Il Super Umano

di LadyDP
(/viewuser.php?uid=1029903)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Le grandi leggende narrano di un guerriero formidabile, dai lucenti capelli biondi e dalla forza inaudita. Il miglior guerriero dell’universo, di cui si è tanto discusso e per il quale qualcuno ha cominciato a chiamare al miracolo, allo zampino divino.

Ma sono le piccole leggende a portare ai giorni nostri la storia di un altro personaggio

molto inusuale.

 

Si narra che tra il popolo della terra, nascosto nella sua solitaria superiorità, avesse vissuto ad un certo punto della storia un viandante capace di tramutare i suoi ciuffi di capelli corvini in una splendente chioma dorata, ed allo stesso tempo, di ottenere una forza sovrumana, indescrivibile. Accecante.

 

Così temuta da qualsiasi avversario, così ignorata dai poteri forti, da portarlo ad approfittare della situazione. Il ragazzo era un giovane introverso, segnato nel profondo da terribili traumi infantili.

 

Non amava le persone, e pensava che nessuno meritasse di beneficiare di quel suo dono.

 

Non si vendette al grande pubblico come un prodigio, non ricavò da quella sua natura straordinaria.

 

Rimase solo, e non raccontò a nessuno della sua dote, ma venne talvolta addocchiato da qualche curioso, e sebbene non si sappia nulla su di lui, si sa di certo che a questa storia nessuno crede.

 

 

Un guerriero da fiaba, che nemmeno amava combattere, un umano diventato un dio,

e morto da verme, in veneranda età. E con lui, perì la sua storia personale.

 

Ma se era vero che poteva essere esistito un essere simile, era vero che ce ne poteva essere un altro.

 

E fu così che tutti si dimenticarono del Super Umano,

 

un personaggio nato giusto per morire,

 

e vissuto, vissuto per ispirare qualcun altro alla grandezza.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Nella loro piccola casetta tra i monti, Launch e Tien vivevano una vita sì tranquilla e sì travagliata a causa delle due personalità di lei, che ultimamente tendevano a dare però meno problemi.

 

Launch in quel periodo riusciva persino a starnutire senza trasformarsi in una criminale bionda, e Tien si stava davvero godendo la sua neo-mogliettina.

 

Gli eventi che avevano scosso la sua vita negli ultimi anni non gli avevano lasciato un momento di pace, e molte volte aveva lasciato Launch a casa del genio con la promessa di tornare e sposarla.

Sposarla con il sogno di una tranquilla vita insieme, con tutti i pro e i contro.

 

Ed ora, ora che il suo dojo gli aveva dato la stabilità di cui aveva bisogno, che pure la storia del Torneo del Potere era finita, aveva finalmente potuto realizzare il suo sogno.

 

Ormai anche loro avevano superato i quarant’anni, e seppur avevano sognato molto di più di quella vita sacrificata alla lotta ed alla protezione del pianeta, come dei bambini, una casa più spaziosa, una vita meno precaria, un matrimonio in giovane età, a loro andava bene così.

 

Stavano bene, se stavano insieme.

 

 

In quell’esatto momento, una Launch dai capelli blu (e dunque innocua) stava rigirando un qualche impasto non meglio identificato in una ciotola. Portava un grazioso vestito giallo chiaro, coi fiorellini rosa, oltre al suo tipico fiocco rosso.

 

Tien, appena rincasato, ammirava la sua unica grande gioia, mentre si prendeva cura di lui con uno dei suoi piatti deliziosi. Le bastavano quei momenti, lei davanti a lui, anche se non gli diceva niente.

 

Tien, vestito di una maglietta nera aderente e in boxer, pronto per andare a letto, stava coi gomiti poggiati sul tavolo e la mascella poggiata sulla mano. Uno sguardo placido, e pieno di dolcezza.

 

Launch si voltò. “Tien, come la vuoi l’omelette? Ripieno di verdura o di riso?” con un sorriso amabile.

 

“Va bene il riso, tesoro” rispose, e in realtà gli andava bene tutto, ma per non lasciarla nell’indecisione, le diede una risposta qualsiasi.

 

 

Mentre cucinava il riso, Launch prese ad apparecchiare la tavola.

 

Due bicchieri, due forchette, due tovaglioli, due tutto.

 

Launch sospirò a quella vista, come faceva sempre.

 

Fece un sorriso, ed appoggiò per gioco un terzo piatto in mezzo ai due.

 

 

Tien la osservava con attenzione.

 

“Jiaozi è da un po' che non viene a cena” disse, cercando di dargli a bere che stesse pensando a quello.

 

 

Tien stette in silenzio inizialmente, non sapeva che dire, seppur avesse intuito i reali pensieri della donna.

 

“Ogni tanto penso a come sarebbe stato questo bambino” pensò Tien.

 

“Biondo, coi capelli blu, con un terzo occhio. Chissà che razza di personaggio sarebbe uscito” pensò intenerito.

 

“Biondo o blu..biondo o blu..” pensava a ripetizione.

 

In quell’esatto momento la sua donna starnutì, e dopo diverso tempo che non succedeva, divenne bionda. Tien sussultò.

 

“Launch!! Tutto bene?”chiese, alzandosi in piedi.

 

“S-sì, non so cosa mi sia preso. Ora torno subito blu..”

 

E lo fece, a comando, senza starnutire. Come ci riusciva. Lo aveva imparato con gli anni.

 

 

Se solo sapesse da dove provenisse quella sua strana..cosa, quanto era curioso.

 

Sapeva solo che tutto era cominciato quando lei era stata abbandonata da piccola, da quando la vita aveva cominciato ad essere difficile anche per lei.

 

Sapeva che quando era più triste, più amereggiata, come forse in quei momenti in cui pensava ai bambini che non aveva e che tanto nel profondo desiderava,

era più soggetta a quelle trasformazioni.

 

 

Sapeva che da giovane non era minimamente in grado di controllarlo, ma da quando aveva cominciato a fare la badante del Maestro Muten, da quando si sentiva parte di qualcosa, da quando aveva delle persone che le volevano bene intorno, si era molto calmata, e piano piano, anche la “Launch cattiva” era diventata meno cattiva, e la “Launch buona” un po' meno ingenua e persa nelle nuvole. Le due personalità si erano omogenizzate, e quello che faceva una se lo ricordava e ne era cosciente anche l’altra.

 

Ma chissà, chissà a cosa era dovuto tutto ciò.

 

Era sbalorditivo.

 

 

Launch si mise a ridacchiare divertita.

 

“Hai visto, tesoro? Anche io sono un super sayan” disse, per poi tornare al suo riso.

 

Per un attimo Tien riflettè su quelle parole, ma poi, ebbe come un’illuminazione, e da assurda, la cosa non gli sembrò poi così assurda.

 

Spalancò tutti e tre gli occhi come se lei gli avesse appena rivelato il senso della vita.

 

“Tesoro, domattina chiama il dojo, e dì che sono malato. Ho una commissione molto importante da portare a termine” disse il guerriero, dirigendosi verso la camera da letto a passo svelto.

 

“Dove vai?”

 

“Dal maestro Muten”

 

“Oh!” disse, girandosi “Portagli un po' di omelette, allora”

 

Tien si voltò senza aver ben recepito il messaggio, troppo assorto nei suoi pensieri.

 

“Oh” disse finalmente “Ce-certo, amore mio”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


“Hmm..”

 

Il maestro Muten si mise a riflettere mentre accavallava le gambe sulla sdraio, con una bibita in mano, grattandosi la barba.

 

“Così pensi che Launch sia una specie di Super Sayan versione umana”

 

 

Yamcha era di visita, ed udendo quelle parole si mise a ghignare.

 

“Andiamo, Tien, guardaci. Non siamo così forti come loro. Noi al massimo impariamo a farci meno male quando le prendiamo” disse, girando il cucchiaio nel suo tè.

 

“Non possiamo fare una cosa del genere”

 

 

Anche Crillin era di visita, ed ascoltava molto attentamente le parole dei compagni.

 

“Pensateci bene. Anche Goku si è trasformato in seguito ad un grande dolore, la morte del suo migliore amico” rincarò Tien.

 

“Questo è vero” disse Crillin. “Ma come puoi avere le prove che questa strana trasformazione di Launch non sia qualcosa di inutile ai fini del combattimento, e che anzi se la raggiungiamo potremmo peggiorare le nostre prestazioni?”

 

“Già, quei suoi starnuti rendono la cosa molto instabile” osservò Yamcha.

 

“Launch è in grado di controllarlo” disse Tien “e comunque noi non lasceremmo che questa trasformazione abbia origine da un trauma, ma da un duro allenamento”

 

“Un duro, apposito allenamento” disse, alzando lo sguardo, che si era illuminato di una luce nuova, e sorridendo.

 

 

“Tien, non andare a cercare guai” lo rimproverò Yamcha “hai lavorato tanto per la stabilità che hai ora”

 

Uno sguardo severo lo colpì-

 

“Non capisci! Questo nuovo livello di forza potrebbe renderci combattenti dieci, cento o persino mille volte migliori! Potremmo proteggere la Terra meglio e sarebbe anzi” disse, stringendo i denti.

“Tutto più facile”

 

“Certo non abbiamo dato un grande contributo in questi anni” disse Crillin, riflettendo.

 

Yamcha si mise a pensare.

 

“No” ammise “per niente. Siamo combattenti di serie C”

 

“Il contorno. I raccattatori. Gli inutili” li insultò Tien, insultando sé stesso allo stesso tempo.

 

“Pietosi. Ma non saremo mai come Goku, Tien” disse Yamcha.

 

“Lasciateci solo provare ad essere meglio di così” li incoraggiò.

 

“Non siamo dei sayan..ma siamo..”

 

Un profondo silenzio riempì la stanza.

 

“Coraggiosi” disse Oscar, deciso.

 

“Non vi arrendete mai” rincarò Puar.

 

“No, neanche dopo essere morti più e più volte, tornate sempre sul campo di battaglia” disse il Maestro, finalmente, dopo tutto quel discutere.

Crillin sorrise.

 

“Combattete disinteressatamente, lo fate con ardore, andate contro voi stessi e le vostre paure, e lottate, lottate a prescindere che serva a qualcosa o no” osservò, elogiandoli.

 

“Avete solo un difetto”

 

 

Tutti drizzarono le orecchie.

 

 

“Non siete abbastanza”

 

La sconsolazione aleggiava nell’aria.

 

“Ma se potete provare ad esserlo, dovete provarci” disse, sfoderando un’antica pergamena.

 

“Ho ereditato questo antico scritto dal mio tris-tris-nonno”

 

Muten aprì la pergamena, e prese a leggere.

 

“Lui parlava di un antico guerriero umano che correva per le strade del mondo senza desiderare contatto con nessuno, ma che ispirava nei cuori grande meraviglia.

 

Ogni qualvolta lo desiderava, i suoi capelli diventavano biondi”

 

Il sospiro di Crillin si sospese.

 

“gli occhi, verdi”

 

Yamcha indietreggiò, tanta l’emozione che quella storia gli trasmetteva.

 

“e la sua forza, sovrumana

 

Tien tirò un grido di vittoria. “A-AH!”

 

 

Il suo cuore era ricolmo di orgoglio, un orgoglio che avrebbe paragonato a quello di Vegeta.

 

Finalmente un po' di onore per quei guerrieri tanto umiliati, tanto marginali, pur notevoli nella loro umanità.

 

Finalmente anche loro potevano mettersi sullo stesso piano dei sayan, o almeno, non troppo sotto.

 

Finalmente il loro livello poteva avanzare,

e non rimanere fermo a quello di un eccezionale lottatore di boxe con sogni troppo grandi.

 

 

“TIEN!!” urlò una voce furiosa, da lontano.

 

 

I guerrieri alzarono gli occhi al cielo. Era Launch, sulla nuvola Speedy, in arrivo con un sacchetto del pranzo in mano.

 

I suoi capelli erano blu, ma si alternavano al biondo, ad intermittenza, come un semaforo.

 

 

“T-tie..Tie..”borbottò.

 

 

Uno starnuto la colse.

 

I suoi capelli diventarono completamente biondi, il suo sguardo truce.

 

Essendo diventata “cattiva”, Launch trapassò con il corpo la nuvola Speedy, e cadde in mare.

 

I guerrieri le andarono incontro, sul bordo della spiaggia, mentre Tien entrò in acqua per un pezzo.

 

 

“Biscottina, tutto bene?!”

 

 

Launch uscì dall’acqua con una velocità disarmante, ed una rabbia evidente in volto.

 

 

Stringendo il pranzo nella mano, e l’altra stretta in un pugno che si stava spezzando da solo, si avvicinò per un tanto di strada che non la avvicinò di troppo al compagno.

 

Erano ancora lontani, ma la mira con cui il pranzo colpì in pieno muso Tien e la forza con cui lo stese a terra fece sorridere tutti.

 

Tutto d’un tratto, Launch tornò normale e blu.

 

“Oh cielo, Tien!” disse, correndogli incontro con passo leggero e saltellante.

 

“Mi dispiace così tanto!” disse, cercando di tirarlo su per la spalla.

 

“Ti avevo detto di portare il pranzo al Maestro, lo sai che se mi fai arrabbiare divento bionda e un po' pazzerella!”

 

Sollevarlo era proprio una gran fatica, non ce la faceva, e Tien rimaneva a terra-lo faceva apposta.

 

“Andiamo, ragazzone! Non ti ho fatto così male!!” disse, tornando bionda di colpo, ed alzandolo con entrambe le braccia con una semplicità disarmante, ed era proprio in quel momento che Tien ‘si riprese’.

 

“AVETE VISTO, RAGAZZI?!” disse, esaltato. “È DAVVERO UNA SUPER UMANA!!”

 

 

Un sorrisetto divise in due la barba del Maestro, mentre i due guerrieri ingoiavano la loro preoccupazione.

 

“Finirà male” disse Crillin.

 

“È certo, sicuro, è certo” concordò Yamcha.

 

Launch, intanto, confusa, tornò blu, e si vide Tien cadere addosso.

 

 

“..biscottina?”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


“Che cosa? Super umano?!” chiese Gohan, da dietro la scrivania del suo ufficio.

 

C’era solo Tien. Crillin era andato a cercare Goten, mentre Yamcha cercava l’aiuto di Vegeta.

 

Goku in quel periodo era tornato da Whis, mentre Vegeta aveva preferito aumentare le gravità nella sua Gravity Room per allenarsi più intensamente, e quindi era sulla Terra.

 

“Tien, ho cose più serie di cui occuparmi” disse Gohan, stizzito, muovendosi nervosamente tra le sue scartoffie.

 

“È una follia, lo so. Ma se può aiutarci a migliorare, io sono disposto a rischiare qualunque cosa”

 

 

“Anche la tua vita con Launch, eh?!”

 

Faceva male, essere dato dell’insensibile da Gohan.

 

“Lo faccio anche per lei, Gohan, e lo sai bene. Non vado in cerca di nemici”

 

“Questa nuova trasformazione è come un invito a cena, lo sai bene. Più siamo potenti, più ci cercano, il nostro livello combattivo è una vera calamita per i guai”

 

“Andiamo, Gohan. Dammi almeno un po' di ascolto”

 

“Te lo sto dando, ma non ti darò retta. Ora, se vuoi scusarmi” disse lui, allontanandosi dalla scrivania con alcuni documenti sottobraccio e un computer tra le mani.

 

“Gohan” lo fermò, brandendogli il braccio.

 

“Dammi una possibilità, ti prego. O non tornerò più sul campo di battaglia”

 

Gohan lo squadrò male, malissimo.

 

“Ti permetti di minacciarmi?”

 

“Non è una minaccia, è un annuncio. Io non torno a fare la zavorra, a far numero, a stare lì, ad aspettare la mia fine, mentre voi sayan fate tutto il lavoro”

 

 

Queste parole riportavano alla mente di Gohan il periodo in cui era un bambino, ed era terribilmente inutile nei loro scontri. Era ancora debole, pauroso, era lì e si odiava per non saper fare niente.

 

Era quello che lo aveva fatto diventare un super sayan. La forza dietro a quella penosa sensazione.

 

Voler essere utile.

 

“Io voglio aiutare”

 

Gohan incontrò il suo sguardo.

 

 

°°°

 

Una risata fragorosa colse Crillin, sospeso in volo sulla finestra della camera di Son Goten, interrotto dallo studio.

 

Crillin attese che il sayan smettesse di ridere, un po' infastidito.

 

 

“Hai finito, Goten?”

 

“Sc-scusa, Crillin. Crillin, io non ho idea di come si diventi un super, io lo sono e basta” disse, con un non so che di irritante nella voce. Era ancora un bambino, ma sapeva bene il fatto suo.

 

“Ti andrebbe di allenarti con me, sai, magari mettermi alla prova con un guerriero del tuo livello mi spronerebbe a migliorarmi abbastanza da..”

 

“Alt, Crillin, alt. Ti spezzerei le ossa, meglio di no” e chiuse la finestra.

 

“Oh, andiamo” disse Crillin, riaprendola.

 

“Non sei così forte”

 

Goten sorrise. “Lo sono”

 

E la richiuse.

 

“Non lo sei” ridacchiò Crillin riaprendola.

 

Goten lo guardò con aria di sfida stringendo i denti a bocca chiusa.

 

Con un colpo secco chiuse il libro.

 

“MAMMINA, FACCIO UNA PAUSA”

 

°°°

 

Yamcha si ergeva di fronte a Vegeta, che lasciava scorgere mezzo corpo dalla porta della Gravity Room, con un sorriso ebete ed accattivante stampato in volto.

 

Vegeta aveva un’espressione tra il neutro e l’impietosito.

 

Lo scambio di sguardi continuava da un mezzo minuto, dopo che la richiesta era trapelata dalle labbra di Yamcha.

 

“...”

 

Vegeta sbattè la porta in faccia all’uomo, per poi scoppiare in un’udibilissima risata di gusto, come non ne aveva mai sentite da lui. Quasi isterica.

 

 

Yamcha battè un piede a terra.

 

Sentì una presenza dietro di sé.

 

Si voltò. Trunks, con un succo in mano, con tanto di cannuccia.

 

“Ehi, ragazzo. Come va” disse, sconsolato.

 

“Perchè ti vuoi allenare con mio padre?” chiese, osservatore.

 

“..bè, due vecchi amici non possono..”

 

Si fermò da solo, ascoltando le proprie parole.

 

Trunks non aveva mosso ciglio.

 

 

“Sto cercando di diventare un Super..”

 

Si aspettò una risata fragorosa anche dal piccolo.

 

“Davvero?”chiese lui, avvicinandosi.

 

“Puoi?”chiese rispettoso.

 

“Bè..non un super sayan, ovviamente. Ma un super umano, forse sì”

 

Trunks lo guardò con occhi meravigliati.

“Un super..umano?? Fantastico!” esclamò, e la sua voce arrivò fino a Vegeta dentro.

 

“Ho sempre creduto che anche gli umani avessero del serio potenziale” ammise.

 

Un pugno amichevole arrivò sul braccio di Yamcha, facendogli un po' male.

 

“Uao, Trunks, sei davvero di supporto. Sai, ogni persona a cui ho detto della mia idea mi ha riso in faccia come ha fatto tuo padre”

 

“Ci mancherebbe, dopotutto, sono anche della vostra banda” disse il mezzosangue.

 

Yamcha accarezzò la testa del bambino con la mano, pieno di orgoglio e gratitudine per lui.

 

 

“Ti aiuterò io ad allenarti” gli disse. “Non sarà come allenarsi con mio padre, ma spero a te vada ben..”

 

“SEI GRANDE, TRUNKS!” disse, abbracciandolo, per poi lasciarlo a terra di nuovo.

 

“Vado a dire agli altri che sei dei nostri”

 

 

Non appena Yamcha se ne fu andato, Vegeta risbucò dal bordo della porta.

 

“Sono ancora il tuo idolo, vero?” chiese a bassa voce.

 

“A-ah” rispose lui, vago.

 

Vegeta richiuse la porta.

 

“Ma neanche lui non è male”disse, per poi allontanarsi.

 

Passò qualche secondo.

 

La porta si riaprì e Vegeta uscì a passo veloce seguendo Trunks.

 

“Trunks, ti va se tuo padre oggi ti porta al parco giochi?”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Un pugno colpì sullo stomaco Tien, mentre un calcio arrivava da sotto sul mento di Crillin, e un altro pugno colpì Yamcha in pieno viso.

 

Gohan era solo contro tre, e li aveva stesi tutti in pochi secondi.

 

Il gruppo di sei si era ritrovato ad allenarsi in mezzo ad un grande prato nelle vicinanze dei Monti Paoz, dove viveva la famiglia Son.

 

“Vacci piano, Gohan” disse Trunks.

 

“Già, con quei pugni ci vai troppo pesante” rincarò Goten.

 

“Voi dite, ragazzi?” chiese il maggiore, vedendo i tre umani agonizzare per terra davanti a lui, che si librava in volo.

 

“N-NO! Io non ho sentito niente!” disse Tien, tenendosi lo stomaco sofferente.

 

“Io invece qualcosa l’ho sentito” disse Yamcha, che vedeva le stelle e pure qualcos’altro.

 

 

“Forza, ragazzi, colpitemi insieme!” disse Crillin, risistemandosi la mandibola, e rimettendosi in posizione a pugni chiusi.

 

I due ragazzini attaccarono con una rincorsa.

 

“Non abbiate paura diAHHH”

 

 

Gohan si coprì il volto con la mano.

 

 

“CHE DIAMINE STATE FACENDO, IMBECILLI” tuonò la voce di Junior, appena apparso dal nulla, con la piccola Pan per manina.

 

Tutti si voltarono verso l’amico verde.

 

“Junior!!”esclamarono tutti sorpresi.

 

“OH, Junior!” disse Gohan, con gli occhi lucidi, come se fosse venuto a salvarlo.

 

“Gohan, ho sentito le vostre aure dimenarsi a chilometri di distanza” si lamentò.

“Da quando in qua vi allenate insieme? Che razza di pagliacciata avete in mente?”

 

 

“Ehm..”

 

“In pratica abbiamo deciso che vogliamo diventare dei super umani” disse schietto Yamcha.

 

“Che diam-”

 

“Shh, silenzio. C’è una bambina presente” lo interruppe Gohan, tappando le orecchie di Pan.

 

“Che cosa volea dile lo dio Juniol, papà?” chiese Pan, curiosa.

 

“Che lo zio Crillin, lo zio Tien e lo zio Yamcha sono degli autentici idioti, piccola” disse Junior.

 

“E pelchè?”

 

“Perchè vogliono i capelli biondi e gli occhi azzurri”

 

“Non ti placiono gli occhi biondi e i capeli azuli, dio Juniol?” chiese Pan.

 

“No, non mi piacciono i capelli azzurri e gli occhi biondi, piccola” disse, spingendola lontana.

“Vai dalla nonna, ora. Lo zio ha qualcosa di importante da fare ora”

 

Pan ubbidì e volò via.

 

 

“In realtà Muten mi aveva già parlato della vostra idea balzana” ammise.

 

Junior squadrò tutti da capo a piedi.

 

 

“SULL’ATTENTI, PAPPEMOLLI” ordinò, urlando.

 

Tutti si misero in posa, mentre Gohan lo guardava con ammirazione e commozione.

 

“Anche tu, Gohan”

 

Gohan ubbidì immediatamente.

 

“Uno non può prendersi neanche un pomeriggio libero. Devo sempre pensarci io”

 

 

°°°

 

 

“Gohan, ti devo fare una confessione” disse Junior a Gohan, dopo una lunga giornata di allenamenti, in cui tutti erano stanchi ed alcuni malmenati.

 

“Non ce la possono fare” disse. “Non con questo metodo. Ci metteranno un’eternità”

 

Gohan annuì, mentre i due volavano verso casa di ChiChi per riprendere Pan.

 

 

“Devono passare un giorno nella Stanza dello Spirito e del Tempo” disse Gohan, sorpreso delle sue stesse parole.

 

Junior sospirò profondamente.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


“Se avete dei ripensamenti, ora o mai più” disse Junior, di fronte alla porta della Stanza dello Spazio e del Tempo.

 

Junior avrebbe trascorso con i tre umani quell’anno di allenamento, e con lui ci sarebbe stato anche Gohan.

 

I tre guerrieri ergevano di fronte a lui, accompagnati da amici e famiglie.

 

 

L’indecisione era palpabile, un’indecisione tutta umana. Davanti a mesi di allenamenti intensissimi nessun sayan si sarebbe tirato indietro, ma la lotta non era esattamente la principale priorità degli umani. Erano questi i pensieri di Vegeta, mentre osservava quella scena.

 

Non aveva mai smesso di disprezzare la debolezza umana, ma mentre osservava Tien baciare Launch con trasporto e Crillin accarezzare e parlare dolcemente alla figlioletta, invidiava la semplicità con cui quegli esseri riuscivano a vivere i loro sentimenti, e a quanti sentimenti si opponeva per la sua natura fredda. Chissà cosa si perdeva, a volte.

 

 

Vegeta abbassò lo sguardo rimuginando su qualcosa di non meglio definito, quando si accorse che Bulma gli stava sorridendo con l’espressione di una che aveva capito tutto.

 

Ma..tutto cosa?

 

“Vai” gli disse solamente.

 

 

Confuso, il sayan rimase a bocca aperta. Gli bastò un attimo.

 

Andare. Lontano da lei per un anno, lontano da lui per un giorno. La scelta difficile era solo la sua.

 

Ma in fondo tutta quella faccenda lo attirava.

 

 

Il sayan diede un’altra occhiata a Yamcha, mentre brandiva le mani della sua ragazza, con lei che teneva la fronte sulla sua bocca, senza dirsi niente.

 

Vegeta alzò una mano verso Bulma, e con esitazione, le accarezzò la guancia.

Non riusciva a fare di più.

 

Bulma appoggiò la sua su quella mano, e sorrise a 32 denti.

 

“Non tornare con i capelli di qualche nuovo colore strano, stavolta”

 

Vegeta sorrise divertito.

 

Quella donna. Lo capiva così bene.

 

 

 

“Ehi, incapaci! Non penserete mica di farcela senza l’aiuto di un vero sayan” disse Vegeta, sprezzante, avvicinandosi agli altri, tirandosi su un guanto, con un sorriso provocatorio.

 

Gohan sorrise. “..Vegeta”

 

 

°°°

 

 

Dall’alto erano sei puntini che si muovevano senza un senso logico su e giù intorno ad uno strano edificio rotondo. Ogni tanto si avvicinavano con velocità, ogni tanto si allontanavano. Ogni tanto qualcuno di loro emetteva grida di battaglia.

 

Ma da vicino, da vicino era tutto molto più esilarante.

 

 

 

“Almeno cerca di toccare una parte del mio corpo che non siano le mie nocche o un mio piede” disse Vegeta, rimproverando Crillin, steso a terra a gambe per aria.

 

 

Rialzandosi a sedere, si mise a ridere sconfortato.

 

“Non sei esattamente un tipo aperto a nuove conoscenze”

 

 

Vegeta si infastidì e non poco. Avvicinandosi con sguardo aggressivo, il sayan voleva ottenere l’attenzione diretta dell’uomo al suo sguardo truce e sottoporgli quello più crudele che l’aveva reso celebre in tempi di gioventù come il Demonio dell’Universo.

 

 

Crillin deglutì.

 

“Vuoi vedere quanto posso essere socievole?”

 

Il sayan ritirò il braccio all’indietro con la mano a pugno, con una velocità impercettibile.

 

 

L’umano tremò.

 

Il pugno andò a segno, e gli fece colare il naso, ormai nero. E doveva essersi controllato.

 

“Cosa succederebbe se questo pugno arrivasse alla tua mocciosa?!”

 

Un altro.

 

“O alla tua donna” chiese, guardandolo. “Cosa succederebbe”

 

“Bè, lei saprebbe difendersi” scherzò l’altro.

 

La rabbia di Vegeta esplose.

 

Il sayan afferrò l’uomo per la collottola.

 

“Tu credi che sia tutto un gioco, vero?”

 

 

 

“Vegeta, vacci piano!” esclamò Gohan.

 

 

“È questo che vi ferma, voi umani. Voi non superate i vostri limiti, voi non guardate le vostre dannate paure in faccia. Noi sayan non dubitiamo mai di poter migliorare. E se dubitiamo, non ci importa. Noi miglioriamo, a prescindere se sia possibile o impossibile.

 

Voi..scherzate, come se fosse tutto una barzelletta, e tornate alla vostra mediocrità”

 

“Veg-Vegeta..” mormorò il poveraccio.

 

 

“Siete dei vigliacchi, luridi vermi incapaci di reagire”

 

Crillin abbassò lo sguardo, pensieroso e sconfitto.

 

 

“REAGISCI, MALEDIZIONE” urlò il sayan, scuotendolo.

 

 

Crillin strinse gli occhi e i denti.

 

 

“ REAGISCI HO DETTO”

 

 

“Vegeta, lascialo star-”

 

 

Le parole di Gohan furono interrotte da una ginocchiata di Crillin sul mento di Vegeta, che fu costretto a lasciare la presa.

 

 

Crillin cadde a terra e si rialzò lentamente, assumendo uno sguardo di sfida, arrabbiato.

 

 

Riassunse la posizione di partenza, a pugni stretti e gomiti piegati, gambe abbassate.

 

 

“Non..

 

Non ti permettere di parlare così della mia razza”

 

 

Dopo anni, stava riaffiorando il ragazzo permaloso che era stato in gioventù, quello che non si lasciava mettere i piedi in testa da nessun cattivone.

 

Ora Crillin ricordava che non aveva mai amato stare al suo posto, ma che se non ci fosse stata la paura a fermarlo, non avrebbe in realtà nemmeno dovuto.

 

 

Crillin puntò il dito contro il sayan, sotto lo sguardo sconvolto dei compagni.

 

Con un nuovo tono di voce, non più sottomesso, non gentile, ma quasi arrogante, esclamò

 

 

“Se sei qua per dare una mano, bene, se devi solo fare il saccentone è meglio che ti levi di torno”

 

Vegeta sorrise sotto i baffi.

 

 

Finse una risata di gusto.

 

 

“Nessuno può fermarmi dallo stare qua a prendermi gioco della vostra inettitudine.

Nemmeno a tre anni tiravo calci simili ai vostri”

 

 

Junior aveva capito, e non era mai stato così attento ad una trasformazione-sempre che fosse avvenuta.

 

 

Crillin divenne furioso, ed i suoi occhi stavano acquisendo un nuova sfumatura.

 

Una sfumatura di fuoco, guerra, onore, coraggio, verde come la forza.

 

Le sue sopracciglia si stavano schiarendo, lentamente, ad intermittenza.

 

Yamcha esplose in una risata di gioia, e Tien aveva gli occhi lucidi, per le lacrime.

 

 

Una luce accecante circondava Crillin, una nuova forza attraversava le sue vene.

 

 

 

“...”

 

“Vai, Crillin. Ci sei” disse Gohan, orgoglioso come non mai.

 

 

 

La potenza di Crillin faceva muovere gli alberi della Stanza, i capelli dei compagni, il terreno.

 

 

 

L’orgoglio dei cuori di tutti sarebbe bastato a dare quel poco che mancava a Crillin per raggiungere la forma, ma qualcosa andò storto.

 

 

Crillin svenne, e cadde a terra. Si riprese in pochi secondi, circondato dai compagni.

 

 

“Mi dispiace, ragazzi” tossì. “Vi ho deluso” sorridendo.

 

 

“Tu sei la dimostrazione che è possibile, Crillin, tu hai fatto oggi più di quello che abbiamo fatto tutti nella nostra vita di allenamento” disse Tien, tirandogli su la spalla, mentre Yamcha teneva l’altra.

 

“No, Tien” mormorò, a voce rotta “Qualcosa mi ha fermato”

 

“Che cosa?”

 

“Non era la mia forza a limitarmi, non era paura. È qualcosa..che non posso cambiare, né spiegarvi”

 

 

Tien e Yamcha rimasero interdetti.

 

 

“Forse non è per tutti”

 

 

La delusione era palpabile.

 

 

Anche per Vegeta, che stringeva i pugni con rabbia come se fosse lui ad aver fallito.

 

 

Ma su una cosa doveva dargli ragione. Non era davvero cosa per tutti.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


I tre guerrieri avevano portato a termine una sessione di un anno di allenamento sayan leggero, che era il massimo che potevano fare, senza grandi speranze.

La semi-trasformazione di Crillin non era mai più avvenuta.

 

Non era avvenuta per nessuno.

 

Erano tutti rincasati senza dirsi una parola.

 

 

In casa Briefs, non era stata proferita parola, Vegeta era un continuo emettere versi di disprezzo, senza dare spiegazioni.

 

 

In casa Son, Gohan era scoppiato in un leggero pianto liberatorio. Era triste per i suoi amici? Era stato solo fortunato a nascere sayan? Lui stesso non aveva solo meriti per le sue traformazioni.

 

Non sapeva perché piangeva, ma piangeva.

 

Yamcha aveva passato la sera del suo ritorno a discutere con Puar di tutto, tranne che di quell’anno. La delusione bruciava ancora nel suo cuore, come in quello di tutti gli altri. Essere umani era un difetto, un deficit. E aveva deluso anche il piccolo di Bulma, il suo piccolo fan.

Che fallimento.

 

Crillin aveva passato la serata da solo in mezzo in volo in mezzo al mare, ripensando alle parole di Vegeta, e cercando di trasformarsi, ma ogni volta falliva, ed ogni volta, piangeva e con le lacrime il mare sembrava aumentare di volume.

 

Tien era rincasato, vergognandosi di aver spostato mari e monti per un sogno sciocco e più grande di lui. Aveva sognato qualcosa di troppo per gli umani come lui, e quel troppo glielo aveva fatto capire in quel modo né violento né piacevole. Solo ricordandogli che lui, non era niente, come gli altri. Umiliante, e mortificante. Come un avvertimento. “Non ci provare mai più”

 

Ritrovandosi di nuovo seduto a quel tavolo così triste, dove aveva avuto quella ridicola intuizione un anno prima, aspettava il rientro di Launch dal supermercato.

 

Ad un tratto, il suo occhio si spostò su un oggetto grande e molto particolare sistemato in soggiorno, nella porta di fronte a lui.

 

 

“Ma che cos..”

 

Tien entrò nella stanza ed accese la luce-era una dannata culla.

 

 

“...”

 

“LAUNCH”

 

 

La sua mente era stata ingannata dal passare del tempo, aveva fatto dei calcoli sbagliati nella sua testa e il fatto di essere stato via un anno gli faceva credere ora di essere diventato padre in quell’anno, e che quella fosse la culla di suo figlio.

 

 

L’emozione lo colpì in petto, e si mise a sedere per terra e dal nulla, si mise un po' a ridere e un po' a piangere.

 

 

Ma proprio quando Launch aprì la porta, e si aspettava di vederla fare il suo ingresso con un passeggino, si ricordò che tutto quello che si era appena immaginato non era possibile, perché semplicemente per Launch era passato un solo giorno.

 

 

Tien si alzò in piedi, reduce da un’altra delusione che si era scioccamente inflitto da solo.

 

 

“Launch, tesoro” disse, correndogli incontro. Comunque voleva vederci chiaro sulla storia della culla.

 

“Tien, sei..”

 

“Launch, perché c’è una culla in soggiorno?”

 

Launch sorrise, ed appoggiò le borse della spesa sul tavolo.

 

 

 

“Ho scoperto di essere incinta, Tien"

 

Non era chiaro.

 

“Sono incinta di tre mesi, l’ho scoperto questa mattina, e ho subito comprato una culla.

 

Non immaginavo di esserlo, data la mia età. Pensavo che i sintomi fossero quelli di una menopausa”

 

 

Allora era vero, era vero in un certo senso.

 

 

Tien si inchinò davanti alla sua donna, e le afferrò la gonna.

 

Delle calde lacrime di felicità gli colarono sulle guance.

 

 

Launch divenne bionda.

 

“Imbecille, è un anno che non mi vedi e non mi dai nemmeno un bacio?!”

 

Tien alzò lo sguardo e sorrise, felice ed innamorato della sua matta Launch.

 

°°°

 

Ecco svelato il motivo di tutti quelli sbalzi d’umore che la facevano diventare bionda.

 

Con una mano, Tien teneva la culla e osservava l’interno con sguardo sognante.

 

Seduti sul divano abbracciati, i due innamorati stavano guardando un po' di televisione.

 

 

“Chissà come sarà”

 

“Un pelatino col terzo occhio” ridacchiò Launch.

 

“O una bambina, coi capelli blu” sorrise “e gli occhi biondi”

 

 

“Che cosa?” chiese Launch.

 

“No, niente” disse, correggendosi. Aveva pensato ad alta voce, pensava alla piccola, adorabile Pan.

 

 

Pensò a lei che volava dai prati dei Monti Paoz alla casa della nonna, pensava a lei che con forza alzava i tavoli per riprendere i giocattoli che ci finivano sotto.

Pensava a lei che non aveva paura degli sculaccioni della mamma (in realtà solo minacciati e mai veramente procurati) quando faceva la monella, ma che anzi, era Videl a dover temere gli abbracci soffocanti e pieni di amore di Pan.

 

E pensava al suo piccolo, o alla sua piccola.

 

Un piccolo umano, che non avrebbe fatto niente di tutto ciò, ma sorrise.

 

Pensò alla piccola di Crillin, una bambina normalissima, con un dolce sorriso in volto, che non era meno meravigliosa di quella di Gohan.

 

Quella notizia di Launch gli aveva addolcito la pillola.

 

Forse accantonare le sue manie di grandezze non sarebbe stato così grave,

forse essere semplici umani non era una poi così grande tragedia.

 

Era una triste rassegnazione, la consolazione era dolce, dolcissima.

 

Tien accarezzò la pancia ancora piatta di Launch.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


La mattina presto, Tien si avviò verso il suo dojo, felice della sua condizione, più felice di prima di partire. Gli bastava quello che aveva. Gli bastava ora davvero, era felice nel suo piccolo.

 

 

Mentre era ancora in volo, si imbattè in una figura confusa. I suoi tre occhi da lontano non riuscivano inizialmente a scorgerla, ma poi fu chiaro. Era Gohan.

 

 

“ALT” esclamò il sayan.

 

 

“Io devo farti un discorso, Tien”

 

 

“Che cosa c’è, Gohan?”

 

 

“…

 

Sappi che mi fa molto male, da amico, vedervi così umiliati e sconfitti. E sappi che non accetto di essere un super sayan solo per il sangue di mio padre.

 

Sento che se fossi nato umano, questo sarebbe stato il mio destino in qualunque caso.

 

Chiunque fosse stato mio padre, anche il più debole degli uomini, bene, questo non poteva impedirmi di combattere ed arrivare a migliorarmi talmente tanto da ottenere questo risultato.

 

 

Non è il mio sangue, ad essere super, Tien.

 

Sono io.

 

Voi siete umani -io sono umano e voglio che sappiate quello che penso.

 

Il vostro limite, come diceva Crillin, non è nella forza, né nelle vostre paure.

 

È nella vostra testa.

 

Ma questo limite, in realtà, non c’è. Capisci?”

 

Tien cercò di superarlo, per continuare per la sua strada.

“Ho da fare, Gohan. Lasciami passare”

 

“Dammi ascolto, Tien. Solo ascolto”

 

Tien si fermò, e decise che glielo doveva, dopo quell’anno.

 

“Noi sayan non ci saremo per sempre.

 

Forse i nostri geni vivranno nei nostri discendenti, ma arriverà un momento, nella storia, in cui il sangue sayan sarà andato perduto.

 

I miei nipoti saranno dei sayan, ma i loro nipoti lo saranno molto meno.

 

 

Un giorno, tutti i sayan saranno umani, come voi”

 

 

Quella frase gli spezzò il fiato. Pur non significando granchè da sola, pur nella sua ovvietà.

 

 

“Ci sarete solo voi, Tien, un giorno. Non è solo una questione di orgoglio.

 

Voi dovete farcela da soli”

 

 

“e se capire questo non è quello che vi manca a raggiungere la forma Super, allora no,

 

non è roba per voi”Crillin era di turno al suo lavoro come poliziotto.

 

Era fermo sulla sua moto allo stop, in mezzo alla strada, e stava rimuginando su tutta quella storia.

 

Lui faceva l’eroe dei piccoli, forse era quello il suo posto.

 

Ma se era il suo massimo, allora forse sarebbe stato felice solo accettandolo.

 

 

Lui era Crillin, il poliziotto umano, forse era quella la fine della storia.

 

Dalla visiera del suo casco, Crillin osservò un elicottero volare pericolosamente vicino a dei palazzi, e questo lo mise in allarme.

 

Un piccolo oggetto cilindrico venne lasciato cadere dall’elicottero, e subito la situazione si delineò nella sua testa.

 

Una bomba. Un attacco terroristico.

 

 

Di colpo decine di elicotteri apparvero sopra di lui, tutti diretti nelle vicinanze del primo.

 

Crillin trasalì, mollò la moto e nel panico generale cominciò a correre verso una centralina.

 

Doveva chiamare qualcuno. Goku, serviva Goku. O Vegeta, Gohan, o..

 

L’uomo alzò lo sguardo verso il cielo, brandendo il telefono e lasciando il numero mezzo decifrato.

 

 

Qualcosa in lui scattò.

 

 

Qualcosa gli disse che erano finiti i tempi in cui doveva invocare l’aiuto dei sayan.

 

 

Dopotutto aveva seguito un allenamento intensivo di un anno, doveva essere in forma.

 

Forse ce l’avrebbe fatta. O forse..

 

Esitò.

 

“..

ma che dico forse” strinse i denti.

 

Un moto di orgoglio degno di un sayan lo investì, e a pugni stretti si mise in posizione di attacco.

 

Lanciò via il casco, e si concentrò sulle sue emozioni. Non erano decifrabili, era solo una forza unica e misteriosa a muoverlo.

 

 

Un grido di battaglia si librò in aria, proveniente da lui stesso-si stupì di sé stesso ma non si fermò.

 

 

La sua rabbia esplose tutta in quell’attimo, i suoi occhi stavano tornando verdi e le sue sopracciglia erano ormai bionde.

 

I suoi occhi si stavano assottigliando come quelli di Launch, quando diventava cattiva.

 

I suoi muscoli si gonfiarono leggermente, e non esitò a librarsi in volo, ed a posarsi di fronte agli elicotteri.

 


Senza un solo grammo di paura.

 

 

Spalancò le mani di fronte all’attacco di fronte a sé, ed una nuova potenza fuoriuscì dalle sue mani.

 

Era una luce di colore verde. Verde come la Forza pura.

 

 

°°°

 

Yamcha si preparava ad entrare in campo, battendo la mazza da baseball per terra.

 

Non appena si alzò in piedi, però, si accorse che c’era un’insolita agitazione tra gli spalti.

 

 

La gente si alzava, correva, gridava.

 

 

“Hanno bloccato l’entrata, hanno bloccato l’entrata!!” gridava una delle guardie dello stadio.

 

 

Anche i giocatori caddero nel panico.

 

 

“Chi ha bloccato l’entrata, chi?!” chiese Yamcha, allarmato.

 

 

“Dei criminali armati, minacciano di far esplodere lo stadio se non lasciamo dei soldi in mezzo al campo, e non usciamo a mani alzate”

 

Yamcha osservò la scena di donne e bambini che fuggivano in preda al terrore, uomini che cercavano di evacuare le loro famiglie.

 

 

Yamcha lasciò andare la mazza, e si avvicinò al centro del campo.

 

 

“NESSUNO LASCI UN SOLO CENTESIMO” ordinò, alzando le braccia.

 

 

Non aveva un microfono, ma tutti lo sentirono. La sua voce aveva acquisito una nuova potenza. Lo si poteva udire fino all’ultima fila.

 

 

“E che cosa pensi di fare, pagliaccio?!” chiese qualcuno a gran voce.

 

 

 

Yamcha non ci stava pensando, stava solo agendo.

 

 

Afferrò con entrambe le mani l’erba sintetica, e mentre, senza saperlo, stava raggiungendo la stessa trasformazione di Crillin, sollevò lo stadio, prese a volare e senza troppa fatica, lo lasciò andare mentre era sospeso molto in alto.

 

 

Con una velocità inaudita si spostò sotto allo stadio, e lo tenne su.

 

Yamcha guardò in basso, verso i criminali che minacciavano le entrate.

 

 

“Questa gente non si tocca, andate a giocare da un’altra parte” li minacciò.

 

 

Il gruppo piuttosto numeroso di persone, sbiancati e terrorizzati, corse via senza armi in mano, ma venne fermato ai lati della città dal corpo di polizia.

 

 

Ad un tratto, accanto a lui, apparve Trunks.

 

 

“Trunks! Che ci fai qui, eri alla partita?”

 

“Sei un grande, zio Yamcha!” esclamò il piccolo, esaltato.

 

“Vuoi che ti aiuto a riportarlo a terra?”

 

 

Rendendosi conto di essersi trasformato, Yamcha aquisì una certa sicurezza cosciente.

 

“Credo..credo di potercela fare da solo. Grazie, ragazzo”

 

e pian piano si abbassò in volo, tra le urla di gioia della gente dentro allo stadio.

 

 

Yamcha non li ascoltava nemmeno.

 

 

°°°

 

Il villaggio di Tien nutriva una certa rivalità con un villaggio adiacente, con cui i rapporti erano sempre stati comunque pacifici e civili.

 

Ma quel giorno il nuovo, giovane capovillaggio dei rivali si era evidentemente svegliato di malumore, perché Tien si accorse, appena sveglio, che per le strade imperversava il panico scatenato dai soldati del suo esercito.

 

 

Un attacco militare.

 

 

Tien scese per le strade, ed in molti ineggavano al suo aiuto, il grande Maestro Tensing, per salvarli.

 

Certo, quei soldati non erano pochi, e la sua sicurezza era sufficiente a portarlo ad affrontarli, ma si accorgeva che stavano diventando pian piano sempre di più, e che non si trattava solo dei soldati del villaggio nemico, ma anche di molti alleati.

 

Tien rabbrividì al calcolo che aveva ottenuto nella sua mente. Dovevano essere migliaia.

 

 

Non era così forte, e il suo coraggio andò affievolendosi.

 

 

“Tien, che cosa succede là fuori?”chiese un’impaurita Launch, uscendo.

 

“LAUNCH, STAI DENTR-”

 

 

Un soldato afferrò Launch e se la mise sulla spalla, mentre lei chiamava aiuto gridando.

 

 

“No, LAUNCH!”

 

 

Tien corse dietro a gran velocità a quell’uomo, ma una decina gli si bloccò davanti.

 

 

La rabbia lo investì a tal punto che decise che non c’era tempo per pensare a sé stesso.

 

Sarebbe morto provandoci, al massimo.

 

 

 

Tien unì le mani a triangolo, e in pochi secondi, ricorse ad un Cannone dell’Anima multiplo, che colpì tutti i soldati con un singolo colpo, vincendo la battaglia da solo.

 

 

Il guerriero cadde a terra.

 

 

Launch, avendo visto la scena, gli corse incontro.

 

Era diventata bionda.

 

 

“No, TIEN! Quella è una mossa letale, non dovevi, non..” prese a piangere.

 

 

Ma Tien non era morto, era solo un po' frastornato dalla potenza del suo colpo, ma stava bene.

 

Ma la cosa che colpiva di più Launch, erano i suoi occhi, ora spalancati e verdi, e le sue sopracciglia chiare, i suoi occhi assottigliati, e il fatto che fosse...in generale diverso.

 

“Launch, aiutami a tirarmi su” disse semplicemente, immune a qualunque emozione.

 

 

 

La donna tornò blu.

 

“Ci hai salvati”

 

 

“È vero” disse, quasi indifferente. Quella trasformazione cambiava anche l’atteggiamento delle persone, li rendeva inscafibili, inscalfibili guerrieri eccezionali.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


La casa del Maestro Muten era vuota e silenziosa. Aveva saputo del fallimento dei suoi tre allievi ma non era deluso da loro.

 

Il loro ardore e la loro voglia di fare meglio lo avevano commosso, e da quell’esperienza sapeva che non era vero che non avrebbero ricavato niente, ma qualcosa per la vita ed erano un esempio per chiunque per averci provato, sayan, umani, namecciani, cani, gatti, conigli.

 

 

Fuori pioveva, e mentre lui dentro casa sorseggiava una tazza di tè guardando un documentario presentato da una bella donnina, accanto alla sua tartaruga, avvertì delle presenze avvicinarsi all’isola, finché non vide la porta spalancarsi, e le tre persone a cui aveva pensato da un anno insistentemente materializzarsi davanti a sé.

 

Fradicie, fiere, sembravano come positivamente turbate.

 

 

“Maestro” disse solo Tien, davanti agli altri.

 

 

 

Muten sorrise, sicuro di aver capito cosa fosse successo.

 

 

°°°

 

Di ritorno dal suo allenamento da Whis, prima di rincasare, Goku fece visita a casa Briefs.

 

 

Fuori, in giardino, in pausa dal suo allenamento, c’era Vegeta con una bottiglia di acqua in mano, appena uscito dalla GR, che ne avvertì la presenza immediatamente.

 

 

“Ehi, Vegeta! Come te la passi?” gli chiese l’amichevole faccia di bronzo che tanto lo irritava nella sua bonarietà, dall’alto. Era in piedi e si copriva gli occhi dal sole con la mano.

 

 

“...”

 

Vegeta non rispose, sorrise e basta con sguardo basso.

 

 

“Ehi, Vegeta. Cos’è quel sorrisino? Non dirmi che sei contento di rivedermi”

 

 

“Spero tu abbia raggiunto una qualche nuova trasformazione, bamboccio.

 

Qui presto persino gli umani ci daranno del filo da torcere”

 

 

Goku rimase confuso, per poi scoppiare a ridere.

 

“Di che diamine stai parlando, vecchio Vegeta? C’è qualcosa che non so?”

 

Vegeta alzò il braccio e indicò col pollice dietro di sé.

 

 

Goku alzò lo sguardo. Erano tre figure in lontananza, che sembravano star per passare davanti alla Capsule Corporation.

 

 

 

“Sembrano Crillin, Yamcha e Tensing” disse Goku.

 

 

“Corretto. Ma controlla la loro forza”

 

 

Goku si concentrò e quasi tremò a quello che scoprì.

 

 

“Che diamine..Vegeta, cosa è successo in questo anno?” chiese, incredibilmente sorpreso.

 

 

 

 

“Non so come sia scattata la cosa, ma sembra che abbiano deciso di smetterla di essere dei combattenti di serie C. Si sono dati da fare, e ora pare che il biondo vada di moda” disse.

 

Era evidente dalla sua espressione che non avesse capito granchè.

“Ora entra dentro, babbeo, ti offro una cosa e ti rispiego tutto bene”

 

 

Vegeta si dirise verso il balcone della casa in volo.

 

 

Goku stette a fissare i tre amici, ormai chiaramente riconoscibili.

 

 

Come delle saette, gli volarono accanto.

 

 

Pur nella loro velocità, Goku riuscì a distinguere chiaramente i lineamenti dei tre, e le loro espressioni. Determinate, soddisfatte, fiere come non mai.

 

 

Solo Crillin si voltò, incontrando con i suoi occhi chiari quelli suoi neri.

 

 

Sorrise, e lo salutò con la mano.

 

 

Goku sentì il suo cuore riempirsi di puro orgoglio, come poche volte lo aveva provato, per il suo amico d’infanzia. Si ricordò di quando da piccoli lui e Crillin potevano dirsi combattenti di livello approssimativamente pari. Crillin aveva poi rallentato, mentre lui aveva avuto dei miglioramenti incredibili, ma Goku aveva sempre sospettato che il limite del suo amico fosse non fosse così rigido come credevano tutti.

 

Un sorriso spontaneo si aprì sul suo volto.

 

“Adesso so che ce la potrete fare anche senza di noi”

 

 

E con questi pensieri in mente, li guardava librarsi in cielo e di colpo, scontrarsi tra di loro, con mosse la cui potenza rimbombava probabilmente fino a chilometri di distanza.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Con una mano un po' tremante Bulma teneva chiusa la giacca da sera con cui vestiva quel giorno, nera come la gonna.

 

I tacchi schiacciavano l’erba bagnata forse dalla pioggia, forse dalle lacrime.

 

L’ombrello copriva i suoi capelli bianchi perfettamente acconciati, seppur il suo trucco fosse ormai parzialmente rovinato dalle lacrime che stava silenziosamente versando.

 

Gli occhiali abbassati sul naso erano ormai appannati.

 

Pur in un momento tanto triste, Bulma sorrideva, serena.

 

 

Al suo fianco, c’era Gohan, vestivo in modo più casuale, con un lungo giubbotto da pioggia.

 

Lui, invece, nonostante i suoi sessant’anni suonati, era invecchiato molto più lentamente, e solo in quegli ultimi anni stavano cominciando ad apparire le prime rughe e capelli grigi.

 

 

 

“Tanto sembravano odiarsi, se ne sono andati lo stesso giorno” mormorò Gohan, osservando attentamente il santuario eretto in onore di Goku e Vegeta, sui monti dove Goku aveva trascorso la sua infanzia, nelle vicinanze della casa di suo nonno, dove Bulma lo aveva conosciuto.

 

 

Era passato esattamente un anno da quel giorno terribile, in cui i loro eroi e padri e mariti se ne erano andati lasciando una voragine nei loro cuori.

 

 

“Se ne sono davvero andati, Gohan. Ancora non me ne capacito” disse Bulma.

 

“Erano entrambe anziani e visibilmente invecchiati, ma Vegeta sembrava ancora in buone forze.

 

Ma non appena seppe della morte di Goku, è stato come se la sua batteria si fosse spenta.

 

Quella mattina, non andò ad allenarsi, come se non servisse più a niente, come se non ci fosse più gara. Si sedette su una sedia in balcone, a braccia incrociate. Abbassò lo sguardo. Ero accanto a lui, non me lo potrò mai dimenticare.

Mi disse

 

‘Bulma, hai visto. Sono io il più forte ora’

 

 

E si addormentò, sorridente, come se avesse raggiunto il suo obbiettivo, e fosse finalmente in pace con sé stesso”

 

 

Gohan ascoltò molto attentamente.

 

 

“Staranno certamente combattendo o litigando in Paradiso, ora” disse.

 

 

I due rimasero ancora qualche secondo, per poi voltarsi ed accorgersi della presenza di Tien, Crillin e Yamcha. Il tempo non era stato troppo magnanimo nemmeno con loro.

 

 

“Tien! Yamcha! Crillin! Ve ne siete ricordati” disse Gohan, commosso.

 

 

“Come dimenticare degli amici” disse Crillin, avvicinandosi al santuario, e gli altri due fecero lo stesso.

 

 

 

Yamcha inspirò profondamente. Indossavano tutti e tre una veste da maestro di arti marziali.

Tien aveva un bastone in mano, che lo aiutava a reggersi.

 

 

Crillin aveva lasciato il suo posto da poliziotto, ed aveva cominciato ad insegnare nel dojo di Tien, e così aveva fatto Yamcha con la sua carriera sportiva.

 

Avevano votato la loro vita ad insegnare ad altri umani eroici e volenterosi a diventare Super,

o anche di più.

 

Crillin indossava anche la corazza di una tartaruga. Il Maestro era vivo e vegeto, ma aveva deciso di passargli il suo titolo, sicuro che se lo fosse ormai meritato. Il Maestro della Tartaruga.

 

 

“Goku, Vegeta. Voi sayan mi avete insegnato a migliorarmi sempre” pensò, grattandosi i baffi bianchi.

 

 

“Gli uomini vi saranno eternamente grati per questo”

 

 

 

 

I cinque amici decisero di allontanarsi, ed iniziarono a chiaccherare delle cose più disparate.

 

 

“Sai quel ragazzino, quello là, come si chiamava? Quello biondino che l’altro giorno è caduto spostando la roccia gigante” diceva Yamcha, mentre la sua voce si allontanava.

 

 

“Penso che sia vicino alla trasformazione. Oggi l’ho visto un po' ossigenato sulla punta del ciuffo”

 

“Yamcha, ma lui è biondo di suo”

 

 

“No, fidati. Oggi era più biondo del solito”

 

 

Scoppiò una risata generale.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3845253