Il Respiro del Tempo

di AwkwardArtist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Infiniti Istanti ***
Capitolo 2: *** È Tempo ***



Capitolo 1
*** Infiniti Istanti ***


Il sole scaldava i prati attorno al castello mentre Yasmin Khan correva a perdifiato verso le serre per le lezioni della mattina.

“Sono in ritardo!! Sono in ritardo!” borbottava tra sé mentre faceva lo slalom tra gli studenti che percorrevano la sua strada in senso contrario. La cravatta blu e argento svolazzava dietro di lei.

Sulla porta della serra centrale stava la sua amica Clara, a braccia conserte e con un piede che batteva nervosamente per terra.

“Dove eri finita?!” le bisbigliò seccata. “Lo sai che non mi piace perdere punti per motivi futili.”

“Ehm…” rispose con eloquenza Yaz mentre pensava che avrebbe fatto meglio a tacere. Il motivo del suo ritardo era uno di quelli che avrebbe fatto irritare ancora di più Clara. Per la giovane bruna anche le conquiste sentimentali andavano perseguite con metodo. Osservare da lontano il soggetto dei propri desideri, costruendo dialoghi improbabili con la mente e immaginando chissà quale occasione per farsi avanti… beh non era proprio un metodo che Clara Oswald avrebbe trovato efficace.

“Muoviti. Possiamo ancora entrare senza attirare troppo l’attenzione dell’insegnante.” Le disse l’amica e Yasmin le fece il saluto militare, prendendosi uno scappellotto.

Ovviamente i Corvonero riuscirono a guadagnare il primo posto nel test di Erbologia proposto dal professor Strax. Una serie di domande sulle piante meno comuni presenti nel perimetro di Hogwarts. A pensarci bene, il professor Strax stesso aveva l’aspetto di un grosso e basso tubero. Era proprio nato per quel lavoro.

Mentre tornavano verso la Sala Grande per il pranzo, Ryan un giovane Grifondoro che conosceva Yaz da quando erano piccoli, si unì a loro. Era, tutto considerato, un bel periodo per viversi la magia di Hogwarts. Dopo la Guerra contro colui che non doveva essere nominato, i Mangiamorte si erano dispersi e giungevano solo echi distanti di attività sospette. Nessuno si faceva illusioni. Prima o poi sarebbero tornati. Anche nei più giovani studenti, l’idea del percorso futuro, si intrecciava con la consapevolezza che avrebbero dovuto prendere una posizione. Anche per questo motivo erano decisi ad affrontare gli anni di studio e apprendimento al massimo delle loro possibilità, godendosene ogni momento.

Sulla porta, immersi in una discussione che aveva l’aria di essere seria, stavano il Preside John Smith e la professoressa Song di Trasfigurazione.

“Una delle tue inutili cotte.” Osservò Clara mentre superavano i due, facendo infiammare Yaz di imbarazzo e indignazione.

“Ma non è vero!” Esclamò mentre l’altra rideva e scuoteva la testa.

Doveva ammettere che per la professoressa River Song, provava una grande ammirazione. Le sue imprese durante la seconda ondata di attacchi al Ministero della Magia, avevano un’aura di leggenda e Yaz non dubitava nemmeno per un attimo che dietro l’apparenza glaciale e controllata, si celasse un notevole potere. John Smith dal canto suo si era rivelato un Preside molto illuminato. Riusciva a motivare gli studenti con delle riflessioni sulla conoscenza e l’importanza delle esperienze. I suoi occhi penetranti, sormontati da sopracciglia espressive, sembravano sondare l’animo di ognuno degli alunni della scuola di magia.

La sala era carica dell’energia nervosa degli studenti che si scambiavano opinioni e si raccontavano la loro mattinata. Una volta seduta al tavolo tra Ryan e Clara, Yaz iniziò a sondare lo spazio con lo sguardo. Eccola lì, seduta sempre in un posto diverso. Con l’aria di inseguire ogni volta chissà quale idea o chimera. Il bel viso concentrato su qualcosa che nessun altro poteva vedere. La studentessa del sesto anno che l’aveva affascinata dalla prima volta in cui aveva posato i suoi occhi scuri in quelli chiari e luminosi di lei. Una delle figure più misteriose del loro tempo. Colei che tutti chiamavano “Il Dottore” ma di cui nessuno sapeva il vero nome. Sorrideva con cortesia a tutti quelli che le sedevano accanto. Mostrava un interesse quasi scientifico per le persone. Come se le volesse studiare per capirne l’essenza, come se le potesse osservare solo da lontano.

Yaz sospirò. In realtà era lei che la osservava da lontano. Non che in quegli anni non si fossero mai parlate o non avessero condiviso qualche attività. Solo che la timidezza della giovane Khan non le aveva permesso di vedere un milione di piccole cose che le avrebbero potuto fornire quel coraggio che sembrava assente quando doveva affrontare questioni affettive.

Col sottofondo delle voci di Ryan e Clara impegnati in una discussione su un modello di automobile babbana e sulle prestazioni dei motori in generale, Yasmin sfilò l’avambraccio dalla manica e si permise di ripensare al momento in cui aveva capito il vero valore dell’oggetto che portava al polso.

Doveva ammetterlo, andare a chiedere al Dottore se l’orologio che le aveva dato sua nonna potesse essere riparato era stata poco più che una scusa. Il vetro del quadrante era cosparso da grappoli di filamenti che ne incrinavano la superficie. Al centro stava l’ammaccatura più grande. Non si riusciva a leggere che ora fosse quando l’oggetto aveva incontrato la sua fine funzionale. L’istinto le aveva permesso di capire che non dovesse essere toccato dalla magia, non quella che scorreva nelle loro vene che stavano imparando a padroneggiare. Il cuore meccanico dell’orologio era qualcosa che forse andava osservato, ascoltato e capito con l’abilità di un artigiano. Non aveva dubbi. Il Dottore era la persona giusta a cui chiederlo. Lei che era nota per le sue passioni, tra cui la creazione di strani apparecchi, pieni di fili e componenti che davano spesso l’aria di essere estremamente precari ma che sortivano sempre il risultato desiderato.

Così Yaz era salita in cima alla Torre di Astronomia. Aveva trovato la giovane donna impegnata a sistemare la sua ultima invenzione. Uno strano oggetto che avrebbe esaltato la potenza dei telescopi e permesso di incanalare l’energia magica proveniente dall’Universo nel loro piccolo osservatorio terrestre. Per un po’ era rimasta sulla porta a guardare il Dottore al lavoro. Adorava quel modo buffo che aveva di arricciare il naso quando era concentrata su qualcosa o le fossette che le comparivano ai lati della bocca quando sorrideva. Anche in quel momento, vedendola, il Dottore le rivolse uno dei suoi sorrisi luminosi. Se fosse stata almeno un pochino più consapevole, Yaz avrebbe riconosciuto che quando erano rivolti a lei, avrebbero potuto illuminare una galassia.

Yasmin Khan.” Disse allegra la giovane bionda “Cosa posso fare per te, piccola Yaz?” Aveva detto, posando dei grossi occhiali da saldatore che stava usando fino a poco prima.

La gola della bruna si era fatta asciutta e aveva dovuto schiarirsi la voce prima di poter parlare. Intanto la sua mano era scattata in avanti e si era aperta sotto lo sguardo curioso della studentessa più grande. L’orologio di fattura piuttosto datata, era tenuto con cura nel palmo della giovane Corvonero.

Secondo te, si può riparare?” aveva chiesto in fretta, prima di perdere quel minimo di intraprendenza che l’aveva spinta su, per le quasi infinite rampe di scale.

Il Dottore, con le sue dita eleganti aveva preso con delicatezza l’orologio e aveva iniziato ad osservarne la fattura e saggiarne la solidità.

Parlami di questo oggetto.” Aveva chiesto a Yaz che si era ritrovata a raccontarle tutto. Di nonna Umbreen che era stata la prima a sposarsi in Pakistan. Del misterioso uomo che aveva amato prima del nonno di Yasmin. Interrogandosi a sua volta, sul perché la donna non avesse voluto rivelarle le circostanze in cui l’orologio si era rotto. Nel frattempo la studentessa dei Grifondoro la seguiva con attenzione mentre si avvicinava l’oggetto all’orecchio come se volesse svelarne un battito segreto e ne analizzava ogni crepa con uno strano visore. Alla fine del racconto, il Dottore aveva rivolto a Yaz un cenno di assenso con il capo.

Credo che tu non debba ripararlo mai.” Il commento era intriso di tenerezza.

La giovane bruna ne fu piuttosto colpita.

Perché dici questo?” chiese, affascinata dall’aura di mistero che sempre circondava la ragazza più grande.

Pensaci. Questo orologio segna un tempo che non si può vedere. Ma è un istante racchiuso tra infiniti istanti, dentro il quadrante di questo meccanismo. È il Tuo Tempo, Yaz. È un qualcosa che esiste, al di là di tutto e dentro tutto. Pensa a che regalo immenso è stata capace di farti tua nonna. Anche se tutto il resto dovesse scomparire, tu avrai sempre questo. Un istante racchiuso tra istanti infiniti. E nessuno potrà mai togliertelo.”

Gli occhi di Yaz si erano fatti lucidi e persa ogni inibizione, era volata tra le braccia aperte del Dottore e l’aveva stretta forte. Sopraffatta da un’emozione a cui non sapeva dare un nome. La malinconia che aveva percepito nelle parole dell’altra, come se non fosse una normale studentessa di magia ma avesse vissuto milioni di vite in milioni e milioni di anni. Erano rimaste per qualche minuto così, con Yaz che bagnava la maglia del Dottore di lacrime mentre l'altra le accarezzava con dolcezza i capelli.

Vieni, voglio farti vedere una cosa.” Aveva detto infine la Grifondoro, staccandosi e prendendo Yasmin per mano.

L’aveva portata sotto uno dei telescopi più grandi e l’aveva sollevata per farla salire sulla piattaforma. Aveva aggiustato le lenti e fatto accomodare la giovane bruna, rimanendo dietro di lei mentre prendeva posto davanti al grande macchinario.

Guarda. Non è bellissimo? Immaginare, sapere che tutto questo non ha fine? Che esistono infiniti Mondi e che noi in qualche modo facciamo parte del Tutto. Che le nostre molecole compongono un disegno molto più grande di quello che riusciamo a vedere. Un disegno infinito…”

E mentre il Dottore le parlava e le teneva le mani sui fianchi per non farla cadere, Yaz aveva percepito davvero lo Spazio e il Tempo in ogni cellula del corpo. Lo aveva sentito vibrare assieme alla musica silenziosa delle stelle. Era stata parte del Tutto senza disintegrarsi. E aveva capito di essersi irrimediabilmente innamorata.

Yasmin tornò bruscamente al presente, con la faccia di Ryan vicinissima alla sua. Il giovane schioccò le dita per richiamare la sua attenzione.

“Terra chiama Yaz. Rispondi Yaz.”

“Cretino!” disse lei divertita. “Cosa vuoi?”

“Vogliamo che tu finisca di mangiare che ci aspetta la lezione di Pozioni ed è sempre meglio accaparrarsi i posti migliori.” Ryan aveva alzato le spalle, supportato dai cenni di assenso di Clara che stava scribacchiando furiosamente su un taccuino.

I posti migliori per il giovane erano sempre lontani dall’insegnante di Pozioni, Madame Vastra. Complice la poca luce delle aule nel sotterraneo e lo sguardo affilato, a volte sembrava quasi che sotto la sua pelle potessero celarsi delle squame di serpente. Il carattere anche non aiutava. E ne erano tutti piuttosto intimoriti. Anche i gemelli diversi Saxon, Missy e Harold, due Serpeverde molto sicuri di se stessi. L’atmosfera era più rilassata quando alle lezioni era presente Jenny, l’assistente personale di Madame Vastra. L’unica nel Mondo Magico che non trovasse la professoressa inquietante o la temesse. Jenny era per gli studenti, l'assicurazione che sarebbero usciti illesi dall’ora di Pozioni.

“Va bene. Va bene!” Disse Yaz tornando con l’attenzione alla roba che aveva ancora nel piatto.

“Vi aspetto giù.” Clara si era alzata e stava raccogliendo le sue cose. “Vedo che è il momento giusto per uscire.”

Yaz aveva seguito il suo sguardo e aveva individuato la capigliatura rossa fiammante di Amy Pond alzarsi dal tavolo dei Grifondoro seguita immediatamente dall’immancabile Rory, un coetaneo dei Tassorosso che praticamente le viveva incollato al fianco.

Amelia, Amy, era la ragazza per cui il cuore diligente di Clara perdeva più di qualche colpo. L’amica di Yaz non temeva la competizione con Rory Williams ed era certa che alla fine sarebbe stata lei a spuntarla.

“Vado ad esercitare il mio fascino.” Affermò infatti un minuto dopo. “E non parlo di arti magiche ma di farina del mio sacco.” Aggiunse, alludendo al suo cervello.

Yasmin sorrise e prese la sua sacca di libri. “Andiamo!” Disse rivolta a Ryan, non vorrei vederti sudare sette camicie sotto lo sguardo gelido di Madame Vastra.”

Il ragazzo mandò giù tutto di un colpo l’ultimo boccone e si alzò, affrettandosi dietro le amiche.

 


Eccoci alla fine del primo capitolo. Ho scritto davvero troppo! Non sono abituata. Il fantastico prompt lo pubblicherò alla fine della seconda e ultima parte altrimenti svelerei troppo della storia. Intendo ringraziare le moderatrici della pagina LongLiveToTheFemslash per la loro capacità di creare prompt veramente interessanti. E la mia Beta Petricor75 che prima o poi leggerà questa roba e individuerà tutte le boiate che ho scritto ;)
 

 

 

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Capitolo 2
*** È Tempo ***


L’interruzione primaverile delle lezioni era la preferita di Yaz. I giorni erano pochi e lei era tra gli studenti che sceglievano di rimanere al castello. Anche Clara e Ryan erano rimasti. La prima per portare avanti una ricerca a cui teneva in modo particolare, il secondo per restare nei paraggi e fare un salto a salutare suo nonno Graham. L’uomo aveva rilevato “I Tre Manici di Scopa” da Madama Rosmerta, probabilmente proprio per non perdere di vista il nipote.

“Sei pronta?” Ryan si affacciò nel dormitorio femminile e subito si ritirò vedendo un pesante tomo volargli incontro.

“Vedi di rispettare i confini, Ryan!” Gli gridò dietro Yasmin, infilandosi furiosamente la maglia sul corpo provvisto solo di reggiseno.

“Sei sempre troppo lenta!” La canzonò il ragazzo, al sicuro dietro la porta spessa.

Yaz scosse la testa irritata. Si fermò vicino al suo letto e si aggiustò la divisa. Infilò nella tasca posteriore la sua bacchetta di legno di cedro. Non prevedeva di dover usare incantesimi per la loro uscita a Hogsmeade ma preferiva non farsi trovare impreparata nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.

Anche Ryan aveva come al solito la sua e la stava agitando distrattamente, producendo qualche sbuffo di innocuo fumo.

“Ma dove è Clara?” Chiese il giovane, inseguendo con gli occhi la traiettoria dei volatili che rientravano nella Torre della Guferia. “Non voleva venire anche lei?”

Yasmin aveva annuito. La bruna con la passione della letteratura doveva assolutamente comperare qualche piuma al negozio del villaggio.

Nel suo futuro dopo la scuola, Yaz vedeva per sè un lavoro come Auror. Eccelleva nella difesa dalle Arti Magiche e il suo profondo senso della giustizia non le avrebbe mai permesso di perdere d’integrità anche di fronte agli incantesimi più oscuri. Anche Ryan avrebbe voluto diventare un Auror e per questo stava cercando in tutti i modi di superare le sue difficoltà in alcune materie. Clara senza dubbio avrebbe perseguito la carriera accademica e Yasmin era sicura che non ci fosse nessuno più adatto di lei. Un giorno magari sarebbe potuta diventare anche Preside di Hogwarts.

“Penso di sapere dove sia.” La Corvonero indicò a Ryan le carrozze in distanza e lui si accigliò.

“Vai tu a prenderla? Vi aspetto in fondo al parco.”

Yasmin annuì, avviandosi verso il luogo dove era quasi sicura di trovare l’amica. Non si era sbagliata. Clara stava girando con alcuni secchi di cibo per i Thestral. Quello che poteva vedere Yaz era solo la bruna che alzava i contenitori e lodava gli animali per il loro appetito.

“Ho quasi finito.” Disse Clara, sentendola avvicinarsi.

“Fai pure.” Per Yaz gli scheletrici cavalli alati non erano che un mito invisibile mentre per l’amica erano animali bisognosi di attenzioni e affetto. Tutti ne avevano paura per quello che rappresentavano. Incluso Ryan che si sentiva sempre a disagio alla loro rarefatta presenza. Riuscire a vedere un Thestral significava avere visto e riconosciuto la Morte e questo era troppo, specie per ragazzi nel pieno degli anni e con una prospettiva di vita ancora lunga.

Ma qualcun altro aveva deciso di scendere fino al bordo della foresta e Yasmin sussultò quando sentì quella voce alle sue spalle. L’unica capace di farle accelerare i battiti cardiaci. Il Dottore o “Tredici” da quando aveva vinto tredici duelli magici di fila, non andava mai a casa per le vacanze. Si diceva che la sua famiglia fosse troppo lontana. Forse in un’altra galassia o dimensione a giudicare dall'aura di solitudine che la circondava.

“Sono animali maestosi.” La giovane bionda si avvicinò e le sue mani lisciarono l’aria. Probabilmente invece era il muso di uno dei cavalli.

Clara aveva annuito.“Lo sono.” Abbassando l’ultimo secchio, li aveva passati con la bacchetta per ripulire ogni traccia di cibo. “Incantesimi funzionali, fanno risparmiare un sacco di tempo.” Aveva alzato le spalle al sorriso divertito del Dottore.

“Andiamo?” aveva chiesto la bruna a Yaz che era rimasta trasognata a guardare le lunghe dita della studentessa Grifondoro accarezzare il vuoto. Avrebbe voluto chiedere al Dottore di accompagnarla, di passare quella giornata con loro ma come sempre la lingua le era rimasta inceppata nel palato. Niente di fatto.

Sapeva che da Clara non poteva aspettarsi aiuto in questo. Non poteva darle torto. Altro che Auror coraggioso se non fosse riuscita a farsi avanti con la misteriosa bionda dagli occhi di ambra. Yasmin stessa non se lo sarebbe perdonato. Doveva accettare il rischio di un rifiuto. Un grosso vortice l’avrebbe inghiottita ma sarebbe sopravvissuta, forse.

Sconsolata alzò la mano in segno di saluto e giocherellando con la fibbia del suo orologio fermo, seguì l’amica che si era incamminata, lasciandosi indietro una giovane stramba e dei cavalli invisibili.

 

La giornata ad Hogsmeade era trascorsa piacevolmente. Graham li aveva accolti e coccolati come sempre. Felice di vedere il nipote con il quale dopo i primi anni di incertezza, aveva costruito un rapporto di solido affetto. La moglie dell’oste, la nonna paterna di Ryan, era caduta durante un assalto di una compagine di Maghi Oscuri a Diagon Alley, lasciando i due uomini affranti e sperduti. Ma quello era il passato. Ryan amava molto suo nonno e da lui riceveva sempre sostegno e incoraggiamento.

Quel giorno, Yasmin aveva osservato bene Graham. Sembrava preoccupato. Il Pub era mediamente affollato e le discussioni sembravano quelle di sempre. La bruna si era chiesta però se qualche notizia non fosse circolata prima che gli studenti di Hogwarts arrivassero. Forse qualche vento oscuro stava iniziando a spirare sull’apparente tranquillità di quegli ultimi anni. La giovane Corvonero si era ripromessa di stare più attenta a qualunque segnale potesse trovare fuori posto e il suo pensiero era corso immediatamente al Dottore. Voleva tenerla al sicuro e farsi rassicurare da lei, che sembrava così saggia nonostante la giovane età.

Sulla strada del ritorno si erano imbattuti nei Saxon, che sostavano al crocevia assieme a qualcuno dei peggiori bulli di Hogwarts. Le risatine e i commenti all’indirizzo delle due ragazze avevano innervosito Ryan che se ne stava rigido, stringendo la bacchetta e i pugni, indeciso se usare l’una o gli altri. Missy, vestita come sempre in gradazioni di viola, aveva zittito il piccolo branco, irritata da quei modi beceri che invece divertivano tanto suo fratello. Si era avvicinata con l’incedere maestoso che le era proprio e li aveva guardati dall’alto in basso. Lei che con l’azzurro gelido degli occhi e la fascinazione della Morte, era molto diversa dal gemello Harold che invece sembrava attratto esclusivamente dal potere e dal dominio.

La Serpeverde aveva afferrato il viso dell’amica di Yaz.

“Clara, Clara, Clara. Ragazza Impossibile. Come sei carina. Chissà che un giorno non decida di mangiarti.” Le aveva detto schioccando la lingua e finendo con l’assomigliare davvero ad un predatore. La piccola bruna le aveva risposto con un sorriso beffardo ma Yasmin intuiva come in realtà la compagna provasse un certo timore verso quella figura inquietante e quasi caricaturale.

A spezzare il momento, una serie di piccole palle rimbalzanti aveva raggiunto a sorpresa il gruppetto di bravacci, liberando istantaneamente cattivo odore.

“Cosa diavolo…” Aveva ruggito Harold mentre Missy, schifata, si scuoteva di dosso la nuvola di fetore e gli altri si allontanavano coprendosi il naso.

“Oh ecco, dove erano finite le mie Pallottole Puzzole.” Il Dottore si era avvicinata con tutta la flemma possibile, sorridendo alle facce schifate e visibilmente provate dei teppisti. “Che disdetta. Dovrò proprio tornare indietro a comprarne altre. Non si sa mai quando potrebbero tornare utili.” Passando oltre loro aveva strizzato l’occhio a Yasmin che non si era trattenuta ed era scoppiata a ridere. La giovane Grifondoro si era semplicemente fermata tra i Saxon e i tre studenti più piccoli. Non aveva detto una parola di più ma tanto era bastato perché Missy, con ultima occhiata inferocita, decidesse di riprendere la strada verso Hogwarts. Ad uno ad uno gli altri l’avevano seguita. Per ultimo Harold che non aveva mancato di fare un giro attorno al Dottore, fissandola in una maniera che aveva fatto venire la pelle d’oca a Yaz. Dei due Saxon quello che le faceva più paura era lui. Aveva nello sguardo un che di alienante. Gli occhi, a contrasto con un viso ordinario, erano due pozzi scuri privi di empatia.

Quando furono abbastanza lontani, la Grifondoro si era voltata verso di loro.

“Sono dei pessimi soggetti. Ma non sono da temere più di tanto, almeno fino a quando agiranno così, alla luce del sole.”

Sospirando aveva rinfilato in tasca le mani, e Yaz aveva colto il luccichio del braccialetto o meglio del pendente, una forma rettangolare, simile ad una cabina telefonica che il Dottore chiamava “Tardis”.

“Buon rientro, ragazzi. Ci vediamo in giro.” Aveva detto e in quel momento, finalmente il carattere deciso di Yaz aveva fatto una provvidenziale apparizione. Era scattata dietro alla ragazza più alta.

“Grazie per averci tolto di impiccio.” Le aveva detto e le aveva rivolto un gran sorriso.

“È stato un piacere, Yasmin Khan.” Aveva risposto lei seria e Yaz aveva riso a quel suo modo strano di ripetere sempre nome e cognome delle persone, come per fissare un’identità.

Per un po’ avevano camminato in silenzio poi la bruna Corvonero, raccogliendo tutto il suo coraggio aveva detto “Mi piacerebbe davvero sai?”

“Cosa?” Il Dottore si era voltata a guardarla, la luce che andava calando le illuminava il viso.

“Viaggiare nel Tempo e nello Spazio con te.” Aveva ammesso con sincerità Yasmin e l'altra aveva sorriso, con lo sguardo luminoso.

“Piacerebbe anche a me, piccola Yaz. Piacerebbe davvero anche a me.” Non un’incertezza. Non un’esitazione riguardo a quello di cui parlavano. Per le due ragazze la connessione che avevano stabilito nella Torre di Astronomia quasi un anno prima, possedeva qualcosa di magico.

 

 

La domenica in cui tutto era precipitato, niente lo aveva fatto presagire e il risveglio di Hogwarts, ancora non al completo, era stato lento. Tutto era abbastanza silenzioso, tranne che per i suoni della natura e le grida occasionali provenienti dal campo che seguivano i lanci della Pluffa.

Yaz si era avviata verso l'area dedicata al Quidditch. Gli allenamenti erano in pieno corso in vista del Torneo estivo. Le squadre si alternavano per le ultime strategie della stagione. Arrivando sugli spalti, la giovane Corvonero cercò con gli occhi l’amica. Clara si era avviata carica dei suoi libri e dei suoi appunti, almeno un’ora prima. La trovò, impegnata in una conversazione con Amy Pond. La giovane rossa stava a mezz’aria sulla sua scopa e ascoltava con attenzione rapita, qualunque cosa Clara le stesse spiegando. Forse la piccola bruna non aveva tutti i torti a pensare che l’avrebbe spuntata su qualunque altro avversario. Yaz sorrise tra sé, decidendo di non interrompere il momento. Le due erano così diverse e così complementari insieme, un po’ come lei e il Dottore. Con questo pensiero piacevole la giovane si era allontanata in direzione degli spalti, quando alcune ombre erano passate veloci sul campo verde.

Le Pluffe e i Bolidi erano improvvisamente impazziti e avevano iniziato a piombare molto vicino a chiunque fosse presente, sfiorando i giocatori e gli spettatori in uno spaventoso tiro al bersaglio. La confusione che si era generata, aveva permesso al piccolo manipolo di nero vestiti di dominare la scena. Sul viso portavano delle maschere che ricordavano molto da vicino i Mangiamorte. Uno di loro si era staccato dal gruppo e si era portato davanti a Yasmin. Dietro la lamina di metallo che gli copriva gran parte del volto, la bruna era sicura si celasse Harold Saxon. Gli occhi che la stavano fissando sembravano vuoti come un buco nero. Poteva sentirne il sorriso e questo le trasmise un vero e proprio terrore. Lui fece beffardamente un inchino e le afferrò il polso, strappandole via in un attimo l'orologio di Umbreen.

“No!” gridò Yasmin, si sentiva come se le avessero rubato la cosa più importante del Mondo. Il Suo Tempo.

Clara aveva afferrato il braccio di Amy “Aiutala, ti prego!” le aveva chiesto, indicando il gruppo di figure nere che lasciava in volo lo stadio. La giovane rossa si era lanciata all'inseguimento mentre anche il resto dei presenti si riversava fuori dall'ovale, verso il Lago Nero.

C'era anche Missy vicino all'acqua quando arrivarono più o meno tutti, affannati dopo la corsa. La Saxon non sembrava felice della bravata ma non muoveva un muscolo, limitandosi ad osservare il divenire degli eventi.

Nel frattempo Yaz, ansimante e con gli occhi pieni di lacrime, aveva solo potuto osservare il capo di quel gruppetto di disturbatori gettare il suo orologio nel punto più profondo del Lago. Amy aveva avuto la peggio e ora cercava di volare via dagli altri membri del gruppo, che la circondavano. La bruna sapeva di non avere speranza di recuperare il suo tesoro, aveva il terrore dell'acqua e quella immobile del Lago Nero le era sempre sembrata una tomba.

Ryan si stava agitando per trovare una soluzione “Vado a prendere dell'Algabranchia!” aveva esclamato ad un certo punto, sperando che qualcun altro si facesse avanti per usarla.

“Portala a me. Ci vado io a prenderlo!” Clara era scattata su.

“No!! Clara, no.” Yasmin si era asciugata furiosamente le lacrime. L'amica sarebbe morta per recuperare il suo stupido orologio rotto. Una maledizione aveva quasi ucciso Clara durante un salvataggio di alcuni giovanissimi studenti che si erano persi in Knocturn Alley. Un fumo nero denso, che aveva assunto la forma di un corvo, l'aveva colpita al torace e la giovane era stata a lungo tra la vita e la morte. Tra un battito del cuore e l'altro. Yaz non le avrebbe mai permesso di rischiare una trasformazione con l'Algabranchia.

Nel frattempo, direttamente dal castello erano arrivate anche River Song e Madame Vastra. In lontananza si potevano scorgere anche Il Preside e alcuni altri insegnanti. Il gruppetto dei nuovi Mangiamorte, sebbene poi non così pericolosi come gli originali, cercò di sparire ma Amy riuscì a strappare la maschera ad uno di loro. Presto avrebbero pagato le conseguenze della loro pericolosa bravata.

“Amelia Pond?” Il Dottore era apparsa, all'improvviso, vicinissima a loro. Il capitano dei Grifondoro si era voltata verso si lei e la stramba studentessa aveva indicato il punto del lago in cui era sparito l'orologio di Yaz. “Puoi portarmi là, per favore?”

“No! Non ha importanza!” Yasmin aveva cercato di prenderla per un braccio.

“Invece sì che ne ha.” Le aveva risposto semplicemente la bionda, saltando sulla scopa di Amy.

I minuti successivi, se li sarebbero ricordati tutti per molto, molto tempo. La figura alta del Dottore che si tuffava, sparendo subito nelle profondità oscure del Lago. Nel tempo che era seguito, tutti, Missy compresa, avevano trattenuto il respiro. Diverse paia di occhi che scrutavano con apprensione la superficie piatta dell'acqua. L'esclamazione trattenuta della professoressa Song, che era suonata come un grido di terrore. Madame Vastra che si liberava della giacca dalla foggia antiquata e iniziava a scendere in acqua. Per Yasmin non esisteva più niente, solo quella massa scura e immobile. E poi come era apparsa sulla riva diversi minuti prima, Il Dottore riemerse di colpo, molto vicino a loro rispetto a dove si era tuffata. Tra le esclamazioni di stupore e incredulità di tutti, aveva nuotato poche bracciate fino a dove aveva potuto toccare il fondo con i piedi. Si era scossa via qualche pianta lacustre dai capelli e si era aggiustata le sue onnipresenti bretelle. Non sembrava affatto a corto di fiato, se non avesse grondato acqua e filamenti verdi, nessuno avrebbe creduto a quello che aveva appena fatto.

“Te lo avevo detto. Nessuno può toglierti il tuo Tempo, Yasmin Khan.” aveva asserito, alzando le spalle e porgendo l'orologio alla giovane bruna. Yaz non ci aveva pensato nemmeno un instante ed era volata tra le braccia della bionda Grifondoro. Baciandola con tutta la passione e l'inesperienza della sua età, cosa che sì, riuscì a togliere il fiato alla studentessa più grande. Mentre le esclamazioni di sorpresa diventavano cori di incitamento, Yaz rideva e nascondeva il viso contro il lungo collo dell'altra. Non importava se erano soltanto delle ragazzine. Se davanti a loro stavano mille e una difficoltà. Sarebbero cresciute insieme e avrebbero sempre avuto il Loro Tempo, fatto di un istante racchiuso tra istanti infiniti.

 


Siamo arrivati alla fine. La Storia potrà essere apprezzata nelle sue sfumature da chi conosce bene entrambi i Mondi a cui appartiene.
E di questo mi scuso con chi magari ne conosce solamente uno o nessuno dei due. Grazie alla mia sestra, Petricor75 per averlo ricontrollato.

Il prompt (che mi ha subito ispirato):
Algabranchia: A ha perso un oggetto estremamente importante nei fondali del Lago Nero e B farà di tutto per recuperarlo. (Harry Potter!AU)

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