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…La notte a casa
mia
E’ un’incognita ogni sera
mia…
Un’attesa pari a
un’agonia.
L’orologio della cucina segna le
22.30. Dovrebbe essere già arrivato almeno da mezz’ora..e invece non c’è. Come
al solito. Quando imparerò che i suoi orari sono “largamente” relativi?
Anzi..quando imparerò che le sue promesse sono “largamente” relative?
Mi telefona entusiasta per dirmi che torna, che se voglio si ferma a cena da
me..e poi mi lascia cenare da sola (se pensa che l’ho aspettato si sbaglia di
grosso) e aspettare due ore e mezzo! Uomini…tsk! Riescono a farsi odiare con la
stessa facilità con cui riescono a farsi amare…
Troppe volte vorrei dirti:
no!
…un momento! Ho detto “amare”? No, no,
no! Perché ci casco sempre? Non devo più usare quel verbo, non quando parlo di
Shinichi. Ho smesso di aspettare invano secoli fa…
Bussano. Sto per andare ad aprire, ma
evidentemente chi c’è dietro la porta mi precede, perché prima di riuscire a
fare un passo sento la chiave girare nella toppa. C’è solo una persona a cui ho
dato una copia delle mie chiavi di casa…
E poi ti vedo e tanta
forza non ce l’ho!
…e in momenti come questo desidererei
non averlo mai fatto. Avrei potuto guardare dallo spioncino, vedere che era lui
e farlo tornare indietro..così, tanto per prendermi la mia piccola rivincita..e
invece sei già entrato. E sei di fronte a me. E la lingua mi si è seccata in un
attimo. E tu lo sai e mi prendi in giro.
-Potresti anche salutare…da quant’è
che implori di rivedermi?- mi canzoni con il tuo solito sorrisetto. Cerco di non
darti la soddisfazione di vedermi perdere il controllo, e con la voce più
naturale che riesco a fare azzardo un: -Non hai fame? Io ho già cenato, scusami
ma non ce la facevo proprio ad aspettarti, ma posso sempre farti
compagnia-
Forse avrei fatto meglio a non
parlare. Né di cibo, né di compagnia. Ti avvicini lentamente a me, fino a quando
non sei a pochi centimetri dal mio viso e sussurri: -Dipende da cosa intendi per
“avere fame”-
Il mio cuore si ribella a
te, ma il mio corpo no.
Stupida. Stupida. Stupida. Cos’è, non
lo sai che per Shinichi ogni cosa può diventare tremendamente equivoca quando vi
vedete? Va avanti così da mesi e non hai ancora imparato la lezione.
Lo so,
accidenti!
E allora tutti quei discorsi
sull’amore che non provi più per lui, sull’essere stanca di aspettarlo in
eterno, sul tuo cuore che ormai non batte forte quando lo
vedi?
È proprio questo il problema…il mio
cuore ho imparato a dominarlo. Ma cuore è istinto non sono la stessa cosa..ed io
somiglio sempre più a un animale.
Le mani tue, strumenti su
di me,
che dirigi da maestro
esperto quale sei…
Non credevo di essere ancora così
debole…non credevo di poter sussultare ancora in questo modo, al tocco tenero ma
sicuro delle tue dita. Ed è un attimo. Mi perdo nei tuoi dolci gesti, che, devo
ammetterlo, tanto mi sono mancati. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare.
Domani ci sarà tempo per pensare..e domani è ancora lontano.
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E vieni a casa mia..quando
vuoi..nelle notti più che mai…
Dormi qui..te ne vai…sono
sempre fatti tuoi…
Mi giro e mi rigiro nel letto da più
di un’ora, da quando la nostra lunga e piacevole nottata è finita. Abbiamo fatto
più del nostro dovere, considerando che sono già le 7 del mattino..e allora
perché mi sento improvvisamente così vuota? Perché sembra che ogni suo bacio,
ogni sua carezza, ogni suo respiro, siano svaniti dal mio
ricordo?
Sono talmente assorta nei miei
pensieri da non accorgermi che lui è già seduto sul bordo del letto, intento ad
abbottonarsi la camicia. Mi tiro su anch’io, e mi appoggio lentamente alla sua
schiena, stringendolo appena in un abbraccio che cerca conferme..ma tutto quello
che ottengo è un annoiato –Ran, non mi soffocare così, ho
caldo-
Mi ritraggo nel mio angolo di letto,
con le ginocchia al petto, come una bambina imbronciata. Ora capisco il motivo
di questa sensazione di vuoto che mi prende lo stomaco. Che altro può esserci, dentro di me e
tutto intorno, se non la pesante assenza di qualunque tipo di emozione, di
sentimento? Come posso essere stata così ingenua da non rendermi conto subito di
quello che stavo facendo? Speravo forse che compiacendo Shinichi ogni qualvolta
lo volesse sarei riuscita ad ottenere da lui qualcosa di più che un misero
scambio di corpi? Gli ho permesso di andare troppo a fondo, del resto…non posso
chiedergli di più. Per lui, tutto questo è già
abbastanza.
Tanto sai che quassù, male
che ti vada, avrai
Tutta me, se ti andrà..per
una notte.
Lo vedo alzarsi, ormai vestito, e
dirigersi verso la porta della camera che ci ha visti amanti tante
volte.
-Ci vediamo, Ran- e sulle sue labbra
si allarga un sorriso. Non mi faccio illusioni. So che si tratta di un sorriso
di pura soddisfazione, e che quel “ci vediamo” non lascia sottintendere di certo
un invito per una qualche serata romantica.
La dolce tortura si ripeterà ancora, e
ancora, fin quando sarò ben contenta, o meglio, rassegnata all’idea di dover
reggere il suo gioco.
…E cresce sempre più la
solitudine,
nei grandi vuoti che mi
lasci tu!
Mi alzo anch’io, avvolgendomi con la
coperta. Non ho nessuna voglia di vestirmi, l’aria è davvero calda e si sta bene
così, a contatto solo con un leggero tessuto di
cotone.
Mi avvicino alla finestra e lo vedo
aprire la macchina. Alza gli occhi, come se stesse già sospettando la mia
presenza, e mi fa un cenno di saluto con la mano. Ricambio con un mezzo sorriso
mentre già lo vedo entrare in macchina, ma la potenza dell’urlo soffocato che
sento dentro di me la conosco solo io.
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Rinnegare una passione? No.
Ma non posso dirti sempre
sì..e sentirmi piccola così
Tutte le volte che mi
trovo qui di fronte a te.
Mentre aspetto, come ogni sera, che
sua maestà si degni di arrivare, ripenso a tutto quello che è successo in questi
mesi. E una domanda che mai mi era passata per la testa prima d’ora, si fa
strada dentro di me…è questo ciò che voglio? Stare con Shinichi per il tempo di
un abbraccio, un bacio, una notte..provando emozioni che solitamente è bello
condividere con chi ti sta accanto, ma che io mi trovo ad assaporare da sola?
Perché non c’è niente da fare, in quel momento io SONO sola. Accanto a me è come
se ci fosse il nulla, il nulla più totale.
E cosa vorresti fare? Dirglielo,
forse? Ti scoppierebbe a ridere in faccia, non avevi detto di
conoscerlo?
Sei fuori strada, caro il mio cervello
che parla a sproposito e non sta zitto mai. Il silenzio può far male più di
qualsiasi parola..specie se si tratta di quel tipo di silenzio illusorio che ti
fa credere di avere la situazione in pugno.
Troppo cara la felicità
per la mia ingenuità.
Continuo ad aspettarti
nelle sere, per elemosinare amore…
Non si è fatto attendere troppo,
stasera. Il tintinnio delle chiavi e l’aprirsi e il chiudersi della porta mi
riportano alla realtà.
Shinichi è di fronte a me, con quel
sorrisetto beffardo sempre stampato sulle labbra.
Gli sorrido di rimando, facendogli
volontariamente capire che so già che non ci sarà bisogno né di parlare né di
cenare anche questa sera. Le sue labbra si serrano all’improvviso, e senza
togliermi gli occhi di dosso viene verso di me. Mi guarda, mi scruta, mi studia,
come per accertarsi che non lo stia prendendo in giro…illuso, non sa neanche
lontanamente cosa lo aspetta. E lo dimostra il fatto che, dopo aver passato
cinque minuti buoni a gironzolarmi intorno, sorride di nuovo, evidentemente
convinto della mia “buona fede”.
Mi stringe in un abbraccio soffocante,
e senza opporre resistenza mi lascio baciare. La mia rivincita, la mia piccola
grande vendetta, ha inizio proprio ora.
Sono sempre tua, quando
vuoi, nelle notti più che mai…
Dormi qui, te ne vai, sono
sempre fatti tuoi…
Tanto sai che quassù, male
che ti vada, avrai
Tutta me, se ti andrà, per
una notte..sono tua!
La notte a casa mia, sono
tua, sono mille volte tua…
Shinichi mi guarda stranito da una
manciata di minuti. Non riesce a credere che quella con cui ha dormito stanotte
sono proprio io. E, ad essere sincera, nemmeno io. Nessuna resistenza, nessuna
lacrima. È come se tutto sia successo perché l’ho voluto IO, e non lui,
stavolta. E questo ti indigna, non è vero detective? Ti infastidisce vedere che
per una volta sono io quella che si infila noncurante la vestaglia e si avvia
verso la porta senza dirti una parola, mentre tu non puoi fare altro che
tormentarti sul perché e sul percome.
-Ehi, Ran! Aspetta un attimo!- mi dici
mentre sono già con una mano sulla maniglia.
Rimango per un attimo a pensare: mi
giro oppure no? Sarebbe estremamente piacevole far finta di non averti sentito e
girare i tacchi..ma forse sarebbe troppo anche per
te.
-Sì?- ti rispondo. Mi volto verso di
te, aspettandomi di leggerti negli occhi tutta la rabbia che sicuramente mi
vomiterai contro di qui a poco per il mio comportamento di stanotte. E invece
no. Il tuo sguardo è un po’ imbronciato, ma stranamente
serio.
-Non è che ti andrebbe di
uscire..diciamo..domani sera, per le 20.30?-
-Se vuoi portarmi in un Club Privè
puoi dirmelo apertamente- ribatto sorridendo amara…allora, come ci si sente ad
essere tu quello sotto tiro, eh detective?
-Non ti porterei mai in uno di quei
posti da quattro soldi, per chi mi hai preso?- mormori a denti stretti. La
situazione si sta accalorando..proprio come volevo.
-Per quello che sei- rispondo acida,
sicura di aver scatenato tutta la tua ira, adesso.
Ma stranamente ritorni
serio.
-E’ proprio per dimostrarti quello che
NON sono che ti invito a uscire- mi dici
tranquillo.
-E che garanzie mi dai?- rispondo
gelida.
-Nessuna garanzia. Devi solo fidarti
di me-
Rifletto. Per quanto stronzo e
opportunista si sia dimostrato durante tutti questi mesi, Shinichi non mi ha mai
fatto del male. E comunque, stento a credere che possa comportarsi peggio di
così.
-Accetto-
Un ringraziamento alla mia socia, che senza saperlo mi ha dato
l’ispirazione per questo terzo (e penultimo)
capitolo!
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“Mettiti su qualcosa di elegante” è
l’ultima cosa che mi ha detto Shinichi al telefono. Parla bene, lui! Per un
ragazzo vestirsi elegantemente significa mettersi in giacca e cravatta, ma per
una ragazza (pignola come me, per giunta) è difficile scegliere che cosa sia
“elegante” senza sapere dove andrà di preciso. “E’ una sorpresa, fidati di me”.
D’accordo, mi fiderò.
Mentre butto sul letto il mio vestito
blu notte lungo fin sotto il ginocchio e scelgo quali scarpe e borsa abbinare,
un pensiero fulimineo mi sfiora…e se fosse tutta una sceneggiata? Una montatura
di Shinichi per vendicarsi del mio comportamento di ieri notte? In fin dei
conti, sto uscendo con un ragazzo con il quale non ho fatto altro che andare a
letto per mesi di fila…cosa potrebbe desiderare di diverso proprio ora? E
perché?
Risolvo la questione dicendo a me
stessa che comunque è inutile pensarci. In fondo ho accettato il
suo invito, potevo benissimo rifiutare ma non l’ho fatto…qualcosa mi ha suggerito di provare, e io voglio
fidarmi.
E la vita sta passando su
noi…di orizzonti non ne vedo mai!
Ne approfitta il tempo..e
ruba, come hai fatto tu,
il resto di una gioventù
che ormai non ho più…
E continuo sulla stessa
via, sempre ubriaca di malinconia…
Ora, ammetto che la colpa,
forse, è solo mia:
avrei dovuto perderti..invece ti ho
cercato.
Bussano alla porta. Vado a controllare
lo spioncino: è Shinichi. Strano, di solito usa sempre la copia delle mie chiavi
per entrare. Comunque lo faccio accomodare.
-Un minuto e sono pronta- gli dico
avviandomi verso il bagno per finire di truccarmi.
-Non c’è problema- mi sorride lui, e
un senso di vuoto mi prende allo stomaco…come mai è così..così
diverso?
Pochi minuti dopo siamo già sulla sua
macchina verso destinazione a me ignota.
-Quando ti deciderai a dirmi dove
stiamo andando?-
-Ti fidi di
me?-
-Certo, altrimenti non sarei
qui!-
-Allora non fare
domande-
Sbuffo. La sua risposta non mi
soddisfa per niente, ma tanto vale accontentarlo. Le ruote della macchina
continuano a masticare asfalto, fin quando ci fermiamo. Siamo arrivati davanti
ad un enorme edificio dall’aria lussuosa.
-Si può sapere dove siamo? Cos’è, mi
hai portato in un albergo a 5 stelle per farmi sembrare meno squallida la
nottata che passeremo?- Il presentimento di qualche ora prima torna
inesorabile.
-Alza gli occhi prima di parlare,
piccola ingrata- mi rimprovera, ma ride sotto i baffi. Faccio come dice e..no,
non posso credere ai miei occhi!
Sulle nostre teste, inchiodata alla
facciata dell’edificio, c’è un’insegna luminosa che recita: “Questa sera:
Otello, William Shakespeare, atto unico”.
-Shinichi,
io…grazie-
Non so come, ma ha saputo che cercavo
da tempo un biglietto per quella rappresentazione..e adesso me ne sventola due
sotto il naso, sorridendo compiaciuto.
-Entriamo, abbiamo i posti in alto, i
migliori- mi dice facendomi l’occhiolino, e non posso fare a meno di che
ricambiare il suo sguardo d’intesa…è come se il ricordo di tutte le nostre notti
insonni fosse svanito nel nulla, lasciando il posto a un sincero sentimento di
gratitudine e affetto verso quegli occhi blu che continuano a guardarmi
fisso.
Prendiamo posto in fretta, e lo
spettacolo inizia poco dopo. D tanto in tanto guardo Shinichi per essere sicura
che non si stia annoiando o che non stia dormendo, ma non l’ho mai visto così
sveglio. Strano, le rappresentazioni teatrali non sono esattamente il genere di
cose che ama lui..ma se gli va bene così sono più contenta
anch’io.
Circa un’ora dopo siamo già fuori dal
teatro. Vedo che Shinichi indugia sulla soglia, e gli chiedo se ci sia qualche
problema.
-No, nessun problema Ran, sto solo
aspettando che gli attori escano dai camerini…non lo vuoi un
autografo?-
Sgrano gli
occhi.
-Shinichi, ma che stai dicendo, dai i
numeri? È praticamente impossibile che delle star di quel calibro si fermino a
firmare autografi qui, in mezzo a questa folla!-
Ma lui non si scompone, e mi schiocca
uno sguardo d’intesa.
-Dimentichi che sono il figlio di
un’attrice famosissima? Per me niente è impossibile
qui-
Sorrido. Mi fa tenerezza, e in più gli
sono infinitamente grata per la serata che abbiamo
passato.
-La senti questa musica? Stanno
uscendo, vieni con me!-
Non ho neanche il tempo di ascoltare
che la mano di Shinichi afferra il mio braccio e mi trascina
via.
-Shinichi, un attimo! Non dovevamo
restare qui?-
Ma la musica e il chiacchiericcio
della gente sovrastano la mia voce. Shinichi non mi sente, continua a correre,
ed io con lui. Forse gli è venuto in mente un piano per cogliere gli attori da
soli, senza il fracasso della folla e senza il rischio di tornare a casa senza
un autografo. Sì, deve essere così. Corri Shinichi, corri più
forte!
Minuetto suona per noi, la
mia mente non si ferma mai…
Una secchiata d’acqua in pieno viso,
accompagnata da una voce insistente che mi urla “Ran, svegliati!”, mi costringe
ad aprire gli occhi. Shinichi è davanti a me, con un’espressione un po’
preoccupata. L’ultima volta che ho visto i suoi occhi deve essere stato circa
mezz’ora fa, prima che finissi schiacciata dalla folla che si accalcava ai
cancelli d’uscita per vedere gli attori da vicino. Mi fa male la testa, e ho la
fastidiosa sensazione di aver dormito per ore, anche se so per certo che è solo
effetto della botta che ho preso.
-Tutto bene?- mi chiede Shinichi
mentre mi aiuta a mettermi seduta.
-Io..credo di sì. Però, che sfiga,
eh?- cerco di buttarla sul ridere, anche se per un attimo avevo creduto
seriamente all’idea di poter toccare con mano una star in carne ed
ossa.
-Oh, io non direi…non del
tutto-
La sua voce è cambiata. Quel tanto che
basta per riportarmi alla realtà e farmi rendere conto di dove mi trovo. Non che
ci sia molto da vedere, tutto intorno è buio pesto. Però sento qualcosa di
morbido sotto di me…di morbido e acquoso. Guardo giù verso le mie gambe, e
scopro di essere seduta su una specie di grosso pallone pieno zeppo di acqua..ma
un momento…i palloni non sono tondi?
-Shinichi…dimmi la verità…dove diavolo
siamo? Che sta succedendo?-
Forse ho alzato fin troppo la voce,
perché lo vedo esitare un attimo prima di rispondermi. Ma poco dopo, il suo
sguardo tagliente si inchioda al mio e non ho più dubbi: tutto quello che
speravo, tutto quello che ero arrivata a credere..era una menzogna. Una menzogna
delle più crudeli.
-Dimmi Ran…lo hai mai fatto su un
materasso ad acqua?-
Io non so l’amore vero che
sorriso ha…
Pensieri vanno e vengono,
la vita è così…
FINE
E così la mia storia giunge al termine.
Confesso che avevo pensato all’idea del lieto fine, ma a dir la verità mi
sembrava troppo scontato, senza contare che non c’entrava nulla con la canzone.
(A proposito, si tratta di “Minuetto” di Mia Martini, visto che mi ero scordata
di citarla)
Ringrazio tutti coloro che
hanno avuto il piacere di seguire questa storia, e
cioè:
Mimiana
Byrba
Roe
Siorachan
E tutti gli altri che hanno
letto ma non hanno lasciato commenti.