Un po' di me

di Briseide12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** !6 anni ***
Capitolo 2: *** R ***
Capitolo 3: *** Tormento ***



Capitolo 1
*** !6 anni ***


Avevo 16 anni ed ancora avevo ben poco chiaro di come funzionasse la vita, per me esisteva solo la scuola, i compiti e il desiderio di essere la migliore.
La mia ambizione e competizione era rivolta esclusivamente all’ambito scolastico, perché non mi sentivo né pronta né preparata in altro all’infuori di quello, un mondo facile e tranquillo da gestire.
Avevo un unico altro talento che come un talismano brillava in me gonfiandomi di orgoglio ed al tempo stesso facendomi sentire estremamente vulnerabile, era il canto.
Quando si scopriva questo mio talento, (ovvero sempre quando non volevo), una registrazione audio resa pubblica da mie amiche o semplicemente persone che mi conoscevano e passando sotto la mia abitazione (come nelle storie da princess), mi sentivano cantare.
Nel momento in cui si diffondeva la voce, tutti volevano sentire la voce della secchiona, che era così dissimile dal mio aspetto. Non ero una ragazza brutta, ma non mi curavo e mi accontentavo di essere passabile, perché non avevo il coraggio di competere in un ambito in cui mi sembrava di perdere in partenza.
Quando mi si avvicinavano per sentire la mia voce, io andavo in panico, perché potevo sopportare passandoci sopra ogni tipo di insulto, ma insultare il mio modo di cantare mi fa e mi faceva terribilmente male. Quindi andava a finire che non riuscivo a cantare in pubblico e non ci riesco neanche adesso, l’unica cosa che riesco a fare, dopo essermi assicurata di aver sigillato tutte le finestre, nel caso disturbi qualcuno, è registrarmi e riascoltarmi per poter da sola criticare cosa potevo migliorare nella mia “esibizione personale”, ma a parte questo devo dire che non sono cambiata. Quindi, sotto questo aspetto è un compendio tra passato e presente che finiscono per identificarsi.
Ritorniamo a me 16 enne. Allora, vi dicevo che ero una tipa tutta scuola, avevo i brufoli che non coprivo con il trucco, una montatura nera pesante che all’epoca non era di moda e mi vergognavo delle mie forme femminili e quindi vestivo larga. Penso di aver avuto problemi non da poco ahaha, ero una adolescente trattata da brutta, ma semplicemente non mi piaceva curarmi. Oltre all’igiene giornaliera non dedicavo tempo ad altro.
Un giorno come tanti di quell’epoca, mi alzai alle 6 ed iniziai a prepararmi per la scuola, non ci mettevo molto a prepararmi, ma sfruttavo il tempo in più per ripetere. Mentre, ero pronta per andare, fui travolta da un dolore improvviso che mi attraversava da parte a parte l’addome, con precisione l’epigastrio e s’irradiava a corona fino alla parte della schiena, stringendomi in un anello di dolore acuto. I cui punti dolorosi erano chiaramente localizzati nella mia mente, sentivo piccole spade perforarmi dentro ed il dolore cresceva d’intensità arrestandomi il respiro, la parte dolorante era contratta e mi spingeva a piegarmi in posizione fetale per cercare di respirare lentamente, ma una volta distesa sul pavimento non riuscii più ad alzarmi e rimasi ferma immobile, incapace di muovermi né di gridare, data la fatica enorme che mi richiedeva muovere il diaframma.
I miei mi accompagnarono al pronto soccorso e dopo un’attesa di due ore dove il dolore non diminuiva, improvvisamente finii di botto, non avevo più nulla. Gli esami del sangue, oltre agli altri esami di routine non indicavano nulla e il tutto fu bollato come stress. Mi strapparono la flebo e tornai a casa, il giorno dopo tornai a scuola con mia profonda gioia.
Vi anticipo che scoprirò la natura di quei dolori solo dopo 9 anni, in cui si presentavano regolarmente ogni 2 mesi. Andai altre tre volte al pronto soccorso, ma mi allontanarono considerandomi una ragazzina stressata.
Continuai la mia vita, anzi vivevo la vita di ciò che leggevo e in questo turbinio di stati d’animo e di fragilità, m’innamorai di un mio compagno di classe che per celare la sua identità oltre che la mia, chiamerò con una iniziale “R”.
Di R cosa dire?.. ne ero incommensurabilmente innamorata e non era tanto il fatto che fosse ricco o che fosse bello (in realtà lo era solo secondo me ahahah), la cosa principale era che andava bene a scuola (lo so ero patetica, ma devo raccontarvi la verità di allora), aveva modi eleganti e amavo come rideva.
Fatto sta che non considerandomi bella, non mi avvicinai mai a lui, ma lui cercò di fare dei tentativi il giorno in cui divenne mio compagno di banco.
Diciamo che galeotti furono i palindromi, facemmo a gara di chi li conosceva di più e da lì ne scaturì il mio innamoramento che vi anticipo che non fu mai esplicitamente ricambiato, anzi il fatto che fossi di una famiglia con condizione economica media e che non vestissi di marca lo allontanarono parecchio da me. Oggi posso solo ringraziare la mia buona stella.

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Capitolo 2
*** R ***


Avevo 16 anni e continuavo a vivere una vita un po’ ristretta, non avevo molti amici e non uscivo il sabato sera, né il venerdì. Di fatto non uscivo e basta, il mio freetime era dedicato esclusivamente alla lettura.
Avevo un amico che mi telefonava spesso, al telefono fisso di casa (sapete i vecchi tempi ) e che mi intratteneva con novità e mi chiedeva di confrontare i compiti. Era un grande amico ed ancora adesso ho un ricordo positivo di lui, non ci frequentiamo perché sono stata io ad allontanarlo…In realtà avevo capito che lui aveva un debole per me e purtroppo io non riuscivo a ricambiarlo, mi sarebbe piaciuto, sarebbe stato tutto più facile, ma il destino si pone in modo tale da evitarti la strada facile e finisci sempre con il ferire qualcuno anche se non vuoi.
Potrei sorvolare i 16, così come anche i 17 perché sostanzialmente e tristemente devo dirvi che non ho sfruttato molto la mia vita e mi sono scavata una buca profonda intorno a me. Avevo diversi diari segreti, in cui riversavo le mie paure e le mie domande su cosa non andasse in me e sui miei sentimenti non ricambiati.
Riflettendo un po’, mi sono chiesta dove avesse avuto origine questa paura e vi devo dire che il fautore del mio innamoramento liceale, ovvero R è stato causa anche del mio senso d’inadeguatezza nell’esporre i miei sentimenti. Se avessi provato qualcosa per qualcuno avrei dovuto nasconderlo.
Avevo 14 anni ed R, giocava con i suoi amici, mentre ci eravamo disposti con i banchi distanziati per svolgere un compito in classe, ancora l’insegnante non era arrivata e quindi si parlava. Io ero vicina ad R ed ai suoi amici ed uno di loro scherzò dicendo ad R che si sarebbe fidanzato con me, lui si girò e guardandomi con disgusto disse che il solo pensiero gli faceva schifo.
Io non dissi niente, ma provai un forte dolore che non potei neanche esternare dato che l’insegnante era rientrata e dovevamo iniziare il compito in classe. Da quel momento avevo paura, che le persone che potevano piacermi lo capissero. Perché come avete intuito io qualcosa per R lo provavo già da allora.
Direi di passare con un balzo ai 18 anni, in questo lasso di tempo, capita che a volte mi assentassi mio malgrado da scuola, per la frequenza del dolore di cui vi parlavo. I medici decisero che fosse una leggera gastrite ed iniziai un ciclo di gastroprotettori e tisane calmanti, ma nulla cambiava.
A 18 anni, iniziai a correre, mi tagliai i capelli e cercai di vivere un po’ di più. Giocai a Badminton in cui me la cavavo bene e soprattutto amavo moltissimo quello sport, mi ricordava Robin Hood. R notò questi cambiamenti ed iniziò a starmi più vicino, mi chiedeva di confrontare la versione di latino, mi chiedeva di ascoltarlo mentre diceva la lezione e mi voleva come compagna di gioco a Badminton.
Andavo a tutte le feste dei 18 anni che c’erano e ne approfittavo per scoprire lentamente la mia femminilità, scegliendo durante le feste di compleanno dei vestiti da ragazza della mia età, per poi tornare a scuola come prima. Mi piaceva, vedere lo sbigottimento nel mio cambiamento dalle feste rispetto alla quotidianità scolastica. Il solo pensiero, però di adeguare il mio vestiario anche al di fuori della festa, mi spaventava.

R mi chiedeva di aiutarlo con i compiti ed avvicinava spesso il suo braccio al mio, durante i compiti in classe si sedeva vicino a me. Quando lo aiutai al compito di matematica e riuscii a prendere 8, al momento della consegna mi diede un bacio sulla guancia ringraziandomi. Come avrete capito, finito il liceo, persi i contatti del tutto.

Ero servita allo scopo di farlo copiare e nient’altro….io in fondo lo sapevo, ma speravo che nel tempo potesse sorgere qualcos’altro. Un episodio che lo ricordo come un colpo al cuore, fu durante la gita dell’ultimo anno, eravamo in pullman ed io ero seduta parallelamente rispetto a lui ed entrambi riuscivamo a vederci chiaramente, ogni tanto ci guardavamo. Io vedevo che anche lui mi guardava anche quando non lo guardavo sentivo il suo sguardo addosso. In un attimo siamo negli occhi l’uno dell’altra.

I miei occhi agganciati a quelli di R, fatto sta che nel frattempo lui stava baciando una ragazza e mentre lo faceva, continuava a fissarmi, finché io di nuovo colpita in quel briciolo di sentimento e di speranza che era nato di nuovo, alla fine mi arresi al dolore.


D’estate feci il mio viaggio personale della maturità, amici che volessero venire in gita con me non ne avevo (quelli che mi erano amici durante il liceo erano spariti subito dopo gli esami), quindi andai in vacanza con mia sorella ed i miei genitori a Zakynthos.

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Capitolo 3
*** Tormento ***


Ero fremente per i cambiamenti in corso e disorientata, perché non sapevo quale strada fosse adatta a me. Arriva quel momento in cui finiti gli esami del liceo ti guardi intorno e non sai che pesci pigliare. I miei genitori erano estranei all’ambiente universitario, quindi potevano suggerirmi solo quello che sentivano in giro da altri. Mio padre mi suggerii giurisprudenza, ma per me in quel campo la competizione era troppa…mi dissero ingegneria, ma non mi attraeva più di tanto. Il mio cuore batteva per la matematica, ma un amico di mio fratello mi dissuase dicendomi che l’unica strada a cui mi avrebbe portata sarebbe stata l’insegnante e la situazione in Italia degli insegnanti all’epoca non era delle migliori. Mi pento di averli creduto.
Alla fine, scelsi biotecnologie. Per carattere ogni corso mi sarebbe piaciuto, ma forse in quel momento avevo bisogno che qualcuno mi dicesse cosa richiedeva il mercato del lavoro o altro, ma così non fu. Erano tutti inesperti quanto me.
Il corso mi piaceva…stare in laboratorio anche…ma la matematica mi mancava. Decisi di provare il test, l’anno successivo, non mi importava perdere l’anno, volevo tentare.
Prenoto. Mi preparo per il test. La mia emozione cresce il giorno prima del test. La mattina del test ebbi il mio attacco di dolore inspiegabile, il più lungo di sempre 5 ore di sofferenza ininterrotta. Non andai al test ed all’epoca lo presi come un segno.
Mi dissi che non era destino, ma se avessi saputo cosa fosse forse sarei stata di parere diverso. Se solo avessi saputo prima.
In quell’anno, volevo rimettermi in forma, avevamo una cyclette e mi allenavo ogni giorno. In un giorno in cui ebbi la brillante idea di pedalare in piedi, sentii una scarica elettrica che mi attraversò il coccige per scendere giù lungo il nervo sciatico della mia gamba destra. Sembrava che avessi pestato una spina o un dispositivo elettrico.
Sul momento non ci badai, ma nei giorni successivi ogni volta che stavo seduta sentivo come se un dito premesse nella mia zona lombare. Il fastidio crebbe fino a rendermi difficile la deambulazione.
Feci la risonanza magnetica e ne risultò un’ernia espulsa che premeva sul nervo sciatico impedendomi la normale deambulazione. I medici non volevano operarmi dato che risultavo troppo giovane e andai avanti per due anni con antinfiammatori e sedute di pilates e palestra correttiva.
Il dolore che provavo non riesco neanche a descriverlo. In questo tempo non volevo rimanere indietro con gli studi e continuai a recarmi all’università, perché uscire fuori corso era ciò che all’epoca temevo più di ogni altra cosa. Sedermi era doloroso, così come stare troppo in piedi, ma imparai a conviverci.
Il mio dolore solito occasionalmente veniva a trovare quello che era ormai mio compagno abituale e ciò mi impediva di vivere una vita degna di essere vissuta. Quindi dai 19 anni fino ai 21, non avevo amici e i miei attimi di gioia erano scanditi solo da temporanee assenze di dolore. Piangevo spesso ed ero scesa nella depressione nera, l’unica cosa che mi risollevava era superare gli esami anche se soffrivo per i voti che non erano dei migliori.
Mi sentivo un rifiuto umano, non avevo più risultati alti come prima e fisicamente non mi amavo. Il mio corpo mi regalava dolore, prima ancora di aver conosciuto minimamente il piacere.
Quando andavo alle lezioni di pilates, mi vergognavo che non riuscivo a toccarmi le ginocchia rimanendo dritta, sentivo i tendini tirare e il dolore aumentare. L’insegnante di pilates mi riprendeva, finché un giorno mi premette sulla schiena per farmi toccare i piedi e dopo quel giorno iniziai a zoppicare. La mia gamba destra non aveva più sensibilità, mi rivolsi ad uno specialista e mi consigliò un intervento di ozonoterapia a cui seguirono sedute di infiltrazione di ozono, la cui sensazione era terribile. Mi faceva stendere a pancia in giù su un lettino e poi prendeva la siringa che veniva posta tra le mie vertebre, finché rilasciava l’ozono, che mi attraversava fino a schiacciarmi su quel lettino. Come se la forza gravitazionale avesse deciso di superare i canonici 9,8 G.
Ripetei il tutto 5 volte, poi decisi di rassegnarmi al dolore. Tutto quello che avevo fatto non l’aveva attenuato. Andai da un ortopedico, il più rinomato, che mi disse che il dolore stava solo nella mia testa e mi prescrisse dei farmaci di derivazione oppiacea.
Ne presi uno e vi posso dire che iniziai a tremare senza riuscire a fermare i miei arti e al dolore presente si aggiunse, nausea vertigini e crampi all’addome. Vomitai tutto.
Piansi disperata, finché finalmente il destino mi fece incontrare un medico competente. Ringrazio chiunque per quel dono, mi disse chiaramente che stavo perdendo la mia gamba destra e che dovevo asportare l’ernia ed essendo giovane in microchirurgia avrei recuperato rapidamente. Mi sottoposi all’intervento ed il giorno del mio 21esimo compleanno, ero di nuovo io. Mi laureai qualche tempo dopo finalmente senza nessun problema.
Ero ritornata solo al mio solito dolore che si presentava mensilmente e che avevo iniziato correlare al ciclo.
Ero sempre inspiegabilmente gonfia e la mia colorazione era tendente al giallognolo, ma trascorsi altri 4 anni senza sapere cosa avessi. Ormai, sapevo come gestire il dolore, dovevo stare ferma immobile sul letto ed aspettare che passasse. Non potevo bere e non potevo muovermi, cercavo di controllare i respiri, ma nulla.
 
 

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