Can you build my house with pieces?

di fumoemiele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm just a chemical ***
Capitolo 2: *** The moment is medical ***
Capitolo 3: *** Venom on my tongue, dependent at times ***
Capitolo 4: *** Running for my life ***
Capitolo 5: *** Poisonous vibration help my body run ***
Capitolo 6: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** I'm just a chemical ***


 
 
Can you build my house with pieces?
 
 
 
                       
Stai ferma e aspetti, guardi l’orologio stretto intorno al polso, passi una mano fra i capelli tagliati male e li scompigli un altro po’. Guardi ancora il quadrante di vetro e sembra quasi che le lancette si siano bloccate, pare che non riescano più ad andare avanti. Un po’ come te, un po’ come l’esistenza distrutta in cui ti ostini a restare; non va avanti, va solo indietro e ferisce, fa male.

«Che rockstar!», senti esclamare e quasi sussulti, anche se sapevi che presto sarebbe venuto giù dalle scale. Adam ti parla in modo talmente spontaneo che, lo sai, non sospetta nulla. Non sa che gli farai del male. «Con quei capelli sembri una rockstar. Mi piacciono!».
Ti viene quasi da sorridere e non ti trattieni, non più di un istante. Non avrebbe senso. Lui non sa che sei lì per ingannarlo, per portarlo sulla strada che conduce i peccatori all’oblio.
«Devo consegnare questi volantini. È una festa dove suonano degli amici, non sono male», continua Adam – e tu non dovresti sapere qual è il suo nome. Non dovresti conoscere quel viso, non dovresti seguire gli estranei e non dovresti parlarci perché hai un cuore debole e, lo sai, ti affezioni troppo in fretta. Ti basta un po’ di attenzione e i ventricoli iniziano a battere forte, quasi scoppiano, vomitano fuori rompendo le costole. Adam ti guarda e ha degli occhi tanto dolci che ti scaldano dentro. È quasi come l’eroina che non fai scorrere nelle vene da troppo tempo, ormai, e che ti manca come il più melenso fra i veleni.
«Vivi qui?», continua Adam, e tu sei rimasta in silenzio per tutto quel tempo e forse sembri un po’ strana, con i capelli che vanno in mille direzioni, indomabili come l’animo forte che hai, ma che nascondi. E ti senti strana, non sai che presto lui diventerà il tuo incubo e che il senso di colpa t’inseguirà fino a farti impazzire. Trattieni i sentimenti, li respingi, e allora ti fingi forte e rispondi.
«Sono venuta a trovare qualcuno
».
Sì, sei venuta a trovare lui. Sei venuta a infiltrarti nel suo appartamento con qualche sciocco trucco di dita e forcine per forzare la serratura. Sei venuta per calarti sul viso la maschera di un maiale e nasconderti nell’ombra. Sei venuta per piazzargli davanti alla bocca un fazzoletto imbevuto nel cloroformio per stordirlo e portarlo lì dove dovrà tentare di sopravvivere e di dimostrare che ci tiene, alla sua squallida vita del cazzo.
Ti volti e sali le scale, perché è meglio così. È meglio andarsene e abbandonare quella strana sensazione che ti si è annidata sullo stomaco. È meglio cancellare il ricordo del suo sorriso, l’emozione pallida che trasmette; quel benessere che faresti meglio ad ammazzare, perché non può portare nulla di buono e lo sai, Amanda. Lo sai e quella certezza ti spaventa a morte.
«Ci vediamo lì, allora», continua Adam e ti sorride, di nuovo, e tu vorresti strozzarlo per non vedere più quel viso tanto innocente quanto falso e meschino. Ingoi la saliva e cerchi di fidarti di John. Lui ti vuole bene, lui ti ha salvata, lui non ti farebbe rinchiudere in gabbia un innocente. Adam ha peccato ed è giusto che faccia del suo meglio per rinascere, o per morire, se è troppo codardo per tagliarsi via un piede.
Tiri un sospiro e vai via, con la solita aria afflitta, con il solito rancore nel cuore.
«Non ti vedrò lì, vero?».
Ti blocchi, le labbra socchiuse.
«Probabilmente no», sorridi, anche se non ne hai alcuna voglia. Come puoi fargli questo? È così carino, con te. Nessuno ti ha mai trattato con così tanta dolcezza. Nessuno si è mai interessato a te, nessuno ti ha mai chiesto di uscire, indirettamente o meno. Sei forte, però. Adesso sei forte, non sei più quella di un tempo, ed è grazie a John. E non puoi deluderlo, non puoi proprio.
«Posso farti una foto?».
Quella domanda ti spiazza. Sorridi, non puoi farne a meno. Non puoi rifiutarti perché Adam ha già preso la vecchia macchina fotografica e ti sta puntando l’obiettivo sul viso. Trovi che sia dolcissimo.
Cosa vedono i voyeurs quando si guardano allo specchio? Io ti vedo. Sei uno strano mix di diversi frammenti, arrabbiato, a volte apatico, ma più che altro patetico. 
Sai già cosa dirà, la sua cassetta, ed è asfissiante.

«Ferma», dice, e tu non puoi fare a meno che torturarti le mani, le unghie, scavarti le pellicine per il nervosismo, mentre quell’espressione un po’ ebete, un po’ innamorata, un po’ confusa, si stampa sul tuo viso e viene catturata dalla fotografia. Ti trova davvero così bella, Adam, da volerti intrappolare su un foglio di carta?
«Bene. Grazie!».
«Grazie a te», lo dici talmente a bassa voce che appare quasi come un soffio, come se avessi il timore di parlargli ancora perché tutto ciò fa male e più rimani lì, più sarà atroce. Le trappole di John in confronto non sono nulla.
«Ci vediamo dopo», aggiunge Adam e a te viene quasi da ridere in maniera isterica.
Non vorrebbe vederti davvero, dopo, se sapesse cosa stai programmando per il vostro prossimo incontro. Non sarà certo un appuntamento romantico e pieno di cliché. 

                      
Il titolo della storia e il titolo del capitolo e dei capitoli a venire sono ripresi da 'Chlorine' dei Twenty One Pilots. 

Dal terzo film di Saw sono state eliminate alcune scene. Due delle quali sono state utili per metter su questa mini-long, che avrà - credo - un massimo di cinque capitoli. La scena utile a questo capitolo la trovate giù, l'altra scena ve la linkerò solo in seguito - a meno che non siate anche voi ossessionati con la saga, in quel caso penso avrete già capito di che scena parlo. Inoltre, mi sono anche ispirata al cortometraggio che poi ha dato vita alla saga, e quindi a Saw 0,5 che ha come protagonista, indovinate un po'? Proprio Adam, che poi è colui che ha scritto il primo film; anche se là si chiama David, ma shhh.
Come dicevo, essendo questo capitolo nato dalla scena tagliata, i dialoghi sono ripresi proprio da quest'ultima. Inoltre, per chi fosse curioso di vedere questa fatidica scena potete trovarla qui, dal minuto 4.22:
click 

Chiarimenti per chi è estraneo al fandom: 
- Si parla, nel capitolo, di "John". John, per capirci, sarebbe il tizio che ha costruito il pupazzetto (Billy) che sicuramente avrete visto da qualche parte; John è colui che costruisce le trappole e Amanda non è altro che la sua assistente, anche per questo è costretta a rapire Adam, pur non volendo farlo. 
- La frase in corsivo viene dalla cassetta di Adam, questo perché coloro che devono superare le trappole hanno una cassetta in cui gli vengono spiegate le regole per sopravvivere. 
 

 

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Capitolo 2
*** The moment is medical ***


 
 
The moment is medical
 
 
 
    
Tiri il cappuccio rosso sulla testa, osservi il riflesso allo specchio. Non ti sei mai sentita tanto terribile nell’eseguire gli ordini di John.
Chi non apprezza il dono della vita deve morire, o ricominciare in modo diverso.
John ti ha cambiata. Quella fottuta trappola ti ha cambiata. Cerchi di farti coraggio, cerchi di pensare a un modo per evitare di distruggere Adam e quello che è. Le trappole ti danno il coraggio di vivere, perché quando si è davanti alla morte si inizia ad apprezzare ciò che Dio ci ha donato.  Però ti cambiano, c’è una molla dentro di te che scatta e non si è più quelli di un tempo. Si è più forti, si vive ogni giorno, si vive ogni istante come se fosse l’ultimo.
Quella trappola ti ha cambiato e sai che cambierà anche Adam.
Non hai nemmeno avuto il tempo di conoscere quello che è, con i suoi demoni e i suoi vizi, con i suoi tormenti e i suoi deliri.
Guardi le fotografie appese sui fili.
Adam spia la vita delle altre persone e si fa pagare per farlo. Forse ci prova anche dell’eccitazione, nel riprendere gli altri da distante, nel scrutare le loro vite e farle proprie attraverso dei fogli di carta a colori.
In quell’appartamento tutto sa di lui e ti pare quasi di imparare a conoscerlo. La casa è vuota, ma è piena di foto di altri. Di Adam, però, non ce n’è nemmeno una. Volevi rubare una sua foto, conservarla con gelosia, ma nessuno di quei rettangoli lo riprende. Lui filma solo la vita degli altri e nasconde la sua sotto un ammasso di polvere.
Scivoli in camera da letto e sollevi il suo cuscino, lo avvicini alla punta del naso e ne inali l’odore. Sa di muschio e fumo, Adam, e tu ti senti come una quattordicenne alle prese con la prima cotta.
Non doveva andare così.
Molli il cuscino in modo brusco e dimentichi di rimetterlo al suo posto, quando senti la porta di casa aprirsi. Infili la maschera, fai scivolare la pelle di maiale sul viso, sistemi i capelli neri attaccati al cranio, fra le orecchie porcine.
Ti nascondi nell’armadio e spii la sua figura dall’anta semichiusa. Lo vedi sistemarsi di fronte alle fotografie, lo vedi espellerle dalla macchina e infilarle nel liquido per un paio di secondi. Lo guardi appenderle al filo e lo lasci fare perché sai che fra quelle c’è anche una tua foto, quella che ti ha scattato qualche ora prima, quando i vostri sguardi si sono incrociati e hai capito che nulla sarebbe stato più come in precedenza. Hai perso tutta la forza di cui ti sei circondata, hai spezzato l’armatura che ti sei calata addosso.
Sai che quella foto la terrai come ricordo, una volta uscita da lì con il corpo di Adam svenuto in un sacco.
Finché il foglietto non è pronto e ha preso colore, finché lui non si ferma a osservare i tuoi occhi, i tuoi capelli, le labbra catturate in quell’istante sospeso. Accarezza la tua guancia con l’indice e il modo in cui ti guarda è così dolce che lo capisci, finalmente. Non vuoi farlo. Non vuoi rapirlo. Non vuoi costringerlo a sopportare quella fottuta trappola. Sai che mancano poche ore e che il gioco avrà inizio, ma il tuo corpo non si muove e rimani ferma lì a osservarlo vivere.
Ti senti il voyeur patetico che scruta la vita degli altri invece di godersi la propria.

Richiudi l’armadio e ti sistemi in un angolo. Non farai nulla perché il tuo corpo non vuole. Il dottor Gordon è già rinchiuso nel bagno sporco, in attesa del momento giusto, al buio, ma Adam non arriverà mai in quella dannata stanza, non giocherà mai quella malsana trappola.

Quando Adam scivola via dalla sua casa, quindici minuti dopo, esci anche tu. Hai dato un’occhiata veloce ai volantini della festa, hai controllato l’indirizzo e l’orario, hai compreso che quella band fa schifo, ma non t’importa.
Rimetti la maschera nel sacco ed esci via, un po’ come una ladra.

Entri nell’appartamento di fronte a quello di Adam, stordisci con il cloroformio il padre di famiglia che sonnecchia sul divano. Sarà lui a giocare quella trappola e fanculo tutto il resto.

Abbandoni il tizio anonimo nella vasca, dopo avergli infilato una cassetta che non è la sua nella tasca dei jeans consumati.
Lasci quel bagno per sempre e speri che John non si arrabbi e non ti rifili un’altra fottuta trappola per cancellare quell’errore mastodontico. Ormai la vita sai apprezzarla. L’apprezzi così tanto che non vuoi privare un altro essere umano di quel dono.

Raggiungi la festa di corsa. Non ti sei truccata, non l’hai mai fatto, e non hai indossato un vestito carino per l’occasione. A lui sei piaciuta con i tuoi capelli da rockstar e con il sorriso spento e quindi perché mascherarsi? Perché farsi del male, quando ci si può amare e apprezzarla comunque, la vita?
Non senti il bisogno dell’eroina mentre t’infili nel locale e senti il classico odore d’incenso e vaniglia.  Non senti il bisogno di tagliarti le braccia per farti del male. Senti solo che vuoi incontrarlo e quando riesci a vederlo, appoggiato alla colonna con una sigaretta stretta fra le labbra, una t-shirt bianca e dei jeans troppo larghi, gli vai incontro, ti avvicini, ma non lo raggiungi perché vuoi che sia lui a cercarti.

E ti vede subito, Adam, anche se la stanza è piena di gente e la musica fa schifo ma tutti ballano, sudati e contenti. Anche se il tuo viso non è lo stesso, cambiato dalle luci psichedeliche che si proiettano da una parete all’altra della stanza.
Adam tira forte dal filtro della sigaretta che stringe fra le dita. “Alla fine ci sei venuta, piccola rockstar”.
Sorridi e menti. “Non avevo di meglio da fare”.
In realtà dovevi occuparti di quella dannata trappola, ma che importanza ha ora che siete insieme e il resto si è eclissato?

Non ingerivi dell’alcool da troppo tempo e te ne rendi conto solo adesso che la tua vista oscilla e le strade della città sfrecciano al vostro fianco, mentre camminate a passo tranquillo e ridete, siete divertiti e presi l’uno dall’altra come dei fottuti adolescenti. Vi scambiate il primo bacio mentre la tua schiena è oppressa contro un lampione e senti le farfalle nello stomaco quando le sue labbra lasciano le tue e i suoi occhi d’ambra ti bloccano. Non riesci proprio a mandarlo via, il senso di colpa. Camminate ancora e ancora e ancora, finché lui non trova il coraggio di chiederti se ti va di salire da lui, di bere qualcosa. Sai che non ha di meglio da offrirti che una bottiglia di whisky lasciata invecchiare per giorni sul comodino, ma accetti comunque. Sai che sarà un bel problema lasciare che le sue mani ti spoglino, ti tolgano i vestiti e notino i vecchi buchi sulle braccia. Sai che se tirerà giù i vecchi pantaloni della tuta vedrà le cicatrici da taglio sulle cosce. Non ti importa e ci vai comunque. Hai ammazzato il tuo compagno per salvarti il culo, per non farti esplodere il cranio come una lampadina calpestata da un carro armato. Puoi sopportare qualche discorso del cazzo su quanto sia sbagliato farsi.

Adam nemmeno le fissa le tue cicatrici mentre i vestiti finiscono sul pavimento e la sua testa affonda fra le tue gambe. Nemmeno li guarda, i tuoi demoni, mentre lasciate ai vostri corpi la possibilità di diventare una cosa sola e sai che niente sarà più come prima. Sai che il modo in cui ti stringe è nuovo ed è sbagliato perché tu per prima sei un dannato disastro.
Adam ti fotte e tu ci stai perché sai che, anche se non vi conoscete affatto, quello non è solo sesso. Provi talmente tante emozioni dentro che, lo sai, quando ti alzerai da quel letto alle prime luci dell’alba e sparirai via da lì entrambi sarete sommersi da un vuoto che solo la presenza dell’altro potrà colmare.
Sai che quell’amore nato quella notte e morto prima ancora del nuovo crepuscolo non sparirà mai davvero, resterà sulla tua pelle come una cicatrice, ma sarà invisibile fra tutte le altre.
È un amore che sa di veleno e di cloro, quello.


                     



Ecco dove stava il what if: e se Amanda avesse mandato al diavolo la prima trappola?
Praticamente i meravigliosi film della saga non ci sarebbero mai stati, credo xD
Ho modificato un elemento centrale… ma dai, chissene frega. Volevo troppo tirare fuori il piccolo Adam da quel gioco. Soprattutto perché trovo che il primo film sia stato piuttosto ingiusto, nei suoi confronti – sebbene l’abbia scritto lui stesso lol. Il dottor Gordon aveva uno scopo, così come Zep, Adam praticamente doveva rimanere lì a farsi ammazzare; l’unica possibilità di salvarsi era con la chiave che, quando si è svegliato, è scivolata nello scarico e non ha potuto farci un bel niente. Potevo lasciarlo a marcire in quel bagno? Ma assolutamente no.
Inutile dire che ho amato scrivere questo capitolo, e ho amato scrivere tutti gli altri, tanto che praticamente la mini-long è già conclusa, devo solo postarla. <3 

 
 

 

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Capitolo 3
*** Venom on my tongue, dependent at times ***


 
 
Venom on my tongue, dependent at times
 
 
 

             

Adam dorme, il suo petto si alza e si abbassa e tu stai ferma a fissarlo finché i primi raggi del sole non iniziano a filtrare dalle tapparelle chiuse.
Ti sollevi e sei troppo leggera per fare rumore e svegliarlo. Nel silenzio ti rivesti, copri quelle dannate cicatrici e scivoli via dalla camera da letto.
Le pareti della casa hanno l’intonaco scrostato e c’è un leggero tanfo di muffa e degrado. Ti fermi a fissare le fotografie appese e tiri giù la tua. La giri, ci scribacchi un numero di telefono sopra e la lasci sul tavolo. Se ti vuole sarà lui a cercarti e lo sai.
Non dovresti farlo perché ti senti dannatamente in colpa per aver pensato di fargli vivere quel gioco malato, ma non riesci a evitare di pensare che potreste essere una coppia come tante altre. Per sicurezza, sotto al numero di telefono scrivi “Amanda”, perché la notte precedente eri ubriaca e non sai se gli hai detto il tuo nome. Non sai nemmeno se lui ti ha detto il suo, ma quello è ovvio che te lo ricordi. Sei entrata nella sua vita con l’intento di farlo ammazzare dalle sue stesse mani, dalla sua stessa psiche.

Sai che ancora il gioco non è finito e sai che ancora John è sul pavimento, con una finta ferita sul cranio, ad aspettare che il dottor Gordon spari a quello che dovrebbe essere Adam, ma che non è. Sai che sta giocando anche Zep. Sai che quella trappola non è perfetta, perché il ruolo che avrebbe avuto Adam era infame e marginale. Adam non aveva nessuno per cui lottare, se non se stesso, e non sarebbe arrivato a tagliarsi via un piede prima del dottor Gordon. Lo sai bene, Amanda, e non potevi lasciarlo morire come il povero stronzo che è. 
Probabilmente hai mandato tutto a fanculo. John si arrabbierà e un uomo qualunque, un uomo che ha peccato ma non a sufficienza da farsi ammazzare, sta sul pavimento del bagno e aspetta che la sua sorte venga decisa dal fato.

Tiri un respiro profondo e ti intossichi i polmoni stringendo una sigaretta fra le labbra. Non fumi più da tempo, ormai, ma quella l’hai rubata ad Adam perché a quell’ora del mattino hai il gelo nel cuore e, forse, il fumo può scaldarti un po’ dentro.
Cammini nel freddo e nella nebbia e ti fermi ad aspettare. Aspetti una chiamata, aspetti che il gioco finisca, aspetti le conseguenze.

Passano le ore, lente, e affoghi nei rimorsi.
Arriva una chiamata e non riconosci il numero.
Diamine, non pensavi sarebbe stato così veloce. Premi l’indice sulla cornetta rossa. Non è il momento, non sai come andrà a finire quel casino e non puoi dargli false speranze. Non avrebbe alcun senso.

La porta del bagno viene sigillata per sempre.
“Game over”, sono le ultime parole di John, che però si rende conto che non ha alcun senso lasciar morire là quel tizio di cui non conosce nemmeno il nome e i peccati. In ogni caso, non è riuscito a sopravvivere, quindi che muoia e marcisca in quel bagno sporco.

In seguito, sono solo urla incazzate contro di te e giustificazioni che non si reggono in piedi.
“Adam non era a casa”, menti, “era troppo tardi, l’ho fatto solo per evitare che la trappola saltasse…”.
Non sono credibili e non lo saranno mai.
Hai deluso John tanto che ti ha cacciata via da lì.
Hai pianto perché senza di lui non sei più niente.
Ne valeva la pena? Non lo sai.

                



Bene bene, sto aggiornando parecchio in fretta, eh? Avendo i capitoli già pronti cerco di non farvi aspettare :P
Qui ho cercato di ricostruire un po' i fatti senza Adam, ipotizzando ci fosse un tizio randomico a giocare la trappola. Il risultato, tenendo conto che la cassetta e il ruolo era lo stesso di Adam, non è cambiato. Anche qui il dottor Gordon vince e se ne va fiero - e senza una gamba. lol
Bene, spero vi sia piaciuto questo brevissimo capitolo <3
Se non capite qualcosa chiedete pure :)

 
 

 

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Capitolo 4
*** Running for my life ***


 
 
Running for my life
 
 
 
                   

Ti sei sentita spezzata, persa. Hai vagato a lungo per la città e la mattina non ti è mai sembrata un momento tanto infinito e complicato.
Hai scroccato una sigaretta a un passante e ti sei arruffata i capelli da rockstar con le dita.
Hai pianto.
Sei tornata a casa, anche se in quell’appartamento non ci mettevi piede da una vita e tutto è pieno di polvere, ci sono vestiti sparsi sul pavimento e sai che nello specchio del bagno è rimasta ferma una dose da tanto, troppo tempo.
Lasci che il limone sciolga la polvere sul cucchiaio e aspetti; con le mani che tremano riempi la siringa.
Poi tiri un sospiro e ti rendi conto che non sei sopravvissuta per tornare a quelle stronzate. Ti rendi conto che sei più forte, adesso, e che se lo fai di nuovo non sarà solo per quella volta. Continuerai a farlo, sempre, e ritornerà prepotente una dipendenza che non abbandona mai davvero l’anima.
Rovesci il contenuto nel lavandino e fai scorrere l’acqua. Ti viene quasi da piangere; tempo prima non avresti mai sprecato una dose in quel modo.
Non puoi rimanere lì e allora scappi via e raggiungi quell’amore che sa di veleno e di cloro, ma non più di incensi e vaniglia.

“Tutto okay, rockstar?”.
Scuoti il capo e ingoi il nodo in gola. Vorresti dirgli la verità, vorresti spiegargli qual è il problema. Vorresti raccontargli di come ti sei infilata in casa sua con il chiaro intento di rapirlo e portarlo sulla ripida strada delle trappole di Jigsaw. Non ce la fai.
“Non sto bene, Adam.”
Adam sa di non averti ancora detto il suo nome; lo ricorda, ma non fa domande. In fondo, potresti averlo letto sul campanello.

Andate avanti con inerzia e passano i giorni, passano le settimane. Quel sentimento cresce e iniziate a dargli un nome concreto. Quella relazione fa male perché è la vita che è difficile. Sopravvivere diventa complicato e sulle note di alcune canzoni punk andate avanti a stento, fumate troppe sigarette e lasciate marcire i polmoni informi.
La tua anima si spacca e ne rimangono solo i detriti e l’assenza di John, l'assenza del padre che non hai mai avuto, di colui che ti ha fatta crescere e non a suon di schiaffi per reprimere gli errori, più a suon di trappole per cancellare il male di vivere.
Sei sopravvissuta una volta e sei ricaduta in quell’abisso sporco che è la depressione, anche se hai Adam al tuo fianco. Ma non basta, l’amore, non basta mai perché la vita è più dolorosa.
La vita fa schifo e lascia seccare ogni emozione buona. Rivernicia le pareti bianche di nero. Colora il cielo azzurro di grigio nebuloso.
Per tirare avanti e guadagnarsi da vivere Adam continua a seguire la gente e a fotografarla, continua a stampare le foto che vedono le persone coinvolte in situazioni diverse, in stralci d’esistenza che cercano di nascondere. E questo non ti va giù.
La filosofia di John ti è entrata dentro e anche ora che non sei più nulla, per lui, continua a perseguitarti.
Capisci che Adam è sbagliato e che non apprezza la vita.
Capisci che se davvero lo avessi amato, lo avresti infilato in quella cazzo di trappola. Perché una volta sopravvissuto sarebbe stato meglio, saresti stata meglio.
Insieme, avreste apprezzato la vita con il suo marciume e con la sua luce.
Invece hai mandato tutto a fanculo e senza John non sei più niente. Sei persa, un anima sola e tormentata come prima della trappola per orsi.

Ed è in quel momento che scappi via da lì, da quella casa che puzza di muffa e ha le pareti scrostate e tappezzate di foto appese a fili sottili e acerbi.
Rubi l’ennesima sigaretta ad Adam e torni da John e dal cancro che gli sta divorando il cervello. Lo trovi debole, lo trovi occupato ad aiutare quel cazzo di dottore che è sopravvissuto, anche se con una gamba in meno.
Sai che Adam sarebbe morto, se l’avessi lasciato lì, eppure una parte di te si sente spezzata perché hai cambiato tutto. Hai ostacolato il destino e non doveva andare in quel modo, lo sai.
Adam merita un’altra possibilità, però.
Adam deve sopravvivere e tu devi fare in modo che ci riesca. Ma deve lottare, prima.
Apprezzerà la vita, ma solo in seguito. Un po' come il dottor Gordon che non è arrabbiato con John perché lo ha privato di una gamba, ma lo ringrazia.
Ha imparato a vivere e lo farà anche Adam.

                       



Bene, probabilmente qualcuno si stava chiedendo il perché del genere "Horror", se fino a qui è tutto amore e angst e niente sangue.
Ma potevo davvero continuare per questa strada? Assolutamente no. Iniziavo a sentire il bisogno di un po' di sangue. Almeno qualche gocciolina concedetemela, suvvia XD
 

 

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Capitolo 5
*** Poisonous vibration help my body run ***


 
 
Poisonous vibration help my body run
 
 
 
   

Chiedi scusa a John e lui non sembra avere il tempo di ascoltarti.
Lo lasci perdere, nascondi la trappola per orsi in un borsone e torni da Adam.
Sta ancora dormendo quando scivoli nel suo appartamento. Sta ancora dormendo, ma si sveglierebbe se gli mettessi la trappola sulla testa e finirebbe tutto in delirio, la vostra relazione in pezzi.

Lo stordisci con il cloroformio come avresti dovuto fare la prima volta. Lo leghi a una sedia e forse sarebbe più divertente farci qualche giochino erotico, ma non è certo il momento adatto. 

Ci vuole un po’ a recuperare il video di Billy, il pupazzo, e modificare la tua voce e l’audio utilizzato per la tua trappola. Ci vuole tempo a organizzare per bene i giochi, per dar vita a quelle trappole malsane ma che danno, inspiegabilmente, la voglia di vivere anche al peggior depresso sul mercato. E fanculo gli psicofarmaci. Quelle fottute trappole salvano la vita – o la tolgono.
Sono solo punti di vista.

Aiuterai Adam ad amare la vita.
Tiri un sospiro e gli cali la Reverse Bear Trap sulla testa. Gli lasci un bacio leggero come un soffio sulle labbra, prima; una carezza inesistente sulla guancia bianca.
“Mi dispiace, Adam”, sussurri ed è vento gelido, fuori dalla finestra.
Solo in quell’istante ti rendi conto che c’è qualcosa che non va.
Non puoi certo infilare la chiave nel tuo stomaco e fargliela trovare lì, moriresti. E non puoi nemmeno sacrificare un altro innocente.
Vuol dire che metterai la chiave altrove. Ci pensi su per un po’, devi trovare velocemente un modo per sistemare la faccenda.
Gli fai inalare altro cloroformio per farlo rimanere addormentato e non fargli sentire il dolore. Gli tagli il tessuto dei jeans con il bisturi e hai delle competenze mediche, hai letto talmente tanti libri di chirurgia per aiutare John e il suo fottuto cancro che sai dove non tagliare per non recidergli le vene. Infili la chiave sotto la pelle, fra la carne della gamba, e poi richiudi la ferita con quattro punti di sutura a crudo.

Cambi ancora quel dannato audio, perché quella non è la trappola che hai giocato tu e probabilmente ora la situazione è più complicata. Sarà più doloroso tirare fuori quella dannata chiave, ma Adam può farcela. Deve farcela. E bloccherai quella dannata macchina, se non riuscirà a farcela e sarà preso dal panico. Lo salverai a qualunque costo.

Adam si sveglia e urla, la gamba gli fa male e non dovrebbe tenere il metallo della chiave fra la carne così a lungo.
Il video sul piccolo televisore si aziona, mostra il meccanismo che rischia di fargli esplodere il cranio in mille frammenti. Gli spiega le regole.
Sei stata davvero crudele. Hai integrato anche la cassetta che avrebbe ascoltato nella trappola reale, così come voleva John.

Apri bene le orecchie, Adam.
Ti starai chiedendo dove sei finito. Ti dirò dove saresti stato adesso: nella tua squallida camera a vegetare. Finora sei stato semplicemente alla finestra a guardare gli altri vivere, ma cosa provano i voyeurs quando si guardano allo specchio? Io ti vedo, sei uno strano mix di frammenti. A volte apatico, a volte arrabbiato, ma soprattutto patetico. Bene, Adam. Oggi o guarderai la lenta agonia di te stesso oppure finalmente vivrai.


Vuoi vivere, Adam, vero?
Pensi, e fa male vederlo spaventato, vedere la sua testa che si agita da una parte all’altra.

Adam capisce dove si trova la chiave, gli basta concentrarsi un secondo su quel dolore lancinante alla coscia sinistra, gli basta vedere il sangue che imbratta il tessuto dei jeans logori.
Passa alcuni secondi a cercare di strapparsi via la trappola dalla testa, il metallo via dall’interno della bocca. Non sopporta più quel sapore di ferro e metallo, di sangue.
Vorresti aiutarlo, ma non puoi, e allora lo vedi farsi saltare via i punti uno per volta, di fretta. Lo vedi rovistarsi con le dita nella carne e speri che non faccia l’idiota e si recida l’arteria femorale, perché poi cauterizzarla sarebbe un bel problema - soprattutto se non toglie via quell’affare dal cranio.
Adam trova la chiave e tiri un sospiro, ha ancora venti secondi di tempo. Per la prima volta, nella tua vita, ringrazi Dio. Non avresti accettato di perderlo.
Riesce a cacciarsi quell’affare dalla testa e appena si schianta contro il pavimento la trappola scatta, si chiude, e cazzo; c’è mancato poco. Un soffio.

Ora Adam ha imparato ad apprezzare la vita.
Potrebbe costruire la vostra casa con i frammenti, un luogo in cui stare lontani da tutto il resto. Potreste circondarvi d’amore e voglia di sopravvivere.
Peccato sia piuttosto arrabbiato con te… in fondo, hai quasi rischiato di ucciderlo.

Non sarete mai più quelli di prima.
Vai via da là, ti porti dietro la trappola e il malumore, il veleno.

Non sarete mai più quelli di prima perché lui non ti vede più come la donna che ama. Ora sei una fottuta psicopatica e basta.

Congratulazioni, Adam. Molte persone non apprezzano il dono della vita… ma tu no. Non più, ora.

                         



Dovevano essere cinque capitoli e basta, ma visto che il finale mi faceva troppo stringere il cuore vi beccate anche l'epilogo prossimamente.
Giuro che appena finisco di pubblicarla ritornano le Caramelle, giuro. 

Come dicevo nell'introduzione, per questa mini-long è stato d'ispirazione il cortometraggio che è stato girato prima di tutti i film della saga, e che ho amato tantissimo, dal momento che il protagonista è proprio Adam; o meglio, il personaggio di "David" interpretato sempre da Leigh Whannell. La trappola quindi è stata applicata amabilmente al personaggio di Adam ed è stata cambiata per esigenze di trama XD 
Anche questa volta, le frasi in corsivo sono riprese dal film.

Bene, credo di aver detto tutto, quindi vi ringrazio per essere arrivati fino a qua e ci ritroviamo presto per l'ultima parte. <3 

 
 

 

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Capitolo 6
*** Epilogue. ***


 
 
Epilogue
 
 
 
                            

Ti insegue nei sogni, Adam, negli incubi troppo bui e troppo macabri.
Ti sembra di alzare lo sguardo distrutto e vedere il suo corpo evanescente.1
Stai marcendo nei sensi di colpa, ti stanno entrando dentro e torturando gli organi.

Passano i mesi e la colpevolezza rimane, gli incubi tornano sempre e non dormi più tranquilla. Le occhiaie ti pesano sotto gli occhi e quell’esistenza inizia a fare davvero schifo.  
Fanculo le trappole e la vita che pensavi di aver riacquistato. Sei morta, dentro. Sei spenta.
Ti sembra di camminare sui binari di un treno mentre l’altoparlante ripete in maniera asfissiante “allontanarsi dalla linea gialla, prego, allontanarsi da quella cazzo di linea gialla”. Ti sembra di camminare sui detriti e il sangue, sulla cenere delle fiamme spente.
Ti sembra di essere stata scaraventata con forza in una vasca colma di siringhe.2
Quando ti svegli e sai che è ancora vivo stai meglio, provi sollievo; ma il senso di colpa rimane lì.

Adam ha cercato di andare avanti, senza di te, e anche se non ha smesso di fissare la vita degli altri ora l'esistenza l’apprezza un po’ di più, la vive e passa meno tempo nel vuoto della sua camera, con la sola compagnia del tabacco e qualche bicchiere di troppo.
Ha cercato di sopravvivere e l’hai ferito, Amanda, però non riesce a togliersi dalla testa il tuo ricordo viscerale.
Forse per questo il tuo telefono squilla e non ci pensi un attimo, prima di accettare la chiamata e portarlo all’orecchio.
“Sei pazza, Amanda, fottutamente matta. Ma penso di amarti comunque”.

Quando lo raggiungi e pensi che sia uno scherzo, che voglia ammazzarti per vendicarsi della cicatrice che gli è rimasta sulla gamba e di quella che gli hai lasciato dentro, una parte di te spera che tutto possa andare bene, tornare come prima.
Ne hai la conferma quando lo vedi e si sforza di sorriderti, si sforza di mandare via quel ricordo inquietante e salvarci sopra gli istanti migliori, come un file che viene sovrapposto da un altro con lo stesso nome.
Ne hai la conferma quanto ti bacia e il resto smette di esistere.
Rimane solo quel sapore di veleno e cloro sulle labbra.
“Mi hai salvato, Amanda”.
Quasi paradossale come l’idea della morte possa salvarci dal male di vivere, vero?

Fine del gioco.

                         



1 - riferimento a un'altra scena tagliata di Saw 3.
2 - la vasca di siringhe è la trappola che gioca Amanda nel secondo film.

Ho troppo amato questa storia e sono un po' triste per essere arrivata alla fine - anche se è stata scritta in due giorni e dunque sapevo già da un bel pezzo come sarebbe finita XD
Bene, ora che ho finito di pubblicarla posso concentrarmi sugli altri progetti, che li sto lasciando fermi da un po' e mi sento decisamente in colpa. C'è un'altra OS horror in arrivo, l'aggiornamento delle caramelle e anche l'aggiornamento della fanfic in Black mirror :P 


Grazie davvero per essere arrivati fino a qui. <3 
 

 

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