Always keep fighting

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


La lotta contro quel mostro mai visto fu davvero dura. Come Sam e Dean e Castiel non avevano messo in conto. Avevano fatto le loro ricerche , ma questa volta , qualcosa evidentemente nella “tradizione” riportata nei libri degli Umanisti, non era stata riportata. Come quella specie di onda d’urto che l’essere soprannaturale usava per difendersi.
I due fratelli erano decisamente conciati male, ma anche l’angelo non era messo bene. Parte della sua forza l’aveva utilizzata per proteggere i due amici da un paio di attacchi del mostro. E come i due cacciatori, era decisamente allo stremo.

Quindi dovevano concludere quella caccia , il prima possibile o si sarebbe messa davvero male per loro. 

Comunque sia, i tre, riuscirono ad accerchiare la creatura. Castiel aveva la sua lama angelica. Sam e Dean erano pronti con le due spade che avevano recuperato – o meglio, rubate - da un facoltoso collezionista. Erano, infatti, forgiate in acciaio puro e placate in rodio.
La bestia ringhiò, pronta ad attaccare i due umani e sibilando malignamente all’angelo, appena alle sue spalle.
Sam e Dean scattarono. Un passo, un altro e poi si bloccarono poichè quello che fece il mostro li colse di sorpresa. Sbattè con forza e violenza le mani al pavimento, ringhiando con ferocia. I tre, percepirono così, l’onda d’urto che si stava per scagliare contro di loro e in quel momento, Castiel, lasciò la sua posizione per raggiungere i due cacciatori.
“Le spade!!! Lanciatele!!!!!” urlò Castiel, intimando così ai due fratelli di scagliarle verso l’essere soprannaturale. I due lo videro correre verso di loro , sentendo sempre di più il terreno sotto i piedi tremare come un terremoto che si avvicinava sempre più. “State giù!!!” gridò poi ai due nell’esatto momento in cui le due spade raggiunsero il torace del mostro e Castiel, con un movimento rapido il più possibile, data la forza che gli rimaneva, lo colpì in pieno petto anche lui.
Fecero tutto nella speranza di smorzare quell’energia sempre più forte, ma purtroppo non ci riuscirono e una potente onda d’urto li colpì in pieno mentre il mostro rendeva l’anima al Purgatorio ringhiando di feroce rabbia.
I tre furono sbalzati via, lontano da quella sorta di punto zero.
Sam volò letteralmente contro una parete di cemento colpendola con il viso e il torace. Finì al pavimento gemendo dolorosamente, afflosciandosi e perdendo immediatamente i sensi.
Dean impattò con forza contro un pilastro portante del magazzino, grugnendo, nello sbattere la testa contro uno spigolo della trave. Anche lui , finì privo di sensi.
Castiel, al centro tra i due, finì contro un’inferriata. Scivolò verso il suolo quasi con lentezza tanto che , per un momento, non seppe dire se era il trench a frenare la sua caduta o ciò che era rimasto delle sue povere ali.
Una volta seduto a terra, si ritrovò a chiudere gli occhi e respirare affaticato. Cercò di recuperare lucidità, di fare ricorso a quelle poche forze che sentiva. Guardò le sue mani. Le aprì e le strinse. Fissò le sue gambe. Le mosse. Era come se si stesse assicurando che tutto funzionasse. Quando ne fu certo, anche se a fatica, si tirò su.
Doveva raggiungere Sam e Dean, soprattutto perché li vedeva ancora riversi a terra e privi di sensi. Pensò, che evidentemente, nonostante avesse cercato di proteggerli mettendosi tra loro e l’onda d’urto, la sua forza angelica, benchè debole, avesse potuto proteggerli. Ma forse non….
Li raggiunse velocemente.
Il primo fu Dean, più vicino a lui. Il maggiore aveva una ferita aperta al cranio, perdeva sangue e respirava appena. L’angelo lo richiamò, inutilmente. Provò a curare la sua ferita. Fu inutile anche questo, poichè troppo provato e sfinito dallo scontro.
“Maledizione!!” si ritrovò ad imprecare l’angelo.
Corse allora verso Sam, sperando in meglio, ma quando lo raggiunse, si rese conto che anche Sam era messo male. Una rossa e già gonfia ecchimosi campeggiava sulla fronte del giovane amico, che, a differenza del fratello sembrava rantolare. Castiel gli scoprì il petto aprendogli la camicia e potè constatare un vistoso ematoma che arrossava parte del torace. Anche con lui provò la sua magia guaritrice. Anche con lui, fallì e frustrandosene rabbiosamente.

Riflettè per un attimo.
Ritornò da Dean e frugando tra le tasche del giacchetto dell’amico , tirò fuori le chiavi dell’Impala.
“So che mi ucciderai quando ti rimetterai, ma ora ho bisogno della tua macchina!!” sussurrò Castiel, poggiandogli una mano sulla spalla. “Resisti! Non mollare. Non morire!”. Poi spostò lo sguardo sul minore comunque incosciente. “Sam…Continua a combattere. …..Resistete!!” e corse fuori da quel magazzino.
Meno di dieci minuti dopo, i due fratelli , a forza di braccia – braccia angeliche – venivano messi in macchina da Castiel, il quale, si diresse velocemente verso il primo Pronto soccorso che avrebbe trovare lungo la via.

Quando arrivò nel parcheggio assegnato alle sole ambulanze, Castiel inchiodò. Scese dalla macchina lanciando uno sguardo veloce ai due fratelli ancora svenuti. Entrò di corsa nell’astanteria e richiamò con urgenza l’attenzione del medico di turno e degli infermieri che erano lì vicino.
“I miei amici sono stati aggrediti. Sono in macchina, qui fuori….e hanno bisogno urgente di aiuto.” spiegò in breve.
Chiunque fosse di turno accorse a quel richiamo e si catapultò fuori portando anche le barelle. Si affiancarono alla macchina e tirarono fuori i due ragazzi. Prelevarono prima Dean data la perdita di sangue che vedevano provenire dalla testa. Gli applicarono un bendaggio sterile e non appena fu disteso sulla lettiga gli misero tutte le flebo del caso.
“Trauma cranico con ferita esposta….” dichiarò il medico. “...pressione instabile. Emorragia persistente , subito in sala 4 e chiamate il neurochirurgo reperibile. Questo ragazzo va operato immediatamente.” disse mentre gli infermieri portavano via Dean. Castiel lo guardò sparire dietro le vetrate automatiche del pronto soccorso e poi ritornò ad occuparsi di Sam.
Vide il medico dare indicazione ad altri due infermieri su come tirarlo fuori poiché aveva già visto la ferita sul torace e alla fronte.
“Fate piano. Probabile danno allo scatola sternale e di sicuro una grave contusione polmonare lato destro.” fece mentre gli auscultava il cuore e il respiro. “Emorragia in atto. Anche lui va operato immediatamente. Allertate chirurgia generale e allestite sala 2. Arrivo fra 5 minuti.” e lasciò che gli altri due infermieri portassero via anche Sam sotto lo sguardo allarmato dell’angelo.

Passarono alcune ore e forse per la prima volta, no! forse la seconda, furono ore lunghissime. La prima fu quando Jack collassò e rimasero ad aspettare ore fino a che quel medico non disse loro che Jack sembrava spacciato.
Ora, però, non sembravano esserci soluzioni come fu con Jack. Non poteva portare via Sam e Dean dall’ospedale. Avevano bisogno urgente di cure mediche e lui ancora non era in grado di aiutarli con la sua magia.
L’angelo faceva avanti e indietro nel corridoio, fin quando non venne raggiunto da un medico. Lo stesso che aveva preso in cui i due fratelli.
“Dottore..dottore. I miei amici? Come stanno i miei amici!?” chiese in apprensione.
“So che lei è quello che li ha portati qui, ma non c’è un famigliare con cui posso...”
Castiel aveva imparato quella regola ospedaliera e di conseguenza aveva anche dovuto imparare a mentire al momento.
“Mi ascolti dottore. Il padre è appena partito per una ...missione!” e che altro poteva dire su John, dopo il racconto di Dean?? “Loro madre è fuori città per motivi di lavoro e faticherò a rintracciarla e non c’è nessun altro al di fuori di me che possa essere considerato di ...famiglia.” fece con convinzione. “Quindi , per favore, mi dica come stanno e io non appena riuscirò a contattare almeno uno dei loro genitori, riferirò.” e fu talmente convincente che il medico se lo fece bastare.
“D’accordo.” acconsentì, quindi. “Allora ...da quello che leggo qui, sono fratelli e  Sam è il minore dei due..” fece leggendo quei dati che erano stati chiesti a Castiel mentre era in attesa di notizie.
“Sì, come sta Sam?!”
“Ha un’importante ferita contusa alla testa. Gli abbiamo fatto una TAC e risulta una frattura alla teca cranica frontale. Stiamo tenendo sotto controllo l’edema celebrale che si sta creando. Nell’eventualità, dovremo operarlo. E inoltre ha una grave contusione polmonare dovuta al forte trauma subito. Cosa...”
Ma Castiel lo anticipò. “Lo hanno sbattuto con violenza al muro!”
“Capisco!” sospirò il medico, notando anche le ferite anche presenti sul volto del suo interlocutore. Doveva essere stata davvero un’aggressione feroce. “Il chirurgo ortopedico cercherà di effettuare una manovra per permettere...” e in quel momento furono interrotti da un' infermiera.
“Dottore, il paziente è in camera!” lo avvisò e andò via. “Ma stiamo già allestendo secondo le sue indicazioni.”
“Perfetto, grazie.!” poi si rivolse a Castiel. “Venga con me, andiamo da lui!”
Castiel lo seguì e quando entrò nella stanza, deglutì preoccupato quando si ritrovò a guardare il giovane amico disteso nel letto. Sam era stato intubato. Un numero imprecisato di flebo e cavi gli erano stati applicati sia alla testa che su tutto il corpo. L’ematoma alla fronte ormai livido.
Qualcosa si fermò nel petto dell’angelo.
Era così strano vedere Sam così inerme. Sam , che nel bunker non faceva altro che girare e rigirare alla ricerca di un libro o di un artefatto o di una qualsiasi cosa potesse salvare questo mondo. E ora...ora era così...immobile e sembrava così indifeso.
“Perchè lo avete intubato?” chiese senza nemmeno rendersene conto.
“ La sua cassa toracica ha subito una forte compressione. Le costole sternali premono sui polmoni che non riescono ad espandersi a sufficienza per farlo respirare autonomamente, quindi sedarlo e intubarlo è stato indispensabile oltre che inevitabile.” spiegò mentre si avvicinava al paziente e controllava i parametri. “Ma come le ho detto, non appena sarà più stabile, il chirurgo ortopedico interverrà.”
“Ma come...sta?!”
Il medico lo guardò e poi guardò i parametri segnati in cartella. “Facciamo passare la notte e vedremo se potremo sciogliere la prognosi.” fu l’asettica risposta.
Castiel deglutì, non riuscendo a capire se quella risposta sapeva di buono o meno.
Poi i suoi pensieri andarono all’altro fratello.
“E Dean? Come sta Dean?”
Il medico lo guardò stranito. Confuso.
“Mi dispiace!” fece mesto…. 

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


“Mi dispiace!” fece mesto. “Nessuno l’ha avvisata?” chiese poi in imbarazzo e in quel momento Castiel conobbe il panico.
Sapeva, aveva imparato cosa fosse la paura, la delusione, l’ansia e l’adrenalina di quando una caccia stava per iniziare.
Ma il panico….quello no!!
La sensazione di quel brivido di terrore che corre lungo la schiena, dello stomaco che si contrae facendo male, la mente che smette di essere lucida e i pensieri che faticano a formulare una qualsiasi cosa sia sensata. I muscoli delle mani che iniziano a fare male. Le gambe che sembrano cedere.
“Dean è...” ma non riuscì a dirlo. Poi si costrinse a pronunciare quella parola. “...morto?!” quasi sussurrò per non rendersene conto, o forse, per non farlo sentire a Sam.
Il medico strabuzzò gli occhi. “Cosa?...no, no, no...Ma lui è più grave e lo abbiamo portato in terapia intensiva. Avevo chiesto a qualcuno di avvisarla!” fece seccato e poi imbarazzato. “Le chiedo scusa.”
Castiel, sollevato ma comunque in ansia, chiese come mai la scelta di quel reparto per Dean.
“La ferita alla testa era più grave di quello che poteva sembrare al suo arrivo in pronto soccorso. Ha perso molto sangue e c’è stata perdita di materia grigia. In sala ha avuto un arresto. Il neurochirurgo è riuscito a riavere il battito con molta fatica. Il cervello è stato senza ossigeno per alcuni minuti. Non sappiamo se ci siano stati danni.” riferì.
“E come...”
“Dovremo sperare che si risvegli e solo allora potremo valutare le sue reali condizioni fisiche e celebrali.”
“Sperare?!” fece eco l’angelo.
“Signore….il suo amico, con quella ferita, è già fortunato ad essere ancora vivo. Quindi ogni ora che riusciamo a tenerlo stabile è un traguardo , ma...”
“Ma?”
“Ma non voglio indorarle la pillola. I suoi amici sono gravi e non ancora fuori pericolo, quindi se in queste ore riuscisse a raggiungere i familiari sarebbe opportuno.”
“Io….io...sì, cercherò di...io..” e questa era davvero la prima volta che Castiel si ritrovava a balbettare non sapendo cosa dire.
“Senta, immagino che resterà qui tutta la notte.”
“Non ho intenzione di andare da nessuna parte!”
“Ed è per questo che ho chiesto che anche Sam venga messo in intensiva , così almeno , eviterà di fare avanti indietro tra i due reparti. D’accordo?”
Castiel annuì grato per quella concessione.
“Grazie!” e seguì il medico che lo guidava verso la stanza di Dean.
Anche il maggiore era uno strano vedere così inerme in quel letto. La testa vistosamente fasciata. Le cannule dell’ossigeno nel naso. Le flebo in entrambe le braccia e i vari cavi che lo collegavano ai macchinari che lo controllavano costantemente. Per un attimo , quell’immagine di Dean si sovrappose ad un’immagine simile: quando Alastair lo aggredì dopo essersi liberato dalla trappola del Diavolo, aiutato di Uriel.

E mentre Castiel osservava quello che era il suo migliore amico, quello che più e più volte lo aveva chiamato fratello e non amico, due infermieri aprirono completamente le porte della stanza per permettere al letto in cui era Sam, di entrare.
Lo sistemarono accanto al letto del maggiore , facendo attenzione che ci fosse abbastanza spazio tra un letto e  l’altro per poter agire liberamente.
Castiel, in piedi, immobile tra i due.
Quando si ritrovò solo con i suoi due amici forzatamente addormentati, Castiel, si avvicinò con cautela ai due letti, rimanendo sempre nel mezzo.
“Resistete...datemi tempo per riprendere le forze. Datemi la possibilità di salvarvi. Non potete morire. Continuate a lottare...Non posso fallire con...con voi. Non posso!!” ripeteva come una preghiera.
Restò così per ore, forse, tutta la notte. Immobile tra i due letti, tra i due amici incoscienti. Restò così, incitandoli a non mollare, a continuare a lottare, alternando la sua perseveranza in quelle incitazioni all’attenzione ai rumori ritmici dei macchinari che cadenzavano i battiti dei due cuori.
Quei cuori che a volte battevano lenti, a volte più accelerati.

Castiel...” fece una voce vicino a lui.
“Non dovete mollare...”
Castiel...”
“Sento le mie forze tornare...datemi...datemi tempo…posso salvarvi...”
Andiamo , Castiel!
“..continuate a lottare….voi dovete...io..io posso...io devo salvarvi.”

“ Forza, Cas!!..andiamo amico….apri quei dannati occhi...”
“Dean!” fu il richiamo del minore dei Winchester.
“Cazzo, Sam. Non può morire così. Non può andarsene in questo modo assurdo!!” replicò frustrato, il biondo, ricordando il motivo per cui l’amico si ritrovava in quelle condizioni.

Quel mostro, in quel magazzino, stava per attaccarli, ma Castiel aveva dato il via all’azione e poi si era messo tra loro e l’attacco soprannaturale.
Sam e Dean si erano sentiti spingere via dalla forza dell’angelo prima che l’onda d’urto del mostro li raggiungesse. Avevano sbattuto, uno contro un muro e l’altro ad una colonna. Si erano sentiti storditi per un po’, ma erano comunque riusciti a riprendersi dopo qualche istante e quello che si ritrovarono a guardare, fu , il mostro sconfitto e l’amico angelo, svenuto e afflosciato contro la cancellata che delimitava quel posto. Si erano messi in piedi immediatamente e gli avevano portato soccorso.
Castiel però non sembrava rispondere ai loro richiami, così, convenendo che non potevano portarlo in ospedale per più chiare motivazioni, come la mancanza del battito cardiaco, i due fratelli, lo misero in macchina e lo portarono al bunker.
Lo sistemarono nella sua stanza, quella accanto a quella di Jack, e provarono a fargli riprendere i sensi , usando anche una magia enochiana non troppo pericolosa.
Ma niente!! Non ebbero nessun risultato.
Si diedero il cambio nel prendersi cura di lui e andarono avanti per alcuni giorni. 

Poi un giorno, una telefonata da parte di un cacciatore in difficoltà, richiese la presenza di entrambi.
Si spostarono nel grande salone lasciando Castiel da solo.

Fu allora , che lentamente, l’angelo, sembrò riprendere coscienza di sé stesso.
Piano tentò di riaprire gli occhi e come ricordava di aver fatto in quel magazzino, aprì e chiuse le mani per stirare i muscoli della dita. Lo stesso fece per le gambe, cercando di muoverle e piegare le ginocchia che comunque, stranamente , sentiva indolenzite.
Respirò profondamente e si tirò su, mettendosi a sedere sul bordo del letto.
Si guardò intorno e riconobbe la presenza dei due amici cacciatori nella stanza. Alla scrivania , dei libri e un piatto con qualche rimasuglio di insalata. Di certo , il posto in cui Sam lo aveva vegliato.
Nell’altro angolo, più vicino al suo letto, un piatto con  un hamburger mangiucchiato, patatine e diverse lattine di birra. Dean!!
I due fratelli dovevano averci passato molto tempo in quella stanza, a cercare di capire come aiutarlo. 

Si rese conto , in quel momento, che quello che aveva vissuto era quello che gli uomini avrebbero chiamato “stato di profonda incoscienza o coma”.  E in quello stato, la sua mente aveva creato quella sorta di allucinazione o visione o realtà alterativa, in cui erano i due amici ad essere in pericolo di vita, e quello che lui aveva provato , incitandoli, percependo lo stato d’animo dei loro cuori in quella camera di ospedale, in ansia o più pacati, altro non era che la proiezione dei loro stati d’animo nella vita reale, in cui, molto probabilmente, erano loro ad incitarlo di continuare a combattere, di non mollare. Di non morire.
Lentamente si tirò su in piedi e cercando di ignorare un leggero stordimento, fece di tutto per restare dritto. Guardò il suo trench e la giacca sulla sedia. Non li indossò e in maniche di camicia, così come si era svegliato, si avviò lungo il corridoio seguendo le voci di Sam e Dean che sembravano stessero ancora parlando. O almeno così sperava che non fossero solo voci nella sua testa!!
Raggiunse il salone principale e sporgendosi appena vide i due fratelli, davvero intenti a parlare tra loro. 

“Cosa possiamo fare ancora?!” chiese Dean, frustrato. “Non possiamo stare fermi così senza fare niente…. fermi a guardarlo in quello stato?!”
“Dean...non lo perderemo. Abbiamo provato e fatto l’impossibile per Jack, lo faremo anche per Castiel!!” cercò di rassicurarlo Sam , sapendo quanto fosse forte il legame di amicizia che legava il fratello all’angelo.
“Forse dovremmo….che ne so…magari potremmo..” tentò e in quel momento….

“Evitare di fare mosse stupide alla Winchester!!”

I due cacciatori si girarono di scatto verso la voce amica. Era di un tono più basso del solito, stanco. Le parole ancora un po’ trascinate da quello che aveva subito.
Ma era lì. Castiel era in piedi vicino allo stipite della porta. Sveglio. Il suo solito sguardo alla “che ho fatto di male adesso?” e li fissava in attesa di una qualche reazione alla sua presenza.
“Castiel??!!” lo richiamò Sam sorpreso ma con un sorriso che si palesava sempre di più sul suo viso.
“Cas???” si accodò Dean, che invece , con poche falcate sicure gli andò vicino. “Amico….ma cosa….cioè..io..noi credevamo davvero che questa volta..”
“Ti saresti liberato di questo moccioso in trench?!” scherzò l’angelo.
“Ma che dici?!” intervenne prontamente Sam.
“Non dirlo nemmeno per scherzo!” fece deciso il maggiore che gli poggiò una mano sulla spalla e lo attirò a lui, per un abbraccio forte e quando sentì Castiel ricambiare, lo rimproverò bonariamente: “Non farmi mai più uno scherzo del genere!!”

Sam lo raggiunse e anche lui gli battè una pacca fraterna. “Castiel...che ti è successo? Cioè.. tu sei un angelo. Come ha potuto quell’essere metterti ko in quel modo?” chiese mentre tutti e tre raggiungevano il tavolo centrale della sala.
“ L’unico modo in cui posso spiegarlo è che quell’onda d’urto che il mostro riusciva a provocare era comunque di origine soprannaturale. Mi ha colpito una volta di troppo e specie l’ultima, la più forte, deve avermi messo definitivamente al tappeto!” cercò come spiegazione, sedendosi ancora con una palese stanchezza.
“Ok! E ...insomma ...come ne sei uscito!?!” chiese Dean porgendogli una birra che l’angelo accettò.
“Credo di essere stato in uno di quegli stati che voi chiamate...coma. E in quello stato io...beh!..” e si fermò forse confuso, forse in imbarazzo.
“Cas?!” lo richiamò Dean.
“Hai visto ...qualcosa?!” azzardò il minore.
L’angelo sospirò. Guardò i suoi due amici, certi che stavano bene e che quella era la realtà.
“Non so se fosse una visione o un’allucinazione ma comunque….io, io ero quello che stava bene e voi quelli in fin di vita. Vi dicevo di non mollare, di concedermi il tempo di recuperare le forze per potervi salvare. Io...io non..” e poi davvero si sentì in imbarazzo.
“Cas...” sussurrò Dean, notando quello che più che altro sembrava senso di colpa. Un sentimento che lui conosceva bene e che quindi sapeva riconoscere alla perfezione. “Amico, che c’è?!” lo incoraggiò Sam.
“Io non volevo fallire. Perdervi senza essere stato in grado di salvarvi, sarebbe stato il mio più grande fallimento!” confessò amareggiato , l’angelo.
“Castiel..” si fece avanti Sam. “Il nostro è un lavoro assurdo e se un giorno dovesse succedere l’irrimediabile non accadrà per colpa tua.”
“Ma Sam ...io sono qui per proteggervi oltre che per affiancarvi nella vostra lotta!”
“Tu ti fai un culo così giorno dopo giorno per cercare di salvare più persone possibili. Ma, me lo rimproverasti anche tu dopo la nostra gita in Purgatorio, ricordi?... non puoi salvare tutti, amico mio!” si fece avanti Dean.
“Voi non siete “tutti”, Dean!”
“No, e ti ringrazio. Ma combattiamo una guerra e in guerra si muore. E noi siamo guerrieri. Tu sei un guerriero , anzi, com’era?” facendo mente locale a quelle che furono le parole con cui Castiel si presentò nella cucina di Bobby anni e anni addietro. “Sei un guerriero di Dio. Tu sei un soldato!”
“Com’ero presuntuoso all’epoca!!” replicò Castiel, ricordando perfettamente quel momento in cui minacciò perfino Dean di rimandarlo all’Inferno.
“Castiel..” si fece avanti Sam. “Tu ci hai salvato la vita infinite volte e lo hai fatto anche in quel magazzino qualche giorno fa. Non hai nessun motivo per sentirti in colpa, credimi.”
L’angelo guardò quei due esseri umani così speciali, forti e coraggiosi e si chiese quanti dei suoi fratelli angeli potessero competere con loro. La loro forza, il loro coraggio, la loro lealtà!
Per un attimo si guardò le mani e per l’ennesima volta giurò che quelle stesse mani sarebbero state sempre pronte ad aiutare i Winchester.
In qualsiasi modo possibile. 

“Castiel?!” lo richiamò Sam, vedendolo , forse stranito.
“Cas? Ehi?!” gli fece eco Dean.
“Quindi siamo ancora il Team Free Will?!” chiese sorridendo, l’angelo.
“Ho depositato il marchio. Ci puoi giurare!!” lo rassicurò Dean mentre anche Sam sorrideva sollevato.

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