Frammenti

di Dida77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. 01-05 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. 06-10 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. 11-15 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. 16-20 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. 21-25 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. 26-30 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. 31-35 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. 36-39 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. 01-05 ***


Perle (Bucky)
I ricordi piombavano addosso senza preavviso, smossi da un odore, un suono o un'immagine, proprio come adesso, davanti alla vetrina di una gioielleria: una collana, un semplicissimo filo di perle senza tempo, ed ecco che i ricordi della madre di Steve affollavano di colpo la sua mente, riportando alla luce immagini di una vita felice che non sapeva di aver vissuto.

Arrendersi (Steve)
Avrebbe dovuto arrendersi all'evidenza e lasciare andare, una volta per tutte, coloro che erano scomparsi, avrebbe dovuto provare a farsi una nuova vita, provare ad andare avanti; sarebbe stato più facile, avrebbe fatto meno male, forse, ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto, lui non si sarebbe arreso, lui non li avrebbe mai lasciati andare.

Canto (Bucky)
"Usciamo dai, è la vigilia di Natale" aveva detto Steve prendendolo praticamente di peso e trascinando a forza fuori dall'appartamento, senza una spiegazione; adesso camminavano mano nella mano, sotto una leggera nevicata, in una New York vestita a festa e piena di luci, con l'odore del vino caldo speziato nelle narici e i canti di Natale intorno a loro: non ricordava cosa significasse essere felici, ma doveva esser qualcosa di molto simile a quella sensazione lì.

Ritrovarsi (Bucky)
Lo aveva seguito al supermercato, chissà poi perché, e adesso era da solo in un corridoio pieno di gente che lo urtava da tutte le parti, "Tu scegli i biscotti, io vado a prendere il latte" aveva detto Steve pochi minuti prima senza dargli il tempo di rispondere; in un attimo il panico gli aveva annebbiato la vista; non poté far altro che sedersi a terra con gli occhi chiusi, cercando di respirare normalmente, in attesa che Steve lo ritrovasse e rimettesse tutto al giusto posto e nella giusta prospettiva; "Eccomi Bucky, eccomi, ti ho trovato" sentì dire; respirare era già un po' più facile.

Guscio (Bucky)
Le braccia e le gambe di Steve lo avvolgevano da dietro, come un guscio protettivo ed era strano che, dopo tutte le cinghie e le costrizioni che aveva dovuto subire nella sua vita, sentirsi stretto in quel guscio caldo, senza possibilità di muoversi, fosse l'unica cosa che lo facesse sentire tranquillo e al sicuro dal resto del mondo.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. 06-10 ***


Annegamento (Bucky)
Aveva avuto un dubbio durante l'ultima missione, solo un tentennamento, quando si era reso conto che lo avevano mandato ad assassinare una famiglia intera; non sapeva perché, ma era convinto che ci fosse qualcosa di sbagliato nell'uccidere quei due bambini piccoli che si abbracciavano stretti proteggendosi l'un l'altro; ma loro avevano visto quel tentennamento e adesso si trovava legato a quel maledetto letto con la testa coperta da uno straccio sporco e continuavano a buttargli acqua sulla faccia, nella bocca, nel naso, ancora, ancora e ancora; sarebbe morto stavolta, ne era sicuro e, in fondo, non sarebbe stato così male. 

Natiche (Bucky)
C'era chi definiva il culo di Steve "il miglior culo d'America" (Tony lo diceva sempre... ed era vero perdìo) e a Bucky piaceva guardarlo da dietro, un po' da lontano per avere una visione d'insieme, e sapere che lui (e solo lui) poteva toccarlo ogni notte a proprio piacimento, saggiandone la forma e la consistenza con le mani, senza alcun pudore, lo riempiva di un orgoglio che sarebbe difficilmente riuscito a spiegare a parole.

Bar (Steve)
Malgrado i suoi polmoni, Steve seguiva spesso Bucky in uno dei bar più fumosi di New York, solo per il piacere di vederlo suonare il pianoforte; ormai erano ospiti fissi e quando Bucky suonava sul bar calava il silenzio: le ordinazioni venivano prese sotto voce e i corteggiamenti potevano aspettare; tutto il bar si fermava ad ascoltare quel meraviglioso ragazzo bruno che suonava rapito con gli occhi socchiusi; tutto il bar si fermava e ogni volta Steve assisteva, affascinato, a quella magia. 

Morsa (Bucky)
Quando riprese i sensi si trovò seduto in una posizione innaturale, il braccio di vibranio stretto in una morsa alla sua sinistra, gli abiti ancora umidi; il suo primo pensiero fu cercare di capire come fuggire da quella situazione; poi una voce, "Capitano", e passi che arrivavano di corsa; alzò la testa veloce, per capire quale minaccia avrebbe dovuto fronteggiare, lo vide arrivare e in un attimo sentì, senza sapere nemmeno il perché, che non c'era più bisogno di fuggire.

Adozione (Bucky)
La vide non appena entrò in camera, un piccolo scricciolo di due o tre mesi avvolto in una copertina rosa, scampato per miracolo alla carneficina che era avvenuta in quella casa, rimasta sola al mondo, così simile alla sua sorellina che gli sembrò un deja vu; la prese in braccio e guardò Steve senza proferire parola; la stessa idea nacque all'unisono nelle loro menti, "Portiamola a casa" disse Steve annuendo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. 11-15 ***


Notte
L'accampamento dormiva e loro erano sgattaiolati fuori dalla tenda allontanandosi silenziosi, si erano fermati in una radura e si erano sdraiati sull'erba, lontani da occhi e da orecchie indiscreti; per qualche ora, sotto il cielo stellato di agosto si erano accarezzati, si erano baciati, avevano respirato la stessa aria, avevano pensato gli stessi pensieri; il mondo sembrava in pace e loro ebbero l'illusione di avere tutta una vita da vivere insieme.

Segreto
Era sempre stato un segreto, non avevano mai potuto confessarlo a nessuno, (quasi) nemmeno a loro stessi, lo avevano sempre nascosto nel profondo della propria anima, al riparo da occhi indiscreti e lì era cresciuto per tutti quegli anni; ma adesso, dopo tutti gli orrori e le battaglie, potersi tenere semplicemente per mano per strada alla luce del sole, sembrava il giusto compimento di una vita intera.

Desiderio
Erano letteralmente scappati dalla torre, nascondendosi da tutti gli altri che non vedevano l'ora di festeggiare il compleanno del Cap; ma quello non era il compleanno di Captain America, quello era il compleanno di Steve Rogers e Steve Rogers lo voleva festeggiare come aveva sempre fatto, andando a mangiare una pizza e tornando a casa con calma, passeggiando tranquillamente per le strade deserte insieme a Bucky; erano entrati in una pasticceria aperta chissà come a tarda notte e avevano comprato un muffin, Bucky ci aveva messo sopra una candelina portata in tasca per l'occasione e l'aveva accesa "È ora di esprimere un desiderio Steve".

Neverenough (Steve)
Interno notte - Sono sdraiato accanto a te che ti guardo dormire finalmente sereno nella penombra della lampada lasciata accesa sul comodino per scacciare i tuoi incubi, e capisco che di te non ne ho mai abbastanza; di te al mio fianco, nelle mie giornate, nelle mie notti, nella mia vita non ce n'è mai abbastanza e capisco, tutto ad un tratto, che domani mattina quando ti sveglierai ti chiederò di sposarmi, perché di te nella mia vita non ce n'è mai abbastanza.

Cento (Bucky)
Quella sera le luci illuminavano letteralmente a giorno la pista da ballo e sembrava che cento ragazze si fossero vestite a festa, avessero arricciato i capelli e avessero messo su il loro rossetto più bello solo per far colpo su Bucky; una processione infinita di ragazze bellissime che facevano la fila per ballare con lui, salutarlo o anche solo per sorridergli o fargli l'occhiolino; aveva cento ragazze ai suoi piedi e lui stava al gioco, ballava, salutava, sorrideva, faceva l'occhiolino di rimando, domandosi però come mai tutto avesse perso smalto, colore e sapore da quando, un'ora prima, Steve aveva deciso di abbandonare la festa.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. 16-20 ***


Hamburger (Steve)
Quando Steve tornò da fare la spesa due ore più tardi, trovò Bucky nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato, seduto sul divano con le braccia intorno alle gambe, il mento appoggiato sulle ginocchia e lo sguardo fisso davanti a sé, "Preparo qualcosa da mangiare, Bucky" si limitó a dire tristemente, domandandosi quanto avrebbe dovuto aspettare per riavere indietro il suo miglior amico; quindici minuti più tardi Bucky venne strappato dai suoi pensieri da uno strano odore di briciato che richiamò improvvisamente ricordi di un'epoca lontana e felice; "Steve, " chiamò con un sorriso sghembo sul volto che raggiunse, finalmente gli occhi, per la prima volta dopo tanti anni "quegli hamburger non sono dell'Hydra, non ti hanno fatto niente di male sai... non importa torturarli; forza spostati, faccio io, tu lava l'insalata, lo sai che è quello il tuo compito; mi domando come tu sia riuscito a sopravvivere tutti questi anni senza di me".

Madre (Steve)
Sarah era ritornata a casa, e adesso passava le giornate nel suo letto, in attesa di poter riposare per sempre; le uniche forze che le restavano le usava per il suo Steve, per guardarlo, per sorridergli, per accarezzarlo; "Steve, chiama Bucky ho bisogno di parlargli da sola" disse un pomeriggio e Bucky arrivò di corsa, entrò in camera con gli occhi bassi e il cuore che batteva con un tamburo, stette solo con lei tutta la sera, Steve rimase seduto in cucina da solo vergognandosi perché geloso di quei momenti tanto preziosi che Bucky stava passando accanto a sua madre; quando uscì dalla camera aveva gli occhi rossi, "Cosa voleva Buck?" chiese Steve in un sussurro "L'ho salutata Steve e le ho promesso che sarei stato con te e che ti avrei protetto fino alla fine di tutto".

Offerta (Bucky)
Avrebbe offerto volentieri la sua vita per tenerlo al sicuro, per saperlo felice, lo aveva fatto settant'anni prima e lo avrebbe rifatto volentieri anche  adesso, sempre insieme fino alla fine di tutto; ma adesso non sarebbe bastato offrire la sua vita per saperlo felice, adesso avrebbe dovuto lasciarlo andare e questo era maledettamente più difficile.

Cellulare (Bucky)
Si rigirò il suo nuovo cellulare tra le mani senza saper bene cosa farne, guardando Steve con aria interrogativa "E io che cosa dovrei farci con questo?" - "Serve per telefonare, zuccone; così se ti prende il panico e hai bisogno di chiamarmi, puoi farlo in qualsiasi momento, ho già memorizzato il numero nella rubrica, basta che premi 1"; Bucky iniziò a guardare l'oggetto con aria interessata, questa cosa del poter chiamare Steve in qualsiasi momento era come una coperta calda che lo faceva sentire al sicuro, era come averlo sempre lì accanto sé; in fondo quella nuova vita, quel nuovo tempo non erano poi così male.

Salvezza (Steve)
Il sapore del sangue in bocca gli fece capire che l'ultimo pugno era andato bene a segno, non il dolore, quello non lo sentiva, lo avrebbe sentito dopo; si sforzava di tenere la guardia alta, come Bucky aveva provato a insegnargli tante volte, ma non era sufficente per parare la scarica di colpi che arrivava da tutte le parti: pugni, calci, perfino sputi; sarebbe stato lì a prenderle per tutto il giorno se fosse stato necessario, ma il suo corpo lo stava tradendo come sempre e la testa stava iniziando a girare; poi, quando ormai non riusciva più a stare in piedi, la solita voce in fondo al vicolo, la salvezza, "Ehi stronzi, prendetevela con uno della vostra stazza!"

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. 21-25 ***


Ballo 
Il soggiorno era tiepido e in penombra, rischiarato solo dalla luce calda della lampada posta sopra il divano, il vecchio giradischi suonava una canzone degli anni cinquanta su un vinile che Steve aveva scovato quella mattina in un mercatino; ad un tratto Bucky si alzò dal divano e si mise in piedi, fermo, davanti a Steve, "Vuoi ballare con me?" chiese titubante; in un attimo Steve fu in piedi tra le sue braccia, la testa appoggiata sulla sua spalla, le braccia attorno alla vita; oscillavano piano insieme seguendo la melodia come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Azzurro 
Il cielo di Maggio azzurro sopra di loro, il vento fresco, il sole caldo sulla pelle, tutto invitava ad uscire fuori e stare all'aria aperta; Bucky odiava la folla e quindi preferirono un posticino isolato del parco, nascosto dal vialetto da una serie di cespugli piantati ad arte; stesero la coperta all'ombra di un albero secolare, dove il sole che filtrava attraverso le sue foglie colorava tutto di verde; tirarono fuori i panini che avevano preparato insieme un paio di ore prima dividendosi lo spazio della loro piccola cucina come se non avessero fatto altro per tutta la vita; improvvisamente sentirono come se tutti quegli anni e tutto quel dolore non fossero mai esistiti.

Carboncino (Steve)
Quando Steve alzò la testa dal libro si accorse che Bucky si era addormentato sul divano con Colonnello Phillips tra le braccia; Bucky e quel gattino grigio adottato da soli tre giorni erano ormai inseparabili; improvvisamente un'idea attraversò la sua mente e corse in camera, frugando in fondo all'armadio e tirando fuori la vecchia scatola di latta con dentro i suoi carboncini e il suo album da disegno, regalo di Bucky di una vita fa; dopo tanti anni aveva di nuovo davanti gli occhi una scena che valeva la pena di essere disegnata.

Inchiostro (Bucky)
Bucky era solo in casa, seduto sul tappeto ai piedi del loro letto; tutto intorno sparsi per terra c'erano i diari che Steve aveva riempito prima e durante la guerra; Bucky li aveva trovati in una scatola sepolta in fondo all'armadio e li aveva aperti così, solo per curiosità, trovandosi poi davanti i resti di una loro vita precedente; erano pieni di disegni e biglietti del cinema, pieni di racconti delle loro giornate e di sentimenti che giorni prima Steve aveva finalmente avuto il coraggio di dirgli di persona ma che allora confessava solo alle pagine di quei diari; le ultime pagine però erano diverse, piene della sua grafia fitta, con l'inchiostro scolorito nei punti in cui, settant'anni prima, le lacrime di Steve erano andate a bagnare i fogli.

Luce (Steve)
Steve corse come un disperato per i corridoi, aprendo con violenza le porte delle varie stanze , cercandolo, chiamandolo senza sosta; l'Hydra aveva catturato Bucky una settimana prima e per cinque giorni non ne avevano più saputo niente, come se fosse scomparso nel nulla; alla fine erano riusciti a trovare il loro covo e a bonificare l'edificio; adesso lo stavano cercando, terrorizzati di cosa avrebbero potuto trovare; dalla porta alla fine del corridoio trapelava una luce e Steve corse in quella direzione, non appena davanti allo specchio della porta lo vide, illuminato dalla luce fredda del neon, legato alla macchina per il lavaggio del cervello, lucido di sudore, privo di sensi, con il pezzo di gomma ancora stretto tra i denti, "Ti ho trovato Bucky, ti ho trovato".

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. 26-30 ***


Metallo
Quando erano fuori casa Bucky cercava sempre di nascondere il braccio di metallo: una maglia a maniche lunghe, un giubbotto, un paio di guanti di pelle nera, faceva di tutto perché nessuno vedesse quella parte di sé che non sentiva come sua e di cui si vergognava profondamente; ma Steve era un tipo testardo e aveva deciso di non fermarsi a quel "Va tutto bene" che Bucky gli propinava continuamente un giorno dopo l'altro; notte dopo notte, carezza dopo carezza, bacio dopo bacio, Steve decise di prendere confidenza con quel braccio, si fermava spesso ad accarezzarlo, affascinato da come le piastre si muovessero sotto il suo tocco leggero; con il passare dei giorni quel braccio divenne per Steve sempre più familiare come gli occhi di Bucky, le sue labbra o i suoi capelli e alla fine, senza rendersene nemmeno conto, anche Bucky si trovò a far pace con il suo braccio e con il suo passato.

Dimenticare (Bucky)
Si svegliava spesso nel cuore della notte, immerso nei ricordi di quando era ancora il Soldato d'inverno; allora si alzava silenziosamente per non svegliare Steve spostandosi nell'altra stanza, accendeva una sigaretta, appoggiava la fronte al vetro freddo della finestra e, guardando fuori, snocciolava, uno dopo l'altro, come un mantra, il nome di tutti coloro che aveva ucciso; li ricordava tutti, uno per uno, ma dimenticare era la sua più grande paura e, in quel modo, ogni notte, chiedeva loro scusa e chiedeva loro pace e loro, in qualche modo, gliela concedevano placando per un po' il suo animo inqueto; Steve, sveglio nel letto, aspettava ogni notte la fine di quello strano tributo prima di andare in cucina per preparare due bicchieri di latte caldo.

Bacio agognato (Steve)
Erano seduti sul davanzale dell'unica finestra della soffitta, il vetro aperto per far entrare l'aria primaverile, gli occhi rivolti al cielo stellato di quell'ultima notte insieme; Bucky sarebbe partito la mattina dopo all'alba e nessuno dei due aveva voglia di sprecare quelle ultime ore andando a dormire, "Per il mio compleanno non ci sarai," disse ad un tratto Steve, "forse dovrei esprimere adesso il mio desiderio", "Sì, dovresti" rispose l'altro, serio; allora Steve chiuse gli occhi, espresse il suo desiderio in silenzio e appoggiò delicatamente le proprie labbra su quelle di colui che avrebbe portato via con sé metà della sua anima.

Dogtag (Bucky)
Bucky teneva le sue vecchie piastrine come se fossero un tesoro, sul palmo aperto della mano destra, fissandole incredulo con gli occhi pieni di lacrime; "Le abbiamo trovate quando abbiamo fatto irruzione nell'ultimo covo dell’HYDRA, Sergente, è giusto che le tenga te... sono tue dopo tutto..." disse Fury con il suo solito tono burbero, anche lui un po' commosso da quella reazione inaspettata; finalmente il peso che sostava da anni sul petto di Bucky scivolò via: il Sergente James Buchanan Barnes aveva ripreso il posto del Soldato d'inverno.

Carta 
La notte era fatta per dormire al sicuro tra le braccia di Steve, ma la notte era silenziosa e con il silenzio gli incubi si facevano sentire più forte; allora Bucky si alzava e prendeva il diario che Steve gli aveva regalato settimane prima e andava scrivere al tavolo di cucina; "Cosa dovrei farci con questo?" aveva chiesto scocciato quando glielo aveva dato, "Ci scrivi sopra quello che ti passa per la testa, all'inizio non sarà facile, ma se insisti ti renderai conto che mano a mano che scrivi l'angoscia che hai dentro scivolerà via, me ne regalò uno Peggy dopo che... dopo che te ne sei andato, con me ha funzionato, perché non provi?" aveva risposto Steve con il suo solito sorriso incoraggiante.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. 31-35 ***


Gattopigro
Quel gatto grigio che avevano adottato pochi giorni prima sembrava nato solo per dormire, mangiare e far le fusa; in pochi giorni era diventato una presenza fissa nella loro vita e la sera, quando si accocolavano vicini sul divano dividendosi una coperta come ai vecchi tempi, si intrufolava tra di loro come se non avesse fatto altro per tutta la vita.

Colazione (Bucky)
A differenza di Steve, a Bucky piaceva rimanere a letto la mattina, godersi la sensazione delle lenzuola pulite sulla pelle, il tepore della trapunta, i cuscini morbidi (tanti cuscini, perché i cuscini non erano mai abbastanza), in verità non si sarebbe mai alzato; ma quella mattina l'odore del caffè e del pane tostato arrivarono fino alla camera e lo costrinsero ad aprire gli occhi per capire quale ne fosse il motivo, "Ho pensato che portarti la colazione a letto fosse un buon modo per costringerti a svegliarti..." disse Steve chiudendo la frase con un bacio a stampo e un sorriso luminoso sulle labbra.

Beatles
A Steve piaceva andare per mercatini e trovare oggetti d'epoca per arredare la loro nuova casa; era un nostalgico e gli piaceva circondarsi di oggetti che risalissero ai tempi della guerra o a qualche anno prima, lo facevano sentire a casa e Bucky lo lasciava fare tranquillamente, divertito dall'attenzione maniacale che Steve metteva nelle sue ricerche; per questo rimase colpito quando Steve riportò a casa un pacco di vinili di una band di quattro ragazzi inglesi dalle pettinature strane, sicuramente frutto di tempi che loro non avevano vissuto... "Si chiamano Beatles, mi ha detto Sam che dobbiamo ascoltarli assolutamente... " rispose Steve al suo sguardo interrogativo.

TG delle 20 
Per Bucky era ancora strano avere la televisione in casa, una televisione enorme a dir la verità, posta in sala davanti al divano, regalo di Tony per "facilitare il loro rientro nel mondo civile..."; e ormai era diventata un'abitudine per lui appollaiarsi sul divano per vedere il notiziario delle 20 ogni volta che poteva, mentre Steve trafficava tranquillamente in cucina preparando la cena per tutti e due.

Wakanda (Steve)
La telefonata di Shuri arrivò inaspettata, era stato a trovare Bucky solo pochi giorni prima e la principessa non aveva accennato al fatto che medici fossero quasi pronti per farlo uscire dalla crio; "Capitano, abbiamo finito di liberare il Sergente Barnes dal condizioniamento dell'Hydra, possiamo farlo uscire dalla crio quando vogliamo, anche adesso, ma pensavo che le avrebbe fatto piacere essere presente, e sicuramente farebbe piacere anche a lui vedere una faccia amica non appena sveglio..."; "Aspettatemi, arrivo nel giro di dodici ore..." rispose Steve con il cuore in gola; furono le dodici ore più lunghe della sia vita.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. 36-39 ***


Perdono
Da mesi ormai Steve e Bucky erano ufficialmente una coppia, abitavano insieme nel loro nuovo appartamento, lavoravano insieme allo SHIELD, uscivano a far la spesa, ordinavano la pizza, andavano al cinema, tutto come una normalissima coppia; ma erano le notti ad essere diverse, costellate dagli incubi dell'uno e dell'altro: Bucky sognava di quando era sotto l'HYDRA, degli esperimenti, delle uccusioni; Steve invece sognava di quando lo aveva perso, di quando non era riuscito ad afferrarlo e lui era caduto in quel maledetto crepaccio e puntualmente i sensi di colpa tornavano a togliergli il fiato dai polmoni e puntualmente si ritrovava a chieder perdono a Bucky tra un singhiozzo e l'altro e puntualmente Bucky lo abbracciava forte e gli ripeteva dolcemente "Non è stata colpa tua, cretino, te l'avrò detto migliaia di volte, ma forse adesso è il caso che tu lo capisca davvero e tu provi a perdonare te stesso, perché ti garantisco che sei l'unico al mondo che si ritiene responsabile di ciò che è successo."

Tardi (Bucky)
Una morsa gelida stava stritolando il cuore di Bucky mentre i secondi passavano e di Steve su quella piattaforma non c'era traccia; mentre Sam e Bruce si domandavano preoccupati cosa potesse essere successo, lui, invece, era terrorizzato dall'idea di aver capito, perché questo avrebbe voluto dire perderlo per sempre... ma non fece in tempo a terminare quel pensiero che Steve era di nuovo sulla piattaforma e un attimo dopo era lì davanti a lui con le mani sul suo viso e lo sguardo dritto nei suoi occhi, "Scusa, ho fatto tardi" gli soffiò sulle labbra giusto un attimo prima di baciarlo.

Grembiule (Steve)
Steve si svegliò presto come al solito ma, a differenza di tutte le mattine, Bucky non era lì accanto a lui; ebbe appena il tempo di preoccuparsi quando i rumori provenienti dalla cucina gli riportarono alla mente risvegli di una vita precedente, quando Bucky si alzava presto per preparare la colazione; e come settant'anni prima Bucky era là, davanti ai fornelli con indosso una tuta e un grembiule legato in vita, che cucinava canticchiando a bocca chiusa una vecchia canzone che usciva dalla radio accesa (ma tenuta a volume basso per non svegliare Steve); un attimo dopo Bucky alzò la testa, lo vide e sorrise, "Vieni, ho preparato i pancake."

Sedile posteriore (Steve)
Avevano trovato Bucky dopo giorni di ricerche, privo di sensi, ancora collegato alla macchina per il lavaggio del cervello; Steve non aveva fatto avvicinare praticamente nessuno per paura che si spaventasse, aveva sciolto le cinghie, gli aveva aperto delicatamente la bocca per togliergli il pezzo di gomma che teneva ancora stretto tra i denti, gli aveva messo addosso una coperta scovata da Nat da qualche parte e lo aveva preso in braccio per portarlo fuori, il tutto senza mai smettere di parlargli dolcemente... "Sono qui, Bucky, sono qui, sei al sicuro adesso...", poi lo aveva depositato sul sedile posteriore del van con cui erano arrivati e aveva continuato a cullarlo come se fosse un bambino fino a quando, ore più tardi, Bucky non aprì gli occhi e gli sorrise riconoscendolo.

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