Parliamo ancora?

di MargheritaDolcevita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Universo ***
Capitolo 2: *** 3. Orbita. ***
Capitolo 3: *** 4. Che male può fare? ***
Capitolo 4: *** 5. Crepe ***
Capitolo 5: *** 6. Dai. ***



Capitolo 1
*** 1. Universo ***


-Hai mai pensato alla ciclicità dell’universo?-

-Ehm… no. Non prima d’ora se non altro. Perché?-

-Mh, tu parli di energia che non si crea e non si distrugge e non è proprio così… in realtà l’universo si espande e si raffredda, l’energia si spegne e l’universo collassa. Torna ad essere un piccolo minuscolo atomo. E così rimane finché non si sovraccarica di energia ed esplode di nuovo… capisci?-

-Sì… un altro big bang.- 

-Esatto, un altro big bang.- 

-Okay… e quindi?-

-E quindi?! Quello che hai detto non regge, dici che non esiste dio, che c’è un’energia che muove le cose che non si crea e non si distrugge, ma finisce.-

-Sì, ma ricomincia anche. Forse dio è proprio quello, una fonte di energia che mette in moto le cose, che fa ricominciare tutto e che fa muovere tutto. Io non ho mai dato per scontato che fosse eterna, non nego che possa spegnersi e ricominciare.- 

-Ah… quindi hai deciso di sposare questa teoria, il tuo universo è ciclico?-

-Sì, può esserlo.- 

-Mh.- 

-Cosa?-

-Sei strana.-

-Oh… beh lo prendo per un complimento.- 

-Sì, lo era. Ma continuo a non capire.-

-Cosa c’è da capire? Non c’è niente da capire… tu non sei solo un corpo, sei vivo e pulsante, ci sono cose che ami e cose che odi. Puoi ridurre tutte le cose che hai dentro, una cosa complessa come la coscienza, a un susseguirsi di reazioni chimiche che sommate danno un piacevole risultato? No, non puoi, dentro c’è di più. Come lo spieghi se no?-

-Come lo spieghi cosa?-

-Questo… Stare su un letto sfatto a parlare in una stanza che puzza di sesso, avere un argomento da tirare fuori dopo dieci ore passate a parlare.-

-Vero… mi fai pensare all’universo ciclico.-

-Perché?- 

-Perché se è vero che l’universo si restringe e l’energia si spegne vuol dire che un giorno sarò costretto a perderti. Potrei seguirti attraverso un milione di vite ma sarei costretto a perderti presto o tardi. Eppure le cose possono ricominciare se tu hai ragione… Forse potrei rincontrarti, o ritrovare qualcosa che ti somigli. Ma non credo a tutte queste cose, quindi mi godo il momento. La tua pelle chiara e morbida che ho il privilegio di toccare… Dio, ho voglia di sporcarti, di macchiarti e coprirti di lividi stringendoti troppo forte.- 

-Mh. Ho voglia di lividi anche io.-

-Non provocare ragazzina.-

-Non sto provocando…-

-Mh, lo so… ma sei carina quando sei in affanno.-

-Ah bene, quindi ti prendi gioco di me ora, molto maturo vedo…-

-Molto maturo, già. Come te, no? Ora girati però, che ho fame e ne voglio un morso-

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Capitolo 2
*** 3. Orbita. ***


-Tu lo sai come si fa a capire che intorno a una stella orbita un pianeta?-

Nevicava quella notte, fiocchi grandi come fazzoletti, le luci aranciate dei lampioni creavano uno strano tramonto sottosopra, la brace di una sigaretta a fare da sole.

-No, non lo so… si osserva credo, no?-

-Sì okay, non proprio… si cerca di rilevare quando, passando davanti alla stella, il pianeta ne oscura la luce.-

-Ho capito, e?-

-Ma la curva deve essere significativa, capisci? Potrebbe essere una macchia solare o qualcos’altro.-

-Sì, ho capito… non so dove tu voglia arrivare.- 

-Non è così scontato però, se la rilevazione viene fatta nel punto sbagliato un pianeta può passare inosservato, non so come spiegare, potresti star guardando l’orbita da sotto, avere il pianeta sotto il naso e vedere la sua orbita completa senza accorgerti che c’è perché non passa mai davanti alla sua stella.- 

-Dove vuoi andare a parare bambina?- 

Aveva le guance arrossate di freddo, gli occhi lucidi per l’aria tagliente di un notte gelata e lo guardava da sotto in su, non si ricordava l’ultima volta in cui si era sentita così piccola di fronte a qualcuno. 

-Forse potrebbe funzionare in questo modo. Potrei orbitarti intorno senza farmi vedere da nessuno, potrei stare dal lato giusto.-

-Non c’è un lato giusto.-

-Sì che c’è, è che tu non vuoi vederlo, non ti interessa trovarlo.-

-No! Non c’è! Smettila di comportarti così, dove ci può portare una storia di questo genere? Per quanto tempo le nostre esigenze saranno le stesse? Fra un mese tu vorrai partire, scoprire il mondo e fare le cose che ancora non hai fatto e ti peserà avere questo vecchio accanto… Io ci sono già stato dove sei tu. Hai ancora tutto da fare, tutto quello che io ho già fatto, lo capisci?- 

-Non sei vecchio… sono solo dodici anni.-

-Dodici anni di cose fatte.-

Le aveva infilato una mano fra i capelli, erano ricci al punto che dubitava sarebbe riuscito a districarsi. Sembrava l’unico punto caldo al mondo, quella ragazzina ostinata che gli stava davanti e lo fissava senza battere ciglio, ventidue anni e faceva crollare ogni sua difesa. Era liscia e non aveva spigoli o spine, ogni cosa di lei lo faceva sentire sospeso, sollevato. 

-Mi mancherai moltissimo bambina, lo sai?-

-Non credo…-

-Non essere ingiusta, lo sai che è vero.-

-Te ne stai andando davvero…-

-Sì.-

-Spero che non mi mancherai mai più di adesso.-

-Probabilmente no, domani starai meglio.-

-Certo.-

-Sì, certo. Non eri tu il pianeta, non eri tu a compiere un’orbita. Non sei mai stata tu.- 

 

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Capitolo 3
*** 4. Che male può fare? ***


Ti ho vista camminare oggi. Eri da sola e avevi quel passo spedito e deciso di quando non hai voglia di parlare o affrontare il mondo, i capelli sempre in disordine che cerchi di spostarti dalla faccia senza successo, ti ho osservata per qualche metro e mi sembrava di sentire il tintinnare dei tuoi orecchini anche da così lontano. 

 

-Ma non ti da fastidio quel rumore di continuo?-

-Ma non lo fanno sempre! E poi io non ci faccio più caso.-

-Finirai per diventare sorda.- 

-Sì… quando sarò vecchia come te forse.- 

 

Avevi ragione, dopo un po’ non lo si sente più, non ci si fa più caso. Diventa un pezzo di te.
Non mi hai visto, ho alzato la mano per salutarti ma non ti sei nemmeno girata e sono rimasto così, con quel gesto a mezz’aria che mi ha fatto sentire uno scemo. Avevi da fare credo, ho visto le sopracciglia aggrottate di quando sei concentrata su qualcosa, ti fanno sembrare così arrabbiata, ti succede sempre quando guidi. 

 

-Perché sei incazzata?-

-Non sono incazzata.-

-Hai una faccia…-

-La mia?-

-Sì, ma hai la tua faccia versione incazzata.-

-No, giuro di no.-

-Sarà…-

-Supponente.-

-Attenta ragazzina.-

 

Mi piaceva come ridevi quando ti chiamavo “ragazzina”, mi piaceva come ridevi sempre in verità. Labbra rosse e un sorriso pieno di denti bianchi, mi faceva sentire vivo come la prima volta che ti ho toccata. 

 

-Ragazzina a chi? Ma come ti permetti?-

-A te! Vieni qui, smettila di giocare.-

-Non mi devi sgridare…-

-Ah… non devo?-

-No.-

-Mh, allora vieni qui dai… giuro che se vieni qui non ti sgrido più, sii buona bambina.-

 

Poi tu mi sorridevi e io non riuscivo mai ad arrabbiarmi con te, mai sul serio. Ti ho vista lanciare i bicchieri attraverso la stanza, e mandarli in frantumi sulla parete, c’è ancora la macchia di vino sul mio muro e grida il tuo nome, non mi sono arrabbiato nemmeno quella volta e tu ne eri stupita.

 

-Non mi mandi via?-

-No.-

-Oddio… guarda cosa ho fatto.-

-Non mi importa.-

-Ho fatto un casino, faccio solo casini.-

-Non fai solo casini, guarda… sei tu, una macchia indistinta ma con i margini definiti e un colore vivido. Ti sei appena lanciata sul mio muro.-

 

Avevi riso così forte che mi sembrava avesse tremato tutta la casa, e poi sei caduta fra le mie braccia, letteralmente. 

 

Mi manchi bambina. 

 

Magari ti mando un messaggio… Voglio solo sapere come stai, lo giuro. Che male può fare?

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Capitolo 4
*** 5. Crepe ***


Ti ho visto che mi guardavi oggi. Eri da solo e avevi lo sguardo assente di quando pensi troppo, eri pettinato come sempre e mi sembrava di poter sentire il tuo profumo anche da così lontano. Mi è sempre piaciuto il profumo che usi, mi piaceva il modo in cui si attaccava ai vestiti e alle mie mani, potevo portarti con me tutto il giorno senza che nessuno sapesse cosa fosse a farmi ridere così. 

 

-Cosa annusi?-

-Il tuo odore, mi piace.-

-Sulle tue mani?-

-Sì, mi piace averti sulle mani, ti porto con me tutto il giorno.-

-In quelle manine così piccole? Non ti basteranno mai per tutto il giorno, finirai per consumarle e arrivare a sera senza neanche un pezzetto di manine rimasto.-

 

Spariva sempre dopo un po’, mi dispiaceva ogni volta portare le mani al viso e scoprire che improvvisamente non c’era più nulla, avevi ragione in fondo, non bastavano mai. Ti ho visto oggi, hai alzato la mano per salutarmi ma io non ti ho guardato e sei rimasto lì, come uno scemo. Non potevo voltarmi, scusami, in fondo l’hai detto tu stesso che un altro sguardo può bastare a cadere nel buio, la prima volta non ti ho ascoltato, sono tornata e sono caduta dritta fra le tue braccia. Non ho intenzione di sbagliare di nuovo. 

 

-Sono stanca di parlare con te, mi fai sentire stupida, non riesco a stare al passo.-

-Ma perché dici così?-

-Perchè è vero.-

-Non sei stupida, non voglio sentirti parlare in questo modo. Io parlo con te perché mi piace, mi piace come ascolti e come ragioni. Smettila di riempirti la testa di cazzate.- 

-Non lo so…-

-Non lo sai? Sei tutta confusa?-

-Sì…-

-Allora basta parlare, vieni qui, voglio guardarti.- 

 

Mi piaceva il modo in cui mi parlavi quando non sapevo più cosa dire, quando mi si impastavano le parole in bocca e perdevo il filo dei pensieri, quando correvi troppo velocemente per me inanellando un concetto dietro l’altro, mi piaceva ascoltarti raccontare. Avrei potuto starti a sentire per ore, mi facevi sentire piccola così. E mi piaceva, davanti a te perdevo il controllo e crollava ogni difesa, ogni muro si spaccava e si aprivano crepe e io finalmente riuscivo a respirare. Eri la mia boccata d’aria fresca.

 

-Ti ricordi la prima volta che ti ho parlato?-

-Mh.-

-Ero terrorizzato, pensavo mi avresti preso un pazzo.-

-Sì, l’ho pensato. Per quello mi sei piaciuto subito, mi hai fatto sentire una bimbetta capricciosa è vero, eppure mi sei sembrato così fermo, imperturbabile e controllato che non ho potuto resistere. A un certo punto avrei voluto toccarti per vedere se eri fatto di carne e sangue.- 

 

Avevi chiuso gli occhi e sorriso, prima di crollare sul mio seno e dormire. 

 

Mi manchi. 

 

Ma cosa mi mandi i messaggi? Tanto mica ti rispondo… magari solo a questo.

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Capitolo 5
*** 6. Dai. ***


-Okay, sono qui. Dimmi.-

-Ciao bambina…-

-Ciao.-

 

Non guardarmi con quegli occhi, ci vedo l’accusa conficcata dentro, non voglio che mi guardi così. Vorrei urlarti di smetterla ma non posso, non posso sgridarti, non posso dirti cosa fare ancora perché non sei più mia, ti ho mandata via. Voglio che mi guardi con gli occhi lucidi di piacere, di felicità e aspettative, voglio che mi guardi come la prima volta che abbiamo fatto l’amore. Eri confusa, e lo sei stata sempre di più le volte successive, voglio sentirti fremere come un uccellino come la prima volta che ti ho detto “polsi uniti sopra la testa”, di attesa e agitazione e emozione. 

Voglio sentirti ridere come fai tu quando vieni. 

 

-Possiamo sederci un attimo?… Dai, sii una signorina gentile.-

-Va bene, ma tu smettila subito, non trattarmi come una bambina, sono stanca. Dimmi cosa mi devi dire e basta.-

-Voglio sapere come stai… Cosa fai, cosa ti muove… Voglio solo parlare.-

-Oh.-

-Oh?-

-Non sono sicura di volerlo fare.-

-Tu hai tutto il diritto di non volerlo fare, lo so che ti ho messo in una posizione orribile, e ora sono qui ad aspettarmi che ti vada bene, che tu sia felice di vedermi e di parlarmi… Va bene ho sbagliato. Vai se vuoi.-

 

Sei rimasta però, gli occhi stretti a fessura, il tremolio nervoso alla gamba. 

 

-Ti ho pensato molto, sai?-

-Cosa hai pensato?-

-Che non volevo vederti mai più, ed eccomi qua. A orbitarti intorno ancora una volta.-

 

Ma che ridi bambina? Mi prendi in giro? Non possiamo cascarci di nuovo. Dai. 

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