Paris's Heart

di RoisXIII
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve. Questa FF è un mio piccolo esperimento. Mi è venuta l'idea dopo aver visto delle immagini sul gruppo di Miraculous su Facebook.
Attenzione: contiene spoiler di Kingdom Hearts 3.

 
≈ Giorno 351 ≈
Lavoro di squadra
 
Roxas entrò nell’Area Grigia – la stanza dove lui e gli altri membri dell’Organizzazione XIII ricevono le missioni – e scorse Axel sparire in un corridoio oscuro. Si guardò intorno per vedere se ci fosse Xion, ma le uniche persone presenti erano Saïx, Xigbar e Demyx.
Un pochino scoraggiato, il ragazzo si avviò da Saïx per avere le missioni del giorno.
«Oggi esplorerai un nuovo mondo con Xigbar» lo informò il secondo in comando.
Roxas annuì e raggiunse  Xigbar, seduto beatamente su un divanetto.
«Pronto per partire, ragazzo? Me lo auguro, perché il mondo che stiamo per esplorare sarà molto… particolare» concluse l’uomo con il suo solito sorriso.
Si alzò in piedi e allungò la mano in avanti, aprendo così un corridoio oscuro. «Dopo di te, Roxas.»
Il ragazzo entrò nel portale e si ritrovò sopra i tetti di una città. Subito gli saltò all’occhio una torre alta e luminosa. Scorse ai suoi piedi anche una grande folla. Si chiese cosa ci facessero tutte quelle persone a quell’ora della sera.
All’improvviso comparve un Heartless Gigante dalle sembianze di un drago volare intorno alla torre. Roxas allora evocò il Keyblade e si preparò a combattere.
«Calmati, tigre» lo fermò Xigbar. «Quello non è un Heartless.»
«E allora che cos’è?»
«Una sorta di abitante, se possiamo dire.»
«Cosa dobbiamo fare?»
«Noi proprio niente, se non limitarci a osservare come sta andando la situazione.»
Vedendo l’espressione confusa del ragazzo, l’uomo scoppiò a ridere. «La nostra missione è quella di esplorare e raccogliere nel frattempo dati. Ricordi quando ti ho detto che questo mondo è particolare? Ecco, stai per scoprire il perché» e gli indicò la torre.
Roxas, oltre al drago bloccato misteriosamente nelle travi della torre, vide anche un uomo con in mano una chitarra farsi battaglia con due ragazzi, un maschio e una femmina. I due giovani indossavano degli abiti strani, i quali sembravano ricordare degli animali: un gatto per il ragazzo, una coccinella per la ragazza.
Poco dopo la battaglia finì e la ragazza-coccinella lanciò qualcosa in aria. Una strana scia di coccinelle volò tutto intorno. Il drago, notò il ragazzo, sparì dalla torre.
Cos’è successo?
Scorse poi i due ragazzi battersi il pugno a vicenda. Ciò gli riportò – involontariamente – il ricordo del misterioso ragazzo vestito di rosso battere le mani a due strani individui.
«Hai capito la storia, Roxas? Direi proprio di no, a giudicare dal tuo viso. In questo mondo, quei due giovani sono una sorta di eroi. Non senti e non vedi come la folla li sta acclamando? Dobbiamo scoprire bene come funzionano le cose qui.»
«Forse c’entra qualcosa quel gesto che hanno fatto con i pugni.»
«Macché. È un gesto che alcuni fanno dopo aver portato a termine un lavoro di squadra o una missione. Tu e il tuo tesoruccio non lo avete mai fatto?»
Prima che Roxas potesse aprire bocca, apparve un gruppo di Heartless, i quali scesero a livello della strada.
Xigbar disse al giovane di occuparsi di loro, dopodiché di diresse verso la torre. Visto che il suo compito era quello di raccogliere principalmente cuori, Roxas non poté fare altro che seguire gli Heartless.
Lavoro di squadra, eh?
 
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Ladybug corse per le strade di Parigi. Presto si sarebbe ritrasformata!
All’improvviso sentì degli insoliti rumori. Si chiese se non ci fosse qualche cittadino in pericolo. Non aveva molto tempo, ma decise di correre il rischio e si diresse verso la fonte dei rumori.
Giunta sul posto, sfoderò lo yo-yo e si preparò. Si bloccò quando vide un ragazzo dai biondi capelli a punta, vestito con una tunica nera e armato di una chiave gigante, combattere contro delle bizzarre creature, le quali, prima di sparire, rilasciavano una sorta di cuore.
«Non sembrano delle vittime akumizzate. E lui non sembra avere un miraculous. Chi sono?»
Quando il ragazzo distrusse l’ultima creatura, venne raggiunto da un uomo con una benda sull’occhio e vestito nello stesso identico modo.
«Stai cercando di diventare anche tu un eroe, tigre?» gli chiese divertito.
«Non chiamarmi “tigre”! Dove sei stato?»
«A svolgere la nostra missione. Forza, torniamo indietro, Roxas.»
Ladybug trattenne il fiato quando l’uomo fece apparire una specie di portale. Non appena i due misteriosi individui vi entrarono, il portare sparì.
«Ma chi erano quei due? E quelle creature. Parlerò di esse a Chat Noir.»
Gli orecchini tintinnarono e Ladybug corse subito a casa prima di tornare a essere Marinette.
 
Da quel giorno, i due eroi iniziarono a incontrare quelle misteriose creature.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
Marinette si preparò per incontrarsi con Alya al parco vicino a casa. L’amica aveva delle importanti notizie da darle. Le aveva solo anticipato che aveva scoperto qualcosa riguardo alle strane creature comparse da qualche tempo.
All’inizio pensava che si trattassero di un nuovo potere di Papillon, ma il Maestro Fu aveva negato qualsiasi legame tra loro. Perfino Tikki, che aveva passato tutta la vita vicino a moltissime Ladybug, non aveva mai visto niente di simile.
Sapeva solo una cosa: il misterioso ragazzo con la chiave gigante c’entrava qualcosa. Sperava di rivederlo per farsi dare delle spiegazioni, ma non l’aveva più visto da allora.
Marinette salutò i genitori, i quali le dissero di fare attenzione.
Uscita da casa, si guardò intorno. Nessun akumizzato, nessuna creatura strana.
«Marinette!» si sentì chiamare da una voce femminile.
Trovò Alya seduta sulla fontana in mezzo al parco. La raggiunse e si sedette vicino. Le chiese con enorme impazienza cosa avesse scoperto. Lei tirò fuori il cellulare e le mostrò il telegiornale.
«Ho controllato e ricontrollato ogni servizio sulle creature da quando sono comparse fino a ora. E indovina? Appaiono sempre quando fa la sua comparsa la vittima di Papillon. Non capisci? Papillon deve aver trovato nuovi aiutanti!»
Marinette riuscì a nascondere in qualche modo la propria delusione. Sperava di ricevere qualche informazione più utile di così. Certo, non aveva mai notato che quei cosi apparivano sempre insieme alla vittima di turno, e di questo doveva ringraziarla, ma per il resto non le aveva detto niente di nuovo.
Non è colpa sua, però! Lei non ha avuto la possibilità di parlare con il Maestro Fu.
Alya doveva aver intuito la sua delusione, perché le chiese delle spiegazioni.
A tirarla fuori da quella situazione, per sua fortuna, ci pensò un servizio speciale sul telefonino di Alya: «“Qui Nadja Chamack con le ultime notizie. I Champs Elysées stanno venendo distrutti da una vittima di Papillon e… Oh, no! Sono comparse quelle strane creature! Ecco Chat Noir, ma dov’è Ladybug? Speriamo arrivi presto.»
Alya indicò più e più volte lo schermo. «Visto? Te l’ho detto: devono essere i nuovi aiutanti di Papillon!»
Aiutanti o no, Marinette doveva sbrigarsi a raggiungere la zona sotto assedio. Ma doveva trovare un modo per allontanarsi da lì.
Grida di terrore squarciarono la quiete del parco. Le due ragazze videro diversi abitanti scappare in mezzo alla strada.
Le due amiche si alzarono e uscirono dal parco per vedere la fonte di quella fuga. Marinette sperò con tutto il cuore che non si trattassero di Chat Noir, dell’akumizzato e delle creature. Ma le sue preghiere funzionarono fino a un certo punto: a far scappare i parigini erano “solo” le misteriose creature.
«Alya, dobbiamo andarcene via. Presto!» e iniziò a correre insieme agli altri fuggitivi.
Si girò diverse volte per vedere se Alya la stesse seguendo o se avesse perso le sue tracce. Non la vide da nessuna parte. Si recò quindi in un vicolo e chiamò Tikki.
«Sei pronta? Parigi ha bisogno di noi. Tikki, trasformami!»
 
Ladybug tirò fuori lo yo-yo e lo usò per raggiungere i tetti.
Per prima cosa, cerchiamo di occuparci di quegli esseri laggiù.
Si portò davanti a loro e roteò lo yo-yo. Aveva di fronte cinque nemici differenti: due piccoli esseri tutti neri e con gli occhi gialli, simili a delle formiche, e tre specie di campane volanti ed erano di diversi colori – una rossa,una blu e una verde.
Ladybug notò che le campane avevano disegnato una specie di cuore sul corpo.
Perché solo loro hanno quel simbolo? Che sia il punto debole?
Non poté riflettere a lungo, perché la campana rossa l’attaccò con delle palle infuocate e la blu con sfere di ghiaccio. I due esseri neri s’appiattirono nel terreno e cercarono di colpirla alle spalle, ma lei riuscì a saltare in aria e a schivare le loro sfuriate, dopodiché li attaccò con lo yo-yo. All’improvviso la campana verde si avvicinò alle formiche nere e parve guarirli.
«Accidenti, così non può andare!»
Pensò di usare il Lucky Charm, ma optò di aspettare: non voleva correre il rischio di sprecarlo.
Va bene, allora. Per prima cosa devo occuparmi della campana verde.
Roteò lo yo-yo e dopo vari tentativi la catturò. Girò su se stessa e la mandò sbattere contro un muretto. Questa sparì e una specie di cuore s’innalzò al cielo.
Fuori uno, ne mancavano quattro.
«Mi devo sbrigare. Chat Noir ha bisogno di me!»
Mentre schivava gli attacchi dei nemici, le venne in mente un’idea. Se non poteva attaccarli direttamente, perché non lasciare che lo facessero loro stessi?
Dopo una serie di acrobazie varie, Ladybug finì in mezzo alla campana rossa e a quella blu, dopodiché attese. I due esseri lanciarono il loro attacco e la coccinella si gettò di lato, sorridendo trionfante quando li vide colpirsi a vicenda, sparire e rilasciare il cuore.
Ora che le due formiche erano da sole, non ci mise molto ad attaccarle con lo yo-yo e a distruggerli.
«Che strano, loro due non hanno rilasciato nessun cuore. Forse solo quelli che lo hanno disegnato lo rilasciano. Poco importa, adesso devo proprio andare!»
Di nuovo si lanciò sui tetti e si recò verso i Champs Elysées.
Si dovette fermare poco dopo.
Da dove si trovava, vide un ragazzo inseguito da quelli che sembravano essere una papera e un cane. Questi due erano insoliti, perché correvano su due zampe e, specialmente, indossavano dei vestiti.
«Quelli non sono costumi. Forse sono vittime dell’akumizzato. Devo fermarli e salvare il ragazzo.»
Lanciò lo yo-yo e catturò la papera.
 
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Sora sbuffò spazientito. Erano fermi già da diversi minuti e non sapevano dove andare.
«Forza, ragazzi!» spronò Sora. «Dove potremmo andare a cercare indizi su Terra?»
Paperino e Pippo si fissarono e scossero la testa.
Stanco, Sora si gettò di peso sul sedile della Gummiship.
La suoneria del Gummifono parve rianimare il trio di amici. Sora lo tirò fuori dalla tasca e rispose alla chiamata, sperando di trovare Riku e il Re dall’altra parte. Trovò invece Cip e Ciop, i due scoiattolini meccanici.
Leggermente scoraggiato, Sora gli chiese se avessero notizie di Riku e del Re.
Quelli scossero la testa. «Ancora nessuna notizia, Sora. Ci dispiace… Ma abbiamo scoperto che un mondo sta venendo attaccato dagli Heartless! Serve il vostro aiuto.»
Il ragazzo non ci pensò due volte. Ringraziò i piccoli amici ed evoco il Keyblade. Lo puntò in avanti e aprì il portale verso il mondo in pericolo.
 
I tre amici si ritrovarono in mezzo a una città. Sora sentì una sensazione familiare al cuore. Delle urla lo misero sull’attenti.
«Ragazzi, siete pronti?» domandò evocando il Keyblade.
Paperino e Pippo avevano già le armi pronte.
Corsero verso la fonte delle urla e trovarono diversi Tango Scarlatto, Arciere Bizzarro e Shadow fare danni a tutto ciò che incontravano sul proprio cammino.
La battaglia contro quegli Heartless non durò molto. Sora ne distrusse molti con diversi fendenti , Paperino lanciò vari Thunder e Pippo usò lo scudo per sfondare le difese nemiche.
«È stato semplice» constatò Sora facendo sparire il Keyblade e stiracchiandosi leggermente.
Il ragazzo aveva parlato troppo presto. Altre grida attirarono l’attenzione del trio.
Paperino se la prese con Sora per aver portato sfortuna.
«Eh eh, colpa mia, credo…»
«Muoviamoci, hanno bisogno di noi» s’intromise Pippo.
Sora fu il primo a correre, seguito successivamente da Pippo e infine da Paperino.
 
Paperino urlò all’improvviso, facendo fermare Sora e Pippo. Il ragazzo vide che l’amico era stato legato da una specie di filo.
«Non ti preoccupare, sono qui!» si sentì dire da una voce femminile con tono rassicurante.
Alzò lo sguardo e vide una ragazza mascherata. Indossava una specie di tuta rossa con dei pallini neri. Le ricordò molto una coccinella. Ancora una volta, sentì la sensazione al cuore.
«Scappa, mi occupo io di questi due!»
Paperino, più furente che mai, iniziò a dimenarsi. «Lasciami andare! Per chi mi hai preso? Non sono mica un Heartless!»
La ragazza parve esitare un attimo. «“Heartless”? E che cosa sono?»
Ironia della sorte, comparvero due Shadow, un Notturno Rosso, un Rapsodia Blu e un Requiem Verde.
«Loro sono Heartless!» indicò Pippo.
Sora evocò il Keyblade. «Ci penso io a questi qui!»
In men che non si dica, l’Eroe del Keyblade partì all’attacco e li distrusse in fretta.
«Com’è possibile? Io li avevo distrutti qualche minuto fa…» disse la ragazza mascherata lasciando andare Paperino.
Sora le sorrise e si passò un dito sotto il naso. «Diciamo che solo io sono in grado di distruggerli definitivamente. Ma dimmi, ce ne sono altri?»
«Sì, ce ne sono alcuni ai Champs Elysées, da quella parte.»
Sora annuì e la ringraziò. Le diede le spalle e iniziò a correre, seguito da Paperino e Pippo.
«Un momento, ma voi chi siete?»
Il ragazzo si fermò. «Io sono Sora. E loro sono Paperino e Pippo.»
Dopo essersi presentati, il trio riprese a correre. A loro si unì anche la misteriosa ragazza.
«Io sono Ladybug. E anche io devo recarmi lì. Un mio amico sta combattendo contro una vittima akumizzata di Papillon e ha bisogno del mio aiuto.»
Sora assunse un’aria confusa. «Akumizzata? Papillon?»
Toccò a Ladybug assumere un’aria confusa. «Non sai di cosa sto parlando? Te lo spiego dopo. Ma adesso, sarà meglio muoversi!»
Sora smise di correre quando vide Ladybug usare una specie di yo-yo per portarsi in alto e correre sui tetti.
«Che forza!»
«Sora! Non abbiamo molto tempo!» lo sgridò Paperino.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Adrien si tolse la maschera e sorrise a Kagami, l’avversario più forte tra tutti i suoi compagni schermidori.
«Oggi sei quasi riuscito a battermi, Adrien» gli disse l’amica togliendosi a sua volta la maschera. «Più tardi hai voglia di allenarti con me?»
Il ragazzo scosse la testa. «Non posso, mi dispiace. Devo fare un servizio fotografico, ma la prossima volta non dovrei avere impegni.»
Kagami annuì, il volto serio e impassibile.
I due giovani poi andarono nei rispettivi spogliatoi per cambiarsi.
Il cellulare di Adrien squillò.
«Signorino Adrien» iniziò Nathalie, «la informo che il servizio fotografico è stato rimandato a data da destinarsi.»
«Va bene. Grazie, Nathalie.»
Plagg, il suo kwami, svolazzò vicino a lui e gli mostrò un pezzo di camembert. «Visto che abbiamo il pomeriggio libero, andiamo a fare scorta di camembert?»
Adrien storse il naso per l’odore del formaggio. «Argh, tienilo lontano da me… No, direi di andare da Kagami. Dopotutto, mi ha invitato.»
Allora il ragazzo si cambiò in fretta e uscì dallo spogliatoio. Cercò Kagami, ma scoprì da un suo compagno che l’amica se ne ere già andata. Sentì la voce ovatta di Plagg, direttamente dalla sua tasca, suggerire nuovamente di andare a comprare il formaggio. Lui gli rispose che avrebbe cercato di raggiungerla, tanto per farle una sorpresa.
Uscito da scuola, informò l’autista, che lo stava aspettando con la portiera aperta, della nuova destinazione. L’uomo grugnì e attese che il ragazzo si fosse accomodato prima di partire.
Giunti nei pressi dei Champs Elysées, la macchina frenò all’improvviso. Adrien si sporse per vedere cosa fosse successo e notò molte persone scappare. Sentì anche una specie di urlo disumano.
Dev’essere opera di Papillon.
Adrien corse fuori dall’auto e cercò un nascondiglio sicuro. Si dispiacque quando vide il suo autista cercarlo in giro disperatamente. Non poteva farci niente: in quanto Chat Noir, doveva salvare Parigi e i suoi abitanti!
Certo di essere da solo, fece uscire Plagg dalla tasca ed esclamò: «Plagg, trasformami!»
 
Chat Noir prese il bastone, lo allungò e lo sfruttò per dirigersi verso la causa di tutto quel trambusto.
Scorse un essere di media grandezza lanciare macchine, moto, pali e panchine in aria. Si dovette fermare poco prima di raggiungerlo: un lamento aveva attirato la sua attenzione. “Drizzò” le orecchie per captare meglio l’origine del lamento.
«Qualcuno… mi aiuti…» sentì provenire da una strada poco più indietro.
Fece dietro front e si ritrovò davanti un’auto rovesciata e una signora bloccata all’interno.
Oh, no! Spero che non si sia fatta troppo male.
«Madame, non si preoccupi.»
Per prima cosa le chiese se stesse bene e se sentisse dolore da qualche parte. Accertatosi che non avesse niente, iniziò la procedura per tirarla fuori. Le disse di ripararsi il più possibile la testa – la donna la circondò con le braccia −, dopodiché sfruttò il bastone per rompere il lunotto. Facendo molta attenzione ai cocci di vetro, Chat Noir entrò con metà corpo all’interno del veicolo.
Qualcuno bussò sul finestrino e il gatto nero si ritrovò davanti un pompiere, il quale gli chiese di informarlo sulla situazione.
Un secondo pompiere comparve dietro l’altro, in mano diversi attrezzi, e gli disse di lasciare il salvataggio a loro e di andare dall’akumizzato.
Be’, questa è una fortuna.
Facendo ancora attenzione, Chat Noir uscì dal veicolo, ringraziò i due pompieri e si recò dal nemico.
 
«Voglio… Voglio avere quei guantoni!»
Chat Noir vide l’akumizzato e non poté non trovarsi a esitare un poco. Era alto quanto Animan in versione tirannosauro; aveva una testa da clown, anche se l’espressione era infuriata, e il corpo muscoloso come quelli di un wrestler. Le mani erano grandi come un motorino. E proprio con queste ultime, il nemico afferrava e lanciava via ogni cosa che gli capitava a tiro.
Ok. Non sarà facile batterlo.
Una donna scoppiò a piangere. «Jérôme! Piccolo mio, torna in te!»
Chat Noir si avvicinò alla donna e le domandò: «Lei è la madre? Che cosa è successo?»
«Eravamo in giro a fare compere. Il mio piccolo Jérôme ha visto i guantoni del suo lottatore preferito – Fitzbo, il Clown Gigante −, e li voleva a tutti i costi. È scoppiato a piangere dopo l’ennesimo rifiuto e… e dopo si è trasformato in quella cosa! Oh, il mio piccolino…»
Jérôme urlò ancora più forte. Chat Noir vide comparire le creature misteriose.
«Ci mancavano solo loro! Aspetta un attimo…»
Gli venne un’idea in mente. Se non faceva passi sbagliati, poteva far sì che Jérôme e le creature combattessero fra di loro.
Chat Noir corse ai piedi dell’akumizzato e attirò la sua attenzione: «Ehi, piccolo Jérôme! Vuoi avere quei guantoni?»
Lui abbassò lo sguardo sull’eroe e ruggì. «Non sono più Jérôme! Io sono Punchown!» e cercò di colpirlo con i pugni.
L’eroe schivò la sua raffica e si portò davanti alle creature. «D’accordo, Punchown. Vuoi i guantoni? Allora elimina questi cosi!»
Punchown ruggì nuovamente e attaccò le creature.
Chat Noir si appoggiò al bastone e sorrise. Ora doveva aspettare la sua Ladybug e il gioco era fatto.
 
Il piano di Chat Noir fallì. Diverse creature erano scomparse e Punchown era indebolito, ma ciò non aveva fatto altro che aumentare la sua rabbia. Se per un po’ aveva l’attenzione sulle creature, adesso l’aveva tutta per Chat Noir. Probabilmente Papillon gli aveva fatto o detto qualcosa.
«Dammi il tuo anello!»
Chat Noir si ritrovò a schivare gli attacchi di Jérôme e delle creature insieme. Chiamò Ladybug con il bastone per sapere dove fosse. Lei gli disse che era lì vicino e che aveva con sé i rinforzi. L’eroe si chiese chi fossero i rinforzi. Forse Carapace, Rena Rouge o Queen B.
«Proverò a cercare e recuperare l’akuma. Argh, se non mi fa fuori prima lui! Fate presto, però.»
Chat Noir schivò per un pelo un suo pugno, ritrovandosi però con le spalle al muro.
Fu allora che lo vide. Un leggero bagliore sul petto di Jérôme, una spilla a forma di guantone. Non aveva dubbi: l’akuma era lì!
Punchown cercò di colpirlo, ma il gatto si spostò all’ultimo momento e l’akumizzato si ritrovò con il pugno incastrato in un muro.
«Che succede? Stanco di tirare i pugni?» lo schernì Chat Noir, distraendosi per un momento. E ciò causò la sua caduta.
 
Jérôme ruggì più forte e con uno strattone riuscì a liberarsi. Finalmente libero, approfittò della distrazione del gatto nero e lo prese per la coda. Lo sollevò in aria e si divertì per qualche secondo a rotearlo di qua e di là.
«Smettila… potrei vomitare… da un momento all’altro…» disse Chat Noir con voce sempre più flebile.
Così non va… Non mi resta che provare a distruggere la spilla.
Punchown smise di giocare con lui. «Adesso mi prendo il tuo anello, stupido gatto!»
Chat Noir cercò il suo sguardo e sorrise debolmente. «Sai che ti dico? Cataclisma
Con il proprio potere nella mano, Chat Noir provò a slanciarsi verso la spilla, ma era troppo lento e Jérôme lo afferrò per il braccio.
«Non mi resta che aspettare la tua ritrasformazione! Ho vinto! Quei guantoni saranno miei!»
«Thunder!» urlò una voce strana.
Punchown venne colpito da diverse saette e liberò le strette su Chat Noir. L’eroe cadde a terra e rimase un attimo paralizzato. Cos’era successo?
Una papera vestita di blu e con in mano una bacchetta lo superò. Successivamente, arrivò un cane su due zampe, vestito di verde e giallo e con in mano uno scudo.
Una papera e un cane? Che siano i portatori dei Miraculous della papera e del cane? Sempre se esistano…
Guardandoli, si accorse che non avevano niente di umano.
«Ehi, stai bene?» gli domandò una voce maschile a lui sconosciuta.
Si voltò a sinistra e si ritrovò davanti un ragazzo. Aveva i capelli castani e un po’ a punta e gli occhi azzurri. Vestiva degli abiti principalmente rossi e neri e alle mani indossava dei guanti senza dita. Al collo, invece, portava una collana a forma di corona.
«Chi sei? E chi sono quei due?»
«Oh, io sono Sora. E loro sono Paperino e Pippo. Siamo qua per eliminare gli Heartless.»
Ma che sta dicendo? E cosa sono questi “Heartless”?
«Heartless?»
Il misterioso ragazzo indicò le creature, le quali stavano combattendo contro i due animali.
«Ci pensiamo noi a loro. Tu e Ladybug occupatevi di quell’akumizzato!» detto ciò, una chiave gigante comparve nella sua mano e il ragazzo si diresse verso le creature.
«Chat Noir!»
Ladybug atterrò dove prima c’era quel Sora e lo aiutò ad alzarsi. «Va tutto bene?»
«Milady, non sai quanto sono felice di vederti! Sono solo un pochino intontito, ma mi sto riprendendo velocemente. Dimmi un po’, tu sai chi sono quei tre?»
«Hanno detto di chiamarsi Sora, Paperino e Pippo. So solo questo. Anzi, so che hanno il potere di distruggere quelle creature, Heartless le hanno chiamate.»
L’anello di Chat Noir tintinnò, segno che presto l’eroe si sarebbe ritrasformato. Punchown si riprese e urlò furente, rendendo grave la situazione.
«Be’, non abbiamo molto tempo, Insettina. L’akuma è nella spilla sul petto. Rimanderemo le spiegazioni a dopo.»
 
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Sora, Paperino e Pippo corsero dietro a Ladybug. Per loro fortuna, non incontrarono molti Heartless. Mentre loro erano intenti a eliminarli, la ragazza salvava e aiutava le persone in difficoltà.
Sora notò che tutti quanti acclamavano con gioia Ladybug. Si chiese se fosse qualche personaggio molto importante per loro. Forse una principessa!
Spero solo che non sia una delle sette Principesse del Cuore, o avrà l’Organizzazione XIII addosso. Anche se, a guardarla, sembra che sia capace di difendersi.
Videro Ladybug fermarsi e parlare allo yo-yo.
«Che starà facendo, secondo voi?» domandò Sora.
Paperino scosse la testa, mentre Pippo provò a dare una risposta: «Magari quello yo-yo è come il Gummifono e adesso starà parlando con il suo amico.»
Sora chiamò Ladybug quando la vide mettere via lo yo-yo. «Ehi! È successo qualcosa?»
La ragazza urlò: «No, ma sarà meglio muoversi.»
Ripresero nuovamente la corsa. Un forte ruggito li fece allarmare. Sora, Paperino e Pippo si fissarono. Doveva essere un Heartless la causa di quel verso.
«Ladybug! Ladybug! Aiuto!»
Un bambino pianse in mezzo alla strada. Ladybug e Sora si precipitarono da lui.
«Sono qui, piccolo. Qual è il problema?»
«Non trovo più il mio papà! Mi aiuteresti a cercarlo?»
Sora vide Ladybug esitare e guardare più volte poco più avanti.
«Sora, Paperino, Pippo. Voi andate avanti. Ho visto che abbiamo superato diversi agenti. Consegno loro il bambino e poi vi raggiungo. Va bene?»
«Non ti preoccupare. Ci pensiamo noi agli Heartless e al tuo amico. Va’ pure!»
«Grazie» e prima di andare indicò loro dove trovare il suo compagno.
 
Appena videro i Champs Elysées, non poterono non emettere un verso di stupore. Davanti a loro si presentava un lungo viale, dove ai lati c’erano molti alberi. In fondo s’intravedeva una specie di monumento. A rovinare il panorama, però, c’erano gli Heartless.
«Sora, guarda!» gli disse Pippo indicando un punto a destra.
Sora spostò lo sguardo sul punto indicatogli dall’amico. Vide un essere alto e grosso avere tra le mani un ragazzo biondo.
«Che sia quello l’“akumizzato”? E quello tra le sue grandi mani deve essere l’amico di Ladybug. Oh, no! È nei guai!» esclamò Sora.
Paperino superò tutti, alzò la bacchetta e lanciò la magia Thunder. L’essere venne colpito da diverse saette e lasciò  la presa sul ragazzo. Dopodiché, il mago si diresse verso gli Heartless per difenderlo da eventuali attacchi, subito imitato da Pippo.
Sora, invece, si recò dal ragazzo per vedere se fosse ferito.
«Ehi, stai bene?» gli domandò studiandolo velocemente.
Indossava una tuta nera; tra i capelli aveva un paio di orecchie, in viso una maschera che metteva in risalto i suoi occhi verdi, al collo un campanellino e dietro alla schiena una coda. Era uguale a un gatto! Com’era successo con Ladybug, sentì una sensazione al cuore.
«Chi sei? E chi sono quei due?» gli disse invece il ragazzo biondo.
«Oh, io sono Sora. E loro sono Paperino e Pippo. Siamo qua per eliminare gli Heartless.»
«Heartless?»
Sora li indicò. «Ci pensiamo noi a loro. Tu e Ladybug occupatevi di quell’akumizzato!» detto ciò, evocò il Keyblade e andò a dar man forte ai suoi amici.
 
Erano gli stessi Heartless di prima: Shadow, Notturno Rosso, Rapsodia Blu e Requiem Verde. L’esperienza gli aveva insegnato che dovevano eliminare prima i Requiem Verde, o avrebbero continuato a curare tutti gli altri.
Gridò a Paperino di usare Aero per farli allontanare, dopodiché disse a Pippo di tenersi pronto. Il mago lanciò la magia i vento e i bersagli furono catapultati in aria. Pippo inclinò lo scudo e Sora, dopo una bella rincorsa, lo sfruttò come catapulta. Ritrovandosi a mezz’aria, il ragazzo li colpì lanciando il Keyblade e riuscì a eliminarli. Diversi cuori volarono verso il cielo.
Oh, sì! Mancano quelli a terra!
Atterrato, Sora osservò la situazione. Paperino bruciava e congelava gli Heartless volanti e Pippo quelli a terra. Mancava poco alla fine della battaglia.
 
Sora fece sparire il Keyblade e si passò una mano sulla fronte. Finalmente non si vedevano più Heartless.
«Miraculous Ladybug!» sentì urlare da Ladybug.
Girandosi verso di lei, la vide lanciare in aria qualcosa e quel qualcosa lasciare il posto a una scia di coccinelle. Questa girò per tutta la città e rimise in ordine il disordine.
Ladybug e il suo amico raggiunsero Sora e i suoi amici e sorrisero.
«Wow! Ma come hai fatto?» le domandò un emozionato Sora. Non aveva mai visto nulla di simile!
Ladybug fece per rispondere, ma una voce maschile s’intromise: «Stai reclutando altri eroi, Sora, o hai deciso di unirti a loro?»
Sora si girò e digrignò i denti alla vista dei membri dell’Organizzazione XIII.
«Xemnas! Xigbar! Lo sapevo che c’era il vostro zampino.»
Ladybug disse qualcosa, ma Sora la ignorò.
Xemnas, che aveva parlato anche prima, rise. «Non puoi essere più in errore di così. Da dove nascono gli Heartless e da cosa sono attirati, Sora? Qui hanno tutto quello che serve e presto tutti quanti cadranno nell’oscurità. E devono ringraziare quei due ragazzini che giocano a fare gli eroi. Adesso cosa farai? Salverai questo mondo o lo lascerai a se stesso, continuando a cercare le altre luci?»
Non attese nessuna risposta. Sparì semplicemente nell’oscurità.
Sora strinse i pugni e spostò l’attenzione su Xigbar, che era rimasto lì. «Che cosa voleva dire?»
L’ex numero II sorrise e disse: «Oh, perché non lo chiedi ai tuoi nuovi amichetti?» e sparì anche lui nell’oscurità.
Sora chiuse gli occhi. Aveva fin troppi pensieri in testa. Paperino fece per dargli sostegno, ma Pippo lo fermò.
«Ragazzi» disse Sora con una nuova determinazione negli occhi, «ci fermeremo un altro po’ in questa città. Che ne dite?» e sfoderò il suo migliore sorriso.
Paperino e Pippo scossero la testa ridendo. Si erano preoccupati per niente!
«Sora, io devo andare» s’intromise Ladybug.
Solo allora il trio si accorse che mancava l’altro ragazzo e che qualcosa stava tintinnando.
«Prima devo dirvi una cosa. Mi è tornato in mente solo dopo aver visto quei due individui. Qualche tempo fa, Xigbar è stato qua. E non era da solo. Sora, riusciresti a farmi vedere la tua chiave gigante?»
Il ragazzo, seppur leggermente confuso, evocò il Keyblade e glielo mostrò.
Ladybug annuì. «Sì, è uguale a quella dell’altro ragazzo.»
«Quale altro ragazzo?»
La ragazza ci pensò un attimo. «Mi sembra di aver sentito Xigbar chiamarlo Rox-qualcosa…»
Sora spalancò gli occhi e la bocca. «Roxas! Questo spiega quelle sensazioni!»
Poiché Roxas, il suo Nessuno, era stato lì e adesso era dentro al cuore di Sora, i suoi sentimenti riusciva a farli percepire a lui.
«Io e Chat Noir vorremmo avere delle spiegazioni e immagino che le vogliate avere anche voi. Ecco perché abbiamo pensato di incontrarci stasera sulla torre Eiffel. Che ne dite?»
Il trio rispose subito di sì. Dovevano scoprire il più possibile di quel mondo.
«Perfetto. Allora vi dico come arrivarci. Fate attenzione…»
 
Dopo aver dato le indicazioni, Ladybug li salutò con una certa fretta.
Rimasti da soli, Pippo chiese al Grillo se avesse scritto tutto.
Sbucando dal cappuccio di Sora, il Grippo Parlante annuì. «Certo che sì. Amici, dobbiamo stare attenti a quello che diremo stasera. Non possiamo rivelare l’esistenza dei vari mondi.»
Paperino urlò nell’orecchio di Sora: «Hai capito? “Cardine” e “Ordine”!»
Sora annuì e si massaggiò l’orecchio. «Guarda che lo so…»
Una donna con in mano un microfono e un uomo con una telecamera si avvicinarono a loro.
La donna si mise di fianco a Sora e parlò: «Qui Nadja Chamack, in diretta dal luogo dell’attacco. Sono insieme ai tre che hanno eliminato le misteriose creature. Ditemi, come vi chiamate? Da dove venite? Come fanno una papera e un cane a combattere? Chi o cosa sono quelle creature? Come avete fatto a eliminarle? Avete anche voi un Miraculous? Siete qui per aiutare Ladybug e Chat Noir a eliminare il perfido Papillon?»
Sora non sapeva come comportarsi. Molte delle cose da lei non era riuscito a capirle. Guardò i suoi amici per avere sostegno. Ma anche loro erano persi.
Il Grillo sussurrò qualcosa nell’orecchio dolorante di Sora, quest’ultimo lo ripeté alla giornalista: «Io sono Sora. E loro sono Paperino e Pippo. Quelle creature sono Heartless. Non possiamo dirvi di più, se non di stare molto attenti e di non lasciarvi sopraffare dalla paura. E ora dobbiamo andare…»
Senza lasciare il tempo a Nadja di fare altre domande, scapparono via, diretti verso la torre Eiffel.
 
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Papillon strinse i pugni. Da dove erano comparsi quei tre? Se non fosse stato per loro, sarebbe riuscito a prendere il Miraculous di Chat Noir! Senza contare che adesso non avrebbe più potuto sfruttare le misteriose creature per vincere Ladybug.
«Devi fare attenzione, o la tua oscurità ti porterà via.»
Papillon si voltò e vide comparire dal nulla una strana donna. Essa aveva la faccia olivastra. Indossava un lungo abito nero e in testa aveva due corna. In mano stringeva un bastone.
Papillon attivò il sistema di sicurezza. Subito si mise in moto e attaccò l’intrusa.
«Hmpf. Questo è tutto quello che sai fare?» chiese la donna uscendo indenne dall’attacco. Il bastone che aveva in mano stava illuminando di verde.
Papillon indietreggiò spaventato. «C-Chi sei? Come hai fatto? Hai anche tu un Miraculous?»
La donna sorrise. Quel sorriso malefico lo fece raggelare.
«Considerami una tua alleata. Io ti posso aiutare, ma vorrei avere qualche informazione da te.»
Il portatore del Miraculous della farfalla non si fidava di quella donna. Nascondeva qualcosa. Eppure era riuscita a uscire illesa dal suo sistema di sicurezza, quando lui stesso aveva faticato a resistere. Prima doveva sondare il terreno, poi avrebbe deciso.
«Cosa vorresti sapere, donna?»
«Chiamami pure Malefica. Parlami un po’ del potere di quei due ragazzini e di questi Miraculous.»

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