I love you I don't

di ouririshsouls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I ***
Capitolo 2: *** Chapter II ***
Capitolo 3: *** Chapter III ***
Capitolo 4: *** Chapter IV ***
Capitolo 5: *** Chapter V ***



Capitolo 1
*** Chapter I ***


Tra me e lei sentivo che qualcosa non andava, era come se tra noi qualcosa si fosse affievolito, la sentivo distante, la vedevo triste e spesso mi diceva di essere stanca, non sapevo che fare, da lì a poco sarebbe arrivato il nostro ventesimo anniversario di matrimonio e di certo non volevo chiuderla lì, non dopo tanti anni di matrimonio, non dopo tutto quello che ho fatto per conquistarla e sicuramente non dopo sette figli.

Presi il cellulare e diedi appuntamento ai miei figli maggiori nel bar dove li portavo spesso da piccoli.

"Sono preoccupato per la mamma" dissi. 
"Che intendi, papà?" chiese mia figlia.

Esposi il problema e tutte le mie preoccupazioni, anche con un po' di vergogna, lo ammetto, perché non credo che questo possa essere d'esempio per loro che hanno diciott'anni. Ci confrontammo davanti un frappè e dopo una serie di domande da parte loro, capii che forse mia moglie aveva più bisogno di me e che stavo sbagliando quasi tutto. Fissai il vuoto per un po' cercando di fare un elenco dei miei impegni ai quali venivo meno quando venni scosso dalla voce di mio figlio.

"Pà, sei connesso?"
"Terra chiama papi" sorrise.
Alzai lo sguardo e mi scusai "Non ho sentito, perdonatemi"

"Dicevo" riprese paziente "Semmai dovessimo avere dei figli, vorrei che Andreas si dedicasse anche a noi quando torna a casa, o che magari lavi i piatti per una sera."
"Minchia, che sorella profonda che ho" 
"E che fratello bacato"
"Tu mi ami, sono favoloso" 
"Perché hai preso tutto da me"
"Ragazzi, smettetela!" dissi tranquillamente.
"Insomma papino, saranno mesi, che sei pieno di lavoro" 
"Parliamo di almeno un anno e mezzo di prove, incisioni e meeting" 
"Avete ragione ragazzi miei, grazie"
"E di cosa?"
"Di tutto" li abbracciai ed iniziammo a preparare a tavolino una festa a sorpresa per l'anniversario.
"E poi alla fine potrei dire qualcosa anche io" disse Lottie sorridendo, notai lo sguardo d'intesa tra lei e Lucas ed il sorriso sotto i baffi di lui, seguito da una pacca sulla spalla.
"Cioè?" chiesi. 
"Lo scoprirai a tempo debito, tranquillo. Ora va dalla mamma e aiutala che si son fatte già le dieci."

Riaccompagnai Lottie a casa sua e Lucas all'università, poi mi incamminai verso casa, c'era del traffico e mentre il lungo ingorgo scorreva via, osservavo i vari negozi, alcuni sembravano lì da poco, altri non li ricordavo affatto. Scorsi da lontano un fioraio <> pensai, ma poi misi la freccia ed accostai appena mi fu possibile, una volta sceso dall'auto feci un po' di strada a ritroso e mi avvicinai al banco dei fiori.
"Posso aiutarla signore?"
Tolsi gli occhiali da sole mettendoli nello scollo della maglia e guardai la ragazzina che mi aveva chiesto aiuto, appena mi riconobbe arrossì:"Certo" le sorrisi "prendo dei girasoli e delle rose rosa, quel bel colore antico" indicai tra le varie rose che c'erano.

"Ma certo, quante glie ne servono?"
"Fai come se stessi ricevendo dal tuo ragazzo il mazzo di fiori dei tuoi sogni."
Attesi qualche minuto ed osservai la ragazzina fare la composizione, era molto bella, le feci scrivere un bigliettino, facemmo una foto e ringraziai per la disponibilità dell'intera famiglia. Inforcai gli occhiali e tornai in auto, dopo cinque minuti ero a casa, aprii la porta e sentii la sua voce.
"Kat, amore, mentre tuo fratello distrae i piccoli, potresti aprire i balconi nelle stanze di sopra?"
"Sono a casa" dissi chiudendo la porta e lanciando le chiavi nello svuota tasche sul mobile lì accanto.
"Ciao" 
Era in cucina, sentivo che stava per mettersi ai fornelli.
Percorsi il breve tratto che porta all'arco che separa la cucina dal salone e mi poggiai allo stipite tenendo i fiori tra le braccia.
"Brutta giornata?" la osservavo, non rispose. 
"Amore senti" mi avvicinai a lei andandole dietro le spalle "perché non molli tutto e vai con i ragazzi a fare una passeggiata?" le porsi il mazzo di fiori davanti avvolgendola in un abbraccio, il profumo dei suoi capelli mi inebriò e non potei fare a meno di baciarle la spalla scoperta.
"E questi fiori all'improvviso? Non è certo il mio compleanno!" sentenziò.
"Lo so bene, è solo che li ho visti ed ho pensato a te" sentii che la sua tensione un po' si sciolse, prese i fiori ed andò a sistemarli in un vaso poi andò di sopra, informò i ragazzi e preparò i bambini. Rimasi con le mani poggiate al lavello, la testa bassa e pensai proprio che l'avevo trascurata tantissimo per far sì che si comportasse così, sospirai e mi lavai le mani, un caldo bacio sulla guancia mi scosse dai miei pensieri.
"Papi, noi andiamo a fare un giro con la mamma" disse Katniss.
"Ha detto che faremo vedere i sorci verdi alla tua carta di credito" esultò Kristopher, sorrisi, e mentre Ana era già uscita con Damon, Daisy e Daniel, misi mano al portafoglio e consegnai la carta di credito ai miei figli che uscirono entusiasti. Nel giro di dieci minuti mi ritrovai da solo in una casa immensa, presi un grembiule ed iniziai a preparare il pranzo.


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Sono tornata con una nuova storia che spero vi piaccia. È passato un po' di tempo da l'ultima volta in cui ho pubblicato qui, ero molto più piccola. 
Oggi sono più grande (ma vah?!) e credo di aver maturato un altro tipo pensiero e di scrittura ma non ho abbandonato la passione per i "One Direction", li seguo sempre con il cuore nonostante ormai non ci sia più una boyband e sono contenta di quel che sono oggi. 

Lasciate un commentino se vi va. ❤️

~OurIrishSouls. 💚

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Capitolo 2
*** Chapter II ***


Sabrina

Louis era tornato a casa con un mazzo di fiori meraviglioso, con su scritto:<<Alla donna della mia vita>>, non avevo letto il bigliettino davanti a lui per non dargli troppa soddisfazione. Forse si era reso conto dei segnali che stavo lanciando ormai da mesi.

Uscii con i gemelli ed i miei figli adolescenti e ci recammo in centro per fare shopping, gli diedi il via libera per comprare ciò che più desideravano anche se erano cresciuti negli agi più totali, di certo -però- non gli è assolutamente mancato il piacere di dover ottenere qualcosa, meritandolo e facendo del duro lavoro e dei sacrifici propri. Arrivati nel centro commerciale li lasciai liberi di girare per conto loro mentre tenevano d'occhio Daniel e Daisy. Damon invece rimase con me e mi addentrai nell'ipermercato per comprare alcune cose necessarie che mancavano ai gemelli: ciucci, biberon e qualche altro bavaglino, ormai tutto quello che avevamo a casa era andato perduto o aveva un irrecuperabile macchia orribile sul davanti. Nel frattempo decisi di chiamare Ang, una mia amica, e di aggiornarla sull'accaduto della mattinata.

"Insomma Ang, è stato così inaspettato quel gesto, però non posso cedere alla prima attenzione."

"Hai assolutamente ragione, non cedere. È un bene che ti abbia fatta uscire, così si rende conto di tutto il disastro che devi affrontare quando non c'è"

"Infatti"

"Secondo me però, dovevi lasciargli i piccoli, così è fin troppo semplice."

"Non ci avevo pensato che sarebbe rimasto da solo" Damon nel frattempo gorgogliava e cercava di acciuffare il cellulare.

"Con delle piccole pesti così, ti avrebbe chiamata implorando pietà" disse ridendo. "Ci sentiamo più tardi?"

"Sì, Damon non mi permette molto di muovermi al momento, a dopo tesoro" "A dopo" attaccammo.

Louis

In un'ora ero riuscito a preparare il pranzo, dovevo solamente calare la pasta, mentre aspettavo l'orario giusto andai di sopra a vedere quello che c'era da fare, entrai nella stanza di Kris e Katniss ma decisi di chiudere la porta in un lampo, davvero mia moglie sistemava tutto quel casino?

Cambiai meta, i bagni erano già splendenti, entrai nella nostra stanza, la finestra era già aperta e così decisi di cambiare le lenzuola, misi le sue preferite e mi occupai di rassettare un po' il mio casino personale e di risistemare il nostro bagno. Lasciai la finestra aperta per far passare un po' d'aria, uscii dalla camera e mi chiusi la porta alle spalle mentre controllavo il cellulare, istintivamente andai a sinistra ed aprii la porta che ci si ritrova davanti quando si salgono le scale, un senso di nostalgia mi pervase non appena alzai lo sguardo, tutto era perfetto, in effetti la mia piccola Lottie non viveva più con noi e tutto è rimasto, per nostra scelta, come lo aveva lasciato un paio di mesi prima, c'era in giro solo qualche cosa di Lucas ed i suoi libri sparsi sulla scrivania, avrebbero indubbiamente rigato dritto non appena sarebbero tornati. Decisi di tornare di sotto, aprii la porta vetro che dalla cucina dava sul giardino ed uscii a fumare una sigaretta mentre mandavo un messaggio a Sabrina.

Sabrina

Avevo finito di prendere le cose per la casa e così raggiunsi i miei ragazzi, Kat mostrava qualcosa sul cellulare a Kris e scoppiarono a ridere.

"Non pensavo che papino fosse così..." disse lui continuando a fisare lo schermo.

"Così... virile" concluse lei ridendo mentre mi girò il cellulare. <<Louis Tomlinson in versione casalinga, crisi con la moglie?>> rigirai gli occhi

leggendo il titolo del tabloid da quattro soldi e poi ingrandii l'immagine, la sigaretta tra le labbra, una mano in tasca che spostava in avanti il grembiule che aveva addosso ed il cellulare nella mano destra. Risi e chiesi a Kat di salvare la foto per eventuali minacce e di mandarla nel gruppo di messaggistica della famiglia. Controllai il cellulare, trovai il su messaggio. Dissi ai ragazzi che era ora di rientrare per andare a vedere cosa era passato nella testa del padre.

Con molta sorpresa, quando rientrammo, trovai Lou ad impiattare, aveva preparato il pranzo. Salii di sopra a cambiare i piccoli e a
mettermi in mise più casalinga, avvisai i ragazzi che il pranzo era pronto e tornammo di sotto, era tutto squisito, Kat e io finimmo tutto in un batter d'occhio, forse era proprio vero che il suo cervello aveva colto qualche segnale.




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I know, I know!!! Sono pessima, cercherò di pubblicare più spesso. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo e, se volete e potete, aiutatemi a farla crescere sempre più. La trovate anche su Wattpad (OuririshsoulsEFP). Per favore.

~Ouririshsouls.

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Capitolo 3
*** Chapter III ***


Era passato qualche giorno da quando decisi che volevo cambiare i miei rapporti con mia moglie, farli tornare alla normalità, ma purtroppo in quel periodo sembrava che tutto mi andasse storto, non soltanto lei sembrava non apprezzare i miei gesti, ma ero sempre più sommerso dalle telefonate di lavoro: il management, la casa discografica e l'album, addirittura avevano proposto un tour ma non potevo andare avanti così, mi sentivo stressato da morire, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo, uscivo di mattina presto e tornavo la sera tardi. Ci credo che mia moglie fosse incazzata con me, ero completamente assente.

"Allora Louis, ho bisogno che mi comunichi una data di partenza, oggi è il termine massimo."

"Partenza per cosa?" chiesi a Steve.

"Ma per il tour ovviamente!" esclamò sbalordito. "Oh no no no, io non faccio nessun tour." dissi fermamente.

"Tu cosa?"

"Hai capito benissimo."

"In realtà lo farai e come. Partirai il prossimo mese, il sedici. Aprirai a Londra, poi andrai in Europa, Asia, America e chiuderai in Irlanda, sarà più o meno Maggio, forse Giugno." spiegò lui fissandomi.

"Come scusa? Perché mi hai chiesto quando volessi partire se è già tutto deciso?" dissi alzando la voce e sbattendo la mano al tavolo mentre mi alzavo in piedi.

"Per darti l'illusione che qualcosa potevi sceglierla anche tu."

"Beh è un mio diritto." sentenziai.

"O il tour, Louis, o sai qual è la porta. Ti do quarantotto ore."

"Senti Steve, ora ho altro a cui pensare. Non tutti tornano a casa quando vogliono e trovano la propria famiglia felice e contenta di rivederti perché magari hai lavorato due ore."

"Se non scopi con tua moglie, non sono affari miei. E se proprio devo dirla tutta, credo proprio che si sia data da fare con qualcun altro, gnocca com'è ci avrà messo poco. Comunque, puoi andare per oggi." fece spallucce.

Accorciai notevolmente la distanza tra Steve e me, all'udire quella frase non risposi più delle mie azioni. Le mie mani si ritrovarono sul suo collo, nessuno poteva permettersi di sputare sentenze su mia moglie o sui miei figli.

"Stammi a sentire brutto figlio di puttana, nessuno può sparare sentenze sulla mia famiglia, hai capito? Quindi non ti permetterò di farlo così come te lo permettono tutti gli altri, conosco i tuoi segreti" il suo volto stava diventando rosso "ed è evidente che tu abbia bevuto, si sente, sai? Quindi questo incontro tra noi non c'è mai stato, altrimenti denuncio tutto alla polizia. Povera Rose, le si spezzerà il cuore a conoscere la vera identità del suo ragazzo. Già sposato.Trafficante di alcool e droga."

"Tu non parlerai."

"Oh sì, succede questo se mi si tocca il bene più prezioso. Vuoi licenziarmi? Fallo, c'è chi pagherebbe oro per me. È tutto chiaro?"

Annuì.

"Bene" lo lasciai e presi un respiro, avrei tanto voluto sferrargli un pugno ma cercai di non andare oltre, presi il giubbotto di pelle ed andai via. Accesi una sigaretta ancora prima di uscire, pescai le chiavi dell'auto e partii verso casa, sapevo bene che questo mio umore non avrebbe aiutato la situazione tra noi, ma avevo bisogno di uno sfogo, essendo domenica non potevo recarmi in palestra e così, una volta arrivato a casa, ricorsi ad un'abitudine forse dimenticata.

Entrai cercando di non fare troppo rumore anche se le camere erano tutte insonorizzate per via del pianoforte e della chitarra di Lucas, i ragazzi sicuramente dormivano ancora ed Ana doveva essere da poco rientrata dal turno di notte in ospedale ma la porta di casa sbattè, un po' per il vento, un po' per il nervoso. Lanciai le chiavi nello svuotatasche, posai il giubbotto sul bracciolo del divano ed andai dritto in cucina, presi un bicchiere e ci misi del ghiaccio, poi mi diressi verso il mobile-bar nel salone, presi il whisky e riempii mezzo bicchiere, riposi la bottiglia e -prendendo la ceneriera che era lì accanto- andai a sedermi al piano, mandai giù un sorso di quel liquore ambrato e mi accesi un'altra sigaretta per poi iniziare a suonare.

Quando ero nervoso o arrabbiato mi dedicavo al pianoforte, per ore ed ore, e poi fumavo, tanto, troppo. L'unica volta in cui fumavo in casa quando ero di buon umore era perché ci eravamo concessi una serata in compagnia con i nostri amici tra risate e buona musica.

Anastasia

Ero rientrata a casa da poco meno di un'ora ed ovviamente Lou non c'era. Andai a controllare i ragazzi, nonostante avessero sedici, quindici e quattro anni, era mia abitudine entrare nella loro stanza e baciargli la fronte quando andavo via e quando rientravo. Damon fece un piccolo sussulto ma non si svegliò, così, dopo aver sospeso il respiro per un secondo, chiusi la porta ed andai nella mia camera, aprii l'acqua calda nella doccia del nostro bagno e tornai in stanza a prendere il necessario. Mi spogliai un po' a rilento e poi entrai in doccia, inutile dire che come sempre mi ustionavo, dopo trentotto anni non avevo ancora imparato la lezione. Sorrisi al ricordo della battuta che mi faceva sempre Lou mentre mi tirava su i capelli alludendo alla loro forma <> Regolai la temperatura, accesi i getti laterali che fungevano da idromassaggio e stetti per un po' sotto al getto dell'acqua, immersa nei miei pensieri della giornata. Quando uscii dalla doccia, sentii un suono grazie alla porta semiaperta, qualcuno di sotto stava suonando nonostante fossero appena le otto. Mi vestii velocemente, pensavo fosse accaduto qualcosa a Lucas, andai in corridoio e dal soppalco che dava sul salone vidi che era Lou, erano proprio uguali quei due. Mi soffermai per un attimo a guardarlo, aveva l'aria corrucciata, fumava ed aveva accanto a sé un bicchiere di whisky. Capii che era nervoso, forse troppo a giudicare dal tipo di melodia, sospirai e tornai nella mia stanza. Chiusi la porta e mi misi a letto.





 

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~Ouririshsouls. 💚

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Capitolo 4
*** Chapter IV ***


Anastasia

Quando mi voltai tra le lenzuola nel mio dormiveglia, intravidi un'ombra, cercai di mettere a fuoco, capii che era Lou e vidi che si era appena tolto la maglia, l'osservai mentre mi mettevo comoda, era certamente un bel risveglio. Era ancora nervoso ed agitato, aveva appena gettato a terra la maglia in malomodo mormorando qualcosa sul succo dei pomodori e sull'olio. Entrò nel bagno, prese il suo borsello ed uscì per andare nel bagno in corridoio, lo faceva sempre quando dormivo.

"Ehy, sono sveglia" dissi facendo un piccolo sorriso.

"Ohy, ti ho svegliata, scusami..." sospirò.

"Mi stavo svegliando, Lou" mi tirai su mettendomi a sedere e mi grattai la testa fissandolo. Si fermò e mi guardò, mi disse che doveva farsi la barba e che il pranzo era pronto, uscì e chiuse la porta. Sospirai ed andai a rinfrescarmi, mi preparai ed improvvisamente venni avvolta tra le sue braccia, in modo dolce ma assolutamente deciso, fermo, sicuro. Mise il viso nell'incavo del mio collo che era rimasto libero dai capelli.

"Mi manchi, Anya." sussurrò.

Mi rilassai tra le sue braccia e feci per girarmi, lo abbracciai ed iniziai a massaggiargli la testa. Le sue mani scesero sui miei fianchi, mi tirò più a se e mi baciò, lo baciai poggiandomi all'armadio. Mancava anche a me, terribilmente ma mi distaccai, quando m'intestardivo su una cosa ero incredibilmente ferma nelle mie scelte.

"E se te la facessi io la barba oggi?" lo guardai accarezzandogli la guancia ispida. Annuì ed io sorrisi, gli baciai la guancia ed uscii dalla stanza.

Louis

È incredibile come possa far male la mancanza di una persona, specialmente se è la tua donna. Ho cercato quel contatto, lo volevo, era la mia medicina quando ero nervoso, la mia compagna, la mia migliore amica. In quel contatto c'era tutto il mio cuore e non potevo più ridurmi così, ma specialmente non potevo più far stare lei così. Presi il cellulare e scrissi un sms, lo inviai e scesi a pranzare.

Finalmente il grande giorno si stava avvicinando, mancavano poco più di dodici settimane al nostro giorno e tutto era quasi pronto, ogni minimo particolare era stato curato. Certo, ci vuole pur sempre un tocco femminile in ogni cosa e per questo ho ringraziato il Signore per avermi dato due figlie femmine ed un figlio gay molto ma molto pignolo e critico in certe cose, erano felici mentre lavoravamo assieme e questo mi riempiva il cuore.

Avremmo preparato il tutto mentre lei era a lavoro, speravamo le capitasse il turno di mattina e quindi quando poi sarebbe tornata in pomeriggio, avrebbe trovato tutto già pronto.Se non fosse capitato, avremmo fatto in modo di farle ottenere il turno che ci serviva. Mi auguravo che non si accorgesse di nulla ed ogni tanto cadevo in sovrappensiero.

"Papi ci sei?" disse Kris.

"Come?" lo guardai temendo mi avessero chiesto qualcosa.

"No, nulla. Tutto... bene?" esitò un momento.

"Sì, certo."

"Papà, quando bisogna prenotarela torta?" chiese Lottie.

Ci pensai un attimo per poi dirle:"Credo che tra qualche settimana vada bene. Facciamo in modo di ritirarla in tardo pomeriggio, così mentre la mamma è quasi a casa, voi sarete a prendere la torta e per quando sarete di ritorno, lei sarà immersa nella vasca da bagno." conoscevo bene la routine di mia moglie quando tornava da un turno stancante di ore ed ore, specie se durante aveva fatto qualche operazione.

"Perfetto" mi sorrise. In certi momenti mi sembrava un po' pallida ma poi pensavo che forse mi stavo solo impressionando e quindi la lasciai tranquilla, infondo non sembrava turbata né tantomeno sembrava che stesse particolarmente male, era spensierata. Parlava molto con Lucas e scherzava con gli altri suoi fratelli.

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Oggi, per farmi perdonare, vi regalo due capitoli.

As always, let me know what do you think about it.

~Ouririshsouls. 💚

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Capitolo 5
*** Chapter V ***


Louis

Mentre riponevo le ultime decorazioni nel posto sicuro che avevamo scelto per non permettere ad Ana di scoprirle, urtai la manica della giacca di Lottie e dalla tasca ne cadde un foglio che si posò aperto sul pavimento. Era una lettera minatoria, lettere varie ritagliate dai titoli di giornale. Non ne sapevamo assolutamente nulla. Raccolsi il foglio e presi a leggere quel che c’era scritto.

<> Mi si gelò il sangue nelle vene, qualcuno minacciava mia figlia e lei stava provvedendo da sola siccome né a me, né tanto meno alla madre aveva fatto richieste di certe cifre. Ripiegai il foglio e lo misi nella tasca posteriore dei pantaloni per poi tornare in sala dove tutto sembrava tranquillo, i ragazzi non si lanciavano segnali ed i piccoli giocavano tranquillamente.

Zayn

Quando ricevetti la lettera di mia nipote, non potei fare altro che incontrarla. Mi raccontò che aveva ricevuto una lettera minatoria anonima e che le chiedevano una cospicua somma di denaro per poter tenere assieme la sua famiglia, in realtà neanche sapevo che Taty fosse in crisi con Louis, mi disse tutto per filo e per segno.

<> sospirò. <> prese un sorso del suo drink e poi continuò <> sorrise <> si asciugò una lacrima.

Ricordavo chiaramente quel giorno e non potevo fare a meno di desiderare il meglio per mia nipote e per la sua famiglia, le dissi che l’avrei aiutata e che non sarebbe stata sola in quel momento anche se avremmo poi messo la polizia al corrente, prima di agire. Magari chi sa, sarei riuscito a riparare il rapporto con Ana, riallacciare un po’ con Lou, infondo volevo bene a quei ragazzi, avevamo trascorso cinque anni insieme e ci conoscevamo bene.
Chiusi il cofano della macchina e salii, misi in moto per poi partire. Il viaggio da Manhattan a Doncaster è abbastanza lungo ma per fortuna, partendo alle tre del mattino, o forse della notte, non avrei dovuto incontrare molto caos per strada. Una volta arrivato in aeroporto, mi recai subito ad effettuare il check-in e chiesi se c’era un modo di poter accedere in anticipo al volo in modo tale da non correre il rischio di rimanere a terra tra i fan, l’hostess mi assicurò che mi avrebbe chiamato cinque minuti prima dell’orario d’imbarco previsto e mi suggerì di attendere nella saletta riservata ai soci della loro azienda, accettai e mi ci feci accompagnare. Le due ore successive trascorsero abbastanza in fretta, ero pieno di pensieri e progetti ma anche di ansie e preoccupazioni, non avevo figli ma per me Lottie valeva molto più di tutto l’oro del mondo.

“Signor Malik?”

“Sì?” dissi distogliendo lo sguardo da una rivista che fissavo a vuoto.

“Tra poco ci sarà l’imbarco generale, se vuole seguirmi l’accompagno al gate per l’accesso anticipato” mi sorrise.

“Certo, grazie” mi alzai chiudendo la rivista e la poggiai sul tavolo, presi il mio zaino e seguii la ragazza mentre mi guidava verso l’accesso al gate. Una volta salito sull’aereo mi recai al mio posto, in prima classe, mi sistemai accanto al finestrino e misi le cuffiette mentre intorno a me cominciavano a presentarsi gli altri passeggeri, infondo cinque minuti erano bastati a creare una certa distanza senza provocare ritardi, decollammo puntuali, il panorama si allargava sempre di più, le persone diventavano come formiche, case e palazzi prendevano man mano sembianze che ti facevano sembrare un gigante e poi, le luci della città, piccole ma luminose e all’orizzonte lo spettacolo più bello, le luci del crepuscolo, il nuovo nascere di un giorno. Chi sa cosa mi avrebbe portato questa nuov’alba, chi sa se dall’altro lato sarebbe sorto il giorno o se avrei dovuto affrontare un tramonto.

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Ehyla, come state? Sono appena tornata da una bellissima vacanza in Spagna e voi, dove siete stati in vacanza?
Ecco il nuovo capitolo con l'introduzione di una nuova dinamica ed un nuovo personaggio. Cosa accadrà a Lottie? Ed Anya come prenderà il ritorno di Zayn?

~Ouririshsouls. 💚

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