Fuga notturna

di EmilyG66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 2: *** Chiacchiere nella grotta ***
Capitolo 3: *** Incubi e paure ***
Capitolo 4: *** Identità e libertà ***
Capitolo 5: *** Le sorprese non sono finite ***
Capitolo 6: *** Il confronto e un piacevole saluto ***



Capitolo 1
*** Un incontro inaspettato ***


In un punto imprecisato della Norvegia, protetto da alte montagne e bagnato quasi interamente dal mare, si trova il regno di Arendelle. Un luogo affascianante e misterioso, sopratutto per un segreto custodito fra le mura del suo castello.

La notte era scesa serena ma nubi cariche di pioggia erano in agguato. Gli abitanti avevano iniziato a sognare e nell’aria, qua e là, invisibili scie magiche e dorate come sabbia si dissipavano silenziosamente.

La piazza era deserta così come le strade e solo qualche finestra del castello era illuminata dalla luce dei candelabri ancora accesi per consentire alle guardie reali di vigilare.

Nella penombra tuttavia un paio di loro non si accorsero della figura che era sgusciata fuori dalla sua stanza e che, dopo aver calato il cappuccio blu del mantello in testa, si guardava intorno con circospezione avanzando rapida ma senza fare rumore.

La ragazza passò alle spalle degli uomini in divisa verde respirando il meno possibile e producendo solo un lieve fruscio col mantello, dopodichè imboccò un corridoio e scese le scale svelta.

Questa volta doveva essere cauta. Non ci sarebbero state conseguenze se fosse stata sorpresa a vagare in casa propria a quell’ora della notte come quando era una bambina, solo qualche domanda. Ma sapeva anche che se le guardie si fossero accorte di lei non avrebbe più avuto il coraggio di scappare di casa.
La principessa si ritrovò presto difronte ad una porticina, tirò fuori da una tasca interna del mantello un mazzetto di chiavi e individuata quella giusta aprì la porta e uscì dal castello.

Abbandonò le chiavi nella serratura e non si voltò indietro, attraversò l’ampio cortile e arrivò nelle stalle.
Nascosta dalla semi oscurità e osservata solo dalla luna coperta da nubi grigie la giovane scelse rapidamente un cavallo bianco dalla criniera nera e bianca sperando che non avvertisse la propria tensione o la magia che le scorreva dentro.

Era da molto che non cavalcava e in diverse circostanze avrebbe gioito nel tornare a farlo. La ragazza accarezzò il muso del destriero che rimase tranquillo e una volta pronto lo condusse per le briglie al portone.

Lo aprì con qualche difficoltà e dopo averlo richiuso la prinicpessa montò in sella spronando da subito il cavallo nella corsa.

Veloce come il vento la giovane oltrepassò il ponte e il villaggio lasciandosi tutto alle spalle. Sperava sul serio di poter fuggire lontano dalle responsabilità, da quello che un giorno sarebbe stato il suo popolo e sopratutto dalla sua amata famiglia.

Il rombo di un tuono ruppe il silenzio e la pioggia cominciò a scendere incessantemente.

Il cavallo galoppava già da un po’, la ragazza aveva i vestiti umidi e il cappuccio le ricadeva sulle spalle ma ormai non aveva più importanza.

I capelli chiari come la luna erano raccolti in uno chignon, il volto pallido e grazioso veniva continuamente bagnato da nuove insistenti goccie di pioggia e gli occhi di ghiaccio erano concentrati sul sentiero.

Non voleva fermarsi per ripararsi da qualche parte nel bosco, il rischio di incontrare dei lupi era alto e molto presto il re e la regina avrebbero scoperto la sua e inviato le guardie per riacciuffarla.

No, doveva continuare per quanto stesse commettendo una pazzia e il suo gesto fosse avventato e sconsiderato.

Il vento cominciava a sferzare le chiome degli alberi e il cavallo incurante continuò la propria corsa, almeno finché il suolo fangoso e scivoloso non lo tradì.

Uno degli zoccoli anteriori finì in una pozzanghera più profonda di quanto sembrasse ed il destriero sorpreso cominciò a perdere equilibrio piegandosi pericolosamente su quella zampa. L’animale si sbilanciò dunque in avanti e in ina frazione di secondo Elsa, spaventata dall’improvviso movimento del cavallo, allungò instintivamente le braccia verso il terreno.

Voleva solo che l’animale si fermasse ed invece i suoi poteri sembrarono esplodere a terra terrorizzando maggiormente il destriero. Quest’ultimo con un nitrito si alzò sulle zampe posteriori e a nulla valsero le parole della ragazza per calmarlo mentre stringeva forte le redini.

In un attimo lei era stata disarcionata e l’animale aveva preso a correre nel senso opposto allontanandosi in fretta.

La principessa si trovò così da sola, sotto la pioggia e in mezzo ad un sentiero il cui fango prese a scorrere e a nascondere le traccie lasciate dal suo ghiaccio.

Lentamente la giovane col sedere a terra si mise in ginocchio e alzò le mani coperte dai guanti bianchi osservnadole con sgomento, la bocca schiusa e gli occhi ben aperti. Non avevano funzionato.

Per anni aveva creduto che almeno in parte vi fosse una garanzia che le avrebbe impedito di ferire la gente, ora invece sapeva che si trattava solo della più crudele delle illusioni. Schiacciata da quella consapevolezza sfilò rabbiosamente i guanti e li gettò a terra, poi chiuse entrambi i palmi nudi in due pugni e tremando leggermente se li portò contro il viso lasciando uscire le lacrime.

Non ne poteva più.

Che senso aveva vivere se imprigionata per sempre nella sua stessa dimora e se cercando di allontanarvisi per il bene degli altri i propri poteri l’avrebbero ugualmente perseguitata?

Erano questi i pensieri infelici che le popolavano la mente ormai da anni e ne avevano quasi indurito il cuore, sarebbe bastata una qualunque scintilla ora per innescare la magia.

Trascorsero diversi minuti e ad un tratto un fievole bagliore azzurro distrasse la bionda dal pianto, alzando il proprio volto Elsa vide un tenero coniglietto di neve che galleggiava nell’aria.

Sorpresa e titubante allungò l’indice per toccarlo. Lo aveva creato lei?

All’improvviso l’animaletto si mise a saltellarle intorno lasciando dietro di sé scie di neve magica e la ragazza lo osservò rapita voltando continuamente il capo per non perderlo di vista. Era davvero sorprendente.

La pioggia sembrava non riuscire a scioglierlo e la bionda, deliziata da quella graziosa comparsa, si sentì un po’ meglio.

-Tutto ok? -

La principessa sussultò nel sentire quella voce provenire di fronte a sé e con uno scatto ruotò la testa.

Davanti a lei, sotto la pioggia battente, era comparso un curioso individuo.

Indossava un particolare indumento blù come la notte con il cappuccio in testa ricoperto in vari punti di ghiaccio e dei pantaloni marroni stretti con dei lacci e fin troppo consumati per essere usati nell’attuale mese di Novembre.

Sulla spalla destra poggiava un bastone ricurvo ricavato da un salice e alto quasi quanto lui, sorprendentemente non calzava stivali.

Lo sconosciuto se ne stava in piedi a fissarla calmo con due occhi di uno stupendo azzurro, così glaciali da sembrare irreali e che attrassero all’istante lo sguardo della giovane. Sembrò perdersi in essi proprio come se fosse una magia.

Il viso del ragazzo era quello di un adolescente, pallido e molto bello, le labbra erano sottili, le sopracciglia scure e dal cappuccio facevano capolino sulla fronte alcune ciocche dei suoi insoliti capelli bianchi.

I due si osservarono per un lungo istante studiandosi a vicenda poi quando il coniglietto di neve prese a saltellare teneramente sulla propria coda pomposa alle spalle dell’albino Elsa non potè non trovarlo buffo e per un secondo fece un impercettibile sorriso.

Si rese subito conto che era lo sconosciuto ad essere magico perché sembrava non essere affatto sorpreso da quella stranezza.

-Stai bene? -le domandò lui nuovamente non avendo ricevuto risposta, anche se era chiaro che lei potesse vederlo e sentirlo.

Quella voce calda ridestò la ragazza che guardando altrove scosse la testa. Era così ovvio.

L’albino corrucciò un sopracciglio tentando di decifrare la bionda poi semplicemente le porse la mano sinistra perché si tirasse su dal suolo bagnato. La principessa lo guardò dal basso per un breve attimo e il ragazzo colse la sua diffidenza.

-Non ho cattive intenzioni. -si apprestò a precisare.

Era proprio ciò che avrebbe detto qualcuno con cattive intenzioni ipotizzò lei.

La giovane avrebbe voluto instintivamente stringere quelle dita che gentilmente le offrivano per la prima volta un aiuto concreto ma non le piaceva essere toccata, e per un buon motivo avrebbe inoltre aggiunto.

Portò dunque la mano destra al petto, il più lontano possibile da quella del ragazzo e rispose.

-No grazie, non ho bisogno del vostro aiuto. -rifiutò con tono distaccato e freddo malcelando un po’ di sofferenza.

Il suo interlocutore ne rimase sorpreso, proprio non riusciva a capire perché quella ragazza preferiva rimanere lì dov’era bagnata fradicia.

L’albino però non era il tipo che si arrendeva facilmente, così ritirò la mano mentre il coniglietto di neve si dissolveva con un “puff” in piccoli fiocchi di neve e portò il proprio bastone dietro il cappuccio impugnandolo con entrambe le mani rilassato.

-Come vuoi. -le rispose vago facendo per andarsene sul serio e attirando nuovamente gli occhi di lei su di sé.

Con sorpresa della principessa ad ogni passo compiuto dal giovane l’acqua presente sul terreno si solidificava magicamente in ghiaccio, proprio come accadeva con lei. Elsa aveva gli occhi sgranati per lo stupore e la sua incertezza durò poco più di un attimo.

-Aspetta! -lo chiamò allungando una mano verso di lui.

Il ragazzo si fermò sorridendo divertito e vittorioso e non fece nulla per nasconderlo quando si girò tornando a guardarla nuovamente con un sopracciglio sollevato.

-Chi sei? -chiese la principessa quasi in un sussurro abbassando la mano.

-Mi chiamo Jack Frost. -affermò lui prima di inchinarsi giocosamente con ancora il bastone sulle spalle -Al tuo servizio. -aggiunse poi.

Non appena si tirò su potè vedere le labbra della giovane schiudersi per lo stupore.

Jack Frost? Lo spirito dell’inverno?

Aveva sentito parlare di lui tante e tante volte, sua madre le raccontava fiabe su di lui per non farla sentire troppo diversa quand’era piccola e lei aveva sempre creduto nel guardiano.

Ora era proprio di lì di fronte a lei ed era reale.

Lo spirito dedusse che lo avesse già sentito nominare da qualche parte vedendo lo sguardo incredulo di Elsa, così tolse il bastone dalle spalle e le porse nuovamente la mano.

-Ora vuoi darmi la mano e alzarti da lì? -le domandò.

Nel suo tono non c'era l’intonazione di un ordine, piuttosto un timbro cortese e lievemente canzonatorio.

La ragazza esitò.

Non sapeva esattamente cosa sarebbe potuto accadere se l’avesse toccato ma una strana energia dentro di lei l’attirava come un magnete verso lo spirito dell’inverno. Incurante del rombo dei tuoni e della pioggia, molto letamente come a rallentatore, la principessa si sporse verso di lui e timidamente sfiorò quelle dita con le proprie scivolando nella sua presa rassicurante.

L’albino strinse appena il palmo nel proprio sorpreso di non sentire il classico calore umano e un innocuo bagliore azzurro illuminò fiocamente le loro mani che si erano appena incontrate riconoscendo, l’una nell’altra, qualcosa di unico.

La giovane ne fu colpita ma così com’era comparsa la luce rapidamente scomparve, il ragazzo sollevò la bionda lentamente senza sforzo e lei si sentì come sospinta dal vento.

-Non mi hai ancora detto come ti chiami. -le fece notare amichevolmente lui non lasciandola andare ancora.

Elsa distolse lo sguardo dalle loro mani meditando brevemente se mentire o meno. L’avrebbe riportata indietro se avesse saputo chi era?

Lei non aveva neanche un piano ben definito tutt’ora ma sentiva lo stesso di potersi fidare, non aveva alcun motivo per tradirla e inoltre lei sapeva che non tutti erano in grado di vedere Jack Frost.

-Mi chiamo Elsa. -ammise la ragazza onestamente presentandosi.

-Elsa… - ripetè il guardiano soppesando se il nome fosse giusto per quel viso.

Lasciò andare la mano della principessa e si convinse che in effetti il nome le calzasse come un guanto.

-Che ne dici di trovare un posto più asciutto? -le domandò tranquillamente con un sorrisetto.

La giovane si guardò alle spalle impensierita poi annuì, cominciava ad essere stanca di tutta quella pioggia così i due presero a camminare l’uno di fianco all’altra.

Elsa si sarebbe rimproverata poi di aver seguito così docilmente uno sconosciuto…forse…

 

Trovarono quasi subito una caverna e mentre lo spirito cercava dell’altro legno non umido per il fuoco che miracolosamente era riuscito ad accendere la ragazza invece sedeva con le ginocchia al petto pensando.

L’abito pervinca era bagnato e infangato, non aveva più i guanti, i capelli erano un disastro, si era tolta la giacchetta posandola accanto a lei e alle scarpe e aveva steso sotto di sé il mantello.

Cosa diamine stava facendo? Non era meglio tornare a casa, farsi un bagno caldo ed infilarsi sotto le morbide coperte?

Scosse la testa, non poteva tornare ad essere un peso per la propria famiglia.

Forse...sarebbero sati meglio senza di lei…

Lentamente nel suo palmo sinistro si formò una lama di ghiaccio della grandezza di un pugnale.

Forse...se si fosse tolta la vita sarebbero svaniti anche i poteri e tutti sarebbero stati al sicuro da lei.

Un tuono rimbombò illuminando la caverna con un lampo.

Ci stava pensando da giorni ormai.

Bastava così poco, un rapido taglio alla gola e tutto sarebbe finito. Niente più catene, niente più sofferenza.

La principessa sollevò lentamente la mano tremolante avvicinandola con infinita calma al collo chiudendo gli occhi...ma…


 

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Capitolo 2
*** Chiacchiere nella grotta ***


 

-Ehi sei ancora lì? -la voce dell’albino la ridestò e rendendosi conto di cosa stava davvero per fare la giovane lanciò rapidamente il pezzo di ghiaccio nel fuoco scoppiettante e questo si sciolse all’istante.

-Sì. -rispose poi sbrigativa osservando l’entrata della caverna dalla quale fece capolino il ragazzo tenendo fra le braccia diversi rami.

Elsa distolse lo sguardo tornando a guardare le fiamme che danzavano ipnotiche sussurrando senza gioia: -Dove vuoi che vada… -

Jack la sentì e posando il carico le rispose.

-Era per essere sicuri. Penso di aver acceso il fuoco solo un paio di volte in vita mia. -ammise ironico sedendolesi accanto.

Abbassò il cappuccio e la bionda ebbe la conferma che i suoi capelli fossero biachi come la neve, proprio come si diceva.

La caverna non era molto grande ma l’ingresso era abbastanza distante da permettere al duo di sentire sulla pelle solo il calore del fuoco che illuminava l’interno della grotta fin al soffitto.

-Non ne hai bisogno. -confermò la ragazza comprensiva stirando appena gli angoli delle labbra in un accenno di sorriso.

Aveva così tante domande da porgli…

-Tu invece sì. -rimarcò con ovvietà l’altro continuando a guardarla.

-Il freddo non mi ha mai infastidito comunque. -affermò lei sollevando appena le spalle quasi con disinteresse.

Senza preavviso il guardiano si sporse verso la bionda, le afferrò la mano come aveva fatto in precedenza e non percependo ancora una volta il calore del sangue sotto le dita, ma solo il battito del cuore lungo il polso, dubbioso provò a ricoprire la mano della principessa di innocua brina osservandone le reazioni.

In un primo momento era stupita dal suo gesto e ora voleva visibilmente liberarrsi dalla stretta, tuttavia sembrava effettivamente incurante della bassa temperatura che lui stesso emanava, esattamente come lei gli aveva detto.

-Sì lo vedo, altrimenti ora staresti tremando. -le fece notare confuso e dandole ragione.

La lasciò docilmente ponendosi mentalmente alcune domande che non rivelò gettando poi nel fuoco altra legna perché entrambi, ma sopratutto la giovane biondina, si asciugassero per bene.

Eccezzionalmente per questa volta Elsa non era arrabbiata per essere stata toccata senza il proprio consenso e invece, per quanto improvviso, aveva sentito qualcosa di piacevole in quel contatto umano che da anni si era preclusa.

L’albino ora attizzava il fuoco con un bastoncino pensieroso e con i riflessi delle fiamme sul volto e negli occhi luccicanti che sembravano sul punto di sciogliersi la ragazza lo trovò oltremodo affascinante.

Una volta che il calore tornò a farsi sentire prepotentemente il ragazzo si allontanò di molto con un cipiglio fino a toccare con la schiena la fredda parete rocciosa.

Non sopportava affatto il caldo.

-Perchè ti preoccupi per me? -chiese all’improvviso la principessa.

Insomma, non la conosceva neanche e si premuniva di aiutarla.

Jack la guardò e sorrise dandole amichevolmente una lieve spallata ignaro del suo nobile lineaggio.

-Non sei una donzella in difficoltà? -domandò a sua volta riprendendo nella mano destra il proprio bastone posato lì di fianco.

-Non esattamente. -rispose lei sincera socchiudendo le palpebre e indirizzando lo sguardo al pavimento.

-Perchè stai scappando? -la interrogò il guardiano avvicinando di più il viso al suo nel tenativo di capire.

La giovane girò rapidamente il capo verso di lui impressionata.

-Come sai che io… -provò a formulare ma il sorriso comprensivo dello spirito la bloccò.

-L’ho fatto anch’io una volta e volevo essere lasciato in pace proprio come te. La montagna è un bel posto per stare da soli. -le riferì.

Elsa sorrise brevemente, aveva pensato la stessa cosa.

-Era quella la mia idea. -confermò guardando per un momento altrove.

Portò entrambe le mani ai capelli e con cautela sciolse lo chignon dietro la nuca. I fini capelli lunari caddero lentamente lungo le spalle della principessa così che potessero asciugarsi meglio e l’albino rimase ammaliato da lei.

Il silenzio aleggiò quasi sovrano e per un lungo periodo di tempo gli unici suoni udibili furono lo scrosciare della pioggia all’esterno e il crepitare del fuoco nella grotta. L’aria odorava di umidità e pino.

-C’è una profezia. -riprese a parlare la giovae tornando con gli occhi sul volto del ragazzo che ascoltava attento.

-Dice che io sarò la rovina del regno. -affermò ricordando quando qualche giorno prima aveva udito quella scioccante rivelazione dalla porta socchiusa dello studio di suo padre.

Jack ne rimase stupefatto. Le profezie erano una gran cosa, capaci di manipolare molto le persone in quel periodo.

-Magari è solo interpretata male. -ipotizzò tentando di confortarla.

La bionda scosse la testa.

-No, purtroppo parla proprio di me. Per questo dovo andare via, voglio proteggere tutti quanti. -confermò risoluta.

Il sorriso del guardiano si era eclissato, poi riflettè e quest’ultio tornò sul suo viso gioviale.

-Allora sei una guardiana, un po’ come me. -disse.

Elsa distese ancora una volta le labbra di un vivido porpora a quelle parole: “Come me”. Lui non poteva neanche immaginare in quale misura si assomigliassero.

-Non siamo esattamente uguali tu ed io, e inoltre nelle storie che ho letto non sei proprio un guardiano. -argomentò la ragazza volendo concentrare per una volta il discorso sullo spirito.

No, non era affatto come l’aveva sempre immaginato.

Le fiabe lo descrivevano come un folletto con il naso e le orecchie a punta, vestito di bianco e di gelo scintillante. Si diceva che fosse il figlio del vento e veniva ritratto come un vecchietto chiamato anche “Padre inverno” o “Nonno gelo”. Ironico che fosse un diciottenne no?

L’albino rivolse alla ragazza uno sguardo incuriosito

-Che vuoi dire? -chiese semplicemente la leggenda abbassando le sopracciglia interdetto.

Lei gli raccontò allora due storie che parlavano di lui.

In entrambe una matrigna cattiva inviava la propria figliastra in un bosco in pieno inverno lasciandola poi lì da sola e quest’ultima incontrava Jack Frost.

In una fiaba lo spirito riconoscente della gentilezza della fanciulla le regalò gioielli e pellicce, nell’altra più crudelmente le chiese per tre volte se avesse freddo e ad ogni risposta educatamente negativa Jack abbassava la temperatura intorno alla giovane per poi infine lasciarla ritornare a casa incolume.

In tutte e due e storie inoltre le sorellastre della protagonista, sgarbate con lo spirito, venivano congelate a morte nel bosco.

-Cosa!? Io non sono il cattivo! -si sentì in dovere di smentire l’albino offeso e scioccato sotto lo sguardo, divertito dalla sua reazione, della principessa.

Era davvero così che veniva dipinto? Potente e vendicativo?

-Non farei mai morire qualcuno assiderato!...Va bene, ammetto di aver congelato un elfo o due ma poi li hanno scongelati, lo giuro. -affermò comicamente sulla difensiva alzando di poco entrambe le mani, anche quella che ancora stringeva il bastone.

Era uscito pulito dalla lista dei cattivi di Babbo Natale e non aveva mai fatto ciò che gli era appena stato narrato.

Un accenno di risata risuonò nella grotta e il ragazzo impiegò qualche secondo per confermare che provenisse dalla giovane al suo fianco.

Beh era già un inizio.

Jack osservò bene Elsa. La luce del fuoco illuminava la sua pelle lliscia, morbida e fredda come la propria, le labbra erano sottili e del colore delle ciliegie, gli occhi azzurri erano simili ai laghi artici, infine il suo volto aveva delle impercettibili lentiggini quasi invisibili.

Il guardiano non poteva fare a meno di guardarla, non si era mai sentito così strano prima. C’era qualcosa di speciale in lei.

Un tuono sembrò ricordre ad entrambi perché fossero lì, lo spirito si rialzò e si avvicinò all’entrata della grotta per controllare il tempo. A occhio e croce il temporale si stava allontanando.

La ragazza intanto si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio quasi a disagio approfittando del fatto che l’albino le desse le spalle.

Era scappata di casa per essere libera e stare da sola, non si aspettava certo di trovarsi in intimità con un magico ragazzo in una grotta, il primo con cui avesse mai interagito.

-Sembra che incontrare ragazze nei boschi sia il mio passatempo. -riprese il discorso Jack riferendosi a lei.

Tornò a sedersi e gettò nuovamente altra legna nel fuoco.

-Ma non ho pellicce o gioielli da darti. -affermò con ilarità ristabilendo un contatto con gli occhi della principessa.

-Non ne ho bisogno. -confermò quest’ultima scuotendo la testa tranquilla essendo la figlia del re.

I due ripresero a parlare e la giovane sentì scemare ogni emozione negativa di nuovo.

Era stupefacente come il guardiano riuscisse a farla sentire a proprio agio, Elsa provava dentro di sé una piacevole sensazione che sembrava crescere d’intensita man mano che passava del tempo con lo spirito dell’inverno.

Lui si sentiva allo stesso modo. Che si fosse infatuato di lei? Sarebbe stata la prima volta.

Dopo quelle che parvero ore la ragazza, finalmente asciutta, cominciò ad avvertire la stanchezza e l’albino la invitò ad abbandonarvisi. La principessa si stese sul mantello su un fianco e con le mani sotto il capo provò a dormire.

Non ci riuscì.

Jack le assicurò che le sarebbe rimasto accanto e ben sveglio ma ciò non rilassò completamente la giovane, così il guardiano iniziò a raccontarle qualche avventura vissuta con i propri amici muovendo le abili dita per creare delle figure di neve che si rincorrevano nell’aria e che dopo pochi secondi, per via del calore del fuoco, si dissolvevano.

Elsa era affascinata da come lo spirito riuscisse a controllare il proprio potere, sembrava la cosa più naturale del mondo e lei si chiese se fosse capace di imitarlo.

Dall’incidente con sua sorella non aveva più potuto utilizzare la magia del ghiaccio e della neve per puro divertimento e aveva smesso di scorgerne la bellezza.

Lae sarebbe piaciuto riprovare ancora una volta, solo per sentire di nuovo quella sensazione di spensieratezza e di fiducia in sé che le dava essere speciale, essere magica.

L’albino avrebbe potuto insegnarle magari e questo la fece sorridere.

Accompagnata dalla voce calma e profonda del ragazzo la principessa chiuse gli occhi e poco dopo si addormentò.

Jack smise di narrare abbassando le mani e la osservò per un po’ dormire serena e respirare lentamente. Era così bella.

Una scia d’orata entrò serpentina nella grotta e si librò sopra il capo della ragazza mentre il guardiano sorrideva guardandola sognare...dei fiocchi di neve. Divertito si chiese cosa stesse effettivamente sognando e se in parte lo riguardasse.

Non era del tutto sicuro di cosa stessa facendo ma a grandi linee non gli ineressava. Era venuto ad Arendelle per portare l’inverno con se come ogni anno ma le temperature non gli erano state favorevoli e la neve si era trasformata in pioggia.

Pazienza, ci avrebbe riprovato al mattino presto. Invece aveva incontrato la principessa di quel regno senza rendersene conto.

Forse si era lasciato prendere dalla curiosità o forse voleva solo un po’ di compagnia ma in entrambi i casi non aveva potuto fare a meno di parlarle e di intromettersi in qualunque cosa stesse progettando la giovane, non sembrava dispiacerle comunque. Gli sembrava un po’ persa inoltre.

All’albino era piaciuta fin da subito, inutile dirlo. Non aveva mai parlato con una ragazza a parte Dentolina ma la questione era totalmente differente, non provava le stesse emozioni che sentiva per la bionda appena incontrata. Mentre la pioggia cessava finalmente di cadere Jack si scompigliò alcune ciocche nivee incerto su cosa fare, alla fine si decise e si alzò.

Era inutile ravvivare il fuoco, Elsa resisteva più che bene al freddo ed anche se voleva tanto chiederle come ci riuscisse non l’aveva ancora fatto. Com’era possibile che fosse immune al suo gelo?

Entrambi non avevano più bisogno di asciugarsi comunque, anzi le loro strade potevano già dividersi una volta sorta l’alba anche se con rammarico da parte del guardiano.

In fondo però ci era abituato. Ogni persona umana che avrebbe conosciuto sarebbe morta prima o poi, dunque l’asciarle andare era inevitabile. Aveva visto centinaia di bambini crescere e divenire suoi coetanei, trasformarsi poi in adulti e smettere di credere in lui andando avanti con le loro vite.

Per questo lo spirito si era ripromesso di non affezionarsi troppo a qualcuno anche se non era così semplice come sembrava.

L’albino rivolse un ultimo sguardo alla ragazza dormiente, i cui sogni di sabbia si erano ormai dissolti, e uscì dalla caverna con una mano in tasca e l’altra che reggeva il bastone per prendere una boccata d’aria.

La principessa sognava di trovarsi in una bellissima radura innevata, libera di sprigionare il dono che le era stato conferito senz’alcuna paura. I salici intorno a lei erano ricoperti di ghiaccio e quasi nascondevano alla vista una luccicante cascata imprigionata dal gelo.

Le sfumature del bianco e dell’azzurro che regnavano incontaminate sembravano talmente delicate da rendere quel luogo fragile e incantato, come se da un momento all’altro potesse infrangersi in un milione di frammenti se qualcuno avesse provato a modificarne anche il più piccolo e perfetto dettaglio.

La giovane, fasciata in un abito scintillante e con i capelli raccolti in una treccia laterale, teneva il capo rivolto al cielo limpido con il naso all’insù ed un sorriso felice sulle labbra. La sua presenza era più che degna di quello spettacolo invernale.

La bionda cominciò a dilettarsi con i propri poteri, scie di neve scaturivano dalle dita affusolate e, aggraziate, disegnavano spirali nell’aria. Proprio come l’inchiostro che seguiva il tratto morbido del pennello l’incantesimo seguiva il suo volere.

Elsa immaginava poi replicava fiori, sculture geometriche di ghiaccio, animali e persone con un talendo naturale.

Non si accorse di non essere più sola finché un impercettibile tonfo sulla neve fresca non la fece voltare.

Jack era lì, sempre col sorriso sul volto e l’immancabile bastone nella mano destra. Non sembrava affatto sorpreso di averla vista usare la magia.

Le si avvicinò lentamente dopodichè, quando le fu difronte, alzò la mano libera e portandosela alle labbra le soffiò in viso un gruppo di fiocchi di neve che si scontrarono sulle sue guancie e sul naso facendole chiudere le palpebre per un momento.

La ragazza trovò la cosa divertente e anche dolce prima che il vesnto sotto il comando del guardiano non le fece svolazzare l’abito mostrando più pelle, al di sotto dello spacco, di quanto avesse voluto.

In imbarazzo la principessa si affrettò a mettere in ordine la propria regale figura e nel frattempo il suo interlocutore rideva brevemente soddisfatto.

I due trascorsero poi dei bei momenti sfruttando i loro poteri.

La giovane era indubbiamente attratta dallo spirito che adesso le camminava accanto sfiorando le dita con le sue di tanto in tanto. Lo aveva appena incontrato è vero, ma allo stesso tempo lo conosceva da sempre e sapeva che nessuno più di lui sarebbe mai riuscito a capirla.

Nonostante ciò trovava ugualmente inopportuno, persino in un sogno senza logica ne regole, l’inusuale desiderio che provava in quel momento di baciarlo.


 

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Capitolo 3
*** Incubi e paure ***


 

Tutto sembrava andare per il meglio quando ad un tratto una voce spaventata risuonò da qualche parte lontana invocando il nome di Elsa.

La ragazza rimase impietrita riconoscendo la voce di sua sorella Anna e rapidamente si guardò intorno nel tentativo di capire da dove provenisse.

-Anna! -la chiamò a propria volta allontanandosi dal fianco dell’albino che scomparve non appena si fu voltata di nuovo verso di lui.

-Jack? -domandò la principessa girando su se stessa con inquietudine crescente.

Uno spiacevole senso di smarrimento la pervase e all’improvviso tutto cadde nelle tenebre.

Quando la giovane si rese conto di aver chiuso gli occhi e li riaprì si accorse di trovarsi nel cortile del palazzo reale deserto e più lugubre di quanto ricordasse. Non sapeva il perché ma percepiva nel profondo del suo cuore che qualcosa non andava, qualcosa di spaventoso sarebbe accaduto.

Tentò di chiamare ancora una volta sua sorella e solo allora notò una figura distesa col ventre a terra ad alcuni passi da lei, i capelli di un ramato castano non le lasciarono nessun dubbio ed Elsa preoccupatissima gridò il nome di Anna correndo verso di lei.

Si inginocchiò per soccorrerla e nel voltarla la vide chiaramente tremare con gli occhi chiusi e tenere entrambe le mani al cuore. All’istante la secondogenita del re si trasformò inspiegabilmente in una statua di ghiaccio sotto lo sguardo inorridito della bionda, il tocco di un dito e la principessa minore si sgretolò fra le sue mani.

Il cuore di Elsa smise di battere.

Il tempo sembrò fermarsi del tutto proprio in quel momento e travolta da un’insopportabile dolore la ragazza, privata anche apparentemente del respiro, elaborò a rilento ciò che era appena accaduto.

Disperata si mise a piangere sui frammenti di ghiaccio che fino a qualche secondo prima erano stati la sua sorellina. L’aria raggelò, il pavimento sotto le ginocchia della principessa ghiacciò mentre quest’ultima non riusciva ad accettare il fatto di aver commesso veramente un imperdonabile azione a cui non esisteva rimedio.

Aveva ucciso sua sorella.

Fu come se un pezzo di sé stessa le fosse stato strappato brutalmente via. La persona più importante della sua vita, con cui aveva condiviso l’esistenza e che aveva sempre tentato di proteggere non c’era più per colpa sua.

Nel frattempo che la giovane esternava il proprio dolore dei passi affrettati risuonarono nel cortile, centinaia di passi. Con le lacrime ad offuscarle la vista Elsa alzò lo sguardo e si vide accerchiare dalle guardie reali sbucate da ogni dove che avanzavano con prudenza, alcuni avevano le balestre in mano.

Sapeva esattamente perché erano lì.

-No vi prego, non è come sembra. -tentò subito di chiarire.

I soldati però continuarono a farsi sempre più vicini, ben presto la piazza si riempì di gente che sussurrava quell’orribile parola: Mostro. Sguardi spaventati, impietositi o duri le vennero rivolti e solo dopo averli scorsi la ragazza si rese conto che avrebbe potuto ferirli o peggio, ucciderli e il panico la vinse.

-State lontani! -gridò.

Il suo braccio destro si mosse da solo senza che lei lo avesse sollevato e molte persone caddero a terra colpite dai suoi poteri. Non riusciva a fermarsi! Le guardie si mobilitarono velocemente prima che scagliasse altro ghiaccio.

Un paio delle più coraggiose le furono subito accanto afferrandola per i gomiti e portandole dolorosamente le braccia dietro la schiena come se questo potesse servire realmente a qualcosa. La principessa voleva liberarsi ma non l’avrebbe fatto se ciò significava fare del male a tutti loro.

La giovane era terrorizzata e cercò tra la folla riunitasi un volto familiare, un qualsiasi volto amico. Non ne trovò, al contrario sulle scalinate dell’ingresso del castello scorse i suoi genitori fissarla immobili.

Sua madre appariva dispiaciuta e sull’orlo delle lacrime aggrappata al braccio del marito, quest’ultimo inceve osservava la figlia deluso e amareggiato. Elsa sapeva che non potevano fare nulla per lei dopo ciò che aveva commesso e chinò il capo piangendo silenziosamente per il proprio triste destino.

-Le manette! Le manette! -dicevano i soldati allarmati.

Le sue mani furono portate senza riguardi bruscamente in avanti e degli arnesi, i più sgradevoli che la ragazza avesse mai visto, le circondarono i polsi imprigiondandole le mani come dei guanti di ferro.

La principessa guardò le manette scioccata, non erano affatto per gente comune e non erano state fabbricate di recente. Erano state fatte appositamente per lei da chissà quanto tempo.

Quelle trappole la facevano apparire come se le avessero amputato le mani e come se non bastasse si stavano ricoprendo di ghiaccio insistete.

-Non sta funzionando! -fece notare un soldato destando ancora più scompiglio.

La bionda sgranò gli occhi azzurri e si chiese quanta forza possedesse in realtà ma mentre tutti mormoravano inquieti e spaventati il capo delle guardie, senza attendere alcun ordine del re, prese la spada di un sottoposto con uno sgarbato: “Dammi qua!” e mise fine ai loro problemi recidendo in un colpo i polsi della giovane.

 

Elsa gridò e si tirò su di scatto percependo una fitta alle braccia. Controllò le mani terrorizzata ma erano ancora intatte e la dolorosa sensazione che aveva percepito di riflesso svanì così com’era arrivata.

Gli occhi impauriti della ragazza saettarono di qua e di là nella semioscurità. Era ancora nella grotta, si trattava solo di un incubo ed era al sicuro...per ora.

Tentò di regolarizzare il proprio battito, aveva un macigno sul petto e il senso di colpa la soffocava.

-Elsa! -la voce di Jack le giunse chiara e preoccupata dall’esterno e in un attimo il guardiano fece capolino dall’apertura della grotta stringendo il bastone tra le mani pronto per dar battaglia.

Forse l’aveva sentita gridare anche se la ragazza non avrebbe saputo dire di averlo fatto o meno.

Lo spirito la squadrò per capire cosa non andasse poi i suoi gelidi occhi catturarono un movimento quasi impercettibile in un angolino buio della caverna e prima che potesse agire una piccola scia di sabbia nera schizzò tremula fuori dalla grotta. Un incubo.

L’albino si avvicinò rapidamente alla bionda seduta a terra sul suo mantello blù e le si ingiocchiò accanto.

-Hai visto Pitch Black? -domandò con apprensione all’idea di un nuovo attacco posandole una mano sulla spalla.

La principessa sentiva il proprio corpo come se fosse di marmo, lo guardò appena con sguardo spento e sollevò un sopracciglio nella rischiesta di una muta spiegazione

-L’uomo nero. -si apprestò a chiarire il ragazzo.

La bionda scosse la testa.

-No, è stato peggio. -affermò trovando difficile parlare -Molto peggio. -aggiunse.

Osservò le proprie mani ripensando a ciò che aveva appena vissuto e portando le ginocchia al petto vi tuffò il viso che i capelli sciolti nascosero subito cercando di fare dei profondi respiri.

Doveva calmarsi nonostante sentisse le lacrime voler uscire per la paura dell’incubo avuto, non poteva rischiare che i propri sentimenti risvegliassero i suoi indomati poteri o Jack l’avrebbe scoperta.

Lui guardò prima lei poi le braci morenti del fuoco che non illuminavano più l’ambiente e ci gettò sopra gli ultimi rametti che aveva raccolto in precedenza perché una fiammella, oltre alla luce esterna della luna, permettesse ad entrambi di vedere.

Quando la fiamma nacque nuovamente il guardiano richiamò l’attenzione della giovane di fianco a sé.

-Hei. -le disse pacato mantenendole la mano sinistra sulla spalla.

Elsa sollevò meccanicamente il capo dal suo nascondiglio e parlò.

-Ho paura. -affermò e la leggenda ebbe come un dejavu.

Non aveva più il controllo su nulla e non sapeva che cosa fare, l’incubo aveva riportato a galla il motivo per cui aveva deciso di fuggire in primo luogo ridestando ancora una volta la propria coscienza.

Riportò lo sguardo sul suo confidente e lo spirito riconobbe in quegli occhi meravigliosi il sentimento che entrambi combattevano da sempre ma in modi differenti.

L’albino tentò di pensare a qualcosa di intelligente da dire ma non ci riuscì. Non sapeva uale fosse il problema e forse lui non poteva risolverlo.

La ragazza stava fuggendo da una profezia ma se c’era dell’altro non intendeva rivelarlo. Jack non voleva insistere, non erano affari suoi comunque e non poteva uscirsene solo con una frase divertente, una smorfia o uno scherzetto questa volta.

Far sorridere i bambini gli riusciva naturale come respirare ma quella che aveva di fronte non era di certo una bambina. Come guidato da un’istinto sopito dentro di lui posò il bastone a terra e portò la mano che lo aveva stretto verso la giovane che non staccava gli occhi dai suoi, a metà del movimento tuttavia si fermò.

“Avanti” si disse, si trattava solo di un confortante e amichevole abbraccio, un innocuo e semplice contatto fisico. Poteva farlo.

Il guardiano riprese la sua incerta avanzata posando anche l’altra mano sulla spalla di Elsa ancora immobile e quando provò successivamente ad attirarla a sé inclinando la testa completamente da una parte la ragazza intuì le sue intenzioni.

Molto cautamente, sperando vivamente che niente di strano capitasse e che i suoi poteri non avessero effetto su di lui, alzò le mani e con altrettanto nervosismo gli circondò il collo lasciandosi stringere.

Finalmente si abbracciarono e fu il primo abbraccio per entrambi da molti anni.

L’incertezza dello spirito scemò non appena lei posò il capo sulla propria spalla e l’albino comprese di star facendo la cosa giusta. Ma mentre i seccondi passavano il ragazzo si rese sempre più conto di quanto fossero morbidi i respiri che uscivano dal petto della giovane e di quanto dolce fosse il suo profumo che non aveva preso in considerazione prima.

Un piacere del tutto immotivato lo avvolse dall’interno in turbinio di emozioni da renderlo quasi euforico e Jack capì dal nodo allo stomaco e dal palpitare innaturale del proprio cuore di essersi fatto coinvolgere.

Dall’altra parte anche la principessa si trovava nella sua stessa posizione. Provava delle sensazioni completamente nuove per lei, un misto di affetto e imbarazzo nel percepire sotto le dita il corpo del ragazzo e un milione di farfalle che si agitavano nel suo stomaco.

Non riusciva a credere all’inverosimile situazione nella quale era incappata.

Era fuggita di casa, aveva incontrato lo spirito dell’inverno e si era anche presa una cotta per lui come in una novella. Era persino tentata dal chiedergli di portarla con sé proprio come in una romantica fuga d’amore tra due giovani amanti.

Il suo cuore accellerò per un attimo a quel pensiero ed Elsa si rimproverò mentalmente. Aveva letto così tanti libri sull’amore cortese-romantico e desiderato intensamente di viverlo che ora, alla primissima occasione che aveva, forse si stava semplicemente illudendo.

Non avrebbe dovuto fantasticare così, doveva tornare coi piedi per terra e raggiungere la montagna del Nord. Se il guardiano avesse scoperto che aveva i suoi stessi poteri probabilmente per lui sarebbe stato impossibile ed impensabile lasciarla andare così.

Dopo diverso tempo che il duo ebbe trascorso in quella posizione dei bagliori colorati e molto familiari attirarono l’attenzione della ragazza che sollevò il capo e guardò fuori dalla caverna.

Jack percepì i suoi movimenti e si scostò leggermente da lei puntando lo sguardo nella stessa direzione.

Entrambi sciolsero l’abbraccio e la principessa si alzò, calzò le scarpe e uscì dalla grotta. Il guardiano la seguì all’esterno e i due si misero ad osservare il cielo illuminato da onde verdi e azzurre.

L’aurora boreale era stupenda.

Il paesaggio notturno comprendeva perlopiù fitti alberi, le montagne circostanti erano innevate e parecchio distanti mentre il sentiero che li aveva condotti lì si scorgeva appena. Il castello non era neanche lontanamente visibile.

Lo spirito e la giovane si sedettero su un masso nelle vicinanze ammirando quello spettacolo ancora una volta nelle loro vite.

-Si è svegliato il cielo. -ammise Elsa con un malinconico sorriso e il viso rivolto in alto.

L’albino la osservò per un momento.

Non aveva mai sentito quell’espressione e per quanto le luci potessero apparire coma una meravigliosa magia il ragazzo sapeva benissimo che era solo opera di Nord quando desiderava contattare uno dei guardiani. Tuttavia non c’era affatto bisogno che la bionda accanto a lui lo scoprisse e questo lo fece sorridere.

Entrambi si posizionarono meglio sullo scomodo masso e le loro mani furono così vicine che i mignoli si sfioravano appena innocentemente ma abbastanza da sentire intimamente la presenza dell’altro. Nessuno dei due si voltò per guardare ma consci di quella vicinanza fecero finta di non averla notata.

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Capitolo 4
*** Identità e libertà ***


 

Rimasero lì ancora qualche attimo poi Jack incrociò le braccia e le gambe come un indiano appoggiandosi meglio contro la roccia alle proprie spalle, la ragazza al suo fianco ebbe proprio l’impressione che fosse stanco.

Non poteva biasimarlo, a momenti sarebbe spuntata l’alba e lei lo aveva tenuto sveglio per tutta la notte a farle compagnia. Si sentì un po’ in colpa per ciò ma anche lusingata.

-Dovresti dormire. -affermò attirando lo sguardo del guardiano su di sé -Sembri stanco. -aggiunse.

Lo spirito intendeva negarlo ma a stento soffocò uno sbadiglio, inoltre sentiva le palpebre farsi pesanti.

-In effetti… -ammise portandosi una mano alla nuca.

La principessa fece un sorrisetto e dopo aver rivolto un’ultimo sguardo all’aurora boreale abbandonò i propri pensieri e i ricordi dell’infanzia riaffiorati in lei.

Si alzò in piedi imitata dall’albino i due rientrarono nella caverna.

Il ragazzo le chiese allora cosa intendesse fare e la giovane rispose che ormai non aveva più sonno. A conferma delle sue parole si mise a districare pazientemente i capelli biondi e con difficoltà riuscì a replicare lo chignon senza treccia che aveva prima.

Jack la guardava tranquillo e una volta sistemato comodo contro la parete della caverna tentò di resistere al richiamo del sonno ancora per un po’, ma gi occhi si chiusero gradualmente ed il respiro rallentò quando si assopì.

L’immagine di Elsa, sovrana indiscussa dei suoi pensieri, fu l’ultima cosa che vide mentre scivolava in un sonno sereno.

Trascorsero diversi minuti nei quali la ragazza respirò il più silenziosamente possibile per timore di svegliare “il bell’addormentato nella grotta” e sorridendo per il nomignolo che le era venuto in mente la principessa cautamente si alzò.

Si accertò che il guardiano dormisse in maniera profonda e si infilò ghiacchetta e mantello. Quello era il momento giusto.

Con passo leggero la giovane uscì dalla caverna mantenendo sempre un occhio sullo spirito. Era davvero carino anche mentre dormiva.

Le dispiaceva lasciarlo così, avrebbe tanto voluto rivelarsi davvero per quella che era e chiedergli se anche lui si fosse sentito come lei almeno una volta per i propri poteri, desiderava confidarsi e raccontargli delle sue magie ma più di ogni altra cosa lo voleva accanto come amico.

Era lo spirito che aveva sempre sognato di incontrare da quando era una bambina ma ora si stava accorgendo che era tutto un po’ diverso.

Forse aveva bisogno di Jack Frost. Non le sarebbe mai capitata un’altra occasione simile ma non voleva essere un peso per nessuno, sopratutto per un guardiano impegnato e importante come lui.

Così aveva deciso di lasciar perdere. Non importava che cos’avrebbe fatto poi il ragazzo, per lei era bastato averlo potuto incontrare. Avrebbe conservato nel cuore ogni attimo e ogni parola scambiata con lui.

Si ripromise che osservandolo per quella che credeva sarebbe stata l’ultima volta con un triste sorriso non lo avrebbe mai dimenticato.

Non appena uscì fuori dalla caverna Elsa rivide l’aurora boreale ma non la degnò di uno sguardo, era più concentrata sulla montagna del Nord e su come arrivarci. Se solo avesse avuto ancora il suo cavallo…

L’idea si formò rapida nella sua mente. E se…

La ragazza osservò le proprie mani e successivamente la caverna. Non l’aveva mai fatto prima ma poteva tentare.

Prendendo un bel respiro e concentrandosi immaginò un bianco destriero e un vortice di fiocchi di neve si sprigionò dalle sue mani. Proprio come desiderava un cavallo di neve prese forma e vita davanti a lei.

Il manto era scintillante come se fosse stato ralizzato con tanti piccoli brillantini ed era cosparso da elaborati disegni di fiocchi di neve. La coda e la criniera erano porose come il resto del corpo ma ben distinguibili e arricciate morbidamente mentre gli occhi fieri e gli zoccoli erano fatti di ghiaccio.

La principessa si sorprese di sé, del proprio talendo e del risultato ottenuto. Non aveva mai creato niente di simile in vita sua ed era straordinario.

Intimidita si avvicinò all’animale e quest’ultimo si inginocchiò su tutte e quattro le zampe fino a toccare il terreno col ventre piagando la testa verso il basso. Piacevolmente colpita per quella forma di sottomissione la giovane guardò il destriero negli occhi come a volersi accertare che non le giocasse un brutto scherzo, ma il cavallo era impassibile e orgoglioso di poterla servire.

Con circospezione Elsa salì in groppa all’animale e una volta accomodata, non all’amazzone, il destriero si sollevò iniziando da subito a galoppare conscio della meta.

...

In un lampo la ragazza raggiunse la montagna del Nord, la creatura la fece scendere con gentilezza e lei gli riservò una carezza sul muso che fu ben gradita.

La principessa infine lo lasciò andare e l’animale con un cenno del capo riconoscente si allontanò. Dopo che ne perse le tracce la giovane si guardò intorno euforica.

Era libera!

Per ora…

 

Jack riposava da meno di un’ora in quella grotta vuota e buia quando un rumore improvviso lo destò bruscamente. Il guardiano aprì gli occhi di scatto ma il suono che l’aveva svegliato proveniva d fuori, forse opera di qualche animale selvatico.

Lo spirito si passò una mano sul viso intontito, non era esattamente sveglio ma in allerta e fu proprio per questo che impiegò qualche minuto per rendersi conto che la ragazza che aveva incontrato quella sera non era più con lui.

L’albino si guardò intorno ma nell’oscurità dovuta al fuoco spento non vide il minimo segno di lei e svelto afferrò il proprio bastone uscendo di corsa dalla caverna.

Osservò i dintorni confuso e preoccupato, non c’era alcuna traccia della bionda. Se ne era andata e questa rivelazione lo svuotò completamente, si sentì come se l’avesse tradito. Non ne aveva motivo, ma provava proprio questo.

Il loro incontro era stato del tutto casuale e lui, al contrario di lei, non sapeva nulla di quella ragazza se non il nome e di quale sfumatura esatta del ghiaccio fossero i suoi occhi.

Lo smarrimento del ragazzo durò relativamente poco poiché intestardito e preso dalla giovane bionda decise che doveva rivederla un’ultima volta, quanto meno per salutarla- poi avrebbe potuto lasciarsela alle spalle com’era accaduto con Jamie.

Doveva accertarsi che fosse al sicuro e che stesse bene. Jack riflettè su dove potesse essere andate e subito si ricordò del loro discorso sulla montagna.

Il guardiano richiamò il vento lasciandosi sollevare oltre gli alberi, sempre più in alto mentre l’aria gli sferzava il viso svegliandolo completamente.

Amava tutte le sensazioni che il volo gli provocava ed era la parte di sé che più incarnava la sua libertà. Non appena fu sufficentemente in alto volò in modo spedito verso la montagna del Nord controllando conteporaneamente che la ragazza non si trovasse nel bosco sotto di lui.

Giunto a qualche metro dal monte innevato lo spirito dell’inverno scorse sollevato la figura della giovane che spiccava col suo abito color pervinca sulla neve bianca. L’albino non sapeva come fosse arrivata lì così in fretta ma ogni suo pensiero al riguardo fu cancellato nell’esatto instante in cui si avvicinò e riuscì ad osservare bene la bionda.

Ciò che vide cambiò una parte della sua esistenza per sempre.

Gli occhi di ghiaccio del ragazzo si spalancarono e il cuore accellerò…

 

Elsa si aggirava per la montagna muovendo alcuni passi di danza e sollevando al cielo le braccia felice che il suo potesse fluire genuinamente in spirali e confondersi con il paesaggio senza far male a nessuno.

La ragazza aveva un’aria diversa ora. Era raggiante, il suo sorriso si estendeva da una guancia all’altra e anche gli occhi azzurri avevano un diverso luccichio in loro.

Inspirndo l’aria gelida la principessa volteggiò su se stessa godendosi la solitudine ottenuta e non imposta.

Giocò per diverso tempo e alle spirali di neve magica susseguirono forme più complesse ma pur sempre delicate.

La giovane stava lentamente riscoprendo se stessa ed il ragazzo eterno non interferì limitandosi ad ammorarla da lontano incapace di muovere un solo muscolo.

In quel momento Elsa aveva completamente relegato in un angolino della sua mente quel piccolo, ignobile e fastidioso pensiero di togliersi la vita.

Poteva riuscire a padroneggiare il potere che scorreva in lei, doveva solo imparare e lasciarsi andare. Jack ne era stato la dimostrazione, forse...un giorno sarebbe anche potuta tornare a casa e nessuno avrebbe avuto paura di ciò che sapeva fare.

In effetti lo spirito dell’inverno non veniva cacciato coi forconi ma apprezzato per la sua magia e magari sarebbe capitato anche a lei.

-Non è carino non salutare. -la sorprese una voce. La SUA voce.

La ragazza si immobilizzò, il respiro le si bloccò nel petto al pensiero di cosa LUI avesse potuto vedere. Le labbra le si schiusero e il cuore accellerò.

La principessa ruotò con lentezza il capo e il resto del corpo poco dopo seguì docilmente quel movimento.

Il guardiano, sospinto dal vento a due metri dal suolo, si lasciò posare sulla neve fresca ed esattamente come la giovane lo aveva sognato le stava regalando un sorriso così sincero che si sentì sciogliere. Non seppe cosa dire e fu dunque l’albino a parlare.

-Perchè non mi hai detto di avere dei poteri come me? -chiese gentilmente toccandosi il petto con la mano sinistra sporgendosi verso di lei.

Elsa ebbe così la conferma che ora lui sapeva ed il suo stupore si trasformò in inquietudine e dispiacere per non aver mantenuto la promessa fatta ai suoi genitori.

-Io...sono un pericolo per Arendelle. -spiegò in un sospiro abbassando lo sguardo e il ragazzo capì.

Non era in grado di controllare il suo potere, per questo glielo aveva nascosto.

Credeva di essere pericolosa e ciò lo intenerì. Lui la vedeva ora di fronte a sé e poteva assicurarle che non sembrava affatto una minaccia per nessuno.

Jack le si avvicinò, posò a terra il proprio bastone e prendendo le mani della ragazza nelle sue le fece alzare lo sguardo.

-No, non lo sei. -confermò. Era pericolosa esattamente come lui ed il guardiano non si riteneva tale.

-Come lo sai? -domandò la bionda in cerca di rassicurazione.

-Diciamo che portare scompiglio con ghiaccio e neve è una mia scpecialità. -rispose ironico facendo un mezzo sorriso con un’alzata di spalle e guardandola di sottecchi.

L’espressione amareggiata della principessa si distese un pochino ma ancora non ne era sicura, lo spirito la lasciò andare ed impertinente le disse: -Vediamo cosa sai fare. -riprendendo il bastone da terra.

Colpita da quella richiesta la giovane esitò, voleva...insegnarle? Lì e adesso?!

Quando lo vide in attesa di una sua mossa Elsa si chiese se avrebbe perso il controllo e ferito anche lui ma l’altro sembrava fiducioso e tranquillo e la ragazza si convinse, anzi ne era certa, che non gli avrebbe fatto del male…mai.

Si fidava di lui e se qualcosa sarebbe comunque andato storto confidava che il ragazzo si sarebbe sicuramente difeso. Titubante sotto la sua supervisione la principessa sollevò prima una mano e poi l’altra come aveva fatto in precedenza governando qualche raffica di fiocchi di neve.

I suoi occhi si posarono poi su di Jack in attesa di un giudizio.

-Un po’ di più. Avanti, mostrami cosa REALMENTE sai fare. -la incoraggiò quest’ultimo rimarcando il concetto.

Non si stava impegando e lui voleva etterla alla prova.

Se i loro poteri erano davvero simili come credeva questo era niente in confronto a ciò che la giovane sarebbe stata in grado di sprigionare.

La bionda provò allora qualcos’altro e con un solo movimento del polso: rami, pezzi di carbone e neve turbinarono sotto il suo comando per formare un pupazzo di neve.

Ah dunque non aveva bisogno di un bastone per incanalare la sua magia riflettè il guardiano. Si alzò in volo ed osservò la creazione più da vicino.

-Hm...puoi fare di meglio. -confermò con un cenno affermativo del capo.

Inviò alla diretta interessata uno sguardo provocatorio e lei colse subito la sfida lanciatale, incuneò le sopracciglia in maniera decisa e sorrise.

Un colpo di vento mosse i capelli bianchi dello spirito e il mantello blu della ragazza che, senza esitazione, se lo slacciò con fare determinato.

Non avrebbe dovuto privarsi ne del mantello ne della giacca pervinca che successivamente gettò a terra, non era consono che si privasse di alcun indumento, ciònonostante lo fece ugualmente.

Era ben distante dalla gente che le aveva impartito un’etichetta da rispettare in ogni occasione.

Incuriosito dal gesto appena compiuto l’albino alzò a sua volta un sopracciglio poi la sua controparte femminile si mise a correre verso uno strapiombo, si fermò poco prima del bordo e stese le braccia di fronte a lei.

Immediatamente una scala di neve grossolana prese forma, era solo un’abbozzo di ciò che in realtà sarebbe diventata ma il ragazzo non lo comprese subito.

-Non male ma -prima che potesse continuare Elsa salì un gradino e Jack si interruppe rendendosi conto che si era appena trasformato in solido ghiaccio.

La principessa stupita di se avvicinò le mani lungo i due corrimani ed entusiasta prese a salire svelta la scala che sotto il suo tocco diveniva splendida. Una volta che fu dall’altra parte del burrone la giovane girò su se stessa incredula e il guardiano la raggiunse immediatamente.

Non era in grado di volare ma trovava delle valide alternative doveva ammetterlo.

-Ora sì che si ragiona. -affermò lo spirito appena più entusiasta di lei toccando nuovamente il suolo.

Elsa lo guardò in viso e si ripetè ciò che lui le aveva detto prima con convinzione.

-Posso fare di meglio. -ammise con gli occhi azzuri che scintillavano, ci credeva davvero.

-Lo so. -confermò l’albino gentile.

La ragazza dunque sollevò di poco l’orlo del proprio abito e battè il piede a terra.

All’istante sotto di lei si creò un enorme fiocco di neve e facendo il gesto di sollevarlo questo effettivamente prese a salire.

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Capitolo 5
*** Le sorprese non sono finite ***


 

Il ragazzo immortale si allontanò appena in tempo prima che davanti al suo viso spuntasse una parete di ghiaccio la cui superficie riflettente gli impedì di vedere cosa stesse realmente accadendo di là.

Mentre Jack svolazzava dunque attorno alla costruzione in corso, meravigliato come un bambino il giorno di Natale, la principessa ruotava, si circondava di pareti, erigeva colonne ed abbelliva fin dove il suo sguardo riusciva a posarsi il tutto con elaborati disegni.

L’immagine che aveva in mente era chiara e nitida come l’acqua.

Dopo essersi apprestata a chiudere il soffitto sopra la sua testa con un gran lampadario la giovane prese alcuni respiri, il petto le si sollevava e abbassava rapidamente ma lei ne era ignara. Sembrava sul punto di non riuscire a contenere la gioia di esprimere finalmente se stessa.

Elsa squadrò l’ambiente con un bel sorriso ma quando posò lo sguardo sul proprio riflesso storse appena le labbra con disappunto. Sollevò l’orlo del vestito ancora una volta con una mano, si piegò in avanti e sfiorò le scarpe che si ghiacciarono velocemente per poi esplodere in tanti piccolissimi cristalli di neve.

Le calze scomparvero e la ragazza si rimise in posizione eretta sciogliendosi i capelli. Il vento gelido li intrecciò per lei e diversi fiocchi di neve abbellirono e fermarono la treccia che la principessa adagiò sulla spalla sinistra.

A piedi scalzi la giovane scese allora le scale per il piano inferiore e nel farlo il ghiaccio le ricoprì i piedi modellandole al momento un paio di magnifiche scarpe degne di una regina delle nevi.

Mentre avanzava anche l’abito si trasformava diventando identico a quello che aveva sognato.

 

Nel frattempo il guardiano del divertimento era finalmente riuscito ad entrare non appena il portone di quello che era palesemente un castello si era materializzato.

Ora incredulo si guardava intorno con occhi e bocca sgranati, non voleva perdersi neanche un dettaglio di quella meraviglia. Non gli era mai capitato in più di trecento anni di assistere a qualcosa di così straordinario, ed in parte era anche un po’ merito suo.

-Questo...questo è pazzesco! -confermò osservando i dettagli accurati della fontana e quelli sul soffitto iridescenti per via dell’alba appena sorta.

-Neanch’io saprei fare di meglio. -aggiunse poi facendo un giro e mettendo in tasca la mano che non reggeva il bastone.

-Jack. -lo chiamò Elsa facendolo voltare verso la scalinata al centro della stanza.

La ragazza era lì, fasciata in un abito azzurro e luccicante che le metteva in risalto le forme dei fianchi, del seno e ne svelava le gambe lunghe grazie allo spacco.

Se non fosse stato certo che al momento esistesse solo un’altra persona con i suoi stessi poteri lo spirito avrebbe stentato a credere che quella fosse la stessa identica ragazza che aveva trovato inerme sotto la pioggia qualche ora prima.

Nuovamente rimase colpito da lei e dalla sua indiscussa bellezza, il proprio cuore non ne voleva sapere di collaborare e rallentare.

La principessa d’altra parte si sentiva bella, potente e invincibile ma era bastata un’occhiata dell’albino per farla avvampare ancora una volta.

-Ti...piace? -domandò per riavviare le terminazioni neurali del suo interlocutore.

Funzionò, il ragazzo si riprese dalla sorpresa e tornò ad essere il Jack Frost di sempre.

-Oh altrochè! -confermò -Sei bellissima, sei...tu. -concluse più pacatamente.

Era felice per lei e che avesse giocato con i suoi poteri scoprendo il potenziale celato dentro di lei fin’ora, possedeva anche molta creatività e una notevole abilità artistica.

La giovane non ravvivò il discorso e il silenzio scese per alcuni minuti all’interno del castello.

-Allora, è un palazzo di ghiaccio giusto? -chiese il guardiano retoricamente indicando con l’indice il soffitto.

Elsa annuì e scese le scale, sorpassò lo spirito con un sorrisetto e stile altezzoso poi distese le braccia in avanti. Nell’angolo della sala in cui stava puntando i palmi delle mani creò un gigantesco trono di ghiaccio sul quale la ragazza si sedette accavallando le gambe lunghe deliberatamente.

Oh...sembrava davvero una regina in quel momento. Era una mortale ma l’albino credeva fermamente che non fosse così fragile come gli era sembrata in principio.

Il ragazzo con espressione maliziosa le si accostò e parlò.

-Oh tu saresti un’avversaria divertente contro cui combattere. -affermò.

Mise il proprio bastone in verticale sul pavimento e una volta certo che fosse in equilibrio perfetto ci balzò sopra leggero come una piuma.

Incredibilmente il pezzo di legno non si mosse e il diciottenne riuscì ad accovacciarsi in cima senza cadere, rimase così come se quella fosse la posizione più comoda al mondo.

La principessa lo osservò dal basso verso l’alto con confusa curiosità ma non commentò quello strano fatto.

Non sarebbe stato Jack Frost se fosse stato normale.

-Potresti essere la mia collega, -continuò a dire quest’ultimo -anzi potresti addirittura sostituirmi. A proposito: cos’hai da fare il prossimo inverno? -domandò infine in maniera scherzosa portandosi una mano contro la pallida guancia rilassato.

La giovane accennò una risata.

Le sarebbe seriamente piaciuto accompagnarlo in qualcuno dei suoi viaggi intorno al mondo ma non si sentiva ancora pronta a lasciarsi andare e ad abbandonare l’idea che la sua magia potesse anche fare del male.

Stava succedendo tutto così in fretta, era...troppo presto.

I due parlarono ancora a lungo, lui sul suo bastone e lei sul trono poi insieme esplorarono il vasto castello modificandone l’aspetto dove lo ritenevano giusto e nella maniera che più li rispecchiava.

Il guardiano fu oltremodo contento di mettere un po’ di suo in quel castello, non aveva mai svuto qualcuno con cui condividere il proprio talento così intimamente e la cosa gli piaceva. Non si era mai sentito così completo come ora.

-Non hai paura di perdere il controllo? -gli domandò Elsa riportandolo alla realtà.

Lo spirito fece un sorrisetto e guardandola negli occhi rispose sicuro: -No, per niente. Pitch se lo sogna. -

L’espressione sorridente della bionda non vacillò all’affermazione e senza rendersene conto entrambi smisero di camminare e si fermarono.

Si scrutarono aspettando che l’altro dicesse qualcosa...qualsiasi cosa, ma non accadde e la principessa posò il suo sguardo altrove. L’albino non smise di guardarla, non ne vedeva il motivo per smettere di farlo e fu così che comprese una cosa di sé: la ragazza non gli era indifferente e...desiderava baciarla.

Esatto. Era folle e immaturo ma quelle labbra erano insolitamente invitanti e il ragazzo era curioso di conoscere che sapore avessero.

Non aveva mai avuto pensieri del genere, che stesse crescendo senza rendersene conto?

Jack deglutì stranamente nervoso.

-Hei Elsa. -le disse richiamando l’attenzione della giovane che tornò a guardarlo.

Il palazzo sembrò davvero troppo vuoto in quell’istante e i due se ne resero senz’altro conto.

L’istinto stava gridando al suo ribelle proprietario di farlo, di baciare Elsa sulle labbra di un vivido porpora senza riflettere. Non c’era nient di sbagliato no?

Lui era libero dopotutto, libero di fare ciò che più desiderava e nessuna regola l’avrebbe fermato. Ma se fosse stata lei a chiederglielo, o a respingerlo, lo spirito l’avrebbe ascoltata immediatamente.

Non ce ne fu alcun bisogno.

Il ragazzo prese coraggio e con la mano destra delicatamente sfiorò il viso della bionda il cui cuore galoppava frenetico.

Era possibile che si fosse davvero innamorata di lui e lui di lei in così poco tempo? Una volta in un libro aveva letto che poteva succedere all’istante, impiegare tantissimo tempo o solo qualche ora.

La ragazza non si sottrasse a quel tocco nonostante fosse visibilmente insicura e agitata da ciò che stava accadendo.

L’espressione gentile di Jack e il suo sguardo penetrante ma sincero sembrarono avere un effetto calmante su di sé così si lasciò avvicinare e chiuse fiduciosamente e con estrema lentezza gli occhi di ghiaccio.

Era una cosa che voleva anche lei, avere il suo primo bacio…

“Non puoi baciare un giovane che conosci appena” la rimproverava la sua coscienza, e per una volta nella sua vita la principessa se ne infischiò. Erano attratti l’uno dall’altra perciò perché non cedervisi?

Il guardiano a sua volta abbassò le palpebre, erano così vicini che poteva sentire il suo respiro direttamente sulle labbra. Lei era tutto ciò che voleva, ancora pochi millimetri e avrebbe dato anche lui un primo bacio.

Quel bacio però non vi fu mai poiché un nitrito infranse e poi calpestò brutalmente l’atmosfera idilliaca che con tanta fatica si era venuta a creare.

Il duo si allontanò bruscamente in allerta. Qualcuno era riuscito ad arrivare fin lì?

-Hai sentito anche tu? -chiese lo spirito attento.

In un primo momento Elsa avvertì un senso di inquietudine invaderla poi di colpo si ricordò com’era giunta sulla montagna e sollevata pensò che il suo amico quadrupede fosse tornato da lei.

-Oh non è niente, ho solo creato un cavallo di neve prima. -ammise con finta aria di sufficenza avviandosi verso il portone.

Tenne la testa bassa per l’imbarazzo e s’impose di non guardare l’albino in volto mentre passava.

Lui rimase lì con sguardo interdetto.

-Ovviamente. -commentò sarcastico seguendo poco dopo la ragazza.

 

Quando la principessa aprì le porte di ghiaccio non scorse nessuno in vista, dunque scese cauta la scalinata e oltrepassò il burrone.

L’aria gelida della montagna le entrò nei polmoni e la bionda potè ammirare bene una spettacolare alba sorta da poco. I raggi del neonato sole si riflettevano sul suo castello creando un’incantevole contrasto di colori che neanche il più abile pittore sarebbe stato in grado di replicare.

La giovane osservò nuovamente i dintorni e prima che potesse compiere un solo passo un gruppo di guardie reali a cavallo sbucarono da dietro un’enorme cumolo di neve.

Elsa si sentì morire.

Com’erano arrivati fin lassù e in così poco tempo?

Lei non lo sapeva ma era andata proprio così: le guardie avevano trovato il mazzo di chiavi sulla porta e si erano subito mobilitate per scoprire se qualcuno fosse entrato o ucito dal castello.

Controllando le scuderie scoprirono che il cavallo della principessa Elsa non c’era e svegliarono la servitù che a loro volta avvertirono il re e la regina.

Immediatamente si erano chiesti se la loro principessa fosse stata rapita o fosse semplicemente scappata e avevano dato il via alle ricerche.

Non c’era stato tempo di cercarla nei boschi, sulle navi da carico o al villaggio che la montagna del Nord si era illuminata svelando la posizione della primogenita del re che, in quel momento esatto, stava costruendo il suo castello.

-No… -disse la ragazza in un sussurro angosciata.

Dietro di lei il ragazzo eterno non sapeva se intervenire o meno, non era certo che riuscissero a vederlo e la colpa di un suo eventuale attacco sarebbe stata attribuita alla sua controparte femminile.

-L’abbiamo trovata! Grazie al cielo. Vostre maestà è qui! -iniziarono a dire gli uomini in divisa aumentando sempre di più.

La principessa indietreggiò spaventata più da ciò che avrebbe potuto fare se non fosse riuscita a controllarsi che da loro e Jack non ebbe più alcuna sitazione.

Si parò di fronte alla bionda ed impugnò il suo bastone con sguardo fermo. Una guardia scesa da cavallo lo additò parlando con un suo compagno di quanto fosse strano e valutando se fosse o meno una minaccia.

Il guardiano ebbe così la conferma che riuscissero a vederlo e parlò.

-State indietro. -ordinò con una voce talmente profonda che fece inavvertitamente fremere l’erede al trono.

Le guardie trovarono quasi ridicolo che quel popolano poco più grande di un bambino li stesse minacciando con un ramo ma ciò nonostante non si avvicinarono limitandosi a smontare da cavallo. La loro lady era vicina ad uno strapiombo e non volevano metterla in pericolo.

Un uomo e una donna fecero la loro comparsa su dei destrieri bardati diversamente dagli altri, avevano un’espressione davvero preoccupata stamapata sul volto.

-Elsa! -esclamò sorpresa la donna con una corona in testa.

-Madre...padre… -rispose la giovane sgomentata semplicemente incapace di formulare qualunque altra frase.

Loro non dovevano essere lì, non dovevano prendere attivamente parte alle ricerche.

-Madre? -ripetè lo spirito sorpreso lanciando un’occhiata alla ragazza che stava proteggendo.

Osservò meglio i regnanti di Arendelle e si accorse che la regina dai capelli bruni somigliava come una goccia d’acqua ad Elsa. Stupito e con gli occhi ben aperti si voltò dunque verso di lei ancora una volta.

-Non mi avevi detto di essere una principessa. -affermò l’albino quasi offeso.

La ragazza lo guardò per un attimo poi i suoi occhi schizzarono nuovamenti ai genitori ed il ragazzo ebbe un’ulteriore e non richiesta conferma di quello che aveva appena scoperto.

-Grandioso. -disse ironico prestando attenzione all’esercito che aveva di fronte.

Si era andatto a cacciare in un bel guaio inconsapevolmente.

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Capitolo 6
*** Il confronto e un piacevole saluto ***


 

-Tesoro stai bene? -volle sapere subito l’uomo baffuto e dai capelli castani molto chiari.

Ignorò deliberatamente lo strano diciottenne immobile davanti alla figlia, non sapeva cosa c’entrasse con la sua prima genita ma poteva benissimo averla rapita lui stesso.

Ad un cenno positivo del capo della figlia il sovrano si rilassò e guardandola bene si rese conto di una cosa…

-Elsa ma tu...come ti sei vestita? -domandò re Agdar con tono severo osservando come fossero generose le forme di sua figlia.

Non avrebbe mai voluto vedere la sua bambina così, con un vestito rivelatore addosso e le gambe scoperte e nude.

-Dove sono le tue calze? -chiese anche sua madre portandosi una mano alla bocca scioccata.

-Il tuo abbigliamento è assolutamente inappropriato. -la rimproverò il sovrano.

Non poteva gridarle contro davanti a tutti per essere fuggita, anche se le avrebbe fatto comunque una ramanziana in seguito, ma lui e Idun erano stati molto in pena per lei e in qualche modo dovevano sfogare la loro frustrazione per la paura avuta.

La principessa si sentì piccola piccola sotto il peso di quelle parole e tutti quegli sguardi non la fecero sentire meglio.

I suoi genitori non l’avevano mai sgridata prima, anzi erano sempre stati comprensivi e affettuosi con lei. Non avrebbero mai rischiato cme ora di farla agitare e di liberare i suoi poteri incontrollati per sbaglio, doveva davvero averli scossi con la sua fuga perché non se ne rendessero conto.

E pensare che aveva creduto che, dopo vari tentativi, i regnanti di Arendelle si sarebbero infine arresi nel cercarla arrivando alla conclusione che fosse meglio che fosse scappata.

La situazione era tesa e le parole non dette dai regnanti alimentavano il disagio della loro figlia, la quale si aspettava che le porgessero delle domande per capire cosa le passasse per la testa. Si aspettava che le facessero delle false promesse e che infine le ordinassero di tornare indietro o ce la riportassero direttamente i soldati.

Diverse guardie iniziarono ad avanzare per raggiungere la loro magica principessa ma Jack, che aveva seguito in silenzio il discorso della famiglia reale, rapido scagliò un getto di ghiaccio volutamente a terra che si innalzò minaccioso e appuntito verso di loro.

quall’improvviso attacco fece imbizzarrire i cavalli e soprese tutti, persino la giovane alle sua spalle.

-Ho detto: non avvicinatevi. -ribadì scandendo bene le parole perché i presenti lo sentissero e assottigliando lo sguardo gelido.

Non voleva utilizzare il suo ghiaccio per ferire qualcuno, sopratutto se si trattava di umani privi di poteri per difendersi, ma avrebbe impedito che Elsa venisse sfruttata, rinchiusa o uccisa per ciò che era.

Era certo che se fosse stata messa all’angolo prima o poi si sarebbe difesa, non aveva bisogno che lui la proteggesse ma in quel momento era proprio la leggenda a volerlo fare.

La ragazza era più che impressionata dal temperamento del guardiano che ora appariva minaccioso ma perfettamente controllato.

Le guardie indietreggiarono spaventate e mentre tentavano di tranquillizzare i cavalli Agdar e Idun si scambiarono uno sguardo scioccato.

-Chi sei? -domandò il sovrano con voce lievemente imposta per dissimulare lo stupore e rivolgendosi finalmente allo sconosciuto.

-Sono Jack Frost -rispose quest’ultimo per nulla intimorito -e non vi permetterò di rinchiuderla in una cella e di buttare via la chiave solo perché è speciale. -concluse.

“Speciale”… quella parola suonava molto meglio di “diversa”, sopratutto se detta dall’albino e in quel modo.

L’intensità delle sue parole colpirono allo stesso modo sia la principessa che suo padre, il quale cominciò ad intuire perché lo spirito dell’inverno stesse coraggiosamente difendendo la sua primogenita.

Era un comportamento decisamente insolito a meno che…

-Tu provi dei sentimenti per mia figlia… -realizzò calmo l’uomo al contrario del ragazzo dai capelli bianchi.

Jack sgranò gli occhi, si sentì improvvisamente messo a nudo e non fu piacevole per niente. Possibile che fosse così evidente?

Era più che certo che la giovane alle sue spalle proprio ora lo stesse osservando con occhi limpidi e le labbra morbidamente schiuse in attesa di una risposta.

“Ma suo padre non può farsi gli affari suoi?” pensò il guardiano un tantino contrariato e messo con le spalle al muro come il più vile dei ladri confessò.

-Io… -provò a parlare tentato dal voltarsi verso di Elsa, ma consapevole che tutto sarebbe diventato più difficile ed imbarazzante per lui accantonò quell’idea.

-Sì è così. -confermò lo spirito ritrovando la sua sicurezza -Ma la mia unica priorità è quella di proteggerla. -si apprestò a dire poi sincero.

Non aveva secondi fini, era tutto una novità per lui, non sapeva neanche se sarebbe rimasto oppure no e ciò Agdar lo comprese.

La ragazza si portò allora una mano al cuore che sembrava sul punto di cedere dopo aver ricevuto quell’improvvisa dichiarazione.

-È quello che tentiamo di fare noi. -si intromise gentilmente la regina –È solo che non sappiamo come… -Idun lasciò la frase a metà guardando nuovamente il marito rattristata.

L’albino capì e il cipilio sul suo volto fu sostituito dalla consapevolezza.

Non erano affatto delle cattive persone, tutt’altro. Il re e la regina solo non avevano idea di come comportarsi, non potevano sapere coma aiutare la loro figlia o cosa si provasse nell’essere diversi ed erano impotenti davanti alla grandezza dei suoi poteri.

Non capivano e di conseguenza temevano, ma per amore della loro bambina non lo davano a vedere. Questo spiegava perfettamente da dove provenisse gran parte dell’insicurezza della principessa.

Il ragazzo abbassò il bastone certo che non vi fosse alcun pericolo e parlò.

-Privarla della libertà di esprimersi peggiorerà solo le cose. Credetemi, io lo so bene. -li informò risoluto.

Aveva abbastanza esperienza per dirlo, ci era già passato e sapeva esattamente cosa fare al riguardo.

-Tu puoi aiutarla? -domandò speranzosa la donna bruna cogliendo Jack di sorpresa.

Lui si voltò lentamente verso la giovane per la quale si era esposto, fece scorrere lo sguardo dal suo viso al palazzo di ghiaccio e le sorrise rassicurante.

-Sì. -ammise affrontando più serenamente i volti delle guaardie e dei due sovrani.

Le labbra della regina si distesero in un sorriso e gli occhi le brillarono, anche il re sembrò finalmente più rilassato.

-Mia filgia è nata per te. -dedusse saggiamente quest’ultimo. Osservando il ghiaccio a terra poi Agdar aggiunse: -E non vivrà chi vi separerà. -

Avrebbero difeso cosa sarebbe nato fra di loro con le unghie e con i denti.

Il guardiano non colse il significato di quella frase e sollevò in risposta un sopracciglio scuro.

Gli stava forse dando la sua benedizione?

-Che ne dici di tornare a casa ora Elsa? -chiese l’uomo con dolcezza alla sua primogenita che, non interpellata, non aveva ancora aperto bocca.

Stupita la ragazza ebbe bisogno di alcuni minuti per elaborare le parole di suo padre.

La rivolevano con loro, mamma e papà, ma allo stesso tempo le stavano offrendo la possibilità di scegliere di essere libera e di restare su quella montagna se ciò era realmente quello che desiderava.

-Le cose cambieranno e andranno meglio. Te lo prometto. -le svelò Agdar pieno di aspettative.

Con Jack Frost dalla loro parte il futuro di sua figlia sembrava finalmente più roseo e luminoso.

Incerta la principessa cercò l’approvazione dello spirito e non appena gli occhi incontrarono quelli dell’albino e il suo sorriso incoraggiante la giovane seppe che non importava affatto dove fosse, se c’era lui insieme a lei poteva riuscire in qualunque cosa. E magari divertirsi anche nel mentre.

Elsa annuì e la tensione che aveva appesantito l’atmosfera fin dall’arrivo delle guardie svanì come per magia. Il re a sua volta approvò la scelta della figlia con un cenno del capo.

-Torniamo al castello. -ordinò dunque alle guardie.

-Sì vostra maestà. -risposero gli uomini montando nuovamente in sella e facendo strada ai loro sovrani.

La principessa si sentì incredibilmente leggera e Jack le si affiancò.

Le offrì la mano e lei l’accettò facendo scivolare la propria nella sua dolcemente e senza esitazione.

Mano nella mano i due presero ad avanzare, il guardiano appiattì il ghiaccio creato con il bstone e quando un soldato si offrì di cedere il proprio cavallo alla primogenita del re quest’ultia rifiutò.

Non aveva alcuna intenzione di lasciare la stretta sicura dello spirito dell’inverno.

Jack Frost rimase ad Arendelle per tutto l’inverno assentandosi solo di tanto in tanto per verificare che il mondo avesse ancora neve a sufficienza. Elsa aveva fatto degli enormi progressi fin da subito e se la cavava benissimo da sola, non aveva realmente bisogno di lui ma allo stesso modo non voleva separarsene.

Il guardiano la capiva perfettamente ma non poteva venire meno ai suoi doveri, i bambini avrebbero sopportato qualche giorno di scuola in più ma non poteva negare loro il divertimento.

Lo spirito in un bel giorno soleggiato aveva dunque chiesto alla ragazza di raggiungerlo davanti al portone nuovamente aperto con l’intenzione di salutarla prima di partire definitivamente per quell’anno. Le aveva inoltre promesso che avrebbe fatto ritorno ogni inverno.

-La neve si è sciolta e tu sparirai con lei non è vero? -chiese la principessa con tono arrendevole e sguardo triste.

L’albino le sollevò il mento con l’indice destro regalandole uno dei suoi soliti sorrisi di cui lei non si sarebbe mai stancata, le proprie labbra seguirono quell’esempio e si sollevarono senza che potesse o volesse evitarlo.

Successivamente il ragazzo fece scivolare la stessa mano lungo la guancia della giovane che la sfiorò con la propria e per un attimo chiuse gli occhi azzurri godendosi un’ultima volta quel contatto così piacevole e ormai così familiare.

Durante quelle settimane il loro rapporto era mutato ed entrambi non avevano più alcun dubbio su quello che provavano l’uno per l’altra.

Non avevano più accennato al bacio che si erano quasi scambiati ne tentanto di replicarlo, anzi, era stato un bene che fossero stati interrotti.

Si erano resi conto che baciarsi allora sarebbe stato troppo imposto per due persone che non si conoscevano ancora ma che si trovavano ugualmente bene in compagnia. Ora invece avrebbero potuto dire con certezza di essere fatti per stare insieme.

-Sai che devo farlo fiocco di neve, non puoi mica tenermi tutto per te. -le disse Jack in un mix di dolcezza e ilarità.

Elsa accennò una risata e lo coinvolse all’istante in un “caldo abbraccio”.

Oh le sarebbe mancato da morire.

-Fai la brava principessa d’accordo? Rimani nella lista dei bambini buoni, lavati sempre i denti...sai tutte quelle cose che ti direbbe di fare un guardiano responsabile come me. -le raccomandò autolodandosi.

La ragazza annuì, sciolse l’abbraccio e rapidamente scoccò un bacio sulla guancia dello spirito che non se lo aspettava affatto. Il suo viso si colorì di un rosa tenue.

Dopo un primo momento di smarrimento l’albino decise che non era abbastanza e con espressione maliziosa, senza alcun preavviso, afferrò dispettoso il volto della principessa con la mano che non reggeva il bastone e lo portò al suo facendo incontrare le loro labbra per la prima volta.

Il mondo attorno a loro sembrò non esistere più ne tantomeno coloro che lo abitavano.

Il suono delle campane delle imbarcazioni nel porto di Arendelle, le voci dei paesani che passeggiavano al sole, o il rumore degli uccelli scomparvero. I due avvertirono solo il respiro venir meno, un calore bruciante accendersi al centro del loro petto e il cuore battere a mille.

La giovane sgranò gli occhi e prima che potesse godersi il momento a lungo sognato il bacio fu velocemente interrotto dal ragazzo che vi si sotrasse e svelto prese il volo

-Tieni in fresco Arendelle per me. -fu l’ultima cosa che gli sentì dire mentre se la svignava lievemente rosso in viso.

Elsa impiegò qualche secondo per realizzare che fosse realmente accaduto e nel frattempo tutt’intorno a lei cominciarono a cadere delicati fiocci di neve.

Non appena se ne rese conto la ragazza fece per scacciarli con un movimento del polso e questi scomparvero. La principessa si imporporò riacquistando pian piano il buon umore e il sorriso mentre salutava i passanti.

Contrariamente a come aveva pensato in precedenza non si era innamorata di Jack in poche ore dopo averlo visto ma all’istante, in un quinto di secondo.

La giovane osservò il cielo sereno e senza nuvole non scorgendo la sagoma del guardiano, tuttavia non era triste. Probabilmente lo spirito era già arrivato a destinazione.

Elsa espirò tranquilla e tornò sui suoi passi verso il castello. Avrebbe volentieri gettato su Arendelle un’inverno fuori stagione pur di rivedere l’albino il prima possibile ma non lo fece.

Con il tempo il loro amore si sarebbe solidificato e avrebbe risplenduto come ghiaccio all’alba.

Fine.

 

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