He chose me.

di Jubbathehut
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


He chose me

 

- Lei crede che sia davvero una buona idea? - la voce della signora McGranitt rimbomba nella stanza, mentre Albus Silente sorride pacato, appiattendosi i baffi folti.

- Non le piace? -

- È altamente contro le regole. - specifica lei, sfregandosi la mano sulla fronte.

- Non se le regole le faccio io. - la risata del preside coglie di sorpresa Minerva, che si lascia poi andare ad un sospiro sofferente.

- Ma lei se ne rende conto? Ritardi, litigi e innamorati in ogni angolo. Vuole trasformare la nostra scuola in un… -

- Sai quante risate ci potremmo fare? -  

- E quante vite rovinare? - ribatte Minerva di nuovo, togliendosi il cappello, che tutto ad un tratto le sembra essere così pesante.

- Io penso che sia un ottimo modo per… - Albus alza gli occhi sul volto della sua sottoposta, ma non riesce a finire la frase.

- Per squilibrare gli animi? Per aumentare le ore di servizio di tutti noi professori? - I capelli della donna, prima raccolti in un garbo chignon, si sono ormai lasciati cadere sulle spalle, sconfitti e stressati anche loro.

- Minerva, divertiamoci un po’. - Silente le tocca la spalla, accennando un breve sorriso, - Sono sicuro che questa esperienza sarà per tutti formativa e costruttiva. -

- I dormitori maschili e femminili sono nati e sempre si sono perpetrati così per secoli, perché dovremmo mescolarli? Perché noi? Perché adesso? -

- Andiamo, la cena sta per essere servita. - Il preside le stropiccia i capelli già spettinati e si avvia verso la porta, per poi girarsi un'ultima volta verso Minerva, - Vieni? -

La professa McGranitt alza gli occhi al cielo, consapevole di non poter far cambiare idea all’amico di vecchia data e si rimette il cappello, sospirando, - Le si ritorcerà contro. - gli sussurra infine, sorpassandolo all’uscita della porta, senza mai girarsi indietro.


 

- Per… mhhh… hè la profess… McGranitt… -

- Dovresti parlare con la bocca piena Ronald, sei disgustoso. - commenta Ginny, che è seduta a fianco al fratello. Non lo degna di uno sguardo, mentre lancia un’occhiata divertita ad Hermione, che sta cenando proprio davanti a lei.

- Per quanto io concordi con te, credo che Ron abbia tutto il diritto di essere sorpreso. - lo sguardo d’intesa delle due viene spezzato dalla voce di Harry, che sta indicando con il pollice la professoressa McGranitt.

- Magari ha solo cambiato stile. - Ginny alza le spalle con tranquillità, mentre addenta la sua prima portata.

- La McGranitt arriva in Sala Grande con i capelli sciolti e voi non dite nulla? - Ron si pulisce la bocca, prima di fissare di nuovo tutti gli altri con più profondità ed indicarsi la testa, - Con i capelli sciolti. -

- La ringrazio per la spiegazione dettagliata, Ronald Weasley. - commenta la stessa professoressa, - Già che ha tanta voglia di parlare, pregherei lei e la signorina Granger di seguirmi un attimo nel mio ufficio. -

Annuiscono entrambi, salutando gli altri due con un breve cenno del capo, precipitandosi poi a fianco della McGranitt, nella speranza di tornare presto a cena.

- Cosa credi che sia? - Ginny alza gli occhi su Harry, spostando una delle patate che ha nel piatto.

- Sarà per la loro carica di prefetto, vedrai che non è nulla di grave. - Vorrebbe dire che, se fosse stato grave, avrebbero avvisato anche lui, ma davanti alla ragazza le parole gli muoiono nella gola, - Poi il professor Silente sta ridendo, non starebbe ridendo se fosse successo qualcosa di terribile. -

Ginny sposta gli occhi sul Preside, che sta parlando con un sempre più accigliato Severus, un Severus che ad un certo punto alza gli occhi verso il cielo, sopraffatto forse da una stancante conversazione. Harry le osserva il viso di profilo, perdendosi un attimo nelle sue lentiggini colorate, mentre la luce della stanza le illumina i capelli rossastri. Il ragazzo deglutisce a fatica, nascondendo velocemente il viso arrossato dietro la mano, quando lei si rigira verso di lui.

- Hai ragione, non deve essere nulla. - Sorridono entrambi, mentre tornano a mangiare i loro piatti, come se nulla fosse, come se la McGranitt non fosse mai entrata in Sala Grande con i capelli sciolti, come se i loro amici non fossero mai stati chiamato nell'ufficio di un professore ad un’ora straordinaria, come se Silente non stesse ridendo per un motivo particolare.

Solo che la McGranitt è entrata con i capelli sciolti e spettinati in quella sala, con il compito di dover parlare ai prefetti della Casa il prima possibile, proprio perché Silente stava ridendo.


 

Hermione, chiudendo gli occhi sconvolta, si impone di non parlare: uscirebbero solo domande scomode e assolutamente non appropriate. Prenderebbe la professoressa McGranitt per un braccio, la avvicinerebbe ad un muro, guardandola con gli occhi fuori dalle orbite, solo per chiedere, per avere la conferma anzi, che Silente fosse davvero impazzito. È invecchiato, se lo aspettavano tutti che prima poi avesse mostrato dei segni di debolezza.

- Ma è sicura che… - Ron prova a parlare, alzando il dito verso il cielo, ma viene presto zittito.

- Certo che ne sono sicura Weasley, non sarei qui a parlarvene altrimenti. - Minerva si massaggia le tempie, cercando di mantenere la calma, osservando poi la signorina Granger, che è straordinariamente in silenzio.

- E come pensa di… cioè è complicato. - Ron parla di nuovo, grattandosi la testa perplesso, osservando le due donne completamente sconvolte.

- Non è solo complicato, è anche contro le regole. - esplode infine Hermione, incrociando le mani al petto, - Maschi e femmine, camere miste… Non è previsto: la scuola è nata e sempre dovrebbe essere provvista di camere separate. -.

La professoressa McGranitt si sforza di non sorridere, troppo orgogliosa della sua migliore alunna, e scuote il capo, - Le regole le fa il Preside, quindi non sarebbe infranto niente. -

- Ma con quale criterio intende mischiare le camere? Per anno? Per parentela? Per… - Ron ricomincia a parlare, ma viene zittito di nuovo.

- Le sceglie il professor Silente, di questo mi ha già informato, ma ora tornate alle vostre cene, non vorrei trattenervi troppo. -

Mentre Ron si avvia, Hermione si gira di nuovo verso la professoressa, troppo piena di domande, - Mi scusi, ma come gli è venuto in mente? -

La McGranitt le sorride amaramente, - È stato in vacanza non so dove questa estate e, prendendo esempio da una scuola del posto, ha voluto proporre qualche cambiamento: ora lo so, le sembra un cambiamento eccessivo, esattamente come io lo ritengo poco necessario, tuttavia queste sono le regole. -

Per Hermione queste non sono regole e no, non le avrebbe accettate così tranquillamente. Forse, si diceva, camminando di nuovo verso il suo posto a fianco ad Harry, sarebbe stata una delle prime che non avrebbe rispettato ed ascoltato. Si passa una mano tra i capelli, lanciando un’occhiata verso Silente, che sta tranquillizzando per l’ennesima volta la professoressa McGranitt.

- Di che vi ha parlato? - le chiede d’improvviso Ginny, avvicinandosi al suo volto.

Prima solo anche di provare a rispondere, di cercare di dare un senso ai fiumi di parole della mente, Albus si alza e prega a tutti di fare silenzio, che ha una cosa importante da dire, da dichiarare, da cambiare. Una cosa di cui è orgoglioso e che, di sicuro, farà crescere tutti quanti. Hermione alza gli occhi al cielo, seguita da metà della tavolata dei professori, mentre Ron sembra essersi già abituato all’idea di cambiare il suo modo di vita: gli sembra che abbia senso, che possa essere davvero un’esperienza formativa, giusta e… conveniente?

- Silenzio! Questo significa che potrete capitare con chiunque: saranno rimescolati insieme gli alunni dal primo al terzo anno e quelli dal quarto al settimo. - Chiarifica dopo un po’ Silente, ormai stanco delle troppe domande e desideroso di ritirarsi nel proprio ufficio, - Le scelte sono state fatte con accurata attenzione, per evitare il minor numero di problemi: vi chiederei di andare il più d’accordo possibile e di trasformare questa esperienza in qualcosa di formativo. Buonanotte a tutti. -


 

Harry non riesce a crederci, più chiude e apre gli occhi e più quella situazione gli sembra surreale, - Ginny? -, continua a guardarla, incredulo, spaventato, felice. È davvero la sua camera?

Ginny, che oramai è diventata dello stesso colore dei suoi capelli, cerca di sorridergli per quanto possibile, nella speranza di non rendere palese sia la sua contentezza, che il suo imbarazzo.

Tra tutti i ragazzi o ragazze che poteva capitargli, proprio Harry Potter doveva essere il suo compagno di stanza? Era il destino? Quanta fortuna spacciata stava avendo in una sola serata?

Non della stessa idea è invece Ron, che all’entrata della stanza si è ritrovato un emozionato e già imbarazzato Neville Paciock.

- Tu sei il mio compagno di stanza?! - esordiscono entrambi, sconvolti. Tra tutte le ragazze della Casa, era davvero possibile che solo loro fossero stati accoppiati insieme?

- Ci deve essere stato un errore. - chiarisce Ron, passandosi una mano fra i capelli rossastri, rigirando nelle proprie mani la pergamena che lo aveva condotto proprio in quella stanza. Eppure, il nome fuori dalla loro stanza era già stato scritto indelebile: Paciock & Weasley.

Ron sospira, chiudendosi la porta alle spalle, - Vediamo di andare d’accordo come prima, d’ora in avanti. -


 

- Dimmi che è uno scherzo. - commenta tragico uno dei gemelli Weasley, quando gli occhi di Hermione cadono su di lui. Lei, che è impegnata a incastrare una pila di vestiti nella parte più in alto dell’armadio, quando lo vede, perde la presa, ma il suo corpo non tocca terra.

Quando riapre gli occhi, il viso del ragazzo è a pochi centimetri dal suo e le sue braccia le cingono il corpo, - Tutto bene? -

Hermione si scosta, imbarazzata più che mai, toccando il pavimento e guardando, disperatamente, in un’altra direzione, - Sì, grazie di avermi presa. - sussurra appena, desiderosa di voler uccidere Silente, seduta stante.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


 

He chose me - Capitolo due




Guardare Ron negli occhi non è mai stato così difficile per Harry, che era capitato in camera con la sua dolce - si fa per dire - piccola sorellina, quella sorellina di cui, tra l’altro, il Prescelto è innamorato stracotto.

Deglutisce, passando le mani sul volto pallido, mentre si siede a fianco del suo migliore amico in Sala Comune, - Allora, come ti è andata? - gli chiede piano, nella speranza di far parlare lui ed evadere la confessione.

- Uno schifo. - chiarisce Ron, torturandosi le mani, - Ho sperato di entrare nella camera e di trovare Hermione ad aspettarmi, ma se non Hermione una ragazza qualsiasi. Capisci? Fanno i dormitori misti e io con chi devo capitare? Neville! - Sospira, facendo sparire la faccia dietro al cuscino.

Harry si ostina a non ridere, nascondendo la bocca dietro il palmo e mettendosi a posto gli occhiali, - Mi spiace amico. - gli dice alla fine, anche con sincerità, accarezzandogli la spalla.

Prima che il rosso possa chiedergli qualcosa, Hermione si precipita giù dalle scale, con il viso arrossato, - Come vi è andata? - chiede paonazza, lanciando occhiate per tutta la stanza.

- Ron si è beccato Neville.- la aggiorna Harry, beccandosi un pugno sulla spalla dal suo amico, che sempre più sconfortato si piega poi verso la ragazza, nella speranza di sapere che anche a lei sia andata male.

- Io? Harry non mi ha ancora detto come è andata a lui, andiamo con ordin… Ah, grazie a dio Ginny. - dice alzandosi e facendo una giravolta su sé stessa, per agguantare il braccio della sua amica, - Devo parlarti! -

Il Prescelto, al solo nome della sua compagna di stanza, perde un battito e si gira a guardarla, mentre lei arriva sorridendo e viene agguantata da Hermione. Stropiccia i capelli del fratello e si fissa su Harry, - Alla fine ho scelto il letto vicino alla finestra, per te è un problema? -

Nessuno, per una manciata di secondi, sembra rispondere a quelle parole, chi troppo spaventato, chi troppo felice, chi troppo confuso. Ron, invece, le idee le ha sempre avute ben chiare, - Tu! - urla, indicando lui, - E tu! -, continua, indicando la sorella, - Oh, ma che ho fatto di male?! -

Prima di poter smettere di urlare, qualcuno gli cuce la bocca, spuntando dietro ad Hermione lasciandole in mano un braccialetto, - Ti è caduto questo in camera prima, pensavo lo volessi riavere. - dice uno dei gemelli, sorridendo appena, per poi raggiungere la sua esatta coppia dall’altra parte della stanza.

Ogni paio di occhi rimasto nella scena si ferma su Ron, - Non ho nulla da dichiarare. - mente, stritolando il cuscino che ha tra le mani, cercando in tutti i modi di mantenere la calma, almeno con le parole.


- Sei finita in camera con mio fratello? -  Ginny ride, presa alla sprovvista da questa informazione. Hermione sposta lo sguardo fuori dalla finestra, cercando di non pensare al primo incontro con Fred, alle braccia di lui intorno al corpo o al suo viso a così pochi centimetri, - Tu sei in camera con Harry, che mi dici? - svicola il discorso, focalizzando l’amica su altro.

- Non mi vedi camminare a tre metri da terra? - ride, appoggiando la testa alla spalla dell’amica, - Non mi è sembrato vero, almeno fino a che non mi sono data un grosso pizzicotto sul braccio. -

- Ha fatto male? - Hermione la guarda negli occhi, sorridendole di cuore, perché vedere Ginny così contenta la mette di buon umore.

- Ne è valsa la pena. - conclude la più giovane, sorridendole. Essere in camera con Harry Potter è surreale: poter continuamente sentire il suo profumo, poterlo vedere la mattina che si sveglia, potergli sorridere e potergli parlare, così, tranquillamente, è qualcosa che non si sarebbe mai sognata, nemmeno nel suo sogno più bello.

- Hermione. -

- Mh? -

- Sono felice. -

 

- Va tutto bene? - Neville si affaccia al letto di Ron, che è disteso a pancia in giù, forse nella speranza di soffocare.

- La mia faccia ti sembra quella di uno a cui va tutto bene? -

- Non ti vedo la faccia. -

Ron si siede sul letto, sbuffando, - Va meglio adesso? - glielo chiede con, forse, troppa cattiveria. Si sente in colpa subito, perché in fondo il suo compagno di stanza non c’entra nulla e non hanno fatto niente nemmeno i suoi amici e la sua famiglia, - Scusa, è stata una lunga giornata. -

- Ti pesa che Harry sia in camera con tua sorella? O che io sia in camera con te? O che Hermione dorma nella stessa stanza di Fred? - le domande, pensa con un po’ di ritardo, sono probabilmente troppo dirette.

- Non sei così male come compagno di stanza. - risponde Ron, ridendo appena, quando le guance di Neville diventano più rossicce, - Vuoi un Ape Frizzola? - gli chiede poi, aprendo il cassetto del comodino e prendendo il pacchetto di dolcetti.

Rimangono così per un po’, parlando del più e del meno, conoscendosi meglio di quanto avessero mai fatto e accettando, per la prima volta, la loro nuova condizione: se erano finiti in camera insieme, allora, ci dovevano essere delle ragioni.

- Buonanotte Neville, grazie per stasera. -


Hermione, quando Harry era arrivato in camera per dormire, aveva lasciato gli amici. Si passa una mano fra i capelli, allentando la cravatta della divisa, solo per respirare un pochino di più. Il quinto anno, lo deve ammettere, è iniziato nel modo più stravagante possibile: abitare con un ragazzo? Ma in quale tipo di mondo alternativo e distopico si stava svolgendo la sua vita corrente?

Forse, se fosse stato Harry, sarebbe riuscita a sopravvivere: con lui avrebbe parlato fino a notte tarda, avrebbe scherzato, si sarebbe fatta quelle risate che ogni tanto le servivano e, soprattutto sarebbe stato felice. Perché con Harry tutto sembra normale, sono come fratello e sorella.

Con Ron tutto sarebbe stato complicato: il confine labile tra loro amicizia e l’amore è un terreno che non è pronta ad affrontare  e che, soprattutto, non vuole sperimentare. Ma stare in camera con uno dei gemelli? Sospira, aprendo la porta della sua camera.

Fred, che è rientrato già da qualche minuto, si gira a guardarla, senza maglietta. Se ne sta fermo e immobile, mentre lei non riesce ad allontanare gli occhi da corpo del ragazzo che le sta seminudo davanti.

- Perché… Vestiti! - gli urla lei, imponendosi di spostare lo sguardo verso il soffitto.

Fred sorride malandrino e recupera la maglietta del pigiama che non era riuscito ancora ad indossare, - Sei diventata tutta rossa. - le canticchia.

Hermione alza gli occhi al cielo, avvicinandosi a Fred con estrema spavalderia, - Non cominciare. - gli dice, a qualche centimetro da lui.

- Non ho fatto assolutamente niente! - ride Fred, tranquillamente, passandosi una mano fra i capelli. Ed è mentre la risata rimbomba nella testa di Hermione, che lei è sempre più sicura di voler impalare Silente da qualche parte, - La prossima volta, bussa e vedrai che non succederà nulla. -

- La prossima volta, cambiati in bagno come ogni persona. - taglia corto lei, interrompendo il gioco di sguardi iniziato poco prima.

Mentre lei si rintana con il pigiama nell’unica altra stanza della camera, Fred rimane fuori a sospirare, buttandosi poi sul letto.

Perché proprio Hermione? Quell’Hermione che, nota, nelle sue braccia è straordinariamente piccola e che, a quanto pare, si incastra molto bene. Scuote il capo, cercando di abbandonare quei pensieri, e si gira dall’altra parte del letto. Sarebbe stata una lunga notte.


- Ho dormito come un angelo in quel letto. - chiarifica Neville, quando Harry si siede al tuo fianco, - La tua notte come è andata? -

Il prescelto alza gli occhi verso Ron, che lo guarda immediatamente, desideroso di sapere com'è andata la prima nottata con la sorella, - Io? Tutto bene. -

Omettere di non essere riuscito a prendere sonno per qualche tempo non era il luogo e nemmeno la persona giusta a cui rivelarlo. Perché era vero, pensare di dormire a fianco di Ginny, a così pochi metri da lei, nella stessa stanza, sembrava qualcosa di estremamente surreale.

Prima di poter instaurare un nuovo discorso, le due ragazze si siedono alla tavola dei Grifondoro, non degnando i tre di un minimo sguardo, troppo prese dalla loro conversazione.

- E quindi te ne sei andata? - chiede Ginny, versandosi il succo di Zucca, cercando di reprimere una risata.

- Non è divertente. - sussurra Hermione, rubando il bicchiere che l’altra ha appena finito di versare come segno di protesta.

- Scusate, esistiamo anche noi. - Ron reclama attenzione, già allo stremo delle sue forze. Aveva dormito male: da una parte Harry lo aveva tenuto sveglio perché sì, insomma… Era in camera con Ginny. E poi c’era Hermione, di cui non era nemmeno sicuro di essere innamorato, ma che era rinchiusa in una stanza con uno dei suoi fratelli più pestiferi.

Ginny fa un breve cenno della mano, ma Hermione viene distratta da Fred, che le ruba velocemente lo stesso bicchiere che precedentemente lei aveva sottratto all’amica.

- Quello è mio! - dice severa verso il ragazzo, che si è appena materializzato dietro di lei.

- In verità sarebbe mio. - corregge Ginny, appoggiando la guancia alla mano, alzando gli occhi al cielo, mentre Harry, guardandola, nasconde a malapena un sorriso.

- Avevo sete. - si scusa con lei, dopo aver bevuto tutto il succo e aver appoggiato il contenitore sul tavolo.

- Potevi versartelo da solo. -

- Era il tuo pegno per aver guardato troppo ieri sera. - le sussurra all’orecchio, stroppicciandole poi i capelli, lasciandola a bocca aperta, dirigendosi infine verso il gemello, che è seduto a fianco ad Angelina, la sua - con grande fortuna - compagna di stanza.

Hermione distoglie lo sguardo, sbuffando arrabbiata, cercando di mantenere la calma: se avesse messo le mani su Silente e, a questo punto anche su Fred, sarebbero morti entrambi.


- Hai dormito bene ieri sera? - Harry si affianca alla più piccola Weasley, appena la becca in corridoio, mentre sta camminando da sola verso la prossima aula di lezione.

Annuisce piano, sorridendogli, - Tu, tutto bene? -

Ad Harry le parole muoiono in gola: ha dormito come se fosse stato in paradiso solamente perché lei era con lui. Comincia a torturare il libro che ha tra le mani, ma alla fine riesce a tornare in sé stesso, - Non ho mai dormito meglio. -

Ginny ride e il Prescelto, è sicuro, che quella risata abbia avuto una lunghezza eterna, così lunga da permettergli di contare tutte le lentiggini sul suo volto. Distoglie lo sguardo, per evitare di arrossire e prende un bel respiro.

- Senti… - azzardano entrambi, zittendosi poi pochi attimi dopo.

- Te lo dico un’altra volta. - taglia corto lui, incapace di starle ancora accanto, perché il cuore gli sta scoppiando nel petto, - Ci vediamo stasera, buone lezione Ginny. -

 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


 

He chose me - Capitolo tre



La lezione, costata Hermione, sembra essere volata via come il vento: riguarda le pagine piene di appunti e si chiede, ingenuamente, quante ne avrebbe dovute scrivere prima della fine dell’anno. Sospira infine, chiudendo il taccuino e seguendo Ron con lo sguardo, che si alza dal suo posto e raggiunge velocemente Harry.

- Perché sgattaiolate via? - chiedi ai due, appena riesce a raggiungerli nel corridoio, ricolmo di studenti. Harry la guarda, implorando un aiuto, desideroso di uscire da quella situazione scomoda e, prima che lei riesca anche solo a cogliere la richiesta, è Ron che parla.

- Devo fare un discorso a Harry. - dice pratico, implorando alla ragazza di lasciarli soli fino alla prossima lezione.

- Io sono sicura che quel discorso ad Harry non serva. - commenta Hermione, ridendo appena: a volte Ron le sembrava proprio un bambino, uno di quelli che diventa geloso se gli si viene sottratto il suo giocattolo preferito, quello che ama e che vorrebbe sempre proteggere.

- Meglio prevenire che curare. - Ron stringe al petto i libri dell’ultima lezione, - E sappi che nemmeno tu scamperai. -

Hermione alza gli occhi al cielo, sistemando la tracolla e osservando, felicemente, la figura di Harry che si allontana in silenzio, mentre l’amico è distratto. Un “grazie” velato si dipinge sulle labbra in direzione della compagna, qualche secondo prima di scomparire dietro l’angolo, per non tornare più.

- Ronald, non ho bisogno di nessun discorso: sono stata messa in camera con tuo fratello e non hai modo di cambiare le cose e, comunque, sono libera di vivere la mia vita come voglio. - chiarisce, facendo comparire un veloce sorriso sulle labbra, prima di abbandonare anche lei il più giovane dei Weasley, rimasto solo nel corridoio ormai vuoto.

 

- Fred. - la mano di George si muove veloce davanti agli occhi del fratello, che per l’ennesima volta sbadiglia, - Devo trovare un modo per tirarti fuori da questa situazione: stare in camera con la Granger ti fa diventare noioso. - dice poi, infilando le mani nelle tasche.

- Non mi sento noioso, mi sento assonnato. -

- Da quando in qua non riesci a prendere sonno? - George si ferma in mezzo al corridoio, sorridendo al fratello, - Di la verità, ti manco? -

- Mi manca Lee. - sbotta Fred, girandosi a guardarlo con il sorriso più malizioso che può sfoggiare.

Quando Angelina li trova, li vede lottare amichevolmente in uno dei corridoi del terzo piano, mentre la luce del sole entra feroce da una delle enormi finestre.

- Non vi posso mai lasciare soli. - commenta, passandosi una mano sul volto, mentre nasconde un breve sorriso.

- Non mi devi mai lasciare solo, ti correggo Angie cara. - George le si avvicina, sorridendo per un attimo al fratello, mettendole poi un braccio intorno alle spalle.

- Ve la state spassando troppo voi due. - sottolinea Fred, mettendosi a posto la cravatta sgualcita.

- Divertirsi non è un crimine. - Angelina si gira verso il suo ragazzo, prendendogli poi la mano penzolante, - Ed è anche piuttosto soddisfacente. -

- Siete disgustosi. -

- Disgustosi, ma felici e soddisfatti. - conclude George, mentre l’ennesimo rintocco dell’orologio suggerisce l’inizio della prossima lezione.

 

- Non ti perdono di essertene sgattaiolato via. - Harry alza gli occhi al cielo, nella speranza che Ron possa cambiare argomento, - Volevo solo dirti di stare attento e che, ecco, sono felice che ci sia finito tu in stanza con Ginny, sai, invece che con tutti gli altri. - Il rosso addenta un pezzo di Ape Frizzola e scrive un paio di parole sulla sua pergamena.

Harry vorrebbe dirglielo che non è che sia un bene, ma che possibilmente potrebbe essere la cosa peggiore: perché Ginny è bella, è popolare, è intelligente e ama il Quidditch tanto quando lo ama lui. E insomma, ad Harry, Ginny piace proprio. Però le parole gli muoiono ancora una volta nella gola, incapace di dire la verità, possibilmente sapendo di distruggere la minima sanità mentale di Ron rimasta.

- Afferrato il concetto, scusa. - sussurra, chiudendo il libro che ha tra le mani, - Dove pensi che sia Hermione? Anche lei dovrebbe aver finito le sue lezioni. -

Ed Hermione le aveva anche finite le sue lezioni, ma prima di tornare in Sala Comune si era imbarcata in Lavanda Brown, che l’aveva costretta a sputare il sacco.

- Quindi… Di che Weasley si tratta? - le chiede, sistemando la coda che ha in testa, per farla risaltare al meglio.

- Di cosa stai parlando, Lavanda? -

- Con quale dei fratelli Weasley sei finita in camera? Oh, magari è Ginny… Dimmi che è Ginny. - il tono di Lavanda ha una nota talmente implorante che Hermione comincia a sospettare il peggio, ma prende un bel respiro e si sforza di essere educata.

- Con uno dei gemelli. - dice, mettendosi a posto la tracolla, accorgendosi per un attimo come sia strano non aver detto…

- Fred, è in camera con Fred. - chiarisce appunto Ginny, sbucando da dietro l’angolo con un sorriso a trentadue denti, - Quindi sei completamente libera di dedicarti a Ron. -

- Ron? - la voce di Hermione è fin troppo sorpresa, tant’è che le altre due ragazze la guardano immediatamente,  - Avete frainteso, nono. Felicitazioni e buona fortuna. - si affretta a dire, spostando una ciocca dietro ai capelli.

- Non diteglielo per favore. - conclude Lavanda, mentre le sue guance si colorano di un leggero rosso.

 

- Sei tornata tardi. - constata Fred, mentre chiude il libro che sta leggendo. E’ già passata la mezzanotte quando Hermione entra in camera, cercando di fare il minimo del rumore, per non infastidire il suo compagno.

- Dovevo fare il giro dei corridoi. - si scusa, appoggiando la cravatta e la bacchetta sul comodino, rovistando sotto il cuscino per cercare il pigiama, - Come mai non dormi? -

Fred alza le spalle, davvero insicuro di poterle dare una risposta. Il punto era che quando era entrato in camera l’occhio gli era caduto sulla parte di camera di Hermione e aveva pensato al suo viso mentre dorme, quello che ha sbirciato la mattina prima di uscire, o al suo profumo di pulito o ai suoi libri ben disposti sulla scrivania o altre mille cose e, per un motivo o per l’altro, non poteva e non riusciva proprio a dormire.

- Beh, almeno non ho corso il rischio di svegliarti, ti avviserò in futuro comunque, se dovessi tornare tardi. - dice sorridendo lei, avanzando verso il bagno. E mentre si avvia, gli occhi non li stacca da Fred, quel Fred che le sorride di rimando, che ha in mano lo stesso libro di incantesimi che aveva consultato lei qualche tempo prima.

- Ti piace? - gli intima, con la maniglia della porta ancora in mano.

Fred annuisce, cercando la pagina da lui segnata il pomeriggio, - E’ molto interessante, ma non mi riesce bene questo qua. -

Ed Hermione abbandona l’idea di cambiarsi e di fare qualsiasi altra cosa: in mente adesso ha solo di prendere la sua bacchetta.

- La devi muovere così, se no non ti verrà mai. -

- Ma non c’è scritto. - si lamenta Fred, rileggendo un paio di righe prima, sicuro di non essersi perso niente.

Hermione nega sorridendo, perchè sa benissimo che il libro non lo dice, e si ricorda la sua ora persa a cercare la risposta in libreria, ma questo non glielo dice, non le sembra una cosa divertente, - Tutta questione di pratica. - sparisce poi in bagno, recuperando il pigiama nel tragitto.

Quando oramai è pronta ed esce, Fred è ancora sveglio, seduto sull’orlo del letto, ad aspettare, - Quanto ci hai messo a trovare la risposta in libreria? -

Le guance di Hermione arrossiscono appena, - Andiamo a dormire. -

 

Quando Ron scende in Sala Grande, pronto per l’ennesima colazione, ad aspettarlo trova Lavanda, che lo guarda sorridendo e lo saluta già da lontano.

- Ti serve qualcosa? - le chiede, del tutto sorpreso, mentre entrambi si dirigono verso la tavolata dei Grifondoro.

- Pensavo che, se ti va, potevamo fare colazione insieme. - si affretta a dire lei, sedendosi poi, con il volto arrossato.

Ron all’inizio non capisce cosa gli sia appena stato comunicato, ma quando lo comprende, anche le sua orecchie si scaldano: una ragazza gli ha appena chiesto di fare qualcosa insieme?

Si siede a fianco a lei, impacciato per una delle prime volte, confuso su cosa poter mangiare davanti a lei, spaventato forse che, se scegliesse troppo cibo, lei ne rimarrebbe disgustata.

Eppure Lavanda lo osserva già da qualche tempo, non serve che lui faccia finta di essere qualcuno che non è: Ron le piace com'è sempre stato, ma ha troppo paura per dirlo e così, quando lo vede mettere nel suo piatto solo un paio di cose, si sforza di riempire il suo di piatto, per aiutarlo a sciogliersi.

- Perché Ron sta mangiando con Lavanda Brown? - chiede Harry, osservando il suo amico a qualche decina di posti lontano da lui.

- Perché non dovrebbe? - sussurra Ginny, facendo sparire le labbra nella tazza che ha davanti.

Hermione evita l’argomento, girando la pagina del libro che ha scelto di portare a tavola, addentando una fetta di pane.

- Solo che… Da quando? -

- Non dovresti chiederlo a noi, non ne sappiamo niente. - continua Ginny a bassa voce, mentre la bevanda le va di traverso, - Giuro che noi non sappiamo niente. -

Hermione chiude il libro che ha davanti, comprendendo di dover dare una mano alla sua amica, - Questa è la prima volta che li vedo mangiare la colazione insieme, suppongo sia da oggi e Ron non avrà avuto modo di avvisarci perché sarà stata una cosa organizzata su due piedi. -

- Scusa? - Ginny si sporge verso di lei.

- Ron ha le orecchie arrossate, è imbarazzato, è stato preso di sorpresa. -  dice Hermione, sorridendo appena, svuotando il suo bicchiere di succo.

Harry la guarda e poi fissa gli occhi su Ron, - E a te sta bene? -

Lei annuisce, finendo la sua fetta di pane, - Certo che mi sta bene. -

 

Angolo autore:
Grazie per tutti per quelli che hanno letto e seguito la mia storia, spero che continui a piacervi: in ogni caso, il meglio sta per arrivare! 
Jabba

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


 

Chose me - Capitolo quattro



- Prevedono pioggia stasera. - si lagna Ginny, appoggiando la testa contro il divano.

- Mica devi uscire. - le risponde Ron, spostando una pedina sulla scacchiera.

- Però piove, sono sempre triste quando piove. -

- Harry. - chiama il rosso, dopo che ha concluso la sua mossa, - Promettimi di tenere impegnata Ginny con qualcosa stasera, così che almeno non sia triste e possa andare a dormire tranquilla. -

Ed il Prescelto, che già era insicuro della sua mossa, adesso è confuso: cerca di non spostare gli occhi verso la ragazza che gli piace, ma allo stesso tempo non riesce ad aprire bocca.

Ginny invece arrossisce appena sulle guance, allontanando dalla mente la conversazione che avevano avuto in corridoio qualche giorno prima lei ed Harry, una conversazione che poi non erano mai riusciti a portare avanti, a causa della mole di compiti.

- Di che parlate? - si intromette Hermione, appena apparsa dal dipinto.

- Stasera piove. -  si sforza di dire Harry, sbagliando la mossa che non aveva nemmeno ragionato, regalando l’ennesima vittoria all’amico.

Che poi il termine “pioggia” sarebbe anche stato riduttivo, perché a sera inoltrata una leggera pioggierellina si era presto trasformata in una tempesta, con tanto di fulmini e lampi.

- Quello che ha detto oggi Ron… - cerca di aprire il discorso Harry, mettendosi a posto la manica del pigiama.

- Oh, lascia stare, non mi serve qualcuno che mi tenga impegnata davvero. - abbozza un sorriso Ginny, continuando a pettinarsi i capelli lunghi.

- Beh, me lo ha fatto promettere. - le parole pronunciate dal prescelto sono così sbalorditive, che nemmeno lui ci crede per un attimo. Lei smette di sciogliere i nodi delle sue ciocche e fissa gli occhi sul suo compagno di stanza, incuriosita.

- Cosa pensavi di fare? - gli chiede, allargando il suo sorriso e sedendosi sul letto del ragazzo. Un’altra mossa che, agli occhi di entrambi, è troppo impulsiva. Impulsiva come il bacio che Harry le lascia sulle labbra, poco dopo essersela trovata davanti, - Per tenerti impegnata. - si scusa poi, assaporando la sua bocca per una seconda volta.

 

- Ti ho visto fare colazione con Lavanda stamattina. - grida Neville dal bagno, per cercare di farsi sentire mentre si sta lavando il viso.

Ron si avvicina, stropicciandosi i capelli, - Me lo ha chiesto lei. - è l’unica cosa che riesce a dire, forse perché ancora troppo sorpreso ed emozionato. Era stata una buona colazione comunque, divertente e senza pensieri.

- Piaciuto? - gli chiede Neville, mentre si sta asciugando il volto pulito.

Ron annuisce sorridente, tornando verso il suo letto, pensando al sorriso di Lavanda quando si era sporcata le labbra con il succo di zucca o la sua risata, mentre le racconta della volta che ha passato un pomeriggio a vomitare lumache.

- Sai giocare a scacchi? - chiede poi a Neville, quando l’ennesimo tuono gli impedisce di prendere sonno.

- Vuoi essere battuto? -

- Ho vinto almeno un centinaio di partite contro Harry, non penso che tu possa farmi paura. -

- Contro Harry, non contro di me. -

 

Quando l’ennesimo tuono squarcia il cielo, la finestra vicino al letto di Fred trema pericolosamente.

- Non dovresti stare lì, non è sicuro. - sospira Hermione, finendo di ricontrollare la pergamena da consegnare alla McGranitt.

- Non credo di avere molte altre alternative, magari la scrivania, ma preferirei un caldo e comodo letto. -

- Hanno detto che stanotte si alzerà il vento. - continua Hermione, fissando gli occhi verso il suo compagno di stanza.

- Stai cercando di spaventarmi? - Fred si siede a guardarla, mentre un lampo illumina la stanza.

- Dovresti essere già spaventato di tuo, io in quel letto non dormirei nemmeno se mi pagassero milioni di galoni. -

- E che faresti? - Fred ride, beffardo, appoggiandosi alla parete dietro di lui, continuando a fissare la ragazza dall’altra parte della stanza, che arrossisce.

- Ti chiederei di poter dormire nel tuo. - sussurra, accarezzando la sua piuma preferita, consapevole di essersi infilata in una brutta conversazione.

- Sfrattandomi? Sei proprio senza cuore. - Fred adesso ride, passandosi una mano tra i capelli rossastri.

- Non… Ah, lascia stare. - conclude lei, alzando gli occhi al cielo ed infilandosi sotto le lenzuola, dandogli le spalle.

- Mi avresti chiesto di dormire con me nel mio letto? - le chiede Fred, alzando il tono della voce, per assicurarsi che la domanda arrivi alle orecchie della sua compagna di stanza.

- Se fossi in pericolo, cer… - non fa in tempo a finire la frase, che il vento fa tremare per l’ennesima volta i vetri della camera.

- Posso dormire con te stanotte, Hermione? -

 

- Stracciato, Neville mi ha stracciato a scacchi. - il tono di Ron è ricolmo di vera tristezza, mentre appoggia la testa sulla spalla di Harry e allontana il piatto ricolmo della colazione.

- Domani ti farò vincere. -  promette il suo compagno di stanza, mentre batte il cinque a Ginny, seriamente impressionata, - Almeno voi siete riusciti a dormire? - chiede poi agli altri due, servendo del succo a Ron, per fargli passare la tristezza.

Gli sguardi di Ginny e di Harry si incrociano velocemente, colpevoli, dannatamente colpevoli e si allontanano subito dopo, per evitare di palesare qualcosa che per adesso vogliono tenere per loro, - I tuoni mi hanno tenuta alzata per qualche ora, ma poi ho preso sonno lo stesso, Harry era già nel mondo dei sogni da qualche tempo. - ride lei, alzando le spalle.

Ron tira un pugno sulla spalla di Harry, - Ti avevo detto di tenerla impegnata, non di andartene a dormire. - lo rimprovera, accennando poi un sorriso genuino.

- Avete visto Fred? - George spunta improvvisamente dietro di loro, stropicciando amorevolmente i capelli della sorella.

- Adesso che ci penso non è scesa nemmeno Hermione. - nota Harry, lanciando l’occhio al posto che le avevano tenuto occupato qualche minuto prima.

- Staranno per scendere. - ipotizza Ron, mascherando con la mano uno sbadiglio e salutando con l’altra Lavanda, dall’altra parte del tavolo.

 

Hermione e Fred non stanno per scendere, non hanno pensato di scendere nemmeno per un secondo: non era il momento di scendere.

Si erano svegliati nello stesso letto, abbracciati a cucchiaio, Hermione infilata nel buco che il corpo di Fred le aveva lasciato libero, troppo a contatto con quel petto che aveva già visto senza maglietta.

Ma al di là di esserselo trovato così vicino, in un letto anche abbastanza grande, il guaio era che, effettivamente, durante le notte la finestra si era leggermente incrinata.

- Fred, avevo ragione. -  gli dice, strattonandolo, - Avevo ragione. -

Lui, completamente disorientato, vorrebbe dirle di tornare a dormire, ma alla fine si sforza di guardare verso il muro, osservando poi qualche pezzetto di vetro a terra. Si ricorda poi che Hermione è sopra di lui, appoggiata alla sua spalla, mentre sposta lo sguardo sorridente dal suo volto alla finestra e quindi fissa la sua attenzione su di lei.

- Me lo rinfaccerai per tutta la vita? - le chiede, portandosi alla sua altezza, a qualche centimetro dal viso. Hermione arrossisce, mentre non riesce a staccare gli occhi da quelli del ragazzo.

- Non penso che sia necessario. - conclude infine, sorridendo, cercando di raggiungere la sponda del letto, per guardare che ore siano. Si sporge troppo, impacciata, perché gli occhi di Fred non si staccano da lei nemmeno per un secondo e finisce per perdere l’equilibrio e cadere.

Il braccio del ragazzo riesce ad evitare di farle toccare a terra, ma le lascia il tempo di guardare verso il suo orologio, per accorgersi che l’orario della colazione sta per finire.

- Siamo in ritardo, ci staranno cercando tutti! - esclama, riprendendo l’equilibrio, correndo verso l’uniforme, pronta a cambiarsi sul posto. Per nessuno dei due è chiaro chi questi “tutti” siano, ma è buon espediente per uscire da una situazione complessa, complicata, imbarazzante, diversa.

- Posso tenere gli occhi aperti o preferisci che vada in bagno? - chiede Fred, appoggiando la testa sul braccio, distendendosi per godersi al meglio lo spettacolo.

C’era da dire che, se Hermione non si era nemmeno resa conto di essere stata sorretta dalla forza di Fred, lui aveva sentito tra le sue braccia un corpo leggero, snello, così piccolo, ma allo stesso tempo bello da abbracciare.

- Fred, piuttosto che perdere tempo, vedi di riparare il vetro. - dice Hermione, arrossendo palesemente sulle guance, rendendosi improvvisamente conto di tutto quello che era successo, cercando di scacciare dalla mente il numero delle lentiggini del gemello.

 

- Ti credevo morta. - Harry fissa Hermione, che compare al suo fianco nel corridoio, provando a mettere a posto la tracolla.

- E’ bello vederti anche per me. - fa sarcasmo la ragazza, dando una forma ai capelli.

- Non hai sentito la sveglia? - le chiede Ron, sbadigliando per l’ennesima volta.

Hermione non è che non avesse sentito la sveglia, ma non l’aveva nemmeno impostata, troppo presa a controllare il battito del suo cuore, mentre la sua schiena era a contatto con quella di Fred. La sveglia non esisteva nella sua mente, non era nulla, tutto era Fred, il suo respiro, il suo profumo.

Scuote il capo, accorgendosi di aver lasciato vagare i pensieri più del dovuto, - Si era rotta la finestra della camera e ho dovuto ripararla, tutto qui. -

- Ci vogliono letteralmente due secondi per ripararlo, tu hai saltato un’intera colazione, Hermione. - le fa notare Harry, sorridendole.

E se lei avesse potuto uccidere qualcuno, oltre a Silente e a Fred, adesso avrebbe aggiunto anche il suo migliore amico.

- Me lo ero dimenticata, a volte può capitare. - sbotta con ansia, aumentando il passo: si sente schiacciata da tutti i lati, mentre l’unica cosa che pensa è che ha dormito con Fred Weasley e si chiede se, chi la sta guardando in faccia, lo riesce a capire che ha davvero dormito con Fred Weasley.

Ron lancia uno sguardo a Harry, intimandogli silenziosamente la pazzia dell’amica, seguendola poi nell’aula di lezione.

 

- Quando ieri ti ho lasciato, non mi sembravi stupido, ti ha colpito un tuono? - George si piazza davanti a Fred, che sta ancora cercando di mettersi a posto quella maledetta cravatta, che oggi non sembra proprio voler stare al suo posto.

- E’ bello vedere anche te. - risponde sorridendo Fred, trattenendo a mala pena una risata.

- Hai litigato con la cravatta? - insinua di nuovo il gemello, liberando le sue mani e aiutando l’altro a sistemarsi, per sembrare almeno decente: non può certo permettere che la sua brutta coppia vada in giro trasandato.

- Hai mangiato simpatia a colazione? -

- Io almeno colazione l’ho fatta. - conclude George, dando un paio di schiaffetti sulla guancia del fratello, - Non è che la Granger ti ha stregato? O che hai battuto la testa contro uno stipite? Siamo alti, dobbiamo stare… -

- Si è rotta la finestra in camera, quella sopra il mio letto, allora ho dormito con Hermione, ma non abbiamo sentito la sveglia e quindi abbiamo fatto tardi. - confessa Fred, provando una strana morsa al cuore, pronunciando il nome della sua compagna di stanza.

- Hermione? Hai dormito con Hermione? - sussurra George, non riuscendo a trattenere un sorriso beffardo, desideroso di voler sapere di più, di conoscere gli ultimi gossip della famiglia, ma Fred comincia ad avanzare verso l’aula, - Non mi puoi lasciare a bocca asciutta.-

- Ti ho detto tutto quello che dovevo dirti. - conclude l’altro, alzando le braccia al cielo, per poi fermarsi poco più avanti, girandosi indietro, - Però sono contento di non aver fatto colazione. -

 



Ecco qui, con straordinaria velocità, il nuovo capitolo. 
Un grazie in particolare a Sia_ e Chris_88 e a tutti quelli che seguono la storia. 
Fatemi sapere se vi piace, 
Jabba

 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


 

Chose me - Capitolo cinque



- Ho baciato Harry Potter. Ho baciato Harry Potter. Ho baciato Harry Potter. - continua a sussurrare allo specchio Ginny, ricordandosi di respirare.

- E avevi intenzione di non dirmi nulla? - una voce la sorprende alle spalle, ma appena Hermione compare alla sua vista, il cuore della giovane si tranquillizza.

- Non ho avuto modo, non ti trovavo da nessuna parte. - Logico che non la trovasse, la più grande delle due aveva passato tutto il giorno in libreria, nel disperato tentativo di eliminare i propri pensieri.

- Ero occupata con qualche compito. - si scusa, avanzando nella stanza e sedendosi sul letto di Ginny, aspettando che anche l’amica la raggiunga, - Allora? -

- Beh, ieri sera ero seduta a fianco a lui, nella sua parte di stanza, e mi ha baciato un paio di volte. - le guance della giovane Weasley palesano la sua felicità, - Poi abbiamo parlato un po’ di Quidditch e prima di andare a letto sono riuscita a strappargli un altro paio di baci. - confessa, giocando con le proprie dita.

Hermione sorride  all’amica, che finalmente era riuscita a coronare uno dei suoi sogni: non aveva mai smesso di parlare di Harry da quando la conosceva. Lui esisteva e Ginny era felice, lui parlava e Ginny pendeva dalle sue labbra, lui la guardava e Ginny era in paradiso.

Ed ora che Harry l’aveva baciata, è sicura che Ginny sia diventata un angelo.

 

- Dovresti smetterla di parlare di Lavanda con me e andare a parlare con lei. - si dispera Harry, chiudendo il libro, consapevole di non poter riuscire a leggere. Prega con gli occhi l’amico di lasciarlo in pace: ha già troppi pensieri con cui avere a che fare, non può fare la buona faccia a cattivo gioco.

Deve confessare di aver baciato Ginny a Ron, ma non sa come farlo, perché farlo, dove farlo. L’amico, annuisce alla sua esclamazione, - Hai ragione, devo andare a parlare con Lavanda… Ma se poi non si diverte? - chiede, ripensandoci.

- Tu sei divertente. - suggerisce Hermione, scendendo dal dormitorio, - Dovresti buttarti. -

Ron la guarda, sorridendole dal profondo del cuore: se anche lei glielo consigliava, allora era proprio una cosa che non si doveva rimandare. Si alza, lancia lo sguardo per la Sala Comune, fino a che non la individua in un angolo a parlare con qualche altra ragazza e si fa coraggio, andando verso di lei.

- Grazie, Hermione. - le sussurra Harry, riaprendo il libro, buttando gli occhi tra le righe.

Lei nega, - Come glielo dirai? -

Harry chiude di nuovo la sua lettura, mentre serra la bocca palesamente imbarazzato, - Te lo ha già detto? -  

- Stava sussurrando di aver fatto una certa cosa con una certa persona davanti allo specchio prima, avresti dovuto vedere che sorriso. -

Harry non riesce a non rallegrarsi, maledicendosi, - Non lo so come glielo dico. - sbotta infine, girandosi il libro tra le mani, preso dalla disperazione.

- Lo uccideremo. - constata lei, lasciandosi sprofondare nel divano.

- Tu che hai fatto? - Harry la guarda, mettendosi a posto gli occhiali, facendosi scappare una risata.

Hermione, dal canto suo, si sorprendere: da dove era uscito? Riesce comunque a incrociare le mani al petto, - Sono vostra complice, ho anche io la mia colpa. - spiega tranquilla, mimando ad Harry di poter continuare a studiare.

E mentre lui la asseconda e Ron fa ridere Lavanda dall’altra parte della stanza e Ginny è ancora davanti allo specchio a dire che ha baciato il prescelto, gli occhi di Hermione corrono verso Fred, che è appena arrivato con George.

E lo sguardo viene ricambiato, per un secondo, un minimo secondo. Si guardano e tutti gli altri, intenti nei loro pensieri, non fissano quella scintilla che vola nell’aria e colpisce entrambi che, confusi, distolgono lo sguardo.

 

- Lavanda è proprio forte. - esordisce Ron, buttandosi sul letto con un sorriso a trentadue denti.

Neville, dall’altra parte della stanza, alza gli occhi verso di lui, chiudendo il suo libro di botanica, ben contento di staccare la testa per qualche secondo, prima di andare a dormire.

- Ti piace? -

Ron si alza sul gomito, con le orecchie arrossate, - Voglio dire, prima c’era Hermione, ma Lavanda è… è diversa. Ma è diversa in buono, anche se entrambe sono stupende. Lavanda è interessante. -

Neville sorride, appoggiando la sua lettura sul comodino, stiracchiandosi, - Chiedile di uscire. -

Ron non risponde, improvvisamente sorpreso da quel consiglio: era arrivato il momento di mettersi in gioco. Se Lavanda era quella giusta, si sarebbe divertito, le avrebbe detto che poteva davvero piacerle, che stava bene con lei.

Si ributta sul letto, con le mani chiuse sul petto, sussurrando quel nuovo nome, constatando che sì, gli piaceva pronunciarlo.

 

Quando Fred entra in camera, verso tardi, Hermione è già andata a letto. Dà le spalle alla parte di stanza del ragazzo e non lo sente rientrare.

E’ un bene, perché glielo avrebbe fatto notare, gli avrebbe detto che non si fa, che ci sono regole che si devono rispettare e non si può proprio.

- Sei proprio una perfettina. - sussurra lui, allargando le labbra in un sorriso, pensando alla sua voce, al suo volto crucciato. Si avvicina poi, per rimboccarle le coperte, che si sono già  sgualcite nelle poche ore di sonno e osserva i capelli scomposti sul suo volto.

Non resiste, glieli sposta, per osservare meglio il suo profilo dolce, bello, interessante. Si alza infine, mettendosi una mano nella tasca e scompigliandosi i capelli con l’altra.

Miseriaccia.

 

La prima ad aprire gli occhi è Hermione, che alzandosi sposta immediatamente lo sguardo sul suo compagno di stanza, che è nel suo letto, assopito come un bambino. Se fosse sempre così, se non se ne andasse in giro a notte fonda, se non facesse tutti quegli scherzi, sarebbe… Come sarebbe, Hermione?

Scuote i ricci, spostando lo sguardo, messa in difficoltà per l’ennesima volta: da quando? Come? Perché? Sospira, mettendosi a fare il letto in tutta fretta, cercando di essere pronta il prima possibile per scappare da quei pensieri pressanti. Tieniti impegnata, Hermione, che è meglio. E’ meglio, vero?

 

- Buongiorno. - lo stuzzica Ginny, avvicinandosi al letto del prescelto, accovacciandosi a terra a qualche centimetro dal cuscino. Harry si gira verso di lei, dimenticando di infilarsi degli occhiali inutili: sa come è il volto della ragazza che gli piace, sa che è bello, lo conosce a memoria. Sa dove sta il suo piccolo naso e glielo accarezza, conosce quelle guance morbide e ci passa le dita, solleticandola e ha imparato anche la posizione delle sue labbra.

- Buongiorno. - le risponde, sollevandosi poi in posizione seduta, stiracchiandosi, mentre uno sbadiglio gli scappa dalle labbra, - E’ per forza un buongiorno se quando apro gli occhi ti trovo davanti. -

Ginny sorride, cercando di nascondere un palese arrossamento sulle guance, giocando poi con i bottoni del cuscino che si trova davanti, imbarazzata.

Harry le scompiglia i capelli, inarcandosi verso di lei, lasciandole un bacio sulla fronte.

- Lo penso anche io. - sussurra infine lei, sconfitta, desiderando rimanere così per tutto il giorno, per tutta l’eternità.

 

George si stiracchia, guardando fuori dalla finestra, mentre i primi fiocchi di neve cadono dalla finestra: sono già passati due mesi da quando convive con Angelina?

Due mesi da quando la bacia ogni settimana, da quando ci parla ogni secondo della giornata e da quando non riesce, è proprio impossibile, farne a meno.

Quando era entrato in camera per la prima volta e l'aveva vista davanti al letto, aveva lasciato andare a terra la valigia e si era avvicinato a lei, prendendole il volto tra le mani, baciandola e baciandola sempre di più, incastrandola contro il muro.

E lei si era insinuata sotto il suo maglione, ridendo ai suoi sospiri, complimentandosi per quei capelli rossastri, per quella bocca così esperta e chiedendo, per la prima volta, qualcosa di più. E George non é mai stato il tipo da tirarsi indietro: l’aveva trascinata per il fianco, portandola su uno dei due letti, senza smetterla di baciarla. Poi le aveva infilato lui la mano sotto la maglietta, cercando quel seno rotondo, che avrebbe sempre voluto accarezzare, giocando con il suo capezzolo già turgido.

- Due mesi - si dice, nascondendo un sorriso, mentre l’intensità della neve fuori sta aumentano. Smette di pensare ad Angelina, quando dall’altra parte del corridoio spuntano Lavanda e Ron, mano nella mano, mentre lei cerca di rimettergli a posto il ciuffo sgangherato che dalla mattina non aveva minimamente pensato ad ubbidire.

- Servirebbe qualche incantesimo, credi che Hermione abbia qualcosa? - suggerisce infine lei sconfitta, sistemandosi il mantello. Di sicuro, Hermione di incantesimi ne aveva a bizzeffe, in lungo ed in largo, infiniti praticamente, ma da qualche giorno era finita in infermeria, raffreddata.

- Lasciala riposare, ho comunque un certo fascino con questo. - fa ironia Ron, mentre si indica il ciuffo, salutando poi con un gesto George, che torna a guardare verso la finestra, facendosi prendere da un brivido di freddo.

Due mesi da quando praticamente Ron si era fidanzato con Lavanda, da qualche parte nel castello e da quel momento i due erano stati entrambi inseparabili. Mai che, se ci fosse uno dei due, l’altro non lo seguisse.

Anime gemelle, cozze, ecco cos’è meglio chiamarle.

- Se ne sono andati? - gli chiede poi una voce da dietro, facendo finta di essere preoccupata.

- Piccioncino uno e due hanno appena girato l’angolo. - afferma, guardando con un sorriso Fred, che si avvicina, camminando rasente al muro.

- Troppo amore, sono disgustosi. - commenta, sistemandosi meglio la tracolla sulla spalla, facendo cenno al fratello di alzarsi, che è l’ora di seguire la prossima lezione.

- Dove sei stato? Mi hai lasciato tutto solo nel corridoio. - George incrocia le braccia al petto, facendo finta di essere stato offeso.

- Credevo dovessi vederti con Angelina. - si scusa l’altro, alzando le braccia verso l’aria, passandogli poi una mano fra i capelli, - Ti sono mancato? - Fred evita di dirgli che è passato due secondi in infermeria, per lasciare un libro ad Hermione, quel libro che era sicuro che lei stesse leggendo in camera prima di sentirsi male, ma l’aveva trovata addormentata.

- Mi manchi sempre. -

 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


 

Chose me - Capitolo sei

 

Harry e Ginny stanno ridendo alla tavolata, mentre tutti i loro amici non sono ancora arrivati. Non gli interessa sapere dove siano, è la prima volta che possono essere loro stessi anche davanti ad un piatto di cibo.

- E allora gli ho detto di stare calmo, che non può sempre essere il centro dell’attenzione. - conclude Ginny, servendosi un po’ di acqua.

- Ti ha ascoltato? - Harry la fissa dall’altra parte del tavolo, sorridendole, senza avere timore di far vedere qualcosa di intimo. Vuole sorriderle, vuole accarezzarle il volto, vuole baciarla, vuole sapere che cosa ha fatto lei in ogni minima parte della giornata.

- Figurati, si è girato dall’altra parte, continuando il suo fastidioso discorso sulle… -

- Di che parlate? - si intrufola Neville, scaldandosi le mani e sedendosi a fianco del ragazzo.

- Nulla di che. - tronca Harry, sorridendogli, - Tutto bene? -

- Adesso che si è messo a nevicare è più difficile cercare qualche erba in giro, quindi passo le mie giornate esclusivamente nella sera. Non è un granché - confessa, mentre gli occhi corrono verso Luna, che non riesce più ad incontrare così spesso, visto che passa tutto il suo tempo libero tra le piante.

- Resisti ancora qualche giorno, che tra poco iniziano le vacanze natalizie. - gli fa coraggio Ginny, che osserva la figura di Hermione comparire, - Sei tornata in vita? - le chiede, facendole posto.

L’altra annuisce, spostando gli occhi sul cibo davanti, - Mi era proprio mancato. - afferma, - Ron dov’è invece? -

- L’ho visto in giro con Lavanda da qualche, prima o poi arriverà anche lui, direi che comunque possiamo cominciare a mangiare. - constata Harry, sorridendo all’amica che è appena tornata: non la vedeva da qualche ora, perchè i compiti e Ginny lo avevano come dire… Davvero tenuto occupato.

Nessuno se lo fa ripetere due volte e quando Ron li raggiunge, sono quasi a metà delle loro pietanze, - Certo che potevate aspettarmi. - commenta amaramente, probabilmente offeso. Harry e Neville gli lasciano una pacca sulla spalla, accusando la sua lentezza, non la loro scelta.

- Ginny, sei stata tu portarmi un libro in infermeria? - sussurra Hermione all’amica, mentre gli altri sono occupati nelle loro conversazioni intricate, nella speranza di non farsi sentire da nessun’altro.

La rossa nega con il volto, poiché ha la bocca piena, ma quando finalmente è libera di parlare si sporge di nuovo verso di lei, - Chi credi sia stato? - il sorriso che ha sul volto è malizioso.

Prima di poterle rispondere, i gemelli si mettono a ridere dall’altra parte del tavolo, acquistando l’attenzione di qualche persone, compresa Hermione.

Me lo hai portato tu il libro Fred, vero?

 

- Quando saremo a casa non potremmo dividere la camera. - si lamenta Ginny, seduta all'estremità del letto del ragazzo.

- Ci stai già pensando? - le chiede Harry, sorridendole appena.

- Certo che ci penso! Oramai sono abituata ad addormentarmi con te a fianco, come posso resistere per più di una settimana? E poi la casa è piena di persone. -

Harry le se avvicina, facendole appoggiare la testa sulla spalla, per poi lasciarle un bacio sui capelli rossastri, - Vorrà dire che approfitteremo di tutti i momenti possibili. - le sussurra, prendendole la mano e accarezzandogliela.

 

- Verrai a casa nostra queste vacanze? - le chiede Fred, che di spalle sta mettendo a posto il suo armadio.

Il cuore di Hermione, quando lui le rivolge parola, perde un battito, - Me lo ha chiesto Ron qualche settimana fa, sto aspettando la lettera di mia madre. - dice, cercando di placare il suo tono di voce, ringraziando Merlino di non guardarlo in volto.

- Sarebbe bello averti lì. - continua lui, stringendo le labbra, per evitare di sorridere, - Certo, non mi potrai togliere nessun punto, ma penso che ti terrò impegnata. -

- Le chiamano vacanze per un motivo, non potremmo rilassarci? - Hermione alza gli occhi su di lui, che si gira a guardarla. In piedi entrambi, così vicini.

Sono tre mesi che vanno avanti a battute, a litigi, a sospiri, a silenzi imbarazzi. Vanno avanti a complimenti velati, a piccoli gesti: Hermione a volte gli lascia qualche appunto sugli incantesimi che lui prova in camera, Fred invece cerca di rispettare le regole il più possibile, ma con lei a fianco, a volte è difficile non toccarla, non baciarla, non accarezzarle i capelli.

Come si possono dire che vogliono dormire insieme ancora una volta? O che si desiderano ormai da troppo tempo?

Fred appoggia la sua fronte su quella di Hermione, che chiude gli occhi, imbarazzata: che cosa sta succedendo? Ma nessuno dei due ha il coraggio di fare una mossa, chi perché impacciato, chi per paura di non riuscire a staccare la labbra da quelle dell’altra.

- E’ tardi. - sussurra poi lui, dandole di nuovo le spalle, cercando di calmarsi, - Dovresti andare a dormire. -

Come se fosse facile dormire, adesso.

 

Quando Neville entra in camera quella sera, Lavanda è ancora a fianco a Ron, con la camicetta appena sbottonata e la sua cravatta è appoggiata sul comodino.

- Buonasera. - esordisce imbarazzato, mentre gli altri due si salutano con un breve bacio, separandosi per la notte.

- Come mai sei rientrato così tardi? Di solito a quest’ora ti sei già cambiato. - constata infine Ron, mentre il colore delle orecchie si attenua.

- Dovevo finire un compito di domani. - confessa Neville, sbadigliando. Logico come fosse indietro con i compiti, se dopo aver curato le piante, si fosse precipitato a chiaccherare con Luna, che lo stava aspettando da una decina di minuti, - Comunque non che ti sia dispiaciuto. - commenta infine, riferendosi a Lavanda.

- Solo questa volta. - si scusa, mentre il suo compagno di stanza gli lancia il cuscino in faccia, per poi iniziare una vera e propria battaglia. Mancavano pochi giorni prima delle vacanze, bisognava approfittare di ogni momento.

 

Angelina comincia a disegnare sul petto di George qualche cerchio, alzando poi il volto verso di lui, - E quindi finalmente posso evitare di vederti per qualche tempo. -

Il suo ragazzo si lascia scappare una risata soffocata, accarezzandole i capelli, - Il tuo tono è stranamente contento. -

Anche Angelina soffoca una risata, inarcandosi poi per cercare le labbra del ragazzo, nel disperato tentativo di fargli capire che no, non è felice di doversi seprare, ma che può sopravvivere.

- Vedrò di fare il possibile in questi giorni, in modo che tu non soffra troppo la mia mancanza. - le sussurra lui, spostandosi sopra di lei, per baciarla sulle labbra con passione una, due, tre volte. E non importa se questo ricordo servirà solo ad aumentare il desiderio e la mancanza, adesso si bramano entrambi. Angelina sorride, avvicinando il corpo del ragazzo al suo, attirandolo con le mani appoggiate sulla sua schiena.

- Vieni qui. - gli dice poi, spostando la mano verso il basso, insinuandosi nei pantaloni di George, per toccarlo. Il sospiro, mentre la mano fresca di lei lo tocca, si silenzia quando le labbra si toccano per l’ennesima volta.

La maglietta di Angelina cade a terra, presto seguita dal suo reggiseno. La bocca di lui si distanzia per un attimo, per andare ad inumidire i capezzoli induriti, aumentando il desiderio di lei, che gli abbassa i pantaloni, fino a farglieli scivolare giù dal letto, seguiti presto anche dalla sua gonna.

Le dita di George indugiano per un secondo sulla ragazza, fino a quando il suo volto non si imporpora, segno che è pronta a riceverlo dentro di lei.

Le sussurra di non fare rumore, entrando piano piano, aumentando ad ogni secondo la sua velocità, tornando qualche volta ad un ritmo più lento. Non c’erano dubbi, sarebbe stato ancora più terribile aspettare di rivedersi.

 

- Hai preso tutto? - Ginny si affianca ad Hermione, che spaesata si gira verso di lei, riportando la sua mente alla realtà.

- Credo di sì, ho ricontrollato un paio di volte per sicurezza. - commenta la più grande, mettendo in borsa la lettera dei suoi genitori, che le permettevano di passare il Natale a casa dei Weasley per la prima volta, - Tu? Hai preso tutti i libri? - indaga infine.

Ginny alza gli occhi al cielo, contenta che l’amica non si smentisca mai, - Tutti, puoi chiedere anche a Harry. -

- Cosa dovresti chiedermi? - si infila nella conversazione, dopo aver appoggiato i bagagli nella stiva del treno.

- Se ho preso tutti i libri, per non essere indietro con lo studio quando torno. -

- Sei incorreggibile, sono vacanze. - sbotta Ron, facendo due pacche sulla spalla dell’amica, che scrolla il viso, definitivamente sconfitta.

- Non provate a lamentarvi con me quando saremo tornati a scuola, non ho intenzione di darvi una mano. - Harry e Ron si guardano velocemente, consapevoli di quella bugia: Hermione non si sarebbe mai tirata indietro, li avrebbe aiutati a qualsiasi costo.

- Vado a salutare un attimo Lavanda, ci vediamo più tardi. - si congeda poi Ron, uscendo dallo scompartimento del treno dove sono seduti gli altri tre.

Hermione avrebbe volentieri seguito l’esempio, lasciando un attimo di intimità ai due davanti a lei, ma non ha altro posto dove andare. Sorride ai suoi amici, convincendosi poi ad alzarsi, facendo finta di dover andare a incontrare Luna, che è entrata poco prima di loro sul treno.

Non che sia un sacrificio indispensabile, perché poco dopo la partenza, Ginny è già crollata assopita sulla spalla di Harry, che si è messo a leggere la Gazzetta del Profeta.

Mentre Hermione cammina lungo il corridoio, alzando lo sguardo si trova davanti Fred, che sta cercando di raggiungere proprio la posizione opposta.

Da dentro gli scompartimenti, quelli che li stanno guardando - chi interessato, chi per noia - li osserva, mentre praticamente in silenzio cercano di evitare il minimo contatto. Fuori cercano di mascherare la più totale indifferenza, mentre dentro Fred vorrebbe solo fermarla lì in mezzo, fermarla contro la finestra e baciarla.

- Ci vediamo in camera. - gli dice Hermione infine, per congedarsi, arrossendo poi alle sue stesse parole, dimenticando di essere in viaggio verso la sua casa e non a scuola.

Fred si lascia scappare una risata contenuta, guardandola con una luce diversa negli occhi, - Saresti la benvenuta. - gli sussurra, per evitare di essere sentito da troppe persone, mimandogli poi un veloce “sempre”, prima di darle le spalle e continuare verso la sua destinazione.

Hermione, che da un po’ aveva eliminato i suoi pensieri omicidi, si ricorda di dovergeliela far pagare ancora, per quando l’ha presa tra le braccia, per tutte le frecciatine che le ha lanciato durante l’ora dei pasti e per i suoi misfatti. Miseriaccia, Fred, vattene via dalla mia testa.
 

Angolo autore: 
Come sempre, grazie. 
A chi legge, chi segue e a chi recenisce. Chercherò di rispondere a tutti quanti, lo prometto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, 

Jabba
 

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***



Chose me - Capitolo sette
 

- Ginny, smettila di guardarmi, non sono Harry. - sottolinea Hermione, chiudendo il libro che ha tra le mani, mentre l’amica butta il viso nel cuscino. 

- E’ un peccato che tu non lo sia. - sbuffa, cercando di scandire al meglio le parole. 

- Anche per me è un piacere averti come compagna di stanza. - il tono ironico della bruna riporta Ginny alla realtà, che si scusa e chiede perdono. 

- Non volevo, non lo faccio apposta. - dice, abbracciando il cuscino nel quale si era quasi soffocata poco prima, - Però è dura, è proprio bello. - 

- Avere in camera il tuo ragazzo? O Harry in generale? - 

- Abbassa la voce, prima che i miei fratelli abbiano infilato dette Orecchie Oblunghe anche nella nostra stanza! - le intima Ginny, sedendosi sul letto dell’amica, che rinuncia oramai a studiare l’ultimo capitolo. 

- Perché avrebbero dovuto? Di sicuro non siamo la loro fonte d'informazione preferita. -

- Io sono la loro preferita. - sottolinea la più giovane, prendendole la mano, - Harry in generale è proprio forte, più forte di quello che pensavo. Poi che sia il mio ragazzo è ancora meglio, è come uno di quei sogni. - 

Hermione alza un sopracciglio verso l’alto, più che dubbiosa, - Avere in camera il proprio ragazzo è… Un sogno? - pensa per un attimo a Fred, che fortunatamente adesso è rinchiuso nella sua camera con il gemello - a tramare qualcosa - e non riesce proprio a comprendere come sia bello stare in camera con qualcuno che è divertente e maledettamente intrigante, ma che allo stesso tempo è in grado di far aumentare il battito del cuore a mille, portando poi i vasi sanguigni del volto a dilatarsi, per colorare tutto il volto.

- Hermione? - Ginny le fa passare la mano davanti agli occhi, nel tentativo disperato di riportarla sulla terra, dato che non l’ha sentita parlare per gli ultimi dieci secondi, - Va tutto bene? - 

Scuote i ricci, sorridendole, - Stavo cercando di ricordare cosa avevo appena letto nel libro, perdonami, che stavi dicendo? - si salva, provando a ridarle l’attenzione. 

- Dicevo, all’inizio era imbarazzante, ma una volta che ci si… - la voce di Ginny si fa di nuovo attenuata, mentre la mente di Hermione pensa agli occhi di Fred che indugiano sul suo corpo ogni giorno o a quelli di lei che non possono evitare di cadere sul petto del ragazzo quando lui sta dormendo e la maglietta è alzata. 

- Hermione, ma che ti prende? - Ginny la riporta di nuovo alla realtà, osservando con dubbio le guance arrossate dell’amica, - Sputa il rospo. - 

 

- Ginny è fidanzata con Harry. - ripete per l’ennesima volta George, seduto in camera sua, giocando con l’Orecchio Oblungo che tiene nella mano. 

- Nostra sorella è sempre troppo avanti. - commenta Fred, sdraiandosi sul letto, osservando il soffitto grigiastro, - Forse dovremmo smettere di sentire, per la nostra sanità mentale. - suggerisce infine, guardando verso il gemello. 

- Sh, Hermione ha perso il filo per la seconda volta. - lo aggiorna però l’altro, portando l’orecchio alla conversazione delle due ragazze. 

- Vedo che mi ascolti sempre quando parlo. - continua Fred, andandosi a sedere a fianco al fratello, perchè, lo ammette, la curiosità lo sta mangiando dentro. 

 

- Non c’è nulla che non va. - continua Hermione, cercando di recuperare il suo libro, per scappare da quella conversazione, provando a nascondere il rossore. 

- Non è che la busta che hai messo in borsa oggi era di Krum? E’ così vero? Ti scrive ancora? - azzarda Ginny, alzandosi dal letto tutta raggiante, tirando l’amica con sé. 

Hermione osserva l'altra e sorride, mentre qualche camera più in alto il grido di Fred viene soffocato dalle mani pronte di George, che lo inducono al silenzio. 

- Non mi ha scritto Victor. - confessa, rimettendosi a sedere, - Però a volte il mio cuore va in iperventilazione e non lo riesco a controllare e allora mi chiedo… Mi chiedo ecco se io non mi sia… - le sue parole muoiono verso la fine, quando Ginny oramai è di nuovo a fianco a lei, con le mani che coprono un sorriso a trentadue denti.  

- Chi è? - le chiede trepidante di avere risposte, che le arrivano, perché Hermione gliele mima con la bocca. 

 

Le grida di Ginny si possono sentire anche senza l’orecchio che George tiene tra le mani e che, a malapena riesce a tenere stretto nella sua presa. 

- Tu lo hai sentito? - chiede Fred,osservando con una certa furia negli occhi il fratello, che nega con il volto, nascondendo l’orecchio dentro il cassetto del comodino, quando Ron entra nella loro camera, in compagnia di Harry, entrambi annoiati. 

- Che fate? - chiede il prescelto, sedendosi sul letto vuoto, passandosi una mano nei capelli. 

- Di certo non me la spasso con mia sorella. - George lo fissa negli occhi, sorridendo appena, mentre Ron fissa il suo migliore amico, piuttosto irritato. 

- Come? - 

- Avanti fratellino, stavamo solo dicendo che non stiamo passando del tempo con lei. - commenta Fred, avvicinandosi per scompigliare i capelli di Ron, facendo poi un’occhialino a Harry, che sorride imbarazzato, oramai sicuro che entrambi li abbiano scoperti. Vorrebbe chiedere come, ma si ricorda della presenza di Ron, - E’ vero, dove sono le ragazze? - azzarda, cercando di dare un tono alla propria voce. 

- Ragazze, sempre ragazze, non sapete vivere senza altro. - li incolpa Sirius, entrando nella camera rumorosa, osservando tutti quanti con un largo sorriso. 

- Il tuo ghigno non mi piace. - gli fa notare George. 

- Dovrebbe invece, ho un bel viso quando sorrido. - il padrino di Harry si fa spazio nella camera già affollata, appoggiandosi poi alla scrivania, - Che ne dite di fare qualche scherzo? - 

Ron e il suo migliore amico si guardano per un secondo, consapevoli di volersi tirare fuori da qualsiasi faccenda scabrosa, - Noi siamo fuori. - chiariscono all'unanimità. 

- Voi siete noiosi. - Sirius si guarda le unghie, sedendosi poi a fianco a George, guardando prima lui e poi il gemello, - Voi ci state? - 

Fred lo fissa, preoccupato della forza di Sirius, ma desideroso di vivere, almeno le vacanze, in pace, - Io mi astengo. - si affretta a dire, appoggiandosi alla colonna del letto. 

- Stai bene? - si preoccupa George, avvicinandosi alla sua brutta coppia, controllando la sua temperatura corporea, - Fred, torna in te. - lo prega infine, indicando con la mano Sirius seduto ancora sul letto, - E’ un’occasione unica, un malandrino ci vuole nella sua squadra, un MALANDRINO, miseriaccia. - 

Fred sbuffa, contenendo la propria risata, - Ne sono consapevole, ma mi astengo comunque. - 

 

Ginny apre la porta della cucina e l’unico che sta prendendo un bicchiere d’acqua è Harry che, quando la vede, le sorride, - Credevo stessi parlando con Hermione. - le dice, avvicinandosi velocemente, per lasciarle un bacio a fior di labbra. 

- Avevo sete. - confessa, rubando il bicchiere del ragazzo. 

Harry ride, mentre Ginny si disseta, - Credo che George e Fred abbiano scoperto di noi due. - 

Alla ragazza l’acqua va per due secondi di traverso, ma quando si riprende, tutta arrossata, è pronta a chiedere spiegazioni. Delle spiegazioni che comunque Harry non ha, perché non ha la minima idea di come loro lo abbiano scoperto. 

- Dove l’avete infilata? - incalza Ginny, entrando velocemente in camera dei gemelli, che spostano lo sguardo sulla dolce sorellina, mentre dietro di lei, Harry chiede perdono. 

- Cosa? - chiede angelico Fred, stiracchiandosi. 

- Sai benissimo di cosa sto parlando! Dove avete messo quel dannatissimo orecchio? - 

- Felicitazioni, comunque. - si intromette George, che fino ad adesso aveva cercato di trattenere le risate. 

- Voi... - Ginny cerca di placare la propria rabbia, indecisa se buttarsi su Fred o sull’altro gemello, quando Hermione compare nella stanza, richiamata dalle urla. 

- Che diavolo succede? - chiede indispettita, perché distratta dal compito di trasfigurazione. 

- Hanno messo un orecchio in camera vostra. - le sussurra Harry con tranquillità, dicendole anche che oramai la sua relazione con Ginny era quasi un fatto pubblico. Hermione rimane zitta, puntando gli occhi prima sui gemelli e poi sulla sua amica, cambiando un paio di sfumature, imponendosi di mantenere la calma. 

- Ginny. - la richiama, - Non ne vale la pena, andiamo a rivoltare la nostra camera. - 

Fred, che l’ha osservata per tutto il tempo, cerca di leggere la sua mente, inutilmente. Lo vuole sapere, dannatamente sapere. Chi è? Chi diavolo è quello che fa battere il cuore ad Hermione? 

- Mamma vi consiglia di abbassare il volume, se non volete che venga fin qua. - conclude Ron, quando oramai tutti sono in silenzio. Sposta il suo sguardo sui volti degli altri, cercando di comprendere perché mai le cose esaltanti avvengano sempre quando lui non è presente. 

- Non ti preoccupare, abbiamo smesso. - commenta Ginny, facendo una linguaccia in direzione dei suoi due fratelli più grandi, prendendo la mano di Hermione, nella sola direzione della loro camera. 

Ron guarda Harry, che cerca di essere il più confuso possibile, mentre continua a scusarsi con i due gemelli: George sta ancora trattenendo le risate, mentre gli occhi di Fred indugiano sul posto lasciato vuoto da Hermione. 

 

- Li ucciderò. - sibila Ginny, alzando il suo materasso per l’ennesima volta, nella speranza di vedere qualcosa che non ha scovato prima. 

- Cosa credi che abbiano… No, prima troviamo quello che dobbiamo trovare. - si silenzia Hermione, spostando i libri della scrivania. 

Ginny le sorride, fermandosi per un attimo, - Avrebbero già fatto qualche frecciatina anche a te, non mi preoccuperei, Hermione. - le dice, abbracciandola. 

Mentre guarda verso l’altra parte della camera, nota sotto l’armadio, nell’ombra, l’orecchio che stavano cercando con tanta cura, - Questo, sappiatelo, lo facciamo sparire. - commenta critica, mentre l’altra sorride, rassicurata. 
 



Angolo autrice:
Ce l'ho fatta! Sto aggiornando finalmente: volevo ringraziare tutti, ma tutti quanti. Le vostre parole e le vostre visite mi riempiono il cuore di gioia. 
A presto, 
Jabba

 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Chose me - Capitolo otto
 

Ron guarda con furia omicida George da qualche ora, dopo essersi svegliato abbracciato ad un ragno delle dimensioni di una civetta. Lo guarda e pensa ad una inutile vendetta, perché questa non gliela doveva fare. 

- Avanti Ronald, era solo un ragnetto. - lo istiga Sirius, sedendosi a fianco a lui sul divano, accarezzandogli la spalla. 

- Lo chiami ragnetto quel coso? - la voce del più piccolo del Weasley è ancora acuta, tanto che George si copre per un attimo le orecchie. 

- Mi dispiace. - gli dice poi, senza smettere di ridere. 

- Io ti chiederei comunque di evitare di svegliare tutta casa la prossima volta, ho dormito poco a causa tua. - sottolinea Ginny, sbadigliando. 

- Mi sono svegliato con un ragno tra le mani. - Ron è ancora esasperato e, al solo ricordo, comincia a tremare. 

- Tieni. - le fa da eco Hermione, mettendogli tra le mani una tazza di tisana calda, - Cerca di respirare. - si affretta poi a dire, giudicando con gli occhi sia George che Sirius, soffermandosi più sull’ultimo, che per un attimo ritrova la stessa luce di quelli di Lily, quando a subire gli scherzi era Severus. 

- Hermione, solo tu mi rimani. - si dispera Ron, mentre ricorda come anche Harry, il suo migliore amico, non sia riuscito a nascondere un piccolo sorriso di divertimento. 

- Guarda che io non centro nulla. - Fred entra nel salotto, alla ricerca di George. 

Ron, che non ha mai dimenticato tutti gli scherzi passati dei gemelli, non stacca gli occhi dalla sua amica, - Mi sei rimasta solo tu Hermione, grazie. - 

 

Ginny si guarda intorno, attenta ad ogni passo: due aguzzini sono in giro, non può abbassare la guardia. Avanza lenta verso la camera di Harry e, proprio mentre apre, una serie di lacci intorno alle caviglie le fanno perdere l’equilibrio, così che, quando il suo ragazzo apre la porta, lei cade inevitabilmente addosso a lui. Si guardano per attimo, rossi in volto. Prima che Harry la possa aiutare, lo stesso trattamento viene inflitto a lui. 

- Non mi sembra così divertente. - commenta Sirius, comparendo dalla porta, osservando il suo figlioccio brancolare nel buio, mentre Ginny cerca in tutti i modi di non svenire. 

- E’ più divertente se ti dico che questi due piccioncini stanno insieme, ma non lo sa nessuno? - lo sostiene George, comparendo a fianco del suo compagno di scherzi, suggerendo di legare i loro piedi insieme, piuttosto che dargli la possibilità di allontanarsi. 

A trovarli per prima comunque è Hermione che per l’ennesima volta sposa il suo sguardo prima su Sirius e poi su George, accusandoli di essere senza speranza, - Dovreste imparare a crescere. - commenta, dopo averli fatti slegare. 

Ginny rimane in silenzio, cercando di capire se quello scherzo le fosse piaciuto o meno: avere Harry così vicino era stata una cosa nuova, diversa, interessante, curiosa. Allo stesso modo, Harry sta cercando di ricordarsi come respirare, dopo che le sue mani si sono adagiate proprio attorno al corpo della ragazza che ama. 

 

- Sono soddisfatto - sostiene Sirius, passandosi la mano sul volto affaticato: dopo aver messo a punto un paio di scherzi anche a Molly e Arthur, si erano occupati di tutti quanti. 

- Sei sicuro che sia una buona idea? - George è preoccupato, mentre pensa al fratello, che ha appena mandato a riprendersi la bacchetta, che giura di avergli nascosto nel bagno delle ragazze. 

- Non lo pensi? - azzarda Sirius, affacciandosi al piano sotto, mentre ancora nessun rumore li raggiunge. 

- Non voglio morire, sono troppo giovane e bello. - conclude George, chiudendo piano la porta e nascondendosi dietro al cuscino. 

 

Hermione si era andata a fare una doccia, una calma doccia per riprendersi da tutta la confusione della casa: c’erano stati troppi scherzi, troppe chiacchiere, troppo movimento. 

Ginny si era scusata ed era filata in camera di Harry, nella speranza di poter parlare un po’ con lui, mentre Ron si era messo a rispondere ad un paio di lettere di Lavanda. Tutto, e dico tutto, stava tornando nella norma. 

Così, oramai tranquillizzata, si era infilata sotto la doccia, lavandosi i capelli castani con il suo shampoo preferito, che era stato accuratamente stregato da Sirius qualche tempo prima. 

Quando Fred bussa alla porta, ad aprirgli è un’Hermione velata da un telo biancastro, con i capelli già asciutti, che lo guarda sorridendo. 

- Hai visto la mia bacchetta? - le chiede, cercando di focalizzare il suo sguardo verso il volto della ragazza. 

- Sei qui solo per la tua bacchetta? - cantilena lei, lasciandosi scappare una risata dalla bocca, per poi avvicinarsi a lui lentamente. 

- Hermione? - alza un sopracciglio verso l'alto, allungando le mani in avanti, per cercare di non farla avvicinare del tutto. Si ritrae nella camera delle ragazze, ma lei lo segue, incurante di recuperare i suoi vestiti. 

Quando Fred non può più indietreggiare, si appoggia alla scrivania, mentre lei gli accarezza il petto, alzando lo sguardo verso il volto del ragazzo, - Perché scappi? - gli chiede, circondando il collo con le sue braccia. 

- Cosa stai facendo? - le sussurra, accarezzandole la guancia.

Hermione appoggia il volto sul petto del giovane, - Mi gira la testa. - gli dice, ispirando il suo buon profumo. 

Fred alza gli occhi al cielo, maledicendo il fratello e Sirius, andando a chiudere la porta della camera, per poi accompagnare la ragazza nel letto, - Ma che ti hanno fatto? - le chiede, accarezzandole i capelli appena lavati. 

- Sdraiati con me. - è l’unica risposta che ottiene da lei, che si adagia, accovacciandosi tra le sue braccia, guardando verso il suo volto, - Sei carino, lo sai Fred? - 

Fred lo sa di essere carino, di essere più carino della norma, ma adesso, sentendo il respiro di Hermione sulla sua pelle, mentre lei è coperta solo da un minuscolo velo, non riesce a connettere il cervello. Si morde il labbro, cercando di darsi un minimo di contegno. Non è il momento giusto, non bisogna approfittarsene. 

Riprende ad accarezzarle i capelli, cercando di farla addormentare, nella speranza che l’effetto di qualsiasi cosa gli abbiano dato possa sparire il prima possibile. 

- Shhh, dormi adesso, me lo dici un’altra volta. - le sussurra, cullandola tra le sue braccia. Appoggia la guancia sui suoi capelli, anche per impedirle di girarsi verso di lui: guardare il suo volto adesso, è come un pugno al cuore. 

 

- Io non sto sentendo niente. - dice tragico George, - E se ha ucciso Fred? - 

- Sei melodrammatico, era solo un innocuo filtro d’amore, non sarà successo niente. - Sirius muove la mano, cercando di tranquillizzarlo.

- Innoquo? Era il più potente che avevi nella stanza. - George ha sempre voluto provare la sensazione di farla ad un Maladrino, non può perdere l'occasione. 

- Sono sicuro di avere preso quello più leggero… Vero? - adesso anche la voce del più esperto si incrina, raggiungendo presto la porta della camera delle ragazze. 

- Sei sicuro di voler entrare? - gli chiede George, ben consapevole degli effetti di un tale intruglio. Sirius scuote il capo, appoggiando la mano sulla maniglia e facendo un passo nella stanza. 

Quello che si trovano davanti non sono i vestiti di entrambi a terra, ma in effetti sono sul letto, abbracciati l’uno all’altro. Fred, nel frattempo, era riuscito a coprire la ragazza con la coperta in fondo al letto, per evitare di farle prendere troppo freddo. 

George sorride sollevato, - Quanto dovrebbe durare l’effetto? - 

- Ancora un paio d’ore, giusto giusto per farli arrivare in ritardo a cena. - Sorride Sirius, riavvolgendo i suoi passi, chiudendo la porta senza fare rumore. 

 

Quando Hermione riapre gli occhi non le sembra strano, almeno per i primi dieci secondi, essere tra le braccia di Fred, che è ancora nel mondo dei sogni. Prima anche solo di poter urlare, comincia vagamente a ricordare come ci sia finita lì. Ricorda lui che le chiede la bacchetta, lei che gli si avvicina, che gli dice che è carino, lui che la copre, che le dice di dormire. Comincia ad arrossire, rendendosi conto di essere vestita con non altro che un telo di stoffa. Cerca di alzarsi, provando a non svegliarlo, ma dopo due o tre movimento, i suoi occhi si fissano su di lei. 

- Hermione? - chiede insicuro, stropicciandosi gli occhi. 

- Mi dispiace. - gli riesce solo a dire con un filo di voce, alzandosi velocemente, cercando di coprirsi al meglio, comunque consapevole che tutto quello che poteva essere visto, oramai era stato visto. 

Fred scuote la testa, ributtandosi poi sul letto, - Vai a vestirti. - 

Quando Hermione esce dalla stanza, alla ricerca dei suoi vestiti, il sospiro che il ragazzo lascia andare è piuttosto rumoroso: quale razza di autocontrollo aveva avuto? Come era possibile che ne fosse uscito illeso? Cerca di calmarsi, cancellando la visione e la pressione del seno di lei dalla sua mente, reclamando un po’ di autocontrollo. 

Nel momento in cui Hermione torna in camera, pronta a ringraziarlo, Fred è già sceso a cena, lasciandole il tempo di fare le cose con calma. Chiude gli occhi, sentendosi sul letto, prendendo tra le mani la coperta che le ha messo addosso e che, inspiegabilmente, profuma solo del suo odore. 

Sospira, cercando di fermare il battito del suo cuore, prima di darsi un’ultima sistemata e scendere anche lei a mangiare, consapevole di arrivare in ritardo.

 

- Perdonami. - lo prega ancora George, quando lui e il suo gemello sono oramai a letto. 

- Vai a dormire. - gli risponde Fred, nascondendo però un sorriso malizioso: questa volta gliel’avrebbe fatta pagare. 

L’altro però non ci sta, si alza e si avvicina al fratello, - Perché sei così tanto arrabbiato? Non è successo nulla. - 

Fred si gira a guardarlo, con più serietà possibile, - Era bella. Hermione è bella. - confessa. 

George si passa una mano tra i capelli, improvvisamente illuminato, - Non lo sapevo, non l’avrei fatto. - 

- Non avresti dovuto farlo comunque, santo cielo, sarebbe stata pronta a saltare addosso a Fierobecco! - ridono entrambi per un attimo pensandoci, ma poi il silenzio torna ad abbracciarli. 

- Quindi ti piace? - 

 

- Com'è che sei ancora in vita? - le chiede Ginny, appoggiandosi al letto di Hermione, accarezzando la collanina che Harry le aveva regalato quello stesso pomeriggio. 

- Non ho ancora calcolato quale sia il modo più facile e indolore per uccidermi. - conclude l’altra, nascondendo il volto dietro al cuscino. 

- Beh, se non altro non gli hai confessato nulla. - sorride la più piccola dei Weasley, ricordando per un attimo il volto arrossato di Hermione, quando si era precipitata a cena, chiedendo perdono a Molly per circa un centinaio di volte.

Gli occhi di Sirius si erano indugiati velocemente su di lei, chiedendo poi a Fred che cosa l’avesse trattenuto in camera fino a tardi, creando per qualche secondo un pesante silenzio.

- Come posso guardarlo in faccia ancora una volta? - chiede Hermione più a sé stessa, che all’amica, prendendosi la testa fra le mani, - Sono in camera con lui, non posso tenerglielo nascosto per sempre. - 

- Shh, calmati adesso, ci penseremo una volta tornate e Hogwarts, per adesso vediamo di goderci gli ultimi giorni di vacanza, va bene? - 
 



Guys! 
Riesco ad aggiornare con un po' più di costanza adesso: sento la libertà!
Per tutti quelli che sperano di vedere Fred e Hermione presto insieme, chiedo ancora un po' di pazienza. 
Prometto comunque che varrà l'attesa, sto facendo il possibile e anche oltre per rendere tutto il più bello possibile. Nel frattempo, vi lascio Hermione che dice al suo bel Fred che lo trova proprio carino, 
Jabba

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


Chose me - Capitolo nove
 


La vigilia di Natale era passata tranquillamente: Sirius e George erano stati ben avvisati di evitare un qualunque tipo di altro scherzo o Molly si sarebbe presa cura di loro. Così la mattinata, tutti si erano svegliati in pace, preparando la casa, impacchettando gli ultimi regali rimasti dimenticati in fondo alle valigie. 

La Signora Weasley si era data alla cucina tutta la giornata, preparando una delle cene più ricche che avesse mai fatto, cercando di tirare su gli animi dei giovani ragazzi, sul procinto di tornare a scuola. 

Verso le dieci sera, si erano riuniti tutti in salotto, portando con loro i vari pacchetti di regali, da smistare sotto l’albero addobbato da loro stessi qualche giorno prima. Le palline, di colori diversi, erano state sparse un po’ ovunque e, alla fine, si era optato per mostrare alla vista la parte decorata da Hermione, anche se definita proprio da lei la più noiosa. 

Quando la mezzanotte era scoccata, gli auguri erano piovuti da destra a sinistra, accompagnata poi dallo scarto dei regali. Tutti avevano trovato, da parte di Molly, un maglione alla Weasley, con la propria lettera in centro, seguiti poi da una manciata di dolcetti per Ginny, qualche pergamena nuova e una piuma per Hermione, dei nuovi guanti da cercatore per Harry, Ron invece si era ritrovato tra le mani una serie di riviste legate al Quidditch. I gemelli avevano fatto una scorta considerevole di sconti per Zonko. 

Ed il resto delle vacanze se ne era volato placido, ricordando ai giovani di dover terminare i compiti prima di tornare a scuola, senza quindi lasciare spazio a nuove sciocchezze, nemmeno minime. 

Harry e Ginny avevano trovato il tempo di incontrarsi più volte nella casa, nelle stanze vuote, per strapparsi un paio di baci, per poi allontanarsi quando Ron entrava, alla ricerca di compagnia. Hermione si era immersa nelle sue letture preferite, evitando al massimo ogni tipo di rapporto con i gemelli, che, con somma sorpresa, non avevano provocato ulteriori danni insieme a Sirius. 

Infine erano stati accompagnati al treno da Molly, che li aveva salutati tutti, con le lacrime agli occhi, raccomandandosi di non prendere freddo e di mangiare, per non essere mai a corto di forze. 

 

Sul treno di ritorno, Hermione si perde a guardare fuori dalla finestra, incapace di dare un freno ai suoi pensieri: a breve avrebbe dormito a fianco di Fred ancora una volta, nella stessa stanza, gli avrebbe parlato, avrebbero riso. Però qualcosa sembra essersi incrinato: durante gli ultimi giorni entrambi avevano cercato di evitarsi, forse perché ancora imbarazzati. 

- Hermione? - la richiama Harry, mentre Ginny esce dallo scompartimento, alla ricerca del vassoio dei dolci, - Torna nel mondo dei vivi. - 

- Dove sono andati tutti? - chiede lei, cercando Ron e sua sorella che, giura, erano seduti proprio a fianco a lei. 

- Uno è andato a salutare Lavanda, Ginny credo sia andata a cercare qualche dolcetto. - Harry le si avvicina, inclinando il volto, - Va tutto bene? - 

- Solo solo un po’ stanca. - mente, sorridendogli di rimando. 

- Stanca per... Fred? - la domanda di Harry la istiga, costringendola a guardarlo sorpresa, spalancando gli occhi, - Non è colpa mia se la tua amica non si tiene per sé i segreti. - 

Hermione sospira, ormai scoperta, - Non so cosa fare. - gli confessa, stringendo le spalle in segno di resa, - E’ proprio lì, tutto il tempo. - 

- Puoi venire da noi, quando ti sentirai alle strette. - 

- Posso venire davvero? - gli occhi della ragazza cominciano ad illuminarsi, saltando al collo di Harry, per ringraziarlo. 

- Cosa mi sono perso? - chiede Ron, passandosi una mano tra i capelli, guardando i due amici con curiosità. 

 

Quando Fred si gira per cercare il suo gemello, questo si è già precipitato in camera, seguendo Angelina su per scale. Sospira, lasciandosi ricadere su una sedia, continuando ad ascoltare Lee, che gli sta parlando da una decina di minuti di come la prossima partita di Quidditch sia indispensabile. 

- La partita è tra circa due mesi, lo sai vero? - gi ricorda, soffocando le risate quando qualcuno le tocca la spalla. 

- Credo che stasera tornerò tardi, cercherò di fare più piano possibile. - lo informa Hermione, affrettandosi poi a raggiungere Ginny, che la sta aspettando dall’altra parte della sala. Gli occhi di Fred la seguono, fino a che anche la sua schiena sparisce dietro al dipinto. Fuori ad aspettarla c’è anche Lavanda, stranamente senza Ron. 

- Fred? - lo chiama Lee, mettendogli davanti lo schema dell’ultima partita di Tassorosso. 

- Ti ricordi che il capitano della squadra è Angelina? - 

- Quella che è stata rapita dal tuo gemello qualche minuto fa? - Lee sorride malizioso, - Dovrebbero darsi una calmata, se ne stanno sempre in camera. - 

Fred alza gli occhi al cielo, - Meglio in camera loro, che da qualche altra parte. -

 

Ron guarda verso l’alto, cercando di impegnare la mente, del tutto annoiato: Lavanda gli aveva detto che non ci sarebbe stata quella sera, ma che avrebbe passato del tempo con Hermione e Ginny, tanto per cambiare. 

Presto, a guardare il soffitto, si era aggiunto anche Harry, sdraiandosi sul letto dell’amico. 

- Che stai facendo? - gli chiede, confuso. 

- Mi annoio. - conclude Ron, lasciando uscire un profondo sbadiglio. 

- Neville? - 

- Credo che sia ancora in Sala Grande a parlare con Luna, non lo vedo tanto ultimamente. - 

- Mh. - 

Il silenzio li abbraccia, del tutto impossibilitati a trovare un nuovo argomento: avevano giocato a scacchi tutto il pomeriggio insieme d'altronde per poi finire i compiti per il giorno seguente. 

Qualche secondo dopo, dall’altro lato di Ron si sdraia Fred, - Che state facendo? - chiede ai due. 

- Ci annoiamo. - lo informa Harry, sistemandosi meglio gli occhiali sul volto, - Che ci fai qui? - 

- Lee è andato a letto, George si è barricato nella sua camera, Hermione ha detto che sarebbe tornata tardi. - 

- Ti senti solo? - gli chiede sorpreso Ron, mentre Harry focalizza la sua attenzione sulle ultime frasi del gemello. 

- Mi ignorano tutti, non sono abituato ad essere ignorato. - sbotta Fred, cercando di cancellare la sua conversazione che aveva avuto qualche minuto prima, pur di parlare con qualcuno, con la pianta che Hermione teneva sulla scrivania.

 - Quindi le stiamo aspettando tutti e tre insieme - conclude Harry, coprendo il suo volto con il braccio. 

- Perché dovreste aspettare Ginny ed Hermione? - Ron si innalza e comincia a guardarli, insospettitosi.

Harry e Fred si guardano velocemente, sentendosi per un attimo sulla stessa barca, - Perché se vado a dormire ed Hermione entra in camera facendo baccano, ci metto troppo a riaddormentarmi. - conclude il secondo, imitato poi anche dal Prescelto. 

Ron si ributta giù, in mezzo ai due, continuando a vedere il soffitto, - Allora sì, le stiamo aspettando tutti e tre. - 

Guardando in alto ancora per qualche tempo, ma raggiungo presto il loro punto di rottura: i due ospiti si alzano e si congedano dal proprietario della camera, augurandogli una buona notte. 

- Senti, - esordisce Fred, cominciando a dirigersi verso la sua porta, - Davvero dormo male, se Hermione mi sveglia. - chiarisce, per evitare che Harry possa pensare male. 

- Recepito, tranquillo. - gli sorride il più giovane, proseguendo verso la propria stanza, - Buonanotte, Fred. - 

 

Quando Ginny rientra in camera, Harry è già andato a dormire. Si avvicina al suo letto, accarezzandogli i capelli nerastri, desiderando ardentemente di immergersi in tutte quelle ciocche morbide. 

Lui si gira, svegliandosi, - Sei tornata tardi. - constata, baciandole la mano che era prima persar nel suo ciuffo. 

- Ero giù in Sala Comune, non ho fatto nulla di illegale. - gli sussurra, baciandogli la fronte e cercando di andare a cambiarsi. 

- Dormi con me Ginny, mi sei mancata. -

 

Hermione chiude silenziosamente la porta dietro di sé, lanciando uno sguardo veloce verso il suo compagno di stanza, che si è addormentato con una fiammella accesa vicino al volto e, nota, la sua pianta è spostata sul comodino di Fred. 

- Tu cosa ci fai qui? - sussurra al vasetto, dandosi presto della stupida per aver cercato di parlare con qualcosa di inanimato. 

Butta un’ultima volta gli occhi sul ragazzo, chiedendosi come sia stato senza di lei, se si fosse sentito solo, se invece fosse stato contento. Sposta una ciocca dietro l’orecchio, lasciandosi scappare un sorriso, indugiando lo sguardo sulle labbra di Fred, chiedendosi improvvisamente come potrebbe essere baciarle. Dolce? Emozionante? 

Scuote la testa, lasciando la pianta dove l’ha trovata, avvicinandosi al suo letto, alla ricerca del pigiama. Deve smetterla di credere, di pensare. Quello che le serve è una pausa da Fred, evitare di pensare al suo petto, al suo sorriso, persino alla sua voce. 

Perché se lo sente, in fondo al petto, che lei non ha nemmeno una chance ed è per questo che anche la sera dopo, mentre una morsa le divora il petto, si costringe a trovare l’ennesima scusa. 

- Torno tardi, non aspettarmi alzata. - 

E Fred non l’aveva aspettata, la prima, la seconda volta e anche la terza. Aveva cercato di mettersi il cuore in pace, convincendosi oramai che Hermione avesse parlato con il ragazzo che le piaceva e che uscisse con lui la sera, nascondendosi da qualche parte. Perché lo nota ogni volta, che quelle che lei gli propina sono solo delle maledette scuse. 

E più gli mente, più a Fred fa male. La guarda allontanarsi, convincendosi anche lui di non avere più una chance di abbracciarla, di toccarle i capelli, di baciarla. 

 

Miseriaccia

 


 

Lo so, non è Natale, ma forse scriverci mi farà sentire più rinfrescata. 
Spero che questo capitolo - chiaramente di passaggio - possa non avere annoiato o illuso le aspettative: era il momento che qualcosa incrinasse il vetro, nella speranza di trasformarlo presto in qualcosa di nuovo. 
A presto e come al solito grazie, 
Jabba


 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


 

He chose me - Capitolo dieci


Quando Fred entra in Sala Grande, nota Ron, gli occhi di Hermione si perdono nella ciotola davanti, e lei si sforza chiaramente di rimanere calma. Ginny cerca di parlarle, ma lei non alza gli occhi, fa finta di essere inesistente, anche quando oramai il gemello li ha superati. E gli viene in mente che non è la prima volta che abbassa lo sguardo, quando lo incrociano per i corridoi. Da quando Hermione abbassa lo sguardo? 

Ron si slancia verso di lei, che ha ancora il volto nascosto nella tazza, - Tutto bene? - le chiede, amareggiato per non averglielo chiesto prima, troppo preso da Lavanda. Gli occhi di Hermione lo fissano fino in fondo all’anima, e lui lo nota che sono così tristi, vuoti.  Annuisce lei, prima di essere chiamata da Ginny, che le vuole far leggere un articolo della Gazzetta del profeta. 

Ron allora sposta gli occhi su Harry, che gli fa segno di lasciare perdere, che magari non è il momento giusto, magari anche lei ha bisogno di tempo. E allora al più piccolo dei Weasley non resta altro che andare a scambiare un paio di chiacchiere con il fratello maggiore, durante un cambio dell’ora. 

- Tu hai idea del perché Hermione sia così triste, quando passi tu? - 

E per Fred, che quando lei gli parla è sempre raggiante, quella domanda è come una doccia fredda, - Triste? - 

 

- Sono stato un pessimo amico? - Ron si lascia andare nella poltrona, dopo aver sbagliato l’ennesima mossa, regalando la vittoria ad Harry. 

- Di che parli? - 

- Non mi sono più preoccupato di Hermione, mentre lei non ha mai smesso di fare il tifo per me. - 

Il Prescelto sorride, incapace di fare altro: come può dirgli che tanto Hermione non la può aiutare, che sarebbe controproducente?

- Cerca di non pensarci troppo, verrà a parlarci quando se la sentirà -

L’attenzione di Harry viene poi conquistata completamente da Ginny, che entra dal dipinto e vede solo lui, salutandolo velocemente con la mano. E anche qui Ron, osservando la luce negli occhi del suo amico, comincia a rendersi conto di essersi perso più cose di quelle che avrebbe voluto.

 

- Tu credi che a Harry piaccia mia sorella? - Ron sussurra ad Hermione, mentre stanno facendo il loro giro per i corridoi. 

Hermione indirizza lo sguardo il più lontano possibile dall’amico, nella speranza di non palesare qualcosa che non dovrebbe essere lei a rendere noto, - Perché? - 

- Io credo che le piaccia. - continua il rosso, mettendosi le mani nelle tasche, - Ed è probabile che anche a Ginny piaccia lui, Harry è un bel ragazzo. - 

- Stai bene? - Hermione si ferma in mezzo al corridoio, costringendo Ron a guardarla di nuovo in volto, per la seconda volta in una giornata. 

- Sto bene. - conclude il ragazzo, accettando quella dura verità, maledicendosi per essere sempre stato cieco, - Mi dispiace. - 

- Per cosa? - 

- Non voglio che soffrano per colpa mia, se… Se si piacciono, possono fare quello che vogliono . - 

- Ron, cosa hai mangiato questa sera a tavola? Dovresti andare a stenderti da qualche parte. - 

Il ragazzo però non si muove e non cambia nemmeno la sua espressione, - Non lo dovresti dire a me. - dice infine lei, sostenendo lo sguardo, - Dovresti parlarne con loro. - 

Ron sorride, stroppicciandole i capelli, - Volevo che lo sentissi anche tu. - dice, sorpassandola.

- Io cosa c’entro? - 

- Muoviti, o non andremo mai a dormire. - 

 

- Da quanto? - lo sguardo indagatore di Ron si posa sul volto di Ginny, che lo guarda confusa. 

- Da quanto cosa? - 

Harry appoggia il bicchiere sul tavolo, prestando attenzione alla conversazione, mentre Hermione fa finta di non essere presente. 

- Da quanto stai con Harry? - la domanda è così schietta che, per un attimo, rimangono tutti in silenzio, perfino Neville, che di solito avrebbe perlomeno commentato sorpreso. 

- Tre mesi e mezzo. - risponde il Prescelto, fissando lo sguardo sul volto dell’amico, preoccupato della sua reazione. 

- Certo che potevate anche dirmelo prima. - sbotta Ron, lasciandosi andare in una risata levata, passandosi una mano fra i capelli. 

- Non te lo volevamo tenere nascosto, ma tu sei… - Ginny cerca di riprendere posto nella conversazione. 

- Lo so come sono, ma se siete felici, non posso farci nulla. - Ron stringe le spalle, facendo cadere velocemente l’occhio su Hermione, prima di servirsi una parte della sua colazione. 

 

In Sala Comune, George non è l’unico a stupirsi, mentre Ginny è seduta sulle ginocchia di Harry, leggendo con lui la rivista di Quidditch.

- Volete essere uccisi? - intima ai due, indicando Ron dall’altra parte della stanza, in una simile posizione con Lavanda. 

- Ci ha dato il suo permesso. - commenta sua sorella, alzando lo sguardo con felicità. Poter stare attaccata ad Harry anche fuori dalla loro camera è la sua nuova cosa preferita. Si tenevano per mano nei corridoi, gli faceva il tifo a pieni polmoni sugli spalti del campo da Quidditch e, rare volte, qualche bacio scappava. 

- Hai stregato tuo fratello? - si intromette Angelina, appoggiando il mento alla spalle del suo ragazzo. 

- Non gliel’avrei mai permesso. - Hermione si avvicina al fuoco, scaldandosi le mani infreddolite, - Ha fatto tutto da solo. - continua, sorridendo a Ron, la cui attenzione era stata, a quel punto, catturata. 

- Ho un animo buono infondo. - 

- Di animo buono certo, ma non è che a volte sei… - azzarda George, prendendo la mano di Angelina, cominciando a solleticarla. 

- Sono tempi andati. - Ron sembra essere categorico, - Accetto che il mio migliore amico stia con mia sorella e accetterei anche la cosa opposta. - sottolinea, mentre Hermione è l’unica che abbassa gli occhi al terreno, imbarazzata. 

- Hai preso una testata da qualche parte? - Fred, che era impegnato in una conversazione con Lee, aveva cominciato ad interessanti dell’altra conversazione quando Hermione aveva voluto dire la sua. E l’aveva osservata da lontano, mentre la sua espressione si faceva imbarazza, tanto che non aveva resistito, abbandonando Lee alle sue teorie.

- Non che mi ricordi. - Ron appoggia le mani sullo schienale del divano, scuotendo il capo. 

- Sarebbe una spiegazione logica. - Angelina ride, scrollando i lunghi capelli, per poi salutare George con un bacio veloce, per andare a parlare con Lee, abbandonato da tutti. 

- Perché, invece, non accettate semplicemente che abbia cambiato idea? - Ginny si intromette, incrociando le braccia al petto. Hermione le sorride, convincendosi a sedere sulla poltrona vicino a Fred, cercando di non guardarlo troppo negli occhi, per evitare di arrossire. 

Sente, improvvisamente, il suo profumo più intensamente, quel profumo che le era mancato e che, se avesse potuto, avrebbe voluto sentire tutto il giorno, senza sosta. Quando si volta, Fred è accovacciato a fianco lei, con il viso appoggiato allo schienale del divano, - Va tutto bene? - le sussurra, mentre l’altra conversazione va avanti tra Ginny e George. 

Annuisce lei, perdendosi per un attimo negli occhi del ragazzo, che sono di nuovo così vicini, così chiari, così trasparenti. Si dimentica di respirare, mentre lo sguardo di lui non si stacca, fissato probabilmente prima sui suoi capelli, sui suoi grandi occhi nocciola, sul suo piccolo naso e su quelle piccole labbra che avrebbe già voluto rubarle più volte. 

- Perché? - si affretta a chiedere Hermione, inumidendo la bocca. 

- Chiedevo, tutto qua. - Fred le sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si congeda, raggiungendo quel Lee che aveva lasciato da solo qualche minuto prima. 

 

Il fuoco, davanti agli occhi di Ginny, continua a bruciare la legna senza sosta. Scuote il capo, mitigando uno sbadiglio, per poi intimare ad Harry di andare a letto. 

Il suo ragazzo è ancora preso da una conversazione con Hermione, una delle poche ancora rimasta a parlare in Sala Comune.

- Sei stanca? - 

Ginny annuisce, salutando l’amica da lontano, trascinandosi verso le scale, aspettando che Harry la raggiunga. 

- Vuoi dormire con me anche questa sera? - le sussurra all’orecchio, solleticandole il collo e provocandole un brivido lungo la parte destra del corpo. 

- Speravo che me lo chiedessi. - Ginny gli passa un braccio intorno alle spalle, affrettandosi verso la camera, nella speranza di addormentarsi presto tra le braccia di Harry. 

Mentre, al contrario, Hermione è rimasta seduta su una delle poltrone, mezza addormentata, desiderando di raggiungere il letto senza dover muovere un passo. Cerca di alzarsi, ma il calore del fuoco le ha già intorpidito le braccia. 

Si dice che può rimanere lì ancora un po’, che tanto non succede niente. Si toglie la cravatta, stringendola poi nella mano, accovacciandosi al meglio, appoggiando la testa sullo schienale, chiudendo gli occhi. 

- Solo qualche minuto ancora. - sussurra, addormentandosi. 

 

- Non mi aveva detto che sarebbe rientrata tardi. - insinua Fred, guardando la pianta che è tornata sulla scrivania di Hermione, - Me lo poteva almeno dire, almeno non mi sarei preoccupato. - 

- Non che mi debba preoccupare, è la strega più forte che abbia mai conosciuto, ma voglio dire… - Fred si zittisce, passandosi una mano nei capelli rossastri, rendendosi conto, ancora una volta, che quella conversazione non può giungere da nessuna parte. 

- Lascia perdere. - sussurra, chiudendosi la porta alle spalle, scendendo le scale verso la Sala Comune. Lì, i suoi occhi vengono rapiti dal volto illuminato dal fuoco scoppiettante di Hermione, che è addormenta su una delle poltrone. 

- Ma che diavolo stai facendo? - Fred le sorride, accovacciandosi davanti a lei. Cerca inutilmente di spostare gli occhi dal collo di Hermione, più scoperto del solito. Si accorge di volerlo baciare e assaporare, di volerlo accarezzare tutto il giorno e di volerla sentire ridere mentre lo fa. Distoglie lo sguardo, improvvisamente in difficoltà. 

- Vieni a letto? - le chiede poi, cercando di svegliarla. 

Hermione apre gli occhi con fatica, ancora assonnata, - Fred? Cosa succede? - 

- Andiamo in camera. - le intima, allontanandosi, per poi offrirle la mano, che accetta, finendo a pochi centimetri dal volto del ragazzo. Fred  le sfiora il volto con la labbra, per poi appoggiare il mento sui capelli di lei, censurando i suoi stessi movimenti.

- Perché sei qui? - Hermione cerca invano di dare un contegno al proprio cuore, abbassando lo sguardo verso il terreno. 

- Non mi avevi detto che saresti tornata tardi, mi sono preoccupato. - confessa lui, lasciandola andare, avviandosi poi per le scale, - Dovresti dormire di più - 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***



He chose me - Capitolo undici
 


- Tu credi che io gli possa piacere? - Hermione si copre il volto con la mano, mentre è sdraiata sul letto di Ginny, che è seduta sulla sua scrivania. 

- Perché non dovresti? - 

- Beh, lui è bello, popolare, divertente e fuorilegge. - 

- Fuorilegge? - Ginny sorride, avvicinandosi all’amica, accarezzandole poi i capelli ricci, - E se stesse pensando le stesse cose anche lui? - 

La mente di Hermione si focalizza per un attimo su Fred, un Fred che le dice che è bella, che ride con lei, che le tiene la mano, che la bacia sulle labbra, per poi scendere piano piano fino al collo. Scuote il capo, mordendosi un labbro, - Non è possibile. - 

- Se continui così non otterrai mai nulla. - le cantilena Ginny, dandole un buffetto sulla guancia, - Francamente Hermione, io mi sarei già esposta. - 

 

- Ginny mi ha assicurato che non si vede con nessuno. - George si mette a posto la tracolla, scansando un paio di ragazzi del primo anno, per non perdere Fred, che ha aumentato il passo. 

- Ma è sempre in giro. - 

- Dovrebbe cominciare a togliersi qualche punto, le farebbe bene. - storce il naso George, facendo mentalmente la conta di tutti quelli che Hermione gli aveva tolto all’inizio dell’anno.

- Non penso che esca nei corridoi, a meno che non debba fare la guardia. - commenta l’altro sorridendo, - E’ pur sempre una prefetto - perfetto. - 

- Francamente Fred, se fossi stato in te, io una mossa me la sarei già data. - 

- E se a lei non piacesse? Cioè se non volesse? - 

George  alza gli occhi al cielo, chiedendosi seriamente quando il gemello avesse perso tutta la sua intraprendenza e la sua malizia, - Fred, non le abbiamo mai dato un filtro d’amore vero e proprio, magari qualcosa per essere più disinibita certo, ma nulla di quello che ti ha detto e fatto è completamente falso. - 

- Ma se ti ho sentito parlare con Sirius quella sera, constatando che davvero avevate usato quello… - 

- Avresti dovuto vedere il panico negli occhi di un malandrino, sembrava davvero in colpa. - George trattiene le risate, spostando lo sguardo fuori dalla finestra. 

- Mi stai mentendo? - 

- Perchè dovrei? - 

 

All’ora di cena, quando Fred sta raggiungendo Lee in fondo al tavolo, qualcuno lo ferma per la manica della camicia. Quando si gira, gli occhi di Hermione sono specchiati nei suoi, genuini. 

Non parla per qualche secondo, permettendo così a qualche studente, di interessarsi. 

- Si? - 

Ginny serra le labbra, maledicendo la goffaggine dell’amica, che non distoglie lo sguardo dal ragazzo, riuscendo comunque a non arrossire. 

- L’hai innaffiata tu la pianta? - partorisce infine il suo cervello, preso completamente dal panico. Cosa le era venuto in mente? Fermare Fred in mezzo al corridoio e poi? Dirgli che ogni volta che lo vede vorrebbe… 

- Stamattina.- conferma, assicurandosi che tutti quelli che si erano interessati, tornassero ai propri affari, - Non ti preoccupare. - le scompiglia i capelli, costringendola a lasciargli il braccio, per raggiungere i suoi amici. 

 

- Perché il signor Weasley? - La professa McGranitt, appoggiando la tazza da tè, squadra con rabbia il preside. 

- Perché no? - ride Silente, servendogliene altro. 

- Lei… Voi mi state traviando la signorina Granger, ne è consapevole? - insinua, aggiungendo delle zollette di zucchero nella bevanda fumante. 

- Non mi sembra che i suoi voti si siano abbassati, anzi mi ha detto lei qualche giorno che le sono sembrati persino migliorati, per non parlare di quelli dei gemelli e di Harry Potter, quindi non riesco a capire perché lei abbia voluto consultarmi. Sa, Severus sta avendo molti più problemi con i Serpeverde. - 

Ma a Minerva non importa nulla di qualcun’altro, mentre la sua migliore studentessa viene deviata, cambiata e…

- Migliorata. - conclude Albus, ridendo sotto i baffi, - E lei sa benissimo che è migliorata. - 

- Ma perché proprio Fred Weasley? - 

- Perché l’ho scelto, come ho scelto di mettere Ron Weasley in camera con Neville Paciock, per fomentare la loro amicizia, come ho dato una piccola pacca sulla schiena di Harry. - 

La McGranitt alza gli occhi al cielo, - E’ un inguaribile romantico. -

- A tal proposito… - Albus comincia a sorseggiare la sua tazza da tè, lanciando un’occhiata maliziosa alla sua collega. 

- Professor Silente la prego, mi ha già portato al limite della sopportazione, che cosa vuole fare? - 

 

- Una festa. - sottolinea Hermione a denti stretti, facendosi cadere nella poltrona. 

- Una festa? - Harry, abbandonando la mano di Ginny, si piega verso la sua amica. 

- Silente vuole dare una festa. - conferma Ron, appoggiandosi allo schienale della poltrona, - Non vedo l’ora: bisogna trovarsi una dama, vestirsi bene e insomma… - 

- È una festa, cosa ti aspettavi? - Ginny alza un sopracciglio verso l’alto, esibendo un tono ironico, proprio mentre il fratello le risponde con una linguaccia. 

Ma sembrano tutti contenti, tutti tranne Hermione, che è nel vivo della disperazione. Una festa, così, a metà dell’anno. Una festa per deconcentrarla dai suoi studi, una festa per buttarla sempre più giù nella disperazione. Una festa…

- Vado a chiedere a Lavanda di venire con me. - dichiara Ron, dando un paio di pacche alla poltrona, per congedarsi amichevolmente. 

- Ginny… - Harry si gira verso la sua ragazza, quando ormai l’altro Weasley è sparito dietro al dipinto. Ha le guance un po’ arrossate, ma sembra felice.

- Non me lo devi mica chiedere. - lo rimprovera la rossa, alzando gli occhi al cielo e stroppicciandogli i capelli, - Certo che ci andiamo insieme al ballo. - dichiara con un veloce movimento di spalle. 

Fantastico. Hermione crede che sia tutto fantastico: Ginny abbandonata in un angolo della festa insieme al suo migliore amico, mentre Ron in mezzo alle braccia di Lavanda. Ma lei, lei che avrebbe fatto? 

Si sarebbe data malata, morta. Avrebbe fatto di tutto per non andare, per non pensarci. Lei a quel ballo non sarebbe andata, non ora che Ginny aveva cominciato a buttarla in tutti i modi tra le braccia di Fred. 

- Non ci pensare nemmeno a darti malata. - la ammonisce subito la rossa infatti, puntandole il dito a qualche millimetro dal naso, - Tu verrai alla festa e ti divertirai. - 

- Festa, quale festa? - George compare improvvisamente dal dipinto, con un sorriso a trentadue denti. 

- Dove diavolo è la tua fotocopia? - si informa Hermione, preoccupata che stiano architettando qualche scherzo. 

- Non ti vado bene solo io qualche volta? Non riesci proprio a vivere senza Fred? - George alza gli occhi al cielo, fingendo di recitare. Hermione gli lancia il cuscino che ha tra le mani, scuotendo il capo, nascondendo tuttavia una risata. 

- Mi preoccupo per la scuola. - sibila. 

- Silente vuole dare una festa. - interviene Harry, sorridendo.

Gli occhi di George si illuminano improvvisamente di una nuova e cristillina luce, - Che genere di festa? -

Ron, che è comparso qualche secondo prima dal dipinto, si passa una mano fra i capelli, - Vedi Ginny che serviva specificarlo? - 

 

Glielo avrebbe chiesto, magari non subito, ma glielo avrebbe chiesto. Ma insomma poteva anche chiederglielo subito, perché no? Al massimo gli avrebbe detto di no e si sarebbe messo il cuore in pace. 

Ma ricevere un no da Hermione sarebbe stato… devastante? Avrebbe fatto male? 

- Tu credi che possa fare male? - Fred si gira verso la pianta, riportata sul suo comodino, incerto sul da farsi. Da quando era diventato senza coraggio? Scrolla il capo, sbuffando. 

Non riesce a fare un’altra domanda, perché Hermione si precipita in camera di tutta fretta, con il volto arrossato. 

- Sono in ritardo. - insinua, appoggiando i libri sul letto, cercando una cosa nei cassetti della scrivania. Nota, mentre è intenta a trovare carta e penna per scrivere ai suoi genitori, che la pianta manca di nuovo dalla sua scrivania, - Senti… Ma che ha di speciale? - gli chiede, girandosi verso Fred, appoggiando una mano sul fianco e indicando con l’altra il suo vaso. 

Lui sorride, - Mi tiene compagnia quando tu non ci sei. - ammette. 

Hermione rimane per un attimo a bocca aperta, arrossendo velocemente sulle guance, ricordandosi poi di dover correre in guferia, - Mi spiace di essere sempre impegnata. - 

Fred scuote il capo, facendo penzolare i piedi fuori dal letto, piegandosi verso di lei, - Piuttosto Hermione, mi stavo chiedendo se tu fossi lib… - cerca di parlare, ma lei è intenta a controllare l’ora, per paura di non fare in tempo. 

- Me lo dici la prossima volta, va bene? - gli chiede trafelata, rimettendosi la tracolla sulle spalle, lanciandogli uno sguardo disperato. 

Quando Hermione si chiude la porta alle spalle si dimentica di essere in ritardo: che cosa voleva chiederle Fred?


Angolo autrice: 
Scusate per il ritardo, spero di poter aggiornare il prima possibile e di poter rispondere a tutte le recensioni. 
A presto, Jabba

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***


He chose me - Capitolo dodici



- Sei scappata?! - Ginny è esasperata, mentre lancia l’ennesimo cuscino a Hermione, che è rintanata sul letto del Prescelto. 

- Dovevo andare in guferia. - cerca di scusarsi, riparandosi al nuovo attacco dell’amica. 

- In guferia! Forse Fred Weasley vuole invitarti alla festa e tu dove vai? Vai dai gufi! Hermione va dai gufi! - Ginny si passa una mano sul volto, - Anche la sera del ballo andrai a gufi, se vai avanti così. - conclude, addolcendo poi lo sguardo, quando Hermione alza le spalle tristemente. 

- Magari doveva solo chiedermi se ero libera per controllare la mia pianta un po’ di più, non la guardo quasi mai e se ne sta prendendo cura lui. - osserva lei, non riuscendo a trattenere un sorriso, quando immagina Fred parlare al suo vasetto. 

- Io non credo… - Ginny parte di nuovo all’attacco, ma alla fine si autoconvince di non riempire la testa di Hermione di tante parole. Se fosse stato vero? Se quello fosse stato solo un malinteso e lei avesse solo buttato carne al fuoco, illudendo il cuore dell’amica? 

- Perché non vai a riprendere quella conversazione? - esordisce allora, su un terreno più stabile. 

Hermione si appiattisce sul letto e nasconde la testa sotto un cuscino, - Non sono pronta a veder infrante tutte le mie speranze. - 

- Hermione Jean Granger, sei incorreggibile. - conclude Ginny, lasciandosi cadere a terra, trattenendo una risata. 

 

- È scappata in guferia? - George riporta l’attenzione sul gemello, accantonando la pergamena che stava scrivendo. 

- Doveva andare in guferia. - sottolinea Fred, stiracchiandosi. 

- E tu l’hai lasciata andare in guferia piuttosto che invitarla alla festa? - 

- Sembrava di fretta. - 

George alza gli occhi al cielo, - Quando potrò avere indietro mio fratello? - Fred stava diventando un rammollito, innamorato cotto dalla testa ai piedi. 

- Come se tu, pur di conquistare Angelina, non ti sia allenato tre volte in più a settimana alla fine dell’anno scorso, senza mai riuscire a chiederle di uscire. - 

- Era una cosa diversa. - si difende George, spostando lo sguardo imbarazzato. 

- Diversa in… ? - Fred lo guarda in modo malizioso, sporgendosi per osservargli meglio il viso. 

- Tanto per cominciare, Angelina non è mai scappata in guferia. - George si gira con un sorriso a trentadue denti, costringendo Fred a ridere di gusto. 

- Touché. - ammette sconfitto, girando la pagina del libro di Incantesimi, nella speranza di potersi concentrare di nuovo. 

- Glielo chiederai ancora? - 

- Che razza di domande, la porterò allo sfinimento a furia di chiederglielo. - 

 

- Ho sentito che lo chiederà a qualcuno. - una ragazza del quarto anno si siede vicino alle sue due amiche in Sala Comune, esibendo una smorfia triste, - È un peccato. - 

- C’era da aspettarselo: figurati se Fred Weasley non ha nessuno con cui andare al ballo. - la ribecca la sua vicina di posto. 

- Fred Weasley ha qualcuno con cui andare al ballo? - trilla Lavanda che da qualche giorno non aveva più nulla di cui parlare, - Chi sarebbe? - fissa il suo sguardo sulle giovani ragazze, che tremano davanti alla sua brama di informazioni. 

- Questo non lo sappiamo. - 

- Annuso odore di scommesse. - si infatua Ginny, ghignando. Sia lei che Lavanda erano sedute vicine alle ragazze del terzo anno e non potevano, proprio non potevano, perdere quell’occasione. 

- Punto su Katie. - commenta una delle tre, ignorando l’occhiataccia delle sue amiche. 

- Katie Bell? - Lavanda alza gli occhi verso l’alto, portandosi l'indice alla bocca, - Perché no? In fondo vanno d’accordo. -

Ginny nasconde una risata, immaginando la faccia di Hermione se fosse stata lì con loro. Ma sarebbe arrivata, per forza prima o poi sarebbe arrivata e lì il polverone si sarebbe sollevato fino a creare una tempesta di sabbia degna del deserto del Sahara. 

- Per me è Alicia Spinnet. - bonficchia Colin, alzando la sua esile mano più in alto di tutto il gruppo che si era riunito intorno a Ginny Weasley. 

- Quanto scommetti? - si informa lei, solleticandosi le labbra con la sua piuma, prima di scrivere l’ennesima cifra sulla pergamena. 

- Su cosa sta scommettendo la nostra bellissima casa? - si informa Harry, entrando di petto nella Sala Comune, accompagnato da Ron ed Hermione. 

- Dove siete stati? - Lavanda li sgrida, - Qui ci sono in ballo cose importanti! - 

- Sarebbe? - Ron appoggia un braccio intorno alle spalle della sua ragazza e si avvicina alla pergamena della sorella. 

- Stiamo scommettendo su chi Fred voglia invitare alla festa. - trilla Ginny, puntando gli occhi su Hermione, le cui pupille diventano improvvisamente più piccole. 

- Come sapete che vuole invitare qualcuno alla festa? - Harry stropiccia i capelli della sua fidanzata, sedendosi sul bracciolo della poltrona dove lei è seduta. 

- L’hanno sentito. - sottolinea Dean, cercando nella tasca dei suoi pantaloni l’ultima moneta che gli era rimasta. 

- L’hanno sentito da chi? - la voce di Hermione, nota Ginny, è straordinariamente stabile. 

- Delle ragazze del terzo anno hanno origliato Fred che ne parlava con George. - Lavanda muove le spalle con tranquillità. 

- Mossa astuta. - commenta uno dei due gemelli, comparso dalle scale del dormitorio, seguito presto dall’altro. 

- Origliare o scommettere? - si informa Ginny, accettando la moneta che Dean le mette tra le mani. 

- Sono entrambi dignitosi. - commenta George sorridendo. 

- Dignitosi? - Hermione alza un sopracciglio verso l’alto, catturando lo sguardo pressante di Fred su di sé. Stupida, stupida mossa. 

- Già che parli, c’è già il tuo nome sulla lista? - si informa George, sorridendole. 

- L’ho scritto io. - Ginny gli mostra il nome di Hermione con l’indice. Proprio quest’ultima comincia a sprofondare in un oblio senza fondo. 

- Hermione Granger? - Colin torna a interessarsi della conversazione, pensando ai soldi che ha posto come scommessa qualche minuto prima. 

Un silenzio tombale cade in Sala Comune e tutti gli occhi corrono a osservare prima lei e poi Fred, che infila le mani nelle tasche e va a scrutare la lista, - Chi diavolo ha scommesso Matilda Malcontenta? - 

- Ho visto un’occasione preziosa. - si scusa Lee, lasciandosi scappare una risata rumorosa, che anima di nuovo la sala. 

- Quindi? - Lavanda alza un sopracciglio verso Fred, che le sorride a trentadue denti. 

- Quindi ho proprio voglia di scendere a cena. - 

Ogni studente presente nella stanza sbuffa e si lamenta, pregando il gemello di dire un nome, anche solo una lettera: ci sarebbero arrivati, avrebbe reso tutto il più interessante. 

- Un dettaglio. - lo prega Lavanda fino allo sfinimento, - Dicci almeno se è già su questa lista. - strappa la pergamena dalle mani di Ginny e gliela punta sotto gli occhi, - Eh, è qui? - 

- Hai una ragazza insistente, Ron. - riconosce Fred, avviandosi verso il dipinto, sparendo poi velocemente per evitare di essere fermato nuovamente. 

Lavanda si accascia a terra, mentre Ginny le passa una mano sulla schiena, cercando di confortarla, - Andrà tutto bene: prima o poi cederà. - 

 

Fred a cena non cede, nonostante sia bombardato da tutti i lati. 

- Se ti passo il succo mi dici chi inviti? - prova Lavanda, facendo gli occhi dolci. Ron esibisce una smorfia arrabbiata, allontanando tutte le bottiglie dalla portata della sua ragazza. 

- Oh RonRon, non essere geloso: Fred ha già una ragazza da invitare, vero? - rimarca George, infilandosi poi una forchetta in bocca. 

- Tu sai chi è? - Dean si piega verso di lui con fare inquisitorio. 

Hermione ascolta tutto senza proferire parola: se George avesse confessato di saperlo, nessuno l’avrebbe più lasciata stare. E nemmeno lei si sarebbe lasciata stare, pensando a quel Fred che la vuole portare alla festa. 

- Non ne ho la minima idea. - finge a denti stretti George, alzando le spalle con fare di scuse, - So solo che vuole invitare qualcuno. - 

Lavanda si accascia sul tavolo, sconfitta di nuovo. 

- Abbiamo bisogno di più informazioni, stiamo facendo solo delle congetture qui. - Colin si passa una mano fra i capelli, cercando di concentrarsi,- Non sappiamo davvero niente di lei? - i suoi occhi corrono verso la ragazza del terzo anno che aveva dato inizio a tutti i pettegolezzi e a tutte le scommesse. 

- Mi sembra… Mi sembra che lei stesse… - cerca di ricordare, ma Fred si alza in piedi e si avvicina a lei prima che possa finire la frase, scuotendo il capo. Tutta la tavolata dei Grifondoro si gira verso di lui con il fiato sospeso, incuriosendo anche molti Corvonero e Tassorosso. 

- Un autografo per il tuo silenzio? - le chiede, facendole l’occhiolino. 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


He chose me - Capitolo tredici

 
 

- Che lei stesse... ? - Hermione sussurra quelle parole per la quarta volta, chiudendo gli occhi. 

Che lei stesse cosa? Si rigira nel letto, imprecando mentalmente. 

- Tu che dici? - chiede alla sua pianta, che ha recuperato dal comodino di Fred, - Dici che possa volermi invitare? E se ha già invitato qualcuno? E se è fuori a chiederglielo? - 

Sprofonda nello sconforto più totale, rimettendosi a sedere poco dopo: sta perdendo la testa. Si passa una mano sul volto, nel tentativo di lavare via anche i suoi pensieri, interrotti comunque dall’arrivo di Fred nella stanza. 

- Sei ancora sveglia? - le chiede, osservando l’orologio della stanza. 

- Dove diavolo eri finito? Ci sono ancora delle regole qui ad Hogwarts. - sottolinea Hermione, puntando gli occhi su di lui, desiderosa di poter leggere i suoi pensieri. 

- Ero in camera da George, non ho fatto nulla di illegale. - le sorride, avviandosi poi verso il suo letto, dandole le spalle. 

Hermione lo guarda, scrutando la sua figura: si perde per un attimo, mentre lui toglie il maglione e lei può intravedere la pelle dalla camicia leggera. Deglutisce, cercando di focalizzare la sua attenzione su altro. 

- Serata movimentata, eh? - attacca bottone, giocando con i propri capelli. 

- Ti hanno mandato come spia? - Fred si gira verso di lei con la camicia sbottonata fino al petto, sorridendole maliziosamente, - Non ti facevo così pettegola. - 

Hermione tenta in tutti i modi di fissare il volto del suo compagno di stanza, mentre le sue guance arrossiscono appena, - Mi stavo solo preoccupando per te. - conclude indignata, - Non deve essere stato bello essere attaccato così. - 

- No, non lo è stato. - scrolla le spalle, - Mi spiace che tu ci sia andata di mezzo. - Fred si siede sul letto, puntando gli occhi su di lei. 

Ad Hermione, che si era dimenticata di ogni cosa, le torna in mente che anche il suo nome è scritto sulla pergamena di Ginny, - Ah. Non ti preoccupare per me. - 

Fred inclina il volto di qualche grado, icitandola a continuare a parlare. 

 - Preoccupati più che lei ti dica di sì, dopo che hanno scommesso il nome di ben diciannove ragazze. - 

- Le hai contate? - Fred alza un sopracciglio, felicemente sorpreso. 

- L’ho sentito dire da Ginny. - 

- Hai origliato? - Fred si alza in piedi, avvicinandosi a lei. 

- Sentito. - Hermione non indietreggia, rimane ferma sul suo letto senza staccare gli occhi da Fred. 

- Sono solo diciotto, se ti togli dalla conta. - le fa notare.

- Solo diciotto? - 

- Sono tante? - Fred si mette le mani in tasca, - Ci avessi mai fatto qualcosa con una sola di loro. - 

- Ah no? - adesso è Hermione che alza un sopracciglio, incrociando le braccia al petto. 

- Sorpresa? - 

- Potrebbe essere. - 

Fred si ferma a pochi centimetri, piegandosi verso di lei, portando il suo volto davanti a quello della ragazza, - Potrebbe essere anche che tu sia… - 

Non riesce a finire la frase, perché Ginny apre la porta di scatto, - Hermione, mi accompagni in infermeria? Non mi sento tanto bene e Harry… Oh, scusate. - 

Fred sorride alla sorella, allontanandosi dalla sua compagna di stanza e dandole le spalle, - Dovresti andare. - 

 

- Perché diavolo sei venuta? - Ginny è incredula che Hermione l’abbia davvero seguita in infermeria dopo quello che aveva visto entrando in stanza. 

- Mi hai chiesto di accompagnarti! - 

- Si, ma non pensavo che mio fratello fosse a due centimetri dal tuo volto. - 

- Erano due centimetri? - Hermione sembra perdersi nel ricordo del viso di Fred troppo vicino, come vicine erano quelle labbra che tanto sta sognando da giorni. 

- Ha importanza? - Ginny lascia scappare una risata, accettando la medicina che le mettono in mano. Ha uno strano colore verdastro e emette un forte odore di acciuga, - Ho trovato la punizione per avervi interrotti. - conclude amara, mandando giù la brodaglia. 

 - Torno in camera adesso, vedi di riposare anche tu stasera. - le rammenta Hermione, triste di dover lasciare l’amica in infermeria.

- Non sono io quella che sta per tornare in camera con… - 

- Buonanotte, Ginny. - conclude Hermione, scuotendo il capo e avviandosi verso il corridoio. Appena esce, un’ombra le si avvicina pericolosamente.

- Non dovresti essere in camera? Mi avevi detto che non facevi cose illegali. - 

- Ero davvero in camera di George prima. - si scusa Fred, ridendo appena. 

- Sei stato male anche tu? - si informa infine lei, passandosi una mano tra i capelli. 

- Mi andava di fare quattro passi. - 

- All’una di notte? - 

- Stai giudicando, Granger? - Fred la guarda con la coda dell’occhio, mentre entrambi si incamminano verso il loro dormitorio. 

- Sto cercando un modo per addolcirti la pillola: devo toglierti dei punti. - 

Fred alza gli occhi al cielo, scuotendo il capo, - Non puoi chiudere un occhio? Anche se effettivamente mi sembra che tu non sia molto brava a farlo. - insinua lui.

- Come scusa? - Hermione si ferma davanti al dipinto, puntando gli occhi in quelli di Fred. 

- Non hai smesso di guardarmi per un secondo in stanza prima: guardavi il mio volto o il mio petto?  - 

Hermione boccheggia per un attimo, imbarazzata, - Nessuno dei due. - 

- Sicura? - Fred si avvicina di nuovo, senza avvisarla, ma come al solito, quando è a qualche centimetro dal suo volto, si ferma. 

Hermione risponde al suo sguardo, - Sono sicura. - 

- Appurato che ti piace la sicurezza, io sono sicuro di volerti chiedere… - 

- Signorina Granger? - la voce della McGranitt li raggiunge prima che loro possano sparire dietro al dipinto, - Weasley. - 

Fred sorride alla professoressa, che alza gli occhi al cielo esasperata, - Spero che abbiate una spiegazione logica per il fatto che vi ho trovati qui a quest’ora. - 

Ad Hermione, che la spiegazione logica ce l’ha eccome, muore comunque la voce. Imbarazzata cerca di far capire alla sua professoressa preferita che è tutto un equivoco. 

- Abbiamo accompagnato mia sorella in infermeria, Ginny si è sentita male e Harry non è un Prefetto. - chiarisce Fred, - Abbiamo pensato che se fossimo andati con Hermione nessuno ci avrebbe potuto togliere punti. - 

- No, infatti non verrà tolto nessun punto alla vostra casa, ma adesso andate a letto tutti e due. Oh e Weasley, spero che tua sorella si riprenda presto. - 

 

- Grazie per aver accompagnato Ginny in infermeria ieri. - le dice Harry, appena raggiunge la tavolata dei Grifondoro, - Non sapevo proprio come fare. - 

Hermione scuote il capo, appoggiando la tazza del suo cappuccino sul tavolo, - Avete fatto bene a pensare a me. - 

Harry le sorride, versandosi del succo di zucca, aspettando che arrivi anche Ron, andato in infermeria per controllare Ginny. 

- Ha fatto indigestione di dolcetti. - commenta truce Ron, scrollando il viso, non appena li raggiunge.

- È un bene che fosse solo indigestione, ieri sera era proprio pallida quando è arrivata in camera da me. - Hermione appoggia la testa alla mano, mentre la sua capigliatura improvvisata si sfalda, lasciando che i capelli le ricadano veloci sulle spalle. 

Fred, che è arrivato al seguito di Ron insieme a George, non smette di guardarla, - Sei davvero sicura di aver visto che era pallida? Non eri distratta a guardare altro? - la sfida, esibendo un sorriso. 

Hermione, puntando gli occhi sul suo volto, si ricorda della sera prima, - Quante volte ti devo dire che sono sicura? - 

Fred appoggia il suo bicchiere sulla tavola, leccandosi poi il labbro superiore, - Volevo solo accertarmene. - 

- Fred, non dovresti sprecare la tua voce per dire cose che non siano il nome di quella a cui vuoi chiedere di andare alla festa. - gli fa notare Lavanda, che sta mettendo a posto la cravatta di Ron. 

- È pieno di ragazzi in questa scuola, perché ce l’avete proprio con me? - 

- Non era a te che piaceva essere sempre al centro dell’attenzione? - gli fa notare Lee, soffocando una risata, evitando il tovagliolo lanciato dal gemello. 

 

- A che numero sei arrivato? - George lo precede in aula, sogghignando. 

- Vuoi girare il coltello nella piaga? - Fred si accascia sul suo banco vuoto, inghiottendo un sospiro.  

George scrolla le spalle, dandogli un paio di pacche sulla schiena, - Sono a tre tentativi andati a vuoto. - 

- Chiunque sia, ha tutta la mia ammirazione: darti buca tre volte su tre è un record. - si intromette Angelina, sedendosi davanti a Fred. 

- Vedi, lei gira il coltello nella piaga. - gli fa notare George, indicandola con il palmo della mano, mentre il suo gemello alza gli occhi al cielo. 

Fred alza gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto, rifiutandosi di parlare oltre. 

- Che per quanto ne sappia, non è che lo rifuti: secondo me è lui che non lo sa chiedere. - 

- È diventato timido? - Angelina si gira per accarezzargli il braccio, lasciandogli tutta la sua comprensione, - Ti deve piacere davvero tanto. - 

- È innamorato cotto. - sottolinea George, sogghignando. 

Fred alza gli occhi al cielo, - Vi odio, vi odio dal profondo del mio cuore. -

 

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


He chose me - Capitolo quattordici

 

È una settimana che Fred prova in tutti i modi - in tutti i modi, seriamente - a chiedere ad Hermione di accompagnarlo alla festa, ma è da una settimana esatta che tutta la sua buona fortuna sembra averlo abbandonato. Non era andato in porto nulla.

Si passa una mano tra i capelli esasperato, appiattendosi alla parete quando la voce di Hermione lo raggiunge.

- Cosa ti serviva? - 

- Mi chiedevo se qualcuno ti avesse già invitato alla festa di questo fine settimana. - Cormar le sorride, sistemandosi la tracolla sulle spalle. 

McLaggen, davvero? Fred sospira, continuando la sua camminata per il corridoio, con il preciso intento di mandare all’aria il piano dell’altro ragazzo, ma la sua presenza è quasi inutile. 

- Sto aspettando che me lo chieda qualcun’altro. - si affretta a dire Hermione, - Cioè non è detto che me lo chieda, ma vorrei andarci con un’altra persona. - 

- Ma ti ho parlato dei miei… - 

- Cormac! - Fred si intromette di prepotenza nella conversazione, tanto che la ragazza per un attimo si spaventa. 

- Ti serve qualcosa? - McLaggen lo fissa confuso, da quando i gemelli Weasley gli riservavano attenzioni? 

- No, non mi serve nulla. - Fred gli sorride, spostando lo sguardo su Hermione, che alza gli occhi al cielo. 

- Ti dispiace allora? Stavo cercando di chiedere una cosa ad Hermione. - 

- Non mi serve nulla da te. - precisa a quel punto il gemello, allungando la mano per recuperare quella della ragazza, - Però devo discutere una cosa con la Granger ed è piuttosto importante. - 

- Dirmi che hai dato da bere alla pianta è una cosa importante? - chiede Hermione, quando oramai si sono allontanati da Cormac abbastanza per parlare senza problemi. 

- Dopo che mi hai fermato in mezzo alla Sala Grande, ho pensato che fosse una cosa importante per te. - gli fa eco Fred.

Hermione lascia scappare uno sbuffo, facendo cadere lo sguardo sulla sua mano, ancora unita a quella del ragazzo, - Puoi lasciarmi andare? - gli chiede imbarazzata, - Sia mai che incontriamo la ragazza che vuoi invitare o, peggio, uno di quelli che ha scommesso. - 

Fred ride, - A giudicare da quello che hai detto a Cormar, anche tu potresti essere nei guai, se il ragazzo che tanto aspetti ti vedesse con me. - 

- Stavi origliando? - Hermione si ferma in mezzo al corridoio, in un misto di imbarazzo e indignazione. 

- Stavo sentendo. - sottolinea Fred, facendole fare una piccola giravolta, per portarla tra le sue braccia, - Che ha di speciale questo principe azzurro? - 

Ad Hermione le parole muoiono in bocca, rendendosi conto di non riuscire proprio a trovare una via di fuga: come dire a Fred che è lui che sta aspettando, senza fargli capire che è lui? 

Si schiarisce la gola, alzando gli occhi sul volto del ragazzo, che è sempre più vicino. 

- Io… Cioè lui… - 

- Mh? - 

- Ma insomma Fred, saranno affari miei no? Perché ti dovrebbe importare? - 

- Perchè mi piacerebbe porta… - 

- Secondo voi, Ginny mi farebbe cambiare il nome che ho scommesso? - li interrompe Colin, scattando una fotografia. 

Hermione si gira verso il ragazzo appena arrivato e si stacca velocemente da Fred, passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. 

- No perché se mettessi il tuo nome, probabilmente avrei molte più chance. - sottolinea ancora Colin, esibendo un sorriso a trentadue denti. 

- È solo un malinteso. - si affretta a dire lei, torturandosi le mani dietro alla schiena, girandosi poi per trovare l’appoggio incondizionato di Fred, che tuttavia sembra restio. 

- Ginny? Nah non credo. - 

Colin alza gli occhi al cielo, scuotendo il capo, - È un peccato… - poi si focalizza sui due, - Ci vai con Hermione al ballo? - 

Fred sorride leggermente, girandosi verso di lei, - Penso che lei abbia altri programmi. - 

 

- Ma tu non hai altri programmi. - le fa notare Harry, che riceve prontamente il libro di pozioni in testa. Hermione lo sa di non avere altri programmi, ma mica può dirlo a Fred. Non così. 

- Puoi tirarmi in testa tutti i libri dell’universo, ma non penso ti possa aiutare a cambiare le cose. - 

- Perché stai tirando dei libri in testa ad Harry? - Ginny si avvicina ai due seduti in Sala Comune, appoggiandosi al bracciolo della poltrona del suo ragazzo. 

- Se l’è cercata. - Hermione scrolla le spalle, riaprendo il capitolo che stava leggendo. 

- Fred pensa che lei voglia andare alla festa con qualcun’altro. - 

Ginny strabuzza gli occhi, mentre la Granger medita l’omicidio del suo migliore amico. 

- Perché? Cosa diavolo è successo questa volta? - si dispera, alzandosi in piedi, - Il ballo è domani sera, come pensi di cavartela? - 

- Anche se fosse tra un mese, dubito che Fred mi voglia chiedere di accompagnarlo. - 

- Secondo me vuole chiedertelo. - interviene Harry, presto seguito da Ginny. 

- Chi vuole chiedere cosa ad Hermione? - Ron si siede sul tappeto, spostando gli occhi sui suoi amici.

- Non ci provate. - li ammonisce lei con lo sguardo: non può lasciare che lo sappia anche Ron. 

Ginny e Harry si guardano, nascondendo una certa complicità, - Secondo noi, Fred vuole chiedere a Hermione di andare alla festa, ma lei dubita. - 

- Vi odio. - 

Ron sorride, - Perché dovresti dubitarne? - 

- Dubitare di cosa? - Lavanda si intromette nel discorso: aveva notato quanto Hermione fosse arrossita negli ultimi minuti e non poteva farsi scappare l’occasione di spettegolare. 

- Che Fred voglia portarla al ballo. - la informa Ginny, rimettendo a posto gli occhiali di Harry. 

- Oh. - gli occhi di Lavanda si illuminano: Fred che vuole chiedere a qualcuno di andare al ballo, Hermione che sta aspettando che Fred le chieda di andare al ballo. Fila tutto, - Beh ha senso. - 

- Cosa ha senso? - Dean spunta da dietro una delle poltrone, accompagnato da Lee. 

- Che Fred voglia chiedere a Hermione di andare al ballo. - A parlare questa volta è Ron. 

- Ah era lei? Ho perso la scommessa. - cantilena Lee.

- Avevi puntato su Matila Malcontenta, non avevi molte speranze in partenza. - gli fa notare Ginny, nascondendo un sorriso. 

- Scusate?! - Hermione sbotta, chiudendo rumorosamente il suo libro di pozioni, - Non avete nulla di meglio da fare? - si alza in piedi, girandosi verso di loro, dando le spalle al dipinto. Per questo, quando quest’ultimo si apre e i gemelli entrano, lei non si accorge di nulla. 

-  Fred è libero di invitare chiunque voglia a quella stupida festa, così come io sono libera di andare con chiunque. - precisa, - Sì, anche con Matilda Malcontenta, Lee. - 

- Perché sei così tanto fissato con Matilda Malcontenta? - Fred si passa una mano tra i capelli, mentre Hermione comincia a desiderare di essere inghiottita dal pavimento. 

- Cosa ci stavamo perdendo? - George si siede sulla poltrona lasciata libera da Hermione e accavalla le gambe, mostrandosi del tutto interessato. 

- Oro colato. - lo informa Lee, sorridendo. 

- Siete tutti dei pettegoli senza speranza. - la Granger stringe il libro che ha tra le mani, - Tutti quanti, non se ne salva nemmeno uno. - continua a commentare, dando le spalle ai suoi amici, scontrandosi con il corpo di Fred, che era rimasto dietro di lei. 

- Te ne vai già? - le chiede George, alzando un sopracciglio in modo malizioso. 

Hermione stacca gli occhi dal volto di Fred che le sta sorridendo, - Non desidero stare in questa sala un solo secondo di più. - confessa, - Mi è venuta fame ed è ora di cena. - 

 

- Ne sei sicuro, Colin? - una ragazzina del terzo anno si piega verso di lui, interessata, - Hai delle prove? - 

- Ho una foto. - dice piatto lui, - Ma vi assicuro che era davvero Hermione Granger. - 

Questa è l’informazione che circola nel tavolo dei Grifondoro durante la cena ed è anche il motivo per cui, quando Hermione fa il suo ingresso in Sala Grande tutti si fermano a guardarla. 

Si schiarisce la voce, abbassando lo sguardo verso il terreno, cercando di sedersi il più velocemente possibile a fianco a Neville, che le sorride di spiego. 

- Che cosa è successo adesso? - chiede esasperata lei. 

- Credono che sia tu la causa della loro scommessa persa. - 

- Ma Fred non mi ha invitato. - puntualizza lei un po’ a voce alta, innescando un meccanismo a catena: tempo che il gemello scende in Sala Grande sono tutti al corrente che è ancora senza dama per la festa della sera successiva. 

- Non sei davvero riuscito a trovare nessuno? - Angelina è la prima che infierisce sul corpo già ferito di Fred, che si lascia andare in una risata ironica. 

- Sembra che la ragazza a cui volevo chiederlo abbia altri programmi. - 

Ad Hermione il succo di zucca va di traverso. 

- Oh Herm, respira. - la incoraggia Lavanda, totalmente all’oscuro del motivo per cui l’amica sembra essere così sconvolta. 

- Quindi andrai con quella ragazza del quarto anno che te l’ha chiesto prima? - si informa George, lanciando un’inequivocabile occhiata a Hermione, che sposa lo sguardo su Ginny. 

Anche Fred si gira velocemente verso la Granger, esibendo un sorriso, - No, penso di volerci provare ancora una volta. - 

 

Quando Fred entra in camera quella sera, trova Hermione seduta alla scrivania, addormentata sul libro di pozioni. Sorride, spostandole una ciocca di capelli dal viso, per guardarla meglio. 

Ci aveva messo qualche tempo a capirlo, ma quando George gli aveva detto che Hermione non si frequentava con nessuno e che lo trovava carino, gli era stato tutto chiaro: aveva ancora qualche chance per conquistarla. 

Allora ci aveva provato in tutti i modi: qualche approccio più calmo, qualche richiesta più specifica, ma non era mai riuscito a chiederle di venire alla festa fino in fondo. Erano sempre stati interrotti da qualcuno, che fosse il destino? Ma Fred a queste cose non crede, non è possibile che qualcuno sia davvero contrario a farlo mettere insieme con la Prefetto - Perfetto.

Si scosta, per andare a togliersi il maglione, ma urta le pergamene che la ragazza stava scrivendo, facendole cadere a terra, svegliandola. 

- Fred? - chiede lei, passandosi una mano sugli occhi. 

- Scusa, non volevo svegliarti. - si piega verso terra per recuperare quei fogli e, quando si alza, nota come il volto di Hermione sia improvvisamente troppo vicino. 

Lei non proferisce parola, allungando la mano per recuperare il suo compito di pozioni. 

- Te lo ha chiesto? - le chiede, esibendo un sorriso. 

Hermione nega, - Francamente non penso che me lo chiederà mai. Tu invece, sei riuscito a chiederlo alla ragazza? - 

Alza gli occhi al cielo Fred, incredulo che lei non ci sia ancora arrivata, - Ci andresti con me, Hermione? - 

 



Finalmente un punto di svolta, ci avreste mai creduto? 
Ringrazio tutti tutti tutti, spero di sentirvi ancora, 
Jabba. 
p.s scusate per il ritardo madornale, non lo faccio apposta: è innato.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici ***


 

He chose me - Capitolo quindici

Mi piacerebbe davvero tanto, Fred.

 

Ron è il primo che si rende conto che l’aria profuma di novità: quando ruota la testa di qualche grado e scopre il perché di quel presentimento, le sue labbra si aprono in un largo sorriso. Aveva fatto bene a scommettere su Hermione. 

- Se ci avessero messo solo un altro giorno, li avrei schiantati entrambi. - commenta Ginny, fermando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre un disperato Harry le accarezza la schiena per tranquillizzarla. 

- Avresti trovato la mia approvazione. - le fa da spalla George, cercando la mano di Angelina. 

- Siete sempre così drastici voi Weasley. - dice lei, accettando di incastrare le dita con quelle del ragazzo, - Certe cose hanno bisogno di tempo. - 

- Sei mesi, ci hanno messo sei mesi, Angie. - si intromette Lee, - Ci avrebbe messo la metà del tempo con Matilde Malcontenta. - 

- Credo che tu abbia un problema, Jordan. - la voce di Harry fa ridere tutti quanti, compreso l’interpellato, che gli fa un occhiolino. 

- Ne vado fiero. - 

Presto tutti si dileguano, chi per avvicinarsi al buffet, chi per scatenarsi sulla pista da ballo, chi invece per buttarsi in una lunga conversazione sul valore del Quidditch. L’atmosfera si placa, facendo nascere un sentimento di pace e calma in tutti i cuori degli studenti. Sembrano tutti felici, ma più di tutti lo è Ginny Weasley, che esibisce un sorriso a trentadue denti: Fred ed Hermione le avevano appena fatto guadagnare più di cento galeoni. 

 

Hermione si era guardata allo specchio, cercando di mettere a posto quella maledettissima ciocca di capelli: se l’era sistemata già tre volte, ma di starsene ferma proprio non ne voleva sentire. Aveva sbuffato rumorosamente, sentendo un milione di farfalle volarle nello stomaco: avrebbe preso il volo anche lei? 

Ginny le si era avvicinata sorridente, fermandole i capelli con un movimento veloce della bacchetta, - Hermione, andrà tutto bene. - le aveva detto, presto spalleggiata anche dalla voce di Lavanda. 

Ed effettivamente, nonostante l’ansia, Hermione aveva capito che sarebbe andato tutto bene quando lo sguardo di Fred si era posato su di lei per la prima volta. L’aveva guardata con una luce diversa negli occhi, forse perché oramai la mossa più complessa l’aveva fatta. L’aveva guardata come se fosse stata l’unica ragazza a scendere quelle scale: uno sguardo che l’aveva fatta sentire bene, che l’aveva rassicurata. 

Quando la sera prima Fred le aveva chiesto di andare al ballo, aveva ringraziato mentalmente il fatto di essere seduta: forse sarebbe caduta a terra per l’emozione. Aveva atteso quel momento e immaginato quel momento per così tanto tempo che, quando le parole del gemello avevano raggiunto le sue orecchie, il cuore le si era rotto per la felicità. 

Una felicità che non l’aveva lasciata per tutto il giorno successivo, a dimostrazione del sorriso a trentadue denti che aveva esibito per la scuola tutto il giorno: Fred aveva scelto lei per andare al ballo. Non le erano importate le occhiate confuse degli altri studenti, che presto si erano tramutate in maledizioni per aver perso una scommessa: come le era stato detto - dal suo Weasley preferito, ovviamente -, era stata colpa degli altri di aver scommesso, non la loro di essersi scelti. Una scelta rimarcata dal fatto che Fred non aveva aspettato che lei scendesse tutti gli scalini, ma aveva deciso di andare a prenderla a metà scala, lanciandole un occhiolino malizioso. 

- Mi piace il vestito. - le dice, allungandole il bicchiere che aveva recuperato per lei, - Ti sta bene. - 

Le guance di Hermione si colorano di rosa velocemente a quel complimento, ma sa che deve cominciare ad abituarcisi, - Anche tu stai bene. - taglia corto, evitando di aggiungere che tanto, Fred sta bene con tutto: con la divisa della scuola, con il maglione cucito dalla madre e soprattutto senza maglietta. Scuote il capo, nascondendo il viso nel bicchiere. 

 

Harry solleva Ginny tra le braccia, facendole fare una breve giravolta. Dal basso la vede sorridere e, lo ammette, il suo cuore fa una piccola capovolta: è sempre stata così bella? Certo che lo è stata, il suo sorriso la mattina quando apre gli occhi è una delle visioni più belle che il Prescelto ha mai visto, ma anche questa immagine si imprime in fretta nella sua mente. 

Ginny Weasley è la cosa più bella che gli è mai successa, indimenticabile. Quando l’appoggia a terra, lei fa in fretta ad allungare le mani dietro al suo collo, per poi appoggiare il capo al suo petto, - Ti amo, Potter. - sussurra, annusando il suo profumo di pulito. 

Le guance di Harry si colorano velocemente dello stesso colore dei capelli della sua ragazza, mentre anche lei sembra accorgersi di quello che ha appena detto. Nessuno dei due si muove, nessuno dice niente per una manciata di secondi. 

- Io… Ecco… - azzarda lei, staccando il volto dal petto di lui, cercando i suoi occhi, - Volevo dire… - balbetta, nella speranza di non peggiorare la situazione: è stato troppo presto? Anche lui provava la stessa cosa? Aveva rovinato tutto? 

Ma mentre la mente di Ginny parte verso i più terribili immaginari, quella di Harry è ferma sul fatto che forse anche lei trova che il suo sorriso sia meraviglioso la mattina e che lui sia la cosa più bella che le sia mai successa. 

- Quello che stavo cercando di dire… - continua lei, abbassando gli occhi al terreno. 

Ma la mano di Harry alza il volto di lei, per poter far scontrare i loro sguardi. Non parla per ora, si preoccupa prima di tutto di rubare le sue labbra in un tiepido bacio. Non è fulmineo, è un bacio gentile, colorato, pieno di tutto quello che il Prescelto non ha ancora detto, ma che s'appresta a fare, - Ti amo anche io. - 

 

Un simile sentimento lo prova Ron, quando lancia lo sguardo verso Lavanda, che si è appena infilata in bocca un boccone grosso come la sua mano. Mentre la vede masticare con le guance piene di cibo si accorge che sì, era lei quella giusta. Ride, mentre la sua ragazza fatica per un attimo a respirare. Non per il troppo cibo, ma per il semplice fatto che si è messa a ridere anche lei. 

Una risata genuina, come quelle che si sono procurate nei mesi scorsi più e più volte: Ron e Lavanda erano andati d’accordo fin dal primo giorno. Stavano bene, sono equilibrati: la passione di lei per il gossip era compensato dalle ore che lui passava a leggere di Quidditch, il loro terreno comune si combatteva sul cibo, sugli scacchi magici - in cui Lavanda era sorprendentemente brava - e soprattutto sulla capacità di lei di leggergli il futuro. Dopotutto, sapeva bene che prima o poi la sua competenza in Divinazione le sarebbe servita. 

Ron scuote il capo, mentre lei manda giù il grosso boccone e gli sorride, non aspettandosi certo lo slancio del ragazzo, che appoggia le labbra proprio sull’angolo della sua bocca, - C’era della panna. - si scusa, con un sorriso imbarazzato. Le cose avventate ed intime non erano ancora il suo forte, ma ci stava davvero lavorando. 

Lavanda ride, intingendo il dito nel piatto che ha davanti e sporcandosi le labbra questa volta, non solo l’angolo, - Mi sembra che ce ne sia ancora. - sussurra, mentre le orecchie di Ron si confondono con i capelli. 

Miseriaccia, Lavanda, mi ucciderai così. 

 

Angelina riaggancia la mano con quella di George,  scogliendo l'abbraccio con Katie, che si era decisa a confermare l’invito di Lee. Dopo quel breve saluto, Jordan aveva esortato Bell ad andare ad infiammare la pista da ballo, cosa che lei aveva accettato volentieri: non a caso aveva messo delle scarpe comode quella sera. 

I due rimasti soli si erano scambiati un breve sguardo di dolcezza: quando era successo? Il loro amore era nato così velocemente che compararlo ad una cascata non era abbastanza. E come si era piaciuti, si erano presi. Era bastata la piccola spinta di Albus Silente per avvicinarli abbastanza: ma loro si erano scelti ancora prima che il Preside li mettesse nella stessa camera. Si erano scritti per tutta l’estate e quando i loro occhi si erano incontrati sul treno per Hogwarts l’avevano visto. L’amore, il fuoco accecante di quel sentimento che aveva scaldato entrambi i loro cuori. Ora, nonostante fosse passato più di metà anno, il sentimento non era mutato. 

Si erano amati dal primo momento, si erano presi dal primo momento.

- Vuoi ballare anche tu, Angie? - 

- Avevo in testa un altro tipo di ballo, ma quello possiamo posticiparlo. - gli sussurra all’orecchio, provocandogli un lungo brivido lungo la schiena. 

Lo tira verso la pista da ballo, attorcigliando le mani dietro al collo di George, che le lascia un veloce bacio sulla fronte, - Sarai la mia morte, Johnson. - 

- Ci conto. - gli sorride, facendo poi sprofondare il volto nel suo petto, desiderando ardentemente di sentirsi a casa. 

 

- Non sapevo che sapessi ballare così bene. - commenta Hermione, cercando un luogo per sedersi. Dopo aver ballato l’ultimo lento ed aver avuto il cuore nella gola per tutta la serata, sapeva di doversi sedere o il cervello le sarebbe esploso. 

- È solo una delle cose che so fare così bene. - ammicca Fred, appoggiandole una mano sulla spalla, per poi nascondere il suo volto nei capelli di lei. Come fa a profumare sempre così tanto? Nel frattempo, le dita di lui cominciano a giocare con un paio di ciocche che sono scappate dalla pettinatura di lei. 

Hermione alza gli occhi al cielo, maledicendo la sua testa per aver pensato di voler provare a vedere quanto bene e in che cosa andasse bene Fred: da quando stava diventando così sfacciata? Lo sei sempre stata, solo che Fred Weasley inibisce i tuoi istinti. 

Sbatte gli occhi, silenziando il suo pensiero e constatando che lo spazio per due persone era inesistente. Eppure, per essere la strega più furba della sua età, non sembra aver variato tutte le possibilità, cosa che invece lui ha mentalmente controllato. Per questo la solleva tra le braccia, costringendola a lasciare uscire dalle labbra un breve verso sorpreso. Fred si avvicina alla poltrona più isolata della sala, con il preciso intento di tenere Hermione per sé tutto il tempo: troppi ragazzi l’avevano guardata, troppi l’avevano desiderata. Ma questa sera - e per tutto il resto della vita, spera - lei è il suo bocconcino. 

Adagia il corpo di lei sulle sue gambe, constatando che è davvero così leggera come ricordava, intrappolandola tra le braccia. Crede di aver lanciato la mossa più maliziosa, ma quando Hermione alza lo sguardo su di lui, esibendo un’espressione imbarazzata , il cuore di Fred perde un battito: non era pronto. E non era pronto nemmeno a ricevere un casto bacio sulla guancia, ma prima di poter reagire, le labbra di Hermione si spostano verso l’angolo della sua bocca, per poi farle combaciare. Le mani di lei si aggrappano ai lati della giacca di Fred, ma sa che da quella posizione non può cadere: le braccia di lui la tengono stretta e al sicuro. 

Lui risponde al bacio, assicurando di stringere il fianco di Hermione con una mano, portando l’altra dietro al collo di lei, per approfondire quel primo bacio. Lei aveva lanciato la prima mossa, toccava a lui farla cadere sempre più nel baratro della passione. Ed Hermione, per Merlino, in quel vuoto ci si era lanciata a capofitto, desiderando assaporare ogni sfumatura di Fred Weasley. 

 

Ci siamo quasi! Con il prossimo capitolo concluderò questa long, che è stata una vera ventata di aria fresca: cosa succederà? In realtà oramai il climax l'abbiamo raggiunto, finalmente si sono incontrati sullo stesso terreno, smettendo di percorrere due linee parallele. 
Ringrazio Chirs_88, che è stata con me fin dall'inizio del viaggio e anche Sia_, perché senza di lei questa storia non so se avrebbe mai preso vita. Sei la mia salvezza. 
E ringrazio anche tutti gli altri lettori, siete la cosa più preziosa che questa storia potesse ricevere, 
Jubba. 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici ***


He chose me - Capitolo sedici
 
A Sia_ e a Chris_88 e a galaxia.
 

Quando Hermione apre gli occhi quella mattina si sente al sicuro e si accorge presto che quella sicurezza è data dalla presenza di Fred Weasley al suo fianco. Dopo mesi, finalmente, avevano dormito nello stesso letto. 

Era stata una decisione presa al volo: quando entrambi erano rientrati in camera lei si era lasciata cadere sul suo letto, lanciando un timido sorriso a lui, che si era allentato la cravatta e si era avvicinato, allungandole il braccio, per unire le mani ancora una volta e cominciare a ballare da soli in camera, senza musica. Si erano messi a ridere, non curanti del rumore ed infine, dopo un paio di minuti, Fred l’aveva alzata tra le sue braccia velocemente. Hermione si era sentita in dovere di dover ricambiare quel volo, baciando le sue labbra con gentilezza, accarezzandogli poi il petto: era tutto così naturale. 

Si erano staccati, rimanendo a sorridersi: c’erano tanti grazie in quelle espressioni, dei grazie che non serviva nemmeno esprimere. Lo sapevano di essersi divertiti, che non avrebbero mai potuto passare una serata così bella con nessun altro al mondo. Hermione Granger apparteneva a Fred Weasley e Albus Silente l’aveva capito prima di loro. Ma non c’era da meravigliarsi, quel mago era un genio. 

- Dormi con me stanotte. - le aveva sussurrato lui, spostandole una ciocca di capelli, - Prometto di non fare nulla, è solo che non voglio averti lontana. - 

Lei aveva strofinato il naso contro quello di lui, - Mi piacerebbe tanto, Fred. - 

E cavolo se svegliarsi a fianco a lui era stato bello. Si gira verso il suo volto, ancora addormentato. Sembra essere così in pace, sollevato ed Hermione, da così vicino, comincia a contare le sue lentiggini. Sono sempre state così belle? Sempre state così luminose? 

Hermione sorride, facendo cadere l’occhio sugli zigomi di Fred, osservando la pelle morbida, causata dalla barba appena tagliata. Le piaceva meglio senza? Non sa ancora dirlo, anche se infondo sa che Fred sta bene con tutto. Lo sguardo le cade velocemente verso il collo, per scendere verso la maglietta: riesce a studiargli la parte più alta del petto, ma prima di poter far nascere dei pensieri poco puri nella mente, si accorge di colpo di avere nelle narici solo il profumo di erba tagliata di Fred. 

Sorride, chiudendo gli occhi e incastrandosi meglio sotto il mento di lui, che nel dormiveglia la stringe al suo petto, facendo scomparire il volto nell’ammasso di capelli di Hermione. Erano entrati in paradiso? 

 

Evidentemente il paradiso non era presente solo nella loro camera, il paradiso li seguiva dovunque: se ne accorgono nelle settimane successive. 

Quando le dita di Hermione toccano quelle di Fred e si stringono sotto al tavolo dei Grifondoro durante il pasto, la sala si colora di colori che non hanno mai visto, più caldi, più tiepidi. Anche il fuoco, quando ci si siedono accanto e vicini, sembra essere formato da un milione di sfumature nuove: era mai stato così bello guardare le fiamme nel camino la notte tarda? Hermione se lo chiede mentre è abbracciata a Fred. Schiena contro petto, di solito lei tiene aperto un libro che deve leggere per i suoi esami e lui rimane tranquillo a parlare con George. 

Il cielo è quello che cambia di più, soprattutto quando il Sabato pomeriggio spariscono per qualche ora, con grande disappunto di George e Ron - che ha bisogno di fare i compiti -, per osservare le nuvole. 

- Quella ti assomiglia. - le sussurra un giorno giorno Fred, accarezzandole la testa. 

- Scusa? - gli chiede, lasciandosi scappare una risata quando alza gli occhi su quella massa senza senso. 

- Credo che sia il fatto che è carina. - si lascia scappare lui, colorando il volto di Hermione: no, non si era ancora abituata ai suoi complimenti, soprattutto perché la prendevano sempre di sprovvista. 


- George, stavo pensando a quanto fossi fortunato ad averti come gemello. - esordisce Fred in Sala Grande una mattina, leggendo le istruzioni della loro ultima invenzione, facendo cadere lo sguardo su Hermione con la coda dell’occhio, che sta leggendo un libro a fianco a lui, - Devo essere l’uomo più fortunato del mondo, per essermi capitata anche la ragazza più carina di tutto il creato. - 

Il volto di lei prende fuoco, causando le risate di George e la nascita di un sorriso a trentadue denti sul volto di Fred: decisamente fortunato. Fortunata però è anche Hermione, perché oltre a tutti i complimenti, lui è in grado anche di servirle infinite battute, frecciatine e commenti maliziosi. 

Quelli più di tutti le colorano il viso, mettendola alle strette e costringendo il suo pensiero a correre verso immagini impure. Però Hermione aveva cominciato a comprendere, si era allenata. In un paio di settimane anche lei aveva cominciato a portare Fred verso il baratro. 

Ci sono mattine in cui in Sala Grande, la sua mano scappa dalla presa del ragazzo, per andare ad accarezzargli la coscia con delicatezza, facendogli alzare un sopracciglio, accompagnato da un sospiro levato. Ci sono pomeriggi in cui è lei che lo prende per la cravatta e lo trascina negli sgabuzzini del castello: li hanno già visitati tutti? E lo bacia, si arrampica sul suo corpo, come fa sulle parole scritte nei libri di scuola. Ha bisogno di Fred esattamente come ha bisogno di eccellere in tutto. Quando Fred la solleva tra le braccia, ancorandola al muro, accarezzando le sue di cosce, è lì che Hermione si ritira: maliziosamente interrompe il bacio e lo lascia spiazzato in un buio sgabuzzino, con la pazza voglia di voler assaggiare ogni centimetro della pelle della So - tutto - io. 

La notte, quando vanno a letto - ci sono le sere che dormono insieme, quelle in cui preferiscono addormentarsi da soli, augurandosi una silenziosa buonanotte dall’altra parte della stanza - si lasciano andare controvoglia, stanchi per la lunga giornata. 

Ma Fred è ormai affamato, di una fame che ha preso anche lo stomaco della Prefetto più saccente di tutta la scuola. Quando lui entra in camera quella sera e i loro sguardi si incontrano per sbaglio, un pesante silenzio cade tra i due. La prossima mossa non la conosce nessuno dei due. Giocare è un conto, spingersi oltre la linea è un altro. 

In quel tempo, Fred gliel’ha già detto che l’ama, oh se la ama. È un amore così prepotente che a volte fa fatica a dormire, un amore così prepotente che lo fa saltare di gioia. Ed Hermione sentiva lo stesso: ci sono giorni in cui, mentre è intenta a scrivere il tema di pozioni, ecco che Fred entra nella sua mente, colorandole un lungo pomeriggio di compiti. 

Ora però, Hermione non sa se appoggiare la penna al tavolo per avvicinarsi a lui, che allo stesso modo non sa se aprire bocca. Succede tutto troppo velocemente, si trovano improvvisamente uno davanti all’altro, a sorridersi. Si stanno dicendo che sì, è arrivato il momento di amarsi. 

La dita di Fred corrono ad accarezzarle la guancia, mentre il volto di lei si colora di una tenue sfumatura rossastra, - Ti amo. - le sussurra. Hermione risponde alzandosi sulle punte e facendo combaciare le labbra in un bacio che diviene sempre più profondo. 

Il bacio si tramuta presto in una danza: le mani di lui corrono sul suo corpo, scoprendola velo per velo e, quando la vede nuda per la prima volta, il suo cuore perde l’ennesimo battito: prima o poi, a causa di Hermione Granger lui sarebbe morto. La stessa cosa è quella impressa nella mente di lei, mentre gli accarezza quel petto che è sempre così morbido, sembra velluto sotto le sue dita. Gli bacia l’incavo del collo, provocandogli dei brividi lungo la schiena. 

Fred cerca poi le sue labbra, insieme ad un permesso che è concesso dal sospiro rumoroso che le esce dalla bocca: entra dentro lentamente, appoggiando la fronte contro quella di Hermione. Non c’è dubbio, sono in paradiso. 

È un luogo così magico che, quando i gemelli lasciano la scuola, Hermione non lo sente lontano, un luogo così magico che quando si rincontrano l’estate dopo i loro sentimenti sembrano essersi duplicati, permettendo ad entrambi di superare la guerra con una forza che nessuno avrebbe mai pensato di avere. 

- Sono a casa. - gli sussurra sulle labbra Hermione, quando ormai Voldemort è morto ed entrambi si ritrovano nella Sala Grande del castello di Hogwarts, baciando lievemente Fred. E le stesse parole gliele ripete quando vanno a vivere insieme qualche mese dopo, quando si sposano, quando nasce il loro primo figlio. 

 

- Dimmi che è uno scherzo. - commenta tragico uno dei gemelli Weasley, quando gli occhi di Hermione cadono su di lui. Lei, che è impegnata a incastrare una pila di vestiti nella parte più in alto dell’armadio, quando lo vede, perde la presa, ma il suo corpo non tocca terra.

Quando riapre gli occhi, il viso del ragazzo è a pochi centimetri dal suo e le sue braccia le cingono il corpo, - Tutto bene? -

Hermione si scosta, imbarazzata più che mai, toccando il pavimento e guardando, disperatamente, in un’altra direzione, - Sì, grazie di avermi presa. - sussurra appena, desiderosa di voler uccidere Silente, seduta stante.

 

Lo scherzo più bello di tutta la sua vita, pensa Fred, guardando Hermione ballare con la piccola Rose nel salotto di casa. E lei, alzando lo sguardo verso il marito sorridente, pensa che non basterebbe costruire una statua ad Albus Silente, nemmeno mille. Se ne era andato, lasciando un ultimo regalo: il suo esperimento aveva riempito il mondo magico dell’amore che era mancato nel decennio precedente, costringendo Hogwarts a prendere un provvedimento: in sua memoria, dal 1995, il dormitorio misto era diventato tradizione. 

 

Concludo, lascio questa storia alle spalle. Ho amato ogni singolo capitolo, ogni singolo momento. Ho amato ogni singola recensione o commento. 
Ringrazio ancora tutti quanti per avermi seguito in questa avventura, ve ne sono estremamente grata. 
Inoltre, ho avuto la possibilità di pubblicare la storia sul blog di Sia_: la troverete anche qui! Ti ringrazio per tutto, seriamente. 
A presto - si spera -, 
Jabba

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