In quell' Istante, nel Presente

di Elenie87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IN QUELL'ISTANTE, NEL PRESENTE ***
Capitolo 2: *** NOVILUNIO ***
Capitolo 3: *** La bellezza della Morte ***
Capitolo 4: *** Cadere giù ***
Capitolo 5: *** Ellaboro ***
Capitolo 6: *** Ovunque ci porterà ***
Capitolo 7: *** Ciliegio ***



Capitolo 1
*** IN QUELL'ISTANTE, NEL PRESENTE ***


*Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it*

Fandom: Inuyasha
Parole: 887
PROMPT 14 - Lucciole che si confondono con le stelle.
BONUS
- Bacio sul collo
- Notte stellata
- Vega e Altair




 
IN QUELL'ISTANTE, NEL PRESENTE.

 


-Guarda che meraviglia, Inuyasha- sussurrò dolcemente nel vento, sapendo che l'avrebbe udita.
Lui, sedutole accanto, voltò appena il capo in sua direzione.
-Non capisco cosa ci trovi di tanto bello. È lo stesso cielo di sempre- commentò cinico. Kagome riusciva sempre a vedere qualcosa in più in ogni cosa, aveva un entusiasmo per la vita che lui aveva perso da tempo immemore.
-Beh, io questo cielo non riesco certo a vederlo nella mia epoca a causa dell'inquinamento- borbottò con un piccolo broncio, regalandogli una occhiata torva.
-Inqui..che?- balbettò il mezzo demone, non capendo quell'astrusa parola che lei aveva pronunciato.
Kagome sospirò.
-Lascia perdere- mormorò, tornando a guardare la volta celeste.

Una miriade di piccole lucciole prese a volteggiare intorno a loro, poi si innalzarono un poco di più verso il cielo, mischiandosi a quella infinità di punti luminosi che parevano vegliare su di loro, silenziosi e confortanti.

Sembrano quasi confondersi con le stelle, le rimirò ammaliata.
Questi momenti rari, questi regali della natura nella sua epoca non li avrebbe più vissuti. La battaglia contro Naraku stava oramai per concludersi, ed il suo futuro era pressoché incerto.
E non solo il suo futuro. Anche il suo cuore, cosa mai ne sarebbe stato del suo cuore?
Diede un'altra occhiata fugace ad Inuyasha, mordendosi il labbro per non lasciare che le sue emozioni fuoriuscissero in noiose lacrime.
Per gli Dèi, lo amava cosi tanto..

-Sai Inuyasha..- bisbigliò lei con voce strozzata, ed il mezzo demone si drizzò sulla schiena, attento più che mai a quell'improvviso cambiamento.
-.. nella mia epoca, oggi, si festeggia la notte di Tanabata-
Inuyasha restò in silenzio, la lieve brezza scompigliava appena i suoi capelli d'argento, regalandogli quasi conforto per l'improvvisa agitazione che gli si era mossa nell'animo.

Kagome si voltò verso di lui sorridendo.
-È una celebrazione dedicata alle stelle, Vega e Altair, due amanti che vennero separati per sempre dalla Via Lattea-
Lasciò la frase in sospeso ed Inuyasha trattenne il respiro.
Due amanti separati.. per sempre..
-Tuttavia venne concesso loro di potersi incontrare ma solo una volta l'anno, il settimo giorno del mese di luglio- disse, scostandosi una ciocca di capelli che, ribelle, si era posata sul suo volto.
Poi alzò di nuovo il capo al cielo.
-C'è qualcuno più sfortunato di noi, Inuyasha. Io posso starti accanto ogni giorno e lo farò sino a quando mi sarà concesso-

Il cuore del mezzo demone fece un salto nel petto.
Perché doveva pensare al peggio, quella dannata! Lui non l'avrebbe persa, quel maledetto pozzo non si sarebbe richiuso!
Certo, era una facile illusione questa, un'illusione meravigliosa a cui aggrapparsi, ma la realtà era tutt'altro che tale.
Istintivamente mosse un braccio, trascinando Kagome al suo petto, stringendola fermamente.
-Razza di scema, ma che discorsi stai facendo?- ringhiò -Vega e Altair sono due stupidi!- continuò, ferrando ancora la sua stretta -Feh! Se qualcuno mi separasse da te e mi impedisse di vederti, lo ucciderei con le mie stesse mani- affermò.

Kagome avvertì qualcosa di caldo bagnare le sue gote, mentre un tenue sorriso fece capolino sulle labbra.
Eccolo, il suo Inuyasha. Testardo, avventato.
Sapeva che ciò che diceva corrispondeva al vero. Si sarebbe certamente fatto in quattro per cancellare dalla faccia della terra Naraku o chi per esso le avrebbe fatto del male, ma.. non si poteva combattere contro la distanza immessa dal tempo. Ed in quella storia, paradossalmente, pareva essere proprio lui il nemico.
Si accoccolò meglio in quell'abbraccio caldo, poggiando la sua schiena al petto del mezzo demone, sentendo chiaramente un singhiozzo fermarsi nella gola.
-E se… non riuscissi ad ucciderlo? Cosa ne sarebbe di noi, Inuyasha?- chiese con voce strozzata.

Lui strinse convulsamente i pugni, sentendo il dolore invadergli le membra al solo pensiero che questa ipotesi diventasse reale, che quel dannato pozzo smettesse di collegare le loro epoche, separandoli definitivamente.
-Maledizione, Kagome..- annaspò, immergendo il volto nei capelli neri della giovane, che sapevano tanto di quel profumo avvolgente che l'aveva ammaliato sin dall'inizio, così simile a quello di Kikyo, eppure al tempo stesso così diverso.
-.. se ciò accadesse, stai pur certa che troverei un modo per rivederti- disse con fermezza, posandole poi un bacio sul collo, come a voler suggellare quella promessa.

Kagome trattenne il respiro. Le calde labbra di Inuyasha avevano sfiorato la sua pelle, provocandole un brivido che aveva attraversato ogni centimetro del suo corpo.
Cuore mio, non fermarti ora.. , lo pregò, sentendolo scoppiare di felicità.
Così si voltò piano, lentamente, fino a specchiarsi negli occhi d'ambra del mezzo demone, leggendovi all'interno un amore profondo, intangibile, più forte del tempo e dello spazio che li separava.
Sì, per lei avrebbe lottato sempre, lo sapeva. Ed anche lei per lui.
-Hai ragione…- bisbigliò, regalandogli un sorriso -.. Vega e Altair sono proprio due stupidi-

In quel frangente una stella cadente illuminò i loro volti e Kagome si girò di scatto verso quella scia di luce, sussultando per la sorpresa.
-Inuyasha, una meteora! Presto, esprimi un desiderio- lo esortò, ed ella chiuse gli occhi pensando a cosa chiedere alle divinità.

Lui, dal suo canto, sorrise teneramente nel guardare la sua Kagome, tutta intenta nel comunicare il suo desiderio agli Dèi, e scosse la testa ridacchiando sommessamente.
Non aveva bisogno di chiedere nulla, né ai Kami né a nessun'altro.
Tutto quello di cui aveva bisogno era lì, in quell'istante, nel presente.






ANGOLO AUTRICE

Buonasera, il sabato sera mi ha ispirato a partecipare a questo simpatico contest. Nulla di pretenzioso come avete letto, ma ho voluto mettere su carta la piccola idea un poco malinconica che mi ha mossa.
Spero vi sia piaciuta e mi lasciate sapere che ne pensate.
Un bacione a tutti
Manu

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Capitolo 2
*** NOVILUNIO ***



NOVILUNIO
 


Kagome si sedette accanto a lui come era solita fare nelle notti di Novilunio.
Loro due, soli, lontano da occhi indiscreti.. e da demoni che potessero approfittare della situazione.
Era tornata da qualche mese nell'Epoca Sengoku dopo la loro lunga separazione. In alcuni momenti, la giovane miko stentava a credere di essere riuscita a tornare da Inuyasha, ed ogni qualvolta che il ricordo del loro rincontro le tornava alla mente, sorrideva dolcemente, guardando di sott'occhi il mezzo demone.
"Sì, è proprio qua con me", pensò sospirando felice.
-Beh? Che hai da guardare?- la ammonì Inuyasha, notando il suo sguardo.
Kagome ridacchiò scuotendo la testa.
-Il solito brontolone- lo prese in giro, e lui sbuffò di rimando, voltando il capo dal lato opposto, fintamente offeso.

Inuyasha, nonostante la sua solita aria rabbiosa, era ben felice di essere lì con Kagome. Riaverla con lui era stato un regalo splendido, qualcosa di cui, dopo tre anni di lontananza, aveva iniziato a perdere le speranze.
Poi, quando finalmente la miko era riuscita a raggiungerlo, si era impegnato al massimo per evitare che sentisse la mancanza della sua famiglia e del suo mondo. Tuttavia, spesso credeva di non essere abbastanza e di non darle ciò di cui, invece, aveva bisogno.

Kagome, seppur di sott'occhi, non distolse mai lo sguardo dal suo volto. Vide le mascelle di Inuyasha contrarsi e sospirò frustrata.
Sapeva quanto fosse nervoso per via della forma umana, ma sperava con la sua presenza di tranquillizzarlo. Era una prassi, oramai, da quando era tornata: cercavano un posto isolato e restavano assieme ad attendere l'alba.
-Sei felice, ora, Kagome?-
La domanda di Inuyasha giunse talmente inaspettata che sussultò, voltandosi del tutto verso di lui.
-P-perché mi fai una domanda simile?- tartagliò.
Inuyasha ringhiò di rimando.
-E tu perché mi rispondi con un'altra domanda?- si adirò subito, nascondendo la paura con la rabbia.
Kagome arricciò il naso.
-Scemo!- sbraitò, ma dopo qualche attimo di silenzio aggiunse con voce pacata..
-Sono qui perché lo voglio- disse, capendo bene cosa si agitasse nell'animo di Inuyasha.
-Feh!- si limitò a replicare il mezzo demone, appoggiandosi al tronco dell'albero, mentre le spalle si rilassavano.
"Ma io ho comunque bisogno di sentirtelo dire", pensò, scrutando il volto di Kagome che lo fissava con un sorriso biricchino.
Era così tenero, a volte. Così imbranato nell'impegnarsi a nascondere i suoi sentimenti.. invece era un libro aperto. Inuyasha la fissava quasi imbronciato e lei si trovò a sorridere, perdutamente innamorata di quello sguardo arcigno e di quelle labbra che, invece, sapevano essere dolci nei rari momenti per loro. Quando il mezzo demone la prendeva tra le braccia e posava la bocca sulla sua, era in grado di trasmettergli tutto l'amore che a parole non sapeva spiegare.
Osservandolo, si trovò a fantasticare su come sarebbe stato baciarlo proprio ora, nella sua forma umana. Non le sarebbe affatto dispiaciuto.. provare.

All'improvviso, le gote della miko si colorarono piacevolmente, poi voltò in fretta il capo verso il cielo con fare disinvolto.
Inuyasha si accigliò,
-Che ti prende?- le chiese.
Kagome si schiarì la voce.
-N-niente, non ho nulla- balbettò.
Il mezzo demone non si accontentò. Era ovvio che avesse pensato a qualcosa di strambo, perché era arrossita e si era imbarazzata. Si sollevò da terra per posizionarsi a carponi di fronte alla sua faccia sorpresa.
-M-ma che fai?- chiese, ancor più rossa di prima.
Inuyasha sogghignò.
- Lo capisco quando menti, lo sai- le disse socchiudendo gli occhi.
Kagome deglutì a fatica. Ma perché, pur non facendo nulla, riusciva a cacciarsi in queste situazioni assurde?
-N-non è nulla di che. Solo un pensiero sciocco- ammise, perdendosi per un istante nei suoi meravigliosi occhi neri.
Il mezzo demone sbuffò.
-Se è una cosa sciocca perché la stai facendo tanto lunga? Dimmelo, avanti- la esortò impaziente.
Era presuntuoso forse, da parte sua, ma non voleva che Kagome avesse dei pensieri solo per sé. Voleva sapere tutto di lei: cosa pensava, cosa desiderava, come poteva renderla felice lontano dalla sua famiglia e cosa, invece, la rendesse triste.
Kagome nascose il volto tra le mani. Diamine, dannazione! Dannato lui e la sua perspicacia!
-Va bene, va bene- borbottò, il suono uscì ovattato.
Inuyasha ridacchiò. Kami, quanto sembrava una bambina in quella situazione.
La miko tolse le mani dal viso ed Inuyasha poté vedere i suoi occhi chiari splendere, le gote arrossate e i capelli muoversi appena per la leggera brezza.
Sentì la gola chiudersi per l'emozione. La sua Kagome..
-Io ho solo pensato che.. - si ridestò dai pensieri quando la ragazza iniziò a spiegare -.. insomma, che noi.. non ci siamo mai.. baciati .. quando tu sei nella forma umana- terminò tutto d'un fiato, ricacciandosi il volto dietro le mani in preda alla vergogna.
Dio, come si sentiva cretina!
Un fruscio anticipò un lieve tocco sulle mani da parte delle dita ruvide del mezzo demone, che sfiorando le sue sembrò sollecitarla a scostarle dal viso.
Con le gote in fiamme fece quanto richiesto, e sussultò quando nella sua visuale comparve il volto di Inuyasha molto vicino al suo.

Anche lui era pressoché imbarazzato. Quando aveva udito le parole di Kagome ne era rimasto molto sorpreso quanto.. compiaciuto. Immediatamente la sua mente aveva immaginato come sarebbe stato poterla davvero baciare da umano. Sarebbe stato diverso? Più bello?
Il respiro, così come il cuore, erano partiti in una folle corsa, ed istintivamente le aveva sfiorato le mani per allontanarle dal suo viso.
"Un contatto con lei.. da umano", sembrò reclamare la sua mente, e si decise ad assecondarla.
Si avvicinò ancor di più al suo volto, alle sue labbra, ed inspirò col naso cercando il suo profumo.
Riuscì a sentirlo, molto più delicato ma comunque inebriante.
Portò una mano alla sua guancia e sorrise nell'avvertire il calore invadergli l'epidermide.
Mosse impercettibilmente le dita sulla sua pelle morbida e sentì l'ossigeno azzerarsi.
Gli occhi di Kagome brillavano e lo guardavano in trepidante attesa. La stessa attesa che divorava lui.
Annaspando eliminò la distanza che li divideva e finalmente posò la sua bocca su quella di Kagome.
La sentì stringersi al suo petto e si trovò a ricambiare l'abbraccio completamente perso nel mare di sensazioni che solo lei riusciva a regalargli.
Quando si staccarono rimasero comunque fronte contro fronte, mentre i loro respiri ansanti ancora si fondevano.
Dopo minuti di silenzio Kagome sorrise, sfiorandogli una guancia con dita tremanti.
-A cosa pensi?- sussurrò.
Inuyasha sorrise anch'egli, poi con uno leggero spintone la obbligò a distendersi sul prato erboso, strappandole un urletto a causa del gesto inaspettato.
-Che come primo bacio da umano non c'è male- rispose, poi nei suoi occhi brillò una nuova luce.
-Ma ora voglio scoprire com'è il secondo- aggiunse prima di avventarsi sulle sue labbra di nuovo, e Kagome scoppiò a ridere, ricambiando il bacio, poi un altro e un altro ancora.



ANGOLO AUTRICE

Dedicata a Martina per il suo compleanno!
Spero vi piaccia questo piccolo momento tra loro. Mancava un bacio da umano XD Io loro due li adoro proprio!
Un bacione e grazie a chiunque recensirà!

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Capitolo 3
*** La bellezza della Morte ***


"Contest sponsorizzato da Writer's Wing".

FANFICTION SCRITTA PER IL CONTEST Inu No Taisho INDETTO DAL GRUPPO SU FACEBOOK "TAKAHASHI FANFICTION ITALIA

PROMPT:  Inu, stremato e morente, si accascia al suolo e rivolge un ultimo sguardo alla luna, ma i suoi occhi non incontrano l'astro splendente... bensì una persona che mai si sarebbe aspettato di vedere.
 
 


 

La bellezza della Morte

 

 

 

C'è della bellezza anche nel dolore ed anche nella morte.

Tanto tempo prima, qualcuno glielo aveva detto. Non aveva mai saputo il nome di quel demone che, con coraggio, aveva combattuto al suo fianco, per poi perire sul campo di battaglia. Tuttavia, in quel momento, quelle parole gli parvero una consolazione, rendendogli più piacevole l'ultimo atto della sua esistenza.

Sospirò senza poter nascondere la sofferenza sul suo volto, mentre con le poche forze che gli rimanevano si sdraiava a terra, arreso al destino. La ferita al petto era profonda e non gli avrebbe lasciato scampo. Sentiva già la sua energia vitale fruire via dalle membra, gli occhi farsi stanchi.

Quale bellezza c'era in questo? La morte era una gran scocciatura. Avrebbe lasciato solo la sua Izayoi - Santi Dèi, chissà dov'era ora!- e non avrebbe visto crescere il loro unico figlio.

Inuyasha..

Come se la sarebbe cavata in questo mondo di violenza e sventura? Sarebbe sopravvissuto?

-Dannazione..- mugugnò, serrando i denti. Non era affatto giusto. Avrebbe dovuto insegnargli a cacciare, a diventare adulto, a trovare una degna compagna. Chi l'avrebbe fatto al posto suo?

Nessuno , pensò. Inuyasha era un mezzo demone, la sua vita non sarebbe stata affatto facile.

Chiuse i pugni in una morsa ferrea, frustrato, e trattenendo a stento un ansito di dolore osservò la volta celeste.

Ci sarebbe morto sotto questo cielo e sarebbe stato solo nel suo ultimo respiro.

O, forse, no..

Dov'era la luna, sua compagnia di viaggio di molte notti?

Ecco la mia ultima compagnia..

Voltò il capo, direzionandolo dove i suoi occhi avrebbero incontrato l'astro, ma quando avrebbe dovuto scorgerla, questo non avvenne.

Un'ombra..?

Le palpebre si aprirono sorprese nel mettere a fuoco un volto conosciuto, ma che mai avrebbe pensato di rivedere.

Non oggi.

-Cosa.. fai qui?- domandò con voce roca e stanca. -Sei venuta a vedere quanto sia penosa la mia dipartita?-

La donna innanzi a lui si accigliò, osservandolo freddamente.

-Ho sentito la tua aura affievolirsi- rispose lei, semplicemente, incrociando le braccia.

Inu ridacchiò, tuttavia non vi fu divertimento nella voce.

-Ammetti che ti diletta vedermi in questo stato. Forse, avresti anche voluto farlo tu stessa- replicò il demone.

-Pff, Inu. Non offendermi. Io non avrei affatto sparso così tanto sangue. Ti avrei ucciso con maggior decenza- replicò, voltando il capo.

Il generale lasciò che una risata lasciasse le sue labbra, questa volta divertita. Erano passati due anni, ma lei era ancora la stessa.

-Non ti smentisci mai, Inukimi- bisbigliò dolcemente.

La demone, forse stupita dal suo tono improvvisamente gradevole, tornò a guardarlo. Gli occhi ambrati scrutarono quelli dell'ex-compagno, guardandosi bene dal lasciar trasparire la benché minima traccia di pietà.

-Dunque, te ne stai proprio andando? Credi che i Kami saranno benevoli con la tua anima?- gli chiese con noncuranza, lisciandosi distrattamente il lungo yukata azzurro e bianco che avvolgeva il suo corpo.

Inu sorrise sghembo, guardandola pavoneggiarsi nella sua indifferenza. Era sempre stata bella Inukimi, bella e folle.

-Dobbiamo proprio parlare di questo, donna, mentre sto crepando?-

Inukimi roteò gli occhi, al limite della pazienza.

-Riesci a rendermi insofferente anche in questa situazione-

Ancora una volta, Inu rise. Questo era stato un lato della compagna che gli era sempre piaciuto. Il suo sarcasmo e la sua bellezza erano stati dei mix che..

I pensieri tornarono indietro, a due secoli prima, quando i genitori decisero per loro, obbligandoli ad un matrimonio non voluto. Si erano visti per la prima volta il giorno delle nozze, odiandosi al primo sguardo. Eppure..

-Ricordi quando ci sposammo? Avevi l'espressione più crucciata che avessi mai visto sul volto di una youkai- sussurrò Inu.

Inukimi sussultò internamente per quel ricordo, poi lo fulminò con lo sguardo, ringhiando sommessamente.

-Come osi. Ero impeccabile- replicò con vigore.

Il demone sorrise appena. Questo scambio di battute era stato il suo pane quotidiano per anni e anni. Sentì una lieve nostalgia coglierlo e socchiuse gli occhi, scrutando nelle pozze ambrate della donna.

-C'è stato un tempo in cui ti ho amato, Inukimi- mormorò, cercando di cogliere sul volto della ex-compagna una qualsiasi emozione che non fosse indifferenza.

-Poi è arrivata la tua femmina umana- sibilò lei con astio, ma Inu negò piano con la testa.

-No. È arrivato il silenzio-

-Tsk!-

Inukimi storse le labbra e voltò scocciata il capo per osservare il cielo.

Il generale gemette sonoramente per una fitta lancinante di dolore e prese a tossire. Gocce vermiglie fuoriuscirono dalle sue labbra, ma non se ne curò.

Mancava poco. Se ne sarebbe andato e lui non aveva avuto tempo e modo di sbrigare una faccenda importante, né l'avrebbe avuto ora.  Guardò Inukimi, intenta a vegliare la volta celeste..

O forse..

Le iridi d'oro brillarono per la folle idea che prese a pulsare nella sua mente. Era da pazzi, l'avrebbe sbranato e ucciso lei stessa, probabilmente, ma.. doveva provare. Con fatica sollevò il braccio portando la mano a frugare velocemente in una tasca interna della sua veste, poi riabbassò l'arto a terra. Prese coraggio -decisamente molto- e parlò.

-Inukimi, ascoltami. Presto Totosai verrà a prendere il mio corpo e lo porterà nell'aldilà- si interruppe, tossendo di nuovo -Ma.. ho bisogno che qualcuno di fidato, che so non mi tradirebbe mai, custodisca la Perla Nera e la nasconda nel posto più sicuro di cui conosca l'esistenza-

La donna, tornando a guardarlo, si accigliò.

-E perché dici questo a me?- gli chiese guardinga. Che stesse delirando perché prossimo alla morte?

Inu fissò lo sguardo nelle sue iridi con fermezza.

-Perché tu sei l'unica che non si farebbe intimorire da Sesshomaru, qualora la cercasse per provare a impossessarsi di Tessaiga-

Il volto di Inukimi si trasfigurò di rabbia e successivamente ringhiò.

-Come osi, ingrato! Hai forgiato una spada per il tuo figlio bastardo, e chiedi a me di proteggerla dal tuo erede legittimo, nonché mio figlio!-

Vide lampi attraversare le pozze d'ambra della demone, ma sapeva sarebbe successo nel momento in cui quel pensiero lo aveva sfiorato. Ma ora come ora, lei era l'unica che potesse aiutarlo.

-Anche Sesshomaru avrà una sua spada. Ma la troverà a suo tempo. Tuo figlio non ha ancora qualcosa da proteggere- le rispose, poi sussultò per una nuova fitta di dolore che nuovamente lo colse impreparato.

La morte non era affatto una passeggiata. Tuttavia, iniziava a trovarci qualcosa di interessante in essa. Una nuova occasione, una nuova visione delle cose.

Una occasione di redenzione.

-Né mai lo avrà. Sesshomaru non si farà irretire da una sciocca umana- sibilò Inukimi con il volto contratto, il corpo che spasimava dal desiderio di concludere lei stessa l'opera che la morte aveva iniziato.

Inu prese un lungo sospiro chiudendo gli occhi, poi sorridendo li aprì.

-Forse hai ragione tu, ma ti prego di assecondarmi. Non subito, magari, ma un giorno potresti trovare un posto per la Perla Nera che sia degno della mia richiesta-

Inukimi si indignò di nuovo, ma si limitò a concludere il discorso con un secco "Feh!" e voltare il capo offesa.

Quella misera risposta fu una vittoria. Non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva ceduto a lui.

Il generale la guardò ancora una volta, con riconoscenza, poi si sorprese nel notare come tutto iniziasse a perdere nitidezza ed il suo corpo a diventare lentamente insensibile, il respiro rallentare, il dolore scomparire.

La morte mi chiama.

Stava per congedarsi al mondo e a lei, però.. una domanda. Aveva una domanda da tanti anni nella testa, che mai come ora era tornata a bussare nella sua mente confusa. Una domanda che si era sempre posto ma che non aveva mai avuto il coraggio di porgerle.

-Inukimi.. dimmi.. vi è mai stato un momento in cui.. tu mi abbia amato?- chiese in un bisbiglio.


La demone, che osservava la luna, si voltò lentamente verso di lui. Aprì la bocca, forse per la sorpresa o forse per dire qualcosa, ma dopo un istante la richiuse.

Il volto di Inu era dormiente e sereno, in pace. Se ne era già andato.

Lo osservò, rimirando ogni dettaglio di quel viso perfetto e dai lineamenti eleganti, quel viso che, per un tempo infinito, era stato il suo degno avversario e compagno.

L'espressione della youkai rimase imperturbabile alla sua morte, tuttavia, in contrasto ad essa, una lacrima -una e una sola- scese dal suo occhio, e lenta solcò la guancia sino a morire sulle labbra perfette della demone.

Inukimi abbassò il capo, lasciando che la frangia argentata coprisse le sue iridi ambrate, poi con eleganza si abbassò e sfiorò la mano del suo antico compagno, nella quale era contenuta una minuscola sfera nera: il passaggio per l'aldilà.

Si rialzò, e dopo un istante di titubanza, gli diede le spalle, mentre avvolto da tante piccole luci bianche, il corpo di Inu si trasformava nell'aspetto animalesco di cane, segno che la sua anima era passata definitivamente oltre.

Inukimi fece qualche passo, come a voler soppesare i suoi pensieri, poi, come trattenuta da qualcosa, si voltò verso Inu e lo guardò un'ultima volta.

-Sempre- bisbigliò al vento, quasi con timore.

Infine, con eleganza, leggera come una piuma, si alzò in volo, scomparendo al chiarore della luna.

 

 

 

Dannato cucciolo mezz'uomo, guarda che diavolo debbo fare.., sibilò mentalmente, in preda alla smania di tornare da dove era venuta.

Lo osservava da un tempo infinitesimale per la sua esistenza - due ore- ma in realtà la sua pazienza si era già esaurita.

Quell'essere sporco e spaventato si era addormentato tutto rannicchiato, nascosto nell'insenatura del tronco di un albero secolare; con le braccia si cingeva le ginocchia ed il volto era nascosto alla sua vista, poggiato agli arti superiori.

Inukimi espirò con frustrazione. Tutta quella situazione era irragionevole. Per anni aveva custodito quella stupida sfera nera, quasi dimenticandosi delle parole del suo antico compagno. L'aveva incastonata nel suo stesso occhio, rendendola invisibile al mondo, e lì era rimasta.

Sin quando, pochi giorni prima, un Sesshomaru ormai diciassettenne, non aveva iniziato a chiedere di suo padre e della sua eredità. Il pensiero era tornato a quel momento, a quella promessa quasi strappata, nonostante lei non avesse affatto acconsentito.

Quel maledetto, come ha osato circuirmi?

Aveva smesso di dormire, di riposare, poiché il tarlo della Perla Nera non l'aveva lasciata in pace. Così, si era messa in viaggio, alla ricerca del figlio bastardo di Inu, desiderosa più che mai di eliminare quell'incombenza e di tornare alla sua meritata quiete.

Non ci aveva messo alcunché a trovarlo.

Di lei non vi era alcuna traccia, ma del suo cucciolo bastardo sì. L'aveva seguito con schifo malcelato in volto, seguendo quell'odore di sangue misto. Ed eccolo lì, completamente inconsapevole della sua presenza.

Spiccò un salto dal ramo di un alto fusto dal quale lo osservava e con maestria gli atterrò davanti.

Inuyasha non si svegliò, ed Inukimi arcuò un sopracciglio.

Si era aspettata che il cucciolo mezz'uomo si svegliasse di soprassalto, sentendosi attaccato, ed invece..

E tu saresti un mio simile? , si chiese. Come poteva un inu-youkai non accorgersi del nemico, considerando i suoi sensi sviluppati?

Ma lui non è affatto come te , le ricordò una vocina nella mente, ed ella roteò gli occhi.

Era un mezzo umano -o mezzo demone-, era una via di mezzo ignobile ed inaccettabile. Un rifiuto per i demoni, un nemico per gli umani.

Sogghignò soddisfatta per i suoi pensieri.

Ben ti sta, pensò, come se quelle parole mai pronunciate avessero potuto ferire Inu, l'artefice di quella creatura in bilico tra due mondi.

Suo marito aveva osato interrompere la loro unione per legarsi ad una femmina umana. Che il frutto del loro matrimonio fosse dannato era il minimo, ed a giudicare da come era ridotto, con le vesti stracciate ed i graffi sul volto e le braccia, non sarebbe sopravvissuto a lungo.

Persino lei stessa avrebbe potuto, proprio ora, mettere fine alla sua inutile esistenza.

Un'idea allettante, si trovò a considerare improvvisamente. Perché perdere tempo nel nascondere la Perla Nera, quando poteva consegnarla a Sesshomaru e far scomparire ogni traccia del tradimento di Inu dalla faccia della Terra?

Schioccò la lingua e si accucciò innanzi a lui, scrocchiando le dita. Un colpo netto al collo ed Inuyasha non sarebbe più stato un'onta per la sua famiglia.

Inukimi storse la bocca indignata, mentre il pensiero tornava ancora ad Inu ed al giorno in cui le aveva rivelato della sua relazione. Come aveva potuto preferire una umana a lei? Preferire un figlio bastardo al loro?

Alzò il braccio spinta dall'impeto d'ira, pronto a colpirlo, quando Inuyasha si mosse nel sonno, mostrandole il viso. Il braccio si arrestò a mezz'aria, mentre gli occhi d'oro della demone si sgranarono impercettibilmente nel mettere a fuoco i lineamenti del mezzo demone.

Dèi .

Gli assomigliava. Quel bambino assomigliava proprio a lui: la stessa fronte spaziosa, il mento deciso, la stessa forma degli occhi che, anche se non poteva vederli, era certa fossero dorati. L'unico elemento a ricordarle che era un mezzo sangue, erano quelle ignobili orecchie canine sopra la testa, presenti nonostante lui non fosse in forma animalesca.

Feh. Sei imperfetto, piccoletto.

Sbuffando, restò lì, seduta, ad osservarlo ancora un po', sin quando l'aura di un demone in avvicinamento la riscosse. Mise i sensi in allerta e si concentrò sul da farsi.

Debbo sbrigarmi.

Con gli occhi dorati ridotti a due fessure, Inukimi estrasse dal suo yukata la piccola sfera nera, rigirandola un istante tra le dita. Quel minuscolo oggetto era l'ultima cosa che la legava a Inu.

Tsk! Questi sentimentalismi mi disgustano!

Prese un piccolo respiro, e portando la mano all'altezza della bocca, soffiò delicatamente un po' d'aria sulla Perla Nera; questa prese a levitare in aria. Essa si avvicinò al volto di Inuyasha ancora dormiente, e senza che egli si accorgesse di nulla penetrò nel suo occhio destro, scomparendo alla vista della demone.

Bene. Aveva assolto il suo compito.

Il luogo che si vede ma che non si vede. Là, dove nemmeno lo sguardo del custode prescelto può giungere , pensò ergendosi in piedi. Avrebbe detto così a Sesshomaru, quando era certa le avrebbe chiesto dove si nascondesse la Perla Nera.

Il fetore del demone giunse più forte alle sue narici. Era vicino. Si voltò verso Inuyasha, innervosendosi per la sua mancata capacità di percezione.

Piccolo idiota! Dunque, vuoi proprio morire!

Forse sarebbe stato il destino a scegliere per lei, ed il mezzo demone sarebbe passato all'altro mondo prima del sorgere del sole.

Tuttavia, qualcosa la fece desistere dall'andarsene, lasciandolo al suo destino.

Quanto tempo debbo sprecare, ancora!, pensò, storcendo le labbra ed estraendo da una tasca dello yukata un piccolo foglio bianco, sul quale era impresso un sigillo. Con il braccio destro disegnò un cerchio nell'aria innanzi ad Inuyasha, ed una strana barriera trasparente si formò attorno a lui. Con maestria applicò il sigillo al kekkai (*) e, non appena l'oggetto lo sfiorò, questo prese fuoco, dissolvendosi nella brezza notturna.

Fino all'alba nessuno potrà vederti o percepire il tuo odore. Sappi che, da adesso, non sei più affar mio.

Inukimi sbuffò, osservando infastidita il volto di Inuyasha ancora un istante. Socchiuse gli occhi, stranita, mentre un bizzarro ricordo prendeva forma nei suoi pensieri.
 

-C'è della bellezza anche nel dolore ed anche nella morte- disse Inu, guardando Sesshomaru.

Il figlio restò in silenzio, ascoltando mesto quelle parole apparentemente insensate.

-La morte è un mistero. Non esiste essere vivente che non la tema. Tuttavia, per quanto possa sembrare crudele, essa ha in sé una grande bellezza- spiegò il Generale pazientemente. Il figlio si accigliò, scrutando il padre nelle pozze dorate.

-Fatemi un esempio- lo esortò Sesshomaru.

Inu sorrise.

-Anche il nemico più potente, quando il suo avversario sta perendo, può mostrarsi magnanimo nei suoi riguardi-

Il ragazzo fece un'espressione indignata.

-E questo sarebbe la bellezza? Io la chiamo codardia- sibilò.

Il Generale scosse la testa.

-Si chiama pietà. Solo colui che ha un grande spirito può riuscire a racchiuderla in sé stesso-

Sesshomaru gli diede le spalle.

-State dicendo che il mio spirito è poco degno, padre?- ringhiò offeso.

Inu fissò la sua schiena in silenzio per qualche istante, poi, guardando il cielo, parlò con voce profonda.

-Sto dicendo, figlio mio, che la bellezza della morte è difficile da comprendere, ma il suo significato è intriso nella vita stessa. Se saprai coglierla, allora il tuo spirito sarà grande-

 

La demone rabbrividì, rimembrando quella strana conversazione a cui aveva assistito tra Inu ed il figlio, poi i suoi occhi sfavillarono, confusi e ansiosi. Se ciò che aveva appena fatto era paragonabile a quelle parole, allora.. lei aveva provato.. pietà?

Io, colei che chiamano la Signora Madre, ho mostrato pietà per un cucciolo mezz'uomo? Tutto questo è inaccettabile! , pensò, ringhiando più che mai infastidita.

Oh, dannato Inu, dannato! Come osi tormentarmi anche da morto?!

Si allontanò di gran lena da quel luogo compromettente, forse scappando da sé stessa o, forse, dai demoni del suo animo, tuttavia sentendosi stranamente più leggera.

 

 

Inuyasha sbatté le palpebre, ancora in uno stato di dormiveglia. Gli era parso di avvertire una presenza accanto a lui. Una presenza strana, eppure non minacciosa.

Lasciò che gli occhi vagassero guardinghi, ispezionando ogni dettaglio di ciò che lo circondava, e proprio quando ormai era sicuro di essersi sbagliato, vide in lontananza una sagoma con una fluente chioma argentea scomparire nel fitto bosco.

Il cuore prese a battere veloce, certo di riconoscere quella figura.

Padre .., pensò ebbro di gioia, vegliavate su di me?

Le labbra si abbellirono di un tenue sorriso; sentendosi stranamente al sicuro si accoccolò meglio nella posizione rannicchiata quale stava, prima che il sonno lo trasportasse di nuovo con sé.

 



 

Kekkai: barriera

C'è della bellezza anche nel dolore ed anche nella morte, è una frase del film Collateral Beauty


ANGOLO AUTRICE
Buonasera a tutti, ed eccomi a portare anche io ciò che è nato dal prompt di Napee, che voglio subito ringraziare per avermi dato l'ispirazione.
Ringrazio subito anche Martina RodenJaymes e Martina Alien, entrambe mi avete dato un grosso aiuto su problematiche diverse che mi bloccavano, grazie mille.

In merito alla storia, spero di aver dato il giusto peso a tutto. Il prompt si svolge nella prima parte, principalmente, dando via ad un evento che non è mai stato spiegato dalla mangaka, ovvero dove finisce questa perla nera. Ho voluto dare una mia visione delle cose, aggiungendo un po' di profondità al tutto. Inu, sebbene abbia dato lui stesso a Sesshomaru una lezione sulla vita e sulla morte, quando si trova a morire anch'egli è in preda alle paure, più per la sua famiglia che per sè. Anche questo è una mia visione ovviamente.
Ho pensato che, visto i personaggi e gli eventi di cui tratto, pietà e perdono potessero essere due bellezze della morte(o della vita) di cui parlare, abbinandole rispettivamente ai personaggi di Inu e Inukimi. Spero di averlo fatto in modo degno e non superficiale, anche se so di peccare di introspezione, ma mi sono impegnata molto e spero si noti.
Ho voluto concludere con uno spiazzo su Inuyasha.. perchè, insomma, è l'elemento che racchiude il tutto. Lui è convinto di vedere Inu, ma siete liberi di dare una vostra interpretazione. Magari lo era davvero, o era Inukimi che si allontanava...mi piace lasciarlo come elemento libero.

Grazie a coloro che sono arrivati sin qui, spero vogliate farmi sapere che ne pensate e spero di cuore vi sia piaciuta.
Un bacione a tutti
Manu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Cadere giù ***


 


"Uccidili. Uccidili tutti", mi incalza con voce seducente. La bestia che c'è in me ruggisce, ed io la ascolto.
Mi piace sentire il sangue che scivola tra le mie dita, mi piace vedere nei loro occhi il terrore prima che i miei artigli trapassino le loro membra.
"Uccidi. Uccidili tutti", mi ripete. Lo sto facendo, non vedi?
Il potere mi affascina, mi conquista. Sono un demone completo, sento la forza riempire il mio corpo, posso percepire l'odore della paura.
"Uccidila. Uccidi lei". Una donna mi guarda con occhi smarriti, ma in lei il fetore della paura non è presente. È un bel bocconcino, la sua carne si lacererebbe così facilmente sotto i miei artigli.
Ridacchio, avvicinandomi di un passo. Faccio scrocchiare le dita e mi preparo. Stupida umana, perché non tremi innanzi a me?
-Inuyasha...- sussurra.
Chi è questo Inuyasha?
-Non scappi? Così non è molto divertente- dico con voce roca.
Mi avvicino ancora. Alzo il braccio e mi preparo a colpirla.
Sciocca e inutile donna. Stai per perire, ma non indietreggi? Non fuggi?
-Inuyasha...- sussurra ancora. I suoi occhi si riempiono di lacrime ed una scossa elettrica attraversa il mio braccio, congelandolo.
Il mio corpo pulsa in modo insolito. Perché non riesco a muovermi? Perché non riesco -non posso- ucciderla?
La donna porta una mano al mio petto, mi tocca, ed io sento come un calore impadronirsi di me.
Un tempore avvolgente.
-Calmati, ti prego- bisbiglia.
Mi abbraccia e io glielo lascio fare.
Dalle mie labbra esce un ringhio. Voglio allontanarla, voglio ucciderla, voglio sbriciolare la sua carne.
Ma non posso. Resto fermo, immobile, mi lascio circondare da queste stupidi e sottili braccia, mi lascio cullare da un profumo che, non so dove, ma sono sicuro di aver già sentito.
Le gambe cedono e mi trovo a crollare sulle ginocchia.
Lei -la stupida umana- cade con me. Mi stringe convulsamente a sé ed io... mi sento confuso.
Sento la forza demoniaca abbandonarmi, la voce della donna chiamare ancora un nome, e non so perché, ma qualcosa di umido mi bagna la guancia.
Questo nome... ricordo improvvisamente: è il mio.
Mi piace come suona pronunciato da lei, e questo piacere mi fa stranamente aumentare i battiti del cuore.
Il mio corpo brucia, in preda ad una febbre. Mi sento debole e stanco, come se avessi combattuto e perso miseramente una battaglia.
E quel profumo così buono e dolce.. viene da lei. Dalla ragazza che continua a stringermi e non mi lascia. Mormora il mio nome dolcemente, implorandomi di tornare da lei.
Com'è calda. L'ho già avuta accanto molte altre volte così, ne sono certo.

La mia Kagome.

Spalanco gli occhi ambrati di colpo, rimembrando ogni cosa.
Dio, cos'ho fatto? Lui.. , lui -l'altro me- mi ha posseduto. Ha vinto di nuovo.
Fisso il vuoto oltre Kagome, che silenziosamente piange poggiando il capo al mio petto.
Alzo deluso il braccio, guardandomi la mano -e gli artigli- sporchi di sangue,
Io ho ucciso. Ancora.
Lo riabbasso sconfitto ed un'altra solitaria lacrima scende dai miei occhi.
-Andrà tutto bene- sussurra Kagome, accentuando la stretta.
Non dico nulla. Sento il vuoto riempirmi il cuore e congelare la mia anima afflitta.
-Resta con me- bisbiglio, immergendo il volto nei suoi capelli neri, lasciando che altre lacrime scorrano libere.







ANGOLO AUTRICE

Buonasera :) Questa piccola Flash nasce dalla sopra postata immagine. L'avevo già scritta tempo fa, ma non sapevo se pubblicarla o meno.
Spero nonostante sia un po' lugubre.. vi abbia trasmesso qualcosa.
Non si scrive mai molto del momento in cui Inuyasha da demone completo torna umano, ma spesso del contrario.
Spero ne sia uscito qualcosa di decente.
Grazie a chiunque spenderà due parole per questa breve flash.
Manu

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Capitolo 5
*** Ellaboro ***


 
ELLABORO



 

 
 
 
Ti ricordi, Inuyasha?
Era la Vigilia di Natale e quel giorno la neve aveva ricoperto la nostra città di bianco.
I tuoi occhi brillavano come le stelle ed il lieve tremore nella tua voce mi aveva fatto battere il cuore come mai prima…
 
 
 
Razza di stupida, dove diavolo sei andata con questo tempo!, sbraitò internamente mentre saltellava da un tetto all'altro. La neve cadeva copiosa, bagnando i suoi lunghi capelli argentei.
-Oh, Inuyasha, ciao! Se cerchi Kagome è andata al supermercato qui vicino. Voleva farti una torta ma si è dimenticata il latte. Anche se le avevo detto di non uscire con questo tempo, si ammalerà-
Così aveva detto sua madre, pochi minuti prima, quando era entrato in casa Higurashi, irritato perché la giovane non aveva ancora fatto ritorno nella sua epoca per terminare la ricerca dei frammenti della Sfera.
L'irritazione aveva immediatamente lasciato posto alla preoccupazione, immaginando Kagome camminare sotto la neve, infreddolita e magari preda di qualche mal intenzionato.
-Scema…  irresponsabile!- borbottò atterrando, accucciandosi poi a terra e annusando il terreno, riuscendo a malapena a distinguere il suo odore tra i mille che infestavano l'aria.
È passata di qui, constatò.
Prese a correre velocemente, socchiudendo gli occhi a causa dei fiocchi di neve che, imperterriti, incontravano il suo viso.
 
Ti ricordi, Inuyasha, come mi hai guardato? Sembravi così arrabbiato, e invece…
La tua voce e il tuo sguardo, hanno tradito il tuo intento.
 
Kagome camminava tranquilla, sotto il suo ombrello rosso, incurante del clima rigido, coperta nel suo cappotto pesante.
Appena la vide spiccò un lungo salto, accorciando così, in fretta, le distanze, e le atterrò davanti; quando la vide sussultare un ghigno soddisfatto incurvò le sue labbra.
-Si può sapere dove diavolo stai andando sotto la tormenta di neve, razza di stupida?- ringhiò.
Gli occhi della giovane si allargarono curiosi e sorpresi.
-I-Inuyasha. Ma cosa fai qui? Non dovevamo vederci domani?-biascicò, con il cuore in tumulto.
Il mezzo demone voltò il capo, offeso.
-Feh! Dannata, non cambiare discorso!- borbottò, avvicinandosi poi a lei.
Kagome, istintivamente, alzò l'ombrello, permettendo ad Inuyasha di poterle stare di fronte, riparato anch'egli dalla neve.
-Sei tutto bagnato- ridacchiò lei, notando come i capelli argentei del mezzo demone fossero completamente zuppi, ed un piccolo fiocco di neve fosse rimasto incastrato tra di essi.
-Non sono fragile come voi umani, sta' tranquilla. Tu, piuttosto. Ti sembra il caso di andartene in giro?-
La ragazza arrossì,  distogliendo le iridi nocciola da quelle ambrate.
-B-beh, domani volevo portare con me una torta, così avremmo festeggiato il Natale tutti insieme. Ti avevo parlato di questa tradizione dell'epoca moderna, no?- si giustificò, ed Inuyasha arcuò un sopracciglio.
-La stessa usanza per cui mi dicevi che ci si scambia dei doni, giusto?- borbottò.
Kagome annuì, sorridendo dolcemente.
Inuyasha sbuffò, come infastidito da qualcosa.
-Dannata Kagome… - ringhiò, mentre frugava nella manica della veste.
Lei lo guardò interrogativamente, ma i suoi occhi si aprirono per lo stupore quando, come per magia, si trovò a fissare un meraviglioso fiore bianco.
 
 
Ti ricordi, Inuyasha?
Piansi, piansi tanto. Furono le lacrime più felici della mia vita.
 
-Feh! Non fare quella faccia. Dovevo farti un regalo per questo Natale, no?- biascicò tra i denti.
Kagome pareva paralizzata. Non faceva che guardare, in silenzio, la mano artigliata di Inuyasha che stringeva il gambo del fiore, tanto da farlo spazientire.
-Insomma, dannata, vuoi dirmi qualcos….e-eh? M-ma perché piangi?!- balbettò quando, nel mezzo della sua invettiva, vide calde lacrime solcare le gote della ragazza.
Quando, infine, lei puntò le iridi castane in quelle d'oro del mezzo demone, il cuore gli fece un capitombolo nel petto.
Sorride… è felice.
Kami, quanto poteva essere bella, seppur piangendo?
-Inuyasha è… bellissimo- sussurrò commossa, afferrando piano il fiore con le sue esili dita, sottraendolo alla mano di Inuyasha. 
-Che fiore è?- aggiunse.
Lui arrossì, grattandosi distrattamente la nuca.
-È un Ellaboro- mormorò - È una pianta che nasce d' inverno nella mia epoca-
Kagome alzò di scatto la testa, sorpresa.
-Ellaboro, hai detto?- bisbigliò un istante pensierosa, poi una risata salì alle sue labbra.
Inuyasha si accigliò.
-Perché stai ridendo?- chiese guardingo.
La giovane sorrise, scuotendo la testa.
-Oh, è solo per la coincidenza. Quando hai detto il nome del fiore, ho rammentato di averlo visto in un libro di botanica. L' Ellaboro, nella mia epoca, è anche soprannominato "la rosa di Natale"- spiegò.
Le labbra del mezzo demone si incurvarono appena; nel contempo Kagome gli si avvicinò di un passo, appoggiando la fronte al suo petto.
-Grazie, Inuyasha- sussurrò, ebbra di felicità.
Lui sussultò appena, sorpreso, e le gote gli si imporporano. Il cuore pareva volergli schizzar fuori dal petto, tanta era l'emozione per un momento così semplice quanto intimo.
Come poteva confonderlo a tal punto, per un semplice "grazie"?
Rimasero in silenzio, immobili, per un tempo indefinito, poi, come mosse da una volontà propria, le braccia del mezzo demone si strinsero attorno al corpo della ragazza e la attirarono dolcemente a sé.
-Sei proprio una scema- mormorò al suo orecchio; Kagome emise un risolino, felice, accoccolandosi meglio in quella presa.
 
 
Ti ricordi, Inuyasha?
Quella sera, la neve, non ha mai smesso di cadere.
Siamo rimasti lì, abbracciati, circondati da mille fiocchi bianchi, riparati unicamente dal mio sciocco ombrello rosso.
 
 
 
 
 






Note:
L' elleboro è una pianta molto resistente i cui fiori sbocciano durante l'inverno. Per via della sua fioritura invernale, l'elleboro è conosciuto anche come Rosa di Natale.




ANGOLO AUTRICE

Buonasera! Questa piccola drabble è dedicata a Martina C. e Martina J. che mi supportano e sopportano da tempo immemore. Nulla di pretenzioso, ma ammetto che ho adorato scriverla.
L'idea non è mia, ma bensì di una Martina C. che mi ha inconsapevolmente detto la traccia sulla quale avrebbe voluto leggere qualcosa.
Spero vi piaccia, e mi laciate sapere cosa ne pensate!

Un bacione a tutti e buon Natale!!

Manu

 

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Capitolo 6
*** Ovunque ci porterà ***



"Fanfiction scritta per il contest Special February indetto dal gruppo Takahashi fanfiction Italia".


Trama: Contrariamente alla trama originaria, Kagura non si dissolve e Sesshomaru la riporta in vita usando Tenseiga. La giovane, comunque stanca e debilitata, viene portata al sicuro dal demone, il quale però, deve abbandonarla momentaneamente in quanto la battaglia finale contro Naraku incombe. I due si rincontreranno dopo la morte del demone ragno, e in quell'occasione Kagura, deciderà di giocarsi il tutto per tutto.




 
OVUNQUE CI PORTERA'



-Se..ssho..maru- balbettò con gli occhi sgranati per lo stupore. La figura del demone si ergeva innanzi a lei, che stremata e tremante sulle ginocchia, si stava dissolvendo a causa del miasma di Naraku.

Forse la morte mi sta giocando uno strano scherzo.

- Ti ho trovata seguendo l'odore di sangue e di miasma- asserì calmo e composto, probabilmente incurante delle sue ferite.
Un sorriso triste comparve sul viso di Kagura e il suo corpo si accasciò un poco, come sconfitto dalla consapevolezza.
-Ah, certo. Eri sulle tracce di Naraku. Chissà che delusione… incontrare me- concluse in un bisbiglio, fissando i meravigliosi fiori bianchi e illibati che riempivano il prato su cui era accasciata. Una purezza così in contrasto con la nebbia corrotta e putrida che usciva dal suo petto.

Sesshomaru la osservò a lungo, poi le sue labbra, spinte da qualcosa che non si seppe spiegare, proferirono parole.
-Sapevo che avrei trovato te-

Kagura annaspò in silenzio. Se avesse avuto un cuore, probabilmente l'avrebbe sentito pompare veloce, ricco di emozioni che non le erano state mai concesse di provare.
-Capisco- si limitò a dire, tenendo china la testa, incapace di guardarlo negli occhi.

Sei venuto qui… pur sapendolo?

Una nuvola di miasma più densa iniziò a uscire dal corpo della demone e Sesshomaru assottigliò lo sguardo.
-Stai andando via?- chiese.
-Sì. Basta così- rispose lei stancamente. Non c'era più, in fondo, un motivo per continuare una battaglia persa.
Naraku aveva vinto, le aveva tolto tutto: la libertà, la sua anima, le aveva letteralmente rubato il cuore. Ma la speranza. Quella l'aveva custodita gelosamente per sé, incapace di farla svanire.
Si erse dritta, lentamente, socchiudendo gli occhi, avendo coscienza delle ultime forze che l'abbandonavano.

Alla fine… ti ho rivisto, pensò, incrociando un' ultima volta le iridi dorate e confortanti del principe dei demoni.
Fu con quel pensiero che chiuse le palpebre, abbandonandosi alla morte, felice, sorridendo.

È così che ci si sente, dunque… quando si ha di fronte l'amore?


Le dita di Sesshomaru tremarono sull'elsa di Tenseiga nell'istante in cui Kagura sorrise, lasciandosi andare all'oscurità.
Nessuna gli aveva mai rivolto uno sguardo simile, nemmeno sua madre. Sapeva bene cosa significava e ancora una volta il suo corpo agì senza preavviso.
Tenseiga venne sfoderata e rapido colpì il corpo della demone che si stava dissolvendo.
Funzionerà?, si chiese, con una strana nota di impazienza.

Tutto parve arrestarsi. Il miasma, dacché fuoriusciva copioso, lentamente scomparve e la donna crollò a terra priva di energie.
Restò per interminabili momenti a osservare Kagura esamine e infine le si avvicinò, inginocchiandosi al suo fianco.
La demone respirava normalmente, senza affanno; il corpo portava ancora i segni di Naraku seppur non vi fosse più traccia di infezione.

È viva, constatò con uno stato d'animo che avrebbe osato definire in uno strano subbuglio.
Tenseiga aveva interrotto il passaggio al regno dei morti, tuttavia le ferite ci avrebbero messo tempo a guarire.
Gli occhi dorati scrutarono il volto di Kagura, aspettandosi quasi di vedere un sorriso comparire sulle sue labbra.
Assottigliò lo sguardo, infastidito da tali inopportuni pensieri.
Dunque, perché l'aveva fatto? Per pietà? Cosa l'avevo spinto a salvarla?

Forse era l'influenza di Rin a spingerlo a tali gesti altruistici, pensò prendendo tra le braccia Kagura; poi si issò in volo. Per quanto fosse irritante ammetterlo, la bambina aveva mosso dei lati nel suo animo che non erano affatto ammirevoli per un demone nella sua posizione.
Per uno come me.
Tuttavia, non era quello il momento per riflettere su tali argomentazioni.
Doveva trovarle un posto sicuro. Lui non poteva prendersi cura di Kagura, adesso: una battaglia lo attendeva.
Istintivamente la strinse più saldamente.
Era una battaglia che non poteva permettersi di perdere.



Riaprì gli occhi scarlatti, e ciò che vide fu una strana penombra avvolgerla.

Dove mi trovo? E' l'al di là?, pensò guardandosi attorno, udendo il cinguettio degli uccellini e il fruscio del vento abbattersi contro le pareti di quello strano luogo.

Era così bizzarro. Percepiva il suo corpo, le sue membra.
Sgranò gli occhi.

Il mio cuore.

Si issò seduta di colpo, portandosi una mano al petto, le palpebre sbarrate in una muta domanda.

Come..?

-Signor Sesshomaru, signor Sesshomaru! Kagura si è svegliata!-
Voltò la testa e solo allora si rese conto di essere in una piccola grotta, dalla quale apertura filtrava la luce del sole.
-Questa voce..- bisbigliò. Apparteneva alla bambina a seguito del demone. E lei l'aveva appena chiamato.
Deglutì, stringendo forte la presa sulla veste, sempre lì, all'altezza del cuore che pompava nel suo petto.
Lo udì avvicinarsi grazie al suo profumo portato nel vento, e infine comparve alla soglia della grotta.
Quando i loro sguardi si incontrarono, la mano scivolò a peso morto sul suo grembo, perdendo completamente ogni forza.
-Tu..- sussurrò, mentre una lacrima candida si permise di far capolino tra le ciglia.
-Ce ne hai messo di tempo- le disse avvicinandosi.
Kagura lo osservò ancora, incapace di parlare. Aveva così tante domande che le vorticavano nella mente, ed era così confusa… e felice.
-Come hai fatto a…- balbettò con voce rauca.
-Io non ho fatto nulla. È stata Tenseiga- la interruppe immediatamente scocciato, dandole le spalle.
La demone sbatté le palpebre, basita da quelle parole.

Lui ha usato la spada per.. salvare me… me?

Perché?, si chiese istintivamente. Perché il principe dei demoni si era disturbato a tanto? Non la odiava? Non la trovava una ripugnante emanazione del nemico?
Il nemico.
Sussultò.
-Dov' è Naraku?-domandò con un moto di stizza.
Sesshomaru voltò il capo e con un ghigno soddisfatto pronunciò quelle parole che Kagura attendeva da tutta la vita.
-E' morto-
La demone sbiancò.
Naraku è morto?
La bocca si aprì per la sorpresa.
Libera. Sono davvero libera?
Un angolo delle labbra si arcuò e a stento trattenne una risata prepotente che le salì in gola.
-Bene- commentò, infine, semplicemente, sopprimendo ogni impulso di gioia.

Sapevo ne saresti stato capace.

Sesshomaru continuò a fissarla.
-Sei libera, adesso- commentò, poi le diede le spalle facendo per allontanarsi, ma lei lo fermò, alzandosi lesta in piedi.
-Aspetta!- disse, mordendosi un labbro con frustrazione.
Santi Dèi, e ora che gli avrebbe detto?
Lui si fermò e restò lì, in attesa.
-Grazie. Per avermi salvato- aggiunse, salvo poi insultarsi mentalmente.

Non era ciò che volevi dire, stupida. Non tutto, almeno.

-Mmh- mugugnò lo youkai voltandosi a osservarla, ed in quell'attimo gli occhi dorati del demone si spalancarono, seppur per un solo frangente: Kagura sorrideva, nascondendo gli occhi dietro la frangia nera, mentre i lunghi capelli sciolti si muovevano liberi nella brezza del pomeriggio. Le sue gote erano rosse, accaldate e col suo fine udito poté udire il battito accelerato del cuore della signora del vento.

Fragile.
Così era lei in quell'istante. Non la spavalda e indomita demone che aveva tradito il suo padre e padrone, ma una donna fragile e insicura, che chiedeva qualcosa che lui non sapeva se sarebbe mai riuscito a dargli.

-Ti darei molto disturbo se… - iniziò Kagura, sottovoce, in un bisbiglio quasi inudibile. Poi alzò lo sguardo, coraggiosamente, incontrando l'oro liquido.
-… restassi con te?- concluse.
Il vento parve avvolgerla, abbracciarla, rassicurarla delle sue paure.
-Oh, dite di sì, Signor Sesshomaru!- intervenne Rin, che sin ora era rimasta appartata con Jaken a gustarsi la scena, ben nascosta per non disturbare.
-Mio padrone- intervenne il piccolo demone tossicchiando -non so se sia il caso. Abbiamo già Rin a cui badare e voi sapete quanto sia petulante e quante attenzioni richieda. Inoltre, lei potrebbe essersi fatta dei nemici essendo la figlia di Naraku, e-
-Jaken- lo interruppe Sesshomaru con voce atona. -Sta' zitto-
Il Kappa abbassò il capo sconfitto.
Jaken 0 - Rin 1. Di nuovo.
Ma perché finiva sempre così?

Kagura osservò il gruppo in silenzio, in attesa del verdetto. Ed ecco lui spostare gli occhi sul suo viso.
Ancora una volta sentì il cuore battere, battere forte, e lentamente portò la mano lì, dove percepiva quel lieve tremore nel petto.
-Se è questo ciò che vuoi- si limitò a dire Sesshomaru, senza lasciar tradire alcuna emozione.
Il respiro le si mozzò in gola mentre una strana rugiada prese ad annebbiarle la vista.
Aveva il permesso.
È così che ci si sente, dunque… quando si può stare con chi si ama?, pensò, annegando in quel sentimento.
-Vieni!- disse Rin, saltellandole intorno. La bambina le afferrò la mano, iniziando a trascinarla e, proprio dove le loro mani si univano, Kagura iniziò a sentire uno strano calore.
-Do.. dove andiamo?- chiese, confusa dall'irruenza della cucciola di essere umano.
Rin si fermò e la guardò radiosa, tanto che la demone si trovò ad arrossire.
-Io non lo so mica! Ovunque il Signor Sesshomaru ci porterà!- dichiarò con un sorriso a illuminarle il volto.
Kagura restò un istante in silenzio, sbigottita, poi sorrise anch'ella.
-Hai ragione. Ovunque ci porterà- ripeté chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni il profumo del vento.







NOTE AUTORE

Ebbene, eccoci qua a partecipare a questo strano contest!
Non ho molto da dire, mi sono cimentata in qualcosa di strano. In fondo, tutto questo, è amore ma non è amore, avvolto da una strana malinconia.
Spero di essere riuscita a trasmettere i sentimenti di entrambi, ho lavorato sulla introspezione di Kagura e non so se il mio intento è andato a buon fine.
Se vi va, lasciatemi un commentino con cosa ne pensate, consigli, suggerimenti!
Buon San Valentino e Carnevale a tutti!
Manu

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Capitolo 7
*** Ciliegio ***




Inuyasha carezzò il ventre della moglie con un sorriso tenue sulle labbra.
La donna, seduta tra le sue gambe, gli appoggiava il capo al petto. La leggera brezza primaverile le muoveva le ciocche dei capelli corvini, sfiorandole il volto.
Il mezzo demone, con la schiena posata al Goshinboku, scrutò di sott'occhi il volto rilassato di Kagome. Il parto era imminente; dentro di sé provava un misto di agitazione e gioia, inspiegabile a parole. Essere padre sarebbe stato un arduo compito, ancor più dell'essere un marito degno. Ne sarebbe stato in grado?

La giovane sghignazzò improvvisamente e lui si accigliò, distogliendosi dai suoi pensieri.
-Cos'hai da ridere, dannata?- mormorò al suo orecchio.
Kagome cercò i suoi occhi ambrati con fare birichino.
-Sei nervoso- disse lei, poggiando la mano su quella di Inuyasha, ancora ferma sul suo ventre.
-Feh!- sbottò lui, intrecciando le dita a quelle di lei. -Vuoi forse negare che io non ne abbia motivo?-
Kagome alzò un braccio, carezzandogli poi una gota leggermente arrossata.
-No, ne hai diritto. Ma non devi temere, andrà tutto bene. Non ci accadrà niente- sussurrò dolcemente, andando a scavare nei suoi tormenti più profondi, lasciandolo come sempre sorpreso e commosso.

Inuyasha chinò il capo, portandolo nell'incavo del collo della moglie, inspirando il profumo di ciliegio della sua pelle. Come faceva, quella donna, a meravigliarlo costantemente? A leggergli dentro in tal modo, a rassicurarlo con tali e semplici parole?

-Hai ragione. Andrà tutto bene- sorrise, posandole prima un bacio sulla guancia, poi cercando la sua bocca per suggellare quella promessa.

Il suo mondo era lì, racchiuso tra le braccia.
Si poteva, forse, essere più felici?




ANGOLO AUTRICE
Buon salve a tutti :)
Questa è una cosa da niente, che mi è uscita così. Sto attraversando un periodo davvero brutto della mia vita, che mi toglie via ogni energia.
Ringrazio chiunque spenderà due minuti per commentare questa flash, e chi ancora mi segue nonostante la latitanza.
Un abbraccio
Manu

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