Mondi Paralleli

di Angi Lightwood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Magnus ***
Capitolo 2: *** Jace ***
Capitolo 3: *** Alec ***
Capitolo 4: *** Magnus ***
Capitolo 5: *** Alec ***
Capitolo 6: *** Magnus ***
Capitolo 7: *** Alec ***
Capitolo 8: *** Magnus ***
Capitolo 9: *** Alec ***
Capitolo 10: *** Magnus ***
Capitolo 11: *** Alec ***
Capitolo 12: *** Magnus ***
Capitolo 13: *** Magnus ***
Capitolo 14: *** Alec ***
Capitolo 15: *** Magnus ***
Capitolo 16: *** Magnus ***
Capitolo 17: *** Alec ***
Capitolo 18: *** Alec ***
Capitolo 19: *** Magnus ***
Capitolo 20: *** Alec ***
Capitolo 21: *** Magnus ***
Capitolo 22: *** Alec ***
Capitolo 23: *** Magnus ***
Capitolo 24: *** Magnus ***
Capitolo 25: *** Alec ***
Capitolo 26: *** Magnus ***
Capitolo 27: *** Alec ***
Capitolo 28: *** Alec ***



Capitolo 1
*** Magnus ***


Magnus guardava il panorama dalla finestra di camera sua,in un loft di Brooklyn. Era appena tornato dalle riprese della nuova pubblicità che sponsorizzava l'unico mestiere che era in grado di fare. L'indovino. Ora come ora gli sembrava un lavoro da ciarlatano, ma in qualche modo doveva pur vivere. Da quando la sua magia si era disattivata non riusciva neanche a effettuare l'incantesimo più semplice. A pensare che un tempo era stato il sommo stregone di Brooklyn  e che adesso la sua abilità consisteva solamente nel saper leggere le carte e predire il futuro ai mondani provava un senso di repulsione per quel lavoro che rappresentava ben poco  rispetto a quello che una volta riusciva a fare . "Salve, sono Magnus Bane, e ti aiuterò a trovare la tua strada!" Così recitava il suo slogan. "Come no, si disse, "fatti aiutare  da uno che si ritrova a fare l'indovino quando una volta era uno dei stregoni più temuti e potenti del mondo invisibile." Nonostante avesse realmente aiutato delle persone a trovare un lavoro, a compiere  una scelta difficile della loro vita, non gli andava proprio giù che il suo ruolo nel mondo fosse quello. Non lo accettava. Per pensare ad altro, Magnus fissava attentamente il sole rosso: ormai quasi toccava terra per poi sparire e dare spazio alla notte. Il cielo anche era rosso, ma un rosso più lieve, più delicato. Un altro giorno della sua lunga vita era passato, ormai aveva perso anche il conto degli anni passati. Non gli importava più oramai. Non si ricordava nemmeno da quanto tempo non aveva una persona al suo fianco. Uomo o donna. Beh, molte volte si era messo anche con vampiri, seelie , lupi mannari, stregoni ed altre creature di quello che una volta era il mondo invisibile. Non era sicuro che ne fossero rimasti molti. La  maggior parte si nascondeva o non voleva avere niente a che fare con gli umani. A lui piaceva da un lato vivere in mezzo a loro, lontano da ogni sospetto. Quando organizzava  delle sedute per leggergli il futuro riusciva ad avere un contatto con i suoi clienti, cercava di metterli a loro agio quando avevano timore che un qualcosa nella loro vita sarebbe cambiato. Li rassicurava dicendo che l'unico punto fermo della nostra esistenza è il cambiamento. Sarebbe paradossale una vita sempre uguale a se stessa, qualcosa contro natura quasi.  Tante cose nella sua vita erano cambiate,e nonostante il destino gli avesse riservato la più cattiva delle sorprese privandolo dei suoi poteri , era speranzoso e si augurava che qualcosa cambiasse ancora. Proprio in quel momento suonò il citofono. Magnus si chiese chi fosse a quell'ora, dato che non aveva mai appuntamenti con nessuno dei suoi clienti dopo il tramonto. Rispose con tono brusco. "Chi è?" Una voce femminile rispose pronta: "Clary Fairchild. Voglio un appuntamento con Magnus"

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Capitolo 2
*** Jace ***


Jace guardava il tramonto visibilmente rapito da tutto quel rosso. Cercò di attirare l'attenzione di Alec che aveva il cellulare in mano. Si chiese se chattasse con un altro dei suoi amici. A pensarci bene "amici " era un po' un parolone, visto che dopo un'avventura di una notte li bidonava tutti. Personalmente a lui non dava fastidio che il suo migliore amico fosse omosessuale e neanche che almeno tre volte al mese portasse  dei suoi "amici" nell'appartamento che condividevano insieme. Ma si chiese per quanto tempo ancora questa storia sarebbe continuata. Avrebbe trovato qualcuno che gli andasse bene? Alec finalmente lo guardò. I suoi occhi, di solito marroni, adesso mostravano delle sfumature di verde chiarissimo, visibili solo con la luce del sole. A Jace ricordavano le prime foglie della primavera sovrapposte ai colori dell'autunno.   Dopo tutti i pensieri riguardanti la sfera privata del suo amico, non si trattenne nel chiedere: " Come va con Michael?". " Con chi?" Alec aveva l'aria confusa. Jace pensava che scherzasse, ma in realtà la sua voce era veramente colma di sorpresa. Si chiese istintivamente se avesse capito male lui il nome. "Il ragazzo che è venuto ieri sera qui e che questa mattina ha fatto colazione con me." "Non ricordavo che si chiamasse Micheal." Alec piegò la testa di lato. "Me lo ha detto lui quando facevamo colazione e lo consolavo a causa tua." Jace ripensò alla faccia abbattuta del povero ragazzo. "Dov'ero io in tutto ciò?" Alec iniziò a ridere . "Nel mondo dei sogni, suppongo." Jace aveva il sorriso sulle labbra"Era disperato," continuò "diceva che lo avevi cacciato via quando ha tentato di abbracciarti questa mattina." "Sì, è vero. Odio le effusioni di prima mattina." Rivelò Alec disgustato. "Odi proprio essere toccato la mattina. Non potrò mai scordare il cazzotto che mi hai dato solamente perchè ti avevo sfiorato la spalla per svegliarti." " Beh, te lo meritavi. " Alec gli tirò un pugno giocando. Jace sperava vivamente che l'amico trovasse una persona che lo amasse nonostante il suo carattere. Si chiese se effettivamente il suo amico vedesse in ciascun uomo che portava a casa un potenziale compagno, ma che poi, tolto il capriccio, ritornasse ad assumere il ruolo della persona fredda e distaccata che allontana tutti e tutto.Alec lo riportò alla realtà chiedendo:" Pronto per l'anniversario dell'istituto?" Jace si ricordò immediatamente della festa, organizzata da Alec stesso per festeggiare l'ennesimo anno dell'Istituto. Era un edificio antichissimo, non si era neanche sicuri della data di costruzione. "Prontissimo, non mancherei per niente al mondo. Agitato?" Glielo chiedeva perchè ci teneva particolarmente anche se non lo dava a vedere. "Abbastanza, ci ho messo anima e corpo per organizzare questa festa, e il tema è pazzesco." Alec aveva  un tono eccitato e contenuto allo stesso tempo. Si soffermò soprattutto sull'aggettivo "pazzesco". "Non voglio nemmeno chiederti quale sia. Lo vedrò lì

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Capitolo 3
*** Alec ***


Dopo un minuto di silenzio Alec chiese; "Come va con Clary? Ancora è la donna perfetta?" A sentire il nome di Clary, Jace si illuminò. Era totalmente diverso quando qualcuno nominava Clary, la sua nuova fidanzata. Da come reagiva si vedeva perfettamente che l'amico aveva trovato la persona che rendesse perfetta la sua esistenza nonostante tutte le difficoltà .  Quella  persona che ti fa riscoprire tutto come se fosse la prima volta. Mentre rifletteva su ciò Jace rispose: "Sì, decisamente. Spero che venga oggi, ho una buona sensazione." Si vedevano da alcune settimane e già sembrava che stessero insieme da mesi. Alec non se ne capacitava. Non che avesse qualcosa contro di lei. Clary era carina, dolce, solare e molto testarda, qualità che lui stesso apprezzava. Era perfetta per l'amico.Era sorpreso dal fatto che i due si conoscessero da poco e che fossero già così affiatati. L'unica persona a cui si era realmente affezionato (non contando sua sorella Isabelle) era Jace. Nessun altro. E ci era voluto tempo prima che tutto ciò avvenisse. Parlando di sensazioni, la TV , che era rimasta accesa, mandò in onda una pubblicità. Comparve un uomo asiatico sulla ventina, con indosso un completo blu chiaro elegante e con una camicia a fantasia viola. La pelle era ambrata, come la sabbia del deserto . I capelli neri erano sbarazzini, ma non quello sbarazzino non naturale di chi lavora in TV. Era decisamente un bel uomo.  La voce registrata proveniente dalla pubblicità disse:" ....Magnus Bane ti aiuterà  a trovare la tua strada." E mostrava lo sconosciuto con il pollice alzato mentre sorrideva alla videocamera. Si vedeva che il suo sorriso non era fermamente convinto, ma questo non fermò alec nel dire: " Ma se vuoi ti aiuto a trovare la mia di strada ..." Jace, che assisteva ogni volta allo scambio di battute immaginario dell'amico con quell'uomo, chiese: "Ma lo devi dire ogni volta?" Alec alzò le spalle:" Che ci posso fare? Se uno è gnocco non puoi dirgli che è caruccio..." Jace, esasperato, uscì, seguito dall'amico che continuava a ridere

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Capitolo 4
*** Magnus ***


Nonostante Magnus non ricevesse nessuno scoccate le sei di pomeriggio fece comunque entrare Clary Fairchild. Non aveva mai sentito il nome della ragazza prima d'ora ma qualcosa in lei gli faceva capire che si erano visti svariate volte. Magnus cercava di capire dove. Sicuramente non avevano collaborato insieme per il suo spot pubblicitario e mai gli aveva predetto il futuro. In oltre, magnus non frequentava ciò che gli umani chiamavano "vita mondana". Aveva sempre paura di incontrare qualcuno che lo riconoscesse, no come indovino ma come stregone. Oltre ad aver avuto molti compagni aveva avuto anche molti nemici. Nemici, o almeno qualcuno che si sarebbe senz'altro divertito a fargli saltare la copertura che per tanto tempo aveva cercato di mantenere. La ragazza lo guardava in maniera strana, come analizzandolo. Magnus non capiva il perchè. Per rompere il silenzio, sorrise e cominciò a dire: " Benvenuta nella dimora dell'indovino Magnus Bane....Ovvero io." Se fosse stato da solo si sarebbe dato un ceffone. "Tutta colpa di quello stupido spot" commentò tra sè e sè. "Adesso inizio a parlare in terza persona, neanche soffrissi di qualche disturbo di personalità multipla." "Accomodati pure" Sorridendo Magnus indicò una poltroncina rossa davanti a una scrivania che doveva, teoricamente, fare parte del suo studio. Quando stava solo, Magnus cercava di non pensare troppo al suo nuovo mestiere, perciò non aveva uno studio vero e proprio. Non voleva realizzare realmente che svolgeva il ruolo di indovino, e uno studio significava come "Sì, ho una laurea in divinazione presa ad Hogwarts. Sono un vero professionista." In più, sarebbe stato troppo formale per i suoi gusti. La ragazza si accomodò sulla poltroncina rossa non staccando gli occhi da Magnus. "Oddio, speriamo che questo spot non mi abbia reso troppo famoso. La vedo intimidita la ragazza. Eppure è strano, non mi ero neanche fatto i capelli, li ho tenuti il più naturali possibili." Pensò Magnus. "Cosa posso fare per te? " Magnus mantenne un sorriso rassicurante. Clary Fairchild fu presa alla sprovvista e questo insospettì ancor di più Magnus. "Voglio....che tu mi legga le carte." Rivelò di getto la ragazza. Magnus si rilassò. Una lettura dei tarocchi, niente di più. "Certamente." Rispose pacatamente lui. Chissà cosa pensava. Andò verso il suo armadio per mostrare alla strana ragazza i tarocchi . Sentiva gli occhi di lei addosso. A questo non ci badava. Tutti i suoi clienti lo guardavano curiosi quando andava a prendere le misteriose carte. Alcuni sbirciavano l'interno dell'armadio, come se potesse uscire Aslan venuto direttamente da Narnia. "Aspettative troppo alte per un semplice indovino." Pensò amaramente Magnus. "Si dovrà accontentare dei tarocchi." Si sedette sulla poltroncina vuota di fronte alla sua nuova ospite. Con movimenti cerimoniosi, di chi quel processo lo sapeva a memoria, Magnus distese le carte, girate in modo tale che la ragazza non le riuscisse a vedere. Non sembrava in vena di chiacchiere, quindi lui iniziò:" Passa le mani su ognuna di queste carte fino a che non ne senti almeno tre più fredde o più calde delle altre. Una sta a significare il passato, una il presente e l'altra il futuro. Alcune volte rimangono attaccate alla mano direttamente ma solo in rare occasioni." "E in quel caso cosa significa?"Il tono della voce era tra il preoccupato e il curioso. Magnus sorrise :" Per quanto riguarda il passato, significa che tutto ciò che hai e sei in questo presente lo devi a una persona che ha influenzato la tua vita radicalmente. Se è la carta del futuro quella che rimane attaccata al palmo della tua mano, si tratta di una persona che sconvolgerà la tua vita per sempre. Se parliamo del presente....molto probabile che una persona vicino a te possa cambiare il tuo destino, se tu lo volessi." Spiegò Magnus, che trovava questo fenomeno molto particolare. Soprattutto la parte che riguardava il presente, perchè poteva essere una scelta, o meglio una specie di permesso, una concessione. Magnus lo trovava molto romantico. Bisogna essere in due per volere un ribaltamento nelle proprie vite, consapevoli solo del fatto di affrontare insieme i rischi della propria scelta. Il futuro e il passato si riferivano a un cambiamento non voluto, involontario, qualcosa che doveva accadere e basta. Lei alzò il braccio passando la mano sopra ogni carta. "Si inizia sempre con la carta del passato." Magnus osservava il viso concentrato della ragazza che cercava di percepire un cambiamento tattile delle carte. Dopo pochi secondi il suo sguardo si illuminò. "Questa è decisamente più calda."Disse rincuorata lei. Magnus sorrise. Quando la carta del passato era calda voleva dire problemi di cuore in vista. "Prepariamoci ad un'altra puntata di Beautiful." Intanto la ragazza era già alla ricerca della carta del presente. A circa metà del mazzo, afferrò una carta. " È sempre calda." Clary lo guardò come a cercare una spiegazione a questo strano fenomeno. "Tranquilla cara. Di solito è difficile che la carta del presente resti attaccata alla mano. Il fatto che sia calda non vuol dire assolutamente niente di negativo." La rassicurò Magnus con tutta la gentilezza della voce che riservava solamente ai suoi clienti. "Vuol dire che sarà qualcosa di assolutamente noioso e tragico. Questa avrà un tira e molla con qualcuno. Tipico" Magnus sperava in qualcosa in più da Clary Fairchild. Forse dal modo in cui lo guardava, come se si conoscessero da una vita ma non lo sapessero. Almeno lui non lo sapeva. Lei sembrava che non ne fosse completamente sicura. Mancava una sola carta. Magnus aveva perso decisamente la sua curiosità,quando la ragazza emise un urlo sorpreso quasi cadendo dalla sedia. La carta del futuro si era attaccata al palmo della giovane. "Chi lo avrebbe mai detto? Io no sicuro." Pensò divertito magnus. "Benissimo, adesso analizziamo il tuo passato, presente e futuro." Clary cambiò posizione delle gambe rilassandole. Magnus girò subito le carte del passato e del presente, perchè avrebbe scommesso casa sua che fossero collegate e analizzò i disegni incisi sopra le carte. Iniziò con la prima e fingendo di essere stupito annunciò : " Gli amanti! Stai vivendo una relazione amorosa! Vi siete messi insieme da poco!" Osservò l'altra carta ed esclamò con tono coinvolto :" Quest'uomo ha una forte presa su di te. Provi un'attrazione magnetica a cui non puoi fuggire." Voltò la terza carta, entrambi sembravano più interessati a quella. Magnus spiegò: " Questa sera sarà determinante per il vostro rapporto. Ci sarà un qualcosa nell'aria che potrete percepire solo voi due." Sembrava finita lì, ma Magnus riusciva a vedere altro. " Ma dei segreti di qualcuno a voi vicino minacceranno di separarvi..." Tutto lì? Se lui era rimasto confuso da questa rivelazione, non poteva immaginare lei. I suoi occhi si posarono su Clary e videro che la ragazza aveva cambiato totalmente espressione. Sicuramente non era l'espressione che si era immaginato di vedere. Gli occhi erano illuminati e lo stavano fissando come se finalmente lo avessero riconosciuto. Era una determinazione che Magnus non aveva mai visto sul suo volto. "Non sono venuta per i tarocchi. So che tu sei uno stregone. Sono una shadowhunter ." Magnus fu sul punto di ridere, infatti produsse un suono che doveva sembrare una risata. Come era possibile che la ragazza davanti a lui fosse una shadowhunter? Erano estinti da centinaia di anni. Quello che sapeva era che Jonathan Shadowhunters vinse la guerra contro i demoni, facendo sì che il mondo non avesse più bisogno della loro protezione. Quando era uno stregone potente Magnus ne aveva conosciuti alcuni. Guerrieri marcati da delle rune angeliche (letali per gli umani, ma che rendevano potenti i Cacciatori) che combattevano per salvare l'umanità intera. Ne aveva aiutati molti, ma questo non significava che il suo atteggiamento verso di loro fosse stato riconoscente o che loro gli fossero stati grati in altra maniera. All'epoca si ritenevano superiori a tutti i nascosti e ai mondani, i quali non sapevano della loro esistenza nonostante fossero ciò che i cacciatori d'ombra proteggevano. E adesso arrivava una Clary Fairchild che gli rivelava che era una shadowhunter. Rimaneva da chiedersi come faceva a sapere che fosse uno stregone. Magnus mantenne il controllo e il sorriso. "Non esistono gli Shadowhunters. Non esistono più da migliaia di anni." "Io sono una di loro e adesso te lo dimostrerò." La ragazza si voltò e si spostò i capelli verso il lato destro del collo e rimase in posa così, come se si aspettasse che secoli di certezze potessero crollare mostrando la spallina del reggiseno sotto quella della canottiera. Magnus trattenne a stento la risata :"Tutto quello che vedo Shadowhunter, è che ti farebbe bene una bella lampada." Tutta quella situazione era ridicola. "Giusto, niente rune in questa dimensione." Sembrava che parlasse con se stessa, ma per poco Magnus non fece cadere tutto il mazzo di carte per terra per quanto rimase colpito. Cosa ne poteva sapere quella ragazza delle rune? I mondani non dovevano neanche sapere dell'esistenza di quei temibili e potenti simboli. Era una legge molto severa che era stata creata subito dopo l'estinzione dei cacciatori. Chi ne sa qualcosa, rimanga zitto. Per questo molti nascosti erano fuggiti. In pochi erano riusciti a mescolarsi con gli umani. Neanche troppo a dire il vero. La natura dei mondani era così diversa dalla sua che anche volendo non sarebbe stato mai capace di vivere come uno di loro. C'era la sua magia che lo teneva ancora legato alla parte di lui che apparentemente non c'era più. Non si meravigliava che vivesse solo senza neanche una persona al suo fianco. Senza un amico, nè un amante. Aveva passato tutto questo tempo a cercare di nascondersi e a non farsi notare che alla fine il suo scopo era riuscito alla perfezione. Avrebbe usato dire fin troppo alla perfezione. Non si era mai innamorato o non aveva mai provato affetto per nessuno perché aveva cercato sempre di sopprimere quella parte di sè che per lui era indispensabile. La sua magia. Non era più potente come prima, ma c'era ancora, la percepiva. Mentre indugiava nei suoi pensieri, la ragazza aveva iniziato a disegnare su un pezzo di carta. Non era ancora chiaro cosa, ma Clary stava usando una matita nera sottile. Sembrava molto decisa nei suoi movimenti, il viso era concentrato, gli occhi fissi sull'immagine che piano piano stava tirando fuori dalla sua testa. Magnus riconobbe lo sguardo dell'artista durante il compimento della sua arte . In alcuni aspetti la magia era molto simile all'arte. Visualizzi qualcosa e cerchi di crearlo come meglio puoi. Clary gli fece vedere il disegno. Raffigurava una figura in nero che trafiggeva con una spada illuminata una creatura. Non c'era bisogno di un indovino per capire che la figura in nero fosse un guerriero. Un cacciatore d'ombre che adempiva al suo dovere: uccidere i demoni che infestavano la nostra dimensione. E l'arma era senza dubbio la spada angelica. Magnus non vedeva una cosa del genere da anni, nemmeno raffigurata su un foglio. Guardò stupito Clary Fairchild che aspettava una risposta da lui. "Come sai di tutto questo?" Le domandò Magnus in un sussurro. "Vengo da un'altra dimensione. Una dimensione dove gli Shadowhunters combattono ancora contro i demoni e vivono in pace con i Nascosti" Magnus stentava a crederci, ma lo sguardo di Clary era il tipico sguardo che aveva visto tanti anni prima nei cacciatori di demoni. Fiero e solenne come solo gli angeli possono essere. Uno sguardo da guerriera. Non avrebbe potuto inventarsi tutto ciò di cui lui stesso faceva parte. Diceva la verità. "Perchè sei qui? In questa dimensione?" " Per trovare un portale che appartiene solamente a questo presente. È un affare urgente e di grandissima importanza." Risposte lei. Non voleva divulgarsi nei dettagli di quella missione. Magnus la capiva. Era difficile fidarsi di qualcuno lì su due piedi. "Mi serve il tuo aiuto Magnus. Ho qui con me un pezzo mancante del portale. Mi serve la tua magia per rintracciarlo." Magnus avrebbe voluto aiutarla. Solo che.... "Non si può fare. La mia magia è in stato dormiente." " Allora svegliala no?" "Fosse così facile, biscottino." Fu istintivo chiamarla così e lei non si scompose. Non sapeva come era il loro rapporto nell'altra dimensione (sempre se si conoscessero) , ma si era appena reso conto che Clary Fairchild era sotto la sua responsabilità . Se aveva capito bene, non aveva nessun altro con cui parlare di questa missione. Era solo di passaggio nel loro mondo. "Ho provato in mille modi. Pozioni, incantesimi, sortilegi... niente ha funzionato." A pensarci se ne rattristava amaramente. "Potresti fare un altro tentativo? Magari qualcosa è cambiato dall'ultima volta che hai provato." Il tono di Clary era speranzoso. A Magnus dispiaceva per lei, però la rassicurò dicendo:"Certamente. Forse è cambiato qualcosa"

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Capitolo 5
*** Alec ***


Dopo aver accompagnato Jace a comprare un vestito per l'anniversario dell'Istituto Alec andò a trovare sua sorella Isabelle. Viveva ancora con i genitori nella vecchia casa in cui erano cresciuti entrambi. Da fuori niente era cambiato. In giardino c'erano ancora le altalene con cui giocavano da bambini. Lui,Izzy e Max. Fece un respiro profondo ed entrò in casa. Fratello e sorella si erano accordati di incontrarsi nel momento in cui loro padre non era in casa. Questo avveniva quasi sempre, ma non si era mai sicuri al cento per cento. Alec aveva l'impressione che suo padre trovasse ogni scusa per non stare in casa. Non poteva certo biasimarlo dopo tutto ciò che era successo. Si era raccomandato di non pensarci prima di venire, quindi per strappare subito il cerotto decise di entrare. Trovò Isabelle sdraiata a giocare alla PlayStation con il suo fidanzato Simon davanti alla tv del salone. Non era sicuro di aver capito come e dove avesse trovato quel soggetto. Non che avesse fatto qualcosa di male, ma erano talmente diversi che sembrava inverosimile solo il fatto che lei gli avesse rivolto lo sguardo. Eppure erano tutti e due schifosamente innamorati, come Jace e Clary. Era circondato. Appena lo vide, Simon, tutto occhiale e nerdezza, si alzò e farfugliò qualcosa come :"Devo andare, scusatemi." Ovviamente non senza aver prima dato un bacio contenuto a Izzy. Figuriamoci, se non ci fosse stato lui in quella stanza non si sarebbe limitato solo al bacio. Deciso a sorvolare un eventuale comportamento indecoroso da parte di entrambi, si sedette sulla poltrona dietro a Isabelle cercando di non guardarsi intorno. Quel posto era pieno di ricordi, belli soprattutto, ma dolorosi. Cercò di contenersi. "Allora sorella, come va con il tuo boy?" Chiese Alec per rompere il silenzio. Izzy si voltò e lo guardò con il viso raggiante:"Affiatati, come al solito. Te come va con Mark?" La sua voce non cercava neanche lontanamente di nascondere la curiosità . "E adesso chi sarebbe Mark?" Domandò Alec spazientito"Perchè continuate a nominarmi persone di cui non ricordo? Lo sapete che ho la memoria corta! Insensibili." Isabelle rimase sconvolta da quella rivelazione. "Come chi è ? È il tizio con cui ti sentivi una settimana fa! Come fai ad averlo già dimenticato?". "Anche te non più di sei mesi fa ti dimenticavi il nome delle persone con cui stavi." Il tono di Alec era di sfida. Non si capacitava del fatto che l'unica persona che potesse capirlo e che fino a poco tempo fa si comportava al suo stesso modo con i ragazzi lo avesse tradito così. Fidanzandosi e innamorandosi in questo modo. "Sì, Alec. Ma poi sono cresciuta, ho incontrato Simon e ho capito che non potevo continuare a vivere così dopo quello che ci è successo, come se la vita non potesse andare avanti, come se non offrisse delle opportunità per essere felici. Vorrei che lo capissi." "Forse lo avrei capito prima di te se papà non mi avesse cacciato di casa appena gli ho detto che ero gay." Disse Alec indignato. Era facile per lei parlare. Essendo l'unica figlia femmina era la cocca di papà. Mentre lui era il figlio maschio, e sicuramente le aspettative su di lui erano ben diverse. Suo padre glielo aveva fatto ampiamente capire cacciandolo di casa. "Alec, il fatto che papà ti abbia cacciato di casa non vuol dire che tu non possa trovare qualcuno...." "Con cui condividere la mia vita? È questo che stavi per dire?" La interruppe Alec brusco. "Mi dispiace Izzy. Il matrimonio del nostri genitori è l'ennesima prova che l'amore svanisce anche dopo anni. Sempre se si siano mai amati. Neanche l'affetto che un padre prova per un figlio dura. Neanche la vita in sé dura...." E qui gli si incrinò la voce. Non poteva sopportare oltre. Non poteva rimanere un attimo di più in quella casa. Si diresse verso l'uscita quasi correndo e con il fiato corto. Il cuore gli andava a mille, come se avesse corso una maratona. Infatti quando si era messo d'accordo con sua sorella per incontrarsi in quella casa gli era sembrato che dovesse superare una corsa a ostacoli in cui sapeva che sarebbe arrivato alla fine mancante di qualcosa. In quella casa tutto ciò che voleva gli altri vedessero,la sua sfacciataggine, la voglia di scherzare su qualsiasi cosa, ma anche l'abilità nel suo lavoro, svaniva per dare posto alla tristezza e alla depressione più totale. Nonostante il suo stato di torpore sentì sua sorella urlare:" Alec, mi dispiace." Si fermò davanti la porta cercando di recuperare almeno in parte il contegno con cui era entrato. "Tranquilla Izzy. Non ce l'ho con te. A stasera." Era vero. Non era arrabbiato con lei. O almeno solamente in parte. Tutti in quel periodo lo stavano opprimendo. Jace con i suoi sguardi preoccupati, Izzy con le sue domande ansiose, ed era sicuro che anche sua madre gli avrebbe fatto il terzo grado se l'avesse incontrato. Non aveva nessuna voglia di andare alla festa, ma doveva visto che l'organizzatore era lui. Uscì dalla casa il più fretta possibile e una lacrima iniziò a scendergli lungo la guancia, e per un po' si permise di togliersi quella maschera che da tanto gli stava impedendo di sfogarsi come avrebbe dovuto. Voleva solamente piangere fino allo svuotamento di qualunque sentimento e pensiero. Senza nessuno a confortarlo e a dirgli che tutto sarebbe andato bene, che non c'era niente di cui preoccuparsi. Si sedette dietro a un cespuglio del loro vecchio giardino, in modo tale che Izzy non lo potesse vedere. Versò tutte le lacrime che in quei mesi non era riuscito a tirar fuori. E non pensò che fosse una liberazione. Era solo un attimo dedicato a se stesso e al suo dolore.

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Capitolo 6
*** Magnus ***


Magnus stava preparando la pozione per riattivare i suoi poteri. Aveva tutti gli ingredienti necessari: una foglia di Verbena, un dente di leone, una radice di Sambuco e una bacca di Sorpo Rosso. Tutto,tranne la bacca, doveva essere polverizzato e miscelato con l'acqua bollita. La bacca doveva essere divisa in due e poi all'ultimo aggiunta. Mentre preparava la pozione Magnus domandò a Clary: "Chi è la tua ancora in questo mondo?'" Teoricamente quando si andava in un'altra dimensione bisognava avere un oggetto o una persona che ti legava al tuo presente originario. "Quando decisi di attraversare questa dimensione ero certa che la mia ancora sarebbe stata Jace.Lui è rimasto a guardia del portale." "E jace chi è? Il tuo ragazzo? È quello a cui si riferiscono le carte?" Chiese Magnus con curiosità. Non sapeva nemmeno lui da quanto non parlava di problemi sentimentali con qualcuno che non fosse suo cliente. "Non lo so nemmeno io. È iniziato tutto da poco. Sta di fatto che in questa dimensione ci vediamo già da mesi e non so come mi devo comportare. Comunque, appena varcato questo mondo avevo già dimenticato tutto,la missione, la vita che conducevo prima. Poi ho visto il tuo spot pubblicitario e ho ricordato il motivo per cui sono venuta qui. Sei tu la mia ancora Magnus, per questo sono venuta da te. So che sei l'unica persona che mi può aiutare in questa dimensione." La pozione era pronta, mancava solo la bacca di Sorpo Rosso. Sembrava disgustosa. "Spero che questa robaccia mi faccia riavere i poteri." Magnus si tappò il naso e bevve la pozione tutta d'un fiato. Clary si avvicinò. "Senti qualcosa?" Domandò speranzosa. "Sento che sto per vomitare. Non mi sento affatto magico." "Non ti devi sentire magico! Devi fare magie. Prova a fare qualcosa." Magnus provò a cercare di spostare la tazza da cui aveva bevuto la pozione. Tra le sue mani si creò solamente una specie di fuoco azzurro molto debole. Poi sparì come prima era venuto. Ennesimo tentativo fallito. "Nella mia dimensione sei più teatrale" Commentò Clary facendo uno strano movimento ondulatorio con le braccia. "Io non mi muovo così." Rispose secco Magnus. "Chissà che fenomeno da baraccone conosce nel suo mondo." Pensò Magnus. Poi gli venne un dubbio. Se la magia non riuscisse perchè lui forse non era più capace di fare incantesimi? Erano anni che non li faceva , poteva essere possibile. "Ci deve essere un altro modo per farti riavere i poteri!" Gridò Clary riportandolo alla realtà. "L'unico modo sarebbe entrare in contatto con un corpo magico. Ma si parla di un alto livello di magia. E non sono sicuro che esista in questa dimensione, e se ci fosse non ci sono mezzi magici per rintracciarli." E dopo il suo ultimo dubbio non ne voleva più tanto sapere. A Clary le si illuminò il viso. "Forse un modo c'è." Andò a cercare qualcosa nella tasca della sua giacca. Quando ritornò aveva in mano una pietra viola. A Magnus sembrò un pezzo di vetro rotto..."Il pezzo del portale" pensò. Dallo sguardo di Magnus, Clary intuì che aveva capito. "Che ne pensi? Andrà bene?" Chiese. "Non ci resta che provare." Magnus allungò la mano per toccare con le dita la parte della pietra che non era toccata dalla ragazza. Appena avvenne il contatto fu come se Magnus e Clary fossero stati colpiti da una scossa. Lui si sentiva come se avesse ripreso le forze dopo tanto tempo. Percepiva la magia in ogni parte del suo corpo, e si stupì dalla velocità con cui avvenne tutto ciò. Era euforico, come se avesse appena bevuto cento tazze di caffè. Guardò Clary sorridendo. "Oh sì. Adesso si ragiona." Clary nel pieno del momento chiese: "Riesci a capire dove si trova il portale?" Magnus chiuse gli occhi e si concentrò. Sapeva che più il portale era vicino, più l'immagine sarebbe stata nitida nella sua mente. Vide un vecchio edificio di New York, di posizione molto vicina al suo loft di Brooklyn.  "L'istituto" Disse in un sussurro. Era logico. Il portale si trovava in un'antica dimora Shadowhunters perché all'epoca lo usavano per spostarsi più velocemente da un luogo ad un altro. A quanto pare il portale dell'Istituto era quello più vicino. Sempre se ne esistesse un altro. Magnus stava ancora guardando l'immagine nella sua mente. Il mastodontico edificio era costruito al centro di Brooklyn e per quanto ne sapeva era impossibile entrarci senza avere un contatto diretto con i Lightwood, la famiglia custode dell'istituto. Intanto Clary continuava a fissare Magnus. "L'istituto.... Dalla tua faccia presumo che ci sia qualcosa che non va." Disse lei sbuffando. "Sì, se per qualcosa che non va intendi  allarmi e videocamere in ogni angolo del palazzo e una lunga residenza in prigione. Ho sentito dire che danno pure l'ergastolo per certe cose....." Rispose Magnus infastidito dall'ennesimo ostacolo. "Quanto sei drammatico! E se ti dicessi che ho un aggancio per entrarci senza scassinare nulla e senza destare sospetti?" Disse Clary sorridendo e avvicinandosi a Magnus che a sentire la notizia era rimasto di sasso. La ragazza riprese il pezzo di portale dalle mani dello stregone e disse in tono invitante: "E per stasera mettiti in tiro, che si va a una festa."

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Capitolo 7
*** Alec ***


Dopo essere stato per un paio d'ore fuori dall'abitazione dei suoi genitori, Alec ritornò a casa per prepararsi alla festa dell'Istituto. Si guardò allo specchio per vedere se gli occhi fossero ancora lucidi come aveva visto dallo specchietto della macchina. Non voleva farsi vedere da Jace in quelle condizioni. Voleva che almeno l'amico trascorresse una buona serata. Già sarebbe stato difficile per lui fingere che andasse tutto ok, figuriamoci sentirsi addosso le occhiate preoccupate per tutto il tempo. Già bastava Isabelle per quello.  Non voleva essere consolato. Voleva che nessuno si preoccupasse per lui perchè sarebbe stato inutile. La ferita che gli logorava dentro era ancora lì nonostante il tempo. Non sembrava volesse rimarginarsi. Era come se fosse ancora fresca dentro di lui. Guardò la sua immagine allo specchio. Era stravolto, doveva cercare di riprendersi. Una doccia era quello che ci voleva. Avrebbe immaginato che l'acqua portasse via tutto il dolore come faceva con lo sporco, ma sapeva benissimo che non tutte le macchie potevano essere tolte. Nella migliore delle ipotesi sbiadivano. Forse un giorno il suo dolore sarebbe stato sopportabile. Forse più avanti avrebbe imparato a non sentire più niente. Dopo la doccia prese il suo completo per la festa. Una camicia azzurra con giacca e pantaloni blu. Aveva sempre fatto conquiste vestito elegante. Molti ragazzi lo apprezzavano fisicamente.  Non si era mai reputato bello, però era vero, si curava abbastanza. Mise un po' di gel sul ciuffo nero che gli cadeva sempre davanti. Era sicuro che sua madre glielo avrebbe spostato appena si sarebbero salutati. Era sempre stata premurosa con lui. Quando suo padre lo aveva cacciato di casa gli aveva prestato lei i soldi per poter andare a vivere da solo. Non era riuscita a convincere suo padre che abbandonare il figlio in mezzo alla strada non era il massimo dell'affettuosità. Sua madre dopo alcuni mesi  aveva fatto capire ad Alec che poteva ritornare a casa quando suo marito non c'era.  Ma non sarebbe mai potuto ritornare. Non dopo quello che è accaduto. Quella ferita era sempre là che lo torturava, e vivere in quella casa sarebbe stato peggio. Sull'omosessualità sua madre si dimostrava neutra. Per lei contava che lui fosse felice. Ed era chiaro che non era così e lei lo avrebbe capito subito. Sentì un rumore di chiavi e subito la porta si aprì. Jace entrò con il fiatone. "Hai per caso corso? Ti prego non mi svenire per terra" Disse Alec. "Quel maledetto ascensore! Perchè non l'hanno ancora aggiustato? Ho dovuto salire le scale con tutta questa roba!" Indicò i numerosi pacchetti con dentro scarpe, camice e completo da sera. Alec non si era neanche accorto che l'ascensore non funzionava. Aveva corso come un dannato per le scale senza pensarci due volte per allentare la pressione e sfogarsi con del movimento fisico. Intanto Jace lo squadrava: " Ma sei già pronto? Che ansia che sei pure tu!" Sbottò. "Io devo andare prima cervellone. Sono l'organizzatore, ricordi?" Alec si sistemò i gioielli sui polsini. "Devo andare a vedere se gli effetti speciali che ho preparato per gli ospiti questa sera sono pronti. Mi raccomando alle nove lì" Si sbrigò a dire dirigendosi verso la porta. Aveva voglia di uscire e prendere aria. Sperava che almeno la serata si salvasse. Ci sarebbero stati tutti i suoi amici e non voleva deluderli.

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Capitolo 8
*** Magnus ***


Magnus odiava le feste.Non si sentiva a suo agio con il suo vestito color viola scuro tendente al grigio e la camicia blu. Avrebbe raggiunto Clary alla festa verso le 9. Lei doveva risolvere un po' di problemi perchè effettivamente lui non era tra gli invitati, quindi avrebbe dovuto avvertire prima di far imbucare un ospite. Probabilmente non sarebbe rimasto tanto, avrebbe solamente aiutato Clary a trovare il portale, poi sarebbe tornato a casa alla sua vita di sempre. Era fuori dall'istituto. Chiamò Clary per chiedere se fosse quello il momento per agire ma lei non rispondeva al cellulare."Iniziamo bene" pensò Magnus. La chiamò una seconda volta ma niente, dava la segreteria telefonica. Mandò dei messaggi scrivendo "Biscottino, vedi di rispondere alle chiamate per favore, così mi dici come posso entrare dentro questo edificio senza farmi buttare fuori. Baci Magnus." Passarono 30 minuti prima che Clary riuscisse finalmente a inviare un messaggio con su scritto:" Fatti vedere all'entrata della sala riunioni tra 5 minuti. Dì che sei sulla lista degli invitati. Se avrai problemi io sarò l' ad aspettarti"  Bastò questo per decidersi ad entrare. L'entrata dell'Istituto continuava lungo un corridoio con appesi ai muri quadri e immagini di guerrieri Shadowhunters. Ovviamente solo Magnus sapeva ciò, perchè i mondani pensavano che quelle storie fossero delle rappresentazioni di guerrieri medievali. Per darla a bere avevano messo delle armature in argento ad ogni tot. La  sceneggiatura usata per far apparire tutto in ordine era consona al luogo. Nonostante fosse solo una facciata sembrava che tutto quanto fosse lì da sempre. Quel corridoio doveva essere una specie di red carpet perché la gente si fermava con il pretesto di vedere i dipinti quando in realtà davano il privilegio a tutti di far vedere come erano vestiti e con chi erano venuti all'evento.Ovviamente lui era l'unica persona che si apprestava da solo ad entrare nella vecchia sala delle riunioni.Isolarsi per nascondere la sua natura di stregone non aveva giovato alla sua vita sociale.Alle fine del corridoio c'era un buttafuori vestito in giacca e cravatta neri che aveva in mano un tablet. Magnus si mise di lato per far passare la gente e studiare la situazione. Una coppia di fidanzati passavano di lì e si avvicinarono al buttafuori. Udì la voce della ragazza dire:" Isabelle Lightwood e Simon Lewis." L'uomo della sicurezza controllò lo schermo del tablet  e li fece subito passare. "Perfetto. Basterà che dico il mio nome al buttafuori e mi farà passare.Forse però è il caso di aspettare Clary" La aspettò per 10 minuti ma non arrivava. Molte altre persone erano entrate ma di Clary nessuna traccia. Magnus iniziava ad avere sete , e la vista delle cameriere che andavano in giro ad offrire un bicchiere di vino agli ospiti di sicuro non era d'aiuto. "Provo a dire il mio nome. Speriamo che mi facciano entrare. Non posso usare la magia per rubare da bere, purtroppo."

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Capitolo 9
*** Alec ***


Quasi tutti i suoi ospiti erano arrivati. O almeno quelli più importanti. Jace era arrivato alle 9 precise, anche se dubitava che lo avesse fatto per lui. Appena arrivato aveva perlustrato con lo sguardo la sala riunioni. Stava sicuramente cercando Clary, non c'era neanche da chiederlo. La sua ricerca finì appena pochi minuti più tardi con Clary che indossava un vestito verde con uno spacco a V . Il colore le risaltava gli occhi verdi e i capelli rossi, che nonostante la bassa statura, le avrebbero permesso di spiccare anche tra una folla di centomila persone. Dopo che fu baciata, abbracciata e spupazzata da jace, Alec andò a salutarla dicendo che "qualcuno", che era molto ansioso di vederla, la stava andando a cercare nel bagno delle donne. Lei rise di cuore mentre Jace gli lanciò un' occhiataccia. Alec rispose con un espressione che diceva "Ehy! Sono il tuo migliore amico! Devo fare queste cose!" Anche sua madre fu una delle prime ad arrivare all'istituto. Le era piaciuta molto l'idea dello specchio tridimensionale del Paese delle Meraviglie. Si era molto divertita con la mamma di Clary a specchiarsi davanti lo schermo munito di effetti sorprendenti tipo orecchie da coniglio, cappello del cappellaio matto e altre cose tipiche del paese delle meraviglie. Tutto ciò era stato possibile grazie al capo di Isabelle, un progettatore di realtà tridimensionali un po' in fissa con il mondo di Alice. Come aveva previsto sua madre gli spostò un ricciolo ribelle dalla fronte guardandolo con estrema preoccupazione, come se quel pomeriggio fosse scoppiato a piangere davanti a lei. E forse lo aveva capito che era successo realmente però non voleva insistere. Le era grato per questo. Se ne andò poco dopo l'arrivo di Isabelle, che era in ritardo record di 40 minuti. "Isabelle ti sei superata, complimenti." Le disse Alec appena la madre se ne andò. "Potevo fare di meglio" Disse isabelle con il sorriso sulle labbra. "Potevamo, anche io ho fatto ritardo." Si intromesse Simon. "Se non fossi arrivata io in ritardo saresti già qui da almeno mezz'ora e non avresti fatto l'entrata da vip che ti avevo promesso. Hai visto come ci hanno guardato tutti?" Disse Isabelle esaltata. "Che ragazzo fortunato che sei! Hai una fidanzata che ti fa fare ritardo, mai vista una cosa simile!" Simon sapeva che quello era il modo di scherzare dei due fratelli, ma comunque non disse niente. Vide Clary e la andò a salutare. "Ah sì. Sono migliori amici loro due. Devo scrivermele queste cose che se no non me le ricordo e faccio brutta figura" Ragionò Alec. "Che figata gli specchi! Val ci azzecca sempre!" Esclamò Isabelle. "Val sarebbe il tuo capo?" Chiese Alec "Smettila di far finta di non ricordarti le cose,grazie!" Rispose Isabelle infastidita. "Nessun problema!." Le rispose. "Tanto è vero che non me le ricordo." Pensò. Intanto Clary e Jace stavano ballando un lento in pista ed erano sul punto di baciarsi. "Fammi andare via prima che vomiti." Disse Alec dirigendosi verso l'uscita non badando alla reazione di sua sorella. Voleva evitare di affrontare l'argomento che aveva lasciato in sospeso quella mattina con Isabelle. Da quello che aveva capito ,la sorella non aveva intenzione di riprendere la discussione. Per adesso. Arrivato a quattro metri di distanza dal buttafuori Rajal vide una persona con un volto molto familiare. La sua voce l'aveva già sentita tante volte ma non si sarebbe mai aspettato di ascoltarla a distanza così ravvicinata. Davanti a lui aveva Magnus Bane, l'indovino dello spot pubblicitario, che tentava di imbucarsi alla sua festa.

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Capitolo 10
*** Magnus ***


Nessuna persona era mai stata tanto antipatica a Magnus come quel Rajal. Sapeva il nome del buttafuori perchè lo aveva letto sul cartellino attaccato alla giacca, di certo non perchè glielo avesse chiesto per suo interesse personale. "Te lo ripeto. IO SONO SULLA LISTA." Ripetè magnus per la terza volta. "E io te lo ridico. NON CI SEI" Ribatté Rajal. "Quale sarebbe il problema?" Disse una voce dietro Rajal. Comparve un ragazzo sulla ventina vestito in abito blu elegante. I capelli neri facevano contrasto con la sua pelle bianca come petalo di giglio. Guardava Magnus in modo strano, fissandolo dritto negli occhi in maniera decisa. Erano di un colore non definito, tra il marrone e il grigio. "Il signore qui cercava di imbucarsi alla festa" Rajal accennò un sorriso chiaramente convinto di aver vinto finalmente la battaglia contro Magnus. "Garantisco io per lui." Il ragazzo continuò a fissare Magnus facendogli cenno di entrare. Magnus non se lo fece ripetere due volte, entrò dentro la vecchia sala riunioni godendosi la faccia sbigottita di Rajal. La stanza era piena di gente, tutti vestiti in maniera molto diversa. Forse era quello il tema della serata più o meno. Non c'era un filo logico in tutto ciò che vedeva. C'era uno spazio completamente dedicato a degli specchi che distorcevano la realtà. Se non avesse scaricato l'applicazione Snapchat sul suo cellulare avrebbe detto che il posto era infestato dalla magia. Fortunatamente, nonostante vivesse da un bel po' di anni si era tenuto al passo con i tempi. Nell'osservare la stanza non si era accorto che intanto lo sconosciuto gli stava offrendo da bere. Senza neanche ringraziare o rispondere prese in mano il bicchiere lanciando al ragazzo uno sguardo riconoscente. Lui sorrise e toccando il bicchiere con il suo a mo di brindisi disse:" A noi." Confuso com'era Magnus rispose al brindisi e inziò a bere senza neanche controllare cosa ci fosse nel suo bicchiere. Di certo non avrebbe rifiutato da bere gratis, soprattutto assetato com'era. E soprattutto se offerto da un ragazzo così bello... "Stop! Sei qui per Clary, non per piaceri mondani" Disse Magnus a se stesso cercando Clary in sala. Finalmente riuscì ad intercettarla.Si stava allontanando dalla pista da ballo lasciando un ragazzo biondo imbambolato come uno stoccafisso. Doveva essere quel Jace. "Bah, non è così bello. Meglio il ragazzo qui davanti a me. Ops.." Di colpo Magnus si ricordò che doveva a quello sconosciuto almeno un grazie ma di nuovo prese lui l'iniziativa.

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Capitolo 11
*** Alec ***


"E tu saresti?" Alec sapeva benissimo chi fosse quell'uomo. Sembrava più giovane da vicino. E più bello. I tratti da orientale erano più dolci e la pelle color ambra ricordava ancor di più la sabbia, ma quella soffice e morbida di cui senti la mancanza durante l'inverno. Emanava un forte profumo di esotico ma Alec non capiva di cosa precisamente. Per quanto fosse stato possibile dalla TV non rendeva. Alec gli fece quella domanda ovvia perchè voleva risentire la sua voce, dato che da quando lo aveva fatto imbucare alla festa non aveva spiccicato parola. "Magnus Bane." Lo disse con un tono di voce così ovvio che ad Alec venne da sorridere. Cercò di contenersi e si presentò: " Alec Lightwood." Qualcosa fece scattare Magnus dallo stato confusionario in cui si trovava. Fece dei passi indietro indicando qualcosa dietro di lui "Scusa, ma dovrei andare." Disse girandosi quasi scappando. Alec cercò di rimanere impassibile, ma già aveva un piano in mente... "Ti fai desiderare. Adoro le sfide." Sussurrò a bassa voce. "Ma che fai adesso? Parli da solo?" Urlò Jace da dietro le spalle di Alec. "Ragionavo ad alta voce. Sai com'è, a volte noi geni facciamo così." Rispose con un sorriso sulle labbra continuando a fissare il punto dove pochi secondi fa si trovava Magnus. Guardandolo Jace capì. "Trovato qualcosa di interessante?" Dalla faccia Alec dedusse che aveva capito già che si trattasse di "Qualcuno di interessante". "Molto interessante, direi." Rispose Alec allargando ancora di più il sorriso e assumendo un'aria diabolica. "Suppongo che lo vedrò domani mattina." Intuì Jace. "Temo di no." Disse Alec mantenendo il suo sorriso perfido. "Ok. Adesso vado da Clary, è da un po' che non la vedo." Disse Jace avviandosi da qualche parte. Il "da un po'" di Jace era probabilmente 1 minuto e 10 secondi, ma Alec non fece commenti. Continuava a pensare all'indovino Magnus Bane e alla sua pelle color ambra, e si chiese se al tatto fosse morbida come la sabbia. Capì che aveva una gran voglia di scoprirlo.

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Capitolo 12
*** Magnus ***


Magnus prese Clary per un braccio trascinandola per la sala. Lei si divincolò e con un espressione scioccata urlò: "Ma chi sei tu?" Magnus non ci poteva credere. La vicinanza del Jace di questa dimensione stava facendo dimenticare a Clary il motivo per cui era venuta. Essendo l'ancora che legava Clary al suo presente Magnus aveva il compito di fare in modo che lei ricordasse. Aprì la mano davanti al viso di Clary mostrandole il simbolo della memoria. Era un antico linguaggio degli stregoni. Lei sbatté gli occhi, come se si fosse appena svegliata da un sogno e si fosse resa conto che non era la realtà. "Ok, ci sono. Ci è mancato poco e mi avresti persa. Un'altra mezz'ora di ritardo la potevi fare." Farfugliò Clary. "Se tu non avessi passato l'ultima mezz'ora a limonare con quel Jace sarei entrato già da un pezzo..." "Si, si , si. Va bene. Ma come hai fatto ad entrare senza di me?" Chiese Clary. "Grazie a quel ragazzo moro. Penso che sia l'organizzatore della festa." Rispose Magnus. "Alec Lightwood? Strano che faccia entrare un completo sconosciuto. Di solito è molto rigido su chi può entrare nell'Istituto, soprattutto nella mia dimensione. Gli devi essere piaciuto..." Disse Clary sogghignando. Forse sapeva qualcosa che lui ignorava. "Ah Ah Ah. Parla quella che fino a 3 ore fa non sapeva come comportarsi con il biondo. Adesso sembra che tu abbia trovato il modo...." Ribattè Magnus. "Sarebbe ora di cercare il portale. Dove ti porta la magia?" Tenendo il pezzo del portale in mano Magnus riuscì a localizzare il punto esatto in cui la magia era maggiormente concentrata. Si diresse in uno dei corridoi dell'Istituto ed entrò in una delle numerose stanze in fondo al corridoio. Aperta la porta c'erano delle scale che portavano alla cripta dell'Istituto. Saranno stati una centinaia di gradini ma a Magnus parvero infiniti. In quella parte dell'Istituto tutto sembrava antico, non come al piano superiore che era un misto di antico e moderno. Quella era il lato dell'edificio in cui rivelava la vera storia degli Shadowhunters. Magnus sentiva la magia antica nelle vene. Nonostante fossero passati anni quel posto irradiava ancora potenza angelica. Molto probabilmente lui e Clary erano finiti nello sgabuzzino delle armi, dove gli shadowhunters sfoderavano le loro armi angeliche. Lo capiva dall'aria che percepiva in quella stanza. Aria di guerra sempre aperta contro i demoni. "Come farai a trovare il portale in questo sgabuzzino?" Chiese Clary "Lo saprò quando lo vedrò." Rispose Magnus tastando in muri per cercare di riattivare il portale. "Nella visione io vedo solamente il luogo dove è condensata meglio la magia. Non so nè che forma abbia il portale, nè quanto sia grande." "Sarà difficile trovarlo. " Disse sconsolata Clary. Magnus la guardò affettuosamente. Erano arrivati insieme fino a là. Ce l'avrebbero fatta, ne era certo. "Stai tranquilla biscottino." Le disse per tranquillizzarla. Le prese la mano e lei la strinse forte, lasciando che lui le infondesse la sua fiducia. Era un chiaro gesto di affetto, lei non ci trovò nulla di strano. Peccato che Jace li stesse squadrando dalla parte opposta del corridoio. Oh oh. Si avvicinò rabbioso verso Clary e Magnus però con lo sguardo completamente rivolto verso la ragazza. "Se non volevi stare con me potevi dirmelo invece di venire qui con il primo arrivato." Disse Jace. La voce era affranta ma l'espressione era arrabbiata. Magnus intuì che tra loro non andasse tutto liscio come pensava. Certo baciandosi in mezzo la sala davanti a tutti non aiutava a far capire per bene l'attrito fra di loro. "Jace, non è come sembra..." Tentò di spiegare Clary. In quel momento si sentì un sibilo tremendo, di una creatura che non sarebbe dovuta esistere. Sbucò da dietro uno scaffale una figura umanoide ricoperta di squame scure. Emanava un tanfo tremendo, di spazzatura bruciata lasciata in discarica da dieci anni. Al posto delle unghie aveva tre lunghi artigli per mano che affilò per l'occasione. La faccia era formata solamente da una bocca enorme con denti aguzzi degni di uno squalo bianco. Il demone apparì di colpo dritto verso Jace, ma Clary fu più svelta. Afferrò una scopa (a quanto pare lo sgabuzzino per le armi era anche uno sgabuzzino per le scope, almeno che gli Shadowhunters non considerassero le scope delle vere e proprie armi) e tenne il demone lontano colpendolo all'altezza del busto. Il mostro indietreggiò di un metro circa, confuso, così Clary ne approfittò per fargli perdere l'equilibrio con un calcio negli stinchi. Ebbe lo stesso effetto che avrebbe avuto se il colpo fosse stato inflitto ad un umano. La creatura cadde e perse i sensi. A quanto pare non era forte come lo sarebbe stata in un 'altra dimensione. "Non resterà così per sempre, si sveglierà prima o poi. Dobbiamo trovare il portale per rispedirlo alla sua dimensione originaria." Spiegò Clary a Magnus. Intanto Jace sembrò perdere conoscenza. Clary lo afferrò e gli mise una mano intorno alla schiena per sorreggerlo. Era stato troppo per lui. Vedere la propria ragazza combattere con una scopa un mezzo mutante poteva apparire strano, Magnus se ne rendeva conto. Andò in perlustrazione per cercare il portale. Ad un tratto vide un bagliore in lontananza, ma fu questione di un attimo. Sapeva che per riattivare un portale ci voleva una quantità di magia notevole. Sperò che quella che aveva in quel momento bastasse. Agitò le braccia sapendo esattamente quale potere evocare. Tutto ciò che stava facendo era meccanico, come se non avesse mai smesso di farlo. Emetteva fiamme viola come il pezzo del portale che lo aveva portato fin lì. Sul muro si aprì un varco grande quanto una porta, anche se la forma ricordava l'ingresso di una torre. "Clary! Ho trovato il portale." Esclamò Magnus in pieno dell'eccitazione. Quando guardò Clary sorreggere Jace la sua aria di vittoria sparì. Al ragazzo gli colava sangue dal collo, dove era inciso un piccolo graffio. Un graffio sufficiente a innescare il veleno del demone. "Clary lascialo a me. So come curarlo, te intanto entra nel portale che è pronto. Non posso fare due magie insieme" Disse Magnus. Clary era scossa ma fece segno di aver capito con la testa. "Ritornerò nella mia dimensione per recuperare Jace e per completare la missione. Distruggi il demone prima che si svegli. Non voglio che questa dimensione venga contaminata dalla presenza di altri demoni." Disse Clary. " Stai tranquilla. So come liberarci del nostro amico. Lo rispedirò da dove è venuto. Appena varcata la soglia del portale la vecchia Clary di questa dimensione ritornerà. Ovviamente non saprà niente della tua presenza qui o del mondo invisibile, e non sarò certo io a raccontarglielo, puoi starne certa." Rispose Magnus sicuro come non lo era mai stato. "Fai in modo che Jace si riprenda. Grazie di tutto Magnus. In tutte le dimensioni sei straordinario" Disse Clary riconoscente. "Grazie a te biscottino. Mi hai ridato una vita che credevo ormai perduta. Hai fatto più di quanto io abbia fatto per te. In bocca a lupo per la tua missione. Sei in gamba Clary, ce la farai." Magnus era quasi commosso. Sapeva che probabilmente l'avrebbe rivista per strada, ma lei non lo avrebbe riconosciuto e non avrebbe mai saputo chi lui fosse veramente. Clary entrò dentro il portale, senza voltarsi.

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Capitolo 13
*** Magnus ***


Magnus si convinse a tirarsi giù dal letto. La quantità di energia che aveva consumato la notte precedente lo avevano messo KO. L'avventura con Clary poteva essere stata solo un sogno, ma magnus sapeva che così non era. Si sentiva diverso dal giorno precedente e percepiva lui stesso la sua aurea potente. Si chiese quale sarebbe stato il suo prossimo passo. Di sicuro non poteva sbandierare i suoi poteri per strada perchè non poteva permettere che strane voci su di lui circolassero. Avrebbero messo in allarme il Conclave, un'organizzazione che faceva in modo di omettere ogni informazione riguardo il mondo invisibile. I membri erano segreti ma probabilmente vi facevano parte le antiche famiglie degli shadowhunters. Ovviamente gli umani non sapevano assolutamente nulla di questa congregazione, e per il Conclave andava bene così. Se avessero deciso che le voci su Magnus erano vere avrebbero preso provvedimenti seri. Avrebbero fatto domande, come in che modo Magnus avesse recuperato la sua magia. E sarebbe stato difficile dare una risposta credibile visto che Clary era ritornata nel suo universo e non poteva testimoniare in suo favore. E poi non aveva prove della sua presenza in quella dimensione. Doveva ancora decidere che cosa fare della sua magia quando gli squillò il telefono di casa, sul numero in cui lo chiamavano i clienti. "Pronto?" "Buongiorno Magnus. Sono Alec Lightwood. Ci siamo incontrati ieri sera, ricordi?" "E come no. Certo, prima dell'incontro con quel demone infernale. Come dimenticarlo." Pensò Magnus che sentiva che il cervello gli sarebbe andato in corto circuito da un momento all'altro. Si sarebbe aspettato di tutto, meno che questo. "Si, si. Ricordo. Come stai?" La voce dall'altra parte del telefono rise. "Beato a te che ridi. A me viene da piangere" Imprecò dentro di sè Magnus. "Molto bene, grazie. Ho certato il tuo numero sul sito del tuo spot. Dicevano che accettavi appuntamenti solamente tramite questo numero." " È il numero con cui lavoro in realtà. Eri interessato a un appuntamento per una lettura delle carte?" Francamente non avrebbe mai creduto possibile che Alec Lightwood potesse essere interessato alle carte. A prima vista non sembrava il tipo di persona che credeva a certe cose... Per quanto ne sapeva i Lightwood erano una delle famiglie più famose di New York e non erano mai stati interessati all'arte magica. "Ero interessato proprio per un appuntamento. Ma di altro tipo...volevo chiederti se ti andasse di uscire per berci un drink una sera di queste. Che dici?" Per poco a Magnus non gli cadde il telefono. Alec Lightwood voleva uscire con lui? E se fosse un membro del Conclave? Forse aveva percepito in qualche modo la magia fatta al portale la sera prima. Magnus aveva usato la magia per camuffare tutto e aveva distrutto anche quel mostro repellente. Aveva cancellato dalla memoria di Jace ciò che aveva visto quella sera e gli aveva fatto credere che fosse caduto dalle scale con una bottiglia di vetro in mano che, rompendosi nella caduta, lo aveva ferito sul collo. La storia non era un granchè ma era credibile. Nessuno aveva fatto domande ma rifiutare l'appuntamento con Alec Lightwood sarebbe risultato sospetto. Se voleva un interrogatorio lo avrebbe avuto. Non aveva nessuna prova contro di lui. "Certo. Mi piacerebbe molto. Dove e quando?" Sperava che mostrarsi sicuro e collaborativo avrebbe fatto in modo di convincerlo a lasciarlo in pace. "Che ne dici al bar midnight sun? Sulla diciannovesima, potremmo fare alle nove di sera." "In realtà avrei preferito verso la mattina, a colazione. Per te va bene?" Sapeva che era azzardato decidere l'orario, ma la vita di notte nei bar non gli piaceva. Non sapeva che gente avrebbe incontrato. Di tipo amico o nemico. Se veramente Alec Lightwood faceva parte del Conclave doveva fare in modo che non ci fosse nessuno a smascherarlo. "A me va benissimo. Facciamo domani mattina al Jade Wolf verso le 8?" "Ok. A domani mattina allora." Magnus agganciò il telefono, chiedendosi se fosse stata la scelta giusta accettare l'appuntamento. Si convinse che era l'unico modo per non destare sospetti, così si preparò per la sua giornata di lavoro. Pensò al Jade Wolf, il luogo dove l'indomani sarebbe andato per l'appuntamento con Alec Lightwood. Strano posto per un rappresentante del Conclave.

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Capitolo 14
*** Alec ***


Alec riagganciò il telefono con il sorriso sulle labbra. Magnus Bane sarebbe uscito con lui il giorno dopo per fare colazione. Non vedeva l'ora. Quando lo aveva incontrato all'istituto gli era parso più bello che in tv. E il fatto che lui non ne fosse consapevole lo rendeva ancora più attraente. Jace era accanto a lui . Lo guardava in cagnesco, il che fece ridere Alec. "Ci siamo svegliati bene questa mattina, vedo." Jace mise ancora più odio nel suo sguardo. "Ma come è possibile che tu riesci ad incontrare una persona famosa dopo averla vista la mattina prima in tv, mentre invece io non riesco neanche ad incrociare il corriere il giorno in cui mi deve consegnare i pacchi in casa?" "Ma di cosa ti lamenti se ci sono io in casa a recuperare tutti i tuoi averi da internet. Spero che loro non sappiano ciò che ordini , perchè se così non fosse ti hanno prenotato un bella visita al manicomio più vicino con incluso un bel trattamento elettroshock." "Adesso dimmi cosa c'è di strano nell'ordinare minerali da Internet." Alec decise di non toccare più quell'argomento per quel giorno. "Come va con la ferita sul collo?" A sentire la domanda Jace si toccò il cerotto con cui aveva medicato la ferita. L'amico il giorno prima era caduto dalle scale con una bottiglia in mano. Alec non aveva idea di quante bottiglie si fosse bevuto per cadere e per arrivare nelle cripte dell'Istituto di cui nemmeno lui sapeva l'esistenza. Quel luogo era un mistero anche per la sua famiglia che custodiva l'edificio da anni. Alec aveva trovato una porta aperta in uno dei numerosi corridoi dell'Istituto per cercare l'amico che non vedeva da ore,e si era ritrovato in una cripta sotterranea. Aveva visto Jace semi svenuto con un taglio sul collo. Stava biascicando delle parole riguardanti una bottiglia rotta e una caduta dalle scale. Poco dopo Izzy aveva trovato Clary in giardino che vagheggiava dicendo di non sapere come era giunta fin lì senza essere uscita di casa. "Quanto dovevi essere ubriaco per ritrovarti in un luogo che non conoscevi e cadere come un sacco di patate per terra?." "Come al solito sai risollevarmi il morale , Lightwood. Dimmi solo che Clary non sa niente di questa storia e che se così fosse non glielo dirai, perchè ci tieni ad andare all'appuntamento domani con tutti i denti." Il tono con cui disse questa frase non era minaccioso, anche se Alec sapeva che non bisognava scherzare con Jace su queste cose. Però la voglia di punzecchiarlo era tanta. "Ne avevo una gran voglia, ma sfortunatamente Izzy mi ha detto che la tua fidanzata ieri era così tanto ubriaca da non ricordarsi nemmeno di essere venuta alla festa ." Jace rimase impietrito come una statua di sale. Chissà come mai la coppia dell'anno si era ubriacata in due posti diversi dello stesso edificio,soprattutto dopo che si erano limonati per due ore sulla pista da ballo. Forse avevano litigato da ubriachi e si erano separati. "Può darsi che Clary si sia già stufata di te e ti abbia spinto giù dalle scale." Alec assunse un'aria pensierosa, chiudendo la mano a pugno e appoggiandola sotto il mento. Jace gli lanciò un cuscino in faccia che l'amico prese al volo. "È veramente strano se ci pensi. Io mi ricordo tutto di ieri sera, ma come sono giunto giù alla cripta proprio no. E non ricordo nemmeno di aver bevuto così tanto. Secondo me ieri ho sbattuto la testa da qualche parte perchè mi fa male." Si toccò la fronte. Si vedeva che stava male, era pallido e aveva il viso sofferente. "Amico, questi sono gli effetti della sbornia. Più ci pensi, e peggio è. Ti consiglio di andare a dormire ancora un po'. Se hai da aspettare altri minerali te li prendo io. Se i corrieri ti vedono in questo stato si spaventano e ci ritirano l'ordine" Jace accennò a un sorriso e per lo sforzo quasi cadeva sul pavimento.Alec scattò subito in piedi per evitare che l'amico cadesse per la seconda volta nell'arco di 12 ore, ma Jace tenne la distanza con un braccio appoggiandosi al muro dirigendosi lentamente verso camera sua. Alec controllò se stesse bene e che fosse arrivato sano e salvo sul letto.Era sollevato di rivederlo a casa. La notte prima non sapeva dove fosse finito e si era fatto prendere dal panico. Nonostante le prese in giro considerava Jace come un fratello... Ripreso dalla preoccupazione della nottata precedente, si sedette sul balconcino di casa sua e si accese una sigaretta. Mentre fumava il suo pensiero ritornò su Magnus Bane. Nonostante l'odore del fumo ancora sentiva all'interno delle narici il profumo che emanava quell'uomo.Mirra, incenso, fiori di loto, vaniglia. Alec associava a Magnus un mix di questi aromi. O forse l'essenza di Magnus proveniva da terre ancora più lontane, sconosciute dagli umani. Rise a questo suo ultimo pensiero e continuò a gustarsi la sua sigaretta per distendere i nervi.

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Capitolo 15
*** Magnus ***


Magnus quasi si pentì di aver accettato l'appuntamento con Alec Lightwood. Non sapeva come vestirsi e gli sembrava stupido avere tutti questi dubbi sul look, dato che lui era solo un emissario del clave che lo voleva interrogare. Forse sbagliava veramente a porsi tutti questi problemi, ma sapeva sin dall'alba dei tempi che la prima impressione era quella che contava davvero. Doveva mostrarsi affidabile davanti ad un Lightwood, non poteva rischiare. Era anche vero che era ridicolo essere indecisi da due giorni (perchè Magnus è stato davanti all'armadio dalla colazione del giorno prima) su come vestirsi per un appuntamento con una persona che probabilmente non avrebbe più rivisto. Alla fine scelse lo stesso maglione che indossava quando lavorava, così da risultare il più anonimo possibile. In più, per completare il tutto, indossò dei jeans consumati.  I capelli li avrebbe lasciati così com'erano. L'unica cosa che aveva in comune con il suo spot in quel momento erano quelli. Per il resto sembrava irriconoscibile. Erano le 8:45 e Magnus iniziò ad incamminarsi verso il bar. Il Jade Wolf. Chissà perchè Alec Lightwood frequentava quel posto. Da quello che sapeva Magnus quel luogo era infestato da ex- stregoni a cui era stata disattivata la magia. Jonathan Morgenstern quando incontrò l'angelo come suo unico desiderio scelse di eliminare ogni traccia di magia e di infestazione demoniaca dalla terra. Fortunatamente nessuno rimase ucciso (a parte i demoni). Tutti gli stregoni e i seelie persero i loro poteri ma non la loro immortalità , mentre i vampiri persero anche quella. Magnus si chiedeva se gli altri stregoni avrebbero percepito la sua aurea e la sua magia, nel caso l'avesse usata. Arrivò proprio davanti al Jade Wolf e vide che tutti i tavoli dentro e fuori erano occupati. Si rese conto di non poter chiamare Alec Lightwood perchè non si era salvato  il suo numero di cellulare. E lui aveva solo quello di casa. Benissimo. Ad un tratto vide una figura alta in lontananza che si avvicinava. Sembrava un modello uscito da uno spot pubblicitario di un profumo. Indossava una camicia con sopra una cravatta, e come copricapo aveva una giacca nera lunga. Sorrideva. Aveva quel genere di sorriso che contagiava anche gli altri e sembrava quasi che anche i suoi occhi occhi sorridessero. Si chiese se fosse sempre così sorridente  o se fosse lui il motivo di tanta allegria. Non si accorse nemmeno che anche lui stava iniziando a sorridere. Inziò a provare un po' d'ansia. "Calmati! Non è qua per te ma per il Clave". "Buongiorno. Scusa per l'uniforme qui ma tra qualche ora devo andare a lavoro. Come va Magnus?" Il sorriso gli si era affievolito ma lo mantenne per tutta la durata della domanda. "Ehm. tutto bene, grazie. Stavo giusto osservando che il locale è quasi pieno. Potremmo andare da qualche altra parte." Biascicò Magnus che non si aspettava tutta questa premura. "Tranquillo. Ho prenotato un tavolo. Direi di entrare dentro prima che lo cedano a qualcun altro." Con un movimento della testa fece cenno a Magnus di seguirlo. "Frequenti da tanto il Jade Wolf?" Chiese Magnus per tastare il terreno. Alec sorrise ancora di più. "Abbastanza da sapere che bisogna prenotare per avere una colazione decente ad un orario decente" Per essere un rappresentante del Clave, Alec Lightwood era proprio strano.

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Capitolo 16
*** Magnus ***


All'interno il Jade Wolf sembrava ancora più pieno. Magnus non sapeva in che modo Alec Lightwood fosse riuscito a prenotare un tavolo a quell'ora con Così poco preavviso. Ma la cosa ancora più strana è che il tavolo in questione era appartato rispetto agli altri. Infatti dopo aver sorpassato l'intera sala piena di gente, Alec aveva rivolto lo sguardo alla cameriera. Lei, recependo il messaggio, li aveva invitati a seguirla fino al tavolo. Magnus non sapeva cosa pensare. Tutta quella riservatezza lo metteva a disagio, anche se da un lato se lo sarebbe dovuto aspettare. Con un cenno della mano e indicando la sedia, Alec invitò Magnus a sedersi. "Ti starai chiedendo come mai riesco ad ottenere un tavolo così appartato in questo locale. Una delle cameriere, Maia, è mia amica e riserva a me e ai miei amici i tavoli migliori " Disse Alec mantenendo sempre il sorriso. "Wow. Visto che sei di casa, consigli su cosa prendere per colazione qui?" Magnus si stupì. Non sapeva come gli fosse uscita dalla bocca quella frase, ma Alec Lightwood con quel suo sorriso lo metteva a suo agio. Non si aspettava che dicesse o facesse niente per adesso e gli andava bene. "Beh, dipende. Se sei uno che mangia sano ti suggerirei di prendere dei biscotti fatti esclusivamente di cereali da immergere nel latte. I cereali sono simili a quelli che si usano nelle diete, più o meno. Mia sorella, che è una che sta attenta alla linea, ne va matta. Poi ci sono io, che se non faccio attenzione rischio di mangiare anche il piatto per la fame. Quindi la mattina vado di bacon e uova." Mentre parlava anche gli occhi sorridevano. C'era così tanta luce in quella stanza che assunsero un colore diverso dalla prima volta che lo aveva visto. Erano marrone chiaro, e Magnus avrebbe scommesso che c'erano anche delle sfumature piccolissime di verde. "Di solito vado sul leggero. Mi fido dell'opinione di tua sorella." "Oh beh, sul cibo e su ben altre cose non dovresti fidarti di Isabelle." Intanto arrivò la cameriera a prendere l'ordine. Oltre all'uova e al bacon Alec prese da bere un cappuccino. Tutto stava procedendo in maniera spontanea, e più passava il tempo, più a Magnus dispiaceva che prima o poi gli dovesse fare delle domande scomode e intimidatorie. Ma perchè non le faceva subito? Perchè familiarizzare così? A che gioco stava giocando? Alec intanto gli rivolse lo sguardo in maniera criptica. "Bene. Oltre a mantenere la linea, che cosa fa l'indovino più famoso di Brooklyn nel tempo libero?" Eccola là. Certo lo prendeva molto alla lontana questo interrogatorio. Poi lo sguardo tradiva un'innocente e viva curiosità.  Decise di dire la pura e semplice verità. "Niente di che. Mi dedico tutto il giorno, dalla mattina al tramonto, ai miei clienti. Le carte sono il mio unico passatempo. Perchè me lo chiedi?" Con quella domanda Magnus decise di uscire allo scoperto. Tanto valeva aprire l'inchiesta in quel momento, senza prolungare più di tanto l'attesa. Una delle fossette che Alec aveva sulla guancia si fece più profonda. Stava continuando ad allargare il sorriso, però la sua postura si irrigidì. Magnus non sapeva se preoccuparsi o meno. "Di solito sono queste le cose che si chiedono ad un primo appuntamento. Se non ti va di parlare di te, fammi delle domande. Per le persone che mi interessano ho tutto il tempo del mondo." Magnus decise di preoccuparsi. Alec Lightwood non c'entrava nulla con il conclave e non era lì per fare delle domande sulla sua magia. Lo aveva invitato per iniziare una frequentazione che solo il cielo sa dove sarebbe arrivata. Appena trovata salivazione a sufficienza trovò delle parole da dire. "Quindi tu....saresti interessato.....a me." Sembrava una frase semplice ma Magnus non riuscì a realizzarla nemmeno dopo averla pronunciata. Alec alzò le sopracciglia, quasi imbarazzato. "Dal momento che siamo qui mi sorprende che la cosa ti stranisca tanto. Comunque se vuoi una risposta completa, sì, sono molto interessato a te come persona." Scandì bene le parole questa volta e Magnus inziò a capire che si era messo nei guai da solo.

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Capitolo 17
*** Alec ***


Alec stava passando una mattinata strana ma anche piacevole. Nonostante magnus non avesse capito come mai lo aveva invitato all'appuntamento, la cosa gli piaceva. Si vedeva che era una persona che non era abituata a ricevere complimenti, e aveva adorato la sua espressione quando gli aveva detto che era interessato a lui. Anche se si era vestito nella maniera più sciatta possibile lo vedeva sempre bellissimo come pochi. Il profumo che gli era tanto piaciuto era più intenso che mai. In quel momento magnus era davanti a lui con un'espressione indecifrabile e in assoluto silenzio. Era strano dato che fino a quel momento tutto stava procedendo a gonfie vele. "Senti Magnus, ho detto qualcosa di sbagliato?" Alzò lo sguardo. aveva una luce strana negli occhi, come se prima di richiamarlo stesse riflettendo su qualcosa. "Il fatto è che mi sarei aspettato di tutto tranne che questo. Non fraintendermi, mi sto trovando bene però...ecco , mi hai sorpreso." "Ma cosa ti ha sorpreso esattamente? Il fatto che uno dei lightwood sia omosessuale?" Il tono della voce era pacato. Non era la prima volta che qualcuno si stupiva del suo orientamento sessuale. Figuriamoci, suo padre ne era rimasto talmente sconvolto che per la gioia lo aveva cacciato di casa. Tanto se ne sarebbe andato lo stesso ma un po' di comprensione da parte di suo padre non gli avrebbe fatto schifo. Molti dei suoi amanti si erano sentiti intimoriti da lui a causa del nome della sua famiglia. "Lascia stare, non volevo dire questo." Arrivò la cameriera per portare i piatti. Alec iniziò subito a mangiare e anche magnus, che sembrava contento di non parlarne più. Mentre mangiava alec escluse la possibilità che Magnus non fosse attratto dagli uomini. Non era sicuro di piacergli ma almeno quella certezza l'aveva, se no non sarebbe rimasto. La voce di magnus interruppe le sue riflessioni. "Alec lightwood. Alec... diminutivo di alexander?" Non aveva mai sentito il suo nome pronunciato nel modo in cui lo pronunciava magnus. Aveva una musicalità tutta sua e sembrava una carezza. "Sì, ma nessuno mi chiama così." Odiava quando la gente lo chiamava con il nome di battesimo. Ma sentirlo pronunciato da magnus acquisiva tutto un altro suono e la cosa non gli dava fastidio. "A me piace chiamare la gente con il nome completo. Molto spesso il nome rivela molto della persona che lo porta" "Magnus cosa significa?" Rise. Alec lo aveva visto sorridere ma mai ridere. Avrebbe dovuto prepararsi delle barzellette da casa per farlo ridere più spesso. "magnus in latino scritto significa grande ,ma a me piace attribuirlo all'effetto Magnus secondo la quale un corpo rotante cambia traiettoria immerso in un liquido. Il nome dice tutto, sono sempre in cerca di un cambiamento che mi sorprendi." Dall'altra stanza si sentivano le voci provenienti dagli altri tavoli. Alec iniziava ad avere mal di testa ma voleva ascoltare magnus. Si versò l'acqua nel bicchiere per prendere un medicinale che portava sempre con se, dato che i suoi mal di testa erano frequenti. Quando versò la polverina del medicinale dentro il bicchiere Magnus alzò un sopracciglio. "Finirai per sentirti peggio se continui a prendere quei cosi." "Questi cosi mi salvano la giornata. Tu cosa prendi per farti passare il mal di testa?" "delle medicine naturali che non hanno effetti collaterali. Non pensare al tuo mal di testa e vedrai che passerà" Alec iniziò a ridere. "Siamo così diversi, signor Bane. Se magicamente mi sparisce il mal di testa giuro che proverò quelle medicine naturali che prendi tu." Magnus sorrise. "Accetto la sfida signor Lightwood. Te ne manderò a casa una cassa intera." L'espressione disgustata di Alec fece ridere magnus. "Se invece arrivo alla fine della colazione con ancora il mal di testa andiamo a cena insieme. Spero che almeno tu non sia vegano perchè ho in mente già qualcosa" Magnus assunse un'espressione sconvolta. Non era vegano sul serio? Il sentimento di angoscia che stava provando a quanto pare era evidente sulla sua faccia, perchè magnus iniziò a ridere a crepapelle. "Dovresti vedere la tua faccia. La disperazione pura. Comunque non ti preoccupare non sono per niente vegano e mangerei carne anche a colazione." "Mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo di aver urtato la tua sensibilità di difensore degli animali!" Magnus smise di ridere e lo guardò sorridendo. "Ti è passato il mal di testa?" Incredibilmente gli era passato. Magnus lo intuì perchè Alec rimase di stucco. "Domani troverai le mie scorte sotto le porte dell'Istituto. Però visto che ho voglia di mangiare carne accetterò anche la tua offerta di andare a mangiare fuori."

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Capitolo 18
*** Alec ***


"Ho sentito bene? Quindi continueremo a vederci?" Alec temeva di aver perso le speranze. Sentì crescere dentro di lui un sentimento di piacere e si ritrovò a sorridere. Di nuovo. Quante volte lo aveva fatto in quella giornata? E il bello era che gli veniva spontaneo in presenza di Magnus. Nei momenti dopo i suoi attacchi di depressione ,come quello che gli era venuto a casa dei suoi genitori, cercava di sembrare allegro per non preoccupare la sua famiglia e i suoi amici. Invece nel breve arco di tempo trascorso con Magnus non aveva pensato ai drammi della sua vita. Quando stava con gli altri suoi "ex" tutte le sue sofferenze se le sentiva addosso come il freddo durante l'inverno nonostante i venti strati di lana. "Perchè no? Io oggi mi sono divertito. Poi voglio vedere se le mie medicine faranno effetto sui tuoi mal di testa" Alec sbuffò. Quell'indovino gli dava filo da torcere. Non riusciva a capire a che gioco stesse giocando. Non gli stava lasciando nessun indizio per capire se fosse realmente interessato a lui. Ribadì tra sè e sè quello che aveva detto al loro primo incontro: Magnus sarebbe stato una sfida difficile, anche per lui che era abituato ad avere tutto e subito. Fortunatamente a lui piacevano le sfide. "Per accertarti dei miei miglioramenti ti lascio il mio numero di cellulare." "E stai tranquillo che ti aggiornerò tutti i giorni" pensò tra sè. "Benissimo. Così mi dirai quando saranno finite le tue scorte e te ne manderò altre." Alec roteò gli occhi. "Sì, sicuro per quello ti scriverò Magnus" Gli uscì un suono strano dalla bocca prodotto dal tentativo di trattenere la risata. Erano lì da circa un'ora e Magnus non gli aveva praticamente rivelato nulla di sè. Come faceva a fargli capire che, al contrario di ciò che pensava lui, lo trovava un argomento interessante? " Sei sempre così criptico?" Magnus alzò lo sguardo, serio. "No, non direi criptico. Schivo." Il suo sguardo era sincero come pochi ne aveva visti. Anche se la voglia di conoscerlo era tanta, capì che ci sarebbe voluto un po' prima che si aprisse totalmente a lui. Decise che aveva tutto il tempo e stranamente la cosa non lo infastidiva. Per l'ennesima volta sorrise. "Andiamo a pagare il conto. La prossima volta che usciamo ti porto in un posto dove cucinano da Dio. Offrirò tutto io."

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Capitolo 19
*** Magnus ***


La magia lo aveva reso pazzo, ne era sicuro. In caso contrario quella mattina al Jade Wolf avrebbe chiesto scusa ad Alec Lightwood per il malinteso e non avrebbe preso neanche in considerazione la proposta di uscire insieme un'altra volta. Eppure aveva accettato di rimanere lì e di andare a mangiare  con lui. In quel momento era a casa,e aveva tutto il tempo per pensare a ciò che aveva detto e fatto durante l'appuntamento con Alec Lightwood. Non ricordava quasi niente e gli veniva difficile pensare ad altro se non al sorriso di Alexander. Una persona che sorrideva in quella maniera doveva aver sofferto tanto, eppure lui era così giovane...e bello,  ma Magnus era convinto che fosse anche tremendamente fragile. Doveva trattarlo come si trattano i cristalli. Alexander con quel sorriso illuminava le cose intorno a lui, proprio come il cristallo riflette la luce del sole su tutto ciò che gli circonda. Per questo non si era sentito di andarsene dal Jade Wolf quando gli aveva rivelato di essere interessato a lui. Non per pietà, ma per vedere se avrebbe potuto aiutarlo in qualche maniera.  In quel momento sentì il telefono squillare. Era Alec che gli aveva scritto un messaggio. "Ciao Magnus, per il ristorante vogliamo fare domani a pranzo? Dopo ci potremmo prendere un gelato a Central Park e fare una passeggiata, così smaltiamo. 🤪" "Certo 😁" Dove si trova ?" "È un segreto. Ti tocca andarci con me in macchina se vuoi venire. Tranquillo ti puoi fidare 😉😏" E subito dopo arrivò un altro messaggio. "Il fatto è che è un po' complicato arrivarci. È fuori città. Ci stai? Prenoto per le 13? " "Certo ☺️" "Fatti trovare alle 12:30 sotto casa tua 🤩 P.s sono stato benissimo oggi 😎🤓" "Anche io 😃a domani 🙃" Wow.  Magnus aveva usato per la prima volta in vita sua le emoticon. Rise pensando a come aveva guarito il mal di testa di Alec con la magia. A proposito... si diresse verso il bagno di camera sua dove teneva i suoi medicamenti naturali. Li produceva proprio lui. D'altronde creare pozioni e elisir era la base della stregoneria. I materiali si trovavano a un caro prezzo sebbene la mancanza della magia non permettesse di preparare miscugli potenti.  non erano medicinali magici, erano composti semplicemente da sostanze naturali. Di solito si faceva pagare prima di cederli, ma per Alexander poteva fare un'eccezione. Impacchettò tre scatole piene di capsule naturali per la testa. Scrisse sul foglietto " Per Alexander Lightwood. Una scommessa è una scommessa. Usale con parsimonia. Magnus." Talmente era impaziente di vedere la reazione esagerata di Alec che spedì il pacco all'istituto con la magia.

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Capitolo 20
*** Alec ***


Mentre si vestiva per il pranzo con Magnus Alec ripensava a tutto ciò che era accaduto dopo il loro primo appuntamento. Non aveva resistito alla tentazione di scrivergli subito e si chiese da dove provenisse tutta questa ansia. Lui non era ansioso. Era la persona più calma del mondo e non correva dietro a nessuno. Questa volta no a quanto pare. Gli aveva chiesto conferma per l'appuntamento perchè aveva paura che poi Magnus avrebbe cambiato idea. Alec sperava di non essere sembrato asfissiante. Non era così e non voleva che Magnus lo pensasse. Certo anche lui non aveva aspettato a mandargli le sue medicine. Le aveva trovate sotto la porta dell'Istituto. Che cosa assurda regalargli dei medicinali. Era sicuro che lo aveva fatto per provocarlo ma decise di portarsele appresso così lo avrebbe preso in giro fino alla morte nel caso non avessero funzionato. E così avrebbe avuto una scusa per scrivergli. Intanto entrò Jace in mutande per fare la colazione delle 12. Prima del pranzo ci stava tutto. "Non ci siamo visti ieri. Come è andato l'appuntamento? Sinceramente aspettavo di trovarmelo qui" Alec ignorò il commento. "È andato bene direi. Oggi usciamo di nuovo" "E quanto ci metti a portarlo a casa?" "Vuoi che lo porti a casa per fartelo conoscere? " "Beh no... fare colazione con i tuoi ex non mi manca. Ma io e Micheal abbiamo scommesso sai. Io conto sul fatto che tu ci vada a letto entro la fine della settimana. Micheal dice che ti stuferai prima." "Fai scommesse con la gente che mi porto a letto Jace? È da deficienti perfino per te che già lo sei. E dì a Micheal di farsi i cazzi suoi, perchè se mi sono stufato di lui un motivo ci sarà." Da Jace poteva accettarla una cosa del genere perchè era suo amico e lui per primo ci avrebbe scherzato sù. Ma anche se Micheal era andato a letto con lui non voleva dire che poteva mettere bocca sulla sua vita privata. "Ehi bello tranquillo. Scherzavamo sul fatto che ti stufi di tutti un po' troppo facilmente. Perchè con lui dovrebbe essere diverso?" Alec non sapeva perchè. Non aveva ancora capito cosa provasse per Magnus. Era una cosa che andava oltre l'attrazione fisica. Aveva deciso di conoscerlo e di rispettare i suoi tempi, e francamente non sapeva neanche se sarebbe riuscito a baciarlo entro la fine del mese, sempre se avessero continuato la frequentazione. Ma ce l'avrebbe fatta a reggere così tanto? Era convinto di sì. Era testardo, e quando decideva di raggiungere l'obiettivo non si fermava. Si era deciso di aspettare e avrebbe aspettato. Non importava ciò che diceva non-mi-ricordo-il-tuo-nome.it . "Solamente perchè mi stufo facilmente di voi due non vuol dire che mi stufo di tutti." E uscì senza dargli il tempo di ribattere. Aveva preso l'indirizzo di Magnus sul sito del suo spot pubblicitario. Non vedeva l'ora di incontrarlo. Era un po' nervoso a causa della conversazione con Jace. Fumare lo aiutava a calmarsi, però decise di non farlo perchè non avrebbe potuto respirare appieno il profumo di Magnus quando sarebbe entrato in macchina. Poi scommetteva che a lui non sarebbe piaciuto il fatto che fumasse perchè il fumo faceva male e bla bla bla.  Lo stava appunto per chiamare quando sentì la portiera della macchina aprirsi. Proprio in quel momento un profumo inebriò le sue narici. Sorrise. "Oh cavoli di questo passo la mia mascella rimarrà così per sempre, ma ne varrebbe la pena" "Buongiorno Alexander" Era sicuro che si sarebbe abituato a farsi chiamare così da Magnus. "Buongiorno. Così è qui che vive il sommo indovino di Brooklyn?" Fece una smorfia. A quanto pare aveva trovato il suo punto debole. "Non dirmi che odi essere chiamato indovino." "Sommo indovino. Lo odio" Lo aveva detto in un modo così disgustato che Alec non proferì parola. Buttò un occhio sui suoi vestiti. Indossava una camicia a tinta unita di colore verde scuro e dei pantaloni cachi. La prima era a maniche corte e... Alec non aveva mai fatto caso alle braccia di Magnus. Ora che ci pensava lo aveva visto sempre coperto da una giacca o da un maglione, e non aveva avuto il piacere di constatare che le sue braccia fossero....atletiche. Atletiche per non usare linguaggi scurrili. Per non parlare dei pantaloni, che mettevano in risalto una parte del corpo alla quale Alec decise di non pensare se no durante la guida le sue mani sarebbero andate su altro. Se con "altro" intendesse il suo o quello di Magnus questo non lo sapeva. Distolse lo sguardo da quel corpo meraviglioso e si decise a mettere in moto il motore. Se iniziava adesso a notare dei particolari "nascosti" non sarebbe arrivato alla fine dell'appuntamento vivo senza compromettersi. Doveva far uso di tutto il suo autocontrollo e Alec sperò di averne abbastanza.

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Capitolo 21
*** Magnus ***


Scesi dalla macchina, Magnus iniziò a guardarsi intorno. Il ristorante dove lo aveva portato Alec era a 30 minuti da Brooklyn ma sembrava di stare in un altro paese. Era abituato a una New York caotica e dominata dai grattacieli. Invece Alec era riuscito a trovare un posto lontano dal caos newyorkese. Gli ricordava una città europea dal modo in cui erano disposti i palazzi. Vi erano un sacco di ristoranti, negozio e case di differente colore. Il rumore del traffico quasi non c'era ed era strano. Gli piaceva l'atmosfera della sua città, ma ogni tanto era un bene cambiare. C'era una strada in cui si poteva andare solamente a piedi. Magnus e Alec imboccarono quella. Era tutto straordinariamente pulito. "Come conosci questo posto?" "Ci andavo sempre con la mia famiglia quando ero piccolo. Il proprietario è un carissimo amico di mia madre. E per di più è italiano, quindi stai sicuro che si mangia bene. Anche se non si permette di esportare cibi italiani in America perchè ritiene che le materie prime qui non siano all'altezza. In compenso abbiamo delle bistecche da Dio." A Magnus sfuggì un sorriso. La voglia di mangiare di Alexander era sempre dietro la porta. Beh almeno non è una persona schizzinosa come molte persone che aveva conosciuto in passato. Dopo una ventina di metri si ritrovarono davanti al ristorante. L'edificio era in mattoni rossi e una lavagnetta fuori con scritti le portati principali. Una volta entrati un signore vestito di bianco e con un grembiule da cucina venne verso di loro. Abbracciò Alec calorosamente prima di rivolgersi a lui sgranando gli occhi. "Ma lui è quello della pubblicità?" "Proprio lui. Visto che gente importante ti porto Antonio? Autentici vip" "Mia moglie si è prenotata sul tuo sito una settimana fa. Non ha potuto prenotare un appuntamento con il telefono perchè la linea telefonica era bloccata. Me la tratti bene signor Bane e dille di non lamentarsi troppo di me." Antonio era una persona incredibilmente allegra e semplice. "Sicuro, ma non ti garantisco niente. Tutto dipenderà da cosa mi preparerete per pranzo. Potrei pensare anche a uno sconticino se rimarrò soddisfatto." "Wow. Fa sul serio. Benissimo allora. Accomodatevi." Antonio li accompagnò al tavolo. Nella stanza c'erano varie persone, ma non era affollato come il Jade Wolf. L'interno del ristorante era pieno di dipinti con colori caldi molto accesi che facevano da contrasto con l'azzurro cielo del muro. Alec gli rivolse gli occhi, grigiastri a causa della poca luce. "Stai simpatico ad Antonio quindi sicuramente ti riserverà la sua bistecca migliore. Soprattutto dopo che ha sentito la parola "sconto"? Facevi sul serio? " "Prima di tutto ho detto sconticino. E poi perchè no? È amico tuo e voglio diminuirgli il prezzo della lettura dei tarocchi." "Bene Bane. Mi assicurerò che lo farai allora. Nessuno può negare gli sconti ai miei amici" Non faceva sul serio, però capì che Alec ci teneva che lui mantenesse la parola. E gli avrebbe dato prova di essere una persona leale. "Prima di entrare in macchina mi sembravi un po' nervoso. Poi quando sono arrivato io hai cambiato totalmente atteggiamento.Se vuoi parlarne sai...io sono qui." "Tranquillo non avevo niente. Solo... problemi con il mio coinquilino che non si fa gli affari suoi. Penso che faccia così perchè si preoccupa per me, però io ho bisogno dei miei tempi e dei miei spazi. Odio quando perde tempo con le sue preoccupazioni per me. Sto bene, punto." Non lo aveva guardato negli occhi. Era completamente concentrato sul menù di un ristorante a cui era già stato miliardi di volte. Non lo voleva opprimere ma sapeva che stava male. Non sapeva spiegarlo, ma era come se le sue spalle fossero appesantite da qualcosa. Certo, quando stavano insieme sembrava quasi che fosse spensierato e senza una minima preoccupazione, ma a tratti i suoi occhi diventavano opachi, come quelli di un cieco che brancola nel buio. Intanto Antonio in persona portò i piatti. Una bistecca alta cinque centimetri buoni occupava il piatto, che era grande quanto la metà di un cartone di pizza. Era cotta a puntino. Il che era strano visto che era la sua cottura preferita, e  Antonio non glielo aveva chiesto. Alec, al contrario, aveva il piatto pieno di sangue con al centro la carne rossa. "Ma come hai fatto ad indovinare la mia cottura preferita?" "Eh eh eh. Vi ho osservati bene voi due anche se per poco tempo. Siete uno l'opposto dell'altro. Alec mangia la carne al sangue da quando era bambino. Fa tutto lo sbruffone ma alla fine è una persona semplice e di una bontà assoluta. Te invece sei più riservato ma ugualmente buono. Se c'è una cosa che devono avere in comune le bistecche crude e cotte è la buona  qualità della carne. " Magnus era stupito. Non si aspettava per quel giorno di essere paragonato a una bistecca cotta. "Cerchi di indovinare anche i gusti degli altri clienti?" "No, no. Questo era un caso speciale. Adesso devo andare in cucina. Alla prossima" Alec d'improvviso smise di mangiare e guardò un punto nel vuoto. Magnus temette che stava pensando a qualcosa di triste quindi si decise a parlare a costo di dire qualsiasi cosa gli passasse nella mente. Si mise a guardare la bistecca di Alec immersa nel sangue. "Come ti fa a piacere la carne cruda?" Alec gli rivolse uno sguardo un po' assente. Magnus sospettava che non volesse fargli sapere a cosa stava pensando sul serio. "Se fosse per me gli animali li mangerei vivi." "Sempre esagerato. Siamo diversi anche sulla cottura della carne" Alec sfoderò uno dei suoi sorrisi e sembrava che fosse ritornato lì a pranzo con Magnus. Da quando erano arrivati era il primo sorriso che gli rivolgeva. "Sembrerò pazzo ma queste differenze tra noi due mi piacciono. Mi divertono tanto." Davanti ad Alec sorridente ,Magnus non poteva essere più d'accordo.

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Capitolo 22
*** Alec ***


Alec stava impazzendo. Non sapeva come mascherare la sua attrazione per Magnus. E a quanto pare la cosa era evidente persino ad Antonio. Si era fatto un viaggio mentale sulla preferenza di Magnus per la carne cotta. Aveva detto di averlo fatto solamente per "un caso speciale". Non sapeva cosa avesse capito Antonio della faccenda ma qualcosa aveva intuito. Poi si era messo a parlare della carne cruda da mangiare quando davanti aveva le braccia di Magnus in bella mostra. Che strazio. In quel momento si costrinse a mangiare quella fetta di bistecca, consapevole di non poter saziare con un altro tipo di carne la sua vera fame. Nonostante Magnus dimostrasse qualche anno più di lui appariva puro e innocente ai suoi occhi. Per questo lo desiderava ma al tempo stesso lo frenava dal fare mosse avventate. Per fortuna Magnus aveva cambiato argomento e non si era neanche lontanamente avvicinato ai suoi pensieri lussuriosi. Nonostante le diverse opinioni e i diversi caratteri c'era tra loro un' intesa che non riusciva a capire. Era curioso di sapere se almeno su qualcosa andassero d'accordo. D'altronde erano lì per questo. "Che ne dici di ordinare dell'acqua? Tutta questa carne mi sta facendo venir sete. Scommetto che ci tocca ordinare quella naturale perchè è più leggera e sgonfia e bla bla bla" Magnus sogghignò. "Non avevo dubbi che ti piacesse l'acqua frizzante" "Dai, guarda il lato positivo. Tra di noi non possiamo sbagliare." Intanto arrivò Antonio. "Come sta andando qui ragazzi?" Alec gli sorrise. "Tutto bene. Il signor Magnus Bane ha gradito molto la bistecca." Antonio assunse un'aria soddisfatta. "Per le mie fantasticherie ho dimenticato di chiedervi se volevate un contorno per la carne. Alec, le tue patatine fritte stanno arrivando, la domanda era rivolta al signor Bane." Alec alzò le braccia in segno di esasperazione. "Magari per questa volta volevo un contorno diverso dal solito. Magari avrei voluto la stessa cosa di Magnus." Magnus aggrotolò le sopracciglia. "Perchè? Volevi le verdure?" Alec sbuffò. "Ti pareva che non prendeva qualcosa di salutare. Per questa volta prendo le patatine visto che sono quasi pronte e odio buttare il cibo." Si sentì la forte risata di Antonio. "Per questa volta? Ma se sono più di 10 anni che vieni a mangiare qui e ordini sempre le patatine con la bistecca. Non l'hai nemmeno vista una verdura in vita tua." Anche Magnus inziò a ridere. Antonio si asciugò una lacrima che gli stava scendendo per le troppe risate. "Adesso ragazzi vado a prendervi i contorni." Magnus lo guardò andare via con il sorriso sulle labbra. "Quasi quasi l'appuntamento glielo faccio gratis." "Già me lo vedo sul tuo sito scritto in grande APPUNTAMENTO GRATIS PER CHI PRENDE IN GIRO ALEC LIGHTWOOD. Penso che mia sorella e Jace entrerebbero gratis per tutta la vita." Magnus gli rivolse uno sguardo penetrante. "Jace? Il biondo della festa che stava appiccicato alla ragazza dai capelli rossi?" "Sì, è il mio coinquilino. Pensa che alla festa lui e Clary, la sua ragazza. Dopo il festeggiamento l'ho ritrovato in una stanza dell'Istituto di cui nemmeno sapevo l'esistenza, mentre lei è stata ritrovata da mia sorella. Diceva che non sapeva come fosse arrivata alla festa. Pensa quanto stavano fuori." Magnus abbassò gli occhi e guardò il vuoto per un momento. Alec si prese un momento per ammirare nella piena luce della stanza l'uomo davanti a lui. Si stava soffermando sul suo viso questa volta. Le ciglia avevano una forma armoniosa che si adattava benissimo ai suoi occhi a mandorla. Le labbra, non troppo carnose, ma perfette per il suo viso erano di un rosa chiaro un po' in contrasto con la sua carnagione quasi dorata. Anche durante gli incontri passati avrebbe voluto osservare più attentamente il suo viso ma purtroppo Magnus era inarrivabile da quel punto di vista. Beh pure sotto ad altri . Non sapeva come comportarsi con lui. Una parte di Alec diceva di controllarsi e di aspettare il momento in cui si sarebbe più esposto ma l'altra gli diceva di essere schietto e di non girare troppo intorno all'osso. Arrivarono i piatti. Alec si chiese come facesse Magnus a mangiare così di gusto la verdura. Lui aveva questo ricordo traumatizzante di lui che mangiava gli spinaci e vomitava. "Sicuro che non ne vuoi un po'?" Chiese Magnus indicando il piatto davanti a lui. "No grazie. Stavo giusto pensando a un ricordo legato alla verdura e stavo per rimettere." "Il 55% dei bambini ha un brutto ricordo legato alla verdura. Forse se l'assaggiassi..." "Non oggi grazie." "Adesso non avrò pace finchè non l'assaggerai." Alec sorrise. Avrebbe potuto non mangiare la verdura per sempre così Magnus per suo puro interesse sarebbe uscito con lui. Finirono di mangiare e si alzarono per pagare il conto. Magnus lo fermò. "Alec, fammi pagare almeno Antonio per il servizio." "Tranquillo, sei stato già gentile che gli riduci il prezzo per l'appuntamento. Lascia fare a me." Antonio fu come sempre cordialissimo. Salutò Magnus con un abbraccio, come se fosse un cliente abituale che viene lì da trent'anni. Appena usciti per Alec fu istintivo accendersi una sigaretta. "Fumi?" Il tono di Magnus non era tanto di rimprovero quanto di sorpresa. "Sì. Perchè?" "Niente e che non lo avrei mai detto. Di solito chi fuma ha i denti sporchi e puzza di fumo. Mentre te hai un sorriso bianchissimo e un buon profumo." Magnus si bloccò con l'espressione di uno che aveva detto la cosa sbagliata al momento sbagliato. Per Alec non era così. Sorrise godendosi quel suo momento di spiazzamento. "Quindi avrei un sorriso bianchissimo? E di cosa profumo esattamente?" Magnus arrossì. Poi fece una cosa che sorprese Alec. Rispose alla domanda. "Beh sì, intendevo dire che i tuoi denti sono bianchi. Un bianco acceso, quasi accecante. E non saprei dire di cosa profumi perchè odori di....di Alec. È il tuo profumo e non l'ho mai sentito su un'altra persona." Alec avrebbe voluto dirgli che andava pazzo per il suo di profumo. Lo sentiva anche quando lui non c'era ed era quasi diventato un'ossessione. Ma Magnus era troppo imbarazzato per sentire o aggiungere altro quindi decise di passare alla seconda parte del pomeriggio senza farlo morire di vergogna. Anche se avrebbe dovuto aggiungere che di imbarazzante non c'era niente. "Senti, che ne dici se andiamo a prenderci un gelato a Central Park ?" In quel furgoncino dei gelati lavorava Jace. Fortunatamente quel giorno aveva la giornata libera. "Per me va bene. Ci sarà da percorrere l'intero parco per smaltire questo pranzo." Alec pensò dentro di sè:" Ma anche tutta New York, basta che ci sei te."

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Capitolo 23
*** Magnus ***


Magnus si sentiva uno stupido. Come gli era passato per la testa di dire quelle cose ad Alec? Dal loro primo incontro pensava che il suo sorriso fosse accecante, ma non gli era mai passato per la testa di dirglielo in faccia in maniera così sfacciata. E non voleva neanche pensare al commento sul suo profumo. Da pazzi psicopatici. Alec era sembrato quasi compiaciuto da tutti quei complimenti, tanto da proporgli addirittura di passeggiare per Central Park. Magnus riteneva scontato che ad Alec queste cose non preoccupavano perchè probabilmente un sacco di ragazzi gliele dicevano. Con la  sua bellezza a tratti tormentata e con quel sorriso avrebbe conquistato chiunque, e Magnus non aveva ancora realizzato che uno come Alec potesse provare un minimo di attrazione per un vecchio indovino. Probabilmente si sarebbe stancato presto vedendolo così indeciso e goffo. E Magnus non poteva dire che la cosa lo facesse rimanere indifferente. Anzi temeva il giorno in cui Alec,scusandosi, gli avrebbe detto in maniera molto gentile che non gli interessava più uscire con lui. Ogni volta che ci pensava sentiva un buco in mezzo allo stomaco. Non sapeva da cosa era dovuta questa ansia di non averlo più nella sua vita. Forse perchè era da tanto che non sentiva questo istinto di protezione nei confronti di una persona? Apparentemente Alec poteva sembrare duro e impertinente, ma era evidente che fosse gentile come pochi al mondo. Magnus aveva anche riacquistato i poteri, ma con Alec vicino si sentiva più umano di quanto sia mai stato in quegli anni. Forse era per questo che non voleva che tutto finisse. Arrivarono a Central Park, e imboccarono uno dei sentieri più larghi. La differenza tra la New York caotica e quella più rasserenante di trenta minuti prima si poteva quasi toccare. Di sicuro si percepiva dall'aria, che era più viziata, e dal rumore dei motori delle macchine. In compenso non c'era tanta gente in giro. Il pienone doveva esserci stato quella mattina e Magnus lo capì dalle cartacce che stavano per terra. Tutto ciò era strano, dato che i Newyokesi trattavano Central Park come gli ambientalisti trattano la barriera corallina. Alec si piegò per raccoglierne alcune. "Odio la gente che butta le buste per terra. Imporrei almeno tre anni di scout ad ognuno di loro" Magnus tirò su le sopracciglia per lo stupore. "Facevi scout?" "Sì. Un incubo. Però lì almeno ti insegnano a vivere civilmente." "Certo. Eri per caso un lupetto? o forse eri uno scoiattolo? Ti ci vedo." "Un castoro se non ti dispiace" Magnus soffocò un sorriso. "Tra quanto arriviamo?" Alec si portò una mano sopra gli occhi per vedere meglio alla luce del sole. Indicò un camion dei gelati con Intorno dei posti a sedere con dei tavolini. Alec e Magnus si misero in fila per il gelato quando sentirono delle voci chiamare alec da dietro. Alec, sconvolto e con gli occhi sbarrati dal terrore, si girò. Una ragazza mora sui 20 anni lo stava salutando. Somigliava molto ad Alec così Magnus dedusse che fosse sua sorella. Accanto a lei c'era Jace il biondo, e un altro biondo, che non era Jace. La cosa inquietante è che si alzarono dal posto in cui erano seduti tutti venendo incontro ad Alec. Quest'ultimo non sapeva se far finta di non conoscerli o svignarsela di corsa. Peccato che in meno di tre secondi fossero tutti lì a guardare Magnus incuriositi. La mora aveva addirittura la bocca aperta per lo stupore. Fu lei la prima a parlare. "Complimenti Alec per la scelta. È super carino. Certo sarebbe stato bello dire alla tua sorellina che adesso frequenti Magnus Bane, così avrei evitato di pagare la lettura delle carte a prezzo pieno." Alec era esasperato. "Ma andate tutti da lui a farvi leggere le carte? Non conoscete nessun altro?" "Non uno così affascinante. Comunque piacere, sono Isabelle." Gli porse la mano. Magnus la portò alle labbra mettendo in mostra un baciamano di tutto rispetto. Essere nato centinaia di anni fa aveva i suoi vantaggi. Infatti Isabelle ne era lusingata. "Che eleganza innata!" Jace lo stava esaminando dall'alto in basso. Magnus sperava che l'incantesimo che gli aveva fatto tempo prima reggesse a quell'incontro ravvicinato. Dopo tutta la faccenda di Clary, Magnus si era augurato di non rivederlo più. Certo, dall'espressione Jace sembrava solamente preoccupato. Non aveva la faccia di uno che ricordava di averlo visto e da come l'aveva descritto Alec, e da quello che si ricordava Magnus, era un po' paranoico. A parte quella ispezione visiva la situazione era tranquilla. O almeno così Magnus pensava.

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Capitolo 24
*** Magnus ***


Magnus notò che Alec stava guardando di sottecchi l'altro ragazzo biondo che era l'unico non familiare a Magnus. Lui intanto rispondeva con un sorriso che appariva agli occhi di Magnus di sfida. Alec era a disagio e forse Magnus aveva capito il motivo. Proprio quel giorno aveva pensato ai tanti ragazzi che avrebbero potuto adulare Alec per il suo aspetto. Secondo Magnus il biondo era uno di quelli. Però non capiva chi aveva piantato chi. Forse il biondo aveva lasciato Alec, ma conoscendolo non ne era sicuro. Intanto Isabelle lo stava ancora guardando con occhi sognanti. "Allora che cosa avevate in programma da fare?" Magnus stava per rispondere ma Alec prese la parola. "Non lo so Izzy. Stavamo facendo la fila per osservare il colore candido del furgoncino." Isabelle sbuffò e si rivolse a Magnus. "Non riesco a capire come tu faccia a sopportare quest'uomo. Quando ci si mette diventa veramente odioso." Magnus non sapeva cosa dire. Il biondo gli rivolse un'occhiata divertita che a Magnus diede particolare fastidio. Non lo nascose e anzi, lo guardò con sguardo truce intimandolo con gli occhi a non dare fastidio a lui e ad Alexander. "Dovresti stare molto attento ad Alec, Magnus. È un tipo lunatico e imprevedibile, te lo posso confermare io. La sera insiste a portarti a letto e poi la mattina dopo appena ti avvicini ti respinge come fossi un estraneo." Alec guardò per terra ma si vedeva che stava cercando di mantenere la calma. Anche Magnus era agitato e non sapeva come rispondere nè a cosa pensare. Strano che non se ne fosse accorto ma effettivamente Alec aveva l'aria e l'atteggiamento di un Don Giovanni incallito. Ma perchè si sentiva un po' preso in giro? Magnus non intendeva realmente iniziare una relazione con Alec Lightwood. Ci teneva a lui era chiaro, ma non in quel modo. Eppure il fatto che fosse una persona così superficiale, che andava a letto con il primo che capitava lo metteva in una luce diversa. Non lo considerava più come una persona da salvare ma da evitare, perchè poteva comportarsi allo stesso modo con lui. E se così fosse andata Magnus, conoscendosi, ci sarebbe rimasto male. Isabelle gli lanciò uno sguardo dispiaciuto. Anche Jace che fino a poco tempo prima lo guardava in maniera strana, era abbastanza scosso da quello che aveva detto il biondo. "Va bene Micheal. Che ne dici di farci una passeggiata per il parco? Ho voglia di sgranchirmi le gambe" Jace lo prese per un braccio e lo strattonò verso la via pedonale. Intanto arrivò un ragazzo con gli occhiali che abbracciò Isabelle. Doveva essere il ragazzo che aveva visto all'istituto. Magnus ricordava che erano entrati insieme e, di conseguenza, presumeva che stessero insieme. Isabelle si sciolse dall'abbraccio ,decisamente più solare di come l'aveva vista prima. "Simon questo è Magnus Bane. Magnus questo è Simon. Continuate la conoscenza mentre io e Alec andiamo a prendere il gelato." Isabelle prese il fratello per il braccio. Alec era titubante a lasciare Magnus con il nuovo arrivato ma acconsentì a seguire la sorella. Mentre si allontanavano Simon si rivolse sorridendo a Magnus. "Così tu saresti l'indovino della pubblicità? E dimmi da quanto tempo stai con Alec? Sai anche io sono un nuovo "membro" della famiglia, sto con Isabelle da poco, quindi capisco come ti senti. Sono in tanti in questa famiglia ma aspetta di conoscere la madre di Isabelle e di Alec, è una santa.Considerando soprattutto quello che ha passato con l'ex marito." Di tutto quello che Simon Lewis aveva detto (magnus si era fermato a "nuovo membro della famiglia, agghiacciante secondo lui) era interessato all'ultima frase. "Cosa è successo con il padre di Alec?" Perchè non ci aveva pensato? Per sapere di più sulla persona che hai accanto, chiedere sempre ai suoi parenti, sempre pronti a dire tutto su tutti. "Si direbbe che abbiano litigato per Alec. Isabelle è ancora restia a dirmi tutto ma piano piano si sta sciogliendo. Lei e il fratello sono uguali, sono fatti della stessa tempra tosta della madre. Isabelle fino a qualche mese fa aveva lo stesso atteggiamento fiero del fratello. Freddo, distante, frivolo,ma io avevo capito subito che dietro questo comportamento c'era una persona che soffriva terribilmente e che tentava in tutti modi di non darlo a vedere. Dopo tanta pazienza, e sottolineo tanta, si è dimostrata la persona che veramente è. Dolce, gentile, disponibile e laboriosa. Certo non è perfetta per il mondo, ma per me lo era già da prima e lo è tuttora." Magnus rifletté molto. Era quello che aveva voluto fare, aiutare Alec a sbloccarsi e a fidarsi di lui. Ma perchè lo voleva se in realtà non voleva iniziare niente con lui? Teoricamente Alec Lightwood era stato uno sconosciuto per tutto questo tempo . Durante i loro appuntamenti non si era dimostrato per quello che era. Era come se in quei giorni avesse parlato con una persona finta, inventata da Alec stesso per proteggere lui e anche gli altri da ciò di cui lui stesso aveva paura. Ma di cosa aveva paura in realtà? Simon era riuscito a rimanere ignaro aspettando i tempi di Isabelle e sopportando i suoi continui silenzi. Aveva centinaia di anni ed era uno che sapeva aspettare. E avrebbe aspettato.

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Capitolo 25
*** Alec ***


Alec era nervosissimo. Se fosse stato solo con Micheal lo avrebbe preso a pugni per come si era rivolto a Magnus. Fortunatamente Isabelle e Jace avevano capito la situazione e allontanato il biondo da lui, ma la prossima volta non sarebbe stato così fortunato. "Alec calmati. Ricordarti che il casino lo hai fatto tu." Alec la squadrò. "Cosa avrei fatto io?" "Si semina ciò che si raccoglie caro. Hai fatto soffrire quel povero ragazzo e adesso ne stai prendendo le conseguenze. Così va il mondo" "Non mi sembra che uno dei tuoi ragazzi si sia fatto avanti per sputtanarti davanti a Simon" Isabelle lo guardò con interesse. "Fratellino, non è che ti stai innamorando? Se fosse stato qualcun altro non avresti perso così tanto le staffe. Te ne saresti trovato un altro e ricominciava il circolo vizioso" Alec sbuffò. "Non so se sia amore, Izzy. Sicuramente è diverso da tutto quello che ho provato per altri ragazzi. Con Magnus sono entrate in gioco tante emozioni che non pensavo di provare più. Nuovi propositi che mai mi sarebbero venuti in mente,smettere di fumare, non prendere quelle maledette pastiglie per il mal di testa. Cose così. Ma amore? Non penso che pensare alla propria salute perchè te lo dice una persona sia amore." Isabelle gli mise una mano sulla spalla. "è amore dal momento che cambieresti una parte di te per qualcun altro. E non perchè te lo chieda direttamente lui, ma perchè senti dentro te stesso che quella persona vuole il meglio per te. E di conseguenza anche tu ti vuoi più bene. questo è quello che ti porta a fare l'amore. Quello sano." Alec non ci aveva mai pensato. Era confuso. Aveva quasi dimenticato che intanto Magnus era rimasto con Simon per tutto questo tempo. "Forse sarebbe il caso di tornare indietro. Non voglio che Magnus passi tutto il tempo con Sinton" Isabelle lo guardò esasperata. "Spero che tu lo faccia a posta a chiamarlo così, perchè se no chiedo a Magnus di portarti da un medico bravo. Oltre questa prospettiva molto attraente ti sei almeno un po' calmato?" Alec si girò per guardarla e sorrise. Sperava solo che Isabelle non vedesse lo sforzo che aveva messo nel farlo. "Oh, certo. Sono calmissimo. Mai stato così calmo"

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Capitolo 26
*** Magnus ***


Magnus vide Alec ritornare a mani vuote con sua sorella. Lo aveva capito che lei lo aveva trascinato via solo per parlare, e in effetti Alec sembrava molto più calmo. Intanto Simon si mosse e andò a riabbracciare Isabelle , provocando il disgusto sulla faccia di Alec che decise di distogliere lo sguardo da sua sorella e dal suo fidanzato per guardare Magnus imbarazzato. "Scusa Magnus, sono un po' stanco. Vogliamo muoverci verso casa?" "Certo. Nessun problema." Magnus si voltò per salutare Isabelle. Lei gli fece un sorriso rassicurante e allungò il braccio. Magnus rise e esibì nuovamente il suo baciamano. Lei ne fu talmente deliziata che guardò Simon, come intimandolo ad imparare il gesto. Magnus si mosse a seguire Alec che era già avanti di qualche metro. Era ancora un po' arrabbiato, così Magnus decise di non parlare di ciò che era successo prima con Micheal. La passeggiata proseguiva tranquillamente,fino al momento in cui Alec ruppe di colpo il silenzio. "Piaci tantissimo a Izzy. Adesso obbligherà a quel poveretto di Simon di imitare il tuo baciamano elegante ogni volta che si vedranno." Magnus cercò di sdrammatizzare per allentare la tensione che sentiva. "Un po' di galanteria non ammazza nessuno. Le signore si devono trattare sempre con un certo riguardo." Alec non rispose e andò verso la macchina con Magnus che lo seguì in silenzio. Lo tormentava vederlo così silenzioso quindi si decise a parlare. "Senti Alexander. Se sei nervoso per quello che ha detto Micheal sappi che per me non conta niente. Tutto ciò che è successo prima non lo voglio nemmeno sapere. Io voglio solo accertarmi che proverai ad essere felice da ora in avanti. Solo di questo mi importa." Lo aveva detto tutto di un fiato e con una convinzione tale che sorprese lui stesso. Alec, che si era sistemato sul sedile del guidatore, continuò a fissare il volante. Magnus pensò che non stesse riflettendo su quello che era successo con il biondo,ma su loro due. Alec fece un respiro profondo continuando a guardare fisso davanti a lui. "Il problema Magnus è proprio questo. Che ti importa solamente di come sto. Non ti è sfiorato nemmeno per un secondo il pensiero di metterti con me sul serio. Per te sono un esperimento sociale, niente di più. Non sei diverso da Jace o da Isabelle che vogliono che mi faccia curare da una malattia che nemmeno loro sanno quale sia. Se avevo bisogno di qualcuno che mi offrisse un aiuto psicologico li avrei accontentati andando da uno psicanalista, no da un indovino. Sai cosa stavo pensando mentre camminavamo? Che ti avessero ingaggiato loro per convincermi a chiedere aiuto. " Magnus era sconvolto. Come ha potuto pensare che la sua stessa famiglia avesse ideato un modo così meschino per aiutarlo? "Alec ho visto come ti guardano Jace e Isabelle. Ti vogliono bene sul serio e non farebbero nulla per convincerti a fare qualcosa che non vuoi. E nemmeno io." Alec distolse lo sguardo dal volante. Stavano fermi di fronte alla distesa verde di Central Park. Sembrava quasi che il colore fosse riflesso negli occhi di Alec creando un effetto verde-grigio che rendeva la sua espressione infinitamente triste. Magnus si costrinse a guardarlo negli occhi, anche se era difficile non rimanerne estasiati. "Non ti ho portato qui per parlare di questo. Voglio sapere se intendi proseguire questa frequentazione per tentare di dare inizio a qualcosa.  Per quanto mi riguarda, se così non fosse può finire qui. Non ho bisogno di un assistente sociale che mi dica cosa sia giusto per me." "Ma ti senti quando parli? Ora pretendi da me una risposta sincera quando te sei il primo che mente a se stesso. Io non ti avrò mai detto le mie vere intenzioni ma almeno io sono stato sincero su quello che sono,per tutto il tempo passato con te." Alec non sembrava arrabbiato, ma sorpreso. Magnus aveva detto quelle cose con una rabbia tale che gli era parsa fin troppo sincera. Approfittò della situazione per continuare visto che Alec non sembrò riprendersi "Più o meno Simon mi ha detto qualcosa sulla tua famiglia. Te ti sei tenuto tutto dentro e non mi hai fatto capire che soffrivi a causa dei tuoi genitori. Non pretendevo che tu me lo dicessi ma almeno non mostrarti come una persona che non sei e non fare finta che vada tutto bene. Io non ti ho mai visto per come sei veramente perchè tu per primo non lo hai mai permesso. E allora spiegami perchè io dovrei essere sincero con una persona che per prima non è sincera con me." Alec abbassò lo sguardo. Magnus sapeva quello che stava per dire e non capiva se fosse la giusta soluzione o meno. "Se le cose stanno messe così non vedo il senso di continuare ad uscire insieme. Ti accompagno a casa...." Non finì nemmeno la frase che Magnus scese dalla macchina, chiuse le portiera e se ne andò verso la zona più isolata di Central Park. Non si voltò nemmeno una volta per controllare la reazione di Alec Lightwood. Controllò che non ci fosse nessuno intorno e mosse le mani in un movimento armonioso e ripetitivo. Il colore della sua magia era grigio spento come gli occhi di Alec prima di andarsene. Non voleva avere nessun conto in sospeso con lui, quindi prima di sparire completamente per apparire a casa sua, con un altro movimento istantaneo delle mani fece in modo che i soldi del pranzo offerti da Alec apparissero nella tasca dei suoi pantaloni.

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Capitolo 27
*** Alec ***


Alec sbattè la porta del suo appartamento. Per tutto il tragitto aveva pensato al modo in cui Magnus era uscito dalla macchina, continuando a guardare avanti senza neanche voltarsi e vedere come Alec l'avesse presa. Quanto avrebbe voluto che lo avesse fatto per rivedere un' ultima volta il suo viso, la sua espressione e la carnagione della sua pelle in contrasto con il verde del parco. Ma alec era convinto che fosse la scelta giusta. Non aveva senso continuare. Di quello che aveva detto Magnus era rimasto colpito da una frase in particolare. "Io non ti ho mai visto per come sei veramente perchè tu per primo non lo hai mai permesso" Alec non era sicuro che sarebbe valsa la pena mostrarsi sincero davanti a Magnus. Ci aveva provato varie volte a dire la verità ad alcuni dei suoi ex. Una volta addirittura aveva raccontato l'intero dramma familiare a un ragazzo che aveva incontrato in un locale a Brooklyn. Alec sperava di sentirsi meglio una volta raccontato tutto, ma dopo essersi tolto lo sfizio questo ragazzo gli disse che non sarebbe stato capace di reggere una situazione così drammatica. Da un lato lo capiva perchè lui stesso quasi non riusciva a sopportarla. Non che questo ragazzo lo avesse attratto particolarmente, ma voleva provare a sfogarsi con un completo estraneo. Purtroppo quel senso di oppressione che lo aveva accompagnato in quei anni non era diminuito. Anzi si era reso conto che sarebbe stato sbagliato coinvolgere un'altra persona nei suoi problemi personali. A volte si sentiva come il titano Atlante, costretto a sorreggere il cielo solamente con le sue forze, senza aiuti. Non era sicuro se con Magnus le cose sarebbero andate meglio, con il tempo. Sapeva solo che quando stava con lui si sentiva inspiegabilmente più leggero, come se Magnus stesso stesse condividendo con lui il peso del cielo sulle sue spalle. Jace a quanto pare aveva sentito il rimbombo della porta che sbatteva. Lo stava guardando con la sua solita aria preoccupata. Alec rise, ricomponendosi. "Se manterrai quell'espressione finirai per farti venire le rughe." Jace non rise alla battuta, non che Alec se lo aspettasse. Era sconvolto e Jace lo sapeva. Non sarebbe riuscito a farla franca con le sue solite battute pessime. "Presumo che con Magnus sia andata male. Si è tanto arrabbiato per Micheal?" Alec si lasciò andare sul divano e affondò sul cuscino. "Nah. Anzi ha detto che non gli importava. È andata male per un altro motivo. Spero che almeno Micheal sia contento per la scommessa. Devo ammettere che per te mi dispiace meno" Jace si sedette vicino a lui appoggiando i gomiti sulle ginocchia. "Smettila di fare battute ti prego. Non ti ho mai visto così per un ragazzo. Che cosa ti succede?" Alec si portò una mano sugli occhi e quesi biascicò le parole. "Vorrai dire cosa NON mi succede." Jace abbassò lo sguardo affranto. "Sai, Isabelle quasi sperava che avessi trovato l'uomo giusto per te. E sinceramente anche io. Non si può fare proprio nulla?" Alec rise amaramente. "Per quanto riguarda me non si salva nulla. Non voglio stare con una persona che sta con me per compiere una missione di volontariato. Ho bisogno di divertirmi e svagarmi un po'. Vuoi venire con me al Jade Wolf? Così guarda caso incontro il tuo amico Micheal gli spacco la faccia." Jace si girò verso di lui. "Mi dispiace per Micheal. Si è sentito rifiutato da te e quando ha visto Magnus non ci ha visto più. Effettivamente mi aveva detto qualcosa riguardo il fatto che avrebbe preferito uscire con te più volte prima di.... hai capito." Alec alzò la testa dal divano. "E non poteva dirmelo lui?" "Non lasci molta scelta Alec. Per te o è tutto o è niente. Anche con Magnus, cosa c'è di male se si preoccupa per te? Forse è perchè non ti voleva portare a letto come la maggior parte dei ragazzi gay che incontri? Forse se dal primo momento fossi stato sincero con lui sarebbe stato sincero con te. E forse, dico forse, è una persona che va oltre l'aspetto fisico." "Forse perchè lui mi ha visto solamente come un animale da salvare?" Jace si mise in posa come per dire "tutto può essere" "Sono tutte supposizioni che rimarranno supposizioni se non alzi le chiappe da quel divano e non vai da lui." Alec sbuffò. Non voleva andare da nessuna parte. Era stanco sia fisicamente che mentalmente e non ce la faceva a pensare, però Jace non voleva mollare l'osso. "Alec, nella vita nessuno fa niente per niente. Magnus si è avvicinato a te perchè avrà visto qualcosa che va oltre all'animale da proteggere o al belloccio che ti credi di essere. La cosa più giusta da fare è chiederlo a lui, non a me che trovo impossibile che ti abbia sopportato per due appuntamenti di fila." Alec riuscì a ridere. Si promise di provare a seguire il suo consiglio, non prima di una dormita per schiarirsi le idee. L'amico capì e si preparò per uscire. "Vado con gli altri al Jade Wolf. Non credo che ci raggiungerai." "Penso proprio di no." Jace allungò il braccio verso l'amico. "Allora ti vedo quando ti vedo." Alec prese il braccio dell'amico, che lo tirò su per stringerlo in un abbraccio. Jace ci mise tutto l'affetto fraterno, e anche Alec. Non si abbracciavano tanto spesso ma comunque trovò familiarità nella stretta del fratello.Sperava che, insieme alla dormita, l'avrebbe aiutato a donargli la forza e la fiducia necessaria per fare quello che aveva in mente.

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Capitolo 28
*** Alec ***


Alec dormì per tutta la notte con i vestiti addosso. Era sicuro di aver sognato Magnus, però non si ricordava cosa facevano nel sogno. Si alzò e sentì uno strano rumore che proveniva dalla tasca dei suoi pantaloni. Vi mise la mano e vi trovò delle banconote.Strano, visto che il giorno prima aveva messo il resto del pranzo nel suo portafoglio. Contò i soldi ed erano 25 dollari. La stessa cifra con cui aveva pagato il giorno prima il pranzo a Magnus. Alec rimase impietrito. Non si chiese nemmeno come avesse fatto a mettergli i soldi in tasca senza che se ne accorgesse.Stava cercando una qualsiasi scusa per andarlo a trovare e finalmente l'aveva trovata. Non sopportava il fatto che tra loro fosse finita così. Era stata tutta colpa sua e delle sue insicurezze.Si sentiva stanco ma voleva a tutti i costi chiedere scusa a Magnus. Non gli importava che non volesse una relazione con lui, lo voleva nella sua vita e se lo sarebbe fatto bastare. Uscì da casa sua e per l'agitazione non prese neanche la macchina. Corse fino a casa di Magnus sotto il sole cuocente di New York, facendosi quasi investire da tre macchine. Il calore veniva intrappolato in mezzo agli altissimi grattacieli della città, ma Alec quasi non ci fece caso. Non ci fu neanche bisogno di citofonare perchè il portone era aperto. Alec continuò a correre fino ad arrivare all'ultimo piano. Aveva letto sul sito che Magnus accoglieva i suoi clienti nell'ultimo loft di Brooklyn. Arrivato di fronte alla porta citofonò. La porta si aprì, mostrando il volto regale e offeso di Magnus. Alec ne ammirò gli occhi, severi ma allo stesso tempo gentili, la bocca tesa in una riga dritta che non lasciava spazio a fraintendimenti. Era arrabbiato con lui. E parecchio. "Cosa vuoi Alec?" Alec non si era reso conto che nel contemplare Magnus aveva trattenuto il fiato. Cosa non utile per chi ha corso 20 kilometri senza freno. Il mondo cominciò a girare e Alec temette di svenire davanti a Magnus. Iniziò a respirare affannosamente appoggiandosi allo stipite della porta. L' espressione di Magnus si fece subito preoccupata. "Cosa hai Alexander?" Alec trovò la forza di sorridere. Finchè Magnus lo chiamava ancora Alexander andava tutto bene. Lo trascinò di peso dentro casa sua e lo poggiò delicatamente sul divano. Si allontanò da lui dirigendosi in un' altra stanza ma Alec non voleva che si allontanasse, era venuto lì per dirgli che poteva stargli vicino quanto voleva. Provò a sollevarsi ma Magnus, svelto ,lo spinse sul divano. Aveva un panno bagnato in una mano e un contenitore del ghiaccio nell'altra. Mise il contenuto dentro il panno e lo mise in testa ad Alec. Il fresco gli procurava una sensazione piacevole. "Hai preso un'insolazione. Dimmi che non se stato così stupido da venire qui a piedi da casa tua con questo caldo." Alec fece una smorfia. Aveva un mal di testa allucinante che gli faceva rimbombare il cranio. "Sono stato così stupido da venire qui correndo da casa mia con questo caldo. Sappi che è per un buon motivo " Magnus alzò gli occhi al cielo. "Il tuo motivo aspetterà. Non so come tu faccia a formulare frasi sensate però è meglio che tu non ti sforza troppo, altrimenti peggiori" Alec non aveva intenzione nè di fare nè di dire niente. Si stava concentrando sullo sguardo preoccupato di Magnus. Il suo odore gli inebriava le narici e avrebbe voluto il suo viso più vicino per scoprire nuove sfumature del suo profumo. I tocchi accidentali che gli stava dando bagnandogli la fronte gli davano delle piccole scosse.Anche se stava per svenire si sentiva benissimo. "Ancora non prendi colore. Vado a prendere un po' di acqua per bagnarti la faccia. Torno subito" Disse Magnus alzandosi. Alec riuscì a malapena a trovare la forza per parlare. "Ok. Ma torna..." Magnus si girò regalandogli il sorriso più bello mai visto. "Di certo non posso lasciarti morire sul mio divano. Anche se devo ammettere che dai un tocco in più all'arredamento." Sparì in un secondo e due istanti dopo ritornò con una ciotola piena d'acqua e ghiaccio sopra. Magnus vi immerse la mano e la passò sopra il volto di Alec. Fece scivolare un cubetto di ghiaccio sulla sua guancia mentre con l'altra mano gli bagnava la fronte. Per Alec fu istintivo bloccargli il polso. Magnus lo guardò, come scusandosi. "È il modo più veloce per farti stare meglio. Il contatto diretto con l'acqua fredda ti aiuterà." Alec accarezzò con il pollice il polso di Magnus. "Magnus, mi dispiace per ieri. Sono stato uno stupido." Magnus gli diede una carezza sulla guancia. Alec volle sperare che era un gesto d'affetto nei suoi confronti e che non c'entrasse niente con l'insolazione. "Alec non ti agitare. Per tua fortuna, non sono un uomo rancoroso. L'avrai capito." Nonostante l'acqua, Alec sentì in quella carezza il contatto di Magnus. Avvicinò la guancia alla sua mano sperando che quell'attimo durasse il più a lungo possibile. "Sei bravo come infermiere. Peccato che ti manchi la divisa..." Magnus sorrise. "Non sia mai. Lo sanno tutti che il bianco fa ingrassare." Alec rise, ma era stanchissimo e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Era sicuro che Magnus si fosse avvicinato, perchè sentiva il suo profumo più intensamente. "Dormi Alexander. Al tuo risveglio mi troverai qui." Il suo fiato fresco gli aveva solleticato l'orecchio provocandogli dei piccoli brividi che,Alec era sicuro, non erano dovuti all'insolazione. Prima di cadere in un sonno profondo, Alec sperò che veramente gli rimanesse vicino. E non solo fino al suo risveglio.

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