Unsuitable Love

di Elenie87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - QUELLA COSINA LI' ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 - SE NON PUOI UCCIDERLA... AMALA ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 - LA NINNA NANNA DELL'ETERNA NOTTE ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 - DOVE TI PORTERA' IL FUTURO? ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 - LA DISTANZA TRA ME E TE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 - FARE LA SCELTA GIUSTA ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 - IL NEMICO PIÙ GRANDE ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 - FRATTURE E NUOVI CAPITOLI ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 - EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - QUELLA COSINA LI' ***


Unsuitable Love
 
 
 
 
PROLOGO - QUELLA COSINA LI'
 
 
 A volte essere un fratello è ancora meglio che essere un supereroe.
(Marc Brown)
 
 

E' una giornata piovosa qui al ranch NoTaisho. Sta piovendo, ed i fulmini continuano a cadere dal cielo mentre in lontananza si odono i tuoni della tempesta che si sta avvicinando.
Sbuffo sedendomi sul divano.
Oggi sono tutti in fermento per l'arrivo di qualcuno, ed i miei genitori mi hanno detto che questo "qualcuno" è una sorpresa, per cui non mi è dato sapere nient'altro.
-Inuyasha, vuoi del the?- mi chiede Kaede, la nostra governante, ed io scuoto la testa mettendo il broncio.
-No, grazie. Quando tornano mamma e papà?- domando sistemandomi meglio il mio cappello da cowboy preferito. Mi è stato regalato per il mio nono compleanno, quasi un anno fa.
-Pazienta, Inuyasha, pazienta. Hanno telefonato per avvisare che sarebbero rincasati per cena-
Guardo l'orologio e sono le sei in punto.
La mamma mi ha insegnato a leggere l'ora a sette anni, sono un ometto io! Ed ho controllato dove erano le lancette quando sono usciti: indicavano le due del pomeriggio.
Ma cosa avranno combinato tutto questo tempo?
Mi sistemo meglio sul divano ed incrocio le gambe.
-Inuyasha! Giù quei piedi dal divano! Diavolo che non sei altro, se la signora Izayoi ti vede sono guai!-
E che cavolo! Me ne dimentico sempre... la mamma dice che sporco tutto con gli stivali, ma io non lo faccio apposta.  
Mostro una faccia dispiaciuta e rimetto i piedi per terra, sperando di impietosire Kaede, e lei mi sorride scuotendo la testa.
-Birbante. Non fare quel faccino, non lo dirò comunque a tua madre- mi dice con tono amorevole.
Rido. Sono furbo, lo so. Ma non posso farci niente. Papà mi ha insegnato che bisogna sempre tirarsi fuori dai guai da soli, con ogni mezzo. Ed io l'ho appena fatto, no?
I fari del pick-up dei miei genitori illuminano la vetrata del nostro soggiorno, ed io corro alla finestra.
Davvero, non sto più nella pelle, voglio scoprire la mia sorpresa!
Ma dalla macchina vedo scendere solo la mamma ed il papà, in fretta e furia, mentre lei stringe a sé un non-so-cosa.
La porta d' ingresso si apre accompagnata da una sferzata d'aria, ed ecco entrare i miei genitori bagnati fradici per quei pochi passi fatti sotto la pioggia.
-Mamma, papà! Bentornati- dico contento, saltellando verso di loro come una molla. Sono curioso da morire.
-Ciao, tesoro-  saluta la mamma, mentre papà mi alza il cappello e mi scompiglia i capelli.
-Ciao ometto, hai fatto il bravo?- chiede lui, ed io mi irrigidisco per un istante ripensando ai miei stivali sul divano.
Cerco Kaede con lo sguardo, e vedendo che lei non dice nulla per incolparmi, mormoro un "sì".
Ma bando alle ciance.
-Allora, qual è la mia sorp-
Sto per fare la domanda, quando uno strano suono arriva alle mie orecchie, proveniente dal fagotto che mia mamma tiene in braccio.
Quell'ammasso di vestiti si muove un poco e stento a credere ai miei occhi quando da lì sotto spunta una manina. Piccolissima, molto più piccola della mia. Non sarà mica...
-Un...bambino?- chiedo incerto. Ma da dove arriva? Era lui quel "qualcuno"?
La mamma ride ed io la guardo confuso.
-Tesoro, lei è Kagome- mi dice abbassandosi verso di me e mostrandomi il contenuto del fagotto.
E così la vedo. Tiene in braccio una bambina...carina, devo dire, per essere una marmocchia tanto piccola. Ha il ciuccio in bocca, come tanti bimbi della sua età, ed i suoi occhi sono semichiusi. Di che colore sono? Mi sembrano azzurri.
Alzo lo sguardo verso papà, che sin ora ha osservato tutta la scena senza dire una parola. Mi sorride.
- Inuyasha, ricordi Tsubaki?- dice lui.
Ci penso un pò, poi annuisco.
-L'amica della mamma?- chiedo un pò titubante. Mi ricordo vagamente di lei, o meglio, più che di lei delle caramelle che mi portava quando veniva a trovarci.
Papà annuisce.
-Proprio lei. Devi sapere che due settimane fa è accaduto un fatto spaventoso. Era in macchina con suo marito, stavano tornando a casa e... c'è stato un brutto incidente. Purtroppo sono venuti a mancare-
Abbasso lo sguardo. E' una storia triste, ed a me non piacciono per niente. Sopratutto perchè ho notato che la mamma ha gli occhi lucidi, ed io non sopporto che lei pianga.
-Questa è la loro unica figlia. Quando è venuta al mondo siamo stati nominati suoi tutori legali (*). Il legame d'amicizia che legava la mamma a Tsubaki era molto profondo, tanto che le fece promettere di prendersi cura di Kagome, se mai fosse successo loro qualcosa-
Li fisso con un' espressione che mi rendo conto deve essere un pò confusa.
-Tu-tori? Cosa significa?- chiedo.
La mamma ride dolcemente ed io arrossisco. Che ho detto di male?
-Significa che ora noi dovremo prenderci cura di Kagome per sempre, saremo la sua famiglia. E tu, sarai un fratello per lei, come noi l'ameremo e la cresceremo come fosse nostra figlia- mi spiega, però....questo significa che adesso sono io il più grande. No, non mi piace per niente. Questa storia del fratello mi puzza di guai!
Guardo di nuovo il fagottino, che ora mi sta puntando i suoi occhi addosso. E' paffuta, la piccola, ma sì... carina. Sorride ed alza le braccine verso di me. Cosa vuole?
Sento mio padre ridere, poi si accovaccia di fianco a me.
-Credo ti stia dicendo che tu gli piaci. Vuoi prenderla in braccio?- mi chiede.
-Cosa? No! E se la rompo?- sono nel panico. Se le faccio male so già com'è la storia: niente televisione, e peggio ancora, niente Kirara -la mia puledra personale- minimo per una settimana! Ed io adoro cavalcarla, ci passo le giornate assieme a lei nei prati ed a girare nelle nostre terre. Non posso resistere sette giorni senza la mia amica.
-Oh, Inuyasha, ma no che non la rompi. Facciamo così, siediti sul divano- propone la mamma, ed io faccio come detto.
-E adesso?- dico.
Lei mi avvicina la mia nuova sorellina e poi lentamente me la mette in braccio.
Mi irrigidisco per un istante, mentre Kagome sembra ben felice di questa novità.
Si agita tutta, facendo versi strani dalla bocca ed io inizio a pregare per la mia salvezza.
Ti prego non romperti, non romperti....!
-E-ehi, sta ferma!- mi lamento, visto che non smette un attimo di agitare le braccia.
Poi la sua mano afferra una ciocca dei miei capelli neri - li porto lunghi sino alla vita- ed io vedo le stelle.
-Miseriaccia! Togli le tue mani dai miei capelli, mocciosa!- me ne esco urlando, ed un secondo dopo mi pietrifico. Ed infatti ecco puntuale l'occhiataccia di mia madre.
-Modera il linguaggio-
Alzerei gli occhi al cielo, se non fosse che poi mi ritroverei a pulire le stalle per ordine di mio padre.
-S-scusa- bofonchio, per poi puntare i miei occhi violetti su Kagome.
-Cos'hai da guardare, fagottino?-
Le parlo come se potesse rispondermi, cosa che ovviamente non può fare visto che è troppo piccola, ma lei sorride come se mi capisse e questo mi lascia per un attimo basito.
Me la sistemo sulle gambe, poi tanto per fare, le inizio a muovere piano mimando il trotto del cavallo, tenendola ben salda per le braccia e lei... inizia a ridere, come se fosse la cosa più divertente del mondo.
Spalanco gli occhi e guardo i miei genitori sorpreso.
-Mamma, papà! Le piace!- esulto.
Gli occhi di Kagome mi osservano indagatori ed io la fisso a mia volta.
-Quanti anni ha?- chiedo curioso. Mi sembra talmente piccola! Ci potrò giocare assieme?
-Non anni, Inuyasha. Ha solo otto mesi- mi risponde la mamma.
Diamine! Ha quasi dieci anni meno di me!
Kaede ci raggiunge ed inizia a lodare la bellezza della nuova arrivata, che mi si attacca alla maglietta lasciandomi perplesso. Provo a staccarla facendo una leggera pressione sulle sue manina ma.. niente. Sembra ben decisa a non schiodarsi da me.
Kagome mi fa proprio sentire strano ma.... devo ammettere che non mi dispiace che mi abbia preso tanto in simpatia. Infondo non mi conosce e si sentirà sola in mezzo a noi estranei.
I miei occhi si incupiscono. Lei non ha più né una madre né un padre.
Io invece sono fortunato. I miei genitori sono qui, davanti a me, e so che si vogliono bene. Li vedo spesso fare quella cosa che fanno i grandi.. darsi quei baci sulla bocca.. che schifo! Io queste cose non le farò mai, è roba da femmine!
-Ehi, fagottino. Lo sai che non sarai più sola, vero?- le chiedo, e lei batte le mani ridendo di nuovo.
Le sorrido; diavolaccio sembra quasi che capisca, questa cosina qua, quando le parlo.
-Mi prenderò io cura di te, ti insegnerò tutto. A cavalcare, a pascolare il gregge.... Solo una cosa non potrai fare, ricordatelo bene: salire in groppa a Kirara. Lei è mia. Tu avrai il tuo cavallo, intesi?-
Lei mi guarda di nuovo con i suoi occhi azzurri ed io sospiro.
Sì, ha capito.
La mamma e papà stanno raccontando a Kaede cose di cui, onestamente, non ci capisco un' acca. Sento nominare la parola tribunale, assistenti socio qualcosa e mi viene da sbadigliare.
Pure la cosina qua sembra avere sonno, perchè ciondola sulle mie gambe succhiando il suo ciuccio, mentre la testa talvolta ricade in avanti e gli occhietti si chiudono.
La spingo piano sul mio petto e mi stendo sul divano con lei sopra. La sua manina si stringe di nuovo sulla mia maglietta ed avverto una sensazione insolita proprio all'altezza del cuore.
-Vedi di dormire ora, fagottino, perchè io e te da domani avremo tante cose da fare- le dico serio, imitando un pò il tono che usa papà quando vuole farmi un discorso importante,
Poi anche io chiudo gli occhi, mentre un pensiero mi riempie la testa: da oggi sono un fratello maggiore.




----ANGOLO AUTRICE----

Ce l'ho fatta! Squillino le trombe!! Erano secoli che avevo in mente questa storia e finalmente sono riuscita a stendere per bene la scaletta e sono già ad un buon punto di stesura^_^
Insomma, la storia parte, come avete notato, con note molto leggere, e sarà così per qualche capitolo. Seguiremo la crescita dei due piccioncini, sino a "qualcosa" che cambierà la loro pacifica e tenera convivenza.
Ho pensato di impostare l'intera trama dal punto di vista di Inuyasha, il protagonista sarà lui con i suoi sentimenti tormetati per via di ovvie -per lui- motivazioni che scoprirete in seguito. Come potrete notare sin da qui, toni, discorsi e profondità sono adeguati all'età di Inuyasha.
Spero che questa storia potrà essere apprezzata, anche se un poco inusuale.

(*) Qualche chiarimento sul tutore legale, per chi è estraneo a certi argomenti: http://www.antonellapedone.com/guide/la-tutela-dei-minori  qui troverete in maniera sintetica e chiarissima come funziona, ma diciamo che nella fic è spiegato in modo semplice -a prova di bambino- nei dialoghi.

Piccolo ringraziamento ma doveroso, va a Kirarachan che mi ha supportato su alcuni dubbi e nella scelta del titolo, alle ragazze del gruppo di Vanilla, ma sopratutto a Lunedì che mi ha impedito una possibile quanto grossa scocciatura facendomi notare un dettaglino sul regolamento che è stato opportunamente sistemato! Grazie!!

Detto questo mi auguro che mi supporterete in questa piccola avventura e se vi va.. lasciatemi un vosto commento! Un abbraccio a tutti! Manu





 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 - SE NON PUOI UCCIDERLA... AMALA ***


 
 
CAPITOLO 1 - SE NON PUOI UCCIDERLA... AMALA
 
 
 
Fratelli e sorelle sono vicini come mani e piedi.
(Proverbio vietnamita)
 
 
 
Mi sveglio di soprassalto ben consapevole di chi è il colpevole del mio quasi infarto.
Mormorò una parolaccia, voltandomi verso la sveglia e sbirciando da un occhio. Le 04:30!
Sbuffo mentalmente, mentre sento qualcuno di ben noto gattonare sopra le coperte ed arrivare vicino al mio orecchio.
Fingo di essere ancora addormentato, benché alle mie labbra sfugga un ghigno.
-Fratellone, dormi?- mi domanda il piccolo vulcano.
Ed ha anche il coraggio di chiedermelo, dopo essere saltata sul letto con tanta delicatezza?
Apro un occhio, borbottando un "ora no", e guardo questo ammasso di tenerezza di cinque anni osservarmi con aria colpevole.
-Kagome, il gallo canta tra mezz'ora, assieme alla mia sveglia. Mi spieghi cosa diavolo ci fai tu, invece, sveglia così presto?- chiedo girandomi verso di lei.
-Ho fatto un brutto sogno- ammette mettendo il broncio.
Sospiro. Ma cosa mi tocca fare da cinque anni a questa parte?
-E fagottino, cosa ti ha detto tuo fratello, in merito ai brutti sogni?- le chiedo, ricordandole la mia cantilena, che ripeto ogni sacrosanta sera mettendola a letto, nella speranza di evitare notti in bianco.
-Che non devo avere paura, perchè nel momento in cui mi sveglio spariscono per sempre- dice lei.
Peccato che sia furba, sta volontariamente omettendo un pezzo del mio discorso.
-E poi?- chiedo incalzandola a continuare. Eh no, pupattola, non mi freghi con i tuoi occhioni azzurri.
-Non mi ricordo- dice ghignando, facendo una smorfia di timidezza, portandosi una manina alla bocca per nascondere un sorriso.
Brutta peste!
-E poi?- ripeto, fingendo un tono arrabbiato.
Lei mette il broncio e va avanti.
-Che si rimane nel proprio letto perchè bisogna superare le proprie paure- peccato che non lo fa praticamente mai. Viene sempre ad infilarsi nel mio letto a qualsiasi ora della notte. Ammetto che, da una parte, ciò mi fa sentire infinitamente felice nel sapere che mia sorella mi adora ed in un momento di difficoltà preferisce correre da me piuttosto che da mamma e papà, ma dall'altro.... diavolo, voglio dormire! E lei si prende tutto il MIO letto, appiccicandosi a me come una cozza!
-Mi mandi via?- mi chiede con una vocina che farebbe sciogliere persino il cuore più gelido.
Sospiro, tanto non ho la forza di rispedirla al mittente.
-Vieni qui- le dico alzando la coperta con una mano, lei ride contenta fiondandocisi sotto e accoccolandosi al mio petto.
-Fratellone, sai che prima di fare il sogno brutto, ne ho fatto uno bello?- mi dice con aria di chi la sa lunga.
-Davvero?- bisbiglio, mentre mi impegno per cercare di dormire l'ultima mezz'ora, prima di iniziare una lunga giornata di lavoro con il bestiame in groppa a Kirara.
-Sì! Ho sognato che ero grande come te, e che tu mi abbracciavi forte forte, e poi facevamo come la mamma e papà!-
Beata lei che è tutta contenta. Io ho solo sonno.
-Mmh, ah sì? E come fanno mamma e papà?- mormoro distrattamente. Voglio dormire, Kagome!
-Ma sì, lo sai anche tu. Quando si danno tanti baci sulla bocca!-
Un momento. CHE COSA?!
Mi risveglio di colpo, e con un gesto secco tiro via le coperte, poi la guardo con un'espressione stupita.
-Kagome, ma che stai dicendo?! Io sono tuo fratello, non puoi darmi i baci come fanno mamma e papà!- la sgrido, forse un pò troppo duramente. Ma che cavolo,ci sono rimasto secco sentendo quelle parole!
Gli occhioni azzurri si riempiono di lacrime ed io mi sento colpevole come mai in vita mia.
-Perchè?- chiede tirando su col naso -Non mi vuoi bene? Non vuoi sposarmi, quando divento grande?-
Divento rosso come un peperone e non so se sia più per l'assurdità di questo discorso, o perchè davvero mia sorella, a soli cinque anni, stia riuscendo a mettermi in imbarazzo.
-Ka-Kagome, ascolta. Certo che ti voglio bene, ma i fratelli non possono sposarsi, capisci? E' una cosa.. da adulti, ecco, la capirai quando crescerai-
Lei mi guarda poco convinta.
-Ma io non sono davvero tua sorella- mormora, ed il mio cuore manca un battito.
-Cosa?-  sussurro, più a me stesso che a lei. E' la prima volta che lo dice e non mi piace per niente.
Kagome mi guarda triste.
-La mamma ogni tanto mi mostra la foto della mia mamma e del mio papà.. quelli veri, e mi dice che non devo mai dimenticarli perchè sarebbe una cosa sbagliata- spiega, e dentro di me si muove un affetto mai provata prima.
-Anche se ... io vorrei davvero essere tua sorella- mormora puntando i suoi occhietti sulla coperta.
Sento una stilettata al cuore vedendo tanta tristezza nei suoi occhi.
-Fagottino, questo sai che è impossibile. Ma questo non vuol dire che tu,nel mio cuore, non sia mia sorella- le dico sorridendo e facendole una carezza sui capelli.
Lei mette il broncio e sbuffa. E adesso cos'ha?
-Che c'è? Non sei contenta?- le chiedo fissandola stranito.
-No! Perchè non vuoi sposarmi!-
Ma cosa..! Sono finito per caso sulla Luna?! Ho una sorella di cinque anni completamente impazzita che vuole sposarmi ma allo stesso tempo vuole essere mia sorella!
-Kagome- inizio serio, provando ad impiegare il tono che utilizzo quando voglio farle capire che la situazione non sta promettendo nulla di buono, ed infatti la vedo irrigidirsi. 
-Sappi che se non la smetti con questo argomento, da oggi non salirai più su Kirara, intesi?-
Lei si morde il labbro e poi prende nella manina il mio pigiama.
-Ok- mormora. Quando fa così sembra quasi che abbia paura che scappi via.
Il bip-bip alle mie spalle mi fa capire che la mia mezz'ora di sonno è andata a farsi benedire.
Sospiro e faccio per alzarmi da letto, quando Kagome mi si lancia addosso sbilanciandomi all'indietro.
-Ehi, ma cosa fai? Andiamo, Kagome, non fare così- dico esasperato, ma lei non accenna a volersi staccare.
-Ti voglio tanto bene. Anche se tu non mi vuoi sposare- dice con la faccia dentro al mio petto.
Provo a rimanere serio, ma dopo due secondi la dolcezza di Kagome ha la meglio e scoppio a ridere prendendola in braccio, avviandomi verso il piano di sotto.
-Anche io ti voglio bene, fagottino- le dico.
Già, almeno tanto quanto ti sopporto di prima mattina!
 
Sto radunando il bestiame da quattro ore ed il sudore mi fa appiccicare i capelli alla fronte.
Nonostante siamo in pieno inverno, quando si lavora con le mucche, dopo un pò si inizia ad avere un caldo del diavolo.
Mi allento la giacca, mentre mi sento chiamare da un amico e collega.
-Inuyasha! E' ora di pranzo, tua madre mi ha mandato ad avvisarti- dice Miroku raggiungendomi in sella a Kazaana.
-Oh, di già?- mormoro osservando il sole del mezzogiorno.  -Meglio così, sto morendo di fame-
Miroku mi sorride e ci avviamo insieme in groppa ai nostri cavalli verso il cuore del ranch.
-Stai studiano per l'esame? Anche se i professori ci lasciano lavorare quando c'è bisogno, non ci fanno sconti quando si tratta di dare il voto- mi dice lui.
Io sbuffo. Odio la scuola. La frequento solo per prendere il diploma, ma il mio futuro è seguire le orme di mio padre e lavorare qui. Amo la mia terra e tutte le sue mille sfaccettature.
-Sì, sì. La mamma e Kaede mi aiutano, ma a me basta prendere la sufficienza- asserisco.
Miroku ride e mi da una pacca sulla spalla. Lui è il mio migliore amico da sempre, siamo cresciuti insieme. Suo padre è un dipendente del mio, e conseguentemente tra noi è nato un legame che dura da quando abbiamo iniziato a gattonare.
-A proposito, ho sentito che oggi pomeriggio verrà a trovarti Kikyo- mi dice ed io mi sento arrossire.
Kikyo è una nostra compagna di classe ed è... bellissima. Credo mi faccia la corte, ed a me la cosa non dispiace per niente. Anzi... ultimamente ho iniziato a fantasticarci su e per la prima volta sento il desiderio di un contatto fisico con una ragazza. Mi piacerebbe provare a baciarla e scoprire cosa si prova ma.... so tutto di cavalli, bestiame, campi da coltivare e recinti da sistemare, quanto alle ragazze...
Lei è sofisticata e probabilmente anche un pò viziata; vive in questo paesino sperduto e dimenticato da Dio e spesso la sento parlare di andarsene e diventare qualcuno in una grande città.
-Già-  mi fingo disinteressato alla cosa. Non voglio che si capisca che lei mi piace.
-Pensi di fartela?- esordisce lui, ed io quasi cado dalla sella.
-I-idiota! Ma come ti vengono certe idee?!- sbotto rosso più che mai in viso, e Miroku scoppia a ridere.
-Credi davvero di farmi fesso? Ti si legge in faccia quanto Kikyo ti piaccia. Ogni volta che c'è lei, la segui con lo sguardo, assumi un'espressione da tale pesce lesso...-
Davvero? Ed io che credevo di essere impassibile.
Sbuffò e faccio finta di guardare altrove.
Nel frattempo siamo arrivati a casa e l'immagine di Kikyo viene sostituita temporaneamente da una più allettante: cibo!
 
Entro in cucina e trovo Kagome seduta al tavolo assieme a mamma e papà.
Ridacchio, nel vederla illuminarsi appena varco la porta, con la bocca piena e tutta sporca di sugo.
-Inmymshma- mi saluta , ed io le scocco un'occhiata che già sa che significa. Tempo zero mastica e deglutisce e ripete il saluto.
-Inuyasha, sei tornato-
Sorrido e le scompiglio i capelli, poi mi tolgo il capello e mi siedo affianco a lei.
-Dovevo pur mangiare, fagottino- dico mentre mi verso da bere.
-Figliolo, abbiamo sistemato parte della recinzione a sud stamane, ma se vieni a darci una mano riusciremo a finire per il tramonto- mi dice mio padre, ed io annuisco.
-A..a proposito di questo papà… ti dispiace se… mi prendessi un’ora di pausa questo pomeriggio? Ecco… una mia compagna di classe viene qui e..- inizio balbettando.
Mia mamma ridacchia ed io arrossisco.
-Una compagna di classe carina?- mi chiede ed il mio colorito rosso sulle guance peggiora.
-M-mamma…-
Mio padre si alza per prendersi una birra dal frigo e nel tragitto  mi da una pacca sulla spalla. Immagino sia un “sì”.
-Come si chiama la fanciulla?- chiede mia madre.
-Kikyo- rispondo tentando di ridarmi un tono.
-Le chiederai di uscire?-
Tossicchio un po’, muovendomi sulla sedia a disagio.
-Forse- dico.
Ad un tratto sento qualcosa tirarmi la manica della camicia e mi volto.
Vedo Kagome con un visetto imbronciato.
-Che c’è?- le chiedo.
-Cosa vuol dire che esci con una fanciulla? E’ come quando la Sirenetta esce con il principe? E poi la devi baciare?- chiede, ed io quasi mi soffoco con la saliva.
-K-Kagome questi non sarebbero affari tuoi- balbetto. –Co-comunque qualcosa del genere-
Lei sgrana gli occhi sorpresa, poi si riempiono di lacrime.
-Sei cattivo- mormora scendendo dalla sedia e scappando via dal soggiorno.
-Ma che ho fatto?-
Sento mio padre sospirare e poi borbottare.
-Beh, che diavolo, mia figlia è in pieno complesso Edipico (*) con suo fratello invece che con suo padre-
Mia madre scoppia a ridere.
-Non essere geloso caro, sai quanto Kagome voglia bene ad Inuyasha-
Io li guardo stranito, poi arrossisco capendo il senso del discorso; sbuffando mi rimetto il cappello in testa e faccio per uscire anche io.
 
Il momento dell’appuntamento arriva in fretta e mi sento agitato come mai nella mia vita.
Lei mi piace da morire.
Dopo essere passato da casa a rinfrescarmi mi avvio verso l’ingresso del ranch e quando sono quasi arrivato la scorgo.
Sento il cuore galopparmi nel petto, mentre i miei occhi mangiano la sua figura esile, i suoi lunghi capelli neri raccolti in una treccia laterale ed il suo fisico fasciato nel cappotto invernale.
“Bella”
La mia mente non fa che ripetere questa parola.
Deglutisco mentre la raggiungo, pregando di non fare figure del cavolo e riuscire ad invitarla decentemente ad uscire con me.
Lei mi vede e sorride. O dei, aiutatemi. Quel sorriso potrebbe illuminare a giorno anche la notte più buia.
-Che scemenza...- borbotto.
Sembro improvvisamente un poeta sfigato, di quelli che insegnano a scuola. Come diavolo si chiamava quell’idiota? Ah sì, Leopardi.
-Ciao- le dico mettendomi le mani in tasca. Devo nasconderle, perché credo mi stiano tremando le dita per l’emozione.
-Ciao, Inuyasha. Stai molto bene vestito da… cowboy- appura lei ed io arrossisco.
-A-ah, grazie. Anche tu stai bene… così- riesco a sbiascicare.  
Inuyasha 0 - Deficienza 1
-Non mi presenti?- mi chiede ed io ho paura di essermi perso qualcosa non capendo il significato di quella domanda..
-In.. in che senso?- le chiedo.
Kikyo indica un punto in basso, dietro di me. Mi volto leggermente e per poco non cado all’indietro.
-Ka-Kagome, ma cosa diavolo ci fai qui?- sbotto vedendo mia sorella semi-nascosta dietro la mia gamba. Quando cavolo è arrivata?!
Kagome sta fissando Kikyo con un’espressione che non promette nulla di buono.
Conto fino a trecento per non cedere all’istinto di rispedirla in casa con uno sculaccione.
-Ehi, si può sapere cosa fai qui?- le chiedo nuovamente, accovacciandomi di fianco a lei.
Kagome mi guarda e pare ancora offesa. Porca miseria, ma perchè mia sorella deve rompere in questi momenti!
-Tu sei Kikyo?- chiede diretta a lei e mi pare di sentire un sasso cadere sopra la mia testa.
Ha appena fatto intendere che ho parlato di lei. Fantastico.
Kikyo annuisce.
-E tu come ti chiami?-
Kagome mi si attacca al braccio.
-Kagome- mormora.
-Sei un’amica di Inuyasha?- chiede la mia compagna di classe.
Kagome scuote la testa.
-Sono sua sorella- risponde lei e vedo Kikyo guardare per un istante basita prima me e poi Kagome.
-Strano, non sapevo che Inuyasha avesse una sorella. Non vi somigliate-
Mi irrigidisco immediatamente nell'udire quell'affermazione ed avverto la mano di Kagome stringere forte il mio braccio.
Inconsciamente fulmino Kikyo con lo sguardo.
-Si beh, è una storia lunga- liquido il discorso, ma mia sorella punta lo sguardo a terra e pare essere sull’orlo del pianto.
Mi massaggio un attimo la tempia, poi mi volto verso Kagome e la prendo per le spalle.
-Ehi, fagottino. Ti va di prepararmi una cioccolata con la mamma?- le dico e lei tira su col naso ma mi regala un sorriso che mi riscalda il cuore.
-Bene, allora corri, arrivo in un attimo-
Kagome annuisce e si avvia veloce verso casa.... non prima di aver fatto una simpatica linguaccia alla mia compagna.
-Impertinente..- la sento bisbigliare, ma fingo di non aver udito.
La tengo d’occhio sino a quando non la vedo entrare, poi mi volto verso Kikyo furente.
-Potevi evitare- le dico e lei capisce subito l’antifona.
-Beh, mi spiace, mi è venuto spontaneo. Cos’è, adottata?- mi chiede quasi con tono annoiato e non capisco minimamente il motivo di tale atteggiamento.
-Ci è stata affidata- sibilo scocciato e lei mi si avvicina poggiandomi una mano sul petto. Rimango sbigottito da questo improvviso cambio di rotta e sussulto nel sentire il suo alito caldo vicino alle mie labbra.
-Scusa, sono stata una sciocca. Pace fatta?- sussurra, ed il mio corpo reagisce istantaneamente.
Non so come ma… è riuscita a mutare in un istante la rabbia in eccitazione. Dannazione, le strapperei questo cappotto di dosso…
La prendo per i fianchi e l’attiro a me.
-Pace fatta- bisbiglio, poi vedendo che lei non si scosta la bacio assaporando per la prima volta il sapore della sua bocca. Lei sospira e si abbandona al bacio, causandomi mille brividi lungo la schiena.
-Ci vediamo domani, Inuyasha- mormora staccandosi delicatamente da me, ed io annuisco inebetito.
Credo proprio di essere cotto a puntino.
La guardo allontanarsi, poi fischiettando felice mi avvio verso casa.
Il mio primo bacio. Niente male come inizio.
 
Quando rientro a casa, dopo il lavoro alla recinzione, è ormai buio da qualche ora. La riparazione ha richiesto molto più tempo del previsto ed io sono seriamente stanco morto.
Entro in soggiorno e mi tolgo il cappello; l’occhio mi cade sull’orologio.
-Accidenti, se è tardi- mormoro. Sono le otto e mezza.
-Giovanotto, la cena è nel frigo- mi dice Kaede, passando per il corridoio.
-Grazie- le rispondo, ed intanto sento il mio stomaco brontolare.
Faccio per riscaldarmi il piatto quando mi accorgo che n'è in soggiorno n'è in cucina c'è nessuno.
Ma dove sono tutti? Mi avvio verso le camere, ed ecco infatti la mia famiglia raccolta in camera di Kagome.
Lei è nel lettino, abbracciata al suo pupazzo, mamma e papà sono seduti sul letto e le stanno  augurando la buona notte.
-E la mia storia?- chiede mia sorella.
Ridacchio tra me e me. Ci avrei scommesso.
Mi appoggio allo stipite della porta a braccia conserte con un mezzo sorriso.
-Vuoi leggergliela tu, Izayoi? Io intanto vado di sotto, mi pare di aver sentito nostro figlio rientrare- dice mio padre.
Mia mamma annuisce.
-Mamma, se Inuyasha è tornato può leggermela lui?- chiede Kagome, ed io sorrido ancora di più entrando nella cameretta.
-Viziata- mormoro, attirando su di me i loro sguardi.
Il viso di Kagome si illumina, poi esce dalle coperte e mi salta in braccio.
-Fratellone!- urla stringendosi a me.
-Ben tornato, tesoro- dice mia mamma ed io ricambio il saluto dandole un bacio sulla guancia.
-Ci penso io, qui- le dico, mentre rimetto la piccola nel lettino.
-Coraggio, fagottino, è ora di dormire- asserisco, mentre i miei genitori escono dalla cameretta.
Kagome sbuffa.
-Ma io non ne ho voglia!-
-Non volevi ti raccontassi una storia?- chiedo per ingraziarmela e lei prontamente annuisce mettendosi buona.
-Allora vediamo...- inizio schiarendomi la voce  -C'era una volta una bellissima bambina di nome Kagome...-
La vedo ridacchiare e le sorrido, poi vado avanti inventando una qualche incredibile avventura che la vede protagonista.
-....e così Kagome tornò a casa dalla sua mamma felice-
La peste sbadiglia ed io le faccio un buffetto sulla guancia.
-Ora dormi- bisbiglio e faccio per alzarmi ma lei mi trattiene con una mano.
-E se faccio brutti sogni?- mormora assonnata, ed io alzo gli occhi al cielo.
-Non dirmi che non ti ricordi cosa ti dico sempre- le dico e lei ridacchia scuotendo la testa.
Ha solo cinque anni e già riesce a prendersi gioco di me. Fantastico.
 -Bene...allora... per questa volta te lo ripeterò: non devi avere paura perchè quando ti sveglierai spariranno. E quindi, signorina, vedi di rimanere nel tuo letto questa notte- 
Lei mi regala un sorriso e poi si alza per scoccarmi un bacio sulla guancia.
-Per questa notte, te lo prometto- mi sussurra all'orecchio. Mi mordo una guancia per non scoppiare a ridere.
Già, per questa notte!
Mi alzo e mi fermo sulla soglia, osservando Kagome sbadigliare e chiudere gli occhi.
Sospiro, poi pian piano chiudo la porta e mi avvio al piano di sotto.
Mentre scendo le scale, come un flash mi viene in mente la frase di Kikyo e mi sento nuovamente infastidito.
Qualcosa mi fa ritornare verso la cameretta di Kagome e senza far rumore apro un piccolo spiraglio, quel tanto che basta per vedere il volto della piccola sereno ed addormentato, con un candido sorriso che mi scioglie il cuore.
Ed è vedendo quel sorriso che mi rendo conto con maggior fermezza che non importa che Kagome sia o no mia sorella di sangue.
Lei è, e sarà sempre, la cosa più importante di questo mondo.




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Ci siamo!^^ Ce l'ho fatta eh :) Dunque, che ve ne pare dei nostri due protagonisti? Spero di averli resi bene, Inuyasha in pieni ormoni adoloscenziali e la nostra Kagome ingenua e spensierata, in adorazione del suo fratellino.
Bene, se questi due sin ora vi sono piaciuti dal prossimo capitolo si avrà un primo cambiamento in quanto l'età dei personaggi si alzerà notevolmente :)
Spero di non avervi deluso e di avervi strappato un sorriso :) Abbiate pietà di me :P Un abbraccio! Manu

(*) In merito al complesso Edipico, per chi non sa cos'è vi riporto la spiegazione in breve:  ll complesso di Edipo è un concetto originariamente sviluppato nell'ambito della teoria psicoanalitica da Sigmund Freud,  per spiegare la maturazione del bambino attraverso l'identificazione col genitore del proprio sesso e il desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto. Il complesso edipico indica un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali. Relativamente alle fasi dello sviluppo psicosessuale, esso insorge durante la fase fallica (3 anni) e il suo superamento introduce al periodo di latenza (6 anni). Si tratta di un atteggiamento ambivalente di desiderio di morte e sostituzione nei confronti del genitore dello stesso sesso e di desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto. Questi sentimenti sono non solo ambivalenti ma anche vissuti negativamente (in maniera opposta), cioè i ruoli dei due genitori (amato e odiato) si scambiano alternandosi.



 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 - LA NINNA NANNA DELL'ETERNA NOTTE ***


CAPITOLO 2 - LA NINNA NANNA DELL'ETERNA NOTTE
 

Non c’è consolazione più confortante di quella che si trova tra le braccia di una sorella.
(Alice Walker)




Apro gli occhi mugugnando infastidita dal suono della sveglia.
La spengo con un gesto secco accompagnato da uno sbuffo. Scosto le coperte, uno sbadiglio sonoro riempie il silenzio della mia camera, poi mi trascino sino all’armadio, tirando fuori una camicia ed un paio di jeans ormai sgualciti.
Mi vesto con gesti lenti e con la velocità di un bradipo vado in bagno per darmi una sistemata ai capelli. Il mio taglio è dannatamente ribelle: un anno prima ho avuto la grandiosa idea di tagliarli, ora invece osservando la mia immagine riflessa l’unica cosa che vorrei tagliare è le mie vene.
Sbuffo di nuovo, mentre passo la spazzola cercando di domare le ciocche nere che ricadono a caschetto sulle mie spalle. Niente da fare, che vadano al diavolo anche i capelli!
Esco dal bagno e scendo le scale. Lo stomaco brontola, ho proprio bisogno di una benedetta tazza di caffè e di una calda brioche fatta da Kaede.
Faccio per entrare in cucina quando la scena che mi si presenta davanti mi fa ribaltare lo stomaco. Appoggiato al tavolo della cucina il mio adorato fratellino è intento ad effettuare un' accurata laringoscopia della sua adorata fidanzata Kikyo.  Altro che brioche, sto per vomitare!Vado davanti ai fornelli versandomi del caffè. Quei due nemmeno si sono accorti della mia presenza.
Un tic isterico inizia a farmi muovere un sopracciglio. E’ da un mese a questa parte che ogni mattina ho questa scena davanti ai miei occhi. Inuyasha ha chiesto a Kikyo di dormire al ranch una sera di qualche settimana fa a causa di una violenta tempesta di pioggia, e da allora sono più le volte che si ferma qui per la notte che quelle in cui torna a casa sua.
Prendo la brioche dal piatto e faccio per addentarla, quando l’occhio mi cade di nuovo sui due fidanzatini.
Kikyo è avvinghiata a mio fratello come se non ci fosse un domani… che si pensi la reincarnazione di una cozza?!
Sento mia madre passare nel corridoio e dare il buongiorno a Kaede.
-Buongiorno un cacchio- borbotto, sbattendo la tazzina sul tavolo.
Non so se sia stato il rumore o più probabilmente le mie parole ma quei due finalmente interrompono la visita medica delle tonsille staccandosi con un piccolo sobbalzo.
-Buongiorno sorellina- mi dice Inuyasha con un sorriso a trentadue denti. Glieli spaccherei ad uno ad uno in questo momento.
-Sì,sì, buongiorno- bofonchio.
-Anche oggi di pessimo umore, vedo- commenta avvicinandosi a me e scompigliandomi i capelli.
Gli scosto la mano infastidita.
-E piantala! Ci ho messo un sacco a sistemarli!-  O forse, non voglio solo che tu mi tocchi. Ultimamente mi fa sentire strana.
-Beh? Che cavolo ti prende?- mi chiede guardandomi in cagnesco.
Scosto lo sguardo, osservando attentamente la brioche ancora quasi intonsa.
-Niente. Scusa- Nemmeno io so cosa cavolo ho, a dire il vero.
-Bah. Vado a preparare i cavalli. Ti aspetto all’ingresso del ranch tra mezz’ora- mi dice, ma dal tono riconosco che l’ho fatto incavolare.
Sbuffo, aprendo l’acqua del lavandino per sciacquare la mia tazzina, ed è in quel momento che mi accorgo che Kikyo è ancora in cucina.
-Buongiorno, Kagome- mi dice con un sorriso ironico. Cristo, questa giornata sta diventando ogni secondo che passa una merda intergalattica.
-Buongiorno- rispondo con falsa gentilezza. Tra me e lei non c’è mai stato un gran rapporto. Anzi, credo che ci sopportiamo a malapena nonostante io non sappia spiegarmene il perché. Ero solo una bambina quando l’ho conosciuta, mentre lei aveva la stessa età di Inuyasha. Non so darmi una motivazione ma mi ha sempre trattato con diffidenza e superiorità… conseguentemente la mia risposta nei suoi confronti è sempre stata di totale indifferenza.
-Ho sentito che oggi andrai con Inuyasha alla fiera del bestiame di Saiko Lake-
Annuisco mentre la mia testa sta elaborando mille e una soluzioni per sottrarmi a questa conversazione. Non deve tornare a casa? Sono le cinque e mezza del mattino!
-Come sei fortunata! Passerai tutto il giorno in sua compagnia!-
Oh, sì, una vera gioia. Ultimamente ogni volta che sono da sola con Inuyasha mi sento come un leone in gabbia.
-Già- mi limito a commentare.
Kikyo mi si avvicina sorridendo ed io indietreggio un passo.
-Sai, alcune volte mi chiedo come fai- esordisce squadrandomi. –Sì, ecco… ad essere così..campagnola. Io non potrei mai sporcarmi le mani tutto il giorno tra bestiame e campi. Non fa proprio per me. Io sono diversa da voi cowboy… mi piace essere elegante, curata.. femminile- mi dice, accentuando l’ultima parola. Poi mi punta gli occhi addosso con un’espressione che fatico a comprendere.
-Credo sia per questo che piaccio ad Inuyasha- conclude.
Mi sento mancare l'aria come se avessi appena ricevuto un pugno nello stomaco.
Non riesco a rispondere nulla, mi limito ad osservarla in silenzio. Pochi secondi dopo, forse stanca della mia scena muta, mi saluta con un cenno della mano lasciandomi sola.
Ecco di nuovo quella sensazione che mi stringe il cuore. Mi viene da piangere e non ne capisco il motivo.
 
Raggiungo Inuyasha con un buon quarto d’ora di ritardo, ed infatti lo trovo ad aspettarmi davanti al camion con le braccia conserte ed uno sguardo omicida.
-Alla buon’ora- esordisce.
Io sbuffo, bofonchiando uno “scusa” e salgo a bordo.
Sale anche lui in macchina, mette le mani sul volante ma non mette in moto.
-Lo sai che alla fiera bisogna arrivare il prima possibile. A più compratori mostro i cavalli, più probabilità ho di guadagnarci all’asta-
-Ti ho già chiesto scusa- ripeto scocciata. Non riesco proprio ad avere un tono civile con lui. Mi irrita, mi innervosisce la sua sola presenza.
Sento un’imprecazione improvvisa uscire dalla bocca di mio fratello mentre sbatte le mani sul volante.
Sussulto voltandomi verso di lui. I suoi occhi lampeggiano di rabbia ed io deglutisco rumorosamente. E’ incazzato con me?!
-Si può sapere che cavolo ti prende?!- sbotta, ed io mi irrigidisco.
-In.. in che senso?- chiedo, la voce mi esce quasi in un sussurro.
-Sono settimane che mi eviti e quando sei con me sei scostante. Mi tratti come un appestato! Sei arrabbiata per un qualche motivo ed ora voglio sapere perché!-
Voglio scendere. Voglio scendere da questa macchina e tornarmene in casa a gambe levate!
Non so cosa rispondergli perché nemmeno io capisco il mio comportamento e le mie emozioni.
Gli occhi di Inuyasha mi fissano in cerca di una risposta ed io mi sento avvampare.
-Sc-scusa. Non ce l’ho con te- riesco a mormorare. O almeno credo.
-Il tuo atteggiamento dice l’opposto- sibila. Pare accontentarsi di questa risposta perché si volta e mette in moto.
Sospiro di sollievo e prego che questa giornata finisca il prima possibile.
Il camion parte ed io mi appoggio al sedile chiudendo gli occhi, tentando di calmare il battito irregolare del mio cuore.
 
***
 
Chiudo la portiera con un tonfo, dirigendomi verso il retro del camion.
Sono incazzato come poche volte nella vita ed il motivo è Kagome. Sono settimane che mi evita, mi guarda in modo diverso da prima e quel poco tempo che passiamo insieme è fredda, scostante e trova ogni scusa per starmi lontano. Non trovo una motivazione nella mia testa per spiegarmi questo cambio repentino di atteggiamento e la cosa mi fa imbufalire. Ero abituato ai suoi sorrisi, ai suoi abbracci, al nostro rapporto speciale. Ed ora mi trovo catapultato in un mondo dove a mala pena riesco ad essere nella stessa stanza con lei.
Mi passo una mano tra i capelli con fare nervoso. Ci ho pensato davvero al fatto che io possa aver fatto o detto qualcosa che l’ha ferita, eppure non mi viene in mente nulla.
I giorni in cui lei era una bimba ribelle ma adorabile mi sembrano davvero lontani. Ora ho di fronte una ragazzina di quattordici anni da un carattere forte ma per molti lati fragile.
I suoi occhi azzurri sono sempre stati pieni di vita e non vi è stato giorno in cui essi non mi abbiano sorriso. Kagome, a suo modo, è sempre stata presente, persino nei momenti difficili, come la prima volta in cui io e Kikyo ci siamo lasciati.
Avevo ventidue anni, ero seduto sulla staccionata a guardare il sole tramontare ed avevo una gran voglia di spaccare il mondo a pugni. Mi sentivo un idiota... insomma, stavo male per una ragazza che mi aveva mollato per un altro. Kagome, senza dire una parola, mi aveva raggiunto ed abbracciato da dietro, le sue piccole braccia mi avevano avvolto e senza rendermene conto avevo sorriso per la sua delicatezza nel non farmi domande. Semplicemente lei c’era, era lì con me. Era il suo modo per dirmi “sono qui, non sei solo”.
Dopo la rottura con Kikyo non avevo più voluto saperne di donne. Una notte potevano andare, un giorno già era troppo. Mi sentivo ferito ed umiliato ed il mio essere single mi bastava. Ed anche in quel periodo, dove ce l’avevo con tutto e tutti, Kagome era stata con me, a consolarmi a suo modo nei giorni neri e ridendo con me in quelli migliori. Mia sorella aveva la capacità di farmi tornare il buon umore anche quando mi alzavo col piede storto.
Poi qualche mese fa, a distanza di quasi due anni, Kikyo è tornata da me, single e convinta di non avermi mai dimenticato veramente. All’inizio l’ho rispedita al mittente…. Tuttavia lei non ha mollato nonostante i miei "no" e non saprei dire cosa mi ha spinto a perdonarla. Abbiamo ripreso a frequentarci ed è ricominciata la nostra relazione.
Senza rendermene conto mi sono ritrovato ancora a capofitto nella storia con lei. E' stata mia madre a farmi notare di quanto avessi trascurato la famiglia e soprattutto Kagome nelle prime settimane in cui mi ero di nuovo fidanzato. Ma da allora sono passati quattro mesi e Kagome mi sembra scostante solo ora. Non può essere stato il mio atteggiamento di mesi fa ad averla offesa.. o sì? Non ci capisco più nulla!
 
Quando arriviamo a Saiko Lake Kagome è ancora chiusa in un ostinato silenzio. 
Dopo aver trovato lo spiazzo a noi riservato parcheggio e scendo dal camion. Anche lei fa altrettanto e si appresta ad aiutarmi a far smontare i cavalli.
-A che ora hai la gara?- mi chiede.
-Alle 11:30- rispondo. La guardo di sott’occhi mentre accarezza il dorso dello stallone nero.
-Farai il tifo per me?- le chiedo.
Kagome incrocia il mio sguardo e nei suoi occhi azzurri scorgo una punta di rimprovero.
-Sai che non mi piace che partecipi ai rodei- risponde e dentro di me esulto. E’ preoccupata per me!
Mi avvicino a lei con un ghigno e la vedo fare un passo indietro. Sbaglio o è arrossita?
-Se sarai tra il pubblico sono sicuro che andrà tutto bene- le dico ed a questo punto vedo nettamente il suo colore sulle guance passare dal roseo al rosso.
-Promettimi che starai attento- sussurra. Con una risata la afferro per un braccio e la stringo a me.
-Sciocca. Sai che sono sempre prudente- le mormoro tra i capelli, posandole un piccolo bacio.
La sento irrigidirsi tra le braccia, poi si allontana da me ridacchiando.
-Già, ma non è mai abbastanza. Vado a dare un’occhiata in giro- dice piazzandosi le mani in tasca.
Sospiro. Ecco di nuovo quello strano atteggiamento. Stiamo parlando normalmente e poi lei tutt’un tratto si scurisce in volto e si discosta da me. Sbuffando mi metto al lavoro.
Questi due cavalli potrebbero fruttarmi un sacco di soldi, per cui è meglio preparare il recinto per bene.
 
Alle dieci del mattino la fiera è ormai gremita di gente. Le aste sono cominciate ed a breve sarà il mio turno.
-Ehi, Inuyasha!-
Mi volto verso la voce alle mie spalle e vedo Miroku avvicinarsi a me sorridente.
-Ciao. Anche tu qui?- gli chiedo.
-Già! Mio padre vuole comprarsi una nuova sella ed io l’ho accompagnato. E tu? Sei qui per affari o per piacere?-
-Entrambi- rispondo diplomatico –Devo vendere questi due stalloni, li ho già domati e sono pronti per essere cavalcati. E poi in tarda mattinata parteciperò al rodeo-
Miroku emette un fischio di apprezzamento.
-E così vuoi riconfermare il titolo di campione! Kagome lo sa già?- mi chiede sghignazzando. Anche Miroku sa quanto lei non approvi questo genere di gare. L’ultima volta, nella caduta, mi sono rotto la spalla, seppur vincendo per il miglior tempo in groppa al cavallo selvaggio.
-Sì, lo sa, ma non si è lamentata più di tanto-
Lui scoppia a ridere.
-Quella povera ragazza prima o poi la farai morire di crepacuore- asserisce dandomi una pacca sulla spalla ed io lo guardo interrogativo.
-Che vuoi dire? Sei esagerato- commento. Ok che Kagome si preoccupa per me, ma addirittura il crepacuore…
Miroku sghignazza.
-Sta crescendo la tua sorellina. Te ne stai rendendo conto, vero?-  mi chiede con una punta di ironia.
-Sei ubriaco, Miroku? Certo che me ne accorgo, ma non capisco dove vuoi andare a parare con questi discorsi- borbotto.
Lui sorride e mi indica un punto dietro di me.
-Ecco cosa intendo-
Mi volto seguendo l’indicazione e mi irrigidisco all’istante. Poco distante da noi vedo Kagome seduta su un pezzo di steccato che ride spensierata, di fronte a lei un ragazzo alto e moro sta parlando animatamente.
Gli occhi mi si assottigliano.
-Chi diavolo è quello?- chiedo, la voce mi esce più minacciosa del dovuto.
-E’ Koga, il figlio degli Yoro-
-Quelli che si sono trasferiti un paio di mesi fa qui a Utsuno?-
Miroku annuisce.
-Pare sia un bravo ragazzo- mi dice.
-Non mi importa di ciò che pare. Chiederò comunque a Totosai di controllare- dico, la mandibola serrata per l’improvviso nervosismo che mi sento addosso.
Lui scoppia a ridere.
-Per l’amor di Dio, Inuyasha! Vuoi davvero fargli controllare la fedina penale?!- mi chiede stupito.
-Puoi contarci. Kagome è mia sorella- rispondo secco, incrociando le braccia.
Miroku smette di ridere e mi guarda dubbioso.
-Non puoi impedirle di crescere e di fare le prime esperienze. E ti ricordo… che non è tua sorella-
E’ tanto tempo che non sento pronunciare queste parole, seppur siano la pura e semplice verità.
Quando ero più giovane mi imbufalivo, per me lei era mia sorella a tutti gli effetti nonostante non vi fosse alcun legame di sangue.
Mentre ora…. mi creano solo uno strano scompiglio. Un sentimento che non riesco ad identificare ma che preferisco lasciare lì, in un angolo.
Sto per rispondere, quando un grido alle mie spalle mi fa voltare ed il sangue si gela nelle vene alla vista che mi si para davanti.
L’unica cosa che riesco a fare è iniziare a correre sperando di arrivare in tempo.
 
***
 
E’ mezz’ora che sto seduta qui e lo guardo di sott’occhi. Koga sta parlando di qualche sua incredibile avventura vissuta prima di trasferirsi qui con la sua famiglia ed io lo sto ascoltando… più o meno.
Rido alle sue battute, per quel poco che le recepisco, e sorrido in continuazione. Ma i miei occhi non osservano lui. In lontananza, dietro Koga, vedo Inuyasha che parla con Miroku. Non riesco a smettere di guardarlo, c’è qualcosa in lui che nell’ultimo periodo non fa che catturarmi e richiamare la mia attenzione.
E’ la prima volta che noto quanto le altre ragazze, passandogli accanto, lancino degli sguardi languidi nella sua direzione ed, in alcuni casi, ammicchino addirittura.
Lui pare ignorarle, forse addirittura non le vede, ma io sì. E vedo lui.
Ed è anche la prima volta che mi accorgo del perché le ragazze gli serbino tali attenzioni. Inuyasha è davvero bello.  Non possiede quella bellezza che ti ammalia, come gli attori del cinema, perfetti nella loro bellezza eterea. No, lui è…. rozzo, primitivo ma dannatamente affascinante nei suoi jeans rotti sulle ginocchia e la maglietta ingrigita da decine di lavaggi in lavatrice. Il cappello gli da un aria sbarazzina ma lo rende davvero… sexy?
Arrossisco nel rendermi conto dell’aggettivo che sto associando ad Inuyasha.
-Kagome, ma ci sei?-
Rinsavisco, tornando sulla terra.
-S-scusa Koga.  Dicevamo?- balbetto imbarazzata. Ero completamente su un altro pianeta! Sì, un pianeta sexy. Oh, porca... ma che cavolo mi prende?!
Lui sorride.
-Ti stavo chiedendo se dopo la scuola tu avessi voglia di u-
Koga sta per chiedermi qualcosa quando mi volto sorpresa sentendo l’urlo di una donna, che noto poi fissare un punto dietro di me.
Salto giù dalla staccionata su cui ero appoggiata e con orrore vedo che nel recinto vi è una bambina accucciata a terra, intenta a raccogliere un cappellino, probabilmente volatole via a causa di una lieve sferzata di vento.
Innervosito dalla presenza della bambina, il cavallo che poco prima si muoveva mansueto, ora si sta avvicinando  a lei nitrendo e, quando è a pochi passi da lei, si impenna sulle zampe posteriori minaccioso.
-O cavolo...- sussurro.
Senza riflettere salto con un movimento fluido oltre il recinto e corro verso la bambina, frapponendomi tra lei ed il cavallo.
-Calmati!- dico decisa, ma il puledro è più che mai spaventato e si impenna nuovamente.
Abbraccio la bambina coprendola con il mio corpo, pronta a sentire l’impatto degli zoccoli sul mio corpo.
-Sh-sh-sh-sh. Buono…-
Sgrano gli occhi, riconoscendo la voce di Inuyasha. Mi volto sorpresa e lo trovo davanti a noi, con le mani rivolte verso il cavallo in segno di calma. La sua voce è a malapena un sussurro.
-Tranquillo, nessuno vuole farti del male- bisbiglia ancora.
Il cavallo nitrisce di nuovo, questa volta scalciando un paio di volte con le zampe posteriori.
-Buono…- ripete, avvicinando una mano al muso dello stallone.
Il cavallo sbuffa e muove un passo verso Inuyasha. Annusa titubante la sua mano, poi appoggia il muso su di essa lasciandosi carezzare lievemente da lui.
-Vieni- dico alla bambina,  e con passo lento la porto fuori dal recinto.
Non appena siamo in salvo la madre ci viene incontro piangendo.
-Grazie, grazie mille- dice inchinandosi, stringendo a sé la figlia.
-Di nulla- le dico. In fondo non ho fatto niente. Mi giro verso il recinto per cercare con lo sguardo Inuyasha, ma non lo vedo. Il cavallo è solo e sta pascolando tranquillo.
Sospiro di sollievo, mi rendo conto di averla scampata.
Vedo Koga avvicinarsi verso di me con sguardo preoccupato.
Faccio per andargli incontro quando qualcuno mi afferra rudemente per un braccio facendomi voltare di scatto.
-Stupida!- mi urla a due centimetri dal viso una voce ben conosciuta. –Cosa diavolo credevi di fare là dentro?-
Il respiro mi si blocca all'istante incrociando gli occhi furiosi di Inuyasha, che stringe la presa sul mio braccio scuotendomi leggermente.
Trattengo il fiato, sentendomi tremendamente intimidita. Ma non per la sua foga, quanto per qualcos’altro… Sento la sua mano calda sulla mia pelle, ed i suoi occhi sembrano trafiggermi come lame.
Arrossisco, lasciando che lui continui la sua filippica senza proferir parola.
-Potevi farti ammazzare! Sei un’incosciente!-
-Sc-scusa…- riesco a balbettare.
-Scusa un corno!- sbotta ancora, staccando le sua mano da me, ed io ritorno a respirare.
Lo vedo passarsi una mano tra i capelli e poi voltarsi.
-Non posso perderti di vista un secondo che ti metti nei guai- borbotta, ma il tono pare più calmo.
Avverto le mie guance andare a fuoco di nuovo… perché vuole a tutti i costi farmi sentire una bambina? Non lo sono più, accidenti!
Abbasso il capo, stringendo convulsamente i pugni.
-Andiamo. Tra pochi minuti abbiamo la vendita dei nostri cavalli- mi dice voltandosi leggermente verso di me. Noto che sulle sue labbra vi è un lieve sorriso.
Sento il cuore aumentare i battiti e spontaneamente lo ricambio, sentendomi improvvisamente più sollevata che mai.
 
***
 
Il sole sta ormai calando quando parcheggio il furgone nuovamente al ranch.
Dire che è stata una giornata sfiancante è poco.
La vendita dei due cavalli è andata bene. La mia famiglia ci ha guadagnato un bel gruzzoletto. Mio padre, soprattutto, ne sarà felice.
La mia gara è stata altrettanto proficua. Domare lo stallone non è stato affatto difficile, anche se dopo aver fatto il miglior tempo sono stato disarcionato come un idiota. Nella caduta mi sono causato una bella escoriazione sul gomito, ma niente che non si risolverà in fretta.
Appena mi sono rialzato dalla caduta, i primi occhi che ho incrociato sono stati quelli pieni di lacrime di Kagome. Ammetto che vederla in quello stato, fragile e dolce allo stesso tempo, preoccupata all’inverosimile per me, mi ha fatto un certo effetto. Mi innervosisce.
Esattamente quanto mi ha mandato in bestia vederla sconsiderata al punto da entrare nel recinto di un cavallo non domato! Quando l’ho vista di fronte allo stallone selvaggio, mentre tentava di salvare quella bambina, sono morto di paura. E’ stata proprio la paura a farmi correre veloce come il vento, pregando Dio di arrivare in tempo.
Sospiro stancamente, mentre apro la portiera e scendo.
Kagome fa altrettanto e la sento salutare Myoga. L’avevo già visto mentre varcavo il cancello.
-Inuyasha, finalmente sei arrivato. Ti stavo aspettando- mi dice con aria grave.
-Che succede? Qualcosa non va?- chiedo, sentendomi subito allarmato dal suo tono.
Annuisce.
-Si tratta di Kirara. Seguimi per favore-
Kirara?! Merda, che cavolo può avere?!
Non me lo faccio ripetere due volte e pochi minuti dopo entro quasi di corsa nella stalla dove la trovo accucciata a terra.
-Che diavolo è successo?!- sbotto, inginocchiandomi affianco a lei e carezzandole piano la criniera.
Myoga si avvicina a me.
-Sono venuto questo pomeriggio per il consueto giro di visite, quando sono entrato nelle stalle l’ho trovata così. Era nervosa, continuava a sdraiarsi e rialzarsi dopo pochi minuti. Le ho fatto subito un controllo e….- si ferma distogliendo lo sguardo ed io mi sento morire.
-Ha un tumore, Inuyasha, all’utero. Le rimane poco da vivere-
Il mio cuore batte un tonfo così forte che credo possa averlo sentito persino Myoga.
Mi volto di scatto verso Kirara.
-No…- mormoro guardandola negli occhi. -Non può essere vero, stava bene!-
Myoga scuote la testa.
-I cavalli sono animali tosti, non manifestano subito comportamenti che ci fanno intendere che hanno qualche problema. Sono molto più resistenti di noi esseri umani. Ma è arrivata al punto da non sostenere più il dolore. Il tumore la sta logorando lentamente-
La mia Kirara. La mia compagna da quando sono nato. Non può andarsene così, per un maledetto tumore.
Vorrei urlare, ma non esce alcun suono dalle mie labbra.
-C’è qualcosa che possiamo fare?- sussurro.
Myoga scuote ancora la testa e guarda verso il fucile appeso al muro.
-Solo quello-
La mia mano accarezza ancora Kirara, mentre l’altra si stringe a pugno. E’ colpa mia. Non mi sono mai accorto di nulla, troppo preso da me stesso, probabilmente.
-Dobbiamo abbatterla?-
Nel sentire la voce che pronuncia quelle parole mi volto verso il cancello della stalla e rimango basito nel vedere davanti a me Kagome con occhi colmi di lacrime.
La sua domanda ed il suo stato mi fanno capire che era qui ed ha sentito tutto.
Anche lei ama Kirara. Appena Kagome aveva iniziato a camminare l'ho subito portata con me a fare lunghe passeggiate in groppa a lei. Ha sempre amato questo cavallo ed ora dovrò portargliela via.
-E' necessario- rispondo con voce roca dal dolore. -E' inutile farle patire altri giorni di sofferenza-
Kagome reprime un singhiozzo ed io vorrei sparire piuttosto che compiere questo gesto.
-Kagome, Myoga, lasciatemi solo- dico fissando per terra.
Non voglio nessuno qui. E' un momento tra me e Kirara.
Lui annuisce e si allontana silenzioso ma Kagome rimane ferma con lo sguardo fisso su di me.
Dannazione, non voglio uccidere Kirara di fronte a lei!
-Vattene, Kagome- ripeto, mentre mi alzo e prendo il fucile.
Lei non si muove di una virgola ed il suo sguardo è ora su Kirara, che nitrisce nervosa.
Singhiozza ma resta ferma nella sua posizione.
-Fa come vuoi- sibilo, avvicinandomi poi alla mia compagna di avventure e posando la mia mano sul suo dorso.
-Perdonami, ti prego- sussurro, e la voce mi si spezza, rotta dal dolore.
Kirara sbuffa avvicinando il muso al mio viso e mi da un colpetto. Sembra quasi rispondermi che ha capito.
Sento una improvvisa voglia di piangere, maledizione. Stringo i denti e mi allontano da lei.
Kirara si sdraia completamente, mugugnando dal dolore, ed ancora mi chiedo come non ho fatto a rendermi conto che non stava bene. Nella mia mente passano veloci tanti piccoli dettagli: il suo nitrire più frequentemente, lo sbattere gli zoccoli a terra, il suo umore più nervoso.
Non avrei mai pensato a questo.
Scuoto la testa e con un ansito di disperazione imbraccio il fucile e miro alla fronte, tra gli occhi.
Le mani mi tremano ed un singhiozzo sfugge al mio controllo.
-Dannazione- sussurro, strizzando gli occhi e tenendoli chiusi per un istante.
Quando li riapro Kirara è ancora di fronte a me.
Abbasso il fucile in preda all' angoscia.
-Non posso- dico. Non posso farlo. Lei non è solo un cavallo, è un'amica, è...
Sussulto sentendo due braccia avvolgermi ed una fronte appoggiarsi alla mia schiena. Kagome.
-Non dirmi addio. Non ti dimenticherò. Sarò ovunque tu sarai, il mio cuore ti cercherà-
La voce di Kagome, seppur tremante, riempie dolcemente il silenzio. Ha iniziato ad intonare una nenia che sentivo spesso cantare da mia madre.
Kirara pare gradire, con un sospiro si tranquillizza socchiudendo gli occhi.
Mia sorella continua a cantare con voce sommessa, ed io prendo un respiro profondo e rialzo il fucile verso Kirara.
- Nei tuoi sogni più bui, io sarò con te. E quando ti sentirai solo, cercami vicino a te-
La mia mano continua a tremare. Mi manca il coraggio ma devo. La presa di Kagome si rafforza. Devo.
Una sola lacrima lascia i miei occhi e scivola sulla mia guancia.
-Non dirmi addio, perchè sei stato tutto ciò che ho a lungo cercato. Non dirmi addio, perchè tanto io non ti dimenticherò-
-Fa sogni d'oro, Kirara- bisbiglio. Non ti posso dire addio, tanto un giorno ci rivedremo.
Lei sembra sentirmi perché muove le orecchie.
Perdonami.
Premo il grilletto ed il suono dello sparo riempie l'aria.
Kagome ha smesso di cantare, io di respirare. Kirara se n'è andata, il mio cuore l'ha seguita.
Crollo in ginocchio, appoggiando a terra il fucile.
-Al diavolo- mormoro.
Kagome si muove e viene di fronte a me. Si inginocchia e porta le sue braccia attorno al mio collo, stringendomi al suo petto.
Non so spiegarlo, ma il suo calore mi avvolge e finalmente lascio che le lacrime escano dai miei occhi. Non riesco a trattenerle e ricambio l'abbraccio stringendola a mia volta tra le braccia.
Non sarei riuscito a farlo senza di lei. Se lei fosse uscita dalla stalla non avrei mai avuto la forza di premere quel maledetto grilletto.
-Grazie- sussurro, quando il mio pianto si placa.
-Di cosa?- mi chiede, carezzandomi appena i capelli.
-Di essere qui- rispondo, stringendola un poco a me.
-Sarò sempre qui-  Lo so. Lo so che ci sarai.
-Ed io per te- le dico e la sento ridere dolcemente, tirando su col naso, ricambiando la stretta.
-Andrà tutto bene- sussurra al mio orecchio.
Mi irrigidisco e resto a fissare per un attimo il vuoto. Mi sento spaesato, perché nella mia mente è nata spontanea una frase in risposta alla sua. Non è la prima volta che lo penso... è strano, ma questa volta aveva una connotazione diversa.
Scuoto la testa cercando di scacciare il pensiero e sospiro. Ma è inutile. Quella frase mi rimbomba nella testa.
Finché tu sarai con me, so che andrà tutto bene.
 








ANGOLO AUTRICE

Ehm salve... sono un pò in ritardo vero? Chiedo venia ma.. è stato un periodo molto stancante e pieno di cose da fare. Per cui.... abbiate pietà di me^^
Ho diverse cose da dire, vediamo se riesco a riassumere per non annoiare.
In merito al capitolo...
1- Come avrete notato ho introdotto la visione della storia da parte di Kagome. Inizialmente ero convinta di volerla lasciare solo dal lato di Inu, ma mi sono resa conto che sarebbe stata monotana e mancante di molti pezzi. Inoltre l'ho anche un poco rielaborata meglio nella mia mente e la trama è ormai su carta sino all'ultimo capitolo :)
2- La scena della bambina nel recinto mi è venuta in mente ricordando un non-so-quale episodio di Marmalade Boy. Ho rielaborato la scena nella fic, per cui se vi sa di già visto, è per questo :)
3- Il materiale "agricolo" e le conoscenze nascoscono dalla trentina di romanzi letti della collezione di Diana Palmer, ambientati principalmente nei ranch del Wyoming, Montana e Nevada, Altre invece le ho apprese grazie alla serie "Le Sorelle McLeod", in merito dirò qualcosa più avanti, ma non vi anticipo altro :P
4- Il paese di Utsuno esiste davvero, è ubicato a 2h e 30 da Tokyo-all'incirca- e si trova vicino a Saiko Lake (circa 1h di strada). W Google Maps che mi ha permesso di trovare un luogo realistico per l'ambientazione della storia^^

Quanto a me.... ci terrei a dire qualcosina in merito al mio modo di vivere come autrice e lettrice in EFP. Forse alcune di voi mi considerano una scassa palle perchè spesso mi permetto di scrivere delle critiche -costruttive- nelle recensioni.
Ci terrei a specificare che non lo faccio perchè mi diverto, anzi.... è più faticoso star lì a scervellarsi per scrivere qualcosa di potenzialmente utile che delle frasi di elogio. Il mio intento è quello di dare una mano perchè ci sono delle cose che obiettivamente non possono ricevere "complimenti". Quando valuto un capitolo lo faccio su:
- quanto è scritto correttamente (le H dove ci vanno, la punteggiatura, la grammatica..) <-- obiettivo
- quanto una trama mi coinvolge <-- soggettivo
Ora, se un'autrice scrive un intero capitolo dove le h sono a caso o mancanti, la punteggiatura è un disastro e via dicendo, trovo sia CORRETTO far notare la cosa, perchè commentare con un "ma che capitolo fantastico" è una presa per i fondelli verso noi stessi che sappiamo benissimo essere pieno di errori e anche verso l'autore che non sarà mai spronato a migliorare o semplicemente a rileggere quanto postato. Spreco qualche minuto in più del mio tempo ma cerco di essere utile anche come lettrice. Se la trama non piace ma è scritto benissimo, invece, non metterò mai un commento negativo, perchè è un parametro soggettivo e non sarebbe corretto per l'autrice. Piuttosto non commento, per rispetto del lavoro altrui.
Io stessa ricevo suggerimenti da alcuni lettori e non può che farmi piacere perchè imparo dai miei errori e sono spronata a fare meglio.
Per cui non abbiatela a male se leggete tra le recensioni dei miei post "neutri", il mio intento è tutt'altro che negativo :)


Per finire, vorrei davvero ringraziare di cuore un'autrice speciale, che mi sta supportando nell'avventura di "scrittrice" (un pò un vuoto a perdere!), sopportando sopratutto ed aiutando nella correzione dei miei capitoli: Aruko.
Grazie infinite per il tuo sostegno, la tua pazienza e la tua simpatia!


Spero di essermi ricordata di dirvi tutto ciò che avevo in mente -.-' Concludo.......
Ringrazio tutti di cuore, a chi ha commentato e lo farà anche per questo capitolo, per chi segue la storia e l'ha inserita nei preferiti <3 Grazie!
Manu
 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 - DOVE TI PORTERA' IL FUTURO? ***





 
CAPITOLO 3 - DOVE TI PORTERA' IL FUTURO?
 
 
 Ha nevicato anche l’anno scorso:
ho fatto un pupazzo di neve e mio fratello l’ha buttato giù
e io ho buttato giù mio fratello e poi abbiamo preso il the insieme.
(Dylan Thomas)

 
 
 
Ebbene sì, oggi è il mio compleanno e compio diciotto anni. Sono una donna ormai, o almeno questo è quello che penso guardando la mia immagine riflessa nello specchio.
Adesso I miei capelli sono lunghi, arrivano sino alla vita. Ho imparato pian piano a valorizzarmi.
Non so dire esattamente cosa sia scattato nella mia testa, forse sono state le parole di Kikyo, lontane ma ben salde nella mia mente a ferirmi più di quanto avessi previsto. Quel mettere in evidenza la mia poca femminilità rispetto alla sua, ma soprattutto rimarcare che Inuyasha stava con lei proprio perché era così diversa da me….
-Crepa, stronza- borbotto mentre apro l'armadio.
Sospiro, mentre i miei occhi brillano. Questa sera tutti vedranno una nuova me.
Mia madre mi ha praticamente obbligata a comprare un vestito adatto all'occasione. E che vestito!
Ma starò seriamente bene con una cosa simile addosso? Proprio io, che porto dalla nascita jeans e camicia?
-Sì, sarò uno schianto- commento, dandomi la carica. Izayoi ritiene che è perfetto per me ed io mi fido di lei.
Accarezzo la stoffa dell'abito e sorrido. Chissà se lui mi guarderà con occhi diversi, almeno una volta.
Sento il mio cuore accelerare i battiti ed ancora una volta mi chiedo come ho fatto ad innamorarmi di lui.
Di Inuyasha.
 
***
 
-Avanti Tobia, spingile nel recinto!- grido al mio cane che sta guidando la mandria nei recinti, poi lancio il cavallo al galoppo per raggiungere un vitello che si è allontanato dal resto del bestiame.
-Ehi, dall'altra parte piccolo- gli dico, mentre in groppa a Buyo lo indirizzo a seguire gli altri capi.
-Bel lavoro, Inuyasha- mi dice mio padre. Smonto da cavallo e gli sorrido.
-Grazie. Radunare il bestiame è sempre faticoso, ma quando si ha finito è una soddisfazione- commento sistemandomi il cappello.
Lui ride di gusto.
-Sei proprio il mio degno erede!- esordisce dandomi una pacca sulla spalla, ed io quasi arrossisco.
-A proposito di eredi. Che ore sono? Stasera c'è la festa di Kagome, dobbiamo rincasare presto per sistemarci- dico, grattandomi la testa. Già, la mia sorellina è decisamente cresciuta. Sono già passati diciotto anni da quando era solo un fagottino
-Sono le quindici. E' meglio se iniziamo a sistemare e poi corriamo a casa. Gli ospiti arriveranno per le diciotto. Non vorrei che Izayoi desse di matto non vedendoci pronti per quell'ora- borbotta papà, ed io rido di gusto.
-Già, ci ha tenuto enormemente a preparare questa serata per Kagome. 'Vedrete come sarà bella!', ha detto- la scimmiotto, scuotendo la testa. Cosa cavolo avrà intenzione di fare con Kagome?
-Ah, sì. Mi ha parlato dell'abito che le ha preso. Credo che rimarremo di stucco- ridacchia lui, ed io mi sento improvvisamente nervoso. Beh, anche con un abito diverso, lei sarà sempre la solita.
Certo, è diventata molto carina, ma potrà davvero essere tanto diversa?
-Sarà- mi limito a commentare.
-Che regalo le hai preso?- mi chiede ed io faccio spallucce.
-Nulla di che, avevo ben poche idee-
Mio padre mi guarda accigliato e sospiro. Perché ho una strana sensazione addosso?
Come se tutto stia per cambiare all'improvviso. E non in meglio.
 
***
 
Erika è arrivata in anticipo per aiutare a prepararmi. È la mia migliore amica dai tempi dell'asilo.
Quello che mi ha sempre colpito di lei è la sua schiettezza, la sua semplicità nel porsi con le persone e nel vedere la vita. Non ama i giri di parole, lei è semplicemente se stessa.
Essendo arrivata presto, ne abbiamo approfittato per berci un bel the all'aria fresca.
Dinanzi a noi si stende una meravigliosa prateria, ed il profumo di erba e fiori arriva al nostro naso delicato e piacevole.
-Kagome, stare qui al ranch è sempre meraviglioso. E' così rilassante- commenta lei con un dolce sorriso.
-Già. E' ciò che più amo di casa mia- replico guardando il cielo azzurro e delle buffe nuvole bianche.
-Non riesco a credere che siamo già arrivate a compiere diciotto anni. Beh, io fra un paio di mesi-
Annuisco pensierosa.
E con i diciotto anni arriva anche la scelta dell'università.
-Questa sera ci sarà anche Koga, vero?- mi chiede.
Arrossisco. Lui mi fa il filo da anni, ma io proprio non riesco a vederlo come qualcosa di più di un buon amico.
-Sì- mormoro. Erika batte le mani.
-Wow, amica mia. Ti cadrà ai piedi!-
-E-Eri ma io non voglio questo. Insomma lui…. non fa per me- concludo in un sussurro.
Lei mette il broncio.
-Uhm, e chi sarebbe il tuo tipo ideale?... Non dirmi che c'è già qualcuno che ti piace!- esclama all'improvviso ed io sussulto, diventando color cremisi.
-M-ma come ti viene in mente!- balbetto in risposta.
Erika mi guarda sospettosa.
-E allora? Com'è il ragazzo giusto per te?- chiede nuovamente.
In quel momento, in lontananza, scorgo la figura di mio padre ed Inuyasha che si avvicinano alla casa in sella ai loro destrieri.
-Beh, dovrebbe essere….- inizio, mentre i miei occhi osservano attentamente l'uomo che mi ha rubato il cuore.
-Alto, muscoloso…-
E lui lo è. Altroché. La maglietta a maniche corte attillata mette in risalto le sue braccia forti ed i jeans fasciano le sue gambe tornite.
-Attraente, di un fascino un po’ selvaggio…-
I capelli lunghi di Inuyasha, neri come la notte, sono mossi dalla brezza. Il suo viso mascolino è illuminato dal sole ed il mio cuore manca un battito.
Deglutisco. Sbaglio o ha iniziato a fare caldo?
-Oddio, è Inuyasha- dice Erika all'improvviso, ed io sobbalzo.
-C-come?- balbetto. Come l'ha capito?! E' una catastrofe! Nessuno è pronto ad accettare che Kagome Higurashi ami Inuyasha NoTaisho, cresciuti come fratelli e considerati dall'intero cosmo come fratelli!
Lei si alza ed unisce le mani.
-Laggiù c'è Inuyasha! Santo Cielo, Kagome, credo non ci sia una sola ragazza in tutta Utsuno che non voglia farselo!- esclama. Arrossisco furiosamente. Ah, era solo questo.
-Ma cosa cavolo dici!- borbotto. E poi da dove sbucano tutte queste stronze?! Quante dannate cozze devo staccare dallo scoglio prima che lui guardi me?!
-E' dannatamente figo!- continua ed io sbuffo. Si, sì, lo so! Non c'è bisogno che gli sbavi addosso come una lumaca, maledizione!
Inuyasha, in sella a Buyo, va verso le scuderie e nel passare vicino a noi accenna un saluto.
Erika, di fianco a me, finge di svenire, mentre io ricambio con un tenue sorriso.
-Tuo fratello è troppo sexy- mormora, ed io mi volto verso di lei con gli occhi che emettono lampi.
-Non è mio fratello!- grugnisco tra i denti.
Qualcuno lo capirà mai?
 
La mamma ed Erika mi hanno praticamente rapita da un'ora. Inizio a dare i primi segni di cedimento.
Ma quanto ci vuole per fare un'acconciatura e mettere del trucco?! Ma davvero Kikyo sta tutto questo tempo, ogni giorno, davanti allo specchio prima di uscire di casa? Ma cos'ha, una trousse al posto del cervello?!
Non ne posso più di questa tortura!
-Mamma, ti manca molto?- chiedo, cercando di mostrare una voce accomodante.
-Ancora un secondo. Ecco! Finito!-
Mi lascio andare sullo schienale della sedia con un sospiro. Grazie, Signore.
-Kagome, stasera farai faville!- dice Erika con voce stridula.
Io ridacchio imbarazzata.
-Esagerata- mormoro, torturandomi le mani.
-Affatto! Guardati, donna ingrata, e dicci cosa ne pensi!- dice scherzosa, ed io mi alzo un po’ titubante su questi sandali neri dal tacco dieci.
Un paio di passi e la mia figura appare di fronte allo specchio.
-Cosa…- sussurro, mentre i miei occhi si allargano stupiti -ma… sono io?- chiedo, mentre porto istintivamente una mano al viso, sfiorandomi una guancia.
La mamma ridacchia e mi passa un braccio attorno alla spalla.
-Certo. La mia bambina è cresciuta. Ora qui vi è riflessa una donna- dice, poi la voce le si incrina commossa.
-M-mamma, non piangere- dico mentre sento anche i miei occhi inumidirsi.
-E no, signore!! Non vi metterete a piangere ora, rovinando il mio trucco!- esordisce Eri, con finta voce di rimprovero.
Izayoi si asciuga le lacrime e sghignazza.
-Hai ragione, perdonami. Forza, ora scendiamo da basso. E' giunta l'ora di far vedere a tutti quanto sei bella, tesoro!-
Io annuisco, lanciando un'ultima occhiata a quell'immagine incredibile nello specchio.
Inuyasha…. tu cosa vedrai stasera? La tua sorellina… o una donna?
 
***
 
-Ma che fine ha fatto la festeggiata?- mi chiede Miroku, sorseggiando birra. Io alzo le spalle.
-Sai come sono le donne. Ci mettono tre ore per preparasi, nemmeno stessero andando ad una cena di gran galà- commento brusco. Ma da dove mi viene tutto questo nervosismo?
Lui ridacchia.
-L'età ti sta inacidendo, amico. Saranno forse i trenta che ticchettano?-
Quasi gli sputo la birra in faccia in risposta.
-Imbecille. Guarda che ho ancora solo vent'otto anni-
-Oh, uno più, uno meno. Siamo lì- continua ironico, ed io sbuffo.
Mi guardo attorno. C'è una marea di gente. Zii, cugini, amici e soprattutto i compagni di classe di Kagome. Tra cui quel Yoro. Continua a ronzarle attorno come un'ape sul miele. Aspetta che ti becchi a metterle un dito addosso e vedrai se non ti spacco la faccia!
-Fiuuuuu, porca miseria!-
Miroku fischia in segno di apprezzamento, guardando verso il porticato.
-Che c'è? Hai visto qualche sventola?- gli chiedo atono e lui annuisce inebetito.
-Eccome! Ed a giudicare dal visino, quella è tua sorella-
-Eh?!- dico solo, sussultando.
Mi volto e…..
Sento un'esplosione al petto.
-Cos…- biascico, mentre i miei occhi si rifiutano di credere alla visione che ho di fronte a me, a pochi metri.
Non può essere Kagome, lei non è così.
Innanzi a me c'è una donna che indossa un tubino rosso aderente, senza spalline, che le fascia il corpo mettendo in risalto ogni curva seducente della sua figura. I capelli sono lasciati morbidi e sciolti, ad eccezione per le due ciocche laterali che sono state raccolte in un delizioso fermaglio sopra la nuca, per poi trasformare il raccolto in un morbido boccolo. Gli occhi azzurri sono messi in evidenza dalla matita nera e da un tocco di mascara; le guance rese leggermente rosee da un tocco di fard. E la bocca… quelle labbra piene sono ricoperte semplicemente da un lucidalabbra che la rende così….
-Ehi, ma ci sei, Inuyasha?- chiede Miroku, dandomi una gomitata.
-S-sì, sì, che c'è?- chiedo scorbutico.
-Come sarebbe "che c'è"? Ma la vedi, Kagome?! Non hai niente da dire?- mi chiede a bocca aperta.
Stringo i pugni. Cosa dovrei dire? Che vedo tutti gli uomini guardarla come se fosse una preda? Che vorrei spaccare a tutti la faccia? Che non mi aspettavo che fosse così… così….
-Kagome, sei incredibile!-
Ed ecco quel coglione di Yoro! Si è subito avvicinato a lei. E perché Kagome gli sorride a quel modo?!
-Non ho niente da dire- dico freddo, poi mi volto disgustato.
Tutto questo è ridicolo.
 
***
 
Tutti mi guardano a bocca aperta e si apprestano a farmi gli auguri. Vedo così tanti sorrisi e sguardi stupiti che mi sento persino ubriaca.
-Grazie, grazie a tutti- dico felice. Mi volto verso papà che mi osserva commosso.
-La mia piccola, guarda come sei bella. La mamma aveva ragione- dice facendomi una delicata carezza sui capelli.
-Oh, papà- sussurro abbracciandolo, e lui ricambia. La stretta di un padre orgoglioso è la cosa più bella del mondo.
Quando mi stacco, cerco con lo sguardo Inuyasha, ma non lo vedo.
C'è un sacco di gente attorno a me. Guardo un poco più un là ed intravedo Miroku.
Beh, se lì c'è Miroku ci sarà sicuramente anche lui. Incrocio un paio di occhi viola che riconosco non appena i miei si posano su di essi. E bruciano.
Sussulto, mentre un brivido improvviso mi attraversa, ma non faccio in tempo a chiedermi cosa sia questa sensazione che Koga mi si piazza davanti afferrandomi le mani.
-Kagome, sei incredibile!-
Sospiro internamente di frustrazione. Inuyasha ha un esercito di cozze ad Utsuno, ma io ne ho una personale che fa per cento.
-Grazie- dico sorridendo debolmente. Ora non è che ti togli dai piedi?
-Davvero, non vi è ragazza più bella di te nel raggio di chilometri- continua la sua filippica di complimenti ed io ringrazio ancora. Ma non hai una Ninfa dei boschi da andare a venerare invece che idolatrare me?
Sposto lo sguardo nel punto in cui prima vi era Inuyasha e resto congelata sul posto.
Incrocio ancora i suoi occhi ma non ardono più di quello strano fuoco.
Sono freddi, distanti…. Pieni di astio.
Trattengo il fiato mentre lo vedo darmi le spalle ed allontanarsi, ed io ho la sensazione che tutto il mio mondo sia appena andato in pezzi.
 
***
 
Stare per i fatti miei è quello che mi serve per non impazzire. Tutti si chiederanno dove sono finito e poco mi importa. Non voglio rovinare la festa e tanto meno ho voglia di avere a che fare con Kagome.
Non sono mai stato preda di un sentimento del genere e non so spiegarmelo. Sono arrabbiato con lei, eppure non ha fatto nulla per meritarsi la mia rabbia.
Bevo un altro sorso di birra. Non mi rimane che bere, questa notte.
Sbuffo, guardando le stelle. Che cosa mi succede? Perché vedere Kagome così mi ha destabilizzato a tal punto? Lei è la mia sorellina, il mio fagottino.
Una volta, bello, dice una voce nella mi testa.
-Fatti i cavoli tuoi- borbotto in risposta.
Sì, è cresciuta, e allora? Cosa c'è di male nel volerla proteggere?
E da chi?
-Da Yoro!- sbotto. Sì, da lui. Perché sicuramente lui la vuole, vuole prendersela, privarla della sua innocenza.
O forse volevi continuarla a vedere nella veste di sorellina in jeans e camicia perché così non avresti dovuto proteggerla da te.
-Da me?- sussurro al vento. Ma io non le farei mai del male.
Non era ciò che intendevo.
-Sto parlando da solo come un coglione- mormoro, bevendo un altro sorso. Ecco un effetto dell'alcol. Ti fa creare un magnifico amico immaginario chiamato coscienza, e la coscienza rompe sempre troppo le palle.
-Aspetta Koga, dove mi porti!-
Mi metto seduto di scatto, riconoscendo immediatamente, anche da mezzo sbronzo, due cose: uno, la voce di Kagome, due il nome di quell'idiota.
-Dai vieni, voglio solo darti il mio regalo- dice lui.
Regalo? Te lo do io un regalo, se solo osi….!
Mi nascondo appena fuori dalla porta della stalla, mentre lui porta Kagome all'interno.
Da qui posso vedere tutto nitidamente.
-Ecco- dice, porgendole un piccolo pacchetto.
-G-grazie- balbetta aprendolo, ed estraendo una piccola collana che brilla al chiarore dei raggi lunari.
-E' molto carina-
Koga sorride e la afferra per i fianchi.
Non toccarla!
-Senti, Kagome…. So che forse è prematuro ma… posso baciarti?- chiede, avvicinandosi al suo viso.
No, non puoi, bastardo.
-E-Ecco…-
-Lo prendo per un sì- dice lui, ed un secondo dopo si avventa sulle sue labbra mentre lei emette un piccolo grido.
Per me è più che sufficiente. Salto fuori dal nascondiglio avventandomi su di lui. Afferrandolo per le spalle lo stacco da lei e gli mollo un pugno sul naso.
-Inuyasha!- urla Kagome.
-Che cazzo fai!- dice Yoro, con una mano sul volto a coprire il naso sanguinante.
-Proteggo ciò che è mio- ringhio, avvicinandomi a lui minaccioso. -Sparisci, se non vuoi che ti spacchi qualcos'altro-
Koga lancia un ultimo sguardo a Kagome, poi se la da a gambe balbettando uno "scusa".
Mi volto furente verso mia sorella, appiattita contro il muro e con gli occhi pieni di lacrime.
-Inuyasha… perché l'hai fatto? Lui stava solo…- inizia, ma io la interrompo sbattendo le mani ai lati del suo viso, intrappolandola con le braccia.
-Cosa?! Stava solo cosa?! Baciandoti contro la tua volontà?- chiedo furente.
-Si sarebbe fermato, era solo un bacio- mormora, mordendosi il labbro.
I miei occhi sono attirati come una calamita da quel gesto. Chissà come sono le sue labbra.
-E tu, l'avresti fermato? Se lui l'avesse fatto- chiedo con un sorriso ironico, e senza rendermene conto affondo il mio viso nel suo collo, respirando il suo profumo dolce ed invitante, attirandola a me delicatamente.
Il suo corpo è minuto ma delizioso. Così perfetto per me. La sento sussultare mentre le mie labbra si posano sul collo ed io mi sento frastornato dal desiderio che prepotente mi corre nelle vene.
La voglio. La voglio per me.
-I-Inuyasha…- sussurra lei ansante ed io sentendomi chiamare torno coi piedi per terra.
Cosa sto facendo?!
La scosto da me e faccio un passo indietro.
-Va a casa- dico secco, stringendo le labbra in una linea dura.
-Ora!- urlo, la voce che mi esce roca per l'eccitazione provata qualche istante prima.
La vedo trasalire, gli occhi che traboccano di lacrime ma dopo qualche istante di esitazione corre via.
-Vattene… lontano da me- mormoro ormai solo, mentre mi accuccio su me stesso e mi infilo le mani nei capelli.
Cosa diavolo ho fatto?
 
***
 
E' passata un'intera notte ed Inuyasha non si è ancora fatto vedere. Sono terribilmente preoccupata.
Non riesco a credere a ciò che è successo ieri sera e nemmeno me ne riesco a dare una spiegazione.
Lui era strano, mi ha attirata a sé e mi sfiorava con le labbra il collo….
Arrossisco furiosamente ricordando quei momenti. Io non volevo che lui….. si fermasse.
Porto le dita a sfiorarmi quel punto e sorrido tristemente.
Lo amo così tanto…
Koga invece mi ha mandato un sms di scuse aggiungendo che "ha recepito il messaggio". Beh, forse almeno la smetterà di starmi addosso.
-Tesoro, è arrivata la lettera- dice mia madre entrando in cucina ed io mi pietrifico.
La lettera.
Mi schiarisco la voce, afferrando il pezzo di carta.
Eri è rimasta per la notte ed ora è di fianco a me che mi guarda eccitata come una bambina di fronte ad un negozio di dolci.
-Oh, Kagome, i nostri sogni stanno per avverarsi!- bisbiglia felice, ed io prendo un respiro profondo mentre apro l'involucro e leggo.
-Gentile Signorina Higurashi, è con piacere che le comunichiamo che la University Of Sidney è lieta di offrirle la Borsa di studio per la facoltà di Scienze Agrarie-
Le urla di Izayoi ed Erika mi trapanano i timpani, ma non mi importa.
-Andremo a Sidney!- grida Eri abbracciandomi. Sì, andremo insieme. Era il nostro sogno. Andare in Australia in una buona università e seguire le nostre aspirazioni. Ho sempre voluto accrescere le mie conoscenze nel campo della bio agricoltura e permettere alla mia famiglia di ampliare le proprie prospettive con queste nuove coltivazioni. L'Australia offre molto in merito, soprattutto perché permette agli studenti di lavorare e studiare contemporaneamente in posti proposti direttamente dallo Stato, in base alle proprie ambizioni.
-Dove cavolo vai tu?-
La voce di Inuyasha mi colpisce come un pugnale in pieno petto. Ci voltiamo tutti verso la porta, dove lui troneggia squadrandomi con occhi di ghiaccio.
-Tesoro, Kagome ha vinto una borsa di studio all'università di Sidney- dice la mamma sorridendo, ignorando il volto truce di mio fratello.
-E allora? Questo non vuol dire che lei ci possa andare- asserisce aprendo il frigo.
Come?! Ma sentilo!
-Certo che posso andarci- replico con voce ferma.
Lui si volta, fulminandomi sul posto.
-Non ti ho dato alcun permesso, mi sembra- ringhia come un cane, ma io non mi faccio intimidire.
-Non mi serve, infatti- rispondo, e lui sbatte la bottiglia d'acqua sul tavolo con violenza, facendo trasalire tutti.
-Non sei in grado di badare a te stessa per delle piccolezze e vuoi andare a Sidney?- dice a denti stretti, riferendosi a ieri sera. Io arrossisco ma non distolgo lo sguardo.
Vincerò io questa guerra, Inuyasha.
-Finirò l'anno ed andrò in Australia- gli dico, stringendo i pugni al ventre.
Lo vedo irrigidire i lineamenti e restare in silenzio qualche secondo.
-Fa come ti pare- borbotta, per poi abbandonare la stanza sbattendo la porta.
Eri e Izayoi mi guardano preoccupate ma io le ignoro.
Le lacrime mi scendono libere sulle guance. Sono una donna, Inuyasha. Sono indipendente e posso fare le mie scelte. Te lo dimostrerò.
 
***
 
-Dov'è che vuole andare quella stupida?! Ah, Sidney!- esplodo, lanciando il cellulare in un punto a caso della camera. Prende in pieno una statuina dei miei trofei dei rodei, che cade a terra facendo un gran baccano.
-Fanculo- sibilo, buttandomi sul letto.
Perché mi sento in questo modo?! Come se avessi perso il terreno sotto i piedi?
Ho ventotto anni e mi sento in preda ai nervosismi adolescenziali!
Sbuffo, portandomi un braccio sugli occhi.
Lei se ne andrà, lo vuole, e so che non posso fermarla. È la sua vita, le sue scelte. Non è la fine del mondo, no? E' mia sorella, non la mia fidanzata che parte! Sì, ne sentirò la mancanza, ma non come se partisse la persone che amo, no?
Scuoto la testa, scosso dai miei stessi farneticamenti.
E' mia sorella, non la mia fidanzata che parte.
-Appunto- mi ripeto. Quindi, ora, perché cavolo sono più arrabbiato di prima?
 
***
 
Due mesi dopo - Aeroporto di Tokyo
 
 
Il giorno della partenza è arrivato in fretta. Io ed Eri abbiamo preparato le valigie e siamo cariche di aspettative.
La mamma, il papà ed Inuyasha sono innanzi a me per salutarmi.
Con mio fratello il rapporto è caduto in un baratro, fatto di saluti a stento e silenzi. Il mio cuore sanguina per questo, ma nemmeno io riesco a capire cosa è accaduto e come riparare ciò che si è rotto.
-Bambina, ti prego, fatti sentire- dice mio padre ed io sorrido.
-Papà, ho con me il computer portatile. Ci sentiremo via Skype ed e-mail, e poi non sono tanto distante. Appena potrò, verrò a trovarvi- spiego per tranquillizzarli.
La mamma mi abbraccia ed io respiro il suo profumo che ho sempre amato ed ha sempre avuto il potere di calmarmi.
-Ti voglio bene- le dico, ed in risposta mi stringe più forte.
Mi stacco da lei, finendo poi inevitabilmente di fronte ad Inuyasha.
-Tieni- mi dice frettolosamente, porgendomi un pacchetto. Lo guardo interrogativamente e lui sorride sghembo.
-Il giorno del tuo compleanno non ti ho più dato il tuo regalo- dice semplicemente ed io afferro quello strano involucro.
Il viso mi si illumina vedendone il contenuto: una cornice d'argento che mostra la foto di me e lui da piccoli, quando per Inuyasha ero ancora solo un fagottino.
-Ne avrò cura- gli dico sorridendo.
Lui si avvicina ed io trattengo il respiro. Cosa fa?
Un secondo dopo le sue labbra sfiorando la mia fronte, sulla quale si trattiene solo il tempo di sussurrarmi:
-Sta lontana dai guai-
Rilascio l'aria, rossa come non mai e con il batticuore.
-Lo farò- mormoro in risposta, poi Eri mi prende il braccio trascinandomi verso l'imbarco.
Li vedo tutti e tre di fronte a me, guardarmi con aria triste.
Li saluto da lontano con la mano, poi mi volto.
Non so se ho fatto la scelta giusta, ma so che un nuovo futuro mi aspetta.
Una nuova vita, un nuovo mondo, dove forse potrò ricucire il mio cuore e dimenticare questo amore inopportuno.
 


*** Angolo Autrice***

Ce l'ho fatta, ecco il capitolooooooo =) Che dite, la storia ha cambiato musica, si nota? Spero tanto di avervi trasmesso ciò che volevo, ovvero un Inuyasha più che mai confuso che non comprende appieno i propri sentimenti, ma nella sbronza capisce vagamente il motivo del suo "non volerli a tutti i costi capire". Insomma, si nasconde dietro al palmo della sua mano, ma la lontanza farà il suo dovere... o no?
Kagome parte per svariate ragioni: i sogni, la paura inconscia della situazione e questo amore potente e che fa paura per via della situazione "inopportuna" che vive (da qui il titolo della fic).
Cosa accadrà ora in Australia? O meglio, cosa credete che accadrà? E ad Inuyasha ora solo soletto? Ah, ma non dimenticate Kikyo... lei c'è :) Sono curiosa di leggere le vostre teorie!
Grazie di cuore a tutti coloro che recensiscono, ed hanno inserito la storia nelle preferite, seguite, ricordate.
Vi abbraccio forte!
Grazie ad Arukina come sempre la supervisione, il tuo aiuto è sempre prezioso!
Grazie inoltre a tutte le ragazze del gruppo su FB "Takahashi fanfiction Italia" per la loro simpatia ed il supporto nei momenti "no".

Manu

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 - LA DISTANZA TRA ME E TE ***


CAPITOLO 4 - LA DISTANZA TRA ME E TE
 
 
 
 
Se non cambiasse mai nulla, non ci sarebbero le farfalle.
(Anonimo)
 
 
 
L’agenzia per il collocamento ha una fila d’attesa che non mi sarei mai aspettata.
-Eri, ripetimi che numero abbiamo?- chiedo sconsolata. Lei mi guarda con un altrettanto espressione basita.
-Ottantasei- mormora.
Beh dai. Solo ventisette persone davanti. Potrei farci la muffa seduta su questa sedia.
-Cosa pensi di fare, Kagome? Hai già in mente qualche lavoro?- mi chiede Eri.
Io annuisco.
-Se vi è possibilità vorrei lavorare in qualche farm, così da mettere in pratica ciò che studierò-
Eri storce le labbra in una smorfia.
-Ancora mucche e capre? Oh, per carità. Io mi adatterò anche ad un semplice lavoro di cameriera, ma basta lavori in fattoria- borbotta.
Io sospiro. Ci avevo pensato anche io. Sono nata e vissuta in una fattoria e questa sarebbe stata un’occasione per fare qualcosa di diverso. Ma allo stesso tempo, l’occasione di applicare la pratica alla teoria dei miei studi è pressoché unica.
-Signorine, siete in lista per la scelta dell’impiego?- ci chiede una giovane donna con la targhetta sulla camicia.
Noi annuiamo. Lei ci sorride cordialmente e ci pone un piccolo book.
-Ci scusiamo per l’attesa. Nel frattempo, per agevolare i tempi, vi chiediamo di iniziare a dare un occhio alle posizioni aperte-
-Oh, d’ accordo- mormoro afferrando ciò che mi porge.
-Fa vedere un po’- dice Eri avvicinandosi a me curiosa.
Iniziamo a sfogliare le pagine. Le offerte sono suddivise per tipologia: ristorazione, impiegatizio, finanziario, agricolo…
Agricolo!
-Un secondo, Eri, fammi dare un occhio- dico con il cuore che pompa nel petto.
Ti prego, ti prego Signore, fa che ci sia un’occupazione in questo campo.
Scorro veloce tutti gli annunci agricoli: cercasi contadino, raccoglitore di mele…
Cercasi aiutante: si richiedono competenze in gestione dello spostamento delle mandrie, pulizia delle stalle ecc..
-Porca vacca! Questo è perfetto per me!- esclamo entusiasta.
Eri mi sorride.
-E dov’è questo posto?- chiede, strattonando un poco il book degli annunci.
-Ranch… Usui?- dico alquanto sorpresa. Ma è un cognome giapponese!
-Non ci credo!- esclama Eri. –Questa sì che è una botta di fortuna! E guarda qua… fanno agricoltura biologica!-
Dalla mi bocca esce un piccolo urletto e dalla felicità abbraccio Eri di slancio.
-K-Kagome mi strozzi!- biascica e solo allora mi rendo conto che la sto stringendo con troppa foga attorno al collo.
-Ops, scusa!... Aaaaah, sono così contenta! Credi che mi assumeranno?- chiedo con gli occhi brillanti di gioia.
-Non vedo perché non dovrebbero- dice strizzandomi l’occhio ed io mi appoggio allo schienale con un sospiro di trepidazione.
 
*******
 
Kikyo è sdraiata di fianco a me nel letto, una sua mano mi accarezza distrattamente il petto.
Non fa che stuzzicarmi, cerca di incendiarmi i sensi ma questa notte il suo tocco non ottiene alcun effetto.
-Inuyasha, che cos’hai? E’ un po' di tempo che sei completamente assente- sussurra avvicinandosi languida.
Non faccio che pensarla, ecco cosa c’è. Non riesco a togliermi dalla testa Kagome, il suo odore, il suo sorriso ed il fatto che ora è a migliaia di chilometri di distanza. Cosa starà facendo? Con chi sarà? Mi starà pensando? Avrà già conosciuto qualche dannato australiano?
-Non ho nulla!- sbotto, alzandomi dal letto. Kikyo spalanca la bocca.
-Davvero? A me sembri nervoso- dice, arcuando un sopracciglio.  –Ha forse a che fare con la partenza di tua sorella?- sibila.
Mi irrigidisco seduta stante, le sue parole mi provocano una fitta allo stomaco che non lascia dubbio al fatto che ha colto nel segno.
-Perché dovrebbe? Sta solo vivendo la sua vita come vuole- rispondo con un sorriso ironico.
-Ma non come vorresti tu. La sorellina, o meglio, la sorellina adottiva ha spiccato il volo, e tu ti senti la terra tremare sotto i piedi. Non è, forse, vero?- chiede, alzandosi in piedi. La sua voce non tradisce l’astio.
-Smettila di dire cazzate Kikyo, stai superando il limite- la voce mi esce roca, alterata. Il sangue mi fluisce più veloce nelle vene. Vorrei tirare un pugno al muro per sfogare ciò che sento, questa sensazione maledetta di aver perso qualcosa di importante.
-Oh, no che non la finisco. Ho sempre saputo come sarebbe finita, sin dalla prima volta che quella bambina mi è apparsa davanti, con quegli occhi azzurri impertinenti ed il faccino innocente!-  sbraita afferrandomi, costringendomi a guardarla negli occhi.
-Ma di che cazzo parli?! Sei uscita di testa?- gli urlo in faccia, scostando la sua mano dal mio braccio.
-Dico che tu sei innamorato di lei! Tu l’ami! Ammettilo!-
Il mio cuore fa una capriola nel petto, accompagnato da un tonfo che rimbomba nelle tempie.
-Tu sei pazza- sussurro, la voce che mi esce fioca, priva di convinzione.
Kikyo sorride tristemente.
-Davvero? Ed è perché sono pazza che, ora che lei è in Australia, sei un’ombra? E’ perché sono pazza che tu sorridi solo quando lei è nei dintorni? E’ perché sono pazza che l’hai sempre protetta da tutto e tutti come fosse un tesoro inestimabile, di cui nessuno doveva capirne il valore? Ed è sempre perché sono pazza… che tu ora dirai che ho ragione… e che ti dispiace, vero?- conclude in un singhiozzo.
La osservo completamente basito, inerme. Un po’ perché sta piangendo e non l’ho mai vista versare una lacrima, e un po’ perché sento che ogni sua frase mi ha perforato il cuore, ha penetrato ogni resistenza andando a sbattermi in faccia una realtà che mi… sconvolge. Mi sconvolge perché è veritiera. Quando c’è Kagome io rido, quando non c’è mi sento smarrito, come se mancasse una parte di me fondamentale. Ho sempre temuto che qualcuno si accorgesse di quanto fosse… unica e speciale e me la portasse via, ma ho sempre associato questa paura al senso di protezione che un fratello può avere per una sorella. Ed invece sarebbe… amore?! No! No, cazzo!
Questo non può essere vero. E’ assurdo, fuori da ogni logica, lei…
-E’ mia sorella- mormoro, cercando un qualsiasi appiglio a cui aggrapparmi.
Kikyo si asciuga una lacrima e mi fissa dura negli occhi.
-No, Inuyasha, non lo è- dice.
Sento le gambe cedermi e con un ansito mi siedo sul letto, tenendomi la testa con le mani.
-Che cazzo sta succedendo- bisbiglio. Tutto questo è assurdo, assurdamente assurdo.
Lei si avvicina al letto e si siede affianco a me.
Ho la testa che mi pulsa in un modo che mi uccide e non credo di avere la forza di dire nulla di sensato.
-Avrei voluto essere importante per te- replica. Mi si mette davanti e mi sfiora piano una guancia. Mi sorride dolcemente, mentre una lacrima solitaria le bagna una guancia rosea.
-Mi dispiace- dico con voce roca. Sono sincero, onestamente ho solo una grande confusione nella mente.
-Sapevo sarebbe finita così, prima o poi, anche se ci ho sperato- dice tristemente, facendomi sentire dannatamente in colpa.
Faccio per parlare, ma lei mi precede.
-Ti prego, non dire niente. Permettimi solo di rimanerti accanto sino a quando non… non avrai preso la tua decisione- sussurra, baciandomi poi a fior di labbra. Non mi tiro indietro e la abbraccio, facendole posare la testa sulla mia spalla.
Sento la sua schiena scuotersi per i singhiozzi ed il mio cuore riceve un’altra stilettata. La stringo un poco a me, e rimaniamo così. In silenzio,
 
*******
 
-Signorina, siamo arrivati- dice l’autista dell’autobus, accostando a lato di una lunga strada sterrata.
Il paesaggio australiano è così diverso dal nostro. Di fronte a me si estende una meravigliosa pianura verde, qua e la un albero fornisce ombra e sollievo dal sole.
-La ringrazio- dico rivolta all’uomo, parlando il mio perfetto inglese. –Arrivederci-
L’ autobus riparte sollevando un bel polverone. Tossisco un po’, poi mi volto verso l’ingresso del ranch.
-Wow…- è tutto quello che riesco a dire ammirando la casa che si intravede al di là del cancello.
Tutto qui è così…spazioso, disteso, ed il cielo è di un blu intenso che lascia senza fiato.
Mi domando se la famiglia Usui sia stata informata del mio arrivo.
Trascino la mia valigia sino all’ingresso e mi soffermo quasi timorosa di varcare il confine.
-Nuova vita, Kagome- mi dico. Saranno tre anni intensi e … sì, andrà tutto bene. Stamane ho compilato i moduli di iscrizione all'Università, mi hanno consegnato la lista dei libri, le date dei primi esami…
Sarà un'esperienza unica e indimenticabile, tornerò a casa con un bagaglio di conoscenze e competenze incredibili. I miei genitori saranno fieri di me, ed anche Inu…
-Ehi, tu, Biancaneve. Ti sei persa?-
La voce alle mie spalle mi fa sussultare. Mi volto e vedo un ragazzo avvicinarsi a me.
"Bello come il sole" è tutto quello che mi viene da pensare osservandolo. Grandi occhi verdi, capelli biondissimi dal taglio selvaggio, alto e …
-Caspita, che figo…- sussurro, per poi arrossire come una cretina per il mio stesso pensiero.
-Mi hai sentito?- chiede ancora il giovane, arrivando a pochi passi da me.
Mi riscuoto e scrollo la testa.
-N-no, non mi sono persa. Sono una nuova dipendente della famiglia Usui. Lei la conosce?- chiedo con cortesia.
Il ragazzo dapprima sgrana gli occhi, poi sorride mostrando una fila bianchissima di denti perfetti.
-Dammi del tu, Biancaneve- dice porgendomi la mano.
-B-Biancaneve?- balbetto imbarazzata, afferrandola.
Lui ridacchia, facendomi arrossire.
-Capelli neri, occhi chiari, pelle bianca e guance arrossate. Sembri uscita da un libro di fiabe- commenta, ed io avvampo ancora peggio.
-Comunque mi chiamo Takumi. Usui Takumi- si presenta, ed io sussulto sentendo il suo cognome.
-C-cosa? Ma allora sei…- borbotto senza riuscire a terminare la frase.
-Il figlio dei proprietari del ranch, già. E tu devi essere Kagome Higurashi- dice.
Io annuisco inebetita.
-Vieni, ti faccio strada. Dà a me la valigia-
Si china ad afferrare la maniglia del mio pesantissimo bagaglio ed io lo osservo stranita.
Beh. E’ gentile.
-Allora, come si sta in Giappone? E’ da molti anni che non rivediamo la nostra terra di origine- chiede, mentre ci avviciniamo alla residenza.
Io faccio spallucce.
-Bene. O male. Dipende da quel che ognuno cerca per sé. E voi, perché siete venuti in Australia?- domando con curiosità. L’aver visto un cognome giapponese su quel foglio, mi aveva riempita di orgoglio e interesse.
-Questione di opportunità. A quel tempo la nostra terra non ne offriva, per questioni climatiche ed anche culturali. Ma in Australia è diverso. La mia famiglia necessitava di grandi appezzamenti, terre fertili ed incontaminate, necessarie allo sviluppo dell’ agricoltura biologica. Ed eccoci qui-
Già. Eccomi qua, penso mentre una fitta dolorosa mi punge il cuore.
Non devo pensarlo. Non ora.
-E a te, Kagome? Cosa ti porta così lontano da casa?-
Takumi si volta verso di me, mentre la brezza ci scompiglia i capelli.
Questa domanda è così semplice, cosa c’è di complicato da rispondere? Proprio nulla.
Mi porto la mano al petto, socchiudendo appena gli occhi, poi sorrido.
-Oh, la passione per l’agricoltura ed il bestiame. Che altro?-
 
Un’ora dopo sono sistemata nella mia camera, ho disfatto la valigia e sistemato le mie poche cose.
Mi siedo sul letto, molleggiando sul materasso.
La foto che mi ha regalato Inuyasha è in bella mostra sul comodino affianco al letto. È quanto ho di più prezioso quaggiù.
Sospiro. Devo avvisare la mia famiglia, sono tre giorni che sono partita ma ancora non gli ho scritto.
Accendo il pc portatile ed attendo il caricamento di Windows. Poi digito il codice del wiifi (del quale sono già stata avvisata della ben poca ricezione) ed accedo alla posta.
Con i miei genitori ho stabilito che, per comodità, ci scriveremo per e-mail, almeno una volta alla settimana. Mentre, una volta al mese, ci sentiremo tramite Skype, almeno ho occasione di rivedere i loro volti.
I miei occhi sorridono appena scorgo una e-mail di mia madre dall'oggetto: ho smarrito mia figlia!
Rido. Kami, Izayoi a volte è premurosa quanto mamma chioccia.
Rispondi alla e-mail.
 
Da: Kagome Higurashi
A: Izayoi NoTaisho
Re: ho smarrito mia figlia!
Testo:
Cara mamma,
non mi hai affatto smarrita! Mi serviva tempo per organizzarmi e ci sono riuscita egregiamente!
Ho trovato lavoro e sistemazione in un colpo solo. Risiedo al Ranch Usui e darò una mano a gestire la fattoria. Si sono già dimostrati molto gentili con me, credo che mi troverò bene.
Ho effettuato l’iscrizione ufficiale all’Università. E' solo un'ora di autobus e le lezioni obbligatorie sono pochissime, mi basterà recarmi li una volta alla settimana.
Ci sentiamo presto. Saluta papà e Inuyasha.
Vi voglio bene.
Kagome
 
Chiudo il portatile e sospiro di nuovo.
Pensare ad Inuyasha mi fa male, ma non posso continuare a torturarmi. Il mio è un amore impossibile, ed anche se mi costa ammetterlo, uno dei motivi che mi ha spinto a volare via così lontano era la paura del mio stesso sentimento.
Sorrido tristemente. Mi sento una sciocca ragazzina.
Toc Toc.
-Ehi, bella straniera-
Takumi apre la porta e sbuca con la testa.
-Ciao!- rispondo ridacchiando. Devo dire che questo ragazzo ha un modo di fare che mi mette di buon umore.
-Ti sei sistemata? Mamma chiede se gradisci un caffè o un the-
Io annuisco.
-Volentieri- rispondo con un sorriso. Scendo al piano inferiore e trovo la signora Usui intenta a mettere in tavola dei biscotti.
-Eccoti cara- dice cordiale.
Mi accomodo su una sedia e Takumi fa altrettanto accanto a me.
-Allora, Kagome, dicci qualcosa di te. Da dove vieni?- mi chiede la donna.
-Oh, vivo in un piccolo paesino di campagna vicino a Tokyo, Utsuno. La mia famiglia ha un ranch, proprio come voi- spiego, afferrando la tazzina colma di caffè che mi porge.  -Grazie, Signora- aggiungo.
Lei scuote la testa.
-Oh, ti prego, chiamami Aya-
Io annuisco riconoscente della sua richiesta di non essere formale.
-E hai fratelli o sorelle?- chiede Takumi.
Sussulto quasi impercettibilmente e sul mio volto compare un sorriso tirato.
-Un… fratello. Si chiama Inuyasha- mormoro appena il suo nome.
Lui si stiracchia.
-Sei fortunata! Io non ne ho, e mi sarebbe piaciuto averne, invece!- borbotta, ed io ridacchio.
-A volte fanno disperare, però- commento, rammentando in un istante tutti i bisticci avvenuti tra me e Inuyasha.
Lui fa spallucce.
-Fa parte del gioco- risponde sogghignando, poi si alza.
-Vuoi vedere il ranch, Biancaneve? O vuoi restare qui seduta a chiacchierare con questa donna insopportabile?- dice con un sorriso sornione.
-Ehi, impertinente!- lo rimbrotta la madre con finta aria crucciata.
Takumi le fa una linguaccia, poi mi afferra una mano.
-Andiamo, ti porto a vedere le stalle- sussurra, guardandomi con i suoi grandi e profondi occhi verdi.
Arrossisco quasi senza rendermene conto.
Diamine, è davvero bello come il sole.
Cinque minuti dopo sto ammirando dei cavalli splendidi, neri e dal pelo lucido.  
Takumi mi sta spiegando tutto ciò che c'è da sapere sul ranch e, nel chiacchierare, mi rendo conto che è davvero una persona allegra e spontanea, mi mette a mio agio. Con spensieratezza, mi racconta che purtroppo suo padre è morto un paio di anni fa, ed a lui e sua madre serve una mano in più, a tempo pieno, per sopperire alla sua mancanza.
-Mi dispiace- sussurro costernata, fissando il pavimento. -Anche i miei genitori sono morti quando ero molto piccola. Non ho alcun ricordo di loro, i NoTaisho sono stati cosi gentili da prendermi con loro e crescermi come una figlia-
Lo confesso spontaneamente e non so nemmeno bene il perché, sento una profonda sintonia verso Takumi.
Una mano si posa sotto il mio mento, costringendomi ad alzare lo sguardo.
-Baaah, che scema! Ti sei intristita? Guarda che non ho intenzione di averti attorno con questo muso lungo, quindi vedi di sorridere- dice con una voce dolce e profonda, le labbra piegate all'insù.
Gli occhi mi si inumidiscono. Questo ragazzo ha davvero qualcosa di speciale.
Annuisco e faccio come mi chiede: sorrido, sentendomi improvvisamente più leggera.
 
 
Un anno dopo.
 
Sono eccitata all'inverosimile mentre fisso l'estratto conto. Lavorare al ranch per tutto questo tempo ha finalmente portato i suoi frutti. Le spese Universitarie sono tante, soprattutto per gli stranieri e non è stato facile tenere i conti e racimolare quanto più possibile. Ma finalmente ho raggiunto l'obiettivo!
Apro il portatile con dita tremanti. Sto per scrivere alla mia famiglia quello che aspettavo da tempo.
Immagino già la mamma sprizzare felicità da tutti i pori.
Vado sulla mia casella di posta ed inizio a digitare impaziente.
 
Da: Kagome Higurashi
A: Izayoi NoTaisho
Oggetto: Notiziona!
Testo:
Mammina, come stai? E come stanno papà e Inuyasha?
Io tutto bene ed ho una notizia fantastica! Finalmente ho messo via abbastanza soldi per riuscire a tornare a casa qualche giorno per le feste di Natale! Sei contenta?
Ah, probabilmente non sarò sola a tornare, chiederò a Takumi se vuole venire con me. Ma sino a quando non ho notizia certa, non dirlo agli altri. Ti aggiornerò presto (forse oggi stesso).
Non vedo l'ora di rivedervi, mi mancate tanto (anche Inuyasha ed anche se si è fatto sentire solo un paio di volte! Me la pagherà cara!)
Kagome
 
Inviata!
Oh, Kami! Tornerò a casa dopo un anno di lontananza! Mi sento tremendamente eccitata, tesa.
So bene qual è il motivo di tanta ansia, ma non posso pensarci, sebbene i suoi occhi scuri mi tormentino ancora. E, considerando che in tutto questo tempo, il suo massimo è stato inviarmi solo due e-mail striminzite, a maggior ragione dovrei cancellarlo dalla mia testa.
-Kagome, è pronta la cena!- mi chiama Aya dal piano inferiore.
-Arrivo!- urlo, alzandomi dalla sedia con un radioso sorriso. Non devo permettere ad Inuyasha di guastarmi il buon umore.
Apro la porta e faccio per fiondarmi nel corridoio, quando sbatto contro un corpo ben noto.
-Ah, Kagome, se volevi finirmi tra le braccia bastava chiedere!- dice Takumi scostandosi un poco.
Gli faccio una linguaccia, in segno di disapprovazione.
-Scemo! Sei il solito impertinente! Ed io che volevo proporti di trascorrere il Natale con me a Utsuno- borbotto, approfittando della discussione per fargli la mia richiesta.
Lui sgrana un poco gli occhi.
-Sei seria? Vuoi che venga con te in Giappone?- mormora stupito.
Io annuisco e gli sorrido.
-Aaaah, Biancaneve! Certo che ci vengo!- urla, afferrandomi per i fianchi e facendomi girare.
Io scoppio a ridere felice.
-Takumi, mettimi giù!- dico tra le risa. Lui mi rimette coi piedi per terra, ma mi tiene ancora tra le sue braccia.
-Sono felice che tu me l'abbia chiesto- il suo fiato sfiora la mia frangia ed io sussulto.
Alzo piano lo sguardo e trovo il suo volto vicino al mio.
-A-anche io s-sono felice che tu venga con me- balbetto indietreggiando di un passo.
I suoi occhi verdi sembrano ardere, i miei pensieri si incespicano.
Takumi non mi ha mai guardata così.
Lo vedo fare un sorriso tirato, poi con una espressione cupa mi passa di fianco e mi sorpassa. Si ferma sulla soglia delle scale e si volta.
-Andiamo, scema, la cena si fredda. E poi dobbiamo dare la notizia alla mamma- esclama, strizzandomi l'occhio.
Il cuore si rasserena improvvisamente. Forse mi sono immaginata tutto.
Rido raggiungendolo, insultandolo per avermi chiamata "scema".
Sì, era certamente la mia immaginazione.
 
*******
 
Affondo nel suo corpo morbido, lasciando che un gemito strozzato lasci la mia gola.
Tesoro, ho una notizia da darti. Kagome tornerà a casa per Natale! Non è fantastico?
-Oh, Inuyasha, sei meraviglioso- sussurra Kikyo in preda al piacere.
Entro in lei stringendo i denti, più forte.
Ah, e non sarà sola! Verrà Takumi con lei, il figlio della proprietaria del ranch in cui lavora!
-Merda- ringhio, stringendo gli occhi e accentuando le spinte.
Perché deve tornare! Perché deve ripresentarsi davanti ai miei occhi, perché devo impazzire così!
-Sì, Inuyasha!- urla afferrandomi le spalle.
Maledizione, non voglio pensarla, non voglio rivederla. Non ora che stava uscendo dalla mia testa.
Con un ultimo ansito mi accascio sul corpo di Kikyo, affondando il viso nei suoi seni.
Sento le sue mani infilarsi nei miei capelli neri, ed io chiudo gli occhi cercando di lasciarmi cullare dalle sue carezze.
So già che sarà tutto inutile, perché da quando mia madre mi ha detto del suo ritorno, il mio cervello è andato in panne.
Non riesco a  non pensarla.
Non posso non rivederla.
Non posso non amarla.
 
 
 


******* ANGOLO AUTRICE *******

Postilla! Il salto temporale può sembrare frettoloso ma portate pazienza! Nel prossimo capitolo ci saranno un paio di Flashback che mostreranno dei momenti importanti, ma ho voluto metterli nel posto giusto al momento giusto. Inoltre, vedrete il rapporto tra Kag e Takumi per la prima volta nella visione di Inuyasha e questo dovrebbe essere di maggior impatto rispetto al sapere già come sono le cose tra loro.
Fine Postilla


Oleee ole ole oleeee ce l'ho fattaaaa oleeeeee
Me la canto da sola la canzone! Ahahahah
Salveeee, sono riuscite a completare questo ODIATO capitolo. Cancella e riscrivi, più o meno ho fatto questo per giorni. Boh, com'è venuto? Na merda.... Non sono soddisfatta nella parte tra Takumi e Kagome.
Ah giusto. Ecco qui il personaggio biondo che cercavo. Lo splendido Usui Takumi di Kaichou wa maid-sama! Io amo questo anime/manga, e lui era perfetto per questo ruolo. Cosa ne pensate di questa scelta?
Mi rimetto al vostro implacabile giudizio e spero che questo capitolo di transizione non vi risulti troppo noioso.
Le previsioni che avete fatto su "Inuyasha la segue"come vedete non si sono avverate! Quello che emergerà sarà quanto il "non scegliere" possa cambiare la vita in modo inaspettato.
Spero davvero vi possa piacere e... niente! Un abbraccio a tutti!
Manu
 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 - FARE LA SCELTA GIUSTA ***


 
CAPITOLO 5 - FARE LA SCELTA GIUSTA
 
 
 



 
Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano
Paulo Coelho
 
 
 

-Svegliati, pigrone! Il gallo ha cantato da ben mezz’ora!- urlo, entrando nella sua camera con ben poca delicatezza.
-Mmmh, ti prego, non gridare in questo modo-mormora lui, portandosi la coperta pesante sopra la testa.
Ridacchio tra me e me. Che bambino!
Mi accosto al letto  e porto le mani ai fianchi fingendo un' aria minacciosa.
-Non sto affatto urlando- mento spudoratamente –ma dovresti alzarti. Tua madre ha già preparato la colazione da un pezzo- dico con voce più mesta.
Takumi abbassa la coperta, sbirciando da un occhio.
-Sei odiosa, Biancaneve- bisbiglia, la sua voce è dolce.
Mi abbasso un poco, troneggiando dall’alto.
-Non sono Biancaneve… ma la strega cattiva venuta a portarti nel mondo del duro lavoro- sibilo con finta cattiveria.
Lui inarca un sopracciglio, poi un ghigno si forma lento sul suo volto.
E’ un attimo che mi trovo sdraiata sul letto avvolta tra le sue braccia, mentre Takumi implacabile mi fa il solletico.
-S-smettila, scemo!- urlo tra le risa.
Lui pare accordarmi una pausa e mi guarda ridacchiando con uno sguardo che non gli ho mai visto prima.
Sembra… felice?
-Una strega incantevole-
Un sussurro quasi impercettibile. Che ha detto? Ho… capito bene?
Il cuore inizia a battermi come un tamburo.
-Come hai detto?- chiedo in un soffio, mentre le mie gote assumono un colorito acceso.
Takumi sobbalza, come colto in fallo, e devia lo sguardo alla porta.
-E chi ha parlato? Aaah, Kagome, hai le traveggole di prima mattina? Muoviti, dai!- dice, alzandosi veloce dal letto ed avviandosi verso la porta.
Gonfio le guance offesa. Ma che cavolo gli prende?
-Che diamine, e ora sono io quella che deve muoversi?- bofonchio, seguendolo imbronciata.
Eppure.. cos’è quel calore che ho provato quando Takumi mi ha guardato in quel modo?
Aveva uno sguardo così… intenso…
 
Apro gli occhi di scatto, la fronte sudata ed il cuore a mille. Oh, no, di nuovo?
Perché mai quella scena vissuta con Takumi mi torna spesso in sogno negli ultimi giorni?
Ho sempre avuto questo piccolo… come posso chiamarlo? .. problema?
Le scene che, nella vita quotidiana,  più mi colpiscono, emozionano o feriscono, mi si ripropongono spesso in sogno. Era molto tempo che non mi capitava, ed inoltre nemmeno capisco come mai quel momento con Takumi mi tormenti tanto.
-Tutto bene, Kagome?-
La sua voce mi fa sussultare e mi volto nervosa verso di lui.
-Scusa, mi sono appisolata. Manca molto?- chiedo con un sospiro.
Takumi nega con la testa.
-Siamo quasi arrivati, tra mezz’ora atterreremo a Tokyo- mi dice, indicando fuori dal finestrino, facendomi notare che l’aereo sta già abbassando la quota di volo.
La mie dita si intrecciano e giocano ansiose.
Sento il cuore accelerare. Tra poche ore, io,… rivedrò Inuyasha.
 
*******
 
Notte fonda, senza luna.
Io e la mia migliore compagnia: la birra.
Osservo il cielo seduto sulla staccionata, con la sinfonia dei muggiti in lontananza delle mucche.
La lieve e fredda brezza notturna solletica il mio viso, in parte coperto da una sciarpa pesante.
Sospiro frustrato, osservando la bottiglia semi vuota nella mia mano.
Il ranch alle mie spalle è illuminato dalle luci esterne. Sono qui fuori da più di un’ora.
Se Kagome fosse stata in casa, sarebbe già venuta a dirmi di entrare, perché, con questo freddo, potrei buscarmi un' influenza.
-Kagome..- mormoro al vento, prendendo consapevolezza che per l’ennesima volta, i miei pensieri sono corsi a lei.
-Dico che tu sei innamorato di lei! Tu l’ami! Ammettilo!-
Le parole di Kikyo mi colpiscono di nuovo in pieno petto.
-Merda!- urlo, lanciando la bottiglia di birra a terra, la quale si infrange in mille pezzi.
-Santo cielo!- grida una voce spaventata alle mie spalle.
Mi volto, sorpreso nel trovarmi di fronte proprio lei.
-Kikyo, ma cosa ci fai qui, a quest’ora?- chiedo con tono curioso e meravigliato. Sta tremando visibilmente dal freddo.
Riesco a scorgere nella flebile luce un sorriso triste sul suo volto, ed un leggero rossore sulle gote.
-Volevo vedere come stavi. E’ qualche giorno che non ci vediamo- dice mesta.
Le sorrido appena di rimando.
-Sto bene- la rassicuro, e lei si avvicina a me, poggiando la testa sulla mia spalla.
Restiamo un po’ così, in silenzio.
-Ti ricordi…- sussurra piano –quando ci siamo lasciati, perché mi ero innamorata di Naraku?-
Sussulto appena, e per la seconda volta mi trovo stupito dalla situazione.
Annuisco piano.
-Ero sciocca e facilmente impressionabile. Tu eri rozzo, impertinente, ma dannatamente bello e… stavo bene con te. Naraku era un giovane avvocato, mi aveva colpito con la sua avvenenza e le promesse di una vita agiata. Solo commettendo l’errore di lasciarti, ho capito cosa avevo trovato… ma anche cosa avevo perso- mormora le ultime parole, stringendo piano la mia mano.
La guardo, ed un sorriso spontaneo si forma sulle mie labbra. Kikyo è sempre stata bella, ma non l’ho mai trovata cosi tanto splendida come ora.
Le poso un bacio delicato sulla fronte.
-Grazie per avermelo detto- dico, e lei ricambia il mio sorriso, mentre una lacrima solitaria le scende sulla guancia.
-Tienimi con te finché non avrai preso una decisione. Ti prego- bisbiglia, posando lo sguardo a terra.
Stringo i pugni e sospiro.
-Ne abbiamo già parlato, Kikyo. Non voglio ferirti, non sarebbe corret-
-Sono io che te lo sto chiedendo!- urla, interrompendo la mia frase, abbracciandomi poi di slancio e  stringendomi come fossi la sua ancora di salvataggio.
-Per favore, Inuyasha… ho bisogno di te. Io… ti amo davvero- mormora, con la voce rotta dal pianto.
Mi guarda con un amore negli occhi che forse non le ho mai visto prima. Si alza sulle punte e posa la bocca sulla mia, mi accarezza le labbra con la lingua e senza nemmeno accorgermene mi ritrovo a rispondere al bacio.
La stringo a me, le accarezzo i capelli e la pelle morbida. Poi mi stacco piano, guardandola dritto nelle sue profondità nere.
-Non posso farti promesse… io… non so se riesco a togliermela dalla testa. Quello che mi hai detto l’altra sera.. è vero, io provo qualcosa e-
-Lo so!- mi interrompe ancora con veemenza. –Lo so..- ripete in un bisbiglio. -Finché dura…- dice, lasciandomi intendere la fine della frase.
Sospiro chiudendo gli occhi e la cingo di nuovo in un abbraccio.
Sono egoista, forse.
Sto sbagliando tutto, probabilmente.
Finirò per ferirla, questo è certo. Ma sento di aver bisogno di Kikyo, e lei ne ha di me.
Forse… grazie a lei dimenticherò Kagome, e smetterò di provare queste emozioni così sbagliate.
 
L’urlo di gioia di mia madre irrompe nella quiete della casa.
Mi sto rasando la barba, e poco ci manca che per lo spavento non mi squarto mezza guancia.
-Porca..- soffoco un’imprecazione, mentre mi sciacquo un rivolo di sangue che mi scende sulla pelle.
-Inuyasha, Inuyasha!- urla lei.
-Mamma! Si può sapere cosa diamine ti prende?!- sbotto, asciugandomi il viso con l’asciugamano.
La sento salire le scale trafelata, poi compare innanzi alla mia vista con un sorriso luminoso in volto.
- Tesoro, ho una notizia da darti. Kagome tornerà a casa per Natale! Non è fantastico?-
Sussulto internamente. Il cuore fa una capriola su se stesso, poi torna a battere ad una velocità superiore alla norma.
-Bene- mormoro, fingendo disinteresse.
- Ah, e non sarà sola! Verrà Takumi con lei, il figlio della proprietaria del ranch in cui lavora!-
I miei occhi si allargano appena.
Ho sentito parlare di lui da mia madre. E’ un tizio citato spesso nelle e-mail di Kagome, in quanto vive al suo ranch.
Addirittura lo porta con sé. Mille pensieri iniziano a formarsi nella mia mente, e tra tutti spicca una domanda. Questo Takumi… è importante per lei?
I miei pugni si stringono in una morsa ferrea. In che rapporti è, costui, con Kagome?
-Bene- ripeto in un ringhio soffocato.
Izayoi, da che era euforica, smorza improvvisamente il suo entusiasmo e mi guarda con un’espressione triste.
-Tesoro, tutto bene?- mi chiede.
Sussulto di nuovo, colto in fallo, ed accenno un sorriso tirato.
-Ma certo, mamma. Kagome torna a casa per Natale, sono molto contento- mastico la frase con una certa fatica.
Sospira piano e mi accarezza il volto delicatamente.
-I tuoi occhi sono oscurati da molto tempo, Inuyasha- sussurra, ed io indietreggio.
Ma che le prende, adesso?!
-Mamma, non dire idiozie. Sono solo stanco per la dura giornata di lavoro-
Lei mi sorride malinconica.
-D’accordo. Raggiungo tuo padre, la cena è quasi pronta- si volta e si avvia verso le scale, lasciandomi solo.
Non appena scompare alla mia vista borbotto un’altra imprecazione.
Perché, maledizione! Perché doveva tornare proprio adesso che stava uscendo dalla mia testa?!
Proprio ora che la mia relazione con Kikyo stava nuovamente decollando?
-Cazzo!- sbotto, scagliando un pugno sul mobile del bagno, il capo chino come se la vita ormai mi avesse sconfitto.
Cosa ho sbagliato, Kami, per ridurmi in questo stato?
Alzo gli occhi, osservando il mio volto riflesso nello specchio.
Mi guardo, vedo gli occhi spenti, privi di vita… proprio come ha detto mia madre poco fa.
So bene il perché.
Tutti i sentimenti che avevo nascosto sotto la sabbia tornano ad investirmi potenti e irrefrenabili.
Kagome. Lei, e la sua maledetta mancanza.
 
*******
 
Vedo il ranch in lontananza, mentre il taxi si avvicina piano alla mia destinazione.
Sono rigida, i muscoli quasi mi dolgono per la tensione. Il battito del cuore mi rimbalza nelle orecchie, mentre la consapevolezza che tra pochi minuti rivedrò Inuyasha mi chiude lo stomaco in una morsa.
E’ passato quasi un anno e mezzo… mi troverà cambiata? Più carina? Più donna?
Le domande sfrecciano nella mia testa, ed al contempo mi do della sciocca. Perché mai dovrebbe notare i miei cambiamenti? Ai suoi occhi sono e sarò sempre la sorella minore.
Sospiro, e pochi istanti dopo la mano calda e rassicurante di Takumi copre la mia, sino a quel momento stretta a pugno sul ginocchio.
-Biancaneve, sei agitata- dice, e dal tono capisco bene che non lo sta domandando, ma bensì affermando.
Annuisco gravemente, ed intanto il taxi parcheggia di fronte all’ingresso del ranch, dove la scritta semplice ma curata compare sulla cancellata principale: Ranch No Taisho.
Takumi ridacchia sommessamente e mi fa l’occhiolino.
-Sciocca, perché mai sei così tesa? Stai per rivedere la tua famiglia, dovresti essere felice-
Oh, Takumi, posso immaginare quanto posso sembrarti assurda… ma se solo tu sapessi…
Sorrido ed apro la portiera, scendendo dalla macchina di fretta.
-Scemo! Certo che sono felice! Vieni! Mamma avrà certamente preparato la cena per il nostro arrivo- dico,
intanto il taxista scarica i bagagli.
Paghiamo rapidamente, poi ci avviamo all’ingresso di casa, trascinando dietro le valigie. O meglio, lo fa Takumi, che si è offerto di portare anche la mia.
-Ma quanto pesa? Kagome, ma cosa ci hai messo qui dentro?- chiede, prendendomi in giro come il suo solito.
-Sei il solito rompi scatole. Sono una donna, è normale che abbia portato tutto l’occorrente- borbotto.
-Ma quale donna? Io qui vedo solo un maschiaccio- mi beffeggia, ed io mi volto furente.
-Ma brutto sce..!- e mentre sto per sbraitargli contro la porta di casa si apre.
Due occhi profondi e pieni di lacrime incrociano i miei, e due braccia calde e dolci mi stringono di sorpresa, non dandomi nemmeno il tempo di respirare.
-Bambina mia!- urla mia madre.
-M-mamma… ciao!- sussurro, con le lacrime agli occhi dalla gioia.
Lei fa un passo indietro, squadrandomi dall’alto al basso con occhi allegri.
-Tesoro mio, guardati.. come sei cresciuta! Ma ti vedo dimagrita! Mangi abbastanza? Ti prendi cura di te?- chiede, ed io ridacchio.
-Sì, mamma- 
-Izayoi, vuoi almeno farli entrare prima di sommergerli di domande?- dice una voce profonda e rassicurante, ed un momento dopo la figura di mio padre fa capolino dietro quella di Izayoi.
-Papà!- esulto, buttandomi fra le sue braccia. Lui ricambia la stretta, posandomi poi un delicato bacio tra i capelli.
-Bentornata, Kagome- dice, ed io tiro su col naso commossa.
-Grazie papà- mormoro, ebbra di felicità. Quanto mi è mancata la mia famiglia.
Mi stacco piano dall’abbraccio ed automaticamente guardo alle spalle di Inu, cercando con lo sguardo mio fratello, tuttavia non vedendolo. Non che mi aspettassi il contrario…
Arrossisco e mi volto verso la mamma, la quale sta parlando con Takumi, felice di conoscere il ragazzo che mi ospita in Australia.
-Mamma… dov’è Inuyasha?- chiedo, sentendo le gote in fiamme, quasi vergognandomi di porre una domanda che dovrebbe essere spontanea, ma che invece mi esce tremula ed ansiosa della sua risposta.
-Sono qui-
 
*******
 
Dal chiasso che vi è nel porticato capisco subito che è arrivata.
Era da un’ora che mamma non faceva che camminare avanti ed indietro, apparecchiando la tavola in decine di modi diversi, nemmeno dovesse arrivare per cena il membro di una famiglia reale.
Invece è solo Kagome.
Solo.
Izayoi apre la porta di corsa, mentre io mi nascondo dietro al muro accanto all’ingresso. Ho bisogno di ancora qualche secondo, prima di affrontare la colpevole della mia pazzia.
Feh. Dannata lei, dannato il Natale, e dannato quell’idiota che si porta dietro.
Ho finto indifferenza, tuttavia ho macinato chilometri camminando avanti e indietro tra la finestra ed il camino, sentendomi un leone in gabbia. E mentre i giorni passavano ed il suo ritorno era imminente quel sentimento che avevo nascosto è tornato potente e pericoloso come un coltello puntato al cuore.
-Bambina mia!- urla Izayoi.
Diamine.
-M-mamma… ciao!- sussurra, ed il mio cuore sobbalza in petto. Kami, la sua voce… dolce come la ricordavo.
-Tesoro mio, guardati.. come sei cresciuta! Ma ti vedo dimagrita! Mangi abbastanza? Ti prendi cura di te?-
Dio, ma non la smetterà mai di essere così petulante? Nemmeno fosse ancora una bambina!
-Sì, mamma- 
-Izayoi, vuoi almeno farli entrare prima di sommergerli di domande?- dice papà, raggiungendo il gruppo.
Io tuttavia resto ancora fermo, immobile, la testa appoggiata al muro.
-Papà!- grida felice. Sarà altrettanto felice di vedere me?
-Bentornata, Kagome-
-Grazie papà- mormora.
Perché è così difficile?
Sento la mamma rivolgersi a quello che è ovviamente l’amico di Kagome, ed i miei pugni si serrano di istinto, mossi da un sentimento che non riesco ad identificare.
-Mamma… dov’è Inuyasha?- la sento chiedere, e sussulto violentemente.
Lei mi cerca, ed io sono attirato dal suono della sua voce come dal canto di una sirena.
-Sono qui- dico deciso, uscendo dal mio nascondiglio.
La prima cosa che noto sono i suoi occhi: appena mi vedono, si allargano un poco, stupiti, poi li vedo brillare. L’azzurro delle sue iridi è intenso, come mai prima d’ora.
Poi noto i suoi capelli. Ancora lunghi, come l’ultima volta che l’ho vista, sciolti e ribelli. Mi sembrano seta.
E poi vedo il suo corpo. Avvolto da quello che deve essere un abitino nero (sopra porta un cappotto pesante), le sue lunghe gambe risaltano snelle e femminili, ornate da un paio di decolleté con un piccolo tacco.
Deglutisco a vuoto, non riuscendo a staccare gli occhi da lei. Da dove arriva questa Kagome tanto femminile?
-C-ciao- balbetta, incerta.
Cala il silenzio, mentre i nostri sguardi restano incatenati.  Sento il cuore scoppiarmi nel petto, mentre il dolore per la sua lontananza, che tanto mi ha ucciso in questo anno e mezzo, scompare innanzi alla donna che ho davanti.
La mia Kagome.
Accenna un sorriso ed i miei occhi sono calamitati sulle sue labbra. Morbide, piene… perfette.
E non riesco a resisterle. Sopprimendo un’ imprecazione cancello la distanza che ci separa e la attiro tra le mie braccia, unendo le nostre labbra in un bacio di fuoco.
O almeno questo è ciò che ho immaginato di fare. In realtà lei è ancora li, che mi guarda quasi stranita per il mio continuo silenzio.
-A-ah.. che sbadata… l-lui è Takumi- dice, ed è qui che mi risveglio completamente dal torpore.
Mi volto di scatto, in direzione del tizio accanto a mia madre, e ne resto basito.
Biondo, alto, occhi verdi, fisico niente male.
Inutile. Automaticamente lo reputo assolutamente insopportabile, il piccolo Lord delle fattorie australiane.
-Inuyasha- ringhio una presentazione che non può definirsi tale.
Lui si avvicina con un sorriso amichevole e mi porge la mano.
-Sei il fratello di Kagome, vero? Mi ha parlato molto di te- dice, ed io vorrei piantargli un pugno fra i denti per cancellare quel sorriso.
-Mmmh- mugugno una risposta, afferrando la sua mano, e stringendo la presa più forte di quanto ne avessi intenzione.
-Bene! Ora che le presentazioni sono fatte rientriamo, si gela! E la cena è pronta! Vieni tesoro…- dice mamma, abbracciando le spalle di Kagome -.. Kaede sta mettendo in tavola. Non vedeva l’ora di rivederti!-
Mia sorella sorride a Izayoi, poi, per un istante, i nostri occhi si incontrano e lei devia nervosamente lo sguardo.
-Tsk!- bofonchio, seguendo tutti all’interno.
Mentre mi chiudo la porta alle spalle, la vibrazione del cellulare nella tasca attira la mia attenzione.
Lo afferro e noto il messaggio in arrivo.
--Da Kikyo:
E’ arrivata?--
I miei occhi si socchiudono tristi e amareggiati; con un sospiro le rispondo velocemente.
--Sì.--
 
Quindici minuti dopo sono seduto al tavolo apparecchiato, mentre Kaede porta in tavola le pietanze cucinate per l’occasione.
Seduti dritto di fronte a me, Kagome e Takumi raccontano della loro convivenza al Ranch Usui.
-E così sei per metà giapponese- dice mio padre, addentando un boccone.
Il piccolo Lord annuisce.
-Mia madre è australiana, mio padre giapponese-
-Che meraviglia!- esordisce con aria romantica mia madre, che ovviamente vuole farsi raccontare dell’incontro romantico tra i suoi genitori.
E tra un sospiro ed una risata, Kaede porta in tavola i secondi.
Kagome addenta le patate con fare vorace.
Ghigno divertito. Le patate sono una delle pietanze che più lei adorava da bambina, e noto dalla foga con cui le mangia che è ancora così.
Poi l’idiota afferra la forchetta e la punta al piatto di Kagome.
-Ehi!- lo frena lei –Non ci provare!-
Lui inarca un sopracciglio e sorride.
-Eddai, tu ne hai qualcuna in più di me!- si lamenta fintamente triste, indicando le patate nel piatto di Kagome.
Lei ridacchia e sposta di pochi millimetri il piatto lontana da Takumi.
-Mi spiace, ma non mi intenerisci-
Papà e mamma ridacchiano divertiti. Io invece sento salire una furia omicida.
-Suvvia, Biancaneve..- mormora lui, e senza rendermene conto la forchetta mi cade di mano.
-Biancaneve?- ringhio, puntando i miei occhi in quelli di Kagome, la quale noto si irrigidisce di colpo.
Lei arrossisce, grattandosi distrattamente la guancia.
-E’.. è solo un stupido soprannome che usa Takumi- si giustifica, tenendo lo sguardo fisso nel piatto.
-Ehi, come sarebbe stupido? È perfettamente indicato per te!- interviene lui -Devi sapere Inuyasha, che la prima volta che l’ho vista, mi è parsa proprio come una principessa: i capelli neri al vento, gli occhi chiari e lucenti… - continua Takumi, ed un groppo improvviso mi chiude la gola.
Lui la guarda… in un modo che conosco bene. Profondo, sincero e…
Maledizione!, penso, alzandomi improvvisamente dalla sedia.
-Inuyasha, ma dove vai?-chiede mia madre preoccupata.
-Ho caldo, ho bisogno di una boccata d’aria- rispondo secco, afferrando la giacca e dirigendomi verso la cucina, dove vi è una uscita secondaria che dà sul retro della casa.
Mi allontano irato, confuso, e con la voglia di infilare un coltello nel collo di quel Takumi, e…. dannazione!, sento lo sguardo fisso di Kagome sulla schiena.
 
*******
 
Lo seguo con lo sguardo. Ho il cuore in tumulto e le mani sudate.
Da quando i miei occhi hanno incrociato i suoi, rivedendolo per la prima volta, quel dannato organo nel petto non ha fatto altro che battere impazzito. E questo mi ha fatto capire che nonostante la lontananza, nulla è cambiato dentro di me.
Ho rinchiuso quel sentimento in uno scrigno, illudendomi che, una volta sigillato, il contenuto della scatolina sarebbe scomparso. Ed invece è bastato rivedere i suoi occhi perché tutto tornasse alla luce, forse persino più forte di prima: lui,  così bello, magnetico, con quel carattere fiero che ho sempre adorato.
Sospiro pesantemente, e scorgo lo sguardo di tutti i presenti su di me.
Arrossisco, e vedo mamma sorridere debolmente.
-Perché non vai a vedere se Inuyasha sta bene?- dice, ed io mi irrigidisco ancora.
-C-certo- balbetto, invece avrei voluto risponderle che piuttosto che restare sola con lui preferirei impiccarmi al patibolo.
Mi avvio con cautela verso l’uscita sul retro delle cucine, quasi con la paura che dietro il muro possa sbucare uno zombie pronto a divorarmi.
Ed invece vedo solo lui, di schiena, i lunghi capelli che ricadono ribelli su quelle spalle ampie e muscolose che… (arrossisco) ho sognato tante volte di accarezzare.
Ha un’ aria distratta ed uno sguardo perso nel vuoto che definirei quasi malinconico.
Mi schiarisco piano la voce. Lo vedo sussultare appena e poi voltarsi verso di me.
Le sue pozze scure incrociano le mie, e so per certo, dal calore che sento, che devo essere nuovamente arrossita.
-V-volevo accertarmi che stessi bene- balbetto, giustificando la mia presenza li.
Lui inarca il sopracciglio ed un ghigno canzonatore compare sulle sue labbra.
-Ma certo che sto bene… Biancaneve- dice, e quel nomignolo non mi è mai sembrato tanto orribile come ora. Detto da lui pare… odioso, ironico. Nulla a che fare con la dolcezza con cui lo pronuncia Takumi.
-Beh, poco fa non pareva. Sei scappato via da tavola come se avessi avuto il diavolo alle calcagna- dico, ed il mio tono esce più adirato di quanto avrei voluto. Lui mi innervosisce, come sempre.
-E di chi è la colpa?- ringhia, fulminandomi sul posto, ed io arretro di un passo. Kami, ma perché mi sento così? Perché ha tutto questo potere su di me?
-C-che cavolo vorresti dire?- borbotto, tentando di apparire sicura di me, quando invece mi sento come una pecorella che scappa da un lupo.
Inuyasha socchiude gli occhi, avvicinandosi a me come una furia.
-Ah, non lo sai?!- sibila, afferrandomi per le braccia, scuotendomi appena –Torni qui con un imbecille che ti chiama Biancaneve …e poi, cosa diavolo è lui per te? State insieme?- chiede, il tono di voce brusco e alto.
Sento l’aria mancarmi e tento di allontanarmi da lui. No, sei troppo vicino, troppo…! Il suo profumo mi stordisce ed io vorrei buttargli le braccia al collo, ma quelle domande mi impietriscono.
-N-no! Takumi è un amico- mormoro, ed una vocina nella mia testa sussurra uno strano "ma davvero?".
Le sue mani stringono la presa sulle braccia, e lo stomaco mi si contorce.
-Lui non la pensa così- ringhia, avvicinandomi al suo petto.
Oh, Dio, aiutami…
-Che vuoi dire?- sussurro, socchiudendo appena gli occhi, appoggiando le mani al suo addome. Come vorrei che mi baciasse…
Inuyasha pare riscuotersi. Mi guarda per un attimo in silenzio, ed i suoi occhi neri iniziano a brillare. La presa si allenta, ed una mano sale ad accarezzarmi piano una guancia.
Sussulto, appena quelle dita mi sfiorano.
-Kagome…- sussurra con voce roca – a volte mi chiedo se sei davvero così innocente-
Le palpebre si chiudono in preda ad emozioni meravigliose, incontrollabili. Perché mi sta accarezzando?
Perché sento il suo alito caldo sulle mie labbra?
-Kagome!-
La voce tonante di papà irrompe nel silenzio. Entrambi sussultiamo allontanandoci l’un l’altro spaesati e ci guardiamo negli occhi un istante. Cosa stavamo facendo?
-P-papà- balbetto. –mi cercavi?-
Lui mi sorride… un sorriso strano, che mi appare triste, poi annuisce.
-Potresti tornare in salotto? Mamma sta intrattenendo Takumi da un po’, e credo che il giovanotto abbia bisogno di un’ ancora di salvezza-
Io ridacchio, poi mi avvio dentro casa, non prima di lanciare un’ultima occhiata ad Inuyasha.
Ma quando i nostri occhi si incontrano di nuovo sento una stretta al cuore: il suo sguardo è tornato freddo, glaciale.
Ed io scappo il più possibile lontano da lui.
 
*******
 
La osservo tornare in casa, mentre i miei pugni si chiudono in una morsa ferrea.
Dannazione, ancora quell’idiota di Takumi… e lei che corre da lui.
Rilascio piano l’aria nei polmoni, che mi accorgo di aver trattenuto.
Cosa stavo per fare, pochi attimi fa? Volevo baciarla… Dio, se lo volevo!
E’ un istinto più forte di me, irrefrenabile. La voglio per me, la sento mia come fosse una parte di me di cui non posso fare a meno.
Se non fosse arrivato mio padre, adesso starei assaporando il suo sapore, aspirando il suo profumo dolce, toccando ancora la sua pelle morbida.
Mi riscuoto dai miei pensieri, incontrando lo sguardo severo di Inu.
-Figliolo…- dice, il tono duro. –io spero che tu stia ben riflettendo prima di fare qualsiasi passo definitivo-
Sobbalzo, colto alla sprovvista.
-D-di che parli?- mi trovo a chiedere con voce tremante. Che abbia visto qualcosa?
Papà sospira e addolcisce i lineamenti.
-Credo tu lo sappia bene. Ma ti chiedo di essere certo di fare la scelta giusta, prima di portare scompiglio nella famiglia. Se dovesse accadere qualcosa di spiacevole,  tua madre ne uscirebbe distrutta- dice, ed il mio cuore manca un battito. Lui sa.
-Papà, io non… - biascico, ma le parole muoiono sulle mie labbra. Cosa posso dire? "Non voglio fare del male a nessuno? Non voglio darvi pensieri?".
Lui mi posa una mano sulla spalla e la stringe appena.
-Sei un uomo adesso, ma credo tu debba riflettere bene su cosa vuoi dalla vita. Ti ricordo che hai una compagna.. Kikyo. State insieme, eppure sai bene che non è la donna con cui vuoi costruirti un futuro. Non ti sembra che sia una situazione da risolvere, prima di innescare un cambiamento?- chiede, ed io mi sento un emerito idiota.
Come cazzo ho fatto a incasinarmi così la vita?
-Sono certo che saprai fare la scelta giusta, dopo aver riflettuto- commenta, dandomi una piccola pacca sulla spalla.  poi senza darmi il tempo di rispondere si volta, facendo per rientrare in casa.
Ed io resto lì, solo, a fissare il vuoto, con una sola domanda ad assillarmi: qual è la scelta giusta?
 
*******
 
Kaede sparecchia la tavola, mentre ci accingiamo a sederci tutti di fronte al camino.
Non posso essere più felice di essere a casa per questi brevi giorni di vacanze Natalizie. Ho solo una settimana da passare con loro e vorrei godermela appieno, eppure la tensione non mi abbandona un secondo.
Nel giro di pochi istanti mi ritrovo sommersa di regali. Mamma e papà mi donano una splendida collana in oro bianco, Kaede un maglione nero ed elegante.
In quel frangente Inuyasha riappare, osservando la scena con occhio critico, ed io sento ancora mille brividi attraversarmi, mentre le labbra mi pizzicano, immaginando di ricevere quel bacio mancato. Kami, fa caldo..
-A-anche io ho dei regali per voi- balbetto, muovendomi lesta verso la valigia, dalla quale estraggo tutti i pensierini fatti.
Mamma e papà mi abbracciano di slancio nello scartare un biglietto per andare a vedere a teatro un balletto a Tokyo. So che era un loro desiderio da sempre, e vedere i loro occhi commossi mi riempie di gioia.
Anche Kaede si emoziona nello scartare il suo regalo: un fermaglio colorato per raccogliere i suoi lunghi capelli grigi, ornato da minuscole pietruzze argentee.
Mi mordo il labbro. Avrei anche il suo regalo. Che, mi rendo conto, proprio un regalo non è, quanto un messaggio sottostante che vorrei lanciargli.
Lo stringo forte tra le mani, le dita mi tremano, poi mi volto piano verso Inuyasha.
-Questo è… per te- sussurro, porgendogli il pacchetto.
Lui assottiglia lo sguardo. Lo afferra, e grazie a Dio le nostre dita non si sfiorano. Ho paura di ogni minimo contatto, perché ogni emozione che mi suscita mi si legge in faccia.
-Grazie- dice con voce profonda, scartando lento l'involucro.
Il mio cuore batte frenetico, il respiro è mozzato per la tensione. Finalmente il regalo appare ai suoi occhi, e quando le sue dita sfiorano la cornice, la stessa che lui mi aveva regalato, i nostri sguardi si incrociano. Nero contro azzurro.
Un lieve sorriso gli increspa la bocca ed io sento le gambe diventare gelatina.
-Hai cambiato la foto- dice, ed io annuisco rigida come un tronco.
Lo vedo osservarla, ma non comprendo che emozione gli si scatena dentro. I suoi lineamenti sono indecifrabili.
-Carina- si limita a dire.
La foto ritrae me e Inuyasha in età più adulta, pochi giorni prima del mio diciottesimo compleanno. Ho sostituito quella che lui aveva messo nella cornice (la conservo con cura in Australia), ed ora vorrei che lui ci vedesse così. Non più il fratello maggiore con la sorellina, ma una ragazza ed un ragazzo uniti da un legame speciale. O almeno.. così eravamo.
Socchiudo gli occhi affranta, mentre mamma e papà ridono felici osservando quella foto, lieti per il regalo che gli ho fatto.
Takumi mi si avvicina.
-Va tutto bene? Ti vedo assente- sussurra piano al mio orecchio.
Gli sorrido, grata per la sua preoccupazione. Riesce sempre a capirmi, ed averlo vicino allevia in parte le mie ansie.
-Certo, sono solo un po' stanca- rispondo, e lui mi passa un braccio attorno alle spalle stringendomi un poco a sé.
Pam!
Sussulto violentemente, mentre ci voltiamo tutti verso la fonte di quel rumore improvviso.
E' Inuyasha, con il braccio semi alzato, che stringe in mano un bicchiere… o quel che ne è rimasto.
Il bicchiere è in mille pezzi, gran parte dei frammenti di vetro sono sparsi ai suoi piedi, altri in giro per la stanza.
-Tesoro, stai bene? Ma come ha fatto a rompersi?- chiede mia madre preoccupata, prendendo un fazzoletto e tamponando la sua mano per asciugare dei piccoli rivoli di sangue che scorrono sulla sua pelle.
-Non saprei- risponde lui in un sibilo, puntando gli occhi neri sul mio viso.
Trattengo l'aria, e non so per quale motivo, ma sento di essere io la causa del suo astio.
-Va tutto bene, mamma. Vado a sciacquarmi- dice, scostando leggermente Izayoi da sé, scomparendo dietro la porta dell'atrio.
Vedo la mamma scambiarsi uno sguardo preoccupato con papà.
Poi entrambi si voltano sconfortati verso di me.
Ed il mio cuore quasi si arresta. Che diavolo sta succedendo?
 
La settimana è passata in un lampo. Così come sono arrivata, ora me ne sto andando, e di nuovo sono in piedi innanzi l'ingresso di casa, le valigie poggiate al pavimento del porticato, con mamma, papà e Kaede a guardarmi con occhi colmi di lacrime.
Inuyasha… Inuyasha è scomparso dalla sera del mio arrivo, dopo aver rotto il bicchiere. E' tornato in salotto dopo un'ora, annunciando un improvviso impegno di lavoro che richiedeva la sua presenza per qualche giorno fuori città.
Ma io non gli ho creduto nemmeno per un istante.
Sono affranta, distrutta, perché in qualche modo sento che è colpa mia. Mi odia, è chiaro. Non so come, né perché, ma il nostro rapporto è definitivamente andato a rotoli.
Gli ho lasciato un biglietto nella sua camera, poche righe, ma dovevo scrivergliele:
"Mi dispiace per tutto.
Spero che un giorno riusciremo di nuovo ad avere il rapporto speciale che vi era tra noi.
Buon anno nuovo.
Kagome"
-Fa' buon viaggio, Kagome- dice Izayoi fra le lacrime. Mi abbraccia forte, ed io aspiro il suo profumo dolce e buono.
-Sì, tranquilla- rispondo, posandole un piccolo bacio sulla guancia.
Takumi si inchina cordialmente davanti alla mia famiglia, poi afferra le nostre due valigie e mi sorride rassicurante.
-Andiamo, Biancaneve, il taxi ci aspetta- mi esorta, ed io annuisco tirando su col naso come una bambina.
-Tornerò appena possibile!- dico con voce commossa, mentre mi allontano di qualche passo da loro.
Papà sorride radioso, mamma si stringe un poco a lui.
Quest'immagine resterà impressa nel mio cuore durante la lontananza: i miei adorati genitori.
 
*******
 
Sbatto la porta entrando in casa come una furia. I muri parlano, così come il silenzio assordante che accompagna il mio ingresso in casa.
Kagome se ne è andata questa mattina, ed io torno al ranch oggi, sapendo bene che lei non è più qui.
Sono stato un codardo, forse, ma dopo la conversazione con mio padre, e dopo aver visto il suo regalo, stare lontano da lei mi è parsa la scelta più giusta.  Ma più di tutto.. quel Takumi… il suo braccio che la stringe, lei che lo guarda adorante e sorride….. al diavolo!!
Entro in camera mugugnano una serie di imprecazioni, poi i miei occhi cadono su un foglietto poggiato sul letto:
"Mi dispiace per tutto.
Spero che un giorno riusciremo di nuovo ad avere il rapporto speciale che vi era tra noi.
Buon anno nuovo.
Kagome"
-Fanculo, Kagome. Sta lontano da me- sussurro, passando una mano tra i capelli e lasciando cadere il biglietto.
Sbatto un pugno sulla scrivania, proprio mentre mamma compare sulla soglia della stanza.
-Ben tornato, Inuyasha- mi dice freddamente.
-Ciao mamma. Tutto bene a casa?- gli chiedo fingendo indifferenza, e lei socchiude gli occhi minacciosa.
Kami se quell'espressione fa paura! Deglutisco a vuoto, in attesa della sua risposta.
-Lo sai che Kagome è già andata via, vero?- brontola, avvicinandosi a me, poi una sberla arriva dritta sul retro del capo. Ma cazzo, che male!
-Mamma, ma sei impazz!- inizio, ma lei mi interrompe furiosa.
-Sei uno scellerato! Come hai potuto sparire così, proprio durante le feste e quando Kagome era tornata a casa con noi! Cosa ti dice il cervello, Inuyasha?!- grida con gli occhi lucidi, facendomi sentire terribilmente in colpa.
Accuso il colpo, sono perfettamente consapevole di essere in errore.
-Mi dispiace. Davvero- dico dopo qualche attimo di silenzio, dandole le spalle.
-Cosa farai, Inuyasha?- chiede. Io mi volto e rabbrividisco. Il suo sguardo è severo, determinato.
-Cosa.. cosa vuoi dire?- biascico, non capendo il senso della domanda.
-Cosa farai quando Kagome capirà che l'ami?-
 
*******
 
L'aria fresca della notte australiana colpisce il mio viso, facendomi avvertire i brividi lungo tutto il corpo.
-Accidenti, che freddo- balbetto, poggiando la mia valigia all'ingresso del ranch Usui.
Takumi ridacchia, facendomi un buffetto sulla guancia.
-Guarda che a Tokyo non faceva affatto più caldo- asserisce, ed io sbuffo.
-Puntiglioso- mormoro, fintamente offesa.
Lui ride ancora, poi mi afferra le mani.
-Sono davvero contento di essere venuto con te. La tua famiglia è davvero splendida. Beh, fatta eccezione per tuo fratello… sai.. mi dava un po' i brividi con quel modo di fare burbero..!- dice, ed il mio sguardo si offusca all 'istante. Inuyasha… chissà se è tornato a casa.
Una mano calda tocca lievemente il mio mento, facendomi alzare il viso verso due occhi verdi smeraldo splendidi.
Il suo sguardo è così caldo, profondo…
-Kagome, senti..- mormora con voce roca, ed il mio cuore accelera istantaneamente.
-S-sì..?- biascico. Sbaglio o vi è improvvisamente un clima diverso tra noi?
Takumi sposta la mano, carezzando piano la mia guancia. Arrossisco, ma non mi scosto. Mi piace il suo tocco.
-Credi che… sarebbe tanto strano.. se io fossi innamorato di te?-
L'aria si blocca in gola, ed io non riesco più a respirare. Oh, Kami, ma che sta dicendo..?
Lui si abbassa piano, le labbra baciano la punta del mio naso.
Annaspo, appoggiando le mani sul suo petto.
-Ta-takumi..-  sussurro in preda alla confusione.
-E pensi che… potresti mai innamorarti di me?- chiede ancora, le labbra si spostano, baciandomi l'angolo della bocca.
Gli occhi mi si chiudono, e mi chiedo se sia tanto sbagliato lasciarmi andare e provare qualcosa per qualcuno che non sia Inuyasha.
-Perché io, Kagome, lo sono, pazzamente… e questo sentimento… non riesco più a tenerlo per me- dice, e poi le sento.
La sua bocca si posa sulla mia, le sue labbra di schiudono così come le mie.
La mia testa si ottenebra, il cuore è un tamburo nel petto e senza rendermene conto inizio a ricambiare quel bacio, lasciando che le sue mani si infilino tra i miei capelli, lasciando che il suo corpo aderisca al mio.
Takumi.. io e Takumi…
Forse… forse può davvero accadere.
Forse Takumi potrebbe davvero… farmi dimenticare Inuyasha.
 
 
 
 
 




*****ANGOLO AUTRICE*****
Buonasera ^^
E così sono riuscita ad aggiornare anche UL :-) Oddio che ansia... spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia valso l'attesa.
Che ne pensate della piega in cui si mettono le cose? Credete che lo sbalzo temporale sia finito? ed invece no! Nel prossimo capitolo vi sarà l'ultimo super passo avanti nel tempo.
Non so se si sia compresa fino il fondo il tipo di schema impostato in questa storia, spero che la delusione provata nella fine dello scorso capitolo sia stata sanata in questo. Insomma, i salti temporali sono voluti per lascarvi i punti interrogativi su cosa è successo nel frattempo e farvi trovare le risposte nel "dopo".
Lasciatemi le vostre impressioni, positive e non!
Vi aspetto nel prossimo aggiornamento!
Un bacione e grazie a tutti per il vostro entusiasmo!
Manu






 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 - IL NEMICO PIÙ GRANDE ***





 
CAPITOLO 6 - IL NEMICO PIÙ GRANDE
 
 
 



Le sue mani mi accarezzano ed il mio corpo si inarca spontaneamente verso di lui.
Mormora il mio nome, gemendo, ed io non posso che godere dei suoi sospiri.
Lascio che entri il me, caldo e bramoso, ed io spingo il bacino per accoglierlo meglio.
-Ti amo- sussurra, ed io sorrido, stringendolo al mio corpo.
Le nostre spinte diventano frenetiche, bollenti, ci cerchiamo fino a raggiungere il piacere più grande.
Dopo qualche istante lo sento rilassarsi e stringersi teneramente a me, dandomi un bacio sulle labbra, delicato.
-Stai bene, Biancaneve?-
Gli scompiglio la frangia, amorevolmente.
-Certo, come sempre-
Takumi ridacchia roco, accoccolandosi accanto a me.
-Sei stanca, ultimamente, gli esami imminenti ti stanno stressando troppo- mi dice, regalandomi una carezza sulla guancia ancora accaldata.
Io faccio spallucce, poggiando la testa al suo petto.
-Non più del solito. Credo mi stressi di più l'idea delle ferie estive. L'anno scorso, a Natale non sono tornata a casa, e non posso inventarmi ancora una scusa...- sussurro, mordendomi il labbro nervosa.
Già, dall'ultimo Natale disastroso, è passato un anno e mezzo. Lo scorso dicembre, pur di non ritrovarmi nuovamente in quella situazione, faccia a faccia con Inuyasha, mi sono inventata di non avere denaro per tornare a casa per le festività. Izayoi e Inu hanno insistito affinché mi pagassero loro il viaggio, ma io ho dissentito. La verità è che sono una codarda. Non ho il coraggio di rivedere Inuyasha, né di affrontare il suo sguardo carico di risentimento.
Mentre sono persa nei miei pensieri, Takumi si alza, avviandosi verso il corridoio. Solo in quell'istante mi rendo conto che il telefono di casa stava squillando.
Con uno sbuffo mi tuffo sotto le coperte leggere, chiudendo gli occhi.
Non avrei mai creduto che la mia vita potesse cambiare tanto rapidamente. Prima Inuyasha, poi l'Australia e Takumi.
Arrossisco pensando a come tutto cambiò dopo quel bacio: Takumi trasformò radicalmente il suo modo di rapportarsi a me. Il suo modo di guardarmi e di toccarmi era diventato seducente, malizioso.. più uomo. Fu come se si fosse tolto una maschera, dietro la quale nascondeva i suoi sentimenti. Mi sono trovata affascinata e … sì, innamorata di lui. Non come vorrei, ma non posso negare che Takumi, adesso, è tutto per me.
-K-Kagome- balbetta l'oggetto dei miei pensieri, entrando in camera con in mano il telefono e guardandomi costernato.
-Cosa c'è?- mormoro, mentre un brivido freddo mi attraversa la schiena
-E'tuo padre- sussurra piano, porgendomi il cordless.
Mio padre?! Perché ha chiamato sul telefono fisso quando abbiamo Skype apposta, per non sostenere spese impossibili?
Lo afferro tremante, mentre la paura che sia accaduto qualcosa pervade ogni mio pensiero.
-Pronto?- bisbiglio con voce roca.
-Kagome- dice il mio nome serio, deciso, ed io mi sento mancare l'aria. -Devi tornare a casa-
La mano inizia a tremare, mentre incrocio lo sguardo di Takumi, e nei suoi occhi verdi e disperati capisco che lui già sa.
-La mamma ha avuto un infarto-
La cornetta mi cade di mano, le parole di papà piombano come un macigno sulla mia testa.
Non può essere vero.
-Cosa.. - mormoro, le lacrime salgono ai miei occhi. Passano i secondi ma dalle mie labbra non escono altri suoni.
Takumi mi si siede accanto, riappropriandosi della cornetta.
- SIg. No Taisho. Saremo lì col primo volo. Sì, penso io a lei. Arrivederci- dice deciso, ed io non posso che ringraziarlo per la sua mente lucida.
-La mamma è…- cerco di chiedere, e lui mi solleva il mento con un dito.
-No, sta bene, sta riposando. Ma vuole vederti-
I miei polmoni tornano a respirare, calde lacrime liberatorie scendono sulle gote.
-Preparo la valigia- sussurro, mentre mi alzo tremante.
Lui annuisce, poi lo vedo lasciare la stanza, sicura che stia andando al piano di sotto per avvisare sua madre.
-Andrà tutto bene- mi ripeto, ma le mie sono pure parole di auto convincimento.
 
Non appena il taxi si ferma all'ingresso del Ranch No Taisho, respiro la frizzante aria primaverile, che mai come ora mi era mancata tanto.
Takumi afferra la mia mano ed io gli sorrido.
-Non ti ho ancora ringraziato per avermi accompagnato- gli dico.
Lui mi tira una ciocca di capelli scuri, dispettoso.
-Biancaneve, credevi ti avrei lasciata sola in una situazione simile?- borbotta, ed io ridacchio.
-No, hai ragione. Tu ci sei sempre per me- rispondo, alzandomi sulle punte e regalandogli un dolce bacio sulle labbra.
Lui ricambia, stringendomi a sé più del necessario. Takumi è così: dolce, premuroso. Non potrei chiedere di meglio.
E mentre questo pensiero mi attraversa, la realtà mi fredda all'istante.
Mi stacco da lui, deglutendo per la tensione.
Già, la realtà è che in fondo a questo viale, c'è Inuyasha ad attendermi. Un anno e mezzo senza vederlo… mi odierà ancora?
-Andiamo- mi dice Takumi, rassicurante, ed io lo seguo mesta, in silenzio, sino all'ingresso di casa.
Con mano tremante apro la porta, e l'inconfondibile odore della cena pronta, mi arriva alle narici. Il camino è acceso ed una sensazione di calore mi avvolge.
Profumo di casa.
-Permesso- dico a voce alta, ed in men che non si dica il volto di mio padre sbuca dal corridoio.
-Bambina- sussurra felice, aprendo le braccia, e lasciando la mano di Takumi mi ci fiondo, stringendolo forte.
-Oh, papà- mormoro commossa -come sta la mamma?- chiedo subito. Il pensiero di lei non mi ha mai lasciato un istante.
Inu sorride.
-A dire il vero bene. Deve essere stato un attacco molto leggero. Dispensa di nuovo ordini, sintomo che si è ripresa-
Io sospiro di sollievo.
-Vieni, non vede l'ora di abbracciarti. Oh, ciao Takumi, perdonami- aggiunge, inchinandosi di fronte al mio ragazzo.
Takumi ricambia il gesto, poi ci avviamo tutti al piano superiore.
Varco la soglia della camera di mamma col cuore in gola, immaginandola pallida e smunta, ma quando la vedo nel letto, sorridente ed intenta a cucire lo sbrego di una camicia che conosco molto bene, la bocca si apre per lo stupore.
-Mamma!- urlo felice, saltando sul letto ed abbracciandola forte.
-Kagome! Sei arrivata. Buongiorno Takumi- dice, carezzandomi i capelli.
-Come stai? Siamo corsi appena abbiamo saputo- le chiedo, Izayoi arrossisce.
-Sto bene, è stato solo un lieve malore. Scommetto che tuo padre ha ingigantito tutto-
-Affatto- replica lui, soffiando l'aria dalle narici.
Io ridacchio, scuotendo la testa. Izayoi ha sempre sminuito gli acciacchi dovuti all'età, non mi sorprende che lo faccia ancora.
-Cambiando discorso, Inu… dov'è mio figlio?- chiede la mamma fissando severa papà.
Lui si passa una mano tra i capelli.
-E' sul retro. Poco fa è arrivata Kikyo- dice con una note triste nella voce, ed il mio cuore salta un battito.
Kikyo…
Abbasso lo sguardo, e senza rendermene conto stringo forte i pugni. Perché fa ancora così male?
Perché anche se ora ho Takumi, solo a sentire il nome di Inuyasha associato a Kikyo… mi sento morire?
-Perché non vai a salutarlo, Kagome?- dice il mio ragazzo, ed io alzo la testa di scatto.
Lo guardo negli occhi colpevole più che mai, e balbettando mi rimetto in piedi.
-C-certo- dico, inumidendomi le labbra. -Torno subito-
Scendo le scale come fossi un automa, sentendo le mani tremare per la tensione.
Dio, perché a me?
Arrivo nella cucina e mi avvicino alla porta sul retro. Poggio la mano sulla maniglia e faccio per aprire, quando la sua voce calda e roca arriva alle mie orecchie mozzandomi il fiato in gola.
-E' ancora una bambina, cosa vuoi che ne sappia dell'amore-
 
*******
 
Kikyo sbuffa fuori dalle labbra il fumo della sigaretta, asciugandosi una lacrima.
-E' un bastardo- mormora, ed il mio pugno si stringe dal desiderio di spaccargli la faccia,
-Lo è, ma fumare un pacchetto all'ora non farà cambiare le cose- le dico, strappandole dalla bocca il mozzicone quasi consumato.
-Credevo mi amasse. Invece mi ha fregato, peggio di Naraku- ridacchia tristemente.
Io le accarezzo i capelli, come sono solito fare da anni quando non so che diamine dire ma voglio farle capire che le sono vicino. Detesto vederla così, per colpa di un altro dannato uomo. Quando un giorno di qualche mese fa era venuta da me, dicendomi di aver incontrato la persona giusta, ho sospirato di sollievo. Ero felice per lei… mentre ora vorrei spaccare la faccia di quel figlio di buona donna.
-Te ne farai una ragione, Kikyo- dico, e lei alza gli occhi colmi di lacrime.
-Oh, lo so. Il tempo cura tutte le ferite, no? Eppure tu sei l'eccezione. Guardati. Saranno quanti anni… sei, sette.. che sei innamorato di lei?- chiede, e so che le è venuta in mente perché da dentro casa si sentono voci allegre che pronunciano quel nome.
Non rispondo e Kikyo appoggia la testa alla mia spalla.
-E' arrivata, Inuyasha. Dovresti andare da lei, invece che star qui a consolare una cretina come me-
Io sbuffo, passandomi una mano sulla frangia nera e ribelle.
-No, aspetto che ti tranquillizzi. Tanto la avrò tra i piedi per un po' di tempo-
Kikyo rotea gli occhi e mi da un pugno sulla spalla.
-Non dirmi che pensi di startene ancora zitto. Per l'amor del cielo, dille che l'ami- mugugna ed io scoppio a ridere spontaneamente.
-Dirle che l'amo? E distruggere la mia famiglia? Far scoppiare uno scandalo?- sibilo con astio.
Lei mi guarda con una espressione che forse non le ho mai visto prima. Quasi scocciata.
-Guarda che lo sanno tutti che non avete alcun legame di sangue, inoltre, Kagome è maggiorenne. Non vi è più alcun vincolo legale tra lei e la tua famiglia-
Il cuore accelera nell'udire quelle verità, perché me le sono ripetuto mille volte per giustificare i miei sentimenti, ma per mille volte la ragione ha sempre vinto.
-Lei è mia sorella- dico, sebbene non vi è alcuna convinzione in quelle quattro parole.
Kikyo mi afferra per il bavero. Ma da dove diavolo le è uscita tutta questa mascolinità improvvisa?
-No, che non lo è. È semplicemente una donna che ti ama- replica, ed io sorrido afferrandole i polsi, liberandomi piano da quella morsa.
-E' ancora una bambina, cosa vuoi che ne sappia dell'amore-
Kikyo ride.
-Io non credo. Sbaglio, o sta da diverso tempo con quel... Takumi?-
Stringo i denti solo nel sentir pronunciare il nome di quel damerino.
-E questo ti fa capire quanto sia stupida- ringhio.
Lei sospira, sollevandosi sulla punte, dandomi un lieve bacio sulla guancia.
-Io ora vado. Fa' le tue scelte, Inuyasha, ma falle bene. Potrebbe essere la tua ultima possibilità-
Io inarco un sopracciglio,
-Da dove ti viene tutta questa saggezza? Dannata, sparisci. E non fare idiozie-
Vedo la schiena di Kikyo allontanarsi ed i suoi lunghi capelli neri mossi dal vento che mi porta la sua risata cristallina.
 
Un lieve scricchiolio mi fa sussultare e voltandomi mi trovo di fronte due occhi chiari che  mandano lampi.
-Ciao, Inuyasha. Ti trovo bene-
La sua voce mi arriva dritta dentro, scaldandomi il sangue ed allo stesso tempo freddandomi per quel tono aspro.
-Kagome. Anche tu- mi limito a dire, imponendo a me stesso di comportarmi come sempre, come se di lei non mi importasse nulla.
-Ho visto la mamma. Sembra stia bene- dice, mantenendo una voce atona, così simile alla mia. E questo mi manda in bestia. Perché non mi sorride?
Assottiglio lo sguardo, avanzando verso la porta ed aprendola seccamente. Rientro in cucina, seguito da lei.
-Il dottore dice che sta bene. Papà ha voluto chiamarti, ma non era necessario- replico, trattenendomi dalla voglia di afferrarla e scuoterla.
Perché i tuoi occhi sono così distanti? Guarderesti mai me, come guardi quel Takumi?
Kagome spalanca la bocca e le guance si colorano pericolosamente di rabbia.
-Come osi, Inuyasha! Me lo avresti tenuto nascosto?!- sibila, e sulle mie labbra nasce un ghigno di scherno.
-Si, l'avrei fatto. Tu hai la tua vita, ora, no? Il tuo ranch, la tua università.. il tuo bellimbusto- dico con una tale astiosità nella voce che mi sorprendo io stesso.
Lei trattiene il fiato per un momento, poi mi si avvicina stringendo i pugni.
-E' mia madre- si limita a dire e con coraggio si posiziona ad un soffio da me.
I miei occhi neri non battono ciglio, sebbene le mie braccia bramino di afferrarla e toccarla e la mia bocca muoia dal desiderio di scendere sulla sua.
-No, Kagome. Non lo è- sussurro, e lei sgrana le palpebre arretrando di un passo.
Ecco, ora i suoi occhi hanno un'espressione: delusione.
-Perché… perché mi detesti a tal punto?-
Il cuore mi rimbalza nel petto. Detestarla? O se solo sapesse quanto è vero l'opposto.
Alzo una mano per toccarla ma.. le mie dita afferrano solo aria, perché lei è appena fuggita da me.
Dal mostro che ho dentro.
 
*******
 
Mi asciugo una lacrima e sciacquo il viso in bagno prima tornare da Izayoi. Non voglio che si accorga che ho pianto per colpa di quello… stupido. Come osa parlarmi così, e come osa prendermi in giro assieme a Kikyo?
Non sono una bambina, io amo davvero Takumi.
-Sì, io… lo amo- sussurro a me stessa, poi scuoto la testa come a voler cancellare i miei dubbi.
Non capirò mai cosa ho fatto di male ad Inuyasha al punto da detestarmi tanto.
Con un sospiro rientro in camera della mamma che a quanto pare è rimasta sola.
-Dove sono tutti?- chiedo e Izayoi sorride.
-Tuo padre ha portato Takumi a vedere la sua collezione di vini in dispensa-
Io scoppio a ridere.
-Dio, è ancora lì immacolata?-
Lei mi sorride.
-Credo che aprirà una di quelle bottiglie solo per una occasione speciale. Ultimamente non vi è mai qualcosa da festeggiare-
Io abbasso il capo.
-Mi dispiace mamma per quel che ti è accaduto, soprattutto di non esserci stata in quel momento-
Izayoi arrossisce ed io resto perplessa.
-Ma no, no! Non devi scusarti. Piuttosto… hai visto Inuyasha? Dov'è quello scellerato?-
Distolgo lo sguardo.
-L'ho visto, ma ora non so dove sia-
Izayoi sbuffa.
-Maledizione, giuro che lo uccido. Oh, Kagome, sono così stanca. Questa famiglia è spaccata in due da anni, quando vi deciderete a…- si stoppa all'improvviso, lasciandomi con il fiato sospeso. Ma di cosa stava parlando?
-Scusami tesoro… vorrei riposare, ora- aggiunge, ed io mi ridesto.
-O..ok, ti lascio tranquilla- balbetto, chinandomi a lasciarle un bacio tra i capelli. -A dopo-
Esco dalla camera e scendo al piano di sotto, dove trovo papà, Takumi e Kaede al tavolo, tutti e tre indaffarati ad apparecchiare la tavola.
-Kaede!- la chiamo con gioia, e lei mi corre incontro.
-Piccola mia, guarda come sei bella- dice, abbracciandomi.
Arrossisco piacevolmente a quel complimento inaspettato.
-Non dire così, mi metti in imbarazzo- ridacchio e lei fa l'occhiolino a Takumi.
-Solo un idiota non si accorgerebbe del fiore che sei- aggiunge.
-Oh, signora, può star sicuro che io me ne sono accorto- dice lui, abbracciandomi le spalle.
-Ma insomma…- lo rimprovero bonaria, e Takumi mi sorride.
-Ma dov'è tuo fratello, non l'ho ancora visto- aggiunge poi, guardandosi intorno.
Ma che cavolo, è la domanda del giorno?!
Io mi irrigidisco, arrossendo colpevole.
-Non lo so, forse è uscito- mormoro, osservandomi i piedi con finto interesse.
Takumi alza un sopracciglio.
-Certo che è un tipo strano- mi sussurra all'orecchio.
Oh, se solo sapesse…
 
Due ore dopo, sono in camera con Takumi. La mia vecchia camera, dove sono cresciuta e dove ho i ricordi più teneri con la famiglia: le ninne nanna di mamma, le coccole di papà e … le risate con Inuyasha.
Sospiro tristemente, pensando che per l'ennesima volta lui si è volatilizzato apparentemente senza motivo, lasciando me e tutta la famiglia basiti per il suo comportamento.
Mi odi a tal punto?, mi chiedo sconfitta.
-Biancaneve, sei pensierosa- sussurra Takumi, cogliendomi in flagrante.
-Scusami- mormoro, deviando i suoi occhi indagatori.
Lui  si siede accanto a me sul letto ed afferra la mia mano.
La sua presa è salda, calda… sicura.
-Sai… oggi ho parlato un po' con tuo padre- dice, schiarendosi la voce.
-Mmh- mugugno, dando segno di ascoltarlo. Lui pare improvvisamente nervoso.
-K-Kagome, senti…- inizia, sedendosi per terra, tra le mie gambe.
I miei occhi azzurri si aprono sorpresi. Che succede?
-Che ti prende, Takumi?- gli chiedo, ma lui arrossisce e mi prende entrambe le mani tra le sue.
-So che due anni non sono molti e so che… la tua testa è spesso altrove. A volte ti vedo triste, come se nel tuo cuore ci fosse il volto di qualcun altro. Però… io so di poterti rendere felice. Mi sono innamorato di te nell'istante in cui ti ho vista, ed ho pensato: ecco la donna della mia vita-
Sento il cuore battere all'impazzata, mentre la sensazione che da quelle labbra stia per uscire una frase che potrebbe cambiare la mia vita mi pervade. Cosa sta cercando di dirmi?
-Takumi…- sussurro, senza saper bene come proseguire ma lui mi interrompe semplicemente sorridendo.
-Kagome, ho chiesto a tuo padre il permesso di sposarti-
 
*******
 
Rientro a casa come un ladro, in piena notte, sapendo che con ogni probabilità domani mattina mia madre mi farà una lavata di capo.
Sospiro frustrato. Avevo bisogno di allontanarmi, schiarirmi le idee e prepararmi a doverla vedere con lui.
Sebbene sia insensato, la considero mia. Non sopporto l'idea che lui la baci e la tocchi, e il solo immaginare che dovrò vedere coi miei occhi certe effusioni mi fa andare di volta il cervello.
-Dannata ragazzina- borbotto, consapevole che a mandarmi in tilt le facoltà mentali sia una ventun'enne.
E tu sei un fottuto trent'enne, mi dice una voce interiore.
-Trentuno, per essere precisi- sottolineo a me stesso, buttando il cappello di malavoglia sul divano.
-Ho bisogno di una birra- mi dico, avviandomi in cucina.
Mi muovo con passo felpato perché non vorrei mai svegliare qualcuno, ma ecco che varcando la soglia della stanza vedo una figura seduta al piccolo tavolo da pranzo, con una tazza fumante tra le mani ed uno sguardo assorto tutt'altro che sereno.
-Kagome, che cavolo ci fai qui?- bisbiglio, ma che nel cuore della notte pare un grido.
Lei si volta di stacco, facendo traballare la scodella tra le mani, ed un poco di liquido fuori esce sporcando il tavolo.
-Mi hai spaventato- sussurra, portandosi una mano al cuore, poi, forse imbarazzata, china la testa fissando la tazza.
-Non riuscivo a dormire e… volevo un po'di latte caldo- pare giustificarsi. Takumi non ti scaldava abbastanza?, sibilo nella mia mente.
-Feh- mi limito a dire, sedendomi a mia volta su una sedia.
Forse è per via del buio che avvolge la stanza, ma mi permetto di osservarla per la prima volta dopo tanto tempo. E' così bella, forse ancora più dell'ultima volta che l'ho vista.
E' nervosa, lo avverto, le dita tremano appena mentre avvolgono la tazza tra le mani ed evita accuratamente di guardarmi.
E' per colpa mia che lo è? O forse è perché crede che io la odi?
Serro i denti, non sopporto questa idea.
-Non ti detesto- soffio via, e lei alza di scatto la testa.
Si inumidisce le labbra, ed io trattengo il fiato. Dio, se solo sapesse quanto vorrei avventarmici sopra.
-Ti assicuro che dimostri il contrario- sputa fuori sorridendo lievemente, ma i suoi occhi… loro non sorridono.
-Ho i miei motivi per.,. essere così- ringhio a fior di labbra, e lei inarca un sopracciglio.
-Davvero?- chiede, ma quella parola è pronunciata con una punta di ilarità  -E quali?-
Io volto la testa di scatto, sottraendomi al suo sguardo indagatore.
Dannata, da quando è così… sicura di sé? Torno a guardarla, con decisione. Non riuscirai a vedermi dentro, Kagome.
-Non sono affari tuoi, fagottino- rispondo ironico, e lei arrossisce, sorpresa da quel nomignolo. Questa volta è lei a distogliere gli occhi e ad arrossire di nuovo, posso vederlo persino nell'oscurità come le sue gote si sono colorate.
Il silenzio pare assordante, l'orologio a parete pare scandire il tempo che ci divide.
La risata leggera di Kagome si spande nell'aria e io la fisso stranito.
-Sai, Inuyasha…- inizia, poi una piccola goccia di rugiada brilla nel buio mozzandomi il fiato -… quando ero ragazzina ero perdutamente innamorata di te e di quel soprannome- sussurra tristemente.
-Cosa..- riesco solo a dire, i polmoni sembrano soffocare. Lei era..innamorata.. di me?
Forse, resasi conto di quanto detto, si alza di colpo dalla sedia e fa per scappare dalla stanza.
-Non pensarci nemmeno!- ringhio tra i denti, e veloce come non mai le afferro il polso, girandola tra le mie braccia. E' allora che la luce della luna illumina il suo viso, e scorgo le sue guance colme di lacrime.
-Kagome..- riesco solo a dire, sorpreso e basito allo stesso tempo. -ma cosa…?- biascico, non riuscendo a muovere un muscolo. Non ci sto capendo più niente.
Lei scuote la testa.
-Non ha importanza. Dimentica ciò che ho detto. Takumi…- inizia, e la nebbia avvolge subito la mia mente.
-Che diavolo centra, Takumi- sibilo, gli occhi ridotti a due fessure.
Kagome si morde il labbro, poi lentamente fa un passo indietro, mettendo distanza tra noi.
Le sue iridi azzurre incontrano le mie, e nei suoi occhi l'unica emozione che riesco a scorgere è un profondo sconforto, che mi colpisce il pezzo come una stilettata.
-Takumi… mi ha chiesto di sposarlo- sussurra. -Ed io… penso di dover accettare-








ANGOLO AUTRICE

Salve, ehm. Chi non muore si rivede.
Spunto con l'aggiornamento, ma ci sarà ancora qualcuno che segue questa storia? ^^''
Insomma, ormai avete capito la struttura, vero? In tutte le scene cruciali c'è lo stacco. XD Cosa sarà del destino di questi due? Direi che è chiaro che siamo alla fine della storia! Una manciata di capitoli al massimo, devo decidere se dividere in due il prossimo o meno,
Quel povero di Takumi ha una bella gatta da pelare... come credete finirà per lui? E tra Inuyasha e Kagome?

Spero di non avervi annoiato e che abbiate voglia di farmi sapere che ne pensare!
Un bacione a tutti
Manu

 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 - FRATTURE E NUOVI CAPITOLI ***


 
 
CAPITOLO 7 -   FRATTURE  E NUOVI CAPITOLI
 
 


Un silenzio assordante segue le mie parole.
Resto ferma, con le lacrime agli occhi mentre il labbro trema. L'ho detto, gliel'ho detto.
Inuyasha mi guarda con un'espressione indecifrabile.
È arrabbiato? Deluso?
Un sorriso triste spunta dalle mie labbra.
-Esattamente come immaginavo. Non dici nulla. Non ti importa niente- mormoro, passandomi una mano tra i capelli.
Un bagliore leggero passa davanti ai miei occhi. L'anello di Takumi sbarluccica nel buio e gli occhi di Inuyasha intercettano quella luce.
Lo vedo ridestarsi, stringe la mascella e scuotendo la testa grugnisce, stringendomi più forte le braccia.
-Dannata - ringhia, mentre gli occhi scuri emettono lampi.
Sussulto e il cuore si incrina ancora. Sono così stanca di questo suo modo di fare, di questo suo odio misto a  indifferenza.
Mi strattono, sottraendomi alla presa.
-Lasciami!- sibilo. -Sai che ti dico, Inuyasha? Non devo giustificarmi, non ti devo spiegazioni. Non a te- affermo con decisione.
Inuyasha socchiude gli occhi.
-Ma davvero?- mormora con un tono che mi causa dei brividi lungo la schiena, ma non indietreggio.
Annuisco. Se pensa davvero di confondermi e incutermi paura, questa volta si sbaglia.
-Ti ho sempre venerato e amato… come un fratello- aggiungo falsamente, ma devo chiudere questa storia, questi continui scontri.
Lo vedo deglutire, serrare i pugni, come se si sentisse in gabbia.
-Questo tuo atteggiamento… io non sono più disponibile a tollerarlo, non me lo merito- concludo.
Inuyasha resta fermo, immobile. Poi stancamente alza un braccio.
Cosa fa?, mi chiedo improvvisamente stranita, mentre lo avvicina al mio volto e lenta la sua mano scende sulla mia guancia, carezzandola.
Mi ritrovo a trattenere il fiato, nulla esce più dalle mie labbra, mentre il cuore parte all'impazzata.
Questo effetto, queste sensazioni… nessuno è mai riuscito a farmele provare. Mai.
Incantata, lo guardo negli occhi profondi e sussulto quando il pollice accarezza il mio labbro inferiore, piano, maledettamente piano, socchiudendo la mia bocca.
Inuyasha si avvicina, il suo volto sfiora il mio e sento il fiato delle sue labbra carezzarmi i capelli.
Il suo respiro è accelerato, il corpo è teso quanto il mio.
-Nemmeno io mi merito tutto questo. Sposa il tuo damerino e poi… fammi un favore. Sparisci dalla mia vita- bisbiglia, poi mi scosta malamente da sé, allontanandosi velocemente.
Rilascio l'aria. Mi ritrovo a respirare a fatica, il petto si alza e abbassa come se avessi corso per chilometri.
Perché? Perché?!, non faccio che chiedere al nulla. Cosa vuole da me, perché mi ha… toccato a quel modo per poi rivolgermi parole simili?
Le lacrime tornano a coprirmi gli occhi e i singulti salgono veloci al petto.
Inuyasha.
 
 
Inutilmente cerco di frenare le lacrime. Ormai le palpebre sono gonfie ma devo cercare almeno di mascherare il mio stato d'animo.
Rientro in camera dopo almeno dieci minuti cercando di non fare il minimo rumore, ma appena apro la porta trovo Takumi seduto sul letto.
Sobbalzo. Mi stava aspettando?
Mi schiarisco la voce e con dita tremanti accendo la luce.
-Ciao- bisbiglio, colpevole più che mai. Perché in cuor mio so che sto sbagliando, ma una parte di me Takumi lo ama, sinceramente.
I suoi occhi verdi mi guardano confusi ed io distolgo lo sguardo, sedendomi accanto a lui, fissando il pavimento.
-Quando mi sono svegliato non c'eri- mormora, nella voce un tono sconosciuto. Angustiato.
Stringo i pugni e deglutisco.
-Non riuscivo a dormire. Mi sono fatta un po' di latte caldo- sussurro in risposta.
-E..?-
Takumi si alza nervoso e si mette in piedi davanti a me. Alzo il capo e quando incontro le sue iridi smeraldo il cuore diventa un macigno nel petto.
-Ho litigato con Inuyasha- confesso.
Lui incrocia le braccia, il suo volto è contratto. Mi sento tremare.
-Dimmi una cosa, Kagome- dice piano. -Perché ogni volta che torniamo a Utsuno tuo fratello è così arrabbiato?-
Deglutisco di nuovo, passandomi una mano tra i capelli neri.
-Non lo so- rispondo, ed è la verità.
-Perché tu sei sempre così nervosa in sua presenza?- continua.
Mi manca l'aria e passo una mano sugli occhi, stancamente.
-È complicato- provo a sviare, ma Takumi sembra davvero.. strano, arrabbiato. Non l'ho mai visto così.
-Perché avete litigato, poco fa?- insiste.
Mi copro il volto e le lacrime scorrono sulle guance. Lacrime di colpevolezza, di paura. Di delusione verso me stessa.
-Non lo so- rispondo ancora, probabilmente una frase insensata per lui, ma è davvero così.
Takumi si muove nervoso nella stanza per qualche secondo, poi tira un pugno alla scrivania di fronte a me facendomi sobbalzare.
Lo guardo con occhi sgranati e quando vedo l'espressione che gli attraversa il volto, sento il mio animo capitolare: Takumi sta soffrendo.
-Avevo capito nei tuoi sguardi, che si perdevano spesso all'orizzonte, che dovevi aver amato qualcuno, ma mi sono detto: ehi, non puoi lasciartela scappare. Combatti per averla- ridacchia, una risata roca e priva di felicità.
-Tempo fa…- prosegue con voce grave -quando ci eravamo appena incontrati, mi dicesti che i No Taisho non erano la tua vera famiglia-
Trattengo il fiato.
-Non avevo mai fatto caso a questo dettaglio. Non lo ho mai ritenuto importante, sino a quando non ho iniziato a notare come te e Inuyasha foste enigmatici nelle poche volte che vi incontravate. Gli sguardi, i gesti. Tutto era così… insolito-
Takumi fa una pausa e abbassa lo sguardo. Lo vedo stringere i pugni e fare dei respiri profondi.
Annaspo, mentre mi alzo di scatto e gli afferro le mani.
-Takumi, io non- mormoro con voce rotta.
-No, Kagome, ti prego- mi interrompe, scostandomi piano. -Non mentirmi. Credevo di essere folle, di immaginare qualcosa che non esisteva quando lo guardavi e mi dicevo quanto fossi idiota ad avere fantasie simili, che non potevo essere geloso di colui che era paragonabile a un fratello. Però… sono sceso a cercarti prima- confessa, ed i miei occhi azzurri si allargano pieni di angoscia.
-La scena che mi è apparsa davanti è stata abbastanza eloquente da confermare ogni mio dubbio- conclude, avviandosi verso la porta.
-No!- gli afferro un braccio, mentre un singhiozzo scuote il mio petto.
Takumi si volta appena, accennando un sorriso.
-Ho bisogno di una boccata d'aria, Biancaneve. Se avessi saputo che era Inuyasha il fantasma contro cui dovevo combattere, non mi sarei mai imbarcato in questa storia. Non mi piace perdere in partenza- dice con voce perentoria e lentamente la mia mano lascia la presa.
Esce dalla stanza ed io crollo a terra completamente svuotata e sola.
Maledettamente sola, come mai lo sono stata prima.
 
*******
 
-Vaffanculo- mormoro guardando le stelle.
Bevo un sorso di birra. Le terza bottiglia sta finendo e finalmente inizio a sentire un buon segno di sbornia.
Il corpo più leggero, i pensieri più confusi.
Tocco con la mano sinistra i ciuffi d'erba del mio prato, osservo il cielo sopra di me e inspiro.
La mia terra: questa è l'unica cosa che non mi tradirà e non cambierà mia.
Nei miei maledetti trentun anni questa è stata la mia unica certezza.
Porto il capo indietro, appoggiandomi meglio alla staccionata costruita da me e mio padre vent'anni prima.
Ore di duro lavoro, anzi giorni. Mia madre urlava come una pazza perché ogni sera rientravamo tardi, sudati e sporchi d'erba e terra.
Ridacchio a quei ricordi. Se Izayoi urlava inseguendo scherzosamente me e mio padre con un mestolo da cucina, Kagome, allora una bambina, rideva come una pazza, incitandomi a scappare intorno al tavolo per evitare l'arma.
Mi porto una mano alla tempia con esasperazione.
Mia madre, che donna incredibile. Ero certo di averla delusa, schifata. Eppure quella sera, mi seppe sorprendere come nessun' altro.
 
-Cosa farai quando Kagome capirà che l'ami?-
 
Mi aveva posto questa domanda con una tale irruenza e una voce talmente arrabbiata da avermi inchiodato al suolo carico di angoscia.
 
-Che diavolo dici, mamma? Sei impazzita?- le avevo risposto.
Izayoi aveva sbattuto il piede a terra. Diavolo se da arrabbiata era tremenda.
-Adesso basta, Inuyasha! Credi forse che io e tuo padre siamo ciechi o stolti? Sappiamo benissimo che ciò che vi lega non è più un rapporto di fratellanza, per cui smettila di comportanti da imbecille e prenditi le tue responsabilità!-
 
Avevo sgranato la bocca, incapace di parlare. Come un bambino impaurito mi ero seduto sul letto, passandomi nervosamente la mano tra i capelli.
 
-Ti chiedo scusa, mamma. Non è mia intenzione creare scompiglio nella famiglia- avevo mormorato.
Izayoi si sedette accanto a me.
-Inuyasha. Non sarebbe niente del genere. Devo forse ricordarti che non c'è alcun legame di sangue tra te e Kagome?-
Mi voltai di scatto e la trovai a sorridermi con le lacrime agli occhi.
-Oh, non guardarmi con quest'aria sorpresa, ti prego. L' abbiamo sempre saputo che Kagome aveva una cotta per te sin da ragazzina. Ma tu… hai iniziata a guardarla differentemente quando ha compiuto i diciotto anni, non è vero? Eri così diverso con lei. È come se da allora qualcosa si è rotto e non si è più ricucito. Non è stato difficile per noi capire cosa fosse accaduto. Kagome era diventata una donna e tu te ne eri accorto-
Distolsi lo sguardo, colpevole. Non saprei dire se Kagome mi stregò quel giorno, o se inconsciamente il sentimento fosse nato da prima, ma mia madre non stava sbagliando.
Restai ancora in silenzio.
-Noi non abbiamo alcuna intenzione di interferire nel vostro rapporto. Nelle questioni d'amore bisogna sbrigarsela da soli. Ma….- mi prese la mano prima di continuare -se ti stai trattenendo per non darci un dolore, voglio che tu sappia… che niente potrebbe rendermi più felice di vedervi sereni, insieme-
Sospirai, ricambiando la stretta.
-Mamma, io… ti ringrazio. Ma credo tu stia prendendo un granchio. Kagome non mi ama. E poi sta con quel Takumi- ringhiai.
Izayoi roteò gli occhi.
-Credevo di aver cresciuto un figlio meno idiota-
 
Quella fu l'unica volta che parlammo dell'argomento.
-Dannazione- mormoro al vento. Cosa ho fatto di male per trovarmi in una situazione del genere?
-Mi serve altra birra- commento ad alta voce, notando contrariato di averle terminate.
-Sei vuoi ho qua due bottiglie-
Mi siedo ritto di scatto, sentendo una voce a pochi passi da me. Quando riconosco la sua figura mi riappoggio alla staccionata, lo sguardo poco amichevole.
-Che cavolo vuoi, biondino- replico.
Lui sembra ignorare il mio tono poco gentile e si siede accanto a me, porgendomi una birra.
Lo osservo contrariato, ma ho decisamente bisogno di bere. La afferro di mala grazia.
-Nottataccia per entrambi, eh?- dice, guardando il cielo.
Io grugnisco.
-Se sei qui per fare conversazione, ti avviso che non è aria- replico. Lui ridacchia.
-Sei proprio un duro, Inuyasha- commenta, ed io butto giù un sorso.
Non so cosa mi trattenga dal non spaccargli la faccia.
Forse è la sbronza, forse ormai è chiaro che non posso far altro che accettare che Kagome stia con lui. In fondo, non l'ho mai avuta.
-Prenditi cura di lei- gli dico, osservando le stelle. Devo essere proprio sbronzo per proferire a lui parole simili.
Takumi forse è sorpreso, perché si volta inquieto verso di me. È la prima volta che gli rivolgo la parola dicendo qualcosa di … poco minaccioso.
Con la coda dell'occhio noto che il suo sguardo è assente. Strano.
-L'ami?- mi chiede improvvisamente, ed io mi strozzo con un sorso di birra.
-Scusa?!- ringhio tra i denti. Se vuole morire, stasera potrebbe essere la sua occasione.
Lui si acciglia, sbuffando.
-Hai capito. L'ami?- ripete.
-Non sono cazzi tuoi, damerino biondo- borbotto e lui sembra sogghignare soddisfatto.
Porta la bottiglia alla bocca e la svuota tutta d'un fiato, poi mi da una pacca sulla spalla.
-Falla felice. Altrimenti tornerò a spaccarti la faccia- biascica, alzandosi in piedi.
Non riesco a replicare, faticando a comprendere che diavolo vuole da me.
-Sei ubriaco- riesco solo a commentare e lui scoppia a ridere.
-Sai che ti dico, Inuyasha? Sono quasi felice che sia tu. Addio, amico- dice tra le risa, poi si allontana con passi malfermi, tornando verso casa.
Rimango come un idiota lì, a fissare il buio, chiedendomi che cavolo è appena successo.
Che nottata di merda.
 
 
*******
 
Apro gli occhi, stropicciandoli. Guardo stancamente la sveglia e mi accorgo che sono le nove di mattina.
-Cavolo- borbotto, mettendomi piano seduta.
Non saprei dire a che ora mi sono addormentata, cullata dal mio stesso pianto.
Mi passo le mani tra i capelli, coprendomi il volto.
Che diavolo ho combinato?
-Dov'è Takumi?- mi chiedo, notando che la stanza è vuota.
La conversazione avuta durante la nottata mi torna rapida alla mente come una stilettata.
-Oh, no…- mugugno, facendo per alzarmi rapida dal letto, quando con le dita della mano sfioro qualcosa.
Osservo curiosa l'oggetto e noto che è una lettera bianca.
Al centro, scritto con una calligrafia che ben conosco, c'é il mio nome: Kagome.
Sento una fitta trapassarmi il petto ed un improvviso malessere stritolarmi lo stomaco.
Con dita tremanti apro la busta ed il foglio posto in essa.
-Takumi- bisbiglio disperata.
 
Biancaneve,
so che non mi perdonerai, ma non sarei mai riuscito a salutarti senza cedere alla tentazione di tenerti con me.
Ma credo tu sappia bene che non sarebbe stato giusto, né per me né per te.
La tua casa è qui, non con me o in Australia. Stai solo scappando da ciò che provi, così facendo non sarai mai felice.
Mi duole ammetterlo, ma non sono colui che può renderti felice.
Quindi, smettila di allontanarti dai problemi e affrontali.
Non preoccuparti per le tue cose, te le rimanderò indietro. Quanto all'Università, chiedi il trasferimento a quella di Tokyo. Di certo non avrai alcun problema.
Sappi che ti penserò spesso, Biancaneve.
Mi farebbe piacere restare in contatto, e chissà, forse le nostre strade si rincontreranno.
 
Prenderò il primo volo per Sidney questo pomeriggio. Non stare in pensiero per me, ok?
Con amore,
Takumi
 
-No, no, cazzo!- impreco e di corsa inizio a vestirmi.
Non lo lascerò andare via senza parlargli, devo almeno spiegargli che una parte di me l'ha amato, per quanto assurdo e incomprensibile possa essere ai suoi occhi.
I miei sentimenti per lui sono sempre stati sinceri ma non posso evidentemente più nasconderlo. Inuyasha per me è… semplicemente tutto.
Corro al piano di sotto, ho bisogno che Izayoi e Inu mi prestino la macchina.
Quando scendo in cucina noto con una smorfia di delusione che non c'è nessuno.
In salotto nemmeno.
-Che siano usciti per portare la mamma dal dottore?- mormoro disperata.
-Cerchi qualcuno?- la voce mascolina di Inuyasha, che varca la soglia del soggiorno con l'abbigliamento classico -camicia, maglietta e il suo inseparabile cappello- mi fa sobbalzare.
Sebbene sia imbarazzata e intimorita come sempre in sua presenza, decido di tirar fuori gli artigli.
-Per favore, Inuyasha, ho bisogno che mi presti la macchina o il pick-up- chiedo gentilmente e lui inarca il sopracciglio.
-E per cosa?- chiede guardingo.
Mi umetto le labbra stringendo i pugni.
-Takumi sta andando in aeroporto. Credo abbia preso un taxi. Ho… bisogno di raggiungerlo- ammetto.
Inuyasha sembra stupito e incrocia le braccia.
-Mi stai dicendo che ti ha mollato? Perché mai?- chiede guardingo.
Scuoto la testa.
-Non sono affari tuoi. Per favore- ripeto tra i denti.
Lo sento imprecare sotto voce e di mala grazia cerca le chiavi nella tasca dei pantaloni e me le lancia.
-Lo ami a tal punto da corrergli dietro?- ringhia, dandomi le spalle.
Muovo qualche passo avvicinandomi all'uscita della cucina, ma trovo la forza di sussurrare poche parole, quasi con la speranza che Inuyasha le senta.
-Non sai come ti sbagli-
 
Quando arrivo all'aeroporto, è ormai mezzogiorno. La distanza e il traffico non mi hanno aiutato ad arrivare il più velocemente possibile.
Mi ritrovo col fiatone, dinnanzi agli schermi dei voli in partenza e tiro un sospiro di sollievo quando vedo che il volo per Sidney è in partenza alle 15:30.
Di certo non ha passato ancora i metaldetector.
Prendo un lungo respiro ed inizio a camminare, guardandomi intorno, scrutando i posti ai bar e nelle zone di attesa.
-Dove sei, Takumi?- mormoro con le lacrime agli occhi.
È nel momento in cui faccio il suo nome che noto una chioma bionda seduta ad un chioschetto e sul mio viso spunta un sorriso luminoso.
-Takumi!- grido, iniziando a correre in quella direzione.
Lo vedo rizzare la testa, riconoscendo la mia voce. Quando i suoi occhi verdi incrociano i miei noto il suo volto illuminarsi.
Mi ritrovo davanti a lui ansante, così desiderosa di… abbracciarlo e spiegargli tutto.
-Sei venuta, Biancaneve. Ti avevo detto di non farlo- mi sgrida con una tale dolcezza da sciogliermi il cuore.
-Credevi davvero che ti avrei lasciato partire senza…- parto con tono arrabbiato, ma poi la voce si incrina e tutte le lacrime sin ora trattenute piovono sulle mie guance.
-Stupido!- gli urlo contro.
Takumi si alza e le sue braccia mi avvolgono stringendomi stretta a lui.
-Ti amo- mi sussurra tra i capelli ed il mio cuore perde un battito.
-Ti prego, perdonami. Io non volevo farti soffrire- bisbiglio stringendo la sua maglietta.
Posa un bacio sulla fronte e mi sorride.
-Lo so, Kagome. So che mi vuoi un bene simile all'amore. Ma non è giusto per te e per me. Lo capisci?- dice, ed io annuisco.
Takumi mi asciuga le lacrime con le dita e sorride ancora.
-Ti prego, va' Kagome, prima che ti trascini con me in Australia- ridacchia, carezzandomi le guance.
Io sghignazzo a quelle parole, mentre in singulti non fanno che scuotermi.
-Sei uno sciocco- gli dico prendendogli la mano. -Prometti di scrivermi. Non voglio perderti- confesso, arrossendo.
Takumi mi scompiglia i capelli.
-Questo è certo, Biancaneve. Ora va'. E Kagome… ti prego, siate felici-
Lo guardo interrogativamente, non ben comprendendo il senso di queste parole.
Mi sollevo sulle punte e gli lascio un leggero bacio sulla guancia.
-A presto, mio principe azzurro- sussurro, prima di dargli le spalle e allontanarmi con l'animo più leggero.
Svolto l'angolo e mi appoggio un attimo al muro per calmare il pianto.
Maledizione, come mi sento stupida. Stupida e sciocca perché non riesco ad amare come vorrei un ragazzo meraviglioso come Takumi.
Caccio via una lacrima ed ecco che i miei occhi intercettano l'anello.
-Cavolo, dovrei restituirglielo- borbotto, sbuffando per la mia sbadataggine.
Torno indietro e svolto l'angolo, intravedo Takumi ancora lì ma…
Arresto il passo raggelata quando riconosco una figura sinuosa ed elegante accanto a lui.
I suoi lunghi capelli neri sono inconfondibili, come quel viso.
-Kikyo?- mormoro basita.
Che cavolo ci fa qui!? E perché parla con Takumi?
Mi avvicino ai due cercando di mettermi in un punto dal quale non possano vedermi ma riesca a sentire ciò che si dicono.
 
-Takumi, giusto?-
Lui alza lo sguardo e la osserva curioso.
-Ci conosciamo?- chiede, inclinando la testa.
Kikyo ridacchia.
-A dire il vero no, ma io ti ho già visto diciamo… di sfuggita, al ranch No Taisho- confessa.
Ma davvero? E quando?! Non ricordo di averla mai incrociata assieme a Takumi!
-Oh, capisco. Beh, è un piacere, signorina..?- chiede lui educatamente.
Lei sorride e gli porge la mano.
-Kikyo-
Takumi indica la valigia.
-Dove te ne vai, Kikyo?- domanda e lei alza le spallucce, voltandosi verso i monitor con i voli in partenza.
Strano: il suo sguardo sembra… triste.
-A dire il vero non ho alcuna meta. Ho deciso di sparire per qualche settimana, voglio… schiarirmi le idee e capire cosa voglio nella vita. Seguirò l'istinto-
Takumi sorride.
-Delusione d'amore?- azzarda, e quando sento quella nota di disperazione nella voce mi sento terribilmente in colpa.
Kikyo arrossisce. Non l'ho mai vista farlo! Davvero è capace di imbarazzarsi?
-Qualcosa del genere- confessa.
Takumi fa un cenno, invitandola a sedersi accanto a lui.
-Beh, credo che saresti un'ottima compagnia, allora! E visto che non sai dove andare, potresti iniziare col prendere il mio stesso volo per Sidney. Quando saremo là, deciderai cosa fare. Che ne dici?- le chiede con un sorriso così dolce e sincero da farmi inumidire gli occhi.
Takumi, sei così unico
Kikyo pare arrossire nuovamente ma… si siede, quasi stranita nel ricevere una tale proposta. Sembra davvero un'altra donna. Più umana, oserei dire. Forse è vero che il tempo può cambiare le persone.
-Davvero, non ti creo fastidio?- borbotta, passandosi una mano tra i capelli neri.
Takumi fa spallucce.
-Affatto. In fondo sto partendo anche io da solo, no?-
Kikyo pare confusa.
-E Kagome?- azzarda lei, questa volta, a domandare.
Lui si gratta distrattamente la fronte.
-Il suo cuore non era in Australia con me- commenta semplicemente, senza dire una minima parola negativa nei miei confronti.
Kikyo pare per un attimo sorpresa, poi gli sorride.
-Hai proprio ragione. Ti va un caffè nell'attesa?- gli chiede e Takumi sembra accettare.
 
Mi sento improvvisamente di troppo e garbatamente mi allontano.
Muovo piano i passi che mi portano verso l'uscita dell'aeroporto.
Quando sono all'esterno porto una mano al petto, sentendolo incredibilmente e stranamente leggero.
Guardo il cielo azzurro sopra di me e inspiro.
Forse era solo così che doveva andare.
Si è semplicemente chiuso un capitolo della mia vita, ed ora se ne aprirà un altro.
 
 







ANGOLO AUTRICE
Ebbene, ciao a tutti! Finalmente i primi giorni delle ferie miracolosamente arrivate, mi hanno regalato il tempo di aggiornare anche Unsuitable Love!
Signori, il prossimo sarà l'ultimo capitolo di questa avventura.
Spero davvero che questo, invece, vi sia piaciuto! I due sono proprio duri di testa eh? Ma ormai, rimane ben poco da chiarire! Basterebbe solo dirsi "ti amo", facile no? Seee XD
Fatemi sapere che ne pensate, se vi è piaciuto o fatto schifo....... insomma, è passato tanto tempo, spero ci sia ancora qualcuno che segua questa stramba storia!!
Un abbraccio e buone ferie a tutti!
Ci rileggiamo, spero presto, con Terra contro Cielo!

Manu




 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 - EPILOGO ***




CAPITOLO 8 -   EPILOGO
 
 
 
 
Quando arrivo a casa avverto un enorme peso sul petto.
Un misto di desolazione e angoscia. Ora che Takumi se ne è andato, mi sento ancora più vulnerabile nei confronti di Inuyasha. Sento la sua ombra calarmi addosso, come un manto opprimente.
Entro in soggiorno, passandomi nervosa una mano tra i capelli.
Avverto la testa pulsare, le lacrime fare capolino tra le ciglia.
-Dio, che gran casino- mormoro con il cuore gonfio di sconfitta. Sento di aver fallito su ogni fronte: come fidanzata, come figlia, come sorella. Inuyasha mi detesta, Takumi se ne è andato perché ha letto nel mio cuore e non poteva fare altrimenti. Io al posto suo avrei reagito peggio. E la mia famiglia… come potrebbe sopportare una cosa simile? Io, innamorata del fratello.
Sono una delusione su ogni fronte.
-Kagome?-
La voce di Izayoi mi fa sussultare, trovandomi di fronte l’oggetto dei miei tormenti.
-Ciao mamma- sussurro, distogliendo lo sguardo.
La vedo di sott’occhi avvicinarsi a me e alzare una mano per carezzandomi i capelli.
Non merito questo affetto. Non merito niente se non il suo disgusto.
Vergognati!, grida una voce dentro di me.
-Perché piangi?- chiede. Sul mio viso appare un sorriso triste.
Mi schiarisco la voce, simulando quasi una sorta di indifferenza.
-Takumi è tornato in Australia- mi limito a dire.
Izayoi mi guarda in silenzio, sul volto non colgo alcun segno di sorpresa; per un attimo questo mi lascia interdetta.
-Capisco- pronuncia pensierosa.
Io arrossisco, sentendomi improvvisamente a disagio in questa conversazione.
Resto in silenzio, giocando con una ciocca dei capelli. Non so mentire, lei lo sa bene.
Sento lo sguardo di Izayoi su di me; alzo gli occhi e la scopro fissarmi, forse nel tentativo di leggermi dentro.
-M-mamma?- balbetto, non capendo l’atteggiamento.
Quella sbuffa e incrocia le braccia, come se avesse perso la pazienza tutt’un tratto.
-Allora, Kagome, vuoi dirmi perché piangi? Il vero motivo- domanda alterata e io sobbalzo.
-Non agitarti, ti prego, non ti fa bene-le dico preoccupata nel vederla così nervosa.
Izayoi assottiglia lo sguardo.
-Non osare cambiare argomento- enuncia, battendo ritmicamente un piede a terra.
Io mi irrigidisco ulteriormente. Che cavolo sta succedendo?!
-N-non capisco cosa vuoi che dica- prendo tempo, incespico nei miei pensieri. Misuro ogni parola sperando che in qualche modo la conversazione svanisca nel nulla.
-La verità- sibila tra i denti.
Io apro e chiudo la bocca più volte, colta dal panico.
La verità. La verità che distruggerebbe la mia famiglia?
Lei sospira, passandosi una mano sulla fronte come a voler cercare delle parole, poi mi afferra con decisione la mano.
-Kagome…- sussurra, stringendola tra le sue amorevole, tornando ad avere un tono dolce e comprensivo. Mi pizzicano gli occhi, mi sento affogare sotto il peso di un amore nascosto da anni.
-Ti prego, non avere paura. Credi davvero che sia cieca? Che io e tuo padre non l’abbiamo capito in tutti questi anni? Non ne posso più di vedervi così infelici, a litigare come due sciocchi. Vi state rovinando a vicenda- dice e io sento il mio cuore smettere di battere.
-Cosa..?- bisbiglio, trattenendo il fiato. Non può essere, non sta dicendo quello che penso.
Izayoi mi sorride.
-Forse abbiamo sbagliato. Non siamo mai intervenuti, né in bene né in male. Noi vogliamo solo che siate felici. Non siamo sciocchi, sappiamo che non avete legami di sangue. Non sarebbe un amore sbagliato, Kagome. Va bene-
La gambe mi cedono. Non posso crederci…. Loro sapevano tutto?
La lacrime iniziano a scorrere sulle mie guance.
Non mi odiate? Non crediate sia una ingranata? Mi potete perdonare?
-Mamma…- dico con voce flebile  -Mi dispiace…-
Lei sorride ancora.
-Di cosa, bambina?-
-Mi sono innamorata di lui sin da quando ho memoria. L’ho sempre amato. Mi dispiace, mi dispiace di rovinare tutto. Non avrei mai voluto. Oh, mamma, amo Inuyasha così tanto- confesso finalmente, le mie spalle sono scosse dai singhiozzi mentre mi copro il viso tremendamente vergognosa.
Dio, come mi sento sciocca! Così sciocca e … leggera! Come se un enorme masso si sia sollevato dal mio animo.
Quando dopo qualche istante trovo il coraggio di alzare il capo e guardarla in viso, Izayoi è commossa, ma appare felice. Felice mentre guarda qualcosa alle mie spalle, asciugandosi le gote bagnate.
Cosa…?
Mi volto piano, avvertendo ogni muscolo tendersi.
E quando incrocio lo sguardo sconvolto di Inuyasha il mio cuore frena inesorabile ogni battito.
 
*********
 
Entro in casa dopo una lunga cavalcata. La mia ultima conversazione con Kagome mi risuona nella testa.
Avevo bisogno di aria, di sfogare la mia rabbia.
Stringo i pugni pensando a come lei sia corsa dietro a quel Takumi. Come diavolo abbiamo fatto ad arrivare in questa situazione? Come ho fatto ad innamorarmi così di Kagome? Di una donna che non potrà mai vedermi come io vedo lei?
-Maledizione- sibilo, mentre mi tolgo il capello e lo appoggio sul mobile dell’atrio.
Ho bisogno di sbollire. Se la incontrassi ora, potrei afferrarla e scuoterla sino a che io non riesca a farla ragionare e dimenticare quell’odioso australiano.
Faccio per risalire le scale per raggiungere la mia camera, quando sento delle voci provenire dal soggiorno.
Mi avvicino stranito, come attirato verso quella discussione. Riconosco il tono dolce di mia madre e dopo qualche istante comprendo che l’interlocutore è proprio Kagome.
Inspiro e faccio per voltarmi. Probabilmente le starà raccontando del suo amore infranto.
Ringhio, imprecando a bassa voce, quando qualcosa mi ferma e sento il cuore sobbalzare.
-Mamma…Mi dispiace…- la sento dire con voce rotta.
Sta piangendo, penso stridendo i denti.
E’ colpa mia?, mi chiedo d’istinto.
-Di cosa, bambina?-
Ora la mia attenzione è tutta rivolta verso quella risposta. Mi avvicino lento verso la porta.
-Mi sono innamorata di lui sin da quando ho memoria-
Un groppo in gola mi impedisce di respirare ma il mio cervello inizia a lavorare a una velocità folle, elaborando una strana speranza nel mio animo.
-L’ho sempre amato. Mi dispiace, mi dispiace di rovinare tutto. Non avrei mai voluto-
Le mie gambe si muovono da sole mentre entro in soggiorno incapace di pensare o fare altro se non di voler ascoltare la fine di quello sfogo.
-Oh, mamma, amo Inuyasha così tanto- dice infine Kagome, mentre la mia mandibola si apre letteralmente ed il mio corpo si irrigidisce al punto da avvertire un dolore sordo al corpo.
Il cuore mi pompa nelle orecchie impazzito, ed è quando Kagome si volta ed incrocia i miei occhi che il mondo sembra annullarsi.
Respiro affannosamente cercando in silenzio lo sguardo di mia madre, come se questo potesse darmi la forza di fare o dire qualsiasi cosa.
Izayoi si asciuga una lacrima e nelle sue dolci iridi mi pare di leggervi un “te l’avevo detto”.
Pronuncia un “Vi voglio bene” a fior di labbra, poi si volta ed esce dal soggiorno, chiudendosi la porta alle spalle.
Kagome è immobile davanti a me, completamente rossa in volto. Fa un passo indietro, coprendosi la bocca con dita tremanti, come se avesse pronunciato un’eresia. Ed io capisco da quel piccolo gesto cosa prova.
Ho pensato per anni che il mio amore per lei fosse un segreto da tenere per me, qualcosa di impronunciabile. Amare lei, proprio lei. Pareva tutto così sbagliato.
E invece… cazzo, era giusto.
Le mie gambe si muovono da sole, la raggiungo e la afferro per le spalle.
-Vaffanculo- mormoro fissandola negli occhi, incapace di pensare ad altro se non a ciò che voglio: Lei.
Le scosto la mano e copro la sua bocca con la mia, furente.
Dio, sì!
Kagome è dapprima rigida, non muove un muscolo. Poi le sue labbra sfiorano le mie, esitanti. Mi afferra per le spalle, stringendomi, facendo aderire le sue forme al mio corpo. Le nostre labbra si cercano bramose, come se non aspettassero più altro.
Dei, come ho potuto aspettare sin ora? Le mani le accarezzano la morbida pelle, le narici si beano del suo profumo, la bocca muore di piacere nel sentire il suo sapore.
Sento premere la mia eccitazione nei pantaloni e trattenendomi a stento la scosto da me. Lei mugugna appena, poggiando poi la fronte al mio petto con sguardo timido.
-Mi hai baciato- la sento bisbigliare incredula.
Un sorriso mi increspa le labbra.
- Tu hai detto di amarmi- replico con tono ironico, come se questo rispondesse alla sua implicita domanda.
Lei alza il volto dal colore purpureo e dalla sua espressione capisco che è confusa, almeno quanto me.
Le carezzo una gota arrossata, poi le mie dita scendono a sfiorare le labbra morbide che pochi istanti fa ho baciato.
-Da quando?- le chiedo, imbarazzandola ancora di più.
-Da che ho memoria- sussurra, abbassando lo sguardo.
Il mio corpo si irrigidisce dal desiderio. Maledizione, che voglia di amarla qui e adesso. Come abbiamo fatto a farci questo? Perché non abbiamo mai capito cosa ci legava? Non è mai stato solo affetto. Il modo in cui ci capivamo solo con lo sguardo, i piccolo gesti. Ci siamo appartenuti da sempre.
Poso un dito sotto al mento, obbligandola a guardarmi negli occhi. Le sue pozze chiare sembrano cercare una risposta e io le sorrido.
-Non lo so di preciso, ma è successo. So solo che ho sempre pensato che tutto questo sarebbe stato un grosso errore- dico con voce arrochita.
Kagome si morde le labbra, trattenendo a stento le lacrime.
-Temevo che mamma e papà mi avrebbero odiato. Mi hanno cresciuto come una figlia e io…non potevo ricambiarli innamorandomi di te. Pensavo fosse così sbagliato- singhiozza.
Non piangere, ti prego, penso sbuffando dal naso, cullandola in un abbraccio.
Quanto deve aver sofferto: le mie paure erano le sue.
-Avevano capito tutto da molto tempo- la tranquillizzo.
Kagome stringe la mia camicia, puntando i suoi occhi colmi di lacrime e disperazione nei miei.
-Ti amo- dice con voce tremula in un modo così sincero e appassionato che io non resisto oltre.
In un ringhio mi riapproprio delle sue labbra, comunicandole tutta la mia frustrazione, il bisogno di lei.
La sua lingua accarezza la mia, immerge le mani nei miei capelli e io faccio altrettanto, perdendomi in quel bacio. È così piccola e morbida da farmi perdere la testa.
La scosto un poco da me tentando di restare un minimo lucido.
-Fagottino, sarà il caso di andare in camera, o rischio di spogliarti qui- mormoro roco con un sorriso ironico.
Lei arrossisce, nascondendo il volto nel mio incavo del collo.
La mia piccola Kagome. L’ho sempre avuta per me e non me ne ero mai resto conto.
Quante volte l’ho trattata in modo disgustoso, forse addirittura umiliata? Credendo in un amore non corrisposto, o per gelosia?
-Perdonami- sussurro in un moto di tristezza, dando voce ai miei pensieri.
Lei alza il capo di getto, stupita. Poi, come un fiore, sulle sue labbra nasce un sorriso.
-Non importa- sussurra, stupendomi in un istante, cancellando ogni mia paura. Ha capito tutto.
Afferra una mia mano e se la posa sul cuore.
-Abbiamo molto tempo da recuperare. Tante cose da dirci- aggiunge.
Io annuisco, avvertendo i suoi battiti accelerati.
-Non perdiamone altro, allora- le dico, prendendola in braccio e ridacchiando per un accenno di urlo da parte sua.
Mi avvio al piano superiore, tenendo stretto a me la cosa più preziosa che ho.
 
 
*********
 
 
Inuyasha.
Inuyasha.
Il suo nome è come una nenia nella mente, mentre il corpo si arcua alle sue carezze.
Quando entra in me è come una esplosione di piacere e i miei piccoli muscoli si contraggono ritmici; lui reagisce con un soffice ringhio che mi fa letteralmente impazzire.
Le sue spinte sono forti, irruenti, ed il mio nome sospirato tra i sospiri di piacere mi trasporta in un mondo sconosciuto.
Lui è mio. Dopo anni vissuti ad amarlo in silenzio, odiandomi e fustigandomi, finalmente è qui, con me.
E mi vuole. Vuole proprio me.
Con un’ultima spinta raggiungiamo l’estasi, avvolgendomi in un bacio mozzafiato.
Si sdraia accanto a me ed io mi accoccolo a lui posandogli un leggero bacio sul collo.
Le mie dita giocano con la pelle dei suoi pettorali, su cui disegno cerchi immaginari.
Pochi istanti e il mio polso si ritrova bloccato nella sua presa ferrea. Stupita, alzo lo sguardo, incontrando le iridi scure di Inuyasha che mi osservano cariche di desiderio.
-Hai forse intenzione di ricominciare?- mi sussurra roco.
Io arrossisco, incapace di rispondere. Non mi dispiacerebbe. Ho immaginato mille volte di fare l’amore con lui, ma nessuna fantasia ha raggiunto la realtà. Mi mordo le labbra, scioccata dai miei stessi desideri.
Contieniti, Kagome! Fino a poche ore fa, eri in tutt’altro stato e nella sua testa era il fratello.
Già, sospiro.
-Cosa siamo ora?- gli chiedo, timorosa.
Non ho idea di come definirci. Mi appare tutto improvvisamente così strano. Possiamo direi di amarci? Posso dire che sono tua? E tu sei mio?
Inuyasha sorride ironico.
-Tu cosa ne dici?-  mormora, carezzandomi le gote arrossate.
Un sorriso di rimando nasce spontaneo, leggendo nei suoi occhi scuri la risposta ad ogni mio dubbio.
-Dico che è perfetto-
 
 
 
Sono seduta sullo steccato ad osservare il tramonto.
La lieve brezza mi scompiglia i capelli ed io, con l’ennesimo sbuffo, li risistemo dietro l’orecchio.
Non mi stancherò mai di questo paesaggio: i verdi pascoli si estendono davanti a me regalandomi un senso di pace profondo.
Inspiro a pieni polmoni il profumo dell’erba, dei fiori; godo dell’ultimo tepore dei raggi che mi accarezzano la pelle.
-Fagottino, rilassati- dice Inuyasha, seduto pochi centimetri più in là, affianco a me.
Roteo gli occhi, esasperata.
Quel nomignolo, lo sento ogni secondo. Inizio seriamente a pensare che mi farà andare fuori di testa.
Lo guardo e dopo un istante una risata mi sale alla gola, trattenendola a stento.
Ma guardalo. Tutto indaffarato mentre cerca di tenere alla bell'e meglio Sota, nostro figlio di dieci mesi, che sgambetta come un forsennato tra le sue braccia.
-Come puoi pretendere che stia fermo? È ora di cena, avrà una fame da lupi-
Inuyasha sbuffa.
-Tu non facevi tante storie quando eri tra le mie braccia- mi dice, mentre quella dannata fossetta gli compare sulla guancia, assieme ad un ghigno che mi manda lo stomaco in subbuglio.
-Beh… era diverso- dico arrossendo.
Lui ridacchia, riservando uno sguardo complice a Sota.
-Hai capito, fagottino? Tua madre dice che era diverso-
Io sorrido a mia volta, scuotendo la testa con finta esasperazione.
Se penso alla mia vita di tre anni fa, sembra così lontana. Quando ancora ero in Australia, quando lui non era ciò che è diventato: mio marito.
Dopo quel fatidico giorno, tante cose sono cambiate. Ho concluso l’università a Tokyo lasciandomi alle spalle, definitivamente, l’Australia e Takumi. Non che lui fosse solo. Lasciandoci a bocca aperta, Kikyo, poco tempo dopo, è diventata la sua compagna. Li sentiamo ancora, ogni tanto, e sono felice che entrambi abbiamo trovato la felicità.
Mamma e papà ci hanno dato la benedizione, non senza una ramanzina infinita sul nostro “averci impiegato tempi biblici”. A quanto pare, abbiamo sofferto anni per nulla poiché loro non aspettavano altro.
E Inuyasha… beh, lui mi ha reso la donna più felice del mondo, giorno dopo giorno.
 
Con un piccolo salto scendo dalla staccionata e mi volto verso di loro.
-Coraggio, torniamo a casa! È ora di cena, miei uomini!- esordisco con una risata.
Inuyasha guarda Sota e poi me con occhi pieni d’amore. E io amo loro, più di ogni altra cosa.
 
La cornice che lui mi aveva regalato il giorno della partenza per l’Australia e che io avevo ridonato a lui, ora è posta sul comodino della nostra stanza e ci ritrae insieme, il giorno del nostro matrimonio.
L’avresti mai detto, Inuyasha?
Io e te, qui, insieme.
Insieme davvero.
 



fine






ANGOLO AUTRICE
Buonasera a tutti! Siamo giunti alla fine del viaggio, e spero che questa fine non vi abbia deluso. Non ho voluto eccedere in romanticismi perchè non sarebbe stato da loro: testoni e chiusi fino all'ultimo, ma che sanno capirsi senza parlare.
Spero ci sia ancora qualcuno che segue questa storia e che mi farà sapere se questo capitolo è piaciuto.
Mi spiace per gli aggiornamenti lenti ma è un momento davvero difficile per me, tra salute e lavoro.
Vi ringrazio di cuore per il vostro affetto, davvero.
Un abbraccio grande
Manu

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