvazione. Non gli interessava quello che la donna gli stava
chiedendo, una volta conosciuto il nome del cloth del cavaliere che
lo avrebbe indotto alla morte, avrebbe fatto in modo di uccidere la
veggente: non doveva permettere che ella potesse farsi sfuggire la
sua vera identità. Il sorriso, però, gli morì
sul volto. La donna di fronte a lui stava anch’essa sorridendo.
So
cosa stai pensando Saga, ma non potrai uccidermi. Non è il
tuo destino e di certo non è quello che è scritto per
me.
Davvero?
– l’uomo decise di non sbilanciarsi, ma rimase turbato
nel sentire pronunciare il suo nome
Davvero
– la donna gli voltò le spalle e, sicura nei movimenti,
si allontanò – in ogni caso ho fatto in modo che,
qualora mi accada qualcosa, la verità sul tuo conto venga
fuori. Non si sa mai
Non
si sa mai, certo – Saga rispose sovrappensiero.
Ad
ogni modo – la donna si voltò nuovamente a guardarlo –
spero che il nostro accordo rimanga: la tua vita salva in cambio di
quella della regina di Asgard.
Non
ho problemi – il Grande Sacerdote si sedette sul trono, non
perdendola mai di vista – avrete ciò che volete
Perfetto
– la donna sorrise, avvicinandosi all’uomo
E
ora, Calliope, ditemi quale cavaliere sarà decisivo per il
mio destino
Pegasus
Pegas
…? - Saga ebbe un sussulto: un cavaliere di bronzo l’avrebbe
portato al suicidio?
So
cosa stai pensando, ma è così. Un cavaliere di bronzo
sarà la tua rovina
Non
è poss …
Pegasus,
colui che nell’antichità riuscì perfino a
colpire Hades? – la donna sorrise nuovamente – certo che
sarà possibile
Saga
sospirò. Non poteva dubitare di quella profezia. Se lo avesse
fatto, avrebbe dovuto dubitare anche dell’esistenza dei Dei
greci e dei cavalieri di Athena; così si rassegnò
all’idea che un cavaliere di bronzo avrebbe rappresentato la
sua fine. Poi, volgendo lo sguardo verso la donna, rimase immobile,
in attesa di una risposta alla domanda silenziosa che le aveva posto
Dopo
tanto tempo pubblico una nuova storia ispirata a Saint Seiya. Per il
momento non aggiungerò molto altro e non anticiperò
nulla. Spero solo che come inizio possa piacervi ... ah ... una cosa
ovviamente posso dirvela ... la storia è ambientata nel
periodo precedente all'investitura di Seiya, ma anche lui, in una
certa misura comparirà. vi anticipo anche un'altra cosa ...
nel prossimo capitolo farete la conoscenza di Edgar ....Enjoy
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Capitolo 2 *** II - Nowhere Man ***
Capitolo
II
Nowhere
Man
Il
ragazzo dai capelli biondi osservava distrattamente la gente
camminare sul marciapiede. Se fosse stato più attento si
sarebbe reso conto delle ragazze che, passando vicino alla panchina
in cui era seduto con le gambe accavallate, si voltavano ad
osservarlo. Il suo sguardo era fisso su un ragazzo di circa 28 anni,
che ne dimostrava almeno dieci in più, fermo ad una fermata,
in attesa di prendere un autobus per tornare a casa. Noncurante degli
sguardi delle donne, continuava a fissare quel ragazzo, stupefatto da
quanto potesse essere insignificante una persona. In quel tipo nulla
appariva speciale: era basso, sciatto, trascurato e poco atletico,
per non dire grasso. Eppure l’ordine che avevano ricevuto era
chiaro e indiscutibile, ma nonostante ciò, la sua incredulità
non cessava di tormentarlo. Si voltò improvvisamente verso il
ragazzo seduto al suo fianco:
Il
ragazzo dai capelli rossi continuò a tenere gli occhi chiusi,
apparentemente assente. Le ragazze, ma anche le signore, passando,
continuavano a lanciare sguardi ai due giovani, eppure nessuno dei
due sembrava curarsene. Il biondino si protese verso l’altro
con un sorriso storto sul volto:
Avanti,
Camus. Come puoi chiedermi perché?
E’
quello che ho fatto, mi sembra …
Il
ragazzo dai capelli rossi aprì lentamente gli occhi, mostrando
uno sguardo di ghiaccio, incastonato in due occhi del colore del
profondo mare. La sua espressione era seria, ma compassata. Il
giovane dai capelli biondi, sorridendo, puntò il braccio verso
il ragazzo grassoccio che, non accortosi di essere spiato, continuava
ad aspettare l’autobus avvolto nel suo sciatto impermeabile
marrone.
Avanti,
amico mio, guardalo – il rosso voltò lo sguardo nella
direzione in cui il dito del biondo puntava – ti sembra
possibile che quello sia un pretendente ad una qualsiasi armatura?
Le
apparenze spesso possono ingannare, non trovi Milo? – gli
occhi di Camus tornarono sul suo compagno di viaggio
Sarà,
ma se quello ha la stoffa per essere un cavaliere … beh …
io sono una donna
Detto questo, si alzò
bruscamente e attraversò, senza guardare, la strada,
rischiando di causare un incidente fra due o tre auto. Camus sorrise,
senza aggiungere altro. Conosceva Milo da ormai troppo tempo: il suo
amico era ancora giovane e impulsivo, ma in un futuro molto prossimo
avrebbe smussato tutti gli angoli acerbi della giovinezza per
lasciare il posto all’indulgenza della maturità. Anche
lui si alzò e lo seguì, rispettando, però, la
segnaletica e i semafori. I due giovani, dopo essersi affiancati al
tipo grassoccio, lo seguirono sull’autobus. Entrambi sapevano
che quel ragazzo non si era ancora accorto della loro presenza, ma
decisero comunque di mantenersi ad una certa distanza: non volevano
allarmalo prima del tempo.
Edgar,
come tutti i giorni, si era svegliato alle 6.00 del mattino. Dopo
aver fatto colazione con una tazza di latte e con una fetta di
crostata, si era fatto la solita doccia di 10 minuti, aveva indossato
uno dei tanti completi anonimi che riempivano il suo armadio e si era
incamminato verso il lavoro.
Si
era recato alla fermata dell’autobus, a pochi isolati da casa
sua. Aveva aspettato pazientemente il 30 barrato che lo avrebbe
portato in centro. Dopo i soliti 10 minuti di attesa era salito sul
mezzo colmo di persone che, come lui, si recavano tutti i giorni in
ufficio e di cui ormai, dopo anni passati a studiarli di nascosto,
conosceva ogni minimo tic. Era sceso dopo 20 fermate ed era entrato
nella Banca dove lavorava da circa 10 anni (grazie al posto che suo
padre gli aveva gentilmente ceduto prima di andare in pensione),
andando a sedersi nel suo solito bugigattolo che qualcuno
spiritosamente (il suo capo) si ostinava a chiamare ufficio e aveva
atteso pazientemente il passare delle ore. Aveva sbrigato nel
frattempo pratiche, consumato il suo pranzo religiosamente da solo,
lavorato nuove pratiche … il tutto senza mai rivolgere la
parola ad un qualsiasi collega di lavoro. Semplicemente, per gli
altri, compreso il suo capo, lui era invisibile. Inesistente per i
cassieri che sedevano tutti i giorni nelle postazioni di fronte al
suo ufficio, per la donna delle pulizie che ormai da sette anni
entrava nel suo stanzino e svuotava i cestini senza neanche
salutarlo. Soprattutto continuava ad essere invisibile agli occhi
dell’unica ragazza che mai avesse fatto palpitare il suo cuore:
Daisy, dell’ufficio cambi.
Tante volte, nel corso di
quegli anni Edgar le si era avvicinato, discretamente certo, ma con
decisione, per rivolgerle almeno un saluto; una o due volte era
perfino riuscito a sussurrarle un “ciao”. Eppure lei non
si era mai degnata di ricambiare. All’inizio della loro
“frequentazione” Edgar aveva sperato di dare finalmente
una svolta alla sua vita grigia, fatta di inesistenza e nullità;
aveva sognato ad occhi aperti, a volte anche in ufficio, di fughe
d’amore con la dolce Daisy, ma ovviamente, vista la sua
condizione di uomo senza qualità, la bella ragazza gli aveva
sempre preferito colleghi di lavoro più aitanti e simpatici;
Edgar così piano piano era ritornato (semmai vi fosse in
realtà uscito) nell'oblio, dove era rimasto fino a quel
giorno. Ora che, dopo aver aperto la porta, si ritrovava a guardare
dal basso verso l'alto, due ragazzi belli e attraenti (di quelli che
sarebbero tanto piaciuti a Daisy, per intenderci), la sua unica
speranza, sentiva che dovesse essere quella che i due adoni avessero
sbagliato porta.
Mentre
Camus rimase fermo davanti alla porta aperta ad osservare l’omino
di fronte a loro, Milo non riuscì a trattenere un sorriso.
Cosa diavolo volesse il Grande Sacerdote da quel tizio, Athena solo
lo sapeva. Di certo non poteva pensare di fare di quel “nano
grasso” un vero cavaliere, ma per quanto si fosse arrovellato
nelle ore precedenti, non era riuscito a trovare altra spiegazione:
solitamente non si scomodano due cavalieri d’oro per portare un
tizio ordinario al Grande Tempio solo per fargli svolgere una
mansione di basso livello; ma osservando il tappo da vicino lo trovò
ancora più insignificante rispetto all’idea che si era
fatto in precedenza. Eppure, eccoli li, i cavalieri d’oro
d’Athena, pronti a prelevare il signor Edgar Allienz, uomo
banale dalla vita insulsa. Eccoli li, ad osservare e ad essere
osservati dal perfetto esempio di uomo invisibile.
Non
compro enciclopedie, grazie
Prego?
– Milo era talmente assorto nei suoi pensieri che pensò
di aver sentito male ciò che il nano gli aveva detto
Scusatemi,
ma non compro enciclopedie.
Chi
le dice che noi vendiamo enciclopedie?
Camus
e le sue domande! Il suo amico era sempre pronto a cercare di
comprendere cosa il suo interlocutore volesse dire, come se quel
tizio potesse nascondere chissà quali misteri.
Edgar
si volse verso Milo, sgranando gli occhi. Ora anche gli estranei lo
insultavano. Doveva essere un tipo oltremodo anonimo per essere
insultato perfino da chi avrebbe dovuto lusingarlo.
Camus
incenerì con lo sguardo il cavaliere al suo fianco, mentre
Edgar considerava che forse il tizio dallo sguardo di ghiaccio, a
dispetto del suo aspetto altero, sapeva fare il suo mestiere. Se
avesse avuto possibilità economiche, molto probabilmente,
avrebbe acquistato almeno due volumi di quelle enciclopedie.
Edgar
si sorprese di tanto ardire; mai in vita sua si era rivolto in quel
modo a nessuno, neanche a un bimbetto di dieci anni che una volta lo
aveva reso bersaglio del gelato che si era stufato di mangiare.
Considerò che forse la presenza del tizio freddo lo aveva
talmente rassicurato, da renderlo quasi spavaldo. Il sorriso che
comparve sul volto dell’”apprendista” però
gli fece tornare velocemente tutte le paure.
Nel
sentire pronunciare in quel modo il suo nome, l’omino
rabbrividì. Lo fece senza neanche rendersene conto. Se avesse
avuto un luogo dove fuggire, sarebbe scappato a gambe levate.
Quell’uomo, con quel suo sguardo assassino gli incuteva timore.
Nonostante la presenza rassicurante del tizio glaciale, nella mente
di Edgar cominciarono a formarsi pensieri sempre più orrendi
sulla presenza di quell’uomo di fronte a lui. Ad un certo punto
gli venne in mente anche la possibilità che fosse lì
per violentarlo; impossibile, quello avrebbe potuto avere tutte le
donne che voleva. E se fosse stato gay? Avrebbe potuto avere anche
tutti gli uomini che voleva, non un insulso ometto di mezza età
quale lui era. Escluse la possibilità che fossero lì
per derubarlo: tutti nel quartiere sapevano che lui non possedeva
nulla. E se loro non lo sapevano? Ma da quando in qua i ladri bussano
alla porta? Da quando hanno a che fare con un “tappetto”
come te, si rispose mentalmente. Cominciò velocemente a
sragionare alla ricerca di una possibile giustificazione alla
presenza di quei due esseri di fronte a lui ed alla fine, sull’onda
delle troppe emozioni, svenne, cadendo a terra come un sacco di
patate. Milo sgranò gli occhi, incredulo di fronte a quello
spettacolo. Poi, in un gesto teatrale, alzò le braccia al
cielo
Fantastico!
Ora ci toccherà pure portarcelo in spalle fino al Grande
Tempio
Ti
toccherà portarlo – così dicendo, Camus si girò
e riprese il corridoio
Ehi
aspetta! – Milo gli urlò dietro – perché
dovrei portarlo io?
Perché
se tu fossi stato più gentile con lui, questo poveraccio non
si sarebbe agitato e non sarebbe svenuto
Milo
rimase incredulo a fissare il suo amico che si allontanava, poi, una
volta compreso che Camus non avrebbe fatto nulla, si caricò in
spalla Edgar e corse dietro al suo compagno di viaggio, constatando
che il sacco di patate era ancora più pesante rispetto a
quanto sembrava.
Eccomi
con un nuovo capitolo. E’ passato poco tempo dalla prima
pubblicazione … non vi ci abituate …. È un puro
caso che riesca a pubblicare così presto ;-). Ed ecco qui
Edgar, l’omino a cui avrebbero potuto tranquillamente ispirarsi
i Beatles per scrivere la canzone Nowhere Man …. Un tipo
talmente insignificante da rendere Milo incredulo …. Sarà
lui il futuro cavaliere di Pegasus?
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Capitolo 3 *** III - La Scalata di Edgar - prima parte ***
Capitolo
III
La
scalata di Edgar - parte I
Quando
Edgar si svegliò, si ritrovò sdraiato ai piedi di un
tempio bianco. La costruzione, veramente imponente, assomigliava in
modo impressionante al Partenone di Atene. Non era mai riuscito a
vederlo dal vivo, anche perché in vita sua l’unico
viaggio che aveva affrontato era stato quello da casa sua al paese
vicino, però grazie ai libri di arte che aveva acquistato da
uno di quei venditori porta a porta, poteva dire senza ombra di
dubbio che quel Tempio assomigliava a quello presente ad Atene. A
proposito di venditori di libri ed enciclopedie, gli sovvennero i
due tizi strani dai capelli lunghi, che lo avevano “molestato”:
che fine avevano fatto? E come era arrivato ai piedi di quel Tempio?
Si mise seduto, guardandosi intorno. Non riuscì a comprendere
dove fosse finito, ma riuscì a ritrovare i suoi venditori
enciclopedici. Essendo indeciso sul da farsi, cosa tipica del suo
carattere, rimase ad aspettare che i due si voltassero nella sua
direzione. Non riusciva a comprendere quello che si stavano dicendo,
ma notava che il tizio biondo, l’assassino, gesticolava e
parlava in maniera concitata, mentre quello glaciale rimaneva
immobile con gli occhi chiusi. Edgar ad un certo puntò
cominciò a domandarsi se stesse veramente ad ascoltare il suo
compagno e se addirittura fosse sveglio. Il suo pensiero fu spazzato
via alla velocità della luce dallo sguardo che l’uomo
dai capelli rossi gli lanciò. Edgar si sentì come un
bambino scoperto con le mani nella marmellata. Possibile che quel
tizio riuscisse a leggere i suoi pensieri? I due si avvicinarono con
calma verso di lui e dopo averlo invitato ad alzarsi, lo esortarono a
salire le scale di fronte al Tempio.
Fu
la domanda che rivolse loro Edgar, ma che non ricevette risposta
Ancora
nessuna risposta. Vista la sua difficoltà a salire quegli
enormi gradini, venne sollevato di peso dall’assassino e
trascinato fino alla porta del Tempio. Indubbiamente il ragazzo aveva
dovuto fare un certo sforzo per alzare un peso morto come lui, o
forse era solo una sua impressione?
Ancora
nessuna risposta. Edgar sospirò
Edgar
quasi piagnucolò. I due si bloccarono simultaneamente e si
voltarono a guardarlo. Fu il rosso a parlare
Camus
tutto si sarebbe aspettato da quell’uomo, tranne
quell’affermazione. Milo sorrise divertito.
Edgar
arrossì violentemente, anche in virtù del fatto che il
tizio biondo gli aveva fatto l’occhiolino. Gli tornò
fugacemente in testa il pensiero che lo avessero potuto rapire per
abusare di lui. Altrettanto fugacemente lo ricacciò. Era
troppo brutto per quei due.
Non
è la paura – quasi sussurrò
Ah
no? – l’uomo dai capelli biondi si avvicinò a
lui. Troppo vicino per non aver paura
Milo
lascialo in pace – l’uomo dai capelli rossi redarguì
il suo amico – sono solo affari suoi se ha paura o meno.
Quando arriveremo al Grande Tempio, potrai andare al bagno.
Quanto
ci vorrà?
Se
avesse dovuto fare quella domanda al tizio che si chiamava Milo,
probabilmente avrebbe desistito, ma visto che era il rosso che gli
parlava, si sentì abbastanza tranquillo
Il
sorriso sghembo di Milo lo fece rabbrividire. Avrebbe voluto chiedere
ai due cosa significasse la frase “altrimenti potresti non
arrivare mai”, ma considerato che non avevano risposto a
nessuna delle sue domande, vi rinunciò. Entrarono nel Tempio
ed Edgar considerò, osservandosi intorno, che da quelle parti
nessuno metteva piede da almeno un paio di anni. I due uomini che lo
accompagnavano procedettero con passo veloce, mentre lui arrancò
dietro di loro. Probabilmente il suo passo veloce non poteva essere
paragonato al loro, anche perhè la lunghezza delle loro gambe
era quasi il doppio rispetto alla sua. Ad un certo punto sentì
il biondo dire una cosa per lui incomprensibile al rosso
Edgar
si domandò chi diavolo fosse o cosa fosse il cavaliere di
Ariete, ma ovviamente si tenne la domanda per lui. Attraversato
velocemente quel Tempio, i tre uscirono da una porta esterna e a quel
punto all’uomo basso e grasso prese quasi un colpo. Di fronte a
lui, oltre una serie infinita di scale si ergeva un altro Tempio.
Speranzoso chiese ai due se quello fosse il Grande Tempio
Quella
è la casa del Toro – rispose, nella sua solita atona
voce il rosso
La
casa del Toro? – Edgar lo guardò stupito – vuoi
dire che in quel posto dorme un toro?
Toro
non è un animale – il sorriso del biondo si fece ancora
più insolente – è una persona e se fossi in te
comincerei a preoccuparmi. E’ grande come un armadio e con una
mano può schiacciarti
Smettila
Milo! – l’uomo di ghiaccio redarguì ancora una
volta il suo amico – non devi terrorizzarlo. Inoltre sai anche
tu che Toro è uomo di giustizia. Certo non si può dire
la stessa cosa degli altri, ma ce ne preoccuperemo quando li
incontreremo.
Uomo
di giustizia? Altri? Quanti altri? – Edgar cominciò a
vedere la terra intorno a lui girare
Ehi,
amico. Vedi di tenerti sulle tue gambe che mica voglio portati su in
spalla per le dodici case dello zodiaco
Alla
parola dodici, Edgar svenne nuovamente. Quando riaprì gli
occhi, gli sembrò di vivere un dejavù, ritrovandosi
nuovamente ai piedi di un Tempio. Non era lo stesso luogo dove si era
svegliato poco prima, però. Spostando lo sguardo si trovò
ad incontrare gli occhi di un energumeno con delle ciglia molto folte
di un colore nero come la pece. Indossava un’armatura
(un’armatura dico!) fatta interamente d’oro (Oro vero,
non bigiotteria!). Avrebbe voluto urlare e fuggire, ma la paura lo
inchiodò al pavimento
Edgar
si ritrovò davanti agli occhi la faccia del biondo e gli venne
quasi da piangere. Aveva sperato che fosse tutto un sogno, un incubo
da cui prima o poi si sarebbe svegliato, ma possibile che
quell’incubo fosse così persistente? Intanto il biondo
continuava a parlagli, mentre lo alzava in piedi come fosse un
fuscello
E
comunque, Edgar caro, ti prego di non svenire più. Non è
che posso portarti in spalla e oltretutto di questo passo non
arriveremo neanche per questa notte al Grande Tempio.
Devo
andare in bagno – Edgar avvampò a quella richiesta, ma
non riusciva più a trattenersi
Uffa!
Camus ti prego – Milo voltò lo sguardo verso il rosso e
così Edgar ebbe la conferma che il rosso era francese –
digli che non possiamo baloccarci ancora
Ma
io … - Edgar avrebbe voluto rispondergli che per lui non si
trattava di un balocco, ma di una necessità, ma l’imbarazzo
per essersela fatta addosso lo sopraffò
Per
Athena che orrore!
Milo
fece un salto indietro, raccapricciato e anche il mastodontico uomo
dalle folte sopracciglia emise un suono disgustato. Edgar sarebbe
voluto sprofondare o essere cancellato con una gomma tanto era pieno
di vergogna. Ma le parole di Camus gli diedero un conforto insperato:
Il
gigante, assecondando i desideri del rosso, accompagnò Edgar
in una stanza nascosta all’interno del Tempio e lì
l’ometto si diede una sistemata alla bene e meglio. I vestiti
fornitigli dall’omone erano larghi, ma almeno erano puliti e
anche se sembrava un bambino con gli abiti del padre indosso, si
sentì più sereno. Guardandosi intorno, valutò
per un momento la possibilità di darsela a gambe, ma poi
accantonò l’idea; un tipo goffo come lui non sarebbe mai
riuscito a fuggire da quei due spilungoni. Decise di tornare dai suoi
guardiani. Affiancandosi a loro, sentì Milo chiedere
all’omone, il permesso di passare per la sua dimora e il tizio
gli rispose affermativamente, chiamandolo cavaliere di Scorpio. Edgar
non ebbe neanche il tempo di comprendere quelle parole, perché
venne trascinato di peso fuori da quel Tempio.
Fu
costretto ad arrancare dietro i sue due “ciceroni” per
un’infinità di scale che li portarono ad un altro
Tempio. Vedendo le effigi riportare su di esso, nella sua mente,
onestamente non troppo sveglia, cominciò a formarsi un
pensiero, un’intuizione, ma era ancora troppo presto per dargli
corpo. In quell’edificio non incontrarono nessuno, ne i due
ragazzi si comportarono come se si dovessero aspettare di incrociare
qualcuno. Arrivati alle soglie del quarto tempio, ormai Edgar si era
fatto l’idea che ne avrebbe dovuti attraversare almeno 12,
anche perchè i due tizi avevano già affermato che ne
avrebbe dovuti attraversare dodici. Era questo il motivo per cui era
svenuto la seconda volta. Giusto? Edgar ormai aveva quasi perso il
filo dei suoi pensieri. Lo stress, il terrore, l'affanno erano tutti
sentimenti che nuocevano gravemente alla sua salute. L’ometto
si accasciò al suolo e scongiurò i suoi guardiani di
farlo riposare un po’. Camus e Milo si scambiarono una fugace
occhiate, poi il rosso lo tirò su di peso sussurrandogli
all’orecchio “Non ora e non certo qui”. Edgar fu
percorso da una sensazione persistente di puro terrore. Il terrore
sfociò in un grido acuto nel momento in cui realizzò,
dopo essere entrato in quella casa, che quello su cui stavano
camminando non erano sassi mal posati su un pavimento poco levigato,
ma volti umani sofferenti e doloranti. Venne istintivo all’ometto
il tentativo di levare i piedi da quei volti, ma la mossa repentina
gli fece perdere l’equilibrio costringendolo ad appoggiarsi
alla parete. Si allontanò istantaneamente da essa una volta
che realizzò che anche essa era tappezzata da volti deformi.
Senza pensare, si aggrappò alla vita di Milo e affondò
il suo volto sul suo addome.
Una
voce possente, sconosciuta, lo impaurì, costringendolo a
stringersi ancora più forte al guardiano antipatico. Se avesse
potuto esaudire un desiderio avrebbe chiesto di essere trasportato
dall’altra parte del mondo. Nel frattempo sentì dei
passi avvicinarsi a lui ed ai suoi compagni ed il sangue si fermò
nelle sue vene. Qualcosa nel rumore di quei passi lo terrorizzava.
Quando si voltò, si trovò di fronte un uomo alto più
o meno come i suoi due custodi, con indosso un’armatura d’oro
(anche lui!), ma con uno sguardo crudele ed un sorriso arrogante.
Neanche il suo capo ed il capo del suo capo avevano mostrato mai
tanta crudeltà nei loro occhi, eppure venivano riconosciuti da
tutti quelli con cui erano entrati a contatto come due squali. Si
rese improvvisamente conto che quella era realtà, non finzione
o sogno, ma realtà pure, semplice e terribile e che, in un
batter di ciglia avrebbe potuto perdere la cosa più preziosa
che possedeva: la sua vita. Fu certo che i tre uomini che in quel
momento erano intorno a lui portavano la morte con loro e neanche il
pensiero che due di loro erano lì per proteggerlo, lo
rincuorò.
L’uomo
crudele si avvicinò a lui, ma volse lo sguardo verso il
biondo.
Avanti
Milo, dammi l’orsetto in modo che anche io possa giocarci un
po’
Ha
voglia di scherzare Death Mask?
I
due uomini sorridevano come se tra di loro si stesse svolgendo
un’amabile conversazione, ma Edgar sentì l’aria
farsi più pesante. Il nome Death Mask, pensò, risultava
appropriato per quell’uomo. Non si poteva dire che fosse brutto
(tutti erano belli al suo confronto), ma quello sguardo,
quell’espressione tesa lo rendevano orrendo ai suoi occhi. Milo
lo spostò di peso, spingendolo verso Camus ed Edgar si sentì
calmato e al sicuro, accanto al rosso. Per quanto fosse conscio che
il biondo era dalla sua parte, almeno in quel momento, Edgar non si
fidava di lui al 100% e mai lo avrebbe fatto. Intanto i due uomini,
quello con l’armatura e quello con i capelli biondi si
trovarono sempre più vicini.
Hai
bisogno di una lezione anche tu, Milo?
Io
credo che sia tu ad avere bisogno di una lezione.
Su,
da bravo, lasciami l’ometto. E’ tanto che non mi diverto
un po’ e con lui penso che lo farei molto. Già lo vedo
scongiurare perdono e promettere tutto ciò che voglio in
cambio della sua misera vita
Edgar
a quelle parole si intristì, era così evidente che la
sua vita non valesse nulla?
Il
nano deve essere portato al Grande Tempio. E’ quello che ci è
stato chiesto ed è quello che farò. Poi potrai farci
quello che vuoi
Dovete
chiedermi il permesso di passare – sul volto dell’uomo
crudele comparve un sorriso ancora più crudele – e non
penso che oggi ve lo concederò
Milo
fese un passò veloce verso il tizio con l’armatura, che
si mese in una posizione di difesa. I due però furono fermati
dalle parole di Camus
Anche
il rosso sorrise e sulla schiena di Edgar passò un altro
brivido di terrore. Anche Camus infondo era un uomo che portava morte
e per quanto gli potesse essere simpatico, i suoi gestiti, come il
suo modo di sorridere, definivano quello che era. Si sentì un
pupazzo nelle mani di esseri pericolosi e desiderò fuggire
lontano o almeno morire velocemente. Il tizio crudele rimase immobile
per un po’ a fissare sia Milo che Edgar. Il suo sguardo non
presagiva nulla di buono, ma infine, con un gesto teatrale si fece da
parte e li fece passare. Nessuno dei tre lo salutò ne parlò
finchè non furono fuori da quella casa degli Orrori (altro che
Luna Park!). Una volta alla luce del sole, Edgar sospirò
Voglio
tornare a casa
Spiacente
Edgar – Camus gli rispose con calma – non possiamo
permettertelo
Ho
paura
Fai
bene – Milo lo guardò divertito – questo è
un posto pericoloso per tipi come te, soprattutto quando incontri
gente come Death Mask
Ho
paura anche … di voi – Edgar sussurrò quelle
parole, ma Milo riuscì comunque a sentirle e ne rimase
colpito
Non
devi aver paura di noi, Edgar – Camus puntò i suoi
occhi blu su di lui – se tu non ci farai nulla di male, noi
non lo faremo a te
Edgar
alzò lo sguardo e osservando attentamente il blu dei suoi
occhi comprese che quelle parole erano vere.
E
come ogni classico che si rispetti, anche il “nostro”
eroe grassoccio e bassotto ha dovuto cominciare la sua scalata verso
il Grande Tempio. Certo che incontrare Death Mask non deve essere un
piacere ;-). La seconda parte prossimamente … chissà
che gli succederà con gli altri.
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Capitolo 4 *** IV - La Scalata di Edgar - II parte ***
IV
– La Scalata di Edgar – II parte
Edgar
sospirò. Aveva compreso che avrebbe dovuto affrontare ancora
molti scalini e molti altri adoni in armatura. Dodici Templi per
dodici segni dello Zodiaco. In che strano posto era finito. Dove
tutto rimandava all'antica Grecia, perfino l'aria che si respirava.
Era per caso tornato indietro nel tempo? In quel momento avrebbe
pensato che tutto fosse possibile, ma sentiva che il tempo in cui si
trovava era lo stesso in cui era vissuto nella sua vita. Sapeva che
fare domande ai suoi due accompagnatori era inutile; non una risposta
avrebbe ricevuto fino a quando non sarebbe arrivato ai piedi del
Grande Sacerdote. Gli venne in mente la possibilità che questi
tizi facessero parte di una congrega religiosa. Una sorta di
Cavalieri Templari, come quelli raccontati nel libro Il Codice Da
Vinci, uno dei libri più brutti che avesse mai letto a onor
del vero. Oppure erano come quelli del film Indiana Jones e l'Ultima
Crociata. Magari, gli venne da considerare, questi uomini erano lì
per proteggere le reliquie degli antichi Dei Greci. Che assurdità
a volte la mente porta a pensare. Aveva paura. Non era abituato a
vedere tizi alti quasi due metri con indosso armature dorate che ti
squadravano dalla testa ai piedi, come se ti volessero privare anche
dell'anima. Con sorpresa ripensò alle parole che aveva sentito
in uno dei Templi. Si voltò verso il biondo:
-
Tu sei il cavaliere della Casa dello Scorpione!
-
Bingo! - Milo sorrise divertito - sei un vero genio
-
Smettila di prendermi in giro - Edgar rispose offeso - sono brutto,
basso, stupido e insignificante, ma anche io ho un cuore
Milo
si ammutolì all'istante e forse, per la prima volta in vita
sua, si vergognò di quei suoi modi un pò “canzoneschi”.
Si era sempre divertito a stuzzicare le persone per osservare le
reazioni che avevano, ma mai si era soffermato a pensare quanto
potessero oltraggiare le persone che aveva di fronte. Se si fosse
trattato solo di offesa sarebbe stato un piccolo problema, ma in quel
caso si rendeva conto che Edgar soffriva dei suoi scherzi. Ci pensò
un pò e concluse che il problema era di quel nano. Era lui ad
essere troppo sensibile, no, non sensibile
-
Sei debole Edgar. Debole se ti senti ferito dalle parole di un
estraneo. E' vero, ti sto prendendo in giro, ma tu, invece di pensare
che quello che dico è tutta un'idiozia, ci credi e ti metti a
frignare su quanto io sia crudele
-
E' tutto vero quello che dici - rispose amaramente Edgar - e
sentirmelo dire da uno che non deve mai aver avuto un problema in
vita sua fa male
-
Pensi veramente che io non abbia mai avuto un problema in vita mia? -
Milo lo guardò stupito
-
Che problema può mai avere uno come te? Sei bello, decisamente
bello. Hai un fisico atletico. Sei sicuro, spigliato, coraggioso. Che
problema puoi avere tu?
-
Non è così semplice - rispose Milo corrucciato
-
Ora basta. - Camus intervenne per la prima volta nel loro discorso -
Siamo quasi arrivati al quinto Tempio
-
La casa del Leone - quella di Edgar non fu una domanda
-
Si - Camus annuì semplicemente - il suo custode non dovrebbe
crearci problemi. E' una testa calda, ma è uomo giusto
-
Se lo dici tu - Milo usò lo stesso tono canzonatorio che
utilizzava generalmente per Edgar
-
Ma se Milo è il cavaliere dello Scorpione, tu quale sei? -
Edgar ignorò il ragazzo biondo e rivolse la domanda a Camus
-
Ogni cosa a tempo debito, Edgar. concentrati per questo passo. al
resto penseremo dopo
Come
già aveva intuito, anche il custode della casa del Leone aveva
un'armatura d'oro (vero oro!) ed era bello come un dio Greco. Se
avesse avuto un minimo di autostima (cosa che non aveva), sarebbe
finita dritta nella pattumiera. Le ragazze come Daisy, si ritrovò
a pensare, se sapessero dell'esistenza di questi tizi, non
guarderebbero mai tipi come me neanche per un milione di anni. "Daisy
non ti ha mai guardato!" fu il pensiero veloce che affiorò
sulla sua mente e che lui cacciò via altrettanto velocemente.
L'uomo con l'armatura, benchè severo, si mostrò gentile
sia con lui che con Camus, lo fu un pò meno con Milo. Era
evidente che fra i due non corresse buon sangue, ma Edgar non si
stupì della cosa. Aioria, questo il suo nome, li lasciò
passare senza nessun problema e l'ometto da una parte ne fu
dispiaciuto. Se avesse opposto almeno un pò di resistenza,
avrebbe potuto riposarsi per dieci minuti. Invece così si
ritrovò a marciare velocemente verso il Sesto Tempio. La
sensazione di calma irreale che lo pervase , una volta giunti, lo
rese ancora più nervoso. Tutto in quel posto lo rendeva
nervoso e rendeva nervosi anche i suoi accompagnatori. Lo intuiva dal
modo in cui entrambi avevano serrato i pugni e si erano fatti più
accorti. Quando si trovò di fronte il custode della casa di
Virgo, però, rimase sconcertato. Tutto si sarebbe aspettato,
ma non certo un tizio esile, con i capelli lisci, lunghi e biondi
quasi più del sole, seduto nella tipica posa della meditazione
zen. Non che lui sapesse nulla di Buddha, dello Zen e delle filosofie
orientali in genere, però una sera aveva visto un
documentario su National Geographic sull’argomento. A prima
impressione l’uomo (o ragazzo? Era difficile dargli un’età)
non sembrava pericoloso, non certo come il pazzo dagli occhi rossi
della IV casa. Se i suoi compagni continuavano ad essere in tensione,
però, qualcosa quell’essere doveva nascondere.
Osservandolo con più attenzione, Edgar notò che teneva
gli occhi chiusi e manteneva un’area incurante; eppure sapeva
che loro erano lì, ne era sicuro.
Camus
prese la parola, chiedendo al tizio che rispondeva al nome di Shaka
il permesso di passare in nome della Dea Athena. Orientale il nome,
occidentale l’aspetto; che tipo curioso doveva essere
quell’uomo, ma ciò che colpì Edgar, non fu tanto
il riferimento del nome a Saskjamuni, cosa peraltro di cui non era a
conoscenza, ma il fatto che l’uomo dai capelli rossi avesse
parlato di Athena. Doveva presumere da quelle parole che gli uomini
che aveva incontrato in quella bizzarra giornata, fossero tutti
devoti alla divinità greca? Si trovava in mezzo ad una sorta
di setta? Che so, tipo testimoni di Geova? Oppure erano dei folli che
si divertivano a ricreare un’epoca ormai sepolta? Aveva sentito
una volta (grande salvezza National Geographic per un ignorante come
lui) che in America si divertivano a rivivere ogni anno la battaglia
di Gettysburg che aveva permesso all’esercito della
Confederazione di sconfiggere quello del Sud, consentendo al generale
Grant di prevalere su Lee, o forse Grant non c’entrava nulla?
La sua ignoranza non aveva limiti, nonostante tutti i documentari che
si cibava. Sospirò pesantemente. Oppure, magari, senza
saperlo, era finito in una sorta di gioco di ruolo? Lo sguardo
infuocato che sentì alle sue spalle, doveva essere sicuramente
Milo, lo riportò al momento che stavano vivendo. Il tizio
biondo non aveva risposto alla domanda fino a quel momento, come se
intuisse che la mente di Edgar si era messa a vagare nei secoli.
Quando lo fece, l’ometto rimase ancora più sconcertato
della sua voce. Era poco possente, ma al tempo stesso, nonostante non
dimostrasse una grande virilità, riuscì a metterlo a
disagio:
Perché
parli di Athena?
Perché
siamo qui per ordine del Grande Sacerdote. Non è forse vero
che lui rappresenta Athena in terra?
Così
dicono
Così
dicono – il suono della voce di Camus risultò
all’orecchio di Edgar meno convinto di quella del biondo
E
così tu sei Edgar, colui che diverrà cavaliere
Io
co-cosa? – Edgar strabuzzò gli occhi
Mi
sorprende questa scelta da parte del Grande Sacerdote. Tutto sembri,
fuorchè un cavaliere
Anche
voi se è per questo
Quel
giorno per l’ometto si stava dimostrando non privo di poche
sorprese; mai avrebbe pensato in vita sua di poter rispondere in quel
tono. Subito dopo aver pronunciato quelle parole, però, si
pentì del suo gesto avventato. Ma Shaka non sembrava curarsi
molto della forma.
Milo
e Camus non se lo fecero ripetere una seconda volta e si
incamminarono verso l’uscita, trascinando con loro un Edgar
ancora sconvolto per l’avventata risposta. Per l’ometto
dalle gambe corte quelle infinite scale stavano diventando un vero
supplizio. Sperò in cuor suo, giunti ai piedi della VII casa,
che il suo custode li trafiggesse con qualche arma misteriosa, in
modo da far cessare la sua sofferenza, ma il cavaliere di Libra (VII
casa VII segno dello Zodiaco) non solo non lo fece, ma non si
presentò neanche a loro. Dal vuoto e dall’aria che
respirò intorno a lui, Edgar immaginò che quel luogo
fosse disabitato ormai da secoli, ma non ebbe il tempo di chiedere.
Venne nuovamente trascinato via dai suoi due custodi che di lì
a poco, continuando a quella velocità, sarebbero diventati i
suoi aguzzini, nonché becchini. Ovviamente non si sarebbero
fermati neanche all’Ottava Casa, la dimora di Milo, questo fu
il pensiero sconfortante che invase la sua mente. Così fu. E
per fortuna, pensò l’ometto. Mai in vita sua aveva
respirato un aria così tetra in quattro mura. Attraversando
velocemente il corridoio di quel luogo, si voltò a guardare il
volto del suo custode e si convinse (se mai ne avesse avuto bisogno)
che Milo gli faceva paura. Il suo era uno sguardo da assassino. No.
Da assassino insensibile alle sofferenze umane. Senza rendersene
conto, l’omino si accostò ancora di più a Camus,
nella speranza, forse, che quell’uomo dai capelli rossi lo
potesse proteggere. Pensiero stupido, sicuramente. Non era forse vero
che quei due erano amici? Certo che lo era. Lo aveva capito dopo
poche ore di frequentazione. Ma se i due erano amici, forse, Milo non
era così male come lui pensava. Perdersi nei suoi pensieri
rese il tragitto dalla casa dello Scorpione alla dimora del
Sagittario un po’ meno pesante e così si ritrovò
di fronte alla IX casa senza rendersene conto. Una sensazione di pace
e serenità lo avvolse e la paura lo assalì. E se quel
benessere improvviso fosse solo una trappola'? Edgar scosse la testa
rapidamente e selvaggiamente. Basta! Doveva smetterla di essere così
paranoico. La pace che sentiva nel cuore era reale, doveva essere
reale. Le parole di Milo lo assalirono:
-
Di un pò, procione, che ti prende? Stai cominciando a dare di
matto?
-
Cosa? - Edgar, per l'ennesima volta trasecolò - Procione?
Perchè mi chiami così
-
Ti sono venute le occhiaie - il cavaliere di Scorpio sorrise - e con
questi vestiti sembri proprio un procione ... grassottello e
sgraziato come loro
L'ometto
cominciò a singhiozzare. Milo guardò Camus impaurito,
come se le lacrime che si stavano affacciando negli occhi di Edgar
potessero trasformarsi da un momento all'altro in saette che lo
avrebbero fulminato. Il cavaliere dai capelli rossi, scosse la testa,
rassegnato; prima o poi il suo amico avrebbe compreso che le parole
possono ferire più dei pugni, ma fino ad allora, toccava a lui
rimediare ai pasticci del cavaliere di Scorpio
-
Senti, Edgar, ormai avrai compreso che Milo non riesce a dire cose
adeguate ...
-
Semmai, sigh ... sigh .. credo che sia il contrario. Non è
forse vero che sono grasso, basso e brutto? Lo so che quando sono
stanco mi vengono le occhiaie e tutto sommato non ha tutti i torti a
definirmi un procione ... è solo che ... - Edgar abbassò
lo sguardo e singhiozzò nuovamente - fa male sentirselo dire
continuamente.
Camus,
forse per la prima volta nella sua vita, provò compassione. In
fondo l’ometto gli era simpatico. Era evidente che nella sua
vita non avesse mai fatto male a nessuno. Si domandò, per
l’ennesima volta, cosa ci facesse lì e cosa mai potesse
volere il Grande Sacerdote da quell’uomo. Gli posò la
mano sulla spalla. Fece semplicemente questo. Posare la sua mano
sulla spalla di quell’essere sgraziato. Era un gesto
insignificante, ma per un tipo freddo come il cavaliere di Aquarius,
rappresentava un grande sforzo. Edgar non lo notò, troppo
preso dal suo singhiozzare, ma lo fece Milo e ne rimase colpito. E
così il suo amico di lunga data dimostrava finalmente di avere
un cuore. Ma proprio in presenza di quel nanetto doveva dimostrarlo?
Forse Camus provava per Edgar talmente tanta compassione da fargli
sciogliere un po’ il perenne ghiaccio che circondava il suo
cuore. A lui, l’unica cosa che smuoveva quel tappo, era il
sistema nervoso. Digrignò i denti, sperando di potersi
liberare di quell’assurdo essere in poche ore. Non sapeva che
il suo desiderio sarebbe stato respinto e che avrebbe dovuto passare
con Edgar ancora molte delle sue giornate.
Senza
aggiungere altro, Milo si incamminò con passo sicuro dentro le
mura della Casa del Sagittario. Camus lo seguì senza
esitazione e così Edgar si dovette asciugare le lacrime e
farsi forza: meglio dentro quelle mura con loro, che fuori da solo.
Anche quella dimora risultò essere disabitata da molto tempo.
Avrebbe voluto rimanere in silenzio e non fare domande, troppo stanco
per accettare di sopportare qualunque risposta, ma la curiosità
era qualcosa che non era mai riuscito a smorzare.
Fu
il commento lapidario di Milo. Edgar si stupì. Allora anche
quei tizi tutto muscoli e virilità potevano morire! Che idea
idiota. Certo che potevano morire. Mica erano immortali.
A
cosa stai pensando? – Camus lo guardò di sottecchi
Io
… - l’ometto arrossì – riflettevo
Su
cosa? – Milo si voltò a guardarlo, incuriosito
Al
fatto che siete ehm … umani anche voi
Ah
ah ah ah - Milo non riuscì a trattenersi – di un po’,
ti eri fatto l’idea che fossimo dei Dei immortali?
No
– l’ometto abbassò lo sguardo – più
che altro credevo che foste una sorta di super eroi (o super cattivi
pensò tra se), tipo Superman, Batman o Spiderman
Chi?
– il cavaliere di Scorpio lo guardò ancora più
incuriosito
Non
sai veramente chi è Superman? – Milo fece cenno di no
con la testa – neanche tu?
Mai
sentito – Camus rispose alla domanda di Edgar senza
particolare enfasi nella voce
Incredibile
– Edgar li guardò sorpreso – tutti conoscono
Superman. Ma voi da piccoli cosa guardavate in TV o leggevate?
Chi
ha mai avuto tempo di guardare la Tv o di leggere – Milo alzò
le spalle, poi si voltò verso Camus e sorrise – o
meglio … io no di certo. Camus il tempo di leggere lo trovava
sempre. Almeno credo. Sa talmente tante cose …
Il
ragazzo dai capelli biondi, osservando il volto stupito di Edgar,
smise di parlare e si voltò verso il suo amico, incerto sul da
farsi. L’ometto realizzando che Milo si era interrotto a causa
della sua reazione, prontamente ne diede spiegazione:
Il
fatto è che non credevo in vita mia che avrei mai incontrato
qualcuno che non sapesse cose così banali
Senti
Edgar – Milo si mostrò decisamente arrabbiato – a
me non frega nulla dei tuoi super eroi … Superman, Batam,
Powerman o come diavolo si chiamano … da quando siamo nati
non abbiamo fatto altro che sputare sangue per apprendere l’arte
del combattimento e per arrivare ad ottenere le armature che ci
avrebbero permesso di svolgere al meglio il compito per il quale
siamo nati e certo non avevamo tempo per certe stronzate. Tzsè
… supereroi finti … di carta!
Scusami
Milo … sigh ….
E
ora per che cazzo piangi? – il cavaliere di Scorpio guardò
il nanetto, ancora più sconvolto del solito – ti ho per
caso spaventato? Ho alzato troppo la voce? Per l’amore di Zeus
smettila di frignare!!
Si
… scusa … è solo che – Edgar si asciugò
velocemente le lacrime dagli occhi – che provo compassione per
voi
Per
noi? – Milo spalancò gli occhi, incredulo – e
perché diavolo dovresti provare compassione per noi? Sei tu
lo sfigato … non certo io …
Si
… ma voi avete avuto sicuramente un’infanzia più
triste della mia … ed è tutto dire – l’ometto
rispose più a se stesso che al cavaliere di fronte a lui –
la mia non è stata certo allegra … ma la vostra …
wow!
In
un attimo, pensieri malinconici avvolsero la mente di Milo. Era vero
che Edgar era un fallito e un’incapace, ma tutto sommato quale
era la differenza fra di loro? Tutti e due, in fondo, avevano vissuto
delle vite ai margini della società di cui facevano parte. A
sua memoria, Milo, non aveva mai avuto nella sua infanzia un momento
di svago, ne delle amicizie al di fuori di quel mondo, con cui
condividere momenti differenti rispetto ad Athena ed alle sue leggi.
Quale era la differenza tra lui ed Edgar? Il ragazzo si scrollò
furiosamente quel pensiero dalle spalle. Non poteva paragonarsi a
quello sfigato. La consapevolezza dei suoi mezzi, la sicurezza e la
certezza di adempiere ad un compito immenso come quello di proteggere
l’umanità dovevano fare la differenza. Senza aggiungere
altro, a passo veloce uscì dalla casa che un tempo fu dimora
del più valoroso cavaliere di Athena, senza voltarsi indietro.
Lo fece sotto lo sguardo incredulo di Edgar e di quello
compassionevole di Camus. Per la seconda volta nella giornata (un
evento eccezionale) il cavaliere di Aquarius provò
compassione. Questa volta non per Edgar, ma per il suo amico ed in
fondo anche per se stesso. A volte essere un cavaliere e dover
adempiere ad un compito così grande rappresentava un peso
molto grande per le spalle di giovani ragazzi quali loro erano.
Accantonando la malinconia in un angolo nascosto della sua mente,
Camus esortò Edgar a seguire il loro compagno di scalata. Li
attendevano ancora tre case e poi sarebbero giunti nelle dimore del
Grande Sacerdote, dove il povero ometto sarebbe venuto a conoscenza
di cosa il destino aveva in serbo per lui.
Miseria
… quanto tempo ho impiegato ad aggiornare questa storia ….
Chiedo venia …. Sempre presa da mille cose e con poco tempo da
dedicare a tutti …. Spero che vi piaccia almeno un po’
….. enjoy.
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Capitolo 5 *** Capitolo V - Finalmente Edgar giunge in cima ***
Capitolo
V
Finalmente
Edgar giunge in cima
I
tre uomini giunsero di fronte alla decima casa. Il suo custode doveva
essere il cavaliere di Capricorn. Edgar chiese conferma a Camus, che
semplicemente annuì. L’omino era già stanco.
Aveva fatto molte scale, per lui infinite, e voleva andare a casa.
Ora la sua vita non gli sembra più così vuota.
Tutt’altro. Era preferibile passare i prossimi 100 anni da solo
che in compagnia dei folli che lo circondavano. Uomini che
indossavano pesanti armature dorate? Chi mai gli avrebbe creduto? Ma
che importanza poteva avere? Di lì a poco sarebbe morto di
paura, oppure avrebbe provveduto Milo a gettarlo giù dalle
scale e se non lo avesse fatto, forse lo avrebbe fatto da solo, nella
foga di fuggire da quei matti. Milo, stanco di aspettare che si
decidesse ad entrare lo spinse energicamente, facendolo quasi
ruzzolare dentro la casa del Capricorno. Edgar ebbe la prontezza di
riflessi di mettere le mani avanti e questo gli impedì di
cadere faccia a terra. Alzando lo sguardo, si trovò ad
osservare una statua in cui era raffigurato un uomo inginocchiato di
fronte ad una donna, o forse era la Dea Atena? Ad ogni modo la donna
offriva una spada all’uomo inginocchiato. Edgar si voltò
per domandare a Camus il significato di quell’allegoria. Non
sapeva se quella fosse la parola giusta da utilizzare, non era mai
stato bravo ad Arte. O meglio. Non era mai stato bravo in nessuna
materia; come in tutta la sua vita, anche durante il periodo
scolastico la sua più grande virtù era stata quella di
sparire agli occhi di tutti, perfino a quelli degli insegnanti. Milo
si inginocchiò e sorrise:
Avanti,
mio caro procione, tirati su che non voglio fare nottata
Ma
se è giorno! – Edgar era sempre più indignato
dal comportamento di quell’uomo
Si,
ma se tu continui a dormire su questo pavimento ci facciamo notte in
questa casa.
Perché
c’e’ la statua? – Edgar per evitare di acuire la
sua ulcera, ignorò Milo e chiese a Camus
Per
ricordare il dono che Athena fece al cavaliere di Capricorn
Una
spada?
La
spada! – fu Milo a rispondere, quasi sputandogli in un occhio
La
spada?
Ma
che sei sordo?
Che
significa “la spada”?
Significa
che Athena ha regalato al cavaliere di Capricorn la spada migliore
che sia mai stata forgiata: Excalibur
Excalibur?
– Edgar guardò Milo confuso e perplesso – ma non
era la spada che Re Artù estrasse dalla roccia?
Re
Artù? – Milo lo guardò stupito – e chi è
Re Artù?
Non
conosci la legenda di Re Artù e dei cavalieri della tavola
rotonda?
No
– Milo alzò le spalle – dovrei?
Muovetevi!
Camus
scavalcò entrambi e si diresse verso l’uscita. Edgar e
Milo, per la prima volta, ebbero lo stesso identico pensiero e cioè
che il loro compagno a volte sapeva essere molto scortese. Eppure si
alzarono e lo seguirono senza dire nulla, entrambi confusi ed
inappagati dalla loro conversazione. In pochi minuti riuscirono ad
uscire dalla casa senza mai incontrare il proprietario, eppure la
netta sensazione che lui fosse lì e che li avesse osservati
per tutto il tragitto non abbandonò mai l’omino. Era
inquietante, certo, ma per Edgar l’importante era superare
indenne quelle Dodici Case, anche se temeva che quello che lo
aspettava in cima, forse, sarebbe stato di gran lunga più
temibile. L’unica considerazione che potè fare
attraversando l’Undicesima fu che in quell’ambiente si
respirava l’essenza del proprietario, nonché suo
accompagnatore: la freddezza. Tanto era algido Camus, quanto era
algida la sua casa e se in quella di Milo aveva percepito il caos che
vi regnava, in questa il silenzio ne era il padrone, come se nessuno
vi avesse più dimorato da secoli. Di più non gli fu
permesso di scoprire: la attraversarono talmente in fretta che quasi
dubitò di esserci passato veramente. Giunti alla Dodicesima
casa, un profumo di rose lo assalì. Era cresciuto avvolto da
quell'odore, per questo lo riconobbe all’istante. Il giardino
della casa dei suoi genitori era pieno di rose, grande passione di
sua madre. Edgar, però, non le aveva mai amate. Forse perché
aveva sempre ritenuto che sua madre dedicasse più tempo alla
coltivazione di quei fiori che alla sua cura, o forse perché a
forza di annusare quel profumo tutti i giorni gli era venuto a
nausea. Ed ora si ritrovava avvolto ancora da quelle fragranze.
Trattenne a stento il vomito, non poteva fare l’ennesima
figuraccia alla presenza di quei due. Di fronte a loro comparve un
giovane dalla bellezza inaudita. Edgar rimase a bocca aperta ad
osservare il giovane in armatura dorata avanzare verso di loro. Era
bello. Non esisteva un aggettivo diverso che poteva qualificarlo al
meglio. L’uomo si rivolse a Camus con educazione, ma con l’aria
di chi si sente superiore in tutto.
Edgar
trovò curioso che si rivolgesse solo a lui, ignorando la
presenza di Milo (della sua non si curava, non riteneva infatti che
un semi Dio come quello potesse accorgersi di una formica come lui).
Abbiamo
avuto l’ordine di portare quest’uomo al cospetto del
Grande Sacerdote – il tono di Camus era calmo, come al solito
- ti chiedo pertanto di lasciare libero il passaggio
Io
però non ho ricevuto nessuna indicazione in merito –
l’uomo sorrise – pertanto non credo che potrò
lasciarti passare
Avanti
Aphrodite! Smettila con tutte queste cerimonie. Sai che Camus non
mente, non lo ha mai fatto
Il
cavaliere dei Pesci si voltò verso Milo come se lo notasse per
la prima volta. Edgar non riuscì a non sorridere, ma cancellò
il sorriso dalle sue labbra immediatamente, a causa dello sguardo
torvo del cavaliere di Scorpio.
Milo,
non avevo notato la tua presenza
Già!
Come no!
Non
sto scherzando – il sorriso di Aphrodite si fece più
generoso – sai che ai miei occhi tutto ciò che non è
bello sfugge, vero?
Questo
vuol dire che l’unico che ritieni alla tua altezza è
Camus? – Milo indicò Edgar – passi per lui …
ma insomma, mio caro, anche io sono un tuo pari grado e sai che le
donne di Atene, nessuna esclusa muoiono dietro al mio fascino
Fascino
non vuol dire bellezza – Aphrodite rispose con sufficienza –
anche l’uomo più brutto può avere fascino. La
bellezza è ben altra cosa e tu, mio caro, ne sei totalmente
privo.
Tu
dici? – Milo sorrise
Perfino
l’omuncolo al tuo fianco risulterebbe più bello di te
con le giuste sistemazioni
Cosa?
– il sorriso scomparve immediatamente dal volto del cavaliere
di Scorpio
Ora
basta! – Camus usò ancora un tono calmo, ma il suo
sguardo si fece più severo – non abbiamo tempo per
queste discussioni. Te lo chiedo per l’ultima volta Aprhodite,
libera il passaggio in modo che possiamo adempiere al nostro
incarico
Ed
io ti ripeto, cavaliere di Aquarius che nessuno mi ha informato
circa il vostro incarico, pertanto il passaggio rimarrà
chiuso.
E
va bene – Camus sospirò – lo hai voluto tu
Edgar
vide il cavaliere di Aquarius riprendere il cammino, superare il
bellissimo cavaliere senza che egli facesse nulla per fermarlo ed
entrare nell’ultima casa dello zodiaco. Milo alzò le
spalle, sospirò a sua volta e seguì l’amico senza
dire nulla. Edgar si vide costretto a correre per raggiungere i suoi
due accompagnatori. Il cavaliere dei Pesci rimase ad osservarli con
uno strano sorriso sul volto. L’omino rabbrividì al
pensiero di cosa potesse celarsi dietro a quello strano ghigno.
Eppure aveva fiducia in Camus, pertanto lo seguì senza
esitare. Una volta giunti all’uscita della dimora dei Pesci, si
ritrovarono a dover fronteggiare una distesa di rose che copriva
tutta la scalinata che conduce all’ultima casa della montagna;
la dimora del grande Sacerdote intuì Edgar. L’ometto
cominciò ad attraversare il campo di rose. Sapeva che il
profumo di tutti quei fiori lo avrebbe fatto star male, ma non voleva
indietreggiare di fronte ai suoi compagni. Ma dopo aver mosso i primi
passi si bloccò, voltandosi indietro si rese conto che Camus e
Milo erano rimasti fermi alle soglie del campo. Milo sorrise
Hai
intenzione di dirglielo o aspetterai che stramazzi nuovamente al
suolo? Perché te lo dico subito, amico, questa volta te lo
incolli tu fino alla cima
Ma
di cosa state parlando? – Edgar li guardò confuso
Le
rose di Aphrodite sono velenose – furono le uniche parole
pronunciate da Camus
Velenose?
– Edgar ebbe un attacco di panico – Velenose?????
Cominciò
a correre più veloce che potè, in direzione dei suoi
accompagnatori e quando giunse vicino a loro riprese a respirare.
Camus
lo scansò con un gesto deciso. Edgar, ancora sotto shock
osservò il cavaliere di Acquarius alzare la mano destra ed
invocare le parole “Diamond Dust”. Le rose si congelarono
all’istante e l’omino cadde a terra sconvolto. E così
quello era il potere del cavaliere di Acquarius?
Trasformare
ogni oggetto in ghiaccio puro – Milo sorrise osservando Edgar
– ma non solo … Camus ha molte altre risorse. Vuoi
sapere, invece, cosa faccio io?
Lascia
perdere Milo – Camus cominciò a percorrere la scalinata
ghiacciata – non abbiamo più tempo. Il Grande Sacerdote
ci sta aspettando
Sarà
per un’altra volta. Magari te ne darò anche una
dimostrazione pratica, – Milo alzò di peso Edgar –
ora cammina che non ho voglia di trascinarti ancora
Edgar
seguì i due cavalieri nell’impervia salita ghiacciata.
Le sue scarpe non erano adatte per quella superficie, ma non voleva
rimanere un istante di più vicino al cavaliere dei Pesci.
L’uomo li aveva raggiunti e li stava osservando mentre si
arrampicavano verso la casa del Grande Sacerdote. L’omino,
voltandosi, lo vide sorridere e rabbrividì. Non per il freddo.
Era lo sguardo di Aphrodite a metterlo a disagio. Freddo, crudele
eppure bellissimo. Edgar tornò a guardare avanti e si impose
di non voltarsi più. Quando arrivarono, finalmente, alle
soglie dell’ultimo Tempio, era distrutto per lo sforzo
compiuto. In tutta la sua vita non aveva mai camminato così
tanto come in quel giorno. Osservando i suoi accompagnatori si rese
conto che l’unico ad essere sfatto era lui e si vergognò
per l’ennesima volta di tutta quella debolezza. Un uomo vestito
con un armatura meno preziosa di Milo e Camus si avvicinò a
loro e dopo averli omaggiati riferì che il grande Sacerdote li
stava aspettando nella sala delle udienze. Un brivido di puro terrore
percorse tutto il corpo di Edgar e la paura si aggrappò al suo
collo. Milo dovette sospingerlo energicamente per farlo muovere,
tanto i suoi piedi erano fermi sul pavimento. La verità era
che non aveva paura tanto del Grande Sacerdote e di quello che aveva
da dirgli, quanto piuttosto del fatto che quel venerabile signore che
lo aveva voluto incontrare si rendesse conto, una volta che lo avesse
visto in faccia, di aver sbagliato persona. Che fine avrebbe fatto?
Sarebbe stato ucciso da Milo all’istante? Oppure lo avrebbero
scaraventato giù per tutte quelle scale?Una visione celeste
azzerò immediatamente i suoi pensieri. Colpito da una chiazza
rossa,mentre attraversava il lungo corridoio, si voltò alla
sua destra e vide la ragazza più bella che fosse mai esistita.
Era mingherlina, con i capelli corti di un rosso fuoco intenso e
aveva due grandi occhi verdi che lo stavano scrutando nel profondo
della sua anima. Edgar abbozzò un sorriso impacciato e la
ragazza ricambiò. Poi lo sguardo della dolce visione si spostò
velocemente su uno dei suoi accompagnatori e l’espressione sul
suo volto cambiò repentinamente. Edgar la vide arrossire ed
abbassare velocemente lo sguardo. Voltandosi alla sua destra incrociò
lo sguardo di Camus e comprese. Per queste cose, ormai, aveva un
talento speciale. Quella dolce visione, la ragazza che le aveva
appena rubato il cuore era innamorata del cavaliere di Acquarius.
Sospirò, affranto. Ora l’idea di essere scaraventato giù
dalle scale non lo impauriva più di tanto. La voce di Milo, lo
fece sussultare
Non
mi dire! Caro il mio Edgar hai per caso messo gli occhi sulla
piccola Mya?
Mya?
– Edgar si voltò a guardare Milo, poi seguì il
suo sguardo verso la figura esile della ragazza dei suoi sogni –
No! Ma cosa dici?
Meglio
così – Milo alzò le spalle – quella porta
solo guai
Smettila
Milo – Camus si voltò, ma invece di guardare il suo
amico fissò il suo sguardo su Edgar
O
avanti Camus. Lo sai cosa dicono di lei e di chi è figlia
E
da quando credi a tutto quello che dicono? – Camus lo guardò
severamente
Beh!
– Milo abbassò lo sguardo. Il suo amico aveva il dono
speciale di farlo sentire a disagio quando più gli piaceva –
lasciamo perdere!
Edgar
osservò il cavaliere di Scorpio allontanarsi e, facendosi
coraggio, si rivolse a Camus
Che
cosa dicono di Mya? – lo sguardo del cavaliere di Acquarius lo
gelò all’istante
Dubito
che la cosa possa o debba interessarti – Camus continuò
a fissarlo – a meno che tu non abbia un particolare interesse
nei suoi riguardi
Io
.. no no – Edgar abbassò lo sguardo – e poi …
perché mai dovrebbe interessarsi a me quando …
Quando?
– Camus alzò un sopracciglio, incuriosito
Beh
– l’omino continuò a fissarsi le punte delle
scarpe – è evidente che gli interessa qualcun altro …
molto più bello e aitante del sottoscritto
E
questo dovrebbe fermarti?
Cosa?
– Edgar alzò lo sguardo incredulo – ma mi hai
visto bene? Come potrei competere con …
Competere?
E perchè dovresti? – Camus sorrise – devi
semplicemente mostrargli chi sei
Facile
a dirsi – Edgar abbassò lo sguardo
Andiamo
– Camus decise di lasciar perdere. Cominciava a pensare che
quell’uomo non avesse speranze
Che
cosa si dice di lei? – Edgar riprese a camminare dietro al
cavaliere di Aquarius
Che
tutto ciò che dice si avvera e che generalmente quello che
dice riguarda sventure e sfortuna
Cosa?
E tu ci credi?
Non
conta quello che credo io, conta quello che credono tutti. Nessuno
parla con lei e tutti cambiano strada ogni volta che la incontrano.
Anche perché hanno paura di ciò che potrebbe fare loro
sua madre
Sua
madre? Chi è sua madre?
Vuoi
sapere chi è sua madre? – Camus si fermò di
fronte ad una grande porta – la conoscerai molto presto
Senza
permettergli di replicare, il cavaliere di Aquarius fece cenno alle
due guardie che presidiavano la porta di aprirla. Gli uomini
eseguirono gli ordini ed Edgar, una volta spalancate le porte, vide
di fronte a lui la figura imponente di un uomo bardato di tutto punto
e mascherato, ergersi di fronte ad un trono. La paura tornò ad
attaccarsi al suo collo. Accanto a lui vide una donna che un tempo
non lontano doveva essere stata molto bella, ma che ora emanava un
aura di odio e vendetta che la rendeva ai suoi occhi orribile.
Possibile che quella fosse la madre dell’angelo che aveva
appena incontrato? Edgar, ancora una volta venne sospinto da Milo e
si ritrovò così ad entrare dentro la sontuosa stanza in
cui si sarebbe deciso della sua sorte e la sua vita sarebbe cambiata
per sempre.
O
mamma quanto tempo è passato …. Ammetto di aver avuto
il classico blocco …. Benchè sapessi cosa scrivere, non
riuscivo a farlo … chiedo umilmente perdono per questo
terribile ritardo a tutti coloro che fino ad ora hanno seguito questa
storia. Ora che finalmente il nostro povero Edgar è arrivato
al cospetto di Saga la storia finalmente prenderà corpo.
Qualche anticipazione? Beh … vediamo … il nostro povero
omino verrà addestrato come un vero cavaliere … e
indovinate chi sarà il suo maestro? …. Anzi … i
suoi maestri???
|
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Capitolo 6 *** VI - Il Destino di Edgar e la Nuova Missione di Camus ***
Capitolo
VI
Il
destino di Edgar e la nuova missione di Camus
Il
piccolo uomo, con lo sguardo perso, continuava a guardarsi intorno.
La sala in cui si trovava era enorme e lui si sentiva microscopico.
Al suo confronto Milo e Camus sembravano due giganti. Davanti a lui
sedeva il Grande Sacerdote di cui Edgar, fino a poche ore prima,
ignorava l’esistenza. A guardarlo tutto bardato, con la
maschera in volto, metteva soggezione. Povero Edgar! Abituato a
vivere una vita grigia e solitaria, fatta di quotidianità
ordinaria e cose semplici, catapultato in quella realtà si
sentiva perso e impaurito. Il Grande Sacerdote si rivolse a Camus e
Milo:
Cavalieri
di Athena, avete compiuto la missione che vi era stata affidata?
Si,
Grande Sacerdote – fu Camus a parlare per entrambi
E
dunque lui è l’uomo che vi ho chiesto di portare al mio
cospetto? – Il Sacerdote indicò Edgar e quest’ultimo
ebbe la netta impressione che si aspettasse qualcosa di tutt’altro
livello
Si
– fu la laconica risposta del cavaliere di Aquarius
Il
Grande Sacerdote rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri.
Edgar era sicuro del fatto che si stesse domandando dove i suoi
preziosi cavalieri avessero potuto sbagliare. Lui non era certo ciò
che un tizio come quello potesse desiderare di trovare. In verità,
sospettava che non fosse adatto in nessun caso e per nessuna persona.
Se fosse stato una cosa, sarebbe stata sicuramente lasciata in
qualche magazzino di oggetti smarriti per anni. Notò che il
Grande Sacerdote volse il suo sguardo verso la donna. Quest’ultima
annuì impercettibilmente e sorrise. A quel punto l’uomo
si rivolse direttamente a lui:
Edgar
è il tuo nome, giusto?
Sssi
… ehm … si
Ebbene
Edgar conosci il motivo per il quale i due cavalieri al tuo fianco
ti hanno portato al mio cospetto?
Nnoo
…. No
Il
fato, per bocca della donna al mio fianco, ha decretato che tu
concorrerai per l’ottenimento di una delle nostre armature
Fa-to?
…. Arma … ture? – Edgar sgranò gli occhi
– concorso? …. Che tipo di concorso? Uno di quello a
premi in cui si risponde a delle domande? … Oppure uno di
quelli in cui bisogna solo avere fortuna? Perché sa, Sua
Eminenza, io non ho mai avuto molta fortuna … e in realtà
non sono preparato in nessun argomento … sa … a scuola
non è che andavo tanto bene
Edgar
ricevette una gomitata da Milo e si zittì all’istante.
Uno dei suoi tanti problemi era sicuramente il fatto che quando era
nervoso cominciava a straparlare. Il Grande Sacerdote rimase a
fissarlo in silenzio e l’omino desiderò di sparire dalla
faccia della Terra. La maschera che indossava era inquietante ed
inoltre sentiva che l’aria era satura ed irrespirabile.
Edgar,
quello che intendevo dire era che tu combatterai con altri uomini
per conquistare una delle nostre armature
Com
…. ba … t … t … e … voi vi state
prendendo gioco di me, vero Vostra Santità?
Affatto!
– Saga rispose con sufficienza; trovava quell’ometto
talmente insignificante che si stava domandando dove la veggente lo
fosse andato a scovare - Questo ha deciso il fato e così
sarà
Ma
mi avete visto? – Edgar quasi piagnucolò – come
potrei combattere con altri … per un’armatura come la
loro, poi? …. Lo vedete anche voi la differenza che passa tra
me e loro …. È come quella che passerebbe tra Arnold
Schwarznegger e Danny De Vito!
L’armatura
per la quale dovrai combattere non è d’oro. Quella per
la quale il fato ti ha designato è di bronzo: l’armatura
di Pegasus
Pe
… gasus? – Edgar cominciò a sudare – ma
vostra Lucentezza io non posso … non so combattere ….
Mi massacreranno …. Io …. Non .. vi prego
Grande
Sacerdote – Milo interruppe il piagnucolio isterico dell’omino
– devo purtroppo convenire con lui. E’ evidente che
quest’uomo non ha la minima preparazione per affrontare
chicchessia in combattimento
Concordo
con te, cavaliere di Scorpio. Ciò non di meno non posso fare
nulla per cambiare le cose. Questo è stato deciso. Quello che
possiamo fare è addestrarlo, come sta accadendo per tutti gli
altri pretendenti.
Addestrarlo?
– Milo sorrise involontariamente
Trovi
divertente la cosa? – Saga si sentì sfidato
Scusatemi
– Milo si passò una mano tra i capelli – non sono
riuscito a trattenermi al pensiero del poveraccio che dovrà
addestrarlo. Edgar è un caso disperato.
E
allora, cavaliere, riderai di te, perché tu sarai il suo
maestro
Cosa?
– Milo sgranò gli occhi
Cosa????
– Edgar sobbalzò. Poi istintivamente si inginocchiò
al cospetto del Grande Sacerdote – vi prego non lui ….
L’idea di essere addestrato mi sembra ottima … ma non
lui …. Farò qualunque cosa per avere qualcun altro ….
Non può allenarmi Camus?
Il
cavaliere di Aquarius ha già due allievi dai quali dovrà
tornare al più presto
Andrò
con lui – Edgar si volse verso Camus – ti prego …
portami con te!
Spiacente
Edgar, ma non potresti mai sopportare il freddo al quale dovresti
sottoporti – Camus nel dargli quella risposta secca, provò
quasi compassione per l’omino. Non solo avrebbe dovuto
affrontare una prova al di sopra delle sue possibilità, ma
probabilmente non sarebbe neanche arrivato a giocarsi l’armatura,
perché sarebbe stato ucciso prima dagli allenamenti di Milo
Ora
basta! – Saga si era stufato di quell’insulso omino –
è stato deciso e così sarà!
Vi
prego – Edgar cominciò a piangere e la parte buona di
Saga, quel poco che gli rimaneva, provò compassione
Visto
che comunque l’impresa sembra ardua, affiancherò a Milo
un altro maestro.
Un
altro mae … stro? – Edgar provò un senso di
speranza a lui sconosciuto – Camus?
Ti
ho già detto che il cavaliere di Aquarius non può
addestrarti – Saga si spazientì – affiancherò
al cavaliere di Scorpio il cavaliere di Leo
Cosa?
– Milo insorse – non direte sul serio
Questa
è la mia ultima parola e ora andate
Saga
non diede modo né ad Edgar né a Milo di protestare. I
due, preoccupato il primo e arrabbiato il secondo, uscirono dalla
Sala, accompagnati da Camus. Una volta soli, il Grande Sacerdote si
rivolse con tono sprezzante a Calliope:
Ti
ha dato di volta il cervello? Quel tizio non sarà mai in
grado di sferzare un pugno … figuriamoci se potrà
conquistare l’armatura di Pegasus
Cavaliere
di Gemini, perché ti scaldi tanto? – Calliope sorrise,
ma il sorriso gli morì sulle labbra dopo che venne afferrata
da Saga al collo e spinta violentemente addosso ad una colonna
Non
osare più chiamarmi così! Hai capito? – la donna
annuì e Saga la lasciò andare
Ad
ogni modo, ti ricordo che il nostro obiettivo è di fare in
modo che quell’armatura vada ad un uomo che non potrà
mai combattere contro di te e quel tizio insulso mi sembra il
candidato ideale.
Forse
– Saga sbuffò – ma per poter soccombere al mio
potere deve prima conquistarla quell’armatura
O
ci riuscirà – Calliope sorrise – grazie ai tuoi
poteri ed al mio aiuto ci riuscirà, vedrai!
Staremo
a vedere
Quando
hai intenzione di mantenere la tua parte di accordo?
La
morte della regina di Asgard, giusto? – la donna annuì
– non dubitare di me, donna.
Non
lo faccio. E’ solo che desidero così ardentemente la
sua morte che faccio fatica ad aspettare. Ma forse potresti offrirmi
un diversivo
La
donna sorridendo, si avvicinò a Saga e dopo avergli sfilato la
maschera lo baciò. L’uomo le strinse nuovamente le mani
al collo e sul suo volto comparve un ghigno che rese malefico il suo
volto d’angelo.
Se
voglio una donna me la cerco giovane e bella. Il tuo tempo ormai è
passato e non ho compassione nel mio cuore per soddisfare le tue
esigenze! – con un gesto deciso, Saga la spinse via –
tutto quello che posso fare per te è prendere tua figlia e
introdurla ai piaceri della vita
Bastardo!
– Calliope sfilò dalla sua tunica un coltello e lo
puntò sulla gola dell’uomo – se provi a toccare
solo con un dito il mio dolce angelo, la mia soave Mya, giuro che ti
ammazzo!
Con
questo? – Il sorriso di Saga divenne più ampio, mentre
con la mano destra, dopo aver toccato la punta dell’arnese lo
piegò fino a spezzare la lama – ho paura che dovrai
trovare altri modi per fermarmi.
Non
oserai toccarla!
Dovresti
essere tu a dirmelo, visto che leggi il futuro
Purtroppo
– la donna volse il suo sguardo verso la finestra alla sua
destra – non mi è dato modo di conoscere il destino
delle persone care … ed in ogni caso per quanto il futuro sia
un percorso già definito e stabilito sempre dal fato, esiste
sempre un fattore di imprevedibilità, difficile da definire
ed individuare
Fattore
di imprevedibilità? – quel discorso catturò
l’attenzione di Saga che si scordò immediatamente della
giovane figlia di Calliope – che vuoi dire?
Che
c’e’ sempre qualcosa o qualcuno … un oggetto
fuori posto , una persona imprevedibile, un evento non governabile
che possono cambiare il percorso preso dal destino – la donna
volgendosi nuovamente verso Saga sorrise – è quello che
introdurremo noi con Edgar …. modificheremo il tuo futuro,
offrendo al destino un uomo imprevedibile
Già
Saga
si fece pensieroso. Sedendosi sul trono si domandò se, invece,
nonostante tutte le sue manipolazioni, il suo destino si sarebbe
compiuto in ogni caso. Afferrò la maschera, abbandonata in
terra e la pose nuovamente sul suo volto di Angelo. Ormai era troppo
tardi per dare spazio alla sua parte buona. Il suo destino era stato
tracciato e lui avrebbe fatto di tutto per fare in modo che non
accadesse.
Usciti
dalla Sala, Milo lasciò Edgar nelle mani di Camus e si
allontanò furente, senza dire una parola. L’omino
cominciò a tremare.
Gli
passerà – Camus parlò distrattamente, mentre con
lo sguardo osservava la giovane Mya seduta sulle scale – dagli
il tempo di sbollentare la rabbia.
E’
quello che mi preoccupa. Quando non sarà più
arrabbiato verrà a cercarmi e mi massacrerà di botte
con la scusa di addestrarmi
Non
lo farà – Camus sorrise – o almeno non lo farà
volontariamente
Che
vuoi dire?
Che
si impegnerà al massimo per portare a termine il compito
assegnatogli. Questo ovviamente implicherà una buona dose di
botte, fallimenti e dolori per te. Ma tutto quello che dovrai subire
sarà per arrivare a giocarti le tue possibilità nel
combattimento per l’armatura di Pegasus. Ad ogni modo ti è
andata bene
Bene?
– Edgar sgranò gli occhi – sono stato prelevato
da casa mia con la forza. Obbligato a salire un milione di scale
senza potermi fermare un istante per essere portato al cospetto di
sua Santità che mi ha comunicato che per volere divino mi
dovrò prima far ammazzare di botte dal mio maestro .. anzi no
… che fortuna! Dai miei due maestri … per poi .. se
sopravvivo … arrivare a farmi malmenare da un altro tizio per
non ottenere nulla e magari morire????
Tu
non morirai, Edgar
L’omino
si voltò, perdendosi nei bellissimi occhi verdi di Mya. La
ragazza gli stava sorridendo ed inoltre stava stringendo uno dei suoi
bracci mollicci. Edgar venne attraversato da un brivido più
intenso
Mentalmente
si sorprese di essere riuscito a parlare senza il minimo balbettio. A
differenza della sua solita incapacità con le donne, con
quella ragazza tutto gli sembrò più semplice e
naturale.
Edgar
si domandò se quella ragazza fosse pazza o fosse lui a non
comprendere il suo linguaggio. Mya continuava a sorridergli serena,
ma quando sentì su di lei lo sguardo di Camus, arrossì,
abbassò la testa, lasciò il braccio di Edgar e dopo
aver farfugliato qualche parola, si allontanò velocemente.
L’omino si domandò che cosa potesse agitarla in Camus.
Se avesse avuto più coraggio, lo avrebbe chiesto direttamente
a lui, ma visto che il cavaliere di Aquarius lo intimoriva decise che
avrebbe domandato direttamente a Mya, se mai l’avesse
incontrata nuovamente. Pensò a quello che lo aspettava nei
giorni successivi e fu sicuro che prima sarebbe morto per mano di
Milo. Sussultò al tocco della mano di Camus sulla sua spalla,
ma prima che l’uomo potesse parlargli vennero interrotti da una
delle guardie. Il cavaliere di Aquarius era richiesto nuovamente al
cospetto del Grande Sacerdote. Edgar si sentì perso, non
voleva rivedere quell’uomo con la maschera, era troppo
inquietante: gli ricordava in qualche modo Anthony Hopkins in
quell’orribile film in cui indossava una maschera altrettanto
orribile. Ma quando la guardia gli impedì di entrare nella
sala, si sentì ancora più perso. Guardandosi intorno
con terrore si domandò cosa mai avrebbe fatto lì tutto
solo. Camus gli disse di tornare all’Undicesima Casa e
vedendolo titubante, lo girò verso la direzione delle Dodici
Case e gli diede una spinta decisa che fece muovere le sue gambe.
Edgar, un passo dietro l’altro discese nuovamente la scalinata
in direzione dell’Undicesima Casa. Il cavaliere dei Pesci,
vedendolo passare, non gli dedicò la minima attenzione ed
Edgar si sentì se possibile ancora più abbattuto.
***
Camus
trovò Milo seduto sulla scogliera su cui il mare intorno al
Santuario si infrangeva. Era sicuro di trovarlo lì. Ogni volta
che il suo amico era frustrato, arrabbiato o depresso trovava rifugio
in quel fazzoletto di scogli. Senza far rumore si sedette al suo
fianco e attese. Non ci volle molto che Milo cominciò a
sfogarsi:
Ti
pare possibile che io, un cavaliere d’oro, dovrò
perdere tutto il mio tempo ad addestrare Edgar?
Tra
i nostri compiti vi è quello di addestrare anche le giovani
leve, questo lo sai vero? Anche io del resto ho ben due allievi
Si,
ma sicuramente non sono come il mio …. Non mi dirai certo che
i tuoi sono bassi, grassi e anziani
Avanti
Milo, stai esagerando. Edgar non è così basso né
così grasso ed inoltre da quello che ho capito ha la nostra
età
Che?
– Milo sgranò gli occhi, sinceramente sorpreso –
allora è anche peggio di quello che speravo. Voglio dire …
si comporta come un vecchio! E si muove anche come un vecchio
Perché
ti accanisci su di lui? – Camus si voltò a guardarlo
Perché
non voglio essere il suo maestro
Fin
dall’inizio lo hai preso sotto tiro. Perché?
Ma
che domande mi fai Camus? Che vuoi che ne sappia perché?
Dovresti
saperlo, invece
Mi
irrita il suo modo di fare … quella paura,
quell’arrendevolezza .. la sciatteria e la mancanza di grazia
… insomma mi urta tutto di lui
Non
tutti posso nascere belli come te!
Il
tono di Camus non era ne canzonatorio ne tanto meno divertito. Nella
sua voce c’era tutta la sua delusione per la superficialità
dimostrata dal suo amico. Possibile che Milo non avesse percepito il
dolore di Edgar?
Scusami
– Milo si sentì mortificato da quel rimprovero –
tu hai ragione, forse con lui sono stato troppo .. crudele …
in questo devo ammettere che la maturità è ancora
lontana dall’essere presente in me. Questo però non
cambia il fatto che non voglio essere il suo maestro
Se
è come dice il Grande Sacerdote, anche Edgar è
destinato a grandi cose – Camus sorrise – prendila come
una sfida. Dovrai mettere tutto te stesso, ma forse riuscirai a
trasformarlo in un grande cavaliere
Già
– Milo rispose poco convinto – se non muore prima sotto
i miei colpi
E
poi avrai Aioria che ti aiuterà
Questo
è un'altra cosa che mi fa imbestialire
Cosa
– Camus sorrise sornione – il fatto che ti abbiano
affibbiato una balia?
Non
è tanto quello …. È la balia che non mi va giù
E
perché?
Uffa!
A volte Camus con le tue domande diventi veramente insopportabile
Il
cavaliere di Scorpio, senza rispondere alla domanda si alzò e
si tuffò nel mare, sparendo nel blu dell’acqua notturna.
Camus sospirò: tra Milo e Aioria non correva buon sangue e
tutto dipendeva dal carattere fumino di entrambi. Se gli altri
tenevano a distanza il cavaliere di Leo, additandolo come il fratello
di un traditore, lui e Milo non avevano mai badato alle accuse che
avevano travolto la famiglia di Aioria, ma mentre il suo carattere
freddo e razionale gli aveva permesso di instaurare un rapporto di
fiducia con quest’ultimo, quello del suo amico aveva creato
una miscela pronta ad esplodere ogni volta che i due si incontravano.
Non invidiava il povero Edgar, ma purtroppo non poteva aiutarlo. Milo
tornò a sedersi accanto a lui. Aveva i vestiti ed i capelli
bagnati, ma il suo volto era più sereno
Ho
pensato comunque che tu potrai aiutarmi a mantenere la calma
Devo
partire
Cosa?
– Milo si voltò a guardarlo – torni dai tuoi
allievi?
Si
– Camus sospirò – ma prima il Grande Sacerdote mi
ha affidato un’altra missione
Veramente?
E cosa devi fare? Prelevare un altro tipo come Edgar?
Devo
accompagnare Death Mask e Aphrodite ad Asgard
Milo
non disse nulla e così fece Camus. Per lui quella missione non
aveva alcun senso ed inoltre cominciava ad essere preoccupato per i
suoi due allievi. Ormai Isaac e Hyoga erano cresciuti, ma ancora non
erano pronti ad affrontare la vita. Non era mai stato un
sentimentale, ma soprattutto il secondo, al quale si era affezionato
senza volerlo, gli sembrava ancora troppo fragile e troppo legato ai
suoi sentimenti ed al suo passato per riuscire a superare le
difficoltà che sicuramente avrebbe dovuto affrontare nel suo
destino. Inevitabilmente pensò ad Edgar ed alla sua goffagine.
Non poteva dire che le parole di Milo non fossero in parte vere, ma
non era compito suo preoccuparsi di lui. Doveva concentrarsi, invece,
sulla sua missione per poter ritornare dai suoi allievi: un brutto
presentimento aveva avvolto la sua anima e sapeva che lo avrebbe
abbandonato solo tornando da loro.
Sono
riuscita a scrivere il nuovo capitolo molto prima rispetto
all’andamento che aveva preso l’aggiornamento di questa
storia. Speriamo di proseguire così
… Beh che ne pensate delle novità? Edgar dovrà
combattere per l’armatura di Pegasus e avrà come maestri
niente meno che Milo e Aioria … prevedo botte … invece
il mio Camus dovrà accompagnare Death Mask ad Asgard ….
Prevedo nulla di buono all’orizzonte.
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Capitolo 7 *** VII - Una Nuova Avventura ***
Capitolo VII
Una nuova
avventura
Seduto sull’unica poltrona
presente nell’XI Casa, Camus aveva passato quasi tutta la notte
sveglio, ad osservare Edgar dormire un sonno agitato nel suo letto.
Rientrato dopo il suo incontro con
Milo, aveva trovato l’ometto praticamente svenuto tra le sue
lenzuola e non aveva avuto l’animo di svegliarlo. Era abituato
a dormire poco e quelle ore di sonno mancato non avrebbero
danneggiato il suo fisico e la sua psiche, pertanto aveva deciso di
lasciare dormire il suo ospite e si era seduto nella parte opposta
della stanza.
Osservandolo dormire scompostamente e
sentendolo russare e parlare nel sonno, per l’ennesima volta il
cavaliere di Aquarius si era domandato quale fosse realmente il ruolo
che avrebbe dovuto giocare quel tizio nella loro storia.
Edgar era tutto fuorchè un
pretendente a qualsiasi armatura. Inoltre, durante il colloquio con
il Grande Sacerdote, non gli erano sfuggiti gli sguardi che il
venerabile Pope aveva scambiato con Calliope.
Di lei Camus sapeva poco e poco era
riuscito a scoprire. Negli ultimi anni si era allontanato dal Grande
Tempio, la cui aria era divenuta sempre più pesante e malsana
da respirare. Nulla di evidente da poter dimostrare, ma la sensazione
che certe situazioni viste gli avevano lasciato addosso era che la
corruzione aveva cominciato ad insinuarsi nel Grande Tempio e nel
cuore del Grande Sacerdote.
Non aveva mai manifestato i suoi dubbi
apertamente ed il continuo conflitto interiore lo aveva portato a
dubitare di tutti, perfino del suo amico Milo. Alla fine, sotto il
peso della frustrazione aveva deciso di andarsene da quel posto per
di tornare in Siberia.
La scusa era stata la richiesta del
Grande Sacerdote di addestrare degli allievi che avrebbero dovuto
combattere per ottenere l’armatura del Cigno. In
quell’occasione il Sacerdote di Athena gli aveva manifestato la
paura che presto i cavalieri dalle sacre armature avrebbero dovuto
combattere contro il male e aveva sottolineato la necessità di
trovarsi pronti all’ennesima Guerra Sacra.
Camus allora, benchè pieno di
dubbi, aveva acconsentito alla missione. Voleva andarsene da quel
luogo e voleva smettere di dubitare del mondo che lo circondava.
Ora, ripensando a quei giorni, sentiva
di essere stato un vigliacco: un cavaliere degno di quel nome non
avrebbe dovuto rinunciare come aveva fatto lui e avrebbe dovuto
fugare il dubbio, affrontando il Grande Sacerdote. Aveva fallito
nella sua missione di cavaliere e aveva smesso di credere in Athena.
Si domandò quanto meritasse quella preziosa armatura e chi
fosse lui per giudicare se Edgar potesse o meno diventare a sua volta
un cavaliere.
Dubbi e ancora dubbi. Affollavano la
sua mente, rendendolo incerto sul da farsi.
Anche la missione che gli era stata
affidata quella sera era diventata fonte di altri dubbi. Cosa doveva
fare ad Asgard? Perché doveva accompagnare Aphrodite e Death
Mask? Nulla giustificava la sua presenza.
Il Grande Sacerdote gli aveva parlato
di una missione di pace, ma questo a lui non diceva nulla. Dalle
poche informazioni che era riuscito a raccogliere su Calliope aveva
sentito dire che la donna aveva vissuto negli ultimi 15 anni ad
Asgard, al servizio della vecchia celebrante di Odino e che, con la
nomina di Lady Hilda a nuova celebrante, se ne era andata
insoddisfatta ed amareggiata. Perché ora lui veniva mandato in
missione di pace con i due cavalieri più subdoli del Grande
Tempio?
Sospirò, pensando che i suoi
studi gli avevano fatto più danno che altro. Pensò al
suo amico e a quanto fosse più ligio al dovere Milo. Ma anche
quello forse non era del tutto vero. In fondo anche lui aveva
dubitato di Edgar.
Sentì un rumore provenire
dall’ingresso e, cercando di non svegliare il suo ospite,
sgattaiolò fuori, per vedere cosa stesse accadendo. Ad
attenderlo all’entrata del tempio trovò la giovane Mya,
la figlia della veggente su cui nutriva molti dubbi.
Della ragazza, invece, non aveva mai
dubitato. Nelle poche volte in cui l’aveva incontrata, aveva
percepito in lei un profondo sentimento di onestà e un cuore
limpido e puro: nonostante quello che aveva sentito in giro sul suo
conto, quella ragazzina gli piaceva.
Mya vedendolo avvicinarsi arrossì
violentemente. Per lei, essere lì era un gesto ardito e fuori
luogo, ma non avrebbe avuto altra occasione di incontrarlo prima che
l’uomo andasse incontro al suo destino, e non voleva perdere
quell’unica occasione.
Sua madre, fin da piccola, le aveva
sempre detto che il fato segna il sentiero di tutti gli essere
viventi, ma che, per ognuno di essi, lascia delle crepe, dei
spiragli, in cui ogni elemento imprevisto può cambiare le
sorti del destino. Lei voleva essere l’imprevisto nella vita di
Camus. L’aveva desiderato dal primo istante in cui aveva
incrociato il suo sguardo con quello glaciale di lui: amore a prima
vista.
Un istante dopo aveva visto il destino
che attendeva il suo amore e si era rammaricata di possedere quella
dote inusuale: la capacità di vedere il futuro.
Quell’uomo non era destinato a
divenire il suo sposo, eppure in lei, con il passare dei giorni e con
il crescere del suo amore, si era insinuato il dubbio che ciò
che aveva visto non era quello che il fato aveva realmente scritto
per lui. In fondo lei aveva solo a disposizione il 50% delle
possibilità e non avendo modo di indagare l’altra metà,
aveva deciso che sarebbe diventata l’imprevisto nella vita di
Camus.
Ciò che le era mancato fino a
quel giorno era stato il coraggio di compiere un’azione così
ardita. Ma ora, sapendo che presto l’uomo sarebbe andato
incontro al suo destino, si era fatta coraggio e aveva deciso di
agire.
Camus le si avvicinò,
invitandola ad uscire all’aperto. L’uomo non voleva
svegliare Edgar ed inoltre si sentiva a disagio a parlare con quella
ragazzina in quel luogo di morte. Una volta all’aria aperta, le
chiese il motivo della sua visita:
Perdonatemi nobile cavaliere per
la mia sfacciataggine – Mya arrossì ancora
So che se non fosse importante non
sareste qui
In effetti … - Mya abbassò
lo sguardo, come poteva confessargli il motivo della sua visita se
non riusciva neanche a guardarlo negli occhi?
Che cosa agita il vostro cuore –
Camus percepiva chiaramente la lotta che imperversava nella ragazza
Io sono venuta qui per dirvi una
cosa …. Ma mi manca il coraggio
Allora ditela e basta
Il tono fermo e perentorio dell’uomo
agitò ancora di più Mya, ma alzando gli occhi ed
incontrando quello sguardo così profondo, vide nuovamente
davanti a lei l’immagine che tanto aveva turbato i suoi sogni:
il suo amore che stringeva fra le braccia una donna che non era lei.
Rammentò che quella sarebbe
stata la sua unica occasione e così si decise. Con un balzo
portò le sue braccia al collo di Camus e appoggiò le
labbra alle sue. Calde e sensuali come le aveva sempre sognate. Quel
gesto fu talmente veloce che spiazzò anche il cavaliere, il
quale non riuscì a reagire tempestivamente. Sorpreso, più
che coinvolto, Camus lasciò che la ragazza continuasse a
baciarlo. Mya non sentendo alcun trasporto da parte sua, però,
lasciò andare le braccia e abbandonò la sua bocca.
Abbassando nuovamente lo sguardo sui suoi piedi, sussurrò:
Io vi amo … dal primo
istante in cui vi ho visto vi ho amato … so che la mia
presenza non è prevista nel vostro destino … ma io
Camus vi amo e vorrei che voi ricambiaste i mie sentimenti ….
e se non agisco ora non avrò più l’opportunità
di farlo … questa è la mia unica possibilità di
essere per voi il vostro imprevisto.
Mya perdonatemi – Camus la
guardò incuriosito – ma non ho capito molto di quello
che mi state dicendo
Vi ho detto che vi amo – Mya
rispose infastidita, più per il sorriso generoso di Camus che
per il fatto che non avesse compreso la sua dichiarazione d’amore
– cosa c’e’ che non capite?
Che cosa significa che la vostra
presenza non è prevista nel mio destino?
Che voi non siete destinato a me!
– Mya rispose come se quella fosse la cosa più ovvia
del mondo
Come fate a dirlo?
L’ho visto
Visto? – Camus la guardò
ancora più incuriosito
Nel vostro futuro … sapete
che io vedo il futuro degli altri, vero?
Io non credo a queste cose
Ma è così! Io vedo
il futuro degli altri – Mya sospirò – o almeno
uno dei futuri possibili
Uno dei futuri possibili?
Si … ma questa è una
storia che non vi posso raccontare …. – un dubbio
affiorò nella mente della ragazza – ma forse questo
significa che ricambiate i miei sentimenti?
Cosa? – Camus si stupì
– no … certo che no!
Non sono abbastanza attraente per
voi? – la delusione affiorò nel volto della ragazza
Non ho detto questo! Voi siete
molto carina, ma …
Non sono il vostro tipo, giusto?
Io non ho un tipo ….
Si che lo avete!
E voi come fate a dirlo – la
curiosità comparve nuovamente nel volto del cavaliere
Perché io ho visto quale è
il vostro tipo
Certo – Camus sorrise, cosa
molto rara per lui – nel mio futuro … anzi in uno dei
miei possibili futuri, giusto?
Si
E come è il mio tipo?
Voi vi burlate di me
Affatto – Camus continuò
a sorridere – voi mi piacete, Mya. Trovo che il vostro cuore
limpido sia un dono così prezioso e raro che dovrebbe essere
custodito gelosamente
Perché non volete
custodirlo voi?
Perché non ne sarei degno
Questo è un modo carino per
dirmi che non mi volete? – Mya sbuffò
Questo è l’unico modo
che ho per dirvi che io sono un cavaliere di Athena e che sono
destinato a combattere e non ad amare – Camus si fece serio
Ma voi vi innamorerete – gli
occhi della ragazza divennero malinconici – solo che non sarà
di me
Mya …. credetemi, per un
cavaliere di Athena non c’e’ posto per l’amore …
Vi ricrederete quando incontrerete
la regina di Asgard! E allora penserete a me e al mio stupido
tentativo di cambiare il vostro destino. Stupida! Stupida Mya! Ciò
che il fato stabilisce non può essere mutato!
Mya si allontanò in lacrime,
senza ascoltare la risposta di Camus e senza permettergli di
fermarla. Il cavaliere rimase immobile ad osservarla, mentre scendeva
le scale verso la casa del Sagittario. Era sbalordito e confuso. Alzò
lo sguardo verso il cielo scuro di Atene e si domandò se il
suo destino fosse veramente quello immaginato da Mya. Scrollò
la testa, pensando che nel destino di ogni cavaliere è scritta
una parola di morte e non di amore.
***
Edgar fu svegliato dalle prime luci
dell’alba e dal calcio che Milo diede al materasso, più
dal secondo che dalle prime, in verità.
Se avesse potuto, il buffo ometto
avrebbe dormito per altre 8 ore, ma evidentemente, pensò
tirandosi su dal pavimento a fatica, i cavalieri di Athena erano tipi
mattinieri.
Stropicciandosi gli occhi, cancellò
il velo di sonno e la sensazione che tutto fosse un sogno: gli
oggetti che lo circondavano e la faccia sogghignante del cavaliere di
Scorpio gli stavano gridando a gran voce che quello che aveva vissuto
il giorno primo non era una sua invenzione o se lo era, continuava a
tormentarlo anche da sveglio.
Ma era veramente sveglio? Si diede un
pizzicotto sul volto per verificarlo e sentendo il dolore irradiarsi
sulle guance si rassegnò al tragico destino che lo attendeva
fuori da quelle mura: sarebbe morto entro un’ora, sotto i colpi
di ben due cavalieri.
Milo lo incalzò, costringendolo
ad alzarsi, a vestirsi e a fare colazione in poco meno di cinque
minuti. Avere un energumeno, alto 1 metro e 80, tutto muscoli e
capelli, attaccato costantemente al collo non avrebbe invogliato
nessuno a sedersi nel tavolo della cucina a sorseggiare una tazza di
te. Figuriamoci un tipo dismesso come lui.
Dopo aver mangiato poco e male, Edgar
seguì il cavaliere di Athena giù per la scalinata fino
all’arena degli allenamenti.
Il giorno prima, l’ometto si era
ritrovato ai piedi del Primo Tempio senza avere modo di veder cosa ci
fosse in quel luogo misterioso oltre alle Dodici Case dello Zodiaco
ed ora che avrebbe avuto modo di scoprirlo, non aveva potuto farlo,
troppo impegnato a guardare dove metteva i piedi per evitare di
inciampare e cadere addosso a Milo.
Giunti nell’arena, Edgar si rese
conto che l’unico altro essere oltre a loro due, era il suo
secondo maestro: il cavaliere di Leo.
Il ragazzo dava le spalle ad entrambi e
fissava un punto lontano. Distrattamente l’omino pronunciò
il suo pensiero ad alta voce:
Chissà cosa starà
guardando
Starà cercando la strada
per fuggire
Cosa? – Edgar si voltò
verso Milo, sorpreso di sentire una risposta al suo pensiero
Cosa? – Milo lo guardò
incuriosito
Perché hai detto quelle
parole?
E tu perché hai fatto
quella stupida domanda?
Vuoi dire che ho parlato ad alta
voce? Santo cielo!
Milo lo guardò incuriosito,
domandandosi fino a dove potesse arrivare l’assurdità di
quel tizio, poi scrollando la testa si rammaricò al pensiero
che quello sarebbe stato il suo allievo. Si domandò per quanto
tempo avrebbe dovuto sottostare a quella ridicola situazione: non
solo aveva un allievo scemo, oltre che incapace, ma doveva gestirlo
con uno dei suoi peggiori incubi.
Non era mai stato particolarmente
gentile con gli altri cavalieri. Al contrario, benchè
sorridesse e salutasse tutti, appena gli altri gli voltavano le
spalle, Milo ne diceva di peste e corna.
Spesso e volentieri Camus, sentendolo
parlare in quel modo dei suoi compagni, gli aveva ricordato che un
cavaliere di Athena non deve mai parlar male di un proprio compagno,
perché un giorno potrebbe accadere che il tizio che ha preso
in giro potrebbe essere colui che gli salverà la vita.
Parole al vento.
Milo aveva continuato a parlar male di
tutti ad ogni occasione. Non era colpa sua: il fatto era che i suoi
compagni di armi erano, ognuno a proprio modo, fuori luogo e fuori
tempo. O troppo antichi come il matusa di Libra o fuori moda come il
fantomatico Cavaliere di Ariete (chissà poi se era ancora
vivo!) o il cavaliere del Toro. Poi c’erano i tipi strani
(Virgo), i matti da legare (Cancer) e quelli troppo vanesi per essere
dei veri cavalieri (Fishes). Per non parlare degli esaltati come
Capricorno o degli alienati come Camus. Voleva bene al suo amico, su
questo non aveva alcun dubbio, ma affermare che il cavaliere di
Aquario fosse la persona più socievole del mondo sarebbe stato
affermare che l’uomo deriva da una balena. La verità è
che ognuno di loro, a proprio modo, era un disadattato. Come poteva
essere altrimenti? Tutti loro aveva passato la l’infanzia ad
essere presi a calci e pugni e non avevano mai sperimentato cosa
volesse dire avere una giornata normale. Per un momento, osservando
Edgar, provò invidia. In fondo quell’essere anonimo
aveva avuto un’infanzia più normale della sua.
Aioria si voltò ad osservarli ed
la rabbia affiorò in Milo. Tra tutti i cavalieri, quello di
Leo era in assoluto l’uomo che più detestava. Più
volte Camus gli aveva chiesto spiegazione su quel sentimento, ma Milo
non era mai riuscito a dare una spiegazione sensata. Lo odiava. Punto
e basta. Non doveva esserci per forza un motivo. Aioria lo ignorò,
rivolgendosi direttamente ad Edgar:
Ciao.
Sal….ve
Tu sei il mio nuovo allievo,
giusto? – Aioria sorrise
Giusto - Edgar si rilassò
impercettibilmente
Sbagliato! – Milo
intervenne, chissà poi perché
Cosa vuoi, tu? – Aioria lo
fulminò con lo sguardo ed in Edgar una leggera sensazione di
panico riaffiorò
Voglio sottolineare il fatto che
anche io sono il suo maestro
E chi lo ha detto?
Il Grande Sacerdote … non
ricordi?
Sei dispensato – Aioria lo
trattò con sufficienza
E chi mi dispensa? Sul volto di
Milo comparve un sorriso sinistro che fece venire i brividi ad Edgar
Io – Aioria allargò
il suo sorriso – mi è sembrato di capire che vorresti
essere in tutt’altro posto e che non ti va di addestrare
Edgar, per cui, io ti dispenso
Non puoi farlo
L’ho appena fatto
Si, ma non puoi farlo!
L’ho appena fatto!
Ti HO DETTO CHE NON PUOI FARLO!
Fantastico – Edgar pronunciò
il suo pensiero ad alta voce
Che cosa è fantastico? –
Milo diresse il suo sguardo omicida verso di lui
Beh …..
L’omino non poteva certo dirgli
che trovava ridicolo il fatto che dopo essere stato bistrattato per
tutto il giorno precedente, ora veniva conteso come il primo premio
di una riffa di paese. Per fortuna in suo soccorso giunse una ragazza
dai capelli rossi. Aioria, vedendola arrivare, si sistemò i
capelli con un gesto nervoso della mano, mentre Milo diede una
scrollata alla sua folta chioma. Edgar, invece, rimase ipnotizzato
dalla maschera che indossava la ragazza e non fece alcun gesto di
rassetto. Del resto non aveva più tanti capelli e sarebbe
stato ridicolo per lui sistemarsi ciò che non c’era più.
La ragazza si fermò vicino a
loro e salutò il cavaliere di Leo.
Salute Aioria
Ciao Marin – il ragazzo
mostrò un caldo sorriso – anche tu nell’arena per
allenarti?
Non sono venuta per allenare me,
ma il mio allievo
Solo in quell’istante lo sguardo
dei tre si voltò verso il ragazzino che seguiva Marin. Era
alto poco più di Edgar e mostrava nel volto tutta la sua
giovane età, eppure l’ometto notò nei suoi occhi
una fiamma viva, carica di rabbia e di dolore. La stessa fiamma che
aveva visto ardere negli occhi di tutti i cavalieri d’oro.
Edgar rimase per un istante ad osservare il giovane ragazzo, ammirato
da ciò che vedeva. Marin si voltò verso di lui e
l’ometto spalancò la bocca, inebetito dalla maschera
senza sorriso. Come poteva una ragazza così bella (almeno
questa era l’idea che Edgar si era fatto) portare una maschera
così orribile?
Perché mi guardi in quel
modo? – la voce della ragazza era ferma e calma
Io …. – l’ometto
abbassò lo sguardo
E’ per la maschera, vero? Ci
farai l’abitudine
Come?
Tutte le donne guerriere nel
Grande Tempio indossano la maschera – Aioria rispose con
gentilezza alla domanda che Edgar non aveva ancora posto
Perché?
E’ tradizione
Tradizione? Perché? –
l’ometto era incredulo
Perché … perché
.. perché! – Milo sbottò – che importanza
ha perché o per come? E’ tradizione! E le tradizioni
vanno rispettate. Questa è la legge di Athena
Anche se sono ingiuste? –
Edgar lo guardò perplesso
Ingiusto? E chi stabilisce che è
ingiusto? – Milo lo fulminò nuovamente con lo sguardo
Beh …. Ma .. insomma …
perché una bella ragazza deve coprirsi il volto?
Per evitare di essere guardata da
un ebete come te?!?
Basta Milo! – Aioria si
spazientì – lo stai offendendo e non lo merita
Aioria ha ragione - Marin
intervenne prima che gli animi si scaldassero più del dovuto
– in fondo ha fatto solo una domanda
Una domanda stupida!
Milo si voltò e si allontanò.
Per lui la conversazione e l’allenamento erano conclusi. Odiava
tutte quelle domande e cominciava ad odiare Edgar. Forse perché
le domande di quell’essere ridicolo un tempo erano state anche
le sue? Marin lo osservò allontanarsi, poi voltandosi verso
Aioria gli chiese cosa Edgar facesse lì con loro.
Si addestra a diventare un
cavaliere
Un cavaliere? – Marin lo
guardò perplessa ed Edgar non ebbe alcuna ragione per
offendersi, visto che anche lui giudicava la cosa ridicola
Si – Aioria non mostrò
alcuna emozione al riguardo
Per quale armatura?
Quella di Pegasus
Cosa? – l’allievo di
Marin sbottò – quella è la mia armatura!
Seiya quella non è la tua
armatura
Si, Marin, è la mia
armatura
Non lo è perché non
hai ancora vinto il combattimento e non l’hai ottenuta in
premio – Marin si mostrò calma
Si, ma lo vincerò e sarà
mia!
Calmati ragazzo! – Aioria
sorrise – se continui così, avrai sicuramente la tua
armatura.
Ma tu hai detto … - Seyia
lo guardò dubbioso
Ho detto che Edgar si allena per
avere una possibilità di ottenerla, ma dubito che riuscirà
nell’impresa
Il cavaliere di Leo fece l’occhiolino
a Marin e l’ometto si sentì profondamente umiliato. Era
vero che lui non mostrava alcuna attitudine al combattimento e certo
non aveva il fisico scolpito del ragazzino se non per l’altezza,
ma visto che il suo nuovo maestro non lo aveva ancora visto in
azione, perché doveva darlo già per sconfitto? Almeno
avrebbe potuto dimostrare una finta speranza? Mentre Aioria
continuava a parlare con Marin e Seiya come se lui non fosse lì
presente, Edgar sentì su di sé gli occhi di qualcuno.
Voltandosi, vide tra gli spalti deserti Mya.
Se possibile, quella ragazzina era
ancora più carina del giorno prima, ma il suo sguardo era
triste e spento. Edgar promise a se stesso che se mai fosse riuscito
a far sparire quello sguardo triste dagli occhi più belli che
aveva mai visto, allora sarebbe riuscito anche ad ottenere
l’impossibile: l’armatura di Pegasus.
Una botta violenta e la sensazione di
stare per morire, lo fecero tornare immediatamente con i piedi per
terra. Si ritrovò sdraiato nella polvere, con il sole in
faccia e lo sguardo assassino di Milo puntato addosso.
Incredibile! Incredibile! Dopo
secoli sono riuscita a scrivere questo nuovo capitolo! L’ho
sempre detto che odio lasciare le storie incompiute e così ho
deciso di riprendere questo racconto con la speranza di terminarlo
finalmente. Perdonatemi per l’attesa … spero che vorrete
tornare a leggere le imprese del valoroso (non ancora .. ma forse si
attrezzerà) Edgar, dello scontroso Milo e dello sfortunato
Camus!
Fatemi sapere cosa ne pensate ….
Magari così sarò invogliata a scrivere più
velocemente!
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Capitolo 8 *** VIII - Fulmini a ciel sereno ... ***
Capitolo VIII
Fulmini a ciel sereno ….
Quando Edgar si
svegliò il sole stava tramontando sull’arena. Dopo
essersi seduto, osservò l’ambiente circostante. Nessuno
all’orizzonte o intorno a lui. Si osservò i vestiti,
pieni di polvere e le mani, piene di lividi. Cercò di
ricordare cosa fosse successo, ma il buio rimase nella sua mente.
Tentò di alzarsi, ma un dolore
lancinante assalì tutto il suo corpo. Si domandò quanto
temo avrebbe dovuto passare seduto nella polvere prima di riuscire a
muovere almeno il mignolo del suo piede.
Sospirò.
Edgar si voltò e sentì il
collo bloccarsi. Fantastico. Sarebbe rimasto bloccato, con la testa
girata verso destra, per le prossime settimane. In compenso, però,
riuscì a vedere il volto della persona a cui apparteneva la
voce soave che aveva sentito. Mya. E chi altri?
Arrossì velocemente; tentò
più volte di assumere un’espressione ed un atteggiamento
vagamente rispettoso, ma fallì su tutta la linea.
Con uno sforzo fuori dalla sua portata
tentò di alzarsi, ma l’unico risultato che ottenne fu
quello di rotolare di lato per assumere una posizione fetale. Così
sarebbe rimasto fino all’eternità se la dolce Mya non lo
avesse aiutato a rimettersi seduto.
Dopo avergli tolto un po’ di
polvere dagli occhi e dai capelli e dopo avergli offerto un po’
d’acqua, si mise seduta accanto a lui. Sorrise e il mondo di
Edgar assunse dei colori vivaci, mai visti prima.
Immagino che tu non ricordi nulla
di quello che ti è successo
Nulla – rispose sconsolato –
quanto tempo sono rimasto svenuto?
Direi almeno sei ore
Cosa???
Forse anche meno – Mya tentò
di sdrammatizzare
Ma come … cosa … o
mio Dio ….
Vuoi sapere cosa è
successo? – Mya proseguì dopo il cenno di assenso
dell’ometto – beh …. Il cavaliere di Scorpio ti
ha sottoposto ad una seduta di allenamento … non lo ricordi?
No …. E come sono andato?
Steso dopo il primo colpo
E poi?
Poi …. basta ….
Basta??? – Edgar spalancò
gli occhi – mi stai dicendo che dopo il primo colpo sono
svenuto e mi sono svegliato dopo sei ore?
Si – Mya abbassò lo
sguardo – io però non lo definirei proprio un colpo ….
Che vuoi dire?
Che Milo ti ha dato solo una pacca
sulla spalla per informarti che l’allenamento sarebbe iniziato
E le escoriazioni che ho in viso e
sulle mani? – Edgar domandò quasi piagnucolando
Sei andato a sbattere su Aioria
Co ….
E poi su un sasso ….
Edgar non volle ascoltare altro. Con
tutte le energie che aveva in corpo si alzò, ignorando i
dolori che sentiva nel suo corpo. Era caduto come una pera marcia
sotto l’alito di un sospiro.
Sapeva di non essere in grado di
sostenere una seduta di allenamento con quegli adoni, ma che fosse
fragile come un uomo di vetro non riusciva a crederlo. Eppure Mya non
mentiva. Perché avrebbe dovuto? La ragazza si alzò e
silenziosamente cominciò a seguirlo. Girarono senza mete per
le strade del Grande Tempio. La verità era che Edgar non aveva
la più pallida idea di dove andare.
La sera prima aveva dormito nella casa
di Camus, ma ora lui non c’era e non poteva certo dimorare nel
Tempio di uno dei cavalieri d’oro senza il suo permesso. Mya
gli bussò su una spalla, facendolo sussultare. Ora aveva anche
paura di un esile ragazza? Si voltò per perdersi dentro i suoi
splendidi occhi.
Ad ogni modo, Edgar, ho un
messaggio del cavaliere di Leo per te. – Mya continuò,
interpretando il suo silenzio come un invito a proseguire – il
nobile Aioria ha detto di recarti nella sua casa.
Veramente?
Si
Edgar sorrise commosso. Forse uno dei
suoi maestri aveva preso a cuore la sua situazione? Si guardò
intorno per cercare di orientarsi, ma fu solo grazie a Mya ed alle
sue indicazioni che riuscì a trovare la strada per la V casa.
Durante tutto il tragitto, la ragazza
seguì l’ometto restando indietro di solo tre passi. Ad
un certo punto, Edgar prese in mano il suo scarso coraggio e le
chiese a bruciapelo perché lo stesse seguendo:
Voglio sincerarmi che tu arrivi
sano e salvo a destinazione
Perchè? – Edgar si
voltò ad osservarla
Perché è importante
che non ti capiti nulla di spiacevole
Perché?
Te l’ho detto il perché
…
Perché non vuoi che mi
capiti qualcosa di spiacevole?
Perché tu sarai importante
per una persona a cui voglio bene …. o almeno credo
Che vuoi dire? – Edgar la
guardò con aria sorpresa e incredula
E’ una cosa troppo
complicata – Mya sorrise – sappi solo che d’ora in
poi sarò la tua ombra
Ormai giunti di fronte alla V casa,
Edgar non riuscì a chiederle altro, perché la ragazza
fuggì via, lasciandolo di fronte al suo destino.
Entrò timidamente e trovò
ad attenderlo Aioria, appoggiato ad una delle infinite colonne della
sua dimora. Il cavaliere gli fece cenno di sedersi accanto a lui.
Così Edgar fece. Le parole del cavaliere lo fecero trasalire
Come stai?
Bene … almeno credo
Hai qualcosa di rotto?
Non mi pare … anche se
sento dolore ovunque
Bene
Milo deve avermi colpito con molta
veemenza
Veramente ti ha toccato solo con
un dito – Aioria sorrise impercettibilmente
Cosa? – Edgar spalancò
gli occhi – ed io sono caduto come una pera marcia e sono
svenuto per tutte quelle ore … solo perché lui mi ha
toccato con un dito?
Si – il cavaliere annuì,
ma quando vide lo sconforto nel volto dell’ometto decise di
aggiungere qualcos’altro – ma vedi Edgar è
normale.
Normale?
Milo è un cavaliere d’oro,
addestrato fin da piccolo al combattimento ed inoltre conosce la
potenza del settimo senso
Il settimo senso? Cosa è il
settimo senso?
Ogni cosa a tempo debito, amico.
Ora non è importante che tu sappia cosa è. Conta solo
sapere che quello che ti è successo è normale
Ma è umiliante!
Lo immagino …
Aioria rimase per un istante ad
osservare la faccia paffuta di Edgar e provò una profonda
compassione per quell’essere. Avrebbe voluto fare di più
per lui, ma non poteva sobbarcarsi anche le sue pene. Già
doveva combattere costantemente con il suo sentimento di umiliazione
e portare sulle spalle anche quello di Edgard non era da lui. Si
alzò:
Hai fame?
Si – l’ometto continuò
a mantenere lo sguardo basso
Allora andiamo a mangiare. Per il
momento dimorerai qui. Poi nei prossimi giorni ti troveremo una
sistemazione più consona
Più consona? – Edgar
si alzò e meccanicamente seguì il cavaliere
Beh, non puoi soggiornare qui in
pianta stabile
Si, si lo capisco. Sono d’impiccio
Non è per quello, Edgar –
Aioria gli sorrise – ma se il Grande Tempio venisse attaccato,
questo sarebbe uno dei posti dove non vorresti essere
Perché?
Come perché? – Aioria
lo guardò perplesso – questa è l’unica
strada che tutti devono percorrere per arrivare al Grande Tempio.
E perché la gente dovrebbe
andare al Grande Tempio
Per uccidere Athena e il Grande
Sacerdote!
Perché dovrebbero uccidere
il Grande Sacerdote? E Athena non è immortale essendo una
Dea?
Ma nessuno ti ha raccontato cosa
facciamo qui?
Beh, Camus ci ha provato –
l’ometto tornò ad osservarsi i piedi – ma devo
ammettere che io non ho capito molto … non per colpa sua
ovviamente … Camus è stato “gentile” con
me
Ti piace Camus?
Mi piace? – Edgar arrossì
– io non sono ….
Intendevo dire come persona –
Aioria arrossì
Ah …. Si si mi piace molto
…. come dicevo è sempre stato gentile …. è
un po’ freddo …. ma mai scortese
E’ il suo carattere –
Aioria sorrise – anche a me piace Camus
Milo invece non mi piace
Neanche a me – Aioria gli
fece l’occhiolino
Perché?
Perché è un idiota,
vanesio ed arrogante
Anche tu sei gentile
Grazie
Sei … diverso dagli altri
Che vuoi dire?
Sei … più …
umano …. e i tuoi occhi sono tristi …
Tristi? – Aioria si stupì.
Era convinto che fosse riuscito nel corso degli anni a celare bene
il suo dolore, eppure quel sempliciotto era riuscito a cogliere la
sfumatura del suo dolore – perché dici che sono tristi?
Io non sono bravo in nulla, ma
comprendo la natura delle persone
Dici sul serio?
Io osservo … è
l’unica cosa che posso fare nel tempo che ho a disposizione,
visto che nessuno si ferma a parlare con me
Capisco – Aioria provò
ancora una volta tenerezza nei suoi confronti – e cosa hai
visto fino ad ora?
Perché sono tristi i tuoi
occhi?
E’ una storia lunga …
Riguarda tuo fratello?
Chi ti ha parlato di mio fratello?
– Aioria mostrò del nervosismo
Camus …
Che ti ha detto?
Che era il cavaliere di Sagittar e
che era molto valoroso
Ti ha detto come è morto?
Non …. non ha voluto
aggiungere altro
Perché non è una
cosa che ti riguarda!
Aioria si allontanò ed uscì
dalla casa, lasciando Edgar solo ed affamato. L’ometto,
rassegnato, pensò che di questo passo, non sarebbe
sopravvissuto più di una settimana: o sarebbe morto sotto i
colpi di Milo o di stenti o per la rabbia di Aioria. Si sedette sul
pavimento, appoggiandosi ad una colonna e dopo pochi istanti, si
addormentò come un sasso.
Il Cavaliere di Leo, invece, passò
l’intera nottata nel bosco, cercando di non incontrare nessuno,
neanche le guardie che facevano la ronda. Era adirato non tanto con
Edgar, quanto con se stesso. Se voleva sopravvivere doveva celare
meglio i suoi sentimenti.
Quasi all’alba, dopo essersi
calmato, decise di ritornare sui suoi passi. Prese la stradina, poco
frequentata, che costeggiava il laghetto artificiale fatto realizzare
dall’ultimo Grande Sacerdote per rinfrescarsi nelle caldi notte
d’estate.
Preso dai suoi pensieri, solo
all’ultimo si accorse della presenza di qualcuno. Si bloccò
vedendo uscire una donna, completamente nuda, dall’acqua. Aveva
appena fatto il bagno e si stava avvicinando ai suoi vestiti.
Imbarazzato distolse lo sguardo e l’occhio gli cadde sulla
maschera abbandonata su una delle rocce.
Si voltò nuovamente ad osservare
la donna, incuriosito ed il suo sguardo si incrociò con quello
di Marin. Imbarazzato si voltò, mentre la ragazza tentò
di coprirsi con l’asciugamano che aveva appena preso da uno dei
sassi.
La ragazza, ancora sotto shock, afferrò
velocemente i suoi abiti, indossò la maschera e fuggì
via, lasciandolo, confuso, interdetto e vagamente eccitato.
***
Dopo un viaggio estenuante che aveva
dovuto fare con due compagni poco rassicuranti, Camus era finalmente
giunto ad Asgard. Recava con se una missiva, scritta di pungo dal
Grande Sacerdote. Non ne conosceva il contenuto, ma sospettava che
almeno uno dei suoi due compagni ne fosse al corrente.
Il comportamento di Death Mask era più
arrogante del solito e le allusioni continue che aveva fatto ad
Aphrodite sulla vera natura del loro viaggio non lo avevano
rassicurato.
Doveva obbedienza al Sacerdote di
Athena, ma al tempo stesso il suo istinto gli suggeriva di non
fidarsi dei suoi due compagni.
Erano stati accolti con tutti gli onori
in quelle terre e una volta giunti nel castello dove soggiornava la
Celebrante di Odino, erano stati fatti accomodare in una grande sala
dove era stato offerto loro un ricco pasto.
Camus, poco incline a questo tipo di
cerimoniale aveva rifiutato con gentilezza e fermezza quanto offerto,
cosa che aveva fatto anche Aphrodite. Death Mask, al contrario non
solo aveva consumato il suo pasto, ma si era divorato anche quello
degli altri cavalieri, sotto gli occhi increduli degli inservienti.
Una volta terminato, erano stati fatti
accomodare nel salone delle udienze, dove ad attenderli avevano
trovato un gruppo di persone.
Un ragazzo alto e di bella presenza si
era presentato a loro come il Primo Cavaliere di quelle Terre.
Sigfried, questo il suo nome, impegnato a presentare il resto dei
presenti non era riuscito ad afferrare la battuta che Death Mask
aveva sussurrato all’orecchio di Camus.
Il cavaliere di Aquarius rimase
impassibile, ma dentro di se un sentimento di stizza lo colse. Il
cavaliere di Cancer e il suo gusto gratuito dell’insulto
cominciavano a stancarlo.
Una sensazione di dejavù lo
colse, distraendolo dai suoi pensieri, quando Sigfried introdusse una
ragazzina mingherlina dai capelli rossi e dagli occhi verdi. In lei
Camus ritrovò il volto di Mya, anche se il suo sguardo
fiammante non aveva nulla a che vedere con quello dolce della ragazza
che poche settimane prima le aveva dichiarato il suo amore.
Il cavaliere indugiò di fronte
alla ragazza, cercando di trovare nelle informazioni sparse che aveva
colto dalla voce di Sigfried, il suo nome. La ragazza non si
sottrasse al suo sguardo e con il sorriso sui denti sembrò
quasi sfidarlo. Camus decise di accettare l’invito:
Mi scuso con voi, Sigfried, ma
credo di non aver afferrato il nome di questa ragazza
Forse perché non ponevate
alcuna attenzione a quello che il Primo Cavaliere di Asgard vi stava
dicendo?
Non per colpa sua, ovviamente, ma
mia: i miei riflessi probabilmente sono appannati a causa del lungo
viaggio che abbiamo dovuto sostenere
Ed io che pensavo che i cavalieri
di Athena fossero quasi immortali!
Immortali non significa
invincibili ed instancabili
Questo vuol dire che potreste
quasi morire di stanchezza, ma che comunque sopravvivreste? Ed io
che speravo di potermi liberare velocemente di voi!
Ora basta! – Sigfrid con
tono deciso interruppe la ragazza, poi si rivolse nuovamente verso
Camus – perdonate la sua irriverenza. Ad ogni modo, se vi
interessa ancora saperlo … il suo nome è Maya ed è
una delle ancelle di Lady Hilda
Maya ….
Camus si fece pensieroso. Quel nome,
così simile a quello di Mya, come del resto quel viso, erano
tutti indizi che gli stavano fornendo tasselli al quadro complicato
che si stava delineando nella sua testa. Forse quella ragazza poteva
essere legata al motivo della loro missione, sicuramente aveva un
legame di parentela con la ragazza che soggiornava al Grande Tempio
Beh! Perché mi fissate con
quella faccia da ebete? – Maya si mostrò irritata –
non vi piace il mio nome?
E’ solo che voi assomigliate
…..
E’ più probabile,
cara Maya, che il nostro ospite si sia invaghito di te, vista la tua
bellezza!
Camus non potè finire la frase,
perché fu interrotto dall’entrata della celebrante di
Odino. Avrebbe voluto risponderle che non si era invaghito di lei,
perché lui era un uomo di guerra, ma quando si voltò
per salutare Lady Hilda, la voce sparì e le parole gli
morirono in bocca.
Sentì il sangue muoversi
velocemente nel suo corpo, attirato dal suo cuore che aveva
cominciato a pompare più velocemente. Cercò di
concentrarsi sui battiti per cercare di regolarizzarli, ma incapace,
si accorse che tutti i suoi tentativi stavano fallendo miseramente.
Sentì delle gocce di sudore
colargli dietro al collo e nella schiena. Le gambe gli stavano
cedendo, lentamente e inesorabilmente e la testa aveva iniziato a
girargli velocemente. Era come se un tornado lo avesse investito in
pieno volto.
Una sensazione non controllata, per lui
che governava le energie fredde: era come essere investito da un’onda
anomala. Sentì mancargli l’aria e in mancanza di altre
soluzioni, iniziò a fare respiri più profondi. Sentì
in lontananza la voce di Aphrodite che gli domandava se andasse tutto
bene. Poi vide Sigfried e Lady Hilda avvicinarsi a lui, preoccupati.
Fece un grande respiro e utilizzando
tutte le sue forze riprese il controllo della situazione.
Tutto bene?
Si – Camus fece fatica a
rispondere
Siete sicuro? Siete …
pallido …
Sto bene e vi chiedo scusa, Lady
Hilda, per il comportamento tenuto in vostra presenza
Non dovete scusarvi, cavaliere.
Anche agli uomini migliori possono capitare degli attimi di
debolezza, non trovate?
Camus non rispose, ma rimase immobile
con lo sguardo inchiodato sulla mano di Lady Hilda, che stava
stringendo il braccio del suo Primo Cavaliere. Si domandò se
fosse lecito che una donna mostrasse tanta confidenza con uno dei
suoi sottoposti. Una gomitata di Death Mask lo riportò al
momento che stavano vivendo.
Cercò di mantenere un aria
indifferente, ma la sua mente stava vorticando intorno a dei
pensieri. Che cosa gli era successo? A cosa doveva quel mancamento e
perché Lady Hilda aveva così tanta confidenza con un
suo cavaliere?
Si voltò verso Maya, sentendo il
suo sguardo su di lui. La ragazza lo stava fissando insistentemente,
non curandosi della maleducazione che il suo gesto evidenziava.
Avrebbe dovuto approfondire le
informazioni su quella ragazza: in qualche modo sentiva che Maya
avrebbe cambiato il destino di molti attori presenti in quella scena.
Il suo sguardo cominciò a vagare
nella stanza. Notò gli addobbi della sala, eleganti e sobri,
gli abiti dei presenti, semplici e curati allo stesso tempo, fino a
quando i suoi occhi, attirati da una calamita invisibile si fissarono
su quelli di Lady Hilda.
Sentì nuovamente il suo corpo
irrigidirsi ed una sensazione di panico gli salì addosso. Si
domandò se gli stesse salendo la febbre.
La donna, mantenendo lo sguardo fermo
su di lui, sorrise impercettibilmente e Camus sentì il respiro
rallentare. La donna, vedendolo impallidire, perse il suo sorriso.
Cavaliere di Athena perché
non vi sedete? Vi vedo pallido
No – tra un respiro
affaticato e l’altro, Camus tentò di mantenere un tono
naturale – non preoccupatevi, sto bene
Gran Ciambellano, chiamate subito
un medico e fate accomodare il nostro ospite in una delle stanze che
abbiamo riservato ai cavalieri di Athena.
Fu così che il cavaliere di
Aquarius, contro la sua volontà, fu condotto dal Gran
Ciambello in una delle stanze dell’ala nord. L’uomo,
solerte ad obbedire agli ordini della sua signora, nonostante le
proteste di Camus, fece arrivare un medico per farlo visitare e delle
ancelle per portargli dei viveri e delle bevande.
Il cavaliere si rassegnò
all’ispezione del medico. Non voleva essere scortese ed inoltre
voleva capire che malattia potesse aver contratto. Il dottore, dopo
una visita attenta e scrupoloso non riscontrò alcuna malattia,
ma gli consigliò comunque del riposo. Il paziente fu così
lasciato solo.
Dopo un po’ di ore, durante le
quali Camus dormì poco e male, fu raggiunto da Aphrodite che
senza chiedergli il permesso si sdraiò sul letto accanto a
lui:
Allora mio bel principe delle
energie fredde come ci sentiamo ora?
Sto bene – Camus rispose con
tono indifferente
Si, abbiamo sentito dal medico che
non hai nessuna malattia … o almeno nessuna malattia che si
possa curare con delle medicine tradizionali
Che cosa vuoi dire? – Camus
si mise seduto
Hai dormito? – Aphrodite
ignorò la sua domanda
Poco e male … non sono
abituato a letti e lenzuola così soffici
Immagino – anche il
cavaliere dei Pesci si mise seduto, appoggiandosi alla testiera del
letto
Ad ogni modo ora mi sento bene
Certo che ti senti bene! –
Aphrodite rispose con tono leggero – basta che l’oggetto
dei tuoi mali resti lontano e vedrai che starai bene. Anzi, prima
portiamo a termine la missione, qualunque essa sia e prima ce ne
potremo andare evitandoti forti dolori
Ma di cosa diavolo stai parlando?
– il tono di Camus si fece irritato – sei tu hai
elementi che mi possano aiutare a comprendere che tipo di malattia
ho … beh …. Ti invito a dirmeli!
Non ti scaldare troppo, cavaliere,
che il calore potrebbe sciogliere quel tuo cuore di ghiaccio già
fortemente provato dall’esperienza appena vissuta –
Aprhodite trattenne a fatica un sorriso
Insomma! Vuoi parlare?
Sei semplicemente stato colpito da
una feccia del Dio Eros. – il cavaliere dei Pesci sospirò
– Mio bel principe dei ghiacci credo che tu ti sia innamorato!
Eccoci con un nuovo capitolo ….
Non ci speravo di concluderlo in poco tempo …. Ma devo
ammettere che questo è stato semplice da scrivere. E così
abbiamo fatto anche la conoscenza di Maya, una ragazza che somiglia
terribilmente alla dolce Mya e che sembra ricoprirà un ruolo
rilevante nella storia. Per il resto … piaciuto il capitolo?
;-)
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Capitolo 9 *** IX - Sentimenti contrastanti ***
Capitolo
IX
Sentimenti
contrastanti
Milo
sedeva al centro dell’Arena, con le gambe incrociate e i gomiti
piantati sulle sue ginocchia. Aveva la testa appoggiata alle sue mani
e pensieroso osservava il sole.
Il
giorno prima aveva lasciato Edgar, svenuto e dolorante, sdraiato
sullo stesso punto in cui ora lui sedeva. Lo aveva sfiorato con un
dito e l’ometto era caduto a terra come un frutto troppo maturo
per essere colto. Se ne era andato senza voltarsi, ignorando i
richiami di Aioria e sotto lo sguardo incredulo degli altri ragazzi
aveva lasciato il campo.
Non
poteva sopportare la vista di quell’uomo insulso, incapace
perfino di rimanere in piedi con le proprie gambe.
E
quello, secondo il Grande Sacerdote, sarebbe dovuto diventare un
pretendente all’armatura di Pegasus? Un brivido percorse la
schiena di Milo. Eppure, ora, seduto su quella terra, il cavaliere di
Scorpio osservava malinconicamente la sabbia chiara. In fondo al suo
cuore impavido un senso di dolcezza si era insidiato.
Era
scappato perché arrabbiato o perché impietosito da
tanta debolezza? Il dubbio gli si era presentato quando, tornato sui
suoi passi, lo aveva visto rialzarsi con fatica e con grande forza di
volontà.
Quell’ometto
lo aveva stupito, doveva ammetterlo. Per un uomo eccezionale come
lui, i gesti straordinari compiuti da uomini normali avevano sempre
rappresentato la stupefacente bellezza di quel tenero mondo. In
realtà, anche lui sapeva di essere un essere umano, ma gli
allenamenti che aveva dovuto subire fin dalla sua infanzia avevano
forgiato così intensamente la sua tempra che ad un certo punto
aveva cominciato a considerarsi speciale. E da quel momento così
si era comportato.
Ricordava
ancora l’esatto istante in cui il suo modo di considerarsi era
cambiato. Era accaduto il giorno della sua investitura. Una volta
conquistata l’armatura d’oro aveva compreso che non era
più un essere qualunque: era diventato uno dei dodici custodi
della vita di Athena e la sua esistenza era cambiata.
Forse
era questo il suo problema? La sensazione di frustrazione e
l’indisposizione nei confronti di Edgar erano dovuti al fatto
che la vista di quell’essere insulso gli ricordavano
costantemente la sua mortalità? Non poteva essere così!
Non poteva essere diventato così arrogante. Ma allora perché
continuava ad essere ossessionato da lui?
In
lontananza vide arrivare una delle sacerdotesse guerriere. Se non
ricordava male il suo nome era Shaina. La ragazza si avvicinava a lui
con passo spedito e deciso. Milo cercò nella sua mente ricordi
che la riguardassero e gli tornò alla mente il giorno che,
ancora bambina, la incrociò in quella stessa arena. Lei
spaventata in attesa di ricevere le prime lezioni di addestramento e
lui così spavaldo da passarle accanto e sorriderle
beffardamente, facendole l’occhiolino. Quanta arroganza e
quanta superficialità! Avrebbe potuto rincuorarla o
semplicemente ignorarla ed invece era stato antipatico e vanesio.
Diventato da poco cavaliere anche in quel caso aveva voluto mostrare
tutto il suo fascino.
Vi
porgo i miei omaggi cavaliere di Scorpio – Shaina lo aveva
raggiunto e salutato con rispetto
Cavaliere
di Ofiuco – Milo si era alzato per mostrarle, almeno in
quell’occasione, un minimo di rispetto
Mi
è stato riferito che voi ed il cavaliere della V casa state
allenando un tizio a concorrere per l’armatura di Pegasus
Quello
che vi hanno detto è corretto – Milo tentò di
concentrarsi sulla sua maschera, ma alla mente continuava a
tornargli il volto della ragazza privo di quell’arnese.
E
che questo tizio non è ….. beh … non sarebbe …
non avrebbe il fisico e l’attitudine giusta …
Edgar
è totalmente inadeguato a diventare cavaliere …. –
Milo lo disse con leggerezza
E
allora perché ben due cavalieri d’oro se ne occupano?
Per
volere del Grande Sacerdote – Milo notò un
irrigidimento nel corpo della ragazza – ma a voi cosa
interessa?
Sarà
il mio allievo a diventare cavaliere di Pegasus! – Shaina lo
disse con rabbia e con stizza
Beh,
se il vostro allievo riesce a tirare pugni decentemente …. lo
diventerà sicuramente – involontariamente Milo fece
l’occhiolino e sorrise, maledicendosi l’istante dopo
Cavaliere
di Scorpio, la vostra ilarità è fuori luogo
Avete
ragione e ve ne chiedo perdono
Voi
… chiedete perdono? – Shaina rimase stupita, ma
sospettosa di natura reagì in malo modo – vi prego di
non burlarvi di me! Solo perché sono una donna non significa
che non so combattere e non merito il rispetto di voi uomini! Io
potrei battermi alla pari con la maggior parte dei cavalieri di
Athena, perfino con voi ….
Ne
dubito – Milo rispose istintivamente, ma rimase affascinato
dalla sua energia – ad ogni modo capiterà l’occasione
di provare quanto da voi detto
Mi
state sfidando?
Siete
voi che lo avete fatto – ancora una volta Milo le fece
l’occhiolino, ma subito tornò serio – ad ogni
modo le miei scuse non volevano essere una presa in giro ….
Erano sincere … a volte faccio cose stupide senza
comprenderne la ragione …. mi riferisco al modo poco
rispettoso in cui vi ho trattato … lo ribadisco, le scuse
erano sincere.
Shaina,
imbarazzata rimase immobile per un istante, ma poi se ne andò
a passo veloce. Non aveva voglia di conoscere i problemi esistenziali
di quell’uomo: ne aveva già troppi per conto suo!
Milo,
invece, tornò a sedersi sulla sabbia e attese l’arrivo
del suo allievo. Quando vide comparire in lontananza la figura alta
di Aioria e quella dismessa di Edgar si ripromise di mantenere la
calma e la concentrazione giusta per un maestro di armi. Si alzò
e andò loro incontro.
Nel
vederlo avvicinarsi con passo veloce, Edgar si irrigidì,
nascondendosi dietro Aioria. Milo si bloccò e attese che
l’ometto uscisse dal nascondiglio che erano diventate le spalle
del cavaliere di Leo.
Per
stemperare l’atmosfera, Aioria scostandosi leggermente, salutò
il cavaliere di Scorpio con cortesia. La verità era che
entrambi i ragazzi quella mattina si erano ripromessi di mantenere un
comportamento più sobrio, l’uno perché ancora
sconvolto di aver visto il volto della sacerdotessa guerriero e
l’altro perché stanco di essere ciò che non
voleva più.
Dopo
un iniziale imbarazzo i due si concentrarono sull’allenamento,
ma per quanto entrambi si sforzassero non riuscirono a trarre nulla
di buono dal loro allievo. Edgar era semplicemente negato per ogni
tipo di addestramento.
Alla
fine, entrambi rassegnati, gli dissero di correre intorno all’Arena
per 100 volte. L’ometto impiegò tutta la giornata,
riuscendo a completare il giro solo 50 volte, sotto l’occhio
divertito di tutti gli altri aspiranti guerrieri.
Aioria
e Milo avrebbero dovuto porre attenzione all’ilarità e
alla goliardia con la quale tutti i presenti cominciarono ad usare
mentre prendevano in giro Edgar.
Avrebbero
dovuto porre attenzione a quanto quelle parole dette per divertire
gli altri ferirono l’ometto, umiliandolo e facendolo sentire
ancora più disperato di quanto non era.
Ma
entrambi erano troppo presi ad osservare la tenacia con cui lui
continuava a correre, camminare e rantolare, benchè stremato.
Aioria
ad un certo punto chiese a Milo se lui in tutta la sua vita di
guerriero avesse mai dimostrato una tale forza di animo e il
cavaliere di Scorpio scosse la testa.
Forse
riusciremo a ricavarne qualcosa di buono, non credi? – Aiorai
si voltò verso il compagno d’armi
Forse
… - Milo rispose pensieroso
Se
riuscissimo a trovare una strategia
Più
che una strategia serve un miracolo ….
Io
penso, invece, che dobbiamo solo trovare la chiave giusta …
A
quale scopo? – Milo, improvvisamente si voltò ad
osservarlo
Che
vuoi dire? – Aioria lo guardò stupito
Perché
dovremmo allenarlo?
Perché
ce lo ha detto …
Va
bene, va bene …questo l’ho capito … ma
onestamente … a lui cosa gliene viene a diventare un
cavaliere di Athena?
Ma
cosa dici Milo? – Aioria lo guardò ancora più
sorpreso – è un onore servire Athena …
Avanti
Aioria! Sai anche tu che lui non è un predestinato! E’
evidente
Vuoi
dire che il suo aspetto …
Voglio
dire che non sento in lui la ben che minima luce di cosmo …
neanche una briciola …. vuoi dire che tu la senti?
In
effetti no …. Ma ciò non di meno ci è stato
chiesto di allenarlo e noi ….
E
noi lo facciamo anche se sappiamo che questo significherà
portarlo alla morte?
Io
….
Lui
è un predestinato
Cosa?
– entrambi i cavalieri si voltarono verso Mya che li aveva
raggiunti al centro dell’arena
E’
un predestinato – la ragazza sorrise malinconicamente –
magari non nel senso che intendete voi, magari non sarà mai
un cavaliere, magari non è quello il suo destino, ma lui deve
rimanere qui al Grande Tempio
Scusami
cara – Milo sfoggiò il suo sorriso accondiscendente –
ma sinceramente non so di cosa tu stia parlando
Lo
vedo nel suo destino …. Lui è qui per salvare Athena
Lo
vedi? – Milo alzò un sopracciglio, mentre Aioria apri
la bocca senza riuscire a dire nulla – e dove? Nei fondi del
caffè?
No
– Mya lo guardò seria in volto – mi basta
chiudere gli occhi
Ah
già … tu sei una veggente, giusto?
Io
non sono una veggente, ne una zingara ne un clown e ne un fenomeno
da baraccone! – per la prima volta Mya perse le staffe
Ehi
…. Calmati! – Milo alzò le braccia, ridendo
Finitela!
– Aioria rimase serio – non ha importanza come Mya abbia
avuto questa intuizione, è comunque evidente che per il
Grande Sacerdote Edgar ha importanza e noi dobbiamo obbedienza a lui
perché ci porta il pensiero di Athena
Si
padrone!
Milo
non scherzare, o la nostra tregua finirà immediatamente!
D’accordo,
ma comunque io non sono ancora convinto. Potrà anche essere
un predestinato, come dite voi, ma non ad essere un guerriero.
Possiamo farlo rimanere come valletto o qualcosa del genere, ma non
sarà mai un guerriero, anche se la sua forza di volontà
e la sua tenacia sono encomiabili.
Perché
non fate decidere ad Edgar? – Mya li guardò entrambi
Edgar?
– Milo la guardò stupito
Si
… lasciate decidere a lui cosa vorrà essere.
I
due ragazzi si voltarono ad osservarlo. Ormai sfinito, Edgar giaceva
disteso sulla sabbia. Eppure, nonostante le forze lo avessero
abbandonato da un bel pezzo, imperterrito continuava a sforzarsi. Gli
avevano detto di effettuare 100 giri di arena e lui avrebbe fatto di
tutto per effettuarli.
Milo
sospirò.
***
Dopo
una notte insonne e agitata, Camus all’alba si era alzato e
mentre il resto del Castello di Asgard dormiva, era uscito per fare
una passeggiata.
Mille
pensieri affollavano la sua mente. Le parole di Aphrodite lo avevano
sconvolto. Veramente si era innamorato della celebrante di Odino? Con
la mente giudicava la cosa altamente improbabile. Lui, l’uomo
che governava le energie fredde e che aveva il pieno controllo delle
sue emozioni, come avrebbe potuto innamorarsi all’istante di
una donna appena incontrata? Gli tornarono alla mente le parole di
Mya e la sua profezia. E se la ragazza avesse avuto ragione? Scosse
la testa, incredulo. Mai e poi mai lui si sarebbe innamorato di
qualcuno. Non era quello il suo destino.
Un
movimento alle sue spalle attirò la sua attenzione.
Voltandosi, rimase esterrefatto nel trovarsi di fronte Hilda. Sentì
nuovamente il battito del suo cuore accelerare e il sudore colargli
dal collo nella schiena. Mentalmente si impose di mantenere la calma.
Ridicolo innamorarsi così!
Lady
Hilda gli sorrise e lo salutò con gentilezza. Camus ricambiò
quel saluto, tentando di mantenere il controllo delle sue emozioni.
Cavaliere
di Aquairus, mi fa piacere sapere che vi siete rimesso
Grazie
Già
sveglio a quest’ora del mattino?
Si
Vi
svegliate spesso così presto?
Si
Non
siete un tipo molto loquace, vero? – Hilda sorrise
Io
….
Non
vi preoccupate, non mi dovete alcuna spiegazione
E’
che … io ….
Hilda!
Camus
vide arrivare Sigfried, il quale dopo avergli porto i suoi saluti, si
accostò alla celebrante di Odino. Avvicinando il volto al suo
orecchio, le sussurrò delle parole che il cavaliere di Athena
non riuscì a comprendere. Il volto di Lady Hilda si fece
serio, ma dopo un istante, gli regalò un altro sorriso
Vogliate
perdonarmi, ma una situazione richiede la mia attenzione
Spero
che non sia nulla di grave – per la prima volta Camus riuscì
ad articolare una frase di senso compiuto
No.
Devo solo approfondire alcune cose – Hilda si fece pensierosa
– come ad esempio ….. la ragione per la quale i
cavalieri di Athena sono venuti a trovarci ad Asgard
Io
– Camus rimase sorpreso – pensavo che il motivo fosse
contenuto nella lettera che il cavaliere di Cancer vi ha consegnato
Oh
… si … li è spiegato un motivo … ma ho
il sospetto che ve ne siano altri … voi non credete? –
Lo sguardo della donna si fece gelido ed il cuore di Camus ebbe un
fremito
Onestamente
…. Non so cosa dirvi
Hilda
rimase per un istante ad osservarlo, poi dopo aver fatto un cenno al
suo cavaliere, si incamminò verso l’entrata del
castello, seguita da Sigfried.
Camus
era stato sincero. Non conosceva la vera ragione della loro presenza
ad Asgard, eppure sentiva di aver tradito la fiducia di quella donna.
Un moto di stizza lo invase. In fin dei conti lui non era devoto ad
Asgard e alla sua celebrante, ma doveva obbedienza al Grande
Sacerdote. Qualunque fosse la ragione della loro presenza in quei
luoghi, quello che doveva fare era seguire la volontà del
Pope.
Camus
si voltò e incrociò il suo sguardo con quello di Maya.
Osservandola vide nel suo viso quello di Mya. La prima volta che si
erano incontrati era rimasto stupito ed era stato poco pronto ad
interagire con quella ragazza, ma ora si sentiva meglio e non aveva
nessuna intenzione di farsi sfuggire l’occasione.
Vostra
sorella vi manda i suoi saluti
Cosa?
– Maya spalancò gli occhi –
Vostra
sorella Mya vi manda i suoi saluti
Impossibile
– lo sguardo della ragazza divenne funereo – io non sono
sorella di nessuno
Voi
dite? – Camus decise di non mollare la sua preda, sapeva che
lì aveva qualcosa da scoprire
E
comunque Mya non affiderebbe mai un saluto per me ad una persona
come voi
Perché
non lo farebbe?
Perché
non si fida di nessuno ….
Di
me si
E
perché dovrebbe? – la sicurezza di Camus avevano
incrinato le certezze della ragazza
Il
motivo non ve lo posso dire
Siete
un bugiardo
Affatto
Allora?
– Maya lo sfidò con lo sguardo – ditemi perché
Mya si dovrebbe fidare di voi
Perché
…. prova dei sentimenti nei miei confronti – Camus
decise di stare al gioco
Sentimenti?
– Maya lo guardò stupita – e voi li ricambiate?
Voi
che ne dite?
Che
cosa volete che ne sappia io?
Non
riuscite a leggere nel mio futuro? – Camus decise di seguire
il suo istinto
Nel
vostro futuro? – Maya cominciò ad agitarsi, possibile
che Mya gli avesse confidato così tanto? – Che volete
che ne sappia io del vostro futuro?
Ad
occhio e croce … molto – lo sguardo di Camus divenne
glaciale – perciò mi aspetto da te una risposta …
che cosa vedi nel mio futuro?
Lo
vuoi veramente sapere? E va bene – Maya chiuse gli occhi e si
concentrò, poi li spalancò – vedo la morte!
La
morte? – questa volta fu il cavaliere di Aquarius a rimanere
stupefatto
Si
… vedo la morte …. La TUA morte! … In un luogo
gelido e freddo.
Maya
si voltò, allontanandosi velocemente. Dalla faccia del
cavaliere di Aquarius aveva intuito che Mya non le aveva raccontato
la verità, o almeno non quella che riguardava loro due. Provò
un senso di frustrazione e di rabbia. Era stata presa in giro da
quell’uomo e lei odiava essere raggirata. Gliel’avrebbe
fatta pagare. Era una promessa che avrebbe mantenuto.
Camus
la lasciò andare, troppo sorpreso dalla profezia della ragazza
per reagire alla sua fuga. Era convinto della sua intuizione e cioè
che anche Maya, come la sorella, sapesse leggere il futuro. Eppure il
futuro da lei previsto era l’opposto di quello della sorella.
Mentre Mya gli aveva detto che lo attendeva l’amore, ora gli
era stato predetto un destino di morte.
Aveva
sperato, sentendo la profezia della ragazza, di calmare il suo cuore
e la sua mente e invece, ora, sentiva l’agitazione salirgli
ancora più intensamente. Quale era la verità sul suo
destino? Che cosa gli riservava il futuro? E cosa nascondeva quella
ragazza così curiosa? Tante domande a cui avrebbe dovuto
trovare velocemente una risposta.
***
Aioria
si sdraiò sul suo letto. Dopo essersi caricato Edgar in
spalla, lo aveva portato fino alla V casa. Lo aveva spogliato e messo
a dormire su uno dei letti che si trovavano in una delle tante stanze
dietro la sala principale. Non dubitava del fatto che l’ometto
avrebbe dormito come un sasso fino al giorno dopo.
Lui
e Milo lo avevano osservato fino al tramonto, senza intervenire.
Aveva provato più volte a rialzarsi per continuare la sua
corsa, ma l’ometto alla fine, sopraffatto dalla stanchezza e
dalla fatica, si sera addormentato sulla sabbia.
Milo
non aveva mancato di notare come Edgar, anche nel sonno assumesse una
posizione improbabile: bocca aperta e bava alla bocca. Eppure il
cavaliere di Scorpio non aveva manifestato alcun fastidio in quel
commento. Se non lo avesse conosciuto così bene, Aioria
avrebbe addirittura pensato di sentire un tono di condiscendenza in
quelle parole.
Con
il sonno di Edgar si erano conclusi gli allenamenti. Milo si era
offerto di accompagnare Mya, ma la ragazza aveva gentilmente
declinato l’offerta e solitaria, si era incamminata verso la
dimora delle ancelle.
A
quel punto il cavaliere di Scorpio aveva lasciato a lui il compito di
occuparsi del loro allievo e si era allontanato fischiettando.
Aioria
dubitava che sarebbero riusciti a fare di quel buffo omino un vero
cavaliere, ma non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo
allenamento. Non era un tipo che mollava e sentiva che qualcosa di
buono ne sarebbe uscito.
Chiuse
gli occhi e l’immagine del volto di Marin proruppe nei suoi
pensieri. Spalancò gli occhi e si mise seduto. Il suo cuore
aveva cominciato a battere più velocemente e una strana
sensazione lo aveva invaso. Aveva sempre sospettato che la
sacerdotessa guerriero, dietro quella maschera, nascondesse un bel
viso, ma dopo averla vista, aveva avuto la certezza che quella
ragazza avrebbe potuto giocare con il suo cuore come avrebbe voluto.
Sospirò
pesantemente. Ci mancava solo l’amore a complicare la sua già
misera vita. Si sdraiò nuovamente, concentrandosi sull’idea
di dormire.
Faticò
molto, ma alla fine riuscì ad addormentarsi. Eppure quella
notte il sonno non era nel destino del cavaliere del Leone. Poco dopo
l’una, infatti, qualcuno, con un pugnale in mano, entrò
nella sua dimora, pronto a compiere il destino che la sera prima
incautamente era stato scritto per lui.
Che
bello! Sono riuscita a scrivere un nuovo capitolo in tempi
relativamente brevi …. Forse riuscirò a dare una
continuità a questa storia? … Spero che il racconto si
stia evolvendo in maniera soddisfacente per chi ha ancora voglia di
leggerlo .
Enjoy!
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Capitolo 10 *** Capitolo X - Domande inaspettate ***
Capitolo X
Domande impreviste
Aioria si svegliò prima che il
pugnale penetrasse nelle sue carni. Scivolò velocemente dal
letto, riuscendo a schivare il colpo. Osservò il suo addome e
vide un taglio superficiale da cui uno sprizzo di sangue stava
uscendo. Si mise velocemente in posizione di attacco, pronto a
polverizzare il suo aggressore, ma quando vide di fronte a lui Marin,
si bloccò all’istante. Tutto si sarebbe aspettato,
tranne di vedere la ragazza con il pugnale che lo aveva ferito su una
delle sue delicate mani.
Senza aggiungere altro Marin si scagliò
nuovamente contro di lui, ma questa volta Aioria, preparato
all’attaccato, la immobilizzò velocemente, facendole
cadere il pugnale.
Marin, ma cosa ti succede?
Lasciami – la ragazza tentò
di liberarsi – in modo che possa ucciderti, oppure uccidimi
tu!
Ma cosa dici? – Aioria la
guadò sconvolto – io non ti ucciderei mai
E allora sarò io a farlo!
Benchè provasse con tutte le sue
forze, Marin non riusciva a sottrarsi alla presa di Aioria, ma in suo
soccorso arrivò Edgar.
Svegliato dai rumori e incuriosito dal
trambusto, l’ometto aveva aperto timidamente la porta della
camera del cavaliere, trovandosi di fronte l’uomo che stringeva
la ragazza in una morsa soffocante. L’occhio gli cadde sul
pugnale e poi sulla ferita da cui il sangue stava sgorgando più
velocemente
La voce perentoria del cavaliere lo
fece scappare. Chiuse la porta e si andò a nascondere dietro
una colonna.
Era evidente che le cose non andavano
bene, ma cosa poteva fare? Forse Marin, innamorata e delusa, aveva
deciso di vendicarsi dell’oggetto del suo amore tradito, oppure
Aioria l’aveva attirata con l’inganno per approfittare di
lei e la ragazza stava cercando di difendersi, oppure … la
testa di Edgar cominciò a vorticare. Doveva fare qualcosa, ma
certo non affrontare quei due. Entrambi lo avrebbe polverizzato.
Decise di chiedere aiuto, era l’unica possibilità che
aveva per risolvere la questione. Uscì dalla V casa in cerca
di qualcuno che potesse soccorrerlo.
Nel frattempo Marin, approfittando
dell’attimo di distrazione del cavaliere, riuscì a
liberarsi dalla sua presa e mettendo a segno un paio dei suoi colpi
migliori, lo fece barcollare. Aioria si riprese velocemente, ma prima
di fare qualsiasi mossa, decise di approfondire i motivi
dell’aggressione. Abbassò la difesa e puntò i
suoi occhi verdi sul volto mascherato della ragazza:
Puoi fare ciò che vuoi, ma
prima dovrai spiegarmi cosa ti spinge a desiderare la mia morte
Io non desidero la tua morte –
il comportamento del cavaliere la sorprese – devo solo
rispettare le regole del Grande Tempio
Regole? – il ragazzo alzò
un sopracciglio
Lo sai di cosa sto parlando
No … non lo so
Dici seriamente? – Marin
osservò il suo sguardo e capì che non stava mentendo
Sono serio
Se un uomo vede il volto di una
sacerdotessa, essa ha solo due possibilità: uccidere colui
che l’ha usurpata oppure ….
Oppure? …. – Aioria
alzò un sopracciglio, dubbioso
Oppure innamorarsi di lui ….
Marin abbassò
il volto. Sapeva di indossare la maschera e sapeva che lui non
avrebbe potuto vederla arrossire, ma si vergognò lo stesso
delle sue parole.
Aioria rimase
immobile, stupito e sorpreso. Possibile che nel Grande Tempio vigesse
quella regola stupida e maschilista? E possibile che lui non ne
avesse mai sentito parlare? Sospirò, pensando a quanto poco
conoscesse il mondo a cui apparteneva. Si voltò ad osservare
Marin e sorrise:
Perché sorridi?
Se è così ….
Io non vedo dove possa essere il problema
Cosa? – Marin, suo malgrado,
rimase spiazzata – cosa vuoi dire?
Hai detto che hai due opzioni ….
Si …
E allora non scegliere di
uccidermi …
Cosa?
Amami
Aioria, con un balzo la atterrò
e la bloccò sul pavimento. Istintivamente Marin tentò
di liberarsi, ma il ragazzo glielo impedì. Tentò di
liberarsi anche quando Aioria le tolse la maschera, ma invano. Si
sentì nuda e priva di ogni difesa, mentre lo sguardo del
ragazzo le si inchiodò addosso:
Lasciami – le parole della
ragazza uscirono come una supplica piena di rabbia
Amami, Marin – Aioria le
sfiorò le labbra dolcemente – perché io credo di
amarti ….
Marin spalancò gli occhi
terrorizzata. Per fortuna, prima che potesse dire qualcosa, nella
stanza irruppero Milo ed Edgar.
Approfittando dello scompiglio che i
due portarono, si alzò ed indossando velocemente la maschera,
fuggì via dalla V casa.
Aioria non riuscì a fermarla. Si
voltò verso Milo ed Edgar, adirato:
Che cosa ci fate qui?
Siamo venuti a salvare Marin –
sul volto di Milo comparve un sorriso – o forse è te
che siamo venuti a salvare?
Non c’era nessuno da salvare
…. – il cavaliere di Leo abbassò lo sguardo per
nascondere il suo stato d’animo
Mmmh … se lo dici tu …
- Milo cominciò a guardarsi intorno, raccogliendo le
informazioni in ogni dettaglio
Scusami Aioria … è
colpa mia … credevo che tu fossi in pericolo
Anche Edgar abbassò lo sguardo.
Non voleva mostrare agli altri i suoi occhi per paura che potessero
comprendere la sua menzogna. La verità è che anche lui,
come Milo, aveva avuto la sensazione che quella da salvare fosse
Marin e la situazione in cui li avevano colti aveva rafforzato le sue
paure.
Di un po’ – Milo si
sedette sul letto del cavaliere – cosa ci faceva Marin nella
tua casa?
Non sono affari che ti riguardano
…. – Aioria tentò di dissimulare la sua rabbia
… e perché non
portava la maschera? – il cavaliere di Scorpio ignorò
le parole del cavaliere - ...sai che questo contravviene alle regole
del Grande Tempio …
Cosa? – Edgar rimase
sorpreso a quelle parole – quali regole?
Le sacerdotesse non devono
mostrare il proprio volto a nessuno – Milo rispose senza
guadarlo – se ciò dovesse, accadere saranno costrette
ad uccidere colui che le ha usurpate
Perché?
Perché questa è la
legge
Si, ma perché la legge è
questa?
Milo e Aioria si voltarono a guardarlo,
perplessi e indecisi sulla risposta da dare. In effetti nessuno dei
due aveva mai pensato al motivo di quella regola. E nessuno dei due
seppe rispondere ad Edgar. L’ometto sospirò:
Io odierei l’idea di dovermi
nascondere se fossi bella … e immagino che Marin sia molto
bella
Si … lo è –
Aioria chiuse gli occhi e nella sua mente si formò il volto
della ragazza
Amico, sei veramente nei guai
Aioria si voltò verso Milo,
pronto a reagire alla sua battuta, ma questa non arrivò.
Osservando il suo sguardo, invece, notò una vena di malinconia
nei suoi occhi e si domandò se quel commento fosse sincero. Il
ragazzo dai lunghi capelli biondi sorrise improvvisamente, ma prima
che potesse aggiungere qualcosa, Edgar lo interruppe:
Ed ora che farai? E cosa farà
lei? Se veramente hai visto il suo volto, dovrà ucciderti o
verrà cacciata dal Grande Tempio …
Io … - Aoria balbettò
qualcosa ….
Tranquillo Edgar bello – il
sorriso di Milo si allargò – a tutto c’è
una soluzione
Cosa vuoi dire? – l’ometto
guardò affranto il cavaliere di Scorpio, possibile che quel
tipo trovasse tutto esilarante?
Che Aioria farà innamorare
di lui Marin e nessuno morirà … a parte quelle quattro
ancelle che gli corrono dietro
Cosa? – Edgar lo guardò
perplesso – ma perché? … se Marin si innamora di
lui, Aioria avrà salva la vita, ma lei verrà cacciata
perché non ha compiuto il suo dovere! Che storia drammatica …
peggio di Romeo e Giulietta!
Chi sono Romeo e Giulietta? –sul
volto di Milo il sorriso scomparve, lasciando il posto alla
curiosità
Veramente non conosci la storia di
Romeo e Giulietta??! – Edgar lo guardò ancora più
stupito – ma tutti conosco la storia di Romeo e Gulietta!
Tu la conosci Aioria? – il
cavaliere di Leo scosse la testa – vedi! Neanche lui la
conosce e non guardarmi come se fossi ignorante!
Ma tu sei ignorante Milo –
Aioria rispose distrattamente
Cosa? – Milo si mise in
posizione di combattimento – bada, amico, comportati bene o
altrimenti non avrai il mio aiuto, ma riceverai in cambio solo la
mia collera!
Io non sono tuo amico! –
anche Aioria si mise in posizione di attacco – e non ho
bisogno del tuo aiuto!
Calma ragazzi! – Edgar
sorrise nervosamente, domandandosi come fosse possibile che quei due
litigassero sempre – non è il momento adatto …
parlavamo di Marin, ricordate?
Il fatto è, caro Edgar,
che, come ti dicevo prima, Marin ha un’altra opzione sul
piatto, oltre a quella di uccidere il suo usurpatore ….
Quella di innamorarsi di lui – Milo abbassò le braccia
Cosa? – Edgar spalancò
gli occhi – ma è orribile!
Perché? – Milo lo
guardò sorpreso
Come perché ….
Essere costretta ad innamorarsi di un tizio che magari non vorrebbe
mai ….
Vuoi dire che io non sarei adatto
a Marin? – la voce di Aioria divenne dura
No …non volevo dire questo
…. Io … ma perché scusa … tu ti
innamoreresti di lei, sapendo che siete costretti a farlo perché
se no uno di voi due morirebbe?
Ah ah ah ah …. Mio caro
Edgar … tu di cuore non capisci nulla! – Milo gli fece
l’occhiolino
Non sono un tuo caro … -
Edgar rispose permaloso
Il fatto è, caro Edgar –
Milo gli fece nuovamente l’occhiolino – che il nostro
Aioria è già cotto della dolce Marin
Non è vero! – Aioria
si alzò, ma poi si rimise seduto – si è vero …
Basterà fare in modo che il
cavaliere dell’Aquila si innamori di lui e così avremo
un matrimonio al posto di un funerale.
Sei odioso ... presuntuoso,
arrogante, vanesio e superficiale – la collare di Aioria montò
– per te tutto è semplice
Avanti Aioria, io non vedo cosa ci
sia di difficile. Certo, non sarà facile per te far
capitolare la dolce Marin. Se si fosse trattato di me, magari
avrebbe ceduto subito, ma tu … beh …. Diciamo che non
sei il massimo della compagnia per una giovane donna che vuole
distrarsi. Però, insomma, sei belloccio e forse qualche
possibilità ce l’hai pure tu … - Milo rispose
sovrappensiero
Marin non si innamorerà di
me.
Come fai a dirlo?
Questi non sono affari tuoi
Ormai lo sono diventati
No, non lo sono
Si
No
Perché dici che Marin non
si innamorerà di te? – Edgar interruppe la schermaglia
Perché gli ho detto che
l’amo e lei è scappata – lo sguardo di Aioria
divenne cupo
Oh – Edgar rimase
imbambolato a fissarlo
Ah – Milo rimase senza
parole
Già – Aioria abbassò
lo sguardo, per evitare che i suoi due interlocutori potesse vedere
quanto fosse turbato
Il silenzio calò sulla stanza e
nessuno dei tre riuscì a parlare, ognuno perso nei propri
pensieri. Edgar si stava domandando come fosse possibile che una
donna potesse resistere al fascino di Aioria. Se uno come il
cavaliere del Leone poteva fallire, cosa attendeva un disadattato
come lui?
Milo stava osservando il guerriero,
chiedendosi che cosa si provasse ad essere veramente innamorati.
Nella sua giovane vita aveva avuto tante donne, ma nessuna di esse
aveva mai rapito il suo cuore. Vedeva la sofferenza di Aioria e
questo tipo di sentimento lo rendeva collerico: un cavaliere del suo
rango non poteva dimostrare tanta debolezza, ma allo stesso tempo
provava invidia per quel sentimento puro e sincero. Aioria infine si
stava chiedendo cosa avrebbe potuto fare per risolvere la questione.
Anche se Marin non avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, doveva
assolutamente difendere la ragazza ed impedirle di compiere un atto
che l’avrebbe portata alla rovina. Uccidere un cavaliere d’oro
non era mai stata una buona cosa.
Beh – Milo si sciolse dal
torpore che l’aveva catturato - a questo punto, amico, l’unico
consiglio che mi sento di darti è quello di guardarti le
spalle. Non vorrei che un giorno, voltandoti, vi trovassi un
coltello piantato sulla schiena
Io invece penso che tu debba
provarci ancora – Edgar afferrò le mani del cavaliere e
le strinse – considera questo. Marin è stata, come dite
voi, usurpata. Si è fatta coraggio ed è venuta a
pulire l’onta del peccato
Ma come parli, amico? – Milo
lo guardò perplesso
Poi viene qui e scopre che tu
l’ami – Edgar ignorò volutamente il commento del
cavaliere di Scorpio - Se fossi stato in lei, anche io sarei fuggito
a gambe levate, non credi?
Io … non so – Aioria
sembrò smarrito – forse ….
E’ così, ne sono
sicuro – Edgar sorrise, fiducioso – ora tutto quello che
devi fare è avere fiducia e dimostrarle che i tuoi sentimenti
sono sinceri. Il resto verrà da se
Come fai ad essere così
sicuro? – Milo lo guardò incuriosito
Perché deve essere così.
Un ragazzo come Aioria non può ricevere un rifiuto ….
No … non può – l’ometto parlò più
a se stesso che agli altri
Dici?
Aioria lo guardò perplesso, ma
in fondo non gli costava nulla credere alle sue parole. L’alternativa
che aveva era quella di uccidere Marin o di farsi uccidere e nessuna
delle due, visti i suoi sentimenti, gli sembrava percorribile.
Decise, dunque, di credere in Edgar.
***
Nei giorni che seguirono il loro arrivo
ad Asgard, Camus, a dispetto della sua calma e freddezza, non riuscì
a domare i suoi sentimenti. Sentiva che qualcosa in quel posto non lo
convinceva. Ma non era tanto il luogo, quanto le persone. Gli
sembrava di essere diventato un pedone di una partita a scacchi che
si stava giocando fra le Regina di quel luogo e il Grande Sacerdote
di Atena.
Aveva domandato più volte ad
Aphrodite e a Death Mask quale fosse il vero motivo della loro
visita, ma nessuno dei due aveva saputo o voluto rispondergli.
Cominciava a sospettare che i suoi compagni di viaggio gli stessero
nascondendo qualcosa. Ma allora perché lo avevano portato con
lui?
Aveva tentato di scoprire, anche, se in
qualche modo Maya fosse coinvolta nel complotto: aveva compreso che
la ragazza provava dei sentimenti di odio nei confronti di Lady
Hilda, ma non era riuscito a reperire alcuna informazione che la
riguardasse.
Inoltre, sentiva su di se lo sguardo
dei cavalieri di Asgard. Sapeva che controllavano ogni sua mossa e
questo non gli permetteva di muoversi liberamente. L’unica cosa
che gli restava da fare era, forse, quella di chiedere direttamente
alla regina, ma le sue reazioni incontrollate ogni volta che la
incontrava, non gli permettevano di pensare lucidamente. Eppure il
fato continuava a metterla di fronte al suo cammino, come in quella
mattinata particolarmente fredda.
Camus stava girando per il parco,
immerso nei suoi pensieri, quando con lo sguardo, incontrò
quello di Lady Hilda, che seduta sul bordo di una fontana ghiacciata
lo stava fissando da qualche minuto. Il cavaliere di Aquarius fece un
grande respiro e le si avvicinò:
Buongiorno Lady Hilda
Buongiorno a voi, cavaliere di
Aquarius. Come state oggi?
Bene – Camus si osservò
i piedi – e voi?
Anche io, grazie – Hilda
sorrise e il cuore di Camus ricominciò a galoppare
Io … volevo chiedervi …
beh ….
Sapete – Hilda lo interruppe
– ero convinta che i cavalieri di Atena avessero talmente
tanto coraggio che nulla li avrebbe spaventati, eppure ogni volta
che ci incontriamo sembrate terrorizzato dal dover parlare con me
Beh io – Camus tentò
di riprendere il controllo dei suoi pensieri – è che
non sono molto abituato a parlare con donne del vostro rango
Del mio rango? – Hilda lo
guardò stupita – quindi è il mio ruolo che vi
intimorisce? Allora devo porgervi le mie scuse, cavaliere di Atena
Scuse? – Camus rimase
incantato ad osservare il suo volto sorridente
Si, visto che in qualche modo sono
responsabile del vostro disagio, vi faccio le mie scuse. Non voglio
che i miei ospiti si debbano sentire a disagio
Non è colpa vostra, milady
- Camus abbassò nuovamente gli occhi, non riuscendo a
sopportare tanta bellezza – sono io che non sono capace di
gestire i miei sentimenti
Sentimenti? – Hilda lo
guardò ancora più stupita – perché
parlate di sentimenti?
Volevo dire emozioni … io
non sono molto bravo con le parole
Capisco – Hilda intuì
finalmente quale fosse il problema del cavaliere e sorrise
dolcemente – ad ogni modo, spero che ben presto riusciate a
rilassarvi.
Lo spero anche io
Ora, se volete scusarmi, devo
tornare al mio ruolo di regina – Hilda si fece pensierosa –
sapete? A volte il mio rango mette a disagio anche me
Come mai? – Camus la osservò
attentamente
Troppe responsabilità per
una ragazza … non credete?
No, se la ragazza è in
grado di sopportare sulle sue spalle tali responsabilità e …
le vostre di spalle mi sembrano molto solide
Arrivederci cavaliere –
Hilda fece per voltarsi, ma Camus la fermò prendendole la
mano. Il contatto fece correre un brivido ad entrambi e il
cavaliere, come se fosse stato colto da una scarica elettrica,
lasciò subito la presa – perché mi avete
fermato?
Ho bisogno di comprendere alcune
cose, Lady Hilda, e dopo settimane sono giunto alla conclusione che
solo voi possiate rispondere alle mie domande
Capisco – Hilda lo fissò
per un istante per valutare se quell’uomo meritasse la sua
fiducia ed istintivamente decise di credere in lui – e sia.
Voi volete sapere quale sia il vero motivo che vi ha spinto fino qui
ad Asgard
Io – Camus la guardò
sorpreso – si
Il motivo è che il vostro
Grande Sacerdote vuole uccidermi
Cosa? – il cavaliere
spalancò gli occhi, incredulo – non è possibile.
Perché dovrebbe avercela con voi?
Non lui …. lui soddisfa
solo la richiesta di qualcun altro
Qualcun … chi?
Ho notato che la prima volta che
avete visto Maya siete rimasto alquanto sorpreso e ho compreso che
forse il vostro stupore derivasse dalla considerazione che avevate
già visto prima quella ragazza. Strano, però, visto
che Maya non ha mai lasciato le terre di Asgard …. Ho visto
giusto?
Si – Camus iniziò ad
intuire i pensieri della regina
Ho compreso allora che Mya si
trova ad Atene … giusto
Si
E con Mya, credo, ci sia anche sua
madre …. La sacerdotessa di Asgard
Sacerdotessa di Asgard?
Già – Hilda,
sospirando, si sedette nuovamente sul bordo della fontana ed invitò
Camus a fare altrettanto – un tempo ad Asgard due erano le
figure che dovevano mantenere l’ordine: una era la celebrante
e l’altra era la sacerdotessa. In mano alla prima le chiavi
del presente e alla seconda quelle del futuro. Tutto seguiva un
sentiero delineato da Odino …. Almeno fino a quando Calliope
non ha tentato di sovvertire le cose.
Sovvertire? In che modo?
Voleva cambiare il destino …
per le sue figlie. Odino aveva scelto me come celebrante, ma
Calliope ambiva al mio ruolo … non per lei, ma per la sua
figlia prediletta.
Mya …
Esatto … ma non è
solo quello …. il problema è, Camus, che Calliope non
avrebbe dovuto avere due gemelle … ogni sacerdotessa deve
mantenere il suo potere integro ed invece Mya e Maya dividono il
dono che Odino ha regalato alla loro famiglia
La capacità di leggere nel
futuro – Camus parlò ad alta voce, senza pensarci
Si – Hilda lo guardò
– voi come fate a saperlo?
Entrambe hanno visto il mio
futuro?
Veramente? – Hilda lo guardò
sorpresa – e cosa vi hanno detto?
Beh … - Camus era indeciso
se proseguire, ma aveva bisogno di sapere – una ha previsto la
mia morte e l’altra … un destino fatto di ….
vita … ma quale dei due è quello vero?
E’ questo il problema –
Hilda sospirò – nessuno lo sa, neanche loro. Solo
Calliope sa quale sia il destino che attende tutti noi ….
Anche se non in maniera esatta …. Come sapete il futuro è
sempre in movimento e neanche a lei è concesso di sapere la
verità
Comprendo … ma tutto questo
cosa c’entra con il fatto che il Grande Sacerdote vuole la
vostra vita?
Il consiglio di Asgard congelò
la nomina della sacerdotessa e Calliope, dopo aver subito l’onta
di vedere scelta me invece di sua figlia, non sopportò la
decisione e così tentò di prendere il potere con la
forza, fallendo. Il consiglio la bandì da Asgard
Anche le sue figlie furono
bandite?
No, ma Mya decise di seguirla –
Hilda tornò a guardare il giardino – vedete, Mya è
molto buona e non tollerò l’idea di lasciare sola sua
madre e così la seguì, mente Maya decise di restare
E voi vi fidate di lei?
No – Hilda sorrise –
ma non posso cacciarla senza un motivo, non credete?
Già – Camus cominciò
a guardare il giardino – ma questo non giustifica le vostre
accuse verso il Grande Sacerdote
Io credo che per qualche motivo, a
me sconosciuto, il vostro Pope abbia stretto un accordo con
Calliope. In cambio di qualche favore da parte di lei, lui avrà
promesso di offrirle la mia vita.
Non c’e’ niente che
quella donna possa dare al nostro Grande Sacerdote – il tono
di Camus si fece duro
E voi come potete dirlo
Voi come potete affermare che noi
siamo qui per uccidervi. E se lo credete, perché mi state
confessando i vostri sospetti?
Non voi, cavaliere di Aquarius –
Hilda sorrise – di voi non ho mai sospettato, ma non posso
dire lo stesso dei vostri due compari.
Camus rimase in silenzio. Non poteva
darle torto se non si fidava di Death Mask e Aphrodite, neanche lui
si fidava. Ma non poteva neanche credere che la loro missione
consistesse nell’uccidere Lady Hilda. E se queste erano le
intenzioni del Grande Sacerdote, perché lui era lì?
Alla mente gli tornò la
sensazione spiacevole che negli ultimi tempi l’aveva
accompagnato ogni volta che era stato al Grande Tempio. Da molto non
avvertiva più la presenza di Atena in quei luoghi, ma questo
non voleva certo dire che il Pope fosse un traditore. Si domandò
se i suoi sentimenti per Lady Hilda stessero offuscando il suo
giudizio.
Mentre Camus combatteva una battaglia
interiore per far luce sui suoi sentimenti e sui suoi sospetti, due
uomini stavano osservando la scena, abbastanza lontani per non farsi
notare, ma così vicini da poter ascoltare la conversazione fra
il cavaliere di Atena e la regina di Asgard.
Credi che la nostra missione sia
compromessa? – Death Mask sibilò tra i denti – se
è così giuro che spedirò Camus all’inferno
e se tornerà ce lo accompagnerò di persona
Calmati, amico – Aphrodite
mantenne il suo tono distaccato – abbiamo ancora delle chance
Ma poi perché ce lo siamo
dovuti portare dietro?
Ordini del Grande Sacerdote
Ma perché? A che ci serve
quell’idiota?
A imprigionare Lady Hilda nel
ghiaccio eterno, così che il nostro Pope non possa essere
accusato di aver ucciso la regina di Asgard – Aphrodite
sorrise – per toglierla dai piedi sarà sufficiente
imprigionarla in una teca di ghiaccio, ma solo Camus, ahinoi, ha
questo potere
Anche all’inferno non
sarebbe morta – Cancer rispose rabbiosamente – ad ogni
modo dubito che Camus la imprigionerà. Già si era
lasciato affascinare da quella donna. Ora che lei ha insinuato in
lui il dubbio, non acconsentirà alla nostra richiesta.
Neanche se gli diciamo che è un ordine del Grande Sacerdote
Mmmmh …. Credo anche io che
non si lascerà influenzare
E allora dovrete tornate dal
vostro Pope e dirgli di attendere tempi più maturi
I due cavalieri, sorpresi si voltarono
in direzione della voce che avevano sentito. Entrambi si stupiro nel
trovarsi di fronte la giovane Maya. Ahrodite fu il primo a parlare:
E così tu sei la figlia di
quella veggente che ora lavora per il nostro Grande Sacerdote
Non so ….
Dimmi un po’ ragazzina –
Death Mask le afferrò il braccio – che cosa sta usando
tua madre per manipolare il nostro Pope?
Che cosa triste sentire due
cavalieri di Atena dire che il loro Grande Sacerdote è così
debole da lasciarsi influenzare da una qualsiasi sacerdotessa
Tua madre legge il futuro
E dunque? – Maya mostrò
indifferenza alle parole di Aphrodite, ma la stretta di Cancer
cominciava ad innervosirla
Che cosa ha letto nel futuro del
Grande Sacerdote?
Che vuoi che ne sappia io? Non
vedo mia madre da un bel po’
Ma anche tu riesci a leggere nel
futuro
E’ vero – Maya sorrise
sornionamente – ma non è detto che quello che vedo io è
quello che accadrà
E non è detto che accadrà
comunque – Aphrodite rispose ricambiando il sorriso
Ti sbagli! – Maya reagì
con rabbia – quello che vede mia madre accade sempre. Lei ha
le chiavi del futuro
Cosa vedi nel nostro futuro?
Cosa? – la domanda di Death
Mask spiazzò sia Maya che Aphrodite
Ma cosa te ne importa? – il
cavaliere dei Pesci reagì malamente – tanto non sai se
quello che lei ti dice è vero
Vedo gloria e potere per voi due –
Maya si fece seria – ogni vostro desiderio esaudito
Dici veramente?
Si. A patto che ora torniate al
Grande Tempio e riferiate al vostro Grande Sacerdote che i tempi non
sono ancora maturi.
Pensi che siamo due idioti? –
Aphrodite sorrise nuovamente
No. Per questo vi dico di lasciar
perdere. Il vostro amico, lì, che da quello che ho capito
dovrebbe essere l’esecutore materiale della fine di Lady
Hilda, è talmente idiota da essersi innamorato della sua
vittima e voi non riuscite a trovare un piano alternativo. Non credo
che abbiate altre possibilità
Senti ragazzina … - Death
Mask strinse ancora più forte la presa
Lasciala stare – Aphrodite
fece in modo che il cavaliere di Cancer le lasciasse il braccio –
ma tu manterrai il nostro segreto?
Io voglio diventare regina di
Asgard …. E farò di tutto per raggiungere il mio
scopo. Ora però dovete andarvene. Il vostro amico ha
percepito la vostra e la mia presenza.
Death Mask e Aphrodite fecero in tempo
a sparire, prima che Camus riuscisse a vederli, ma non gli sfuggì
l’esile figura di Maya, che nascosta dietro uno degli angoli
del castello, era rimasta a fissarlo con sguardo fermo e crudele. Il
cavaliere di Aquarius, benchè ancora poco convinto dalle
parole di Lady Hilda, convenne, però, che di quella ragazzina
c’era poco di cui fidarsi.
Ahinoi! … E’ passato
veramente tanto tempo dall’ultimo aggiornamento. Chiedo
umilmente perdono. In compenso questo capitolo l’ho fatto
abbastanza lungo da andare un po’ avanti con la storia. A
questo punto, forse, comincia a capirsi qualcosa di più.
Chissà se Aioria riuscirà a far capitolare Marin e se
Camus riuscirà a scoprire il piano di Calliope. Ed Edgar, il
nostro prode, chissà se diventerà cavaliere di Pegasus?
Al prossimo capitolo alcune risposte ;-)
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Capitolo 11 *** XI - Lotta per l'armatura di Pegasus ***
Capitolo
XI
Lotta
per l’armatura di Pegasus
Edgar
sedeva sugli spalti dell’arena, aspettando di vedere sorgere il
sole. Era nervoso, anche se meno di quello che avrebbe mai
sospettato.
L’ultimo
mese era stato il più faticoso, doloroso ed eccitante di tutta
la sua vita. Si era svegliato tutte le mattine all’alba e dopo
una colazione veloce, si era recato nei campi di addestramento.
Aveva
sputato sangue e si era rotto tutte le ossa che aveva in corpo, anche
quelle che non sapeva di avere. Tutto per arrivare al giorno che
stava vivendo. L’incontro era fissato per le 12, quando il sole
avrebbe raggiunto un punto alto nel cielo di Atene.
Avrebbe
dovuto combattere con Cassius, il suo sfidante per l’armatura
di Pegasus. Lo aveva incrociato un paio di volte durante i suoi
allenamenti. Sempre accompagnato dalla sua addestratrice, Shaina.
Pensò
che quella ragazza era un vero demonio. Delle volte, osservando la
sua maschera, la paura lo aveva invaso. Considerò che neanche
il suo avversario lo aveva impressionato in quel modo. Un giorno
l’aveva vista litigare con Milo su chi dovesse occupare il lato
più soleggiato del campo. Ricordava di aver pensato, vedendola
discutere, che se sotto quella orribile maschera ci fosse stato un
bel volto, avrebbe potuto innamorarsi di lei. Se non altro, per il
semplice fatto che era riuscita a non indietreggiare di fronte a quel
dispotico del suo maestro.
La
sua mente, a quel punto, corse a Milo ed Aioria, al tempo passato con
loro e a quanto avesse imparato da entrambi. Considerò che i
giorni passati insieme, avevano mitigato le spigolature di entrambi e
i due cavalieri, impegnato nell’obiettivo comune di renderlo
presentabile, avevano stipulato una sorta di tacita alleanza.
Dalla
sera della confessione, Aioria non aveva più parlato di Marin
ed ogni volta che i due si erano incrociati per le vie del Santuario,
si erano ignorati.
Dal
canto suo, Milo aveva cominciato a trattarlo in maniera meno brusca,
mostrando un lato gentile che mai avrebbe pensato di trovare in lui.
Sospirò,
pensando alla grande delusione che avrebbe dato ad entrambi. Sapeva
di non essere all’altezza di ottenere quell’armatura e
sapeva anche di non aver avuto il ben che minimo miglioramento.
Nonostante tutta l’attività fisica fatta, era rimasto un
ometto basso, grasso e maldestro.
Ripensò
a quel punto alla dolce Mya e le guance avvamparono in un istante. La
ragazza lo aveva accudito e consolato in tutti quei giorni. Lo aveva
aiutato ad alzarsi ogni sera dalla polvere di quel campo e lo aveva
sorretto durante la traversata verso le stanze del dormitorio. Nelle
lunghe sere solitarie gli aveva fatto compagnia, Era così che
l’ometto aveva scoperto che Mya e sua madre avevano dimorato in
altri luoghi prima di giungere ad Atene.
La
ragazza gli aveva raccontato che sua madre sapeva leggere il futuro e
che quel dono, almeno in parte, era stato dato anche a lei. Più
volte Edgar aveva cercato di farsi dire cosa lo aspettava, ma lei si
era sempre rifiutata, affermando che le sue profezie sarebbero state
solo una parte della medaglia. Mya gli piaceva molto, il problema era
che lui non le sarebbe mai piaciuto, perché Mya era innamorata
di un altro. Era stata lei a confessarglielo. Non gli aveva detto il
nome, ma lui sapeva che nel cuore della ragazza albergava l’immagine
del cavaliere di Aquarius.
Camus,
l’amore impossibile del suo amore, non era più tornato
al Grande Tempio. La missione di Asgard si era conclusa e i cavalieri
erano tornati ad Atena. Tutti, ma non lui. Da quello che gli aveva
raccontato Milo, il cavaliere di Aquarius era tornato in Siberia, ad
addestrare i suoi due allievi. Edgar ripensò alla sensazione
di invidia che aveva provato nel sentire parlare dei due allievi di
Camus: lui avrebbe voluto essere al loro posto. Il cavaliere delle
energie fredde gli era mancato in quel lungo mese. Più volte
avrebbe voluto sentire la sua opinione schietta ed onesta sul suo
andamento.
Edgar
alzò gli occhi al cielo, realizzando che tra meno di un’ora
non sarebbe più stato seduto sugli spalti, ma avrebbe
combattuto in mezzo al campo e la paura lo assalì. Cominciò
a guadarsi in giro alla ricerca di una via di fuga ed il suo sguardo
febbrile si fermò solo quando vide di fronte a lui la figura
elegante del cavaliere di Aquarius.
Con
un balzò lo raggiunse e lo strinse alla vita in un abbraccio
soffocante. Camus sorrise, imbarazzato:
Anche
io sono felice di vederti, Edgar
Oh,
Camus … scusami – l’ometto mollò la presa
e cominciò a grattarsi la testa – scusami … è
solo che …
All’improvviso
hai realizzato quello che ti aspetta e hai avuto paura …
Si,
in effetti – Edgar cominciò a fissarsi le punte dei
piedi – se Milo mi sentisse mi darebbe uno scappellotto, ma ho
paura
Se
Milo ti sentisse ti direbbe che è normale ….
Ne
dubito – Edgar lo guardò perplesso
Forse
hai ragione – Camus sorrise per la seconda volta – però
te lo dico io che è normale
Già
– gli occhi di Edgar si illuminarono – ma tu …
cosa hai fatto? …
Che
vuoi dire? – il cavaliere lo guardò sorpreso –
vuoi sapere cosa ho fatto in questo mese e perché sono qui?
No,
so che sei stato in Siberia e immagino che sei qui per l’incontro
– Camus annuì – ma … ti vedo diverso …
Diverso?
In che modo?
Ti
vedo più … - Edgar arrossì – più
umano … malinconico … ecco ….
Camus
rimase in silenzio ad osservare l’ometto. Possibile che fosse
così evidente il suo cambiamento? Ci pensò un po’
e concluse che non era evidente agli altri, ma ad Edgar.
L’uomo
di fronte a lui, gli aveva dimostrato in diverse occasioni di
possedere una capacità speciale di comprendere chiaramente le
emozioni che albergavano nelle persone che erano intorno a lui.
Probabilmente perché aveva passato la sua intera esistenza ad
osservare gli altri. Lo invidiò per quel dono. In fondo sapere
che cosa passava nella mente degli altri, lo avrebbe aiutato ad
affrontare meglio la vita. Considerò l’eventualità
di confessargli quanto gli era accaduto ad Asgard ed un fitta al
cuore si presentò improvvisamente. Era passato tanto tempo dal
suo viaggio, eppure al solo pensiero della regina di quelle terre, il
suo cuore continuava a sussultare. Si maledì per essere stato
così incauto e debole e provò un sentimento di rabbia,
solitamente estraneo a lui.
Non
capisco di cosa tu stia parlando – il suo volto si fece serio
e glaciale
Scusami
… io – Edgar si sentì mortificato –
scusami se ti ho offeso
No
… tu … - gli occhi di Camus divennero meno severi
Eccoti
finalmente … ehi … ma ci sei anche tu!
La
voce di Milo distrasse entrambi. Il cavaliere di Scorpio, afferrò
la mano dell’amico stringendola vigorosamente
Ehi
Camus, felice di vederti. Sei qui per l’incontro?
Si
Vedrai!
– Milo gli fece l’occhiolino – con Edgar abbiamo
fatto miracoli. Magari non vincerà, ma almeno riuscirà
a non farsi ammazzare
Le
parole del cavaliere, se fosse stato possibile, buttarono ancora di
più Edgar nello sconforto. Sapeva di non avere possibilità,
ma sentirselo dire così apertamente, era troppo anche per lui.
Farfugliò qualcosa sulla voglia di rimanere solo per
concentrarsi e si allontanò velocemente, lasciando i due
cavalieri d’oro soli. Camus guardò severamente il suo
amico
Non
pensi di essere stato troppo duro?
Volevi
che dicessi che aveva qualche possibilità di vincere? –
il sorriso scomparve dal volto del suo amico – almeno non si
farà illusioni
Mi
stai dicendo che lo hai fatto per lui? – Camus alzò un
sopracciglio, dubbioso
Non
ha alcuna possibilità di vincere, però può
rimanere vivo. Questa è la realtà e questo è
giusto che sappia
A
volte, forse, la verità dovrebbe essere … sfumata
Sfumata?
– Milo lo osservò con attenzione – tu, l’uomo
di ghiaccio, che mi esorta a mentire?
Non
ho detto questo – il cavaliere di Aquarius rispose stizzito
Sei
sicuro di stare bene? – Milo lo guardò ancora più
dubbioso – Cosa ti è successo in questi mesi?
Nulla
Avanti,
amico, sei sparito. Almeno prima, una volta ogni tanto scrivevi. Ha
a che fare con i tuoi allievi?
I
miei allievi stanno bene e va tutto bene con loro
Mmmh
– Milo lo osservò con molta attenzione e alla fine
comprese – è per colpa di una donna!
Cosa?
– Camus si mise sulla difensiva
Si,
è così. E’ il tuo sguardo. Lo riconosco
Lo
riconosci?
Si.
E’ lo stesso sguardo malinconico di Aioria
Aioria?
– Camus lo guardò confuso
Ah,
già, tu non sai che il cavaliere di Leo si è
innamorato della sacerdotessa Marin. E’ un mese che sta
soffrendo … e a quanto pare anche tu … chi è
lei?
Non
so davvero di cosa stai parlando
Camus
si allontanò prima che Milo potesse aggiungere altro. Era
sconvolto e allo stesso tempo impaurito di come fosse diventato
semplice leggere il suo cuore. Doveva imparare velocemente a
nascondere i suoi sentimenti, ne andava della sua vita.
Rimasto
solo, Milo cominciò ad osservare distrattamente l’arena.
Scoprire che due dei suoi compagni di armi si erano invischiati in
sentimenti così terreni gli aveva lasciato addosso una senso
di agitazione. Si domandò cosa si potesse provare ad essere
innamorati. Questo sentimento lo avrebbe reso una persona migliora?
Ne dubitò. La forza rendeva le persone migliori, questo almeno
era quello che gli era stato insegnato. Eppure, ripensando ad Edgar,
considerò che l’ometto, pur non avendo la ben che minima
forza, era una brava persona. E allora? Essere delle brave persone
non significava essere il migliore. Sospirò. I pensieri così
complicati non facevano per lui.
Milo
si voltò alle parole di Shaina. Osservando la maschera che la
ragazza indossava, si domandò se essa celasse un volto dolce e
solare come quello di Marin. Provò l’istinto di
toglierla, ma poi si bloccò. Non voleva dover subire l’ira
di quella donna. O peggio, il suo amore.
Non
sono affatto agitato
Perché
sai che il tuo allievo perderà!
E’
inevitabile – Milo sorrise – Edgar perderebbe perfino
con il mocciosetto che allena Marin
E
allora perché questo incontro? – la voce di Shaina si
abbassò – Perché in nome di Athena, il Grande
Sacerdote ha voluto che combattesse contro Cassius?
Domanda
interessante – Milo si grattò la testa –
evidentemente questo è il volere di Athena. Ora se vuoi
scusarmi, devo andarlo a recuperare, altrimenti non ci sarà
nessun incontro.
Anche
Aioria si aggirava per l’arena alla ricerca del suo allievo. Se
in quel mese non avesse avuto da fare con Edgar, avrebbe rischiato di
impazzire. L’amore per Marin era diventato un ossessione. La
ragazza aveva fatto in modo di evitarlo dalla sera della sua
confessione, ma lui sapeva che presto o tardi si sarebbero dovuti
scontrare nuovamente. Non voleva dover combattere con lei, ma allo
stesso tempo l’idea che la ragazza potesse ricambiare i suoi
sentimenti lo avevano gettato in uno stato di agitazione permanente.
La verità è che aveva paura di non riuscire a gestire
la situazione.
Quando
finalmente trovò Edgar, era immobile in un angolo del bosco
che costeggiava l’Arena, mentre Seiya, l’allievo di Marin
lo stava colpendo sulla pancia. Era evidente che l’ometto
stesse soffrendo, eppure non mostrava alcun cedimento.
Aioria,
con una mano, bloccò Seiya:
La
voce di Marin giunse in lontananza, ed il solo sentirla, buttò
nuovamente Aioria in uno stato di agitazione. Il cavaliere lasciò
andare l’allievo e cercò di impostare un aria serena in
volto. Quando la sacerdotessa raggiunse il gruppo, ignorando Aioria,
si rivolse direttamente ad Edgar:
Ti
prego di perdonarlo. E’ molto scosso.
Non
devi scusarti – Edgar sorrise – comprendo perfettamente.
Ad ogni modo, se io potessi, rinuncerei volentieri. Non voglio
morire, ma non ho altre alternative
Perché
dici così? Ti sei allenato duramente e meriti di combattere
per l’armatura.
E’
vero, mi sono allenato, ma i risultati sono stati deludenti –
Edgar si voltò verso Aioria – non è vero
maestro?
Io
… - Aioria non voleva ferire i sentimenti del suo allievo, ma
come poteva mentirgli?
Edgar
– Marin ignorò nuovamente il cavaliere d’oro –
tu devi credere di più nelle tue possibilità! Ognuno
di noi, a proprio modo è speciale e tu lo dimostrerai
Ah!
Eccoti qui, finalmente! – Milo si intromise, senza percepire
la tensione dell’aria – ti ho cercato ovunque. Avanti
Edgar. Tocca a te.
Io
… - l’ometto li guardò smarrito
Avanti
– Marin gli afferrò le mani, stringendole vigorosamente
– dimostra il tuo coraggio.
Va
bene
L’omino
rispose sommessamente, poi, senza dire nulla, seguì Milo verso
l’arena. Seiya tentò di protestare ancora, ma Marin con
dolcezza, posandogli una mano sulla spalla, lo consolò
dicendogli che sarebbe giunta anche per lui l’occasione per
dimostrare le sue capacità. Il ragazzo, seppur poco convinto,
annuì e poi si allontanò.
Aioria,
rimasto solo con Marin, non riuscì a dire nulla e la ragazza,
dopo aver atteso in silenzio, si voltò per allontanarsi.
Aspetta!
Hai
qualcosa da dirmi, cavaliere? – la voce di Marin divenne
fredda e distante
Si
– Aioria cominciò a tormentarsi le mani – hai
avuto modo di ripensare alle mie parole?
Quali
parole?
Ti
prego, non rendermi tutto difficile
Non
so di cosa stai parlando, cavaliere – il tono della ragazza
divenne aspro – so che devo ucciderti e che per farlo dovrò
diventare ancora più forte
Non
devi … se non vuoi – Aioria le prese le braccia –
ti ho confessato il mio amore e se vuoi …
I
cavalieri di Athena non amano … non possono amare
Cosa?
Perché?
Come
possono amare se devono costantemente combattere contro la morte?
Non hanno tempo e risorse per farlo
La
morte è così buia e selvaggia, fredda e dolorosa che
noi cavalieri abbiamo bisogno di credere che qualcosa di bello
esista
Dobbiamo
credere nella giustizia e in Athena … altro non dobbiamo
Io
credo di amarti … anzi … sono certo di amarti. Se
questo non fa di me un cavaliere, allora sono pronto a rinunciare
alla mia armatura, ma non al mio amore per te
Dopo
aver dichiarato i suoi sentimenti, Aioria, con gentilezza, sfilò
la maschera dal volto della sacerdotessa e senza attendere un gesto
di assenso, si chinò per baciarla. La ragazza lo lasciò
fare, impressionata dalla sue parole, ma poi, confusa e spaventata,
lo allontanò, fuggendo via. Aioria non riuscì a
fermarla e l’unica cosa che gli restò di lei fu la
maschera.
Nel
frattempo, un Edgar terrorizzato era stato condotto al centro
dell’Arena. L’incontro stava per cominciare e nonostante
di fronte ci fosse l’uomo più alto e possente che avesse
mai incontrato, tutto quello a cui riusciva a pensare era che le sue
piante, rimaste nell’appartamento dal giorno che era stato
prelevato di peso da Milo e Camus , senza cure e acqua erano
sicuramente morte. Cercò di allontanare quella parola dalla
sua mente, senza successo.
Cominciò
a guardarsi intorno, nella speranza di trovare una via di fuga o una
motivazione al fatto che sarebbe morto in quel luogo sperduto e
lontano dalla sua realtà, ma i suoi occhi si inchiodarono sul
corpo elegante e possente del Grande Sacerdote che, accompagnato da
Calliope, era venuto ad assistere al combattimento. Un brivido di
paura lo attanagliò. Si voltò a guardare Cassius e
considerò che tutto sommato preferiva morire per sua mano
piuttosto che dover subire le ire dell’uomo che lo stava
osservando dagli spalti.
Fu
decretato l’inizio dell’incontro ed improvvisamente Edgar
si ritrovò disteso a terra, senza alcuna voglia o possibilità
di rialzarsi.
Non
riuscirà mai a diventare cavaliere – il Grande
Sacerdote commentò laconicamente
Se
non interverrai in suo favore, no – Calliope sorrise –
del resto, Grande Sacerdote, il destino vuole che l’armatura
di Pegasus vada al moccioso
Saga
si voltò ad osservare il giovane Seiya, che inconsapevole
della sorte che era scritta per lui, osservava l’incontro
malinconicamente al bordo dell’Arena. Saga si domandò
come si potesse solo pensare che quel moccioso avrebbe potuto
decretare la sua morte. Lui, cavaliere d’oro capace di
ingannare anche gli Dei, sarebbe perito per mano di un ragazzino che
a mala pena sapeva stare in piedi? Ridicolo! Eppure Calliope era così
sicura. Si domandò se era il caso di continuare a fidarsi di
quella donna misteriosa.
E
se ti dicessi che non credo alle tue parole?
Libero
di non farlo – la donna non perse il sorriso – sei tu
che morirai
Cosa
vedi nel futuro, ora?
E’
confuso, complesso – Calliope aggrottò la mente –
il futuro è sempre in continuo movimento e tanti elementi
sembrano tramare contro di noi.
Cosa
vuoi dire?
La
regina di Asgard è ancora viva
Non
per causa mia …
E’
vero, Maya si è intromessa, ma presto farà in modo di
compiere il mio desiderio.
Anche
grazie al mio invito – Saga sorrise – non dimenticarti
che è grazie a me se ciò accadrà
Si
– Calliope si fece scura in volto – è vero. Il
tuo invito porterà la Regina di Asgard qui e io e Maya, con
l’aiuto dei tuoi cavalieri, la uccideremo. Però …
Però?
– Saga si voltò ad osservarla
C’e’
ancora una cosa che devi fare per me
Cosa?
Fare
in modo che il cavaliere di Aquarius muoia
Camus?
– Saga rimase stupito – perché?
Perché
rischia di intromettersi troppo
Oppure
non ti va che l’altra tua figlia dipende troppo da lui? …
Il
fatto che Mya sia innamorata di lui non c’entra con tutto
questo. Lui rappresenta una minaccia per l’avverarsi dei
nostri piani
Nostri?
Si
– Calliope lo guardò severamente – nostri. Perciò
dovrai farlo uccidere e ora aiuta quell’incapace.
Ti
avverto! – la voce di Saga divenne gelida – nessuno può
dirmi cosa deve fare e soprattutto non può farlo con il tono
che hai appena usato
Io
…. – Calliope abbassò lo sguardo –
perdonami
Saga
rimase ad osservare la donna ancora per qualche istante, poi ritornò
a guardare l’incontro.
Vedendo
Edgar scaraventato addosso al muro di contenimento, sospirò
pensando che sarebbe stato arduo far credere agli altri cavaliere che
quell’essere così insulso avrebbe potuto veramente
indossare le vestigia di Pegasus. La sua anima di cavaliere si
ribellò a tana inettitudine. Per un istante pensò di
lasciarlo al suo destino, ma la parte più ambiziosa di lui
prese nuovamente il controllo. Non voleva morire per mano del vero
cavaliere di Pegasus e se questo significava donare l’armatura
a quell’ometto goffo e grasso, allora avrebbe acconsentito a
tanto orrore.
Si
concentrò e utilizzando il Genro Mao-Ken ordinò a
Cassius di perdere l’incontro contro Edgar.
Eppure,
nonostante il colpo scagliato da Gemini, Edgar impiegò molto
tempo a sconfiggere Cassius. Nonostante tutti i suoi colpi andassero
a segno, i suoi pugni erano così deboli che non riuscivano a
indebolire il suo avversario.
Shaina,
sempre più incredula nel vedere il suo allievo, immobile
cominciò a gridare e ad incitare, mentre Milo, Camus e Aioria
osservavano silenziosi il corso degli eventi. Tutti e tre si erano
resi conto che qualcosa era cambiato, ma nessuno di loro riusciva a
comprendere cosa. Milo si voltò verso il suo amico
Maledizione!
Se continua così, Edgar rischia di diventare il prossimo
cavaliere di Pegasus
E’
qualcosa di veramente incredibile! – Aioria cominciò a
scrollare la testa, mentre Cassius cominciava a cedere ai colpi
dell’ometto
Già
– Camus cominciò ad osservare gli spalti
Qualcuno
ha cambiato le sorti dell’incontro
I
tre cavalieri si voltarono verso Shaka, che nel frattempo li aveva
raggiunti
Le
sorti dell’incontro? Perché? – Camus fu il primo
a parlare
Per
lo stesso motivo per cui è stato potato qui quell’improbabile
ometto
Stai
dicendo che il Grande Sacerdote vuole che Edgar diventi Cavaliere di
Pegasus?
Non
so se sia lui a volerlo – Shaka rimase impassibile
E’
stato lui ad ordinarci di portarlo qui – Milo si intromise
Ma
era quello che voleva veramente?
Che
vuoi dire? – Milo lo guardò confuso – io quando
parli non ti capisco, Shaka. Pensi veramente che qualcuno possa
manipolare la mente del Grande Sacerdote?
Io
non penso nulla, cavaliere di Scorpio. Io osservo
E
cosa hai osservato? – Milo cominciava ad innervosirsi
Che
il vostro allievo rischia di diventare un cavaliere di Athena e di
certo non per le sue capacità
Si,
ma come pensi che possa accadere questo?
Perché
qualcuno vuole così – Shaka rimase impassibile
Senti
santone! Già trovavo indisponente il tuo modo di comportarti,
ora però scopro anche che non sei molto utile a comprendere
le cose – Milo sbuffò – e non mi dire per favore
che tu osservi, perché se osservassi sapresti dirmi qualcosa
in più di ciò che è ovvio anche a noi
Milo
smettila! – Camus usò il suo tono perentorio per
interromperlo – ora non ci serve discutere. Ci serve capire
Ma
perché parlate per frasi fatte?
Guardate
Aioria
li invitò ad osservare l’arena, dove Edgar con il calcio
più sbilenco che si fosse mai visto, riuscì ad
atterrare un Cassius inebetito e incapace di reagire. Negli spalti
calò il silenzio. Nessuno in cuor suo avrebbe mai creduto
possibile che Edgar potesse veramente vincere l’armatura di
Pegasus.
Il
primo a gridare fu Seiya, incredulo e arrabbiato. Fu seguito da altri
che, non considerando il luogo in cui si trovavano cominciarono a
fischiare.
Edgar,
immobile, osservò lo spettacolo intorno a lui e realizzò
in che guaio si era cacciato. Si voltò prima a guardare
l’armatura che campeggiava nella cintura esterna dell’arena
e poi verso i suoi maestri. Aveva lo sguardo terrorizzato e Milo, per
la prima volta in vita sua, provò compassione per un suo
simile.
E
così il nuovo cavaliere di Pegasus ha conquistato la sua
armatura. Immaginate che combattimento, certo non rimarrà
nella storia. Ora una parte del piano di Calliope si è
avverata, ma questo sarà sufficiente? E la regina di Asgard?
Morirà? …. Alla prossima ….
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Capitolo 12 *** XII - Tramare nell'Ombra ***
Capitolo XII
Tramare nell’ombra
Era passato un mese dallo
scontro con Cassius ed il primo impegno ufficiale di Edgar come
cavaliere di Pegasus arrivò in occasione della festa in onore
della Regina di Asgard: lui ed altri cavalieri di bronzo avrebbero
dovuto presidiare il salone dove si sarebbe svolto il ballo.
Era la prima volta che
l’ometto partecipava ad una festa e lo faceva da cavaliere.
Aveva indossato l’armatura con grande fatica e guardandosi allo
specchio si era visto ripugnante. Certo non pensava di poter
competere con i cavalieri d’oro, ma neanche di assomigliare ad
un armadillo grasso.
Immobile, davanti allo
specchio, aveva visto passare Mya e le era corso dietro. Solitamente
refrattario a mostrarsi così, aveva rinunciato a nascondersi
perché si era accorto, osservando il suo volto, che qualcosa
la stava turbando.
Quando la raggiunse non
ebbe, però, il coraggio di fermarla e così la seguì
senza farsi vedere. La ragazza percorse tutte le case del Santuario,
fino a giungere a quella di Aquarius.
Un dolore colse Edgar
quando la vide entrare decisa. Rimase fermo, indeciso sul da farsi.
Se Mya aveva intrapreso una storia con Camus, non voleva sapere e non
voleva mostrare la sua debolezza più del dovuto. Eppure
qualcosa lo spinse alla fine ad entrare.
Quando arrivò nella
sala principale trovò la ragazza immobile al centro, in attesa
che il custode della casa si mostrasse. Edgar si nascose dietro le
colonne e attese con lei.
Camus non tardò a
comparire. L’ometto lo osservò velocemente: indossava la
sua armatura e aveva un aria altera. Ancora una volta provò un
forte senso di invidia. Eppure non gli sfuggì la vena
malinconica che attraversava gli occhi del cavaliere. Inoltre notò
che era dimagrito dall’ultima volta che lo aveva visto.
Il cavaliere salutò
gentilmente Mya, ma non le consentì di parlare:
Pensi veramente che
riuscirai a nasconderti a me?
Io … - Edgar
sentendosi scoperto, arrossì
Avanti. Esci da
dietro la colonna – Camus si voltò ad osservarlo, ma
rimase impassibile alla vista dell’ometto con indosso
l’armatura
Edgar! – Mya
rimase sorpresa – cosa ci fai qui?
Ti ho visto passare e
mi è sembrato che fossi preoccupata … perciò ho
deciso di seguirti. Perdonami
Non devi chiedermi
scusa, Edgar – Mya sorrise – è bello sapere che
ho degli amici che si preoccupano per me
Che cosa sei venuta a
fare? – Camus tagliò corto
Io – Mya lanciò
un’occhiata ad Edgar, ma poi decise di proseguire – sono
venuta ad avvertirti
Avvertirmi? –
il cavaliere d’oro si mostrò indifferente –
avvertirmi di cosa?
Questa sera qualcuno
proverà ad ucciderti
E ci riuscirà?
– un sorriso curioso comparve sul volto di Camus
Sai che non posso
sapere quello che succederà con sicurezza
Mmmh … però
potresti sentire tua sorella – gli occhi del cavaliere
divennero due fessure – e insieme potreste decidere quale sia
il futuro migliore per me
Perché mi
tratti così? – Mya assunse un’espressione
malinconica
Perché sei qui
e come fai a dirmi che qualcuno attenterà alla mia vita?
Camus, lei è
venuta solo per aiutarti.
Oppure fa tutto parte
di un piano? – il cavaliere d’oro ignorò ancora
una volta Edgar
Quale piano? –
Edgar lo guardò smarrito – ma di cosa stai parlando?
Del fatto che
Calliope, sua madre, ha intenzione di uccidere la regina di Asgard
Perché?
Perché ha
sempre pensato che quel trono spettasse ad una delle sue figlie –
Camus osservò Mya – dico bene?
E’ vero. Come
hai fatto a scoprirlo? – Mya rimase seria
Facendo molte domande
Sei stato ad Asgard?
Anche
E l’hai
rivista?
Chi? – Camus
sapeva a chi si riferiva, ma decise di ignorare la cosa
Hilda
Perché avrei
dovuto?
Perché ne sei
innamorato
Sul volto di Camus
comparve una smorfia involontaria di fastidio ed Edgar comprese
finalmente quanto i suoi sospetti sul cambiamento del cavaliere di
Aquarius fossero fondati, ma quanto fosse sbagliata l’idea del
motivo.
Stai cercando di
cambiare argomento per non rispondere alle mie domande?
No – Mya rimase
a fissarlo – mi sto facendo del male
Sai cosa penso? –
Camus non reagì alle sue parole ed Edgar non potè fare
a meno di pensare a quanto fosse freddo.
Pensi che mi sia
alleata con mia madre e mia sorella e per una sorta di vendetta nei
confronti di Hilda abbia deciso aiutarle ad uccidervi.
Non è così?
Ora basta! –
Edgar per la prima volta alzò la voce – come puoi solo
pensare che la dolce Mya possa essere così meschina. Sai
quanto ti ama? Ne hai una vaga idea? E pensi veramente che una
ragazza così dolce, innamorata di te, possa ordire un piano
così sinistro?
Edgar calmati –
Mya appoggiò la mano sul suo braccio e gli sorrise
Io non credevo di
avere il coraggio, ma ti chiedo di combattere contro di me –
Edgar cercò di non far vedere a Camus la paura in fondo al
suo cuore
Non c’è
bisogno – il cavaliere d’oro rimase ad osservarlo,
pensando al fatto che ancora una volta quell’ometto lo aveva
sorpreso, mostrando un coraggio inusuale, poi si voltò verso
la ragazza – perdonami Mya. Non sono bravo in tutto ciò
che riguarda la sensibilità. Sono certo della tua buona fede
e so che il tuo avvertimento è sincero. Farò il
possibile per non cadere in nessun tranello.
Il fatto è …
– Mya si mostrò indecisa – che ho sentito dei
discorsi … ma non …
Non me ne vuoi
parlare perché non vuoi tradire la fiducia di tua madre
Si – Mya annuì
– ma credo che mia madre sia in torto e non voglio che ti
possa capitare qualcosa di brutto. Il fatto che tu non ricambi i
miei sentimenti non deve voler dire che voglio il tuo male.
Comprendo. Sentiti
libera di decidere al meglio. Io sono soddisfatto già di
quello che mi hai detto.
Durante la festa di
questa sera cercheranno di uccidere sia te che Hilda – Mya
sospirò – so che sono coinvolti anche dei cavalieri
d’oro, ma non so quali
Death Mask e
Aphrodite
Come fai a saperlo? –
Edgar sgranò gli occhi
Non ne sono sicuro –
Camus si fece pensieroso – è solo un sospetto
Perché non vai
dal Grande Sacerdote? – la voce di Edgar si alzò di due
toni – lui è un uomo giusto
No
Ma perché?
Cosa altro sai? –
Camus ignorò ancora una volta Edgar, rivolgendosi a Mya
Non so che senso
abbia, invero – la ragazza si fece dubbiosa – ma credo
di aver capito che vogliono uccidere anche Seiya
Seiya? – Camus
si sorprese – l’allievo di Marin?
Si
Ma perché? –
la voce di Edgar si alzò di un altro tono – lui non è
un cavaliere
Ora non ha importanza
– il cavaliere di Aquarius ancora una volta tagliò
corto – dobbiamo fare in modo che ciò non accada. Tu,
Edgar, vai da Aioria e digli di rimanere vicino a Seiya e di non
perderlo mai di vista. Non dargli spiegazioni. Digli semplicemente
che sono io che glielo chiedo
D’accordo –
l’ometto annuì – e tu cosa farai?
Terrò d’occhio
la regina di Asgard
E chi terrà
d’occhio te? – Mya si agitò
Non ho bisogno di
balie
Ma … - la
ragazza si morse un labbro
Non preoccuparti –
Camus sorrise, intenerito dalla preoccupazione di Mya – non mi
accadrà nulla. Tu, però, restane fuori. E ora andate.
I due giovani lasciarono
la casa dell’Aquario ed Edgar, dopo aver accompagnato Mya alla
festa andò alla ricerca di Aioria.
Una volta trovato non fu
difficile convincerlo: il cavaliere di Leo si fidava ciecamente di
Camus e sapeva che una richiesta del genere era stata ponderata e
valutata attentamente.
Aioria ordinò ad
Edgar di tornare alla festa e poi andò alla ricerca di Seiya.
Dopo molti tentativi di ricerca falliti, venne attirato dai rumori
provenienti dal piazzale di fronte ad uno dei dormitori degli
allievi.
Giunto sul posto, vide un
gruppo di cavalieri d’argento che lottavano contro Marin,
mentre Seiya giaceva in terra svenuto. Inizialmente rimase immobile
ad osservare il combattimento. Era affascinato dalle movenze eleganti
della sacerdotessa ed era colpito dalla sua capacità di
fronteggiare quattro avversari suoi pari. Quando i cavalieri
cominciarono ad avere la meglio, decise di intervenire.
Di fronte alla sua
presenza la lotta cessò immediatamente ed i quattro cavalieri
lo salutarono con rispetto:
Salute a te cavaliere
di Leo
Salute a voi –
Aioria cerò di mantenere un tono neutro – che cosa sta
succedendo qui?
Nobile Aioria,
stavamo camminando per i fatti nostri e quel moccioso ci ha mancato
di rispetto, offendendoci e prendendoci in giro. Abbiamo cercato di
ignorarlo, ma lui ha insistito nelle sue offese e così
abbiamo deciso di dargli una lezione per fargli capire che si deve
rispetto ai propri superiori. Nel frattempo è arrivata il
cavaliere dell’Aquila che, come una furia, si è
avventata su di noi e non abbiamo potuto fare altro che difenderci.
E’ vero quello
che dicono? – Aioria si girò verso Marin
No – la ragazza
rimase impassibile, nonostante le urla di protesta dei suoi
avversari – questi quattro hanno attaccato Seiya senza alcun
motivo, solo per divertirsi
Le tue accuse sono
gravi – Aioria fece tacere gli altri con il solo gesto della
mano – sei sicura di quello che affermi?
Si
Non è vero,
nobile Aioria! Il ragazzo ci ha offeso
Ora basta! – il
cavaliere di Leo cercò di mantenere il suo tono neutro –
non ha più importanza. Ora andatevene
Noi esigiamo
giustizia! – uno dei quattro cavalieri alzò la voce
Vi consiglio di
andarvene se non volete subire la mia ira – il volto di Aioria
si trasformò – nessuno può osare contraddire il
mio giudizio
Ma …
Andate!
Gli uomini, colpiti dal
“ruggito” del leone, se ne andarono silenziosamente e
velocemente, mente Marin si andò a sincerare delle condizioni
di salute del suo allievo.
Aioria prese fra le
braccia il ragazzo svenuto e cominciò a dirigersi verso il
confine nord del Grande Tempio. Marin tentò di fermarlo:
Ma dove stai andando?
Il dormitorio di Seiya è dalla parte opposta
Dobbiamo portarlo
fuori da qui almeno per un po’
Se è per quei
quattro idioti, quando gli passerà la sbornia si
dimenticheranno di tutto e …
Non erano ubriachi e
non volevano divertirsi. Voleva ucciderlo
Ucciderlo? –
Marin lo guardò perplessa – ma cosa dici? Perché
avrebbero dovuto ucciderlo?
Questo non lo so, ma
so che è così
Ma come fai a dirlo
Senti Marin –
Aioria si voltò e gli puntò i suoi occhi color
smeraldo addosso – fidati di me
La ragazza rimase immobile
ad osservare il cavaliere e poi annuì:
Conosco un posto: una
capanna abbandonata vicino al mare. Possiamo potarlo lì. Ma
fino a quando?
Fino a quando non
capiremo cosa sta succedendo
Va bene. Ma non c’e’
bisogno che vieni con noi. Rischi solo di compromettere la tua
posizione
Non preoccuparti.
Andiamo
Il cavaliere di Leo non
attese la risposta della ragazza. Riprese la direzione indicatagli e
ricominciò a camminare.
***
La regina di Asgard era
giunta al Grande Tempio con una scorta, ma senza i suoi cavalieri di
Asgard. Hilda aveva imposto ai suoi uomini, compreso Sigfrid di
rimanere fuori dalla mura. Non voleva creare ulteriore tensione in
una situazione già complicata.
Era giunta in quei luoghi
per affrontare Calliope e comprendere se e quanto il Grande Sacerdote
fosse coinvolto. Aveva rispettato il cerimoniale e aveva assistito a
tutti gli eventi organizzati in suo onore. Al fianco del Pope aveva
assistito alla parata e alle udienze, ma non era riuscita ad
incontrare Calliope. Aveva avuto modo di conoscere molti dei famosi
cavalieri d’oro e aveva incontrato nuovamente Death Mask e
Aphrodite, ma non aveva avuto modo di vedere il cavaliere di
Aqaurius.
Notando la sua assenza
aveva chiesto al Grande Sacerdote se avrebbe avuto modo di incontrare
tutti i cavalieri d’oro. Quest’ultimo le aveva risposto
cortesemente che avrebbe avuto sicuramente modo di incontrare quelli
che si trovavano al Grande Tempio. In questo modo, però, non
era riuscita ad avere una risposta alla sua vera domanda. Non se la
sentì di chiedere più direttamente, non voleva dare
modo ad altri di intuire quanto quel cavaliere l’avesse
incuriosita.
In tutto il cerimoniale
delle visite era stata accompagnata da Maya che era rimasta in
silenzio accanto a lei. Hilda si era accorta degli sguardi rivolti
alla sua ancella e aveva compreso da essi che tutti avevano notato la
somiglianza con Mya.
Dopo un breve riposo, Lady
Hilda si recò con il suo entourage al ballo offerto in suo
onore. Quando arrivò nella sala, distratta dalla ricerca delle
persone che desiderava incontrare, non si rese conto di avere di
fronte a lei uno dei cavalieri d’oro che erano mancati
all’appello nell’incontro del pomeriggio e così
sbattè addosso alle sue spalle. Il ragazzo si voltò,
mostrandole un sorriso impertinente.
Scusatemi
Non scusatevi, Lady
Hilda, è colpa della mia distrazione. Vedendovi arrivare,
avrei dovuto spostarmi
Dall’armatura
intuisco che anche voi fate parte della casta più alta dei
cavalieri di Athena
Sono Milo, cavaliere
di Scorpio e voi avete ragione – il ragazzo fece un mezzo
inchino e Hilda sorrise
Piacere di
conoscervi, Milo
Il piacere è
mio – lo sguardo del cavaliere si posò sulla ragazza
che accompagnava Hilda – ehi Mya, non sapevo che conoscessi la
regina di Asgard
Lei non è Mya
– Hilda fermò con la mano la ragazza – il suo
nome è Maya
Ma …ya? –
Milo la guardò, perplesso
Mya è mia
sorella – la ragazza dai capelli rossi rispose in tono
scortese – e vi prego di non commettere più questo
errore
Perdonatemi –
Milo abbozzò un gesto di scusa – è che voi le
assomigliate molto
Lei è debole,
io no!
Maya, senza dire altro, lo
superò ed entrò nella sala, lasciando Milo incuriosito.
Prima che Lady Hilda potesse dirgli qualcosa, i due furono interrotti
dall’arrivo di un altro cavaliere d’oro.
Hilda aveva avuto modo di
conoscerlo nel pomeriggio. Il suo nome era Aldebaran ed era il
cavaliere del Toro. L’uomo la salutò con rispetto e
attese che la regina si allontanasse, prima di parlare a Milo. Hilda,
rendendosi conto che la sua presenza impediva all’uomo di
parlare, si accomiatò da entrambi, ma non si allontanò
di molto. Così ebbe modo di scoprire dalla loro conversazione
che il cavaliere di Aquarius sarebbe presto giunto alla festa e che
Milo era un suo caro amico.
Rasserenata, si recò
verso il centro della sala, ma Maya la chiamò da una delle ali
nascoste. Quando Hilda la raggiunse, Maya si scusò per il suo
comportamento scostante.
Non ti preoccupare,
comprendo il tuo nervosismo.
E’ solo che –
Maya si guardò intorno con sguardo furtivo – ho
incontrato mia madre. Vi aspetta nella sala del trono
Nella sala del trono?
Si – Maya annuì
– mi ha detto che vuole parlarvi in privato per chiarire la
situazione
Va bene. Tu fai in
modo che non si accorgano della mia assenza
Si, mia regina
Quando Hilda si allontanò,
sul volto di Maya comparve un sorriso crudele. Il piano stava
procedendo senza problemi e di lì a poco, Lady Hilda avrebbe
pagato per tutta la sua arroganza.
***
Edgar si aggirava per i
corridoi che costeggiavano la sala cercando di mantenere un’aria
vagamente onorabile. Sapeva di essere ridicolo con l’armatura
di Pegasus addosso, tanto che i suoi compagni gli avevano imposto di
presidiare i corridoi esterni per non mostrare il suo lardo agli
occhi degli invitati, però non voleva mostrare a tutti la sua
sofferenza e così cercava di mantenere un’andatura lenta
e seriosa. Avrebbe voluto rimanere al fianco di Camus, ma sapeva che
se lo avesse fatto, probabilmente lo avrebbe danneggiato invece di
aiutarlo.
Immerso nei suoi pensieri
non si rese conto di essere seguito da Milo, fino a quando il suo
maestro non lo chiamò, facendolo sobbalzare dallo spavento:
E’ così
che pensi di fare la guardia?
Io … io –
Edgar cominciò a guardarsi i piedi
E per l’amore
di Athena, smettila di guardarti quei piedi!
Si – Edgar alzò
il mento e assunse una posa impettita
Senti Edgar –
Milo sorrise – il compito che ti è stato affidato è
importante. E’ dai corridoi che molto spesso possono giungere
i più grandi pericoli
Veramente mi sembra
di aver capito che mi abbiano imposto questa zona per evitare che
gli ospiti vedano quanto sono ridicolo
Non ha importanza il
motivo per cui ti hanno messo qui. Tu sei un mio allievo e io voglio
che tu faccia tutto ciò che è nelle tue forze per fare
in modo che questa zona sia sicura
Si!
E ora rilassati,
andrai bene
Milo sorrise nuovamente,
ma prima che potesse allontanarsi, Edgar lo fermò
Scusami … sai
dove è Camus?
Camus? – Milo
lo guardò incuriosito – dovrebbe essere qui a momenti,
perché?
Sono preoccupato
Tu sei preoccupato? –
Milo aggrottò la fronte – perché?
Io … è
che …
Lascia perdere Edgar
e non preoccuparti per lui
Milo si allontanò,
ma voltato l’angolo una sensazione di disagio lo avvolse, come
se nell’ombra ci fosse qualcuno nascosto e pronto ad attaccarlo
in qualunque istante. Si voltò un paio di volte, senza però
vedere nessuno. Eppure sapeva che qualcuno c’era. Per quanto
fosse bravo a celare la sua presenza, sentiva che un cosmo aleggiava
lì.
Il pensiero andò ad
Edgar. Non voleva che gli potesse capitare qualcosa e sapeva che non
era in grado di difendersi, per cui decise di rimanere in zona.
Continuò a camminare, ma dopo poco andò verso un
balconcino e attese.
Sentì dei passi in
lontananza. Erano passi leggeri. Si affacciò nel corridoio
senza farsi notare e riconobbe da lontano la figura elegante di
Camus. Sorrise al pensiero di quanto fosse diventato paranoico, ma
nell’istante esatto in cui abbassò la guardia, accaddero
una serie di circostanze che gli fecero pentire di essere stato così
superficiale.
Come prima cosa sentì
espandersi un cosmo potente, ma non si rese conto immediatamente del
colpo che venne scagliato in direzione del suo amico. Quest’ultimo,
invece, attento e guardingo, riuscì ad attutirlo, ma non ad
evitarlo.
Camus si ritrovò,
così a terra, intontito. Milo uscì allo scoperto e si
voltò verso il punto da cui era partito il colpo. Notò
un uomo mascherato, con un mantello scuro che gli nascondeva il volto
e si accorse del secondo colpo che partì da quelle mani.
Il colpo era sempre per
Camus e così il cavaliere di Scorpio tentò di deviarlo,
ma prima che lo raggiungesse, il colpo fu deviato dal corpo di
un’altra persona. Con orrore Milo si rese conto che quel corpo
apparteneva ad Edgar.
Lo vide volare e atterrare
a 50 metri di distanza, ma non lo vide muovere nessuna parte del suo
corpo. Con la coda dell’occhio vide partire un terzo colpo e
vide Camus, rialzatosi nel frattempo, contenerlo tra le sue mani e
rilanciarlo nella direzione del suo assalitore. L’uomo
mascherato venne colpito. Anche Milo si mise in posizione di attacco
e il loro avversario, compresa la situazione decise di fuggire. Il
cavaliere di Scorpio, ancora sconvolto per il colpo subito dal suo
allievo e accecato dalla rabbia, corse dietro all’aggressore,
urlando a Camus di prendersi cura dell’ometto.
Il cavaliere di Aquarius
non provò minimamente a fermare il suo amico. Sapeva che in
situazioni del genere, nessuno avrebbe potuto farlo e così si
andò a sincerare delle condizioni di Edgar. La prima cosa di
cui si sincerò è che fosse ancora vivo. Per fortuna
sentì il suo cuore battere ancora.
Osservando l’ometto
svenuto si accorse che la sua armatura era stata seriamente
danneggiata, ma per fortuna era servita a proteggerlo. Provò a
risvegliarlo, ma senza successo.
Sorrise al pensiero che
due cavalieri d’oro avevano avuto bisogno dell’aiuto di
un ometto così goffo, eppure un senso di orgoglio lo avvolse.
Edgar aveva dimostrato che il coraggio a volte fa più di un
fisico possente e della forza fisica.
Mente stava cercando di
rianimarlo, li raggiunse Mya. La ragazza aveva il fiatone e una gran
fretta di parlare. Vedendo Edgar riverso sul pavimento, però,
si bloccò impaurita.
Non preoccuparti –
Camus si alzò – è ancora vivo
Cosa è
successo? – la voce di Mya tremava
Il nostro Edgar mi ha
salvato la vita – Camus sbarrò gli occhi, incredulo
delle parole appena pronunciate
Oh ….
Le gambe di Mya
cominciarono a tremare. Non voleva che accadesse qualcosa di brutto a
Camus ed inoltre l’idea che Edgar potesse soffrire la
addolorava.
Prima di poter cadere in
terra, la ragazza si appoggiò al corpo del cavaliere di
Aquarius e stringendosi a lui, si sentì protetta. Il
cavaliere, impacciato, riuscì solo a posare una mano sulla sua
spalla. Un senso di disagio e di malinconia lo avvolsero: pensò
a come i sentimenti della ragazza fossero simili ai suoi e provò
tristezza nel considerare che la causa del dolore di Mya dipendeva da
lui e dal fatto che non provava alcun sentimento di amore nei suoi
riguardi.
Mya si scrollò di
dosso la sensazione di paura e facendosi coraggio, confessò il
motivo per cui era andata a cercarlo:
Vogliono tendere una
trappola a Hilda
Un trappola? –
Camus si fece attento
Si. Maya l’ha
fatta andare nella sala del trono, dicendole che mia madre le vuole
parlare, ma io so per certo che non è così.
Andrò lì.
Vengo con te
No. Tu pensa ad Edgar
Ma io – Mya si
voltò verso l’ometto e annuì, non poteva
lasciarlo da solo – ma tu fai attenzione.
Camus non disse nulla e
dopo un ultimo sguardo ad Edgar, corse verso la sala del trono.
Arrivando, notò di fronte alla porta quattro guardie e
concluse che i sospetti di Mya erano fondati. Si avvicinò,
mantenendo un passo lento e un andatura altezzosa.
Tutti al Grande Tempio
avevano soggezione di lui e quelle guardie non facevano eccezione.
Quando lo videro si misero sull’attenti e aspettarono che
rivolgesse loro la parola.
Perché state
presidiando la sala del trono?
Ci hanno ordinato di
non fare uscire nessuno
Chi ve lo ha
ordinato?
La sacra sacerdotessa
Calliope
Perché?
Non lo sappiamo. Ci
ha detto solo di non far uscire nessuno dalla sala
Chi c’e’
nella sala?
Non lo sappiamo
Fatemi entrare
Ma – le guardie
si guardarono smarrite – non possiamo …
Vi è stato
ordinato di non fare uscire nessuno – Camus sorrise –
non di non fare entrare qualcuno
Ma …
Le guardie si guardarono
ancora più spaesate, ma poi annuendo, aprirono la porta per
permettere a Camus di entrare. Del resto, nessuno di loro aveva il
coraggio di rifiutare una richiesta del cavaliere di Aquarius.
Entrando nella sala, Camus
fu attirato immediatamente dalla figura esile ed elegante della
regina di Asgard. La ragazza, sentendo aprirsi la porta si voltò
e vedendo il cavaliere di Aquarius di fronte a lui, sorrise
dolcemente ed il cuore di Camus ricominciò a battere
all’impazzata.
Uff … che fatica,
ma ecco finalmente un nuovo capitolo. E così Camus e Seyia
hanno rischiato la vita e ora anche Hilda. Si salverà? E
Edgar? Riuscirà a riprendersi? E che fine ha fatto Milo?
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Capitolo 13 *** XIII - La storia si complica ... ***
Capitolo XIII
La storia si complica ….
Camus era rimasto incantato ad
osservare Lady Hilda. Dall’ultima volta che l’aveva
vista, circa due mesi prima, era ancora più bella. Si diede
mentalmente dello stupido perché quello non era il momento di
pensare a certe cose ed inoltre lui, il cavaliere delle energie
fredde, doveva mantenere il controllo della sua mente se voleva avere
una qualche possibilità di uscire da quella situazione.
Hilda salutò il cavaliere:
Finalmente ci incontriamo. Non
vedendovi all’incontro con i cavalieri d’oro ho pensato
che non foste al Grande Tempio
Io – Camus rimase sorpreso
del fatto che avesse notato la sua assenza, ma cercò di
rimanere concentrato su quello che dovevano fare – saluto voi,
Lady Hilda. Perdonate la mia richiesta, ma devo chiedervi di
seguirmi
Cosa? – Hilda lo guardò
stupita – perché?
Non posso darvi molte spiegazioni.
Non ne abbiamo il tempo.
Mi spiace, Camus, ma io non posso
seguirvi. Sto aspettando una persona. Magari più tardi,
quando avrò parlato con …
No! – la voce del cavaliere
fu brusca e dall’espressione della regina di Asgard si rese
conto che le doveva delle scuse – perdonatemi per il tono
brusco, ma non ritengo che sia opportuno che voi incontriate
nessuno.
Cavaliere – la ragazza si
fece seria – se in qualche modo i miei gesti gentili vi hanno
portato a pensare che avessi un qualche tipo di simpatia nei vostri
riguardi …
Lady Hilda – Camus le prese
il braccio e resistendo alla carica elettrica che ne seguì,
lo strinse – non ho tempo per spiegarvi, ma la vostra vita è
in pericolo. Seguitemi ed io farò in modo che non vi capiti
nulla …
Cavaliere – Hilda era pronta
a declinare nuovamente la richiesta, ma lo sguardo dell’uomo
la bloccò
Ad Asgard mi avete detto che vi ho
ispirato fin dall’inizio fiducia e allora ve ne prego,
fidatevi. Sono qui per proteggervi. Non voglio che vi accada nulla
di male …
Camus si morse il labbro prima di poter
dire qualcosa che lo compromettesse e che mostrasse alla regina i
suoi sentimenti, ma Hilda ascoltando il tono della sua voce comprese
che qualcosa albergava nel cuore del cavaliere e che le sue
intenzioni erano tutt’altro che negative. Acconsentì
alla sua richiesta, annuendo con il capo e rilassando il braccio che
Camus stringeva.
L’uomo non perse tempo e
recandosi dietro il trono, tirò una corda che aprì una
porta nascosta. Entrò per primo, seguito dalla regina.
Cercando di non fare rumore, percorsero il tunnel fino all’uscita.
Si ritrovarono così all’esterno della sala da ballo
principale. Sentendo dei passi provenire verso la loro direzione,
Camus si nascose dietro delle grosse tende, stringendo il corpo della
regina a se.
Lady Hilda, appoggiata al suo torace,
ebbe modo di sentire i battiti accelerati del suo cuore e rimase
colpita dal fatto che un cavaliere di Athena, conosciuto per le sue
capacità di governare le energie fredde, potesse mostrare
tanta emotività. Alzò lo sguardo per osservare se le
sue emozioni comparissero anche sul volto, ma si ritrovò a
perdersi nei suoi occhi. Per un istante anche il suo cuore sussultò.
Hilda abbassò velocemente gli occhi, dandosi della stupida. In
un momento così particolare poteva pensare a tutto, ma non
alla bellezza del cavaliere che la stava proteggendo.
Camus, seppure in difficoltà
nell’averla così vicino, rimase concentrato e quando
vide avvicinarsi Aphrodite ed Aldebaran, con un gesto del dito fece
cenno alla regina di tacere. Cercò di celare il suo cosmo ai
due cavalieri e pregò che non lo riconoscessero. Una delle
guardie sopraggiunse:
L’avete trovata? –
Aphrodite usò un tono neutro
Non ancora, nobile Aphrodite
Allora cercatela! – la
guardia si allontanò ed il cavaliere dei Pesci cominciò
a guardarsi intorno
Chissà come ha fatto a
scappare – Aldebran parlò sovrappensiero
E’ stata aiutata
Aiutata? E da chi?
Io un certo sospetto ce l’avrei
– Aphrodite si voltò nella direzione in cui si trovava
Camus – ma prima dobbiamo trovarli
Io trovo ancora incredibile quello
che ha detto la sacerdotessa
Vuoi dire che dubiti della parola
di Calliope?
No, ma … - Aldebaran si
grattò la testa – insomma accusare la regina di Asgard
di aver attentato alla vita della nostra Dea … ecco …
mi sembra troppo
Aldebaran … - il cavaliere
dei Pesci sorrise – tu non sei un uomo di pensiero, ma di
azione, per cui attieniti al tuo compito
Non c’è bisogno di
essere così arrogante, non credi?
Avete avuto qualche notizia? –
Shaka si avvicinò ai due cavalieri
Shaka! – Aldebaran sorrise,
contento di vedere un volto amico – no ancora no
Provate a vedere nell’ala
nord. Ho incontrato il cavaliere di Scorpio, trafelato, che correva
dietro a qualcuno
E dietro a chi correva?
Da quel poco che sono riuscito a
capire, stava correndo dietro a quello che ha cercato di uccidere
lui ed il cavaliere di Aquarius
Andiamo!
Aphrodite, senza aggiungere altro,
corse nella direzione indicata da Shaka e il cavaliere del Toro,
seppure perplesso lo seguì.
Camus si domandò quanto tempo
avrebbe impiegato il cavaliere di Virgo a scoprire il suo cosmo. Se
aveva delle speranze con gli altri due, sapeva che con l’uomo
più vicino agli dei, nessuna delle sue doti sarebbero valse a
nasconderlo ancora a lungo. Infatti, dopo pochi istanti, il drappo
della tenda che li nascondeva venne sollevato e Camus e Hilda si
ritrovarono faccia a faccia con Shaka.
Il cavaliere dell’Aquarius si
mise in posizione di attacco, ma il cavaliere di Virgo lo bloccò:
Non sono io il nemico, Camus
Cosa vuoi dire?
Vi conviene percorrere il
corridoio ad ovest. Ho fatto in modo che nessuno vi intralcerà
Perché? Perché ci
aiuti? – Camus rimase sospettoso
Perché so che la regina di
Asgard è innocente
Come fate a saperlo? – Hilda
abbassò il braccio di Camus e si sporse verso l’altro
cavaliere
Perché non potete aver
attentato alla vita di Athena
Alla vita di Athena? – Hilda
si stupì di quelle parole
Perché? Come fai a dirlo? –
Camus non si scompose
Perché Athena è
tanti anni che non risiede più qui. Ora andate
Le parole di Shaka impressionarono
Camus. Non comprendeva del tutto il loro significato, ma non aveva
tempo di chiedere ulteriori spiegazioni e così decise di
fidarsi di lui, anche perché non aveva altra scelta. Seguirono
il consiglio del cavaliere di Virgo e senza incontrare nessuno,
riuscirono ad uscire all’esterno delle mura del Grande Tempio.
Lady Hilda fermò il cavaliere di Aquarius:
Vi ringrazio per l’aiuto.
Ora portatemi dai miei cavalieri, ve ne prego.
Mi dispiace, ma non posso.
Cosa? Perché? – la
ragazza si stupì nuovamente
Se vi porto dai vostri cavalieri
si innescherebbe una guerra che io non voglio.
Una guerra?
Cosa pensate che faranno i vostri
cavalieri quando sapranno delle accuse che vi sono state mosse?
Avete ragione – Hilda si
fece pensierosa – ma chi ha mosso quelle accuse?
Non avete nessun dubbio? –
Camus rimase ad osservarla
Io – Hilda sapeva chi poteva
aver tentato di coinvolgerla in uno scandalo, ma decise di non
mostrare i suoi sospetti al cavaliere - … cosa suggerite di
fare?
Verrete con me
Dove?
In Siberia
Hilda non riuscì a dire nulla,
tanto fu la sorpresa.
***
Erano dieci minuti che Milo stava
correndo dietro al suo aggressore: erano usciti dalle sale del Grande
Tempio e si erano diretti verso il bosco che costeggiava le Dodici
Case. Non avevano incontrato nessuno nel loro cammino e il tizio che
inseguiva correva come una gazzella. Dall’andatura che
manteneva e dalla conoscenza della zona, il cavaliere di Scorpio
intuì che il suo avversario doveva avere poteri speciali.
Era quasi sicuro che fosse un cavaliere
di Athena, la domanda a cui doveva rispondere, però, era
quale. Avrebbe dovuto raggiungerlo e sfilargli il cappuccio per
saperlo, ma contava di recuperare il terreno perso prima che
giungessero verso le mura settentrionali.
Eppure, per quanto si sforzasse, Milo
non era ancora riuscito a colmare la distanza e la notte celava
l’individuo ai suoi occhi.
Ad un certo punto, troppo concentrato a
non perdere la scia del suo avversario, non si accorse della radice
che fuoriusciva da uno degli alberi e così, impigliandosi,
cadde malamente. Si rialzò velocemente, ma nonostante il
gesto atletico, voltandosi si rese conto di aver perso le traccia del
suo aggressore. Decise di proseguire nella stessa direzione, fino a
quando non giunse di fronte ad una casa apparentemente abbandonata.
Ripensò ad una favola che molti
anni prima aveva sentito, su due bambini che dopo essere stati
abbandonati dai loro genitori erano giunti di fronte ad una casa
fatta di marzapane. La casa di legno che si trovava di fronte, però,
non aveva nulla di fiabesco.
Bussò alla porta: se era
fortunato avrebbe trovato di fronte a lui qualcuno che gli avrebbe
potuto dare qualche informazione. Se era ancora più fortunato
avrebbe trovato l’aggressore.
La porta si aprì e il volto
mascherato di Shaina si manifestò davanti ai suoi occhi:
Che ci fai tu qui? – Milo la
guardò stupito
Ci vivo
Tu vivi qui?
E’ quello che ho detto –
la ragazza rispose bruscamente – che cosa vuoi, cavaliere?
Hai visto o sentito passare
qualcuno?
Qualcuno? Qualcuno chi?
Non so … - Milo si grattò
la testa – qualcuno di sospetto
Sospetto? – la voce di
Shaina si fece sospettosa – io non ho visto ne sentito alcuno.
Va bene. Grazie comunque
Milo fece per andarsene, ma la ragazza
lo fermò
Aspetta!
Cosa c’è? Ho fretta
di andare
Andare dove?
Sto inseguendo qualcuno
Il tipo sospettoso, giusto?
Esatto – Milo divenne
insofferente – ora scusa ma devo
Ti dico che di qui non è
passato nessuno. Cosa mi stai nascondendo, cavaliere?
Niente – lo sguardo del
cavaliere mostrò la confusione che cominciava a salire in lui
– ma di cosa stiamo parlando?
Come ha fatto Edgar a diventare
cavaliere?
Cosa? Ma questo cosa c’entra
ora?
Ho il sospetto che qualcuno lo
abbia aiutato
Ma di cosa stai parlando? –
Milo sorrise suo malgrado – di la verità. Ti scoccia
che il tuo allievo abbia perso con uno come Edgar!
Si, soprattutto se lo ha fatto in
maniera disonesta
Disonesta?
Cosa state tramando?
Tramando? – sul volto del
ragazzo tornò la confusione
Ora tu vieni affermando che stai
seguendo qualcuno di sospetto. Edgar ha ottenuto l’armatura di
Pegasus in maniera disonesta. Prima ho visto Aioria e Marin fuggire
letteralmente con quel moccioso. Ci deve essere un nesso fra tutto
questo – Shaina si perse nei suoi ragionamenti
Moccioso? Ma di chi parli? Ma di
cosa parli?! Io devo andare
No tu non andrai via finchè
non avrò una spiegazione
E come pensi di fermarmi?
Il sorriso che comparve sul volto di
Milo, sparì in un lampo dopo che Shaina lo colpì con il
suo “cobra incantatore”. Il cavaliere si Scorpio si
ritrovò a terra. Prima che la ragazza potesse scagliare un
altro colpo, Milo alzò le braccia
Fermati ragazza!
No! Almeno finchè non mi
dirai cosa sta succedendo
Io non so di cosa stai parlando,
ma non proseguire oltre nella tua follia – Milo si alzò,
scrollandosi di dosso la polvere – non puoi pensare di colpire
un cavaliere del mio rango e non ricevere alcuna conseguenza.
Non ho paura di te – Shaina
si mise in posizione di attacco – e voglio andare in fondo a
questa storia
La ragazza scagliò un altro
colpo che atterrò nuovamente Milo. Il cavaliere era talmente
colpito dal fatto che Shaina non mostrasse alcun timore, che aveva
rinunciato a difendersi. Il secondo colpo però decise di
schivarlo, rotolando verso destra. Prima che potesse rialzarsi, però,
sopraggiunsero Aphrodite e Aldebaran che alla vista di un cavaliere
d’oro, impolverato e colpito da un attacco di un cavaliere di
più basso rango, rimasero sbalorditi. Il primo a parlare fu
Aphrodite, che trattenendo un sorriso disse:
Milo! Sospettavo che i tuoi poteri
non fossero all’altezza delle vestigia che indossi, ma
trovarti così, pieno di polvere e al tappeto è uno
spettacolo che mi rattrista e addolora oltre modo
Milo tutto ok? – Aldebaran
tentò di mantenere un profilo basso
Cosa ci fate qui? – il
cavaliere di Scorpio quasi ruggì, furioso dello spettacolo
che stava dando di se
Dove è andato il tuo
aggressore?
Aggressore? – Shaina guardò
Aphrodite interdetta
Cavaliere di Ofiuco non
interrompere un tuo superiore! – il cavaliere dei Pesci
rispose bruscamente, poi si voltò ancora verso Milo –
allora. Dove è andato?
Non lo so … - Milo abbassò
lo sguardo, mortificato e umiliato
Un incapace a tutti gli effetti!
Avanti, cavaliere del Toro, andiamo di là. Se siamo fortunati
forse riusciamo a recuperare questa situazione.
I due cavalieri si allontanarono, ma
non prima di aver lanciato l’ennesima occhiata laconica al loro
pari. Quando le loro figure sparirono dietro il bosco, Shaina accennò
una sorta di parole id scusa:
Milo … io … mi
spiace
Sta zitta!
La voce rabbiosa del cavaliere la fece
rabbrividire. Milo si alzò con furia. Si sentiva umiliato e
lui odiava sentirsi in quel modo. Per ottenere quelle vestigia dorate
aveva dovuto superare l’inferno e tante situazioni umilianti e
degradanti. Una volta ottenuta l’armatura aveva giurato a se
stesso che niente e nessuno lo avrebbero fatto sentire più
così. Ora, invece, quelle sensazioni ormai lontane si stava
ripresentando a lui. Individuò la causa di tutto in Shaina e
nella sua arroganza e decise che meritava una punizione.
Senza darle il tempo di giustificarsi
oltre, lanciò il suo Scarlet Needle che la colpì in
pieno, causandole dei dolori atroci. Sotto il peso di tanta furia,
perse l’equilibrio e cadde a terra. Senza rendersene conto, le
lacrime di dolore le uscirono dagli occhi.
Presa dalla rabbia, decise di reagire,
ma quando tentò di rialzarsi, un secondo colpo le trafisse una
delle gambe, facendola cadere nuovamente. Alzò lo sguardo sul
cavaliere e nei suoi occhi non vide nessuna traccia della dolcezza e
della simpatia che generalmente li caratterizzavano: solo sangue.
Si rese conto che Aphrodite aveva
sbagliato in pieno nel dare un giudizio su Milo. L’uomo che
aveva di fronte era a tutti gli effetti degno dell’armatura che
indossava. Ancora di più. Lo sguardo che vide era quello di un
assassino.
Pregò Athena che qualcuno la
venisse a soccorrere o che Milo tornasse in se, altrimenti in pochi
istante le sue pene sarebbero terminate con la sua morte.
Ed eccoci con un capitolo nuovo.
Finalmente, aggiungerei. So di essere ripetitiva, ma non è
colpa mia se non riesco ad aggiornare più velocemente .
Ad ogni modo spero che la storia continui a piacere. Al momento Camus
e Milo sono su due fronti diversi: il primo disposto a rischiare
tutto per Lady Hilda e il secondo perso nella sua collera per essere
stato deriso. E Edgar? Che fine ha fatto?
|
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Capitolo 14 *** XIV - Nel Fitto del Bosco ***
Capitolo
XIV
Nel
fitto del bosco
Quando
Edgar aprì gli occhi la prima cosa che vide fu il viso
preoccupato di Mya. Si domandò cosa incupisse il suo volto
solare e si guardò intorno smarrito. Perché era
sdraiato? E perché sentiva che il suo corpo era andato in
mille pezzi? Tentò di alzarsi, ma non ci riuscì. Allora
provò a girarsi su un fianco per aiutarsi con uno dei gomiti,
ma ottenne solo il risultato di rotolare un paio di metri più
avanti. Si ritrovò a faccia in giù e solo l’aiuto
di Mya gli permise di mettersi finalmente seduto.
Edgar
scosse la testa. L’unica cosa che vagamente ricordava era di
aver incrociato Milo nei corridoi, poi il vuoto nella sua mente. Mya
gli accarezzò un braccio e lui istintivamente abbassò
lo sguardo per osservare la sua candida mano. Rimase interdetto da
ciò che vide. L’armatura che tanto aveva faticato a
conquistare e che gli era stata donata per motivi ancora a lui
sconosciuti, era incrinata in più punti e uno dei copri spalla
era praticamente distrutto. Urlò impaurito:
Co
… cosa è successo alla mia armatura?
Io
non lo so … non c’ero. L’unica cosa che so è
che Camus mi ha detto che hai salvato la sua vita.
Co
…? – Edgar sganò gli occhi – io … è
impossibile. Non ne sarei mai capace!
Questo
è quello che mi ha detto Camus.
Lui
dove è?
Non
lo so – Mya scosse la testa – gli ho detto che la regina
di Asgard era in pericolo e lui è corso da lei.
Mi
dispiace ….
Di
cosa? – la ragazza lo guardò sorpresa
So
che tu lo ami
Sei
dolce, Edgar – Mya sorrise, ma il sorriso le sparì in
un lampo quando sentì la voce di sua sorella alle sue spalle
Ehi!
Si fanno veramente brutti incontri da queste parti
Le
due sorelle, dopo molti anni, si ritrovarono faccia a faccia. Edgar
rimase senza parole. Le due ragazze erano identiche. O meglio,
seppure nella fisionomia si assomigliassero come due gocce d’acqua,
mentre la dolcezza di Mya si irradiava su tutto il volto, in quello
di Maya l’unica cosa che si poteva notare erano la rabbia e la
sofferenza, che rendevano il tutto poco armonioso e ruvido. Maya dopo
aver squadrato la sorella dalla testa ai piedi, si voltò ad
osservare Edgar.
Certo
che gli standard di Athena sono decisamente calati. E tutto chi sei?
Il
mio nome è Edgar – l’ometto si alzò
faticosamente – e sono il cavaliere di Pegasus
Ah
ah ah ah! Cavaliere? Tu?
Io
… - Edgar arrossì
L’aspetto
può ingannare – Mya rispose stizzita – basta
osservare te per comprenderlo
Cosa
vuoi dire?
Che
all’apparenza la tua bellezza può far pensare che tu
sia una ragazza di cui ci si può fidare, ma è solo una
menzogna
Tu
sei la menzogna! – Maya aggredì verbalmente la sorella
– tu ti sei sostituita a me e hai tradito la mia fiducia. Hai
rubato ciò che mi spetta di diritto
Io
non ti ho rubato nulla perché, come puoi vedere tu stessa,
non sono ciò che tu vorresti essere. In ogni caso, è
il destino che decide ciò che noi siamo ed evidentemente ha
deciso per noi una cosa diversa rispetto a quella che tu sogni
Ne
sei convinta? – Maya sorrise – il destino non ha ancora
deciso
Invece
si. Hilda è la regina di Asgard. Non tu, ne tanto meno io
Questo
lo vedremo
Il
tuo piano fallirà.
Di
cosa stai parlando? – Maya la osservò in cerca di
informazioni
Del
fatto che in questo momento qualcuno sta salvando Hilda.
Sei
stata tu! Vero?
Maya,
presa dalla rabbia, afferrò il braccio della sorella, ma prima
che Edgar potesse intervenire in soccorso di Mya, la reazione di
quest’ultima lo bloccò. Le due sorelle si
immobilizzarono, sgranando gli occhi. Edgar rimase incantato ad
osservarle. Entrambe sembravano in trance ed i loro sguardo erano
persi, in contemplazione di qualcosa lontano. Quando cominciarono a
tremare, però, l’ometto si spaventò e decise di
separarle. Ci mise un po’, ma alla fine riuscì a
interrompere il loro contatto.
Le
due ragazze si voltarono a guardarlo, entrambe frastornate, poi Maya
ritornando in se, dopo aver lanciato uno sguardo di odio ad entrambi,
corse via. Edgar avrebbe voluto correrle dietro, ma Mya lo fermò.
L’ometto non riuscì a trattenersi:
Perché
mi fermi?
Maya
è troppo forte per te
Cosa?
Così mi offendi! Io sono un cavaliere di Athena
E
lei è una strega.
Che
vuoi dire? E cosa è successo tra di voi?
Nulla
…
Mya
…
Andiamo
Edgar, ti accompagno in infermeria
Mya
….
La
ragazza non lo lasciò continuare e si allontanò. Non
poteva rispondere ad Edgar. Non poteva dirgli che cosa fosse
successo, perché in realtà neanche lei aveva ben
capito.
Al
contatto con sua sorella un’ondata di immagini confuse
l’avevano assalita, paralizzando la sua mente ed il suo corpo.
Il futuro le era comparso, di questo non aveva avuto alcun dubbio,
non nebuloso e sfocato come al solito, ma vivido e reale. Cosa, però,
avesse visto in quel futuro faticava a dirlo. Tutto si era svolto
troppo velocemente e con troppi vividi colori per poter comprendere.
***
Nella
sua vita Shaina aveva provato molte volte la paura. Quel senso di
impotenza e di angoscia che può spingere le persone ad
arrendersi. Aveva avuto paura di non riuscire a diventare una
guerriera, aveva avuto paura di non essere all’altezza dei
compiti assegnategli; a volte aveva avuto paura anche di alcuni dei
suoi avversari. Ma ora, osservando gli occhi di Milo, il sentimento
che sentiva di provare era di puro terrore. Mai nella sua vita le era
capitato di provare un sentimento così bloccante: il cavaliere
di Scorpio e i suoi occhi la stavano terrorizzando e tutti i suoi
muscoli, immobili, sapevano di non avere scampo.
Il
ragazzo, benchè la sua coscienza più profonda si fosse
accorta del terrore provato da Shaina, continuava a guardarla con gli
occhi assassini. Non sapeva perché aveva reagito in quel modo.
Sapeva che il cavaliere di Ofiuco le era inferiore, ma il sentirsi
deriso dai suoi compagni per colpa sua, gli aveva fatto perdere quel
poco di sale in zucca che aveva nella testa.
Camus
non avrebbe certo approvato quel suo comportamento ed una sensazione
di inadeguatezza attraversò il suo corpo. Non sarebbe mai
stato all’altezza del suo amico.
“Potresti
almeno provarci!”.
Si
domandò se le parole che aveva appena sentito fossero state
pronunciate dalla sua coscienza o da quella di Camus che albergava in
lui.
La
rabbia lo assalì di nuovo. Odiava sentirsi inadeguato e odiava
ancora di più essere ripreso per le sue mancanze. Un altro
Scarlett Needle e Shaina fu scaraventata addosso ad un albero. Doveva
provare dei forti dolori, eppure in lei nulla sembrava chiedere pietà
e perdono.
Milo
le si avvicinò scrollando la testa. Stava cercando di
scacciare via i pensieri contrastanti. Non gli interessava decidere
se fosse giusto o meno il suo comportamento. Voleva solo che la sua
testa smettesse di parlare al suo corpo e poi sarebbe stato quello
che doveva essere.
Si
inginocchiò di fronte al corpo immobile della ragazza. Le
sentì il polso. Non era morta, ma solo svenuta. Le alzò
la testa e la maschera che portava al volto, dopo essersi spezzata in
due, le scivolò via.
Milo
rimase senza parole. Aveva sempre immaginato volti orribili sotto
quelle maschere prive di anima. Le aveva visto il viso anni prima.
Allora era poco più che una bambina e seppur l’avesse
trovata graziosa, non avrebbe mai immaginato che il passare degli
anni avrebbe reso quel volto, un temo paffuto, così bello.
Anche
se Aioria gli aveva fatto intuire che Marin era bellissima, lui aveva
spesso pensato che fosse la classica eccezione, ma ora, vedendo il
viso di Shaina, così giovane e fresco, si rese conto di quanto
fossero superficiali i suoi giudizi.
La
ragazza riprese conoscenza e guardò con terrore il suo
aguzzino. Il ragazzo provò vergogna per il suo scellerato
comportamento.
Shaina
abbassò lo sguardò, attirata dalla maschera spezzata
che Milo stava stringendo. Si portò le mani sul voltò e
soffocò il grido che le stava uscendo dalla gola.
Prima
che uno dei due potesse dire o fare qualcosa, però, furono
distratti dal sopraggiungere di passi concitati.
Shaina
fuggì, nascondendosi nella boscaglia e Milo, quando vide
arrivare Shura, si alzò e nascose la maschera dietro la sua
schiena.
Cavaliere
di Scorpio, che cosa fai qui?
Stavo
inseguendo il mio assalitore. E tu?
Sto
cercando la regina di Asgard
In
un bosco? – Milo trattene a fatica un sorriso
Sta
scappando – Shura rimase serio
Scappando?
Perché?
Ha
attentato alla vita di Athena.
Cosa?
La
sacerdotessa Calliope ha affermato di averla vista attentare alla
vita di Athena
E
tu le credi?
Io
eseguo gli ordini
Ma
che razza di risposta ….
E
il cavaliere di Aquarius la sta aiutando a fuggire
Co
…? – la rabbia salì nuovamente in lui –
come ti permetti di accusare così un tuo pari?!?
E’
stato visto fuggire insieme a lei
E
quindi secondo te basta fare due più due!?!
So
che il cavaliere di Aquarius è un tuo amico …
L’amicizia
non c’entra nulla. Camus è un uomo razionale e fa solo
ciò che è giusto. Non crederò mai al fatto che
possa aiutare l’attentatrice alla vita di Athena
Anche
Aiolos era ritenuto un uomo giusto eppure ….
Camus
non è Aiolos!
Devo
andare – Shura rispose lapidario – ad ogni modo se
incontri il tuo amico ricordati quale è il tuo dovere
Shura
si allontanò, lasciando Milo sconvolto e interdetto. Cosa
stava succedendo in quella notte? Distrattamente cominciò ad
osservare la maschera spezzata di Shaina ed improvvisamente si
ricordò della ragazza.
Voltandosi
se la trovò di fronte, ferita, sanguinante e con il volto
scoperto. Cercò di pronunciare delle parole di scusa, ma gli
morirono in gola:
Cavaliere
di Scorpio, avete dimostrato la vostra netta superiorità. Mi
avete sconfitta e umiliata, ma vi giuro che finchè avrò
un solo alito di vita in corpo, farò di tutto per lavare
questa onta. Vi braccherò, non vi perderò mai di vista
e alla prima occasione mi vendicherò del vostro affronto.
Voglio giustizia. Non ho mai desiderato la morte di nessuno come la
vostra e farò in modo di essere io ad esaudire il mio più
grande desiderio!
Shaina,
io …
Milo
avrebbe voluto chiederle perdono per il suo comportamento animalesco,
per la sua rabbia e per il fatto di averla privata della sua dignità,
avendole spezzato la maschera, ma non riuscì a dire
null’altro. La sua testa stava esplodendo.
Si
sentiva mortificato per ciò che le aveva fatto, preoccupato
per il suo amico e interdetto per quello che Shura gli aveva detto.
Decise di non dire nulla e di lasciarla andare. Si ripromise però
che avrebbe rimediato a quella situazione. Ora doveva focalizzarsi su
Camus. Doveva scoprire se effettivamente il suo amico aveva aiutato
la regina di Asgard e perché.
***
Aioria
aveva portato Marin e Seyia fuori dalle mura del Grande Tempio.
Avevano rischiato molto, ma alla fine nessuna delle guardie aveva
notato i loro movimenti.
Giunti
vicino al mare, il cavaliere si era messo alla ricerca di una dimora
non abitata che potesse fare da riparo per un po’ di giorni. Ne
aveva trovata una, un po’ diroccata ma isolata, che gli avrebbe
permesso di muoversi indisturbato.
Dopo
aver acceso il fuoco nel salone polveroso, aveva lasciato Marin sola
a prendersi cura del suo allievo ancora svenuto ed era tornato al
Grande Tempio.
Nascosto
nel fitto del bosco era giunto in prossimità della casa di
Shaina nel momento in cui Milo aveva bussato alla porta della
ragazza, ma invece di fermarsi ad ascoltare la loro conversazione,
aveva deciso di proseguire, incuriosito da alcuni rumori.
Addentrandosi
per un sentiero, aveva visto in lontananza un uomo con il cappuccio
fermarsi e guardarsi intorno guardingo. Era pronto ad attaccare, ma
si bloccò quando l’uomo si tolse il cappuccio: con suo
sommo stupore vide il volto di Death Mask sorridere sornione.
A
dispetto della sua indole impulsiva, il cavaliere di Leo decise di
nascondersi e di celare, per quanto possibile, il suo cosmo. Non si
fidava del cavaliere di Cancer e voleva scoprire cosa diavolo ci
facesse nel mezzo del bosco a poca distanza da Milo.
Quando
sentì dei rumori dietro di lui, cambiò posizione, ma
cercò comunque di non farsi vedere. Death Mask, invece al
suono del sopraggiungere di passi concitati, si mise in posizione di
attacco. Si rilassò solo quando vide uscire dalla boscaglia
Aphrodite e Aldebaran.
Il
cavaliere dei Pesci gli chiese cosa ci facesse lì e lui
rispose prontamente che si era gettato all’inseguimento di uno
sconosciuto incappucciato che aveva visto scappare con aria furtiva.
Aldebaran chiese da che parte fosse fuggito e dopo che gli fu
indicata la direzione proseguì il suo inseguimento.
Quando
i due cavalieri furono soli, Aphrodite, mantenendo un tono basso, gli
chiese spiegazioni:
Ma
cosa diavolo è successo?
Che
vuoi dire?
Camus
è riuscito a portare in salvo la regina di Asgard. Perché
non lo hai fermato?
E’
colpa di Milo e di quel maledetto ciccione che si porta dietro.
Ma
di chi parli? – Aphrodite lo guardò perplesso –
non parlerai del cavaliere di Pegasus!
Si
proprio lui! Maledizione! Ero riuscito a sorprendere Milo e stavo
per colpire Camus quando quell’idiota ha deciso di lanciarsi
nel mezzo dello scontro
Dici
sul serio? – il cavaliere dei Pesci lo guardò incredulo
Già
E
poi cosa è successo?
Che
quel ridicolo procione è caduto stecchito, ma gli altri due
hanno avuto il tempo di mettersi in posizione di attacco e così
ho dovuto rinunciare.
Insomma
sei scappato – un ghigno divertito comparve sul volto di
Aphrodite
E
a te come è andata?
Male
– il cavaliere dei Pesci sospirò – Camus è
riuscito a salvare la regina di Asgard e Seiya è ancora vivo
Come
è possibile?
Aioria
lo ha salvato
Aioria?
Vuoi dire che anche lui è coinvolto?
No
… credo che sia stato un puro caso. Da quello che ho capito
stava passando di lì
Ah!
– Death Mask annuì poco convinto – ma perché
anche quel mocciosetto deve morire?
Questo
mi sfugge. Ma è per volere di Calliope
Secondo
te il Grande Sacerdote è soggiogato da quella donna?
Non
lo so, ma noi dobbiamo fare ciò che ci chiede il Grande
Sacerdote. Lui agisce per conto di Athena e noi dobbiamo obbedienza
alla nostra Dea.
… e
Camus? Dove è finito?
Sparito.
Ora però andiamo, prima che qualcuno si insospettisca.
I
due cavalieri si allontanarono velocemente, permettendo ad Aioria di
uscire dal suo nascondiglio. Finalmente aveva compreso meglio la
situazione. Certo, ancora molti tasselli gli mancavano, ma almeno
aveva avuto la conferma che la vita di Seiya era in pericolo, così
come quella di Camus.
Alla
mente gli affiorò l’immagine di Edgar e un sentimento di
orgoglio, misto ad un’improvvisa agitazione, lo colse.
L’ometto,
nonostante non avesse nessuna attitudine guerriera, aveva salvato il
cavaliere di Aquarius e questa cosa lo riempiva di orgoglio, ma a
quale prezzo? Decise di tornare al Grande Tempio per scoprire più
cose. Sapeva che avrebbe dovuto rispondere a molte domande, tra le
quali una su dove si trovasse Seiya, ma non voleva abbandonare il suo
allievo. Glielo doveva.
Nuovo
capitolo con nuovi colpi di scena. Niente Camus, per cui la curiosità
su cosa stia facendo il cavaliere delle energie fredde vi rimarrà
ancora per un po’. In compenso abbiamo scoperto che Death Mask
e Aphrodite sono molto coinvolti e lo ha scoperto anche Aioria. Cosa
farà il cavaliere di Leo? E il nostro prode Edgar? Riuscirà
a capire cosa è successo tra Mya e Maya? Intanto Milo, dopo la
follia, è giunto al rinsavimento, ma si è inimicato
Shaina. Vedremo cosa succederà .
Nel prossimo vi prometto un po’ di Siberia. Ciao ciao
|
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Capitolo 15 *** XV - In partenza ... ***
Capitolo
XV
In
partenza …
Aioria, giunto al Grande Tempio,
incontrò Milo. Entrambi erano agitati ed entrambi cercavano
delle risposte ai molti dubbi che durante la sera si erano presentati
a loro. Il cavaliere di Leo fermando il suo compagno di armi gli
chiese notizie di Edgar. Fu così che Milo si ricordò
del suo allievo:
Edgar!
Maledizione, mi ero completamente dimenticato di lui! Con tutto
quello che è successo!
Dove
si trova ora?
Non
lo so – Milo rispose pensieroso – io l’avevo
lasciato con Camus, ma ora …
So
di Camus …
Cosa
sai? - Milo lo guardò con sospetto, pronto ad attaccarlo se
ve ne fosse stato bisogno
Calmati!
– Aioria alzò le mani – io sono dalla vostra
parte
Di
cosa stai parlando?
Non
ora – Aioria si guardò intorno sospettoso – e non
qui
Dobbiamo
trovare Edgar
Ma prima che i due cavalieri
potessero andare alla ricerca del loro allievo, vennero fermati da
una delle guardie che li informò del fatto che il Grande
Sacerdote aveva richiesto la presenza di tutti i cavalieri d’oro
nella Sala del Trono. I due, senza dire nulla, ma lanciandosi
un’occhiata guardinga, annuirono e per non destare sospetti, si
recarono dal Pope.
Entrando nella sala Aioria contò
mentalmente i cavalieri già presenti: erano in tutto 7,
compresi loro due. Sapeva che nessun altro si sarebbe unito al gruppo
e così pensava anche il Grande Sacerdote, visto che al loro
arrivo, cominciò a parlare:
Vi
ho riunito qui per aggiornarvi su quanto sta accadendo al Grande
Tempio e per chiedere il vostro aiuto.
Vi
ascoltiamo – Aldebaran rispose
Cassiopea
– Saga indicò la donna al suo fianco – è
riuscita, grazie ai suoi poteri, a sventare un attentato nei
confronti di Athena perpetrato dalla regina di Asgard in persona
Come
facciamo ad essere sicuri che quando affermato da Cassiopea
corrisponde a verità? – Aioria cercò di
mantenere un tono neutro, ma voleva capire meglio quanto il Grande
Sacerdote si fidasse di quella donna
Osate
mettere in dubbio il mio giudizio, cavaliere di Leo? – la
veggente mostrò uno sguardo offeso
No.
Voglio solo essere sicuro che ciò corrisponda al vero
Ho
visto io con i miei occhi la regina di Asgard introdursi nella sala
del Trono – Aphrodite sorrise – dubiti anche di me
Aioria?
No
– il ragazzo tento di mantenere un tono tranquillo –
però il fatto che tu l’abbia vista entrare non vuol
dire che abbia attentato alla vita della nostra Dea. Potrebbe essere
stata indotta da qualcuno ad entrare, magari potrebbe essere stata
oggetto di una macchinazione
E
chi, secondo voi, dovrebbe aver ordito questa macchinazione?
Aioria si morse il labbro. Non
poteva esporsi così, a meno che non avesse avuto delle prove
più che valide. Shaka, intervenendo nella discussione, lo
salvò dal commettere un passo falso
Mi
è stato riferito da alcune guardie che il cavaliere di
Aquarius è entrato nella sala del Trono. Potremmo chiedere a
lui
Il
cavaliere di Aquarius è compromesso – fu il laconico
commento del Grande Sacerdote
Che
cosa vuol dire “compromesso”? – Aldebaran domandò
spaesato
Il
cavaliere di Aquarius ha tradito – Death Mask rispose
prontamente
Cosa?
– Aldebaran sgranò gli occhi e poi istintivamente si
voltò a guardare Milo, che però, rimase in silenzio –
ma non è possibile, nessuno più di lui è uomo
di giustizia.
Dubiti
della mia parola? – Death Mask si adirò – l’ho
visto con i miei occhi fuggire con la regina di Asgard e quando ho
tentato di fermarlo mi ha attaccato senza scrupoli
Menti!
– Aioria non riuscì a trattenersi oltre, ma prima che
potesse proseguire, Milo lo bloccò con una mano
Mi
stai dicendo che tu, il grande cavaliere di Cancer, ti sei fatto
battere da Camus? – un ghigno strano si formò sulla
bocca di Scorpio
Beh
… lui è un mio pari … e poi non mi aspettavo un
suo attacco. Mi ha preso di sorpresa
E
perché mai avrebbe dovuto attaccarti? – Shaka domandò
con calma
Perché?
E che vuoi che ne sappia io?
I
motivi li scopriremo solo quando riusciremo a riportarlo al Grande
Tempio – Saga cercò di fare ordine nella discussione.
Convincere i cavalieri d’oro si stava mostrando impresa ardua
Io
però non lo credo possibile – Aldebaran scrollò
la testa – no, non Camus. E se lo ha fatto doveva avere un
motivo più che valido
Ve
lo darò io il motivo valido – Aphrodite sospirò
– il fatto è che il cavaliere di Aquarius si è
perdutamente innamorato della regina di Asgard.
Ah
ah ah ah! – Milo scoppiò a ridere – è
impossibile. Camus è l’uomo più freddo e
razionale che io conosca, non perderebbe mai la testa per una donna.
Ma
la regina di Asgard non è una donna qualunque –
Aphrodite sogghignò – è molto bella ed inoltre
ha doti a noi sconosciute
Stai
insinuando che Camus si è lasciato soggiogare? – Aioria
era ormai nauseato da tutte quelle menzogne.
Io
non insinuo niente. Ho solo notato alcune cose e ho fatto due più
due.
E
cosa hai notato? – anche Milo cominciava ad innervosirsi
Il
suo comportamento poco consono nella nostra missione ad Asgard. E’
stato sempre male ed ogni volta che compariva Lady Hilda perdeva
l’uso della parola. Inoltre negli ultimi tempi l’ho
visto più scostante e taciturno del solito … come se
fosse possibile – Aphrodite socchiuse gli occhi e si voltò
verso Milo – tu non lo hai notato?
Questi
sono solo indizi e non sono sufficienti ad accusarlo di tradimento –
Milo cominciò ad agitarsi perché sentiva che un fondo
di verità vi era nelle parole di Aphrodite e questa cosa lo
stava sconvolgendo.
E’
inutile continuare – Shaka prese la parola – a questo
punto non ci resta che trovare Camus e con lui la regina di Asgard.
Saranno loro a fornirci le spiegazioni che cerchiamo
Il
cavaliere di Virgo ha ragione – Saga colse al volo l’occasione
– e sarete voi cavalieri d’oro a trovarli. Tu Milo che
lo conosci meglio di chiunque e tu Death Mask
Non
ho nessuna intenzione di andare alla sua ricerca con un compagno a
me così sgradito
Vi
opponete al volere di Arles? – Cassiopea usò un tono
accusatorio
No.
Mi rifiuto semplicemente di andare con il cavaliere di Cancer.
Non
puoi andare da solo – Saga non tolse gli occhi da lui –
rischiereste di uccidervi a vicenda
Non
ucciderei mai il cavaliere di Aquarius
Neanche
se lui avesse perso il sentiero della giustizia e l’amore per
Athena?
Io
… - Milo vacillò. Il suo dovere era difendere Athena e
la giustizia e questo comportava uccidere Camus se egli avesse perso
il suo stesso sentiero - …in quel caso compierei il mio
dovere
E’
così che parla un cavaliere – Saga annuì
compiaciuto – ad ogni modo non dimenticarlo mai.
In
ogni caso non andrò con Death Mask. Con me verrà
Aioria.
Io
… - il cavaliere di Leo si voltò sorpreso. Lui e Milo
nel tempo che avevano addestrato Edgar avevano raggiunto una sorte
di tregua, ma non si poteva certo dire che fossero diventati amici.
Ad ogni modo, per Camus, lo avrebbe seguito, ma la sua priorità
in quel momento restava Seiya. Anche il ragazzo rischiava la vita e
lui doveva proteggerlo - … mi spiace, ma io …
Va
bene – Saga non lo lasciò terminare e Aioria valutò
che fosse il caso di far cadere la cosa. Non voleva portare
attenzione sui motivi che lo spingevano a rimanere al Grande Tempio.
Ne avrebbe discusso con Milo in separata sede.
***
Hilda
aveva seguito il cavaliere di Aquarius, cosa per lei inusuale, senza
conoscerlo bene. Dal primo giorno che lo aveva conosciuto però,
l’istinto le aveva suggerito che quel ragazzo non le avrebbe
mai fatto del male. L’idea di fuggire senza affrontare le false
accuse che le erano state mosse non le era sembrata buona e ancora
meno buona le era sembrata quella di andare in Siberia. Eppure non
era riuscita a rifiutarle. Ora però, mentre camminavano sulla
neve alta, proteggendosi con i mantelli dal freddo e dal nevischio
che penetrava in tutti i loro corpi, osservando le lande deserte ed
innevate che stavano attraversando, Hilda stava riconsiderando l’idea
di tornare dai suoi cavalieri.
Inciampò
e cadde sulla neve soffice. Era talmente profonda da non riuscire ad
alzarsi. Camus, accortosi delle sue difficoltà, si inginocchiò
per soccorrerla:
Siete
stanca?
Non
ho mai visto così tanta neve … e sì che vivo in
una zona in cui nevica continuamente
Abbiamo
incontrato un momento particolarmente sfavorevole, ma purtroppo non
possiamo fermarci. Tra
poco
calerà la notte e porterà con sé temperature
gelide e tempeste di neve – Camus sorrise – ma non
disperate, siamo quasi arrivati
Fantastico!
– Hilda abbozzò un sorriso poco convinto –
speriamo solo che non perda, nel frattempo, l’uso delle mie
gambe.
Tenete
– Camus, dopo averla aiutata ad alzarsi, si tolse il mantello
e glielo appoggiò sulle spalle
No
– Hilda tentò di restituirglielo – non posso
accettarlo. Vi congelerete
Sono
abituato a queste temperature
Anche
io …
Non
vi preoccupate – Camus glielo allacciò – tenetelo
Il
cavaliere riprese il suo cammino, sperando in cuor suo di non aver
commesso un errore nel portare la regina di Asgard in quelle terre.
Dopo
aver camminato faticosamente ancora per dieci minuti abbondanti,
Hilda vide in lontananza la sagoma di una casa di legno. Quando Camus
gli fece cenno che quella era la loro meta, tirò un sospiro di
sollievo: ancora cinque minuti e sarebbe morta congelata.
Entrando
nella casa, notò immediatamente la semplicità
dell’ambiente. Pochi mobili e poche suppellettili, tipico di
una dimora di stampo maschile. Ciò che colpì Hilda però
fu la pulizia e l’ordine in cui erano tenute le stanze. Benchè
la casa non fosse riscaldata, si sentì piacevolmente avvolta
dal tepore che vi era rispetto all’ambiente esterno.
Voltandosi, però, notò nel suo accompagnatore un gesto
di nervosismo.
Camus,
senza dire nulla, cominciò a girare per le stanze, in cerca di
qualcosa. Hilda gli domandò se andasse tutto bene. Il
cavaliere, continuando la ricerca, le disse che i suoi allievi
avrebbero dovuti esseri lì.
Evidentemente,
Camus, in vostra assenza avranno pensato di andarsi a divertire –
Hilda sorrise – Siete stato severo con loro?
A
volte – il cavaliere rispose pensieroso – ma non è
per questo che non si trovano qui
Come
fate a dirlo?
Conosco
i miei allievi – dopo aver controllato ovunque, il cavaliere
aprì la porta per uscire – è successo qualcosa
Dove
state andando? – Hilda si coprì per non sentire freddo
A
cercarli
Vengo
con voi
No!
– Camus si voltò a guardarla – comincia a fare
freddo e non so quanto tempo impiegherò. Potrebbe volerci
anche tutta la notte. Starete più calda qui
Si,
ma starò più sicura vicino a voi
Hilda,
senza aspettare una sua risposta, uscì nuovamente e attese. Il
ragazzo, seppure indeciso, acconsentì alla sua richiesta. Non
poteva perdere tempo a convincerla, ne poteva costringerla. Inoltre,
averla al suo fianco gli avrebbe permesso di concentrarsi sulla
ricerca dei suoi allievi senza avere le mente distratta da ciò
che poteva accaderle in sua assenza.
Le
temperature stavano scendendo velocemente e il freddo stava
diventando insopportabile. Camus, seguendo un’intuizione, andò
spedito verso il punto in cui si trovava, sepolta sotto una coltre di
acqua e ghiaccio, la nave in cui riposava il corpo della mamma di
Hyoga.
Sapeva
che l’obiettivo del suo allievo, dal giorno in cui era
arrivato, era sempre stato quello di riuscire a raggiungere le
profondità marine solo per portare un saluto a sua madre: si
era allenato in tutti quegli anni non per l’armatura, ma per
esaudire il suo desiderio.
Aveva
provato più volte a far comprendere a Hyoga che le motivazioni
che lo avevano portato in quei luoghi erano futili e fuori luogo.
Inoltre, aveva cercato di fargli comprendere che certi sentimenti non
lo avrebbero reso un buon cavaliere, ma un pessimo soldato. In questo
Isaac era stato più bravo, segno evidente che il desiderio di
ottenere l’armatura occupava il primo posto in cima ai suoi
pensieri.
Camus
si era convinto, vedendoli allenare nel corso degli anni, che
l’armatura del Cigno sarebbe andata ad Isaac, più
pronto, più concentrato e più incline a dominare le
energie fredde. Eppure, a dispetto dei suoi credo, aveva provato per
Hyoga una tenerezza continua. Quel ragazzo gli piaceva e sentiva in
cuor suo che, se solo fosse stato un po’ più motivato,
avrebbe meritato l’armatura come Isaac.
Continuando
a camminare nella neve, pregò in cuor suo che Hyoga non avesse
commesso la stupidaggine di pensare di essere così forte da
poter raggiungere il corpo sepolto di sua madre.
Perso
nei suoi pensieri, ci mise un po’ ad accorgersi che Hilda lo
stava chiamando insistentemente. Si voltò, preoccupato del
fatto che la donna potesse aver ceduto sotto il peso del freddo e
delle difficoltà. Invece, la vide indicare un punto in
lontananza lungo il fiume ghiacciato.
Fece
fatica a mettere a fuoco ciò che Hilda gli stava segnalando,
ma quando vi riuscì, senza dire nulla corse in quella
direzione. La ragazza lo seguì e quando lo raggiunse, vide che
stava soccorrendo un ragazzino. Lo vide accertarsi che fosse ancora
vivo e poi lo vide prenderlo in braccio e muoversi verso la casa che
avevano abbandonato poco tempo prima.
Lo
seguì, sicura che quello fosse il più giovane dei suoi
allievi, ma quando arrivarono, lo bloccò prima che lo portasse
in una delle stanze.
Forse
è meglio se lo adagiate qui sul pavimento. Se accendiamo il
camino questa zona si scalderà prima.
Avete
ragione
Dove
posso trovare delle coperte?
Nell’armadio
della mia camera
Hilda
non se lo fece ripetere e corse a prendere il necessario. Quando
entrò nella camera, per un momento si soffermò ad
osservare l’ordine, la pulizia che vi regnavano. Il mobilio era
semplice e non vi erano molti oggetti, ad eccezione di alcuni libri
sparsi un po’ ovunque. Quella non sembrava la camera di un
cavaliere.
Aprì
l’armadio e vi prese le coperte. Tornata nella sala, le adagiò
sul pavimento e Camus, dopo aver tolto i vestiti al suo allievo, lo
adagiò tra di esse. Accese il fuoco e attese che si facesse
più vivo.
Hilda
si sedette per terra, accanto al ragazzo ancora svenuto e cominciò
ad asciugargli il volto con un panno. Il cavaliere rimase a
guardarla. Il suo volto, immerso nei riflessi del fuoco, era ancora
più bello del solito. Era stanca e si vedeva, ma allo stesso
tempo, trasparivano il suo vigore e la sua forza. Si domandò
come potesse, allo stesso tempo, dimostrarsi così decisa e
dolce al tempo stesso. La fitta al cuore ricominciò a dolere.
In
quel momento doveva pensare ai suoi allievi. Aveva trovato Hyoga, ora
doveva trovare Isaac, perciò quei sentimenti che faticava a
gestire, doveva imparare a controllarli. Senza dire nulla si voltò
e si mosse verso la porta, ma la voce della ragazza lo trattenne
dall’aprirla:
Il
ragazzo avrebbe voluto dirle di fare attenzione, ma gli sembrò
ridicolo, viste le circostanze. Uscì senza voltarsi indietro.
Hilda
lo vide richiudere la porta e poi si voltò a guardare Hyoga.
Aveva paura, ma sapeva che per aiutare Camus, sarebbe stato più
utile restare ad accudire il suo allievo. Sperò che il
cavaliere tornasse quanto prima. Il suono del vento la rendeva
nervosa.
***
Edgar
continuava ad agitarsi sul lettino dell’infermeria. Voleva
partecipare agli eventi che si stavano svolgendo al Grande Tempio e
voleva dare il suo contributo per aiutare i suoi amici. Invece si
ritrovava bloccato in quel maledetto letto. Mya gli era accanto, ma
non lo stava aiutando. Probabilmente anche lei pensava che lui non
fosse in grado di superare il suo dolore fisico. Per questo lo aveva
costretto all’immobilità?
Perso
nelle sue elucubrazioni non si accorse subito dell’arrivo di
Milo e Aioria e quando si avvide della loro presenza si spaventò.
Non era tanto la stanchezza che vedeva sul volto di entrambi, quanto
l’espressione sofferta di Milo.
In
tutto il periodo in cui lo aveva frequentato non gli era mai capitato
di vederlo preoccupato o accigliato. Aveva pensato, ad un certo
punto, che forse nella mente del cavaliere di Scorpio non si fosse
mai fermato un pensiero negativo e se lo avesse fatto fosse fuggito a
gambe levate.
Certo,
c’era stata tutta l’arrabbiatura che il compito di
allenarlo gli aveva portato, ma anche quell’evento si era
volatilizzato in un battito di ciglia nella mente di Milo.
Ora,
invece, il ragazzo era stanco, sconvolto, preoccupato e anche un po’
arrabbiato. Edgar, istintivamente, si rannicchiò su se stesso,
quasi a nascondersi.
Nella
sua infanzia, ogni qualvolta aveva visto il volto dei suoi genitori
accigliato, aveva pensato che la colpa fosse la sua ed i suoi
genitori non avevano mai fatto o detto nulla per fargli cambiare idea
e così nel corso degli anni aveva imparato a scomparire. Milo
si accorse del suo gesto:
Che
cosa hai Edgar? Non ti senti bene?
Sto
bene
Sei
sicuro? Ho visto che istintivamente ti sei piegato
E’
solo che … sto bene ….
Edgar
– Aioria sorrise – ho saputo del tuo gesto eroico. Sono
orgoglioso di te
Grazie
– l’ometto rispose un po’ impacciato, poi si
ricordò – ma Camus? E’ riuscito a salvare la
regina di Asgard?
Tu
che ne sai di questa storia? – lo sguardo di Milo si fece
ancora più serio
Io
… ecco … io …
Edgar!
Che cosa sai di questa storia? – Milo alzò leggermente
la voce
Io
… ehm … - l’uomo volse il suo sguardo verso Mya
e si morse il labbro
Nobile
Milo non adirarti con lui – Mya intervenne – sa quello
che gli ho detto io
E
tu cosa sai, ragazzina? – Milo si voltò verso di lei
Che
la regina di Asgard era in pericolo e che Camus l’ha salvata
E
sai anche che la regina di Asgard ha attentato alla vita di Athena?
Cosa?
– Edgar strabuzzò gli occhi – come è
possibile! Dici veramente?
Non
è vero – Mya non si voltò verso il suo amico, ma
mantenne lo sguardo fisso sul cavaliere di Scorpio
E
tu che ne sai?
Non
posso dirvi altro, mi dispiace, ma è una menzogna.
Non
puoi dirmi altro – Milo sorrise – vedi ragazzina nessuno
può celarmi un segreto se io non voglio
Milo
smettila – Aioria lo riprese – non puoi pensare di usare
i tuoi colpi così alla leggera
Il
ragazzo si sentì colpito dalle parole del suo compagno di
armi. La sua mente volò a quello che era accaduto poche ore
prima con Shaina e il senso di inadeguatezza si impossessò di
lui. Per la rabbia scacciò la mano di Aioria che stava
bloccando il suo braccio:
Questa
ragazzina sta celando delle informazioni. Il Grande Sacerdote ha
affermato che Camus ha tradito il Grande Tempio e se le informazioni
di questa mocciosa ci aiutano a scagionarlo … beh! Qualsiasi
mezzo sarà lecito.
Tu
non torcerai un capello a Mya!
Edgar,
a fatica, si alzò dal letto e tentò di mettersi a
protezione della ragazza, ma inciampò sul lembo del lenzuolo e
si ritrovò abbracciato a Milo. Il cavaliere di Scorpio
sorrise, suo malgrado e l’ometto, vergognandosi si alzò
velocemente per ritrovarsi seduto sul letto.
Cerchiamo
di calmarci tutti – Aioria cercò di fare da paciere –
tu Milo, smettila e tu Edgar non preoccuparti, nessuno torcerà
un capello a Mya
Va
bene – Edgar annuì
Il
problema, però – il cavaliere di Leo si rivolse alla
ragazza – è che sono state mosse delle accuse gravi
alla regina di Asgard e Camus l’ha aiutata a scappare. Ora
anche lui è ricercato.
Questo
lo so
Il
Grande Sacerdote ha dato disposizione di trovarlo e non tutti gli
sono amici come lo siamo noi. Questo lo capisci, vero?
Si
Mya,
per favore, dicci quello che sai, in modo che sappiamo cosa fare
Questo
significa che voi non credete all’innocenza di Lady Hilda e a
quella di Camus?
Io
credo nella buona fede di Camus – Aioria rimase serio –
ma io non conosco la regina di Asgard e se il mio Grande Sacerdote
mi dice che è lei la nostra nemica, io non posso fare altro
che credergli
Ma
Camus non gli ha creduto – Edgar provò ad alzarsi
nuovamente, ma la testa gli girò e dovette sedersi ancora una
volta
E’
per questo che dobbiamo avere più informazioni
Che
altre informazioni vi servono! Non sono state sufficienti quelle che
vi ha fornito il Grande Sacerdote?
Nell’infermeria
entrò Maya. I tre cavalieri si voltarono a guardarla, ma solo
Milo le rivolse la parola
E
tu cosa vuoi? Questa è una conversazione privata e tu non sei
invitata
Calmati
biondino – Maya gli fece l’occhiolino – sono solo
venuta ad informarvi che per volere del Grande Sacerdote io verrò
con voi
Scordatelo!
– fu la risposta piccata del cavaliere di Scorpio
Perché,
dove andate? – Edgar guardò spaesato prima Milo e poi
Aioria
Senti
biondo! – il tono di Maya si fece aggressivo – non
vorrai mica creare un incidente diplomatico?! I cavalieri di Asgard
sono alle porte del Grande Tempio
Sai
che paura! – Milo usò volontariamente un tono
sprezzante
Forse
non faranno paura a te, ma il Grande Sacerdote non vuole una guerra
e così ha incaricato me di seguirvi per tutelare gli
interessi di Lady Hilda
E
chi la tutelerà da te? – Mya si intromise
Il
suo amante – Maya sorrise sprezzante
Attenta
ragazzina – Milo la prese per il bavero della maglia e la
sollevò come un fuscello – stai denigrando un cavaliere
d’oro
Io
non denigro nessuno. Dico solo la verità. Non è vero
Mya? – la ragazza si voltò in direzione della sorella –
perché non le dici cosa hai visto nel futuro del tuo bel
cavaliere?
Cosa?
– Mya si voltò terrorizzata verso Edgar – di cosa
parli?
Si
… di cosa parli? – Milo strinse ancora più forte
la presa
Fatevelo
raccontare da lei – Maya si liberò dalla presa –
noi ci vediamo domani mattina alle pendici del monte
Mentre
la ragazza uscì, Milo volse la sua attenzione verso Mya
Di
cosa sta parlando?
Io
…
Parla!
Maledizione! – Milo si trattene dal prendere anche Mya per il
bavero della tunica
Milo
.. avanti, calmati …
Tu
non ti impicciare!
Il
ragazzo con una spinta spostò il cavaliere di Leo e si
concentrò sulla ragazza. Edgar avrebbe voluto intervenire, ma
la paura lo aveva bloccato sul letto. Non aveva mai visto Milo così
arrabbiato.
Milo
non ascoltò null’altro. Si voltò ed uscì
dalla sala senza aggiungere altro. Si sentiva tradito. Ripensando
agli ultimi mesi, si rese conto che il destino previsto da Mya si era
già avverato. Ecco spiegato il comportamento anomalo e il
disagio provato dal suo amico.
La
rabbia lo invase. Perché Camus non lo aveva ritenuto degno di
accogliere i suoi turbamenti? Non era forse stato un suo buon amico?
Perché aveva compiuto quel tradimento nei suoi confronti? E se
aveva tradito la loro amicizia, cosa gli impediva di tradire la loro
Dea?
Avanti
Milo, non penserai che Camus abbia perso il suo raziocino!? –
Aioria si affiancò a lui
Tu
lo hai perso?
Cosa?
Di cosa parli?
Cosa
saresti disposto a fare per amore di Marin?
Che
domande mi fai? – Aioria si rese conto che forse la sua
rettitudine avrebbe potuto vacillare per amore – e comunque
devi trovare prima Camus e devi parlare con lui, poi potrai tirare
le tue conclusioni
Devo?
– un sorriso comparve sul suo volto – perché? Tu
non vieni?
No,
Milo, mi dispiace
Cosa?
– la sorpresa si dipinse sul suo volto – Perché?
Devo
proteggere Seiya
Cosa
c’entra ora Seiya?
Non
lo so, ma so che anche la sua vita è in pericolo
Devi
proteggere la vita del moccioso o vuoi passare del tempo con la sua
insegnante?
Credimi,
qui Marin non c’entra nulla – Aioria sospirò –
è Camus che mi ha chiesto di proteggere Seiya
Che
vuoi dire?
Aioria
gli raccontò tutto quello che aveva fatto, visto o sentito
in quella serata e alla sua conclusione, Milo per sfogarsi, preso da
un attacco di rabbia, diede un pugno sul muro. Possibile che lui era
stato tenuto all’oscuro di tutto? Il risentimento nei
confronti del suo amico crebbe e si mischiò al furore per la
scoperta che il suo aggressore altro non era che Death Mask.
Si
ripromise di farla pagare a quel bastardo. Ma aveva bisogno di
tirare le fila del discorso, troppe erano le cose che non tornavano.
L’idea, però, di affrontare la ricerca in solitaria non
lo allettava. Voltandosi si trovò di fronte Edgar. L’ometto
era malandato, ma aveva una luce negli occhi che entusiasmò
Milo:
D’accordo
Edgar caro. Tu verrai con me
Cosa?
– l’omino per poco non svenne – ma … io …
ma sei sicuro? … Ti sarò solo di impiccio …
Anche
tu sei un cavaliere e hai dimostrato di avere coraggio …. –
Milo si fece pensieroso – l’unico problema è che
la tua armatura è andata …
Già
– Edgar abbassò lo sguardo per nascondere il fatto che
provasse vergogna, poi assalito da un pensiero lo rialzò –
ma non c’è qualcuno che possa ripararla? Che so …
un mastro ferraio … un fabbro … qualcosa così
Il
Grande Mu può riparare la tua armatura
Tutti
si voltarono a guardare Shaka che, con passo silenzioso, si era
avvicinato a loro senza che se ne accorgessero. Edgar si sorprese non
tanto del fatto che lui non lo aveva sentito arrivare, ma che due
cavalieri d’oro come Aioria e Milo fossero stati presi di
sorpresa. Un’altra domanda lo assalì:
Chi
è il Grande Mu?
Il
mastro ferraio che cerchi – Milo sorrise – colui che ti
aggiusterà l’armatura
Dove
si trova?
Nel
Jamir – rispose Shaka
Nel
….e dove si trova il Jam… come avete detto che si
chiama
Non
preoccuparti Edgar, ti ci porterò io nel Jamir
Ma
così ti farò perdere tempo?
Andremo
nel Jamir e poi cercheremo Camus …
Vengo
con voi – Mya, che fino a quel momento era rimasta in
silenzio, si avvicinò ad Edgar
No
Ma
mia sorella ….
La
sua presenza non dipende da me – lo sguardo di Milo si fece
serio – la tua si …
Ma
io voglio venire …
E’
meglio che tu rimani qui – Edgar le prese le mani – se
Camus torna al Grande Tempio deve poter contare su qualcuno
Io
… va bene – Mya rispose poco convinta – ma voi ce
la farete?
Ehi!
– Milo sorrise – così mi offendi …
Scusatemi
cavaliere di Scorpio – Mya abbassò lo sguardo –
io conosco il vostro valore, ma mia sorella è pericolosa ed
inoltre dovrete badare anche ad Edgar
Io
so badare a me stesso – l’ometto bonfonchiò
offeso
Non
preoccuparti Mya – Shaka le rivolse la parola per la prima
volta – devo recarmi nel Jamir per parlare con Mu, perciò
per una parte del loro viaggio veglierò io su di loro.
Con
poche parole il cavaliere di Virgo riuscì ad offendere sia
Edgar che Milo. Il cavaliere di Scorpio non aveva molta voglia di
portarsi appresso anche l’uomo più vicino agli Dei, ma
non poteva certo impedirgli di fare la loro stessa strada. Maledì
per la centesima volta il suo amico Camus per averlo tenuto
all’oscuro di tutta quella storia.
Ah,
si! Ecco il nuovo capitolo in cui Camus e Hilda finalmente arrivano
in Siberia e non trovano nessuno e Milo è costretto ad
organizzare il viaggio nel Jamir con una compagnia veramente
assortita! E il nostro povero Edgar? Cosa combinerà con il
Grande Mu? Sempre se riuscirà ad arrivare vivo nel Jamir .
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Capitolo 16 *** XVI- Questione di Opinioni ***
Capitolo
XVI
Questione
di opinioni
Era
passato un intero giorno e Hilda non aveva più avuto notizie
di Camus. Hyoga continuava a dormire e lei non sapeva più cosa
fare. Se fosse successo qualcosa a Camus e se il suo allievo non si
fosse ripreso, avrebbe dovuto trovare il modo di andarsene di lì.
Era
abituata alla neve e al ghiaccio, ma non conosceva quelle zone e i
paesaggi innevati sono tutti simili ad occhi inesperti. Pregò
Odino che accadesse qualcosa.
La
porta si spalancò improvvisamente e lei sobbalzò
impaurita, ma per fortuna colui che entrò era il cavaliere di
Aquarius. Ciò che notò fu la stanchezza sul suo volto e
la delusione. Era evidente che non era riuscito a trovare l’altro
suo allievo. La salutò e le chiese se stesse bene. Poi si
avvicinò a Hyoga e le chiese se avesse mai ripreso conoscenza.
Hilda scosse la testa:
Camus
si alzò e dopo aver riempito un secchio di acqua gelata, la
tirò addosso al suo allievo, lasciando Hilda senza parole.
Avrebbe voluto chiedergli se era per caso impazzito, ma la reazione
di Hyoga la distrasse.
Il
ragazzo si alzò di scatto e dopo aver ripreso fiato si guardò
intorno. Quando si rese conto di essere nel rifugio e che di fronte a
lui vi era il suo maestro, si inginocchiò e lo scongiurò
di perdonarlo. Ciò che colpì Hilda fu l’inespressività
e la severità sul volto del cavaliere di Aquarius: quello che
aveva di fronte era un uomo completamente diverso da colui che aveva
conosciuto ad Asgard o che l’aveva salvata al Grande Tempio.
L’uomo che ora vedeva non aveva sentimenti e la severità
aveva preso il posto della serenità che di solito campeggiava
sul suo viso.
Hyoga
aspettò che il suo maestro gli dicesse qualcosa, ma quando ciò
non accadde, si fece coraggio e proseguì:
Come
avete fatto a trovarmi? E da quanto tempo sono svenuto?
Le
domande le faccio io, Hyoga
Si,
maestro – il biondino chinò il capo
Dove
è Issac?
Isaac?
– Hyoga lo guardò sorpreso – io … non lo
so, Maestro
Tu
devi saperlo!
Io
… non lo so Maestro. Che cosa è successo?
Ti
abbiamo trovato sulla sponda di un fiume ghiacciato. Il ghiaccio è
stato divelto dall’interno e se tu eri svenuto, qualcun altro
deve averlo infranto per te.
Io
non ricordo nulla. L’ultima cosa che ricordo è che ero
andato … beh … io
So
dove sei andato, Hyoga – Camus lo guardò con severità
– e so che sei svenuto. Quello che voglio sapere da te è
chi ti ha salvato e se ricordi qualcosa
Io
… non ricordo nulla
Camus
trattenne a stento la sua rabbia. Sapeva che Hyoga aveva provato a
raggiungere la madre nelle acque del lago ghiacciato e sapeva che era
stato Isaac a salvarlo da morte certa. Cominciava anche ad essere
quasi sicuro che il salvataggio dell’uno aveva decretato la
morte dell’altro, ma non voleva lasciare nulla di intentato.
Non voleva rassegnarsi all’idea che il suo allievo fosse morto.
Non poteva accettare il fatto che uno dei due ragazzi che gli erano
stati affidati avesse perso la vita in quel modo. Era evidente che
sua era la responsabilità. Aveva sottovalutato la cocciutagine
di Hyoga e questo era il risultato.
In
quell’istante provò il desiderio di polverizzare il
ragazzino; osservò le sue mani; stavano tremando per la
rabbia. Strinse i pugni e chiuse gli occhi. Sapeva di avere lo
sguardo di Hilda e di Hyoga addosso. Come uomo e come custode delle
energie fredde avrebbe dovuto dire qualcosa che alleggerisse la
tensione, ma non vi riuscì. Anche in questo si sentì di
aver fallito. Il suo autocontrollo, per l’ennesima volta, stava
perendo.
Uscì
dalla casa per riprendere fiato. Non voleva dire o fare cose di cui
avrebbe potuto pentirsi. Hilda lo seguì all’esterno.
Rimase un po’ in silenzio ad osservarlo e solo quando lui,
dandole le spalle, le disse di rientrare perché fuori faceva
freddo, decise di parlare:
Capisco
la vostra rabbia, ma forse dovreste dire qualcosa al vostro allievo
per confortarlo.
Hyoga
deve imparare che ogni azione che viene compiuta comporta il dovere
di prendersi le responsabilità che ne conseguono
Io
penso che lui abbia ben chiaro, soprattutto ora, che glielo avete
fatto notare, quale sia la sua responsabilità. Ma è un
ragazzino con un peso molto grande da portare sulle sue fragili
spalle.
Non
fatevi ingannare – Camus si girò ad osservarla –
Hyoga non è così debole come sembra e comunque se
vuole diventare un cavaliere dovrà imparare a portare certi
pesi
E’
quello che fate voi? – Hilda lo guardò con curiosità
Che
volete dire?
Vedo
la sofferenza nei vostri occhi. Vi sentite responsabile della
scomparsa di Isaac?
Isaac
è morto … non è scomparso
Come
fate a dirlo? Magari è riuscito a salvarsi e tornerà
Voi
siete una donna che crede molto, vero? – Camus sorrise
E
voi siete un uomo che non credete affatto, vero?
Vi
sbagliate … però al vostro contrario so quando
qualcosa è impossibile. E’ impossibile che Isaac sia
sopravvissuto con il freddo e con la ferita che aveva.
Come
fate a dire che si sia ferito?
Ho
visto il sangue, nel ghiaccio, dove abbiamo trovato Hyoga
Non
è vostra la responsabilità
Quanto
ti viene affidato qualcuno, se tu non riesci a proteggerlo, allora
la responsabilità di quello che gli accade è tua. Non
credete?
Non
lo so – Hilda rimase spiazzata dalla sua determinazione –
ma in questo caso voi non avreste potuto impedire la cosa
Vi
sbagliate. Sapevo che Hyoga avrebbe provato a raggiungere sua madre
e non ho fatto nulla per impedirlo
E
cosa mai avreste potuto fare? Non pensate che il destino si compia
nonostante i nostri tentativi per cambiarne le sorti?
Camus
ripensò ad Edgar. Non capiva perché il pensiero di
quell’ometto affiorasse nella sua mente, ma cominciò a
ragionare sul fatto che a dispetto di tutto, compreso il destino,
Edgar ora era un cavaliere di Athena e che, in quanto tale, gli aveva
salvato la vita. Sorrise tristemente:
Hilda
lo lasciò da solo a rimuginare su quanto accaduto e rientrò
in casa. Ad attenderla trovò Hyoga che le chiese subito come
stesse il suo maestro e se fosse ancora adirato con lui:
Io
non conosco bene Camus, ma credo che abbia solo bisogno di tempo.
E’
colpa mia se Isaac è scomparso. Se dovesse essergli capitato
qualcosa non me lo perdonerà mai e come potrebbe? Io neanche
mi perdonerò mai! Sono stato uno stupido, un egoista, un
arrogante e un incapace. Ero convinto di poter andare a trovare
finalmente mia madre e invece ho fallito e Isaac è dovuto
correre a salvarmi.
Avanti
Hyoga – Hilda cercò di rincuorarlo – non è
colpa tua. E’ il caso che ha creato questa sequenza di eventi
così nefasta. Sono convinta, inoltre, che Camus non è
adirato con te. E’ semplicemente sconvolto per quello che può
essere successo ad Isaac. Ora smettila di piangere e di incolparti.
Hai fame?
Hyoga
annuì singhiozzando. Erano giorni che non toccava cibo e
quella donna era così gentile che gli venne spontaneo dire la
verità. Hilda si alzò e dopo aver armeggiato un po’
in cucina, gli portò un piatto pieno di minestra. Il biondino
lo prese e cominciò a mangiare in silenzio. Dopo poco, Camus
rientrò e Hyoga, vergognandosi del fatto che stava mangiando,
si alzò di scatto, facendo cadere la ciotola. I due si
guardarono, ma il cavaliere di Aquarius non gli disse nulla. Hilda
raccolse il piatto e chiese a Camus se voleva mangiare qualcosa.
L’uomo scosse la testa, poi si rivolse al suo allievo:
Finisci
di mangiare e torna a riposarti. Da domani ricomincerai gli
allenamenti – Hyoga annuì – dormirai nella tua
stanza, mentre Lady Hilda, voi dormirete nella mia
E
voi? – Hilda si sentì in dovere di chiedere, non voleva
recare più disturbo del necessario
Io
non ho sonno
Ma
voi dovete riposarvi. Sono più giorni che non lo fate?
Non
ho bisogno di una balia, Lady Hilda
La
donna tacque, era la prima volta che Camus le rispondeva con un tono
infastidito. Comprese che la stanchezza ed il dolore per il suo
allievo avevano turbato il suo animo, generalmente calmo e
distaccato. Diede la buonanotte ad entrambi e si ritirò nella
camera di Camus, senza dire altro. In altre circostanze avrebbe
insistito per non togliere il posto di nessuno, ma in quel caso
comprese che era meglio lasciare in pace il suo accompagnatore: aveva
bisogno di tempo e solitudine per riprendersi.
***
Edgar
stava letteralmente arrancando dietro Milo e Shaka. Erano ormai ore
che camminavano per lande deserte e paesaggi rocciosi e le sue gambe
erano diventate piombo. Per un cavaliere di Athena come ormai era
lui, lo spettacolo che stava dando era penoso. Perfino Maya mostrava
superiori capacità atletiche.
La
ragazza lo aveva deriso per gran parte del viaggio: prima aveva
criticato l’abbigliamento, poi la postura, poi la lentezza,
infine il fatto che trasudava sudore come una spugna troppo imbevuta
di liquidi. Edgar era diventato sempre più paonazzo, un po’
per la fatica e lo sforzo e un po’ per l’umiliazione e la
rabbia che stavano crescendo.
Osservando
Milo e Shaka, così freschi e riposati, che continuavano a
camminare come se stessero facendo una passeggiata e non una scalata
sui monti, Edgar si depresse ancora di più. Sapeva di non
poter competere con loro, ma non credeva, dopo l’allenamento
fatto, di essere così scarso. L’impresa di arrivare nel
Jamir era superiore alle sue forze. Per tutto il viaggio ne Milo, ne
tantomeno Shaka gli avevano rivolto la parola, entrambi troppo presi
dai loro pensieri, ma ora che erano arrivati più in alto,
entrambi si voltarono. Fu Milo, però, il solo a parlare:
Lo
sguardo di Milo diede sicurezza all’ometto. Respirò a
fondo, non sapeva cosa lo aspettava, ma avrebbe cercato di affrontare
la cosa come un vero cavaliere.
Ricominciarono
a camminare, ma una fitta nebbia rendeva il viaggio difficoltoso.
Edgar non riusciva a vedere lontano dal suo naso. Sentì la
voce di Milo che gli ordinava di camminare in linea retta, un passo
dietro l’altro. Non sapeva il perché, ma se il cavaliere
di Scorpio gli diceva di fare una cosa, lui la faceva.
Ad
un certo punto si sentì abbandonato e solo. Vide spuntare dal
nulla degli spiriti e la prima reazione che ebbe fu quella di
scappare a gambe levate. Urlò, terrorizzato, ma poi, pensando
a quanta strada aveva percorso fino a quel momento si fece coraggio e
si mise in posizione di combattimento.
Se
doveva morire in quelle lande deserte, voleva farlo con onore e non
piagnucolando come un poppante. Nel momento in cui quegli orribili
spiriti lo attaccarono, però, dalla nebbia comparve Milo che
con un solo colpo li fece sparire tutti. Senza voltarsi gli chiese se
andava tutto bene ed Edgar annuì, tirando un sospiro di
sollievo. Il cavaliere di Scorpio si voltò, preoccupato perché
non aveva sentito nessuna risposta da parte dell’ometto:
Edgar
… ah … stai bene
Si
… Milo … scusami … io …
Sei
stato coraggioso – Milo sorrise e poi si rivolse al cielo –
Avanti Grande Mu, piantala con questi giochi da circo e mostrati a
noi
Edgar
si guardò intorno, ma non vide nessuno, ma ad un certo punto
si sentì leggero come una piuma e in un attimo si ritrovò
sul picco di un monte, davanti ad una sorta di Pagoda gigante che
aveva la inusuale caratteristica di non possedere una porta di
ingresso.
Si
guardò in giro: niente Milo, niente Shaka e niente Maya. Ma
dove diavolo era finito? E soprattutto come? Si voltò alle
spalle, sentendosi osservato, ma non vide nessuno. Se non si fosse
imposto di mantenere un contegno sarebbe scoppiato volentieri a
piangere. Cominciò a dirsi ad alta voce che lui era un
cavaliere di Athena, e se lo ripetè come un mantra per cinque
minuti. Alla fine cercò di darsi una sistemata e si mise in
posizione di combattimento.
E
così tu sei colui che ha ottenuto le vestigia di Pegasus
Chi
ha parlato? – Edgar si voltò alle sue spalle e si trovò
ad osservare un tizio dai capelli lilla, un colore che in natura non
aveva mai visto, che lo fissava con aria rilassata – tu sei il
Grande Mu?
E
tu sei Edgar – l’ometto annuì – piacere di
fare la tua conoscenza Edgar
Il
piacere è mio – l’omino si sentì
rilassato, in cuor suo non dubitava che l’uomo che aveva di
fronte fosse giusto – noi siamo venuti qui perché …
La
tua armatura è distrutta e vuoi che io la ripari, giusto?
Si,
ma come fai a saperlo?
A
meno che tu non sia venuto qui per uccidermi – Mu sorrise, ma
nella schiena di Edgar un brivido la percorse velocemente –
devi essere venuto per chiedermi di aggiustare le tue vestigia. Devo
però avvertirti: non sarà così semplice
Che
vuoi dire?
Prima
che Mu potesse rispondergli, anche Milo, Shaka e Maya arrivarono sul
monte. I tre uomini si salutarono, ma senza particolare enfasi ed
Edgar comprese che tra di loro non ci dovesse essere una grande
amicizia. Del resto perché doveva? Mu era un mastro ferraio e
Milo e Shaka invece erano due cavalieri di alto rango. Milo posò
lo scrigno dell’armatura di Pegasus che aveva preso in carico a
metà del viaggio, vedendo Edgar che arrancava sotto il suo
peso. Lo scrigno si aprì e l’armatura si mostrò,
grigia e spenta:
Puoi
aggiustarla? – chiese Milo
Stavo
dicendo ad Edgar che non sarà così semplice
Farò
qualsiasi cosa per farla aggiustare. Non ho soldi con me, ma posso
firmarti delle cambiali
Non
devi pagarmi – Mu sorrise
No?
– l’ometto lo guardò sorpreso – e allora
cosa devo fare?
Per
poterla aggiustare ho bisogno che il sangue di un cavaliere venga
versato su di essa
Cosa?
Perché? Come? Quanto? Quando?
Devo
rispondere a tutte le tue domande?
No
… io …cioè si
Va
bene – Mu mantenne la calma e Milo provò un senso di
invidia, lui a quel punto avrebbe già dato una risposta
nervosa – è necessario sangue di un cavaliere per
riportare alla vita queste vestigia sacre. Deve essere fatto il più
presto possibile, perché questa armatura sta morendo e deve
essere versato su di essa. Per quanto riguarda la quantità,
beh ad occhio c’è ne vorrà più della metà
E’
impossibile!!! – Edgar urlò quasi – non si può
togliere ad un uomo metà del suo sangue – morirebbe
Ma
tu non sei un uomo, sei un cavaliere – fu la risposta
lapidaria di Shaka
Io
ne dubito – disse Maya in tono sarcastico –e quindi nel
suo caso non credo che basterebbe tutto il suo sangue per riportare
in vita un solo gambale di queste vestigia
Lo
farò io – Milo si avvicinò all’armatura,
ma Edgar gli si parò davanti
No,
Milo. L’armatura è mia ed io metterò il mio
sangue per aggiustarla
Forse
sarebbe meglio che lo facessi fare a Milo
Lo
sguardo di Mu mise in difficoltà la risolutezza di Edgar,
c’era qualcosa in esso che suggeriva all’omino di non
disubbidire, ma quando vide Milo spostarlo per mettersi di fronte
all’armatura, un moto di orgoglio lo assalì:
L’ometto
si lanciò sull’armatura, anche se non sapeva bene come
avrebbe fatto a fare uscire tutto quel sangue dal suo corpo.
Aveva
pensato in un primo momento a spararsi, come in tutti quei film
americani che aveva visto da adolescente, ma non aveva una pistola e
non aveva neanche un pugnale, insomma non aveva nessuna arma, ma
l’importante era impedire a Milo di farlo al posto suo. Di
quell’avviso però non era il cavaliere di Scorpio che,
una volta che l’ometto gli si avvicinò, dandogli un
pugno sulla pancia lo fece svenire. L’ultima cosa che vide
Edgar fu il sorriso di Milo e dalla sua bocca riuscì a leggere
le parole “Perdonami”.
Nuovo
capitolo delle avventure di Edgar. Che ne pensate di come si sta
evolvendo la storia? Ancora una volta Milo è corso in suo
aiuto. Riuscirà a non morire? E intanto cosa succederà
a Camus e Hilda?
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Capitolo 17 *** XVII - Chiari di Luna ***
Capitolo XVII
Chiari
di Luna
Edgar,
una volta sveglio, impiegò un po’ di tempo a realizzare
dove fosse. Ricordava vagamente il viaggio verso il Jamir e
l’incontro con il mastro ferraio e ricordava la richiesta di
quest’ultimo sull’utilizzo del suo sangue, ma il resto
era nebuloso.
Stiracchiandosi
si voltò a destra. Si sentiva stanco e per riaddormentarsi e
continuare a riposare, era sua abitudine, ogni volta che si svegliava
nella notte, girarsi verso il lato destro e sognare di avere una
compagna accanto a cui augurare la buona notte. Invece si trovò
ad osservare il suo maestro, addormentato nel letto accanto.
Il
volto di Milo era rilassato nel sonno e la sua bellezza, agli occhi
dell’omino, sembrò ancora più ingiusta. Perché
Dio doveva essere così iniquo? L’occhio seguì le
linee morbide che i suoi capelli, adagiati selvaggiamente sulle
spalle delineavano e si fermò sulle fasciature color cremisi
che aveva ai polsi. Solo in quel momento, vedendo quel sangue si
ricordò di cosa era successo.
Si
alzò velocemente e andò a sincerarsi che il suo maestro
fosse ancora vivo. Respirava tranquillamente, quindi era solo
addormentato. Edgar tirò un sospiro di sollievo, non voleva
avere sulla coscienza la morte di una così bella creatura. Non
poteva svegliarlo per chiedergli come stava, perciò, guadagnò
la porta e andò alla ricerca del mastro ferraio e di Shaka. Li
trovò seduti per terra, intorno ad un tavolo, mentre
consumavano un pasto frugale. Con loro c’era anche Maya che
aveva tutta l’aria di annoiarsi a morte.
Mu
quando lo vide con un gesto della mano lo invitò a sedersi e
la prima cosa che fece Edgar, una volta seduto, fu chiedere come
stesse Milo:
Edgar
si sentiva in colpa e l’idea che le sue vestigia avessero
comportato un esperienza dolorosa per Milo lo rendeva nervoso, ma
quando Mu gli indicò il punto dove si trovavano e le vide,
rimase a bocca aperta per quanto erano luminose.
E’
il sangue di Milo – Mu interpretò correttamente il suo
stupore – il sangue di un cavaliere d’oro rende le
armature più forti e lucenti.
Il
tuo, probabilmente, l’avrebbe solo spolverate –il
commento di Maya fu sprezzante
Perché
sei così cattiva con me? – Edgar la fissò, ma
non con cattiveria
Cattiva?
Io non sono cattiva – Maya si sorpresa a quella domanda –
e comunque sei tu che sei ridicolo
Se
anche sono ridicolo, tu sei l’unica che continua a prendermi
in giro. Perché?
Io
non ti prendo in giro, io ti dico solo la verità. Sei
ridicolo ed è incredibile che tu sia diventato un cavaliere
di Athena e soprattutto, mi sorprende che tu sia ancora vivo. Di
certo la tua vita non sarà così lunga – il
sorriso di Maya si fece ancora più sprezzante
Potresti
dircelo tu quale sarà il destino di Edgar – le parole
di Virgo sorpreso tutti tranne Mu
Che
vuoi dire? – Maya si mise sulla difensiva
Non
hai anche tu il dono che appartiene a tua madre e a tua sorella?
Prevedere il futuro?
Non
pensavo che l’uomo più vicino agli Dei credesse in
queste cose
Non
ha importanza in cosa credo io.
Io
…
Maya, sentendosi in
difficoltà di fronte al cavaliere di Virgo, decise di
acconsentire alla sua richiesta. Si concentrò su Edgar e cercò
di visualizzare il suo futuro. Questo, generalmente era un esercizio
che le veniva facilmente, ma nel caso dell’ometto buffo tutto
le risultò difficoltoso.
Sapeva
che la sua sarebbe stata una visione parziale, ma mai le era capitato
in vita sua di vedere con l’occhio della mente un buco nero. Le
era praticamente impossibile prevedere il futuro di Edgar.
Spalancò
gli occhi, sorpresa ed incredula e vide comparire sul volto di Vrigo
un sorriso:
Perché
ridi? Che cosa hai fatto ai miei poteri?
Assolutamente
nulla. Forse sei tu che hai sopravvalutato le tue forze o
sottovalutato la persona che hai di fronte
Che
cosa hai visto? – Edgar era confuso e non riusciva a capire
cosa stesse succedendo, però era curioso di sapere che cosa
gli riservasse ancora il suo futuro
Tu
taci! La verità è che sei una persona talmente
insignificante che anche il tuo futuro è insignificante e non
c’è nulla che valga la pena raccontare
Io
penso, invece, che nel caso del nostro Edgar le variabili in gioco
sono talmente infinite che il tuo potere non riesce ad esplorare
nessuno dei suoi possibili futuri – questa volta fu Mu ad
intervenire – ed inoltre ho il sospetto che i tuoi poteri non
siano completi
Beh,
lei ha bisogno di sua sorella – Edgar rispose d’impulso
– ognuna di loro legge un futuro possibile, ma nessuna delle
due sa quale si avvererà.
Non
è vero! – Maya rispose con aggressività
Ma
… - Edgar cambiò colore – il fatto che tu non
riesca a leggere il mio futuro può significare che io ne ho
solo uno possibile e che quello possibile lo ha visto Mya. Lei,
quando gli ho chiesto di dirmi cosa ha visto nel mio futuro non me
lo ha voluto dire, ma ho capito che qualcosa ha visto
Io
non ti ho detto che non ho visto nulla! Ti ho detto che il tuo
futuro è talmente tanto insignificante da non sprecarci
neanche le parole. Io vedo il futuro che verrà, senza se e
senza ma. Ho ereditato il poter di mia madre e sono l’unica
che può ambire al suo titolo e a quello che è previsto
per la sua progenie.
E
cosa è previsto nel tuo futuro? – Mu domandò con
noncuranza, mentre Shaka si fece più attento
Questa
è una cosa che non vi riguarda!
Io
non ti credo – Edgar rispose sicuro – Mya ha detto la
verità e tu sei una bugiarda
Non
osare darmi della bugiarda. Avanti! Chi di voi due vuole che gli
preveda il proprio futuro? – Maya si rivolse a Shaka e Mu
Io
conosco già il mio futuro – Shaka rispose con
tranquillità
E
quale è? – Edgar lo guardò con curiosità.
Quell’uomo suscitava in lui mille domande, ma in tutta onestà
non sapeva se voleva conoscerne le risposte.
Quello
previsto per ogni cavaliere di Athena
Io
non ho alcun interesse a conoscere il mio destino – Mu chiuse
gli occhi – sarà quello che vorrà per me il Fato
Leggi
il mio futuro. Io sono più terreno di questi due e sono
curioso di sapere cosa prevede il destino per me
Nella
sala entrò Milo. Aveva l’aria stanca, due profonde
occhiaie ed il passo lento. Edgar si alzò per aiutarlo, ma il
cavaliere di Scorpio lo scansò con una mano e si sedette
vicino a Mu, in modo da poter vedere Maya negli occhi.
Maya
era innervosita dai modi bruschi del cavaliere di Scorpio, ma decise
di provare perché doveva difendere le sue affermazioni. Si
concentrò su Milo e cercò di visualizzare il suo
futuro. Di solito le immagine che affioravano nella sua mente, benché
nitide erano avvolte da colori grigi, mentre ora nella sua mente
affiorarono delle immagini con colori accessi e contrastanti. Le
figure si susseguivano velocemente e confusamente, mentre prima erano
sempre state lente e chiare.
Tu
… avrai un rapporto sessuale con una donna …
Uno
solo? – Milo sorrise sarcasticamente – devo
preoccuparmi? Questo è tutto quello che vedi?
Morirai
– Maya cominciò a sentirsi male fisicamente per lo
sforzo di mettere a fuoco tutte quelle immagini – si morirai …
di fronte ad un muro alto e impenetrabile … no ... tu verrai
ucciso … si … da un cavaliere biondo … no …
io …
Maya
si alzò improvvisamente e fuggì via
Fantastico!
– Milo alzò le braccia al cielo – non solo non
farò più l’amore in vita mia, ma mi toccherà
anche morire in qualche modo
Smettila
di fare del sarcasmo – Mu lo guardò con severità
– è del tutto fuori luogo
Fuori
luogo? – Milo si voltò verso il padrone di casa –
e proprio tu mi viene a parlare di cose fuori luogo? Ti sei ritirato
qui come un eremita, abbandonando la tua casa e mancando al tuo
compito principale …
E
questo cosa c’entra con il tuo comportamento? – Mu
mantenne un tono calmo, ma se Edgar avesse potuto, sarebbe fuggito a
gambe levate.
E
il tuo commento cosa c’entra con quello che ho detto io? Voi
due siete sempre lì, pronti a pontificare e a noi comuni
mortali non fate mai capire nulla di quello che vi passa per la
testa, ma forse non passa nulla per la vostra testa ed il vostro è
solo un modo per nascondere la piccolezza della vostra anima. Devo
uscire. Ho bisogno di aria pulita
Milo
si alzò di scatto, rischiando di perdere l’equilibrio.
Si sentiva debole, ma allo stesso tempo insofferente. Aveva tante
cose per la testa, molte delle quali andavano in contrasto l’una
con l’altra. A sentire parlare Maya del suo futuro gli era
venuta l’orticaria.
Forse,
in cuor suo, aveva sperato che quella ragazza potesse chiarirgli
molti punti a lui oscuri, ma così non era stato e
l’atteggiamento così sicuro di Mu e Shaka lo aveva
innervosito.
Uscì
all’aperto, un po’ per prendere aria e un po’ per
riuscire a schiarirsi le idee. Camminò per circa mezz’ora,
ma improvvisamente sentì le forze andarsene e dovette sedersi
per non cadere. Era evidente che il sangue versato sull’armatura
di Pegasus lo aveva reso più debole e il riposo forzato a cui
lo aveva costretto Mu non gli aveva permesso, comunque, di recuperare
le forze.
Non
si era pentito di aver utilizzato il suo sangue, Edgar gli piaceva e
sapeva che non sarebbe mai riuscito a superare questa ennesima prova.
Scavalcando un frangente roccioso si ritrovò ad ammirare un
prato fiorito. Non gli era mai capitato di vedere dei fiori così
strani, ma la loro bellezza era indubbia. Si sdraiò sulla
terra in attesa di recuperare un minimo di forze che gli
permettessero di tornare dagli altri. Cercò di calmarsi e di
prenderla con più filosofia: era inutile arrabbiarsi, in
fondo, anche se gli urtava dover ritardare il suo incontro con Camus.
Chiuse
gli occhi per riposare e si addormentò in un istante.
***
Aioria
aveva deciso di rimanere al Grande Tempio. Avrebbe voluto seguire
Milo e Shaka alla ricerca di Camus, amava l’avventura e gli
mancava provare quell’adrenalina che tanto lo aveva
accompagnato durante lo scontro con i Titani.
Al
momento, però, la sua presenza era più importante lì.
Doveva tenere d’occhio Seiya e doveva fare in modo che non gli
accadesse nulla. Non aveva ancora compreso il ruolo del ragazzino in
tutta la storia, ma sapeva che un pericolo incombeva su quel giovane
guerriero e lui era l’unico a poterlo proteggere.
Giunto
nuovamente sulla riva del mare, non entrò in casa e rimase
fuori ad osservare la luna che con la sua luce bianca illuminava la
battigia. Per un momento aveva valutato la possibilità di
entrare, ma forse era meglio attendere fuori, anche da lì si
sarebbe accorto se qualcuno avesse provato ad attentare alla vita di
Seiya. Inoltre, dentro c’era Marin che vegliava sul ragazzo.
Era lei il motivo per cui preferiva rimanere fuori.
Aveva
compreso che i suoi sentimenti verso quella ragazza erano di amore;
inoltre sapeva di provare una forte attrazione, sentiva i brividi
percorrergli costantemente il corpo e ne era terrorizzato: non aveva
mai provato un sentimento così forte. Aveva bisogno di tempo
per comprendere quale fosse la strada migliore da percorrere:
insistere con lei, oppure fare in modo che le cose continuassero
così? Il problema, però, era anche che lui aveva visto
il suo volto e per le leggi di Athena, lei doveva o ucciderlo o
innamorarsi di lui. Un bel rompicapo da risolvere in tempi più
tranquilli. Forse era meglio aspettare che le cose si calmassero e
che Seiya fosse al sicuro. Solo in seguito avrebbe pensato a quale
fosse la strada migliore da seguire.
Si
sedette sulla sabbia e attese che qualcosa accadesse.
***
Milo
si era addormentato profondamente per cui non percepì
immediatamente il cosmo della persona che stava sopraggiungendo.
Quando lo fece, fu troppo tardi e la guerriera a cui apparteneva lo
prese di sorpresa.
Aprendo
gli occhi si ritrovò il volto di Shaina sopra il suo. La
ragazza lo aveva immobilizzato e lo stava guardando da dietro la sua
maschera inespressiva.
Milo
non poteva certo sapere che cosa nascondesse il suo sguardo, celato
ai suoi occhi da quell’arnese infernale, ma al tempo stesso
poté percepire chiaramente la rabbia che provava, ascoltando
semplicemente il suo cosmo. Un sorriso comparve sul suo volto:
Come
mai da queste parti?
Dopo
l’umiliazione che mi hai inferto, pensavi veramente che ti
avrei lasciato in pace? Ho giurato che ti avrei ucciso e manterrò
il mio giuramento.
Sinceramente
avevo sperato che non fossi così matta da provarci
Attento
cavaliere! Shaina puntò il suo dito sul suo collo –
sono molto motivata
Non
basterà
Con
un gesto veloce, troppo veloce per il cavaliere di Ofiuco, Milo si
liberò della sua presa, facendola volare dalla parte opposta e
si alzò di scatto. La velocità, però, gli giocò
un brutto scherzo, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Per
fortuna, Shaina era troppo impegnata a rialzarsi per notare la sua
defaiance.
La
donna, rialzandosi, si mise in posizione, pronta per sferrare il suo
attacco. Milo sentiva di non avere le energie sufficienti per
affrontare un altro combattimento con quella ragazza e gli serviva
tempo per pensare, così cercò di distrarla con le
parole:
Sai
Shaina, questa sera mi hanno predetto il futuro
Ti
hanno per caso detto che morirai per mano mia? – la ragazza
lanciò il suo attacco, che lo sfiorò
No!
Mi hanno detto, però che presto morirò
Se
non ti hanno predetto la morte per mia mano, non mi interessa cosa
altro ti hanno detto – altro attacco e altro fallimento
Beh
… – Milo sorrise – però mi hanno predetto
una notte di passione prima della mia morte
Non
con me, bello!
Shaina
lanciò ancora un altro colpo che sfiorò il suo volto.
Era riuscito a spostarsi ancora una volta, ma troppo lentamente per
non essere raggiunto, anche solo di striscio. Shaina dal canto suo,
però, rimase un istante ad osservarlo. Aveva visto un rigolo
di sangue uscire dalla sua guancia, ma non ne fu soddisfatta.
Qualcosa nel modo di combattere e nel comportamento del ragazzo non
la convincevano. Era troppo lento nei movimenti ed in più, era
tornato al suo solito tono canzonatorio, eppure dopo l’ultimo
scontro in cui decisamente aveva superato il limite e in cui aveva
intravisto il suo volto, le era sembrato mortificato e sinceramente
dispiaciuto. Ora, invece, sembrava tornato alla sbruffonaggine di
sempre.
Ad
ogni modo, Shaina, devi deciderti. Se pensi di essere tu quella che
mi ucciderà questa notte, dovrai essere sempre tu quella che
mi farà avere una notte di passione!
Non
sei il mio tipo, cavaliere di Scorpio
E
quale è il tuo tipo?
Milo,
con un movimento rapido ed imprevisto buttò a terra Shaina e
la bloccò, immobilizzandola. Lo aveva ritenuto lento e stanco,
ma lui aveva ribaltato le sorti del combattimento in un battito di
ciglia. Lo aveva sottovalutato ancora una volta.
Il
mio tipo è qualcuno più maturo di te! – con un
calcio Shaina gli fece allentare la presa, liberandosi dalla sua
morsa
Insomma
un vecchio! – Milo si mise in posizione di attacco
Avanti!
Prova a colpirmi con il tuo colpo sacro
Shaina lo sfidò
apertamente, aveva la sensazione che il cavaliere stesse
tergiversando e lei invece voleva battersi con lui. Aveva
disperatamente bisogno di riscattare il suo onore e non le importava
se per farlo sarebbe morta.
Odiava
mostrare la sua femminilità ed il cavaliere di Scorpio,
umiliandola in combattimento e vedendola in volto l’aveva fatta
sentire più donna di quanto voleva.
Milo,
però, non aveva alcuna intenzione di battersi con lei. Non
solo non ne aveva le energie, ma non voleva più provare
quell’orribile sensazione di disgusto che lo aveva affiancato
dopo lo scontro con lei. Così abbassò la guardia:
Mi
spiace Shaina, ma non combatterò con te
Cosa?
– Shaina si adirò – tu devi farlo. Se un altro
cavaliere ti sfida tu devi difenderti.
Ma
io non ho intenzione di battermi con te. Potrei ucciderti, te l’ho
già dimostrato, ed io non voglio ucciderti
Tu
sottovaluti le mie doti ed io te ne farò pentire.
Il
cavaliere di Ofiuco si scagliò contro di lui con il suo colpo
più potente e Milo, ancora una volta, lo schivò, ma non
reagì. Shaina lanciò ancora il suo colpo, schivato e un
altro ancora, sempre schivato. Stava per perdere la speranza di
poterlo colpire quando notò in lui un leggero affanno. Era
poca cosa, ma era l’unica speranza che intravedeva per
recuperare il suo onore. Continuò ad attaccarlo più
volte, finché, alla fine, riuscì a colpirlo senza che
lui riuscisse a schivare il colpo.
Milo
cadde a terra e lei gli fu subito sopra, pronta a colpirlo ancora. Il
cavaliere si rilassò e chiuse gli occhi:
***
Edgar
uscì alla ricerca di Milo. Anche se Mu e Shaka gli avevano
suggerito di lasciarlo andare, non poteva, soprattutto dopo quello
che aveva fatto per lui.
Da
quando Camus se ne era andato con la Regina di Asgard, il cavaliere
di Scorpio era cambiato. Era diventato più suscettibile, più
nervoso e meno attento. Edgar sapeva che tutto dipendeva dal fatto
che il cavaliere di Aquarius lo aveva escluso dalle sue decisioni.
Aveva capito, dopo poco che li aveva conosciuti, che i due erano
uniti da una profonda amicizia. Un’amicizia che aveva invidiato
e desiderato; nella quale però, aveva notato una
disuguaglianza di ruoli: Camus gli era sembrato più
distaccato, razionale, mentre Milo dipendeva molto di più
dall’altro.
Eppure
sentiva che il cavaliere di Aquarius non aveva voluto condividere con
il suo amico le sue decisioni, non tanto per mancanza di fiducia nei
suoi confronti, quanto piuttosto per paura di un giudizio negativo
sul suo operato. Aveva escluso fin dall’inizio la possibilità
che lo avesse fatto invece per proteggere Milo da chissà quale
pericoli; conosceva il valore di entrambi e sapeva che anche Camus
conosceva le grandi capacità di Scorpio.
Scendendo
per uno dei vialetti, si trovò ad incontrare Maya. Era seduta
su un masso e guardava pensierosa le stelle. Quella ragazza non aveva
nulla a che vedere con la dolce Mya: mentre quest’ultima era
gentile e generosa, Maya sembrava arrogante, cattiva e senza
scrupoli. Non si fidava di lei e del resto neanche sua sorella lo
faceva, eppure la piccola Mya, nella sua immensa generosità,
continuava a volerle bene.
Prima
di partire aveva chiesto ad Edgar di non fidarsi di lei, ma di non
condannarla per i comportamenti che avrebbe avuto; gli aveva spiegato
che la rabbia di sua sorella dipendeva dall’incapacità
della loro madre di amarle entrambe. Un giorno, forse, Edgar avrebbe
saputo di più sulla storia delle due ragazza, ma lui, più
di chiunque altro poteva comprendere i danni che può portare
la mancanza d’amore e così decise di andarle incontro e
di non giudicare.
Si
sedette accanto a lei e attese un cenno o una parola. Maya si voltò
ad osservarlo e pensò in maniera crudele che quell’ometto
non riusciva neanche da seduto ad avere una postura dignitosa. Tutto
in lui le dava sui nervi:
Che
cosa vuoi?
Niente
E
allora perché sei qui?
Io
stavo cercando Milo, poi ti ho visto e ho pensato che forse avevi
bisogno di aiuto
Non
ho bisogno di niente. Puoi andartene
Perché
sei sempre così scontrosa? – Edgar gli fece la domanda
seriamente
Non
sono affari tuoi e poi tu che ne vuoi sapere di me?
Beh,
Mya mi ha raccontato che …
Ah
già la mia dolce sorellina …
Perché
usi quel tono per parlare di lei? – Edgar la rimproverò
– lei con te non ha usato quel tono
La
povera e piccola Mya, sempre pronta ad aiutare gli altri –
Maya fece una smorfia – di un po’, grassone, ti sei
innamorato di lei?
Io?
– Edgar arrossì – io no … no e se anche
fosse non avrei molte speranze … perciò no
Lo
sapevo! Sei innamorato di lei
Non
ha importanza quello che io sono!
Sei
troppo brutto e sgraziato per lei – Maya cominciò a
ridere
E
tu sei una ragazza crudele – Edgar si alzò – io
ho provato a comprendere. Sono molto bravo a capire le persone, ho
passato la vita ad osservare gli altri, per cui riesco,
generalmente, a valutare perché le persone fanno certe cose.
Ma con te non ci riesco … sembra che tu faccia del male agli
altri solo per il gusto di farlo
Ti
ho già detto che ….
Si
… si, lo so cosa mi hai detto! Che non sono affari miei, ma è
affare mio quando continui a chiamarmi ciccione o grassone. So da
solo di non essere bello, so di essere sgraziato e pago il prezzo
della mia bruttezza tutti i giorni, ma tu perché sei così
acida? Eppure sei carina e non dovresti avere nulla che non va …
Io
– Maya rimase senza parole, ma poi non volendo subire
l’attacco di quell’omino si rianimò –
guarda che essere belli non rende la vita migliore. Inoltre io non
penso di essere così bella!
Si
che lo sei – Edgar arrossi ancora e poi abbassò lo
sguardo – e purtroppo l’aspetto conta nella vita. Se io
andassi in giro con Milo in città, nessuno si degnerebbe di
guardarmi, nessuno ascolterebbe quello che ho da dire e nessuno si
soffermerebbe a pensare che sono una persona interessante da
conoscere. Tutti sarebbero concentrati su Milo e sulla sua bellezza
…
E
allora? – Maya si trovò suo malgrado a provare pena per
quell’ometto – che ti importa degli altri?
E’
brutto essere sempre soli, sai
Mi
pare che Milo e gli altri non ti trattino come qualcuno di
invisibile
Loro
sono diversi … hanno problemi più seri a cui pensare,
perciò non fanno tanto caso all’aspetto delle persone,
ma posso assicurarti che nel mondo normale la gente giudica
dall’aspetto.
Ma
tu non appartieni più al mondo normale
Ma
quando ci tornerò …
Perché
pensi che tornerai alla tua vita? – Maya glielo domandò
sinceramente incuriosita
Avanti,
guardami! – Edgar sorrise – pensi veramente che io possa
essere il cavaliere di Pegasus? Sicuramente c’è stato
uno sbaglio e quando se ne accorgeranno mi rispediranno da dove mi
hanno raccolto
E
la cosa ti dispiace? – Maya sorrise, suo malgrado, pensando al
fatto che alla fine sua madre non era riuscita in tutto a darla a
bere, almeno non ad Edgar
Mi
dispiace che non vedrò più Milo, Aioria e Camus, loro
con me sono sempre, o quasi sempre, stati buoni. E poi non vedrò
più Mya e neanche te – a quelle parole Edgar abbassò
nuovamente lo sguardo – ma quello è il mio destino e io
non posso farci molto.
Ne
sei sicuro?
Sei
tu che me lo hai detto
Cosa?
Ma quando?
Hai
detto che è talmente insignificante che non vale neanche la
pena di essere raccontato e così ho pensato che hai visto che
tornerò alla mia vita grigia
Io
non sono riuscita a vedere nulla – Maya decise di essere
sincera
Nulla?
Già
– Maya sospirò – il tuo futuro è un grande
buco nero
E
questo cosa vuol dire?
Che
forse devi ancora scrivere le tue pagine – Maya sorrise
sinceramente, dopo tanti anni in cui aveva perso l’abitudine a
farlo, ma Edgar in fondo gli era simpatico
E
nel tuo di futuro cosa vedi? – Edgar chiese con curiosità.
Quel tipo di potere lo affascinava realmente
Io
… non vedo nulla … non posso vedere nulla: a noi è
precluso vedere ciò che ci capiterà
Ah
… ma cosa vorresti che accadesse?
Maya avrebbe dovuto dirgli
che nel suo futuro desiderava vedere il trono di Asgard e che avrebbe
fatto di tutto per raggiungere ciò che aveva sognato fin da
piccola, ma in quel momento lo trovò stupido e fuori luogo e
così rispose semplicemente che non lo sapeva. Edgar sorrise,
rispondendole che allora erano in due e Maya lasciò cadere
l’argomento.
Rimasero seduti su quel
masso ancora per un po’, nessuno dei due aveva voglia di
tornare alla realtà e così cominciarono a parlare delle
stelle e del loro significato.
***
Shaka
osservò in lontananza Edgar che conversava con Maya. Sapeva o
aveva intuito molto di quella storia e aveva presente quasi tutto il
quadro generale. Però qualcosa ancora gli sfuggiva: i
coinvolgimenti e le dinamiche non gli erano ancora del tutto chiari.
Aveva bisogno di scoprire chi fosse nel giusto e chi stava agendo con
malvagità. Per quanto i suoi poteri fossero potenti, alcune
cose erano precluse anche a lui.
Era
arrivato nel Jamir seguendo un'intuizione. Il cavaliere di Ariete
era uomo saggio e giusto e forse era l'unico che gli avrebbe
permesso di comprendere
A
cosa stai pensando? - Mu domandò, mentre si versava un tazza
di tè
Perché,
nonostante i continui richiami, non sei mai tornato al Grande
Tempio?
Sono
molto impegnato nel mio lavoro
Cosi
insulti la mia intelligenza
E
tu la mia - Mu sorrise - ponimi la vera domanda che ti sta a cuore
Pensi
che il Grande Sacerdote agisca per il male?
Penso
che qualcosa di cupo avvenga al Grande Tempio, ma di questo abbiamo
già parlato. Entrambi sappiamo che Athena non soggiorna più
lì da molti anni ed entrambi sappiamo che molto ha a che fare
con il presunto tradimento di Aiolos. Ma perché mi fai ancora
questa domanda? Conosci il mio pensiero ed io conosco il tuo. Nulla
è cambiato, o mi sbaglio? - Mu guardò con più
attenzione Shaka
E’
solo che ... cosa ne pensi di Edgar?
Che
non ha la benché minima attitudine ad essere un
cavaliere. Lo so io, lo sai tu e lo sa anche Milo, altrimenti non
avrebbe sacrificato stesso. In quel ragazzo non vi è nessuno
sprazzo di cosmo
Eppure
è diventato cavaliere di Pegasus. La cosa non ti sorprende?
Si.
Ma sono tante le cose che mi sorprendono, Shaka. Anche la tua
presenza qui
Il
fatto è Mu, che sono sicuro che Edgar è stato aiutato
da qualcuno. E da quello che ho potuto percepire mi è
sembrato di sentire un cosmo che credevo sparito da molti anni.
Di
chi stai parlando?
Di
Gemini. Potrei affermare che il giorno del combattimento anche lui
era lì e ha aiutato Edgar.
Perché
avrebbe dovuto farlo?
Questo
lo ignoro. Poi c'è la storia di Hilda di Polaris e di
Calliope che afferma che ha attentato alla vita di Athena, ma
sappiamo entrambi che non è possibile.
Cosa
pensi che stia succedendo?
E’
semplice. Calliope vuole il trono di Asgard per sé e le
figlie e ha teso una trappola a Lady Hilda.
Perché
non hai riportato i tuoi dubbi al Grande Sacerdote? - per la prima
volta Mu guardò Shaka con speranza e timore
Vuoi
sentirtelo dire, vero? E va bene. Per la prima volta ho il dubbio di
non potermi fidare
Pensi
che anche lui sia coinvolto? E perché
Penso
che, in qualche modo, possa essere stato manipolato
Ma
lui è il Grande Sacerdote di Athena. Le sue doti dovrebbero
preservarlo
Non
sottovalutare il potere di Calliope. Ha un alleato potente
Che
vuoi dire?
Sospetto
che Zeus le abbia fatto un dono
Quale?
Purtroppo
ancora non lo so. Ma in qualche modo deve aver soggiogato il Grande
Sacerdote
Tu
sai come la penso: su questo punto io e te avremo sempre opinioni
diverse
Te
lo ripeto, Mu, io non sento in lui alcuna forma di malvagità.
Nel profondo del suo cuore è un uomo giusto
Cosa
intendi fare? - Mu cambiò argomento, perchè sapeva che
su quel punto lui e il cavaliere di Virgo l'avrebbero pensata sempre
in maniera differente
Affronterò
il Grande Sacerdote, ma prima devo comprendere il ruolo che ha Edgar
in tutta questa storia e per farlo ho bisogno del tuo aiuto.
Va
bene, ti aiuterò. Anche per Maya devi capire il suo ruolo?
No.
Lei è qui per trovare e uccidere la regina di Asgard
E
tu che intenzione di fare fermarla?
Nulla.
E’ un compito che non spetta a me e poi alla regina di Asgard
penserà Camus. Io devo capire che ruolo ha Edgar in tutto
questo e poi potrò affrontare Calliope e il Grande Sacerdote
Mu
annuì, pensando al fatto che fosse un vero peccato che Shaka
continuasse a ragionare con la testa, invece di usare il suo cuore.
Se lo avesse fatto, forse, in un futuro ormai imminente si sarebbero
evitati tanti spargimenti di sangue.
Capitolo
nuovo ed evoluzioni inaspettate, forse? E così Milo si trova
nuovamente faccia a faccia con Shaina, questa volta però è
lui quello ad essere in difficoltà, debilitato dal sacrificio
che ha fatto per Edgar. E il nostro povero cavaliere di Pegasus?
Infine è riuscito a colpire anche Maya, ma ora cosa dovrà
affrontare e subire da Shaka e Mu?
Una
precisazione su Aioria e sul riferimento ai Titani, ovviamente il
riferimento è al manga Episoge G, che a me personalmente è
piaciuto .
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Capitolo 18 *** XVIII - Sotto Cieli Stellati ***
Capitolo XVIII
Sotto cieli
stellati
Shaina osservò Milo con più
attenzione. I polsi fasciati e insanguinati, il viso contratto per la
stanchezza e il dolore le restituivano l’idea di un uomo
provato, eppure quel suo sorriso sembrava indicarle che, dopotutto,
il cavaliere di Scorpio avrebbe avuto sempre delle risorse nascoste
per combattere. Non doveva abbassare la guardia, era pur sempre un
cavaliere d’oro e anche se l’aveva invitata ad
approfittare della sua condizione, lei non doveva abbassare la
guardia. Ma quando posò nuovamente gli occhi su di lui si rese
conto che era svenuto o si era addormentato, il risultato, comunque,
era lo stesso: non poteva attaccare un cavaliere privo di conoscenza.
Si tolse da sopra di lui e cominciò
a fissarlo. Per essere bello era bello ed era sicuramente uno dei
cavalieri più coraggiosi e potenti del Grande Tempio, ma lei
non avrebbe mai permesso al suo cuore di guerriera di innamorarsi di
chi che sia, soprattutto di un uomo così pericoloso e così
l’unica soluzione che le rimaneva era ucciderlo o morire nel
tentativo, altre opzioni non potevano essere contemplate:
Le parole che giunsero alle sue spalle
la fecero sobbalzare. Si alzò velocemente e, voltandosi, si
ritrovò a fronteggiare forse il cavaliere più potente
del Grande Tempio: Virgo. Non era stato lui a parlare, però,
ma un tizio dai capelli color lilla che mostrava un sorriso sereno e
una postura rilassata. La sua indole combattiva le impose di
rispondere:
Il suo sorriso, più che il suo
fisico scolpito, la colpirono. Mostrava una tale sicurezza da far
sparire perfino la magnificenza del cavaliere della VI casa. Shaka la
superò senza porre attenzione né a lei né a Milo
e quando anche l’altro uomo fece lo stesso, Shaina li richiamò:
Dove state andando? Non pensate
che sia il caso di soccorrere il cavaliere di Scorpio?
Milo starà bene e
nell’attesa che ciò avvenga penserai tu a lui,
cavaliere di Ofiuco
Le parole, così brusche e
dirette, del cavaliere di Virgo la indisposero: lei non era avvezza a
far da balia a nessuno. Non poteva però mettersi contro di
lui: già aveva il suo da fare con un cavaliere d’oro,
due erano veramente troppi. Quando i due uomini sparirono dalla sua
visuale, Shaina, rassegnata si inginocchiò vicino a Milo e
attese che il cavaliere si ridestasse dal suo sonno. Nell’attesa,
ricominciò a fissarlo.
***
Aioria fu svegliato da un rumore sordo.
Nessuno in generale avrebbe fatto caso ad un suono così
fievole, ma lui, che si era dato il compito di sorvegliare l’allievo
di Marin, aveva alzato le difese in modo da non farsi sfuggire nulla.
Quando aprì gli occhi, però, si trovò di fronte
il cavaliere dell’Aquila che gli stava puntando un pugnale alla
gola. Il cavaliere di Leo sospirò:
Potresti almeno toglierti la
maschera?
Fa parte della mia armatura per
cui la terrò
Deve proprio esserci un duello fra
di noi?
E’ inevitabile … sono
le leggi di Athena
Si che è evitabile –
Aioria con un movimento lento ma deciso le afferrò il pugnale
e glielo sfilò dalle mani – hai sempre un’altra
possibilità e se non ce l’hai, fai in modo di
creartela.
Le sacerdotesse devono sottostare
alle leggi che sono state pensate per loro …
Altrimenti? – Aioria le
tolse la maschera
Altrimenti sono perdute …
La voce di Marin
si fece lieve, mentre il cavaliere di Leo, riducendo lo spazio fra di
loro, le si avvicinò e le prese il volto fra le mani. La
ragazza, se fosse stata più convinta, avrebbe potuto colpirlo
e ferirlo senza alcun problema, ma lei, troppo persa negli occhi
verdi dell’uomo, non ne approfittò. Permise, così,
ad Aioria di baciarla e di stringerla ancora più a se.
Quando si
separarono, entrambi accaldati e sconvolti, Marin comprese in cuor
suo che non avrebbe potuto più rispettare alcuna regola e che,
in fondo, quella soluzione era preferibile al combattimento. Aioria
le prese ancora una volta il volto fra le mani e, prima di baciarla
nuovamente, le sussurrò:
***
Mentre Maya osservava le stelle, Edgar
osservava lei. Stava cercando di capire cosa ci fosse di diverso fra
le due sorelle. Aveva avuto modo di frequentare e conoscere Mya e
nonostante avesse sempre saputo che il cuore della ragazza era perso
per Camus, se ne era invaghito all’istante.
Maya era la sua copia, però
seppur identica, diversa allo stesso tempo. Bella era bella,
decisamente bella. Eppure qualcosa in lei lo rendeva nervoso. Forse
il suo sguardo o la sua indole, ancora non sapeva bene, o forse quel
suo modo di restare sulla difensiva.
Quel certo atteggiamento, che lui
comprendeva benissimo, lo rendeva nervoso e al tempo stesso lo
agitava perché, in fondo, se avesse avuto un po’ più
di amor proprio, quello sarebbe stato anche il suo modo di interagire
con il resto del mondo. Maya era una ragazza ferita dal destino,
incompresa dai molti e abbandonata dai giusti ideali. Anche lui era
stato lasciato solo, deriso e spesso umiliato dalla vita. Se avesse
avuto un po’ più di coraggio, anche lui, come Maya
avrebbe voluto osservare il mondo dall’alto verso il basso,
fiero di essere diverso da ciò che il mondo si aspettava da
lui.
Forse avrebbe commesso un grave errore,
ma nel momento esatto in cui quella ragazza lo guardò e
sorrise, Edgar decise che avrebbe puntato la sua scommessa su di lei
e l’avrebbe protetta da qualsiasi avversità. Magari un
giorno questo gli avrebbe permesso di guadagnare un posto in
paradiso, o semplicemente l’avrebbe spedito dritto all’inferno,
non aveva importanza. Sorrise, però, al pensiero che lui
potesse veramente proteggere qualcuno.
Maya gli chiese se andava tutto bene,
ma prima che potesse rispondere la vide accasciarsi. Avvicinandosi a
lei si accorse che qualcosa o qualcuno l’aveva colpita, ma chi
fosse stato o da dove fosse partito il colpo, questo lo ignorava.
Sentendo dei passi alle sue spalle, si voltò impaurito ma
deciso a confrontarsi con il suo nemico. Quando vide Shaka e Mu, tirò
un sospiro di sollievo. I suoi alleati erano corsi in suo soccorso.
Osservandoli, così seri e fermi, però, comprese che il
prossimo quarto d’ora sarebbe stato il più duro che
avesse mai vissuto.
***
Da quando Camus era tornato senza aver
trovato alcuna traccia di Isaac, l’atmosfera alla baita si era
fatta pesante. Il cavaliere di Aquarius era caduto in un mutismo
quasi esasperante e aveva costretto Hyoga a sedute di allenamento
dolorose e inumane.
Hilda avrebbe voluto più volte
fargli notare che forse stava sfogando la sua rabbia nel modo
sbagliato, ma al tempo stesso non era così sicura che fosse
veramente arrabbiato. La sua espressione, gelida e distaccata, non
faceva trasparire in lui alcuna particolare emozione: o era veramente
bravo a fingere oppure non provava assolutamente nulla. Eppure a
volte, osservandolo meglio, aveva notato nei suoi occhi dei lampi di
emozione, soprattutto nei riguardi del suo allievo. Se da una parte
non era riuscito del tutto a perdonarlo per quello che era successo,
dall’altra, vedendolo così battagliero e deciso, dei
sentimenti di orgoglio sembravano a volte affiorare in lui. In
generale, però, il ragazzino non riusciva a stare al suo
passo. Hilda aveva pensato più volte che se non fosse perito
per i suoi sensi di colpa, sarebbe morto per l’affaticamento.
Anche il loro rapporto era caduto in uno stallo estenuante. Erano
passati giorni senza che nessuno li avesse trovati e tra di loro il
silenzio era diventato sovrano. Troppo perso nei suoi problemi Camus
per pensare anche a quelli della donna e così avevano
continuato a girarsi intorno come due estranei che condividevano lo
stesso tetto.
Quella sera, però, decisa a
riprendere in mano la sua vita, Hilda aveva atteso che Hyoga
crollasse sfinito, per poter affrontare il discorso con il cavaliere
di Aquarius. Quando l’allievo si addormentò sul divano e
Camus si alzò per andare a dormire, la donna lo seguì
nella camera che condivideva con il biondino. Benchè sorpreso
di vedersela alle spalle, mantenne un tono pacato:
Avete bisogno di qualcosa?
Domani vorrei che mi accompagnaste
ad Asgard
Perché? – domanda
naturale, posta con un tono freddo
Perché ormai sono giorni
che non succede nulla ed io devo tornare nelle mie terre. Il mio
popolo mi aspetta e ha bisogno di me
Tra poco saranno qui
Chi?
Quelli che vogliono uccidervi
Camus – Hilda cercò
di non mostrarsi esasperata – sono giorni che aspettiamo,
credo che sia arrivato il momento di capire che nessuno verrà.
Probabilmente Cassiopea, o chi per lei ha confessato il complotto
oppure il vostro Grande Sacerdote ha capito di aver preso una
cantonata.
Siete ottimista … –
Camus sorrise
E voi siete cinico e lugubre
Lugubre? – il cavaliere alzò
un sopracciglio
Da quando siamo qui non aveva
proferito parola e anche con quel povero ragazzo … lo avete
sottoposto ad allenamenti massacranti. Non pensate di aver
esagerato?
Quello che insegno al mio allievo
non sono affari vostri!
Avete ragione – Hilda
sospirò, pensando a quanto fosse cambiato quell’uomo –
non sono affari miei. Se non volete accompagnarmi ad Asgard, bene,
ci andrò da sola
Non ho detto questo! – il
tono di Camus divenne esasperato – perché vi comportate
come una ragazzina viziata che punta i piedi?
Una volta non avreste usato
questo tono con me e non avreste fatto certe affermazioni, ma
avreste compreso quanto sia importante per me tornare dalla mia
gente …
Io … – Camus si
sorprese a pensare quanto aveva ancora da imparare sulla capacità
di controllare le proprie emozioni – avete ragione …
perdonatemi … mi è sfuggito il controllo della
situazione e mi sono lasciato distrarre dai miei problemi
Non dovete scusarvi – Hilda
si sentì improvvisamente in colpa, in fondo quell’uomo
aveva subito una perdita e non poteva certo accusarlo di averla
trascurata
Datemi un paio di giorni per
sistemare alcune cose e poi vi accompagnerò personalmente ad
Asgard.
Va bene
Hilda indugiò
un momento, sorprendendosi a pensare che preferiva passare il suo
tempo con lui che da sola nella sua camera. Arrossì ed uscì
precipitosamente dalla stanza, ringraziandolo. Non voleva che Camus
potesse fraintendere le sue emozioni. Si era accorta che quell’uomo
aveva sviluppato fin dall’inizio un certo interesse nei suoi
confronti. La cosa in se la lusingava e lui le piaceva, ma sapeva
anche che, come regina di Asgard, certe distrazioni le erano
precluse.
Inoltre c’erano
in gioco anche i suoi sentimenti per Sigfrid, il cavaliere di Orion,
con cui aveva condiviso gran parte della sua vita. Tra di loro non vi
era stato nulla di più che un sentimento accennato e mai
consumato, ma si sentiva in obbligo di essergli fedele.
Entrando nella
stanza di Camus, si soffermò ad annusare gli odori e si rese
conto che quell’ambiente era permeato dal suo profumo. Sospirò,
pensando che la responsabilità a volte era un peso enorme da
portare.
***
Milo aprì
improvvisamente gli occhi, mettendosi seduto talmente in fretta da
far sobbalzare Shaina. Il ragazzo si guardò intorno smarrito,
domandandole dove si trovassero:
Sul più bello sei svenuto
Sul più … - Milo la
guardò inizialmente confuso, ma poi un sorriso malandrino
comparve sul suo volto – vuoi dire che hai acconsentito ad
assecondare il mio ultimo desiderio?
Ma di cosa stai parlando? –
Shaina lo guardò smarrita
Del fatto che prima di morire
farò sesso con te
Te lo puoi scordare!
Shaina si alzò di scatto,
mettendosi in posizione di attacco e Milo scoppiò a ridere:
Si alzò a sua volta offrendo una
mano alla ragazza, ma lei con un gesto stizzito la allontanò.
Era indecisa su cosa fare. Era evidente che il cavaliere di Scorpio
non fosse nel pieno delle sue forze, ma se lo fosse stato per lei non
ci sarebbe stata speranza. Era quello il momento per consumare la sua
vendetta, però al tempo stesso si era resa conto che lui, in
fondo, le era simpatico. Inoltre non voleva passare per quella che si
approfittava delle situazioni: essere un cavaliere di Athena
significava anche rispettare il proprio avversario. Milo non le aveva
tolto lo sguardo di dosso ed i suoi occhi, così azzurri e
luminosi, anche sotto la luce della notte, la stavano mettendo a
disagio:
Perché mi stai fissando?
Non ti sei divertito abbastanza con me?
Stavo cercando di capire cosa ti
passasse per la testa
Devo portare a termine il mio
proposito, ma non voglio approfittarmi della situazione
Shaina – Milo sospirò
–anche in queste condizioni ti sconfiggerei in un soffio di
vita
Sei arrogante!
No, sono semplicemente realistico.
Tu non potrai mai combattere con me alla pari. L’unica tua
occasione l’hai sprecata prima, non approfittando della mia
stanchezza, ma ora le energie stanno tornando e so che ti farei a
pezzi in pochi istanti – Milo guardò il cielo stellato
– ma non ho voglia di farlo. Tu mi piaci
Shaina si bloccò a quelle
parole. Nessuno le aveva detto qualcosa in maniera così
diretta. Per tutta la vita aveva solo combattuto e cercato di
mantenere un atteggiamento che la facesse competere con i più
forti. Ora, sentendosi dire quelle parole, il suo cuore femminile le
aveva tirato un brutto scherzo. Arrossì e per Milo fu evidente
che non gli era indifferente. Sorrise e questo innervosì
ancora di più la ragazza.
Adirata, più con se stessa che
con lui, tentò di colpirlo con uno dei suoi attacchi, ma Milo
si spostò con noncuranza, evitandolo.
Avanti Shaina, smettila di farmi
la guerra!
E’ l’unica cosa che
farò con te! Se pensi che io possa …
Io non penso nulla! – Milo
la bloccò, immobilizzandole le braccia e lei notò sul
suo volto un cambiamento di espressione. Il sorriso era scomparso,
sostituito da uno sguardo severo
Io non voglio avere alcuna storia
con te
Non te l’ho chiesto
Ma mi hai detto che ti piaccio
E allora? Questo non significa
mica che voglio portarti a letto
Ma … - Shaina rimase
interdetta e confusa, quando pensava di aver compreso la natura di
quell’uomo, lui diceva o faceva qualcosa che la spiazzava
E’ solo che mi dispiacerebbe
doverti uccidere. Odio uccidere le persone che mi piacciono. Ma sia
come vuoi tu
Sei pronto a batterti con me? –
lo guardò ancora più sorpresa
Ti accontenterò. Mi batterò
con te in modo che tu possa vendicare il tuo onore, ma non ora
Cosa? E quando?Dopo che avrò
aiutato Camus a tirarsi fuori dai guai
Il cavaliere di Aquarius? –
Milo annuì e Shaina non si sorprese più di tanto,
tutti al Grande Tempio conoscevano la grande amicizia che li univa e
sapeva anche che Camus era nei guai, perciò annuì –
va bene. Ma dopo io e te avremo la resa dei conti. Dove troviamo il
tuo amico?
Cosa? – Milo la guardò
sorpreso – non penserai mica di venire con me!?
E tu non penserai che io ti lasci
andare da solo?!
Hai paura che fugga? – il
cavaliere di Scorpio quasi scoppiò a ridere
Ho paura che qualcuno ti faccia
fuori prima che io possa avere la mia vendetta
E pensi di riuscire a proteggermi?
– il sorriso si allargò sulle sue labbra
Si
Shaina non era mai stata così
seria e questo Milo lo percepì. Fu tentato di rifiutare il suo
aiuto, perché già avrebbe dovuto occuparsi di Edgar e
dover badare a due persone diventava più complicato e
soprattutto perché aveva bisogno di rimanere da solo con il
suo amico per cercare di chiarire con lui quello che stava
combinando. Eppure quella serietà e quella convinzione gli
fecero tenerezza. In fondo il cavaliere di Ofiuco cominciava a
piacergli sinceramente e la sua presenza avrebbe reso il viaggio
ancora più divertente.
Annuì:
E va bene, Shaina, ti
accontenterò.
Non sei tu che stai facendo un
favore a me. Quando ti salverò la vita, sarai tu a
ringraziarmi!
***
Aioria e Marin fecero l’amore
sulla battigia, con la sola luce della Luna a renderli visibili agli
occhi del mondo. Potevano essere scoperti o sorpresi da chiunque.
Avrebbero potuto essere uccisi e nessuno dei due sarebbe riuscito ad
aiutare in alcun modo Seiya. Anche quest’ultimo avrebbe potuto
vederli in qualsiasi momento, ma nessuno dei due si preoccupò
di tutto ciò. Entrambi erano stati assaliti dal desiderio di
unirsi e fondersi in un'unica entità e di provare quelle
emozioni travolgenti che fino a quel momento si erano negati.
Aioria l’aveva desiderata dal
giorno in cui l’aveva conosciuta. Un desiderio inconscio e
imprevedibile. Pur non conoscendo il suo volto, aveva sempre saputo
che lei, più di altre, poteva diventare la sua anima gemella.
Il sentimento nella ragazza, invece,
era nato successivamente, solo dal giorno in cui lui l’aveva
privata della maschera. Fino ad allora si era negata la possibilità
di innamorarsi di qualcuno, anche se aveva trovato il cavaliere di
Leo carino e gentile, non si era mai permessa di pensare a lui in
modo differente se non come un suo superiore. Ma dopo la storia della
maschera, pensando alle sue possibilità aveva cominciato a
fantasticare su di lui e alla fine aveva cominciato a pensarlo in
modo differente.
Ora, mentre nudi, bagnati dalle onde
che lambivano le loro gambe e ricoperti dalla sabbia che si era
attaccata sui loro corpi sudati, stavano consumando il loro
desiderio, entrambi sentivano di aver raggiunto il cielo con un dito.
Si baciavano e si stringevano come se quella fosse l’unica
occasione che il fato avrebbe presentato loro e al tempo stesso non
si toglievano gli occhi di dosso, quasi increduli di ciò che
stavano facendo.
Quando entrambi furono sazi e appagati
dal loro amore consumato, Aioria si sdraiò sulla sabbia,
stringendola a se. Marin si tese come una corda di violino:
Forse non dovemmo indugiare oltre.
Siamo stati due sprovveduti …
Shhh! – Aioria, alzandosi
leggermente, le chiuse le labbra con un bacio – smettila di
pensare. Se pensi ti penti e ritorni a combattermi
No – Marin sorrise –
nessun pentimento. Non sono pentita della mia scelta. Credo, anzi,
sono sicura di essermi innamorata di te
Dici sul serio? – Aioria si
mise seduto, tirando su anche lei
Si – il sorriso della
ragazza si allargò e il suo volto divenne radioso –
sono sicura di quello che dico
E’ fantastico! –
l’emozione era così evidente nel ragazzo che il cuore
di Marin si riempì di gioia
Purtroppo però non dobbiamo
perdere di vista chi siamo e quale è il compito che ci siamo
imposti
Lo so – il ragazzo divenne
malinconico – questo lo so, ma speravo di rubare ancora un po’
di tempo al nostro destino
Io …
Marin provava le
stesse identiche emozioni e sensazioni. Anche lei avrebbe voluto
avere più tempo e il suo destino non l’allettava di più
che stare con lui e così, seguendo il suo cuore e non la sua
mente, si alzò e dopo averlo invitato a seguirla con un gesto
della mano, si diresse verso il mare. Si ritrovarono, così, a
fare l’amore nell’acqua, entrambi consci del fatto che
forse non avrebbero più avuto altre occasioni per vivere così
liberamente il loro amore.
In questo nuovo
capitolo abbiamo avuto un po’ di confronti notturni, alcuni più
intensi di altri ;-). Che ne pensate? Vi sono piaciuti? Ditemi ditemi
….
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Capitolo 19 *** XIX - La dimenticanza e l'oblio ***
Capitolo
XIX
La
dimenticanza e l’oblio
Quando
Hilda si svegliò e non trovò nessuno in casa, la prima
cosa che pensò fu che Camus e Hyoga fossero usciti molto
presto per svolgere i loro allenamenti. Entrando nella piccola
cucina, trovò un biglietto sul tavolo: la calligrafia era
quella elegante del cavaliere di Aquarius. Lo lesse e apprese che i
due si erano recati sul ghiacciaio situato a nord ovest.
Aveva
notato nei giorni precedenti una certa inquietudine in Hyoga e lo
aveva sentito più volte scongiurare Camus di sottoporlo ad un
allenamento più severo, ma il suo maestro si era sempre
rifiutato, manifestando perplessità sulle scarsa resistenza
del suo allievo. Si domandò che cosa gli avesse fatto cambiare
idea, forse la loro conversazione? Forse l’uomo si era sentito
in dovere di accelerare in qualche modo la preparazione del ragazzo a
causa sua?
Nel
biglietto c’era scritto che sarebbero tornati nel tardo
pomeriggio e così lei ebbe il tempo di sistemare quel luogo e
se stessa. Non era stato facile vivere con due uomini in quelle
condizioni: poco spazio e abitudini differenti avevano reso la
convivenza dura pe tutti. Era evidente che entrambi i giovani non
erano abituati ad una compagnia femminile e così nei giorni
passati le situazioni imbarazzati non erano mancate, ma Hilda non si
era mai mostrata adirata o a disagio. Aveva compreso fin da subito le
loro difficoltà e aveva cercato di alleggerire quella
situazione come meglio aveva potuto.
Aveva
riorganizzato gli spazi, preparato i pranzi e le cene e si era
occupata di stabilire dei turni per tutto. Aveva ricevuto, per
questo, i complimenti di Hyoga che un giorno l’aveva
ringraziata apertamente, dicendole che l’atmosfera in quella
casa era diventata più familiare. Camus, invece, non le aveva
detto nulla. Non per maleducazione o fastidio, Hilda ormai aveva
imparato a conoscerlo: semplicemente il cavaliere trovava difficile
esprimere le sue emozioni.
Una
volta terminate le sue attività, Hilda decise di uscire. Erano
in mezzo alla neve, cosa di cui lei era abituata e la giornata di
sole le aveva fatto venire la voglia di prendere un po’ d’aria.
Camminò verso nord ovest, attenta a prendere dei punti di
riferimento che le permettessero di tornare a casa. Le era sembrato
tutto così bello e tranquillo intorno a lei che commise
l’errore di rilassarsi troppo. Non si rese conto, infatti,
dell’arrivo di un uomo alle sue spalle. Quando lo fece fu
troppo tardi.
Sentendo
le parole “Sekishiki
Meikaiha”, si voltò ma non ebbe il tempo di osservare
l’uomo che le aveva pronunciate. Si sentì mancare e
cadde a terra priva di conoscenza.
***
Edgar
vide il cavaliere di Virgo elevarsi nella sua magnificenza e, dopo
averlo sentito pronunciare le parole “Rokudo Rinne”, si
ritrovò catapultato in un mondo a lui sconosciuto. La voce di
Shaka gli giunse in lontananza:
Questo
è il sentiero della trasmigrazione, dove ognuno di noi deve
fare i conti con ciò che ha fatto nella sua vita terrena. In
uno dei sei mondi che ora ti mostrerò, la tua anima
soggiornerà, mostrandoci finalmente quanto essa sia pura.
Cosa?
- Edgar si guardò intorno, spaesato e confuso – perché
mi fai questo, cavaliere di Virgo? Io sono dalla vostra parte?
Questo
lo vedremo, cavaliere di Pegasus. Quanto è pura la tua anima
e quanto male o bene alberga in essa, sarà questo percorso a
dircelo. Cominciamo dal primo, dunque, il mondo infernale! In esso
verrai travolto dalle lacrime delle persone che hai fatto soffrire.
Sei pronto ad essere avvolto dal dolore che hai inflitto?
Edgar
continuò a guardarsi intorno, in attesa dell’ondata di
acqua che avrebbe dovuto travolgerlo, ma nulla accadde. L’ometto
ripensò alla sua vita e alle persone che aveva incontrato.
Dubitava che qualcuno di essi avesse mai notato la sua presenza, per
cui nessuno avrebbe dovuto versare delle lacrime per lui. Attese, ma
come da lui intuito, nulla accadde. Ad un certo punto una violenta
folata d vento lo travolse, trascinandolo nel mondo successivo.
La
voce di Shaka era un alito di vento, leggero ed impalpabile ed Edgar,
guardandosi intorno, si ritrovò ad osservare uno spettacolo
deprimente e al tempo stesso orribile. Uomini spolpati che arrivavano
a mangiarsi fra di loro, dimentichi della dignità e della
responsabilità che le loro esistenze avrebbero dovuto avere.
Eppure nessuno di essi si curò di lui. Generalmente questa
reazione lo avrebbe sconfortato: essere ignorato a quel modo non era
piacevole per nessuno, ma ora, vista la situazione se ne rallegrò.
Un
altro vento impetuoso lo trascinò nel mondo successivo, quello
che il cavaliere di Virgo chiamò mondo delle bestie. In esso
l’ometto trovò qualche difficoltà in più.
La voce di Shaka lo aveva descritto come il mondo in cui i deboli
venivano schiacciati dai più forti e lui in tutta la sua vita
si era comportato come un debole, sempre pronto alla rinuncia invece
che alla battaglia. Ora, però, forte degli insegnamenti di
Milo e Aioria, si fece coraggio e cercò di tirare fuori da se
stesso tutta quella energia di cui aveva bisogno per sopravvivere in
un luogo del genere. Si rese conto di aver superato la prova, quando
il vento dispettoso, che lo aveva sballottato fino a quel momento, lo
avvolse nuovamente, portandolo nel mondo successivo. Mentre la voce
di Shaka descriveva il mondo che stava attraversando come quello
degli Asura, dove i violenti sono sottoposti alla pena di dover
combattere una guerra infinita dove non ci saranno nè
vincitori nè vinti, Edgar si rese conto di attraversarlo, ma
comprese, dalla velocità con cui veniva allontanato il suo
corpo che non avrebbe dovuto calpestarlo. In fondo, sorrise, lui non
era mai stato un violento e non avendo mai fatto male a nessun essere
vivente, non era certo quello il posto in cui si sarebbe dovuto
fermare.
Il
vento lo lasciò cadere, invece, nel mondo umano, che Virgo
descrisse come quello nel quale gli esseri umani vivono e dove la
bramosia e il desiderio individuale non permette a nessuno di
elevarsi verso obiettivi più assoluti e meritevoli.
Edgar
ebbe paura che quello sarebbe diventato il posto della sua fine, ma
anche in questo caso, gli insegnamenti del cavaliere di Scorpio e del
cavaliere di Leo giunsero in suo soccorso. Se prima di incontrarli,
l’ometto non aveva mai avuto altro scopo nella vita che quello
di farsi disperatamente notare, ora il suo obiettivo era diventato
combattere per la pace e per Athena. E così il vento potente
che l’aveva sospinto fino a lì, con un'altra folata
vigorosa lo portò all’ultimo mondo, quello della
dimenticanza:
Nel
quale sarai destinato ad essere dimenticato da tutti coloro a cui
hai voluto bene – la voce di Shaka ormai era diventata un
sussurro lontano e quasi incomprensibile.
E’
impossibile che io possa rimanere qui, cavaliere di Virgo –
Edgar, involontariamente sorrise
Perché
dici ciò?
Nella
mia vita passata questa è sempre stata la mia condizione
naturale. La gente a cui io ho voluto bene non si è mai
accorta della mia esistenza. Perfino i miei genitori si sono
dimenticati di me. Come può questo mondo trattenere la mia
anima se ciò che mi offre è già realtà?
Eppure,
Edgar, ci sono persone che ti vogliono bene.
Alle
parole di Virgo, seguirono delle immagini sfocate, che mostrarono
all’ometto le figure di Milo, Aioria, Camus ed infine quella di
Mya. Edgar scoppiò a piangere:
Non
voglio che loro si dimentichino di me. Ti prego, cavaliere di Virgo,
se ho commesso delle azioni cattive, puniscimi come ritieni più
adeguato, ma non privarmi dei miei amici.
Purtroppo
per Edgar, però, nessuna voce giunse in risposta alla sua
richiesta e tutto divenne buio e grigio.
***
Le
prime luci dell’alba trovarono Aioria e Marin legati in un
abbraccio che rendeva i loro corpi un tutt’uno armonico. Erano
sdraiati sulla sabbia, addormentati e sereni, dopo la notte d’amore
appena trascorsa.
I
due si svegliarono di soprassalto, al rumore di passi che si
avvicinavano velocemente verso di loro: non tanto il rumore dei
piedi sulla spiaggia, quanto l’infrangersi dell’acqua
sulle gambe.
Entrambi
si alzarono velocemente e dopo essersi nascosti dietro una serie di
tronchi abbandonati, si rivestirono velocemente. Avevano già
accantonato in un angolo del loro cuore la passata notte, consci che
il loro destino li stava richiamando al loro dovere, ma quando videro
sopraggiungere Mya, entrambi si rilassarono, sapendo che non era lei
il nemico. Eppure, osservandola nel volto, notarono la sua
espressione preoccupata e così si avvicinarono senza perdere
ulteriore tempo.
La
ragazza, vedendoli, si avvicinò velocemente ad Aioria:
Stanno
arrivando!
Chi?
I
sicari inviati da mia madre – la ragazza cercò di
riprendere il controllo della sua voce, ridotta ad un sussurro per
la corsa appena fatta – sono qui per uccidere Seiya.
Perché
vogliono ucciderlo? – Marin le afferrò le braccia,
scuotendola – tu devi saperlo!
Io
… - Mya valutò velocemente le opzioni che aveva e
decise che era giunto il momento di parlare, doveva salvare Camus
dal suo destino ed ogni alleato le avrebbe fatto comodo – va
bene, ve lo dirò. Ma non ora. Stanno arrivando.
D’accordo
– Aioria prese le mani di Marin, in modo che la sacerdotessa
lasciasse la presa su Mya – voi due entrate in casa, ai sicari
penserò io.
Io
rimarrò qui – il tono del cavaliere dell’Aquila
fu perentorio – e non ti scomodare ad aggiungere altro, non
cambierò idea.
Aioria,
benchè preoccupato per la sorte della ragazza, sapeva che non
poteva impedirle di combattere. Se fosse dipeso da lui, l’avrebbe
obbligata a rimanere sotto una campana di protezione, ma il compito
di un guerriero era quello di affrontare la battaglia e lei, anche se
custodiva il suo cuore, era anche un cavaliere di Athena. Annuì,
sorridendo per infonderle coraggio e serenità, e poi invitò
Mya ad entrare in casa. La ragazza obbedì senza discutere, lei
non aveva le doti di Marin così, sapendo che sarebbe potuta
essere solo d’intralcio ai due cavalieri, corse nella casa dove
ignaro di tutto, trovò un Seiya addormentato.
Aioria
e Marin non tardarono molto nel trovarsi di fronte i sicari di
Calliope. Erano tutti ben armati e motivati: evidentemente la donna
li aveva incoraggiati promettendo loro chissà quali doni, ma i
due ragazzi erano pronti a rovinare loro la festa.
Alcuni
non persero tempo e attaccarono simultaneamente il cavaliere di Leo.
Benché privo di armatura, Aioria, non indietreggiò e
contrastò i suoi avversari con facilità. Era evidente
la loro inferiorità e così non ci mise molto ad
atterrarli quasi tutti. Anche Marin sembrava cavarsela egregiamente
contro quelli che avevano provato ad attaccarla, ma quando entrambi
sembravano convinti di prevalere senza alcuna difficoltà,
comparve sulla scena un cavaliere con indosso un armatura color
smeraldo. Era alto quasi il doppio di Aioria e il suo peso andava di
pari passo con la sua statura. Il suo corpo era un fascio di muscoli
e il suo volto, segnato da profonde cicatrici, non trasmetteva nulla
di tranquillo.
La
prima a fare le spese della comparsa di un tale figuro fu Marin.
Senza che riuscisse ad opporre una minima difesa, fu scaraventata in
aria e si ritrovò ad atterrare sull’acqua. Quando provò
ad alzarsi, un dolore lancinante avvolse le sue gambe. Si trascinò
a riva, spiaggiandosi come un delfino ferito.
Aioria
avrebbe voluto correre da lei, per sincerarsi sulle sue condizioni,
ma il colosso gli si parò di fronte, impedendogli ogni
avanzata. L’uomo sorrise:
Prima
di poter correre dalla tua bella dovrai vedertela con me, cavaliere
di Leo. Ho sempre sperato di incontrare uno di voi. Ti ridurrò
in pezzetti e dimostrerò al mondo che noi siamo coloro che
meritano il titoli di grandi.
Togliti
dalla mia strada o io ti dimostrerò che nessuno può
fermare la furia del cavaliere del Leone.
Avanti,
piccoletto, fammi vedere di cosa sei capace – l’uomo
sorrise sguaiatamente.
Come
vuoi tu …
Aioria
ricambiò il sorriso, ma subito dopo lo fece sparire e lanciò
il suo colpo. Il Lighting Plasma, però si infranse addosso
all’armatura del gigante, che sorrise divertito:
E
questo sarebbe il colpo che un cavaliere d’oro riesce a
lanciare? Ed io che pensavo di dover fronteggiare chissà
quale avversario. Ridicolo! Per noi che siamo i guardiani del tempio
del divino Zeus, questi colpi sono aria leggera. Ammira la vera
potenza, cavaliere di Athena e temici!
L’uomo
allargò le braccia e le richiuse con forza, facendo partire
dalle sue mani un’onda d’urto che si infranse su Aioria.
L’uomo ricevette in pieno petto il colpo, che, in assenza della
protezione dell’armatura d’oro lo fece volare in aria,
trascinandolo in mare aperto. Il dolore lancinante che avvolse il
cavaliere, gli impedì di rimanere a galla e così, privo
di forze si adagiò nel fondo del mare, svenuto. Il gigante si
voltò verso Marin, che nel frattempo era riuscita a rialzarsi:
Ora
tocca a te, ragazza. Non credere, solo perché sei donna, che
ti risparmi alcuna sofferenza.
Io
non ti temo – la sacerdotessa si mise in posizione d’attacco,
pronta a ricevere la furia di quell’avversario.
Brava
ragazzina, ammiro il tuo coraggio e ti prometto che decanterò
di fronte agli dei la tua gloria.
Il
colosso allargò nuovamente le braccia per lanciare il suo
colpo verso Marin, ma prima che potesse chiudere il suo gesto un’onda
di luce lo colpì, facendolo vacillare. Nessuno fino ad allora
era mai riuscito a farlo indietreggiare di un passo, per cui,
sorpreso si voltò nella direzione da cui era giunta quella
luce, per osservare colui che era riuscito in quell’impresa. In
lontananza, dritto in mezzo al mare, vide la figura possente del
cavaliere di Leo. Sorrise compiaciuto:
Il
gigante eseguì nuovamente il suo colpo, ma esso si infranse
addosso all’armatura del Leone che nel frattempo era giunta
dalla quinta casa a protezione del suo cavaliere. Dopo essersi
scomposta, si riformò addosso ad Aioria il quale, senza
perdere tempo, scagliò un secondo colpo. Anche questo andò
a buon fine ed il gigante cadde rovinosamente a terra. Incredulo, il
colosso si guardò e notò nella sua potente armatura un
incrinatura. La rabbia lo assalì:
Nessuno
è mai giunto a tanto. Io, Idomenio, guardiano del sacro
tempio del padre degli dei, ridurrò in polvere colui che ha
osato sfidarmi.
Senza
indugiare, il gigante eseguì ancora un volta il suo colpo,
imprimendogli però una forza sovraumana. Nulla potè
Aioria e neanche la sua armatura riuscì a proteggerlo e così
il cavaliere si ritrovò nuovamente scaraventato in aria.
Questa volta, però, il colpò non venne attutito dalle
acque del mare e lui ricadde sulla sabbia compatta della battigia. Il
colpo subito e l’impatto avuto gli causarono dolori lancinanti
e ferite su tutto il corpo. Esausto, si mise seduto a fatica.
Il
colosso, senza indugiare oltre, si preparò ad eseguire
nuovamente il suo colpo, ma prima che quest’ultimo potesse
nuovamente travolgere Aioria, in suo soccorso giunse Marin che gli
fece scudo con il suo corpo.
L’impatto
fu talmente devastante che la ragazza cadde, priva di conoscenza, fra
le braccia di Aioria. Mentre il gigante scoppiò in una
fragorosa risata, il cavaliere di Leo, sconvolto e furioso, raccolse
tutte le sue energie e la sua rabbia e le convogliò nel suo
Lighting Bolt. La sfera di luce, veloce, potente ed imprendibile,
travolse il colosso senza che lui potesse fare nulla per fermarla: la
velocità alla quale era stata lanciata gli impedì
perfino di comprendere quanto gli fosse vicina e la potenza fece
frantumare la sua armatura e lo sbalzò in fondo al mare. Il
destino che aveva pensato per Aioria si tramutò nel suo e così
il gigante non riuscendo a riprendere conoscenza annegò in
fondo alle acque del mare di Grecia.
Il
cavaliere di Athena non si curò della fine del suo avversario,
ma corse dalla sua amata per sincerarsi delle sue condizioni. La
scrollò più volte e quando era convinto che niente
avrebbe permesso a Marin di riprendersi, lei riprese conoscenza.
Aioria
le sfilò la maschera e la baciò delicatamente. Anche
solo quel gesto le causò un profondo dolore. Era come se tutte
le sue ossa si fossero rotte a causa del l’impatto di quel
colpo. La voce del cavaliere si fece dolce:
Non
avresti dovuto farlo. Hai rischiato di morire
Un
cavaliere deve sempre proteggere e soccorrere un suo compagno d’armi
– il solo sforzo di parlare le arrecava grande dolore.
Questo
è vero, ma se ti succedesse qualcosa io non riuscirei a
vivere.
E
allora dovrai abituarti alla mia assenza.
Marin
… non dire …
Shhh
– la ragazza mise una mano sulla bocca del cavaliere – è
inevitabile che tu debba abituarti alla mia morte, perché è
qualcosa che prima o poi accadrà. Come del resto anche tu
potresti morire … anche domani.
Io
non voglio pensare a vivere senza di te. Voglio pensare a vivere con
te.
Lo
sguardo di Aioria era serio e deciso e Marin provò un
sentimento di amore e dolore al tempo stesso. Sentimenti così
profondi come i loro portavano preoccupazioni e dolori molto più
spesso di quanto portassero gioie e felicità. Era dunque
questo il destino che avevano scelto?
Buttarsi
sul colpo del colosso per lei era stato naturale ed impulsivo. La
sola idea che quell’onda potesse travolgere il suo amore
l’aveva fatta muovere senza pensare. Aveva aiutato Aioria a
sconfiggere il loro nemico, ma al tempo stesso aveva inferto ad
entrambi un dolore non previsto. Se dunque questo era quello che
aspettava loro, non era forse meglio vivere una vita separata?
Avrebbe voluto esprimere i suoi dubbi, ma sentiva di non poter
sopportare una conversazione con il suo uomo e così si lasciò
prendere fra le sue braccia e portare nella casa, dove Mya e Seiya,
ormai sveglio e sconvolto, giunsero in loro aiuto.
***
Erano
molti giorni che Hyoga manifestava un senso di inquietudine e di
sofferenza e il suo maestro sapeva che tutto dipendeva dai suoi sensi
di colpa e dal suo sentirsi non adeguato al ruolo che avrebbe dovuto
ricoprire a seguito della scomparsa di Isaak.
Fin
dal suo arrivo, il biondino aveva escluso la possibilità di
riuscire a conquistare l’armatura del Cigno. Troppo forte si
era dimostrato il suo compagno di allenamento e soprattutto poco
motivato era stato lui. Queste nuove responsabilità lo
avevano reso più instabile ed emotivo.
Camus,
benché avesse notato tutto ciò, aveva deciso di non
calcare la mano. Dopo lo sfogo avuto, seguito all’infruttuosa
ricerca di Isaak, aveva smorzato la sua rabbia e la sua frustrazione,
riacquistando la sua calma. In questo molto aveva inciso la presenza
di Hilda. Con il suo calore e le sue continue attenzioni nei loro
confronti, infatti, aveva reso l’ambiente più
confortevole e la situazione più sopportabile.
Ma
quella mattina, all’alba, Hyoga lo aveva svegliato,
chiedendogli il permesso di potersi allenare sulla cima del
ghiacciaio vicino alla loro casa. Nessuno dei suoi allievi, neanche
Isaak era mai riuscito a resistere più di pochi minuti in quel
posto dimenticato dagli dei ed il suo peggior, quella mattina, lo
aveva scongiurato di provare quell’impresa impossibile.
All’inizio
il francese aveva pensato di rifiutargli il permesso, ma poi, aveva
cambiato idea. Dopo aver considerato la situazione da tutti i punti
di vista, infatti, aveva concluso che era giunto per Hyoga il momento
di mettersi alla prova. Forse la pressione per l’incremento
delle responsabilità o i sensi di colpa per Isaak lo avrebbero
finalmente smosso da quel torpore che si era portato dietro fin dal
suo arrivo o forse quello sarebbe stato l’ultimo atto di una
lenta agonia. Ad ogni modo Camus sapeva che quel ragazzino sarebbe
stato in grado di compiere qualsiasi impresa; in lui, infatti, aveva
sempre percepito un talento unico che se ben stimolato lo avrebbe
portato ad essere uno dei cavalieri più valorosi.
Lui
aveva sempre avuto fiducia in Hyoga e nelle sue possibilità,
anche quando tutto il lavoro dedicato a quel moccioso era sembrato
inutile e fuori luogo; era giunto il momento di permettere anche al
ragazzino di acquisirne un po’.
Dopo
essersi vestiti e dopo aver fatto colazione, lo aveva accompagnato
fino alle pendici del ghiacciaio. Poi, dopo avergli fatto le ultime
raccomandazioni, cercando di usare un tono caloroso, lo aveva
incoraggiato a mettere tutto se stesso in quella prova. Avevano
concordato infine che Hyoga avrebbe passato almeno due giorni in quel
ghiacciaio, solo così avrebbe avuto modo di confrontarsi con
se stesso e con le sue capacità.
Eppure,
ora che stava ritornando alla baita, si domandava se quella era stata
la scelta giusta e se quello poteva ritenersi il momento più
adatto per sottoporlo ad una tale prova. Non aveva una risposta,
doveva solo continuare ad avere fiducia in lui.
Improvvisamente
fu distratto da qualcosa che vide in lontananza. In mezzo ad una
pianura completamente ricoperta dalla neve, vide il corpo immobile di
una donna. Non fece alcuno sforzo a riconoscere in esso Hilda. Il suo
cuore sembrò congelarsi all’idea che potesse essere
ferita o, peggio, priva di vita.
Corse
verso di lei e quando, prendendola fra le sue braccia, le sentì
un battito quasi inesistente, cercò di scrollarla per farle
riprendere conoscenza. La chiamò più volte,
maledicendosi di averla lasciata sola. Si guardò intorno alla
ricerca di una spiegazione o di qualcuno che potesse aiutarlo.
Si
fermò alla vista di Death Mask, che seduto su una roccia, lo
stava guardando con un sorriso malefico stampato sul volto.
Camus
si alzò e così fece il cavaliere di Cancer. Mentre il
primo indossava i suoi abiti civili e un semplice mantello a
protezione del vento freddo che stava spirando, il secondo sfoggia la
sua lucente armatura:
Che
cosa le hai fatto?
Le
ho semplicemente indicato la via per il suo riposo eterno.
Riportala
qui – il tono deciso di Camus tradiva il turbamento per essere
giunto troppo tardi
Non
ho voglia di farlo, mi spiace – Death Mask allargò il
suo sorriso – però se vuoi posso fare in modo che tu la
raggiunga.
Senza
perdere tempo, lanciò il suo colpo che scaraventò
l’anima del cavaliere dell’Acquario nell’aldilà.
Mentre il corpo di Camus cadde a terra, privo di vita, Death Mask si
sedette nuovamente sulla roccia, sospirando:
***
Maya
si svegliò e la prima cosa che vide fu Edgar a terra, privo di
conoscenza. Di fronte a lui vide poi il cavaliere della Vergine e il
mastro ferraio, immobili che lo osservavano come se attendessero
chissà quale miracolo.
La
ragazza cominciò, allora, ad osservare con più
attenzione l’ometto, rendendosi conto che quello che i due
stavano aspettando era un segno di vita che facesse comprendere ad
entrambi che Edgar si sarebbe alzato e avrebbe ripreso a respirare.
Si
inginocchiò, domandando ai due uomini che cosa fosse successo
e lo sguardo che Mu le regalò, voltandosi, le fece comprendere
che forse lo stato in cui versava al momento Edgar era opera loro:
Che
cosa gli avete fatto?
Perché
pensi che siamo stati noi a fargli qualcosa? – Mu la osservò,
più incuriosito che infastidito dalle sue parole.
La
vostra postura e il vostro modo di fare vi accusa – Maya si
alzò, furiosa in volto – avanti, che cosa gli avete
fatto?
Stiamo
cercando di comprendere quanto del cosmo di un cavaliere possa
risiedere nel suo corpo e nella sua anima – Mu rispose con
serenità.
E
per questo lo avete ucciso? – la ragazza sorrise nervosamente
– cos’è, aspettate che risorga come quel tizio
che viene venerato dai cristiani?
Non
lo abbiamo ucciso – Shaka rispose con la sua voce acuta ma con
un tono neutro e disinteressato – ho solo inviato la sua anima
alla ricerca del mondo più adeguato per lui.
Cosa?
– Maya lo guardò sconvolta.
Che
cosa vedi ora nel suo destino?
La
domanda di Mu la spiazzò. In effetti non aveva provato a
vedere oltre, alla ricerca del futuro di Edgar, per comprendere se
sarebbe sopravvissuto all’assurdo gesto di quei due. Si
concentrò, cercando di focalizzare un punto, un evento o una
sensazione che le mostrasse un qualsiasi avvenimento del futuro di
quel buffo ometto, ma non riuscì a vedere nulla.
Mu
sorrise e lei ne fu disturbata:
Lo
trovi divertente? Il fatto che io non veda il suo futuro può
solo significare che è morto … come si può
vedere il futuro di qualcuno che futuro non ha?
Si
… è una possibilità, ma dubito che questo sia
il suo ultimo momento – Mu continuò a sorridere, ma
voltò il suo sguardo verso l’ometto, che giaceva ancora
a terra – io penso invece che tu, più semplicemente,
non riesca a vedere il suo futuro.
Perché
non dovrei? – Maya rispose stizzita – fino ad ora ho
visto il futuro di chiunque … anche il vostro.
Ma
Edgar non è destinato ad essere cavaliere di Athena e
pertanto questo non è il suo presente, non è quello
scelto dal fato per lui – Shaka si voltò verso Maya e
cosa insolita per lui, aprì suoi occhi, mostrando alla
ragazza un bellissimo cielo azzurro – e se non vivi il
presente non puoi avere un futuro.
Edgar
mi ha detto che Mya ha visto il suo futuro … quindi quello che
affermi non può essere vero!
Mu
guardò Shaka. Aveva trovato fin da subito l’idea del
cavaliere di Virgo un po’ stupida, ma ora, di fronte alle
parole di Maya si rendeva conto che forse erano andati oltre il loro
compito, senza avere in realtà un vero motivo per farlo.
Invece l’uomo dai capelli biondi non mostrò alcun
ripensamento e senza dire nulla, richiudendo i suoi occhi, si voltò
nuovamente verso Edgar.
Le
parole di Milo, però, lo fece voltare nuovamente:
Avanti
Shaka, fallo tornare in questo mondo … o dovrai vedetela con
me!
Pensi
che io possa veramente temere la tua minaccia? – il cavaliere
di Virgo si irrigidì.
Non
mi interessa nulla di quello che pensi – l’atteggiamento
battagliero di Milo mise in guardia sia Mu che Shaina che era giunta
al suo seguito – ti sto semplicemente dicendo di farlo tornare
qui … se non lo farai dovrai vedertela con me.
Ascolta
Milo … – Mu si frappose fra i due – forse Shaka
ha sbagliato nel metodo, ma le sue intenzioni non sono per il male.
Spostati
Mu o riterrò anche te un mio avversario. – Milo, con un
gesto della mano tentò di spostare l’uomo.
Vuoi
veramente vedertela con due cavalieri d’oro?
Mentre
Mu bloccò il braccio di Milo, sia Maya che Shaina si voltarono
a guardarlo, entrambe sconvolte nello scoprire che anche quel tizio,
così inusuale e pacifico, fosse un cavaliere d’oro. I
tre cavalieri, ignorandole, rimasero fermi nelle loro posizioni:
Non
ho paura di voi, questo lo sai – un sorriso bizzarro comparve
sul volto del cavaliere di Scorpio
E
tu sai che lo scontro sarebbe stupido. Perché, invece non
ascolti quello che Shaka ha da dirti?
Perché
Edgar non ha tempo da perdere e io neanche! Ora si troverà in
chissà quale posto orribile, abbandonato e in balia delle sue
paure e io non voglio che si senta solo … perciò,
cavaliere di Virgo, te lo chiedo per l’ultima volta …
fallo tornare qui!
Anche
tu sai che questo tizio non ha il ben che minimo barlume di cosmo –
Shaka riaprì gli occhi, puntandoli su quelli di Milo –
e sai anche che il giorno in cui ha affrontato Cassius per
l’armatura di Pegasus, qualcuno lo ha aiutato.
Io
lo sapevo! – Shaina tentò di aggiungere altro, ma lo
sguardo che ricevette da Milo le fece morire le parole in gola.
Quello
che io ho visto è che Edgar ha meritato quell’armatura
… il resto non mi interessa.
Le
tue parole sono prive di ogni pensiero razionale … sono
dettate dal tuo cuore e dai sentimenti che provi per questo tizio.
“Questo
tizio” ha un nome … Edgar … e merita rispetto!
Dici che non ha un cosmo? A chi importa? Ha dato tutto se stesso e
anche di più. Non si è mai arreso … mai! …
né quando l’ho deriso o insultato né quando l’ho
spremuto come un limone … non ha mai mollato e non si è
mai lamentato … se la merita l’armatura … ha
coraggio e fede … se la merita forse più di me e di te
…
Non
è questo il punto – Mu decise di intervenire, mettendo
una mano sulla spalla di Milo per fargli comprendere che le sue
intenzioni non erano bellicose – il fatto è Milo che
per quanto Edgar possa essere coraggioso e pieno di buone intenzioni
non è in grado di affrontare alcun duello …
Per
questo è con me … non permetterò che gli capiti
qualcosa …
Sia
Maya che Shaina rimasero colpite dalle parole del cavaliere di
Scorpio. La prima si domandò come avesse fatto un ometto così
insignificante ad ottenere la devozione di uno dei cavalieri più
potenti del mito, mentre la seconda rimase colpita dal cambiamento
che aveva notato in lui: da persona superficiale ed egoista si era
trasformato in paladino dei deboli.
Mu
scosse la testa:
Milo
non puoi fargli da balia … non pensi che sia meglio che Edgar
ritrovi la sua strada?
La
sua strada? – il cavaliere di Scorpio rimase sorpreso da
quelle parole
E’
evidente che qualcuno sta interferendo con il fato – Shaka
tornò ad osservare Edgar – perdonami Milo se ti ho dato
l’impressione di non apprezzare il tuo amico ... non è
così … anzi … sono colpito dal modo in cui fino
ad ora è riuscito indenne dai sei mondi in cui l’ho
spedito. E’ evidente che il suo cuore è puro e che il
suo destino è stato cambiato senza nessuna volontà o
desiderio da parte sua. E’ una vittima inconsapevole delle
trame di qualcun’altro.
Di
chi? E perché? – Milo lo guardò perplesso.
E’
quello che devo scoprire. Questo è il mio destino
Allora
verrò con te. Voglio aiutare Edgar e non voglio che nessuno
si approfitti di lui.
Il
tuo destino è trovare la regina di Asgard e il cavaliere di
Aquario – Mu si intromise ancora fra i due – avanti
Shaka, risveglialo.
Lo
farò – il cavaliere di Virgo si voltò verso Maya
– so che lui non è colpevole e già ho un’idea
di chi invece merita queste colpe …
Ma
non ce lo dirai, giusto?
Anche
Milo si voltò ad osservare Maya e la ragazza sentì per
la prima volta un senso di agitazione. Sapeva che il destino di Edgar
era stato modificato da sua madre, anche se non ne conosceva il
motivo. Fino ad ora non le era mai neanche importato, ma ora,
sentendo i loro discorsi, cominciava ad avere la curiosità di
scoprire perché la madre avesse coinvolto un tizio così
curioso in una storia così complicata.
Cercò
di mantenere un’espressione serena, tentando di liberare la sua
mente da tutto ciò che riteneva inutile. Non doveva
preoccuparsi di Edgar e dei motivi per i quali era lì. Il suo
compito era quello di uccidere Hilda, al resto avrebbe pensato sua
madre.
Eppure
lo sguardo del cavaliere di Virgo la inquietò, era come se
attraverso quegli splendidi occhi azzurri, l’uomo le stesse
guardando nel profondo della sua anima.
Shaka
spostò la sua attenzione su Edgar; si abbassò sul suo
corpo inerme e dopo aver esercitato una leggera pressione sulla sua
fronte, attese insieme agli altri il suo risveglio.
L’ometto
ci mise un po’ a ritrovare la strada e quando riaprì
agli occhi tutto quello che aveva visto, le immagini così
vivide e reali, divennero un ricordo sfocato, ma la sofferenza che
aveva provato, quella restò. Si voltò verso il
cavaliere di Virgo e con lo sguardo malinconico gli chiese:
Perché
mi hai fatto questo?
Avevo
bisogno di sapere quanto tu fossi coinvolto in questa storia - il
volto di Shaka non mostrò alcun dubbio.
Avresti
potuto chiedermelo. I tuoi poteri non ti permettono di vedere nel
cuore di un uomo? Ho sentito dire che sei l’uomo più
vicino agli dei, eppure se non riesci a comprendere se una persona è
sincera non mi sembra che il tuo potere sia poi così grande.
Mentre
Shaka si stupì per quelle parole e provò, forse per la
prima volta nella sua vita, un senso di frustrazione, Milo sorrise al
pensiero di quanto fosse stato semplice per quell’ometto
ridicolo ferire l’uomo più potente del santuario.
Con
un po’ di ritardo nei tempi a cui vi avevo abituato, ecco il
nuovo aggiornamento, desiderato da molti, della storia di Edgar. Ma
quanto vi state affezionando al nostro buffo ometto? Attendo curiosa
un vostro riscontro sulle sue nuove avventure .
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Capitolo 20 *** XX - Nella Bocca di Ade ***
Capitolo
XX
Nella
bocca di Ade
Milo
si guardò intorno sconsolato. Edgar giaceva vicino al fuoco,
profondamente addormentato, mentre Maya dormiva appoggiata ad un
masso poco distante da lui. Avevano fatto poca strada da quando erano
partiti dal Jamir e questo non andava bene.
Sbuffò
rumorosamente, ma nessuno dei due mostrò alcun segno di
reazione:
E’
inutile che sbuffi come una locomotiva. Neanche se un fulmine
cadesse loro vicino quei due si sveglierebbero – Shaina si
accovacciò accanto a lui, rilassata e riposata.
Già
– Milo alzò gli occhi al cielo – a guardarli
sembra che hanno camminato per anni senza mai fermarsi e invece sono
solo due giorni che siamo partiti.
Dagli
tregua – la voce della ragazza divenne più morbida –
nessuno dei due ha ricevuto l’allenamento giusto per
sopportare tutto questo.
Ti
sbagli! – Milo si voltò verso di lei, offeso – io
e Aioria abbiamo dato il massimo per addestrare quel panzone.
E
avete avuto degli ottimi risultati, ma non puoi chiedergli più
di quanto può offrire.
In
teoria anche lui sarebbe un cavaliere di Athena – Milo alzò
un sopracciglio, contrariato.
Questo
significa che non concordi con quello che ha detto il nobile Shaka?
Io
… - Milo avrebbe voluto insistere, ma in fondo al suo cuore
conosceva la realtà e sul peso di essa abbassò lo
sguardo – lo so che Edgar non era destinato a diventare
cavaliere, ma questo non significa che non lo meriti!
Ehi!
– Shaina alzò le braccia in senso di resa – io
non discuto il suo impegno, né il suo valore.
Però
Cassius lo avrebbe meritato di più – Milo sorrise suo
malgrado – non è forse questo il tuo pensiero?
Si,
Cassius lo avrebbe meritato di più – Shaina sospirò
– ma evidentemente non è neanche il suo destino essere
cavaliere di Pegasus.
Questo
non lo so – Milo si alzò, dandosi una pulita ai
pantaloni – e sinceramente non mi interessa. In questo momento
l’unica cosa che voglio è arrivare in Siberia il prima
possibile.
Perché?
– anche la guerriera si alzò – che cosa temi?
Non
lo so …. – Milo cercò di nascondere la sua
preoccupazione – voglio solo arrivare e vedere cosa sta
succedendo.
Sei
preoccupato per Lady Hilda? – osservando il ragazzo di fronte
a lei, Shaina comprese che non era quello il suo principale pensiero
– Pensi che è successo qualcosa al cavaliere di
Aquarius?
Io
non penso niente! Voglio solo portare a termine la missione che mi è
stata data.
Milo
le rispose bruscamente, allontanandosi da lei. Sapeva di aver usato
un tono brusco e sapeva di aver esagerato, ma non voleva mostrare a
Shaina il suo stato d’animo.
La
verità è che aveva smesso di percepire il cosmo di
Camus e questo poteva significare solo una cosa. Era arrabbiato con
lui e non lo aveva ancora perdonato per non averlo reso partecipe
dei suoi turbamenti e dei suoi pensieri, ma gli voleva bene e la sola
idea che potesse essergli accaduto qualcosa di brutto gli faceva
stringere il cuore.
Scrollò
la testa bruscamente per allontanare l’idea che il suo amico
fosse morto in mezzo a quei maledetti ghiacci, ma anche se negava,
non poteva certo celare al suo cuore quella mancanza di energia.
Cercò
di calmarsi e quando si sentì sicuro di aver ripreso il
controllo delle sue emozioni, tornò dai suoi compagni di
viaggio.
Edgar
e Maya stavano ancora dormendo, ignari dei suoi turbamenti, mentre
Shaina si era seduta su uno dei massi dalla parte opposta del fuoco.
Milo si sedette accanto a lei, sull’erba bagnata. La ragazza
continuò a guardare il fuoco:
Lo
so che tu e Camus siete molto amici e immagino che tu possa essere
preoccupato per lui, ma se userai ancora quel tono con me, ti giuro
che porrò fine alla nostra temporanea tregua e riprenderò
a combatterti.
Scusami
– Milo si voltò per osservarla, ma la maschera che la
ragazza indossava lo mise a disagio – ho esagerato e ti chiedo
perdono per il mio comportamento. Se accadrà di nuovo, farai
bene a prendermi a calci.
Perfetto.
Shaina
tentò di alzarsi, ma Milo la bloccò. La ragazza,
malvolentieri, si sedette nuovamente sul masso, mentre il cavaliere,
mettendosi in ginocchio cominciò ad osservarla:
Che
cosa vuoi? – usò un tono brusco per nascondere il fatto
che quello sguardo la rendeva nervosa.
E’
solo che la tua maschera mi mette a disagio.
Cosa?
– Shaina rimase sorpresa dalle sue parole. Tutto avrebbe
pensato fuorchè a quello.
Il
fatto è che ogni volta che parlo con te e tu indossi
quell’affare, mi sembra di conversare con un automa. Non
riesco a percepirti come una persona con quell’arnese addosso
e questo mi disturba. – Milo la osservò ancora più
intensamente - Non credo che potresti essere ancora più in
guerra di così, per cui …
Milo
sorridendo, con un gesto veloce le tolse la maschera, lasciandola
senza parole. Un conto era interagire con lui avendo addosso quello
che per lei era uno schermo, un altro era invece mostrare il suo
volto privo di filtri.
Parlare
con lui le causava emozioni contrastanti che probabilmente
diventavano visibili nelle espressioni del suo volto e lei non voleva
che quei turbamenti fossero alla mercè di tutti. Accennò
una reazione, ma il sorriso di Milo la inchiodò alle sue
emozioni:
Così
va molto meglio – Milo le passò delicatamente due dita
sulla guancia – è un vero peccato che tu sia costretta
a nascondere in questo modo il tuo viso. Però capisco anche
il perché tu debba indossare questa maschera.
Perché?
– le sue parole ed i suoi gesti la stavano innervosendo.
Come
potrebbe un tuo avversario combattere con te alla pari se fosse
distratto continuamente dalla tua bellezza? – il sorriso di
Milo divenne più caldo – ecco! Questo è un
suggerimento per il nostro futuro scontro
Cioè?
– Shaina era confusa e agitata. Non si aspettava dei
complimenti così diretti, soprattutto da lui.
Basta
che togli la maschera – Milo continuò ad accarezzarle
il viso con le dita e rimase a fissarla – io mi distrarrò
e tu mi ucciderai. .
Smettila
di dire stupidaggini! – Shaina arrossì e si maledì
per averlo fatto.
Non
sto scherzando. Sarebbe veramente un bel modo di morire, osservando
il tuo bellissimo volto – Milo si alzò improvvisamente
offrendole la sua maschera – è arrivato il momento di
svegliare i due piccioncini, ma prima ti conviene rimettere questa.
Non vorrei che Edgar vedendoti muoia di infarto.
Ti
ho detto di smetterla di prendermi in giro!
Shaina
si alzò velocemente e afferrò bruscamente Milo per la
maglietta. Il ragazzo non si sottrasse al contatto, approfittando del
momento per stringere il corpo della guerriera a sé. L’impatto
fece sussultare Shaina e la rese ancora più nervosa. I loro
volti erano talmente vicini che se solo avessero fatto un movimento
in più le loro labbra si sarebbero toccate.
Milo
le respirò sul volto, sussurrandole:
Ti
ho già detto che non ti sto prendendo in giro. Sei bella e se
dirtelo apertamente equivale ad un delitto, allora non mi pento di
compierlo.
Io
… lasciami – Shaina si sentì in trappola, presa
fra la morsa del giovane e le sue emozioni che non riusciva più
a governare.
Nasconditi
dietro la tua maschera. So che per te è l’unico mezzo
che hai per comportarti come un vero guerriero con me, come con gli
altri cavalieri, ma essa non ti proteggerà dai sentimenti che
provi e proverai. Impara a governarli, ragazzina o per te sarà
la morte.
Milo
la lasciò libera ed osservando il suo sguardo, diventato in un
istante quello di un vero assassino, Shaina si domandò se
quella che aveva appena visto fosse stata una lezione sul campo di un
cavaliere d’oro. Nell’istante successivo sul volto del
ragazzo tornò il sereno e la guerriera divenne ancora più
confusa:
Ad
ogni modo mia cara, sappi che d’ora in poi, quando saremo
soli, ti toglierò quella maschera – Milo le fece
l’occhiolino – perché mi piace guardare il tuo
volto e le espressioni che fai. Che dici? Svegliamo i nostri eroi?
Il
cavaliere non attese la risposta, ma Shaina comprese che non se
l’aspettava una risposta da lei. Le sue parole l’avevano
per l’ennesima volta messa in difficoltà e si arrabbiò
con se stessa per l’incapacità di mostrarsi forte e
decisa come un guerriero dovrebbe essere. Si domandò, anche,
se quel tipo di atteggiamento dipendesse dal fatto che il suo
avversario fosse lui o se avrebbe avuto quel comportamento
impacciato e scarsamente reattivo con chiunque altro.
Con
un gesto di stizza spense il fuoco e cominciò ad incamminarsi,
senza attendere i suoi compagni. Era furiosa con se stessa e con
Milo, perché quel maledetto la stava rendendo insicura e poco
confidente delle sue possibilità.
***
Quando
Camus riprese conoscenza, impiegò un po’ di tempo per
realizzare che il posto dove si trovava non aveva nulla di terreno.
Sapeva di essere stato centrato dal colpo più potente del
cavaliere di Cancer e sapeva di essere finito alle pendici della
bocca dell’Inferno, privo del suo corpo, la domanda a cui però
ancora non riusciva a dare una risposta era dove fosse finita l’anima
di Hilda.
Si
guardò intorno, cercando di mettere a fuoco cosa lo
circondasse. Era tutto scuro e lugubre, eppure vi trovò del
fascino in quella visione così tetra.
Rimase
immobile a fissare la fila lunghissima di anime che, prive ormai di
qualsiasi volontà, si stava incamminando verso la bocca
dell’Inferno. Sapeva che le anime che si lanciavano in quel
cratere erano ormai perdute e sentiva di non appartenere a quel
gregge, almeno non ancora. Il suo intelletto e la sua forza di
volontà gli permettevano di mantenere la giusta lucidità
per avere il controllo della situazione, ma per quanto tempo ancora?
Doveva trovare Hilda e doveva trovare anche il mondo di riportare
entrambi nel mondo reale.
Continuò
a guardarsi intorno, senza però riuscire a scoprire la minima
traccia della donna amata.
Aveva
tentato di combattere quei sentimenti fin dal primo istante in cui
l’aveva vista. Era stata una folgorazione per lui. Il dolore al
petto ed i sudori improvvisi, le palpitazioni, all’inizio tutti
quei segnali così ovvi non era riuscito a comprenderli. Almeno
questo era quello che aveva pensato fino all’istante in cui
aveva visto il suo corpo, privo di vita, abbandonato sulla neve. Solo
in quel preciso momento aveva finalmente ammesso con se stesso che
fin da subito si era accorto di amare Lady Hilda e aveva anche
compreso che dallo stesso istante in cui aveva cominciato a provare
quell’amore, la sua parte razionale aveva provato in tutti i
modi a sabotare e boicottare quei sentimenti.
Nonostante
le insinuazione di Aphrodite e nonostante le profezie di Mya, la sua
mente aveva rifiutato l’idea di provare qualcosa per lei. Ma
ora, sapendo di poterla perdere per sempre, anche la sua razionalità
aveva rotto gli argini, dando libero sfogo al suo amore. Doveva
trovarla a tutti i costi, perché non trovarla sarebbe
equivalso alla morte di entrambi. Finalmente, osservando con più
attenzione la fila infinita di anime disperate la scorse, anche lei
persa e abbandonata, confusa in mezzo a quell’immensa distesa
di esseri, anche lei spinta da una forza esterna verso la bocca di
Ade.
Doveva
fermarla prima che il destino voluto da Death Mask si compisse. Non
era quello ciò che il fato aveva previsto per lei e lui
avrebbe fatto qualsiasi cosa per riportare tutto nel giusto ordine.
Però,
prima che potesse raggiungerla, la sinistra risata di Cancer
riecheggiò alle sue spalle. Voltandosi se lo ritrovò di
fronte. Sapeva che quell’essere non era reale e che era il
frutto della proiezione della sua anima, ma al tempo stesso si
rendeva conto che anche lui era lì, privo del suo corpo.
Erano
di fronte l’uno all’altro, ma mentre lui faticava a
rimanere lucido e presente, il suo avversario si trovava nel suo
ambiente. Si voltò ad guardare l’avanzata di Hilda.
Aveva ancora del tempo per correre da lei, ma le parole di Death Mask
lo schiaffeggiarono come un colpo vero:
E
dopo che l’avrai raggiunta cosa farai, cavaliere?
Che
vuoi dire? – Camus tentò di mantenere il controllo
delle sue emozioni.
La
sua anima è ormai priva di volontà. Come puoi vedere
si sta dirigendo verso la bocca di Ade senza opporre la minima
resistenza. E’ assuefatta e votata al suo inevitabile destino.
Finire
all’inferno per mano tua non è il suo destino.
Ne
sei convinto? – Death Mask rise – eppure nulla potrai
per risvegliarla. Corri da lei, cavaliere, sarai tu stesso a
scoprire la tua impotenza di fronte alle mia magnificenza.
Camus
non si curò più di lui. L’arroganza e la
sicurezza di Death Mask gli avrebbero permesso di provare a salvare
Hilda senza la minima interruzione e così corse da lei.
Quando,
però, le giunse accanto, comprese pienamente le parole di
Cancer. Lo sguardo di Hilda era vuoto e la sua anima non poteva
essere scossa né scrollata. Si maledì mentalmente per
essere stato così superficiale e così ingenuo nel poter
pensare di salvarla. Eppure guardandola nel pieno della sua bellezza
decise di non darsi per vinto. L’anima di Hilda riluceva di una
luce pura e splendente e lui non poteva permettere che tanta grazia
finisse in mano ad un dio come Ade. Decise, quindi, di giocarsi il
tutto per tutto.
Entrò
nella fila delle anime perdute, davanti a lei, dando le spalle al
resto del gruppo. In questo modo avrebbe potuto osservarla in volto.
Si fece coraggio e provò ad aprire il suo cuore:
Io
non sono molto bravo ad esprimere i miei sentimenti. Il mio
addestramento mi ha imposto di celare e di controllare ciò
che provo, in modo da riuscire a governare le energie di cui sono il
guardiano. In tutta la mia vita ho mantenuto fede ai miei giuramenti
e sono riuscito a portare avanti senza difficoltà il credo
che mi è stato imposto. Mi sono privato di ogni sorta di
emozione e ho imparato a controllare i miei sentimenti in modo da
dominare le energie fredde. Eppure, dal primo istante in cui i miei
occhi privi di emozioni si sono posati su di te, Il mio cuore, fatto
di ghiaccio, ha cominciato a sciogliersi. Ci sono voluti pochi
attimi ed io mi sono perduto in te.
Camus
si fermò in modo da poter osservare con più attenzione
il volto di Hilda, ma non riuscì a cogliere in esso alcuna
emozione. Per un attimo si scoraggiò, voltandosi verso la
bocca di Ade, che sempre più vicina, gli indicava il poco
tempo rimasto. Riprese fiato e decise di continuare, in fondo non
aveva più nulla da perdere:
Hilda,
io ti amo e credo … no .. sono sicuro di non aver mai provato
nulla del genere per nessuno. So anche che per il resto della mia
vita, breve o lunga che sia, non avrò più modo di
innamorarmi di nessuna perché per nessuna riuscirei a
provare sentimenti così forti e devastanti. Conoscendoti sono
andato in pezzi e sono risorto mille volte. Per ogni tuo sorriso e
per ogni singolo sguardo che mi hai regalato, sono nato e morto. Ma
se tu ora non riprenderai in mano la tua anima, io morirò per
sempre, perché l’idea di vederti precipitare
all’inferno è per me inconcepibile. La tua anima
appartiene ad altri luoghi; è troppo limpida e pura per
fermarsi qui. Svegliati Hilda e fai in modo che io viva!
Il
cavaliere di Aquarius tentò di afferrare la donna, ma senza
successo: il suo corpo effimero venne attraversato da quello
inconsistente di Hilda, che ignara di tutto, proseguì la sua
camminata verso la fine.
La
risata di Death Mask echeggiò nuovamente:
Le
parole del cavaliere di Cancer, invece di innervosirlo o
scoraggiarlo, come aveva sperato il suo avversario, gli diedero nuova
speranza. Forse aveva compreso quale dovesse essere la strada da
percorrere per riportare l’anima di Hilda nel suo corpo. Tutto
quello che gli rimaneva da scoprire era se avesse avuto il tempo e le
forze per compiere il necessario.
***
Mya
rimase, in silenzio, accanto ad Aioria per tutta la notte. Il
cavaliere di Leo non si mosse mai dalla sua posizione, troppo preso a
vegliare Marin anche solo per allontanarsi a bere un bicchiere di
acqua. La sacerdotessa era svenuta appena entrati in casa e non aveva
più ripreso conoscenza.
Mentre
Seiya si era offerto di montare la guardia, Mya aveva preparato
qualcosa da mangiare nella speranza di poterlo offrire a Marin quando
si sarebbe svegliata. Lei sapeva che la sacerdotessa lo avrebbe
fatto, aveva visto il suo futuro, confuso, caotico e con colori così
vividi da far male alla sua mente, ma anche se non aveva compreso il
quadro generale, la cosa di cui era certa era che Marin non sarebbe
morta molto presto e comunque non in quell’occasione.
Avrebbe
voluto dirlo ad Aioria per rincuorarlo e per cercare di alleviare le
sue preoccupazioni, ma sapeva che se lo avesse fatto, il ragazzo
l’avrebbe subissata di domande alle quali lei non avrebbe
saputo rispondere.
Mya
aveva urgenza di partire e di andare alla ricerca di Camus. Aveva
cercato nuovamente nel suo futuro, scoprendo che tutto era cambiato.
L’uomo che amava sarebbe morto in breve tempo e lei non poteva
permettere che ciò accadesse. Avrebbe fatto di tutto per
impedire che il suo destino si compisse così come scritto dal
destino. Aveva però bisogno di Aioria per raggiungerlo e
modificare gli eventi scritti dal fato; da sola non sarebbe riuscita
a sopravvivere al viaggio e alle difficoltà che avrebbe
incontrato.
L’unico
che le avrebbe permesso di raggiungere Asgard era il cavaliere di Leo
e per convincerlo a seguirla era necessario che si tranquillizzasse
sul futuro di Marin, ma non era nei suoi compiti rivelare il futuro;
eppure sapeva che se non lo avrebbe fatto, Aioria non sarebbe partito
fino a quando non fosse stato sicuro che la donna amata sarebbe
sopravvissuta. Chiuse gli occhi e decise di seguire il suo cuore:
Nobile
Aioria? Vi prego, voltatevi
Si
– il cavaliere, malvolentieri, fece quanto richiesto
Posso
assicurarvi che Marin se le caverà – Mya sorrise per
tranquillizzarlo
Questo
lo sai perché lo hai visto nel futuro, giusto? – Aioria
sorrise poco convinto
Si.
Non è ancora giunto il suo momento.
Io
… - Aioria si voltò a guardare il volto addormentato
della sua donna e sospirò – io … non è
che non ti creda, piccola Mya, ma finchè non lo vedrò
con i miei occhi non sarò tranquillo.
Nobile
Aioria … - Mya si fece coraggio – io non ho il tempo
per aspettare che Marin si riprenda, io ho bisogno di voi ora.
Perché?
– Aioria si voltò nuovamente, incuriosito dalle sue
parole.
Cam
… la regina di Asgard è in pericolo e noi dobbiamo
aiutarla…
Questo
lo so, ma con lei ci sono Camus e Milo … la mia presenza
sarebbe superflua.
Non
è così – Mya rispose con enfasi, agitandosi più
del dovuto.
Che
cosa vuoi dire? – il comportamento della ragazza lo
insospettì.
Io
ho visto il futuro … e la regina di Asgard ha bisogno di noi
… di me.
La
regina di Asgard? – Aioria sorrise – oppure il cavaliere
di Aquarius?
Cosa?
– Mya arrossì – no … io …
So
che sei innamorata di Camus … ti prego Mya, io sono disposto
ad aiutarti, ma non prenderti gioco di me.
D’accordo
– Mya sospirò, non aveva altra possibilità che
dire la verità – non posso raccontarvi i dettagli, ma
se non faremo nulla Camus morirà e io non posso permetterlo.
E’
il nostro destino, Mya, che ti piaccia oppure no – Aioria
chiuse gli occhi e per un istante l’immagine fiera di suo
fratello si presentò alla sua mente – per quanto possa
non piacerci, questo è il destino di ogni cavaliere,
sacrificare la propria vita per ciò in cui crede.
Io
non posso permettere che Camus muoia … non posso … non
voglio – Mya si inginocchiò di fronte ad Aioria e con
la voce spezzata continuò, cercando di fare leva sul suo
cuore – se voi foste al posto mio e Marin fosse in pericolo,
non fareste tutto quello che è in vostro potere per salvarla?
Si,
ma … - Aioria si voltò nuovamente verso Marin –
io non posso abbandonare Atene … devo proteggere Seyia e
Marin.
Al
Santuario è tornato il cavaliere di Virgo – Mya sorrise
– sarà lui a proteggerli.
Shaka?
– Aioria sorrise – Shaka non lo farà mai. Non ha
motivi per farlo.
E’
vero. Non ho motivi per farlo.
Mya
e Aioria si voltarono verso la porta e videro la figura longilinea ed
elegante del cavaliere di Virgo. Il cavaliere di Leo si mise
istintivamente in posizione di difesa e spinse Mya alle sue spalle.
Shaka sorrise:
Non
sono qui per attaccarti, Aioria. Se quelle fossero state le mie
intenzioni, neanche ti saresti accorto della mia presenza ed io
avrei potuto colpirti senza problemi.
Questo
lo dici tu!
Sei
talmente perso nei pensieri di quella donna che non senti null’altro
intorno a te.
Cosa?
– Aioria, guardando Marin, dovette ammettere suo malgrado che
non si era minimamente accorto dell’arrivo di Shaka – e
Seiya?
Il
ragazzino che presidia la spiaggia? – Shaka sorrise ancora più
apertamente – lui ne ha ancora molta di strada da fare.
Che
cosa gli hai fatto? – Aioria usò un tono duro.
Nulla.
Gli sono semplicemente passato accanto senza che notasse la mia
presenza.
Che
cosa sei venuto a fare qui? – Aioria abbassò la
guardia. Conosceva il valore del cavaliere di Virgo e aveva compreso
che non era lì per ucciderli.
Ho
bisogno di parlare con Mya – Shaka aprì i suoi occhi e
la ragazza provò istintivamente paura.
Che
cosa vuoi da lei?
Conoscere
la verità.
La
verità? – la ragazza spalancò gli occhi dalla
sorpresa – quale verità?
Perché
Edgar si trova qui? Perché è diventato cavaliere di
Athena?
Edgar?
– Mya si sorprese ancora di più per quella domanda.
E’
diventato cavaliere perché se lo è meritato! –
Aioria si innervosì. Non voleva che nessuno dubitasse del
valore di quel buffo ometto.
Ho
già affrontato questa discussione con Milo e senza togliere
nulla al tuo giudizio, ti ripeto quello che ho già detto a
lui – Shaka si fece ancora più severo –
quell’uomo non ha un briciolo di cosmo che giustifichi
quell’armatura.
Ciò
non di meno ha sconfitto il suo avversario e ha ottenuto l’armatura.
Ma
non lo ha fatto con le sue forze e questo lo sai anche tu –
Shaka sorrise – quel giorno hai avvertito anche tu quel
potente cosmo, non è vero?
E
allora? – Aioria sapeva che Shaka aveva ragione, ma faticava
ad ammettere che Edgar non meritasse quello che aveva ottenuto.
Troppo era stato il suo impegno per non riconoscerglielo.
Mya
ho bisogno di sapere perché Edgar è qui – Shaka
ignorò volontariamente la domanda di Aioria, non voleva
affrontare ancora quell’argomento.
Ma
io non lo so – la ragazza rispose sinceramente.
Ma
tu riesci a vedere il suo futuro?
Si,
ma è confuso … molto confuso …
Porterà
ancora l’armatura di Pegasus?
Cosa?
La
domanda di Shaka sorprese Mya, perché lei non aveva mai
valutato seriamente questo aspetto. Si concentrò e cercò
di vedere nuovamente nel futuro di quell’uomo che tanto le era
stato vicino e ancora una volta la sua immagine sfocata riaffiorò
nella sua mente.
Nella
sua visione Edgar era di spalle. Accanto a lui vedeva una ragazza,
anche lei di spalle, ma Mya l’avrebbe riconosciuta fra mille.
Sorrise a quell’immagine serena e felice. Decise, però
di focalizzarsi nei dettagli. Poteva vedere che entrambi indossavano
abiti civili: nessun’armatura e nessun abito particolare. Era
evidente che il mondo di Atene non sarebbe appartenuto al loro
futuro. Sorrise nuovamente, ma poi il suo sguardo mentale cadde su
ciò che entrambi stavano osservando: una lapide. Cercò
di focalizzare il nome scritto su di essa, ma non riuscì a
leggerlo e un sentimento di agitazione pervase il suo cuore.
L’immagine
svanì e Mya ritornò nel presente. Shaka gli fece
nuovamente la domanda e lei scosse la testa:
No,
nel futuro di Edgar non vedo alcuna armatura.
Bene
– Shaka sorrise e annuì soddisfatto – se è
così, potete andare tranquillamente a salvare la regina di
Asgard e il cavaliere di Aquarius. Mi occuperò io del
ragazzino e del cavaliere dell’Aquila.
Cosa?
– Aioria domandò sorpreso – perché?
Perché
ora so quello che devo fare.
***
Il
sorriso sul volto di Death Mask si spense improvvisamente. Lo sguardo
del cavaliere di Aquarius non presagiva nulla di buono.
Cancer
conosceva il valore del suo avversario e sapeva che, benchè il
suo corpo giacesse privo di vita sulla neve, Camus, come ogni altro
cavaliere d’oro, aveva le capacità necessarie per
espandere il suo cosmo e per contrastarlo anche in quel posto
dimenticato dagli dei.
I
suoi timori divennero realtà quando il custode delle energie
fredde, espandendo il suo cosmo, portò la neve ed il gelo in
quei luoghi. L’aria divenne gelida e tutto intorno a loro si
trasformò in una coltre di vapore freddo.
Death
Mask si mise in posizione di attacco, ma era sicuro che ciò
non gli sarebbe servito a nulla. Vide il suo avversario alzare le
braccia e unire le mani nel gesto che preannunciava l’esplosione
del suo colpo più potente. Vide comparire sopra la sua testa
una donna che teneva in mano una anfora colma di cosmo e poi, nel
momento in cui Camus abbassò le braccia, vide quel cosmo
riversarsi su di lui.
Anche
lui decise di convogliare tutte le sue energie in un colpo che
scagliò contro il suo avversario, non poteva rimanere inerme,
doveva fare qualcosa per fermare quell’ondata di gelo.
Ma
nonostante Cancer avesse cercato di imprimere la massima energia al
suo colpo, il cavaliere di Aquarius non arretrò né
diminuì l’intensità del suo colpo. quest’ultimo,
però, non stava colpendo Death Mask e la cosa lo rendeva più
agitato ed inquieto. Guardandosi intorno ebbe la conferma che
l’obiettivo del custode delle energie fredde non era lui, ma
l’ambiente intorno a loro.
Si
accorse con orrore che tutto stava ghiacciando ed istintivamente
volse il suo sguardo verso le anime spente che stavano marciando
verso la bocca del cratere. Queste ultime, benchè procedessero
per la loro strada, sembravano animarsi anche se in maniera
scomposta. Death Mask comprese che il freddo stesse causando in loro
una reazione naturale, come se l’abbassamento della temperatura
ridestasse i loro pensieri e la loro volontà.
Ne
vide alcune crollare a terra, forse quelle più deboli, ma
altre, dopo movimenti sempre più rapidi, scomparvero sotto i
suoi occhi. Il cavaliere si voltò adirato verso il suo
avversario:
Smettila
con questo ghiaccio! – gli urlò contro – stai
risvegliando le anime!
E’
quello che voglio!
Sei
un pazzo. Non devi risvegliarle! Il loro destino è stato
scritto ed è quello di finire nell’oblio!
Non
per tutte è così!
Maledizione
Camus! Non puoi, per salvare una singola anima, mandare al diavolo
tutto ciò che è scritto dal destino e dagli dei.
Ti
do la possibilità di scegliere, Death Mask! O la svegli tu o
lo farò io con i mezzi che ho a disposizione.
Anche
io ho i miei mezzi e ti impedirò di cambiare il destino.
Lei
non è destinata all’oblio – Camus urlò –
e questo tu lo sai!
Anche
io sono uno strumento del destino e quindi la mia decisione
appartiene agli dei!
Ti
arroghi un diritto che non hai!
Vai
al diavolo!
Entrambi,
sapendo che nessuno dei due avrebbe ceduto di un passo, smisero di
confrontarsi verbalmente e si concentrarono nello scontro fisico.
Intensificarono i loro colpi, mettendo tutta l’energia residua
di cui disponevano nei loro cosmi.
Camus
sapeva di essere svantaggiato, perché quello non era il suo
habitat naturale ed inoltre muoversi senza il suo corpo, solo con la
sua anima, non era affatto semplice; tale situazione riduceva molto
le sue energie. Ma sapeva cosa voleva ed era disposto a morire per
ottenerlo.
Sentì
su di sé aumentare l’intensità del colpo del suo
avversario. Ben presto la sua anima sarebbe stata polverizzata, ma
dal freddo che penetrava sapeva anche che anche il suo colpo stava
ottenendo l’effetto desiderato.
Con
la coda dell’occhio vedeva le anime sparire o accasciarsi, ma
non quella di Hilda, che procedeva, seppure lentamente verso la bocca
dell’Inferno. Camus, ormai privo di forze, sentì mancare
anche la sua volontà per un istante. Lo sconforto lo stava
assalendo, quando nella sua testa una voce leggera e delicata gli
sussurrò “non arrenderti, cavaliere! Io sono al tuo
fianco!”.
Rinvigorito
da quelle parole, trovò nuove energie che veicolò
nuovamente nel suo colpo. La forza che lo stava supportando era
immensa e questo permise al cavaliere di Aquarius di raggiungere il
massimo della potenza. Tutto si fece ghiacciato intorno a loro e
Cancer, per il troppo freddo, dovette rinunciare a veicolare tutte le
sue energie nel suo colpo. Il freddo, lo sforzo e l’incredulità
fecero il resto e così Death Mask non riuscì a
trattenere oltre l’anima di Hilda e di Camus.
Quando
il cavaliere di Aquarius riprese conoscenza, si rese subito conto che
la sua anima si era ricongiunta al suo corpo. Alzandosi da terra,
riconobbe intorno a lui il paesaggio innevato della Siberia. Niente
più Ade e niente più cratere maledetto.
Guardandosi
intorno, riconobbe accanto a sé il cavaliere di Cancer, che
giaceva svenuto sul terreno innevato. Non era il suo avversario che
gli interessava e così distolse immediatamente il suo sguardo,
in cerca di altro. La vide a pochi metri di distanza, ancora svenuta.
Corse da lei e prendendola fra le sue braccia si accorse che era
ancora viva.
La
scosse leggermente per farle riprendere conoscenza. A fatica Hilda
aprì gli occhi:
Camus
… dove siamo? – la voce era impastata e il respiro
stanco.
State
bene? – il ragazzo la guardò con apprensione.
Si
… credo di si … sono stanca e ho freddo … tanto
freddo.
Camus,
poggiandole una mano sul viso si rese conto che era gelato. Doveva
portarla in un luogo caldo, altrimenti non sarebbe sopravvissuta a
tutto ciò. Ma prima di portarla in salvo, sapeva di dover fare
qualcosa per impedire al cavaliere di Cancer di seguirli.
Sapeva
di aver vinto solo una battaglia, ma non la guerra. Non poteva, però,
ucciderlo. In fondo entrambi combattevano dalla parte di Athena,
anche se dubitava che Death Mask ne fosse veramente convinto. Prese,
dunque, l’unica decisione che ritenne possibile.
Stringendo
Hilda a sé, si alzò da terra e alzando la mano generò
del ghiaccio che riversò sul corpo ancora svenuto del suo
avversario. Death Mask fu avvolto in un ghiaccio talmente spesso che
nessuno sarebbe stato in grado di sciogliere ad eccezione di colui
che l’aveva creato.
Camus
sapeva che solo le armi di Libra avrebbero potuto infrangerlo, ma
dubitava che il loro custode avrebbe mai mosso un dito per salvare
Cancer. Non riteneva di doverlo lasciare lì dentro per i
prossimi secoli, prima o poi avrebbe dovuto farlo uscire da lì,
ma almeno per il momento questo gli avrebbe permesso di occuparsi di
Hilda senza ulteriori distrazioni.
Prendendo
la donna fra le sue braccia, si incamminò verso il rifugio,
senza mai voltarsi indietro.
Con
grande ritardo pubblico il nuovo capitolo. Spero che almeno l’attesa
sia stata ripagata dalla lettura di quanto accaduto. In questo
capitolo poco Edgar e molto Camus …. immagino che ci possa
stare .
E ora cosa succederà? Camus è veramente in pericolo
come crede Mya? Oppure il futuro che lei aveva visto è stato
già modificato con la sconfitta di Cancer? E Milo cosa farà
quando giungerà in Siberia? E Shaina riuscirà a
riconquistare la sicurezza e la spavalderia che la contraddistingue?
E Edgar? …. Insomma … ancora parecchie domande a cui
rispondere .
Cercherò di andare avanti e pubblicare qualcosa entro la fine
del mese, ma anche per me finalmente arrivano le ferie …
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Capitolo 21 *** XXI - Mille Dubbi ***
Capitolo XXI
Mille
Dubbi
Il
giorno era ormai giunto al termine aveva lasciato il posto ad una
sera splendente e l’agitazione di Camus stava crescendo: da
quando erano rientrati, Hilda non aveva ancora ripreso conoscenza e
la cosa lo rendeva nervoso.
Il
cavaliere l’aveva adagiata sul suo letto, le aveva tolto i
vestiti umidi, non con poco imbarazzo e l’aveva avvolta nella
coperta più pesante che aveva. Aveva chiuso tutte le finestre
e aveva acceso il camino, eppure le mani della giovane donna, dopo
alcune ore, erano ancora fredde e non vi era nel suo volto alcun
segno di risveglio.
Per
la prima volta nella sua vita, il cavaliere di Aquarius aveva paura.
Gli era capitato di sentirsi in difficoltà e con le spalle al
muro, ma mai come in quel momento, sentiva di non avere alcuna
strategia che gli permettesse di contrastare quegli eventi. La donna
di cui era innamorato stava lentamente sprofondando verso l’oblio
e lui non sapeva cosa fare.
Tentò
di animare il fuoco del camino per aumentare la temperatura della
stanza, ma fuori imperversava una tormenta e il freddo che penetrava
dagli spifferi della finestra, annullavano tutti i suoi sforzi.
Provò
a mettere un’altra coperta, ma non gli sembrò di
ottenere alcun miglioramento.
L’unico
modo che aveva per fare in modo di alzare la temperatura corporea di
Hilda era quello di aumentare il calore: questa era l’unica
certezza che aveva.
Cominciò
a pensare ed improvvisamente, nel buio della sua mente, affiorò
un’idea che lo fece violentemente arrossire. Se il primo
istinto fu quello di scartare quell’idea balzana che gli era
venuta, il secondo lo convinse del fatto che non aveva altra scelta.
Si
spogliò quasi completamente e non con poco imbarazzo e, dopo
aver sollevato le coperte, si sdraiò accanto ad Hilda. Sentì
le sue guance infuocarsi, i suoi muscoli irrigidirsi e il suo cuore
cominciare a battere furiosamente. Sentì chiaramente
l’eccitazione scatenarsi in tutto il suo corpo; sapeva che
tutto dipendeva dal contatto con il corpo esile e la pelle delicata
di quella donna, ma non sapeva per quanto tempo sarebbe riuscito a
controllare i suoi istinti. Doveva concentrarsi sul fatto che senza
il calore del suo corpo, la vita di Hilda sarebbe sfuggita via,
perciò la strinse a se e pregò Athena di dargli la
forza di resistere.
Nonostante
fosse in preda dei suoi turbamenti, sotto il peso della stanchezza
accumulata nel combattimento con Cancer e grazie al dolce profumo che
stava respirando, il cavaliere si addormentò.
Il
suo sonno, però, agitato e pieno di incubi, si interruppe
bruscamente quando si rese conto di essere solo nel letto.
Si
alzò improvvisamente e con gli occhi spalancati cercò
intorno a lui qualche segno della donna che aveva stretto fino a poco
tempo prima. La trovò, avvolta in una delle coperte, seduta
sulla poltrona. Lo stava osservando con il volto serio e dubbioso, ma
dallo sguardo non riuscì a comprendere se e quanto potesse
essere arrabbiata.
Tentò
in qualche modo di scusarsi:
Lady
Hilda … io … posso spiegarle … so che le
sembrerà assurdo, ma non avevo altro modo …
Per
scaldarmi … - Hilda sorrise – non preoccuparti Camus,
comprendo perfettamente quello che hai fatto e perché lo hai
fatto.
Io
– il cavaliere arrossì violentemente, abbassò lo
sguardo e si maledì per aver perso completamente il controllo
delle sue emozioni – si … è così.
Lady
Hilda si alzò improvvisamente e dopo aver fatto scivolare via
la coperta si infilò nel letto. Quel gesto repentino, compiuto
con tanta naturalezza, portò ancora più confusione
nella mente già provata di Camus. Il ragazzo per istinto si
allontanò da lei e la giovane donna sorrise:
Hai
paura di me?
No
– il cavaliere cercò di non guardarla negli occhi –
ho … paura di me … di non riuscire a controllarmi …
Perché?
– il sorriso sul volto di Hilda divenne più
impertinente.
Potete
immaginarlo – Camus finalmente si voltò a guardarla –
sapete di essere molto bella e io non sono poi così bravo a
controllare i miei istinti.
Eppure
lo hai fatto fino ad ora …
Si
… e mi è costata molta faticava …. e sono
stanco … molto stanco …
Capisco
– Hilda si mise seduta, coprendosi con la coperta, e cominciò
ad osservare il panorama fuori dalla finestra – è vero
quello che hai detto?
Quando?
– anche Camus si mise seduto.
In
quella specie di inferno …
Di
cosa state parlando? – il cavaliere cominciò ad aver
paura della possibilità che Hilda, dopo tutto, avesse
ascoltato la sua confessione.
Del
fatto che sei irrimediabilmente innamorato di me.
Io
… non credo che questo abbia molta importanza.
Camus
avvampò come un cerino appena acceso. Le aveva confessato i
suoi sentimenti nel tentativo estremo di poterla svegliare e ora
quelle parole gli si stavano rivoltando contro. In tutti i suoi anni
di addestramento aveva dovuto imparare a governare e controllare le
sue emozioni. Ci era riuscito ed era diventato un cavaliere potente,
ma nessuno gli aveva spiegato cosa fare nel caso in cui avesse
fallito: ora le sue emozioni avevano preso il controllo del suo corpo
e lui ne era completamente in balia. Si alzò, nel tentativo di
fuggire da quella situazione, ma Hilda glielo impedì. Nel
farlo, la coperta che aveva messo a protezione, scivolò via ed
entrambi rimasero nudi, l’uno di fonte all’altro. Camus
tentò di distogliere lo sguardo, ma Hilda con delicatezza,
prese il suo volto e lo bloccò in modo che potesse guardarla:
Ti
vergogni di me?
No
– Camus tentò di distogliere gli occhi – non di
voi …
Ti
vergogni dei tuoi sentimenti per me?
No
… io … sono sbagliati e non avrei dovuto dire quello
che ho detto e …
Le
tue parole mi hanno riportato in vita. Trovi che questo sia
sbagliato?
No
… - Camus smise di tentare ciò che non riusciva a non
fare – voi non eravate destinata a morire in quel modo …
E
allora non devi vergognarti di ciò che mi hai detto –
Hilda sorrise – sei imbarazzato, vero?
Si
… e sono a disagio …
Immagino
che non ti sia capitato molto spesso di perdere il controllo della
situazione.
Lady
Hilda vi prego, lasciatemi andare e rivestitevi. Questo … noi
… così … non va bene.
Nessuno,
a parte noi, può dire se va o non va bene. Io sto bene, qui,
così, con te … ma se tu vuoi che io mi rivesta e ti
lasci andare … lo farò …
Camus
spalancò gli occhi, incredulo e confuso. Non era riuscito a
cogliere in pieno il significato di quelle parole. Sapeva di non
voler essere in alcun altro luogo se non lì con lei, ma non
aveva mai pensato che fosse possibile che anche lei provasse piacere
a stare lì, con lui.
Hilda
sorrise nuovamente, rendendosi conto che il cavaliere, un po’
per sorpresa e un po’ per desiderio aveva smesso di provare a
sfuggirle e così, senza indugiare ancora, lo baciò.
La
reazione del ragazzo fu immediata. Ciò che ne seguì fu
l’insieme di gesti, di sensazioni ed emozioni che derivano
dall’appagamento di un desiderio celato da tempo.
***
Erano
ormai ore che camminavano in mezzo alla neve ed Edgar cominciava a
non sentire più i suoi piedi. Aveva più volte provato
l’istinto di buttarsi a terra e piangere per la disperazione e
per il dolore, ma guardando i suoi compagni di viaggio aveva avuto
l’impressione che solo lui fosse in quella condizione
disperata. Nonostante questo aveva continuato a provare
quell’istinto, ma aveva usato tutta la sua forza di volontà
per contrastarlo. Non voleva essere sempre quello che non riusciva a
fare quanto la situazione richiedeva, inoltre osservando con quanto
coraggio e determinazione Maya continuava a camminare, la voglia di
non mollare non lo abbandonava. Si domandò se essere un
cavaliere fosse anche quello: cercare di superare continuamente i
propri limiti per una causa più alta.
Shaina
gli si affiancò un paio di volte lungo il tragitto,
chiedendogli se andasse tutto bene, mentre Milo proseguiva
imperterrito senza mai voltarsi o fermarsi ad aspettarli. Un paio di
volte era stata proprio il cavaliere di Ofiuco a richiamare il
cavaliere dalle vestige dorate, segnalandogli le difficoltà di
Edgar e lui, seppur malvolentieri aveva rallentato l’andatura,
ma sostanzialmente il passo sostenuto era decisamente troppo elevato
per le gambe corte dell’ometto, ma anche per quelle esili di
Maya: i due presto rimasero indietro. Il cavaliere di Pegasus sapeva
quanto Camus contasse per Milo, ma allo stesso tempo si rammaricava
di non contare abbastanza per lui da consentirgli di riposare almeno
dieci minuti.
Sentì
Maya sbuffare:
Tutto
bene?
Ti
sembra che possa andare tutto bene? – la ragazza rispose
arrabbiata.
Cosa
c’è che non va?
Il
tuo amico è uno stronzo …. ecco cosa c’è
che non va!! Corre come se la salvezza del mondo dipendesse da lui e
se ne frega del fatto che noi moriremo a causa sua!
Beh,
per lui è importante riuscire ad arrivare da Camus –
per Edgar era diventato faticoso anche solo parlare – immagino
che senta che il suo amico sia in pericolo.
Il
suo amico sa difendersi meglio di noi … se dovessimo essere
attaccati qui, chi ci difenderebbe?
Io
sono un cavaliere di Athena – Edgar arrossì –
sarei io a proteggerti.
Per
nulla togliere alla tua armatura, ma detto fra me e te, io non sarei
così sicura che tu saresti in grado di combattere.
Nonostante
ciò, sacrificherei la mia vita per proteggerti.
-
Edgar
arrossì ancora più violentemente, questo perché
Maya si era fermata d’improvviso e aveva cominciato a fissarlo
in modo imbarazzante.
Ho
detto qualcosa che ti ha infastidito? – l’ometto si
affrettò a chiedere.
No
– Maya sospirò – anzi … io ti devo le miei
scuse … sono stata villana a dubitare delle tue capacità.
So che mi proteggeresti e di questo ti sono grata.
So
di non essere un granchè come cavaliere e so che questa
armatura è finita sulle mie spalle per caso, se non per
sbaglio, ma so anche che ti difenderei fino alla morte – Edgar
si grattò nervosamente la testa.
Nulla
accade per caso, Edgar – gli occhi di Maya divennero
improvvisamente tristi – tutto è deciso dal destino.
E
questa cosa ti rattrista?
Cosa?
– la ragazza lo guardò stupita.
I
tuoi occhi sono diventati improvvisamente tristi, come se un brutto
pensiero o presentimento fosse affiorato alla tua mente … hai
visto qualcosa di brutto nel nostro futuro?
Io
non posso vedere il mio futuro e il tuo è una macchia nera.
E
allora perché dovresti rattristarti? – Edgar sorrise –
è vero … siamo in mezzo alla neve e probabilmente
moriremo congelati, ma io sono contento di essere qui e dovresti
esserlo anche tu.
Perché
sei contento? – la ragazza lo guardò scetticamente.
Perché
sono ancora vivo – il rossore tornò sulle gote del
ragazzo – e poi ora ho Camus, Aioria e Milo che si preoccupano
per me …
Veramente
uno dei tre ti ha appena mollato in mezzo alla tormenta – Maya
rispose piccata, ma Edgar non vi badò e proseguì.
E
poi ho conosciuto Mya che è così dolce – sul
volto della ragazza comparve una smorfia di fastidio, ma prima che
potesse dire altro, l’ometto continuò – e poi ci
sei tu … e stare con te è così … beh …
così bello … ecco … sono felice perché
sto sicuramente meglio di come stavo un anno fa.
Maya
rimase in silenzio. Per la prima volta nella sua vita si sentiva
sopraffatta dalla bontà di un altro essere vivente. Lei,
sempre così dura e cinica, quando lo aveva conosciuto aveva
pensato che fosse un vero idiota, privo di spina dorsale e di
qualsiasi fascino, ma ora, frequentandolo e ascoltando le sue parole,
non riusciva a non pensare a quanto fosse bella la sua anima.
Avrebbe
pagato una fortuna per avere un cuore candido come quello di Edgar ed
invece si ritrovava con un macigno nero e sporco che aveva smesso di
battere molti anni prima.
***
Quando
Marin aprì gli occhi il sole era già alto in cielo e
nella casetta il silenzio era quasi irreale. La ragazza con grande
fatica si alzò e dopo aver perlustrato l’interno, uscì
fuori alla ricerca di qualcosa o qualcuno che le permettesse di
ricordare che cosa fosse successo.
Sulla
spiaggia, in lontananza, vide il suo giovane allievo impegnato in un
allenamento improvvisato e poi voltandosi si accorse di aver accanto
il cavaliere di Virgo: possibile che fino a quel momento non lo
avesse notato o sentito?
Vedo
che ti sei svegliata
Cavaliere
di Virgo, dove è Aioria e perché siete qui?
Indossa
la tua maschera prima di proseguire la nostra conversazione. Non
vorrei che ci fossero fraintendimenti.
Marin
abbassò lo sguardo e vide nella mano di Shaka la sua maschera.
La prese e indossandola osservò il cavaliere: aveva gli occhi
chiusi. Si domandò se al di là di ciò, Virgo
potesse vederla veramente.
Una
volta aveva sentito dire che nulla sfuggiva al custode della VI casa,
occhi aperti o occhi chiusi che avesse. Anche ora, benchè non
la guardasse, le sembrò che sapeva esattamente chi era lei e
quali erano i sentimenti che albergavano nel suo. E infatti, egli
rispose alla domanda che più le premeva:
Il
cavaliere di Leo ha accompagnato Mya.
Dove?
Dal
cavaliere di Aquarius.
Capisco
– Marin provò un senso di disagio all’idea che
Aioria l’avesse lasciata per seguire Mya e se ne vergognò.
Era
indeciso se andare, ma una volta tranquillizzatosi sul fatto che tu
stavi bene e che avrei pensato io a voi, ha deciso di andare.
Si,
comprendo – la ragazza si convinse che Shaka aveva la capacità
di leggere la mente.
Ora
che ti sei ripresa ti esorto ad andare via da qui e a portare con te
il tuo allievo.
Credete
ancora che Seiya sia in pericolo?
Si.
Ho
capito – La decisione nella voce del cavaliere convinse Marin
– lo porterò lontano da Atene
Bene.
Shaka
aprì gli occhi e si voltò a guardare il ragazzo sulla
spiaggia. Quel gesto, compiuto con naturalezza dal cavaliere, stupì
la sacerdotessa.
Aveva
sentito al Grande Tempio che il custode della casa di Virgo apriva
gli occhi solo per polverizzare i suoi avversari, quindi quel suo
gesto avrebbe dovuto allarmarla, ma negli occhi del giovane che le
stava accanto non vedeva nulla di minaccioso, piuttosto l’affiorare
di domande e pensieri a cui non riusciva a dare risposta.
Il
dubbio traspariva da quello sguardo limpido come il cielo,
probabilmente i pensieri che immaginava erano gli stessi che avevano
affiorato la sua mente negli ultimi giorni: che cosa nascondeva il
suo allievo, così giovane e ancora acerbo? Che cosa temevano
da Seiya e soprattutto chi aveva così paura per volerne
addirittura la sua morte?
Marin
comprese anche dal modo pensieroso in cui Shaka lo osservava che le
risposte a quelle domande non sarebbero state facili da trovare,
neppure per l’uomo più vicino agli Dei.
Lei,
ad ogni modo, non aveva una risposta e sapeva di non poterla trovare,
perciò si avviò verso il suo discepolo, perché
l’unica cosa che poteva fare era quella di tentare di
proteggerlo.
Il
suo pensiero volò ad Aioria; come avrebbe voluto che l’uomo
di cui si era perdutamente innamorata fosse lì con lei. Si
sarebbe sentita più forte e combattiva. Per un altro istante
un moto di gelosia la assalì al pensiero che il suo amore
l’aveva lasciata per andare a salvare il cavaliere di Aquarius.
Poi quel pensiero svanì, perché in fondo anche lei era
un cavaliere, uno dei più valorosi, e non aveva bisogno del
suo uomo per difendersi dalle avversità. Se Aioria l’aveva
lasciata, evidentemente, aveva fiducia nelle sue capacità,
perciò accantonò quegli stupidi pensieri da ragazzina e
cominciò a scendere verso la battigia. La voce di Virgo però
la bloccò:
Cavaliere
dell’Aquila, aspetta!
Cosa
vuole il nobile cavaliere di Virgo ancora da me? – Marin si
girò perplessa.
Il
ragazzino laggiù – Shaka indicò Seiya e Marin
annuì – quanto cosmo percepisci in lui? E quante
possibilità ha di diventare un cavaliere?
Seiya
possiede grandi doti e grandi capacità, anche se ancora
entrambe acerbe.
A
quale armatura dovrebbe essere destinato?
Avrebbe
dovuto gareggiare per quella di Pegasus.
Grazie,
cavaliere dell’Aquila. Proteggi il tuo allievo come meglio
puoi, anche a costo della tua vita.
Shaka
non aggiunse altro e Marin non osò chiedere, anche se le
ultime parole pronunciate dal nobile cavaliere di Virgo le avevano
trasmesso una sorta di agitazione. Non aveva bisogno che qualcuno le
dicesse di proteggere al meglio il suo allievo, ma nella voce del
giovane uomo aveva percepito un ammonimento ad impegnarsi al massimo
perché non accadesse nulla di irreparabile, come se le sorti
del mondo potessero dipendere dal fatto che Seiya sopravvivesse
oppure no.
Marin
decise di non pensarci, anche perché non avrebbe potuto in
alcun modo indagare oltre. Si voltò un ultima volta a guardare
un punto nascosto della spiaggia e rivisse mentalmente quel momento
di intimità passato con Aioria e rubato ad un destino fatto di
lotte e battaglie. Sospirò e poi, muovendosi verso Seiya,
accantonò quei pensieri in fondo al suo cuore.
***
Milo
sapeva di essersi lasciato alle spalle i suoi compagni di viaggio, ma
aveva deciso di ignorare la cosa. Non poteva sentirsi in colpa,
perché sentirsi in colpa equivaleva ad ammettere che stava
facendo la scelta sbagliata.
Nel
corso della giornata, mentre procedevano con calma nel loro viaggio,
aveva percepito chiaramente il cosmo di Camus esplodere e poi
scomparire. Questo lo aveva agitato, convincendolo ad accelerare il
passo. Doveva arrivare in Siberia il prima possibile, prima che
qualcosa di irreparabile potesse accadere. Il dubbio che si era
insinuato in lui in realtà era che quel qualcosa fosse già
accaduto, ma doveva accertarsene di persona.
All’inizio
si era voltato un po’ di volte quando Shaina lo aveva chiamato
per segnalargli le difficoltà di Edgar e Maya. Li aveva
esortati, prima gentilmente e poi sempre più brutalmente, ad
allungare il passo e ad aumentare i loro sforzi, ma mai aveva
rallentato il suo.
Poi,
mentre Shaina lo chiamava con sempre maggiore frequenza e insistenza,
aveva sentito il cosmo di Camus tornare alla vita. Questo però
non lo aveva convinto a rallentare il passo. Sentiva l’agitazione
che governava il cosmo del suo amico e la preoccupazione, invece di
diminuire era aumentata. Se il custode delle energie fredde si stava
agitando qualcosa di grave stava accadendo.
Quando
lo aveva sentito esplodere nuovamente, aveva rotto ogni indugio e
aveva aumentato l’andatura, senza ascoltare più nessuno
e senza mai voltarsi indietro. Solo dopo molti kilometri, aveva
sentito nuovamente la voce di Shaina, anche se in lontananza.
Seppure
controvoglia, allora, decise di fermarsi.
Quando
la ragazza lo raggiunse, notò che era arrabbiata con lui, ma
non se ne curò:
Che
cosa vuoi?
Edgar
e Maya si sono fermati.
E
allora?
Allora?
– Shaina si tolse la maschera per mostrargli la sua rabbia –
Allora??!!!
Entrambi
sono in grado di cavarsela da soli … o almeno dovrebbero!
Maya è abituata alle temperature glaciali e Edgar è un
cavaliere! – Milo usò un tono duro, soprattutto nei
confronti dell’ometto.
Anche
Camus è un cavaliere … di più alto rango per
giunta … eppure stai correndo da lui come se la sua vita
dipendesse da te – Shaina non arretrò – questo
significa che lui non sa cavarsela da solo?
E’
diverso – Milo fu colpito dalle parole della ragazza, ma era
convinto dei suoi pensieri, per cui anche lui non arretrò –
Camus sta rischiando la sua vita in una battaglia, percepisco il suo
cosmo e sento che è in seria difficoltà … Edgar
sente solo freddo.
Edgar
non è abituato a questa vita.
Non
è un mio problema!
Si
che lo è!
E
perché dovrebbe esserlo?
Perché
è un tuo allievo …
Questo
non significa che me ne devo occupare per il resto della vita –
Milo si sentì alle strette e perciò attaccò –
voglio dire …avanti Shaina … tu senti di doverti
occupare di Cassius da qui all’eternità?
Non
è la stessa cosa – il sorriso del ragazzo innervosiva
Shaina – Cassius è un uomo … Edgar …
Edgar
è un cavaliere di Athena …
Ma
non sa cavarsela da solo …
Stai
dicendo che il Grande Sacerdote ha sbagliato a conferirgli
l’armatura? – Milo usò un tonno sarcastico per
irritare la ragazza – o che Cassius ha perso volontariamente?
O che non era in grado di …
Sto
dicendo – Shaina alzò la voce per interromperlo –
che Edgar, per quanto possa essere valoroso, non ha tutti gli
strumenti per superare le difficoltà che si presentano …
e questo tu lo sai … e visto che lo sai è tuo dovere
aiutarlo!
Io
non ho alcun dovere nei suoi riguardi!
Milo
si allontanò, furente e colmo di rabbia, ma non tornò a
marciare verso la sua meta. Cominciò a camminare avanti e
indietro sulla strada innevata, di fronte al cavaliere di Oficuo.
Shaina
non perse nessun movimento, curiosa di osservare ogni minimo
dettaglio di quel ragazzo così potente e allo stesso tempo
così fragile.
I
sentimenti che provava verso Camus erano nobili: la devozione che
percepiva nella sua agitazione era lodevole, ma al tempo stesso lo
aveva reso cieco nei confronti di un’anima più debole.
Quando lo aveva seguito nella sua folle corsa, non era sicura che
avrebbe compreso le difficoltà del suo allievo, ma ora
osservandolo, con quel suo passo nervoso e quel modo agitato di
digrignare i denti, era sicura dell’affetto che Milo provava
per il buffo ometto. Non avrebbe voluto trovarsi nei suoi panni,
eppure, al tempo stesso, invidiava quei sentimenti così puri.
Milo
all’improvviso diede un pugno ad un albero. Il ragazzo ci mise
tutta la sua rabbia, così da spezzare il tronco in un colpo.
Poi,
dopo essersi ricomposto, si voltò verso la ragazza. Aveva il
volto rilassato e un sorriso forzato:
Shaina
annuì, senza aggiungere altro e i due si incamminarono verso
il punto in cui l’ometto e la ragazza che leggeva il futuro si
erano fermati.
***
Non
sapeva cosa lo avesse spinto ad accettare la richiesta di Mya, ma mai
come in quell’istante Aioria avrebbe voluto essere da
tutt’altra parte.
L’idea
di aver lasciato Marin da sola lo attanagliava, non tanto perché
non si fidava delle capacità della sacerdotessa o della
promessa fattagli da Shaka. La verità era che non era
preoccupato per l’incolumità della ragazza, quanto
piuttosto della sua incapacità di poter vivere un solo istante
senza vederla. Ora poi che aveva assaporato il suo corpo, i suoi
sensi erano completamente assuefatti a lei.
Cominciò
a pensare che se non fosse tornato in fretta dal suo amore avrebbe
potuto rischiare di morire per una crisi di astinenza. Eppure doveva
procedere. Doveva aiutare Mya a trovare Camus. Sentiva che la vita
del suo amico dipendeva da questo, o almeno questo era quello che la
ragazzina al suo fianco gli aveva fatto credere.
L’agitazione
che sentiva provenire dal corpo esile della giovane, lo stava
convincendo di aver compiuto la scelta più corretta.
Eppure
un dubbio si era insinuato in lui. Il cosmo di Camus seppur agitato
non gli era sembrato impaurito e la sensazione di aver già
percepito quel certo tipo di emozioni non lo aveva mai abbandonato da
quando erano giunti in Siberia. Ora poi che era sempre più
vicino alla baita del cavaliere dell’Aquario, il sospetto che
qualcosa di completamente differente stesse accadendo al suo amico,
lo convinse a rallentare il passo.
Mya
si accorse del suo cambiamento e gli chiese subito conto di ciò:
Perché
state rallentando la vostra andatura, nobile Aioria?
Mya,
tu sei assolutamente sicura del fatto che Camus sia in pericolo?
Perché
mi fate questa domanda?
Beh
… perché – Aioria si grattò la testa,
imbarazzato – il fatto è che io non percepisco alcun
pericolo … anzi …
Camus
in questo momento si trova con Lady Hilda e quello che voi percepite
è amore … - la voce di Mya non mostrò alcun
invidia, quanto piuttosto un senso di malinconia.
Forse
– Aioria si fermò ad osservarla meglio: quello
scricciolo di ragazza, per l’ennesima volta, lo aveva sorpreso
– si, forse è l’amore … non è tanto
importante cosa percepisco, ma cosa non percepisco …il
pericolo e la paura … perciò ti chiedo ancora una
volta, sei sicura di quello che affermi?
Ora
Camus e Hilda stanno consumando il fuoco che arde nei loro cuori, ma
ben presto il destino li dividerà, in modo definitivo ed è
allora che Camus sarà in pericolo … ed io so che dovrò
salvarlo.
Aioria
rimase immobile ad osservarla. Quanta dignità e quanta nobiltà
in un essere così fragile. Sentiva l’amore non
ricambiato nella sua voce e nel suo cuore, ma al tempo stesso sapeva
che quell’amore incompreso avrebbe continuato ad ardere nel suo
cuore anche senza Camus. Si domandò se lui, al suo posto,
sarebbe riuscito a mostrare tanta devozione:
Anche
voi fareste lo stesso per Marin, perché, non è
importante che l’amore sia ricambiato, pechè ciò
che ci spinge a compiere imprese titaniche è il solo fatto
che esso esista, non pensate?
Si,
forse hai ragione.
Il
sorriso di Mya gli scaldò il cuore e Aioria non riuscì
a fare a meno di pensare che per un sorriso del genere avrebbe
compiuto qualsiasi impresa.
Chiuse
gli occhi e il volto del suo amore si affacciò nei suoi
pensieri. Sorrise e senza dire altro, riprese a camminare.
***
Shaka
aveva avuto tutte le risposte, eppure ancora mille domande
affollavano la sua mente. Quale era il ruolo di Seyia nei destini
futuri di Atene? Quanto sapeva il Grande Sacerdote di tutta quella
storia? Come aveva fatto Calliope a creare una tela così
complessa? E soprattutto, perché il cavaliere di Gemini,
l’uomo a cui apparteneva il cosmo che aveva deciso le sorti
dell’armatura di Pegasus quel giorno, era tornato dopo tanti
anni al Grande Tempio per agire nell’ombra?
L’unico
modo che aveva per trovare la risposta a tutte quelle domande, era
agire e così, senza indugiare oltre, una volta accertatosi
della partenza di Marin e del suo allievo, decise di recarsi al
Grande Tempio per invocare la presenza dell’unico uomo che gli
avrebbe fornito una spiegazione, volente o nolente.
Fiùùù
… ma quanto è passato dall’ultimo aggiornamento?
Lo ammetto, mi ero quasi convinta a lasciare per la prima volta una
storia incompiuta, ma poi Edgar è venuto a bussare ancora una
volta alla mia porta, chiedendomi di dare seguito alle sue avventure
e così eccomi ancora qui con un nuovo aggiornamento …
spero che nel frattempo siate riusciti a ricordare almeno qualcosa di
questa storia. Ora dovrebbe venire il bello … cosa accadrà
quando Milo scoprirà che Camus non è in pericolo?
Almeno non lo è al momento, anche se Mya è convinta che
presto lo sarà. E soprattutto come andrà a finire
l’incontro tra Shaka e il Grande Sacerdote? Fatemi sapere cosa
ne pensate …
|
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Capitolo 22 *** XXII - Quando un amore diventa impossibile? ***
Capitolo
XXII
Quando
un amore diventa impossibile?
Alle
prime luci dell’alba Camus aprì gli occhi. Aveva tutti i
muscoli del corpo intorpiditi e sentiva addosso alla sua pelle un
caldo tepore che stava scaldando anche il suo cuore. Vide il suo
braccio e quello di Hilda vicini e abbassando lo sguardo, trovò
la ragazza che dormiva attaccata al suo fianco. Era suo il calore che
lo stava scaldando.
Sospirò,
conscio che la notte appena trascorsa era stata la più bella
della sua vita, ma che probabilmente sarebbe diventato anche il suo
ricordo più doloroso. Inconsciamente la strinse a se,
svegliandola. Hilda si stiracchiò e poi si voltò
sorridendo:
Buongiorno,
mio bel cavaliere.
Buongiorno
– Camus arrossì, mentre la ragazza si tirò
leggermente su, scoprendo una parte del suo corpo.
Oh,
Camus, non è possibile che dopo tutto quello che c’è
stato tra di noi, tu continui ad arrossire!
Io
– anche il ragazzo si alzò, mettendosi seduto –
avete ragione.
Che
cosa succede? – sul volto di Hilda il sorriso scomparve –
perché il tuo sguardo è così triste? Sei
pentito di quello che è accaduto questa notte?
Pentito?
– Camus la guardò stupefatto – no, assolutamente
no.
E
allora perché sei triste?
Io
non sono triste – tentò di sorridere.
I
tuoi occhi lo sono.
E’
solo che già so che questa cosa non ci porterà da
nessuna parte.
Perché
devi essere così razionale? – Hilda lo guardò
incuriosita – abbiamo vissuto un bel momento, lasciandoci
trascinare dal nostro istinto e dai nostri sentimenti, non possiamo
certo sapere cosa ci riserverà il futuro, non credi?
La
mente di Camus volò a Mya e alla sua profezia. Gli aveva detto
in una notte lontana che lui, il cavaliere delle energie fredde, si
sarebbe innamorato della regina di Asgard e di come lui avesse
pensato che nulla del genere sarebbe mai potuto accadere. Forse,
allora, aveva ragione Hilda nell’incoraggiarlo a vivere quel
momento con più incoscienza. Poi, però, alla mente
riaffiorò anche il ricordo della profezia di Maya: un destino
di morte. Questo gli aveva predetto, ma visto che era la strada di
Mya quella che lui ora stava percorrendo, probabilmente non sarebbe
morto a breve. Eppure una sensazione oscura in quella mattina aveva
avvolto il suo cuore e sembrava non volerlo lasciare libero di
godersi la sua felicità.
Hilda
lo scosse leggermente, stanca di aspettare un qualche segnale e
Camus, per tutta risposta la abbracciò e la baciò,
mettendoci tutta la passione di cui era capace.
Una
volta terminato il bacio, la ragazza sorridendogli, si sdraiò
nuovamente e lo invitò a fare altrettanto. I due ripresero a
fare l’amore come se il mondo fuori non esistesse e
quell’attimo strappato alla vita vera non dovesse mai finire.
Un suono flebile, però, attirò l’attenzione di
Camus, interrompendolo. Hilda, visibilmente delusa, lo invitò
a proseguire, ma lui per tutta risposta, mettendo un dito sulle sue
labbra le chiese di fare silenzio.
Restarono
fermi per pochi istanti, poi il cavaliere, si alzò dal letto e
dopo aver indossato velocemente i pantaloni, corse fuori dalla
stanza. Hilda seppur controvoglia, si alzò a sua volta,
indossò la coperta ed uscì dalla stanza per vedere cosa
fosse preso al suo cavaliere.
Giunta
nel salone, sentì un’aria gelida arrivare dalla porta
spalancata e vide, di fronte ad essa Camus, mezzo nudo e di spalle
fronteggiare il cavaliere d’oro del Leone. Era evidente, dalle
loro posizioni, che entrambi avevano sentito dei rumori i loro stessi
rumori – ed ora si fronteggiavano come avversari pronti a
combattere. Solo in un secondo istante notò la presenza di Mya
alle spalle del cavaliere del Leone e dal modo in cui entrambi la
fissarono, si ricordò improvvisamente del suo abbigliamento ed
arrossì. Anche Aioria si mostrò visibilmente in
difficoltà, come del resto Camus:
Aioria
continuava a grattarsi la testa, imbarazzato, cercando di non
incrociare lo sguardo né con il suo amico né con Lady
Hilda, la quale, nel frattempo, si era avvicinata e si era stretta a
lui.
Istintivamente
il Saint dell’Aquario spostò lo sguardo su Mya e la
ragazza arrossì, suo malgrado. Tutto ciò accadde sotto
gli attenti occhi di Hilda.
Perché
sei qui Aioria? Ti manda il Grande Sacerdote?
Il
Grande Sacerdote? – il cavaliere di Leo lo guardò
stupito – no … no, lui non sa che siamo qui. E’
Mya che mi ha chiesto di accompagnarla.
Cosa?
– Camus fu sorpreso da quelle parole e guardò la
ragazza dai capelli rossi con più insistenza.
Perché
sei qui, Mya?
Fu
Hilda a domandare, sentendosi come una leonessa a cui qualcuno sta
cercando di sottrarre un oggetto di sua proprietà, ma prima
che la giovane ragazza potesse parlare, sulla scena irruppe anche
Milo, seguito da Shaina, Maya e Edgar.
Il
cavaliere dello Scorpio, spostando Aioria di peso, si trovò di
fronte Camus a piedi nudi e con indosso null’altro che un paio
di pantaloni e Lady Hilda, con indosso solo una coperta, attaccata a
lui. Quell’immagine fece esplodere la sua rabbia:
Ed
io che ho attraversato la Siberia in preda alla convinzione che tu
fossi in pericolo di vita!! Ed invece arrivo qui e ti trovo
avvinghiato alla regina di Asgard, intento evidentemente a fare un
altro tipo di attività rispetto a quella del combattimento!
Milo,
calmati – Aioria tentò di controllare quella furia,
mentre Camus rimase impassibile ad osservarlo.
Calmarmi!
Calmarmi!???!!! … Per arrivare il prima possibile qui, ho
trascinato Edgar e Maya in mezzo alle bufere e al gelo. E’
mancato poco che me lo caricassi in spalla per arrivare prima e poi
per fare cosa??? Per vedermi questa scena?? Che stronzo, idiota che
sono.
Milo,
dopo aver regalato a Camus uno sguardo tutt’altro che sereno,
si girò e si allontanò, ignorando le invocazioni di
Aioria a fermarsi. Il cavaliere di Acquario, allora, rompendo il suo
immobilismo, corse dietro al suo amico, seguito a ruota dall’altro
Saint.
Hilda,
rimasta sola con le due sorelle e con i cavalieri di Ofiuco e di
Pegasus, si sentì improvvisamente nuda, perciò, senza
dire nulla si diresse verso la stanza di Camus per ricomporsi. Nel
frattempo Shaina invitò Edgar a seguirla, per fare un giro
all’esterno della casa e verificare che tutto fosse in ordine.
Fu così che le due sorelle rimasero da sole.
Maya
si sedette su una delle poltrone ed apostrofò la sorella:
Che
cosa ci fai qui?
E
tu?
Io
dovevo trovare Lady Hilda.
Perché?
Perché
è il mio compito, quello di rimanerle accanto e di
proteggerla. Tu, scegliendo di andartene con nostra madre, hai
rinunciato ad Asgard.
Sai
che ho seguito nostra madre per non lasciarla sola. Cosa che avresti
dovuto fare anche tu … non ha senso che tu rimanga ad Asgard
e non credo nella tua devozione a Lady Hilda.
E’
un tuo problema.
Che
cosa mi nascondi Maya?
Non
riesci a leggerlo nel mio futuro? – la sorella fece un sorriso
strano.
Sai
che né io né te possiamo decidere cosa vedere del
futuro.
Già
… questo per colpa tua …
Colpa
mia? – Mya rimase perplessa – perché è
colpa mia?
Io
sono la prima e a me spettavano i poteri. Io sarei diventata la
celebrante di Odino ed invece sei arrivata tu a rubare parte dei
miei poteri e mi hai privato del mio futuro.
Non
ho deciso io di venire al mondo … ed inoltre siamo gemelle,
siamo nate insieme …
Io
sono quella che è stata concepita per prima ed io meritavo di
avere il dono. Ma forse se ti togliessi di mezzo …
Che
vuoi dire?
Se
tu morissi, probabilmente i poteri si riunirebbero in me e non
vivremmo questo incubo di non sapere mai se il futuro che osserviamo
sia quello corretto.
Che
cosa hai visto nel futuro del cavaliere di Aquarius?
Perché
mi fai questa domanda? – Maya cercò di indagare a fondo
lo sguardo della sorella.
Ho
bisogno di saperlo …
E
tu cosa hai visto nel suo futuro?
Maya
ti prego rispondimi …
E’
per lui che sei qui, vero? ... pensi di poter modificare il suo
destino … sai che è impossibile per noi e che le
conseguenze, se anche vi riuscissimo, sarebbero nefaste …
Non
sono affari che ti riguardano …
Certo
che mi riguardano …
Perché
allora non ti preoccupi di quello che vuole fare nostra madre?
Di
cosa stai parlando?
Lo
sai benissimo … so che sei stata coinvolta da lei … e
mi domando come puoi accettarlo. Dopo che l’hai rinnegata e
che hai promesso fedeltà ad Asgard, perché non le
impedisci di compiere questa follia?
Abbassa
la voce! – Maya in uno scatto di rabbia si alzò e
spinse sua sorella verso il muro – non voglio che qualcuno ci
senta.
Ho
ragione, allora … tu sei coinvolta … come puoi fare
questo a Lady Hilda!
Quella
donna ha rubato ciò che era nostro …
E’
stata scelta … non ci ha tolto nulla perché quella
carica non ci apparteneva …
Ti
sbagli … e nostra madre farà in modo che tutto torni
al posto giusto.
Nostra
madre sta interferendo con il destino …
Lei
sa quello che fa ed io mi fido di lei …
Non
ti preoccupi di ciò che succederà? Non ti dispiace per
Lady Hilda? Per Edgar?
Edgar?
– Maya per la prima volta ebbe un dubbio – cosa c’entra
Edgar.
Sai
che la sua presenza è stata voluta da lei e puoi vedere da
sola quante difficoltà sta affrontando. Fino ad ora è
stato fortunato, ma non sarà sempre così … so
che ti piace …
Non
dire stupidaggini … non lo conosco neanche e poi come
potrebbe piacermi un grassone privo di spina dorsale?
Lo
so che ti piace … l’ho visto …
Dove?
– Maya si allarmò – dove lo hai visto …
nel mio futuro? Cosa hai visto? Io non ti credo … faresti
qualsiasi cosa per salvare Camus …
Si
è vero … farei qualsiasi cosa per lui … ma non
mentirei … mai.
Sei
patetica … dovresti concentrarti su Lady Hilda e sul fatto
che il tuo grande amore non ti pensa minimamente … ha occhi
solo per lei … non ti brucia il fatto che quella donna ti
abbia rubato anche l’amore?
Non
è lei che mi ha rubato Camus … è il destino che
non vuole che lui si innamori di me … ma questo non significa
che io debba vendicarmi o debba cercare di cambiare le cose …
Eppure
lo stai facendo …
Non
voglio che muoia … anche tu non vorresti vedere l’uomo
che ami morire ….
Te
l’ho già detto, Mya, non sei in grado di cambiare il
destino … non hai gli strumenti per farlo – Maya
sorrise – e comunque lui morirà in ogni caso …
Prima
che Mya potesse chiedere spiegazioni a sua sorella, nella stanza
entrò Hilda:
Chi
morirà? Di chi state parlando?
Noi
… - Mya rimase indecisa su cosa dire.
Stavamo
semplicemente facendo delle ipotesi su ciò che potrebbe
accadere – Maya intervenne con decisione – dobbiamo
andare via, Lady Hilda.
Cosa?
Si
… i cavalieri di Athena sono qui per voi. Milo aveva il
compito di trovare voi e Camus e di riportarvi al Grande Tempio. Il
Grande Sacerdote vuole la vostra testa e non si fermerà
finchè non la otterrà.
Io
non ho fatto nulla – Hilda si fece ancora più decisa –
non ho attentato alla vita di Athena e non ho intenzione di scappare
ancora.
Tornate
ad Asgard, Lady Hilda, tornate come me nelle vostre terre. Lì
potrete difendervi meglio e sarete protetta dai vostri cavalieri.
Io
non scappo, Maya. Ti ringrazio, ma non ho intenzione di scappare.
Il
cavaliere di Aquarius non può proteggervi in eterno, lui è
un Saint di Athena e per quanto possa essersi invaghito di voi –
Hilda sussultò alle parole della ragazza – prima o poi
dovrà rispondere alla sua Dea. Inoltre ora che il cavaliere
di Scorpio è qui, sarà più difficile per lui
proteggervi. Pensate veramente che andrà contro il suo
migliore amico?
Io
… - Hilda si fece pensierosa, non voleva costringere Camus a
compiere una scelta, ma non voleva neanche andarsene così,
senza averlo visto ancora una volta.
Io
credo che dovreste fare ciò che vi sta suggerendo mia
sorella.
Cosa?
– Hilda e Maya si voltarono sorprese.
Lady
Hilda, sono sicura che la vostra posizione verrà chiarita, ma
sarete più sicura se andrete ad Asgard. Non credo che Milo e
Aioria possano o vogliano nuocervi e non penso che obbligheranno
Camus a fare una scelta, ma questo non esclude che altri cavalieri
verranno qui per attaccarvi.
Hai
ragione.
-
Seppur
a malincuore Hilda dovette constatare che la sua vicinanza avrebbe
solo danneggiato ulteriormente la posizione di Camus. Aveva già
dovuto scontrarsi con uno dei Saint suoi pari. Per fortuna non lo
aveva ucciso, ma in ogni caso avrebbe passato dei guai e la sua
situazione, continuando a proteggerla, non poteva che peggiorare. Dal
canto suo, invece, Maya si stava domandando perché sua sorella
volesse allontanare la regina di Asgard dal cavaliere di Aquarius.
Aveva compreso le ragioni sue e di sua madre? Voleva evitare che
accadesse qualcosa di spiacevole a Lady Hilda? Voleva separarli? O
semplicemente era convinta che così avrebbe preservato la vita
dell’uomo che amava? In ogni caso, qualunque fossero le
motivazioni, non avevano tempo di indugiare oltre. Dovevano
andarsene, prima che tornassero quei tre. Non voleva rischiare che il
cavaliere di Aquarius potesse farle cambiare idea.
Preparatevi,
allora. Dobbiamo partire subito.
Maya
sei sicura? Se veramente la mia vita è in pericolo, andando
da sole rischiamo di non giungere ad Asgard – Hilda in cuor
suo era riluttante a partire. Desiderava vedere ancora Camus –
magari se come dice Mya i cavalieri di Athena non vogliono
riportarmi al Grande Tempio, ci aiuteranno ad arrivare ad Asgard.
Ma
Lady Hilda, quello che dite è in contrasto con ciò che
vi ho appena spiegato.
Lo
so … ma non avevo pensato alla possibilità che anche
la tua vita potesse essere in pericolo.
Portate
con voi Edgar – Mya si intromise nella discussione.
Edgar?
– Maya spalancò la bocca incredula – stai
scherzando, vero?
No.
Il cavaliere di Pegasus è coraggioso e valoroso e so che
farebbe qualsiasi cosa per proteggere Lady Hilda.
Ma
tu vuoi scherzare?!!? – Maya si rese conto che sua sorella
voleva assicurarsi la partenza di Hilda e l’impossibilità
da parte sua di ucciderla.
Pensi
che Edgar accetterebbe? – Lady Hilda domandò a Mya.
Se
glielo chiedete voi non ve lo rifiuterà, ne sono sicura.
E
così fu. Quando Mya chiamò il cavaliere di Pegasus e
Lady Hilda gli raccontò la sua necessità, benchè
all’inizio contrario, ascoltando le motivazioni della regina di
Asgard e le supliche di Mya, si convinse che accompagnare Maya e Lady
Hilda nel loro viaggio sarebbe stata la soluzione migliore.
In
realtà non voleva aiutare Lady Hilda ad allontanarsi da Camus.
Sapeva che il suo amico - perché così lo considerava,
un suo amico - avrebbe sofferto, ma non voleva che le due donne
dovessero affrontare quel viaggio da sole. Certo, la sua presenza non
le avrebbe protette da nessun pericolo, ma forse avrebbe offerto alle
due una possibile fuga in caso di bisogno.
Il
cavaliere si ricordò improvvisamente di aver lasciato la
postazione assegnatole da Shaina e rabbrividì all’idea
che quella donna potesse redarguirlo, o peggio, malmenarlo. Le tre
ragazze sorrisero a quel suo imbarazzo:
Non
preoccuparti Edgar, a lei penserò io.
Ma
Mya!
Voi
andata e io mi occuperò di distrarre il cavaliere di Ofiuco.
Va
bene.
Hilda
non aggiunse altro. Uscirono da una delle finestre laterali e dopo
che Mya richiamò l’attenzione di Shaina, fuggirono
velocemente.
La
regina di Asgard sentiva che non avrebbe più avuto modo di
ritrovare quell’intimità con il cavaliere di Aquarius e
provò un senso di rimpianto per un destino che avrebbe voluto
seguire ma che le era precluso dai ruoli a cui ognuno dei due era
stato assegnato.
Ripensò,
allora, alle parole di Camus e alla malinconia dei suoi occhi e le
sembrò che quella malinconia avvolgesse anche il suo sguardo.
***
Saga
stava nervosamente passeggiando avanti e indietro. La situazione gli
stava sfuggendo di mano e la paura di essere presto smascherato stava
crescendo. Aveva dato ascolto ai consigli di Calliope. Aveva fatto in
modo di assegnare l’armatura di Pegasus a quell’inetto,
ma le cose invece di migliorare erano peggiorate. Non solo Lady Hilda
era riuscita a fuggire, ma i suoi cavalieri avevano cominciato ad
agire di loro iniziativa: Aquarius, Scorpio, Leo e perfino Cancer
erano partiti senza informarlo e ognuno aveva preso un sentiero
tortuoso e difficilmente controllabile. Mentre Scorpio era entrato
nuovamente in contatto con quel dissidente del Grande Mu, Leo si era
messo in mezzo e aveva salvato la vita di quel ragazzino; Aquarius,
infine, aveva protetto Lady Hilda, impedendo a lui di pagare il suo
pegno a Calliope. E poi Cancer, sparito così, d’improvviso.
Il suo uomo più fedele, perso nelle terre di Siberia, ucciso
da Camus? Troppe domande, troppi problemi e troppi imprevisti. E ora
che sentiva marciare verso di lui il cosmo potente di Virgo,
l’agitazione lo stava sopraffacendo. Cercò di respirare
a pieni polmoni. Non voleva scontrarsi con Virgo, non perché
non si ritenesse all’altezza del suo avversario, ma non voleva
dover uccidere un cavaliere potente, privandosi così di un
ottimo alleato. Eppure sapeva che sarebbe stato difficile, se non
impossibile, mentire oltre a Shaka. Sapeva che lui, unico, durante il
duello di Edgar aveva percepito chiaramente il suo cosmo.
Sobbalzò
al contatto delle dita di Calliope sulle sue spalle. La donna cercò
di massaggiarlo, ma lui si scostò furiosamente:
Che
diavolo stai facendo? – ringhiò fra i denti.
Sto
cercando di sciogliere la tensione che hai accumulato – la
donna sorrise, passandosi al lingua sulle labbra.
Tzsè,
ti sembra questo il momento per simili sciocchezze. Lo senti anche
tu il cosmo di Virgo che si sta avvicinando?
Da
quando in qua temi uno dei tuoi cavalieri?
Non
lo temo – Saga socchiuse gli occhi – ma non ho voglia di
scontrarmi con lui.
Lascia
fare a me.
Cosa?
– il Grande Sacerdote rimase stupito da quella frase –
tu che non sei un cavaliere come pensi di liberarmi di uno dei più
potenti Saint di Atena?
Con
l’astuzia e l’inganno, proprio come riuscisti a fare tu
con Aiolos.
La
donna estrasse da sotto il vestito, il pugnale con il quale Saga,
nella notte degli inganni, aveva cercato di attentare alla vita di
Atena. L’uomo si sorprese nel vedere quell’oggetto quasi
dimenticato. Lo aveva nascosto sotto il trono, al sicuro da tutto e
non avrebbe mai pensato che qualcuno riuscisse a trovarlo. La donna,
accarezzando la lama, sorrise:
La
donna, impugnando il pugnale con la mano sinistra, con la mano destra
afferrò il suo collo e lo trasse a se, dandogli un bacio e
mordendogli il labbro.
Che
cosa vuoi, dunque? – Saga non si scompose.
Te,
ovviamente. – Calliope sorrise – mesi fa, alla mia
proposta mi hai respinto, ma ora sarai costretto a soddisfare i miei
desideri … tutti!
D’accordo.
Saga
rispose accigliato, non aveva molta voglia di diventare il suo
giocattolo sessuale, anche perché trovava quella donna priva
di ogni fascino, ma preferiva passare una notte con lei piuttosto che
affrontare gli arcani occhi di Virgo e poi, pensò, se era
fortunato, Shaka l’avrebbe polverizzata, togliendogli la
scoccciatura di doverlo fare da solo.
***
Shaka
giunse alla tredicesima casa senza incontrare alcuna difficoltà.
I pochi cavalieri presenti al Grande Tempio, infatti, lo fecero
passare senza problemi: era comunque uno di loro, fedele al Grande
Sacerdote e devoto ad Atena. Cosa avrebbero detto o fatto gli altri
se avessero saputo che la Dea non era più al Santuario e che
probabilmente in questo poteva entrarci in qualche modo il Pope?
Il
cavaliere di Virgo aveva ormai la risposta a molte delle domande, ma
ancora gli sfuggivano alcuni punti salienti, forse i più
importanti.
Aveva
capito che Atena non dimorava più lì e sapeva che Edgar
non era destinato ad essere cavaliere e che l’armatura che
indossava probabilmente sarebbe finita nelle spalle del giovane
apprendista di Marin, ma perché il ragazzino doveva morire? E
perché tutto questo disturbato per non fargli ottenere un
armatura di così basso rango? Era sicuro che era stato
l’intervento del cavaliere di Gemini a cambiare le sorti del
duello di Edgar ed era convinto che le trame della tela che si stava
tessendo erano manovrate in qualche modo da Calliope, ma quale era
l’obiettivo finale? E quanto il cavaliere di Gemini, scomparso
anni prima dal Tempio in seguito al tradimento del cavaliere del
Sagittario ne era coinvolto?
Si
disse allora che il tradimento di un uomo di quella risma aveva
creato in lui un sconvolgimento tale, in virtù anche della
profonda amicizia, che non aveva permesso a Saga, questo doveva
essere il suo nome se non ricordava male, di restare oltre. Perché
ora era tornato al Grande Tempio e perché non lo aveva fatto
in forma ufficiale? Ma soprattutto, quanto sapeva il Grande Sacerdote
di tutta questa storia?
Shaka
non era uno stupido e aveva compreso che negli ultimi anni qualcosa
era cambiato, e non in meglio, in quel luogo, ma per quanto avesse
indagato, nell’anima del Pope non aveva mai riscontrato segni
di malvagità. Ma ora, come poteva continuare a credere che
potesse essere all’oscuro di tutto?
Entrato
nella grande sala, il cavaliere di Virgo, alzò le sue difese.
Sentiva la presenza di qualcuno ed era sicuro che chiunque fosse non
aveva intenzioni pacifiche. La vide avvicinarsi, ma non si rese conto
fino all’ultimo del pericolo che stava correndo.
Oh.
Eccomi con il nuovo aggiornamento … questa volta un
aggiornamento velocissimo, rispetto ai tempi di questa storia …
sigh! Che devo dirvi, a volte il forzato immobilismo ti permette di
lavorare meglio e con più entusiasmo .
In questo capitolo Camus e Hilda non hanno potuto approfondire oltre
la loro “conoscenza” ed inoltre hanno dovuto subire
l’imbarazzo di Aioria e la rabbia di Milo. E ora come farà
Camus a calmare il suo amico? E Edgar? Riuscirà a proteggere
Hilda dai suoi nemici e da Maya? E Shaka? Calliope riuscirà
veramente a sconfiggerlo? … vedremo
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Capitolo 23 *** XXIII - Il mio nome è Edgar e sono un cavaliere! ***
Capitolo
XXIII – Il mio nome è Edgar e sono un cavaliere!
Il
mio nome è Edgar e sono un cavaliere di Atene. Improbabile?
Incredibile? Assurdo? Lo so. Lo so!
Anche
io tutti i giorni mi domando come questo sia possibile. Eppure eccomi
qui, con indosso un’armatura a dir poco ridicola che,
nonostante tutti i miei sforzi, non riesce a nascondere la mia pancia
e invece di esaltare i miei muscoli, totalmente assenti, mette in
mostra la ridicolezza del mio fisico sovrappeso e sgraziato.
Eppure
sono qui, a combattere e a difendere la regina di Asgard. Senza
aiuti, solo, di fronte a cavalieri veri.
Anche
io sono un cavaliere, vero? Ma perché allora mi sento così
inadeguato e incapace?
Edgar,
perso nei suoi pensieri, non si accorse del colpo che il suo rivale
aveva appena scagliato nella sua direzione e così, quando si
ridestò dal suo torpore, ne fu travolto. Finì a terra,
incapace di muovere perfino il mignolo del piede destro.
Lady
Hilda fece il gesto di soccorrerlo, ma fu bloccata da Maya. Il
cavaliere che li aveva sorpresi mentre attraversavano il bosco,
sorrise:
Edgar
alzò leggermente la testa in cerca di una via di fuga.
L’ometto
si vergognò del pensiero di fuga che gli era balenato per la
testa. In fondo, Milo e Aioria avevano sprecato molto tempo per
addestrarlo al combattimento e lui, invece di cadere come una pera
matura alla prima folata di vento, avrebbe dovuto rendere omaggio ai
suoi maestri.
Si
sentì gli occhi di Maya e della regina di Asgard addosso e,
vergognandosi della sua misera prestazione, si ripromise di farsi
coraggio, di alzarsi e di combattere, o quanto meno di provarci.
Si
alzò, anche se a fatica e dopo aver mosso un po’ le
braccia al cielo si presentò all’avversario:
Io sono
Edgar, cavaliere di Pegasus e sono pronto al combattimento.
Ah
ah ah ah … che ridere … ah ah ah
Presentati! –
cercò di usare il tono più vigoroso che avesse a
disposizione, anche se la voce gli uscì fuori un po’
troppo squillante. – in modo che sappia con chi mi batterò.
Non vali
neanche lo sforzo di dirti il mio nome, buffone.
Il
suo avversario, senza presentarsi e senza aspettare risposta, lo
attaccò con un vortice che lo fece volare in aria e poi lo
ributtò a terra alla velocità della luce.
Dopo
essere franato a terra, Edgar si domandò se qualcuna delle sue
ossa potesse essere sopravvissuta all’impatto. Ne dubitava, ma
se era ancora sveglio significava che era ancora vivo e se era vivo,
allora poteva rialzarsi a combattere. E così fece. Riprovò
ancora una volta a far partire il suo colpo, ma quello non ne volle
proprio sapere.
Il
suo avversario restava immobile ad osservare i suoi inutili tentativi
di scagliare colpi se non alla velocità del suono, almeno che
tentassero di colpire un bersaglio. Era evidente che quell’ometto
non avesse il benchè minimo cosmo. Stanco di attendere un
colpo, decise di non indugiare oltre e si preparò a far fuori
il ridicolo omuncolo con il suo colpo più potente. Non aveva
voglia di vederlo rialzarsi ancora una volta e così mise tutta
la sua energia per frantumarlo, ma all’improvviso la ragazzina
dai capelli rossi, che era stata ferma ad osservare fino a quel
momento, si mosse e con il suo corpo fece da scudo al grassone.
Il
colpo le fece perdere i sensi e svenne fra le braccia di Edgar, che
stringendola a se urlò:
Maya! Maya!
Cosa hai fatto? Perché ti sei sacrificata così! Maya!
Edgar …
- la voce della ragazza, seppur in un sussurro attirò
l’attenzione di Edgar.
Maya, ma
allora sei viva …
Si, ma
smettila di urlare … ti prego … - tentò di
alzarsi, senza successo.
Perché
lo hai fatto? – Edgar quasi pianse.
Quel colpo ti
avrebbe ucciso e io non volevo che morissi così stupidamente.
Io …
L’ometto
con indosso quell’armatura troppo pesante per lui, cercò
di controllare i singulti che stavano uscendo dalla sua bocca. Doveva
fare qualcosa per mostrare a Maya che il suo sacrificio non era stato
vano.
Perciò,
dopo averla adagiata per terra e dopo aver chiesto a Lady Hilda di
aiutarla, si alzò nuovamente in piedi, mettendosi in posizione
di attaccò. Il cavaliere, suo avversario, incrociò le
braccia e si mise in posizione di attesa. Era curioso di vedere cosa
quel ridicolo ometto sarebbe riuscito ancora a combinare.
Edgar
fece roteare un po’ le braccia, come aveva visto fare tante
volte al piccolo Seyia e poi gridò ad alta voce “fulmine
di Pegasus”.
Un
fascio di luce alle sue spalle lo avvolse e andò a colpire il
cavaliere che preso di sorpresa non riuscì a contenere la
violenza del colpo e finì a terra svenuto. Edgar esultò,
ma poi si rese conto che quel colpo dorato non poteva certo provenire
da lui, perciò si voltò per capire chi li avesse
salvati, trovandosi ad ammirare la folgorante armatura del Leone
dorato.
_
Camus
aveva raggiunto Milo vicino al fiume ghiacciato ed ora i due si
fronteggiavano silenziosamente, in attesa che l’uno o l’altro
si decidesse a pronunciare la prima parola. Il cavaliere di Aquarius
avrebbe potuto aspettare fino all’eternità, ma non il
suo compagno di armi:
Spero che
almeno ti sia divertito con la regina di Asgard! – il tono era
arrabbiato e indispettito – perché io posso assicurarti
che non mi sono divertito affatto a scapicollarmi qui, convinto che
tu fossi in pericolo.
Quale è
la cosa ti fa arrabbiare Milo? – l’uomo dei ghiacci
mantenne una voce calma – il fatto che non sia morto? O che
Hilda non lo sia?
Ah, bene! Ora
la chiamiamo per nome – sorrise sarcasticamente il cavaliere
di Scorpio – ma certo. Vista l’intimità alla
quale siete arrivati!
Milo …
- il cavaliere di Aquarius sospirò.
Camus! Mio
bel Camus – il biondo gli fece un inchino – credimi,
sono contento che tu abbia trovato l’amore e ti auguro di
vivere felice per i prossimi cento anni con la tua bella
principessa. Perdonami, però, se non parteciperò alla
tua festa. Sono troppo nauseato!
Ora basta! –
il tono del cavaliere delle energie fredde si alterò –
cosa ti dà fastidio? Il fatto che io mi sia innamorato? Cosa
ti dà fastidio? Che mi sia lasciato andare per un istante a
un pensiero diverso dalla morte? Che cosa ti urta?! Che mi sia
concesso un attimo di felicità, dopo essere stato quasi
ucciso da Death Mask e dopo aver rischiato di perderla nel gelo di
queste terre? E’ questa la mia colpa?
Io … -
Milo rimase sorpreso dalla sue parole, perché in effetti non
sapeva cosa lo stava disturbando e avere la conferma dalla bocca del
suo amico dei suoi sentimenti e del rischio che aveva corso, lo
mandava in confusione - … onestamente non lo so …
Milo …
- Camus sospirò – perdonami se non ti ho reso partecipe
dei miei sentimenti. Credimi, io non volevo tagliarti fuori. La
verità è che neanche io ne ero a conoscenza … o
meglio … non volevo ammettere a me stesso di aver fallito
così miseramente.
Perché?
– il custode dell’ottava casa sorrise – essere
innamorati è così brutto?
Provare
sentimenti così violenti per uno che dovrebbe governare le
emozioni? Si … è brutto.
Milo spalancò gli occhi rendendosi conto di quanta contrarietà
nascondevano le parole di Camus e dopo aver abbassato lo sguardo
cominciò a pensare che in fondo l’amore era una vera
fregatura se doveva ridurre chi provava tale sentimento in uno stato
così pietoso. Rialzò lo sguardo e sorrise al suo amico:
Perdonami. Mi
rendo conto solo ora che la mia reazione è stata esagerata –
alzò le braccia in cenno di scherno – ma a mia parziale
discolpa va detto che mi son dovuto trascinare dietro un bel
fardello: tra Edgar che arrancava, Maya che protestava e Shaina che
inveiva nei miei confronti, ammetto di non essere riuscito a
mantenere la giusta concentrazione.
Camus
sorrise alle sue parole, ma prima che potesse dire o fare qualcosa la
sua attenzione fu catturata dalla certezza che un cosmo a loro
conosciuto si stava avvicinando velocemente. Riuscì a malapena
a schivare una delle rose demoniache di Aphrodite, ma nel farlo perse
l’equilibrio e cadde nel fiume ghiacciato al cui tocco si
frantumò, facendolo cadere in acqua.
Prima
che Milo riuscisse a soccorrerlo o che lui riuscisse ad uscire, le
rose del cavaliere dei Pesci si posarono sulla superfice dell’acqua
e formarono una fitta rete di rami spinosi, impedendo di fatto a
chiunque di attraversarle. Milo si voltò rabbiosamente verso
il proprietario del nuovo roseto:
Ti ha dato di
volta il cervello? Camus è un tuo pari e tu gli devi
rispetto.
Occhio per
occhio …- Aphrodite mettendosi una delle sue rose fra le
labbra sorrise sardonicamente
Che cosa vuoi
dire? – Milo si preparò per l’attacco
Che il tuo
amico ha rinchiuso Death Mask in una bara di ghiaccio – l’uomo
alzò le spalle – Non lo sapevi? Io ho riportato
semplicemente le cose in equilibrio.
Fallo uscire.
Togli quelle maledette rose.
Se è
un cavaliere riuscirà da solo a trovare la via, non pensi? O
vuoi fare anche a lui da balia come hai fatto fino ad ora con quel
grassone?
Milo,
ignorando il suo pari grado, si voltò ad osservare il ghiaccio
e calcolò che al suo amico restava ancora poco tempo prima di
finire l’ossigeno. Si preparò a sferrare un colpo per
rompere un’altra lastra di ghiaccio, ma le sue braccia vennero
catturate dai rami delle rose di Aphrodite.
Si
ritrovò in un istane immobilizzato a terra. Il freddo e
quell’odore nauseabondo lo stavano irretendo. Più
cercava di divincolarsi e più sentiva quei rami avvinghiarsi a
lui. Giunse alle sue orecchie la risata del cavaliere dei Pesci:
Milo
si fermò. Aphrodite aveva ragione e la fretta era una cattiva
consigliera. Doveva liberare Camus, ma così avvinghiato a
quelle piante, avrebbe avuto veramente poca fortuna. Cercò di
mantenere la calma ed iniziando a respirare lentamente, sentì
che i rami si fermarono. Ma poco dopo, sulla sua pelle sentì
le spine conficcarsi in profondità e un dolore lancinante
pervase tutto il suo corpo. La risata di Aphrodite giunse nuovamente
a lui:
Milo
sentì le forze abbandonarlo. Possibile che sarebbe morto così,
sconfitto da quel cavaliere d’oro? Un suo pari grado? Non
poteva accettarlo, non doveva accettarlo.
_
Shaina
correva come una furia, trascinando con se Mya. Che stupida ragazza
quella roscetta. Veramente pensava che il povero Edgar avrebbe potuto
scortare sua sorella e Lady Hilda fino ad Asgard? A nulla erano valse
le sue giustificazioni. Non poteva permettere che degli innocenti
morissero, anche se questo significava perdere altri cavalieri in
battaglia. Mya le aveva detto che era meglio per tutti che la regina
di Asgard seguisse il suo destino? Per lei andava bene, purchè
quel destino non coinvolgesse anche Edgar.
Faceva
fatica ad ammetterlo, ma quell’ometto così ridicolo
aveva toccato in qualche modo il suo cuore. E se il cavaliere di
Scorpio, troppo impulsivo e stupido, era in quel momento
impossibilitato ad assolvere il compito di proteggerlo, lo avrebbe
fatto lei. Ad ogni costo.
Sentiva
che un cosmo avversario si stava muovendo a Nord e non dubitava che
il suo proprietario volesse uccidere Lady Hilda. Doveva correre,
velocemente, fino a raggiungere quel nemico. Una sensazione forte e
destabilizzante, però fermò la sua corsa. Qualcuno
stava affrontando quel nemico. Qualcuno era giunto prima di lei a
salvare Edgar. Sorrise sotto la maschera e quando Mya le chiese
perché si fosse fermata, le rispose con semplicità:
Ma
prima che Mya potesse aggiungere altro, entrambe provarono una
sensazione più tetra e angosciante. Si voltarono nella
direzione opposta come se la loro vista potesse portarle fino al
punto in cui avevano sentito tre cosmi scontrarsi. La ragazza dai
capelli rossi si voltò in cerca di conferme e Shaina, confusa,
rispose alla sua tacita domanda:
Shaina,
ignorando quelle parole, tirò dritto verso la direzione in cui
doveva trovarsi Edgar e a nulla valsero le suppliche di Mya a
cambiare direzione. Sarebbe stato oltremodo ridicolo intervenire in
uno scontro tra cavalieri d’oro, primo perché lei non
aveva le capacità per contrastare nessuno di loro e secondo
perché aveva fede in Milo e nella sua forza.
_
Aioria
ricambiò il sorriso di Edgar, ma poi riacquistando la
concentrazione si voltò verso il suo avversario che nel
frattempo si era ripreso ed era pronto ad ingaggiare battaglia.
L’uomo si presentò:
Il mio nome è
Idamante e servo il nostro signore Zeus dalla notte dei tempi.
Zeus? –
Edgar domandò prima che lo potesse fare Aioria – perché
il padre di tutti gli Dei vuole combattere contro i cavalieri di sua
figlia?
Mi è
stato ordinato di uccidere la celebrante di Odino e chiunque si
metta a sua difesa. Il fatto che lo faccia un cavaliere di Athena
per me ha poca importanza.
Perché
Zeus vuole la morte di Lady Hilda? – questa volta fu Aioria a
domandare.
Io non
chiedo. Eseguo.
Così
dicendo, il cavaliere estrasse dalla sua armatura due lance e dopo
averle unite a formare un unico bastone con due punte affilate,
cominciò a farlo roteare sopra la sua testa. Né Aioria,
né tantomeno Edgar videro partire il colpo, ma il cavaliere
del Leone sentì la lancia trapassare la carne della sua spalla
e un dolore lancinante pervadere il suo corpo. Spinto dalla forza del
colpo, cadde a terra, ma prima che potesse rialzarsi, Idamante, lo
immobilizzò afferrando la lancia. Spinse il bastone ancora più
in profondità, causando un dolore intenso al cavaliere d’oro.
Per
quanto Aioria fosse coraggioso non riuscì a trattenere un urlo
di dolore, che divenne più forte nel momento in cui il suo
avversario con uno scatto veloce sfilò la lancia. Dalla ferita
cominciò a zampillare del sangue ed Edgar alla sua vista ebbe
un mancamento.
_
Milo
odiava sentirsi impotente, ma le spine di quelle maledette rose
stavano addormentando tutto il suo corpo, senza che lui riuscisse a
muovere un solo dito. Si sentì ridicolo ed iniziò ad
imprecare mentalmente con se stesso. Possibile che non gli veniva in
mente una soluzione per uscire da quella situazione e per correre ad
aiutare il suo amico? L’unica cosa che poteva fare era agire.
Inutile rimanere immobile, sarebbe morto comunque.
Cercò
di concentrare tutto il suo cosmo sulle sue braccia e con un gesto
rapido le aprì, liberandole per un istante da quel groviglio
di rami e spine. Quell’attimo gli fu sufficiente per lanciare
il suo Scarlet Needle che andò a colpire un distratto
cavaliere dei Pesci:
Aphrodite
cadde a terra, dolorante e le sue rose allentarono la presa. Ciò
permise a Milo di liberarsi del tutto da quella trappola e
sollevandosi si preparò a colpire nuovamente il suo
avversario. Aphrodite scoppiò a ridere:
Pensi
veramente di riuscire a colpirmi una seconda volta? Sei ferito e
poco lucido, mentre io non ho ancora perso il mio vigore.
Tu non
preoccuparti per me – Milo sfoggiò il suo sorriso
assassino – preoccupati per te.
E chi si
preoccuperà di Camus?
Le
parole del cavaliere dei Pesci distrassero quanto bastava Milo. Si
era dimenticato per un istante del suo amico, sepolto sotto quella
coltre di ghiaccio e forse quello sarebbe stato fatale ad entrambi.
Quando riacquistò la concentrazione si rese conto che le rose
avvelenate di Aphrodite lo stavano per colpire e che non sarebbe
riuscito a schivarle tutte. Morire a causa di quegli stupidi fiori
gli sembrò una fine veramente indegna, poco adeguata alle
vestigia che indossava, ma sentì alle sue spalle arrivare una
brezza gelata e poi vide tutti quei fiori cadere a terra congelati.
Quando si voltò incrociò lo sguardo del suo amico:
Camus era bagnato e ansante, ma vivo e questo gli bastava per sapere
che quel giorno nessuno dei due sarebbe morto per mano di Fish.
Il
cavaliere di Aquarius non aspettò che Aphrodite parlasse e
lanciò ancora la sua polvere di diamanti, questa volta per
colpirlo. Il custode dell’ultima casa evitò con facilità
il colpo, ma poi abbassò la guardia:
Camus so che
puoi fare di meglio, come so che uno scontro tra di noi non
porterebbe a nulla di buono. Potremmo rimanere qui a combattere per
i prossimi cento anni e io non ho tutto questo tempo da dedicarti.
Spiritoso –
Milo sorrise – comodo per te.
Che vuoi
dire? – Aphrodite si voltò a guardarlo con
un’espressione incuriosita sul volto.
Ora che sai
di poter essere sconfitto ti ritiri.
Sconfitto?
Siamo in due,
Aphrodite, se non te ne fossi accorto.
E tu mi stai
dicendo, Milo, che mi attacchereste insieme? Che viltà.
Detto da
colui che ci ha attaccato alle spalle.
Ora basta! –
Camus abbassò il braccio – che cosa vuoi da noi?
Da lui niente
– il custode della XII casa indicò con un gesto di
sufficienza il cavaliere dello Scorpione – da te, invece,
voglio che liberi Death Mask da quella bara di ghiaccio.
Se sei tanto
interessato a lui puoi liberartelo da solo. – sul volto del
custode delle energie fredde comparve un sorriso strano.
Avanti
cavaliere, non peggiorare la tua posizione. Sei accusato di
tradimento e al Grande Tempio, luogo in cui io ti trascinerò,
ti aspetta il giudizio severo del Grande Sacerdote e di Athena.
Credi
veramente che Athena possa giudicarmi? – Camus alzò un
sopracciglio, mentre Milo, incuriosito dalle sue parole cominciò
ad osservarlo con più attenzione.
Non è
necessario che lo faccia, è vero – sul volto di Fish
comparve un sorriso sinistro – è sufficiente che lo
faccia il Grande Sacerdote per lei. E posso assicurarti che quando
gli dirò che sei diventato l’amante della donna che ha
attentato alla vita della nostra Dea, non sarà molto clemente
con te.
Sai benissimo
che Hi … che la celebrante di Odino non ha attentato alla
vita di Athena.
Bravo! –
Aphrodite sorrise apertamente – è meglio mantenere una
certa distanza in pubblico, fai bene a non chiamarla per nome. Come
ci si sente ad essere il cicisbeo di quella donna?
Ora basta!
Milo
senza indugiare, lanciò il suo Scarlet Needle, colpendo a
tradimento il cavaliere dei Pesci, poi alzando le spalle si voltò
verso Camus:
Il
cavaliere di Aquarius sorrise, suo malgrado, e dopo aver mosso il
capo in un gesto di assenso si allontanò velocemente verso
Nord. Quando Milo si voltò nuovamente verso l’altro
cavaliere d’oro, si ritrovò ad osservare lo sguardo
avvelenato di Aphrodite. Prima che potesse fare o dire qualcosa si
ritrovò una rosa piantata in petto. Se non avesse indossato la
sua cloth dorata, sarebbe morto all’istante.
Sorrise
suo malgrado e dopo aver sussurrato la parola “e sia!”,
si preparò a lanciare nuovamente il suo Scarlet Needle. I loro
colpi partirono allo stesso istante ed entrambi andarono a segno
facendo vacillare i duellanti. Milo rimase incantato ad osservare il
modo in cui la seconda rosa bianca diventava inesorabilmente rossa.
Alzò
lo sguardo verso il suo avversario. Gli mancava un solo colpo,
Antares, per uccidere Fish, ma improvvisamente si domandò che
senso avesse quella battaglia. Perché due cavalieri che
avrebbero dovuto combattere per la giustizia si stavano uccidendo?
Lui non ne capiva il motivo. Oltretutto Aphrodite aveva ammesso
candidamente che non aveva nulla di personale né ne suoi
riguardi e né in quelli di Camus. L’unica cosa che
desiderava era liberare Death Mask dal ghiaccio eterno in cui il
cavaliere di Aquarius lo aveva rinchiuso.
Scoppiò
a ridere e questo destabilizzò il suo avversario che, immerso
in un lago di sangue, sgranando gli occhi gli domandò:
E ora perché
stai ridendo?
Per la nostra
immensa stupidità. Ci stiamo uccidendo senza avere un valido
motivo. Come due stupidi continuiamo a combatterci senza domandarci
dove sia la giustizia in tutto ciò.
Divertente –
Aphrodite sorrise – in effetti hai ragione, ma vorrei farti
notare che sei tu che hai iniziato questo balletto.
Va bene, va
bene – Milo, sentendosi mancare le forze, cercò di
abbreviare la loro discussione – facciamo così. Tu mi
liberi da questa rosa e io ti libererò dal mio veleno.
Per
un istante Aphrodite fu accarezzato dall’idea di non accettare
quel patto, in fondo al momento era lui che stava vincendo. La rosa
bianca avrebbe assorbito tutto il sangue dello Scorpione prima che
lui potesse lanciare il suo colpo mortale. Ma sapeva anche che alla
lunga quelli già inferti al suo corpo lo avrebbero ucciso
comunque. Perciò, trascinandosi a fatica, si accostò al
corpo indebolito di Milo e con la mano sfilò la rosa dal cuore
del ragazzo. Mentre il fiore riacquistò immediatamente il suo
colorito naturale, il cavaliere dello Scorpione si rianimò e
mantenendo fede al suo patto con dei colpi rapidi e ben assestati
permise al cavaliere dei Pesci di riacquistare le sue funzionalità.
I
due seppur a fatica si alzarono nello stesso istante. Il prima a
parlare fu Aphrodite:
E sia. Ti
lascerò andare. Gli ordini sono quelli di portare Lady Hilda
e il cavaliere di Aquarius al Grande Tempio, non tu. Non ho nulla
contro di te, cavaliere di Scorpio.
Questo vuol
dire che continuerai a dare la caccia a Camus?
No –
Aphrodite sospirò – da me non avrà più
nulla da temere, ma consentimi di chiederti due favori.
Ti ascolto.
Di al tuo
amico di separare la sua strada da quella della regina di Asgard. In
questo momento non è saggio rimanergli accanto.
E il secondo?
– Milo mostrò insofferenza.
Digli di
liberare Cancer da quel blocco di ghiaccio. Se Death Mask dovesse
morire, non verrà perdonato dal Grande Sacerdote.
Il freezing
coffin di Camus non ucciderà Death Mask, questo lo sai anche
tu.
Come so che
nessuno può distruggerlo.
Beh –
Milo sorrise – potresti sempre provare a chiedere al cavaliere
di Libra di prestarti una delle sue armi.
O potrei
sempre decidere di chiedere direttamente al cavaliere di Aquarius.
Va bene! –
il cavaliere di Scorpio rispose quasi spazientito – farò
in modo che Camus liberi quel bastardo.
Bene. Allora
tornerò al Grande Tempio e aspetterò che torniate
anche voi. Ricordati. Fa in modo che lasci perdere quella donna. La
sua vita è in pericolo finché la seguirà.
Milo
osservò il cavaliere dei Pesci allontanarsi, senza muovere un
muscolo del suo corpo. Sapeva di dover correre in soccorso dei suoi
amici, ma l'idea di dover poi convincere Camus ad abbandonare Lady
Hilda non lo allettava affatto. Aveva visto nei suoi occhi e aveva
compreso che l’amore si era insinuato prepotentemente in quel
cuore di ghiaccio. Non era positivo: il custode delle energie fredde
per poterle governare al meglio doveva mantenere le emozioni lontane
dal suo cuore. E certo, quel sentimento non avrebbe aiutato il suo
amico a svolgere al meglio il suo compito.
Inoltre
non era loro dovere proteggere la celebrante di Odino, quello era un
compito che spettava ai cavalieri di Asgard. Infine sentiva che le
parole di Aphrodite avevano un fondo di verità: finché
Camus fosse rimasto al fianco di Lady Hilda, la sua vita sarebbe
stata costantemente in pericolo.
Decise
comunque di rimandare la sua decisione. Doveva prima fare in modo che
nessuno morisse nello scontro che stava avvenendo verso Nord. E la
sua mente corse al pensiero del cavaliere di Pegasus. Affrettando il
passo cominciò a correre, in soccorso dei suoi amici e del suo
allievo.
Ed
eccomi di nuovo qui a raccontare le gesta del prode Edgar. Sarà
una vita che non aggiorno questa storia … forse anche due.
Perfino io mi sono dimenticata di cosa parla. Eppure, che ci crediate
o meno, il povero Edgar è venuto nuovamente a bussare alla mia
porta, chiedendo mestamente giustizia per la sua storia. Come non
dargli torto. Io odio lasciare le cose a metà. Perciò
riproviamo da qui … ce l’ho … la storia, intendo
… ce l’ho tutta in testa. Tutto sta ora a concluderla .
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Capitolo 24 *** XXIV - Un Combattimento Rocambolesco ***
Capitolo
XXIV – Un Combattimento Rocambolesco
Chiudendo
gli occhi alla mente di Aioria tornò l’immagine di Marin
e una profonda malinconia solcò il suo cuore. Non era tanto
per l’idea di dover morire in quel combattimento che la
tristezza gli si era avvinghiata addosso, quanto piuttosto per la
sensazione che se anche fosse sopravvissuto a quello scontro non
avrebbe comunque più potuto assaporare le delizie che si
provano nel fare l’amore con la donna amata.
Erano
due cavalieri di Athena, entrambi votati alla protezione della
giustizia e per loro non c’era spazio per certi sentimenti.
L’amore che provava per quella ragazza aveva invaso tutto il
suo cuore ed era una così bella sensazione nella quale
abbandonarsi. Stava morendo e i pensieri tristi non dovevano
attraversare il suo cuore. Meglio morire nel ricordo di quell’amore
impossibile, piuttosto che perdersi nella certezza di non poterlo
vivere mai a fondo.
Spalancò
improvvisamente gli occhi. La voce di Edgar richiamò la sua
attenzione. Il suo grido di dolore lo ridestò. Si alzò
ed osservando il campo intorno a lui si rese conto che il suo
avversario, invece di infierire su di lui, stava torturando il suo
allievo. Provò un’improvvisa rabbia. Come poteva quel
cavaliere accanirsi con un uomo così evidentemente al di sotto
delle loro possibilità?
Il
giustiziere presente in lui si ridestò e con un ruggito lanciò
il suo colpo più potente, sorprendendo sia il suo avversario
che l’ometto. Idamante venne scaraventato lontano dal Lightning
Bolt e così Edgar ebbe il tempo di mettersi seduto per
guardare il suo maestro in tutta la sua fierezza.
Rimase
immobile, con la bocca spalancata ad osservare quell’essere
magnifico, che nonostante la profonda ferita alla spalla e il sangue
perduto era riuscito a lanciare un colpo talmente potente da
distruggere il loro avversario.
L’estasi,
però si trasformò in terrore quando lo vide
inginocchiarsi e stringersi la spalla, mentre Idamante si rialzava
con sguardo furente.
Sarebbero
tutti morti, non vi era più alcun dubbio, ma come poteva
permettere che un essere così maestoso come il cavaliere del
Leone facesse la sua stessa fine? Non ci pensò nemmeno un
istante e prima che il loro avversario lanciasse il colpo, Edgar si
alzò con uno scatto se non felino, almeno non da pachiderma e
corse disperatamente incontro ad Aioria per proteggerlo.
Il
cavaliere d’oro, distratto da quel movimento, non vide partire
il colpo di Idamante, ma intuì che se non avesse fatto
immediatamente qualcosa, sia lui che Edgar sarebbero stati colpiti in
pieno. Era, però, troppo tardi per approntare una qualsiasi
difesa: il movimento inconsulto dell’ometto gli aveva fatto
perdere l’attimo giusto.
Quello
che però non aveva considerato era che anche il suo avversario
venne distratto da quel movimento goffo e privo di un senso logico,
perciò ritardando il suo colpo, consentì al cavaliere
di Aquarius, giunto nel frattempo, di salvare entrambi dalla morte.
Il suo muro di ghiaccio, infatti protesse i due cavalieri di Athena
dal colpo fatale.
Idamante,
suo malgrado, cominciò a ridere:
Ah
ah ah ah. Che omuncolo ridicolo! Tanto goffo e stupido da riuscire
quasi a far ammazzare il tuo amico.
Cosa?
– Edgar si voltò verso il nemico e poi verso Aioria ed
infine verso Camus.
Camus!
– il cavaliere del Leone, ignorando gli altri, si voltò
direttamente verso il suo compagno d’armi – ti ringrazio
per averci salvati, ma ora ti prego di restarne fuori. Mio è
lo scontro, mio è l’avversario.
Come
vuoi.
Il
cavaliere di Aquarius fece un passo indietro, trascinando dietro le
sue spalle un Edgar incredulo e sconvolto. L’ometto tentò
di liberarsi dalla sua presa, ma senza successo. Allora lo apostrofò
con disperazione:
Camus
… Camus … non puoi lasciare che sia lui a combattere.
E’ stremato, ferito e sta perdendo molto sangue. Non puoi!
Abbi
fiducia in lui. Aiolia lo sconfiggerà!
L’uomo
cercò di mantenere il tono più rassicurante di cui
disponeva per fare in modo che Edgar si tranquillizzasse, ma quando,
alzando lo sguardo, incrociò quello di Hilda, la donna si rese
conto che anche il cavaliere di Aquarius mostrava dei dubbi. Eppure
aveva scelto comunque di fare un passo indietro. Aveva più
volte visto combattere Aiolia fino allo stremo e sapeva di quante
energie infinite disponeva quell’uomo. Nessuno lo avrebbe mai
convinto del fatto che il cavaliere del Leone non avrebbe potuto
affrontare una qualunque avversario. Perciò sorrise anche alla
donna.
Avrebbe
voluto dirle altro, avrebbe voluto rassicurarla e stringerla a se, ma
il momento richiedeva la sua massima concentrazione: ne andava della
vita di tutti, compresa la sua.
Aioria
raccolse tutte le sue energie e si preparò a sferrare
l’ennesimo colpo in direzione di Idamante, ma qualcosa, o
meglio, qualcuno glielo impedì. Un fascio di luce bianca lo
colpì in pieno petto, facendolo inginocchiare e nella scena
proruppe un altro cavaliere.
La
cosa che sorprese e non poco i presenti fu che ad indossare quelle
sacre vestigia fosse una donna di una bellezza unica. Edgar si
discostò leggermente dalla schiena di Camus per poter vedere
meglio la nuova arrivata e sorpreso domandò:
Perché
lei non indossa la maschera come le altre sacerdotesse?
Io
non sono una misera sacerdotessa dell’esercito di Athena,
piccolo stolto impudente, io sono la venerabile Ilia, guerriera tra
i guerrieri dell’esercito di Zeus e sono qui per vendicare la
morte di mio fratello e per uccidere la Regina di Asgard.
Chi
è tuo fratello e perché tutti volete uccidere Lady
Hilda? A me sembra una così bella persona. Perché vi
accanite su di lei?
Tutti,
compresi i due cavalieri di Athena si voltarono verso l’ometto,
ma mentre Camus e Aioria furono sorpresi positivamente da tanto
coraggio, i due avversari si indisposero a tal punto che entrambi gli
scagliarono addosso un colpo. Per fortuna di Edgar il suo corpo
continuava ad essere nascosto dietro le spalle di Camus e fu così
che ebbe salva la vita: il cavaliere di Aquarius si mise a sua
protezione, riuscendo a bloccare il primo colpo ma venendo travolto
dal secondo.
A
quel punto Edgar comprese che non poteva farsi proteggere da loro: se
continuavano a pensare a lui, nessuno dei due sarebbe riuscito a
combattere serenamente i loro avversari, perciò facendosi
coraggio, cominciò a correre all’impazzata verso i due
cavalieri di Zeus, urlando come un forsennato.
Sarebbe
morto prima di riuscire a compiere dieci passi, ne era certo, ma
almeno Aioria e Camus sarebbero stati finalmente liberi di combattere
i loro nemici. Ilia sorrise e con noncuranza lanciò il suo
colpo, mentre Idamante ridendo a crepapelle impiegò tutto il
suo cosmo per imprimere velocità al suo attacco verso il
povero ometto.
I
due cavalieri d’oro si alzarono simultaneamente e scattarono in
direzione del cavaliere di Pegasus, ma entrambi sapevano che non
sarebbero riusciti a raggiungere Edgar prima che l’impatto di
quei colpi lo travolgessero in pieno.
Camus
calcolò che l’armatura riportata a nuova vita da Mu lo
avrebbe protetto dal primo, ma nulla avrebbe potuto con il secondo,
decretando così la morte del suo improbabile custode. Provò
un senso di impotenza all’idea che quel buffo ometto sarebbe
morto in quel modo, senza che lui ne Aioria potessero fare nulla per
impedirlo.
Ma
al dunque i colpi passarono dritti senza che vi fosse alcun impatto.
La polvere che alzarono non permise immediatamente ai due cavalieri
d’oro e ai loro avversari di comprendere cosa fosse successo,
poi, l’urlo di Maya fece voltare tutti nella direzione opposta,
dove in una nuvola di pulviscolo osservarono i corpi di due uomini
avvinghiati rotolare fino a sbattere contro un albero.
Quando
la polvere si abbassò, Camus e Aioria riconobbero in uno dei
due corpi Edgar e nell’altro il loro compagno di armi. L’ometto
si sentì redarguire in tono canzonatorio:
L’omino
alzò lo sguardo e quando vide il sorriso di Milo si rinfrancò
e in un impeto di gioia lo abbracciò, stringendosi al suo
corpo. Ma poi si rese conto che l’intervento del cavaliere non
aveva fatto altro che rimandare il problema. Continuando a
proteggerlo non avrebbero trovato soluzione a quel combattimento. Si
alzò, risoluto, e riprovò a lanciarsi verso i suoi
avversari come un toro che va incontro ad un drappo rosso in
movimento.
Milo
lo bloccò ancora un’altra volta, rischiando però
di essere trascinato dalla foga e dall’energia che stava
impiegando Edgar. Il cavaliere dello Scorpione lo strattonò e
lo fece ricadere a terra, sotto gli occhi esterrefatti dei presenti:
Dì,
ma sei impazzito? Hai deciso che vuoi suicidarti a tutti i costi?
Lasciami
andare … lasciami andare incontro al mio destino!
E
quale sarebbe, di grazia, il tuo destino? – Milo con un altro
strattone lo ributtò a terra vanificando tutti i suoi sforzi
– quello di ucciderti come un idiota? Così vuoi che
venga ricordato il cavaliere di Pegasus? Come colui che è
andato a mani basse incontro alla morte?
Almeno
non verrò ricordato per essere stato la causa della morte di
tre cavalieri d’oro!
Cosa?
– Milo sgranò gli occhi
Perché
dici questo Edgar? – Camus si avvicinò ai due –
nessuno di noi tre morirà in questo scontro e se ciò
accadrà non sarà certo per colpa tua.
Avanti
Camus … non lo vedi da te? Pensi che io sia così
stupido da non essermi accorto che non fate altro che preoccuparvi
per me? Tu e Aioria fino ad ora non avete minimamente posto
attenzione ai vostri avversari e avete passato il tempo a cercare di
evitare che io venga colpito. E ora anche Milo si metterà a
fare la stessa cosa.
E
buttandoti nelle braccia dei nostri avversari pensi che ci
preoccuperemo di meno? – Milo rispose sarcasticamente.
Voi
non avete una strategia, io sì! Ora mi butto addosso a loro
così da farmi uccidere e voi sarete liberi di combattere.
Ah
ah ah ah ah! – Idamante scoppiò in una fragorosa risata
– giuro che in vita mia non ho sentito niente di più
stupido. Se non dovessi ucciderti, nanetto, ti terrei a farmi
compagnia per il resto della mia vita talmente sei divertente.
Non
pensi che i tuoi amici si getteranno al tuo inseguimento, come già
hanno fatto prima? – Ilia provò pietà per quello
stupido – e non pensi che nel farlo verranno travolti dai
nostri colpi?
Loro
possono sopravvivere ad uno o più dei vostri colpi –
Edgar rispose stizzito – non possono però sopravvivere
alla mia stupidità.
No
che non possono farlo! – la voce di Shaina, che nel frattempo
era sopraggiunta insieme a Mya fece voltare tutti – perché
tu sei veramente stupido Edgar se la pensi così! E farai in
modo che tutti noi moriremo seguendo il tuo ragionamento.
Allora
tu mi dai ragione! – Edgar in un moto di felicità per
aver ricevuto un minimo di comprensione, si alzò di scatto,
liberandosi dalla morsa di Milo.
Veramente
Edgar io ho detto il contrario – Shaina sospirò –
se continui a buttarti a capofitto in tutti i combattimenti, senza
mostrare un minimo di strategia, farai in modo di portare tutti noi
alla tomba. Perché invece non ti metti da parte e fai
combattere noi?
Io
… - Edgar si guardò la punta dei piedi. Era
mortificato da tanta ovvietà
Non
ha importanza. Anche tu ragazzina vuoi combattere? Bene! Sei la
benvenuta.
Prima
che Shaina potesse mettersi in posizione di attacco, un colpo
lanciato alla velocità della luce da Ilia la atterrò,
mentre un altro lanciato da Idamante colpì Milo che nel
frattempo si era messo nuovamente a protezione di Edgar. Mentre il
cavaliere di Scorpio si rialzò lentamente, Aioria si affiancò
a Camus, assumendo la posizione di attacco, poi sussurrò al
suo compagno:
Camus
si guardò intorno, pensieroso. Il problema era che mentre
Hilda e Maya rimanevano immobili in attesa di vedere come si evolveva
lo scontro, Edgar, sentendosi in dovere di dimostrare di aver
meritato quella maledetta armatura, si trovava sempre in mezzo alla
battaglia.
Con
sommo dispiacere, il cavaliere di Aquarius prese una decisione di cui
sicuramente Edgar non lo avrebbe mai perdonato. Sentì di non
avere altra scelta, perciò, dopo aver concentrato il suo cosmo
sul suo braccio, cominciò ad invocare il ghiaccio eterno e
dopo averlo convogliato nella sua mano lo sprigionò in
direzione di Edgar.
L’omino
non ebbe neanche il tempo di comprendere realmente quanto stesse
accadendo: a parte il freddo improvviso sulle sue ossa, non ebbe modo
di sentire o percepire altro. Si ritrovò così chiuso in
una bara di ghiaccio.
Maya
si scagliò contro Camus e cercando di colpirlo con i suoi
esili pugni gli urlò:
Perché
lo hai fatto? Sei dunque veramente un uomo senza cuore? Come hai
potuto ucciderlo così?
Non
è morto. – fu Milo a rispondere alle sue urla,
alzandosi ed assumendo la posizione di attacco – lo ha solo
ibernato in modo che questi tizi poco raccomandabili non possano
continuare ad utilizzarlo come bersaglio.
Maya
si voltò a guardare la lastra di ghiaccio che conteneva il
corpo di Edgar. Possibile che dentro a tutto quel freddo il cuore
dell’ometto continuasse a battere?
Maya
si voltò ad osservare la sorella e la vide sorridere
dolcemente. Provò un moto di gelosia all’idea che
potesse vedere il futuro di Edgar, mentre a lei questa possibilità
era preclusa.
Anche
Camus e Aioria assunsero la posizione di attacco, mentre Shaina si
rialzò pronta a dare battaglia.
Mentre
Idamante, dopo aver fatto roteare la sua lancia doppia la spezzò
in due, lanciando un’estremità in direzione di Shaina e
l’altra in quella di Aioria, Ilia lanciò il suo fascio
di luce verso Hilda.
Il
cavaliere del Leone, avendo già visto quel colpo, riuscì
a bloccare la lancia con la mano, mentre Milo riuscì a
bloccare l’altra prima che colpisse il cavaliere di Ofiuco.
Quest’ultima,
innervosendosi per quella dimostrazione di scarsa stima nei suoi
confronti, apostrofò malamente il cavaliere di Scorpio:
Il
tono perentorio che usò obbligò Milo a spostarsi senza
replicare per permetterle di lanciare il suo colpo che si andò
ad infrangere sull’armatura di Idamante, andando a formare
delle crepe.
Mentre
quello scontro andava avanti, Camus si preoccupò di proteggere
Hilda dal colpo lanciato dalla guerriera di Zeus e ponendosi a sua
difesa con le mani giunte riuscì a contenere quell’energia
cosmica e, non con pochi sforzi a rimandarla verso la sua
proprietaria. Il fascio di luce colpì in pieno Ilia.
A
quel punto il cavaliere di Aquarius unì le braccia alzandole
al cielo e un anfora ricolma di cosmo comparve sopra la sua testa.
Sia Hilda che Ilia rimasero incantate ad osservare quella postura
così elegante. La guerriera di Zeus sentiva di non aver
scampo, ma quel gesto così raffinato attirava il suo sguardo e
non le consentiva di concentrarsi su altro.
Nel
frattempo Aioria, dopo aver spezzato la lancia di Idamante si preparò
a lanciare ancora una volta il suo Lightning Plasma, ma entrambi i
cavalieri d’oro furono bloccati da un richiamo alle loro
spalle.
Abbassando
le loro braccia e voltandosi, si ritrovarono ad osservare colui che
indossando dei calzari alati stava volteggiando sopra di loro. Fu
Milo a parlare, però:
Tu
sei Ermes, il messaggero degli Dei.
Mi
fa piacere constatare che i cavalieri delle Dea Athena oltre ad
essere belli, sono anche qualcosa di meno che stupidi.
Cosa?
– Shaina, offesa da quelle parole si preparò per
attaccarlo, ma il braccio di Milo la bloccò
Perdona
se siamo così ignoranti – il sorriso del cavaliere di
Scorpio si fece sornione – ma sai, oltre ai tuoi calzari alati
non è che si sappia molto di te. Puoi raccontarci dunque
quale gesto hai compiuto nel corso dei secoli che possa essere
scritto nel Mito? Oltre ovviamente a quello di consegnare la posta
dei tuoi pari.
Divertente
– Ermes sorrise mal volentieri, ma non proseguì oltre
quello scontro verbale – comunque io sono qui per conferire
con loro, non con voi.
Il
messaggero degli Dei indicò i guerrieri di Zeus, che
sentendosi chiamati in causa, mostrando maggiore deferenza rispetto
ai cavalieri di Athena, si inchinarono al nuovo venuto:
Ti
ascoltiamo, divino Ermes.
Zeus
vi ordina di tornare al Tempio.
Ma
… - fu Idamante ad esprimere a parole il pensiero di entrambi
– non abbiamo portato ancora a termine la missione assegnata!
Assegnata
da chi? – Ermes alzò un sopracciglio – non certo
da Zeus.
Cosa?
Ma … ma … - Ilia mostrò ancora più
incredulità
Chi
è stato a darvi tali istruzioni?
La
sacerdotessa Calliope. Ci ha comunicato l’ordine affermando
che proveniva da Zeus.
I
cavalieri di Athena si scambiarono degli sguardi. Non avevano bisogno
di dirsi altro. Riconoscevano in quel nome la loro avversaria. E
dimostrava di essere veramente pericolosa se era riuscita perfino ad
ingannare i guerrieri di Zeus.
A
Milo cominciò a formicolare la mano e un gesto incontrollato
lo portò a far vibrare il suo polso. Shaina sorrise
nell’osservare che in fondo il cavaliere dello Scorpione non
era poi così diverso da lei.
Noi
siamo stati stupidi, certo – Ilia si infervorò –
ma io non mi ritirerò soddisfatta finchè non avrò
portato a compimento la mia vendetta. I cavalieri di Athena hanno
ucciso mio fratello, idomeneo,e io lo vedicherò.
Tuo
fratello è morto a causa della sua stupida convinzione di
eseguire un ordine di Zeus, come voi del resto se io non fossi
intervenuto.
Cosa?
– i due guerrieri si mostrarono contrariati.
Mostrate
gratitudine nei mie confronti e rispetto nei vostri avversari che vi
sono stati infine superiori. Ritiratevi, nascondendovi dietro
l’ordine del vostro signore e preparate una strategia migliore
per arrivare, quando gli Dei lo vorranno veramente, a scontrarvi con
superiorità con questi cavalieri. Andate!
L’ordine
di Ermes non ammetteva repliche e così i due cavalieri di
Zeus, seppure controvoglia, eseguirono quanto richiesto. Dal canto
suo, il Dio Ermes sparì senza aggiungere altro, non prima di
aver regalato un sorriso sarcastico al cavaliere di Scorpio.
Ciao
a tutti. E dopo poco un nuovo aggiornamento. Ma questo è stato
facile: Edgar che ruzzola da una parte all’altra del campo di
battaglia è stata un’ispirazione immediata. Non possiamo
certo pensare che sia in grado di fronteggiare un cavaliere
decisamente più forte di lui, vero? Però, certo il
coraggio non gli manca … sicuramente è riuscito
nell’impresa di coinvolgere ben tre cavalieri d’oro e uno
d’argento in un combattimento che ne avrebbe forse richiesto
uno solo. Ottiene sempre grandi successi il nostro eroe, vero?
A
parte gli scherzi, causa immobilità forzata, sono riuscita a
riprendere mano a questa storia, chiusa ormai da troppo tempo nel
cassetto. Spero di renderle giustizia e di concludere, perché
io Edgar lo trovo spassoso. Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la
pazienza di aspettare fino ad ora, quelli che hanno preso in mano per
la prima volta questa storia e tutti quelli che comunque gli hanno
dato una sbirciata.
ciaociao
|
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Capitolo 25 *** XXV - Separazioni ***
Capitolo
XXV – Separazioni
Una
volta che Ermes e i cavalieri di Zeus scomparvero, i presenti
cercarono di riordinare le idee e di riacquistare le energie.
Milo
si spolverò i pantaloni e, dopo essersene strappato un lembo,
lo porse ad Aiolia per tamponare la ferita alla spalla. Camus,
invece, rimase immobile avvertendo alle sue spalle lo sguardo di
Hilda.
Sentiva
crescere in lui la paura che quello a cui stava partecipando potesse
essere il loro ultimo incontro. Ora che i cavalieri di Zeus se ne
erano andati, la celebrante di Odino sarebbe potuta tornare ad Asgard
senza incontrare ulteriori pericoli. Si voltò in cerca del suo
bel viso, improvvisamente perso. Cercò di mantenere
un’espressione fredda, ma, nell’incontrare il suo
sguardo, i suoi occhi si sciolsero in un oceano di tenerezza.
Hilda
ricambiando quelle emozioni si avvicinò a lui, ma prima che si
potessero stingere l’uno all’altra, la loro attenzione
venne catturata dall’esclamazione di Shaina:
E
ora? Che dobbiamo farci con questo?
Ti
ricordo che “questo” ha un nome! Edgar! E merita tutto
il nostro rispetto – Milo le rispose piccato.
Lo
so quale è il suo nome e quando ho detto “questo”
non mi riferivo a lui ma al blocco di ghiaccio, ma tu come al
solito, pieno di te e del tuo immenso ego, hai frainteso e ti sei
subito precipitato a pontificare. – Shaina si voltò
verso il cavaliere dello Scorpione con tono minaccioso.
Pontificare?
Immenso Ego? Vedo che tu, nonostante il tempo passato assieme, non
hai capito nulla di me!
O
forse ha capito anche troppo.
Aiolia
espresse la sua opinione sovrappensiero, senza rendersi conto di aver
parlato ad alta voce, ritrovandosi così lo sguardo furente del
cavaliere di Scorpio addosso. Sorrise, suo malgrado e alzando le
braccia in senso di resa si rivolse al cavaliere di Aquarius:
Avanti
Camus. Non indugiare oltre. Non pensi che sia il caso di liberare il
povero Edgar da questa bara di ghiaccio?
Poi
sappi che dovrai provvedere a liberare anche quel bastardo di Death
Mask. E’ quello che ho dovuto promettere ad Aphrodite per
togliercelo di torno e sinceramente non mi va di riprovare
l’esperienza di quelle sue maledette rose.
Camus
ascoltava distrattamente i discorsi dei suoi compagni, perso come era
negli occhi di Hilda. Avrebbe voluto cancellarli tutti dalla faccia
della Terra e per un istante gli balenò l’idea di
rinchiuderli tutti in una bara di ghiaccio, ma poi la ragione
prevalse e contro la sua volontà distolse lo sguardo da quegli
splendidi occhi e si girò ad osservare Edgar.
Si
domandò per un istante se non fosse stato preferibile
lasciarlo dormire quel sonno sereno, almeno fino al giorno in cui
qualcuno di loro avrebbe compreso il ruolo che quel buffo ometto era
stato chiamato a ricoprire in quell’assurda storia, ma poi si
rese conto che il destino aveva affidato anche a lui un ruolo da
protagonista nell’avventura che stavano vivendo ed inoltre, in
fondo, sentiva la sua mancanza, perciò dopo aver concentrato
il suo cosmo sulla mano, lo esplose addosso alla lastra di ghiaccio
che immediatamente si frantumò, liberando il corpo
infreddolito dell’ometto.
Edgar
impiegò dieci minuti a risvegliarsi e la prima cosa che fece,
dopo aver aperto gli occhi fu starnutire. Tirando su con il naso si
guardò intorno, cercando di ricordare cosa fosse successo.
Alla vista dei tre uomini dorati che, inginocchiati intorno a lui, lo
stavano fissando, per un attimo si spaventò. Gli ci volle un
po’ per ricordarsi chi fossero e cosa stesse facendo lui con
loro. Improvvisamente si ricordò anche del combattimento e del
terribile freddo che lo aveva avvolto.
Volse
il suo sguardo verso il custode delle energie fredde, esclamando:
E’
opera tua il freddo che ho sentito, vero? – Camus annuì
– perché non mi ricordo nulla?
Mi
dispiace Edgar. Ho dovuto rinchiuderti nel freezing coffin.
Cosa
è il free … e dove sono finiti quei due esaltati? E’
stato quello in cui mi hai rinchiuso a salvarmi la vita? –
Camus annuì ancora una volta ed Edgar lo abbracciò –
grazie, grazie … mi hai salvato la vita e sei riuscito a
salvare quella di tutti … grazie.
Milo
e Aiolia avrebbero voluto rispondergli che non era opera di Camus,
non del tutto almeno, ma vedendolo così contento ed
emozionato, lasciarono perdere. Shaina interruppe nuovamente i
presenti con la sua esclamazione:
_
Nel
trambusto che era seguito all’arrivo di Ermes, Mya aveva preso
sua sorella e l’aveva trascinata nel fitto del bosco. Sapeva in
cuor suo che, con il gesto di Camus e con l’arrivo del Dio,
nessuno dei suoi amici avrebbe perso la vita e così aveva
deciso di concentrarsi sulla cosa che le stava più a cuore in
quel momento: assicurarsi di preservare la vita del cavaliere di
Aquarius.
Aveva
bisogno di conoscere con esattezza le possibili strade che il ragazzo
che amava avrebbe potuto seguire e l’unica che poteva aiutarla
a trovare quelle risposte era sua sorella.
Maya
non si oppose, ma una volta ferme le offrì il suo migliore
sguardo di sfida:
Lo
so cosa vuoi da me, ma non ti aiuterò.
Perché?
– la voce di Mya si sollevò, stridula e agitata –
io ho bisogno di sapere quale è l’altra possibilità.
Non
mi interessa che fine fa l’amante di Hilda – Maya usò
quella parola, volontariamente, per ferire sua sorella.
Però
ti interessa sapere se Hilda morirà e magari sei curiosa di
conoscere cosa ho visto nel futuro di Edgar!
Hai
voglia di scherzare – Maya scoppiò a ridere –
cosa vuoi che me ne importi di quello stupido grassone?
Mya
non rispose e non aggiunse altro perché, nonostante le parole
della sorella, aveva compreso che in verità il fatto di non
poter vedere il futuro di Edgar la indisponeva. Alla fine fu Maya a
parlare:
E
va bene! Faremo come vuoi. Sai quali saranno le conseguenze, vero?
Nel momento in cui uniremo le nostre mani il futuro di tutti loro ci
apparirà.
E
le possibilità che le loro vite hanno di dipanarsi si
mostreranno a noi. Si lo so.
Non
è detto che ciò che vedremo è quello che
accadrà, questo lo sai, vero?
So
che tra tutti i futuri possibili uno sarà! Mi basta questo.
Avanti non indugiare sorella.
Mya
allungò le sue mani ed afferrò quelle della sorella e
il mondo intorno a loro si trasformò in un turbinio di colore.
Tutto il futuro di Camus, Milo, Aiolia, Shaina, Hilda ed Edgar
comparve ai loro occhi, sovrapposto, confuso, pieno di colori vividi.
Durò un breve istante, ma entrambe compresero che nulla
sarebbe più stato lo stesso.
Mya
si lasciò cadere a terra ed iniziò a piangere
sommessamente, mentre Maya incredula, continuava a fissare un punto
indefinito di fronte a lei. Non stava guardando nulla in particolare
e non riusciva a vedere niente davanti a lei. Aveva solo nei suoi
occhi l’immagine di quel buffo ometto e di una ragazza dai
capelli rossi. Entrambi di spalle, si tenevano per mano ed
osservavano una lapide. Non era riuscita a leggere il nome scritto
per intero, solo la prima lettera, una M, le era sembrata così
chiara. Aveva la sensazione di conoscere sia la ragazza dai capelli
rossi e sia colui che era sepolto in quella tomba. Eppure le sembrò
così strano e assurdo da essere irreale:
Non
è possibile. Quello che tu hai visto è quello che non
accadrà. – Maya si voltò verso la sorella non
sentendola parlare – mi hai sentito Mya? Non accadrà
quello che hai previsto per Edgar. Il mio futuro è quello
reale.
Tu
non hai un futuro per lui.
Perché
Edgar non ha un futuro. E’ come pensavo io, è talmente
insignificante che il Fato non si è neanche scomodato a
disegnarlo per lui. – Vedendo la sorella ancora dismessa e
silenziosa, ammorbidì il tono della sua voce – Cosa
intendi fare?
Per
Edgar? – Mya alzò lo sguardo sorpresa.
Per
Camus … - Maya sospirò – non che me ne freghi
nulla, ma insomma … sei sempre mia sorella … abbiamo
condiviso un passato insieme e mi dispiace vederti così.
Io
… lo cambierò … farò in modo di
cambiarlo.
Mya
… il futuro di quell’uomo è un futuro di morte.
In ogni caso. Come pensi di cambiare un futuro che in ogni sua
possibilità lo porterà alla morte?
Evitando
di fargli percorrere tutte quelle strade. Farò in modo che la
morte perda le sue tracce. Mi impegnerò a che non percorra
nessuna di esse.
Tzsè
– Maya sorrise con poca convinzione – è
improbabile che tu ci riesca … per riuscire a convincerlo,
intanto, dovresti fare in modo che si innamori di te … perché
sai che seguirà Hilda, vero? E sai che morirà ad
Asgard.
Aiutami.
Ti pego.
Aiutarti?
E perché dovrei?! Io ho il mio destino da seguire …
Abbandona
questa folle idea di uccidere Hilda. Convinci nostra madre che non
ti interessa il regno di Asgard … io farò altrettanto.
No.
Non lo farò. Perché io voglio essere celebrante di
Odino. E’ ciò che è scritto per me.
Non
è vero! – Mya si alzò urlando – Non è
quello il tuo destino!
Se
tu puoi pensare di cambiare il destino di Camus, allora anche io
posso pensare di cambiare il mio. Non fare l’ipocrita con me.
Ti
prego Maya – si aggrappò alla sorella – ti prego.
Lasciami
stare – Maya si liberò con uno strattone, ma poi senza
guardare Mya aggiunse – Nel futuro di Hilda è scritto
che morirà presto nelle Terre di Asgard, durante il
ricevimento per festeggiare il suo ritorno ed entrambe sappiamo che
sarò io ad ucciderla. Nel destino di Camus è scritto
che morirà in quel ricevimento per proteggerla. Tutto quello
che dobbiamo fare è evitare che Camus la segua fino ad
Asgard.
Io
… - Mya sgranò gli occhi – e Hilda? … Lei
morirà …
Non
è lei che ti interessa … e la sua morte toglierà
di mezzo la tua avversaria e Camus sarà libero di amarti.
Lui
non mi amerà mai – Mya rispose rassegnata.
E
tu gli farai cambiare idea – Maya si voltò verso di lei
e dopo averle preso le spalle, iniziò a scrollarla –
possiamo cambiare il destino … è quello che faremo e
farai …
Mya
non riuscì a risponderle perché entrambe furono
catturare dalla voce di Shaina che le chiamava avvicinandosi sempre
più velocemente.
_
Edgar
continuava con insistenza a guardarsi la punta dei piedi. Da quando
Milo, Aiolia e Shaina erano andati via in cerca delle due gemelle,
lui era rimasto con Camus e Lady Hilda e sentendosi un perfetto
idiota. Non aveva avuto la prontezza di seguire uno qualsiasi dei tre
e così era rimasto lì imbambolato e indeciso sul da
farsi. Andare in qualsiasi direzione lontano da quei due era per lui
impossibile perché anche se avesse fatto solo pochi passi
sapeva già che si sarebbe sicuramente perduto: il suo senso
dell’orientamento era talmente pessimo che una volta si era
perfino perso nel parcheggio di un piccolo supermarket.
Aveva
provato ad intavolare, allora, una conversazione con Camus, ma la
cocciutaggine del primo a rispondere a monosillabi e la sua totale
incapacità a mantenere viva una qualsiasi conversazione
avevano reso la situazione ingestibile. Oltretutto Lady Hilda aveva
cominciato a fissare il cavaliere di Aquarius in modo talmente
profondo da far sciogliere ogni muscolo di Edgar. 4Dal suo canto
invece Camus si era voltato nella direzione opposta, evitando di
incrociare lo sguardo della donna.
Edgar
era sempre stato bravo ad osservare e comprendere nel profondo
l’animo umano e sapeva che in entrambi si stava consumando una
dura lotta e che le emozioni contrastanti che stavano provando li
rendeva incapaci a qualsiasi interazione con il mondo esterno.
Per
la prima volta provò compassione non per se stesso ma per un
uomo che in teoria avrebbe potuto avere tutto dalla vita. Camus
possedeva tutte quelle doti che lui aveva sempre desiderato più
di ogni altra cosa al mondo: bellezza, intelligenza, coraggio, onestà
e un alto senso dell’onore. Fino a pochi mesi prima Edgar aveva
pensato che avendo almeno una di quelle caratteristiche, unita alla
bellezza, gli avrebbe permesso di vivere una vita felice. Eppure, ad
osservare ora il custode di tutte quelle virtù, non lo trovava
particolarmente felice. Sospirò talmente forte da attirare
l’attenzione del cavaliere d’oro:
Ti
senti bene, Edgar? – domandò Camus con una dolcezza
atipica per la sua indole.
Io?
Si si … e tu stai bene, Camus?
La
domanda dell’ometto sorprese il francese. Non aveva una
risposta da dargli che fosse onesta e dichiarabile per cui con il
capo annuì semplicemente. Mantenendo il suo sguardo fermo
sull’ometto lo vide sorridergli con una dolcezza tale da fargli
comprendere che Edgar aveva ben chiaro il tumulto che stava vivendo
il suo cuore. Avrebbe voluto confidarsi e chiedergli consiglio, ma
sapeva che per un cavaliere quale lui era questo era impossibile.
Perciò distolse lo sguardo da lui, ritrovandosi, però,
a perdersi nuovamente nei bellissimi occhi di Hilda.
Il
suo cuore cominciò a battere furiosamente e sentì le
sue pupille dilatarsi e il respiro diventare più pesante. Come
era possibile provare ancora quell’agitazione? Era talmente
forte il sentimento che lo legava a lei da fargli pensare di aver
subito un incantesimo. Distolse nuovamente lo sguardo e decise di
adottare la tecnica del cavaliere di Pegasus, cominciando con
insistenza a guardarsi i piedi.
Decise
a quel punto che sarebbe stata la carnefice del suo cuore a stabilire
il suo destino: se Hilda glielo avesse chiesto avrebbe rinunciato a
tutto, compresa la sua cloth, per seguirla dove lei avesse voluto.
_
Shaina,
dopo aver trovato le due gemelle, senza chiedere loro niente le
trascinò al punto d’incontro. Non le interessava sapere
perché si erano allontanate e cosa stavano tramando. Lei era
entrata in quella storia per errore e l’unico scopo che aveva
avuto fino a quel punto era stato quello di fare in modo che il
cavaliere dello Scorpione rimanesse in vita, per poter difendere poi
il suo onore. Aveva già perso troppo del suo tempo in
quell’avventura assurda ed ora che la situazione sembrava
ritornata alla normalità, aveva fretta di concludere la sua
diatriba con Milo. Perciò appena furono presenti tutti,
domandò bruscamente:
E
adesso cosa facciamo?
Io
e Lady Hilda torniamo ad Asgard, giusto? – Maya rispose
prontamente – non c’è motivo di trattenerci oltre
qui
Veramente
il Grande Sacerdote ha chiesto di condurre Lady Hilda al Grande
Tempio – Shaina non era solita rinunciare alle discussioni
nelle quali poteva esprimere un’opinione in merito.
Cavaliere
di Ofiuco, io non ho attentato alla vita della vostra Dea, anzi è
accaduto il contrario, qualcuno ha tentato di uccidere me e se non
ci fosse stato il cavaliere di Aquarius sarei sicuramente morta.
Questa
è la vostra versione … - Shaina si morse la lingua,
ma poi decise di proseguire perché voleva chiarezza e in
quella storia tante cose non le erano ancora chiare – ma chi
ci dice che non siate riuscita ad irretire Camus e a convincerlo a
schierarsi dalla vostra parte?
Ora
basta! – il tono perentorio che usò Milo non consentì
a Shaina di replicare e ciò la indispose – non puoi
dubitare dell’autonomia e della capacità di decidere di
un cavaliere d’oro.
Io
non sto dubitando di lui, sto solo cercando di capire perché
…
Non
è questo il tuo compito – lo sguardo sprezzante di Milo
la ferì.
E
quale sarebbe il mio compito? – gli soffiò cercando
però di non urlare.
Eseguire
gli ordini che ti vengono impartiti dai tuoi superiori.
Cosa?
Adesso
basta. – il tono che usò Aiolia, seppure più
rilassato non ammise alcuna replica – stiamo solo perdendo
tempo e io non ne ho. Non possiamo trattenere oltre la celebrante di
Odino senza avere un motivo. Io credo alle sue parole e sono sicuro
che Camus ha agito per il meglio. Pertanto credo che possa tornare
ad Asgard. Se tu Shaina hai rimostranze o dubbi li esporrai al
Grande Sacerdote e sarà lui a decidere se la nostra
valutazione è stata corretta o meno. Io non temo di
affrontare il suo giudizio … e voi?
Aiolia
si voltò in direzione di Camus e Milo e i due annuirono,
confermando la correttezza della sua decisione. A quel punto fu Edgar
ad intervenire:
Ma
non è il caso che qualcuno vada con Lady Hilda e con Maya per
accertarsi che arrivino sane e salve?
Non
abbiamo bisogno di una balia! – Maya rispose stizzita.
Io
mi sentire più tranquilla ad essere accompagnata da qualcuno
di voi. Non credo che incontreremo ulteriori pericoli, ma se ciò
dovesse accadere non vorrei trovarmi a doverli affrontare da sola.
Hilda
non distolse mai lo sguardo da Camus, il quale annuì, conscio
che quella donna gli stava implicitamente chiedendo di seguirla. Lo
avrebbe fatto, senza pentimenti e ripensamenti, tanto forte era il
suo amore per lei.
Hilda
arrossì violentemente, ma prima che potesse confermare quelle
parole, il grido di Mya attirò l’attenzione di tutti:
No!
Camus non può …
Non
penso che sia tu che possa decidere, non pensi Mya? – Lady
Hilda usò il tono più leggero di cui disponeva, ma nel
suo animo cominciò a manifestarsi la paura che quello potesse
essere l’addio al suo amore.
Il
fatto è che il cavaliere di Aquarius è atteso dal
Grande Sacerdote … è un suo dovere tornare al Grande
Tempio … non può prolungare oltre la sua assenza …
su di lui pende un’accusa di Altro Tradimento …
Mya
… calmati – Aiolia, prendendo le mani della ragazza
cercò di rincuorarla – non accadrà nulla a
Camus, sia che vada ad Asgard sia che torni con noi al Grande Tempio
… io e Milo ci faremo carico di garantire la sua posizione.
Ma
il Grande Sacerdote … - Mya si sentì priva di forze.
Voleva impedire a Camus di andare incontro al suo destino, ma non
aveva le risorse per contrastare il volere di tutti.
Il
cavaliere di Aquarius deve liberare quello di Cancer – Maya
intervenne nella discussione – non è quello che hai
detto tu Milo?
In
effetti Maya ha ragione – Milo rispose sovrappensiero, ma poi
voltandosi verso l’amico, proseguì con tono dispiaciuto
– ho dato la mia parola ad Aphrodite.
Non
potete liberarlo voi, cavaliere dello Scorpione? – Hilda si
sentiva sempre più agitata, ma non voleva far trasparire i
suoi sentimenti, anche se ormai erano evidenti a tutti.
Il
ghiaccio in cui è rinchiuso Death Mask può essere
distrutto solo dal cavaliere di Aquarius o dalle armi di Libra …
ma non avendo quelle a disposizione dobbiamo per forza optare per
l’altra soluzione. Io lo lascerei lì, per quello che mi
interessa di lui, ma ho promesso al cavaliere dei Pesci e non vorrei
dovermi rimangiare la parola, senza considerare che la cosa non
piacerebbe affatto al Grande Sacerdote.
Milo
sospirò, chiudendo di fatto la discussione. Mentre Mya guardò
di sottecchi la sorella, offrendole un gesto impercettibile di
ringraziamento, Hilda si voltò ad osservare Camus con lo
sguardo perso. L’uomo chiuse i suoi, consapevole di non poter
evitare di compiere il suo dovere.
Sapeva
di dover liberare Death Mask ed era consapevole che non vi era una
vera necessità di scortare Hilda ad Asgard. Eppure si sarebbe
volentieri ribellato a quell’imposizione, non gli interessava
il destino di Death Mask né il giudizio del Grande Sacerdote,
ma la parola data da Milo significava per lui mantenere un impegno
vincolante. Sospirò:
Pronunciò
quelle parole con un tono freddo, sapendo di infliggere un dolore non
solo a se stesso ma all’unica donna di cui si era innamorato
nella sua giovane vita.
Ti
accompagnerò. Non vorrei che quel matto di Death Mask decida
in qualche modo di vendicarsi.
Non
ho bisogno della balia Milo – Camus rispose stizzito –
mi so difendere da solo.
Questo
lo so – il cavaliere di Scorpio cerò di mantenere un
tono leggero – la mia preoccupazione è che tu decida di
richiuderlo nuovamente in una bara di ghiaccio … ah ah ah …
hai bisogno di qualcuno che faccia da ago della bilancia, amico mio.
Io
devo tornare al Grande Tempio – Aiolia guardò Camus
colpevolmente – devo assolutamente scoprire che fine hanno
fatto Seyia e Marin e se Shaka ha mantenuto la promessa di
proteggerli in mia assenza.
Ho
capito – Shaina usò un tono scostante volontariamente –
allora accompagnerò io Lady Hilda, visto che nessuno di voi
vuole o può farlo.
Milo
cercò di comprendere se, sotto quella maschera, Shaina fosse
veramente così arrabbiata come il tono della sua voce faceva
intendere, senza però riuscire a venirne a capo: quell’oggetto
infernale che copriva il suo viso lo indisponeva e innervosiva. Come
poteva quella donna sopportare quell’accrocco che impediva al
mondo di conoscere la sua anima? Ma forse quello era ciò che
voleva.
In
fondo Shaina gli aveva dimostrato più volte di non tollerare
il suo essere donna con emozioni e sensazioni in un mondo dominato da
uomini. Per sentirsi una loro pari la maschera le era essenziale. Si
scrollò quei pensieri di dosso e le parole di Edgar lo
aiutarono:
E
io? Cosa faccio io?
Tu
verrai con noi. Non posso certo perderti di vista, non credi? –
Milo gli fece l’occhiolino ed Edgar si sentì offeso.
Anche
io verrò con voi – Mya si affrettò a parlare.
No
Camus
fu lapidario e non aggiunse altro. La verità è che già
la presenza di Milo per lui in quel momento rappresentava un peso,
quella di Edgar gli sembrava quasi intollerabile e non voleva certo
aggiungere ad esse anche quella di Mya, per la quale in quel momento,
anche se ingiustamente, provava del risentimento.
Ma
io … - la ragazza, conscia del pericolo che correva a non
seguire il suo amore, si fece risoluta – Aiolia ha fretta di
tornare al Grande Tempio ed io per lui sarei solo un peso. Ad Asgard
ho promesso di non tornare più, perciò voi siete
l’unica possibilità che ho, a meno che tu non voglia
lasciarmi qui a morire di freddo.
Per
la prima volta la ragazza, benchè arrossì
violentemente, tenne testa al cavaliere di Aquarius e mise da parte
il voi: la posta in gioco era troppo alta per indietreggiare: non lo
avrebbe lasciato un solo istante, finchè non fosse tornato
indenne al Grande Tempio. All’altro futuro percorribile avrebbe
pensato in seguito. Camus dopo un istante che sembrò infinito
a tutti, annuì, accettando controvoglia anche la presenza di
quella ragazzina. Hilda dal canto suo provò per lei una
profonda gelosia, ma non disse altro. Quando Shaina la incitò
a partire, invece, volse il suo sguardo verso il cavaliere di
Aquairus. I loro occhi, pieni di emozioni e sentimenti si toccarono
un’ultima volta e si dissero addio, senza che i loro corpi e le
loro parole si muovessero l’uno verso l’altra.
Ben
ritrovati con un nuovo capitolo della storia di Edgar, improbabile
cavaliere dall’aspetto ridicolo e dal cuore grande. E ora che i
destini di Camus e Hilda sembrano dividersi, cosa succederà?
Shaina, invece, dovrà accantonare per il momento il suo
confronto armato con Milo. E il patto tra le due gemelle funzionerà?
Hilda morirà? Infine il nostro povero Aiolia, cosa farà
quando scoprirà che Shaka non ha segutio Marin ma ha volto le
sue attenzioni a Calliope e Il Grande Sacerdote? Chi leggerà
vedrà.
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Capitolo 26 *** XXVI - Ghiaccio sciolto ***
Capitolo
XXVI – Ghiaccio sciolto
Prima
di giungere nel luogo in cui era custodito il corpo ghiacciato del
cavaliere di Cancer, Camus si fermò nella baita dove viveva
per sincerarsi che il suo allievo fosse tornato indenne dal duro
allenamento al quale si era voluto sottoporre. Se inizialmente aveva
seguito controvoglia il senso del dovere, ora, vedendo il modo in cui
Hyoga, seppur ferito e provato, gli stava riportando i suoi successi,
si sentì orgoglioso e appagato dei risultati ottenuti. Il
ragazzo di cui tanto aveva dubitato in passato aveva dimostrato di
avere la stoffa per diventare un cavaliere. Era orgoglioso di lui,
non poteva negarlo, ma non volle mostrarlo né all’allievo
né agli altri. Edgar, che conosceva però l’animo
umano, se ne accorse e considerò che la sua valutazione era
stata corretta fin dall’inizio: Camus sarebbe potuto essere un
ottimo maestro anche per lui. Volse il suo guardo verso Milo e gli
domandò senza pensarci:
Milo
lo osservò Edgar, sconvolto in volto. Erano rimasti fuori
dalla baita, perché Camus gli aveva chiesto di non
intromettersi in qualcosa che riguardava solo lui e quel ragazzo.
Milo, acconsentendo a quella richiesta seppur rammaricato di non
poter conoscere da vicino l’allievo che tanto aveva tenuto
lontano il suo amico dal Grande Tempio, aveva compreso che quella
divisione si rendeva necessaria per fare in modo che quel biondo
ragazzino dai modi impacciati e timidi riuscisse a trarre il massimo
beneficio da un allenamento fatto di sacrifici e solitudine.
Osservando
la scena da lontano, però, non aveva compreso cosa avesse
spinto Edgar a fargli quella domanda, perciò ne era rimasto
stupito, ma portando nuovamente l’attenzione alle due figure
lontane finalmente comprese e sorridendo all’ometto rispose:
Io
sono molto orgoglioso di te, Edgar e posso dirti in tutta onestà
che sei il miglior allievo che ho avuto.
Veramente?
– Edgar si entusiasmo, ma vedendo il sorriso di Mya un dubbio
lo assalì – ma quanti allievi hai avuto?
Uno.
Tu. – Milo sorrise all’ometto, ma poi tornado serio
aggiunse – sei coraggioso Edgar. Nonostante tu non abbia a
disposizione grandi risorse, in tutti questi mesi il coraggio non ti
è mai mancato e questo posso assicurarti non è da
tutti.
Io
… beh … grazie – Edgar sospirò,
trattenendosi dall’esprimere fino in fondo il suo pensiero.
Però
… - Milo lo guardò con condiscendenza, invitandolo con
il capo a proseguire.
Però
tu non pensi che io debba essere un cavaliere …
No
– Il cavaliere di Scorpio si domandò per un istante se
fosse stato meglio mentirgli, ma poi decise che quell’ometto
meritava la verità – non penso che il tuo destino sia
quello di indossare l’armatura di Pegasus.
E
allora perché è giunta a me? – Edgar si sentì
quasi offeso.
Noi
pensiamo che qualcuno abbia interferito …
Chi?
Difficile
a dirsi … - Milo rispose pensieroso. All’inizio aveva
pensato alla possibilità che fosse stato il Grande Sacerdote,
ma a che scopo? Poi, ripensando più volte a quel giorno e
alla strana sensazione che aveva provato, si ricordò di aver
percepito un cosmo. Era stato un istante, ma era sicuro che quello
che aveva sentito in quel breve attimo fosse il cosmo dello
scomparso cavaliere di Gemini. Ma perché aveva aiutato Edgar?
Più ci pensava e meno riusciva a comprendere. L’unica
cosa che sapeva era che Edgar non era destinato a quell’armatura.
In
ogni caso l’armatura è giunta a me ed io la custodirò.
Non voglio rinunciarvi. - Sapeva in fondo al cuore che
quell’oggetto non gli apparteneva, ma visto che era arrivata a
lui, forse se l’era guadagnata ed inoltre da quando l’aveva
indossata non si era mai sentito così vivo perciò non
voleva rinunciarvi.
Quell’armatura
appartiene all’allievo di Marin – Mya parlò con
un filo di voce, ma entrambi i giovani la sentirono e si voltarono a
guardarla.
Come
fai a … già … tu leggi il futuro – Milo
sorrise
So
che non mi credi, ma è così. Edgar – Mya prese
le mani dell’ometto fra le sue e gli sorrise con amore –
tu piaci alla cloth di Pegasus, altrimenti non ti avrebbe permesso
di indossarla, ma essa non appartiene a te e prima o poi dovrai
cederla. Questo lo sai vero?
Edgar
avrebbe voluto ribellarsi a quelle parole, ma aveva sempre saputo la
verità in cuor suo, perciò annuì senza
aggiungere altro. Milo, vedendolo così triste si sentì
in dovere di dirgli tutta la verità:
Edgar,
prima mi hai chiesto se sono orgoglioso di te ed io ti ho risposto
di sì, ma non sono stato del tutto onesto con te.
Vuoi
dirmi che ti vergogni ancora di me, vero? – l’ometto
abbassò le spalle.
No.
Voglio dirti che non solo sono orgoglioso di te, ma sono onorato e
fiero di averti conosciuto. E non per il tuo coraggio o per
l’impegno che hai messo nello svolgere l’impervio
compito che ti è stato affidato. Il tuo grande cuore mi ha
permesso di comprendere quanto fosse misera e vuota la mia anima
prima di conoscerti. Sei un uomo giusto e buono. Tu sei speciale,
Edgar, così come sei. Ed io mi sento onorato di essere tuo
amico.
Tu
… tu …
Edgar
cominciò a piangere, commosso. A ripensare al modo in cui Milo
lo aveva trattato quando lo aveva conosciuto e alle parole che ora
gli aveva detto gli sembrò che fosse passata una vita, eppure
i suoi complimenti non erano rivolti al nuovo Edgar, ma al vecchio:
quell’ometto buffo e sgraziato che era stato per tutta la sua
vita.
Milo
si sentì imbarazzato e pensò di stemperare la
situazione, ma prima che potesse dire qualcosa, sopraggiunse Camus
che vedendo l’ometto piangere in quel modo disperato chiese
spiegazioni. Quando una commossa Mya gli riportò le parole del
cavaliere di Scorpio, sorrise al suo amico e poi, posando una mano
sulla spalla dell’omino, sorrise anche a lui:
Il
pianto di Edgar si trasformò in riso e Milo non si sentì
in dovere di replicare al suo amico. Il suo cuore si strinse, invece
in una morsa di malinconia. Sentiva il dolore di Camus. Lo sentiva
sulla sua pelle e nelle sue ossa. Aveva imparato a riconoscere i suoi
sentimenti, ponendo attenzione ai minimi cambiamenti del suo cosmo e
sentiva quel dolore. Era conscio del fatto che pur contro la sua
volontà, il suo amico era lì per adempiere alla
promessa da lui fatta al cavaliere dei Pesci e di questo gli era
grato. Avere qualcuno su cui contare, nonostante tutto era qualcosa
che riscaldava il cuore, ma essere in parte responsabile di quel
dolore lo rendeva triste.
Il
cavaliere di Aquarius lo invitò a muoversi, evitando di
chiedergli perché il suo sguardo fosse triste. Conosceva Milo
abbastanza da comprendere che si sentisse in colpa nei suoi riguardi.
Avrebbe potuto dirgli che non lo riteneva responsabile del suo
destino, ma sapeva che sarebbe stato inutile.
Aveva
lasciato al suo allievo il compito di allenarsi nei giorni successivi
in solitaria, con la promessa che presto sarebbe ritornato. Era la
prima volta che lasciava solo Hyoga, senza la presenza di Isack. Al
pensiero dell’altro suo allievo un altro stiletto si infilzò
in quel suo cuore che sarebbe dovuto essere di ghiaccio. Cominciando
a camminare in direzione della bara di ghiaccio, Camus cominciò
a domandarsi quanto degli insegnamenti del suo vecchio maestro gli
erano rimasti. Sentiva di aver perso tutte le sue convinzioni e di
aver tradito il vero spirito dell’armatura che aveva portato
fino a quel giorno con fierezza.
Il
custode delle energie fredde non doveva provare sentimenti ed
emozioni, eppure non solo si era affezionato ai suoi allievi e al suo
amico, ma aveva provato tenerezza per il buffo ometto che ora
camminava al suo fianco e amore per una donna. Come avrebbe potuto
portare ancora i suoi colpi a raggiungere temperature siderali con
tutta quell’emotività? Aveva bisogno di ritrovare se
stesso e il senso del suo essere cavaliere.
-
Quando
Aiolia arrivò alla casa sul mare, non trovando Marin e non
percependo il suo cosmo, si allarmò. Andò allora alla
ricerca del cavaliere di Virgo. Lui aveva promesso di prendersi cura
e di proteggere il cavaliere dell’Aquila e il suo allievo e lui
doveva risponderne se qualcosa era accaduto loro.
Non
gli fu difficile trovarlo: il cosmo di Shaka era talmente immenso che
nel momento in cui il suo proprietario non decideva di nasconderlo,
anche l’ultimo dei cavalieri lo avrebbe scovato. Era seduto
nella posizione del loto all’uscita della Prima Casa. Il
giovane leone dorato arrivò con mille domande e si ritrovò
invece a dare cento risposte:
Cavaliere
del Leone, come ti sei procurato quella ferita?
Combattendo
con un guerriero di Zeus. Dove è …?
E
come è finita la battaglia?
Il
fatto che io sia qui ti basti come risposta. Dove …?
Hai
trovato Camus?
Si.
Come
sta?
Bene.
E
la regina di Asgard?
… Senti
Shaka! Non ho voglia di rispondere alle tue domande.
Ho
bisogno di sapere per decidere cosa fare.
E
io ho bisogno di sapere come sta Marin e dove si trova prima di
riuscire a risponderti – Aiolia ruggì in risposta.
Shaka
aprì gli occhi, sorprendendo Aiolia. Il leone dorato contava
sulla punta delle dite le volte che aveva potuto ammirare lo
splendido cielo azzurro custodito nello sguardo di Virgo. Comprese
che il suo gesto era dettato dalla volontà di leggergli
l’anima e la cosa lo innervosì. Dopo pochi minuti Shaka
sospirò e chiudendo nuovamente gli occhi tornò nella
sua posizione, noncurante di tutto. Quando Aiolia stava per perdere
la pazienza, si decise a parlare:
I
sentimenti che porti nel cuore, seppur leciti, un giorno potrebbero
portarti alla morte.
Tutti
prima o poi moriremo Shaka – Aiolia sorrise sarcasticamente –
perfino tu.
Ovvio.
Il problema è il come e il quando.
Non
ho bisogno di una tua predica, ma solo di una risposta. Vuoi
fornirmela spontaneamente o devo forzare la mano?
Non
so dove siano.
Cosa?
– Aiolia afferrò Shaka e lo tirò su di peso, ma
il cavaliere di Virgo non si scompose
Le
ho detto di andare lontano da questo posto. Mi ha risposto che
conosceva un luogo dove rifugiarsi. Questo è quanto.
Mi
avevi detto che li avresti protetti e invece li hai lasciati andare.
Che razza di cavaliere sei?
Shaka
con un movimento impercettibile del braccio si liberò della
presa di Aiolia, il quale, sorpreso dalla facilità racchiusa
in quel gesto, non riuscì a reagire.
Quest’ultimo
aprì nuovamente gli occhi. Il leone dorato sorrise:
Dovrei
sentirmi onorato di aver ricevuto per ben due volte il tuo sguardo.
Ti
ho detto che li avrei protetti e così sto facendo.
Che
vuoi dire? – Aiolia lo guardò stupito.
Calliope
e il Grande Sacerdote sono alla Tredicesima Casa. Aphrodite è
tornato a presidiare la sua casa dopo aver fatto rapporto e Death
Mask non è ancora rientrato. Tutti gli altri nostri pari non
sono coinvolti o non sono interessati. Gli altri avversari possono
essere tranquillamente fronteggiati dal cavaliere dell’Aquila.
Aiolia
non rispose e volse lo sguardo verso il Grande Tempio. Sapeva che
Shaka aveva ragione e che l’unico pericolo per Marin poteva
arrivare da Calliope, eppure il suo cuore non si tranquillizzò
a quelle parole.
Il
cavaliere di Virgo continuò ad osservarlo, incuriosito dal
tumulto che il suo cosmo emanava. Per lui Aiolia era sempre stato un
libro aperto al cui interno, però, scavando più a
fondo, aveva trovato di volta in volta pagine misteriose da
sfogliare.
Sapeva
che ciò che governava i suoi pensieri in quel momento era
l’amore per il cavaliere dell’Aquila e poteva essere
sicuro che sarebbe corso a cercarla pur sapendo che non correva alcun
pericolo, ma sentiva anche che il custode della V casa non era così
prevedibile come credeva. Decise di metterlo alla prova:
Puoi
comunque andare a cercarli. Si sono diretti verso il confine Ovest e
immagino che una volta giunto lì non ti sarà difficile
rintracciare il loro cosmo.
Già
– Aiolia rispose pensieroso, poi si girò e piantò
i suoi occhi verdi in quelli azzurri di Shaka – e tu cosa
farai?
Andrò
in cerca di risposte.
Potresti
dover affrontare situazioni non previste.
Perché
dici questo? – Shaka lo guardò con curiosità.
Il
giorno in cui Edgar è diventato cavaliere non puoi non aver
sentito quel cosmo. Io lo conosco bene perché un tempo colui
che lo possedeva passava molto tempo in compagnia di mio fratello,
ma non dubito che anche tu lo abbia riconosciuto.
Ero
convinto che solo il cavaliere di Aquarius tra voi lo avesse
riconosciuto – Shaka sorrise, confermando a se stesso che
quell’uomo avrebbe continuato a sorprenderlo per il resto dei
loro giorni.
E
se dovessi incontrarlo?
Gli
chiederò perché ha voluto che quel buffo ometto
diventasse cavaliere.
Secondo
me la domanda che dovremmo porgli è perché non vuole
che Seiya diventi cavaliere.
Dovremmo?
– Shaka a quel punto non era più sorpreso di nulla.
Aiolia dimostrava arguzia e coraggio, ma non poteva essere
differente per colui che indossava l’armatura del leone
dorato.
Beh
– Aiolia sorrise – sono curioso di conoscere questa
risposta.
E
il cavaliere dell’Aquila? – Shaka pose la domanda con
innocente curiosità. Per lui i moti dell’anima degli
altri esseri umani erano a volte un mistero difficile da sondare.
Come
hai detto tu, Marin è in grado di difendersi da solo.
Shaka
annuì e dopo aver chiuso ancora una volta i suoi occhi
cominciò a salire le scale verso la Casa del Toro. Aiolia
guardando verso il confine ovest pregò che la sua fosse la
decisione giusta da prendere. Non è che non fosse preoccupato
per Marin, ma la verità era che voleva assolutamente scoprire
che cosa potesse il cavaliere di Gemini dirgli a proposito di suo
fratello Aiolos. Perché era sicuro del fatto che il custode
della III casa, scomparso dal Grande Tempio subito dopo gli
avvenimenti di quella maledetta notte, doveva sapere qualcosa in
merito. Diede un ultimo sguardo ad ovest e poi senza indugiare oltre
affrettò il passo per raggiungere il cavaliere di Virgo.
-
Edgar
nel vedere il cavaliere di Cancer imprigionato in quella lastra di
ghiaccio pensò che sarebbe stato meglio lasciarlo lì.
In lui, fin dal primo istante in cui la sua vita era andata a
sbattere in quella di quell’uomo, aveva visto solo malvagità.
Tante
volte aveva chiesto ai suoi due maestri come un uomo così
ambiguo potesse essere diventato cavaliere. Entrambi, ogni volta,
avevano alzato le spalle senza fornirgli una risposta.
Camus
lo invitò a fare un passo indietro e Milo ancora una volta si
mise davanti a lui per proteggerlo. Questa volta però l’ometto
buffo gliene fu grato perché in cuor suo non aveva nessuna
voglia di diventare il bersaglio della rabbia di quell’uomo.
Dopo
aver scambiato uno sguardo di intesa con Milo, Camus convogliò
il suo cosmo sul braccio e con un colpo deciso mandò in
frantumi il ghiaccio. Death Mask impiegò un minuto per
realizzare dove si trovasse e per ricordare cosa fosse accaduto e
quando, di fronte a lui, vide colui che lo aveva ridotto in quello
stato, si alzò rabbiosamente con lo sguardo più
orribile che Edgar avesse mai visto.
Gli
vennero i brividi dietro la schiena e provando puro terrore e paura
per le sorti di Camus si attaccò alle spalle di Milo e
conficcò le sue unghie sulle braccia del suo protettore. Il
cavaliere dello Scorpione era troppo concentrato sulle mosse di Death
Mask per rendersene conto e quando il colpo di quest’ultimo
partì per colpire Camus, mentre il suo amico saltò per
schivarlo, lanciò il suo per impedire che il cavaliere di
Cancer ne eseguisse un altro. Solo in quell’istante Death Mask
si avvide della sua presenza e di quella di Edgar e con disprezzo si
voltò verso Camus:
Che
fai! Hai talmente paura della mia ira che ti porti dietro la balia e
il giullare?
Semmai
ho paura di non riuscire a mantenere la promessa di non richiuderti
dentro una lastra di ghiaccio.
Ci
sono cascato una volta, Camus! Non commetterò lo stesso
sbaglio una seconda volta.
Questo
significa che intendi continuare a darmi battaglia? – il
cavaliere di Aquarius sorrise
Dove
è lei? – Cancer si guardò intorno in cerca della
sua preda
Se
ne è andata. E’ tornata ad Asgard.
Andata?
Cazzo, Camus! Ma quanto tempo mi hai tenuto chiuso qua dentro?
Quattro
giorni – Il sorriso sul volto del custode delle energie fredde
si fece più ampio.
Fanculo!
Senza
indugiare Death Mask, spinto da un’irrefrenabile ira, si
avvento su Camus, ma prima che potesse raggiungerlo e atterrarlo,
Milo lo bloccò. A quel punto, sentendosi in trappola, l’uomo
reagì con le parole:
Avresti
dovuto sentirlo. Gli ha promesso amore eterno, così sdolcinato
da essere nauseante. Almeno Camus hai ottenuto quello che volevi? Sei
riuscito a sbattertela? Se non altro te lo doveva per il fatto di
averle salvato la vita, non pensi?
Un
pungo preso in piena faccia lo fece cadere svenuto. Sotto lo sguardo
esterrefatto di Edgar, Camus aveva assestato il colpo più
violento che avesse mai lanciato. Milo sospirò:
Così
non riusciremo mai ad uscire da questa situazione. Ma ti ha dato di
volta il cervello Camus?
Ero
stanco di sentirlo parlare – l’uomo dei ghiacci rispose
con tranquillità.
Lo
sai che quando si riprenderà sarà ancora più
arrabbiato? Guarda, gli hai rotto il naso.
Camus
si allontanò senza dire nulla. Sapeva di dover mantenere la
calma, eppure a sentir parlare quel bastardo dei suoi sentimenti, il
sangue gli era salito alla testa. Si rendeva conto consciamente di
non poter continuare per quel sentiero, ma il suo autocontrollo al
momento era andato in vacanza. Respirò profondamente pensando
che doveva assolutamente riprendere in mano la situazione.
Death
Mask si riprese e dopo essersi toccato il naso e aver constato di
esserselo rotto si scrollò Milo di dosso e si alzò
furiosamente:
Ora
basta! Avanti, Camus. Combatteremo fino alla morte perché ti
giuro che non ti lascerò in pace finchè non ti avrò
ucciso.
Ora
piantala Death Mask – Milo bloccò il suo braccio –
sai che non te lo consentirò. Moriresti prima di averlo
colpito.
Ti
chiedo scusa – Camus pronunciò quelle parole con
noncuranza, ma gli altri si voltarono verso di lui stupefatti –
non dovevo colpirti. Ho perso il controllo. Non accadrà più.
Il
cavaliere di Cancer per un istante lo fissò intensamente,
indeciso sul da farsi, ma poi ripensando alle parole di Milo valutò
che non aveva alcuna convenienza a mettersi contro due cavalieri
d’oro: se anche avesse sconfitto uno, l’altro lo avrebbe
sicuramente colpito. Pertanto abbassò il pugno, rilassò
le spalle e dopo aver sfoggiato il suo sorriso più sbruffone,
domandò:
E
ora che si fa?
Torneremo
al Grande Tempio – Milo si voltò, pronto a riprendere
la strada di casa
E
così Camus lascerai che il tuo grande amore venga uccisa? –
Death Mask sfoggiò il suo sorriso più crudele –
allora era solo una questione fisica. Una volta soddisfatto il tuo
desiderio hai perso interesse … ah ah ah ah … sei più
bastardo di quanto pensavo.
Lo
sguardo che il cavaliere di Aquarius gli regalò fece
impallidire perfino lui, così abituato a trattare con la
morte. Apparentemente Camus stava mantenendo la promessa di non
perdere la calma, ma i suoi occhi infuocati non lasciavano spazio ad
ulteriori scherni. La sua voce uscì metallica e fredda:
Di
cosa stai parlando?
Non
penserai veramente che ad Asgard sarà al sicuro, vero? –
Death Mask nel pronunciare quelle parole fece un passo indietro e si
mise in posizione di difesa – sai come si dice, no? Guardati
dagli amici …
Camus
– Mya, che fino in quel momento era rimasta in disparte, si
aggrappò al suo braccio cercando di attirare la sua
attenzione – vuole solo farti perdere la pazienza ancora una
volta, non lo ascoltare.
Se
sai qualcosa ti invito a parlare … - il custode delle energie
fredde si liberò dalla presa di Mya con uno strattone,
facendola cadere e senza curarsi di lei si avvicinò a Death
Mask – se non vuoi finire nuovamente chiuso in una bara di
ghiaccio ti consiglio di sputare fuori tutto quel che sai.
D’accordo
d’accordo, parlerò, ma tieni quel tuo fuoco per la tua
bella – Cancer pur mantenendo un atteggiamento da sbruffone,
fece altri passi indietro fino a quando non si ritrovo addosso a
Milo – da quello che ho sentito dire da Calliope ad una delle
sue ancelle, se i tentativi di uccidere Lady Hilda fossero falliti,
una volta giunta ad Asgard ci avrebbe pensato la gemella di questa
ragazzina a farla fuori. Di lei Lady Hilda si fida, perciò …
Camus
si voltò verso le Terre del Nord, ma prima che potesse
muoversi, venne trattenuto ancora una volta da Mya:
Non
dargli retta. Sta mentendo – la ragazza cominciò quasi
a piangere – ti vuole mettere in difficoltà …
Maya non farebbe mai del male a Lady Hilda.
No
– Camus posò il suo sguardo sulla ragazza e un brivido
di paura percorse il corpo di Mya – non sta mentendo. So
quando lo fa, lo sento dal mondo in cui vibra il suo cosmo e ora sta
dicendo la verità. Tu, invece …
Io
… ti sto dicendo la verità – questa volta fu Mya
ad indietreggiare e mentre lo fece, Edgar pensò stupidamente
che, continuando così, il cavaliere di Scorpio si sarebbe
dovuto preoccupare di difendere un po’ troppe persone dall’ira
di Camus.
Avanti
Mya! – il custode delle energie fredde si avvicinò alla
ragazza, senza però sfiorarla ne minacciarla apertamente –
che cosa hai visto nel futuro?
Che
strano … - la ragazza sorrise malinconicamente – una
volta mi dicesti che tu non credi in queste cose.
E’
vero – l’uomo sospirò ripensando a quella notte
lontana in cui la ragazzina le profetizzò il suo
innamoramento – ma tu ci credi e agisci in funzione di quello
che vedi, senza pensare che magari possa esistere un altro futuro …
magari quello profetizzato da tua sorella …
Io
ho visto tutti i tuoi futuri, Camus – Mya rispose stizzita e
per la prima volta, a causa del suo tono sarcastico, si sentì
addosso la voglia di ferirlo – li ho visti tutti e so quello
che ti accadrà in ogni caso.
Come
ti dissi quella notte, non credo a queste cose e non mi interessa
cosa hai visto. So quello che devo fare e non ho bisogno che tu mi
protegga o mi ostacoli. Andrò ad Asgard e nessuno di voi me
lo impedirà.
Il
cavaliere di Aquarius infastidito dall’atteggiamento di Mya si
allontanò, senza consentire a nessuno di dire nulla. Death
Mask scoppiò nella sua fragorosa risata:
Che
brutti scherzi gioca l’amore … ah ah ah … Milo,
amico mio, dammi retta, non innamorarti mai perderesti gran parte
del tuo fascino e della tua libertà … magari anche la
vita!
Death
Mask, non sono tuo amico perciò evita di darmi certi
consigli.
Cancer
lo guardò divertito. In fondo lui e lo scorpione celeste
avevano molte più cose in comune di quanto Milo pensasse, che
lo volesse o meno.
E
ora? Cosa facciamo? – Edgar domandò ai presenti confuso
e in difficoltà.
Voi
non so – Cancer alzò le spalle – io me ne torno
al Grande Tempio.
Andremo
ad Asgard – Milo offrì la sua mano a Mya per aiutarla
ad alzarsi – poi si vedrà.
Nuovo
aggiornamento. Pochi colpi di scena, ma un po’ di chiarimenti.
Aiolia rinuncia a seguire Marin e decide di andare con Shaka per
scoprire come mai il cavaliere di Gemini è scomparso anni
prima dal Grande Tempio e cosa sa di suo fratello. Camus è
stato costretto a liberare Death Mask che gli ha insinuato il dubbio
di un pericolo incombente sulla donna da lui amata. E ora? E Edgar in
tutto questo? Riuscirà a sopravvivere e a rendere onore alla
sua armatura?
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Capitolo 27 *** XXVIII - Un manto di rose ***
Capitolo
XXVII
Un
manto di Rose
Shaka
e Aiolia attraversarono tutte le case dello Zodiaco senza incontrare
alcun contrattempo. La maggior parte dei cavalieri non era presente
al Santuario, e quelli che vi erano non fecero obiezioni al loro
passaggio. Quando giunsero però nella Dodicesima Casa si
fecero entrambi guardinghi. Aiolia non si fidava del giudizio di
Aphrodite, conscio del suo coinvolgimento oscuro in quella storia e
Shaka percepiva inquietudine nel cosmo che aleggiava in quelle
stanze.
Arrivarono
senza problemi nel giardino retrostante la casa, ma prima di poter
attraversare l’ultima scalinata, si trovarono ad ammirare il
bellissimo spettacolo di un tappeto di rose rosse stagliato di fronte
a loro. Aiolia sussurrò a Shaka:
Non
dobbiamo fidarci. Queste rose così belle nascondono una
trappola pericolosa.
Il
loro veleno può essere letale – Shaka annuì –
ma non è questo che mi interessa.
E
cosa ti interessa Cavaliere di Virgo!
Alle
loro spalle comparve la figura elegante del custode della Dodicesima
Casa. Aiolia, suo malgrado, dovette ammettere che Aphrodite
rappresentava esteticamente il canone della perfezione di un
cavaliere di Atena: elegante e fiero al punto da far innamorare di sé
tutti coloro che amavano la Dea.
Neanche
in mille anni lui o Milo avrebbero potuto raggiungere quello standard
di presenza scenica. Forse Shaka o Camus, impegnandosi molto,
avrebbero potuto avvicinarsi alla sua aurea splendente, ma gli altri
avrebbe dovuto percorrere altre strade, molto più tortuose.
Fish,
muovendosi con eleganze e naturalezza si avvicinò ai due,
fermandosi di fronte al cavaliere di Virgo:
Dimmi,
nobile Shakamuni, che cosa ti interessa scoprire …
Vorrei
comprendere i motivi che agitano il tuo cosmo …
Il
mio cosmo? – Aphrodite lo guardò sorpreso, poi sorrise
– ti sbagli, cavaliere, io non sono agitato. Confondi il mio
disappunto con altro tipo di sentimenti.
Il
tuo disappunto? – Aiolia sorrise – che cosa ti rende
contrariato, cavaliere? Raccontacelo e magari noi potremmo porvi
rimedio.
Caro
Leone dorato – il sorriso del cavaliere dei Pesci nascondeva
un fastidio malcelato – non saresti contrariato anche tu se,
tornando da un luogo impervio e inospitale, trovassi il tuo amato
giardino di rose appestato dall’odore nauseante di due
cavalieri poco degni di godere della bellezza di questo raro
spettacolo?
Non
ci ritieni dunque all’altezza di passare vicino al tuo roseto?
– Aiolia mostrò un sorriso sprezzante, ma era
infastidito da quelle parole.
Per
quanto riguarda il cavaliere di Virgo, le sue virtù sono
meritevoli di attenzione e la sua bellezza e leggiadria sono così
spiccate che non avrei problemi, anche se il suo tenere
testardamente gli occhi chiusi anche di fonte ad uno spettacolo così
bello non gli fanno onore. Tu sicuramente non sei degno di passare
qui! – lo sguardo di Aphrodite si fece duro – come
potrebbe esserlo il fratello di un traditore?
Cosa?
– Aiolia si infervorò accendendo il suo cosmo.
Placa
la tua ira, cavaliere del Leone – Shaka con la mano bloccò
il pugno di Aiolia che si stava levando per lanciare il suo colpo –
e tu, custode di questo splendido roseto, non divertirti a
stuzzicarlo.
Shaka
aprì i suoi occhi celesti e il cavaliere dei Pesci sorrise. La
prima cosa che pensò fu che gli occhi del cavalieri di Virgo
potevano rappresentare un vero esempio di cosa lui intendesse per
bellezza assoluta. Non era tanto la figura longilinea, i suoi capelli
o il suo aspetto in generale, quanto i suoi occhi ad essere
magnetici e belli oltre ogni limite: essi nascondevano dei segreti
così arcani e misteriosi che comprendeva il motivo per cui la
maggior parte del tempo li teneva chiusi.
La
seconda cosa che considerò fu che li aveva aperti per rendere
omaggio al suo roseto ed apprezzò quel gesto, come il fatto
che avesse compreso che non aveva pronunciato quelle parole come atto
di accusa nei confronti di un cavaliere nobile e valoroso quale era
Aiolos del Sagittario, quanto come gesto di scherno verso suo
fratello, ancora troppo acerbo e sprovveduto per essere considerato
un cavaliere.
Un
giorno non lontano, il cavaliere del Leone sarebbe diventato un uomo
da onorare e stimare e di cui essere orgogliosi. In cuor suo,
Aphrodite, era sicuro che sarebbe diventato anche migliore di lui,
perché a dispetto dei suoi modi bruschi il cuore del leone
dorato era puro e cristallino come un diamante prezioso, mentre la
sua anima, per quanto si sforzasse, non riusciva a considerare valide
ragioni che non comprendessero la bellezza in esse.
La
cosa che più lo aveva infastidito nel comportamento di Milo e
Camus in Siberia, non era il valore delle loro motivazioni e non
dubitava del fatto che tutti e due meritassero la sua stima e la sua
considerazione. Certo, il cavaliere dello Scorpione difettava ancora
nei modi poco eleganti e nelle parole poco ponderate, ma sapeva che
anche nel suo caso era solo una questione di tempo. Sul cavaliere di
Aquarius, invece, non aveva mai potuto obiettare nulla, ad eccezione
forse negli ultimi tempi, sui suoi sentimenti così banali
verso quella donna e dell’effetto che stavano producendo su di
lui. Ma quello che proprio non era riuscito a perdonare loro era
l’attenzione che entrambi avevano dedicato a quel buffo,
orribile ometto grasso. Un’espressione disgustata comparve e
poi sparì nel suo volto al pensiero di quell’uomo
sgraziato e insignificante. Solo per la dedizione che vi avevano
messo per aiutarlo, li avrebbe trafitti tutte e due con le sue rose.
E per lo stesso motivo, ora, si sarebbe accanito su Aiolia. Ma i
motivi che spingevano quei due a chiedere il permesso per accedere
nelle stanze erano altri e di altra natura.
Rifletté
per un istante su quello che avrebbe dovuto fare. Poteva vietare loro
il passaggio e costringerli ad uno scontro. Non avrebbe avuto
problemi a battersi con Aiolia e probabilmente sarebbe riuscito a
sconfiggerlo, ma con Virgo il discorso era diverso. Anche ora sentiva
i suoi occhi addosso e sapeva che il suo sguardo non si era fermato
alla superficie ad ammirare la sua infinita bellezza, ma stavano
scavano in fondo alla sua anima, in cerca di risposte alle sue eterne
domande. Pensò ancora e poi sorrise. Anche lui, in fondo,
voleva delle risposte e concedendo a quei due di passare, si sarebbe
risparmiato la fatica di indagare per proprio conto.
Era
curioso di conoscere la vera identità del Grande Sacerdote e
quali erano i motivi per i quali avrebbe dovuto fidarsi nel seguirlo
in altre future battaglie. I suoi dubbi, insinuatisi in lui negli
ultimi tempi, sarebbero stati fugati dal cavaliere di Virgo. Presa la
decisione, il sorriso si fece più ampio.
Senza
dire nulla, spostando con il braccio il suo mantello, Aphrodite fece
volare via tutte le rose, sorprendendo Aiolia, ma non Shaka. Il
cavaliere del Leone commentò sarcasticamente:
Hai
parlato tanto della bellezza del tuo roseto e alla fine l’hai
spazzato via senza la minima cura.
Le
rose voleranno nell’aria, regalando uno scorcio di bellezza
alla gente dei luoghi che vivono intorno al Santuario. Nessuno saprà
da dove provengono i petali rossi, ma tutti per un istante alzeranno
gli occhi al cielo e ammirandoli, dimenticheranno la bruttezza del
mondo che ci circonda.
Sarà
un attimo che rivivranno per sempre, immagino – Shaka alzò
lo sguardo ad osservare il turbinio dei petali che danzano in cielo.
Poi abbassò nuovamente lo sguardo e chiuse i suoi occhi –
questo significa, Aphrodite, che ci lascerai passare?
Sono
curioso di sapere come te la caverai, cavaliere di Virgo.
Senza
aggiungere altro si voltò e se ne andò, consentendo ai
due di proseguire per la loro strada.
-
Arrivarono
ad Asgard in poco tempo. Camus, impaziente di ottenere dei riscontri
alle parole di Death Mask, aveva mantenuto un passo sostenuto per
tutto il viaggio.
Milo
faticava e non poco a riconoscere il suo amico. Si era trasformato da
uomo misurato, posato e calmo in un individuo agitato, incapace di
controllare ogni minima emozione: per lui un vero sconosciuto. Il
ghiaccio che era in lui si stava trasformando in un mare in tempesta
e ciò non presagiva nulla di buono all’orizzonte.
Per
riuscire a mantenere l’andatura del cavaliere di Aquarius, ad
un certo punto Milo aveva dovuto prendere sulle spalle una Mya
stremata e malinconica. La ragazza si era adagiata sulla sua schiena
senza protestare, crollando in un sonno profondo poco dopo. Il peso
degli eventi l’avevano indebolita a tal punto da renderle
impossibile rimanere sveglia. Il cuore del cavaliere di Scorpio si
riempì di profonda compassione per quell’essere così
sfortunato.
Ad
un certo punto, però, si pose anche il problema di Edgar.
L’ometto riuscì arrancando a mantenere un passo decente
fino a metà del tragitto, ma all’ennesima scalata di una
montagna innevata crollò sfinito a terra, scongiurandoli di
lasciarlo lì.
Quando
Milo gli fece presente che sarebbe morto congelato entro poche ore,
Edgar alzò le spalle e disse “non mi interessa! Almeno
mi riposerò in eterno!”. Quelle parole sconvolsero a tal
punto il cavaliere di Scorpio che obbligò Camus a fermarsi.
Seppur
contrariato il suo amico acconsentì ad una breve sosta: non
voleva avere sulla coscienza la morte di Edgar. Ma dopo poco meno di
dieci minuti cominciò a spazientirsi. Non parlò e non
disse nulla, ma il suo fare avanti e indietro innervosì a tal
punto Milo che sbottò:
Ok.
Va bene, ora basta! Io non ti riconosco più amico mio e detto
sinceramente questa tua versione non mi piace affatto.
Non
ho detto nulla – il cavaliere di Aquarius lo guardò
sorpreso – e non capisco perché sei così
arrabbiato.
Non
ho bisogno che tu parli per capire che se potessi te ne andresti a
gambe levate, lasciando a me l’incombenza di badare a lui –
Milo indicò un Edgar che russava poco elegantemente
appoggiato alla sua spalla.
Il
fatto è …
Si?
– Milo alzò un sopracciglio …
Ho
bisogno di sapere che lei sta bene – Camus abbassò
tutte le sue difese, conscio che era totalmente inutile far finta di
mantenere un atteggiamento distante.
E
io questo lo capisco, amico mio. Quello che non capisco è
come tu sia riuscito in così poco tempo a buttare a mare
tutti i tuoi anni di addestramento – alla faccia stupefatta
del cavaliere di Aquarius, Milo sospirò – non sei
sempre stato tu a dirmi che il custode delle energie fredde deve
saper controllare le sue emozioni per sfruttare al meglio le
caratteristiche del gelo?
Beh
… si …
A
vederti ora, Camus, se dovessi scontrarti con un qualsiasi
cavaliere, verresti sconfitto in un soffio di vento, tanta è
la tua agitazione. Perfino il nostro Edgar riuscirebbe a batterti.
Il
cavaliere di Aquarius si ammutolì. Aveva già compreso
da un po’ che i sentimenti che provava per Hilda lo stavano
dilaniando. Era accaduto tutto così all’improvviso che
non era riuscito minimamente a gestire la situazione. Non solo se ne
era innamorato perdutamente dal primo istante, ma aveva abbandonato
immediatamente il suo tipico atteggiamento distaccato per buttarsi a
capofitto in una storia difficile da portare avanti. Sospirò e
ammise mestamente:
Hai
ragione … mi sto snaturando.
Credimi,
Camus, capisco il perché – la voce di Milo divenne più
dolce – ma onestamente mi sorprende che tu non abbia
minimamente pensato alle conseguenze.
Che
vuoi dire?
Cosa
succederà una volta che ti sarai assicurato che Lady Hilda
stia bene? Rimarrai con lei? Farai il principe consorte, il suo
amante? Come intendi gestire il tuo futuro? E le tue responsabilità
e i tuoi doveri?
Devo
essere veramente ridotto male se ti senti in dovere di farmi una
paternale come questa – la voce di Camus non era arrabbiata,
ma sconsolata.
Ah
ah ah ah … in effetti – Milo divenne serio – è
solo che sono preoccupato per te. Ho paura che alla fine rimarrai
solo e dovrai anche raccogliere i cocci …
Già.
Camus
abbassò lo sguardo e cominciò a guardare la neve
distrattamente, perso nei pensieri che le considerazioni di Milo
avevano scatenato in lui. Il cavaliere di Scorpio, osservando il suo
amico, comprese che in quel momento non era importante riportare il
suo amico alla ragione, ma gestire la situazione, perciò
scrollandosi di dosso Edgar si alzò. L’ometto, sparito
il suo appoggio, cadde sulla neve fredda e si svegliò di
soprassalto. Milo sorrise ad entrambi i cavalieri:
E’
ora di andare. Tu Camus prenderai in custodia Mya. Sta ancora
dormendo per cui vedi di non svegliarla. Io – si voltò
verso l’ometto buffo e dopo aver sospirato pesantemente
aggiunse – mi farò carico di portare Edgar.
Cosa?
– l’omino strabuzzò gli occhi – no …
no … cammino. Cammino, Milo. Io cammino. Non voglio essere
portato come una donzella da salvare.
Non
dire stupidaggini, non sei in grado di camminare, guarda i tuoi
piedi.
Edgar
abbassò lo sguardo e notò che, compressi all’interno
dei suoi calzari, i suoi piedi trasformatisi in salsicciotti gonfi,
stavano cambiando velocemente colore a causa del freddo e del gelo.
Se avesse mosso un passo, era sicuro, che sarebbero andati in mille
pezzi come un bicchiere di vetro rotto. Di malavoglia, quindi,
accettò di essere preso in spalla da Milo, che sorridendo gli
consigliò di mangiare meno e di mettersi a dieta.
Camus
non disse nulla e non contradisse il suo amico, ma inginocchiandosi,
dopo aver sistemato una ciocca di capelli di Mya, la prese
delicatamente fra le sue braccia e la poggiò sulle sue spalle.
La ragazza inconsciamente si strinse a lui, adagiandosi più
comodamente, senza mai svegliarsi.
Il
cavaliere di Aquarius si ritrovò suo malgrado a sorridere
malinconicamente. Sapeva di essere la causa del dolore di Mya e pur
non potendo ricambiare quei sentimenti provò un profondo
affetto nei confronti di quell’essere troppo sensibile e
delicato per quel mondo.
-
Saga,
immerso nelle acque termali della vasca posta alle spalle della Sala
Grande osservava pensieroso il soffitto. Sentiva il cosmo dei due
cavalieri d’oro avvicinarsi sempre più a lui e percepiva
in loro dubbi e domande che cercavano risposte a cui probabilmente
non sarebbe riuscito a sottrarsi.
Calliope
lo aveva rassicurato sul fatto che avrebbe pensato a tutto lei, ma
come? Il cavaliere di Virgo aveva grandi poteri e una volta mangiata
la foglia sarebbe stato difficile perfino per lui pensare di
sconfiggerlo.
Il
male non può sconfiggere il bene.
Quella
maledetta voce si presentò a lui ancora una volta. Come un
tarlo, l’aveva punzecchiato da quando tutto era cominciato. Per
quanto si fosse impegnato nel corso degli anni, non era mai riuscito
a spengere del tutto la sua voce. In una notte di follia aveva
perfino pensato di ucciderla. Ma per uccidere lei avrebbe dovuto
pugnalare se stesso.
Per
fortuna era rinsavito in tempo per rendersi conto che era la sua
coscienza a gridare la loro morte. Ma lui voleva vivere e nel farlo
voleva essere sicuro di poter mantenere il controllo e il potere che
tanto faticosamente aveva conquistato.
Tradendo.
Uccidendo. Macchiandoti dei crimini più efferati.
Scrollò
la testa per scacciare quella fastidiosa voce. Aveva tradito, era
vero, ma era stato tradito prima lui. Non era forse vero che Shion
gli aveva preferito Aiolos, truffando la sua fiducia?
Vuoi
dire la tua ambizione, forse?!?
Aveva
ucciso. Shion.
Fatto uccidere. Aiolos.
Aveva spinto i cavalieri di saldi principi a fidarsi di un essere che
principi non aveva.
Tutto
per sete di potere.
Si.
Tutto per sete di potere. Ma aveva comunque cercato di seguire la
strada giusta per mantenere la giustizia e l’ordine in quel
mondo.
Balle!
Hai pensato solo a te stesso.
Si
alzò, facendo strabordare l’acqua dalla vasca, e con un
gesto nervoso indossò l’asciugamano e si diresse alla
sala del Gran Consiglio.
Era
stanco di sentire quella voce. Doveva imparare a tenerla a bada. Non
poteva ucciderla, ma doveva annichilirla e renderla inesistente. Ne
andava della sua salute e del suo regno.
Chiamò
a gran voce Calliope, ma della donna neanche l’ombra. Dopo
essersi vestito, si sedette nuovamente sul trono e cominciò a
cercare il cosmo della Sacerdotessa. Impiegò molto tempo, ma
sapeva cosa doveva cercare, per cui alla fine riuscì ad
individuarlo all’entrata della Tredicesima Casa, in attesa
dell’arrivo di Shaka e Aiolia.
Decise
di aiutare quella donna, non perché le importasse di lei, ma
perché sapeva che gestire due cavalieri d’oro non era
così semplice ed inoltre non voleva dover affrontare il
cavaliere di Virgo. Si sarebbe dedicato, quindi al giovane e
inesperto leone, lasciando l’altro alle cure di Calliope.
Si
alzò e con rapido passo uscì dalla sala. Prima di
farlo, però, invocò l’armatura dei Gemelli, che
dopo tanti anni tornò alla luce.
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Capitolo 28 *** Capitolo XXVIII - Il coraggio del cavaliere di Pegasus ***
Capitolo
XXVIII
Il
coraggio del cavaliere di Pegasus
La
presenza di Shaina aveva impedito a Maya di portare a termine il
compito assegnatele dalla madre. Troppo pedante ed invadente la
sacerdotessa guerriero per pensare di evitarla, e troppo forte per
riuscire a sconfiggerla. Erano così giunte ad Asgard, senza
che lei potesse in alcun modo nuocere a Lady Hilda.
Una
volta giunte a casa, i cavalieri al servizio della celebrante di
Odino le avevano accolte con mille domande a cui si erano sottratte
con non poche difficoltà. Lady Hilda aveva cercato di
minimizzare le accuse mossele dal Santuario e aveva tessuto le lodi
dei cavalieri d’oro che l’avevano protetta, senza però
scendere nel dettaglio.
In
un primo momento i cavalieri a lei fedeli si erano mostrati disposti
a muovere verso il Grande Tempio di Atene, non riuscendo a
comprendere del tutto la sua ritrosia. Si era trincerata in un
richiamo alla ragionevolezza e nella volontà di mantenere la
pace ad ogni costo. Per fortuna in suo aiuto arrivò una
lettera fatta giungere dal Santuario di Atene, il Grande Sacerdote in
persona si era scusato con lei e con il suo popolo per l’increscioso
equivoco.
Non
si faceva alcun cenno alle accuse mosse da Calliope, al motivo del
dietro front del ministro di Athena e di cosa fosse successo alla
Sacerdotessa. Solo delle scuse che a Hilda erano sembrate prive di
significato. Aveva dovuto attraversare l’inferno, affrontando
battaglie, gelo e nemici superiori alle sue forze e solo l’aiuto
di Camus le aveva permesso di sopravvivere e di tornare a casa sana e
salva.
Al
pensiero del cavaliere di Aquarius la tenerezza le si insinuò
nel cuore. Si era concessa a lui senza il minimo dubbio o il minimo
ripensamento. Perché una donna avveduta e riflessiva come lei,
aveva ceduto così facilmente a quell’uomo? Anzi, lo
aveva spinto lei nel baratro del piacere. Ripensò alla loro
notte di fuoco e al modo sfrontato in cui lo aveva stuzzicato e forse
sedotto, ma non se né vergognò né pentì.
Quelle sue parole, urlate nella bocca di Ade per ridestarla dal sonno
della morte le erano entrate nel cuore. E avevano funzionato,
consentendole di tornare da quell’inferno. E ora sentiva la sua
assenza come un macigno.
Si
era arrabbiata, con lui e con il destino, quando aveva preferito
mantenere fede ad una promessa fatta dal suo amico, piuttosto che
seguirla fino a lì. Si era sentita egoista a provare quel
sentimento e se ne avesse avuto l’occasione avrebbe fatto di
tutto per convincerlo a seguirla, anche seducendolo ancora una volta.
Immersa nei suoi pensieri non si avvide dell’arrivo di Maya e
quando lo fece si sentì una stupida a non aver compreso prima
le intenzioni della ragazza.
-
Prima
che potessero entrare nel palazzo di ghiaccio, i due cavalieri d’oro
furono fermati da quello che Camus riconobbe essere il più
potente tra i cavalieri di Asgard: Siegfrid. Insieme a lui vi erano
Hagen e Mime. Siegfrid intimò loro l’alt, usando un tono
fermo ma non scortese:
Edgar
sentendo quelle parole considerò che i tre tizi non lo avevano
preso minimamente in considerazione, anche se addosso aveva
l’armatura di Pegasus. Arrivò a domandarsi se avessero
realizzato che lui fosse lì.
Camus
portava sulle spalle un’addormentata Mya. Benchè avesse
urgenza di raggiungere Hilda, non aveva avuto il cuore di svegliare
la ragazza. Cercò di rivolgersi a Siegfrid con tono calmo e
freddo:
Siamo
venuti ad accertarci che Lady Hilda sia tornata salva ad Asgard.
Vi
ringrazio per la premura e per il prezioso aiuto che le avete
fornito nella fuga. – un sorriso curioso comparve sul volto
del cavaliere di Asgard – anche se alla fine non si è
capito molto bene a cosa fosse dovuta questa fuga.
Cosa
volete dire? – Milo lo guardò incuriosito.
Il
vostro Grande Sacerdote ha fatto consegnare una lettera in cui si
scusava per le ingiuste accuse addossate alla nostra signora.
Evidentemente
si è reso conto che le accuse mosse erano prive di
fondamento, non mi sembra che questo sia strano.
Già
…
Che
cosa state pensando? – il custode delle energie fredde osservò
Siegfrid con sospetto.
Il
fatto è, cavalieri di Athena, che il vostro comportamento non
è mai stato onesto e limpido.
Comprendo
il vostro disagio – Camus dovette dare fondo a tutta la sua
pazienza per non spostare di peso i tre cavalieri di Asgard, tanto
era la sua agitazione per le sorti di Hilda – ma io e il mio
compagno d’armi siamo uomini d’onore, nessuno può
dire il contrario …
…Forse
perché non è sopravvissuto – Mime li guardò
di sottecchi, ma non aggiunse altro al commento pungente.
… E
se vi dico che Lady Hilda è in pericolo – il cavaliere
di Aquario non replicò a Mime e cercò di mantenere un
tono neutro – dovete credermi, anche perché non ho
motivo né secondi fini per fare questa affermazione.
Forse
… - Siegfrid rispose distrattamente - … o forse avete
dei motivi che noi non conosciamo …
Facciamola
breve, cavaliere – Milo si intromise velocemente in quanto si
accorse che le parole del cavaliere di Asgard, così pungenti
e velate, avevano instillato in Camus il dubbio che i servitori di
Hilda avessero compreso il sentimento che lo muoveva a comportarsi
in maniera così frettolosa – vi stiamo dicendo che la
vostra regina è in pericolo. Fateci passare in modo che
risolviamo la questione.
E
noi vi stiamo dicendo – Hagen si sentì in diritto di
intervenire, visto il tono brusco dell’altro – che non
siamo convinti delle vostre intenzioni.
Edgar,
osservando gli altri cavalieri, si rese conto che la situazione non
si sarebbe risolta velocemente: benchè Camus e Milo avessero
tutte le migliori intenzioni, i loro modi, dettati dalla fretta,
stavano insospettendo i cavalieri di Asgard, i quali non li avrebbero
fatti passare fintanto che non fossero stati convinti della bontà
delle loro azioni.
Si
guardò intorno, indeciso, ma poi si accorse che nessuno in
quel corridoio stava facendo caso a lui. Probabilmente nessuno sapeva
o si ricordava della sua presenza. Fu così che decise di
passare di fianco ai cavalieri di Asgard e di inoltrarsi nei corridoi
del castello, alla ricerca di Lady Hilda. Se i sospetti di Camus
erano veri, avrebbe incontrato con la donna la giovane Maya, intenta
ad attentare alla sua vita. In cuor suo pregò che il cavaliere
di Aquarius avesse commesso un grave errore, ma nel frattempo tentò
di prepararsi psicologicamente ad affrontare come un nemico la
ragazza dai capelli rossi.
-
Lady
Hilda osservò Maya come se fosse la prima volta che la vedeva.
Forse era così. Nella sua ingenuità, o forse
superficialità, non si era mai accorta di quanto quella
ragazza la detestasse. Ora lo scopriva dai suoi occhi e dal modo in
cui la stava guardando. Con il pugnale in mano, Maya la osservava
disgustata e arrabbiata.
La
celebrante di Odino spostò il suo sguardo verso la finestra
che dava nel cortile. Li, in quel giardino, per la prima volta aveva
conversato in maniera non ufficiale con Camus. Ricordava
perfettamente lo sguardo del cavaliere e il modo impacciato con cui
si era rivolto a lei. Rammentò che in quel momento la cosa la
fece sorridere: scoprire che uno dei cavalieri più letali del
Grande Tempio di Atene fosse in realtà un ragazzo impacciato e
titubante l’aveva divertita e sorpresa.
Ora
si rendeva conto di quanto fosse sbagliato il suo primo giudizio.
Sorrise amaramente al pensiero della sua incapacità a
comprendere i moti dell’animo umano. Aveva pensato erroneamente
nel giorno in cui Maya aveva voltato le spalle a sua madre e aveva
deciso di rimanere ad Asgard che lo avesse fatto perché in
fondo aveva compreso che le ragioni di Calliope non erano valide e
giuste. Invece era stato solo un modo per tenerla d’occhio, in
attesa del giorno in cui si sarebbe presa la sua vendetta e ciò
che riteneva essere suo.
Si
voltò verso la ragazza dai capelli rossi, con lo sguardo più
severo che potesse mostrarle. Lei era, pur sempre, la celebrante di
Odino e non per sua scelta, ma per volontà divina. Questo
doveva ribadire a Maya:
Immagino
che tu voglia riprenderti ciò che pensi essere tuo.
Essere
la celebrante di Odino. Questo mi spetta. E questo mi riprenderò,
sì.
Capisco
– Hilda sorrise – e come farai con tua sorella Mya?
A
lei non interessa – Maya la osservò e poi diede
l’affondo alla sua rivale – a lei interessa solo una
cosa … Camus … il tuo bel cavaliere.
L’amore
non si può imporre – Hilda continuò a sorridere
– e Mya lo sa. Sa che Camus non ricambia i suoi sentimenti
come tu sai in fondo che il trono di Asgard non ti spetta.
Quando
tu morirai sarà mia sorella a consolare il tuo bello. E se
lui sarà così stupido da non ricambiare, tanto peggio.
Sei
una ragazza arida.
Arida?
Ah ah ah ah – Maya rise – ti sbagli … sono solo
decisa ad ottenere quello che voglio.
E
allora cosa aspetti? – Hilda aprì le braccia –
uccidimi.
Che
donna ridicola che sei. L’unica cosa che ti ho sempre visto
fare è attendere che uno dei tuoi cavalieri ti venisse a
salvare. Usi la tua bellezza come merce di scambio per i tuoi
interessi.
Pensi
veramente questo di me? – Hilda la guardò sorpresa
Cosa
altro dovrei pensare? Sei crudele e priva di scrupoli. Hai cacciato
mia madre e mia sorella perché non si sono piegate al tuo
volere.
Non
era il mio volere … ma quello di Odino – Hilda rispose
stancamente.
Hai
accettato la mia presenza mal volentieri. Non ti ho dato spunti per
cacciare anche me, ma hai fatto in modo che la tua corte mi
escludesse.
Non
è la mia corte e sei tu che ti sei estraniata da tutto e
tutti con il tuo atteggiamento scostante.
Hai
raggirato i tuoi cavalieri e con le tue moine li hai tenuti al
guinzaglio come cagnolini.
Loro
sono qui per difendere Odino e me in quanto celebrante. Lo farebbero
con chiunque altra al posto mio.
Anche
Siegfrid? – sul volto di Maya si formò un sorriso
impertinente – anche lui ti è vicino solo in virtù
della tua posizione?
Che
cosa vuoi dire? - Hilda la guardò sorpresa.
E’
evidente che è innamorato di te ed è evidente che tu
gli hai fatto credere di ricambiare i suoi sentimenti.
Ti
sbagli. Lui è devoto a me in quanto celebrante di Odino ed io
sono grata a lui per il supporto indispensabile che mi ha fornito in
tutti questi anni.
Ci
credi veramente a quello che dici? – Maya la guardò
dubbiosa
Io
… - Hilda cominciò a domandarsi se veramente la sua
capacità di giudicare le persone fosse così
inconsistente.
E’
incredibile – Maya la guardò quasi infastidita –
la tua capacità di giudizio è veramente assurda.
Neanche ti sei accorta dell’amore di Siegfrid e non hai
minimamente pensato alle conseguenze delle tue azioni e del tuo
comportamento con Camus!
Che
cosa vuoi dire?
Non
hai pensato a Siegfrid e non hai pensato a Camus. Che cosa dovrebbe
fare il cavaliere di Aquarius secondo te per portare avanti questo
vostro amore?
Io
… - Hilda guardò ancora una volta fuori dalla finestra
– forse tu hai ragione. Sono stata superficiale e incapace di
comprendere i moti dell’anima delle persone che mi circondano.
Ma credimi quando ti dico che non si può governare il cuore
con la mente. Si ama e basta, senza pensare al futuro o al passato.
E in ogni caso non sono io che ho scelto di essere celebrante di
Odino, è stato il Fato che ha deciso.
Il
Destino può essere cambiato … deve essere cambiato! Io
lo cambierò, uccidendoti!
Maya,
piena di rabbia, si scagliò verso Hilda con il pugnale stretto
in mano, ma prima che la lama sprofondasse nella carne, si bloccò
addosso ad un muro di bronzo, emettendo un suono stridulo. La ragazza
alzò gli occhi e incontrò lo sguardo dell’unica
persona che non avrebbe mai voluto vedere lì.
Maya
abbassò il pugnale, ma prima che Edgar potesse toccarla, con
un balzo si allontanò da lui e da Hilda. L’ometto le
sorrise:
Che
stai combinando Maya?
Non
sono affari tuoi!
Non
siamo amici io e te? – Edgar mosse un passo verso di lei.
Mai
pensato che lo fossimo – lei indietreggiò.
Io
sono tuo amico … sento di esserlo – l’ometto fece
un altro passo.
Ti
sbagli … io non sono tua amica! E tu non lo sei per me. Sei
niente per me.
Va
bene – Edgar sembrò deluso da quella risposta –
ma sono comunque amico di Camus, lui mi considera suo amico e gli
farei un torto se non utilizzassi tutte le mie forze per proteggere
la donna che lui ama.
Camus!
Pensi veramente che lui ti consideri suo amico? Sei un ingenuo Edgar
– Maya cominciò a sorridere in maniera crudele –
come può considerare amico un uomo ridicolo, goffo e brutto?
E’
così che tu mi vedi? – Gli occhi di Edgar le si
puntarono addosso.
Io
… cosa c’entra? Tu sei così … non è
quello che dici sempre?
Si,
è vero … io dico di essere goffo, brutto e ridicolo
perché è così che mi sento … ma …
- Edgar sorrise – Camus … Milo … e Aiolia …
non mi vedono così … me lo hanno detto e dimostrato …
e anche se mi vedessero così a loro non interessa …
dicono che ho un cuore grande e che sono coraggioso … e sai …
in effetti … si … mi sento coraggioso … e sento
di volere loro bene e perciò non consentirò a nessuno
di farli soffrire.
E
allora sei un mio nemico! – Maya lo guardò con
disprezzo – perché la donna che hai deciso di
proteggere è una mia nemica.
Io
non sono tuo nemico, Maya. Sono amico di Camus, ma non per questo
sento di essere tuo nemico – Edgar sorrise – tu mi piaci
Maya … e io non voglio essere nemico di una persona che mi
piace. Io non ti piaccio? Non ti sono almeno un po’ simpatico?
Maya
lo osservò, la mente persa dietro le ultime parole che
quell’ometto ridicolo aveva pronunciato. Se all’inizio
del loro viaggio lo aveva trovato insulso e privo di attrattiva, nel
corso dei giorni passati insieme, aveva imparato a conoscerlo e anche
lei, come del resto i tre cavalieri d’oro suoi amici, si era
sciolta nel suo immenso cuore.
Come
poteva dirgli che non lo riteneva suo amico, quando lui invece si
sentiva tale? Non voleva ferire il suo cuore, ma non poteva neanche
deludere sua madre. Scosse la testa furiosamente perché lei
non voleva trovarsi in quel vortice di indecisione.
Perché
non riusciva a vedere il futuro di Edgar? Perché anche nelle
visioni di sua sorella non riusciva fino in fondo a comprendere cosa
sarebbe potuto accadere a quel tizio strano? L’indecisione su
cosa fare e come rispondere le fu fatale, perché mentre lei
rimuginava su quelle parole, alle sue spalle Shaina entrò
senza farsi sentire e con il primo calcio secco la disarmò,
mentre con il secondo la fece cadere ai piedi di Edgar. La
sacerdotessa guerriero era pronta a scagliare l’ennesimo colpo,
quando Edgar le si parò davanti:
Ferma!
Togliti
– Shaina tolse il piede, ma non abbassò la guardia –
è da un po’ che osservo il suo comportamento e so che
non ha buone intenzioni.
Non
farà del male a nessuno – l’ometto si voltò
verso Hilda – vi prego, Lady Hilda, ne sono sicuro.
Edgar
spostati! – Shaina tentò di spostarlo di peso, ma
quello per tutta risposta si inginocchiò e con il suo corpo
nascose Maya alla furia della donna – ti ho detto di
spostarti! Non voglio farti del male, perciò spostati!
No!
– l’ometto tirò su con il naso – Maya non è
cattiva, ha solo bisogno di comprensione e tu con il tuo
comportamento la irrigidisci e la spaventi! Lady Hilda vi prego.
Io
…
Hilda
abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello
dell’ometto. Avrebbe voluto credergli, ma dubitava che nel
cuore di Maya, come in quello della madre, potesse esserci un
sentimento buono.
Il
suo gesto venne interpretato da Shaina come un invito a procedere e
così, seppur a malincuore si ritrovò a lanciare uno dei
suoi colpi verso Edgar e Maya. L’omino fece da scudo alla
ragazza, assorbendo il colpo devastante del cavaliere di Ofiuco e
così i due si ritrovarono ad essere lanciati addosso al muro.
Nell’istante
esatto in cui Edgar sbattè violentemente addosso alla parete,
Milo, Camus, Siegfried e Mime entrarono nella sala. I cavalieri di
Asgard, dopo aver dato una rapida occhiata all’ambiente corsero
verso la celebrante di Odino, pronti a difenderla da ogni pericolo.
Camus rimase immobile, lo sguardo prima su Hilda per sincerarsi che
lei stesse bene e poi su Edgar e Maya, svenuti e riversi sul
pavimento.
Milo,
invece, dopo aver osservato Shaina e compreso quanto accaduto, si
inginocchiò sui due malcapitati per sincerarsi che non si
fossero fatti troppo male. Poggiando la mano sulla nuca dell’ometto,
la sentì bagnarsi e quando la sollevò la ritrovò
ricoperta di sangue. Una rabbia ceca lo attraversò. Si alzò
così velocemente che fece sussultare Shaina, mettere in
posizione di attacco i due cavalieri delle terre del Nord e far
irrigidire ancora di più Camus. La sua furia si riversò
sulla giovane guerriera:
Ma
che ti è saltato in mente? Edgar è un nostro alleato e
tu lo hai quasi ucciso con quel tuo dannato colpo!
Dovevo
proteggere la regina di Asgard.
Vuoi
dire che Edgar ha cercato di uccidere Hi … Lady Hilda? –
Camus si voltò ad osservarla, cercando di mantenere un tono
distaccato, anche se i suoi muscoli fremevano.
No.
Ma lui si ostinava a coprire Maya e io non potuto fare diversamente.
Tu
non hai potuto fare diversamente? – Milo mise sul bel volto un
sorriso di scherno.
Si
– Shaina si adirò – io non ho potuto fare
diversamente!
Edgar
mi ha salvato da Maya – Hilda si schiarì la voce,
incapace di distogliere lo sguardo dagli occhi di Camus – ma
poi ha impedito a Shaina di intervenire, sostenendo che Maya non
voleva veramente uccidermi …
Edgar
ha ragione – nella stanza entrò Mya che vedendo la
sorella svenuta ebbe quasi un mancamento.
E’
solo svenuta, non si è fatta nulla di grave – Camus la
sostenne, impedendole di cadere a terra. Il gesto non sfuggì
a Hilda – Edgar l’ha protetta.
La
guerriera di Athena ha reso un grande servigio ad Asgard e noi le
siamo grati – Siegfrid cercò di mantenere un tono
solenne e una postura rigida, anche se dagli sguardi che aveva visto
scambiarsi tra Hilda, il cavaliere di Aqaurius e Mya, si era reso
conto che qualcosa fra di loro era successo. Non sapeva cosa, ma
intuiva che qualunque cosa fosse non gli sarebbe piaciuto scoprirlo.
A
me non interessa se quello che vi ha offerto è un servigio
grande – Milo si inginocchiò nuovamente su Edgar e con
un gesto per lui inusuale, gli sistemò la testa in modo da
metterlo più comodo – io trovo solo che abbia
esagerato.
Ho
solo fatto quello che ritenevo più opportuno per difendere
Lady Hilda.
Edgar
non poteva essere per te un pericolo – le parole di Camus
ferirono Lady Hilda – tanto più che era convinto di
poter fermare Maya.
Avanti
Camus! Hai voglia di scherzare? – Shaina si accalorò,
sapeva che Milo era un incosciente privo di obiettività, ma
del cavaliere di Aquarius non aveva mai avuto modo di dubitare –
veramente pensi che Edgar avrebbe potuto risolvere la situazione?
Mi
sembra che lo stesse già facendo – Camus alzò un
sopracciglio e poi, evitando di guardare Hilda, volse il suo sguardo
sul corpo esanime di Edgar e un moto di rabbia lo attraversò
– non dubito della sua capacità di giudizio e delle sue
doti.
Avreste
dunque rischiato la vita di Hilda per la vostra fede in questo
ometto? – le parole di Siegfried, così dirette e
schiette, divennero degli stiletti nel cuore di Hilda.
Edgar
è un cavaliere di Athena – Milo rispose con rabbia al
cavaliere di Asgard e poi volse nuovamente il suo sguardo furente
verso Shaina – e tu più di chiunque altro dovresti
sapere cosa questo significa.
Il
vostro giudizio è annebbiato dal vostro affetto per questo
omino ridicolo e privo di virtù!
Ora
basta! – Milo perse definitivamente la pazienza – ne
risponderai a me dei tuoi gesti esagerati e delle tue parole
sconsiderate.
Io
sono pronta – Shaina, come se non aspettasse altro, si mise in
posizione di attacco
Non
qui. Non voglio che qualcuno dei presenti si sentisse in dovere di
intervenire – Milo sorrise crudelmente e sulla schiena di
Shaina un brivido si affacciò – Camus ti affido il
nostro prode cavaliere. E tu, seguimi.
Milo
non attese nessuna replica dai presenti e uscendo dalla sala si
incamminò nel corridoio, seguito da Shaina.
Camus
provò un po’ di pietà per il cavaliere di Ofiuco:
perfino lui avrebbe avuto timore a scontrarsi con il cavaliere di
Scorpio in quel momento. Mya lasciò il braccio del cavaliere
di Aquarius e si avvicinò ai due essere ancora svenuti, ma
prima che potesse sincerarsi delle condizioni di sua sorella, Hagen,
giunto anch’egli nella sala, si inginocchiò e dopo
averle sentito il polso ed essersi scambiato un gesto di intesa con
Mime, la prese in braccio ed uscì, seguito dall’altro.
Camus fece la domanda per Mya:
Che
cosa le accadrà?
Verrà
processata per aver attentato alla vita della celebrante di Odino –
Siegfrid nel parlare pose un braccio sulla spalla di Hilda, come a
sottolineare il confine di Asgard e della sua regina – e se
sarà giudicata colpevole le verrà sottratta la vita.
No
… vi prego … - Mya cominciò a piangere e non
riuscendo a gestire il peso di quella situazione si appoggiò
ancora una volta al petto del cavaliere di Athena – mia
sorella non è cattiva …si sente solo in colpa verso
mia madre … vi prego.
Mi
dispiace, ma questa è la legge di Asgard.
Hilda
pronunciò quelle parole con distacco. Vedere quella ragazzina
perdersi ancora una volta tra le braccia dell’uomo che fino a
pochi giorni prima aveva stretto lei la innervosì. Si sentì
ridicola a provare quel sentimento di gelosia, così poco
adeguato in quel momento, ma quel gesto, unito alla scelta di Camus
di difendere comunque Edgar, la resero fragile.
Sentendo
di non riuscire a gestire la situazione decise di uscire dalla sala,
non prima però di aver chiesto a Siegfrid di procurare una
stanza per il cavaliere svenuto e un medico per sincerarsi delle sue
condizioni e non prima di aver lanciato uno sguardo carico di
emozioni contrastanti verso il cavaliere di Aquarius. L’uomo
però sembrò non cogliere le domande implicite contenute
in quegli occhi smarriti, perché invece di regalarle delle
risposte, distolse il suo bellissimo sguardo verso l’ometto
buffo.
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Capitolo 29 *** XXIX - Incomprensioni e chiarimenti ***
Capitolo
XXIX
Incomprensioni e
chiarimenti
Edgar aprì gli
occhi, stordito e dolorante. Cercò di tirarsi su, ma un dolore
lancinante alla testa glielo impedì. Tentò allora di
mettere a fuoco il soffitto della stanza e i suoi ricordi. Il primo
non gli trasmise nessuna emozione né ricordo: era certo che
non fosse quello di casa sua, né quello della sua stanza nella
camerata al Grande Tempio.
Non era neanche quello
della casa di Aiolia, però dal freddo che penetrava nelle sue
ossa considerò la possibilità che potesse appartenere
ad una delle camera della dimora del gelido cavaliere di Aquarius.
Cercò di voltarsi alla sua destra per mettersi di fianco e per
alzarsi dal letto, o almeno tentò di farlo. Non riuscì
nell’impresa, ma raggiunse l’obiettivo di spostarsi
almeno un po’. Giusto il necessario per trovarsi a guardare,
sdraiata accanto al suo letto, una Shaina svenuta, bendata e priva di
maschera.
La trovò
bellissima, immersa nel sonno che la rendeva immobile. Poi un fulmine
lo colpì. Si alzò di scatto, contro il dolore e contro
il dolore del provare dolore.
Una volta seduto tentò
l’impossibile gesto di alzarsi, ma ricadde sdraiato, stremato e
privo di forze. La ragazza accanto a lui sussultò.
Probabilmente anche lei in preda a dolori simili a suoi.
Edgar si voltò
ancora una volta e il suo sguardo incontrò quello di Shaina.
L’ometto chiuse immediatamente gli occhi:
La ragazza eseguì
meccanicamente la sua richiesta e sopportando dolori lancinanti,
allungò il braccio verso il comodino, afferrò la
maschera e la indossò.
Edgar allora riaprì
gli occhi e impaurito le domandò:
Ti prego, Shaina,
non dirmi che sono stato io a ridurti così!?!
Tu? – la
ragazza spalancò gli occhi, incredula – come puoi
pensare di essere stato tu!?!
Beh! L’ultima
cosa che ricordo è il tuo calcio. Poi mi sveglio e ti trovo
accanto a me! Cosa dovrei pensare secondo te?
Di certo non che
tu possa avermi ridotto così!
In effetti …
- Edgar la guardò mortificato. Neanche se lo avessero
allenato tutti e dodici i cavalieri d’oro sarebbe mai riuscito
a ridurre una guerriera indomita come lei in quello stato - …
ma allora chi è stato?
Il tu caro amico
Milo! – Shaina soffiò quel nome con rabbia – e se
non fosse intervenuto l’altro tuo amico, Camus, stai certo che
mi avrebbe ucciso … e tutto per colpa tua!!
Colpa mia? –
fu il turno di Edgar di spalancare gli occhi per la sorpresa –
che vuoi dire?
Che Milo si è
talmente arrabbiato per il fatto che ti ho colpito che ha pensato
bene di farmela pagare …
Milo … ti
ha ridotto così per me? Ma è meraviglioso! –
Edgar tentò ancora una volta di alzarsi su e, complice
l’immensa gioia per la conferma ricevuta, superò il
dolore e riuscì a rimanere seduto almeno per dieci secondi.
Poi ricadde sdraiato.
Meraviglioso?
Certo … come no … meraviglioso!
Raccontami ti
prego ...
Un furente Milo
procede con passo svelto verso il giardino esterno. E’ talmente
arrabbiato che a malapena evita di buttare giù un paio di
soldati e perfino un cavaliere di Asgard.
Shaina lo segue,
anche lei arrabbiata. Trova esagerata la reazione del ragazzo. In
fondo lei non ha fatto altro che adempiere al suo servizio. Doveva
proteggere la celebrante di Odino e lo ha fatto. Se quello stupido di
Edgar ha deciso di mettersi in mezzo non è certo colpa sua.
Usciti in giardino,
Milo la invita a prepararsi allo scontro. Non parla, non ne ha
bisogno. E’ sufficiente un suo sguardo. E’ in quello
stesso sguardo, gli occhi di Shaina si perdono e le sue gambe
cominciano a tremare. Le passa per la testa il pensiero assurdo che
così, furente e arrabbiato, Milo è così bello.
E’ della sua
vita che si sta parlando e un pensiero così frivolo non può
attraversare la sua mente. Si infervora e pronta a dare battaglia
assume la posizione d’attacco. Lo osserva sfilarsi l’armatura
e la rabbia le sale ancora di più:
Che diavolo
stai facendo?
I tuoi colpi
non potrebbero nulla contro di essa. Non sono così meschino
da farti combattere in così disastrose condizioni.
Allora anche io
mi priverò della mia.
Brava! –
un ghigno crudele compare sul volto del ragazzo e Shaina,
inconcepibilmente prova piacere ad osservarlo – così
morirai in men che non si dica.
Sei uno
sbruffone arrogante!
E tu una
sprovveduta incosciente! – il sorriso scompare e sull’indice
della mano di Milo compare un unghia rossa cremisi – come hai
potuto prendertela con un uomo pacifico come Edgar!?!
Te l’ho
detto! Si è messo in mezzo …
E tu lo hai
punito per questo.
Ho solo
protetto la regina di Asgard.
Balle! Hai solo
voluto rimetterlo al suo posto perché ha osato contraddirti!
Cosa? –
Shaina, senza indugiare oltre prova a colpirlo con il suo colpo, ma
Milo senza scomporsi lo evita – Co … sa? Come è
possibile … non ti sei neanche mosso!
Sei tanto
ingenua quanto arrogante. – il sorriso di Milo diventa
indisponente e questo la innervosisce ancora di più. Altro
attacco che va a vuoto. – ancora non hai capito che non puoi
colpirmi? Sei troppo lenta, ragazzina.
Lo vedremo! –
Shaina sta per scagliare un altro colpo, ma prima che possa alzare
il braccio si ritrova attaccata ad un albero con il corpo di Milo
che la sovrasta, impedendole ogni movimento.
Non vedremo
proprio niente! – il cavaliere dello Scorpione le punta il suo
dito, sfiorandole il collo con la sua unghia – non sono mai
stato così arrabbiato come ora, Shaina, credimi. Mi ero
ripromesso di non colpirti più, ma la tua vigliaccheria non
può essere perdonata.
Vigliaccheria?
Come osi darmi della codarda? Sono qui e sto combattendo con te.
Questa è
incoscienza … non coraggio … è da vigliacchi,
invece, colpire un individuo che non è cavaliere.
Eppure mi
sembra che ha un’armatura.
Andiamo sempre
lì, vero? Ti scoccia che lui abbia ottenuto l’armatura
di Pegasus e Cassius no.
Quell’armatura
l’ha ottenuta con l’inganno e tu lo sai. Del resto come
avrebbe potuto uno come lui ottenerla?
Edgar non ha
mai ingannato nessuno!
Milo, che fino a
quel momento ha combattuto la sua battaglia tra la ragione e la
rabbia, alle parole di Shaina, perde lucidità. E’ stanco
di sentire quelle accuse. Per lui Edgar è onesto, valoroso e
coraggioso. Tutto il resto è aria e vuoto. Senza indugiare
lancia il suo colpo, lo Scarlet Needle e la ragazza, urla e cade in
ginocchio.
Dovrai fargli
le tue scuse. Solo così ti risparmierò questo
supplizio.
Scordatelo! –
Shaina soffia quelle parole, perché per lei è
inconcepibile chiedere scusa – non ho fatto nulla che richieda
un tale gesto e non ho paura di te.
Come vuoi! –
Milo lancia ancora un colpo ottenendo altre urla, ma non ancora la
resa. Prova piacere ed eccitazione nel vederla soffrire e nel
sentirla urlare. Si dà mentalmente del bastardo perché
sa, in fondo, che non si fermerà finchè lei non lo
scongiurerà di avere pietà.
Sei convinto
che rimarrò qui a farmi colpire, vero? – Shaina con un
grande sforzo si alza, dolorante, ma non ancora doma – ti
sbagli! Io non ho fatto nulla di sbagliato. E non cederò …
non cederò …
Altro colpo, altre
urla, altro colpo, ancora urla. Eppure quelle parole di scusa non
escono dalle sue labbra. E’ questo che fa infuriare Milo. Se in
altre occasione avrebbe apprezzato la testardaggine di quella
ragazza, ora non glielo perdona, perché è in torto ed è
da vigliacchi non essere disposti ad ammetterlo. E allora le lancia
addosso un altro colpo e un altro ancora. Dal corpo di Shaina il
sangue comincia ad uscire copiosamente, ma lei, ancora non doma,
tenta ancora una volta di alzarsi:
Non ti
consentirò di piegarmi … non ti permetterò di
dominarmi … non cederò mai all’amore …
Amore? –
Milo spalanca gli occhi incredulo – ma cosa vai blaterando
Shaina? Di quale amore parli?
Avanti …
uccidimi … continua a colpirmi cavaliere di Scorpio …
perché se non lo fai tu, sarò io a farlo.
Senza attendere una
sua risposta, Shaina tenta di attaccarlo, ma priva di forza e di
lucidità, inciampa finendo invece fra le sue braccia.
Non mi
innamorerò mai di te … l’amore è per
deboli … io non sono debole … me lo sono imposta di
non esserlo … i deboli soccombono … non mi innamorerò
di te … e dunque l’unica alternativa che ho è
ucciderti … o farmi uccidere …
Ancora con
questa storia? – le parole di Milo sono dure, ma il tono della
sua voce è mitigato dallo stupore e dalla tenerezza che
quella testardaggine ora gli suscita. Non è più Edgar
il motivo per il quale non chiede scusa. – Ti ho già
detto che a me non interessa nulla di questa storia …
Sei un
arrogante! Tutto di te è arroganza! Neanche se tu fossi
l’ultimo uomo sulla faccia della terra potrei mai provare ad
innamorarmi di te … è una regola ed io devo
rispettarla.
Le regole sono
fatte per essere infrante …
Questo è
il tuo pensiero che aggiusti secondo opportunità e
convenienza. Io non lo ignorerò e non accetterò mai il
fatto che debba soccombere a te.
Con un gesto brusco,
Shaina si allontana da lui. Se non ci fosse l’albero cadrebbe a
terra, talmente è stanca. Ma non può cedere. Ne va del
suo onore di donna. E’ così difficile vivere in un mondo
di maschi e per farlo deve lavorare il doppio degli altri. Possibile
che quello stupido non comprenda il disagio che lei prova a dover
sottostare ad una regola così umiliante? Non poter neanche
essere libera di decidere chi amare! Quale ingiustizia per una donna.
Eppure il suo onore non le consente di disobbedire. Sa che deve
provocarlo perché vede in lui il dubbio e non vuole più
procastinare questa storia.
Sei un essere
privo di sentimenti. Fai finta di arrabbiarti per Edgar, ma la
verità è che ti brucia il fatto che tu sei stato il
primo a trattare male quel poveretto. Lo hai denigrato, torturato e
preso in giro costantemente. Se non fosse stato per Camus lo avresti
ammazzato prima di farlo giungere alla Tredicesima casa e solo
perché non lo allenasse Aioria hai deciso di aiutarlo. Sei un
ipocrita perché accusi me di essere quello che sei stato tu.
E posso assicurarti che io non l’ho mai preso in giro e che
l’ho attaccato solo per difendere Lady Hilda. Chi è ora
l’arrogante?
Milo, colpito da
quelle parole pungenti e velenose, perde ancora una volta la sua
razionalità e lancia il suo Scarlet Needle. Sa che Shaina non
arriverà alla fine e sa che la sua di fine è quasi
giunta. Ma sentirsi quelle parole addosso lo ferisce, perché
in fondo si sente in colpa con quel buffo ometto e non riesce a
sentirsi addosso quella responsabilità.
La ragazza cade a
terra svenuta, ma lui non ha pietà, non può averla
perché non vuole essere smascherato nella sua ipocrisia.
Ancora un colpo, ma quello, per fortuna si infrange nel muro di
ghiaccio che Camus ha frapposto fra lui e la ragazza.
Si volta, pronto a
colpire anche il suo amico, ma guardandolo negli occhi sa che non
sarebbe la stessa cosa. Significherebbe colpire la sua coscienza,
perché è quello che osserva nello sguardo di Camus:
Avanti dimmelo!
Cosa?
Sono un idiota
… e lei in fondo ha ragione …
Non ha ragione
– Camus abbassa le braccia, sa che Milo non lo attaccherà
e che ha smesso di vendicare l’onore di Edgar – quando
tu hai infierito su Edgar non lo conoscevi. Sei stato crudele,
certo, e immaturo … ma poi hai avuto la capacità di
comprendere che lui è qualcosa di più della sua buffa
figura. Lei invece quando lo ha colpito sapeva bene chi aveva di
fronte. Perciò non ha scusanti.
E allora perché
sono io a sentirmi da schifo? – Milo sorride malinconicamente.
Perché
sai di aver colpito un cavaliere che ti è inferiore.
Già –
Milo sospira – in fondo ho fatto a lei quello che lei ha fatto
ad Edgar.
Si volta verso di
lei, svenuta, sfinita e priva di maschera. Nell’impatto con il
terreno le si è sfilata, mostrandogli ancora una volta quel
volto splendido ed invitante. Milo si inginocchia e con il palmo
della mano le pulisce una guancia, sporca di sangue. Sorride
tristemente al pensiero che quella ragazza preferisca morire
piuttosto che innamorarsi di lui.
La gira, le prende
le braccia e se le stringe al collo. Dopo averle passato le sue sotto
le gambe, la alza come un fuscello. Chiede a Camus di prenderle la
maschera e poi si dirige verso l’infermeria.
Edgar era rimasto in
religioso silenzio ad ascoltare quel racconto. Poi, quando la ragazza
si era interrotta aveva tirato su con il naso e aveva abbassato lo
sguardo:
Ti chiedo scusa
Shaina
Tu chiedi scusa a
me? – la ragazza si sorprese – perché?
Beh … se
non fossi stato così testardo nel difendere Maya tu non
avresti dovuto colpirmi e Milo non si sarebbe sentito in dovere di
difendermi. Ho combinato come al solito un gran casino. Però
io so che Maya non è cattiva. E non potevo lasciare che tu la
colpissi. Spero che questo tu possa comprenderlo.
Io ….
Shaina rimase senza
parole. Si sentiva in difficoltà in tutte le questioni che
riguardavano i sentimenti. Edgar era un uomo pieno di sentimenti e
lei non riusciva a trattare con lui. Questa era la semplice verità.
In fondo Milo e Camus avevano ragione. Conosceva quel buffo ometto e
proprio in virtù di questo avrebbe dovuto fidarsi di lui.
Mentre la ragazza
combatteva una battaglia silenziosa con la sua coscienza, alla porta
dell’infermeria si affacciò Milo, preoccupato per le
sorti di entrambi i pazienti, ma prima che i due si accorgessero di
lui, Shaina riprese a parlare e il ragazzo decise di non entrare,
curioso di scoprire cosa mai avesse da dire:
Edgar sono io che
devo chiederti scusa.
Tu? –
l’ometto la guardò stupito – e cosa mai devi
farti perdonare.
Non dovevo
dubitare di te … dovevo avere fiducia nella tua capacità
di giudizio … perdonami.
Io … ah ah
ah … no, ma figurati – Edgar divenne rosso in volto e
schernendosi le sorrise impacciato – hai fatto solo quello che
ritenevi fosse corretto.
Nella stanza calò
il silenzio. Entrambi non sapevano cosa altro aggiungere. Milo decise
di farsi vedere, ma la voce di Edgar lo fermò ancora una
volta. L’ometto odiava i silenzi, vi aveva passato troppo tempo
della sua vita, perciò ad ogni pausa, frapponeva le sue
parole, a volte senza senso.
Che cosa è
successo a Maya? Tu lo sai?
No, ma immagino
che l’abbiano portata in prigione.
Pensi che le
faranno del male?
Io non conosco le
leggi di Asgard. Al Grande Tempio il Grande Sacerdote deciderebbe la
punizione, ma qui sinceramente non lo so.
Allora spero che
sia Lady Hilda a decidere. Magari posso chiedere a Camus di
intercedere per Maya. In fondo Lady Hilda è affezionata a lui
e magari sarà più buona se lui glielo chiede, non
pensi?
Non saprei, Edgar.
Per fortuna Shaina
indossava la maschera perché non era mai stata brava a
mentire. Sapeva che in nessun luogo in cui vi fossero dei cavalieri e
un Dio, potesse esistere una vera forma di misericordia se non quella
di offrire ai traditori una morte meno dolorosa del previsto. Non
aveva idea di quali fossero le leggi di quel luogo ma non dubitava
che non fossero dissimili da altri posti come quello. La punizione
per il gesto di Maya non poteva che essere la morte.
Anche Milo, appoggiato
alla parete fuori dalla stanza stava pensando la stessa cosa, ma a
differenza di Shaina pensava anche che un miracolo fosse possibile,
perché ormai aveva compreso che quel buffo ometto sapeva
parlare al cuore delle persone e magari, se si fosse impegnato,
avrebbe potuto salvare anche quella ragazza dai capelli rossi, troppo
stupida da comprendere la sconsideratezza del suo gesto folle. Le
parole di Edgar inchiodarono entrambi:
Il fatto è
che io penso di essere innamorato di lei e … insomma mi
dispiacerebbe se le accadesse qualcosa di brutto. Certo, so che lei
non può ricambiare i miei sentimenti, ma a me piace tanto e
non voglio che le accada qualcosa di brutto.
Edgar … -
Shaina sospirò – io ero convinta che ti piacesse Mya …
Certo … mi
piace anche lei … ma Mya non ha mai avuto bisogno di me …
Per te quindi
amare una persona significa aiutarla? – Shaina sorrise di quel
bel pensiero e di quelle parole così strane, eppure così
profonde.
Non solo …
però … ecco … io non sono fatto per essere
amato … posso solo amare … e amare significa volere
aiutare l’altro, prendersi cura di lui … insomma …
almeno … io penso questo.
E’ un bel
pensiero, Edgar. Però non penso che tu non sia fatto per
essere amato … tutti abbiamo diritto di esserlo, non pensi?
Si … certo
… ma io sono troppo brutto e goffo … ma non
preoccuparti … lo so … non sono triste per questo –
Edgar sorrise – è più facile innamorarsi di uno
come Milo che di me.
Dici? –
Nella voce di Shaina si sentì tutta la sua perplessità.
Ehi … posso
farti una domanda? Perché ce l’hai tanto con Milo? Ti
sembra così assurdo poterti innamorare di lui? Voglio dire …
preferisci morire piuttosto che prendere in considerazione
l’alternativa? Vermanete?
Milo è
arrogante e superficiale … io non posso amare un tipo del
genere.
Il
cavaliere dello Scorpio a quelle parole trasalì e spinto dalla
sua irrefrenabile voglia di mettere a posto quella testa calda, si
scostò dal muro, pronto ad entrare nella stanza, ma le parole
di Edgar lo inchiodarono nuovamente lì.
Non è vero
… non è questo il motivo. Io lo so che tu non pensi
più questo di lui. Sai che non è così Milo. E’
impulsivo e a volte sconsiderato, ma è generoso e ha
sentimenti profondi. Perché non puoi amarlo?
Io … -
Shaina si sorprese a pensare a quanto quell’ometto riuscisse a
mettere a nudo l’anima delle persone. Era forse questa la sua
vera forza? – perché innamorarmi di lui è
impossibile quanto riuscire ad ucciderlo …
Hai paura che non
ricambi i tuoi sentimenti? – gli occhi di Edgar, curiosi ed
indagatori le si piantarono addosso e a lei venne il sospetto che
lui potesse guardare oltre la sua maschera.
No … non
sono così codarda, Edgar. Ma non posso innamorarmi di lui …
non posso … non voglio innamorarmi di lui perché alla
fine so che in un modo o nell’altro la mia vita dipenderebbe
da lui …
Cosa? –
Edgar e Milo, dietro alla parete, non visto, non compresero quelle
parole – che vuoi dire?
Milo è un
cavaliere d’oro e per esserlo ha spinto se stesso oltre
l’impossibile. Ha doti e qualità che chiunque può
solo sognare. E non mi riferisco al suo aspetto, credimi. Anche io
ho spinto me stessa fino a giungere al confine dei miei limiti, ma
non sono ancora riuscita a superarli. E se mi innamorassi di Milo …
- la voce di Shaina divenne quasi un sussurro – se mi
innamorassi di lui so che rinuncerei a tutto … anche a quello
che ancora non sono riuscita ad ottenere … non posso farlo …
capisci, Edgar?
No –
l’ometto rimase un po’ perplesso, ma alla fine sorrise –
ma non ha importanza. Io non sono certo un genio … credo che
tu sia già innamorata di lui, ma il tuo orgoglio non ti
permette di ammetterlo. Tutto qui … è una cosa stupida
… dovresti fare di tutto per ottenere il suo amore e non fare
di tutto per farti ammazzare da lui … perché credimi,
se continui così, prima o poi ci riuscirai.
E tu dovresti fare
di tutto per ottenere l’amore di Maya … non pensi?
Le parole di Shaina si
trasformarono in pugnali che colpirono il cuore di Edgar. In fondo
lei aveva ragione, l’amore è così meraviglioso
che ognuno dovrebbe dare il massimo per ottenerlo. Avrebbe mai
potuto, però, aspirare a tanto? In fondo le parole di Shaina
non erano poi così diverse dai suoi pensieri, quindi?
Mentre i due rimasero
in silenzio a rimuginare sui loro pensieri e i loro dubbi, Milo
decise che la cosa migliore che potesse fare in quel momento era
andarsene. In fondo, dal suo punto di vista, il pensiero di Shaina
era fin troppo comprensibile.
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Capitolo 30 *** XXX- Scontri ***
Capitolo
XXX
Scontri
Shaka
aveva lasciato proseguire Aiolia oltre la sala d’accoglienza
del Grande Tempio. Lo aveva lasciato andare verso le stanze del
Grande Sacerdote perché in fondo sapeva che la vera battaglia
non si sarebbe svolta lì. Da quel luogo non sentiva alcun
pericolo sopraggiungere, mentre intorno a lui un’aurea funesta
e selvaggia stava crescendo a dismisura. A chi mai potesse
appartenere quel cosmo così turbolento e devastante ancora non
aveva avuto modo di scoprirlo, ma non dubitava che presto ne sarebbe
venuto a conoscenza.
Per
il momento, però, aveva deciso di seguire con la sua mente i
passi del giovane cavaliere del Leone. Per quanto fosse forte e
possente, il cosmo di Aiolia poteva spezzarsi in ogni momento a causa
della sua fragile aggressività e lui, che un tempo non
lontano, aveva promesso di proteggerlo, non avrebbe potuto consentire
che qualcuno ne approfittasse.
Aiolia,
ignaro delle attenzioni del cavaliere di Virgo, entrò con
passo deciso nelle stanze di Arles: voleva delle risposte dal Grande
Sacerdote ed era pronto a dare battaglia qualora non gli fossero
giunte parole sensate all’orecchio.
In
tutta quella storia aveva fatto fatica fin dall’inizio a
comprendere il vero senso delle cose. Perché Edgar era
diventato cavaliere? Perché, fra tanti, proprio quel buffo
ometto? E perché proprio quell’armatura che si dicesse
legata fin dai tempi dell’antichità al mito di Hades? E
poi c’erano il tentativo di uccidere la regina di Asgard e
Seyia.
Il
pensiero del ragazzo trascinò inevitabilmente la sua mente
verso il ricordo di Marin. In tempi come quelli, per un ragazzo come
lui, un sentimento così possente come quello che provava nei
confronti della sacerdotessa guerriera erano difficili da gestire.
Si
era buttato anima e cuore in quell’amore, trascinando con se
anche la titubante ragazza e solo ora si rendeva conto del gran
casino in cui si erano andati a cacciare. L’amore non era cosa
per cavalieri, di questo se ne rendeva conto solo ora. Eppure, ciò
non di meno, non si era pentito di quello che aveva fatto. Se fosse
morto in quell’istante, di tutti i rimpianti provati, quel bel
ricordo non ne avrebbe mai fatto parte.
Un
gelo improvviso lo avvolse e permeò le pareti della Sala. Se
non fosse stato certo del fatto che Camus si trovava ad Asgard in
quel momento, avrebbe pensato a lui e al suo ghiaccio eterno.
Si
voltò in cerca della fonte da cui proveniva quel gelo. Mentre
cercava inutilmente, alle sue spalle, gli arrivò un colpo
veloce come il fulmine. Fu il suono che lo anticipava a consentirgli
di scansarsi giusto in tempo per non essere colpito. Una voce si udì
alle sue spalle:
E
così ti saresti pentito di esserti lasciato andare con la
bella sacerdotessa?
Dove
sei? Esci fuori così che io possa affrontarti a viso aperto!
– benchè fosse rimasto sorpreso da quelle parole che
scoprivano i suoi pensieri più reconditi, Aiolia cercò
di rimanere concentrato.
Non
pentirti giovane guerriero. Della tua breve vita che finirà
oggi, almeno ti porterai nell’al di là un piacevole
ricordo.
Mostrati
e sarai tu ad andare nell’al di là … mi
preoccuperò io di mandartici!
Ah
ah ah ah … divertente … - da un angolo nascosto
Calliope uscì dall’ombra in cui si era rifugiata e gli
sorrise – tu che sei la copia sbiadita di quel grande
guerriero che era tuo fratello vorresti sconfiggere una con i miei
poteri? E come pensi di farlo?
Così
…
Aiolia
raccolse tutte le sue energie e furente per le parole impertinenti
pronunciate dalla donna si preparò a scagliare il suo colpo
più potente, ma prima di riuscire a completare il suo Lighting
Bolt, una nebbia fitta lo avvolse e una figura che scambiò per
suo fratello gli apparve in lontananza. Il cavaliere di Leo,
visibilmente confuso abbassò il braccio:
Fratello?
Riponi
il tuo braccio e metti da parte la tua rabbia – la voce di
Aiolos giunse alle sue orecchie possente e nitida – perché
non ti è consentito scagliare il tuo colpo contro la
prediletta del Grande Sacerdote.
Cosa?
Ma cosa dici fratello? – Aiolia cercò di avvicinarsi,
ma tanti passi faceva verso quell’ombra e tanto distante essa
andava – mostrati in tutto il tuo splendore in modo che io
possa riconoscerti.
Non
ti è consentito attraversare il regno dei morti, come non è
consentito a me farvi ritorno.
Sei
veramente tu, dunque? - Gli occhi si sgranarono e il respiro si
fece pesante nel giovane cavaliere
Non
ti ho addestrato per abbandonare la via di Athena, pertanto riponi
le tue armi fratello e lascia che Calliope decida del tuo destino
Cosa?
Sempre
più confuso, Aolia abbassò la guardia, non rendendosi
conto di divenire così un facile bersaglio per la donna che
alle sue spalle si avvicinava impugnando la daga d’oro che il
Grande Sacerdote custodiva sotto il trono.
La
voce di Shaka gli giunse in lontananza:
Aiolia
si risvegliò dal tepore in cui era caduto in tempo per evitare
di essere trafitto al petto dalla donna, ma il pugnale affondò
comunque nelle sue carni. Riuscì a liberarsi dalla presa della
donna e dopo aver fatto un balzo indietro si appoggiò ad una
delle colonne. Se non fosse accorso Shaka in suo aiuto, avrebbe
rischiato di morire tanto era affilato quel pugnale. Si maledì
per la superficialità dimostrata, ma prima di poter fare
altro, il suo sguardo venne attratto proprio dall’oggetto
affilato che la donna stringeva.
Dove
hai trovato quel pugnale? Non sembra un oggetto comune.
Non
sono affari che ti riguardano cavaliere. L’unica cosa che deve
interessarti è la tua morte.
La
mia morte? – Aiolia sorrise – e pensi di potermela dare
tu? Ridicolo.
Eppure
se non fosse intervenuto quel maledetto saccente e impiccione del
cavaliere di Virgo, non ti saresti salvato.
Aiola
non rispose a quella provocazione, ma in fondo si sentì punto
nell’orgoglio, perché sapeva che Calliope aveva ragione.
Era stato leggero e sprovveduto, ma non avrebbe commesso lo stesso
errore. Benchè la ferita all’addome sanguinasse
copiosamente, si alzò e nascondendo una smorfia di dolore si
preparò a lanciare il suo colpo. Questa volta nulla glielo
avrebbe impedito.
Pensi
veramente di potermi uccidere? Conosco il tuo futuro. Conosco il
futuro di tutti, lo sai questo, vero?
Forse
… ma non conosci il tuo … - Aiolia sorrise – per
cui non sai cosa ti accadrà.
Ma
so che non sarai tu ad uccidermi.
Sai
anche che io non morirò qui oggi.
Cosa?
– la donna si sorprese di quella affermazione proclamata in
maniera così decisa
Non
posso morire oggi – la voce di Aiolia uscì in un
sussurro – ho troppe cose ancora da fare e da scoprire.
Capisco
– la donna sorrise – come ad esempio sapere cosa è
successo veramente a tuo fratello?
Aiolia
si fece attento perché in fondo a quella domanda non era mai
riuscito a dare una risposta sensata. Benchè la ragione e i
fatti gli dicessero che suo fratello aveva tradito, le emozioni e il
ricordo di lui negavano con violenza quella possibilità.
Eppure in tutti quegli anni non era mai riuscito ad avere delle
risposte soddisfacenti ed ora, la storia di Edgar riportava alla luce
sensazioni quasi sopite.
L’ombra
che avvolgeva il Grande Sacerdote era diventata più evidente,
non solo ai suoi occhi, ma anche a quelli di alcuni dei suoi
compagni. Aveva bisogno di risposte e non era il solo. Sentiva che
anche il cuore di Shaka era in ascolto, perciò tentò di
estorcere una qualche informazione dalle labbra di Calliope:
Benchè
il cosmo di Aiolia diventava sempre più minaccioso e potente,
Calliope affermava il vero: non era di lui che aveva paura. Erano
altri coloro che le incutevano timore. Shaka, cavaliere dalle immense
virtù, era in ascolto delle sue emozioni e sapeva di non
potersi concedere la minima emozione. Ed inoltre sentiva il cosmo
doppio di Gemini espandersi sempre più furiosamente. La
battaglia interna che l’anima di quell’uomo stava vivendo
non avrebbe dato scampo a lei in alcun modo, qualsiasi fosse la parte
che avesse preso il dominio del corpo. Dunque non aveva timore del
cavaliere di Leo, ma sapeva di non aver armi o mosse da contrapporre
alla sua potenza.
L’unica
cosa che poteva fare era logorare la sua anima, ma finchè il
cavaliere di Virgo fosse rimasto in ascolto, avrebbe impedito la
distruzione del cuore di Aiolia.
E
così Calliope chiese aiuto a quel mostro che era Gemini. A
farne le spese sarebbe stato Shaka.
Camus
osservava la neve che ricopriva le fontane del giardino. Una
malinconia silenziosa lo stava avvolgendo incessantemente e benchè
tentasse in ogni modo di razionalizzare le sue emozioni, si rendeva
conto che alcune sarebbero rimaste a tormentarlo per lungo tempo.
Ormai del ragazzo che era stato e che aveva conquistato l’armatura
dell’Acquario non riconosceva più nulla.
Fin
da bambino, per sopravvivere al duro allenamento a cui era stato
sottoposto, si era costruito un’armatura talmente spessa che
gli aveva consentito di lasciare fuori emozioni e sentimenti. Hilda
aveva mandato tutto in frantumi in poco meno di un respiro.
Camus
si voltò ad osservare Milo che, affiancandolo, aveva
pronunciato quelle parole con leggerezza. Ma l’uomo sapeva che
il suo amico aveva nel cuore un pensiero più funereo di quello
che dava a vedere. Si girò nuovamente verso la finestra e
sospirò:
Il
tuo pensiero è rivolto a me o a te?
E’
rivolto in generale a tutti.
Non
pensi allora di esagerare? Magari qualcuno che abbia ottenuto
qualcosa di buono dall’amore esiste.
Ma
si … forse si – Milo sorrise anche se poco convinto.
Poi quello stesso sorriso gli morì sulle labbra – che
cosa pensi di fare?
A
cosa ti riferisci?
A
Maya … e a Mya … e ovviamente ad Hilda …
Non
lo so … onestamente non lo so. E’ evidente che Maya
abbia cospirato per attentare alla vita di Hilda
Eppure
Edgar è convinto della sua bontà … e lo so che
è l’amore che prova per lei a dargli questa convinzione
– Milo si grattò la testa – ma … insomma …
di Edgar mi fido … vede cose che noi neanche intuiamo.
E’
fantastico il modo in cui tu hai cambiato idea nei suoi confronti –
Camus accennò un sorriso
Che
razza di bastardo che sono stato. Ma chi mi credevo mai di essere e
come hai fatto a sopportarmi in tutti questi anni?
In
effetti non è stato facile – il sorriso sulle labbra
del francese si allargò, ma il volto tornò subito
serio – forse ha ragione Edgar, io questo non lo so, ma
sinceramente mi dispiace vedere Mya così disperata.
Parlerai
con Lady Hilda?
Si.
Devo farlo, non pensi?
Penso
di sì – Milo sospirò – e con lei? Cosa
farai?
Non
lo so.
Camus
non aggiunse altro e si allontanò senza salutare il suo amico.
Non era mai stato tipo da indugiare di fronte alle difficoltà.
Era tempo di affrontare quella situazione e di dare pace ai suoi
demoni.
Mentre
girava tra i corridoi e i giardini innevati alla ricerca di Hilda si
imbatté in Mya.
Era
evidente che la ragazza lo stava aspettando. Sapeva che sarebbe
passato di lì: questa considerazione non lo sorprese più
di tanto.
Una
volta aveva riso delle previsioni della ragazza, ma ora, dopo aver
toccato con mano quanto quelle premonizioni si fossero dimostrate
vere, non poteva più dubitare della sua capacità di
vedere il futuro. Le si avvicinò, ma attese che fosse lei a
parlare per prima. La ragazza non indugiò:
So
che non mi ami e so che Maya è colpevole di quello di cui
viene accusata. Ma credimi quando ti dico che non è cattiva e
non si rende conto delle conseguenze dei suoi gesti.
Ti
credo. Credo ad Edgar e credo a te.
Veramente?
– Mya trattenne un singulto – e farai qualcosa per
evitare che venga giustiziata?
Ci
proverò, ma non ti assicuro nulla.
Mya,
iniziando a piangere, lo abbracciò. Il cavaliere, in un moto
di sincera compassione, la strinse a sé, cercando di fornirle
un conforto al suo dolore. Provò per lei un sincero sentimento
di affetto e una sensazione di malinconia catturò il suo
pensiero. Era come se in quel momento in cui i loro corpi erano
vincolati in quel abbraccio, Camus percepisse i suoi pensieri più
reconditi, permeati di profonda tristezza.
Come
poteva, una ragazza così piena di vita, racchiudere nel suo
cuore tanto dolore?
Un
movimento alle loro spalle catturò la loro attenzione e il
cavaliere, voltandosi, si accorse dal fruscio di alcune tende che
qualcuno si stava allontanando da quei corridoi.
Un’intuizione
lo spinse a separarsi velocemente da Mya. Seguendo la strada fino
all’uscita pregò di non aver ragione, ma quando,
affacciatosi nel giardino, vide in lontananza la figura longilinea di
Hilda, pregò in cuor suo che l’immagine che lui e la
ragazza dai capelli rossi avevano dato alla regina di Asgard non
fosse così compromettente come lui immaginava.
Decise
di assumere la sua espressione più neutra e lentamente le si
avvicinò senza parlare. Fu Hilda a rompere il ghiaccio:
Che
cosa vuoi?
Non
lo immagini?
Che
cosa ti è successo?
Cosa
vuoi dire? – Camus la guardò sinceramente stupito per
quella domanda.
Ho
rischiato di morire per mano di Maya e tu non hai dimostrato alcun
sentimento o emozione per la mia sorte.
Se
ti ho dato questa impressione, mi dispiace, ma ti sbagli. Ero
preoccupato per la tua sorte, altrimenti non avrei percorso tutta la
strada fino ad Asgard con il cuore in gola e in ansia.
Eppure
quando sei arrivato qui, hai mostrato più interesse verso la
sorte di Edgar e Maya che verso la mia – Hilda abbassò
lo sguardo e si voltò per non mostrare la sua debolezza –
e poi quello che ho visto ora …
Stavo
semplicemente cercando di consolare una ragazza che è
preoccupata per le sorti di sua sorella …
E
che è innamorata di te …
Non
è questo il problema …
E
quale è il problema?
Sai
che Maya non è cattiva … è solo terribilmente
confusa …
Oh,
certo … e io devo lasciarla libera … e magari mentre
decide da che parte stare potrei anche lasciarmi pugnalare …
chissà che non riesca a generare in te qualche tipo di
reazione.
Non
sono io il problema ….
Hai
ragione … sono io il problema … io e la mia stupida
convinzione di contare qualcosa per te.
Non
devo dimostrati i miei sentimenti … non posso farlo …
eppure posso assicurarti che sono ancora qui … con me …
ben presenti …
Perché?
… Perché non puoi comportarti come hai fatto fino a
pochi giorni fa? …
Perché
tu sei la celebrante di Odino e io sono il cavaliere delle energie
fredde …
E
questo è un problema? … Il mio titolo … il tuo?
… Fino ad ora non ti hanno impensierito né fermato …
Fino
ad ora non ho molto ragionato …. ed è stato un errore
…
Oppure
hai ragionato fin troppo bene.
Cosa
vuoi dire?
Magari
hai ottenuto quello che volevi … una notte con me e via …
Pensi
che sia così meschino?
In
fondo non so chi sei veramente ….
Non
posso convincerti di essere qualcuno di diverso da quello che sono.
Sono cavaliere di Athena e sono innamorato di te. Governo le energie
fredde e per farlo devo mantenere il controllo e la lucidità.
Amare te significa non avere controllo …. un rebus di
difficile soluzione, non pensi?
Io
… - Hilda, sinceramente sorpresa dalle parole di Camus, così
dirette, semplici e definite, si sentì disarmata e inerme - …
cosa vuoi da me?
Voglio
che usi la tua testa e il tuo cuore per decidere il destino di Maya.
E
il tuo cuore cosa ti dice?
Il
mio cuore crede a ciò in cui crede Edgar. Per lui Maya merita
una possibilità di redenzione e questo a me basta.
Capisco
… - Hilda si fece pensierosa. – anche io voglio credere
nel cuore di Edgar, mi sembra una così brava persona, perciò
ti prometto che ci penserò attentamente.
Grazie.
E
di noi? Cosa ne sarà?
Non
ho risposta a questa domanda.
Camus
fece per voltarsi, doveva allontanarsi prima che lei comprendesse
quanto la sua fosse una semplice recita, incapace come era nella
realtà a controllare le sue emozioni. La donna, però,
lo bloccò, aggrappandosi a lui:
Resta
con me. Qui ad Asgard. Resta, ti prego.
Hai
già i tuoi cavalieri, non ci sarebbe posto per me. –
Camus evitò accuratamente di voltarsi e cercò di
mantenere un tono freddo e distante.
Non
come cavaliere … resta come mio sposo. Sposami Camus.
Io
… - l’uomo si voltò, sinceramente sorpreso per
la proposta. Seppure aveva compreso di essere nel cuore di Lady
Hilda, mai avrebbe pensato di ricevere da lei una tale proposta. -
… restare ad Asgard?
Non
devi rispondermi subito – la donna sorrise – più
tardi ci sarà una festa in mio onore … pensaci …
e se vorrai daremo l’annuncio questa sera.
Camus
si allontanò senza dire nulla, sopraffatto dalle sue emozioni.
Tutti i suoi anni di addestramento poco servivano di fronte a quella
donna. Appena rientrato nella sua stanza, si appoggiò al muro
e si lasciò scivolare.
Ripensò
alle parole di Hilda e al senso della sua vita. Per quale motivo era
venuto al mondo ed era diventato cavaliere? Non si era mai soffermato
molto a pensare a queste cose, convinto come era sempre stato che
tutto fosse predestinato. Per uno dalla mente logica come la sua era
sicuramente un controsenso, ma in fondo, tutta la storia del Cosmo e
dei Saint lo era in certi termini. Ma ora che l’amore era
entrato prepotentemente nella sua vita, tutto era diventato confuso e
imprevedibile.
Un’illuminazione
giunse alla sua mente. Forse qualcuno avrebbe potuto dirgli cosa
fosse scritto nel suo destino. Mya in fondo lo aveva fatto.
Vergognandosi per la breve via che aveva deciso di intraprendere,
sentendosi vigliacco privo di coraggio, decise di rimandare,
comunque, la sua decisione al giudizio del fato: alla prima
occasione, avrebbe chiesto a quella ragazza cosa il futuro avesse in
serbo per lui.
Shaka
cercava di rimanere concentrato su Aiolia e sul suo combattimento.
Sapeva che fondamentalmente, benchè il cavaliere di Leo fosse
superiore nelle forze a Calliope, la sua sorte sarebbe dipesa da
quanto lui, cavaliere di Virgo, avesse potuto continuare a creare
quella difesa mentale. Era l’animo di Aiolia ad essere debole,
non la sua tempra.
Le
domande sulla sorte del fratello stavano offuscando il suo giudizio,
ma chi stava muovendo i fili, era difficile determinarlo.
Per
quanto la Sacerdotessa fosse subdola e pericolosa, Shaka non dubitava
che non avesse forze così vigorose da poter mantenere vive
tutte quelle illusioni.
A
quel punto cercò di concentrarsi sullo spirito turbolento che
sentiva aleggiare nella dimora del Grande Sacerdote. Possibile che
quel cosmo doppio appartenesse al Pope? Nero come la pece e bianco
come la pace: come spiegare questa dicotomia in un uomo giusto come
il venerabile? Mai come in quel momento il dubbio si era insinuato
nella sua mente. Questo tentennamento, però, gli fu fatale.
Troppo
concentrato a comprendere a chi appartenesse quel potente cosmo non
si accorse del sopraggiungere alle sue spalle di un colpo che lo
scaraventò a terra.
Il
tempo di riprendersi, distraendosi dal campo di battaglia del Leone,
che un altro colpo lo scaraventò in una dimensione a lui
oscura.
Perso
in quel mondo che non sentiva appartenergli, non riuscì più
a fornire la difesa giusta al cavaliere del Leone.
Aiolia
sentì il cosmo di Shaka scomparire e nel suo cuore pregò
che nulla fosse accaduto al suo compagno d’armi. Benchè
non fossero mai stati in sintonia, negli ultimi anni aveva
riconosciuto al cavaliere della Vergine virtù fuori dal comune
e il rispetto nei suoi confronti non era mai venuto meno.
Se
solo avesse potuto sarebbe corso in suo soccorso, ma la presenza di
Calliope e di quel cosmo a lui sconosciuto richiedevano la sua
massima attenzione. Ma quella semplice distrazione gli fu fatale.
Mentre osservava la donna che, immobile di fronte a lui, continuava a
stringere il pugnale d’oro, percepì un rumore e lo
spostamento dell’aria alle sue spalle, eppure non vide partire
il colpo e così ne fu travolto.
Un’esplosione
galattica lo scaraventò contro il muro e l’unica cosa
che riuscì a pensare prima di perdere i sensi fu che quel
colpo, a lui non sconosciuto, non poteva essere partito da Calliope.
Se
solo fosse riuscito a rimanere cosciente, avrebbe potuto vedere
sopraggiungere un cavaliere dall’armatura dorata e dai lunghi
capelli ribelli.
Calliope
non si voltò e dopo aver ringraziato il nuovo arrivato, si
avvicinò ad Aiolia, ormai inerme e innalzò la daga per
sferrargli il colpo che lo avrebbe ucciso.
Non
avere tutta questa fretta! Non è lui che deve morire.
Cosa
stai dicendo? – la donna si voltò preoccupata –
sai anche tu che nel momento in cui riprenderà conoscenza
tenterà di uccidermi. Senza parlare poi del cavaliere di
Virgo che non tarderà a tornare per soccorrerlo.
Sottovaluti
il mio potere se pensi che Shaka possa tornare tanto facilmente
dalla Dimensione Oscura – Saga sorrise – e per quanto
riguarda Aiolia, in vista della prossima battaglia con Athena, ho
bisogno della sua forza.
Athena?
Ho fatto in modo di cambiare le sorti del destino.
Diciamo
che ci hai provato … ma penso che alla fine il tuo piano
sconclusionato sia andato in fumo.
Edgar
è ancora il cavaliere di Pegasus e finchè lo sarà
quel moccioso non potrà diventarlo. Come ti ho spiegato …
Silenzio!
– la voce di Saga risuonò possente e Calliope,
intimorita da tanta severità, si azzittì. –
Sappiamo entrambi che è solo una questione di tempo.
Quell’ometto presto abbandonerà quelle vestigia: o per
sua scelta o perché qualcuno lo ammazzerà.
Ma
tu puoi ancora fare in modo che Seyia venga ucciso e …
Io
non posso espormi ancora di più di quanto ho fatto fino ad
ora. I cavalieri d’oro cominciano a sospettare e avrò
già il mio da fare a convincerli della mia estraneità
per quanto accaduto. Hai giocato le tue carte e hai fallito. E’
arrivato il momento per te di sparire.
Ma
tu mi avevi promesso il tuo aiuto per uccidere Hilda … ad
Asgard ci sono ancora i tuoi cavalieri e se tu volessi …
Camus
e Milo non uccideranno la celebrante di Odino. Lo sai meglio di me.
E io non ho nessuna intenzione di attirare l’attenzione su di
me. Ho inviato a Lady Hilda le mie scuse e questo è quanto.
Maledetto!
Calliope
si scagliò con tutta la sua forza sul Grande Sacerdote, ma a
quest’ultimo gli ci volle il solo spostamento del braccio per
impedire di essere colpito dal pugnale dorato. Improvvisamente il suo
cosmo si accese e la donna fece cadere immediatamente l’arma.
Saga si voltò, convinto che nulla ella avrebbe più
tentato. Però dovette fermarsi. Si voltò nuovamente,
preoccupato, ma non si soffermò ad osservare Calliope,
volgendo invece il suo sguardo verso uno svenuto Aiolia.
Benchè
il ragazzo fosse ancora privo di sensi, il cavaliere dei Gemelli
percepì chiaramente il ribollire del suo cosmo. Rimase
impressionato dalla forza che sentiva concentrarsi in un unico punto,
ma prima che potesse dire a Calliope di stare in guardia, vide il
braccio del ragazzo alzarsi e lanciare il suo colpo più
potente. Repentinamente riuscì a mandare la donna nella
Dimensione Oscura, ma travolto dal colpo del cavaliere, anch’egli
si trovò intrappolato in essa.
Non so cosa
altro dire se non che mi dispiace per il tempo che sto impiegando a
concludere questa storia. La vita purtroppo riserva veramente poco
tempo e poco spazio ad una povera scribacchina come me … mi
sto impegnando … giuro … ed Edgar non mi ha ancora
abbandonato.
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Capitolo 31 *** XXXI - Occasioni Perdute ***
Capitolo
XXXI
Occasioni
perdute
Non
gli era mai capitato di rimanere intrappolato nella sua stessa
prigione. La trovò un’esperienza surreale.
Bloccato
nella Dimensione Oscura, Saga stava cercando di pensare al modo
migliore per uscirne senza aggravare la situazione.
Se
avesse interrotto il suo colpo, non solo sarebbe riuscito a liberare
se stesso, ma avrebbe aperto la strada anche al suo nemico. Percepiva
in quel non luogo la presenza di Shaka e sapeva di non potersi
permettere di liberarlo senza prima comprendere quali fossero le sue
reali intenzioni.
Senza
considerare, inoltre, che dall’altra parte della Dimensione lo
stava aspettando Aiolia. Non che il leoncino potesse davvero
impensierirlo: stremato e ferito dallo scontro con Calliope non
avrebbe mai potuto rappresentare per lui un vero pericolo. Non voleva
però doverlo uccidere. Ora che il piano di quella strega stava
fallendo, sapeva che avrebbe avuto bisogno di tutti i suoi cavalieri
per tenere a bada il ritorno della Dea Atena.
La
cosa che però lo preoccupava di più era sentire sempre
più forte la presenza dell’altro se stesso. Intrappolato
in quella dimensione esterna, la sua volontà cominciava ad
essere minata dall’insistente supplica della sua parte debole.
“Perdono”,
“Pietà”, “Compassione”: che parole
vuote e deboli! Mai avrebbe ceduto a quella lamentela, piuttosto
avrebbe preferito la morte. Eppure il dolore che sentiva intorno al
suo cuore era reale. Vivo, come i ricordi delle morti che portava
sulla sua coscienza.
Sentì
un male sorgere sulla sua testa. La sua mente veniva offuscata da una
voce che continuava a ripetere quelle maledette parole “Compassione”,
“compassione”, “compassione”. Di cosa mai
avrebbe dovuto avere compassione?
Delle
persone che hai ucciso per sete di potere. Di Shion, Grande
Sacerdote che hai assassinato senza scrupolo alcuno!
Di
Aiolos, tuo amico di una vita e guerriero migliore di te! Di tuoi
fratello, rinchiuso in una cella, morto per aver detto il vero! Di
tutti quelli che hai ucciso in nome di te stesso! Della giustizia
che anela ad avere i suoi paladini e che invece deve accontentarsi
di figuranti manipolati da un folle!
Sta
zitto! – Saga urlò, lanciando in ogni direzioni colpi
violenti privi di alcuna vera intenzione. Non aveva un bersaglio da
colpire. Sua era l’anima dilaniata. Come avrebbe potuto
colpire se stesso?
Fallo!
Sei tu privo di coraggio? Ucciditi! In fondo non è quello che
hai già fatto attentando alla vita di Atena? Ucciditi!
Sta
zitto! Maledetto! Folle! Privo di coraggio e di ambizioni!
Compassione!
Smettila!
Compassione
per i morti! Per gli amici! Per la giustizia! Per la tua Dea …
per te stesso!
Basta!
Saga,
confuso e stremato, rendendosi conto di stringere nella sua mano la
daga dorata, nella speranza di far smettere quella voce insolente si
puntò l’arma al torace. Voleva solo spaventare se
stesso? Oppure era pronto ad uccidere la sua coscienza? Lacrime
salate cominciarono a rigare il suo volto. Tutto quello che avrebbe
voluto in quell’istante era semplicemente un po’ di pace
e di silenzio. Per un istante gli sembrò di tornare alla luce
e alla vita. Si guardò ancora una volta le mani e si rese
conto che era finalmente riemerso dall’angolo buio in cui quel
malefico lo aveva ripudiato. Alzò la daga, pronto a sferrare
un fendente che avrebbe dilaniato la sua carne, ma una voce lo
bloccò.
Il
cavaliere dei Gemelli fece cadere la daga e si voltò in
direzione della voce di Shaka. A vederlo, così rilucente della
luce della sua armatura, quel ragazzo sembrava un Dio. Che fosse lui
il suo salvatore?
“Stupido
di un debole! Lui è il tuo aguzzino!”
Saga
scosse la testa ed asciugandosi le lacrime cercò di
allontanare il suo io malefico. In fondo aveva poca importanza in
quale veste il cavaliere della Vergine si stesse presentando a lui.
L’unica cosa che contava in quel momento era far in modo che
lui lo rendesse innocuo, in modo che la Dea Atena un giorno avrebbe
potuto ristabilire l’equilibrio senza ulteriore spargimento di
sangue.
“E
il tuo sangue? Pensi che Virgo non ti ucciderà?”.
Che
cosa ti turba cavaliere di Gemini?
Tu
sai chi sono? Dunque mi hai riconosciuto?
Sei
sparito dal Grande Tempio anni fa. Cosa ti ha spinto a tornare in
questo momento di caos?
Virgo
cosa vedi nella mia anima?
Saga
non aveva molto tempo. Sentiva di perdere la sua anima. La sua parte
negativa era sempre stata più forte e violenta e le poche
volte che era riuscito a prendere il controllo, non era mai riuscito
a prevalere per più del soffio di un respiro. Doveva avvertire
Shaka, fargli capire che lui era il nemico e che doveva morire per
consentire il ritorno della giustizia.
Amore
per Atena e per la giustizia.
Non
vedi altro? Avanti cavaliere … non vedi altro? – Saga
lo afferrò violentemente, incredulo nello scoprire di quanto
fosse ottuso in realtà l’uomo più vicino agli
Dei.
Vedo
nubi e foschia. Dolore e Sangue. Ma in fondo, nel più
profondo dell’animo vedo la giustizia. E’ questo ciò
che conta.
Come
puoi dire questo … come puoi …
Saga
si afferrò la testa in preda ad un dolore lancinante. Sentiva
di perdere la sua battaglia. Non avrebbe avuto un’altra
occasione, eppure non sapeva come convincere l’animo di Shaka
della sua malvagità. Realizzò quindi che l’unica
cosa che poteva fare era quella di mostrare l’altro se stesso,
in modo che il cavaliere di Virgo comprendesse quanto errata fosse la
sua valutazione. Si lasciò andare, tornando nell’oblio
con la speranza che la malvagità che stava affiorando avrebbe
convinto Shaka a combattere.
Fu
un istante, lungo forse un’eternità, ma reso labile dal
tempo veloce che passava, eppure al cavaliere di Virgo parve di
percepire nell’uomo di fronte a lui pura malvagità.
Improvvisamente, però, prima che quella sensazione divenisse
verità, la dimensione si frantumò e lui si ritrovò
a precipitare in un vuoto senza fine che lo avrebbe riportato alla
realtà.
Solo
i suoi riflessi gli impedirono di franare addosso ad un Aiolia
svenuto e appoggiato ad una delle colonne della Sala del Trono.
Confuso,
cercò di catturare ancora quella sensazione orribile che lo
aveva avvolto poco prima di tornare da quella dimensione oscura, ma
senza successo. Si guardò attorno in cerca di indizi e nuove
sensazioni. Nulla di più che un soffio di vento e di vita gli
erano passati accanto. Non era riuscito a trovare alcuna risposta ai
suoi dubbi, eppure sapeva che il tempo delle sue domande non si era
ancora interrotto. Sentiva di aver avuto la soluzione ad un palmo di
mano, ma era così impalpabile che non era riuscito a
coglierla. Dove era Atena? Chi era veramente il cavaliere dei
Gemelli? E la giustizia regnava ancora in quei luoghi? Calliope,
Edgar, Seiya: cosa rappresentavano essi in tutta quella storia? Fu
certo che non avrebbe più avuto l’occasione di trovare
la verità.
Gemini,
cavaliere scomparso, era stato di fronte a lui per poco più di
un minuto. Sua quella dimensione fuori dal controllo dell’uomo
più vicino agli Dei. Suo il cuore pulsante più puro che
avesse mai incontrato. Eppure quell’ombra così oscura
proveniva da quell’anima. Possibile che il segno doppio con i
suoi conflitti aveva catturata quell’anima quasi divina,
oscurando il Grande Tempio?
Aiolia
si ridestò, confuso e pronto a fare domande, ma Shaka sapeva
di non avere risposte. Almeno non quelle che il giovane leone avrebbe
potuto accettare e comprendere. E ora? Che ne sarebbe stato di loro?
Maya
impiegò un po’ di tempo a riconoscerlo. Il buio della
sua cella non le consentiva di vedere oltre il suo naso. Eppure, per
qualche strano motivo riconobbe il suo profumo e il suo incidere
goffo.
Edgar
era un vero cavaliere. Se all’inizio quel tipo buffo e
impresentabile le era sembrato fuori luogo e fuori tempo, tanto da
innervosirla ad ogni suo gesto, ora le sembrò la cosa più
bella da ricevere in dono.
Aveva
bisogno che lui, prima di tutti gli altri, le dicesse che non era poi
una persona così cattiva.
La
paura attraversò la sua mente. E se anche Edgar avesse
rinunciato a crederla migliore di quella che era? E se anche lui
avesse rinunciato ad avere fiducia in lei? In fondo aveva visto di
cosa era stata capace e benchè l’avesse difesa di fronte
a Shaina, aveva assistito anche lui al suo tentativo di uccidere
Hilda.
Si
maledì per non aver ascoltato Mya e il suo cuore puro. Fin da
piccole aveva sempre detestato quel buonismo in lei. La adorava, era
sua sorella, eppure quel suo essere sempre generosa verso gli altri e
verso il mondo l’aveva lentamente allontanata. Brutta cosa la
gelosia.
Istintivamente,
quando Edgar si addossò alle sbarre, lei fece un passo
indietro. Non per disprezzo, ma per paura. E se anche lui avesse
visto finalmente il vuoto della sua anima?
L’uomo
le sorrise e il mondo le sembrò divenire più colorato.
Si aggrappò alle sbarre e come un fiume spinto dalla forza
della tempesta, spalancò la diga, facendo traboccare l’acqua:
Edgar,
perdonami! Che stupida che sono … avevi ragione …
credimi … ti prego … io … non sono malvagia …
non così … mi pento di quello che ho fatto … io
…
Maya
… non piangere – l’ometto raccolse le sue lacrime
e l’avvolse con il suo caldo sorriso – non hai nulla da
farti perdonare … non con me … io … sono
l’ultimo che può giudicare … è Lady Hilda
quella a cui devi fare le tue scuse. Lei e buona e se gli parlerai
con il cuore capirà, ne sono certo.
Io
… tutto qui? … non sei arrabbiato? – Maya si
sorprese nel sentirsi indisposta – non sei deluso?
Niente
in te può deludermi …
Cosa?
– la ragazza sgranò gli occhi – io ho tentato di
uccidere Hilda … l’ho pianificato …
Ma
non lo hai fatto …
Perché
tu e Shaina mi avete fermato!
Non
lo avresti fatto comunque …
Cosa?
Ma cosa dici? Come fai a saperlo? Tu non puoi conoscere il mio
destino … tu non mi conosci …
No,
è vero … non ti conosco bene e non conosco il tuo
futuro … ma ti sento …. ti sento forte e chiaro Maya …
ti ho sempre sentito …
Ma
cosa dici … - la ragazza sempre più incredula lo
guardava confusa – come … mi senti?
Sento
i tuoi sentimenti … frustrazione, gelosia, invidia ….
li ho riconosciuti … facile per me, sai? Sono i sentimenti
che mi hanno accompagnato per tutta la mia esistenza triste e
spenta. E’ brutto sentirsi inadeguati. E prima che tu mi dica
che non è così … non bisogna essere per forza
brutti per essere invidiosi e per sentirsi inadatti. Tu sei
bellissima, almeno per me – il volto di Edgar si colorò
di rosso a pronunciare quelle parole – eppure ti sei sempre
sentita fuori posto, non è vero?
Maya
non rispose. Quell’omino così improbabile era giunto a
comprenderla più di quanto aveva fatto chiunque, compresa lei
stessa. Sorprendente. Eppure non era vero, non del tutto.
La
ragazza dai capelli rossi ripensò a sua sorella. La sua dolce
Mya che aveva sempre cercato di raggiungere il suo cuore. Un fitto
dolore permeò il suo corpo e una visione piena di colori
invase la sua vista.
Urlò,
disperata. Urlò talmente forte da spaventare Edgar. L’ometto
si voltò convinto di avere alle spalle un nemico da
sconfiggere, ma quando non vide nulla di fronte a se, tornò a
guardare Maya. Osservò lo sguardo perso e terrorizzato ed ebbe
paura. Non era certo una novità, ma in quel momento gli sembrò
di non poter muovere neanche un suo sopracciglio per quanto la paura
lo avesse catturato. Non per lui, non più. Era per lei, solo
per lei che aveva il terrore aggrappato alla pelle.
La
chiamò, delicatamente, che il pericolo non era certo
all’esterno, almeno questo pensava di averlo compreso. Era la
visione di un possibile futuro che stava terrorizzando la ragazza.
Maya,
dal canto suo, sentendo la voce del suo nuovo paladino in lontananza,
si ridestò e afferrando le sue braccia attraverso le sbarre,
lo scrollò:
Edgar
non se lo fece ripetere. Quello era l’ordine della sua Dea e
lui avrebbe fatto di tutto per eseguirlo. Senza conoscere il nemico e
il destino, affrontò le scale della prigione come un leone.
Uscì alla ricerca di Mya con la promessa negli occhi di
proteggerla da qualunque avversità. Tutto per Maya.
Milo
passeggiava avanti e indietro nel corridoio, nervoso come uno
scolaretto alla sua prima interrogazione. Quella sera, nella sala
grande di quell’immenso palazzo di ghiaccio, si stava svolgendo
la festa che Lady Hilda aveva voluto organizzare per il suo ritorno.
Una
festa curiosa che agli occhi del cavaliere di Scorpio sembrava solo
un tentativo maldestro di far sembrare tutto normale. Eppure Milo
sentiva che nell’animo delle persone a lui vicine, nulla
sarebbe stato più uguale.
Mya,
in preda alla disperazione, per la sorte ancora sconosciuta che
aspettava la sorella, si era nascosta in un angolo, silenziosa e
spenta.
Edgar,
tetro e triste come mai prima d’ora, era andato a trovare Maya
di nascosto da tutti.
Camus,
appoggiato ad una delle colonne osservava distrattamente gli
invitati, gli abiti ed il buffet.
Milo
aveva provato ad intrattenere una conversazione con il suo amico, ma
dopo mille non risposte alle sue domande, aveva deciso di rassegnarsi
al fatto che quell’uomo, almeno per quella sera, non lo avrebbe
mai reso partecipe dei suoi drammi. Per questo aveva deciso di
allontanarsi e di sfogare la sua frustrazione consumando il pavimento
del corridoio.
Dopo
l’ennesima giravolta per tornare sui suoi passi, si ritrovò
addosso il cavaliere di Ofiuco e trovandosela praticamente fra le sue
braccia, con il profumo aspro di agrifogli che invadeva le sue
narici, si domandò come avesse fatto a dimenticarsi di lei.
Shaina,
con una spinta energica, lo allontanò da lui. Lo sguardo, a
quel punto, si soffermò ad osservare la figura esile e al
tempo stesso muscolosa della ragazza.
Invece
della solita divisa, la guerriera indossava un vestito da sera,
probabilmente fattole avere da Lady Hilda e, pur con la maschera
addosso, nell’insieme la trovò piacevole e sensuale,
tanto di fargli venire la voglia di strappargli quell’infernale
arnese dallo splendido volto che nascondeva.
Milo
arrossì a quel pensiero, così poco discreto e la
ragazza se ne accorse. Eppure fraintese, come ogni volta.
Sono
stata costretta dalle ancelle di Lady Hilda a mettermi questo
ridicolo abito. Hanno detto che qui non è consentito alle
donne di indossare pantaloni. Che cosa ridicola! E tu smettila di
burlarti di me. Mi hai già umiliato nel campo, non c’è
bisogno che continui a mortificarmi anche qui.
Perdonami
… io … non era mia intenzione – Milo pronunciò
quelle parole in maniera confusa, imbarazzato ancora del suo
pensiero così poco casto.
Perché
mi stai guardando in quel modo?
In
che modo?
Sembra
quasi che tu voglia uccidermi. – nel volto di Shaina, al
ricordo dello scontro avuto con quell’uomo, comparve una
sincera espressione di terrore. Il suo orgoglio era ferito. Aveva
compreso finalmente di non essere alla sua altezza, ma provare
addirittura paura la mortificava e la rendeva vulnerabile.
No
… al contrario – quelle parole allarmarono ancora di
più la giovane guerriera e Milo se ne rese conto – io …
ecco … ci tenevo a porti le mie scuse.
Scuse?
– a quel punto Shaina era completamente in balia della
confusione – scusa per cosa?
Per
averti aggredito e colpito senza alcun rispetto.
E’
così che si fa tra cavalieri – la ragazza risposte
infastidita – oppure non mi ritieni alla tua altezza?
Sei
uno dei cavalieri più tenaci e indomiti che abbia mai
incontrato – Milo sorrise – ed io ho sbagliato a non
comprendere che tu stavi facendo semplicemente il tuo dovere.
Già
– Shaina sospirò – ma probabilmente dovrei farlo
riflettendo meglio sulle situazioni. Quello che ho fatto ad Edgar è
ingiustificabile.
Vero
– Milo sorrise, facendo un passo avanti verso di lei,
costringendola così a fare un passo indietro – ciò
non toglie che tu hai fatto semplicemente il tuo dovere ed io ho
abusato delle miei forze.
Che
cosa ti prende Milo? – Shaina, sinceramente preoccupata per lo
sguardo strano del suo interlocutore, fece un altro passo indietro,
trovandosi con le spalle al muro.
Nulla
– Con due passi il ragazzo si ritrovò a sovrastarla,
impedendole di fatto alcuna via di fuga – è solo che ad
ascoltare questa musica e a vederti con questo vestito mi è
venuta voglia di ballare. Permetti?
Prima
che la guerriera potesse rifiutare, si ritrovò stretta fra le
braccia del cavaliere di Scorpio, a volteggiare sul pavimento di quel
corridoio, adiacente alla sala grande.
Se
all’inizio, vergognandosi e trovandosi a disagio nell’essere
stretta al corpo di quell’uomo, provò a liberarsi dalla
sua presa, dopo poco, catturata dalla musica e dal suo profumo, si
ritrovò a volteggiare con lui, incredula per quanto stava
accadendo.
Entrambi,
rapiti dai movimenti dei loro corpi e dalla musica, smisero di
pensare e di farsi la guerra e per il tempo di quel valzer, si
sentirono due semplici ragazzi ad una festa.
Milo,
constatando l’assenza di qualsiasi forma di vita in quel
corridoio, con un gesto dolce e delicato, sfilò la maschera
dal volto di Shaina e lei, benchè imbarazzata gliene fu grata.
Sapeva
che quella situazione era surreale e per certi versi ridicola, ma
nella loro vita, fatta di battaglie e morte, quel momento così
poco consono, le sembrò una ventata di aria fresca.
Aveva
bisogno di quell’ossigeno per tornare a vivere e a credere che
la sua esistenza potesse avere un senso, e così si abbandonò
fra le braccia di quel ragazzo così affascinante e dal
carattere impossibile, sognando per un’istante di essere la sua
fidanzata.
Milo
si lasciò abbracciare e sentendo il corpo della ragazza così
morbido e rilassato, la strinse ancora più forte a lui. Non
era tipo da analizzare le situazione e i sentimenti e, per certi
versi, quella era sempre stata la sua fortuna, eppure in quel
momento, avrebbe voluto comprendere i sentimenti che spingevano
Shaina a rimanere ancora attaccata a lui, pur sapendo quanto lo
disprezzasse.
In
quella magia, avvolto dalla splendida sensazione di avere almeno un
momento normale in quella maledetta vita, Milo smise di ballare e
senza separarsi dalla sua compagna, si abbassò su quel volto
così bello e prezioso per catturare da quelle labbra sensuali
un alito di vita pulita.
La
sensazione che gli rimandarono quei due gioielli fu un’esplosione
di colori, di rimpianto e di invidia. Non avrebbe mai potuto aspirare
ad una vita normale, lo sapeva, ma in quel momento si rese conto di
quanto in fondo provasse invidia per Edgar che, una volta cessata
quella ridicola storia, sarebbe potuto tornare ad una vita normale. A
lui quel lusso non sarebbe mai stato concesso.
Se
solo avesse potuto veder realizzato un suo desiderio, sarebbe stato
quello: rimanere attaccato alla bocca di Shaina per il resto dei suoi
giorni.
La
ragazza, benchè sorpresa da quel gesto, dischiuse le labbra,
si lasciò baciare e catturata da quella sensazione
confortevole e piena di calore, lo coinvolse in un bacio ancora più
profondo.
Era
la prima volta che sentiva le labbra di un uomo e la sua lingua
andare così in profondità. Aveva visto tanti film in
cui i due protagonisti si baciavano nel modo in cui ora stavano
facendo loro, eppure mai avrebbe pensato che le sarebbe venuto così
naturale farlo.
Non
si domandò perché gli consentisse tutto ciò, non
era importante, quello che contava in quel momento era quella
sensazione di vita che le si era insinuata nella pelle. Erano le
labbra di Milo che la stavano inebriando.
Milo
con i suoi muscoli e il suo caratteraccio sempre in bella mostra.
Milo, così sbruffone da essere insopportabile. Milo così
bello da togliere il respiro. Milo a volte così ottuso da
volerlo picchiare. Milo che un giorno sarebbe morto, trafitto da
qualche nemico, in difesa di Atena. Quell’ultima immagine
trafisse il suo cuore.
Shaina
con una spinta lo allontanò, staccandosi da quel bacio che era
vita e morte al tempo stesso. Allo sguardo sorpreso del ragazzo, la
sacerdotessa decise di rispondere con onestà:
A
nessuno di noi due è concesso di provare queste emozioni. Tu
morirai … io morirò … l’amore è
qualcosa che non appartiene a guerrieri come noi.
Già
– Milo sorrise di un sorriso così malinconico che
spezzò il cuore della ragazza – è stato bello
però toccare il cielo con un dito. I tuoi baci tolgono il
respiro Shaina. Non darli via …
Senza
aggiungere altro, il ragazzo si voltò e si allontanò.
Entrambi sapevano che la loro storia, fatta di guerra e amore, era
giunta alla parola fine.
Il
cavaliere di Ofiuco avrebbe smesso di fargli la guerra perché
alla fine si era ritrovata ad innamorarsi di lui.
Eppure
quell’amore, solo accennato, non avrebbe potuto proseguire
oltre.
Nel
futuro di entrambi, il sangue sarebbe stato l’unico rosso
consentito.
I
loro caratteri non avrebbero permesso ad entrambi di accettare alcun
compromesso.
Scegliere
la vita oppure la morte, di questo in fondo si trattava e nessuno dei
due, troppo orgoglioso per rinunciarvi, avrebbe mai accettato di
barattare la propria felicità per la felicità del
mondo.
Milo,
prima di entrare nella sala grande si voltò un’ultima
volta ad osservarla. Voleva imprimersi nella sua mente l’immagine
del suo volto bello e selvaggio, prima che venisse per sempre
nascosto ai suoi occhi da quella orribile maschera. Sorrise di un
sorriso che fece emozionare Shaina:
Non
aggiunse altro, che non c’era altro da dire e la ragazza,
vedendolo scomparire dietro la grande porta bianca, arrossì:
in fondo al cuore sapeva che anche lei ci sarebbe stata bene con lui.
Altro
capitolo, finalmente … dai dai … che lentamente anche
questa storia sta finalmente giungendo al termine. Altri pochi
capitoli e poi metteremo fine anche alla storia del povero Edgar.
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Capitolo 32 *** Capitolo XXXII - Senza un motivo ***
Capitolo
XXXII
Senza
un motivo
Aiolia
attendeva che Shaka gli spiegasse cosa fosse successo. Il giovane
leone dorato, facendo un’eccezione alla sua indole, aspettava
pazientemente che il suo compagno d’armi gli raccontasse la sua
verità. Eppure, l’uomo più vicino agli Dei,
continuava ostinatamente a tacere: con gli occhi chiusi e la postura
immobile, rimuginava su quanto accaduto, in cerca di una risposta o
di un segno che gli facesse comprendere il disegno generale.
Se
avesse dato retta al suo istinto, avrebbe potuto concludere che Il
cavaliere di Gemini fosse stato il cardine su cui stava ruotando
l’intera storia. Così fondamentale da rappresentare
l’ago della bilancia nel loro futuro. Ma cosa c’entrava
quell’uomo con il Grande Sacerdote, Calliope e soprattutto con
Edgar? E perché quell’ometto buffo era stato scelto per
indossare l’armatura di Pegasus? Qualcuno lo aveva aiutato,
oramai ne certo. E il cosmo che aveva sentito quel lontano giorno
nell’Arena in cui si era svolto il combattimento che aveva
sancito la vittoria del più improbabile dei cavalieri, era
quello di Gemini: ne aveva avuto la certezza in quella dimensione
così oscura da essere più profonda di un buco nero.
In
quello spazio lontano, in un certo momento si era persuaso che
sarebbe morto: eppure ne era uscito. Avrebbe potuto affermare che
fossero state le sue immense capacità a consentigli di
ritrovare la via. Ma benché avesse una grande stima di sé
e dei suoi innumerevoli talenti, sapeva in cuor suo che non era stato
lui a tirarsi fuori da lì, bensì Saga lo aveva fatto
per lui.
Ma
perché Edgar? Quella era la domanda che lo stava
perseguitando. Cosa rappresentava quell’improbabile ometto e
quanto in tutto questo c’entrava il Grande Sacerdote? L’unica
cosa certa ora era che il peggio stava passando. Al Santuario l’aura
malvagia che aveva percepito negli ultimi tempi si era affievolita.
Sentiva che non era sparita del tutto, ma il male per il momento era
ritornato a attenuarsi e questo gli doveva bastare.
Si
voltò a guardare il cavaliere del Leone che quieto aspettava
una spiegazione da lui. Sorrise al pensiero dello sforzo che quel
giovane così irruento stava compiendo. Purtroppo, però,
per lui non aveva risposte perché tutto era nebuloso.
Per
fortuna fu tolto dall’imbarazzante situazione dal
sopraggiungere di Marin. Osservando il giovane leone cambiare
espressione e diventare paonazzo in volto si domandò come
potesse un sentimento così effimero ed egoistico come l’amore
verso un altro compiere un tale istupidimento. Sospirò
all’idea che un cavaliere così valoroso potesse essere
ridotto ad una quisquilia da una donna.
Aiolia,
ignorando il suo compagno e fino ad allora interesse principale, andò
incontro alla ragazza, ma benchè in preda ad un forte
desiderio, si trattenne dall’abbracciarla, limitandosi solo a
sorriderle. Poi, con tono preoccupato le chiese cosa fosse venuta a
fare nella Tredicesima Casa e dove avesse lasciato il suo giovane
allievo:
Seyia
è al sicuro ed in ogni caso saprebbe difendersi. Sono giunta
fin qui perché ero in ansia e ho pensato che il mio
contributo potesse esserti di aiuto.
Ti
ringrazio. Per il momento la situazione è sotto controllo,
anche se non ho ancora capito cosa sia successo e che fine abbia
fatto il Pope.
Raccontami
cosa è accaduto.
Io
personalmente posso dirti ben poco. Mentre combattevo con Calliope
ho ricevuto un colpo alle spalle, infertomi da un cavaliere che non
ho visto. Dopo non ricordo più nulla.
Marin
si strappò un pezzo della sua fusciacca per stringerlo alla
vita di Aiolia, in modo da tamponare la ferita e fermare il sangue
che continuava ad uscire, seppur lentamente. Il ragazzo le sorrise,
stingendole la mano. Poi, entrambi si voltarono verso il cavaliere di
Virgo.
Non
poteva più rimandare una spiegazione e così Shaka
raccontò quello che aveva visto e scoperto:
Il
cavaliere che ti ha colpito e che in qualche modo ha allontanato
Calliope è il custode della Terza Casa.
Saga?
– Aiolia spalancò gli occhi, incredulo – il
cavaliere dei Gemelli? Colui che è scomparso dalla notte in
cui …
Si
– Shaka aprì gli occhi – colui che è
scomparso la notte degli Inganni, oggi era qui alla Tredicesima
Casa. L’ho visto e ho parlato con lui.
E
cosa ti ha detto? Perché è scomparso e perché
oggi era qui? Cosa ha fatto a Calliope? … - Aiolia vedendo il
suo compagno d’armi tacere si spazientì – insomma
Shaka! Vuoi rispondere!!?
Mi
dispiace Aiolia, non ho risposte per te.
Ma
qualcosa vi avrà pur detto, nobile Shaka!? – Marin,
benchè agitata cercò di mantenere un tono di voce
neutro.
Non
mi ha detto nulla che possa aiutarci a comprendere ciò che è
successo – Shaka si voltò ad osservare la luce del Sole
– però ho la certezza che quel giorno, nell’Arena,
fu lui ad aiutare Edgar ad ottenere l’armatura di Pegaso.
Cosa?
Sei sicuro? – Alla domanda di Aiolia il cavaliere di Virgo
annuì – perché? Perché lo ha fatto?
Io
non lo so … posso immaginare o intuire i motivi di tale
gesto, ma altro non saprei.
Lo
ha fatto per impedire a Seyia, di diventare cavaliere di Pegasus –
Marin rispose convinta, attirando su di sé gli sguardi
sorpresi dei due ragazzi – non vi sono altre spiegazioni
possibili, non pensate? Altrimenti perché hanno cercato di
attentare alla vita del mio allievo?
Vorresti
dire che il cavaliere dei Gemelli ha tramato contro il Grande Tempio
per cambiare il destino? Perché lo avrebbe fatto? E perché
proprio l’armatura di Pegasus? – nella mente di Aiolia
un dubbio si stava insinuando sempre più forte, che tutto
questo potesse essere legato a quanto accaduto a suo fratello anni
prima?
Non
so perché lo ha fatto e non so se questo ha qualcosa a che
fare con il tuo allievo o con quanto accaduto al cavaliere del
Sagittario – Shaka spostò il suo sguardo su Aiolia –
ma l’animo del cavaliere dei Gemelli è fedele ad
Athena, di questo io non dubito. Non può aver tramato contro
la nostra Dea.
Come
fai ad essere sicuro? – il cavaliere di Leo si mostrò
nervoso – perché allora mi ha attaccato? Avrebbe dovuto
attaccare Calliope, non pensi?
Eppure
non ti ha torto un capello, o sbaglio? – Shaka sospirò
– senti Aiolia, io non ho risposte semplici alle tue domande.
Quelle poche che sono riuscito a trovare sono confuse e non
risolvono tanti enigmi.
L’unica
cosa che possiamo fare è andare a parlare con il Grande
Sacerdote, allora.
Fermati
– Marin trattenne Aiolia per un braccio e quando il ragazzo si
voltò per chiederle spiegazioni, quasi si vergognò –
io non penso che sia una buona idea.
Perché?
Dubiti di lui? Pensi che anche lui sia coinvolto in quello che è
successo ad Edgar?
E’
lui che lo ha fatto chiamare.
Lo
ha fatto perché è stata Calliope a suggerirglielo –
Shaka rispose pensieroso – probabilmente è stato tratto
in inganno da quest’ultima. Certo, non è ammirevole che
il nostro Grande Sacerdote si sia fatto …
Abbindolare?
– involontariamente sul volto di Aiolia comparve un ghigno
divertito.
Già
– Shaka sospirò per l’ennesima volta – ma
questo non fa di lui un uomo malvagio.
E
ora? – Marin domandò più a se stessa che agli
altri due.
Bisognerà
porre rimedio a tutto. – rispose Shaka
Lady
Hilda conosceva le regole da seguire durante i balli e le cerimonie
di Asgard, ma quella sera, complice un giustificato nervosismo,
dimenticò la metà delle buone maniere. Gli invitati
attribuirono il suo comportamento distratto allo spavento avuto a
causa dell’attentato subito, ma in lei mille emozioni stavano
prendendo il sopravvento. Non faceva altro che muoversi nervosamente
fra i tavoli, salutando più volte le stesse persone e
dimenticando di omaggiare coloro che venivano da lontano. Il suo
sguardo cercava continuamente il cavaliere di Aquario e quelle poche
volte che i loro occhi si incontravano gli sorrideva eccessivamente,
cercando di carpire anche un piccolo indizio sulla risposta che
attendeva da lui. Nella sua mente sogni e incubi si alternavano senza
soluzione di continuità. Lo amava disperatamente e non voleva
rinunciare a lui. Eppure nel profondo del suo cuore sentiva che
qualcosa sarebbe andato storto.
Scacciava
continuamente quella sensazione spiacevole, ritenendola figlia delle
sue paure, ma dopo poco essa tornava ad affacciarsi in lei,
costringendola a cercare Camus tra la folla per ottenere
rassicurazione dal suo sguardo profondo come il mare.
Il
custode delle energie fredde, osservandola dalla sua postazione,
aveva colto ogni sua paura ed emozione. Avrebbe voluto correre da
lei, per abbracciarla e rincuorarla, ma cosa avrebbe potuto dirle per
tranquillizzare il suo animo? Era combattuto e mai come in quel
momento avrebbe voluto conoscere cosa il destino aveva in serbo per
lui. Istintivamente cominciò a scrutare la sala alla ricerca
di colei che avrebbe potuto mostragli il suo futuro. E quando
intravide dietro le colonne, la figura esile di Mya, senza curarsi di
dare alla sua amata l’impressione sbagliata, abbandonò
la postazione e raggiunse a grandi falcate la ragazzina dai capelli
rossi. Un volta raggiunta, la spinse delicatamente nel corridoio
adiacente alla sala.
La
ragazza gli sorrise, ma Camus percepì in quel sorriso una
sorta di saluto finale, come se da lì a breve le loro strade
potessero separarsi per sempre. Una morsa strinse il suo cuore al
pensiero di non rivedere più quella buffa ragazza e un
presentimento funesto attraversò il suo animo:
Che
cosa ti rattrista, Mya?
Io
non sono triste. Al contrario, sono felice di poterti essere di
aiuto – il sorriso della ragazza si fece malinconico –
anche se so che da qui a poco non vedrò più i tuoi
splendidi occhi, sono comunque felice.
Mya
… - Camus si rese conto di aver paura di scoprire a cosa
quella ragazza così enigmatica si stesse riferendo.
So
che non mi credi, ma io conosco il tuo futuro e so di poter fare la
differenza.
Mya
sai che non ti amo, vero? – il tono del cavaliere si fece più
dolce – almeno non come speri tu.
Si,
lo so – la ragazza sospirò – ma so anche che nel
tuo cuore un piccolo spazio per me c’è e ci sarà
sempre. Mi basta sapere che non ti dimenticherai mai di me. Avevi
ragione Camus.
A
che proposito? – il ragazzo era sempre più perplesso
Possiamo
cambiare il destino che è stato tracciato per noi. Non devi
preoccuparti del tuo futuro, io farò in modo che tu viva e
che possa amare così Hilda.
Prima
che Camus potesse chiederle conto di quanto affermato, Mya si accostò
a lui e alzandosi in punta di piedi gli si avvicinò in modo da
potergli imprimere un bacio sulla guancia. Poi fuggì via.
Il
cavaliere di Aquarius le corse dietro, ma invece di raggiungerla andò
a sbattere addosso al suo compagno d’armi:
Camus!
Dove vai così di corsa?
Sto
cercando Mya, l’hai vista?
No,
ma dal modo in cui la stai cercando deve essere importante.
Cavaliere
di Aquarius!
I
due uomini si voltarono al richiamo di Lady Hilda, che nel frattempo
li aveva raggiunti nel corridoio, ma nessuno dei due disse nulla.
Milo,
dopo aver annuito con il capo, si dileguò in cerca della
ragazza dai capelli rossi. Una volta soli, Hilda, incurante di essere
in una via di passaggio, si strinse a lui. Camus, combattendo con i
suoi sentimenti, la allontanò delicatamente:
Qualcuno
potrebbe vederci.
Non
ha importanza – Hilda sorrise – se questa sera
annunceremo il nostro fidanzamento.
Hilda
…
Ti
prego Camus – Hilda si strinse ancora una volta a lui,
supplicandolo – non rinunciare a noi. Lo so che ti sto
chiedendo molto, ma potrai servire la tua Dea anche stando con me.
Sul
volto del cavaliere comparve un sorriso incredulo. Veramente la donna
pensava che avrebbe potuto svolgere il suo compito di cavaliere e
maestro, rimanendo ad Asgard come principe consorte? A quel pensiero
si bloccò. Possibile che il destino avesse in serbo per lui
questo? Gli ritornarono alla mente le parole di Maya. Gli aveva
predetto un destino di morte a cui lui non aveva dato peso e ora
ripensando anche alle ultime parole di Mya riconsiderò il
fatto di essere stato molto superficiale in tutta quella storia.
L’idea che Mya potesse pensare di sacrificarsi per lui lo
avvinghiò, bloccandolo. Cominciò a guardarsi intorno
con frenesia.
Hilda,
sentendolo inquieto, cercò di attirare la sua attenzione,
forzandolo a guardarla nuovamente:
Quali
sono i tuoi dubbi? Ti prego Camus, parlami. Qualunque essi siano li
affronteremo insieme. Non posso rinunciare a te. Questi sentimenti
che provo per te sono troppo grandi e forti per potervi rinunciare.
Hilda,
anche io provo un grande amore per te, ma … - Camus, suo
malgrado si costrinse a mantenere una certa freddezza – forse
non siamo destinati a stare insieme.
Non
dirlo! – Hilda chiuse le sue labbra con la mano – Non
dirlo neanche per scherzo. Siamo noi che compiamo il nostro destino.
Non è sempre quello che hai affermato?
Camus,
sopraffatto dai suoi sentimenti, strinse a se la regina di Asgard.
Era stanco di combattere con se stesso. Stanco di dover sempre tenere
sotto controllo le sue emozioni e stanco di fare sempre la cosa
giusta. Sapeva di compiere peccato mortale desiderandola, ma non
voleva più rinunciare a qualcosa che sentiva in fondo
appartenergli. L’amore di Hilda era suo e questo doveva
giustificarlo a fare scelte egoistiche. Il destino erano gli uomini a
costruirselo. Ne era sempre stato convinto. Aveva voluto fortemente
ottenere la cloth dell’Aquario e l’aveva meritata in
virtù dei suoi sacrifici, non per poter divino. Ripensò
ad Edgar, alla sua totale assenza di cosmo e alla sua capacità
di ottenere comunque le vestigia di Pegasus. Catturò le labbra
della sua amata e si lasciò andare al bacio più
passionale che avesse mai provato.
Milo
continuava a girare in tondo alla ricerca di Mya. Possibile che
quella ragazzina fosse riuscita a sfuggirgli? O forse era tropo
distratto dai suoi pensieri per cercarla veramente? Cosa aveva
imparato fino ad ora da tutta quell’esperienza? Che gli uomini
possono essere migliori di quello che sembrano? Che l’amore fa
male? Che a volte c’è più coraggio in una donna
che in mille uomini forzuti? Si era innamorato di Edgar e della sua
goffaggine e aveva provato ammirazione per Shaina, unica donna a
mostrare più coraggio di lui. Ma poteva dire tranquillamente
di ammirare Edgar per il suo coraggio e di amare Shaina. Non era
certo un esperto in fatto di sentimenti, ma l’attrazione per
quella ragazza non era solo fisica, di questo ormai ne era certo.
Eppure aveva rinunciato a lei e probabilmente, finita tutta questa
storia, avrebbe costretto Edgar a restituire le vestigia di Pegasus.
Rinunciava ai sui sentimenti per colpa della morte.
Sorrise
tristemente al pensiero lugubre che lo stava attraversando, ma del
resto non poteva permettersi di amare sapendo di dover presto morire
e non poteva certo lasciar andare incontro alla morte un essere così
buono come Edgar.
Perso
nei suoi pensieri non si avvide del sopraggiungere del suo amico e
finì con lo scontrarsi con lui, trascinandolo in un ruzzolone
sulle scale. Quando entrambi riuscirono a districarsi, Milo scoppiò
a ridere:
Caro
Edgar, tu non hai idea di quanto sentirò la tua mancanza.
Milo
ti prego – l’ometto non dedicò alcuna attenzione
alle parole del cavaliere e alzandosi velocemente si avvinghiò
a lui per costringerlo ad alzarsi – ho bisogno del tuo aiuto.
Devo trovare assolutamente Mya. Ti prego, alzati!
Ma
perché questa sera tutti cercate Mya?
Chi
altro la cerca? – Edgar cominciò ad agitarsi sempre più
freneticamente.
Camus.
Mi ha detto di trovarla e di non perderla di vista. Ma tu perché
la cerchi? E perché sei così agitato?
Maya
mi ha detto di trovarla perché è in pericolo.
E
tu credi a lei?
Si
– Edgar si mostrò impaziente – non è
necessario che anche tu ci creda. Però aiutami ti prego.
Va
bene, Edgar. Ti aiuterò – Milo sorrise – e
comunque è da prima che la sto cercando, ma senza successo.
Magari in due avremo più fortuna.
I
due uomini ripreso a cercare la ragazza dai capelli rossi senza
sapere che di lì a poco i destini di molti sarebbero cambiati
per sempre.
Oh
Cavoli! E’ un’eternità che non aggiorno questa
storia. Quando ho realizzato che sono anni che la trascino mi sono
spaventata e spazientita io stessa. Mi dispiace veramente tanto non
essere riuscita a mantenere la costanza che meritava Edgar, ma nelle
ultime settimane mi sono ritrovata a pensare nuovamente a lui.
Desidero fortemente riuscire a dare un degno finale alla sua
avventura e così eccomi nuovamente ad aggiornare la storia.
Incrociamo le dita anche questa volta.
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Capitolo 33 *** XXXIII - Confronti Serrati ***
Capitolo
XXXIII
Confronti
Serrati
Negli
anni passati ad Asgard Maya aveva imparato a conoscere profondamente
le mura e i corridoi di quel castello. Aveva inoltre costruito tra le
maestranze una rete di relazioni tale da fare invidia perfino alla
Celebrante di Odino. Lo aveva fatto perché convinta che un
giorno avrebbe avuto la necessità di fuggire. Quel giorno era
arrivato, ma non per il motivo che aveva sempre pensato. Non stava
fuggendo a causa dell’aggressione a Lady Hilda, bensì
per cercare di evitare che sua sorella andasse incontro al destino
che aveva deciso di cambiare.
Aveva
fiducia in Edgar, ma sentiva che nulla avrebbe impedito a Mya di
salvare il suo cavaliere. Si arrabbiò mentalmente con il
custode delle energie fredde: se solo lui avesse ricambiato i
sentimenti di sua sorella, probabilmente tutto questo non sarebbe mai
accaduto.
Complice
il ricevimento e i festeggiamenti, Maya non solo era riuscita a
fuggire dalle prigioni sotterranee, ma stava correndo per i corridoi
senza preoccuparsi di essere scoperta. Arrivando in prossimità
del salone principale, però, si fece più guardinga,
conscia di poter incontrare dei volti nemici. Benchè fosse
attenta e preparata, però, non si avvide della presenza del
cavaliere di Ofiuco che, nascosta in prossimità del corridoio
esterno, la osservava muoversi intorno alle salette. Quando si avvide
di lei fu troppo tardi, Shaina l’aveva già bloccata e
immobilizzata:
Dove
stai andando?
Lasciami!
– per quanto Maya provasse a librarsi, le risultò tutto
inutile.
Non
farmi perdere tempo. Dimmi cosa hai in mente di fare e facilita la
vita ad entrambe.
Ti
prego, lasciami andare – Maya cercò nuovamente di
liberarsi – devo salvare mia sorella e Edgar.
Edgar?
– Shaina allentò la presa e la ragazza si liberò
dalla sua morsa, ma prima che potesse cominciare a correre, fu
bloccata ancora una volta.
Lasciami
libera! Se non la trovo subito, Mya morirà.
E
pensi che io possa crederti dopo quello che hai fatto?
Non
mi interessa se tu mi credi o meno. Se vuoi puoi venire con me.
Quello che voglio è solo trovare mia sorella! Anche Edgar la
sta cercando.
Vuoi
dire che Edgar vuole fare del male a Mya? – il cavaliere di
Ofiuco la guardò confusa
Ma
no! Io ho chiesto ad Edgar di trovarla e di aiutarla, ma ho paura
per entrambi – Maya si inginocchiò e unì le mani
in preghiera – ti prego Shaina … aiutami a salvarli
Shaina
si soffermò ad osservarla. Nonostante Edgar l’avesse più
volte difesa, lei continuava a non fidarsi di quella ragazzina dai
capelli rossi. Qualcosa di nascosto ed inquieto vedeva nel profondo
dei suoi occhi, però l’ometto buffo era disposto a
crederle e Milo credeva all’ometto buffo. Lei aveva imparato a
fidarsi del cavaliere di Scorpio ed in fondo aveva imparato anche ad
apprezzare quel tipo strano, così decise di mettere da parte
per una volta la sua indole sospettosa e annuendo alla richiesta
decise di fidarsi.
Non
fece in tempo, però, ad acconsentire che un fascio di luce,
lanciato ad una velocità simile ai colpi che Shaina aveva
visto eseguire a Milo, le colpì entrambe, atterrandole. Il
cavaliere di Ofiuco si rialzò velocemente, trovandosi di
fronte tre dei cavalieri di Asgard. Quello che le aveva colpite, alto
e possente più del cavaliere del Toro, sorrise
sarcasticamente:
Beh
ragazzina, ti faccio i complimenti, non è da tutti dopo aver
ricevuto il mio Titanic
Hercules
rialzarsi con le proprie gambe.
Non
ti rattristare Thor – il secondo cavaliere dai capelli biondi
sorrise a sua volta – in fondo sei riuscito a immobilizzare la
traditrice.
Shaina
si voltò verso Maya, timorosa che la ragazza, priva di
armatura e non avvezza a certe brutalità, fosse stata colpita
a morte. Con suo stupore, però, la vide rialzarsi, seppur a
fatica e mettersi in piedi con le sue forze.
Ahi
ahi, Thor, stai perdendo la tua forza! – il terzo cavaliere,
dai capelli grigi lo irrise – non sei riuscito a scalfire
nessuna delle due.
E
sia! – Thor, visibilmente contrariato si preparò a
scagliare ancora un altro colpo – questa volta vi mostrerò
la mia vera potenza.
Nell’istante
in cui l’uomo si apprestò a lanciare il colpo Shaina si
preparò per riceverlo. Avrebbe potuto schivarlo, forse, ma
sapeva che Maya non sarebbe riuscita a fare altrettanto e così
decise di sacrificarsi per evitare che lei morisse sotto la potenza
di quel fascio di luce.
Benchè
i suoi riflessi fossero ottimi non riuscì a vederlo partire,
ma con suo sommo stupore evitò l’impatto. Alzando lo
sguardo verso l’uomo che stava contenendo quel colpo riconobbe
le spalle possenti di Milo e suo malgrado sorrise ringraziando
mentalmente il suo salvatore. Affianco a lei arrivò anche
Edgar, che prima che il cavaliere di Scorpio finisse di smorzare quel
potente attacco, scagliò il suo colpo che però non
arrivò a colpire nessuno dei tre cavalieri. Thor scoppiò
a ridere, seguito dagli altri due:
E
tu saresti un cavaliere di Athena! Così grasso e privo di
ogni forza? Come è caduta in basso la vostra Dea se arruola
esseri ridicoli come te!
Io
sarò anche ridicolo, ma il mio grande cuore e il mio coraggio
vi impedirà di fare male a queste due ragazze!
E
allora mostrami il tuo coraggio, ridicolo ometto.
Thor
per la terza volta lanciò il suo colpo, ma anche questa volta,
prima che impattasse sul povero Edgar che non aveva avuto neanche il
tempo di realizzare cosa stesse accadendo, intervenne Milo. Ma mentre
il cavaliere di Scorpio era concentrato a respingere il Titanic
Hercules
di Thor, il colpo lanciato da Luxor, il cavaliere dai grigi capelli,
lo colpì in pieno.
Il
cavaliere d’oro rimase fermo sulla posizione, ma gli artigli
del Wolf
Cruelty Claw
lo ferirono in volto, facendolo barcollare. Osservando il volto di
Milo, Shaina provò pena e terrore per il povero Luxor perché
così facendo aveva decretato la sua morte.
Prima
che il cavaliere dello Scorpione potesse però accennare una
reazione, Hagen scagliò il suo violento Great
Ardent Pressure
su Edgar
che
ne fu travolto. Le urla di dolore fecero voltare Milo, che per la
seconda volta venne nuovamente colpito dal colpo di Luxor. Gli
artigli questa volta si conficcarono sul braccio destro, inferendogli
una ferita profonda. Lo sguardo di Milo divenne furente. Shaina si
incantò ad osservare il sangue che stava bagnando il suo
braccio, immaginando la reazione violenta che ne sarebbe scaturita.
L’intuizione della sacerdotessa non tardò a realizzarsi.
Il cavaliere dello Scorpio non lasciò neanche il tempo ai tre
cavaliere di Asgard di vedere da dove era partito il colpo, che li
colpì simultaneamente con il suo Scarlet
Needle.
La potenza del colpo, benchè ridotta dall’ampiezza del
raggio di azione, riuscì a ferire sia Thor che Hagen,
atterrando Luxor, l’artefice del su ferimento.
Durante
tutto quel trambusto Maya si allontanò, approfittando del
fatto che nessuno poneva più attenzione a lei. Solo Edgar,
dopo essersi ripeso dal colpo subito e dopo aver spento un principio
di incendio sul suo gonnellino, si accorse dell’assenza della
ragazza. Titubante sul da farsi, si voltò verso Shaina,
l’unica non coinvolta nello scontro.
La
ragazza, intuendo le sue intenzioni, lo incoraggiò a seguire
Maya e vedendolo ancora fermo e indeciso lo rimproverò:
Avanti
Edgar, non penserai di essere di alcuna utilità qui?! Anzi,
oserei dire che se resti Milo dovrebbe spendere energie a
difenderti, distraendosi dal combattimento impegnativo nel quale è
coinvolto.
Edgar
non mi è di alcun intralcio – Milo si voltò
verso i due – e questi tre sono talmente insulsi da non
impensierirmi minimamente.
Prima
che Shaina o Edgar potessero dire o fare qualcosa, il cavaliere dello
Scorpio venne colpito alle spalle dal colpo di Hagen. Il calore e le
fiamme lo avvolsero, facendo sprofondare il povero Edgar in un abisso
di terrore. Avrebbe dovuto fare qualcosa, ma il fuoco lo spaventava
fin da piccolo. L’urlo che gli era uscito in precedenza non era
tanto di dolore, ma di terrore. L’idea di morire carbonizzato
era stato il suo incubo fin da piccolo, dal giorno in cui aveva visto
in televisione il film “L’Inferno di Cristallo”.
Era
passato un secolo da quel giorno e lui ora era un uomo differente.
Cominciò a ripetersi questa frase mentre mosse i primi passi,
prima lentamente, poi sempre più velocemente fino a correre
verso Milo e incontro al fuoco. Doveva salvarlo, non importava se
fosse finito come un maialino alla graticola, l’importante era
salvare il suo amico.
Prima
di giungere verso la meta, però, si accorse che il cavaliere
si stava salvando da solo, fermando il colpo di Hagen con il suo
immenso cosmo. Rimase incantato ad osservare il gesto elegante del
suo amico e non si accorse che stava ancora correndo. Si ritrovò
così abbarbicato al cavaliere dello Scorpio, imbarazzato e
confuso. Milo lo squadrò con il suo solito sorriso sghembo:
Forse
ha ragione Shaina. Non è il caso che resti qui, Edgar. Va,
corri dietro a Maya e cerca di aiutarla. Probabilmente ne ha più
bisogno lei di me.
Milo
… mi spiace … io non sono bravo in nulla, di certo non
sono bravo a proteggerti.
Edgar,
caro, non è questo il tuo compito. Va e aiuta Maya.
Prima
che Edgar potesse dire o fare nulla, entrambi vennero nuovamente
colpiti dal colpo di Hagen. A quel punto, Milo lo spinse via e gli
urlò di sparire. Il buffo ometto non se lo fece ripetere: non
era mai riuscito a disobbedire ad un ordine autoritario.
La
spiegazione di Shaka non lo aveva convinto. Inoltre nessuno gli
avrebbe tolto dalla testa che il suo compagno d’armi sapesse
più di quanto aveva detto. Eppure aveva lasciato perdere.
Anche lui, come il cavaliere di Virgo aveva percepito il dileguarsi
dell’aurea negativa intorno al Grande Tempio e con la scomparsa
di Calliope non restava loro molto altro da fare. Bisognava risolvere
ancora la questione di Edgar, ma a lui avrebbero pensato Milo e
Camus.
Il
suo compito ora era quello di recuperare Seiya e fare in modo che il
ragazzo non rinunciasse ai propri sogni e preservasse la sua vita.
Accompagnò
Marin lungo il crinale delle montagne verso la zona in cui aveva
nascosto il suo allievo, ma quando giunsero in prossimità del
valico oltre il quale avrebbero intravisto la casetta dove il ragazzo
si nascondeva, Aiolia si fermò di colpo.
La
sensazione di perdere una parte di sé una volta attraversato
quel valico si impossessò di lui a tal punto che nessuno dei
richiami del cavaliere dell’Aquila riuscirono a ridestarlo.
Aveva compreso, improvvisamente, che quello sarebbe stato l’ultimo
momento di amore nella sua vita. Lo sentiva sulla sua pelle e sulle
sue ossa e anche se la ragazza che gli aveva donato sensazioni e
sentimenti per lui impensabili non gli aveva ancora detto nulla,
aveva la certezza che di lì a poco lo avrebbe lasciato. Si
voltò improvvisamente verso di lei e con aria malinconica le
chiese:
La
ragazza seppur per un istante rimase sorpresa, immediatamente
comprese a cosa si riferiva quella domanda. Per tutta risposta, senza
dire nulla, gli si avvicinò e dopo aver preso tra le sue mani
il suo volto e averlo baciato sulle labbra, appoggiò la sua
fronte sul suo mento. Poi gli rispose a parole:
Perché
l’amore che io provo per te e quello che tu provi per me ci
impedirebbe un giorno di fare la cosa giusta.
Non
puoi saperlo! – Aiolia le alzò il volto, in modo che i
loro occhi si incontrassero – magari accadrà il
contrario.
Per
noi non è scritto alcun futuro di amore. Solo la battaglia ci
attende.
La
vita non è fatta solo di combattimenti. Noi dobbiamo vivere
al di là di tutto questo.
E’
impossibile – Marin si liberò dalla sua presa,
allontanandosi da lui – almeno per me. Io non credo che potrei
battermi sapendo che potrei morire, lasciandoti nel dolore o peggio
… sapendo che TU potresti morire.
E
così decidi di perdermi ora? – Aiolia sorrise
malinconicamente – non ti sembra assurdo? E poi che vorresti
dirmi, che una volta che mi avrai lasciato smetterai di amarmi? Non
ti preoccuperai più del mio destino?
Mi
preoccuperò sempre per te e per quello che ti accadrà
e non posso certo decidere di smettere di amarti. – Marin
evitò di guardarlo – Ma lo farò sapendo di non
avere alcun diritto di chiederti di vivere per me e solo per me. Noi
siamo votati alla Dea Athena, questo è il nostro destino e
non possiamo avere altro pensiero se non quello di essere fedeli a
lei.
Aiolia
strinse i pugni fino al punto in cui le sue unghie si conficcarono
nella carne. Nella sua mente vorticavano le parole di Marin e le
emozioni che insieme avevano condiviso in quei pochi attimi passati
insieme. In un esplosione di rabbia si voltò per scagliare un
pugno sulla parete della montagna che, come un foglio di carta, venne
giù andando in frantumi. Il rumore assordante non riuscì
comunque a sovrastare il battito del suo cuore che stava andando
all’impazzata dentro il suo petto. Non poteva rinunciare a lei
eppure sapeva di doverlo fare. In fondo era qualcosa che aveva sempre
saputo.
Per
la rabbia scagliò un altro pugno che però si infranse
sulla mano di Marin. La ragazza sorrise suo malgrado:
Non
vorrai seppellirci sotto la montagna, vero?
Beh!
Sarebbe un bel modo di morire: abbracciato con te – per un
istante i loro sguardi si incontrarono ed entrambi sorrisero, ma poi
la rabbia in lui prese nuovamente il sopravvento – Che senso
ha concedervi la possibilità di amare o uccidere l’uomo
che vede il vostro volto? Dimmi, che senso ha? Tanto valeva che mi
uccidevi quella sera, avrei sofferto di meno.
Le
lacrime uscirono dal suo volto, difficile dire se fossero di rabbia,
di dolore o di rimpianto. Certo era che Aiolia in quel momento
avrebbe voluto poter cambiare la loro vita. Marin si strinse a lui,
abbracciandolo: se avesse potuto si sarebbe fatta carico di tutto il
suo dolore, che in fondo averne in più non è che
spostava molto la sua situazione. Non avrebbe più amato e
forse neanche più sorriso. Eppure sapeva di dover continuare a
vivere, per Athena, per il mondo e per il suo allievo Seiya. Doveva
vivere anche per Aiolia e sperare che nulla accadesse loro e magari
sognare che un giorno sarebbero stati liberi dai quei vincoli così
giusti eppure così dolorosi.
I
due si separarono e Marin, dopo aver accarezzato la sua guancia si
avviò verso il valico per raggiungere il giovane Seyia, ma
Aiolia, afferrandole la mano la trattene. Quando lei si voltò
comprese subito cosa il ragazzo voleva dirle. Annuendo, acconsentì
alla sua ultima, tacita, richiesta, che in fondo non sarebbe cambiato
nulla se il mondo avesse aspettato un'altra ora prima di essere
salvato: giusto il tempo di amarsi l’ultima volta.
Sapeva
in fondo di non essere stato sincero con Aiolia. Non gli aveva
mentito, non era nella sua natura, aveva solo omesso quanto in realtà
fosse sicuro di quello che era successo negli ultimi tempi. Aveva
chiaro ormai quale fosse il quadro generale: Calliope per la brama di
ottenere il trono di Asgard per le sue figlie aveva convinto il
Grande Sacerdote delle male intenzioni di Lady Hilda. In qualche modo
lo aveva anche convinto del fatto che Edgar fosse meritevole di
battersi per la Cloth di Pegasus. Era inoltre certo del fatto che
fosse stato il cavaliere di Gemini ad aver aiutato quel buffo ometto
a vincerla, spinto probabilmente da una richiesta del Grande
Sacerdote stesso. Era convinto che tutti i cavalieri, in fondo, si
erano mossi per suo volere. Era ormai certo anche del fatto che
l’armatura di Pegasus fosse destinata all’allievo del
cavaliere dell’Aquila. L’unica cosa che gli mancava di
capire era perché il Grande Sacerdote si era lasciato
manovrare da quella donna e se quanto di quello che aveva fatto fosse
per il bene o per il male.
Non
poteva dubitare del Pope, certo, ma negli ultimi tempi un dubbio si
era insinuato nella sua mente ed ora, libero dal qualsiasi
interferenza, era giunto il momento di chiarirlo. Entrò nella
Grande Sala, ma del Grande Sacerdote non trovò alcuna traccia.
Decise di attendere il suo ritorno e sedendosi nella tipica posizione
del Loto a lui congeniale, cominciò pazientemente ad
aspettare.
L’attesa,
a dispetto di quello che immaginava durò molto e quando il
Grande Sacerdote entrò nella sala, sentì delle
increspature e dei conflitti nella sua anima sempre così
ermetica. L’uomo più vicino agli Dei, si alzò di
scatto e rendendo omaggio al Pope, si preparò ad attivare al
massimo tutti i suoi sensi per cogliere ogni minimo segnale o
suggerimento. Il Grande Sacerdote si sedette sul trono con una certa
fatica e solo dopo un tempo che a Shaka sembrò eterno cominciò
a parlare:
Cavaliere
di Virgo, immagino che tu, uomo così perspicace e attento,
sia venuto per chiedere spiegazioni.
Ebbene,
Grande Sacerdote, avete ragione. – Shaka spostò il
volto un po’ verso la sua destra per cogliere meglio la voce
dell’uomo, che sentiva fragile.
E
allora procedi con le tue domande – l’uomo si lasciò
andare, visibilmente stanco – come puoi vedere sono affaticato
e vorrei al più presto andarmi a riposare.
Si,
lo vedo – Shaka si voltò verso di lui, ma tenne gli
occhi chiusi – e mi domando cosa vi abbia così provato.
Gli
eventi degli ultimi tempi hanno richiesto in me un grande sforzo e
ora, che anche grazie al vostro intervento, le cose sono migliorate,
le mie energie mi hanno abbandonato.
Allora
non negate il fatto che Calliope avesse su di voi una cattiva
influenza? Mi domando come questo sia stato possibile!
Ti
sbagli cavaliere e fai torto a me e ad Athena che mi ha scelto come
colui che vi governa nel dubitare delle mie capacità.
E
allora spiegatemi, perché io non ho compreso il vostro ruolo
in tutta questa storia.
E
pensi di aver compreso la storia? – Sul volto di Saga, coperto
dalla maschera, comparve un sorriso mentre nella sua mente la paura
si dileguò confortata dal pensiero che l’arroganza di
quel ragazzo gli avrebbe offerto una via di fuga.
So
per certo che Calliope voleva attentare alla vita della celebrante
di Odino, che il cavaliere di Gemini ha permesso ad Edgar di
ottenere l’armatura di Pegasus, la quale, però, è
destinata all’allievo del cavaliere dell’Aquila –
Shaka attese un attimo pensieroso prima di proseguire – e so
che voi eravate a conoscenza di tutto questo.
E’
vero e mi complimento con te per non esserti fatto sfuggire nulla.
In
verità, come dicevo prima, quello che mi sfugge è il
vostro ruolo in tutto ciò.
Il
mio ruolo? – Saga si alzò dal trono e cercò di
recuperare tutte le energie a sua disposizione. Seppur debilitato
dai suoi conflitti interiori, aveva bisogno di lucidità e
fermezza per convincere quel cavaliere – Ho semplicemente
cercato di evitare che Calliope raggiungesse i suoi scopi.
Volete
dire che avete cercato di evitare che uccidesse la Regina di Asgard?
– Shaka si fece ancora più dubbioso – e in che
modo?
Facendo
in modo che Lady Hilda fosse seguita costantemente da uno dei miei
cavalieri più valorosi.
Ma
voi avete chiesto ai vostri cavalieri di uccidere Camus!
No!
Io ho chiesto ai miei cavalieri di riportare Aquarius e Lady Hilda
qui. Sapevo che Calliope voleva ucciderla e così ho fatto di
tutto per evitare che ciò accadesse.
E
Edgar? – Shaka aprì gli occhi per mostrare con la sua
espressione tutti i suoi dubbi.
Edgar
faceva parte del piano. – Saga cercò di concentrarsi
ancora di più – il fatto è che Calliope aveva
paura del cavaliere di Pegasus.
Calliope
aveva paura di … Edgar?
Non
di Edgar, ma di Seyia. Affermava di aver visto nel futuro che quel
ragazzo farà in modo di distruggere Asgard e i suoi
cavalieri.
E
voi le avete creduto?
Assolutamente
no! Ma non volevo che facesse del male a quel ragazzo e così
ho assecondato i suoi piani, sapendo che quell’ometto, Edgar,
sarebbe stato protetto al meglio dai cavalieri di Scorpio e di Leo.
Non
ha senso, Grande Sacerdote!
E’
questa la differenza tra me e te, nobile Shaka e questo è il
motivo per cui io sono il Grande Sacerdote e tu no. Dovresti provare
a vedere il quadro più ampio, non credi? Avevo bisogno di
tempo per comprendere quanto Calliope fosse potente e quanto potesse
danneggiarci o coinvolgerci in guerre non volute. Millantava un
credito con Zeus e non avevo altro modo che assecondarla per
comprendere quanto tutto ciò fosse vero.
Avete
rischiato la vita di un comune essere per verificare se dovevate
intervenire o meno? E’ questo che mi state dicendo?
Ho
rischiato la vita di quell’ometto per evitare di rischiare la
vita di molti altri – Saga alzò volontariamente la sua
voce per sottolineare lo sdegno a quelle sue affermazioni – e
comunque avevo piena fiducia nei miei cavalieri.
E
il cavaliere di Gemini? Perché lo avete coinvolto e dove è
stato in tutti questi anni?
Gli
ho chiesto di intervenire perché era l’unico che
potesse farlo.
Shaka
faceva fatica a credere alle parole di quell’uomo, tanto gli
sembravano inverosimili, ma per quanto si sforzasse non riusciva a
rilevare nessuna increspatura nel suo racconto o nella sua anima che
confermasse il suo dubbio. Rimase per un lungo istante ad osservarlo
e a sentirlo, ma in fondo all’anima di quell’essere,
l’unica cosa che riuscì ad intravedere fu amore e
devozione. A quel punto non gli restava altro da fare che accettare
quella storia così come gli era stata raccontata. Si rassegnò
all’idea per una volta di non essere giunto ad avere una
risposta chiara a tutte le sue domande. Perso in quella rassegnazione
non si accorse del sorriso trionfante del Grande Sacerdote che ancora
una volta si congratulò per le sue grandi doti che gli
consentivano da anni di ricoprire con poca difficoltà quel
ruolo da impostore.
Eccoci
con un nuovo capitolo della “saga” di Edgar …manca
poco alla conclusione di questa storia … speriamo di mantenere
il ritmo fino alla fine .
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Capitolo 34 *** XXXIV - Una vita per una vita ***
Capitolo
XXXIV
Una
vita per una vita
Per
Camus fu difficile liberare Hilda dal suo bacio. In un certo senso
sentiva che quella sarebbe potuta essere la sua ultima possibilità.
Eppure nel suo cuore sapeva cosa rispondere alla proposta della
donna. L’avrebbe amata per l’intera sua esistenza e, a
dispetto dei suoi lunghi anni di addestramento, non avendo un animo
così temprato, sentiva di non aver la forza per rinunciare a
lei.
Separò
le sue labbra, ma non i suoi occhi e con lo sguardo piantato su di
lei si preparò a confessarle che avrebbe rinunciato ad ogni
velleità di essere un fedele cavaliere di Athena.
Un
luccichio lontano, però, catturò la sua attenzione e
gli impedì di pronunciare le parole che forse avrebbero
cambiato il suo destino per sempre. I sensi di cavaliere lo misero in
allerta.
Tutto
accadde nella frazione di un istante. Ebbe giusto il tempo di
voltarsi per vedere meglio cosa fosse quel bagliore che in lontananza
diventava sempre più grande. Si rese conto che se non si fosse
spostato sarebbero stati travolti, decretando probabilmente la morte
di entrambi. Calcolò inoltre che dietro le mura del corridoio
dove si trovavano in quel momento vi fossero molti degli invitati e
che a quella velocità quel raggio avrebbe potuto distruggere
la parete, uccidendo o ferendo degli innocenti.
Con
una spinta allontanò Hilda, poi si voltò e mettendo le
braccia avanti si preparò a contenere quel potente raggio. Di
quell’immensa forza e luce, però ne vide arrivare solo
una parte, separata e frastagliata e l’impatto con essa fu
gestibile con uno sforzo contenuto. Si accorse immediatamente che un
oggetto ingombrante aveva in qualche modo attutito il colpo, evitando
la sua morte. Eppure non si era reso conto di avere davanti delle
colonne o del mobilio.
Cercò
di mettere a fuoco, ma l’urlo di Hilda attirò la sua
attenzione. Con il cuore in gola si voltò ad osservarla, per
cercare di capire se fosse stata in qualche modo colpita, ma quando,
seguendo il suo sguardo, si accorse che stava anche lei guardando
l’oggetto che aveva deviato il colpo, velocemente tornò
su di esso e si rese finalmente conto che quello non era un oggetto,
ma una persona.
La
riconobbe dal colore dei suoi capelli. Correndo verso di lei sussurrò
il suo nome, quasi come una supplica o una preghiera a che ella fosse
ancora viva.
Il
corpo della ragazza giaceva inerme con il volto schiacciato sul
pavimento, in una posizione scomposta. Le si inginocchiò
vicino e con molta delicatezza la voltò per avvolgerla nelle
sue braccia. Vide il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore e
calcolò che tutto dipendesse dal fatto che buona parte delle
ossa di quello scricciolo di ragazza fosse andato in pezzi. Provò
a sostenerla, appoggiando il suo volto sulle sue gambe e con la voce
più dolce di cui disponeva sussurrò il suo nome:
Dalla
ragazza non giunse alcun suono, ma sul suo volto comparve un sorriso.
Camus la strinse a se, come se quell’abbraccio potesse donarle
un alito di vita in più che le consentisse di sopravvivere. Il
suo inconscio lo avvertì del fatto che le loro vite erano
ancora in pericolo. La sorgente di quel potente fascio di luce era
ancora lì.
Sentì
l’aria spostarsi e comprese che presto sarebbe partito un altro
colpo. Li avrebbe sicuramente investiti o peggio avrebbe colpito
Hilda, ma non riusciva a muovere alcun muscolo, immobilizzato dal
senso di colpa.
Lo
sentì nuovamente partire e con la coda dell’occhio lo
vide dirigersi verso Lady Hilda. Doveva muoversi e doveva farlo in
fretta, altrimenti la donna della sua vita sarebbe perita in quel
giorno, eppure sentiva il suo corpo pesante e le sue gambe
immobilizzate dal peso di quello scricciolo che continuava ad
annaspare.
Una
vita per una vita.
Come
poteva scegliere di sacrificare Mya? Avrebbe dovuto essere più
razionale, in fondo non si trattava neanche di sentimenti: per la
ragazza dai capelli rossi non c’era più speranza, per
Lady Hilda sì. Eppure rimase ancora una volta immobile,
preparandosi a vedere quel colpo uccidere il suo amore e la sua vita.
Non
era così, sentiva che non lo era.
La
sua era speranza e non rassegnazione.
Sentiva
che qualcuno sarebbe arrivato. Ma come poteva pensare una cosa del
genere? Abbassò lo sguardo e vide che la piccola Mya stava
stringendo il suo braccio. Si spostò ad osservare il suo volto
e ancora una volta la vide sorridere, la sentì sussurrare le
parole: “abbi fede”. Comprese, allora, che era lei che
gli stava trasferendo quel sentimento di speranza. Decise, per una
volta di credere al fatto che quella ragazzina conoscesse il suo
destino. Chiuse gli occhi e desiderò con tutto se stesso di
non sbagliarsi.
Il
suo desiderio si realizzò dal momento che nella scena irruppe
Edgar.
Senza
pensarci due volte il buffo ometto si buttò a capofitto per
proteggere la celebrante di Odino. Riuscì nell’intento
di proteggerla, ma il colpo che lo travolse mandò in pezzi
l’armatura di Pegasus e lo scaraventò dalla parte
opposta del corridoio. Per il forte impatto svenne.
Milo
era pronto a lanciare per l’ennesima volta il suo colpo. Lo
avrebbe fatto per colpire tutti e tre i cavalieri di Asgard. Sapeva
che una tale mossa, impegnativa da eseguire, li avrebbe messi tutti
in difficoltà. Avrebbe avuto bisogno di uno o al massimo altri
due colpi, ma con un po’ di fortuna si sarebbe liberato di loro
in poco tempo.
Si
apprestò ad eseguire il suo Scarlet
Needle,
ma con la coda dell’occhio si accorse che qualcosa si stava
muovendo ad elevata velocità verso Shaina. Non fece in tempo
ad avvertirla che la sacerdotessa guerriero si trovò
circondata da un branco di lupi. La risata di Luxor echeggiò
nei corridoi:
Prima
che Milo potesse rispondere, Shaina espanse il suo cosmo al massimo
delle sue possibilità e avvolgendo il suo colpo di un
sentimento di rabbia spazzò via i lupi che la minacciavano.
A
Milo scappò un sorriso. Se la situazione fosse stata diversa
le avrebbe chiesto all’istante di sposarlo, tanto era ammirato
della forza e del carisma di quella ragazza.
Quel
dolce pensiero, però, venne spazzato via dalla sensazione che
qualcosa di terribile stava accadendo. Sapeva che Edgar non possedeva
alcun cosmo, eppure in quell’istante avrebbe giurato di aver
percepito l’aurea del suo buffo amico andare in pezzi.
La
rabbia lo avvolse, insieme alla voglia di correre in suo soccorso e
così senza farselo ripetere lanciò il suo colpo in
direzione dei tre cavalieri, riuscendo ad atterrarli tutti. Prima che
potesse prepararsi a lanciare il secondo, venne colpito a sua volta.
Prima
di rovinare a terra, realizzò che quel colpo non veniva da
nessuno dei suoi avversarsi: apparteneva ad un cavaliere molto più
potente di quei tre.
La
voce di Shaina lo fece trasalire. Si guardò le mani,
rendendosi conto di averle sporche di sangue, il suo sangue e poi,
voltandosi vide giungere sulla scena colui che lo aveva colpito:
Siegfried.
La
situazione ora si sarebbe complicata terribilmente.
Edgar
giaceva a terra, privo di sensi. Camus era certo che il suo amico
fosse ancora vivo, ma per quanto ancora? Inoltre sapeva di dover
lasciare andare Mya, ormai spacciata, per poter salvare Hilda ed
Edgar, ma qualcosa nel suo corpo si rifiutava di eseguire quel
pensiero così logico. Eppure qualcosa doveva fare.
Abbassò
lo sguardo verso la ragazza per incrociare i suoi occhi: si sorprese
nel vederli così pieni di serenità. Comprese che quello
sguardo, così cristallino, lo stava spronando a fare quello
che doveva. Annuì e senza aggiungere nulla, si alzò e
si preparò a dare battaglia. Ma prima che potesse sferrare il
suo colpo venne fermato dalla voce rabbiosa di Maya che giunta,
anch’ella sulla scena, inginocchiandosi accanto alla sorella,
inveì verso la direzione da cui erano giunti i colpi:
Ma
come hai potuto colpire tua figlia! E per che cosa poi? Per un trono
che non ti appartiene?
Ti
sbagli! – dal fondo del corridoio emerse l’artefice
dell’attacco, Calliope, sconvolta e alterata, quasi impazzita
– puoi accusarmi di tutto, figlia, ma non di questo! Essere
celebrante di Odino era scritto nel destino, per me o per una delle
mie figlie! Ah ah ah ah e come vedi così è stato, in
fondo. Il destino ha deciso che sarai tu Maya la prescelta.
Tu
sei pazza! PAZZA! – dagli occhi di Maya sgorgarono lacrime di
rabbia e indignazione.
E
tu sei un’ingrata! Ma non ha importanza, figlia mia. Il
destino si compirà che tu lo voglia o meno. Io ti ho visto
con lo scettro di Odino. Sì ti ho visto chiaramente. E ora,
tolta di mezzo questa usurpatrice, tutto ciò che ho visto nel
futuro si avvererà.
Ti
sbagli! – Maya strinse il braccio di sua sorella, per cercare
di darle conforto – quello non è ciò che
accadrà, ma ciò che tu vorresti che accadesse.
Confondi i tuoi desideri da ciò che è reale. L’ho
capito, sai? Finalmente ho capito che non tutto quello che vediamo
si avvera. Tu dovresti saperlo, sono sicura che lo sai! La tua brama
di potere, il desiderio di ottenere riconoscimenti e onore ti hanno
annebbiato la mente madre mia. Ti ho sempre voluto bene e ho sempre
pensato che alla fine saremmo riuscite ad essere felici, ma ora non
più. Ora che hai fatto così tanto male a Mya non più.
Non
farmi ridere! Da quando ti interessa di tua sorella? L’hai
sempre disprezzata, mi hai sempre detto che era una debole e
fragile. Beh! Avevi ragione, ha sacrificato se stessa per un amore
non ricambiato: che stupida! E ora che finalmente ti do ragione, ora
che vedo chi delle due è veramente degna del mio amore, tu
cosa fai? Mi butti addosso il tuo odio?
Si!
Ti odio! Ti odio! E’ colpa tua se non ho mai apprezzo come
avrebbe meritato mia sorella. Lei non è debole e fragile, è
la più coraggiosa perché ha il coraggio di portare
avanti ciò in cui crede, senza tentennamenti. E’ lei la
migliore perché ama senza mai preoccuparsi di essere derisa.
E’ lei la più forte perché ha sempre saputo da
che parte è la giustizia. Tu non sei riuscita ad insegnarmi
niente e per quanto possa rispettare il fatto che nonostante questo
tu sia ancora mia madre, non potrò mai perdonarti di aver
fatto questo a Mya. Per questo ti ucciderò!
Maya
si alzò rapidamente, pronta a colpire sua madre. Sapeva di non
avere la forza sufficiente per ucciderla, ma questa convinzione non
l’avrebbe fermata, tanta era la rabbia per quello che aveva
fatto a sua sorella e al povero Edgar. Perché in fondo al suo
cuore sentiva quanto fosse ingiusto anche quanto era accaduto a quel
povero ragazzo. Subire quel terribile colpo, soffrire e provare
dolore per qualcosa che in fondo non lo riguardava neanche. Non era
un cavaliere, tutti lo sapevano, lo stesso Edgar lo sapeva, eppure si
era gettato nella mischia sempre, senza mai indugiare. Avrebbe fatto
di tutto per impedire a sua madre di fare ancora del male.
Si
buttò con tutta la rabbia e l’energia che sentiva
addosso verso di lei, ma la mano di Camus le impedì di
proseguire oltre lui. Provò in tutti i modi a liberarsi. Lottò
e impreco, ma senza alcun successo.
I
suoi occhi incontrarono lo sguardo del cavaliere e in quel profondo
blu, per la prima volta Maya si sentì protetta e compresa. La
sua rabbia e la sua frustrazione erano le stesse che albergavano in
quel blu, così nitido e chiaro per lei, da sentirsi affrancata
dalla battaglia. Si rilassò e il cavaliere liberò la
presa. La sua vendetta sarebbe stata compiuta dal cavaliere di
Aquarius.
Milo
si preparò a subire l’attacco del nuovo venuto, ma
questo non arrivò. Nel frattempo i tre cavalieri si alzarono,
pronti a muovere nuovamente battaglia per lavare via l’umiliazione
appena subita. Siegfrid però si pose davanti a loro. Rimase in
silenzio ad osservare i due cavalieri di Athena, mentre gli altri
accettarono passivamente l’ordine silenzioso impartito loro dal
nuovo venuto. Milo era colpito dall’eleganza e dalla forza
mostrata da quell’uomo. Se avesse avuto più tempo gli
avrebbe offerto il suo lato più nobile, ma aveva fretta di
concludere il combattimento per andare in soccorso di Camus ed Edgar,
perciò utilizzò il suo approccio più spiccio:
Avanti
cavaliere di Asgard, sferra il tuo colpo, in modo che io possa
sconfiggerti e andare oltre.
Quanta
arroganza! – furono le parole pronunciate da Hagen –
pensi veramente di poter sconfiggere il più valoroso
cavaliere di Asgard?
Certo,
così come ho fatto con voi.
Milo
sorrise, ma nel suo sorriso non c’era nulla di comico. Siegfrid
comprese che le ragioni che muovevano quel cavaliere erano nobili e
legittime, per questo indugiava. L’istinto gli suggeriva che
quello era uno scontro nato sotto una stella ingiusta, ma al tempo
stesso, l’idea che un cavaliere di Athena si fosse preso gioco
dei suoi compagni era difficile da accettare.
Il
cavaliere di Asgard indugiava e nell’attesa fu Luxor ad
intervenire, aizzando nuovamente i suoi lupi contro Shaina. La
ragazza, distratta, non si accorse dell’attacco e venne morsa e
atterrata dal branco.
La
reazione di Milo fu immediata, come quella di Siegfried: mentre il
primo lanciò ancora una volta il suo Scarlet
Needle
verso Luxor, il cavaliere della stella di Orione sferrò il suo
Orion
Sword
per difenderlo. Luxor franò a terra in preda a forti dolori,
mentre Milo si ritrovò travolto e scaraventato in alto dal
colpo di Siegfrid. Il cavaliere di Athena riuscì comunque ad
atterrare sulle sue gambe, ma il colpo ricevuto gli diede la conferma
che dell’ultimo arrivato avrebbe dovuto temere ogni mossa.
Si
voltò immediatamente per accertarsi che Shaina stesse bene e
quando la vide rialzarsi, volse nuovamente il suo sguardo verso
Siegfrid:
E’
dunque questo quello che vuoi?
Quello
che voglio è capire il motivo del vostro scontro, solo così
potrò decidere il da farsi.
Mi
sembra giusto e ragionevole – Milo sorrise – però
ho paura che questa domanda dovrai rivolgerla ai tuoi amici, perché
io onestamente non lo so il motivo per cui stiamo combattendo.
E’
semplice – fu Hagen a rispondere – avete aiutato Maya a
fuggire di prigione e la stavate scortando non so bene per fare
cosa.
Maya
è fuggita da sola di prigione – fu Shaina questa volta
a rispondere – e noi stavamo solo cercando di evitare che
qualcuno morisse.
Di
cosa stai parlando? – lo sguardo severo di Siegfrid si posò
su di lei, ma istintivamente la donna non ne ebbe paura perché
in lui trovò gli occhi di una persona ragionevole.
Maya
mi ha chiesto di aiutarla a cercare sua sorella, perché
temeva per la sua vita.
D’accordo.
Siete liberi – Siegfrid con il gesto della mano bloccò
le rimostranze dei suoi compagni d’armi – ma io verrò
con voi. Il fatto che Maya giri liberamente per il palazzo può
rappresentare un pericolo per Lady Hilda e il nostro compito è
proteggerla.
Lo
senti anche tu, vero? – Milo si fece più serio.
Sento
cosa, cavaliere?
Questo
cosmo ostile! E senti anche la battaglia, vero?
Siegfrid
non rispose, ma con decisione mosse i suoi passi verso la direzione
in cui erano scomparsi Edgar e Maya. Shaina spostò il suo
sguardo verso Milo, il quale gli fece cenno di seguirlo. Qualcosa
stava accadendo, anche lei sentiva le turbolenze nell’aria e
sospettava che se non avessero accelerato il passo, il loro aiuto
sarebbe potuto arrivare tardi.
Fu
inevitabile, Camus sentiva di compiere il destino che era stato
scritto per lui, lanciò il suo colpo, così elegante e
così devastante. Non diede neanche il tempo a Calliope di
preparare una difesa, né a Maya di accettare la morte della
madre. Sferrò il suo colpo con tutta la rabbia che possedeva e
sì che le energie fredde richiedono calma e sangue freddo, ma
almeno per quella volta, forse impietosite dal dolore del loro
custode, le divine acque concessero a Camus di colpire al massimo
della sua potenza pur in quelle condizioni così sbagliate da
risultare alla fine perfette.
L’Aurora
Execution
travolse Calliope, compiendo il loro dovere.
Il
custode delle energie fredde non si curò di accertarsi della
morte della sua rivale, né delle condizioni di Edgar, che
sapeva e sentiva essere ancora vivo, seppur malconcio. Non si
preoccupò neanche della donna amata né della giovane
Maya, che tanto stava perdendo in un giorno così infausto.
Si
abbassò sul corpo della sua salvatrice, andando alla ricerca
dei suoi occhi e del suo perdono. I loro sguardi si incontrarono e
per la prima volta il cavaliere di Aquarius, abbracciando quello
scricciolo di ragazza fra le sue braccia, provò un senso di
sconfitta. Mya cercò di allungare la mano per toccare il suo
volto, ma anche quel semplice movimento le risultava troppo grande
per le poche energie rimaste. Camus le prese la mano e l’avvicinò
al suo volto, facendola sorridere:
Ti
prego Camus, lasciami andare.
Cosa?
– il ragazzo la guardò stupita.
Se
tu continuerai a stringermi io non avrò coraggio di andare.
Andare
dove, Mya?
Lo
sai … non ho molto altro da fare qui. Le mie forze stanno
svanendo e il mio cuore si sta spengendo, ma se tu mi tieni stretta
a te, non si abbandonerà mai del tutto. Eppure il mio tempo è
finito e il mio destino si è compiuto. Perciò Camus,
mio amato Camus, regalami un bacio, onora il dono che ti ho fatto
rimanendo vivo e lasciami andar via.
Non
posso – Camus la strinse ancora più a se – quello
che mi chiedi di fare non posso farlo. Non posso portare il peso del
tuo sacrificio sulle mie spalle.
Ben
altri pesi dovrai portare con te, mio cavaliere. Salvandoti la vita,
l’ho complicata e forse arriverà il giorno in cui mi
odierai, ma non potevo vederti morire … no … proprio
non potevo.
La
voce di Mya si fece più flebile. Anche se Camus l’avesse
stretta a se per l’eternità, di lì a pochi
istanti il cuore della ragazza si sarebbe spento per sempre e così,
a malincuore, il cavaliere decise di lasciarla andare. Dopo aver
posato le sue labbra sulla sua bocca, con le lacrime che solcavano il
suo volto, la strinse ancora una volta per sentir esalare tra i suoi
capelli il suo ultimo respiro. Per un istante perse la cognizione del
tempo e dello spazio e un vortice di immagini lo sovrastarono. Per
l’emozione rischiò di svenire, ma con la lucidità
che lo contraddistingueva, riuscì a riprendere il bandolo
della matassa.
Dopo
aver poggiato delicatamente il corpo senza vita di Mya sul pavimento,
si alzò lentamente, ritrovandosi al fianco di Maya, in lacrime
per la perdita della sorella e di Edgar, che nel frattempo era
riuscito a rialzarsi con non poca fatica. Con la coda dell’occhio
poteva vedere anche Hilda, inginocchiata e annichilita da quanto
accaduto: eppure lui sentiva di non avere più nessuna energia
da regalare ne sostegno da dare per confortare. Qualcosa se ne era
andato, forse la sua gioventù, insieme all’innocenza di
Mya.
Una
vita per una vita. La vita di Mya in cambio della sua. Si domandò
cosa il destino avesse in serbo per lui da aver permesso il
sacrificio di quell’anima così gentile e provò un
senso di impotenza per una decisione presa senza il suo consenso e
provò vergogna per i suoi sentimenti così terreni, che
gli avevano impedito di comprendere fino a quel momento la nobiltà
dell’animo di quella ragazza così indifesa eppure così
forte da scarificare se stessa per amore.
Ach
… quasi non ci credo. Questo è il penultimo capitolo ….
Solo uno alla fine di questa storia … cosa farà ora
Camus? Accetterà di amare Hilda ora che Mya si è
sacrificata per lui, rinunciando anche al suo ruolo di cavaliere? E
Edgar rimarrà cavaliere di Pegasus … ovviamente no ….
Sappiamo tutti che quell’armatura appartiene a Seiya …
ma chissà … magari per lui inventeranno l’armatura
dell’Armadillo …. Next stop ultimo capitolo.
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