Ultima lettera

di Fanta Gaia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera ***
Capitolo 2: *** Mary ***
Capitolo 3: *** Ellen ***
Capitolo 4: *** Ellen ***



Capitolo 1
*** Lettera ***


Cara Ellen,
Mi dispiace, non ci sono parole che possano esprimere quello che provo in questo momento ma mi sono costretta a scrivere questa lettera perchè voglio che tu sappia che averti avuto nella mia vita anche se per poco tempo é stata l'esperienza più bella che mi sia capitata, non te l'ho mai detto ma è così. Quando ti ho incontrato per la prima volta non avrei mai creduto che mi avresti cambiato così tanto. La prima volta che ti ho visto eri una ragazzina imbronciata che mi aveva lanciato uno sguardo indagatore e poi avevi rivolto la tua attenzione altrove. Uno sguardo ti era bastato per pensare di aver capiro esattamente chi ero, di solito con la maggior parte delle persone basta ma di sicuro non con persone come te e me. Eri una ragazzina silenziosa ed io ho sempre creduto che le perosne che parlano poco lo fanno soltanto perchè hanno paura di quello che potrebbero dire, ma io sapevo che tu non avevi paura i tuoi occhi mostravano una forza che mai avevo visto prima. I tuoi capelli neri come un cielo notturno cercavano di nasconderli, per vedere il tuo primo sorriso ho dovuto aspettare un po ma alla fine e stato come se un raggio di sole mi colpise. Ho deciso di scrivere la nostra storia e se non dovessi finirla spero che lo faccia tu per me, la scrivo perchè tu non mi dimentichi e sopratutto perchè voglio che tu sappia che dono che sei stata per me. Hai reso la mia esistenza vera vita.

Tua Mary

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Capitolo 2
*** Mary ***


Ci sono persone che non vogliono essere aiutate a volte, altre invece hanno paura di mostrarsi deboli e di chiedere aiuto ed Ellen era una di queste. La prima volta che ci siamo trovate in un aula da sole è stato quando ti ho separato da quella tua compagna ricordi?



Mary
Uscì dalla mia classe dopo aver raccolto i libri che erano sparsi sulla cattedra, andai in corridoio e proprio dietro l'angolo un semicerchio circondava due ragazze che si stavano picchiando, mi precipitai in mezzo a loro per separarle. Riconobbi immediatamente una delle due, era una mia allieva, la cinsi in vita e la trascino lontano dalla ragazza che stava avendo la peggio. Lei si voltò è mi guardo con sfida prima di smettere di opporre resistenza, quando si calmo la lasciai andare e le disse di seguirmi. Le miei colleghe mi avevano parlato molto di lei, dicendomi che non dovevo pretendere troppo che veniva da una situazione difficile, non era il mio primo anno di insegnamento è sapevo bene che spesso ai ragazzi come Ellen gli veniva data la possibilità di fare tutto quello che volevano esclusivamente perché avevano sofferto, lasciati a loro stessi spesso questo ragazzi si perdevano completamente. Ellen non era una persona cattiva è questo era abbastanza strano dopo tutto quello che le era successo, l'avrebbe dovuta portare ad esserlo eppure non era così, certo non si poteva dire che la sua vita fosse un esempio da seguire, era finita dal preside spesso e raramente non aveva punizioni da scontare eppure era una persona buona se soltanto si cercava di scavare a fondo ma nessuno aveva mai né il tempo né la voglia di farlo e quindi lei finiva per essere quella sua etichetta, una ragazza difficile, venuta da un'ambiente difficile.
La guarai entrare in classe tranquilla, con quella spavalderia che soltanto chi non ha più nulla da perdere ha, lancio lo zaino quasi vuoto su un banco e incrocio le braccia si preparò a quello che sarebbe dovuto essere un discorso vanno, ma non era quello che io avevo intenzione di farle, << resterai tutti i pomeriggi finché non deciderò che tu abbia imparato la lezione >>
<< Cosa? >> Rispose immediatamente
<< Hai capito benissimo, ci vediamo domani >> Ellen uscì sbuffando,ed io tornai a casa, chiedendomi se quello era stato il primo passo verso un cambiamento o soltanto verso il declino totale.
Il giorno dopo appena entrata la cercai con lo sguardo ma il suo banco era vuoto, più di mezz'ora dopo l'inizio delle lezioni la vidi entrare e buttare lo zaino vicino al suo banco prima di sdraiarsi sul banco con il cappuccio della felpa nera sulla testa, continuai a spiegare. Alla fine delle lezione andai nella mia classe per aspettare Ellen ma lei era già lì, nella stessa posizione di quella mattina quasi non si fosse mossa << almeno il pomeriggio riesci ad arrivare puntuale >> dissi sarcastica ma non suscitai la minima reazione in lei, che si limitò ad alzare lo sguardo verso di me << io ho dei compiti da correggere e tu potresti farne alcuni >> inziai a correggere il plico di compiti di tanto in tanto, alzavo lo sguardo per osservarla lei non si mosse per più di due ore e mezzo. Quando chiusi i compiti e le diedi il permesso di andare presse lo zaino ed uscì. Sarebbe stata dura lo capi immediatamente, ma in lei non so se esistono parole per esprimerlo ma vidi qualcosa di più di quella etichetta che per troppo tempo le avevano affibbiato. Se soltanto mi avresse permesso di aiutarla avrei potuto farle vedere cosa poteva essere

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Capitolo 3
*** Ellen ***


Ellen


Già devo passarci tutta la mattina a scuola ed ora anche il pomeriggio, perché a Miss perfezione non va bene che io abbia preso a pugni Charlotte, se lo meritava. Sto seduta davanti a lei da quasi due ore ed ho odiato ogni singolo minuto, tengo lo sguardo fisso su di lei sperando che almeno ciò la infastidisca ma continua tranquilla a correggere quei stupidi compiti. La signorina Anderson è forse la persona più banale che io conosca ma a quanto pare l’unica che ha le palle per punire noi intoccabili, questo era il nome che ci eravamo dati, nessuno osava disturbaci ed i professori avevano smesso da tempo di cercare di riportarci sulla retta via, eravamo liberi o almeno questo era quello che ci ripetevamo. Queste due interminabili ore finalmente sono finite e lei alza per l’ennesima volta lo sguardo dai compiti per darmi il permesso di andarmene recupero lo zaino ed esco. Tra me penso che i prossimi pomeriggi saranno identici a questo e lei di sicuro si stancherà e lascerà perdere esattamente come tutti gli altri, mi incammino verso casa, le luci sono spente e questo è già un buon segno probabilmente mia madre non c’è, apro il portone e lascio lo zaino vicino la porta, vado in cucina ed apro il frigo semi vuoto c’è un barattolo di burro di arachidi lo prendo e mi faccio un panino al volo, prima di andarmene di sopra, la scatola della pizza di ieri sera è ancora sul tavolo con alcuni pezzi che stanno andando a male, non ho voglia di mettermi a pulire e la lascio lì può aspettare ancora. Salgo in camera e mi lasciò cadere sul letto, ripesco i figli scritti a mano che tengo nel comodino e prendo una penna, finisco di mangiare mentre leggo le ultime parole che avevo scritto ieri e cerco di ritrovare quello stesso pensiero. A riportarmi alla realtà è stata mia madre che sbatte la porta al piano di sotto, e sola non si sentono altri rumori oltre i suoi passi, sbiascicando mi chiama << Ellen >> lascio i fogli sul letto e scendo di sotto
<< Dov’è diavolo eri? >> La puzza di alcool mi arriva in faccia, ignoro la domanda
<< Guarda che casino c’è qui >> comincio a pulire mentre lei va a sdraiarsi sul divano << sbrigati, tra un po’ arriverà jack >> ci mancava solo lui a questa giornata di merda, Jack è il più o meno fidanzato di mia madre, è il suo spacciatore anche se è grazie a lui che ha cominciato anche a farsi ma per ora soltanto di cose leggere. Jack non può perdere tempo vendendo a lei la roba migliore, mi sbrigò a riordinare perché non voglio incontrarlo . Rientro nella mia camera e torno a scrivere semi sdraiata sul letto quando la porta si apre, ci mancava solo che gli dase le chiavi, chiudo a chiave la mia e torno a scrivere mi addormento con i fogli sul viso ma ne ne accorgo soltanto la mattina dopo, li risistemò velocemente e mi preparo per andare a scuola, non passo neanche per la cucina scendo e prendo lo zaino che è rimasto dove lo avevo lasciato. Charlotte è vicino gli armadietti con il suo Club di amiche, ha cercato di nascondere con il trucco l’occhio nero che gli ho fatto, ne vado fiera visto che nonostante i suoi preziosi prodotti di bellezza non sia riuscita a nasconderlo del tutto. La oltrepasso lanciando giusto un’occhiata, anche se dovessi passare il resto della mia vita in punizione ne è valsa la pena, entro in classe è c’è la mia professoressa preferita ovviamente sono sarcastica, la signorina Anderson siede dietro la cattedra con un sorriso smagliante ed i capelli in perfetto ordine, la ignoro quando mi saluta, me ne vado al mio banco in ultima fila che nessuno osa occupare butto lì zaino e ne tiro fuori un quaderno senza copertina, prendo la penna mangiucchiata che tengo in borsa e comincio a scarabocchiarlo mentre lei comincia la sua lezione. Il mio disegno non stava venendo male quando lei mi interrompe chiamandomi << signorina Stuart, sa dirmi che cosa voleva farci notare Pirandello con queste parole? >>
<< Probabilmente che la sua lezione è noiosissima >> la classe scoppia a ridere, ma lei resta in passibile mi sorride dolcemente
<< No, mi dispiace ma Pirandello … >> smetto di ascoltarla, ora oltre che a tenermi tutto il pomeriggio a scuola vuole pretendere che io ascolti anche. Il resto delle lezioni passa tranquille, gli altri insegnanti sanno esattamente come comportarsi con noi, ma la mia giornata non è finita torno nella classe della signorina Anderson sperando di trovarla vuota ma lei è già lì teneva dei libri sulla cattedra vicino un pacco di biscotti mi sedetti, lei si avvicinò con un libro in mano, lo Poggio sul tavolo ed io lessi il titolo “uno nessuno centomila” << penso che Pirandello ti possa piacere >> mi avvicina il libro
<< No >> glielo spingo indietro
<< Potresti almeno dargli un’occhiata >>
<< Non mi interessa >> mi stava irritando, ma la cosa che più mi dava fastidio che più la trattavo male più lei restava calma e gentile
<< Io lo lascio qui, vuoi dei biscotti? >>
<< No, e non ho intenzione di leggerlo >> prese un altro dei libri sulla cattedra e lo lesse mentre aspettava che trascorressero quelle due ore, io mi limitai a fare passare lo sguardo dall’orologio a lei.
Dopo tre settimane in cui andava avanti quella storia non ne potevo più, perché non lasciava perdere, ero al limite della sopportazione ed esplosi quando mi porse per l’ennesima volta un libro che secondo lei mi sarebbe piaciuto leggere << la vuole smettere >> urlai << non me ne frega un cazzo dei suoi stupidi libri e odio spendere il pomeriggio qui, non serve a niente e lo sa benissimo perché continua ad insistere. Mi lasci in pace >> non si era mossa neanche di un millimetro, ed io buttai giù il banco ed uscì dalla stanza, non so come mi raggiunse e mi afferrò un braccio << la tua punizione non è ancora finita >>

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Capitolo 4
*** Ellen ***


non so come fece a raggiungermi ma quando mi tocco il mio sangue si raggelo, la segui senza parlare ancora cercando di capire cosa diamine era successo.
Non mi sedetti, non riuscivo a fare nulla non riuscivo a muovermi ne a parlare e persino pensare era diventato difficile, non riuscivo a capire che cosa era successo, respirai allungò ferma in piedi vicino la porta mentre lei tranquilla leggeva un libro seduta alla cattedra quando mi mando via, riuscì a riprendere quel controllo che avevo perso per troppo tempo.
Rientrai a casa e corsi di sopra chiusi a chiave la porta del bagno e davanti al lavandino mi tirai su le maniche della felpa, le mie braccia e i miei polsi erano pieni di piccole cicatrici ed alcuni tagli erano ancora Freschi presi la lametta e la lasciai scivolare sulla pelle, quel metallo freddo mi mozzo il respiro arrivai nel punto in cui lei mi aveva preso stavo per farlo ma non ci riusci, continuai a fare scorrere la lametta ma non aggiunsi altri tagli, la rimisi a posto e mi guardai allo specchio aveva completamente ripreso il controllo.
Dormi male continuavo a pensare a come mi ero sentita, era stato strano, il mattino seguente però tutto quel tormento era svanito, era diventato solo un ricordo ed io tornai in quella classe da lei con la mia solita faccia tosta e pronta a sfidarla, questa volta non mi fece domande, non mi diede nessuna possibilità di poter fare qualcosa, aspettai il momento buono in vanno ma quel pomeriggio quando torno con quei maledetti libri e me ne Poggio uno sul banco lo lanciai contro il muro, lei si voltò per guardare dove fosse finito poi lo andò a riprendere, lo rimise sul banco ed io lo lanciai di nuovo questa volta non lo riprese ma torno verso la cattedra e ne prese un altro, lo buttai per terra nulla sembra turbarla, prese una sedia e la miss vicino al banco nel quale ero seduta e comincio a leggere ad alta voce il libro che le avevo visto nelle ultime lezioni, la ignorai, non avrei vinto facilmente è questo lo sapevo ma alla fine tutti si attendono era soltanto questione di tempo prima che anche lei perdesse la pazienza con me e lasciasse perdere.
Quando rientrai trovai Jack in cucina lo salutai appena prima che potesse anche soltanto replicare me ne andai di sopra, mi chiusi in camera e aspettai che si addormentassero prima di scendere per prendere qualcosa da mangiare ma a quanto pare i loro progetti erano altri, li senti quella sera come ogni sera la nostra casa aveva le pareti di carta velina, quando scesi di sotto erano semi coperti da una coperta stessi sul divano, mi sbrigati e tornai di sopra quadra volta volevo dimenticare, questo era il motivo di quel nuovo taglio la carne bruciava ed il sangue fluiva lento, lo asciugai in fretta e sospirai, guardando gli altri ricordavo esattamente tutti i motivi per cui li avevo fatti, ogni ricordo doloroso o schifoso che a loro avevo legato perché la mia mente restasse sana.
Odiavo quelle punizioni ma dovevo andarci altrimenti sarò finita di nuovo dal preside e sapevo che questa volta sarebbe stata l’ultima, non potevo permettermi problemi anche con i servizi sociali. Oggi non aveva né libri né compiti << oggi voglio provare una cosa nuova? >>
<< Cosa? >> La sfidai
<< Parleremo >>
<< È di cosa, di quanto sia stupida questa punizione >>
<< No >> rispose secca ma senza astio << di te >>
<< Io non ho intenzione di farlo >>
<< Non mi sembra di averti dato una scelta >>
<< Non ho intenzione di parlare con lei >>
<< So che hai picchiato quella ragazza perché prendeva in giro Angel >>
prima o poi sapevo che avrebbe ricacciato questa storia << Cosa cambia? Sempre qui sono finita >>
<< Invece cambia, mi fa capire che sei diversa da quello che vuoi fare vedere >>
<< Lei non ci capisce un cazzo >>
<< Vedi stiamo parlando >>
<< Non lo Stino facendo, la deve smettere mi lasci in pace >>
<< Vieni con me >> guardai l’orologio spendendo che quella maledetta punizione fosse finita , la segui. Mi porto in un’altra classe non c’ero mai entrata, << questo è il banco di Angel >> mi indico un banco pieno di scarabocchi, mi avvicinai a leggerli, erano tutti insulti contro di lei, era un po’ cicciottella e l’acne era stato particolarmente crudele con lei ma non dava fastidio ad anima viva, << quello che hai fatto per lei è stato importante >>
<< Non l’ho fatto per lei, non sono ciò che pensa >> non l’avevo fatto per Angel ma l’avevo fatto perché ero particolarmente arrabbiata e sono esplosa.
Me ne andai ma non andai a casa, non potevo reggere altro per quella giornata e quindi mi limitai ad andarmene in giro, sorrisi tra me mentre pensavo che anche se per poco lei si era illusa che io fossi una brava persona in me non c’era nulla di buono ma era stato bello vedere che anche se per poco qualcuno ci aveva sperato, quando rientrai la casa era silenziosa e io ne fui grata, mangiai in cucina e poi rintanata nella mia stanza scrissi qualche pagina, di quel mio libro mai compiuto. Avevo iniziato a scrivere per divertimento ma ora la storia era parte di me e non potevo smettere quel capitolo era

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