Skull and Bones

di mallveollos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Atto I ***
Capitolo 2: *** Prologo - Atto II ***
Capitolo 3: *** Prologo - Atto III ***
Capitolo 4: *** Capitolo 1 - Gli iniziati ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 15: *** Prologo - Atto IV ***



Capitolo 1
*** Prologo - Atto I ***


Skull and Bones



Prologo - Atto I







Edimburgo, 19 agosto 2020



Elettra Ogilvie girò pigramente una pagina del libro di Incantesimi, il capo inclinato e una ciocca di capelli corvini aggrovigliata tra le dita.

L’estate era sempre stata una scocciatura per lei, un periodo lento e deprimente che sembrava durare in eterno. Parlare di estate in Scozia, poi, era quanto di più ridicolo si potesse fare visto e considerato il tempo tremendo che non accennava a migliorare.

Quando però sentì un gufo picchiettare frenetico alla finestra della sua camera, si detestò dalla lettura e alzò il volto annoiato verso la vetrata di fronte a sé.

La lettera che le era stata recapitata portava un sigillo nero inconfondibile, un simbolo che Elettra aveva imparato ad adorare più della sua stessa vita nell’anno precedente ad Hogwarts.

Le sue labbra sottili si incurvarono in un sorrisetto compiaciuto nel leggere il nome scarabocchiato sulla busta con la calligrafia disordinata di Ivy: “ Fire ”.

Fuoco. L’epiteto del suo battesimo come Boneswitch.




Domani a Londra
Pub di Willesden Green, ore 20:00

Tua nel 322,

Raven.




Gli occhi chiari della Grifondoro si alzarono con lentezza quasi esasperante dalla pergamena, un moto di eccitazione la pervase all’istante.

Il messaggio di Ivy non presupponeva di certo un semplice appuntamento perché, in quanto capo della società segreta, era suo dovere richiamare gli adepti rimasti per parlare di una questione molto delicata prima dell’inizio della scuola: l’iniziazione.

Elettra gettò la lettera tra le fiamme del camino e, istintivamente, iniziò a chiedersi chi avrebbe mai potuto designare come possibile candidato, chi avrebbe posseduto la forza necessaria per vincere. Perché i prescelti si sarebbero ritenuti fortunati per poco e lei, avendo già superato le tremende prove l’anno precedente, lo sapeva fin troppo bene.









Londra, 20 agosto 2020
ore 20:00




- Incredibile pensare che stiamo quasi per iniziare il nostro ultimo anno, il tempo passa troppo in fretta quando ci si diverte. Non trovi anche tu? -

Ivy storse le labbra color ciliegia in un sorrisetto malizioso e studiò Damon avvicinarsi al suo tavolo, i capelli corvini umidi di pioggia e gli occhi cristallini accesi da una luce complice.

- Davvero un peccato, sì - convenne la Corvonero, inclinando appena il capo, e iniziò a sfiorare pensierosa l’orlo del suo bicchiere. - Senza contare il fatto che abbiamo parecchi oneri gravosi da assolvere. -

- Parli degli iniziati? -

- Touchè - confermò la bionda. - Ho in mente delle prove davvero speciali per loro. -

- Hai già messo gli occhi su qualcuno? - indagò l’altro.

- Un paio, a dire il vero, ma prima di decidere dobbiamo consultarci anche con gli altri. -

- Diventare Boneswizard o Boneswitch non è un privilegio alla portata di tutti, la selezione dovrà essere piuttosto accurata - commentò Damon, per poi fare un cenno svogliato a una delle cameriere del pub. - Dove sono Elettra e Kaleb? -

- In ritardo come sempre - sbuffò Ivy, visibilmente altera, ma aspettò che il Serpeverde ordinasse da bere prima di andare avanti a parlare. - Tate ha detto di non aspettarlo, aveva delle questioni da sbrigare piuttosto importanti. -

- Non c’è niente più importante della Bones - replicò il ragazzo inarcando scettico un sopracciglio. - Soprattutto quando c’è in gioco l’iniziazione. -

- Sai benissimo com’è fatto, è inutile perderci troppo tempo - tagliò corto Ivy e si portò il bicchiere alle labbra, sorseggiando impassibile il liquido violaceo che conteneva.

Damon osservò la bionda attentamente, il capo inclinato e lo sguardo perforante.

- Sei pronta a ricominciare, Raven? - chiese poi, storcendo le labbra in un ghigno.

Ivy lo scrutò maliziosa da sopra l’orlo del bicchiere e annuì, lentamente.

- Diamo il via alle danze, Sword. -





☾Spazio dell’autrice




Buonasera a tutti!

Stavo navigando un po' per internet e mi sono imbattuta in un articolo molto interessante sulle società segrete, dove ho letto appunto di quella che ha dato il nome a questa storia: la “Skull and Bones”.

La suddetta società è originaria di Yale ed è formata da circa 15 studenti di spicco all’interno dell’università, ragazzi che brillano per carisma, posizione sociale e doti. Ovviamente ho modificato le caratteristiche base della Bones, adattandola all’universo Potteriano e alla realtà di Hogwarts.

I personaggi presentati, e anche solo citati, in questo prologo sono i “Senior”, ovvero studenti del settimo anno che sono entrati nella società a partire dal sesto: come avrete capito il loro compito è quello di trovare nuovi Boneswizard e Boneswitch, ovvero nuove personalità di spicco che rimpiazzino quelli che hanno lasciato Hogwarts.

Ovviamente gli iniziati saranno selezionati tra gli OC che mi manderete e, per entrare nella società, dovranno superare prove molto dure di ogni genere: una volta accettato l’invito dei Senior, non ci si può tirare indietro.

E ora, nella speranza di avervi interessati abbastanza, le regole:

-Potete partecipare con un massimo di due OC, purché di sesso differente
-Tutti gli iniziati devono essere al sesto anno
-Tenete presente che per essere inclusi nella Skull and Bones bisogna essere personalità di spicco e avere menti brillanti, quindi mi aspetto delle caratterizzazioni molto avvincenti e caratteri interessanti
-Dovete scegliere un nickname che identifichi il vostro OC: come avete visto, nel caso di Elettra è “Fire” , per Ivy è “Raven”. E’ molto importante questo particolare perché, in caso veniste scelti, sarà il nome con cui verrete identificati all’interno della società.
-Non accetto: Ibridi, Lupi Mannari, Animagus o simili.
-Gli OC non possono essere imparentati con i personaggi principali della saga, quindi cognomi come "Potter, Granger, Waesley, Malfoy, Black, Lestrange, Riddle" ecc non sono utilizzabili. Potete invece ricorrere, se lo desiderate, a quelli secondari come "Rosier, Nott, Habott, Brown, Thomas, Avery"... ecc.
-La scadenza per l’invio delle schede è il 1 luglio tramite MP, ma prima dovete prenotarvi con una recensione
-Questa storia è un'interattiva e quindi, per non perdere lo spirito di tale genere, gli autori che spariranno per 3 capitoli consecutivi vedranno il loro OC scartato dalla FF.


SCHEDA


Nome e cognome:
Casa:
Nickname:

Giorno e mese di nascita:
PV:

Aspetto fisico:

Carattere:

Breve storia personale ( con riferimenti ai rapporti famigliari):

Patronus e ricordo felice:

Amortentia:

Molliccio:

Fobie, paure e incubi:
Segreti:
Di che tipo di persona potrebbe innamorarsi:

Di che tipo di persona potrebbe essere amico:

Di che tipo di persona non potrebbe essere amico:

Ruoli scuola (Quidditch/ Prefetto/Caposcuola/Membro del Lumaclub/ Club Incantesimi):

Materie preferite/odiate:

Orientamento sessuale:
Ricordi inerenti agli anni passati ( mi serviranno per i flashback): vorrei che mi parlaste di uno, massimo due, momenti salienti che contribuiscano a definire meglio il carattere dell'OC. Ad esempio: se mi presentate un Grifondoro con animo ribelle, un ricordo potrebbe essere una bravata epocale e la conseguente punizione.
Ha mai sentito parlare della società segreta “Skull and Bones”? Che opinione ha a riguardo?
Ha dei rapporti con i personaggi presentati nel prologo? *

Altro:


*Per facilitarvi questo punto, vi anticiperò alcuni dettagli su Tate e Kaleb postando le loro caratteristiche generali qui sotto, sebbene siano ufficialmente presentati nel capitolo successivo (Prologo - Atto II )... più lungo e ricco di dettagli anche su Ivy, Elettra e Damon. Buon lavoro :)


Ivy Harper

Corvonero || VII anno || Cacciatrice e membro del Lumaclub || Eterosessuale || Single || PV: Cara Delevingne
RAVEN

Elettra Ogilvie

Grifondro || VII anno || Caposcuola e membro del club di Incantesimi || Bisessuale || Single || PV: Kaya Scodelario
FIRE

Damon Rosier

Serpeverde || VII anno || Cercatore e Capitano || Eterosessuale || Single || PV: Aaron Johnson
SWORD

Tate Harmon

Grifondro || VII anno || Battitore, Capitano e membro del Lumaclub || Eterosessuale || Single || PV: Evans Peter
BLOODY

Kaleb Mason

Serpeverde || VII anno || Portiere e Prefetto || Eterosessuale || Single || PV: Chace Crawford
EAGLE

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Capitolo 2
*** Prologo - Atto II ***


Skull and Bones



Prologo - Atto II







Maidstone, 19 agosto 2020
ore 22:30


Ivy Harper
Raven






- Allora Ivy, sei pronta a tornare a scuola? -

La Corvonero si detestò dai suoi pensieri e girò il capo verso il fratello, i gomiti appoggiati al davanzale della finestra e la brezza serale a scompigliarle la chioma bionda.

- Non vedo l’ora. -

- Il settimo anno è sempre il migliore sai? Capisci veramente la bellezza di Hogwarts - continuò Russel, osservando distratto il panorama. - E’ strano pensare di non tornarci. -

- Non ti facevo così sentimentale - scherzò Ivy con una mezza risata e tornò anche lei a fissare il cielo stellato. - Ma hai sicuramente ragione, sarà impossibile non sentirne la mancanza. -

Il ragazzo la scrutò con la coda dell’occhio e assunse un’espressione improvvisamente seria, quasi cupa.

- Non deludermi. -

Il tono che aveva usato era eloquente e Ivy non sentì la necessità di guardarlo, avvertiva già chiaramente la pressione esercitata dagli occhi metallici fissi su di lei.

Russel Harper era stato a capo della Skull and Bones l’anno precedente e, prima di finire la scuola, aveva designato proprio la sorella come suo successore. Questo atto poteva sembrare un favoritismo o una palese preferenza, ma in realtà nessuno dei nuovi membri era riuscito ad eguagliare le abilità della giovane.

Ivy non appariva solo brillante, avvenente o popolare. Il suo carismatico fascino e l’incredibile sangue freddo le avevano fatto guadagnare un certo valore, sopratutto agli occhi degli altri Senior. E quando arrivò il momento di indicare una futura guida nessuno ebbe dubbi a riguardo.

Il capo della Bones doveva essere accomodante, indulgente, un leader che sapesse trasformarsi anche nel più terribile dei tiranni all’occorrenza, riuscendo a mettere da parte qualsiasi sentimento per l’onore della causa.

Ed Ivy Harper era una Boneswitch nata: fascinosa, acuta, popolare, temibile e, se provocata, tremenda.

- Non ti deluderò - promise, dopo qualche secondo di silenzio.

Russel accennò un sorriso in sua direzione e annuì, soddisfatto.

- L’unico che mi preoccupa è Tate - continuò poi, tornando anch’egli a scrutare l’orizzonte. - Sicura di riuscire a gestirlo? -

- Bloody è un creativo e lasciargli la giusta libertà mi permetterà di guadagnare la sua stima. Con Eagle dalla mia sarà semplicissimo tenerlo a freno. -

- Hai già organizzato la riunione dell’iniziazione? -

Ivy si girò finalmente a guardarlo, un sopracciglio inarcato e l’ombra di un sorrisetto sarcastico sulle labbra.

- Ti preoccupi troppo, Russ. Ho tutto sotto controllo. -

Il fratello sbuffò divertito e annuì, come per dargliene atto.

- Ti ho insegnato bene, sono certo che farai un ottimo lavoro. -

La Corvonero si staccò dalla finestra e gli diede le spalle, allontanandosi verso la porta del soggiorno. Il solito ghigno arrogante sul bel volto e una ciocca bionda arrotolata tra le dita.

- Lo so. -









Notturn Alley, 20 agosto 2020
ore 19:50


Tate Harmon
Bloody






Tate si materializzò in un antro buio, il viso celato dal cappuccio del mantello e un grosso pacco tra le mani.

La strada adiacente a Diagon Alley era deserta a quell’ora di sera e, nonostante fosse ancora estate, vi albergava una sottile nebbiolina bianca che avrebbe fatto rabbrividire chiunque… ma non lui.

Il Grifondoro era sempre stato famoso per essere unico nel suo genere: certo, il coraggio e l’intraprendenza non gli mancavano, ma forse ciò di cui era vistosamente privo era un’altra qualità legata alla sua casa, come la rettitudine morale o la naturale tendenza al bene.

I capelli dorati, il viso angelico e il sorriso amichevole nascondevano un’indole ben diversa, un’inclinazione all’oscurità che ormai era diventato bravissimo a mascherare con tutti. O meglio, quasi tutti.

Quando si ritrovò ad avanzare verso Magie Sinister, con passo sicuro e disinvolto, mise una mano nella tasca del mantello e sfiorò inavvertitamente la lettera di Ivy, dove lo invitava a raggiungerla al solito pub di Londra.

Tate arricciò le labbra in un sorrisetto divertito immaginandosi il nervosismo di Damon nel constatare la sua assenza alla discussione sull’iniziazione, ma sapeva che la Corvonero sarebbe stata indulgente nei suoi confronti. La Skull and Bones era importantissima per lui, senza ombra di dubbio, ma non gli era mai importato di certi atti di ordinaria amministrazione.

Il suo vero interesse non era scegliere gli iniziati, ma ideare prove tremende per testare le loro capacità. E Ivy, che apprezzava un simile talento, non avrebbe mai soffocato la sua perversa vena creativa con qualche sciocca imposizione. Il ruolo di insopportabile pignolo spettava a Damon, dopotutto.

La porta del vecchio negozio si aprì con un piccolo cigolio e il commesso, richiamato da tale rumore, si girò di scatto verso la figura ancora incappucciata di Tate che avanzava verso il bancone. Quando fu sufficientemente vicino appoggiò su di esso il pacco che teneva in una mano e rivelò con un gesto elegante il suo viso sorridente, beffardo e arrogante, quello di un ragazzo perbene che, se non fosse stato un esperto cliente abituale, avrebbe ricevuto indicazioni per negozi più innocenti.

- Oh buonasera signor Harmon - lo salutò l’uomo, rilassandosi appena nel riconoscerlo. - Cosa posso fare per lei? -

- Salve Broomfleet - esordì Tate allargando il ghigno sul bel volto. - Vorrei proporle un buon affare, come sempre del resto. -

Il Grifondro fece un cenno al pacco sul bancone e il commesso lo scartò avido, impaziente di scoprirne il contenuto.

- Interessante - mormorò poi, studiando il manufatto oscuro. - Se posso, signor Harmon, dove riesce sempre a trovare certi oggetti? Per uno studente al settimo anno devo dire che ha un notevole arsenale. -

- Ho le mie fonti - rispose evasivo Tate e appoggiò entrambe le mani sul bancone, avvicinandosi un po' a lui con uno sguardo eloquente. - Ma parliamo piuttosto del suo arsenale, Signor Broomfleet. Cosa può darmi in cambio? -

L’uomo ridacchiò e annuì, maligno e risoluto.

- Qualcosa che le potrebbe interessare molto - lo informò, beandosi della palese curiosità di Tate a riguardo. - Proprio l’altro giorno mi è capitato tra le mani questo oggetto oscuro, abbastanza potente da rivelarsi pericoloso nelle mani sbagliate… mi spiego? -

Il Grifondoro afferrò il suddetto manufatto con un misto di ammirazione e devozione, osservandolo alla ricerca di tutti i dettagli che si potevano percepire alla vista. Quando capì ciò che aveva tra le mani non riuscì a reprimere una smorfia divertita, quasi sadica.

- Magnifico - mormorò, riportando gli occhi neri come la pece sul commesso. - E’ sempre un piacere fare affari con lei. -

- Il piacere è reciproco, signor Harmon - ripose Broomfleet. - Ne faccia buon uso. -

Tate assunse un’espressione insolente, quasi dispettosa, e dopo aver annuito brevemente si voltò di spalle per raggiungere l’uscita del negozio, riportandosi il cappuccio sul capo con un gesto secco.

Ivy avrebbe sicuramente apprezzato il suo nuovo giocattolo.










Dartford, 20 agosto 2020
ore 19:59


Kaleb Mason
Eagle






- Kal! Dove vai a quest’ora? Non vieni con me in città? -

Il Serpeverde si girò sorpreso verso la sorella, come se non avesse assolutamente notato la sua presenza nel grande salone della villa di famiglia.

- No, Keira. Ho un appuntamento a Londra e sono già in ritardo. -

La primogenita Mason si lasciò andare in un un’espressione di scherno e scosse divertita il capo, mentre si appoggiava con un fianco allo stipite della porta.

- Sei incorreggibile - commentò. - Ma non mi sorprendo più di tanto, non sei riuscito ad arrivare puntuale nemmeno alla tua iniziazione. -

- E’ proprio l’argomento di questo incontro - rivelò Kaleb, avvicinandosi a lei di qualche passo, e prese il proprio mantello dalla piantana vicino all’ingresso.

- Scommetto che anche Elettra arriverà con un delizioso ritardo - continuò Keira, sospirando quasi nostalgica. - Tate, invece, non si presenterà nemmeno conoscendolo. -

- Damon avrà il suo bel da fare allora, è il suo passatempo preferito sgridarlo quando non assolve i suoi doveri. -

La sorella rise e annuì, come per dargliene atto.

La famiglia Mason aveva molte tradizioni: prima tra tutte dare ai discendenti un nome che iniziasse con la lettera K; quella che veniva subito dopo, invece, era assicurarsi che ottenessero un posto all’interno della Skull and Bones.

Il fatto di non essere considerati degli avvenenti e brillanti personaggi di spicco nel mondo magico avrebbe destato un certo malcontento in famiglia, per non dire il ribrezzo più totale. Ma Kaleb, nonostante le premesse, non si era mai preoccupato troppo del contrario.

Fin dal suo primo anno si era dimostrato piuttosto intelligente, irriverente, abbastanza insolente da dare immediatamente nell’occhio ed ottenere una certa fama. Perciò, quando ricevette il suo invito, non ne fu così sorpreso.

La cosa che davvero lo destabilizzò e fece crollare la sua plateale freddezza, fu fronteggiare le prove dell’iniziazione. Perché la Skull and Bones costringeva gli iniziati ad affrontare limiti, a superare qualsiasi debolezza, e perfino Tate Harmon, lo spavaldo ed arrogante Grifondoro, aveva dovuto ricredersi sul proprio sangue freddo.

Il Serpeverde, ripensando all’irriverenza del suo migliore amico, sollevò lievemente gli angoli della bocca e si pregustò la gioia del loro prossimo incontro.

Keira Mason, invece, aveva appena finito il suo settimo anno ad Hogwarts e come Senior uscente aveva lasciato posto ai vecchi prescelti tra cui, ovviamente, c’erano il fratello Kaleb e gli altri membri da lei iniziati.

- Mi mancherà Hogwarts, sai? - continuò malinconica la ragazza, dopo quella breve pausa. - Ma devo dire che la Bones è in ottime mani. -

- Ivy è decisamente brava- convenne Kal e si allacciò il mantello alla gola. -Lei ed Elettra riescono a tenere testa a chiunque, in un certo senso mi ricordano molto te-

- Perché le ho addestrate bene - osservò Keira, spostandosi dalla porta per lasciarlo passare. - Ma scommetto che la nostra Raven non sarà così indulgente con te, considerando il ritardo accumulato. -

Il fratello rise e le fece un occhiolino insolente.

- Il responsabile del gruppo è sempre stato Damon. -

- Ah sì? E tu cosa saresti? - chiese lei, in tono sarcastico, e arricciò le labbra in un sorrisetto furbo.

- Se Tate è la mente perversa… - iniziò maligno, mentre usciva dalla stanza e si portava il cappuccio del mantello sul capo - … io sono il suo braccio destro. -











Londra, 20 agosto 2020
ore 20:07


Elettra Ogilvie
Fire






La pioggia estiva che continuava ad imperlare la città non accennava a smettere ma Elettra, abituata a temporali ben più burrascosi in Scozia, non ci fece minimamente caso.

Era in ritardo e lo sapeva benissimo, ma arrivare puntuale non le era mai piaciuto più di tanto: odiava aspettare gli altri e, conoscendo Kaleb, avrebbe dovuto farlo sicuramente.

Il pub distava ancora un pezzo ma il suo passo, elegante e sinuoso, non rivelava assolutamente nessuna fretta, anzi. Londra le era sempre piaciuta molto e non perdeva mai occasione di godersi la vista dei suoi edifici caratteristici o osservare incuriosita l’atteggiamento di certi Babbani moderni.

Elettra Ogilvie poteva essere considerata la perfetta parafrasi umana degli ideali di Grifondoro: gentile, spontanea, leale e nobile d’animo, con un temperamento impulsivo ma coraggioso nelle avversità. Il fatto di dover designare dei prescelti, però, la metteva profondamente a disagio.

La Skull and Bones non era una passeggiata e il rito di iniziazione era quanto di più sadico potesse esistere. Il pensiero poi che Tate Harmon, suo compagno di Casa, fosse l’ideatore delle prove la fece rabbrividire appena e la portò a considerare ancora più attentamente i nomi da indicare. Perché il ragazzo, a suo dire, era la peggiore delle Serpi travestita da Grifone.

Quando girò l’angolo, distratta dai propri pensieri, Elettra si fermò di scatto richiamata da un rumore inconfondibile, un “crak” che proveniva dal vicolo alla sua sinistra.

- Buonasera Fire - la salutò una voce calma, impassibile, familiare.

- Eagle - ripose lei girando il volto verso l’oscurità, l’accenno di un sorriso sulle labbra. - Sempre in ritardo vedo. -

Kaleb la raggiunse e si tolse il cappuccio, osservandola divertito.

- Sapevo di non essere l’unico - la canzonò e fece un cenno del capo come per invitarla a procedere verso il pub. - La nostra condotta è comunque più responsabile di quella di Tate, scommetto che non si presenterà. -

Elettra sospirò divertita e annuì, incamminandosi al suo fianco verso il luogo dell’incontro suggerito da Ivy.

- Il tuo amico prima o poi farà impazzire Damon - sentenziò pensierosa la Grifondoro. - Sta mettendo a dura prova la sua pazienza. -

- L’importante è non irritare troppo Ivy… ma sapendo quanto Tate sia nelle sue grazie credo che possa ritenersi tranquillo - puntualizzò Kal, facendo spallucce, e aprì con un gesto galante la porta del pub alla compagna. - Dopo di lei, madame. -

Elettra gli scoccò un’occhiataccia.

- Lasci davvero che sia io a subirmi i rimproveri del ritardo di entrambi? -

Il ragazzo le rivolse un sorriso sereno e la squadrò, mordendosi impudente il labbro inferiore.

- Ovviamente - celiò con falso candore. - Come potrei reprimere il tuo spirito battagliero e perdermi tutto il divertimento? -











Pub di Willesden Green, 20 agosto 2020
ore 20:15


Damon Rosier
Sword






-Davvero non ti infastidisce la poca serietà con cui Tate si comporta? -

Ivy roteò esasperata gli occhi azzurri.

- Ti prego, Damon, non ricominciare - lo ammonì teatralmente annoiata. - Per quanto io trovi confortante il tuo essere così affidabile e attento, penso che sia altrettanto ispirante la vena creativa del nostro Bloody. -

- Ma certo - sbuffò il ragazzo in evidente disaccordo. - Lascia fare a noi il lavoro sporco e poi si si arroga il diritto di prendersi tutto il divertimento… -

-Ognuno ha un ruolo ben preciso nella Bones - lo interruppe la Corvonero, improvvisamente dura e tagliente. - Tate ha una mente brillante e perversa che si sentirebbe soffocare sotto a stupide imposizioni; Kaleb sa capirlo meglio di chiunque altro, mettendo in pratica le sue idee, ed è abbastanza persuasivo da influenzarlo in caso esagerasse; Elettra possiede la giusta impulsività per superare qualsiasi difficoltà e una lealtà fuori dal comune; tu, caro Damon, sei la componente disciplinata e rigorosa del gruppo, indispensabile per aiutarmi ad organizzare le regole del gioco. -

Il Serpeverde osservò Ivy in silenzio qualche secondo e, seppur fosse ancora irritato per il comportamento indisciplinato di Tate, non poté fare a meno che essere in accordo con lei. Perché contraddirla ancora avrebbe necessariamente scatenato la sua ira e irritare troppo il Capo della Bones era fuori discussione.

Damon Rosier era indubbiamente considerato la spalla destra di Ivy Harper: qualsiasi decisione quest’ultima dovesse prendere passava per il suo giudizio e spesso, vista e considerata la sua straordinaria disciplina, la ragazza lasciava che fosse lui ad assolvere oneri meno importanti. Questa carica di vice capo lo portava a prendersi troppo sul serio, provocando negli altri membri reazioni divertite per l’eccessiva rigidità con cui si comportava nei loro riguardi, ma la freddezza dei suoi occhi sarebbe stata in grado di gelare chiunque.

Tate Harmon, ovviamente, era talmente arrogante e spavaldo da essere immune alla sua aggressività passiva. Un fatto che lo faceva letteralmente imbestialire.

- Messaggio ricevuto - le rispose infine, tamburellando piano le dita sul tavolo. - Cercherò di essere più indulgente. -

Ivy abbozzò un sorriso divertito ma non aggiunse niente: lo conosceva bene e sapeva che la sua era una menzogna. L’indulgenza per il Serpevederde era una qualità sconosciuta. Quando udì la porta del pub aprirsi e lo vide fare un cenno svogliato, capì che Elettra e Kaleb erano arrivati.

Il suo sguardo si posò istintivamente sulla pergamena e la piuma appoggiate sul tavolo, su cui allungò una mano. E mentre aspettava che gli altri due si sedessero con loro, non riuscì a reprimere un sorrisetto malvagio.

La Skull and Bones era pronta a riprendere vita.






☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

A molti di voi avevo detto che avrei postato il secondo prologo settimana prossima ma, avendolo già pronto, ho pensato che sarebbe stato molto più utile per voi conoscere subito i miei OC.

In questo modo avrete più informazioni per le vostre schede e potrete sbizzarrirvi creando collegamenti tra i personaggi Senior e gli iniziati da voi scritti.

Cosa ne dite dei cinque membri originali? Qualcuno in particolare vi ha colpiti? Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate, ho cercato di valorizzare tutti in modo diverso e spero di esserci riuscita!

Infine, voglio darvi una piccola anticipazione: prima della pubblicazione della scelta ci sarà una terza parte di prologo che vedrà come protagonisti sempre i miei cinque OC.

Tate si paleserà alla fine della riunione al pub, per la gioia di Damon, e porterà con sé il suo “nuovo giocattolo” preso da Magie Sinister: il manufatto oscuro avrà un ruolo molto importante nel rito di iniziazione e Ivy apprezzerà davvero tantissimo le sue funzioni.

Ovviamente non ho voluto darvi nessun indizio a riguardo, ma sappiate che per gli iniziati le cose si fanno sempre più… da incubo.

Per coloro che volessero partecipare, ricordo che tutte le info principali e la scheda da compilare si trovano nel primo capitolo! Aspetto con ansia di leggere le vostre creazioni e ci risentiamo (davvero) tra 10 giorni!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 3
*** Prologo - Atto III ***


Skull and Bones



Prologo - Atto III







Pub di Willesden Green, 20 agosto 2020

ore 21:30









Tate entrò nel pub e si guardò brevemente attorno, senza badare agli sguardi incuriositi di un gruppetto di ragazze chiacchierine vicino a lui. Quando inquadrò i quattro compagni sorrise tronfio e andò loro incontro, le mani in tasca e i capelli biondi fradici di pioggia.

- Buonasera miei cari - esordì soave, sedendosi sulla sedia libera al tavolo. - Com’è andata la selezione? -

Damon gli rivolse un’occhiata glaciale e alzò vertiginosamente un sopracciglio, ma lasciò che fosse Ivy a parlare per prima.

- Benvenuto Bloody, mi sono presa la libertà di ordinarti da bere - lo accolse tranquilla, facendo un cenno al bicchiere di whiskey sul tavolo, e gli porse la lista degli iniziati. Un sorrisetto compiaciuto stampato sulle labbra scarlatte e una luce sinistra negli occhi. - Abbiamo finito giusto due minuti fa, prova a dare un’occhiata. -

- Sono presenti un paio di nostre conoscenze su quella pergamena - lo informò Kaleb, ammiccandogli complice e divertito. - Il che rende tutto più interessante, non credi fratello? -

Tate lesse concentrato i nomi, mordendosi assorto la punta della lingua, e una volta finito si aprì in un sorriso sinistro. Lo stesso che preannunciava una delle sue idee sadiche. E gli altri, che lo conoscevano bene, capirono all’istante la rotta che stava prendendo la sua mente perversa.

- Ero convinta che indicare dei tuoi pseudo amici ti avrebbe placato - sospirò Elettra, scuotendo desolata il capo. - Evidentemente mi sbagliavo. -

- Oh Fire, sei così schifosamente Grifondoro - replicò lezioso il biondo e si stravaccò sulla sedia, osservandola malizioso. - Passa al lato oscuro piccola… ci si diverte molto di più. -

- Il tuo lato sembra più quello dei nullafacenti immaturi - si intromise Damon, tagliente e scettico. - Facile ideare prove quando il lavoro sporco lo abbiamo già fatto noi. -

- Amico dai non ti scaldare subito - sbuffò annoiato Kaleb, roteando impaziente gli occhi azzurri.

- Che c’è Sword? Sei forse invidioso delle mie doti? - lo canzonò Tate, con il suo solito piglio arrogante e impudente.

- Preferisco avere un cervello pesante, Bloody. -

Il biondo fece per aggiungere qualcosa ma quando notò lo sguardo eloquente di Ivy si fermò all’istante, il sorriso che lentamente scivolava via dal suo viso. E anche gli altri due cambiarono subito espressione, come se non fosse successo niente.

- Adesso basta- sentenziò la Corvonero, scrutandoli gelida. - Sembrate dei bambini dell’asilo… non abbiamo tempo per queste sciocchezze. Credete forse che siamo qui per divertirci? -

I tre ragazzi scossero la testa all’unisono ed Elettra, velatamente divertita dalla loro reazione remissiva, prese parola osservando con una certa curiosità Tate.

- Allora, mio strambo Grifondoro, che affari dovevi sbrigare? -

- Giusto, Bloody, cosa dovevi fare? - chiese Ivy, con una dolcezza alquanto minacciosa nella voce. - Spero che tu abbia disertato la riunione di stasera per una buona ragione, non so se potrei mai tollerare il contrario. -

Damon alzò gli angoli della bocca in un piccolo ghigno soddisfatto, ma Tate non ci badò più di tanto e prima di rispondere rivolse a Kaleb un’occhiata complice che l’amico non esitò a ricambiare.

- Sono stato a Notturn Alley da Magie Sinister - raccontò, mentre con una mano trafficava con qualcosa celato sotto il mantello. - E ho fatto un ottimo affare scambiando un mio oggetto con un manufatto molto particolare… ecco, Raven. Credo proprio che adorerai il mio nuovo giocattolo. -

Ivy ricambiò il sorriso furbo di Tate e poi rivolse lo sguardo sul misterioso oggetto sul tavolo, ancora incartato.

- Fammi indovinare… - incominciò Elettra, teatralmente dubbiosa, mentre la Corvonero iniziava avidamente a scartare il pacco. - Una qualche trappola mortale per gli iniziati? -

- Sarei deluso se si dovesse trattare di altro - commentò Kaleb, che si dondolava impaziente sulle gambe posteriori della sedia.

- Quindi? Di cosa tratta? - chiese Damon, notando l’espressione estatica di Ivy nel momento in cui aveva rivelato il contenuto misterioso del pacchetto.

- E’ un Dread Note* - annunciò Tate, fiero ed elettrizzato allo stesso tempo.

- Un che? - fecero Damon ed Elettra, all’unisono e sinceramente confusi.

- Un diario del terrore - spiegò Kaleb, con un sorrisetto sinistro che il suo migliore amico non esitò a ricambiare. I due, oltre a condividere interessi innocenti come il Quidditch, erano anche patiti di magia oscura e manufatti maledetti: inutile dire che il Serpeverde sapeva perfettamente di cosa si trattasse.

- E come funziona? Qui ci sono solo pagine bianche - osservò Ivy, mentre lo sfogliava velocemente, per poi soffermarsi a studiare la copertina del piccolo quaderno: era nera, lucida, con un’incisione d’oro che riportava il titolo enunciato in precedenza da Tate.

- E’ un diario maledetto in cui vivono tutte le fobie, le più grandi paure del genere umano - iniziò il Grifondoro, gli occhi neri accesi da una luce sinistra. - Tutto ciò che bisogna fare è scrivere il nome intero di una persona e il modo in cui farla incappare nel suo peggiore incubo… -

- Come facciamo a sapere di cosa potrebbe avere paura? - lo interruppe Damon, alquanto scettico.

- E’ questo il bello - si intromise Kaleb, con un piccolo cenno all’oggetto ancora stretto tra le mani di Ivy. - Il Dread Note lo sa già.-

- Credo che sia la cosa più crudele che esista - sentenziò Elettra, che non riuscì a trattenere un piccolo brivido.

- Perfetto - celiò Tate, con un sorrisetto maligno che si allargava lentamente. - Allora fa proprio al caso nostro. -

- Fire ha ragione, è la cosa più crudele mai vista - sentenziò duramente Ivy, lo sguardo cristallino ancora puntato sul diario stretto tra le mani affusolate. Quando alzò il volto verso gli altri, però, la sua espressione si rivelò ben presto più sinistra ed elettrizzata. - Non vedo l’ora di usarlo. -

- Sapevo che lo avresti apprezzato - rivelò il Grifondoro, estremamente compiaciuto.

- Sono quasi dispiaciuto per loro - commentò Kaleb, sebbene nella sua voce non vi fosse traccia di alcun tipo di pentimento per ciò che stavano per compiere.

- Quindi è tutto pronto, no? - concluse Damon, alzando il bicchiere a mo di brindisi, e fece un piccolo sorriso ai compagni. - Alla Skull and Bones… -

Gli altri si scambiarono un’occhiata complice e lo imitarono, Elettra leggermente dubbiosa.

- Al nostro ultimo e memorabile anno - continuò Kal, solennemente maligno.

- All’iniziazione più sadica di sempre - precisò Tate, con un sorrisetto che lasciava poco spazio all’immaginazione.

Quando tutti bevvero il contenuto dei propri bicchieri e li appoggiarono di nuovo sul tavolo, Ivy rivolse loro un’occhiata eloquente e si bagnò appena le labbra ancora impregnate di Acquaviola. Il viso angelico illuminato da una luce mai vista prima, terribile e inquietante.

- Che vinca il più forte -




☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Come la volta scorsa sono in anticipo con il prologo per due ragioni: questo weekend, in cui volevo pubblicare, non sarò presente e nei prossimi giorni sarò super impegnata con la sessione estiva… perciò eccoci!

Il giocattolo di Tate è stato rivelato. Come tutti voi avrete capito, il Dread Note* (letteralmente: Diario del terrore) l’ho inventato sulla base del “Death Note”. Ovviamente i vostri personaggi non moriranno, ma i miei OC si divertiranno molto a vederli patire le pene dell’inferno e a trovare i modi più disparati per far fronteggiare loro le proprie paure.

Non vi darò anticipazioni sulle modalità con cui si svolgerà l’iniziazione, lo scoprirete più avanti… ma almeno adesso sapete a cosa state per andare incontro ;)

E ora, un altro paio di cose.

Ho anticipato la scadenza delle iscrizioni al 1 luglio perché me ne sono già arrivate moltissime e quindi non ho motivo di farvi aspettare oltre! Colgo anche l’occasione per ringraziarvi tantissimo, ci sono schede originali e intriganti che renderanno la storia molto interessante.

Cosa ne pensate delle dinamiche tra i Senior? Spero di averveli fatti conoscere un po' meglio con questo ultimo atto… anche se dalle precedenti recensioni molti di voi si erano già fatti un’idea chiara tra simpatie/antipatie!

Per chi volesse partecipare, ricordo che tutte le info sono nel “Prologo - Atto I”: siete ancora in tempo a mandarmi i vostri OC, non temete! Mi piacerebbe molto che azzardaste qualche collegamento con i miei personaggi, giusto per rendermi più facile la stesura del primo capitolo!

E infine mi congedo, corro a rispondere e a finire di leggere tutte le schede che mi sono arrivate… ci siamo quasi, non vedo l’ora che questa storia prenda vita!

A presto :)

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 4
*** Capitolo 1 - Gli iniziati ***


AVVISO:

Lo so, aspettavate tutti la scelta con ansia il 1 luglio… ma purtroppo mi sono ritrovata a chiudere prima le iscrizioni per diversi fattori, di cui vorrei parlarvi prima di iniziare con il capitolo.
Gli impegni universitari pressanti e la tesi di laurea mi occuperanno tantissimo prossimamente e per questo ho anche sospeso una mia long, per cui non ho quasi tempo. Ciò nonostante, essendo questa un’interattiva ormai avviata, non ho nessuna intenzione di lasciarla indietro.
Il successo che ha riscosso “Skull and Bones” è stato del tutto inaspettato e le quasi 40 schede che mi sono arrivate non lasciano dubbi a riguardo: vi ringrazio con tutto il mio cuore per la fiducia e le belle parole che mi avete rivolto, ma capirete anche da soli che costruire una trama con così tanti OC è impossibile…
Mi sono dunque ritrovata ad effettuare una selezione sofferta e mi scuso anche con i “ritardatari”, che non mi hanno fatto ancora leggere le schede, ma se non avessi pubblicato oggi il primo capitolo probabilmente avrei dovuto far attendere tutti un’infinità di tempo… e odio questo genere di cose, davvero.
Spero che possiate essere comprensivi, sicuramente ci saranno altre occasioni per lavorare insieme :)
Detto questo, con grande rammarico-sia chiaro-, vi faccio leggere questo vero inizio e vi aspetto nell’angolo dell’autrice con le ultime precisazioni!
Buona lettura!





Skull and Bones



Capitolo 1 
Gli iniziati







Espresso per Hogwarts,
1 settembre 2020






Tate Harmon e Kaleb Mason, nei loro sette anni di amicizia, avevano una personalissima tradizione che mai si erano sognati di saltare: rischiare di perdere ogni volta l’espresso per Hogwarts.

E quando finalmente riuscirono a salire sul treno, con dei sorrisetti beffardi e arroganti, iniziarono a percorrere i corridoi in cerca di uno scompartimento in cui poter bivaccare amabilmente prima di raggiungere Ivy.

La porta scorrevole che aprirono rivelò però delle presenze decisamente gradite, che li invogliarono a fermarsi più del dovuto per fare due chiacchiere.

- Ragazze, ma che piacere - esordì Tate, appoggiandosi con un fianco allo stipite. Le braccia conserte e la solita aria maliziosa dipinta sul bel volto. - L’estate vi ha fatto decisamente bene, niente male. -

- Harmon, qual buon vento - lo accolse Jihyeon Park, inarcando scettica un sopracciglio. I chiari occhi a mandorla scrutarono impassibili la sua figura e notarono, senza troppa sorpresa, una seconda presenza alle sue spalle. - E ovviamente c’è anche il caro Mason con te. -

Cassiopea Nott scostò la chioma bionda dal finestrino e osservò con una certa curiosità l’uscio. Le sue labbra si arricciarono in un sorrisetto quando inquadrò i due ragazzi, anche se la gioia di tale visione poteva essere attribuibile ad uno soltanto di loro.

- Buongiorno donzelle - celiò il Serpeverde, scrutando avido i volti delle ragazze, e affiancò l’amico sulla porta aperta. - Sarà davvero dura rimanere concentrati durante le partite quest’anno. -

- Per l’amor di Godric, ci sono già troppi giocatori di Quidditch qui dentro - sbuffò Marin McKay, mentre sceglieva con grande indecisione quale cioccolatino prendere dalla scotola sulle sue gambe. - Non iniziate a parlare del campionato o vi affatturo. -

- Sei la solita - sbuffò Audrey Duvall, la mora Cercatrice di Corvonero. - Non capisco proprio come faccia a non piacerti uno sport tanto bello. -

- La cosa più sconvolgente è come faccia a non apprezzare i biondi - rivelò Tate, ridendo divertito per l’espressione indispettita di May. - Visto e considerato che ha di fronte l’esemplare migliore di Hogwarts. -

- Dai Capitano, non iniziare subito a provocarla - lo ammonì bonariamente Cass e i suoi occhi cristallini, limpidi e luminosi, si allacciarono inaspettatamente a quelli freddi di Kaleb. Quest’ultimo, il capo inclinato e lo sguardo attento, si fece sorprendere a fissarla qualche secondo più del dovuto, ma poi girò il volto con elegante disinvoltura.

- Possiamo fare qualcosa per voi? O vi state trattenendo per il semplice gusto di disturbarci? - chiese Jihyeon, senza preoccuparsi di nascondere il piglio superbo e arrogante che aveva preso la sua voce.

- E poi mi chiedi il perché della mia avversione per le Serpeverde? - sbuffò Tate all’amico, facendo un cenno annoiato alla ragazza. Quest’ultima inarcò vertiginosamente un sopracciglio ed assunse un’espressione di per sé già abbastanza eloquente.

- Non ci sai fare, fratello. Le Serpi vanno incantate con parole diverse - rivelò l’altro, divertito dall’atteggiamento altezzoso della Park.

- Io pensavo che la tua avversione per il genere umano fosse totale, davvero ti interessa fare colpo su qualcuno Harmon? - lo punzecchiò Audrey, fingendosi sorpresa.

Tate si girò a guardarla con gli occhi neri ridotti a fessure, inclinando il capo ancora di più e arricciando le labbra in un sorrisetto furbo.

- Non tutti hanno le capacità di apprezzarmi - iniziò a risponderle il Grifondoro, pacato e serio. Lo sguardo scuro e impenetrabile fisso su di lei. - Ma io ho il dono di riconoscere quando vale la pena di interessarsi a qualcuno o a ciò che nasconde. -

Audrey sbarrò appena gli occhi verdi nel sentire quella frase, ma non diede minimamente a vedere il proprio sconcerto per le sue allusioni. E, fortunatamente, nessuno sembrò farci caso.

- Oh ma che bravo Tate - lo canzonò May, cogliendo l’occasione per vendicarsi della frecciatina precedente. - Il tuo animo amichevole e caritatevole è famoso ad Hogwarts. -

- E’ notoriamente anche il giocatore di Quidditch più mansueto - continuò Cass, sarcastica e divertita nel ripensare alle imprese bellicose del suo Capitano durante lo scorso campionato.

- Un certo tizio di Tassorosso ne sa qualcosa - convenne Kaleb, dando una spintarella amichevole a un Tate improvvisamente irritato.

- Scommetto che quest’anno Cromwell farà meno lo spavaldo - dichiarò il Grifondoro, maligno e risoluto, e si staccò dallo stipite con uno scatto. Le ragazze, confuse da quella dichiarazione, lo guardarono con sguardi interrogativi.

- Vuoi fare fare un’altra rissa, Harmon? - chiese Jihyeon, disgustata alla sola idea di dover assistere ancora a un simile teatrino di presunta virilità.

- Niente del genere… vedrai a tempo debito - le disse evasivo Kaleb, mentre si accingeva a richiudere la porta. - Godetevi il viaggio ragazze. -

- Mi piace il tuo stile - commentò teatralmente colpito Tate, una volta serrato lo scompartimento. - Fantastica uscita di scena fratello, hai creato la giusta suspense. -

Il Serpeverde ridacchiò divertito e gli fece l’occhiolino, per poi invitarlo a procedere alla loro destra con un cenno del capo. Dopo appena qualche passo, superato un gruppo di ragazzini del secondo anno, i due incapparono in un’altra loro conoscenza… e sempre di natura femminile.

- Questo viaggio si fa sempre più interessante - dichiarò Kaleb, con un sorrisetto furbo. - Ciao Glenny, passate bene le vacanze? -

La ragazza abbassò con un gesto secco la Gazzetta del Profeta, che le copriva interamente il viso, e quando mise a fuoco i suoi interlocutori arricciò le labbra scarlatte in una smorfia maliziosa. Gli occhi scuri, brillanti e vivaci, erano celati dietro a un paio di occhiali da sole all’ultimo grido.

- Oh ma buongiorno miei cari - celiò, con voce soave. - Mason, quel nomignolo è raccapricciante… quasi quanto la tua camicia fuori dai pantaloni. -

- La solita maniaca perfezionista - sbuffò il ragazzo, mentre rimetteva in ordine l’indumento messo in discussione.

- Allora Hellström, mi sono perso qualche oggetto interessante? E’ da un po' che non faccio visita al negozio di famiglia - intervenne Tate, sorridendole impudente.

- Ma come Harmon? Pensavo di essere io la cosa più interessante su cui avessi mai messo gli occhi al Borgin & Burke - cantò lei, con un ingenuo candore che fece scoppiare a ridere il Grifondoro.

- Sei tremenda. -

- E conoscendolo è un gran bel complimento - precisò subito Kaleb, scuotendo divertito il capo. - Beh Glenda, è stato come sempre un piacere vederti… ma ora dobbiamo andare. -

La ragazza annuì appena e li osservò allontanarsi di qualche passo, ma ci tenne comunque ad aggiungere qualcosa prima di congedarli del tutto.

- Tate - lo richiamò a gran voce, con un sorrisetto sghembo e il capo inclinato per studiarlo meglio.

Il Grifondoro si girò a guardarla, le mani in tasca e i capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte. Ma i suoi occhi neri, anche se parzialmente celati, la studiarono con un’intensità troppo forte per non essere percepita.

- Sì? -

- Cerca di non fare troppo il bravo quest’anno… odio annoiarmi con la cronaca del Quidditch - fece Glenda, per poi raddrizzare la Gazzetta con un gesto elegante e riportarsela davanti al volto, sparendo così di nuovo dietro ad essa.

Il sorrisetto compiaciuto che le arricciò le labbra, qualche secondo dopo, era il sigillo di un intimo segreto.









Elettra girò distrattamente una pagina del libro che stava leggendo, le spalle attaccate al finestrino e le labbra dischiuse. I suoi occhi bluastri, vivaci e attenti sulle pagine, sembravano totalmente estranei a ciò che li circondavano.

Una presenza improvvisa, però, la costrinse ad alzare il capo e con leggera sorpresa scoprì una sua conoscenza che la osservava con insistenza perforante.

- Cromwell, è un piacere vederti - lo salutò, atteggiando le labbra sottili in un sorrisetto irriverente.

- Credevo che dopo i risvolti del nostro ultimo incontro mi avresti riservato un’accoglienza più fredda - osservò il Tassorosso, inclinando appena il capo.

Elettra scoppiò a ridere e gli rivolse un’occhiata eloquente, languida e tremendamente furba.

- Credi che sia una ragazzina che prega di ricevere tue notizie durante l’estate? - chiese, trasudando sarcasmo. - Spiacente deluderti, ma non sei il solo a cui piace divertirsi. -

Barak rimase sinceramente colpito dal temperamento risoluto della Grifondoro e non riuscì a trattenere una smorfia maliziosa.

- Caspita Ogilvie, sei una piacevole sorpresa - dichiarò, avvicinandosi a lei di qualche passo. - Sarebbe interessante replicare allora, non credi? -

Elettra lo squadrò, un sopracciglio inarcato e l’espressione divertita.

- Vedremo - rispose, evasiva, e si staccò dal finestrino con assoluta nonchalance, nonostante il ragazzo fosse incredibilmente vicino.

- Fammi capire una cosa… - continuò Barak, scrutandola con interesse. - Come può una persona sveglia e intelligente come te essere amica di un idiota come Tate Harmon? Davvero non me lo spiego. -

- I vostri bisticci di discutibile virilità non mi interessano - fece lei, sbuffando annoiata. - E poi, Cromwell, capirai a tempo debito il tipo di legame che ci unisce. -

Il Tassorosso la fissò visibilmente perplesso, il capo inclinato e la fronte aggrottata. Quando fece per replicare, però, qualcuno interruppe la loro conversazione e richiamò l’attenzione di Elettra con un saluto molto caloroso.

- Eccola qui, la mia sfidante preferita! - esordì Noah Selwyn, un Grifondoro membro del club di Incantesimi. - Come stai? Passate bene le vacanze? -

Il viso della ragazza si illuminò di pura gioia nel vedere l’amico e lo abbracciò con affetto, stritolandolo appena.

- Ma ciao piccola peste - gli disse, una volta sciolta la presa. - Tutto alla grande, non mi lamento. Vedo che tu però stai una favola… ti sei esercitato quest’estate? -

Barak osservò la scena piuttosto irritato, come se non riuscisse a concepire il fatto che qualcuno potesse rubargli la scena mentre flirtava con una preda. Ma i due, troppo occupati a ridere e scherzare, non ci fecero assolutamente caso.

- Oh sì, quest’anno sento che potrei anche batterti - rivelò Noah, con un occhiolino insolente.

- Sogna sogna - lo canzonò Elettra, sbuffando imperiosa. - Quel giorno non arriverà mai. -

- Vedremo - la sfidò il ragazzo, con un sorrisetto. E solo quando girò distrattamente il capo notò Barak accanto a lui, sempre più corrucciato. - Ciao amico! Come te la passi? -

Il Tassorosso inarcò un sopracciglio, un’espressione glaciale e di puro scetticismo sul viso. E Noah, confuso da quella reazione, fece scattare gli occhi verdastri tra i due.

- Scusate, ho per caso interrotto qualcosa? - chiese, con sincera ingenuità.

- A dire il vero… - iniziò Barak, duro e risoluto.

- Assolutamente no - lo interruppe Elettra, con un sorriso raggiante che fece irritare ancora di più il Tassorosso. - Anzi stavo proprio andando, devo incontrare un paio di persone… quindi ci vediamo ragazzi. Fate buon viaggio. -

Noah le fece un caloroso cenno con la mano e la guardò allontanarsi con un sorriso felice. Gli piaceva Elettra, era davvero un’ottima amica.

- Io l’adoro - disse infatti a Barak, dopo qualche secondo. - E’ fantastica, no? -

- Lo è ancora di più senza vestiti e in un’aula abbandonata al primo piano - confidò l’altro, ridendo poi divertito per l’espressione assolutamente sconcertata del Grifondro.

- Come?! -

- Lascia stare - sbuffò Barak, con un cenno annoiato, e si avvicinò a un gruppetto di ragazze piuttosto carine poco lontano da loro. E Noah, immobile sul posto, sperò ardentemente di aver capito male la sua precedente allusione.









- Glenn! Ehi Glenn! Da questa parte! -

La Tassorosso si voltò sorridente verso Aethalos Rosier e lo raggiunse felice, per poi scoccargli un rapido bacio sulla guancia a mo di saluto.

- Che bello rivederti - esultò, sistemandosi una ciocca di capelli rossi che le solleticava la guancia. - Com’è andata la tua estate? -

- Beh solito, nulla di che - rispose il Serpeverde, scrollando le spalle. - Vieni dai, io ed Alec siamo riusciti ad occupare questo scompartimento. -

La ragazza non se lo fece ripetere due volte e varcò la soglia aperta, sistemandosi poi sul sedile di fronte ad Alexander Shafiq.

- Ma ciao dolcezza - la salutò quest’ultimo, gli occhi azzurri fissi sul susseguirsi frenetico del paesaggio fuori dal finestrino. - Non vedo l’ora di arrivare ad Hogwarts, ucciderei per una sigaretta in questo momento. -

- Ancora con quella robaccia? - sbuffò Glenn, disgustata. - Lo vuoi capire o no che fa male? -

- Se non uccide fortifica - scherzò Aethalos, abbandonandosi goffamente su un sedile. - Noi ragazzacci siamo piuttosto appassionati di vizi, dovresti saperlo ormai… -

La Tassorosso fece per replicare, con aria severa e stizzita, ma qualcuno aprì la porta dello scompartimento e bloccò la sua ramanzina sul nascere.

- Ah bene, sei qui. Ogni anno la stessa storia eh fratellino? Rischiare di perdere l’espresso ormai è diventata un’abitudine. -

Damon Rosier fece la sua comparsa e scrutò brevemente i presenti, appoggiandosi poi allo stipite della porta con le braccia conserte. Il viso impassibile e gli occhi freddi come il ghiaccio.

- Quello responsabile dei due sei sempre stato tu - rispose prontamente Aethalos, con un occhiolino divertito e insolente.

- Ciao Capitano - lo salutò Alec, distogliendo finalmente lo sguardo dal finestrino e accennando un sorrisetto in sua direzione. - Ho delle ottime sensazioni per il campionato di quest’anno, abbiamo tutte le carte in regola per vincerlo. -

- Questo è lo spirito - annuì Damon, arricciando le labbra in una smorfia arrogante, per poi voltarsi verso la terza presenza nello scompartimento. - Ciao Glenn, tutto bene? -

La ragazza, che era rimasta ferma come una statua tutto il tempo, sentì immancabilmente lo stomaco aggrovigliarsi su sé stesso e la bocca inaridita. Fortunatamente, però, riuscì ad ignorare alla grande tutte le sensazioni che le stavano esplodendo dentro.

- Benissimo… e tu? -

Il Serpeverde annuì e fece spallucce, come risponderle affermativamente, per poi voltarsi ancora verso il fratello con espressione più ferma e dura.

- Quest’anno gradirei che tu fossi meno irascibile degli scorsi. Devi riuscire a controllarti e a mantenere la calma. Intesi? -

- E’ fisicamente impossibile, Damon - scherzò Alec, dando una pacca sulla spalla ad Aethalos. - Il Quidditich ci infiamma come poche cose al mondo. -

- Senza contare le ragazze - continuò l’altro, con una mezza risata.

Damon però non sembrò per niente divertito dalle loro battute e rimase impassibile a fissarli. Glenn, d’altro canto, assisteva alla scena in silenzio, attorcigliando distratta una lunga ciocca rossa tra le dita, e gli occhi azzurri continuavano a scrutare furtivi l’oggetto segreto del suo desiderio.

- Non mi stavo riferendo al Quidditch, né tanto meno alle vostre discutibili conquiste - sentenziò il Capitano, inarcando con freddo scetticismo un sopracciglio. - Suppongo però che sia ancora prematuro questo discorso, capirete a tempo debito. -

I due amici si scambiarono una sguardo interrogativo, ma non sembrarono troppo turbati dalle parole di Damon. Quest’ultimo, prima di chiudersi la porta alle spalle, girò brevemente il capo per aggiungere un’ultima cosa.

- Ah Glenn… -

- Sì? - squittì la ragazza, trasalendo appena.

- Quello che ho detto poco fa vale anche per te. -









- … e quindi, ho visitato un museo bellissimo nel mio ultimo viaggio a Londra. Le opere d’arte trasmettono un senso di completezza, armonia e cultura che la magia non può assolutamente tramandare… -

Drake Tremere roteò gli occhi al cielo e cercò di sembrare interessato a uno dei soliti monologhi di Jonathan Lust, suo compagno di casa e , purtroppo, fan sfegatato dell’arte Babbana in tutte le sue forme.

Fortunatamente una presenza femminile, di passaggio ma molto popolare, lo costrinse a interrompere quella lezione di arte contemporanea.

- Ehi Ivy! - esclamò, un sorrisetto irriverente dipinto sulle labbra. - Passate bene le vacanze? -

La bionda si girò verso di loro, ricambiando senza esitazioni il sorriso.

- Ciao ragazzi - li salutò, avvicinandosi di qualche passo. - Tutto nella norma, nulla di nuovo. E voi? State bene? -

- Oh sì, alla grande- rispose Jonathan, annuendo convinto alla compagna di Casa. -Stavo appunto raccontando delle mie ultime gite artistiche nel museo di…-

- Ti prego Lust, risparmiaci il tuo ennesimo sproloquio - lo interruppe Ivy, con aria teatralmente annoiata. - Sei un ragazzo intelligentissimo, dico davvero… ma non puoi pretendere che tutti abbiano le tue stesse passioni. -

- Hai proprio ragione - ridacchiò Drake, che non poté trattenersi dal rivolgere una smorfia divertita all’amico piuttosto contrariato. - Parlando di cose serie, mia cara Harper, ti sei allenata quest’estate? -

- Ovviamente - celiò Ivy sistemandosi i capelli con fare imperioso. - E tu, Tremere? -

Il Battitore le fece un occhiolino eloquente e ridacchiò appena, come per rispondere affermativamente alla sua domanda ovvia.

- Io invece non vedo l’ora di partecipare a una delle cene di Lumacorno - rivelò Jonathan, appoggiandosi con le spalle al finestrino. - Pare che ogni anno siano sempre più grandiose. -

- Considerando che questo è il mio ultimo anno, spero che tu abbia ragione - commentò Ivy, sospirando appena.

- Caspita Harper… non avevo ancora realizzato ciò - osservò Drake, piuttosto pensieroso. - Non ti mancherà tutto questo? -

La ragazza girò di scatto il volto verso di lui, lo sguardo cristallino improvvisamente perforante e le labbra dischiuse.

- Oh sì… mi mancherà tantissimo - ammise, con un’espressione inspiegabilmente sinistra. - Credo però di lasciare Hogwarts in buone mani… -

Jonathan e Drake si scambiarono uno sguardo confuso, come se non avessero per niente capito le parole della ragazza. E quest’ultima, intuendo la loro confusione, si lasciò andare in una risata leggera e spensierata, come per smorzare la tensione improvvisa che aveva creato.

- Ovviamente parlavo della nostra squadra - rimediò e, con sommo compiacimento, notò all’istante le espressioni più rilassate dei due. - Non sopporterei di apprendere qualche nostra sconfitta… anche da diplomata. -

- Non ti preoccupare - la rassicurò Drake, piuttosto convinto e arrogante. - Non ti deluderemo. -

- E comunque ci sono cose più importanti del Quidditch - osservò Jonathan, con tono solenne e imperioso. - Ad esempio, dovreste avvicinarvi di più alla cultura che allo sport. Io in primis ho adorato leggere libri interessanti come… -

Ivy e Drake si rivolsero un’occhiata esasperata e arrendevole, celata dietro a sorriseti divertiti. I Corvonero sapevano essere davvero presuntuosi, ma niente e nessuno poteva battere un monologo di Jonathan Lust: il re dei tuttologi.









- Finalmente. Dove diamine eravate finiti? Vi siete persi nei meandri della vostra idiozia? -

Tate e Kaleb rivolsero la medesima occhiata annoiata a Damon, seduto vicino al finestrino con aria piuttosto scocciata. Ivy, d’altro canto, sembrò troppo occupata a mettere a posto dei fogli per prestare attenzione al resto e fece meravigliosamente finta di niente.

- Questa volta avete battuto tutti i record - osservò divertita Elettra, girando pigramente una pagina del suo libro. - Scommetto che siete inciampati in qualche sexy iniziata e… -

- Dai Fire, non essere gelosa - la canzonò il Grifondoro, mentre si sedeva di fronte a lei, e le scoccò un occhiolino insolente.

- Gelosa? - gli fece eco, riemergendo dalla lettura con un sopracciglio vertiginosamente inarcato.

- Sai bene che sei la nostra preferita - continuò suadente Kaleb, mentre Damon roteava annoiato gli occhi al cielo.

- Potevi evitare però di fartela con Cromwell… perché non hai chiesto a me di soddisfare le tue voglie, piccola? Che brutta caduta di stile. -

Elettra, come risposta alla provocazione di Tate, gli lanciò il libro che stava leggendo dritto in faccia con un gesto improvviso ma incredibilmente calcolato. Kaleb, dopo l’iniziale sgomento, scoppiò a ridere come un matto e anche Damon dovette sforzarsi per non seguirlo a ruota.

- Fa lo stronzo con le tue oche, Bloody, ma con me non ti azzardare - sibilò la Grifonodoro, gli occhi bluastri ridotti a fessure. - E poi vogliamo parlare delle tue fantomatiche conquiste? -

- Meglio lasciar perdere, Fire - sghignazzò Kaleb, abbandonandosi mollemente sul sedile.

- Mamma mia, che permalosa - sbuffò Tate, per niente scalfito dall’invettiva della ragazza. - Un tempo eri più divertente. -

- Io ti ho trovata assolutamente fantastica - la rassicurò Damon, strizzandole appena l’occhio.

- Avete finito? - chiese Ivy, riemergendo all’improvviso dalla sua occupazione, e osservò impassibile gli altri quattro. - Ci sarebbero un paio di cose da definire, prima di arrivare ad Hogwarts. -

- Ogni tuo celestiale sospiro per me è un ordine, Raven. -

- Bloody… - sbuffò lei, scuotendo esasperata il capo, anche se non riuscì a trattenere una smorfia lievemente divertita. - Ho finito di mettere a posto gli inviti. E dobbiamo farli avere a tutti quelli della lista, in modo diverso e soprattutto senza essere visti. -

- Io e Kaleb penseremo ai Serpeverde - rispose subito Damon, risoluto e convinto. Il compagno di Casa, al suo fianco, annuì senza esitazioni.

- Presumo allora che io e Bloody ci occuperemo dei Grifondoro - continuò Elettra, afferrando le buste che Ivy le stava porgendo.

- Come facciamo con i Tassorosso? - chiese pensieroso Tate, mentre si scompigliava distrattamente i capelli. L’espressione seria e gli occhi neri rivolti al soffitto . -Oh ma aspettate… Fire, che ne dici di assolvere tu questo gravoso compito? Sembra che sia la tua vocazione familiarizzare con loro. -

La ragazza lo fulminò con uno sguardo furente, ma prima che potesse afferrare la borsa e sbattergliela in faccia fu preceduta provvidenzialmente da Ivy.

- A loro daremo gli inviti quando ne avremo occasione - sentenziò asciutta la bionda, stroncando la lite sul nascere, e mise le buste rimaste nella borsa. - In ogni caso, Elettra, cerca di fare più attenzione quando vuoi divertirti per il castello… certi pettegolezzi non sono mai un bene. -

La Grifondoro sbuffò impercettibilmente e assunse un’aria piuttosto altera, per poi lanciare l’ennesima occhiata truce a un Tate tronfio e divertito.

- E tu, Bloody, hai poco da ridere - continuò Ivy, severa e austera. - Vedi di non giocare troppo con la Duvall o con la Hellström, visto che stanno per affrontare l’iniziazione… -

- Ma come fai a sapere sempre tutto? - sbuffò il biondo, con l’aria indispettita di un bambino di cinque anni.

- Te lo si legge in faccia, fratello - osservò Kaleb, un sorrisetto arrogante sulle labbra. - Non sei per niente bravo a nascondere le tue inclinazioni, per lo meno a noi due… sei un libro aperto. -

- Mi basta guardarti negli occhi per capire cos’hai in mente - rivelò la Corvonero, un accenno di divertimento sul viso.

- Siamo quasi arrivati comunque - annunciò all’improvviso Damon, con un cenno del capo verso il finestrino. - Concentriamoci sull’obiettivo di questa settimana e lasciamo da parte queste stupidaggini. -

Tate, Keleb ed Elettra si rivolsero la medesima occhiata, sfuggente ed annoiata. Ed Ivy, alzatasi lentamente in piedi, si aprì in un sorrisetto dolcemente minaccioso.

- Benvenuti all’inferno. -




☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Finalmente eccolo! Il primo tanto atteso capitolo… spero di non aver deluso le vostre aspettative e che vi sia piaciuto. Ovviamente è una presentazione degli OC quindi non mi sono dilungata troppo, altrimenti con 12 personaggi sarebbe venuto fuori un testo troppo corposo e visti gli impegni che già ho è un miracolo che io riesca a gestirli…

Bene. Cosa ne pensate? C’è qualcuno che vi ha colpiti in particolare? Per mettervi subito alla prova, visto che è un’interattiva, vi chiedo una cosa: i prossimi due capitoli approfondiranno gli OC selezionati, mostrandovi il momento in cui riceveranno l’invito alla S&B e un flashback che selezionerò io.

Il vostro compito, dunque, è votare con una recensione 2 personaggi. I 6 più votati saranno i protagonisti del secondo chap, mentre gli altri 6 appariranno nel terzo.

Per ragioni pratiche non potrete votare il vostro OC e, in questa scelta, potranno partecipare anche lettori che non hanno personaggi nell’interattiva visto che non riguarda direttamente la trama. Non so darvi un’indicazione precisa circa le tempestiche del prossimo capitolo, ma spero di non impiegarci più di due settimane!

Ci tengo ancora una volta a ringraziare coloro che mi hanno inviato le schede e spero che possiate capire quanto sia stata in difficoltà quasi 40 OC da selezionare! Nessuno riuscirebbe a gestirne così tanti, quindi ho dovuto per forza di cose fare delle scelte sofferte e spero che possiate perdonarmi <3 Se qualcuno volesse dei chiarimenti e le motivazioni sull'esclusione del proprio OC non esiti a contattarmi, darò le mie ragioni :)

Prima di salutarvi e rinnovare l’appuntamento alla prossima, vi presento i nostri iniziati! Li troverete qui sotto, con immagine e caratteristiche… ognuno è speciale a modo suo e sono molto contenta dell’impegno che avete messo per crearli! Grazie :)




OC SELEZIONATI: Gli Iniziati





Jihyeon Zaera Park

Serpeverde || VI anno || Prefetto e membro del Lumaclub || Eterosessuale || Single || PV: Kim Doyeon
FOX

Aethalos Rosier

Serpeverde || VI anno || Battitore e Membro del Lumaclub || Eterosessuale || Single || PV: Alex Pettyfer
GHOST

Cassiopeia Faye Nott

Grifondoro || VI anno || Cacciatrice, Prefetto e membro del Club di Incantesimi || Eterosessuale || Single || PV: Blake Lively
ICE

Noah Selwyn

Grifondoro || VI anno || Membro del Club di Incantesimi e del Lumaclub || Omosessuale || Single || PV: Oscar Spendrup
THUNDER

Audrey Céline Duvall

Corvonero || VI anno || Cercatrice, membro del Lumaclub e del club di Incantesimi || Eterosessuale || Single || PV: Phoebe Tonkin
WINGED

Alexander Ebenezer Shafiq

Serpeverde || VI anno || Cacciatore e Prefetto || Eterosessuale || Single || PV: Chris Evans
REBORN

Mairin McKay

Grifondoro || VI anno || Membro del Club di Incantesimi e del Club dei Duellanti || Eterosessuale || Single || PV: Megan Fox
STORM

Barak Cromwell

Tassorosso || VI anno || Capitano, Cercatore, Prefetto e membro del Lumaclub || Eterosessuale || Single || PV: Mark Ryder
PRIDE

Glenda Hellström

Serpeverde || VI anno || Cronista di Quidditch, Direttore del giornalino scolastico e membro del Lumaclub || Eterosessuale || Single || PV: Natalie Portman
LOONY

Jonathan Lust

Corvonero || VI anno || Membro del Lumaclub || Eterosessuale || Single || PV: Bill Skarsgård
CROW

Glenn Amelia Marlow

Tassorosso || VI anno || Membro del Lumaclub e del club di Incantesimi || Eterosessuale || Single || PV: Sophie Turner
PEACOCK

Drake Andrew Tremere

Corvonero || VI anno || Battitore e membro del Lumaclub || Bisessuale || Single || PV: Dylan O’Brien
LYNX





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Capitolo 5
*** Capitolo 2 ***


Skull and Bones



Capitolo 2







Parco di Hogwarts, 2 settembre
ore 1:50


Alexander Ebenezer Shafiq
Reborn






La fresca brezza serale accarezzava dolcemente l’erba verdeggiante del parco di Hogwarts, la luna splendeva alta in un cielo ricamato di stelle lucenti e quella quiete quasi mistica sembrava la stessa che precedeva una tempesta tremenda.

Alec era appoggiato di spalle a uno dei portici esterni, i capelli castano chiaro scompigliati dal vento e una sigaretta stretta tra le labbra. Il suo ruolo di Prefetto lo costringeva spesso a fare delle noiosissime ronde notturne, ma quella sera non aveva trovato tale compito così seccante come altre volte.

Il suo bisogno di nicotina non era mai stato tanto pressante e si decise a non indugiare oltre, accendendo la sigaretta con un gesto esperto ed abituale, per poi aspirare un lungo tiro da essa.

Lo sbuffo di fumo che esalò, denso e bianco, salì verso il cielo nero come l’inchiostro ed Alec, perso nei suoi pensieri, sorrise tra sé e sé nel constatare quanto poco fosse incline ad accettare le regole, nonostante il ruolo ricoperto.

Ma sorprendersi era da sciocchi: era sempre stato un impulsivo di cui avere paura, soprattutto se provocato.


- Ehi Shafiq! -

Alec alzò lo sguardo, annoiato e freddo, verso il Grifondoro che richiamava la sua attenzione, mentre Aethalos, seduto sull’erba accanto a lui, continuò a sfogliare pigramente una rivista di Quidditch.

- Dimmi Thomas - replicò lui, inarcando scettico un sopracciglio. Quel ragazzo era insopportabile e non perdeva mai occasione di provocarlo, ma forse non riusciva semplicemente a tollerare di essere piuttosto scarso come Portiere.

- Io e i miei amici pensavamo a una cosa… -

- Ah sì? - lo interruppe Alec, una risata sprezzante gli fuoriuscì dalle labbra. - Siete davvero in grado di pensare? -

- Quella vecchia megera di tua madre come sta? - sbottò velenoso, un ghigno di sfida sul volto.

Aethalos alzò all’istante lo sguardo e lo puntò sul Grifondoro, per poi farlo scattare sull’amico. Quest’ultimo lo fissò qualche secondo in silenzio, immobile come una statua di sale, e poi accadde l’inevitabile.

Alexander Shafiq era piuttosto famoso ad Hogwarts per due motivi: la sua bravura a Quidditch e la portata del suo gancio destro, che ridusse la faccia del Grifondoro una poltiglia.

Poco importava che gli amici del suddetto ragazzo avessero provato a fermarlo o a frapporsi tra loro, perché quando il Serpeverde si metteva in moto niente e nessuna potevano fermarlo. Soprattutto se si tirava in ballo sua madre: nominarla in una discussione era come gettare benzina sul fuoco.

E Alec, fiero della sua opera, scambiò un sorriso di sbieco con Aethalos, che scosse divertito il capo, quasi esasperato.

La punizione che scontò fu tremendamente soddisfacente.



Il sorriso sulle sue labbra si allargò ulteriormente ed estrasse una seconda sigaretta dal pacchetto, conscio del fatto che avrebbe dovuto aspettare l’indomani per fumarne un’altra.

Un qualcosa di strano, però, lo bloccò con l’accendino a mezz’aria: nella plastica attorno al pacchetto vi era un bigliettino, bianco e spiegazzato, che sicuramente non era lì quando lo aveva acquistato.


Congratulazioni Signor Shafiq,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stato scelto per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligato a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolato alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Suo nel 322,
Sword



La sigaretta che aspirò si fece improvvisamente più dolce, come il gusto della vittoria. Perché la possibilità di essere incluso nel gruppo più prestigioso di Hogwarts era la cosa migliore che potesse capitargli. E al suo ritorno in Sala Comune, non avrebbe esitato a firmare.









Camerata femminile Tassorosso, 2 settembre
ore 7:30


Glenn Amelia Marlow
Peacock






Glenn si stiracchiò beata nel letto, i lunghi capelli rossi sparsi sul cuscino e un sorriso felice ad arricciarle le labbra. Hogwarts le era mancata moltissimo ma forse aveva patito maggiormente l’assenza dei suoi amici, che adorava più di ogni altra cosa.

L’amicizia era sempre stato il valore principale per lei, un atto di lealtà e affetto impossibile da spezzare: Glenn si sforzava sempre di vedere solo il bello nelle persone, rifiutandosi di comportarsi male anche con quelli che forse non meritavano affatto la sua gentilezza.

Ma quel pensiero che la sfiorò, sebbene fosse dei più nobili, la portò a ripercorrere un momento doloroso dell’anno precedente che l’aveva segnata, facendola intimamente soffrire.


- Ma hai sentito la voce sul nostro Prefetto? -

- Oh Merlino! No! Sarebbe? -

- A quanto pare si è rinchiuso in un bagno durante la ronda con un Grifondoro del settimo anno! -

- Stai dicendo che è gay? Non ci posso credere! -

- Pazzesco vero!? Una tizia di Corvonero ha giurato di sentirli in atteggiamenti intimi… e dire che sembrava un tipo così virile e donnaiolo! -

- Non vorrei essere nei suoi panni quando tutti lo prenderanno in giro… -

Glenn alzò il viso dal suo libro e fulminò quelle due oche di Tassorosso, gli occhi chiari fiammeggianti e la fronte aggrottata. Il Prefetto di cui parlavano malignamente lo conosceva bene, anzi benissimo: era un suo caro amico, nonché confidente stretto.

Il fatto che fosse omosessuale non era certo un segreto per lei, ma sapeva benissimo quanto fosse doloroso per lui. Perché Hogwarts, nonostante l’apertura mentale che tutti vantavano, era in realtà un covo di cattiveria e malignità, specie su argomenti del genere.

E Glenn, all’ennesima risatina, ebbe subito chiaro cosa fare per proteggerlo.

- Oh cielo, che imbarazzo - sospirò, fintamente addolorata, e attirò subito gli sguardi avidi di gossip delle due oche. - Gli avevo detto di applicare un incantesimo insonorizzante, ma non mi ascolta mai! -

- Come?! - squittì una delle due, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. -Eri tu in quel bagno!? -

- Sì, ma vi prego… non ditelo a nessuno - le implorò Glenn, portandosi una mano sul volto… più per non scoppiare a ridere. - Il nostro Prefetto è così seducente che è stato impossibile resistergli! -

Nel giro di mezzora la notizia, sapientemente storpiata, era già sulla bocca di tutti e lei venne dipinta come la ragazza più facile del castello.



Quando aprì il suo baule, con aria un po' triste e spenta, Glenn si chiese se quella cattiveria fosse ancora in circolazione e se, cosa più importante, Damon Rosier ne fosse a conoscenza.

La sua cotta epocale per il fratello di uno dei suoi migliori amici era tenuta avidamente segreta, come il fatto che in realtà lei, la “tipa più facile di Hogwarts”, non avesse mai baciato nessuno. E pensare che una simile maldicenza potesse precluderle Damon, la faceva soffrire molto.

Quando estrasse la sua divisa, però, vide scivolare dalla stoffa nera una busta bianca sigillata, indirizzata proprio a lei. E una volta raccolta da terra, con aria confusa, si accinse subito a leggerne il contenuto.


Congratulazioni Signorina Marlow,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stata scelta per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligata a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolata alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Suo nel 322,
Sword



Glenn contemplò quell’invito con una sorta di timore reverenziale, le mani tremanti e gli occhi luccicanti. La S&B era la società più illustre di Hogwarts e lei lo sapeva bene, ma ciò di cui forse non era conscia era la pena a cui sarebbe andata incontro firmando.









Sala Grande, 2 settembre
ore 12:00


Aethalos Rosier
Ghost






- Amico, ma dove vai? -

Aethalos si aprì in un sorrisetto irriverente e si sistemò lo zaino sulle spalle, per poi guardare Alec con espressione quasi colpevole.

- Non ci crederai mai… - iniziò, roteando divertito gli occhi al cielo. - Ma devo andare in Biblioteca. -

Alec scoppiò a ridere, come se gli avesse raccontato una barzelletta esilarante, e perfino Jihyeon, l’algida Serpeverde, inarcò scettica un sopracciglio nell’udire quella notizia.

- Vedo che Damon è riuscito finalmente a donarti un po' di disciplina - commentò la ragazza, bevendo impassibile dell’acqua.

- Assolutamente no - ci tenne subito a precisare Aethalos, con un occhiolino insolente. - Devo avere una buona media… Lumacorno è piuttosto severo con i giocatori della squadra su questo punto. -

- Sei membro del suo club, non ti escluderebbe mai - osservò Alec, scuotendo divertito il capo.

- O forse temi tuo fratello? - lo punzecchiò Jihyeon, con un ghigno dolcemente maligno. - E’ risaputo che il nostro Capitano sia piuttosto pretenzioso, soprattutto nei tuoi confronti. -

Aethalos sbuffò scocciato e le fece un cenno annoiato con la mano, come per dirle di lasciar perdere, per poi girarsi e incamminarsi deciso verso il portone della Sala Grande.

Quando arrivò in Biblioteca e si appartò in un angolo piuttosto tranquillo, non poté fare a meno di provare un’ondata di irritazione: il confronto con suo fratello lo faceva impazzire di rabbia e lo rendeva un bersagli troppo debole.

Ma il senso di colpa per quello che gli aveva fatto aveva sempre la meglio su qualsiasi altra cosa.


- Aethalos! Ma sei impazzito!? Potevi ucciderlo! Hai rischiato di uccidere tuo fratello! -

- Mamma ti giuro che è stato un incidente! - tuonò lui disperato, rannicchiato per terra con il volto tra le mani. - Non è stata colpa mia… -

- Ah no!? - replicò la madre, così furente da non riuscire a parlare senza urlare. -Vorresti farmi credere che Damon è caduto da solo dalle scale!? -

Aethalos alzò il viso in sua direzione, le lacrime scorrevano inesorabili e gli occhi azzurri erano intrisi di sensi di colpa. La violenta lite avuta con Damon, per futili motivi, si era quasi trasformata in una tragedia.

Perché lui, che non sopportava più di essere messo in ombra dal fratello, aveva agito d’impulso, colpendolo talmente forte da fargli perdere l’equilibrio. E solo dopo aver visto il suo corpo esanime ai piedi della scale aveva realizzato la mostruosità del suo gesto.

- Mamma, è stata colpa mia. -

La voce di Damon, ancora roca e dolorante, sorprese entrambi e il fratello lo guardò con sguardo indecifrabile.

- Sono scivolato da solo… lui non c’entra - continuò il maggiore, freddo e composto come sempre. Ed Aethalos, in quel momento, capì quanto davvero fosse inferiore a lui.


Il Serpeverde scrollò contrariato il capo, come per far uscire certi pensieri dal suo cervello, e aprì il libro con un sospiro profondo, sperando che lo studio lo distraesse del tutto da un passato troppo doloroso.

La sua attenzione, però, venne magicamente catturata da una busta posta al centro del suo manuale di Pozioni e quando vide il sigillo capì immediatamente cosa fosse.


Congratulazioni Signor Rosier,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stato scelto per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligato a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolato alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Suo nel 322,
Eagle



La mano si mosse prima ancora di realizzare ciò che stava per fare, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro: quella firma rappresentava una possibilità di riscatto, l’opportunità di dimostrare che poteva essere apprezzabile quanto il fratello.

E Damon, che vegliava su di lui in un antro appartato della Biblioteca, arricciò le labbra in un sorrisetto orgoglioso.










Sala comune Serpeverde, 3 settembre 2020
ore 1:20


Glenda Hellström
Loony






Glenda osservò annoiata il soffitto, il capo abbandonato sulla spalliera del divano e le gambe accavallate. Hogwarts era sempre il solito mortorio: lezioni ai limiti del soporifero, compagni anonimi e attività extra scolastiche deludenti.

Il sesto anno era appena cominciato e trovare un modo nuovo per sconfiggere la noia sembrava ancora un’utopia, così come conoscere persone interessanti che rendessero le sue giornate meno monotone.

Tale constatazione, però, costrinse Glenda a tornare con la memoria all’unico incontro degno di nota mai avuto, lo stesso che era stato in grado di provocare in lei una scintilla potentissima.

Quello con un cliente del negozio di famiglia che, guarda caso, era anche studente ad Hogwarts.


Glenda era appollaiata sul bancone, le gambe incrociate su di esso e degli occhiali da sole neri sul viso. Le sue mani stringevano uno strano manuale di incantesimi e accanto aveva la solita scorta di gelatine tutti i gusti +1.

Quando sentì la porta aprirsi, accompagnata dal campanello, non si diede nemmeno pena di guardare chi fosse arrivato: con un gesto annoiato girò la pagina e prese una gelatina dalla scatola, gustandola avidamente.

- Quel libro è molto interessante… ma l’autore è stato anche troppo buonista, per i miei gusti - esordì una voce maschile sconosciuta, impassibile e con un che di suadente ma tetro allo stesso tempo.

Glenda alzò scettica il viso e scoprì, con leggera sorpresa, un paio di vispi occhi neri che la scrutavano attenti, impenetrabili, quasi maligni.

- Cercavo qualcosa di non troppo impegnativo per ammazzare il tempo - rispose con nonchalance, inclinando appena il capo.

Il ragazzo, che non doveva avere più di quindici anni, atteggiò le labbra in un sorrisetto irriverente che la colpì non poco.

- Gli incantesimi citati in quelle pagine non ammazzerebbero nemmeno un moscerino, figuriamoci il tempo - commentò lui, sistemandosi con un gesto elegante i capelli biondi. - Se sei davvero appassionata di magia oscura non dovresti nemmeno calcolarlo. -

- Allora che manufatto maligno mi consigli, visto che sembri tanto esperto? - lo provocò Glenda, con un tono di voce talmente soave da apparire ancora più sarcastico del dovuto.

Il biondo si bagnò impudente il labbro inferiore con la punta della lingua e si avvicinò quel tanto che bastava per mormorarle qualcosa all’orecchio. E la ragazza, pietrificata da tale mossa, non osò muovere un muscolo.

- Il male sono io, piccola. -

E con quel sussurro, da brivido, si allontanò con lentezza esasperante, lasciandola immobilizzata: i suoi occhi neri come la pece le scoccarono un’ultima occhiata perforante prima di voltarsi e rivolgersi al commesso come se nulla fosse accaduto.

L’elettricità che scosse Glenda, però, fu la cosa più sconvolgente della sua vita.



Dopo qualche altro minuto di silenzio, scandito dai tocchi leggeri dell’orologio, la ragazza si decise ad alzarsi e si avviò silenziosa verso la propria stanza. Un sorrisetto sinistro le arricciò le labbra al pensiero di Tate, unico vero antidoto contro la monotonia, e si pregustò impaziente il loro prossimo incontro.

Le compagne dormivano profondamente e Glenda, che in realtà non era per niente stanca, si lasciò cadere sul letto, stiracchiandosi appena. Quando allungò distrattamente una mano sulle coperte, avvertì con una certa sorpresa una sagoma rettangolare cartacea, che sicuramente non aveva lasciato lì sopra in precedenza.

La busta era indirizzata a lei e studiandola notò uno strano sigillo nero mai visto prima: un teschio alla cui base c’erano due ossa incrociate.

La ragazza, finalmente coinvolta da qualcosa, aprì mesta la busta e i suoi occhi neri, improvvisamente brillanti, lessero avidi il contenuto.


Congratulazioni Signorina Hellström,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stata scelta per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligata a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolata alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Suo nel 322,
Eagle



Glenda, senza nemmeno rendersene conto, aveva già in mano la piuma, afferrata dal comodino adiacente il letto alla seconda rilettura: la S&B voleva includerla nei ranghi e lei non si sarebbe certo tirata indietro.

Il fatto di immischiarsi in qualcosa che sapeva perfettamente essere oscuro, macabro e misterioso la accese di entusiasmo, pervadendola di un’ondata di eccitazione potentissima.

Quando ammirò la sua firma, elegante e spigolosa, le sue labbra si tesero in un sorriso così gioioso da apparire inquietante: finalmente aveva vinto la monotonia, ma forse la sua incoscienza l’avrebbe portata a rimpiangerla.










Corridoio terzo piano, 4 settembre
ore 11:00


Barak Cromwell
Pride






Barak camminava verso la Sala Grande, il passo fiero e lo sguardo concentrato sull’orario delle lezioni che stringeva tra le mani. Accanto a lui c’era la sorella minore Nadia, una Serpeverde al terzo anno con un caratterino tutto pepe.

- Che palle Barak, sempre a far prediche - sbuffò la ragazza, roteando gli occhi al cielo.

- Lo dico per il tuo bene - replicò l’altro, senza spostare la concentrazione dal suo orario. - Devi essere più mansueta se non vuoi passare la vita in punizione. -

All’improvviso, però, qualcuno lo urtò molto violentemente con una spallata e gli fece cadere tutti i fogli che aveva tra le mani. Il Tassorosso si voltò di scatto, alla ricerca del colpevole, e il suo volto si contrasse per l’ira nell’istante in cui lo individuò.

Tate Harmon, che ormai gli dava le spalle, si girò con un sorrisetto strafottente e gli fece un saluto perfettamente nel suo stile: un dito medio accompagnato da un bacino. E Kaleb Mason, al suo fianco, scoppiò a ridere esilarato.

- Fottiti Harmon! - tuonò Barak, assolutamente furente e tremante di rabbia. La sorella inarcò divertita un sopracciglio e si lasciò andare in una risatina di scherno.

- Cosa dicevi a proposito della calma? -

Il Tassorosso le scoccò un’occhiataccia.

- Vado in bagno - sbottò, raccogliendo i fogli per terra, per poi spingere rudemente la porta alla sua destra. Tra tutti gli studenti che frequentavano Hogwarts, Harmon era in assoluto quello che più odiava e la ragione era piuttosto nota.


La partita tra Grifondoro e Tassorosso era una guerra senza esclusione di colpi: i giocatori, ormai, erano stremati e avrebbero fatto di tutto pur di vincere e porre fine a quell’estenuante duello.

Barak cercava come un ossesso il Boccino, concentratissimo e veloce, quando all’improvviso un Bolide perfettamente calibrato gli sfiorò la testa quel tanto che bastava per farlo cadeva dalla scopa. Il suo sguardo lampeggiante scattò immediatamente sul Capitano di Grifondoro, il sorriso beffardo e la mazza appoggiata su una spalla.

- Harmon! Ma che cazzo fai? Volevi uccidermi!? -

Tate atterrò con nonchalance, noncurante del fatto che la partita fosse ancora nel pieno dell’azione, e gli si avvicinò con un’insolenza inaudita e la mazza ancora su una spalla.

- Assolutamente no, Cromwell - celiò, soave e delicato. - Volevo solo farti male, molto male. -

Barak, accecato dalla rabbia, agì d’impulso e si levò una soddisfazione ormai troppo bruciante per essere repressa: senza pensarci due volte gli tirò una violenta testata sul volto, aprendogli così una ferita sulla fronte.

Tate, però, lo lasciò assolutamente inorridito: si toccò il sangue che colava e lo assaggiò, per poi arricciare le labbra in un smorfia maligna, come se fosse in realtà soddisfatto dall’esito del suo attacco.

- Bel colpo - si congratulò e, prima che il Tassorosso potesse replicare, gli sferrò un potente pugno sulla bocca.

La partita finì all’istante… in una tremenda rissa e parecchi ricoveri in Infermeria.



Barak si sciacquò il viso con dell’acqua fredda, come per calmarsi, e si guardò nello specchio posto sulla sommità del lavandino: non doveva più dargli la soddisfazione di cedere, di abbassarsi al suo stesso livello.

Quando fece per uscire dal bagno, però, mise una mano in tasca e si arrestò di colpo nell’avvertire una busta che sicuramente non era di sua proprietà. E una volta aperta rimase spiazzato dal suo contenuto.


Congratulazioni Signor Cromwell,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stato scelto per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligato a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolato alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Suo nel 322,
Bloody



Un sorrisetto compiaciuto, passata la sorpresa iniziale, si dipinse sul suo volto e pensò a quanto sarebbe stato divertente entrare nella S&B: avrebbe reso la vita di Harmon un inferno.

Ma se avesse saputo che firmando quella pergamena stava facendo un patto con il diavolo in persona, forse sarebbe stato meno lieto di sottoporsi all’iniziazione.









Sotterranei, 4 settembre
ore 15:30


Jihyeon Zaera Park
Fox






Jihyeon Park era la classica Serpeverde che sapeva ghiacciarti con un solo sguardo: algida, arrogante, pungente e tremendamente contraddittoria. Quest’ultimo aggettivo era sempre stato quello più adatto a descriverla.

Perché sotto l’armatura che si era sapientemente costruita nascondeva emozioni profonde e caratteristiche discordanti, che le perforavano l’anima e la portavano spesso ad entrare perfino in conflitto con sé stessa.

L’amicizia era un lusso che concedeva a pochi, visto che si fidava solo di sé stessa, ma una volta ottenuta la sua lealtà non sarebbe mai venuta meno alle necessità di una persona che considerava a lei cara.

La sua figura elegante e slanciata attirò su di sé parecchi sguardi mentre raggiungeva la Sala Comune, ma lei ovviamente non ci fece caso: i ragazzi non le erano mai interessanti così tanto, si reputava troppo intelligente per perdere la testa nell’amore.

Specialmente dopo ciò che era successo ad Haera, la sua adorata e defunta sorella.


- Jaemin, hai visto Haera? - chiese velocemente al fratello, che tranquillamente le rispose di averla appena vista uscire dalla Sala Grande.
Dopo un frettoloso saluto, si mosse velocemente verso i corridoi, arrivando giusto in tempo per vedere la schiena di un ragazzo, il più sbagliato del mondo, allontanarsi e sua sorella fissa a guardarlo con uno sguardo sognante.

- HAERA! - le gridò dopo averla chiamata numerose volte, attirando finalmente la sua attenzione. - Stai ancora con quel ragazzo? Quante volte ti ho detto che ti farà del male, lascialo andare! -

La sorella alzò lo sguardo infuocato nel suo, l’espressione carica di odio e rancore.

- E tu chi diavolo sei per dirmelo, eh sorellona? Fatti una vita e lascia stare la mia una volta per tutte. Non ho bisogno del tuo permesso per fare ciò che voglio. -

Detto ciò, dopo un ultimo sguardo pieno di furia, la minore si allontanò ignorando le grida di Jihyeon che le chiedevano di fermarsi.Quest’ultima rimase ferma sul posto per alcuni minuti, ripensando al tono e allo sguardo che le aveva rivolta la sorella.
Jihyeon decise, facendo così uno degli errori più grandi della sua vita, di lasciare sua sorella fare ciò che meglio credeva, non interferendo più.

Tutto, pur di non perdere la sua dolce sorellina…per il momento.



Jihyeon fece un profondo sospiro, come per calmarsi, ma il ricordo di Haera era bruciante, doloroso, tremendamente indelebile. E l’unico antidoto che lei aveva sempre contemplato per placare quella ferita era la vendetta.

- Ehm… sei tu Jihyeon Park, vero? -

I suoi occhi cerulei, glaciali, scattarono fulminei su una ragazzina del secondo anno, che la fissava palesemente in difficoltà e quasi timorosa.

- Sì, cosa vuoi? -

- Ho trovato questa lettera in Sala Comune - farfugliò l’altra, porgendole timidamente una busta che Jihyeon afferrò senza nemmeno darsi pena di ringraziarla.


Congratulazioni Signorina Park,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stata scelta per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligata a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolata alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Suo nel 322,
Sword



La ragazza avvertì chiaramente lo stomaco contorcersi e la bocca inaridita: rilesse due o tre volte la pergamena e non riuscì a trattenere un fremito di pura gioia. Perché tra le mani stringeva l’occasione che stava aspettando da tempo.

La possibilità di acquisire più potere per rendere la sua vendetta assolutamente tremenda e implacabile.





☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Ebbene sì: oggi è successo un miracolo.

Mi sono ritagliata la giornata per me perché non ne potevo più di studiare e ammazzarmi con la tesi: inoltre mi sentivo molto ispirata quindi non potevo che approfittarne!

Come promesso eccovi i primi sei iniziati, quelli più votati: cosa ne pensate? Qualche commento a freddo?

Ci terrei a fare un ringraziamento a Oceans, che ha scritto di suo pugno il ricordo di Jihyeon… io mi sono limitata ad adattarlo al ritmo/stile della storia!

Un paio di precisazioni: come avrete notato, gli inviti sono firmati da diversi membri… questo perché ad ognuno è affidato il “ruolo di supervisore” degli iniziati della propria casa. Ovviamente Damon non potrà seguire suo fratello e non essendoci Tassi tra i Senior i due iniziati della suddetta casa sono stati spartiti. Povero Barak… Tate non ha saputo resistere :D Mentre a Glenn direi che sia andata moooolto meglio.

Seconda cosa: nessuno sa chi siano i componenti della S&B, gli iniziati lo sapranno solo se riusciranno a superare la prova… e questo, fidatevi, sarà davvero snervante a un certo punto.

Bene, per oggi è tutto gente. Al prossimo aggiornamento con gli altri sei e poi… beh, e poi inizia davvero l’avventura!

A presto :)

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 6
*** Capitolo 3 ***


PICCOLA PRE-NOTA:

Vi chiedo scusa, ma non ho ancora avuto il tempo materiale per rispondere alle precedenti recensioni… ho usato ogni momento libero per finire il capitolo e spero vi faccia piacere leggerlo in anticipo sulla tabella di marcia :)
Vi aspetto come sempre nell’angolo dell’autrice con le altre precisazioni e una domanda che presuppone una vostra votazione! Conto di rispondervi entro sabato <3





Skull and Bones



Capitolo 3







Biblioteca, 4 settembre
ore 17:30


Audrey Céline Duvall
Winged






Audrey girò concentrata una pagina del manuale di Pozioni, lo sguardo smeraldino perso tra le righe e il capo appoggiato al dorso della mano.

La Corvonero era il perfetto connubio tra la secchiona studiosa, avida di sapere, e la classica amante dello sport, ricoprendo con ottimi risultati il ruolo di Cercatrice. La sua popolarità ad Hogwarts, però, era dovuta anche ad un altro fatto: aveva iniziato a frequentare la scuola il quinto anno, ma il reale motivo del suo abbandono di Beauxbatons non lo sapeva nessuno.

Audrey, in quell’istante, percepì distintamente lo sguardo perforante di Tate su di lei, come se volesse scavarle dentro, e fare finta di niente le risultava molto difficile. Perché lui la metteva a disagio in modo sorprendente, incantandola con la sua sola presenza pur trovandosi dall’altra parte della Biblioteca.

Perché lui, a differenza degli altri, aveva capito che stava nascondendo qualcosa.

Ma la verità sul suo passato sarebbe sempre stata un mistero, cosa che per il Grifondoro era attraente come un fiore per uno sciame di api.


- Dobbiamo assolutamente far tacere questa vicenda, caro. Sarebbe uno scandalo inaudito. -

- Ho già provveduto, Ophelia. Nessuno scriverà niente a riguardo e la notizia è già stata insabbiata. -

Audrey, appollaiata sul divano con un buon libro, ascoltò con attenzione i bisbigli dei genitori nella stanza accanto e non riuscì a reprimere i sensi di colpa per quello che aveva fatto.

La sete di sapere e, forse, l’ingenuità della sua giovane età, non le avevano fatto considerare attentamente l’incantesimo lanciato su quella bulla da strapazzo… ma infondo per lei si trattata semplicemente di magia. E difendere la sua amica non aveva prezzo.

Poco le importava di aver attinto dalla magia oscura o di aver rischiato di fare seriamente del male a qualcuno: la sua ambizione non conosceva limiti, così come la caparbietà.

Sotto quelle sembianze angeliche, di ragazza studiosa e perbene, si nascondeva un’inclinazione oscura che forse nemmeno Audrey aveva compreso fino infondo. E il fatto di sentirsi in colpa per i suoi genitori, non per la ragazza colpita, la fece riflettere molto.

In futuro avrebbe dovuto prestare più attenzione e non farsi scoprire.



Audrey chiuse un libro con un gesto secco, quasi irato: ormai aveva perso la concentrazione e continuare a studiare le sarebbe risultato impossibile. Quando fece per alzarsi, però, notò ai propri piedi una strana busta bianca che, constatò con stupore, era indirizzata proprio a lei.


Congratulazioni Signorina Duvall,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stata scelta per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligata a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolata alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Sua nel 322,
Raven



Gli occhi smeraldini si accesero per l’emozione, ma quella gioia venne subito offuscata dal timore per il suo passato: la S&B era una società davvero illustre e lei, come sempre, temeva che l’espulsione da Beauxbatons le avrebbe precluso la possibilità di partecipare.

Ma infondo quello era un segreto, un fatto che nessuno avrebbe mai potuto sapere: almeno era quello che credeva mentre firmava, con determinazione e arroganza, la propria condanna.











Corridoio primo piano, 5 settembre
ore 10:oo


Noah Selwyn
Thunder






Noah camminava verso l’aula di Trasfigurazione, il solito sorriso sul volto e l’aria allegra che mai lo abbandonava. Quando voltò l’angolo, vide in lontananza una chioma corvina familiare e un paio di occhi bluastri ammiccanti.

Il cenno che fece col capo, a mo di saluto, era dei più spontanei ed amichevoli: come si faceva a non adorare Elettra Ogilvie? Era una ragazza talmente simpatica ed estroversa da attirare necessariamente molte simpatie. E, a giudicare dalla sua attuale compagnia, destava anche un certo successo tra i ragazzi.

Noah scosse brevemente il capo tra sé e sé, ricordandosi la battuta di Barak sull’espresso per Hogwarts: non riusciva proprio a considerare l’amica sotto quella luce, forse perché per lui le questioni sentimentali erano un affare di difficile comprensione o forse perché l’aveva sempre vista come una specie di sorella maggiore.


Il Club di Incantesimi era sempre stato considerato come l’occasione perfetta per affinare le proprio doti magiche e, in particolare, di metterle in pratica contro qualche avversario. Ovviamente Vitious non sapeva che i suoi rampolli facessero certe cose, proprie del Club dei Duellanti, ma Elettra, che di Grifondoro aveva anche lo sprezzo delle regole, non esitava mai ad organizzare qualche esercitazione extra.

Noah era a uno dei primi incontri e, nonostante si fosse sempre reputato molto abile negli incantesimi, dovette ricredersi quando affrontò per la prima volta la sua compagna di Casa. Perché Elettra era mostruosamente brava e nel loro duello lo dimostrò, seppur con un po' di fatica.

- Accipicchia, sei davvero bravo - si congratulò alla fine, sorridendogli sinceramente colpita, e allungò una mano verso di lui. - Come hai detto che ti chiami? -

- Noah Selwyn - rispose il ragazzo, stringendola con gioia.

- Benvenuto nel Club. -

Elettra sciolse la presa, scoccandogli un occhiolino, e Noah la fissò voltarsi raggiante, orgoglioso di aver attirato le sue attenzioni, inconsapevole di essersi guadagnato anche la sua preziosa amicizia.



Quando prese posto nell’aula della McGranitt, accanto a una sorridente Glenn Marlow, allungò una mano nella borsa per afferrare libro e piuma: qualcosa che non aveva previsto, però, fuoriuscì insieme ai suddetti materiali.


Congratulazioni Signor Selwyn,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stato scelto per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligato a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolato alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Sua nel 322,
Fire



I suoi occhi verdi ripercorsero almeno una decina di volte quelle righe, facendo ben attenzione a non farsi beccare della compagna di banco, apparentemente troppo occupata a ridere e scherzare con Aethalos Rosier.

Noah non aveva mai creduto all’esistenza della S&B, ma sapere che la società più famosa di Hogwarts volesse reclutarlo accese in lui la voglia di mettersi in gioco: da bravo Grifondoro non si sarebbe mai tirato indietro.











Camerata femminile Grifondoro, 5 settembre
ore 22:oo


Mairin McKay
Storm






- Cass, davvero… non capisco come faccia a renderti tanto contenta il ruolo di Prefetto. -

May, sdraiata sul proprio letto, osservava incredula l’amica prepararsi per la ronda notturna con inspiegabile estusiasmo. Una barretta di cioccolato in una mano e le labbra tese in un sorrisetto irriverente.

- Io invece non capisco come tu riesca a mangiare così tante schifezze ed essere così magra - replicò prontamente la bionda, mentre si sistemava i capelli allo specchio. - Come vedi siamo in due ad essere confuse. -

La mora sbuffò, alzando divertita gli occhi al cielo, e addentò un altro angolo dell’amata barretta con eccessiva enfasi.

- Vedi di non fare troppi danni in mia assenza - continuò Cass, girandosi a guardarla con un mezzo sorriso. - Non costringermi a metterti in punizione, McKay. -

- Io? Infrangere le regole? - chiese May, con falso candore, per poi aprirsi in un ghigno decisamente malandrino. - Non ti prometto niente… sai già che è il mio passatempo preferito. -


May stava seduta al tavolo di Grifondoro con lo sguardo puntato verso i professori, in trepidante attesa di qualcosa. E, a giudicare dal volto concentrato e serio, doveva essere qualcosa di grosso.

Cass, rigorosamente al suo fianco, notò la sua espressione e conoscendola sapeva perfettamente che non preannunciava nulla di buono. La domanda “Cos’hai combinato questa volta?” le morì in gola quando udì delle sonore risate arrivare da parecchi studenti.

Lumacorno aveva fatto il suo ingresso in Sala Grande, il volto rosso e un balbettio del tutto anomalo, non da lui. Come non erano da lui le sembianze da canarino, con piumaggio giallo e tutto il resto, che erano ancora impresse alla parte inferiore del suo corpo.

Perfino i professori stentarono a trattenere le risate o a capire cosa stesse dicendo, nonostante il suo tono furioso non lasciasse presagire nessuna voglia di ridere a riguardo.

- Crostatine canarine - rivelò infine May, con un ghigno soddisfatto. - Forte eh? -

Cass scosse divertita il capo e alzò gli occhi al cielo, cercando di non ridere suo malgrado.

- Non mi stupisce che non ti abbiano scelta come Prefetto. -



May, con un sorrisetto nel ripensare al suddetto episodio, ripose la carta del cioccolato sul comodino e alzò il cuscino per prendere il suo comodissimo pigiama: inaspettatamente vi trovò anche altro, una busta bianca indirizzata proprio a lei con un sigillo alquanto inquietante.

Congratulazioni Signorina McKay,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stata scelta per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligata a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolata alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Sua nel 322,
Fire



La ragazza rilesse avida l’invito, come se non riuscisse a credere ai propri occhi: aveva sempre sentito solo delle voci sulla S&B, ma avere la certezza che fossero fondate era tutt’altra storia.

Il fatto che la società più famosa e segreta di Hogwarts volesse reclutarla, però, l’accese di entusiasmo e non esitò a firmare, forse inconsapevole del fatto che da quel momento in avanti sarebbe stata schiava di moltissime regole impossibili da infrangere.












Portone della Sala Grande, 6 settembre
ore 12:00


Drake Andrew Tremere
Lynx






Tremere. Un cognome illustre e oscuro, un garanzia di potere: era questo ciò che gli altri studenti pensavano quando Drake, irriverente e arrogante, si faceva largo tra la folla per entrare nella Sala Grande. E al suo fianco, quel giorno, c’era una persona popolare quanto lui, che attirò inequivocabilmente ancora di più la curiosità altrui.

- Assisterò ad altre tue performance come quelle degli anni precedenti? - chiese all’improvviso Ivy, con un sorrisetto maligno sulle labbra scarlatte.

- Preferirei concentrare le mie energie sul Quidditch, cara Harper - le rispose Drake, con un’occhiata furba e complice. E la ragazza, girando il volto a guardarlo, scosse maliziosa il capo.

- Che peccato… è sempre un piacere vederti all’opera. -

Tremere rise ed annuì, come per dargliene atto. Perché l’episodio a cui la Corvonero si stava riferendo lo ricordava alla perfezione ed era stato, indubbiamente, quanto di più maligno avesse mai pensato di fare ad Hogwarts.


Drake era sempre stato un tipo molto riservato, specie per ciò che riguardava i propri sentimenti: detestava metterli troppo in mostra, soprattutto in modo plateale. Quel giorno, però, non riuscì a resistere alla tentazione.

Tre bulli di Serpeverde se la stavano prendendo con un povero malcapitato di Tassorosso, visibilmente più piccolo di loro, e avevano attirato una folla schiamazzante.

Drake, disturbato dai suoi studi, decise di intervenire a modo suo: con un colpo di bacchetta lasciò in mutande tutti e quattro, compresa la vittima, e sorrise arrogante in loro direzione.

Nessuno poteva disturbarlo e di certo non gli interessava aiutare il piccolo Tassorosso, come non gli importò dover usare la magia oscura per difendersi dalla vendetta dei tre Serpeverde qualche giorno dopo.

Quello che davvero lo riempì di orgoglio fu essersi guadagnato ancora di più la stima di Ivy Harper che, dopo aver assistito ad entrambi i fatti, gli strizzò impudente l’occhio.

- Adoro il tuo stile, Tremere. -

La ragazza era forse la più popolare ad Hogwarts e un fatto era più che certo: rientrare nelle sue grazie era una benedizione, perché trovarsela contro sarebbe stato il peggiore incubo di chiunque.



Drake si accomodò al tavolo di Corvonero di fronte alla compagna e, prima di iniziare a servirsi di cibo, infilò distrattamente una mano in tasca. La busta che estrasse, con il suo nome e uno strano sigillo, lo fece sorprendere non poco.


Congratulazioni Signor Tremere,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stato scelto per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligato a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolato alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Sua nel 322,
Raven



- Tutto bene, Tremere? -

Drake alzò di scatto lo sguardo su Ivy e annuì, quasi meccanicamente, per poi riporre in fretta la busta nella borsa. La ragazza arricciò le labbra in un sorrisetto impercettibile e si girò, continuando la conversazione con l’amica al suo fianco.

La firma del ragazzo sarebbe stata quella più attesa per il capo della S&B.












Corridoio settimo piano, 6 settembre
ore 22:40


Cassiopeia Faye Nott
Ice






Cass camminava per il corridoio buio, l’espressione rilassata e e gli occhi verdi cangianti vigili. Una voce profonda alle sue spalle, però, la costrinse interrompere la sua ronda con un sussulto.

- Buonasera Nott. -

Kaleb Mason era qualche passo dietro di lei, il viso fascinoso parzialmente illuminato e lo sguardo attento, fisso sulla sua figura.

- Ciao - lo salutò, dopo qualche secondo di esitazione. - Anche tu di ronda? -

- Esatto - confermò l’altro, arricciando le labbra in un sorrisetto inspiegabilmente furbo. - L’ultima volta che ti ho incrociata eri piuttosto… vendicativa. -

Cass aggrottò la fronte e inclinò il capo, confusa dalle sue allusioni, anche se forse sapeva perfettamente a cosa si stesse riferendo. -Come?-

Kaleb però non le rispose e si limitò a sorpassarla, lanciandole un’ultima occhiata indecifrabile che la lasciò impietrita: quel ragazzo riusciva sempre ad affascinarla con la sua sola presenza, ma il sussurro inaspettato che accarezzò il suo collo… fu un puro brivido di piacere.

- Ti tengo d’occhio, Nott. -

Cassiopea Nott arricciò le labbra in un sorrisetto divertito e soddisfatto quando vide la faccia disperata del Serpeverde, che si era necessariamente trovato a subire le sue ire durante la ronda della sera precedente.

Perché se c’era una cosa che la ragazza proprio non tollerava erano le persone sleali, specie se facevano del male a una delle sue migliori amiche. E quando aveva beccato il suddetto infame in un’aula a fare sesso con un’altra, non aveva dubbi sul da farsi.

La scritta “LURIDO TRADITORE” si era impressa sulla sua fronte con estrema facilità, come se fosse fatta apposta per essere messa lì, ed effettivamente gli donava molto. Ma quello che Cass non sapeva, mentre si beava dell’esito della sua vendetta, era che un’altra persona si stava deliziando di lei.

Kaleb Mason, al tavolo dei Serpeverde, la scrutava con attenzione, l’accenno di un sorrisetto sulle labbra e il capo inclinato. Ovviamente non le avrebbe mai detto di aver assistito per caso alla sua performance, né avrebbe fatto la spia al suo compagno.

Dal quel momento in poi Cass, inconsapevole della curiosità suscitata in lui, fu assiduamente seguita da un paio di occhi color ghiaccio, calamitati dalla sua slanciata sfigura. E Kaleb, che era un fine stratega, non avrebbe lasciato più nulla al caso: cacciare una preda, per lui, era un lento gioco di fascino e malizia.


La ronda di quella sera, accompagnata da mille pensieri, aveva stancato Cass come poche altre volte e quando arrivò alla torre di Grifondoro il suo unico desiderio fu quello di buttarsi a letto. Davanti alla porta della propria camera, però, c’era un qualcosa che forse non l’avrebbe fatta riposare così bene come sperava.

Congratulazioni Signorina Nott,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stata scelta per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligata a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolata alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Suo nel 322,
Bloody



Quell’invito accese in Cass due stati d’animo molto contrastanti: da una parte la voglia di mettersi alla prova, di dimostrare il proprio coraggio; dall’altro il timore per ciò che avrebbe dovuto fare.

Perché la S&B era famosa per essere spietata, crudele, oscura. Ma lei, da brava Grifondoro fiera quale era, non voleva contendersi il lusso di rinunciare: firmare non era un’opzione, bensì un dovere.












Sala Grande, 7 settembre
ore 8:00


Jonathan Lust
Crow






Jonathan Lust era uno studente che non passava inosservato: una bellezza riservata, a tratti misteriosa, accompagnata dal linguaggio sempre forbito ed educato, anche se spesso forse esagerava nello sfoggiare la propria cultura.

Quello che però, all’apparenza, poteva sembrare un ragazzo tranquillo e innocuo, nascondeva in realtà un’indole ben diversa, un’inclinazione alla vendetta con cui era meglio non scontrarsi.

Ivy, che lo stava osservando da lontano durante la colazione, aveva scorto in lui quella luce maligna, forse perché era la stessa che albergava anche nella sua anima. Ma Jonathan, troppo preso dai propri pensieri, sembrò non fare troppo caso alle attenzioni della Corvonero: era completamente immerso in un ricordo che puntualmente gli tornava in mente.


Holly Haugen era una piccola e velenosa arpia, una bambina che non perdeva mai occasione di riversare il suo odio sugli altri. Ma quel giorno, con Jonathan, stava per passare il limite.

- E così vivi con le zie eh? Non mi stupisco affatto… guardati! Sei talmente brutto e antipatico che i tuoi genitori non ti hanno voluto! AH! MOSTRO! -

Il bambino si girò e la fulminò, glaciale e impassibile. Ma ciò che lo sorprese maggiormente fu sentire un odio incredibile crescergli dentro, un moto di ira talmente forte che pensò di esplodere.

E Jonathan, anche se aveva solo 9 anni, seppe perfettamente come sfogarsi.

La notte stessa la camera della piccola Holly Haugen venne inspiegabilmente allagata da un’acqua talmente fredda da rendere il suo ricovero necessario, quasi d’urgenza. Nessuno riuscì a spiegarsi tale fatto, nemmeno i genitori o la polizia.

Ma il bambino, che aveva osservato l’ambulanza portarla via dalla sua cameretta, non riuscì a trattenere un sorrisetto soddisfatto.

Le punizioni che suo padre usava su di lui erano davvero efficaci, soprattutto sugli altri.



Quando il ragazzo finì di sorseggiare il suo tè e di fare colazione, spostò lo sguardo impassibile sul libro che aveva tenuto accanto tutto il tempo, il solo in grado di tenergli compagnia in modo interessante. La busta che vi trovò sopra, trovò, lo fece improvvisamente diventare noioso.

Congratulazioni Signor Lust,

La Skull&Bones è lieta di annunciarle che è stato scelto per affrontare il “Rito di iniziazione” come aspirante membro della società segreta più illustre di Hogwarts . Qualora decidesse di accettare la sfida e di sottoporsi alla prova, la invitiamo a firmare quanto prima questa pergamena.
In caso contrario è obbligato a bruciarla o distruggerla.

Le ricordo inoltre che, una volta firmato il presente invito, è impossibile tirarsi indietro ed è vincolato alla massima segretezza a riguardo pur rifiutandolo.

Sua nel 322,
Raven



Quell’invito non lo sorprese affatto, anzi iniziava quasi a ritenersi offeso per non essere stato considerato prima: come poteva un giovane talentoso come lui non essere degno della società più illustre di Hogwarts?

Jonathan sorrise tronfio tra sé e sé, per poi riporre con cura la busta nella propria borsa: avrebbe ovviamente firmato la pergamena quanto prima, lontano da occhi indiscreti.





☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Ecco gli ultimi sei personaggi, gli ultimi sei iniziati. Cosa ne pensate? Qualcuno vi ha colpiti in particolare?

Allora, dal prossimo capitolo la storia inizia davvero a farsi seria. Ho pensato di organizzare l’iniziazione in questo modo: affronterò due OC per volta, ovviamente coinvolgendo anche gli altri - sono tutti allo stesso anno e nella stragrande maggioranza dei casi sono amici, quindi saranno presenti per forza di cose- ma non posso soffermarmi a parlare di ciascuno in modo esaustivo! E meritate il giusto spazio, perché le schede sono molto interessanti! Cosa ne pensate? :)

Quindi, anche in questo caso, dovete votare due OC altrui (un maschio e una femmina): quelli con più voti saranno i primi ad affrontare l’iniziazione, anche se non vi rivelo ancora come sarà effettivamente organizzata… adoro la suspense :P

Vi ricordo inoltre altre cosette, giusto per rinfrescare la memoria, e vi annuncio le ultime regole:

-Nessuno sa chi siano i membri della S&B

-Gli iniziati non sanno chi altro sia stato invitato e non possono farne parola nemmeno con il più caro amico

-I miei OC seguiranno i seguenti personaggi: Ivy ( Audrey-Jonathan-Drake), Elettra (May-Noah), Kaleb (Glenda-Aethalos), Tate (Barak-Cass), Damon (Jihyeon-Glenn-Alec)

-I Senior useranno il Dread Note a turno e decideranno per ciascuno dei propri iniziati il modo in cui affronteranno la propria paura: per chi ha Elettra o Damon come supervisore, non tirate un sospiro di sollievo… c’è un motivo se sono nella società, non dimenticatelo :P Mentre chi ha Tate fa bene ad essere terrorizzato, così come per Ivy o Kaleb! eheh

-Nei prossimi capitoli, sebbene l’iniziazione si concentri solo due personaggi, vi saranno eventi che richiederanno una domanda e una vostra votazione (ad esempio: l’esito di una partita di Quidditch o con chi vorreste andare a una festa di Lumacorno), quindi vi voglio attivi :D

-Alla fine della storia ci sarà una votazione. 12 OC sono tanti, quindi non tutti potranno far parte della società, e sarete voi a scegliere chi saranno i nuovi Senior. E’ una bella responsabilità, quindi vi consiglio di fare molta attenzione.

-In ultimo: ho intenzione di creare un sequel, la “Skull and Bones - Atto II”, dove saranno i nuovi Senior a dover reclutare nuovi membri. Ma c’è ancora tempo per questo… iniziamo a vedere come va per ora :D

Bene gente: per oggi è tutto! Tenetevi pronti… sta per iniziare l’iniziazione. Tate sta già sorridendo sadico con il Dread Note tra le mani ;)

A presto :)

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 7
*** Capitolo 4 ***


PICCOLA PRE-NOTA:

SONO PESSIMA E LO SO.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma ho avuto un mese infernale… dico solo: MONTAGNA, RITIRO STUDIO E NIENTE WIFI. Tirate voi le conclusioni.
Ora però sono tornata ed eccovi, come promesso, il primo giorno di iniziazione con i due più votati: Cass e Drake.
Vi aspetto in fondo al chap con una sorpresa e due domandine! L’INIZIAZIONE E’ SOLO ALL’INIZIO GENTE ;)





Skull and Bones



Capitolo 4







Iniziazione di Cassiopeia Faye Nott
Giorno 1









Cassiopea Nott, quella mattina, si svegliò incredibilmente felice e spensierata. Un atteggiamento che non passò certo inosservato alla sua amica del cuore Mairin McKay.

- Si può sapere cosa ti rende tanto contenta? - bofonchiò assonnata, osservandola sospettosa aggirarsi allegra per la stanza.

- Niente in particolare - fu la risposta evasiva di Cass, che si strinse nelle spalle e si annodò con cura il cravattino della divisa.

- Non me la racconti giusta- scosse il capo May, incrociando stizzita le braccia al petto. - Parla, Nott, o giuro che ti crucio. -

La ragazza, di tutta risposta, rise e le fece un gesto con la mano come dire di lasciar perdere. E l’altra, arresa e delusa, si costrinse a non toccare più l’argomento. Almeno per il momento.

Quando arrivarono in Sala Grande per la Colazione, trovarono Tate appoggiato con le spalle al portone d’ingresso. Le braccia conserte e l’aria attenta di chi faceva vagare lo sguardo alla ricerca di qualcuno.

- Nott - la richiamò, senza troppe cerimonie o frasi ci circostanza.

- Dimmi Capitano! - si voltò lei, sorridendo. E il ragazzo, che nell’aurea aveva ben poco di gioioso o sereno, inarcò scettico un sopracciglio nel trovarla così allegra.

- Noto che sei di buonumore - constatò neutro, il capo leggermente inclinato. - Vedi di portare quest’energia sul campo, stasera. Alle 20. -

Cass annuì e fece per rispondere, ma Tate non glielo permise e si incamminò verso Kaleb ed Ivy, senza più degnarla di uno sguardo. Un atteggiamento perfettamente nel suo stile.

- Non so come tu faccia a sopportarlo - fu il commento incredulo di May, appena dietro di lei. -Ogni tanto mi piacerebbe torcergli il collo.-

- E’ un po' difficile, ma sa essere simpatico quando vuole - rivelò Cass, ignorando l’espressione allucinata dell’amica, per poi farle un cenno verso il tavolo di Grifondoro.

Le due si accomodarono vicine a Noah, che rivolse loro il solito caloroso saluto prima di avventarsi sulla colazione, e iniziarono a chiacchierare del più del meno con altre ragazze al loro stesso anno.

La giornata trascorse in modo piacevole e veloce: le lezioni furono per lo più interessanti e durante quella di Storia della Magia, Alex Shafiq non esitò ad ammazzare il tempo commettendo qualche piccolo scherzo ai danni di un Grifondoro. Aethalos Rosier, rigorosamente al suo fianco, si disse ignaro alla vicenda e, come sempre, resse il gioco dell’amico alla perfezione quando Glenn Marlow, stizzita, li riprese per la loro immaturità.

Jihyeon Park, invece, si limitò a freddarli con un'occhiata di glaciale disappunto.

Poco dopo l’ora di cena, Cass salutò May e si diresse verso la Torre di Grifondoro, per prepararsi con calma all’allenamento che l’attendeva. Subito fuori dalla Sala Grande, però, si imbatté in una presenza decisamente inaspettata.

- Nott. -

La Grifondoro si girò, senza riuscire a nascondere la sorpresa sul suo volto nello scoprire Kaleb Mason proprio dietro lei. Il capo inclinato e un accenno di sorriso sulle labbra.

- Mason… dimmi pure. -

- In bocca al lupo per l’allenamento - fece quello in risposta, affondando le mani nella tasche. - Credo che ne avrai bisogno. -

- Dici? - chiese lei, d’un tratto pensierosa. - Tate mi sembra fin troppo teso oggi, in effetti… -

- Sì, infatti - confermò Kaleb e Cass, d’altro canto, ebbe come l’impressione che volesse aggiungere qualcosa, vista e considerata l’espressione esitante che aveva assunto. Ma il Serpeverde, con un evidente sforzo, si costrinse a distogliere lo sguardo.

- Ci vediamo - la salutò, sbrigativo, e si allontanò verso la Sala Grande, lasciandola più confusa che mai. Anche se l’augurio di buona fortuna per l’allenamento si scoprì essere più che fondato, vista la furia di Tate.

A un certo punto, infatti, colpì una Pluffa talmente forte da farla finire oltre i confini del campo, lasciando gli altri giocatori basiti. Sia perché, essendo un Battitore, avrebbe dovuto colpire un Bolide, sia per l’aggressività con cui brandiva la mazza.

- Nott! - ruggì, volandole più vicino. - Vai a recuperare quella dannata Pluffa! -

Cass avrebbe sinceramente voluto mandarlo al Diavolo, ma si costrinse a stringere i denti e sfrecciò nella direzione in cui la palla era sparita, senza aggiungere altro.

Quella ricerca si rivelò tutt’altro che facile, però. La ragazza, infatti, perlustrò in lungo e in largo tutti gli spazi limitrofi al campo senza il benché minimo successo. Quando virò leggermente sulla scopa, trovandosi a sorvolare brevemente il Lago Nero, accadde qualcosa di impensabile.

Cass perse l’equilibrio e cadde dal suo tanto amato manico. Il fatto di trovarsi sopra al suddetto specchio d’acqua, poi, non la rincuorò affatto.

Perché la Grifondoro aveva il terrore di quelle acque profonde, torbide, oscure. E quando vi si trovò immersa, una paura angosciante la pervase da capo a piedi, tanto da lasciarla stordita.

Il freddo pungente e le sensazioni orrende che la pervadevano, la immobilizzarono del tutto ma Cass, da brava Grifondoro, trovò in qualche modo le forze di reagire, ed emerse da una delle sue paure con il fiato corto, quasi tremante.

Quando raggiunse la riva, costringendosi a non pensare a ciò che poteva trovarsi sotto di lei, si accasciò stremata sull’erba, inorridita. E la scopa, che pensava essere finita negli abissi, si appoggiò aggraziata al suo fianco.

Un fatto inspiegabile, che non le fece chiudere occhio tutta la notte.













Iniziazione di Drake Andrew Tremere
Giorno 1








- Ehi Tremere! Pronto per il Campionato? -

Drake, in procinto di entrare nell’aula di Lumacorno, si voltò verso Audrey Duvall, che lo osservava con un’espressione divertita e quasi di sfida.

- Ma certo, Duvall - confermò quello in risposta e le scoccò un occhiolino insolente. - Ti sei allenata durante l’estate? -

- Come un’ossessa - fu la risposta convinta di quella ma, quando fece per continuare, qualcuno la urtò con una leggera e ben mirata spallata.

- Oh, perdonami cara - celiò Glenda Hellström, con finto candore. - Spero di non averti fatto male. -

- Assolutamente no - rispose Audrey, inarcando scettica un sopracciglio. - Piuttosto guarda dove metti i piedi, Hellström. -

- Hai ragione, sono proprio sbadata - sospirò quella, soave, per poi cambiare sguardo con una rapidità incredibile. In quel momento, infatti, i suoi occhi neri avevano assunto una sfumatura minacciosa, quasi maligna. - O forse non lo sono stata abbastanza. -

- Che cosa vorresti dire? - ruggì Audrey, infuriata. E Drake, al suo fianco, si godette lo spettacolo a braccia conserte.

- Niente, ti consiglio solo di giocare più in là… con persone che non mi appartengono. -

E con quella frase, apparentemente insensata, Glenda entrò in aula, senza più degnarla uno sguardo.

- Che carattere - commentò Drake, ridendo divertito. - Hai fatto arrabbiare la svitata? -

- Non saprei in che modo, giuro - disse Audrey, stringendosi nelle spalle, e seguì in compagno di squadra nell’aula, prendendo posto di fianco a lui.

Quel giorno Lumacorno diede loro il compito di creare un perfetto distillato di Morte Vivente e Drake si sentì enormemente fortunato nel lavorare con Audrey, vista e considerata la bravura della ragazza in Pozioni.

Dopo almeno mezz’ora di lavoro, Drake però iniziò ad annoiarsi e sbuffò sommessamente, attirando l’attenzione della compagna.

- Che c’è, Tremere? - gli chiese, divertita, mentre girava l’intruglio nel calderone. - Non ti entusiasma questo distillato? -

- Per niente - ammise lui, stravaccandosi sulla sedia. - Anche se devo ammettere che non mi sembra malaccio… guarda quello di Barak. -

Il suddetto Capitano di Tassorosso stava infatti armeggiando disperatamente tra provette ed ingrediendi, sotto lo sguardo impietosito di Jonathan Lust, e l’intruglio nel suo calderone sembrava pronto ad esplodere.

- Il solito disastro - commentò Audrey, dopo una breve risata. - Bene, adesso dobbiamo tritare le radici di valeriana… -

E non vedendo minimamente Drake pronto a prendere l’iniziativa, afferrò il coltello, arresa all’evidenza che avrebbe dovuto lavorare da sola.

- Sei bravissima Duvall, sminuzzare sembra la tua vocazione - la canzonò il ragazzo, guadagnandosi un’occhiataccia.

- Oh ma taci Treme… -

Audrey si interruppe bruscamente poiché il coltello, sfuggitole dalle dita, le aveva tagliato in maniera abbastanza profonda il dorso della mano. Con una smorfia di doloro l’afferrò, stringendola appena, per poi rivolgere lo sguardo spaventato su Drake.

- Mi sono tagliata! Cazzo! - imprecò, mostrandogli la ferita.

Il ragazzo rimase impietrito e sbiancò nel giro un secondo. Il sangue gli aveva sempre fatto venire i brividi e vederlo colare dalla mano di Audrey, copioso e purpureo, gli fece provare una sensazione sgradevole.

Come se non bastasse, poi, era davvero una brutta ferita. Troppo profonda. Troppo sangue.

Quando Audrey alzò il capo verso di lui, scoprì sul suo viso cereo un’espressione raggelata, la stessa di chi era pronto a svenire. Cosa che accadde dopo pochi secondi.











- Non male come primo giorno. -

- Possiamo fare di meglio - constatò Damon, incrociando le braccia al petto. - Ma è anche vero che siamo solo all’inizio. -

- Bell’idea quella della ferita, Raven - celiò Tate, con un sorrisetto angelico. - Sei fantastica. -

La ragazza, con le spalle alla parete dei sotterranei di fronte a lui, gli lanciò un bacino insolente a mo di ringraziamento.

- La Nott ha reagito piuttosto bene - considerò Elettra e appoggiò la testa sulla spalla di Kaleb, al suo fianco. - Sei contento che la tua bella sia stata anche brava, Eagle? -

Quello roteò gli occhi al cielo e sbuffò, spazientito.

Ivy, nel metre, tirò fuori dalla borsa il Dread Note. Lo sguardo acceso da una luce sinistra.

- Chi è il prossimo? -





☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Oggi avete letto il primo giorno di Cass e Drake: ovviamente è solo il primo, quindi molto soft.

Il prossimo capitolo vedrà altri due OC alle prese con le proprie paure, perciò vi chiedo di votare (come sempre un maschio e una femmina).
Come avrete visto, in qualche modo, saranno presenti tutti i personaggi capitolo per capitolo, visto che sono tutti allo stesso anno e in classe insieme. Mi piace da morire utilizzarli, avete fatto un gran bel lavoro!

La veemenza di Tate mi ha anche ricordato che bisogna dare inizio al campionato, giusto? Quindi la prima partita sarà GRIFONDORO VS TASSOROSSO. Chi volete che vinca? Che poi, a pensarci bene, sarà più uno scontro TATE VS BARAK. Aiuto.

Altra cosa: mano a mano che andremo avanti, inserirò casualmente gli altri giorni di iniziazione dei personaggi che hanno già affrontato il primo. Mi sembra corretto che anche voi viviate con un po' di suspense o no? Povere creature XD

Detto ciò, GIURO, posterò prestissimo e vi lascio con un disegno BELLISSIMO fatta dalla meravigliosa Brigett88 (per intenderci la creatrice di Glenda, che è anche il soggetto del capolavoro) *-* Non uccidermi se non ho aspettato il tu permesso, ma questo schizzo merita di essere visto! :)





A prestissimo :)

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 8
*** Capitolo 5 ***


NOTA:

Come sempre non ho ancora risposto alle recensioni ma lo farò entro fine settimana, promesso. Ho due esami (mercoledì e venerdì), quindi ho preferito pubblicare subito e non tirare troppo a lungo! SONO TORNATA INSOMMA *-*
Avete votato, e i due prescelti sono Glenda ed Aethalos.
Ma prima la partita. Siete pronti?
E’ un capitolo molto denso… quindi, vi ho avvisati.
p.s. ci vediamo nelle note con le mie solite domandone :D






Skull and Bones



Capitolo 5







Quella tiepida mattina di settembre l’aria che si respirava nella Sala Grande era decisamente frizzantina, per non dire esplosiva. Il campionato di Quidditch, infatti, sarebbe iniziato con una partita parecchio imprevedibile: Grifondoro contro Tassorosso. Tate Harmon contro Barak Cromwell.

Uno scontro che suscitò in molti curiosità e preoccupazione, visto l’odio bruciante che i due capitani provavano l’uno per l’altro e i risvolti dell’ultima volta che si erano scontrati.

- Bloody, vedi di controllarti - fu l’invito di Ivy, mentre scendevano in gruppo verso il campo. - Vorrei che Cromwell sopravvivesse per fare la sua iniziazione. -

- Sì, fratello, cerca di non esagerare - continuò Kaleb, con un sorrisetto divertito che gli arricciava le labbra, e girò il capo in sua direzione. - Anche se per te è impossibile. -

Tate, la mazza appoggiata su una spalla e l’aria più minacciosa del solito, sbuffò sonoramente e roteò gli occhi al cielo.

- Come siete noiosi. -

- E tu sei il solito immaturo - fece Damon, irritato dal suo atteggiamento. - Cresci per una buona volta e non fare stupidaggini. -

- E’ impensabile per lui non farne - commentò Elettra, camminando allegra e spensierata tra Ivy e Kaleb. - Sappiamo tutti come andrà a finire… -

- Oh Fire, la tua lungimiranza è un dono del cielo - la canzonò Tate, con il solito ghigno irriverente stampato sul bel volto. - Ma dimmi un po’, farai il tifo per la tua Casa o per Tassorosso? Visti i precedenti mi è sorto spontaneo chiedertelo. -

La ragazza lo fulminò con un’occhiataccia.

- Quando mai non ho tifato per te, piccolo lurido ingrato!? -

Tate però non le rispose, si limitò a scoccarle un occhiolino insolente e mandarle un bacio accompagnato dalla mano. Ed Elettra, ormai arresa all’evidenza circa l’irrecuperabilità dell’amico, si limitò a sospirare sommessamente, come per calmarsi.

Gli altri studenti, nel mentre, prendevano posto con una certa impazienza tra le tribune, pronti a gustarsi una partita che avrebbe sicuramente rivelato parecchie sorprese.

- Secondo voi come andrà finire? - chiese d’un tratto Alec, seduto mollemente tra Glenn ed Aethalos. Gli occhi azzurri attenti sul campo e le mani affondate nelle tasche.

- Harmon troverà qualsiasi pretesto per tentare di uccidere Cromwell e se le daranno di santa ragione entro la fine - sentenziò il fratello di Damon, divertito al solo pensiero di tale evenienza.

- Tate fa davvero paura - ammise poi Glenn, mentre osservava distrattamente la squadra di Grifondoro. - E’ imprevedibile, una bomba ad orologeria. -

- Barak non è da meno però - le fece notare Alec che, dopo qualche secondo, estrasse dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette e pensò bene di accendersene una prima dell’incontro. Una mossa che fece decisamente infuriare l’amica al suo fianco.

- Puoi smetterla con quella robaccia!? - lo redarguì infatti, severa.

- Te l’ho detto mille volte, Glenn, i vizi sono il mio più grande amore - celiò Alec in risposta, con un’espressione talmente innocente dipinta sul viso da far scoppiare Aethalos a ridere come un matto.

- Shafiq e la Marlow che discutono? Strano - esordì divertita e sarcastica Audrey, mentre prendeva posto tra May e Jihyeon. - Come va ragazze? -

- Oh una meraviglia - fu la risposta piccata della Grifondoro, seduta con le braccia conserte e le gambe accavallate. - Siamo qui per assistere a una partita di Quidditch, una delle cose che mi annoia di più al mondo. -

- Tranquilla, McKay. Ho come il sospetto che si trasformerà in un incontro di lotta libera in poco tempo - commentò Jihyeon, distaccata e impassibile come sempre.

- Non oso immaginare quello che potrebbe accadere se Tate dovesse perdere - mormorò preoccupata Audrey, mentre lo seguiva con guardo vigili e attento. Cosa che non passò affatto inosservata alle altre due.

- Dimmi un po’, Duvall, quando sei passata al lato oscuro? - le chiese maliziosa la Grifondoro.

- Che!? - scattò la Corvonero, sorpresa. - Di cosa parli? -

- Del fatto che lo stai mangiando con gli occhi - la informò Jihyeon, incurvando le labbra in un sorrisetto soddisfatto.

- Chi sta mangiando chi? -

Drake Tremere fece un cenno a mo di saluto alle ragazze e si sistemò esattamente dietro di loro, mentre Noah lo seguiva a ruota e rivolgeva il suo cordiale sorriso a una di loro in particolare.

- Ciao cugina! - disse ad Audrey, sorridendole contento. - La mano? Guarita? -

- Certo tesoro, sto alla grande - rispose lei, con un occhiolino, per poi girarsi verso l’altro. - Tu stai meglio piuttosto Tremere? -

- Ovvio - fece Drake, impassibile, e cambiò repentinamente argomento. Non sopportava di mostrarsi debole, figuriamoci parlarne. - Pronti per lo scontro del secolo? -

- Tate questa mattina dava di matto in Sala Comune, sapete? - rivelò Noah, annuendo pensieroso. - Elettra poi gli ha detto che se non avesse smesso di urlare all’istante lo avrebbe schiantato fuori dalla finestra. -

- Santa donna - mormorò May, sinceramente ammirata. - Lust non è venuto? -

- No, credo che sia chiuso da qualche parte a leggere - sbuffò Drake, con aria indifferente. - Quel ragazzo è davvero strano. -

- Non quanto la svitata - commentò fredda Audrey e rivolse lo sguardo smeraldino verso la postazione della cronista. Glenda, infatti, stava seduta lì con aria assorta e quasi annoiata. Gli immancabili occhiali da sole sugli occhi e le dita smaltate di nero che tamburellavano piano, in attesa.

Quando finalmente ebbe il permesso di parlare, si animò appena e arricciò le labbra rosso fuoco in una piccola smorfia compiaciuta.

- Buongiorno Hogwarts. Giornata splendida per assistere alla prima partita di campionato, vero?- esordì, con la voce vellutata ed ammaliante. - Vedo che Grifondoro e Tassorosso sono già pronti, carichi come non mai… confido nell’autocontrollo dei rispettivi Capitani. Harmon non deludermi. -

Tate le sfrecciò davanti e, di tutta risposta, le scoccò un occhiolino insolente. Non aveva certo dimenticato la richiesta di Glenda sull’Espresso e non intendeva assolutamente deluderla.

Cromwell, in volo vicino alla sua squadra, pareva concentrato, serio come non mai, e il suo sguardo si intrecciò subito a quello dell’altro Capitano. L’odio era palpabile.

Il fischio d’inizio arrivò all’improvviso, ma non colse nessuno impreparato. Barak si mise subito in moto alla ricerca del Boccino, mentre Tate e la sua squadra iniziavano da subito a impegnarsi.

Cass, in venti minuti di gioco, riuscì a segnare la bellezza di tre goal, guadagnandosi un rarissimo sorriso da parte del suo Capitano e provocando perfino in May applausi di gioia.

L’entusiasmo della curva rosso e oro, però, non era destinato a durare a lungo. Barak, infatti, aveva individuato il Boccino e sfrecciava alla velocità della luce per riuscire a prenderlo. Tate, notato questo dettaglio, indirizzò tutti i Bolidi che gli capitavano a tiro a suo indirizzo, senza troppo successo.

- Lo scontro sembra animarsi, signori - commentò Glenda, abbassandosi appena gli occhiali da sole. - Cromwell pare proprio sul punto di chiudere la partita. -

E infatti, dopo qualche minuto, fu ciò che accadde. Tassorosso scoppiò in urla di gioia e Barak mostrò fiero il Boccino stretto tra le dita.

- Merlino - sospirò Audrey e si lasciò cadere seduta, sgomenta. - E’ la fine. -

- Adesso inizia il divertimento - sghignazzò Alec, dando una gomitata ad Aethalos, che si protese più in avanti, come per non perdersi niente. E Glenn, d’altro canto, trattenne rumorosamente il fiato.

Tate, però, sorprese tutti, Senior compresi.

Quando le due squadre toccarono il suolo, si avvicinò a Cromwell con passo zelante e un sorrisetto davvero poco rincuorante. Il Capitano di Tassorosso lo fissò guardingo, teso, pronto a difendersi da qualsiasi tipo di attacco.

- Congratulazioni - gli fece Tate, la mazza sulle spalle e la mano protesa in avanti. - Bella partita. -

Barak, sorpreso suo malgrado, gli lanciò uno sguardo di sfida e la strinse con eccessiva enfasi, senza aggiungere altro. E Tate allargò ancora di più il sorriso.

- Chi abbiamo deciso che seguirà Cromwell? - fu la domanda di Elettra, che si girò poi sgomenta verso Ivy.

- Bloody. -

- Non vorrei essere nei suoi panni - commentò Kaleb, sinceramente divertito dall’imprevedibilità del suo migliore amico. - Ha in mente qualcosa… -

- E sarà tremendo - sentenziò Damon, le braccia conserte e lo sguardo attento sul campo. - Non ci andrà affatto leggero. -

Ivy sorrise e annuì, come per dare ragione a tutte le cose appena dette.

- E’ per questo che si chiama Bloody. -










Iniziazione di Glenda Hellström
Giorno 1






- Sei stato una delusione, Harmon. Mi aspettavo qualcosa di più da te. -

Tate si bloccò in mezzo al corridoio e si girò verso Glenda, appoggiata con le spalle alla parete poco lontana da lui.

- Hellström - la salutò, avvicinandosi. L’accenno di un sorrisetto tra le labbra e lo zaino su una spalla. Quando la raggiunse, appoggiò una mano sulla parete e si avvicinò a lei tanto da far quasi sfiorare i loro nasi. - Spiacente, piccola, ma la vendetta è un piatto che va servito freddo. -

Glenda lo fissò compiaciuta e annuì appena. Quel ragazzo non smetteva mai di sorprenderla.

- Suppongo che tu non mi voglia anticipare nulla a proposito, vero? - fece allora, fintamente delusa. Tate, nel vedere il suo broncio, rise sottovoce.

- Temo di non poterlo fare- mormorò lui e, con la mano libera, le tracciò delicatamente il profilo della mascella, facendola rabbrividire. -Adesso devi essere tu a non deludermi, Hellström. -

Glenda, confusa da quella frase, fece per replicare ma Tate, con una velocità sorprendente, si staccò dalla parete e se andò senza più voltarsi indietro. Un comportamento così insensato da accendere in lei qualcosa di inspiegabile, che le rese impossibile pensare ad altro per tutto il giorno.

La Serpeverde non era mai stata una persona facile, soprattutto in cose come l’amicizia. Pochissimi, infatti, erano quelli considerati degni della sua preziosa attenzione: Alec, suo compagno di Casa, era fra questi.

Quando quella sera la vide piuttosto assorta, o meglio più del solito, appollaiata sotto a un porticato del cortile, le si avvicinò con un mezzo sorriso e l’immancabile sigaretta stretta tra le labbra.

- Hellström - la salutò, accendendosela, e poi, da gentiluomo, gliene porse una.

Glenda l’accese a sua volta e iniziò a fumare, piuttosto svogliata, mentre il ragazzo si sedeva di fianco a lei, appoggiandosi con la schiena a una colonna.

- Cosa ti turba, cara? - le chiese poi Alec, sbuffando dense nuvole di fumo sopra la propria testa.

La ragazza prese qualche altro secondo prima di rispondere, per poi girare il viso verso di lui: lo sguardo ammaliante e le labbra tese in un sorrisetto malizioso.

Glenda aveva sempre avuto molti flirt nel castello ed Alec, in passato, era stato tra questi. In quel momento non voleva pensare, non voleva avere in testa niente, voleva solo un diversivo.

E il Serpeverde, a giudicare dallo sguardo acceso, non si sarebbe certo tirato indietro.

Pochi secondi dopo i due presero a baciarsi, prima lentamente, poi con più trasporto: Glenda salì a cavalcioni su di lui e prese sbottonargli la camicia, mentre lui vagava con le mani sulla schiena di lei.

Quando si separarono per prendere ossigeno, però, Glenda rimase pietrificata, quasi inorridita da ciò che aveva davanti. Perché il viso del ragazzo, stretto tra le sue mani, iniziò a deformarsi, a riempirsi di piccoli crateri che si allargavano sempre di più.

- Glenda… - mormorò Alec, preoccupato e attonito al tempo stesso. - Tutto bene? -

Ma lei, tremante, non rispose. La vista si annebbiò all’improvviso e si sentì mancare, come se l’aria non arrivasse più al cervello, come se non avesse più il controllo di sé.

La sua peggiore fobia* si era palesata senza un senso logico, senza un apparente motivo. E la voce del ragazzo, sempre più ansiosa, divenne un eco lontano.










Iniziazione di Aethalos Rosier
Giorno 1






- Non hai una bella cera, sai Rosier? -

Aethalos alzò lo sguardo, piuttosto scettico, su Jihyeon Park, troppo occupata a sorseggiare dell’acqua per farvi davvero caso.

- Sempre molto gentile, sai Park?- replicò l’altro, sbuffando appena.

-E’ la pura e semplice verità- sentenziò la ragazza e continuò a fare colazione, impassibile e noncurante delle occhiate truci che il compagno di Casa le stava lanciando.

- Ehi amico! -

Glenn comparve praticamente dal nulla e abbracciò brevemente Aethalos alle spalle, strappandogli un sorriso per via del solito affetto che contraddistingueva ogni suo singolo gesto. - Dov’è il tuo compagno di marachelle? -

- Non ho idea - rispose lui, stringendosi nelle spalle, e si girò per vederla meglio. - Stai andando in aula? -

- Sì, ma volevo fare un salto in Biblioteca prima… sai, devo ancora trovare il libro per la ricerca della McGranitt - confessò l’amica, roteando annoiata gli occhi al cielo.

- Ti accompagno allora, tanto ho finito - si propose subito Aethalos e raccolse in fretta il suo zaino, per poi fare un cenno a mo di saluto a Jihyeon, che ovviamente ricambiò senza troppo entusiasmo.

Quando i due arrivarono in Biblioteca, vi trovarono Jonathan Lust, ricurvo sullo stesso identico manuale che serviva a Glenn.

- Secondo te me lo darà? - chiese ad Aethalos, in un sussurro denso di preoccupazione.

- Dubito - mormorò l’altro, con un sorrisetto divertito. - Sai che per lui i libri sono come bambini, non se ne separerà per una settimana. -

La Tassorosso sbuffò scocciata e si preparò a dover discutere almeno per una decina di minuti con il compagno. Il Serpverde, d’altro canto, pensò bene di evitarsi tale spettacolo e si congedò appena in tempo con un cenno silenzioso.

Quando Aethalos fu di nuovo nel corridoio, si incamminò senza troppo entusiasmo verso l’aula della McGranitt. La testa bassa e le mani affondate nelle tasche, totalmente assorto nei suoi pensieri. Qualcosa di insolito, però, attirò all’improvviso la sua attenzione, costringendolo ad interrompere la sua marcia svogliata.

Un rumore strano, quasi metallico, proveniva da un’aula in disuso proprio alla sua destra e, dopo essersi guardato brevemente attorno, si rese conto di essere il solo nel corridoio.

Quando spinse piano la porta socchiusa, per aprirla totalmente, iniziò a guardarsi curioso intorno, ma non trovò nulla per spiegare tale suono. Così, senza troppi indugi, fece qualche altro passo, superando la soglia.

Aethaloso trasalì appena nel sentire la pesante porta di legno chiudersi con un tonfo alle sue spalle, ma il peggio doveva ancora venire. Infatti, pochi secondi dopo, il ragazzo si trovò totalmente sprofondato nel buio, in un’oscurità talmente spessa da rendergli impossibile vedere a un millimetro dal suo naso.

- Non è affatto divertente - disse subito, la voce che tremava appena.

Nessuna risposta. Nessun rumore. Nessun segno che ci fosse qualcuno lì con lui.

- Ragazzi, andiamo… - continuò, sempre più spazientito, - … accendente questa fottuta luce! -

Il Serpeverde, preso dal panico, lanciò lo zaino per terra e si avventò sulla porta, tirandoci pugni e cercando di aprirla con tutta la sua forza, ma niente sembrava smuoverla.

Aethalos odiava il buio. Lo terrorizzava come niente al mondo. L’angoscia crebbe così tanto da farlo tremare, rendergli impossibile sentire perfino i propri pensieri… finché l’uscio si aprì così all’improvviso da farlo cadere rovinosamente a terra nel corridoio, ansante e sudato fradico.

- Amico! Ma cosa stai facendo per terra? -

Noah fissava il ragazzo piuttosto confuso, la fronte corrugata e il capo inclinato. Ma Aethalos non rispose, non si diede pena nemmeno di raccogliere lo zaino: si alzò e corse via, con il cuore in gola e i brividi.

Un urlo di dolore che gli esplodeva in testa. Un ricordo. Poi, il buio più totale.

Ancora. Sempre.






☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Eccoci qui. Capitolo molto intenso eh? Spero che vi sia piaciuto :D

Piccola precisazione(*): la fobia di Glenda si chiama “Tripofobia”, ovvero “si intende la presunta fobia di gruppi irregolari di piccoli buchi o protuberanze”. Ho pensato che, con un po' di fantasia e magia, potessero diventarlo i pori della pelle… il Dread Note è bastardo gente. Ma i senior non sono da meno ;)

Solito quesito: chi volete come prossimi iniziati? Ovviamente sempre maschio e femmina, a voi la scelta.

E poi, altra domanda: vorrei farvi conoscere meglio i senior. Quindi, anche qui, la scelta a voi: un maschio e una femmina tra loro. I due prescelti avranno uno spazio come quello dei vostri OC nei primi capitoli, dove verrà mostrato un loro ricordo.

Infine vi ringrazio dal profondo del cuore per i bellissimi personaggi che mi avete donato, sto facendo del mio meglio e spero che siate soddisfatti del modo in cui stanno prendendo vita!

E con questo vi saluto, ci sentiamo settimana prossima :D






A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 9
*** Capitolo 6 ***


NOTA:

Allora, ragazzi.
Questo è un capitolo molto denso e ricco… siete avvisati.
Avete votato, e i quattro prescelti sono Glenn ed Alec, Elettra e Damon.
Vi sto per raccontare molto… ma è ancora la punta dell’iceberg. Finalmente la storia sta entrando nel vivo dell’orrore :P
Ci vediamo nell’angolo autrice, dobbiamo parlare di due cosette.

Buona lettura <3



Skull and Bones



Capitolo 6







Elettra Ogilvie
Fire






Elettra era come il fuoco.

Indomabile, passionale e, alle volte, estremamente pericolosa. La facciata da ragazza allegra e solare celava alle perfezione la sua indole impulsiva e spesso chi non la conosceva tendeva a sottovalutarla, ritenendola troppo buona per costituire un pericolo. Un errore di valutazione che l’aveva sempre divertita.

Quel pomeriggio la ragazza stava camminando serena verso la Biblioteca ed Ivy, al suo fianco, le rivolse un fugace sguardo divertito.

- Sono proprio curiosa di vedere come gestirai i tuoi iniziati. -

- Temi che sarò troppo indulgente? - fece Elettra, storcendo le labbra in un sorrisetto irriverente.

- Sei la mia migliore amica e in questi sette anni non hai fatto che sorprendermi - rivelò la Corvonero e si fermò davanti all’entrata della Biblioteca, per poi girarsi verso l’altra. - La tua iniziazione è stata tremenda, ma non ti ha cambiata di una virgola… -

- E’ quello che pensi tu- la interruppe l’amica, lo sguardo improvvisamente tetro e cupo puntato in basso. - Io ogni tanto non mi riconosco, Ivy. Dopo quello che è successo l’anno scorso mi sento una sconosciuta, è come se non riuscissi più a provare nessun sentimento reale… -

- Non è così - si affrettò a rassicurarla, avvicinandosi a lei di un passo. Lo sguardo cristallino fermo e l’accenno di un sorriso sincero sulle labbra. - Hai solo imparato a non avere più debolezze, come tutti noi. -

- Sì, ma a che prezzo? -


La neve cadeva copiosa dal cielo ed Elettra, in prima fila, fu grata del fatto che distogliesse l’attenzione alla perfezione dalle lacrime che le rigavano il volto.

La vista di quella bara bianca era insostenibile, così come il macigno che le pesava sul petto. Perché se Matt era morto, la colpa era soltanto sua.

Ivy, di fianco a lei, le strinse le dita sottili attorno alla mano, come per darle tacita forza, mentre Damon, dietro di loro, respirò più profondamente del solito.

“Un tragico incidente, una caduta imprevedibile.”

Così era stata etichettata quella morte, una fatalità successa durante un allenamento, un osso del collo rotto nel modo più assurdo ed impensabile. Perché Matt, Cacciatore di Tassorosso, era sempre stato troppo abile per commettere un errore del genere.

Quando Elettra si avvicinò alla bara, il cuore in gola e senza fiato, la sfiorò delicatamente con la punta delle dita, distrutta da un dolore che non avrebbe mai immaginato di provare.

Nella tasca interna del suo mantello vi era un segreto, un peso con cui avrebbe dovuto convivere per sempre, la punizione alla sua codardia.

Perché lei, troppo impulsiva e ribelle per sottostare a delle regole, non ci aveva pensato due volte a mandare al diavolo quell’invito, a voltare le spalle a una firma fatta con leggerezza e forse troppo impudenza.

Ma la Skull & Bones l’aveva avvisata.

“Faremo avverare la tua peggiore paura se non rispetti l’impegno”.

E così era stato.

Matt Habott era morto e , con lui, anche una parte di Elettra. Perché da quel momento amare ancora le sarebbe risultato impossibile e lei, mentre vedeva il suo cuore sepolto sotto terra, ne abbe la terribile consapevolezza.



- Piccola, cos’è quel muso lungo? Hai visto quanto è fottutamente noiosa la ricerca di Erbologia? -

Elettra alzò lo sguardo lucido su Tate, che la osservava divertito e insolente dall’alto. Quando però notò la sua espressione, diventò più serio all’istante e aggrottò confuso la fronte. Il capo inclinato e lo sguardo nero perforante. - Che hai? -

- Tu… non pensi mai a quello che hai passato l’anno scorso? - mormorò lei senza esitazione, con voce roca e spezzata. - Io… non riesco a dimenticare, è un pensiero fisso e mi manca l’aria quando mi fermo a riflettere… mi sento così… così… -

Il ragazzo sospirò appena e appoggiò le mani sul tavolo, avvicinandosi a lei così tanto da far quasi sfiorare i loro nasi. Ed Elettra, immobile, sostenne il suo sguardo senza battere ciglio, ritrovandovi inaspettatamente la stessa scintilla di dolore che albergava nel proprio.

- Smettila - sussurrò e, senza timore, le sistemò una ciocca di capelli che le solleticava una guancia. - Non è stata colpa tua e lo sai benissimo. Devi smetterla di torturarti. -

- Non sono abbastanza forte, Tate. -

- Scherzi, vero? - rise sottovoce e le scoccò un morbido bacio sulla fronte, lasciando impietriti anche degli studenti poco distanti da loro. Perché vedere Tate Harmon sotto quella luce era un evento più unico che raro, per non dire surreale. Ma Elettra, per lui, era sempre stata speciale, preziosa, la persona più vera che avesse mai incontrato. - Tu sei il fuoco, piccola. Non c’è nessuno più forte di te. -

La ragazza arricciò le labbra in un debole sorriso, malinconico e triste. E Tate, bagnatosi appena le labbra, aggiunse ciò che non le aveva mai detto, l’unica cosa in grado di farla sorridere davvero.

- Tu, Ivy e Kaleb siete le uniche persone di cui mi importa qualcosa - rivelò senza vergogna, con ancora il viso a pochissimi centimetri dal suo. - So che sono uno scherzo della natura, un cazzo di sadico malato di arti oscure e spesso uno stronzo arrogante… ma su di me potrai sempre contare. Perché tu, per me, sei la luce. -

E lei, con un sorriso improvvisamente radioso, lo divenne davvero.











Damon Rosier
Sword






- Damon… -

Il Serpeverde si bloccò in mezzo al corridoio e rivolse lo sguardo curioso verso il fratello, che sostava esitante qualche passo dietro di lui.

- Aethalos - lo salutò, chiudendo con un gesto secco il libro che aveva in mano. - Cosa c’è? -

Il minore si strinse nelle spalle e affondò le mani nelle tasche, sospirando sommessamente. Il volto era segnato da profonde occhiaie e aveva l’aria inconfondibile di chi non chiudeva occhi da giorni. - Posso parlarti? -

- Di cosa? - chiese Damon, inclinando appena il capo per studiarlo meglio.

- E’ un periodo strano, non so cosa mi stia succedendo… - mormorò l’altro, passandosi una mano sul volto stravolto. - Io… non riesco a non pensare…sì, insomma… il buio e… -

- Aethalos. -

Il maggiore gli posò una mano sulla spalla e, a quel tocco, il fratello sollevò il volto verso di lui, sorprendendosi dell’espressione che incrociò.

Damon lo stava fissando duro, freddo come il ghiaccio, senza il minimo accenno di comprensione o affetto. Un atteggiamento che gelò il biondo come una statua.

- Devi essere forte, mi hai capito bene? - mormorò piano, lo sguardo fisso nel suo. - Non puoi vivere nel passato e io, d’altro canto, non posso proteggerti per sempre. -

- Non ti sto chiedendo di proteggermi, Damon, ma solo di ascoltarmi! - scattò Aetahlos, togliendosi con un gesto rabbioso la mano del fratello dalla propria spalla, e fece fece un passo minaccioso verso di lui. - Cazzo, sei incredibile! E’ da quando siamo arrivati ad Hogwarts che mi tieni a distanza! Perché? Sembra quasi che… -

- Calmati Aethalos, stai dando fin troppo spettacolo. -

La voce fredda e distaccata di Kaleb Mason interruppe il ragazzo che, giratosi di scatto, si lasciò andare in un’imprecazione prima di andare via furente e lasciarsi i due Senior alle spalle.

- Damon, così non va bene. Sta già perdendo la testa? -

- No, è tutto sotto controllo. -

Kaleb inarcò scettico un sopracciglio, per niente convinto, e prese ad osservarlo di sottecchi. - Non mi pare proprio. -

Damon sostenne impassibile il suo sguardo e si bagnò il labbro inferiore, sospirando appena. Aethalos non era debole, lo sapeva, ma il loro passato era troppo doloroso, tetro, oscuro come il buio che tanto terrorizzava entrambi.


Plic plic plic.

Le gocce d’acqua cadevano con una regolarità sorprendente sul pavimento gelido dello scantinato, accompagnate da un leggerissimo eco, e il freddo era così pungente da penetrare nelle ossa.

La luce era completamente inesistente e Damon, rannicchiato in un angolo, aveva perso la cognizione del tempo, di sé stesso, della realtà. Ma il respiro affannoso e irregolare di Aethalos, poco distante da lui, era il continuo promemoria che quello non era incubo.

Il maggiore avrebbe davvero desiderato raggiungere il fratello e dirgli che andava tutto bene, che presto il padre li avrebbe fatti uscire e che avrebbe di certo perdonato la loro disobbedienza per aver giocato all’aria aperta senza permesso.

La ferita alla gamba, però, gli rese impossibile muoversi.

- Damon, ho paura. -

La voce di Aethalos, rotta dal pianto, lo scosse nel profondo e lo fece quasi rabbrividire: non era riuscito a proteggerlo, a prendersi la colpa di tutto per salvarlo da quella tortura. Aveva fallito, ancora.

- Non devi, sono qui conte - mormorò allora, deciso. - Io sarò sempre con te. -

La mano di Aethalos, all’improvviso, strinse la sua nell’oscurità e Damon, senza esitazione, restituì la stretta in maniera vigorosa.

- Me lo prometti? -

- Te lo giuro. -



- Damon? -

Il ragazzo riemerse dai suoi pensieri e alzò lo sguardo su Kaleb, che lo osservava sempre più stranito ed esitante. - Tutto bene? -

- Sì, sono solo stanco - mentì lui, ostentando la perfetta maschera di freddezza che ormai gli calzava alla perfezione. - Devo andare, ci vediamo ad allenamento. -

L’amico annuì appena e lo osservò allontanarsi, in silenzio, mentre Damon, ormai distante, si lasciò andare a un lungo sospiro per calmarsi.











Il mercoledì pomeriggio gli studenti del sesto anno si stavano godendo un po' di meritato relax e, visto il timido sole che splendeva nel cielo, decisero di trascorrere all’aria aperta una delle ultime giornate serene.

- Oh, Merlino! Non ne posso più!- sbuffò May, sdraiata mollemente sull’erba. - Siamo qui da due settimane e ci stanno caricando di compiti come muli! -

- Manco fosse l’anno dei M.A.G.O. - concordò Audrey, sfogliando pigramente una rivista di Quidditch. Quando girò lo sguardo smeraldino su Cass, però, si sorprese non poco dell’espressione vacua dell’amica. - Ehi Nott, che ti prende? E’ da giorni che sembri uno straccio. -

La bionda si riscosse dai suoi pensieri e la guardò con un’espressione indecifrabile.

- Ecco… non mi piace perdere una partita - si affrettò subito a replicare, stringendosi nelle spalle. - Anche se Tate non mi è sembrato più di tanto dispiaciuto. -

- Scommetto quello che vuoi che salterà addosso a Barak alla prima occasione - la tranquillizzò scettica May, mentre osservava gli studenti di passaggio. Tra quest’ultimi emersero Noah ed Alec, piuttosto tesi e seri.

- Ehi ragazzi! - li salutò Audrey, con un cenno della mano per attirare la loro attenzione. - Come mai quei musi lunghi? -

I due si scambiarono uno sguardo sorpreso, per poi rivolgerlo alle tre compagne in attesa di risposte.

- Non avete sentito cos’è successo? - chiese allora il Grifondoro, con un velo di tristezza che fece allarmare appena la cugina.

- No, cosa dovremmo sapere? - la precedette May, inarcando un sopracciglio.

- Glenda si è sentita male l’altra sera, molto male - iniziò Alec e si stravaccò vicino a Cass, portandosi le braccia dietro la nuca. - L’ho dovuta portare in Infermeria, mi sono spaventato un bel po’. -

- Capirai - sbuffò Audrey, roteando gli occhi al cielo. - Quella è tutta matta, chissà che assurdità si è inventata… -

- Hai ancora il dente avvelenato per la vostra discussione? - fece Cass, con un sorrisetto divertito sulle labbra.

- Quale discussione? - indagò subito Noah, prendendo posto accanto alla cugina. - Non ne sapevo nulla! -

- Nessuna discussione tesoro, se l’è solo presa con me in una delle sue giornate no - spiegò la Corvonero, palesemente noncurante dell’accaduto.

- Cosa ti aspettavi, Duvall? Che non ti prendesse di mira? - chiese Alec con una mezza risata, mentre prendeva la sua immancabile sigaretta dal pacchetto nei pantaloni.

- C’è qualcosa che non sappiamo? - si stizzì May, mettendosi seduta più composta per riuscire a lanciare uno sguardo truce all’amica. E Cass sembrò essere sfiorata dalla medesima indignazione a riguardo.

- Veramente non c’è niente da sapere - replicò Audrey, piuttosto piccata, per poi rivolgersi ad Alec, che fumava svogliato e osservava un gruppetto di studentesse poco lantane da loro. - Shafiq, hai finito con quella robaccia? Puzza da morire. -

- Effettivamente è vero - concordò Noah, arricciando il naso con leggero disgusto. - Come diavolo fa a piacerti!? -

Il Serpeverde roteò annoiato gli occhi al cielo e si alzò in piedi, stiracchiandosi appena.

- Siete una piaga - sentenziò e buttò il mozzicone sull’erba, schiacciandolo con un piede. - Vado a cercare Aethalos… è un periodo che non fa altro che sparire, sembra di giocare a nascondino. -

- Anche Tremere è molto sfuggente - osservò May, piuttosto pensierosa. - Secondo me questo studio disperato ci ucciderà entro la fine dell’anno. -

- E quando mai tu studi? - la canzonò bonario Noah, facendo scoppiare a ridere tutti di gusto.

- Mi associo alla cerchia di nullafacenti - ammise poi Alec, mordendosi le labbra come per trattenere un sorrisetto impudente. - Ci vediamo dopo comunque, vado a fare un giro. -

Gli amici lo salutarono all’unisono e il Serpeverde si incamminò verso l’entrata del castello, incappando subito in un’altra sua conoscenza.

- Ma ciao amico! - lo salutò festosa Glenn, per poi abbracciarlo brevemente. - Stai entrando anche tu? -

- Sì, Rossa - confermò il ragazzo e sciolse la presa, scompigliandole appena i capelli. - Facciamo la strada insieme? -

- Certo - annuì lei e prese a camminare al suo fianco, sorridente e spensierata. - Dov’è Aethalos? Sembra un po' strano in questi giorni… non trovi anche tu? -

- Sì, lo è - ammise l’altro, scrollando le spalle. - Non riesco mai a parlarci però, è sempre sfuggente ed evasivo. -

- Dici che è successo qualcosa di grave? - si allarmò subito Glenn e guardò l’amico con ansia crescente.

- Non penso - fece Alec, passandosi pensieroso una mano tra i capelli, per poi inchiodare lo sguardo chiaro su una figura poco lontano da loro. - Ah, c’è Damon… magari lui ne sa qualcosa. -

Quando fece per andare in sua direzione,però , si sentì trascinare indietro per un braccio e fissò più confuso che mai l’espressione tesa, per non dire terrorizzata, di Glenn.

- Non mi sembra il caso - squittì la ragazza, scuotendo con vigore il capo. - Sai che non vanno molto d’accordo…insomma, magari Aeth potrebbe prendersela… no? -

Alec inarcò scettico un sopracciglio, ma quando vide il rossore sulle gote dell’amica tutto gli fu improvvisamente più chiaro e non poté fare a meno di sorriderle divertito.

- Ancora con questa storia? - le chiese, roteando gli occhi al cielo. - Quando ti deciderai ad ammettere di essere cotta marcia di Rosier? -

- MA CHE DICI!? - saltò su Glenn, paonazza ed atterrita. - Non è come pensi! -

- Ah no? - fece Alec, più sicuro che mai, e incrociò risoluto le braccia al petto. - Ti conosco benissimo, cara la mia Rossa, e so che sospiri dietro al mio Capitano da almeno tre anni. Sbaglio? -

La ragazza, ormai arresa all’evidenza, nascose il viso paonazzo dietro a una mano, facendo scoppiare a ridere l’amico. - Ti prego, non dirlo ad Aethalos. -

- Tranquilla dolcezza, sarà il nostro piccolo segreto - la rassicurò lui, mettendole un braccio sulla spalla. - Però dovresti proprio fare qualcosa, sai? -

Glenn sospirò profondamente e osservò di sottecchi Damon, intento in una fitta conversazione con un ragazzo di Corvonero al suo stesso anno. - Già, dovrei. -










Iniziazione di Glenn Amelia Marlow
Giorno 1






Quella notte Glenn non riusciva proprio a dormire.

Si girava e rigirava nel letto, come un’ossessa, e non riusciva a trovare una posizione che le conciliasse definitivamente il sonno. Le compagne, attorno a lei nei baldacchini, respiravano sognanti e serene, profondamente addormentate.

Dopo qualche altro minuto, la ragazza capì che ogni sforzo sarebbe stato inutile e così si decise ad alzarsi, sbadigliando e stiracchiandosi goffamente, per poi dirigersi in religioso silenzio verso il bagno.

L’acqua fresca sul viso fu un immediato toccasana e il volto, riflesso nello specchio, le appariva più stanco che mai. Alec aveva ragione: non poteva continuare a far finta di niente, doveva fare qualcosa.

Damon doveva essere suo.

Dopo un lungo sorso d’acqua e l’ennesimo sbadiglio, si decise che forse riprovare a dormire sarebbe stata la scelta migliore, vista e considerata la mattinata di lezione che la attendeva da lì a poche ore.

Quando riaprì la porta del bagno, però, il sangue le si gelò nelle vene e il respiro si bloccò all’istante, pietrificandola.

Perché il fatto che suo padre Ezra fosse in piedi di fronte a lei, in mezzo alla stanza, era semplicemente impossibile. E Glenn, con gli occhi pieni di lacrime, dovette sforzarsi con tutta sé stessa per non scoppiare.

- Papà… - sussurrò, lo voce rotta e un dolore immenso nel petto.

- Piccola mia - rispose l’uomo, con l’accenno di un sorriso, e le andò subito incontro, stringendola tra le sue braccia.

La ragazza, stordita, si lasciò andare a quel calore che ormai aveva dimenticato, all’affetto paterno a cui aveva detto addio da anni, a un amore così grande che nemmeno la morte poteva spezzare.

- Mi manchi tanto - biascicò Glenn, affondando il viso contro la sua spalla. - Mi manchi ogni giorno, papà. -

Quando alzò lo sguardo su Ezra, però, la voce le morì in gola. Perché quello che aveva davanti non era il solito sorriso affettuoso che ricordava, bensì un perfetto miscuglio di odio, ribrezzo e rabbia.

- E’ tutta colpa tua se sono morto e lo sai, Glenn - sentenziò l’uomo, con tono oscuro e tagliente, mentre la mano le andava a stringere la gola. - Mi hai ucciso. -

La ragazza spalancò gli occhi e fece per replicare, piangendo sempre più copiosamente, ma la stretta vigorosa sulla gola non glielo permise, così come vedere lo sguardo denso di odio che il padre le stava rivolgendo.

Era colpa sua. Era tutta colpa sua. Suo padre era morto per colpa sua…

Quando si svegliò, con un sospiro profondo e angosciante, si scoprì completamente fradicia e con il cuore che galoppava all’impazzata. La mano sulla gola, gli occhi sbarrati, il respiro rotto e corto, come se avesse corso per chilometri e chilometri senza mai fermarsi.

Non era la prima volta che faceva un incubo come quello, anzi. Ma il fatto che sembrasse così reale e autentico l’aveva sconvolta completamente, costringendola a immergersi in un passato che avrebbe solo voluto dimenticare.

Quando si alzò dal letto, più calma, andò verso lo specchio vicino alla porta del bagno e si scoprì sconvolta, devastata da quella notte insonne. Con un gesto rapido si legò in una coda spettinata i lunghi capelli rossi e si fissò ancora qualche secondo, continuando a respirare profondamente.

Le prime luci del sole filtrarono dalla finestra alle sue spalle, illuminando fiocamente la stanza, e le permisero di fare una scoperta agghiacciante, che la lasciò incredula e sgomenta.

Sulla sua gola, bianca e pallida, vi erano dei lividi con una forma assurdamente verosimile.

La mano di suo padre.












Iniziazione di Alexander Ebenezer Shafiq
Giorno 1






- Ti trovo in splendida forma Hellström. -

Glenda, appoggiata di spalle al muro nel corridoio, alzò lo sguardo annoiato su Alec e si limitò ad annuire un paio di volte, con estrema nonchalance.

- Calo di zuccheri, mi succede ogni tanto - si limitò a dire, per poi girare una pagina della Gazzetta del Profeta che aveva stretta tra le mani. - Come mai da queste parti? -

- Volevo immergermi nella vasca del bagno dei Prefetti e rilassarmi qualche ora - spiegò il ragazzo e assunse un’aria d’un tratto parecchio maliziosa. - Vuoi unirti? -

- Spiacente, ma per stasera passo- fece Glenda, innocente e soave. - Non sono dell’umore. -

- Beh, se cambi idea… sai dove trovarmi. -

Alec si finse parecchio dispiaciuto e le scoccò un occhiolino prima di procedere verso la sua meta, le mani affondate nelle tasche e la solita andatura distratta. Quando finalmente si immerse nell’acqua bollente della vasca trasse un lungo sospiro liberatorio, come se non aspettasse altro da tutto il giorno.

Il suo sguardo cristallino si posò distratto sulle bolle di sapone di fronte a sé e, quasi meccanicamente, andò a massaggiarsi il polso sinistro, avvolto da uno spesso bracciale di cuoio che non toglieva mai.

E il motivo del possesso di tale accessorio era forse l’unico segreto che Alec avrebbe custodito gelosamente per sempre. Un qualcosa che nemmeno Aethalos o Glenn avrebbero mai saputo.

Una ferita che faceva ancora male. Un ricordo troppo doloroso, troppo vivido nella sua memoria.

Quando andò a sfiorare la cicatrice celata dal bracciale con la punta delle dita, sospirò profondamente e socchiuse le palpebre, immerso nel silenzio più totale. Esattamente come quella notte, la stessa in cui aveva pensato che la sua vita non valesse più niente.

L’acqua attorno a lui si fece improvvisamente più calda e quasi appiccicosa, facendogli provare una sensazione sgradevole e costringendolo a riaprire gli occhi, per verificare cosa stesse succedendo.

Alec scoprì con orrore di essere immerso in una quantità spropositata di sangue. E il suo sguardo, terrorizzato, scattò immediatamente sul proprio polso, senza trovarvi l’effettiva origine di tale atrocità.

Quando fece per alzarsi, sempre più inorridito, la testa prese a girargli vertiginosamente e si accasciò nuovamente su sé stesso, stordito da un’infità di immagini e voci che susseguivano veloci, in un vortice senza capo né coda.

L’urlo di suo padre, la vita che scivolava via, il dolore, la rabbia, il cuore che sembrava uscirgli dal petto.

E Glenda, richiamata dai suoi lamenti strazianti e deliranti, capì che quell’anno non sarebbe stato affatto noioso come i precedenti.

Perché il male che sembrava aver avvolto Hogwarts non era più un caso.

Gli incubi non erano mai stati così reali.











Drake era seduto davanti al fuoco nella Sala Comune di Corvonero, lo sguardo perso nella fiamme e il capo appoggiato al dorso della mano.

Erano giorni che non riusciva a chiudere occhio, che era tormentato da incubi inquietanti e tetri.

Una presenza silenziosa alle sue spalle, però, lo costrinse a voltarsi con uno scatto sorpreso e guardingo al tempo stesso.

- Tremere - lo salutò Ivy, l’immancabile sorrisetto affabile dipinto sulle labbra. - Come mai ancora sveglio? -

- Non ho sonno - rispose lui e si strinse nelle spalle con nonchalance. - Tu invece? -

- Io stavo giusto andando nella mia stanza - annunciò la bionda e si avviò con passo elegante verso le scale dei dormitori femminili, fermandosi a un passo dal primo gradino. Il viso, celato dall’oscurità, improvvisamente sinistro. - Ti augurerei sogni d’oro, Tremere, ma sarebbe una presa in giro… -

Drake fissò Ivy, di spalle, con gli occhi sbarrati e per la prima volta in vita sua fu a corto di parole. La seguì sparire nel suo dormitorio, con le labbra secche e un senso di angoscia che cresceva secondo dopo secondo.

Come faceva a sapere dei suoi incubi?

Un domanda a cui Drake non avrebbe ancora trovato risposta, mentre Ivy, sdraiata sul proprio letto con il Dread Note tra le mani, descriveva la sua ennesima nottata di terrore.






☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Allora… spero che vi sia piaciuto. Personalmente ho adorato scriverlo e soprattutto ho amato l’idea di farvi sapere di più sui Senior, ma c’è ancora molto da scoprire.

Prima di passare alle mie solite domande, un precisazione: so che avete votato di più Jonathan, ma ho preferito privilegiare Alec per un motivo preciso. Nel primo capitolo, quando ho elencato le “regole” della FF, ho specificato che avrei guardato molto la partecipazione degli autori visto e considerato che si tratta di un’interattiva con i vostri OC.

E, purtroppo, i tre personaggi che non sono stati menzionati nel capitolo sono a rischio eliminazione perché non ho notizie dei creatori da tre capitoli.

Mi sembra corretto privilegiare chi è sempre presente e costante, contribuendo alla realizzazione di una storia dove i protagonisti siete voi :)

Dopo questa precisazione, passiamo alle domande: come sempre vi chiedo di dirmi che iniziati volete vedere in azione e quali Senior volete scoprire di più.
E poi, visto che l’atmosfera è un po' tesa, che ne dite di una festa di Lumacorno?:P
Per lasciare un po' di suspense vi chiedo di farmi sapere con chi vorreste vedere il vostro OC tramite un MP così strutturato -> Oggetto: festa Lumarcorno/ Contenuto: nome del prescelto.

Al resto ci penso io :P

Come sempre vi ringrazio con tutto il cuore e ci leggiamo settimana prossima! Occhio però… nemmeno a una festa si può star tranquilli, siete avvisati.







A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 10
*** Capitolo 7 ***


Skull and Bones



Capitolo 7







Tate Harmon
Bloody






I raggi della luna filtravano appena dalle fronde degli alberi e la sottile nebbiolina bianca, che rasentava il terreno, rendeva l’insieme spettrale, per non dire angosciante.

Tate, però, non aveva la minima paura. Il cappuccio del mantello in testa, il viso parzialmente celato e la camminata sicura che lo contraddistingueva anche per i corridoi di Hogwarts.

La foresta proibita era sempre stato uno dei luoghi che più amava, forse per il semplice fatto che veniva definita “proibita” o per l’aurea oscura di cui era impregnata.

Quando raggiunse la sua meta, si appoggiò con una spalla a un tronco e affondò le mani nelle tasche. Il capo inclinato e lo sguardo nero fisso su quello spiazzo di terra tra un cerchio di alberi. Il luogo della sua iniziazione finale.

Tate Harmon non aveva paura di niente. Eppure, un anno prima, aveva scoperto di poterla provare, di rabbrividire per il terrore. Perché la cosa più spaventosa per una persona come lui era guardare dentro sé stesso.

Un abisso così oscuro da togliere anche il respiro.


Il cuore gli galoppava nel petto a una velocità inumana e il fiato iniziava a mancargli, costringendolo a rallentare la sua corsa disperata. Stava scappando, stava cercando di salvarsi, ma nemmeno Tate avrebbe saputo dire bene da cosa o da chi.

Quando arrivò in prossimità di uno spiazzo, inciampò in una radice e cadde rovinosamente per terra, procurandosi un taglio sulla fronte.

Era esausto, sfinito, dolorante. Arreso.

Tate si girò sulla schiena , ansante, e puntò lo sguardo cupo sul cielo stellato, che si intravedeva appena tra le fronde degli alberi sopra di lui. I passi leggeri e inesorabili del suo destino, però, lo costrinsero e rannicchiarsi, girando il volto verso quell’ombra.

-Basta!- urlò, stringendosi la testa tra le mani. -Chi sei? Che cosa vuoi da me!?-

La sagoma nera rise sottovoce, sprezzante, e si fermò davanti a lui. Tate alzò il viso e inorridì quando, abbassato il cappuccio, si trovò a fissare sé stesso.

Una sua copia, però, inumana. Sbiadita. Un demone senza anima.

Attorno a loro, all’improvviso, apparvero corpi senza vita, dagli occhi vitrei e le espressioni dilaniate dal dolore.

Kaleb. Elettra. Ivy.

-Perderai tutto ciò che ti rende umano- cantò sé stesso, soave e spietato. - Era quello che volevi, no? Diventare come me. Diventare un essere senza scrupoli e debolezze.-

-NO!- urlò Tate, stringendosi sempre più. -Non è reale, non è reale, non è reale…-

La figura si inginocchiò e si sporse avanti, così da avere il viso a pochi centimetri da quello del ragazzo. I suoi occhi erano un abisso sull’oscurità, sul buio più profondo e spaventoso mai visto.

-Tu sei reale, Tate. Noi siamo il male.-



-Sapevo che ti avrei trovato qui.-

Tate si girò sorpreso verso Elettra, che sostava pochi metri dietro di lui. Una sigaretta tra le labbra e l’accenno di un sorriso.

-Sono così prevedibile?- cercò di scherzare, nonostante l’evidente espressione cupa.

La ragazza buttò il mozzicone per terra e lo raggiunse, per poi intrecciare la propria mano alla sua. Gli occhi bluastri puntati in quelli neri di Tate. Luce e ombra. Speranza e morte.

-Non succederà mai- mormorò piano, sicura, come se gli avesse letto nella mente.

-Ne sei davvero così certa?- replicò Tate, con amarezza.

-L’hai detto tu stesso, ricordi?- disse e rese la presa sulla sua mano più vigorosa, facendolo rabbrividire. -Sono la tua luce e non permetterò mai che tu ti spenga.-

E Tate, in silenzio, strinse a sé la sua unica speranza.









Ottobre iniziò con un freddo tutt’altro che normale e violenti piogge, segnando così la fine dei pomeriggi tiepidi e soleggiati. Gli animi degli studenti, però, vennero ben presto scaldati da una notizia molto gradita, che accese di entusiasmo la maggior parte di loro.

-Festa di Lumacorno- annunciò Cass, una volta raggiunti gli altri mentre bivaccavano fuori dall’aula di Storia della Magia. -Il prossimo weekend, a quanto ho capito sabato sera.-

-Grandioso, non vedo l’ora- commentò Audrey, le spalle al muro e lo sguardo smeraldino annoiato.

-Che palle, spero vivamente di riuscire a venire- disse May, che non essendo membro del Club esclusivo doveva sempre sperare in un invito. -L’anno scorso è stata divertente però.-

-Oh sì, lo è stata- annuì Glenn, sorridente. -Io sono andata con Alec e siamo morti dal ridere.-

-Comunque queste feste sono fondamentali, ragazze- continuò May, improvvisamente seria. -Dobbiamo trovare uno straccio di cavaliere decente e concludere qualcosa, altrimenti andremo in bianco anche quest’anno.-

-Che ansia McKay- sbuffò Audrey, scuotendo il capo.

-Non ha tutti i torti- annuì Cass, pensierosa. -Alla fine tanto vale invitare qualcuno di cui ti importa, no? E’ il penultimo o anno e chiederlo a un amico sarebbe sprecato.-

-Brava Nott, così sì che ragioniamo- fece May, soddisfatta e risoluta. -Direi che impiegare la barbosissima ora di Storia della Magia per stilare una lista sia la cosa più consona da fare, no?-

-Una lista?- chiese Audrey, incredula.

-Sì Duvall, anche se sappiamo che nella tua ci sarà solo un nome- la canzonò Cass, con un occhiolino malizioso che le fece roteare gli occhi al cielo.

-Ah sì? E chi sarebbe?- indagò Glenda alle loro spalle, l’espressione pensierosa e un sorrisetto innocente. -Trovo molto affascinante il tuo perseverare, davvero. Ma non dimenticare che ad essere diabolica sarò sempre migliore di te.-

Audrey la fulminò con un’occhiata truce e fece per replicare, furente, ma May, captato il pericolo nell’aria, alleggerì la tensione con una delle sue battute. Glenda, però, non si sarebbe mai arresa.

Perché il soggetto su cui la francese aveva messo gli occhi doveva essere suo.

Poco lontano da loro, invece, i ragazzi erano sfiorati dal medesimo dilemma sulla festa, ma con uno spirito molto diverso.

-Cazzo che fregatura, vorrei venire anche io a quella cena- sbuffò Alec, contrariato. -Il vino all’ortica di Lumacorno è ottimo.-

-Il vino?- gli fece eco Barak, incredulo. -E le ragazze tutte in tiro non le conti?-

-Sì, ma dopo un paio di bicchieri sono tutte delle strafighe- commentò Aethalos, divertito.

-Per questo bisogna scegliere accuratamente la propria dama prima di arrivare alla festa- sentenziò Drake, dopo una breve risata. -Altrimenti siamo fottuti.-

-Io non so mai chi invitare- si lagnò Noah, triste ed esasperato. -Ci andrò da solo, come ogni santo anno.-

-Guarda e impara, Selwyn- gli disse Barak, facendo un cenno agli altri verso una ragazza in particolare.

-Ambizioso- commentò Drake, un sorrisetto impudente sulle labbra.

-Questa non la voglio perdere- disse Alec, dando una spallata a un sempre più divertito Aethalos. E anche le ragazze, improvvisamente attente, fissarono in silenzio la scena.

Elettra stava passando per il corridoio, gli occhi blu incollati a una pergamena e la borsa su una spalla. La sua marcia spedita, però, venne interrotta bruscamente da Barak, che le si parò davanti con un sorrisetto sornione e le braccia incrociate al petto.

-Cromwell- lo salutò, inarcando scettica un sopracciglio. -Hai bisogno di qualcosa?-

-In realtà no, volevo solo avvisarti di un fatto- disse, sicuro di sé. -Sabato c’è la festa di Lumacorno e beh, dovresti venire con me. Non credi?-

Elettra gettò uno sguardo alle spalle del ragazzo e incurvò le labbra in un accenno di sorriso nel notare gli amici attenti su di loro, come se fosse uno spettacolo imperdibile. E lei, malvagia, lo avrebbe sicuramente fatto diventare tale.

-Assolutamente no- gli rispose, l’espressione angelica e gli occhi luminosi. -Preferisco andarci con un altro, spiacente. Buona giornata Cromwell.-

La ragazza fece per sorpassarlo, soddisfatta, ma Barak non si sarebbe mai lasciato trattare così da nessuna. Era troppo orgoglioso per rimanere fermo e così, con uno scatto rabbioso, le afferrò saldamente il braccio, costringendola a girarsi.

-Lasciami andare- sibilò Elettra, infuriata e indignata dalla sua veemenza.

-Nessuno mi può trattare così, Ogilvie- ringhiò lui, stringendo ancora di più la presa. -Sopratutto tu, una troietta alla mercé di tutti.-

Elettra fece per replicare, livida di rabbia, ma qualcuno la precedette. E, a giudicare dal tono di voce, il lampo di paura sul volto di Barak fu del tutto plausibile.

-Lasciala subito, Cromwell, o giuro che ti uccido.-

Tate era in piedi dietro di lui, l’espressione così cupa e minacciosa da gelare il sangue di chiunque. E Kaleb, al suo fianco, fissava la mano di Barak con così tanta ferocia da fargli mollare la presa all’istante.

-E’ tutta tua, Harmon- sputò il Tassorosso, cercando di darsi un tono. -Gli scarti di mezza Hogwarts non mi…-

Barak non riuscì a terminare la frase perché Tate, ormai accecato dalla furia, si avventò su di lui senza pensarci due volte e lo picchiò selvaggiamente, con un’aggressività tale da lasciare tutti senza parole.

Nessuno mosse un dito per fermarlo ed Eettra, d’altro canto, sorrise lievemente nel guardare il viso tumefatto del Tassorosso quando l’amico si alzò appena.

-C’è un motivo se mi chiamano Bloody, bastardo- sussurrò Tate, il viso a pochi centimetri dal suo.

Kaleb, invece, si chinò verso di lui e gli afferrò il volto insanguinato con forza, fissandolo con una scintilla sinistra negli occhi chiari.

-Ascoltami bene, feccia, perché non lo ripeterò ancora- mormorò, impassibile e glaciale. -Se osi ancora guardarla o ti azzardi a sfiorarla… non esiterò a finirti personalmente.-

Barak tossì e si girò su un fianco, dolorante ed esanime. E Tate, con ancora il fiato corto per la rabbia, guardò duramente gli studenti del sesto anno impietriti davanti a quella scena. Fu Glenda a rompere il silenzio teso, con un sorrisetto divertito e rivolgendogli un’occhiata languida.

-Harmon, sei fantastico.-









-Cosa diavolo è successo!? Spiegatemi tutto.-

Ivy sbatté violentemente la porta dell’aula alle sue spalle e fissò gli altri con il volto livido di rabbia. La notizia del pestaggio aveva fatto il giro della scuola in un battito di ciglia e lei, a dir poco furente, aveva indetto una riunione immediata.

-Cromwell ha superato il limite- spiegò Kaleb, impassibile e freddo. -Andava messo al suo posto.-

-Dov’è Tate?- ringhiò la bionda, gli occhi ridotti a fessure. -Perchè non è qui?-

-E’ dalla McGranitt- la informò Damon, le braccia conserte e l’espressione ferma. -Credo che avrà parecchie ore di punizione da scontare.-

Elettra, rimasta in silenzio, mostrò ad Ivy l’avambraccio su cui si vedevano nitidamente dei lividi compatibili con una stretta. E il capo della Skull & Bones, sempre più infuriata, strabuzzò gli occhi.

-Dobbiamo farlo fuori dall’iniziazione- continuò Kaleb, con il tono di chi non ammetteva repliche. -Un soggetto così non è idoneo alla nostra società e credo che chiunque sia d’accordo.-

-Sì, lo penso anche io- annuì Damon, avvicinandosi ad Ivy di un passo. -Per la prima volta sono in totale accordo con ciò che ha fatto Bloody. Un comportamento del genere è inammissibile, ma ha comunque sbagliato a dirgli quella frase con il nickname…-

-Ma non è il solo da scartare- continuò Elettra, coprendosi il braccio con il maglione. -Anche la Park e Lust dovrebbero essere messi da parte. Non hanno la giusta tempra morale e poi, la Serpeverde, è partita per urgenze famigliari. L’iniziazione non può essere svolta.-

Ivy sospirò profondamente e si portò una mano sulla fronte, esasperata.

-Sapete cosa fare allora.- sentenziò poi, fissandoli tetra. -Sword, pensaci tu a Cromwell per favore.-

Il Serpverde annuì e prese la bacchetta, per poi avviarsi in silenzio verso l’Infermeria.

-Sono perfettamente in grado anche io di cancellare la memoria- protestò Kaleb, indignato. Elettra, al suo fianco, gli lanciò uno sguardo d’ammonimento.

-Taci, Eagle, o giuro che ti farò provare pene ben peggiori di quelle che attendono Tate- bisbigliò Ivy, talmente arrabbiata da tremare appena. -Credevi davvero che non vi avrei puniti per questa stronzata? Avete rischiato di rovinare tutto e non permetterò a nessuno di dissacrare questa società!-

Kaleb fece per replicare, infuriato, ma Elettra gli afferrò una mano e lo bloccò, con espressione implorante.

Ivy, nel mentre, tirò fuori il Dread Note dalla borsa e, senza pietà, iniziò a scrivere sopra un nome. La Skull & Bones non faceva sconti a nessuno e lei, come capo, non poteva essere offuscata dall’amicizia o dall’affetto.

Tate Harmon stava per passare la notte peggiore della sua vita.











Kaleb Mason
Eagle






Kaleb Mason era indubbiamente uno dei ragazzi più ambiti del castello. Affascinante, misterioso, schivo e bellissimo, sembrava possedere il naturale dono di attirare lo sguardo di chiunque entrando semplicemente in una stanza.

Lui e Tate erano un’accoppiata squisitamente in antitesi e apparivano a tutti due opposti inconciliabili, come il diavolo e l’acqua santa. Eppure, sotto la superficie, condividevano la stessa anima, la medesima predisposizione all’oscurità che Kaleb, a differenza dell’amico, riusciva a nascondere alla perfezione.

Quella sera lui e Damon erano seduti davanti al fuoco della Sala Comune, rilassati e intenti a leggere delle riviste di Quidditch.

-Eagle, tieni d’occhio Bloody- esordì d’un tratto Sword, girando con indifferenza una pagina. -Dopo la storia di Cromwell temo che possa perdere la testa.-

-Non sono il suo babysitter- lo interruppe Kaleb e gettò la rivista sul divano, stiracchiandosi appena.

-No, ma sei l’unico a cui è disposto a dare retta- continuò Damon, gli occhi glaciali incollati all’articolo che stava leggendo. -Ancora non mi capacito di come possiate essere tanto amici.-

L’altro non rispose, rimase in silenzio a fissare le fiamme nel camino. Perché la ragione che li univa così nel profondo, in maniera viscerale, non poteva essere spiegata a parole.


La villa dei Mason, a Dartford, era immersa nel silenzio più totale della notte. Kaleb, seduto sul divano del lussuoso salone, stava sorseggiando un bicchiere di whiskey. Lo sguardo perso nel vuoto e mille pensieri per la testa.

Un tocco leggero alla porta d’ingresso, però, lo detestò all’improvviso e lo costrinse suo malgrado ad alzarsi.

Tate era lì appoggiato allo stipite con un fianco, le mani affondate nelle tasche e il capo basso. Alle sue spalle c’erano un baule e uno zaino.

-Ho bisogno di te, fratello- mormorò, senza riuscire a guardarlo, e Kaleb, immobile, capì in un istante ogni cosa. Perché tra loro le parole erano sempre state superflue.

-E’ morto?-

Tate alzò finalmente il capo e annuì, il labbro spaccato e un occhio nero.

-Che ne hai fatto del corpo?-

-Niente, cosa dovrei fare?- chiese Tate, sospirando profondamente. -L’ho pugnalato, la mia bacchetta è pulita.-

Kaleb socchiuse appena gli occhi e si bagnò le labbra, pensieroso, per poi allungare una mano sulla piantana accanto a lui e prendere il mantello.

-Dobbiamo portarlo in un vicolo e lasciarlo lì, altrimenti tutti i sospetti ricadranno su di te- disse, freddo e risoluto. - E metti in casa i bagagli.-

Tate accennò un sorriso e obbedì, senza controbbatere.

-Puoi fermarti tutto il tempo che vuoi- continuò poi Kaleb, chiudendosi la porta alle spalle. -Dopotutto ti devo lo stesso identico favore, se non uno più grande.-

Il biondo annuì e gli appoggiò una mano sulla spalla, l’espressione complice e lo sguardo acceso da una luce sinistra.

-Siamo fratelli, non esistono favori ma solo promesse- gli ricordò, in un sussurro. E Kaleb gli sorrise, maligno.

-Andiamo a sbarazzarci del corpo di tuo padre.-



-Kaleb.-

Il ragazzo alzò lo sguardo su Damon, che lo fissava penetrante.

-Ivy ha usato il Dread Note su Tate, vero?-

-Sì, lo ha fatto- confermò, abbassando nuovamente lo sguardo. -Andava punito.-

Damon annuì e buttò la rivista per terra, per poi affondare il volto in una mano.

-Domani dobbiamo tenerlo d’occhio a vista- disse infine, tornando a fissare Kaleb. -Quando Bloody si scontra con le sue paure, ne esce più terrificante del diavolo in persona.-











Iniziazione di Noah Selwyn
Giorno 1






-Ehi piccola peste!-

Noah si girò raggiante verso Elettra, che lo raggiunse allegra e spensierata.

-Ciao amica!- la salutò lui, dandole il cinque. -Come stai? Mi è dispiaciuto moltissimo per quello che è successo l’atro giorno… Barak ha esagerato.-

-Sì, ma anche Tate- disse lei, stringendosi noncurante nelle spalle. -Io e lui litighiamo molto, ma guai a chi mi tocca.-

-Già, ho notato- commentò l’altro, rabbrividendo al ricordo del pestaggio. -Beh… ma tu hai già un invito per la festa di Lumacorno? Sai, pensavo che potremmo andare insieme! Sempre che Harmon non abbia niente in contrario…-

Elettra scoppiò a ridere, immensamente divertita, e gli scoccò un affettuoso bacio sulla guancia che lo fece arrossire.

-Molto volentieri, Noah. Anzi ne sarei onorata- gli rispose, con un occhiolino. -Adesso però devo scappare, ho lezione con la Sprite. Ci vediamo a cena!-

Il ragazzo, ancora tramortito, le fece un goffo cenno con la mano a mo di saluto e la osservò andare via, felice per la sua piccola impresa. La sua timidezza e poca dimestichezza con gli affari di cuore non erano certo un segreto, ma rappresentavano piuttosto la punta di un iceberg, di un qualcosa ben più profondo e intimo.

Noah aveva una grandissima paura: amare. E forse ciò era dovuto proprio al fatto che non riusciva ad essere sé stesso o, meglio, non ne aveva il coraggio. Quando girò l’angolo, però, si ritrovò faccia a faccia con uno dei suoi incubi peggiori.

Il muro del corridoio era imbrattato da una scritta a caratteri cubitali e molti studenti, tra cui i suoi amici, erano lì impalati a fissarla, ridacchiando e commentandola maligni.

-Ehm… Noah- fece Glenn, mentre si avvicinava a lui esitante. -Vieni con me dai, non stare qui.-

Il ragazzo però non reagì, rimase lì a fissare la scritta con gli occhi lucidi e il cuore in gola.

-Noah- ripete la ragazza e gli afferrò saldamente la mano. -Vieni.-

-Ehi Selwyn!- urlò Barak, piegato in due dal ridere. -Vuoi venire con me alla festa per caso?-

-Occhio Cromwell, potrebbe accettare!- sghignazzò un altro compagno, malefico.

Glenn li fulminò con un’occhiataccia e portò via Noah, distrutto dal dolore e dalla vergogna. Perché sul muro, senza la minima pietà, qualcuno aveva messo nero su bianco il segreto più intimo e delicato della sua vita.


NOAH SELWYN E’ OMOSESSUALE.



La sua reazione a tutto ciò, però, sarebbe stata imprevedibile e violentissima. La rabbia dei buoni era la peggiore.











Iniziazione di Audrey Céline Duvall
Giorno 1






-Mi spieghi perché Glenda ce l’ha tanto con te? Davvero non capisco.-

Audrey si girò verso May, che la osservava guardinga, e si strinse nelle spalle, indifferente.

-E’ pazza, tutto qui- le rispose, cercando di risultare convincente. -Che lezione abbiamo adesso?-

-Cura delle creature Magiche- rispose l’altra, delusa dalle spiegazioni vaghe dell’amica. -Oh Merlino! Tate! Ma come sei ridotto?-

Il ragazzo, appoggiato con le spalle a una colonna del porticato esterno, si girò verso di loro ed Audry lo fissò incredula: era pallido, con occhiaie profonde e vistosi graffi sul viso.

-Faccende private, McKay- la liquidò, freddo ed impassibile. E il suo sguardo cupo si spostò sull’altra, accendendosi d’un tratto. -Duvall, con chi vai alla cena di Lumacorno?-

La ragazza, sorpresa, inclinò il capo e sentì lo stomaco in subbuglio.

-Non lo so…-

-Bene- continuò lui, staccandosi dalla colonna. -Ci vediamo sabato alle 8 fuori dalla tua Sala Comune.-

Le due amiche, sgomente, lo fissarono andare via senza parole e May, dopo qualche istante, scosse incredula il capo.

-Tipico di Tate- commentò, tornando a guardarla. -Forse adesso capisco il motivo dell’astio di Glenda…-

-Cioè?- fece Audrey, ancora scossa da quello strano invito, e riprese a camminare, seguita dall’amica.

-Non è un segreto che abbia un debole per lui- spiegò la Grifondoro, risoluta. -Non so se ci hai mai fatto caso, ma sono piuttosto in sintonia quei due… sembrano entrambi figli delle tenebre.-

La Corvonero non rispose, si limitò a sospirare appena, ma dovette ammettere almeno con sé stessa che quell’affinità le metteva non poca angoscia. C’era qualcosa in Tate che la affascinava e, allo stesso tempo, la intimoriva, una sensazione che si sentiva in dovere di approfondire.

La lezione di Cura della Creature Magiche si rivelò una noia mortale ed Audrey, ancora persa nei suoi pensieri, non prestò la minima attenzione alle parole del Professore.

Quando fecero per tornare al Castello, però, la Corvonero si rese conto di aver lasciato il suo libro vicino alla foresta.

-Tranquilla, ci vediamo in Sala Grande- disse a May e fece dietro front, scocciata dalla sua stessa sbadataggine.

Ad Ottobre le giornate erano già più brevi e il sole era praticamente scomparso. Quando finalmente trovò il libro e lo assicurò dentro la borsa, si guardò brevemente intorno, guardinga.

Ormai non c’era più nessuno in giardino.

Audrey si affrettò a rientrare nel castello, il passo svelto e la mente ancora assorta da mille pensieri. Una strana sensazione, però, la costrinse a fermarmi: il suo corpo era pervaso da brividi, come se ci fosse qualcosa che la stava sfiorando in maniera viscida e orribile.

Quando scostò la camicia della divisa e si guardò il petto, il sangue le si raggelò nelle vene e si sentì mancare il respiro.

Piccoli e disgustosi ragni zampettavano sulla sua pelle e ben preso capì di averne addosso a centinaia, migliaia.

-NO! NO!- iniziò a urlare e si graffiò con violenza, nella speranza di riuscire a toglierne il più possibile. -AIUTO! AIUTO!-

La ragazza, con le lacrime agli occhi, si buttò per terra, dilaniata, terrorizzata, bloccata dall’avverarsi di una delle sue più grandi fobie.

E May, richiamata dalle urla, si immobilizzò nel trovare l’amica coperta di graffi e sangue. Ma dei ragni non vi era alcuna traccia.






☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Allora, altro capitolo denso e lungo.. infatti ho deciso di spostare la festa e i rimanenti inviti nel prossimo, con anche l’iniziazione di May e il ricordo di Ivy! Altrimenti sarebbe stato spropositato… capitemi XD

Dunque. Cosa dire? Abbiamo conosciuto un po' di più Tate e Kaleb, che ho presentato apposta insieme. La scena dell’arrivo del biondo a villa Mason è stata ispirata dalla fuga di Sirius, quando chiede asilo a James. Ovviamente si tratta di un legame e amici mooooolto diversi, ma la base è quella.

Tate è tormentato da sè stesso, da quello che potrebbe diventare e da un lato oscuro che spesso lo opprime. Il medesimo che l’ha accecato nei confronti di Barak e ha fatto infuriare Ivy.

Kaleb non è da meno, attenzione. Dalla sua ha semplicemente più autocontrollo ed è per questo che i due, insieme, sono micidiali. Ma la loro amicizia verrà approfondita in seguito, è solo un assaggio :)

Come avete visto, purtroppo, ho tolto tre personaggi. Mi dispiace tantissimo ma le regole sono regole, e non posso scrivere senza un feedback. Quindi i personaggi, da 12, scendono 9.

Le iniziazioni di Audrey e Noah sono state parecchio forti, no? Il nostro ragazzo, però, vi sorprenderà non poco nel prossimo capitolo… hanno svegliato una parte di lui che era meglio lasciar perdere e la rabbia dei buoni, come già detto, è la peggiore.

Bene. Ora non ho più niente da dire, ma aspettatevi di tutto dalla festa… soprattutto da Glenda. Secondo me non sarà felicissima, ma Tate adora provocarla :P

Per chi volesse imbarcarsi in un’altra delle mie malatissime avventure, ho aperto un’altra interattiva: Midnight Man. Ovviamente horror. Ovviamente da brividi. Ovviamente da Mallve ;)







A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 11
*** Capitolo 8 ***


NOTA:
Allora ragazzi.
Questo è un capitolo lungo, denso, pieno di novità e misteri da svelare.
Siete pronti? ;)
Vi aspetto nell’angolo autrice… ci sono un paio di sorpresine per voi.




Skull and Bones



Capitolo 8







Noah camminava per i corridoi, la testa bassa e lo sguardo assente, stranamente spento. Il solito sorriso che caratterizzava il suo viso era scomparso, così come la gioia che la sua presenza riusciva a sprigionare.

Quello che era successo il giorno precedente lo aveva distrutto, completamente. E gli studenti, al suo passaggio, non facevano altro che bisbigliare maligni, divertiti, spietati. Una cosa di cui il Grifondoro, ormai agli sgoccioli, non ne poteva più.

Quando arrivò davanti all’aula di Pozioni, in anticipo, vi trovò tutti i compagni e gli amici in attesa del professore. Il silenzio teso e imbarazzante che lo accompagnava ovunque si protese anche in quel momento.

-Vieni qui- mormorò Audrey, la voce rotta dall’emozione, e lo strinse a sé con forza. -Non ci pensare nemmeno un secondo, tesoro. Sono degli imbecilli.-

-Assolutamente- annuì Cass, un sorriso affettuoso sulle labbra. -Per noi non cambia niente, anzi. Ti vogliamo ancora più bene.-

-Senza contare che è un fatto del tutto plausibile- continuò May, convinta e risoluta. -Qui ci sono dei ragazzi fichissimi, come si fa a non farseli piacere?-

Le altre, interdette, si girarono a fissarla sgomente. E perfino Noah sorrise divertito suo malgrado.

-Che c’è!?- fece allora la Grifondoro, piccata. -E’ vero!-

-Sei unica McKay- rise Glenn, mentre scuoteva divertita il capo. -Osservazioni brillanti a parte, su di noi puoi sempre contare. E anche su Alec ed Aethalos.-

Il ragazzo, emozionato, le fissò grato e lanciò una breve occhiata anche ai due amici citati della Tassorosso, i quali lo ricambiarono con un occhiolino rassicurante. Ma, sfortunatamente, non tutti avevano la stessa intelligenza.

-Oh ma guarda! E’ arrivata la signorina- lo canzonò Barak, dando una gomitata a un ragazzo ghignante al suo fianco. -Il mio invito per la festa è sempre valido, dolcezza.-

-Cromwell, perché non chiudi quella bocca!?- scattò Audrey, furente.

-Forse gli serve un’altra ripassata per tacere- continuò Cass, sarcastica, e gli rivolse un’occhiata gelida. -Che c’è, non ne hai prese abbastanza da Tate?-

-Tutte schierate con la nuova amica?- continuò imperterrito Barak, per niente scalfito. -Commovente.-

-Ehi, dacci un taglio- si inserì Alec, appoggiato alla parete dietro di lui. Le braccia conserte e gli occhi impassibili, freddi come il ghiaccio.

-Andiamo Shafiq, stiamo solo ridendo.-

-Sei tu l’unico a divertirsi- replicò Aethalos, tagliente. -Lascialo stare.-

Barak inarcò sorpreso un sopracciglio e scosse incredulo il capo.

-Sei diventato anche tu una femminuccia?-

Alec e l’amico si sorrisero, sinistri, e si staccarono dalla parete, avvicinandosi a lui così da tanto da fermarsi solo quando il viso fu a pochi centimetri dal suo.

-Non ti ho mai sopportato, Cromwell. Aspetto solo un motivo buono per spaccarti quella faccia da idiota da almeno sei anni- rivelò Alec, impassibile.

-Fatti sotto, allora.-

Glenn, in ansia, si frappose tra i due e appoggiò una mano sul petto dell’amico. Lo sguardo sgranato e implorante. -Alec dai, non fare scemenze…-

-Spostati, Glenn.-

-Sì, non fare sciocchezze Shafiq- lo canzonò ancora Barak, strafottente. -Ascolta la tua amica.-

Alec, ormai fuori di sé, fece per andargli incontro ma qualcuno lo precedette, lasciandolo senza parole. Noah, infatti, aveva iniziato a spingere violentemente il Tassorosso, furente e violento come mai lo avevano visto.

-Chiudi quella cazzo di bocca, Cromwell! Va’ al diavolo! Sei solo un fallito meschino e odioso!- sbraitò, gli occhi lucidi e il volto contratto dalla rabbia. -Spero che tu muoia!-

Barak fece per reagire, spiazzato dalla veemenza del ragazzo, ma Alec ed Aethalos non glielo permisero e si frapposero tra loro. Drake, invece, prese Noah per un braccio e lo trascinò via prima che un pugno lo colpisse.

Le ragazze, allucinate, assistettero inermi alla scena ma Audrey, nell’intimo, fu grata agli amici per la solidarietà dimostrata nei confronti del cugino, a cui era immensamente legata.

Quando finalmente si calmarono, Barak rivolse uno sguardo carico d’odio a quelli che, fino a qualche giorno prima, poteva considerare i suoi amici.

-Complimenti, siete proprio dei traditori- sibilò, velenoso e livido di rabbia. -Me la pagherete.-

-Oh Cromwell, ti prego, deliziaci ancora con le tua innata capacità di rivelarti un idiota- cantò la voce soave e sarcastica di Glenda, appoggiata indifferente con le spalle al muro dietro a tutto il gruppo. -La dimostrazione dell’altro giorno non ci è bastata.-

Un leggero brusio, associabile a risatine, si levò dagli altri e il Tassorosso, ormai così rabbioso da tremare, le rivolse uno sguardo raggelante.

-Hellström… non ti picchio solo perché sei una donna.-

La ragazza, di tutta risposta, alzò lo sguardo annoiato dal libro e si aprì in un sorriso raggiante verso il fondo del corridoio, un punto che gli altri non potevano vedere.

-Oh ma guarda! C’è Tate!-

Barak si irrigidì all’istante e non riuscì a non tradire una smorfia impaurita, tesa, che non passò inosservata alla Serpeverde.

-Sei ridicolo. Il caro Harmon ha Trasfigurazione ora- rise lei, avvicinandosi allegra alla porta dell’aula, per poi rivolgergli uno sguardo cupo prima di aprirla. -E ricorda… L’essere donna non mi impedirà mai di farti provare le pene dell’inferno, dolcezza.-











Ivy Harper
Raven






-Con chi andrai alla festa?-

Ivy si strinse nelle spalle, indifferente.

-Non so nemmeno se ho voglia di andarci- ammise, piuttosto annoiata. -Tu invece?-

Kaleb sembrò ostentare la medesima noncuranza e roteò gli occhi chiari al cielo, sbuffando appena.

-Per ora ho ricevuto inviti solo da oche starnazzanti- rivelò, esasperato.

La Corvonero rise, divertita al pensiero di vederlo destreggiarsi tra soggetti simili, ma quando fece per replicare qualcosa la gelò sul posto, facendole morire le parole in gola.

Accanto all’entrata della Sala Grande era stata affissa una foto magica che ritraeva uno studente deceduto l’anno precedente in un tragico incidente: era Matt Habott.

-Vola il tempo- commentò Kaleb alle sue spalle, con amarezza. -Elettra avrà una giornataccia…-

Ivy si limitò ad annuire, in silenzio. Il ragazzo nella foto, biondo e sorridente, ammiccava all’obbiettivo e reggeva la sua scopa, pronto a una partita sul campo di Quidditch. Sotto al suo magico ritratto vi era una frase, una riga scritta da qualche amico: “Sarai sempre con noi”.

Una presenza che sarebbe rimasta vivida per sempre. Anche per Ivy.


Il ripostiglio di Gazza era stretto e angusto, ma nessuno dei due sembrò farci più di tanto caso. Ivy si sentiva in estasi, completamente in balia di quella passione proibita, e respirare gli sembrava uno spreco. Perché separarsi dalle sue labbra appariva come un crimine tremendo.

-Dovremmo smettere- sussurrò Matt, la fronte accaldata appoggiata alla sua. -Elettra è la tua migliore amica.-

-Elettra è anche la tua ragazza- gli ricordò prontamente, maliziosa e impudente. -Non mi sembra che questo ti abbia mai fermato.-

- Touchè- ammise Matt e, dopo qualche attimo di silenzio, riprese a baciarla con foga, come se non potesse mai averne abbastanza.

Ivy non era cattiva, né avrebbe mai fatto ad Elettra del male. Non amava Matt, non voleva stare con lui, non voleva complicazioni. Tutto si riduceva al piacere, al puro oblio fisico che i loro incontri le davano.

Quel pomeriggio era seduta in Biblioteca, lo sguardo perso tra le pagine di un libro e le labbra imbronciate. La sua iniziazione come membro della Skull & Bones era stata tremenda ma lei, fredda e impassibile, aveva ottenuto risultati ineguagliabili.

E suo fratello Russel, orgoglioso di lei, non poteva non metterla alla prova un’ultima fatale volta.

-Ciao sorellina- la salutò, sedendole accanto.

Ivy gli rivolse un sorriso a mo di saluto e appoggiò il capo al dorso della mano, scrutandolo attenta.

-Tu in Biblioteca?- chiese, scettica. -Dimmi subito quello che vuoi.-

Russel rise sottovoce, per niente sorpreso dall’intuizione fondata della sorella, e si avvicinò a lei ancora un po’, così da essere sicuro che fosse l’unica ad udirlo.

-Vorrei che tu prendessi il mio posto, l’anno prossimo- mormorò, sicuro. -Ma per essere il capo devi affrontare un’ultima prova.-

-Qualsiasi cosa- si affrettò a rispondere Ivy, accesa dall’ambizione.

Russel incurvò soddisfatto le labbra e appoggiò la schiena alla sedia, lo sguardo metallico puntato oltre la finestra e l’espressione indecifrabile.

-Saresti pronta davvero a fare qualsiasi cosa?-

-Certo, non mi tiro mai indietro. Lo sai.-

Ivy lo stava fissando fredda, distaccata, risoluta. Arrendersi non era mai stata un’opzione, così come accontentarsi. Perché per lei, l’unica cosa che contava, era essere la migliore. Sempre.

-Bene- annuì Russel e si girò a guardarla, improvvisamente tetro. -Allora non avrai niente in contrario a fare un Voto Infrangibile?-



-Immagino che anche tu abbia visto…-

Ivy, colta di sorpresa, si girò di scatto verso Elettra, che aveva preso posto silenziosamente al banco con lei prima dell’inizio della lezione.

-Come?-

-La foto di Matt- sospirò l’altra, malinconica. -Anche se è morto a Dicembre, beh… è stato carino da parte dei compagni ricordarlo vista la vittoria di Tassorosso.-

Ivy si limitò ad annuire e si girò verso la lavagna, impassibile. E il suo sguardo cadde su una testa bionda familiare, una fila davanti a loro.

L’unica persona al mondo con cui forse avrebbe potuto parlare e togliersi un peso che da tempo la consumava.

L’unica persona al mondo che non l’avrebbe giudicata.

L’unica persona al mondo con più demoni di lei.









-No, Alec. Ti prego… non ce la posso fare.-

-Muoviti Rossa, non abbiamo tutto il giorno.-

I due amici, nascosti dietro a uno scaffale della Biblioteca, osservavano di sottecchi Damon, concentrato su un manuale a un tavolo poco distante.

-Non hai niente da perdere- bisbigliò il ragazzo, con un sorriso incoraggiante.

-A parte l’amicizia di Aethalos- ricordò lei, visibilmente combattuta sul da farsi. -Mi ucciderebbe se lo sapesse…-

-Ah, ma andiamo!- la schernì Alec anche se, di fronte all’espressione giustamente scettica dell’amica, non poté far altro che ritrattare. -Okay, magari all’inizio si infurierà… ma sapere che sei felice lo farà calmare. Vedrai.-

Glenn, leggermente più rincuorata, fece un profondo sospiro e si sporse in avanti per osservare Damon, ancora mezza celata dagli scaffali. Alec, però, le diede una leggera spintarella per farla procedere e le scoccò un occhiolino insolente.

La ragazza a quel punto, paonazza e col fiato corto, si avvicinò guardinga al Serpeverde, troppo concentrato per notare la sua presenza moribonda di fronte a sé. Dopo qualche attimo, però, Glenn pensò fosse meglio annunciarsi e si schiarì brevemente la voce, sempre più imbarazzata.

Damon alzò scocciato il capo e, nel momento in cui la inquadrò, inarcò sorpreso un sopracciglio. -Ciao Glenn.-

-Ciao!- squittì lei, le mani intrecciate dietro la schiena e un sorrisetto teso sulle labbra. -Ehm… mi dispiace disturbare il tuo studio, ma io… ecco… volevo chiederti una cosa.-

-Se vuoi sapere dov’è Aethalos, mi dispiace ma non ne ho idea- comunicò sbrigativo e girò una pagina del manuale, come se la conversazione fosse finita.

-Non… io non volevo sapere di tuo fratello- mormorò la ragazza, leggermente delusa. -Volevo chiederti una cosa che riguarda… te.-

Damon, nel sentire quella notizia, alzò nuovamente il capo e la fissò, curioso e confuso. I rapporti tra di loro erano sempre stati di circostanza e si erano limitati per lo più a saluti per i corridoi o convenevoli.

-Dimmi pure- le disse infine e appoggiò la piuma sul tavolo, osservandola penetrante.

Glenn mise tutto l’impegno del mondo per non avvampare di fronte a quello sguardo, freddo e intenso, e si costrinse a mantenere un certo tono, consapevole del fatto che era la sua unica chance per farsi notare dal ragazzo.

-Mi chiedevo se tu… beh, se tu avessi piacere a venire con me alla festa di Lumacorno.-

Damon, a quel punto, strabuzzò gli occhi e assunse un’espressione palesemente spiazzata. Reazione che fu fraintesa da Glenn.

-Ovviamente se non hai già una dama- si affrettò a dire, rossa quanto i suoi capelli. -E se vuoi venire con me… cioè, in caso contrario capirei benissimo, insomma… ma…-

-Va bene, non c’è problema.-

La Tassorosso si bloccò e lo guardò a bocca aperta, incredula. Lo stomaco prese a contorcersi freneticamente e la bocca, d’un tratto, era secca quanto un deserto.

-Davvero?- sospirò, estatica.

-Sì- confermò lui, l’accenno di un sorriso sulle labbra. -Ci vediamo sabato.-

Glenn sorrise a sua volta, sognante, e annuì un paio di volte. Ed Alec, alle sue spalle, tirò un immenso sospiro di sollievo.









Cass, dopo ore ed ore di studio in Biblioteca, camminava per i corridoi verso la Sala Grande. Lo sguardo cangiante puntato di fronte a sé e l’aria stanca, la stessa che l’accompagnava da giorni.

Ogni notte era tormentata da sogni tremendi, incubi informi e oscuri, che non la faceva riposare affatto e la tenevano spesso sveglia le ore. Da brava Grifondoro, però, si ostinava a far finta di niente e a non parlarne con nessuno, ostentando la solita aria allegra di sempre.

Quando girò l’angolo, distratta dai propri pensieri, urtò violentemente un altro studente, facendogli cadere tutti i fogli che aveva in mano.

-Oddio! Scusa!- disse, mortificata, e si accinse subito a raccoglierli. -Non ti avevo proprio vis…-

Le parole le morirono in gola perché, quando alzò il capo, scoprì Kaleb Mason che la fissava con un piglio divertito, quasi irriverente. Gli occhi chiari perforanti e l’aria seducente di sempre.

-Nott- la salutò e afferrò i fogli che gli stava porgendo. -Non ti facevo così maldestra.-

La ragazza, ancora spiazzata, abbozzò un sorrisetto divertito e si strinse nelle spalle, cercando di ostentare indifferenza.

-Ero un po' soprappensiero- spiegò, sistemandosi la borsa su una spalla. -Dopo tre ore di Biblioteca credo che mi sia andato in fumo il cervello.-

Kaleb rise sottovoce e incrociò le braccia al petto, senza mai smettere di scrutarla. E Cass, d’altro canto, pensò che vederlo ridere fosse uno spettacolo sublime.

-Sì, lo studio fa questo affetto- mormorò poi e inclinò appena il capo. -Pronta per la festa di domani? Se non sbaglio sei un membro del Lumaclub…-

-Esatto- confermò la bionda e si passò una mano nei capelli, lasciando che cadessero da un lato. E quella volta fu Kaleb a incantarsi. -Tu ci verrai?-

-Non sono membro del club esclusivo, a differenza di Tate, quindi suppongo di no- disse, affondando le mani nelle tasche. -Immagino che tu però sarai piena di pretendenti, o sbaglio?-

-A dire il vero no, non ho ancora un cavaliere- rivelò Cass, l’ombra di un sorrisetto sulle labbra. -Dovresti essere tu quello ambito, pensavo che ti avessero già assalito per aggiudicarsi la tua compagnia.-

Kaleb, nel sentire quella constatazione, scoppiò a ridere di gusto e scosse divertito il capo, come per respingere tale circostanza.

-Non sono il tipo che si lascia avvicinare facilmente, soprattutto da un branco di oche- ammise, senza smettere di sorridere. -Piuttosto che andare con qualcuno che non mi interessa preferisco starmene in Sala Comune, non credi?-

Cass parve riflettere sulle sue parole con attenzione e, alla fine, annuì, concorde con quel ragionamento.

-Non fa una piega-

-Ma, se vuoi, potrei evitare anche a te la stessa tortura- continuò poi, avvicinandosi a lei di un passo. E la ragazza, paralizzata da quello sguardo cristallino, pendeva dalle sue labbra. -Andare insieme alla festa ci eviterebbe un sacco di problemi, non credi?-

Cass, frastornata, si limitò ad annuire e sorrise, sinceramente felice di quella proposta del tutto inaspettata. Ma non poteva sapere che davanti a lei c’era un demonio, travestito da angelo.









-Ragazze, è un disastro!-

May fece sobbalzare tutte le amiche quando, arrivata nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, buttò la borsa per terra con forza, evidentemente furibonda.

-Che ti prende?- le chiese Cass, mentre la osservava basita prendere imbronciata il posto libero accanto a sé.

-Fammi indovinare…- iniziò Audrey, con l’espressione di chi la sapeva lunga. -Non hai ancora trovato un cavaliere?-

La faccia di May valse più di mille parole e bastò a tutte come una risposta più che soddisfacente a riguardo.

-Aethalos se vuoi non ha ancora trovato nessuno- le confidò Glenn, sorridendo incoraggiante. -Potresti andare con lui!-

-Ma sei matta Marlow!?- scattò May e si girò a guardarla, indignata. -E’ biondo.-

Cass e Audrey si scambiarono un’occhiata esasperata.

-Non mi pare che tu sia nella posizione di fare troppo la preziosa- le disse la Corvonero.

-E poi ci andresti in amicizia, mica come la sua ragazza- continuò la bionda, scoccandole un occhiolino.

-Facile per voi parlare- sbuffò May e incrociò le braccia al petto, fissando indignata un punto impreciso di fronte a sé. -Mason, Harmon e Rosier. Il trio delle meraviglie.-

Le tre risero divertite ma, alle loro spalle, Glenda non sembrò altrettanto felice a riguardo. La notizia che il Capitano di Grifondoro sarebbe andato alla festa con Audrey l’aveva accese di rabbia e non poco.

Quando le due ore di lezione finirono, la Serpeverde si alzò elegantemente in piedi e andò spedita in direzione di Alec, che stava chiacchierando con Aetahlos del più e del meno.

-Shafiq, domani sera verrai con me alla festa.-

Quella di Glenda non era una domanda, bensì una constatazione di un fatto certo che il ragazzo, vista l’espressione cupa e sicura ostentata, non se la sentì di contraddire.

-Va bene- le disse, abbozzando un sorrisetto. -Grazie dell’…-

-Non è un invito- tagliò corto lei e roteò gli occhi al cielo, scocciata. -E’ una strategia.-

Aethalos osservò basito la ragazza dare loro le spalle e andare via, altezzosa, e non poté fare a meno di guardare poi l’amico al suo fianco con la medesima espressione.

-Io continuo a pensare che non sia del tutto normale- gli sussurrò, incredulo.

-Almeno passerò una serata interessante- fece spallucce Alec e raccolse lo zaino, per niente turbato. -E’ sicuramente più divertente della maggior parte delle ragazze che conosciamo.-

-Sarà- sospirò Aethalos, ormai arreso all’evidenza di dover andare alle cena di Lumacorno da solo. -Glenn con chi ci va invece? E’ stata molto misteriosa…-

L’amico cercò di ostentare indifferenza e scosse il capo, come per dire che non ne aveva idea. Le bugie, tra lui ed Aethalos, non erano mai esistite, ma per una volta si convinse a rimanere in disparte, certo del fatto che si trattasse di un’informazione che doveva dargli la Tassorosso in persona.

-Io adesso vado ad invitare May, è l’unica con cui vorrei andare e non ho intenzione di presentarmi da solo.-

I due, sorpresi, si girarono verso che Drake, che sostava alle loro spalle con lo sguardo chiaro puntato sul gruppo di ragazze.

-Ottima scelta- annuì Aethalos, con un sorrisetto malizioso. -A quanto ho capito non l’ha ancora invitata nessuno.-

-Ed è un fatto molto strano, considerando che è sexy da morire- constatò Alec, l’espressione furba.

-Uno dei vantaggi di essere nel club di Lumacorno- gli disse Drake, ammiccante, per poi rivolgersi ad Aethalos, divertito. -E di non essere biondo.-








La festa di Lumacorno era la solita ostentata mostra di opulenza. Cibo raffinato, vino all’ortica pregiato e altre prelibatezze esageratamente costose erano state messe a disposizione degli ospiti, che non esitarono a servirsene.

Un piccolo complesso suonava melodie delicate, perfette come sottofondo, e alcune coppie di studenti si erano lanciate in qualche lento appassionato e romantico. L’atmosfera, ormai, non era più molto sobria.

Kaleb e Cass chiacchieravano in disparte, vicino a dei tavolini rotondi. Lei era splendida nel suo abito blu notte e lui, d’altro canto, affascinante come non mai in un elegante completo scuro.

-Tate mi ha raccontato della tua caduta nel lago nero durante l’allenamento- rivelò a un certo punto il Serpeverde, gli occhi chiari attenti su di lei. -Deve essere stato un brutto colpo.-

La bionda annuì, sorpresa che lui fosse a conoscenza di quel fatto e rabbrividì appena al ricordo della caduta.

-Sì, non è stato affatto bello- ammise, il bicchiere di vino appoggiato al labbro inferiore. -Mi ha sempre fatto paura il lago, ha un’acqua talmente scura e torbida da inquietare chiunque.-

-Ed è la tua unica paura?- indagò Kaleb, l’accenno di un sorriso indecifrabile.

-Certo che no- rispose lei, dopo un lungo sorso. -Tutti hanno delle paure.-

Il ragazzo annuì un paio di volte, improvvisamente pensieroso, e Cass non smise di studiarlo nemmeno un’istante, curiosa. Kaleb era una delle persone più enigmatiche che aveva mai avuto occasione di conoscere.

Tutto in lui suggeriva calma, freddezza, autocontrollo. Eppure, qualche giorno prima, aveva avuto un assaggio della sua aggressività, di una scintilla che non si sarebbe mai aspettata di cogliere.

-Posso farti una domanda?- gli chiese d’un tratto, senza nemmeno pensarci troppo.

-Certo- acconsentì lui, affondando le mani in tasca, e inclinò appena il capo, osservandola curioso.

-Io… ecco, spesso mi chiedo come mai tu e Tate siate così amici- iniziò Cass, lo sguardo cangiante puntato nel suo. -Apparite diversissimi in apparenza, eppure in certi momenti sembrate assurdamente identici. Tu sei la parte razionale, lui quella impulsiva, ma è come se infondo aveste la stessa indole… è strano.-

-Questa non è una domanda- osservò Kaleb, avvicinandosi a lei di un passo. -Mi sembra che tu abbia fatto più che altro una constatazione.-

Cass sorrise appena e annuì, come per dargliene atto. E il ragazzo non poté che rimanere colpito da quella descrizione così fondata, dal modo in cui lei li aveva dipinti pur conoscendoli appena.

-Tate è mio fratello- mormorò dopo qualche secondo, una scintilla strana nello sguardo. -E non c’è nient’altro da aggiungere.-

Come sempre enigmatico. Come sempre sfuggente. Come sempre Kaleb non riusciva a parlare apertamente e quel particolare accese ancora Cass di curiosità, portandola ad azzerare la distanza che li separava.

-Anche tu hai un’evidente paura- constatò ancora, a pochi centimetri dal suo viso. -Non mostri mai davvero quello che provi.-

Kaleb, sorpreso ancora una volta dalla sua brillante intuizione, inclinò il capo e arricciò le labbra in un sorrisetto malizioso. Un sottile velo d’aria le separavano da quelle rosso fuoco della ragazza. I loro sguardi incatenati.

-Vorresti guardarmi dentro, Nott? Sei davvero pronta a correre il rischio?-

Cass, stregata, annuì debolmente e Kaleb, più oscuro che mai, la baciò con una lentezza disarmante, come se avesse paura di mandarla in mille pezzi.

La paura. Una sensazione nota, a volte ricercata, ma spesso presa alla leggera. E lei, col cuore in gola, avrebbe scoperto presto che aveva lo stesso sapore di quelle tanto agognate labbra.









Glenn non era mai stata tanto nervosa in vita sua, doveva ammetterlo.

Damon era un ragazzo tutt’altro che semplice e la metteva continuamente in soggezione anche solo guardandola, portandola a ponderare ogni più ridicola interazione con lui.

I suoi modi di fare, così freddi e profondamente calcolati, avevano però un qualcosa di enigmatico, per niente semplice. E lei sentì l’inspiegabile desiderio di capirne il motivo, di provare a rendere più tiepido quel muro di ghiaccio che li separava e che aveva imposto lui stesso.

-Bella festa, eh?- esordì d’un tratto, rompendo un silenzio ormai troppo lungo.

Damon girò il capo in sua direzione e abbozzò un sorriso.

-Sì, Lumacorno ci sa fare in materia- ammise e si portò alle labbra il bicchiere di whiskey, traendone un piccolo sorso.

Glenn sospirò profondamente e puntò lo sguardo sulla pista, delusa da quell’ennesimo fallimento. Intavolare una conversazione con lui era una missione impossibile.

-Se non volevi venire con me, bastava dirlo- mormorò poi, senza guardarlo. -Non mi sembra che tu sia contento.-

Il Serpeverde, colpito da quell’osservazione, la fissò a lungo, incerto su come risponderle. Una sensazione che non gli capitava spesso di provare.

-Non sono un amante delle feste, ma se non avessi davvero voluto venire con te… beh, ti avrei detto no. Puoi credermi.-

Glenn si girò di nuovo a guardarlo e, a giudicare dalla sua espressione seria, non poté far altro che credergli.

-Eppure il tuo atteggiamento denota l’esatto opposto- considerò, velatamente triste. -C’è qualcosa che ti blocca, ma non capisco cosa…-

Damon sospirò profondamente e appoggiò il bicchiere ormai vuoto sul tavolino, per poi affondare le mani nelle tasche e inclinare appena il capo. Glenn gli piaceva, forse anche troppo. Era la sua perfetta antitesi: solare, gentile, piena di vita.

Lo attraeva come nei più scontati dei cliché romantici, ma c’era eccome qualcosa che lo bloccava. Una consapevolezza in grado di incatenarlo.

-Non ci girerò attorno, perché sei una ragazza intelligente e sono sicuro che tu sia in grado di capire- iniziò, pacato e impassibile. -Tu sei la migliore amica di mio fratello e i rapporti tra noi sono tutt’altro che semplici. Lo conosco come le mie tasche e sono convinto che un ipotetico avvicinamento tra noi lo ferirebbe a morte… quindi eccoti la risposta, il motivo del mio distacco.-

-Questo è ridicolo! Perché hai accettato allora?- sbottò Glenn, furiosa e amareggiata, così carica di sentimento da sorprendere perfino sé stessa. -Aethalos non è il mio ragazzo, non può dirmi con chi uscire e non dovrebbe nemmeno dirlo a te!-

Damon rimase sinceramente colpito dalla sua veemenza e si passò infastidito una mano sul mento ispido, come se stesse temporeggiando. Ed era quello che stava effettivamente facendo. Perché sentirsi sbattere così la verità in faccia, capire di sbagliare, era una sensazione a cui non era abituato.

Quando fece per controbattere, però, la voce gli morì in gola. Perché in piedi, dietro alla ragazza, c’era Aethalos. L’espressione sgomenta, le labbra tese, gli occhi che trasudavano delusione.

-Adesso ho capito perché non mi volevi dire del tuo accompagnatore- esordì, palesemente rivolto a Glenn. Quest’ultima si girò di scatto verso di lui e l’espressione colpevole che si dipinse sul suo viso valse più di mille parole.

-Io… io…- iniziò, balbettando. -Volevo dirtelo, giuro, ma…-

-Ma non lo hai fatto- concluse per lei, amaro. -Bello schifo.-

-Aethalos…- intervenne Damon e si porse verso di lui, afferrandolo per un braccio. -Vieni con me.-

Il minore, di tutta risposta, lo fulminò con un’occhiata velenosa e divincolò il bracciò con violenza, lasciandolo di sasso.

-Lasciami stare- ringhiò, furibondo. -E’ da tutta la vita che mi rubi la scena! Il Capitano della squadra, il più bravo a scuola, il più responsabile, il più tutto! E adesso la mia migliore amica?-

-Ma non è così!- squittì Glenn, con le lacrime agli occhi. -Ti prego ascoltami…-

-No- la interruppe il biondo, irremovibile. Una scintilla d’odio negli occhi, ancora puntati su Damon. -Distruggi tutto quello che tocchi, hai il potere di rovinare ogni cosa bella… non ti permetterò di farlo anche questa volta. Come hai fatto con me.-

E l’altro, ferito a morte da quella frase, abbassò il capo, stringendo con forza i pugni. La verità, ancora, gli rimbalzò addosso con violenza e un fiume di ricordi troppo dolorosi fecero annegare la sua freddezza.

Damon aveva davvero il potere di distruggere. Ma forse, l’unico che aveva davvero completamente in tutti quegli anni, era sé stesso.









Audrey si portò il calice alle labbra e osservò il suo cavaliere dall’orlo, lo sguardo smeraldino attento e un senso di nervosismo costante.

Tate era appoggiato con le spalle al muro, le mani affondante nelle tasche e la solita, maledetta aria provocante dipinta sul viso. Era bellissimo in quell'abito nero, ricamato con tutti i suoi difetti, e ben presto si rese conto di non essere la sola a notarlo.

Perché il ragazzo attirava le attenzioni di tutti in maniera costante. E non per la semplice bellezza, ma per il fascino che riusciva ad esercitare, come se si dovesse assistere alla distruzione di un rodere per mano di un incendio apocalittico.

-Allora, Francesina, non mi hai mai detto perché sei venuta qui ad Hogwarts- disse, irriverente. Le labbra incurvate in un sorrisetto malizioso. -C’è forse qualche segreto attorno a questa scelta?-

La ragazza abbassò il calice, ormai vuoto, e lo appoggiò sul tavolino accanto a loro, prendendo tempo.

-Perché ti interessa tanto?- gli chiese, inarcando un sopracciglio. -Ci sono tante cose molto più interessanti che potresti chiedermi…-

-Mai stato un tipo banale- sbuffò lui e roteò gli occhi al cielo, fingendosi annoiato. -Non mi interessa nulla sapere di te, della tua famiglia o stronzate simili. Sono più affascinato dai segreti, da quello che gli altri non osano chiedere.-

-Chi ti dice che io ne abbia uno?- fece Audrey, provocandolo con un’occhiata eloquente.

-Te lo si legge in faccia, tesoro.-

Tate, senza preavviso, la prese per un braccio e la trascinò contro di sé, costringendo il suo corpo contro il proprio. Ed Audrey, paralizzata, non riuscì nemmeno a respirare, schiacciata dal suo sguardo penetrante, profondo, oscuro.

-Tutti abbiamo delle ombre- mormorò poi, suadente e sinistro. -E sono la parte più divertente.-

La Corvonero lo fissò, a corto di parole. Tate aveva il dono di metterla a disagio come nessuno e, allo stesso tempo, di farla sentire a suo agio, di leggerle dentro. Perché forse lui, il più oscuro di tutti, non avrebbe giudicato il suo passato torbido.

Ma fare quell’ammissione a voce alta, per il momento, non era un’evenienza a cui non era assolutamente pronta.

-Vado a prendere un po' d’aria- sospirò infine, rompendo quel magnetismo irresistibile e riprendendo un briciolo di controllo.

Tate, divertito, annuì appena e la osservò allontanarsi nervosamente tra la folla. Audrey lo intrigava, aveva un lato di nascosto che valeva la pena scoprire, ma c’era qualcun altro alla festa che lo incuriosiva in egual misura.

Glenda, che aveva assistito a tutta la scena dall’altra parte della sala, aveva gli occhi brillanti fissi su di lui, con una ferocia inspiegabile. Il fatto che il ragazzo non le avesse ancora rivolto un’occhiata maliziosa o una battuta sagace l’aveva fatta alterare non poco.

Gli inviti e cose simili non le interessavano affatto, lasciava volentieri certe inutilità a ragazze, a suo dire, noiose come Audrey. Anzi, se Tate l’avesse invitata sarebbe rimasta non poco delusa, ritenendo simili atti di una banalità inaudita. Ma vederlo lì, distante come non mai, l’accese di una furia incontrollabile.

-Tutto bene?- le chiese all’improvviso Alec, che la scrutava si sottecchi. Quando però noto il soggetto che attirava la sua attenzione, non riuscì a non ridere sottovoce. -Harmon è proprio diventato un’ossessione.-

Glenda lo fulminò con un’occhiataccia.

-Non puoi capire, Shafiq- sentenziò, con durezza.

-E non ci tengo nemmeno a farlo, tranquilla- replicò, sereno. -Il vostro sembra il rapporto più malato del secolo e, credimi, preferisco essere solo uno spettatore.-

-Bene… allora sta a vedere.-

Quando Glenda vide Tate buttare giù l’ultimo sorso di whiskey e avviarsi verso l’uscita, non esitò nemmeno un attimo e lo seguì, cupa e silenziosa. L’aveva provocata, lo sapeva, ma forse non era consapevole di aver scatenato una tempesta ben più grave del previsto.

Tate era appoggiato con una spalla al muro, davanti a una finestra aperta. Il fumo di sigaretta che si levava per aria e una mano in tasca, distrattamente elegante.

Glenda fece qualche passo verso di lui e gli picchiettò due volte sul braccio, facendolo girare sorpreso in sua direzione. E lei, mossa da un impulso più grande di qualsiasi altra cosa, gli diede un sonoro schiaffo in faccia.

-Io non sono la seconda scelta di nessuno, Harmon. Finisce qui- sibilò, velenosa. E, quando fece per andarsene altera, fu il suo turno di sorprendersi.

Perché il Grifondoro, per niente scalfito, la prese violentemente per un braccio e la buttò contro il muro, per poi portarle una mano alla gola. L’espressione folle, oscura, una stretta vigorosa ma cauta al tempo stesso sull’esile collo.

-Non sei più all’altezza, piccola?- le chiese maligno, gli angoli della bocca incurvati.

Glenda lo fissò, impassibile e fredda. La gola, ancora stretta tra le sue dita, tradiva però un respiro irregolare, pulsazioni frenetiche del cuore, una frenesia bruciante.

-Sei tu a non essere più alla mia altezza- mormorò, alzando il viso con impudenza verso il suo. -Hai iniziato un gioco che evidentemente non ti si addice.-

Tate strinse leggermente di più la presa sulla sua pelle e assottigliò lo sguardo, provocandole un brivido che la trafisse quasi dolorosamente.

-Hai paura di un po' di competizione?- le chiese ancora, beffardo. -Mio il gioco, mio le regole. E non ho mai detto che sarei stato onesto.-

-Nemmeno io.-

Le labbra di Glenda si infransero contro le sue e, per la ragazza, fu la sensazione più esplosiva mai provata prima. La gola bruciava da impazzire, il sangue le ribolliva nelle vene. Era come assaggiare il frutto proibito, immergersi nelle tenebre, intraprendere un viaggio senza ritorno.

La sua pelle si sciolse come neve al centro dell’inferno a contatto con le sue mani e quando Tate si allontanò, divertito e spietato, lei ne sentì subito la mancanza. Una droga di cui era diventata immediatamente dipendente.

-Sei nei guai, piccola.-









-Ohh ma dai, non ci posso credere!-

Elettra scoppiò a ridere come una pazza dopo il racconto di Noah, circa quanto accaduto fuori dall’aula di Lumacorno.

-E quindi quell’idiota di Cromwell è senza amici eh? Se lo merita- sentenziò infine la ragazza, con un occhiolino.

-Sì, ma vorrei proprio sapere chi è stato a scrivere quella frase sul muro- sospirò triste Noah. -E’ stato davvero un colpo basso.-

-Certo che lo è stato! E tu dovresti reagire! Non permettere mai a nessuno di metterti i piedi in testa, mi hai capita bene?-

Il ragazzo alzò il capo e quando incontrò il volto raggiante di Elettra, non poté fare a meno di sorriderle a sua volta. Lei era così. Un sole che accecava chiunque, un portento di vita, una scintilla che avrebbe acceso anche il buio più profondo.

-Grazie- le disse, dopo quella piccola pausa. -Sei un’amica straordinaria, dico davvero.-

Elettra fece un gesto annoiato e divertito, come per dirgli di lasciar perdere, e lo condusse poi al centro della pista. I due iniziarono a ballare, tra sorrisi e risate. C’entravano ben poco con il resto delle coppiette, appicciate e romantiche, ma a nessuno di loro sembrò importare granché.

Perché Noah non si sentiva così bene e spensierato da giorni. E anche Elettra, con lui, aveva l’impressione che fosse tutto più semplice.

-Beh… ma adesso che la verità è stata svelata- fece lei, quando si fermarono per riprendere fiato. -Dimmi un po’: quale sarebbe il tuo tipo?-

Noah, in un primo momento, divenne non poco paonazzo e iniziò a guardarsi attorno, spaesato.

-Dici sul serio!?-

-Avanti, di me ti puoi fidare! lo sai- lo incoraggiò e gli posò una mano sulla spalla, per avvicinarsi quel tanto che bastava da rendere udibile solo a lui ciò che stava per dire. -Chi ti piace?-

Il Grifondoro esitò ancora qualche secondo, incerto, ma poi sopirò arreso e si preparò a rivelarle l’amara verità.

-Beh… ho un debole per… - e si guardò attorno, vigile, per poi mormorare il nome con un filo di voce. -Kaleb.-

Elettra strabuzzò gli occhi blu, attonita, e scoppiò a ridere così forte da attirare l’attenzione di almeno dieci studenti attorno a loro. Noah, d’altro canto, avvampò in un rossore del tutto innaturale.

-Sei una stronza!- l’accusò, indignato. -Smettila di ridere!-

-Scusami tesoro, solo che la trovo una cosa troppo divertente- tossì lei, con le lacrime agli occhi. -Insomma, credo che sia il più etero del castello.-

-Tu mi hai chiesto il mio tipo ideale!- protestò Noah, incrociando stizzito le braccia al petto. -Lo so benissimo anche io che è una sciupafemmine.-

-Sciupafemine?- ripeté Elettra, stranita. -Questo termine credo che sia passato da almeno cinquant’anni.-

-Hai capito benissimo cosa intendo- sbuffò l’altro, scocciato.

Elettra scosse divertita il capo in sua direzione, un sorrisetto affettuoso sulle labbra e l’impulso naturale di dargli un breve abbraccio, in cui il ragazzo si sciolse appena.

-Ahh Selwyn, sei unico- gli disse, con una mezza risata. -Ci penso io a te.-

Un frase che rincuorò Noah nel profondo, riscaldandolo. Una promessa che, però, aveva il sapore segreto di una minaccia, visto che a dirla era il suo Senior supervisore. Ma lui, ricambiando quella stretta, non sapeva di stringere il suo carnefice.









Iniziazione di Mairin McKay
Giorno 1






-Caspita Tremere, non ti facevo un tipo così divertente-

-E io non ti facevo così fanatica dei dolci- replicò lui, basito nel vederla trangugiare l’ennesima fetta di torta. -Come diavolo fai ad essere così magra?-

La ragazza, con la bocca piena di cioccolato, si strinse nelle spalle e di tutta risposta ne mangiò un’altra forchettata, facendolo scoppiare a ridere.

May era sempre stata così come appariva e non le importava di risultare diversa, più simile alle altre. Un tratto caratteriale amabile o detestabile, che non trovava certo una via di mezzo. Esattamente come lei.

-Bene, sto ufficialmente scoppiando- annunciò, dopo aver bevuto un lungo sorso di vino per inghiottire l’ultimo boccone.

-Mi sorprenderei del contrario- osservò Drake, divertito, e si servì un po' di whiskey.

-Ohhhhhh! Ma quelli sono cioccolatini!?- squittì lei, pochi secondo dopo. Gli occhi chiari a cuoricino e l’espressione emozionata.

Il Corvonero, sempre più atterrito, la guardò prenderne una manciata dal vassoio che il cameriere le stava porgendo e scosse incredulo il capo di fronte alla sua gioia infantile.

-Sei unica- le disse, un sorrisetto che gli arricciava le labbra.

-Che vuoi farci, ho una passione per il cioccolato- ammiccò lei e, dopo un grande momento di indecisione, scelse il primo dolce da assaggiare.

-Io invece per questo whiskey- rivelò Drake, che ormai iniziava ad essere brillo. -E’ ottimo, davvero, credo di non averne mai…-

Il ragazzo si bloccò, gli occhi spalancati e il bicchiere a mezz’aria. May aveva iniziato a tossire violentemente e si era portata una mano alla gola, ma non stava soffocando, né tanto meno sembrava sul punto di farlo.

Guardava sul tavolo schifata, incredula e agonizzante, il cioccolatino che aveva sputato.

-McKay, ma sei impazzita?- biascicò Drake, sgomento. -Non era buono?-

-E’ pieno di vermi!- urlò la ragazza e attorno a loro parecchi studenti si girarono divertiti per godersi lo spettacolo.

-Ma cosa stai dicendo!?- sbottò il Corvonero, irritato per la figuraccia che gli stava facendo fare. -Non c’è niente…-

La ragazza però, fuori di sé, si alzò con le lacrime agli occhi e continuò a cercare di sputare i vermi che aveva in bocca. Perché May, a differenza di tutti gli altri, li vedeva davvero. Li sentiva.

Ed erano alcune tra le creature che più la disgustavano al mondo.

-Signorina, tutto bene?- le chiese uno dei camerieri, prendendola gentilmente per un braccio. -Vuole un po' d’acqua?-

La Grifondoro lo spinse via, fuori di sé, e perfino il piccolo complesso smise di suonare: tutti gli occhi erano puntati su lei e gli studenti, divertiti e maligni, risero della sua apparente follia, mentre gli amici presenti la fissarono confusi e attoniti.

May, umiliata e mortificata, corse via con le lacrime agli occhi, sotto lo sguardo ancora allucinato di Drake. Era sempre stata quella dall’altra parte, lei. Quella che si sarebbe divertita nel commentare una scena del genere con una battuta pungente.

Ma essere l’oggetto del divertimento di tutti, essere ridicolizzata in modo così plateale, fu un colpo durissimo da assestare.









-Bloody.-

Tate si bloccò in mezzo al corridoio e si girò verso Ivy, qualche passo dietro di lui. La festa di Lumacorno aveva iniziato ad annoiarlo e così, senza troppe scuse, l’aveva abbandonata e si stava dirigendo verso la Torre di Grifondoro.

-Raven. Come mai non sei venuta?- le chiese, andandole incontro.

-Non ne avevo voglia- rispose la ragazza, sincera e spiccia, per poi lanciargli un’occhiata eloquente. -Ho bisogno di parlarti.-

Tate rimase vagamente colpito dall’espressione cupa che aveva assunto e si limitò ad annuire, per poi seguirla tacitamente in un’aula appena illuminata alla sua destra. Ivy non era mai stata una persona che chiedeva aiuto e vedere in lei tale bisogno lo accese di curiosità.

-Dimmi tutto- le disse, una volta chiusa la porta alle sue spalle. -C’entrano per caso le iniziazioni?-

-No, non c’entra la Skull & Bones- rivelò lei, mentre si sedeva su un banco. -Mi devo liberare di un peso… devo parlare di questa cosa a qualcuno, prima che mi faccia uscire di testa. Non posso permettermi distrazioni o debolezze, credo che tu mi capisca.-

Tate inclinò appena il capo per studiarla meglio e si morse il labbro inferiore, sempre più stranito da quel suo strano atteggiamento. Conosceva Ivy alla perfezione e vederla vulnerabile era un evento più unico che raro.

-Ti ascolto.-

La Corvonero respirò profondamente e i suoi occhi, impassibili, si posarono sulla vetrata di fianco a lei. Come se guardarlo le avrebbe inspiegabilmente impedito di parlare.

E quando iniziò il suo racconto, Tate capì il perché di tanto temporeggiare.






☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Allora, ho parecchie cose da dirvi. Ma andiamo per gradi ;)

Ivy. Nel prossimo capitolo saprete il suo segreto così oscuro da tormentarla e da lasciare Tate a bocca aperta. Già aver saputo che aveva una tresca con Matt è destabilizzante, vista la sua amicizia con Elettra, ma non è tutto e Tate rimarrà di sasso quando saprà cosa ha fatto con Russel. Tempo al tempo però eheh vi lascio nella suspense!

Poiiiii…. i vostri OC. Le coppie sono più definite, vero? Abbiamo visto un po' di baci, di avvicinamento e allontanamenti…

Cass e Kaleb sono pazzi l’uno dell’altra e penso che fosse una cosa chiara dall’inizio, visti gli sguardi e la tensione tra loro.

Il triangolo Audrey-Tate-Glenda adesso entra nel vivo. Non illudetevi però, la nostra Corvonero non si arrenderà affatto e la Serpeverde, dopo aver assaggiato il paradiso, perderà la testa ancora di più… anche perché il nostro Bloody si divertirà come un pazzo a seminare zizzagna.

Glenn e Damon, invece, erano vicini, molto vicini, ma Aethalos si è messo di mezzo. Dov’è Alec quando serve? ahah Scherzi a parte, ne sapremo di più nel prossimo chap.

Vi invito a non sospirare troppo sognanti, perché la ventata d’aria fresca in questo aggiornamento è l’ultima. Dal prossimo si scende all’inferno signori. Abbiamo giocato abbastanza, adesso si fa sul serio con le iniziazioni ;)

E se pensate che queste coppiette alleggeriranno la vita agli OC…. SBAGLIATE.

In ultimo l’iniziazione di May. Un personaggio forte e irriverente come lei si sente per forza di cose più debole quando è sbeffeggiata da tutti, visto che è lei la prima ad essere quella che di solito fa scherzi… povera. Io morirei a vedere vermi nel mio cibo, non so voi XD

In ultimo: GRAZIE. Siete meravigliosi e mi sto affezionando tantissimo a questa storia *-*

Ho deciso quindi di farvi un regalo, con delle immagini di alcuni personaggi: non ho fatto in tempo a farle per tutti, ma arriveranno ABBIATE FEDE. :D <3

Eccovi quindi il triangolo dell’anno e la coppia di belloni! (Inzaghina sarà commossa, me lo sento eheh)


















A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***






Skull and Bones



Capitolo 10







Quella pigra giornata di fine ottobre si stava concludendo nel modo più scontato e noioso possibile.

Gli studenti del sesto anno, infatti, si videro costretti a chiudersi in Biblioteca dopo aver attentamente considerato la mole di lavoro arretrata, ma nessuno di loro sembrò troppo concentrato sui libri per ottenere dei concreti risultati.

May valutò attentamente la situazione generale, squadrò uno a uno i volti sofferenti degli amici e quando lasciarono finalmente la Biblioteca ebbe subito chiaro il da farsi.

-Ragazzi, io non ce la faccio più a vivere in questo mortorio- dichiarò, ottenendo l’attenzione di tutti su di sé. -C’è solo un modo per risollevare gli animi!-

-Bere fino allo sfinimento?- propose subito Alec, più speranzoso che mai.

-Andare a letto?- lo corresse Drake, evidentemente esausto.

-Io ho fame però- sbuffò Noah e, preoccupatosi improvvisamente, si voltò impaurito verso gli altri. -Non salteremo la cena, vero?-

May roteò esasperata gli occhi al cielo e scosse la testa con fermezza.

-Festa.-

Nell’esatto momento in cui enunciò con autorità la sua proposta, si verificarono una moltitudine di reazioni nel medesimo istante.

Cass ed Audrey si lanciarono un’occhiata in tralice piuttosto scettica.

Alec annuì, malizioso ed entusiasta, e diede una sonora pacca sulla spalla di Aethalos, quasi come per svegliarlo dal torpore in cui versava.

Noah sembrò riflettere con attenzione sulla faccenda, probabilmente chiedendosi se avrebbe cenato o meno prima del suddetto party.

Glenn assunse un’espressione preoccupata, come se l’idea di trovarsi con Aethalos in una stanza poco affollata la terrorizzasse.

Fu Glenda però a spezzare quel silenzio teso e incerto, con la sua solita voce soave e stralunata.

-Io vengo solo se ci saranno fiumi di alcol- esordì, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono ed Audrey si girò di scatto verso di lei, rabbiosa come non mai. La guerra tra le due era tutt’altro che finita.

-Mi sembra il requisito minimo per partecipare- convenne subito Alec, sempre più entusiasta. -Fortunatamente ho una scorta niente di male di tutti i generi di alcolici e…-

-Ragazzi, ma siete impazziti!?- saltò su Cass, il cui spirito da Prefetto iniziò a farsi sentire.

-Che palle Nott- sbuffò May, facendole un gesto come per dire di lasciar perdere e tacere, e poi si rivolse agli altri, come se la partecipazione alla festa dell’amica fosse in realtà scontata. -Che ne dite!? Andiamo ragazzi! Domani ci sarà l’uscita ad Hogsmeade e io non posso affrontarla bene senza i postumi di una sbronza…-

-Se la metti in questi termini- disse Drake, scrollando noncurante le spalle. -Ci sto.-

-Anche io, basta che prima mi fate cenare!- si preoccupò subito di chiarire Noah, il cui stomaco iniziò a fare rumori che attirarono le attenzioni degli altri.

-Si okay, non male… ma dove la vorreste fare?- chiese Aethalos, pensieroso.

-Una delle Sale Comuni?- buttò lì Audrey, senza troppa convinzione.

-Oh ma sei un genio del male Duvall!- le rispose prontamente Glenda, dolcemente perfida. -Tanto è risaputo che nelle Sale Comuni non ci sono mai altri studenti all’infuori di noi, giusto?-

La Corvonero la fulminò con un’occhiata che lasciò presagire a tutti un omicidio imminente ma Glenn, fortunatamente, parlò prima che il reato si consumasse.

-Che ne dite della Stanza della Necessità?-

-Ma sei un genio!- tuonò May, facendo sobbalzare Noah e Drake per lo spavento. -Si è perfetta!-

-Siete proprio sicuri di volerlo fare?- si lagnò piano Cass, la cui voglia di fare una festa era ridotta ai minimi termini.

-Sai come dicono i Babbani, no?- le disse Alec, con un sorrisetto malizioso. -A little party never killed nobody.-










-Eagle, posso sapere dov’è Bloody?-

Quella di Ivy, anche se pronunciata con la solita dolcezza minacciosa, non era una richiesta senza pretese. Era un ordine a cui rispondere.

E Kaleb, preso un po’ alla sprovvista, ostentò un’aria impassibile e scrollò le spalle, evitando accuratamente di guardarla negli occhi.

-Non so, probabilmente dorme- buttò lì, noncurante. -Ha avuto degli allenamenti piuttosto impegnativi a quanto ho capito.-

Damon lo guardò in tralice e capì all’istante che per la prima volta aveva apprezzato la poca disciplina del Grifondoro: Tate, in quel momento, era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

E trovarsi con Elettra ed Ivy a pochi centimetri di distanza sarebbe stato troppo.

-E’ molto strano in questo periodo- rivelò Fire, ignara dell’orrendo motivo. Ma la Corvonero, conscia di ciò, sorvolò e continuò a parlare come se niente fosse successo.

-Avete sentito che cosa vogliono fare i nostri piccoli Iniziati?-

Damon ed Elettra scossero all’unisono la testa ma Kaleb, che non aveva avuto molte difficoltà ad immaginarlo, rispose con disarmante semplicità.

-Una festa?-

Ivy lo fissò in modo molto intenso ed annuì, le labbra arricciate in un sorrisetto sinistro.

-Fammi indovinare…- fece Fire, teatralmente pensierosa. - Dobbiamo fare la parte dei guastafeste, giusto?-

-Il nostro piano non era agire domani durante l’uscita ad Hogsmeade?- chiese Damon dal nulla, inspiegabilmente tagliente.

Ivy lo gelò con un’occhiata fin troppo eloquente. -Qual è il problema, Sword? Vuoi andare a nanna con Bloody per caso?-

Il Serpeverde serrò la mascella e impallidì per l’irritazione.

Damon aveva sempre ammirato molto Ivy, la considerava una persona severa ma giusta, il capo ideale. Dopo aver sentito il racconto di Tate, però, non riusciva più a pensare lo stesso.

E le occhiate stupite di Elettra, in quel preciso momento, erano il colpo di grazia.

-Sai com’è Sword, ogni volta che modifichiamo qualcosa in corsa impazzisce- intervenne prontamente Kaleb per salvare la situazione e diede una pacca sulla spalla al compagno di Casa. -Andiamo amico non sarà mica una tragedia, no?-

Ivy continuò a fissare con intensità perforante Damon, come se avesse capito che in lui c’era qualcosa di diverso, ma il ragazzo si convinse a recitare la parte e annuì seccato.

-Esatto- confermò. -E non mi piace nemmeno dover fare tutto il lavoro di Tate, visto che è a letto.-

Raven, dopo qualche secondo, sembrò convincersi e si rilassò appena.

-Hai ragione- ammise con fermezza, per poi rivolgersi ad Elettra con altrettanta autorità.

-Va a chiamare Bloody… subito.-








-Non posso credere che mi sia lasciata convincere- borbottò Cass, mentre seguiva May fuori dai dormitori.

-Hai ragione Nott, tanto avevi di meglio da fare- le rispose la mora, con sarcasmo plateale. -Tipo stare sdraiata a letto e fissare il soffitto, pensando al tuo bel Ma…-

La Cacciatrice, di tutta risposta, le tirò un pugno sul braccio. -Taci! Vuoi che qualcuno ci senta!?-

-Ah ma piantala! Come se ormai non lo sapessero tutti- fece l’altra, massaggiandosi il braccio indolenzito con un’espressione indispettita.

-Sapere cosa?-

Noah, che sostava nella Sala Comune appoggiato a un divanetto, le osservò curioso ed esitante, nell’attesa di ricevere risposte.

-Niente- tagliò corto Cass, affrettandosi a raggiungerlo, e cambiò subito argomento. -Caspita sei una favola stasera!-

Il ragazzo sobbalzò e si osservò, con sincera meraviglia, per poi aprirsi in un sorriso raggiante.

-Ma grazie Nott! Anche voi però non siete da meno ragazze- le lusingò subito, con un occhiolino.

-Sì okay, andiamo o no!?- tuonò May, sempre più impaziente. -Siamo tuti bellissimi.-

Gli altri due si guardarono sorpresi e ridacchiarono brevemente dell’unicità dell’amica, ma quando fecero per avvicinarsi al Buco del Ritratto qualcuno li precedette.

-Ciao ragazzi- li salutò Elettra, sorridente e leggermente ansante mentre entrava nella Sala Comune. -Dove andate tutti agghindata?-

-Da nessuna…- iniziò Cass, con l’aria colpevole di chi aveva appena rubato qualcosa, mentre May si portava basita una mano sul volto.

-A una festa!- trillò Noah, con ingenua felicità, e le occhiate truci delle amiche non lo sfiorarono nemmeno. -Vuoi venire!?-

Elettra scosse la testa e rise, tranquillizzando subito Cass e May. Era incredibile pensare che quella ragazza dai vispi occhi blu e il sorriso smagliante fosse in realtà tanto crudele, ma i tre Iniziati in fin dei conti non potevano saperlo.

-No grazie caro, in realtà stavo andando nei dormitori maschili- rivelò e gli oltrepassò di qualche passo. -Devo parlare con Tate.-

-Auguri allora- sospirò Cass e Fire, a quelle parole, si girà incuriosita.

-Perché?-

-Oggi agli allenamenti sembrava impazzito- rivelò la bionda, scrollando le spalle. -Più del solito almeno.-

-Sai che novità- sbuffò May. -Beh noi andiamo, in bocca al lupo!-

Elettra si limitò ad abbozzare un sorrisetto e, dopo averli visti andare via, si girò verso le scale a chiocciola che portavano ai dormitori maschili.

Ad ogni passo sentiva crescere una strana ansia, insensata e immotivata. Da quando aveva paura di parlare a Tate? E soprattutto perché mai avrebbe dovuto averne?

Quando arrivò davanti alla porta della sua Camerata fece per bussare ma, inaspettatamente, la voce roca del ragazze la fermò un secondo prima.

-Che ci fai qui?-

Tate era appoggiata vicino alla finestra del corridoio, nel buio più totale. Il suo volto, freddo e inespressivo, era fiocamente illuminato dai raggi bianchi della luna.

-Raven- sussurrò la ragazza, impietrita. -Deve parlarti.-

Il Grifondoro sospirò scocciato e puntò il viso fuori dalla finestra, serrando con forza la mascella. Un atteggiamento che Elettra non riusciva proprio a comprendere.

-Mi puoi dire cosa sta succedendo?- tentò, con più convinzione. -Sei stranissimo in questi giorni e…-

-Ah ma la vuoi smettere!?- tuonò inaspettatamente Tate, gelandola sul posto. Non lo aveva mai visto così arrabbiato e cattivo… almeno, non con lei. E ciò la ferì sempre di più mentre lo ascoltava continuare con crescente furia. -Quando avrò voglia di parlarti sarai la prima a saperlo, d’accordo?! Non devi sempre sapere tutto di me! Credi di potermi tormentare come se fossi il tuo ragazzo!? Il fatto che tu ne abbia perso uno non significa che…-

La mano di Elettra si mosse prima che quest’ultima se ne rendesse conto e colpì Tate sul viso con una forza tale da sorprendere entrambi.

Il ragazzo la fissò sbalordito, come se avesse realizzato solo in quel momento ciò che aveva detto, ma incontrare i suoi occhi colmi di lacrime gli fece morire ogni scusa in gola. E quando la vide andare via, distrutta e ferita, capì che forse il male peggiore non era Ivy.

Il mostro era lui.





☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Che dire… sono sparita.

Non per mia scelta diretta, ma diciamo che sono successe un bel po’ di cose che mi hanno portata lontanissima dalla scrittura e da questo sito…

In questa settimana però ho sentito il BISOGNO di tornare, di finire questa storia, di non lasciare a metà nulla… e quindi eccomi qua.

Non so quanti di voi saranno rimasti e lo capisco perfettamente, darebbe molto sui nervi anche a me un comportamento del genere di un autore.

Purtroppo la vita è disseminata di imprevisti e dure prove da superare. Nei mesi scorsi non avevo la serenità di mettermi al pc a scrivere e, non sentendomi all’altezza, non volevo postare qualche schifezza deludente.

VI CHIEDO SCUSA, con tutto il mio cuore, e ringrazio tutte le persone meravigliose che mi hanno scritto <3

Venendo al capitolo beh… mi sto riscaldando ;)

Diciamo che è un passaggio, il respiro prima della tempesta, anche se la tempesta ha già un po’ colpito… ma lascio a voi i commenti.

Ho deciso di posticipare l’uscita d Hogsmeade per capire un po’ chi c’era ancora (degli autori degli OC) e per saperne le preferenze… ma affronteremo questa domanda nel prossimo chap: GIURO CHE ARRIVERA’, MASSIMO DOMENICA. ahahah

Non vi libererete più di me, promesso.

E detto ciò vi abbraccio forte, rinnovando le mie più sentite scuse.

A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 13
*** Capitolo 9 ***


NOTA:
Allora ragazzi.
SONO MORTIFICATA.
Purtroppo è un periodo orribile tra ultimi esami, tesi e lavoro… non ho avuto un attimo di tregua e mi dispiace da morire. Infatti colgo anche l’occasione per dire che non ho intenzione di abbandonare le altre due storie, semplicemente ho dilatato di molto i tempi perché non mi piace pubblicare schifezze, quindi voglio fare con calma!
Ora bando alle ciance! Vi lascio alla lettura e come sempre vi aspetto infondo, per le richieste :D




Skull and Bones



Capitolo 9







Quando Ivy finì di parlare, si girò verso Tate e si sorprese non poco dell’espressione con cui lo scoprì. Il ragazzo, infatti, la fissava con sguardo spento, quasi vacuo, e un misto di sorpresa e disgusto che irritò a dismisura la Corvonero.

-Non guardarmi così, lo avresti fatto anche tu- lo rimbeccò, gelida e risoluta. -Da quando ti scandalizzi per cose del genere? Il potere è sempre stata la nostra unica smania e il prezzo da pagare è salato, lo sai benissimo.-

Tate, dopo aver udito quella frase, sbuffò una specie di risata strozzata e scosse il capo con amarezza. Gli occhi puntati su di lei, su quella che fino a mezz’ora prima era una delle poche persone su cui avrebbe messo la mano sul fuoco.

-Perché me lo hai detto?- le chiese, atono. -Avrei preferito non saperlo.-

Ivy scattò in piedi e coprì furiosa la distanza che li separava, per poi fermarsi solo quando il viso fu a pochissimi centimetri da quello del ragazzo. Gli occhi gelidi e chiari riflessi in un paio neri ed impenetrabili.

-Perché tu sei uguale a me, non hai sentimenti- sibilò, dura e spietata. -Perché anche tu hai provato il brivido di uccidere e non ti ha minimamente scalfito. Pensavo che fossi abbastanza forte da reggere una confessione del genere senza giudicarmi, ma evidentemente mi sbagliavo.-

-Non hai solo ucciso un ragazzo, Ivy. Non me ne frega niente della vita di quel Tassorosso e lo sai benissimo- iniziò allora Tate, con una veemenza e una rabbia che gelarono la ragazza sul posto. -Hai tradito Elettra, l’hai pugnalata alle spalle nel peggiore dei modi e hai lasciato che si torturasse per un anno intero addossandosi la colpa della tua meschinità!-

-Non potevo dirglielo, ho stretto un voto infrangibile- replicò lei, assottigliando lo sguardo. -E poi da quando ti fai certi scrupoli?-

-Da quando sono entrato a far parte di questa fottuta società, da quando ho imparato ad essere leale nei confronti delle poche persone che se lo meritano!- tuonò Tate, sempre più adirato. -Elettra non meritava tutto questo.-

Ivy, nel constatare la passione con cui Tate stava difendendo la ragazza, arricciò le labbra scarlatte in un sorrisetto disgustosamente gentile e scosse impercettibilmente il capo in sua direzione.

-Oh, ma non mi dire… l’algido e tenebroso Harmon prova forse dei sentimenti?- lo canzonò, velenosa come una serpe. -Se osi dirle quello che ti ho raccontato stasera giuro che te ne pentirai.-

Tate rise, sprezzante, e incrociò le braccia al petto, scrutandola divertito.

-Credi di farmi paura?- sibilò, il sorrisetto arrogante tipico ad arricciargli le labbra. -Credi davvero di incutermi il minimo timore minacciandomi? Sai benissimo che per spaventare me ci vuole ben altro.-

E quello fu il turno di Ivy di ridere, sinceramente divertita, per poi lanciargli un’occhiata maligna. Il capo inclinato e una scintilla di puro male negli occhi.

-Sì, forse hai ragione. Ma ormai direi di aver individuato chiaramente il tuo punto debole… credi davvero che il fatto che sia la mia migliore amica possa fermarmi?-

E Tate, a quelle parole, non riuscì a reprimere una scintilla di preoccupazione che illuminò il suo sguardo come un lampo nella notte. Reazione che lei, ovviamente, non si fece sfuggire.

-Nessuno si metterà tra me e il potere che mi sono conquistata- continuò, imperterrita e spietata. Il volto a pochissimi centimetri da quello dell’altro. -Nemmeno voi.-








La festa di Lumacorno aveva lasciato dietro di sé non poche questioni irrisolte e nei giorni seguenti tutti si trovarono costretti a farci i conti. Glenn, in primis, sembrava assolutamente distrutta dopo la litigata con Aethalos ed Alec , invano, aveva cercato più volte di far riappacificare i due migliore amici.

-Senti, secondo me stai esagerando- esordì quest’ultimo a colazione, mentre si serviva di qualche biscotto. -Non ha ucciso nessuno, non puoi punirla così perché le piace tuo fratello.-

Il giovane Rosier, di tutta risposta, gli scoccò un’occhiata truce.

-Possiamo non toccare più l’argomento?- ringhiò, irritato. -Ho già abbastanza cose a cui pensare ultimamente e il mio stupido fratello è l’ultima su cui voglio soffermarmi.-

-Come vuoi- celiò Alec, impassibile e noncurante. -Ma ti conosco e quando avrai sbollito la rabbia andrai da Glenn strisciando come un verme, schiacciato dai sensi di colpa.-

Aethalos roteò gli occhi al cielo, sempre più irritato dalle affermazioni del tutto fondate del suo migliore amico, mentre al portone della Sala Grande era in corso una discussione di vitale importanza.

-Cassiopea Nott- tuonò May, facendo sobbalzare l’amica per la sorpresa. -Hai ancora saliva per raccontarci come sono andate le cose o l’hai esaurita mentre pomiciavi con il tuo bello?-

La bionda spalancò gli occhi cangianti, atterrita da quell’affermazione, mentre Audrey, al suo fianco, iniziò a ridere come una matta.

-Parla piano- la implorò l’interrogata, avvicinandosi a lei per bisbigliare il resto della frase. -Qualcuno potrebbe sentirti!-

-Capirai, vi hanno visti tutti- celiò l’altra, con atteggiamento teatrale.

-E siete veramente una bella coppia- continuò Audrey, annuendo felice. -Vi siete parlati dopo la cena?-

Cass sospirò amareggiata e lanciò uno sguardo furtivo verso il tavolo di Serpeverde, dove Kaleb sembrava troppo occupato a sorseggiare una tazza di caffè per fare davvero caso al resto.

-Veramente no- annunciò infine, facendo finta di non notare la delusione sul volto delle amiche. -Sono stati giorni piuttosto impegnativi… sapete com’è.-

May, notando la difficoltò dell’amica, tossì brevemente e si rivolse ad Audrey, cambiando immediatamente la rotta della conversazione.

-Tu invece francesina? Che ci dici del tuo bello maledetto?-

Quello fu il turno della Corvonero di essere in difficoltà ma, a differenza della Grifondoro, si limitò a stringersi nelle spalle e ad ostentare un atteggiamento piuttosto contenuto.

-Non mi aspettavo nulla da questa cena- mentì, sistemandosi i capelli castani sotto lo sguardo indagatore delle altre. E, prima che potesse aggiungere qualcosa, Tate passò proprio di fianco a loro. Il volto più cupo del solito e l’espressione di chi aveva un diavolo dentro.

Elettra, che sorrideva e chiacchierava con Noah al tavolo di Grifondoro, gli fece un cenno allegro, come per invitarlo a sedersi accanto a lei. Ma il ragazzo, con sua somma sorpresa, non la degnò di uno sguardo e si avvicinò invece ad altri due membri della Skull&Bones.

-Vi devo parlare… subito.-

Damon e Kaleb si rivolsero la medesima occhiata sorpresa ma, a giudicare dalla faccia cupa di Tate, non ebbero la minima esitazione a seguirlo fuori dalla Sala Grande.

-Harmon comunque è veramente fuori di testa- sentenziò Noah, dopo aver assistito alla suddetta scena.

Elettra, che li aveva seguiti fino al portone, si girò ridendo verso di lui e scosse il capo, allegra come sempre.

-No, è solo molto lunatico- affermò, stringendosi nelle spalle. -Non si finisce mai di conoscerlo.-

-Io non ci tengo nemmeno così tanto a farlo- le confidò l’altro, intimorito alla sola idea. -Mette i brividi.-










Glenda passeggiava per i sotterranei, l’andatura elegante e la mente persa nei propri pensieri. Il siparietto con Tate, dopo la cena di Lumacorno, le aveva innescato qualcosa di strano dentro. Un tumulto di emozioni che nemmeno lei sapeva spiegarsi.

Quando girò l’angolo, esattamente davanti all’aula di pozioni, vi trovò con somma sorpresa Glenn Marlow, troppo occupata a piangere per rendersi conto della sua presenza.

Il primo istinto della Serpeverde fu quello di roteare seccata gli occhi al cielo. Odiava le ragazze piagnucolone e servili, detestava chi non possedeva il minimo autocontrollo. Quando però notò i diversi lividi sul collo e le braccia appena scoperte della compagna, non poté fare a meno di avvicinarsi.

-Hai fatto a pugni con un Troll di montagna?- le chiese, sarcastica e soave.

Glenn, dopo aver sobbalzato per la sorpresa, la fissò atterrita e strinse la stoffa della divisa a sé, come per coprirsi meglio.

-No… sono caduta- si affrettò a rispondere, strofinandosi gli occhi. Una bugia che, detta a voce alta, poteva sembrare la verità perfino a sé stessa. Perché gli incubi, per lei, non erano mai stati così reali e dolorosi come in quel momento.

-Sì, certo- replicò l’altra, roteando gli occhi al cielo per la seconda volta. -Che succede Marlow?-

La Tassorosso la fissò affranta e trasse un lungo sospiro, come per raccogliere le forze. Lei e Glenda non avevano mai avuto il benché minimo rapporto, eppure, in quel momento, sentì di poterle parlare, di potersi sfogare su ciò che la stava tormentando.

-Ho litigato furiosamente con Aethalos e la cosa mi sta distruggendo- mormorò, gli occhi chiari puntati sul freddo pavimento di pietra. -In più non riesco a dormire, faccio incubi orrendi e mi sembrano sempre più reali… dolorosamente reali.-

-Fammi indovinare…- iniziò Glenda, facendo finta di dover pensare intensamente alla questione. -Il motivo della discordia è forse Damon?-

Glenn si limitò ad annuire tristemente, incrociando le mani dietro la schiena e appoggiandosi al muro.

-Lascia correre, nessun uomo merita tanta importanza- continuò la Serpeverde, fredda e risoluto. -Aethalos è un bambino ma forse Alec ha abbastanza cervello per farlo rinsavire.-

-Lo spero tanto- mormorò Glenn, per poi rivolgerle un sorriso acquoso. -Grazie.-

-Non ringraziarmi, non ho fatto nulla. E questa conversazione non farà di noi amabili amiche.-

Glenda Hellström rimaneva pur sempre Glenda Hellström.









Damon e Kaleb osservavano sgomenti Tate, seduto su un banco con lo sguardo puntato sui loro volti. Il suo racconto non aveva niente di sensato e credere a quelle parole si rivelò incredibilmente difficile per uno di loro in particolare.

-Sei sicuro di aver capito bene?- chiese Sword, passandosi una mano tra i capelli corvini.

-Non c’era molto da fraintendere- replicò freddo Tate, inarcando un sopracciglio.

-Effettivamente è una cosa che Ivy potrebbe benissimo fare- si inserì Kaleb, annuendo appena. -La posta in gioco era il potere e poi, conoscendo Russel, sono certo che le abbia comunicato il compito mentre stringevano il Voto Infrangibile.-

-Quindi tirarsi indietro le sarebbe risultato impossibile e se non avesse ucciso quel Tassorosso sarebbe morta.-

Tate, nel sentire le parole di Damon, si alzò con uno scatto furioso e lo fronteggiò con rabbia crescente.

-Stai forse giustificando Ivy, Sword?- sibilò, ansante. -E’ la tua vocazione farle da tappetino a …-

-Non la sto giustificando- replicò l’altro, impassibile come sempre. - Era un dato di fatto.-

-E discutere tra di noi non aiuta, ora come ora- continuò Kaleb, appoggiando una mano sulla spalla di Tate. -Calmati e proviamo a ragionare a mente fredda.-

-Non c’è nulla su cui ragionare, Ivy è una sporca doppiogiochista e sarebbe capace di tradire tutti noi in qualsiasi momento- rispose il Grifondoro, girandosi a guardarlo. -Io non so se ancora disposto a sottostare a una persona senza la minima lealtà.-

-Tradire lei significherebbe tradire la società e sai benissimo che le conseguenze sarebbero terribili- gli ricordò Damon, affondando le mani nelle tasche. -Almeno finché siamo a Scuola.-

-E’ ottobre, riusciresti davvero a recitare fino a giugno?- chiese Tate, incredulo.

-E cosa vorresti fare? Non possiamo fare altrimenti e visto che Elettra non ne sa nulla rischieremmo di far scoppiare una bomba.-

Kaleb osservò esasperato l’ennesima lite furibonda tra i due compagni e si passò una mano sul volto, cercando di concentrarsi un minimo per trovare una soluzione logica alla situazione.

-Sentite, avete ragione entrambi- sentenziò infine, sedendo la discussione all’istante e ottenendo la loro attenzione. -Nemmeno io mi fido più di Ivy, sarebbe capace di ucciderci e onestamente ora come ora potrebbe farlo con un battito di ciglia visto che è il capo della società. Ed è per questo che non possiamo agire d’impulso, Tate… ci serve tempo.-

-Esatto- annuì Damon. -Ti ha anche minacciato, no? Se farai qualche cazzata a pagarne le conseguenze non sarai tu, ma Elettra.-

Il biondo, oppresso dall’impotenza di agire, strinse i pugni lungo i fianchi e sospirò profondamente, come per calmare la rabbia che cresceva dentro ad ogni secondo. Gli altri due avevano perfettamente ragione e lo sapeva.

Ivy aveva toccato il suo unico punto debole e reagire d’impulso, quella volta, non gli sarebbe stato possibile. Aspettare, per Tate Harmon, era la cosa più difficile del mondo.

La prospettiva di vedere Elettra nelle mani di Ivy, però, era talmente spaventosa da portarlo a guardare i Serpeverde con espressione risoluta, fredda, più maligna che mai.

-Progettate un bel piano allora e sperate che funzioni. Perché, in caso contrario, non esiterò a macchiarmi ancora le mani di sangue.-










-Caspita, avete tutti delle facce orribili.-

Il gruppo alzò lo sguardo indispettito su Derek, che prendeva posto con nonchalance al tavolo della Biblioteca occupato dagli amici.

-Simpatico come un Avvincino attaccato le palle- fu l’esordio svogliato di Alec, che girava pigramente le pagine di un manuale di fronte a sé.

-La verità è sempre scomoda- replicò il Corvonero, stringendosi nelle spalle. -Come mai quei musi lunghi?-

Aethalos non rispose, si limitò a guardare il nulla con eccessiva enfasi, e Noah, d’altro canto, pensò che spettasse a lui il sunto della situazione.

-Rosier è nero per suo fratello, Alec soffre d’insonnia e io passo la maggior parte del mio tempo a leggere bigliettini pieni di insulti circa la mia inclinazione sessuale. Tu invece come te la passi?-

-Nella norma- mentì Drake, cercando di ostentare la sua perfetta maschera di impassibilità, anche se la verità era ben diversa. Le sue notti erano pervase da sogni orribili, inquietanti, e tutta l’angoscia che provava nel dormire si conservava anche di giorno, come se una presenza inquietante fosse sempre con lui.

-Anziché parlare di queste stronzate, possiamo concentrarci sulla ricerca di Erbologia?- sbuffò Aethalos, sempre più irato. -Non ho intenzione di trascinarmela nel weekend.-

-L’uscita ad Hogsmeade, evento imperdibile- sbuffò Alec, dondolandosi svogliato sulle gambe posteriori della sedia. -Che palle.-

-Oh ma andiamo, sarà bellissimo il villaggio sotto Halloween- gli fece notare Noah, allegro. -Io ci vado anche da solo senza problemi, ma… forse Elettra potrebbe accompagnarmi!-

-Se tu non fossi omosessuale, saresti il più invidiato di tutto il Castello- fece Drake, sogghignando. -E’ una sventola.-

Il Grifondoro fece per replicare, scioccato, ma una voce altera e familiare attirò la sua attenzione e tutti si girarono verso la fonte di quel baccano.

Audrey e Glenda, infatti, sembravano nel pieno di una discussione piuttosto feroce appena fuori dal portone della Biblioteca.

-… mi avevi vista benissimo Hellström! Hai urtato la mia spalla di proposito!- urlò la Corvonero, ormai al limite della pazienza.

La Serpeverde, con un sorriso gentile, scosse innocente il capo e si strinse nelle spalle.

-Tu farnetichi, Duvall.-

Audrey, però, non ne poteva più e il suo astio nei confronti della ragazza era dovuto a ben altri motivi. Perché il bacio tra lei e Tate era una voce che serpeggiava da giorni nel castello e venirlo a sapere per caso fu la goccia che fece traboccare il vaso.

-Sei solo una puttana!- sbraitò, spingendola con una furia improvvisa che sorprese non poco Glenda. Quest’ultima, furibonda, la fissò con sguardo truce e tutta la sua fine gentilezza si spense in un secondo, lasciando spazio a una follia che fece rimpiangere ad Audrey il suo gesto precedente.

-Sei morta- sibilò la Serpeverde, prima di avventarsi su di lei con ferocia e tirarle i capelli così forte da farla strillare di dolore.

Prima che la situazione degenerasse, però, i ragazzi si catapultarono tra di loro ed Alec afferrò saldamente la compagna di Casa, trascinandola lontana da Audrey, tra le braccia del cucino.

-Ma siete impazzite?- chiese Drake, roteando annoiato gli occhi al cielo. -Sembrate due galline.-

-Va al diavolo, Tremere!- sputò Glenda, ancora tremante di rabbia, e solo in quel momento Aethalos notò con disgusto la ciocca di capelli che la ragazza teneva tra le mani.

Tate, appoggiato di spalle in un angolo buio infondo al corridoio, arricciò le labbra in un sorrisetto divertito di fronte a quella scena. L’iniziazione, per le due ragazze, sarebbe diventata più complicata del previsto.

Perché a tirarne i fili vi era improvvisamente un Bloody più sadico e maligno del previsto.









Tate si chiuse la porta della sua camera alle spalle e si avviò verso la Sala Comune, la divisa di Capitano indosso e la mazza da Battitore sulle spalle. L’allenamento di quella sera sarebbe stato terapeutico: non vedeva l’ora di sfogarsi, di trovare un modo più che soddisfacente per togliere la rabbia che aveva dentro.

Quando fece per avviarsi al buco del ritratto, però, una voce familiare richiamò la sua attenzione e interruppe quella marcia distratta.

-Pensi di ignorarmi ancor a lungo o vorresti dirmi cosa c’è che non va?-

Elettra era seduta su una poltrona accanto al fuoco, le lunghe gambe accavallate e il volto appoggiato al dorso della mano. Lo stava osservando attenta, con sguardo perforante. E Tate, sorpreso, si bagnò appena le labbra, sfuggendo a quel blu profondo.

-Non ti sto evitando, ho avuto molte cose da fare- si giustificò, troppo evasivo per essere preso sul serio da una persona che lo conosceva alla perfezione.

-Ah sì?- fece infatti la ragazza, sarcastica. -E’ da una settimana che non mi rivolgi la parola e ogni volta che cerco di parlarti mi eviti come la peste…-

-Ti sbagli- la interruppe Tate, tornando a guardarla, e dovette mettere tutta la sua forza per non tradire nessuna emozione. -Ora stiamo conversando, no?-

Elettra inarcò vertiginosamente un sopracciglio e si alzò dalla poltrona, per poi avvicinarsi a lui e fermarsi solo quando il viso fu a pochissimi centimetri dal suo.

-Tu mi stai nascondendo qualcosa- mormorò, fissando gli occhi neri come la pece del ragazzo.

Tate sostenne a mala pena quella vicinanza e sospirò profondamente.

-Elettra non essere stupida, non ti sto nascondendo niente- ringhiò, spezzando quel magnetismo una volta girato il volto con uno scatto inspiegabilmente irato. -Ho solo mille pensieri, tutto qui.-

-E da quando non mi puoi parlare delle tue preoccupazioni?- replicò lei, stizzita. -Da quando non ti fidi di me?-

-Non è così- sbuffò Tate e si portò una mano sul volto, esasperato. -Ti prego, dammi tempo…-

Elettra, confusa, lo afferrò per la casacca della divisa e lo costrinse così a guardarla di nuovo. E lui, ghiacciato sul posto, si sentì morire quando vide la sua espressione affettuosa, quasi cauta.

La mano della ragazza andò ad accarezzargli lievemente il volto corrucciato e sorrise appena, quasi come per sciogliere quella preoccupazione che le era incomprensibile.

-Beh… quando vorrai sfogarti sono qui- sussurrò, esaurendo quel tocco gentile sul profilo della sua mascella. -Non c’è niente che vale la pena di essere nascosto, almeno tra noi.-

E Tate, mentre si girava per allontanarsi, pensò a quanto avrebbe voluto che fosse vero.









-Hai sentito di Audrey e la Hellström?-

Cass annuì in direzione di May e trasse un lungo sospiro.

-Era solo questione di tempo, si odiano- commentò, facendo spallucce. -E Tate di mezzo ha sicuramente complicato le cose.-

-Già- convenne immediatamente l’amica, pensierosa. -Non capisco proprio a che gioco stia giocando…-

La bionda non rispose, si limitò a continuare a scarabocchiare linee informi sulla pergamena che aveva innanzi con espressione piuttosto malinconica. Stato d’animo che non passò inosservato a May.

-Okay Nott, così non ci siamo- disse infatti quest’ultima, altera. -Hai intenzione di parlarci o pensi di continuare a struggerti per sempre?-

-Cosa dovrei dirgli?- replicò l’altra, inespressiva. -Mi sembra abbastanza chiara la situazione.-

-Beh a me non pare. Dov’è finita la tua freddezza e il tuo coraggio nell’affrontare le cose?- la provocò la mora e incrociò le braccia al petto, fissandola furba.

Cass sembrò ponderare le sue parole qualche istante e, quando alzò lo sguardo, notò Kaleb che si alzava dal tavolo di Serpeverde e si avviava fuori dalla Sala Grande. Per la prima volta da giorni era solo.

May osservò fiera l’amica alzarsi e raggiungere la medesima direzione a passi sicuri, quasi di guerra. Infondo aveva perfettamente ragione e Cass non riuscì più a reprimere il proprio orgoglio: non era una delle tante e non sarebbe mai stata il passatempo di nessuno.

-Mason.-

Kaleb si girò sorpreso e squadrò la ragazza, le mani affondate nelle tasche e il capo leggermente inclinato.
-Sì?-

Cass inarcò un sopracciglio e assunse un’espressione indispettita, quasi accigliata.

-Credo di meritare delle spiegazioni per ciò che è successo l’altra sera- iniziò, più sicura che mai. -E credo ancora di più di meritarle per il tuo successivo comportamento.-

Il Serpeverde non si scompose affatto di fronte alla sua veemenza, anzi. Una reazione del genere era perfettamente in linea con il temperamento di Cass, ma la verità era che lui non poteva comportarsi come avrebbe voluto.

Una delle regole della Skull&Bones recitava proprio l’impedimento per un Senior di avere una relazione con un Iniziato e Kaleb, a differenza di Tate, non avrebbe usato quella situazione per rendere la vita ancora più difficile a Cass.

Forse perché, sotto sotto, gli piaceva più quanto fosse disposto ad ammettere perfino a sé stesso.

-Non ti devo nessuna spiegazione, è successo e basta- fu la sua risposta risoluta, mentre stentava una perfetta maschera di indifferenza. -Dimenticalo come ho fatto io, ti risparmierà molto tempo ed energie.-

Cass si infuriò non poco per quel suggerimento e quando lo vide girarle le spalle, non resistette alla tentazione di afferrarlo per la manica, costringendolo a girarsi.

-Io non sono una delle ragazzine che ti girano attorno adoranti- gli ricordò, furente. -E non sono nemmeno una da usare e buttare quando si vuole! Perciò, Mason, se proprio vuoi…-

-Che succede qui?-

Kaleb si girò verso Ivy, che osservava la scena qualche passo dietro di lui. Il viso concentrato e lo sguardo indagatore.

-Niente- rispose, liberando il braccio dalla stretta di Cass. -Stavamo solo parlando… andiamo a lezione?-

La Grifondoro parve irritarsi a dismisura per il suo atteggiamento ma Ivy, che di certo non era stupida, aveva perfettamente capito le dinamiche di quella discussione. E, prima di allontanarsi, ci tenne a fare un suo personalissimo commento.

-Sai Nott, ho sempre ammirato l’indole di voi Grifondoro- iniziò, con il suo sorrisetto dolcemente minaccioso. -Ti consiglio di conservarlo avidamente per altre situazioni, però. Ci sono cose ben più spaventose di una nuotata nel lago nero.-

Cass, pietrificata da quelle parole, li osservò andare senza riuscire a controbattere, quasi stordita. E Kaleb, in silenzio al fianco di Ivy, maledisse sé stesso per aver ceduto alla passione.

Perché per quella leggerezza, l’iniziazione della ragazza sarebbe sicuramente diventata un incubo.






☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Allora, ho parecchie cose da dirvi. Come sempre!

Inizio col dirvi che siete mancati e vorrei tranquillizzare Pacifico: non ti libererai mai di me, tranquillo!

Passando alla storia, invece, come avrete capito il prossimo capitolo verterà sull’uscita ad Hogsmeade: per messaggio privato vorrei sapere con chi volete andare e in più, visto che è da un po’ che i vostri OC non tremano di paura, vorrei che siate voi a suggerirmi una bella situazione spaventosa! Ovviamente sempre messaggio privato… scatenatevi :D

Seconda cosa: siccome sono patita di musica, vorrei farvi una richiesta particolare!

Che canzone descriverebbe al meglio il vostro personaggio? :) Io, per i miei, sono stata ispirata appunto da alcuni brani - che posterò qui sotto - i cui testi e le melodie sono molto significativi per raccontarli.

Se vi va, nella recensione, potrete mettere la canzone che preferite, così tutti i lettori potranno ascoltarla!

Che altro dire? Questo capitolo è un po' di stallo, ma abbiamo comunque capito una cosa importante: Ivy ha fatto un grosso errore e i ragazzi non sono disposti a chiudere un occhio.

Ma non mettetevi comodi: ha ancora un asso nella manica, la nostra bionda, e vi assicuro che sarà davvero crudele.

Gli OC, invece, iniziano a patire l’iniziazione: le ragazze sono sentimentalmente a terra ( la piccola rissa tra Glenda ed Audrey? Meno male che sono intervenuti gli altri eheh) e i ragazzi, d’altro canto, riescono ancora a nascondere meglio le proprie percezioni, ma non pr molto!

La questione Glenn-Aethalos-Damon sarà approfondita nel prossimo capitolo, non temete :D

Detto questo vi auguro uno splendido weekend , vi abbraccio e vi lascio con le mie canzoni… aspetto le vostre!


Elettra Ogilvie : just like me, Gem and The Deadheads

Tate Harmon: bullet with butterfly wings, Smashing Pumpkins

Ivy Harper: deep six, Marilyn Manson

Kaleb Mason: dream on, Aerosmith

Damon Rosier: ti cambia il sapore, Afterhours


A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 14
*** Capitolo 11 ***


Siete pronti?
Fate un respiro profondo…
E preparatevi al peggio.
Chi semina vento raccoglie tempesta, almeno così dicono.
E dopo questo capitolo… si scatenerà un uragano.









Skull and Bones



Capitolo 11







Tate si chiuse la porta dell’aula alle spalle, il viso un po’ pallido e l’espressione incerta. Il suo sguardo non potè fare a meno di sfiorare per un secondo Elettra, appoggiata con la schiena a un banco: aveva le braccia conserte e guardava con insistenza fuori dalla finestra, come se desiderasse più che mai non essere lì.

-Alla buon’ora- lo accolse Ivy, con un sorrisetto talmente meschino da farlo quasi tremare per la rabbia. -Hai finito il tuo sonnellino di bellezza Bloody?-

Il biondo si limitò ad annuire con un gesto secco del capo e andò a sistemarsi vicino a Kaleb, mentre Damon osservava attentamente la scena un po’ defilato: c’era qualcosa che non lo convinceva affatto.

-Bene… ora che ci siamo tutti direi che sia arrivato il momento di iniziare- continuò la Corvonero e prese a misurare lo spazio davanti a loro a piccoli passi, da destra a sinistra. -Ditemi, miei cari, qual è il modo migliore per distruggere qualcuno?-

-Ce ne sono tanti- rispose in fretta Damon, con un’alzata di spalle. -Come far affrontare le paure più tremende.-

-Troppo scontato e razionale- commentò Ivy e si fermò davanti a loro, le braccia incrociate al petto e una luce sinistra nello sguardo. -Eagle?-

Kaleb alzò lo sguardo su di lei e, nonostante tutti i pensieri che lo stavano opprimendo, cercò di riflettere qualche secondo prima di rispondere.

-Schiacciarlo, farlo sentire una nullità assoluta.-

Ivy scosse il capo e sorrise. -No, non è sufficiente. Bloody?-

Il ragazzo sospirò profondamente e alzò lo sguardo carico di odio velato su di lei, le mani affondate nelle tasche e il volto parzialmente coperto dai capelli biondi in disordine.

-Tortura- mormorò con voce roca e profonda.

-Molto nel tuo stile ma poco originale- cantilenò l’altra volutamente dolce e soave, per poi girarsi verso Elettra che stava ancora osservando la notte con insistenza.

-Fire?-

La Grifondoro si voltò verso di lei con lentezza esasperante e mostrò un’espressione che pochissime volte era stata padrona del suo viso: in quel momento pareva oscura, tenebrosa, così vistosamente priva di calore da mettere i brividi.

-La solitudine- disse infine, atona e fredda. -Spezzare ogni legame, far venire meno gli equilibri e sprofondare nel caos.-

Ivy parve sinceramente compiaciuta e gli altri tre si ritrovarono a fissare Elettra con la medesima espressione inquieta e incerta, come se in realtà stessero guardando una sconosciuta.

Tate, in particolar modo, sentì una strana sensazione dentro impossibile da spiegare a parole.

-Brava, ottima osservazione- annuì infine Raven e , sorprendentemente, Elettra abbozzò il suo medesimo sorrisetto sinistro prima che la bionda continuasse a parlare. -I nostri Iniziati stanno festeggiando adesso: sono uniti, forti del fatto di essere amici e di avere sempre qualcuno su cui poter contare… Noi dobbiamo spezzare i legami più forti e destabilizzare questo equilibrio.-

-Chi hai in mente?- chiese subito Damon, forse preoccupato del fatto che il primo bersaglio sarebbe stato suo fratello.

-Credo che le amicizie più salde, a questo punto del gioco, siano quelle tra…- e, prima che continuasse, Kaleb ebbe la sgradevole sensazione di sapere con anticipo quello che stava per dire, -… Rosier e Shafiq, McKey e Nott.-

-Anche la diatriba tra la Duvall e la Hellström dovrebbe essere alimentata- commentò Elettra, partecipe e risoluta. -Una delle due distruggerà l’altra prima della fine. Quindi Bloody, che ne dici di continuare a fare la puttana?-

Tate, nel sentire quella frase, si girò a guardarla e si sorprese ancora una volta della durezza di quel viso che, fino a qualche ora prima, aveva sempre considerato il proprio porto sicuro. Tuttavia sentiva anche che allontanarla sarebbe stata la cosa migliore per proteggerla, almeno per il momento.

-E’ la mia specialità- le rispose infine, ostentando la solita aria arrogante di sempre.

Ivy osservò con attenzione la scena, così come Kaleb e Damon, e non riuscì a reprimere un sorrisetto soddisfatto. Il fatto di aver confessato a Tate il suo segreto aveva giocato sorprendentemente a suo favore, facendolo allontanare da Elettra e rendendolo un burattino nelle sue mani.

-Vieni con me Fire- le disse poi, facendo un cenno verso la porta.

La Grifondoro la assecondò immediatamente e la precedette ma, prima di lasciare l’aula, Ivy si girò verso i tre ragazzi.

-Eagle- lo richiamò e si morse appena il labbro inferiore, prima di continuare. -Suppongo che tu debba seguire l’esempio di Bloody… sai cosa si dice sempre, no? I ragazzi sono la rovina di due migliori amiche. A Shafiq e Rosier ci pensiamo noi.-

Quando le due si chiusero definitivamente la porta alle spalle, i ragazzi stettero una manciata di secondi in silenzio. Un silenzio teso, esitante, ricco di intima agitazione.

-Ma che cazzo sta succedendo?- sbottò alla fine Kaleb e si girò verso Tate con uno scatto quasi irato, in attesa di spiegazioni.

Bloody però si limitò a sospirare profondamente e, appoggiato di schiena a un banco con le mani in tasca, non distolse minimamente l’attenzione dalle sue scarpe.

-Cosa vuoi che sia successo?- gli rispose infine, alzando appena il capo in sua direzione.

-Senti non puoi dircelo e basta?- si intromise Damon, fattosi avanti di qualche passo. -Non ci vuole un genio per capire che Elettra è furibonda e dopo aver sentito il vostro dialogo mi sembra di capire che la ragione sia proprio tu…-

-E’ così?- insistette Kaleb, sempre più impaziente e nervoso.

-Ma che cazzo, adesso siete diventati gli psicologi della società?!- sbuffò Tate e si mise in piedi con una scatto, per poi spettinarsi esasperato i capelli, come se quel gesto lo aiutasse a riflettere meglio. -Questa storia è un fottuto casino, mi sta mandando in panne il cervello…-

-Lo sapevo- sbottò Damon, fintamente divertito. -Ti avevo detto di mantenere la calma, ma non ci riesci proprio a non fare stronzate…-

Tate lo fulminò con un’occhiata truce.

-Sai com’è, Sword, mantenere la calma non è la mia specialità.-

-Bravo, allora continua pure!- replicò l’altro, sempre più furibondo. -Facci scoprire e già che ci sei butta Elettra nella fossa…-

Dopo quella frase, Tate fece una mossa aggressiva verso Damon e Kaleb, d’istinto, si mise tra i due cercando di fermarli.

-Va bene basta- li interruppe subito, guardando l’uno e l’altro a turno. -Litigare non serve a niente, dobbiamo capire come agire.-

-E’ da giorni che aspetto di sapere il vostro brillante piano- sputò Tate, con sarcasmo tagliente. -Cosa stiamo aspettando!?-

-Stiamo aspettando il momento giusto per parlare con Elettra e per affrontare Ivy- gli ricordò Kaleb, cercando di mantenere la calma. -Il problema è che ora abbiamo dei doveri da assolvere per l’iniziazione e non possiamo farci scoprire…-

-Senza contare che adesso che Fire è furibonda sarà impossibile farla ragionare- continuò Damon, velatamente seccato.

-Quindi dobbiamo ancora fingere che tutto vada bene!?-

-Sì Tate, dobbiamo farlo- gli disse Kaleb, più duro che mai. -Credi di poter fare quello che devi stasera?-

-Certo- gli rispose sarcasticamente il biondo e, senza troppe cerimonie, si avviò furioso verso la porta ma poco prima di chiuderla si girò a guardare il suo migliore amico. -Tra i due, credo che sarai tu quello che passerà le pene dell’nferno stanotte.-

E quando quello si dileguò, Kaleb non potè fare a meno di pensare quanto avesse ragione.










-Bleeeh ma cos’è questa roba!?- tossì Noah, dopo aver fatto un sorso dal bicchiere offertogli da Alec.

-Un gin tonic- lo informò con semplicità quest’ultimo, come se la risposta fosse ovvia. -Perché non ti piace?-

-Fa schifo- decretò il Grifondoro, l’ombra del disgusto ancora sul volto. -E’ amaro da morire…-

-Ahhhh non dargli retta Shafiq, questo drink è una bomba- rise May che, visto il suo ondeggiare scardinato sulle note della musica, non stava affatto mentendo.

-Quanti te ne sei già scolati?- indagò Cass, inarcando dubbiosa un sopracciglio.

-Non abbastanza.-

-McKey ti avverto- si intromise Glenda e puntò un dito in sua direzione, con una scintilla di follia nello sguardo. -Non ti azzardare a rimettere la cena qui, altrimenti te ne pentirai amaramente.-

-Pfffff non succederà tranquilla- la rassicurò , prima di ondeggiare verso la zona bevande con una camminata che non rassicurò affatto le altre due.

-Qualcuno ha visto Audrey?- chiese poi Cass, visto e considerato che l’amica era l’unica a mancare all’appello.

Alec scosse il capo distratto e Glenda, d’altro canto, roteò annoiata gli occhi al cielo prima di rispondere.

-Sai che perdita.-

-Dovreste chiarire questa situazione, sai?- le disse la bionda, anche se non era troppo speranzosa a riguardo. -E’ davvero assurdo litigare per un ragazzo come Tate.-

-Se pensi questo non lo conosci- la liquidò Glenda, con un sorrisetto risoluto. -E comunque non sono affari tuoi Nott.-

Aethalos, nel frattempo, stava in disparte a sorseggiare il suo drink. I pensieri che aveva in testa non lo avevano mollato nemmeno per un attimo e in realtà non vedeva l’ora di essere ubriaco come May, se non peggio.

-Quando pensi di parlarle?- esordì a un tratto Alec, appoggiatosi al muro di fianco a lui con in mano un nuovo cocktail.

-A chi ti riferisci?-

-A Glenn, stupido coglione- gli rispose l’altro e, dopo aver roteato gli occhi al cielo piuttosto esasperato, gli porse il bicchiere. -Non vedi che è uno straccio?-

Aethalos guardò brevemente l’amica, intenta ad aiutare May nell’arduo compito di prepararsi da bere senza ribaltare il tavolo, e dovette ammettere almeno con sé stesso che non stava affatto bene.

-Non lo so- ammise infine e prese il nuovo drink. -Ha importanza?-

-Certo che ne ha, non ne posso più di questa situazione- sbuffò Alec che, nel frattempo, aveva accesso una sigaretta. -Dovete chiarire, è davvero una stronzata da bambini.-

Aethalos sbuffò scocciato e irritato, come sempre aveva fatto in tutti quegli anni quando era in torto marcio. Prima che potesse continuare a parlare però Drake si unì alla conversazione.

-Come diavolo è ridotta May?- esordì, osservando la ragazza dall’orlo del bicchiere con un sopracciglio inarcato. -Balla come un Vermincolo.-

Alec rise appena e annuì, come per dargliene atto. Ed effettivamente la Grifondoro non sembrava essere molto stabile.

-Questa roba è davvero buona- ammise Aethalos, alzando brevemente il bicchiere.

-Sì- ammise Drake, un angola della bocca arricciato in un sorrisetto impudente. -Fermatemi però prima di essere ubriaco come lei.-

-Ti prego May, calmati!- squittì Glenn all’improvviso, mentre cercava di salvare le bottiglie che l’amica urtava ad ogni movimento.

-Rilassati Marlow- biascicò l’altra e le fece un gesto poco chiaro e instabile. -Faccio tuuuuuutto da sola.-

La Tassorosso si arrese e lasciò che la ragazza facesse “tuuuuuutto da sola”, sotto il suo controllo a distanza, quando all’improvviso qualcuno le picchiettò un paio di volte su una spalla.

Glenn si girò e con sua somma sorpresa scoprì Aethalos dietro di lei, l’espressione seria e le braccia conserte.

-Vieni con me- le disse, senza troppe cerimonie. -Dobbiamo parlare.-

La ragazza si limitò ad annuire, evidentemente frastornata, e lanciò un’occhiata ad Alec che osservava la scena da lontano con un sorrisetto felice.

Ma ciò che stava per accadere era ben lontano dall’aspettativa.










Audrey era in ritardo.

Maledettamente in ritardo.

Scalino dopo scalino malediva sé stessa per essersi assopita sul letto un’ora intera e aver impiegato così tanto tempo a prepararsi, come se a quella festa ci fosse qualcuno che potesse interessarle.

Quando girò l’angolo, però, vide l’ultima persona che si aspettava di incontrare e, forse, anche l’unica con cui voleva trovarsi sola.

-Harmon.-

Tate era appoggiato spalle al muro, una mano in tasca e l’altra a reggere una sigaretta vicino alle labbra.

-Duvall- la salutò, l’ombra del solito sorrisetto sulle labbra. -Come mai in giro da sola a quest’ora? E vestita così poi…-

La ragazza si bagnò appena le labbra e si sentì a disagio, sensazione che provava sempre quando era al suo cospetto. E il fatto che lui sembrasse mangiarla con gli occhi non aiutò affatto.

-Io… sto andando a una festa- ammise infine e fece qualche passo verso di lui, scrutandolo con attenzione. -Non farai la spia, vero?-

Tate rise a quella domanda e scosse la testa, per poi fare un altro lungo tiro dalla sigaretta e sbuffare il fumo di fronte a sé.

-Abbiamo già avuto questa conversazione o mi sbaglio?- le chiese a sua volta, guardandola. -Sono molto bravo a mantenere i segreti.-

Audrey si sentì irrigidita e continuò a studiarlo meticolosamente mentre spegneva il mozzicone, come se potesse carpire dai suoi gesti una risposta diversa.

Ogni volta aveva la costante sensazione che Tate volesse scoprire a tutti i costi cosa stesse nascondendo, la ragione per cui era arrivata ad Hogwarts così tardi. Un segreto che non aveva mai confessato a nessuno.

-I tuoi forse, anche se non mi pare che tu abbia nascosto più di tanto i tuoi baci- disse infine, inclinando appena il capo. -Ma quelli degli altri sono tutt’altra storia.-

Il ragazzo, di tutta risposta, coprì la distanza che li separava e arrivò così vicino da far sfiorare i loro corpi. Un contatto che mandò la Corvonero in tilt per una manciata di secondi.

-Sei forse gelosa? Mettimi alla prova- mormorò, un sorrisetto di sfida ad arricciargli le labbra. -O forse hai paura?-

-Dovrei averne?- soffiò Audrey in risposta, succube del suo sguardo intenso.

Tate rise piano sottovoce e le sistemò una ciocca castana che le solleticava le labbra. L’elettricità nell’aria era palpabile.

-No. Almeno non di me.-

Lei, per una qualche assurda ragione, gli credette senza più farsi domande e quando iniziò a parlare, a raccontare la sua storia così intima e segreta, scrisse l’ultimo atto della sua iniziazione.

Perché Tate sapeva perfettamente come usarla subdolamente contro di lei.










May si stava aggirando per i corridoio del settimo piano, l’andatura molto incerta e la testa che le girava sempre di più.

La voglia di non pensare aveva preso il sopravvento e forse aveva esagerato, come sempre.

Quando voltò l’angolo, in cerca di un po’ d’aria fresca, intravide nell’ombra una figura poco chiara.

-Cazzo…- biascicò, barcollando appena. -Prefetto o studente?-

-Entrambe le cose- rispose quello, ridendo appena, e si fece avanti. -Sei ridotta una straccio McKey.-

May mise a fuoco, con parecchie perplessità, il ragazzo e quando finalmente capii chi le si era parato davanti davanti fece un gesto perfettamente nel suo stile.

-Fottiti Mason- lo salutò, alzando il dito medio in sua direzione.

-A cosa devo questa accoglienza?- chiese lui e ostenterò un’aria offesa, anche se era in realtà parecchio divertito.

May invece si scioccò alquanto di quella reazione e prese ad ansimare profondamente, come per calmarsi per quell’affronto inaudito.

-Hai spezzato il cuore della mia migliore amica- gli ricordò, barcollando appena, e lo indicò con decisione. -Sei un farabutto.-

Ma Kaleb, che stava per rispondere a quella giusta osservazione, fece appena in tempo ad aprire la bocca prima di vedere la ragazza afflosciarsi lentamente sul pavimento.

-Accidenti- bofonchiò la Grifondoro, ormai completamente seduta a terra. -Sono completamente sbronza.-

L’altro rise e annuì, per poi andarsi a sedere accanto a lei e appoggiare la schiena al muro. La finestra aperta davanti a loro lasciava entrare un vento piuttosto freddo e considerato il vestitino succinto della ragazza, si decise a metterle sulle spalle la propria giacca.

-Caspita- bofonchiò May, sorpresa malgrado il suo stato confusionale. -Allora hai anche tu un cuore.-

-Così pare- mormorò Kaleb. -Come ti senti?-

-Uno schifo- mormorò lei, ormai prossima allo svenimento, e lasciò cadere la testa sulla sua spalla.

Il ragazzo, a quel contatto, si irrigidì appena. Gli ordini di Ivy, però, parlavano forte e chiaro nella sua testa.

Dopo una manciata di secondi in silenzio, prese ad accarezzarle brevemente i lunghi capelli scuri e ne inspirò il profumo.

Un profumo molto diverso dal suo preferito, ma che inevitabilmente glielo fece tornare in mente con la stessa forza di un pugno nello stomaco.

-Grazie- sussurrò poi May, sempre più assonata e stretta a lui. -Non sei così male infondo…-

-Non sei così male- ripetè Kaleb, pensieroso e leggermente malinconico. -Vorrei fosse vero.-

E, quando la ragazza alzò il capo per rispondergli, lui le mise una mano su una guancia. Gli occhi chiari fissi sul suo viso sprigionavano un magnetismo irresistibile.

May non si capacitò di quello che la stava attraversando e, pur dando la colpa alla sbronza, si avvicinò a lui sempre di più, finché le loro labbra non presero a sfiorarsi. Un bacio rapido ma intenso, che a Kaleb lasciò un vago senso di colpa e a lei il sapore dolce di una nuova scoperta che sarebbe rimasta segreta vista le sue condizioni.

Un piano perfetto se non fosse stato per un paio di occhi cangianti che avevano osservato la scena in disparte e che, una volta esaurita la passione di quel momento, si riempirono di lacrime.

Lacrime dolorose e amare come fiele.










Glenn seguì Aethalos fuori dalla Stanza delle Necessità, lo sguardo basso e le mani che si intrecciavano nervosamente.

Il tempo del chiarimento sembrava essere giunto ma, nonostante tutti i discorsi che si era meticolosamente preparata, non le veniva in mente nulla di così intelligente da dire.

Dopo qualche passo senza una precisa meta, il ragazzo sospirò profondamente e si decise a guardarla.

-Io… beh, vorrei chiederti un po’ di cose- esordì, a disagio e con le mani in tasca. -Tu hai sempre detto di essere la mia migliore amica, vero?-

Glenn prese ad annuire piano e, finalmente, ebbe il coraggio di guardarlo. I suoi occhi chiari erano già lucidi, pizzicati dalle lacrime.

-E allora… perché tenermi nascosto tutto?- continuò lui, irritato. -Perché non mi hai detto quello che stava succedendo?-

-Perché sapevo che ti saresti arrabbiato e non volevo litigare con te per una stupida cotta- ammise la ragazza, la voce ridotta a un sussurro rotto.

Aethalos inarcò freddamente un sopracciglio e si lasciò andare in una mezza risata che di divertito non aveva nulla, anzi.

-E allora pensavi che sarebbe stato meglio mentirmi? Lasciare che venissi a saperlo per caso come un perfetto coglione!?- sbottò, al limite della pazienza. -Sai benissimo che i rapporti tra me e Damon sono uno schifo, e sai altrettanto bene il mio pensiero su di lui… è uno stronzo, un meschino, uno senza scrupoli che distrugge tutto quello che tocca!-

-Io non volevo ferirti!- tentò Glenn, con più convinzione di prima e le lacrime che iniziavano a rigarle il volto. -Non so perché ho agito così e ti chiedo scusa!-

-L’hai visto ancora? Dopo quella sera?- chiesa Aethalos duramente, a bruciapelo.

-Certo che no! Devi credermi!- giurò lei, facendo qualche passo verso di lui. -Io non lo farei…-

-Ah no? Mi hai mentito già una volta su ciò che mi fa più male, potresti farlo ancora- commentò il ragazzo, con una cattiveria e un sarcasmo che la gelarono sul posto.

-Aethalos io…-

-Tu niente- la bloccò senza pietà. E si fece avanti quel tanto che bastava per guardarla fisso negli occhi. -Scommetto che non ti vuole già più eh? Ti ha usata una sera e poi basta… ma cosa ti aspettavi per una come te? Con la reputazione di farsi chiunque in un bagno?-

Glenn spalancò gli occhi e, dopo averlo fissato qualche secondo gelata dal dolore, scoppiò a piangere senza ritegno. Infondo sapeva di non meritare appieno tutte quelle cattiverie, ma era anche consapevole di aver ferito nel peggiore dei modi il suo migliore amico con la stupida cotta per l’unica persona al mondo che non avrebbe dovuto interessarle.

Quando tornò nella Stanza delle Necessità, ancora in preda a un pianto disperato, si gettò nelle braccia di Alec, che prese ad accarezzarle confuso i capelli.

-Cos’è successo?- mormorò, attonito.

Glenn scosse con energia il capo contro il suo petto e nascose il volto, come per soffocare anche il suo dolore. Il ragazzo però la allontanò con gentilezza per guardarla in faccia e nel farlo notò qualcosa che lo mandò in bestia.

-Cosa sono questi?- disse e indicò i numerosi lividi che aveva sulle braccia. -Chi è stato?-

La Tassorosso si lasciò andare in un’espressa sorpresa e terrorizzata, la stessa di chi aveva appena fatto scoprire il segreto più inconfessabile che custodiva.

-Niente- bofonchiò, stringendosi subito le braccia alla vita. -Non è niente…-

Alec sembrò fuori di sé e prese a fissarla con insistenza.

-E’ stato Aethalos!?-

-Cosa!? No!- rispose subito Glenn, scuotendo il capo. Come dirgli che quei lividi erano frutto di incubi troppo reali?

-Lo stai coprendo vero?-

-No Alec davvero- provò a rassicurarlo ma il Serpeverde non sembrò avere intenzione di ragionare, complici sicuramente troppi cocktail, e andò fuori dalla Stanza delle Necessità come una furia.

-Dove sta andando?- chiese Drake, che aveva assistito confuso alla scena.

-Vieni con me Tremere- gli disse immediatamente Glenn con un’espressione che non gli lasciò dubbi sul da farsi.










-Tu mi consideri sempre la tua migliore amica?-

Elettra alzò girò gli occhi su Ivy, che camminava al suo fianco, e si sentì stupita da quella domanda così improvvisa.

-Certo- rispose, senza la minima esitazione. -Siamo legate dal primo giorno del primo anno… come potrebbe essere altrimenti?-

La bionda rise sottovoce e annuì piano, come per dargliene atto.

-Ne abbiamo passate un bel po’ insieme- ammise, quasi pensierosa. -E ci siamo sempre dette tutto…-

Elettra continuò invece a scrutarla con la coda dell’occhio, sempre più confusa e stranita da quella bizzarra conversazione.

Ivy non era mai stata una persona estroversa, capace di discutere dei propri sentimenti o descrivere a parole un legame. E sentirla parlare così la fece parecchio agitare.

-Sì, certo- le rispose dopo qualche secondo, abbozzando un sorriso. -C’è qualcosa che non va?-

La bionda si fermò e, senza guardarla, annuì piano, stringendo le labbra.

-Sì- ammise. -C’è qualcosa che non va.-

Elettra continuò a fissarla sempre più preoccupata e le afferrò con gentilezza una mano, aprendosi in un sorriso quando la vide alzare il capo il sua direzione.

-Qualsiasi cosa sia la risolveremo insieme- le disse, dolce e premurosa. -Siamo una squadra ricordi?-

Ivy abbozzò un sorriso e, con somma sorpresa dell’altra, gli occhi divennero improvvisamente lucidi, prossimi al pianto. Un evento che in anni di scuola non si era mai verificato.

-Ho scoperto una cosa e… devo dirtela. Non ce la faccio più a tenere il segreto.-

Elettra si gelò sul posto e la fissò sempre più ansia, le loro mani ancora intrecciate e gli occhi fissi gli uni in quelli dell’altra. E, incapace di muovere perfino le labbra, restò in attesa di sapere cosa le dovesse confessare di così tremendo.

Ivy temporeggiò ancora qualche secondo e dopo un respiro profondo prese a parlare, con voce rotta e addolorata.

-So chi è stato ad uccidere Matt… quello che gli è successo non è stato un incidente.-

La Grifondoro, nell’udire quelle parole, sentì un peso enorme sul cuore e il respiro mancarle, come se stesse precipitando a caduta libera nel vuoto. Una sensazione sgradevole, orribile, che la invase da testa a piedi.

Ma inspiegabilmente liberatoria. Perché la colpa non era sua.

-Chi- riuscì solo a dire mentre gli occhi blu si riempirono all’istante di lacrime, colmi di quel dolore insopportabile che la accompagnava da un anno intero.

Ivy si protese verso di lei e l’abbracciò forte, premurosa e protettiva come mai prima. Le mise una mano sulla nuca e spostò i capelli dal suo orecchio, così che potesse udire chiaramente il nome del colpevole mentre, al riparo dal suo sguardo, arricciava le labbra in un sorrisetto maligno.

Una recita perfetta e sublime che, come nelle migliori commedie, stava per concludersi con un degno colpo di scena.

-E’ stato Tate.-







☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Allora… come avrete letto ne sono successe un paio.

Ho volutamente lasciato tutto un po’ in sospeso perché sapete che adoro tenervi sulle spine :P

Nel prossimo capitolo vedremo tutte le conseguenze di questo disastro: il tradimento di May, il segreto di Audrey svelato, l’amicizia di Alec ed Aethalos messa a dura prova e…. Elettra.

Non la prenderà affatto bene. Ivy sta giocando sporco e più maligna che mai… quasi quasi mi dispiace per Tate. Ma come sempre non vi anticipo nulla ;)

Direi anche che Drake, Glenda e Noah siano tranquilli da troppo tempo… o sbaglio? E’ il caso di mettere un po’ di pepe anche nelle loro esistenze… ma anche questo lo vedremo nel prossimo step della storia.

Come vi avevo già anticipato il prossimo chap sarà incentrato su Hogsmeade: sentitevi liberi di scrivermi con chi vorreste vedere il vostro personaggio o in che situazione vi aspettate di leggerlo (coerentemente con la storia e la sua andatura) e farò del mio meglio per accontentarvi <3

Infine vi ringrazio con tutto il cuore :)

Sono contentissima di vedere che ancora seguite questa storia… mi avete davvero davvero resa felice e motivata come non mai.

A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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Capitolo 15
*** Prologo - Atto IV ***


Skull and Bones



Prologo - Atto IV







Hogwarts, inizio dicembre

Un anno prima









Quel giorno di inizio dicembre l’aria era gelida e accarezzava dolorosamente la pelle degli studenti, come se mille spilli vi si conficcassero al suo solo passaggio.

Elettra Ogilvy passeggiava per i corridoi e si stringeva in continuazione nella sua divisa, strofinandosi di tanto in tanto le braccia nel tentativo di scaldarsi.

Il suo sguardo blu e luminoso cercava nella folla Matt, il ragazzo per cui aveva letteralmente perso la testa. Un Tassorosso biondo dalla bellezza quasi infantile, con grandi occhi azzurri e un sorriso di disarmante felicità che sembrava arricciargli costantemente le labbra.

Ormai erano circa sei mesi che si frequentavano e lei, che di speranze nell’amore non ne aveva mai riposte troppe, non riusciva a credere di essersi meritata al suo fianco qualcuno di così speciale.

Il periodo che stava vivendo era talmente bello e felice da farle dimenticare il resto, perfino la pergamena con uno strano sigillo rimastale inavvertitamente in tasca…

La sua ricerca distratta, però, venne interrotta da un biondo ugualmente bello ma assai meno angelico.

-Ciao piccola- la salutò quest’ultimo, affiancandosi a lei. Un sorrisetto impudente sulle labbra e la divisa indossata piuttosto disordinatamente. -Che ne dici di farmi copiare il tuo tema di Trasfigurazione?-

La ragazza roteò gli occhi al cielo, con un misto di esasperazione e divertimento.

-Quante volte devo dirti di non chiamarmi così, Tate?- gli chiese con un tono da cantilena e spostò gli occhi su di lui, accennando un sorriso dolce come il miele. -Assolutamente no.-

L’altro, di tutta risposta, sbuffò sonoramente.

-Andiamo… non ti costa niente- si lamentò e, nel tentativo di essere più convincente, la guardò ammiccante con la coda dell’occhio. -Ti ho già detto che ti trovo bella oltre ogni dire stamattina?-

Elettra scoppiò a ridere come una matta e arrestò la sua marcia, così da essere in grado di guardarlo il più teneramente possibile prima di pronunciare la dura sentenza.

-Oh sei davvero molto carino, ma la mia risposta non cambia.-

Tate roteò spazientito gli occhi scuri al cielo, ormai platealmente sconfitto e disperato.

-Sei la solita stronza- decretò, con sguardo duro. -E comunque fai pena stamattina. Hai delle occhiaie orribili e sei pallida come una che ha appena finito di vomitare lumache.-

La Grifondoro inarcò vertiginosamente un sopracciglio e incrociò le braccia al petto, spalancando incredula la bocca. Prima che potesse rispondere, però, Tate continuò a parlare come se nulla fosse successo.

-Parlando di argomenti più seri ed interessanti… con chi vai ad Hogsmeade nel weekend?- chiese e prese scompigliarsi distratto i capelli biondi, a un tratto a disagio. -Mi sono stancato d andarci con le solite quattro oche.-

Elettra, che ancora sosteneva il suo fare offeso, si smarrì appena nel sentire quella proposta e non riuscì a reprimere uno sguardo allucinato.

-Mi stai chiedendo di uscire?- mormorò, atterrita.

-No- chiarì subito lui, sempre più a disagio. -Ti stavo solo chiedendo se volevi venire a sbronzarti di nascosto con me.-

La ragazza continuò a fissarlo qualche secondo, sempre più stranita da tutto quel teatrino, e quando capì che Tate stava aspettando una risposta si decise a parlare.

-Beh… direi di andare con Matt- disse infine, imbarazzatissima.

-Ancora quel tizio?- sbuffò Tate e scosse annoiato il capo. -Che palle.-

Quando Elettra fece per replicare, però, un altro ambito single di Hogwarts completò il quadretto e si inserì nella conversazione con una delle sue solite battute pungenti.

-Buongiorno- esordì Kaleb e, dopo aver dato una pacca amichevole a Tate su una spalla, si rivolse ad Elettra con un mezzo sorriso. -Bella cera, Elly. Sei appena stata dimessa dall’Infermeria?-

La ragazza, ormai esasperata, gli rispose con un’occhiata truce e girò i tacchi senza nemmeno degnarli di un saluto. Atteggiamento perfettamente nel suo stile che destò una divertitissima risata in entrambi gli amici.

-Fammi indovinare…- continuò poi il Serpeverde e fece finta di pensare attentamente alla questione. -Le hai chiesto di Hogsmeade con i tuoi soliti modi da pervertito?-

-Nah, sono stato un gentiluomo- fece Tate, offeso e indignato in modo plateale. -Ma la signorina è ancora impegnata con quel fallito di un Tassorosso.-

-La tua croce- commentò l’altro dolce e spietato, mentre si dirigevano verso l’aula. -Prima Cromwell, adesso lui…-

Tate fece meravigliosamente finta di niente e pensò bene di passare al contrattacco, girandosi verso di lui con un ghigno maligno e risoluto.

-Visto che sei così esperto… raccontami come hai fatto a farti soffiare Ivy da Damon Rosier al quarto anno. Ho molto da imparare da un maestro come te, fratello.-

Kaleb si irritò non poco e gli tirò un pugno ben assestato su una spalla, attirando su di loro gli sguardi preoccupati di un gruppetto di ragazze del primo anno. Tra lui e l’amica non c’era mai stato nulla di così importante, solo un’attrazione fisica che poi non aveva portato a una qualche storia.

Lui, però, sotto sotto era rimasto parecchio scottato quando si era sentito messo da parte. Un evento irripetibile, anche se il ragazzo avrebbe imparato a sue spese che forse erano proprio le belle bionde il suo punto debole.

Quando Tate fece per replicare una scena molto insolita lo bloccò a bocca aperta e lo costrinse a far tacere la moltitudine di insulti che stava per proferire.

Ivy Harper stava lasciando lo sgabuzzino di Gazza con fare evasivo, la divisa parecchio in disordine e i capelli arruffati: la mise inconfondibile di chi aveva appena finito un incontro ravvicinato con l’altro sesso.



Il ripostiglio di Gazza era stretto e angusto, ma nessuno dei due sembrò farci più di tanto caso. Ivy si sentiva in estasi, completamente in balia di quella passione proibita, e respirare gli sembrava uno spreco.

Perché separarsi dalle sue labbra appariva come un crimine tremendo.

-Dovremmo smettere- sussurrò Matt, la fronte accaldata appoggiata alla sua. -Elettra è la tua migliore amica.-

-Elettra è anche la tua ragazza- gli ricordò prontamente, maliziosa e impudente. -Non mi sembra che questo ti abbia mai fermato.-

Touchè- ammise Matt e, dopo qualche attimo di silenzio, riprese a baciarla con foga, come se non potesse mai averne abbastanza.





-Piccola sgualdrina- fu il saluto di Tate alle sue spalle, facendola trasalire. -Porcate di prima mattina eh?-

-E’ l’unica cosa a cui riesci a pensare?- fu la risposta impassibile di lei, mentre continuava a camminare verso l’aula con gli altri due alle calcagna.

-Veramente è la stessa cosa a cui ho pensato io- intervenne Kaleb, piuttosto divertito. -Chi è il malcapitato questa volta?-

-Già… a chi stai per spezzare il cuore?- continuò Tate, dispettoso e supponente.

-Nessuno di importante.-

-Uh, invece dev’esserlo eccome- la canzonò il Grifondoro.

Ivy però roteò annoiata gli occhi al cielo ed entrò nell’aula di Trasfigurazione senza nemmeno degnarli di una risposta. Il suo sguardo impenetrabile si posò immediatamente su Elettra e, con un sorriso stranamente dolce, si andò a sedere al suo fianco.

Gli altri due, arresi solo per il momento, presero il solito posto in ultima fila.

Pochi secondi dopo entrò anche Matt in aula, ma nessuno parve far troppo caso allo stato sgualcito e disordinato della sua divisa.

Il medesimo di quella di Ivy.










Damon Rosier aveva sempre amato la quiete della Biblioteca.

Il fatto di poter stare da solo con i suoi pensieri in silenzio era ciò di cui più aveva bisogno in quel momento: stava passando un periodo strano, tormentato e difficile.

In quei mesi si era chiesto più volte se firmare quella pergamena fosse stata davvero la scelta giusta e se avesse invece commesso un errore madornale.

Dopotutto lui era sempre stato uno che sotto pressione sapeva reggere benissimo il colpo.

Almeno era quello che credeva.

-Come mai qui tutto solo?-

La voce di Ivy lo scosse dai pensieri e quando si rivolse a lei incurvò le labbra in un tiepido sorriso.

-La solitudine è sempre stata la mia più grande amica, lo sai-

-Ah lo so bene- sospirò l’altra e prese posto accanto a lui, vicino alla finestra. I posti attorno a loro erano tutti liberi. -Sai… è un periodo che ti osservo e mi sembri piuttosto strano. C’è qualcosa che non va?-

Damon fece spallucce e ostentò la solita aria impassibile di sempre.

-Non devi sentirti in dovere di interessarti a me- rispose, girando con un gesto noncurante una pagina del libro che stava leggendo. E Ivy, il volto appoggiato a una mano e gli occhi attenti su di lui, arricciò le labbra in un sorrisetto divertito.

-Perché non dovrei?- replicò. -Anche se ci siamo lasciati da un pezzo sai che puoi sempre confidarti con me.-

Damon soppesò per una frazione di secondo quelle parole e quando si girò finalmente a guardarla avrebbe voluto che fossero vere.

Ormai conosceva Ivy molto bene e con il tempo aveva imparato quanto potesse essere crudele, quanto le sue promesse mancate fossero dolorose. E in quel periodo non poteva certo permettersi altre debolezze.

-Certo, se avrò bisogno di te sarai la prima a saperlo- la liquidò, gentile ed educato come sempre, e poi iniziò a mettere nello zaino il proprio materiale. -Adesso devo andare… se non prenoto il campo per gli allenamenti la squadra è spacciata.-

Ivy si limitò ad annuire un paio di volte e non proferì parola, lo osservò uscire dalla Biblioteca e poi girò il volto verso la finestra.

La ragazza si perse qualche secondo a pensare al suo tradimento, a quello che stava facendo con il ragazzo della sua migliore amica… ma la voce di suo fratello la distolse dal suo flusso di coscienza.



Ciao sorellina- la salutò, sedendole accanto.

Ivy gli rivolse un sorriso a mo di saluto e appoggiò il capo al dorso della mano, scrutandolo attenta.

-Tu in Biblioteca?- chiese, scettica. -Dimmi subito quello che vuoi.- Ivy gli rivolse un sorriso a mo di saluto e appoggiò il capo al dorso della mano, scrutandolo attenta.

-Tu in Biblioteca?- chiese, scettica. -Dimmi subito quello che vuoi.-

Russel rise sottovoce, per niente sorpreso dall’intuizione fondata della sorella, e si avvicinò a lei ancora un po’, così da essere sicuro che fosse l’unica ad udirlo.

-Vorrei che tu prendessi il mio posto, l’anno prossimo- mormorò, sicuro. -Ma per essere il capo devi affrontare un’ultima prova.-

-Qualsiasi cosa- si affrettò a rispondere Ivy, accesa dall’ambizione.

Russel incurvò soddisfatto le labbra e appoggiò la schiena alla sedia, lo sguardo metallico puntato oltre la finestra e l’espressione indecifrabile.

-Saresti pronta davvero a fare qualsiasi cosa?-

-Certo, non mi tiro mai indietro. Lo sai.-

Ivy lo stava fissando fredda, distaccata, risoluta. Arrendersi non era mai stata un’opzione, così come accontentarsi. Perché per lei, l’unica cosa che contava, era essere la migliore. Sempre.

-Bene- annuì Russel e si girò a guardarla, improvvisamente tetro. -Allora non avrai niente in contrario a fare un Voto Infrangibile?-















-Ehi finalmente ti ho intercettato!-

Elettra si buttò fra le braccia di Matt e gli scoccò un rapido bacio sulle labbra, a cui il ragazzo si dimostrò sorprendentemente freddo e sfuggente.

-Scusa amore, devo scappare- le disse, piuttosto sbrigativo. -Ho gli allenamenti.-

La Grifondoro inarcò freddamente un sopracciglio e lo fissò palesemente contrariata.

-Lo so, infatti siamo davanti all’entrata del campo- gli ricordò con un cenno del capo. -Che ti prende?-

-Niente, sono solo nervoso- sbuffò, liberandosi gentilmente della presa. -Ci vediamo quando finisco… okay?-

Elettra non rispose, lo fissò entrare negli spogliatoi con gli occhi fiammeggianti d’ira. Uno stato d’animo che non passò inosservato a uno spettatore inopportuno.

-Wow, che passione- esordì Tate, raggiungendola. Il sorriso irriverente sulle labbra e il capo inclinato mentre osservava la medesima direzione in cui il ragazzo si era dileguato. -Questo mi ricorda il perché non voglio una relazione.-

-Ah ma taci Tate- ruggì Elettra e si diresse a passo di guerra verso le tribune, con il ragazzo che la seguiva pochi passi indietro.

Quando si accomodarono Tate si stiracchiò appena e tirò fuori dalla tasca dei jeans neri un pacchetto di sigarette, per poi accenderne una.

-Quel tipo non fa per te- sbuffò, con il fumo denso e acre. -Tu sei troppo in gamba per uno smidollato del genere.-

Elettra girò gli occhi al cielo e si voltò verso di lui.

-Dammene una.-

E lui, con un sorrisetto, gliela porse.

-Danne una anche a me.-

Kaleb sbucò dal nulla e prese posto sopra di loro, facendoli quasi sobbalzare per la sorpresa.

-Ragazzi… ma è così difficile comprarvi un fottuto pacchetto?- si lamentò Tate, mentre prendeva controvoglia una sigaretta dal suo. -Lasciate me senza e poi vi lamentate se sono intrattabile…-

-Fratello, mi devi la vita. Cosa vuoi che sia una sigaretta?- replicò Kaleb e prese sorridente la sua, noncurante dell’espressione contrariata dell’altro.

-Mi sfugge il motivo della vostra presenza… perché siete qui?- chiese Elettra, girandosi sospettosa a guardarli dopo aver soffiato del fumo.

-Per studiare le mosse degli avversari mi sembra ovvio- le ricordò Tate, molto attento su un Battitore.

-Esatto- confermò Kaleb, appoggiato con i gomiti alle ginocchia. La sigaretta stretta tra le labbra e un sorrisetto divertito di fronte all’espressione piccata dell’amica. -E poi guarda… è arrivato anche il mio Capitano.-

Damon fece un cenno a tutti e tre, sistemandosi al lato libero accanto ad Elettra. Quest’ultima gli sorrise e, dopo aver spento la sigaretta, si rivolse a lui con espressione un po’ dubbiosa.

-Dov’è Ivy?-

-Non so, qualche ora fa era in Biblioteca ma poi io sono andato via- rispose, facendo spallucce.

-Ah la nostra piccola malandrina- sospirò Tate, scambiandosi uno sguardo divertito con Kaleb. Gli altri due li fissarono confusi.

-Di cosa stai parlando?- lo interrogò subito Elettra, curiosa come non mai.

-Del fatto che probabilmente la nostra algida bionda ha trovato un’altra vittima- la informò prontamente Kaleb, per poi rivolgersi a Damon con un mezzo sorriso quasi colpevole. -Scusa amico, non volevo… sai…-

-Non c’è problema, è acqua passata- fece quello, sinceramente indifferente alla notizia.

Elettra assunse un’espressione quasi ferita. Dopotutto Ivy era la sua migliore amica e il fatto che non si fosse confidata con lei la infastidiva non poco. Ma, anziché approfondire ulteriormente la questione, decise di rimanere in silenzio e rivolgere lo sguardo sul campo.

Matt si stava destreggiando in alcuni tiri verso gli anelli e come Cacciatore era davvero bravo. Perfino Tate non trovò nulla da obbiettare alle sue performance e pensò anzi che per il Portiere di Grifondoro sarebbe stata una sfida fronteggiarlo.

Nella quiete di quella giornata come tante, però, un paio di occhi color ghiaccio tramavano nell’oscurità.

Ivy aveva osservato a lungo il quadro di quel momento, i suoi amici sereni e i ragazzi in campo. Il suo sguardo aveva indugiato a lungo su Matt, quel Cacciatore biondo tanto bello quanto buono.

Lo stesso che aveva baciato poche ore prima.

Ivy aveva pensato a lungo alle conseguenze di ciò che stava per fare, a ciò che quel movimento di bacchetta avrebbe provocato.

Ivy però aveva atteso altrettanto a lungo il suo momento, il riscatto che meritava, l’occasione per avere finalmente potere e gloria.

La mano sembrò muoversi da sola, prima che potesse realizzare il tutto.

Un fruscio sinistro.

Un tonfo assordante.

Urla terrorizzate.

Rumori. Nient’altro che rumori.

-Brava Ivy- sussurrò Russel, mentre le appoggiava incoraggiante una mano sulla spalla. -Adesso sei pronta.-

Gli occhi color ghiaccio che avevano distrutto molto più che una bella giornata , però, erano chiusi in una morsa in quel momento tanto agognato, mentre una lacrima le rigava inesorabile il viso.

Ivy stava piangendo…non di dolore, disperazione o rammarico.

Ma di gioia.



La neve cadeva copiosa dal cielo ed Elettra, in prima fila, fu grata del fatto che distogliesse l’attenzione alla perfezione dalle lacrime che le rigavano il volto.

La vista di quella bara bianca era insostenibile, così come il macigno che le pesava sul petto. Perché se Matt era morto, la colpa era soltanto sua.

Ivy, di fianco a lei, le strinse le dita sottili attorno alla mano, come per darle tacita forza, mentre Damon, dietro di loro, respirò più profondamente del solito.

“Un tragico incidente, una caduta imprevedibile.”

Così era stata etichettata quella morte, una fatalità successa durante un allenamento, un osso del collo rotto nel modo più assurdo ed impensabile. Perché Matt, Cacciatore di Tassorosso, era sempre stato troppo abile per commettere un errore del genere.

Quando Elettra si avvicinò alla bara, il cuore in gola e senza fiato, la sfiorò delicatamente con la punta delle dita, distrutta da un dolore che non avrebbe mai immaginato di provare.

Nella tasca interna del suo mantello vi era un segreto, un peso con cui avrebbe dovuto convivere per sempre, la punizione alla sua codardia.

Perché lei, troppo impulsiva e ribelle per sottostare a delle regole, non ci aveva pensato due volte a mandare al diavolo quell’invito, a voltare le spalle a una firma fatta con leggerezza e forse troppo impudenza.

Ma la Skull & Bones l’aveva avvisata.

“Faremo avverare la tua peggiore paura se non rispetti l’impegno”.

E così era stato.

Matt Habott era morto e , con lui, anche una parte di Elettra. Perché da quel momento amare ancora le sarebbe risultato impossibile e lei, mentre vedeva il suo cuore sepolto sotto terra, ne abbe la terribile consapevolezza.

















Salve gente!

Come avrete capito dal titolo e dal contenuto questo capitolo è una specie di prequel, ovvero racconta la giornata che ha un po’ cambiato le sorti di tutti… anche se non sapete ancora come esattamente :P

E’ da tanto che avevo in mente questo step e come avrete notato ci sono estratti dei flashback precedenti di Ivy ed Elettra per rendere più coerente il racconto. Ho deciso di pubblicarlo ora perché aspettavo alcune risposti su Hogsmeade e non volevo lasciarvi all’asciutto per troppo!

Che ne pensate dei nostri Senior prima di diventare effettivamente membri della società? In quel periodo erano sicuramente un po’ diversi… anche se Damon stava già cadendo nel suo tormentato oblio.

Credo che in futuro ci sarà un altro capitolo sul passato, ma non vi svelo niente per ora ;)

Detto questo lascio a voi i commenti e ci sentiamo con un passaggio della storia lungo, complesso e ricco di avvenimenti… ci sono molte cose da raccontare, molte situazioni da affrontare e altre paure da subire…

Tenetevi pronti <3






A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

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