II. Awake and Alive

di Elgas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nightmares or reality? ***
Capitolo 2: *** 2. Reviving ***
Capitolo 3: *** 3. Underwater, holding your Breath ***
Capitolo 4: *** 4. I’ll Follow You Across the White River, Across The Black Sky ***
Capitolo 5: *** 5. When we’ve given up everything ***
Capitolo 6: *** 6. Breaking the Bond ***
Capitolo 7: *** 7. Misting up my Heart ***
Capitolo 8: *** 8. Shadows grow ever darker ***
Capitolo 9: *** 9. A Whisper of Doom ***



Capitolo 1
*** 1. Nightmares or reality? ***


Prima d’iniziare questo secondo atto, leggete il primo
se non l’avete ancora fatto. Lo trovate completo in 5 Capitoli:

I.Fragments from Beyond

Per chi invece è in pari, consiglio la lettura del Seguente Glossario (con
approfondimenti tratti da Fragments From Beyond, appreviato FFB).
Molti concetti nuovi sono stati introdotti ed è giusto fare un recap!




• Hwergh (indoeuropeo; stritolare, strangolare)
Termine con cui si indica la Vera Oscurità e le bestie da essa generata.
Sora ne incontra uno alla fine di Fragments from Beyond.

• Fyrir (norreno; tra i vari significati vi sono primo, superiore, superiore a)
Da FFB (Cap 5)
- Noi Fyrir… siamo questo in fondo. Demoni macchiati di superbia. Ah! Non poteva scegliere nome più
azzeccato, il tuo adorato Maestro. Sai Luxu, in un’antica lingua chiamata norreno Fyrir si traduce come
primo, superiore, superiore a. Noi… fummo i primi ad assaggiare la distruzione portata dai Hwergh.
Perdemmo tutto , molto… molto tempo fa, ma in compenso diventammo gli unici in grado di ammazzarli,
di epurare la Vera Oscurità. -


I Fyrir rivelati finora sono:
1) Dal Manga Bleach ( in relazione al manga completo e al mio finale alternativo presente su Efp,
i cui collegamenti saranno lievi):
ASKIN NAKK LE VAAR, KUGO GINJO
2) Dal Manga Blue Exorcist ( in relazione agli eventi fino al volume 22 );
MEPHISTO, AMAIMON, LUCIFER
3) Dal Manga Full Metal Alchemist ( in relazione alla serie completa e al finale presente in
Brotherhood);
EDWARD ELRIC, WINRY ROCKBELL
Questi personaggi NON possiedono le abilità dei loro Mondi Originali, ma cosine uniche (in parte
rilevate in Fragments From Beyond come; rigenerazione accelerata, trasformazione in lupo) che
scoprirete andando avanti.

• Confini Imperituri e Fen.ce. (inglese; paranomasia tra Fen_Recinto e Fence_Palude)
Da FFB (Cap 5)
- lì, la terra era brulla, vuota e senza vita; montagne altissime s’elevavano circondando la valle in
cui era stato catapultato; sia il suolo sia la nuda roccia erano di un verde compatto, lucido in
alcuni punti, in grado di donare ai rilievi aguzzi un’aura spettrale. Vi erano riflessi, specie in
cima ai picchi più alti, il che rendeva il tutto ancora più inquietante data la totale assenza di Luce.
Le cime saettavano contro un cielo nero, puntellato qua e là da masse simili a nebulose, di un
ribollente colore violaceo. -



Creati in tempi molto remoti per preservare i Mondi e i Reami (dell’Universo di KH) dalla Vera Oscurità.

• Oltre
Da FFB (Cap 5):
- Io… ho agito per rendervi orgoglioso, Maestro. Ho agito consapevole che questo giorno sarebbe giunto. Ho
agito... nel desiderio di raggiungervi, di ammirare insieme la vastità della Vera Oscurità e la follia che ne deriva. -


Tutto ciò che si estende al di là dei Confini Imperituri.

• Sotto
Da FFB (Cap 2);
Attraverso passaggi nascosti e sentieri invisibili ai mortali, superando il Reame Oscuro, Amaimon
tornò nel Sotto; un luogo senza forma, più buio dell’Oscurità tanto temuta dalle genti di quel
piccolo universo. Vi dimoravano rifiuti, residui delle bestie ammazzate dai suoi fratelli e gli altri
lungo i Confini Imperituri; per quanto rifiuti, quei Hwergh andavano eliminati, compito a cui il
giovane demone adempieva al massimo delle proprie capacità.


• Selezione
Da FFB (Cap 5):
- Il Maestro fu bravo, bravissimo a preparare lo scenario di partenza; sei apprendisti, cinque a guida di
Unioni formate da Maestri e Prescelti del Keyblade, allo “scopo” di proteggere Kingdom Hearts e... ogni cosa
concernente questo universo. Ma... gli uomini non cambiano, il loro cuore si corrompe facilmente, divorato
dalla cupidigia, dal dubbio, dall’egoismo. La Guerra che scaturì fu meravigliosa! Udire così tante voci
disperarsi, percepire migliaia di vite spegnersi, osservare quest’universo collassare su stesso… fu veramente
magnifico! Certo, ci mettemmo un po’ a rattopparlo, a definirne nuovi limiti. Nel frattempo tu, intrufolandoti
nei Denti di Leoni, l’Unione rimasta in disparte per non far morire la “ Luce ”, desti inizio alla Seconda
Parte della Guerra. I Leoni finirono per sbranarsi l’uno con l’altro; la loro rabbia, la loro disperazione
finì per attrarre la Vera Oscurità. -
- Distorcere la verità è facile, Samael. Qui si fecero molti discorsi, si credette a molte cose. Nei
millenni sorsero castelli di carte, infiniti castelli di carte; leggende, miti, in grado di dare un senso
a eventi persi nel tempo. In verità ogni mossa fu attuata, incosciente o meno, con un unico scopo;
un verbo conosciuto bene dal Maestro e Luxu, poiché soltanto a loro abbiamo concesso di sapere
la verità. Selezionare, ancora e ancora. Selezionare, come si fa con le piante in una serra. -


• Black Box e Shrapenles (inglese; _schegge; paronomasia con Shepherds_Pastori)
Da FFB (Cap 5):
- Possiamo fare molte cose... anche strapparci pezzi dell’anima. Li chiamammo Shrapenls
e li sigillammo in una Scatola. In tre millenni essi lievitarono come il pane, intrecciandosi a
questo piccolo universo, cosicché una volta aperta… sarebbe stato più facile condividerli coi
giusti Prescelti. Questo è l’unico modo che hanno per sopravvivere agli orrori dell’Oltre. Anche
il Maestro legò con uno di noi poco prima di partire. -


Contenitore affidato prima al Maestro dei Maestri e poi a Luxu. Racchiude gli Shrapenls.

The Story so Far:

A partire da Union X (Storia originale modificata in base alle esigenze della mia storia):

I Fryir si rivelano al Maestro dei Maestri, l’uomo che forgiò No Name, il primo Keyblade,
su immagine dell’X-Blade, la Chiave suprema posta a protezione del Kingdom Hearts.
Il Maestro conosce la verità (finora si sa che i Fyrir stanno cercando le giuste Chiavi e i giusti
Prescelti) e, sia nel desiderio di ovviare alla Missione sia nella personale sete di conoscenza circa
la Vera Oscurità e l’Oltre, crea le Unioni guidate dai suoi apprendisti, i Veggenti. Avendo la
conferma che la Guerra scoppierà grazie all’aiuto di Luxu e No Name ( grazie al suo occhio
incastonato in essa riesce a vedere il futuro ), sparisce da Auropoli. Parte per l’Oltre, non prima
di aver affidato a Luxu sia No Name che la Black Box, oggetto costruito dai Fyrir stessi.
La Guerra dei Keyblade è la Prima Selezione.
Grazie ai Fyrir si impedisce la distruzione completa di quel Piccolo Universo.
La distruzione dei Denti di Leone, l’Unione di Ava rimasta in disparte dal Conflitto, è invece la
Seconda Selezione.
Nei circa 3000 anni successivi (fino all’inizio della Saga di KH):
I possessori dei Keyblade rimangono un numero esiguo.
Luxu passa di “carcassa” in “carcassa” per perpetrare l’esistenza.
Le minacce per la Terza Selezione si manifestano con Xehanort, Malefica ecc ecc.
Solo allora, conclusa la Seconda Guerra dei Keyblade, la Black Box si apre.
I Fyrir sono pronti a legarsi ai Giusti Prescelti e a guidarli nell’Oltre; confermati finora Sora, Luxu
e Luxord; esclusi finora Lea e Kairi.
Inoltre Sephiroth, dopo aver vagato nel Sotto per un anno, è riuscito a passare nell’Oltre, non
prima di aver sottratto a Amaimon alcune misteriose sfere… tranne una.

Nozioni finali:
Dopo la Guerra;
Gli eroi del Keyblade tornano ai rispettivi Mondi.
Lea torna a Raidant Garden per cercare Isa.
Luxu si ricongiunge ai Fyrir, desideroso di raggiungere finalmente il suo Maestro.
Edward è un Fyrir Smiða ( forgiare in norreno ), e costruì la Black Box.
Sora, dopo aver salvato Kairi grazie alla Potere del Risveglio e la Wild Card, finisce nei Confini
Imperituri e viene salvato da Winry dall’attacco di un gigantesco vermone.

Principali Differenze tra il mio Finale Alternativo e KH3 (espresse nei vari capitoli
di Fragments From Beyond)

1) Ansem, grazie ad Amaimon, ritorna a Raidant Garden. È Amaimon a rendere oscura Aqua.
2) Isa e Lea sono entrati nell’Organizzazione XII per diventare abili assassini e guerrieri, non vi è
la questione della migliore amica ecc ecc.
3) Riku ha sconfitto la sua Replica a San Fransokyo.
4) Xion, Roxas e Naminé non tornano.
5) Vexen, che in nel mio caso non ha fatto ammenda, e Demyx partecipano alla battaglia finale;
il primo combatte assieme a Saix e Xemans, il secondo con Xigbar. Il numero delle Oscurità
rimane così invariato a 13. Per motivi di trama che scoprirete nel secondo atto, è necessaria
la sconfitta di Demyx.

E ora… ridiamo il via alle danze.





1. Nightmare or Reality?



Esisteva un buio più opprimente dell’Oscurità; un buio dove non esisteva nulla, dove il silenzio si
propagava all’infinito, dove nessuna voce poteva giungere. In quel buio Luxord si svegliò. Gli era
già capitato, la prima volta in cui Sora l’aveva sconfitto, di essere vicino al completamento. Allora
come adesso niente era accaduto; nessun ricordo, nessun risveglio nel luogo dove lui, il Nobody di
Qualcuno, era nato. Solo freddo, un freddo innaturale. La prima volta era stato Maestro Xehanort
a strapparlo da quello strano limbo; corpo e mente erano tornati a essere un Nobody al servizio
della Vera Organizzazione. Era stata la sua voce a salvarlo… ma ora, in attimi dilatati da un
silenzio cupo e opprimente, arrivò il dolore. Mani roventi, le sue mani, lacerate da tagli, nella
carne schegge di cristallo.
Nel dolore nacque la Luce, una Luce sporca, la luce di un cielo gravido di nuvole, ove una pioggia
nera batteva su una città in rovina. In mezzo a palazzi distrutti, avvertì l’odore della morte,
l’odore pungente del sangue. Nel crescente terrore lo vide; in agguato sulla cima di un muro,
un’orrore né Heartless né Nobody; una carcassa animata, putrefatta. Ricordava vagamente un
felino, se non fosse stato per le sei zampe e la lunghissima coda ridotta a sole vertebre. Nella cassa
toracica aperta, carne e costole erano ben in vista; mentre nella testa grossa e sproporzionata, la
mandibola accompagnava una fila di denti marci e, appena sopra, quattro bulbi oculari di un
verde spettrale.
La bestia lo fiutò e in un secondo balzò su di lui, le fauci spalancate. Un rumore riecheggiò,
cristallino, e in esso ritrovò i denti serrati attorno… all’elsa di un Keyblade.
Un Keyblade dorato dalle forma e decori complessi. Al terrore si unì lo stupore; quando vide
le mani non sanguinare, ma impugnare l’arma con sbalorditiva sicurezza; quando un ringhio
fendette l’aria e l’abominio venne scaraventato di lato.
Un lupo, un grosso lupo nero, le fauci strette sulla gola della bestia. L’orrore si contorceva
cercando di liberarsi, ma in breve il verso acuto e disturbante si ridusse al silenzio.
Un lupo l’aveva appena salvato… no... non un lupo qualunque…
Specchiandosi in quelle iridi blu, il buio tornò ad avvolgerlo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Svegliarsi fu come riemergere da un abisso. Con l’aria a inondare i polmoni, Luxord riprese
conoscenza. Nessun ricordo, nessun nome a illuminare l’oblio della memoria, solo il Cuore…
e un letto morbido ad accogliere il corpo. Nell’iniziale confusione s’issò sui gomiti, la testa
dolorante. La veste dell’Organizzione aveva lasciato posto a un completo color crema, composto
da maglia e pantaloni di lino. Un colore neutro, al pari della stanza; piccola, le pareti di metallo
illuminate da una fioca luce artificiale che, da una rientranza, correva lungo tutto il perimetro
del soffitto. Gli unici mobili, esclusi il letto, una porta laterale e una d’ingresso, consistevano in
una sedia e una cassettiera dalle linee geometriche e minimali. L’ambiente trasudava pulizia, ma
nell’aria avvertì un lieve odore stantio, come se la camera fosse rimasta a lungo chiuso.
« Ti eri infilato in un bel posto… »
Nella confusione, una certezza si palesò nel più insolito dei modi; dalla porta laterale, ora aperta,
un uomo poggiava sullo stipite. Alto e muscoloso, indossava abiti comuni; canottiera bianca e
jeans scuri. Luxord deglutì; all’altezza del petto il tessuto era sporco di sangue nero, così simile
alla pioggia dell’incubo, mentre il colore di occhi e capelli non lasciava spazio al dubbio.
« Tu… sei il lupo… il lupo che accompagnava Le Vaar… »
« Accidenti…! Oltre a essere prezioso, sei pure perspicace », commentò facendosi avanti, « Senti…
ho perso tre giorni dietro a te, quindi risponderò in maniera esaustiva così da evitarmi una
sequela di domande. La tua coscienza era intrappolata in una delle sottili dimensioni poste fra i
Confini Imperituri e il Sotto. Né io né il “Capitano” siamo riusciti a capirne la causa... quantomeno
ora abbiamo una conferma; hai rivissuto frammenti del passato. All’interno dell’incubo però un
Hwergh ti ha fiutato. Era reale, nella misura in cui può esserlo un rimasuglio di Vera Oscurità
dentro un sogno. Se fosse riuscito a morderti avrebbe riacquistato forma fisica, manifestandosi
proprio qua dentro. Per il resto sì, ti abbiamo recuperato privo di coscienza in una grotta di
cristallo, e sì, ora sei a bordo della Kelpie, la vera Kelpie intendo. Benvenuto a bordo…! » (1)
Aveva parlato vagando avanti e indietro, senza mai posare lo sguardo su di lui, scandendo ogni
frase con cenni del capo. Nell’atteggiamento Luxord avvertì un profondo distacco; quasi se
salvarlo l’avesse distratto da questioni più importanti. Aveva usato parole e concetti sconosciuti,
parole che al momento non aveva né la forza, né la volontà di approfondire; eppure in esse,
rammentò una frase di Le Vaar durante il primo incontro al Black Marlin; (2)

- Gioca questa partita! Fino alla fine! Gioca come sempre! Solo allora ci rincontreremo. Buona fortuna,
Sfidante del Destino! -

Una sottile quiete si fece largo nelle membra, ancora tormentate dall’immagine di quell’orrore,
o Hwergh come l’aveva definito l’altro. La partita era finita, la Guerra dei Keyblade conclusa a
favore della Luce; come nella più bella e inquietante delle profezie, il Destino l’aveva fatto
ricongiungere a Le Vaar e, al contempo, l’aveva messo di fronte all’unica strada possibile,
l’unica in grado di fargli ricordare il passato, una strada interconnessa a un universo sconosciuto.
« …L’assenza di ricordi è causata dai…dai Hwergh? »
« Sì e no. Quello era uno dei più piccoli e comuni... », commentò l’uomo accedendosi una sigaretta,
« Non sono teneri come Heartless e Nobodies, oppure come… aspetta come si chiamavano quegli
altri? Nesciens? »
Una nuova partita, iniziata col più criptico degli incubi.
Una nuova strada, costellata di angoli bui e incognite.
Eppure in quella terribile visione era brillata una Luce, la Luce di un Keyblade.
Le successive parole dell’uomo giunsero ovattate. Nell’apparente silenzio allungò la mano destra,
le dita leggermente piegate. Si concentrò immaginandosi la Chiave. Non accadde nulla, eppure…
l’aria divenne leggermente più pesante, proprio lì, al centro del palmo. Poi… mani calde
s’intrecciarono con la sua e Le Vaar si materializzò accanto a lui, colmo d’indescrivibile gioia.
« Meno male! Sono così contento! Ehi! Perché non sei venuto ad avvertirmi, Kugo? »
« Dovresti ringraziami Askin. È stata una faticaccia andarlo a ripescare. Tre giorni incollato a
quella sedia, mentre tu scorrazzavi nello spazio falciando flotte di navi Heartless…! »
« Volevo solo divertirmi un pochino! Inoltre dopo vent’anni a contatto con l’acqua, dovevo
accettarmi che la Kelpie stesse bene…! » (3)
Nel calore rammentò parole che all’epoca avevano scatenato il dubbio, ma che ora apparvero
un'inequivocabile certezza.

- ...osserva la scacchiera. Tu sei come la regina; rispetto agli uomini qua attorno, le cui esistenze sono rilegate
entro i confini di una singola casella, sei... bello e fortunato! Mentre io... sono un pezzo mangiato; posso
esistere, vedere al di là della scacchiera. E resto lì, in attesa che questa lunghissima partita si concluda. -
- Deludermi? Non lo faresti mai Luxord, neanche volendo… -


Tanto bastò a palesare l’unica frase possibile, l’unica in grado di rendere la nuova strada meno
oscura.
« Askin… tu sai chi sono. »
Sorrise, l’ex-Capitano, come se in fondo non si aspettasse altro.
« Sì… lo so. Ah! Ah! Potrei passar ore a raccontarti ogni dettaglio, ogni evento e legame che tu,
Luxord, avevi nella vita precedente. Ma essi continuerebbero a non appartenerti, sarebbe come
tentar di afferrare l’aria. »
Per la prima volta non vi fu bisogno di pianificare alcuna mossa, di osservare o pensare.
Solo seguire il Cuore e la Luce di un Keyblade… no… del suo Keyblade. Parlò, l’Ex-Sfidante del
Destino, stringendo la mano dell’altro, cercando in essa un’ulteriore sicurezza.
«...Dov’è? Il mio Keyblade…dove si trova?! »
« Ah! Tranquillo! », esultò Askin alzandosi, « Tra poco atterreremo a Scala ad Caelum, o per meglio
dire alle rovine sotto essa! »
« Tsk! Non farti contagiare dal suo entusiasmo… », commentò Kugo uscendo dalla stanza « … sarà
tutto meno che una gita di piacere… »
Il Destino a volte sapeva essere imprevedibile e quell’allegria cancellò le ultime tracce dell’incubo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Da quanto l’acqua scorreva con forza sulla pelle? Da quanto il rumore del getto cancellava ogni
altro suono? In quell’istante non importava, giacché il terrore rimaneva ancora incolato, simile
a una massa di sanguisughe color pece.
Winry l’aveva portato a casa, rivestendolo di ogni gentilezza, ma il giovane Custode non aveva
prestato troppa attenzione alla struttura fluttuante in mezzo a quelle montagne senza vita,
né alle elaborate architetture interne. Aveva ricominciato a vedere nell’esatto istante in cui
l’acqua bollente l’aveva toccato con violenza. Solo allora un tremito lì aveva scosso; solo allora
aveva pianto soffocando i singhiozzi, lasciando che le lacrime si confondessero con l’acqua.
Gli pareva di vederlo ancora, quell’orribile verme apparso dal nulla e per un secondo provò
vergogna; in quei frangenti non era riuscito a far nulla, se non a rannicchiarsi su se stesso e a
pisciarsi addosso. L’attimo parve eterno, ma alla fine ecco rinascere la Speranza. Ricordò le parole
di Winry mentre l’aveva accompagnato lungo corridoi bianchi e asettici.

- I Confini Imperituri proteggono da sempre il vostro universo dalla Vera Oscurità. Il Hwergh che ti ha
aggredito si chiama Wurm e come tutta l’Oscurità è attratto da cuori, anime, corpi. Tu Sora, sei in grado di
sconfiggere Heartless e Nodobies in maniera efficace; ecco... noi Fyrir siamo questo, forgiati nel tempo per
epurare i Hwergh. -


Una Guerra finita, il repentino salvataggio di Kairi, la comparsa in quello strano Mondo, i Confini
Imperituri, nuove verità rivelate. Tutto era accaduto in fretta… decisamente troppo in fretta,
come se il Destino avesse avuto fretta di chiudere una partita, ma… lui, in quanto Custode del
Keyblade, non poteva lasciar correre. No. Era suo dovere rimanere lì, osservare la portata di
quella minaccia, capire come Winry e gli altri Fyrir li affrontavano e infine avvertire gli altri.
Sì, avrebbe fatto così, giacché le ultime frasi della ragazza erano state:

- La nostra Missione s’intreccia coi Possessori sopravvissuti alla recente Guerra… e con Guerrieri che
dimostrato una forte volontà. Quando torneremo alle Destiny Islands, lì, assieme ai tuoi amici… ogni cosa
sarà rivelata. Adesso pensa a riposarti, Sora. Nel mentre spero avrai modo di conoscere gli altri. -


Una minaccia rimasta celata fino a quel momento, persino a persone del calibro di Sua Maestà, di
Yen Sid o del defunto Xehanort; orrori tenuti a bada da potentissimi combattenti chiamati Fyrir.
Strinse i pugni Sora, lasciando che l’acqua, ora fredda, lo ristorasse. In una nuova determinazione
sentì il terrore abbandonarlo. Osservare e capire. Osservare e capire. Con queste parole impresse
nella mente, uscì della doccia. Sopra il mobile accanto al lavandino trovò i vestiti, incredibilmente
puliti e profumati. Winry doveva aver usato qualche magia per ottenere un simile risultato in così
poco tempo. Winry… era suo dovere ringraziarla, subito. Una volta vestito ripercorse il tragitto
dell’andata giungendo in un’enorme salone.
Fu una visione da togliere il fiato. Si rammaricò per non aver notato prima una tale meraviglia.
Cinque balconate formavano anelli attorno a uno spazio centrale, dove una passerella conduceva a
una piattaforma fluttuante ancorata alla parete da spessi cavi di metallo. Sopra essa, sette
pilastri svettavano verso l’alto, simili a una metropoli in miniatura; la superficie scura e lisca
costellata da solchi luminosi. A chiudere il quadro un’ampia vetrata a cupola, in cui i colori
riflessi creavano un’illusione simile a quella del caleidoscopio.
In cima a pilastro la vide; Winry sedeva su una sporgenza, intenta a scartabellare dentro quel che
pareva un’estensione della struttura.
La raggiunse di corsa, fermandosi alla base del pilastro.
« Eccoci qui! », lo salutò la ragazza sporgendosi in basso, « Tutto a posto coi vestiti? »
« Sì! Grazie mille Winry! Ehm… non solo per i vestiti ovviamente! Se non ci fossi stata tu… io…
Grazie… Grazie di cuore! », e mosso da un’improvvisa commozione s’inchinò più volte, gli occhi
leggermente umidi.
« Di nulla, Sora. Perdonami, ma adesso devo assolutamente riordinare questo archivio. Sto
rimandando da settimane e se Ed torna che non ho finito, mi farà una bella ramanzina. Tu sentiti
libero di esplorare… ma! Non toccare nulla! Oh! E se hai fame dimmelo senza problemi, okay? »
« Ricevuto...! Quindi… questa sarebbe una specie di biblioteca? », chiese con rinnovata curiosità.
« Le costruzioni che compongono la Fen.ce sono sparse lungo il perimetro dei Confini Imperituri »,
rispose Winry scomparendo alla vista, « Formano sia la fonte di energia che alimenta la barriera,
sia archivi, sia laboratori, sia… la nostra casa. »
« Fantastico! Mi piacerebbe vederli! »
« Tranquillo! Pian piano li scoprirai! Oh! Aspetta! Già che sei qui… porta questi al tuo amico! Lo
trovi dietro il terzo pilastro a destra. »
Stupido dalla richiesta, Sora non ebbe tempo di replicare. Una scatola venne calata senza preavviso
tramite una piccola fune finendo dritta tra le sue braccia.
Come una scheggia si diresse a passo al luogo indicato e… il contenitore gli cadde dalle mani.
Decine di tessere ricoperte di chip si riversarono sul pavimento.
Seduto a gambe incrociate, l’amico sollevò lo sguardo dal piccolo schermo luminoso. Non l’aveva
più visto dal combattimento contro Sephiroth all’Abisso Oscuro, ed ora ecco lì, Cloud Strife, con la
solita espressione distaccata dipinta in volto.
« Ah… ciao Sora. Come mai qui? »
« Po...potrei chiederti la stessa cosa! »



(1) Fragments from Beyond.
Nel Capitolo 1 la Kelpie viene descritta come un veliero. Nel Capitolo 3 Luxord vede l’illusione
della stessa cadere e la vera Kelpie, ovvero un aeronave, prendere il volo nel cielo dei Caraibi.

(2) Fragments from Beyond.
Osteria inventata da me presente a Port Royal, Capitolo 1.

(3) Fragments from Beyond
Nel capitolo 1 Askin accenna a una vacanza nei Caraibi durata 20 anni.





Angolo Autrice:

Ecco che inizia il secondo atto… con un finale a sorpresa! O quasi… avevo accennato più volte nell’atto precedente a Sephiroth e al furto nel Sotto, quindi era lecito introdurre Cloudino il prima possibile.
Verità su loro due verranno svelate a breve, ovvero raggruppando quegli scorci di scene e frammenti di Grillario ancora troppo sparsi in 7 giochi. Una delle regole di una Saga sarà Risposte e così sarà, anche perché non ho digerito affatto l’assenza completa dei personaggi di FF da KH3.

E qui… finalmente vediamo i Hwergh più da vicino! Avviso che sia Lovecraft sia la magnifica lore di Warhammer 40k.. verranno spesso in mio soccorso. Rimarranno spunti, ma… saranno spunti belli. Oltre a dettagli di altre opere manga che nell’ottica della lore relativa ai Fyrir funzioneranno e bene. <3

Questo capitolo in realtà doveva contenere una scena in più, ovvero dove Cloud accenna robe relative a Sephiroth, ma data la presenza di una premessa non indifferente ho deciso di riservarla per i prossimi capitoli.

In totale saranno Nove all’incirca di questa lunghezza. <3

Alla prossima

Elgas

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Capitolo 2
*** 2. Reviving ***


2. Reviving



Una poltiglia, l’esatto opposto di un ipotetico elisir d’immortalità. Persino tenendo la tazzina a
debita distanza, lo scoppiettare delle bolle ricordava quello prodotto dal fango di una palude;
il tanfo di uovo marcio poi, non contribuiva certo a migliore il quadro. Una poltiglia in netto
contrasto col resto della stanza; asettica, bianca, arredata con pochi mobili dai toni freddi.
Esternamente la costruzione, una delle innumerevoli che componevano la Fen.ce, era un ovale
perfetto. Un gigantesco uovo sospeso in mezzo a montagne senza vita, di un materiale simile
all'acciaio, poroso nella zona superficiale. Lì, ogni cosa era circondata da una luce accogliente ed
effimera al tempo stesso; giacché tutto, dalla parete alla sedia su cui aveva preso posto, pareva
distante, intangibile nonostante i sensi la percepissero; persino Edward, l’alchimista dell’elisir.
Dal Cimitero dei Keyblade, l’aereonave dello Smiða (1) aveva impegnato tre giorni per giungere a
destinazione, superando gli strati dimensionali posti a separare i Confini Imperituri dai Mondi
conosciuti. Un viaggio silenzioso, in cui le poche discussioni avevano riguardato questioni pratiche,
come provvedere al suo sostentamento;

- Ora sei completo… uhm… avrai bisogno di nutrimento. Chiedi a Mephisto un po’ di roba istantanea; nella
la mia cucina troverai il microonde. Se non funziona avvisami. -


Il demone si era dimostrato particolarmente generoso, memore forse di quel particolare episodio (2),
nonostante la sfilza di spaghetti orientali aveva cominciato ben presto a risultare stomachevole.
Il ragazzo al contrario non aveva toccato nulla; dettaglio che, assieme a una cucina intonsa e
alla consistenza della fanghiglia, portò Luxu alla seguente conclusione; nutrirsi era diventato da
tempo superfluo, uno sfizio che ogni Fyrir si concedeva in maniera più o meno frequente a seconda
del soggetto.
Edward si schiarì la voce, riportandolo suo malgrado a concentrasi sull’elisir. Fissandolo ribollire,
un dubbio sorse spontaneo;
« Ascolta… pure il Maestro… prima di partire ha… »
« Sì. Il suo mi uscì… leggermente più luminoso », rispose l’altro senza staccare gli occhi dal libro
aperto sotto di se, l’unico oggetto caldo in mezzo a colori freddi.
« Uhm… se lo bevo quindi… »
Non stava dubitando delle capacità dell’altro, in fondo si trattava del costruttore della Black Box,
però quella roba frantumava l’immagine dell’elisir; chiunque, indipendentemente dal Mondo,
avrebbe avuto non poche perplessità di fronte a tale poltiglia. In ogni caso, sebbene Edward
non si facesse problemi a esternare una certa avversione nei suoi confronti, i patti erano patti;
l’immortalità, il poter raggiungere il Maestro… si trattava della giusta ricompensa dopo tre
millenni di operato.
« Sarai immortale… nella misura concessa nel tuo piccolo universo », precisò senza cambiare
posizione.
« E questo… cosa significa? »
« Stai per effettuare uno scambio equivalente. Ora ti prego, metti da parte la tua petulanza e bevi. »
In effetti non valeva la pena continuar a rimuginare. No… era vicino al suo obiettivo, un passo
dopo l’altro, stava percorrendo lo stesso sentiero del Maestro; un passo dopo l’altro, verso la loro
promessa. Rivide le colline in fiore attorno a Auropoli, i prati ricoperti di soffioni, il cielo ricolmo
dei loro semi; rivide il Maestro in cima al rilievo più alto.

« A Guerra finita, se pure i Leoni si dimostreranno deboli, dovrai selezionarli… e lo farai fin quando la Black
Box si aprirà e i Fyrir si riveleranno ai giusti prescelti. »
« Sì, Maestro. Però… ancora non riesco a capacitarmene del tutto. »
« Riguardo cosa, se posso essere discreto? »
« ...I suoi apprendisti, i Veggenti, assieme alle migliaia di Signori del Keyblade riuniti qui… moriranno,
eppure lei non farà nulla. Li abbandonerà, come si abbandona un giocattolo rotto. » (3)
« Questo... ti stupisce o ti agghiaccia? Uccidere i miei pupilli, i tuoi “ amici ”, affogandoli nel loro peccato.
Cosa sono ai tuoi occhi ora? Un angelo? Un demone? »
« Nessuno… nessuno dei due. Io… sono felice. Conosco la verità e agirò ogni qualvolta si renderà necessario. »
« Parole ardite per un allievo. Da buon Maestro, mi sento in dovere di dispensare gli ultimi consigli prima di
partire. Primo; in certi momenti sarà meglio... limitarsi a osservare in silenzio. Secondo; mai e poi mai dovrai
desiderare il Kingdom Hearts. Ancora poco e la Guerra dei Keyblade scoppierà; ancora poco e tutte queste
persone , nel bene e nel male, si ritroveranno a bramarlo. Ma ai Fyrir non servono cuori avidi di potere,
nell’Oltre si può far appello solo a se stessi... e al proprio pastore. »
« Capisco… e i Fyrir? Vi hanno mostrato altro durante l’ultimo incontro?! »
« Ho finalmente avuto l’onore di salire a bordo di una aereonavi. Ah! Nulla di paragonabile alle nostre rozze
Gummiship. Le loro si librano nello spazio come uccelli nel cielo. » (4)
« Maestro… io… io vi raggiungerò! Promesso! »
« Oh… mi raggiungerai nell’Oltre? Anche se dovessero occorrerci secoli, piccolo Luxu? »
« Anche! Soprattutto! In quel caso… troverò un modo per sopravvivere! Senza… bramare il Kingdom Hearts! »
« Ottimo! Questo è lo spirito. »

Il resto non aveva importanza. Non aveva mai avuto importanza.
La poltiglia sapeva di uovo marcio misto a terra. Dalla gola scivolò nell’esofago, depositandosi
nello stomaco come un pasto mal digerito, ma, escluso un senso di nausea, non avvertì cambiamenti
significativi.
Furono le nuove parole dello Smiða a distoglierlo dalla tazzina ormai vuota.
« Finalmente… ora passiamo alla fase due. »
« Non mi avevi accennato a una fase due… questo si chiama barare caro mio. »
« Pensavi bastasse trangugiarlo per ottenere l’immortalità? Adesso ti trovi in uno stadio
intermedio… sei come il pane, dovrò farti lievitare in un posto chiuso e buio. »
Fu allora che l’avversione si manifestò, simile a una pugnalata alle spalle. Luxu trattenne
un’imprecazione mentre i piedi tentavano di far leva sulla superficie liscia. Un foro circolare si
era aperto sotto lui, inghiottendo la sedia. Il tavolo… doveva far presa sulle gambe del tavolo...
« Fossi stato Xigbard o Braig non saresti caduto in un trucchetto simile… »
… ma i mobili erano scomparsi, rimaneva solo Edward. In piedi, lo scrutava visibilmente scocciato,
il libro riposto in una tasca dell’impermeabile.
« Il completamento non è tutto rose e fiori », ribatté sistemandosi meglio, « spesso occorrono
settimane per recuperare le proprie capacità. Comunque mi piace… il concetto di lievitare. »
« In quanto Smiða posso creare », spiegò Edward dopo uno sbadiglio, « creare oggetti semplici,
come la sedia su cui poggiavi il tuo culo un secondo fa, a oggetti infinitamente più complessi,
come l’intera Fen.ce. Di contro più una creazione è potente, più lo Smiða non può allontanarsi
da essa. Io e Winry siamo legati in eterno alla Fen.ce e al suo contenuto. La costruimmo quando
il tuo universo era ancora giovane e il primissimo Kingdom Hearts già brillava intenso. Un pasto
fin troppo ghiotto per i Hwergh. La Fen.ce fu creata qui, nei Confini Imperituri, un Mondo che
risponde a regole dettate dai Fyrir. Conseguentemente… gli Smiða possono creare oggetti in
qualsiasi Mondo, ma senza alterarne troppo l’ordine stabilito; nel tuo... l’immortalità poteva
concettizzarsi? »
« Se fosse stato così, non avrei dovuto cambiare carcasse su carcasse…! Tsk! queste informazioni
randomiche poi… puzzano di spiegone…! »
« L’elisir modificherà la struttura cellulare », riprese l’altro ignorando la frecciatina, « a processo
concluso smetterai di invecchiare, dovrai nutrirti con meno frequenza e... basta. Ma per ottenere
qualcosa è necessario dare in cambio qualcos’altro. Questa è la regola dello scambio equivalente.
L’elisir... si nutrirà del tuo dolore. »
Il resto non aveva importanza. Non aveva mai avuto importanza. Il dolore era solo un’inezia, una
pulce in confronto alle esistenze strappate nel corso di trenta secoli. Forse il dolore inferto da un
Fyrir l’avrebbe preparato al Caos dell’Oltre. Al pensiero una malsana eccitazione fremette nel
corpo.
« Coraggio allora… rinchiudimi pure dove ti pare! »
« Oh… pensavo di spaventarti un pochino, invece. In compenso… inizio a capire perché hai
attirato l’interesse di Mephisto. Ti auguro... una lunga fermentazione, Luxu. »
Il pavimento si mosse sopra di lui, richiudendosi come le fauci di una bestia.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

L’aveva osservato a lungo Winry, in silenzio al limitare della stanza, ma per un attimo esitò,
nonostante Edward fosse rimasto solo, seduto sul pavimento, le mani premute sulle ginocchia.
Probabilmente in un tempo ormai perduto, il tempo del loro Mondo, si era palesata una scena
simile; un ricordo cancellato dalla memoria eppur vivo nelle pieghe del corpo. Allo stesso modo,
forse era stato un ricordo a spingere l’amato a comportarsi così nei confronti di Luxu.
Lo raggiunse, il cuore velato dalla preoccupazione.
« Ero curioso… », ammise quando gli fu affianco, la mano a sfiorargli i capelli, « …mi chiedevo se
anche nell’odio la realtà mi sarebbe apparsa meno effimera. » (5)
« E cosa hai provato? »
Si mosse appena Ed e, come altre infinite volte, poggiò il capo sopra la sua spalla.
« Un calore diverso rispetto a quando sono con te, però… mi ha fatto piacere. Luxu... non ha mai
esitato. Al pari del Maestro, dubbi o rimorsi non ne hanno mai sfiorato il cuore. E noi… noi tutti…
abbiamo sempre provato sensazioni diverse riguardo la Selezione; delizia per i fratelli, indifferenza
da parte di Kugo e pietà per Askin. Io e te… siamo un’altalena tra queste due. A Selezione conclusa
volevo capire se… se fossi ancora in grado di provare altro. »
« La partenza ormai è vicina… », sussurrò accarezzandogli la fronte, «… sai, anch’io ci ho riflettuto;
su cosa avrebbe comportato la fine della Selezione, escluso il lato pratico. Un po’ mi mancheranno.
Nonostante le nostre diversità era bello ritrovarsi tutti qui, a casa. »
« Uhm… esclusa la Missione, rimanere per loro sarebbe soltanto un peso. »
« Lo so… lo so… »
In quelle parole macchiate di malinconia Winry lo abbracciò; ricercando quel calore, il calore
dell’amore che da sempre li proteggeva impedendogli di cadere nella noia, di perdersi nella follia,
di cadere e smarrire se stessi; rammentando quanto fossero fortunati ad essere ancora insieme,
giacché con altri il destino non era stato altrettanto magnanimo. Non aveva mai smesso di pregare
Winry, per Askin e Kugo, affinché il calore di una casa ne alleviasse il dolore; affinché trovassero
conforto nel legame coi Prescelti, affinché la Missione giungesse a termine dopo tanta sofferenza.
« Forse grazie all’aiuto di Sora sarà più facile far accettare la verità al resto dei Custodi. »
« Lo spero… lo spero tanto. Si sta ambientando bene? », domandò Edward socchiudendo gli occhi.
« Sì! È davvero un ragazzo solare e determinato. Dovremo farlo assistere a un paio di cacce, come
abbiamo fatto con Cloud. Oh! Ed è anche un mangione! Si sta divorando l'ennesima torta.»
« … È stato un bene per lui incontrarti. Per le torte… beh, almeno Askin avrà una scusa per
cucinarne ancora. » (6)
Sorrise Winry. Nonostante tutto, Edward non era cambiato.
Sorrise e dolcemente lo baciò.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Xehanort è stato sconfitto… dovremo aspettarci anche il ritorno di Even. Uhm… a parte questo, ti
aiuteremo a trovarlo. Non temere, Lea. -
(7)

Le parole di Ansem il Saggio vennero in suo soccorso, a risollevare una ricerca finora vana.
Mickey e Riku l’avevo riportato a Radiant Garden e in breve la notizia di Isa era arrivata pure a
Leon, Yuffie, Aerith e Cid che, senza esitazioni, si erano uniti agli apprendisti di Ansem. Lea non
perdeva occasione di ringraziarli, anche a costo di risultare stucchevole, ma nonostante gli sforzi
dell’amico ancora nessuna traccia. Squall aveva dunque diviso i gruppi; le ragazze in città, Dilan e
Aeleus a setacciare le mura. In quel settimo giorno, in compagnia di Leon, giunse all’Abisso
Profondo, una volta superata la Grande Piana protagonista della Battaglia dei Mille Heartless.
Crepacci e gole puntellavano il paesaggio; in alcuni tratti erano visibili tubature e ingranaggi di
ottone, retaggio dell’oscura fabbrica di Malefica. Persino ridotte in rovina le complesse strutture
emanavano un’aria nefasta, in contrasto col cielo, limpido dopo giorni d’incessante pioggia.

- Il tuo risveglio avvenne nel mio laboratorio. Xehanort… non ti ritenne degno di far parte della Vera
Organizzazione, per fortuna mi permetto di aggiungere. Tenendo da conto questo, possiamo ipotizzare che la
trasformazione in Nobody tua e di Isa, sia avvenuta in un altro luogo. Devi ricordare, è l’unico modo per dare
una svolta alle ricerche. -
(8)

Ricordare…
Ricordare quel giorno si stava rivendo più difficile del previsto; quando Malefica aveva scatenato
il suo esercito contro Radiant Garden, trasformandolo in Hollow Bastion. Eppure il resto degli anni
li rammentava con disarmante chiarezza; i pomeriggi d’estate passati a gustarsi gelato al sale
marino, i tentativi d’entrare dentro al Castello, i loro sogni, le loro paure… ma quel giorno era
come un’enorme buco nero.
« Il sole è ancora alto… ci conviene approfittarne ed esplorare il fondo… »
Leon parlava poco, ma riusciva ad essere terribilmente incisivo. Dallo zaino, Squall estrasse
l’occorrente per scalare la lunga parete che li separava dal dedalo; picconi, chiodi, corde. Dopo
una rapida occhiata, gli occhi ricaddero sull’Abisso, dove strutture metalliche s’alternavano a
formazioni rocciose e sottili zone d’ombra.
Era già trascorsa una settimana, no… non poteva perdere altro tempo! Ma come ricordare? Come
estrarre l’unica Chiave dai ricordi sepolti nel Cuore? Fu una scossa di rabbia ad accendere la
miccia; il Cuore e Keyblade erano interconnessi, se le parole di Ansem erano vere allora…
« Leon! Aspetta…! Prima voglio... »
La frase morì.
Flame Liberation già splendeva nelle mani. Un soffio di fiamme danzanti.
L’altro lo fissò in silenzio, consapevole di cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Lo fissò e abbassò
il capo, a indicare che non l’avrebbe fermato. Lea trasse un profondo respiro e con gesto deciso
conficcò la punta del Keyblade nel petto.
Il Cuore s’aprì e il passato si mischiò al presente.

Terrore.
Mai il terrore aveva toccato così profondamente l’anima. Come una bestia aveva divorato ogni pensiero e
ora il corpo poteva solo scappare. Scappare lontano, il più lontano possibile. Radiant Garden, la loro casa,
ridotto a una tana di mostri. Erano sbucati dall’ombra, quegli esseri neri, esplodendo come un fiume in
piena. Uomini, donne, bambini… i cuori divorati mentre la voce della strega Malefica era risuonata maligna
per tutto Radiant Garden.

- Tremate di fronte ai miei Heartless, luridi insetti! -

Rammentava poco della fuga dalla città; in lui si accavallavano urla e disperazione, fiamme spettrali a volti
pieni di paura. Il mero istinto l’aveva portato fin lì, assieme a Isa, dentro una stretta gola, lontano da casa, o
forse non abbastanza. Col cuore a martellargli il petto, si fermò alzando il capo. Nel cielo appena visibile,
nubi violacee solcate da una luce verde, più intensa in direzione di Radiant Garden. Poco distante, Isa riprese
fiato e si poggiò alla parete rocciosa, lo sguardo sempre deciso adesso era colmo di un terrore senza nome.
Una frazione di secondo, tanto bastò a fargli percepire la minaccia che li aveva seguiti, silenziosa e maligna;
una torre, una contorta torre vivente, dove centinaia di occhi gialli si muovevano frenetici.
L’orrore si mosse e lo fece anche lui. Alle spalle gli parve di udire la voce di Isa mentre l’Heartless si piegava
pronto a divorarlo… poi accadde. Un miracolo, un oscuro miracolo. L’ammasso prese a contorcersi, come se
un male più oscuro ne agitasse le viscere. In breve si dissolse; getti di fumo ne accompagnarono la fine, in
esso vide un numero incalcolabile di luci brillare ed estinguersi. Un oscuro miracolo, poiché una figura si
stagliava ora davanti a lui, a dividerli le ultime tracce dell’Heartless a macchiare il terreno. Una figura
incredibilmente alta, avvolta in un mantello nero.
« Persino la Torre Demoniaca è stata una delusione, peccato fratello. Chiudiamo questa piccola parentesi e
dedichiamoci solo ai piaceri carnali. Quantomeno…. abbiamo assistito a uno spettacolo interessante. Certi
eventi continuano a ripetersi… seppur in piccolo. Uhm... ho distrutto un po’ di Cuori… va beh pazienza. »
Una voce calma, maschile, eppure da essa non scaturì alcun calore, alcuna Luce.
Isa…doveva proteggerlo.
« Chi sei?! » urlò, le dite già pronte a lanciare il frisbee.
Lo sconosciuto si voltò, ma nessun volto apparve da sotto il cappuccio.
« Interessante, riuscite a vedermi nonostante l’indumento che porto. Uhm… a causa del forte stress i vostri
Cuori sono diventati più… sensibili. Mi ricordate qualcuno... a parte ciò il mio “ aiuto ” finisce qui. Devo...
tornare a osservare. »
Una folata di vento e l’uomo saettò in l’alto scomparendo oltre la stretta gola. Nel breve tragitto, la pietra
subì un processo simile all’Heartless, spaccandosi in più punti. Ma quel senso di precaria salvezza durò un
battito di ciglia. Nuovi Heartless emersero dal terreno.
Erano ovunque.
Erano troppi.

Svegliarsi fu come riemergere dal peggiore degli incubi. Lea sobbalzò, il cuore in gola, un freddo
innaturale ad attanagliare le ossa. Si ritrovò seduto, la schiena contro il rilievo che delimitava
l’ingresso dell’Abisso. Poco distante Leon reggeva il suo Keyblade, silenzioso e impassibile.
Non perse tempo Lea; alzandosi, incurante del dolore e delle domande portate dal passato, lo
ricercò con lo sguardo; il rivielo rovinato da profonde spaccature.

Lo ritrovarono in mezzo alla gola, a quella stretta gola, disteso a terra con ancora indosso gli abiti
dell’Organizzazione. In un secondo gli fu accanto, a tirarlo su con delicatezza. Respirava piano, nel
volto nessun segno di deperimento o ferite.
Isa era lì, era salvo.
Di fronte alla nuova realtà, il cuore si riempì di felicità...
Calde lacrime accompagnarono il lieve sospiro dell’amico.
« … Sei sempre il solito piagnone, Lea. »
« Ah… almeno ora non devo vergognarmi, stupido. Ma come hai fatto a rimaner illeso? »
« Beh… è una storiella interessante… qualcuno ha vegliato su di me… »
« E poi è tornato a osservare? »
Si pentì per il tono grave con cui aveva pronunciato la domanda.
« ...Esatto. Lea… pure tu... hai ricordato? »
« Sì… »
Ma quello non era né il tempo né il luogo per discuterne. Ora... bisognava solo tornare a Radiant Garden, a
casa, rilassarsi e magari godersi un buon gelato al sale marino.
« Ora non pensiamoci! », esclamò aiutandolo ad alzarsi, « Appena arrivati butteremo via quest’abito nero!
Ho fatto confezionare dei vestiti dalle tre fatine, vedrai ti piaceranno...! »





(1) Smiða
Indica una classe di Fyrir. Smiða, in islandese, significa forgiare o forgiatore.

(2) Si vedano le attenzioni di Mephisto e Lucifer Capitolo 5 Beyond the Pandemonium ( I. FFB ).
Inoltre nel Manga Blue Exorcist, Mephisto adora il ramen istantaneo e in generale il cibo
spazzatura.

(3) Per alcune location di KH ho deciso di mantenere la localizzazione in italiano; là dove Auropoli
in inglese è Daybreak Town… sarà che Daybreak è la parola che meno mi piace in inglese per
indicare l’alba.

(4) Non è confermato se all’epoca della fondazione di Auropoli esistessero le Gummiship. Ma visto
sono iconiche, perché non citarle? Vedo bene sia Luxu che il Maestro affascinati da robe
tecnologiche.

(5) Discorso accennato nel Capitolo 4 di I. FFB )

(6) Collegamento a Ikiru Riyu ( Sezione Bleach ); dove Askin sa cucinare molto bene i dolci.

(7) In questo finale Even/Vexen non ha fatto ammenda, e vengono esclusi i suoi diari segreti,
In FFB Cap.4 viene specificato che combatte assieme a Saix e Xemans nella battaglia al cimitero
dei Keyblade.

(8) Risveglio riferito alla scena presente in DDD.





Angolo Autrice:

Okay Okay… eccomi tornata dopo un superesame!
Ho approfittato dello spazio tra Ed e Luxu per chiarire alcune dinamiche relative ai Fyrir. Ma al di là delle questioni di lore, spero che il rapporto fra Luxu e il MoM stia venendo fuori bene. Sì… per come li sto caratterizzando sono degli stron di prima categoria; però credo stia proprio in questo il loro fascino. Sia chiaro; sono sicura che appena Nomura si deciderà a sviscerare la sua lore, alcune cose cambieranno… in ogni caso, spero questa mia versione possa risultare convincente.

La parte finale con Axel è stata quella che ha subito più cambiamenti in fase di stesura. Mi piaceva far ricomparire Leon e Co e dargli un piccolo ruolo nello scorrere degli eventi ( per il momento… ).

Nel prossimo Capitolo ci saranno nuovi conti col passato… Luxord vi aspetta <3

E riguardo coppie accennate e future… mai l’avviso Crack Pairing si rivela più azzeccato. E ho detto tutto. <3

Alla prossima

Elgas

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Capitolo 3
*** 3. Underwater, holding your Breath ***


3. Underwater, holding your Breath



Era un luogo antico, dove l’aria, satura del peso dei secoli, sembrava esigere rispetto al pari di una
regina, e il silenzio l’accompagnava come un fedele consigliere. Il suono dei passi appariva come
un intruso; ladri giunti a depredare rovine dimenticate dal tempo. Ampie sale si alternavano a
intricati corridoi e strette scalinate; la pietra sfiorata dai raggi che dal mare filtravano attraverso
le vetrate.
La leggendaria città da cui ogni Mondo nasceva, Scala ad Caelum, era stata una visione fugace; le
isolette colme di costruzioni bianche e connesse da elaborate funivie, avevano lasciato posto a
toni cupi non appena la Kelpie si era immersa nelle acque marine.
Una città sommersa, speculare alla più imponente struttura in superficie; opposta, giacché ogni
cosa si tingeva di nero, quasi un monito atto a cacciar via ogni curioso.
« In gioventù Eraqus e Xehanort venivano spesso qui, in cerca di risposte sulla Guerra dei
Keyblade. A volte… li osservai durante le loro scorribande. Adesso... tu sei qui con me. Riesci a
vedere la realtà oltre l’illusione?»
Non rispose subito Luxord, osservando con attenzione la sala in cui si trovavano; una doppia fila
di colonne precedeva un’enorme portone. In alcuni punti un’inusuale metallo si mischiava alla
pietra, raggruppato in ammassi di cubi lisci e argentei. Nonostante la bellezza un brivido lo scosse
nuovamente, come se il materiale fosse un tumore all’interno di un corpo sano.
« Sì… la vedo. Voi… indipendentemente da dove siete, riuscite a osservare … funziona così? »
« Certo! Ogni Mondo, ogni evento, ogni persona su cui valga la pena posare lo sguardo. E se vedo
qualcosa d’interessante mi avvicino… »
La frase lo riportò verso la guida.
Procedeva spedito Askin; un lume magico fluttuava sopra la mano, illuminandolo di un bagliore
azzurrino. Le elaborate vesti piratesche avevano lasciato il posto a un abbigliamento sobrio, nei
limiti in cui poteva esser intesa la sobrietà; camicia viola in cui s’intrecciavano disegni blu tenue
ritraenti fiori di ibisco, jeans bianchi e scarpe di tela. (1) Eppure, al dì là della magia, Luxord
avvertiva una luce; una Luce in grado di guidarlo in un cammino altrimenti impossibile; di tener
a bada il cuore che scalpitava bramoso di risposte, e soprattutto la parola che dal risveglio lo
perseguitava, chimera portatrice di speranza e fardelli; Keyblade. La Chiave apparsa nell’incubo,
l’unica in grado di riconnetterlo al passato.

- Potrei passar ore a raccontarti ogni dettaglio, ogni evento e legame che tu, Luxord, avevi nella vita
precedente. Ma essi continuerebbero a non appartenerti, sarebbe come tentar di afferrare l’aria. - (2)

Nel ricordo un secondo sopraggiunse; quando sulla spiaggia nei Caraibi l’aveva paragonato a un
fiume. Ora bisognava solo risalire la corrente e giunto alla sorgente… ricordare. (3)
« Eccoci arrivati…! »
Il buio nel corridoio quasi li avvolgeva e senza la magia non l’avrebbe notata; una porta chiusa,
diversa dalle altre, liscia, di un metallo simile ai cubi ma nero come la pece.
« Questa non potevano vederla, Eraqus e Xehanort… nemmeno Yen Sid… anche lui divenne
Maestro a Scala ad Caelum... », azzardò contemplandola.
« Già… neppure la sua magia più potente potrebbe rivelarla. Complimenti, impari in fretta. »
Askin si mosse. Un lieve suono accompagnò l’apertura dei due pannelli.
Gli fu subito dietro, inseguendo quella strana e luminosa corrente.



Immergiti.
Il verbo risuonò, soverchiando per un attimo ogni altro pensiero. Nella sala circolare centinaia di
venature fendevano il metallo; soffitto, pareti, pavimento percorsi da linee artificiali, fiumi e
torrenti bianchi che affluivano verso il centro, dove spiccava uno specchio d’acqua raggiungibile
da una breve scalinata.
« È lì… » annunciò l’uomo con cenno, le mani in tasca mentre gli ultimi frammenti del lume si
spegnevano davanti a lui.
Immergiti.
E Luxord fu subito lì, al limitare del bordo. Un parallelepipedo colmo d’acqua, resa azzurra dalla
luminescenza del metallo. Sul fondo... il Keyblade… il suo Keyblade. Complessi filamenti dorati
avvolgevano la guardia e il corpo centrale; la punta brillava tempestata di gemme preziose.
Immergiti.
Si tolse gli indumenti di lino, senza staccargli gli occhi di dosso.
« Attento… è più profondo di quanto sembri. »
Lanciò un’ultima occhiata all sue spalle, assicurandosi che la Luce vegliasse ancora su di lui.
Trasse un lungo respiro e si tuffò. L’acqua era strana, densa e fredda… eppure avvertiva un tepore
e un suono, simile allo scoppiettare di un falò, provenire dal fondo.
La Chiave lo stava chiamando.
Ricorda.
Scendendo la meraviglia sopraggiunse nel cuore. Quel Keyblade era… bellissimo, raramente ne
aveva ammirato uno di tale fattura; uno tesoro che avrebbe gola a qualsiasi pirata. L’afferrò e…
nel tepore non vi fu né gioia, né sollievo. Solo dolore, un infinito dolore.
RICORDA.
Provò a ritrarsi, ma la mano rimase ferma, incollata al freddo metallo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

« In fondo al mar…! In fondo al mar….! Uff! Che brutto ricordarsi solo il ritornello…! »
Fischiettando raggiunge il limitare dei gradini. Anche da quella posizione, poteva osservare il
lieve e continuo incresparsi dell’acqua. Era già accaduto; circa tre mila anni prima, quando aveva
gettato il Keyblade proprio lì dentro; una struttura creata allo scopo di conservare, uno scrigno
prezioso in attesa di essere aperto.
Dalla tasca Askin estrasse la sfera; la sfera dorata scampata al furto di Sephiroth nel Sotto.
« Grazie Destino… per non avermi separato da questa Luce. » (6)
Un suono cristallino e l'oggetto s’infranse sulla superficie, liberando una moltitudine di scie simili a
filamenti d’oro. Esse si librano come gli uccelli che assaporano la libertà, e confluirono in basso
come voraci piranha.
« Ci siamo… è tempo di ricordare, Luxord. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

« Lo trovo inaccettabile. »
« Oh…! Finalmente l’hai ammesso. Felice di attirare tanta gelosia. »
« Gelosia? Perdonami ****d, ma devi aver frainteso. In molti trovano inammissibile che un farabutto come te
sia entrato nei Denti di Leone. »
« Beh… il lasciapassare era un Keyblade no? Però hai ragione… la definirei più frustrazione, la tua. Ormai
sono passati… anni? Forse dovresti iniziar a considerare l’ipotesi che Sterlizia sia »
L’alba splendeva perenne sui tetti di Auropoli. Un cielo tinto di rosso, un perfetto palcoscenico. Non era la
prima volta che Marluxia… no… che Lauriam gli mollava un pugno del genere. Altri sarebbero arrivati e lui
come sempre li avrebbe incassati, ancora e ancora, fino a quando l’altro non avesse accettato la realtà.



« L’ha fatto di nuovo?! Ora basta! Vado a dirgliene quattro! Non m’importa se è un Veggente, gli farò veder-»
« Frena frena frena! Lascia stare…! »
« Ma *u**d! …! Quei lividi! »
« Sono venuto per te, non per accendere altre risse. »
« Uffi! Va bene, va bene. Del resto… bisogna seguire i consigli dei più anziani. »
« Eh? Solo perché ho superato i trenta? Semmai dovrei essere io a lamentarmi, circondato da ragazzini. »
« Dovresti dire beata gioventù! »
« Sei davvero incorreggibile… »
« Allora… continuiamo le lezioni di chitarra! Tu invece… devi insegnarmi il poker se non sbaglio. »
« Ti avviso, è più difficile rispetto agli altri giochi. »
« Non importa! Oh! E insegnami a barare mi raccomando! »
Demyx… Emdy riusciva sempre a strappargli un sorriso, non importava quanto grandi fossero le avversità.
Quel ragazzo andava d’accordo con tutti e non rinunciava mai a quei pomeriggi spensierati. Dalla sua
camera, si apriva una magnifica vista sulle colline attorno alla città e sovente una lieve brezza spirava dalla
grande finestra. In quei momenti poteva permettersi di accantonare il resto; i Denti di Leoni, gli Heartless e
la difesa dei Mondi.



« Dovresti buttarti… »
« D-Di cosa stai parlando?! »
« Lo sai. »
« Ci ho provato tante volte, cosa credi?! Però... non è facile. Confessarsi… implica sincerità da parte di
entrambi. Io… io ho accettato da tempo la morte di Sterlizia. Lauriam… probabilmente non lo farà, mai.
Se andassi fino in fondo, rischierei di allontanarlo ancora di più… ah… forse è un po’ un discorso sciocco. »
« Una preoccupazione comprensibile, però… forse gli apriresti gli occhi… chissà. »
« Ah… sei sempre gentile, Ru**d. »
Il sorriso di Larxene… di Elrena sapeva essere dolce e malinconico. Un sorriso a cui sarebbe seguito un
pianto sommesso. Come sempre salto giù dal muretto dirigendosi al chiosco vicino, comprò due brioche
al pistacchio, ma tergiversò in attesa che lei versasse le sue lacrime lontano da ogni sguardo.



« Posso farti una domanda? »
« C’è bisogno di chiederlo Ven? »
« Hai ragione… ecco... tu… perché ti trattieni? Negli allenamenti, nelle missioni… saresti benissimo al mio
livello, se non di più! »
« Non amo risplendere, mettiamola in questi termini. »
« Potresti entrare nei Veggenti Rul*d! Se solo… se solo riuscissi a cambiare le regole! » (5)
« Mi accontento di vivere fra i comuni mortali, inoltre non avrei tempo di badare ad altri cinque mocciosi. Ora
arriva al punto. »
« ...Si tratta di Ephemer. Beh… non saprei spiegarti esattamente. Lui… è il solito Ephermer, eppure... lo avverto
più... distante. Non riesco a percepire il suo cuore come un tempo. Nonostante le mie domande, per
lui è tutto okay... anche per Skuld... insomma nessun cambiamento. Vorrei insistere ma… forse sto soltanto
ingigantendo una sciocchezza. »
« Tu... continua a stargli vicino, siete migliori amici. »
« Sì… sì! È un sollievo sentirselo dire. Grazie mille! »
« Attento al gelato. »
« Ah...! Ecco… è successo di nuovo… »
« Tranquillo, appena scendiamo te ne compro un altro. »
Ventus aveva la brutta abitudine di tenersi tutto dentro. Solo lì, mangiando un gelato sul tetto della torre
dell’orologio, tirava fuori ogni preoccupazione, quasi l’intenzione fosse di darle in pasto al cielo e cancellarle
dal mondo. Eppure il discorso riuscì a turbare pure lui; per un attimo si chiese se in quel nome, Ephermer, fosse
contenuto un presagio di sventura.



Quando la felicità si rompe c’è sempre odore di sangue.

Dapprima furono urla, urla partorite dal peggiore degli incubi; poi… qualcosa strisciò nell’ombra.
L’alba scomparve, una luce nera oscurò il cielo invadendo l’enorme sala. Soltanto lui e Lauriam trovano la
forza di guardare in basso. Dall’enorme vetrata, la città era piombata in un’ Oscurità mai vista. Il terrore
serpeggiò fra le strade divorando i cuori degli abitanti. Artigiani, mercanti e gli stessi Signori del Keyblade,
temprati da lotte contro Heartless e Nobodies… tutti tremarono. Ma lassù, in cima al castello sede dei
Veggenti, nessuna volontà poteva vacillare. Nonostante questo, nessuno riuscì a muovere un muscolo,
nessuno, nemmeno Ventus. Dinnanzi a loro, Ephemer sorrise, un sorriso macchiato di controllata follia.
Si rivolse al migliore amico come se fosse l’unico presente, lui, il capo dei Veggenti, il ragazzo in cui tutti
avevano riposto speranza e fiducia.
« Più ti avvicini alla Luce più grande diventa la tua ombra. Ma… io non mi sono spaventato Ven. Negli
ultimi anni, ho continuato a sussurrare all’Oscurità, cercando di superare questi sciocchi limiti
imposti da Ava e i Precedenti Veggenti. Ora finalmente… qualcosa ha risposto. »
« Ephemer… non è vero… dimmi che non è vero… ti prego… »
« Te ne avrei parlato se non fosse stato per... la tua smisurata e irritante bontà. Peccato. »
Qualcosa strisciò nell’ombra.
Dapprima fu una luce: una luce verde spettrale fendette squarciò la realtà, proprio alle sue spalle. Ne scaturì
qualcosa che andava oltre ogni immaginazione; indicibili orrori, pronti a divorare carne e cuori. Ephemer
non ebbe nemmeno il tempo di gridare quando le braccia vennero mozzate.
Ventus urlò, nella disperazione il desiderio di salvarlo, di salvarlo malgrado tutto.
Aveva mosso pochi passi quando Rulod lo afferrò trascinandolo via assieme agli altri.
Nel cuore un solo desiderio; proteggerli.
Ventus, Emdy, Elrena, Lauriam… li avrebbe proteggerti a qualunque costo.



Il secondo giorno Ventus era sparito. La sua unica preoccupazione, in quelle ore di terrore e sopravvivenza,
era ritrovare Ephemer.
- Forse… forse il foulard si è salvato… -
- Non far sciocchezze. Non possiamo tornare indietro. -
Rulod si sporse oltre il muretto, alle spalle, il negozio semidistrutto in cui il gruppo aveva trovato riparo.
Osservò l’orizzonte. Auropoli era un lontano ricordo; un manto scuro aveva avvolto tutto, prima di far
crollare ogni cosa e dissolversi; il profumo dei fiori lasciato il posto al tanfo di sangue e cadaveri; le verdi
colline erano diventate lande sterili e senza vita. Morti… erano tutti morti; il Keyblade, l’arma suprema, non
aveva neanche scalfito quegli orrori. Sopravvivevano solo loro, trascinandosi pian piano ai confini est della
città, verso gli hangar delle Gummiships. (7) Fuggire lontano, fuggire da una terra condannata. Il grosso
degli abomini si era disperso, portando morte e disperazione nel resto del Mondo; alcuni però continuavano
a setacciare la città nutrendosi di carne putrefatta. Rulod guidava i ragazzi con fatica e costanza, reprimendo
il terrore, vegliando su di loro, attento a ogni pericolo.
La ferita di Emdy non accennava a guarire; nonostante gli incantesimi di cura, il morso di una belva
continuava a infettare la gamba, portando la carne a un lento stato simile alla cancrena; condizione a cui da
qualche ora si era unita una forte febbre. Il ragazzo però non smetteva di sorridere e, aiutato da Lauriam, si
era fatto largo tra le macerie. Al contrario Elrena continuava a non proferir parola, il terrore delle prime ore
non le aveva lasciato scampo e la desolazione circostante ne annichiliva ogni emozione. Quello messo meglio
era Lauriam che, contro ogni previsione, non aveva protestato circa la divisione dei compiti; rimanere con gli
altri mentre lui e Ventus cercavano provviste e acqua.
Durante l’esplorazione di una casa l’ex-Veggente era scomparso, probabilmente celando la presenza tramite
una Magia. Veloce, Rulod era tornato indietro con le provviste, dannando se stesso più e più volte. Pochi
minuti e già s’apprestava a ripartire. Lanciò un’ultima occhiata all'angolo della strada; nessuna belva nelle
vicinanze, nessun latrato a infettare l’aria.
« Se non torno entro l’alba, raggiungete le Gummiships. Aspettate un altro giorno, poi partite », ordinò prima
di dirigersi al Castello dei Veggenti.

Quando la felicità si rompe c’è sempre odore di sangue.

Il cuore rimbombò nel petto, più forte di prima. Una scarica d’adrenalina fece guizzare i muscoli.
Acquattata nell’ombra una delle belve balzò, le fauci spalancate, il corpo felino e marcio pronto a ghermirlo.
Ancora una volta i denti logori si serrarono attorno a Goldsaber. Un respiro profondo. Uno, due.
Concentrando la Magia nella mano libera, una sfera Firaga scaraventò indietro la bestia, senza come al solito
scalfirla. Il nemico raspò il terreno, muovendosi nel buio in attesa del prossimo turno.
Un respiro profondo. Tre, quattro. Il tanfo di sangue ostruiva le narici. Ventus era ancora lì, contro la
rientranza in cui l’aveva trascinato. Il corpo al limite fra vita e morte, torturato da quegli abomini; l’avevano
privato dei piedi e della mano destra, ne avevano lacerato la pancia facendone uscire parte delle viscere; in
tutto questo, solo la sinistra era intera, chiusa a proteggere il foulard di Ephemer.
Cinque, sei. La luce ridotta a uno spiraglio in quel corridoio sepolto sotto le macerie. Nell’ombra decine e
decine e decine di occhi si muovevano con disarmante lentezza. Erano ovunque, pure sopra, a circondare il
buco dal quale si era calato.
Da quanto? Da quanto stava combattendo? Da quanto reagiva al gioco del gatto col topo? Sette, otto. Quando
tempo ci avrebbero messo quei bastardi a ucciderlo e banchettare i loro cadaveri?
- Hai fallito… però almeno guarda il lato positivo, ne hai attirato la maggior parte qui… -
Parole che la mente sussurrava a più riprese; le uniche in grado di tenere a bada il terrore. Un attacco,
l'ennesimo; una parata… ma questa furono due le fauci a chiudersi, una sul metallo e una sulla carne. Nove.
Nella disperazione… il miracolo apparve, violento e improvviso come una tempesta. Un rombo e un fulmine
saettò illuminando il varco antistante. Una decina di orrori caddero ridotti in cenere. I restanti, compresi i
due sopra di lui, si diressero a fronteggiare l’inaspettata minaccia.
« A cuccia micetti…! A cuccia…! Uffa! Odio i posti stretti! »
La sentì appena, la voce di uomo, mentre cadeva in ginocchio e ogni cosa sbiadiva...
Lo vide appena, un secondo fulmine illuminare il buio...
« Gáe Bulg non può affrettarvi come si deve…! Oh! Meno male… ecco un po’ di spazio…! »
La Speranza apparve, in mezzo a versi contorti e corpi smembrati come fossero burro. Una figura danzava,
avvolta in un mantello nero, il volto completamente invisibile sotto il cappuccio; brandiva una lancia, una
magnifica lancia; affettò gli abomini uno a uno, fermandosi davanti a lui mentre infilzava lo stomaco
dell’ultimo.
« Oh! Questa sì che è una sorpresa…! Voi! Siete vivi! Meno male! »
Dieci. Con le poche forze rimaste, Rulod s’isso in piedi e lì, in mezzo al fetore della carne e a un pungente
odore di viscere, afferrò le spalle del tetro salvatore.
« Ti prego… ti prego salvaci… salvaci... »
Iridi viola brillarono sotto il cappuccio…. poi il mondo divenne buio.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

File E00- 0002Mt

Popolazione: 543’000 (Umani 100%, 1% in grado di evocare l’arma denominata Keyblade).
Sopravvissuti: 5 Signori del Keyblade.
Stato attuale: coma, stasi presso Egg 71, critico livello 3, critico livello 2.

Flora: */* Stato: Estinta.
Fauna: */* Stato: Estinta.
Risorse vitali rimaste: Acqua (70%), Aria respirabile (83%).

Causa: le emozioni scaturite da Ephemer Udivik e Ventus Zéphyro, sono state fiutate dall’orda Hwergh
d’istanza alle coordinate F° 58, C° 151. Il Varco è rimasto aperto per 12 secondi prima di essere distrutto
da Kugo. La caccia è durata altre 8 ore, impegnando ogni difesa disponibile lungo un perimetro di 6 Km.
Non si sono registrati altri fenomeni simili. Dopo 15 minuti dalla fine Winry, Askin, Mephisto e Luficer
sono partiti a bordo della Satariel.

Hwergh: 2435 Gorgal, 780 Hormagant, 253 Lectors, 81 Ripers, 3 Ravanr, 1 Mewloc
Status: Epurati.

Note personali:
Mai finora la Vera Oscurità era riuscita a superare la Fen.ce e i Confini Imperituri, nemmeno durante il
caos scaturito sul finire della Guerra dei Keyblade L’eccezionalità di tale evento mi porta a riflettere su
come potenziare adeguatamente la barriera e rendere questo universo più invisibile dell'invisibile.
Lo metterò al primo punto alla riunione di stasera.

Note Mephisto (inserito solo il materiale utile):
Luxu ha fatto un eccellente lavoro! Nonostante lo scopo fosse corrompere Ephemer e vedere se il suo
cuore potesse richiamare gli Heartless dal Regno dell’Oscurità. Dovrò ringrazialo! In ogni caso per
quanto violenta, la Seconda Selezione ha dimostrato che tra i Leoni non vi erano i giusti Prescelti. (8)

Note Askin:
Ho dovuto insistere affinché i sopravvissuti fossero portati in salvo. Ringrazia ancora Winry da parte
mia. Avevo già osservato Rulod Morgan, ma non pensavo si rivelasse così sorprendente. Mi ha visto,
sentito, toccato, nonostante indossassi il Celatum, Si direbbe che qui i cuori sottoposti a forte stress
possano compire prodezze. Vederlo da vicino però, mi provocato una strana sensazione. (9)

Note Lucifer:
Escludendo i sopravvissuti, attualmente non esistono Custodi. Le conoscenze sulle Chiavi si sono sparse
nei Mondi creatosi dopo la Guerra dei Keyblade. I Hwergh non sono riusciti a divorare il cuore del Mondo
02Mt. In merito suggerirei di sommergere le terre infette e attendere. Potremo avere qualche sorpresa in
futuro.

Note Winry:
I parametri vitali continuano a rimanere stabili, ma se provassimo a eliminare le infezioni o a ricostruire
gli arti mancanti, gli procureremo solo sofferenza e per i casi più gravi la morte. Epurare l’Oscurità dai
viventi è compito degli Eri, ma dati gli attuali compiti nell’Oltre non possiamo richiamarne nessuno.
Stamattina Kugo ha suggerito la ricerca di un materiale autoctono per curarli; se lo trovassimo potremo
modificarlo quanto basta. Fammi sapere il prima possibile. Un bacio Ed.

Il suono della corrente…
L’acqua sulla pelle…
La mano a reggere il Keyblade…
Il suo Keyblade: Goldsaber.
Un manto nero…
Il manto di lupo…
Askin...

« Le locazioni per i cristalli sono state individuiate. Secondo le stime di Ed e Winry la completa
guarigione durerà circa tremila anni. »
« Capisco… e la memoria? Rimanendo cristallizzati così a lungo, c’è il rischio venga danneggiata. »
« Uhm… fai pure Askin. »
« Co-Cosa?! Non hai nulla da ridire Kugo?! Deve essere il mio giorno fortunato! »
« Credi mi sia sfuggito quel dettaglio? »
« Rimango un’inguaribile romantico! Ah! Ah! Comunque… grazie. »
« Coraggio, ti aiuto. Poniamo forma e condizioni. »
« … Una sfera... e ognuno avrà la sua! Saremo noi a custodirle… magari nel Sotto. »
« … Uno; risveglio dalla stasi. Due; completamento nel caso vengano scissi in Heartless e Nobodies.
Tre:ricongiungimento coi propri Keyblade. » (10)

I ricordi…
Il dolore…

« Un giorno… ci rivedremo Rulod. »

… infine la Luce.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Una foglia in balia di un uragano, così gli apparve quando posò lo sguardo su di lui.
Tremava Luxord; il corpo scosso da spasmi a causa dell’acqua ingerita mentre i polmoni la
rigettavano con violenti colpi di tosse e lacrime si confondevano nel volto bagnato.
Eppure Askin non disse nulla. Ogni parola sarebbe risultata vana e lui... poteva solo avvicinarsi a
quel tumulto di emozioni. Nell’anima vi erano solo echi confusi del suo Mondo, di ciò che era
stato; e nel tempo i sentimenti si erano affievoliti diventando un ricordo; rammentava l’amore,
l’amicizia, l’odio. Uno dei fardelli dell’immortalità, dell’immortalità che lentamente l’aveva
tramutato in un Fyrir.
Ora… Luxord era lì, solcato da sensazioni contrastanti e intense; e l’unico bastone a cui aggrapparsi
era un uomo vissuto per un tempo indefinito, troppo lungo per essere contato.
Si rammaricò nell’impossibilità di trovare parole adeguate; giacché tante volte aveva immaginato
quel momento, più di fosse necessario. Poi… l’altro fu lì, a stringerlo, ad aggrapparsi a lui con tutte
le forze; il viso celato oltre la sua spalla...
« Mi ricordo… mi ricordo… tu… tu mi hai salvato… mi hai salvato Askin… »
L’eco di un’emozione lo scosse, proprio come allora; nell’istante in cui si era avvicinato
incrociandone gli occhi dorati. Proprio come allora, il presente si fece più inteso.





(1) Abiti presi dall’art del Sensei Kubo presente in Bleach Jet (cercate Quincy Bleach Jet per
maggior informazioni)

(2) Dal Capitolo 1; fine della scena con Luxord.

(3) Dal Capitolo 3 di FFB.

(4) Frase giocata sul riferimento alla parola latina Lux, ovvero Luce.

(5) SPIEGAZIONE BONUS!
Durante l’Era della Fiabe esisteva un solo Mondo, ovvero quello dove si pone la Vera Auropoli.
A seguito della Guerra dei Keyblade -quella che vide i Veggenti Aced, Ava, Gula, Invi, Ira e le
Unioni scontrasi e morire nel mio caso- l’universo rischiò di collassare → Nella mia versione i
Fyrir impediscono tale evento → Da quell’unico Mondo si crearono centinaia di altri, funzione che
in seguito avrebbe continuato ad assolvere Scala ad Cauleum.
L’Unione dei Denti di Leone è l’unica a sopravvivere alla Guerra, poiché Ava l’aveva posta in
una dimensione alternativa, identica alla Vera Auropoli/Mondo originale. I Veggenti a guida di
quest’ultima -ovvero Ventus, Ephemer, Skuld, Brain e Lauriam- sono gli unici a ricordare la
Guerra. Per questo Ven si riferisce al cambiare le regole.

(7) Lore personale: all’epoca gli eroi del Keyblade non hanno ancora sviluppato i Glider.

(8) Il fatto sia stato Luxu a portare al massacro i Denti di Leoni viene specificato nel Capitolo 5 di
FFB e nel Capitolo 2.

(9) Stesso dettaglio sui mantelli (Celatum) avviene durante il Flashback di Axel e Isa presente nel
Capitolo 2, quando Lucifer afferma; - Interessante, riuscite a vedermi nonostante l’indumento che porto.
Uhm… a causa del forte stress i vostri Cuori sono diventati più… sensibili. Mi ricordate qualcuno. -

(10) Le sfere… QUELLE sfere! Adesso è tutto collegato. <3





Angolo Autrice:

BONUS 1: VOCI!
Adoro il doppiaggio giapponese, ecco alcuni personaggi con le mitiche voci del Sol Levante
ufficiali e non (mi sono impegnata per cercare Askin e Lucifer). Ho avuto problemi nell’inserire
il tag per i link, quindi… selezionate il link e cliccate col tasto destro del mouse. ^^”

• Mephisto Pheles (Ao no Exorcist): Ufficiale, Hiroshi Kamiya
https://m.youtube.com/watch?v=pATRnyI92Yw

• Amaimon (Ao no Exorcist): Ufficiale, Tetsuya Kakihara
https://m.youtube.com/watch?v=OuFoJajDOW4

• Luficer (Ao no Exorcist): Non ufficiale,Yuuichi Nakamura, quando doppia Guren Ichinose
di Seraph of the End [ Minuto 2.10 ]
https://m.youtube.com/watch?v=gsI8fmufgPs

• Kugo Ginjo (Bleach): Ufficiale,Hiroki Touchi [ Minuto 3.50 ]
https://m.youtube.com/watch?v=wKIqn7yHsZM

• Askin Nakk le Vaar (Bleach): Ufficiale, Shunsuke Takeuchi
https://www.youtube.com/watch?v=_DKKwpSHe_M

• Edward Elric e Winry Rockell (Full Metal Alchemist Brotherhood): Ufficiali, Romi Park e
Megumi Takamoto
https://m.youtube.com/watch?v=J6yjjcSn7l4

• Luxord/Rulod; Ufficiale, Jōji Nakata [ Ore 5.36 ]
https://www.youtube.com/watch?v=TdLm2Aixb1s

• Xigbar/Luxu: Ufficiale, Hōchū Ōtsuka [ Minuto 1.11 ]
https://www.youtube.com/watch?v=ceyA-KGVCgc

BONUS 2: MANGA E MANGA
La frase Quando la felicità si rompe c’è sempre odore di sangue è tratta dal primo volume
dell’edizione italiana di Demon Slayer edito dalla Star Comics. Nota; il manga ha un buon
potenziale. Unico difetto; in certe scene d’azione poche chiare (forse a causa del disegno ancora
un po’ acerbo) si tende a dare inutilmente spazio a lunghi pensieri dei personaggi.

BONUS 3: OHWWWW <3
• Gáe Bulg (Arma nominata da Askin nella scena flashbak di Luxord):
In orgine, la Gáe Bulg (anche Gáe Bulga, Gáe Bolg, Gáe Bolga, cioè "lancia dentellata",
“lancia del ventre", "lancia del gonfiore", "dardo da mantice" o forse "lancia fulminante")
era la lancia di Cú Chulainn nel ciclo dell'Ulster della mitologia irlandese. ( fonte Wikipedia)
• Satariel (Aeronave di Luficer nominata nel File):
Secondo la cabala sono i demoni della falsità, guidati da Lucifero.
• Ephemer Udivik → Ephemer_ deriva dall’inglese Ephemeral, Effimero. Udivik non ha
significati particolari, ma mi piaceva il suono.
Ventus Zéphyro → Ventus deriva dal latino Ventum, Zéphyro dal greco Zéphyros_ Zefiro
Rulod Morgan → da Henry Morgan, corsaro inglese che imperversò nei Caraibi durante il 1600.
• Celatum: dal latino celare. Mantello con cui i Fyrir celano totalmente la loro presenza.
• Eri: nella mitologia norrena, dea o valkiria dedita alle arti mediche.
Qui indica i Fyrir specializzati nella guarigione dei Mondi (di cui i Hwergh non hanno
divorato il Cuore) e dei viventi colpiti della Vera Oscurità.



Okay… diciamo che con questo capitolo si chiude per l’80% il discorso svelato alla fine di Fragments From Beyond. Quindi… vista l'intensità di tali contenuti, non mi dilungo ulteriormente. <3
Potete commentate, lasciare like e inserire entrambe le storie nelle liste. <3

Farete felice una scrittrice.

Elgas

Ps. I nomi dei Hwergh sono liberamente ispirati ai nomi inglesi dei Tiranidi (Warhammer 40k) <3

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Capitolo 4
*** 4. I’ll Follow You Across the White River, Across The Black Sky ***


4. I’ll Follow You Across the White River, Across The Black Sky



Durò pochi attimi; il tempo di riassaporare l’aria sulla pelle, di sentire il calore di un corpo, il
corpo di Askin; il tempo di sussurrare quelle semplici parole… poi tutto finì. Volti, parole, eventi,
ogni cosa si appiattì. Un vuoto ribollente. Ricordare era apparsa l’unica via, l’unica per dar un
senso all’essere Qualcuno, all’essere Rulod Morgan… e al tempo stesso aveva fatto riemergere un
fardello indescrivibile; fallimenti, promesse infrante, vite spezzate. Ogni barlume d’emozione si
contorse, seppellendosi nel vuoto; solo il tepore di un corpo e il battito di cuore sopravvissero…
« Ehi… come ti senti? »
In essi riuscì ad afferrare quei nomi, strappandoli dalla melma in cui erano caduti.
« Loro… dove sono? »
Era vicino il respiro, eppure fu lo sguardo a catturarlo. Askin lo fissava, le iridi solcate da
un’emozione vicino alla malinconia.
« Vieni… »
Così accadde; discese la corrente, costeggiando un fiume divenuto secco e fangoso, ma dove un
rivolo continuava a scorrere puro e luminoso. Discese, giungendo infine a un ambientate più
ampio. Lì, l’acqua ribolliva, scie di bolle dentro celle perfettamente allineate, in esse riposavano,
Demyx, Marluxia, Larxene… no... Emdy, Lauriam, Elrena.
« Le due città, le Auropoli distrutte, si riunirono.. e pian piano dalle ceneri sorse Scala ad Caelum.
Avremo potuto tenervi qui, ma i residui Hwergh persistettero a lungo qui. Collocammo dunque
i cristalli su cinque Mondi differenti, in luoghi sotterranei e ignoti. » (0)
La voce dell’uomo arrivò, persa in un punto imprecisato oltre una fila di complessi macchinari.
Solo allora Luxord riuscì a vedere; apparvero i respiratori, l’intreccio di tubi collegati ai corpi
nudi; nitidi furono la posizione fetale e i visi dormienti.
« La guarigione si completò nei tempi previsti; tremila anni passarono poi... accadde qualcosa di
inaspettato. Xehanort trovò Ventus nelle profondità delle Destiny Islands. Alcuni mesi dopo ne
estrasse l'Oscurità dal cuore, da cui creò Vanitas e i Nesciens. »
Per un istante il sorriso del ragazzo riaffiorò, lo stesso di quel giorno lontano sui tetti di Auropoli.
« … Oscurità? Nel cuore di Ven? »
« Tu… hai visto. Se l’ambizione di Ephemer fornì una strada ai Hwergh, furono i suoi sentimenti a
tener aperto il varco così a lungo, prima che Kugo lo distruggesse ovvio, », parlava disinvolto
Askin, le pause intervallate dal suono veloce di una tastiera, « in ogni caso… Xehanort era
ossessionato dall’antica Guerra e dal ricreare X-Blade. Nonostante la mancanza di ricordi, dedusse
la natura di Ventus quale Antico Signore del Keyblade. L’aveva trovato racchiuso in un cristallo,
così, quando Xemnas formò l’Organizzazione, Xigbar venne incaricato di scovare soggetti
particolari. Date le condizioni fu semplice dividerli, dividerti, in Heartless e Nobody. » (1)
Passi riecheggiarono e l’uomo fu di nuovo al suo fianco, le iridi violette a scrutare le celle di stasi.
« Loro… perché non si svegliano? Dovrebbero essere completi... e Ven… perché non... »
Aveva pronunciato quelle parole a fatica, ma niente scaturì.
« La sua sfera venne distrutta. Ricordare non è sempre un bene. Specie quando ti trovi a un passo
dalla morte mezzo divorato vivo. Tutto sommato fu la scelta migliore, Ventus ha... riempito
egregiamente il suo nuovo presente. Mentre loro… ecco... abbiamo subito un furto di recente.
Sephiroth… mai sentito nominare? »
« ...Un potente guerriero. Xehanort lo persuase più volte a entrare nell’Organizzazione, senza
riuscirci. Non… non l’ho mai incontrato di persona... »
« Ehi! Ho parlato per quasi una pagina! Arrivo al nocciolo, se no i lettori si annoiano! Sephiroth è...
particolare. Dopo aver trafugato le sfere, è riuscito a raggiungere l’Oltre. Adesso le memorie si
trovano in un piano dimensionale lontanissimo. Questo ne impedisce il risveglio. » (2)
E così ogni tassello del puzzle si sedimentò. Nonostante la chiarezza del presente, nulla accadde;
non vi fu odio, né tristezza, ne risentimento. Solo fango, a cui si aggiunsero corpi inermi. Eppure
in mezzo al pantano, sopravviveva ancora il luccichio dell’acqua, ridotta a striscia pressoché
invisibile…
« Sephiroth… perché? »
« … La Vera Oscurità si nutre di molte cose e in cambio… concede potere quando incontra
una volontà forte. Da ricordi succosi essa può plasmarsi in Doppelgänger, il gradino superiore
rispetto alle bestie viste finora. »
Nel fango qualcosa si mosse, scuotendo il vuoto.
« Askin io... vorrei rimanere solo se non ti dispiace… », sussurrò per ritrovarlo già sulla soglia.
« Certo. Ti aspetto fuori…! »
Nel nuovo silenzio Luxord osservò; osservò l’acqua e la melma circondarla come fauci voraci.
Askin l’aveva lasciato, eppure… ora la vedeva chiaramente; la Luce risplendere nel bianco alveo.
Scavò, scavò fino a logorasi le unghie... e alla fine un bagliore emerse.
Goldsaber. Senza accorgersene era rimasta sempre lì, ben salda nella mano. Il metallo finemente
elaborato rifletteva l’atmosfera della stanza, avvolgendola in un’aura quasi spettrale.
Goldsaber… aveva già vissuto un evento simile.
Chiuse gli occhi e lentamente apparve: la visuale distorta dal ripiano di un mobile. Sotto, nella
penombra, una figura sedeva accanto a un tavolo al cui centro spiccava un foulard. Un foulard
tinto di sangue, identico a quello stretto da Ventus. (3)

- Mi dispiace… non volevo… non volevo… io… -

Singhiozzi, minuscoli lumi a intervallarsi sopra il tessuto.
La figura rimase immobile mentre un’eco di motori giungeva da sopra.

- Il pentimento in punto di morte ha permesso alla coscienza di legarsi a un oggetto, sfuggendo ai Hwergh.
Da tempo non mi capitava di… osservare un fenomeno simile. - (3)


I lamenti cessarono, ma quando Ephemer parlò nella voce vi era soltanto paura.

- Chi sei?! -
- …Chi sono? Il tuo boia! Ti sei macchiato di una “colpa” gravissima. Secondo i nostri dogmi… dovrei
sbriciolarti ulteriormente, fino estinguerti. -
- N-No…! Ti prego! Non farlo! Io devo salvare Ventus! Devo salvarlo! -


Il rombo si fece più intenso, la visuale si mosse in avanti. Era passato qualche giorno?
Ritrovò la figura in piedi, nessun suono provenire dal tessuto.

- Beh… visto che tutti sono in vena di buonismi, farò la mia parte. Ti concedo di tornare. -
- Tornare…? N-non capisco…. -
- … Scegli attentamente dove dimorare. E le parole con cui ti legherai alla nuova casa. -
- Io… io desidero riposare nel luogo rinominato Cimitero dei Keyblade, lì, nella terra un tempo beata dove la
Guerra ebbe inizio e alla cui fine rimasero solo morte e desolazione. Lì riposerò e nel momento di maggior
difficoltà... aiuterò un Cuore puro. -
- Ottimo… sei riuscito a guardare lontano… -
(4)

Guardare…
« Guardare lontano… »
Lentamente il fango tornò. Tornò l’acqua, ridotta a microscopiche pozze.
Guardò avanti e camminò finché non lo udì, il dolce scorrere di un fiume. Con quel suono ad
accarezzagli le orecchie, la realtà ritornò assieme alle fredde celle. Luxord allungò la mano,
sfiorandone il vetro; un lieve tepore lo avvolse, quasi avesse toccato quei visi addormentati.
« Emdy, Lauriam, Elrena… tornerò! Tornerò, ve lo prometto ! »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Erano passati ventisette minuti e quarantotto secondi. Ancora poco e avrebbe avvertito l’impulso
d’entrare; entrare e dire qualcosa, qualsiasi cosa pur di rasserenarlo, pur di strappargli quel
fardello dal cuore. Eppure ogni volta rigettava l’idea, come se varcare la soglia significasse a
spezzare un incantesimo. E tanto rimuginava sul piccolo dilemma da accorgersi solo all’ultimo
della sua comparsa. A qualche metro l’uomo lo scrutava, il Keyblade in mano; nello sguardo la
speranza si mischiava alla determinazione, tanto da fargli scordare di essere ancora seminudo.
Ma più che scrutarlo, Luxord stava indagando dentro se stesso, alla ricerca di parole giuste. Così
attese, perdendosi nei suoi orecchini; lì, al posto del simbolo dei Nobodies, adesso c’era un piccolo
dado metallico; lì, dove il luccichio annunciò il discorso di Luxord.
« Askin io… ho visto… ho rivissuto la distruzione causata dalla Vera Oscurità. Senza di te…
senza di voi… quest'universo sarebbe morto da tempo. Tale protezione non è dettata soltanto
dall’altruismo. A voi occorrono i Keyblade, i giusti Keyblade. Avete osservato… e nel tempo…
osservare si sia fatto più… personale. In ogni caso non intendo giudicarvi. Forse altri Custodi lo
faranno, ma non io, come Nobody si macchiai di azioni altrettanto discutibili e… e anche per
questo non riesco a odiare fino in fondo Sephiroth, ma lo troverò! Lo troverò insieme a te! »
« Insieme a me? »
« Mi hai salvato...! Tremila anni fa… come adesso…! Se devo giocare una carta, se devo sfidare il
Destino allora scelgo di seguirti...! Io voglio seguirti, Askin! »
Di nuovo lo avvertì… il presente diventar più inteso; ogni preoccupazione svanire, giacché
nell’attesa aveva temuto che una parte di Luxord potesse odiarlo. Ma l’uomo aveva parlato,
aveva parlato col Cuore. Così s’avvicinò facendo apparire, sulla punta dell’indice, un cristallo.
Fu interessante… osservarne il riflesso nelle iridi dorate, assaporare il suo silenzio nel tentativo
d’intuire la natura dell’oggetto.
« Che cos’è? » chiese infine.
« Uno Shrapenl. Un frammento della mia anima. Se vuoi sopravvivere nell’Oltre, dovrai unirti a
esso. Io… sarò la tua guida. Accetti questo legame? »
Senza smettere di fissare il cristallo, Luxord fece scomparire il Keyblade. Scie luminose avvolsero
la mano… mani che adesso s’intrecciarono con la sua, portando il frammento proprio a pochi
centimetri dalle labbra. Li percepì appena... il tepore delle dita, il respiro…
« Ahi! È freddo…! Sembra un cubetto di ghiaccio...! »
… e nel più naturale dei gesti, l’uomo si scostò, il viso contratto a trattenere la sgradevole
sensazione mentre la gola spingeva giù il cristallo.
« Ghiaccio? Ah…! Questa è bella! Ghiaccio! »
Per la prima volta dopo tanto Askin rise.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Venti giorni. Venti giorni erano trascorsi dall’arrivo ai Confini Imperituri, forse i più strani della
sua vita considerando le bizzarrie viste nei vari Mondi; trascorsi in un’altalena di scoperte,
battaglie, in cui il dovere s'alternava a spensieratezza e malinconia.
Di notte Sora si ritrovava sovente a riflettere, sdraiato sul letto, braccia e gambe incrociate, lo
sguardo a scrutare il soffitto in penombra. Pensieri rivolti agli amici di sempre, agli amici nuovi
e a quelli ritrovati, a Kairi, soprattutto a Kairi; alla felicità, alla sua gioia nel vederlo tornare; ai
sentimenti di fronte al viaggio che forse li avrebbe ancora una volta divisi. Pensieri rivolti a
Winry, a Edward e al resto dei Fyrir. Mephisto e Lucifer l’avevano accolto con sufficienza e distacco,
dileguandosi tra le strutture della Fen.ce e ricomparendo di tanto in tanto ad affrontare i Hwergh;
degli altri nessuna traccia, anche se la ragazza aveva accennato a una vacanza in corso.
Nonostante i caratteri diversi, una cosa li accomunava tutti; gli occhi, iridi che a volte apparivano
magnifiche e al tempo stesso tremendamente distanti.
- Ricordare un’emozione, un sentimento è diverso dal provarli -, aveva sentenziato Edward di ritorno da
una caccia, accorgendosi della tacita domanda racchiusa nel suo sguardo.
Cosa si provava a essere immortali? A non invecchiare? A non dover nutrirsi o dormire? A dover
scegliere cosa ricordare e dimenticare? Al momento le risposte dimoravano in un cielo invisibile,
sospese e inafferrabili; eppure Sora non smetteva di osservare, di capire, di riempire ogni
momento di allegria e sorrisi; nella speranza di accorciare quella distanza.

- Sora, Cloud… legando con la vostra guida vi sarà possibile raggiungere l’Oltre. Solo lì potrete apprendere le
tecniche per affrontare i Hwergh e compiere la Missione. Ma ogni cosa a suo tempo, quando ci riuniremo alle
Destiny Islands... -

D’improvviso gli sovvenne l’ultimo discorso di Winry e il pensiero andò a Cloud. Il ragazzo era
diventato più espansivo, nella misura in cui l’aggettivo si poteva applicare a Cloud Strife. In ogni
caso, Sora non aveva posto domande riguardo quella questione, ben ricordando il trascorso con
l’antica nemesi. Fin quando una sera egli aveva confessato l'inconfessabile;
- Combattendo contro di lui. Dall’Abisso Oscuro, ogni battaglia ci teletrasportava in Mondi sempre più
diversi, sempre più distanti. A un certo punto, i Mondi lasciarono spazio a dimensioni distorte e sterili,
dimensioni che, come mi spiegò Winry in seguito, dividono il nostro universo dai Confini Imperituri.
Sephiroth… nel tempo imparò a sussurrare alle ombre; più volte si recò nelle profondità del Reame Oscuro,
finché un giorno lo non avvertì... il richiamo di altre ombre. “ È un filo. Un filo di cui finora avvertivo solo
la presenza… ma grazie a te ora potrò afferrarlo. ” Queste furono le sue ultime parole. E io… mi odio per
questo! Cieco…! Quanto sono stato cieco! - (5)
- E Tifa? -,
la domanda era fuoriuscita spontanea, mentre il vasto pannello proiettava la battaglia
esterna, dove Hwergh venivano falciati dal fuoco congiunto di Edward e Winry.
- Cosa c’entra Tifa adesso? -
- Beh… da quando sono arrivato non ne hai mai parlato. Tra poco partiremo affrontando pericoli inimmaginabili.
Dovresti salutarla almeno… -
- … Non sono affari tuoi, Sora. -
- La Missione non è stata rivelata, ma una cosa è certa; a loro servono Keyblade e potenti guerrieri. Tu sei
l’unico in grado di sconfiggere Sephiroth, questo però non ti legittima ad agire così! -


Comprendeva la dedizione di Cloud; spesso egli poneva domande circa la Vera Oscurità e relative
debolezze; rare volte la compostezza lasciava spazio a sorrisi. Ma percorrendo quella strada tutto
sarebbe apparso più lontano. Specialmente i legami, i legami forti; l’unica Luce in luoghi oscuri,
quando ogni altra Luce si spegne.
- Io… mi sento forte insieme a te. - (6)
« Kairi… non vedo l’ora di rivederti… »
E per un’istante la immaginò sdraiata accanto a lui, la mano stretta alla sua; ne immaginò il sorriso.
Un istante quieto e luminoso, prima della tempesta.
« Stai dormendo? », un lieve bussare e la voce di Winry.
« No, dimmi pure », e in breve fu lì, sulla soglia della camera.
« Buone notizie…! Fra una settimana partiremo! Destinazione... Destiny Islands! »
Il nuovo viaggio ebbe ufficialmente inizio; il mare era quieto, la nave robusta e la tempesta
rimaneva lì, ben visibile sul lontano orizzonte.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

« Stai ancora spiando? »
« Già…! Il prato dei vicini è diventato più verde…! »
Incuriosito Lucifer distolse l’attenzione dal libro. In piedi davanti alla vetrata, Mephisto
osservava; la coda, libera dalla prigione dei vestiti, si muoveva dolcemente, segno che lo
spettacolo lo stava allietando.
« Ma con molte erbacce », si permise d’aggiungere dopo una breve occhiata.
Lui si girò, visibilmente stizzito. Lucifer non vi badò, perdendosi nei contorni del corpo, nella
linea dei fianchi, accentuati dai riflessi della luce esterna.
« Ricerchi troppo la sincerità, Lucifer. »
« E tu tendi a essere Loki l’Ingannatore, anzi… pure gli altri hanno cominciato a prendere questa
malsana abitudine. La Selezione è conclusa. Credo i Prescelti debbano sapere », replicò pacato
tornando a sfogliare il Picatrix, copia sottratta da un Mondo prima che i Hwergh lo inghiottissero.
« Si tratta di menti mortali. Non è necessario conoscano ogni cosa », spiegò il fratello avvicinandosi,
« solo Luxu e in misura minore il redivivo Rulod, hanno un quadro più completo. Per il resto... si
dirà li abbiamo protetti e osservati, altri dettagli rischierebbero di fomentare astio inutile. Cloud
ne è il piccolo esempio. Sapendo avrebbe insistito per raggiungerlo o affinché ci promulgassimo
nel recupero. E anche se Amaimon fosse riuscito a catturare l’angioletto, avremo assistito a un
misero combattimento in un Mondo banale. Certo, ora abbiamo una bella frittata, ma almeno vi
sarà una vera lotta all’ultimo sangue...! »
E come gli capitava nei discorsi appassionati, Mephisto si era seduto sul bordo del letto, le gambe
incrociate, la coda scura arricciata a punto di domanda. Era sempre uno strano spettacolo;
osservarle vicine, una nera e una quasi bianca; giacché Mephisto non aveva mai perso l’abitudine
a celarla in presenza di altri, come secondo lui voleva il bon-ton di un demone. Soltanto lì,
nell’intimità delle loro stanze, si permetteva di accantonare quel piccolo dogma.
« Il discorso include anche Sora? » chiese Lucifer arrivando in fondo al capitolo del Picatrix « Ho
potuto osservarlo da vicino. Mi pare più... tollerante? »
« Tollerante e banale. L’abbiamo osservato più di altri; specie quando usò il Potere del Risveglio
per salvare la sua Principessa. Si mantenne più o meno integro e Kugo, mentre ricercava la
coscienza di Luxord, riuscì a trascinarlo qui. Ma sai quanto è riservato il Lupo, il massimo che
ricorderà il ragazzo è un violento strattone. In ogni caso se nessuno dice nulla, non vedo perché
dovremo farlo noi. » (7)
Lucifer non amava i segreti, non li aveva mai amati a dir la verità; là dove l’altro non disnegnava a
nutrirsi di bugie e non detto. In ogni caso, nonostante la Selezione fosse una montagna infinita
di non detto, più volte era riuscito a convincere gli altri a muoversi in un dato modo, specie sulle
questioni di grande importanza; come sommergere le rovine di Auropoli.
« … Oltre al Maestro, l’unico con cui possiamo esser sinceri rimane Luxu. »
« Al novantanove per cento », lo corresse prontamente Mephisto.
« Sì… hai ragione. Come sta a proposito? »
« L’elisir continua a farlo lievitare. Ehi… non mi dirai che… »
« Siamo fratelli. È inevitabile avere gli stessi gusti », rispose posando il libro sul cuscino a fianco.
« Sono stupito. Raramente qualcosa stuzzica il tuo interesse. »
« Lo voglio. »
« Oh… lo vuoi? »
In quell’istante, sotto lo sguardo beffardo e incuriosito del fratello, Lucifer guardò dentro di sé;
oltre quel corpo perfetto, richiamando un desiderio che da tempo ribolliva quieto nel cuore; un
desiderio in grado di allontanare la noia, là dove l’estasi dei sensi ci riusciva ormai solo in parte.
« La nostra natura non è cambiata. Demoni eravamo e demoni siamo rimasti. Non siamo in grado
di provare sentimenti o emozioni, » rispose, gli occhi a scrutare il paesaggio oltre la finestra, dove
le montagne spettarli si elevavano in un cielo nero, « durante questo tempo abbiamo osservato
l’immortalità logorare i nostri compagni e chi ci era vicino; uomini la cui vita, in origine, doveva
prima o poi estinguersi. Tanti hanno rinnegato il passato, dimenticando ciò che poteva nuocergli.
Tuttavia... molti sono caduti e altrettanti continueranno a cadere. Pure noi abbandonammo
alcuni ricordi, ma solo per vivere intensamente quest’esistenza. Credo Luxu possa avvicinarmi
a quella cosa che tutti cercano e da cui tutti fuggono. » (8)
« Ah… quindi è per questo… »
Parole che sferzarono l’aria come una frusta.
Si voltò Lucifer, ritrovandolo sdraiato a dargli le spalle.
« Due volte mi avvicinai ai sentimenti. Fu orribile. »
Parole che rievocarono sangue e dolore.
Attimi lontani in cui il cuore del fratello aveva vacillato, eppure…
« Eppure stai mantenendo quella promessa, la sua promessa… perché legarti a Luxu se no? »
« ...Allora provaci! Provaci Lucifer! Ti auguro di soffrire come un cane! »





(0) Il discorso chiude i misteri circa l’incubo di Luxord nel primo capitolo; quando in un frangente
vede le proprie mani ferite da schegge di cristallo.

(1) Marluxia venne effettivamente trovato da Xibarg (Luxu) e Xaldin. Questo discorso l’ho
applicato anche a Demyx, Luxord e Larxene. Il discorso inoltre chiude a mio modo cerchi di cerchi
di cerchi.

(2) Askin sfonda la quarta parete! Perché si… effettivamente ero alla fine della prima pagina Word.

(3) Si veda dettaglio Capitolo precedente; sul finire del flashback Ven stringe il foulard nell’unico
arto rimasto intero, ovvero la mano sinistra.

(4) Il flashback si ricollega alla scena in cui Ephemer compare in KH3 aiutando Sora a sconfiggere
la Torre Demoniaca al Cimitero del Keyblade. Chiudi i cerchi, chiudi i complessi cerchi!

(5)RECAP!
La questione Sephiroth-Cloud è ancora nebulosa; entrambi sono uno la nemesi dell’altro, Cloud
ammirava Sephiroth prima che questi seguisse i sentieri dell’Oscurità. Il resto… lo posso
farcire come voglio, eh eh.
Nota per gli Scorsi atti/Capitoli.
Se Sephiroth ha passato un anno nel Sotto, Cloud è stato nei Confini Imperituri.

(6) Frasi che Sora rivolge a Kairi, tratte da KH3: Cimitero dei Keyblade, dopo che quest’ultimo
salva i cuori dei compagni (e di Kairi) dai Lich Heartless.

(7) Dovevo spiegare come Sora fosse effettivamente arrivato ai Confini Imperituri.
Si veda scena finale di FFB Cap 5.
BREVE TIMELINE!
Dalla fine della Battaglia al Cimitero dei Keyblade al Risveglio di Luxord passano tre giorni ( lo
specifica Kugo nel Capitolo 1 ); in questo lasso di tempo vengono anche recuperati da Kugo e
Askin i corpi di Demyx, Marluzia e Larxene, Luxord riacquista i ricordi; mentre Luxu raggiunge
i Confini Imperituri e beve l’elisir.

(8) uomini la cui vita, in origine, doveva prima o poi estinguersi. Lucifer si riferisce alla natura originale
degli altri Fyrir; oltre agli essere umani in Blue Exorcist, nel “Mondo” di FMA gli uomini sono uomini
e in Bleach le anime possiedono un ciclo vitale ( che dura anche millenni ) e possono essere uccise.





Angolo Autrice:

- l’unica Luce in luoghi oscuri,
quando ogni altra Luce si spegne.

Citazione tratta da Il Signore degli Anelli, La Comapgnia dell'Anello di Peter Jackson.

La scena finale dei due fratelli mi è venuta in mente all’ultimo e l’ho messa… al posto di una che ormai sto rinviando dal capitolo precedente. ^^” Ma nel prossimo che sarà breve ( di confermate c’erano solo due scene ), la aggiungerò promesso! In compenso mi è piaciuto far descrivere la scena dal punto di vista di Lucifer. E sì… se la domanda era; ma erano entrambi nudi? Sì erano entrambi nudi. Sono demoni e il loro parentela è labile come può esserlo quello fra entità demoniche.
Ho chiuso molti cerchi relativi ai vari KH e le dinamiche da me inventate, quindi… sono molto orgogliosa di questo capitolo… e anche perché tra Askin e Luxord c’è stato un grosso passo in avanti. <3

Alla prossima miei cari lettori,

Come sempre lasciate un like se il capitolo vi è piaciuto, recensite e inserite nelle categorie se tale complessitudine vi aggrada. <3

Elgas

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Capitolo 5
*** 5. When we’ve given up everything ***


5. When we’ve given up everything



Luxu annaspò, tentando di ricercare una porzione di pavimento pulito, ma la quiete durò poco.
In quell’oscurità eterna, dove il tempo si era perso, vomito e dolore erano diventati gli unici
compagni, dove un corpo, il suo corpo, rigettava ogni liquido possibile, ogni liquido di un
esistenza mortale; tanto da rendere il fetore nell’angusto spazio oltre i limiti del sopportabile.
Brancolare nella sofferenza e negli escrementi… questo esigeva l’immortalità? Lo scambio
equivalente
sottolineato da Edward? Era questo il prezzo da pagare mentre le ossa sembravano
rompersi, la carne bruciare in un tormento senza fine? Mentre la fame e la sete si annullavano e
i pensieri si contorcevano su se stessi?
La rara quiete era abitata da ricordi: immagini del tempo conosciuto come Era delle Fiabe,
quando un unico grande Mondo era unito sotto la Luce del Kingdom Hearts. Eppure l’Oscurità
aveva serpeggiato, perfino nei saldi Cuori dei Veggenti, portando ogni cosa alla rovina. Una goccia
di purezza però, era sopravvissuta nel Cuore di Ava e al pensiero un ricordo apparve, nitido come
non mai; Luxu si rivide, in cima alla collina; rivide Auropoli splendere sotto di lui, No Name stretta
in mano; l’Occhio Osservatore, incastonato nella punta, sporco di rosso; rivide Ava accasciarsi; la
maschera scheggiata all’altezza dell’occhio, un rivolo di sangue a segnare la guancia, simile a una
lacrima;

« Tu... il Maestro… ci avete ingannato! Perché… perché portarci sull'orlo dell'abisso?! »
« Esistono infiniti futuri. Il futuro che scelsi e che il Maestro scrisse nel Libro delle Profezie, si avvicinava di
più all’imminente conflitto. Siete stati così ciechi da farlo avverare, come falene attirate dal fuoco. Fra poco...
Gula aprirà il Kingdom Hearts, accecato dal desiderio di far tornare il Maestro, segnando l’inizio della Guerra
dei Keyblade. »
« … Ma lui non tornerà. Vero? »
« Questo universo è più di suo interesse. Il desiderare il Kingdom Hearts sarà la vostra condanna. Nessuno si
salverà. »
« … Luxu… dieci anni… dimmi… dimmi non ci sono state soltanto bugie in questi dieci anni! »
« ...L’hai detto prima; vi abbiamo ingannato. Non aggrapparti a illusioni. Inoltre tu, assieme a Ira, Aced, Invi,
Gula, avete distrutto l’amicizia, ma guarda il lato positivo; vi siete liberati di una bugia, rompendo il velo
che celava la vostra natura. Ora… dovresti salvare i Denti di Leone. »

Così Ava si era destata e, dopo averlo fissato a lungo, si era precipitata giù per il sentiero; gocce di
sangue cadevano dalla maschera, puntellando l’erba al passaggio. (1)
Però… questo non cambiava nulla. La pietà provata in quel lontano frangente era stata una
ricompensa; giacché lei aveva sfiorato la verità, lambendone la nera superficie; e la sua Unione,
in seguito, era diventata un ricettacolo per la Seconda Selezione.

- … dimmi Luxu… dimmi non ci sono state soltanto bugie in questi dieci anni! -

« Ah… sta zitta… nessuno ha mai... significato qualcosa per me… nessuno… tanto meno quegli
uomini... ammazzati per... ah… ah… siete tutti insetti… luridi insetti… »
Parole soffocate dal dolore, dal rigetto che risaliva l’esofago, dal marcio che ormai lo avvolgeva da
capo a piedi. L’elisir voleva anche questo? Pretendeva i ricordi più marci? Voleva strapparglieli dal
petto e osservarli, come un corvo scruta una carcassa?
« Scava… scava! Divorali dal primo all’ultimo! »
Nel buio un uccello gracchiò levandosi in volo.

Non era facile individuare quella linea; il sottile confine che separava vita e morte. Occorreva aguzzare ogni
senso, Cuore e Corpo fino all’inverosimile; e provare, provare fino alla nausea. Pure il Maestro avrebbe agito
così di fronte a tale dilemma; bisognava esser sicuri, più che sicuri, specie quando le chance di successo si
riducevano a una. Sentì quel corpo dimenarsi cercando d’allontanarlo, il respiro via via più mozzato… poi
nulla. Ancora una volta il nulla. Tolse il laccio puntando lo sguardo avanti, verso un ragazzo raggomitolato a
terra, tremante nonostante polsi e caviglie legate, una benda ricavata dalle vesti logore ne copriva gli occhi.
« Sei a trentacinque… », annunciò la figura seduta a destra.
Il Maestro aveva raccontato molte cose inerenti i Fyrir, narrando a lui e lui soltanto piccole e grandi meraviglie,
ma lasciandogli il beneficio del dubbio circa l’aspetto.
- Cercarli è inutile. Amano palesarsi alla fine, quando... ti sei già spinto oltre il limite. -
Così era accaduto; scampato al caos della Guerra intrufolandosi nei Dente di Leone, Luxu aveva corrotto il
Cuore di Ephemer portando l’Unione sopravvissuta alla distruzione; distruzione ammirata da un Mondo
lontano, osservando una stella brillare ed estinguersi. Infine una settimana più tardi… era apparso.
- Così... tu devi essere Luxu. -
Da allora l’uomo gli stava vicino, allontanandosi solo per mantener fede al patto. Una silente figura avvolta
in un nero mantello; sotto il cappuccio si celavano iridi verde brillante, luminose come quelle di una lince.
Se fosse stato un’abitante di quel Mondo Luxu l’avrebbe scambiato per un demone. Anzi, probabilmente era
questo che pensavano i malcapitati mentre venivano strappati dai letti e trascinati nel fitto della foresta.
« Quattro anni per distruggere i Denti di Leone… ora dovresti rilassarti, giovane Luxu. »
« Il Maestro… gli avete fatto dono dell’immortalità », ricordò con tono grave, « io al contrario la otterrò
quando le giuste Chiavi saranno in mano vostra. Coi Signori dei Keyblade estinti, ci vorrà tempo, secoli, prima
che qualcuno, recuperando le conoscenze sparse nei vari Mondi, riesca a evocarne uno. Nel frattempo devo
sopravvivere. Inoltre... sarebbe imbarazzante per il Maestro incontrarmi con lo spirito di un vecchietto. »
L’altro non disse nulla. Sedeva composto in cima a una roccia, spostando di tanto in tanto l’attenzione
sull'ennesima vittima. Il masso lo rendeva più imponente di quanto già non fosse, fondendo le loro sagome nel
buio della notte. Per un attimo Luxu si chiese se anche il resto dei Fyrir fosse così alto; se tutti nell’apparente
normalità celassero una vena inquietante.
« Dedizione ammirevole la tua », commentò all’improvviso, « potrei definire questo tempo... un’ era delle fiabe
abitata da chimere. Permettermi dunque di darti un consiglio. Il momento giusto… quando il cuore batte più
forte prima di fermarsi. »
Luxu scattò in piedi precipitandosi dal ragazzo, senza dar spazio a gratitudine o meraviglia, il laccio ben
stretto in mano. Ripeté lo stesso procedimento e… finalmente lo avvertì; il suono del Cuore. Un Cuore colmo di
terrore, prossimo alla morte. Chiuse gli occhi e nell’oscurità ecco apparire una sottile linea rossa. Si contorceva
su stessa come una serpe intrappolata; lo fece fin quando il battito più forte la pietrificò.
Luxu scattò in avanti, tagliandola in due... (2)

… e il buio tornò ad avvolgerlo, contornato da un fetore insopportabile.
Ora... i polmoni facevano male, male come tutte le volte in cui aveva ucciso impossessandosi di
corpi, di ricordi e infine di vite altrui. Eppure… qualcosa era cambiato. Ne ebbe la certezza quando
un senso di serenità lo pervase; quando le dita sfiorarono un freddo metallo, il metallo di No Name;
quando vide l’Occhio Osservatore puntato su di lui.
« ...Ti lasciai a Scala ad Caelum… tanto sei rimasta nella mani di Xehanort… ora sei tornata… ah…
Maestro… insieme… di nuovo insieme… »
Una lacrima bagnò il viso.
Una luce illuminò le tenebre.
Stremato, Luxu perse conoscenza.



Fu un dolce buio a cullarlo, ma al risveglio, la realtà apparve in un misto di nausea e leggerezza.
Ogni suono giungeva ovattato, come se le orecchie fossero state logorate da una lunga apnea; lo
stomaco ribolliva nonostante non fosse rimasto più nulla da rigettare, e pure in basso la situazione
non era delle più rosee. Il resto invece appariva idilliaco; un odore di pulito lo avvolgeva, la benda
a coprire l’occhio destro; il corpo poggiava su morbidi cuscini mentre un fresco lenzuolo
accarezzava la pelle.
« Guten Tag… Luxu. »
L’imbarazzo durò poco. Considerati i precedenti, non si stupì nell’avvertire la vicinanza di
Mephisto, il braccio poggiato sopra il fianco, il respiro a solleticargli il petto. Fosse stato in forze
avrebbe abbassato il capo e, cogliendone il corpo nudo, avrebbe desiderato baciarlo. Un pensiero
inaspettato; forse, anzi sicuramente dettato da settimane di totale isolamento. Il demone però fu
lesto a fiutarlo; respiri a sfiorare l’incavo della spalla, una voce suadente a stuzzicargli la mente.
« Come ti senti? »
« Uh...Un po’ rotto… »
« Normale…! Fidati, è più disturbante quando un corpo diventa immortale al novantanove per
cento. Tu sei e rimarrai semi-immortale, proprio come il Maestro, per un essere umano è una
fortuna credimi…! »
« Ah… No Name… dov’è No Name? »
« Sul pavimento, oltre questa cuccia che ho preparato per te, » rispose l’altro allungando il braccio,
« ci sei affezionato, del resto è il suo… ricordo più personale. »
Un freddo metallo lambì la schiena. No Name… ormai riusciva a riconoscerla anche a occhi chiusi.
Nell’immenso sollievo Luxu si proiettò in avanti; verso il futuro tanto bramato, verso l’inizio di un
lungo ed esaltante viaggio.
« Quando partiremo? »
« Come siamo frettolosi, », lo canzonò Mephisto, « e poi… chi ti ha detto che partiremo insieme? »
« Tu. Al Cimitero dei Keyblade. » (3)
« Ottima memoria! Secondo il copione dovrei chiederti qualcosa del tipo “mi accetti come pastore ”,
piccola pecorella smarrita? »
Parole che finirono lì, a pochi centimetri dalle labbra, a solleticare un desiderio malato, a
soppiantare ogni pensiero. Si sporse Luxu, seguendo quel respiro con una nuova sicurezza.
Mephisto Pheles però rimaneva, assieme ai fratelli, un demone di nome e di fatto. Ogni occasione
era buona per divertirsi; per tramutare ogni gesto in un malsano diletto. L’indice, un semplice
dito premuto sulle labbra, a frapporsi in quei pochi centimetri.
« Non hai ancora risposto. »
« Mi… mi sembrava una risposta adeguata. »
« … Pensi di conoscermi a tal punto? Adoro dilettarmi nei piaceri, ma decido io come e quando
assaporarli. Di recente, pulire ogni angolo del tuo corpicino è stato più che appagante. Uhm… no,
rispondi a questa domanda invece. Lo rifaresti? Tutto ciò che hai fatto… lo rifaresti? »
Luxu sgranò gli occhi sentendo le parole sorgere con disarmante velocità; una velocità folle, quasi
la voglia di soddisfare il piacere avesse sostituito la sete.
« Lo rifarei…! Non una, non due, ma cento volte…! Ogni volta che si rendesse… io lo rifarei! Farli
ammazzare l’uno con l’altro… uccidere… ucciderli… per centotré volte ho cambiato carcassa…!
No, non ci sono dubbi nel mio Cuore! »
Sorrise Mephisto, beandosi in frasi che avrebbero fatto rabbrividire una pia anima mortale.
Rise, afferrandogli il mento, conficcando le unghie nella pelle.
« Ah! Sei il più umano tra gli umani…! E io il più demone tra i demoni! »
Lo baciò, forse come solo un diavolo era in grado di fare; trascinandolo in una calda danza;
privandolo lentamente dell’aria. Poi arrivò; una piccola sfera irta di piccole spine nella gola, e
allora rimasero solo paura e dolore. Provò a staccarsi Luxu, nel tentativo di riprendere fiato e
sputarla via, ma nulla poté contro la forza dell’altro, il tepore di un corpo nudo contro il proprio,
e la coda… quella dannata coda a solleticargli le vertebre. Improvvisamente il dolore scomparve,
come se a un tratto l’oggetto si fosse dissolto nell’esofago. E nulla rimase se non lo sguardo di
un demone divertito, una risata a invadergli l’orecchio.
« Ti ho donato lo Shrapnel, il frammento della mia anima. Ora siamo legati, Luxu. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Seguire la Missione, perseguire il proprio obiettivo. Il resto non aveva importanza, non più ormai.
Per questo Kugo Ginjo non osservava mai quel piccolo universo, limitandosi a intervenire quando
catastrofi o vitali necessità lo richiedevano. Pure adesso, con la venuta dei giusti Prescelti, non
avvertiva il bisogno di scrutare vite e legami altrui. Farli sopravvivere nell’Oltre, farli adempiere
al loro compito; a questo serviva donargli un frammento d’anima, niente di più e niente di meno.
Eppure, specie con la fine del recente conflitto, gli altri avevano iniziato a cercar in quelle esistenze
mortali l’eco dei sentimenti, di emozioni, o la nascita degli stessi. Per Kugo era diverso, giacché essi
esistevano solo nel passato, incastonati in un viso di cui lui solo aveva conosciuto ogni sfumatura.

« O forse… mi sto semplicemente affezionando. »
« Affezionando? Strano sentirtelo dire. »
« … Almeno io non rimango aggrappato a un’illusione. » (4)

« Io cerco solo qualcosa… qualcuno in grado di farmi vivere il presente. Sono sicuro che pure »
« Non soprapporre le loro ultime volontà, Askin. Tu non sai cosa… cosa vidi quel giorno. »
« No... no, non lo so. »
« … Finora ti ho aiutato… ma se continui così, rischi di trasformare il presente in un’illusione. »

Su quel fronte ormai stentava a riconoscerlo, Askin. Una spaccatura via via più profonda, ma in
cui inevitabilmente venivano fuori i conflitti portati dall’amicizia, la vera amicizia, sincera e senza
barriere. Inoltre, da quando Luxord aveva recuperato la memoria e lo strano trio si era permesso
una vacanza ai Caraibi, la schiettezza dell’amico aveva raggiunto un livello superiore, specie
riguardo i Prescelti;

« Non dovresti limitarti ai soli tecnicismi. Altrimenti come sceglierai chi portare con te?! »
« ...“Giacete nel buio e legatevi a questo universo e alle sue genti ”, Edward lo ripeté innumerevoli volte
mentre lo aiutavo a costruire la Black Box. »
« Okay, okay! Ma questo cosa c’entra? »
« Intendo applicare tal dogma nella sua interezza. »
« Vuoi davvero sia il caso a decidere?! »
« Tra i Prescelti promossi, l’uno vale l’altro per me. E poi… non ti conviene denigrare così il caso », e per un
attimo le iridi di Askin si erano posate sul suo Prescelto.
« Non sei d’accordo… eppure mi aiuti. »
« Ti aiuterò sempre, soprattutto se la caduta dovesse arrivare. Ecco ho trovato il momento giusto per dirtelo. » (5)
« Sarebbe una fine onorevole. Ma io non cadrò, puoi starne certo! E accetterò il tuo “caso” a una condizione! »

Il tutto si era rivelato una scommessa. Motivo per il quale, trovarsi nel piccolo Mondo chiamato
Terra di Partenza, era soltanto un modo per ribaltare le convinzioni dell’altro.
Al limitare del bosco, oltre cui s’ergeva un castello fluttuante circondato da ripidi picchi, Kugo
scrutò il cubo metallico tra le sterpaglie. Un messaggio che sarebbe giunto ai restanti Prescelti
la mattina seguente. Conoscendo la meticolosità di Edward, l’ologramma contenuto all’interno
sarebbe stato oltremodo sintetico; “ Riunitevi fra tre giorni alle Destiny Islands ”, o qualcosa del genere.
Decisamente troppo freddo, l’aveva preventivamente definito Askin, specie nei confronti del trio con
cui avevano avuto meno contatti. La scommessa consisteva nel porvi rimedio… di persona.
Due giorni e due notti, tanto durava ormai l’osservazione della fortezza e della ritrovata felicità dei
tre abitanti. Ma Kugo detestava osservare e non intendeva perder altro tempo in una pagliacciata
simile. Attese il momento giusto e balzò, superando l’enorme distanza che lo separava dal
complesso. Atterrò su un prato, gocce di rugiada a sfiorare le zampe, lì, dove Aqua sedeva poco
distante; a dividerli, conficcato nel terreno, Master’s Defender, il Keyblade appartenuto a Eraqus.
Paura e sorpresa… li vide brillare con pari intensità negli occhi della giovane. Un silenzio li avvolse
e in esso comprese di non dover spiegare nulla; né chi fosse né da dove venisse. In silenzio vide la
luce mutare; una consapevolezza macchiata da timore scorreva ora in quel corpo esile, eppure...
Aqua non tremò nemmeno una volta. Aqua, Maestra del Keyblade, non smise di fissarlo, quasi fosse
alla ricerca di un’intima sicurezza. La ragazza, sopravvissuta più di dieci anni nel Reame Oscuro,
accennò infine un lieve movimento, verso di lui, un lupo nero grande il doppio di lei… e ancora una
volta nulla vacillò. Nulla.
« Sei uno di loro…? »
Una domanda velata dall’incertezza, come se l’incontro con Amaimon fosse balenato all’improvviso. (6)
Si chiese se il Cuore non riserbasse ancora terrore a causa del demone dispettoso. Quel dubbio lo
irritò. Kugo parlò, parlò dentro la mente di Aqua con parole distaccate;
« Fra tre giorni riunitevi alle Destiny Islands », e già era lì, pronto a tornare indietro.
Un tocco, una carezza gentile a sfiorargli la pelliccia all’altezza della spalla. Aqua era lì, le mani
poggiate sul petto, una nuova luce a solcarne lo sguardo. Serenità. Pura e semplice serenità.
« Meno male… sei caldo. Adesso mi sen- »
« Fra tre giorni. »
Il Lupo balzò, sottraendosi all’inopportuna vicinanza, impedendo a quelle parole di scalfire l’anima.



Tutto era esattamente come l’aveva lasciato. La Kelpie celata in mezzo alla radura, la luce lunare a
illuminarne l’argenteo metallo e a risaltarne la forma affusolata. Sotto il portellone, una lanterna
riscaldava il salotto all’aperto; riscaldava Askin nel gesto di coprire Luxord con una coperta.
L’uomo giaceva assonnato, il capo poggiato sopra le braccia e il fondo di un tomo aperto,
probabilmente inerente la cucina, dato si trattava degli unici libri presenti sull'aeronave.
Osservando la scena, gli sovvenne il gesto di Aqua, un gesto spiazzante nella sua semplicità, ma che
no… non significava nulla, assolutamente nulla. O forse no… forse qualcosa era rimasto, come una
scheggia fra le unghie.
« Allora?! Ho vinto?! » domandò Askin appena lo vide riemergere dall’erba in forma umana.
« Sì e no. Ha resistito più di dieci anni nel Reame Oscuro e anche ora ha dato prova di una mente
salda. Sarà una buona scelta Aqua. Si adatterà meglio alle turbolenze dell’Oltre. »
L’altro non disse nulla, limitandosi a sorridere.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il portone d’ingresso appariva più imponente di quanto già non fosse; colpa della luna che, come
un pittore minuzioso, dipingeva ombre nette in mezzo ai complessi rilievi. Normalmente lo
superava senza intoppi, eppure quando si ritrovò ai piedi dell’enorme soglia desistette. Quella sera
l’astro aveva giocato le sue carte, portando alla ribalda eventi nefasti; il Meridiano Oscuro, quel
ragazzo, il terrore, l’animo divorato dall’Oscurità.

- Uno dei Prescelti che abbiamo atteso da… uhm… beh da tanto tempo. -

Ventiquattro giorni, tanti erano passati dalla sconfitta di Xehanort. Ventiquattro giorni in cui
pensieri e riflessioni si erano accavallati su se stessi. Ma Aqua si era sforzata di non mostrarli;
rompere la ritrovata felicità con Terra e Ven, rovinare momenti spensierati per un evento
nebuloso, privo fino a quel momento di un effettivo seguito? In certi momenti, specie quando la
fitta pioggia cadeva sui picchi più alti, aveva pensato di parlarne a Mickey e Yen Sid, ma anche
allora aveva preferito tacere. Così ogni sera, quando il silenzio calava e gli amici scivolavano nel
mondo dei sogni, Aqua si recava al capezzale del defunto Maestro; lì, dove Master’s Defender
splendeva adornato dai loro portafortuna a forma di stella, ricercando la forza per affrontar un
incontro nefasto, e soprattutto le giuste parole con cui narrare gli eventi a Terra e Ven.
Eppure qualcosa era cambiato, l’aggettivo sbiadito come un segno di matita cancellato a forza.
Un lupo… no... un uomo e un tepore, così diverso dal terrore provato nel Reame Oscuro; un tepore
vicino e al tempo stesso terribilmente distante. E più rimuginava su quegli istanti così strani e
intensi, più una certezza cresceva, folle e benevola; chiunque fossero avevano bisogno del loro
aiuto, l’aiuto di Prescelti e Maestri del Keyblade.
Aqua si girò, osservando le nubi ammassarsi violente sopra le cime circostanti.
« Si prospetta un lungo, lungo viaggio. Lo affronteremo insieme… Terra, Ven », sussurrò
dirigendosi alle loro stanze.

-.-.-.-.-.-.-.-.-

La felicità poteva rompersi in tanti modi, la pace frantumarsi come un bicchiere protetto da una
teca. Lo sapeva. Sapeva che superata la porta, i frammenti si sarebbero rotti ancora, rotti fino a
diventar polvere. Se non fosse stato Ansem a chiederglielo, si sarebbe ben visto anche solo
dall’avvicinarsi a quella stanza. Superata la riluttanza, come ogni giorno Ienzo entrò, attento a non
far cadere nulla dal vassoio; ad accoglierlo il solito odore stantio, reso vagamente più sopportabile
dalla brezza che spirava attraverso la finestra sul lato nord. Come sempre Vexen… Even non si
mosse, seduto di fronte alla scrivania, immerso nella lettura di antichi tomi posti ordinatamente
sopra il mobile. Non fece nulla mentre Ienzo si avvicinava, nulla. Distaccato era lo sguardo, lo
sguardo dell’uomo un tempo suo mentore, ammirato al pari del Saggio; uno sguardo immutato da
quando aveva superato il portone d’ingresso di Radiant Garden; quando Dilan e Aeleus l’avevano
scortato al Laboratorio e Ansem l’aveva accolto senza riserbar rancore, parlando per ore e ore.
E dopo ore e ore Even non aveva espresso nulla, se non il desiderio di tornare nelle proprie stanze.
Ogni mattina, Ienzo gli portava l’unico pasto richiesto e come sempre, ogni singolo istante passato
lì dentro, gli ricordava quanto varie potessero esser le sfumature dell’odio. Odiava Even per averli
abbandonati, traditi al solo scopo d’inseguire la falsa ammirazione di Xehanort; lo odiava per lo
stato in cui si era ridotto, per non aver proferito a distanza di sei giorni una singola parola di scusa.
Ma dentro di sé, sentiva di non poterlo perdonare, nonostante Ansem ripetesse più volte;

- Difficile è perdonare se stessi… ma una volta superato lo scoglio, il resto è una dolce discesa. -

Ienzo poggiò il vassoio e lo sguardo vagò sull’uomo; sul maglioncino a v e il colletto della camicia;
sul volto via via più scavato. Un viso che ancora un volta si rifiutò d’incrociarlo, concentrato a
visionare libri e appunti.
Ienzo uscì, la delusione a rodere il Cuore.
« Perdonare se stessi… mi dispiace Ansem… ma oltre lo scoglio io vedo solo montagne », sussurrò
appena la porta si richiuse dietro di lui.



Odore di carta bruciata.
Si svegliò di soprassalto temendo il peggio, ma per fortuna la camera da letto giaceva silenziosa,
immersa nella quiete di una notte stellata. Il fetore veniva da fuori. Si sporse dalla finestra, oltre
la balaustra di pietra. Tempo pochi attimi e si precipitò nel cortile. Lui era lì, in piedi, la mano a
giocare con un accendino mentre un cumulo di libri, fogli e pergamene veniva divorato dalle
fiamme. Ienzo rimase immobile, incapace di formulare alcun pensiero, fin quando la voce di Even
non lo raggiunse, decisa e ammaliante come il giorno in cui si erano incontrati e lui l’aveva preso
come apprendista.
« Ho bruciato tutto. »
« Tutto?! »
« L’ha fatto apposta Ansem… a lasciare la camera intonsa. Appunti personali sui Cuori, sulla natura
dell’Oscurità, sulle repliche... »
« … Pe-Perché?! Perché solo adesso?! »
« Non voglio rimaner prigioniero dei miei fallimenti. »
Parole semplici, e in esse Ienzo avvertì il Cuore sollevarsi, l’odio frantumarsi e volar via come la
cenere immersa nel cielo notturno. Capì quanto fosse stato immaturo e di quanto il passato non
avesse più importanza. Non più ormai.
« In effetti non sarebbe da te. »
Even si girò, osservandolo con sguardo severo e divertito.
« Ienzo… vuoi tornare a esser il mio apprendista? »





(1) La scena sarebbe un mio ipotetico continuo di quella presente in Union X;
https://www.youtube.com/watch?v=UAJZ7nJANmA
Ava ( Veggente guida dei Denti di Leone, di cui si è svelata lore nei precedenti due Capitoli ) scopre
che la Guerra dei Keyblade era un piano ordito dal Maestro e Luxu → attuato nel mio caso per
motivi già elencati; si veda Premessa presente nel Capitolo 1 The Story so Far.

Luxu andò nel futuro, portando No Name e la Black Box, sotterrata in seguito nel Cimitero dei
Keyblade. In tal modo il Maestro, grazie all’occhio scrutatore inserito nella Chiave, scrisse il Libro
delle Profezie affidandone una copia a ognuno dei Cinque Veggenti, tra le altre cose vi era stato
predetto lo scoppio della Guerra.
a) Ricordo inoltre, come già esplicato più volte nella storia e in Back Cover, che il Maestro sparì
prima dell’inizio del Conflitto.
b) Gula aprirà il Kingdom Hearts, accecato dal desiderio di far tornare il Maestro, segnando l’inizio del
conflitto.

La citazione a Gula ( Veggente guida dell’Unione Leopardos ) è tratta dal cortometraggio Back
Cover. Inoltre la frase di Luxu si ricollega a quella del Maestro ( AAA Cap 2 );
- Secondo; mai e poi mai dovrai desiderare il Kingdom Hearts. Ancora poco e la Guerra dei Keyblade
scoppierà; ancora poco e tutte queste persone , nel bene e nel male, si ritroveranno a bramarlo. Ma ai Fyrir
non servono cuori avidi di potere, nell’Oltre si può far appello solo a se stessi... e al proprio pastore. -

(2) Nel finale di KH3 e nel Capitolo 5 di FFB, Luxu dichiara di aver cambiato molte carcasse.
La frase,
- Coi Signori dei Keyblade estinti, ci vorrà tempo, secoli, prima che qualcuno, recuperando le conoscenze sparse
nei vari Mondi, riesca a evocarne uno. -
chiarisce perché la Guerra dei Keyblade divenne in seguito molto molto molto nebulosa ( anche per
il contributo dei nostri Fyrir), perché i Custodi rimasero un numero esiguo rispetto all’Era delle
Fiabe ecc, ecc.

(3) Da FFB Capitolo 5, Scena finale tra Mephisto e Luxu

(4) Da FFB Capitolo 1, scena finale tra Kugo e Askin

(5) Il cadere è stato già menzionato altre volte. Mi premuro sempre di scriverlo in grassetto.

(6) Da FFB Capitolo 2; fu Amaimon, riemerso dal Sotto, a trasformare per diletto Aqua nella sua
versione oscura (dopo aver fatto raggiungere ad Ansem Radiant Garden). Il resto rimane invariato,
Aqua viene infine salvata da Sora ecc ecc.





Angolo Autrice;

La scena di Luxu nel passato è stata parecchio forte, ah… e si ricollega a quando detto in AAA Cap 2 nel Flashback tra Luxu e il Maestro:

« Maestro… io… io vi raggiungerò! Promesso! » 
« Oh… mi raggiungerai nell’Oltre? Anche se dovessero occorrerci secoli, piccolo Luxu? » 
« Anche! Soprattutto! In quel caso… troverò un modo per sopravvivere! Senza… bramare il Kingdom Hearts! » 
« Ottimo! Questo è lo spirito. »


Quindi vi starete chiedendo… Braig/Xigbar sono mai esistiti? Per me è un sì e un no, o meglio Braig in se e per se è esistito fin quando Luxu non si è impossessato del corpo e di suoi ricordi. Colloco questo momento qualche anno prima degli eventi di BBS; Luxu (in quel momento dentro un altro corpo,) giunge a Radiant Garden curioso di osservare le ricerche di Ansem il Saggio. Passando di carcassa in carcassa, Luxu ha cristallizzato Anima e Cuore, di fatto non è invecchiato interiormente da quando ottenne il primo corpo circa 3000 anni fa, subito dopo la distruzione dei Denti di Leone. Ufficialmente quindi la sua età si attesta attorno ai 17/18 anni.

Bando alle note, parliamo di Kugo. Oh! Dopo eoni ho potuto descrivere il mio personaggio preferito di Bleach! Avviso che la base di partenza e i legami di questo personaggio sono tratti da Ikiru Riyu, il mio finale alternativo di Bleach che trovate su EFP… dove in sintesi il personaggio cambia radicalmente rispetto al Manga/Romanzi; è OOC al 10000% e anche Askin è OOC (dato che nel manga muore), ma fidatevi… sono riuscita a dar un senso a questi personaggi (e a molti altri) rispetto all’autore stesso (così sottolineano alcune recensioni). Spero QUI, nel breve pezzo a lui dedicato, di aver fatto risaltare la sua personalità, il suo approccio nei confronti dei Prescelti, molto diverso rispetto a quello visto degli altri Fyrir e sì… anche qualcos’altro.

Poi ci sono Mephisto e Luxu <3 la scena finale doveva essere un po’ più spintarella, ma alla fine ho optato per concentrarmi sulla consegna dello Shrapnel ( se si tratta di certi personaggi non riesco trattenermi nel pensare a certe robe ). Se lo Shrapnel di Askin era simile a un cubetto di ghiaccio come consistenza, quello del nostro demone è diverso…. Uhm… uhm…!

La scena finale del ritorno di Vexen inizialmente doveva essere dal punto di vista dello scienziato ed è quella famosa rimandata da ormai due capitoli. Ma finalmente sono riuscita a inserirla! Mi è piaciuto immergermi nella mente del giovane Ienzo e anche se questi personaggi compariranno poco o nulla, ci tengo a dar loro una dignità e il dovuto approfondimento.

Ricordo che Vexen nel mio caso non ha fatto ammenda, combatte assieme a Saix e Xemans nella Battaglia Finale, e qui non esiste la faccenda relativa a esperimenti sui bambini, Soggetto X ecc ecc… cose importanti relegate a muri di testo nel post game? Grazie Nomura… o chi per lui.

Detto questo, un saluto affettuoso a tutti i miei lettori, recensori, a coloro che hanno inserito la storia nelle categorie. Sapere la vostra opinione mi farà immensamente felice <3
Come sempre se vi è piaciuto il capitolo, non esitate a lasciare un like, e se volete, passate dai Capitoli precedenti a supportarli con un bel pollicione.
Un piccolo aiuto per far crescere questo folle progetto. <3

Un abbraccio

Elgas

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Capitolo 6
*** 6. Breaking the Bond ***


6. Breaking the Bond



L’angoscia aveva bussato con dolcezza, strisciando nelle loro vite, acquattandosi nel buio.
In principio era stato un cubo, un piccolo cubo di metallo scuro. Kairi l’aveva trovato sopra
la cassetta delle lettere e nulla aveva fatto se non avvicinarsi circospetta. A metà sentiero scie
luminose erano apparse, convergendo nel lato superiore e creando un ologramma.

“ Fra tre giorni riunitevi alle Destiny Islands. ”

Presagio di sventura e speranza, ma questa considerazione la Principessa l’aveva tenuta per sé,
rivolgendo parole confortanti a Riku, quando le aveva mostrato un oggeto identico seduto sul
tronco del Paopu; a Lea, quando l’aveva chiamata col Gummifono carico d’apprensione; quando
le telefonate si erano susseguite una dietro l’altra. Mickey, Aqua, Terra, Ventus, Lea… tutti ne
aveva ricevuto una copia, quella stessa mattina nel medesimo istante; e ognuno si era chiuso,
imprigionato in cupi pensieri alleviati in parte dal racconto di Aqua circa l’incontro con un
enigmatico lupo, e dalla saggezza di Yen Sid e Ansem.

- Chiunque essi siano hanno bisogno di noi. -
- Risposte su antichi misteri vi attendono. Seguitele, ma state attenti a come reagiranno i vostri Cuori. -


Altro non si era potuto fare, giacché qualcosa era in procinto di manifestarsi, lì, alle Destiny
Islands. Il sole era appena sorto la mattina del terzo giorno, quando la Gummiship del Re era
attraccata, portando gli inseparabili consiglieri assieme a Lea e Isa; seguita poco dopo dai
tre Keyblade Glider. Infine, quando l’astro aveva sfiorato lo zenit, era apparsa. La Sorpresa aveva
pervaso i presenti, lì, sulla calda sabbia dove ogni avventura era cominciata; mai prima d’ora
avevano ammirato un simile prodigio tecnologico, una Gummiship diversa da ogni altra.
Lunga una ventina di metri, vista di profilo ricordava la testa di un lupo; nel metallo liscio e
lucente spesse linee blu percorrevano la prua, aprendosi a ventaglio sull’ampia parte anteriore,
dove motori e cannoni svettavano sotto i raggi del sole.
E con essa si era palesata; Speranza. Sora, il suo Sole. Aveva pensato a lui ogni giorno, Kairi; loro
due, protetti e salvati durante anni di lotta contro l’Oscurità; lui, che più volte aveva rischiato la
vita pur di proteggerla, l’ultima annientando quasi se stesso col Potere del Risveglio. Ricordava
bene, Kairi; il Cuore immerso in un limbo dopo il colpo inflitto da Xehanort; una carezza a
scandire nuovamente tempo, anima e corpo; la Wild Card e una promessa appena sussurrata;

- Tornerò. - (0)

Eppure vani erano stati il lungo abbraccio, il sorriso e i saluti rivolti agli amici di sempre.
In breve la Speranza aveva lasciato posto alla Sventura. Quattro uomini di rara bellezza si
erano presentati, chi con gentilezza, chi con malizia o sufficienza, e ogni parola aveva trascinato
i Cuori in un baratro. Narravano di un’Oscurità, la Vera Oscurità, e delle bestie da essa generata,
i Hwergh, mostrandone alcune ricostruzioni olografiche; di loro, i Fyrir, guerrieri immortali
che da millenni la combattevano, i più nell’Oltre, un gruppo nei Confini Imperituri ove sorgeva
la Fen.ce, barriera creata in tempi remoti a protezione di quel piccolo universo; poiché solo lì si
erano manifestate le Chiavi e gli uomini in grado di brandirle. Askin Nakk le Vaar aveva narrato
senza riserbo questi e altri contorti eventi, queste e altre tetre meraviglie.
Infine la verità più marcia venne alla luce e per un attimo il sole parve oscurarsi. La Missione.
Legarsi ai Fyrir e partire, partire di lì a breve; viaggiare nell’Oltre fino ai confini di ogni tempo e
spazio; chiudere la Porta da cui la Vera Oscurità eruttava, bramosa d’inghiottire ogni universo
esistente.
A nulla valsero le conferme di Sora e Luxord, l’ex Numero Dieci dell’Organizzazione tornato a
redivivo Signore del Keyblade. L’angoscia azzannò Cuori, Anime. Kairi si sentì pervasa da uno
sconforto indescrivibile; quando ogni certezza cade, i sogni si spezzano e la pace viene sbranata
come un cervo divorato da famelici sciacalli.
« Se avete osservato finora, perché non siete intervenuti? Contro Xehanort, Malefica, o gli
stessi Heartless? »
La voce di Lea risuonò, una mosca bianca in mezzo ai Custodi. I capelli risplendevano, e vi era
nello sguardo l’eco di una risposta, di un ricordo lontano rivolto a Lucifer, rimasto finora in
silenzio. Fu lui a rispondere, vicino ai compagni al limitare della battigia, quasi avesse ripescato
un frammento di memoria;
« Tu e Isa già conoscete la verità, date le circostanze però, mi sento in dovere di narrarla a tutti.
Ero presente con mio fratello Mephisto la notte in cui Malefica conquistò Radiant Garden.
Distrussi molti Heartless con la sola presenza, così come ogni Cuore presente in essi. Noi Fyrir...
epuriamo l’Oscurità. In questo dogma siamo stati forgiati, in questo dogma abbiamo forgiato le
nostre armi. Se avessimo combattuto… in primis avremo messo a repentaglio l’equilibrio delicato
tra Luce e Ombra. Un pilastro fondamentale… qui. »
Kairi non capì; le frasi attraversarono la mente, inconsistenti e aliene; né comprese il sollievo dei
giovani uomini di Radiant Garden.
« Forse fu il caso a farci incontrare, ma tu… hai vegliato su di me quando sono tornato Qualcuno.
Grazie, grazie infinite… », disse Isa con un lieve inchino, quasi il gesto avesse messo a tacere ogni
dubbio presente e futuro.
« Lea, Isa...non vi sono ombre nei vostri Cuori, », concluse l’altro osservandoli attentamente, « il
futuro riserverà sorprese. » (1)
D’istinto Kairi strinse le mani al petto, giacché un solo desiderio l’assaliva come non mai; quegli
uomini dovevano sparire, sparire e lasciarli in pace, sparire e allontanarsi da Sora.
« Impossibile! L’Oscurità non si distrugge così facilmente...! »
La voce di Riku irruppe, dando forma a un timore che silente serpeggiava nelle menti di molti.
Il migliore amico fu lì, a trattenerlo, giacché aveva visto le capacità dei Fyrir durante il periodo
trascorso ai Confini Imperituri; ma Riku lo fissò, furente, e tanto bastò a zittirlo. Di fronte a tale
visione, il Cuore tremò. Mai un’ira simile aveva invaso Riku, e già le pareva di sentirla… la terra
tremare, sgretolarsi, un abisso aprirsi, impossibile da colmare.
« Una dimostrazione di forza! L’avevamo messa da conto… », fece eco Mephisto Pheles
indossando un paio di guanti neri, e rivolto agli altri, « … ho il vostro permesso, ragazzi? »
In quel confuso susseguirsi di mali egli camminò sull’acqua, superando l'aereonave che lievitava
sopra la superficie; avanzò, la suola degli stivali emanava un bagliore verdognolo, incantata da
una magia sconosciuta; avanzò le braccia allargate, levando parole di scherno;
« I Fyrir sono divisi in “classi”. I bellocci laggiù sono i “guerrieri”. La lancia di Askin si chiama Gáe
Bulg, lo spadone di Kugo Gram, utili per affrontar nemici singoli e potenti. Io e Lucifer siamo
gli “stregoni” del party. Permettete una microscopica dimostrazione. Amaimon! Saresti gentile
da far entrare i nostri mille ospiti? »
« Certo fratellone! », rispose una voce, « Non scordarti le caramelle…! Oh! Ciao Signorina Aqua!
È un piacere rivederti…! » (2)
Non riuscì a distinguere i dettagli, ma a un centinaio di metri, in mezzo al mare, ecco un ragazzo
sbucar per metà da un varco; un Varco Oscuro, collegato direttamente al Reame dell’Oscurità.
Il nuovo arrivato sparì ed esso cominciò ad allargarsi, allargarsi e allargarsi. Una moltitudine
Heartless apparve, riversandosi come un fiume in piena, fra cui Darkside e Torri Demoniache.
Di riflesso ogni Custode e Maestro impugnò i Keyblade, Donald il potente scettro Save the Queen,
Goffy l'indistruttibile scudo Save The King, Isa la claymore Lunatic. Tutti tranne Sora e Luxord,
i cui visi amareggiati sembravano presagire una tragedia. Gli esseri si mossero, una marea oscura
bramosa di consumare Cuori.
Dritto di fronte a esso, Mephisto schioccò le dita rese sensuali dalle unghie nere simili ad artigli,
dalla pelle lucida dei guanti. Fiamme blu divamparono, incuranti dell’acqua, investendo l’esercito
come un incendio dentro un bosco secco.
Non rimase nulla.
Nessun varco, nessun Heartless, nessun Cuore.
Cenere. Solo cenere. (3)
Paura si mischiò all’angoscia, in Riku però vi era solo rabbia, una rabbia primordiale.
Di nuovo il Cuore tremò e per poco Kairi non cadde. Incrociò braccia a reggerla, gli occhi gentili
di Lea, udì la voce delicata di Aqua… fu tutto vano. L’amico era lì, a fronteggiare i portatori di
tanta sciagura, in mano Braveheart. Vide Sora frapporsi, implorandolo di fermarsi.
« Ti prego! Non far- »
La parola morì. Poggiandogli la mano sul petto, Kugo Ginjo si fece avanti, il passo felpato, una
luce severa nelle iridi blu. Camminarono in cerchio, il giovane Maestro e l’uomo immortale, due
bestie pronte a gremirsi. Penetrante fu la frase del Fyrir, quasi potesse fiutarne i sentimenti:
« Se hai qualcosa da dire dillo. »
Sabbia si elevò, come mossa da un violento geyser. La punta di Braveheart giaceva conficcata
nel terreno e Kugo, spostatosi il minimo necessario, scrutava Riku con sguardo austero.
« È dunque questa la tua risposta? »
« Voi... avete osservato senza far nulla... nulla! Fregandovene della nostra sofferenza! »
Aveva parlato Riku, traboccante di un astio senza fine, una ferita impossibile da curare. L’altro
rimase immobile, incurante della lama a lato del collo.
« Sofferenza? Concetto troppo grande in bocca a un moccioso e… come dite voi? Non bisogna
intervenire negli affari di un Mondo.
»
« Fottiti! », elevandosi con un poderoso balzo caricò un fendente.
Un rombo metallico e uno scoppio d’aria scosse foglie e sabbia, costringendo Kairi a coprirsi gli
occhi, poi… sobbalzò in preda al terrore. Dove prima vi era la mano, ecco uno spadone a bloccare
il Keyblade. Gram, così l’aveva chiamato Mephisto. Un’arma imponente, tanto da far apparire
Braveheart uno stuzzicadenti; scura era la lama, l’elsa e la doppia impugnatura rovinate.
« Proprio non riesco a digerirle... le teste di cazzo come te », sentenziò il Fyrir serrando il pugno.
Una frazione di secondo, tanto bastò a Riku per ritrovarsi accasciato a terra, la bocca e il mento
sporchi di sangue e vomito. Incurante d’ogni sgomento, la Principessa si precipitò a soccorrerlo.
Attorno vi furono subito Aqua e Terra. Il più anziano degli apprendisti di Eraqus s’ergeva a loro
difesa, baluardo pronto a difenderli da una bestia immonda.
« Non era necessario...! »
E Kairi l’avvertì, mentre le mani tremanti sorreggevano il capo dell’amico e la Maestra recitava
un incantesimo curativo, i palmi congiunti lì, dove quattro costole si erano rotte e lo stomaco
rivoltato su se stesso; avvertì la bestia vicinissima a Terra, percepirne con gusto le ombre più
profonde.
« Da che pulpito… quanta sofferenza alberga in te… avanti… perché non mi colpisci? »
« Una parte del mio Cuore lo vorrebbe, ma non intendo ripetere gli errori del passato. »
« … E? »
« Voi… avete rivelato molte cose. Yen Sid e Ansem avevano previsto risposte su antichi eventi,
ma se non fosse stato per le parole di Aqua, Sora e... Luxord, avrei faticato non poco a credervi.
Ora vorremo discuterne fra noi. In privato. »
Dopo un tempo indefinito l’uomo si fermò per poi allontanarsi con passo pesante.
« Perfetto! Ringrazia il tuo pupillo. Mi ha schiarito le idee. Saremo noi a decidere chi resterà e
chi rimarrà! Sua Maestà, Ventus, Isa, Lea, la Principessa... e puoi star certo ci ficcherò anche lui! »
Demoni. Demoni macchiati di superbia, venuti a distruggere, a spezzare legami e seminar
disperazione. Non meritavano nulla; né rispetto, né comprensione, né aiuto. (4)
In quell’accecante consapevolezza, un sentimento oscuro macchiò l’animo finora immacolato.
Odio. Lo sentì scavare, Kairi; lo percepì ribollire ed esplodere in Riku.
« Non avrei mai accettato! Luridi bastardi! Non m'importa niente di voi! Niente! »
Era finita.
Con sguardo assente osservò il giovane Maestro venir portato ai piedi della cascata.
E vide lui… superarla tentando di raggiungerli.
« Hai già fatto abbastanza. »
Parole che piombarono lapidarie. Sora rimase attonito e a lungo là fissò. Poche ore prima sarebbe
stata già lì, pronta a rassicuralo, ma di fronte all’espressione pietosa, vi fu solo l’irritazione.
« Non volevo finisse così », sussurrò Sora a un certo punto.
Sdegno… in esso, il Cuore un tempo candido parlò;
« … Sai cosa desideravo io? Riabbracciarti, assaporare la nostra felicità. Tutti noi abbiamo atteso.
Ogni giorno Riku rimaneva qui fino a notte fonda… ogni giorno entravo nella grotta sperando
di rivederti. Mi avresti sorriso porgendomi un paopu, un gesto per rinnovare il nostro legame,
magari proprio vicino al disegno che facemmo da piccoli. Ah… che illusa… » (5)
Era finita.
Non si voltò mentre risaliva la spiaggia, lo sguardo rimase puntano lì, dove il sentiero fra la
boscaglia conduceva al Luogo Segreto; non si voltò quando Donald, Goffy e Ventus la superarono;
quando Lea sfiorò la spalla tentando di cancellare le lacrime, silenti messaggere di un dolore
indescrivibile. Né quando l’amato ruppe il silenzio, colmo di rabbia.
« Non l’ho voluto io Kairi! Né io, né Luxord! Nessuno...! Nessuno hai capito?! »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Il sole aveva lasciato posto all’infinito cielo stellato. Un tappeto di pietre preziose si rifletteva
nel mare, donando ad acque altrimenti scure un’inusuale bellezza.
Un solo cielo. Un solo destino.
Tante notti l’aveva ammirato risplendere e baciare i Caraibi; sotto cieli traboccanti di stelle
aveva ristorato corpo e spirito, divorato libri e libri inerenti la gastronomia, provenienti da varie
epoche e città quali Twilight Town e Radiant Garden; nelle cucine della Kelpie, in forma ora di
vascello, ora di moderna aeronave, aveva messo in pratica le letture con discreti risultati.

- Oh! Non pensavo ti buttassi a capofitto tra i fornelli! -
- Vorrei imparare qualcosa di nuovo. Non… non credo di averlo mai fatto in passato. -
- … Cuciamo insieme. Ti servirà pur qualche consiglio. -

Condividere. Condividere gesti e conoscenze. Tra flambé e dolci, Askin aveva narrato con sagace
maestria circa la Vera Oscurità, i Fyrir, Sephiroth e le sfere di memoria rubate, il ruolo dei
Prescelti nella Missione. E lui aveva ascoltato soppesando ogni domanda, trascinato sovente dal
suono della sua voce. Accettare le nuove realtà e il peso del futuro era stato un percorso naturale,
ma per altri si era infranto ancor prima d’iniziare, spezzato da rabbia e confusione.
Seduto in cima al muso di Fenris, l’aeronave di Kugo, osservò il falò al limitar della cascata, ove
la maggior parte degli Eroi era raccolto per cenare e discutere, tranne Riku e Kairi, a riposo nel
rifugio arroccato sul grande albero al centro dell’isola.
Un solo cielo. Un solo destino.
Tutti sapevano, eppure ogni Cuore aveva reagito diversamente e vani erano stati gli sforzi suoi e
di Sora nell’alleviare tali verità. Ora l’insoddisfazione lo attanagliava. Poteva, doveva far di più,
ma cosa? Avvicinandosi al fuoco avrebbe ricevuto solo occhiate circospette. Malgrado Goldsaber
ben in mostra, malgrado l’abito dell’Organizzazione ridotto in cenere, possibile rimasse in lui
l’eco del Numero Dieci? Presentandosi come Rulod Morgan, le cose sarebbero cambiante?
No… perché prendersi in giro? Certo, Luxord Lo Sfidante del Destino era solo l’anagramma donatogli
da Xemnas, un nome da Nobody, eppure…
« Ecco dov’eri Luxord! »
… non riusciva a dimenticarlo.
I pensieri si quietarono appena lui fu al suo fianco, spensierato come sempre, in mano una brocca
piena di the freddo e due bicchieri su cui spiccavano fette di limone.
« Buone notizie! I fratelli tornano alla Satariel! Considerato il vostro primo incontro, ho preferito
evitare i convenevoli. »
« Oh… partono? », nonostante l’impressione non fosse stata la migliore, complice una pacca di
Mephisto sul didietro, non credeva i due potessero rivelarsi così frivoli.
« Beh sono demoni. Volubili. Questa situazione non è più di loro interesse. Tornano ai Confini
Imperituri e poi chissà… », spiegò Askin indicando avanti e Luxord li vide; due lupi correre verso
l’orizzonte, silenziosi come ombre nel buio, « … piuttosto, come mai così pensierosi? »
Una semplice domanda. Tanto bastò a scavare nella frustrazione, a rivelare la natura dei timori.
Un leggero tepore a sfiorargli la spalla lì trasformò in parole.
« Tre sere fa… dicesti che rivelare il mio passato sarebbe stato dannoso. »
« Sì… ricordo. »
« Oggi ho capito fino in fondo a cosa ti riferivi. Rivelare l’essenziale, non gli occorre altro.
Ora... i Cuori temono e conoscono la verità, come temono e intuiscono il futuro. Al contempo si è
creato un abisso e sono in pena per quei ragazzi. Ho paura la pace non arrivi, nemmeno quando
il Destino li condurrà su strade lontanissime », e il ricordo andò a Lauriam, Elrena, Emdy e
Ventus; a conflitti mai superati in un tempo lontano, quando i Hwergh avevano divorato
Auropoli.
« A volte i legami si spezzano. È inevitabile. »
La voce di Askin risuonò, spazzando via ogni cosa; arrivò gonfia di una malinconia indescrivibile.
Mai sguardo apparve più distante, perso in ricordi, volti smarriti nell’infinità del tempo; e vi era,
in esso, qualcosa di vicino alla rassegnazione.
« Scusami io… », un sussurro scaturito dal Cuore punto dalla vergogna, a cui s’aggiunse la
sorpresa appena egli si voltò, sereno come sempre.
« No... perdona tu per quest’improvviso pessimismo. Accidenti! Non ho ancora versato il the…! »
« Beh… abbiamo chiacchierato. »
« … Già. Un’ottima moneta di scambio. Anzi fai così, portalo a Sora! È tutto il pomeriggio che
lancia sassi, avrà bisogno di rilassarsi. »
Un consiglio fidato o un modo per allontanarlo? Percorrendo la Fenris diretto alla stiva, Luxord
comprese una verità; verità rimasta finora sospesa, apparve adesso come una serpe, sinuosa e
disturbante. Nessun Fyrir narrava dei Mondi d’origine, della rovina scaturita dalla Vera Oscurità,
o degli eventi precedenti la costruzione della Fen.ce. Attimi persi nell’eternità. Essi avevano
scelto di dimenticare, dimenticare per non cadere, di percepire l’eco di emozioni e sentimenti;
eppure antiche ombre albergavano in loro, spettri ancorati alle anime, portatori di salvezza e
sventura.



« Ho dato tutto per scontato... ecco cosa! »
Nessuno fiatò, solo il tonfo della pietra lanciata in acqua osò ribattere a Sora. Seduti sopra
il porticciolo, Donald e Goffy sospirarono mestamente, ma fu Ventus a prender parola, quasi
fosse riemerso da una lunga riflessione.
« Avrei agito come te, Sora. I Fyrir ti hanno salvato, accolto, mostrato la verità, e questa Missione
va al dì là di te o di me. Senza di loro non saremo qui. Dobbiamo aiutarli. È in gioco il Destino di
tutti », e sorridendo concluse, « non mi rammarico della mia esclusione. Ora come ora non mi
sento pronto ad affrontar un viaggio simile, inoltre... qualcuno dovrà rimare a combattere
Heartless e Nobodies! »
Ven non era cambiato. La memoria cancellata non ne aveva offuscato l’ottimismo e la bontà;
nel passato impossibile da ricordare, quale Veggente tra i Dente di Leone, nel presente come
Eroe del Keyblade, allievo del defunto Maestro Eraqus.
- Ven? Nella lista degli scartati! -, aveva spiegato Askin con finta sufficienza prima che partissero
dai Caraibi, - Visto i precedenti fattacci, l'Oltre è un rischio per lui. Persino legandosi a uno di noi,
la Vera Oscurità sussurrerebbe con forza nella sua mente. - (6)
Adesso, scrutandolo meglio, Luxord comprese quanto intensamente egli vivesse il presente,
di quanto la nuova esistenza andasse protetta e del rispetto dovuto a Aqua e Terra.
Così si fece avanti, ma appena il quartetto lo vide gli piombò davanti, meravigliato e curioso
come bambini di fronte a fuochi d'artificio.
La successiva mezz’ora fu incantevole, leggera oltre ogni immaginazione. Mettendo a frutto
l’allenamento nell’arcipelago, i ragazzi lo ammirarono rapiti mentre fendeva l'aria con maestria e
agilità; Donald quale mago di corte, volle informarsi su eventuali capacità magiche, così si
premurò d’alternare i colpi di Goldsaber a Firaga e Idroga; Godffy mise a disposizione Save The
King per testarne la forza, finendo più volte a terra.
Momenti spensierati, in grado di accantonare per un po’ ogni preoccupazione.
Il the era finito quando si ritrovò a camminar lungo la battigia in compagnia di Sora.
« Non ti ho ancora ringraziato! », esclamò interrompendo il discorso.
« Oh…! Per cosa? »
« La Wild Card! È grazie al tuo jolly se Kairi è tornata qui, a casa », ma in un attimo la gioia si
spense e lo sguardo si spostò, ora in basso ora sul cielo traboccante di stelle, « mi ero promesso
di ringraziarti appena ci fossimo incontrati, ma durante il viaggio… beh da prima a esser sincero...
rimuginavo su cosa dire... a Kairi, a Riku, a tutti… alla fine è servito a poco, rimuginare intendo. »
« Non potevi far altro, Sora. E non dispiacerti, in molti hanno accolto le nostre testimonianze. »
« ...Tranne dalle persone a cui tengo di più. »
« Capiranno. Devi solo dargli tempo. »
« La realtà... ha distrutto i loro sogni. Anche in me… albergano gli stessi desideri ma... di fronte a
questa terribile e magnifica avventura ho scelto di seppellirli. Il pensiero di non poterli realizzare
ora... mi distruggerebbe. »
Aveva parlato Sora, il Cuore ansioso di gettar ogni fardello. E lui rammentò; Lauriam e la ricerca
della sorella Sterlizia; i sentimenti mai confessati di Elrena; Emdy a tenerli sempre uniti, uniti
fino all'ultimo. Si risolse allora al giovane Custode;
« Prima di partire prova a parlarci, ma ricorda... anche se non farete pace e ci saranno anni luce a
dividervi... l'amicizia e l'amore saranno lì, a ricordare il vostro legame. »
In silenzio Sora soppesò le parole, quasi stesse cercando il modo per sciogliere la matassa
accumulatosi dentro di lui. Infine arrivò, passo dopo passo, onda dopo onda, appena superato
il piccolo promontorio sul quale si apriva una baia ricca di palme; arrivò… un sorriso di Luce e
Speranza.
« Sì, hai ragione... », e incrociando le mani dietro le spalle aggiunse, « … a proposito, ricordi cosa
ti dissi al Cimitero dei Keyblade? Quando tornerai ci sfideremo di nuovo. Domani ti andrebbe una
partita a carte, Luxord? Potremo invitare anche Ven...! »
Una piccola sfida, dove creare nuovi e più saldi legami, dove ripercorre antiche e silenti amicizie.
Un altro, prezioso sentiero tracciato dal Destino.
« Mi farebbe davvero piacere, Sora. » (7)

-.-.-.-.-.-.-.-.-

« Non desiderare il Kingdom Hearts. Era il requisito fondamentale. Il resto si è deciso negli
ultimi… dieci dodici anni. Sora e il peculiare uso del Potere del Risveglio, si contrappone a te.
Luxord ha dimostrato capacità combattive fuori dal comune, al contrario di Lea e la Principessa.
Non sopravviverebbero un minuto nell’Oltre. Vi sono eccezionali guerrieri, quali Cloud e Isa.
Dal Cuore di Ventus nacque Vanitas e non possiamo rischiare che una roba simile accada fuori,
mentre Riku… è bene non abbia trattenuto la rabbia. Terra e Aqua … sono entrambi interessanti.
Il pilastro come vedi è l’equilibrio. Fine della storia. »
Nell’immediato silenzio sperò di aver messo a tacere ogni curiosità dello strambo interlocutore.
Già, benché rammentasse alcune imprese di Mickey Mouse, trovava fastidioso rivolgersi a un
topo antropomorfo alto si e no settanta centimetri.
« Come vi legherete ai Prescelti, insomma a coloro “destinati” a partire? »
Accidenti, e dire l’isolotto era sembrato perfetto per rilassarsi. Mickey si era palesato a metà
della prima sigaretta e ora fumare aveva la sola funzione di attenuarne la petulante voce.
Poggiato al tronco del paopu, Kugo controllò il pacchetto. Due, ne rimanevano solo due. Almeno
il topastro non aveva chiesto nulla riguardo le rivelazioni del pomeriggio, segno che la dialettica
di Askin, unita alla mattanza di Heartless, era stata efficace.
« Altri Fyrir giungeranno a sostituirci. Saranno loro a spiegarti la faccenda. In generale le
minacce da affrontare qui saranno le stesse; Heartless, Nobodies, streghe con la crisi di mezza
età, gatti obesi… »
La risposta sarebbe stata più lunga, ma il pacchetto era quasi vuoto.
« Quanto ci vorrà affinché la Porta venga chiusa? »
« Uffa… con una stima approssimativa anni. »
« Capisco… ovunque vi sia Oscurità, i Keyblade sono chiamati a combatterla », disse Mickey quasi
stesse recitando un mantra, « Missione, l’equilibrio… eppure il legame fra loro rischia di
spezzarsi, loro… sopravvissuti a terribili avversità. Davvero non intendente porvi rimedio?! »
« Uh? A cosa? Crisi adolescenziali? », ribatté spegnendo il mozzicone nel portacenere.
« Come potete essere co-»
« Esistono incubi peggiori di una verità sbattuta in faccia. Adesso, se permetti, vorrei fumare
senza sorbirmi la tua morale del cazzo. »
Imboccare qualcuno con sedute di pedagogia, era l’ultimo dei suoi pensieri, al pari di cosa il circo
pensasse o avrebbe pensato sui Fyrir. L’altro non osò fiatare, fin quando raccolto un briciolo di
coraggio si congedò;
« Al pari di Riku non avrei accettato. Devo rimanere, essergli da guida. In ogni caso grazie per
il tempo concessomi. »
Mentre il Re s’allontana, Kugo estrasse la penultima sigaretta. Scie sottili presero a danzare,
perdendosi nel cielo notturno. Una boccata, due… solo allora si rivolse a lei, rimasta in piedi
a metà del ponte, senza proferir parola.
« Il topo ti ha mangiato la lingua? »
« Ah! N-No...! Mickey... ha insistito molto per parlarti! »
« Uhm... e cosa ne pensi? »
« Io… non biasimo nessuno », rispose Aqua esitante, « ogni Cuore percorre strade diverse… e
ammetto sia una situazione complicata. Data la reazione di alcuni… per il momento io, Terra
e Mickey, abbiamo posto l’accento su una visione oggettiva dei fatti… »
Poi fu quiete. Secondi interrotti dal placido suono delle onde; suono che, curiosamente, ben si
accompagna alla sua voce, portatrice finora di giusti pensieri e riflessioni. In quel silenzio, Kugo
si girò incrociandone la figura. Nonostante la posizione sopraelevata Aqua appariva piccola,
eppure ogni dettaglio in lei sembrava ricollegarsi all’acqua, al mare; le vesti, i capelli, persino
le iridi appena visibili. La vide alzare il capo e volgerlo di lato con gesto repentino. Imbarazzo,
dedusse, l’imbarazzo di una ragazza davanti a un uomo più grande.
« Il lupo… eri tu, vero? »
Una domanda, lampante nella semplicità, a cui seguì una risposta altrettanto chiara;
« Sì. »
« Mi chi-chiamo Aqua. Aqua Shinju. »
« … Kugo Ginjo. » (8)
« Perdona la domanda Kugo... se ho capito bene solo uno potrà partire, tra me e Terra, nel
rispetto dell'equilibrio, giusto? »
« Esatto. »
« Capisco... », sussurrò tornando a guardarlo, « … domani mattina ne discuteremo assieme a Ven.
Quando… quando potrò darti una risposta? »
« Avete tempo cinque giorni. »
« Uhm… domani sera. Ah! Se n-non è problema. »
« No… no, non lo è. »
« Per-Perfetto. Allora… meglio vada a riposare, è stata una lunga giornata. Buonanotte. »
Dopo un breve inchino la vide dirigersi verso il falò, dove al lume delle ultime braci, il gruppo
si stava infilando nei sacchi a pelo. Indugiò un attimo prima di tornar a contemplare il silenzio.
Ora... il ritmo delle onde giungeva più nitido, eppure...

- Io cerco solo qualcosa… qualcuno in grado di farmi vivere il presente. Sono sicuro che pure -
- Non soprapporre le loro ultime volontà, Askin. Tu non sai cosa… cosa vidi quel giorno. -
- No... no, non lo so. -

… fu un magro conforto. Nient’altro.
« Tutto finì in quell’istante, vero amico mio? »
Una fiamma estinta, dinnanzi a una partenza a lungo attesa e
un viaggio solcato dal sangue.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Tra poco partiremo, affronteremo pericoli inimmaginabili. Dovresti salutarla almeno… -

Cloud Strife non era loquace, ma Tifa lo conosceva così bene da intuirne i pensieri dallo sguardo,
dal silenzio di mille parole non dette. Nessuna domanda l’aveva dunque accolto all’arrivo;
superata la soglia, lei aveva sorriso come fosse un giorno come altri, in un Mondo come un altro.
Non era cambiata Tifa, al pari del cielo sporco di Gaia e le scure cime della capitale Midgar.
Seduto accanto alla finestra, Cloud osservava quel paesaggio famigliare putrefarsi, lentamente
e inesorabilmente, dove gli uomini continuavano a vivere sotto l’ala protettrice della Shinra,
circondati da un mondo decadente. Perché a Gaia il sole sarebbe diventato un ricordo, offuscato
da nubi sempre più fitte; la terra marciva e l’unico nutrimento si sarebbe ridotto agli immensi
allevamenti e serre gestiste dalla Shinra Eletric Power Company; lì, i mostri venivano sempre
più spesso mutati dall’Oscurità.
L’Oscurità. Dimorava nel Cuore di Gaia da quando l’umanità ne aveva memoria; punizione voluta
dagli dei, così recitavano antichi testi.
Oscurità. Eterna maledizione combattuta dai SOLDIER, élite della Shinra; terreno su cui avevano
camminato anche Sephiroth e Zack.
Sephiroth più di ogni altro. Era stato la Speranza di Gaia; l’uomo a cui tutti avevano rivolto
preghiere; il soldato perfetto, Eroe ammirato in un tempo lontano; primo e solo a raggiungere
il Cuore del Mondo; l’unico in grado di epurarlo dal male. Eppure, riemerso dalle viscere della
terra, il Redentore tramutato in un Angelo Oscuro si era dileguato nel nulla, condannando Gaia
a una lenta fine. Violenti cataclismi avevano scosso i continenti. Una notte Cid era salpato con
la Gummiship, nave segretissima costruita con la supervisione di un amico piccolo e misterioso,
portando lui e Tifa, ancora bambini, insieme a Zack, a Radiant Garden.
Zack… nonostante i sorrisi e l’allegria degli anni seguenti, nell’animo del giovane soldato non
aveva mai smesso di ribollire la vendetta. Ricordava il giorno della partenza come fosse ieri;
il sole splendeva luminoso mentre percorrevano l’esterno delle mura.

- Perché non posso venire? -
- Hai sentito cosa hanno detto Mickey e Cid? Fuori pullula di Heartless! -
- Tsk! Ti ho visto mentre ne affrontavi uno…! Un bahba velamyu fa molta più paura! -
- Cloud… -
- Uffa! Non hai ancora risposto alla mia domanda! -
- Uhm… dì la verità… sei spaventato? Hai paura che non torni? Hai paura che diventi come lui? -
- No! Tu non sei Sephiroth! Se-Sei un vero eroe! -
- Ah! Ah! Non ancora! Non qui! Ero una recluta quando fuggimmo! Devo affinare le tecniche! Diventare
un VERO eroe. Mickey mi ha parlato di un Mondo dove si forgiano eroi…! Allenati da un certo Filo… Filo-
Qualcosa. Un satiro a quanto ricordo, metà uomo e metà capra! Da noi non ci sono creature simili…! -
- Zack smettila! -
- … Non temere, lo sconfiggerò! E tutti insieme andremo a salvare Gaia! -
- … Promettilo…! Promettilo Zack! -
- Promesso… promesso, Cloud. -

Poi… tutto era cambiato sette anni fa. Non era stata un’ala mozzata a comparire alle porte di
Radiant Garden, ma uno spadone logoro di sangue, circondato da piume nere.

- Ora tocca a te… vediamo cosa sai fare Cloud Strife… -

« Cloud… bevilo altrimenti si raffredda…! »
La sua voce, una Luce a cancellar gli orrori del passato.
Trovò un tazza di té, un piattino con sopra zollette di zucchero e biscotti. Una dolce abitudine
di Tifa, memore dei pomeriggi passati con Aerith a preparare colazioni e merende.
« Grazie… »
Una parola ne accompagnò mille altre silenti. I loro sguardi s’incrociarono più volte.
Gesti semplici trasformati in ricordi preziosi. Atti a segnare l’inizio di un viaggio tra infiniti
pericoli e meraviglie, al fianco di Sora, guidati da un guerriero formidabile qual’era un Fyrir.
Un viaggio per trovarlo e ucciderlo una volta per tutte.
Forse doveva parlarne, quanto meno accennare qualcosa… eppure, quando la vide posar la tazza,
un sorriso dipinto sulle labbra, Cloud capì. Non doveva aggiungere altro, perché la verità era
una soltanto. Un seme nato in lei dopo la parentesi dell’Abisso Oscuro; un fiore dal profumo
amaro che l’aveva infine ricondotta a Gaia, perché...
« … dove andrai non potrò raggiungerti. Ti prego, accetta questo dono. »
Gli porse l’orecchio, il suo orecchino a forma di goccia, trasformato in pendaglio.
« Possa essere una Luce… sempre. »
La Luce. La Luce di Tifa non l’avrebbe mai abbandonato.
In quell'assoluta certezza si strinsero la mano, mentre l’opaco sole di Gaia volgeva al tramonto.





(0) In FFB Capitolo 5 viene specificato che la Wild Card di Luxord viene usata per far tornare Kairi
alle Destiny Islands.

(1) Eventi narrati alla fine del Capitolo 2 di AAA.

(2) L’incontro tra Aqua e Amaimon è presente nel Capitolo 2 di FFB e viene ripreso in AAA
Capitolo 5.

(3) Le Fiamme Blu sono un omaggio alla serie manga Blue Exorcist.

(4) Il Peccato di Superbia nella mia versione è inserito nella scritta X-Super presente sulla Black
Box. Sapendo il suo contenuto, mai collegamento fu più azzeccato. Direi che in questa prima
scena la Superbia dei Fyrir ( il cui significato norreno è appunto Superiore/Superiore a) venga
molto alla luce.

(5) rinnovare il nostro legame. Riferimento alla scena col frutto del paopu prima della battaglia
finale con Xehanort presente in KH3.

(6) In riferimento agli eventi narrati nel Capitolo 3 e 4;
La Seconda Auropoli fu distrutta a causa del Varco aperto dall'ambizione di Ephemer ( →
corrotto da Luxu per attuare la Seconda Selezione ) e tenuto in aperto di sentimenti di Ven verso
l’amico, quel tanto da permettere il passaggio di un cospicuo numero di Hwergh che dai Confini
Imperituri fluirono lì. A causa di questo la memoria del ragazzo, raccolta in una sfera, venne in
seguito distrutta dai Fyrir.

(7) La battuta di Sora è stata modificata rispetto alla traduzione ufficiale in italiano.

(8) Shinju, perla in giapponese.
Kugo Ginjo. Ku + go = cielo + nostro / Gin + jo = Castello d’argento.





Angolo Autrice

1) BONUS DATI ( perché finalmente abbiamo molti personaggi un’unica grande scena! )

( Alcune inventate da me, altre si riferiscono alla discussione su Reddit, tolti eventuali rialzi relativi a calzature, e conferme ufficiali circa l’età di Aqua, Terra e Ventus )

KH CHARACTERS AGE, HEIGHTS and WEIGHTS

Sora; 16, 165 cm ( in Kh2 Nomura confermò che l’altezza di Sora era 160 cm ), 56 kg
Riku: 17, 182 cm, 70 kg
Kairi : 16, 154 cm, 45 kg
Aqua: 18, 176 cm, 63 kg
Terra: 20, 190 cm, 81 kg
Ventus: 16, 160 cm, 54 kg
Lea: 22, 203 cm, 77 kg
Isa: 24, 198 cm, 82 kg
Luxord: 34 (biologica), età reale 3000+ , 202 cm, 90 kg
Luxu : 18 (età riferita a quando egli ha cristallizzato la propria Anima/Cuore, si veda capitolo
precedente, continuando in seguito a cambiare carcassa), 199 cm ( nel caso del corpo attuale di
Braig/Xigbar ), 79 kg

FYRIR AGE (anche se qui si deve parlare di età “esteriore”, essendo immortali ^^” ) HEIGHTS and
WEIGHTS

Askin: 32 ( relativa alla mia Long Ikiru Riyu ), 226 cm 119 kg
Kugo: 38 ( relativa alla stessa Long ), 232 cm, 136 kg
Mephisto: 31, 239 cm, 117 kg
Lucifer: 29, 228 cm, 124 kg
Amaimon: 15, 211 cm, 105 kg
Edward: 19, 217 cm, 109 kg
Winry: 19, 198 cm, 83 kg

Ps. Sia Winry che Edward hanno la stessa età in FMA… e nel finale di Brothehood Ed riesce a superarla in altezza XD

2) BONUS WEAPON and STARSHIP !

• Gáe Bulg (Lancia di Askin):
In origine, la Gáe Bulg (anche Gáe Bulga, Gáe Bolg, Gáe Bolga, cioè "lancia dentellata", “lancia del ventre", "lancia del gonfiore", "dardo da mantice" o forse "lancia fulminante") era la lancia di Cú Chulainn nel ciclo dell'Ulster della mitologia irlandese. ( fonte Wikipedia). In Bleach, Askin possiede, oltre all’arco, anche un lungo bastone (che purtroppo si vede poco e mai per intero). Nel Crossover è diventata una lancia. <3

• Gram (Zweihander di Kugo)
Il nome è tratto dalla leggendaria spada dell’eroe Sigurðr, con cui egli uccise il drago Fáfnir ( Saga dei Völsungar, Il canto dei Nibelunghi ). Gram si può leggere anche come Wrath, Ira. In Bleach, l’arma di Kugo è una zweihander, poiché possiede a differenza della claymore la doppia impugnatura… ed essendo che la sottoscritta non riesce a pensare a lui senza accostarci uno spadone, nel Crossover dovevo mantenere la tradizione. Per chi ha letto Ikiru Riyu sì, goodbye Kildare e Urobo. Sorry guys.

• Guanti di Mephisto (Lucifer, Amaimon)
In Blue Exorcist, finora nessuno degli Otto Re di Gehanna ha mai impugnato un’arma. Le loro tecniche si basano su incantesimi demoniaci e… tanta forza fisica. Inizialmente erano previsti un paio di falcetti per Mephisto e un bastone per Lucifer, ma credo i guanti siano più azzeccati.

• Satariel (Aeronave di Luficer)
Secondo la cabala sono i demoni della falsità, guidati da Lucifero.

• Fenris (Aeronave di Kugo)
Il famoso lupo della mitologia norrena.

• Kelpie (Aeronave di Askin)
Spirito d’acqua a forma di cavallo che vive nei laghi e nei fiumi di Gran Bretagna e Irlanda. Per la mia versione ho fatto riferimento al Kelpie presente in Harry Potter e Animali Fantastici;
https://harrypotter.fandom.com/wiki/Kelpie

Quanti eventi… urgono alcune piccole precisazioni;

- Come già accennato nei capitoli precedenti, non è fondamentale che il gruppo di Prescelti venga a sapere dell’intreccio tra il Maestro dei Maestri, Luxu, gli eventi della Guerra dei Keyblade e i nostri adorati Fyrir. La verità così è stata già abbastanza dura.
- Ne che Luxord racconti il passato, anche per salvaguardare il presente di Ven.
- Luxu è rimasto ai Confini Imperituri. La sua presenza avrebbe suscitato troppe domande. Inoltre non gli importa un fico secco degli altri! Vuole solo ricongiungersi al Maestro, come promesso dai Fyrir.
- Luxord ha dimostrato capacità combattive fuori dal comune…
Kugo non lo specifica ovviamente, ma si riferisce alla lotta avvenuta durante la distruzione della “Seconda” Auropoli da parte dei Hwergh. Rulod/Luxord riuscì a tener testa a molti di loro difendendo Ventus, si veda capitoli precedenti.

Precisazione più leggere:

- Nel capitolo precedente, all’inizio della scena con Kugo, si accenna anche a un obiettivo personale oltre alla Missione. Ecco… qui sono state rilevate entrambe, l’obiettivo più o meno… ma c’è tempo.
- Aqua imbarazzata? Beh sì… mi sono rifatta alla scena con Zack in BBS.
- Volevo inserire il Mondo di FF7 da tempo, mischiando elementi propri di KH e… chissà.
Spero questo primo spezzone del passato di Cloud e Sephiroth sia stato di vostro gradimento.
Il misterioso amico che aiuta Cid a costruire la Gummiship è ovviamente Re Mickey. Essendo che gli eventi risalgono a prima di BBS, all’epoca era ancora allievo di Yen Sid.
Il Mondo d’origine di Cloud e Cid in KH è Radiant Garden, ma dato lo stretto legame con Sephiroth ( Definito del primo Grillario; Potentissimo cavaliere, un tempo considerato un eroe… ), ho scartato l’ipotesi che l’angioletto potesse essere originario di quel Mondo; quindi spostando l’origine effettiva di Cloud, Zack, Tifa, e Cid a Gaia. Piccola chicca; non ho giocato a FF7, ma solo ai capitoli spin-off usciti su PSP durante la mia adolescenza. Spero di aver reso bene questa "nuova" Gaia.

Ma ora basta! Ho parlato fin troppo!

Ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui la storia; come sempre fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate un bel like se il capitolo vi è piaciuto. <3

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Capitolo 7
*** 7. Misting up my Heart ***


7. Misting up my Heart



« Ho sbagliato… ho sbagliato tutto… »
Una sentenza che giunse inaspettata e maledetta mentre la pallida luce del mattino filtrava
attraverso la tenda alle loro spalle. Parole pronunciate dopo un giorno di silenzio.
Non disse nulla Kairi, poggiando il vassoio sul pavimento e sperando con tutta se stessa di aver
udito male. Osservò Riku avvolto al sacco a pelo; ne scrutò l’ampia schiena, le bende a fasciarne
il busto; ne osservò il capo rivolto verso la parte lignea, immutato da quando la Maestra Aqua
aveva ultimato le cure la notte precedente. In basso, il vassoio traboccava di leccornie; brioche
calde ripiene di marmellata, un succo di frutta, una ciotola di latte affiancata da cereali.
« Dovresti mangiare qualcosa… ieri non hai toccato quasi nulla. »
Parlò tentando di consolarlo, o forse nell’illusione d'allontanare la verità dietro tali parole.
Illusione, poiché Riku parlò, immobile a fissar la penombra o le tenebre dentro se stesso.
« Quell’uomo poteva mozzarmi un braccio se avesse voluto… io… quest’odio… è bastata
un’ inezia ed eccomi come due anni fa… un moccioso incapace di ascoltare… »
« No… n-no Riku…! Non potevi fare altro…! Loro »
« Non ci sono giustificazioni Kairi…! Non ci sono… non posso esistere... »
La verità sgusciò fuori, un verme da un uovo marcio; era sola, perché al contrario il suo Cuore
non rinnegava nulla, non avrebbe smesso di provar odio verso la realtà, il futuro che l’avrebbe
divisa da Sora, ancora una volta; verso giorni scanditi dall’ennesima, lunga e pericolosa attesa.
Il conforto divenne un lontano ricordo, ricordo imprigionato in Cuori divisi.
Un giorno. Tanto era bastato a rovinare il legame di una vita, come sabbia spazzata dal vento.
Con quel pensiero uscì, senza voltarsi, senza salutare. La tiepida luce del mattino l’accolse,
all’orizzonte il sole brillava baciando il mare. Sotto, i resti del falò vicino alla cascata; attorno,
Sora, Donald, Goofy e Mickey stavano mangiando in compagnia Luxord e Askin. Forse doveva
ringraziare gli uomini per le brioches finemente preparate; forse, approfittandone, parlargli e
non limitarsi a un freddo saluto, forse… forse nulla. Si poggiò alla balaustra, stringendosi le spalle
per scacciare i brividi portati dalla brezza.
« Ehi! Così ti ammalerai Principessa…! »
Un tessuto l’avvolse. Una felpa nera seguita dagli occhi di Lea.
Lea… quante volte l’aveva chiamata? Per mostrarle la nuova casa a Radiant Garden, per
annunciare il lavoro alla Biblioteca del Castello, tante altre solo per chiacchierare… e mai,
mai lo sguardo era mutato; allegro, espressione di rinascita e legami ritrovati.
« Perdonami Lea, ero sovrappensiero. Grazie… »
« Se è così occorre una medicina…! Coraggio, vieni! »
Decisione a cui non riuscì a ribattere tanto era l’entusiasmo. Delicato egli la prese per mano
guidandola lungo sentieri conosciuti, ma che ora le apparivano come sabbie mobili. Minuti
trascorsero sospesi, fin quando la sua voce la riportò al presente.
Avevano raggiunto la spiaggia dove crescevano le grandi palme; lì, Riku aveva costruito la zattera,
Sora raccolto i materiali per rifinirla e le scorte di cibo per un fantomatico viaggio tra i Mondi, lei
fatto dono di un portafortuna. Ora non c’era più nulla; non ci sarebbe stato più nulla.
Ad accoglierla il suono del mare e Isa intento ad allenarsi in mezzo all’esotica boscaglia, i riflessi
di Lunatic a scandire i colpi.
« Abbiamo cominciato all’alba, ma…! Ho interrotto per allenarmi con te! Come ai vecchi tempi! »,
esclamò Lea cogliendola di sorpresa « Forza, evoca il Keyblade! », e Flame Liberation apparve, la
fiamma luminosa come non mai.
Fece lo stesso e in quel semplice gesto tutto cambiò. Mai Destiny’s Embrace era apparso così
freddo, così pesante; i fiori, dono di sublime bellezza, spenti e senza vita. Un Keyblade corrotto
dal Cuore, da dubbi, odio, da un futuro nebuloso difficile; futuro accettato da tutti nel bene e nel
male... specialmente da Sora.
« Kairi… stai bene? »
Ecco le mani tremare, lacrime a solcare il viso; ecco il Keyblade a terra e il corpo accasciarsi sotto
il peso di un’unica e oscura domanda.
« Come fate?! Spiegamelo Lea! »
Lo chiese senza guardarlo, lo sguardo fisso sulla sabbia, quasi l’altrui sicurezza fosse diventata
altrettanto insostenibile. Ma lui si avvicinò, nonostante la rabbia, inginocchiandosi come un
cavaliere al trono di una principessa. A lungo vi furono soltanto il suono delle onde e i fendenti
di Lunatic attraverso la brezza.
« Una volta, un’amica mi disse non trattenerti…», rispose infine, « … un po’ ti somigliava sai?
Spesso mi capita di rifletterci… su questa e altre cose, come la notte in cui Malefica conquistò
Radiant Garden. Non trattenerti… conserva i ricordi e guarda avanti. Non reprimere le emozioni.
Io… non posso dirti come accettarlo, la risposta deve venire dal tuo Cuore. Al contempo non ti
biasimo, ne biasimerò la tua rabbia... forse anche Axel si sarebbe infuriato. Solo ti prego... non
smarrire il sentimento che ti lega a Sora. » (1)
L’amore.
Una piccola Luce fiorì nelle Tenebre; piccola… eppure bastò a illuminar l’unica via possibile.
Nell’amore, la Principessa versò nuove lacrime stringendosi al Cavaliere.
« Grazie… grazie infinite Lea…! Ora... aiutami a cercare delle conchiglie di Thalassa...! »
« Ehi! Non scordare i doveri, Principessa…! Prima finiamo l’allenamento! »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

- Cerchi Kugo? Dovrebbe essere nel vano macchine…! -

Nell’istante in cui varcò il portellone inferiore, le parole di Askin si offuscarono. Non era mai stata
appassionata di tecnologia e l’unico mezzo che guidava con disinvoltura era il Glider scaturito
da Rainfell; forse per questo l’interno della Fenris le apparve una piccola meraviglia. Il metallo
si presentava scuro, tappezzando le pareti e il pavimento con una liscezza perfetta; le uniche
imperfezioni risiedevano nella scalinata e nella ringhiera a protezione della balconata, dove si
apriva l’entrata al resto del veicolo. Il soffitto invece era un groviglio di tubi; piccoli di ottone,
grandi d’acciaio e altri materiali sconosciuti; elettricità e chissà quali energie scorrevano in essi,
scandite da un rumore sordo e continuo. Sottili solchi nel metallo si diramavano nelle pareti
illuminando l’ambiente di una luce verdognola.
« In effetti…. è molto diversa da una Gummiship », commentò tra se la giovane Maestra.

- Aqua no...! Hai fatto molto… per tutti… per noi…! Non devi -
- È una sua decisione Ven. -

Dalla stiva, i passi riecheggiarono lungo un corridoio. La struttura non era cambiata, se non fosse
stato per zone scoperte e masse di fili disseminate qua e là. Seguendo le indicazioni, svoltò al
primo incrocio. Il corridoio si fece ripido, più scuro e intricato; assieme a spessi cavi, disposti
come liane in una giungla, ecco macchine dalle forme più diverse e contorte; accanto numeri e
lettere, scritte in un alfabeto ignoto, scorrevano sopra piccoli schermi. Lo scorrere di liquidi
dentro stantuffi, uno scoppiettare elettrico; rumori a scandire il tempo e il respiro di una bestia
dormiente. Poco dopo il corridoio si biforcò in un incrocio a T, aprendosi in un ampio ambiente
dove ingranaggi, pompe e turbine lavoravano a ritmo lento e costante. Si trovava nella zona più
interna della Fenris, il reticolo vitale in grado di collegare ogni cosa, simile alle arterie nel
corpo umano. E come in un corpo, ecco il Cuore, o almeno così lo identificò appena lo sguardo
cadde, incantato, sul grande cristallo sospeso a mezz’aria; di una tonalità azzurrina, pulsava di
una luce calda e i numerosi cavi collegati a esso terminavano nella fascia superiore appena sotto
il soffitto.
« Si chiama Adnexio. Amplifica e trasmette l’energia magica a tutta la Fenris. » (2)
Una risposta schietta, distaccata; una voce a cui si sarebbe abituata, nel tempo di quell'imminente
e pericoloso viaggio. Si guardò intorno, certa di vederlo sbucare da una rientranza.
« A destra, vicino alla cassetta degli attrezzi. »
Lo ritrovò, in basso, celato in parte da una rientranza al livello inferiore; sul pavimento, una
scatola piena di cacciativi, bulloni, trapani dalle forme esotiche.
« Passami la chiave ottagonale, quella nera. »
Lo disse senza guardarla Kugo, un braccio teso verso di lei, l’altro puntato in avanti a stringere
qualcosa nascosto alla vista. Fece quanto detto Aqua, solo allora notò quanto grande fosse la mano
rispetto alla sua...

- Non ho nulla da biasimarti. -
- Terra… -
- Non si tratta soltanto della Missione o del dovere in quanto Custodi. È come un richiamo… -

… poi s’inginocchio e attese. Restò così, ad ascoltare quel susseguirsi di suoni, ascoltarli e farli
propri; a osservare quella schiena tendersi sotto di se. Ripensò ai recenti eventi, eventi che
avevano segnato il Destino di tutti. Ripensò alla forza dei Fyrir e a un passato amaro ed ironico;
dove guerrieri immortali avevano atteso l’arrivo dei Custodi, di loro, uomini effimeri e fragili,
combattendo e salvando l’universo dalla minaccia più temibile di tutte.
Eppure non erano soltanto tali certezze ad averla spinta fin lì.

- Un richiamo? -
- Per me lo furono al tempo le Tenebre, ma… credo si possa vivere una sensazione simile
anche nella Luce. -

« Ti sei incantata? »
Lo ritrovò vicino, troppo vicino. Nell’evidente intento di uscire dalla nicchia, si era sollevato,
le braccia ora tese, le mani premute sul pavimento. Troppo vicino, giacché finalmente li scorse;
occhi di un lupo, occhi di un uomo, scuri come il mare in tempesta, lontano e irraggiungibile.
« Ah…! Scusami… »
Una volta in piedi, lo vide raccogliere la cassetta e avviarsi all’uscita. Indossava un paio di
scarponi e una tuta pesante, usata, a giudicar dall’usura, quando le riparazioni lo richiedevano.
Pochi passi e gli fu subito dietro.
« Non vuoi sapere »
« Sei qui. Basta e avanza. »
Poche parole. Essenziali e lampanti.
Non occorreva altro in effetti; non lì, non con lui, non dopo quei gesti. (3)

- È giusto sia tu a partire. -

- Sei forte Aqua, la più forte. Non arrenderti, promettimelo. -
- Sì… te lo prometto. Grazie, Terra. -

Un’eco metallico e ritrovò il Fyrir a scrutarla, immobile dopo aver riposto la cassetta in un
armadietto adiacente il muro. Erano fermi, nel tratto fra la sala macchine e il corridoio principale;
Fermi in uno spazio stretto, dove il bagliore artificiale delineava i loro contorni e il groviglio di
fili; dove la presenza dell’uomo bastò a trasformarlo nella tana di un lupo. Ma Aqua rimase lì, né
vacillò quando lui si chinò, il respiro a sfiorarle ancora una volta la pelle.
« Sì… sono qui. »
Una frase. Una certezza. E un lume scaturì .
In mezzo a loro un piccolo cristallo levitava, una goccia scarlatta racchiusa all’interno.
« Un frammento della mia anima. Da questo momento sarò… la tua guida, sarò il tuo protettore.
Accetti questo patto, Aqua? »

Possa il Cuore mostrarti la Via.

Un richiamo… nient’altro che un richiamo.
Con le mani a circondarlo, lo accolse dentro di sé; né osservò il bagliore spegnersi sopra il petto…
ma nulla accadde. Nessun cambiamento, nessun calore portato dalla luce. Come nulla fu la
reazione del Fyrir che, giratosi, proseguì diretto alla stiva.
« E ora? », chiese una volta superata la soglia.
« ...Prima stavo riparando l’impianto del forno. Quei due l’avevano fatto saltare a furia di
brioches. Forse è stato un bene, ho ricontrollato i parametri e tu dovrai mangiare. Preferenze? »
« Pre-Preferenze?! Mi piace tutto, tranne i cibi piccanti! »
« ...Sai cucinare? »
« In verità fu Maestro Eraqus a provvedere a me, Terra e Ven. Ora beh… ci arrangiamo. »
« Uhm… per ora meglio non farti toccare dai fornelli. »
Era strano parlar così; approfittando dell’ampio spazio, Kugo avanzava spedito costringendola ad
affrettare il passo; com’era insolito parlare di argomenti tanto leggeri e piacevoli. La bizzarria
assunse un nuovo volto appena raggiunta la spiaggia. Un’aeronave in procinto di atterrare vicino
al molo. Grande la metà della Fenris, possedeva linee eleganti e sinuose, ma a incuriosire e
preoccupare molti furono i movimenti, gli stessi compiuti da un veicolo in avaria.
« Il pilota…! Forse si è sentito male…! »
« No, è normale... », Kugo incrociò le braccia fissando avanti, « ...almeno è arrivato. Il motivo per
cui abbiamo ritardato la partenza. »
A interrompere sul nascere ogni domanda fu l’arrivo di Askin che salutandoli, si posizionò
accanto al compagno mentre la nave si stabilizzava pronta all’atterraggio. L’improvvisa vicinanza
la fece indietreggiare, quasi la presenza minasse un momento intimo e gioviale tra i due.
« La tua migliore Sacher che sceglie te », scommise il Lupo.
« Il contrario per il tuo miglior ramen », ribatté l’altro ironico. (4)
Alla stranezza si aggiunse l’imbarazzo quando, appena il portellone fu abbassato, Kugo finì a terra.
A incollarlo al suolo, una donna. Aqua non riuscì a soffermarsi sui dettagli, tanto equivoca era la
posizione; solo la chioma rossa entrò di sfuggita nel campo visivo.
« Ah! Ah! Hai perso…! Gioite gente! Stasera ramen per tutti! » esultò Askin.
« Scordatelo...! »
« Lui dov’è? », il tono perentorio della sconosciuta zittì entrambi per un’istante.
« Mephisto? Tornato ai Confini, o meglio scappato con la coda fra le gambe sentendoti arrivare. »
« Nnoo…! Blutto basstardo…! », biascicò lei fra gli evidenti postumi dell’alcool, « Mi è sfuggito di
nuoovo! Non potrò peeestarlo come shi deve… »
« Ha capito, forse è avanzato un po’ di sakè », commentò il Lupo senza muoversi « allora… com’è
andato il rientro, Shura? Sei passata da Ed e Winry? »,
« … ma almeno ora potremo divertiiiirci tanto tanto! »
« Ritiro… uff... mancava la scenetta shonen-ecchi in questa fic. »
La risata dell’amico s’interruppe appena venne trascinato e bloccato da un potente abbraccio.
Dal canto suo la Maestra riuscì soltanto a udire le voce sconnessa di Shura...
« Mi shiete mancati, teste di cavolo…! Dopo qualche sssecolo lo spazio diventa freddo…! E ogni
volta mi sento coshi sssola! Ogni tanto… scendo a trovare... il brusco Ed, la dolce Winry e quei tre
bastardi…! Però non posso mai strapazzarvi come shi deve! Ora… ora shi… sono soddissfatta! »
… e a chinare il capo. Simili imbarazzi era stati raggiunti poche volte, al pari di quando Zack le
aveva chiesto un appuntamento dopo l’avventura al Monte Olimpo. Desiderò tornare indietro,
alla quiete della sala macchine. Eppure così com’era apparso, altrettanto velocemente si attenuò;
complici le battute di Askin, le risate alticce di Shura, forse anche Kugo rise. Parole scaturite da
una profonda e sincera amicizia.
Tornata a guardarli vide la piccola folla poco distante, i Fyrir seduti in maniera composta, esclusi
i capelli scompigliati e la sabbia sparsa sugli abiti. Shura era lì, ciondolante tra le gambe del Lupo,
un’espressione soddisfatta, portata dall’ebbrezza alcolica e chissà cos’altro. Possedeva una
bellezza provocante, risaltata dai capelli rossi con riflessi biondi; curve accentuate da un top
aderente e shorts di jeans. Era, in apparenza, l’esatto opposto di lei, Kairi o le altre Principesse.
« Lasciate vi presenti Shura Kirigakure! », annunciò Askin, « Una dei nostri miglior piloti! Setaccia
l’Oltre attorno ai Confini Imperituri e… rullo di tamburi! Sarà lei la guida di Sora e Cloud! »
« Piashere a tutti…! Oh…! Quanti ragazzi carini… veedo puure degli animaletti? »
Nello stupore, l’esclamazione generale probabilmente arrivò fino a Yen Sid.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Spesso gli eventi prendono una piega inaspettata; anche se in quel caso la piega era decisamente
inaspettata. Aveva fantasticato spesso sul quel momento; magico, così l’aveva definito Luxord
durante le partite a carte del pomeriggio, particolare secondo la Maestra Aqua; il momento in
cui il Fyrir sanciva il legame con Prescelto tramite il frammento dell’anima. In cuor suo, aveva
sperato fosse Winry o perché no anche Edward, magari lì, ai Confini Imperituri dove tutto era
cominciato. Invece il sogno si era infranto nel più becero e banale dei modi:

- Ecco…! Fanne quel che vuoi…! -

Così Shura aveva donato il proprio, con la stessa verve con cui una madre mette i munny in mano
al figlio al solo scopo di allontanarlo. Perché? Perché legare con una donna che, tolti i momenti
imbarazzanti, pareva oltremodo superficiale?
Seduto sul bordo del porticciolo, scrutava il piccolo oggetto mentre il sole volgeva al tramonto
tingendo il cielo di suoi colori caldi. Lo Shrapenl si presentava come una sferetta di vetro,
rivestita in alcuni punti da una polvere rossastra.
« E io… dovrei… dovrei…! »
Senza la presenza di Donald e Goofy avrebbe già perso la pazienza da tempo. Donald e Goofy,
inseparabili compagni, loro... che non avevano giudicato nessuno, erano lì, vicino a lui. Fu
proprio un loro gesto a cambiar tutto, a trasformare l’irritazione e lo sconforto in pura magia.
« Sora! Il Re ha dato il suo benestare… verremo con te! Dovrai cacciarti a calci nel sedere per farci
rimanere…! »
« Tre mezze calzette, fanno una calzetta…! Yuk! »
Lo dissero poggiando una mano sopra la sua. Uno per tutti, tutti per uno. Sempre.
Ma accanto alla felicità, la certezza portò turbamento; verso se stesso, là dove aveva creduto,
forse un po’ egoisticamente, di partire assieme a Cloud e al Fyrir guida; verso il Destino, poiché i
Consiglieri di Corte non erano designati a partire, né i Fyirir li avevano mai menzionati. Si chiese
se fosse possibile cambiar le carte in tavola e un futuro già deciso. Si chiese se la forza di Donald e
Goofy fosse sufficiente a superare i pericoli dell’Oltre. Nonostante i dubbi, mai Speranza nacque
più forte, perché insieme loro tre avevano compiuto l’impossibile, più e più volte.
« Grazie ragazzi…! Ma come vedete abbiamo solo un frammento. Occorre legarsi a un Fyrir per
affrontar le minacce che ci attendono. »
« Se lo dividessimo? », propose Goofy grattandosi la nuca vicino al cappello.
« Non è così semplice! », s’intromise subito il papero, « Si tratta di un oggetto magico molto
potente! »
« Potente? Questa sferetta? »
« Esatto, zuccone! In quanto mago percepisco la potente magia di cui è intrisa! Gli incantesimi
sono di due tipologie. Costruiti tramite la componente fonetica, ovvero su parole scelte
attentamente per determinare natura e scopo… oppure su legami, come in questo caso. Provare a
romperla senza il consenso del fautore, porterà a terribili conseguenze, persino a maledizioni! »
« Quindi… per farlo occorre il suo consenso? », chiese Sora andando al succo del discorso.
« Esattamente! », confermò lui orgoglioso.
« Gosh! Potevi farla più breve Donald! »
« Sono stato il più sintetico possibile se non l’hai notato! »
« Allora, coraggio! Andiamo! »
Il trio partì, ancora una volta verso un viaggio inaspettato e irto di pericoli; proprio come allora,
quando si erano uniti sotto il cielo della Città di Mezzo.

Dall’arrivo, i due uomini avevano trascorso gran parte del tempo assieme a Shura; un arrivo
portatore di giovialità e allegria, persino nel taciturno Lupo. Eppure Sora non riuscì a frenar
la malinconia appena il campo allestito sull’isolotto del paopu fu visibile. I Fyrir erano immortali;
emozioni e sentimenti risuonavano in loro come echi di una canzone perduta, giacché la scena gli
apparve sfumata, come avvolta da una nebbia misteriosa. Una nebbia che si augurò un giorno
di riuscir a dissipare. Shura sedeva accanto ad Askin, poco distante Kugo fumava una sigaretta,
avvolto in un' amaca. Ancora una volta, la situazione prese una svolta decisamente inaspettata;
esposto il piano per poco Askin non soffocò nella birra, mentre la donna scrollò le spalle. Non capì
se il gesto fosse dettato dal disinteresse o altro.
« Coff! Vi… vi rendete conto di cosa diamine »
« Askin… », interruppe Shura per dopo scolarsi il fondo della lattina, « … dimmi qualcosina in più
su questi due. »
Lui scosse un poco la testa, nel tentativo di ricordare e allontanar i leggeri fumi dell’alcool.
« Donald Fauntleroy Duck ha... lanciato una Zettaflare. »
« Cioè? »
« Un incantesimo... abbastanza potente. »
« E il cane? »
« Ah… Goofy è un buon combattente, possiede scudi indistruttibili, utili anche per uno slalom tra le
montagne. »
« Ehi! Sarete pure fortissimi, ma noi non siamo da meno! », protestò il Capo della Guardia.
Al contrario Sora non si offese; su talune questioni i Fyrir ragionavano in maniera fin troppo
analitica e oggettiva, ma da un lato questo aveva permesso di escludere Kairi e Riku; cuori corrotti
da sentimenti negativi, un succulento pasto per i Hwergh.
Col tempo capiranno aveva detto Luxord. Col tempo… perché finora nulla si era mosso; Riku
rimaneva a riposo nel rifugio; Kairi portava i pasti, da sola o insieme a Lea e Isa. Avrebbe avuto
occasione di parlarci prima della partenza, di placarne il crescente buio?
« Okay facciamolo…! »
La frase di Shura fu come un fulmine a ciel sereno; un fiume d’entusiasmo invase il trio, in
opposizione all’incredulità del compagno, a cui la donna ribatté sagace;
« Ho già legato con Cloud! Insomma… che male ci sarebbe a dividere questo? », schioccando le dita
fece tornar lo Shrapenl in mano sua.
« Kugo... aiutami! »
« Non mi interessa….! », ribatté l’altro con un gesto poco elegante, « Cavoli suoi se le crepano sulla
nave…! Però… almeno potrei cucinare una succosa anatra all’arancia. »
Donald accolse malissimo la frecciatina, fortuna venne prontamente bloccato da Shura.
« Sedetevi teste calde! »
Così fecero, Sora e i consiglieri, osservandone l’espressione mutare; le iridi lampeggiarono di una
luce sconosciuta, eco di antichi incantesimi; e parole risuonarono, parole in grado d’incidere la
realtà, creare meraviglie, distruggere la Vera Oscurità.
« Sono sicura. Tu... Kugo... sapete bene quanto i cammini possano mutare, nel bene e nel male »,
il frammento iniziò a lievitare sopra il palmo, « esistono eventi che neppure l’Oracolo può
prevedere. »
La malinconia attraversò lo sguardo di Askin; sentimento che passò fugace negli occhi viola, come
se l’anima avesse rinnegato un ricordo sgradito. Sospirando, egli pose infine la mano parallela
all’altra, in modo il frammento si trovasse bloccato da entrambi i lati.
« Se è questo il tuo volere… allora è deciso. »
« Secondo i poteri concessi dal Seiðr, io, Shura Kirigakure, divido il mio Shrapenl in tre parti.
Sora, Donald Fauntleroy Duck e Goofy… saranno d’ora in avanti legati a me. Così sia…! »
Pronunciano all’unisono le ultime parole, lei, Askin e Kugo, avvicinatosi silenziosamente ai
compagni, le dita tese verso la sfera. Fu un suono cristallino a scandirne la rottura. Tre spicchi
identici apparvero innanzi ai Prescelti; a quel punto ogni cosa divenne chiara, come la luna piena
in una sera d’estate. Mani a racchiudere un tesoro prezioso, a farne scomparire il bagliore dentro
di se. Nel miracolo Sora posò l’attenzione ora sulla propria guida, ora sugli altri Fyrir.
« Perdonami… ti avevo giudicato male, Shura. »
« Nah…! Tranquillo! Non sei il primo e non sarai l’ultimo! »
« E… non mi aspettavo intervenissi Kugo. »
« … Non fraintendere. I sentimenti, gli amici, sono la tua forza. È giusto ti accompagnino. »
« Sora! »
A coronare la magia fu una voce, la sua voce.
In piedi sul ponte Kairi lo attendeva, gli occhi velati di serenità e tristezza. La raggiunse e Kairi lo
prese per mano, con la dolcezza riservata a lui e lui soltanto. Passo dopo passo percepì l’intensità
di attimi destinati a trasformarsi in preziosi ricordi; avvertì la Speranza illuminarla, come la
Rabbia a macchiar un Cuore un tempo puro. Sensazioni che lo trafissero una seconda volta
quando Riku gli apparve davanti. Si trovano nel rifugio in cima al grande albero; da piccoli erano
soliti passare lì le torride giornate estive, dormire e leggere favole: ora, uniti nell’amore e
nell’amicizia, divisi da sentimenti contrastanti, si accingevano a iniziare l’avventura più grande
e pericolosa di tutte.
« Per… Perdonatemi. Sono stato egoista, accettare tutto questo… insomma… »
« Ma tu l’hai fatto... », lo interruppe Riku deciso « … più di altri hai accettato l’impossibile, hai
fatto l’impossibile… per me, per Kairi, per tutti. E indovina? Non hai mai sbagliato un colpo.
Riponi fiducia nei Fyrir e noi, memori di questo, accettiamo la tua partenza. Al contempo vorrei...
vorrei comprendessi il nostro odio. Li perdoneremo un giorno, ma non adesso, non subito. »
Parole nate dal Cuore, atte a costruire ponti lungo sentieri via via più distanti.
« Grazie. Grazie, Riku. »
Si strinsero la mano, forti di un legame eterno e al contempo diverso. Dopo di che Kairi si fece
avanti, le mani raccolte attorno a un oggetto. Un portafortuna a forma di stella, formato da gusci
di Thalassa. Sora lo vide, vide lei e l’amore risplendere nello sguardo gentile.
« Che tu possa tornare... »
L’abbracciò versando nuove lacrime.
Lacrime d’amore.
Lacrime a racchiudere una nuova promessa.
Mentre Kairi ricambiava, celando il viso nel suo petto.





(1) Non trattenerti. Frase detta da Xion a Axel durante il loro scontro in 358/2 Days.

(2) Adnexio; latino, in italiano collegamento.

(3) In riferimento anche alla scena presente nel Capitolo 5

(4) Head-canon personali.
Tratti da Bleach. Kugo si presenta per la prima volta ad Ichigo con una ciotola di ramen. Askin
adora fare i picnic e bere caffellatte in mezzo al campo di battaglia ( e in alcune fanart su Twitter
lo si vede cucinare ).
Sviluppati in Ikiru Riyu; entrambi sanno cucinare molto bene. Inoltre… odoro scrivere di uomini
maestri nei fornelli. Non potevano non farli tornare qui. <3




Angolo Autrice

Un capitolo più leggero e simpatico del solito. In effetti ci voleva dopo il mattone precedente. Shura ricalca molto il personaggio originale e nel prossimo capitolo, aspettatevi chicche interessanti sul passato dei Fyrir, altra lore <3 Luxu farà il suo dovere eh eh!

Anche scrivere un dialogo il nostro simpatico trio è stato divertente e spero sia venuto bene, perché… questa è la prima volta che faccio parlare Donald e Goofy. ^^”

Anche certe battute di Kugo ricalcano… forse più lo humor del personaggio originale di Bleach che quello delineato nel mio Finale Alternativo…! MA! A tutto c’è una spiegazione, prossimo capitolo per ogni risposta o quasi. <3

Detto questo come sempre vi ricordo; se vi è piaciuto il capitolo inondatelo di like, inserite la storia nelle categorie per rimanere sempre aggiornati, recensite per farmi sapere la vostra.

Ps. Mancano solo due Capitoli alla Conclusione del Secondo Atto. Cosa succederà? Pss. Segnatevi la parola Oracolo, che insieme a cadere… avrà una cruciale importanza.

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Capitolo 8
*** 8. Shadows grow ever darker ***


8. Shadows grow ever darker



Nell’immortalità il tempo finiva per mutare; se il suo scorrere veniva percepito come una linea
destinata a finire, per lui, per i Fyrir, il tempo assumeva le sembianze di una distesa nebbiosa.
Un’infinita foschia punteggiata da lumi immersi o levitanti sopra essa, là dove esisteva qualcosa,
qualcuno che valesse la pena ricordare. Quelli più distanti e opachi risalivano a un’epoca antica,
l’epoca del Mondo, il suo Mondo. Lumi a rivelare immagini effimere; l’infrangersi delle onde,
la brezza primaverile, alte montagne innevate... una casa. Della vasta terra, della moltitudine di
civiltà e razze, Askin non rammentava nulla; chi fossero stati lui, Kugo, Yoruichi , Kukaku o gli
altri, l’aveva dimenticato, perché ricordare avrebbe trascinato il senso di colpa, la follia, infine
la caduta. Pochi erano, in una vita infinita, i ricordi da conservare e se il giorno precedente si
stava affievolendo, fu il viso di Shura ad apparire nitido al risveglio e a rendere l’oggi un giorno
da custodire.
Nella penombra giunse lo stridio dei gabbiani, giunsero i pigri raggi del sole attraverso l’unica
finestra, delineando le curve di Shura e la schiena Kugo. Lei al centro, lui sul lato destro, immersi
in un sonno privo di sogni o incubi. Lentamente si alzò e, uscito dal bagno, si diresse verso le
cucine della Fenrirs. Nell’eternità certe abitudini persistevano; mangiare e dormire assieme,
rendere vivi momenti lontani, quando vita e luce regnavano nell’Hlíf prima della Seconda
Venuta dell’Oscurità. Ma il tempo era anche il presente; così… giunse il profumo di pancake
appena sfornati e Luxord, soprattutto Luxord, a rendere l’oggi più luminoso.
Parole leggere si susseguirono… ma ecco strisciare il resoconto di Shura, un veleno inciso nell’anima,
impossibile da cancellare.

- La priorità era recuperare le memorie di Lauriam, Elrena e Emdy. Due mesi a cercare l’uccellaccio da
quando fuggì dal Sotto! Due mesi a cercare anche solo una traccia! E indovinate?! Niente! Per quanto affine
all’Oscurità, Sephiroth non è in grado di occultarsi fino a questo punto… sono stati loro! Loro erano qui! -

Un’ombra calò, dissipata appena incrociò quegli occhi dorati, lieti nel vederlo gustare i pancake.
« Buonissimi! Sei migliorato, complimenti…! »
« Beh… cucinare non è diverso da una partita a scacchi. »
« Una partita a scacchi?. »
« Bisogna pianificare, trovare e disporre gli ingredienti, capire il giusto modo di amalgamarli,
eccetera eccetera. »
« Uhm… paragone degno di te. A proposito, ricordami di portali, gli scacchi. Nell’Oltre i viaggi
sono piuttosto lunghi e poi… ti devo una rivincita. »
« Lo farò… non scordarti Sagrada! », esclamò regolando il microonde, « Ho preparato altri
pancake, a Shura e Kugo piacciono? » (0)
Nel tangibile presente, rammentò quanto fosse fortunato a esser lì, con lui, dopo eventi
susseguitosi sopra il filo di una lama...
« Gradiranno fidati. Mettici tanto sciroppo d’acero. »
… di quanto una Luce potesse rivelarsi preziosa. Desiderò avvicinarsi, desiderò assaporarne
il tepore. Poi Luxord si girò, poggiando sul tavolo il vassoio colmo di pancake e succo di frutta.
« Sono tiepidi, vanno bene lo stesso? »
« Sì… sì. Meglio se li porto io, non vorrei Shura fosse nuda come al solito. »
« Ce-Certo… allora nel frattempo pulisco la cucina. »
« Torno tra poco Lux, così prepariamo il pranzo. Ci sono un po’ di bocche da sfamare là fuori. »
Com’era apparso, il desiderio svanì. Se fosse stato giusto o sbagliato non seppe dirlo. Di certo
le riminiscenze bastarono ad alleviare lo spettacolo successivo... una scena dal sapore tragico.
Un biglietto nero, il biglietto di un caduto, racchiuso nelle mani della donna. Kugo lo prese
dopo qualche attimo, appena la cenere della sigaretta cadde sporcando il materasso. Intorno
la luce si era macchiata di un buio invisibile.
« Del resto… porti sempre cattive notizie. »
Lo disse senza ritegno il Lupo, come se il pensiero a lungo covato avesse trovato modo di
concretizzarsi. Un lume balenò in Askin... rivide lei, le lacrime ad accompagnare un sussurro
spezzato;

- Mi dispiace… mi dispiace… -

Un tonfo ed ecco Shura bloccare il Lupo, nello sguardo qualcosa lampeggiò, simile a rassegnazione
o rabbia. Rimase sulla soglia mentre l’ultimo calore abbandonava le frittelle; ora come ora non
l’avrebbero percepito, là dove echi d’emozioni si erano tramutati in uragani.
« Ah… è vero… », mormorò Shura all’improvviso, « … parti bramando vendetta. Speravo che
il tempo trascorso qui potesse… invece eccoti inseguire il passato. »
« E tu? Perché ti saresti prodigata a guidare Sora e Cloud? Ti ricordano Rin e Yukio, credi nessuno
l’abbia notato? Ma ti conviene abbandonare questo patetico senso di colpa. Non sono le tue le
mani sporche di sangue... »
« Kugo io sto soltanto… »
« Tsk! Mi date il voltastomaco, sempre a dire cosa dovrei fare. Askin poi… lo nega e già lo vedo
sminuire la verità con una battuta del cazzo, eppure ogni volta la rivedere… la rivede negli occhi
di quell’uomo. »
Cosa accadde nei secondi successivi non riuscì a percepirlo. Un tocco deciso ed ecco Kugo, una
mano premuta sopra la sua spalla, una tensione serpeggiare nel corpo massiccio. Non ci fece caso,
concentrandosi sull’altra mano, sul biglietto tempestato di lettere e numeri, dove le cifre nella
parte inferiore mutavano a ritmo incessante.
« Non vedo il simbolo… chi richiede la lama di Gram? »
« … Ichigo. » (1)
« Capisco. C’era da aspettarselo, anzi mi sorprende abbia resistito così a lungo dopo aver... ricordato.
Adesso se non ti dispiace… »
Alle spalle, passi felpati grattarono il metallo. Il Lupo scomparve diretto a un luogo silenzioso,
luogo che sicuramente aveva già individuato pure nelle piccole Destiny Islands. Shura era rimasta
lì, rannicchiata contro la testiera, i ciuffi biondi a celarne gli occhi lucidi. Mangiarono in silenzio,
seduti vicino al bordo del letto. Nella calma, Askin attese che finisse, attese la domanda trascinata
dalla tempesta.
« Cosa farai? Cosa farai quando incontrerai l'Architetto? »
Finì i pancake. Un tepore sembrò avvolgere l’ultimo boccone.
« La vendetta non ha albergato nei miei pensieri, non come lui. Del resto il Fato gioca brutti
scherzi… queste battaglie vennero decise tempo fa; quando l’Hlìf cadde, quando giungesti qui
portandone il fardello ed Edward incise il loro nome nel cuore dei Confini… forse il Lupo ucciderà
un Ragno, io con un Corvo… ironico non trovi? »
« Ti prego…! Io… non potrei sopportare di perdere anche voi…! »
« Se dovessi cedere, ci sarà una Luce a riportarmi indietro. Confido… confido anche Kugo possa
trovare… una Luce più… tangibile. »
« Sì… sì, lo spero anch’io. »
« Ehi… non pensarci. Rin, Yukio, tutti quei ragazzi… trovarono una fine serena nell’Hlíf. Voleva
dirti questo, ma sai com’è quando si toccano certi argomenti e… ha ragione, ha ragione su tutto. »
Lei si mosse e in breve si ritrovarono sdraiati.
Nonostante il pianto, le emozioni risuonarono in un eco via via più fievole.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Dalla partenza di Fyrir e Prescelti verso le Destiny Islands, i giorni avevano assunto una dimensione
differente, impregnandosi di un’ammaliante déjà-vu. Forse era la quiete; forse il trovarsi in mezzo
a una conoscenza vasta e all’apparenza sconfinata… a riportarlo nella Biblioteca di Auropoli, a far
risuonare la voce del Maestro e più lontano quelle degli Apprendisti. La sensazione si affievoliva
quando Winry giungeva col pasto, sorridente e cordiale; una presenza leggiadra, solare, tanto da
portarlo più volte a scordarne la reale età. Le giornate trascorrevano immerse nella lettura; vi
era di tutto negli Archivi: libri conservati grazie a sigilli magici, files, oggetti da cui scaturivano
ologrammi, testi sapientemente tradotti sui temi più disparati; da Guida alla flora di Felucia, alla
Saga di Hrafnkell o al piccolo manuale Riparazione facile e veloce per la vostra Kupe. (3) Conoscenze
provenienti da Mondi Perduti, divorati dalla Vera Oscurità, Mondi di cui, come aveva spiegato
Winry, rimanevano soltanto gusci vuoti.

- La nostra Casa si trova lontano…e tutto quel che vedi è il riflesso del Vero Archivio. Non ricordo il motivo
per cui iniziammo a conservarli… forse per rispetto e memoria, forse... forse perché dei nostri Mondi non rimane
nulla tranne frammenti del Cuore racchiusi in noi… già... noi stessi siamo il Cuore... -

Ogni volta che lo sguardo scivolava di riga in riga, la mente viaggiava immergendosi dentro
paesaggi incantati, animati da creature misteriose, dove personaggi un tempo reali o immaginari
scandivano le proprie esistenze. Un assaggio rispetto alle crudeli meraviglie dell’Oltre e spesso
Luxu si ritrovò a voler conoscere ogni segreto dei Confini Imperituri. Quale magia li sosteneva?
Quale materia costituiva le dimensioni poste a dividerli dal suo Universo? Peccato nessuno degli
interlocutori sembrasse incline a fornir risposte; se da un lato non voleva rovinare l’immagine di
Winry, gli sguardi rabbiosi di Edward l’avevano dissuaso dal solo avvicinarsi.
Pure il Maestro era stato colto da una curiosità simile? Questa, più di altre domande, rendeva
l’atmosfera permea di déjà-vu.
« I talloni sopra il bordo della poltrona… come lui, stai prendendo cattive abitudini. »
Riportato bruscamente alla realtà, Luxu si ritrovò a osservare la sua guida. Elegantemente
poggiato a una libreria, Mephisto apparve non dissimile da un Incubo, pronto a farlo perdere
in delizie proibite. Non indossava abiti eccentrici, ma una camicia nera e un paio di pantaloni
bianchi; a completare l’insieme, piedi nudi risaltati da smalto scuro.
« Davvero? Anche il Maestro è stato qui? »
« Vi passò la maggior parte del tempo… ammirando la Guerra scaturita dai suoi allievi, la quasi
distruzione dell’Universo, la divisione dei Mondi. Infine, quando tu fosti in grado di perpetrare
l’esistenza, dopo la distruzione dei Denti di Leone… partì assieme a uno di noi. » (4)
« Capisco… saperlo mi conforta, mi conforta molto », disse quando sentì l’immagine del mentore
concretizzarsi, « e... com’è andata la riunione? »
« Se non avessi incenerito novecentosettantotto Heartless, il giudizio sarebbe rimasto... noioso.
Comunque… adesso i Prescelti sanno… sanno di dover partire e chiudere la Porta, ma rimarranno
ancora un po’ a godersi le isolette tropicali. Siamo tornati io e Lucifer al momento. »
« Per me ? »
« Anche… », una risposta sottile, eppure l’attimo dopo lo ritrovò inginocchiato, a scrutar divertito
i libri sparsi sul pavimento, « … ti sei dato da fare. »
« Già... letture interessanti… diverse e interessanti. »
« Uhm… posso farti un piccolo spoiler? »
« Spo-Spoiler? Credo di sì. »
« La maggior costante là fuori sono Mondi abitati da uomini in epoche chiamate Ventesimo o
Ventunesimo Secolo. Nell’apparente uniformità esistono curiose varianti; magia, mecha, creature
mitologiche, dimensioni fantasy parallele, invasioni di zombie, super-eroine, carte in grado di
evocare robe, infiniti drammi adolescenziali e cazzate sull’amicizia. Dopo un po’ visti uno visti
tutti, anzi un buon novanta per cento dubito esista ancora. Ora… tu sei riuscito a beccare testi
particolari… di conseguenza una volta nell’Oltre, prometto di mostrarti Mondi altrettanto
originali, magari più fantascientifici. » (5)
Un suggerimento dato in maniera subdola, come solo un demone era in grado di fare.
« Ascolta, vorrei sapere la verità... sui Confini Imperituri, sulla Fen.ce. Puoi... mostramene i segreti? »
« Devo ammetterlo… la tua curiosità non ha limiti. Va bene Luxu… ma prima… »
Tutto si ribalta nella tana del Bianconiglio. Così si ritrovò; la schiena premuta contro la poltrona,
a perdersi in un bacio urgente. Gli erano mancate le labbra di Mephisto; forse lo stesso valeva per
lui, giacché le carezze ricordavano quelle regalate al Cimitero dei Keyblade. Come a tener in bilico
la risposta, il demone fece scivolar le mani sotto la felpa, ricercandone il calore in ogni curva della
schiena; eppure... Luxu voleva di più, lo volevano entrambi, altrimenti perché ne ricercò il petto,
sbottonò la camicia e il piacere risuonò fino a inebriarlo?
È facile perdersi nella tana del Bianconiglio; appena cinse il collo, iridi ferine si specchiarono
nelle sue... o forse in un ricordo? Poi... tutto si capovolse. Il respiro di Mephisto fu lì, a solleticargli
l’ombelico mentre le dita risalivano le gambe.



Erano scesi, almeno questa era stata la sensazione iniziale, quando scale e corridoi rimanevano
visibili nel bianco artificiale della Fen.ce. Adesso c’era il buio a circondarli, un buio concreto
fatto di pareti strette e fredde. Un labirinto? Un corridoio dritto? Di sicuro se non fosse stato
per il Fyrir, quei passaggi sarebbero rimasti celati a ogni senso. (6)
Dopo un tempo indefinito, nel silenzio e nell’attesa, la meraviglia si palesò in un ampio e lungo
ambiente; due file di colonne scandivano la navata centrale; nessuna finestra o immagine sacra a
delimitare le laterali, ma un intricato groviglio di tubi e cavi; infine, racchiuso nell’abside, il Cuore
dei Confini Imperituri. Era, al pari dei creatori, straordinario e temibile nonostante la Luce; una
spirale d’energia in perpetuo movimento saettava verso l’alto perdendosi nel buio.
Come l’accolito si appresta a sfogliare l’antico testo dell’ordine, Luxu si avvicinò superando le
lunghe ombre del colonnato. Fu allora che lo notò, alla base del Cuore... un cristallo contorto,
più nero della stessa Oscurità. Un tumore, un virus, un male necessario; questo sussurravano
le lettere incise sulla sommità; lettere che mutavano in alfabeti sconosciuti, ora in quelli presenti
ad Auropoli, Radiant Garden, Agrabah e Pechino. S'inconocchiò, le dita protese a sfiorarlo, mentre
la parola risaliva l’anima.
« Døk… Døkkafirar… »
Nefasto fu il suono, orribile la visione che ne scaturì; il cristallo sporco, un tanfo metallico,
le mani logore di sangue. Si ritrovò accasciato; il Cuore, il suo Cuore, punto da un oscuro terrore.
« Porti sempre ospiti poco graditi Mephisto. »
« Come facemmo per il Maestro, trovo sia giusto ricompensare anche Luxu. Ora… lascio a te
il ruolo di narratore, va bene Ed? »
« Uhm… chissà come me l’aspettavo. »
Voci risuonarono, indifferenti alla sua condizione. Soltanto quando Edward apparve, superandolo
ed ergendosi davanti a lui, Luxu trovò la forza o il coraggio di alzarsi. Istintivamente si guardò le
mani poi... l’attenzione ricadde sullo Smiða, sul braccio teso a lambire il cristallo. Da che ricordava
egli aveva sempre indossato guanti e capotti a maniche lunghe.
« Bisogna riflettere prima di pronunciare parole sconosciute Luxu… »
« Non erano le mie… tu… sei stato tu… »
« Riesci a fare due più due, complimenti! Già... in quando Smiða forgiai anche questo e il cuore
dei Confini Imperituri. Il cuore, fu il primo tassello a esser creato… all’epoca il Kingdom
Hearts era un miraggio e l’X-Blade un frammento in attesa di essere modellato, eppure bastò…
bastò a far risuonare le campane dell’Oracolo. Era il luogo... l’universo da proteggere in attesa dei
giusti Prescelti. Così feci, assieme a Winry, aprendo una fenditura nel Seiðr e permettendogli di
scorrere nel cuore. Lentamente si crearono le montagne e le stelle vennero occultate, lentamente
costruimmo la Fen.ce mentre gli altri giacevano in stasi, permettendoci di amplificare il legame
col Seiðr; ed è sempre il Seiðr a scandire gli strati dimensionali posti tra i vostri Mondi e i Confini,
superati solo dall’eccezionalità di Sephiroth e Cloud. Immagino fossero i tuoi quesiti iniziali, ora
però… vedo un’altra domanda balenare in te. » (7)
« Io… »
Si bloccò. L’incertezza era cresciuta a ogni parola del Forgiatore, mischiandosi al bisogno di scavare
nel caos dell’Oltre, divenuto all'improvviso tangibile. Fissò il cristallo, portatore di un’oscurità
ancestrale; lo fissò e ogni timore svanì.
« Voglio sapere… voglio sapere chi sono… o meglio, cosa sono loro. »
« Il terrore è stato uno scambio equo. Se vuoi continui... dovrai mozzarmi il braccio. »
« Non... non ho nulla con cui farlo. Anche evocassi No Name, dubito di riuscirci. »
« Già... si tratta di un Keyblade dopotutto… », constatò lo Smiða annoiato e schioccando le dita fece
apparire una grossa mannaia, « … l’ho creata io, quindi fidati... taglierà. »
Secondi si susseguirono confusi finché non incontrò la resistenza della carne, non udì il rumore
sordo dell’osso spezzato e l’acre tanfo metallico non invase le narici. Ora… Edward lo fissava,
come se l’atto fosse stato una sottigliezza pari a un’unghia rotta; sotto quello sguardo il bracciò
iniziò a rigenerarsi. Fu un processo contorto, scandito da un suono disturbante simile a una massa
di vermi striscianti. Scintille azzurre scaturivano, una graziosità assorbita in breve dal macabro.
Metà avambraccio e il polso fino alla punta delle dita… lì, la carne era rinsecchita, nera, rotta in
più punti come la corteccia di un albero morto. (8)
« Loro sono la nostra nemesi e tanta sventura hanno arrecato nel corso delle ere. Bestie che
trovarono un nome qui. Con l’aiuto di tutti, forgiai il cristallo, ma fui io, da solo, a incedere
il nome. Lo feci tante volte, in ogni lingua conosciuta o conservata negli Archivi, poiché anche
se muore un Mondo, grande rimane il potere racchiuso nelle parole. Kugo mi disse più volte di
smetterla, che andava bene così… arrivando a trascinarmi via… ma non avrei sopportato di
perdere questa casa... o vedere le mani di Winry ridursi così », s’interruppe, quasi stesse
rimproverando la digressione personale, « Li chiamiamo Døkkafirar... il cristallo vi protegge
da essi… le peggiori aberrazioni partorite dall’Oscurità. »
Risposte… eppure la soddisfazione non fu grande come auspicato. Aleggiava una confusione,
scaturita da un racconto oltremodo angosciante, da eventi a cui nessuno aveva scritto la parola
fine. Doveva riflettere, scacciare le ultime schegge di paura lassù, nella pace dell’Archivio.
« Mi dispiace io... »
« Ti auguro di non incontrali nel tuo viaggio », lo disse dandogli le spalle, mentre nuovi guanti
andavano a crearsi sopra le mani, « ora ti prego dunque di lasciare questo luogo. »
Luxu s’affrettò. Il monito riecheggiava a ogni passo. Si sentì sporco, un vile ladro che aveva osato
allungare troppo le mani. Poco distante, Lucifer lo attendeva alla fine del colonnato... l’unica Luce
in grado farlo emergere dall’Abisso.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Lucifer parlava il necessario, ponderando ogni parola come col contagocce; quando si concedeva
discorsi più lunghi lo faceva sempre per questioni tecniche o d’estrema necessità.
Al momento il contagocce rimaneva pieno e Luxu era lì, rannicchiato sopra la poltrona nel
tentativo di concentrasi su Solaris (9). Non aveva aperto bocca da quando erano riemersi dal
cuore e il silenzio ne rendeva più palpabile la confusione. Pur intuendo la natura dietro tale
turbamento, Lucifer preferiva lasciar scorrere i minuti seduto sull’elegante sedia, in compagnia
del Vangelo secondo Tommaso. L’unica interferenza era stata portare, su consiglio di Winry, una
brocca di caffè, due tazzine, tanto zucchero e una serie di biscotti.
Infine lo udì; il suono del caffè versato, il tocco della caraffa sopra il vassoio.
Erano passate più di due ore e l’immobilità di Luxu assunse una nuova forma; eccolo sorseggiare
la bevanda, quasi fosse l’elisir in grado di porre ordine ai pensieri. Infine il Cuore del ragazzo
parlò, il Cuore racchiuso nel Corpo dell’uomo chiamato Braig; parlò il giovane allievo del Maestro,
lo sguardo distaccato come raramente era apparso.
« Io… vi ho sempre visti perfetti. Questa perfezione... era come una Luce, ma del resto più di
avvicini alla Luce più grande diventa la tua Ombra. Non mi sono reso conto... di quanto buio
si celasse in voi », l’occhio si dilatò come riemergendo da un mondo sotterraneo, « anche per
il Maestro fu così? »
La prima goccia cadde e Lucifer si sentì libero nell’esprimere quel giudizio, parole su cui aveva
riflettuto più volte, specie dopo l’apertura della Black Box.
« Non ricordo, dovresti chiedere a mio fratello. In ogni caso... trovo sia più importante la tua
opinione, Luxu. Solo la tua. »
« Solo… la mia dici… »
Osservò l’iride vagare, soffermandosi sugli scaffali come alla ricerca di un appiglio fino a
trovarlo... nel suo sguardo.
« Grandi sono i vostri poteri, ma per ogni tassello costruito per proteggerci… vi fu un prezzo da
pagare; grandi sono i dolori e forse… alcune emozioni, alcuni sentimenti, continuano a vibrare
con maggior forza. »
« Tranne in me e nei miei fratelli… »
« Oh… però non… credo di capire… »
Un’altra goccia scese, più consistente.
« Hai colto bene la natura dei Fyrir. Sempre ci fu e sempre ci sarà un prezzo da pagare. Il primo
furono i ricordi legati ai Mondi d'origine… anche se la follia striscia in modi imprevedibili e basta
una sottigliezza per smarrirsi. Sai… Edward e Winry erano esseri umani, la cui vita era destinata
a perdurare circa un secolo. Forte è la loro volontà, come forte è il legame che li unisce…
per altri… per altri uomini non fu così. Kugo e Askin invece erano anime. »
« Anime…? »
« Vivevano in un Mondo particolare, lo raccontarono più volte a seguito della nostra... nascita
come Fyrir, ma dimenticare, dimenticare molte cose… divenne una necessità anche per loro.
Al contrario, i ricordi non sono pericolosi per me… e avere un corpo è la gioia più grande. »
« Quindi non… non provate nulla? Tu, Mephisto e... Amaimon, giusto? »
« Non in senso convenzionale. Rimaniamo demoni, emozioni e sentimenti sono... un riflesso, non
possono avvicinarsi agli echi provati da uomini, per quanto corrotti dall’immortalità. »

Eppure fratello … tu più di tutti ti sei avvicinato al dolore… all’amore… anch’io in questa vita vorrei…

Fu una carezza a interrompere il pensiero, fu la sua mano a sfiorare il braccio a stupirlo più
di quanto immaginasse. Nel ritrovarlo vicino, si chiese se in un corpo più giovane, più vicino
all’Anima e al Cuore cristallizzati a diciotto anni, Luxu sarebbe risultato altrettanto interessante.
« Ah… mi sembra impossibile… mi chiedo allora se dentro di te vi siano ombre, Lucifer… »
O forse no… forse il fascino risiedeva proprio nella contraddizione; nel corpo asciutto, nella vita
sottile, nel viso maturo solcato da una cicatrice; nell’unico occhio dove l’iride aveva assunto una
tonalità simile al diaspro.
« Sì... nonostante il mio nome si traduca come Portatore di Luce. Ora però non è mia intenzione
appesantirti… voglio… voglio... »
La parola finì lì, a sfiorargli le labbra; eppure attese fosse lui a muoversi, a intrecciare le braccia
attorno al collo, a cancellare la breve distanza. Il tempo di un respiro e Luxu fu lì, proprio
come desiderato, mentre il corpo scivolava intrecciandosi al suo.
« Ascolta… verrò anch’io… insieme a te e mio fratello… »
« Ah… ne sono felice… davvero tanto felice… »
Tornò a baciarlo Luxu, libero da ombre e paure.
Nel tepore... un pensiero emerse, incidendo il futuro come un potente incantesimo.

Posso soltanto seguirti fratello… e sperare che Luxu comprenda il peso della tua promessa.
Posso solo rimanergli accanto…
Sarà questo... l’inizio dell’amore?
(10)





(0) In riferimento alla partita a scacchi presente nel Capitolo 1 di FFB <3

Sagrada è un gioco da tavolo edito alla Cranio Creations.

(1) Rin e Yukio Okumura sono i protagonisti di Blue Exorcist.
Ichigo Kurosaki è il protagonista di Bleach.

(3) Felucia è un pianeta dell’universo di Star Wars.
La Saga di Hrafnkell è un poema norreno, il testo proveniva da un Mondo simile al nostro.
Kupe è una nave spaziale citata nel videogioco Mass Effect.

(4) Si veda Capitolo 5, dopo la distruzione dei Denti di Leone, Luxu si rifugiò in un Mondo e dopo
aver strozzato una trentina di poveretti, trovò il modo di trasferire Cuore e Anima in un altro
corpo… sotto la supervisione di Lucifer. Fino ad arrivare a Braig/Xigbar. <3

(5) Qui le citazioni a opere manga (Mondi) si perdono <3

(6) Stessa cosa accade con Luxord in relazione ad Askin nelle rovine di Auropoli, poste sotto Scala
ad Caelum. Capitolo 3.

(7) Cloud descrive gli strati e il modo in cui vi è giunto combattendo con Sephiroth nel Capitolo 4

(8) Una scena di rigenerazione avviene, in forma minore, anche nel Capitolo 3 di FFB, quando
Askin si procura un taglio nella mano.

(9) Solaris è un romanzo di fantascienza di Stanisław Lem.

(10) Promessa già menzionata alla fine del Capitolo 4




Angolo Autrice:

- La priorità era recuperare le memorie di Lauriam, Elrena e Emdy. Beh, due mesi a cercar quell’uccellaccio in lungo e in largo, o una traccia che ci permettesse di seguirne la pista! Indovinate?! Niente! Per quanto affine all’Oscurità, Sephiroth non è in grado di occultarsi fino a tal punto… sono stati loro! -

TimeLine Aggiornata!
Dall’incontro con Amaimon e Aqua ( in cui Ansem Il Saggio ritorna a Radiant Garden e la Maestra viene corrotta dall’Oscurità a causa del demone ) presente in FFB Capitolo 2 e dove Sephirino ruba le memorie dal Sotto → fino al momento corrente dell’arrivo di Shura dalle Destiny Islands passano circa due mesi!
Recap!
I Fyrir si sono mossi contro Sephiroth, sempre tenendo conto delle loro priorità ovviamente. Il destino di Sephiroth e Cloud troverà epilogo nell’Oltre dove… succederanno tante belle cose.

In questo capitolo è stato all’insegna della Lore e molti nodi sono venuti al pettine, dando un significato alla quasi totalità dei dialoghi tra i Fyrir, a partire dal Capitolo 1 di FFB.
Si è inoltre parlato di;
1) Hlìf
2) è stato ri-menzionato l’Oracolo, già presente nel Capitolo precedente (scena dove Sora, Donald
e Goofy ricevono i frammenti da Shura)
3) è stata spiegata la nascita dei Confini Imperituri e della Fen.ce
4) il Seiðr, ovvero la fonte magica dei Fyrir, di cui parleremo ancora.
5) si è accennato a eventi passati, a vendette, a cadute (credo adesso sia chiaro il significato
dietro questo concetto e a come porvi tristemente rimedio)
6) Døkkafirar (speculate nei commenti…!)
Se avete intuito tutti i collegamenti, siete già a buon punto!
In ogni caso vi chiedo… è tutto chiaro finora? <3
Nei commenti sono sempre disponibile a chiarire ogni dubbio! Evitando spoiler!

1) BONUS LEGAMI

- Shura
Nel manga Ao no Exorcit tiene molto ai due ragazzi protagonisti, Rin e Yukio. Tende a gettarsi a capofitto nei pericoli senza badare alla propria incolumità, tratti in parte mantenuti anche qui.
Nel Crossover vi è un forte legame d’amicizia con Kugo, Askin e…. l’avete intuito?

- Edward/Winry
L’assenza delle protesi, icone del personaggio → la distruzione del Mondo avviene dopo la conclusione di Full Metal Alchemist/Serie Brotherhood. Sia qui che nel Manga/Anime è legato a Winry e farebbe di tutto per proteggerla; così come per entrambi riveste un ruolo fondamentale il concetto di casa.

- Kugo
Qui occorre una digressione per quanto riguarda il legame con Ichigo Kurosaki, differente da quanto narrato in Bleach. Pur mantenendo invariati gli eventi della Saga del Sostituto Shinigami Scomparso (volumi 49-54) e dell’Ultima Saga (Capitoli 518 e 681), ne riscrivo il passato e legami nel mio finale alternativo Ikiru Riyu (lo trovate completo su EFP).
Senza entrare nel dettaglio e mettendo soltanto il succo del tutto;
In Ikiru Riyu, egli viene descritto come un antieroe (tratto che mantiene anche qui) e il legame con Ichigo muta in riconoscenza/amicizia.

- Askin
Nell’ultima Saga di Bleach muore, ma col magico potere delle fanfic, lo faccio tornare in vita nel finale alternativo, narrandone anche la vita prima di entrare nel Wandenreich.
Ecco spiegato il motivo per cui lo ritroviamo nel Crossover.
Non è necessario averlo letto Ikiru Riyu, ma è lì che sviluppa la forte amicizia con Kugo.

- Mephisto
Non c’è molto da dire… ma quale dettaglio è emerso secondo voi in questo Secondo Atto?



Ora… parlando di cose più leggere; la scena con Luxord e Askin è volutamente easy, credo sia bello e funzionale immergere i personaggi in contesti più quotidiani e… insomma anche qui si è intuito qualcosa, ehm ehm! Inoltre Sagrada è un gioco da tavolo che (oltre ad amare alla follia) ben si adatta al nostro caro Sfidante del Destino <3 <3 <3

Come sempre, lasciate un like se il capitolo vi è piaciuto, recensite per farmi sapere la vostra importantissima opinione, inserite nelle categorie per rimanere sempre aggiornati <3
I tre magici ingredienti per far felice una scrittrice. <3

E come sempre ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito fin qui <3

Ci vediamo a Dicembre con l’ultimo scoppiettante Capitolo! <3

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Capitolo 9
*** 9. A Whisper of Doom ***


9. A Whisper of Doom



Guardare al passato, ai propri errori…
Guardare indietro e scontrarsi con orribili indicibili… con quel ragazzo… quella cosa.
Erano passati due mesi, ma Pete non smetteva di pensarci, così come ricercava una parete
dove incollare la schiena prima di addormentarsi. Vigliacco, pallido riflesso di Malefica.
Lei al contrario non aveva rinnegato nulla; indifferente alla precipitosa fuga nel Varco Oscuro,
al viaggio estenuante fino al Dominio Incantato, alla cicatrice che segnava l’esile busto, come
un marchio nefasto. Corrotta dalla bramosia, ella inseguiva un sussurro ricercando un potere
superiore a ogni altro, il resto appariva lontano: gli Heartless, recuperare la Black Box,
l’Oscurità che aveva scandito la conquista dei Mondi...
I giorni scorrevano nella fortezza, dove il gelo delle aspre montagne si mischiava allo zolfo
vicino a pozze traboccanti di melma. Scorrevano nel timore verso se stesso e, per la prima
volta, nei riguardi della propria Signora; nell’angoscia verso quel sentiero e gli orrori che
avrebbe trascinato. Temeva Pete, non riuscendo a cancellare il terrore provato al Cimitero, e
tanto desiderava esprimere la propria paura. Ogni volta però la codardia lo inchiodava davanti
al laboratorio, all’intricato dedalo sotterraneo da cui Malefica usciva ormai di rado. Successe
anche quel giorno. Rimase a scrutare il portone di legno scuro, i battenti a testa di serpente
baciati da riflessi verdognoli, per infine riemergere dalla stretta scala a chiocciole.
Ritrovò il cortile principale, un vento agitava il tanfo rendendo l’aria più fetida di quanto già non
fosse, decine di goblin, resi in parte gradevoli dalle armature in cuoio, andavano su e giù intenti
nelle mansioni quotidiane. Ulek comandava quella feccia, solo perché fra tutti sembrava il più
furbo; servizievole nei suoi confronti come verso l’oscura Padrona. Una volta seduto sopra una
grossa pietra, Pete lo vide avvicinarsi, il muso sorridente mentre i passetti facevano sobbalzare
il rancio nella ciotola.
« Di buon ora Messer… avete già pranzato? »
A un cenno negativo egli richiamò alcuni giovani affinché portassero lo stufato di cervo.
« Una bestia catturata ai confini del Regno di Stefano. Più è nobile, più la carne è succosa! »
« Grazie Ulek… tra un po’ portalo anche a Malefica. »
Felice di averlo compiaciuto, il goblin grassottello si poggiò al muro, mangiando la poltiglia
quasi fosse il dolce di un sontuoso banchetto.
« Non sembri preoccupato », esordì Pete appena la fumante cacciagione venne servita.
« La mia… non è certo mancanza di rispetto, Messer. La magia funziona così, occorre tempo e
tante energie per creare nuovi sortilegi… fu così quando la Signora maledisse Principessa Aurora
ormai... ventotto anni fa. Non avete motivo di tormentarvi. » (1)
Ma l’angoscia non diminuì. Del resto Ulek non aveva visto l’orrore, l’abominio che abitava i suoi
incubi; non si accorgeva della stanchezza sul viso di Malefica; sordo a oscure formule, ignorava
quale male stesse richiamando. Ulek eseguiva gli ordini guidando razzie, conducendo soldati e
Heartless di Mondo in Mondo e riportando peculiari artefatti.
Da bravo sottoposto non si poneva domande e... pure lui… pure lui doveva continuare a esserlo.
S’alzò, lasciando gli ultimi bocconi all’ingordigia del capogoblin; veloce si diresse nei sotterranei,
quasi il coraggio potesse crollare da un momento all’altro. Un nuovo buio lo avvolse oltre il
portone, buio rotto da candele, deboli fiamme a illuminare porzioni di librerie, dorsi di tomi,
ampolle contenenti viscere. Più avanti, al limitar della prima camera, ecco stagliarsi Malefica,
eccola muoversi leggiadra e sinuosa, il corpo avvolto da una veste color giada.
« Non complicati artefatti Pete… no… »
« Cosa allora? »
« Una serie di fortunate coincidenze. Due uomini si scontrarono nei mesi antecedenti la Guerra…
ferendo boschi, montagne, abissi. In ogni Mondo, le genti si tengono lontane da luoghi ormai
maledetti. Uno di loro, forse senza volerlo, disperse piume nere. Piume che i miei servi hanno
avuto l’accortezza di recuperare. »
Profonde erano le occhiaie; fredde le mani a sfiorargli il braccio; la voce persa in una strana
eccitazione; cicatrici a segnar la pelle dove l’abito non riusciva a coprirla.
« Un oggetto semplice… un oggetto in comune… ecco la chiave per vedere Oltre. Adesso siamo
pronti… pronti a stipulare una solida alleanza. »
Eppure apparve magnifica come il primo giorno, quando l’aveva liberato dall’esilio imposto da
Minnie. La seguì raggiungendo il centro della stanza, poi… tutto cambiò; in un braciere le piume
bruciavano; in mezzo a fiamme spettrali ecco riflettersi un viso femminile.
« Piacere di conoscerti… Pete. »
Il terrore sopraggiunse; non un fiume in piena, ma una bestia celata in una notte infinita,
bramosa di mangiarti pezzo dopo pezzo. Una voce suadente, incarnazione di un male antico e
sconosciuto… eppure Malefica s’ergeva meravigliosa, sicura, e lui… lui era un bravo sottoposto.
« M-Mi chiamo Peter Pete. È un onore… signora? »
« Puoi chiamarmi l’Incantatrice. »

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La meraviglia assumeva forme diverse. A scandire il viaggio verso i Confini erano stati gli sguardi
di Sora e Aqua, le esclamazioni di Donald e Goofy mentre Askin aveva spiegato ora aurore nel
cielo, ora distese floreali a lastricare strane porzioni di terra. Fenomeni modellati dal Seiðr,
piante importate da vari Mondi dove erano visibili i segni di una bizzarra evoluzione. Sorvolando
paesaggi via via più sterili, la Fenris aveva saettato dimensione dopo dimensione assieme alla
Lindwurm, l'aeronave di Shura, dove Kugo si era impegnato a modificarla in vista dei numerosi
passeggeri. Giunti a destinazione, l’incanto si era trasformato in qualcosa di nuovo, qualcosa che
non smetteva di rinnovarsi giorno dopo giorno, in vista della partenza. Meraviglia e timore
quando lontano i Hwergh irrompevano dall’Oltre segnando l’inizio delle cacce; la paura scivolar
via di fronte ai Fryir; essi danzavano in mezzo a orde abominevoli, falciandole come un contadino
miete il grano.
Attendendone il ritorno, il gruppo aveva preso l’abitudine ad allenarsi all’interno di una
sala gentilmente concessa da Edward, e mai stupore permeava Luxord come allora. Mentre
GoldSaber disegnava archi dorati scontrandosi con Rainfell e StarLight, e le dita si muovevano
lanciando magie temporali. Dita a ripercorre ricordi, quando i giorni scorrevano ad Auropoli; in
scie luminose rivedeva gli occhi di Ventus nell’Eroe del Keyblade, il viso di Elrena nell’espressione
sicura della Maestra. Nonostante questo, approvativa di questi e altri momenti per immergersi
nel passato, ancora di più, desideroso un giorno di liberare i poteri del Keyblade. Il resto, i legami
di Rulod, giacevano al sicuro nel Cuore, così aveva deciso appena riemerso dall’antica città. (2)
Ricordare il necessario… anche per Askin era così? La domanda rimbalzò, distraendolo nell’attimo
cruciale; la guardia aperta ed ecco StarLight puntata al fianco.
Sora sorrise trionfale poggiando il Keyblade sopra la spalla.
« Ora siamo pari Luxord! »
Poco distante un Reflex di Aqua parò la carica di Goofy e il Fire del mago.
« Le ultime battaglie vi hanno temprato », constatò, le mani alzate in segno di resa.
L’unico a rimaner in disparte era Cloud Strife. Lo conosceva di fama, in veste di partecipante ai
Tornei del Monte Olimpo. Un ragazzo parecchio riservato; di certo la presenza, il legame sancito
con Shura, lo identificavano come un formidabile guerriero, tassello essenziale per la Missione.
Proprio il giovane apparve poco dopo insieme a Winry, ma come previsto fu lei ad annunciar la
merenda a base di waffle. Sora e amici esultarono…
…poi lui entrò e quella domanda riemerse con un’urgenza disarmante.
« Coraggio, sbrigatevi! I waffle vi aspettano! »
« Li hai fatti tu Askin? » chiese l’Eroe del Keyblade.
« Sono il mago dei dolci qui. Anche Kugo se la cava, infatti sta ultimando i condimenti! Cioccolata,
panna, frutti di bosco, marmellata… insomma ce n’è per tutti i gusti! »
« Rivedervi cucinare insieme mi riempie di gioia », commentò Winry.
Una decina di passi, tanto bastò a portar la mano lì, attorno al braccio; a fermarlo e rispecchiarsi
nei suoi occhi; a celare la verità dietro una semplice richiesta.
« Potremo continuare… io e te… »
Con naturalezza egli sorrise e congedò il gruppo, eppure tornando nella sala bianca, dove pareti e
soffitto si univano a cupola, si chiese se non avesse fiutato qualcosa.
« In effetti non ci “affrontiamo” da un po’ », disse facendo apparire una lancia di legno, « l’ultima
volta fu nella nostra pausa caraibica. »
« Questa volta sarà ad armi pari. »
« E... quale sarebbe il succoso premio? »
« Il primo che “colpisce” l’altro, avrà diritto a una domanda. Qualsiasi domanda. »
Una luce ne illuminò lo sguardo e Gáe Bulg si materializzò in una scia scarlatta. Alta come
il detentore, presentava una complessa impugnatura; d'oro erano le parti metalliche sotto
le doppie lame, rosso il legno a unire le tre parti. Una lancia magnifica Gáe Bulg, messa in risalto
da vestiti chiari; camicia bianca, jeans e scarpe beige. Come tutti i Prescelti invece, Luxord
indossava la tuta regalata da Winry all’arrivo ai Confini; un set in grado di proteggere da ogni
clima e assumere l’aspetto desiderato. Se gli altri avevano ricreato i vecchi abiti, lui non aveva
scelto nulla, forse perché il blu scuro e le strisce bianche a lato dei pantaloni ben si abbinavano
ai toni dorati di GoldSaber.
« Come sempre sfidi il Destino in maniera acuta, ma ti avverto... non è una partita a scacchi. »
Sfidare il Destino… l’aveva sempre fatto… anche ora… sopratutto ora.
Un rombo metallico squarciò l’aria, l’onda d’urto trapassò ogni muscolo.
Askin si era mosso, eppure l’aveva percepito all’ultimo, in tempo per deflettere goffamente
il colpo. Col cuore in gola sollevò il Keyblade, lo sguardo puntato in avanti.
L’osservò, attento al modo in cui brandiva l’arma, la posa simile a un serpente, un cobra pronto
a morderti e stritolarti. Danzava scandendo colpi ritmati Askin; quando una lama s’allontanava
un secondo bagliore anticipava l’altra; non lasciava spazio, ristabilendo ogni volta le distanze e
aprendo successioni di fendenti e affondi. Magie elementari si rivelarono inutili; un semplice
gesto del Fyrir le dissipava ora in scintille, ora in nevischio e saette.
Cinque minuti. Tanto bastò per sentire l’affanno e i muscoli irrigidirsi.
No, non poteva finire così. Non doveva finire così.
Uno, due,
Uno Stop, un vuoto a rallentarlo...
Tre, quattro,
… dissolto senza alcuna fatica.
Cinque, sei,
Dividere la magia, colpire più punti, trovare un spazio nella guardia.
Ecco l’energia concentrasi nel palmo, scorrere frenetica nelle dita.
Sette, otto, Stopga!
Piedi, polsi, collo. Askin fu veloce, ma non abbastanza. Una dolce sorpresa lo invase quando la
punta di GoldSaber sfiorò la spalla.
Nove, dieci.
« Liberate le gambe, pensavo di schivare, invece... sei stato veloce. Una strategia efficace… del
resto dovevo aspettarmelo. Avanti… cosa volevi chiedermi? »
Lo disse piano, il respiro a lambirgli dolcemente il collo.
Nell’inaspettata vicinanza Luxord comprese. Non erano stati quei paesaggi a incantarlo, ma la
voce, la sua voce. Solo quella, sempre, sempre. Voce a trovarlo, salvarlo, a guidarlo nel presente,
a donare un senso al tutto. Voce che mai volgeva al passato. Già.. per quanto raccontasse piccoli
episodi risalenti ad Auropoli, lui si limitava a commentarli con sagacia, con quel tono che mai, mai
si sarebbe stancato di ascoltare.
Eppure non bastava, non bastava più.
« Il tuo… i vostri Mondi furono i primi a venir… divorati. Mi chiedevo ecco… se esista una casa
nell’Oltre… prima del vostro arrivo qui insomma... »
Richiesta impacciata, come si aspettava inoltrandosi in quel terreno fangoso, dove Askin tentò
ancora una volta di allontanarlo.
« Mi aspettavo chissà cosa….! Consigli su come affrontare il viaggio, un modo efficace per tener a
bada i Hwergh…! »
« Amo sfidare il Destino, lo dici spesso e… in effetti sempre è stato così », abbassato il Keyblade,
si sedette seguito a ruota da lui, « sai… non rammento come ottenni GoldSaber, ricordarlo mi
aiuterà… ma non voglio affannarmi, il tempo deve fare il suo corso. Comunque! Quando lo
contemplai con attenzione la prima volta... ricordi? Eravamo sull’Isola della Fortuna…lì, all’ombra
degli alberi, mi sovvennero immagini lontane. Eccomi partire da un piccolo porto, salutare ciurma
e capitano; ecco stagliarsi attorno a me vivaci campagne, davanti... l’ignoto e Auropoli. Auropoli…
la città in cui si riunivano i Custodi dei Keyblade. Si trattava di una sola, oscura informazione,
eppure sfidai il Destino. Lo sfidai e mai ebbi paura… né con gli Heartless, né quando affrontai
i Hwergh e... difesi Ven, difesi tutti. Lo stesso vale per Aqua, Sora… pensa a lui! Lui non sapeva
nulla! Tanto meno voi quando… ah… perdonami, mi sto incartando… » (3)
« Vai avanti… »
« Non... mi occorrono tecnicismi! Quando verrà il momento tu sarai con me... a spiegarmi... a
proteggermi. Sono altre le cose che desidero sapere… condividere. »
Silenzio e in esso il suo respiro si fece intenso, come se l’ultima frase, più di tutte, avesse
scavato nell’anima immortale; allora si avvicinò Askin, quasi nel desiderio di proteggere la
risposta; le iridi a percorrere visioni lontane.
« Hlíf… si chiama Hlíf, è… era qualcosa di unico; riemersi dal buio della nascita, esso ci apparve un
incanto. Era un santuario, una terra fuori dal tempo e dallo spazio, modellato all’epoca sui vividi
ricordi risalenti ai nostri Mondi. Luogo in cui lenire ferite e dove presto si susseguirono gioie e
dolori di vite immortali. Lì imparammo tutto, lasciamoci alle spalle le precedenti esistenze.
Dall’Hlíf partimmo, riuscendo infine a sigillare la Porta dell’Oscurità. Eppure non bastò. Essa
era destinata, come vedi, a tornare. Tanti si misero in viaggio e quando le Campane dell’Oracolo
risuonarono qui, noi sette ci adoperammo a costruire tutto questo. La Fen.ce era stata completa
quando… quando l’Oscurità tornò. Hlíf cadde e... »

- A volte i legami si spezzano. È inevitabile. - (4)

« … adesso è un relitto, condannato a vagare nel Seiðr apparendo dinnanzi ai Mondi come uno
spettro … e dove in pochi dimorano. Una tappa del nostro viaggio, non proprio allegra ma… sarà
bello tornare a casa dopo tanto. »
A ogni parola i paesaggi si fecero vividi, gli eventi scivolavano nella mente tra rumori di antiche
battaglie. Infine un tepore sfiorò la pelle, sotto l’orecchino a forma di dado, e come trascinati da
una dolce brezza ecco il profumo dell’erba, il rumore delle cascate, il calore di un sole persi nel
tempo. Nella leggerezza Askin riapparve, le dita ad accarezzargli il collo; e fu gioia, gioia per aver
condiviso e illuminato, seppur di poco, un' infinita distesa di ombre.
« Grazie… mi ha fatto piacere. Davvero tanto piacere. »
Lo sussurrò, traboccante di un’emozione indefinita. Pochi passi ad accorciare una distanza
invisibile, prima dell’inizio di quel lungo viaggio. Forse un giorno sarebbe arrivato laggiù,
dove le ombre celavano spettri, portatori di salvezza e sventura.
« Anche a me… anche a me…ora… ora ascoltami, Luxord. Là fuori non devi assolutamente
allontanarti da me. Per nessuna ragione. »
Da qualche parte nel buio, anche l’immortale si mosse. Così lesse nell’urgenza della voce, nella
mano a circondargli la nuca, nello sguardo celato contro la spalla.
« Promesso, Askin... promesso… »

… perché tu sei… il mio presente, il mio futuro.

–.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Circondato dall’Oscurità, respirando buio.
Nei recessi di Gaia, nelle profondità del Regno Oscuro, più volte aveva percorso sentieri
proibiti, scrutandola, bramandola, piegandola. Eppure non era abbastanza, non era mai
abbastanza; il senso di vuoto rimaneva lì, a rodere l’anima e corrompere i pensieri.
Poi la Luce, Zack… Cloud, e un filo a tessersi lentamente, invisibile a sguardi sconosciuti.
Un filo; pizzicato a ogni duello contro la Luce; teso in uno contorto preludio, tra abomini mutilati,
un misterioso inseguitore e il furto di strane sfere; spezzato in mezzo a quell’Oscurità, diversa,
affascinante, pericolosa. Lì, altri passi rompevano il silenzio, altre ali fendevano le tenebre.
Nulla di più. Da giorni, settimane, tentava di capire chi o cosa lo stesse osservando.
Circondato da una nuova Oscurità, respirando buio.
Oscurità; fonte d’essere, di potere, unica via per giungere lì…
« Speravo facessi la prima mossa... invece nulla da quando ti ho “salvato”. Okay, okay… vediamo
di chiudere il Secondo Atto! »
… nella Vera Oscurità.
Certezza che si stagliò al suono di una voce; divertita, corrotta, suadente e terribile.
Un uomo? Un demone?
Nel dubbio sopraggiunsero piume, infinite piume a sfiorargli l’unica ala.
Nel buio un respiro e la voce invase l’aria, indifferente a Masamune.
« Sei così... affine... interessante considerando da dove vieni. Un universo caro ai Fyrir… ne hai
incontrato uno... puzzi da far schifo! Ma non perdiamoci in sottigliezze. Forse… puoi illuminarmi,
piccolo angelo. Vedi… da mille anni sono qui, osservo, scruto celato a ogni vista. Osservo e basta.
Un potente artefatto impedisce il mio passaggio. Dopo un millennio sai… è normale annoiarsi…
poi eccoti... una deliziosa sorpresa lo ammetto. Tu... sai? Sai cosa proteggono i miei nemici con
tanta cura? Di certo non te... » (5)
Scavarono le parole, ora dolci, ora simili al gracchiar di corvi… eppure la paura rimase come
sempre lontana, estranea al Cuore. In mezzo a dubbi dissipati, un’immagine riaffiorò; l’unico
oggetto sfuggito alla sua comprensione, l’unico in grado di sconfiggere gli Heartless, l'Oscurità
che si era lasciato alle spalle; la Chiave in mano a un ragazzino e altri come lui.
« Keyblade… e Cuori in grado di brandirli. »
Se un corvo avesse avuto il dono della risata, allora sarebbe stata esattamente così: soffocata
all'inverosimile. Se un demone avesse potuto ridere, allora avrebbe riso così: vibrante nel
contorcersi di mille pensieri e dell’ironia della sorte.
« Capisco… quindi il Maestro proveniva da lì… inoltre… ho percepito parecchi movimenti
nell’ultimo periodo… le tue parole sono una lieta notizia! Le Chiavi! Con le giuste Chiavi
usciranno allo scoperto! Finalmente incontrerò... l’uomo che brama di uccidermi… insieme
a una nuova Luce. Non vedo l’ora…! »
Parole gonfie di eccitazione, di controllata follia e suprema magnificenza; parole in grado di
fendere le tenebre e rivelar meraviglia, soltanto meraviglia.
Nero.
Esclusa la pelle, ogni cosa in quell'uomo era nera; la pesante tunica, i capelli, le vene risaltate
dalla carne diafana lungo avambracci e mani; neri gli occhi, pozze di petrolio incastonate in un
viso perfetto, perfetto anche lì, dove la pelle marcia partiva dagli angoli della bocca arrivando
sottile agli zigomi; nere erano le ali, sei splendide ali corvine si diramavano dalla schiena, rese
ammalianti dai riflessi bluastri lungo le decine, centinaia di piume.
Attorno si rivelò un’ampia stanza; complicati bio-macchinari si fondevano con pareti ricavate da
ossa, sacche melmose pendevano dal soffitto, irradiando l’ambiente con una luce fosforescente.
Ma tutto appariva poca cosa di fronte a lui; l’Abisso dell’Oscurità.

Io… posso solo essere qui…

« Sei stato utile, le tue piumette tendono a cadere… un buon regalo per l'Incantatrice. Ora che
ti guardo più attentamente… sei davvero un bellissimo angelo… e io un gran maleducato! Non
mi sono presentato, perdonami », mentre accennava un inchino le ali si mossero, danzando
all’unisono, « i Fyrir mi conoscono come l’Architetto, il Corvo, Colui che porta la Morte. Epiteti
abbastanza lugubri... mettiamoli da parte okay? Chiamami col mio vero nome. Ukoku Sanzo. Anzi
fai solo Ukoku, facile no?! Benvenuto sulla Muten, d’ora in avanti sarai mio ospite… caro? »

Esistere solo qui… dinnanzi alla Perfezione.

« Sephiroth. Il mio nome è… Sephiroth. »



Continua in;

III. Echo of Rain



(1) Precisazioni generali riguardo questa prima scena;
Ricordate la scena nel Capitolo 5 di FFB? Quando Edward li caccia dal Cimitero dei Keyblade?
Rieccomi a chiudere un altro cerchio.
Dominio Incantato; Mondo de La Bella Addormentata presente in BBS. Dopo gli eventi di BBS,
Malefica vi tornò spesso, nonostante la base principale fosse Radiant Garden, dopo la conquista
trasformato Hollow Baston.
Ulek; sarebbe il goblin grassottello presente in questa scena… il nome l’ho inventato io <3
https://www.youtube.com/watch?v=8RF56gn5tNA

(2) Eventi narrati nei Capitolo 3 e 4.

(3) Isola della Fortuna presente nel Mondo dei Caraibi. Dopo la parentesi nelle rovine di Auropoli,
Askin, Luxord e (Kugo) trascorrono qualche tempo lì, fino alla scena presente nel Capitolo 5 tra
il Lupo e Aqua.

(4) Frase di Askin tratta dal Capitolo 6.

(5) Ricordate il Capitolo 8? Shura evidenzia come:
- La priorità era recuperare le memorie di Lauriam, Elrena e Emdy. Due mesi a cercare l’uccellaccio da
quando fuggì dal Sotto ! Due mesi a cercare anche solo una traccia! E indovinate?! Niente! Per quanto affine
all’Oscurità, Sephiroth non è in grado di occultarsi fino a questo punto… sono stati loro! Loro erano qui! -

Inoltre tutto ciò ricollega finalmente i vari pezzi dove vengono nominati o sono protagonisti
Sephiroth e Cloud.







Angolo Autrice;
Finita? Non ci credo nemmeno io tra un po’. <3
Immagino l’epilogo sia stato, specie nella parte finale, una grande grande sorpresa.
Del resto bisogna finire col botto; compare Sephiroth (come vedete non mi sono dimenticata di lui) e i nostri cari Døkkafirar, la nemesi dei Fyrir, stanno lentamente venendo allo scoperto. <3 Il primo a vedersi per intero è… l’Architetto! Niente po po di meno che il nostro caro Ukoku, antagonista principale del Manga Saiyuki. Adoro quest’uomo e sì, è un gran chiacchierone, anche quando combatte contro il quartetto di Sanzo e Compagni non fa che parlare.
Ma! Per chi non conoscesse Saiyuki ecco alcune brevi spiegazioni;

• Il Corvo; è uno dei nomi con cui viene chiamato. Spesso quando compare ci sono piume
svolazzanti, un po’ come Sephiroth, e il gracchiare di corvi.
Ma tutto appariva poca cosa di fronte a lui, l’Abisso dell’Oscurità.
L’Abisso dell’Oscurità è una frase tratta dal Volume 9 di Saiyuki Reload.
• Muten; se nel mio caso indica la bionave, in originale è il Sutra del Cielo e della Terra di
Ukoku è custode. Muten governa la Morte e il Nulla.

I Døkkafirar saranno in linea di massima personaggi di questo calibro; se ho già in mente chi sarà il Necromante o il Ragno, sull'Incantatrice e restanti due ho ancora qualche dubbio.
Nel caso sapete consigliarmi antagonisti femminili (tratti da manga e anime) di un certo spessore?
Poi vedrò come muovermi, ma ricapitolando al momento abbiamo;

• L'Architetto, il Corvo → su cui Askin ha giurato di vendicarsi.
• Il Necromante, il Ragno → su cui Kugo ha giurato di vendicarsi.
• L'Incantatrice → in parte riuscita a superare la barriera scaturita dal Cristallo (quello visto
nello scorso Capitolo) e a mettersi in contatto con Malefica.

L’Architetto si è mosso verso Sephiroth e… okay, so già che alcuni di voi impazziranno per questa scena… sbizzarritevi nei commenti subito subitissimo!
Prima di salutarci!
Avrei un po’ di domande per voi o miei cari attuali e futuri recensori.
Anzi scrivete le recensioni in libertà e poi aggiungete le risposte alle seguenti domande;

1) Cosa ne pensate dei contenuti inventati da me?
2) Vi piace la veste che ho dato ai personaggi Crossover? Chi vi ha colpito di più?
Poteri nuovi, nuove nature, tutto nuovo insomma. Mi sembrava la scelta più azzeccata per tutta una serie di questioni:

• Bilanciamento dei livelli di potere; fare una mistura di Shinigami, Alchimisti e Demoni era la
scelta più ovvia, ma quella che a lungo andare avrebbe stonato terribilmente. Le classi dei
Fyrir hanno leggeri rimandi ai Mondi Originali, ma ovviamente la questione cambia;
- Ed e Winry sono Smiða [Forgiatori]; hanno creato la Fen.ce , i Confini Imperituri, la Black
Box e il Cristallo visto nel Capitolo 8, il che si rifà alla natura di “Alchimisti”.
- I fratelli Mephisto, Lucifer e Amanion sono “maghi” [non ho ancora inventato un nome
per la classe] ; non hanno armi, ma sono in grado di lanciare potenti magie. In Blue
Exorcist i Demoni fanno uso di forza fisica e potenti incantesimi ( specie nel loro caso
essendo, in origine, tre degli Otto Re di Gehenna)
- Kugo e Askin sono i guerrieri; in Bleach per la maggior parte combattono a suon di
spadate, riassumiamola così. Kugo in origine è il Primo Sostituto Shinigami, Askin un
Quincy → le personalità si rifanno alla mia Long Ikiru Riyu.
• Per farli legare in maniera più significativa.

3) Cosa ne pensate di Luxord? Vi è piaciuta la sua evoluzione?
4) E Luxu?
5) Soretto è comparso meno, ma nel piccolo è sempre lì, a riempire di gioia e allegria, ma con una certa maturità che in molti mi hanno fatto notare, e di cui ammetto sono rimasta stupita. Anche il suo legame con Shura è stato accennato… e ci sarà tempo di approfondire. Pure Aqua nel suo piccolo ha mosso qualcosa, ma su di lei ci concentreremo in futuro <3
5) Opinioni sui rapporti Askin/Luxord, Luxu/Mephisto. Luxu/Lucifer, Kugo/Aqua. Sephiroth/Cloud. Sephiroth/Ukoku.
Forse la domanda che mi preme di più.
7) La gestione generale dei personaggi; sia quelli principali che secondari. I motivi per cui i Prescelti intraprenderanno questo Viaggio, sono abbastanza forti e in linea coi loro caratteri? Esclusa la Missione e il dover chiudere la Porta dell’Oscurità, abbiamo;

• Luxord→ dopo aver ricordato la precedente esistenza come Rulod, ora è determinato a
recuperare le memorie di Lauriam, Elrena e Emdy
• Luxu → ricongiungersi da immortale col Maestro dei Maestri (immortalità ottenuta,
come il mentore 3000 anni prima, tramite elisir di Edward; immortalità diversa da
quella dei Fyrir, loro due non invecchiano e basta)
• Sora → “salvare” i Fyrir
• Aqua → seguire una strana sensazione.
• Cloud → per sconfiggere Sephiroth e vendicare la morte di Zack

8) I collegamenti con Union X sono stati chiariti e semplificati! In futuro aggiungerò lore mia sul per Maestro e Luxu, ma lo svolgimento degli eventi principali rimane quello descritto. Spero di aver dissipato ogni dubbio nei capitoli riguardanti il passato di Luxord, ma se avete domande chiedete!
I legami di quest’ultimo con Lauriam eccetera eccetera, sono stati delineati bene?
9) A proposito di X; opinioni Maestro? Un uomo legato ai nostri Fyrir in maniera diversa e che sempre aleggia nella vita di Luxu e non solo… ehm! Ehm! Andiamo avanti!
10) Opinioni su Pete. Non sembra ma mi sto affezionando a quel micio obeso!

Sì è parlato anche di Kairi, Lea e in misura minore di Riku, Mickey, Even, Ienzo, Isa, Ventus, altri di contorno quali Yen-Sid, Terra e Ansem. Per tutti loro ho tentato di avvicinarmi sia ai loro caratteri, sia alle possibili reazioni di fronte a eventi, personaggi, minacce così grandi. Kairi e Lea saranno i narratori principali per quanto riguarda i Prescelti rimasti col compito di frenare l'onnipresente minaccia Heartless e Malefica. In ogni caso su alcuni di loro non mi soffermerò più di tanto, specie perché considero i loro archi narrativi chiusi (vorrei che anche Kingdom Hearts 3 avesse seguito questa strada ma va beh… se non ho fatto tornare alcuni personaggi un motivo c’è! ).
Detto questo vi saluto! Ringrazio le persone che mi hanno supportato con le loro fantastiche recensioni, spronandomi ad andare avanti. Senza il loro supporto, non avrei trovato la forza di proseguire in questo immane progetto. <3
Grazie a tutti, davvero. <3
Ovviamente il ringraziamento va anche ai futuri recensori e lettori. <3 <3 <3
Da adesso si avvia un periodo di pausa; per riorganizzare e mettere insieme i nuovi pezzi del puzzle. L’unica anticipazione che posso farvi sarà il tema principale del Terzo Atto; ovvero l’intermezzo, o metà intermezzo circa: lo sviluppo dei legami tra i Fyrir e i Prescelti che hanno ricevuto gli Shrapenl. <3

Auguro a tutti un felice Natale! E un buon anno nuovo! <3
Elgas
ps. Superlike per Sephiroth e la conclusione del Secondo Atto!

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