I dream of gardens in the desert sand

di Wolfgirl93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Snow in the desert ***
Capitolo 2: *** The research ***
Capitolo 3: *** Letters ***
Capitolo 4: *** Expectation ***
Capitolo 5: *** Travel and Dream ***
Capitolo 6: *** Distrust ***
Capitolo 7: *** Obedience ***
Capitolo 8: *** The enchantment of the night ***
Capitolo 9: *** Broken ***



Capitolo 1
*** Snow in the desert ***


Salve a tutti, questa è la mia prima storia su Kingdom Hearts e sono un po' agitata...
E' ambientata in un luogo inventato, infatti i pochi riferimenti geografici che ci saranno sono molto vaghi.
Ho messo l'avvertimento OOC per paura che durante la storia qualche personaggio venga caratterizzato diversamente da come si presenta nei videogiochi però se qualcuno di voi dopo aver letto mi dicesse che in realtà sono IC potrei togliere l'avvertimento (sono sempre molto incerta su queste cose)
Spero che la storia vi piaccia, buona lettura!



 
I dream of gardens in the desert sand

 

Inchinati a me e tutta la tua gente potrà tornare a vivere e a servirsi dell’acqua. Inchinati a me e giurami la tua fedeltà, giurami che ti sottometterai e il tuo regno tornerà prospero come un tempo.” Ci fu una pausa, gli occhi ambrati del sultano guardarono beffarlo il piccolo re di fronte a lui prima di ghignare “Non è forse questo quello che vuoi?”

 

 

18 dicembre, Regno di Wayfind

 

La notte era tranquilla, l’aria notturna era un toccasana visto l’inverno afoso che avevano dovuto affrontare, l’intero regno era avvolto dalla coltre notturna e nessuno osava fare un rumore in una sera così fresca, persino i lavoratori si erano presi una serata libera per godersi quel vento fresco che probabilmente – dopo tanti anni – avrebbe riportato la neve.

Ventus era sdraiato nella sua stanza, le braccia erano poggiate sul marmo fresco della finestra e i suoi capelli color del grano erano mossi dalla lieve brezza invernale che entrava dalla finestra aperta; la sera sembrava annunciare neve e il giovane principe sorrise a quel pensiero, non aveva mai visto la neve di persona ed era davvero curioso di poter vedere quel manto bianco abbracciare il suo regno. Ventus si sporse per chiudere la finestra con della paglia compatta quando davanti ai suoi occhi volò maestosa una civetta dal piumaggio scuro, gli occhi dell’animale sembrarono guardarlo per qualche secondo prima che dal suo becco uscì un forte stridio che fece accapponare la pelle al biondo.

Le civette erano portatrici di sfortuna nel suo regno, si diceva che l’udire un canto di una civetta fosse l’annuncio di qualche evento nefasto ma il principe non era mai stato molto attento alle credenze del suo popolo; chiuse la finestra e si coricò a letto sorridendo all’idea che probabilmente l’indomani si sarebbe svegliato con la neve, chiuse gli occhi e cercò di prendere sonno nonostante l’euforia che lo pervadeva.

Pochi minuti più tardi la porta della sua stanza su bruscamente aperta, una guardia con una torcia in mano lo guardò terrorizzato e Ventus riuscì a capire le sue parole solo perché il ragazzo gliele aveva ripetute due volte.

Il principe corse veloce lasciando indietro la povera guardia, non gli serviva una torcia per muoversi nel suo stesso palazzo, quando arrivò di fronte alla stanza di suo padre vide il medico e le ancelle tutte attorno al suo letto lavorato.

“Padre...” La voce di Ventus faticava ad uscire, stava tremando ma non era sicuro che fosse solo per il freddo.

L’uomo guardò il figlio con sguardo stanco, sembrava così magro e provato come se non dormisse da chissà quanti giorni. “Ventus, il regno ha bisogno di te, devi essere forte e governare come il vero re che sei.” Le parole di Eraqus si interruppero per un colpo di tosse forte che gli fece colare qualche rivolo di sangue dalla bocca, che prontamente un0ancella ripulì.

“Non dovrebbe affaticarsi sire, la malattia sta peggiorando e sa bene che ad ogni parola i suoi polmoni soffriranno.” Il medico di corte era un uomo saggio, un uomo molto vicino al re Eraqus e si vedeva benissimo quanto soffrisse nel vederlo così senza poter fare nulla per aiutarlo.

Era da qualche mese che il re si era ammalato, in principio la malattia sembrava qualcosa di semplice, una piccola infiammazione alla gola e niente più, quando poi i sintomi si erano aggravati per il medico di corte fu davvero difficile capire di cosa si trattasse realmente; la dura realtà era arrivata qualche giorno prima quando il re aveva iniziato a sputare sangue ad ogni colpo di tosse, l’unica conclusione logica fu che i polmoni dell’uomo stessero cedendo e quella notte il peggio era iniziato.

Fu una notte lunga, il povero re si lamentava nel suo letto, l’aria fresca della sera non aiutava a diminuire la febbre che lo stava torturando, il suo corpo stava cedendo e il medico era sicuro che in qualche ora il loro amato sovrano si sarebbe spento.

Eraqus fece un gesto verso il figlio, Ventus si avvicinò al padre prendendogli la mano dolcemente, era così strano che la pelle del sovrano fosse fredda, era lui che scaldava le mani del figlio durante quegli inverni freddi, era lui che cullava quel principe quando da piccola sentiva troppo freddo, ora sembrava invece che i ruoli si fossero invertiti e toccava al biondo scaldare suo padre.

“Ventus, voglio che regni pensando sempre al nostro popolo, voglio che il tuo cuore si apra completamente per accogliere ogni richiesta della nostra gente.” Il re fece qualche paura per via della tosse e del poco respiro che aveva “Ma soprattutto, voglio che tu sia felice. Diventa un buon re figlio mio.” Eraqus sorrise al figlio che aveva iniziato a piangere e singhiozzare mentre stringeva convulsamente la mano dell’adorato padre; gli occhi del sovrano erano stanchi, il suo respiro era ormai diventato solo un misero soffio e il suo intero corpo si lasciò andare fra le braccia di quella coltre scura che qualche anno prima aveva inghiottito sua moglie.

Ventus chiamò con forza suo padre, urlò più volte il suo nome fra le lacrime ma quell’uomo ormai sembrava essersi innalzato verso un mondo diverso lontano da loro.

Il re del regno di Wayfind morì, il giorno del funerale la neve cadde sul regno abbracciandolo con il suo freddo, Ventus non riuscì a gioire di quell’evento e iniziò ad odiare quella neve che tanto desiderava vedere; qualche giorno dopo l'incoronazione del principe richiamò tutti gli abitanti del regno, Ventus era il nuovo sovrano e nonostante la tristezza ancora nel cuore del popolo tutti furono contenti di vedere quel ragazzino sul trono dove un tempo sedeva suo padre.

 


 
 

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Capitolo 2
*** The research ***


Salve a tutti e buon sabato!
Volevo lasciarvi questo capitolo prima di Pasqua così potete odiarmi per avervi lasciato la souspance fino a dopo le feste xD
A parte scherzi, spero vi piaccia e se qualcuno ha qualche critica/giudizio o altro da dire, lo faccia senza problemi, non sono una scrittrice quindi di errori ne faccio a bizzeffe e a volte purtroppo molti mi scappano da sotto gli occhi.
Detto questo, buona lettura!





 

The research

 

18 luglio, Regno di Wayfind

 

Gli anni erano passati, Ventus era cresciuto e durante il suo ventiduesimo compleanno nel suo regno accadde una cosa che lo sconvolse.

Una guardia entrò quasi correndo nella sala del trono, Terra – la guardia del corpo dell’ormai re - fece un passo avanti portandosi a difesa del sovrano ma bastò un gesto del biondo per farlo tornare al suo posto.
“Mio signore.” La guardia si inchinò prendendo fiato mentre guardava il re con gli occhi sbarrati “Le fonti sono prosciugate, le oasi sono aride e l’intero popolo reclama dell’acqua!”

Ventus sobbalzò sul trono, sapeva che le scorte d’acqua erano limitate e lui stesso da qualche tempo non osava più sperarne nemmeno una goccia ma ora che ogni fonte era secca cosa avrebbe dovuto fare? Gli occhi azzurri di Ventus si rabbuiarono, portò le mani sul viso e dopo tre anni dalla sua incoronazione mostrò a qualcuno che non fosse Terra tutta la paura che provava; fu proprio la guardia del corpo del sovrano a congedare il povero ragazzo ancora inginocchiato a terra.
“Ven stai calmo, c’è sempre una soluzione. Ho più anni di te quindi mi ricordo bene che è successo anche durante il regno di tuo padre...” La guardia si avvicinò al sovrano e gli accarezzò dolcemente i capelli, era insolito un comportamento del genere da parte di uno del suo rango ma ormai conosceva Ventus sin da quando era nato e nutriva per lui un legame molto più forte della lealtà.

Ventus alzò gli occhi per incontrare quelli blu dell’amico, la tensione sembrò allentarsi leggermente mentre si apriva in un piccolo sorriso. “Dobbiamo mandare delle guardie e perlustrare nelle oasi vicine, so bene che la maggior parte delle oasi sono sotto il controllo del regno di Nesciens ma per adesso dobbiamo solo controllare, se troveremo dell’acqua allora cercherò di patteggiare con il sultano di quel regno.” Lo sguardo del re erano serio e composto, Terra a volte faticava a riconoscerlo, era dovuto crescere così in fretta che ormai i suoi sorrisi raggianti erano scomparsi.

La guardia annuì incerta, sapeva bene che il sultano del regno di Nesciens era crudele ma sperava davvero che Ventus riuscisse a farlo ragionare.
Il giorno stesso un gruppo di uomini scelti partì alla volta dei territori del regno vicino, era un viaggio di circa 4 ore e vista la mancanza di acqua Ventus era preoccupato per l’incolumità dei soldati; Axel, uno dei soldati scelti, sorrise al sovrano “Non si preoccupi sire, torneremo in tempo per la cena.” Scherzò alleggerendo l’atmosfera.
“Conto su di voi, state attenti.” Riuscì a dire Ventus prima di guardare i soldati partire alla ricerca di una fonte d’acqua.
Le ore passavano e l’ansia del sovrano divenne sempre più palpabile, camminò avanti a indietro per la sala del trono torturandosi le mani, si fermò solo quando la voce di Terra lo raggiunse.
“Ven, se continuerai così scaverai una nuova vasca, capisco che sei fiducioso di trovare l’acqua ma così mi sembra esagerato.” Scherzò la guardia avvicinandosi al re.
Il biondo lo guardò accennando una risata nervosa, se non avesse avuto un’amicizia così forte con le sue guardie di certo si sarebbe arreso molti anni prima lasciando che il regno cadesse in rovina.
“Credo che una vasca basti e avanzi.” Ammise lasciandosi andare in un lungo sospiro, cercò di buttare fuori tutte le preoccupazione oltre che l’aria ma tutto quello fu inutile nel momento in cui una guardia lo avvertì che qualcuno stava tornando.
Ventus quasi corse verso l’entrata del castello, guardò in lontananza un cammello correre nella loro direzione ma sembrava non esserci nessuno sul dorso dell’animale; il re si portò una mano al cuore sentendo la paura attanagliarlo quando finalmente l’animale si fermò bramendo spaventato e stanco dalla sua corsa, il biondo si avvicinò lentamente all’animale e prese una piccola pergamena posata nella bisaccia della sua sella, quando la voltò e notò il sigillo della famiglia reale di Nesciens sentì il sangue gelarsi nelle vene.

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Capitolo 3
*** Letters ***


Salve a tutti, passate bene le feste?
Vi lascio questo nuovo capitolo e spero che vi piaccia.
Buona lettura!





 

Letters

 

Ventus aprì lentamente la pergamena e sobbalzò quando dal foglio arrotolato uscì un pezzo di stoffa, Terra si abbassò lestamente per prenderlo fra le mani e sentì la paura avvolgergli le membra, gli occhi azzurri del re guardarono quel tessuto color porpora con un piccolo ricamo con il simbolo del regno di Wayfind, il sultano di Nesciens aveva preso i suoi uomini.
Le mani del sovrano erano incerte e tremanti e quando finalmente aprì la pergamena si mise a leggere quella lettera scritta con una bella grafia, probabilmente era il lavoro di uno scriba reale.

Non è cortese mandare dei soldati a sorvegliare fonti d’acqua che appartengono ad altri regni, tuo padre dovrebbe avertelo insegnato, ma per questa volta cercherò di passarci sopra solo perché i nostri regni hanno stretto un’alleanza molti anni fa.
I tuoi uomini sono al sicuro, o almeno lo saranno se accetterai un incontro; so che le scorte d’acqua sono finite ma qui invece ne abbiamo in abbondanza quindi perché non fare un piccolo patto per sancire nuovamente una lunga e prosperosa alleanza?
Solo attento, Re Ventus, se aspetterai troppo tempo i tuoi soldati moriranno di stenti…

 

Ventus sentì la paura e la rabbia scorrergli nelle vene, quel sultano lo stava ricattando, sapeva bene che aveva bisogno di acqua e si stava divertendo a giocare con lui e i suoi uomini.
“Mio signore cosa dice la le...” Terra non riuscì nemmeno a finire la frase che il re si voltò in fretta ritornando dentro il palazzo.
“Portami una pergamena e un uomo a cui posso affidarla!” Ringhiò il biondo avanzando con passo pesante verso la sala del trono, la rabbia lo stava quasi accecando, avrebbe volentieri scatenato una guerra se avesse avuto dell’acqua con cui dissetare i suoi soldati stanchi, ma visto che non poteva si sarebbe limitato a scendere a patti.

Quando il re affidò la pergamena ad un soldato si sentiva in tensione, non conosceva bene il sultano di Nesciens ma ricordava bene cosa suo padre gli aveva raccontato: ricordava che suo padre provava molto rispetto per il vecchio sultano, un uomo buono e sempre gentile, a differenza del figlio; suo padre lo definiva quasi senza cuore, ricordava ancora che un giorno quel sultano così giovane aveva dichiarato guerra ad un regno vicino distruggendolo senza remore, era per questo che Ventus non voleva averci a che fare, non voleva scendere a patti con quel genere di persona ma doveva ammettere che la sua gente era molto più importante della sua paura.

 

18 luglio, Regno di Nesciens

 

Il sultano se ne stava mollemente immerso nella sua vasca di acqua profumata quando le guardie arrivarono con una pergamena, dissero qualcosa riguardo un messaggero ma lui era troppo occupato a leggere quella lettera scritta con una grafia precisa.

Mi dispiace sapere che la perlustrazione dei miei uomini vi ha recato fastidio, mi prendo ogni colpa visto che sono stato io a mandarli, ma come ben sa le nostri fonti sono ormai secche e la mia gente ha bisogno di acqua per vivere.
Accetto un incontro con voi nel mio palazzo e la pregherei di portare con se i miei uomini, non cerco una guerra quindi sarò ben felice di scendere a patti con lei per poter far vivere serenamente il mio popolo.

Re Ventus

 

 

Vanitas sorrise soddisfatto di quella lettera, si alzò lentamente dalla vasca lasciando che le sue ancelle lo asciugassero e lo vestissero, quando si voltò verso la sua guardia personale il suo sorriso era diventato un vero e proprio ghigno.
“Prepara un gruppo di uomini e porta con te anche i soldati del regno di Wayfind, andiamo a fare una visitina al re.”

 

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Capitolo 4
*** Expectation ***


Salve a tutti, come state?
Ecco un nuovo capitolo, spero che vi piaccia!
Buona lettura!






 

Expectation

 

Regno di Wayfind

 

La sera era ormai calata e nessun messaggero era più tornato, Ventus era rimasto seduto sul trono lavorato ad aspettare, controllava l’orizzonte in cerca di un segnale ma ormai la quiete della notte aveva avvolto tutto.

“Ven dovresti riposare...” Terra gli posò una stola sulle spalle scoperte prima di mettersi al suo fianco, i suoi occhi erano preoccupati ma il biondo non capì bene se la causa della sua preoccupazione fosse lui o la sorte dei soldati scomparsi.

“Come posso riposare? Ho mandato 5 uomini a morire nelle grinfie di un assassino!” Disse stringendo i pugni, se suo padre fosse stato lì sicuramente avrebbe trovato una soluzione, lui era un sovrano nato non come lui.

“Non è colpa tua e poi non è detto, il sultano ha richiesto espressamente un incontro quindi magari aspetterà il mattino per mandarti una risposta, tuo padre lo ha sempre detto che è un tipo strano, vorrà destabilizzarti e farti abbassare la guardia ma tu non devi cedere, ok?” La guardia si era abbassata prendendo dolcemente le mani del sovrano, aveva lasciato un lieve bacio su una di esse e aveva concesso un dolce sorriso al piccolo re seduto su quel grande trono; Terra era sempre stato curioso nei confronti di quel ragazzino, era entrato al palazzo quando aveva 7 anni, re Eraqus lo aveva fatto addestrare e in pochi anni era diventato un’eccellente soldato. Ogni giorno si concedeva una visita al principe e in poco tempo i due erano diventati amici, il re non era un tipo ligio alle caste sociali, voleva che suo figlio avesse un rapporto d’amicizia con tutti i suoi sottoposti e quindi lasciò che quell’amicizia si rinforzasse, fu un giorno di primavera, poco dopo l’incoronazione ufficiale del principe che re Eraqus nominò Terra guardia del corpo del nuovo erede; il soldato era felice, l’amicizia tra lui e il principe era cresciuta e nel cuore del più grande stava sbocciando un sentimento che pochi anni più tardi capì essere amore. In molti avrebbero dato del pazzo a Terra per quell’amore non corrisposto, ma a lui non importava, lui coltivava quel sentimento giorno per giorno beandosi di quei piccoli gesti che il futuro re gli dava.

Ventus strinse dolcemente le mani di Terra e sorrise leggermente più tranquillo, forse la sua guardia aveva ragione, forse quello era tutto un piano per farlo cedere.
“Grazie Terra… Beh allora proverò a riposare e dovresti farlo anche tu, domani ti voglio vicino a me se mai arrivasse una risposta da parte del sultano.” Il re si alzò e dopo aver lasciato controvoglia le mani del più grande si diresse verso le sue stanze, non chiamò nessun servo, voleva restare da solo con i suoi pensieri senza avere nessuno attorno.
Terra lo guardò uscire e sospirò piano, gli faceva male vedere il suo sovrano così, Ventus era sempre stato solare, aveva sempre sorriso dal profondo del cuore ma da quando suo padre era morto e il regno era stato messo nelle sue mani quel sorriso sembrava essere scomparso lasciando spazio solo a sorrisi appena accennati.

 

Regno di Nesciens

 

Il sultano guardò gli uomini del re dietro le sbarre, erano uomini fieri e forti nonostante non fossero possenti come le sue guardie, Vanitas quasi si prese gioco di loro con lo sguardo mentre passava in rassegna le varie celle.
“Vi conviene riposare, domani mattina vi aspetta un lungo viaggio e mi dispiace davvero tanto ma sembra che i vostri cammelli siano scomparsi… Che disdetta!” Una lieve risata sfuggì dalle labbra del moro mentre si fermava di fronte ad un soldato dai folti capelli rossi e uno sguardo in grado di incenerire “Mi dispiace comunicarvi che sarà una lunga passeggiata per voi, ma non temete, rivedrete il vostro re se sopravviverete.”
Se Axel avesse potuto avrebbe mandato quel gradasso a farsi fottere, si sarebbero dovuto fare 4 ore di cammino senza neppure un cammello, era un viaggio lungo e difficile e sperò con tutto il cuore che tutti gli uomini che erano con lui riuscissero a farcela.
Quella notte i soldati del re ebbero un sonno agitato, la loro vita era appesa ad un filo e se le loro gambe non avessero retto erano certi che le loro vite sarebbero finite in quel deserto assassino.

 

 


 

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Capitolo 5
*** Travel and Dream ***


Travel and dream

 

 

Le prime luci dell’alba sfiorarono i visi delle guardie reali, aprirono lentamente gli occhi godendosi la vista del sole che sorgeva dalle piccole finestre della prigione prima di sentire una voce poco gentile urlare di svegliarsi. Axel guardò il messaggero arrivato il giorno prima, sembrava non aver dormito molto e temeva davvero per la sua vita ora che quella era appesa ad una lunga ed estenuante camminata nel deserto.
I soldati furono fatti uscire dalle loro celle, i loro abiti in seta erano stati sostituiti con degli stracci sporchi, quasi come se il loro rango di soldati fosse stato strappato via per farli diventare degli schiavi; Axel era il capo delle guardie e il suo rapporto con il re era quasi di amicizia che di subordinazione, se in quel rientro nel loro regno avesse perso qualcuno non avrebbe più potuto guardare gli occhi di Ventus come prima.
Due ore furono pronti per partire, gli furono legati i polsi alle selle dei cammelli, se qualcuno di loro avesse ceduto sarebbero stati trascinati anche da morti, quel sultano aveva un grottesco senso dell’umorismo se trovava simpatico portare ad un re i suoi soldati morti e malamente martoriati dal trascinamento sulla sabbia.
Axel controllò che le altre guardie fossero pronte ma il suo sguardo fu rapito da un’ombra nera che lentamente si avvinava alla loro carovana: il sultano di Nesciens era sempre stato un tipo strano, mentre tutti nel deserto usavano i cammelli per muoversi lui preferiva usare un grosso stallone dal manto nero come la notte, bastò una frustrata delle redine per far andare più veloce il cavallo così da arrivare in fretta in testa alla carovana, quando il sultano raggiunse la cima fece segno ai suoi uomini e la lenta e inesorabile ‘camminata’ era iniziata.

 

19 luglio, Regno di Wayfind

 

Ventus si alzò di soprassalto poco dopo l’alba, il suo corpo era madido di sudore e il suo viso era pallido; non capiva bene il sogno che aveva fatto, ricordava solo di aver visto un serpente dalle scaglie scure avvolgerlo quasi fino a rompergli le ossa prima di mangiarlo morso dopo morso.
Il biondo si alzò dal letto e si affacciò alla finestra della sua stanza per prendere un po’ d’aria, era ben consapevole che quel sogno era strano, non esistevano serpenti dalle scaglie scure e soprattutto nessun serpente mangiava la preda morso per morso, di solito il morso del serpente era uno ed era solo per iniettare il veleno nella preda; il sovrano scosse piano il capo per togliersi dalla mente quell’immagine, forse la sua mente lo stava avvertendo di qualcosa ma ogni pensiero svanì quando qualcuno bussò alla porta facendolo sobbalzare.
“Sire, siete sveglio? State bene?” Terra aveva sentito quei lamenti e poi aveva avvertito dei passi dietro la porta, sapeva che Ventus lo avrebbe rimproverato appena entrato viste le grosse occhiaie che gli contornavano gli occhi, ma il suo cuore non voleva abbandonare la porta del suo re nemmeno per dormire.
“Terra, sto bene… Puoi entrare.” La voce di Ventus era incerta, non si era mai lasciato coinvolgere troppo dai suoi sogni anche perché di solito erano immagini belle o comunque senza un particolare filo logico, in quel sogno invece gli sembrava di poter sentire le scaglie viscide del serpente sulla pelle, poteva sentire le sue spire stringerlo fino a farsi mancare il fiato e poi aveva sentito il dolore per ogni singolo morso.
Quando il castano aprì la porta trovò l’amico vicino alla finestra, sembrava pallido e subito si preoccupò precipitandosi da lui.
“Ven che succede? Stai male?” Chiese preoccupato guardando il più piccolo con occhio indagatore in cerca di ferite o di altro.
Il re abbassò lo sguardo voltandosi verso la finestra per vedere il suo popolo iniziare a svegliarsi “Sto bene, ho solo fatto un brutto sogno, tutto qui.” Spiegò con calma, forse un po’ troppa; Terra voleva chiedergli su cosa fosse il sogno, magari questo avrebbe aiutato l’altro ma Ven era così bello contornato dalle luci del cielo mattutino che ogni altro pensiero passò in secondo piano lasciandolo fermo a osservare quel piccolo re che era dovuto crescere troppo velocemente.

Poco prima dell’ora di pranzo una guardia entrò correndo nei giardini reali, Ventus stava cercando di non far seccare le piante che con tanta fatica suo padre e lui aveva fatto crescere.
“Sire, una carovana di 8 persone sta arrivando qui e a capo di essa vi è un uomo a cavallo che le guardie più anziane descrivono come il sultano di Nesciens!”

Il re del regno fece cadere la piccola ciotola contenente ancora qualche goccia d’acqua prima di voltarsi verso la guardia. “Non deve entrare in città senza il mio permesso, preparate degli uomini e Chiriti, andrò ad accogliere il nostro ospite...” Nonostante la voce sicura del biondo le sue mani tremavano, aveva paura ma voleva dimostrarsi forte di fronte a quel sultano che sembrava subdolo e viscido proprio come il serpente che aveva sognato.

 

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Capitolo 6
*** Distrust ***


Distrust

 

 

La carovana rallentò notando le mura difensive della città, il sultano spronò il suo cavallo a fare qualche passo indietro verso i soldati del re e ghignò guardandoli.
“Sono sorpreso di vedere che quasi tutti ce l’avete fatta, chissà cosa dirà il vostro sovrano nel vedere quel povero ragazzo riverso a terra.” Vanitas avanzò nuovamente lasciando nell'aria una risata divertita.

Axel guardò con astio quell’essere, lo avrebbe definito uomo prima di quella traversata ma ora poteva solo compararlo a una bestia viste le maniere con cui li aveva trattati; il rosso guardò quel ragazzino con il viso rivolto verso la sabbia, sperò con tutto il cuore che fosse ancora vivo e per fortuna quando la carovana si fermò dopo circa un minuto il corpo del giovane si mosse tossendo probabilmente la sabbia in eccesso che gli si era accumulata sul viso.
Le guardie reali ebbero pochi secondi per comprendere come mai il convoglio si era fermato, alcuni sbirciarono da dietro i cammelli a cui erano legati e Axel, essendo il più alto, provò a guardare oltre i soldati del sultano, i suoi occhi si illuminarono nel momento in cui un cammello dal bianco bianco arrivò nella loro direzione: il sultano stava arrivando.

 

Ventus salì sul proprio cammello, gli accarezzò il manto niveo e poi con una lieve pressione delle caviglie e delle briglie lo spinse a muoversi, guardò un piccolo gruppetto di 4 uomini capitanati da Terra seguirlo, voleva arrivare dal sultano prima che lui entrasse dentro la città.

Il percorso non fu lungo, percorrerono tutta la città fino all’uscita delle mura e quando le varcarono gli occhi del re guardarono per la prima volta il sultano del regno di Nesciens; l’uomo sembrava avere qualche anno più di lui, se ne stava fiero sul dorso del suo cavallo e lo guardava spavaldo come se tutto – anche quell’incontro fuori dalla città – fosse calcolato.

“E’ bello vedere che è venuto ad accoglierci re Ventus.” Vanitas abbassò appena la testa mimando un breve inchino mentre faceva avvicinare il suo cavallo al re.

“Non è forse così che ci si comporta con gli ospiti? Ora la prego di lasciare i miei uomini così potranno tornare con me nel palazzo.” Gli occhi azzurri del sovrano avevano guardato i suoi soldati, erano stanchi e alcuni sembravano essere stati trascinati per miglia e miglia sulla sabbia, viste le piccole abrasioni che avevano sul corpo; quell’uomo dai capelli corvini sembrava buono e gentile ma vista la condizione dei soldati si poteva ben capire che quella fosse solo una facciata.

Vanitas fece un cenno con la mano ai suoi uomini che subito slegarono le corde appese alle loro selle per liberare i soldati del regno di Wayfind. “Ora se non le dispiace vorrei disquisire con lei nel suo palazzo, sempre se vuole farmi entrare...”

Ventus fece cenno ai suoi soldati di aiutare gli altri, i superstiti vennero caricati sui cammelli in attesa di tornare al palazzo. “Seguitemi.” Il biondo era furioso, non voleva un essere del genere nel suo palazzo ma cos’altro avrebbe potuto fare? Il sultano sembrava l’unico in grado di aiutarli e lui doveva pensare al suo popolo che da lì a poco sarebbe rimasto senza acqua.

Chiriti, il cammello del re si mosse lentamente camminando con passo elegante verso l’entrata della città, al suo fianco lo stallone nero del sultano lo seguiva; era un’immagine idilliaca, uno stallone nero al fianco di un cammello albino, sembrava che quei due animali si contrapponessero proprio come i loro due padroni.

 

Quando Ventus scese lasciò che il suo cammello venne preso per essere portato nelle stalle, altri uomini si stavano occupando degli animali e ce ne vollero almeno tre per portare lo stallone dentro una delle stalle senza che questo scalciasse o colpisse qualcuno.

“Il vostro cammello è davvero maestoso, non se ne vedono spesso con quel manto, sembra quasi che la neve lo abbia baciato colorandolo con il suo pallore.” Vanitas osservò il re mentre entravano nel palazzo, non lo perdeva di vista neppure un secondo, voleva capire che persona era e se era disposta ad accettare le sue proposte per una nuova alleanza.

“Anche il vostro cavallo è molto bello.” Ventus concluse quel discorso con poche semplici parole, condusse il sultano nella sala del trono e nemmeno per un secondo i suoi occhi si posarono su di lui, avrebbe avuto tutto il tempo di guardarlo quando sarebbero arrivati nella sala.

 

Quando il sovrano prese posto sul trono Terra si mise al suo fianco guardando i due stranieri, il sultano si era portato la sua guardia personale, un uomo alto e robusto con dei lunghi capelli color della luna e con degli occhi di un profondo marrone da sembrare quasi oro fuso.

“Grazie per avermi accolto qui nel vostro palazzo re Ventus, sono onorato di essere nel regno di Wayfind, regno che mio padre adorava e per cui nutriva una sentita amicizia. Ma so che non sono qui per un viaggio di piacere ma bensì per aiutarvi, la voce della vostra mancanza d’acqua è giunta fino a me, molti mercanti hanno avuto l’ardire di insultare il vostro popolo per questa mancanza ma posso assicurarvi che sono stati puniti a dovere, quindi direi che è arrivato il momento di formare un nuovo patto che gioverà ad entrambi no?” Vanitas aveva guardato quelle pozze azzurre come se fossero la cosa più bella di quella sala, nemmeno aveva notato i muri decorati o il grande soffitto colorato, l’unica cosa che voleva guardare erano quegli occhi azzurri che lo stavano guardando con sfida.

“Non mi sembra di avervi chiesto di difendere il nome di questo paese, non c’è nessun patto su questo quindi se avete punito qualcuno per una cosa del genere lo avete fatto solo per il vostro mero divertimento, ma passiamo oltre. So che è qui per discutere su un nuovo patto quindi proceda, sono tutto orecchie.”

Ventus era lapidario, serio quasi irriconoscibili agli occhi di chi lo conosceva, persino Terra dovette guardarlo più volte per capire se quel ragazzo sul trono fosse realmente il suo amico d’infanzia.

“Con molto piacere ma sono discorsi da monarchi e le nostre guardie non sono tenute ad ascoltarli, quindi la pregherei di congedare la sua e io farò lo stesso con la mia.” Gli occhi ambrati del sultano scrutarono il viso dell’altro, ghignò nel vedere un’espressione confusa che però sparì subito dietro una maschera di sicurezza che non sembrava appartenere a quel visino così delicato.

“Va bene… Terra, puoi andare, se ci fosse qualche problema ti chiamerò subito.” Ventus guardò il castano al suo fianco e gli rivolse un sorriso appena accennato, un sorriso che voleva dire ‘Non preoccuparti, so quello che faccio’.

“Anche tu Xemnas, segui la guardia del re.” Il sultano neppure guardò la sua guardia, l’albino si limitò ad annuire e ad avvicinarsi a Terra per uscire con lui diretto verso un’altra ala del palazzo, quando la porta della sala del trono fu chiusa il corpo di Ven tremò impercettibilmente nel guardare quegli occhi color ambra che sembravano inghiottirlo.

“Direi che è arrivato il momento di parlare...”










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ANGOLO DELL'AUTRICE
Salve, vi è piaciuto questo capitolo?
Che ne pensate dell'accoppiata Vanitas e Xemnas come sua guardia personale?
E poi vi piace il piccolo Chiriti in versione cammello albino?
Come sempre se avete qualche critica da fare per la storia fate pure, mi piace sempre capire se sbaglio e soprattutto mi piace migliorarmi.
Detto questo alla prossima!

 

Wolfgirl
 

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Capitolo 7
*** Obedience ***


Obedience

 

Ventus strinse appena i braccioli dorati del suo trono mentre ascoltava quelle parole, annuì appena e aspettò che il sultano parlasse.
“So bene che un popolo forte e valoroso come il tuo ha bisogno di acqua per vivere e so bene che faresti di tutto per garantire alla tua gente una vita dignitosa quindi lascia che ti esponga le mie idee: sarà uno scambio equo io do qualcosa a te e tu dai qualcosa a me, che ne dici?” Gli occhi di Vanitas si specchiarono in quelli azzurri del re mentre attendeva una risposta.

“Va bene ma qual é questo scambio?” Il biondo sapeva bene che il sultano non era un tipo che dava senza ricevere nulla in cambio, la sua mente bazzicava mille ipotesi: voleva i suoi soldati? Voleva il suo oro? Oppure voleva i loro cammelli più rari? La mente di Ventus smise di farsi domande e aspettò di sentire la proposta del moro.
“Inchinati a me e tutta la tua gente potrà tornare a vivere e a servirsi dell’acqua. Inchinati a me e giurami la tua fedeltà, giurami che ti sottometterai e il tuo regno tornerà prospero come un tempo.” Ci fu una pausa, gli occhi ambrati del sultano guardarono beffarlo il piccolo re di fronte a lui prima di ghignare “Non è forse questo quello che vuoi?”

Il corpo di Ventus tremò di fronte a quelle parole, come osava ricattarlo così? Come osava chiedergli di giurargli fedeltà? Il biondo si alzò di scatto dal trono fronteggiando l’altro. “Mai! Troverò un altro modo per avere dell’acqua!” Quasi ringhiò, era infuriato e lo sguardo divertito dell’altro lo fece ribollire ancora di più di rabbia.

Vanitas spostò il peso da un piede all’altro, era tranquillo in quel momento e il sorriso che gli era spuntato sulle labbra non accennava ad andarsene. “Sarebbe un vero peccato, le guerre sono dure da vincere se ai soldati mancano i beni primari come l’acqua… La mia proposta non cambia, o giurerai fedeltà a me di tua spontanea volontà o lo farai quando avrò raso al suolo tutta la tua città e tutto il tuo popolo.” La voce del sultano era seria e rendeva quel sorriso quasi inquietante.

Il re si ritrovò senza fiato, si fece ricadere pesantemente sul trono e strinse i pugni, era in un vicolo cieco, non aveva scampo e se voleva salvare il suo popolo la sua scelta era una e una sola.
“Va bene… T… Ti giuro la mia fedeltà...” Mormorò trattenendo le lacrime, non voleva mostrarsi debole in quel momento ma era più forte di lui, lui non voleva avere il comando, lui non voleva diventare re e ora ecco quello che otteneva.
Vanitas fece qualche passo verso il re, gli sorrise arrivano a sfiorargli le ciocche bionde come la sabbia baciata dal sole e dopo avergli lasciato una lenta carezza lungo la guancia parlò. “Inchinati a me e il nostro patto sarà sancito, basterà questo e domani farò portare dai miei uomini delle otri d’acqua e se farai bene il tuo dovere farò creare dai miei architetti dei condotti sotterrai per dividere la mia acqua con voi.” La voce del sultano sembrava così dolce, quasi stucchevole.

Ventus si alzò lentamente, tenne lo sguardo basso e dopo aver stretto così forte i pugni, da farsi uscire il sangue dal palmo delle mani, si inchinò di fronte a quello che sarebbe stato il suo carceriere.
“E’ bello vedere che sei un re che pensa alla sua gente, adesso non ti recherò più disturbo, tornerò al mio regno e domani mattina manderò delle otri di acqua fresca e una lettera, le mie richieste non sono certo finite qui ma dato che mi hai concesso la tua fedeltà non sarà un problema accettare qualche mio capriccio, no?” Vanitas guardò il ragazzo chino di fronte a lui, si sentiva così forte in quel momento, così invincibile mentre guardava quel vicino che sembrava resistere all'istinto di piangere e urlare; era da così tanto tempo che aspettava quel momento, ricordava ancora la prima volta che aveva visto quel ragazzo, ai tempi era solo un principe e seguiva come un cagnolino ubbidiente suo padre, re Eraqus, quel giorno era fuggito dal regno di Nesciens per poter vedere il festival delle stelle nel regno di Wayfind e fu in quel momento che i suoi occhi si posarono su quel ragazzino.
Da quel giorno non aveva fatto altro che pensare a lui, si era logorato pensando a come sarebbe stato bello poter togliere quel sorriso spensierato da quelle labbra, come sarebbe stato quel viso pieno di lacrime? Come sarebbero stati quegli occhi cristallini offuscati dall’ira? Vanitas non vedeva l’ora di poter vedere ogni sfaccettatura di quel viso ma soprattutto non vedeva l’ora di bearsi alla vista di quei lineamenti delicati piegati in un’espressione di puro godimento.

Ventus si rialzò deglutendo a fatica, cercò di ricacciare dentro la marea di insulti che gli si era bloccata in gola e guardò il sultano, oltre a quello voleva anche che facesse altro? Il biondo guardò con astio quell’uomo di fronte a lui e annuì appena. “Non è un problema.” Sibilò prima di riprendere posto sul suo trono “Ora potete andare.” Almeno in quel momento voleva marcare la sua posizione, aveva giurato fedeltà a quel sultano ma in quel regno era pur sempre lui il re e poteva cacciare chi voleva senza troppe remore, giusto?
Il re fece chiamare le guardie, i soldati del regno di Nesciens tornarono verso il loro re, quest’ultimo fece un profondo inchino che fece rivoltare lo stomaco di Ventus poi con un sorrisetto uscì dalla sala del trono scortato da alcune guardie reali.

Quando finalmente la sala del trono tornò silenziosa Terra si avvicinò a Ventus, gli sorrise contento che quell’incontro fosse andato bene ma quando guardò meglio il viso del re impallidì notando diverse lacrime che gli scendevano sulle guance chiare.
“Ven, che succede? Il sultano ha fatto qualcosa? Posso fare qu...” Le parole della guardia gli morirono in gola quando due esili braccia si strinsero attorno al suo corpo, Ventus si era lasciato andare ad un profondo abbraccio mentre soffocava alcuni singhiozzi contro l’armatura del soldato; rimasero così per qualche minuto, Terra continuò ad accarezzargli la schiena mentre i singhiozzi di Ven cessarono lentamente lasciandolo stanco e senza fiato, quando si allontanarono il biondino provò a parlare.
“Gli ho concesso la mia fedeltà… Mi sono inchinato a lui, ma in cambio di questo domani porterà delle otri d’acqua e forse farà costruire dei condotti sotterranei che ci aiuteranno a far tornare tutto come prima, l’ho dovuto fare Terra, non avevo altra scelta.” La parole di Ventus erano incrinate, il cuore di Terra perse qualche battito a quella confessione ma capì bene che forse non c’erano altre alternative, eppure sapere che quel sultano era riuscito a piegare così il suo amato re fece infervorare il corpo della guardia, se avesse dovuto combattere lo avrebbe fatto e se Ventus glielo avesse chiesto avrebbe sacrificato la propria vita per uccidere quell’uomo.
“Adesso prenditi del tempo per te, farò sì che nessuno ti disturbi...” Propose il castano sorridendo dolcemente al piccolo re di fronte a se.

Ven scosse il capo, avevo già perso troppo tempo e ora il suo pensiero era sapere come stavano i suoi uomini. “Mi riposerò appena saprò come stanno le mie guardie.” Proferì prima di uscire dalla sala del trono e addentrarsi fino all’infermeria del palazzo; appena entrò rimase senza fiato nel vedere quegli uomini stesi senza forze sui vari letti, gli occhi azzurri di Ventus incontrarono quelli ormai rugosi e stanchi del medico che con un sorriso sdentato cercò di rassicurarlo.

“Stanno bene, hanno solo bisogno di acqua e riposo...” Asserì il dottore passando lo sguardo su tutti quei giovani.

“Dategli tutta l’acqua che serve, non preoccupatevi se ne rimarrà poca, domani ne arriverà dell’altra.” Le parole del re erano inamovibili, non avrebbe spiegato altro ma voleva che i suoi uomini si riprendessero in fretta.

“Ve l’avevo detto che saremo tornati in tempo per la cena, solo non ho specificato di quale giorno.” Scherzò il soldato dai capelli scarlatti mentre ridacchiava stancamente, sembrava il più provato, aveva i polsi pieni di piaghe dovute al caldo e alle corde strette e il suo viso era screpolato per via del caldo come quello di tutti gli altri soldati.

“Sì e stasera ci sarà una cena abbondante per voi, ve lo siete meritato.” Il re sorrise nel vedere quegli uomini stanchi ritrovare un po’ di forza per esultare piano, avrebbe fatto tutto ciò che poteva per proteggere quelle persone.


 

Quando il sultano uscì dal regno di Wayfind i suoi occhi si soffermarono sul palazzo, un sorriso gli spunto sulle labbra mentre il pensiero di un piccolo re inginocchiato di fronte a lui faceva nuovamente capolino nella sua mente.









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ANGOLO DELL'AUTRICE

Heilà, vi è piaciuto il nuovo capitolo? 
Ho cercato di renderlo più verosimile possibile e spero di esserci riuscita, nel caso se qualcuno deve farmi notare degli errori o altro è liberissimo di farlo!
Detto questo al prossimo capitolo.

Wolfgirl93

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Capitolo 8
*** The enchantment of the night ***


Salve a tutti, come state? Spero tutto bene.
Il titolo di questo capitolo è uscito perchè mi era tornata alla mente la canzone di Lili e il Vagabondo quindi ritornate bambini come me e cantate la canzone degli spaghetti xD
Buona lettura!




 

The enchantment of the night

 

La notte passò lenta, la mente di Ventus era piena di pensieri e paure e ogni volta che provava a chiudere gli occhi vedeva l’immagine del suo regno arso dalle fiamme mentre tra di esse due occhi color ambra sembravano deriderlo; scartò l’idea di dormire e uscì dalla sua stanza, non si accorse neppure dei passi che lo seguivano tanto era immerso dai suoi pensieri; quando arrivò sulla grossa terrazza che dava sull’intera città il biondino non poté non accennare un sorriso, tutti dormivano placidamente e lui sentì che forse quel patto non era poi così male se era per salvare la vita della sua gente.

“Dovresti dormire...” Una voce profonda fece sussultare il re che subito si voltò incontrando gli occhi severi di Terra.

“Non riuscivo a riposare e poi un po’ d’aria fresca non ha mai ucciso nessuno, no?” Chiese Ven sorridendo all’amico mentre si sedeva su una delle sedie di legno intagliato per ammirare quel panorama.

La guardia lo imitò rimanendo al suo fianco e portò lo sguardo sull’orizzonte “Sai che non devi farlo per forza, troveremo altri modi per avere dell’acqua… Ci saranno sicuramente altri regni pronti ad aiutarci.” Propose Terra spostando lo sguardo sul suo sovrano.

Il biondo lasciò sfuggire una risata amara nel vento prima di voltarsi verso la guardia. “Le condizioni erano di accettare questo patto di mia spontanea volontà o con la forza e purtroppo sappiamo tutti che senza acqua vincere le guerre è quasi impossibile, soprattutto ora che l’estate è alle porte e porta con se questo caldo.”

La guardia del re strinse i pugni, quell’uomo era la perfidia in persona, perché aveva costretto Ventus ad accettare quel patto? Che cosa aveva in mente? Quali idee perverse offuscavano la sua mente? Le nocche del castano divennero pallide per la stretta ferrea che stava tenendo e solo quando sentì le unghie scavare nella carne qualcosa lo fece rilassare, il tocco fresco delle piccole mani di Ventus fu come un balsamo per le sue mani e per la sua mente, il re si limitò ad accarezzare quelle mani piene di calli per anni e anni di combattimenti con la spada e senza dire nulla posò il capo contro la spalla di Terra e rimase fermo così; La guardia era sempre stata un punto fermo per il biondino, era la persona che c’era sempre, quella che arrivava quando le cose si facevano più difficili e ora in quel momento di paura e rabbia era un velo fresco sul cuore di Ventus.

Rimasero così tutta la notte, la brezza fresca della sera li avvolse e il sonno li portò dolcemente fra le sue braccia cullandoli mentre i loro cuori ormai battevano allo stesso ritmo suonando una strana ninna nanna.

 

Quando il sole sorse i suoi raggi caldi sfiorarono lentamente il viso di Terra, il castano aprì lentamente gli occhi e si stiracchiò piano arrossendo nel vedere che Ventus era ancora lì appoggiato a lui mentre dormiva placidamente, dovette appellarsi a tutta la sua forza di volontà per non sfiorare quel viso ora sereno che nascondeva un lieve sorriso intrappolato fra le labbra fini del biondino; si limitò invece ad osservare l’altro, era così minuto, sembrava quasi fatto di vetro ma sapeva bene che dietro quel visino d’angelo vi era nascosta una tigre forte e coraggiosa, quante volte aveva visto Ventus cadere e rialzarsi più forte di prima? Quante volte aveva visto l’altro scoraggiarsi per un problema e poi combattere a spada tratta per risolverlo? Quante volte si era innamorato di quegli occhi che sapevano essere dolci e sicuri al tempo stesso? Terra non ricordava un momento della sua vita senza la presenza di Ventus, tutto ruotava attorno a lui e per la guardia era stato impossibile non perdere il cuore e la testa per quel biondino che ora dormiva facendo lievi versi.

La città si stava svegliando e Terra ascoltò i primi suoni dei suoi abitanti mentre uscivano di casa per lavorare o il vociare dei bambini che probabilmente non volevano iniziare i loro studi, una cosa però stonò tra tutti quei rumori, il cancello si aprì e il capo delle guardie osservò la scena cercando di allungare lo sguardo verso quel punto, si mosse verso il bordo del terrazzo e facendolo svegliò inavvertitamente Ventus che subito si guardò attorno ancora addormentato.

“Buongiorno, mi dispiace averti svegliato ma credo che le otri siano arrivate.” Annunciò la guardia reale mentre guardava il re svegliarsi del tutto e osservare l’entrata della città.

 

 


 

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Capitolo 9
*** Broken ***


Broken

 

Ventus scese velocemente verso l’entrata del palazzo, guardò la carovana di cammelli trasportare le grosse otri e sentì una strana euforia pervaderlo, Vanitas aveva detto il vero, nonostante quel patto fosse una ferita ancora aperta nel cuore e nel suo orgoglio sapeva che poteva fidarsi delle parole del sultano.
“Buongiorno sire, il sultano di Nesciens le porge i suoi omaggi e le offre queste otri piene d’acqua per sancire la vostra alleanza.” Disse una guardia facendo un profondo inchino, il regnante guardò il sovrano e gli fece cenno di alzarsi. “Dove le possiamo portare maestà?” Chiese l’uomo dopo essersi alzato.
Ventus contò le varie otri e rimase sorpreso di vedere che quella quantità avrebbe dissetato tutto il suo popolo per almeno un mese “Portatele ai pozzi.” Bastarono quelle parole e alcune guardie reali fecero segno alle guardie del sultano di seguirle per portare l’acqua ai pozzi, così che tutto il popolo potesse goderne.

 

20 luglio, Regno di Nesciens

 

Era ormai pomeriggio inoltrato e Vanitas era disteso nella sua vasca mentre alcune ancelle gli porgevano frutta fresca e lasciavano cadere petali di fiori per profumare l’acqua, una guardia entrò nella stanza lentamente, fece un inchino poi aspettò il permesso di parlare, bastò un gesto del capo del sultano per farlo parlare.

“Mio signore le otri sono state consegnate, il re di Wayfind le è molto grato.” Disse il ragazzo restando fermo in attesa di una qualche parola o di essere congedato.

“Bene, puoi andare ora.” Il moro chiuse gli occhi e si lasciò andare al puro relax, l’acqua era tiepida e ed un toccasana per il corpo del sultano; passò almeno un’ora in ammollo prima di rialzarsi e dirigersi verso la sala del trono, Xemnas si irrigidì nel vederlo e fece un inchino quasi meccanicamente nel vederlo avvicinarsi.

Gli occhi di Vanitas si fissarono sulla guardia con un ghigno furbo “Pensavi ancora alla tua vecchia vita?” Chiese senza troppe cerimonie, non si aspettava di certo che l’altro rispondesse ma gli bastò vederlo irrigidirsi per capire che aveva fatto centro.

Xemnas era l’erede al trono di un piccolo regno, durante una guerra era stato rapito e portato al cospetto del sultano per via della sua audacia e della sua cocciutaggine, ci erano voluti mesi per addomesticare quel ragazzo, mesi in cui era stato costretto al digiuno e mesi in cui era stato fustigato in cambio di un minimo di lealtà; quando quell’addestramento fu concluso Xemnas sembrava un’altra persona, era diventato docile, forse un po’ troppo taciturno ma era un cagnolino fedele quindi non servivano a molte le parole. Il suo compito era proteggere il sultano e assecondare ogni capriccio e ormai prendeva quel compito con così tanta devozione che Vanitas aveva deciso di togliergli ogni tipo di costrizione,a ancora ricordava il tintinnio delle catene mente l’altro lo seguiva per il palazzo, catene d’oro gli circondavano i polsi, le caviglie e la gola, ricordava bene di come l’altro se ne vergognasse ogni volta che camminava, eppure dopo averle tenute per mesi e mesi quando era arrivato il momento di toglierle Xemnas ne fu quasi rattristato, glielo disse una notte ‘Sono cresciuto con uno scopo, sono stato strappato dalla mia gente e portato qui. Sono stato forgiato come un uomo nuovo e ora che nessuna catena mi costringe più ho paura che la sete di libertà mi porti via da qui.’
Vanitas aveva riso per quelle parole, quello che aveva davanti ormai non sembrava più il giovane ragazzo con gli occhi pieni di sfida che era entrato nel palazzo, i suoi occhi ormai erano vuoti, il suo scopo nella vita era diventato servirlo e questo era tutto quello che Vanitas agognava; era questo che voleva fare, distruggere e ricomporre a suo piacimento le persone, voleva togliere l’insolenza dal loro carattere e dai loro occhi per poterci vedere solo e unicamente devozione, era questo che voleva fare anche con Ventus, ed era quello che avrebbe fatto.

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