Shadow | Camren

di deminamylove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Non tutti hanno il coraggio di definire bella e soddisfacente la propria vita, ma Lauren sì. In un mondo tenebroso ed infernale come il liceo, lei era riuscita a portare tutto a suo favore: con la giusta dose di simpatia, fascino ed umiltà, Lauren si era fatta strada attraverso la piramide sociale della scuola, arrivando tra gli studenti più invidiati, apprezzati e guardati da lontano dalle povere creature introverse che ammiravano chi era in cima alla scala evolutiva scolastica quasi fossero dei. Come detto, Lauren era una di quelli, ma era come se tutto ciò che in realtà contasse per lei non fosse questa presunta popolarità, ma una fantastica compagnia di amici, un'ottima media scolastica ed uno stile di vita al di fuori dell'ambito studentesco molto più che agiato.

Non era solita guidare per andare a scuola, ma quella mattina la sua migliore amica, Normani, le aveva dato buca per aver avuto problemi con l'auto, così quel giorno toccava a Lauren passarla a prendere sotto casa. Fermatasi davanti al vistoso cancello dell'ancor più vistosa villa, iniziò a suonare ripetutamente il clacson, consapevole dell'inevitabile ritardo dell'amica.

"Mani, andiamo! Faremo tardi!" iniziò ad urlarle quando intravide finalmente la sua figura sbucare fuori dal portone dell'edificio, con passo lento e disinvolto, quasi come stesse intraprendendo una sfilata improvvisata con l'unica intenzione di mettere ulteriore pepe all'espressione scocciata di Lauren. Quando finalmente entrò nella decappottabile, tutto ciò che Normani ottenne fu un leggero pugno sul braccio.

"Ahi!"

"La prossima volta non sarò così gentile, stupida" rispose Lauren, con un sorriso sul volto che aveva già sostituito quel finto sguardo arrabbiato. Ormai conosceva perfettamente la routin, sveglia estremamente in anticipo, colazione in compagnia della cameriera, ed attesa infinita dell'arrivo di Normani, la quale dopo tre anni doveva ancora comprendere in pieno il preciso orario delle lezioni.

"Ma dai, che avrai aspettato nemmeno 5 minuti" si difese l'amica di colore, che quel giorno indossava dei semplici skinny jeans ed una t-shirt corta bianca. Iniziò a cercare qualcosa dello scompartimento della macchina posto davanti al sedile del passeggero, trovando la custodia degli occhiali da sole rotondi neri di Lauren, per poi aprirla.

"Ehi! È roba mia quella" si lamentò subito Lauren, tentando disperatamente di recuperare gli occhiali senza perdere il controllo della macchina.

"Sì, ma sono così carini!"

"Lo so benissimo che sono carini, e costano un occhio della testa quindi ridammeli!" più tentava di recuperarli, più spesso cacciava dei piccoli urli per aver accidentalmente occupato la corsia opposta. Dopo una lotta assidua, Normani cedette.

"Okay, ha vinto! Soltanto perché tengo più alla mia vita, ma sappi che non finisce qui"

"Mi dispiace deluderti cara" cominciò Lauren con i capelli al vento mentre indossava quelle lenti scure "ma questi occhiali sono off limits"

"Vedremo.." e fu così che finalmente entrarono nel parcheggio della scuola.

Non appena scesero dal veicolo e si avviarono all'ingresso, un gruppo di ragazzi seduti sul muro della scalinata iniziò a dimenare le braccia per farsi notare da loro due. Quando Lauren li vide, subito si avviò verso di loro sorridendo e ricambiando il saluto. Quelli erano i suoi amici, unici ed insostituibili. Il ragazzo castano chiaro con gli occhi azzurri era Zac, che poteva essere definito il festaiolo del gruppo: con lui nei dintorni era davvero difficile stare tranquilli per più di cinque minuti; al contrario, il componente più calmo e tranquillo era Matthew: per quanto potesse essere alto e grosso, era il più gentile e disponibile di tutti; per concludere, vi era Shawn: lui sì che era una certezza, un'àncora alla quale poter fare affidamento senza il men che minimo dubbio, ma con il quale era anche molto facile divertirsi e svagarsi un po'. Loro tre, insieme a Lauren e Normani, erano considerati i VIP di quella scuola.

"Ehi ragazzi! Come andiamo?" iniziò Normani una volta raggiunti gli altri.

"Mani, Lauren, va alla grande! Oggi conosceremo la nostra nuova prof di matematica, mi hanno detto che è una figa da paura" rispose prontamente Zac, euforico ed indiscreto come sempre.

"Vi prego, tenetelo a bada per noi" chiese Shawn con una mano rassegnata sul viso per i cattivi propositi di Zac.

"Oh, ma andiamo, lasciate sfogare il suo spirito da giovane innamorato adolescente arrapato" rispose Mani, circondando con un braccio le spalle di Shawn "non potrà combinare chissà che guai"

"Credevo che dopo 3 anni insieme ti fossi fatta una minima idea del soggetto che hai davanti" rispose Shawn, completamente contrariato all'affermazione dell'amica.

"Tranquillo Shawn, lo terrò d'occhio io" intervenne così Lauren, facendogli l'occhiolino e ricevendo un piccolo sorriso di gratitudine in risposta.

"Allora è viva" esclamò silenziosamente Matthew in maniera così improvvisa che tutti si voltarono verso di lui contemporaneamente con dei punti interrogativi stampati in faccia.

"Chi è viva?" chiese Zac, probabilmente interessato solo per l'aggettivo al femminile.

"Come chi, quella ragazza che l'anno scorso si è assentata per tutta la fine dell'anno scolastico. Era al mio corso di storia, se non sbaglio. Non la vedo da mesi, pensavo avesse avuto un qualche incidente, non so" al che, tutti si voltarono verso il punto in cui guardava Matthew per trovarvici una figura minuta, coperta da un beanie grigio in testa ed una felpa enorme nera a maniche lunghe, il tutto completato da un paio di jeans scuri stracciati e delle converse nere.

"Come fa a vestirsi in quel modo a ottobre quando ci sono 30° all'ombra? Per di più tutta di nero" chiese Normani scioccata.

"Certo che sembra un tipo strano" commentò Shawn.

"Non so che problemi abbia, ma Zac non è fatto per damigelle in difficoltà" concluse Zac parlando di sé in terza persona.

"Perché è già il tuo cervello ad essere in difficoltà, idiota" lo prese in giro Shawn, anche se Lauren non poté capire il livello di serietà della battuta, dato che era troppo concentrata ad osservare quella ragazza con i capelli lunghi castani, che da sola saliva le scale per dirigersi verso l'ingresso dell'edificio. Sarà stato per l'andatura leggermente malmessa, o per l'alone di mistero che circondava quella studentessa, ma Lauren non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

"Terra chiama Lauren, terra chiama Lauren, Lauren rispondi" tre schiocchi di dita risuonarono a pochi centimetri dal suo volto. Era Normani che tentava di risvegliarla dalla trans "che ti prende?"

"Niente, niente" rispose Lauren, aggiustandosi con una mano i capelli neri, un vizio che aveva da sempre e che metteva in pratica ogni volta che rifletteva su qualcosa.

Non credo di averla mai vista, eppure ha qualcosa di familiare.

Pensò, cercando di riportare alla mente un qualche ricordo che comprendesse quella ragazza.

"La campanella sta suonando, sarà meglio entrare" interruppe Matthew, mentre si alzava con lo zaino in spalla. Tutti lo imitarono, e senza aggiungere altro, ognuno entrò per poi dirigersi alle corrispettive aule. Alla prima ora, Lauren, Normani e Zac avevano lezione di matematica insieme.

"Non vedo l'ora di vederla!" urlò Zac, mentre sistemava la propria roba al lato del banco, davanti a quello di Normani.

"Di vedere chi?" chiese Lauren divertita dai comportamenti strambi di Zac. Aveva già messo da parte l'immagine di quella studentessa nella propria mente.

"Come chi?! La professoressa Lovato, la nostra nuova prof di matematica, lo schianto di cui vi ho parlato prima!" e come se fosse stata una presentazione, la prof Lovato entrò in aula con un sorriso rilassato in volto. Wow, era davvero una bella donna, o forse una bella ragazza, era dannatamente giovane. Aspettò che tutti prendessero posto, e dopo che Lauren si fu accomodata al banco accanto a quello di Normani, la donna adorata da Zac si presentò:

"Buongiorno, mi chiamo Demetria Lovato e sarò la vostra nuova insegnante di matematica per questo ultimo anno" disse, mostrando un sorriso che era a dir poco spettacolare. Questo, ovviamente, lo pensò anche Zac, che per poco non riuscì a far spuntare sul suo viso degli occhi a cuoricino.

Non sbavare, non sbavare, non sbavare.

Continuò a pensare Lauren guardando l'amico, ormai completamente andato. La prof Lovato, con i suoi capelli castani legati a chignon e un paio di lenti dalla montatura trasparente e rettangolare, proseguì illustrando il programma che avrebbero affrontato insieme nelle prossime ore. Fu dopo non meno di venti minuti dall'inizio della lezione che qualcuno aprì la porta dell'aula dopo aver bussato.

Era lei. Quella figura piccola e tanto misteriosa, era lì, sullo stipite della porta.

"Sì?" chiese la Lovato, interrompendo il proprio discorso per rivolgersi a quella strana ragazza. Quest'ultima senza dire nulla si avvicinò alla professoressa per consegnarle un foglio, che fu letto velocemente dalla Lovato.

"Bene, siediti pure dove preferisci" le disse dolcemente, quasi fosse una conoscente più che un'insegnante. Detto ciò, la studentessa senza nome si voltò verso la classe ed iniziò a camminare, stranamente verso Lauren. Per la prima volta la vide in volto: degli occhi castano scuro sbucavano da quelle ciocche di capelli schiacciate da quel cappello sulla fronte, un naso delicato divideva poi quegli occhi da quelle labbra, le quali avevano una forma rosea perfetta.

È davvero una bella ragazza.

Si ritrovò a pensare, sorpresa. Tuttavia, quando le fu davvero vicina, poté notare la pelle del viso esageratamente pallida, con delle occhiaie profonde. Lauren continuava a fissarla e solo dopo pochi secondi si rese conto che il piccolo fantasma stava ricambiando lo sguardo, quasi con aria infastidita.

O mio Dio Lauren, smettila di fissarla!

Pensò, nel panico più totale per averla eventualmente offesa, distogliendo subito lo sguardo da lei. In quel momento, la ragazza prese posto davanti a lei, e tutto tornò alla normalità, come se quella breve interruzione, che a Lauren parve infinita, non fosse mai avvenuta. Trascorsero pochi minuti prima che Lauren ricevesse un messaggio. Era da parte di Normani, così si girò per guardarla stranita. Era a meno di mezzo metro da lei, perché non dirglielo a voce? L'amica, in tutta risposta, puntò il suo sguardo sul cellulare tra le mani di Lauren per dirle di leggerlo, e così fece.

Da Mani: "Lauren, le mani di quella ragazza stanno tremando fin troppo per essere una cosa normale, è inquietante!".

A quel messaggio, Lauren alzò lo sguardo per guardare le mani della ragazza seduta davanti a lei, affacciandosi leggermente, e notò effettivamente che le sue mani si muovevano in maniera spasmodica mentre stringeva con grande pressione una matita. Sembrava si stesse sentendo male, ma non poteva dirlo dato che il viso era al di fuori della sua visuale. Non ne conosceva bene il motivo, ma iniziava a preoccuparsi, così si sporse leggermente in avanti per farsi sentire.

"Ehi, tu, ti senti bene?" chiese sotto voce per non far udire la propria voce anche alla professoressa, ma non ricevette risposta. Così allungò la mano per toccarle il braccio.

"Ehi, sto parlando con t- "

"AH!" un urlo squarciò l'aria di quell'aula non appena le sue dita entrarono in contatto col corpo di quella ragazza. Lauren ritrasse immediatamente il braccio, quasi sbiancata per lo spavento, mentre la figura davanti a lei si era completamente rannicchiata sulla sedia tenendo ben stretto in una mano il punto in cui Lauren l'aveva sfiorata. Era stata lei ad urlare.

"Che succede qui?" subito accorse la prof Lovato, che si inginocchiò al lato della ragazza che aveva appena urlato.

"I-io... sembrava star male, così le ho chiesto cos'avesse, ma appena l'ho toccat- "

"Va bene, non preoccuparti" la interruppe subito la professoressa, senza nemmeno guardarla in faccia mentre parlava. Tutta la sua attenzione era per la studentessa raggomitolata davanti a lei. Stando attenda a non sfiorarla, vide l'insegnante dire qualcosa all'orecchio della ragazza spaventata, la quale, dopo un po', sembrò calmarsi prima di alzarsi ed uscire dall'aula insieme alla Lovato.

"Ma cosa accidenti è appena successo?!" chiese scioccata Normani, guardando prima Lauren e poi Zac sperando in una risposta da parte di qualcuno dei due.

"Io non capisco..." rispose Lauren, lasciandosi andare sulla sedia mentre nei suoi occhi riviveva la scena ancora ed ancora, per cercare di trovare una spiegazione che non riusciva, tuttavia, a vedere.

Chi diavolo è quella ragazza?

Salve a tutti! Questa è una nuova storia Camren che stavo pensando di scrivere e volevo sapere se questo inizio vi abbia interessato e se vorreste il continuo. Scrivetelo nei commenti!

A presto,

Mary

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Trascorse il tempo e Lauren non faceva altro che pensare a quella ragazza. Cosa le era successo, perché aveva urlato, le aveva forse fatto del male in qualche modo, erano tutti interrogativi che vagavano nella sua testa.

Finita l'ora di matematica riuscì con fatica a concludere quelle di storia e letteratura inglese prima di trovare un minimo di pace durante la pausa pranzo. Si ritrovarono in mensa lei, Normani, Shawn e Zac; Matthew doveva recuperare dei libri in biblioteca, quel ragazzo era come un pozzo senza fine per lo studio, nonostante fosse soltanto il primo giorno di scuola.

"Allora? Saputo niente di quella ragazza?" aprì improvvisamente l'argomento Normani.

"Chi?" chiese allora Shawn.

"Camilla, quella strana, ha fatto un casino in classe per colpa di Lauren" disse Zac, anche se la sua totale concentrazione era dedita al panino che aveva tra le mani.

"Si pronuncia Camila, e comunque io non ho fatto proprio nulla, l'ho solo sfiorata con la mano e ha iniziato ad urlare" si difese Lauren, sempre più convinta del fatto che lei non aveva fatto nulla di male per generare una reazione tanto esagerata.

"Lauren, si vede da lontano un miglio che quella ragazza ha qualche problema, non massacrarti il cervello ora" iniziò Normani, prima di alzare lo sguardo per un secondo "ma se proprio vuoi scusarti con lei, è appena entrata nella mensa" concluse, gli occhi puntati verso l'ingresso della stanza.

A quelle parole Lauren si girò e poté constatare lei stessa la sua presenza.

Sta in piedi, ha un vassoio in mano, non l'ho traumatizzata, mi sento meglio.

Pensò tra sé e sé. Quando però iniziò a camminare nella loro direzione dopo aver dato un rapido sguardo in giro, il battito di Lauren iniziò ad aumentare improvvisamente.

Perché accidenti sta venendo qui. Calmati Lauren, respira.

Non ne conosceva il preciso motivo, ma la vicinanza di quella ragazza la faceva stare in uno strano stato di agitazione, ma ancora doveva comprendere se in senso positivo o negativo. Quando vide gli occhi della ragazza puntati dritti davanti a sé, la ragazza dagli occhi verdi capì che in realtà Camila si stava dirigendo verso un tavolo vuoto situato dietro al suo ed il suo respiro si calmò lievemente. Nel momento in cui la ragazza minuta le passò accanto, Lauren vide i suoi occhi abbassarsi su di lei per un secondo, i loro sguardi si incontrarono per un lasso di tempo che alla corvina parve un'eternità, finché Camila lo distolse per poi dirigersi al tavolo vuoto e sedervisi.

"Wow, ho sentito tutta la tensione nell'aria che avete creato in quanto, mezzo secondo?" disse scherzando Normani guardando Lauren, la quale era completamente persa nei propri pensieri.

"Hai detto qualcosa?" chiese confusa Lauren, la quale, difatti, a tutto stava pensando tranne che a ciò che diceva la sua migliore amica.

"Caspita, hai proprio ragione, l'ha fusa con uno sguardo" osservò Shawn scioccato dallo stato in cui era la sua amica.

"Oh, piantatela" si riprese Lauren "mi aspettavo semplicemente una qualche reazione da parte sua per quel che è accaduto alla prima ora, sono rimasta sorpresa che non sia successo nulla, tutto qui"

"Sei la persona peggiore a mentire che io abbia mai incontrato" si intromise Zac, con la bocca piena "davvero ti piace quella lì? Te le sai scegliere insomma" continuò, dopo aver mandato giù l'intero boccone.

"Che?! Sei impazzito?!" spalancò occhi e bocca Lauren per le parole tanto dirette utilizzate da Zac.

"Oh mio Dio, hai ragione" Normani spalancò la bocca a sua volta guardando l'amica interpellata, mentre ragionava sulle parole dell'amico.

"Oh, ma andiamo! Shawn difendimi almeno tu!" ma il suo silenzio riflessivo non la aiutò per nulla.

"Ragazzi, davvero, non mi piace. Ho semplicemente avuto un'esperienza piuttosto strana con lei che vorrei tanto spiegarmi, ma non riesco, ecco perché ci sto pensando tanto, nient'altro" concluse Lauren, dirigendo il suo sguardo verso quella ragazza seduta ad un tavolo vuoto e desolato con gli occhi puntati su quel vassoio senza cibo al di sopra di esso.

Perché non mangia?

"Vedi? Sei cotta" disse soddisfatta Normani, mentre guardava Lauren fissare Camila.

"Mani, piantala" rispose Lauren, scocciata. A lei non piaceva Camila.

Giusto?..

Un briciolo di sconforto le attraversò lo stomaco. Non poteva piacerle, era troppo strana la situazione. Quando si voltò nuovamente verso la ragazza minuta, notò con sorpresa che un ragazzo si era seduto al suo tavolo. Non le sembrava di conoscerlo personalmente, ma il volto non le era del tutto nuovo. Stava seduto di fianco a lei e dall'angolazione che Lauren aveva poté vedere alla perfezione la mano di lui poggiarsi sull'interno coscia di lei. Vide come Camila fallì nel tentativo di allontanare quella mano dal proprio corpo e ricevere in cambio una stretta più forte da parte di lui sulla gamba. Perché non se ne andava da lì? Lauren non capiva, per averla sfiorata con l'indice le aveva provocato un attacco di panico ed ora niente, era lì che si lasciava toccare da quello. Tuttavia, qualcosa non andava, i suoi muscoli le ordinavano di alzarsi e dirigersi lì, ma la sua testa le imponeva di rimanere lì seduta ad aspettare ed osservare.

Ad un certo punto, la corvina vide il ragazzo dire qualcosa a Camila nell'orecchio, ed in quel momento l'espressione di questa si calmò improvvisamente, alche prese quella mano irruenta tra la sua, lo fece alzare con lei e scomparirono insieme oltre l'ingresso della mensa.

"Che peccato, ha il ragazzo" spezzò di nuovo il silenzio Normani, la quale aveva assistito a tutta la scena per capire cosa l'amica stesse guardando con tanto interesse.

"Ma che ragazzo, quello è un coglione, va a letto con almeno una diversa al giorno. È tre anni più grande di noi, ma frequenta il nostro stesso anno" spiegò Zac.

"Che? Come si chiama?" chiese Shawn, incuriosito.

"Nick, Nick qualcosa..." cercò di ricordare Zac.

"Nick Jonas" disse improvvisamente Lauren, ricordandosi.

"Esatto! Lo conosci?"

"Ci provò con me al primo anno, era più grande e mi chiese se volevo provare a..." un'idea pericolosa le invase la mente, così che si alzò di scatto per poi correre verso l'uscita.

Non sapeva dove andare di preciso, era così confusa per le sue azioni che aveva perso la facoltà di pianificare le sue intenzioni. I corridoi erano totalmente vuoti a causa dell'ora di pranzo, non poteva chiedere informazioni a nessuno, così di istinto decise di andare nel bagno più vicino alla mensa. Se aveva ragione, se era come pensava, quello era il posto perfetto dove trovarli.

Entrò con la massima discrezione per non fare rumore, non si aspettava di sentire lei stessa dei rumori piuttosto espliciti provenire dall'ultima porta chiusa in fondo a tutto.

Ma che...

Quando capì che erano gemiti di piacere e sentì lui pronunciare in affanno il nome il Camila, uscì da lì correndo. Per fortuna si era sbagliata, non era quello che pensava, si era preoccupata per nulla, ma non appena realizzò cosa stava accadendo in quel bagno, la attanagliò un senso di disgusto indescrivibile, una furia cieca negli occhi e, senza riuscire a darsi una spiegazione, un pesante senso di delusione nel cuore.

Salve a tutti! Gli esami mi stanno rendendo la vita impossibile, quindi fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e se volete che continui la storia, apprezzerei molto.

A presto,

Mary

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Fu da quell'episodio nel bagno che Lauren non rivide più Camila a scuola, né per quel giorno né per i due seguenti. Non ne conosceva il motivo, ma era quasi sollevata da ciò. Incontrare i suoi occhi e rischiare di immaginare la scena all'interno di essi la spaventava, come se non fosse pronta a vivere un'esperienza del genere sapendo che la rabbia avrebbe preso possesso del suo corpo. Perché? Non lo sapeva. Non aveva mai nemmeno parlato con quella ragazza, allora perché farsi tanti problemi per lei? Eppure, da quando l'aveva vista insieme a quell'individuo davvero poco raccomandabile, un senso di protezione nei suoi confronti era nato in lei, un senso di protezione che era stato enormemente deluso in quel bagno.

Al quarto giorno Camila continuava a non farsi vedere e la cosa iniziava a turbare Lauren. Non aveva corsi in comune con lei quella mattina, ma le pareva strano non averla mai incrociata nemmeno in corridoio.

Che fine ha fatto?

Non pensò ad altro durante le prime tre ore di lezione e alla pausa pranzo decise di evitare la mensa, con il suo ammasso caotico di gente, e andare a prendere aria fuori, in cortile, e riflettere.

Fu lì che la vide.

Sotto un albero, con la solita felpa con 30 gradi all'ombra, la vedeva di spalle. Il cuore aumentò lievemente il battito, non si aspettava di incontrarla per davvero.

E ora che faccio? Vado da lei? Sarebbe strano. Merda.

Non riusciva a prendere una decisione, non riusciva nemmeno a spiegarsi perché volesse andare così tanto a salutarla. Voleva sapere se stesse bene, tutto qui, cosa c'era di male? Nulla. Allora perché tanta agitazione? Decise di spegnere il cervello per un secondo ed azionare direttamente le gambe. Fu così che si ritrovò ad avvicinarsi alla ragazza sotto l'albero.

Nell'arco di una quindicina di secondi si ritrovò in piedi, di fronte a lei, senza sapere esattamente come attaccare discorso. La osservò per qualche istante dato che la sua presenza era ancora ignota a Camila. Aveva le cuffie alle orecchie mentre prestava la propria attenzione ad un libro che aveva poggiato sulle gambe piegate, probabilmente un libro di matematica. Aveva l'espressione talmente assorta che a Lauren quasi dispiacque disturbarla.

"Ciao" disse Lauren finalmente, cercando di far arrivare la propria voce oltre la musica che proveniva dalle cuffie. Al saluto la ragazza seduta quasi si risvegliò di soprassalto, alzando rapidamente lo sguardo leggermente spaventata.

"Scusa, non volevo spaventarti. Non so se ti ricordi di me, seguiamo lo stesso corso di matematica. Mi chiamo Lauren" disse sorridendo, porgendo una mano a Camila, la quale, ormai tranquillizzatasi, non faceva altro che guardare con fare curioso il volto di Lauren, quasi non vedendo la sua mano sospesa a mezzaria. Dopo qualche secondo, la ragazza corvina capì che non le avrebbe stretto la mano, così la abbassò.

"Okay... beh volevo solo chiederti come stavi, ho notato che manchi da scuola da qualche giorno e volevo accertarmi che non fosse per colpa mia"

"...colpa tua?" quando finalmente la ragazza minuta proferì parola, un altro sorriso comparve sul viso di Lauren, incantata dalla sua voce che sentiva per la prima volta.

"Sì, voglio dire... la prima immagine che ho avuto di te è stata te che hai avuto un attacco di panico per colpa mia, credo" Camila continuava a guardarla confusa "il primo giorno di scuola... durante l'ora della prof Lovato... quando ti ho toccato la spalla con la mano" finalmente un lampo di consapevolezza attraversò gli occhi della ragazza seduta ancora per terra.

"Ah, okay" Lauren non riusciva a tenere il filo del discorso, più guardava gli occhi scuri di Camila, più vi leggeva la confusione e lo sbandamento, più ne rimaneva incantata. Tuttavia, quella situazione iniziava a diventare imbarazzante, ma soprattutto strana. Non capiva l'atteggiamento che stava avendo la ragazza nei suoi confronti, così iniziò ad indagare con lo sguardo su di lei e fu allora che notò un particolare, un leggero tremore alle mani che sembrava andare avanti da quando avevano iniziato a parlare.

La preoccupazione nel cuore di Lauren aumentò improvvisamente, di nuovo quell'idea di quattro giorni prima le passò per la mente e cercò velocemente altri fattori che potessero confermare la sua tesi.

La felpa, maledizione.

Perché indossare un indumento del genere con questo caldo, se non per nascondere qualcosa, come le braccia?

"Camila, ti senti bene?" Lauren si avvicinò leggermente, piegandosi per arrivare all'altezza di Camila.

"... cosa?" era come se il suo cervello fosse quasi spento e questo fece capire a Lauren che la ragazza non era lucida.

"Okay, è tutto okay Camila" Lauren si sedette con estrema calma accanto a lei e con ancora più calma cercò la mano di lei, trovandola senza opposizione. Aveva una pelle così morbida e delicata, che il toccarla la mise quasi a disagio. La strinse leggermente, forzando un sorriso quando la ragazza minuta spostò lo sguardo prima sulle loro mani intrecciate e poi sul volto della corvina. Stava per sollevare la manica della felpa ora che poteva verificare senza ostacolo alcuno la propria preoccupazione, ma fu allora che la campanella della fine pausa pranzo suonò e, come se ripresa da uno stato di trans, Camila si ridestò sfilando velocemente la mano da quella di Lauren, per poi alzarsi con un po' di fatica ed andare in direzione dell'edificio scolastico, senza proferire parola.

La corvina impiegò più tempo per riprendersi, per metabolizzare ciò che aveva appena realizzato.

Maledizione!

Pensò frustrata, coprendosi il volto con una mano. Cosa avrebbe dovuto fare? Dirlo a qualcuno? Cercare aiuto per lei? Non la conosceva nemmeno, non sapeva con chi parlarne. Voleva aiutarla, con tutta se stessa, ma ne era davvero capace? Non aveva mai avuto a che fare direttamente col mondo della droga, non sapeva come gestire determinate situazioni.

Calmati un secondo, magari stai solo esagerando. Probabilmente era solo stanca o assonnata.

E con questo pensiero si rialzò per dirigersi verso la lezione successiva, cercando di scrollarsi di dosso quell'angoscia che aveva creato senza effettive prove. A tutti capita di avere delle giornate no, magari quella era la giornata no di Camila, e più cercava di convincersi più iniziava a pensare, di contro, a quanto fossero evidenti i suoi tremori alle mani, gli occhi scavati e la totale incapacità di sostenere un discorso tanto semplice. No, Camila non era solo stanca, e questa presa di consapevolezza fece vibrare il cuore di Lauren, spaventandola.

E ora?

Salve a tutti! Ecco il secondo capitolo, lasciate un commento per farmi sapere se la storia vi sta piacendo.

A presto,

Mary

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


Il giorno dopo entrò in aula, aveva di nuovo il corso di matematica con la prof. Lovato. Oltrepassata la soglia della porta, Lauren si sorprese di trovare la figura di Camila seduta ad uno dei banchi.
 
Sembra stare meglio
 
pensò, osservandola da lontano prima di avvicinarsi a lei. Non sapeva se si ricordasse della loro strana conversazione avvenuta il giorno prima, quindi cosa doveva fare, salutarla o no? Il dubbio la afflisse sempre di più mentre si dirigeva verso di lei, ma trovatasi ormai davanti al suo banco, il suo cervello non riuscì a darle uno dei due comandi, così decise semplicemente di sedersi accanto a lei, senza proferire parola. Camila aveva il capo chino su un quaderno aperto davanti a lei, sembrava davvero concentrata, anche se la lezione non era ancora iniziata. Forse stava ripetendo qualcosa, o semplicemente non voleva avere niente a che fare con nessuno e si nascondeva dietro i propri doveri scolastici, chi poteva saperlo. Lauren non di certo e di conseguenza smise di prestarle la propria attenzione ed attese che la professoressa facesse il suo ingresso in aula, cosa che avvenne esattamente cinque minuti dopo.
 
“Buongiorno ragazzi” si annunciò la prof. Lovato “oggi tratteremo delle disequazioni e chiederei la vostra massima attenzione, grazie” al ché Lauren prestò nuovamente il proprio sguardo verso la ragazza minuta e fu lieta di vedere il viso di quest’ultima sollevato verso la professoressa, che nel frattempo scriveva qualcosa alla lavagna. Il viso era meno pallido e scavato rispetto a tre giorni prima, e di questo ne fu davvero felice.
 
Trascorsero trenta minuti quando la professoressa decise di trascrivere alla lavagna un esercizio dal libro a titolo di esempio per l’argomento appena spiegato. Lauren fece per aprire l’eserciziario e la penna che aveva utilizzato fino a quel momento cadde per terra, rotolando verso la postazione di Camila, all’oscuro della corvina che era troppo presa dalla ricerca della pagina giusta.
 
“Ehi” Lauren credette per un istante di essere stata chiamata dalla voce ormai familiare di Camila, ma le sembrava troppo strano per essere vero così decise di non verificarne la veridicità “Lauren?” quando sorprendentemente fu il proprio nome ad essere bisbigliato dalla ragazza minuta, non poté fare a meno di voltarsi verso di lei, con sguardo alquanto sorpreso.
 
“Tieni, ti era caduta” le disse Camila a bassa voce, mentre le tendeva la mano con la penna stretta tra le dita. Lauren impiegò qualche secondo per metabolizzare la frase pronunciata dalla vicina di banco, prima di spostare lo sguardo dal viso di Camila alla sua mano.
 
“G-grazie…” rispose esitante Lauren, allungando a sua volta il braccio per accettare l’oggetto offerto, facendo attenzione a non toccare per errore le dita di Camila.
 
“Figurati” e fu così che la ragazza minuta ripose la propria attenzione alla lezione, lasciando Lauren leggermente tramortita.
 
Mi ha davvero chiamata per nome? Quindi si ricorda del nostro incontro?
 
Era tutto ciò a cui riusciva a pensare, mentre riportava il proprio sguardo alla lavagna. La lezione proseguì, ma ormai la mente di Lauren era totalmente altrove. Voleva una conferma dei suoi dubbi, ma non sapeva se rischiare di fare una brutta figura con Camila raccontandole quella loro conversazione che magari aveva completamente rimosso dalla propria memoria, facendola sentire a disagio.
 
“Lauren? Sei tra noi?” fu la prof Lovato a farla tornare alla realtà. Aveva notato lo sguardo assente della propria studentessa modello, il che era insolito per lei.
 
“Sì prof, c-certamente” rispose Lauren, con poca convinzione nella voce. L’intera aula aveva gli sguardi rivolti verso di lei.
 
“Allora qual è il risultato di questa disequazione?” Lauren si concentrò qualche secondo sulla scritta bianca riposta sulla tavola nera prima di rispondere.
 
“X minore uguale di -2” affermò, stavolta con convinzione.
 
“Okay, sei davvero con noi allora” Lauren fece un sospiro di sollievo, ringraziando interiormente le proprie capacità matematiche che le semplificavano qualsiasi tipo di problema. Era pur sempre una delle studentesse migliori della scuola.
 
“Camila?” quando la professoressa pronunciò quel nome, la corvina girò di scatto il volto per guardare la ragazza minuta, palesemente in preda al panico “sai dirci come mai il risultato non è x maggiore uguale di 2?”
 
“Ehm… io credo che… ehm…” era in evidente difficoltà, eppure non era difficile osservare l’impegno che Camila stava applicando per cercare di rispondere alla domanda “io non… mi scusi” concluse infine, senza riuscire a dare una soluzione. Lauren la guardò rattristarsi enormemente, presa dallo sconforto di aver fallito ed un senso di dispiacere la invase.
 
“Perché quando la x è preceduta dal segno negativo, tutti i segni si cambiano” spiegò la professoressa “non ci siamo, Camila” concluse, rivolgendo alla ragazza uno sguardo particolare, né troppo severo né troppo comprensivo.
 
Trascorsero pochi minuti prima che la lezione terminasse, e fu mentre tutti sistemavano i propri quaderni e libri nelle rispettive borse che Lauren decise di parlare.
 
“Non era una domanda facile, non avercela troppo con te stessa” disse, avvicinandosi leggermente a Camila così che potesse capire che si stava rivolgendo a lei.
 
“Se mi fossi concentrata di più durante la spiegazione sarebbe stata una domanda sicuramente più semplice” le rispose con un mezzo sorriso, voltando il proprio sguardo verso di lei. Era la prima volta che la guardava per davvero, nei suoi occhi notava una certa lucidità che al loro primo incontro non aveva per niente trovato.
 
“Sono sicura che la prossima volta andrai alla grande” le sorrise Lauren, felice di aver avuto il coraggio di iniziare una conversazione con quella ragazza che la intrigava così tanto.
 
“Beh, farò del mio meglio” le rispose Camila, mentre guardava quel sorriso così sincero e così bello che restò con un’espressione leggermente confusa e sbalordita.
“Ad ogni modo, volevo chiederti… prima, durante la lezione, mi hai chiamata Lauren, come fai a sapere il mio nome?” chiese Lauren, sperando con tutta se stessa di non aver fatto una tremenda figuraccia con questa domanda.
 
“Davvero? Sei Lauren Jauregui, tutta la scuola sa chi sei” le rispose Camila, al ché Lauren notò la timidezza prendere il sopravvento su di lei, come se pronunciare quella frase le avesse fatto realizzare con chi stava parlando in quel momento, ovvero con la ragazza più popolare della scuola.
Ad ogni modo, Lauren le offrì un nuovo sorriso come per rassicurarla ed aggiunse un “giusto, che domanda sciocca” così sarcasticamente altezzoso che riuscì a far arrivare alle proprie orecchie una risata così piccola e breve, eppure così dolce che non poté fare a meno di incantarsi per qualche istante.
 
“Allora io vado”
 
“Aspetta!” urlò Lauren, sistemandosi frettolosamente la borsa sulle spalle e raggiungendola fuori dall’aula nel corridoio “ti accompagno in aula, se vuoi” si offrì la corvina, senza pensarci. Non voleva separarsi già ora dalla ragazza minuta, non ora che era riuscita a rivolgerle la parola.
 
“Ehm… okay, Lauren” accettò Camila, ancora leggermente intimorita dalla figura popolare di Lauren, ma soprattutto confusa da quegli atteggiamenti improvvisamente gentili ed insistenti che la corvina stava avendo nei suoi confronti.
 
Staranno organizzando uno scherzo?
 
Pensò Camila come una soluzione agli interrogatori che aveva in testa. Le sorrideva così tanto, eppure sembravano sorrisi sinceri, come se davvero quella ragazza avesse voglia di stare con lei, di conoscerla, magari di esserle amica. Amica, chissà cosa significava esserlo per qualcuno, Camila non lo sapeva. La sua era sempre stata un’esistenza tormentosa, non aveva mai avuto nemmeno il tempo di fermarsi a riflettere sul significato dell’amicizia o dell’amore. Da quando era nata si era trovata costretta a fronteggiare situazioni e problematiche fin troppo pesanti ed angoscianti per una bambina. Improvvisamente il suo sguardo perse quel po’ di luce che aveva, diventando triste ed afflitto all’instante. Lauren, notando il brusco cambiamento nei suoi occhi, fece per chiederle se andasse tutto bene, ma una voce la fermò.
 
“Camila!” urlò Nick dal fondo del corridoio, raggiungendole di corsa, tuttavia rallentò sempre di più quando notò finalmente la presenza della corvina.
 
“Lauren Jauregui, a cosa dobbiamo questo onore?” chiese sprezzante Nick, con un sorriso piuttosto irritante stampato in faccia.
 
“Cosa vuoi Nick” chiese brusca Lauren, non lo voleva vicino a Camila, quel ragazzo era solo portatore di problemi.
 
“Niente che ti riguardi Jauregui, devo avere una certa discussione in privato con Camila” a quelle parole un lampo di ricordi attraversò la mente di Lauren, riportandola in quel bagno dove aveva sentito Nick chiamare il nome di Camila in mezzo ai suoi stessi gemiti. Un’improvvisa sensazione di nausea le attanagliò lo stomaco.
 
“Beh, lei non vuole” nonostante il disagio che provava nel frapporsi tra i due, non riuscì ad evitare di difendere da quell’individuo Camila, la quale non aveva ancora proferito parola, nemmeno alzato lo sguardo verso ciò che stava accadendo a mezzo metro da lei. Lauren la guardò per un secondo, la vide improvvisamente più agitata, con le mani tremanti ed un leggero strato di sudore sulla fronte.
 
“Camila? Stai bene? Ti senti male?” le chiese a quel punto Lauren, portando la sua totale attenzione su di lei. Le sue domande, tuttavia, non ricevettero risposta.
 
“Fatti da parte Jauregui” disse improvvisamente Nick, affiancandosi a Camila e fasciandole le spalle con un braccio. Quel gesto fece irrigidire il corpo della ragazza minuta per un istante soltanto, prima di tornare alla normalità “la accompagno io a lezione” concluse con prepotenza ed un sorriso stomachevole che gli attraversava la faccia. Guardava Camila in maniera così esplicita, come se non vedesse l’ora di spogliarla consapevole del fatto che lo avrebbe fatto tra pochi minuti. Questo fece imbestialire Lauren, che guardava la scena scioccata. Non capiva perché Camila non lo respingesse, si capiva lontano un miglio quanto fosse deficiente quel ragazzo, ma soprattutto non realizzava come fosse possibile che il tocco di quel tipo non le creasse problemi.
 
Lauren rimase lì, muta ed immobile mentre Nick e Camila ormai le davano le spalle, allontanandosi sempre di più. Fu poco prima di svoltare l’angolo che, con gran sorpresa di Lauren, la ragazza minuta girò il viso verso di lei, un’espressione pensierosa su di essa, prima di sparire completamente dalla sua vista, ovviamente nella direzione opposta alla lezione successiva di Camila.  
 
 
Buonasera!
Ecco un nuovo capitolo, chiedo venia per tutto il tempo che ho impiegato per aggiornare, ma ho avuto problematiche varie. Spero di riuscire a pubblicare molto più spesso d’ora in poi. Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione,
a presto!
Mary
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


Le ultime due sembrarono le ore più lunghe della sua vita. Lauren voleva sapere come stava Camila, cosa fosse successo con Nick, ma, soprattutto, voleva comprendere il motivo di tanta preoccupazione per una persona che conosceva da così poco tempo.
 
Finalmente la campanella suonò e tutti gli studenti iniziarono a dirigersi verso l’uscita, compresa Lauren. Vagò con lo sguardo in ogni direzione per riuscire a scorgere quel corpo minuto che, tuttavia, non trovava.
 
“Lauren, cerchi qualcuno?” chiese improvvisamente Normani.
 
“No, cioè sì, cioè… non importa.” Agli occhi dell’amica, Lauren sembrò decisamente più strana del solito, come fosse agitata. Voleva sapere cosa la tormentasse tanto, non era il tipo da stressarsi in questo modo per qualcosa, ma allo stesso tempo aveva paura di intromettersi. Fu mentre rimuginava su ciò che avrebbe dovuto fare che si accorse che Lauren non era più accanto a lei, ma stava correndo verso l’uscita dell’edificio
 
“Lauren aspetta!” urlò Mani, rincorrendola, ma era ormai troppo distante per sentirla.
 
 
“Camila!” La ragazza minuta si fermò di colpo sentendo il proprio nome. Quando si girò vide la figura di Lauren correrle incontro “eccoti qui, ti ho cercata ovunque” continuò la corvina, piegata in due col fiatone per la fatica.
 
“Mi hai cercata?” chiese Camila con lo sguardo piuttosto confuso.
 
“Sì, volevo accertarmi tu fossi arrivata in aula sana e salva, sai, non mi fido molto di Nick” rispose Lauren, leggermente imbarazzata. Camila poté giurare di aver intravisto del rossore sulle sue guance.
 
“Ah, ecco, le ultime due ore non mi sono sentita tanto bene e ho preferito riposare in infermeria” rivelò Camila, quasi a disagio. Perché si sentiva così? Come se guardare ora quel viso preoccupato di Lauren la rendesse la colpevole di un crimine, una delusione, una bugiarda, perché infondo lo era, le stava mentendo.
 
“Mi dispiace tanto, in effetti sembri un po’ pallida”
 
“Ora sto bene” affermò Camila, con lo sguardo basso. Fu in quel momento che Mani le raggiunse.
 
“Finalmente ti ho trovata!” urlò, coprendo le spalle di Lauren col suo braccio “non sparire così all’improvvi…” quando alzò lo sguardo e vide Camila in piedi di fronte a loro due, quasi le venne un colpo.
 
Ecco chi stava cercando, e brava Lauren…
 
“Senti Mani, ti dispiace farti riaccompagnare da Ally? Vorrei dare un passaggio a Camila, oggi non si è sentita bene e non vorrei che…”
“No!” l’urlò che provenne dalla piccola ragazza le fece spaventare, e Camila si accorse velocemente di aver esagerato “cioè, voglio dire…” non trovava le parole “non importa, ora sto bene, non devi scomodarti per me” non voleva che la accompagnasse.
 
“Domani è domenica, non ho niente da fare ora, non mi sto scomodando, tranquilla” le sorrise Lauren, un sorriso che scombussolò il cervello di Camila, un sorriso che, non sapeva come, in qualche modo scaldò il suo corpo.
 
“Tranquilla!” le disse Normani, anche lei sorridente “Ally sarà più che felice di accompagnarmi, anzi, vado a cercarla prima che torni a casa, ciao!” urlò alla fine, ormai lontana da entrambe.
 
Erano rimaste sole, e quella consapevolezza colpì Lauren.
 
E ora?
 
Camila guardava per terra, a disagio.
 
Forse ho insistito troppo, forse non voleva stare con m…
 
Ecco… grazie allora” bisbigliò Camila, continuando ad avere lo sguardo basso, ridestando Lauren dai propri pensieri.
 
“Figurati! Ho la macchina nel parcheggio, andiamo?” cercò di mantenere la voce più calma possibile e di allontanare l’imbarazzo. Non voleva far sentire Camila in soggezione, doveva essere amichevole ma non invadente, gentile ma non troppo.
 
Smettila di farti tanti problemi!
 
Intanto si avviarono alla macchina dopo un assenso silenzioso di Camila. Nessuna delle due parlò più finché non si trovarono di fronte al veicolo.
 
“Eccoci qui.” Quando la ragazza minuta sollevò finalmente lo sguardo da terra, quasi le venne il panico. Dava l’aria di essere una macchina davvero costosa, non poteva permetterle di guidarla nel suo quartiere, ma non voleva nemmeno spaventarla.
 
E ora, che faccio?
 
Era tanto preoccupata che non sentì la voce di Lauren chiamarla più e più volte.
 
“Camila, stai bene? Che succede?” quando se la ritrovò di fronte ad un soffio da lei, finalmente si rese conto di ciò che stava accadendo attorno a sé. Fece un passo indietro istintivo, forse con troppa enfasi, e si rese conto che dopo aver fatto ciò, il viso di Lauren assunse un’espressione diversa, forse offesa, forse triste, non sapeva dirlo. Un dispiacere nacque dentro di lei, non voleva renderla triste, per questo da un lato non voleva lasciarla entrare nella propria vita. Troppi problemi da gestire, troppi pensieri e preoccupazioni che non dovrebbero appartenere al mondo di un’adolescente, eppure lei era lì, la guardava ora con uno sguardo interrogativo così dolce e carino che la sua determinazione ad allontanarla vacillò.
 
“S-sono solo sorpresa, non sono mai entrata in una macchina del genere” cercò di tranquillizzare Lauren mentendo sul motivo, banalizzandolo, e funzionò perché finalmente quel sorriso che Camila aveva imparato ad apprezzare, ritornò sul volto della corvina.
 
“Beh, c’è sempre una prima volta” rispose Lauren, più tranquilla, girando intorno all’auto per entrarvici dal lato del conducente. Aprì poi lo sportello per Camila dall’interno, notando che non accennava a muoversi.
 
“Dai su, entra”
 
“O-okay.” All’interno di quella macchina così grande, Camila si sentì ancora più piccola del solito.
 
“Bene, dimmi pure dove devo andare”
 
“Sì…” e fu così che, finalmente, le due partirono.
 
 
“Ascolta… posso chiederti una cosa?” fu Lauren a rompere il silenzio.
 
“Credo di sì”
 
“Ecco… volevo chiederti… tu e Nick state insieme?” in quel momento l’auto si fermò ad un semaforo rosso, così Lauren ne approfittò per guardare Camila e ciò che vide la sorprese: la bocca e gli occhi di Camila la fissavano, completamente spalancati, come scioccati, insieme ad un rossore sulle guance che non aveva mai visto su di lei.
 
Com’è carina…
 
“N-no, io e Nick non stiamo insieme” il suo sguardo si voltò velocemente, come se non riuscisse a sostenere a lungo quello di Lauren, e in effetti era così. Quella ragazza la destabilizzava ed era una cosa nuova per lei, completamente. Dopo tutto ciò che aveva passato, si sorprendeva a sentirsi così disorientata per un motivo tanto stupido.
 
 “Perché questa domanda?” L’auto intanto era ripartita.
 
“È che ho notato quanto tu sia… distante… con tutti tranne che con lui, per questo… ma non importa, non pensarci più” cercò immediatamente di concludere quel discorso, come fosse inappropriato.
 
“Comunque siamo arrivate, puoi lasciarmi qui” affermò Camila dopo qualche minuto di silenzio totale.
 
“Qui? Ma qui non c’è niente.”
 
“Non preoccuparti, casa mia dista poco.”
 
“Fatti accompagnare con la macchina allora.”
 
“Non puoi portare un’auto del genere lì.” Quell’affermazione confuse profondamente Lauren. Possibile fosse un luogo tanto degradato? Questo pensiero non fece altro che far aumentare la premura della corvina nei confronti di Camila.
 
“Allora ne approfitto per fare due passi” annunciò Lauren alla fine, senza fare altre domande, dopo aver fermato l’auto nel luogo dove le aveva indicato Camila.
 
“Come?”
 
“Forza scendi, ti accompagno a piedi fino a casa tua.” Perché quella ragazza teneva così tanto a non lasciarla sola?
 
Sarà davvero preoccupata per me?
 
Camila non riusciva a spiegarselo. La conosceva poco e niente, non le era mai capitata una cosa del genere, ma ne fu stranamente felice. Scese, così, dall’auto, come fosse un assenso silenzioso, e si incamminò verso casa, con Lauren accanto.
 
Durante il tragitto, la corvina comprese la preoccupazione di Camila per la sua auto: non era esattamente un bel quartiere, o almeno, non sembrava passarsela granché bene. Le case non avevano una bella faccia, così come le persone sedute sui gradini esterni delle abitazioni che la fissavano con fare minaccioso.
 
“Non preoccuparti, non è gente cattiva, semplicemente non ama i visitatori” la rincuorò Camila non appena ebbe notato l’espressione agitata che aveva Lauren mentre esplorava la zona con lo sguardo. A quell’affermazione gli occhi della corvina si posarono immediatamente nei suoi, occhi che la colpirono in qualche modo, ma che non riuscì a decifrare. Aveva paura? Era sorpresa?
 
Non dovevo farla venire.
 
Ad un certò punto, Camila si fermò accanto ad un cancelletto in legno ricoperto da una vernice bianca che aveva sicuramente visto giorni migliori.
 
“Siamo arrivate, grazie per avermi accompagnata” annunciò Camila, guardando Lauren negli occhi. Era difficile per lei farlo, ma era il minimo, dopotutto l’aveva seguita fin lì.
 
“Oh, figurati…” Un leggero rossore colorò il viso della corvina, decisamente impreparata a quello sguardo “…hai una casa carin…” non riuscì a terminare la frase che il portone dell’abitazione alle spalle di Camila si aprì, rivelando una ragazza alta dai capelli lunghi, biondo scuro, sicuramente una tinta fatta parecchio tempo addietro data la ricrescita evidente. Questa si fermò di colpo non appena notò degli occhi verdi guardarla.
 
“Ehm… Mila, già sei a casa?” chiese la ragazza bionda, evidentemente sorpresa, avvicinandosi alle due.
 
“Ecco… Lauren mi ha dato un passaggio” rispose timidamente, anche solo dire il suo nome la agitava tremendamente. La cosa non sfuggì alla ragazza alta, che iniziò a spostare freneticamente il suo sguardo divertito da Camila a Lauren.
“Io sono Dinah, piacere di conoscerti” affermò alla fine, con un sorriso sul volto, allungando la mano verso Lauren. Sembrava piuttosto felice agli occhi di Lauren, forse troppo. Chi era? Possibile fosse la ragazza di Camila? Erano troppo diverse per essere sorelle.
 
Ma che vai a pensare!
 
“Piacere mio” disse lievemente a disagio, stringendole la mano.
 
“Mila vado a lavoro, ci vediamo dopo” affermò subito dopo, girandosi verso Camila per abbracciarla e darle un bacio sulla fronte. Vedere la ragazza minuta ricambiare l’abbraccio le fece male al cuore. Si faceva toccare da altri, persino da quell’idiota di Nick, ma da lei no.
 
Allora sono io a non andarle bene
 
si ritrovò a pensare.
 
“Ciao!” Persa nei suoi pensieri, le parve di sentire l’urlo di Dinah, ormai lontana.
 
“T-tutto okay?” A quella voce, tuttavia, si risvegliò dalla lieve trans.
 
“Sì sì, tutto bene” si affrettò a rispondere la corvina, ma con un tono di voce che a Camila parve diverso, un po’ buio.
 
“Ti va di entrare?” chiese poi, timidamente, al che l’espressione di Lauren mutò completamente.
 
Mi ha davvero chiesto di…
 
“Se non vuoi, non importa.”
 
“Certo che voglio!” quasi urlò la corvina, con un’enfasi che fece spalancare gli occhi a Camila dallo stupore “C-cioè, voglio dire, m-mi farebbe piacere” la sua voce era talmente imbarazzata che balbettare le fu inevitabile, come le guance che divennero accaldate sempre di più e la mano che iniziò a smuovere freneticamente i suoi capelli. A quella scena, Camila non riuscì ad intrappolare in sé la piccola risata che si era formata dentro di lei, sorprendendo non solo se stessa, ma anche Lauren. La ragazza minuta non ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva riso in maniera tanto spensierata, tanto che dovette puntare gli occhi in quelli della corvina, sconvolta del fatto che era stato proprio grazie a quella ragazza.
 
Il sorriso che le donò non sapeva nemmeno di essere ancora in grado di farlo.
 
“Vieni, entriamo.”
 
 
 
Salve!
Ecco un nuovo capitolo, la storia sta andando decisamente a rilento nella mia testa, ciononostante spero di aggiornare più spesso d’ora in poi. Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando  una recensione,
a presto!
Mary
 
 
 

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