Passerby di FrenzIsInfected (/viewuser.php?uid=822976)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fool The Gravity ***
Capitolo 2: *** Freaky Carnival ***
Capitolo 3: *** Orphan Soul ***
Capitolo 4: *** Passerby ***
Capitolo 1 *** Fool The Gravity ***
Passerby
Chișinău, Moldavia.
12 Ottobre 2018.
Circo nazionale di Chișinău.
11:30 circa.
Un cielo grigio sovrasta Chișinău. La capitale moldava, già
grigia di suo per via di ciò che i comunisti avevano lasciato
quando se n'erano andati (enormi palazzi monocromatici), unita a quelle nuvole e a quel rigido freddo
autunnale, rendeva la città quasi tetra.
Tra le eredità lasciate dai sovietici all'ormai ex principato, vi
è un monumentale circo. La struttura, che, vista dall'esterno,
ricordava un enorme muffin, aveva servito (e divertito) la
comunità moldava a partire dal 1981, continuando a farlo anche
dopo la fine del regime. Gli spettacoli durarono altri dieci
anni, fin quando, nel 2004, il circo fu chiuso per lavori di
ristrutturazione. Ma i lavori non finirono mai, vuoi per questo o quel
motivo. Fu così che, col passare del tempo, le uniche due figure
che restarono a guardia dell'edificio furono le statue dei due clown
sopra l'ingresso.
Quest'oggi, però, i due custodi coperti di ruggine hanno visite.
Sette persone, cinque maschi e due femmine, sono venute con un paio di
furgoni, scaricando attrezzature, strumenti musicali, teli e altri
materiali, portandoli sul palco dove, anni prima, si esibivano clown,
giocolieri, ballerini, trapezisti. Sembrano
aver fretta: sono arrivati alle sei del mattino, e, da allora, non
hanno fatto altro che preparare un set, costituito principalmente da
teli neri, luci al neon, casse e macchine per il fumo. Un vociare in
russo riecheggia tra i presenti, amplificato dall'enorme cupola che
sovrasta il salone.
- Arcadiy, la camera va bene? - domanda un tizio dai dread lunghissimi che si sistema la chitarra.
- Sì, Vidick. Devo solo spostare una delle macchine per il fumo - risponde Arcadiy, il regista.
- No, non farlo. Lì dobbiamo attaccarci dei cavi per il computer! - .
- Tranquillo, sposto solo la direzione del fumo. - .
Più indietro, un ragazzo dai capelli grigi gioca con delle
bacchette, cercando di ammazzare il tempo. Le tamburella sulle cosce,
provocando un ticchettio che non sembra piacere all'altro chitarrista
del gruppo, un ragazzo magro di media statura dai capelli neri.
-Smettila, Eugene, mi fai venire il mal di testa! - sbotta, guardando male il batterista.
Un ragazzo rasato, intento a suonare il basso, alza la testa.
- Calma, Sergei. Siamo tutti nervosi. Siamo in piedi dall'alba, sono le
undici e trenta, e ancora non abbiamo iniziato. Come se non bastasse, abbiamo
anche poco tempo. - .
- Ci provo, Vladimir... ci provo. - sospira Sergei.
- Fai come tuo fratello, mettiti le cuffie e suona. Purtroppo non posso provare senza far rumore... - si giustifica Eugene.
- Sergei ha ragione, Eugene. Metti via quelle bacchette. - .
Anger is a corrosive acid
eating you from the inside.
La voce, proveniente dagli spalti, era di una ragazza dai dread
colorati. Dread, che avevano visto più colori dell'arcobaleno in
trentadue anni. Attualmente, aveva i capelli tinti di grigio, lasciando
però qualche ciocca rosa. Differentemente dagli altri, che erano
vestiti con maglie e pantaloni neri, lei aveva una canottiera blu
sotto una felpa grigia, che usava per coprirsi dal freddo.
Eugene obbedì, alzandosi e sgranchendosi gli arti. Sergei si avvicinò a suo fratello.
- Vlad... cos'ha Lena? - domandò sottovoce.
Il bassista alzò le spalle.
- Non ne ho idea. Da quando siamo arrivati, è stata sempre in
disparte. Sorride solo quando Victoria, la fotografa, la inquadra per
il video del making of. Prima ho sentito Vidick che provava a parlarle,
ma ha ricevuto solo risposte evasive. Sembrava quasi infastidita. - .
- Non è da lei. - sentenziò il chitarrista.
Lena si alzò, iniziando a scendere verso lo stage. Victoria, intanto, faceva foto e brevi riprese.
- Allora? Come siamo messi? - chiese Lena, impaziente.
- Dobbiamo sistemare ancora un paio di cose, Lena. I computer non sono
stati collegati, così come le casse. C'è ancora un po' da
fare. - fece Vidick.
- Cazzo, Vidick, siamo qui dalle sei! - .
- Tutti noi siamo qui dalle sei. - si intromise Sergei.
- Non abbiamo molto tempo, gente! Sbrighiamoci. Non ho intenzione di restare qui tutto il giorno. - .
- Se magari ci aiutassi, invece di lamentarti... - sospirò Eugene.
- Zitto, Eugene. - .
Il batterista iniziò a imprecare.
- Ragazzi, cerchiamo di stare calmi, okay? - provò a calmare le acque Vladimir.
- Come ti permetti di trattarci così? Non siamo i tuoi schiavetti, Elena. - sbottò Vidick.
- Non state facendo abbastanza, Vadim. - .
Lena aveva
oltrepassato il limite. Vidick appoggiò la chitarra. Non
sopportava essere chiamato col suo nome di battesimo.
- Esci immediatamente. E non osare tornare dentro finché non ti sarai
calmata! Non mi sono alzato all'alba per battibeccare con te! Diavolo,
Lena, che cos'hai? - .
La ragazza non rispose, e lasciò lo stage, dirigendosi all'uscita.
- Ma che le è preso? - proferì Arcadiy.
- E' quello che vorremmo capire tutti. - rispose Sergei.
- Non ci vuole un genio per capire che quella non è la solita Lena. - sentenziò Eugene.
- Sono giorni che sta così. - intervenne Victoria. - I suoi sorrisi nelle mie foto sono finti fuor di modo. - .
- Dobbiamo capire che cos'ha. Tra una settimana torniamo in tour, e non voglio vederla in questo stato. - disse Vidick.
I presenti annuirono. Il chitarrista si voltò, fissando Vladimir.
- Vova, te la senti di andare a parlarle? - chiese. Il bassista annuì.
- Cerca quantomeno di farle tornare il sorriso. Ora rimettiamoci al lavoro. Sergei, aiutami con quei computer. - .
I'm standing alone, facing my fears.
facing you, judging me
for who I am and what I do.
Lena
uscì dal circo, fissando il cielo di Chișinău. La pioggerella
autunnale che stava cadendo non aiutava il suo umore, già
abbastanza cattivo. Si mise le mani in testa, sospirando.
Cosa mi sta succedendo?
Non alzava mai la voce con nessuno. Figuriamoci con i suoi compagni di una vita.
Quella non ero io.
Conosceva
Vidick dal 2007, quando il suo gruppo, gli Infected Rain, erano solo
formati da lei, lui e un amico di vecchia data del chitarrista, DJ
Kapa. Vova era arrivato più tardi, portandosi dietro il
fratello. Eugene fu l'ultimo a unirsi al gruppo. Erano insieme da anni,
e mai aveva osato lamentarsi o comportarsi in quel modo con i suoi
compagni di avventura.
Da cosa scaturisce tutto ciò?
Il flusso di pensieri fu interrotto da un rumore alle sue spalle, accompagnato da una domanda posta in un italiano stentato.
- Tutto bene, Cataraga? - .
Hey, little child.
Tell me about the pain.
Tell me about the nightmares
and fears you cannot stand.
Lena accennò un sorriso.
- Tutto bene, Vova. - .
Quando era una
ragazzina, la sua famiglia si era trasferita dalla Moldavia in Italia,
ad Aprilia. Nei vari tour europei, le date italiane non mancavano, e la
cantante ne approfittava sempre per passare a trovare sua madre e le
sue sorelle. Del padre, Lena a momenti non ne aveva più il
ricordo. Aveva lasciato la famiglia quando ancora era bambina, e da
allora non lo aveva più visto.
Così,
Lena, Vladimir e gli altri ragazzi del gruppo, poliglotti già di
loro per via del calderone linguistico presente in Moldavia, parlavano
fluentemente il rumeno e il russo, aggiungendo successivamente
l'inglese, indispensabile per la produzione musicale e il contatto
all'estero con i fan, e l'italiano, per quelle poche volte in cui
avevano a che fare con la famiglia di Lena (che, volente o nolente, era
stata costretta a impararlo).
- Sei una brava cantante, ma sei anche una pessima bugiarda. - disse lui, tornando a parlare in russo.
- E con ciò? - .
Il maggiore dei fratelli Babici iniziò a rollarsi una sigaretta.
- Dico solo
che, in quasi dieci anni di permanenza nel gruppo, oggi è stata
la prima volta che hai alzato la voce con tutti noi. Nel girare gli
altri video musicali non sei stata altrettanto scontrosa. - fece notare
lui.
- Lo so, Vova.
Ma questa volta è diverso. Questa nuova canzone, "Passerby",
è diversa dalle altre. E' un punto di svolta. Abbiamo firmato
con la Napalm Records, cavolo. Il sogno di una vita. C'è
seriamente la possibilità di iniziare un tour mondiale, con nomi
di rilievo... e magari, un giorno, da headliner. Questa canzone
è il nostro biglietto da visita, amico mio. L'antipasto che
serviremo al mondo. - .
Fear of losing and mistaken again
will take everything you have and leave you in pain.
Il bassista accese la sigaretta, e indietreggiò di qualche passo. Sapeva che Lena odiava il fumo.
- Partiamo da
un presupposto, Lena: con ogni probabilità, siamo la band metal
moldava più famosa al mondo, nel nostro essere semi-sconosciuti.
Ci siamo auto-prodotti per anni, sopravvivendo in questa giungla
musicale. "86" è stato un successone. Hai sfornato canzoni
bellissime in passato, ma con "Orphan Soul" ti sei superata. - .
- E' anche
merito vostro, che avete creato melodie spettacolari. - convenne Lena,
che, col passare del tempo, sembrava rasserenarsi.
Tell me about the time
when you were weak and lost.
Tell me about the monster
that scared you in the past.
Vladimir fece qualche tiro, prima di riprendere il discorso.
- Ad ogni modo,
sei riuscita a parlare di argomenti difficili, delle tue esperienze,
della tua vita privata... cos'ha "Passerby" di diverso? - .
Questions and doubts are eating you alive.
Lena alzò le spalle. Prima di rispondere, sembrò esitare.
- Non lo so. Forse è solo la pressione di tutte queste novità. - disse alla fine, non troppo convinta.
- Forse... - sussurrò Vladimir, soffiando fumo in aria.
La ragazza
abbassò lo sguardo. Vova la conosceva troppo bene, e sapeva che
non stava dicendo tutta la verità. Per sua fortuna, però,
il ragazzo non proseguì il discorso, continuando a fumare.
I due stettero
lì fuori in silenzio ancora per qualche minuto, quando l'inizio
di una canzone, all'interno del circo, fece capire che Vidick e gli
altri avevano finito di preparare l'impianto.
- Hanno finito, a quanto pare. - disse il bassista, buttando il mozzicone.
- Vieni qui, Vova. - .
Lena abbracciò il ragazzo, che, dal canto suo, sorrise, e tornò a parlare in italiano.
- Brava, Cataraga! - .
Lena proruppe in una risata, e tornò dentro, insieme al suo bassista.
- Eccoli. - .
Ai ragazzi bastò vedere il sorriso di Lena per sentirsi più tranquilli. Vladimir la seguiva a ruota, sorridendo.
La ragazza chiese scusa a tutti, regalando abbracci a destra e a sinistra. Eugene le diede un paio di bacchettate in testa.
- Non fare mai più così. Non ti riconoscevo più. - disse il batterista, sorridendo amaramente.
- Promesso. - .
Sergei, invece, finì per essere strapazzato dalla cantante con delle grattate di capo.
- Sì, questa è la Lena che conosco. - fece, recuperando la chitarra.
Arcadiy li riportò alla realtà.
- Ragazzi, che
ne dite di iniziare? Non voglio trasformarmi nella Lena che avete visto
poco fa, ma siamo arrivati a mezzogiorno, e vorrei finire il prima
possibile. - .
Gli Infected Rain annuirono, e presero posto.
- 3, 2, 1... azione! - .
Non appena le
note di "Passerby" iniziarono a propagarsi dalle casse, i quattro
musicisti iniziarono a muoversi come se fossero su un palco. Lena,
trasformatasi in una leonessa variopinta, iniziò a ruggire in
playback.
Passerby! It hurts! It hurts everytime!
Passerby! It hurts! It hurts everytime!
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Capitolo 2 *** Freaky Carnival ***
Passerby
Mantova, Italia.
28 Ottobre 2018.
Un albergo di Mantova.
17:00 circa.
Beautiful people,
beautiful life.
Beautiful cities. Sweet,
sweet lies.
Si portavano
dietro quella maledetta pioggia dalla Francia, dove avevano suonato
negli ultimi tre giorni. Lena e i suoi, in compagnia di un gruppo
spagnolo, gli Ankor, avevano guidato tutta la notte, partendo da
Montpellier, per essere a Mantova in mattinata. Lì, la
carovana
iberico-moldava si era chiusa in albergo a recuperare le ore di sonno
perse. Per un giorno, sia gli Ankor che gli Infected Rain sparirono
dai social, lasciando abbastanza preoccupati i fan italiani. L'unico
segno di vita lo diede proprio la cantante moldava in una storia su
Instagram, prima di crollare definitivamente.
- Ciao. - disse con gli occhi a mezz'asta e la voce impastata di sonno.
- Abbiamo guidato tutta la notte per venire qui a Mantova, e suonare
per voi. Adesso dormiamo un po', così stasera spacchiamo
tutto.
Vi aspetto. - .
Quasi maledì il telefono, quando la sveglia interruppe il
suo
sonno sette ore dopo, ma si limitò a sospirare. La vita in
tour
era questo e altro.
Scese nella hall, dove si accorse di essere l'ultimo membro del gruppo
moldavo ad essersi svegliato.
- Uffa, stavamo progettando lo scherzo della vita. - sbuffò
Simeon, bulgaro, tecnico del gruppo.
- Vi è andata male. - sorrise lei, sedendosi vicino a
Marcel, tedesco, e
Mirka, ceca, due "groupie di vecchia data" che, quando potevano, li
seguivano
in tour in Europa.
- Tutto bene? - chiese Mirka.
Lena annuì.
- Chi manca? - domandò Eugene.
- Fito, il loro chitarrista. - rispose Vladimir, indicando gli Ankor.
- Dicci un po', David. - fece Vidick, rivolto al chitarrista solista
dell'altro gruppo. - So che avete già suonato nel posto dove
ci
esibiremo stasera. Com'è? - .
- Piccolino, ma fa al caso nostro. Dopotutto, è risaputo che
in
Italia i concerti metal non sono frequentatissimi. - rispose lo
spagnolo.
- Purtroppo. Mi piacciono i fan italiani. - aggiunse Ra, brasiliana,
batterista degli Ankor.
- A quanto pare qui il rap la fa da padrone. - sentenziò
Jessica, la cantante della formazione spagnola.
Fito, il chitarrista ritardatario, scese poco dopo reggendo una Corona.
- Scusate, gente. Ho bisogno della medicina prima del concerto. - .
Jessica si sbatté la mano sulla fronte, mentre gli altri
ridevano di gusto. Simeon, però, dopo aver fatto una faccia
disgustata, si alzò e strappò di mano la
bottiglia al
chitarrista.
- Questa non è birra, fratello. E' piscio al sapore di
birra. - fece il tecnico ridendo.
- Ridammela, idiota! - intimò lo spagnolo.
I due gruppi seguirono Marcel e Fito fuori dall'albergo, fino a
raggiungere le macchine, dove il bulgaro rovesciò la Corona
su
un tombino.
- Questa me la paghi, bulgaro infame. - .
- Andiamo, ti offrirò un giro di birra buona dopo il
concerto. - .
- Mai mettersi tra Fito e la sua Corona. - rise Jessica.
Placata la rabbia dello spagnolo, il gruppo mosse verso il circolo Arci
dove avrebbero suonato in serata.
Here she is in a deep, deep
darkness.
She's alone, empty, colorless.
-
Poteva andarci peggio. - .
Una
stanza, dalla capienza aprossimativa di duecento persone, insieme a un
palco senza transenne, costituiva lo stage del circolo Arci "Tom" di
Mantova. Al loro arrivo, dietro il palco, un enorme cartello con il
logo del Mantova
Jazz,
rimpiazzato il più velocemente possibile dall'enorme telo
con la
scritta Infected Rain. Delle casse da palcoscenico con il logo della
band vennero messe alla destra, al centro e alla sinistra di esso.
Eugene e Ra passarono buona parte del tempo a montare i loro strumenti,
mentre il resto dei presenti, ad eccezione di Simeon che si stava
occupando del mixer, lavorava alla costruzione dello stage.
Lena osservava i lavori in corso seduta su un
tavolo, mentre Marcel e Jessica sistemavano il rispettivo merchandise
su altri tavoli.
-
Sì, molto peggio. Non ti immagini in quali bettole spagnole
ci siamo
dovuti esibire prima di farci un nome ed ambire a qualcosa di
più
decente. - sospirò Jessica, tirando fuori alcune copie del
loro ultimo
album, Beyond The
Silence Of These Years.
- Evidentemente non hai mai visto in che razza di condizioni
è ridotta Chișinău.
C'è un motivo se trovare un turista in quella
città è praticamente impossibile. - .
- Concordo. - si inserì Mirka, finendo di aiutare Marcel. -
Mi dispiace dirlo, ma è veramente ridotta male. - .
-
E c'è ancora gente che si stupisce quando dico che non mi
sento
appartenente alla terra dove sono nata. A dire la verità,
non sento mia
nemmeno l'Italia... ma la mia famiglia è qui, e tanto basta
per farmi
sentire anche un po' italiana. - .
- Ti capisco, Lena. - disse
Jessica. - Quando ho lasciato Bristol per andare a vivere in Spagna,
non è stato facile ambientarsi.
Sai, le solite storie: lingue differenti, nessuna conoscenza,
difficoltà in ogni dove. Poi ho
conosciuto i ragazzi. E tutto è stato più facile.
Anche
Ra, quando è arrivata, era in difficoltà. Ma
l'abbiamo
accolta nella nostra famiglia, semplificandole la vita. - .
Lena sorrise. Quasi invidiava quell'inglesina. La full immersion nella
cultura iberica doveva averla plasmata, e resa molto meno "grigia" dei
suoi connazionali.
Per qualche attimo, ci fu silenzio. Sia Ra che Eugene avevano finito di
provare con le rispettive batterie. La brasiliana lasciò il
palco, facendo spazio a Sergei, Vladimir e Vidick.
- Okay, iniziamo. Vova, vai col basso. - annunciò Vidick.
Il ragazzo iniziò a suonare in silenzio, mentre il
chitarrista guardò la sua cantante.
- Lena, dopo ci servi. Dobbiamo testare i microfoni. - .
La ragazza annuì. Non aveva voglia di sentire le prove degli
altri, così prese Mirka con sé, e uscirono fuori.
Il
tempo sembrava voler concedere un po' di tregua, regalando sporadici
raggi di sole tra la formazione compatta di nuvole.
- Migliorerà, me lo sento. - sorrise Mirka.
Lena annuì, senza guardare il cielo. L'amica si
voltò.
- Elena, c'è qualcosa che non va? - .
- Ce ne fosse solo una, di cosa che non va. - rispose, senza trattenere
una risata amara.
- Che stai aspettando a parlarmene, allora? Forza, sputa il rospo. -
disse la ceca.
- Non sono sicura di volerne parlare. - .
- Tenerti tutto dentro non ti servirà a nulla. - .
La cantante annuì, e stavolta si decise a guardare il cielo,
come per cercare un briciolo di serenità.
- Mirka... hai mai pensato che, in fondo, non siamo altro che un circo
itinerante? - le domandò.
Welcome to the freaky carnival!
L'altra
sembrò esterrefatta.
- Elena, che stai dicendo? - .
-
Rifletti: il pubblico ci vede come animali da circo. Viaggiamo di
città in città, giorno dopo giorno, nazione dopo
nazione.
I nostri cosiddetti fan pagano per vedere uno spettacolo, e io, per
qualche strana ragione, sono l'attrazione principale. - .
- Elena, non siete un circo! I ragazzi non sono animali, e tu non
sei... che cosa brutta da dire...
l'attrazione principale! - sbottò Mirka. - I tuoi fan
stravedono
per il vostro gruppo! Gran parte di loro prova affetto sincero e
passione vera per gli Infected Rain! I veri fan vi seguiranno e vi
sosterranno ovunque! Tipo me e Marcel! - .
- Non tutti possono permettersi di fare come te e Marcel. E poi, credi
che non mi sia resa conto che più della metà
delle
persone che vengono ai nostri concerti sono maschi? Credi che non veda
come mi guardano? Che non senta i loro pregiudizi sul mio aspetto
fisico? - .
- Lo sai come sono fatti gli uomini. Ma perché te ne
preoccupi? Dove sono
finiti tutti i tuoi motti contro gli haters? Sono solo parole? - .
You are wondering
what is happening.
- No... ma non riesco a vedere più i fan come tali. - .
- E come li vedi, scusa? - .
- Come dei sadici. Viscidi. Assetati del mio sangue e delle mie paure.
Io canto loro il mio dolore, e loro gioiscono. - .
- Non sei la prima cantante a fare così, e non sarai nemmeno
l'ultima. - .
- Lo so... ma, veramente, non ce la faccio più. Tutto questo
mi disgusta. - .
Mirka non sapeva proprio come reagire.
- E poi c'è quella canzone... - sussurrò.
- Quale canzone? - domandò la ceca.
Cazzo. Pensò. Lei non sa di Passerby.
- Nulla, lascia perdere. - .
La groupie alzò le spalle.
- Ad ogni modo, cosa vorresti fare? Mandare all'aria tutto? Smettere di
cantare
solo per un tuo malessere? Quelle poche persone che verranno qui
stasera
vogliono divertirsi! Non ci pensi poi agli altri fan in giro per
l'Europa che stanno aspettando le vostre date per vedervi? - .
Lena restò in silenzio. Mirka, resasi conto di aver alzato
il
tono della voce, sospirò, riacquistando un timbro
più
disteso.
- Ascolta, Lena. Se non vuoi farlo per loro... fallo per i ragazzi.
Loro non c'entrano nulla in tutto questo. Separa "Elena Cataraga" da
"Lena Scissorhands". Lascia il malessere nel backstage e mostra al
pubblico la leonessa variopinta che vogliono. - .
La moldava guardò l'amica.
- Mi stai suggerendo di fingere di stare bene? - .
You want it all
to disappear.
La porta dietro di loro si aprì. Era Vidick.
- Lena, tocca a te. - .
Mirka le diede una pacca sulla spalla, prima di rientrare col
chitarrista.
La cantante guardò in basso, e vide un gruppetto di
ragazzi vestiti da metallari dirigersi verso il supermercato vicino. I
primi fan stavano iniziando ad arrivare.
Volete le menzogne? Le
avrete.
Welcome!
This place is magic.
Lena non
lasciò la stanza adibita a backstage per tutta la durata dei
concerti precedenti, passando il tempo truccandosi e "scaldando" le
corde vocali. Uscì solo momentaneamente in compagnia di
Vidick
per andare al bancone del bar del locale a farsi fare un
thé.
Con la coda dell'occhio, vide diversi fan parlare sottovoce al suo
passaggio, troppo timorosi per rivolgerle la parola.
Il gruppo d'apertura, i Demetra's Scars, avevano iniziato in ritardo la
loro esibizione, facendo slittare di conseguenza l'orario di inizio
degli Ankor e degli Infected Rain. Lena avrebbe voluto lamentarsi, ma
si ricordò delle parole di Mirka, e fece buon viso a cattivo
gioco quando Sara, la cantante, andò a porgerle le scuse per
aver costretto gli altri gruppi a iniziare più tardi.
Sergei uscì fuori solo per andare a vedere la situazione
durante
il concerto degli Ankor, tornando con notizie confortanti.
- C'è abbastanza gente, e interagisce molto. Ci divertiremo.
- disse, accennando un sorriso.
Quando sentì Jessica annunciare l'ultimo pezzo del concerto,
Lena prese il telefono, e fece un'ultima storia su Instagram.
Sfoderò il suo miglior sorriso, e quasi si
meravigliò per
come era riuscita a mascherare il suo reale stato d'animo.
- Ciao, ragazzi! Siamo in Italia, a Mantova, e abbiamo qualche minuto
prima del concerto. Volevo solo dirvi "Ciao!", e siamo tanto tanto
contenti di essere qui! Ciao, Vova! - .
Vladimir, intento a suonare il basso, si limitò a guardare
in camera e ad alzare il pollice.
Qualche minuto dopo, gli Ankor rientrarono. Jessica era quasi commossa,
David calmissimo come suo solito, mentre Fito e Ra sorridevano.
- In bocca al lupo, ragazzi! Ci vediamo dopo il concerto! - fece la
batterista, appoggiando le bacchette.
Fito appoggiò al volo la chitarra, e uscì.
- Scusate, ragazzi, ma vado a farmi una Corona. E qui fuori ho gente
che mi osanna. - .
Le sue parole furono confermate da un urlo di giubilo generale.
- Andiamo a fare casino, ragazzi. - fece Vidick, impugnando la chitarra.
I cinque moldavi uscirono dalla stanza, e, approfittando del buio nello
stage, coperti dal suono della loro intro, si appostarono per il loro
ingresso in scena. Il primo, come al solito, fu Eugene, che rivolse un
timido saluto al pubblico alzando le bacchette. Poi, da sinistra a
destra, entrarono Sergei, Vladimir e Vidick, con i fratelli Babici che
salutarono i presenti alla loro maniera, alzando il braccio con il
plettro sfoderando il loro miglior sorriso.
Un colpetto di chitarra, appena percettibile, per dare il via, e il
gruppo iniziò a suonare Fool The Gravity.
In quel lasso di tempo, Elena Cataraga svuotò la mente, e,
quasi senza accorgersene, divenne Lena Scissorhands.
Relax, enjoy!
You're on the
hook, you're on the hook!
Salì sul palco, e, mossi i primi passi, iniziò a
cantare.
- Pain is not what you
asked, but is always what you get... - .
Your filthy life
belongs here.
Il pubblico applaudì vivacemente. Avevano appena finito Orphan Soul.
- Grazie, grazie, grazie, grazie! - ripeté Lena, andando
avanti e indietro per il palco.
Non appena gli applausi finirono, rialzò il microfono.
- Voglio sapere se vi divertite. Voi? Voi? Voi? - fece, puntando il
microfono verso i fan.
Dopo un altro bagno di applausi, sfoderò la menzogna per
eccellenza, cercando di parlare meglio possibile in italiano.
- Non è tanto, come dire, d'uso mio, parlare la lingua del
paese dove suoniamo. Quindi... mi sento come se sono a casa mia! Sono
un po' a casa mia, vero? - .
Non dovette dire altro. Il pubblico italiano le fece sentire tutto il
calore possibile.
- Allora, come in una famiglia, divertiamoci tutti insieme. Se sapete
le parole, cantate. Sennò saltate... fate tutto quello che
vi pare, così oggi rimane per sempre qui e qui. - disse,
indicando la sua testa e il suo cuore.
Altre grida di giubilo. Lena gestiva il suo pubblico come un
burattinaio con i suoi burattini.
Era un'esibizione circense, la loro. Ma nessuno, tranne lei la vedeva
come tale.
Welcome!
The truth is
tragic!
- You live...in a lie...
- .
Eccola. L'aspettava fin dall'inizio del concerto. Freaky Carnival.
Finalmente poteva dire ciò che pensava i fan, senza che
questi si accorgessero di nulla.
Lena, quando arrivò il suo momento, iniziò a
vomitare le parole del testo con rabbia, tanto che i suoi colleghi, a
più riprese, si voltarono verso di lei quasi stupefatti. Il
ritornello, nella sua mente, divenne una presa in giro
musicata.
Welcome!
This place is magic.
Welcome!
The truth is
tragic!
Everything is shiny here!
Everything is perfect here!
- Su le mani! - .
Il pubblico si mise a battere le mani andando a tempo con la base.
Mirka, che era in mezzo agli altri fan, osservò attonita
l'espressione malvagia di Lena mentre, dopo la parte strumentale,
proseguiva il suo macabro rituale.
Filthy, intoxicated minds!
With cash and whiskey
you are begging for lies.
You are begging for lies.
For lies,
for lies,
you are begging!
Un ultimo
applauso per gli Infected Rain. Alla fine di tutto, Lena si era quasi
divertita. Sì, perché loro non sospettavano
nulla, e lei aveva, a loro insaputa, urlato il suo odio per loro.
- Grazie ancora, ragazzi! Dateci cinque minuti, e veniamo a fare due
chiacchiere con voi. - disse la cantante, ottenendo di nuovo urla di
giubilo come risposta.
Vidick
restò sul palco a recuperare le cose del suo gruppo, mentre
Vladimir e Sergei, dopo aver regalato plettri autografati a qualche
fortunato fan, seguirono Lena e Eugene nel camerino. Il bassista
appoggiò il suo strumento, e si avvicinò alla
ragazza, che si stava già finendo di cambiare.
-
Tutto bene, Cataraga? - .
Lena
si voltò. Sul volto aveva uno strano sorriso.
-
Tutto bene, Vova. Mai sentita meglio. - rispose.
Vladimir
la fissò negli occhi.
-
Non è vero. - disse.
- Sì, che è vero. - .
-
Mio fratello ha ragione. - si inserì Sergei. - Sei strana,
Lena. - .
-
Ti ci metti anche tu, Sergei? Che cosa avrei? Sentiamo. -
sbuffò la ragazza.
-
Non sei tu. Sei arrabbiata. Furiosa. E per qualche strano motivo stai
mascherando le tue emozioni. Che diavolo ti sta succedendo? - fece
Eugene.
-
Fatevi gli affari vostri, okay? Lasciatemi in pace. Ora, scusatemi, ma
voglio intrattenermi con i nostri fan. - .
Lena
uscì, quasi travolgendo Vidick che stava rientrando. I
quattro la fissarono camminare verso la sala a passo svelto.
-
Quella non è Lena, vero? - domandò il ragazzo coi
dread.
-
No, non è lei. - .
La
voce era di Mirka, semi nascosta in penombra.
Lena aprì la porta, e salutò i primi fan che le si piazzarono davanti. Chissà quante altre menzogne avrebbe detto, prima della fine della serata.
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Capitolo 3 *** Orphan Soul ***
Passerby
Paderno Dugnano, periferia nord di Milano, Italia.
9 Marzo 2019.
Slaughter Club.
16:00 circa.
Trying to taste the life.
Still being friend with the darkness.
Lost and confused.
I'm looking for a sign in my bag of failures.
Un bus nero a
due piani si districava tra le tristi vie di Paderno Dugnano, cittadina dell'hinterland milanese.
Svoltò parecchie volte, fino ad arrivare nel bel mezzo di una
zona industriale. L'autista imboccò una via, controllò il
navigatore, e parcheggiò il mezzo.
- Via Angelo Tagliabue. Il posto è questo. - annunciò.
I presenti sull'autobus si guardarono intorno.
- Ma dove cazzo siamo finiti? - .
La voce era di Gabriele, detto Rusty, cantante e chitarrista solista
dei Klogr. Insieme a loro, un po' in disparte, c'erano un gruppo
francese, i Dust In Mind, e, ovviamente, gli Infected Rain.
Vladimir guardò fuori dal finestrino. Intorno a loro, c'erano solo capannoni.
- Per chi suoneremo? Per gli operai delle fabbriche? - chiese, sarcastico.
- Vova, è domenica. Le fabbriche sono chiuse. - fece Emanuela,
la fotografa del tour, che a Milano ci era nata e cresciuta.
- Qualcuno può andare a vedere se siamo veramente nel posto
giusto? - domandò Xavier, il bassista della formazione francese.
Rusty, in compagnia di Federico, il batterista del complesso italiano, scese dal bus, iniziando a guardarsi intorno.
- Minchia, che posto triste. - sentenziò il batterista.
Qualche secondo dopo, un cancello si aprì, e ne uscì un ragazzotto con una maglia dei Metallica.
- Scusate, siete i ragazzi di uno dei gruppi che si esibiranno stasera? - domandò con aria non troppo sveglia.
Rusty fu sul punto di spalancare le braccia e rispondergli al vetriolo, ma alla fine optò per la via diplomatica.
- Sì, siamo noi. Gli altri gruppi sono sul bus. - .
Il ragazzotto annuì.
- Benvenuti allo Slaughter Club. - fece, nemmeno troppo entusiasta. -
Potete pure iniziare a scaricare le vostre cose. Se uno di voi due mi
segue, faccio un rapido giro della struttura. - .
Federico decise di seguire il ragazzo, mentre Rusty tornò sul bus.
- Siamo arrivati. - annunciò in inglese, per farsi capire da tutti.
Ognuno iniziò a prendere le proprie cose. Vladimir si avvicinò a Lena.
- Tutto bene, Cataraga? - .
Lei scosse la testa, tornando in sé. Annuì.
- Tutto bene, Vova. - .
La cantante moldava aveva vissuto un periodo di cambiamento, negli
ultimi mesi. Il suo odio per i fan sembrava diminuito subito dopo
la fine del tour autunnale, e, allontanandosi dalle scene, sembrava aver
ritrovato la serenità perduta. Il periodo natalizio era stato
prolifico: aveva deciso di aprire un profilo su Patreon e un canale
YouTube, per parlare di lei e degli Infected Rain al mondo intero. Per
l'occasione, aveva optato anche per un cambio di look: i suoi capelli
variopinti lasciarono posto a una chioma rosso fuoco. Aveva avuto le
prime adesioni da parte dei fan più affezionati, e ogni giorno
gli iscritti ai suoi profili aumentavano.
Arrivato il nuovo anno, però, un avvenimento in particolare la
fece tornare a mentire spudoratamente, come aveva iniziato a fare a
Mantova.
L'uscita del video di Passerby.
I fan ne erano rimasti entusiasti, ed erano andati letteralmente in
visibilio quando, insieme al video musicale, venne annunciato un tour
europeo che sarebbe iniziato il primo giorno di Marzo, in compagnia dei
Klogr, italiani, e dei Dust In Mind, francesi.
Ciò era bastato per risvegliare il lato oscuro di Lena.
Mirka aveva ovviamente detto tutto agli altri, che, però, non
riuscirono a fare chissà quanto per aiutarla, visto che Lena,
non appena si "trasformava" alzava delle barriere a malapena valicabili
da Vladimir e Vidick.
- Siamo arrivati. Quando sei pronta, unisciti a noi. - .
La ragazza annuì, e Vova la lasciò sola, invitando
Emanuela a fare altrettanto. Prese la videocamera con la quale, la sera
prima, a San Donà di Piave, aveva intervistato sua madre, che
era andata a vederla insieme alle sue sorelle, Anna e Rosa, per il
suo canale YouTube.
Dear mom, I'm coming home!
La sera prima, nel tour bus
- Sono le ultime due domande, mamma. Resisti. - rise Elena.
Ludmila, sua madre, alzò le spalle.
- Va bene, tanto sono qui. - rispose, col suo accento dell'Est.
- Se potessi cambiare qualcosa di me, cosa cambieresti? - .
La donna rifletté qualche secondo.
- Niente. - disse, molto tranquillamente.
- No, dai! Davvero? - .
- No, in te niente. - .
- Sono bella e perfetta così? - .
- Credo di sì. Non devi cambiare. Vai avanti così, che vai bene. - .
Ah, mamma, se solo tu sapessi...
- Va bene! Ultima domanda... sei fiera di me? - .
I hope you are proud of me!
Ludmila restò di sasso.
- Oh, tesoro... - .
Lena rise, e le due si abbracciarono.
- Certo che sono fiera di te. E mi aspetto che andiate avanti, tutti voi! Anzi, sai che ti dico? - .
- Cosa? - .
- Quando sarò in pensione... vi seguirò a tutti i concerti! - .
Lena quasi non credette a ciò che aveva appena sentito.
- Davvero? - .
- Sì... a tutti i vostri concerti! - .
- Grazie, mamma. Ti voglio bene. - disse, abbracciandola di nuovo.
I don't know what is next, I dont' know what I want.
Lena lasciò cadere qualche lacrima. Sentì a malapena l'arrivo di Jennifer, la cantante dei Dust In Mind.
- Lena, tutto okay? I ragazzi stanno iniziando a preoccuparsi.- domandò, col suo accento francese.
La moldava guardò l'orologio. Aveva riguardato il video in loop per quasi un'ora.
Non rispose, limitandosi ad alzarsi e dirigendosi fuori dal mezzo.
Uscendo, vide quattro ragazzi in lontananza che parlottavano
guardandoli.
- Fan? - chiese.
- Sembra di sì. Sono arrivati da poco. - rispose la francese.
Lena aguzzò lo sguardo, e ne ebbe la conferma. Uno di loro aveva
una t-shirt degli Infected Rain, quella raffigurante il volto di Lena
con la scritta "Infected" in basso al centro, semi-coperta da una felpa
degli Ankor.
Non lo riconobbe, ma la testa le diceva che lo aveva già visto
da qualche parte.
Era un perfetto sconosciuto, ma non riusciva a provare altro che odio per lui.
Il ragazzo, forse sentendosi osservato, abbassò la testa.
Haunted, haunted by fears.
Una settantina di
persone erano arrivate allo Slaughter Club per vedere il concerto. I
Klogr si erano presi il pubblico più esiguo, avendo suonato per
primi, mentre i Dust In Mind se l'erano cavata egregiamente, riuscendo
a scaldare abbastanza un pubblico non propriamente partecipe.
Nel camerino riservato al gruppo moldavo, c'erano Vidick, Eugene e
Lena. La ragazza stava finendo di "allenare" le corde vocali, mentre i
due parlottavano tra loro.
Sergei entrò con un'aria sognante, che non passò inosservata all'altro chitarrista.
- Che hai visto, Sergei? - domandò. L'altro si sedette, afferrando la chitarra.
- Tra il pubblico, in prima fila, c'è... c'è una ragazza
con i capelli neri... io penso di essermi innamorato. - balbettò.
Vidick e Eugene risero a crepapelle.
- Non è finita qui. - aggiunse. - Si è accorta che la guardavo... e mi ha salutato. - .
I due ragazzi diedero delle pacche sulle spalle di Sergei complimentandosi con lui.
- Ehi, Elena, hai visto come acchiappa il nostro Ser... - .
Vidick si accorse di come la stava guardando, e il suo sorriso scomparve.
Lasciò Eugene in compagnia del minore dei fratelli Babici, e raggiunse la cantante.
- Lena, io... - iniziò.
- Non fa niente. - .
Il chitarrista abbassò lo sguardo.
- La situazione resta stabile? - .
- Purtroppo sì. - sospirò lei.
- Sbaglio, o ieri sera, tutto sommato, hai messo da parte questo tuo problema? - .
Durante il concerto a San Donà, il giorno prima, Vova e Sergei
avevano interrotto il concerto per consegnare delle mimose a Lena. La
ragazza, colta totalmente alla sprovvista, si era commossa, e li aveva
abbracciati. Anche dopo la fine della loro esibizione, con i fan era
riuscita ad essere la Lena di sempre, senza che alcun cattivo pensiero
attraversasse la sua mente.
- E' vero. Ma mamma ora non c'è. Oggi è un altro giorno,
stasera vedrò altre persone, e urlerò loro parole
orribili... ma continueranno comunque a saltare e applaudire. - .
- E non potremo far nulla per fermarli. - sospirò Vidick.
Bussarono alla porta. Era Rusty.
- Ragazzi, tocca a voi. In bocca al lupo. - .
Eugene prese le bacchette, e uscì insieme a Sergei.
- Pensi di farcela? - chiese il chitarrista.
Lena annuì.
Non è vero, e lo sai.
- Passerà, lo so. - .
Passerby!
It hurts! It hurts every time!
Vidick
recuperò la chitarra, e uscì dalla stanza. Lena
lasciò il telefono tra le sue cose.
Niente storie su Instagram.
Niente sorrisi per i suoi cinquantamila followers.
Solo un silenzio, che significa solo una cosa: solo chi è tra il pubblico sa che gli Infected Rain stanno per esibirsi.
Vova li stava aspettando all'inizio della scalinata che li avrebbe
condotti al piano inferiore, e, di conseguenza, sotto il palco.
Vidick mandò il segnale a Simeon, che anche stavolta li accompagnava in tour, e fece risuonare la loro intro.
Stavolta non c'erano teli che avrebbero coperto i loro movimenti. Tutti
li avrebbero visti arrivare. L'effetto sorpresa non era fattibile allo
Slaughter Club.
Il gruppo rimase per un minuto lungo la scalinata, nascosti agli occhi del pubblico, poi fecero i loro ingressi in scena.
Come al solito, Eugene salutò con non troppo entusiasmo il
pubblico, appostandosi dietro le pelli. Vova e Sergei portarono il
sorriso tra gli spettatori, e Vidick ipnotizzò tutti quanti con
la sua chioma.
Stesso segnale, stessa canzone ad aprire i concerti: una mossa del plettro appena percettibile sulla chitarra di Vidick, e Fool The Gravity ebbe inizio.
Lena non aveva nessuna voglia di andare sul palco, ma il senso del
dovere mosse le sue gambe verso lo stage, dove andò a recuperare
il microfono. Quando fu il momento di cantare, però, si rese
conto di una cosa.
Sul palco non era salita Lena Scissorhands, ma Elena Cataraga.
E, con essa, la rabbia e l'odio che covava nei confronti del pubblico.
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Capitolo 4 *** Passerby ***
Passerby
Paderno Dugnano, periferia nord di Milano, Italia.
9 Marzo 2019.
Slaughter Club.
20:45 circa.
Hello, dark stage!
Embrace me!
- Buonasera, amici! Come state? Ci divertiamo?- .
Cori di
approvazione non proprio
convinti si alzarono dalla platea. Il pubblico era parecchio esiguo: lo
stanzone era pieno per meno della metà della sua capienza. In
prima fila, incollati alle
transenne con occhi adoranti, c'erano, tra le varie persone, i ragazzi
che aveva visto nel pomeriggio. Il tipo con la maglia raffigurante Lena
era proprio davanti a Vladimir, mentre la ragazza che aveva visto
Sergei era sotto di lei.
- No, no, no, vi voglio sentire tutti! Ci divertiamo stasera, sì o no? - .
Grida di gioia vennero, stavolta leggermente più "forti".
Lena
annuì apparentemente soddisfatta. Indietreggò in
direzione del rialzo dove stavano Eugene e Vladimir. Il bassista
incrociò lo sguardo furioso della cantante, che si
appartò, in attesa dell'attacco di Mold. Dentro di sé, la ragazza continuava a sperare che la loro esibizione finisse presto.
Waiting for someone to save us.
Waiting for something to change.
Waiting for someone to forgive us.
Waiting and swallowing the rage.
Elena diede le spalle al pubblico, insieme ai suoi compagni.
Non poté più temporeggiare. La prossima canzone era Passerby.
- Ce la puoi fare, Lena. - sussurrò Sergei.
- Sfogati, ma resisti. Tu sei più forte. - aggiunse Vladimir.
Non si sentiva affatto pronta. Dentro di sé, sentiva l'ansia crescere ogni secondo di più.
Fece un cenno a Eugene, che iniziò a suonare, seguito dagli altri.
Lena si voltò, iniziando a sbattere in faccia la realtà alla platea.
You make me feel like a whore!
Così
si sentiva Elena sullo stage. Una mera donna-oggetto, alla quale veniva
costantemente chiesto di fare di meglio. Di fare di più.
Thirsty and hungry, always begging for more!
Quella sera tutti erano lì a cantare con loro, ma la sera successiva avrebbero cantato per altri gruppi, altre persone.
Tonight with you, tomorrow with another.
Ognuno di loro era un "Passerby".
E, come tali, non si prendevano il disturbo di chiederle come stava.
You don't even bother asking me how I feel,
when I'm breathless and drowning in tears!
Ma
lei, sciocca, provava sempre a non lasciar intendere nulla al suo
pubblico, solo perché tutti avevano gli occhi su di lei.
Trying to keep it toghether because you're staring at me!
Elena muoveva le sue pupille a raffica, al fine di guardare ogni singola
persona presente tra il pubblico. E, nel mentre, urlava l'amara verità.
The face you see when you look at me, it's not me!
It's just skin and muscles, not the real me.
Not the me when I sing to you!
Not the me you feel when I touch you!
Not me! NOT ME!
Caro Passerby, non sai quant'è doloroso aprirmi a te?
Merciless you're here, eating me alive.
Eppure, nonostante tutto, sei la mia salvezza.
I'm small and breathless.
Forgive me, forgive me!
Lena
annaspò. Per qualche manciata di secondi le mancò il
fiato. Il pubblico restò per pochi secondi in silenzio, salvo
poi prorompere in un applauso.
La ragazza continuò a coprirsi il volto con la chioma rossa, tirando su a malapena il microfono, sibilando un "Grazie".
All'improvviso, Vova le si avvicinò.
- Lena, non puoi andare avanti così. - .
La ragazza lo guardò. Stava trattenendo le lacrime a stento.
- Che motivo hai di piangere? Qua ci stiamo tutti divertendo. Solo tu non riesci a sorridere. - .
- Come posso sorridere, Vova? Lo sai cosa mi fanno... - .
- Nessuno ti sta facendo nulla, Lena! Nessuno di loro ti
odia, nessuno di loro ti farà del male, e soprattutto
nessuno di loro gioisce nel vederti soffrire! E' tutto nella tua testa.
- .
La cantante continuò ad ansimare. Il suo cervello era andato in blackout.
Intanto, in sala e sulle balconate, i fan e i membri degli altri gruppi si domandavano cosa stesse succedendo.
- Lascia andar via l'oscurità. Lascia andare via paure che non
esistono. E se solo osano restare... combatti e mandale via. - disse il
bassista, mettendole una mano sulla spalla.
As long your hear keeps beating,
fight for your life, fight for your dreams!
Vidick, intanto, prese in mano la situazione sul palco.
- Ragazzi, vogliamo far sentire a Lena quanto le vogliamo bene? - chiese in un italiano incerto.
Il pubblico applaudì, e la ragazza, sebbene fosse di spalle rispetto a loro, sembrò calmarsi.
All'improvviso, delle note inconfondibili si alzarono dalle casse.
L'intro di Orphan Soul.
- E' la tua canzone, Lena. - sussurrò il ragazzo, indietreggiando di qualche passo.
Lena rimase ferma a guardare il vuoto per un po'.
Vova ha ragione. E' tutto nella mia testa.
Rivolse lo sguardo al suo batterista.
- Siamo con te, leonessa. - disse Eugene.
Con la coda dell'occhio, incrociò lo sguardo di Vidick e Sergei, che le fecero l'occhiolino.
Questi ragazzi sono i miei fratelli.
Pensò poi ai ragazzi che aveva visto nel parcheggio al loro
arrivo, e tutti quelli che erano stati ai loro concerti fin dai primi
tempi.
E loro... loro sono la mia famiglia.
La ragazza sospirò... e, dopo qualche secondo, finalmente, sorrise.
- Risveglia questi morti, Vova. Iniziamo a fare casino. - disse.
Vladimir non se lo fece ripetere due volte. Andò verso il pubblico, invitandolo a battere le mani a tempo.
Basta annegare tra lacrime di dolore, Lena.
I quattro iniziarono a suonare. Il pubblico continuò a fissare come ipnotizzato la figura di Lena dondolare sul posto.
Ora vi farò vedere chi sono.
- Dear Daddy! I'm coming home... - .
I'm done!
I'm done drowning in this tears of sorrow!
Un
enorme applauso venne dedicato al gruppo moldavo, alla fine del
concerto. Lena, come al solito, diede appuntamento ai fan ai banchi del
merch.
I cinque risalirono la scalinata, dove, alla cima di essa, vennero accolti dall'applauso dei Dust In Mind e dei Klogr.
- Bel lavoro, ragazzi! - esclamò Rusty, battendo il cinque ai musicisti.
- Bentornata, Lena. - sorrise Jennifer, che abbracciò la collega.
I moldavi, poi rientrarono nel loro camerino. Appoggiarono i rispettivi
strumenti, e si misero abiti più leggeri. Lena, prima di tornare
al piano inferiore, si voltò, e guardò i suoi ragazzi
negli occhi.
- Vi voglio bene, lo sapete? - disse, facendo attenzione a non piangere.
- Non ce lo devi dire. Lo sappiamo già. - fece Vidick.
Spostò lo sguardo su Vladimir. Il bassista sorrideva in silenzio.
- Grazie, Vova. - .
Lui abbassò lo sguardo, continuando a sfoggiare il suo sorriso contagioso.
Poi, tornò al piano inferiore, dove venne accolta da decine di
ragazzi in attesa di ricevere un autografo e potersi fare una foto con
lei.
- Calma, ragazzi! Non vado da nessuna parte. - rise, mentre, piano piano, si formava una fila davanti a lei.
La ragazza donò sorrisi e autografi a ogni fan che le fosse a
portata di mano. Riuscì anche a riconoscere qualche fan che era
presente al concerto di Mantova.
Verso la fine della serata, poi, lo vide.
Il ragazzo del parcheggio si stava avvicinando in maniera titubante con dei fogli in mano.
- Ciao! - lo salutò la ragazza. Lui sorrise.
- Ciao, Lena. Sono il Patreon che ti ha inviato una poesia tempo fa, non so se ricordi... - .
Ora Lena ricordava. Gli aveva mandato una mail di ringraziamento con un
autografo personalizzato per essere diventato suo Patreon, e lui le
aveva mandato una poesia che aveva scritto su di lei. Non era uno dei
suoi più assidui commentatori, ma aveva visto qualche suo post
sul suo profilo.
- Ah, sei tu! - esclamò.
- Sì. Ecco, mi domandavo se potessi autografarmi una copia della poesia. - fece, visibilmente emozionato.
- Certo! Quante copie hai? - .
- Due. - .
- Facciamo così, allora. Io ti autografo la poesia... ma tu fai l'autografo alla copia per me. Ci stai? - .
Il ragazzo restò senza parole.
- C-certo! - balbettò.
La cantante gli passò un pennarello indelebile, con il quale
fece un improvvisato autografo. Poi toccò a lei lasciare la sua
firma a fianco del componimento.
- Possiamo farci una foto insieme? - domandò lui.
- Me lo chiedi pure? - rise Lena.
Il ragazzo chiamò un amico, che prontamente immortalò i due col suo cellulare.
- Grazie mille, Lena! - esclamò, recuperando il foglio.
- Grazie a te! - fece, abbracciandolo.
Il ragazzo, poi, si congedò, lasciando il posto all'amico.
Qualche minuto più tardi, uno dei responsabili del locale
iniziò a invitare le persone a lasciare il locale. Di lì
a poco sarebbe iniziata una festa di carnevale.
I gruppi si riunirono sul bus, e, una volta recuperato l'autista, si
diressero verso l'albergo che li avrebbe ospitati per la notte.
- Ehi, Sergei! Ci hai parlato con la tipa? - chiese Eugene.
- Le ho donato il mio plettro... ma non sono risucito a beccarla dopo
il concerto. Se solo avessimo avuto più tempo per restare... -
rispose, sconsolato.
Lena rise, guardando gli altri consolare il povero chitarrista. Poco
dopo, Emanuela si sedette di fianco a lei per mostrarle le foto
scattate durante il concerto.
- Veramente belle! Ottimo lavoro, Manu. - disse, dandole una pacca sulla spalla.
La fotografa, poi, le allungò una busta.
- La poesia che ti ha dato quel ragazzo. - fece, rialzandosi. - Mi è piaciuta. - .
Lena rilesse i versi dell'opera, soffermandosi su quelli finali.
"Solamente grazie, Elena.
Per esserti aperta al mondo,
ed aver sfogato la tua rabbia
nella più divina delle arti.".
Mise via il foglio, e osservò qualche fan salutarla, mentre il bus ripartiva.
Come ho fatto a pensar male dei miei fan per tutto questo tempo?
Ripensò a quante persone aveva fatto felici solamente parlando con loro, e sorrise.
Cambierò, in meglio. Lo prometto.
I can't hide from my past, but I'll change what I'll become.
Il
tour era ancora lontano dalla sua fine. Tanti altri fan si sarebbero
presentati ai loro show, a partire da quello previsto per il giorno
dopo a Pratteln, in Svizzera.
Ma Lena era pronta.
I'm still here, stronger than before.
E non aveva più paura.
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Messaggio dall'autore
Ciao, gente!
Eccoci alla fine di questo breve viaggio. Lena, dopo mesi e mesi di
sofferenze, è finalmente riuscita a capire che i suoi fan sono
più innocui di quanto immaginasse, e che provano affetto
incondizionato per lei. Un enorme passo avanti rispetto a quanto
pensava prima e durante il concerto di Mantova ;)
Chi mi conosce anche nel privato, sa quanto questo gruppo significhi
per me, specie Lena. Scrivere di loro è stato quasi come essere
lì con loro. Ho cercato di immedesimarmi il più possibile
in Lena, dando fondo al mio lato introspettivo. Sembra che abbia
funzionato, e il prodotto sia soddisfacente. Adesso, separarmi da questa mia visione, mi rattrista, e non poco.
I testi delle canzoni che avete visto appartengono ai seguenti brani del loro repertorio:
Passerby - Orphan Soul - Fool The Gravity - Freaky Carnival - Endless Stairs - My Cage - Serendipity - Peculiar Kind Of Sanity - Enslaved By A Dream - The Life Game
Un ringraziamento va a Soul_Shine, senza la quale questa storia non avrebbe mai visto la luce.
Grazie anche a Stella cadente, evelyn80 e Kim_Winternight, per aver seguito le vicende narrate con protagonista la mia moldava preferita.
Alla prossima,
Frenz
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