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di Misatona
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On with the show ***
Capitolo 2: *** Shout at the Devil ***
Capitolo 3: *** Piece of your action ***
Capitolo 4: *** Live Wire ***



Capitolo 1
*** On with the show ***


“He was bad
He was never good
But one thing that he understood
And she knew
All those lies would come true

 
Well, on with the show
Going on with the show
Come on baby
No, no, no
Oh, my, my, my”

 
(Motley Crue – On with the show)

 
“Così non va!”
Vegeta entrò nell’ufficio di Bulma spalancando la porta con un calcio poi, diretto come una furia alla sua scrivania, gettò prepotentemente un fascicolo di fronte alla sua consorte che lo guardò accigliata.
Schiacciò la schiena contro la confortante poltrona in pelle e si tolse gli occhiali da vista, facendo schioccare la lingua sul palato in segno di disappunto.
“Cosa Vegeta? La tua irruenza?” disse piuttosto alterata dall’ingresso plateale del marito che sembrava non curarsi dei suoi modi, nonostante tutti quegli anni di mansuetudine.
Il moro, che non aveva perso nemmeno per un secondo il suo sguardo furente, digrignò i denti rabbioso e iniziò a sfogliare il fascicolo che aveva posato sull’ampia scrivania soffermandosi sulla foto di una ragazza.
“Questo!” puntò violentemente l’indice sul volto della mora ritratta nella foto e poi tornò a guardare con occhi fiammeggianti la sua donna.
Bulma si rimise gli occhiali da vista per osservare meglio il ritratto e poi, stufa di fare sempre i soliti discorsi con il marito, alzò gli occhi al cielo sbuffando irritata.
“Tesoro ne abbiamo già parlato un miliardo di volte” disse l’azzurra con tono rassegnato agitando una mano in aria.
Vegeta scrollò la testa e sgranò gli occhi a quella reazione: stava dando così poco peso alle sue parole? Lo stava davvero trattando come un inetto?
“Tsk! N-non osare, DONNA” puntò l’indice contro la sua dolce metà, contrariato dalla sufficienza avuta nei suoi confronti. L’unica donna che l’aveva amato dopo aver commesso delle atrocità, adesso lo trattava come un povero pazzo. Non lo accettava.
“Donna? Davvero Vegeta?” Bulma si mise a ridere alzandosi per versarsi una tazza di caffè.
“Si, quando ti meriti di esser chiamata tale!” il principe incrociò le braccia al petto, ancora offeso dal trattamento ricevuto. Non era un pazzo, c’era qualcosa di strano in quella storia. Possibile fosse l’unico a rendersene conto?
“Senti tesoro, è bellissimo che ti preoccupi per lei ma..”
“Io non mi sto preoccupando per nessuno”
L’azzurra sbuffò irritata: adesso non ne poteva davvero più! Doveva finirla con questa storia perché lo stava ossessionando, come quando aveva l’ossessione di superare Goku.
“Ah, come ti pare allora! È un momento, le passerà” disse facendo spallucce e portando la tazza di caffè alla bocca.
Vegeta osservò sua moglie contrariato. Possibile che fosse l’unico a vedere il problema? Eppure erano tutti quanti lì, nello stesso posto. Scollò la testa rassegnato, raccolse il fascicolo e tornò sui suoi passi.
“Dove vai adesso?”
“Ad allenarmi” chiuse violentemente la porta alle sue spalle, facendo sobbalzare Bulma da tanta foga e camminò sconsolato fino alla Gravity Room con il fascicolo stretto tra le mani.
Gettò quei fogli per terra e, arrabbiato più che mai, prese a sferzare l’aria con calci e pugni verso avversari immaginari che gli stavano dando davvero sui nervi. Quella situazione gli offuscava la mente e anche l’allenamento non sembrava giovare al suo stato.
“Merda” imprecò digrignando i denti e lasciandosi cadere a terra, stremato e schiacciato dalla gravità aumentata. Girò la testa di lato, con lo sguardo corrucciato e pensieroso.
Si era lasciato cadere proprio vicino a quel fascicolo: quella storia non voleva lasciarlo in pace. Si mise seduto a gambe incrociate e prese quei fogli tra le mani, sfogliandoli accigliato.
Quei documenti contenevano svariate informazioni su una ragazza che doveva avere l’età di suo figlio Trunks. Di suo figlio Trunks nel mondo di Dragon Ball GT.
“Ma come ti sei ridotta?” Vegeta era incredulo. Quando aveva conosciuto quella ragazza non era affatto così. Cosa diavolo le era successo? Prese tra le mani una foto che ritraeva la mora mentre si accendeva una sigaretta. I capelli raccolti in una coda spettinata, gli occhi segnati da profonde occhiaie ed il trucco sbavato della sera prima non pulito perfettamente. Seduta in una delle sue posizioni scomode e poco femminili. Non c’erano dubbi sulla sua identità eppure Vegeta trovava che ci fosse qualcosa di diverso in lei.
Alzò lo sguardo gettando a terra la foto. Cosa cazzo era successo? Aveva già passato un periodo buio, molto buio, tanti anni fa ma credeva di esser riuscito ad aiutarla a debellare ogni tipo di problema.
Dopo qualche attimo di meditazione il principe sgranò gli occhi alzandosi in fretta e furia per raggiungere la causa di tutto quella situazione.
“Ma certo! È tutta colpa di quel figlio di puttana!”
Dopo essersi fatto una doccia ed avere imprecato tutti gli Dei della Distruzione di cui conosceva il nome, prese gli unici abiti disponibili nel suo ampio armadio e si diresse dalla pulce che aveva creato tutto questo dannato casino.
“Tesoro come mai indossi quegli abiti?” Bulma fece capolino dalla cucina mentre sistemava le stoviglie nelle credenze. Il principe fermò la sua marcia, stringendo forte i pugni lungo i fianchi. Fece qualche passo indietro per raggiungere la sua consorte, cercando di risponderle senza perdere le staffe.
Quando vide l’azzurra dovette prendere qualche secondo per deglutire il nulla. Insomma, sua moglie era sempre stata molto bella ed affascinante nonostante gli anni passassero, ma ora, vestita così, mozzava davvero il fiato.
“H-hai fatto qualcosa ai capelli?” chiese arrossendo leggermente l’uomo.
“Si, ti piacciono? Mi sento molto più giovane con il caschetto e poi ho trovato questi vecchi vestiti nell’armadio! Mi vanno ancora! Non è meraviglioso?” disse entusiasta l’azzurra strizzando l’occhio al marito e mettendo in bella mostra il suo lato b avvolto in un leggins nero aderente, tipico della saga Namecciana.
Per tutti gli Dei della Distruzione! Vegeta dovette contare fino a dieci, cercando di troncare immediatamente ogni istinto animalesco verso quella meravigliosa Dea, ma quando lei si sporcò la t-shirt bianca, proprio all’altezza del suo generoso seno, non ci vide più.
“Fanculo! Può aspettare!” Il sangue confluì tutto tra le sue gambe e con uno scattò felino si caricò la donna sulle spalle chiudendosi nella loro camera da letto per consumare quel momento di bollente passione.
Stremati ed accaldati, dopo essersi dati come se non fosse mai passata la scintilla che li aveva uniti, Vegeta si rivestì velocemente prima che le domande inopportune di sua moglie arrivassero alle sue orecchie.
“Dove vai?”
Troppo tardi, erano arrivate ugualmente.
“Dal coglione di Radish” disse il saiyan dirigendosi verso la porta.
“Vegeta!” Bulma si alzò di scatto dal letto, coprendo il suo corpo con il candido lenzuolo e facendo arrestare il marito, che si voltò a guardarla con la coda dell’occhio.
“Non avrà ancora a che fare con quella storia, vero?” la non risposta dell’uomo fece sbuffare la turchina che rimase a borbottare da sola, mentre il saiyan spiccava ormai il volo verso il suo compare. O almeno tentava.
“E adesso perché stra-cazzo non riesco a volare?” preso dalla rabbia, tirò un pugno ad un grosso albero del giardino della Capsule Corporation, rischiando anche di farsi male alla mano. Perché non aveva più i suoi poteri?
“Vaffanculo!”
Ok, non poteva volare e aveva la mano destra messa maluccio. Questa storia doveva finire immediatamente. Senza perdersi troppo d’animo, prese le chiavi della macchina e raggiunse a tutta velocità l’abitazione del capellone. Quando suonò al campanello di quella casa, situata appena fuori città e ridotta davvero male, Vegeta non ricevette alcuna risposta. Dove diavolo si era ficcato, quel cretino?!
Perlustrò il perimetro dell’edificio e si affacciò alle finestre per osservare se ci fosse del movimento all’interno dell’abitazione. Vide una figura alta e possente aggirarsi per la cucina, con il solito fare da piacione. Quanto gli dava su ai nervi!
Tornò di fronte all’ingresso e iniziò a bussare insistentemente alla porta, cercando di dare più fastidio possibile a quell’idiota che, sicuramente, era sbronzo e in compagnia. E se fosse stato fortunato l’avrebbe trovato proprio in compagnia di quella ragazza per cui si stava tanto preoccupando.
“Forse hanno bussato” una giovane e bellissima bionda vestita solo del suo intimo, raggiunse il saiyan stiracchiandosi addosso al suo corpo possente in cerca di una dolce effusione.
“Buongiorno, dolcezza” disse con un sorriso da ergastolo il capellone, abbracciando la donna e stringendole con ardore una natica. Mentre i due amoreggiavano beati, scambiandosi un bollente bacio alla francese, Vegeta non aveva smesso nemmeno per un secondo di bussare a quella dannata porta. Avrebbe continuato in eterno se Radish non avesse perso le staffe in così poco tempo.
“Oh, ‘fanculo! Che vuoi?” si staccò dalle labbra della bionda allargando le braccia infastidito e con lo sguardo corrucciato.
Lunch si scostò dall’uomo alzando gli occhi al cielo e cercando qualcosa di commestibile per fare colazione.
“Vorrà sapere dov’è” disse con nonchalance Lunch.
“Apri, testa di cazzo!” la voce di Vegeta risuonò come un tuono. Era incazzato nero e questo non era affatto un buon segno.
Radish scrollò la testa infastidito e andò ad aprire al suo ospite in modo davvero contrariato. Prima di varcare la soglia di casa, il principe squadrò il compare di mille avventure da testa a piedi e ne rimase disgustato.
“Fai schifo” fu il suo commento mentre si accomodava sul divano di quella spoglia sala, così diversa dall’agio che aveva nella sua.
“è un piacere anche per me vederti, Vegeta” disse sarcastico il capellone chiudendo la porta e raggiungendolo.
“Che vuoi?” proseguì accendendosi una sigaretta mentre Lunch si preparava la sua colazione senza dar peso alla presenza di Vegeta.
“Dov’è?” chiese arrivando subito al dunque.
Il capellone non rispose. Continuò a fumare in tutta tranquillità la sua sigaretta, sostenendo lo sguardo del suo principe senza paura. Incrociò i piedi scalzi sul tavolino trasandato e portò un braccio al petto. Non l’avrebbe tradita. Non l’avrebbe fatto per nessun motivo.
“Chi?” chiese portandosi la sigaretta alle labbra e guardando di sottecchi l’altro moro.
Quella presa per i fondelli fece infuriare Vegeta che scattò verso il saiyan, alzandolo per il bavero della t-shirt. Odiava essere preso per il culo. Era ad un centimetro dal suo naso e sentiva la nicotina della sua sigaretta infilarsi prepotente anche nelle sue narici. Mollò leggermente la presa quando vide Radish allargare la bocca in un ghigno malvagio. Quel coglione sapeva benissimo dov’era quella sfaticata.
“Riempirò di pugni questa tua faccia da cazzo finché non ti deciderai a sputare il rospo” anche l’espressione di Vegeta ora era mutata in un ghigno di pura malvagità. Come lo faceva incazzare quell’idiota, non ci riusciva nessun altro. Il capellone era solo una terza classe e, nonostante sapesse bene quanto valessero ancora i ranghi saiyan, non aveva mai perso la sua strafottenza di fronte al principe.
“Non ti dirò dov’è”
“Allora ammetti di saperlo” disse strattonandolo un po’.
“Non lo sa” Lunch, stufa di quella pagliacciata piena di testosterone inutile, rispose al saiyan dai capelli a fiamma con estremo menefreghismo, senza alzare lo sguardo dalla sua tazza di latte e cereali.
Vegeta alzò lo sguardo sulla bionda, rendendosi finalmente conto del suo poco presentabile outfit e restò a fissarla aspettando spiegazioni.
Masticò i suoi cereali con tranquillità e poi incrociò lo sguardo fiammeggiante del principe dei saiyan nel suo.
“Non lo sa nemmeno lui dove sia, è questa la verità! Altrimenti non ci sarei io qui” disse con una punta di disprezzo la donna.
Radish fu colpito in pieno petto da quelle parole e si sentì terribilmente in colpa: Lunch aveva ragione. Non ci sarebbe stata lei in quel momento se quella donna ricercata fosse stata ancora accanto a lui. Digrignò i denti mentre Vegeta mollava definitivamente la presa dalla sua t-shirt.
“Merda! È tutta colpa tua”
“Ma che vuoi da me?” l’accusa del principe fece scattare Radish in un moto d’ira che si irradiava dal suo stomaco e si concentrava tutta nelle sue mani. Avrebbe voluto prenderlo a pugni in quel momento. La verità faceva male, ma faceva ancora più male esser scaricati.
“Sei tu che hai rovinato tutto! L’hai portata ad allontanarsi!” Vegeta era furente.
“Oh, il principe ha perso un suddito? Che dispiacere.” Disse Radish facendogli il verso.
“Fammi un favore, Vegeta! Vattene a ‘fanculo!” alzò il dito medio verso il suo interlocutore che non sembrava volersi schiodare da quel posto senza le sue risposte. Le esigeva.
“No, tu ora vieni con me e andiamo a cercarla!”
Il capellone scrollò la testa guardando le macchie di umidità sul suo soffitto. Che razza di testone!
“Pensi davvero che non abbia tentato di fermarla o di chiamarla? Credi che sia uno stronzo? Non vuole essere trovata e io le lascerò i suoi spazi!” disse più serio che mai, indicando un punto indefinito con l’indice.
Lunch scrollò la testa indispettita: quella situazione la urtava e non poteva più nasconderlo. Presa dalla rabbia si alzò diretta a raccogliere i suoi vestiti per andarsene da quel posto. Era stufa di non poter vivere la sua relazione con Radish a pieno e non avrebbe accettato di essere la ruota di scorta un minuto di più.
“No dai, piccola! Aspetta”
“Vaffanculo, Rad! Vaffanculo” con gli occhi colmi di lacrime che premevano contro gli angoli degli occhi per scivolare sulle sue guance, Lunch si voltò un’ultima volta verso il capellone per poi andarsene dall’appartamento affranta ed amareggiata. Radish alzò le braccia al cielo e le lasciò ricadere sonoramente lungo i fianchi.
“Sarai contento, ora!” disse furente il capellone a Vegeta con le mani strette in un pugno.
Vegeta guardò con sguardo truce il capellone mentre si sedeva sulla poltrona di fronte alla sua figura. Lo osservò accendersi una sigaretta, l’ennesima, mentre i suoi occhi neri non accennavano a far scemare l’ira che provava. Quanto era cambiato quell’inetto. Fumava, beveva, si era tatuato e aveva un piercing al sopracciglio che odiava con tutto se stesso. Che fine aveva fatto il suo amico d’infanzia saiyan? Perché si erano ridotti così entrambi?
“Rad” Vegeta tentò la strada più gentile con il suo amico. Le avrebbe provate tutte per salvare quella piccola stronza che stava tormentando la sua mente. Manco fosse il maledetto Kakaroth, mannaggia a lei!
“..se sai dov’è devi dirmelo! Voglio solo parlarle”
Radish si massaggiò una tempia reggendo tra le dita la sigaretta, il cui fumo veniva dissolto dalle pale del ventilatore a soffitto al centro della sala. Sorrise mestamente scrollando la testa e poi posò di nuovo i suoi occhi neri su quelli di Vegeta.
“Non lo so dove sia.”
 









 
 
 
Note: Eccoci qui. Dopo tanto scrivo una mini long.
Forse un po' no sense e demenziale ma, alla fine, avrà anche un senso. O almeno... ce l’ha per me. :)
Chi è la ricercata? Come mai non si trova? E perché succedono cose strane?
Radish aiuterà Vegeta?
Se questa storia vi ha incuriositi almeno un pochino, vi aspetto la settimana prossima.
Un abbraccio
 
Misatona

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Capitolo 2
*** Shout at the Devil ***


He’s the razor to the knife
Oh, lonely is our lives
My heads spinnin’ round and round
But in the seasons of wither
We’ll stand and deliver
Be strong and laugh and

Shout-shout-shout
Shout at the devil

(Shout at the Devil – Motley Crue)
 
“Non lo so dove sia.” disse amaramente Radish, prendendo una boccata di fumo.
Vegeta, senza staccare il contatto visivo con il suo interlocutore, prese dalla tasca interna del suo gilet in pelle una fotografia e la gettò sul tavolino, vicino ai piedi scalzi del capellone che si allungò a prenderla per osservarla meglio.
“Non volevo arrivare a tanto” disse il principe mettendosi comodo sul divano. Sapeva che quella foto avrebbe colpito il suo immenso ego, lo sapeva benissimo.
Il capellone sgranò gli occhi e poi sollevò lo sguardo sul principe che stava trattenendo a stento un ghigno di soddisfazione. Bingo.
“Chi cazzo è questo?”
“Dimmi dov’è”
L’aveva in pugno ormai, ne era certo. Freezer sarebbe stato fiero di questo suo sporco ricatto, se fosse stato ancora membro delle sue truppe.
“Tsk”
“Andiamo, Radish! Lo so che vuoi sapere come sta! Perché ti ostini a non volermi dire dove cazzo è quella stupida?” Vegeta sbottò. Quella situazione era diventata insostenibile e lui aveva bisogno di parlare con lei, adesso. Aveva bisogno di spiegazioni o forse di sapere solo che stesse bene. Bulma aveva ragione: era preoccupato per quella dannata scema e non sapere dove fosse lo urtava terribilmente. Lo urtava perché un tempo sapeva tutto di lei e ora.. era stato messo da parte e non lo sopportava. Non più.
“Non la vedo da più di un mese. Mi ha detto che voleva prendersi una pausa da tutto e da tutti. Beh, non tutti visto che è in dolce compagnia. ‘Fanculo!” il capellone prese l’accendino e iniziò a bruciare un angolo di quella stupida fotografia. Con soddisfazione per aver cancellato la faccia di quel pagliaccio, mise quel che restava della fotografia nel posacenere guardandola disintegrarsi del tutto.
Un giovane e prestante moro, dai lunghi capelli e dagli occhi scarlatti, abbracciava la ragazza dandole un bacio sulla guancia. L’espressione della donna sembrava rilassata e felice all’apparenza, ma non era così e Vegeta lo sapeva bene.
Stettero un po’ in silenzio mentre il capellone si teneva la testa dolorante tra le mani e poi, preso dalla gelosia del non esser più al primo posto dopo tanti mesi, si decise a confessare quello che sapeva o che credeva di sapere. Non era più certo di nulla.
“Credo sia a L.A.”
“In effetti potevo arrivarci da solo” Vegeta prese una sigaretta dal pacchetto lasciato sul tavolo da Radish e la fumò con il suo amico di vecchia data. Radish era distrutto: finalmente capiva anche lui cosa si prova ad esser messi da parte. L’aveva provato anche il moro dai capelli a fiamma sulla sua pelle e comprendeva ogni singola emozione che passava per il cervello del suo amico, ammesso ne avesse uno.
“Andiamo a riprendercela?”
Radish alzò lo sguardo notando la mano tesa nella sua direzione, incrociò poi i suoi occhi gonfi e segnati da alcune lacrime sul suo compare saiyan, che gli stava regalando un sorriso rassicurante e d’intesa. Lo sguardo del suo comandante e amico. Lo sguardo di chi sapeva cosa voleva e avrebbe lottato con tutte le forze per riprenderlo.
Radish sorrise di rimando con lo stesso sorriso sicuro di Vegeta, alzandosi diretto verso l’uscita.
“Andiamo a riprendere la stronza!”
I due saiyan tornarono alla Capsule Corporation, decisi a raggiungere la misteriosa ragazza e a riportarla da loro. Se Bulma non avesse voluto collaborare ci sarebbero andati da soli, su questo erano pienamente d’accordo.
Mentre Vegeta frugava tra tutte le capsule nel laboratorio di suo suocero, Radish osservava quelle foto a braccia conserte e con la sigaretta tra le labbra. Ne aveva bruciata una ma non pensava ce ne fossero altre. La rabbia gli ribolliva nelle vene, avrebbe dato fuoco a tutto il laboratorio per esser sicuro di cancellare il volto di quell’imbecille pieno di capelli.
“Che faccia da coglione”
“Non disturbarti, faccio da solo” disse sarcastico il saiyan più basso, irritato dal mancato aiuto dell’amico.
“Ma l’hai visto? Con ‘sti capelli poi” affermò Radish disgustato avvicinandosi una foto al volto.
Vegeta alzò gli occhi al cielo, stufo della parlantina del suo compare. Poteva esserci un uomo più idiota e petulante di Kakaroth? Certo, suo fratello!
Prese dalle mani del capellone la foto costringendolo a guardarlo in faccia.
“Lo vedi che è identico a te? Ti sei dato del coglione da solo” disse gettando la foto sulla scrivania vicino a loro “e ora muoviti, idiota!”
Radish guardò malissimo il principe seguendolo in giardino. Lanciò la capsula, dalla cui coltre di fumo si presentò un magnifico jet marchiato Capsule Corp.
“Questo dovrebbe andare” disse soddisfatto.
“Però! Ha anche il cervello la tua donna allora” Radish si mise ad osservare l’aeroplano, picchiettando sulla superfice con l’indice e dando, come al solito, troppa aria alla sua boccaccia.
Per la sua uscita poco carina, ricevette come compenso un bel pugno in testa.
“Ahio” disse massaggiandosi la testa contrariato.
“Andiamo”
“Dove?” la voce di Bulma risuonò come la peste nera. Con i pugni posati sui fianchi e uno sguardo corrucciato tendente all’arrabbiato, la turchina aveva raggiunto a grandi falcate i due saiyan che non sapevano più come destreggiarsi in quella situazione.
“A recuperarla” disse Vegeta voltandosi verso sua moglie.
“Ancora con questa storia?”
“B hai qualcosa di diverso” Radish osservò la donna mettendola piuttosto a disagio con i suoi occhi insistenti.
“Io non…”
“Se osi toccarla ti ammazzo! Ti sei già divertito abbastanza in quella storia del cazzo!”
“Va bene, che permaloso” Radish fece il verso a Vegeta mentre si beccava la sua ramanzina. Non aveva fatto nulla, in fin dei conti… per ora!
“Vegeta perché ti ostini? Andiamo, vuole solo stare un po’ da sola!”
“Ha ragione papà!” I tre adulti si voltarono verso l’ingresso della Capsule Corporation, dove una figura dai capelli color glicine e degli occhiali da nerd si avvicinava a loro con le mani in tasca.
“Trunks che dici?” chiese la madre con sguardo allibito sbattendo un paio di volte le sue lunghe ciglia.
“Non vedi? Siamo tutti qui, nello stesso posto e tutti di età che non corrispondono alle nostre.”
Il lilla iniziò a fare un elenco contando sulle dita della mano le sue osservazioni, con il sorriso di chi aveva compreso perfettamente la situazione.
“In primis Radish non dovrebbe nemmeno esser vivo, io dovrei esser un adolescente e tu e papà dovreste avere quarant’anni almeno”
“e io dovrei esser appena nata” concluse giovale Bra nel suo tipico completo rosso di Dragon Ball GT.
“Uh, buongiorno bambola” Radish strizzò l’occhio alla giovane che ricambiò lanciandogli un bacio con la mano. Avevano avuto dei bellissimi tête-à-tête in quella fanfic ambientata nei meravigliosi paesaggi italiani. Ah, che bei ricordi.
“E quindi?” chiese la scienziata senza comprendere il punto.
“Quindi la Misatona è partita per la tangente” disse la giovane Brief facendo roteare l’indice vicino alla sua tempia. Le stava proprio dando della matta.
“Beh l’avrei detto più gentilmente ma…” il lilla si sistemò gli occhiali sul naso e fece spallucce.
Bulma guardò il marito sentendosi in colpa per non avergli creduto. Era l’unico ad essersi accorto da subito che qualcosa non andava e lei gli aveva sempre dato poco peso. Si avvicinò all’uomo posando le braccia sulle sue possenti spalle.
“Mi dispiace di non averti creduto” disse mestamente, affondando il viso sui suoi vestiti.
Vegeta si scostò appena: odiava la pietà, soprattutto se era sua moglie a dimostrargliela. La guardò con la coda dell’occhio, con sguardo severo e anche un po’ offeso, ma quello che contava ora era ripristinare il loro mondo e, soprattutto, liberarsi di quei terribili vestiti del GT. Quanto li odiava! E quanto non sopportava gli occhi indiscreti di Radish sul corpo di sua figlia!
“Vieni anche tu?”
L’azzurra annuì e insieme ai due saiyan partirono alla volta della grande giungla.
Durante il viaggio non parlarono molto, quasi imbarazzati dalla situazione in cui si trovavano. Radish fissava ancora quelle foto con sguardo vacuo. Non poteva davvero crederci fosse successo anche a lui. Quel tizio aveva davvero una faccia da coglione, Cristo!
Appoggiò la testa allo schienale, ripensando a quanti momenti felici aveva passato con lei. A quante risate, a quante idee del cazzo avevano avuto insieme e a quanto era bello sentirsi il centro dell’attenzione di qualcuno. A quanto faceva male sapere che lei era finalmente nella città dei suoi sogni ma era con un altro. Faceva malissimo, cazzo.
 
Era una sera come le altre. Radish e Misato si erano come al solito isolati dal resto dei loro amici e avevano iniziato una gara di bevute prepotente, dalla quale non sarebbero usciti sani. Le luci soffuse e il fumo delle sigarette che aleggiava intorno a loro, creava un alone di magia in quella saletta dai colori caldi. Appoggiati su un gomito con la mano a reggersi le teste pesanti dal troppo alcool, appoggiati su di un rustico tavolino, i due erano uno di fronte all’altra con le gambe intrecciate tra loro. Radish aveva posato una mano sulla soda coscia della ragazza, all’altezza del suo sensuale tatuaggio e lei l’aveva lasciato fare, troppo brilla per dire no.
“Dobbiamo dirci tutto, dolcezza! Così faremo avverare ogni cosa! È importante per il futuro!”
“Dici sul serio?”
“Certo! Sai cosa vorrei in questo momento?” disse ridendo sguaiatamente il capellone, salendo sempre di più con la sua mano verso l’interno coscia della donna.
“Fermo, casanova! Nessuno ti ha dato il permesso di fare certe cose!”
“Oh, no! Sei tu che le devi fare a me! È questo che voglio per il futuro! Ahahah”
Radish ricevette un’occhiataccia e un pugno affettuoso sul bicipite per la sua sfrontatezza, dettata in gran parte dalla quantità di birra ingerita fino a quel momento.
“Smettila di fare il coglione”
“Dai, sul serio.. voglio sapere che cosa vorresti fare nel tuo futuro. Giuro che non farò battute ignoranti” Radish si mise una mano sul cuore e la giovane, dopo averlo osservato per un po’, cercando di capire se potesse realmente fidarsi di quel mammalucco, decise di aprire lo scrigno dei suoi sogni.
“Vorrei visitare L.A. e vedere tutti quei posti che ho descritto in Saiyajin. Non mi basta più sognarli, Radi. Voglio respirare l’aria che aleggia in quei posti. Voglio cantare, voglio surfare, voglio disegnare, voglio farmi un piercing, tatuarmi e tatuare.. Voglio conoscere Kat Von D, voglio.. vivere!”
L’entusiasmo che aveva Misatona, sempre felice e sempre pronta a sorridere alla vita anche quando questa sembrava non sorriderle, l’aveva rapito. Come avevano rapito ogni personaggio di cui aveva plasmato il carattere.
“Ti ci porto io, allora” disse il capellone.
“Davvero? Verresti davvero con me, Rad?” gli occhi da cerbiatta si illuminarono, entusiasti di aver ricevuto una risposta affermativa dal suo amico.
Il capellone si avvicinò, spostandole una ciocca di capelli ribelle dal volto e le schioccò un bacio sulla guancia.
“Certo e domani ci facciamo un piercing!” 
 
Ma qualcosa, da quella confessione alcoolica, era cambiato.
Michelle, perché ora si faceva chiamare così, si era spenta. Era piombata in un loop negativo che da tempo non la torturava più. La voglia di scrivere, disegnare, cantare e fare qualsiasi cosa riguardasse le sue passioni era stata accantonata. La voglia di condividere le sue passioni era stata accantonata. Cos’era cambiato? Che cosa stava succedendo a quella ragazza solare?
 
“Radi io devo andarmene da qui”
“Cosa? Perché?” sgranò gli occhi allarmato. Che cazzo voleva dire che doveva andarsene?
La ragazza prese le sue mani intrecciando le loro dita in una salda morsa.
“Mich che cazzo dici? Dove vuoi andare?”
“Ho bisogno di allontanarmi dai miei demoni, Radi.”
“Ci sono io ad aiutarti, non andare”
“Lo sai quanto odio lamentarmi con la gente dei miei problemi”
“Io non sono la gente!”
“Rad.. ti prego. Ho solo bisogno di un po’ di tempo. Non mi fa bene stare qui, in questo limbo.”
Il capellone fece brillare di tristezza e preoccupazione i suoi occhi neri in quelli castani della giovane. Si sentiva inutile e non sapendo cosa fare in quella situazione, decise di assecondarla.
“Va bene, ma fatti sentire e non farmi stare in pensiero”
Stettero abbracciati per un lungo momento finchè, la figura di Michelle, non svanì tra le braccia del capellone.
 
Quando Radish riaprì gli occhi, incazzato per i ricordi appena vissuti, si trovò di fronte Vegeta ad osservarlo.
“Sai ho sempre invidiato il rapporto che aveva con te” disse il più basso dei due a bruciapelo.
“Tsk, ma per favore” Radish incrociò le braccia al petto indispettito da quella sua affermazione.
“Mi ha amato per vent’anni e poi è arrivata la prima terza classe cogliona a fottermi il posto” proseguì il principe.
“Almeno non sono Kakaroth” disse Radish disgustato.
“Già”
“Quando avete finito di fare le prime donne, preparatevi all’atterraggio” Bulma richiamò l’attenzione dei due saiyan, facendoli vergognare della loro conversazione. Come si erano ridotti? Una volta erano guerrieri assassini, i più temibili dell’universo e ora discutevano di sentimenti. Puah! Che vergogna per la razza saiyan.
Una volta arrivati nella grande giungla, i tre si guardarono attorno non del tutto spaesati: dopotutto avevano passato trentanove fottuti capitoli in quella città.
“Ora che siamo qui?” chiese l’azzurra che aveva cambiato nuovamente look. Ora era la B di Saiyajin e i suoi orecchini a cerchio insieme alle unghie smaltate di rosso, ne contraddistinguevano la sua figura.
Radish deglutì l’aria guardando la ragazza con la quale aveva avuto una storia complicata, ma bellissima e finita in una splendida eterna amicizia.
“Ti ho detto che ti ammazzo” sibilò a denti stretti Vegeta con la vena sulla fronte che prese a pulsare in modo incessante.
Radish si schiarì la voce, facendo finta di nulla e riportando i suoi occhi curiosi su quelli del principe.
“Potrebbe esser ovunque” proseguì l’azzurra.
“No” Radish si accese una sigaretta e iniziò a camminare in direzione dell’oceano.
“Stai dicendo che sai dove si trova?”
“No, ma ne ho una vaga idea.” Disse fermandosi di fronte ad un locale tipicamente notturno.
 
“O. Mio. Dio.” Misato era piombata nell’appartamento di Radish senza bussare, conscia di trovarlo a bighellonare sul divano. La sua espressione entusiasta era molto simile a quella di Janis del telefilm Friends.
“Non si bussa più?”
Il tono sfaticato del capellone fece infuriare la mora che si precipitò sul divano, facendo spostare il suo amico per farle un po' di spazio.
“Si può sapere che c’è? Il tuo fidanzato te l’ha dato?”
“Oh, ma piantala! Non sono un animale come te! Cioè… si, lo sono! E me l’ha dato, ma non è questo il punto!” disse con una punta di rossore e imbarazzo. “Guarda!” Misato prese il telecomando della televisione, sintonizzandosi su Netflix. The Dirt era finalmente arrivato.
“No” il capellone sgranò gli occhi e si voltò a guardare la sua amica, la quale sorrideva soddisfatta incrociando le braccia al petto.
“Prendi le birre, bello!”
Passarono quelle due ore entusiasti, eccitati da quello che la biopic sui Motley Crue aveva riportato a galla nelle loro menti. Misato era sempre stata affascinata da quella musica e da quel mondo e viverla per quelle due ore l’aveva fatta star bene.
 
“Al Whiskey a Go Go? Ma è chiuso ora” disse Bulma facendo tintinnare i suoi grandi orecchini a cerchio.
“Sono sicuro che la troveremo qui”
 
 





 
 
 
Note: Ebbene, la ragazza scomparsa è proprio Misatona!
Complimenti a Eevaa che aveva azzeccato subito! Anche se non vale avere i miei stessi problemi mentali u.u
Ho voluto inserire anche un nuovo nome per la misatona: Michelle. Mi ha dato lo spunto il commento di Shanley :p Quindi grazie cara! Diciamo che hai vinto anche tu! :)
Comunque, tornando a noi, cosa possiamo dire?
C’è un nuovo misterioso personaggio che ha allontanato la vostra autrice preferita dalla sua vita. Chi sarà mai? Dai, è facile questo! XD
Vegeta conosce già questo brutto ceffo, in qualche modo. Lo conosce bene anche Misato.
È un tipo piuttosto pericoloso. Il capitolo si intitola “Shout at the Devil” non a caso! ;) Sarà la sorta di antagonista della storia. O della mia vita? Vi sto confondendo eh? XD
Pian piano spero si capirà sempre meglio questa storia… e se non ci capisce metterò delle postille, perché lo so! Il mio cervellino è un po' contorto e non tutti conoscono il misatonese XD
Un abbraccio e a presto
 
Misato

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Capitolo 3
*** Piece of your action ***


I want you, I need you
I want you to be mine tonight
You need me, you tease me
Use you up, throw you away

 
You're fire, taking me higher
Don't burn me, don't let me down
You need me now, I'll teach you how
Come on, let's go all the way

 
Get a piece of your action
(Piece of your action – Motley Crue)
 
 
I tre erano rimasti a fissare la facciata scarlatta del Whisky a Go Go, facendo riaffiorare i ricordi che avevano di Saiyajin. Radish si accese una sigaretta sorridendo mestamente di fronte a quel colosso dove, le più grandi band del glam rock, avevano lasciato il loro segno.
Vegeta si stava spazientendo. Sbuffò sonoramente, richiamando l’attenzione dei suoi colleghi su di sé.
“Che cosa stiamo facendo qui davanti come tre idioti?” chiese allargando le braccia.
Bulma e il saiyan dai capelli lunghi, raccolti in una coda bassa, fissarono il principe cercando di trattenere le risate. Vegeta era diventato biondo ed aveva un tatuaggio sul braccio destro.
“Che cazzo avete da ridere?” adesso iniziava ad odiarli. Possibile che fosse l’unico a rendersi conto della situazione? Agitando il braccio si rese conto di aver qualcosa di diverso: era sicuro di avere indosso quegli stupidi abiti del GT e quindi avere le braccia scoperte.
Spalancò occhi e bocca per la sorpresa e poco dopo, la vena sulla sua fronte, prese a pulsare infastidita da quel continuo cambio look. Il suo braccio era pieno di scarabocchi.
“Sono di nuovo biondo, vero?” chiese rassegnato il principe.
Era impossibile trattenere le risate e sua moglie e il suo migliore amico, a quella domanda, scoppiarono a ridere tenendosi le mani sulla pancia per il dolore alla milza da tanto si stavano divertendo.
Vegeta ribolliva di rabbia e ringhiava in modo terribilmente simile a Tele Spalla Bob dopo esser stato colpito da un rastrello, spuntato dal nulla.
“Dai, Vegeta. Sei carino” Bulma ancheggiò vicino al marito, regalandogli un bacio sulla guancia che lo fece arrossire e calmare giusto un po'.
Fece roteare gli occhi al cielo e frugò nella tasca dei suoi pantaloni di pelle nera, estraendone il suo smartphone per controllare l’ora. Il Whisky a Go Go avrebbe aperto le porte alle 20.00 ed era ancora troppo presto per poter entrare in quel posto.
“Ma che diavolo..?” Mentre guardava lo schermo del suo telefono, questo si dissolse tra le sue mani. Che cavolo stava succedendo? Si voltò a guardare Bulma che rimase esterrefatta quanto lui di quello strano avvenimento.
“Hey, la facciata del locale è cambiata” Radish richiamò l’attenzione dei due mentre fissava il locale con le mani in tasca e il suo look stava cambiando insieme ad esso.
“Anche i tuoi vestiti, Rad”
“Cosa?” disse il capellone osservandosi stranito. I suoi tatuaggi e il suo piercing erano spariti e avevano lasciato posto a dei pantaloni di pelle nera e un giubbino bianco dello stesso materiale, indossato senza nulla sotto a lasciare in bella vista il suo petto scolpito. Collane e anelli con teschi adornavano il suo look da vero rocker, unito a della matita nera nella rima dell’occhio per rendere il suo sguardo pece ancora più profondo. Si guardò riflesso nella vetrina di un negozio di liquori poco distante, sistemandosi la folta chioma cotonata. Sorrise con un sorriso da ergastolo, compiacendosi di quanto fosse figo.
Vegeta scrollò la testa sempre più indispettito. Come cazzo avrebbe potuto chiamare Trunks ora? Era l’unico dotato di serietà con cui poter parlare.
“C’è una cabina telefonica laggiù” disse Bulma guardandosi attorno “potremmo chiamare Trunks per capire cosa sta succedendo, anche se credo sia abbastanza evidente” proseguì portandosi l’indice sulle labbra come a riflettere sulla questione.
“Se hai già capito tutto perché vuoi chiamarlo? Ce li hai i soldi per quell’affare?” chiese Radish indicando la cabina telefonica.
Bulma sogghignò piegando la testa da un lato, si avvicinò sensuale ad un passante e si fece lasciare qualche monetina regalando un bacio sulla guancia a quel simpatico vecchietto che aveva l’aria così famigliare, da sembrare il maestro Muten.
“Ti sei sposato con un’opportunista, per non dire un’altra parola”
“’Sta’ zitto!”
La chiamata al giovane dai capelli color glicine aveva confermato i sospetti dell’azzurra: gli eventi intorno a loro cambiavano a seconda dei pensieri e degli stati d’animo della loro autrice. Secondo i dati raccolti dai giovani Brief, Misato aveva sempre avuto il desiderio di vivere in un posto e in un’epoca differente e loro, pian piano, erano stati catapultati in quello spazio che la sua mente aveva creato.
“Siamo negli anni ’80 quindi? Niente telefoni, social network e cazzate varie?” chiese il capellone per aver conferma di quello appena appreso. Bulma annuì mentre Vegeta era rimasto a fissare l’ingresso di quel famoso locale.
“Evvai! Sesso, Droga & Rock’n’roll” disse il capellone alzando ritmicamente le sopracciglia.
Vegeta posò una mano sull’ingresso di quel locale, con il volto pensieroso e allo stesso tempo determinato. All’improvviso tirò un pugno su quel legno un po’ disintegrato, facendo saltare qualche piccola scheggia in aria.
“Ti riporterò a casa, fosse l’ultima cosa che faccio” Si voltò poi verso i suoi compari, radunandoli per stilare un piano sul da farsi: Misato era una testona e non avrebbe ceduto facilmente, soprattutto ora che sembrava nel bel mezzo di una crisi.
 
La giornata era passata lentamente tra supposizioni e congetture riguardo Misato. L’orario d’ingresso al Whiskey a Go Go si stava avvicinando. I dintorni iniziavano a popolarsi.
Quella sera, come dicevano l’insegna e i volantini sparsi per tutta la Sunset Strip, avrebbero suonato i Motley Crue: una band locale che stava riscuotendo un successo stratosferico ed era vicina dall’esser presa in considerazione da una casa discografica.
“Chi cazzo sono questi fricchettoni cotonati?” Radish soffiò una nuvola di fumo sul volantino che aveva tra le mani, contrariato da tutta quell’ostentazione di testosterone mista al fascino effemminato di quei quattro.
I due coniugi erano esasperati: le lamentele di Radish, quando era contrariato per qualcosa, erano insopportabili.
La fila per l’ingresso era interminabile, tanto che non riuscivano nemmeno a vedere l’entrata dal punto in cui si trovavano.
“Wow, diventerai una rockstar tu?” chiese una giovane donna al capellone del gruppo.
“Tu cosa ne pensi, zuccherino?” Radish posò un braccio al muro per sporgersi verso quella bellissima bionda tutta curve che lo aveva puntato. Somigliava molto alla sua Lunch, che schianto!
“Non eri adirato un secondo fa?”
“Lascialo perdere! Se uno è idiota non cambia in epoca diversa!”
Vegeta era disgustato dai suoi modi di fare ma aveva imparato a conviverci, purtroppo.
Non aveva scelta, del resto. Radish era una parte fondamentale del mazzo di Misatona e, anche se erano più le volte in cui gli faceva perdere le staffe, in fondo, voleva bene pure a lui.
Una volta riusciti ad entrare nel locale, i tre presero posto mischiandosi con la gente del luogo. La musica era altissima e a breve sarebbero entrati in scena quei pagliacci, come li aveva apostrofati per tutto il giorno il capellone.
“Dove diavolo si è cacciata quella stronza?” disse Radish facendo viaggiare veloce i suoi occhi su tutto quel ben di Dio che passava sotto il suo sguardo affamato.
“Tenete gli occhi aperti e attenetevi al piano” sentenziò Vegeta soffermandosi sull’amico.
“Rad”
Nessuna risposta.
“Rad! Accidenti!”
“Eh? Ma sì, sì. Ho capito. Il piano” disse mangiucchiando la cannuccia del suo cocktail fisso su un abbondante fondoschiena.
Irrecuperabile. Il biondo si tirò una manata sulla fronte. Quel cretino era irrecuperabile.
“Hey, eccola là!” Bulma indicò una giovane mora in compagnia di un energumeno con i lunghi capelli raccolti in un mezzo chignon. Erano loro.
“Quel figlio di..” Radish cercò di scattare in direzione dei due. Era furente. Chi era quel cazzo di damerino tutto muscoli che stava tastando ciò che era suo? L’avrebbe pestato a sangue, di questo ne era certo se solo Vegeta l’impiccione non l’avesse fermato.
“Lasciami andare a dirgliene due”
“Calmati, fringuello! Ho appena detto di attenerci al piano! Andrà Bulma a parlare con lei, non di certo io o, peggio ancora, tu!”
Radish guardò in cagnesco il principe. Non capiva perché lui non fosse incazzato a vederla con il primo saiyan coglione di turno. Sembrava gli uscisse il fumo dal naso, da tanto il nervoso provato. Sostenne lo sguardo di Vegeta e poi, incazzato ma deciso a riprendersi la sua Misatona, si sedette cercando di mantenere la calma. I suoi sguardi d’odio viaggiavano su quei due che sembravano divertirsi come matti e che evocavano in lui ricordi meravigliosi, ma ora tremendamente tristi, di quando era lui a divertirsi con lei.
“Pensi che non sappia come ci si senta?” Vegeta posò una mano sulla sua spalla, sedendosi al suo fianco mentre Bulma attraversava il mare di folla che si era creata all’arrivo della band sul palco.
“Se lo sai perché non ti incazzi?”
“Perché mi sono già incazzato a tempo debito” disse sorridendo mestamente il principe. “Solo che quello è un coglione qualunque e tu eri il mio amico di infanzia”
“Io non te l’ho portata via”
“Si, l’hai fatto e da quando ti conosce si è allontana da me e B sempre di più”
“Non sono io la causa di tutto questo, è scappata anche da me”
Vegeta lo stava accusando, sicuro che il problema fosse il capellone ma era davvero così? Il problema era davvero Radish? O era lui? O B? O forse era su una strada completamente sbagliata? Si era smarrito e non sapeva dove sbattere la testa per uscire da quel casino.
Lo sguardo ferito di Radish che osservava la loro mora preferita era bastato a fargli tornare un barlume di lucidità.
“La porteremo a casa, vedrai”
Radish non ebbe il coraggio di rispondere nulla, fissò per un tempo indeterminabile il suo amico e quando vide con la coda dell’occhio la giovane uscire dal locale, probabilmente alla ricerca di una pausa sigaretta, decise di agire come il suo istinto comandava.
“Vado a fumare una sigaretta” e così dicendo, senza dar alcun sospetto al suo principe, si avviò all’esterno del locale dove si accese una sigaretta cercando il soggetto dei suoi pensieri.
Eccola. Appoggiata ad un muro mentre fumava col sorriso sulle labbra una Chesterfield blue. Sorrise nel vederla così tranquilla. Il suo sorriso, però, nascondeva qualcosa: i suoi occhi non erano così felici come il falso sorriso dipinto sulle sue labbra. Lentamente decise di avvicinarsi, affiancandosi alla sua figura con passo felino.
“Hai da accendere, dolcezza?” chiese sensuale il capellone guardando dritto avanti a sé con la sigaretta tra le labbra e una gamba appoggiata al muro.
“Ah, si cer..” mentre Misatona alzava lo sguardo sull’imponente ragazzo che aveva al suo fianco, sgranò gli occhi nell’accorgersi che la figura accanto a lei corrispondesse a quella di Radish. Del suo Radish.
“Rad..” sospirò portandosi una mano alla bocca.
“in capelli e muscoli, baby” Il capellone le strizzò l’occhio sorridendole.
In un lampo l’uomo si ritrovò la ragazza attaccata al collo, in un abbraccio così stretto da sembrare una morsa. Una calorosa morsa di affetto.
Radish si inebriò del suo profumo, stringendo sempre più forte la giovane. Avrebbe voluto che quell’abbraccio durasse per sempre.
“Che ci fai qui?”
“Mi mancavi” le disse carezzandole la guancia con il dorso della mano.
Si sorrisero dolcemente con gli occhi celanti tristezza per come erano andate le cose nell’ultimo periodo. Nonostante il trucco tipicamente anni ’80, il volto della giovane era segnato da pesanti occhiaie violacee e il suo colorito non era più di quell’ambra delicato che ne caratterizzava la sua carnagione.
“Hey tesoro! Ho trova..” lo sguardo di Radish si spostò in direzione di quella voce profonda che chiamava “tesoro” la sua Misatona. Quel damerino del cazzo!
Il ragazzone, sorpreso di trovare la giovane in atteggiamenti che sembravano piuttosto intimi con quello sconosciuto, si infuriò. Era un tipo geloso e manesco. Non avrebbe mai accettato che qualcuno gli portasse via il tesoro prezioso che aveva trovato.
“Ah, arrivo subito. Sto salutando un amico” Misatona era titubante: sapeva di non dover far arrabbiare il suo nuovo partner in crime per il suo bene.
Kanba, con la rabbia che evaporava da ogni suo centimetro di pelle, si avvicinò ai due con sguardo cupo. I suoi occhi vermigli fiammeggiavano colmi di gelosia e i suoi muscoli sembravano gonfiarsi sotto quella t-shirt attillata. Radish, dal canto suo, sogghignò da vero bastardo senza mai distogliere lo sguardo da quell’energumeno che fisicamente era molto simile a lui.
“Ti sta infastidendo?” chiese abbracciando la giovane a sé.
“No, Rad è un mio amico.”
I due saiyan continuarono a scrutarsi per qualche istante finché la ragazza riuscì a convincere l’ultimo arrivato ad aspettarla all’interno del locale.
“Perché non bevi qualcosa con noi dopo? Ora devo rientrare”
Il capellone non ebbe nemmeno il tempo di replicare. La giovane era già rientrata nel locale a crogiolarsi insieme a quell’uomo tutto capelli e sicuramente pieno di gh. Puah! Figuriamoci se quelli erano davvero muscoli naturali!
Amareggiato dalla situazione, decise di raggiungere nuovamente Bulma e Vegeta all’interno del locale.
La turchina si aggirava in quegli spazi evitando tutti quegli zotici, come li aveva definiti Vegeta, che erano in cerca di prede per la serata. L’azzurra rientrava sicuramente in quella categoria, data la sua spiccata bellezza e il suo gran fascino.
“Dove diavolo si è cacciata?” pensò tra sé e sé la turchina, mordendosi un labbro pensierosa.
Si fermò in un punto dove la folla sembrava essersi diradata leggermente: la musica alta e le luci bassi, miste alle persone che si dimenavano di fronte al palco non permettevano una buona visuale del locale.
Abbassò lo sguardo sconsolata, appoggiandosi ad una colonna del pub. I ricordi iniziarono a prendere vita nella sua mente e si trovò a sorridere mestamente di quanto il destino fosse strano.
 
“Tesoro sei pronta?”
“Sono nata pronta!” la mora alzò la mano verso l’alto, attendendo il cinque dell’azzurra che non tardò ad arrivare. Presero le loro borse sportive e si avviarono alla palestra, dove avrebbero speso un’ora della loro giornata ad allenarsi e a rendere il loro corpo tonico e perfetto.
“Guarda quanto siamo migliorate” disse Bulma ammirandosi soddisfatta allo specchio.
“Siamo fantastiche! Non ho mai avuto la pancia così piatta” proseguì soddisfatta Bulma mentre Misato si asciugava dopo esser uscita dalla doccia.
“Abbiamo lavorato sodo” rispose compiaciuta la mora.
 
Era bello passare quell’ora insieme a tonificare il proprio corpo. Erano splendide ed avevano raggiunto degli ottimi risultati, piacendosi molto. Bulma era molto vanitosa e consapevole della sua bellezza e aveva visto in Misato del gran potenziale, che aveva deciso di sviluppare al massimo. Quell’estate l’aveva resa stupenda, in forma come mai prima di allora e consapevole di tale bellezza.
“Cosa fai qui tutta sola, dolcezza?” l’energumeno biondo che si era posto di fronte a lei, l’aveva risvegliata dai suoi tristi pensieri. Prima di rispondere malamente a quel buzzurro, che non aveva niente a che vedere con la bellezza del suo principe, il suo sguardo fu catturato da un viso famigliare. Misato.
“Levati” disse scansando l’omone.
Seguì la donna cercando di non perderla dalla sua visuale, ma il locale era troppo affollato per muoversi con agilità. La vide entrare nella toilette delle signore in compagnia di quel fusto dai lunghi capelli raccolti in un mezzo chignon. Dannazione, non ci voleva!
Vegeta le aveva parlato di quanto fosse pericoloso quel tipo: si era già scontrato con lui in passato, in una lotta che l’aveva tenuto in scacco per diversi anni. Non era stato semplice battere quel saiyan malvagio ma, dopo una battaglia estenuante, ce l’aveva fatta. Il principe dei saiyan aveva vinto e, come segno della sua supremazia, aveva lasciato un solco sul volto dell’energumeno.
Lo sfregiato e Misato si erano appartati nel bagno del Whiskey a Go Go. Negli anni ’80, così esagerati e strani, queste scene erano all’ordine del giorno. Sbattuta contro il lavandino, con le gambe allacciate alla sua vita ed avvinghiata alla sua possente schiena, la mora si stava lasciando conquistare dalla prepotenza dell’uomo. Kanba sorrise malvagio alla sua preda, si sfilò dalla tasca una piccola pillola che si mise in bocca e che passò alla ragazza in un bacio che, di casto, aveva veramente poco. Mentre le sue mani vagavano sinuose su quel corpo non più al top ma ancora tonico, la mora si distaccò sorridendo al giovane.
“E questa cos’è?” chiese riferendosi al dono che le aveva posato sulla lingua.
Kanba illuminò i suoi occhi vermigli accennando un sorriso compiaciuto per cercare, di nuovo voglioso, la sua lingua e spezzare la pillola in due.
“Diciamo che è felicità” le sussurrò all’orecchio con voce sensuale.
“Kanba..” la giovane lo allontanò leggermente, impaurita per aver compreso cosa stesse per succedere ma, l’influenza di quel mostro, era tale da rassicurarla e invitarla a procedere. Si sorrisero ingoiando quella piccola dose di felicità.
Bulma, che era rimasta ad osservare dietro la porta, rimase sconvolta dalla situazione e si precipitò dal suo compagno raccontando ciò a cui aveva appena assistito.
“Merda!” imprecò il biondo.
“Veg” Radish raggiunse i due compagni d’avventura, osservandoli con uno sguardo talmente serio da preoccupare anche il principe dei saiyan. Si era sempre comportato in modo poco maturo e responsabile che, vederlo in quello stato, era cosa talmente rara da mettere i brividi.
“Quel tipo è pericoloso, non è vero?” chiese sedendosi tra i due coniugi con una calma apparente e agghiacciante.
Il principe annuì iniziando a raccontare il loro terribile scontro avuto tanti anni prima. Radish rimase in silenzio ad ascoltare, con gli occhi fissi nel suo Jack Daniels. Lo odiava.
Era stato lui a non permettere che si conoscessero prima. Era lui che l’aveva bloccata in quell’oblio di cui Vegeta aveva fatto tristemente parte e che, con tanta fatica, era riuscito a sconfiggere. Il principe aveva fatto un ottimo lavoro con la sua compagna di bravate rendendola quella che era oggi, ma adesso avrebbero dovuto combattere tutti e tre insieme perché quel mostro era tornato ad annebbiarle il cervello.
Dopo attimi di silenzio, il capellone sorrise sicuro di sé.
“Per prima cosa io sono l’unico che può pomiciare nei bagni delle bettole” disse spezzando la tensione, riferito a quella fanfic on the road “e poi… chi cazzo si crede di essere con quei capelli raccolti come una donnetta?! Non lascerò che uno stronzo simile me la porti via” bevve il contenuto del suo bicchiere tutto d’un fiato e lo batté sul tavolino violentemente, sorridendo al principe in modo quasi sadico.
Vegeta sgranò gli occhi sorpreso dal suo ardore ma allo stesso tempo compiaciuto: erano sulla stessa lunghezza d’onda, finalmente. Insieme l’avrebbero riportata a casa. Sorrise di rimando alla terza classe e a sua moglie che li stava osservando ammirata.
“Andiamo a riprenderci la nostra stronzetta!”
La serata rumorosa si era quasi del tutto conclusa e i nervi di Vegeta ringraziavano calorosamente. Non sopportava i posti affollati e rumorosi. Non sopportava nemmeno gli idioti e quel posto, per i suoi gusti, ne era pieno. Mentre la folla si dileguava e lasciava spazio ai pochi coraggiosi superstiti della serata, si guardò attorno alla ricerca della sua Misatona.
Fu un attimo. I loro sguardi, ai lati opposti della sala, si incrociarono in un turbinio di scintille.
La mora sgranò gli occhi e sentì mancarle il terreno da sotto i piedi. Il suo cuore aveva perso un battito e la presa di Kanba intorno alla sua vita si faceva sempre più stretta, portandola lontana da quei tre.
Il principe scattò nella loro direzione, incurante della gente attorno che si voltò ad osservare il maleducato che li aveva colpiti al passaggio.
Raggiunti i due fuggitivi a fatica, bloccò la loro corsa alla fuga trattenendo la ragazza per il polso.
Misato si voltò spaventata, sgranando i suoi grandi e stanchi occhi da cerbiatta sull’unico, dei suoi personaggi, che non avrebbe voluto affrontare.
 
 
 
 
 
 
 
Note: Eccoci qui con il terzo capitolo.
Credo che il prossimo sarà il conclusivo.
Questo viaggio che stiamo facendo è folle, sì.
Diamo qualche spiegazione? Sarà il caso XD
Ovviamente i miei personaggi non sono solo dei semplici personaggi. Cosa nascondono? O meglio… cosa rappresentano?
Cos’è la pillola che Kanba passa a Misato? Ovviamente non è droga, ma è qualcosa che alla fine ti crea involontariamente dipendenza. Non voglio dirvi troppo perché voglio vedere chi di voi ci arriva senza l’aiuto da casa XD
I titoli e pezzi di canzone non sono messi a caso. Potrebbero aiutarvi.
Tutto cambia a secondo di quello che Misato pensa. (Ho parlato di me in terza persona. Bene. È il primo sintomo di pazzia, credo XD) Quindi… la storia in realtà dove è ambientata secondo voi?
Con questi quesiti, che credo vi abbiano confuso maggiormente XD, vi lascio e attendo le vostre risposte.

Vorrei ringraziare tutti voi che leggete, seguite e commentate la storia! Grazie davvero, siete super carini (e davvero coraggiosi a proseguire <3).
Un abbraccio
Misatona
 

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Capitolo 4
*** Live Wire ***


You better set me free
'Cause I'm hot young running free
A little bit better than I use to be

'Cause I'm alive
live wire
(Live Wire – Motley Crue)
 
Misato era terrorizzata. Non solo Radish era riuscita a trovarla ma, con lui, c’era anche Vegeta. Si sentiva ad un vicolo cieco: da un lato la morsa di Kanba, dall’altra quella di Vegeta. Il suo Vegeta. Quel Vegeta che l’aveva sempre salvata da vent’anni a quella parte e lo stesso a cui lei, in svariate occasioni, aveva voltato le spalle. Era lì ed era reale.
“Vegeta” disse in un soffio.
Il mondo sembrò fermarsi nei loro sguardi.
Il principe, dal canto suo, era altrettanto sorpreso. La situazione era peggio di quella che aveva immaginato. Lo scenario più terribile si era palesato di fronte ai suoi occhi e non sarebbe stato facile uscirne vincitori di nuovo, ma lui era un saiyan e come tale avrebbe lottato fino allo stremo delle sue forze per quello in cui credeva e… beh, lui credeva in Misato. Ci aveva sempre creduto più di quanto non avesse fatto lei stessa.
“Andiamo!” Kanba strattonò la giovane guardando con ira i suoi avversari. Quel maledetto fricchettone dai capelli simili ai suoi, non era solo ma aveva portato con sé i rinforzi e i suoi piani sembravano andare in frantumi lentamente. Non ci voleva!
“Non andare, aspetta!”
La mora era ad un bivio: sentiva il peso di un macigno sul petto opprimerla. Li raggiunsero anche Radish e Bulma peggiorando solo la situazione. La giovane sentì il respiro accelerato e le lacrime pizzicare prepotenti agli angoli degli occhi.
“I-io..”
“Chi sono questi? Dai, tesoro andiamo”
Kanba stringeva sempre più forte, sempre più impaziente di portare via quella terra florida che aveva avuto la fortuna di ritrovare nel suo cammino.
Vedendo la ragazza alle strette, Bulma con le sue abilità da ammaliatrice, cercò di distrarre l’energumeno e convincerlo che non ci fosse nulla di male a parlare davanti ad una birra.
Ottenne una brutta reazione dal giovane dagli occhi rossi che la scansò gettandola tra le pronte braccia di Radish. Il capellone lo guardò con disprezzo e rancore: se le stava evidentemente cercando, quel figlio di buona donna!
“Scappa pure! è l’unica cosa che sai fare, no?”
Dopo aver visto la reazione di quel mostro ed essersi oltremodo arrabbiato, Vegeta aveva sputato tutto il suo veleno sulla povera Misato. Adesso era davvero incazzato, questa situazione doveva finire subito.
Le lacrime iniziarono a solcare il volto della ragazza che strinse i pugni lungo il corpo fino a farsi sbiancare le nocche. Non voleva farsi veder piangere, ma le parole di quello stronzo l’avevano colpita e affondata, come sempre. Stava scappando. Di nuovo.
Kanba la strattonò per l’ennesima volta, mentre gli altri tre la guardavano sospesi ad attendere una sua qualunque reazione.
“Andiamo!”
“NO!” Misato alzò lo sguardo su quello duro e contratto di Vegeta. La faccia stanca, gli occhi segnati e un cumulo d’ira tangibile nell’etere. Ecco come appariva la giovane in quel momento.
“Vuoi parlare? Parliamo Vegeta”
Il saiyan sorrise con il suo tipico sorriso sghembo: ce l’aveva fatta. La sua durezza era servita a svegliarla un minimo da quello stato di incoscienza. Adesso avrebbe dovuto mantenere la calma e non far prevalere il suo orgoglio o avrebbe mandato tutto a puttane.
I quattro si sedettero ad un tavolo con divanetti, le due “fazioni” schierate l’una di fronte all’altra. Kanba aveva qualcosa nel suo sguardo che metteva paura: non aveva mai smesso di guardare con odio i tre nuovi arrivati e non aveva mai perso il contatto fisico con la donna. Si sedette al suo fianco cingendole le spalle con il suo possente braccio.
Il silenzio che si era creato sembrava irreale. Misato guardava con odio Vegeta con le braccia e le gambe incrociate, segno di chiusura e di indisposizione a quella situazione.
Più il suo sguardo trasudava odio e più la rabbia montava nel principe dei saiyan.
Radish aveva riservato i suoi sguardi più strafottenti al capellone damerino e Bulma si sentiva sospesa nel vuoto, incapace di reagire. Gli sguardi di Misato e Vegeta non promettevano nulla di buono.
La turchina posò una mano sulla coscia del marito, preoccupata di quello che sarebbe potuto accedere di lì a poco.
“Tsk. Un piercing al naso, che razza di idiozia!”
Bulma e Radish dovettero tenersi per non cadere dal divanetto, allibiti dalla pessima scelta di intavolare un discorso del loro capo gruppo.
“Davvero? Davvero Vegeta?! Sei venuto fin qui per dirmi che ti fa schifo il mio piercing? Beh se vuoi proprio saperlo me l’ha fatto Rad, questo stupido piercing!” sbottò la ragazza.
Sarebbe stata la fine: quei due, quando iniziavano a litigare, creavano intorno a loro coltri di nubi nere e fiammeggianti. L’apocalisse era vicina.
Vegeta digrignò i denti guardando malamente il suo amico d’infanzia, contrariato da ciò che aveva appena udito dalla bocca della mora e poi tornò carico a sbraitarle contro.
“Torna a casa a scrivere le tue fottute storie!”
“No”
“Non esigo un no come risposta!”
“Basta! Mi hai stufata!” all’ennesima battuta di Vegeta, dopo quel battibecco che proseguiva ormai da più di dieci minuti, la ragazza prese un fazzoletto dal tavolo e una penna dalla sua borsetta.
“Vuoi che scriva? Bene!”
Scrisse con così tanta forza su quel minuscolo fazzoletto che rischiò di romperlo. Quando posò la penna, Vegeta, dopo pochi secondi, si ritrovò senza bocca.
Spalancò i suoi occhi neri toccandosi il volto in modo agitato, impaurito e al contempo arrabbiato per quella mossa sleale. Misato sorrideva maligna al suo avversario.
“Come dici? Non ti sento” disse sbeffeggiandolo.
Kanba rise di gusto riabbracciando la sua preziosa conquista nell’incredulità di Bulma e Radish. Quest’ultimo si fermò ad osservare la donna: che cosa le era successo?
Allungò una mano di fronte a sé, posandola sul suo avambraccio. La ragazza sussultò a quel tocco, incontrando gli occhi tristi e delusi di colui che era stato il motore di tutte le sue più folli avventure.
“Dov’è la Misato che conosco?” chiese rassegnato.
“Non c’è più” rispose lei abbassando lo sguardo contratto in una smorfia di odio, mentre il ghigno di Kanba tornava a splendere malvagio sul suo volto.
“Perché?” ora ci si metteva anche Bulma? Quei cazzo di sguardi delusi facevano male e si stavano conficcando nel suo cuore come lame affilate.
Misato non ebbe il coraggio di parlare e accolse l’invito di Kanba a lasciare quei tre da soli, ma quando Radish aprì bocca di nuovo, la mora esplose tutto il suo malessere inveendo contro il capellone.
“Sai, è un peccato. Era figa quella Misato”
“Ma non stava bene quella Misato!” si girò di scatto verso Radish, urlando con i pugni serrati in una morsa e le lacrime che scendevano copiose sul suo volto.
Kanba si voltò altrettanto allarmato: quei tre stavano rovinando tutto. Tutto. Cercò di strattonare ancora la ragazza ma questa era ormai decisa a sfogare tutti i suoi malumori per chiarire quella situazione.
“Ero stufa di quella vita! Troppo frenetica e piena di cazzate, Radi! I blog, i social, gli allenamenti, la musica, il lavoro, la casa, la scrittura.. tutto!! Tutto era diventato un obbligo! E sentivo l’ansia salire, crescere sempre di più dentro di me.  In più i fottuti mal di testa e tutto il resto non hanno aiutato! Ho già sofferto, ho già patito l’inferno con gli attacchi di panico tanti anni fa e io…” la voce rotta dal pianto e graffiata per l’aver urlato così tanto, la costrinsero a prendere una pausa da quel conato di parole.
“I-io ho avuto paura, Radi..” mentre affermava quelle parole, il saiyan alle sue spalle, poco a poco, stava perdendo le forze.
Misato si asciugava le lacrime con il palmo della mano e Radish la abbracciò stretta nella sua morsa protettiva, con lo stupore di non aver colto prima il suo grido d’aiuto. Si sentì in colpa perché, dopotutto, era lui il suo entusiasmo. E solo lui l’aveva gettata nella frenesia.
“Non voglio più cadere in quel tunnel di negatività, dove anche la minima cazzata mi faceva star male… Non voglio più”
“Sh, va tutto bene. Ci siamo qui noi, ora” Radish carezzava la chioma della ragazza mentre il suo sguardo si era spostato su Vegeta che, con un colpo deciso, infilzò il petto del nuovo saiyan facendolo svanire del tutto.
“Io.. mi dispiace.”
Bulma e Vegeta si avvicinarono all’autrice in lacrime, prendendo anch’essi parte a quel dolce abbraccio riconciliatore.
 
“Allora come ti senti?” Vegeta si sedette di fianco alla mora sulla spiaggia di Venice Beach, di fronte all’immensità dell’Oceano, porgendole una birra ghiacciata.
“Meglio, grazie” sorrise lei prendendo la birra dalle mani del principe.
“Scusa se ti ho zittito”
“Non sei stata corretta”
“Lo so, scusa. Non è mio costume esser sleale” disse ridendo e poggiando la testa sulla sua spalla.
Vegeta aveva il volto fisso sulla distesa oceanica e le mani posate sulle sue ginocchia. Aveva riportato l’equilibrio nella sua Misatona ma doveva assicurarsi che avesse capito la lezione.
“Ho incolpato Radish per tutto questo, ho pensato ti avesse fatta uscire dal binario, dalla razionalità… da me…”
“Rad non c’entra nulla, ho già chiarito anche con lui. Vegeta gli autori del nostro destino siamo solo noi stessi” sorrise bevendo un sorso di birra.
“Io mi sono fatta prendere dagli eventi, da un momento no e l’ansia ha avuto il sopravvento… ma so perfettamente che è solo e soltanto per colpa mia che è successo questo.”
Vegeta la osservò serio durante quella confessione e poi le sorrise dolcemente.
“Anche perché non vorrai rendere vana quell’atrocità che vi siete fatti sulla coscia”
La mora rise di gusto osservando la scritta che aveva tatuato tempo fa.
“Li odi i tatuaggi, vero?”
“Tsk”
“E va bene, va bene. Ti metto a tuo agio” e non appena finì di dire quelle parole, Vegeta si ritrovò nella sua consueta battle suite blue, senza tatuaggi e senza capelli biondi ossigenati.
“Quel tatuaggio è lì a ricordarmi che anche quando cado posso rialzarmi.”
“Più forte di prima”
“Si, più forte di prima”
Si sorrisero dolcemente. Finalmente si erano chiariti dopo tanti anni di lotte e furenti discussioni. Vegeta la avvicinò e premette le sue labbra su quelle rosse e carnose della giovane in un dolce e sincero bacio, gesto d’affetto e profondo rispetto.
“Hey B! Ci baciamo anche noi?” chiese Radish a Bulma, mentre erano nascosti dietro ad un cespuglio a spiare i due.
“Ti ammazzo, Rad!” urlò Vegeta al capellone che si mise a ridere sguaiatamente raggiungendo i due con le mani conserte dietro la nuca.
“Allora adesso che si fa?” chiese Bulma con il sorriso sulle labbra, abbracciando il suo principe.
“Torniamo a casa”
 
Quella mattina alla Capsule Corporation splendeva il sole. Misato si era alzata presto e aveva già sbrigato diverse scartoffie nel suo ufficio ed ora poteva dedicarsi al suoi progetti personali.
Si stiracchiò e si sedette scomposta, come suo solito, sull’ampia e gradevole poltrona dello studio. Digitava veloce sulla tastiera del suo Mac parole su parole. Si prese una pausa quando Vegeta bussò alla sua porta e, senza aspettare una risposta, entrò nella stanza.
“Hey”
“l’età avanza eh?” chiese da vero stronzo l’uomo, riferendosi al fatto che ora la giovane portava degli occhiali da vista per lavorare al computer.
“Vaffanculo, zuccherino” da vera signora regalò un dito medio al principe, alzandosi per salutarlo con due baci sulla guancia.
Entrambi si avvicinarono all’ampia finestra che dava sull’immenso giardino dell’edificio, a scrutare i loro amici intenti a preparare una grande festa. Bulma aveva insistito così tanto che Vegeta aveva acconsentito quasi subito, quella volta.
Bra e Trunks preparavano il barbecue mentre Lunch e la turchina apparecchiavano il grande tavolo posizionato vicino alla piscina. Radish prendeva il sole di fianco ad un capellone piuttosto simile a lui.
“A cosa stai lavorando?” chiese il principe voltandosi verso la ragazza.
Misato gli sorrise, prese dei fogli dalla scrivania e glieli porse.
“Hai scritto questa follia?” chiese il principe sfogliando quelle pagine perplesso.
“Si”
“Sai che la gente ti prenderà per pazza? Voglio dire... hai scritto una storia ambientata nella tua testa, dove io rappresento la tua parte razionale, Bulma l’egocentrismo, Radish l’entusiasmo e Kanba l’ansia. E tu te ne vai in giro a sbaciucchiare saiyan. Ti rendi conto che è folle?” Vegeta era allibito. Quella pazza non finiva mai di sorprenderla.
“A me fa ridere”
“Ridere?”
Misato tornò a guardare gli amici dalla finestra sorridendo felice.
“Mio papà dice sempre che nei momenti brutti bisogna ridere. Non per menefreghismo o perché si è superficiali, ma perché sorridendo si affronta meglio qualsiasi cosa. Quale modo migliore dell’autoironia per esorcizzare i momenti negativi?” Disse voltandosi verso il moro.
“E poi mi vieni a far la predica tu? ti sei fatto esplodere contro Majin Buu col sorriso sulle labbra!”
Vegeta sorrise sghembo e abbassò la testa. Touché.
“E lui? Come mai è ancora qui?” disse guardando i due capelloni sghignazzare in acqua in modo ambiguo.
“Anche lui è parte di me, dopotutto”
“Pensavo ti facesse paura..”
“è così. L’ansia mi fa paura ma grazie a te, che sei la mia parte razionale, ho imparato a gestirla. Non le permetterò più di prendere il sopravvento.”
“Non scapperai più?”
“No” sorrise dolcemente la mora.
“Non scapperò. Sai.. ho vissuto e sto vivendo un periodo un po' così, devo solo rallentare un po' i ritmi.” Proseguì facendo spallucce.
Vegeta le sorrise felice. Eccola qui la sua Misato. Era tornata a splendere.
“Bene!” si voltò per raggiungere gli altri ma prima doveva chiederle assolutamente una cosa.
“emh.. Quei due.. perché sono così amici?” chiese indagatore assottigliando gli occhi.
“chi?” Misato sollevò gli occhi al cielo facendo finta di non capire.
“Raperonzolo e la sua copia!” Vegeta stava già perdendo la pazienza. Possibile fosse circondato da un branco di idioti?!
“oh, Radish e Kanba?”
“Si”
“Beh… qualcuno dovrà pur smorzare un po' l’entusiasmo di Radi, no?” chiese sudando freddo.
Vegeta la conosceva troppo bene per cadere in quella falsa risposta. Si avvicinò di nuovo e le puntò l’indice in mezzo alla fronte.
“Li shippi, non è vero?”
“ahahahahhahahahahahah ma che dici!?!” Misato iniziò a ridere istericamente. L’aveva beccata, dannazione.
Il principe si allontanò guardandola sempre con fare sospetto poi, giunto vicino alla porta, le sorrise dolcemente.
“Sono contento che sei tornata”
“Avevi dei dubbi?”
“Non li ho mai avuti ma so che sei una zuccona, come me”
Misato si avvicinò al principe cingendogli la vita e insieme raggiunsero i loro amici: la festa era stata indetta in onore della loro pazza autrice e non poteva certo mancare la festeggiata.
“Allora? Cosa ti va di fare ora?”
Misato si fermò, ci pensò un po' su e poi si voltò decisa e felice verso il principe.
“Vivire”
Chiuse gli occhi e, uno ad uno, i suoi personaggi, si unirono alla sua figura a comporre tutto quello che era la sua essenza. Misato era tante cose, tutte differenti tra loro ma, soprattutto, era consapevole. Consapevole e felice.
 
 
 
 
 
 
 
 
FINE.
 
 
Note: Eccoci all’ultimo capitolo.
Sei pazza? È questa la vera domanda che vi state facendo, lo so!
No. Ho solo cercato di esorcizzare i momenti negativi degli ultimi mesi con una cosa potentissima: la risata. E ce l’ho fatta :)
L’ansia non prendeva il sopravvento da anni e in questi mesi, un po' difficili per svariati motivi, mi ha colta alla sprovvista.
Ho voluto condividere questa storia perché magari strappo un sorriso a chi ha bisogno di ridere come me. Tutto qui ;)
Detto questo, io vi ringrazio per avermi letta silenziosamente, per aver seguito e commentato questa follia! Grazie davvero <3
Mi scuso se sono stata “dito in culo” in questi mesi, prometto che torno alla mia solita ignoranza! ;)
Io vado a staccare un po' la spina per qualche giorno immersa nella natura!

Ps. Si, li shippo davvero Radish e Kanba! XD
 
Alla prossima storia
Un abbraccio
Misato

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