There's no storm we can't out run, we will always find the sun

di SweetPaperella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciasette ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitré ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove ***
Capitolo 30: *** Capitolo trenta ***
Capitolo 31: *** Capitolo trentuno ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentadue ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentatré ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***






Capitolo uno 

 

Sono la famiglia più strana e male organizzata di tutta la storia mondiale, ma c’è affetto reciproco, nonostante i continui battibecchi, le prese in giro e la differenza di età.
Regina Mills ha 38 anni ed è il più famoso avvocato di Storybrooke, una cittadina del Maine. Ama il suo lavoro e vi ci dedica anima e corpo, prendendosi raramente giorni di ferie, a meno che non riguarda suo figlio Henry. Non è in realtà suo figlio, ma ormai lo considera come tale, avendolo visto crescere, visto che sua madre Emma Swan, inizialmente aveva deciso di farlo adottare a lei, quindi legalmente può considerarlo come tale, nonostante Emma fa parte della loro vita. 

Emma ha 18 anni, si è diplomata nei tempi stabiliti nonostante fosse stata in carcere è una vita per niente semplice, ma ora non ha nessuna intenzione di perseguire gli studi, non sa ancora cosa fare della sua vita e per non ricadere sulla sua amica Regina, lavora in un pub. Ha sempre lavorato in realtà, non ha mai voluto farsi pagare da nessuno, ha sempre cercato di cavarsela da sola, sin da quando era una bambina. 

Regina e Emma si sono conosciute quando quest’ultima aveva 14 anni ed era incinta di Henry, era diventata il suo avvocato per tirarla fuori dal carcere dopo aver infranto la legge per dei piccoli furti e essere scappata dalla casa famiglia dove era stata affidata, la ragazza era spaventata e non voleva tenere il bambino e Regina non potendo avere suoi figli, le aveva detto che l’avrebbe preso lei. Emma era andata a vivere nella sua immensa casa, una villetta lussuosa con tutti i confort necessari, una casa che Emma non aveva mai avuto, soprattutto così lussuosa, era stata abbandonata da piccola e aveva vissuto prevalentemente in casa famiglia.

Lei due erano diventate amiche, non con pochi alti e bassi e qualche minaccia di cacciarla via da parte di Regina. Erano e sono ancora così diverse, ma hanno imparato come convivere senza ammazzarsi a vicenda e si può dire che sono l’una la spalla dell’altra, si capiscono, si supportano e sopportano a vicenda e si vogliono bene, anche se per nessuna delle due è mai stato facile esprimere i loro sentimenti e le loro emozioni. Crescono Henry insieme e sono due bravissime mamme, non fanno mancare niente al loro piccolo che ormai ha quattro anni ed è un bambino intelligente, vivace e allegro. Al momento non ha ancora espresso desiderio di conoscere suo padre, ma se anche volesse non sarebbe possibile, perché Neal Cassidy è sparito senza lasciare traccia, poco prima che Emma scoprisse di essere incinta e la donna non ha mai negato a suo figlio questa dolorosa verità, conosce la sua storia e spera che un giorno possa perdonare suo padre, in fondo Emma lo ha amato con tutto il cuore, è stato il suo primo amore, anche se è finita male e da quel giorno non si è più innamorata veramente.

Quella mattina Regina si è svegliata come al solito molto presto e ha accompagnato Henry alla materna, lasciando Emma dormire essendo rientrata alle 3 di notte passate per lavorare. Ma ora avrebbe dovuto svegliarla, quella mattina non solo non é riuscita a bere il suo caffè, ma è già piuttosto movimentata. I suoi collaboratori sono in ferie e il nuovo praticante sarebbe arrivato solo tra due giorni, è completamente sola con un nuovo assistito, di cui non è nemmeno tanto sicura che se ne voglia occupare. Robin Hood è così che si fa chiamare, é un ladro di alta classe, ruba nelle gioiellerie di zona per racimolare soldi per aiutare la sua famiglia o meglio suo figlio Roland, ma stavolta è andato oltre... ha ucciso un uomo e il sindaco di storybrooke ha chiamato lei. 

Robin l’ha colpita da subito per il suo affascino, i suoi occhi chiari e puri, talmente sinceri da poter trafiggere anche il suo cuore di ghiaccio. Alto, muscoloso e capelli lasciati sbarazzini marrone chiaro. Ma è un delinquente e non sarebbe stato facile far capire agli inquirenti che non fosse anche un assassino. È stato ritrovato sul luogo del crimine sporco di sangue e sotto shock, ha saputo dire solo “sono innocente” senza aggiungere altro e Regina dubita che lo possa essere davvero, questa è stata la classica rapina finita male e ciò che può fare per Robin, se mai decidesse di accettare il caso, è quello di fargli ridurre la pena, ma suo figlio finirà in una casa famiglia o in affidamento visto che è palese che il padre non possa occuparsi di lui in modo adeguato. 

Sapendo di dover fare tutto da sola, chiama Emma pur sapendo di doverla svegliare, per andare lei a prendere Henry a scuola e poi portarlo alla visita dentistica. 

Una Emma assonnata prende il telefono che ha sul comodino senza nemmeno guardare il display, ma sa benissimo di chi si tratta o di Regina o della scuola di suo figlio, ma ciò significherebbe che lui sta male e spera vivamente di no. 

«Regina dimmi» esordisce, sperando che sia lei a chiamare e svegliarla. 

«Swan, sono incasinata oggi, puoi andare tu a prendere Henry e portarlo dal dentista? Oggi esce alle 15, perché la visita è alle 15:30.» le dice incurante della voce assonnata della ragazza dall’altra parte. 

«Ci penso io! Ma è successo qualcosa?» chiede, avendo avvertito dalla voce di Regina che qualcosa non va, ha un super poter per questo, certo le riesce meglio quando guarda le persone negli occhi, ma è in grado di capire se una persona sta male anche dalla voce. 

«Nulla di cui preoccuparti... solo un nuovo caso. Fammi sapere poi come va la visita di Henry.» 

Regina sente annuire Emma dall’altra parte, la saluta con una leggera fretta. 

 

Torna a casa solo in tarda serata, è stata all’ufficio dello sceriffo per interrogare Robin Hood, il cui suo vero nome è Robin Locksley, ma continua a definirsi innocente e ha chiesto a Regina di occuparsi lei del suo caso. La donna però non sa ancora se accettare, teme che l’uomo sia coinvolto e poi pensa a quel povero bambino che dovrà crescere senza suo padre, ha già perso la madre e non vuole farsi coinvolgere troppo emotivamente, ha già capito che è uno di quei casi in cui lasciare i sentimenti da parte non sarà facile. Se da una parte sa che forse può aiutarlo davvero solo lei, ed è tentata di accettare, l’altra parte di se quella più razionale e obiettiva le dice di non immischiarsi in questa storia, che non porterà nulla di buono. 

Rientrando a casa trova Emma già pronta per andare a lavoro a giocare con i videogiochi insieme a Henry. 

«Allora Henry, cosa vuoi per cena?» chiede distogliendosi dai suoi pensieri quando ha sentito la voce di suo figlio chiamarla con entusiasmo. 

«Cos’è quella faccia Regina?» chiede Emma non dando modo a Henry di rispondere, ha visto subito che la donna è in pensiero per qualcosa o che comunque qualcosa la turba. 

«Hamburger e patatine fritte? Oggi dal dentista sono stato bravissimo.» risponde poi il piccolo. 

«Va bene solo per questa volta.» dice rivolta a suo figlio. 

«Ti rendi conto che hai appena detto sì ad hamburger e patatine vero? Tira fuori il rospo.» se prima non fosse stato chiaro, ora questa per Emma é la prova evidente che Regina fosse particolarmente provata quella sera.

«Non devi andare a lavoro Swan?» la chiama spesso per cognome è un abitudine che si porta dietro da quando l’ha conosciuta e non voleva darle confidenza, perché sentiva che non voleva legarsi alla giovane, non voleva affezionarsi a lei. Non è mai stata capace di tenersi un’amica, l’unica che ha è Mary Margaret, ma non si può proprio considerare tale. É più la sua sorellastra, visto che suo padre prima di morire si è risposato con la madre di Mary. Sua mamma Cora invece é morta ancora prima, per un incidente stradale, in cui é rimasto coinvolto anche il suo fidanzato storico, Daniel. Aveva diciotto anni quando sua madre è morta ed è morto Daniel, il suo primo vero amore, stavano insieme da quando ne avevano 14 e avevano intenzione di sposarsi una volta finiti gli studi, nonostante il loro fosse un amore giovanile erano entrambi sicuri dei propri sentimenti. 

Suo padre Henry Mills invece si era sposato nuovamente dopo un anno e mezzo con la madre di Mary Margaret e le due per causa di forza maggiore avevano legato, se pur all’inizio Regina non sopportava la sua sorellastra, l’idea che suo padre avesse una nuova vita, una nuova famiglia. Ora le due vanno molto d’accordo e sono oltre che sorelle, amiche. Mary Margaret è sposata con David, il suo socio nello studio. 

Con Emma quindi le cose non sono state semplici all’inizio, la donna non voleva affezionarsi perché la ragazza era troppo simile a lei nella sua storia, però poi è stato inevitabile farlo, si vogliono molto bene, nonostante ancora oggi si punzecchiano come se non si sopportassero e di solito quando la chiama per cognome è perché non vuole essere scocciata, ma la bionda Emma è testarda come un mulo, la mora Regina lo sa bene. 

«Devo attaccare a lavoro alle 21:30 sono le 19, puoi benissimo raccontarmi»  

«Riguarda il lavoro, ho forse un nuovo caso» sbuffa per quanto possa essere insistente, ma alla fine le spiega a grandi linee la situazione, non può dirle del caso nel dettaglio, lei tiene molto alla riservatezza dei suoi assistiti. 

«E perché non vuoi accettare? Secondo me è innocente» 

«E cosa te lo fa credere, il tuo super poter adesso funziona anche con le persone che non conosci?» ironizza la donna più grande.

«No! Ma chiamalo sesto senso. Come la vedo io lui era andato lì per la rapina e ha trovato il morto, sta a te dimostrare che è innocente e alla polizia trovare il colpevole, magari non puoi aiutarlo con il figlio, visto le diverse rapine, ma almeno quel bambino saprà che non ha un padre assassino non credi?» dice la bionda, facendole vedere la storia sotto un’altra ottica. Lei non ha pensato al fatto che il piccolo Roland avrebbe visto il suo papà come un assassino. 

«Da quando sei così saggia Swan?» 

«Uhm.. da sempre Mills.» le ribatte prendendo nuovamente a giocare con suo figlio. 

«Mamma, credo che Mamma Emma abbia ragione... poi Roland potrebbe venire a vivere qui, non mi dispiacerebbe un fratellino con cui giocare sai?» interviene Henry in quella conversazione. 

«Quello Henry non credo che sia possibile, non possiamo prendere in affidamento il bambino, Emma lavora, io lavoro e per due donne single non è mai facile poter anche prendere in affido.» 

«Ma lo aiuterai vero mamma? Tu sei il miglior avvocato del mondo» le dice, continuando a giocare, ma spostando lo sguardo verso di lei per poterla guardare negli occhi. 

Emma la guarda a sua volta e capisce le vere motivazioni, ha paura di legarsi troppo a quel caso e non rimanere fredda e distaccata come è solita fare nel lavoro.

«Resterai sempre la regina cattiva, anche se ti occuperai di un bambino e suo padre sai?» 

Regina la fulmina con lo sguardo per quella battuta e le vorrebbe quasi lanciare la padella che ha in mano, ma non lo fa. 

Emma scoppia a ridere e corre in camera a finirsi di preparare, prima che la donna decida davvero di lanciarle la padella. Sa che quando la chiama “regina cattiva” la donna va su tutte le furie, lei lo fa per provocarla, si diverte sempre a farlo, è il suo modo di dimostrarle che ci tiene e Regina questo lo sa bene, più che bene. 

Ritorna in salotto giusto in tempo per sentire Regina dire ad Henry che si occuperà del caso. 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***



 

 

Capitolo due 

 

Alla fine si é lasciata convincere e ha accettato di seguire il caso di Robin, sottolineando che lo fa solo perché non vuole che il figlio cresca con l’idea di suo padre assassino, ma crede anche lei che sia innocente ed é per questo che vuole dimostrare che sia così. 

L’uomo è stato interrogato più volte dalla polizia e tra qualche ora verrà trasferito al carcere di massima sicurezza situato poco fuori Storybrooke, ma lei ci vuole parlare prima che ciò avvenga, per rassicurarlo, soprattutto sul figlio che non vede da quando è stato arrestato, che   é stato invece trasferito in una casa famiglia di zona. 

Una volta di fronte all’uomo, il suo cuore perde un battito, non sa nemmeno lei spiegarsi come ciò possa essere possibile, lei che ha sempre mantenuto la distanza dagli uomini, se non per delle relazioni occasionali, adesso si sente come una ragazzina per un perfetto sconosciuto, ma si convince che sia solo perché è preoccupata per lui. Lei prende sempre a cuore i suoi casi e ci mette il massimo impegno per risolverli. 

Il fatto che Robin sia un uomo attraente e affascinante non c’entra nulla.

Ed é con questa convinzione che lo saluta mantenendo tutta la sua compostezza e freddezza, non è di certo una persona che fa trasparire le sue emozioni così facilmente e con qualcuno che nemmeno conosce, come le dice giustamente Emma, con gli sconosciuti é una perfetta regina cattiva.

«Buongiorno avvocato, grazie per volermi aiutare, prima vorrei avere notizie di mio figlio se è possibile.» la prima cosa che Robin chiede alla donna davanti a sé é di suo figlio, é preoccupato, non gli hanno permesso nemmeno di chiamarlo e sentire la sua voce, rassicurarlo che suo papà sta bene. Ha paura che adesso si senta solo, spaesato, spaventato e triste, ha paura che pensi che il suo papà lo abbia abbandonato, quando gli promise che non l’avrebbe mai fatto, che per lui ci sarebbe sempre stato, ora non sta mantenendo la sua parola e lui é un uomo che la  mantiene sempre.

«Buongiorno! Sta bene, ho sentito la casa famiglia in cui è stato portato proprio questa mattina prima di venire da lei, nonostante non abbia capito cosa sia successo e abbia chiesto di lei, é tranquillo. Ho avuto il permesso per farglielo sentire.... Prima però deve rispondere alle mie domande in tutta onestà, se non sarà sincero con me e io lo verrò a sapere, perché si fidi che lo verrò a sapere, non sarò più il suo avvocato.» risponde prontamente Regina, rassicurando l’uomo, ha capito che è molto legato a suo figlio e dalle piccole indagini che ha svolto su di lui, ha scoperto che è vedovo da ben 3 anni, sua moglie é morta per una grave malattia, da allora per riuscire a mantenersi ha commesso dei furti, ma anche da ragazzo spesso si è cacciato nei guai per il medesimo problema.

Robin si ritrova ad annuire, ora che sa che il suo bambino, nonostante non stia con lui, é sereno può concentrarsi su sé stesso, prima di tutto viene il bene di Roland e poi tutto il resto. 

Ora finalmente si accorge della donna che ha di fronte, gli hanno detto che è il miglior avvocato in circolazione, che ha risolto molti casi brillantemente, ma non è solo per questo motivo che l’ha scelta come suo legale. Ora che la vede bene per la prima volta, capisce che si è affidato a lei perché anche se cerca di nascondersi dietro una maschera di donna forte e incline a mostrare solo il suo lato da dura, in realtà é una persona molto sensibile e l’ha colto dal suo tono di voce quando gli ha riferito di aver chiamato personalmente la casa famiglia per avere notizie di Roland, non era tenuta a farlo e questo dimostra ancora di più la sua teoria. Riesce a inquadrare bene le persone, per il “lavoro” che fa deve poterlo saper fare. 

«Avevo progettato la rapina da settimane, prima di ogni colpo studio i negozi, le abitudine dei proprietari in modo da non fallire, quindi avevo come al solito studiato tutto nel dettaglio... Sono arrivato al nel negozio verso le sei del mattino, sapendo che il quartiere a quell’ora è ancora deserto e che il proprietario non ci sarebbe stato, visto che abita dall’altra parte della città. Una volta entrato ho trovato il locale già devastato e il proprietario in una pozza di sangue, ho avuto paura e non sapevo se scappare o chiamare per far scoprire il corpo, ma é arrivata la polizia prima che io prendessi una decisione, trovandomi lì hanno pensato subito che centrassi io.» risponde in modo sincero come gli è stato chiesto di fare, non tralasciando il minimo dettaglio. 

«Le credo, ha toccato il corpo o qualsiasi cosa all’interno del negozio che possa far ricadere ulteriormente i sospetti su di lei?» chiede l’avvocato Mills, dopo aver fatto parlare l’uomo sulla dinamica.

«Si il bancone del negozio per sorreggermi quando ho visto il corpo dell’uomo, inoltre purtroppo ho sporcato le scarpe con del sangue sul pavimento.» pensando e rivivendo attentamente nella sua mente il fatidico momento.

Regina questo ovviamente lo sa già, ma ha voluto un ulteriore prova della sua sincerità.

«Bene, noto che lei è sincero, ero già a conoscenza di questi dettagli e ho voluto metterla alla prova.»

Robin all’affermazione della donna si ritrova a sorridere. 

Regina gli rivolge qualche altra domanda per capire meglio la dinamica, per poter pensare a una difesa degna di chiamarsi tale e poi prende il numero della casa famiglia per fargli sentire il figlio come promesso. 

L’uomo non appena sente la voce del figlio dall’altra parte del telefono è quasi commosso e ciò non sfugge a Regina, la quale capisce subito che è un padre sensibile e che ama profondamente suo figlio, nonostante come abbia deciso di condurre la sua vita. Si chiede infatti come mai non si sia trovato un lavoro onesto e pulito invece di fare il fuorilegge, si chiede come mai non abbia pensato al fatto che prima o poi gli avrebbero potuto togliere il figlio. Forse lei in questo ha sempre avuto una vita fin troppo perfetta, non ha mai avuto problemi economici, nemmeno quando è diventata adulta, quindi non può capire, ma è del parere che c’è sempre un’altra scelta e che sta alle persone decidere da che parte schierarsi. Robin sarà sicuramente innocente per l’omicidio, ma è pur sempre un ladro e su questo non può di certo aiutarlo, a meno che lui non decida di smettere di condurre questa vita e metta la testa a posto. 

«Dimostrerò che lei è innocente; ma non so se posso aiutarla a riavere anche suo figlio con sé, i servizi sociali sono stati avvertiti come ben saprà e sanno che lei è un fuorilegge, quindi anche se io dimostro la sua innocenza, non potrò fare altro... a meno che...» vuole essere chiara con lui, anche se crede da come l’abbia sentito parlare con il figlio che sappia che non si rivedranno tanto presto. 

«A meno che non dimostri di voler cambiare e mi trovi un lavoro onesto» interrompe l’avvocato Mills, prima che sia lei a dirgli la verità, a buttargli in faccia la verità sulla sua sorte. Quando ha sentito suo figlio ha provato gioia, un mix di sentimenti così forti da non riuscire a spiegargli, ha sentito il cuore scoppiargli nel petto, ma ha anche provato dolore, sapendo che non l’avrebbe potuto rivedere e abbracciare. 

Regina annuisce e lo guarda, in attesa che lui continui a parlare, sa che sta aggiungendo altro, lo vede dal modo in cui la guarda. 

«Ho provato a cambiare per mio figlio, ma non è facile... ho mandato non so quanti curriculum, sono laureato sa? Ma ho anche 42 anni e nessuno mi assume più. Sono un architetto, per anni ho lavorato nel mio ambito, ero felice, poi la mia azienda dopo tanti anni è fallita e io mi sono ritrovato solo, vedovo, con mio figlio da crescere e senza soldi. Non mi sono arreso, l’ho fatto per mio figlio, ma le persone mi continuavano a ripetere che fossi troppo vecchio per lavorare, di fare spazio ai neolaureati che avevano idee innovative. Ho iniziato a rubare per far sì che Roland potesse avere una vita dignitosa, sapevo farlo perché da ragazzo avevo già infranto la legge e pagato i miei errori, ho solo voluto far soldi facili per la mia famiglia, per Roland.» si trova a sfogarsi come non ha mai fatto con nessuno, non sa perché lo stia facendo proprio con la donna che ha in mano il suo destino, o forse proprio per questo si sente così a suo agio con lei, perché sa che può aiutarlo e forse anche capirlo. 

«Lo capisco, so quanto sia difficile trovare lavoro... e con un lavoro in nero, si prende una miseria per potersi mantenere, figuriamoci con un figlio a carico... » si trova a capirlo, adesso che lui si è sfogato riesce meglio a capire come si possa essere sentito, lei non avrebbe mai infranto la legge, piuttosto sarebbe morta di fame, ma non può che essere solidale con lui, con l’uomo che si è dimostrato ancora una volta attaccato al figlio, al suo bambino che ama più di se stesso e si capisce perfettamente quando parla di lui. 

«Posso aiutarla Robin, ma lei mi deve promettere che smetterà di rubare. So che non è facile trovare un lavoro per arrivare a fine mese, ma cercherò di fare il possibile affinché ciò avvenga e se lei mi assicura che righerà dritto, farò in modo che lei possa usufruire dei buoni famiglia, a maggior ragione che lei è un padre single potrebbe rientrarci. Prima però deve trovare un lavoro onesto.» ha preso a cuore il suo caso, non è da lei lasciarsi coinvolgere così emotivamente, ma il discorso dell’uomo l’ha toccata nel profondo, non ha mai visto una persona così legata alla famiglia, così di buon cuore, da mettere gli altri al primo posto. Non ha mai rubato per fare soldi facili o scappare lontano e vivere la vita alla grande, l’ha fatto per suo figlio, la sua unica ragione di vita. Lei che non può averne di suoi, nonostante abbia Henry che considera come tale, sente ogni volta un malessere interiore che non riesce a spiegarsi, che non riesce ad attenuare, lei desidera fortemente avere un figlio suo, questo la porta a coinvolgersi in modo poco appropriato verso Robin e suo figlio, vuole che quei due possano riunirsi. 

«Grazie, non era tenuta a farlo, grazie. Una volta che questa storia dell’omicidio sarà chiarita voglio diventare una persona migliore, per mio figlio, non merita di vivere in quella casa famiglia, non merita un padre come me» 

«Non dica così... non la sto giustificando, perché rubare resta un reato, ma sicuramente non l’ha fatto perché vuole male al suo bambino, piuttosto il contrario.»

L’uomo le sorride e le prende delicatamente la mano che la donna tiene sulla scrivania. Istintivamente Regina vorrebbe ritirarla, non permette mai un contatto con i suoi clienti, con gli sconosciuti e ancora meglio dire un contatto con chiunque, non è mai stata una persona affettuosa; ma in questo caso non lo fa, la stretta di Robin è calda, sicura, sincera e non trova il coraggio di spostarsi. 

Robin dal canto suo, ha preso la mano della donna quasi senza pensare alle conseguenze ed é lui a ritirarla per primo quando si rende conto della gaffe che ha fatto, diventando leggermente rosso in viso, non è da lui essere così istintivo, ma la donna che ha di fronte a sé gli trasmette stabilità, sicurezza, come non gli accadeva da tempo, solo con sua moglie Marian si era sentito così. É vero, quello di essere gentile e aiutare i suoi clienti fa parte del suo essere avvocato, ma Robin sa che non è solo questo, ha avvertito da subito una sintonia con Regina che non riesce ancora adesso a spiegarsi. 

Si scusa per averle stretto la mano e Regina si limita a scrollare le spalle, intimidita anche lei dal gesto, non sa spiegarsi bene nemmeno cosa abbia provato, ma sicuramente una sensazione mai provata prima, un qualcosa di indescrivibile, piacevole e capisce che è il momento di ricomporsi e tornare ad essere l’avvocato impeccabile e tutta d’un pezzo che è sempre stata, senza farsi trasportare dai sentimentalismi. 

«Stanotte dovrà purtroppo essere trasferito in carcere, ma provvederò quanto prima a farla uscire da lì e mandarla ai domiciliari, ci vediamo nei prossimi giorni.» stringe la mano al suo assistito tornando ad essere l’avvocato Mills, non più Regina.

L’uomo si ritrova ad annuire e stringerle la mano a sua volta. 

 

É ancora mattina ma si ritrova ad essere già stanca, così prima di tornare in studio decide di passare a prendersi un caffè, quella mattina per sua fortuna David tornerà in ufficio e lei avrà qualcuno con cui occuparsi del caso e scoprire chi vuole incastrare l’uomo. 

Una volta arrivata in ufficio, David è lì ad attenderla ed é già stato informato del nuovo caso. Regina ringrazia il cielo di essere circondata da collaboratori competenti o quanto meno di essere stata fortuna a trovarli al primo colpo, non avrebbe sopportato, pignola com’è, persone che non siano in grado di eseguire un ordine o che non hanno un minimo di iniziativa. 

David è il suo socio, lo conosce da tanto tempo ormai, hanno iniziato l’università insieme e da quel momento hanno continuato a lavorare a stretto contatto, lui ha perfino fatto la gavetta nello studio del padre di Regina, quindi fin dal primo momento è entrato nell’azienda di famiglia dei Mills e non se n’è più andato. Per Regina é stato scontato farlo socio una volta morto suo padre. 

Come se non bastasse David é il marito di Mary Margaret, quindi lo conosce da molto prima che intraprendessero lo stesso percorso di studi, lui e la sua sorellastra si conoscono dall’età di 15 anni lei e 18 lui, praticamente Regina lo considera come uno di famiglia, ed è tra le poche persone che la conosce meglio di chiunque e sa come prenderla nei suoi momenti negativi. Lui c’è sempre stato per la donna, senza mai voltarle le spalle, nemmeno quando lei implorava di voler restare sola, David l’é restato accanto, insieme a Mary, da perfetto migliore amico. 

Mentre David trova ulteriori informazioni su Robin, Regina chiama “capitan Hook” , il cui vero nome é Killian Jones, un ragazzo di 25 anni che lavora al porto, ha un uncino al posto della mano, persa quando era un adolescente, nell’incidente in barca in cui ha perso i suoi genitori e suo fratello Liam. Ha una barca dal nome di “Jolly Rogers”, ma non ha più salpato con essa, nonostante sia molto bravo come marinaio o pirata, come gli piace definirsi, visto che ama le giacche di pelle, il mare, le barche e il suo uncino sexy. Collabora occasionalmente con Regina per arrotondare lo stipendio, facendo per lei dei pedinamenti.

Quel giorno Regina ha bisogno di lui per pedinare le persone vicine a Robin e cercare di trovare altre informazioni utili per poterlo aiutare, non crede al fatto che l’assassino non sapesse della rapina organizzata da Robin. Il suo intuito le dice che il killer è stato informato del piano di Robin e che abbia deciso di incastrarlo volutamente per far avere agli inquirenti un sospettato e insabbiare la verità. Della rapina secondo  Robin sapevano solo i suoi “collaboratori” e perciò qualcuno ha parlato.

Killian accetta subito, mettendosi immediatamente a lavoro per l’avvocato Mills, la quale paga generosamente e lui non rifiuta mai, con i soldi delle collaborazioni che fa ci va avanti almeno un’intero mese, sennò di più, dipende dalle informazioni che riesce a ricavare. Lui è bravo in questo e il fatto che abbia l’aria da pirata aiuta parecchio nei giri loschi. 

Nessuno penserebbe che dietro quell’aria da duro, quello sguardo strafottente e malizioso, si nasconda un ragazzo che ha sofferto tanto, forse anche troppo e che ha paura di fidarsi delle persone o meglio ha paura di innamorarsi, di concedere ancora una volta il suo cuore e rimanere deluso, a volte pensa che nella sua vita il lieto fine non sia compreso. Vive perciò alla giornata, senza pretendere troppo, godendosi ciò che viene. 

 

É ormai sera, Killian ha lavorato tutto il giorno per ricavare informazioni e dopo aver fatto un resoconto dettagliato all’avvocato Mills, dandogli informazioni utili per il suo caso: ha scoperto che a tradire Robin Hood é stato un signore di zona, il quale é venuto a conoscenza del piano da una persona vicina a lui e per una generosa somma di denaro si é venduto, nonostante non avesse niente contro il fuorilegge per eccellenza. 

Non ha saputo però ancora scoprire chi sia questa fantomatica persona che ha pagato il pettegolo. 

Per quel giorno ha scoperto a sufficienza e Regina gli ha già dato il suo anticipo, che consumerà al pub di zona, ci lavora una cameriera niente male, proprio il tipo di Killian. 

Entra nel locale, cercando di individuare subito la bella cameriera e la vede al bancone a servire i cocktail. Sa molto di lei, si chiama Emma Swan, ha 18 anni e lavora al pub sei giorni a settimana, il sabato o la domenica, ad alternare, li ha liberi. É bionda, capelli che le arrivano fino alla schiena e due meravigliosi occhi verdi, che si rispecchiano perfettamente nei suoi azzurri come il mare. Ci ha già parlato, ma lei non è una persona che da confidenza tanto facilmente e l’ha capito dal primo momento, ma è anche vero che lui non è uno che si arrende.

«Ho saputo che domani è il tuo giorno libero... io oggi ho preso la paga sostanziosa per un lavoro che ho fatto, quindi potremmo uscire.» le dice avvicinandosi a lei e guardandola con il suo meraviglioso sguardo da perfetto bad boy.

«Domani sono impegnata con l’unico uomo della mia vita.» risponde Emma, incrociando il suo sguardo e alzando subito dopo gli occhi al cielo.

Non è la prima volta che il giovane le chiede di uscire e trova anche che sia molto bello, tremendamente sexy, anche troppo... ma non vuole impegnarsi in nessuna relazione, non vuole dover soffrire ancora una volta. Non vuole più innamorarsi. Tutti gli uomini della sua vita sono andati via e nonostante abbia solo 18 anni, inizia a credere che abbia qualcosa che non va. Suo padre non l’ha nemmeno voluta conoscere, l’ha abbandonata quando era piccola davanti a un freddo ospedale insieme a sua madre, la quale nemmeno lei si è degnata di tenere sua figlia. Neal il padre di Henry è andato via senza lasciare la minima traccia di sé, é partito di punto in bianco, senza lasciare nemmeno un misero biglietto, non ha avuto il coraggio nemmeno di lasciarla. Graham, il quale é stato poco nella vita di Emma, l’ha lasciata quando lui ha scoperto che lei avesse un figlio, lui promettente poliziotto, con il sogno di far carriera come sceriffo, ha voluto pensare al suo futuro e finire l’accademia, senza approfondire un rapporto che senza dubbio sarebbe diventato importante. L’ha lasciata sola proprio nel momento in cui iniziava a fidarsi di nuovo. 

Ha 18 anni è vero, ma vuole dedicarsi solo a Henry, il quale é davvero l’unico uomo della sua vita, l’unico che non la deluderà mai e che le vorrà sempre bene incondizionatamente, come lei ne vuole a lui.

«Le mie fonti mi hanno rivelato che sei single...» continua Killian, non arrendendosi.

«Lo sono infatti, l’uomo della mia vita si chiama Henry, ha 4 anni ed é mio figlio, domani passerò la serata con lui a guardare un cartone su Netflix, mangiare schifezze e giocare ai videogiochi» alzando nuovamente gli occhi al cielo nel sapere che il ragazzo avesse preso informazioni su di lei.

«Questo non lo sapevi» lo provoca avendo visto la sua reazione alla scoperta che abbia un figlio, a quanto pare non ha scoperto tutto sul suo conto, ma è pur vero che a lavoro quasi nessuno sa che ha un figlio, non perché se ne vergogni, ma perché non vuole essere compatita come la ragazza madre sola che deve crescere un bambino di quattro anni. Lei sa cavarsela benissimo da sola, è sempre cresciuta da sola e non ha bisogno della compassione di nessuno. Con quella piccola ammissione spera di allontanarlo, in fondo nessuno vuole al suo fianco una ragazza madre.

«Lo ammetto ! Ma ti confesso anch’io una cosa... amo le serate da nerd, passate accoccolati sul divano sai tesoro?» la provoca, anche se non è del tutto una provocazione, passerebbe volentieri una serata sul divano a guardare un film o una serie tv in sua compagnia.

«Vuoi altro da bere? Non posso stare tutto il tempo a parlare con te, io a differenza tua devo lavorare duramente, lo stipendio non lo guadagno con una giornata.» dice per provocarlo lei stavolta. 

«Così mi ferisci profondamente, non sto facendo una bella impressione, ma io sono più affascinante e intrigante di quello che credi sai? Comunque un rum, così mi siedo buono, buono ad aspettare che esci e ti accompagno a casa.» 

Emma alla risposta di Killian sbuffa, alza gli occhi al cielo ancora una volta, per poi rispondere nuovamente a tono: «Ho la macchina e non ho bisogno della scorta per tornare a casa.» gli dice mentre versa il rum da lui chiesto nel bicchiere.

Killian afferra il suo bicchiere sorridendo per la risposta acida di Emma, ma senza dubbio non si è offeso, anzi, è ancora più motivato ad aspettarla per conoscerla meglio, é maggiormente affascinato da lei. 

Durante la serata osserva i suoi movimenti, il suo sorriso cordiale che rivolge ai clienti e nota che anche Emma spesso l’osserva a sua volta, ma abbassa lo sguardo quando i loro occhi si incrociano. Ha capito che Emma non è una persona semplice, non ammetterebbe mai che lo sta osservando anche se lui glielo facesse notare, ma lo farà lo stesso una volta finito il suo turno. 

Non ha fretta e vuole solo continuare a parlare ancora con lei. 

 

A fine turno Emma, cerca di ignorare Killian che la sta aspettando fuori da locale, in realtà non vedendolo più seduto quando lei è andata a cambiarsi ha pensato che se ne fosse andato, ma poi l’ha trovato ad aspettarla.

Raggiunge la macchina facendogli un leggero segno con la testa a mo di saluto e raggiunge il parcheggio dipendenti, ma si accorge ben presto che la sua auto non parte a causa del freddo e per quanto ami il suo meraviglioso maggiolino giallo, in momenti come questi vorrebbe davvero un’altra macchina, ogni volta che c’é un po’ più di freddo resta fermo. Scende dal veicolo sbuffando e trovandosi nuovamente Killian davanti, il quale ha assistito a tutta la scena e se pur si dispiace per la giovane, é contento perché così potrà accompagnarla a casa.

«Ti faccio compagnia, non é il caso che una bella ragazza come te vada in giro da sola di notte»

«Si da il caso che sto badare a me stessa e non mi serve che tu mi accompagni» risponde irritata per la sua sfacciataggine, pur sapendo che non si sarebbe mai arreso e rassegnandosi al fatto che l’avrebbe accompagnata fino a casa. 

«Ho notato che mi hai osservato quasi tutta la sera, perciò non ti sono del tutto indifferente.» le fa notare Killian iniziando a camminare insieme a lei, incurante del fatto che lei gli abbia appena detto di andarsene che può fare da sola, ma lui è un gentiluomo e non lascia una donna a girare di notte. 

«Guardavo se finalmente ti decidessi ad andare via» ribatte Emma. 

«Così mi ferisci ancora più profondamente, solo tu resisti al mio fascino» 

«Tanto hai un ego smisurato» avendo capito già che tipo sia, sa di essere un bellissimo ragazzo e gioca questa carta a suo favore, i suoi occhioni azzurri poi farebbero capitolare qualsiasi donna, perfino lei se non fosse troppo impegnata ad inalzare muri immaginari per non fare entrare nessuno nella sua vita. 

«Pane e gentilezza eh!» ride e la guarda con il suo solito cipiglio sexy e sfoggiando il suo sorriso migliore, per poi continuare a parlare e conoscerla: «Oltre ad avere un figlio e lavorare al pub, cosa fai nella vita Emma?» le chiede. 

«Cosa ti fa credere che io te lo voglia dire? Poi visto che sai bene o male tutto di me, visto che te ne sei vantato, tu dimmi qualcosa di te!» incuriosita dalla vita del ragazzo, non può essere solo arrogante, malizioso e irritabilmente irresistibile. Ha notato che al posto di una mano porta un uncino ed è effettivamente curiosa di scoprire cosa sia successo di così drammatico nella sua vita per ritrovarsi senza una mano. 

«Ti stai interessando a me dolcezza? Cosa vuoi sapere? Ti dirò ciò che vuoi.» ancora una volta con tono malizioso.

«Prima di tutto non chiamarmi dolcezza. Cosa hai fatto alla mano?» si ritrova a chiedere senza nemmeno rendersi conto, il suo pensieri si sono trasformati in parole prima che potesse evitarlo. 

Emma nota subito dopo che gli occhi di Killian da allegri si sono velati di tristezza e vuole provare a rimediare al suo errore, ma il ragazzo la precede.

«Sulla nave di famiglia, la mia amata Jolly Roger. Io, i miei genitori e mio fratello eravamo in mare aperto, una tempesta ci accolto alla sprovvista... loro sono morti, io sono l’unico sopravvissuto, ma ho perso la mano» si ritrova a raccontare, è la prima volta che ne parla con qualcuno, di solito non parla così facilmente del suo passato, ma di Emma non sa spiegarsi perché, si è fidato subito. C’è qualcosa di diverso in lei, qualcosa che lo affascina e lo fa essere completamente se stesso, senza paure e timore di sbagliare. 

«Mi dispiace» ritrovandosi a guardarlo intensamente negli occhi.

«Oh non ti preoccupare dolcezza, ormai sono abituato e poi sono una versione più giovane e affascinante di capitano uncino.»

La ragazza si ritrova nuovamente ad alzare gli occhi al cielo per l’affermazione dell’uomo, ma inevitabilmente si ritrova anche a sorridere, se pur cerca di non farlo trasparire. Killian se ne accorge ma stavolta non le dice nulla.

«E tu, cosa mi dici di te? Tocca a te dirmi qualcosa. A parte che ti chiami Emma Swan, che hai 18 anni e hai un figlio di quattro, vivi da sola?» le chiede  nuovamente, insiste volendo conoscere qualcosa in più sul suo conto, lui si è esposto ora tocca a lei dire qualcosa di sé e spera tanto che lo faccia, che si possa confidare almeno un pochino.

«Con un’amica» 

«E i tuoi genitori a 18 anni hanno lasciato che te ne andassi di casa?» chiede curioso.

«I miei genitori non so nemmeno come sono fatti, mi hanno abbandonato appena nata, sono abituata a cavarmela da sola.» risponde secca, cercando di non incrociare il suo sguardo. Non sa nemmeno lei perché glielo sta dicendo, forse perché lui gli ha confidato qualcosa di personale della sua vita e lei ha pensato bene di ricambiare il favore. Sono così diversi, però entrambi hanno già sofferto tanto, Emma si rende conto che si è sbagliata sul ragazzo che ha di fronte, non è solo arrogante e pieno di sé, sotto quella scorza da duro, si nasconde una persona che ha sofferto, esattamente come lei.

Camminano senza dire più una parola, entrambi si rendono conto che per quella sera hanno detto già fin troppo di sé stessi, cosa che non avevano mai fatto e questo ha completamente spiazzato entrambi da sentirsi per la prima volta vulnerabili. Killian non si è mai fidato di nessuno, soprattutto da dopo la morte della sua famiglia si è chiuso nel suo mondo fatto di divertimento, di donne, alcool e discoteche, incurante del resto. Emma ha saputo far battere il suo cuore come non credeva più possibile, semplicemente parlando con lei al locale dove lavora. 

Emma dal canto suo si sorprende di essersi fidata di un uomo, quando più volte si é ripetuta che non l’avrebbe mai fatto, infatti mentalmente si ricorda di tenere le distanze dal sesso maschile, soprattutto da uomini come Killian che sono alla ricerca della conquista, lei non ha bisogno di avventure di una notte.

«Io sono arrivata.» indicando la villetta a due piani e distogliendo il ragazzo dai suoi pensieri.

«Quando ci rivediamo quindi?» le chiede tornando a mostrare il suo sorriso malizioso e sicuro di sé.

Emma lo guarda divertita a sua volta, ma si allontana senza rispondere, ma voltandosi a guardarlo prima di chiudere la porta di casa.

Killian sospira e torna verso la sua nave, non sapendo ancora che Emma Swan sconvolgerà la sua intera esistenza e che lui farà altrettanto con la sua.









Spazio autrice: Ciao a tutti, eccomi qui con il secondo capitolo, volevo dirvi che posterò una volta a settimana, in modo che potrò finire di scrivere i capitoli senza fretta e che questo giorno sarà la domenica, il giorno in cui di solito sono più libera. Grazie a tutti coloro che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano del primo capitolo. Spero che la storia vi possa continuare a piacere, fatemi sapere. 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Capitolo tre

Finalmente dopo una settimana, Regina é riuscita ad ottenere i domiciliari per Robin e grazie all’aiuto di Killian ha trovare per lui un lavoro onesto, come istruttore di tiro con l’arco in un centro diurno per soggetti con disabilità, ed è stato anche per questo che è riuscita a concedere all’uomo i domiciliari perché sconterà la sua pena svolgendo un lavoro socialmente utile.
Non solo, in una settimana la vita di Regina é totalmente scombussolata, si è lasciata convincere da Emma e poi da Henry, il quale ci ha messo il carico da tredici, a ospitare Robin con suo figlio Roland in casa loro, visto che ha una piccola dependance in giardino con bagno privato. Non avrebbe mai voluto accettare, perché sa che non è eticamente corretto, certo ha già ottenuto i domiciliari e sa che a breve lo scagionerà del tutto, perché ha prove raccolte sulla sua innocenza, ma non è da lei ospitare in casa un suo assistito. Non sa spiegarsi come mai Robin invece da subito é stato diverso, non è mai stato solo un semplice caso da risolvere, gli ha dato da pensare, da riflettere, l’ha coinvolta in prima persona e più di una volta si è ritrovata a pensare all’uomo senza rendersene conto.
Ha passato molto tempo in casa famiglia con il piccolo Roland e l’ha portato anche a conoscere Henry, infatti hanno giocato insieme qualche pomeriggio, rendendosi conto che in poco tempo si è affezionata in modo incredibile al piccolo.
Emma non ha fatto altro che punzecchiarla per questa sua bontà, ma felice che finalmente la sua amica si stia aprendo, felice che abbia incrociato Robin nella sua strada. Gli ha detto chiaramente “é ora che ti trovi un uomo Regina”. Ora che è davanti al carcere, con la manina di Roland tra le sue, si ritrova a pensare che Robin é proprio il suo tipo e che Emma abbia dannatamente ragione.
Allontana subito quei pensieri, non può permettersi un uomo, non ha bisogno di un uomo nella sua vita per essere migliore e continua a ripeterselo, finché non vede uscire Robin dal carcere.
Roland lascia la sua mano e corre verso il papà, Robin lo accoglie tra le sue forti braccia e lo bacia sulla guancia con amore, é una scena così dolce, che Regina sente il cuore scoppiarle nel cuore, ma ancora una volta allontana i pensieri che le hanno occupato la mente, deve smettere di pensare a Robin in quel senso. Lui è il suo assistito, é un bell’uomo, ma nulla di più di ciò, non potrà mai diventare niente di più di questo, lo ospiterà solo per gentilezza e perché al momento non ha un posto dove andare e non può tornare nell’accampamento dove stava prima o il giudice porterà nuovamente Roland in casa famiglia; si continua a ripetere che lo fa solo per il bambino e perché si è ripromessa di aiutare l’uomo.
Robin si avvicina alla donna con ancora in braccio il piccolo Roland e le sorride felice.
«Grazie, davvero! Anche per l’ospitalità»
Regina si ritrova a sorridere a sua volta e scrollare le spalle, facendogli segno di seguirla in macchina.
Per tutto il tragitto verso casa Mills é solo Roland a parlare e raccontare al papà cosa ha fatto nel posto in cui è stato, di come Regina è andato a trovarlo, gli racconta di Henry, di come si è divertito a giocare con lui e Robin lo ascolta felice, non aggiungendo altro perché è bellissimo sentirlo così entusiasta, capire che nonostante la sua assenza é rimasto il bambino spensierato e allegro che è sempre stato, é felice che lui non abbia capito realmente cosa sia successo, é felice che non si sia sentito abbandonato ed é felice che al suo fianco ci sia stata Regina. Si, é felice. Ha subito capito che l’avvocato Mills fosse una donna molto sensibile e materna, é felice che sia stato al fianco del suo bambino e lo abbia protetto, immagina anche che non è una cosa che faccia con tutti e si domanda come mai abbia preso a cuore così il suo caso.
Non sa spiegarsi nemmeno com’è possibile che in carcere non ha fatto altro che pensare a lei, ogni giorno sperava che lei arrivasse con buone notizie, ma anche semplicemente per rivederla, per rivedere i suoi occhi profondi, duri ma dolci, le sue labbra da baciare... non ha smesso un attimo di pensare a lei e adesso che è al suo fianco, avverte sensazione che credeva per sempre assopite dalla morte di sua moglie. Avverte calore, calore famigliare, il suo cuore che batte e le famose farfalle allo stomaco si fanno sentire prepotenti, pur sapendo che tra loro forse, non potrà mai esserci nulla, lui è pur sempre il suo assistito e Regina non è una donna che lascia entrare nella sua vita il primo sconosciuto, a maggior ragione se c’é di mezzo il suo lavoro.
Una volta a casa Regina mostra ai due la loro dependance dandogli le chiavi.
«Finalmente siete arrivati» un Henry felice come non mai, giunge alle spalle di Regina per salutare il suo amico Roland.
«Mamma, invitiamo Roland e il suo papà per cena?» continua a parlare entusiasta e trovando subito l’appoggio di Roland, il quale guarda il suo papà negli occhi, supplicandolo attraverso di essi di accettare.
«Ehm, ma certo! Venite a cena da noi» li invita Regina, imbarazzata per quell’invito improvviso, non che non vuole averlo in casa, ma la situazione la imbarazza e non poco, al solo pensiero che dovrà vederlo girare per la sua cucina spesso la mette in agitazione e solo ora realizza davvero la cosa. Si ritrova a pensare che doveva mettere nella dependance anche l’uso cucina.
«Non so, se non è un disturbo...» prova a dire Robin, non vuole creare ulteriore disturbo a Regina, ha già fatto troppo per loro, si può arrangiare con qualcosa di semplice per quella sera, dovrà già entrare spesso in casa Mills per usare la cucina e almeno quella sera vuole evitare di stare tra i piedi.
«Ma quale disturbo, Regina cucina le migliori lasagne del mondo e sarà felice di farle assaggiare a te e al piccoletto. Piacere io sono Emma.» interviene la ragazza porgendo la mano per presentarsi a Robin, spuntando anche lei alle spalle di Regina, la quale si gira a fulminarla con lo sguardo.
«No infatti voi non disturbate di certo» alludendo che quella che sta sempre in mezzo é proprio la ragazza che ormai occupa la sua casa da anni e che ogni volta si mette in mezzo quando non deve. Emma capendo la frecciatina se la ride sotto i baffi e sottovoce ribatte: «Mi ringrazierai un giorno»
«Ti odio Swan» ribatte a sua volta. Emma se la ride ancora ed entra in casa.
Regina scuote la testa per poi fare strada verso casa ai due ospiti, per fortuna essendo una donna molto previdente aveva già pronta una teglia di lasagne e sono solo da scaldare nel forno. Mentre esse si scaldano, Robin si offre di apparecchiare e i bambini giocano in salotto con i giochi di Henry.
«Robin per quanto riguarda il lavoro inizierà lunedì, va bene per lei?» chiede Regina rivolta all’uomo, si è accordata lei stessa con la cooperativa senza consultarlo ma immagina che lui sia d’accordo, visto che se vuole tenere suo figlio con sé dovrà dimostrare di voler davvero cambiare.
«Ma io direi che visto che viviamo quasi nella stessa casa possiamo darci del tu? Comunque non vedo l’ora di iniziare, ho sempre amato tirare con l’arco e questo lavoro già mi piace» risponde allegro Robin, sperando di non essere sembrato troppo sfacciato nel proporre alla donna di allontanare le formalità, almeno in un luogo neutrale come quello che stanno condividendo.
«Direi che ci avete messo anche troppo a passare dal lei al tu» Emma che in quel momento spunta in cucina, esprime la sua opinione in merito ancora una volta, beccandosi l’ennesima occhiataccia da parte di Regina e facendola arrossire visibilmente.
«Swan, stasera non hai da fare proprio nulla? Non lavori?»
Emma scuote la testa divertita, no, non ha da lavorare é il suo giorno libero e non ha nemmeno voglia di uscire, le piace dedicarsi al suo Henry ed essere lei a raccontargli la storia della buonanotte, quindi la sera, anche quando é libera esce veramente di rado.
«Robin scusala, comunque va bene per il tu» risponde  ancora visibilmente rossa in viso, ma spera  l’uomo non si sia accorto del suo rossore improvviso alle guance, che non si sia accorto dell’effetto che le provoca. Ancora una volta scaccia quei pensieri dalla sua testa, dal suo cuore, da entrambi. Mente e cuore per la prima volta dicono la stessa cosa e lei non sa a che cosa aggrapparsi per rimanere lucida e composta, la perfetta regina cattiva, senza sentimenti ed emozioni.
«Non fa nulla, anzi si vede che avete un bellissimo rapporto, come vi siete conosciute?»
«Se te lo racconto poi dovrò cambiare casa, quindi non so se è il caso» risponde per prima la più giovane e ride.
«Swan stasera hai voglia di essere presa a schiaffi vero?» le sussurra a bassa voce e dandole una gomitata, sta davvero dando il meglio di sé quella sera e capisce che lo sta facendo per il suo bene, ma non vuole ancora ammettere di provare qualcosa per Robin e forse mai lo ammetterà.
«Emma aveva 14 anni e era incinta di Henry, io... Sono stata il suo avvocato per tirarla fuori dal carcere per dei piccoli furti e per essere scappata dalla casa famiglia, l’ho accolta in casa mia e le sono stata vicino durante la gravidanza, ed eccoci qui... Henry é come se fosse anche mio figlio.» cerca di spiegare brevemente, senza entrare nei dettagli, non ha voglia di dire a un estraneo che non potrà avere figli, e poi in fondo non è da lei vantarsi per i suoi gesti, ma non è facile nascondere quanto in realtà tenga ad Henry. É tutto per lei quel bambino anche se non è suo, ma anche Emma é sempre stata presente, é la sua più cara amica nonostante la differenza di età che c’é tra loro, non riuscirebbe più a immaginare la sua vita senza quei due, tanto meno la sua casa senza Henny e Emma, anche se senza dubbio tornerebbe ad essere ordinata e silenziosa, ma lei si è abituata al rumore e ad avere giochi sparsi per l’intero salotto e non solo.
«In realtà Regina é modesta, io non volevo tenere Henry, doveva adottarlo lei una volta nato, ma ho cambiato idea quando l’ho tenuto in braccio per la prima volta, ma nonostante questo lei l’ha cresciuto come se fosse davvero suo e ha aiutato anche me, io e Henry senza di lei non so come avremmo fatto.» continua Emma, facendo arrossire nuovamente la sua amica.
Robin nel sentirle raccontare sorride felice, é bello il loro rapporto si vede, ma dal quel racconto si rende ancora di più conto di che persona meravigliosa sia Regina Mills, ormai non ha più dubbi a riguardo, non è certo la regina cattiva che cerca di cucirsi addosso.

Il resto della serata passa sereno e spensierato, la compagnia é ottima e anche Regina deve ammettere che non si sentiva così bene da parecchio tempo, Robin é veramente un uomo piacevole e nonostante le circostanze in cui si sono conosciuti e lei senza dubbio all’inizio l’aveva giudicato male deve ammettere che più lo conosce e più si trova bene in sua compagnia. É piacevole, divertente, ironico, simpatico e dolce, é un papà perfetto per Roland nonostante i suoi errori e si accorge di sentirsi bene in sua presenza. Avverte il suo cuore leggero ogni volta che lui le sorride, le rivolge la parole o le confida qualcosa della sua vita. Non ha nemmeno battuto ciglio quando Emma ha fatto sì che i due restassero soli, offrendosi lei di raccontare a entrambi i bambini la favola della buonanotte.
Si è resa conto che resterebbe a parlare con lui per ore, ma questo sentimento che nutre verso l’uomo la spaventa e se pur vorrebbe continuare a chiacchierare con lui, sentirlo raccontare delle sue intrepide avventure nei boschi da ragazzo; sente anche la necessità di scappare da lui, non è abituata a tutto ciò, solo con Daniel si è sentita così bene, così spensierata e con il cuore leggero e ciò la spaventa. Lei, Regina Mills, non può innamorarsi di un fuorilegge, non può piacerle un perfetto sconosciuto. Con la scusa di essere stanca lo congeda e Robin va a riprendere Roland nella camera di Henry per portarlo con sé nella dependance stando attento a non svegliarlo, ma prima di uscire dalla porta, rivolge un ampio sorriso alla padrona di quella splendida casa, non potendo farne a meno.
Una volta nel letto Robin si ritrova a pensare nuovamente alla serata appena trascorsa, si è confidato apertamente con Regina, raccontandole delle sue avventure da ragazzo in giro per i boschi, di come ha conosciuto Marion e di come si sono innamorati, si è ritrovato ancora una volta a parlare del dolore provato alla sua perdita, ma di come adesso la rivede negli occhi di Roland. Si è ritrovato a dirle che ora è pronto di nuovo ad aprirsi all’amore per il bene del suo bambino che é giusto che abbia una figura materna al suo fianco e di come farebbe di tutto per renderlo felice. É stato piacevole parlare con lei, é un’ottima ascoltatrice, oltre che una donna attenta a ogni dettaglio, a ogni cambio di voce e di espressione. É stato piacevole, anche se lei effettivamente si è aperta poco a sua volta, ma ha anche capito che è una persona troppa riservata e gelosa della sua privacy per aprirsi con uno sconosciuto, lui in fondo ancora questo è, anche se hanno deciso di passare a darsi del tu lasciando da parte le formalità. É riuscito a strapparle solo che ama Henry come se fosse suo figlio e che farebbe qualsiasi cosa per lui e qualche accenno al suo passato famigliare, come il fatto che ha ereditato lo studio di avvocato da suo padre. Ha anche accennato a un certo Daniel, ma poi prontamente ha dichiarato di essere stanca e che fosse giunto il momento di andare a dormire. Ha capito subito che questo Daniel non è un suo famigliare, ma che deve essere stato altrettanto importante nella sua vita, forse un amore che le ha spezzato il cuore e capisce anche la sua riluttanza nel fidarsi degli altri, specie degli uomini. Ha compreso ancora di più quanto sia fragile e insicura, nonostante si nasconda dietro la sua maschera da dura, ma soprattutto ha capito che potrebbe perdere completamente la testa per lei, per Regina Mills, se non l’ha già persa.
Si addormenta con quei pensieri per la testa e sorride senza nemmeno rendersene conto, mentre abbraccia a sé Roland, il quale dorme beato e felice.
Regina una volta a letto, vorrebbe chiudere gli occhi per dormire, ma la sua mente ha deciso di tornare al passato e tormentarla con ricordi dolorosi. La morte di sua madre e di Daniel.
“É un pomeriggio come un altro, Regina ha appena dato il suo primo esame all’università portandosi a casa il massimo dei voti, dopo aver studiato tanto, non poteva essere più felice di così. Daniel le ha promesso che quella sera l’avrebbe portata a cena fuori a prescindere dal risultato, ora avevano un motivo per festeggiare e lo avrebbero fatto alla grande.
Felice come non mai raggiunge la sua bellissima casa, da cui da un mese a questa parte vive da sola, in realtà si può dire che conviva con il suo ragazzo visto che egli passa la maggior parte del suo tempo con lei. Tra loro é senza dubbio una cosa seria, si amano. Daniel é stato il suo primo amore, il suo primo bacio, la sua prima volta. Il suo tutto. Il suo intero universo. Regina non riesce nemmeno a immaginare la sua vita senza l’uomo. Si sono conosciuti quando erano entrambi due adolescenti, alle scuole superiori, lei all’inizio non lo sopportava, Daniel era il classico secchione, chiuso in se stesso e dal cuore dolce. Lei era la prima della classe, ma anche la più popolare della scuola, incuteva anche un certo timore, ma non perché facesse la bulletta o se la prendesse con gli altri, perché era in grado di farsi rispettare
. Si sono innamorati a seguito di un compito in classe che hanno dovuto svolgere insieme. Lei l’ha fatto penare, ma il cuore dolce di lui, alla fine l’ha fatta capitolare.
Con quei pensieri si ritrova ad organizzare una cena romantica per loro due, si in realtà lui avrebbe voluto portarla a cena fuori, ma ha deciso di cambiare i piani e sorprenderlo, come non fa spesso, di solito é lui a sorprendere lei, per una volta vuole essere lei a farlo. Lui è senza dubbio più bravo ad esprimere i suoi sentimenti, con i gesti, le parole. Regina invece tutta al contrario. É chiusa, insicura e spesso si nasconde dietro una maschera, ma Daniel l’ama proprio per questo, non la vuole diversa da ciò che è e poi riesce a buttare giù la maschera che lei spesso si cuce addosso e far uscire la vera Regina.
Quel giorno Daniel dopo essere stato con sua madre Cora, per aiutarla in alcune faccende burocratiche per il suo negozio, sarebbe andato a casa da Regina.
Ma lui non è mai arrivato.

Regina l’ha aspettato per ore, ore e ore. Ha provato a chiamarlo a lungo, ma niente. Ha provato a chiamare sua madre, ancora niente.
E poi la notizia.
Cora Mills e Daniel Moore sono morti. Incidente stradale.
É stato suo padre, Henry Mills, a dirle tutto e a raccontarle l’accaduto.
Guidavano per tornare a casa, erano stati poco fuori città, per delle commissioni fuori programma, la pioggia battente che si è scatenata ha fatto andare Daniel fuori strada, l’auto ha sbandato e sono finiti fuori strada, ribaltandosi nel dirupo accanto a loro e la macchina è esplosa appena si è depositata sul suolo. I corpi dei due quasi irriconoscibili, sono stati riconosciuti dal calco dentale.
Poche settimane dopo il lutto, Regina ha scoperto che Daniel e sua madre erano andati a comprare insieme un anello di fidanzamento.
Daniel voleva chiedere a Regina di sposarlo.”


Emma dopo aver raccontato la storia ad Henry, è andata a letto e ha acceso il pc per girare su Facebook, ritrovandosi una nuova richiesta di amicizia: Killian Jones.
Alza gli occhi al cielo, ma istintivamente sorride, andando a curiosare nel suo profilo. Ha principalmente foto sue e foto della sua nave. Si ritrova a pensare guardando le sue foto che è davvero bello, ma subito allontana quel pensiero dalla mente, decidendo però di accettare la sua richiesta di amicizia.
Un messaggio le arriva poco dopo.
“Ciao dolcezza” legge e decide di rispondere, vedere fino a che punto Killian Jones vuole spingersi con lei, anche perché deve ammettere che è parecchio insistente e che non è scappato quando ha scoperto di Henry, questo l’ha decisamente sorpresa.
“Ti ho già detto di non chiamarmi dolcezza. Ciao pirata”
“Pirata eh? Così adesso sono un pirata per te?” La provoca, piacevolmente contento che lei abbia deciso di stare al suo gioco, anche se senza dubbio non sta giocando con Emma, non sa nemmeno lui cosa stia facendo con lei, ma non è solo un gioco, di ciò può essere certo.
“Mi sembrava che ti piacesse vantarti del tuo essere una versione più giovane di capitano uncino, quindi mi adeguo di conseguenza”
“Più giovane e affascinante.”
Specifica anche affascinante, non può di certo mancare.
“Questo lo sostieni tu”
“Vorresti dire che non lo sono?”

Emma ride leggendo lo schermo e scuote la testa.
“Modesto lo sei senza dubbio”
“Non hai risposto però...”
“Magari perché non voglio farlo.”
“Capito, non vuoi montare ancora di più il mio ego, ma in realtà mi trovi irresistibile, l’ho capito dolcezza, grazie”
“Stai facendo tutto da solo.”

Ammette che è piacevole parlare con lui, anche se ha veramente un ego smisurato, ma ha anche effettivamente ragione, bello é bello e anche piuttosto piacevole, la sta facendo sorridere come non faceva da tempo con un uomo.
“Che fai? É sabato sera e sei al pc, non sarai mica una suora eh Swan?”
“Potrei dire la stessa cosa, é sabato sera e sei a casa a massaggiare con me invece di divertirti con qualche bella ragazza, forse non sei così affascinante come sostieni” lo provoca.
Killian si ritrova a sorridere anche lui attraverso lo schermo, le risposte di Emma lo incuriosiscono e gli fanno desiderare sempre di più di conoscerla, di passare del tempo in sua compagnia. Non è come tutte le altre donne che ha conosciuto, nonostante la sua giovane età é matura, intelligente, ironica. Ha capito subito dai suoi discorsi di qualche sera fa, quando l’ha riaccompagnata a casa che ha sofferto tanto nel suo passato, che soffre ancora per l’abbandono dei suoi genitori e che nonostante cerchi di negarlo si sente sola e che ha bisogno di qualcuno che le faccia scoprire la bellezza della felicità. Quei pensieri gli fanno sperare che possa essere lui a renderla felice e se ne stupisce a sua volta. Non è mai stato innamorato, non ha mai voluto innamorarsi per non soffrire, ma si ritrova a pensare che forse darebbe la chiave del suo cuore alla ragazza bionda dagli occhi verdi senza pensarci, o forse gliela sta già donando e ancora non se ne rende conto.
“Perché magari sto già parlando con una bellissima ragazza e non mi serve averne un’altra che sarebbe bella la metà di lei” le dice provando a essere diretto e vedere la sua reazione.
“Stai flirtando con me Jones?” Risponde a sua volta, ma deve ammettere che è anche parecchio lusingata da quel complimento così esplicito, ed é anche contenta che stanno parlando attraverso uno schermo o si sarebbe accorto delle sue guance diventate rosse. Nessuno l’aveva mai fatta sentire così desiderata con una sola parola, e pure di ragazzi che le hanno detto che è bellissima ne ha avuti. Perché adesso è diverso? Perché adesso si sente così lusingata nel aver letto quelle parole da Killian Jones? Un ragazzo decisamente affascinante, dagli occhi azzurri come il mare e senza dubbio capace di far capitolare ogni donna, ma lei non è come le altre e non capisce perché si sente così vulnerabile adesso, non vuole mostrarsi una ragazzina insicura che cade ai piedi del primo uomo che le fa un complimento. Lei non è mai stata una ragazzina insicura che si strappa i capelli per un uomo, non è mai stata la classica adolescente che perde la testa per il ragazzo più bello della scuola.
“Certo che sì Swan, non l’hai ancora capito?” Non può vederla, ma crede che abbia fatto centro con le sue parole e forse può sperare in qualcosa di più.
“Allora perdi tempo Jones. Ti saluto, mi aspetta un film su Netflix, buonanotte” senza dare troppo importanza a quello che lui le ha appena scritto.
“Mi piacerebbe essere lì con te, anche a guardare un film romantico. Buonanotte Swan” ha osato un po’ troppo lo sa, ma ha capito che la ragazza cerca semplicemente di scappare e lui vuole buttare giù i suoi muri e fare breccia nel suo cuore e ci riuscirà.
Emma sorride alla risposta ma lo ignora e invece di mettersi a guardare un film come appena detto,  si sdraia sul letto a riflettere, a cercare di placare i suoi pensieri che sono tutti rivolti a quel maledetto finto pirata dal nome di Killian Jones.
Ma anche alla sua infanzia. Parlare con Killian le ha fatto tornare alla mente il suo passato, la sua sofferenza, le sue paure più profonde.
“Sola, orfana cattiva. Sola, orfana e cattiva. Sola, orfana e cattiva. Sono queste le parole che rimbombano nella testa di Emma, mentre all’età di 12 anni viene sbattuta in una nuova casa famiglia, dopo aver assaporato per un breve attimo cosa vuol dire vivere in una famiglia. É stata presa in  affido, ma poi per colpa di un suo compagno di classe che l’ha incastrata, accusandola di aver rubato i compiti in classe nell’ufficio del preside; si è ritrovata nuovamente in casa famiglia, di nuovo sola.
La sua famiglia affidataria non le ha creduto quando lei ha dichiarato di non centrare nulla con il furto dei compiti, lo sapeva questo si, ma non è stata nell’ufficio, anche se il suo compagno ricco, figlio di un noto e potente imprenditore sostiene il contrario.
La scuola, la sua famiglia hanno tutti creduto al suo compagno, non dandole quasi modo di spiegarsi, senza comprendere, puntandole il dito contro, solo per la sua difficile situazione, solo perché è un’orfana e non proviene da una famiglia ricca e potente, solo perché in passato ha rubato in un supermercato per procurarsi da mangiare.
«Non ti vorrà mai nessuno, nessuno vuole le ragazzine cattive come te Emma. Sei sola e lo resterai per sempre.» le dice quella che sarebbe diventata la sua sorella adottiva salutandola, mentre lascia l’ennesima famiglia, per far ritorno in un nuovo posto freddo e squallido, senza amore.

Lei, nel buio della sua nuova stanza, nella sua nuova casa famiglia, ha creduto alle sue parole. Ha capito di essere sola, sola e orfana. Sola, orfana e cattiva. E chi mai vorrebbe nella sua vita una persona così orribile?”



Spazio autrice: Ciao a tutti e buona domenica! Come avrete notato in questo capitolo si parla del passato di Emma e Regina, facendo capire quanto entrambe abbiano sofferto, nonostante forse adesso abbiano trovato qualcuno che vada oltre le apparenze e che voglia conoscerle meglio, ma per loro non è facile fidarsi e lasciarsi andare. Nei prossimi capitoli si scoprirà anche qualcosa del passato di Killian e Robin, prima di entrare totalmente nel vivo della storia. Spero che non vi dispiaccia che prima di tirar fuori i colpi di scena, io vi faccia conoscere un po' i personaggi e il loro passato. Ma vi assicuro che nemmeno i colpi di scena mancheranno... nella mia testolina ne ho diversi e anche di nuovi elaborati da poco. ahahaha
Prima che mi dimentichi... Non ricordo che nella serie abbiano detto come faccia di cognome Daniel, facendo una ricerca su internet non ho trovato nulla a riguardo e il cognome l’ho inventato io. Fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a chi ha aggiunto la mia storia alle seguite e alle ricordate e chi ha recensito.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Capitolo quattro

È prima mattina, Emma si è svegliata da poco, ha ancora indosso il pigiama e i capelli decisamente scompigliati, quando sente suonare alla porta di casa. Aspetta l’informatore di Regina per i casi, ma decisamente lui è arrivato prima e lei è ancora impresentabile. Si dà una veloce sistemata ai capelli allo specchio prima di aprire.
Un Killian Jones decisamente sorpreso sorride non appena Emma apre la porta. Quando Regina gli ha detto di portare di documenti con le ultime informazioni a casa sua, che avrebbe trovato la sua amica Emma e avendo letto l’indirizzo, non ha creduto ai suoi occhi. Emma Swan, la sua Emma, è l’amica di Regina, com’è piccolo il mondo.
Dalla sera che hanno messaggiato su Facebook non si sono visti, perché lui ha dovuto lavorare al porto per sistemare una grande barca, ma ora è decisamente felice di rivederla. Anche perché hanno avuto occasione di scambiarsi altri messaggi in quei giorni.
«Jones che diamine ci fai qui?» esclama la ragazza, decisamente imbarazzata che si presenta davanti al ragazzo in pigiama.
«Carino il pigiama con i cuoricini» sapendo che lei è decisamente imbarazzata. Senza dubbio la trova bellissima anche così.
«Ehm... Jones io avrei da fare, aspetto una persona e poi devo uscire per delle commissioni.» dice spazientita, ha visto il suo sguardo su di lei, ha visto come lui la guarda e ciò la fa sentire ancora di più a disagio. Il suo sguardo la fa sentire scoperta, vulnerabile, desiderata come non si è mai sentita e non vuole sentirsi così. Hanno messaggiato ancora dall’ultima volta, non si sono più visti, ma hanno parlato su Facebook, più che altro lui ci ha provato e lei ha tenuto a bada i suoi bollenti spiriti e le sue battute, ma ha anche imparato a conoscerlo meglio e ha scoperto il suo lavoro al porto, non sapendo però che lavora anche per Regina, la sua amica Regina.
«L’informatore di Regina, lo so... sono io. Mi fai entrare adesso?» dice ridendo per la sua sorpresa.
Lei gli fa segno di entrare e prende i documenti che il ragazzo ha in mano e mettendogli sul mobile all’ingresso.
«Il tempo di un caffè Jones, ho davvero da sbrigare delle commissioni» gli ricorda, nel caso non avesse capito poco prima.
Lo invita a sedersi in cucina e gli offre un caffè, mentre lei va a vestirsi, ha già dato spettacolo abbastanza e vuole evitare altre battute da parte di Killian e fargli pensare che lei apprezzi.
Ritorna dieci minuti dopo con indosso un paio di jeans, un maglione bianco e gli stivali neri ai piedi. Killian la guarda entrare e rimane ancora una volta incantato a guardare, è bella sempre, anche nella sua semplicità, anche con indosso quei bellissimi jeans attillati che le evidenziano il corpo e lui è decisamente cotto a puntino di quella giovane ragazza che non riesce a togliersi dalla testa.
«Jones smettila di guardarmi così»
«Tu allora smettila di metterti quei pantaloni» ribatte malizioso.
Emma non risponde si limita semplicemente a dargli una botta sul braccio e a scuotere la testa. Quel ragazzo la farà impazzire prima o poi.
«Quando hai il prossimo giorno libero? Potremmo uscire...» le chiede poi a bruciapelo, mentre sorseggia il suo caffè.
«Io dico che è meglio che vai, ho davvero fretta» risponde la ragazza, lasciando correre la sua domanda, non vuole uscire con lui, non vuole dargli la possibilità di entrare nella sua vita, anche se forse l’ha già fatto.
«Va bene, ma Emma... prima o poi avrò il tuo cuore e fidati che sarà per sempre» le dice dolce, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a lei, decisamente troppo vicino per i gusti di Emma. I loro sguardi si incrociano, i loro respiri si mescolano.
«Allora credo che aspetterai a lungo Jones» risponde allontanandosi da lui con decisione, la situazione si stava facendo decisamente troppo per i suoi gusti.
Killian ride di gusto per la sua determinazione nel respingerlo.
«Io ho tutto il tempo del mondo» per farle capire che può aspettarla, che vuole aspettarla.
Emma lo spinge fuori dalla porta, mentre anche lei si mette la sua giacca di pelle rossa.
«Ciao Killian» lo saluta per mettere fine alla conversazione.
Lui ancora una volta ride e la guarda malizioso, non si arrenderà, quando le ha detto che ha tutto il tempo del mondo non scherzava di certo, l’aspetterà per tutto il tempo che ci vorrà, farà in modo da buttare giù i suoi muri, come già si è promesso di fare, arrivando a conquistare il suo cuore. Da tempo non si sentiva così, così motivato, così determinato in uno scopo. Emma è il suo nuovo scopo, ma non vuole solo sesso, vuole un’intera vita accanto a lei. Si rende conto solo adesso che sta perdendo la testa per quella ragazzina, anzi ha già decisamente perso la testa per lei.
Emma dal canto suo invece, se pur è lusingata dalla corte di Killian, perché è chiaro che la stia corteggiando e anche piuttosto spudoratamente, non è ancora in grado di ammettere di provare qualcosa, non riesce proprio ad ammettere che lui è bello e che a lei piace, piace sia fisicamente che caratterialmente, dietro quella faccia strafottente si nasconde un ragazzo buono e dolce, un ragazzo che ha solo bisogno di trovare qualcuno da amare e che lo ami a sua volta. Ha capito che non ha mai amato nessuna donna, ma lei non vuole essere la prima, anche perché teme che con uno come lui, rischi di rimanere scottata se dovesse andare male. Lei deve salvaguardare sé stessa e Henry.

Il nuovo lavoro di Robin è decisamente stimolante, pieno di novità e ricco di momenti fantastici che gli hanno fatto capire che è il lavoro che vuole continuare a fare, vuole smettere di essere un fuorilegge, anche se forse un po’ lo sarà sempre, visto l’etichetta che ormai gli è stata affibbiata. I ragazzi autistici con cui lavora sono pieni di scoperte, gli hanno fatto capire in un solo giorno, quanto sia meravigliosa la vita e che non va sprecato nemmeno un secondo di essa, loro non lo fanno mai, vivono secondo per secondo incuranti del domani e Robin si rende conto che deve iniziarlo a fare anche lui.
Vuole iniziare con l’organizzare una cena per Regina, probabilmente saranno presenti anche Roland e Henry, in quanto quella sera Emma lavora, ma non gli dispiace di certo, loro rendono ancora più piacevole l’atmosfera e Regina in presenza dei due bambini sembra essere più rilassata e felice, facendo uscire il suo lato materno e senza vergognarsi di mostrarlo.
In realtà teme di stare esagerando, di aver frainteso la sua gentilezza e il suo lasciarsi andare un po’ in sua presenza, ma non gli importa, vuole rischiare.
Le accuse a suo carico sono cadute e quando Regina gliel’ha detto si è sentito la persona più felice del mondo, al punto da voler brindare alla sua nuova vita, al non essere più recluso in casa e poter tornare ad essere un uomo completamente libero e ovviamente per suo figlio, lui non sa che suo papà è stato accusato di omicidio, ma Robin si sentito ugualmente sporco nell’animo, come se non potesse dargli ciò che il bambino merita e ora invece può tornare a guardarlo negli occhi senza sentirsi un verme, soprattutto nel vedere gli occhi del figlio orgogliosi del suo papà.
 È stato proprio lei nel pomeriggio che gli ha comunicato la bellissima notizia e lui è andato a fare la spesa subito dopo per preparare una cena con i fiocchi, è un ottimo cuoco e vuole dimostrarglielo.
Quando torna da lavoro, Regina è davvero esausta per mettersi a cucinare, ma entrando in casa sente subito un buonissimo odore provenire dalla cucina e di sicuro non può essere Emma che ha deciso di mettersi a cucinare visto quanto sia negata nel farlo, lei è la regina delle cose surgelate e quella sera è andata a lavoro prima... Entra in cucina e trova ai fornelli Robin, con indosso il suo grembiule (che in realtà non ha mai usato) e la musica che proviene dalla radio. Rimane a guardarlo a lungo, lo vede smanettare nella sua cucina come se fosse la cosa più semplice e naturale del mondo, come se vivesse lì da sempre e si ritrova a sorridere come un ebete, perché si rende conto che vorrebbe vivere quella scena così famigliare, che sa di quotidiano sempre, ogni giorno.
Per fortuna ad allontanare quei pensieri scomodi che le stanno offuscando là mente, è Robin che si accorge di lei.
«Ehi, bentornata. Scusa se ho invaso la tua cucina, ma volevo festeggiare la mia appurata innocenza, il mio nuovo lavoro che adoro e ringraziarti per la tua ospitalità, ho pensato che fosse il modo perfetto per sdebitarmi di ciò che hai fatto per me e Roland» le dice dolce.
«Sai cucinare?» chiede sorpresa Regina, ha conosciuto tanto del passato di Robin ma non credeva che l’uomo sapesse anche cucinare. È davvero un uomo dalle mille sorprese.
«Si, mi ha insegnato mia nonna quando ero piccolo, lei era una cuoca eccezionale, io non sono ai suoi livelli ma me la cavo»
«Sono sicura che sarò tutto delizioso, il profumo promette bene. Henry e Roland?» chiede poi, non avendoli visti in salotto.
«Sono in camera di Henry a guardare un cartone al pc, gliel’ha messo Emma prima di andare via.»
Regina annuisce e va a salutare i due bambini mentre Robin resta in cucina a finire di preparare la cena, ha pensato proprio a tutti, anche a prendere una buona bottiglia di vino rosso, come piace a Regina. Ha preparato un risotto alla crema di zucchine e pancetta e per secondo pollo alle mandorle, con l’insalata e per finire un ciambellone con le gocce di cioccolato che era la specialità di sua nonna e ad oggi è la sua. Si ritrova a sperare che Regina apprezzi la cena e a sorridere quando l’ha vista con un meraviglioso sorriso sulle labbra, quando è entrata in cucina, assorta nei suoi pensieri, ma visibilmente sorpresa dall’idea avuta, non contrariata o infastidita, senza dubbio sorpresa.
Regina si è allontanata non solo per salutare Henry, ma anche per sfuggire un attimo al mix di sentimenti contrastanti del suo cuore. Da una parte vorrebbe lasciarsi andare, a maggior ragione che adesso Robin non è più un suo assistito, visto che è stato scagionato da ogni accusa e lui le piace, ma dall’altra ha paura di ammettere i suoi sentimenti e lasciarsi andare... avere relazioni solo di sesso è più semplice che condividere la propria vita con qualcuno e lei non sa ancora se si sente pronta, forse non lo è mai stata da quando è morto Daniel e forse mai lo sarà. Eppure sente di volerci provare con Robin, ci vuole provare per la prima volta e ciò la spaventa ancora di più. Scappare quindi è la cosa che le riesce meglio per cercar di far chiarezza.
La cena é ottima e Regina lo ammette senza problemi, Robin é davvero un cuoco eccezionale, si ritrova a fargli i complimenti senza troppi problemi e l’uomo non può che esserne felice. Si sono divertiti per giunta insieme tutti e quattro, un po’ come se fossero una vera famiglia, hanno riso, scherzato, mangiato di gusto e entrambi hanno avvertito un qualcosa di speciale alla bocca dello stomaco, ma hanno cercato di negarlo per non rovinare la serata perfetta. Robin sa che Regina forse non è ancora pronta, Regina sa che Robin non farebbe niente che la possa far scappare, anche se non se lo sono detti, si sono capiti a vicenda più di quanto abbia mai fatto chiunque altro.
Solo quando Regina mette i bambini a letto, permettendo a Roland di rimanere con Henry, i due si ritrovano finalmente soli, liberi di parlare, di stare insieme in un momento solo loro.
«Sono piena, ma ho mangiato davvero bene, grazie Robin» dice sedendosi sul divano, in cui l’uomo dove aver sistemato la cucina, si è già seduto aspettando che tornasse anche la padrona di casa.
«Ne sono felice.» le sorride l’uomo, guardandola negli occhi e Regina lo guarda a sua volta, meravigliata dalla bellezza degli occhi di Robin, di un azzurro chiarissimo, in grado di trasmettere solo sicurezza e amore. Occhi che dicono chiaramente il gentiluomo che è Robin.
«Nessuno aveva mai cucinato per me» si ritrova a dire, non appena distoglie lo sguardo da quello dell’uomo non vuole perdere il controllo, sa che potrebbe perderlo, ha forse esagerato anche un po’ con il vino e non è il caso di fare cavolate di cui potrà pentirsi.
«Sono ancora più felice di essere stato il primo ad avere questo onore»
La sua dolcezza é disarmante e Regina se ne rende sempre più conto, ogni secondo che passa in sua compagnia.
Ancora una volta si ritrova a guardarlo negli occhi.
Regina in quel momento vorrebbe dirgli tante cose, vorrebbe finalmente aprire la porta alle sue sofferenze represse, vorrebbe raccontarle all’uomo che ha di fronte e fargli capire che persona realmente sia, ma non riesce a fare nulla di tutto ciò. Riesce solo a guardarlo negli occhi, a rispecchiarsi nelle sue meravigliose pozze azzurre, in cui è facile riuscire a vedere il proprio riflesso da quando splendono di purezza.
Sono occhi negli occhi, sempre più vicini, i loro respiri corti dall’emozione, al punto da mescolarsi.
Robin incantato dalla sua bellezza, dalla sua fragilità e dolcezza in quel momento, non riesce a dire altro, solo ad avvicinarsi ulteriormente a lei, vuole baciarla, vuole farle capire attraverso un bacio che può fidarsi di lui, che può aprirsi, confidarsi, raccontarle ogni momento spiacevole della sua vita, ma che lui resterà al suo fianco, perché ormai non può negarlo, Regina occupa i suoi pensieri, la sua mente e il suo cuore, anche se si conoscono da poco tempo, sente di conoscerla da sempre, come se da sempre fossero destinati a stare insieme. É stato un colpo di fulmine e lui fino a quel giorno non ha mai creduto che ciò fosse possibile.
Robin si avvicina, Regina si avvicina... ma quel magico momento viene interrotto da Roland, il quale ha fatto un brutto sogno e ora piange che vuole il suo papà.
Si separano schizzando entrambi ai due poli opposti del divano.
Regina é visibilmente imbarazzata, si stava lasciando andare così, senza pensarci, senza vergogna e pudore, pur sapendo che non sarebbe stato un bacio innocente, ma un bacio vero, un bacio con dei sentimenti ben precisi. Lei, Regina Mills, non sa ancora cosa prova per Robin o forse lo sa benissimo, ma ha ancora una volta paura, paura di lasciarsi andare, se pur lo stava per fare. Per fortuna si è fermata in tempo, per fortuna Roland ha interrotto quel magico momento. Ciò dimostra che avrebbero fatto un errore a lasciarsi andare e il fato si è messo in mezzo e ha interrotto il fattaccio.
Robin stringe il suo bambino a sé, ma con la coda nell’occhio guarda Regina per cercare di interpretare le sue emozione, il suo stato d’animo e capisce subito che la donna si è nuovamente chiusa nel suo guscio protettivo e se ne dispiace, ma lui non è il tipo che si arrende, non si arrenderà, farà breccia nel cuore della regina cattiva ed eliminerà dal suo cuore tutte le sue paure, fosse l’ultima cosa che fa nella sua vita.
Si salutano imbarazzati, Roland si è riaddormentato subito dopo tra le braccia di suo papà, Robin dopo averlo riportato nella stanza di Henry, si ritrova alla porta per salutare Regina.
«Mi chiedevo se ti andasse di venire a cena con me una di queste sere.» le dice, avrebbe voluto andarsene senza aggiunge altro che un “buonanotte” ma il suo cuore ha parlato per lui.
«Si, mi va. Buonanotte Robin.» si ritrova a rispondere la donna senza pensarci, per poi salutarlo e chiudere la porta dietro di sé e lasciare che i suoi sentimenti vengano fuori, ma non vuole far trasparire nessuna emozione davanti a quell’irresistibile fuorilegge, non ancora, vuole un momento solo per se stessa, per pensare, riflettere, fare chiarezza una volta per tutte su ciò che prova, anche se è chiaro che prova qualcosa o non avrebbe mai accettato di uscire con lui, non ci avrebbe pensato mezza volta a dire un secco “NO” e invece non l’ha fatto, non l’ha fatto perché vuole uscire dannatamente con lui. É inutile negarlo, ormai.
Robin si allontana sorridendo, lei ha accettato, non sa quando usciranno, non sa se le cambierà idea l’indomani fingendo che tra loro non ci sia nulla, ma adesso è felice così, lei ha accettato e lui si sente un adolescente alla sua prima cotta per quanto é felice.
Non si è mai più sentito così dalla morte di Marion, ma non ha paura di vivere questa nuova avventura, sa che sua moglie lo vorrebbe vedere felice. Istintivamente torna con la mente al giorno in cui lei è morta e il cuore ancora adesso gli si lacera dal dolore.
“Non è stata una morte improvvisa e questo avrebbe dovuto renderlo preparato, ma non è stato così, non è mai così. La morte, anche se prevista, anticipata, spiazza, ferisce, spezza il cuore, lo frantuma in mille pezzi e i cocci non si ricompongono così facilmente, se mai si possono ricomporre. Lui è così che si sente.
É arrivato in ospedale, come ogni giorno, alla stessa ora e portandole i suoi amati cioccolatini a latte per farla sorridere, ma quando è entrato in stanza, ha visto i dottori intorno alla sua amata Marion e si è precipitato nella stanza, per poi essere allontanato subito dopo.

Intorno a lui tutti i rumori, i suoni improvvisamente sono spariti. Come se il suo cuore si fosse bloccato, come se il suo cuore fosse legato a Marion, lei sta male, il cuore di Robin inevitabilmente sta male. Non vuole pensare al peggio, non vuole pensare all’eventualità di perdere sua moglie, ma sa che questo prima o poi sarebbe accaduto. Ma allora perché fa così male? Vuole sperare, vuole credere di avere ancora giorni, settimane o magari mesi da passare con lei, insieme al loro bambino Roland, che è ancora troppo piccolo per perdere la mamma, ha solo un anno e ha bisogno di lei più che mai.
Solo quando lo fanno entrare capisce che non c’é più niente da fare, la malattia si é portato via sua moglie, la sua amata Marion.
Le si avvicina con le lacrime agli occhi, il suo viso é pallido e la sua mano, che stringe nella sua, è fredda. Non è più quella della sua amata, che è sempre stata calda, anche nelle condizioni atmosferiche peggiori. Ora non è la sua, non è più la sua.
Lei giace fredda, immobile e pallida in quel letto di ospedale e lui l’ha persa, per sempre.

«Amore mio, ti amerò per sempre.» le sussurra prima di darle un ultimo bacio. Il suo ultimo bacio a sua moglie.
La parte peggiore è stato tornare a casa da Roland. L’ha trovato beatamente addormentato nella sua culla ed é scoppiato a piangere. Non sarebbero stati più una famiglia e Roland non sarebbe potuto crescere accanto alla sua mamma.
Il cuore si può spezzare in mille pezzi. Quel giorno Robin ha capito che non è solo una metafora, può accadere veramente. Il suo è in mille pezzi.”


Quando Emma rientra a casa verso l’una di notte, trova Regina ancora sveglia con una tazza di camomilla in mano e se ne stupisce, di solito non è una che è abituata a fare tardi la sera, non è persona nemmeno da camomilla, quindi capisce subito che sia successo qualcosa e si siede accanto a lei sul divano.
«Com’é andata la cena con Robin?» le chiede capendo che il motivo del suo stato d’animo sia la cena organizzata dal loro nuovo coinquilino che vive in dependance.
«E tu da quando esci con Jones?» le rivolge anche lei una domanda, incrociando i suoi occhi, li ha visti fuori dalla finestra e lui ci stava decisamente provando.
«Che fai cambi argomento per non affrontare i tuoi sentimenti per l’uomo? E comunque io non esco con Jones.»
«Ma ti piace.»
«NOOOOO» urla quasi, poi abbassa la voce per non svegliare Henry e aggiunge: «Mi ha solo accompagnata a casa, il mio maggiolino si è di nuovo fermato»
«Devi cambiarlo quel rottame Emma, ti lascia sempre a piedi, é praticamente inutile che tu abbia una macchina» le dice premurosa, quasi materna, com’è suo solito fare quando si preoccupa per la sua amica.
«Per quanto riguarda Jones stai in guardia, gli piacciono le donne e tanto anche.» la mette in guardia sul ragazzo, conosce la sua reputazione ed Emma non ha bisogno di soffrire ancora.
«Tranquilla, so badare a me stessa e so tenere a bada quelli come lui.» la rassicura, ribadendo che tra loro non c’é nulla, almeno non da parte sua, perché è ovvio che Killian Jones invece prova qualcosa per lei.
«Tu invece, cosa mi dici di Robin? Avanti sputa il rospo Mills, é chiaro che è successo qualcosa tra voi.» riportando la conversazione su di lei, vuole che la sua amica si confidi.
Regina le confida del quasi bacio con l’uomo, di aver accettato di uscire con lui per un appuntamento, senza pensarci ulteriormente si confida con lei, in fondo ha aspettato che tornasse Emma proprio per parlarne con qualcuno.
«Ma ora sono così confusa, non so cosa provo per lui, so che sto bene in sua compagnia come non mi sentivo da tempo, come forse non mi sono mai sentita... ma é sbagliato, tutto sbagliato.»
«Perché é sbagliato? Anche tu hai diritto al lieto fine Regina, se Robin ti rende felice, allora lasciati andare, penso che tu abbia sofferto fin troppo nella tua vita e ti meriti un po’ di felicità.»
«Smettila di guardare quella serie tv su netflix che ti ha consigliato Mary Margaret sulla speranza, parli come loro adesso, il lieto fine non esiste e tu lo sai meglio di me.»
«”Once Upon A Time” non c’entra nulla con il mio discorso e non ti voglio fare discorsi sulla speranza come Mary Margaret, lo sai che quella è una sua prerogativa. Io ti voglio solo dire che se Robin ti piace devi seguire il tuo cuore e fregatene delle conseguenze. Lui ti piace giusto? Allora goditi tutti i momenti possibili con lui, se finirà male, almeno non avrai rimpianti. Ora invece di quella brodaglia che ti stai bevendo che ne dici di uno short alcolico?» è stata dura, ma sa che a volte per far smuovere Regina dalle sue paure e dal suo pessimismo cosmico deve esserlo o lei si priverebbe di ogni momento bello per la paura di soffrire. In realtà é ciò che fa anche lei, ma si sa che è più facile dare consigli agli altri che attuarli su se stessi.
«Disse colei che nega di provare qualcosa per Jones. Vada per qualcosa di forte, ne ho bisogno.» non ammetterebbe mai che la sua amica abbia ragione, ma il suo discorso ha fatto centro, ora si sente decisamente molto meglio.
Emma ignora la prima parte del discorso di Regina volutamente e si reca a preparare rum e pera per entrambe. Si siedono nuovamente sul divano e brindano con i loro short.
É un momento solo loro, da amiche vere quale sono, non se lo dicono spesso, ma sono molto legate e soprattutto si vogliono un gran bene, sono la forza l’una dell’altra. Emma sente che Regina é la persona più cara che ha, una sorella maggiore che non ha mai avuto. Per Regina é lo stesso, Emma é come la sua sorellina minore e farebbe qualsiasi cosa pur di proteggerla,  anche nasconderle la vera identità dei suoi genitori, sapendo quanto lei soffra ancora per l’abbandono, vuole proteggerla.
Ancora una volta, si sono confidate proprio come farebbero due sorelle e il silenzio che regna nel salotto n’è la prova evidente, non hanno bisogno di tante parole per sentirsi vicine.

Il giorno seguente Regina si reca presto in ufficio, ha appuntamento con Jones per parlare di nuovi sviluppi del caso di Robin Hood, il ragazzo ha scoperto qualcosa di interessante in merito e gli è sembrato giusto rivelarlo all’avvocato.
Killian Jones non è di certo un uomo mattiniero, quando può resta volentieri a dormire fino a tardi, ma sa che Regina Mills arriva molto presto in ufficio e stavolta ciò che gli deve dire non può aspettare l’ora di pranzo, deve farlo subito. Tornando a casa, dopo aver riaccompagnato Emma, una sua conoscenza gli ha rivelato qualcosa di sconvolgente sul caso di Robin Hood e chi sia coinvolto nell’omicidio del gioielliere.
Arriva puntuale ed entra nell’ufficio di Regina senza bussare, com’é suo solito fare.
«Jones esiste una cosa che si chiama bussare, so che è difficile capirlo per uno come te, ma di solito é buona educazione farlo.» lo rimprovera Regina, sa che è solo lui quando entrano nel suo ufficio senza bussare.
Il ragazzo se la ride, ma poi torna subito serio, ciò che sta per dire a Regina é qualcosa di molto importante e non vuole perdere tempo con le sue battutine, per quelle c’é modo e tempo in circostanze diverse. Si siede alla sedia davanti alla scrivania di Regina.
«Senti, forse non significa niente e forse Robin Hood non è coinvolto, ma è giusto che tu lo sappia... Ieri mi ha contattato una mia conoscenza, mi ha rivelato chi è che lo ha incastrato, Mr Gold, credo che la sua reputazione lo preceda, ma se non lo sai, è un usuraio, sicuramente é immischiato anche in altri traffici.»
Regina a quella confessione sente la terra mancarle sotto i piedi, cosa c’entra Robin con Mr Gold? Lo conosce, lo conosce bene, ha sentito spesso parlare di lui, ma lo sceriffo di Storybrooke con la polizia locale non sono mai riusciti a prenderlo, sa come sfuggire alle autorità. É spietato e non si arrende davanti a niente, ha fatto dell’oscurità la sua vita, non per niente ha come soprannome “il signore oscuro”. É coinvolto in molti traffici illeciti, anche se è riuscito sempre a cavarsela e ripulire la sua fedina penale.
Oltre alla sua reputazione sa che è stato l’ex fidanzato di Belle, una ragazza gentile, dolce e simpatica che lavora alla libreria vicino il suo studio. Lei l’ha lasciato quando ha capito che cosa facesse il fidanzato per vivere, ma non ha avuto il coraggio di denunciarlo per non lasciare la città, il suo lavoro, ha solo voluto dimenticare e continuare la sua vita di sempre.
Ciò che non riesce a togliersi dalla testa però è perché un uomo spietato come Gold volesse incastrare Robin, un semplice fuorilegge che ha rubato per anni per mantenere suo figlio. Forse però Robin non è quello che dice di essere? Forse l’ha ingannata e lei si è lasciata ingannare come una stupida? Si è lasciata incantare dai suoi occhi sinceri e puri e magari dietro quei sorrisi aperti e meravigliosi si nasconde un trafficante... Improvvisamente mille dubbi le attanagliano il cuore, le fanno credere di essersi lasciata sopraffare dai sentimenti, quando doveva rimanere imparziale e dura. Si sente una scema, una perfetta idiota, un avvocato non degno della professione che svolge. Non è da lei comportarsi come un adolescente in calore davanti a un bell’uomo e mettere a repentaglio la sua famiglia.
Eppure non riesce a crederci che Robin possa essere un trafficante pericoloso.
Si sente confusa, tremendamente confusa e la testa le gira senza rendersene conto, ha bisogno di restare sola e di riflettere, di capire come comportarsi.
«Regina é tutto ok?» le chiede Killian preoccupato, non l’ha mai vista così pallida in volto, non riesce a comprendere il repentino cambio di umore della donna.
«Si Jones, grazie per le informazioni, puoi andare.»
Killian non vuole insistere oltre e si alza per uscire, sa che Robin é ospite a casa loro e forse è semplicemente preoccupata per la sua famiglia, anche se lui crede che l’uomo non sia coinvolto nei traffici illeciti di Gold.
«Ah Jones, se fai soffrire Emma dovrai vedertela con me e non solo, ti sguinzaglio dietro David, il quale é molto affezionato a lei, come se fosse sua figlia. SAPPILO.» Si riscuote dai suoi pensieri e decide di mettere in guardia il don Giovanni da strapazzo e proteggere la sua amica.
«Ti sembrerà strano, ma sono sincero con Emma, so che non è come tutte le altre ragazze, mi piace sul serio» le risponde sincero come non lo è mai stato in vita sua, non sta prendendo in giro Emma, non potrebbe mai farlo, diventa ogni giorno più importante per lui. Sorride nel vedere come Regina sia protettiva nei suoi confronti, ha capito che le due sono molto legate. Certo non vuole però scatenare la sua furia o la furia di David.
«Sarà meglio per te. Ora vai.»
E una volta che la porta si chiude, il silenzio torna a regnare nella stanza e Regina a tormentarsi nei suoi pensieri.
Si era decisa, si era decisa ad accettare l’invito a cena di Robin quella mattina, dopo aver parlato con Emma, si era lasciata convincere a cercare di essere felice senza pensare alle conseguenze e vivendo giorno per giorno, ma a quanto pare la felicità per lei non è prevista e non doveva abbassare la guardia, lei non è fatta per l’amore, lei non troverà mai un uomo degno di chiamarsi tale, lei non potrà più innamorarsi.
È ferita, delusa, perché finalmente si stava nuovamente riaprendo all’amore e ancora una volta la vita reale é tornata prepotente a ricordarle che lei non potrà mai avere il suo lieto fine, lei è la regina cattiva e i cattivi non vincono mai.
I caffè che si è scolata per cercare di concentrarsi sul lavoro non sono serviti a nulla, hanno solo fatto sì che aumentasse il suo nervosismo. Tornata a casa ha evitato accuratamente di farsi vedere dall’uomo, ma sa bene che dovrà affrontarlo, vuole delle spiegazioni. Quell’uomo è entrato in casa sua, ha scherzato è giocato con Henry e se è un delinquente, lei deve saperlo, deve saperlo a ogni costo. La verità fa male, ferisce profondamente a volte, ma è necessaria e lei ha fatto della verità il suo stile di vita. Non le piacciono le bugie, le scappatoie per risolvere i problemi, le ingiustizie e la poca chiarezza. È un avvocato anche per cercare di fare chiarezza in un mondo di incertezza, di inganni e falsità.
È rientrata a casa prima del solito a dire il vero, portandosi dietro il lavoro, con la speranza di riuscire a sbrigare qualche cosa, ma i suoi pensieri continuano a tormentarla e la casa senza Emma e Henry e troppo silenziosa e i pensieri la tormentano ancora di più. Il silenzio è piacevole, ma esso fa tornare anche a galla tutti i tormenti, le paure, è peggio del rumore a volte, il quale copre il brulicare dei pensieri che disturbano il cuore.
Quel pomeriggio Regina avrebbe tanto voluto che i due disordinati di casa, non avessero deciso di andare a fare la passeggiata al centro commerciale.
“Passano i mesi, passano gli anni, ma le ferite del cuore spesso non riescono a rimarginarsi, si attenuano, ma non possano mai. Regina ormai è all’ultimo anno di università, prossima alla laurea, ma non è felice come dovrebbe essere.
Sente la mancanza di sua madre, la quale ha desiderato tanto vederla essere proclamata dottoressa in legge, veder prendere le redini dello studio legale del padre e diventare l’avvocato Mills, un famoso avvocato di successo. Non ha fatto in tempo a vederla realizzata, a vedere realizzare il sogno di entrambe. Non è mai stata una mamma affettuosa, mai un abbraccio, una carezza, una parola di conforto o incoraggiamento, ma Regina non ha mai dubitato del suo bene. Con il suo atteggiamento duro ha solo voluto incoraggiarla, spronarla a non mollare. Regina sa che in realtà lei era orgogliosa, ma non ha avuto modo di dirglielo e ora, ora vorrebbe sentirselo dire per una volta...

Le manca Daniel, il suo amato Daniel, il quale invece le ha sempre dimostrato i suoi sentimenti e quanto fosse orgoglioso di lei, sin dal primo momento. Come si fa a superare un lutto? Non riesce più a fidarsi di nessuno, eppure i corteggiatori non le mancano, é bella, determinata, forte e intraprendente, chiunque farebbe carte false, ma lei non vuole nessuno nella sua vita, vuole Daniel. A volte vorrebbe essere morta anche lei in quel fatale incidente... ma poi ragionando pensa che né sua madre, né Daniel avrebbero voluto ciò. Lo deve poi per suo padre, anche se ormai si è risposato e sembra di nuovo felice.
Ha una nuova famiglia, una sorellastra di vent’anni, ma si sente sola e forse anche un po’ delusa. Già delusa, perché suo padre è riuscito a guardare avanti, ad amare di nuovo e lei che ha 23 anni invece non riesce a guardare nemmeno un uomo negli occhi, nascondendosi dietro relazioni di solo sesso per non legarsi a nessuno, per non soffrire più.
É ferita, delusa, amareggiata e sola. Non l’ha con suo padre, ma con sé stessa per non riuscire a voltare pagina, ma come si fa a guardare avanti, se si è rimasti bloccati nel passato? Come si fa a guardare avanti se pensi alla tua laurea e vorresti al tuo fianco l’unica persona che non potrà esserci?”



 SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti e buona domenica. Ecco qui il quarto capitolo della storia... in questo abbiamo visto poco i nostri Emma e Killian è vero, è dedicato principalmente a Robin e Regina, ma come avrete capito per ovvie ragioni. Però non temete che i nostri CS avranno il prossimo capitolo tutto per loro.
Per quanto riguarda questo, come avrete letto si è scoperto chi ha incastrato Robin, ovvero Gold. Ve lo aspettavate? Comunque il caso legato a Gold e Robin, sarà la linea gialla della mia storia. Questo caso coinvolgerà tutti i protagonisti, chi in maniera diretta, chi indiretta... Vedrete più avanti. Ammetto che scrivere la linea gialla della storia mi sta creando qualche difficoltà, ma per fortuna ho ancora qualche capitolo nel mezzo prima di entrare nel vivo e io ho il tempo per dedicarmici. ahahhahaha
Bè ora vi lascio, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo.
Alla prossima.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Capitolo cinque

Emma è andata a prendere prima Henry a scuola per passare del tempo in sua compagnia, un pomeriggio madre e figlio, come non avviene spesso, a causa del lavoro.
Le piace passare del tempo insieme al suo piccolo Henry e ancora di più le piace viziarlo un po’ e renderlo felice, comprandogli ciò che lui chiede. Sa essere una mamma seria, severa se la situazione lo richiede, ma anche dolce e protettiva, aperta al dialogo con suo figlio. Il loro rapporto è speciale proprio per questo, Emma non fa mancare nulla al piccolo, ma è anche totalmente onesta con lui e vuole che il bambino lo sia a sua volta, vuole con lui un rapporto di fiducia reciproca e spera che ciò possa rimanere così per sempre, che Henry si fidi ciecamente di lei, nonostante non sia per nulla perfetta e parecchio incasinata.
Sono seduti a mangiare un enorme gelato al cioccolato, il preferito di entrambi, dopo una lunga passeggiata per negozi, in cui Henry ha rimediato un giocattolo e nuovi vestiti; quando a interrompere, se pur a malincuore, quel momento famigliare, è Killian.
Il giovane ha visto Emma in lontananza, dopo essere uscito da un negozio di barche e non ha potuto non avvicinarsi a lei. Si è soffermato ad osservarla, così bella e dolce nel dedicare attenzioni a suo figlio, così premurosa e solare. Non l’ha mai vista sorridere così raggiante e non può che sorridere a sua volta e pensare che sia ancora più bella. Suo figlio la rende ancora più bella.
Ritrovandoselo davanti Emma sobbalza, ma spera vivamente che il giovane non se ne sia accorto o sa bene che potrebbe pensare che lei sia interessata, ma in realtà è stata presa solo alla sprovvista o forse no?
Lo saluta cercando di mantenere il suo tono di sempre e Killian invece mostrare la sua completa attenzione al piccolo, cosa che la sorprende ancora di più. Killian Jones amante dei bambini è una vera scoperta.
«Tu chi sei? Il fidanzato di mamma? E sei un pirata?» dice Henry notando il suo uncino al posto della mano, inoltre è un bambino molto sveglio e intelligente.
Emma diventa rossa alla domanda del figlio sul fidanzato e anche perché non vuole mettere il ragazzo in difficoltà con domande sulla sua mano, immagina che non sia semplice per lui parlane anche se fa lo sbruffone e ci ride sopra come se nulla fosse. Emma non fa in tempo a rimproverare suo figlio che interviene Killian.
«No, non sono il fidanzato della mamma, anche se ti faccio una confidenza...» avvicinandosi all’orecchio del piccolo, ma comunque facendosi sentire anche da sua mamma: «Mi piacerebbe molto esserlo. Per rispondere alla tua domanda sul pirata invece, più o meno lo sono, infatti puoi chiamarmi anche Capitan Hook. Tu invece devi essere Henry, la tua mamma mi ha parlato molto di te.» gli dice dolce e scombinandogli leggermente i capelli.
Henry annuisce, ma si entusiasma nel sentire che può considerarlo un pirata.
«Quindi hai anche una nave pirata?» chiede entusiasta.
Emma intanto è arrossita nuovamente e cerca di non incrociare lo sguardo di Killian, il quale invece la guarda e sorride, non gli è sfuggito il suo rossore e come lei abbia sussultato alla sua affermazione, l’ha fatto di proposito per suscitare in lei qualche reazione, ma così non è stato, almeno non all’apparenza.
«Si ce l’ho, tu e la tua mamma quando volete siete i benvenuti a bordo» ritornando a concentrarsi sul bambino, il quale somiglia molto a Emma, è bello esattamente come lei, oltre che estremamente intelligente.
«Mamma, andiamo oggi?» il piccolo si rivolge per la prima volta alla sua mamma da quando c’è Killian con loro.
«Henry magari Killian oggi è impegnato» sperando di evitare quel momento.
«No in realtà oggi sono libero da ogni impegno.» ben felice di avere a bordo della sua nave i due.
Il bambino torna a guardare supplichevole la sua mamma facendo gli occhioni dolci, sapendo che così la potrà convincere.
«Si dai Emma, non vorrai far rimanere male tuo figlio e me, avrai due musi lunghi sulla coscienza.» il più grande si schiera dalla parte del bambino e guarda Emma anche lui supplichevole.
«Eh va bene ragazzino, andiamo a vedere questa nave pirata» esclama alla fine, lasciandosi convincere e non deludere suo figlio, ha capito che ci tiene davvero e non vuole certo farlo rimanere male, in fondo, anche se non lo ammetterebbe mai, non dispiace nemmeno a lei continuare il pomeriggio in compagnia di Killian. Lo sta rivalutando, dietro quell’aria da sbruffone si nasconde un ragazzo sensibile e dolce, ma di certo non glielo dice o sa che potrebbe montarsi la testa.
Henry l’abbraccia felice e la prende per mano, prendendo subito dopo anche quella di Killian, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il pirata a quel gesto innocente del bambino, sente una fitta al cuore, rendendosi conto che potrebbe perdere la testa per quei due è fargli entrare parte integrante nella sua vita.
Nemmeno ad Emma è sfuggito il gesto di Henry e sorride felice, il suo piccolo è un bambino molto socievole, ma di solito all’inizio è timido e riservato, non è da gesti espansivi con chi non conosce e invece con Killian è entrato da subito in sintonia, da subito è rimasto affascinato da lui. Quel maledetto pirata ha conquistato anche suo figlio.
Quando arrivano al porto e Killian mostra la Jolly Rogers a Henry, il bambino lancia un “wow” estasiato e sale subito a bordo, iniziando a girare. Anche Emma osserva la nave, é grande, sistemata, organizzata e se ne stupisce, non pensava che l’uomo potesse essere così ordinato e preciso, immaginava il suo rifugio come un posto con vestiti sparsi ovunque e vuoto, tipico di un single in cerca di avventure di una notte. Quell’uomo invece é una continua sorpresa.
«Henry, stai attento.» lo richiama Emma, preoccupata che si possa fare male
Ma il bambino ormai é talmente preso a fingere di essere un pirata che non ascolta nemmeno la sua mamma, ha preso il timone e finge di essere in una fantastica avventura, come quella del capitan Zak Storm il cartone animato che guarda sempre sui pirati, il quale deve tornare a casa e uscire da triangolo delle bermuda, nel tentativo di poter tornare a casa incontra tanti nuovi amici e non mancano i mostri da affrontare, con la sua inseparabile spada parlante, che racchiude i poteri dei sette mari.
«É un perfetto capitano Uncino»
«Non te lo vorrei dire, ma sta imitando Zak Storm, é un cartone che segue su netflix» sottolinea Emma divertita.
«E chi sarebbe questo Pack Stone? E il famigerato capitano Uncino é passato già di moda in questi bambini moderni? Io l’ho sempre detto che Netflix fa male.» finge di essere offeso Killian, la storia di capitano Uncino é sempre stata la sua preferita da bambino, ora che il fato gli ha portato via la sua famiglia e la sua mano ed é costretto alla protesi o all’uncino, si è immedesimato ancora di più nella storia.
«Zak Storm, ma se ti può consolare Henry adora tutte le storie di pirati» scoppiando a ridere per la sua affermazione e il suo fingersi offeso.
Killian si perde a guardarla ridere e le sfiora delicatamente la mano ed Emma al gesto del ragazzo sussulta, lo guarda negli occhi e si perde in quell’azzurro meraviglioso, i suoi occhi azzurri come il mare, in cui è facile rispecchiarsi. È la prima volta che i loro sguardi si incrociano con intensità. Killian si perde in quelli della ragazza di un verde inteso, cristallino e puro. Vorrebbe avvicinarsi e baciarla, tanto che il suo sguardo si sposta sulle sue labbra, ma non vuole nemmeno fare un gesto spropositato e rovinare il poco che ha ottenuto da lei. Emma non può non accorgersi che i suoi occhi le fissano ora le labbra, ma non riesce nemmeno ad allontanarsi e mettere fine a quelli sguardi ardenti come il fuoco. 
A interrompere quel gioco di sguardi tra i due, è Henry, il quale chiama Killian e la sua mamma per andare a giocare con lui.
«Io e te Killian siamo due pirati buoni e mamma è la principessa da salvare dai pirati cattivi, chiaro?» espone la storia il bambino, guardando i due grandi e loro annuiscono non potendo fare altrimenti. Il piccolo ha una fantasia smisurata e ama raccontare storie, farsi leggere fiabe e immergersi in fantastici mondi immaginari, Emma è quasi convinta che da grande diventerà un poeta o uno scrittore.
Si ritrovano a giocare felici, come se fossero una famiglia e se fosse la cosa più naturale del mondo.
Killian e Henry fingono di guidare la nave e con la scusa del gioco Killian spiega al bambino come orientarsi con le stelle, come diventare un vero pirata dei sette mari, ciò che non bisogna mai fare in mare e quanto sia importante avere una buona ciurma, ma anche di non sfidare mai una tempesta, perché anche il migliore dei pirati perde con il maltempo e il mare agitato. Henry lo guarda incantato mentre parla e si fa raccontare tutte le storie che conosce sul mondo del mare e che ha vissuto a bordo della sua nave.
Emma gli guarda insieme e non riesce a nascondere il sorriso, sono belli da vedere e soprattutto non avrebbe mai immaginato di passare un pomeriggio così piacevole in compagnia di Jones, si è fatta proprio un’opinione sbagliata del ragazzo e più lo sente raccontare, giocare con Henry e più se ne convince.
«Andiamo a sconfiggere chi ha rapito la principessa capitan Hook.» dice poi Henry tornando al gioco, per poi correre nel sotto della nave e fingere un attacco nemico.
Emma e Killian lo guardano ridendo e poi decidono di seguirlo, si muovono insieme, incuranti del corridoio stretto, tanto che restano bloccati, occhi negli occhi.
Emma deglutisce e Killian ride.
I loro sguardi si incrociano ancora una volta. Gli occhi azzurri di Killian si perdono in quelli verdi di Emma. Gli occhi verdi di Emma si mescolano in quelli azzurri come il mare di Killian... colori che insieme formano un esplosione.
I loro respiri si mescolano, facendosi affannosi, bramanti di piacere.
La mano con l’uncino di Killian si sposta dietro la schiena di Emma, sfiorandola delicatamente e nonostante il maglione pesante, la ragazza riesce a sentire il suo tocco gentile e delicato, non può non rabbrividire e sentire le sue guance diventare rosse per l’imbarazzo e il desiderio. Killian avverte il suo brivido e sorride, si apre in un sorriso meraviglioso e sincero. Pensa che Emma sia ancora più bella quando é imbarazzata, ma allo stesso tempo non riesce a nascondere le sue emozioni, come il desiderio.
Emma si avvicina ulteriormente al suo volto. Killian fa altrettanto, sentendosi il cuore scoppiare nel petto. Ha baciato tante ragazze nella sua vita, ma mai nessuna di loro gli ha fatto avvertire brividi così intensi per tutto il corpo e non pensava di certo che sì sarebbe potuto innamorare di una ragazzina.
Vorrebbe baciarlo, Emma vorrebbe approfondire quel contatto, assapora le sue labbra, lo vorrebbe dannatamente ma la parte razionale di se stessa, quella che erige muri per non soffrire, la fa allontanare, come se avesse preso la scossa o si fosse svegliata da un brutto sogno, anche se tanto brutto non è stato.
«Si è fatto tardi, è meglio che io e Henry andiamo» dice evitando di incrociare nuovamente il suo sguardo e perdersi nei suoi occhi azzurri, ha capito che le fanno perdere il controllo. Averlo troppo vicino le fa perdere il controllo e la fanno sembrare una ragazza come tante altre, capace di perdere la testa per due semplici occhi color del mare e lei non può permetterselo, non può permettersi di perdere la testa, lo deve a se stessa e a Henry.
«Swan se è per ciò che è successo, mi dispiace...» ed è veramente dispiaciuto, si legge nei suoi occhi e si maledice per essersi quasi lasciato andare, ma non è riuscito a trattare i suoi impulsi, é pur sempre un uomo e lei è la ragazza che gli piace e molto, ma è anche un adulto e non può comportarsi come un adolescente in preda agli ormoni, sopratutto con una come Emma, che va conquistata a poco a poco, con gentilezza, dolcezza e farle capire che é l’unica al mondo, abbattere i suoi muri, dimostrarle che si può aprire all’amore, che anche se il passato è stato un vero schifo, lui non vuole farla soffrire. Possono trovare la felicità insieme, quella che nessuno dei due ha avuto.
«No non è successo NIENTE... è davvero tardi...» chiamando poi Henry, il quale raggiunge subito sua mamma, non è da lui fare capricci e quando sua mamma gli dice una cosa lui la fa senza protestare.
«Posso tornare un’altra volta a giocare con te?» chiede a Killian prima di andare via.
«Certo campione, puoi tornare tutte le volte che vuoi se la tua mamma è d’accordo naturalmente»
«Si, puoi tornare a giocare con Killian se lo desideri» risponde Emma e Henry si apre in un dolce sorriso, felice come quando babbo natale gli porta i giochi da lui chiesti.
«E noi Swan quando ci vediamo invece per un appuntamento?» tornando ad essere il solito sbruffone, dal tono malizioso e provocatore.
«Non so... Tu continua a corteggiarmi, perché penso che tu possa fare di meglio che dirmi che sono bella e incastrarti con me in un corridoio e chissà, magari io posso darti una chance» risponde sorprendendo anche lei stessa per ciò che è uscito dalla sua bocca. Gli ha detto chiaramente che vuole che lui continui a corteggiarla e l’ha anche spinto a osare di più e dimostrare ciò che sa fare, non è decisamente da lei, ma ormai il danno é fatto e non può negare che vuole davvero metterlo alla prova e vedere cosa é disposto a fare per lei.
«Mi piacciono le sfide Swan, farò sciogliere il tuo cuore e alla fine ti regalerò un primo appuntamento degno di una principessa come te»
«Non mi piace il ruolo della principessa, preferisco anch’io interpretare una pirata dei sette mari.» sorridendogli maliziosa a sua volta, sta decisamente flirtando con lui.
«Meglio così, preferisco una pirata a una principessa.» ammiccando a sua volta.
Saluta il piccolo scombinandogli i capelli e guarda mentre si allontanano, non potendo fare a meno di ritrovarsi a sorridere e sentirsi un perfetto idiota, perché immagina che la sua faccia sia completamente da ebete. Si è divertivo a giocare con un bambino, lui che non avrebbe mai pensato di farlo in vita sua, non solo, quel pomeriggio ha capito quanto tiene a Emma e che vuole davvero dimostrarle che può fidarsi di lui.
Mentre sono in macchina per tornare a casa, Henry é mezzo addormentato e Emma pensa a Killian, al pomeriggio passato insieme, a come Henry si sia divertito e come lei si sia divertita, non credendolo possibile. Pensa a Killian ai suoi occhi, a ciò che stava accadendo tra loro, alla voglia tremenda che aveva di baciarlo e assaporare le sue labbra... Pensa a Killian e a come inevitabilmente lui stia entrando nella sua vita e in quella di suo figlio. A come lei si stia affezionando e non è per niente un bene, ma non vuole nemmeno tenerlo lontano e non è da lei non essere capace a mettere le distanze.
Non l’ha mai fatto, nemmeno con Neal. Quando l’ha incontrato per la prima volta, é subito rimasta colpita dal suo sorriso, dai suoi occhi e dal suo modo protettivo di fare, ma comunque l’ha sempre tenuto lontano, anche se lui è stato dolce e gentile sin dal loro primo incontro.
“«Tu sei Emma vero?» una voce echeggia alle sue spalle, facendola sobbalzare.
«Si, tu sei?» chiede, non dà mai troppa confidenza a chi non conosce, a scuola non è che non sia popolare, ha tanti corteggiatori, ma è anche una ragazza che suscita le invidie delle bulle delle scuola, tanto che si tiene a distanza da loro, non ha voglia di mettersi nuovamente nei guai, ne ha fin troppi nella sua vita, per avere solo 14 anni. Non vuole poi far sapere che vive in casa famiglia, far sapere che è sola al mondo, che nessuno la voglia.
«Neal Cassidy, mi ha mandato il professore di letteratura, a quanto pare tu puoi aiutarmi... avrei bisogno di un tutor e so che tu sei la prima della classe.» le sorride dolce, in modo rassicurante ed Emma istintivamente si ritrova a sorride a sua volta, come può dirgli di no? É davvero la prima della classe in letteratura, le piace e la studia volentieri, in realtà studia poco, semplicemente ascolta in classe.

«Va bene, ma ci vediamo in biblioteca» non vuole andare da lui e tanto meno portarlo in casa famiglia. Infondo é un perfetto sconosciuto.
«Certo... ehm, comunque tieni.» le porge la merendina al cioccolato che lei poco prima non è riuscita a prendere alla macchinetta perché rimasta incastrata in quella trappola infernale di metallo.
«Grazie» sussurra, non aspettandosi quel gesto dolce, non è abituata a ricevere certe attenzioni, atti di gentilezza senza un torna conto.
«Figurati, non lascerei mai una donzella a digiuno.» risponde ridendo, per sorriderle ancora una volta e allontanarsi da lei, dandole appuntamento al giorno seguente a fine delle lezioni.
Emma lo guardato allontanarsi e aprendo la sua merendina si ritrova a sorridere come non faceva da parecchio tempo o come forse non ha mai fatto in vita sua.”


La cena a casa Mills é silenziosa, c’é solo Henry che cerca di tenere alto il morale delle due mamme, in realtà non ha capito nulla, non pensa che ci sia qualcosa che non vada, per questo racconta la sua giornata a Regina. Gli racconta del centro commerciale, del gioco e dei vestiti che hanno comprato, di Killian e come dopo siano andati a giocare sulla sua nave.
«Mamma e Killian poi stavano per baciarsi come nei film» dice interrompendo così il suo racconto.
«COSA?» Regina spalanca gli occhi incredula e si volta verso Emma, é scioccata e per un attimo riesce ad allontanare i suoi pensieri scomodi su Robin.
«Non ci stavamo per baciare... é stato un incidente. Per sbaglio ci siamo incastrati nel corridoio della nave, tutto qui...» imbarazzata, non credeva che suo figlio l’avesse vista, che avesse assistito a quel momento così intimo con Killian. Si sente ancora più in imbarazzo.
Regina la guarda scettica, ha capito perfettamente che prova qualcosa per Jones e continuare a negarlo é tipico di lei.
«Certo e io sono Biancaneve dei sette nani.» le risponde ironica la bruna, continuandola a guardare.
«È così, non ti fare strani pensieri. NON PROVO NULLA PER KILLIAN» sillabando le ultime parole per farle entrare nella testa della sua amica, ha capito che non le crede, ma lei si crede? Anche perché da quando ha lasciato la nave che non smette di pensare a lui.
«Killian? Siete diventati così intimi?»
«Si chiama così, come dovrei chiamarlo?» ribatté piccata Emma, la quale si rende conto solo in quel momento di averlo chiamato per nome davanti a Regina, é la prova che non gli è del tutto indifferente e negare il contrario adesso sarà ancora più arduo.
Regina continua a guardarla e non crederle.
«Killian mi ha chiesto di tornare quando voglio a giocare con lui sulla nave» dice poi Henry, attirando nuovamente l’attenzione su di sé.
«Vedi, l’ho fatto per Henry, a lui piace Jones»
«Ovvio che gli piaccia, ha 4 anni e una fervida fantasia, un ragazzo con un uncino al posto della mano, che vive in una nave, é ovvio che attiri completamente la sua attenzione. Ed é ovvio che Jones, usa ciò per avvicinarsi a te»
Emma sbuffa e decide di cambiare argomento per non continuare a litigare con lei, é stanca e vuole cercare di allontanare i pensieri da Killian, anche perché se solo chiude gli occhi rivede i suoi e i brividi le percorrono nuovamente la schiena. Come possono due occhi azzurri abbagliare così tanto e insinuarsi così in profondità?
Per non pensare, porta Henry a dormire, é tardi e ha avuto una giornata intesa, sa che sicuramente si addormenterà appena sarà nel letto.
Regina decide di lasciare perdere, sapendo che ancora una volta le paure di Emma hanno preso il sopravvento.
Quando la vede allontanarsi con Henry mezzo addormentato, ma sicuro a voler sentire la storia della buonanotte, torna con i pensieri all’uomo che vive nella dependance. Pensa a cosa stia facendo in quel momento, se sta addormentando Roland e o se i suoi pensieri sono rivolti a lei, come i suoi sono rivolti a lui. I suoi pensieri però non sono positivi, la paura che lui non sia chi dice di essere le fanno bruciare il cuore, quello stesso cuore che forse stava tornando a battere. Per lui.
«Tu e Robin invece?» Emma che torna in salotto la fa sussultare.
«Non ho voglia di parlarne Swan.»
«È successo qualcosa?» Capendo il suo tono grave e il suo sguardo cupo. Regina ha cercato di nasconderlo a tavola per non far preoccupare il piccolo, ma ora non riesce più a fingere che tutto vada bene.
«Ma quale parte non mi va di parlarne non ti è stata chiara Swan?»
«Va bene, ho capito... Ti preparo un nuovo cocktail che ho sperimentato al pub e ti calmi» le dice leggermente adirata, ma la conosce anche piuttosto bene e sa che il suo respingerla é solo una difesa, in realtà muore dalla voglia di raccontarle tutto e confidarsi con un’amica.
La più grande non dice nulla e l’osserva muoversi in cucina, per poi tornare con una brocca piena e due bicchieri circa dieci minuti dopo.
«Assaggia e dimmi se non è una bomba» le dice la bionda portandosi il suo bicchiere alla bocca a sua volta. Fragola, vodka e un pizzico di lime per renderlo un po’ meno dolciastro.
«Lo é! E tu anche se maggiorenne, sei ancora troppo piccola per questo cocktail» la rimprovera
«Si mamma» ridendo e facendo scoppiare a ridere anche Regina, la quale si è resa conto di essere stata troppo protettiva e che Emma non ha proprio bisogno della sua protezione. Ha sempre fatto di testa sua ed è riuscita sempre a cavarsela da sola, anche se è ancora confusa sul suo futuro. Lei a volte vorrebbe fare di più, ma sa che forse non può fare più di questo, a parte starle vicino come amica o magari una sorella.
«Per quanto riguarda Jones, non è così male, quindi se ti piace lasciati andare con lui, hai 18 anni Emma, non 50, non hai fatto voto di castità. Vivi la vita e divertiti.» le dice facendole capire che approva.
«E Robin? Perché lo stai allontanando?» perché ha capito che si tratta di ciò, lei l’ha allontanato, come è suo solito fare quando inizia ad affezionarsi troppo, quando ha paura di stravolgere la sua vita, i suoi equilibri. Ignorando completamente la sua affermazione sul voto di castità e il fatto che la voglia spingere tra le braccia di un uomo. Ci manca lei con le sue parole a far confondere ulteriormente Emma, cambiare argomento e puntando di nuovo la conversazione verso Regina è la soluzione.
«Non è così semplice Emma...»
La giovane resta in attesa che la donna riesca a esprimere a parole ciò che la turba, non ha fretta, sa che lo farà, con i suoi tempi, ma lo farà.
Regina butta giù un altro sorso di cocktail e poi torna a guardare Emma: «il punto è che temo che mi abbia mentito. Jones stamattina è venuto in ufficio portandomi informazioni sul caso del gioielliere, l’ha ucciso Tremotino Gold. Un uomo senza scrupoli, coinvolto in traffico illeciti»
«So chi è Gold. Tu non crederai mica che Robin sia coinvolto?»
Le viene quasi da ridere per l’assurdità di ciò che sta dicendo la sua amica, pur di non ammettere di essere felice, può di scappare dall’idea di essere felice, i suoi pensieri si sono spinti a credere che lui centrasse qualcosa con quell’uomo. Sa che è così, la conosce fin troppo bene. La felicità la spaventa.
«Non dovrei? Gold non fa niente per caso.» ribatte Regina decisa e convinta.
«Ma Robin non metterebbe mai a rischio la vita di suo figlio, si vede che lo ama e che vuole solo proteggerlo.»
«Proteggerlo da Gold?»
«No, dal mondo Regina, perché il mondo è un posto orribile e se non ti sai difendere ti mette in ginocchio, ma anche da persone come Gold sì, non perché è coinvolto in qualche traffico illecito, ma perché gli vuole bene ed è ciò che facciamo noi con Henry, ogni giorno. Robin è un uomo onesto, ma se non ci credi, se pensi che sia coinvolto, vai a chiederglielo. Ti toglierai ogni dubbio guardandolo negli occhi.» non le dice che sta facendo una cazzata, che ha pensato cose assurde, il suo tono di voce parla per lei, Regina lo sa e soprattutto non è ciò che vuole sentirsi dire in quel momento, in quel preciso istante vuole essere spronata ad agire, ad andare da Robin e affrontare la verità, stavolta è Emma a saperlo. Si conoscono bene a vicenda.
«Ultimamente sembri tu quella adulta Swan, questa cosa deve finire.»
«Sarebbe anche ora, io sono stanca di darti consigli e farti da spalla su cui piangere» le dice prendendola in giro e abbracciandola. Non è da lei quel gesto affettuoso e nemmeno da Regina, ma un abbraccio di una persona importante sa essere un vero toccasana, fa sentire protetti, al sicuro e voluti bene. Regina ricambia l’abbraccio ridendo a sua volta, si sente già molto meglio. Emma riesce sempre a farla sentire meglio. Ha preso la sua decisione, l’indomani stesso parlerà con Robin.
«Ora basta smancerie però o di questo passo se continuiamo così diventiamo alcolizzate e sdolcinate» le dice Regina fingendosi seria, ma mantenendo un tono spiritoso.
Emma scoppia a ridere ancora una volta e sciogliendosi dall’abbraccio a sua volta, alza il bicchiere: «Prima però facciamo un nuovo brindisi.»
I due bicchieri si uniscono e si svuotano poco dopo.




Spazio autrice: Ciao a tutti, oggi posto di sabato perchè domani sarò fuori tutto il giorno per un compleanno in famiglia e quindi non avrei potuto mettervi il capitolo, non volendo farvi aspettare lunedì, ho trovato un ritaglio di tempo oggi.
Ma veniamo al capitolo, questo è interamente concentrato sui nostri CS e un piccolo frammento di passato dedicato a Emma. Spero vi possa piacere, fatemi sapere come sempre che cosa ne pensate, ne sarei molto felice di avere i vostri pareri.
Già dal prossimo, vi avverto... vi lancerò una bella bomba. Ahahahaha Giusto per mettervi un po' di curiosità, sono cattivella lo so.
Alla prossima. Buon week end.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Capitolo sei

Non è ancora riuscita a parlare con Robin di ciò che ha scoperto, ma non ha anche avuto modo di incontrarlo e non ha risposto alle sue chiamate perché non ha voluto parlare con lui al telefono, non vuole sentire la sua voce, sa che non riuscirebbe a sopportarlo e che gli sputerebbe tutto in faccia e non vuole affrontare con lui l’argomento in questo modo.
Per fortuna la giornata si prospetta molto impegnativa per quanto riguarda il lavoro e riuscirà a smettere di pensare all’uomo almeno fino a che non tornerà a casa.
Robin ha provato più volte a chiamare Regina, per sentire la sua voce, per invitarla a cena, ma ha capito che la donna non ha voluto rispondergli volutamente e così per non disturbare non si è nemmeno presentato per cucinare, ha portato Roland a mangiare fuori, anche per provare a distrarsi. Non è riuscito però nel suo intento, i suoi pensieri sono stati occupati costantemente da Regina, domandosi come mai di punto in bianco lei sia sparita, evitandolo in quel modo. Teme di aver corso troppo, di aver frainteso i suoi sguardi, i suoi gesti e che lei si stia allontanando per fargli capire che non è interessata... eppure i segnali che si sono lanciati sono stati chiari e lei ha accettato di uscire con lui. Allora cos’è successo in quelle ore per farle cambiare idea così? Non riesce a darsi pace e vorrebbe parlarle, capire, non sopporta il non sapere e non è da lui rimanere fermo senza agire. Sa anche però che Regina non è una persona come tante altre e che se lui insiste, se lui le impone la sua presenza, le impone di parlare, lei si allontana ancora di più. Quando si sentirà pronta sarà lei a venirlo a cercare. Non può smettere comunque di pensare a lei, a cercare di trovare un motivo al suo strano comportamento.
Per fortuna c’è il lavoro a distrarlo o sarebbe già letteralmente impazzito.

Mary Margaret avendo la giornata libera dalla scuola, è insegnate nella scuola elementare di zona, è voluta passare a casa Mills per salutare Emma, sono giorni che non la vede, ma ha saputo tramite Regina che si sta forse frequentando con un ragazzo e vuole saperne di più. È così affezionata a Emma, si è affezionata a lei fin dal primo momento in cui è entrata nella vita di Regina e si è insinuata nelle loro vite come un uragano, portando scompiglio, ma anche gioia. Da subito ha capito quanto la ragazza avesse sofferto e le è stata accanto, rassicurandola e proteggendola, come se fosse una figlia per lei, anche per David è sempre stato lo stesso, ha sempre protetto Emma, tanto che non ha preso bene che si stia frequentando con qualcuno.
Ma è pur vero che all’inizio, ci ha messo un po’ accettare la sua presenza in casa. A volte ancora ha paura, ha paura che la verità, nuda e cruda venga a galla e che lei e suo marito prima o poi dovranno farci i conti. Di nuovo.
Mentre parcheggia la macchina nel viale di casa Mills, ciò che è accaduto 4 anni prima torna alla sua mente.
“David la chiama dicendole di raggiungerlo appena possibile in studio che ha una cosa da dirle. Ha avvertito subito la voce agitata del marito dall’altra parte dell’apparecchio e si è precipitata da lui il prima possibile.
Una volta arrivata, l’ha visto nell’ufficio di Regina, entrambi con lo sguardo sconvolto, la donna con gli occhi lucidi, anche se cerca di nasconderlo tenendo gli occhi sulle carte che ha davanti. Non sa cosa sia successo, ma improvvisamente una brutta sensazione si è impossessata di lei e non riesce a cacciarla via.
Guarda David, il quale a sua volta non riesce a incrociare i suoi occhi e non è da lui farlo.
«Mi volete dire cos’è successo? Mi sto preoccupando.» dice cercando di mantenersi calma, di non mostrare la sua preoccupazione evidente.

«Mary, io... io ti devo dire una cosa o meglio ti devo far conoscere una persona. Si chiama Emma Swan, ha 14 anni, è incinta e l’ho accolta in casa mia. É... è lei.» inizia Regina. Si sente un mostro, l’antagonista della storia. Ancora una volta. L’hanno perdonata in passato, ma perché dovrebbero farlo ora, che ancora una volta è tornata a sconvolgere la loro vita. Pensa che stavolta la sua amica e sorellastra non la perdonerà.
«Con lei intendi...» dice Mary, ma viene interrotta dalla voce di suo marito.
«Si, lei.» interviene David, finalmente alzando lo sguardo su sua moglie. Ha lo sguardo triste, i suoi occhi solo lucidi.
David sente di aver fatto un casino, di aver forse rovinato tutto, ancora una volta. Tutto ciò che di buono aveva costruito con la sua Mary Margaret, ma non può non dirle la verità, non può tenersi questo peso nel cuore, soprattutto adesso che non sono più solo loro due a subirne le conseguenze.
«Mary, io voglio conoscerla» le dice David a quel punto, deciso, determinato.

«Non posso negarti di farlo, è giusto che tu la conosca David.» le risponde dolce, é sicuramente arrabbiata, ma non può negare a suo marito di conoscerla. L’ha perdonato, é stato difficile, ma l’ha fatto e ora non può di certo tirarsi indietro, non può di certo negargli ciò. Ha accettato la presenza di Emma nella sua vita già 14 anni prima, facendo di tutto affinché le cose potessero essere sistemate in modo diverso, ma poi Regina ha preso la sua decisione e lei non ha potuto dire niente in merito, nemmeno David in realtà ha avuto tanta voce in capitolo. Regina ha sistemato tutto senza dire nulla a nessuno dei due.
E ora, ora invece l’ha accolta in casa sua e lei dovrà nuovamente accettarlo. Ama David con tutto il suo cuore e lo farà, ancora una volta. Se pur il passato sta tornando con prepotenza a scalfire la loro stabilità.
«E volete dirle anche la verità?» chiede poi, dimostrando ancora una volta la sua comprensione.

Regina si sente ulteriormente in colpa per la bontà della sua sorellastra, dovrebbe odiarla, ma invece ancora una volta le sta dimostrando la sua solidarietà o forse la sta semplicemente dimostrando a suo marito. Non lo sa, fatto sta che se si trovasse al posto di Mary Margaret non avrebbe mai reagito con tale tranquillità, non avrebbe cercato di capire, si sarebbe arrabbiata, avrebbe fatto il diavolo a quattro e se avesse avuto la magia avrebbe lanciato un sortilegio oscuro per togliere i ricordi a tutti ed eliminare così le sue colpe, ma a differenza di un vero sortilegio, avrebbe fatto in modo che anche lei dimenticasse. Da perfetta regina cattiva l’avrebbe fatto eccome. O quanto meno non avrebbe mai perdonato così facilmente, non si perdona nemmeno lei stessa a dirla tutta... Ma quanto pare Mary Margaret non è lei. É sempre stata la più comprensiva, piena di speranza, di voglia di trovare il lato migliore in ognuno, ed è ciò che ha sempre fatto anche con Regina, nonostante ciò che ha fatto, nonostante abbia rovinato la sua vita, nonostante il suo cuore oscuro.
«No. Voglio solo starle accanto, senza che sappia nulla» risponde Regina decisa, è sicura di ciò, Emma non saprà mai la verità su ciò che è accaduto 14 anni prima. Non può rovinarle ancora la vita.

«Okay al momento non le diremo nulla, ma prima o poi dovrà saperlo e lo sai anche tu. Ma non sarò io a farlo e lo sai. Dovrai farlo tu.» le dice Mary, la quale ora è dura nel rivolgersi alla sua sorellastra, non sopporta che ancora una volta stia decidendo tutto lei. Vuole dimostrarle la sua solidarietà, starle accanto, ma alle volte Regina agisce senza considerare nessun altro e lei non ci sta, non questa volta. Sono coinvolti tutti e tre, anche se in modo diverso e non si starà più zitta a riguardo.
«Tu David che ne pensi?» chiede poi rivolta a suo marito.
«Non lo so... forse per ora è meglio tacere, conosciamola, poi decidiamo meglio che cosa fare.» ha paura, per la prima volta l’uomo ha paura di sbagliare, in realtà ha paura che la ragazza non potrà mai accettare la verità, non dopo tutto questo tempo. Se da una parte vorrebbe tacergliela, dall’altra sa che non è giusto, che prima o poi essa verrà sempre a galla e nascondere le cose non porta mai a nulla di buono. Mary, la sua meravigliosa moglie ha ragione, come sempre.
E tutti e tre insieme, alla fine concordano di aspettare, di conoscerla meglio per capire come confessarle la verità, per capire se è pronta ad accettarla.

Regina non sa ancora se sarà in grado lei di accettarla. Ma dal quel poco che ha visto nemmeno Emma l’accetterà così facilmente, é tosta, ma nasconde la sua fragilità, soprattutto si sente costantemente in debito con la vita per ogni cosa buona che le succede e sa che tutto ciò è solo colpa sua.”


Quella mattina ha sentito il desiderio di passare del tempo in sua compagnia e con la scusa di portarle la colazione, parlare un po’. Emma si è sempre confidata apertamente con la donna.
La ragazza le apre la porta ancora assonnata, ma felice di vederla e afferra subito la busta con la sua colazione, sa bene che dentro c’è la cioccolata con la cannella, la sua preferita. Mary la conosce molto bene.
É vero ultimamente non si sono viste molto, Mary Margaret è passata poco a casa con la sua ondata di ottimismo e voglia di infondere speranza nel mondo e Emma si è chiesta come mai, ma non ci ha nemmeno badato più di tanto, immaginando che fosse impegnata nel lavoro e nella sua vita da moglie perfetta, perché è questo che è. Non fa mai mancare nulla al suo principe azzurro, il suo David. Emma invidia il loro rapporto, il loro essere così complici, felici, innamorati. Il loro rapporto può essere considerato quello che nelle fiabe viene chiamato “vero amore”.
Spesso Emma si ritrova a pensare che vorrebbe trovare anche lei una persona che l’ami in modo incondizionato, ma sa anche che le persone marce come lei non potranno mai essere felici per davvero. Ed è così che si sente dannatamente sbagliata. Marcia proprio come le mele bacate che al supermercato nessuno compra perché considerate brutte e cattive e restano nel reparto orto - frutta. Lei é una mela marcia che è stata lasciata davanti a un ospedale.
«A cosa devo il piacere della tua visita Mary?» porgendole nuovamente il sacchetto, con dentro la cioccolata anche per lei. Hanno spesso fatto colazione insieme e per Emma è una bella abitudine.
«Volevo fare colazione, come nostra abitudine, insieme. Ho preso tutto da Granny’s ovviamente» le sorride vedendo come Emma sia felice di vederla, di condividere la loro colazione.
«Ovviamente» sorridendo a sua volta. Ama la cioccolata con la cannella di Granny’s.
«Ma anche perché ho saputo le ultime novità della tua vita» le dice non riuscendo più a trattenere la curiosità nel sapere come ha conosciuto questo ragazzo, come si sta evolvendo il loro rapporto.
«Ehm... quali sarebbero?» chiede Emma alzando gli occhi sulla donna di fronte a lei, facendo finta di non capire, quando vuole sa essere una vera specialista nel cadere dalle nuvole.
«Oh andiamo Emma, non fare finta di non capire a cosa io mi riferisca, a Killian Jones naturalmente. Regina mi ha detto che stai pensando di iniziare a frequentarlo, é una cosa seria?»
«Ehi, ehi Mary Margaret frena! Non ci stiamo frequentando, sì forse c’è qualcosa tra noi, attrazione, curiosità... ma nulla di più, da qui a dire che usciamo mi sembra esagerato okay? Mi avrà accompagnata a casa un paio di volte e io ed Henry siamo stati sulla sua nave un pomeriggio, nulla di più. Non so nemmeno se voglio dargli una possibilità.» risponde secca, quasi scorbutica, non perché l’abbia con Regina o con Mary, la prima per aver parlato troppo conoscendo la seconda e la seconda per aver volato con la fantasia come al suo solito. É arrabbiata con sé stessa, per non riuscire a lasciarsi andare, ad aprirsi, perché sa di essere marcia e perché Jones dovrebbe volere nella sua vita una persona come lei? Lei non vuole affezionarsi e perderlo, non vuole spezzare ancora una volta il suo cuore, se mai è stato intero. A volte ne dubita.
«Perché no Emma? Sei bella, giovane, intelligente e tu devi fare qualsiasi cosa per essere felice. Puoi essere felice.» sentirla dire che non vuole dare una possibilità al ragazzo la fa stare male, ha capito che ancora una volta la giovane si sta negando di essere felice per paura, i muri che erige solo ancora troppo alti per potergli abbattere e a volte pensa che sia quasi impossibile buttargli giù. Sono muri fortificati con il tempo, muri di ghiaccio, impossibili da sciogliere.
Emma se fino a quel momento ha cercato di essere calma, di mantenere il controllo, non riesce a continuare oltre, i discorsi sulla speranza non li tollera, non riesce a mandarli giù neppure volendo, preferisce le parole forti ma sincere di Regina. Lei e Regina sono molto diverse forse, ma anche molto simili. Regina sa sempre cosa dirle, come comportarsi nei suoi riguardi e le dice esattamente le cose come stanno, in qualsiasi momento, senza illuderla, ma sa anche essere materna e protettiva quando serve e ciò le piace ancora di più. Ed è per questo che le vuole un gran bene.
«Perché ho paura okay?» le dice sbottando, pur non volendo farlo.
Mary Margaret resta sbigottita dalla durezza di Emma, non dice altro, si limita ad aspettare che si calmi affinché continui a parlare, sa che lo farà.
«Non voglio soffrire ancora. Non voglio affezionarmi e rimanere delusa, perché è ciò che accadrà. Ho provato a dimenticare il passato, a superare il fatto che i miei genitori non mi abbiano voluta, a superare l’abbandono di Neal... ma non ci riesco. Io pur non volendo, resterò sempre un’orfana. La bambina abbandonata davanti all’ospedale che è cresciuta da sola, che piangeva durante la notte e nessuno consolava, senza punti di riferimento, che nessuno prima di Regina ha mai voluto aiutare. Io sono e sarò sempre un’orfana.» sputa fuori tutta la verità, ciò che si porta dentro da troppo tempo, ciò che mai prima di in quel momento era riuscita ad ammettere, nemmeno a sé stessa. Ha sempre avuto paura di tirare fuori il dolore, ma ora è venuto a galla e come una pugnalata in pieno petto, ha fatto sì che il suo cuore sanguinasse, di nuovo, se pur metaforicamente.
La donna alle parole dure della giovane si mette morire dentro, sente il suo cuore lacerarsi nello stesso identico modo della ragazza seduta accanto a lei e istintivamente l’abbraccia. L’abbraccia forte e la stringe a sé e vorrebbe dirglielo, vorrebbe dirle che non è più sola, non é più una bambina orfana, ma sa che non può farlo, non adesso. Non lei.
Emma adesso non capirebbe, non ancora almeno. Sono passati 18 anni, forse ormai é anche troppo tardi per dirglielo.
La ragazza si lascia stringere e l’abbraccia a sua volta, lasciandosi andare in un pianto liberatorio, ne ha bisogno.
Non sapendo però che ben presto dovrà fare i conti con la scomoda verità e se anche nega di voler conoscere i suoi genitori, prima o poi il passato torna sempre a galla, a sconvolgere il presente e l’esistenza.
Si allontana da Mary Margaret solo una volta che le lacrime sono cessate e il respiro è tornato regolare.
«Scusa per lo sfogo» le sussurra incrociando i suoi occhi.
«Emma io ci sarò sempre per te, non scordatelo mai» le risponde a sua volta, accarezzandole il viso con dolcezza e rispecchiandosi nei suoi occhi, così simili a quelli di suo marito, l’ha sempre pensato.
Dopo quel momento di debolezza però, Emma che non è tipa da piangersi addosso, torna a sorridere come se nulla fosse successo, finendo la sua cioccolata calda e parlando di altro con la sua amica.

Regina torna a casa più stanca di quando è andata a lavoro quella mattina, il mal di testa non ha fatto che aumentare e nemmeno la Tachipirina che si è presa è riuscita del tutto ad attenuarlo. Spera solo di poter passare una serata piacevole in compagnia di Henry, lui è l’unico che riesce a tirarla su di morale e strapparle un sorriso sincero.
Ma le sue speranze sono vane, nel momento in cui sta per rientrare in casa, una mano calda e delicata la ferma per un braccio, ma lei nonostante il tocco gentile si ritrova a sussultare.
«Scusa non volevo spaventarti. Come stai?» le chiede Robin dolce, sorridendole in quel modo puro e semplice, tipico di lui.
«Bene! Scusami ma sono sfinita e se non ti dispiace entro in casa.» cerca di non far trapelare le sue emozioni, ma non è facile. Non riesce nel suo scopo.
L’uomo si accorge subito che c’è qualcosa che non va nel suo modo di porsi, di parlare. Non è la Regina che ha conosciuto, sta cercando di evitarlo. È chiaro ormai.
«Certo! Ma prima dimmi Regina, mi stai evitando?» chiede volendo sapere la verità, non riesce a capire perché la donna è diventata improvvisamente di ghiaccio nei suoi confronti, quando non lo è mai stata, nemmeno la prima volta che si sono conosciuti e lei era semplicemente l’avvocato Mills.
«Conosci il signor Gold?» domanda lei a quel punto, girandosi verso l’uomo con decisione, vuole la verità? E l’avrà e in questo modo la saprà anche lei.
«No! Ho sentito parlare di lui sul giornale, o al telegiornale, ho sentito che è coinvolto in traffici illeciti ma che ne esce sempre pulito... Ma perché questa domanda?» non riesce a capire o forse non vuole capire, perché ciò comporterebbe che Regina non si fidi di lui.
«Quindi di persona non l’hai mai visto? Si da il caso che sia colui che ti ha incastrato Robin, possibile che non lo conosci?» il suo tono è ancora duro, severo. Lo guarda negli occhi e vede solo sincerità, ma non può abbassare la guardia, non può fidarsi. Ha paura!
«Io... non so perché lui mi abbia voluto incastrare, forse ero semplicemente il capo espiatorio perfetto. Sono un ladro professionista, avrà sentito della mia rapina e mi ha incastrato.» è ferito dalle accuse della donna, ma capisce anche le sue paure, non si conoscono ancora così bene da potersi fidare ciecamente di lui.
«Quindi sei innocente?» chiede in un sussurro guardandolo negli occhi, dritto negli occhi, i suoi hanno sempre parlato chiaro e la sua purezza è disarmante, se è innocente, loro glielo proveranno.
«Lo sono Regina. Non metterei mai Roland in pericolo immischiandomi in  traffici pericolosi, è la cosa più importante della mia vita. Sono un ladro, ma non un assassino o un trafficante. Ma a quanto pare tu non ti fidi o non hai capito niente di me!» la guarda a sua volta negli occhi, per farle capire che è sincero, ma poi si allontana.
Regina lo guarda andare via senza dire una parola, non riuscendo a dire nulla. L’ha ferito, sa di averlo ferito con le sue accuse, ma in quel momento non ha potuto fare altrimenti, doveva sapere la verità per proteggere la sua famiglia e fare giustizia se andava fatta. Ma ora... ora che ha capito che lui è innocente si sente una perfetta idiota ad avere dubitato di lui, ad essersi lasciata influenzare dai suoi pensieri negativi, dalle sue stupide paure. L’ha perso, perso per sempre probabilmente. Ed è solo colpa sua, colpa del suo non fidarsi di nessuno.
Rientra in casa con le lacrime agli occhi, ma non appena Henry le corre incontro felice cerca di ricacciarle indietro, non vuole far rattristare anche il suo piccolo, lui non merita di essere triste. Il solo abbraccio del bambino la fa sentire un po’ meglio e poi lei è brava a fingere che tutto vada bene.
Con sua grande sorpresa a cena ci sono anche Mary Margaret e David, i quali invitati da Emma, hanno deciso di accettare. Mary Margaret ha preparato la cena per tutti, ben contenta di aiutare e far fare il meno possibile a Regina o Emma, la prima perché sarà sicuramente stanca dal lavoro e la seconda perché dopo cena dovrà andare a lavoro.
Regina sorride alla premura della sua amica e anche se non le sarebbe dispiaciuto un po’ di silenzio, di pace, non può che essere felice di condividere la serata in compagnia della sua famiglia, perché è questo che sono Henry, Emma, Mary Margaret e David.

«Non hai rovinato niente Regina» le dice Mary a fine serata, quando finalmente solo lei e David in salotto, Regina si è lasciata andare alle confidenze, dopo l’insistenza estenuante della sua amica. Quando ci si mette sa essere davvero petulante, ma è una vera amica e una sorella e per Regina c’è sempre stata. Ha accettato tante cose, tanto suoi errori, l’ha sempre perdonata, cercando di vedere del buono in lei, ha sempre cercato di andare oltre la sua maschera di cattiva della storia e tirarle fuori la luce, ma spesso è Regina stessa che sente di non meritare il bene di Mary Margaret, a parti invertite, lei non sa se l’avrebbe perdonata. Anzi quasi sicuramente non l’avrebbe fatto.
«L’ho ferito, dovevi vederlo il suo sguardo Mary, era deluso, l’ho deluso e la delusione non passa facilmente» lei lo sa, perché è rimasta delusa tante volte dalla vita, dalle persone e ne porta ancora le cicatrici. Ma sa anche cosa vuol dire deludere e lei stessa ha deluso tante, troppe persone. E ora ha deluso Robin, non ne combina mai una giusta.
«Non si aspettava quelle accuse, dagli tempo e capirà. Siamo uomini, ci mettiamo un po’ a capire le cose.» è David stavolta a parlare, dando manforte alla sua consorte.
Con l’ultima affermazione riesce a far ridere anche Regina di gusto.
Non sa se lui capirà, non sa se l’ha perso per sempre, anche come amico, non sa nemmeno come ci si comporta in questi casi, ma vuole provare a rimediare in qualche modo. Non sa ancora come, ma ci vuole provare.

Emma è a lavoro e in continuazione guarda la porta di ingresso del pub in attesa di veder comparire due occhioni azzurri e quel suo sorriso strafottente e sicuro di sé.
Ma lui non si decide a varcare quella porta e la bionda non sa spiegarsi perché lo sta aspettando, perché non riesce a concentrarsi sul suo lavoro e pensa costantemente a lui. Non è normale tutto ciò. Non può esserlo.
“È solo perché sono abituata ad averlo sempre intorno” si dice mentalmente, auto convincendosi che sia così, deve essere così. Non c’è altra spiegazione possibile. Forse si è lasciata coinvolgere da ciò che le ha detto Mary Margaret e la donna ha sempre influenza su di lei, anche se non sopporta i suoi discorsi troppo ottimistici e da storie delle favole.
Mary Margaret se fosse un personaggio delle fiabe sarebbe Biancaneve. La pelle candida, i capelli neri, il sorriso contagioso e il suo entusiasmo fuori misura, al punto da conquistare tutti coloro che ha intorno, i suoi alunni l’adorano e sono un po’ i suoi fedeli nani, anche se sono più di sette.
Emma con quel pensiero a Mary si ritrova a ridere e ancora una volta le parole da lei pronunciate quella mattina tornano a insinuarsi nella sua testa: “Puoi fare ciò che vuoi Emma, sii felice. Puoi cambiare la tua vita e far sì che tu possa essere di più di un’orfana.” ecco cosa le aveva detto prima di andare via e lei per un breve attimo ci ha creduto.
Ed ecco il motivo per cui ora forse vuole vedere Killian, anche se non è ancora sicura dei suoi sentimenti o nel dargli una possibilità.
Voleva vedere fino a che punto lui si spingesse nel corteggiarla.
O forse adesso si è stufato, lei forse ha tirato troppo la corda...
Ci prova a non pensare a lui, ma è impossibile.
Finito il turno, una Emma delusa raggiunge la sua macchina ed è lì che lo vede. Appoggiato al suo maggiolino e il suo sorriso sexy e beffardo, con una rosa rossa in mano.
«Per te love» porgendole la rosa è dandole un dolce bacio sulla guancia.
Emma ha un sussulto al cuore al contatto con le labbra calde e morbide dell’uomo e si ritrova a sorridere apertamente, come non faceva da tempo. Non può negare poi che Killian l’abbia sorpresa con il suo gesto.
Killian ha subito notato lo sguardo della ragazza quando l’ha visto, ha voluto evitare di entrare a locale per sorprenderla, sapendo che magari lei lo stesse aspettando, dopo la sfida lanciata, ed ha preferito aspettarla a fine turno, sapendo che lei ne sarebbe rimasta colpita. La rosa le ha fatto pensare a lei e l’ha comprata senza indugi.
«Grazie! Vuoi un passaggio a casa? Sperando che la mia macchina funzioni.» gli chiede dolce e lui scuote la testa.
«Sono io che accompagno te a casa, o meglio con la tua macchina andiamo fino a sotto casa tua e io poi torno a piedi da lì» le fa una contro proposta.
«Che senso ha?»
«Ne ha, hai mai visto che è la donna ad accompagnare a casa l’uomo, soprattutto se quest’ultimo la sta corteggiando?» ribatte divertito Killian, ma vuole anche fare le cose per bene.
«Quanti anni hai 300, siamo nel ventunesimo secolo, anche le donne possono organizzare un appuntamento e accompagnare gli uomini a casa.» dice contrariata, ma anche sorpresa dalle parole del giovane, non è da tutti, con i tempi che corrono, trovare un ragazzo che è ancora legato ai vecchi principi, come il corteggiamento e prendersi la briga di fare le cose per bene.
«No, ma sono comunque un uomo all’antica. Mio padre mi ha sempre detto che per corteggiare una donna, bisogna saper essere un cavaliere... io voglio essere il tuo cavaliere. Perciò metti in moto e fammi essere romantico.» con tono deciso, ma continuando a sorridere e mantenendo la sua dolcezza.
Emma ride e decide di far come dice lui, in fondo non può negare che tutto ciò le piace e che la diverta e non poco, oltre ad essere estremamente romantico.
Una volta arrivati sotto casa di Emma, Killian l’accompagna fino alla porta, vorrebbe baciarla, non lo nega a sé stesso e nemmeno a Emma, ma non lo fa, vuole rispettare i suoi tempi e fare il pirata/cavaliere dall’armatura scintillante.
«Ti bacerei... ma so che riceverò ancora in risposta un pugno, perciò buonanotte Swan, sogni d’oro» dandole un bacio sulla guancia, la quale è fredda per il gelo pungente.
«Buonanotte Killian» è la prima volta che lo chiama per nome senza sembrare contrariata o infastidita e nota come il ragazzo se ne stupisca e il suo sorriso accendersi. I suoi occhi azzurri sono ancora più belli quando brillano di felicità.
Il giovane pirata aspetta che la ragazza entri in casa e poi si allontana anche lui per tornare nella sua amata barca. Non ha ancora ottenuto il bacio, ma sicuramente sta iniziando a fare breccia nel cuore della ragazza dall’armatura di ghiaccio e questo per lui è molto meglio di mille baci.
Emma si getta sul letto, dopo che è andata a salutare Henry con un bacio, ripensando a Killian, alla rosa che ha ancora in mano e che istintivamente annusa, profuma di dolce, di delicato, di speranza. Lei, Emma Swan, per la prima volta sente profumo di speranza e il suo cuore ondeggiare forte, proprio come il mare in tempesta, proprio come gli occhi azzurro mare di Killian. Quegli occhi azzurri che possono stregare anche la più temibile delle persone, che sono in grado di penetrare l’armatura più consistente. Quegli occhi azzurri che stanno riuscendo a buttare giù la sua di armatura.




SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, torno a postare di sabato, approfittando di avere il computer acceso per lavorare alla mia tesi di laurea. Oltre questo lo ammetto, ero ansiosa di farvi leggere questo capitolo... Allora la bomba è stata in parte sganciata (come avrete visto per il momento non ha creato danni... Ma ne creerà, lo farà eccome). Ma voi ditemi, che cosa ne avete dedotto? Quale ipotesi vi siete fatti? Ditemi, ditemi, che sono estremamente curiosa di sapere il vostro punto di vista.
Inoltre Robin e Regina hanno avuto il famoso confronto, ma Robin é rimasto deluso dalle accuse della donna, ma come dargli torto? E invece avete visto che tenero che è Killian con la nostra Emma? Si, lo ammetto mi sono lasciata trasportare dal romanticismo... ma già dal prossimo capitolo temo di ritrovarvi tutte sotto casa con un'ascia ahahahahaha. Ops, meglio che smetto di essere cattivella e "anticiparvi" le cose o vi ritrovo sotto casa mia prima del previsto.
Scherzi a parte... ci vediamo settimana prossima, che sia di sabato o domenica.
Buon week end.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


Capitolo sette

É pomeriggio inoltrato, quando Killian raggiunge una zona malfamata per indagare su un nuovo caso che gli è stato affidato da Regina.
Individua l’uomo che deve pedinare e si siede a un bar ad aspettare la sua mossa e avere occasione di avvicinarlo e parlare con lui.
Istintivamente torna con la mente ad Emma, alla settimana trascorsa, al suo assiduo corteggiamento.
"La sera successiva ad averle portato la rosa rossa, é tornato nuovamente al locale, entrando a bere anche un bicchiere del suo alcolico preferito, il rum. Per tutto il resto della sera é stato ad osservarla, a guardare i suoi movimenti, a giocare con lo sguardo con lei, che di tanto in tanto lo guardava e involontariamente ha sorriso.
Ha aspettato poi fuori dal locale che lei finisse di lavorare per accompagnarla a casa e le ha raccontato di sé, qualsiasi cosa di sé. Ha pensato che come regalo il riuscire ad aprirsi con lei, fosse il il più importante. Si ritrova a confidarle come ha superato il trauma della morte dei suoi genitori e suo fratello Liam, di come in realtà non l’ha superato e che forse ancora soffre da shock post traumatico, come il medico ha definito il suo rifiuto alle terapia, ad accettare la realtà. Le dice che prima della morte della sua famiglia aveva una ragazza, di cui si era forse innamorato, ma che non l’ha potuto appurare perché lei è scappata a gambe elevate quando lui si è risvegliato in ospedale, senza una mano. Non voleva passare la sua vita accanto a un invalido, perché é ciò che purtroppo é diventato.

Le racconta dei mesi di infermo che ha dovuto affrontare, il come si è adattato a vivere con una mano sola. Fino ad arrivare alla parte in cui ha deciso di prendere un uncino, per simboleggiare il personaggio per eccellenza, vista la sua passione per i pirati, il mare e la sua Jolly Roger, ma anche per sentirsi in qualche modo legato alla sua famiglia, per non lasciare che loro fossero morti in vano nel tentativo di salvarlo. Loro avrebbero voluto che reagisse e ha pensato che iniziare a prendersi cura della sua mano e farci ironia sopra, forse il modo migliore per ricominciare. Le ha raccontato di quelle terribile tempesta che si è abbattuta su di loro, mentre facevano ritornano da una vacanza da sogno, piena di gioia, di risate. Non mancava tanto al porto, solo un paio d’ore, ma il mare agitato non perdona nessuno e suo padre sapendolo, l’ha protetto con il suo corpo. Sapeva che suo figlio Liam non glielo avrebbe permesso di fare lo stesso, ma Killian che all’epoca era ancora un adolescente, aveva solo 18 anni, non ha potuto opporre resistenza e si è fatto proteggere. Il gesto eroico di suo padre gli ha salvato la vita, non ha potuto fare nulla per la sua mano, quando una trave scheggiata gliela perforata, mandandola in cancrena con il passare delle ore... ma gli ha salvato la vita. I suoi genitori gli hanno dato la vita e hanno fatto si che continuasse ad averne una.
«Non ho ancora accettato di essere senza una mano, nonostante siano passati setti anni, ma l’uncino senza dubbio mi rende molto sexy» le dice, quando ha visto gli occhi di Emma farsi lucidi dopo aver raccontato per filo e per segno alla ragazza il suo doloroso passato.
«Scemo.» ridendo di gusto per quel suo modo così ironico di scherzare, di ridere anche per le cose più dolorose. Non può negare che la sua storia l’ha colpita nel profondo, quando l’ha sentita la prima volta ha capito subito che il ragazzo non avesse avuto una vita facile, ma ora che conosce tutta la storia, perfino della sua ex ragazza che l’ha abbandonato, capisce davvero che persona sia Killian Jones, non è un cattivo ragazzo, é la vita che è stata cattiva con lui. Proprio come lei.
«Ho capito più che altro che non posso piangermi addosso. Tu piuttosto Swan, sei mai stata innamorata?» le chiede poi a bruciapelo.
«Cos’è l’amore?» chiede lei, guardandolo negli occhi.

«Non lo so Swan, ma credo sia il pensare sempre a una determinata persona, la quale é la prima a cui pensi appena sei sveglio e l’ultima prima di andare a dormire e ti ritrovi a desiderare di svegliarti al suo fianco ogni giorno della tua vita. Credo che sia perdersi nei suoi occhi e pensare che sono i più belli mai visti in tutta la tua vita. Credo sia voler condividere la tua vita con quella persona, é il voler sapere tutto di lei, il voler raccontare tutto di sé. É quando provi fiducia incondizionata in quella persona, anche se ancora non la conosci perfettamente. L’amore é complicità, sincerità. É sentire la scossa, il cuore che batte forte, é sentire di essere felice accanto alla persona che ami e non desiderare mai di essere altrove, di scappare, perché l’unico posto in cui stai bene é tra le sue braccia.»
Lo sguardo di Emma si posiziona ancora una volta nel suo, restando senza parole per un breve attimo.

«Allora no, non lo sono mai stata Jones. Neal, il papà di Henry, é stato il mio primo amore, forse l’amavo... ma ora come ora non ti so dire se fosse davvero amore, si può amare a 14 anni? Senza dubbio é stato importante, é il primo che mi ha fatto sentire speciale, protetta e voluta bene, come non mi ero mai sentita prima di conoscerlo... però mi ha anche ferita profondamente. É scappato lasciandomi sola, lasciandomi sola ad affrontare la gravidanza e ad oggi non credo ancora di averlo perdonato, mi ha abbandonato come hanno fatto i miei genitori, senza una parola, una spiegazione, un misero biglietto di scuse. Niente. Come hanno fatto tutti nella mia vita del resto.» si apre a sua volta, ma per fortuna sono arrivati già davanti casa ed Emma tira un sospiro di sollievo, si é resa conto che la conversazione sta decisamente prendendo una piega totalmente inaspettata, lei si sta confidando con Killian Jones.
Lui capendo che la ragazza si è esposta fin troppo, la saluta con il solito bacio sulla guancia e le sorride, lasciandola entrare in casa e pensando già a cosa regalarle il giorno successivo, ha avuto una dritta da una sua collega, la quale a quanto pare fa il tifo per loro.”

Si riscuote dai suoi pensieri ad occhi aperti, per seguire la persona che sta pedinando. Arrivano in un viale stretto e isolato, Killian si avvicina per chiedere le sue informazioni, si presenta come “Captain Hook” com’è suo solito fare per incutere timore e far sì che l’altro si possa fidare, per farsi dire ciò che gli serve di sapere.
Il suo uomo, informatore sta per parlare e raccontare tutto ciò che sa a riguardo, ma viene interrotto da una terza persona armata, che punta la pistola su l’uomo e poi su Killian.
«Fermo, che cazzo vuoi fare eh.» cerca di dire Killian, ma quelle parole gli sono fatali. Non sa nemmeno lui perché ha agito in quel modo, perché ha osato pronunciare quelle parole, forse per paura. Sì paura di venire ammazzato, ma non per la sua vita, ma per Emma, Emma che da quando l’ha conosciuta riempie tutto il suo mondo e lo fa sentire vivo come non mai. Non vuole morire, vuole altri mille momenti con lei.
Anche se lui in realtà, é sempre stato bravo a sopravvivere. É sfuggito già alla morte una volta.
L’uomo armato spara verso la sua gamba e nell’accasciarsi a terra, Captain Hook sbatte la testa contro un muro, perdendo completamente i sensi. L’ultima cosa che riesce ad ascoltare è un altro sparo e poi il vuoto. Solo gli occhi di Emma impressi nella sua memoria.

“È sera, Emma esce dal locale come al solito e anche se non lo dà a vedere si guarda intorno nella speranza di vedere Killian. La rosa che gli ha regalato é bellissima, camminare con lui e sentirlo raccontare di sé é stato bellissimo e ora vuole scoprire che cosa ha in mente per questa nuova sera, anche se non è sicura che lui si presenterà. Ha ancora dannatamente paura di rimanere ferita. Di perdere le persone a cui vuole bene.
«Mi stavi cercando Swan?» la sua voce che le arriva alle spalle la fa sussultare.
«Presuntuoso come sempre.» gli dice scuotendo la testa. Ma sì che lo stava cercando, ma non lo ammetterebbe mai.
«Per te love» di nuovo quel “love” e quel “per te” che le fanno sussultare il cuore.

In mano Killian ha un termos e il profumo che emana fa capire subito ad Emma che si tratta di cioccolata calda.
«Con la cannella come piace a te e di Granny’s so che è la tua preferita.»
«E come hai fatto a sapere che...» sorpresa del fatto che lui conosca anche questo dettaglio e soprattutto che l’abbia presa da Granny’s che a quest’ora é chiusa.
«Te l’ho detto Swan, so di te più di quanto credi. Se ti chiedi invece come ho fatto a prendere la cioccolata da Granny a quest’ora, mi ha aiutato Ruby.» Ruby é la nipote di Granny, la proprietaria del bar più gettonato della città, fa i dolci e le bevande calde più buoni e nessuno riesce a resistere a tali delizie. Emma ed Henry in particolare modo, ne vanno ghiotti.

«Ah, quindi hai conquistato anche lei con il tuo fascino?» chiede ridendo, ma anche con una punta di malizia e forse gelosia.
«No, in realtà le ho detto che era per te e che dovevo far breccia nel tuo cuore, mi ha detto che se era per questo motivo mi avrebbe fatto trovare la cioccolata anche a quest’ora, anche perché sapeva bene come ti piaceva.» ricordando di come quella mattina stessa sia passato al locale per chiedere alla giovane proprietaria di aiutarlo, non c’é stato bisogno di aggiungere che la volesse alla cannella la cioccolata, la mora ha sorriso ed esclamato: “lo so, fidati”facendogli l’occhiolino. E Killian in quel preciso istante si è sentito un perfetto ebete, non ha mai fatto per nessuno ciò che sta facendo per Emma, ma non lo farebbe se non ne valesse la pena, se Emma non ne valesse la pena.
Emma a quella rivelazione sente il suo cuore iniziare a fare le capriole e non ha nemmeno intenzione di controllare le sue emozioni. Lo guarda negli occhi e sorride, sorride sinceramente verso di lui, rispecchiandosi nei suoi occhioni azzurri.

«Ma per caso prima eri un tantino gelosa?» chiede ridendo.
«No, presuntuoso che non sei altro.» incrociando le braccia al petto e sbuffando, lui non cambierà mai, però riesce anche a farla ridere con il suo modo di fare.
«Ok, se lo dici tu Swan» facendole l’occhiolino e guardandola maliziosamente e poi aggiungere: «Direi che un grazie me lo merito no?» portandosi la mano verso le labbra e indicandole, facendo capire alla ragazza che vuole un bacio.
«Grazie» gli dice, ha capito le sue intenzioni, ma non vuole cedere alla sua provocazione.
Killian ride e si indica ancora una volta le labbra, non smettendo di guardarla maliziosamente. «Ah dopo che ho smosso mari e monti per portarti la tua cioccolata calda preferita, non mi merito di più di un grazie?»
«Ma per favore, sarebbe troppo per te...» lo provoca a sua volta e lo guarda negli occhi con sfida.
«Per te sarebbe troppo, forse.» sta al gioco di sguardi e di battute.

Emma non accettando di essere provocata così, decide di cedere a quel gioco di sguardi, di battute, lo afferra per il giaccone di pelle e lo bacia con trasporto. É un bacio inteso, ma allo stesso tempo delicato. Cruento ma passionale. Killian porta la sua mano dietro alla nuca di Emma accarezzandole dolce i capelli, Emma lo tiene ancora dal giaccone, stringendolo ulteriormente a sé. I brividi che avvertono sono forti, percorrono le loro schiene, il loro corpo mandandolo quasi a fuoco, anche se è solo un bacio... fino ad arrivare al cuore e far vibrare anch’esso.
Quando si separano hanno entrambi  il fiato corto, gli occhi che brillano dal momento intenso e il cuore che batte forte. Quasi a fuoriuscire dal petto.
«é stato...» prova a definire quel bacio il ragazzo, ma non trova l’aggettivo adatto o meglio non gli viene in mente, talmente é stato magnifico, fantastico, per poi essere interrotto da Emma. Istintivamente si sfiora le labbra.

«Io é meglio che vada, ci vediamo.» gli dice, scappando letteralmente da lui, ma non perché si è pentita di averlo baciato, al contrario, Killian é un gran baciatore e le ha fatto provare emozioni intense, ma proprio per ciò che ha provato verso di lui. Si è sentita talmente felice per un bacio, un solo bacio con lui, per il loro primo bacio, che ora sente la necessità di scappare, di allontanarsi dal ragazzo per riflettere.”

Da subito dopo il bacio non si sono ancora visti e Emma non ha smesso di pensare un attimo a ciò che è successo, alle labbra di Killian così calde e morbide, a ciò che ha provato, alle sensazioni ed emozioni che non riesce ad allontanare dalla sua mente, se pur sta cercando di farlo, quanto meno per concentrarsi su ciò che deve fare quella mattina, ma sembra impossibile.
É passata nell’ufficio di Regina, per passare il tempo in modo diverso da solito e perché a volte l’aiuta a sistemare l’archivio, le piace leggere vecchi fascicoli e arrivare alla soluzione prima di leggerla su di esso, o a rispondere alle telefonate se la sua segretaria é troppo impegnata, proprio come oggi. In questo caso anche per smettere di pensare un attimo a ciò che ha provato con un bacio. Non ha mai pensato che un bacio potesse scatenare in lei sentimenti così contrastanti: desiderio, passione, paura. Voglia di farlo ancora, ma anche voglia di scappare il più lontano possibile.
É intenta a leggere alcune carte, quando Regina la chiama con insistenza. La bionda si accorge subito della faccia sconvolta della sua amica e pensa immediatamente che sia successa qualcosa ad Henry.
«Henry sta bene?» chiede allarmata.
«Si, si, non riguarda lui... Riguarda... Killian.» sentendosi anche in colpa perché è stata lei a chiedergli di seguire quell’uomo. Se è finito in ospedale non può non esserlo.
«Sta bene?» Chiede ancora una volta, mentre il panico inizia ad impadronirsi di lei.
«Gli hanno sparato e nella caduta ha sbattuto la testa, é all’ospedale» ma non sa di più. Non gli hanno detto nulla per telefono, l’hanno solo chiamata perché Killian aveva impostato lei come chiamata di emergenza, visto che spesso per lavoro si è dovuto calare in parti non sempre piacevoli e incontrare persone altrettanto poco piacevoli.
Per fortuna alcuni passanti hanno allertato lo sceriffo di storybrooke August Booth, insieme al suo vice sceriffo Graham Humbert e sono riusciti, dopo un inseguimento a fermare chi ha sparato.
Ma questo non consola di certo Emma.
No, non è la consola per niente.
È un incubo, nel momento in cui stava per iniziare a fidarsi, ad aprirsi nuovamente all’amore, rischia nuovamente di perderlo. Ancora una volta la sensazione di vuoto, solitudine, angoscia provata per anni. Ancora una volta il destino, il fato o chiunque sia, le sta portando via chi vuole bene.
Corre in ospedale e nonostante voglia sapere come sta Killian, ha anche paura di scoprire che gli sia successo qualcosa di grave e lei non può sopportarlo, non ancora.
Tutti coloro a chi si è affezionata l’hanno abbandonata, non può accadere di nuovo. Non sopporterebbe anche questo dolore.

“Quel giorno a scuola Neal non si è presentato, a Emma é sembrato decisamente strano, il suo ragazzo non ha mai saltato un compito in classe importante e soprattutto da quella mattina non si ancora fatto sentire, cosa ancora più strana, perché lui le manda sempre il messaggio del buongiorno, per dirle che la sta pensando... ma da ieri sera é sparito, al cellulare non risponde e tanto meno ai suoi messaggi. É preoccupata.
Pensando che magari sia solo influenzato decide di passare da casa sua e magari fare da sua infermiera personale... si ritrova a ridere a quella sua affermazione, non è da lei essere così maliziosa, ma deve ammettere che le piace fare l’amore con Neal, anche se è la prima esperienza per entrambi. Neal é stato il suo primo amore, colui a cui ha dato il suo primo bacio e con cui si è lasciata andare a sensazione ed emozioni mai provate prima e che credeva di non sperimentare così presto, ma è stato naturale e senza imbarazzo.

Con quei pensieri si ritrova davanti casa sua, ma nota ben presto che è tutto chiuso e sigillato, come se improvvisamente fossero andati via, lasciando la casa e la città.
«Cerca qualcuno signorina?» una vicina, la fa sobbalzare e allontana i suoi pensieri, le sue supposizioni.
«Neal Cassidy, le sa perché è tutto chiuso?» chiede, immagina che la signora che le si è avvicinata sia la classica pettegola che sa tutto di tutti nel vicinato.
«Non so molto, non avevo confidenza con la famiglia... erano tutti molto riservati, anche troppo. Ma ho visto che lasciavano la città ieri notte, tarda notte, ho notato le valigie, una montagna di valigie, non è sicuramente una gita di pochi giorni.»

Emma si sente improvvisamente crollare il mondo addosso, Neal ha lasciato la città e non le ha detto nulla? Perché ha lasciato la città così repentinamente? È vero, non gli ha mai detto nulla della sua famiglia, si è solo confidato sul fatto che suo padre fosse una persona spregevole e che l’avesse deluso, ma non ha mai aggiunto altro e lei non ha insistito, sapendo che prima o poi si sarebbe aperto, in fondo anche lei ha segreti del suo passato che non gli ha rivelato, perché talmente dolorosi da non riuscire nemmeno a esternarli...
O forse nel caso di Neal ha semplicemente voluto lasciarla e ha approfittato di qualche trasferimento dei suoi per andare via da lei, forse l’ha semplicemente illusa come i suoi genitori. Forse lei non può permettersi di essere felice, la felicità é solo per le persone buone, lei invece é marcia.

«Grazie» dice alla donna, con le lacrime agli occhi, non ha potuto trattenerle e per una volta non le importa di dimostrarsi debole davanti a una perfetta sconosciuta. Sta male, di nuovo. Si sente abbandonata, di nuovo. Ed é una sensazione che fa schifo, ti lacera dentro. Ed é in quel preciso momento che la sua vita é iniziata a peggiorare.
Una settimana dopo essere stata abbandonata anche da Neal, ha scoperto di essere incinta e il mondo è precipitato.”



Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato, ormai ho spostato l'appuntamento a questo giorno perchè impegnata a scrivere la mia tesi e quindi con il computer acceso.
Ma veniamo al capitolo, non è lunghissimo, solo che ho voluto interromperlo così per creare suspance OVVIAMENTE. ahahahahahaha Sono stata diabolica lo so. Come starà Killian?
Tengo a precisare che il caso di cui si occupa Killian in questo capitolo non è legato al caso Gold, il quale verrà iniziato a trattare in modo più approfondito a partire dal decimo capitolo.
Fatemi sapere come sempre che cosa ne pensate, a presto e buon week end.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Capitolo otto

Quando arriva in ospedale, scopre ben presto che Killian Jones è già stato trasferito in reparto e che oltre a un leggero trauma cranico e una gamba fasciata per il colpo d’arma da fuoco ricevuto, sta bene ed è sveglio. Il colpo l’ha preso solo di striscio, per fortuna. Deve restare in osservazione per 24h visto il trauma cranico, se pur lieve, ma è solo una precauzione.
Emma è fuori dalla sua porta e non sa ancora se entrare o meno, si sente così confusa, spaventata, ha paura di rivederlo, ha paura di gettargli in faccia la sua rabbia per lo spavento che le ha fatto prendere. Perché sì, lei è arrabbiata. É furiosa a dire il vero. Ha avuto paura di perderlo e mentre correva verso quel maledetto ospedale ha avuto mille pensieri negativi e la sensazione di non arrivare mai. Il tragitto dall’ufficio di Regina all’ospedale è di soli 20 minuti, ma a lei e sembrato un’eternità.
Facendo un lungo respiro, per calmare la pressione, la paura che ha addosso, entra nella stanza di Killian, anche se non sa bene nemmeno cosa dire e tanto meno se si sia calmata del tutto.
«Ti rendi conto che mi hai fatto prendere un colpo? Cosa volevi fare l’eroe?» arriva davanti a lui e gli getta in faccia ciò che sente nel cuore, non è riuscita a trattenersi, vederlo seduto sul letto con la sua solita faccia strafottente, ha mandato al diavolo tutti i buoni propositi di essere carina e gentile. Si è preoccupata a morte ed é arrabbiata con lui, ma anche con sé stessa, anzi soprattutto con sé stessa perché ciò vuol dire che si è affezionata a lui più di quanto lei stessa riesca ad ammettere.
«Swan, mi stai dicendo che ti sei preoccupata per me?» le chiede, mostrando il suo sorriso a trentadue denti, il suo meraviglioso sorriso, ciò che lo rende così irresistibile, ma anche tremendamente irritante.
«Certo che sì razza di idiota! Non capisci che non posso perdere anche te.» ora è vicino a lui e gli grida in faccia tutto ciò che sente, che prova.
Killian la guarda non riuscendo a dire altro, mantenendo il suo sorriso, ma è anche sbalordito da ciò che lei ha appena detto, non se l’aspettava. Da dopo il bacio non si sono più sentiti e ha anche capito che lei ha cercato di evitarlo, per questo lui ha voluto darle i suoi spazi, anche se le ha fatto comunque capire che lui c’era, sapendo che lei nascondesse qualcosa che ancora non gli avesse detto.
«Ho perso i miei genitori ancora prima di conoscerli, gettata come spazzatura davanti a un ospedale. Ho perso Neal, non so se gli sia successo qualcosa, se sta bene, mi ha abbandonato anche lui senza una parola. Ho perso Graham, mi ha gettata via quando ha scoperto che avessi un figlio e io avevo iniziato a fidarmi di nuovo... non voglio perdere anche te.» gli dice con le lacrime agli occhi, ricordare il suo passato schifoso è difficile, ma soprattutto ammettere le sue paure più profonde lo è ancora di più.
Ma le parole sono fuoriuscite senza che nemmeno le se ne rendesse conto.
«Swan, se c’è una cosa in cui sono bravo è sopravvivere, non può di certo un proiettile scalfirmi, sono sopravvissuto a una tempesta. Ma soprattutto io non ho nessuna intenzione di lasciati andare via e gettarti. Tu non sei spazzatura. Sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto e non solo fisicamente, love.» le dice dolce, colpito delle sue parole, dal suo aprirsi e rivelarli il suo dolore. Finalmente è riuscito a far breccia nel suo cuore e buttare giù un tassello del suo muro.
Emma lo guarda senza parole, nonostante le lacrime che ancora le rigano il viso, senza riuscire a fare un solo movimento. É Killian ad afferrarla per un polso e attirarla a sé, per poi unire le loro labbra.
La ragazza sorpresa dal gesto, che si aspettava, ma è rimasta lo stesso sbigottita, non schiude subito le labbra, assapora il tocco delicato della bocca di Killian sulla sua, il suo tocco caldo. Solo quando sente quelle di lui schiudersi leggermente, allora lei fa altrettanto.
Le loro lingue si incontrano e si ritrovano subito a muoversi in sintonia, come se conoscessero già a memoria quella piacevole danza. La mano di Killian le accarezza la schiena, arrivando a sfiorarle la maglietta che Emma porta sotto la sua giacca di pelle rossa. La ragazza avverte i brividi e la sua mano calda, anche se essa è depositata solo sulla sua maglia. La mano della ragazza invece è tra i suoi capelli, sono morbidi e le piace accarezzarli.
Quando si separano dal bacio, si guardano ancora una volta negli occhi, senza riuscire a dire subito qualcosa, ancora travolti dalla passione del bacio.
La prima a dire qualcosa è Emma.
«Io... devo andare, devo prendere Henry a scuola oggi.» dice a bassa voce, quasi teme che lui non riesca a sentirla, ma poi si rende conto che sono ancora talmente vicini che ha quasi sfiorato le sue labbra nuovamente. Non gli dà nemmeno il tempo di rispondere che si allontana, lasciando la stanza.
Ancora una volta si è fatta prendere dalla paura, ma stavolta però è una paura diversa... Prima di fare qualsiasi mossa, prima di intraprendere qualunque cosa ci sia tra loro, deve sapere se il suo Henry sarebbe d’accordo, é lui l’unico uomo della sua vita e lei lo vuole consultare, vuole sapere se Killian gli piace. Prima di lasciare l’ospedale guarda un’ultima volta in direzione del giovane e lo vede scuotere la testa, ma sorridere.
«Quando finirai di scappare, non lo so... ma io ti rincorrerò sempre Emma.» dice alla porta ormai chiusa.

Per fortuna Regina per quel pomeriggio ha finito presto di lavorare ed è ben contenta di tornare a casa prima e godersi la compagnia del suo piccolo Henry e giocare un po’ con lui.
Quando rientra lo trova in salotto, ma non è solo... in sua compagnia c’è Roland. Sente le vocine di entrambi in modo inconfondibile, non sa però se ci sia anche Robin e in cuor suo non sa se desiderare di vederlo o meno. Lui in salotto non l’ha visto.
«Ciao Regina» ma poi eccola anche la sua di inconfondibile voce. É in cucina intento a preparare insieme a Emma la merenda per i bambini.
La ragazza appena vede Regina, porta lei la merenda ai due bambini, per lasciarla sola con Robin e magari chiarirsi, sa che muore dalla voglia di parlare con il fuorilegge e chiedergli scusa, anche se forse è troppo orgogliosa per farlo.
«Ciao Robin» dice incrociando il suo sguardo, ciò che nota subito è che l’uomo non sta sorridendo come é suo solito fare.
«Scusaci per l’invasione, Roland voleva a ogni costo giocare con Henry, ed Emma fuori scuola mi ha detto che non era un problema passare il pomeriggio a casa vostra» si giustifica Robin, da quando lei l’ha accusato di essere immischiato in traffici illeciti si sente a disagio a parlare con lei, si sente non capito e quindi tende a giustificare i suoi comportamenti più del dovuto.
«Non è assolutamente un problema.» risponde Regina, la quale vorrebbe dirgli tante altre cose, ma non ci riesce, si sente come bloccata, come se un enorme macigno si fosse depositato sul suo cuore e qualsiasi cosa, anche la più banale, anche il semplice chiedere “scusa” diventa difficilissimo. Per Regina Mills lo è poi ancora di più.
Si dirige poi verso il salotto, seguita subito dopo anche da Robin. I due si siedono sul divano abbastanza vicini da potersi sfiorare, ma troppo lontani per poterlo fare davvero ed è chiaro che entrambi lo vorrebbero.
Robin si sente a disagio al suo fianco, più che altro non capito e ciò lo rende triste, ma non può negare di voler buttare giù ancora una volta quel muro di diffidenza che si è palesato davanti a loro e ricominciare da capo, ha solo paura che la donna al suo fianco non voglia. Ha paura che lei lo respinga ancora una volta e lui non potrebbe sopportarlo, anche perché non ha digerito le sue accuse.
Si guardano ogni tanto con la coda nell’occhio, i due bambini sono lontani a giocare e loro si può dire che sono soli in salotto e regna un silenzio imbarazzante, talmente imbarazzante da non poterlo più gestire. O uno dei due dice qualcosa o uno dei due deve lasciare la stanza. Anche se nessuno si decide a fare nessuna delle due mosse.
Regina guarda Robin, ma cerca anche di guardare altrove, di rivolgere lo sguardo per quanto possibile verso i due bambini, per controllare che non si facciano male. Robin la guarda ma cerca anche di non darlo a vedere, soffermandosi sull’arredamento del salotto di casa Mills. È grande, luminoso, spazioso e l’arredo è moderno, proprio tipico di una come Regina. Conoscendola più affondo, si denota che lo stile della casa le appartiene completamente. Robin ancora non la conosce così bene, ma non ha dubbi sul fatto che sia stato scelto da lei. Solo alcuni giochi sul tappeto stonato con il resto dell’arredo, ma anche quelli fanno parte completamente della vita della donna e sono proprio quei giochi che la rendono ancora più meravigliosa ai suoi occhi, sapendo che vuole bene ad Henry se pur non è suo figlio.
«Robin io... volevo scusarmi con te.» l’ha detto, è riuscita a dirlo è nemmeno se ne rende conto di averlo fatto, fino a che non incrocia lo sguardo di Robin e gli occhi dell’uomo non si rispecchiano nei suoi.
«Hai espresso solo ciò che pensavi, non devi scusarti per questo»
«Si che devo, anche perché non è quello che pensavo. Io ho sempre saputo che tu fossi innocente, quelle accuse erano ingiustificate, ho solo avuto paura di avvicinarmi a te e ho trovato il primo pretesto che mi è stato offerto per allontanarmi da te... perciò scusa.» tira fuori tutto ciò che sente, senza ulteriori indugi, senza più paura e timore, quasi come se avesse bevuto e non riuscisse più a controllare il fluire delle sue parole, proprio come gli ubriachi che parlano senza pensare e senza imbarazzo alcuno, solo parole dettate dall’alcool. Ma lei non è ubriaca e soprattutto le sue parole sono sincere, sotto effetto di alcool forse non lo sarebbe così tanto.
Robin si stupisce della sua sincerità e non distoglie lo sguardo da lei nemmeno per un secondo, incapace di allontanarsi da quello sguardo così puro e sincero. Lo sguardo di Regina Mills che abbassa le sue difese e finalmente ammette le sue paure.
«Scuse accettate» è l’unica cosa che riesce a dirle, ma sorride, stavolta un sorriso torna a far capolino nel suo sguardo e anche Regina ride, facendosi contagiare da quello dell’uomo.
«Ho avuto paura perché ho sofferto molto e mi sono sempre ripromessa di non far entrare nessun altro nella mia vita, nessun uomo perché questo significava aprire le proprio porte e far entrare quella persona... ma poi non so, sei arrivato tu e io non ho provato più paura e questo mi ha spaventata. Ho avuto paura di non avere paura, capisci che cosa intendo?» non sa nemmeno lei che cosa gli ha appena detto, il suo discorso non ha né capo né coda e non è da lei fare discorsi così banali, così contorti. Lei, Regina Mills, che sa parlare in tribunale, sa discutere arringhe chilometriche senza mai battere ciglio e senza incertezze, senza quasi mai prendere fiato; ora si sta imbarazzando e sta balbettando parole scomposte davanti a un uomo, quello stesso uomo che la sta rendendo nervosa, lo stesso uomo che la spaventa perché in realtà non è spaventata, anzi... vorrebbe lasciarsi andare, come per anni non ha fatto, ha paura perché si è fidata di lui dal primo momento e tutto ciò la rende terribilmente confusa. Solo con Daniel si è sentita così per la prima volta.
«Ho capito perfettamente cosa mi vuoi dire, non credere che per me sia diverso... ho paura quando te Regina, non credevo che dopo Marion potessi essere così preso nei confronti di una donna. Non so cosa ci sia tra noi, ma io mi sento bene al tuo fianco e so che mi piaci e voglio imparare a conoscerti meglio.»
Anche Robin è sincero, vuole farle capire che non è sola, che anche lui è spaventato, tanto spaventato ma possono forse, allontanare le loro paure insieme. In fondo lo si sa, le migliore battaglie si vincono in squadra e loro potrebbero formare una perfetta squadra. Ricucire i pezzi rotti del loro cuore insieme.
Regina alle parole di Robin, senza dire altro si avvicina a lui. I loro respiri finalmente si mescolano, le loro bocche si vogliono disperatamente...
Robin che non aspetta altro che baciare le labbra carnose della donna che è al suo fianco, sorride e le sfiora con delicatezza con le sue, mentre con la mano raggiunge la sua guancia e l’accarezza dolce, talmente piano da provocarle i brividi. Lei porta le sue braccia intorno al collo dell’uomo.
É un momento perfetto, solo loro.
Resterebbero così per ore, felice di quel semplice contatto. Ma il desiderio di approfondire ulteriormente il loro momento magico é ulteriore...
Uniscono le loro labbra e immediatamente le loro lingue entrano in contatto, iniziando a muoversi lentamente all’inizio, poi sempre con più passione.
Con le mani si esplorano, quella di Robin si intreccia tra i capelli di Regina, quella della donna scende verso il collo di Robin, sfiorandolo delicatamente, ma con desiderio sempre più crescente.
É un bacio appassionato, che in poco tempo prende fuoco, aumentando sempre più di intensità.
A interrompere quel dolce contatto, sono le vocine di Henry e Roland che di corsa sono tornati in salotto.
Regina e Robin si allontanano l’uno dall’altra, ma con ancora il fiato corto.
«Mamma, Roland si è fatto male al dito.» dice rivolto alla sua mamma Henry.
Robin vedendo che il suo bambino piange, prende subito la sua manina tra le sue.
«Mi sono schiacciato il dito con un giocattolo di Henry» dice continuando a piagnucolare.
L’uomo gli da un bacino sul dito che gli fa male e lo guarda sorridendo: «Ora va meglio?» gli chiede e il piccolo annuisce, tornando a mostrare il suo enorme sorriso, come se non si fosse fatto mai male.
Regina guarda Robin e sorride a quella scena dolcissima e alla premura dell’uomo nei confronti di suo figlio.
I due bambini tornano a giocare e Robin torna a rivolgersi a Regina.
«Ti posso invitare a cena o scappi di nuovo?» la provoca.
«Ma quanto siamo spiritosi. Accetto volentieri. Ma chi paga?» chiede guardandolo negli occhi e cercando di provocarlo anche lei a sua volta, con la battuta sul chi offre la cena.
«Sai ho dei soldi da parte, fatti con i miei diversi furti, ti porto a cena con quelli.» ridendo di cuore e continuando a provocarla. Quel gioco gli piace, significa che il loro rapporto si sta evolvendo e poi deve ammettere che punzecchiare la donna, che si reputa la “regina cattiva” é davvero divertente e lo è ancora di più, il fatto che lui può considerarsi un perfetto “fuorilegge”.
«Faccio finta di non aver sentito» risponde lei, scuotendo la testa ma non potendo nascondere il sorriso che le é comparso sul volto.
«Ho preso da poco il mio primo stipendio e voglio usarlo offrendoti una cena romantica.» continua poi l’uomo, tornando serio e accarezzando la sua guancia con il dorso della sua mano. Regina chiude gli occhi e si lascia cullare dal contatto della mano calda di Robin.

Emma prima di andare a lavoro, vuole essere lei a mettere a dormire Henry e raccontargli la storia della buonanotte, ma vuole anche trovare il pretesto per parlare con lui. Per fortuna deve iniziare a lavorare più tardi quella sera e può benissimo occuparsi lei del piccolo Henry.
Dopo aver concluso la storia, che ha interamente inventato lei, sapendo che a suo piccolo piace sentire nuove storie; lo guarda negli occhi e prova a formulare un discorso sensato per chiedere a suo figlio il permesso di uscire con Killian Jones, ma decisamente non sa come fare, non è facile ammettere i propri sentimenti. Il chiedere il permesso a Henry significherebbe farlo e lei da una parte ancora non si sente pronta. Prova senza dubbio qualcosa per il ragazzo, ma ammetterlo é tutt’altra storia. Anche se non può negare che le sue parole, quel “Tu non sei spazzatura. Tu sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto e non solo fisicamente” l’hanno colpita molto, il suo cuore torna a battere prepotente nel solo ripensarci.
«Mamma mi devi chiedere qualcosa?» le chiede Henry, avendo capito che la sua mamma ha bisogno di parlare con lui. É un ragazzino fin troppo sveglio per la sua età.
«No. Cioè... Si. A te piace Killian?» risponde a sua volta, prendendo il coraggio che ancora le mancava. Ora non può più tornare indietro e deve ammettere ciò che prova.
«Si mi piace, è simpatico e con lui mi sono divertito molto. Sa tante cose sui pirati.» il bambino entusiasta espone il suo punto di vista, ricordando il pomeriggio passato in compagnia del ragazzo, non ha mai conosciuto nessuno che ne sapesse tanto di pirati e poi il piccolo Henry deve ammettere, che a volte, vorrebbe un papà con cui giocare. Nel pomeriggio passato con Killian ha sentito un po’ che quel desiderio si fosse realizzato.
«A te piace?» chiede poi a bruciapelo a sua mamma, lasciandola completamente spiazzata.
«Si, mi piace. Infatti Henry, cosa ne pensi se decido di uscire con lui?»
«Che sono d’accordo, mamma.»
Emma ride alla risposta del figlio, capisce anche il suo desiderio di avere un papà, se pur non l’ha detto, ha colto il suo sorriso come una confessione inespressa. Lo abbraccia e lo bacia sui capelli senza pensarci, pur sapendo che suo figlio non ama troppo le effusioni, specie ora che sta crescendo sempre di più.
«Ora basta però mamma... Se Hook ti fa questo effetto, cambio idea.»
«Ragazzino, sei troppo maturo per la tua età, devo smettere di leggerti storie troppo impegnative, se continui di questo passo vai al collage prima del previsto.» gli dice ridendo di nuovo, suo figlio è davvero più maturo dell’età che ha, ha un intelligenza fuori dal comune e lo dimostra il fatto che abbia capito, ancora prima di Emma, quanto lei tenesse ad uscire con Killian.
Henry ride a sua volta e poco dopo si addormenta tra le braccia della sua mamma, stanco per la bellissima giornata trascorsa a giocare con Roland.
Emma gli dà un bacio e gli rimbocca meglio le coperte.
Mentre è a lavoro, pensa costantemente a Killian, ai suoi occhi, ai suoi baci, a come chiedergli un appuntamento, perché finalmente è pronta a dire di sì.




SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, eccomi qui con il nuovo capitolo. Visto non ho fatto succedere niente a Killian :P Tutto fumo e niente arrosto, il nostro bel pirata è stato colpito di striscio dal proiettile e ha solo un leggero trauma cranico, ciò è servito per far sbloccare Emma, la testona di Emma che non voleva ammettere di provare qualcosa per il giovane e ora vuole chiedergli di uscire. Mi piaceva l'idea di di un confronto tra mamma e figlio sull'argomento Killian e quindi far dare il suo punto di vista a riguardo, sinceramente mi sarebbe piaciuto vederlo anche nella serie (chissà che non possa essere uno spunto per una shot :P)
Per quanto riguarda Robin e Regina invece si sono chiariti... Finalmente. E ora ci sarà un appuntamento, che vi anticipo sarà nel prossimo capitolo, il quale poterá alla luce altre novità dal passato, dal passato di Regina e... di? Chi altro? Questo non ve lo dico. Vi aspetto sabato o domenica prossimo per scoprirlo.
Colgo l'occasione per ringraziarvi tutti per seguire la mia storia, è bello avere anche nuovi lettori e nuove recensioni e sapere che cosa pensate della mia storia. Grazie di cuore a tutti.
Buon week end, un bacio.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


Capitolo nove

Ha dormito veramente poco, pensando costantemente a come chiedere un appuntamento a Killian, ma sinceramente niente di sensato ha sfiorato la sua la sua mente, non ha la minima idea di come chiedergli un appuntamento e si sente una perfetta cretina, anzi un’adolescente alle prese con la sua prima cotta e ha sempre voluto evitare tutto ciò, ed ora é la prima che si ritrova a pensare costantemente a lui, ad essere agitata perché non sa come chiedere un appuntamento.
Scende in cucina per prepararsi un caffè e incontra Regina, la quale ovviamente é già sveglia perché deve andare a lavoro e si alza sempre a quell’ora e insieme a lei c’è Henry, il quale si sta divorando i suoi pancake con latte e cioccolata.
«Swan già sveglia? Sei tornata alle 4 di notte, come minimo credevo che avresti dormito fino alle 14 di pomeriggio. Ti ricordi che stasera devi tenere Henry e Roland?»
«Si si, me lo ricordo Mills, il tuo appuntamento é salvo. Sono sveglia e in forma, nonostante io abbia dormito 3 ore.» dice tranquillizzando la sua amica, che sembra nervosa esattamente quanto lei per il suo appuntamento con Robin di quella sera.
«Mamma deve chiedere a Killian di uscire.» interviene Henry nella conversazione, facendo capire a Regina il motivo per cui cui la bionda é già sveglia.
«Ah ecco spiegato il motivo, il pirata ha finalmente fatto colpo eh.» ironizzando e facendo arrossire visibilmente Emma.
«Disse colei che esce con il fuorilegge questa sera a cena» ribattendo subito decisa.
«Touché» ridendo, ma felice che Emma finalmente si stia dando una possibilità.
Quante cose sono cambiate in poco tempo, in poche settimane entrambe hanno conosciuto qualcuno e hanno deciso di fidarsi nuovamente, quando prima nessuna delle due sarebbe stata in grado di farlo. Le cose cambiano é inevitabile, ma forse non sempre in negativo.
«Nervosa?» chiede Emma poco dopo, concentrandosi sulla sua amica.
«Si, tu?»
«Si, non so nemmeno cosa dirgli. Per quanto riguarda te, stasera ti aiuto a scegliere il vestito.» proponendosi di aiutarla, ben felice che la sua migliore amica finalmente esca con un uomo e felice che quest’uomo sia Robin, lo trova perfetto per lei.
«Tu invece vedrai che troverai le parole appena lo avrai davanti, sempre se servono.» ammiccando e facendo sì che la giovane arrossisca ancora una volta.
«Porto io Henry a scuola, poi vado direttamente in ospedale» dice sorvolando sull’ultima parte della conversazione, anche perché Regina ancora non sa che in realtà si sono già baciati, ben due volte e che vorrebbe farlo ancora, ancora e ancora. Il desiderio che ha delle labbra di Killian non riesce a placarlo, ma sa che deve, non é una stupida ragazzina con gli ormoni a mille e che non sa controllarli. Lei può benissimo controllare le sue emozioni.
Henry saluta Regina, per poi prendere lo zainetto e andare a scuola con Emma.

Arrivata davanti alla scuola di Henry, ha esitato più a lungo nel baciare suo figlio, quasi volesse fermare il tempo a quel preciso momento e non continuare la giornata, o meglio, non andare in ospedale da Killian. Improvvisamente sente che non sia più la scelta giusta, la sua mente le dice di allontanarsi, di scappare finché è in tempo, il suo cuore invece le dice di fare un respiro profondo, prendersi di coraggio e invitare il ragazzo a cena, ricordandogli delle bellissime sensazioni che ha provato stando al suo fianco.
«Mamma andrà tutto bene» gli dice il suo piccolo Henry, mentre la saluta con un bacio sulla guancia e dirigendosi a passo spedito verso i suoi compagni di classe e regalare loro un sorriso raggiante. Il suo piccolo ometto, che ha solo quattro anni ma è già molto maturo, é stato la sua luce in un momento di oscurità, ha saputo farla rinascere quando si sentiva persa, ha fatto breccia nel suo cuore quando ha incrociato per la prima volta i suoi occhi così simili ai suoi, quando la sua manina si è posizionata sul suo viso e lei ha avvertito per la prima volta cosa significasse amare, cosa significasse essere mamma. É bastato quel piccolo gesto a riaccendere in lei la speranza di potercela fare, di poter prendere in mano la sua vita e rimettere insieme i pezzi rotti, ha capito che doveva essere forte, determinata, attenta per lui, ha capito che non era più solo Emma Swan, ma era una mamma, la mamma di Henry.
Il suo piccolo ometto ancora una volta é riuscito a infonderle coraggio, a riaccendere in lei la luce, la speranza, la voglia di combattere ed è così che si reca in ospedale.
Il tragitto da scuola in ospedale non è mai stato così corto, Emma pensa che quel giorno forse si siano messi tutti d’accordo per farla arrivare prima del previsto da lui. Niente traffico, niente semafori rossi, niente attesa davanti all’ascensore dell’ospedale, niente di niente. Forse é magia, forse è un altro segno del destino che sta facendo la cosa giusta.
Entra nella stanza di Killian e lui è intento a fare colazione, ma si vede dalla sua faccia che non è molto di suo gradimento. Emma gli porge infatti il sacchetto con il caffè e il muffin che ha comprato al bar vicino all’ospedale, prima di entrare.
«Sei la mia salvatrice. Questo thè fa schifo, per non parlare di questi biscotti e del cibo che ho mangiato ieri.» aprendo il sacchetto e trovandoci dentro finalmente qualcosa di commestibile. Soprattutto il muffin con le gocce di cioccolato.
«Il caffè non é corretto al rum, per ovvie ragioni... ma credo di essermi fatta perdonare con il dolce.» gli dice Emma sorridendo nel vedere la sua espressione felice, quasi quanto quella di Henry quando lei gli fa una sorpresa o gli compra un gioco nuovo.
«Ti sei fatta perdonare nell’esatto momento in cui sei entrata da quella porta.» le risponde dolce, portandosi il contenitore del caffè alla bocca.
Emma sorride ancora una volta e poi decide di farlo subito, ora o mai più.
«Volevo chiederti di uscire, per cena o quello che vuoi.»
«Non dovrei essere io a chiedertelo?» risponde, ma non prima di essersi ripreso, gli è andato di traverso il caffè e ancora ha la voce roca dalla tosse.
«Dimenticavo che sei all’antica» ma ridendo, non gli è sfuggito il suo sguardo sorpreso, ma felice, solo che deve mantenere tutto il suo fascino da pirata e non lo dà a vedere.
«Accetto volentieri, ma a una condizione: organizzo tutto io.»
«So organizzare un appuntamento.» risponde finta piccata.
«Non ho dubbi, ma io sono il tuo cavaliere pirata, ricordi? Quindi lo organizzo io.» ancora non riuscendo a credere che Emma gli abbia chiesto di uscire, tutto quella mattina si sarebbe aspettato tranne che vederla comparire nella sua stanza e ancora meno di sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. Non lo sta più allontanando, ha deciso di fidarsi, ha deciso di concedergli una chance, lasciandolo entrare nella sua vita e in quella di Henry e lui vuole far di tutto affinché questa fiducia sia ben riposta. Ora che ha tirato giù i primi tasselli del suo muro, non vuole di certo costruirne altri. Anche lui grazie a Emma é cambiato, non è più il ragazzaccio che va ogni sera alla conquista di una diversa, che beve per dimenticare il suo schifoso passato e il sentirsi costantemente solo. Con Emma si sente parte di qualcosa, sente di aver abbandonato l’oscurità che lo stava divorando, per fare spazio a un nuovo Killian, un Killian che vuole guardare al futuro con speranza. A un futuro con Emma.
La ragazza annuisce e ride di gusto, decidendo di affidare tutto a lui.
«Domani sera va bene? Io purtroppo devo restare un’altra notte in osservazione per via della gamba.»
«Si, domani sera é perfetto, tanto sono bloccata a casa a fare da baby sitter a Henry e il figlio di Robin Hood, che stasera esce con Regina. Ma domani sera va bene, chiedo a una collega di fare cambio turno.» é un fiume in piena, ma è anche felice, felice come non si è mai sentita e per la prima volta non ha voglia di scappare dalla stanza e andare il più lontano possibile dal ragazzo.
«Regina Mills che ha un appuntamento? Questa é buona, credo che glielo farò notare appena mi chiama per un nuovo lavoro.» ridendo di gusto.
Emma alza gli occhi al cielo e ride a sua volta, si è immaginata perfettamente la sua risposta e infatti ci ha visto più che giusto.
«Ma ascolta, quindi stasera mi lasci solo soletto in questa stanza di ospedale?» chiede poi tornando ad essere malizioso nei confronti di Emma.
«Si capitano, ti tocca.»
«Allora vorrà dire che mi terrai compagnia con qualche messaggino con il telefono» ammiccando ancora una volta.
«Vedremo» risponde la ragazza e scuotendo la testa, non sa perché ma immagina dove andrà a finire la conversazione.
Si scambiano ancora qualche battuta, parlando del loro appuntamento, anche se Killian non le ha voluto dire nulla di ciò che vuole organizzare per lei, per poi salutarsi e fissare già l’orario per la loro uscita.
«Ti passo a prendere domani sera alle 20» le dice Killian con un sorriso a trentadue denti, mostrando i suoi meravigliosi denti bianchi, che risaltano ulteriormente il suo sorriso. Emma ogni volta riesce a sentire una morsa allo stomaco.
Il giovane sa che si deve impegnare seriamente per stupirla, soprattutto si deve dar da fare visto che è bloccato in un letto di ospedale, ma ha tutta la mattina per riuscire a organizzare un appuntamento romantico per la sua Emma. Sarà il suo cuore a consigliarlo al  meglio.

Si sente come un’adolescente al primo appuntamento e sa che deve assolutamente calmarsi o potrebbe risultare ridicola agli occhi di Emma, di Henry e perfino di Robin. Non vuole sembrare quella patetica innamorata del suo uomo, non ancora almeno. Non è nemmeno da lei farlo a dirla tutta, per questo non riesce a spiegarsi perché si sente così agitata, nemmeno al primo appuntamento con Daniel lo era così tanto. Lì era veramente totalmente alla sua prima esperienza, in tutto. Forse Robin è diverso e lo sa anche lei, il loro rapporto è diverso. Si fida di lui, a costo a di raccontagli ogni esperienza passata della sua vita, anche la più dolorosa, ciò che la rende una persona orribile.
Scende in salotto con vestito rosso, con un piccolo colletto come quelli delle camice, che scende dolcemente, rimettendole in risalto la sua figura perfetta e che le arriva poco sotto al ginocchio. Scarpe nere con il tacco, un leggero trucco per mettere in risalto gli occhi e rossetto rosso per accentuare le labbra.
Robin nel vederla resta senza fiato, non riesce a emettere ancora suono, ma la sua espressione parla per lui.
«Sei... sei bellissima.» riesce a sussurrare poi, cercando di evitare di fare la figura del fesso, di colui che non sa fare un complimento a una donna, lui è un perfetto gentiluomo e sa benissimo come lusingare una donna, solo che Regina spesso e volentieri riesce a farlo restare letteralmente a bocca aperta, facendo la figura del pollo cotto a puntino. Ma in realtà lo è eccome.
«Confermo, Regina sei bellissima» si intromette Emma, l’ha aiutata lei stessa a scegliere il vestito, sapendo che le sarebbe stato meravigliosamente bene e non si è sbagliata. Anzi in realtà le sta ancora meglio di come immaginava, a volte vorrebbe avere la classe e l’eleganza di Regina. Lei non si sente per niente elegante.
«Si mamma, sei bellissima» fa eco anche Henry, dando manforte.
Regina arrossisce a tutti quei complimenti e sorride cercando di nascondere il rossore delle sue guance, ci manca poco che diventa del colore del suo vestito ed è meglio evitare.
Inoltre non ha potuto non notare quanto anche Robin sia perfetto quella sera: pantaloni neri, camicia bianca, con i primi bottoni lasciati aperti e una giacca sempre nera, a concludere la sua perfetta figura. Ma ciò che senza dubbio ha colpito Regina, sono i suoi occhi chiari, illuminati dallo stupore di vederla. Solo i suoi occhi senza dubbio, ciò che lo rendono irresistibile.
L’uomo le porge il braccio e dopo l’ultimo saluto ai due piccoli di casa, si dirigono alla macchina.
Il locale che ha prenotato non è in città, è situato fuori Storybrooke, ma è un posto che adora e ci tiene molto a farlo conoscere a Regina, ha subito pensato alla “taverna di Esme e Charlie” quando la donna ha accettato il suo invito. È l’unico posto dove si è sempre sentito a casa, in cui ha trovato parole di conforto, affetto incondizionato e gentilezza. L’ha trovato una sera per caso, qualche settimana dopo la morte di Marion. L’accogliente luogo l’ha fatto sentire subito in famiglia e il sorriso di Esme e Charlie dimenticare per un attimo la sua sofferenza. Da quel giorno ogni qualvolta ha potuto è tornato a far visita a quei due gentili signori, che nonostante gli anni e non siano più due baldi giovani, lavorano ancora come muli, come se avessero la metà dei loro anni.
Nel tragitto verso la taverna, Robin racconta come ha conosciuto il posto e Regina è ancora più felice di condividere quel momento con l’uomo.
Non appena arrivano, la donna rimane completamente spiazzata dalla bellezza del luogo, è una piccola taverna, costruita interamente in legno, con tavoli e panchine di legno, ma si respira aria di casa. Il caminetto acceso poi conferisce ancora di più l’aria famigliare, sembra di essere nel giorno di Natale, ma non è solo il camino a emanare calore, il sorriso della proprietaria è contagioso.
«Questo posto è... meraviglioso.» dice Regina guardandosi intorno estasiata, i suoi occhi si spostano da un punto all’altro e rimane sempre più meravigliata.
La proprietaria fa accomodare entrambi al loro tavolo, uno vicino al camino e Robin sposta la sedia a Regina, prima di sedersi lui.
Il signor Charlie versa il vino rosso nel bicchiere dei due ospiti e dopo aver preso le ordinazioni si allontana per lasciarli finalmente soli.
«Robin... Grazie, é magnifico, davvero.» non smettendo di sorridere e i suoi occhi esprimono chiaramente la sua felicità, hanno un diverso luccichio e l’uomo seduto di fronte a lei, se ne accorge immediatamente. É esattamente ciò che voleva.
«Sono felice che ti piaccia, Regina» prendendole la mano e regalandole un dolce sorriso. Anche i suoi occhi brillano di una luce nuova. Non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe condiviso quel posto con una donna. Ma da quando ha incontrato Regina, tutte le sue certezze sono vacillate, facendo spazio a un nuovo Robin, pronto a credere in un futuro migliore, pronto a riaprirsi nuovamente all’amore.
«Quindi milady, questo fuorilegge ha qualche possibilità nel fare breccia nel suo cuore?» le dice dolce, ma anche ridendo, tanto che il suo sguardo ora è anche un po’ malizioso.
«Oh sì. Anche se a dire il vero, potrebbe darsi che questo fuorilegge ha già fatto breccia nel mio cuore.» risponde spontaneamente, prendendo la mano di Robin, che lui ancora tiene sulla sua, facendo intrecciare le loro dita.
«Buono a sapersi» guardandola negli occhi e accarezzandole il palmo della mano con il suo pollice.
«Ma te lo volevo sempre chiedere, quando te lo sei fatto questo tatuaggio?» ha sempre notato che l’uomo sull’avambraccio ha tatuato un leone che sputa fuoco, vero simbolo di Robin Hood.
«Da ragazzo, io e la mia banda, volevamo tatuarci dei simboli per suggellare la nostra fratellanza, io sono sempre stato rinominato Robin Hood e così ho deciso di tatuarmi il leone, come simbolo.» risponde ridendo, in effetti ora si rende conto che il tatuaggio del più acclamato ladro gentiluomo, lo rende forse tale a tutti gli effetti.
«Un ladro gentiluomo a tutti gli effetti sei allora» e Regina sembra leggerli nei pensieri, esternando ciò che pensa.
«Ma accanto a una regina, il ladro diventa un re?» ribatte provocandola.
«No, perché in fondo alla regina, piacciono i fuorilegge, anche se non lo ammetterebbe mai» risponde la donna non sottostando alla sua provocazione, ma ribattendo decisa a sua volta.
Robin ride di gusto e Regina fa altrettanto poco dopo.
Il resto della cena continua tra battute divertenti, effusioni, raccontarsi di sé e parlando dei rispettivi lavori.
Ma Regina sa che deve raccontare anche altro all’uomo se vuole intraprendere una relazione seria con lui, solo che non ha ancora trovato il momento giusto per farlo e soprattutto non vuole rovinare una cena così piacevolmente romantica e divertente. Il suo passato é troppo doloroso e lei non ha voglia di condividerlo e rischiare di far allontanare l’uomo, anche se sa che deve farlo, a ogni costo.
A fine cena, nessuno dei due ha intenzione di concludere già la serata, così Robin propone a Regina una passeggiata nel sentiero accanto alla taverna. Proprio accanto c’é un piccolo laghetto ed é lì che vuole portare la sua dama e magari finalmente concedersi un lungo bacio. Non desidera altro.
Camminano mano nella mano, ognuno assorto nei suoi pensieri, ma vicini, guardandosi di tanto in tanto e sorridendosi. Solo quando arrivano all’altezza del laghetto e Regina nota un gazebo bianco, ricoperto di luci colorate, che affaccia proprio sulla distesa d’acqua, finalmente riacquista l’uso della parola, esclamando un semplice “wow”.
Robin la porta sotto al gazebo, guardandola incantato, guardando ancora una volta i suoi occhi che brillano e a renderli ancora più belli, é la luna che riflette su di loro, quasi a illuminarli.
«Ammetto che questa bellezza mozzafiato non è merito mio, ma di Esme e Charlie, l’hanno ricreato per le coppie innamorate, ma spero di essermi meritato lo stesso un bacio dalla donna più bella che io conosca.» le chiede dolce, incastonando i suoi occhi azzurri, in quelli scuri della donna.
«Si, credo proprio che se l’é meritato, mio ladro gentiluomo.» risponde ridendo, ma avvicinandosi intanto alle labbra di Robin.
Lui la stringe ancora di più a sé portando la sua mano all’altezza della sua schiena e la bacia.
Le loro lingue subito entrano in contatto, muovendosi prima delicate, come se si volessero assaporare, poi muovendosi con sempre più maggior desiderio.
Non vorrebbero mai separarsi da quel bacio ricco di desiderio, passione e dolcezza, se non avessero necessità di respirare. Si separano di poco, non allontanandosi nemmeno di mezzo millimetro l’uno dall’altra, Regina ha ancora le mani al collo dell’uomo e Robin, la tiene ancora stretta per la vita.
«Robin... non vorrei rovinare questo romantico momento, ma devo dirti una cosa.» a rompere il silenzio magico del momento é Regina, la quale finalmente ha trovato il coraggio di confessare a l’uomo la verità più sconvolgente del suo passato. Lo prende per mano e si siedono su un dondolo sempre sotto al gazebo.
Lo sguardo di Regina non è più raggiante come poco prima, Robin se ne accorge immediatamente e le prende nuovamente la mano, per farle capire che è al suo fianco, non la vuole lasciare, qualsiasi cosa lei debba dirgli.
«C’é qualcosa del mio passato che è giusto tu sappia... Quando è morto Daniel, io sono caduta in un baratro. Passavo il mio tempo unicamente suoi libri, volevo laurearmi e iniziare a lavorare quanto prima. Mi divertivo poco, ho avuto diverse relazioni occasionali, giusto perché Mary Margaret e le mie poche colleghe universitarie mi costringevano ad uscire... ma non è questo il punto...» non sa nemmeno lei perché sta partendo da così lontano a raccontare, forse perché prendere il discorso alla larga la fa sentire meglio, le fa prendere ulteriore coraggio.
Robin in silenzio aspetta che lei continui, ascoltando attento, ha capito che è qualcosa di molto importante.
«Una sera, di vent’anni fa, ho fatto un terribile sbaglio. Era l’anniversario della morte di Daniel, mi sentivo sola, triste, tutto lo stress accumulato dallo studio mi stava divorando e ho deciso di accettare l’invito a cena di David, colui che è ora il mio socio in affari, nonché marito di Mary... Siamo sempre stati molti amici, legati come fratelli, ma... quella sera, abbiamo esagerato con i cocktail, io per disperazione, lui per divertirsi e non lasciarmi sola a bere, fatto sta che siamo finiti a letto insieme...» e continua a raccontare, raccontare tutto ciò che ha comportato il loro gesto, della sua fuga all’estero per uno scambio culturale, ma in realtà per nascondere la sua pancia evidente, il suo stato di gravidanza. Il come dopo aver messo alla luce la sua bambina, in una tenuta dei Mills, grazie a una ostetrica pagata profumatamente, abbia deciso di abbandonarla in ospedale, non sentendosi pronta per occuparsi di lei, con un ciondolo dandole da David, il quale nemmeno si è sentito pronto a fare il padre, più che altro ha pensato che a lungo andare il suo rapporto con Mary si sarebbe inclinato; e una copertina bianca, con dei ricami rosa con sopra il nome di sua nonna, alla quale Regina era molto affezionata. Ma anche delle complicazioni dovute a quella gravidanza, scaturite durante il parto, che l’hanno portata forse ad non avere più figli.
«E sai chi è tua figlia?» chiede Robin a quel punto, non riesce a dire altro che ciò, non può negare che il passato della donna l’abbia parecchio sconvolto, ma non per questo vuole allontanarsi, tutti commettono errori, tutti hanno enormi scheletri nell’armadio, lui compreso e non può di certo fare il processo a Regina e poi aveva solo vent’anni, chiunque a quell’età può non sentirsi pronto alla gravidanza, specie se avvenuta con un uomo fidanzato, nonché proprio migliore amico, per errore.
Regina annuisce e fa il suo nome all’uomo, il quale in un certo senso se l’aspettava, ma ancora una volta sa che Regina é una persona buona, lo dimostra come si prende cura delle persone a cui vuole bene. Soprattutto é una donna molto materna, l’ha notato con Henry, come si prende cura del bambino. Inoltre nel momento in cui l’ha vista in difficoltà non ha esitato poi ad aiutarla e prendersi cura di lei e se pur non le ha detto ancora la verità, sa che il suo gesto é dovuto solo alla paura, alla paura di perderla.
«Se vorrai scappare da me lo capisco... sono la regina cattiva della favole, l’antagonista della storia... io...»
«SSH.. tu mi piaci esattamente così come sei, Regina Mills e non vado da nessuna parte, sono felice anzi, che ti sia confidata con me.» le dice dolce, prendendole il viso tra le mani e asciugandole poi con un pollice le lacrime che le stanno rigando il viso. Non è la regina cattiva, sta cercando di rimediare ai suoi errori e merita di essere felice, ha sofferto troppo nella sua vita.
Regina si avvicina al volto dell’uomo e dopo avergli dato un leggero bacio sulle labbra, affonda il viso nell’incavo del suo collo, respirando il suo profumo e lasciandosi andare a un pianto liberatorio. L’uomo la stringe a sé e la culla dolcemente tra le sue braccia forti, accarezzandole i capelli per rassicurarla.
«E poi com’è finita con David e Mary Margaret? Mi sembra di aver notato che siete molto amici.» chiede non appena la donna si è calmata e ha rialzato lo sguardo, se pur ancora con qualche lacrima che le scorre sul viso e gli occhi decisamente arrossati.
«Quando scoprii di essere incinta, lo dissi a David e subito dopo a Mary, lei all’inizio non l’ha prese bene e lasciò David, poi per fortuna l’uomo é riuscito a riconquistarla facendole capire che l’amava, ma io ormai avevo preso la mia decisione, non volevo portare a termine la gravidanza, allora decisi di abortire inizialmente, ma poi non me la sentii e decisi di lasciarla una volta nata... come ho fatto. Mary non ha mai accettato del tutto la mia decisione e quella di David, ma ormai loro stavano cercando di ricucire il loro rapporto... Noi invece per un lungo periodo non ci siamo parlate, poi non so come, siamo riuscite a ricucire il nostro rapporto, forse grazie al fatto che David lavorava per mio padre. Sono la mia famiglia dopo tutto. E sicuramente Mary é una persona che tende a vedere il buono in ognuno, infatti non ha esitato quando gli ho detto che volevo aiutarla mia figlia, anche se dopo 14 anni.» risponde con un sorriso sincero. Finalmente si è liberata da un peso enorme, un peso che le attanagliava il cuore, ma ora è felice di averlo condiviso con l’uomo al suo fianco, ora si sente pronta ad affrontare una nuova relazione, ad affrontarla con lui.
Lo bacia con passione nuovamente e Robin a sua volta la stringe a sé, il tempo delle parole é finito, hanno parlato già fin troppo, vogliono godersi adesso la luna, le stelle, il lago luccicante e le labbra l’uno, dell’altra.
Robin infatti, per allontanare ogni sorta di sofferenza, prende il suo mp3, che porta sempre con sé, essendo un grande appassionato di musica, lo posiziona su una canzone romantica e lenta e invita la donna a ballare, mettendole un auricolare nell’orecchio. Regina se inizialmente lo guarda stupita, subito dopo si lascia prendere la mano da Robin e iniziare quella danza insolita, sulle note di “All at Once” di Whitney Houston.

Emma ha appena messo a letto Roland e Henry, i quali dopo aver giocato a lungo, sono crollati sfiniti, senza nemmeno riuscire a sentire la favola della buonanotte; ha preso il fascicolo di Robin Hood dalla scrivania di Regina per guardarlo meglio. Ha capito che la donna è molto preoccupata del fatto che “il signore oscuro” abbia voluto incastrare proprio Robin, teme una ripercussione su tutti loro e vuole capirci di più. Sente di voler aiutare la sua amica e regalarle finalmente il suo lieto fine, se lo merita. Non è una detective, ma forse uno sguardo esterno può essere ciò che serve per capirci qualcosa di più.
È intenta a leggere il fascicolo, a cui si è decisamente appassionata, tanto che ha scritto diverse ipotesi su un quaderno, quando sente l’arrivo di un sms sul suo cellulare.
La casella dei messaggio indica: Killian.
Sorride e apre subito il contenuto.
“Ciao love, terresti compagnia a un povero pirata solo soletto in un letto di ospedale che non riesce a dormire e che ha mangiato da schifo?”
“Povero Pirata insonne e digiuno” é la risposta di Emma al drammatico Killian.
“Facciamo le spiritose Swan? Io sono davvero quasi digiuno e insonne. Tu che fai? Mi pensi?” La provoca e aspetta la sua risposta impaziente, con il sorriso sul volto.
“Non vorrei deluderti capitano, ma in realtà stavo pensando a Regina e Robin, più che altro a Robin e al suo caso, sto guardando il suo fascicolo”
“Lo sapevo che avrei dovuto darmi al saccheggio, ma anche i pirati saccheggiano sai?” Fingendosi geloso, ma in realtà se la sta decisamente ridendo, gli piace scherzare con lei e anche come ogni volta si ritrovano a punzecchiarsi, forse il bello del loro rapporto é proprio questo.
“Scemo.” Ride, immaginando perfettamente che la risposta del ragazzo sarebbe stata la medesima.
“Tu sei perfida, messaggi con me e pensi a un altro.”
“La finisci di fare lo scemo!”
“Va bene, va bene. Allora dimmi, che pigiama hai? Quello con i cuoricini che ti ho visto la volta che sono venuto da te?”
Ora sta decisamente flirtando con lei, é tornato ad essere il ragazzo malizioso di sempre.
Emma scuote la testa, ma ride anche, ormai si aspetta ogni risposta del bel pirata dagli occhi azzurri, chiedendosi quando sarebbe arrivato a corteggiarla.
“No, non te lo dico” risponde stando al suo gioco.
“Eh no Swan, ti ripeto che sono solo in un freddo ospedale e tu fai la guastafeste così?”
“Jones, smettila”
“Tu smettila di fare la guastafeste.”

Emma ride e decide di provocarlo a sua volta, così gli manda una sua foto, ma di lei avvolta dal piumone, in cui si vedono a malapena gli occhi.
“Questo è tutto ciò che avrai stasera da me, accontentati Jones”
“Ma ti si vedono a malapena i tuoi meravigliosi smeraldi verdi, nemmeno quelli ho l’onore di vedere?”
“No e non fare il romantico, che non te lo dico lo stesso che pigiama ho”
ma ben felice del complimento sui suoi occhi.
“Se non ci fossimo baciati due volte e tu non uscissi con me domani sera, penserei di dover ricominciare tutto da capo nel corteggiamento” ride e Emma fa lo stesso quando legge la sua risposta, ma arrossisce anche, ripensando ai loro baci. A dirla tutta non ha mai smesso di pensarci, ma questo di certo non glielo dice.
“A domani Killian”
“A domani Swan guastafeste”
“Blu, con sopra delle stelle bianche e scritto dream al centro. Notte”

Killian sorride nel leggere il successivo messaggio, a dirla tutta non si sarebbe nemmeno aspettato che ne sarebbe giunto un altro, anche se ci sperava... quando l’ha vista scrivere, interrompersi e poi scrivere di nuovo, è stato tutto il tempo a guardare il display in attesa.
“Ora posso andare a dormire immaginandoti bellissima nel tuo pigiama blu. Notte Swan, sogni d’oro”
Sorride a sua volta e posando il fascicolo sul comodino, chiude gli occhi, pensa a Killian e al loro appuntamento di domani, anche se non sa ancora cosa il ragazzo abbia organizzato, si sente felice, gli andrebbe bene anche una semplice cena a base di dolci da Granny’s.


SPAZIO AUTRICE: Ed eccomi qui, domani starò tutta la giornata fuori e quindi posto oggi pomeriggio. Ma veniamo al capitolo, per motivi di lunghezza, ho deciso di dividere i due appuntamenti, tra il capitolo 9 e il 10. Quello dei nostri CS infatti sarà nel prossimo. In questo invece come avrete letto abbiamo assistito a quello tra Robin e Regina, ma non solo... Regina ha tolto uno scheletro dall'armadio, il più grande che teneva nascosto e soprattutto penso che si capiscano, ora, molte cose sul suo passato. Ditem voi però che cosa ne avete dedotto.... Sono curiosa di scoprire i vostri pareri a riguardo.
Per quanto riguarda il caso Gold, qui ci sono dei primissimi accenni (nel prossimo ce ne saranno altri e nell'unidici ci sarà un capitolo dedicato a ciò) con Emma che vuole aiutare Regina e inizia a guardare il fascicolo del caso e si appassiona... Ciò a che cosa porterà?
Vi lascio con queste domande. Grazie per farmi sapere come sempre che cosa ne pensate e per continuare a seguire la mia storia. ;) Ringrazio anche le persone che l'hanno aggiunta alle seguite.
Al prossimo capitolo. Un bacio e buon week.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***




Capitolo dieci

Il giorno seguente, Emma che ormai ha preso la strana abitudine ad alzarsi presto, arriva in cucina mentre Henry e Regina stanno facendo colazione. Ha ancora il fascicolo in mano di Robin Hood e vuole parlare alla donna di ciò che ha scoperto ieri, ma anche sapere del suo appuntamento con l’uomo. Se pur la sua faccia parli chiaro, è felice. Da quando è arrivata in cucina non ha smesso di sorridere un solo istante e potrebbe anche dire che ha la testa tra le nuvole.
Regina infatti si è accorta che è entrata Emma nella stanza, ma non ha comunque smesso di sorridere, ci ha provato, ma il suo tentativo é miseramente fallito.
Dopo aver ballato sotto al gazebo, sono tornati a casa e lui da perfetto gentiluomo l’ha riaccompagnata fino a davanti alla porta, nonostante potesse benissimo salutarla nel viale, visto la poca distanza tra la sua abitazione e la dependance, ma non ha voluto. Si sono scambiati un altro appassionato bacio, assaporando l’uno le labbra dell’altra, come se quei baci fossero necessari a entrambi per respirare. Può benissimo dire di essere diventata dipendente dai baci di Robin, perché anche in quel momento correrebbe da lui per baciarlo.
«Terra chiama Regina Mills» le dice Emma ridendo di gusto nel vederla così assorta nei suoi pensieri e soprattutto così innamorata.
«Uhm... mi chiedevi qualcosa Emma?»
«Si, se posso venire con te in ufficio, devo dirti ciò che ho scoperto sul caso di Robin e dalle informazioni che ha trovato Killian.»
«Certo che puoi»
«Allora andiamo insieme a portare Henry a scuola. Poi mi racconti anche com’è andato il tuo appuntamento, anche se deduco bene.» ammiccando e facendola arrossire, per una volta è lei a riuscire a farla arrossire.
Regina sa che Emma non la lascerà mai in pace finché non le avrà raccontato tutto, ma non ha intenzione di negarle il racconto della serata, lo farà una volta che saranno nello studio. Deve ammettere però che è anche curiosa di vedere che cosa ha scoperto la ragazza riguardo a Robin, ha sempre saputo che fosse brava a scovare l’indizi, anche quelli più nascosti, tutto arricchito dal suo super potere di saper riconoscere se qualcuno mente, ma non ha mai pensato che lei si appassionasse così al caso di Robin. Sa però che lo sta facendo per lei.
Una volta aver lasciato Henry a scuola, le due donne si recano nell’ufficio di Regina, c’é anche David e Emma inizia a raccontare a due ciò che ha scoperto sul caso.
«Lo sapevate che Gold ha un figlio? L’ho scoperto girando su internet, ho fatto una ricerca approfondita sulla vita privata dell’uomo per capire meglio il collegamento con Robin, ma... non so chi sia, non è mai stato fatto il suo nome, tanto meno quello della moglie. Ho solo scoperto che vivevano tutti e tre a Boston, ma che poi moglie e figlio sono spariti nel nulla.» Emma è molto brava con il computer, sa ricavare in quella scatola elettronica ogni tipo di informazione, sa essere un vero segugio di informazioni, sa dove cercare e come cercarlo e deve ammettere che tutto ciò le piace, le piace tanto fare ricerche e scoprire la verità. Anche se non ha mai avuto il coraggio di cercare i suoi genitori. Ed é forse anche per questo che cerca di aiutare, mette le sue doti al servizio degli altri, per non imbattersi nella dolorosa verità della sua vita.
«Ho anche scoperto chi forse ha passato le informazioni all’informatore di Gold. Si fa chiamare Peter Pan, non so il suo vero nome, faceva parte della banda di Robin, ma poi i due hanno litigato perché lui ci ha provato, tanti anni fa, con sua moglie. Ultimamente da ciò che mi ha riferito Killian, i due si erano riappacificati, ma è lui che ha fatto la spiata, così almeno riferiscono le fonti più vicine a Robin.» continua molto presa il suo racconto, in una sola serata è riuscita a portare alla luce molte informazioni e in realtà se ne stupisce lei stessa, ha iniziato per aiutare Regina, ma ora deve ammettere che si sta appassionando a indagare.
«Hai mai pensato di fare l’avvocato Emma?» le chiede David, vedendo quanto sia brava con i computer, ma anche nella sua predisposizione nel parlare, nel reperire le informazioni e capire se qualcuno mente.
«No, non ho nessuna intenzione di tornare suoi libri... cinque anni di giurisprudenza non fanno proprio per me, tutto quel diritto.» strabuzza gli occhi al solo pensiero. Già tanto che sia riuscita a diplomarsi con il massimo dei voti, è sempre stata la prima della classe, ma non perché amasse studiare, ma per finire la scuola il prima possibile e chiudere per sempre il capitolo “studio”.
«Be non credo che vorrei fare la cameriera per tutta la vita.» interviene Regina, la quale più di una volta ha fatto notare alla ragazza che può ambire ad altro nella sua vita, piuttosto che fare la cameriera in un pub per sempre. È intelligente, piena di iniziative, colta e brillante, può veramente aprire qualsiasi porta con successo.
«No, certo che no... In effetti, non mi dispiacerebbe diventare sceriffo. Ci penso da un po’ e trovare informazioni su Robin mi ha fatto tornare questo pensiero alla testa.» pensa da tempo di affiancare lo sceriffo della città come tirocinante e poi magari tra qualche anno poterlo diventare anche lei. È brava con i computer, ha fiuto e le piace l’avventura, il pericolo non l’ha mai spaventata e il fatto che sia cresciuta da sola per gran parte della sua vita, le ha fatto capire un po’ com’è la vita di strada.
«Allora perché non chiedi a August Booth, lo sceriffo, se lo puoi affiancare?»
«Ci ho pensato... Ma c’è anche Graham con lui, è il vicesceriffo... da quando ci siamo lasciati non l’ho più visto, non sembrerebbe strano lavorare insieme? Lui accetterà?»
«Se non ti prende dopo che li avrai portato le informazioni che hai detto a noi, è un coglione e non mi riferisco a Booth, ma a Graham.» ribatte Regina, non è da lei dire le parolacce, lei non è tipo da dirle, ma non sopporta Graham, non è gli piaciuto il modo in cui ha lasciato Emma, con un sms, senza avere nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi e dirle chiaramente ciò che pensava. Un vigliacco.
«Infatti ora esci da qui e vai a parlare con lui e con lo sceriffo.»
«Signor sì, sergente Mills» ironizza Emma, vedendo con quanto calore la sua amica la sta spingendo a realizzare quello che forse potrebbe essere il suo sogno. Anzi senza il forse, Emma sa bene che cosa vuole fare dalla sua vita, ha solo paura di non riuscire, di fallire. Ma ora deve ammettere che forse l’entrata in scena di Robin Hood nelle loro vite non è stata del tutto casuale, ha fatto sì che Regina si aprisse di nuovo all’amore e che lei capisse finalmente quale fosse la sua ambizione lavorativa o meglio fatto capire per ciò che è veramente portata e che non deve temere di sbagliare.
Emma esce dalla stanza con un cipiglio ancora divertito, mentre Regina e David si guardano soddisfatti e orgogliosi.

Dopo essere stata a parlare con Booth, senza però aver incontrato Graham, di pattuglia in giro per la città; e avergli fornito nuove informazioni su Tremotino Gold e averlo convinto a prenderla come tirocinante, è finalmente a casa.
É in camera sua a tirare fuori tutti i vestiti dall’armadio. Non ha nulla da mettere. Nulla. Ed è arrabbiata con sé stessa perché non si è mai preoccupata veramente di cosa indossare, non che non le piacesse vestirsi elegante e alla moda, ma con una semplice maglietta e un paio di jeans si è sempre sentita più a suo agio.
Soprattutto da quanto non ha un appuntamento romantico? Con Neal non c’è mai stato un primo appuntamento, con Graham sì, ma lei ancora sedicenne e lui ventiduenne, non ha pensato troppo a cosa indossare... e forse, nessuno dei due uomini che ha avuto in precedenza, le hanno mai fatto lo stesso effetto che le procura Killian. Lui la fa sentire viva, protetta e la fa stare bene. Non sa se tutto ciò si può definire amore, ma se si può chiamare tale, allora lei probabilmente è innamorata.
In suo soccorso arrivano Mary Margaret e Regina. David invece é rimasto al piano di sotto a giocare con Henry, non ne capisce niente di vestiti per i primi appuntamenti e poi sinceramente contesterebbe ogni cosa, talmente é protettivo nei confronti di Emma.
Le due donne le consigliano un abito rosa cipria, sbracciato e leggermente glitterato sul corsetto, con una cinta dello stesso colore a dividere il corsetto dalla gonna, quasi come se fossero separati, ma in realtà è un unico vestito. Le scarpe argentate con un leggero tacco e i capelli legati in una coda alta, un po’ di rossetto sempre tendente al rosa, un filo leggero di matita e mascara per risaltare i suoi già bellissimi occhi verdi.
«Sei bellissima Emma» le dice subito Mary, non appena lei esce dal bagno per farsi vedere dalle due donne.
«Dici?» chiede leggermente titubante e ancora una volta si sente a disagio con se stessa per sentirsi così dannatamente insicura per un semplice appuntamento.
«Certo che sì Emma, sei elegante al punto giusto, ma anche decisamente di classe con questo vestito, stenderai Killian ai tuoi piedi.» le dice Regina, per rassicurarla che sta davvero benissimo, anzi la donna pensa che dovrebbe indossare vestiti più spesso, le donano molto.
«Grazie» sorride più rassicurata, ha sempre pensato che Regina ne capisse molto di moda e in fatto di eleganza.
Dandosi un ultimo sguardo allo specchio, scende insieme alle altre due in salotto.
David vedendola immediatamente resta senza fiato, é bellissima e sinceramente sente anche salire la gelosia, Emma é ancora una bambina e non vuole lasciarla nelle mani di quel dongiovanni di Jones. Ma non fa in tempo a dire nulla, che il campanello suona ed Emma si precipita ad aprire, sospirando prima di farlo, quasi a cercare di rilassarsi, il suo cuore ha iniziato a fare le capriole.
«Sei splendida, Swan» le dice Killian una volta che lei ha aperto la porta e se la ritrova davanti, non l’ha mai vista con un vestito da quando la conosce ed é ancora più bella del solito. La guarda incantato, emozionato. Non si ricorda l’ultima volta che ha avuto un appuntamento galante, e deve ammettere che è parecchio nervoso, vuole che la serata sia perfetta.
«E tu sei...» non riesce a esprimere a parole cosa ha provato nel vederlo, é bello, sexy. Il suo giaccone di pelle nero gli dona sempre, ma abbinato a una camicia nera leggermente aperta, che mette in vista i suoi pettorali muscolosi e i pantaloni neri, abbinato al suo solito sorriso malizioso e i suoi occhi azzurri letali, lo rendono ancora più irresistibile.
«Lo so.» dice malizioso, mantenendo il suo solito modo di fare. Da dietro alla schiena tira fuori una bellissima rosa rossa e la porge alla sua Emma.
Lei l’afferra, accorgendosi solo a quel punto che lui per l’occasione ha tolto l’uncino e messo la protesi.
«Visto che hai tolto l’uncino e messo la protesi, come ti devo chiamare capitan protesi?» gli chiede ridendo, visto che ormai si è abituata al suo uncino e da ciò lei ha iniziato a chiamarlo pirata o capitano.
«Killian va bene» risponde a sua volta ridendo. Con lei riesce a ridere di qualsiasi cosa, anche sulla sua protesi, che non sopporta particolarmente, ma lei non se n’è mai preoccupata, anzi l’ha sempre trattato come una persona, non come un disabile. Forse è anche per questo che si è innamorato di lei.
«D’accordo Killian. Ora però usciamo prima che David mi faccia il suo discorso da padre» dice guardando verso l’uomo, ha capito subito che sarebbero giunte da parte sua le raccomandazioni.
David all’affermazione di Emma rimane senza parole. “Padre” quelle parole risuonano nella sua testa, lei non l’aveva mai chiamato così e deve ammettere che gli fa uno strano effetto, ma cerca di allontanare quei pensieri, per non farsi vedere turbato dalla ragazza e dai presenti nella stanza.
«Non ti preoccupare amico, Emma non potrebbe essere in mani migliori» gli dice Killian, rivolgendosi direttamente all’uomo, il quale prima che possa dire qualcosa a riguardo, viene interrotto, ma ora non può non dire la sua.
«É proprio quello che mi preoccupa, soprattutto ora che le hai entrambe.»
«So badare a me stessa, David»
«Non volete che vi accompagni?» chiede ancora.
«Ciao!» decreta Emma, uscendo dalla porta, seguita subito dopo da Killian, la quale gli posa dolcemente la mano sulla schiena.
«Dove andiamo?» chiede Emma impaziente, una volta che sono nel viale di casa, lontani da orecchie e occhi indiscreti.
Killian la guarda sorridendo, le prende dolce la mano intrecciandola con la sua ed esclama “Sorpresa”, non dandole nemmeno un indizio, ma solo incamminandosi con lei verso il luogo del loro appuntamento.
«Non vorrei fare la solita guastafeste, ma... Non dobbiamo camminare tanto vero? Non sono abituata ai tacchi e queste trappole infernali già mi stanno facendo male.» dichiara apertamente, senza più imbarazzo, sentendosi libera di dire e fare tutto ciò che vuole, con lui si sente semplicemente Emma e le piace, non ha timore di sbagliare e ora si sente una scema a essersi agitata così tanto.
«No, promesso, love.» risponde lui ridendo di gusto, ma immagina perfettamente quanto sia scomodo camminare con quelle scarpe infernali. Ma ad Emma donano da morire, risulta leggermente più alta e mettono in risalto le sue gambe già perfette. Da quando sono usciti da casa non ha smesso di osservarla e ammirarla in tutta la sua immensa bellezza. É vestita in modo semplice, ma elegante.
«Comunque non mi dispiaci con questi tacchi... Mettono in risalto le tue gambe, insieme a questo vestito, ti assicuro che è una visione niente male» non ha potuto evitare la battuta e scoppia a ridere nel vedere lo sguardo scandalizzato di Emma.
Lei lo colpisce con la borsetta che ha in mano sul petto, ma sorride anche compiuta, il suo apprezzamento sta a significare che ha scelto l’abbigliamento giusto e n’é felice, ma soprattutto il suo Killian é veramente galante.
Poco dopo finalmente eccoli giunti nel luogo dell’appuntamento organizzato da Killian. Ha voluto organizzare qualcosa di diverso da solito e non di certo prenotare nel solito ristorante, ma a suo favore c’é stato sicuramente il fatto di possedere una nave con vista mare. Ed é proprio sulla Jolly Rogers che ha portato Emma per il loro primo appuntamento.
Emma resta senza fiato nel vedere la nave addobbata per loro. Ci sono lucine colorate intorno a dove mangeranno, una candela al centro del tavolo, a rendere romantica l’atmosfera, una tavola imbandita di cose da mangiare, una leggera musica di sottofondo, il mare che leggermente mosso fa rumore sotto i loro piedi... Non si sarebbe mai aspettata un posto così meraviglioso.
«Killian é... é tutto stupendo.» riesce solo a biascicare, prima di lanciarsi sulle sue labbra. Non è molto brava con le parole, ma può dimostrargli la sua felicità in altri modi. Le loro lingue entrano subito in contatto, assaporandosi prima dolcemente e poi con sempre più desiderio. Quando si separano hanno entrambi il fiato corto, con i loro cuori che battono all’impazzata, ma non hanno nessuna intenzione di cessare di farlo, anche perché la vicinanza dei loro corpi, lo impedisce.
«Se é così che mi ringrazi dopo ogni sorpresa, credo che da oggi in poi ti organizzerò una sorpresa ogni sera» le dice malizioso, ma anche con un dolce sorriso dipinto sul volto.
Emma alza gli occhi al cielo, ma sorride anche lei, non può non farlo. Il bacio é partito da lei, ma è stato così meraviglioso grazie a Killian, il quale smuove ogni suo desiderio nascosto, ogni sua emozione sepolta per anni nel suo cuore. Lui sa far vibrare il suo cuore, la sua anima e lentamente le sta facendo scoprire cosa vuol dire essere amati.
Il ragazzo da perfetto pirata dall’armatura scintillante, come ama definirsi, le sposta la sedia per farla accomodare e le versa il vino nel bicchiere.
Ma quel meraviglioso momento, viene interrotto da Spugna, é stato Killian stessa a dargli quel soprannome per il fatto che beve parecchio, ma anche perché è il suo fedele braccio destro nel suo lavoro al molo, lo aiuta con le barche e lo conosce da parecchi anni. In quel momento però lo sta seriamente odiando.
«Capitano non sapevo che era in dolce compagnia... io...» é imbarazzato nel momento in cui vede Emma e l’atmosfera romantica.
«Bé adesso che lo sai, sparisci» lo intima il ragazzo.
Spugna annuisce, ma prima di lasciare la nave si avvicina per presentarsi ad Emma e per sbaglio rovescia il vino sopra all’abito della ragazza.
«Spugna, vai.» Killian alza il tono della voce più del solito, é arrabbiato, sta rovinando la serata e l’uomo senza nemmeno riuscire a scusarsi, lascia la nave.
Emma intenta a pulirsi il vestito sbuffa leggermente, ma in fondo nemmeno le importa più di tanto, non é quella breve interruzione che rovinerà loro la serata.
Killian però non è dello stesso avviso, il suo volto da rilassato, ora é teso.
«Killian... non è successo niente. Davvero.» la ragazza gli prende la mano e la stringe nella sua per rassicurarlo. Non l’ha mai visto così teso.
«É questa protesi, é colpa sua. La odio, ogni volta che la metto accade qualcosa. Mi dispiace Emma» é fuori di sé, triste, non vuole che la serata vada a rotoli, ma non riesce nemmeno a calmarsi. Emma se ne accorge e gli stringe più forte la mano che tiene ancora tra la sua.
«Killian sono felice, nonostante la piccola interruzione e abbiamo tutta la serata davanti a noi... io sto bene e poi così é più divertente no?» un appuntamento troppo perfetto, non sarebbe stato di certo nel loro stile.
«Hai ragione love, scusami» stringendo la mano di Emma a sua volta. Sorride di nuovo. Accorgendosi sempre di più di quanto sia meravigliosa, ogni altra ragazza si sarebbe arrabbiata per il vino sul vestito, ma non lei. Lei preferisce godersi ogni attimo insieme a lui, incurante di un vestito che si può decisamente lavare. Senza dubbio é lei la donna della sua vita e da ciò che si messa nel piatto: carne, verdure, patate, n’é sempre più convinto. Emma non solo é meravigliosa, ma ha anche decisamente appetito e a lui piacciono le donne che ne hanno, odia quelle che mangiano solo insalata semplice. Dimenticandosi perfino della sua protesi, che è vero, ha sempre portato sfortuna, ma stavolta no, non succederà.
«Ma con quel abbiamo tutta la serata davanti a noi... cosa intendi?» tornando ad essere il ragazzo sbruffone di sempre.
«Ma possibile che tu veda sempre il doppio senso in tutto?» alzando gli occhi al cielo.
«Love, sei tu che me le servi sul un piatto d’argento queste battute eh, mica sono io.»
«Quindi la colpa sarebbe mia?» Stando alla sua provocazione.
Killian annuisce, scoppiando a ridere.
«Piuttosto dimmi capitano, hai cucinato tu?» chiede poi curiosa, sta mangiando tante cose buonissime, carne, pesce, insalata condita con carote, pomodorini, melograno e scaglie di formaggio. Patate al forno croccanti al punto giusto, proprio come piacciono a lei e in lontananza si sente odore di dolce, con la precisione odore di torta al cioccolato.
«Se ti dicessi di sì, guadagnerei punti?» chiede ammiccando
Emma scuote la testa e lo guarda in attesa di una risposta decente, non la solita provocazione tipica di lui.
«Mi ha aiutato Granny. Lo ammetto sono una vera frana in cucina, lei è stata tanto gentile da aiutarmi... in realtà è stata Ruby a convincerla, spiegandole che era per te.»
«Quindi l’odore di torta al cioccolato che sento viene dalle fantastiche mani di Granny?» illuminandosi in volto, ama i dolci della “nonna”, sarebbe capace di mangiarsene uno intero da sola.
«Si. Ma in realtà non so se mi piace che definisci fantastiche le mani di Granny...»
«Scemo» scoppiando a ridere di gusto, questa battuta é decisamente carina e lei non se l’aspettava minimamente.
«Comunque per la cronaca, preferisco le tue che mi stringono...» l’ha detto e lo guarda negli occhi in attesa di una sua risposta, che non tarda ad arrivare, ma non è a parole che lui le risponde, ma con i fatti. La prende per mano e la stringe a sé, baciandola con passione.
Non si sazierà mai delle sue labbra, vorrebbe baciarle in eterno, fino a non respirare più, ma sa che dovrà separarsi dalle labbra di lei, per riprendere fiato. E lo fa, se pur a malincuore.
Si separano solo leggermente l’uno dall’altra, più che altro è Emma a spostare lo sguardo verso il mare e la città che si estende luminosa davanti ai suoi occhi, con la luna che fa capolino ad illuminare i loro volti. Killian non volendo smettere di stringerla a sé, l’abbraccia da dietro, affondando il volto nei suoi capelli profumati. Profumano di fiori, lei profuma di fiori.
Emma in risposta, cerca di far combaciare meglio i loro corpi, gli piace il suo calore, sentirlo così vicino. Ed ha voglia di baciarlo, ancora.
Ancora una volta é lei che prende l’iniziativa, si volta ad incrociare i suoi occhi e lo bacia con trasporto. Killian non si lascia trovare impreparato, ricambia subito il bacio, mettendoci la stessa intensità, accarezzando la schiena di Emma, toccando i punti in cui la sua schiena è leggermente scoperta e lui può toccarle la pelle delicata. Emma affonda la mano nei suoi capelli, giocando con essi, ma rabbrividisce a ogni tocco di Killian nei punti lasciati scoperti dal suo vestito. Le sue mani sono calde, delicate, ora sta giocando con la bretellina del suo vestito e l’ha lentamente tirata giù, separandosi dalle sue labbra per baciarle la spalla, riempiendola di baci dolci.
Emma vorrebbe che lui la stringesse, baciasse e toccasse sempre. Avverte i brividi lungo la schiena, il collo, ogni centimetro del suo corpo e non è il freddo. Nonostante lei abbia davvero poco e niente addosso.
Torna poi verso le sue labbra avidamente, la situazione si sta facendo decisamente sempre più calda e se ne accorgono entrambi, solo che non hanno voglia di fermarsi...
Non smetterebbe mai di baciarla, di assaporare le sue labbra, il suo collo... il quale ancora una volta é talmente invitante, da riempirlo di baci dolci, ma passionali allo stesso tempo, tanto che istintivamente la ragazza getta la testa all’indietro, per permettere al ragazzo di continuare la sua dolce tortura.
Il bacio che ne segue subito dopo, é ancora più meraviglioso, intenso, passionale, con le loro lingue che giocano tra loro, come se da sempre fossero destinate a ciò.
Emma sposta le mani verso i suoi pettorali, iniziando a sbottonargli la camicia, accarezzandolo lei stavolta, esplorando lei ogni centimetro di pelle dell’uomo. Killian ha tirato giù la cerniera del corsetto di Emma e ha insinuato la mano dentro di esso, arrivando a toccare il suo reggiseno... Ma un piccolo barlume di lucidità, gli fa capire che non è così che vuole concludere la serata, non perché non gli piacerebbe, desidera da morire fare l’amore con lei, ma non vuole forzare le cose, non vuole rischiare di rovinare il meraviglioso rapporto che stanno costruendo. Con Emma non è solo sesso, vuole farci l’amore con lei. Per la prima volta nella sua vita, vuole che la loro prima volta sia un momento indimenticabile e non solo dettato dal desiderio. Sa poi che Emma potrebbe pentirsene subito dopo accaduto. É presto e lui può aspettare, vuole aspettare.
«Emma... Love. Aspetta. Non al primo appuntamento, non con te.» le dice dolce, alzando lo sguardo su di lei, prendendole il viso tra le mani.
Emma lo guarda stranita, per una volta che si stava lasciando andare, che voleva qualcosa intensamente, lui la interrompe.
«E non perché non mi piacerebbe, lo vorrei e tanto... Ti desidero da morire. Ma con te voglio costruire qualcosa di serio, qualcosa che non si basi solo sul sesso, io sono innamorato di te Emma.»
Emma resta letteralmente senza parole, non sa che cosa dire, che cosa fare, istintivamente lo bacia di nuovo, felice. I suoi occhi parlano chiaro, è felice ed anche lei è innamorata, lo é nonostante non sia stata ancora in grado di esprimerlo a parole. Ma il bacio che ne consegue e le lacrime che le rigano il viso, sono la prova evidente che il sentimento di Killian è contraccambiato. Il ragazzo non ha bisogno di ulteriori conferme per capirlo, quando sarà pronta, sarà in grado di dirglielo anche a parole, per il momento gli basta tutto ciò, gli basta che lei sappia che lui ci sarà sempre, che l’ama. Gli basta averla tra le sue braccia.
Quando si separano dal bacio, entrambi hanno il fiato corto, ma sono felici e si guardano negli occhi sorridendosi. Killian le mette la sua giacca sulle spalle, vedendo che lei ha qualche brivido di freddo, circondandola con le sue braccia ancora una volta e attirandola a sé.
Abbracciati stretti, puntano entrambi di nuovo lo sguardo verso l’orizzonte davanti a loro, non sanno che cosa gli riserverà il futuro, ma sanno che da quel momento in poi, lo vogliono affrontare insieme.
Emma è talmente felice tra le sue braccia, che gli racconta della sua giornata, della nuova esperienza lavorativa che andrà ad affrontare. Non sarà pagata chissà quanto, infatti non potrà lasciare il lavoro al pub, ma per il momento le sta bene così, finalmente le cose stanno andando per il verso giusto e vuole godersele, finché resteranno tali.

A fine serata, Killian riaccompagna Emma sotto casa sua, non sono mancati i baci durante la serata, in realtà si stavano spingendo anche oltre... ma di sicuro non può mancare il bacio della buonanotte e infatti quando arrivano davanti alla porta di casa Mills, le loro labbra si riuniscono immediatamente. Al confronto dei baci che si sono scambiati sulla nave questo è molto più delicato, dolce, ma non per questo meno passionale.
«La prossima volta sarò io a invitarti a uscire» le dice non lasciandola andare via, tenendola ancora stretta a sé.
«Quindi ci sarà una prossima volta?» chiede lei, guardandolo dritto negli occhi, ovvio che ci sarà, ma le piace che lui glielo dica.
«Certo che si, love. Sono qui e non me vado da nessuna parte, se non ci sei anche tu con me.» le sussurra piano, facendo sì che Emma senta il tono suadente della sua voce, al punto da rabbrividire. Infatti, la ragazza ha avvertito la pelle d’oca sulle braccia, ma anche dietro alla schiena, in cui è situata ancora la mano del ragazzo.
Emma non sapendo che cosa rispondere, ancora una volta si avventa sulle sue labbra, non è capace ad esprimere a parole i suoi sentimenti, ma ciò che è certa é che vuole costruire qualcosa con lui, qualcosa che potrebbe diventare serio. Molto serio.
Le loro lingue giocano a quella piacevole danza ancora un’altra volta, prima di separarsi e augurarsi davvero la buonanotte.
Killian resta fuori dalla porta e istintivamente porta la mano alla sua bocca, dove fino a poco prima c’era quella di Emma... sorride con un ebete, tanto che non riesce nemmeno a fare un passo. La serata si è rivelata una vera sorpresa, lui che per come si erano messe le cose all’inizio non ci sperava più, invece Emma riesce a rendere ogni cosa piacevole, gli ha anche fatto ricredere sulla sua protesi, non è così male averla e gli piace stringerla con entrambe le mani, evitando di farle male con l’uncino. La userà più spesso da oggi in poi. Ed é felice anche del fatto che non abbia fatto l’amore con lei, se pur la desiderava con tutto se stesso, quando sarà il momento accadrà, senza forzature e sarà senza dubbio meraviglioso, più di quanto lo sarebbe stato questa sera.
Emma anche una volta entrata in casa ed essersi richiusa la porta alle spalle, si appoggia ad essa e sospira, ripensando ai loro baci, alla serata romantica, al tocco delicato e gentile di Killian, le sue mani che l’hanno accarezzata, al suo naso nell’incavo del suo collo, alle sue parole... Si sarebbe lasciata andare, avrebbe fatto l’amore con lui senza pensarci, ma è felice che abbiano deciso di aspettare, che lui sia stato un vero principe e le abbia detto che è disposto ad aspettarla, nonostante il desiderio che nutre per lei. Non può negare che anche lei avverte lo stesso desiderio e sarebbe andata fino infondo se lui non l’avesse fermata, se pur forse pentendosi... Non sarebbe stata la sua prima volta, ma sarebbe stata la sua prima volta importante, con Neal era alla sua prima esperienza e con Graham non si è mai spinta oltre i baci. Non le dispiace aver aspettato, sarà ancora più bello quando accadrà.
I suoi pensieri però vengono interrotti da Mary Margaret, Regina e David. Emma sobbalza spaventata, non credeva proprio che sarebbero restati tutti ad aspettarla.
«Allora com’è andata? Cosa avete fatto e il bacio della buonanotte ve lo siete scambiato? Voglio sapere tutti i dettagli.» chiede la prima, travolgendo Emma di domande, senza nemmeno prendere fiato, talmente è euforica, ma è tipico di lei.
«Ecco io tutti i dettagli non li voglio sapere, specie del bacio.» interviene David.
Tutti si sono immediatamente accorti di quanto sia felice.
«Ehm... non vi dirò nulla. Buonanotte.» lasciandogli senza una spiegazione, non ha per niente voglia di raccontare com’è andata, vuole tenerselo per sé, ben costudito nel suo cuore.
«Sembra felice» esclama Mary Margaret.
«Lo è» Ribatté Regina, non si può non notare lo sguardo raggiante di Emma, non l’ha mai vista così sorridente e con gli occhi che le brillano. L’amore può far davvero miracoli e lei ne sa qualcosa.
«Vi sento che state parlando di me...» urla Emma dalle scale, scuotendo la testa esasperata, ma sono la sua famiglia in fondo, quindi alla fine le piacciono anche le loro continue attenzioni.
Saluta Henry con un bacio sulla guancia, stando attenta a non svegliarlo e anche lei si butta sul suo di letto, distrutta, ma per una volta felice. Talmente felice che ha quasi paura che le possa essere portata via la felicità che sente.
Ma per quella sera non ha voglia di pensarci.






Spazio autrice: Ciao a tutti, ed ecco il primo appuntamento tra i nostri CS, la serata come avrete sicuramente letto è stata molto dolce, romantica e intima, anche se Killian si è fermato, sapendo che Emma se ne sarebbe pentita se solo fosse andato troppo oltre e poi l'ha ammesso anche lei, di certo non a lui, ma comunque a sè stessa, come non è riuscita ad ammettere ancora i suoi sentimenti, ma questo come sappiamo, è tipico di Emma.
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà incentrato tutto sul caso Gold. Infatti se avrete notato nella prima parte di questo decimo capitolo c'è un accenno al caso, qualche primissima informazione, stateci attenti, che quelle informazioni torneranno utili più avanti. :P Emma tirocinante sceriffo invece come la vedete? Qui se ne fa sempre un piccolo accenno, ma dal capitolo 11 la vedrete all'opera. Ho voluto mantenere fede al lavoro che fa nella serie e anche perchè mi piace immaginarla sceriffo, anche se nella mia storia al momento è solo una tirocinante, vista la sua giovane età.
Ma dopo questo spazio, che è quasi più lungo del capitolo, vi auguro una buona giornata e io mi immergo tra i miei libri di "pedagogia speciale" per la mia tesi.
Buon week end, a presto.






 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***



Capitolo undici


Iniziare un nuovo lavoro, spaventa. Ma non è il caso di Emma Swan, in realtà è molto determinata, ha voglia di intraprendere questa nuova esperienza ed è piena di energia, nonostante siano solo le sei del mattino.
Non sarà per niente facile rivedere e lavorare con Graham. August Booth, lo sceriffo gli ha già detto che affiancherà lui, ma non le importa. Ciò che conta è far luce sul caso Gold e aprire le porte a lei, per un possibile lavoro futuro.
Euforica com’è, prepara la colazione sia per il suo ragazzino, che per Regina, la quale sarà ben sorpresa quando troverà la colazione già pronta, se lo sente.
Beve il suo caffè e prende un buon muffin al cioccolato, preso da Granny il giorno prima, ma ancora incredibilmente buono, nonostante sia stato riscaldato e lo addenta con avidità. Ha una fame tremenda e forse è anche l’euforia del nuovo lavoro che la porta ad avere più fame del solito. Non è una che quando è felice o triste, o nervosa smette di mangiare, tutta al contrario.
Passa velocemente in bagno a lavarsi i denti e a farsi un’ultima sistemata, per poi dirigersi verso il suo maggiolino per andare in ufficio.
Arriva davanti all’ufficio prima degli altri due, tanto che l’edificio è ancora chiuso, ma la puntualità è sempre stato il suo forte e poi non può di certo arrivare tardi il suo primo giorno di lavoro, deve fare bella figura. A ogni costo.
Il primo ad arrivare è lo sceriffo, il quale dopo aver salutato sua moglie Elsa e la sua bellissima bambina, dagli occhi azzurri e biondissima, si rivolge ad Emma con un ampio sorriso. Facendo pensare subito ad Emma, che sarebbero andati d’accordo. Già al primo incontro August Booth gli ha fatto una buona impressione, dandogli l’idea di un uomo onesto, buono e gentile, nonché grande esperto del suo lavoro, competente e un grande professionista.
«Ben arrivata Emma. Vieni, entra. Ti posso offrire un caffè?» le chiede premuroso, facendola accomodare per prima nell’ufficio, una volta aperto con la chiave.
«No, grazie. L’ho preso da poco» declina la ragazza.
«Okay. Piuttosto queste sono tue. Non dovrai così aspettare la mattina me o Graham al freddo» porgendole un mazzo di chiavi.
Emma lo ringrazia e sposta lo sguardo verso quella che sarà la sua postazione di lavoro, in cui è stata inserita una targhetta con il suo nome.
Prima che possa raggiungere la sua postazione, sente la porta cigolare ed entrare il vice sceriffo Graham Humbert.
Emma si ritrova a costatare che non è per niente cambiato, ha il suo solito sguardo da cucciolo indifeso, anche se con lei non si è comportato per niente da cucciolo, i capelli ricci e gli occhi di un marrone inteso, penetrante. Ma a differenza della prima volta che l’ha visto, ora non avverte più niente per lui, è semplicemente un bel ragazzo, nulla di più.
«Emma» esclama per primo, guardandola attentamente, non potendo notare quanto sia cresciuta, nonostante siano passati solo due anni da quando si sono lasciati. Ed è sicuramente più bella di come se la ricordava. I suoi capelli sono più lunghi e il suo sguardo è diventato più maturo, in un certo senso più duro, se pur si contraddistingue sempre quel non so che di fanciullesco, tipico della sua età. Non le dispiacerebbe tornare a frequentarla, in fondo, lui non è più il ragazzo che era due anni prima, ora è pronto a una relazione stabile, anche accanto a una donna con un figlio. Sa di averla trattata molto male, ma non si sentiva ancora pronto per qualcosa di serio, voleva divertirsi e pensare alla sua carriera, la quale sta andando adesso a gonfie vele. August ha piena fiducia in lui e sa che potrà diventare presto sceriffo, se non a Storybrooke, da qualche altra parte sicuro, lui non è nemmeno di queste parti, ma viene da un paesino newyorkese, potrebbe tornare lì appena si sentirà pronto a spiccare il volo da solo, senza August al suo fianco.
«Graham» gli fa eco Emma, usando lo stesso tono, accompagnato da un lieve sorriso. Non ce l’ha con lui in fondo, lo capisce anche da un certo punto di vista; se pur lei ha sofferto parecchio, più che altro dal modo in cui l’ha lasciata, senza nemmeno guardarla negli occhi, da perfetto vigliacco, ma è una caratteristica di molti uomini e a quanto pare lei incontra solo questo tipo di ragazzi. Ma Killian però non la lascerebbe mai senza dirle nulla o con un banale sms, non lo conosce ancora benissimo, ma può starne praticamente certa.
«Sono contento che lavorerai con noi, ricordo che avevi un ottimo intuito e che ci sapessi fare benissimo con i computer.» è sincero, ed Emma lo nota subito. Spesso ha passato i pomeriggi con lui a studiare e si impicciava dei suoi casi, che all’epoca seguiva, se pur ancora brevi e insignificanti. Ed ha sempre notato che fosse dotata di buon intuito.
«Visto che voi due andate già d’accordo... Humbert, portati Emma nel giro di pattuglia» interrompe lo sceriffo Booth quello scambio di battute, iniziando a dare ordini per la giornata.
I due giovani annuiscono e prontamente si recano alla macchina per iniziare a lavorare.
Una volta in macchina iniziano il giro di pattuglia, ma dura poco perché poco fuori dal confine della città, vedono un gran caos e decidono di avvicinarsi per capire cosa stia succedendo, si sono subito resi conto che la polizia non è stata ancora chiamata.
Graham estrae la pistola dalla fondina e fa segno ad Emma di stargli dietro e seguirlo. La ragazza obbedisce, posizionandosi dietro al collega, ma attenta a ogni movimento che la circonda, non può in alcun modo abbassare la guardia, nemmeno lei.
Come hanno intuito entrambi, il gran trambusto é dovuto a un omicidio, l’omicidio di un negoziante del luogo, il cadavere é stato ritrovato davanti alla sua bottega di artigianato, é stato freddato con un colpo di arma da fuoco. Graham decide subito di interrogare i presenti sul posto senza perdere tempo ed Emma analizza la scena del crimine.
Ci sono tracce di pneumatici evidenti, come se qualcuno avesse sgommato con forza prima di allontanarsi dal luogo. Diverse impronte di sangue, ma sicuramente della vittima e segni evidenti di lotta. La bottega dell’artigiano è sottosopra, come se chi l’ha ucciso stesse cercando qualcosa di importante. Per finire un mozzicone di sigaretta, il quale Emma preleva, non sapendo se appartenga alla vittima o al suo esecutore.
Finito il sopralluogo torna da Graham, il quale ha appena finito anche lui di interrogare i presenti.
«Trovato nulla?» le chiede, l’ha lasciata sola, pur sapendo di doverla seguire, ma spera che non sia fatta sfuggire indizi importanti.
La giovane gli elenca le cose rinvenute è ciò che ha notato, mostrandoli le foto che ha scrupolosamente fatto con il cellulare.
«Tu, scoperto qualcosa dagli interrogatori?»
«Poco. Guarda caso nessuno ha sentito niente... l’unico che mi ha dato qualche indizio rilevante, è stato quel signore con i baffi, Joe Kallas, il quale mi ha detto che l’artigiano probabilmente si era cacciato in qualche guaio, ma non sapeva molto a riguardo. Era un suo vicino di casa, oltre che di negozio e l’ha sentito parlare al telefono in maniera agitata e ha sentito solo “Questa è l’ultima cosa che faccio per voi”»
«Magari ciò che abbiamo trovato, ci rivelerà qualcosa»
Il vicesceriffo annuisce e torna verso la macchina pensieroso, anche Emma non dice una parola e cerca di ragionare sul caso. Una strana sensazione si è impossessata di lei, come se qualcosa non tornasse, come se le sfuggisse un particolare importante...
Portano le prove raccolte alla scientifica, spiegando anche al commissario di polizia della città limitrofa, essendo più grande e più attrezzato per le indagini, ciò a cui hanno assistito. Graham segnala tutti i nomi di coloro che hanno interrogato e si raccomanda di non escluderli dal caso, che come sempre ci possono lavorare insieme.
«Sentite, forse vi potrà sembrare un’ipotesi azzardata... ma se... centrasse in tutto questo Gold? Ho studiato il caso di Robin Hood accuratamente, la pistola che ha ucciso il gioielliere, è la stessa che molto probabilmente ha ucciso l’artigiano... i proiettili che ho rinvenuto sulla scena del crimine, che l’esecutore non si è preoccupato di far sparire, o non ha fatto in tempo, sono di una calibro 9, la stessa usata per la precedente uccisione... e guarda caso sono entrambi due commercianti» espone i fatti Emma, improvvisamente le foto che ha visto nella cartellina del caso Robin Hood, le sono tornate alla mente, sopra di essa c’era chiaramente scritto che la pistola che l’ha ucciso è una calibro 9, per curiosità ha fatto una ricerca su internet per cercare la pistola e ha visto i proiettili su internet, oltre che le dimensioni dell’arma.
«Ragazzina, sarai pure una tirocinante ma sei sveglia eh» le dice il commissario di polizia, naturalmente è arrivato alla stessa conclusione, vedendo che la pistola utilizzata è la stessa. Ci sono stati diversi omicidi di recente e tutti da poter ricollegare al signore oscuro, ma niente che possa incastrarlo e lui sembra nascondersi molto bene. Ha gli agganci giusti ed è impossibile rintracciare le sue chiamate, i suoi possibili spostamenti, individuare il suo rifugio segreto. Sembra essersi volatizzato con la magia, da perfetto stregone del male.
Emma incassa il complimento con un sorriso, ma non è di certo una che si lascia troppo influenzare dai complimenti e mantiene tutta la compostezza, in fondo ha fatto solo il suo dovere. Ha solo messo insieme i risultati, cosa che sicuramente aveva già fatto anche Graham, è solo arrivata a esporre prima la sua teoria.
«Naturalmente è stato il primo sospettato... Ma non abbiamo prove, non possiamo fare nulla al momento, abbiamo le mani legate. Totalmente.»
«Avete già interrogato Belle French vero?» chiede Emma ancora una volta.
«Naturalmente, ma la ragazza non sa nulla, è solo scossa e spaventata. Non so se lo sapete, ma è incinta di Gold» gli dice il commissario.
Graham scuote la testa, non ne sapeva nulla e tanto meno Emma, conosce personalmente la giovane donna, è andata più di una volta nella sua libreria situata davanti all’ufficio di Regina, ma effettivamente, ora che ci pensa, è parecchio tempo che non ci fa un salto e non sapeva proprio del suo stato di gravidanza, soprattutto che fosse di Gold.
«Possiamo provare a interrogarla di nuovo noi?» dice Graham, intuendo i pensieri della sua collega, la quale infatti stava pensando esattamente la stessa cosa. L’uomo sorride a quella complicità che hanno saputo restaurare in un solo giorno. Emma anche si ritrova a sorridere, sa già che sarà piacevole lavorare al fianco di un collega così in gamba e loro sono decisamente complici, forse anche dovuto al fatto che sono stati insieme.
«Si, ma...»
«Io frequento la sua libreria, è davanti all’ufficio dell’avvocato Mills, che è una mia cara amica, possiamo andare io e il vice sceriffo con la scusa di comprare un libro e magari ricavare qualcosa di utile.» interviene nuovamente Emma, magari con una persona che conosce può lasciarsi andare a confessioni che non ha fatto per paura.
Il commissario a quel punto non può fare altro che annuire, ma si fa promettere dai due che lo dovranno tenere informato di qualunque novità, come lui farà lo stesso.
Con quella promessa di collaborazione sigillata, i due ragazzi escono dal commissariato, tornando verso la macchina.
«Senti Emma, che ne dici di andare a pranzo insieme e poi andare direttamente alla libreria della French?» le propone il giovane una volta che stanno tornando verso il loro ufficio per informare Booth della mattina e del colloquio con il commissario.
Emma non sa che cosa rispondere e si prende del tempo per riflettere sulla sua proposta, sa che è solo lavoro, che sicuramente lui non la sta invitando a pranzo per qualche assurdo motivo o perché la sta corteggiando, ma è comunque indecisa sul da farsi...
«È solo un invito a pranzo tra colleghi, tranquilla. So che non basta lavorare insieme per farmi perdonare.» le dice, vedendo che la ragazza non ha risposto subito e ha fatto una faccia stranita.
«Lo so. D’accordo dai, vada per il pranzo... Ma offri tu, così magari inizi a farti perdonare.» risponde ora con tono divertito, può gestire la situazione. Non è più una bambina, come lo poteva essere a sedici anni, poi ora ha Killian al suo fianco.
Graham ride, ammettendo che non è più decisamente la ragazzina che ha conosciuto due anni prima. È sempre stato una tosta, con tanta determinazione e senza farsi mettere i piedi in testa da nessuno, ma ancora inesperta in campo amoroso. Invece a quanto pare, in due anni, è cresciuta anche da quel punto di vista.
Dopo aver fatto rapporto ad August e aver cercato nuovi indizi utili, con scarso successo, tutti e tre decisero di andare in pausa pranzo. Il vicesceriffo estende l’invito anche a Booth per il pranzo fuori, anche per evitare situazioni troppo imbarazzanti con Emma, ma lo sceriffo ha appuntamento con la sua donna per pranzo, per organizzare il compleanno di sua figlia.
Così Emma e Graham si ritrovano soli, a mangiare proprio in un piccolo locale vicino alla libreria di Belle French, in modo da essere già lì per quando la ragazza riapre dopo la sua di pausa pranzo.
«Allora Emma, cosa hai fatto in questi anni?» le chiede a brucia pelo il ragazzo dopo aver ordinato.
«Mi sono diplomata e ho iniziato a lavorare in un pub, ma sinceramente ho sempre covato un certo interesse per il tuo lavoro, ma solo il caso Locksley mi ha fatto scattare davvero qualcosa. Tu?» gli viene del tutto naturale parlare con lui, se inizialmente ha pensato che la situazione potesse risultare imbarazzante, così non è stato ed è anche piacevole parlare con lui.
«Mi sono dedicato esclusivamente alla mia carriera e ho anche avuto poche relazioni, tutte occasionali... Ma non so nemmeno perché te lo sto dicendo. Tu invece sei fidanzata?» chiede curioso, in realtà sa bene perché glielo sta dicendo, spera che lei sia single e che lui possa avere una chance. È egoista a pensarlo, a desiderarlo, dopo averla scaricata con un sms, ma comunque ci vuole provare. Ora è cambiato, non è più l’imbecille che lei ha conosciuto.
«Si... Ma fidanzata è una parola grossa. Sto insieme a una persona, da poco, in realtà. Ma è come se lo conoscessi da sempre.» è vero, lei è Killian hanno avuto il loro primo appuntamento solo la sera prima, ma ha la sensazione di conoscerlo da molto prima. La sera prima si è spinta ben oltre i suoi principi, prima di conoscere Killian non aveva mai pensato di fare l’amore al primo appuntamento, ma con lui si sarebbe lasciata andare... E forse si sta seriamente innamorato del ragazzo, anche se ancora non riesce ad ammetterlo e vuole andarci con i piedi di piombo, senza affrettare le cose. Killian sembra averlo capito e infatti ha apprezzato tanto il fatto che, alla fine, se pur desiderasse spingersi oltre i baci, si fosse fermato, per rispetto al loro rapporto, a lei, a ciò che avrebbero voluto costruire in futuro.
«Sono felice per te Emma, te lo meriti. Sei una ragazza fantastica e io sono stato un cretino a lasciarti andare.» le dice onestamente.
Emma sorride alla sua affermazione e annuisce, facendogli capire che sì lo è stato eccome. Il ragazzo capendo dal suo sguardo il suo linguaggio silenzioso, scoppia a ridere, seguito da Emma.
Proprio in quel momento i due sentono qualcuno tossire rumorosamente.
È Killian. Il ragazzo dopo essere passato da Regina per nuovi casi, si è fermato a mangiare nel ristorante lì vicino, è un posto dove va spesso. Appena è entrato ha subito riconosciuto Emma. Vedendo che è in compagnia di un uomo si è avvicinato senza pensarci troppo, la gelosia, e lui non è mai stato un tipo geloso prima di conoscerla, si è impossessata di lui. Ha cercato di mantenere il controllo, magari di non avvicinarsi, capendo che si tratta di lavoro, visto il suo primo giorno come tirocinante, ma non ha resistito alla fine. Deve chiarire con quel ragazzo riccio che Emma è la sua ragazza.
«Ciao love» le dice dolce, ma inevitabilmente trapela anche la sua gelosia, non riesce a contenere il suo sguardo quasi omicida nei riguardi del ragazzo seduto a mangiare con lei.
«Killian che ci fai qui? Lui comunque è Graham. Graham, lui è Killian, il mio...» non sa bene come definirlo, ma non fa in tempo nemmeno a pensarci che è di nuovo Killian a parlare.
«Il suo ragazzo. Piacere.» porgendogli la mano, ma piuttosto acidamente, solo perché è costretto ad essere educato. Si immaginava perfettamente che il ragazzo riccio fosse l’ex di Emma, la conferma lo fa essere solo più geloso, non ha perso tempo a invitarla a pranzo. Si fida di Emma, ma dell’uomo decisamente no. Ha capito che tipo è, prima scarica le ragazze e poi se le vuole riprendere, facendo la parte del pentito. Forse lo sarà pure, ma ormai Emma non è più libera e lui ha perso la sua occasione. Emma ovviamente gli ha raccontato tutto, di come lui l’ha lasciata, di quanto ci è stata male, ma anche che ci avrebbe lavorato insieme, perché lei è superiore. Lui è stato da subito d’accordo sul mostrarsi superiore a lui. Ma l’invito a pranzo è troppo.
Emma capendo dal suo tono che Killian possa aver frainteso, chiede scusa a Graham e trascina il suo ragazzo, nel dietro del ristorante per parlare. In fondo è in pausa pranzo e può concedersi quella piccola distrazione per spiegargli come stanno le cose.
«È solo lavoro. Dobbiamo interrogare la French, per questo abbiamo approfittato per venire a pranzo qui, ma non ti posso dire altro, lo sai.» accarezzandogli la guancia.
«Lo so.. ma infatti non l’ho con te, love.» e le sorride dolce, al suo tocco si rilassa.
«Mi piaci quando fai il geloso» lo provoca lei, non appena lo sente rilassarsi al suo tocco, ora la sua mascella non è più contratta come poco prima.
«Io non sono...» prova a dire per giustificarsi, ma poi: «Oh al diavolo, si sono geloso.»
Ed Emma scoppia a ridere, gettandosi subito dopo sulle sue labbra e baciarlo con passione. Non è da lei baciare così qualcuno, nel retro di un ristorante per giunta e con il rischio che qualcuno possa vederli, ma non le importa. Per una volta non le importa. Killian è in grado di farla anche diventare sdolcinata e poi ha sentito la mancanza dei baci del suo ragazzo, come lui si è definito.
«Quindi saresti il mio ragazzo?» gli dice una volta separatosi dalle sue labbra e guardandolo ancora una volta con malizia. Si diverte a provocarlo anche lei.
«Certo, sempre che tu lo voglia, love.» tenendola ben stretta per i fianchi, ha capito che lei lo sta provocando e la cosa lo diverte parecchio, ma in questo modo mettono anche una volta per tutte le cose in chiaro, se ancora non lo fossero state.
«Lo voglio Jones, lo voglio.» sorridendo dolce e tenendo ancora le braccia intorno al suo collo , mentre accarezza i suoi capelli, per poi unire nuovamente le loro labbra, per un ultimo bacio prima di tornare a lavoro.
É un bacio davvero poco casto quello che si scambiano nuovamente, ma sanno che molto probabilmente sarà l’ultimo prima di potersi rivedere e vogliono che resti bene impresso nella loro memoria, per farne ricorso se durante la giornata, dovessero sentirne la mancanza.

Intanto, nello studio Mills, in un momento stranamente tranquillo, Regina e David, si prendono un caffè insieme e l’uomo decide di affrontare nuovamente l’argomento con la donna che ha di fronte, devono parlare e trovare una soluzione. Non ne può più di tenere questo segreto e soprattutto da quando Mary Margaret gli ha detto di come si sente la giovane, non riesce più a stare zitto.
Regina ha notato che David é stranamente silenzioso, non è da lui stare per troppo tempo senza dire nulla o senza mostrare il minimo sorriso o entusiasmo per qualcosa, poi loro non hanno mai avuto difficoltà nel parlare, hanno sempre trovato, sin da quando si sono conosciuti, un argomento di conversazione. Vederlo così pensieroso é decisamente sospetto.
«Regina... senti credo che dovremmo affrontare la questione su tu sai cosa, non riesco più a tenermi tutto dentro. Lo sai che qualche settimana fa, ha parlato con Mary Margaret e ha detto di sentirsi sempre un’orfana, anche ora che comunque ha noi? Dobbiamo dirle la verità.» esordisce l’uomo, esternando anche le sue paure, ovvero che più porteranno avanti questo segreto e peggio sarà.
«E non pensi che ormai sia tardi? Dovevamo dirglielo quattro anni fa. Anch’io vorrei dirglielo ma... Ho paura, David. Non voglio perderla e sai che potrebbe accadere e la perderai anche tu.»
«Lo so... Va bene dai, scusa. Sono solo paranoie mie. Ma ti avverto che anche Mary vuole affrontare l’argomento, non so quando lo farà, magari ha cambiato idea, magari no.»
É impossibile che Mary Margaret cambi idea su qualcosa, ma Regina spera, che la sua amica per una volta dimentichi i suoi buoni propositi, il suo stare sempre dalla parte della verità e non tocchi più l’argomento.
«Glielo diremo, ma non ora. Appena avrà trovato la sua strada, appena si aprirà nuovamente all’amore, almeno se ci odierà, non sarà sola.» promette Regina, ma fino ad allora, spera di avere ancora un po’ di tempo per prepararsi psicologicamente a dirglielo e a sopportare nuovamente la perdita.

 Non appena Belle French, rientra in libreria dalla sua pausa pranzo, i due colleghi entrano anch’essi dietro di lei.
La libraia riconosce subito Emma e la saluta con entusiasmo tipico di lei, ed Emma ricambia con altrettanta enfasi, ma subito dopo le dice anche il motivo della sua visita e le presenta Graham, anche se la donna sa già chi sia, é il vicesceriffo di Storybrooke.
Insieme a Graham, hanno concordato che fosse meglio che a parlare con Belle fosse Emma, la quale forse riesce ad essere decisamente più empatica di lui, ma anche per metterla alla prova, in fondo la ragazza è lì per imparare il mestiere di sceriffo, dovrà prima o poi condurre un interrogatorio e le vuole dare fiducia, se avrà difficoltà, ci sarà sempre lui al suo fianco. Ma non sembra che Emma abbia grosse difficoltà, al contrario se la cava piuttosto bene.
La French, come sostenuto da colloquio, non ha più nessun tipo di rapporto con Tremotino Gold, nonostante lei provi ancora rabbia, dolore e forse lo ama ancora. La loro è stata una storia durata un anno, nella quale lei ha sempre saputo che il fidanzato non fosse un santo, che forse era immischiato in affari più grandi di lui, ma lei da perfetta fidanzata ingenua e innamorata, ha sempre voluto vedere il lato migliore di lui, ha sempre cercato di vedere l’uomo dietro la bestia. Fino al giorno in cui ha assistito a una sua conversazione telefonica, in cui diceva chiaramente di uccidere il traditore. Lì, in quel preciso istante, ha capito che la bestia aveva prevalso sull’uomo, che lei non solo si era sbagliata, ma era stata talmente cieca da non rendersi conto della realtà dei fatti. L’ha lasciato, senza troppo ripensamenti, senza guardarsi indietro, stupendosi solo che lui se ne fosse andato senza dire una parola, senza protestare, senza muovere un solo muscolo. Lasciandosi sbattere fuori da casa. Da quel giorno non l’ha più sentito, ma ha scoperto un mese dopo, di essere incinta di lui.
«Belle, dimmi pensi che lui in qualche modo ti tenga ancora d’occhio?» le chiede Emma, dover averla lasciata sfogare.
«Non... Non lo so. Io mi sto frequentando con un altro, Will Scarlett. L’ho conosciuto qui in libreria, é venuto per caso un pomeriggio e da quel giorno é tornato sempre, fino a che siamo diventati amici e ora siamo un po’ più complici... Ma ammetto che ancora sto male per Tremotino, per questo sto andando piano con Will.» confessa Belle, incrociando i suoi occhi azzurri con quelli di Emma, é una donna forte, determinata e ha sempre saputo cosa volere dalla vita. Ha aperto la sua libreria con le sue sole forze, facendo lavori saltuari per permettersi di realizzare il suo sogno. É colta, intelligente e piena di voglia di vivere, ma é anche buona e dolce, altruista e sensibile, non accetta i torti e le ingiustizie e vuole sempre andare oltre le apparenze, cercando di vedere il buono delle persone, in ogni occasione. Ed è per questo che si é innamorata di Tremotino, lei ha visto il suo lato migliore, quello umano, dolce, protettivo e attento. Ma a volte, nemmeno l’amore più vero e puro, può cancellare l’oscurità. Belle sa solo che non si pente di nulla, non si pente dell’anno che ha passato accanto al suo uomo, perché sa che con lei era sincero, nonostante i suoi traffici illeciti, nonostante il suo cuore oscuro.
Emma scrive ogni tipo di informazione ricevuta dalla libreria su un taccuino, anche il nome del suo nuovo ragazzo. Un nome molto famigliare e che sa di aver già sentito, ma non le viene proprio in mente dove, non dice però nulla alla donna e nemmeno a Graham per il momento, ne parlerà con lui una volta fuori dalla libreria.
Chiedono alla donna qualche altra informazione su Gold, se sa per caso dove potrebbe nascondersi, se conosce un luogo in particolare che lui gli ha mostrato o di cui gli ha parlato per sbaglio, ma nulla. Non si ricorda nulla, ma ha promesso ai due che si sforzerà di ricordare più cose possibili e qualsiasi cosa li contatterà.
Escono dalla libreria, non prima di aver comprato un libro a testa. Emma non ha resistito e ne ha preso uno per il suo Henry, da leggerlo come storia della buonanotte e un romanzo per lei. Graham un libro giallo.
Sono di nuovo in direzione ufficio e stanno parlando dell’interrogatorio, di chi possa essere questo Will Scarlett, quando ad Emma viene improvvisamente in mente.
Compone velocemente il numero di Killian e attende che lui risponda, mettendo in viva voce, in modo che possa sentire anche il collega.
«Che c’è love, già ti mancavo?» esordisce il pirata, vedendo il nome della sua Emma.
«Ehm... Killian, sei in viva voce. Ti devo chiedere un’informazione lavorativa.» arrossendo visibilmente, ha decisamente sbagliato a far sentire da subito la conversazione anche a Graham, conoscendo il suo ragazzo e le sue uscite imbarazzanti.
«Scusa love. Dimmi tutto» ma anche piuttosto soddisfatto a dirla tutta, almeno ha sottolineato ancora una volta, a quel Humbert, che Emma è la sua ragazza e lui deve tenere occhi e mani a posto.
Il vicesceriffo invece se la ride, vedendo l’imbarazzo di lei.
«Ti ricordi il nome di colui che ha chiesto le informazioni a Peter Pan sulla rapina di Robin?»
«Will Scarlett.»
«Lo sapevo! Grazie. Ciao pirata» concedendosi di chiamarlo con il soprannome con cui lo chiama di solito, tanto la figuraccia ormai è fatta e Graham, nonostante la risata che si è fatto, non ha infierito più di tanto, cosa che lei ha decisamente apprezzato.
Una volta in ufficio raccontano tutto a August e di conseguenza al commissario di polizia del dipartimento limitrofo, in videoconferenza, arrivando alla stessa identica conclusione: Gold sa della gravidanza di Belle e l’ha fatta seguire da Scarlett, non prevedendo che il ragazzo si innamorasse della donna e iniziasse a uscire con lei. O forse anche ciò fa parte del piano, è un complotto per far sì che la libraia si fidi del suo nuovo amico e Gold possa trarne vantaggio. Non sanno bene ancora le dinamiche, ma sicuramente Tremotino Gold è pericoloso, calcolatore e spietato, devono assolutamente fermarlo. Prima che sia troppo tardi.
Insieme al commissario di polizia concordano di tenere d’occhio Belle e il suo nuovo fidanzato, il quale potrebbe condurli direttamente da Gold. Sperano che con questa informazione per una volta siano in vantaggio sul trafficante.
Emma, se pur distrutta da quella interminabile giornata piena di eventi, passa da casa per una doccia e passare un’oretta con il suo piccolo Henry, per poi andare al pub.
E ad aspettarla, appena fuori casa, non appena esce per andare a lavoro, con un bicchiere di caffè per lei, c’è Killian, il quale riesce sempre a sorprenderla e farle tornare il sorriso.



Spazio autrice: Ciao a tutti e buon sabato! ;) Allora come avrete ben letto il capitolo è quasi unicamente incentrato sul nuovo lavoro di Emma e il caso Gold, i nostri due agenti hanno interrogato Belle, la quale però non vede Tremotino, ma è incinta di lui, non solo... Will Scarlett, l'uomo con cui si sta frequentando, è uno degli scagnozzi di Gold, il trafficante sa che il suo scagnozzo si è preso una cotta per la sua donna? O è tutta una messa in scena, per riavvicinarsi a Belle? Presto lo scoprirete, nei prossimi capitoli, per quanto riguarda il caso ci saranno nuove svolte.
Killian geloso invece vi è piaciuto? :P
Comunque, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo.
Ancora una volta ringrazio tutti voi che mi seguite e che avete aggiunto la mia storia alle seguite. Grazie infinite.
Buon week end a tutti voi. Alla prossima.

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***



Capitolo dodici

Pedinare Will Scarlett si sta rivelando decisamente un buco nell’acqua, l’uomo non solo non comunica con Gold, ma sembra condurre una vita piuttosto regolare: casa, palestra, qualche lavoretto saltuario e uscire con Belle. Una vita piuttosto monotona, ma potrebbe sembrare anche piuttosto sospetto...
Ma al dipartimento non si danno per vinti e continuano la loro ricerca, cercando ogni giorno di ricavare nuove informazioni sul caso, senza dimenticarsi della solita routine, a cui uno sceriffo non deve mai sottrarsi. Emma trova il suo lavoro molto stimolante, nonostante le tante carte da visionare, stampare, far firmare a Booth. Le piace senza dubbio andare in appostamento, ma anche svolgere le attività di ordine quotidiano, come aiutare i cittadini a risolvere qualche litigata, a sistemare le divergenze di ordine pubblico... Ogni aspetto in qualche modo l’affascina ed è felice di aver intrapreso questo percorso, anche se ormai dorme forse dalle tre, alle cinque ore a notte. Booth si è rivelato molto comprensivo con lei e le ha concesso di arrivare in ufficio per le 9:30, visto il suo lavoro al pub e sapendo che il lavoro notturno le serve per mantenere suo figlio.
In realtà Regina non avrebbe nulla in contrario ad aiutarla anche economicamente, ma Emma non vuole ricadere su di lei, ha sempre voluto essere indipendente. Sarebbe troppo umiliante per lei dover chiedere soldi.
Ciò che va sicuramente molto bene invece, è la sua relazione con Killian, é passato un mese da quando hanno iniziato a frequentarsi come una coppia, diventando ogni giorno di più forte e stabile. Ogni serata libera cerca di passarla con lui e in compagnia di Henry, se pur si ritaglino dei momenti solo loro.
Per Regina è lo stesso, insieme a Robin sta sempre meglio, passa ogni momento possibile in sua compagnia, hanno spesso organizzato qualche cena nella dependance e ora vogliono partire qualche giorno per il campeggio. La donna in realtà non si è mai presa giorni di ferie, ma forse semplicemente perché non aveva un vero motivo per prendersele e soprattutto che cosa fare in quei giorni. Lei non è tipo da passare troppo tempo senza fare nulla e stare ferma in casa la snerverebbe, al punto da tornare a lavoro più stanca di prima.
Ora che ci sono Robin e Roland però ha un motivo per allontanarsi. Le dispiace solo che non possa assentarsi da lavoro anche Emma, le sarebbe piaciuto che ci fosse anche lei e magari Jones, in questo modo conoscerlo anche dal punto di vista “ragazzo di Emma”, ma non è fattibile. Organizzerà una cena al suo ritorno. Di certo però, sa bene che la ragazza non sarà dispiaciuta di avere casa libera, senza nemmeno Henry, che andrà in campeggio con loro naturalmente.
Roland ed Henry sono eccitatissimi all’idea di dormire in un sacco a pelo e guardare le stelle fino a tardi, o di mangiare davanti al fuoco.
In realtà ciò che la stupisce seriamente è come Robin ci abbia messo davvero poco a convincerla, è bastato farle la proposta di partite per accettare senza esitazione alcuna. Ma la cosa ancora più strana, che lei non è per niente tipo da campeggio. Robin ha davvero uno strano potere su di lei e se ne sorprende ogni giorno che passa.
Si sta seriamente innamorando dell’uomo, anzi, è già totalmente innamorata di lui, deve solo trovare il coraggio di ammetterlo e digli quelle due parole, composte da cinque lettere: “ti amo” e magari, abbracciati sotto le stelle, a scambiarsi effusioni, sarà il momento perfetto.
La sera prima della partenza, Robin si è fermato più del dovuto con la sua Regina, infatti i due, dopo cena, approfittando del fatto che Henry e Roland siano andati a letto presto, visto la sveglia all’alba e abbiano deciso di anticipare il dormire insieme di una sera; Regina e Robin sono ancora accoccolati sul divano. Hanno visto un film abbracciati, ma ora la situazione si sta facendo veramente molto calda tra i due. Robin ha portato le sue mani sotto al vestito di Regina e le accarezza le gambe con gentilezza, ma anche con estremo desiderio, un desiderio crescente che sicuramente non riesce a nascondere e nemmeno vuole nasconderlo. Vuole fare l’amore con lei e Regina non è da meno. Desidera l’uomo più di ogni altra cosa, è senza dubbio spaventata, perché da dopo Daniel, non ha mai fatto più l’amore con uomo. Ha solo fatto sesso occasionale per divertirsi, quindi quasi non si ricorda più le sensazioni che si provano facendo l’amore... ma sa già che sarà indimenticabile, ogni attimo passato tra le braccia di Robin e insieme all’uomo è stato indimenticabile.
Regina lo lascia accarezzare le sue cosce, già percorsa da brividi lungo la schiena solo per quel contatto innocuo. Mentre lei gli sfila la maglietta, scoprendo i suoi pettorali scolpiti e notando i suoi evidenti muscoli.
I loro sguardi si incrociano per un attimo, prima di tornare a baciarsi con desiderio. Le mani dell’uomo si spostano verso la zip del vestito di Regina, abbassandola completamente e insediando dentro di esso la sua mano e farla scendere lentamente lungo il suo corpo, anche quel semplicemente gesto fa rabbrividire entrambi, Regina per il gesto delicato, perché per la prima volta è solo in intimo davanti all’uomo che ama, Robin perché per la prima volta vede la donna che ama sotto un aspetto totalmente diverso, più eccitante, seducente, ma non per questo meno piacevole e bello. Quelle di Regina di mani vanno a raggiungere i pantaloni dell’uomo, slaccia la cintura e poi è Robin che con un gesto deciso li porta in basso, fino a raggiungere i piedi e lanciarli subito dopo chissà dove nella stanza, a dirla tutta non si è preoccupato più di tanto. Dalle sue labbra, è passato a baciarle il collo, scendendo sempre più giù, fino ad arrivare all’altezza del suo seno, proseguire verso l’ombelico e raggiungere il bordo dei suoi slip e risalire.
Ormai hanno entrambi il fiato corto, i respiri affannosi e il desiderio in crescita.
I pochi vestiti che hanno ancora addosso sono decisamente di troppo...
I loro corpi fremono alla voglia di appartenersi.
Ma non hanno nemmeno fretta, vogliono godersi ogni singolo istante, ogni emozione, ogni piccola sensazione.
Continuano ad accarezzarsi, a conoscersi, ad esplorarsi in quel modo così intimo.
Mentre con le loro labbra si sono unite nuovamente, con le lingue che giocano a cercarsi e muoversi in contemporanea... Robin raggiunge la chiusura del reggiseno di Regina, per slacciarlo con un gesto deciso, dà proprio dimostrazione di saperci fare. Le accarezza la schiena, scendendo fino al suo sedere e risalire fino al collo...
Regina, intanto le sfila i boxer, con lentezza, cercando di far sì che anche lui venga travolto dai brividi, esattamente come quelli che sta avvertendo lei. Subito dopo anche gli slip di Regina raggiungono il pavimento, l’uomo con dolcezza le ha tolto gli slip, facendogli scorrere lungo le sue lunghe gambe.
Solo quando sono totalmente presi l’uno dell’altra, che finalmente i loro corpi nudi entrano in contatto per appartenersi. Totalmente.
I loro corpi, ormai l’uno dentro l’altro, iniziano a muoversi, prima piano, poi con sempre più energia, passione. Come se fossero in sintonia da sempre, come se si appartenessero da sempre. Le loro lingue si riuniscono ancora una volta, a rendere ancora più ardente quella danza d’amore.
«Ti amo, Regina.» le dice Robin al suo orecchio, in un sussurro, mentre si muove ancora sopra di lei, a donarle e ricevere piacere.
«Ti amo anch’io, Robin» non ha potuto non dirglielo. Ha sentito il bisogno di rivelarlo, di confessargli il suo più totale amore. È perdutamente innamorata di lui, non può più negarlo e fare l’amore con lui, le ha dato solo la conferma di ciò che ormai sapeva già di provare da tempo. Non ha mai fatto l’amore in modo così passionale e dolce allo stesso tempo, ma è il suo fuorilegge del cuore a essere proprio così, il loro amarsi non poteva che essere proprio come lui.
Robin, dal canto suo, non si ricorda se ha mai avuto un’esperienza così bella, sensuale e delicata allo stesso tempo, nemmeno con sua moglie. Con Regina prova sensazioni nuove, mai provate, che nemmeno lui riesce a spiegare a se stesso, sa solo che sono belle, sono emozioni positive e non vuole più negarle, né a se stesso, né alla sua Regina. Ora è davvero sua, sua a tutti gli effetti e lui è estremamente felice di essere il suo fuorilegge, mentre lei è la sua regina.
Sono ancora sul divano quando raggiungono il massimo del piacere per quel loro atto d’amore. Decidendo di raccogliere i vestiti e spostarsi in camera da letto, per evitare di venir scoperti, sentiti o interrotti. Vogliono andare avanti ancora a lungo con quella danza d’amore.

Il giorno seguente Regina e Robin hanno dormito decisamente poco, ma sono felicissimi sia di partire e sia di aver condiviso anche quell’aspetto della loro relazione, di aver fatto il passo successivo.
Roland e Henry poi, già corrono per casa super entusiasti di andare in campeggio, tanto che riescono a svegliare anche una Emma, che ha fatto le tre di notte al locale.
«Swan, torna a dormire... Fai paura. Sei pallida e hai delle occhiaie che fanno spavento.» le dice Regina premurosa, vedendo che Emma è decisamente stanca, sta dormendo davvero pochissimo da quando fa due lavori e non vuole vederla crollare per la troppa stanchezza. È decisamente fiera di lei, per la sua determinazione, per quanto si stia impegnando, ma vuole che si conceda anche del tempo per lei, per riposare.
«Volevo salutarvi.» risponde sbadigliando, ma abbracciando il suo Henry, il quale abbraccia a sua volta la sua mamma. È la prima volta che si allontana da lei per la notte e per diversi giorni.
«Divertitevi» salutando con la mano, mentre salgono in macchina.
Guarda la macchina allontanarsi per poi tornare a dormire, non si sente per niente bene, sente di avere un po’ di febbre, ma non sarà di certo essa a fermarla, anche perché in serata non lavora e la raggiungerà Killian per una cena a casa sua...
Non fa nemmeno in tempo a chiudere gli occhi, che la sveglia inizia a suonare, facendola sobbalzare o almeno é questa la sensazione che ha. Succede sempre, ci si addormenta con la consapevolezza di avere ancora qualche ora davanti a sé per dormire, ma la sveglia invece suona maledettamente in fretta, come se fossero passati solo cinque minuti.
Se pur di controvoglia, si alza per fare colazione e andare in ufficio. Prima di uscire non è mancata la telefonata di Mary Margaret che le ha chiesto se le servisse aiuto, ma la giovane ha rifiutato prontamente, se pur si sia lasciata scappare che è influenzata. Spera solo che non se la ritrovi in casa, non le ha detto per ovvie ragioni che ci sarà Killian a tenerle compagnia, ma in realtà Emma spera che lei lo deduca, se pur non glielo abbia detto esplicitamente.
Per fortuna a lavoro, sia Graham, che August si sono accorti che è influenzata, dagli occhi lucidi e dalle guance arrossate e le hanno affidato solo qualche scartoffia da archiviare al computer, in modo che non si stanchi nemmeno troppo. La ragazza non è voluta andare a casa, ma ha accettato di buon grado quel semplice lavoro, non sarebbe riuscita a rimanere lucida ed efficiente in strada.
Solo all’ora di pranzo, si concede di rilassarsi un po’, chiude gli occhi e appoggia la testa sulla sua sedia girevole. É il suono del suo cellulare che la fa ridestare. É un messaggio di Killian, che le chiede se può entrare in ufficio, le ha portato il pranzo.
«Love, il pranzo.» entrando in ufficio dopo il suo messaggio affermativo.
«Cosa mi hai portato?» sporgendosi verso di lui per baciarlo. Per fortuna é sola e può concedersi quel piccolo gesto o non l’avrebbe nemmeno fatto entrare e sarebbe uscita lei.
«Formaggio alla griglia e anelli cipolla, come piace a te.»
«Ti stavo mettendo alla prova.» vedendo se Killian la conosce bene. Il ragazzo ride a quella sua affermazione, ma poi nota subito che la giovane non sta bene, per niente. Ha una pessima cera, nonostante riesca a essere tremendamente bella, anche con l’influenza addosso.
«Love, però... sicura di stare bene? Sei pallida e hai gli occhi lucidi.» mettendole una mano sulla fronte con gentilezza e notando che scotta e anche molto.
«Sto bene, ho solo un po’ di febbre.» la mano fredda sulla sua fronte bollente é un vero toccasana, tanto che si concede di chiudere gli occhi per un attimo.
«Per stasera possiamo rimandare, lo sai.» vedendo che è molto stanca e non vuole che si affatichi, ha l’influenza e deve riposare.
«Non voglio rimandare... Vieni, davvero. Ci tengo.» gli dice aprendo nuovamente gli occhi e guardandolo dolcemente, quasi a supplicarlo.
«Se mi guardi così come faccio a dirti di no? Vorrà dire che ti farò da infermiere personale.» ammiccando e con il suo solito tono malizioso.
Emma ride e scuote la testa, strano che ancora non avesse fatto battute spinte.
Si accerta che mangi qualcosa di ciò che le ha portato, per poi salutarla e darle appuntamento per la sera.
Emma torna a casa nel primo pomeriggio e dopo essersi fatta una doccia rigenerante, decide di indossare qualcosa di carino per il suo ragazzo, ma non sa decisamente che cosa. Alla fine opta per qualcosa di semplice, ma abbastanza elegante allo stesso tempo: leggings neri e un maglione lungo, color Tiffany, che decisamente le mette in risalto gli occhi, una leggera matita nera sotto di essi, capelli sciolti e ballerine. Odia i tacchi e per stare in casa le sembra una tortura di cui può fare decisamente a meno.
Ha preparato per cena una torta rustica con prosciutto cotto, formaggio e verdura, accompagnata da un contorno di patate al forno. Non sa quanto sia venuta buona la sua cena, ma spera abbastanza da non far scappare il suo ragazzo a gambe levate.
Puntuale alla 20, sente suonare il campanello di casa.
«Wow Swan, sei bellissima» le dice guardandola attentamente, i leggings le donano, le mettono decisamente in risalto le gambe e lui adora le sue gambe. Ma in realtà adora tutto di lei. Soprattutto le sue labbra, che bacerebbe in continuazione, sono come una droga per lui. Tanto che si avvicina per baciarla, non potendo fare altro.
Anche Emma ha notato l’abbigliamento di Killian, jeans neri che gli stanno decisamente bene, anche troppo... Camicia bianca e giacca di pelle. É irresistibile e sexy.
«La febbre?» le chiede dolce, staccandosi leggermente da lei e poggiando la sua fronte su quella della ragazza. Scotta ancora, parecchio.
«38,5. Ma posso sopportarlo, fidati. Noi donne non siamo come vuoi uomini che con 36,5 sostenete di star morendo.» lo provoca. Il ragazzo ride, ha perfettamente ragione a riguardo.
«Va bene, love, ma siediti sul divano e permetti che faccia tutto io.» le dice dolce, riferendosi a portare la cena a tavola, per una volta senza doppi sensi, ma è Emma a giocare con lui in tale proposito.
«Tutto cosa?» chiede ammiccando. Sedendosi sul divano, ma ancora con le loro mani intrecciate e i loro sguardi incatenati l’uno, a quello dell’altra.
«Swan, é la febbre che ti fa questo effetto?» le chiede, fingendosi scandalizzato, ma in realtà é parecchio divertito da suo lato intraprendente.
«No. Sei tu. Poi hai detto che mi avresti fatto da infermiere no?» avventandosi sulle sue labbra con foga, senza rendersene conto nemmeno lei.
Le loro labbra si schiudono, dando modo alle lingue di cercarsi e iniziare a muoversi insieme. Il bacio diventa sempre più passionale ed Emma si trova in poco tempo sdraiata sul divano, con il ragazzo sopra di lei.
Le mani di Killian si spostano sotto il suo maglione, alzandolo per riuscire ad accarezzarla meglio. Emma alza le braccia per far sì che lui possa sfilarglielo completamente e lo guarda poco dopo. Ora é solo in reggiseno davanti al suo ragazzo e sente la sua pelle bruciare e stavolta non è per via della febbre, ma per lo sguardo di lui.
La guarda ammirato, é bellissima, una dea in confronto alla sua Emma sfigurerebbe. Il suo corpo é perfetto, i suoi capelli biondi che le ricadono davanti, i suoi occhi verdi che lo guardano, le sue labbra ancora socchiuse, che chiedono un altro bacio, un altro e un altro ancora.
Con le labbra si sposta verso la sua pelle, partendo con i baci dal suo ombelico, salendo verso il suo seno, assaporando il suo collo, la sua guancia e tornando alle sue labbra per finire.
Emma lentamente porta anche lei le mani verso i suoi jeans e gli toglie la cinta, per poi sbottonarli e passando alla sua camicia, per sbottonare anche essa... Sta cercando di mostrare decisione in ciò che fa, non è così esperta e il fatto di essere in balia di tutte quelle forti emozioni, la fanno sentire davvero una ragazzina, al confronto con lui, ma non le importa... Vuole godersi il loro momento, vuole fare l’amore con lui.
«Emma... amore, sei sicura?» le chiede, se lei gli tira giù i pantaloni, sa che non riuscirà più a fermarsi e vuole capire, vuole guardarla negli occhi e sapere che lei è davvero sicura. Può aspettarla, vuole aspettarla, se lei non si sente pronta.
«Si... Lo sono.» gli dice in un sussurro, le mani di Killian, hanno raggiunto il gancetto del suo reggiseno dietro alla schiena e ha avvertito subito il desiderio crescere e il suo sussurro, potrebbe anche benissimo essere un gemito di piacere.
«Tu sei sicuro? Tu lo vuoi anche se non sono così esperta? Sai... Dopo Neal non mi sono spinta con nessun altro così oltre. Lui é stato il primo, ma eravamo entrambi alla nostra prima esperienza... E ti lascio immaginare che disastro io possa essere...» sta farfugliando e non sa nemmeno lei perché glielo sta dicendo, perché gli sta rivelando le sue insicurezze, non è da lei aprirsi in questo modo. Forse, é semplicemente riuscita a buttare giù un altro muro ed é solo merito del giovane sopra di lei.
«Love, ma secondo te mi importa con quanti uomini sei stata a letto o se sei esperta o no?Non me ne importa niente di quanta esperienza tu abbia, io voglio te. Voglio fare l’amore con te e non sesso.»
Le sue parole così dannatamente sincere e profonde, fanno sì che Emma non abbia più incertezze, dubbi, lo desidera anche lei.
Torna a baciarlo con foga e Killian intanto smanetta con la chiusura del suo reggiseno, ma non fa in tempo a slacciarlo.Vengono interrotti da una chiave nella toppa e la voce squillante di una donna che chiama Emma.
Accompagnata da un’altra voce che urla contro i due, per ciò che li si para davanti: loro sdraiati sul divano, con Emma in reggiseno e Killian con i pantaloni quasi a metà coscia.
 «Ehi tu, stai allontano da mia...» un David sconvolto sta per dire qualcosa di cui poi potrebbe pentirsi, ma per fortuna un briciolo di lucidità, non gli fa dire quel “figlia” che avrebbe potuto rovinare tutto. Cercando di restare il più naturale possibile corregge con: «Dalla mia Emma» paterno, ma comunque non sospetto.
Emma talmente imbarazzata dalla situazione che non si accorge nemmeno di ciò che ha detto David, é in fiamme e ha raccolto solo il suo maglione da terra per infilarselo. Mentre Killian si abbottona nuovamente i pantaloni e sistema la camicia.
«Amico, tranquillo che la “tua Emma” non stava di certo disprezzando...» lo provoca, decisamente divertito dalla sua espressione, sa che tiene molto alla ragazza, ma non può fare il padre geloso, anche perché Emma é abbastanza grande da decidere da sola che cosa fare della sua vita e poi da quando si entra in casa altrui senza suonare?
«Killian» la ragazza lo colpisce sul braccio e lo guarda decisamente male. Soprattutto perché lui sembra divertito dalla situazione, tutta al contrario di lei, che invece vorrebbe solo sprofondare. Sperava che se i due avessero deciso di passare, avrebbero suonato il campanello, non di certo usato la chiave che Regina  li ha dato per le emergenze.
Prima che David possa replicare, a cercare di rimediare alla situazione imbarazzante, é Mary Margaret, la quale propone a tutti di mettersi a tavola, visto che é tutto pronto e che loro hanno portato il dolce. L’ha fatto lei per Emma sapendo che la ragazza stesse male e pensando che avrebbe gradito un po’ di affetto e dolcezza, non ha dimenticato la loro conversazione di qualche tempo prima, in cui la ragazza le ha detto come si sentisse riguardo l’abbandono dei suoi genitori.
Ma a quanto pare ha sbagliato la sera.
La cena é alquanto imbarazzante, almeno per Emma, la quale é costretta a stare vicino a Mary Margaret, visto che David ha deciso di fare il genitore protettivo.
«Allora Killian, hai intenzione di stare qui a dormire?» chiede Mary Margaret, al giovane. Hanno già rovinato la serata a Emma, non vuole che si rovini del tutto.
«Ma non penso proprio» interviene David, non vuole che Jones dorma con Emma, o semplicemente sotto lo stesso tetto, durante la notte possono incontrarsi e combinare chissà che cosa. Anche se loro senza dubbio resteranno a tenere compagnia alla ragazza, con la febbre alta, non vogliono lasciarla sola.
«Si, resto più che volentieri.» risponde invece il pirata, non sarebbe stato un problema andare a casa, ma ammette che si diverte parecchio a contraddire David, il quale sembra proprio comportarsi come un papà geloso. Killian, se non sapesse che ad Emma non piace parlare dei suoi genitori, le chiederebbe di pensare al fatto che David si comporta un po’ troppo da padre iperprotettivo, come se lo fosse davvero. Ma probabilmente sono solo supposizioni infondate, se davvero fosse così, glielo avrebbe già detto...
«Ok, direi basta così! David apprezzo moltissimo che tu ti preoccupi per me, ma so cavarmela da sola e credimi che Killian non mi ha costretto a fare nulla che io non volessi fare.» decisamente la imbarazza parlare della sua vita intima con lui, ma se serve per mettere le cose in chiaro, lo fa.
«Ora possiamo mangiare il dolce e cambiare argomento?» chiede ancora la ragazza, alzandosi per prendere lei il dolce che ha portato Mary, é al cioccolato.
David annuisce e cerca di smettere di comportarsi da padre geloso, anche se gli costa ammettere che sarà molto difficile farlo, le immagini del pirata sopra ad Emma gli tornano prepotenti in mente, ma nemmeno lui vuole continuare a pensarci, quindi si sforzerà di farlo.
La ragazza inizia a raccontare del suo nuovo lavoro, senza scendere troppo nel particolare, non può raccontare niente delle indagini che stanno conducendo, un po’ perché sono riservate, un po’ per non coinvolgerli, il caso Gold che stanno portando avanti non è semplice e non vuole coinvolgerli più del dovuto, ma soprattutto non vuole nemmeno che si preoccupino per lei. Racconta loro che si trova bene in centrale insieme a August e Graham e che sta imparando tante cose nuove, racconta di come oggi per esempio, si è annoiata a riempire l’archivio e che preferisce di gran lunga andare di pattuglia. David la guarda orgoglioso, é proprio coraggiosa e determinata, esattamente come lo era lui alla sua età. Pronta a tutto per difendere i suoi ideali, le sue idee. Entusiasta proprio come lui, se qualcosa le piace sul serio. Ha notato subito che il suo nuovo lavoro le piace, anche se questo comporta dormire di meno. Vorrebbe che smettesse di andare al pub, ma sa che non può impedirglielo, sa che non accetterebbe mai l’aiuto economico suo o di Regina e non osa nemmeno chiederglielo. Nemmeno la febbre riesce a fermarla, ha preso davvero molto da lui e da sua madre.
Anche Mary é orgogliosa di lei, nonostante la sofferenza, finalmente é riuscita a trovare la sua strada e forse è merito anche di Killian, il ragazzo ha saputo riaccendere nuovamente il suo sorriso, facendola aprire nuovamente all’amore.
La serata non è stata per niente come Emma si è immaginata, ma deve ammettere che è stata alla fine, nonostante l’imbarazzo, una serata diversa dal solito. È felice poi che Killian resti a dormire con lei, vuole chiedergli di fermarsi in camera con lei, anche se David non sarà molto d’accordo, visto che occuperà insieme a Mary, la stanza degli ospiti matrimoniale.
Non appena la serata finisce e Mary Margaret è finalmente riuscita ad allontanare David e portarlo in camera, Emma e Killian possono parlare tra loro, cosa che non sono riusciti a fare da quando i due coniugi hanno fatto il loro ingresso in casa senza invito.
«Scusa, non era così che avrei voluto andasse la serata» si scusa Emma con il ragazzo, mettendogli le braccia al collo e guardandolo dispiaciuta negli occhi.
«Swan, non devi scusarti... La serata non è stata tanto male alla fine, mi sono divertito a prendere in giro David.» ammette ridendo di gusto.
Emma ride a sua volta, ma le sue guance si colorano di rosso ancora per l’imbarazzo.
«Ho notato! Piuttosto... Mi piacerebbe molto riprendere da dove ci siamo interrotti, ma... Ho la testa che mi scoppia e non mi sento per niente bene.» confessa, vorrebbe tantissimo fare l’amore con lui, sente ancora il desiderio crescere al solo ripensare alle sue mani sulla pelle, ma è sicura anche che le sia salita la febbre. Si sente uno straccio, come se le fosse passato sopra un tir.
«Non lo dire nemmeno per scherzo love. Per quanto desideri anch’io riprendere da dove ci siamo interrotti, non vorrei mai che la nostra prima volta, fosse con te malata e poco riattiva. Ho molteplici doti da mostrarti.» dice con dolcezza, ma anche con malizia. Emma scuote la testa e scoppia inevitabilmente a ridere.
Le posa poi una mano sulla fronte e sente che scotta molto di più di qualche ora fa. Si fa dire dove tiene il termometro e si offre, mentre le si mette il pigiama, di andare a preparare un impacco fresco.
Quando torna, Emma è già nel letto, avvolta sotto le coperte ad aspettarlo. Le fa misurare la febbre e tre minuti dopo, quando il termometro suona, si preoccupa ulteriormente per lei, vedendo che ha raggiunto i 39,5 gradi di temperatura.
«Tieni, prendi anche la Tachipirina, immaginavo che superassi i 39 e l’ho preparata»
«Il mio eroe. Ascolta, io bevo tutto e mi faccio fare l’imbarco, ma tu resti a dormire con me? Ho freddo e non voglio stare sola.» sembra una bambina in quel momento, il suo sguardo da cucciolo, fa sciogliere Killian, che già è incapace di dirle di no, ora non riesce a dirglielo proprio lontanamente.
Annuisce e le porge il bicchiere con la medicina e le mette l’impacco freddo sulla fronte.
Si avvicina poi a lei, ancora vestito, cingendole le braccia intorno alla vita.
«Va meglio, love?» le chiede.
«Uh, Uh.» riesce solo a dire, mentre i suoi occhi già si stanno chiudendo, è sfinita e più tenta di tenerli aperti, più essi si chiudono contro il suo volere e tra le braccia del suo ragazzo poi, è ancora più piacevole addormentarsi.
Il giovane si accorge subito che lei è già tra le braccia di Morfeo, la guarda mentre dorme e sorride. È vero, la sera non è andata come sperava, in realtà quando è andato da lei, ha creduto di cenare insieme e poi guardare un film alla tv, o su Netflix, senza immaginare che lei fosse pronta al passo successivo. N’è rimasto piacevolmente sorpreso, soprattutto gli ha fatto piacere sentire che dopo Neal, lei non ha fatto l’amore con nessun altro, nemmeno con Graham. È felice che si sia fidata di lui a tal punto. Avrebbe tanto voluto fare l’amore con lei, ma... Mary Margaret e David hanno scombinato i piani. Alla fine però come le ha detto la serata non è stata così male, ed è felice adesso di averla tra le braccia, mentre il suo profumo le invade le narici. Si addormenta poco dopo anche lui, stringendosi ancora di più a lei. La ragazza avrà pure la febbre da influenza, ma lui ha decisamente la febbre da Emma Swan.




SPAZIO AUTRICE: Buon sabato ed eccoci qui al consueto appuntamento, siamo già al capitolo 12 qui e io sto scrivendo il 16, dovrò sbrigarmi o salta l'appuntamento settimanale, ovviamente io mi auguro di no. Ma non pensiamoci adesso e concentriamoci su questo capitolo, il quale è incentrato più sulla vita privata dei protagonisti (ma non temete che già nel prossimo capitolo per quanto riguarda il caso Gold, ci sarà una nuova rivelazione), con una Regina che si è lasciata coinvince ad andare in campeggio e non solo passa una serata romantica con lui... Mentre la nostra Emma, felice di avere casa libera, non solo si becca l'influenza, ma il suo momento romantico viene interrotto da Mary e David, uccidiamoli questi due, interrompono sempre sul più bello i nostri piccioncini. ahahhahaha (specie Mary, come dimenticare l'interruzione della scena dei pancake, l'ho odiata profodamente in quel momento e ammetto che non sbrizzo nemmeno tanta simpatia per il suo personaggio, quindi immaginatevi la mia reazione...). Inoltre, come avrete notato ci sono due immagini in questo capitolo, avevo provato a unire ma venivano sfogate e allora ho deciso di crearne due distinte e separate. Detto questo lungo, vi saluto, vado a immergermi (per quanto mi sarà possibile fare, visto che sono influenzata anch'io come Emma) nella stesura della mia tesi. A presto e buon week end a tutti voi.

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***




 

Capitolo tredici 

 

Il giorno seguente quando la sveglia di Emma suona sul comodino, apre leggermente gli occhi per accorgersi subito dopo che le braccia di Killian la stanno ancora avvolgendo. Ha dormito abbracciata a lui, ha sentito un calore che l’ha accompagnata per tutta la notte e solo ora si rende conto che è il calore del suo pirata. 

Non si sente ancora molto bene, la febbre si è abbassata notevolmente dalla sera prima, ma sente ancora di non stare benissimo. Si alza lo stesso per andare a fare colazione, cercando di non svegliare Killian, che sembra dormire ancora beatamente, nonostante non abbia una sveglia poco silenziosa.

Quando entra in cucina trova già Mary Margaret e un buonissimo odore di caffè le invade le narici. Ama svegliarsi con l’odore di caffè.

«Mary che ci fai già sveglia?» chiede curiosa, non sapendo che la donna fosse mattiniera.

«In realtà volevo dirti, che ne dici se per oggi resti a casa? Hai ancora gli occhi lucidi e rossi, sicuramente hai ancora la febbre addosso... So che non vuoi apparire debole, ma un giorno di permesso...» non finisce la frase per cercare le parole giuste, ma viene interrotta da Emma prima che possa trovarle. 

«Non è questione di apparire debole, é che non so che cosa fare in casa. Mi annoio.» ammette, ma non è solo questo, quando era piccola e stava in casa famiglia, non poteva permettersi di ammalarsi, perché ogni volta che stava male rimaneva in camera per tutto il giorno da sola e la solitudine, la tristezza si faceva spazio in lei più del solito e stava spesso male quando era piccola. Ogni volta che sta male quei sentimenti negativi si fanno in spazio in lei, se pur adesso non è più sola. Non riesce a farne a meno.

«Resto io se vuoi. Anche se immagino che non è la mia compagnia quella che preferisci.»

Emma arrossisce visibilmente all’affermazione della donna, immaginava perfettamente che prima o poi avrebbe dovuto affrontare l’argomento di ciò che è successo la sera prima o meglio di ciò che hanno visto la sera prima.

«Resto a casa, ma possiamo non parlare di Killian e di ciò che avete visto ieri?»

Mary Margaret sorride, aspettandosi quella risposta da Emma, infatti ha un po’ giocato con ciò per farla rimanere a casa almeno un giorno a riposarsi e riprendersi completamente. 

Emma sbuffa per come si è lasciata incastrare, perché è chiaro che si è lasciata incastrare, Mary Margaret la conosce troppo bene. Intanto chiama in ufficio per dire a Booth che è ancora con la febbre e che almeno oggi rimane a casa e che torna a lavoro l’indomani.

Si siedono insieme a fare colazione, Mary ha preparato anche i pancake sapendo che ad Emma piacciono molto e che piacciono tanto anche a suo marito. 

Poco dopo infatti ecco scendere anche i due uomini. Il giovane non avendo trovato Emma accanto a letto, ha pensato subito che fosse tardi e che lei fosse già andata a lavoro, ma scendendo le scale l’ha trovata intenta a mangiare con soddisfazione e a chiacchierare allegramente con Mary Margaret. David appena sveglio è subito passato in camera di Emma per vedere se avesse dormito con Jones, ritrovandoselo poi sulle scale e guardandolo con aria minacciosa, ha decisamente dormito con Emma, ma spera che almeno abbiano solo dormito. Non fa in tempo a chiederglielo, che la voce di sua moglie lo raggiunge fin dalle scale, ha sentito dei passi e lo sta chiamando, offrendogli caffè caldo e pancake. 

Come la sera precedente si siedono tutti a tavola. 

David incastra Hook con un nuovo lavoro, il quale poteva attendere il ritorno di Regina, ma non volendo lasciarlo solo con Emma a casa influenzata, ha pensato bene di coinvolgerlo da subito. 

Mentre Emma rimarrà a casa con Mary Margaret, la quale non deve lavorare e può occuparsi, anzi si occupa volentieri della ragazza. Ha capito subito che Emma non vuole restare a casa da sola, ha capito che quando era in casa famiglia ha sofferto molto e si è sentita spesso sola, in particolare modo nei momenti di malattia, in cui si vuole accanto la propria mamma o il proprio papà per avere attenzioni e coccole. Ha altrettanto capito che Emma non lo ammetterebbe mai, quindi l’unica cosa che può fare è starle vicino senza dire nulla, ma comunque facendole percepire il suo affetto.

La ragazza saluta Killian davanti alla porta di casa con un bacio appassionato e lungo. 

«Se nel week end starò meglio, che ne dici di replicare la serata saltata di ieri?» è Emma a dirglielo e a guardandolo maliziosa. 

«Love, come posso dirti di no?» la guarda altrettanto malizioso e le stampa un nuovo bacio sulle labbra prima di salutarla definitivamente, anche per non farle prendere freddo davanti alla porta aperta. La febbre si è notevolmente abbassata e non supera nemmeno i 38 gradi di temperatura, ma è meglio che non prenda freddo. 

David poi lo sta aspettando davanti alla macchina e non è per niente contento dalla sua espressione. 

 

Regina e Robin, insieme ai due piccolini sono arrivati in tardo pomeriggio in campeggio, ma subito si sono messi a cercare legna, per poter mangiare davanti al fuoco. 

Henry e Roland non solo sono andati in perlustrazione con Robin per cercare il legno più adatto, entusiasti di imparare cose nuove sulla vita del bosco, ma hanno tentato di accendere loro il fuoco, non con tanto successo, comunque divertiti dalla cosa. Alla fine nemmeno Robin è riuscito ad accenderlo senza mezzi tecnologici, facendo ridere tutti i presenti. 

I bambini distrutti dal viaggio e dall’euforia della gita, sono crollati ancora prima di mettere la testa sul loro sacco a pelo, già mezzi addormentati sul tronco di legno su cui hanno mangiato. Per Robin e Regina non è stato da meno, si sono addormentati abbracciati stanchi morti, ma felici.

Il giorno seguente la gita prevede una piccola escursione per i boschi, Robin per far felici i bambini ha organizzato una caccia al tesoro, sempre supervisionata da lui per non rischiare che si facciano male, con premio finale per entrambi, a prescindere da chi dei due vinca. Nel pomeriggio invece un salto in città per un po’ di spesa e qualche svago anche per Regina, la quale non è molto per il campeggio, anche se la prima notte tra i boschi non è stata per niente male e ha in serbo per il suo Robin qualcosa di speciale, non appena i bambini saranno a letto.

«Allora bambini, dovete raggiungere i posti indicati da un biglietto, in ogni biglietto ci sono delle citazioni Disney o riferimenti ai film Disney, visto che siete due patiti, credo che non sarà difficile per voi raggiungere i vari luoghi e scriverli sulla vostra mappa, fino a raggiungere il tesoro finale. Formeremo due squadre.» spiega le regole Robin coinvolgendo anche lui e Regina naturalmente, che per l’occasione e per la prima volta in vita sua, ha indossato un paio di jeans e una camicetta. È sempre super elegante, ha cercato di mantenere la sua indiscussa classe, ma per una volta ha abbandonato i suoi tailleur. Ai piedi indossa dei mocassini femminili molto carini, ma decisamente più comodi per muoversi nei boschi. È una donna e per fortuna ha portato dietro anche cose comode, soprattutto visto il tipo di gita. 

Robin mette in un cappello i nomi di se stesso e quello di Regina e fa estrarre un bigliettino a Henry per vedere chi sta in squadra con lui e l’altro lo fa estrarre a Roland, per poi farglielo aprire insieme. 

«Robin» Henry gira il suo bigliettino e l’uomo lo legge per lui. 

«Regina, suppongo.» esclama Roland tutto contento, in realtà sperava di capitare in squadra con la donna, non lo ammette e non lo dice mai al suo papà, ma in realtà desidera tanto una nuova mamma, la sua la ricorda poco, sa che è volata in cielo quando lui aveva appena un anno e non ricorda nemmeno più la sua voce, conosce solo il suo volto grazie alle foto che suo padre gli ha mostrato. 

L’uomo é felice per l’entusiasmo mostrato da suo figlio.

«Roland batteremo questi due» risponde Regina avvicinandosi al bambino con entusiasmo.

«Non ci conterei mamma, Robin é più bravo di te a muoversi nei boschi.» ora è Henry a parlare e punzecchiando la sua mamma.

«Ha ragione» Robin dà subito manforte al piccolo Mills. 

«Ma Regina è un avvocato» esclama Roland, facendo una linguaccia ai due.

«Avanti diamo inizio al gioco.» 

Hanno fatto nascondere i vari bigliettini a Little John, il quale su richiesta di Robin, è andato per aiutare l’uomo, in realtà l’ha fatto con piacere e con la scusa é andato per funghi, da quale appassionato sia.

I due bambini prendono la mappa del tesoro e il primo indizio, per poi allontanarsi per leggerlo, insieme ai loro partner di gioco. 

“Quando tu canterai tutto il mondo con te la stessa gioia che hai, si risveglierà!” Cita il primo indizio.

I due bambini attenti a non farsi sentire dagli altri, esclamano “Biancaneve, quando tu canterai” e i due adulti possono dare loro l’indicazione che porta al prossimo indizio e capire anche loro dove si trovi, visto che a nascondere il tutto é stato Little John e ha detto solo loro la strada da percorrere sulla mappa, ma saranno poi le due squadra a doversi guardare intorno e scoprire il luogo esatto. 

“Sei puoi sognarlo, puoi farlo” é decisamente la citazione di Peter Pan e i due bambini lo sanno bene, così proseguono al successivo in indizio, la prima tappa é stata tra due alberi secolari, che con il tempo si sono un po’ piegati e ora formano una specie di cuore, o comunque può sembrare un cuore con tanta fantasia e quella dei due bambini é smisurata, tanto che hanno voluto che Regina e Robin si scambiano un bacio sotto di esso, nonostante appartengono alla squadra rivale. Per i due adulti questa è stata la conferma che i bambini sono contenti della loro unione.

“La vera bellezza si trova nel cuore” é la nuova citazione, legata a “La bella e la bestia”, che i due bambini conoscono altrettanto bene, sono entrambi patiti dei film d’animazione Disney e li hanno visti tutti.

“Finché vivrai in questo mondo l’importante é quello che hai dentro, un giorno capirai” la citazione del re leone di certo non può mancare, é ciò che esclama il piccolo Roland rivolto verso Regina, é il suo cartone animato preferito e il suo papà lo sa, si sente molto legato a Simba, é vero lui perde il papà e non la mamma, ma ogni volta che lo guarda si rappresenta molto nel leoncino, soprattutto gli piace il suo coraggio. Quando l’ha visto per la prima volta poi ha chiesto a suo padre un leone come animale domestico, ovviamente ha capito solo in seguito il motivo per cui non era fattibile, quando sono andati a vedere i leoni al bio parco. 

Il piccolo riesce anche a far commuovere la regina cattiva, dicendole che le piace molto e che lei sembra proprio una mamma. Regina lo abbraccia senza pensarci, stringendolo forte a sé. Non sa se è una brava mamma, anzi, sicuramente non lo è e non lo è mai stata, ma sentirselo dire la convince un po’ sul fatto che forse non é così tanto pessima.

“Il bello non era arrivare, il bello era viaggiare” Henry é felice che nel gioco é stato inserito Cars, é senza dubbio il suo cartone Disney preferito e la prima volta che l’ha guardato, ha visto per la prima volta piangere sua mamma Emma, anche se ha negato di essersi commossa per un film d’animazione, quando Regina gliel’ha fatto notare, in realtà la fine del film ha commosso entrambe. Henry non potrà mai dimenticare quella giornata, hanno passato il giorno tutte e tre insieme, prima al parco, subito dopo al cinema, con pop corn e coca cola e poi a cena fuori. É stata una serata indimenticabile e forse è anche per questo che considera il cartone il suo preferito, oltre per il fatto che adora le macchine e ne colleziona diverse. É innamorato della Porsche e sostiene sempre che quando sarà grande ne comprerà una. 

“Tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente e il sogno realtà diverrà... diverrà...” con l’ultima citazione tratta dalla canzone di Cenerentola “i sogni son desideri” i due bambini giungono all’unisono nel punto in cui si trova il tesoro, proprio nel punto di partenza, nel punto esatto da dove sono partiti per il loro gioco. Robin se la ride, è proprio tipico di Little John fare questi scherzi, da ragazzi ne combinavano insieme di tutti i colori e la prima volta che l’ha conosciuto, gli ha spruzzato in faccia una pistola piena di colore, si divertiva ad andare in giro per la scuola, a sparare alla gente e Robin l’ha beccato proprio dopo essersi fatto appena la doccia dopo la lezione di educazione fisica. Al solo pensiero ancora ride, anche se al momento non l’aveva presa benissimo.

«Ma come siamo tornarti al punto di partenza...» esclamano i due bambini confusi, capendo che hanno avuto il tesoro sotto il naso sin dal primo momento.

«é tipico di Little John. Ma ora visto che siete arrivati in contemporanea, aprite insieme il forziere» 

Henry e Roland con entrambi le manine, aprono il tanto atteso tesoro e dentro trovano pop corn, coca cola, un proiettore e dei dvd gli stessi dei diversi indizi. I due bambini talmente sono felici non riescono a parlare, non solo si sono divertiti tantissimo a giocare e scoprire il bosco, ma ora passeranno la serata tutti e quattro insieme come se stessero al cinema.

«Potete guardare tutti i dvd che volete.» esclama Regina, vedendo che i due bambini sono felici, ma confusi su quale film guardare.

«Cars» 

«Il re leone» 

Esclamano ancora all’unisono i due bambini e i due adulti scoppiano a ridere. 

Sono felici anche loro, molto felici, l’entusiasmo dei due bambini é anche il loro.

Dopo aver pranzato, affamati per girato in lungo e largo nel bosco, decidono di riposarsi un po’ e poi andare in città.

Il pomeriggio di shopping in città per Regina si è rivelato poco proficuo, ma non perché non abbia trovato nulla, ma per il semplice fatto che ha preferito di gran lunga stare in compagnia di Robin e dei bambini, per una volta non pensando a sé stessa. Robin fa uscire completamente il suo lato materno, tanto che istintivamente si preoccupa anche di come le cose possano andare a Storybrooke. Ha visto alla sua partenza Emma con una brutta cera e non ha indagato se stesse male, ma sa che Mary Margaret e soprattutto David, non la lasciano sola con l’influenza, ma decide pur sempre di scriverle per accertarsene di persona e sentire come vanno le cose. 

Afferra il telefono e manda subito un sms a Emma. 

“Come vanno le cose a casa?”

“Pensi che ti abbia mandato tutto a fuoco? Tranquilla al tuo ritorno sarà tutta intera, come l’hai lasciata” È la risposta della giovane, non appena legge il messaggio di Regina. 

“Swan!” La rimprovera la più grande, scuotendo la testa. Perché Emma sa che quando la chiama per cognome la sta rimproverando. 

“Scherzavo! Ma la casa è davvero intera.”

“Tu come stai? Ripresa?”

“Ho avuto 39,5 di febbre, ma ora meglio. Ho Mary Margaret a farmi da balia. Lei e David hanno interrotto la mia serata...” per sbaglio invia prima che possa cancellare l’ultima parte. Mentre stava per cancellare ha inviato, ecco perché la frase è a metà. Avrebbe voluto dirle di togliere le chiavi ai due, ma poi ha cambiato idea, ma ormai il danno é fatto.

”In che senso?” Capendo benissimo a cosa alludi. 

“Niente! Tanto poi te lo racconteranno Mary e David sicuro” 

“Uh! Comunque riposati, mi raccomando” é stata lei a suggerirle di dare una possibilità a Jones ed é felice che finalmente lo stia facendo, le dispiace solo che David abbia sicuramente fatto il geloso e ha rovinato la loro serata.

“Si, promesso farò la brava bambina” scherzando ancora una volta.

“Ci vediamo domani”

“Si, ricordati di raccontarmi tutto al vostro ritorno.”

“Anch’io voglio sapere della serata saltata con Hook” le dice prontamente e ridendo nel constatare che Emma ha visualizzato il messaggio ma non ha più risposto. Colpita e affondata. Ma è felice che stia meglio, anche se dispiaciuta di non esserci stata mentre aveva la febbre alta. Sa quanto la ragazza ne soffra, quanto in momenti come questi si senta sola e triste, tante volte le ha fatto compagnia a casa, quando lei voleva a tutti i costi andare a scuola o a lavoro, fingendo di stare bene. Regina sin dal primo momento ha capito le paure della giovane e ha cercato di starle accanto, anche se avrebbe dovuto forse starle accanto prima.

Ma ora che sa che è in buone mani e non solo quelle dei due coniugi, si sente più sicura e tornare a concentrarsi sulla sua bellissima gita. Non prima di aver chiamato anche David per tranquillizzarlo, immagina il suo stato ad aver visto Emma in atteggiamenti poco consoni con il suo fidanzato. Il suo socio in affari, nonché migliore amico, le risponde prontamente dopo il secondo squillo, quasi come se stesse aspettando la sua telefonata. 

«Proprio te stavo per chiamare. Lo sai che Emma invita gli uomini a casa quando non ci sei?» le dice con tono grave, quasi a rimproverare la donna per essersi assentata da casa.

«Gli uomini? Esagerato che sei. Ha portato Killian, che é il suo ragazzo.» Ecco lo doveva prevedere che avrebbe fatto il solito esagerato.

«Perché non hai visto ciò che ho visto io. Erano sul divano, lui era in mutande sopra di lei,  con il solo reggiseno... Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non fossimo entrati, per giunta lei aveva la febbre... Quel Jones poteva pure pensarci eh.»

«Le parlerò appena torno a casa, promesso. Le farò il discorso sul sesso sicuro, d’accordo?» ribatté ironica, in realtà a lei viene da ridere a pensare alla scena, però immagina come si possa sentire, se ci fosse stata lei al suo posto, forse non sarebbe così tranquilla. Anche se Emma non è una bambina e sa ciò che fa e se ha deciso di proseguire con il passo successivo, significa che davvero si sente pronta. Lei poi non ha nessun diritto di dirle cosa sia giusto o cosa sia sbagliato. Può solo starle vicino come amica e le amiche, possono consigliare, ma le scelte restano comunque le proprie.

«Non scherzare Regina.» seccato dalla poca importanza che sta dando alla cosa.

«E tu, David, smettila di fare il padre geloso che è sospetto. Non è così che dobbiamo dirle la verità.»

David sa che ha ragione, ma non può nemmeno fare a meno di esserlo, cercherà di esserlo meno, almeno fino a quando non le diranno la verità.

«Hai ragione. Ciò non toglie che un discorso d’amica, io glielo farei.» le suggerisce.

Ha già deciso di parlare con lei, anche perché le due si confidano sempre e quindi sa che Emma si aprirà con lei, dopo qualche insistenza e a sua volta le racconterà di Robin e del loro week end.

Regina chiude la telefona esasperata, David avrebbe continuato a parlare di Emma in eterno. Per fortuna c’é il suo Robin che le sta vicino e la rassicura. Distraendola dalle sue preoccupazioni famigliari.

Solo in serata, dopo aver visto i due cartoni sul proiettore, collegato all’iPad portato da Regina e messi i bambini a dormire, Regina e Robin si concedono un momento tutto per loro. 

Si sdraiano sopra un telo e mentre sono abbracciati e le stelle illuminano i loro sguardi, si lasciano guidare dal momento romantico e suggestivo, per scambiarsi un bacio appassionato, dolce, desiderato e lungo allo stesso tempo. Assaporano la lingua l’uno dell’altra, in una danza perfetta, regalandosi i brividi solo a quel semplice contatto. 

Si separano solo per la necessità di riprendere fiato, ma Regina ne approfitta per dare il suo regalo a Robin, l’ha preso da diversi giorni, con la speranza di darglielo in un momento solo loro. 

Quando la donna gli porge il pacchetto l’uomo resta senza parole completamente, non sa ancora cosa ci sia dentro, ma senza dubbi è già contento così, non si aspettava un regalo da Regina. 

«Aprilo» sussurra lei, in attesa di vedere la sua reazione. Quando l’ha visto in libreria ha pensato subito a lui e non poteva non regalarglielo. 

«Le avventure di Robin Hood. Wow, Regina è bellissimo. Grazie» vedendo il libro antico, sulle avventure di Robin Hood, è rilegato in modo particolare e si nota che è un libro molto prezioso. Soprattutto lo è per lui, ciò dimostra quando la donna ci tenga e con questo libro vuole dimostrargli che lo porterà sempre nel cuore e che lo accetta, completamente, per quello che è. Non c’è niente di più bello al mondo di una persona che ti accetta per la tua unicità, autenticità. 

Non trova davvero altre parole da aggiungere e l’unica cosa che vuole fare in quel momento è baciarla, ancora e ancora. Unisce le sue labbra a quelle di Regina e si uniscono in un nuovo bacio senza fine. 

Rimangono abbracciati, sotto le stelle a far capolino al loro amore, fino a tarda notte. 

 

 

Finalmente due giorni dopo, Emma si è ripresa completamente dalla sua influenza e ha potuto tornare a lavoro e organizzare la sua serata con Killian. 

Lo vedrà quella sera stessa, finito di lavorare raggiungerà la Jolly Roger. 

È in ufficio, nel primo pomeriggio quando riceve una segnalazione, nell’appartamento appartenuto al signor Gold, è entrato qualcuno. 

Emma e Graham, vanno subito a controllare personalmente chi si sia intrufolato nell’appartamento, temendo che sia lo stesso Gold o un suo seguace e che finalmente potranno incastrarlo in un modo o nell’altro. 

Arrivano all’appartamento cercando di fare il prima possibile. Una volta di fronte ad esso vedono qualcuno scendere dalla scala antincendio e sia Emma che Graham si lanciano all’inseguimento della persona, la quale però scappa a sua volta, vedendo che due agenti lo stanno inseguendo, ha visto la macchina dello sceriffo. 

L’uomo è molto veloce, ma Emma che conosce bene le strade della città, o quanto meno quella parte della città, attraversa una scorciatoia e raggiunge l’uomo, nel momento in cui sta per attraversare la strada principale e pensa di aver seminato i due agenti. Lo spinge con tutta la forza che possiede, tanto da riuscire a gettarlo a terra. Si è sicuramente sbucciata un ginocchio, ma non le importa in quel preciso istante, deve assicurarsi che il ladro o il complice di Gold non scappi, perché è troppo giovane per essere il trafficante. 

Alza finalmente lo sguardo verso di lui e due grandi occhi marroni si rispecchiano immediatamente nei suoi. Due enormi occhi marroni che riconosce all’istante e il suo cuore perde un battito. 

Anche il ragazzo alzando lo sguardo sulla ragazza, non riesce a credere ai suoi occhi, mentre incrocia quelli verdi di lei, verdi esattamente come se li ricordava. Di tutte le persone che si aspettava di rivedere, lei non era nemmeno nella lista. 

«Neal» esclama la giovane, ancora incredula, ancora sotto shock. Cosa c’entra Neal con Gold? Mille dubbi iniziano a farsi spazio in Emma e nessuno di essi è piacevole. Forse per la prima volta tutti i pezzi del puzzle stanno andando a loro posto. Neal Cassidy, il suo ex, nonché padre del suo piccolo Henry è in combutta con Gold? Ecco perché forse è scappato, la sua famiglia è scappata lontano. 

«Emma» fa eco a sua volta, incredulo esattamente quanto lei. Non riesce nemmeno ad alzarsi da terra per quanto è sorpreso di vederla. Ma sa altrettanto bene che dovranno parlare di molte cose e non resta altro che seguirla in centrale. 

 






SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, mi scuso per la scarsa formattazione, ma ahimè sono a postare dall’Ipad con internet del telefono, essendo a casa senza connessione da ieri per un gusto. Uff. Non volendo lasciarvi senza capitolo (e non essendo sicura che me lo risolvino entro oggi) ho deciso di postare lo stesso e non farvi aspettare lunedì (che tra l’altro sono impegnata la mattina e il pomeriggio ho un esame). Ma veniamo al capitolo... Ho voluto descrivere un po’ la gita di dei 4, i quali si sono divertiti con una bella caccia al tesoro Disney, le citazioni almeno alcune non sono casuali, ho voluto riprendere le storie di Once, quindi Biancaneve, Cenerentola, La Bella e la Bestia (che poi è il mio preferito Disney), Peter Pan, ho solo aggiunto Cars e il Re Leone che sono tra i miei preferiti. E poi... Neal? Che cosa ci fa Neal, l’ex della nostra Emma nell’appartamento di Gold? Penso che sia facile da intuire ora. Ma voi ditemi lo stesso le vostre supposizioni a riguardo, che sono curiosa. Al prossimo capitolo. Buon week end.

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


Capitolo quattordici

Una volta in centrale si rendono tutti conto che la posizione di Neal Cassidy è compromessa e che l’uomo dovrà raccontare loro molte cose e soprattutto la verità se vorrà essere creduto e aiutato.
Emma ha mandato mentre era in macchina, un messaggio a Killian per dirgli di rimandare la loro cena e che poi gli spiegherà tutto, ma che deve fermarsi a lavoro più del dovuto.
Anche perché dopo le spiegazioni sul motivo per cui era in quell’appartamento, Emma vuole quelle personali sul perché è scappato, lasciandola sola. Non sa nemmeno dire che cosa sta provando nel rivederlo dopo quattro anni, sicuramente avverte rabbia, delusione, si sente nervosa e irrequieta per averlo davanti dopo tutto quel tempo. Improvvisamente non vede più il ragazzino dolce che l’ha conquistata con i suoi modi gentili di fare e la risata contagiosa, il suo modo di farla ridere in qualsiasi momento, anche mentre stavano studiando. Improvvisamente l’unica cosa a cui riesce a pensare è che quel ragazzetto tanto dolce le ha spezzato il cuore, l’ha fatta cadere in un baratro, l’ha spinta alla disperazione, al punto da arrivare a rubare per mantenere sé stessa e il suo piccolo, visto che appena scoperto della gravidanza è scappata dalla casa-famiglia, decidendo di andare lontano per partorire e poi darlo in adozione. Ha rubato da mangiare, ha rubato un biglietto del treno per spostarsi da Boston a una qualsiasi altra città. Ed è proprio mentre era sul treno, con un biglietto rubato, sola, smarrita e minorenne, che il controllore l’ha fermata e ha chiamato i servizi sociali e a quel punto è intervenuta Regina, come un angelo custode, quasi sapesse che era nei guai e avesse bisogno di una persona che si prendesse cura di lei.
É delusa, arrabbiata, ferita. Non riesce a incrociare i suoi occhi.
Neal al contrario della ragazza sposta spesso lo sguardo verso di lei, ma nota che invece non è altrettanto ricambiato, che l’unica volta che ha incrociato i suoi occhi è stato quando lei l’ha bloccato. Non si ricordava nemmeno che fosse così forte. Ma in quattro anni cambiano tante cose. Lui stesso è cambiato, è cresciuto, è un uomo ora, se pur ancora diciottenne. Ed è tornato per fare giustizia, per mettere definitivamente la parola fine a suo padre e vederlo marcire in galera per sempre. É a causa sua se ha lasciato Emma, se è scappato come un codardo, senza poterle dire niente, senza poterle lasciare nemmeno un misero bigliettino. Non la biasima se adesso è arrabbiata con lui, se non lo guarda negli occhi. L’ha ferita, esattamente come hanno fatto i suoi genitori, esattamente come tutti nella sua vita. Lui non è da meno, se ne rende conto perfettamente e non sarà facile farle capire che è sincero, che si può fidare di lui, ancora una volta.
«So che l’appartamento era di mio padre e volevo trovare qualche traccia per incastrarlo, voglio vederlo marcire in prigione per sempre.»
«Tuo padre? Quindi tu sei il famoso figlio di Gold, di cui nessuno sa l’identità??» chiede Booth spazientito, il ragazzo parla a morsi e bocconi e lui odia chi non è chiaro.
«Si sono io. Faccio Cassidy di cognome, come mia madre Milah Cassidy, ma solo perché lei ha sempre cercato di proteggermi da mio padre. Per molto tempo abbiamo creduto che lui fosse cambiato per noi, ma non è mai stato così, i soldi, il potere, la ricchezza assoluta è sempre stata la sua priorità, nemmeno l’amore di mia madre è riuscito a cambiarlo, nemmeno la mia nascita.» ed è così che inizia a raccontare dei traffici del padre, di come per una vita sua madre abbia cercato di proteggerlo, di non farlo entrare nel giro illecito del padre, il quale ha sempre voluto che il figlio un giorno prendesse le redini della sua impresa, ovvero il suo traffico internazionale, il suo fare i soldi facili ingannando la povera gente. Ha sempre cercato di vivere la vita come un normale ragazzo, fino al giorno in cui sua madre Milah stanca delle continue insistenze da parte del marito di fare la donna di casa e smettere di proteggere il loro figlio come se fosse una femminuccia e trattarlo da uomo vero, facendogli conoscere le persone che contano nella vita, ha deciso di lasciare la città e scappare lontano, il più lontano possibile da Boston, in un luogo in cui suo padre non potesse raggiungerli. All’epoca il giovane Neal, ingenuo ha solo creduto che sua madre fosse stanca dei continui litigi, ma non ha mai capito fino infondo cosa facesse il padre per vivere, solo che se la sono sempre passata bene e che lui poteva avere il cellulare all’ultima moda e i vestiti di marca. Ha sentito una volta rinfacciarlo alla madre, di come a lei facesse la bella vita con i soldi che lui rubava e che quando si trattava di shopping, non si faceva problemi da dove venissero i soldi... Ma Neal ha sempre saputo che sua madre non si comprava niente con i soldi sporchi del marito, lavorava di nascosto da lui, per comprarsi ciò che desiderava.
Sono scappati in Italia per quattro lunghi anni, fino a che Neal non ha sentito che qualcuno lo stava cercando e bravo a nascondersi, ha capito dai discorsi dei due uomini alti e robusti, proprio due perfetti bodyguard, dire che dovevano portarlo da suo padre, o con le buone o con le cattive. Ed è li che si è fatto raccontare tutto da sua madre, ogni informazione in suo possesso, per incastrarlo una volta per tutte ed essere finalmente libero.
«Questo è tutto. Sono settimane che sono a Storybrooke, ho saputo che si era fatto una nuova compagna, Belle French e che ha sempre dietro un certo Will Scarlet, un bambolotto nelle mani di mio padre, non è stato difficile estorcergli qualche informazione facendolo ubriacare e sono così arrivato alla casa e mi avete trovato voi. Non volevo scappare, pensavo che foste uomini di mio padre, quando ho visto l’auto dello sceriffo stavo già correndo e ho continuato a farlo, ammetto che non volevo coinvolgervi... Ma... ormai dovrò farlo» ora ogni cosa è stata confessata, ogni minimo dettaglio della sua vita, di ciò che ha fatto nelle ultime settimane e che è stata sua madre a condurlo a Storybrooke, perché suo padre lo reputa il posto ideale per non farsi scoprire e mettere tutto a tacere.
Spera che così anche Emma capisca che non è mai stata sua intenzione lasciarla.
Ha notato che non è più la sua Emma, la ragazzina che ha conosciuto e di cui si è innamorato. È una Emma Swan diversa, più donna, matura, responsabile e i suoi occhi mostrano una durezza che in passato, nonostante la sofferenza subita, non aveva mai visto, almeno non con lui. Non bastano le parole per farle capire che è sincero, chissà che cosa è successo in questi quattro anni... Non sa più niente della sua vita e sinceramente non vede l’ora di scoprirlo.
I tre agenti mettono tutto a verbale e Neal Cassidy può andare, anche se deve tenersi a disposizione e non lasciare la città per nessuna ragione.
Una volta che il ragazzo lascia l’ufficio, Emma rivolta allo sceriffo, confessa che è il padre di suo figlio e che l’ha conosciuto quando aveva 14 anni e gli rivela tutte le poche informazioni che ha a sua disposizione. Di Neal che ha sempre avuto un rapporto difficile con il padre, o quanto meno che lui gli raccontava che non è mai stato presente; fino alla sua scomparsa, senza lasciare traccia e di lei che ha saputo da una vicina che aveva lasciato sicuramente la città. E solo ora sa il perché.
«Non voglio escluderti Emma, ma devi parlare con lui e chiarire la vostra posizione.» le consiglia lo sceriffo, sa che sicuramente lei a questo punto è coinvolta, ma davvero non vuole escluderla, solo che deve rimanere lucida, concentrata e sicuramente deve chiarire con il ragazzo ogni cosa, solo così potrà occuparsi del caso con imparzialità e con la giusta concentrazione tipiche di lei.
La congeda visto che il suo turno è finito da un pezzo ed Emma spera di poter rimandare almeno per quella sera l’incontro con Neal, è ancora scombussolata, ancora frastornata da tutto ciò che è successo quel giorno... Ma la fortuna non è dalla sua parte a quanto pare. Il ragazzo è fuori ad aspettarla.
«Possiamo parlare?» Le dice il ragazzo una volta che lei è uscita da lavoro, l’ha aspettata per parlare con lei.
«Si, dobbiamo. Ma prima lasciami fare una telefonata, poi andiamo nel locale dove lavoro per parlare.» risponde lei con durezza. Non sa se è pronta a dirgli di Henry.
Vuole sentire Killian prima di qualsiasi cosa, prima di tutto per rassicurarlo che è tutto okay, poi per rassicurarsi lei stessa, non l’ha ancora ammesso, ma il suo ragazzo è in grado di abbattere i suoi muri di resistenza, è in grado di tranquillizzarla come nessuno ci riesce e come mai ci è riuscito.
«Killian, ti disturbo?»
«Love, tu non disturbi mai, lo sai. È tutto okay? Ti sento nervosa.» riconosce i suoi stati d’animo e subito ha avvertito che qualcosa è successa dal tono della sua voce.
«Abbiamo fermato il figlio di Gold oggi. È... Neal.»
«Il padre di tuo figlio?»
Emma dice di sì e gli racconta la sua giornata movimentata.
«Booth mi ha detto di parlarci, sto andando al pub per parlare con lui.»
Hook deve ammettere che è rimasto parecchio sconvolto da questa rivelazione, dal ritorno improvvisato di Neal, il primo amore di Emma, nella loro vita, ma si fida anche ciecamente di lei ed è giusto che i due chiariscono e che magari il piccolo Henry conosca suo padre. Le chiede infatti se ha intenzione di dirgli di Henry.
«Non lo so... Sono confusa. Non so che fare. Vorrei dirglielo, ma qualcosa mi frena e spaventa.» confessa, ha paura della reazione di Henry, ha paura che il bambino possa rimanere particolarmente scosso dalla cosa, che possa turbare la sua stabilità, la loro quotidianità e serenità che con tanta fatica hanno conquistato e che spesso ancora tentano di conquistare.
«Se fossi in Neal vorrei saperlo e penso che sia giusto anche nei confronti di Henry» le consiglia il ragazzo, capisce perfettamente le sue paure, i suoi timori, ma qualsiasi cosa succederà, lui sarà al suo fianco, pronto a sostenerla e a sostenere il piccolo Henry.
Emma lo ringrazia sentendosi subito un po’ meglio e si scusa ancora una volta per il loro appuntamento mancato, a quanto pare non possono avere un tenero e intimo momento solo per loro. Ma ormai Emma sa che la sua vita è incasinata e che niente è semplice e lineare, nemmeno passare una serata romantica con il suo uomo.
Raggiunge nuovamente Neal e gli fa segno di salire in macchina e il ragazzo si ritrova a sorridere, Emma ha sempre avuto il desiderio di avere come macchina un maggiolino di colore giallo e nota con piacere che non scherzava per niente a riguardo.
«Maggiolino giallo noto!» accennando un sorriso che la spera vivamente che Emma possa ricambiare. Si ricorda ancora la volta in cui hanno tentato di guidarne uno, all’insaputa di tutti, ed era un vecchio maggiolino appartenente al bis nonno di Neal e poi si sono fatti beccare da sua madre, la quale si è arrabbiata profondamente, mettendolo in punizione e impedendogli di vedere Emma per una settimana, ciò come punizione per entrambi. Milah Cassidy/Gold è sempre stata molto materna con Emma, la quale ogni tanto ha accolto la giovane in casa loro, per pranzo o per cena, ma sempre in assenza del marito.
Emma a sua volta accenna un sorriso, ricordando anche lei della loro avventura e non potendo non sorridere.
Il tragitto in macchina, a parte, quel breve accenno al maggiolino, se ne sono rimasti in silenzio. Emma per paura di dire qualcosa di sbagliato al momento sbagliato e Neal per non sapere che cosa dire o per voler dire troppo, ma non sapendo da che argomento cominciare.
Una volta che hanno raggiunto il pub, Emma saluta qualche collega e clienti fissi, per poi sedersi al tavolo con Neal, ha scelto il locale dove lavora per sentirsi più a suo agio, è un luogo che conosce bene e si sente in un certo senso protetta.
«Emma... mi dispiace, io non avrei voluto lasciarti.» inizia il giovane a parlare, non riuscendo più a trattenersi.
«Almeno un messaggio di addio potevi lasciarmelo, mi hai fatto sentire rifiutata, disprezzata, esattamente come hanno fatto i miei genitori. Mi sono sentita abbandonata di nuovo... E ora, ora non puoi tornare qui e pretendere di rimettere le cose a posto, anche se tutto ciò non è dipeso da te. Io mi sono rifatta una vita e sto cercando di essere felice. Sono cambiate tanto cose in quattro anni.» gli getta in faccia tutta la sua rabbia, il suo dolore, l’ha trattenuto e represso per anni, immaginando il momento in cui l’avrebbe rivisto e ciò che lui avrebbe detto per giustificarsi.
«Lo so... Non pretendo che tu mi perdoni, ma te lo chiedo lo stesso. Non ho mai smesso di pensarti in questi quattro anni, può crederci o meno, ma è così. Mi sono sempre chiesto dove fossi, se finalmente avessi trovato la tua strada e fossi diventata meno giovane ribelle.» le dice dolce, cercando di sorridere. Ma Emma non ha nessuna intenzione di ricambiare il sorriso, è delusa e lo guarda glaciale.
«Ma non mi sembra che tu mi abbia cercata, quindi chi mi dice che tu non me lo stia dicendo per liberarti la coscienza?»
«Mi conosci Emma, lo sai che non ti mentirei solo per farti contenta.»
«Non mi mentiresti? Allora che cosa hai fatto dal primo giorno che ci siamo conosciuti eh? Mi hai sempre fatto credere che tu padre fosse una persona importante e quindi impegnato a lavoro, assente, é vero, ma non un delinquente. Mi hai taciuto una parte importante della tua vita, avrei potuto comprenderti, capirti, starti accanto... Nessuno meglio di me sa che cosa significa soffrire per avere due genitori stronzi, che pensano solo a sé stessi.» ci vuole provare, vuole provare a capirlo, ma non è facile, tutto il suo dolore, il dolore che ha provato per la sua perdita sta tornando a galla. Ha rubato per non soffrire, ha scoperto di essere incinta di Henry in un carcere, dopo aver vomitato l’anima in uno squallido bagno di una prigione. Come può dimenticare tutto ciò? Non ci riesce, nonostante sia andata avanti, nonostante ora stia cercando di rimettere insieme alcuni cocci rotti del suo passato, nonostante ora stia con un uomo meraviglioso, di cui forse si sta innamorando seriamente.
«Era complicato Emma, nemmeno io volevo ammettere a me stesso che avessi un padre così schifoso... O pensi che per me sia stato semplice accettarlo?»
«No, non lo penso. Ma avrei potuto capirti, farti sentire meno solo o quanto meno potevi dirmelo quando sei partito, avrei evitato di fare le cazzate che ho fatto a causa tua, avrei evitato di fare tante cose a dire il vero... come...» sta per dirgli “come aver fatto l’amore con te” e quindi di conseguenza della gravidanza, ma non ci riesce, si blocca spaventata dalla sua reazione, spaventata dal fatto che lui sappia di Henry, vuole proteggerlo e forse vuole proteggere anche se stessa, da Neal, da Gold, da tutto quel casino che è la sua vita. Non può mettere in mezzo Henry in questa storia, ha solo quattro anni, non vuole che suo nonno venga a scoprire di lui.
«Come cosa?»
«Niente lascia stare.» taglia corto lei, appoggiandosi con la schiena alla panca di legno in cui sono seduti.
«Noto però che il mio portachiavi con il cigno, lo hai ancora» le fa notare, vedendolo attaccato alle chiavi della macchina, che lei ha appoggiato sul tavolo.
«Per ricordarmi di non fidarmi più di nessuno, o meglio di te.» prendendo le chiavi e staccandolo da esse per restituirglielo. L’ha conservato solo per restituirglielo se un giorno l’avrebbe rivisto e ora che questo momento è giunto, non ha più senso che lei lo tenga ancora.
Si ricorda ancora il giorno in cui lui le ha portato il portachiavi a scuola. Dopo aver dato un bacio, le ha fatto chiudere gli occhi e ha aperto il suo armadietto, conoscendo la combinazione, anche se lei non gliela aveva mai detta e solo a quel punto le ha fatto cenno di guardare che cosa ci fosse al suo interno e ha trovato il portachiavi che spuntava da una delle pagine dei suoi libri. “Ho pensato a te appena visto, sei il mio cigno” le aveva detto mentre i suoi occhi si illuminavano per lo stupore, seguito da un bacio mozzafiato, se pur nei corridoi scolastici.
Neal sta per replicare, ma viene interrotto dallo squillo del cellulare di Emma.
La ragazza risponde senza esitazione, vedendo che è Regina a chiamarla, se chiama nonostante le abbia detto che sta ancora a lavoro, vuol dire che è successo qualcosa e pensa subito a Henry.
«Henry sta male, ha la febbre alta e chiede di te.»
«Arrivo, dammi cinque minuti e sono a casa. Dì ad Henry che sto arrivando.» chiude la telefona e poi si rivolge prontamente al ragazzo davanti a lei, dicendogli che deve andare subito a casa.
«Devi arrangiarti a tornare... Io devo scappare. Continuiamo a parlare un altro giorno.»
Corre fuori in direzione della sua macchina, ma il ragazzo la segue prontamente fuori.
«Emma, é successo qualcosa?» preoccupato, ha visto il suo sguardo cambiare improvvisamente, non l’ha mai visto quello sguardo, uno sguardo totalmente diverso da solito, preoccupato sì, ma sicuramente per qualcuno di molto importante per lei.
«Niente che ti riguardi.» risponde duramente, aprendo la sua macchina.
«Stai mentendo» sa che sta mentendo, che gli sta nascondendo qualcosa.
«Cosa vuoi Neal? Cosa vuoi sapere eh?» spazientita, le sta facendo perdere solo tempo, lei vuole solo andare dal suo ragazzino, che ha bisogno di lei. Henry con la febbre é abituato ad avere la sua mamma sempre accanto, visto che lei da quando è nato gli è sempre stata vicino durante l’influenza, non facendogli mai mancare nulla, proprio per non fargli sentire la sensazione di essere solo, come è successo a lei. Non vuole che lui inizi a sentirsi solo proprio adesso.
«Da chi devi andare con tanta urgenza? Chi era al telefono e chi è Henry?»
«Mio figlio, ecco chi è.»
«Tuo cosa? Quanti anni ha?» cercando di capire, Emma ha un figlio? Ecco a cosa alludeva quando ha detto che molto cose sono cambiate in quattro anni, ecco a cosa ha alluso per tutta la serata, se pur ha cercato di nasconderglielo e per quale motivo? Un pensiero inizia a farsi spazio in lui, che fosse suo, loro?
«4 anni, sei contento ora che lo sai? E sì, sei tu il padre ovviamente.» intuendo la prossima domanda, gliel’ha detto senza pensare, presa dalla rabbia.
Lo lascia con la bocca aperta, senza riuscirei dire altro per lo sconcerto, per la sorpresa. Ha un figlio di quattro anni e lo viene a sapere così, non riesce a crederci.
Emma intanto ha messo in moto, per tornare verso casa. Dal suo ragazzino.
Una volta a casa, si precipita nella stanza del suo piccolo ometto, il quale è ancora sveglio, ma ha decisamente gli occhi rossi e stanchi, così gli si siede subito accanto e lo stringe forte a sé, per rassicurarlo, per infondergli la sua presenza e farlo finalmente addormentare. Vederlo così fragile, ad Emma spezza il cuore... Vorrebbe prendersi lei la sua influenza, pur di proteggerlo e non vederlo così abbattuto. I bambini non dovrebbero mai stare male, per i genitori é una tortura ogni volta, se pur é una semplice influenza di stagione.
Il piccolo rassicurato dalle braccia della sua mamma, si addormenta molto velocemente, sfinito dalla febbre. Emma resta a guardarlo dormire e gli accarezza dolce i capelli e la guancia.
Vorrebbe proteggerlo, vorrebbe a volte, che il suo piccolo ometto non scoprisse quanto può essere schifosa la vita, ma ahimè non può impedirgli di soffrire, di vivere. Solo che sperava di tenerlo lontano dal dolore ancora per un po’, almeno per qualche anno. Fargli vivere la sua infanzia nel modo più ingenuo e onesto possibile, ma a quanto pare con una mamma come lei, ciò non è possibile. La sua vita é sempre stata un casino e adesso lo è anche quella del suo bambino, inevitabilmente. Ci mancava solo che fosse il nipote del signore oscuro.
Come può proteggerlo da ciò? Come può non coinvolgerlo, quando è coinvolta lei in prima persona e non solo per le indagini che sta seguendo. Il caso Gold ha coinvolto tutta la sua famiglia e la sta travolgendo con la forza devastante del male... Lei, Emma Swan, deve proteggerla a costo della sua vita.
Cercando di non svegliare Henry, che dorme beatamente accoccolato a lei, chiama Killian. Ha bisogno di parlare con qualcuno e il ragazzo si è rivelato l’unico che può capirla, oltre ad essere il suo ragazzo, sa essere un ottimo ascoltatore e lo considera anche un suo amico. Ha sempre desiderato avere una relazione basata sul rispetto reciproco e il voler confidare tutto all’altra persona, esattamente com’é il loro rapporto. Onesto e sincero, basato sul rispetto reciproco e la voglia di aiutarsi in ogni circostanza.
«Ehi Swan.» la voce cristallina di Killian le scalda subito il cuore.
«Stavi dormendo?» non è tardi, sono appena le dieci, ma visto che anche lui è stato impegnato tutto il giorno a lavoro, immagina che sia piuttosto stanco.
Il ragazzo gli dice di no e che possono benissimo parlare, ha capito che Emma ha bisogno di sfogarsi e lui è pronto ad ascoltarla, non desidera altro. Gli piace sapere che lei lo prende come punto di riferimento, che si confidi, che si fidi così ciecamente di lui, che creda così intensamente nel loro rapporto. Lui, Killian Jones, non ha mai avuto un rapporto con una donna così sincero, leale, fatto di rispetto reciproco. Metterebbe in mano ad Emma il suo cuore, se solo potesse o forse, metaforicamente parlando, l’ha già fatto. Il suo cuore appartiene alla ragazza dai biondi capelli e dagli occhi verdi come smeraldi, che è entrata nella sua vita, con la sua ventata di freschezza, al punto da allontanare ogni suo dubbio, incertezza. Si sente finalmente un uomo, un uomo vero accanto a lei, non più un invalido o una persona cattiva, come spesso si è sentito, per la sua poca stabilità nella sua vita, per i suoi continui divertimenti dovuto ad alcool e donne. Emma l’ha fatto anche smettere di bere troppo, se pur non rinuncia al suo amato rum ogni tanto, quello fa parte di lui e del suo essere così dannatamente sexy.
«So che avrei dovuto essere più comprensiva con lui, in fondo non è colpa sua se Gold é suo padre, se é dovuto scappare... Ma ho paura. Ho paura per Henry. Non voglio che venga coinvolto in tutto questo, lui è così piccolo... Ora è qui tra le mie braccia, con la febbre e io mi sento in dovere di stargli accanto per una semplice influenza, pensa dal doverlo proteggere da questo schifo di mondo, da persone come Gold. A volte vorrei che non fosse nato... Non fraintendermi, lo amo con tutta me stessa, ma... Se solo avessi saputo che Neal fosse il figlio del signore oscuro, forse non avrei fatto tante cazzate...» si sfoga tirando fuori tutto il flusso di pensieri che occupa la sua testa. Gli ha raccontato tutta la conversazione con Neal e di come si sia lasciata sfuggire che hanno un figlio e poi è scappata per andare da Henry malato.
«Love, é normale avere paura, anch’io l’avrei al tuo posto. Non meriti questo peso, non lo merita Henry... Ma ti garantisco che finché ci sarò io, tuo figlio sarà al sicuro e se vuoi posso esserci anch’io la prossima volta che parli con Neal o quando lo conoscerà.»
«Lo faresti davvero?» chiede, trovandosi a sorridere per la prima volta in quella lunga giornata.
«Certo, love. Lo sai. Ora dimmi, come sta Henry, ha la febbre tanto alta?»
«Adesso 37,5, ha preso la Tachipirina, ma prima aveva 38. Non è altissima, ma io... L’ho abituato alla mia presenza quando sta male. Anzi scusa se parlo piano, ma non voglio svegliarlo, sono qui in stanza con lui, non voglio lasciarlo solo a dormire, se ha bisogno di me durante la notte voglio essere già al suo fianco» rivelando le sue debolezze ancora una volta.
«Non ti facevo così mamma premurosa, Swan.» le dice ridendo, ma capisce perfettamente che cosa voglia dire, ogni bambino vuole accanto i suoi genitori quando sta male e ogni genitore vuole dargli il meglio affinché stia meglio e non gli possa mancare nulla.
«Solo perché so che cosa significa voler qualcuno al proprio fianco quando si sta male, anche per una semplice febbre... Ti assicuro che in una casa famiglia ammalarsi fa schifo, ti senti sola, nessuno che ti consola, nessuno che ti coccola. Non voglio che mio figlio si senta così.» dice un po’ piccata da quella sua affermazione, rialzando ancora una volta il suo muro di protezione, anche se sa che con il ragazzo non ne ha bisogno.
«Lo so Swan, l’ho capito. La mia voleva solo essere un’osservazione scherzosa. Scusami.» l’ha detto semplicemente per allentare la tensione, non ha immaginato che la ragazza potesse prenderla a male, ma immagina anche la giornata faticosa che ha dovuto affrontare ed é normale che adesso inalza nuovamente il suo muro di protezione, ma non deve farlo con lui.
«Scusami tu... Ho avuto una giornataccia, non volevo prendermela con te. É che mi sento in colpa, domani dovrò andare a lavoro e lasciare Henry con Regina, lei è fantastica, ma vorrei starci io con lui. E poi dovrò dirgli di suo padre.» ha subito capito di aver esagerato, tutto lo stress di quella faticosa giornata sta iniziando a farsi sentire.
«Tranquilla love, sono qui anche quando sei nervosa e mi vorrai insultare.»
«Ma da dove esci Killian Jones, da un libro di favole?» chiede ridendo, lui ancora una volta é riuscita a farla calmare.
«Questo penso che sia il miglior complimento che mi hai fatto, oltre a quello sulle mie mani fantastiche che ti toccano, durante il nostro primo appuntamento.» ribatte prontamente.
«Non ho detto che hai delle mani fantastiche... Ho solo detto... Lascia perdere. Mi rimangio tutto, sei un pervertito.» imbarazzata per la piega che sta prendendo la conversazione, Killian Jones è sempre il solito, riesce sempre a fare battute a doppio senso e lei anche se ormai lo conosce, riesce sempre ad arrossire.
«Il tuo pervertito preferito però. Notte Swan, riposati adesso»
«Notte amore.» gli dice dolce, non riflettendo subito su come l’ha chiamato, ma gli è uscito spontaneo, tanto da rimanere lei stessa senza parole, oltre che far rimanere il suo pervertito ragazzo senza parole.
Emma chiude la telefonata e si stende accanto al suo Henry per poi cercare di addormentarsi anche lei.
Una Regina che ha sentito involontariamente la conversazione dei due, si ritrova ad asciugarsi le lacrime. Non ha mai sentito Emma ammettere apertamente di essersi sentita sola, triste, senza punti di riferimento per  quattordici anni della sua vita, lei non l’ha mai ammesso con lei ad alta voce e per fortuna... Non avrebbe saputo reggere quel confronto. Solo ora si rende conto di quanto abbia sofferto, di quanto abbia sbagliato tutto con lei, di quanto male le abbia fatto. Deve dirle la verità e deve farlo al più presto, se pur non è il momento adatto, visto che è tornato anche Neal, il quale é il figlio del signore oscuro, e ancora una volta la vita la sta mettendo a dura prova.

Il giorno seguente, fuori dall’ufficio trova ad aspettarla Neal, il quale sa solo dove lavora e non ha potuto fare altrimenti che aspettarla lì.
Non si sono lasciati bene la sera precedente, lei è stata dura, ma sopratutto la rivelazione di avere un figlio insieme, l’ha sconvolto. Ci ha riflettuto tutto la notte, sicuramente non si sente pronto a fare il padre, almeno non così da un giorno all’altro, ma vuole conoscerlo. Vuole conoscere suo figlio, ha tutto il diritto di farlo ed Emma non può impedirglielo. È lì per dirglielo. E magari... Con il tempo possono tornare anche ad essere una famiglia. Lui lo spera, non ha smesso un solo istante di pensare a lei e ora che l’ha rivista, si può dire, sempre se ciò sia possibile, che lei sia ancora più bella e che lui è rimasto nuovamente colpito. Come se fosse stato colpito nuovamente da un colpo di fulmine nei suoi confronti.
Lei non appena lo vede le si avvicina e intuendo che il ragazzo le voglia parlare, lo invita a farlo per quella sera a cena, alla pausa pranzo vuole andare da Henry.
Neal accetta e non disturbandola ulteriormente, perché ha capito che lei ha premura di andare a lavoro, le dà appuntamento a quella sera, ma non prima di essersi scambiati il numero, Emma ha sottolineato che escono solo se Henry starà senza febbre.
Per fortuna Henry sta decisamente molto meglio, quando Emma torna a casa per la pausa pranzo, trovandolo intento a giocare ai videogiochi e a bere la cioccolata calda con la cannella, cercando di spiegare a Regina, come sconfiggere i mostri del suo gioco. È una scena davvero comica. Regina che gioca ai videogiochi è qualcosa da dover immortalare.
«Mamma! Finalmente. Mamma Regina è una schiappa con i videogiochi. L’ho battuta a ogni gioco. Giochi tu?»
«Ehi ragazzino, porta rispetto eh. Prima o poi batterò Emma e anche te.» risponde Regina finta piccata, ma subito dopo gli scombina i capelli e gli sorride, lasciando più che volentieri il gioco a Emma.
«Ne dubito Mills, sono io la regina dei videogiochi» mettendosi accanto al suo ometto, per giocare con lui.
Regina li osserva giocare e nota il grande affiatamento che c’è tra loro, come Emma sia maturata molto da quando lavora come tirocinante sceriffo e da quando frequenta Killian. Non che prima non lo fosse, ma lo è ancora di più. Ora sembra sapere cosa fare della sua vita e ciò la rende orgogliosa. Non è più la ragazzina impaurita e sola, indecisa e insicura, sta facendo uscire la sua grinta, la sua determinazione, in qualcosa di positivo per il suo futuro.
Vuole anche parlare con lei sulla questione Neal, esserle vicino in questo momento, a lei e Henry, proteggerli se serve.
«Senti, quando hai finito la partita vieni un attimo in cucina?» le dice ed Emma annuisce, restando però concentrata sul gioco.
«Lasagna per pranzo» dice solamente prima che la donna mora possa raggiungere la cucina.
«Siii, lasagna» le va subito dietro il piccolo. Adora la lasagna, esattamente come la sua mamma. In gusti culinari sono identici.
Regina scuote la testa, ma non aggiunge nulla, dato che sarebbe fiato sprecato con quei due.
Poco dopo Emma la raggiunge in cucina, mentre lei è intenta a scongelare una teglia di lasagna nel microonde.
La giovane si siede sulla sedia della cucina, aspettando che la più grande inizi a parlare.
«Ieri ho sentito la conversazione tra te e Hook, so che non avrei dovuto... Ma sentendo che è tornato Neal, non ne ho potuto farne a meno. Cosa hai intenzione di fare?» é senza dubbio preoccupata e se all’inizio si è arrabbiata sul fatto che non sia venuta subito a dirglielo e se lo stava tenendo per sé, poi ha ragionato sul fatto che non sarebbe mai andata di sua spontanea volontà a dirle qualcosa, la conosce molto bene, tende a isolarsi davanti ai problemi. Si stupisce infatti di come si sia aperta con Jones.
«Scusa se non te l’ho detto, so che tieni molto ad Henry e avrei dovuto farlo... Lo avrei fatto dopo aver parlato con lui questa sera. Ma visto che lo sai... Pensavo che sia giusto che Henry sappia la verità, ha un padre ed é giusto che lo conosca. Tu che dici?» le chiede consiglio, ha già deciso in realtà che cosa fare, ma vuole consultarla, visto che sa già la verità.
«Si. Penso che sia giusto che conosca suo padre. Per quanto riguarda il fatto che sia il nipote di Gold, puoi stare certa che finché ci sarò io, non torcerà un solo capello a Henry, a costo della mia vita.» se c’è una cosa di cui è certa, è che dovranno prima passare sul suo cadavere, se vogliono fare del male al suo piccolo Henry e a Emma. Tiene a entrambi e farebbe qualsiasi cosa per difenderli.
«Grazie Regina. In realtà volevo dire a Neal di incontrarlo solo qui in casa nostra, perché non voglio che Gold scopra, per qualche ragione, che Neal é in città e decide di seguirlo e venire così a sapere di Henry.»
Regina gli dice che è una buona idea, che è sicuramente meglio fare così o che possono anche incontrarsi nel suo ufficio, visto che ha una sala giochi dedicata ai suoi clienti con i bambini, per non farli annoiare mentre attendono i genitori che finiscono.
Emma si ritrova a confidarsi anche con Regina delle sensazioni che prova e che ha provato nel rivedere Neal, la rabbia, la sofferenza del suo passato che è tornata improvvisamente a galla, senza poter far nulla per fermarla. Le racconta ogni cosa e deve ammettere che adesso che anche lei sa la verità, si sente decisamente molto meglio, non sa perché non sia andata prima dalla donna, in fondo prima di Killian, era lei la sua confidente. È, nonostante Killian, la sua confidente. È sempre stata come una mamma, o quanto meno é la figura più vicina a tale concetto per Emma e nessuno meglio di una mamma può capirti.
Regina è felice che Emma abbia deciso di aprirsi e crede che finalmente sia arrivato il momento della verità anche per lei, che finalmente tiri fuori i suoi scheletri nell’armadio e che la ragazza sappia tutto. Fa un sospiro profondo e alza lo sguardo su di lei. Ora o mai più.
«Emma... Anch’io devo dirti una cosa.» le dice e la giovane alza lo sguardo a sua volta per incrociare gli occhi marroni di Regina. Facendole segno che l’ascolta.
Ma proprio quando Regina sta per dirle la verità, quando finalmente ha trovato il coraggio per farlo... Ecco che qualcosa accade.
Il telefono di Emma squilla, interrompendo il momento della verità.
«Scusa devo rispondere, è Graham» scusandosi con la sua amica e prendendo subito il telefono per rispondere alla telefona del vicesceriffo.
«Che cosa? Will Scarlett morto? Arrivo subito. Dammi 10 minuti.» risponde prontamente, non appena il ragazzo gli dice che hanno ritrovato il cadavere di Will Scarlet nei boschi di Storybrooke e da una prima analisi del corpo, sembra che sia morto da 24h. Ovviamente il primo sospettato è il signor Gold, ma non possono escludere nessuna pista e ovviamente non possono non interrogare Neal, il quale a quanto pare ha conosciuto l’uomo solo qualche giorno prima della sua morte e l’ha fatto bere per farsi dare informazioni sul padre, inevitabilmente è nella lista dei sospettati.
Emma si prepara di corsa e si scusa con il suo ragazzino per andare via così presto.
«Nel week end ci rifacciamo.»
«Si, avevo già programmato tutto con Killian.» risponde il piccolo, ha parlato con il pirata, poche ore fa, approfittando che lui abbia fatto una chiamata a Regina.
La giovane scuote la testa non appena sente che suo figlio ha parlato con Killian, a quanto pare anche lui non può più fare a meno del giovane pirata dagli occhi azzurri. Deve ammettere che sia felice di ciò.
«Ah, ehm... Regina cosa mi dovevi dire?» prima di uscire, si ricorda che Regina aveva qualcosa da dirle, sembrava anche piuttosto urgente, vista la sua faccia.
«Ma niente, nulla di importante. Vai pure.» risponde la più grande e le sorride, anche se deve ammettere che le dispiace che non sia riuscita a rivelarle il suo segreto, proprio ora che finalmente aveva trovato il coraggio per farlo, nonostante le conseguenze. A quanto pare sembra destino che non debba dirglielo. Non ancora almeno.


La giornata di lavoro di Emma é stata lunga e stancante, non è ancora finita per giunta. La sera é di turno al pub, in cui l’ha raggiunta Killian e di conseguenza Neal, il quale é stato convocato in centrale per il giorno seguente.
I due ragazzi sono seduti a chiacchierare al bar mentre Emma lavora. I due sembrano andare anche molto d’accordo, come se già si conoscessero e la cosa a Emma non dispiace per niente, anzi... Le fa piacere che Killian trovi simpatico Neal, visto che a quanto pare é tornato a far parte della sua vita e che presto ci entrerà definitivamente, visto che conoscerà Henry quanto prima.
La giornata di lavoro sembra non finire mai, ma finalmente il turno finisce ed Emma si può avvicinare ai due uomini, lo fa con un vassoio riempito con dei bicchierini. Rum e pera.
Se deve affrontare una conversazione con il suo ex, senza dubbio ha bisogno di almeno uno short alcolico.
«Non ci crederai, Swan, ma io e Neal ci siamo già conosciuti.» le dice Killian, quando lei si siede accanto a lui, evitando però di baciarlo, è decisamente imbarazzante baciare il proprio attuale ragazzo, davanti al proprio ex. È già imbarazzante che sono tutti riuniti intorno a un tavolo. Quanto pare il mondo è davvero piccolo e Emma in soli due giorni se n’è resa conto sulla sua pelle. Cos’è il fato per caso si stava divertendo a giocare con lei? Le sta forse dicendo che tutte le persone che ha incontrato nella sua vita, le ha incontrate per un preciso scopo? Lei non ha mai creduto a tutto ciò, ma deve iniziare ad ammettere che forse, a volte, le coincidenze non esistono.
Incredula, senza riuscire a dire molto, talmente è sorpresa da quella rivelazione che lascia semplicemente che Killian inizi a raccontare.
“Quando si sente triste l’unica cosa che riesce a farlo sentire meglio è il mare. E lui ultimamente si sente sempre così. Solo. Triste. Vuoto. Privo di emozioni. Come si esce da una tempesta? E nel suo caso non è solo metaforico, lui è uscito davvero da una tempesta di pioggia, ma solo fisicamente, mentalmente ed emotivamente essa lo trascina ancora affondo, gli distrugge il cuore. Non può smettere di pensare ai suoi genitori, a suo fratello, morti per salvare lui. Il piccolo della famiglia. Senza considerare che adesso senza di loro si sente perso e che vorrebbe raggiungili per smettere di soffrire, di provare tutto questo dolore. Poi con chi può prendersela? Con nessuno, se solo avesse un motivo per vendicarsi, qualcuno su cui scaricare la sua rabbia, ma non c’è un capo espiatorio. Nella sua storia è solo, non può nemmeno a aggrapparsi alla vendetta. Non gli è concesso niente.
È talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorge subito che qualcuno gli si è seduto accanto, un bambino.

Un bambino di 11 anni, con l’affanno e completamente sudato dalla testa ai piedi, per aver corso per ben sei isolati senza mai fermarsi, guarda il giovane ragazzo negli occhi. Si è seduto sul molo senza pensare, per riprendere finalmente fiato e mette in ordine in pensieri. Ma si accorge ben presto che non è solo. Un giovane dal bel aspetto, che ha lo sguardo perso e triste, è al suo fianco. Non è solo. E a dirla tutta è felice di ciò, perché non sa esattamente dove si trovi e inizia ad avere paura. È scappato perché qualcuno è entrato in casa sua, mentre tornava da scuola. I suoi hanno iniziato a fidarsi a lasciarlo solo in casa, visto il suo senso di responsabilità, ma stavolta non lo è stato molto, visto che è scappato senza avvisare sua mamma. Ma ha avuto paura. Ha avvertito uno sparo nel retro della casa e ha pensato al peggio... Ha visto due uomini chini su un altro e picchiarlo e ucciderlo. Ciò che si chiede è perché proprio a casa sua. Il bambino non si è accorto che poco più distante, di un’altra figura. Per fortuna. Perché l’avrebbe riconosciuta e forse non sarebbe scappato, ma sarebbe rimasto segnato per il resto della vita.
«Ti sei perso piccoletto?» gli chiede Killian quando i loro occhi si incrociano e vedendo le condizioni del bambino.

Il piccolo annuisce e poi vedendo che il ragazzo non sembra un maniaco o un pazzo, si presenta.
«Neal Cassidy e sì mi sono perso, mia mamma sarà preoccupata.» non rivela ciò che ha visto, suo padre una volta gli ha detto di fidarsi, ma mai troppo di uno sconosciuto e di chiunque altro. Non sa perché sta seguendo i consigli di suo padre, il quale non c’è mai a casa e tutto si può dire tranne che è tale. Neal lo sa che lo considera un pappa molle, non degno di portare il suo cognome, non per niente ha quello di sua madre. Non sa davvero che cosa fare per guadagnarsi la sua fiducia e dopo che è scappato così, da codardo, facendoli preoccupare sicuramente, quanto meno a sua mamma, non crede di guadagnarsela. Ma in realtà suo padre non è tanto più coraggioso di lui, scappa davanti alle difficoltà, alle sue necessità di padre e marito, spesso li ha lasciati ad affrontare situazione difficile da soli. A lui e sua madre.
«Okay Neal. Io sono Killian Jones. Dimmi dove abiti e ti riaccompagno io, conosco abbastanza bene la città.»
Il piccolo Neal si è fidato di quel ragazzo e ha lasciato che lo riaccompagnasse a casa.

Lungo il tragitto hanno chiacchierato, più che altro del più e del meno e si sono conosciuti meglio.
Una volta arrivati a destinazione si sono salutati e Killian ha aspettato che il piccolo entrasse in casa per allontanarsi. La luce del salotto è accesa, segno che non sarebbe stato solo e che sicuramente la sua mamma lo sta cercando.
Si sono scambiati un ultimo saluto, prima di non rivedersi probabilmente mai più."

Emma non riesce a credere alle sue orecchie, tanto che dopo il racconto di Killian e di Neal, resta senza parole per gran parte del tempo e l’unica cosa che riesce a fare, è bere anche il rum con la pera, che il ragazzo più giovane ancora non ha toccato. Senza nemmeno chiedergli il permesso.
«Lo so, il mondo è piccolo a quanto pare. Chi l’avrebbe mai detto che sarei diventato il salvatore dell’ex ragazzo, della mia attuale ragazza.» sottolineando, che Emma adesso, è la sua di ragazza. Si stanno simpatici, si sono già conosciuti, hanno condiviso parte della loro storia di vita, ma questo non significa che lui non sia disposto a lottare se ha intenzione di riprendersela.
«Già.» riesce solo a dire la giovane.
Nonostante tutte queste novità inaspettate, però devono anche parlare di Henry, ed è quello il motivo per cui si sono visti.
Emma prima di iniziare a parlare guarda Killian, il quale le infonde con il suo sguardo ulteriore coraggio e le prende la mano per stringergliela da sotto il tavolo. Quel tocco gentile, dolce e protettivo fa subito sentire la giovane più sicura.
«Ascolta Neal, è giusto che tu conosca Henry, sei suo padre. Solo che se hai intenzione di sparire di nuovo, dimmelo subito, perché non ti faccio proprio entrare nella vita di mio figlio. È un bambino molto sensibile e si affeziona facilmente... Se lo fai soffrire, giuro che ti vengo a cercare in capo al mondo, stavolta, per fartela pagare.» e la prima cosa è stata messa in chiaro. Se solo si azzarda a far stare male il suo ragazzino, stavolta lo va a cercare davvero in capo al mondo per prenderlo a schiaffi. Può, forse, perdonarlo per come sono andate le cose tra loro, ma se stavolta fa soffrire Henry, non glielo perdonerà mai. La felicità del suo piccolo, viene prima di tutto e lei deve proteggerlo, per quanto le sia possibile, dalla sofferenza. Specie se a infliggergliela è suo padre.
«Non ho intenzione di sparire Emma, voglio davvero esserci. Ammetto che ancora non realizzo, insomma ho 18 anni e ho già un figlio, ma ci voglio essere.»
«Oh bè, anch’io ho 18 anni e ho un figlio. Da te.» replica piccata Emma all’ultima affermazione del ragazzo.
«Scusa, hai ragione. Tu hai dovuto crescerlo da sola a 14 anni e immagino non sia stato facile. Sono sicuro comunque che sia un bambino bellissimo. Hai una sua foto?» chiede curioso di vederlo.
«Si, è bellissimo, dolcissimo e intelligente e non lo dico solo perché sono la sua mamma. Henry è sveglio, in gamba, non dimostra 4 anni, sembra un bambino di 6 almeno. È curioso, attento e pieno di fantasia. Ama sentire storie sempre nuove e adora quando gli leggo le fiabe.» non si accorge che i suoi occhi brillano a parlare del suo piccolo Henry.
Killian e Neal però se ne accorgono immediatamente e la guardano entrambi, incantati. È bellissima, è di una bellezza mozzafiato quando parla del suo ragazzino e si vede che i due hanno un rapporto unico.
Rendendosi conto di avere entrambi gli sguardi addosso, arrossisce visibilmente e cerca di tornare seria, hanno ancora un altro argomento di conversazione da affrontare. Prima vuole mostrargli Henry, loro figlio, ed estrae il cellulare dalla tasca per mostrargli il suo blocca schermo: in cui c’è una foto di lei con il suo piccolo, mentre fanno una faccia buffa per rendere spiritosa la foto. E gliene mostra anche altre, scorrendo tra la sua galleria di foto.
«È bellissimo, hai ragione. E dallo sguardo sembra anche molto furbo» suggerisce Neal, vedendo lo sguardo vispo e allegro del bambino.
«Lo è. Eccome se lo è, pure troppo.» scoppia a ridere, seguita dal ragazzo più giovane e da Killian, il quale non ha mai lasciato la mano di Emma. Non interviene nella conversazione, lasciando che siano i due a parlare tra loro, ma può fargli sentire che lui è lì, anche come un semplice gesto di tenerle la mano. E sa che Emma apprezza molto di più.
«Neal, il secondo punto di cui voglio parlarti... È che non voglio che tuo padre sappia di Henry, quindi ti chiedo di essere discreti. Gold non sa che sei in città, è vero, ma sai anche che Will Scarlett è morto... E potrebbe scoprire che sei qui e ti cerchi. Quindi ti chiedo di venire sempre a casa nostra o nell’ufficio di Regina, lo so, non è il massimo... Ma speriamo di arrestare quanto prima tuo padre e poter portare Henry dove desideri.»
«Lo capisco Emma, hai perfettamente ragione. Non voglio che mio padre estorci un solo capello a nostro figlio.» non lo conosce ancora il piccolo Henry, ma per il solo fatto che è suo figlio, già sente di volergli un po’ bene, specie dai racconti di Emma su di lui. Gli somiglia molto caratterialmente.
Chiacchierano ancora un po’, stabilendo il giorno dell’incontro con Henry e poi si dirigono tutti fuori dal locale, visto che il proprietario deve chiudere. Emma poi è decisamente stanca da quella lunga giornata.
Killian l’accompagna a casa e dopo essersi scambiati un lungo bacio della buonanotte, cosa che non hanno fatto per tutta la sera e per la strada verso casa, impegnati a parlare dell’incontro con Neal, più che altro é stata Emma a voler sapere il punto di vista del suo ragazzo e lui è stato bene felice di darglielo, si è sentito ancora una volta parte integrante della sua vita e non chiede di meglio.




Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato ma soprattutto buona Pasqua a tutti voi. :** Eccoci qui al solito appuntamento quotidiano, spero di continuare ad essere così costante nel pubblicare, perchè adesso che sono giunta a scrivere il capitolo 18 la situazione si fa complicata e sto scoprendo le prime difficoltà a scrivere di un caso giallo, senza farlo risultare banale. Ma ancora c'è un po' di tempo e non sto qui a tediarvi, anche perchè le idee in merito non mi mancano (per fortuna).
Ma veniamo al capitolo, è quasi tutto interamente concentrato su Neal, il suo passato e quello di Emma, il suo coinvolgimento e il motivo della sua fuga... Ha anche scoperto di Henry e ora dovrà conoscerlo (ciò avverrà nel prossimo capitolo, questo mi sembrava già chilometrico e non volevo farvi addormentare sulla tastiera ahahahahahaha). Non è tutto però... Will Scarlett è morto. Chi è stato? Perchè? Presto tutte le domande verranno a galla.
E soprattutto, ve lo aspettavate che Neal e Killian già si conoscessero? Ebbene sì, ho voluto in un certo senso collegarmi alla nostra amata serie e creare anche nella mia un collegamento ed eccolo qui.
Detto questo io vi saluto, vado a rileggere la mia tesi prima di inviarla (bella che conclusa) alla mia relatrice. Vi auguro una buona giornata e ancora una volta vi rinnovo i miei auguri di buona Pasqua.
Alla prossima.




 

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici ***


Capitolo quindici

Il giorno seguente aver parlato con Neal e aver concordato di incontrarsi per la domenica mattina a casa Mills, è il momento di dire tutto a Henry. Per un attimo ha pensato di far conoscere al suo ragazzino direttamente la domenica, dicendogli che fosse un suo vecchio amico, ma poi non ha voluto mettergli, gli è sembrato scorretto e poco maturo, soprattutto si è immedesimata in sé stessa, a come si è sentita e ancora si sente per l’abbandono dei suoi genitori e non può cadere nello stesso tranello. La verità prima di tutto. Lei avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere la verità sui suoi genitori e adesso, dopo 18 anni probabilmente vuole ancora sapere, ma non ha il coraggio di indagare, ha troppa paura di rimanere delusa... Di certo non vuole dare questa sofferenza a suo figlio, ma Neal sembra davvero motivato a conoscerlo e spera vivamente di non doversene pentire.
Ma non è per nulla semplice dire al proprio figlio che ha rivisto suo padre e che adesso dopo 4 anni lo vuole conoscere. Si rivolge quindi, all’unica persona che pensa possa aiutarla in quel momento a trovare le parole più adatte. Regina.
La donna è intenta a preparare la colazione e prima che Henry si svegli, visto che quella mattina può dormire un po’ di più, visto che entra un’ora dopo; vuole parlare con la donna è farsi dare il giusto consiglio.
Dopo il buongiorno e aver preso una tazza di caffè fumante, Emma tira fuori ciò che sente.
«Ehm... Regina, ascolta, tu come diresti a tuo figlio che è tornato suo padre e vuole conoscerlo?» le chiede, per poi addentare una fetta di torta al cioccolato. Non accorgendosi per fortuna della reazione della donna.
Regina che non si aspettava minimamente quella domanda proprio da Emma, sbianca. Sente il sangue gelarle le vene e il respiro farsi irregolare, la gola secca, quasi non avesse più salivazione. Cosa può risponderle? Lei, proprio lei, che le nasconde il segreto più grande, che le sta tacendo la verità da quando è nata, lei che non è stata per niente onesta. Sembra quasi che qualcuno le voglia fare del male o quanto meno ricordarle quali sono i suoi compiti di madre, essere sincera e dire sempre la verità, a qualunque costo. Ed è ciò che dice ad Emma.
«Io credo che tu debba essere sincera. Dire sempre la verità, a qualunque costo. Penso proprio che Henry se sarai onesta con lui, capirà. Come sono sicura che vorrà conoscere suo padre.» le risponde, cercando di riprendere il controllo di sé stessa e della sua voce.
Emma sa che la mora abbia ragione e soprattutto conosce la voglia di suo figlio di avere un papà, proprio come tutti i suoi amici, conosce l’esigenza di suo figlio di avere una figura maschile di riferimento. Ora ha Killian, nonostante sia entrato nelle loro vite da poco, ma avere suo padre al suo fianco, sarebbe tutta altra storia. Ogni bambino merita entrambi i genitori al suo fianco.
«Hai ragione! Darei qualsiasi cosa per far sì che i miei genitori fossero stati sinceri con me... Ora forse è anche tardi per loro. Non voglio che accada anche tra me e Henry.»
Una pugnalata, forse, in quel preciso istante, Regina l’avrebbe preferita. Non riesce a replicare nulla, ma per fortuna in suo soccorso arriva il piccolo di casa, il quale si è svegliato e ha come al suo solito una fame da lupi di prima mattina.
Emma lascia cadere l’argomento, per concentrarsi solo sul suo piccolo Henry, il quale verrà accompagnato da lei a scuola, in modo che potranno parlare.
Dopo aver fatto una colazione abbondate ed essersi finiti di preparare, Emma e Henry escono per iniziare le rispettive giornate.
Quando sono in macchina, Emma inizia a parlare.
«Ragazzino, c’è una cosa che devo dirti. L’altro giorno ho rincontrato tuo padre.» ecco non è così che avrebbe voluto dirglielo, forse è stata troppo diretta e aspetta di vedere la reazione del bambino. A volte si dimentica che ha solo 4 anni.
Henry la guarda per un primo momento incredulo, sorpreso e spaesato, ma poi i suoi occhi si illuminano e il suo sorriso si accende, come se avesse appena capito a pieno le parole di sua madre.
«E vuole conoscermi?» chiede solo ciò, non gli interessa come si sono visti, né nient’altro. Solo se lui vuole vederlo.
Emma annuisce e sorride a sua volta, com’è bella l’ingenuità dei bambini, non gli servono troppe parole, bastano quelle essenziali per renderli felici. Emma spesso si dimentica com’è essere una bambina, lei è dovuta crescere troppo in fretta per resistere ai bulli più grandi, per difendersi dal mondo intero. Henry invece è cresciuto al suo fianco e per fortuna si sta godendo la sua infanzia, anche grazie a Regina, che non gli ha mai fatto mancare nulla. A volte lo vizia anche un po’ troppo e non è da lei farlo, ma il bambino tira fuori il suo lato migliore.
«Quando mamma, quando?» chiede entusiasta, ha aspettato da tempo che suo papà arrivasse e decidesse di presentarsi alla sua porta, nella sua fervida fantasia di bambino, ha immaginato che lui tornava e gli diceva che voleva ricostruire la loro famiglia.
«Domenica mattina viene a casa nostra»
Non ha mai visto suo figlio così raggiante e felice. Si lascia andare a un abbraccio con sua mamma come non fa da un po’, ed Emma lo stringe a sua volta, contenta a sua volta di vederlo così entusiasta. La felicità di suo figlio, è inevitabilmente anche la sua. Ora come ora, è felice di non averlo abbandonato come hanno fatto i suoi genitori, non riesce più a immaginare la sua vita senza il suo ragazzino.
Lo lascia andare a scuola e aspetta, come ogni mattina che lo accompagna, che entri in classe insieme alla maestra. Le piace guardarlo fino all’ultimo e a volte Henry si gira per salutarla l’ultima volta, proprio come quella mattina.
È stato facile dirgli la verità, più facile di quello che si era immaginata.

Il week end arriva presto e se Henry da una parte non vede l’ora di conoscere suo padre e ha voluto sapere tutto su di lui, dall’altra è anche un po’ preoccupato, ha paura di non piacergli. Questo lato del carattere decisamente l’ha preso da sua madre e per quanto Emma e Regina lo abbiano potuto rassicurare, è pur sempre un bambino di quattro anni e avrà sempre un po’ di timore di una cosa nuova, specie se così importante.
Ed è per questo motivo che Emma e Killian, hanno deciso di farlo distrarre e fargli scegliere, quel sabato, ogni attività che preferisce di più. Il bambino ben contento, ha proposto: videogiochi con Killian, mentre Emma è a lavoro, per fortuna solo per mezza giornata, pranzo a casa con Regina, Robin e Roland con le lasagne, per poi andare al cinema e al parco subito dopo. Si dispiace solo che non possa venire con lui anche Roland, il quale ha un torneo a scuola a cui partecipa.
Ma è felice di passare il pomeriggio con sua mamma e Killian, anche se ora che tornerà anche suo padre nella sua vita, non sa bene come debba comportarsi con il pirata. Nelle sue fantasie, nel momento in cui suo papà tornava nelle loro vite, sua mamma e lui tornavano insieme, ma ora lei ha Killian... Non può negare che un po’ ciò gli dispiaccia, non gli dispiacerebbe rivedere i suoi genitori insieme, per quanto si sia affezionato anche al pirata e sia divertente stare in sua compagnia.
Quando Emma torna dal lavoro, trova i due intenti a giocare con i videogiochi e a quanto pare Henry è riuscito a battere anche Killian. È vero che il ragazzo non è espertissimo di tecnologia, ne farebbe a meno se potesse, ma Emma non avrebbe mai creduto che fosse poco ferrato anche suoi videogiochi.
«Spostati pivello, lascia giocare la maestra.» gli dice facendogli segno di spostarsi più là, per prendergli poi dalle mani il control per giocare e sfidando il suo ragazzino a un gioco sullo spazio, in cui devono conquistarlo, il primo che lo conquista vince.
Killian la lascia fare e sorride nel vederla intenta a giocare, ma vuole anche divertirsi lui, così la cerca di distrarre, dapprima accarezzandole il braccio, poi spostandosi verso la sua gamba e facendo dei piccoli cerchi intorno al suo ginocchio e successivamente baciandola sul collo prima e poi sulla guancia.
«Smettila Jones, mi stai distraendo» lo rimprovera la giovane, la quale non riesce a rimanere concentrata sulla sua missione spaziale, avendo lui così vicino e per giunta a provocarla.
«Killian continua, distraila» gli dice Henry, non ha visto in che modo, per fortuna, il pirata è intento a distrarla, ma è ben felice di vincere e sta decisamente vincendo perché sua mamma si è lasciata distrarre anche piuttosto facilmente.
«Faccio vincere Henry, così la prossima volta impari a darmi del pivello.» ribatte finto offeso ed Emma in risposta gli fa una linguaccia. Non è da lei, ma sono bastati solo cinque minuti insieme a Henry e Killian per sentirsi leggera e spensierata, proprio una ragazza della sua età, senza pensieri e per un giorno senza preoccupazioni.
E come concordato, in quel tacito accordo tra maschi, vince Henry. Il ragazzino prende in giro sua mamma, aiutato da Killian.
Emma per vendicarsi, sapendo che il suo ometto soffre il solletico, lo prende prima che lui possa scappare e inizia a farglielo suo collo e sulla pancia dove sa che lo soffre di più. Henry ride di gusto, quasi fino alle lacrime, fino a quando in suo soccorso arriva il pirata, il quale inizia a farlo a Emma il solletico e Henry gli va subito dietro.
«Io sul collo e tu sulla pancia Killian» urla eccitato per quel gioco. Si sta divertendo come un matto e per un attimo si è dimenticato di suo papà e delle sue preoccupazioni.
Emma prova a divincolarsi, ma il suo meraviglioso ragazzo, che in questo momento tanto meraviglioso non è, visto la tortura del solletico, la tiene stretta, mentre Henry le pratica il solletico nei punti che sa che lo soffre, sono i stessi suoi.
Regina, Robin e Roland li trovano così quando rientrano a casa. In realtà hanno sentito dal viale di casa le risate e le voci dei tre, immaginando quello che stessero combinando.
«Roland, vieni anche tu a fare il solletico a mia mamma» gli dice Henry vedendo arrivare di corsa in salotto, un po’ come se ormai quella fosse casa sua.
«Vi prego, basta.» dalle risate la voce di Emma risulta stridula.
«Allora rimangiati ciò che hai detto... Anzi ripeti con me, Killian non sei un pivello e Henry sei il campione assoluto dei videogiochi. Solo così ti lasciamo andare, vero ragazzino?» gli chiede il pirata, ed Henry annuisce, ben contento di assecondare i piani del giovane.
Emma non vorrebbe ammettere la sua sconfitta con quei due, ma non resiste più al solletico, ci ha provato, ma ora veramente non ce la fa più e deve necessariamente arrendersi.
«Killian non sei un pivello e Henry sei il campione dei videogiochi» dice e finalmente i due la liberano dalla loro presa. Solo quando Killian si alza si rende conto, che erano praticamente quasi sdraiati l’uno sopra l’altra. E arrossisce violentemente.
Facendo scoppiare a ridere di gusto Killian, il quale si accorge subito del suo imbarazzo e anche gli altri due, ma fanno finta di nulla, almeno per questa volta.
Mentre i bambini giocano, i quattro adulti si mettono a sistemare la cucina per il pranzo, Regina già quella mattina ha scongelato le sue lasagne e ha improntato un pranzo, il quale va solo riscaldato.
Pranzano tutti quanti insieme, in totale allegria e spensieratezza, godendosi a pieno quel loro momento di relax in famiglia, mancano solo Mary e David, ma i due non potevano e sinceramente Emma non le dispiace molto, non vuole che David abbia da ridire sul fatto che stasera andrà a cena sulla Jolly Roger con Killian. Sa già che lui avrebbe da protestare e sinceramente, non ne capisce nemmeno il motivo, essere protettivo va bene, ma spesso lui esagera.
Finito di pranzare, ognuno si sposta verso le proprie attività della giornata. Regina, Robin e Roland, si preparano per la gara di quest’ultimo; mentre Emma prepara Henry per andare al cinema. Hanno scelto un film d’animazione ovviamente. Killian al contrario di ciò che pensava Emma, non è stato tanto contrario e ha intenzione di chiedergli il motivo, se pur in un certo senso se lo immagina fin troppo bene, conoscendolo.
«Love, non l’hai ancora capito? Al buio, io e te, durante un noioso film per bambini, possiamo baciarci indisturbati, no?»
Ecco, i suoi sospetti si sono rivelati certezza. È il solito il suo bel pirata.
«Io, te e Henry, hai dimenticato che lui siederà accanto a noi?» alzando gli occhi al cielo.
«Ma lui sarà concentrato sul film, nemmeno se ne accorgerà»
«Scordatelo Jones, io non ti bacio con passione davanti a mio figlio e altre persone che ci potrebbero vedere.»
Killian scoppia a ridere di gusto nel vederla arrossire visibilmente, il suo intento era proprio quello di farla imbarazzare. Per quanto ami i suoi baci, non lo farebbe mai davanti a suo figlio, a meno che non sia per gioco come poco prima con i videogiochi, ma prima di osare si è accertato che Henry non lo vedesse.
«Almeno potrò abbracciarti?»
Emma annuisce e lo trascina fuori per il suo giaccone di pelle, se non si sbrigano faranno tardi per il primo spettacolo.
Arrivano al cinema e con grande dispiacere di Hook, come previsto da Emma, anche se non l’ha detto al suo bel pirata, Henry si è voluto sedere in mezzo a loro. Ha in mano la sua enorme confezione di popcorn e aspetta impaziente che inizi il film.
Killian non ha saputo dire di no al piccolo Henry, anche se avrebbe voluto quanto meno abbracciare Emma o tenerle la mano. L’unica cosa che sa che può fare è aspettare che prenda i popcorn e avvicinare la mano per prenderli anche lui, se pur per un breve attimo può farle sentire il suo calore o meglio, può sentire lui quello di lei. Non riesce a starle lontano nemmeno un secondo.
Le loro mani si sfiorano leggermente e i loro sguardi si incrociano, quello di Killian è pieno di sottointesi, Emma lo guarda a sua volta, tra il divertito e l’imbarazzato. Si trova a pensare che il suo sexy ragazzo riesce a farle venire i brividi lungo la schiena anche con un semplice sguardo e ha il poter di mandarla totalmente in confusione, semplicemente immortalando i suoi enormi occhi celesti nei suoi e alzando un sopracciglio in modo malizioso. Non è normale tutto ciò, non per lei che ha sempre mantenuto un certo controllo in tutte le situazioni. Killian riesce invece a buttare giù ogni sua piccola incertezza, ogni suo muro e farla aprire a emozioni e sensazioni mai provate prima, che mai lontanamente ha pensato di provare.
Il film passa totalmente in secondo piano, concentrandosi l’uno sul rispettivo sguardo dell’altra, giocando a quel gioco silenzioso di parole non dette, ma che sono cariche di passione e desiderio. Non si possono toccare fisicamente, ma uno sguardo può arrivare a toccare il cuore e perfino l’anima e scoprire più di quanto si possa immaginare. Per fortuna, Henry talmente concentrato sul film e a magiare i popcorn, che è veramente raro che mangi, non si accorge di nulla. E non chiede niente ai due nemmeno a fine film, talmente eccitato all’idea di raggiungere i suoi amici al parco. Non ci crede ancora di passare una giornata così intesa e ricca di eventi divertenti, proprio la giornata ideale.
Emma e Killian contagiati dall’entusiasmo del bambino, passano anche lordo il resto del pomeriggio a spingersi sull’altalena a vicenda, più che altro è Killian a spingere Emma, lei ha fatto molta fatica; e a farsi le foto sceme sullo scivolo, seguiti da Henry che ha voluto a tutti i costi far salire Hook, su uno scivolo che somiglia tanto a un veliero pirata.
Solo per l’ora di cena fanno ritorno a casa, Henry per quanto si è divertito e ha corso, scatenandosi come forse non ha mai fatto in vita sua, si è addormentato durante il tragitto parco/casa. Killian, per non far affaticare Emma, si offre lui di portarlo in casa.
Lo mettono subito a letto, tanto non si sveglierà sicuramente prima di domani mattina, lo conosce bene, Emma il suo piccolo ometto. Ormai è già partito per il mondo dei sogni.
Gli dà un bacio sulla guancia, dopo avergli tolto almeno le scarpe e messo i pantaloni del pigiama stando attenta a non svegliarlo e facendosi aiutare da Killian, lo infila sotto le coperte.
Avrebbe tanto voluto portare anche lui quella sera sulla Jolly Roger, ma è anche felice di stare da sola con il suo sexy pirata.
Prima di andare via, si raccomanda con Regina, di chiamarla subito se Henry si dovesse svegliare o quanto meno di dirgli che lei è fuori e che sarebbe tornata prestissimo, ed esce per finire quella giornata perfetta, insieme a suo ragazzo. Non può desiderare di meglio a dire il vero.
Nel momento in cui arrivano alla Jolly Roger, decidono di preparare qualcosa per cena insieme. Non prima di essersi fatti una doccia, Emma avrebbe potuto benissimo farsela a casa, ma a dirla tutta, non le dispiace farla a bordo della Jolly Roger, è un modo per rendere più intimo il loro rapporto, per rafforzare il loro legame, anche se esso non ha bisogno di tali dimostrazioni per essere considerato tale. 
All’interno della nave ci sono due bagni e da perfetto capitano della sua maestosa nave, Killian ha lasciato quello della sua stanza a Emma e lui è andato in quello degli ospiti. Quando con i suoi facevano lunghe gite in nave, salpando i mari del mondo, è capitato spesso che portassero dietro i loro amici ed è per quello che suo padre, ha fatto mettere un secondo bagno, anche perché sennò l’unico presente sarebbe stato quello nella loro stanza.
La Jolly Rogers non è mai stata senza qualcuno a bordo, senza organizzare feste in mezzo all’oceano. Suo padre era un vero re delle feste e suo madre non era da meno. Killian si ricorda ancora quando era solo un bambino, quanto si divertiva a ballare in piena notte in mezzo al nulla, con il solo mare a circondarlo e con tanta musica, rumore e divertimento a riempire il suo cuore di bambino.
Talmente assorto nei suoi pensieri che nemmeno si accorge che Emma è di nuovo accanto a lui, intento a verificare che cosa ci sia nel frigo.
«Allora capitano, cosa offre il frigo da poter cucinare? Io sono affamata.» gli dice una volta che lui si è accorto della sua presenza e le ha depositato un leggero bacio sulla guancia, il suo meraviglioso odore di fiori, ora è immischiato all’odore del suo bagnoschiuma e gli piace molto la cosa.
«Verdure, uova, formaggio, patate. Prepariamo tutto ciò che vuoi, love. Non sia mai che il tuo stomaco affamato, non venga soddisfatto.» gli dice ridendo di gusto, ha sentito indistintamente, abbracciandola il suo stomaco borbottare per la fame, in effetti sono già le 21 e loro hanno avuto una giornata intesa. Anche se in realtà Emma ha mangiato i popcorn al cinema, tra lei e Henry non si sa chi ne ha mangiati di più. Sicuramente Killian ne ha mangiati poco e niente o meglio dire, non ha fatto in tempo ad arrivarci.
«Formaggio alla griglia sicuramente, lo sai che lo adoro e lo mangerei sempre, poi direi patate e un po’ d’insalata giusto per non mangiare solo schifezze... Hai le cipolle? Voglio fare gli anelli di cipolla fritti. Con il formaggio alla griglia non possono mancare.»
Il giovane controlla nel frigo e annuisce. Gli occhi di Emma si aprono in un sorriso radioso. Lui non può che sorridere a sua volta nel vederla così felice, spensierata e per una volta senza il peso del mondo addosso, senza la sua armatura, che innalza per difendersi dalla vita. Per una volta è semplicemente Emma. Non la mamma di Henry, non l’orfana che è cresciuta da sola, non la ragazza che ha sofferto e ancora soffre, perché la vita sembra essersi accanita contro di lei. Emma e basta. La sua Emma.
Insieme si mettono a cucinare, scambiandosi effusioni ogni tanto. Nel momento di tagliare le cipolle, Killian si posiziona dietro di lei. Ha messo la protesi per poterla stringere e cucinare meglio. Con la mano buona, tiene quella di Emma intenta ad affettare la cipolla, con l’altra stringe il suo fianco, lasciandole ogni tanto qualche bacio sul collo e tra i capelli, facendola rabbrividire di piacere.
«Jones se non vuoi avermi sulla coscienza e farmi affettare un dito, al posto della cipolla, smettila.»
Continua a baciarla sul collo, soddisfatto di sentirselo dire anche a parole che a lei piace e che le sue attenzioni le provocano i brividi.
«Non puoi negare love, che ti piacciono le mie attenzioni»
Emma alza gli occhi al cielo e si volta verso il suo pirata, per baciarlo con passione.
«Adoro le tue carezze e i tuoi baci, ma dopo. Dopo cena ci mettiamo sul divano e ci guardiamo un film abbracciati e potrai dedicarmi tutte le attenzioni che vuoi.»
Separandosi leggermente da lui, per guardarlo negli occhi e sorridere, anche perché Killian ha sempre mantenuto il suo sguardo malizioso sul volto e si aspetta una delle sue battute, su ciò che ha appena ammesso.
«Tv e divano quindi? Io che volevo dedicarti un altro tipo di attenzione stasera. Anche perché love, io non sono fornito di dvd come te e non ho Netflix.» la provoca.
Emma arrossisce dalla testa ai piedi, perché sente di andare completamente a fuoco e non sono i fornelli accesi a renderla così accaldata. Ovvio che ci ha pensato a quel tipo di attenzioni, ma non può negare che comunque si sente imbarazzata ogni volta ad affrontare quel tipo di argomento, nonostante lei e Killian già stavano per farlo in un’altra occasione. Da quel giorno però, è anche passata una settimana.
«Vedremo capitano, intanto finiamo di preparare la cena, prima che si faccia tardissimo e non possiamo goderci la serata.» ammiccando lei stavolta.
Riescono a finire di preparare senza nessun’altra interruzione da parte del pirata e si siedono a mangiare. Fa troppo freddo per mettersi fuori, ma per creare una bella atmosfera romantica va bene anche all’interno. Hanno tutto ciò che li serve: buon cibo preparato insieme, vino e la compagnia reciproca.
Una volta sistemati i piatti, Emma si volta verso il suo bellissimo e sexy capitano e si avventa lei sulle sue labbra. Le loro lingue entrano subito in contatto. É Killian a interrompere per un istante il loro bacio appassionato, ma continuando a tenerla stretta a sé.
«Quindi divano e tv?» la provoca, guardandola malizioso.
Emma lo colpisce scherzosamente sulla spalla, perché sa che si diverte a sentirglielo dire.
«Direi di no Jones, la camera in cui ho fatto la doccia mi piace molto e dovrebbe essere molto comoda» ora anche il suo tono è malizioso e si è stretta ancora di più a lui, i loro corpi fremono di desiderio, lo riescono ad avvertire entrambi.
«Come la principessa desidera» prendendola dolcemente in braccio per portarla nella camera del capitano.
«Io non sono...» sta per replicare che non è una principessa, ma Killian ferma il suo fiume di parole con un bacio. Emma si stringe con le braccia intorno al suo collo e si lascia guidare da lui, intensificando il bacio.
Una volta in stanza separano le loro labbra, solo perché il giovane deposita Emma dolcemente sul letto. La guarda negli occhi e gli scappa un sorriso, tra il sensuale e il malizioso. La ragazza arrossisce davanti a quello sguardo e non si è ancora tolta nemmeno un vestito, ma gli occhi del suo ragazzo riescono a farla sentire totalmente scoperta e vulnerabile, per la prima volta la cosa non le dispiace per niente.
È il pirata che prende nuovamente l’iniziativa, portando le mani sotto la maglietta della sua Emma, accarezzando sensuale e delicatamente ogni centimetro della sua pelle, che lentamente viene scoperta dalla maglietta che si alza. Vuole fare le cose con calma, con dolcezza e delicatezza, vuole che Emma si godi ogni singolo istante.
Anche lei, ha portato le mani ai bottoni della sua camicia, iniziando a giocare con essi, ma guardandolo anche negli occhi, con vuole interrompere il contatto visivo con il suo capitano. È meraviglioso condividere quel momento così intimo guardandosi negli occhi.
La maglia di lei, raggiunge il pavimento, come la camicia di lui. Killian è ancora intento ad accarezzarla, ha raggiunto la coppa del suo reggiseno e lentamente ne deposita una mano sopra, facendo sussultare Emma, la quale rabbrividisce ancora una volta, solo con quel semplice gesto. Lentamente scende con la mano verso il suo ventre, raggiungendo i suoi pantaloni, che prontamente sbottona e con un’estrema dolcezza, li fa scorrere lungo le sue gambe, scendendo anche lui verso i suoi piedi per essere lui a sfiorarglieli. Li getta insieme agli altri indumenti che sono sul pavimento e torna a guardare verso la sua meravigliosa donna. Parte dalla caviglia, accarezzando ogni centimetro della sua gamba, fino ad arrivare al suo interno coscia. Emma sentendo le mani del suo uomo sfiorarla e raggiungere un punto di non ritorno, lancia un gemito di piacere. Non riesce a muovere un solo muscolo, è completamente in balia del pirata. Il quale a sua volta, brama di desiderio solo ad accarezzarle la sua pelle liscia a profumata, sentendo la sua eccitazione crescere sempre di più.
Si posiziona sopra di lei e Emma avverte immediatamente che lui la desidera esattamente allo stesso modo in cui lei desidera lui. Ed è per questo che gli sfila a sua volta i pantaloni, ma al contrario di Killian, lei gli toglie molto più energicamente, quasi impaziente di unirsi a lui. In realtà è così, vorrebbe già sentirlo in lei, vorrebbe unirsi a lui e non separarsi più. Mai, davvero mai in vita si è sentita così.
Killian vedendo l’impazienza di Emma ride e la guarda negli occhi, per poi sussurrarle vicino all’orecchio: «Con calma, love.» muovendosi anche leggermente sopra di lei, facendola impazzire ulteriormente di piacere.
Mantenendo tutta la sua estrema dolcezza, gentilezza e calma, raggiunge il bordo dei suoi slip e li fa scorrere lungo le sue gambe, fino ai piedi, esattamente come ha fatto per i suoi pantaloni. Per poi risalire con la mano, accarezzando ogni parte del suo corpo, fino ad arrivare nuovamente al seno e sganciare il reggiseno che ancora lo tiene imprigionato. Emma è scossa dai brividi e la sua bocca emette solo gemiti. Ogni carezza di Killian la fa letteralmente impazzire, sente il suo corpo andare a fuoco.
Lei ora è completamente nuda, davanti al suo uomo, che la guarda incantato.
«Sei meravigliosa Emma.»
 Ma ora tocca a lei privarlo del suo ultimo indumento. Stavolta, visto che il suo capitano vuole giocare, ha intenzione di farlo impazzire di piacere a sua volta. Con un gesto deciso capovolge le loro posizioni, mettendosi a cavalcioni sopra di lui, iniziando a percorrere con le labbra i suoi pettorali, lasciando lungo di essi, lunghi e sensuali baci, incrociando tra un bacio e l’altro lo sguardo di lui e incatenando i loro occhi, se pur per brevi istanti. Quando arriva al bordo dei suoi boxer, gioca a lungo con esso, guardando Killian maliziosamente, mentre muove le gambe contro le sue.
«Emma...» la voce di Killian è roca dal desiderio e ha chiuso gli occhi per lasciarsi guidare da quelle sensazioni così intense che gli sta provocando.
«Con calma, pirata.» citando le sue parole e ridendo di gusto, sa di avere lei in mano la situazione adesso e provocarlo le piace parecchio, le piace vederlo bramare di desiderio.
Con ancora più lentezza di quella utilizzata da lui, inizia a far scorrere i boxer lungo le sue gambe e solo quando arriva alla fine, li toglie con più energia per poi posizionarsi nuovamente sopra di lui e arrossire violentemente. La sua intraprendenza di poco prima, sparisce nel momento in cui avverte l’eccitazione di Killian e nel preciso istante in cui i loro corpi si sfiorano, finalmente privi di indumenti. Il seno di Emma è suoi pettorali di Killian, i loro corpi ormai sono quasi una cosa sola.
Killian accorgendosi immediatamente del suo rossore, le sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e avvicinandosi poi ad esso: «Love, è tutto ok. Sono qui.» per ribaltare subito dopo le loro posizioni.
«Sei pronta?» le chiede subito dopo e Emma annuisce, andando a catturare le sue labbra in un bacio. Così sarà più intenso ma più dolce.
Mentre le loro lingue si cercano ed entrano in contatto, i loro corpi si uniscono in uno solo. Killian sposta leggermente la gamba di Emma con la sua per farsi spazio in lei e con un gesto deciso, è in lei completamente.
Ciò che ne consegue dopo sono spinte, gemiti, carezze e baci.
Si stendono sul letto, ancora abbracciati, solo nel momento in cui entrambi hanno raggiunto il massimo del piacere e non sono ancora riusciti a staccare gli occhi l’uno dall’altra.
Restano in silenzio a guardarsi negli occhi, per non rovinare quel momento perfetto con parole inutili, ma anche per godersi la passione, il desiderio e l’amore che ancora sentono, che ancora invade il loro corpo.
Nessuno dei due ha mai provato nella vita, sensazioni così.
Killian, ha avuto tante donne nella sua vita, avventure di una notte o se la ragazza gli piaceva particolarmente due, tre volte. Ma mai, mai ha provato emozioni così intense. Si è sentito amato, protetto, compreso, completamente sé stesso.
Emma, dal canto suo, ha avuto solo un’esperienza con Neal, goffa e inesperta tra l’altro. Invece con Killian è stato un turbine di emozioni contrastanti. Amore, passione, desiderio, protezione. Si è sentita semplicemente Emma, sicura, nonostante fosse totalmente esposta per la prima volta in diciotto anni di vita. Ora sa che può fidarsi ciecamente di Killian, si è donata completamente a lui, anima e corpo, mente e cuore.
Per Killian è lo stesso, non gli dispiace aver donato la sua mente, il suo cuore e la sua anima, oltre che il suo corpo, a Emma. Lo rifarebbe altre mille volte, perché in pochi mesi lei gli ha cambiato la vita, rendendolo un uomo migliore.
Si sono resi migliori a vicenda. Sono cresciuti, maturati da quando sono insieme.
Killian non è più il ragazzo da una notte e via, afflitto dal dolore accecante di essere un invalido, per giunta con mille sensi di colpa.
Emma non è più la bambina orfana, ora ha trovato la sua casa in lui. Ha butto giù, facendo l’amore con lui, l’ultimo tassello del suo muro di protezione, almeno con lui.
«Resti vero?» a spezzare il silenzio nella stanza è Killian, il quale è intento a fare i grattini a Emma sulla schiena e lei ha la testa appoggiata sul petto di lui, con i capelli che lo solleticano.
«Certo che sì. Chiamo solo un attimo Regina, per sapere di Henry e avvisarla che non rientro.» separandosi da lui per recuperare il suo cellulare. In realtà non sa nemmeno dove l’abbia lasciato.
Killian brontola per quella separazione dei loro corpi ed Emma ride.
Quando ritrova il cellulare, nella tasca dei suoi jeans, torna tra le sue braccia, anzi è lui che l’attira nuovamente a sé.
Mentre Emma é intenta a parlare con Regina, Killian le bacia il collo e le fa il solletico sui fianchi.
«Ehm... Si dicevo Regina, io... resto a dormire fuori. Henry?»
«Henry dorme, come previsto non si è svegliato, era cotto dalla giornata. Tu piuttosto, salutami Jones, okay?» ha sentito i strani rumori provenire dall’altra parte dell’apparecchio telefonico ed Emma ridere, anche se lievemente per non farsi beccare e ha chiaramente sentito un “piantala Jones” sussurrato. Ma se pur non avesse avvertito alcun rumore, é chiaro che la ragazza resti a dormire con il pirata a bordo della sua nave.
«Cosa? Oh, al diavolo. Okay, te lo saluto.» imbarazzatissima, la mora ha capito subito dov’è che si ferma a dormire. Non avrebbe retto nessun’altra scusa.
Il ragazzo vedendo così rossa in viso, scoppia a ridere, capendo che Regina ha capito tutto. Lo diverte da morire vederla così imbarazzata. É tenera e dolce allo stesso tempo, cosa che è veramente rara per una come Emma.
«Divertitevi. Ma sii puntuale domani.» le ricorda dell’appuntamento per l’ora di pranzo con Neal e chiudendo la conversazione, con un sorriso sulle labbra. Non ha mai sentito Emma così felice e se pur ha cercato di negarlo fino alla fine, dalla sua voce si è percepito perfettamente.
Emma posa il telefono sul comodino e Killian ne approfitta per baciarla sulle labbra.
«Certo che la discrezione non è proprio il tuo forte.» separandosi leggermente da lui, ma veramente di poco, visto che sono nuovamente l’uno sopra l’altra.
«Guarda che lo avrebbe capito anche se io restavo in silenzio e trattenevo il respiro.» prendendola in giro, ma notando che è nuovamente imbarazzata.
«Ma perché vuoi sempre averla vinta tu?» fingendosi offesa.
«Perché é palese a tutti che mi adori, tesoro.»
Emma gli dà una botta sulla spalla e mette il broncio, facendo scoppiare a ridere il ragazzo, che però la bacia nuovamente, accarezzando il suo corpo ancora nudo, sotto di sé. Pronto per il secondo round, non si sazierà mai di lei.
La ragazza si lascia baciare e a sua volta risponde al bacio, muovendo la sua lingua alla ricerca di quella di lui. Una volta che la trova e iniziano a muoversi insieme, il bacio cresce di intensità. Le mani di Emma si spostano dal petto di Killian, alla sua schiena, accarezzandola, fino a raggiungere quasi il suo fondoschiena, inaspettatamente, ma non ha modo di arrossire, perché Killian, dalle sue labbra si è spostato verso il suo collo, intento a morderlo.
«Ehi pirata, niente succhiotti sul collo. Non ho intenzione di andare a lavoro lunedì con un segno evidente, dando modo a Booth e Graham di capire che io e te abbiamo fatto... cose. Scordatelo.» non sa bene come definire ciò che hanno fatto, sarebbe giusto dire “abbiamo fatto l’amore” ma è così intimo, così profondo, così dannatamente vero, che ancora la spaventa e imbarazza allo stesso tempo. Nonostante ormai si chiaro, almeno per lei, ciò che prova per il pirata dagli occhi azzurri.
«Non mi dispiacerebbe far vedere a Graham che abbiamo fatto cose.» ride per come ha definito il loro momento di intimità, ma non infierisce, la conosce molto bene la sua Emma.
«E nemmeno a Neal. Hai troppi uomini nella tua vita, love. Sono geloso.» alzandosi leggermente da lei, per guardarla negli occhi.
«Però sono qui con te, mi sembra.» replica guardandolo a sua volta negli occhi e baciandolo dolcemente all’estremità delle sue labbra. Le piace vedere che è geloso di lei.
«Vero. E non sai quanto ciò mi rende felice. Ora però... Fammi riprendere il mio lavoro. Hai detto no succhiotti sul collo, ma non mi hai impedito di farteli altrove.» ridendo e alzando il lenzuolo per intrufolarsi sotto di esso e raggiungere l’ombelico di Emma, che bacia con bramosia, per poi spostarsi con altri baci verso il suo fianco e morderlo con passione, ma cercando anche di non farle male. Emma geme e stringe forte i suoi capelli, per far avvertire al suo meraviglioso ragazzo il desiderio che avverte.
Per poi riunirsi ancora una volta in quella meravigliosa danza d’amore che hanno concluso solo pochi minuti prima.
Andando avanti fino a che entrambi sfiniti, si addormentano l’uno nell’abbraccia dell’altra, non sanno però nemmeno loro a che ora precisa, solo che sono andati avanti a lungo ad amarsi e concedersi.
Il giorno seguente, se pur di controvoglia, Emma sa che deve svegliarsi e soprattutto uscire dal letto e allontanarsi dal corpo caldo del suo capitano. Tornare alle realtà. Come se la notte appena vissuta con lei fosse stata un sogno, e ora deve tornare, inevitabilmente, alla vita reale. Se pur sa che sicuramente ci saranno tanti altri momenti come quello vissuto, ormai sa che può fidarsi ciecamente di Killian.
Il suo pirata, per giunta, le ha preparato la colazione e gliel’ha portata a letto. Si sveglia con il dolce aroma di caffè, una rosa rossa e pancake.
«Caffè, pancake, colazione a letto, questo sì che si chiama risveglio.» mettendosi comoda sul letto, affinché possa mangiare tutto ciò che c’è sul vassoio.
«Il tuo meraviglioso fidanzato che ti ha preparato tutto ciò...»
«Il mio fidanzato con un ego smisurato che mi ha preparato tutto ciò.»
«Non mi sembra che però ti sia lamentata fino adesso, anche se ho un ego smisurato, anzi... Stanotte non mi sembrava proprio che ti lamentassi.» ride di gusto, facendola arrossire già di prima mattina.
«Non ho detto questo, infatti.» cercando di non far vedere a Killian che è arrossita, ma come fa a non farlo, nonostante tutto, si imbarazza sempre davanti alle sue esplicite dichiarazioni e al ricordare le loro prestazioni serali.
«Anzi direi che dopo la colazione possiamo riprendere... Sai stanotte non ho ben capito una cosa, quindi fare l’amore nuovamente potrebbe rinfrescarmi la memoria...» avvicinandosi per baciarla, stampandole il primo bacio della giornata, sa di sciroppo al cioccolato
e caffè. Il bacio che doveva essere un semplice e casto bacio, si trasforma presto in qualcosa di più profondo e passionale.
«Sei insaziabile, non ti è bastata tutta la notte?»
«Non mi sazierò mai di te, Swan.» le dice quasi in un sussurro, sulle sue labbra.
«Per oggi ti dovrai far bastare i round di stanotte, dobbiamo andare a casa mia e sono già le 8.» ma non è convinta nemmeno lei mentre lo dice, non gli dispiacerebbe riprendere da dove si sono interrotti solo da poche ore. Non ha mai fatto l’amore come l’ha fatto con Killian e anche lei non si sazierà mai dei suoi baci, delle sue carezze, del suo corpo.
Il giovane vedendo la sua lieve indecisione nel pronunciare quelle parole, sposta il vassoio e torna a baciarla come solo lui sa fare.
Tanto che poco dopo, si trovano nuovamente a fare l’amore, con i loro corpi stretti l’uno a quello dell’altra. Dedicandosi piacere e amore.
E finendo per fare tardi e doversi vestire di corsa.
«Per sbrigarci possiamo fare la doccia insieme.»
«Certo così finiremo per fare ancora più tardi, no Jones, la doccia la faccio da sola.»
«Se la facciamo insieme ottimizziamo i tempi. Io lavo te, tu me.» ammiccando e stringendola nuovamente a sé, per giunta trova che la sua maglia le stia decisamente bene ed é veramente irresistibilmente sexy.
«Se la facciamo insieme finiamo per fare nuovamente ciò che abbiamo fatto fino a poco fa, perciò ripeto: no Jones, tu vai a farla nell’altro bagno per ottimizzare i tempi.» spingendolo fuori dalla sua camera con decisione, se pur non le dispiacerebbe fare la doccia con lui, ma è veramente tardi e poi hanno dedicato davvero tutta la notte e parte della mattinata a quel genere di attività.
«Sei una guastafeste, Swan.» lo sente dire prima di chiudergli letteralmente la porta in faccia. Scoppia a ridere subito dopo di gusto.
Arrivano a casa Mills, proprio nel preciso istante, in cui arriva anche Neal. Emma e Killian sono mano nella mano, non avendolo ancora visto, si guardano negli occhi come se non esistesse altro che loro due.
L’ex di Emma non può non essere geloso davanti quella visione, non ha mai visto Emma con gli occhi che brillano in quel modo, non ha mai guardato nessuno nel modo profondo in cui guarda Jones. L’ha notato anche la sera in cui hanno parlato nel suo locale che tra loro c’era un legame speciale, ma non pensava che fosse così profondo. Ora che li osserva, senza che loro se ne siano accorti, ha avvertito tutta la loro complicità, il loro amore. Non che sperava di tornare con Emma, ma gli fa comunque strano, saperla felice con un altro, soprattutto ora che ha scoperto che aspettano un figlio insieme.
La prima ad accorgersi della presenza di Neal, è Emma, la quale lo saluta leggermente imbarazzata dalla situazione, ma restando con la mano intrecciata in quella di Killian, non ha nulla da nascondere.
Prima di entrare in casa, la ragazza si raccomanda nuovamente con il suo ex, spiegandogli che Henry è molto felice di rivederlo, ma che per nessuna ragione deve dirgli di suo nonno e prenderlo in giro.
«Emma, sono davvero contento di conoscerlo. Non sparisco.»
La ragazza annuisce e apre la porta con le chiavi, facendo accomodare per primi i due uomini.
Henry è in salotto quando sente la porta aprirsi, il suo cuore inizia a battere forte e non sa se correre incontro a sua madre e di conseguenza a suo padre, o aspettare che siano loro a fare il loro ingresso nella stanza. È eccitatissimo all’idea di conoscere suo papà, che quella mattina, si è svegliato prima del solito, correndo in cucina alla ricerca delle sue mamme. Ha trovato solo Regina, la quale ha cercato per quanto possibile di rassicurarlo.
È Emma la prima a entrare in salotto, chiedendo sia a Killian, che a Neal di aspettare, improvvisamente inizia a essere anche lei nervosa.
Henry corre incontro alla sua mamma e l’abbraccia forte, per poi incrociare il suo sguardo.
«Papà è arrivato?» chiede, pensando che sua mamma si sia vista prima con lui, ecco perché non era presente quella mattina. Regina non gli ha detto che è rimasta a dormire a bordo della Jolly Roger con Killian, non avrebbe capito e non c’era motivo per farlo rimanere male.
Emma annuisce e prendendo un respiro profondo anche lei, chiede a Neal di entrare in salotto.
Neal guarda Henry e Henry guarda Neal, si scrutano a vicenda, incrociando i rispettivi occhi, è un momento che sembra durare un’eternità per entrambi, finché non è il bambino che decide di fare la prima mossa. Lo prende per mano e lo conduce verso il divano.
«Tu sei il mio papà? Perché te ne sei andato? Non mi volevi conoscere?» chiede, senza troppi peli sulla lingua e senza pensare al fatto che forse, il suo papà possa rimanere ferito dalle sue parole. Neal in realtà, non sembra farci caso, anzi, trova che sia giusto rispondergli in modo sincero.
«Vedi Henry, io sono dovuto andare via lasciando sola la mamma perché avevo un problema in famiglia da risolvere, se solo avessi saputo che la tua mamma aspettava te, avrei fatto in modo di non andarmene, di esserci in qualche modo... So che ho sbagliato ad andare via senza dire niente, ma un giorno ti spiegherò perché l’ho fatto. Ora vorrei solo avere una possibilità con te, conoscerti.» non è facile spiegare e parlare con un bambino di quattro anni, pensa anche di aver fatto un discorso fin troppo complesso, ma Henry sembra aver capito cosa gli voglia dire.
Il piccolo l’abbraccia forte, non desiderando altro che ciò. Non ha bisogno di altre parole, di altre spiegazioni, gli è bastato quel “conoscerti” per fidarsi completamente di quell’uomo che in realtà per lui è un perfetto sconosciuto, se pur è suo padre, colui che l’ha messo al mondo.
Emma, Regina e Killian guardando la scena senza riuscire a dire una sola parola in proposito, è una scena dolcissima e vedere Henry così felice, è qualcosa di indescrivibile. Emma e Regina non l’hanno mai visto così raggiante, nemmeno la mattina di Natale quando trova i suoi regali sotto l’albero. In fondo, ciò che sta ricevendo adesso, è il suo regalo più desiderato, quello che ogni anno chiedeva silenziosamente a babbo natale, non facendolo scrivere alla sua mamma sulla letterina da consegnare all’uomo con il pancione e la barba bianca. Henry crede fortemente nella magia e sa che babbo natale lo ascolta anche se non gli scrive ogni desiderio che vorrebbe ricevere. Ed ora, anche se con largo anticipo, ha esaudito il suo desiderio o forse in questo caso non è stato lui a realizzarlo, ma qualche altra creatura magica, ne esistono tante nel mondo.
Per poi iniziare a parlare con lui, della scuola, dei suoi amici, della sua migliore amica in particolare modo, si chiama Gretel e passano molto tempo insieme, anche a lei piacciono i pirati, i mostri e i libri, proprio come ad Henry ed è anche per questo che vanno molto d’accordo. Sono inseparabili. Gli racconta della gita che ha fatto insieme a Roland, Regina e Robin in campeggio, gli dice che Roland lo conosce da poco, ma che è il suo migliore amico. Gli racconta tutto ciò che li passa per la mente, dimenticandosi perfino che nella stanza ci sono gli altri. È totalmente coinvolto da suo padre, come se stessero in una bolla privata. In fondo è giusto così, devono recuperare quattro anni della loro vita.
«Sai giocare ai videogiochi? Io ne ho tantissimi, il mio preferito è uno suoi pirati che mi ha regalato la mamma.» chiede rivolgendosi a suo papà tutto felice ed entusiasta.
«Lo sai, a proposito di pirati, che Killian ha una nave pirata? Killian ci portiamo papà un giorno?» chiede rivolto per la prima volta a un’altra persona da quando suo padre ha fatto il suo ingresso nella stanza.
Killian si stupisce che dopo più di mezz’ora abbia tirato in mezzo nella conversazione proprio lui, si aspettava che si rivolgesse alla sua mamma, a Regina, ma non proprio a lui.
«Certo Henry. Anzi lo sai che in realtà la mia nave il tuo papà l’ha vista quando era poco più grande di te?» gli dice è il bambino si illumina in volto dallo stupore.
«È vero, avevo 11 anni e Killian mi ha aiutato a tornare a casa, in quell’occasione ho visto la sua nave, ma non ci sono mai salito a bordo.»
«Io si, una volta con la mamma, abbiamo giocato ai pirati, è stato bellissimo. La prossima volta giochiamo tutti quanti insieme.» continua il piccolo con sempre più entusiasmo, non gli sembra vero di aver rivisto il suo papà e poter giocare con lui.
«Ma i videogiochi, non mi hai riposto prima... Ti piacciono?» non ha mai parlato così tanto in vita sua, non è mai stato un chiacchierone, ha sempre preferito la magia dei libri che le parole.
«Me la cavo!» risponde il giovane ridendo, in realtà è molto bravo.
«Per ora l’unica che riesce a battermi è la mamma»
«Alla mamma ho insegnato io» ribatte Neal, ricordando di quanti pomeriggio hanno passato davanti ai videogiochi di casa sua, a ridere e scherzare, soprattutto dopo aver fatto l’amore. Ma questo non lo dice ad Henry, però alza lo sguardo verso Emma, la quale incrocia lo sguardo del giovane a sua volta e sorride.
«Davvero mamma?»
«Davvero, ma credo proprio che ormai l’allieva abbia superato il maestro»
Henry li guarda entrambi e propone una sfida tra loro due, chi vince sarà il campione indiscusso dei videogiochi e come premio vince la medaglia di campione disegnata da lui in persona.
Sia Emma sia Neal accettano la sfida e la ragazza accende la tv e prende i control per iniziare la sfida. Non ha nessuna intenzione di perdere. Henry è nel mezzo sul divano, Emma e Neal sono pronti a giocare, ma prima di schiacciare play, la bionda fa segno a Killian di andare a sedersi accanto a lei sul divano. Non vuole che rimanga seduto sulla sedia del salotto, lo vuole vicino a lei, anche lui fa parte della famiglia adesso e non deve dubitarne solo perché è tornato Neal.
«Sei il mio portafortuna» gli dice piano, non appena lui si siede al suo fianco ben felice di ciò. Si sarebbe messo da parte, a gustarsi la partita e lasciare i tre godersi quel momento, più che altro per il bene di Henry, che è normale che voglia i suoi genitori accanto. Ma è felice che Emma l’abbia incluso, come ha fatto il bambino poco prima, significa che ormai fa parte delle loro vite e ciò riempie il cuore del giovane pirata.
La sfida è tale fino all’ultimo respiro, ma poi a vincere è Emma, la quale all’ultimo livello ha nettamente superato Neal.
«Visto, che ti avevo detto! Ti ho surclassato. Mio caro, da quando c’è Henry nella mia vita, sono diventata più nerd di prima.» ammette senza problemi, trascinata più che altro dall’entusiasmo di aver vinto, tanto che ancora gongola.
Neal scoppia a ridere, le piace vedere Emma così felice, come le prime volte che la faceva vincere solo per vedere la sua reazione di piena gioia e lei che gli si gettava poi tra le braccia.
Solo che stavolta si getta tra le braccia di Killian, senza nemmeno pensarci troppo, stampandogli un bacio sulle labbra, sorprendendo perfino se stessa.
Ma è felice a dire il vero. È felice di aver fatto l’amore con Killian, perché anche se non l’ha ancora detto a lui, è innamorata. È felice di vedere il suo Henry così entusiasta di aver conosciuto il suo papà. È felice e basta. Per una volta è felice.
Tutto il resto della giornata, Henry non si stacca un attimo da suo padre, facendolo sedere accanto a sé anche a tavola. Solo nel tardo pomeriggio, dopo aver giocato a qualsiasi gioco possibile immaginabile, tra cui correre in giardino, giocare a palla e con la spada di legno che ha Henry; arriva l’ora di andare a dormire e Henry, dopo aver salutato il papà e farsi promettere di rivedersi prestissimo; Emma lo mette a letto.
«Mamma»
«Dimmi ragazzino»
«Ma ora tu e papà tornerete insieme? E Killian?» chiede alla sua mamma, non riesce a capire bene la situazione, se suo papà è tornato, ora che fine fa Killian se sua mamma torna con il suo papà.
«Henry... vedi, non è così semplice. Io voglio molto bene al papà, ma io ora sto con Killian e tengo davvero tanto a lui. Ma questo non vuol dire che io e il papà smettiamo di voler bene a te, anche se siamo separati, tu verrai sempre al primo posto, chiaro ragazzino?» non sa se è riuscita a spiegarglielo nel modo corretto, il mondo dei grandi è complesso e senza senso per i piccoli.
«Quindi siete separati come i genitori della mia amica Gretel? Il suo papà ha un’altra donna, me l’ha detto lei, ma ha detto anche che è simpatica.»
«Si, proprio come i genitori della tua amica Gretel.»
«Ma io la batto a Gretel, Killian non è simpatico, è super. È un pirata.» Emma alla sua affermazione non può non sorridere, ad amare quel maledetto pirata dagli occhi azzurri come il mare, non è solo lei, a quanto pare anche suo figlio, ormai ne ha la certezza.
«Sarà un po’ come avere due papà» aggiunge sorridente a sua volta e Emma annuisce, stringendolo forte a sé, non riesce a fare altro che ciò. Il suo ometto. Non sa come fa a capire sempre tutto. È fortunata ad averlo nella sua vita.
Henry tra le braccia di sua mamma si addormenta, cullato dal suono della sua voce che gli racconta una storia.


SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, buon sabato. :** Ed eccoci giunti al solito appuntamento quotidiano e a questo capitolo 15, che cosa dire... è incentrato su Neal ed Henry, ma non solo anche sui nostri CS che finalmente giungono al passo successivo della loro storia con una romantica serata passata a bordo della Jolly roger. Direi che era ora eh? Prima sono stati interrotti da David e Mary (e la febbre di Emma), poi dall'arrivo di Neal e il loro week end romantico è saltato di nuovo... Insomma, finalmente riesco ad avere un momento solo per loro. Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo e che cosa ne pensate.
E io intanto vi anticipo, un po' come si fa con le serie tv che trasmettono il promo della puntata successiva, che il prossimo capitolo sarà quello della rivelazione su chi sono... rullo di tamburi... i genitori della nostra Emma. E che cosa succederà? Lo so, sono cattivella a mettervi tutta questa curiosità e dover aspettare un settimana :P
Detto questo, vi auguro una buona giornata e un buon week end.
Alla prossima.

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici ***


Capitolo sedici

Dal giorno dell’incontro il piccolo Henry e Neal hanno avuto modo di vedersi altre volte, passando del tempo insieme, a volte nello studio di Regina, altre volte in casa. Hanno spiegato al bambino che al momento Neal, non può accompagnarlo a scuola, andarlo a riprendere o portarlo in giro per la città, a causa del suo lavoro, sta svolgendo un lavoro sotto copertura e non può farsi vedere. É una piccola bugia, ma a fin di bene, hanno ritenuto che fosse troppo piccolo per comprendere fino in fondo la verità, che fosse troppo piccolo per capire i traffici illeciti di Gold, poi l’hanno voluto proteggere da una verità così sconvolgente per un bambino di 4 anni. Henry sembra aver capito e si accontenta, pur di passare del tempo insieme a lui, di vederlo in casa o in ufficio di Regina. I due poi, non hanno bisogno di grandi spazi per divertirsi insieme. Neal é un papà presente e attento, nonostante non ci sia stato per i primi quattro anni di vita del piccolo e sta cercando di rimediare alla sua assenza, ha già comprato a suo figlio diverso giochi, avendo con Emma, in tal proposito qualche discussione, non vuole che lo vizi.
Il caso Gold, dopo la morte di Will Scarlett, ha subito una piega del tutto inaspettata. Gli agenti hanno scoperto che l’uomo, innamorato di Belle French, é stato ucciso dallo stesso Gold, avendo scoperto la relazione con la sua donna, non autorizzata dal trafficante. Scarlett, mandato da Gold a controllare la sua donna, si è perdutamente innamorato di lei, della sua dolcezza, del suo modo gentile di fare, che ha pensato di mollare tutto per stare vicino a Belle in modo onesto e pulito, di crescere insieme a lei il bambino che porta in grembo, ma non ha fatto in tempo a realizzare questi buoni principi. Il signore oscuro, ha aspettato che l’uomo fosse in casa per aggredirlo alle spalle, lasciandolo a terra privo di vita. L’ha trovato Belle stessa, qualche ora dopo, preoccupa del fatto che il giovane non si fosse presentato al loro appuntamento.
Qualche giorno dopo il ritrovamento del corpo di Scarlett, Belle é scomparsa a sua volta, non lasciando tracce di sé, non potendo lasciare la città, si pensa a un rapimento da parte di Gold, per averla nuovamente vicino a sé.
Gli inquirenti si rendono conto, che Gold sta sempre un passo avanti a loro, quando pensano di riuscire a incastrarlo, lui ha già individuato le loro mosse e li precede. Non riescono a venirne a capo, ma non vogliono nemmeno arrendersi, soprattutto ora che è stata coinvolta un’altra vittima innocente con il suo bambino, che non può subirne le conseguenze.
Nonostante quella sera sia il suo giorno di riposo, Emma ha deciso di rimanere a casa per lavorare al caso Gold, riesce nella calma della sua stanza a elaborare nuove strategie. Killian é uscito con degli amici, per una rimpatriata che fa ogni mese. Emma non ha voluto che lui rinunciasse solo per lei.
Sono ore che é sommersa da carte sul caso Gold, ed ora ha decisamente la testa che le scoppia, ha mangiato pochissimo avendo lo stomaco quasi completamente chiuso, ma ora oltre ad avere un forte mal di testa, ha anche molta fame.
Scende in cucina, dove ci sono Regina, David e Mary Margaret che parlano animatamente. La ragazza ha come la sensazione che stiamo discutendo di qualcosa di molto importante, si sofferma in salotto, per capire che cosa stia succedendo, non ha mai visto quei tre così agitati, soprattutto a discutere tra loro. Incuriosita, cerca di sentire al meglio ciò che stanno dicendo, avvicinandosi senza farsi sentire.
«Pensi che non gliela voglia dirle la verità? Lo voglio fare... Ma... Ho bisogno di tempo» Regina alza leggermente il tono della voce alterata, non é facile dire alla propria figlia di averla abbandonata e poi, ogni volta che trova il coraggio per farlo, succede sempre qualcosa. E come se non bastasse, la paura predomina in lei, non vuole perderla, non di nuovo. In quei quattro anni che ha avuto modo di vederla crescere, maturare, diventare una donna brillante, bella e intelligente, ha avuto modo di starle accanto come amica, non vuole perderla, non vuole subire il suo odio.
«Tempo Regina? Sono passati quattro anni, quando hai intenzione di dirle che sei sua madre?» ribatte Mary Margaret decisa, non vuole più mantenere quel segreto. Non è lei che deve dirglielo, ma sembra che Regina non le lasci altra scelta.
«Avrà un fratellastro, credo che ha tutto il diritto di saperlo.» continua a parlare Mary rivolta alla sua amica vedendo che lei non risponde, ha appena comunicato, a Regina,  di essere incinta finalmente, ha sempre desiderato diventare mamma e ora questo suo desiderio é divenuto realtà,  l’ha scoperto qualche giorno fa, ed ora crede che sia giusto che Emma sappia la verità.
Emma che è ancora nascosta in salotto, improvvisamente sente mancarle l’aria. Le parole delle due donne risuonano nella testa della ragazza, come un martello pneumatico, che non la vuole lasciare stare: “sono passati quattro anni, quando hai intenzione di dirle che sei sua madre?” e “avrà un fratellastro”. Lei é arrivata a casa Mills quattro anni fa, quindi ciò vuol dire che inevitabilmente stanno parlando di lei, è a lei che stanno nascondendo la verità. Ed ormai, per Emma cosa le stanno nascondendo é chiaro.
Come una furia, senza pensarci ulteriormente, tanta è la rabbia, la delusione e la tristezza che prova in quel preciso istante, che non risponde più delle sue azioni, entra in cucina. Il dolore e la rabbia  hanno preso il sopravvento sulla razionalità, sulla sua lucidità, quelli che credeva suoi amici, che considerava come di famiglia, l’hanno presa in giro per anni, non solo... Sono coloro che l’hanno abbandonata alla nascita, facendolo condurre i primi 14 anni della sua vita come un’orfana, come spazzatura che non serve a nessuno. Come un essere insignificante che non merita un briciolo d’amore. Hanno spezzato la sua infanzia, rendendola adulta prima del tempo.
«Dobbiamo dirglielo.» a dire ciò è David, proprio in quel momento, Emma fa il suo ingresso in cucina, facendo sbiancare i presenti nella stanza. In particolare modo David e Regina.
«Dirmi cosa?» chiede, ormai vuole sentirselo dire, ormai ha bisogno di sentirselo dire.
«Emma...» prova a dire Regina, ma non sa nemmeno lei che cosa vuole dirle davvero, dalla sua espressione del viso ha capito che sa tutto, che ha sentito tutto, non sono salvi, non ha sentito solo l’ultima affermazione di David. Sa la verità, l’ha scoperta in questo modo ignobile e lei non voleva che la venisse a scoprire così, nel peggiore dei modi possibile.
«No, stai zitta. Come era... aspetta... Dire la verità a qualunque costo, non eri tu che professavi tanta saggezza? E dove hai tenuto la tua schifosa saggezza per questi quattro anni? Cosa aspettavi a dirmi che sei mia madre? Cosa aspettavi a dirmi che sei la stronza che mi ha gettato via? Cosa? Mi fai schifo.» le urla in faccia, non vuole sentire le sue giustificazioni, non vuole essere presa nuovamente in giro, non vuole ascoltare una sola parola di ciò che ha da dirle. Ha capito tutto fin troppo bene, non è difficile intuire chi sia suo padre, ovviamente David, il quale per anni é stato iperprotettivo e apprensivo come solo un padre sa fare. Lei, lei ingenua non si è accorta di niente, ha pensato solo che le volesse molto bene, come un amico, uno di famiglia. Non è mai arrivata a collegare che, Regina e David hanno avuto una relazione, una notte di sesso, qualsiasi cosa abbiano fatto, ma sicuramente la seconda ipotesi, in cui è nata lei e i due poi hanno deciso bene di lasciarla, visto l’errore commesso.
Ed ora che sa la verità si sente ancora più svuotata, ancora più ferita, arrabbiata. Di tutte le motivazioni che ha pensato nel corso della sua vita per cercare di comprendere o quanto meno accettare il comportamento dei suoi genitori, un motivo così squallido non l’aveva nemmeno sfiorata. Come fa a perdonarli? Non solo l’hanno abbandonata, le hanno anche mentito per quattro anni...
«Aspetta Emma...» prova a fermarla Mary Margaret, pensa che forse a lei può ascoltare. Inoltre interviene lei, perché Regina é in lacrime.
Regina Mills sta piangendo per la prima volta davanti ad altre persone, non ha pianto nemmeno al funerale di Daniel, per non mostrarsi debole, l’ha sempre fatto nel buio della sua stanza. Ora, ora é diverso, sta perdendo la cosa più preziosa della sua vita. Sua figlia. Ha sbagliato tutto con lei. Ha sbagliato ad abbandonarla, ha sbagliato a non dirle la verità quando ha deciso di aiutarla e farla entrare nella sua vita. E ora l’ha persa, l’ha persa come immaginava e un dolore così grande, non è facile da sopportare. Emma é la sua bambina e si sente come se la stesse abbandonando di nuovo.
«No, lasciami e sta zitta anche tu, non sei diversa da loro due. Sapevi la verità e non mi hai detto una sola parola. Ma che razza di amica sei? Amica, poi... tze... Qui nessuno é mai stato mio amico.» allontana con uno strattone la mano che Mary Margaret ha messo sul suo braccio per fermarla.
Mary la guarda uscire senza provare a fare altro, David é al centro tra le due donne e non riesce a dire una parola, non sa se andare da Emma, non sa se è giusto che consoli Regina o se abbracciare sua moglie, la quale é molto tesa a sua volta. Non sa che cosa dire e che cosa fare, non riesce nemmeno a muoversi di un solo centimetro, ha come i piedi bloccati al pavimento, quasi fosse sotto incantesimo. É pallido in volto e sente un dolore al centro del petto, come se il suo cuore si stesse spezzando in tanti piccoli pezzi.
Nello stesso modo in cui è entrata, Emma esce dalla cucina, non ha intenzione di fermarsi un minuto di più in quella casa, con persone bugiarde, che l’hanno ingannata per anni, di cui lei stupidamente si è fidata. Vorrebbe piangere, ma non vuole mostrare le sue debolezze, non vuole far vedere ai tre che è una debole e così trattiene le lacrime. Prende la valigia e ci inizia a infilare le sue cose e quelle di Henry, senza un ordine preciso, non ha tempo di essere curata e precisa, deve scappare da quella casa, si sta sentendo male, si sente soffocare.
Sveglia Henry, il quale la guarda confuso, non riesce a capire perché la sua mamma lo stia svegliando, é già ora di andare a scuola forse...
«Amore, stiamo andando sulla Jolly Roger di Killian, okay? Vieni.» lo prende in braccio affinché il bambino possa appisolarsi nuovamente sulla sua spalla.
Il bambino ha solo capito Jolly Roger e Killian e per lui va bene così, ha troppo sonno per capire cosa effettivamente stia succedendo e una volta appoggiato alla spalla della sua mamma, é quasi di nuovo nel mondo dei sogni.
Una volta che è di nuovo al piano inferiore, Regina, David e Mary Margaret sono ad attenderla in salotto.
«Emma, ma dove stai andando? É buio fuori e poi dove vai a passare la notte...» le prova a dire Regina, cercando di farla ragionare, vuole parlare con lei, chiarire, spiegarle. Non può finire così tra loro, non può gettare tutto all’aria, sono una famiglia, anche se lei ha commesso tanti errori. Non è disposta a perderla.
«Dall’unica persona di cui mi posso fidare, perché qui dentro vedo solo dei bugiardi. E non fare finta di essere preoccupata per me, dove eri quando da piccola piangevo di notte perché volevo la mia mamma? Dove eri quando stavo male e mi sentivo sola? Dove eri quando le famiglie affidatarie mi rimandavano indietro perché non mi voleva con loro? Dove eri?» le urla contro tutta la sua rabbia, se solo le rivolge ancora una volta la parola, potrebbe non rispondere più delle sue azioni, preferisce uscire.
David prova a intervenire a sua volta, ma Emma lo fulmina con lo sguardo prima che possa prova a fare o dire qualsiasi cosa.
Esce sbattendo la porta e a gran velocità entra dentro al suo maggiolino. Sta ben attenta a non far svegliare Henry, mettendolo sdraiato nei sedili posteriori e parte.
Solo quando è a metà strada, si accorge che non ha avvisato Killian, tanto é la rabbia e la voglia di andare via da quella casa. Sono le undici di sera, sa che sicuramente é ancora sveglio, ma non sa se è rientrato dalla serata con i suoi amici, decide di non disturbarlo e mandargli un sms. Se è ancora fuori lo aspetta in macchina.
“Sei sveglio? O sei ancora fuori con i tuoi amici?”
“Sono sveglio, ma non sono con i miei amici sono rientrato da cinque minuti e volevo giusto chiamarti.”
“Bene, perché io e Henry stiamo arrivando da te”
Il giovane nota subito dal suo modo di scrivere che c’è qualcosa che non va, non può sentire la sua voce, ma ormai riconosce in lei ogni sorta di preoccupazione, anche se tramite un messaggio. Il fatto poi che Henry sia con lei, la dice lunga.
“Vi aspetto” risponde, non vuole certo lasciarla in macchina la freddo, con Henry che sicuramente sta dormendo. Avrà modo di capire che cosa sia successo quando sarà sulla nave.
Killian decide di aspettare al parcheggio Emma, il piccolino sicuramente starà dormendo e vuole aiutarla a portarlo sulla nave senza svegliarlo.
La ragazza parcheggia la macchina e lo vede, le va incontro aprendole lo sportello e subito si precipita verso quelli posteriori per prendere il piccolo e metterselo in braccio.
Emma ha il viso teso, arrabbiato e nota gli occhi rossi di chi ha appena finito di piangere, tanto che alcune lacrime ancora scendono a bagnarle le guance e non può non notare la valigia.
«Porto Henry nella mia stanza» gli dice una volta che sono sulla Jolly Roger. Emma per tutto il tragitto dal parcheggio alla nave non ha detto una sola parola, si è limitata a trascinarsi dietro la valigia, molto apaticamente, assorta nei suoi pensieri. Non riesce a darsi pace, non riesce a smettere di pensare al fatto che Regina e David siano i suoi genitori, non riesce a smettere di pensare al fatto che si è fidata di loro, che invece l’hanno riempita di bugie.
«Si, se non ti dispiace io dormo con lui, sarà strano al suo risveglio trovarsi qui, almeno lo rassicuro e vedendomi si sentirà meno spaesato.» è la prima parola che dice.
Il pirata annuisce, ovvio che Emma deve dormire con suo figlio, non può lasciarlo solo.
Emma lo segue nella camera e copre Henry attentamente, per poi dargli un bacio. Dorme sereno e rilassato, per fortuna non si è accorto di ciò che è successo, ma sa che dovrà dirgli la verità, sa che lui si chiederà il motivo per cui non tornano a casa. Non è facile però dire a un bambino di quattro anni che Regina è sua nonna, che per quattro anni della sua vita gli ha mentito spudoratamente. Non vuole ferire anche lui, non vuole che scopra le bugie che quei due per anni hanno propinato a entrambi.
Silenziosamente a quei pensieri, le lacrime tornano a rigarle il viso.
Killian se ne accorge e la stringe forte a sé, portandola al piano superiore. Emma come un sacco di patate, lo segue. Il giovane la porta sul divano e l’abbraccia nuovamente, lasciando che lei si sfoghi. Emma appoggia la testa alla sua spalla e si lascia andare a un pianto disperato, lasciando spazio alle lacrime e ai singhiozzi di liberarsi e sfogarsi. Si è trattenuta fin troppo, non riesce più ora a nascondere il suo dolore.
Non sa nemmeno lei per quanto tempo è rimasta a piangere tra le braccia del suo ragazzo, quando si riprende un pochino, alza lo sguardo su di lui e incrocia per la prima volta da quando è arrivata i suoi occhi azzurri. Si accorge subito dopo di avergli anche bagnato la camicia ed essendo anche un po’ truccata, è sporca di mascara.
«Scusa.. Sono arrivata così senza preavviso, ti ho sporcato la camicia... Sono pessima.» gli dice, quasi sul punto di rimettersi a piangere, ma Killian sa che non è per il fatto che gli abbia sporcato la camicia. Non è da lei preoccuparsi per queste cose futili, lei è sconvolta per altro, ma non sa ancora per cosa.
«Love, ma che ti importa della camicia. Tu, piuttosto dimmi cos’è successo.» accarezzandole la guancia e cercando di eliminare le ultime tracce di lacrime dal suo volto.
«Ho scoperto chi sono i miei genitori. Regina e David.»
«Cosa?» non riesce a credere alle sue orecchie, è sconvolto lui, immagina quanto possa esserlo Emma. I suoi sospetti su David allora erano fondati e si pente di non averlo detto a Emma, in questo modo forse le avrebbe risparmiato un dolore così grande.
La ragazza gli racconta ogni cosa, di tutta la conversazione che ha sentito non tralasciando nessun dettaglio, nemmeno che Mary Margaret è incinta, anche perché quella è la ciliegina sulla torta. Ora ha un fratellastro da parte di suo padre. Suo padre, non riesce proprio a immaginassi David come suo padre, l’uomo che per anni è stato al suo fianco come un fedele amico. Tanto meno riesce a immaginare Regina come sua mamma, la donna che l’ha accolta in casa sua, che per anni ha considerato la sua migliore amica, la sua confidente, la sua spalla su cui piangere. Lei che ha sempre creduto che fosse l’unica in grado di capirla, invece è colei che l’ha abbandonata e poi, l’ha ripresa pensando di comportarsi come se nulla fosse accaduto, nascondendole una parte fondamentale della sua vita, nascondendole una verità così grande. Ha sempre creduto che fosse l’unica che l’avesse accolta nella sua vita senza chiedere niente in cambio, ma qualcosa in cambio invece la voleva eccome, voleva far parte della sua vita tacendo la sua vera identità.
È vero, lei quattro anni fa era una ribelle, era arrabbiata con il mondo, sola e incinta di Henry, ma ciò non toglie che avrebbe potuto accettare la verità se gliela avessero detta.
«Provo rabbia, dolore, tristezza. Mi sento ingannata da coloro che reputavo famiglia, gli unici che avevo potuto dopo anni chiamare come tali... Invece mi hanno mentito. Mi hanno taciuto la verità, oltre ad essere coloro che mi hanno fatto crescere da sola. Che dovrei fare adesso? Perché ti giuro che io non lo so... Voglio solo urlare, spaccare tutto. Ciò che è certo è che non li perdonerò mai.»
«Swan, sei sconvolta è normale, ma io invece credo che tu debba parlare con loro. Calmati, prenditi il tempo che ti serve, ma parla con loro.»
«Il problema è che non ho niente da dirgli, o meglio ho solo parole cattive.»
«Ma sono comunque persone a cui hai voluto bene per anni, parlare è sempre la soluzione lo sai?» prova a farla ragionare, ma è ancora troppo sconvolta per farlo e se ne accorge immediatamente, la sente irrigidirsi e contrarre la mascella.
«Sono stanca. Se non ti dispiace andrei a dormire.» chiaro segno che sta scappando dalla conversazione, che non vuole più parlarne. È tipico di lei, davanti alle difficoltà scappa.
Killian non vuole insistere oltre, così annuisce e insieme a lei tornano nuovamente sotto coperta. È ancora tesa e nervosa, così si offre di dormire accanto a lei, abbracciarla per rassicurarla. Se in un primo momento pensa di rifiutare, poi decide di lasciarsi coccolare dal suo uomo, magari forse in questo modo riesce a chiudere per qualche ora gli occhi e rilassarsi.
Si stende accanto a Henry, in mezzo tra il piccolo e Killian e lascia che quest’ultimo le accarezzi i capelli e la schiena, chiudendo finalmente gli occhi, ma senza riuscire però a spegnere il flusso dei suoi pensieri.
Ben presto, Killian dorme e lei, ancora non è riuscita a farsi catturare da Morfeo, che a quanto pare oggi è andato in sciopero per quanto la riguarda.

Intanto, a casa Mills, una Regina sconvolta e in lacrime ha cacciato via in malo modo, proprio da perfetta regina cattiva delle favole, peccato solo che non abbia palle di fuoco che le escono dalle mani, i due coniugi. Vuole restare sola, vuole piangere tutte le sue lacrime, fino a rimanerne a corto. Ha gettato in faccia a Mary Margaret la sua rabbia, dicendole di andare via, che non vuole più vederla e per la rabbia e il dolore che prova, prende un fermacarte e lo getta verso lo specchio, infrangendolo in mille pezzi. Accasciandosi a terra poco dopo con un cuscino tra le mani.
Ma, in realtà, non riesce a rimanere sola a lungo, senza nemmeno pensarci troppo, raggiunge la dependance di Robin e bussa. Spera solo che non lo stia disturbando.
L’uomo apre poco dopo, ritrovandosi davanti la sua Regina in lacrime, che si stringe immediatamente a lui, non appena lo vede. Lui la spinge dentro, per non farle prendere freddo, é senza giacca e tra tremando, anche se é sicuro che non sia solo il freddo della sera a farla tremare come una foglia.
La fa sedere sul divano e le stringe le mani. La sua presa calda e rassicurante fa un po’ calmare la donna.
«Ho rovinato tutto Robin, l’ho persa.... Li ho persi... capisci? Li ho persi per sempre.» la voce della donna é incrinata dalle lacrime, non è da lei mostrarsi così debole, così fragile, scoperta, vulnerabile, ma non ha nemmeno mai creduto di ritrovarsi così sola e triste.
É vero, inizialmente non ha voluto crescere Emma, ha avuto paura, si è sentita fragile e poco incline a fare la mamma, non si sentiva all’altezza del compito che gli era stato offerto dal destino, così ha deciso di lasciarla davanti all’ospedale sperando che lei potesse avere una vita felice, con due genitori che stessero insieme e si amassero. Invece anni dopo, ha scoperto che Emma Swan, non era mai stata presa in affidamento da nessuna famiglia, perché giovane ribelle e incline a cacciarsi nei guai.

“É al solito convegno di avvocati, a cui deve prendere parte più per rappresentanza e visto il suo cognome, che per altro... Si sta come ogni volta, annoiando a morte, anche perché ogni intervento che ascolta é sempre più noioso del precedente e aspetta la pausa caffè impaziente. Tutti gli avvocati che conosce poi hanno la puzza sotto al naso e si credono chissà chi, solo perché hanno uno studio avviato e una carriera assicurata per loro e i futuri figli e lei ha legato davvero poco a quei convegni noiosi. Trova solo avvocati uomini provoloni che vogliono divertirsi per una notte, dimenticandosi di avere una moglie ad aspettarli a casa. Regina ha perso il conto di quante volte le é successo.
Quando finalmente arriva la pausa caffè, si alza e con un gesto deciso va a prendersi la sua tazza fumante per ricaricare un po’ le energie. La sua attenzione viene catturata da due uomini, che stanno parlando di una giovane ragazza, ciò che colpisce la sua attenzione é il nome e dei dettagli a lei molto famigliari.
«Come é andata a finire con quella ragazzina ribelle che avevi preso in casa?» chiede uno dei due avvocati all’altro.
«L’ho rimandata in casa famiglia naturalmente, dopo ciò che ha fatto era il minimo. Entrare nell’ufficio del preside per rubare i compiti in classe, scandaloso. Ha anche accusato un suo compagno di classe per una sua bravata... Ladra e pure bugiarda. Dovevo immaginarmelo che fosse una teppista, visto che ha 12 anni e nessuna famiglia ancora l’ha presa in affido.» espone i fatti l’altro, raccontando al suo collega come stanno le cose.
«Come hai detto che si chiama la teppista? Ha un cognome strano.»

«Emma Swan»
«Ma perché questo cognome, chi gliel’ha dato?»
«In casa famiglia mi hanno raccontato che quando è stata trovata davanti l’ospedale appena nata era avvolta in una copertina con scritto il nome “Emma” e aveva altri ricami sopra, uno assomigliava tanto a un cigno, quindi é stata chiamata così, Emma Swan.»

Regina improvvisamente sente l’aria mancarle, ma cerca di fare dei respiri profondi, non vuole attirare l’attenzione su di sé e poi deve rimanere lucida per aiutare la bambina, é ormai chiaro per lei di chi stanno parlando, di sua figlia naturalmente, la sua Emma. Sperava che la chiamassero così in ospedale, proprio come sua nonna,  e poi la descrizione della copertina é precisa a quella con cui l’ha avvolta prima di lasciarla, appartenuta anche essa alla sua defunta nonna materna, a cui lei era terribilmente affezionata, ma che l’ha lasciata fin troppo presto.
Cercando di riprendere prima il controllo delle sue azioni, si avvicina ai due avvocati.
«Scusate, non ho potuto far altro che ascoltare la vostra conversazione, sono l’avvocato Mills. Ora la bambina dove si trova? Vorrei aiutarla, non penso che sia una teppista, come voi l’avete definita, magari é solo una bambina in cerca di amore, non ci avete mai pensato? Ma non mi stupisco, avete scelto di diventare avvocati solo per i soldi, o avete semplicemente seguito le orme genitoriali, ma si vede che non avete un briciolo di passione. Fare l’avvocato é una missione, aiutare gli altri é la nostra missione, anche coloro che non se lo possono permettere, sapete? Soprattutto loro.»
«Senta avvocato Mills, si risparmi la paternale. La bambina comunque é dove dovrebbe essere, nella casa famiglia dove l’ho presa. Se pensa che lei possa aiutarla, faccia pure, ma le dico subito che perde il suo tempo.» indicandole la via della casa famiglia, che si trova proprio a Boston, dove si sta tenendo il convegno.
Non volendo restare un minuto di più in quel convegno pieno di arroganti avvocati, si reca alla casa famiglia, la bambina ora é a scuola e può chiedere di visitare la sua camera e capire se è davvero la sua Emma, senza farsi vedere da lei.
Quando arriva alla casa famiglia, come previsto la bambina é a scuola e lei fingendosi il suo nuovo avvocato, si fa indicare la camera. Una volta dentro di essa, trova la copertina sopra al letto, a indicare che Emma, la tiene spesso vicino a sé, forse per sentirsi meno sola e per avere i suoi genitori vicini. Ciò fa diventare improvvisamente gli occhi lucidi a Regina e un senso di colpa le attanaglia il cuore. Non ha nessuno, la sua piccola Emma non ha nessuno accanto a sé, é sola al mondo.
Lei, Regina Mills, non è ancora pronta a fare la madre, pensa che ora come ora non ne possa essere capace, ma ciò che può fare é aiutarla, non vuole che si cacci ulteriormente nei guai e così decide di starle accanto, silenziosamente. Come avvocato.”

Così ha iniziato a tenerla d’occhio, a chiedere alla casa famiglia di chiamarla qualsiasi cosa fosse successa, che era un avvocato e che avrebbe potuto aiutare la ragazza in caso di problemi. Fino al giorno che la polizia l’ha chiamata, perché Emma voleva scappare e aveva rubato un biglietto del treno per andare chissà dove, ma il suo viaggio é stato breve, perché venne fermata alla stazione successiva dal controllore. Regina, sentendosi in colpa e sentendo dentro se stessa che era pronta a fare la mamma, o quanto meno che avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità, volente o nolente, ha deciso di accoglierla in casa sua, sotto mentite spoglie di un avvocato che voleva solo aiutarla, visto anche il suo stato di gravidanza precoce. Ed è così che Emma é tornata nella sua vita e a poco a poco, ha capito che fare la mamma non è poi così male, che starle accanto le piaceva e molto, vederla crescere, sorridere, giocare con il piccolo Henry, studiare e poi lavorare. Vederla diventare una giovane donna bella, in gamba e determinata. Vederla correre da lei a ogni difficoltà, a ogni problema, diventando la sua confidente. Quando Emma si è affezionata a lei, se pur non con pochi litigi e alti e bassi, non ce l’ha fatta a dirle la verità. Perché nel preciso istante in cui la sua bambina ha varcato la soglia di casa Mills, lei ha sentito di nuovo battere il suo cuore, ha avvertito di nuovo calore, il significato della parola famiglia, capendo dell’enorme errore che ha fatto ad abbandonarla. Con la consapevolezza, che non l’avrebbe più lasciata sola, per nessuna ragione.
Emma, la piccola Emma, ha riempito di nuovo la sua vita di colore.
«Ha scoperto tutto capisci? Ha scoperto tutto nel peggiore dei modi... Se n’é andata.» gli racconta tutto ciò che è accaduto, come lei abbia preso Henry e se ne sia andata, del suo sguardo deluso, ferito è arrabbiato, del suo sguardo carico di odio.
«Amore, calmati. Tornerà, ne sono certo. Emma tornerà da te, ha solo bisogno di tempo.»
«No, non l’hai vista... Era furiosa, mi ha gettato in faccia parole di disprezzo, mi odia.» si stringe forte a lui, cercando di ricacciare dentro le lacrime, ma queste prepotenti escono più copiose di prima, inondando il suo viso.
Robin cerca di rassicurarla, di starle accanto, per calmare il suo pianto disperato, ma ci riesce solo dopo parecchio tempo, quando finalmente Regina esausta dalle lacrime versate, si addormenta tra le sue braccia.


Si é addormenta solo in tarda mattinata, fino a che il suo ometto non la chiama. Si è svegliato confuso e spaesato, in un letto che non è suo, con la sua mamma accanto.
«Perché non siamo a casa nostra, mamma? Dov’è mamma Regina?» subito il piccolo pensa che sia successa qualcosa a Regina e guarda la sua mamma preoccupato come mai prima di quel momento.
«Ehi ragazzino, tranquillo. Regina sta bene è che... Ieri sera abbiamo discusso e ho preferito venire qui. Oggi ti portiamo a scuola io e Killian, sei contento?» gli chiede cercando di mantenersi vaga, vuole affrontare con lui il discorso con calma, prepararlo. Ancora lei è talmente sconvolta da non riuscire a crederci, oltre un pesante mal di testa e le occhiaie evidenti sotto gli occhi, che fanno risaltare ulteriormente i suoi occhi rossi per il pianto.
Il bambino annuisce, ma guarda ancora sua mamma negli occhi, nota che c’è qualcosa che non vuole dirgli.
«Ma dopo scuola torniamo a casa vero?» chiede aspettando una risposta positiva da parte sua.
«No, rimaniamo un po’ qui nella Jolly Roger, ma potrai vedere Regina tutte le volte che vorrai va bene? E papà ti verrà a trovare qui, così giochiamo tutti insieme sulla nave, come hai espresso di voler fare.»
«Ma io voglio tornare a casa nostra, voglio mamma Regina con noi.» i suoi occhi si riempiono di lacrime, non è da lui piangere, non è per nulla un bambino capriccioso ed Emma intuisce che, è ora il momento di dirgli tutto, non si accontenta di un semplice “abbiamo discusso”, anche perché è chiaro che non è una discussione passeggera se lei ha deciso di venire sulla nave di Killian.
Ne approfitta che sono soli per dirgli la verità.
«Vedi Henry, Regina in realtà è tua nonna. L’ho scoperto anch’io solo ieri sera, per anni ho creduto che lei fosse la mia migliore amica e invece sono venuta a scoprire che mi ha mentito, è... lei è... mia madre.» non riesce nemmeno a dirlo, non riesce ancora a capacitarsi che ora ha una madre, che ora conosce l’identità di colei che l’ha messa al mondo.
«Ora ho bisogno di un po’ di tempo per abituarmi a questa cosa... Ma, tu non devi avercela con lei okay? Per nessuna ragione. Potrai e dovrai continuarla a vedere e a volerle bene, intesi?» nonostante il dolore che le ha causato, non vuole che Henry si allontani da Regina, che pensi che sia una bugiarda, che abbia una brutta opinione. Non ha fatto mai mancare niente a Henry, gli vuole bene e su questo non ha mai dubitato. Ha sempre cercato di proteggerlo, di viziarlo un po’, di dargli una giusta educazione e mandarlo in una scuola che lo formasse completamente e solo ora ne comprende il motivo. Ha voluto dare a Henry quello che non ha dato a lei. Ciò però non cambia nulla, non le fa smettere di essere delusa e arrabbiata.
Il piccolo si ritrova nuovamente ad annuire, in realtà non sembra nemmeno tanto sorpreso dalla rivelazione che sua mamma gli ha appena fatto. A dirla tutta, sempre quasi che la cosa gli faccia piacere.
«Io ora come devo chiamarla mamma o nonna?» Chiede un po’ confuso, in fondo é sempre stato abituato a chiamarla mamma, ora quel cambiamento lo destabilizza.
«Come preferisci tu, credo che lei fai piacere in qualsiasi modo la chiami.» risponde.
«Lo chiederò a lei.»
« Va bene. Ora però, fila a fare colazione ragazzino, che devi andare a scuola e io a lavoro.»
Il bambino dopo aver dato un bacio alla sua mamma, finalmente più tranquillo, corre al piano superiore della nave per fare colazione. Killian ha già pensato a tutto.
Ha sentito Emma agitarsi tutta la notte e ha voluto lasciarle un po’ più di tempo per riposare, sapendo che si è addormentata solo nella mattinate.
Fanno colazione tutti e tre insieme, Henry parla con Killian animatamente, decisamente molto più sereno di qualche minuto prima, come se il momento del pianto fosse totalmente passato. Non può dire la stessa cosa Emma, la quale invece è tornata nuovamente a pensare e non riesce nemmeno a mangiare i pancake che Killian ha preparato appositamente per lei e Henry, sapendo quanti entrambi li amino.
Mentre Henry corre a vestirsi per non fare tardi a scuola, Killian ne approfitta per parlare nuovamente con la ragazza, ha cercato di far finta di niente davanti al bambino ma ora non può più tacere.
«Love, sei sicura di voler andare a lavoro? Hai dormito pochissimo, due ore forse.»
«Certo che sono sicura Killian. Uno, non credo di essere la prima persona che scopre dopo anni chi sono i suoi genitori e quindi non vedo il motivo per cui io debba saltare il lavoro, due, non sono una bambina. So benissimo cavarmela da sola. Terzo, ho bisogno del mio ragazzo, non di una persona che mi compatisca o mi faccia da balia e che parli continuamente di ciò che è accaduto, anche perché credimi, ci penso già da sola ogni due minuti. Sei in grado di farlo o devo trovare una nuova sistemazione?» gli dice alterata, non l’ha con lui in realtà, è solo ferita e inalza il suo muro di protezione, anche con Hook che non c’entra nulla. Ha solo bisogno di tempo per capire, per riflettere, per cercare di andare avanti, non ha bisogno di qualcuno che ogni minuto si preoccupi e le ricorda quanto faccia schifo la sua vita, quanto sia stata ingenua a far entrare nella sua vita i suoi genitori e poi essere nuovamente ferita da loro. Non le serve qualcuno che le ricordi ogni giorno che è una fessa ad non essersi accorta di nulla, eppure i segnali per capire chi fossero i suoi genitori li ha avuto davanti agli occhi per anni. Regina che l’ha accolta in casa, la sua protezione verso Henry, la sua premura nel non farglielo abbandonare. La gelosia eccessiva di David, il loro mostrarsi, spesse volte, troppo protettivi verso il suo futuro, il loro chiedere costantemente che cosa volesse fare della sua vita oltre alla cameriera. Il più recente, il come si sono mostrati orgogliosi quando ha iniziato il suo lavoro di tirocinante sceriffo. La verità è che è stata ingenua, lei proprio lei che è brava a usare l’intuito sugli altri, non è stata in grado di usarlo su se stessa, sulle persone che l’hanno circondata per anni.
«Hai ragione, scusa Swan.» avvicinandosi a lei e stringendola a sé con decisione.
«Allora dammi un bacio.» le dice ancora lui avvicinando le sue labbra a quelle di lei.
«Era ora capitano che tornassi in te. Non chiedevo di meglio che ricevere uno dei tuoi baci.» andando a colmare la poca distanza che li divide. Il bacio appassionato che si scambiano, il primo da quando si sono visti la sera precedente, fa decisamente bene alla ragazza, la quale appena si separa dalle labbra del suo ragazzo, accenna anche un sorriso.
«Oh finalmente quello che vedo è un sorriso. Bastava dirlo che volevi un bacio invece di arrabbiarti.» la provoca, avendo capito che lei ha bisogno del solito Killian e non di una sua versione preoccupata. Lui è sempre riuscito a farla sentire meglio con il suo modo dolce, ma allo stesso tempo strafottente di fare, non deve cambiare adesso, solo perché è preoccupato che possa fare qualche sciocchezza. Ci sarà lui al suo fianco, la proteggerà e la farà tornare a sorridere ogni volta che ne avrà bisogno, nonostante si sia parecchio agitato nel vederla sconvolta e in preda ai singhiozzi la sera precedente.
«Tu continua a essere il pirata che conosco e non solo non mi arrabbio più, ma me vedrai tanti di sorrisi. Piuttosto, grazie per la tua ospitalità, io ieri ho dato per scontato di trasferirmi qui con Henry.»
«La mia nave, è la tua nave.» le risponde dolce, dandole un altro leggero bacio prima sulle labbra e poi sulla fronte.
«Buono a sapersi, sai come ci possiamo divertire ora che viviamo sotto lo stesso tetto» ammicca e lo guarda maliziosa. Non è da lei esserlo così tanto, ma ora che può dire di essere davvero indipendente, vuole godersi la sua indipendenza a tutti gli effetti, senza rendere conto o ragione a nessuno di ciò che fa e di dove sta o dove decide di passare la notte.
«Allora stasera, Swan, ti faccio divertire come non mai»
«Non vedo l’ora pirata! Ora lasciami andare a sistemare, vai anche tu, che andiamo insieme a portare Henry a scuola, gliel’ho promesso» gli dice e prima di allontanarsi da lui, perché sa che deve essere lei a mettere le distanze, si concede di baciarlo nuovamente, andando a cercare la sua lingua.

A lavoro la giornata persegue abbastanza tranquilla, Emma ha passato la giornata in ufficio a cercare prove su internet che possono far capire loro dove si possa trovare Belle French. La ragazza è ormai sparita da settimane e visto il suo stato di gravidanza, devono trovarla assolutamente, anche se nessuno crede che Gold possa fare del male alla donna che ama e al bambino che porta in grembo, essendo il suo. Emma pensa che con il nuovo erede, possa far crescere un piccolo Gold in miniatura, cosa che non è riuscito a fare invece con Neal, il quale ha sempre cercato di stare dalla parte del bene e Emma sa che è così.
Sta svolgendo le sue ricerche anche durante la pausa pranzo, per evitare di pensare a quei due bugiardi dei suoi genitori e di quanto sia delusa da loro. Lavorare, l’aiuta decisamente a non pensare, quando a entrare nell’ufficio dello sceriffo, è proprio l’ultima persona che la giovane vuole vedere. David.
Emma alza lo sguardo in direzione della porta credendo che fosse entrato uno dei due colleghi, ma vedendo invece suo padre, si irrigidisce immediatamente.
«Se sei venuto qui per una denuncia okay, ma se invece se qui per parlare con me, risparmia il fiato David, non ho nessuna intenzione di farlo.» gli dice tornando a guardare lo schermo del suo pc, ignorando completamente l’uomo, ha incrociato a malapena i suoi occhi.
«Vorrei spiegarti Emma, lasciami almeno spiegare.»
«Spiegare cosa esattamente? Perché mi avete gettata come spazzatura davanti a un’ospedale? No grazie, non voglio saperlo. Non voglio sentire la triste storia di voi due giovani, che avete commesso l’errore di farvi una notte di sesso sfrenato, in cui poi sono nata io, un errore ancora più grande, il più grande della vostra vita. Risparmiati l’umiliazione David, credimi. Tanto lo so già come sono andate le cose.» non è da lei parlare così esplicitamente, ma è furiosa e poi con che coraggio si presenta in ufficio per parlare con lei? Non ha detto ai suoi colleghi di ciò che è successo, nonostante sia giunta in ufficio con una faccia che parlava da sola, oltre le occhiaie evidenti sugli occhi, nemmeno il correttore è riuscito a fare il miracolo.
«Tu non sei stata l’errore più grande della nostra vita.» evitando di rimproverarla per il suo linguaggio così forbito, non è nella posizione e lo sa bene.
«Certo e immagino che sono la vostra gioia più grande... Allora perché mi avete abbandonata per hobby? Vi siete alzati una mattina e avete deciso che per passatempo era giusto abbandonarmi e farmi vivere uno schifo di vita per quattordici anni?» in realtà ha appena ammesso che da quando fanno parte della sua vita, non ha provato più sofferenza, si morde la lingua per ciò, ma ormai il danno è fatto e poi l’opinione che ha di loro non cambia di certo.
«Mi dispiace ciò che hai dovuto subire. Abbiamo sbagliato a lasciarti, ma abbiamo capito il nostro errore quando ti abbiamo riaccolto in casa quattro anni fa.» David ha accolto perfettamente le parole della ragazza, sa che da quando è arrivata in casa Mills la sua vita é solo migliorata, lei è cresciuta, si è sentita amata, protetta come mai prima di quel momento, ma sa anche che probabilmente non sarà facile far tornare le cose come poche ore prima, non sarà facile tornare a essere una famiglia, una famiglia a tutti gli effetti, ora.
«David, te lo dico un’ultima volta... Esci da qui.» urla quasi, i suoi occhi si stanno nuovamente riempendo di lacrime e lei non vuole piangere davanti a lui. Non vuole mostrarsi debole, far vedere che ne soffre. Lei vuole mostrarsi indifferente, vuole fargli capire che può fare a meno di loro, ha fatto a meno dei suoi genitori quando era solo una bambina, può continuarlo a farlo adesso che è maggiorenne e dal momento che si mantiene da sola, già da parecchio tempo.
«Emma... Ti prego...»
«VATTENE.» adesso sta urlando e ha sbattuto le mani sulla scrivania con forza, alzandosi dalla sedia girevole, quasi a farsi male da sola per quel gesto.
Proprio in quel momento rientra lo sceriffo Booth dalla pausa pranzo e ha sentito Emma urlare con forza, rivolta all’uomo davanti a lei. Non sa se intervenire per difendere la giovane e allontanare lui l’uomo, che tra l’altro conosce molto bene: è l’avvocato David Nolan. La sua fama, insieme a quella di Regina Mills, lo precede; ma sa anche che la ragazza è in grado di cavarsela da sola.
David senza aggiungere altro, se ne esce con lo sguardo basso, capendo che se insiste potrebbe scatenare solo ulteriormente la sua ira. Ha sbagliato ad andare da lei così presto, doveva immaginarsi che lei fosse ancora scossa e arrabbiata, ma spesse volte è un tipo istintivo, prima di pensare agisce e naturalmente rischia di rovinare tutto. Ma non sopporta l’idea che la sua bambina non gli parli più, ormai è abituato a sentirla tutti i giorni o quanto meno ad avere sue notizie da Regina. Quando l’ha conosciuta quattro anni fa che è entrata nella sua vita, non pensava che una ragazzina di 14 anni potesse stravolgergliela così. Emma Swan, sua figlia ci è riuscita. L’ha vista passare da ragazzina ribelle e incline al chiudersi in se stessa, nascondendosi dietro battute acide, a una ragazza forte e determinata, più aperta al dialogo. Fino all’ultimo periodo in cui l’ha vista completamente diversa, orgogliosa e fiera di avere trovato la sua strada e forse anche l’amore, deve molto anche a quel Jones, se lei è felice, anche se non lo ammetterebbe mai davanti a lui. Spera solo che la tratti bene ora che vivono sotto lo stesso tetto.
Una volta che lo sceriffo e Emma sono rimasti soli in ufficio, la giovane torna a concentrarsi sul suo lavoro, anche piuttosto imbarazzata dal fatto che il suo capo abbia assistito alla sua sfuriata contro David.
«Sceriffo, penso di aver trovato delle tracce per arrivare a Gold. Ho incrociato alcuni dati, ho scoperto che ha un conto alle isole Hawaii, lo sapeva? E l’intestataria di questo conto è la stessa French. Le opzioni sono due: o la French ci ha mentito o non sa nemmeno lei che cosa abbia firmato.» espone le nuove tracce trovate, cercando di mostrarsi il più naturale possibile, ma non sa se ci è riuscita particolarmente, ma è anche vero che non vuole parlare con nessuno dei suoi genitori, tanto meno con il suo capo.
«Brava Emma, questa è una buona pista. Comunque per quanto riguarda ciò a cui ho assistito prima, se ne vuoi parlare, sono qui. Non tenerti tutto dentro, ti fai solo del male a non esternare le tue emozioni e buttarti sul lavoro.»
«Grazie del consiglio sceriffo! È che... Ancora non sono pronta a parlarne, però una cosa gliela voglio dire, non so che cosa abbia pensato, ma David è mio padre e l’ho scoperto solo ieri. Ora credo di volere un po’ di tempo per me, per abituarmi a ciò.» mette le cose in chiaro, non vuole che si faccia strane idee in merito a quella sfuriata.
«Mi sembra giusto! Sei una ragazza in gamba, sono sicuro che risolverai il tutto nel migliore dei modi. Ora torniamo a lavoro e parlami bene di questo conto.» le dice ancora, ha capito che persona è, tende a chiudersi in se stessa e ad alzare muri per non far entrare le persone nella sua vita per non soffrire e adesso che ha scoperto chi sono i suoi genitori, si è sentita probabilmente nuovamente ferita da questa rivelazione e si è chiusa a riccio. Spera solo che possa presto trovare nuovamente se stessa e la strada per amare i suoi genitori, in qualche modo. È una ragazza troppo intelligente per perdersi. Ed potrà diventare un ottimo sceriffo. Ha intuito, coraggio, determinazione. Vede in lei un forte potenziale, deve solo trasformarsi in cigno per accorgersene e lui vuole aiutarla a crescere professionalmente.
Il conto alle isole Hawaii, è stata Belle stessa a firmarne l’atto e sinceramente Emma se ne stupisce alquanto, perché la French è risultata sempre una donna troppo intelligente per farsi incastrare così da Gold, ma è anche vero che, spesso, l’amore fa diventare ciechi più del dovuto e molto probabilmente anche lei si è fatta accecare dall’amore e ha firmato carte che non doveva. Emma, ma anche August Booth e lo stesso Graham, che è stato avvisato rientrato dalla pausa pranzo, non credono alla colpevolezza della donna, credono tutti e tre che sia una pedina nelle mani di Gold. Sembra essere innamorato di lei, almeno da quello che dice la French riguardo la loro storia, ma ciò che è certo, è innamorato molto di più del suo potere.
A fine turno, Emma va a prendere Henry a scuola. Ciò che non sa, che quel giorno c’è anche Regina, che ha accompagnato Robin a prendere suo figlio e con la scusa sperava di incontrare Emma e salutare Henry.
Regina quella mattina non è andata a lavoro, ha preferito lavorare da casa e quindi, ha avuto tutto il tempo per organizzarsi e poter poi accompagnare il suo uomo a prendere il bambino. Non si sentita di andare e non è da lei assentarsi dal lavoro a dire il vero, ma per una volta ha pensato solo a se stessa, a quanto stesse male, chiudendosi nel suo guscio protettivo, che solo Robin è riuscito a scalfire con le sue attenzioni, le ha preparato la colazione, insieme al piccolo Roland, il quale poi le ha chiesto se andava a prenderlo a scuola con il suo papà; e le ha preparato il pranzo, lasciandola tranquilla a lavorare, per tutta la mattinata, anche se non è che abbia fatto poi molto, non ha smesso un attimo di pensare a Emma.
Emma arriva davanti scuola trafelata, ha staccato dall’ufficio troppo tardi e non è riuscita per colpa del traffico, ad arrivare prima. Ciò che nota appena è fuori dalla scuola, è che Henry è già uscito e sta tra le braccia dell’ultima persona che invece lei avrebbe voluto vedere: Regina.
«Mamma, mamma! Hai visto... C’è anche mamma Regina.» il piccolo è così felice, che la stessa Emma abbozza un sorriso. Ma non degna nemmeno di uno sguardo invece Regina, la quale tenta invece al contrario di Emma un approccio.
«Ciao Emma» le dice distogliendo lo sguardo dal piccolo, per guardare sua figlia negli occhi.
«Ciao.» risponde a sua volta, ma molto freddamente e non incrociando minimamente il suo sguardo e puntandolo invece verso Robin, il quale è accanto a loro.
«Ciao Robin, come va? Ciao campione.» dice rivolta verso l’uomo e verso il piccolo Roland, il quale le sorride e le batte il cinque che Emma gli ha mostrato.
«Bene.. Ehm.. Tu?» chiede a sua volta, ma si sente in imbarazzato, perché non sa bene come comportarsi, è chiaro che sta ignorando appositamente Regina e si sente anche in colpa nei suoi confronti.
«Alla grande.» risponde a sua volta, mostrando un sorriso enorme, più finto delle banconote false. Sta cercando di ferire Regina, è chiaro il suo intento e sicuramente ci sta riuscendo alla grande. La mora non sa come comportarsi, ma sicuramente vorrebbe parlarle, poterle dire qualcosa, ma allo stesso tempo la conosce talmente bene da sapere che non ne vuole sapere, il muro che ha eretto nei suoi confronti n’è la dimostrazione evidente.
A intervenire, ancora una volta e smorzare quell’imbarazzante momento, è il piccolo Henry che si rivolge a sua mamma Emma.
«Mamma, domani posso andare da mamma Regina? Ricordi che non c’è scuola per via della disinfestazione?» le dice sperando che lei possa dire di sì, già vederla davanti scuola le fa molto piacere, ma vuole passare anche del tempo in sua compagnia, gli piace giocare con lei e poi ora che loro sono sulla Jolly Roger, anche se solo da una notte, non vuole che passi troppo tempo senza riuscire a vederla. Ha capito che la loro discussione andrà avanti per le lunghe, ma non riesce nemmeno a capire perché se Regina è la mamma di sua mamma, lei sia così tanto arrabbiata, invece di essere felice. A volte il mondo dei grandi non riesce proprio a comprenderlo.
«Domani mattina viene a trovarti papà, ricordi? Gli ho detto di venire sulla Jolly Roger. Giocherete tu, lui e Killian.» ha chiamato proprio poco fa Neal, dicendogli del cambio di location per la sua solita visita a Henry, spiegandogli cosa fosse successo e con grande sorpresa della ragazza, il suo ex si è rivelato un buon amico, stando dalla sua parte e mostrandogli il suo appoggio, dicendogli che probabilmente avrebbe fatto lo stesso al suo posto. Aggiungendo che Regina e David si sono proprio comportati come due stronzi, che prima l’hanno abbandonata e poi hanno fatto gli amici per accaparrarsi nuovamente la sua fiducia, per tradirla nuovamente adesso, che ha scoperto tutto, tra l’altro non sono stati nemmeno loro a dirglielo, ma ha scoperto tutto per conto suo.
«Nel pomeriggio?» insiste il bambino.
«Chiedi a Regina se può.» dice sempre rivolta al piccolo, ignorando completamente la donna che è al suo fianco e potrebbe benissimo chiederglielo lei.
«Non... Mamma, non so come devo chiamarti ora. Mamma va bene vero? Posso venire a giocare con te domani?» chiede, ma è anche un po’ confuso non sa come deve chiamare ora sua mamma, che in realtà è sua nonna.
«Va benissimo Henry, per entrambe le domande che mi hai posto.» abbracciandolo nuovamente, almeno lui può continuare a farlo, a stargli accanto. Non ha perso entrambi. Spera solo che con il tempo anche le cose con Emma possa sistemarsi.
«Allora okay, domani te lo porto nel tuo ufficio nel primo pomeriggio» risponde Emma molto freddamente, rivolta per la prima volta a lei direttamente, dopo il saluto alla donna.
Regina annuisce e dopo aver salutato ancora una volta con un abbraccio il piccolo Henry, prova a salutare nuovamente anche Emma, ma lei è già con lo sguardo puntato verso la macchina.

Una volta tornato in ufficio, dopo aver tentato di parlare con Emma, l’avvocato Nolan, si è immerso totalmente nel lavoro e per sua fortuna, ha avuto nuovi casi da seguire completamente da solo, visto l’assenza di Regina. Non gli dispiace in realtà, almeno ha tenuto la testa occupata, smettendo di pensare costantemente a Emma, alle sue parole dure nei suoi confronti. Parole che ogni qualvolta è senza fare nulla, gli tornano prepotenti alla mente.
Senza pensarci afferra il telefono del suo ufficio e chiamare Regina, ha anche da dirgli che per il nuovo caso che hanno tra le mani, c’è bisogno dell’intervento di Jones, ma preferisce che sia lei a chiamarlo, i due hanno un rapporto diverso.
«Abbiamo due nuovi casi, non so se hai avuto modo di vedere il materiale che ti ho mandato.» gli dice l’uomo non appena sente dire pronto dall’altra parte dell’apparecchio e averla salutata.
«Ci stavo giusto dando un’occhiata.» gli dice, ha il computer acceso per leggere i documenti che David le ha allegato.
«Bene. C’è da avvertire anche Jones.» dice ancora David.
«Ci penso io, non ti preoccupare.» immagina che non gli vada molto a genio Killian, non sono mai andati molto d’accordo, forse per il semplice fatto che sono due opposti. David é calmo e pacifico, Killian é un concentrato di energie e di problemi, sembra che ne attiri da quando sia piccolo; ma forse ora non lo tollera ancora di più da quando è diventato il ragazzo di Emma.
«Ascolta... Cosa facciamo con nostra figlia? Ormai possiamo dirlo che è tale no? Oggi sono andato in ufficio, mi ha gettato in faccia parole pesantissime e mi ha cacciato via.» gli dice David triste e amareggiato, non riesce ad accettare la cosa, non riesce ad accettare che Emma lo tratti così freddamente.
«Se ti può consolare a me oggi sotto scuola mi ha ignorato completamente. Domani viene in ufficio comunque, a portare Henry. Posso provare a parlare nuovamente con lei.»
«Buona idea, io invece voglio spiegare a Henry la situazione, anche se immagino che già la sappia» il suo nipotino é troppo sveglio per non aver già compreso qualcosa o comunque è sicuro che Emma gli abbia detto la verità.
«Si, oggi mi ha chiesto come dovesse chiamarmi ora. É confuso naturalmente, domani cerchiamo di stargli vicino e spiegargli la situazione, che nulla tra noi cambierà, credo che temi di perderci.» espone i fatti come stanno, da quel poco che ha visto il bambino, ha visto che è scosso, confuso, anche se naturalmente cerca di non darlo a vedere, anche se nonostante tutto riesce sempre a mostrarsi il bambino coraggioso e allegro di sempre. Non sa come faccia, a vedere se sempre il bello della vita. Forse perché è ancora un bambino e i bambini credono ancora nella magia, nelle favole, nella bellezza del lieto fine.
Chiudendo al telefonata con David, chiama immediatamente Killian, chiedendo di passare a casa sua che non è in ufficio, ma che ha un nuovo caso per lui, sempre se vuole accettarlo, vista la situazione che si è creata. Ma Killian Jones non è uno che rifiuta un lavoro ed è sicuro che nemmeno Emma vorrebbe che lui rinunciasse solo perché le due sono in cattive acque al momento e le dice che passerà quanto prima da lei.
Regina in attesa che il suo informatore/detective arrivi a casa, si studia le nuove carte inviatogli da David, anche per farsi un’idea di cosa poter dire a Killian una volta che arriva e dandogli il fascicolo con tutte le informazioni che gli occorrono per indagare.
Mezz’ora dopo, eccolo suonare alla sua porta, è sicura che sia lui perché non aspetta nessun altro. Robin è ad accompagnare Roland a tiro con l’arco, il bambino ha mostrato interesse per l’arco e il papà è stato ben felice di aiutarlo. Regina, ne ha approfittato per lavorare un po’, anche perché impegnarsi in qualcosa l’aiuta a smettere di pensare.
Apre al giovane e lui entra come se ormai conoscesse la casa a memoria, in effetti è così, ormai la frequenta spesso o forse è il caso di dire frequentava, visto che ormai la sua casa è completamente deserta senza Henry ed Emma a rivoluzionarla. Hanno ancora tante cose loro per casa, ma è la donna è sicura che la ragazza si venga presto a prendere tutto.
«Come stai?» le chiede Killian una volta che è dentro casa. Ha subito notato dall’espressione della donna che in realtà la domanda è abbastanza scontata, ma vuole starle vicino in qualche modo.
«Diciamo che ho passato momenti migliori.» risponde un po’ acidamente, anche se lui non c’entra niente, non è colpa sua se Emma se n’è andata da casa e dalla sua vita. Anzi... Lui sta cercando di starle accanto nonostante tutto, nonostante il dolore che ha causato alla vita di Emma.
«Immagino!»
Regina senza altri convenevoli, anche perché non le piace per niente essere compatita, o mostrarsi debole, anche se il ragazzo che ha davanti non è un estraneo; gli dà il fascicolo che ha preparato, spiegandogli la situazione, la realtà dei fatti è molto semplice, deve scoprire, in quanto loro sono i legali del moglie, se il marito ha un amante o meno. Killian prende il fascicolo senza aggiungere altro, capendo che la donna non vuole parlare di ciò che è accaduto nelle ultime ore. Ha saputo anche da Emma, o meglio da Henry che era lì accanto a lei, quando lui e Emma erano al telefono; che le due si sono incontrate sotto scuola e l’incontro non è andato benissimo, ma questo l’ha dedotto dalla voce della sua Emma, che ha voluto tagliare corto la conversazione per non dover rivivere quel momento.
Prima che Killian possa uscire però, la donna lo ferma nuovamente.
«Killian...»
Il ragazzo si gira nuovamente verso di lei.
«Stalle vicino. Ti prego.»
Killian annuisce e le sorride di rimando. La richiesta di Regina è una supplica, perché lui ora è l’unica persona di cui Emma si fidi. Ha bisogno di lui più di chiunque altro. Ma il ragazzo lo sa bene e non desidera altro che regalarle attimi di serenità e spensieratezza, proteggerla da tutto e tutti.
Regina si sente un po’ più rassicurata a sapere che non è sola. Non più almeno.

La sera sulla nave di Killian, Emma è intenta a preparare la cena. Vuole ringraziare in questo modo il suo ragazzo che sta dando ospitalità a lei e suo figlio. Non è chissà quale cuoca provetta, ma sa cavarsela abbastanza bene grazie a Regina che le ha insegnato a cucinare qualcosa. Quel pensiero fa subito rattristare Emma, ma cerca di non darlo a vedere continuando a preparare la sua minestra di patate, che tra l’altro è la prima volta che cucina senza la supervisione della donna. Ma Henry ne va matto e per una volta ha voluto sorprenderlo, anche se non sa se in positivo o in negativo a questo punto.
Henry non si è accorto del cambio di umore di sua mamma, intento a disegnare sul tavolo situato vicino alla cucina, in modo che Emma possa osservarlo. Killian pero sì. A lui non è sfuggito il suo cambio di umore, l’ha vista rattristarsi di colpo, assorta nei suoi pensieri.
«A che pensi, love?» le chiede, avvicinandosi un po’ da lei e lasciando Henry a disegnare da solo. L’ha osservata da quando si è messa hai fornelli. Prima perché il grembiule che lui le ha presto, appartenuto a sua madre, le sta una meraviglia. Sembra una piccola chef alle prime armi e lui la trova irresistibile, anche se deve ammettere che la troverebbe sexy anche con una busta a coprirla interamente o coperta di soli stracci, perché è lei a essere bella. Di una bellezza pura e semplice. Poi l’ha osservata per capire a cosa stesse pensando. L’ha vista concentrarsi a tagliare le patate, a preparare ogni dettaglio con attenzione, ma poi l’ha vista anche rattristarsi di colpo, davanti a qualche brutto pensiero. Non è difficile immaginare a cosa stia pensando.
«Niente. O meglio, sé questa pasta e patate sarà buona.» non gli dice che ha pensato a Regina, a quando la preparavano insieme, anche perché lei stessa vuole allontanare quel pensiero dalla sua testa. Non le manca Regina, non le manca quella traditrice, che le ha mentito per tutta la vita. Forse, forse può mancarle la sua amica, ma ora è difficile per lei scindere le due figure.
«Sarà buonissima.»
«Hai troppa fiducia in me capitano» risponde sorridendo.
«Ascolta non vorrei rattristarti... Ma, oggi ho incontrato tua madre. Ho accettato il lavoro, mi é sembrato giusto che lo sapessi» le dice, non accorgendosi subito di aver usato proprio le parole “tua madre”. L’ha fatto involontariamente.
Emma lo fulmina con lo sguardo, non perché lui abbia accettato il lavoro, cosa che si immaginava avesse fatto, ma per aver definito Regina come sua madre.
Quando il pirata se ne accorge, gli viene un sorriso, ma che subito caccia via, vedendo che Emma non sta ridendo affatto.
«Scusa, love. Ma prima o poi dovremmo affrontare l’argomento no?» avvicinandosi a lei ulteriormente e cingendole la vita.
«Prima o poi, ora non ho voglia.»
«Non puoi tenerti tutto dentro.» le dice dolce e premuroso, non riuscendo a trattenersi.
«Quando avrò voglia di parlarne sarai il primo con cui lo farò.» risponde decisa.
Killian ha capito ancora una volta che non è il momento di parlarne e che la ragazza non ha intenzione di affrontare l’argomento nemmeno questa sera e così, prima di prendersi una nuova sgridata, come l’ha presa la mattina, non insiste oltre. Avvicina le sue labbra alle sue per darle un bacio mozzafiato, uno di quelli che fanno mancare il respiro.
Emma in un primo momento di lascia trasportare da esso, ma poi si separa dal ragazzo, in modo deciso.
«Ti ricordo che c’è mio figlio poco più in là.»
«È impegnato a disegnare, non ci ha visti»
«Questo lo dici tu. Sembra che non osservi, ma in realtà nota tutto. Non mi stupisco che di punto in bianco ci faccia notare la cosa.» gli dice Emma, facendogli capire di non sottovalutare il suo piccolo monello, che lui fa solo finta di non vedere, ma in realtà nota ogni cosa, accorgendosi di ogni dettaglio.
«Ti ricordi la prima volta che siamo venuti qui io e Henry? Bene, ha assistito al nostro... piccolo momento.» gli dice per fargli capire che, il suo piccolo ometto è un ottimo osservatore, oltre che un grande curioso e ci sta poco tra l’altro a volare con la fantasia, che sicuramente non gli manca.
«Ah ti riferisci a quando mi stavi per baciare ma poi hai cambiato idea?» la stuzzica lui, divertito dalla cosa, non pensava che lei glielo dicesse e sinceramente gli ha servito la battuta su un bel piatto d’argento.
«Tu mi stavi per baciare forse» ribatté prontamente Emma non facendosi trovare impreparata.
«Uhm... Mi ricordo diversamente.» le dice ancora ridendo di gusto e Emma fingendosi arrabbiata, lo allontana via, tornando a concentrarsi sulle patate e la pasta prima che si possa scuocere tutto e rovinare la sua fatica.
Il ragazzo non si arrende e torna ad abbracciarla da dietro, mentre lei si muove tra i fornelli, dandole un bacio sul collo e sussurrando al suo orecchio: «Stasera continuiamo a discutere su chi voleva baciare chi.» facendola rabbrividire, ma entrambi sanno che non parleranno di ciò, piuttosto di chi bacerà prima chi, non appena Henry sarà a letto. Anche perché il pirata ha fatto una promessa alla ragazza, ovvero che si sarebbero divertiti parecchio.

Il giorno seguente, Emma torna da lavoro per l’ora di pranzo, giusto in tempo per vedere Neal andare via, salutarlo e salire a bordo della Jolly Roger. Killian sapendo bene, quanto Emma torna affamata dopo il lavoro, ha già pensato a qualcosa lui, niente di troppo complicato, anche perché lui sa cucinare ancora meno di Emma, ma si è arrangiato con pasta, carne arrostita e verdure.
Mangiano tutti e tre insieme e il piccolo Henry racconta nel dettaglio alla sua mamma tutto ciò che ha fatto quella mattina. Lui, Neal e Killian hanno giocato ai pirati, a nascondino, ad acchiapparsi, con Neal che stava per finire in acqua. Emma, nel vederlo così felice, non può non sorridere a sua volta, anche perché riesce perfettamente a immaginarsi Neal che quasi finiva in acqua, il che però sarebbe risultato ancora più divertente se ciò fosse accaduto e Henry le conferma la cosa, quando lei esterna ad alta voce i suoi pensieri.
Per un momento, un solo momento durante il pranzo la ragazza si dimentica che dovrà incontrare nuovamente Regina, da lì a poco.
Ma il suo buon umore non dura a lungo, perché il momento di accompagnare Henry é giunto. Saluta Killian con un bacio, anche lui esce per lavorare per il nuovo caso affidandogli da Regina; per dirigersi verso il suo maggiolino direzione studio Mills.
Una volta che sono arrivati, Henry é felicissimo, tanto che fa le scale due a due, come se fosse impaziente di arrivare il prima possibile al piano di Regina, al contrario di Emma che invece sembra rallentare a ogni passo un po’ di più. Il suo intento é quello di lasciare Henry, salutarlo e andarsene senza troppi coinvolgimenti. Può farcela.
É Henry a suonare il campanello dello studio e ad aprire é la segretaria. Emma é quasi intenzionata a lasciare il bambino a lei e scappare a gambe levate e sta quasi per farlo, quando, esce in quel momento dal suo ufficio Regina, che ha sentito suonare e vedendo l’ora ha dedotto che fossero arrivati Henry ed Emma.
L’avvocato Mills non può negare però di sentirsi nervosa, non sa ancora se tenterà un approccio con sua figlia, per tutta la pausa pranzo ha meditato a lungo in proposito, non giungendo a nessuna conclusione e a dirla tutta, non sa nemmeno esattamente che cosa dirle, non vuole nascondersi dietro scuse banali, dietro i soliti “mi dispiace” o “lasciami spiegare” anche perché sa di aver sbagliato. Vuole solo parlare con lei, farsi perdonare, cercare di rimediare ai suoi errori, se mai ciò fosse possibile. Non sa nemmeno lei che cosa vuole esattamente, forse abbracciarla, abbracciarla per la prima volta senza fingere, abbracciarla e dirle che rivorrebbe tutto come prima, con loro in casa, che rivorrebbe le loro confidenze, i loro momenti quotidiani che ogni giorno la facevano sentire viva.
Henry le corre incontro abbracciandola, per poi dirigersi con il suo zainetto pieno di giochi verso l’ufficio della donna, subito dopo aver salutato la sua mamma.
«Emma... Aspetta...» prima che la ragazza possa voltarsi e andarsene, Regina la blocca, riuscendo a pronunciare quelle poche parole, anche se ora non sa bene come continuare il discorso.
«Che c’é? Ho fretta.» sentenzia lei molto acidamente, incrociando le braccia al petto, in attesa che la donna dica ciò che deve dire, anche perché lei non vuole stare lì ancora per molto e spera che faccia presto, anzi spera tanto che decida di non dire proprio niente.
«Possiamo parlare un attimo?»
«No. Mi sembra che hai avuto quattro anni di tempo per parlare e non l’hai mai fatto, se permetti ora non va a me di parlare con te.»
Il tono freddo e distaccato della ragazza non la scoraggia e cerca di continuare a parlare, nonostante lei non voglia e nonostante, purtroppo, abbia maledettamente ragione.
«Ti prego Emma...»
«Cos’è vuoi sapere che cosa penso di questa storia? Te lo dico subito che cosa penso, mi hai deluso due volte. La prima quando mi hai abbandonato appena nata, facendomi crescere come un’orfana. La seconda quando hai deciso di fingere di essere la mia migliore amica per nascondermi la verità, ovvero che fossi la donna che mi ha rovinato la vita. Ora se permetti non so quale delle due mi fa più schifo, sicuramente non riesco a scindere le due figure e sicuramente sono incazzata con entrambe. Ti è chiaro il concetto, posso andare?» le ha gettato tutto l’odio, il disprezzo che prova nei confronti di Regina, non voleva tirare fuori tutto ciò che sente, che prova, non voleva tirare fuori le sue emozioni, ma non ci è riuscita, quello sguardo affranto di Regina, il suo insistere nel parlare, l’hanno mandata su tutte le furie e ora si sente nuovamente così sola, triste. Esce senza aspettare la risposta della donna, la donna che è sua madre, non vuole ascoltarla e non vuole incrociare il suo sguardo, non lo reggerebbe. Esce sbattendo la porta e correndo verso il maggiolino, mentre le lacrime le rigano il viso, nuovamente. Non vuole più piangere, non vuole più sentirsi così... Il suo pensiero é quello di tornare alla Jolly Roger e fare qualcosa per dimenticare lo stato in cui si trova.
Regina rimane ferma immobile davanti alla porta che si chiude con un boato che fa vibrare le pareti dello studio, ha le lacrime agli occhi, le parole di Emma sono state così dure, fredde, pesanti, che le spezzano il cuore. Avrebbe preferito non dirle niente, non sapere che cosa pensa di lei. É stata una stupida e ora si merita il suo odio. Si rende conto solo adesso di che persona orribile sia stata ad abbandonare una bambina, la sua bambina appena nata, davanti a un ospedale, ad averla ingannata per anni, senza dirle la verità su chi fosse.
Cerca di riprendersi il più possibile per andare da Henry, soprattutto non farsi vedere da lui triste e con le lacrime agli occhi.
«Che vuole lei? La tengo qui per fare il suo lavoro, non per impicciarsi» esclama arrabbiata verso la segreteria, la quale ha assistito suo malgrado a tutta la discussione, scoprendo anche essa la verità.
Asciugandosi gli occhi, si dirige poi verso Henry, mostrando il suo miglior sorriso.
Prima di iniziare a giocare con il bambino, David vuole parlare con suo nipote e con la scusa di aiutarlo a tirare fuori i giochi, si siede sul grande tappeto colorato, nella saletta giochi, con lui. Non sa in realtà da dove cominciare a parlare, il suo ometto é pur sempre un bambino di quattro anni, se pur dotato di un’intelligenza oltre misura.
Il bambino ha assistito alla discussione delle due sue mamme, più che altro ha sentito sua mamma Emma alzare la voce e ha dedotto che stessero di nuovo discutendo, chiedendosi quando tutta la storia sarebbe finita, lui vuole tornare a casa con Regina, é quella la sua casa. Non si trova male sulla Jolly Roger, Killian li ha dato una camera bellissima e grande, ma lui ama la sua di camera, quella nella villetta Mills. Li manca poi svegliarsi con la sua mamma Regina che gli prepara la colazione e lo porta a scuola o quando fanno colazione tutti e tre insieme, che giocano, ridono e si divertono, proprio come hanno fatto i quei quattro anni. Ma tace, non dice nulla e fa finta come se nulla fosse accaduto, sperando che tutto torni a posto, lui lo desidera tanto e si appella alla magia per far tornare le cose come lo erano prima.
«Henry, sicuramente la tua mamma ti ha spiegato che io e Regina siamo i tuoi nonni... Ecco, vedi, volevo dirti che non volevo mentirti in questi anni, ma non sapevo come dire la verità, né a te né a Emma.» gli dice, cercando di risultare più chiaro e sincero possibile, non vuole che il bambino si allontani da lui, hanno un bellissimo rapporto.
«La mamma me l’ha detto e io non so bene come mi sento... So solo che voglio bene a tutti voi e voglio che smettete di litigare.» dice il bambino alzando gli occhi sul nonno.
«Sono sicuro che presto si sistemerà tutto Henry, noi grandi a volte siamo complicati e ci dimentichiamo di ciò che è davvero importante, come volersi bene. Ma non per questo non ce ne vogliamo più e mai smetteremo di volerne a te.» accarezzandogli il braccio e sorridendogli paterno, Henry é fin troppo intelligente ed é normale che avverta la tensione.
«Posso chiamarti nonno?» chiede poi il bambino, scacciando la tristezza dai suoi occhi per tornare a guardare l’uomo con i suoi occhioni vispi e allegri.
David annuisce felice e lo abbraccia, Henry se pur inizia a non amare troppo gli abbracci, si lascia abbracciare, stringendosi a sua volta verso di lui.

Emma é appena rientrata nella Jolly Roger, con l’intenzione di dimenticare, di allontanare il senso di rabbia, di frustrazione, il dolore che sente. Il suo pirata é ancora fuori per lavoro e lei sentendosi sola più che mai, vedendo una bottiglia di rum lasciata da Killian, su uno dei davanzali della cucina, l’afferra e se la porta alla bocca senza pensarci. Il sapore del rum subito le arriva alla gola e la fa sentire meglio, si sente improvvisamente bene e ne getta un altro sorso infondo alla gola, per sentire ancora meglio il sapore del liquido ambrato. Non ricordava che il fosse così buono o forse lei è talmente scossa che berrebbe qualsiasi cosa avesse sotto il naso, anche un cocktail scadente. Adesso vorrebbe essere nel suo locale per bere tutti i cocktail del menù.
La prima bottiglia finisce ben presto e lei inizia già a sentirsi brilla e decisamente poco stabile nel camminare, ma non le importa, perché l’alcol entrato in circolazione nel suo organismo, la sta facendo anche smettere di essere triste e arrabbiata. É euforica adesso. Cerca un’altra bottiglia di rum, sapendo che il suo pirata ne ha diverse a bordo e solo quando la trova, esulta felice come una bambina che ha appena ricevuto la sua sorpresa di natale preferita. Stappa la bottiglia e trangugia il contenuto, quasi fino a metà bottiglia.
Ormai é totalmente fuori controllo, tanto che ha alzato la musica a tutto volume dello stereo che ha trovato sulla nave e sta ballando senza vergogna, anche perché è completamente sola, sulla sedia della cucina, mentre simula anche di cantare. La bottiglia che ha in mano è il microfono e lei si sente davvero in uno show canoro.
Quando Killian rientra sulla nave, la trova proprio così, con la bottiglia di rum in mano, a ballare e cantare sulla sedia della sua cucina. Sul tavolo, ci sono altre due bottiglie, quella che la sua ubriaca ragazza ha in mano é la terza, si è scolata ben tre bottiglie di rum o quasi, perché quella che tiene stretta stile microfono, é vuota solo a metà. Con decisione le si avvicina per toglierla e solo a quel punto Emma si accorge di lui.
«Amoreeeee, sei tornato.» gli getta le braccia al collo, scendendo dalla sedia completamente appoggiata a lui e avvicinandosi per baciarlo. Si è decisamente ubriaca, non aveva mai accolto il suo ragazzo con tutto questo entusiasmo e soprattutto chiamandolo amore.
«Questa la prendo io.» togliendole la bottiglia dalle mani.
«Noooo, dammi la mia bottiglia, sei cattivo. É mia.» gli dice mettendo il broncio come una bambina piccola, fingendosi arrabbiata e cercando di riprendergliela.
Killian la posa lontano in modo che lei non possa arrivarci, è talmente ubriaca che è sicuro che non riuscirà più a salire sulla sedia per prenderla, sarà salita sopra quando era ancora abbastanza lucida per farlo. Intanto, la musica che esce dallo stereo continua a risuonare nella stanza ed Emma, non ha nessuna intenzione di smettere di divertirsi, anche se non ha più la sua fedele amica bottiglia per microfono. Prende le mani del suo ragazzo e inizia a ballare sensuale vicino a lui. Lo guarda maliziosa e con decisione porta le sue mani sui suoi pettorali.
«Emma, perché ti sei ridotta così, cos’é successo? Perché non mi hai chiamato?» la rimprovera quasi preoccupato.
«Uhm... Ma davvero vuoi parlare? Io ho ben altre intenzioni. Dai su pirata, divertiamoci un po’.» Spingendolo sul divano e facendolo cadere su di esso con talmente tante forza che nemmeno lei si aspettava. Forse é l’alcol a renderla più forte e disinibita, anzi senza dubbio.
Prima che il suo ragazzo possa alzarsi, lei lo raggiunge posizionandosi sopra di lui e strusciando la sua coscia vicino al suo basso ventre e guardandolo maliziosa, mentre con le mani gli sbottona la camicia, con talmente tanta delicatezza da mandarlo letteralmente fuori di testa.
Killian porta a sua volta le sue mani sotto la maglietta di Emma e le accarezza la schiena con gesti delicati. Sta cedendo, lei è così sensuale, così provocatrice, così dannatamente bella anche da ubriaca che lui non riesce a resisterle. Ma quando Emma si avvicina per baciarlo e sente l’alcol che ha ingerito, invadere anche la sua bocca, che un briciolo di lucidità lo fa allontanare dalla ragazza. Non è in lei, non è così che vuole fare l’amore.
«Sei un guastafeste, prima mi togli la mia bottiglia, poi non vuoi fare l’amore con me... Dov’è finito il mio pirata eh? Me ne devo trovare un altro?» lo provoca ancora, cercando un contatto con lui e ridendo di gusto. Ennesima conferma di quanto sia ubriaca, ancora non aveva mai detto “fare l’amore”, questo è decisamente il segnale che ha bevuto tanto, troppo.
La cosa certa é che appena passa la sbornia non si ricorderà più nulla. Ed é per questo che Killian non vuole approfittare della situazione.
«Swan, non ci pensare nemmeno a trovarti un altro.» le dice ferito nell’orgoglio.
Emma scoppia a ridere di gusto nel vederlo così ferito dalla sua provocazione e si avventa nuovamente sulle sue labbra. Killian ricambia il bacio, ma poi si allontana da lei nuovamente.
«Ma non voglio nemmeno fare l’amore con te in queste condizioni, sei ubriaca e sei sconvolta. Mi sembrerebbe di approfittare della situazione per portarti a letto.»
«Ma io voglio essere portata a letto o comunque portata sul divano, dove ti pare a te.»
«Emma! Quello che voglio dire é che... non voglio fare l’amore con te ubriaca, te ne pentiresti e anch’io, ma al tuo contrario io sono lucido e non avrei giustificazioni.»
La ragazza sbuffa e si allontana da lui. É ancora appiccicata al suo corpo.
«Almeno un bacino me lo dai?» chiede poi lei con la voce da bambina.
«Solo se poi tu parli con me, perché solo così posso tirarti via le parole.» ribatte lui.
«Uhm... Il mio pirata non solo avrebbe fatto l’amore con me, ma non mi avrebbe estorto le parole per un bacio, me lo avrebbe dato e basta.»
«E la mia Emma non si sarebbe mai ubriacata se non ci fosse un valido motivo per farlo e
 credimi che non sarebbe nemmeno così spregiudicata se non fosse ubriaca fradicia.»
«Sei noioso. Io ho solo voglia di divertirmi» insiste la ragazza.
«Ne riparliamo tra qualche ora, quando avrai vomitato tutto e ti farà male la testa, se vorrai ancora divertirti.» le risponde ancora lui, nel vederla così gli viene da ridere, glielo farà notare sicuramente il modo in cui si è comportata da ubriaca, anche che ha provato più volte a sedurlo, ma é anche preoccupato per lei. Se ha bevuto così tanto deve stare davvero male e si è tenuta per troppo tempo dentro ciò che sente davvero, ha bisogno di parlarne con qualcuno. Lui ormai la conosce abbastanza bene da saperlo.
«Si papà.» ironizza, poi quando realizza ciò che ha detto, lo guarda e scoppia a ridere di gusto, per poi aggiungere: «Oh pensa ieri mio padre, quello vero intendo, voleva parlare con me, voleva dirmi come lui e mia madre mi avessero concepita, come se non lo sapessi come si fa sesso... tze, ho un figlio e io e te siamo molto bravi in quel senso...Quindi che cosa voleva eh? So come sono stata concepita e sinceramente il resto non mi interessa minimamente. Poi pensa di fare il padre adesso? Ma ti ricordi quando ci ha beccati sul divano? Tra un po’ non moriva, ora capisco perché si stava per sentire male... Se lo sapevo giuro che ti avrei baciato davanti a lui...» parla senza sosta decisamente delirando, ma finalmente sta tirando fuori quello che pensa, quello che si tiene dentro da quando ha scoperto la verità su i suoi genitori, che l’hanno portata a ubriacarsi in questo modo. Killian la guarda senza replicare, aspettando che lei continui a parlare. Forse non si ricorderà nemmeno di ciò che gli sta dicendo in realtà, quindi dovrebbe fermarla, ma non fa in tempo a farlo che lei continua ancora una volta, senza sosta, non è mai stata così loquace nella sua vita.
«Mia madre poi... Vogliamo parlare di lei? Oggi pure lei voleva parlare, ma l’ho rimessa in riga, le ho detto che mi ha deluso, il che è vero. Mia madre é la mia migliore amica, la mia migliore amica é mia madre e io nemmeno lo sapevo... Ma la vuoi sapere una cosa ancora più divertente di questa? La mia migliore amica é la nonna di mio figlio. Questa si che è un vero spasso.» scoppiando a ridere ancora più forte, piegandosi sulla pancia dalle risate. Presto però il ridere si trasforma in singhiozzi. Il divertimento che poco prima ha accompagnato Emma, ora l’hanno fatta scendere totalmente in un baratro di depressione, tanto che non riesce a smettere di piangere. Killian la prende per le braccia e l’attira a sé per rassicurarla, per farle sentire che le sta vicino, che non è sola. Ha aspettato proprio che arrivasse questo momento, perché immaginava che sarebbe arrivato il momento dello sconforto. Tutti da ubriachi hanno un momento di euforica, ma poi arriva anche il momento della tristezza.
Piange tutte le sue lacrime appoggiata alla spalla del suo uomo, adesso a poco a poco non solo il momento di divertimento é scemato, ma lei inizia anche a sentire un forte mal di testa e la nausea.
«Devo vomitare.» decreta alzando la testa per guardare negli occhi il suo uomo.
Lui la trascina verso il bagno per aiutarla a tenersi i capelli ed Emma rigetta tutto il rum che ha ingurgitato. Dopo aver rigettato tutto l’alcol in corpo, si addormenta sul divano, accanto al suo pirata che le accarezza i capelli.
Si sveglia qualche ora dopo con un gran mal di testa, o meglio con un frullatore al posto della testa e un gran senso di nausea. Guarda l’ora sull’orologio situato in cucina e si alza di scatto, deve andare a prendere Henry, ma appena si alza la stanza inizia a girare frettolosamente ed é costretta a sedersi nuovamente.
«Vado io a prendere Henry non ti preoccupare.» Killian aveva già pensato di andare lui, anche perché Emma in quelle condizioni non può di certo mettersi alla guida e non è nemmeno il caso che suo figlio la veda così, come non è il caso che per oggi riveda i suoi genitori, che l’hanno spinta a ridursi in quello stato pietoso.
«Grazie, mi sembra di avere la testa in un frullatore... Ma che cosa ho combinato?» si ricorda di aver preso la prima bottiglia di rum e averla bevuta tutta in un fiato quasi, ma poi sinceramente non ricorda più niente, il vuoto totale. Ha solo qualche piccolo frammento di quando è tornato Killian sulla nave, ma davvero non riesce a ricordare cosa abbia detto o fatto.
«Oh, ci sarebbe da scrivere un libro su cosa hai combinato. Ti dico solo che ti ho trovato sulla sedia con una bottiglia di rum mezza vuota e altre due sul tavolo vuote, mentre cantavi e ballavi. Per non parlare di quando hai iniziato a sedurmi e mi hai detto esplicitamente più volte di voler fare l’amore con me... Mi sei letteralmente saltata addosso e quando ti ho fermato, ti sei offesa.» le inizia ad elencare le cose che ha fatto ed Emma arrossisce visibilmente a quella confessione del suo ragazzo.
«Non è vero, te lo stai inventando.» é davvero bordeaux dall’imbarazzo che sta provando in quel preciso istante.
«Oh no Swan, pensa che hai pure elogiato le mie prestazioni a letto. Ti avrei dovuto registrare.» le dice continuando a ridere di gusto, soprattutto nel vederla ora così timida e imbarazzata.
«Okay, okay, ehm... Forse é meglio che vai a prendere Henry, tra mezz’ora Regina chiude l’ufficio e io non ho intenzione di ricevere una sua telefonata.» del litigio con lei se ne ricorda benissimo purtroppo, ed é quasi tentata di andare a prendersi una nuova bottiglia di rum per tornare a divertirsi, come pare abbia fatto da ubriaca, ma non ha nemmeno la forza di alzarsi dal divano, figuriamoci a bere di nuovo... La nausea poi non la lascia stare e se beve altro, sicuramente vomiterebbe nuovamente. Mentre lui é via, magari lei riesce a preparare qualcosa per cena.

Killian arriva nell’ufficio di Regina, avrebbe potuto prendere la macchina di Emma, visto che ormai mette la protesi alla mano in modo fisso e con essa, può anche guidare, visto che lo sa fare e anche piuttosto bene, ma non ha mai guidato un maggiolino e sinceramente non sa se è in grado di guidare una macchina così piccola. Non è per vantarsi ma la sua prima macchina é stata una BMW, che poi in realtà la macchina era di suo fratello Liam, ma lui appena presa la patente a 16 anni, ha subito guidato. Una volta morto suo fratello, l’ha venduta, perché non voleva più vederla e poi con una mano solo non avrebbe più potuta guidarla e lui ha sempre odiato la protesi, fino all’arrivo di Emma. Ora può forse, pensarne di tornare a guidare seriamente, ma una macchina come si deve.
Sale in ufficio e trova il piccolo Henry già pronto per tornare a casa, anche se un po’ dispiaciuto di dover lasciare Regina.
«La mamma dove sta? Perché non è venuta lei?» chiede il bambino prontamente.
«Sta a casa a finire di lavorare, l’ha chiamata Booth per una ricerca improvvisa» mente spudoratamente il pirata, ma non può di certo dire la verità al piccolo, non capirebbe fino infondo e un’altra scusa lo avrebbe solo fatto preoccupare.
Il bambino prima di uscire sotto suggerimento di Regina, si reca in bagno, ma in realtà é una scusa per parlare da sola con Killian, non ha creduto minimamente alla scusa che si è inventato.
«Emma? E non mi rifilare la balla che hai detto a Henry, puoi ingannare lui, non me.» gli dice, prima che possa essere lui ha parlare e ripetere come un disco ciò che ha appena detto poco fa.
«Sta poco bene.» liquida la cosa semplicemente così, ma sa benissimo che dovrà confessare, conosce Regina, già da parecchio tempo e fa del suo lavoro la verità e quindi sa benissimo che non gli sta dicendo tutto. Sembra quasi che la sua Emma il suo super poter lo abbia ereditato da sua madre, anche se Emma é decisamente più brava o lui è un pessimo bugiardo, visto che entrambe le donne lo beccano sempre quando sta dicendo una balla.
«Jones, sputa il rospo. É chiaro che non vuole vedermi, ma so anche che sarebbe venuta lo stesso se non avesse avuto seri impedimenti, a prendere Henry... Cos’è successo?»
«Emma si sta riprendendo da una sbornia colossale. Ha bevuto due bottiglie e mezzo di rum e adesso ha mal di testa e nausea, non riusciva a tenersi ancora in piedi.»
Regina di tutto si aspettava tranne che questo, ci può stare che è sconvolta, che è arrabbiata e che ora odia lei e David, ma non può gettare i suoi dispiaceri nell’alcol e lei vorrebbe chiamarla e dirgliene quattro per il suo comportamento infantile. Non è da lei comportarsi così, o meglio era molto nello stile della piccola Emma, quello di mettersi nei guai per attirare l’attenzione su di sé. Sta forse cercando di attirare l’attenzione su di sé? La sua attenzione? Forse sapendo che Killian glielo avrebbe detto, ha escogitato tutto ciò. Non sa se davvero può essere così, sa solo che non vuole vederla ridursi in questo modo, non è così che si risolvono i problemi.
«E tu dove eri in tutto questo?» se la prende con il ragazzo, anche se sa che non è colpa sua, lo avrebbe fatto lo stesso o avrebbe trovato altro per cercare di dimenticare. Scappare dai problemi é sempre stato tipico di Emma e l’alcol é solo un modo per scappare davanti ad essi per l’ennesima volta e non affrontarli.
«A lavorare per il tuo caso, anzi se per te va bene domani passo a parlartene.»
Regina annuisce e gli chiede anche scusa per essersi arrabbiata con lui, la verità é che è arrabbiata con sé stessa per avere le mani legate.
«Ho capito bene, Emma ubriaca? E tu pirata, hai tenuto le mani apposto senza approfittare della situazione vero?» interviene David nella conversazione, minacciando con il dito verso il giovane. Ma decisamente sconvolto per ciò che ha fatto Emma, non se lo aspettava minimamente.
«Certo, sono un gentiluomo io, per chi mi hai preso.» risponde piccato dalla piega che sta prendendo la conversazione. Per fortuna proprio in quel momento torna Henry e Killian prendendo lo zainetto che ha sulle spalle, saluta e esce dall’ufficio, confermando a Regina che torna l’indomani per le informazioni raccolte.
Non riesce proprio a capire il motivo per cui David ce l’ha tanto con lui, dovrebbe aver capito che tiene molto a Emma e che non le farebbe mai del male. Lui almeno non gliene farebbe, perché a quanto pare David é stato il primo a fargliene, insieme a Regina.
Mentre sono per strada, Killian propone ad Henry di prendere la pizza con il gelato. Sa che il bambino ne va chiotto, come Emma e lo fa per tirarla un po’ su di morale e non farle fare assolutamente nulla, si merita un po’ di riposo e si merita di essere coccolata e viziata, visto il suo pessimo stato d’animo. Il bambino subito entusiasta accetta, proponendo diversi tipi di pizza, in modo che ne possono mangiare più gusti, senza dover sceglierne solo uno. Così entrano in pizzeria e ordinano 3 tipi di pizza diversi: con pomodoro e mozzarella, con patate fritte e würstel e per finire funghi e salsiccia. Per concludere il tutto, cioccolata calda e gelato con diversi gusti, in questo modo Emma potrà scegliere che cosa vuole, anche se entrambi sanno che vorrà la cioccolata calda con la cannella.
Tornano a casa che chiacchierano animatamente su una gita estiva con la Jolly Roger, é da parecchio tempo che non naviga, sicuramente é da fare qualche revisione, ma é ora che torni in mare, a salpare i mari. Henry non vede l’ora di passare un’intera estate a bordo della nave, proprio come un vero pirata, ora bisogna convincere anche Emma.
La ragazza non appena li vede entrare, si alza per andare ad abbracciare il suo piccolo ometto, per farsi raccontare del suo pomeriggio. Il suo Henry gli racconta ogni cosa, anche di aver parlato con nonno David della situazione e che ha deciso di chiamarlo così e che gli piace l’idea di avere un nonno con cui giocare. Emma sorride felice nel vederlo così entusiasta, è contenta che almeno lui abbia preso la situazione con allegria ed entusiasmo. Si rende conto che a volte vorrebbe tornare bambina, anche se lei effettivamente non lo è mai stata e fin da piccola ha dovuto affrontare sofferenze e difficoltà. Forse per il suo piccolo è diverso perché invece, al suo contrario, è sempre cresciuto con l’amore di sua mamma e di tante altre persone che mai gli hanno fatto mancare qualcosa. A volte la famiglia non è quella che ti mette al mondo, ma può essere anche quella che trovi nel corso della vita... Lei quella famiglia l’aveva trovata, il destino maledetto ha voluto però, che fossero anche coloro che l’hanno messa al mondo.
Ma, non vuole più pensarci. Vuole adesso dedicarsi solo ai suoi uomini, i quali hanno anche preso pizza e dolce per renderla felice e lo è ancora di più dal momento che non ha combinato niente in cucina. Una volta che Killian è uscito ha lavorato un po’ per cercare di non pensare, cercando di rintracciare il conto di Gold, ha diversi sistemi informatici ed è molto brava a intrufolarsi nei siti anche protetti, grazie ad alcuni software che ha istallato e che conosce, ma non è riuscita a cavare un ragno dal buco. Gold non si vuole far trovare ed è davvero molto bravo in questo.
Ora però è davvero affamata e mentre Killian, aiutato da Henry apparecchiano, lei spegne il computer e si va a fare una doccia veloce, sente ancora la sbornia addosso tra le altre cose. Arriva in cucina proprio nel momento giusto, la pizza è stata riscaldata e sistemata sul tavolo.
Tutti e tre insieme ne affermano un primo pezzo, super affamati e ben felici di quella serata alternativa.
Solo a fine cena, quando Henry è crollato quasi sul suo piatto, dopo aver mangiato anche il gelato ed Emma la sua cioccolata calda con la cannella; che finalmente Emma e Killian possono stare un po’ da soli, a coccolarsi. O meglio è Emma quella che vuole le coccole e si avvicina al suo pirata, che sta comodamente sdraiato sul divano a guardare cosa ci sia in tv.
Si posiziona sopra di lui e lo bacia con passione, il giovane ricambia immediatamente il bacio, andando a cercare la lingua di lei, godendosi quel dolce momento. A prendere nuovamente l’iniziativa è ancora una volta Emma, che inizia a sbottonargli la camicia con gesti decisi, ma lenti e dolci allo stesso tempo.
«Emma...» sorpreso da questa sua intraprendenza, non che non fosse coinvolta nei loro momenti di intimità, ma non aveva mai preso l’iniziativa in quel modo. Non si sta lamentando anzi... Vuole solo essere certo che lo stia facendo perché lo vuole e non per dimenticare l’orribile giornata avuta.
«Sto bene, non sono ubriaca se è questo che pensi. Voglio solo ringraziarti per la cioccolata.» leccandosi il braccio maliziosamente e guardandolo negli occhi per poi aggiungere: «...ma se non vuoi.» allontanandosi e alzandosi da sopra di lui per sistemarsi seduta sul divano. Killian non se lo fa ripetere e stavolta è lui ad avventarsi sulle sue labbra, in effetti non ci ha fatto caso poco prima, ma il suo sapore è ancora di cioccolata e ciò lo manda ancora di più in estasi.
L’unica cosa che non vuole stare su quello scomodo divano, così la prende in braccio per portarla in camera da letto e potersi godere ancora di più quel loro magico momento.

A casa Mills però la situazione non è piacevole come sulla Jolly Roger, Regina ha rifiutato l’invito a cena del suo uomo per rimanere da sola con i suoi pensieri. La notizia che Emma si sia ubriacata per dimenticare l’ha completamente spiazzata e teme che possa fare altre cavolate. Inevitabilmente ritorna con la mente a quando ha parlato per la prima volta con lei, offrendole un posto dove stare. La ragazza all’epoca era sconvolta, arrabbiata con il mondo e scontrosa. Non si fidava di nessuno e Regina ha capito che per entrare nelle sue grazie avrebbe dovuto lavorare tanto... Purtroppo teme che stavolta non servirà nemmeno il tempo a ricucire il loro rapporto, spera solo che Emma non rovini tutto ciò che di buono ha costruito per colpa sua, un’altra volta.
“Quando è arrivata alla stazione di polizia, una chioma bionda, legata in una coda di cavallo disordinata, ha subito attirato la sua attenzione. Si è avvicinata alla giovane con passo incerto, titubante, ancora emozionato a dire il vero, rivederla dopo quattordici anni le procura non poca ansia, ma deve rimanere lucida e non perdere il controllo e così, facendo l’ennesimo respiro profondo, la chiama.
Emma si gira scocciata, è arrabbiata perché il suo piano di fuga non è riuscito e ora le hanno detto che hanno perfino chiamato un avvocato per parlare di ciò che ha fatto. Ha rubato un biglietto del treno per poter scappare... Non le sembra un reato così grave da dover ricorrere persino a un avvocato, ma quando si tratta di lei niente è semplice e ormai lo sa.
Davanti a lei una giovane donna si presenta tendendole la mano.
«Regina Mills.»

«Tu invece sai già il mio nome, è inutile che io te lo ripeta.» con tono aggressivo, sulla difensiva, quasi quell’avvocato fosse il nemico e le dovesse scappare il prima possibile. Non le stringe nemmeno la mano.
Regina la guarda e vorrebbe solo stringerla forte a sé e dirle che adesso non è più sola. Il suo tono aggressivo è solo una difesa e quel muro inalzato, è solo colpa sua.
«Allora andiamo? Tanto è chiaro che adesso mi riporti in casa famiglia... Quindi muoviamoci.»
«E se ti proponessi di venire a vivere da me?»
«Perché dovresti farlo? Cosa vuoi in cambio? Divento la tua donna delle pulizie nella tua lussuosa villa con piscina?» risponde acida, avendo già inquadrato la donna, ricca, con una super villa, tutto quello che lei non ha mai avuto, avendo vissuto sempre in una schifosa casa famiglia e soprattutto essendo abituata a non aspettarsi niente dal prossimo, se ti fanno un favore, sicuramente vogliono qualcosa in cambio.

«Ho una villetta, ma non ho la piscina, mi dispiace deluderti Emma.» le risponde a tono l’avvocato. Facendole capire che non vuole di certo aiutarla per il motivo che pensa lei.
«E allora perché mi vuoi aiutare? Ti faccio pena?» le piace come le ha risposto e deve ammettere che quell’avvocato non è niente male.
«No, posso volerti aiutare senza un motivo?» chiede sostenendo il suo sguardo, è chiaro che Emma stia facendo di tutto per farla innervosire, non si fida e sta sulla difensiva. Ha davvero costruito un muro resistente.
«Okay. Basta che poi non mi sbatti fuori casa alla prima opportunità, alla prima difficoltà, io...» cede, desidera tanto una casa, una famiglia, qualcuno che si prende cura di lei, che l’accetti per ciò che è. Ha bisogno di stabilità.

«Non ne ho nessuna intenzione, anzi... Essendo che sei ancora minorenne, diventerò il tuo tutore a tutti gli effetti e provvederò a farti continuare a studiare e darti un futuro a te e al bambino che porti in grembo.»
Emma si limita ad annuire, non dicendo che forse non vuole tenere il bambino una volta nato, evita di dirglielo subito, non vuole perdere già dal primo istante l’unica persona che le sta facendo una gentilezza e le sta offrendo la possibilità di cambiare.
Regina le sorride a sua volta e le indica la sua macchina, andrà a stare da lei quella sera stessa, ha già sistemato tutte le carte.”

Con il pensiero al loro primo incontro e le lacrime che ancora una volta le hanno rigato il viso al ricordo di quel giorno, si addormenta senza nemmeno rendersene conto.


Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccomi qui. Mi scuso per la lunghezza di questo capitolo (se vi siete addormentati sulla tastiera lo capisco) ma non poteva essere diviso e se siete arrivati fin qui a leggere ne avrete compreso il motivo. Visto già la lunghezza chilometrica non mi dilungo troppo qui.
Vi auguro un buon week end. Alla prossima. :***

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Capitolo 17
*** Capitolo diciasette ***


Capitolo diciassette

Emma è felice di stare sulla Jolly Roger con Killian, ha scoperto la sua indipendenza e lui senza dubbio si sta rivelando un baby-sitter perfetto per il suo piccolo Henry insieme a Neal che è presente e attento, ma anche bisogno dei suoi spazi e non le dispiacerebbe trovare una casa tutta per sé e Henry, dove ovviamente invitare anche il suo meraviglioso ragazzo ogni qualvolta può. Anzi, a dirla tutta non le dispiacerebbe che per lui diventasse un posto dove lasciare lo spazzolino e i suoi vestiti. Un po’ come sta facendo lei sulla Jolly Roger. Ha sempre sentito bisogno di andare a vivere da sola, ma non l’ha mai fatto per il bene che l’ha sempre legata a Regina e anche perché non hanno mai avuto seri problemi di convivenza, a parte un periodo iniziale. Ma adesso che non ha nessuna intenzione di perdonarla per ciò che le ha fatto. Ed è arrivato il momento di volare con le sue ali e pensare seriamente al suo e al futuro del suo piccolo ometto. Grazie al lavoro al pub ha messo qualcosa da parte e forse finalmente, riesce a realizzare questo suo desiderio. Probabilmente la prima settimana moriranno di fame, visto che Emma non se la cava benissimo in cucina, ma prima o poi tutto andrà per il meglio.
È sulla nave, intenta a guardare su internet qualche villetta in zona, magari nemmeno troppo distante dalla centrale, tanto è chiaro ormai che quello è il suo futuro lavoro. Le piace e la fa sentire viva; quando alle sue spalle arriva Killian, che incuriosito guarda il display dell’apparecchio elettronico per capire che cosa sta combinando Emma, è stranamente silenziosa.
«Perché cerchi casa?» le chiede, avendo capito benissimo il suo intento e devo ammettere che un po’ ci sia rimasto male, è vero ne hanno già parlato, lei gli ha comunicato il suo desiderio, ma non ha mai creduto che fosse una cosa imminente e che lei stesse già cercando.
«Lo sai perché... Sto bene qui, ma credo che sia giusto anche per Henry, intanto inizio a cercare e finché non ne trovo una che mi convince davvero, resto qui. Potrebbero anche volerci mesi, sai?» gli risponde sorridendo e cercando di togliergli il muso che ha dipinto sul volto con un bacio.
«È che mi piace avervi qui.» ammette senza problemi, un tempo non sa se sarebbe mai riuscito a condividere i suoi spazi con una donna e un bambino, soprattutto con quest’ultimo e non suo. Ma Emma è riuscita a cambiarlo anche in questo.
«Lo so. Anche a me piace stare con te e anche a Henry.» baciandolo nuovamente, per poi aggiungere: «Appena ne trovo una che mi piace, mi accompagni a vederla tanto no?» e Killian annuisce ben felice che lei lo stia nuovamente coinvolgendo a pieno nella sua vita.
E i due si mettono insieme a cercare una casa che possa fare al caso suo.
Nel pomeriggio, quando Emma è tornata al lavoro, dopo la pausa pranzo che hanno passato insieme a cercare case su internet e scambiarsi coccole. Killian si reca anche egli a lavoro, andando nell’ufficio di Regina, la quale ultimamente lo sto coinvolgendo molto di più, forse anche perché vuole informazioni su sua figlia e lui è l’unico mezzo per ottenerle, ma nemmeno gli dispiace, solo grazie a lei, ha guadagnato tantissimo nell’ultima settimana e vuole portare Emma a cena fuori, magari approfittando del week end che Henry sarà proprio da sua nonna.
Arriva nell’ufficio di Regina e la donna, dopo avergli consegnato il nuovo fascicolo con ciò che deve svolgere, cerca di chiederle di Emma, senza far trasparire in realtà le sue vere intenzioni; è David che non si fa problemi in tal senso ed è lui a chiederglielo.
«Ehm... Non so quanto sia giusto che io vi dica che cosa fa o non fa.»
«Pirata, nostra figlia non ci parla e non sappiamo più nulla di lei, a parte quello che ci dice Henry, quindi fai poco il samaritano e dicci le ultime novità.» dice David piuttosto seccato, è vero, che non è carino che estorcere le informazioni a lui, ma è l’unico modo per sapere che cosa fa Emma.
«Sta cercando casa per lei e Henry.» si lascia scappare, se pur è sempre risultato un po’ titubante nel dirlo, non sa se Emma voleva che si sapesse, anche se non pensa che possa restarci male, non è un segreto di stato.
«E perché questa decisione? Ma può farlo? Con che soldi va a vivere da sola, secondo me quella ragazza non ragiona più. Prima si ubriaca, poi vuole andare a vivere da sola, ma che cosa le salta in mente eh? Regina dobbiamo intervenire. Come fa da sola a gestire due lavori, Henry... insomma... No. Non mi sembra per niente una buona idea.» un David completamente nel panico, inizia a esternare tutte le sue preoccupazioni sulla decisione di sua figlia. Quanti soldi potrà mai avere da parte, è preoccupato che presto dovrà fare i conti con questa realtà e teme che si ritrova senza soldi a dover crescere suo figlio. Pensa che stia facendo il passo più lungo della gamba perché è arrabbiata con loro.
«Emma è molto sicura della sua decisione e può farlo, ha dei soldi da parte guadagnati al pub e comunque non sarebbe una cosa imminente.» Killian si pente subito di averlo detto a David, non aveva previsto la sua reazione eccessiva e da padre iperprotettivo.
«Tu non capisci Jones, lei lo fa perché è arrabbiata con noi» continua David.
«Non credo sai... Emma sa quello che fa e non farebbe mai affrontare ad Henry un’avventura di questo genere se non fosse sicura e non lo potesse fare.» la difende a spada tratta il suo ragazzo. All’inizio ha pensato anche lui che fosse solo un modo per mettere totalmente le distanze con i suoi genitori, ma poi ha capito che non è così. Alla fine, ha già messo le distanze da loro andando a vivere con lui e ha smesso di parlarci, quindi non avrebbe motivo di farlo per ciò.
«Killian ha ragione David.» interviene Regina, ma ciò non toglie che forse sia il caso di parlarle lo stesso, per capire veramente le sue intenzione, anche se Emma non gli permette di parlare, faranno ugualmente un tentativo a riguardo, quando lei andrà a portargli Henry. Il bambino resterà due giorni da Regina e a giocare con Roland, visto che i due non si sono più visti dopo scuola.

Emma, ormai è totalmente immersa nel caso Gold, il quale sta impegnando totalmente gli agenti a 360 gradi. Con un’accurata ricerca Emma è riuscita a risalire al conto di Gold e farlo bloccare, aspettandosi che prima o poi il trafficante accorgendosi della cosa possa fare una mossa azzardata e loro trarne vantaggio. Non sono sicuri che sia la mossa giusta, ma non avendo altre piste che possono seguire, quella è la più valida, anche se senza dubbio la più pericolosa.
Soddisfatta del suo lavoro, si reca a prendere Henry a scuola, anche se è consapevole che dovrà rivedere sicuramente i suoi genitori, ma non le importa, può affrontare anche loro e niente e nessuno potrà toglierle il buon umore. Ma non sa quanto si sbagli...
Non appena arriva nello studio Mills, con Henry che non ha fatto altro che elencare tutto ciò che farà con Roland in quel week end, si ritrova subito davanti suo padre, come se la stesse aspettando davanti alla porta e la sua faccia non promette niente di buono.
Emma, che non ha nessuna intenzione di parlarci, cerca di lasciare Henry abbastanza velocemente e filarsela, ma con scarso successo, visto che l’uomo le chiede se possono andare un attimo nel suo ufficio.
«Devo proprio?» chiede scontrosa, alzando gli occhi al cielo.
«Ora basta assumere questo comportamento infantile, penso che sia anche giunto il momento che parliamo non trovi?»
«Che c’è David vuoi obbligarmi, fino a prova contraria viviamo in un paese democratico, in cui sono libera di ignorare chi voglio.»
«Sono tuo padre. Non puoi.»
«Mio padre? Adesso te ne ricordi che sei mio padre e dove eri quando ero una bambina e mi sentivo sola? Ora mi sembra un po’ tardi, non pensi, papà?» e la prima volta che lo chiama “papà” lo fa con ancora più disprezzo e con un tono di voce sarcastico, da mandare ulteriormente l’avvocato su tutte le furie.
«Ho sbagliato okay, ma non puoi farmi il processo.»
«Senti che vuoi? Dovevi dirmi questo o c’è altro?» sbotta ancora lei, già stufa di essere lì e maledicendo di essere salita ancora una volta, poteva chiedere al portiere dello stabile, un uomo dolcissimo, se poteva portare su Henry. La prossima volta lo fa o lo lascia direttamente nella dependance di Robin, a giocare con il suo amichetto, almeno non si sente fare il processo e non sente ripetere sempre le stesse cose.
«Ho saputo che stai cercando casa per te e Henry e...» sta per dire come la pensa in merito a questa sua decisione, quando Emma lo interrompe bruscamente.
«Te l’ha detto Killian?» chiede.
David annuisce e lei, ulteriormente arrabbiata lo liquida con un frettoloso “non sono affari che ti riguardano” per andare via dall’ufficio.
Si reca sulla nave, sapendo benissimo che il suo chiacchierone di fidanzato è già al suo interno, sicuramente ad aspettarla.
Nel tragitto in macchina ha provato a cercare di calmarsi, ma non ci è riuscita. Non era di certo un segreto di stato, ma le ultime persone a cui avrebbe voluto dirlo sono proprio i suoi genitori, ai quali al momento non è dato sapere che cosa decide di fare della sua vita. Soprattutto non aveva alcun diritto di dirglielo lui.
Non appena entra a bordo della Jolly Roger, il suo pirata prontamente le si avvicina per darle un bacio, come fa sempre, ma Emma lo allontana con decisione.
«Perché hai detto a Regina e David della mia decisione di prendere una casa per me ed Henry?» mettendo le braccia sui fianchi e guardandolo negli occhi. Non ha mai visto il suo sguardo così glaciale, almeno nei suoi riguardi. Nemmeno quando erano due perfetti sconosciuti, lei l’ha guardato in quel modo. È furente e i suoi occhi verdi, sembrano quasi diventati più scuri dalla rabbia.
«Non pensavo fosse un segreto di stato»
«Non lo era. Ma non avevo alcun diritto di dirglielo tu e poi perché parli con loro? Perché li dici che cosa faccio o non faccio?» la cosa che forse le dà più fastidio, è proprio che lui parli con i suoi genitori, soprattutto che parli di lei, come se stesse cercando il modo per farli rappacificare in qualche modo.
«Emma, mi dispiace... Mi chiedono di te, che dovrei fare, non rispondere?» ribatte il ragazzo, pensa che se la stia prendendo un po’ troppo per un fatto da niente.
«Potrebbe essere un’opzione. Senti, quando vorrò chiarire con loro, con questo non sto dicendo che lo farò, sarò io a fare il primo passo. Cortesemente, smettila di parlare di me.»
«Scusa. Ho sbagliato e non lo faccio più, promesso. Ora me lo dai un bacio?» chiede, volendo chiarire con lei, forse ha sbagliato a dire loro le cose, senza il suo consenso, ma non vuole nemmeno litigare con lei per un fatto simile.
«Ho fretta, devo andare a farmi una doccia e poi andare al pub.» risponde ancora piccata, allontanandosi definitamente da lui per andare a prepararsi per andare a lavoro.
Il giovane la guarda allontanarsi e capisce che sta innalzando nuovamente un muro nei suoi confronti ed è tipico di lei. Non appena la situazione si fa complicata, preferisce chiudersi nel suo guscio protettivo. E lui ancora una volta dovrà far in modo di poter entrare nel suo mondo e buttare nuovamente giù il suo muro.
Esce dalla doccia e si prepara velocemente, prima di uscire si raccomanda con Killian di non aspettarla sveglio che sicuramente farà tardi, visto che oggi fa chiusura. In realtà, spera che lui non l’aspetti sveglia per non doverlo affrontare ancora una volta, ha ancora bisogno di sbollire la delusione che prova nei suoi confronti e parlargli non aiuta, anche perché non vuole dover dire qualcosa di cui pentirsi.
Durante tutto il lavoro, non fa altro che distrarsi e sperare che lui decida di raggiungerla e ogni volta che alza lo sguardo verso la porta d’ingresso di maledice di avere quei pensieri. É lei che è arrabbiata, è lei che gli ha urlato contro, che l’ha evitato e gli ha perfino detto di non aspettarla sveglio... Adesso non può pretendere che lui arrivi, come se niente fosse successo e forse, deve anche ammettere a sé stessa, che se lui si presentasse, lei si comporterebbe freddamente. In realtà, non sa nemmeno lei che cosa sperare, che cosa desidera. É confusa, arrabbiata e il problema non è il suo ragazzo, ma sé stessa, lei è arrabbiata con sé stessa, perché vorrebbe perdonare i suoi genitori, ma al contempo é ancora dannatamente ferita, vorrebbe correre da Regina e dirle che ha litigato con Killian a causa sua e che ancora una volta le sta rovinando la vita, ma vorrebbe anche abbracciarla e farsi rassicurare. É maledettamente confusa e tutto ciò la fa sentire vulnerabile, sola e triste. La fa allontanare dall’unica persona che le é rimasta accanto, le fa alzare nuovamente i suoi muri. Quando si sente così, vuole solo rimanere sola, sola con il suo dolore, anche se sa che è sbagliato.
Quando a chiusura, torna verso il suo maggiolino, é completamente distrutta, sono le due di notte e l’indomani deve nuovamente alzarsi presto per andar in ufficio, inoltre, il suo umore pessimo non aiuta. Ci vorrebbe un po’ di rum, ma opta invece per una camomilla una volta a bordo della nave, l’alcol l’ultima volta non è stato per niente di aiuto... Anzi... l’ha reso più euforica, ma dopo ha anche portato un mal di testa terribile e un senso di nausea che l’ha accompagnata anche il giorno successivo.
Spera solo che Killian non sia sveglio. Ed ecco che non appena mette piede sulla nave, torna nuovamente ad allontanarsi, quando poco prima desiderava fortemente che lui le facesse una sorpresa. A volte non si capisce nemmeno lei.
Killian, la sente rientrare, inevitabilmente é rimasto sveglio ad aspettarla, non si sarebbe mai riuscito ad addormentare sapendola per strada di notte da sola. Per un attimo ha anche pensato di correre da lei al pub e farle capire che lui c’é e ci sarà sempre, ma poi ha cambiato idea per lasciarle i suoi spazi, non volendo farle alcuna pressione. Ha imparato a conoscerla e sa che se messa sotto pressione, si allontana ulteriormente, quindi vuole darle il tempo di sbollire la rabbia e il nervosismo. Sa che non è arrabbiata con lui, almeno non del tutto, ma con la situazione che sta vivendo. Sa che se pur cerca di non dirlo, ne soffre profondamente, il giorno che si è ubriacata, ne é la dimostrazione evidente.
Ora che lei entra in camera, lui finge di dormire e cerca anche di non muoversi per non farle pensare che sia sveglio.
Emma, si stende nel letto e prova a vedere se lui è ancora sveglio, ma vedendo che ha gli occhi chiusi e sembra piuttosto rilassato, si gira dall’altra parte e prova ad addormentarsi anche lei, nonostante i pensieri.
Mentre, il ragazzo proprio in quel momento riapre gli occhi e la guarda. Si è accorto immediatamente che lei si fosse avvicinata per controllare se dormisse, ha sentito il suo respiro vicino al viso, ma ha cercato di far finta ancora una volta di nulla, considerando poi, che lei si è girata di spalle, quando di solito si accoccola vicino a lui, nell’incavo del suo collo.
Il giorno, nonostante sia piuttosto stanca, non appena sente la sveglia del suo cellulare si alza, cercando di non fare rumore per non svegliare Killian, che ancora dorme beatamente.
Si prepara velocemente un caffè e vestendosi altrettanto rapidamente, si reca in ufficio. Non ha voluto fare ulteriore rumore e quindi, non ha mangiato niente e deve ammettere che il suo stomaco sta brontolando pesantemente. Prima di entrare in ufficio, visto che è presto, passa da Granny’s.
A servirla é Ruby, la gentile ragazza, nipote della proprietaria, nonché amica di Emma, spesso le due si sono trovate ad uscire e la giovane proprietaria della tavola calda, ha anche fatto sì che lei e Killian si mettessero insieme, il suo intervento e il fare il tifo per loro, é stato in parte galeotto.
«Percepisco pensieri negativi nell’aria... Cioccolata calda con la cannella e muffin al cioccolato in arrivo subito, almeno ti addolcisci un po’ la giornata» le dice Ruby vedendo la sua faccia. Emma non dice una parola, si limita semplicemente a sorridere, il primo sorriso della giornata, anzi, il primo sorriso che fa da parecchie ore ormai.
«Allora vuoi parlarne?» chiede ancora la giovane proprietaria, portandole la sua ordinazione e considerando che è abbastanza presto e ci sono ancora pochi clienti, può tranquillamente ascoltarla.
«Ho discusso con Killian.»
«Cosa ha combinato quel maledetto pirata, giuro che se ti fa soffrire lo uccido con le mie stesse mani.» ribatté prontamente Ruby, tirando su le maniche della sua camicetta, a dimostrazione che è pronta a battersi.
«Ma in realtà non è solo questo il problema... Anzi, il problema sono io.» inizia a raccontare di come si sente, dei suoi genitori, di come vorrebbe fargliela pagare, ma anche di come sente la loro mancanza, di Killian che ha detto loro della casa e che le ha dato fastidio che parlino di lei di nascosto, che lui riveli cose a loro, anche se lo sta facendo a fin di bene. Se lo sta facendo per il suo di bene.
«Tu hai bisogno di una bella serata tra amiche, stasera devo aiutare mia nonna, ma dopodomani usciamo, io, te e Trilly, chiaro? Così tutta questa confusione che senti sparisce.» l’ottimismo di Ruby improvvisamente la coinvolge, si in effetti si domanda da quanto non passa una serata in compagnia delle sue amiche, prima per il lavoro, poi per via di Killian, é tanto che non pensa solo a lei. Ne ha proprio bisogno visto lo stato d’animo in cui si trova. Ruby é stata una delle prime persone che ha conosciuto quando è arrivata a Storybrooke. Una mattina sentendosi sola e volendo scappare lontano e non ancora essendosi adattata a quella cittadina del Maine e a vive a casa di Regina, è entrata da Granny per prendersi una cioccolata calda ed si è innamorata subito della bevanda fatta dalla stessa Granny, per poi iniziare a parlare senza rendersi conto con la nipote della proprietaria. Ruby ha due anni più di lei e con il suo entusiasmo, il suo modo dolce e gentile di fare, l’hanno fatta subito sentire bene. A poco, a poco, giorno, dopo giorno é nata la loro amicizia. Ed é stata la stessa Ruby a farle conoscere Trilly, anche lei con due anni più di Emma, si chiama Tillie, ma visto che è piccolina e impazzisce per la fatina del famigerato cartone della Disney “Peter Pan”, viene soprannominata così e lei è ben felice di essere chiamata in tale modo.
«E perdona quel poveraccio di Killian, che è perso di te e penso che adesso si stia struggendo.»
«Addirittura struggendo, Ruby?» ridendo di gusto nel modo in cui la ragazza lo difende, non se lo immagina proprio Killian a struggersi d’amore, specie per come si è comportata, ma spera un pochino che la sua amica abbia ragione, ciò significa che forse escogiterà qualcosa per farsi perdonare.
«Killian é pazzo di te, tu sei l’unica che non l’ha ancora capito. O meglio, in parte... Ma infatti, mia cara amica, se non ti ci fossi fidanzata tu, mi sarei fatta avanti io.» le dice ridendo ed Emma si ritrova a ridere ancora una volta.
«Devo andare adesso, ci vediamo dopodomani sera» le dice, prendendo il termos di cartone in cui ha ancora dentro un po’ di cioccolata calda, per recarsi a lavoro.
«Pensa a quello che ti ho detto, Emma.» le urla prima che lei varchi la porta d’uscita.

A lavoro la situazione non è tanto meglio, aver bloccato il conto del signore oscuro non ha portato a niente di buono, anzi... Ci è stato un nuovo omicidio, quello di una donna, Crudelia, colei che gestisce il conto all’estero proprio di Gold. L’hanno scoperto Graham ed Emma del collegamento tra la donna e Gold, incrociando alcuni dati ed Emma entrando ancora una volta nella banca dati del conto dell’uomo. Sta diventando sempre più pericoloso e loro ancora una volta non sono riusciti a trovarlo. Si espone, ma rimane comunque sempre nell’ombra e gli agenti ormai iniziano a capire che devono fare qualcosa di drastico per poterlo acciuffare.
Ora devono aspettare che il corpo della donna uccisa venga portato al dipartimento del Maine, dove risiede la stazione di polizia più grande rispetto a quella di Storybrooke e che collaborano anche loro per la risoluzione del caso Gold. Una volta svolta l’autopsia, forse potranno ricavarne qualcosa di più a riguardo.
Nella pausa pranzo, Graham si offre di andare a prendere da mangiare, per poi immergersi nuovamente nel lavoro. Quel giorno lo sceriffo non è in studio, essendo fuori città per un convegno e loro se la devono sbrigare da soli, ed é anche per questo motivo che Emma é arrivata prima in ufficio, per non lasciare il suo collega a fare tutto il lavoro da solo, sapendo che ci sarebbe stato tanto da fare.
Mentre il suo collega é a prendere il pranzo per entrambi, Emma si concede un attimo di riposo, ha gli occhi che le bruciano dalle ore che ha passato davanti al suo computer e dai dati che ha incrociato per risalire a Crudelia e poterla ricollegare a Gold.
“Che ne dici di pranzare da Granny con il tuo pirata, Swan?” Il suono della suoneria dei suoi messaggi, la fa ridestare.
“Non posso Killian, sono sommersa di lavoro.” Risponde prontamente.
“Ho capito, mi stai ancora evitando.”
“Non ti sto evitando, sono davvero piena di lavoro. Pranzo in ufficio e mi immergo nuovamente nelle mie ricerche.” É vero, forse in parte lo sta evitando ancora, visto il tono freddo con cui sta rispondendo, ma è anche vero che deve lavorare.
“Diciamo che farò finta di crederci Swan” mandandole anche l’emoticon che schiaccia l’occhio, per sembrare tra l’ironico e il divertito allo stesso tempo, ed Emma alza gli occhi al cielo e sbuffa ed evita anche di continuare a rispondere, avendo capito che lui la sta volutamente prendendo in giro.
Killian vedendo che lei ha visualizzato il messaggio ma non ha risposto capisce che lo sta davvero evitando, forse è anche sommersa di lavoro, ma se non avessero discusso probabilmente gli avrebbe detto di andare per pranzare insieme in ufficio, ma se non l’ha fatto é perché ancora vuole fargliela pagare. E vorrà dire che lui si farà perdonare in modo diverso.
Ha intenzione di prepararle una sorpresa con i fiocchi, visto che saranno anche soli in casa e non vuole di certo sprecare così la loro occasione di starsene un po’ soli.
Si reca a fare la spesa e passa da Granny’s per pranzo, anche senza Emma. Vuole parlare con Ruby, é sicuro che la ragazza si offrirà di aiutarlo, visto che lei ed Emma sono molto amiche e soprattutto il suo aiuto le serve perché è anche un’ottima cuoca.
«Non ha seguito il mio consiglio deduco. Lo sai com’è fatta é testarda come un mulo. Se non si scioglie con questa sorpresa che hai in mente, ti autorizzo a lasciarla e poi se si viene a lamentare da me, la picchio.» le dice ridendo Ruby dopo aver sentito che cosa ha in mente Captain Hook per la sua amata. Le ha chiesto infatti, se lo aiuta a cucinare qualcosa per lei, non vuole comprare nulla di pronto, vuole essere lui a stupirla con qualcosa fatto a mano da lui, ma in cucina non è per niente bravo e se lei supervisiona il suo operato, sicuramente non brucia niente e sarà commestibile. La giovane si è offerta più che volentieri di aiutarlo, infatti, gli ha proposto di vedersi quel pomeriggio sulla sua nave per mettersi in cucina.
«Non ne sarei capace a lasciarla...» risponde prontamente il pirata, ridendo a sua volta di gusto, Ruby è davvero fantastica e simpatica, ora capisce perché Emma è sua amica. Non si è mai tirata indietro nell’aiutare anche lui.
«Ma sei reale? No, così, giusto per sapere...»
«Diciamo che sono davvero innamorato ed Emma sta attraversando un momento molto difficile, quindi capisco il suo stato d’animo. Ed è anche il motivo per cui la voglio far rilassare.»
«Certo, immagino il modo in cui la vuoi far rilassare.» ironizza la ragazza. Ma apprezza molto ciò che sta facendo per la sua amica, visto il periodo difficile che sta passando e la sua confusione. Non ha bisogno di dirglielo, sa che Killian dietro questa sua battuta ha capito anche che lo sta ringraziando per starle vicino, cosa che lei non riesce a fare troppo spesso, visto i continui impegni lavorativi.
«Oh be ovvio, il dopo cena non mancherà... Siamo anche soli sulla nave.» ammicca Killian, cogliendo al volo il doppio senso. Infatti, la sua idea é quella di andare in cabina una volta mangiato tutte le cose buone che preparerà per lei.
«Allora approfitta capitano e falla divertire.»
Killian ride di gusto ancora una volta, Ruby le piace proprio per questo suo modo travolgente di fare. Con lei si può intavolare qualsiasi conversazione, senza problema alcuno.
«Sarà fatto. Ti aspetto più tardi sulla mia nave allora.»
La ragazza annuisce e lo saluta.
Il ragazzo invece si reca a comprare altre cose che gli servono per la serata, per poi tornare a bordo della sua nave e iniziare a preparare l’atmosfera romantica.

La sera, grazie anche all’intervento di Ruby giunge presto e ora che è tutto pronto al pirata non resta che attendere la sua amata piratessa, visto che non gli piace essere definita una principessa. Se pur per lui, lo sarà sempre, anche se ha decisamente il carattere del pirata.
Emma, esce da lavoro distrutta, ha gli occhi rossi per le ore passate davanti al computer e ancora non hanno ricavato molto. Ha solo bisogno di una doccia e di dormire.
Non appena mette piede sulla nave, vede le luci spente e solo le candele ad illuminare l’interno. Capisce subito che si tratta di una trovata del suo fidanzato. Lentamente il cattivo umore sparisce, lasciando spazio a un sorriso. Entra all’interno lentamente, godendosi ogni dettaglio dell’atmosfera romantica... Luci soffuse, candele sul tavolo, musica di sottofondo leggera e dolce, il tavolo imbandito di tante cose buonissime... Manca solo il suo pirata.
Lo chiama cercandolo per la stanza e accorgendosi di star sorridendo ancora una volta. Ma come può avercela con lui quando le prepara tutto ciò per farsi perdonare.
Il giovane spunta dalla camera con una camicia bianca, lasciata leggermente aperta sul davanti, a risaltare il suo fisico atletico e i pantaloni neri. Elegante e sexy allo stesso tempo, con i capelli appena lavati e ancora leggermente umidi. Le luci delle candele poi, risaltano ancora di più i suoi occhi celesti, rendendoli più splendenti. La rosa che ha in mano e che porge ad Emma, con il suo sorriso dolce, ma sensuale allo stesso tempo, sono il colpo di grazia.
Emma in confronto a lui, in quel preciso istante si sente il brutto anatroccolo. È stanca, ha i capelli legati e in disordine e ha i vestiti che ha tenuto per tutto il giorno, se pur sia stata solo in ufficio.
Le si avvicina per salutarla con un bacio, che la giovane non manca di ricambiare.
«Oh, finalmente un bacio. Mi hai lasciato in astinenza da ieri.» le dice scherzosamente, stringendola ancora a sé.
«Mi pentirò di quello che sto dicendo, ma anche a me sono mancati i tuoi baci.» ammette, baciandolo lei stavolta. Con ancora più trasporto di prima.
«Wow! Non pensavo di farti cedere così facilmente.» le dice stuzzicandola ancora una volta.
«Appunto, sapevo che me ne sarei pentita.» risponde finta piccata e alzando gli occhi al cielo.
Killian ride e la conduce poi verso il tavolo per poter cenare.
«Aspetta Killian, tu sei così... elegante e io ho ancora addosso i vestiti di questa mattina, vado a farmi una doccia e arrivo.» dice allontanandosi da lui, che ancora la tiene stretta, se pur sono vicino a tavolo.
«Sei bellissima Swan, con i capelli disordinati, l’aria stanca e poi questi jeans risaltano il tuo fondoschiena, quindi io non ho nulla in contrario se rimani così...» le dice spostando le mani lungo le sue gambe e poi verso il suo fondoschiena e guardandola maliziosamente.
Emma lo guarda scandalizzata e ancora una volta si ritrova ad alzare gli occhi e scuotere la testa. È sempre il solito.
«Ti ho già perdonato, non c’è bisogno che fai che mi fai i complimenti.» ribatte prontamente.
«Ma io lo faccio perché mi aspetto anche un bel dopo cena. E poi il saperti in doccia senza di me, sarebbe un bel problema...» scherza ancora lui, scoppiando poi a ridere di gusto alla sua espressione scandalizzata ancora una volta.
«Ceniamo che è meglio. Ho fame.» sedendosi al tavolo.
«Anch’io. Ma di te.» ammette, sedendosi anche lui, ma non smettendo di guardarla. Trova davvero che sia bellissima, nonostante sia in disordine e con i vestiti indossati quella mattina per andare a lavoro.
La cena è davvero deliziosa e Killian, è felice che lei abbia apprezzato la sua serata romantica, ma soprattutto è felice che abbiano chiarito, non avrebbe sopportato l’idea di discutere ancora una volta con lei. L’ama così tanto che vorrebbe solo che fosse felice, in qualsiasi istante.
Emma dal canto suo, non riesce a tenergli il broncio per troppo tempo e poi il modo in cui si è impegnato per stupirla, è davvero da apprezzare. Non solo lei lo ha praticamente evitato dal giorno prima, per una semplice discussione, e non solo gli ha dato buca per pranzo, rispondendo in modo freddo, le ha pure organizzato una cena. Non sa che cosa ha fatto nella sua vita di buon per meritarsi un uomo come Killian al suo fianco, ma sicuramente qualcuno ha voluto farle un regalo. Insieme ad Henry, è l’unico che riesce a farla stare bene in questo momento di confusione e tristezza. Se non ci fosse stato lui, avrebbe dovuto affittare una camera da Granny’s, cosa che non avrebbe voluto per suo figlio.
Non è più arrabbiata con lui, inoltre, i modi gentili, dolci, ma anche strafottenti di fare, un po’ da pervertito, le piacciono. Le piacciono le sue continue attenzioni, il suo modo di dirle che ha un bel fondoschiena o il suo apprezzare i suoi capelli nonostante siano disordinati. Le piace che lui la lusinghi sempre.
Si avvicina a lui con fare malizioso e lo prende per mano per farlo alzare dal tavolo, in cui è ancora seduto. È intento a volerle servire il dolce che ha preparato con le sue mani, nonostante l’aiuto di Ruby. Ma Emma ha già altre intenzioni.
Killian si lascia condurre verso quella che ormai è diventata la loro cabina, senza dire una sola parola. Ama la sua Emma intraprendente. E lui non desiderava altro.
«Il dolce comunque l’avevo preparato io...»
«Lo mangiamo dopo. Ora anch’io ho un altro tipo di fame.» gli dice maliziosa e guardandolo dritto negli occhi, per poi mordersi il labbro e aspettando che lui prenda l’iniziativa.
Il pirata non se lo fa ripetere due volte e l’afferra nuovamente per i fianchi, per baciarla con passione. Le loro lingue si cercano ed entrano immediatamente in contatto, mentre i loro corpi reagiscono di istinto alla vicinanza.
Le mani di Killian si spostano nuovamente verso il fondoschiena di Emma, per poi risalire verso la sua maglietta e sollevarla a poco a poco, fino ad arrivare al gancetto del suo reggiseno e sbottonarlo. Emma alza le braccia per farsi togliere la maglia e di conseguenza anche il reggiseno cade a terra, lasciandola nuda davanti al suo uomo.
Ma ora è il turno di Emma di togliere qualche indumento al suo capitano, così porta le mani anche lei verso la sua camicia e a ogni bottone che toglie, lascia un bacio sulla sua pelle, fino ad arrivare al suo ombelico e portare le mani ai suoi pantaloni. Lui in risposta, la spinge sul letto, stando attento a non farle male e le si posiziona sopra, guardandola incantato. Ora la sua coda di cavallo è ancora più in disordine, ma lui piace ancora di più. Come il suo meraviglio sorriso che guarderebbe per ore e ore. Come la sua pelle che accarezzerebbe per altrettante ore.
Il ragazzo si sposta poi verso i suoi pantaloni che tanto adora per come le fasciano il fondoschiena, ma ora sono decisamente di troppo. Li fa scorrere lungo le sue gambe, che intanto accarezza e una volta sfilati risalire a ritroso, soffermandosi vicino al bordo dei suoi slip. Emma sta decisamente impazzendo di piacere, ma lo ferma e ribalta la situazione, è il suo turno di toglierli i pantaloni e decisamente non si può divertire solo lui.
Glieli porta giù e poi con le mani va a togliergli anche i suoi boxer e intanto lo cerca con il suo corpo, strusciandosi lentamente su di lui. Killian la tiene per i fianchi e con le labbra le bacia il collo, per scendere poi verso il suo seno e baciare anche esso con desiderio, passione, amore. Fino a che non ribalta nuovamente le loro posizioni e finalmente riesce a toglierle l’ultimo indumento che indossa e accarezzandola proprio nel suo punto più sensibile, mandandola totalmente in confusione, al punto da gemere forte. Per fortuna sono soli e può concedersi di lasciarsi andare, completamente.
Le mani di Killian si muovono sicure dentro di lei, che l’unica cosa che riesce a fare è chiudere gli occhi e di godersi il momento... Solo quando sta per raggiungere il massimo del piacere, lui entra in lei, con una spinta decisa. Emma geme ancora una volta e Killian fa lo stesso quando lei gli graffia la schiena con le unghie, aggrappandosi ad essa per seguire il ritmo che lui ha dettato.
Solo quando raggiungono entrambi l’orgasmo, si stringono l’uno all’altra nel letto.
«È stato meraviglioso, ma ora ho la schiena a pezzi...» dice Emma, appoggiando la testa sul suo petto. Stare ore seduta alla scrivania, le ha procurato un mal di schiena terribile e fare l’amore con lui, ha solo peggiorato il dolore. Ma è stato talmente bello, da poterlo sopportare ora il dolore alla schiena.
«Girati, ci penso io.» le dice, facendola girare di schiena e posizionandosi su di lei per iniziare a massaggiarle la schiena. Le sue mani si muovono sicure sulle sue spalle e tutta la tensione di Emma, improvvisamente si scioglie. Le ore passata seduta sulla sua scrivania, sembrano non esistere più.
«Ti adoro.» dice completamente in balia di quel messaggio rigeneratore.
«E io ti amo, Emma.» le dice improvvisamente, senza nemmeno rendersi conto di averlo detto. Emma si gira verso di lui per guardarlo negli occhi e vorrebbe dirglielo, vorrebbe davvero dirgli che anche lei lo ama, ma quelle due parole, composte da cinque lettere, sembrano così difficili da pronunciare. Si limita ad accarezzargli la guancia, mentre i suoi occhi diventano lucidi, per poi baciarlo con trasporto, cercando di trasmettergli con quel bacio ciò che prova, che sente, ma che non riesce a dirgli a voce.
«Non è così che volevo dirtelo... Ma, è così. Ti amo da impazzire, Swan.» le ripete ancora e lei ormai ha gli occhi completamente lucidi e lo bacia ancora, ancora e ancora. Dandosi della scema per essersi arrabbiata così tanto con lui, che invece è meraviglioso e prova per lei un sentimento davvero sincero, è la prima persona di cui può dirlo.

Intanto a casa Mills, dopo aver messo a letto i piccoli di casa. Robin e Regina si concedono anche loro un piccolo e intimo momento tutto per loro.
Regina è seduta con la testa sulle gambe di Robin, mentre lui è seduto sul divano e le accarezza i capelli con dolcezza, facendole chiudere gli occhi di tanto in tanto, da quanto sono piacevoli le sue carezze.
Stanno guardando un film, mentre si rilassano dopo una giornata stressante, più per Regina a dire il vero, che non riesce a mandare giù in nessun modo di non avere più Emma in casa e nella sua vita. Non riesce a immaginarsi la sua vita senza sua figlia e ora che lei se n’è andata, vorrebbe tornare indietro nel tempo e rimediare ai suoi errori. Vorrebbe che ci fosse il tasto rewind e che potesse non averla abbandonata. Quale madre, se pur giovane abbandona la propria figlia? Forse solo lei e non ha nessuna giustificazione per ciò che ha fatto.
«Regina, smetti di tormentarti per Emma, tornerà. È testarda, proprio come te, ma ti vuole bene e tornerà da te.» le dice l’uomo intuendo i suoi pensieri. Ultimamente sono sempre quelli i pensieri della sua amata e la capisce perfettamente, se Roland decidesse di non parlargli più, anche se per un errore commesso, non riuscirebbe a sopportarlo. Capisce perfettamente come si sente, il suo stato d’animo, il suo sentirsi impotente. Inoltre, Emma fa di tutto per mostrarsi antipatica nei suoi riguardi, vuole fargliela pagare e ci sta riuscendo perfettamente.
«Amo il tuo entusiasmo, ma non credo... Non vuole nemmeno ascoltarmi. E poi la cosa che mi rende ancora più triste è ciò che ha fatto qualche settimana fa, si è ubriacata, capisci? Non l’aveva mai fatto. Da quando si è trasferita qui, ha smesso di fare tante cavolate, invece... Invece adesso sembra tornata la giovane Emma ribelle di quando l’ho presa di nuovo con me e ancora una volta per colpa mia.» esterna tutto il suo dolore, ciò che la fa sentire così in colpa, così dannatamente sbagliata e impotente. Non vuole che getti la sua vita, che sprechi ciò che essa le sta offrendo, per un errore che ancora una volta ha commesso sua madre. Ovvero lei.
«Si è ubriacata una volta, non lo rifarà più. È in gamba e ama il suo lavoro come tirocinante sceriffo, si vede e anche tu lo sai... Non farà i stessi errori e tu non centri nulla. Hai sbagliato a non dirle prima chi fossi e prima ancora ad abbandonarla, senza dubbio, ma hai avuto i tuoi motivi per farlo e prima o poi lo comprenderà anche Emma.»
Regina in risposta alza lo sguardo verso di lui e lo bacia con trasporto. È felice ad averlo trovato, non sa che cosa ha fatto di buono nella sua vita per meritarlo, ma è arrivato per illuminarla. E non sa che i stessi pensieri sono stati anche fatti da Emma, nei riguardi di Killian.


Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato. Allora, questo capitolo è molto tranquillo, tratta ancora una volta della situazione difficile che si è venuta a creare tra Emma/Regina/David, nonostante tutto la ragazza non riesci proprio a perdonarli, in un cuor suo vorrebbe farlo, ma è anche ferita, loro l'hanno delusa due volte, la prima quando è stata abbandonata, la seconda quando li hanno mentito. Sicuramente avrebbe preferito che loro fossero stati sinceri fin da subito ed è più che altro questo che fa arrabbiare la ragazza... Inoltre, pensa che sia arrivato il momento di iniziare a cavarsela da sola e quindi cerca una casa nuova, tutta per lei e il suo piccolo ometto. Chissà se riuscirà a trovarla... :P Per quanto riguarda il caso Gold, nei prossimi capitoli ci saranno ulteriori svolte, svolte molto pericolose per tutti i protagonisti, due di essi in particolar modo... Anche se il prossimo, sarà tranquillo come questo di capitolo, o meglio tranquillo per quanto riguarda la linea gialla, ma qualcuno rischia di morire di gelosia. Chi? Vi lascio con queste domande e qualche mini spoiler sulla storia.
Alla prossima. Buon week end.

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto ***


Capitolo diciotto

É sera, il piccolo Henry è con il suo papà per una serata padre/figlio serale a bordo della Jolly Roger, per una volta Emma si è voluta fidare e lasciarli soli, anche se non è stato facile accettare questa decisione, considerando che le volte che non c’era lei con suo figlio e Neal, c’era sempre Killian a fare da supervisore. Si è lasciata convincere dallo stesso Killian a fidarsi e dargli una possibilità, se fosse successo qualcosa, lui li avrebbe chiamati.
Così Emma e Killian, hanno deciso di andare a cena fuori, ma non nel solito posto romantico, con luce soffuse e candele sul tavolo dove si spende un sacco di soldi per non mangiare praticamente niente... Hanno preferito di gran lunga gustarsi una buona pizza, con una spettacolare vista della città, ad estendersi davanti ai loro occhi.
A fine serata però, nessuno dei due ha voglia ancora di tornare a bordo della nave. Anche perché sembra che le cose tra padre e figlio procedano benissimo, Neal ha telefonato durante la cena per dire loro che va tutto bene, più che altro per rassicurare Emma, la quale ha sempre avuto un po’ il pensiero a quei due sulla nave e si è rilassata solo quando ha sentito da Henry che andava tutto benissimo e che si era divertito tanto, che inoltre, aveva mangiato solo gelato. Ciò non ha reso felicissima Emma, ma per una volta ha lasciato correre e si è messa a ridere con il figlio per il suo entusiasmo contagioso.
Si scambiano un lungo bacio per strada, un bacio che prontamente si fa sempre più passionale, le loro lingue sono un tutt’uno e nessuno dei due ha voglia di separarsi dall’altro, lo fanno solo per la necessità di riprendere fiato. Ciò che è certo, é che vogliono continuare a farlo indisturbati, senza essere visti. Emma essendo un tutore dell’ordine non vuole certo essere denunciata per atti osceni in luogo pubblico. Sanno che se tornano a bordo della nave, non possono liquidare Neal su due piedi, sarebbero troppo palesi le loro intenzioni ed Emma si imbarazza ancora a baciare il suo attuale fidanzato, davanti al suo ex. Solo a Killian la situazione diverte e non perde tempo per rimarcare sempre che ora è la sua fidanzata. A detta del pirata Neal prova ancora qualcosa per lei e quindi, da perfetto uomo geloso quale é, marca ogni giorno il territorio, con battute e frecciatine. Facendo arrossire Emma e innervosire il povero Neal, che spesso non sa che cosa replicare o non ne ha il tempo perché Emma cerca di mediare tra i due.
Non sanno dove potersi nascondere per continuare a baciarsi indisturbati, fino a quando ad Emma non viene un’idea. Dalla sua borsa ne tira fuori un mazzo di chiavi e lo mostra a Killian.
«Le chiavi dello studio Mills» facendo penzolare ancora una volta le chiami davanti agli occhi del suo uomo.
«E tu vorresti andare nel suo studio...» il ragazzo sembra incerto sulla cosa.
«Meglio di restare qui e farci denunciare per atti osceni in luogo pubblico. Dai che tanto Regina sarà a casa con Robin e non sta di certo pensando a me o a noi.» lo guarda maliziosamente e il giovane non resistendo al suo sguardo e ai suoi occhi, la segue. Non sono troppo lontani dallo studio Mills e in un paio di minuti arrivano proprio davanti alla palazzina. Emma apre con la chiave e salgono di corsa le scale, fino ad arrivare alla porta d’ingresso e aprire nuovamente con l’altra chiave. Accendono la luce e lo studio completamente deserto li si para davanti, immenso, spazioso e tutto per loro.
Emma si avvicina per baciarlo nuovamente, adesso che possono baciarsi senza il rischio di essere visti, si lascia ulteriormente andare. Killian che non desidera altro che stringerla a sé, non è da meno, prontamente le circonda con le braccia la vita e ricambia l’intenso bacio, andando subito a cercare la lingua di lei.
Lentamente, le mani si spostano in posti proibiti, quelle di Killian sono sotto la maglietta di Emma, che ora non è più in piedi ma è sopra una delle due scrivanie, non ha badato nemmeno a quale delle due possa essere, crede quella di David. Le mani di Emma sono tra i capelli del ragazzo, ama accarezzarli e lo farebbe per ore di toccarli. La maglietta di Emma ben presto vola per terra, lei ha alzato le braccia affinché lui potesse sfilargliela e la bocca di Killian si è spostata verso il suo collo, scendendo poi verso il suo seno... Mentre Emma getta la testa all’indietro, incapace di fare qualsisia altra cosa, sommersa completamente dal piacere che prova, dalla sua bocca escono solo gemiti e non riesce nemmeno a privare dei vestiti il suo uomo, talmente é presa da quei baci di fuoco.
Quando finalmente riesce a riacquistare un po’ di autocontrollo, sposta le sue mani verso la camicia di lui, gliela tira fuori dai pantaloni e inizia sbottonare un bottone per volta, mentre lo guarda maliziosamente negli occhi. Killian la guarda a sua volta e i loro sguardi si fondono. Solo dopo che la camicia di del ragazzo é completamente sbottonata, che riuniscono nuovamente le loro labbra, con Emma che lentamente gli accarezza il petto, fino ad arrivare alle sue spalle e far scendere lungo di esse la camicia...
Ma é proprio in quel momento che nello studio fanno irruzione due persone. O meglio Regina e David.
I due adulti hanno visto dalla strada le luci accese e si sono precipitati subito all’interno della palazzina credendo a dei ladri. Ma ciò che li si para davanti agli occhi é tutta un’altra visione. L’uomo nel vedere i due giovani nel suo studio, mezzi svestiti, ci manca poco che si senta male.
«Ehi tu, allontanati subito da mia figlia.» stavolta può dirlo, stavolta può esternare la sua rabbia per la scena che gli si è parata davanti agli occhi, stavolta può arrabbiarsi come giusto che sia. Stavolta può essere un padre geloso a tutti gli effetti.
Emma e Killian sentendo la voce di David, prontamente si sono allontanati ed Emma velocemente ha recuperato la sua maglietta per infilarsela, ma è rimasta seduta sulla scrivania.
«Voi che ci fate qui? Siete venuti a fare sesso per poi sfornare un bambino e abbandonarlo davanti a un’ospedale? Ops... L’avete già fatto. Dimenticavo.» risponde acidamente la ragazza, sfidando i due adulti.
«Emma non ti permetto di usare quel tono con noi.» le dice David furioso, oltre che l’ha vista ancora una volta in atteggiamenti intimi con quel Jones, ora lei si prende anche la briga di rispondere in quel modo.
«Altrimenti che fai papino, mi metti in punizione?» non sopporta di vedere quei due insieme, non sopporta che sono lì a rimproverarla, come se ne avessero il diritto.
«Swan, smettila. Non fare la ragazzina. Vuoi essere trattata come un’adulta, impara a comportarti come tale, iniziando magari ad ascoltarci e parlare con noi in maniera civile, non con frecciatine e insulti gratuiti.» a intervenire é Regina, la quale é rimasta nuovamente ferita dalle parole di sua figlia e non sopporta più questo suo atteggiamento da ribelle, é chiaro che sia andata nel loro studio con l’intento di farsi beccare.
Killian non riesce a dire una parola in tutto questo, si immaginava in realtà che sarebbe successo qualcosa, se lo sentiva ed è per questo che sin dal primo instante è stato titubante ad andare nello studio Mills, ma poi si è lasciato convincere dagli occhioni di Emma, a cui non sa proprio resistere, nemmeno lontanamente.
«Io sarei una ragazzina? E voi che non sapete nemmeno dire la verità più semplice? Forse all’inizio l’avrei presa male, ma l’avrei accettata con il tempo... Ora, non sono se sono in grado di farlo.»
«Si, invece di evitarci, potremmo parlarne da persone adulte.» continua Regina, ha visto che con le sue parole l’ha colpita come se le avesse dato uno schiaffo in pieno viso, tanto che per un istante è rimasta letteralmente a bocca aperta, non sapendo che cosa aggiungere è come continuare a ribattere. Ha rivolto lo sguardo verso Killian, il quale l’ha guardata a sua volta, ma senza riuscire a dire niente nemmeno lui.
«Non ho nessuna intenzione di parlare con voi.» ammette infine la giovane, prendendo Killian per mano per recarsi alla porta.
«Certo, perché non sei venuta qui con lo scopo di farti scoprire vero?»
«No! Sono venuta qui per stare un po’ da sola con il mio ragazzo... Ma a quanto pare voi scombinate sempre i piani della mia vita.»
«Pensavo fossi cambiata Emma, ma sei rimasta esattamente la giovane ribelle di quattro anni fa.» le dice ancora Regina, ora sta seriamente facendo la madre.
«Già, chissà come mai sono diventata una ribelle poi...» altra frecciatina.
«Sai che c’è Emma, noi abbiamo pure sbagliato, ma in questi quattro anni ti abbiamo dato tutto l’amore di cui siamo stati capaci, magari non ti abbiamo detto la verità, ma non mi sembra che non siamo stati come dei genitori per te... Ora se vuoi sputare in faccia a tutto il  buono che abbiamo costruito insieme, alla famiglia che abbiamo costruito nonostante le difficoltà, allora fai pure. Sappi solo che avrai sempre due genitori che ti vogliono bene e che farebbero qualsiasi cosa per te. Anche proteggerti dalle verità scomode, pur di non perderti.» le dice ancora, duramente, ma cercando di farle anche capire che il bene di una madre non muterà mai, che è radicato nel profondo del cuore e anche la lontananza, la rabbia potrà mai distruggere.
Emma ha ascoltato perfettamente le parole di Regina, nonostante fosse già vicino alla porta, ma non replica nulla e si allontana con le lacrime agli occhi. Ancora una volta.
Per tutto il viaggio di ritorno verso la Jolly Roger non dice una parola, si limita a concentrarsi sulla strada per il ritorno alla nave. Una volta giunta a bordo, saluta Neal chiedendo come fosse andata la serata, per poi andare in cabina, senza dire altro.
È Killian che deve spiegare al giovane che cosa sia successo, ma poi raggiungere subito Emma, una volta salutato Neal.
La ragazza sta facendo finta che non sia successo nulla, infatti è andata da Henry a dargli un bacio e vedere se dormisse, si è infilata il pigiama e ha lavato i denti. Ed ora gira suoi social con il suo cellulare, cercando di non pensare. Soprattutto di non pensare alle parole di Regina, le quali sono state così dure, tipiche di lei, che non ha mai girato intorno a qualcosa, non ha mai cercato di addolcirle la pillola pur di farla sentire meglio; ma allo stesso tempo così profonde e sincere. Dettate proprio dal cuore, dal cuore di una mamma che vuole solo il bene della propria figlia e lei per un attimo, un solo attimo si è sentita in colpa.
«Siamo andati nello studio dei tuoi per fargli un dispetto, Swan?»
«No, per chi mi hai preso. Non l’ho fatto per quel motivo, non sapevo mica che sarebbero venuti a disturbarci. Che c’è Killian, pensi anche tu che io sia una ragazzina capace di questi giochetti stupidi? È bello saperlo.» risponde irritata, sbattendo quasi il cellulare sul comodino per la rabbia.
«Non lo penso che sei una ragazzina. Però penso anch’io che dovresti parlare con loro.»
«Certo, che non ti pareva che fossi d’accordo con loro.»
«Love, sono dalla tua parte, hanno sbagliato senza dubbio. Ma sono pur sempre i tuoi genitori e tu gli vuoi bene. Penso solo che dovresti ascoltarli e magari provare a risolvere le cose... Con il tempo te ne pentiresti se prendessi la decisione di non volerli vedere mai più.»
Le parole del suo ragazzo, proprio come quelle di Regina la fanno sentire in colpa. Vorrebbe parlare con loro e senza dubbio sente la mancanza della sua migliore amica, nonché sua mamma, ma non riesce nemmeno a passare sopra alla cosa, come si fa ad accettare una cosa simile? Sa bene che con il tempo, se non dovesse perdonarli, potrebbe pentirsene, ma non riesce nemmeno a voltare pagine e fare finta che niente sia successo, ricominciare a parlare e scherzare con loro, come se nulla fosse accaduto, perdonarli e dimenticare che l’hanno prima abbandonata e poi mentito.
«Ancora non ci riesco, magari me ne pentirò molto presto, ma non ci riesco. Al momento ancora provo rabbia e dolore. E odio il fatto che mi hanno mentito.»
«Ma prima o poi dovrai affrontarli. Dovrai vederli ancora, sono pur sempre i nonni di tuo figlio o vuoi privarlo di vederli?»
«Certo che no.»
«Va bene, ho capito, continuare a parlarne per stasera non avrebbe senso... So che già stai ragionando sulle mie parole e in particolare su quelle di Regina.» le dice, dal suo sguardo ha capito che lei non ha più voglia di parlarne e che le sue parole, in particolare quelle di sua madre, sono arrivate al suo cuore. Ed è già qualcosa.
«Buonanotte, Killian» gli dice, facendo un lieve sorriso. Non ce l’ha con lui, ma è sfinita e si pente anche di essere voluta andare nello studio di Regina. Non sa proprio che cosa le sia saltato in mente.
«Buonanotte, love.» baciandole i capelli e stringendola a sé. Emma si stringe a lui a sua volta e chiude gli occhi.

Intanto in casa Mills, Regina, David e Mary Margaret stanno discutendo delle ultime cose che sono successe.
La donna di casa, ha capito subito che è stata dura con sua figlia, che conoscendola potrebbe anche allontanarla ancora di più, ma ha dovuto dirglielo, non tollera quel tono di voce, quel suo modo strafottente e arrogante di porsi, con insulti gratuiti con il solo scopo di ferirli.
David anche è ferito da come gli si è rivolta, con il solo intento di ferirlo, in quel momento avrebbe tanto voluto darle uno schiaffo, ma non l’ha fatto solo perché non è un padre violento. In realtà non sa nemmeno lui che tipo di padre è, con Emma per quattordici anni non lo è stato e in questi ultimi quattro anni ha cercato di starle vicino, senza farle capire niente, limitandosi a fare l’amico e quindi ora che è la verità è venuta fuori, non sa bene come deve comportarsi. Vista la situazione con Emma, non si sta godendo nemmeno la gravidanza sua moglie come vorrebbe e ciò lo fa sentire in colpa, anche se Mary Margaret non glielo fa pesare, anzi, ancora una volta sta capendo la situazione come pochi avrebbero fatto. È davvero una donna speciale e David n’è ogni giorno più convinto.
«Cosa dobbiamo fare adesso? Affrontarla duramente non è servito, darle tempo non è servito...» David dà un calcio alla sedia per disperazione.
«Sinceramente? Non lo so. So solo che tutto ciò mi fa male.» ammette le sue debolezze per la prima volta, un dolore così grande non l’ha provato, forse, nemmeno quando sono morti Daniel e sua madre. Perdere Emma, é un dolore che mai riuscirà a superare. É vero, lei è ancora viva e può vederla ogni volta che lei porta il piccolo Henry a farle visita, ma non è così che vuole che vadano a finire le cose tra loro. Non vuole vederla ma non poter parlare con lei. Non vuole vedere il suo sguardo freddo nei suoi riguardi. Ogni volta che lei la guarda con quegli occhi di ghiaccio, un pezzo del suo cuore si rompe, un po’ come se lei glielo stringesse un po’ alla volta, prima di farla morire definitivamente di dolore.
«Se volete posso provare a parlarle io.» si offre Mary Margaret, sa che Emma é arrabbiata probabilmente anche con lei, ma può sempre fare un tentativo, le hanno provate tutte e magari questo modo va in porto.
«Non e perché non voglio lasciarti andare da Emma, ma non credo che servirà a molto. É arrabbiata con tuti e tre, ma se vuoi farti insultare, accomodati pure.» gli risponde Regina, dubita che la donna possa risolvere la situazione. É decisamente come al suo solito troppo ottimista.
«Provare non costa nulla no? Domani vado da lei.» dice convinta, probabilmente non funzionerà, probabilmente lei proverà a insultarla, ma ha anche la sua strategia, che al momento non vuole dire ai due, non vuole dargli false speranze. Non ha mai visto la sua sorellastra così sconvolta, così abbattuta, nemmeno quando sono morti i suoi genitori e nemmeno quando è morto Daniel. E poi, si sente in colpa per come Emma abbia scoperto la verità, se è così arrabbiata è anche un po’ colpa sua, se l’avesse scoperto diversamente forse a quest’ora le sarebbe già passata.
Regina annuisce, ma non è troppo convinta e conceda i due coniugi dicendogli di essere molto stanca e che se ne va a dormire.

Il giorno seguente, di buon mattina Mary Margaret si reca da Granny’s sapendo che Emma spesso passa da lì prima di andare in ufficio e che di recente ha preso l’abitudine di andarci per ritrovare il suo rapporto con Ruby. Gliel’ha detto Leroy, il bidello della sua scuola, nonché grande pettegolo, che riferisce sempre all’insegnante ciò che vede alla tavola calda della nonna.
L’aspetta seduta al tavola, con una tazza di thé fumante, visto il suo stato di gravidanza, non vuole bere caffè. Quando la giovane fa il suo ingresso nel locale, la vede e si paralizza di colpo ed é quasi tentata di andare via e non prendersi la sua solita cioccolata, ma non vuole nemmeno farsi dare nuovamente della bambina e così la saluta e poi fa la sua ordinazione.
É Mary Margaret che si avvicina a lei per parlarle.
«Ciao Emma, come va?»
«Benissimo. Senti, io sono qui solo di passaggio, devo scappare a lavoro...» dice prontamente la giovane, rivolta alla donna e indicando l’uscita.
Mary Margaret sapendo che lei tende sempre alla fuga, decide di passare al piano B, prima annuisce salutandola, ma quando Emma si gira, finge una contrazione fortissima e strilla per farla girare.
La ragazza avendo capito che si tratta di qualcosa legato al bambino, si precipita nuovamente verso la donna.
«Ehi Mary stai bene?» le chiede mettendole una mano sul braccio preoccupata.
«Si, si, é solo una contrazione» dice dolce, ma felice che il suo piano abbia funzionato.
«Vuoi che ti accompagni a scuola o a casa con la macchina?»
Mary Margaret scuote la testa e le dice che vorrebbe solo che stesse un po’ vicino a lei, nel caso ne dovesse arrivare un’altra di contrazione. Ed Emma si siede al suo fianco, ma ha come la sensazione che la donna ancora una volta sia riuscita a fregarla.
«Sai, quando ho scoperto che David mi aveva tradito con Regina mi è crollato il mondo addosso. Il mio uomo con la mia sorellastra, ho pensato di non volerli rivedere mai più, li ho anche odiati sai? Ma poi ho compreso. David mi ama e mi ha sempre amato, quella notte é stata solo un errore...»
«Mary non capisco questo cosa c’entri con me. Se tu sei riuscita...» si sta spazientendo e sinceramente rischia anche di fare tardi a lavoro. Ma viene interrotta nuovamente dalla donna.
«C’entra Emma, c’entra. Regina ha semplicemente avuto paura, non la sto giustificando, ha sbagliato e abbiamo sbagliato tutti noi a non dirti niente in questi quattro anni, ma ti vogliamo bene e se non l’abbiamo fatto, é solo per proteggerti. Lei e David non hanno esitato un attimo ad accoglierti nuovamente nella loro vita, quando hanno saputo che fossi in difficoltà.»
«Ma ciò non toglie che mi hanno abbandonata e la sofferenza provata in quei quattordici anni me la porto dietro ancora oggi.» dice decisa, ma proprio mentre Mary Margaret sta per replicare, Emma la interrompe lei stavolta: «Mary, io devo davvero andare stavolta. Prenderò in considerazione le tu parole okay? Un saluto anche per il mio fratellino dentro la pancia.» le dice ancora, ma leggermente un po’ più dolce. Forse, non lo farà di riflettere sulle parole della donna, ma sicuramente non potrà dimenticare quella conversazione. Ancora una volta si trova a pensare ai suoi genitori e a tormentarsi sul da farsi a riguardo, per una volta vuole solo non pensare costantemente alla sua schifosa esistenza e a ciò che le hanno fatto.
La donna annuisce e la saluta affettuosamente, abbracciandola. Emma non ricambia l’abbraccio, ma si lascia abbracciare e poi la saluta nuovamente, prima di andare via.
Lascia il locale e si reca in centrale con ancora i pensieri che la tormentano e come se non bastasse anche Neal, prima di entrare in ufficio, le ha mandato un sms chiedendole se si possono incontrare per la pausa pranzo, magari per un caffè, perché ha bisogno di parlare con lei. Accetta, ma sinceramente non sa che cosa voglia il ragazzo da lei.
Alla pausa pranzo, si reca da Granny’s nuovamente per mangiare qualcosa e aspettare Neal, con lei durante il pranzo ci sono anche Graham e August e continuano a parlare del caso Gold, nonostante l’ora di riposo. Ormai per tutti e tre quel caso é diventata una sorta di ossessione, devono assolutamente risolverlo.
Finito il pranzo, Emma dice a due colleghi che si ferma il restante della pausa al locale, che deve parlare con il suo ex.
Neal puntuale arriva alla tavola calda e prontamente la saluta con un sorriso e due baci sulle guance.
Prendono, Emma una cioccolata con cannella e Neal un caffè, poi lui le chiede di andare a fare una passeggiata.
«Neal... Credo di conoscerti abbastanza bene da sapere che è successo qualcosa. Riguarda Henry? Tuo padre sa qualcosa?» Gli chiede subito preoccupata, ha visto lo sguardo di tensione sul volto del giovane e teme il peggio. Stanno passeggiando in una delle stradine poco distanti dalla tavola calda.
Il ragazzo si gira a guardarla negli occhi, lei e il suo super potere, il suo saper capire se qualcuno nasconde qualcosa o ha qualcosa di serio da dirle.
«Devo dirti una cosa, ma non riguarda mio padre. Riguarda noi. Io, te ed Henry.» dice non distogliendo mai lo sguardo dalla ragazza. I suoi occhi sono sempre riusciti a farlo sentire in imbarazzo talmente sono profondi e sinceri, talmente sono belli e disarmanti. O meglio ancora un perfetto cretino, perché ogni volta che si perde in essi, non riesce più a dire una parola.
Emma lo guarda in attesa che lui continui, si è rilassata al pensiero che non c’entri nulla Gold, ma ora teme quel “noi” detto dal ragazzo e il modo in cui la sta guardando, lo riconosce bene.
«Neal, ascolta...»
«No, Emma aspetta, lasciami parlare. Non ho mai smesso di pensarti, non ho mai smesso un solo secondo di pensare a te in questi quattro anni. Volevo mettere la parola fine a mio padre per cercarti e tornare da te. E adesso che ti ho ritrovata, adesso che so che abbiamo un meraviglioso figlio insieme, io sono ancora più convinto... Voglio stare con te Emma, voglio stare con voi. Con te, con Henry. Io sono innamorato di te, lo sono sempre stato.» le dice dolce, prendendole la mano e guardandola negli occhi, i loro sguardi si incrociano ancora una volta, Emma lo guarda senza riuscire a dire nulla, Neal la guarda e la trova così meravigliosamente bella, nonostante sia totalmente spiazzata dalle sue parole. E fa l’unica cosa che in quel momento gli passa per la mente, la bacia.
Emma al contatto con le labbra del suo ex sulle sue, in un primo momento, sorpresa dal gesto resta attaccata ad esse, ma con gli occhi sgranati, poi lo allontana decisa.
«No, Neal, no. Io ti voglio bene e sono felice di averti ritrovato, sono felice che vuoi costruire qualcosa con Henry, ma... Io é Killian che voglio al mio fianco. Mi dispiace.» gli accarezza la guancia, vedendo i suoi occhi rabbuiarsi di colpo.
Anche se il ragazzo in un certo senso se lo immaginava, ma ci ha voluto provare lo stesso.
«Scusami ma adesso devo andare.» gli dice, accennando un sorriso. Non può negare che adesso si sente imbarazzata nei suoi riguardi. Non ha pensato minimamente al fatto che lui potesse provare qualcosa per lei dopo tutto questo tempo.
«Emma, il fatto che provo qualcosa per te non cambierà niente vero?» le chiede, ha paura che lei adesso che conosce i suoi sentimenti possa allontanarsi e non lo sopporterebbe, non vorrebbe che nel loro rapporto ci sia sempre l’imbarazzo da adesso in poi.
La ragazza scuote la testa e si allontana poco dopo. Confusa, ma sicura di ciò che ha detto a Neal, lei è con Killian che vuole stare, é innamorata di lui, anche se ancora non è riuscita a dirgli che lo sia. Almeno non a parole.
Sa però che dovrà anche dirgli del bacio, loro si sono sempre confidati ogni cosa. Killian non ha segreti con Emma e lei non vuole invece averne uno, anche se è stato un bacio non ricambiato. Teme solo che Killian possa arrabbiarsi.
La giornata lavorativa prosegue e quando nel primo pomeriggio giunge nuovamente sulla Jolly Roger, dopo essere passata a prendere Henry a scuola; Killian va subito ad abbracciarla e darle un bacio, non appena il piccolino corre nella sua cameretta a guardare il suo nuovo libro di favole illustrato che gli ha prestato la maestra e che leggerà con sua mamma prima di andare a letto.
Emma ricambia immediatamente il bacio del suo pirata, ma quando si separa da lui, abbassa lo sguardo e quando lo rialza ha già cambiato totalmente espressione del viso.
«Love, é successo qualcosa?» le chiede prendendole il mento per guardarla intensamente negli occhi.
«Si... Vedi, Neal oggi mi ha detto che è ancora innamorato di me e mi ha baciato.» dice tutto in un fiato, incrociando adesso il suo sguardo, per capire la sua reazione.
«Ha fatto cosa? Ti ha baciato? Ma io lo ammazzo a quel bastardo. Lo sa benissimo che stai con me... Che coraggio a fare una cosa del genere.» a quelle parole non ci ha visto più dalla rabbia, non tollera che un uomo baci la donna di un altro. É sicuro che abbiamo come prima cosa detto ad Emma che vuole ricostruire la loro famiglia, per Henry, prima di baciarla a tradimento.
«Killian, ti prego, non fare cavolate. É stato solo un bacio. Non conta nulla per me.»
«Non è stato solo un bacio. Lui aveva uno scopo ben preciso, farti ricordare ciò che sentivi per lui con quel bacio... E poi, ripeto, lui sa bene che stai con me, che io e te siamo una coppia. Si è comportato da schifoso e tranquilla, non gli spacco la sua bella faccia solo per Henry, ma non la passerà liscia. Tu piuttosto... Davvero non hai provato nulla con quel bacio?» le chiede, la sua insicurezza torna prepotente a farsi sentire, é sicuro dei sentimenti di Emma, anche se lei ancora non ha ammesso apertamente di amarlo, ma a volte ha bisogno anche lui di sentirsi rassicurato. Non vuole perderla, non lo sopporterebbe, non potrebbe sopravvivere a questo dolore. Emma é stata la sua luce in una vita di sofferenza, ha saputo farlo tornare a sorridere, come non riusciva più a fare da dopo la morte della sua famiglia e della sua mano.
«Niente, non ho provato niente. L’ho allontanato subito e ho messo le cose in chiaro. Killian, io non voglio tornare con lui... Io...» Non è ferita dal fatto che lui glielo stia chiedendo, sa benissimo quanto sia insicuro, sa benissimo che ha bisogno di certezze, nonostante il suo ego smisurato. Ha bisogno di rassicurazioni proprio come lei, é anche per questo che si sono trovati. Cerca di farsi coraggio e si ripete mentalmente di dirglielo, di dirgli quelle due semplici paroline, ma non ci riesce. Abbassa lo sguardo, cercando ancora una volta di trovare coraggio, nulla, quelle due parole non escono, se pur non sono così difficili da dire. Killian la guarda in attesa che lei continui.
«Io voglio stare con te, voglio te al mio fianco.» gli dice alzando nuovamente lo sguardo verso di lui, per incrociare i suoi occhi, ma pentendosi un po’ di non aver trovato il coraggio di dirglielo.
Il ragazzo si avvicina a lei e la bacia, ha sperato che lei gliele dicesse di amarlo, ma va bene anche così, é felice anche così. Lei ha ammesso chiaramente di volere solo lui nella sua vita e al momento gli basta ciò.
«Comunque glielo farò un discorso a quel verme schifoso.» tornando teso a ripensare a ciò che ha fatto Neal.
«Non avevo dubbi e a me piaci molto quando fai così il geloso.» la ragazza per smorzare la tensione, la butta sullo scherzo, ma non ha dubbi sul fatto che Killian la farà pagare a Neal, conoscendolo o quanto meno gli farà tante di quelle frecciatine sa farlo vergognare di aver solo pensato di provarci nuovamente con Emma, figuriamoci per averla anche baciata.
Neal, ha appuntamento con Henry proprio il giorno seguente.



Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato. :*** Questo capitolo non doveva interrompersi così, ma quando sono andata per ricontrollarlo mi sono resa conto che fosse chilometrico e che, fosse meglio dividerlo. Quindi, la gelosia di qualcuno (anche se qui si capisce chi possa essere) si scatenerà nel prossimo capitolo. :P
Inoltre, ho preferito dividere perchè anche questo ricco di avvenimenti e volevo far sì che potesse goderveli tutti. Come avrete dedotto Emma è ancora arrabbiata con i due e vi dico... Che ci vorrà ancora un po' prima che i tre tornino felici e contenti, soprattutto sarà un evento traumatico (ahimè), a far riavvicinare la famiglia... Ma dopo avervi detto ciò e dopo aver lasciato qualche nuovo min spoiler... Vi saluto, dandovi appuntamento a settimana prossima.
Buon week end a tutti voi.

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove ***


Capitolo diciannove

Il giorno seguente, nel primo pomeriggio, Neal fa il suo ingresso nella Jolly Roger.
Il capitano della nave, ha pensato tutta la notte a che cosa dire o come comportarsi con il giovane, sicuramente come ha detto ad Emma non farà a botte con lui per via di Henry e perché sa che non sarebbe da persona matura quale è, essendo poi che davanti ha un ragazzino di 18 anni, ma sicuramente gli farà notare il suo ignobile comportamento, anche nei riguardi di Emma.
Prima che possa mettere piedi a bordo della sua nave, Killian lo ferma.
«Guarda chi è arrivato, colui che bacia le donne altrui. Lo sai che sulla mia nave i vermi schifosi non possono salire? Però per te, ahimè, dovrò fare un’eccezione... Ma vedi quello che puoi fare che ti tengo d’occhio.» infatti, non ha nessuna intenzione di lasciare Emma da sola sulla nave con il suo ex, non dopo quello che è successo. Per sua fortuna, non deve fare nessun lavoro e può rimanere anche lui.
Neal lo guarda a sua volta con aria di sfida, immaginava perfettamente che Emma dicesse tutto al suo fidanzato, ha capito che hanno un rapporto che si basi sulla fiducia reciproca. Non ha intenzione di replicare al momento, ma sicuramente lo farà e sa già come. Può passare sul fatto che sia arrabbiato per aver baciato la sua fidanzata, ma non sul “verme schifoso”.
Henry, è eccitatissimo all’idea di giocare con tutti e tre, non immaginando minimamente delle tensioni che invece ci sono tra i due uomini. Entrambi innamorati di Emma e che si vogliono contendere il suo cuore, anche se in realtà, lei ha già scelto chi vuole al suo fianco. Il primo vuole ribadire il concetto, ovvero che Emma ormai è la sua ragazza, il secondo vuole semplicemente vendicarsi un po’ della sua misera sconfitta.
Il bambino propone di giocare a fingersi dei pirati, ma ovviamente ci deve essere anche il pirata cattivo nel gioco e rivolgendosi ai due uomini chiede chi sia disposto a farlo.
«Io sono un gentiluomo, non bacio le donne altrui... Quindi credo che il pirata cattivo debba farlo tu.» lo provoca Killian, nel momento in cui il piccolo si è un attimo allontanato con la sua mamma per prendere la sua spada di legno.
«Senti amico, non farla troppo lunga per un bacio, volevo solo farle capire che io ci sono. Non è colpa mia se non ho mai dimenticato Emma.» ribatte prontamente il più giovane.
«Be, ma Emma ora sta con me e ti ha fatto capire perfettamente chi vuole al suo fianco, perciò finiscila di guardarle il sedere o di pendere dalle sue labbra come un’idiota. Soprattutto quando sei qui sulla mia nave, in mia presenza per giunta.»
«Nessuno ti ha chiesto di restare. Tu ricordati che io, Emma ed Henry siamo una famiglia, anche se lei adesso sta con te e questo non cambierà mai. Io faccio parte della loro vita, che tu lo voglia o meno.»
La discussione tra i due si fa sempre più accesa, nessuno dei due è riuscito a trattenersi e una semplice discussione nata per chi dovesse essere il pirata cattivo, si sta trasformando in una lite tra due uomini innamorati della stessa donna.
«E con questo che cosa vorresti dire?» gli chiede Killian avvicinandosi al suo volto, il suo é livido della rabbia.
«Che Emma potrà anche essere la tua donna e io lo posso pure accettare, ma comunque la mia presenza sarà sempre importante nella sua vita, quindi mio caro, fattene una ragione.»
Killian sta per replicare ancora una volta, ma si interrompe appena sente le voci di Emma ed Henry tornare verso di loro.
La quale si accorge subito non appena é di nuovo vicino ai due, che hanno litigato e immagina anche perfettamente il motivo della loro disputa e di quel ridicolo teatrino che avranno messo in scena e solo per decidere chi dei due debba fare la parte del “cattivo”.
Capendo la situazione perfettamente e che soprattutto nessuno dei due avrà intenzione di fare il ruolo dell’antagonista, Emma propone al bambino di fare un altro gioco. Il piccolo protesta un attimo, ma poi decide che in effetti giocare a nascondino nella nave sia di gran lunga più divertente. Fa mettere tutti in cerchio e inizia a citare la filastrocca che ha imparato a scuola per decidere chi di loro dovrà contare. Esce Neal.
Killian lo guarda negli occhi con segno di sfida è il giovane ricambia.
Henry, intanto già sta correndo verso il luogo in cui si vuole nascondere, ovviamente non si può uscire fuori, Emma é stata categorica con suo figlio in questo, non vuole che finisca in mare. Ci si può nascondere solo al chiuso.
Il pirata, che conosce ovviamente la sua nave meglio di chiunque altro, prende la mano di Emma per condurla nel suo rifugio segreto. La cabina che apparteneva ai suoi genitori, ha un doppio fondo, in cui lui si nascondeva sempre quando voleva fare qualche dispetto ai suoi o scappare dopo che avesse fatto qualche guaio. Lei si lascia guidare dal pirata, ma deve ammettere che è ancora parecchio arrabbiata con lui, come con Neal. Si stanno comportando entrambi come due bambini piccoli, in confronto a loro, Henry é senza dubbio più maturo.
Entrano nell’armadio e Killian si precipita immediatamente verso le sue labbra e la bacia con passione, andando immediatamente a cercare la lingua della sua fidanzata. Emma, incapace di resistere ai baci del suo uomo, perché se c’é una cosa che sa fare dannatamente bene é proprio baciare, ricambia senza pensarci ulteriormente.
«Uhm... Questo sì che io lo chiamo bacio. Mi sta venendo voglia anche di altro...» le dice Killian, ancora a un palmo da lei, in realtà in quel doppio fondo dell’armadio, sono anche piuttosto stretti, lui ci entrava da solo e quando era un bambino; ora sono in due e anche grandicelli. Ma a lui non importa di certo, anzi... Trova il fatto che siano così vicini, stretti in un armadio davvero eccitante.
«Pirata, frena i tuoi bollenti spiriti, non ho nessuna intenzione di fare l’amore con te qui, con Neal che ci sta cercando e Henry in giro per la nave.»
«É proprio questa la cosa eccitante. Poi se dici fare l’amore, dato che é raro che tu lo faccia, mandi totalmente in confusione il mio cervello, love.» ribatte il ragazzo leccandosi le labbra e guardandola alzando il suo sopracciglio, tipicamente da lui.
«Killian, dico sul serio e poi sono arrabbiata. Stai assumendo un comportamento che io mi aspetterei da Henry, non da una persona adulta. Non sono un premio da vincere.»
«Dillo al tuo ex, il quale non smette un attimo di guardarti il sedere e ogni occasione é buona per avvicinarsi a te...»
«Lo farò stanne certo.» dice irritata dalla situazione.
«Ecco, magari no in un contesto simile al nostro eh...» ironizza, ma è anche piuttosto serio.
Emma lo guarda ancora una volta male e lo allontana per quello che le é possibile, mettendo le braccia incrociate sul petto.
Il ragazzo ride, perché lui ama da impazzire quando lei gli mette il broncio e la bacia di nuovo, andando ad accarezzarle la schiena, riuscendo a intrufolare una mano sotto la sua maglietta.
Ancora una volta si trovano a baciarsi con desiderio, fino a che ad entrambi non manca il respiro e si separano nuovamente.
«Magari dovremmo andare a cercare di fare tana.» dice Emma, ma poco convinta della cosa, é ancora decisamente arrabbiata, ma non riesce lo stesso a resistere al fascino del suo capitano e sicuramente non riesce nemmeno a tenergli il broncio per troppo tempo, basta che lui le faccia due moine e cede, come un’adolescente incapace di controllarsi. E lei capita solo con lui. Dannato pirata.
«Io trovo questa attività molto più piacevole.» risponde lui, con ancora la mano sotto la sua maglietta e che cerca di raggiungere il gancetto del suo reggiseno.
«Muoviti prima che ti spezzo anche l’altra mano.» gli risponde Emma, aprendo l’armadio e uscendo.
Il pirata che è costretto ad uscire dal suo meraviglioso nascondiglio, sbuffa, seguendola fuori dalla cabina e proprio in quel momento spunta Neal con Henry, i quali si sono messi tutti e due a cercare gli altri due adulti.
«Ma dove eravate e cosa stavate facendo?» chiede Neal, intuendo perfettamente che cosa stessero facendo quei due, visto che ha passato più di venti minuti a cercarli insieme al bambino.
«Dove eravamo è un segreto, cosa stavamo facendo te lo lascio immaginare... Penso che tu ci possa arrivare da solo o devo farti un disegnino?» lo provoca, ovviamente non hanno fatto nulla, ma questo Neal non deve di certo saperlo, anzi al contrario deve credere che sia successo qualcosa.
Emma all’affermazione del pirata diventa rossa in viso e abbassa lo sguardo, non prima di aver dato una botta sul braccio al suo uomo. Ma non fa altro che confermare le parole di Killian con il suo comportamento, anche se in realtà non è successo nulla di quello che dice.
«Be, visto che siamo qui per giocare con Henry non mi sembra che il caso che voi... Si insomma... che voi vi appartate.»
«Neal, non è successo niente e poi, smettila di fare il geloso e soprattutto io non trascurerei mai Henry per appartarmi, chiaro? Mio figlio viene sempre prima di tutto.» ora è rossa dalla rabbia, non può davvero aver detto ciò, proprio lui per giunta, che è appena riapparso nella vita di Henry e che non conosce minimamente il meraviglioso rapporto che hanno.
Il giovane comunque non crede al fatto che non sia successo nulla, è chiaro che qualcosa, anche se minimo c’è stato e ciò basta per farlo essere geloso. Forse non è una buona idea continuare ad andare avanti così, non vuole trascurare Henry, non vuole smettere di vederlo, ma vuole poter uscire con lui, offrirgli un gelato, andare a prenderlo a scuola e invece non può fare niente di tutto ciò; ma soprattutto in questo modo non sarebbe costretto a vedere quei due amoreggiare.
Intanto, il bambino reclama la loro attenzione dicendo di andare a fare merenda che inizia ad avere fame. Ed Emma prende questa opportunità per allontanarsi dai due, ma con tutta l’intenzione di fare un discorso ad entrambi.
Tornando verso la cucina tutti e quattro, Emma ha cercato una ricetta di un dolce su internet e l’ha voluto preparare per suo figlio per l’occasione, sapendo quanto ci tenesse. Insieme alla torta c’è la spremuta d’arancio.
Iniziano a mangiare in totale silenzio, a parlare e a mantenere alto il buon umore è il bambino che sta già pensando a tutti i possibili giochi da fare e sembra inoltre, che non ha ancora colto il clima di tensione o ne stia capendo solo in parte e per questo non troppo sconvolto dalla cosa.
«Papà, ma tu e la mamma come vi siete conosciuti?» chiede Henry a quel punto, non l’ha mai chiesto a suo padre, ma ciò che non sa che quello è il momento più sbagliato per porgere quella domanda.
«A scuola, il mio insegnate mi ha detto di farmi aiutare da lei per recuperare il brutto voto che avevo nella sua materia, che invece era molto brava... e mi è piaciuta dal primo momento in cui l’ho vista. Le ho regalato una merendina, che lei non era riuscita a prendere al distributore.» racconta spostando lo sguardo da suo figlio a Emma, a Killian. La ragazza ha abbassato lo sguardo, Killian invece guarda il ragazzo con aria di sfida. Il pirata si ritrova a pensare che non è di certo così che farà di nuovo breccia nel cuore di Emma.
«Henry ma la mamma ti ha mai raccontato che una volta l’ho portata alle giostre di notte? Conoscevo un amico dei miei, che aveva un parco giochi e per farla felice, le ho fatto questa sorpresa... Avevamo le giostre tutte per noi, ci siamo divertiti come matti. Ricordi Emma?» racconta ancora.
«Me lo ricordo, è stata una serata molto bella, ma Neal....»
«Mamma, ti prego racconta.» chiede il bambino curioso e con entusiasmo. Emma guarda Killian e gli mima uno “scusa” capisce perfettamente come si sente, anche perché al suo posto proverrebbe esattamente la stessa rabbia, le stesse identiche emozioni che non sono per nulla positive.
La sua faccia parla chiaro, in quel momento si sente messo da parte e tutta la sua insicurezza sta tornando a galla e non vuole sentirsi così. Sa che non c’è pericolo di perdere Emma, ma come può competere con il loro passato? E soprattutto Neal, nolente o non, farà sempre parte della vita di Emma e lui deve accettarlo. Fino a quel momento non ha mai avuto problemi ad accettare la sua presenza, ma ora lui sta minando il suo territorio e lui non lo tollera, non si lascerà portare via Emma da sotto il naso.
Intanto, Emma sta raccontando della famosa serata sulle giostre con suo padre, ricorda perfettamente quanto si sia divertita e quanto sia stato soprattutto meraviglioso salire sulla ruota panoramica e vedere tutte le luci della città dall’alto.
«Mi ci porti anche a me papà?» chiede il bambino pieno di entusiasmo e Neal si ritrova ad annuire, ben felice di accontentarlo.
«Si Henry, ma non subito... Sai che tuo padre ancora sta seguendo quel famoso caso segreto e nessuno deve sapere che sia in città. Lo sappiamo solo noi.» gli dice la ragazza al bambino e lui annuisce un po’ meno contento, ma sperando che suo papà non si scordi della promessa e che possa portarlo il prima possibile.
«Quindi papà sei un poliziotto come la mamma? Lei lavora per diventare sceriffo, figo eh?»  dice rivolto al papà.
«Henry! Chi te le insegna queste parole eh! Non mi piace che la usi.» lo rimprovera sua madre.
Neal ride scuotendo la testa e Killian tira un sospiro di sollievo che finalmente è finito il momento dei ricordi felici tra i suoi genitori.
«Un mio compagno di classe. Scusa mamma.» il bambino prontamente si scusa.
«Dai Emma, chissà che cosa mai ha detto. Comunque non proprio Henry, ma più o meno dai. Poi ti spiegherò meglio.» dice scombinandogli i capelli.
Alla ragazza non gli è piaciuto come Neal non abbia preso seriamente il suo rimprovero e che l’abbia contradetta.
«Ragazzino, vai a lavare le mani che sei sporco di cioccolato.» gli dice e poi con uno sguardo che non ammette repliche e che soprattutto si capisce che è arrabbiato, si rivolge a Neal: «Non mi contraddire più davanti a Henry, chiaro? Sono io che l’ho cresciuto e sono io che decido quale linguaggio sia più consono... Okay, figo non è una parolaccia, ma se permetti non voglio che mio figlio lo dica. Ora... Chiariamo un secondo punto, anche se già mi sembra di essere stata chiara. Non torneremo insieme, né ora, né in futuro.» il suo tono di voce è basso per non farsi sentire da Henry, ma non per questo meno deciso.
Killian a quelle parole si illumina in volta, non si aspettava proprio che lei glielo dicesse così apertamente e davanti a lui per giunta. Certo, non gli ha detto altro che ciò, ma per lui é sufficiente, ha sicuramente messo K.O. il giovane.
«Hai ragione, scusa Emma. Non sono ancora esperto sul come rimproverare nostro figlio e visto che lo conosco ancora da poco vorrei sempre viziarlo.» ammette, evitando però di soffermarsi sulla seconda questione che lei ha sollevato.
«Non é viziandolo che lo conquisterai, sai? Comunque d’accordo, ma che non si ripeta mai più una cosa del genere.» ancora visibilmente arrabbiata, ma intenzionata a mettere la pace tra loro e infatti prima di fare ciò, deve far in modo che anche quei due chiariscano.
«Ora Neal, chiedi scusa a Killian per il giochetto subdolo che hai tirato fuori per metterlo a disagio.» fa l’autoritaria e lo guarda seria, riferendosi al fatto che abbia tirato in ballo i ricordi per farlo ingelosire, come a dire che c’era prima lui.
«Ma...» vedendo che non ammette repliche si gira verso il pirata e chiede scusa per aver cercato di metterlo da parte, ricordandogli che lui non fa veramente parte della famiglia, che è solo il fidanzato di Emma. Ma non è solo questo e Neal lo sa bene.
«Ora Killian, tu fai le tue scuse a Neal a tua volta, perché non ti sei comportato tanto meglio oggi... Avanti.»
«Scusa che avrei fatto?» chiede fingendosi un bambino piccolo che non ha compreso la marachella che ha combinato.
«Lo sai.» dice semplicemente la ragazza e Killian é costretto a chiedere scusa a sua volta, l’ha provocato a sua volta e più volte.
«Ora, possiamo cercare di passare il resto del tempo da persone adulte? Perché di bambino basta già Henry, non voglio dovere avere a che fare con altri due.» ed é così che mette fine alla discussione, per tornare a concentrarsi sullo scopo del pomeriggio, fa star bene sul figlio, senza gelosie da parte dei due uomini.

Mary Margaret ha raccontato a Regina dell’incontro con sua figlia da Granny’s, la sua sorellastra ha voluto raccontarle tutto per rincuorarla che le cos’è tutto sommato tra le due fossero andate bene e che forse piano, piano anche loro avrebbero potuto trovare l’approccio giusto per riavvicinarsi a Emma, che le serve solo tempo, ma che sta comprendendo i suoi errori. Ma, in realtà Regina soffre solo ulteriormente. É con lei e David che non vuole parlare, é con lei che è arrabbiata e sta evitando... Questo dolore non riesce ad accettarlo, a superarlo. Come può una madre superare il dolore per la perdita di una figlia, come può una madre sopportare l’odio da parte di sua figlia, non si può. Non si riesce a superare tale dolore. Con quei pensieri che le tormentano la mente e il cuore, decide di andarsene a letto, dimenticando il suo telefono in salotto e non accorgendosi delle chiamate di Robin.

Robin, é sconvolto. Ha provato a chiamare Regina, visto che è pur sempre il suo avvocato, anche se ora non è più solo questo, prima di rivolgersi allo sceriffo, ma lei non risponde al telefono.
É preoccupato più che altro per Roland, per le persone che ama.
Ha ricevuto un messaggio da Peter Pan, ovvero il suo ex amico, in cui lui gli chiede di incontrarsi per poter mettere una volta per tutte la parola fine alle loro discussioni. Ma senza dubbio é una trappola, forse lui deve nuovamente fare da esca per qualcosa, sicuramente quel delinquente senza cuore, ha in mente uno dei suoi piani spietati e sicuramente dietro c’é quel manipolatore di Gold. Non può permettersi di caderci in pieno, non ora che ha ritrovato la felicità accanto a Regina e l’ama con tutto sé stesso, ha un lavoro che gli piace tanto, un lavoro onesto che gli permette di mantenere suo figlio. Proprio suo figlio è felice e spensierato nell’ultimo periodo, ha ritrovato il sorriso e si sente a casa nella dependance di Regina. Ha nuovi amici e uno sport che ama. Non può metterlo in pericolo, non può mettersi nei guai ancora una volta e rovinare tutto. Forse la cosa più giusta é quella di andare direttamente dallo sceriffo e raccontare l’accaduto, magari loro riescono anche a risalire da dove è stato inviato il messaggio.
Ha deciso, andrà direttamente in centrale, dopo aver accompagnato Roland a scuola.
Il giorno seguente si alza molto presto, in realtà non è riuscito a dormire molto. Ha preparato la colazione a Roland e dopo averlo portato a scuola, con la macchina si è fermato solo un attimo per provare a chiamare di nuovo Regina e lasciarle un messaggio in segreteria nel caso lei non risponda. E infatti, come previsto la donna non risponde alle sue chiamate, avrà sicuramente lasciato il cellulare da qualche parte, presa anche lei dai suoi pensieri, in fondo, non sta passando un bel periodo e lui la capisce. Sin e fin troppo aperta, si fida ciecamente di lui, ma capisce anche bene che voglia i suoi spazi. Le dice ciò che è accaduto tramite messaggio in segreteria e sta per salire nuovamente in macchina, quando qualcuno compare alle sue spalle, facendolo sobbalzare e cadere il cellulare a terra.
Non fa in tempo a riprenderlo, che Peter Pan, lo inchioda alla macchina con le mani intorno al collo.
«Cosa vuoi?»
«In nome della nostra vecchia amicizia, voglio che fai un lavoretto per me. Niente di scandaloso, devi solo rubarmi una cosa, nell’appartamento di Belle French, che ahimè e sotto sequestro. Un oggetto, o meglio un videomessaggio che quel rammollito di Scarlett ha lasciato per lo sceriffo, prima che noi lo ammazzassimo... Ma lo abbiamo saputo solo adesso, di questo fantomatico video. Quindi tu ora vai lì e lo recuperi.» gli dice Peter Pan, un uomo, sui quarant’anni, ma che ha un aspetto talmente giovanile che ne potrebbe dimostrare molti di meno, ma senza dubbio il suo sguardo duro e cattivo, lo rendono un nemico da non mettersi mai contro. Peter Pan, il cui vero nome é Peter Minus, si è fatto ribattezzare Pan, perché vorrebbe essere un eterno bambino, vorrebbe non crescere mai, vorrebbe vivere nella sua fantomatica isola che non c’è con una marea di soldi, in stile zio paperone, in cui può quasi tuffarcisi dentro.
Hanno scoperto del video, dalla stessa Belle che si è lasciata scappare la cosa, Scarlett infatti le ha parlato di una cosa importante da dover fare e che avrebbe dovuto girare un video, ma che al momento non poteva dirgli di più, di fidarsi e che a tempo debito avrebbe messo in chiaro tutto.
Ha fatto in tempo a registrarlo e nasconderlo, ma la sua morte era già dietro l’angolo e non ha fatto in tempo ad andare dallo sceriffo per costituirsi e far incastrare Gold e tutti i suoi scagnozzi.
«Io per voi non faccio proprio niente.» risponde Robin con tono di sfida.
«Ah si? E allora che ne dici se vado a fare una visita alla mora con cui stai girando di recente? O se decidessi di portare tuo figlio con me?»
Robin a quelle parole sbianca, ma decide di non cedere alle sue provocazioni, é solo un manipolatore, saprà pure di Regina e lo avrà minacciato di rapire suo figlio, ma non farà in tempo a fare niente di tutto ciò. Con tutto il coraggio che possiede, perché ne ha da vendere, gli sferra un pugno in pieno viso, tentando di salire velocemente in macchina. Peter Pan, prontamente lo raggiunge, ancora una volta prima che possa salire in essa, colpendolo alle spalle con il manico della sua pistola e lo mette nel portabagagli della sua macchina, per poi mettersi alla guida e scappare sgommando. Si è messo in un grosso guaio, ma è stato l’unico modo e lo costringerà, non appena si sono calmate un po’ le acque, visto che la sua sparizione comporterà inevitabilmente delle conseguenze; a fare ciò che gli chiede. Magari con minacce vere e propri, si convince anche più facilmente.

Regina si accorge solo quando è in studio che ha dimenticato il telefono a casa e che quella mattina tanta la fretta di uscire di casa, visto che stranamente ha fatto tardi, non essendo riuscita ad addormentarsi prima delle cinque del mattino e quindi, non ha sentito la sveglia; ha dimenticato di controllare se qualcuno l’avesse cercata, o se Robin l’avesse fatto. É tipico di lui chiamarla o passare a salutarla in casa, se non è in ritardo per accompagnare Roland. Se non è passato sicuramente, si è svegliato tardi e ha dovuto fare tutto di corsa per non arrivare in clamoroso ritardo a lavoro.
Le chiamate di lavoro le riceve solo in studio e così decide di passare da casa solo nella pausa pranzo, per non far preoccupare il suo uomo e perché no, sentire la sua voce e invitarlo a cena per quella sera, lì è mancato tanto e ha bisogno di sentirlo vicino in un momento così delicato della sua vita, lui riesce in qualsiasi occasione a metterla di buon umore e farle dimenticare, per un istante, le sue sofferenze.
Arriva a casa e trova come immaginato diverse chiamate perse e un messaggio in segreteria, sempre da parte di Robin, decide di ascoltarlo prima di riprovare a chiamare.
“Regina. Ho ricevuto un sms da Peter, dice di volermi incontrare, ovviamente sto andando dallo sceriffo a mostrarli il messaggio. Chiamami appena puoi.” Sente immediatamente la sua voce preoccupata e si maledice per non essere stata al suo fianco, immagina come possa sentirsi in questo momento. Lo chiama prontamente per sapere come sia andata con lo sceriffo e chiedergli scusa per non averlo accompagnato. Squillo uno, squillo, due, squillo tre... Niente. Non risponde. Pensa che sia impegnato a lavoro e se pur preoccupata, torna anche lei nel suo ufficio, ma senza mai staccare gli occhi dal telefono e riprovare a chiamare ogni volta che può.
Niente, il telefono di Robin continua a squillare a vuoto. E dopo diversi squilli scatta la segreteria telefonica.
Inizia seriamente a preoccuparsi ed é decisa ad andare sotto scuola di Roland, sapendo di trovarlo sicuramente lì, il piccolo ha l’allenamento di calcio.
Arriva sotto scuola e nota che tutti sono già usciti, quindi si sta per spostare verso il campo da calcio, quando una vocina la fa bloccare di colpo, é quella del piccolo Roland.
«Mi accompagni tu oggi a calcio?» Chiede illuminandosi in volto. Ma quello per Regina é il chiaro segnale che a Robin sia successo qualcosa. Non è da lui non andare a prendere suo figlio a scuola, decide di andare dalla bidella, con cui il bambino è stato fino a quel momento, per chiedere spiegazioni in merito. La signora gli dice semplicemente che prima di lei, nessuno si è presentato a prendere il bambino e che a detta della maestra doveva arrivare il padre e che lei ha aspettato, non potendolo mandare in campo da solo.
Regina é sconvolta da tutto ciò, improvvisante una brutta sensazione si è impadronita di lei e deve assolutamente correre dallo sceriffo per parlare con lui. Ormai é chiaro che Robin non è mai arrivato a parlarci e si sente ancora più in colpa, perché l’ha chiaramente condannato a morte. Lei, la sua donna.
Senza lasciare trapelare niente al piccolo Roland, quindi mantenendo tutta la sua compostezza tipica di lei, lo prende per mano e gli dice che per questa volta non andrà a calcio, ma gli chiede se vuole andare a giocare con Henry, prontamente il bambino dice di sì e la donna chiama il pirata.
«Regina, dimmi. Guarda se mi chiami per un caso ti dico che non posso oggi, Emma é a lavoro anche oggi pomeriggio, non si è potuta liberare, sono con Henry.»
«Mi servi per un lavoro, ma non per un caso... Visto che sei con Henry, infatti é proprio per questo che ti chiamavo, ti sto portando Roland, riesci a stare con entrambi i bambini?» gli chiede, intanto é già in macchina e ha messo in moto, non è da lei guidare mentre parla al telefono, ma questa è un’emergenza, non può perdere altro tempo.
«Certo, porta pure Roland. Henry sarà felicissimo.» riesce solo a dire, prima di sentire la donna chiudere la telefonata e quindici minuti dopo ritrovarsela davanti alla sua nave con il piccolo Roland.
Regina si abbassa all’altezza del piccolo e gli dice che torna presto a prenderlo, di fare il bravo con Killian e il bambino, super felice di giocare con il suo amico, le dà semplicemente un bacio per poi correre sulla nave.
Killian invece capisce subito che sia successo qualcosa, ma anche che la donna ha una certa fretta e la lascia andare senza indagare. Magari lo farà in un altro momento, spera solo che non sia nulla di grave, ma per lasciarle Roland, deve essere necessariamente successo qualcosa. La sua faccia non era di certo di una tipica donna che sta per andare a chiudersi in casa tutto il pomeriggio con il suo uomo. Rientra anche lui a bordo della nave, lasciando da parte i pensieri negativi per non far preoccupare i bambini e decidendo il gioco da fare.
Regina, che ha superato senza dubbio tutti i limiti di velocità per raggiungere la centrale dello sceriffo, una volta dinanzi all’edificio, entra spalancando la porta con una forza che nemmeno credeva di possedere.
Tutti e tre gli agenti alzano immediatamente lo sguardo verso la porta di ingresso. Regina é lì, davanti a loro con un viso sconvolto e anche forse, qualche lacrima sulle guance, sicuramente con gli occhi lucidi.
«Regina che... cosa é successo?» chiede Emma, non l’ha mai vista così sconvolta e per la prima volta da quelle settimane, torna seriamente a preoccuparsi per lei. Pensa che le sia stato fatto del male.
«Emma... Robin, Robin è... stato rapito.» dice, prima di accasciassi sulla prima poltrona davanti a lei, ci è mancato poco che svenisse.



Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccoci con il consueto capitolo del sabato... In questo capitolo, oltre ad aver assistito alla "battaglia" Killian VS Neal, che Emma ha dovuto risolvere o i due avrebbero continuato in eterno la lotta... Come vedete, c'è anche una volta nel caso Gold/Peter Pan (eh si, metto in mezzo anche lui, perchè... Perchè sarà un personaggio determinate, ahimè. Se inizialmente avevo pensato di usarlo come personaggio marginale, poi le nuove idee che mi sono venute lo mettono al centro della storia, esattamente come Gold e presto scoprirete perchè... Qui ci è stato solo un assaggio). Robin rapito? Ebbene si, questo era chiaro nella mia testolina fin dal primo momento in cui ho iniziato a scrivere questa storia. Ma voi che cosa ne pensate a riguardo? Fatemi sapere le vostre espressioni e sensazioni, anche critiche sono ben accette, anzi se ne avete fatemele pure, sono un modo per migliorarsi sempre.
Detto ciò vi saluto e vi auguro un buon week. :****

 

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Capitolo 20
*** Capitolo venti ***


Capitolo venti

«Emma... Robin, Robin è... stato rapito.» dice, prima di accasciassi sulla prima poltrona davanti a lei, ci è mancato poco che svenisse.
Nessuno dei presenti riesce a credere alle proprie orecchie, Emma si è alzata per porgere un bicchiere d’acqua alla donna e Booth, si è seduto accanto a lei per rassicurarla e cercare di capire una volta che si è calmata cosa sia successo, cosa le fa credere che l’uomo sia scomparso. Ed é ovvio per tutti i presenti, chi sia Robin, non c’è bisogno di fare il suo cognome, capeggia da mesi sotto i loro occhi, ed è stato anche grazie a lui che sono partite le ricerche più approfondite nei confronti del trafficante, che sono uscite le prime rivelazioni importanti.
Regina dopo aver bevuto un po’ d’acqua, punta i suoi occhi marroni verso lo sceriffo e inizia a raccontare tutto, ogni cosa successa, del messaggio in segreteria e di come ha scoperto che Robin non si fosse presentato a prendere il figlio, cosa per niente da lui visto che per nulla al mondo si dimenticherebbe di andare a prenderlo a scuola.
É chiaro che l’uomo sia scomparso o meglio, rapito. Il suo cellulare risulta ancora attivo, ma nessuno risponde e soprattutto, é chiaro che Peter Pan, si sia avvicinato a lui dopo che Robin ha ignorato il suo messaggio, ha agito prima che potesse recarsi a denunciare la cosa.
Emma ha ascoltato in silenzio il racconto di Regina e ha pensato subito di correre da lei e abbracciarla, dirle che lei ci sarebbe stata, che non l’avrebbe lasciata sola e che insieme avrebbero ritrovato Robin, ma poi piccata ancora dal suo maledetto orgoglio non ha fatto nulla di tutto ciò, si è però seduta alla sua scrivania per cercare di rintracciare il cellulare di Robin. Mentre i due uomini hanno finito di ascoltare la deposizione di Regina. Trovare quel cellulare é estremamente importante e il fatto che sia ancora attivo, fa ben sperare la ragazza che l’uomo non ce l’abbia con sé, che magari sia caduto nella colluttazione e che nemmeno Peter Pan se ne sia accorto, commettendo un grosso errore.
«Bingo! Eccolo. Ho rintracciato il cellulare di Robin, non é tanto distante da qui, è situato in una stradina vicino alla parte del bosco. Graham, andiamo a prenderlo.» dice autoritaria e decisa. Dimenticandosi per un momento che il suo collega é il suo alto in grado.
«Brava Emma. Andate a recuperarlo si, quel telefono é di estrema importanza.» dice rivolto ai due agenti lo sceriffo.
Regina intanto guarda Emma con estremo orgoglio, questa é sua figlia. La sua piccola Emma. Determinata, forte, coraggiosa, autoritaria, pronta a battersi per proteggere le persone. Non le ha detto chiaramente che è preoccupata, ma lo sta dimostrando con il suo atteggiamento e questo, per la donna, é un primo vero passo verso un possibile riavvicinamento. Non vuole illudersi, ma conosce abbastanza bene Emma, da sapere che è così, se pur non lo ammetterebbe mai.
Prima di uscire, afferra velocemente la sua giacca di pelle rossa e seguire il collega, ma ha un attimo di esitazione, guarda Regina negli occhi e le fa un sorriso, breve, non troppo accennato, ma è pur sempre un sorriso, portando la sua mano sulla spalla della donna come a rassicurarla, ed esce, non incrociando nuovamente il suo sguardo.
I due agenti salgono sulla macchina dello sceriffo nella direzione indicata dal gps attivato da Emma per condurli direttamente al telefono di Locksley.
«Graham, scusa per prima, non volevo mancarti di rispetto... é che...» Emma, prontamente una volta in macchina chiede scusa al suo collega per aver assunto quel tono di comando nei suoi confronti.
«Tranquilla, lo so che eri solo preoccupata per tua madre.»
«Cosa? Tu come...» chiede sorpresa, non ha confidato a nessuno che Regina é sua madre, quindi ora é maledettamente sorpresa che il suo collega sappia la verità.
«Emma, non sono mica vice sceriffo per caso» le dice ridendo e facendo ridere di conseguenza anche lei.
«Quando ne vuoi parlare io ci sono.» le dice ancora schiacciandole l’occhio, se inizialmente ha desiderato tornare con lei, ora non la vede più come una potenziale ragazza, anche se estremamente bella e desiderabile, ma come una collega in gamba, determinata e coraggiosa e se lei vorrà, anche una buona amica. Gli piace parlare con lei e le volte che si sono fermati a pranzare insieme in ufficio, chiacchierare é risultato sempre molto piacevole, ancora di più di quando stavano insieme. Hanno parlato di serie tv, videogiochi, di libri e film, come forse non avevano mai fatto.
«Grazie Humbert, ne terrò conto» lo prende in giro volutamente chiamandolo per cognome, ma ha apprezzato, il suo collega si sta rivelando un buon amico e sicuramente non è più il giovane che le ha spezzato il cuore, é maturato e tra loro può nascere davvero una bella amicizia.
«E poi autoritaria così, mi piaci Swan, presto mi farai veramente le scarpe. Con il computer stai diventando sempre più brava.» Le dice punzecchiandola a sua volta, ma anche facendole un complimento sincero, da quando lavora come tirocinante sceriffo, é migliorata molto nelle sue abilità tecnologiche e anche nello svolgere le indagini o le semplici problematiche quotidiane.
«Grazie. Ci siamo comunque, é qui.» risponde Emma, é arrossita dal complimento e quindi non ha saputo rispondere diversamente, ma decisamente ha apprezzato le parole del collega sul suo operato. Si impegna ogni giorno per diventare una brava agente.
Non aggiungendo altro, scendono dalla macchina alla ricerca del cellulare.
Lo trovano sepolto dall’erba, poco distante da dopo ci è stata la colluttazione e lo possono dedurre dal fatto che sulla strada ci sono evidenti segni di pneumatici. Prontamente il Vicesceriffo fa una fotografia e se la manda per mail all’indirizzo dell’ufficio.
I due agenti si continuano a guardare intorno alla ricerca di altri indizi, ma a parte questo dettaglio, é tutto maledettamente calmo.
Tornano in centrale con il telefono recuperato e non perdono tempo, mettendosi subito a lavorare. Graham cerca di risalire al modello de i pneumatici che hanno trovato, mentre Emma cerca di rintracciare da dove è partito l’sms che gli ha inviato Pan.

Regina è tornata subito sulla Jolly Roger, per riprendere Roland, ma non sa che cosa dirgli, come si può dire a un bambino che il proprio papà è stato rapito? Non è facile accettarlo per una persona adulta, figuriamoci per un bambino così piccolo, un bambino come Roland per giunta che ha già perso la mamma e che ha solo suo padre come punto di riferimento.
Ma ha imparato a sue spese che la sincerità è la prima cosa, il suo rapporto con Emma si è inclinato proprio per questa sua mancanza e decide di essere sincera almeno in parte.
Il bambino appena la vede tornare è entusiasta, si è divertito moltissimo a bordo della nave insieme al suo amico Henry e Killian, ha fatto giocare i piccoli a qualunque gioco volessero, ha insegnato anche loro qualcosa sulla navigazione.
«Regina! Posso restare qui con Henry stanotte? Ti prego. Voglio dormire in una nave pirata.» la supplica. Lei annuisce e non si sente di dire al bambino la triste verità su suo padre, gli spiega semplicemente che è andato fuori per lavoro, non vuole rovinare il suo entusiasmo, glielo dirà il giorno successivo.
«Sicuro che non dà fastidio?» chiede a Killian.
«No, c’è posto e poi anche Emma è stata subito d’accordo, stasera non deve nemmeno lavorare.»
«Ah no? Ma oggi è mercoledì...» di solito Emma lavora sempre di mercoledì.
«Si, ma ha chiesto di fare solo tre volte a settimana adesso, il caso la sta tenendo occupata, rientra a casa spesso per l’ora di cena.» le spiega. Ha deciso di rallentare un po’ con il lavoro al pub per concentrarsi esclusivamente sul lavoro di sceriffo.
«Piuttosto, vuoi rimanere anche tu?» chiede ancora il pirata, vorrebbe che le due donne si riconciliassero, conosce la sua Emma e sa che muore dalla voglia di tornare a parlare con Regina, che prima ancora di scoprire la verità, è stata la sua migliore amica per anni.
La donna scuote la testa, resterebbe molto volentieri, ma vuole tornare a casa e cercare di rilassarsi, anche se sa bene che è materialmente impossibile farlo. E poi non vuole mettere a disagio Emma, è vero che quest’ultima si è preoccupata per lei, le ha dimostrato di tenerci, ma non vuole forzarla ulteriormente a fare qualcosa che non è ancora pronta a fare.
«Grazie comunque Killian, per tutto quello che stai facendo, anche a stare vicino a Emma.»
Il ragazzo sorride e fa segno che è un piacere, lui non lo fa certo per dovere, ma perché ama immensamente Emma.
«Amo Emma, farei qualsiasi cosa per renderla felice.»
«Lo so.» e lo saluta, facendo un ultimo saluto anche ai due piccolini.
Il pirata, sapendo che sicuramente Emma tornerà stanchissima, ed avendo saputo del rapimento di Robin da Regina, si mette a preparare tutto lui per non farla stancare. E poi, da quando vivono insieme, si alternano tranquillamente i compiti di vita domestica, hanno trovato un vero e proprio equilibrio e sembrano già una coppia che sta insieme da parecchi anni. Rispettano ognuno lo spazio dell’altra, cucinano insieme o si alternano nel farlo, svolgono i lavori domestici insieme... Sono affiatati da qualsiasi punto di vista.
Quando Emma rientra, ha un terribile mal di testa, ma non vuole nemmeno smettere di lavorare, deve rintracciare la zona in cui è stato spedito quel maledetto sms e non si darà pace finché non sarà così. Dopo cena, infatti, e aver messo a letto i bambini, ha acceso nuovamente il pc, per tornare a lavorare e trovare una minima traccia.
Killian si è messo seduto accanto a lei, per aiutarla in qualche modo, si è fatto più che altro spiegare come funzionassero i suoi software.
Solo in tarda serata, con Emma con gli occhi rossi per le ore passate davanti al pc, ha deciso di passare alla fase “basta lavoro” e farla riposare almeno un pochino. È mezzanotte e lei sarebbe capacissima di passare tutta la notte davanti a quello schermo.
«Killian, dai... Sto lavorando.» dice lei abbozzando un sorriso, ai baci che lui le sta dando sul collo.
«Love, devi riposare un po’, non ricaverai nulla adesso. Sei stanca, hai gli occhi rossi. Riposati e domani in ufficio continui.» le dice dolce, accarezzandole adesso i capelli, che lei ha posizionati sciolti su una spalla.
«Non posso... Ci sono vicina, lo so.» non girandosi di proposito e continuando a guardare lo schermo del computer per non incrociare i suoi occhioni azzurri, perché sa che potrebbe cedere.
Killian non si scoraggia e con il naso percorre prima i suoi capelli e poi nuovamente il suo collo.
«Te l’ho mai detto che il tuo profumo mi fa impazzire, Swan?» le dice all’orecchio, mordendolo un po’ subito dopo.
Emma appoggia la testa all’indietro a quel sussurro così sensuale e dolce, alle sue parole che le fanno sempre un certo effetto.
«Kil...» protesta, perché sta di nuovo maledettamente cedendo, non riesce a resistere al suo accento, al suono della sua voce, ai suoi baci.
«Basta parlare, love. Andiamo a nanna» facendola voltare per far incrociare i loro occhi.
Emma in risposta lo bacia dolcemente, ed è Killian che intensifica immediatamente il bacio, andando a cercare la lingua di lei.
«Ci sono i bambini nell’altra stanza» protesta Emma, non che non voglia cedere e fare l’amore con lui, ma sente davvero di essere vicina a scoprire qualcosa su Pan e non può staccare adesso, se pur sia stanchissima e abbia un forte mal di testa.
«Ma infatti chi ha parlato di fare ciò che pensi, Swan, io ho parlato di dormire, sei maliziosa forte eh.» le dice per prenderla in giro, la conosce molto bene e sa che vorrebbe stringersi a lui, ma che vorrebbe anche continuare a lavorare, perché non sopporta le cose lasciate a metà, specie se non riesce a venirne a capo.
«Stupido! Quindi mi stai dicendo che non hai voglia? Peccato, ho addosso un completino intimo nuovo, niente male.» decide di giocare anche lei e lo provoca a sua volta, ma addosso ha davvero un completino intimo nuovo. Nero con del pizzo.
Ma si allontana prontamente da lui, per recarsi nella loro camera. Alla fine, è riuscito a farla allontanare dal lavoro. Il pirata la segue prontamente e l’afferra per un braccio attirandola a sé.
«Non solo lo voglio vedere, te lo voglio anche sfilare.» iniziando a baciarla con desiderio e sollevandole la maglietta da dietro, avendo le mani sulla sua schiena.
Emma ride di gusto e poi si lascia completamente andare alla passione che la lega al suo meraviglioso pirata. Si stendono sul letto, Emma già solo con il reggiseno, Killian con i pantaloni già slacciati.
«Questa cosa che l’hai sempre vita tu, deve finire.» gli dice la ragazza dandogli una botta sul petto, prima di toglierli la maglietta e gettarla a terra insieme alla sua.
«Certo, love.» la prende in giro, ma prima che possa replicare, porta una mano alla coppa del reggiseno della ragazza, insinuandola poi sotto di esso e Emma geme, dimenticandosi ciò che stesse per dire.
Una volta che sono completamente nudi entrambi, si lasciano andare a quella passione che ormai li ha travolti completamente e di cui non possono fare a meno.

Il giorno seguente, Emma dopo aver accompagnato i due bambini a scuola, come il suo pirata si era messo d’accordo con Regina; si reca da Granny’s per prendere la sua solita cioccolata prima di andare a lavoro, per fortuna è presto e può godersi qualche minuto in più alla tavola calda.
Entra nel locale e trova al bancone David ad aspettarla.
È andato alla tavola calda della nonna con l’intenzione di parlare con la ragazza e passare del tempo con lei.
Emma lo saluta non appena i loro sguardi si incrociano e poi rivolge immediatamente la sua attenzione verso Ruby per ordinare la sua cioccolata con un muffin con gocce di cioccolato.
«Ti va di sederci a parlare un po’?» le chiede l’uomo, aspettando che lei facesse la sua ordinazione.
La ragazza non è molto entusiasta della cosa, non sa se accettare o meno la proposta dell’uomo di parlare e sedersi al tavolo insieme, ma alla fine accetta.
«Va bene, ma non parliamo di ciò che è successo e non voglio sentire nemmeno le tue giustificazioni.» mette subito in chiaro le cose, non vuole sentire ancora una volta quanto sia dispiaciuto per la situazione o lui che cerca di spiegare le sue motivazioni e quelle di Regina.
Si siedono a uno dei tavoli liberi e con grande sorpresa di Emma, l’uomo le chiede del caso, ha saputo da Regina del rapimento di Robin e anche lui si mostra molto preoccupato. Non conosce benissimo l’uomo ma da quel poco che l’ha conosciuto lo trova molto simpatico e dolce, una persona con cui è facile parlare e poi sta rendendo felice la sua migliore amica e questo per lui conta più di qualunque cosa. Emma non può dire molto sulle indagini, ma si mostra preoccupata, non negando di esserlo anche per Regina, tanto che chiede all’uomo come sta.
«Non bene, le ho detto di rimanersene a casa ma non ha voluto, mi ricorda tanto qualcuno in questo.» le dice David lasciandosi scappare quel commento è Emma finge di non aver sentito, portandosi alla bocca un pezzo di muffin, così ha la scusa perfetta per non replicare e poter cambiare argomento.
«E come procede invece, la gravidanza di Mary?» un totale cambio di argomento, di cui l’uomo si accorge, ma anche lui finge di non aver detto nulla poco prima. Ha fatto una promessa.
Le dice che inizia ad avere moltissime voglie e che l’altra sera è dovuto uscire per andare a comprarle i tacos, perché non riusciva a dormire se non li mangiava, sostenendo che il bambino avrebbe scalciato per tutta la notte. Le dice che hanno scoperto il sesso del bambino, sarà un piccolo maschietto, ma che ora sarà difficile scegliere il nome, il più gettonato, al momento, è il nome del padre di Mary, visto che lui con il suo non ha mai avuto un bel rapporto anzi... Non si sono mai veramente parlati e David ha lasciato casa molto giovane, studiando e mantenendosi da solo per realizzarsi. Da quando è andato via di casa non si sono più sentiti.
Si mettono a parlare di possibili nomi insieme. Ritrovandosi a ridere e scherzare a pensare ai nomi più strani. David la guarda ridere di nuovo in quel modo con lui ed è felice, non chiede niente al mondo che continuare a guardare il suo sorriso, soprattutto quando è grazie a lui che le compare sul volto.
«Tu per esempio hai il nome della nonna di Regina, lo sai?»
«No. Non lo sapevo... Però David...» di nuovo sta sfociando nel campo minato e Emma si chiude nuovamente a riccio, facendola subito smettere di sorridere. Sul suo volto è nuovamente sparita ogni traccia di allegria.
«Lo so, Emma mi hai chiesto di non parlare della nostra famiglia, ma come faccio? Ti voglio bene e ti rivoglio nella nostra vita, non mi accontento di un caffè in un bar a parlare di lavoro o del più e del meno. Voglio che tu sia la madrina del tuo fratellastro, voglio che tu ci sia in ogni giorno della mia vita, insieme al piccolo Henry, non voglio che il nostro rapporto sia come quello con mio padre.» le ha raccontato di non avere mai avuto un rapporto con suo padre, Emma sa a che cosa si riferisce, al fatto che David è andato via di casa e non si sono mai più visti e né sentiti. Lei pure è andata via di casa e ora teme che anche le sparisca dalla sua vita.
«Abbiamo sbagliato, se potessi tornare indietro non ti lascerai Emma. E non ti lascerebbe nemmeno Regina.» le dice cercando di farle capire quanto siano pentiti e che vogliono solo recuperare un rapporto con lei, non è così sbagliata come pretesa.
«Ho bisogno di tempo. Mi mancate, mi manchi tu, mi manca Regina, mancate tanto anche a Henry... Ma sono ancora arrabbiata e non tanto per il fatto che mi abbiate abbandonato, ho capito perché l’avete fatto e l’ho in parte accettato, non riesco a perdonarvi che mi abbiate mentito in questi quattro anni. Ora scusami, ma devo andare, devo mettermi a lavoro sul caso Gold e salvare Robin. Grazie per la colazione.» facendo un lieve sorriso verso di lui e uscendo senza voltarsi indietro.
David la guarda andare via e nonostante lei gli abbia detto che ancora non è riuscita a perdonarli, ha ammesso che comunque tiene a loro, anche se su questo non ha mai avuto dubbi. Come li ha trattati le ultime volte che si sono visti, quello è un notevole passo avanti.
Ed è sicuro che con il tempo riusciranno a ricucire il loro rapporto, ciò che è certo che lui non lascerà stare come ha fatto suo padre con lui, arrendendosi alla prima difficoltà.
Emma recandosi in ufficio, sorride, è davvero contenta di aver fatto colazione con David e aver messo le cose in chiaro su come si sente, aver tirato fuori il suo dolore l’ha fatto sentire meglio e chissà che questo incontro, non possa essere il primo di tanti altri e cercare in questo modo di ricucire il loro rapporto. Non è facile, visto che ancora si sente tradita, ma vuole provarci, soprattutto vuole ritrovare Robin e far sì che Regina smetta di stare male. Lei è sempre stata la loro prima sostenitrice e vuole che abbiano una lunga vita insieme, se lo merita Robin, il piccolo Roland e Regina.

Regina è uscita prima da lavoro per poter andare a prendere il piccolo Roland a scuola e offrirgli un gelato per parlare con lui. Ha parlato con la maestra del bambino, la quale ha sconsigliato di dire la verità al piccolo, che avendo perso anche la mamma, può risentirne a livello psicologico e quindi, al momento, in attesa di notizie di suo papà, è meglio dirgli che è fuori per lavoro.
Così la donna, mentre sono seduti su una panchina al parco, con un enorme gelato tra le mani, gli dice che il suo papà è dovuto partire per lavoro e che non l’ha avvisato perché è dovuto andare via urgentemente, ma che ha detto a lei di dargli tantissimi baci e che gli vuole tantissimo bene.
«E quando torna?» chiede il piccolo un po’ preoccupato dalla cosa, è stato separato dal suo papà solo quando è stato in casa-famiglia, ma non allungo, grazie all’intervento di Regina.
«Presto, nel frattempo starai a casa con me.» ha fatto tutte le dovute comunicazioni a chi di dovere per prendere la custodia temporanea del bambino, affinché non venga rimandato in casa-famiglia e l’assistente sociale, ha accettato visto e considerando che lei è la compagna di Loskey e che quindi, il bambino la conosce e la vede come un punto di riferimento.
«Okay, ma spero che il papà torni presto, presto e possiamo stare di nuovo tutti insieme.»
«Sarà così.» gli dice dolce, stringendolo forte a sé. Hanno finito i gelati e può abbracciarlo forte, forte, per infondergli coraggio, anche se in quel preciso momento ne ha più bisogno lei, che conosce la verità e spera proprio che non accada nulla di grave a Robin, che presto entrambi potranno riabbracciarlo.

Robin si è svegliato in una stanza luminosa e spaziosa, non è la solita stanza in cui vengono sbattuti i rapiti, buia e triste, al contrario c’è un materasso, anche se situato per terra e una finestra, che se pur messa chiusa, fa entrare una bella fetta di sole ad illuminare. È legato a una sedia di legno e non riesce a muoversi. Ha dormito per parecchie ore, visto la forte botta ricevuta alla testa, ed il dolore alla nuca è ancora forte, tanto da ripercuotersi sugli occhi che gli bruciano, ma a parte questo è lucido. Ha già rivisto Pan, il quale l’ha minacciato di fargli fare quello che vogliono o con le buone o con le cattive; ed ha visto una donna giovane, dai capelli lunghi e castani e dagli occhi azzurri, in stato di gravidanza. Non l’ha mai vista ma da quel poco che ha saputo da Regina, non è difficile per lui capire che è la donna di Gold. Il suo sguardo però è rimasto impresso all’uomo quando le ha portato da mangiare. Triste e sperduto. Come se fosse costretta a restare in quel posto.
All’apparenza non è un brutto posto, solo la stanza in cui è rinchiuso lui è molto spaziosa, sicuramente stanno in qualche villa sperduta nei boschi, impossibile da rintracciare, perché nemmeno collocata sulla mappa delle città. Ma pur sempre una villa, con tutti i confort.
Solo che non è una mega villa che fa la felicità di una persona e probabilmente Belle, sente proprio di non desiderare ciò per la sua vita. Per niente. Lei rivuole la sua libreria, il suo appartamento e crescere il suo bambino senza lussi e ricchezze, quando la vera ricchezza è la gentilezza d’animo. Non può fare altrimenti, deve proteggere il suo piccolo e l’unico modo in cui può farlo, è assecondando Tremotino, il quale le ha promesso che non torcerà un solo capello alle persone che conosce, se lei vivrà con lui. Per sempre. Tutti e tre insieme. E le ha promesso che presto andranno lontano a vivere una vita nuova.



Spazio autrice: Buon sabato a tutti, ecco un nuovo capitolo, in cui tutti si danno da fare per riportare Robin a casa, in particolare Emma, la quale è ovvio che lo sta facendo per Regina, se prima aveva un motivo per mettere fine a Gold (visto che è il nonno di suo figlio), ora ne ha un altro... Salvare l'uomo di sua madre. Ma non è finita qui, molte cose devono ancora succedere, vi ricordate quando vi avevo anticipato che il caso Gold/Pan avrebbe coinvolto più di una persona e qualcuno più direttamente? E se io non mi riferivo solo a Robin? :P Dai, dai, che qui involontariamente forse, qualche spoiler ve l'ho lasciato.
A parte essere come al solito cattivella e mettervi curiosità per il prossimo capitolo... Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo. Ah una piccola premessa, Belle non è esattamente come l'abbiamo imparata a conoscere, lo so, ma l'ho resa un po' più debole perchè ciò mi serviva ai fini della trama, ma si riscatterà la ragazza.
Vi saluto e vi auguro un buon week end, io invece torno a studiare inglese. Help me.
Alla prossima.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno ***






Capitolo ventuno
 
È tutto il giorno che sta dietro al computer a scovare una traccia, una minima traccia che le possa dire dove si trovi il rifugio di Gold e di conseguenza Robin, ma non riesce a trovarla, sente di essere molto vicina alla verità. Sa, che è molto vicina a scoprirlo, ma non ne è ancora venuta a capo e la cosa la manda completamente fuori di testa, testarda com’è poi, non vuole smettere di cercare, di indagare, è convinta di poter trovare la verità.
È solo in ufficio quella mattina, Booth è fuori città, mentre Graham è a una riunione a cui non si è potuto sottrarre, essendo il vicesceriffo, è lui a dover fare le veci dello sceriffo in sua assenza.
È sola, ma Graham le ha detto di chiamarlo alla minima difficoltà che sarebbero venuto ad aiutarla. Non le dispiace essere sola a dire il vero, riesce a concentrarsi molto meglio, non che i due uomini fossero invadenti, ma spesso li ha sentiti parlare di calcio, sport e cose varie, tipici discorsi da uomini. Graham da poco ha anche una nuova fiamma e ne ha parlato con Emma, distraendola dal suo lavoro, per farsi dare consigli in merito. Tra loro si sta istaurando proprio una bella amicizia.
Con la cartina davanti agli occhi dei punti in cui di solito ha lasciato una traccia di sé Gold, e con quella indicativa tracciata grazie ai software per individuare il punto in cui è stato spedito il messaggio di Peter Pan, Emma cerca di unirli per trovare il famoso covo in cui si nascondono. Ha decisamente gli occhi che le fanno male, sta per alzarsi dalla sua sedia girevole per prendersi una pausa caffè, quando qualcosa risalta ai suoi occhi tramite Google maps, che ha aperto giusto per scrupolo, senza pensare che quel dispotico potesse aiutarla davvero, ma invece... Una casa che dalle ricerche catastali non figura, eccola che invece spicca in bella vista sulla mappa di Google. Lascia perdere la sua intenzione di prendere il caffè è si risiede velocemente alla scrivania, ingrandendo il quadrante del suo pc per vedere bene la casa. È una villetta, situata nei pressi di un bosco, non lontano dal confine della città e scorgendo il punto preciso, ne individua le distanze che coincidono perfettamente con quelle precedenti... Afferra velocemente il telefono e le chiavi della macchina per andare nel luogo indicato, è sicura che Gold si trovi lì e di conseguenza anche Belle e Robin. Chiama Booth ma lo sceriffo ha il telefono non raggiungibile e chiama Graham, ma anche lui non ha il telefono irraggiungibile. Il primo essendo fuori città non può raggiungerla sicuramente, ma il secondo si, quindi insiste nel chiamarlo ma niente. Il suo telefono risulta sempre spento o non raggiungibile, così decide di andare da sola sul posto, non potendo perdere altro tempo prezioso e intanto continuare a chiamare il suo collega. Ha la pistola con sé e ha imparato ad usarla andando al poligono con Booth, il quale è un ottimo insegnante e si è preso a cuore Emma, un po’ come se fosse una figlia o al massimo una sorellina. Ha visto le sue notevoli potenzialità e vuole far si che vengano fuori, che lei veda di che cosa possa essere capace.
Con la pistola nella fondina e il cellulare con cui chiama ormai ripetutamente il vicesceriffo, si reca alla villa indicata da Google maps. É stata giorni a individuare il covo, quando le bastava cercare sul dispositivo Google. Non riesce ancora a crederci.
Quando arriva sul luogo indicato, non è ancora riuscita a rintracciare il suo collega e decide di lasciargli un messaggio in segreteria.
«Graham, sono Emma, appena senti questo messaggio, guarda subito la foto che ti ho mandato per sms, è come raggiungere il covo di Gold.» dice e poi scende dal suo maggiolino che ha nascosto in mezzo al bosco per non farlo scoprire, anche perché per il colore non passa di certo inosservato. Si avvia a piedi per l’ultimo tratto che divide l’abitazione dal bosco.
Una volta arrivata, si affaccia da una delle finestre lasciata mezza oscurata, piegandosi a terra per guardare meglio al suo interno e nota subito Robin, il quale è legato a una sedia. Prova a fare il giro per cercare altri indizi, o comunque un modo per entrare e poi andare nel bosco ad attendere l’arrivo di Graham e avere tutto pronto per l’irruzione, ma non fa in tempo a fare niente di tutto quello che si è prefissata.
Si accorge troppo tardi che qualcuno è giunto alle sue spalle e la blocca mettendole un fazzoletto bagnato di cloroformio per farla addormentare. Ha provato a divincolarsi, ma le braccia dell’uomo glielo hanno impedito. É decisamente più forte di lei.
 
Killian, è rientrato da lavoro prima del tempo con l’intento di fare una sorpresa alla sua meravigliosa fidanzata. È passato prima alla Jolly Roger a farsi una doccia veloce, per poi passare in ufficio da lei, sapendo che è sola. Sa che è molto impegnata a lavorare, ma lui vuole davvero solo tenerle compagnia, senza disturbarla in alcun modo, magari solo facendole fare una breve pausa, con la cioccolata calda che ha pensato di prendere da Ruby.
Passa, infatti, prima da Granny’s, saluta la sua ormai amica Ruby, la quale è la loro prima sostenitrice e con cui Killian si trova benissimo a parlare di qualsiasi cosa; per poi recarsi a passo spedito verso la centrale dello sceriffo. Prova a spingere la grande porta con sopra scritto a chiare lettere “Sceriffo” ma non si apre, così bussa pensando che forse Emma si possa essere chiusa dentro, se pur ne dubita, è da sola ma i casi di routine non mancano mai in città, quindi non sarebbe professionale chiudersi dentro e non è da lei farlo... Pensa che possa essersi presa una pausa allora, ma guardandosi intorno non vede nemmeno il suo maggiolino, che di solito parcheggia sempre nei dintorni. Non sa più che pensare a quel punto, il suo terzo pensiero è che lei possa essere tornata alla nave, per lavorare lì invece che in ufficio, ma anche questo non è molto credibile come ipotesi, perché si ricollega alla prima, essendo sola, non può andare via così presto e lasciare l’ufficio incustodito. Prontamente e anche un po’ preoccupato a questo punto, afferra il telefono per chiamarla.
Non raggiungibile.
Non è da lei sparire in quel modo, sapendo soprattutto che tiene il telefono sempre acceso se dovessero chiamare dalla scuola di Henry.
La quarta ipotesi che gli viene in mente è che possa essere andata a prendere proprio Henry a scuola, ma, sa pure che in realtà quel giorno dovesse andare a prenderlo David, per portarlo con sé in ufficio e poi andare a dormire da Regina, insieme al suo amico Roland.
A quel punto inizia a pensare che qualcosa davvero non torni.
Con ancora il cellulare in mano prova nuovamente a richiamare la ragazza.
Ma niente.
Ancora irraggiungibile.
Chiama Regina, magari lei sa qualcosa, magari ha deciso improvvisamente di chiarire con sua madre, ne dubita, ma è l’unica alternativa che gli viene in mente.
«Jones, dimmi» esordisce la donna dall’altra parte del telefono.
«Emma è da te?»
«Jones, mi prendi in giro? Lo sai benissimo che non verrebbe da me nemmeno sotto tortura, poi Henry è già qui, l’ha preso David a scuola.» risponde un po’ piccata da quella sua domanda, come se non sapesse che sono ancora in freddo e che Emma le parla ancora a stento, sennò per informarla delle indagini, visto il rapimento di Robin.
«Lo so, ma sei l’unica persona che mi è venuta in mente. Ruby non la vede da stamattina, sono passato da lei poco fa, so che Henry lo andasse a prendere David, in ufficio non c’è, ha il telefono staccato... Sono preoccupato.»
Regina lo sente davvero agitato dall’altra parte dell’apparecchio telefonico e non può negare che inizia a esserlo pure lei, non è da Emma sparire in questo modo, considerando soprattutto il fatto che tiene sempre il cellulare accesso nel caso succede qualunque cosa al suo bambino.
«Aspettami lì davanti alla centrale, arrivo. Tu intanto chiama Graham.»
Graham, ma certo. Non ha pensato a chiamare lui. Non era sua intenzione far preoccupare Regina, perché ha sentito dalla voce che si è agitata.
Compone il numero del vicesceriffo che trova scritto davanti all’ingresso della centrale, ci sta sia quello di Booth, che quello del giovane, in caso di d’emergenza così le persone possono contattarli.
Il telefono del vicesceriffo squilla e risponde prontamente al primo squillo, credendo che fosse finalmente Emma a chiamarlo. Ha sentito il suo messaggio in segreteria ed è preoccupato, anche perché non gli è giunta nessuna foto invitatole da lei sul telefono e quindi non sa proprio come fare a capire dove si trovi. Forse il luogo in cui si trova il cellulare non prende benissimo, ed è per questo motivo che non è riuscita a inviare la foto, convinta di averlo fatto. Anche il messaggio in segreteria l’ha sentito male, la sua voce era gracchiante e distante. Ha solo capito che si era messa in un grosso guaio ad andare nel covo di Gold completamente sola e lui si maledice di aver lasciato per sbaglio il caricabatterie in macchina e quindi alla riunione il suo cellulare si è spento, non sentendo di conseguenza le chiamate della ragazza.
Pensa che sia lei, ma sente invece una voce maschile. Killian Jones.
«Dove sei Killian? Sto arrivando in centrale e ti dico tutto.» gli dice il vicesceriffo, dopo che il pirata gli ha chiesto di Emma.
«Sono qui in centrale, sta arrivando anche Regina.»
«Okay, forse è meglio che ci sia anche lei.» risponde prima di chiudere la telefonata con “ci vediamo lì.” Vuole chiamare prima anche Booth e informarlo di quanto accaduto, magari così riesce a rientrare prima in città, vista l’emergenza.
Regina e il vicesceriffo arrivano in contemporanea davanti all’ufficio.
 Un impaziente Killian cammina avanti indietro, potrebbe addirittura fare una buca, visto quanto appoggia i piedi pesantemente sull’asfalto, la sua agitazione é palpabile. La voce di Graham non gli è piaciuta per niente e poi quel “meglio che ci sia anche lei” non prometteva davvero niente di buono. La sensazione che sta succedendo qualcosa si fa sempre più spazio in lui e più cerca di calmarsi e più quel senso di angoscia gli attanaglia il cuore. Prova a richiamare Emma ancora una volta, ma niente. Irraggiungibile o forse a questo punto spento. E se è spento significa che è successo qualcosa.
Alza lo sguardo sui due solo quando gli ha praticamente a un palmo di naso, fermandosi nel camminare e guardare costantemente il suo cellulare nella speranza di vedere comparire il nome di “Emma” sul display.
Graham apre la porta della centrale e fa a comodare gli altri due. Prima di iniziare a parlare si precipita alla postazione di Emma sperando che lei abbia lasciato il suo portatile acceso con la ricerca effettuata, ma esso è spento e riaccenderlo, per via del fatto che si è scaricato, tutto è andato perso, dovrà cercare nella cronologia e vedere se riesce a ricavarne qualcosa, in attesa che magari il suo cellulare si riattiva e riesca a inviare la foto.
Il vicesceriffo espone ai due i fatti e quindi, cosa ormai certa, Emma è nel covo di Gold, non si sa se in pericolo o meno, ma a questo punto, visto che non risponde e il suo cellulare è spento, lui pensa proprio di sì.
«Tu dove cazzo eri in tutto questo vicesceriffo da due soldi? Perché non hai risposto alle sue chiamate eh? Lei non sarebbe stata rapita se tu le avessi risposto.» Killian si avventa sul ragazzo con forza prendendo per la camicia.
Graham toglie la mano che lui gli ha messo addosso e lo guarda altrettanto male, capisce perfettamente che sia sconvolto, ma non può prendersela con lui. Non è lui che ha mandato Emma da sola, ed è ovvio che sarebbe corso da lei, se avesse potuto.
«Calmati Jones, tengo anch’io a Emma esattamente come te e non le avrei mai permesso di fare questa cosa da sola... Ero a una riunione con il telefono scarico.»
Regina in tutto ciò, per un primo momento non ha saputo che cosa replicare, troppo sconvolta per emettere alcun suono, prima Robin, ora Emma... Le due persone più importanti della sua vita sono prigioniere di Gold e lei è impotente davanti a tutto ciò, che cosa può fare? Niente, lei non può fare niente. Rischia di perderli e non può fare niente per salvarli. Vorrebbe solo correre da loro e metterli in salvo a costo della sua di vita. Sacrificherebbe la sua vita in seduta stante se ciò che le garantirebbe che i due si salvino.
«Non me ne faccio niente delle tue giustificazioni, Emma è stata rapita da Gold, da un pazzo psicopatico, che ha come complice un altrettanto psicopatico... Quindi non mi calmo per niente.» urla ancora il pirata contro il vicesceriffo.
«Killian ha ragione. Sapendo che Emma fosse da sola in ufficio, avresti dovuto portarti in caricabatterie dietro.» esplode anche Regina, accusando Graham di essere stato così incompetente e non aver pensato minimamente ad Emma. Ed è anche ovvio che non è colpa sua se si è imbarcata da sola in questa avventura suicida, ma sapeva che stesse lavorando a ciò, quindi una parte di colpa è anche sua.
Il vicesceriffo si sente già abbastanza in colpa, sentire i due accusarlo non fa altro che sentirsi peggio. Ed è ovvio che se succede qualcosa a Emma è solo colpa sua. L’ha lasciata sola, ha sbagliato, ma non vuole arrendersi, non vuole credere che Emma non sappia cavarsela e spera davvero che non le succeda niente o non potrebbe mai perdonarselo.
«Lo so, mi dispiace.» ammette.
«Non ci facciamo niente con le tue scuse. Mia figlia è in pericolo e mi auguro che tu, sotto specie di agente, riesca a trovarla quanto prima e spera che non le accada niente di brutto o tu farai la stessa fine.» lo minaccia Regina, trasformandosi completamente in un’altra persona. Quando è arrabbiata diventa veramente terribile.
«E io l’aiuterò, stanne certo. Quando torna lo sceriffo?» non si fida minimamente di lui dopo questo errore commesso.
«Sta rientrando in questo momento, l’ho già avvisato.»
Graham in attesa che torni il suo superiore si mette a lavoro, vuole capire che ricerche stesse facendo Emma, per fortuna ha tutti i suoi appunti a disposizione, ma non c’è scritto molto, dovrà ricominciare da capo. Ha fatto una ricerca ad ampio spettro, quindi non sarà facile individuare la zona in cui è tenuta prigioniera ma non vuole arrendersi.
Killian che non ha nessuna intenzione di andarsene dall’ufficio, lo guarda in cagnesco, vorrebbe tanto sferrargli un pugno, ma sa che non può farlo... È una forza dell’ordine, finirebbe dentro, se pur per un giorno, per aggressione e in questo momento lo vorrebbe proprio evitare. Inoltre, se torna a casa sa già che non smetterebbe di tormentarsi, di preoccuparsi e immaginare la sua Emma in pericolo. Preferisce di gran lunga tenersi occupato così, aspettando che arrivi anche Booth.
Regina nemmeno vuole tornare a casa, in realtà lei dovrà farlo, visto che il piccolo Henry andrà dormire a casa sua e che ha Roland pure di cui occuparsi. Vorrebbe lasciare entrambi a Mary Margaret, ma non sarebbe giusto e poi vuole stare personalmente vicino a Henry, non sa ancora come dirgli la verità, se in grado di dirgliela... Con Roland non ci è riuscita, con Henry sarà ancora più difficile, ma lo sarà ancora di più anche mantenersi calma e tranquilla. Chiama David chiedendo intanto di portare lui Henry a casa e di chiamare anche sua moglie e raggiungerla poi un attimo alla centrale dello sceriffo, ha bisogno di parlare con lui e non vuole farlo per telefono.
Un David preoccupato, perché ha sentito perfettamente il tono agitato di Regina, chiama immediatamente sua moglie dicendogli di andare a casa Mills, che sta portando sia Henry che Roland, i quali erano tutti e due a giocare nello studio.
Arriva alla centrale di polizia trafelato. Dalle facce dei presenti si convince ulteriormente che non è nulla di buono. Regina ha gli occhi lucidi, Killian è nero in volto, non l’ha mai visto così furioso e Graham ha lo sguardo triste e affranto. Ma di Emma non c’è nessuna traccia... È la prima cosa che ha notato. Chiede già intuendo la risposta dove si trovi sua figlia e quando Regina gli spiega cosa sia successo, l’uomo si avventa sul vicesceriffo e lo colpisce con un pugno. Non gli interessa che sia un pubblico ufficiale, lui è furioso. La sua Emma è in pericolo, ed è colpa sua.
«Ha 18 anni, è una ragazzina, sta ancora imparando che cosa ti è venuto in mente di lasciarla sola eh?» la sua Emma rapita non riesce a crederci. È in gamba, determinata, intelligente, ma è comunque troppo piccola per affrontare una situazione del genere, poi è ancora alle sue prime armi per poterla gestire lucidamente. Non può affrontarla da sola, Gold e Pan sono due pazzi.
Il vicesceriffo si porta la mano dove è stato colpito, sentendo subito il sangue entrargli nella bocca, essendo stato colpito al labbro. Fa un male cane, ma sinceramente si aspettava che il padre della ragazza lo colpisse, in realtà si aspettava che lo facesse il suo fidanzato.
 «Lo so, infatti se per favore mi fate lavorare, troviamo prima Emma. Stare qui non mi farà trovare prima la verità.» dice alzando il tono della voce, si merita pure il pugno, ma ora lui è un pubblico ufficiale e non ha bisogno di loro tre che gli mettono pressione addosso, non è così che troveranno prima Emma.
«Andatevene a casa, vi chiamo se ci sono novità.» continua Graham con tono sempre autoritario.
«Io finché non viene Booth non me ne vado» ribatte Killian rimanendo esattamente dove si trova.
«Anch’io! Non mi fido.» David dà subito manforte al pirata per la prima volta.
È Regina, che per quanto sconvolta, arrabbiata e triste, cerca di far calmare i due uomini e far capire loro che Graham ha ragione.
«Ha sbagliato e credimi David che l’ho già minacciato a dovere... Ma adesso andiamo, lasciamolo lavorare. Booth è fuori città, arriverà sicuramente domani mattina. Ci chiamano appena hanno novità. Andiamo da Henry che ha bisogno di noi.» pensa al piccolo, che sicuramente ha bisogno di una spiegazione, visto che è abituato a chiamare sempre la sua mamma, anche quando dorme fuori, per darle quanto meno la buonanotte, quindi almeno per quella sera dovranno inventare una scusa credibile.
«Vi prometto che vi farò sapere subito» dice ancora Graham, ringraziando che la donna abbia capito, anche se non lo sta facendo per lui, ma per il piccolo Henry.
I due uomini non sono ancora convinti, ma si lasciano trascinare fuori da Regina, la quale invita anche Killian a restare, ma lui declina l’invito, decidendo di andare da Granny’s e parlare con una persona amica come Ruby. Non vuole dover passare la serata con il padre della sua fidanzata e magari subirsi un terzo grado, non è per niente dell’umore adatto, si sente sotto un treno.
Non riesce a smettere di pensare alla sua Emma.
 
Emma si risveglia legata a una sedia, nella stessa stanza che ha intravisto dalla finestra, infatti, riaprendo gli occhi la prima persona che vede è proprio Robin. Sente ancora la testa girarle e avverte senso di nausea, ma può sopportarlo.
Robin la guarda e nel momento in cui la vede riaprire gli occhi, prontamente si preoccupa per lei, perché è chiaro che sia lì per salvare lui, ciò che non capisce è come mai la ragazza stia da sola.
Lei cerca di rimettere insieme i pezzi, visto il suo stato ancora di confusione, per poi raccontare tutto all’uomo di ciò che è successo e gli chiede ulteriori spiegazioni a sua volta, per capire come lui sia finito lì.
«Pan vuole costringermi a fare un lavoro per lui, ovvero recuperare un video di Scarlett. Ho rifiutato, mi ha detto che mi avrebbe costretto con la forza a tempo debito, non so che cosa ha in mente, sono qui da una settimana ormai.» le dice e la ragazza sospetta che non sia nulla di buono, deve assolutamente scoprire cosa i due hanno in mente.
«Belle?» chiede poi, ricordandosi della donna e del suo stato di gravidanza. Ha bisogno del suo aiuto se vuole escogitare un piano.
«Lei non è coinvolta in tutto questo, vuole uscirne l’ho capito subito dal suo modo di porsi, credo che sia costretta da Gold, in qualche modo lui la tiene legata a sé.» si è fatto un’idea in quella settimana di come possono essere andate le cose.
Emma annuisce, immaginando perfettamente che Belle non c’entri nulla con tutta questa storia, ma che è costretta in qualche modo da Gold a rimanere. Forse l’ha minacciata con suo figlio, le ha detto che glielo avrebbe tolto e che ci sarebbe riuscito in qualsiasi modo e lei, si è lasciata influenzare, non volendo mettere in pericolo il suo bambino.
Ma ciò che è certo che la donna possa aiutarla, se viene ogni volta a portare loro da mangiare, sfrutterà quei pochi momenti per parlare con lei.
Ha paura. Ha una paura pazzesca che qualcosa vada storto, che lei non sia in grado di gestire una situazione così grande, essendo che è solo una tirocinante, ma sa anche che non può farsi sopraffare da essa e deve rimanere lucida.
Non è facile, ma ci deve provare. Non può stare ferma ad aspettare che Graham la salvi, a questo punto non è nemmeno sicura che lui abbia ricevuto il suo messaggio.
Il suo pensiero va a Henry, al suo piccolo Henry che ha ancora bisogno di lei, come lei ha bisogno di lui. Non vuole lasciarlo senza mamma.
E a Killian, il suo meraviglioso fidanzato, che ama con tutta sé stessa anche se non gliel’ha ancora detto.
E con il pensiero a loro cerca di farsi forza e di scacciare via la paura.



Spazio autrice: Ciao a tutti, buona domenica. Oggi il capitolo giunge di domenica, ma è eccezionalmente solo per oggi (visto che ieri sono stata impegnata), ma da settimana prossima torno a metterlo regolarmente di sabato. 
Allora, ecco svelato chi viene fatto prigioniero oltre al nostro fuorilegge. Emma. La nostra Emma. Perchè questa scelta? Se pur mi è stato chiaro fin dall'inizio che dovesse essere lei a essere rapita, con il tempo mi sono giunte nuove idee e quindi, a magior ragione è rimasta la nostra protagonista la vittima. Ha voluto fare l'eroina, e nonstante abbia chiamato il collega, senza successo, ed è andata da sola nel covo, è stata piuttosto ingenua e avventata, ma infatti ciò porterà delle conseguenze. Serie conseguenze. si è lasciata trascinare molto dal lato emotivo e ha fatto una cavolata. 
Ma non vi dico altro, era giusto un piccolo assaggio per dirvi che ancora non si è risolto nulla. La storia avrà la bellezza di 32 capitoli totali, quindi c'è ancora un bel po' da raccontare. :P
Detto questo vi auguro ancora una volta una buona domenica e alla prossima.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue ***





Capitolo ventidue
 
August Booth ha viaggiato per tutta la notte per raggiungere la stazione di Storybrooke il prima possibile. Ciò che è successo non solo lo rende nervoso, preoccupato, ma anche terribilmente arrabbiato. Non riesce a capacitarsi di come Graham Humbert possa essere stato così irresponsabile da lasciare Emma da sola in ufficio, sapendo quanto fosse impulsiva e quanto il caso Gold la prendesse sul personale, a maggior ragione da quando è coinvolto anche il compagno della madre. In tutto il viaggio di ritorno avrebbe voluto prenderlo a male parole, infatti, la ramanzina non gliela toglie nessuno e nemmeno a Emma se uscirà illesa da tutto ciò.
Arriva in ufficio, sapendo benissimo di trovarlo aperto con un Graham già intento a lavorare, anzi, è certo che sia rimasto tutta la notte sveglio per trovare Emma. Lo conosce bene e ora si sente in colpa, ma se voleva evitare tutto ciò ci avrebbe dovuto pensare prima.
Graham alza lo sguardo in direzione del suo capo e gli fa un cenno di saluto, aspettandosi un rimprovero da un momento all’altro, già per telefono gli ha fatto capire il suo disappunto, ma Booth non è uno che ama parlare dietro a un telefono di cose importanti e quindi sa bene, che ha aspettato di essere di nuovo faccia a faccia per rimproverarlo e se lo merita. Nonostante la stanchezza non si è mosso dalla sua postazione e ha cercato di trovare un modo per salvare Emma, ma non ha ancora trovato nulla, niente di niente. Mai come in questa lunga notte, ha desiderato che la ragazza lo chiamasse.
«Humbert, mi dici che cosa ti è saltato in mente di lasciarla sola? Lo sai bene quanto è coinvolta in questo caso, ti avevo detto di tenerla d’occhio. È sveglia, in gamba, ma è ancora una ragazzina, sta imparando ed è impulsiva. Hai commesso un grave errore.» da tempo, si rende conto subito Graham, che lo sceriffo non lo chiamava per cognome, questo vuole dire solo che è arrabbiato, tanto anche.
«Lo so ho sbagliato, io non credevo che avrebbe agito da sola...»
«Avresti dovuto immaginarlo invece, c’è di mezzo il compagno di sua madre, è coinvolta personalmente in tutto ciò. Per non parlare che Gold è il nonno di suo figlio e lo vuole vedere marcire in carcere quanto prima.»
«Mi dispiace. Mi merito una nota disciplinare.» Booth ha in mano la sua domanda per il trasferimento, una volta archiviato il caso Gold, il vicesceriffo vuole tornare nella sua città e prendere in mano la centrale di polizia del suo paese. La sua nomina dipende anche un po’ da suo capo, visto che hanno lavorato a stretto contatto per tanti anni, ma ora forse, non si merita più la sua lettera di raccomandazione e nemmeno di diventare sceriffo. Non è ancora pronto se fa errori di questo genere.
«No, ma spera per te che ad Emma non succeda niente.» gli dice ancora più serio di prima.
Booth sa quanto sia valido il suo sottoposto, può diventare un ottimo sceriffo, infatti non riesce a spiegarsi questa sua leggerezza. Forse perché ha visto la ragazza sapersela cavare da sola, in gamba e portata per il lavoro, ma ciò non toglie che è comunque una ragazzina, che ancora ha molto da imparare. Come il gestire l’impulsività ad esempio. Non si va nel covo di un criminale da sola, con il rischio che il cellulare non prenda.
Graham annuisce e intuisce anche cosa voglia dirgli lo sceriffo con la sua ultima affermazione, non è a rischio la sua carriera, a meno che non riescano a salvare Emma e Robin. E lui ha tutta l’intenzione di risolvere il caso, ma non per la sua domanda di trasferimento, per riportare a casa sana e salva la sua amica.
«Spero per te che hai capito la lezione. Ora dimmi tutto ciò che ne hai ricavato dalle ricerche svolte da Emma.» gli dice come ultima cosa, prima di concentrarsi sul lavoro e cercare di venirne a capo.
 
Il giorno seguente, Henry si lascia accompagnare a scuola come se niente fosse successo, credendo al fatto che i suoi nonni gli abbiano detto che Emma è fuori per lavoro, ma poi ha sentito loro parlare di “rapimento” e immediatamente si è preoccupato. Ha solo quattro anni non capisce molto il significato di tale parola, ma gli è capitato di sentirla ogni tanto quando le sue due mamme, hanno guardato qualche film da grandi e non è una bella cosa da quello che ne ha dedotto. Ha fatto finta di nulla, ma una volta a scuola non è riuscito a fare a meno di parlarne con la sua amica Gretel, la quale gli ha detto che “rapimento” è una cosa brutta e che una volta ha sentito al telegiornale parlarne e ha chiesto a sua mamma cosa significasse e lei ha detto che è quando una persona scompare per colpa di altre persone. A quel punto Henry non ha più dubbi, immediatamente pensa a sua mamma e scoppia a piangere. Qualcuno ha fatto del male alla sua mamma e lui molto probabilmente non la rivedrà mai più. Le lacrime fuoriescono dai suoi occhi senza sosta e presto si trasformano in veri e propri singhiozzi. È sconvolto e non riesce a calmarsi.
Le maestre ci provano in tutti i modi, chiedendo al piccolo cosa c’è che non va, anche perché non l’hanno mai visto così sconvolto, è raro che Henry pianga, anzi, è un bambino sempre allegro, solare e pieno di energia, sempre pronto a coinvolgersi con l’attività proposte in classe, pieno di inventiva e fantasia. Se sta così male, deve essere successo per forza qualcosa. Provano a chiedergli se per caso sente dolore da qualche parte, ma il bambino scuote la testa, non smettendo di piangere, è completamente rosso in viso e se continua a singhiozzare così rischia anche di sentirsi davvero male. Le due maestre hanno provato davvero di tutto per calmarlo, anche ad abbracciarlo e cullarlo dolcemente tra le loro braccia, ma non è servito a niente, i lamenti si sono attenuati, ma il bambino ha comunque continuato a piangere.
«Voglio mamma» dice piangendo ancora e ancora.
Le sue maestre vedendo che non si riesce a calmare, decidono di chiamare Emma, la quale però non risponde al telefono, o meglio risulta spento.
«Chiama Regina Mills» propone l’altra maestra, vedendo che la ragazza non ha il cellulare attivo, è il secondo numero di emergenza quello dell’avvocato.
«Io voglio la mamma» continua Henry tornando a singhiozzare forte, ha capito che sua mamma Emma non risponde. Questa per lui è un’altra conferma.
Henry piange disperatamente finché non arriva Regina a prenderlo.
Una volta a scuola, la donna lo vede tra le braccia della maestra con gli occhi rossi, le lacrime e sconvolto, come non l’ha mai visto. Si precipita a prenderlo in braccio. Quando l’hanno chiamata da scuola, si è precipitata immediatamente, anche perché non è da Henry piangere in quel modo e immagina che lui abbia avvertito la tensione che c’è in casa e che sicuramente non ha creduto alla scusa che lei e David hanno inventato per non dirgli la verità, ovvero che la sua mamma è impegnata a lavoro e non ha potuto chiamarlo. È un bambino troppo intelligente.
«Dov’è mamma, io voglio la mamma» dice abbracciando forte Regina e finalmente si calma un po’, quanto meno smette di piangere. Ora che è arrivata Regina si sente più protetto.
«Henry, la mamma è fuori per lavoro.» le dice dolce, cercando di trasmettergli serenità, ma è agitata anche lei e il bambino lo nota. Ha provato a calmarsi, a cercare di mantenere il controllo, ma non ci riesce, il solo pensiero di Emma chissà dove, non la lascia in pace, non osa nemmeno pensare cosa le sia successo, cosa quei due psicopatici le abbiano potuto fare. Non bastava Robin, adesso anche lei...
«Ieri ho sentito tu e nonno che parlavate di rapimento e Gretel mi ha detto che è una cosa brutta. La mamma sta male?»
«No, non sta male. Te lo assicuro.»
«Allora perché sei così preoccupata? Perché ieri tu e il nonno lo eravate per mamma?» non gli sfugge proprio niente, non è facile nascondergli qualcosa.
«Perché la mamma è fuori per lavoro e ogni genitore si preoccupa sempre un po’. E mi sono preoccupata per te, quando mi hanno chiamato che stessi male.» gli dice cercando di non farlo spaventare ulteriormente.
«E cosa c’entra il rapimento?» chiede ancora poco convinto.
«La mamma sta lavorando a un caso in cui è scomparsa una persona, la deve ritrovare. Ha il telefono spento, perché non può farsi trovare da nessuno.» il che non è del tutto falso, perché è andata per salvare Robin. Del telefono gliel’ha detto perché così almeno evita la successiva domanda che lui sicuramente gli avrebbe fatto.
Henry sembra convincersene e si asciuga le lacrime più sereno finalmente. Spera che possa averlo rassicurato, almeno per qualche giorno, sperando che riescano a trovare Emma e Robin quanto prima.
 
La cena, non appena lei si è svegliata la sera prima, non è stata Belle a portargliela, ma Pan, il quale non ha esitato a dirle di quanto sia stata stupida ad andare lì da sola e a dirle quanto fosse bella e che fosse contento della sua stupidità, perché così avrebbe potuto mettere in atto il suo piano. Emma non ha capito a cosa si riferisca, fatto sta che anche lei ha un piano, cercare di recuperare il suo cellulare e per questo le serve Belle. Spera, quindi, che quel viscido di Pan non torni, anche perché ha notato come la guardi, con desiderio e lei si è sentita subito come oltraggiata, nonostante non abbia alzato minimamente le mani su di lei. Lo sguardo, quello sguardo lussurioso e viscido però, le hanno subito fatto capire che tipo fosse.
Emma espone il suo piano anche a Robin, il quale annuisce sperando che tutto vada per il meglio, non vuole che Emma rischi la sua vita. Lui sa meglio di chiunque altro che con Peter non si scherza, inoltre, ha visto come abbia guardato Emma, è sempre stato un uomo desideroso di donne, non ne ha mai avuto la conferma, ma alcune voci vicine a entrambi, hanno rivelato a Robin, che abbia diverse denunce per violenza sessuale.
«Ora capisco perché Regina è così orgogliosa di te.» le dice vedendo la sua determinazione e il suo coraggio, anche se è chiaro che anche lei sia spaventata, ma cerca di non darlo a vedere.
«Te l’ha detto lei?» chiede a quel punto curiosa, sa che Robin non le sta dicendo ciò con l’intento di farle qualche lezioncina di vita o sul fatto che debba perdonarla perché ne soffre.
«No, si capisce da come parla di te. Ti vuole un bene immenso e io capisco che ora tu sia delusa, ne hai tutte le ragioni, io al tuo posto lo sarei altrettanto... Ma si vede che anche tu stai male per questa vostra lontananza. Pensaci. E non te lo dico per farti la morale, ma perché stare qui mi ha fatto riflettere su quanto desidero riabbracciare lei e Roland, le due persone che ho più care.» stare prigioniero, ma anche ciò che ha dovuto passare con sua moglie gli ha fatto avere una visione della vita totalmente diversa, un attimo prima la persona che ami è al tuo fianco, l’attimo dopo non c’è più e c’è il rimpianto di non essersi goduti abbastanza tempo insieme.
«Ma non è solo questo, bisogna apprezzare ogni attimo con le persone che si amano, perché ogni attimo è prezioso. Nessuno può sapere cosa ha in serbo la vita per noi ed è per questo che bisogna dire alle persone che li vogliamo bene nel momento in cui possiamo, prima che sia troppo tardi. Tutto cambia, Emma, da un momento all’altro. Non sprecare la tua occasione con Regina e David, hai la possibilità di essere felice e di avere di nuovo i tuoi genitori accanto.» le dice dolce, quasi come un papà protettivo ed Emma si rende ancora più conto di che meravigliosa persona lui sia, ora riesce a capire ancora più chiaramente perché Regina si sia innamorata di lui. Sono due opposti, ma si completano a vicenda.
Soprattutto le sue parole sono così dannatamente sincere.
«Regina ama tanto anche te, forse non te lo dice spesso, in questo siamo molto simili... Ma... ti ama.» le dice Emma, ha apprezzato ciò che lui le ha detto e sicuramente è stato il primo che le ha parlato in totale onesta, facendole vedere la faccenda in maniera differente o forse è semplicemente il fatto che sono rinchiusi insieme e non hanno altra scelta che confidarsi e lei ha ascoltato perché non è potuto scappare, come fa di solito, sennò sarebbe scappata dalla conversazione ancora una volta.
«Lo so, se usciamo vivi da questa storia, le voglio chiedere di diventare mia moglie.» le confessa lui, visto che sono in vena di confidenze, vuole che lei sia la prima a sapere le sue intenzioni.
«Ce la faremo Robin, usciremo vivi, abbiamo tante cose da fare ancora. E dimmi, le hai già trovato l’anello?» chiede a questo punto curiosa, è sicura che Regina, nonostante si nasconda dietro la sua maschera, si scioglierà completamente alla proposta di matrimonio.
«No, mi piacerebbe che tu venissi a sceglierlo con me.» le dice ancora una volta ed Emma annuisce e sorride. A questo punto hanno entrambi un nuovo motivo per uscire vivi da quell’incubo.
Non riescono a replicare altro, che nella stanza fa il suo ingresso Belle, per portare ai due il pranzo ed Emma, la ferma per un braccio, chiedendole di aiutarla. Capisce la sua posizione, capisce che sicuramente la sta mettendo in pericolo, ma è l’unico modo per provare a salvarsi.
 
Booth e Graham, hanno fatto una pausa solo per andare a prendere qualcosa da mangiare e un caffè, ma per il resto del tempo sono stati attaccati alla loro scrivania a cercare di ricavarne qualcosa. Sono ancora a un punto morto, Emma non ha lasciato scritto niente, un appunto o una qualsiasi cosa che possa aiutarli con le indagini e il suo computer spegnendosi ha perso i dati a cui stava lavorando... Di male in peggio. Non possono aspettare che si riattivi il suo cellulare, anche perché potrebbe non riattivarsi e loro devono andare a salvare entrambi.
Gold è pericoloso e lo è altrettanto Peter Pan, insieme sono due esseri spietati.
Sono a un passo dalla cattura, ormai ogni nodo sta venendo al pettine, la morte di Will Scarlett, di Crudelia perché non è stata attenta al conto all’estero e perché era diventata una figura ingombrante. Gold l’ha usata per i suoi traffici, ma non le serviva davvero.
I suoi traffici illegali, le testimonianze di alcune persone che sono stati vittime di usura da parte del trafficante. Nonostante il silenzio che c’è stato dietro, per tanto tempo, i due agenti, anche grazie all’aiuto di Emma, sono riusciti a trovare persone disposte a collaborare.
Ora non resta altro che trovarlo e sbatterlo in galera per sempre. Insieme al suo complice.
E devono farlo al più presto, prima che sia troppo tardi, prima che decida, sentendosi messo alle strette, di scappare all’estero. Si stupiscono di come ancora non l’abbia fatto, forse deve fare un’ultima cosa, ma ancora non sono riusciti a capire di che cosa si tratti.
 
Tremotino Gold è stanco di non essere ancora riuscito a trovare ciò che vuole. È al telefono con uno dei suoi scagnozzi che ancora una volta ha fatto un buco nell’acqua, non riesce a capire com’è possibile che non riescano a trovare una persona, non se ne capacita e pensa davvero di essere circondato da un branco di incompetenti. La persona che cerca è a storybrooke e prima di lasciare l’America e scappare lontano, vuole salutarla per l’ultima volta, vuole chiedere scusa a questa persona per tutti i suoi peccati, vuole il suo perdono, nonostante non voglia comunque rinunciare al suo potere, ai soldi. Ma non può andare avanti se non gli chiede scusa, non può ricominciare la sua vita con Belle e Gideon, è così che la sua amata ha deciso di chiamare loro figlio, come l’eroe di un libro che lei tanto ama; se prima non chiesto scusa all’altra persona più importante della sua vita. Deve chiedergli scusa e cercare di ottenere il suo perdono.
A interrompere i suoi pensieri è Pan, il quale entra nel suo ufficio con una nuova idea.
«So come far collaborare Robin e recupera quel video.» gli dice.
Gold alza gli occhi su di lui e lo invita nuovamente a parlare. Forse Pan è l’unico collaboratore in grado di aiutarlo davvero, se pur ami il poter ancora più di lui, per questo maggiormente pericoloso.
«Usando la ragazzina. Lei dopo tutto è sempre la sua figlioccia, no?» e poi, non gli dispiace divertirsi con lei, è bella, giovane, sexy ed è da parecchio tempo che non passa del tempo con una donna, ne sente davvero la necessità e ora ha l’occasione di prendere due piccioni con una fava.
Tremotino Gold annuisce, non gli interessa cosa ha in mente di fare con la ragazzina e per recuperare il video di quel deficiente di Scarlett, l’importante è che lo recuperano, perché sicuramente ha rivelato informazioni molto interessanti, magari anche la meta in cui hanno deciso di scappare. Non vuole che i suoi piani vengano infranti per un incompetente che per giunta si è innamorato della sua donna e che voleva fare da padre a suo figlio.
Peter Pan prende come affermativa l’annuire di Gold e ghigna sodisfatto.



Spazio autrice: Ciao a tutti, mi scuso ancora una volta la pubblicazione in ritardo, ma ieri ero a lavoro e come si suol dire: prima il dovere e poi il piacere.
Venendo al capitolo, nonostante la situazione sia ancora bloccata per i nostri due protagonisti, cercano di non perdersi d'animo e Robin, fa progetti per il futuro e vuole coinvolgere la ragazza nello scegliere l'anello e soprattutto lei ha accettato, questo è sicuramente qualcosa di positivo, non trovate? Ho inolte, voluto inserire il pezzo del piccolo Henry perchè mi sembrava giusto e corretto che si preoccupasse per la sua mamma che sparisce di punto in bianco, è un bambino fin troppo intelligente per non accorgersi che qualcosa non va. Venendo invece a Gold e Pan, cosa dovrà fare Gold prima di partire? E quali sono le intenzioni di Pan per far recuperare il video a Robin?
Vi lascio con queste domande e dicendovi anche, che per chi ama Dr House, in particolare la coppia Allison Cameron (interpretata sempre dalla nostra amata Jennifer) e da Robert Chase, ho pubblicato giovedì la mia prima long su di loro. Se vi va di farmi sapere che cosa ne pensate, ne sarei molto felice. 
Pubblicità alle mie storie a parte, vi auguro una buona domenica. Alla prossima. :***

 

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitré ***




Capitolo ventitré


Neal, é stato informato da Regina su cosa sia successo a Emma, in un primo momento é andato fuori di testa, volendo a tutti i costi andare sul luogo del rapimento, in un modo o nell’altro, per salvare Emma, la mamma di suo figlio e la donna, che nonostante il suo rifiuto, ancora ama; ma poi ha capito che in un momento così delicato c’é il suo piccolo Henry ad avere più bisogno di lui. Sente la mancanza della sua mamma, é evidente e il fatto che non può nemmeno sentirla lo fa essere davvero molto triste, se pur cerca di essere forte, ma è pur sempre un bambino di quattro anni. Neal, ha deciso di stargli accanto il più possibile, passare del tempo insieme e distrarlo per quanto riesca. Ha passato molto tempo a casa Mills, in sua compagnia. 
Ma spera che Emma possa uscirne viva, suo padre é pericoloso e non dimentica ciò che ha visto quando era solo un bambino. L’uomo morto in casa sua quando è scappato e poi ha incontrato Killian, l’ha ucciso suo padre. Spera che Emma non decida di fare l’eroina, lui ha bisogno di lei, Henry ha bisogno di lei, tutti hanno bisogno di lei. 


Belle French, ha accettato di collaborare con Emma per cercare di recuperare il suo cellulare, si è anche offerta di farlo lei al suo posto, ma la ragazza non ha voluto che si mettesse in pericolo visto il suo stato di gravidanza e le ha solo chiesto di slegarla e indicarle l’ufficio di Pan, perché è ovvio che il cellulare sta nel suo ufficio. Gold è più colui che tesse la tela, Pan è quello che mette in atto i piani del primo. Gold è la mente e Pan è il braccio, un’alleanza che però non porta sicuramente a niente di buono, insieme quei due sono davvero spietati. Emma, ancora non è riuscita a capire che cosa hanno in mente e perché ancora non sono andati via, nemmeno Belle conosce le intenzioni del suo uomo. 
A dirla tutta la donna non ha nessuna intenzione di andare via con lui, ma è costretta a farlo per il bene di suo figlio, non vuole che viva una vita costantemente in pericolo, che viva con la paura che suo padre da un momento all’altro possa venire a prenderselo e portarglielo via. Lei non sopporterebbe un dolore così grande e poi, è innamorata, nonostante tutto è ancora innamorata di quell’uomo, l’ha ingannata, fatta soffrire, spezzato il cuore, ma lo ama. Nel suo cuore spera che ancora possa redimersi e pagare per i suoi errori. Ed è per questo che sta aiutando la giovane, oltre che non hanno colpe loro e non è giusto che si trovino lì. Lei ha solo paura di Pan, il quale è davvero spietato e senza scrupoli. 
Emma una volta libera da quelle maledette corde che le legavano i polsi, si strofina con le mani nei punti arrossati, per cercare di recuperare la sensibilità. 
«Non ti lascio andare da sola.» dice prontamente Robin, facendo segno a Belle di slegare anche lui. 
«No, così rischiamo solo di farci scoprire. Starò attenta, abbiamo una missione io e te una volta che siamo fuori da qui, quindi, penserò a ciò. Anzi Henry la chiamerebbe “operazione matrimonio”.» gli dice decisa, non può mettere a repentaglio anche la sua vita, non può rischiare che tutto salti e che entrambi facciano una brutta fine. Pensare al suo ometto poi le dà il coraggio necessario. Sorride nel pensare a suo figlio che ogni volta trova un nome alle cose che fanno insieme, come la volta che hanno organizzato una festa a sorpresa per il compleanno di Regina e lui ha rinominato la missione segreta, con “Operazione festa a sorpresa”.
Si massaggia ancora un attimo i polsi, che le fanno davvero male e poi si avvia fuori dalla stanza, cercando di stare attenta a non farsi scoprire. La casa è grande e silenziosa, è chiaro che ci siano solo loro cinque. In altre circostanze si sarebbe soffermata a guardare l’arredamento antico che contraddistingue quella meravigliosa villa, ma ora non è proprio il momento adatto. Seguendo le indicazioni di Belle, riesce a raggiungere l’ufficio di Pan, ascolta prima attraverso la porta se lui possa essere all’interno e solo quando è certa che lui non c’è, lentamente apre la porta. 
La stanza è grande, con tanti oggetti, sulla scrivania ci sono tanti documenti, sicuramente sui loro piani. Si avvicina ad essa e prima di cercare sul suo cellulare, inizia a leggere le varie carte. Il loro piano di fuga prevede il raggiungimento delle isole Hawaii, dove Gold a quanto pare, ha diverse conoscenze, per far ciò hanno già preso possesso di documenti falsi, in modo che ai controlli di sicurezza dell’aeroporto nessuno possa fare storie. 
Solo quando ha capito bene i loro piani, torna a cercare il suo cellulare, sulla scrivania non c’è e quindi inizia ad aprire i cassetti, niente. 
Uno di cassetto è chiuso a chiave e immagina che il suo cellulare possa essere al suo interno. Ora però, deve cercare la chiave. Con lo sguardo si sposta all’interno della stanza, alla ricerca di quella maledetta chiave, fino a che non vede che nella libreria c’è come un doppio fondo, se n’è accorta toccando ovunque potesse mettere mano; spinge un po’ più forte, facendo spostare la tegola di legno e trovando al suo interno la chiave che cerca. 
Si precipita nuovamente verso la scrivania, ma proprio in quel momento nella stanza fa il suo ingresso Peter Pan. Emma sussulta nel momento in cui la porta si spalanca di colpo e le cade la chiave dalle mani. 
Peter Pan è andato nella stanza dei due prigionieri per mettere in atto il suo piano e non ha visto Emma, così ha dedotto che stesse cercando il suo telefono ed è corso nel suo ufficio, convito che lei fosse lì. 
Le si avvicina, ma non prima di aver chiuso la porta alle sue spalle, in modo da poterla bloccare all’interno. 
Emma deglutisce, ma cerca di non farsi sopraffare dalla paura, lui le sta puntando una pistola contro e lei è disarmata, a lottare non è ancora bravissima, il corso di difesa personale, l’ha iniziato solo da poco. Ora capisce perché Graham ha insistito tanto per cui lo facesse. Si maledice di non avergli dato retta prima, ma anche di essersi cacciata in quel guaio con le sue stesse mani. Immagina che Graham e Booth siano furiosi con lei, specie quest’ultimo e se mai uscirà viva da questa storia, sa che le spetta una bella sgridata dal suo superiore. 
Pan ormai è sempre più vicino e puntandole la pistola contro ha fatto in modo che lei indietreggiasse, fino a scontrarsi contro il muro. 
«Ragazzina non dovevi metterti contro di me.»
«Non mi fai paura.» dice cercando di mostrarsi forte, ma non sa se è una buona cosa.
L’uomo ride e si avvicina ulteriormente alla ragazza, i loro corpi sono a contatto e Pan la guarda ancora una volta con desiderio. Emma se ne accorge immediatamente e cerca di divincolarsi, ma lui con le sue mani la blocca contro il muro con forza. Le punta poi la pistola alla tempia. 
«Come hai fatto a slegarti?»
«Non te lo dico.» lo sfida ancora, piuttosto di mettere in difficoltà Belle, sta zitta.
«In altre circostanze mi sarebbe piaciuta la tua tenacia, ma ora mi irrita, soprattutto dopo ciò che hai fatto. Dovrei ucciderti sai mocciosa? Ma ho altro in mente adesso... E vediamo se dopo hai ancora intenzione di sfidarmi.» con tono malizioso, pieno di doppi sensi che Emma coglie all’istante. 
Ora non riesce davvero a muoversi della paura, sono chiusi in una stanza, soli e lui ha per giunta una pistola e non ha buone intenzioni. Il corpo di lui che la blocca contro il muro non gli permette di muoversi, nonostante cerchi di colpirlo in viso, ma l’uomo se la ride e basta, ancora più forte di prima. 
Le lega nuovamente le mani e con forza la prende per i capelli per trascinarla nuovamente nella stanza dove prima era prigioniera. Emma ha le lacrime agli occhi perché lui la tiene per i capelli e le sta facendo male. 
Solo una volta che sono nuovamente nella stanza in cui c’è anche Robin, la lascia andare. Chiude la porta e si avventa di nuovo su di lei. Con forza la spinge sul materasso situato lì nella stanza. 
Emma stringe i denti per il dolore provato, ha sbattuto forte la schiena contro il materasso, ma ha sentito chiaramente anche il pavimento, visto che il materasso non è così alto da attutire il colpo. Pan, subito dopo è su di lei e si è già abbassato i pantaloni, facendo intuire alla ragazza e a Robin le sue intenzioni. 
«Lasciala, non la devi toccare.» urla Robin con tutta la voce che ha in gola, ha capito le intenzioni di quel pazzo nel momento esatto in cui sono rientrati nella stanza e l’ha spinta per terra. 
Emma ora ha gli occhi pieni di lacrime, non è riuscita a trattenersi più e lo supplica con essi di non farle del male.
Robin invece, si divincola con il tentativo di slegarsi e correre ad aiutare Emma, ma le corde sono troppo strette. Pan è un esperto di sette mari e fa perfetti nodi da marinaio, difficili da sciogliere. 
Ride di gusto vedendo che l’uomo vuole difendere a tutti i costi la sua figlioccia, ma che non può fermare le sue intenzioni. Porta le mani ai pantaloni di Emma e abbassa anche i suoi, infilando una mano nei suoi slip e andando a infilare un dito nella sua intimità, con forza, senza preoccuparsi di farle male.
«Lasciami, ti prego.» urla Emma, che ha chiuso gli occhi dal dolore, lui la sta penetrando incurante del fatto che le stia facendo male, assettato solo di averla e godere di lei.
«Lasciala, BASTARDO.» urla anche Robin con tutta la voce che ha in gola, non riuscendo a guardare però cosa le stia facendo, gli fa schifo un uomo che si approfitta di una ragazzina indifesa, di una donna, di qualsiasi donna.
Anche Emma urla, urla da dolore e dalla paura, dalla vergogna, si sente oltraggiata, sporca. Le lacrime continuano a rigarle il viso e Pan muove la sua mano con ulteriore forza, più le grida e più lui si eccita. 
Con l’altra mano le ha alzato la maglietta e le sta toccando il seno. 
«Più gridi e più ti faccio male» spostando la sua mano dal seno, verso il suo collo e stringendolo con forza. Emma tace, ma non riesce a smettere di piangere e i suoi singhiozzi diventano sempre più forti nel momento in cui si accorge di essere bagnata al suo interno coscia. Pan ride e si presta ad abbassarle le mutandine, per poterla fare sua totalmente. 
«VADO A PRENDERE QUEL VIDEO, MA LASCIALA.» urla Robin, non può permettere che quel mostro la violenti, ha già abusato troppo di lei. É disposto a tutto purché lui non tocchi più Emma. Se vuole quel video, lui lo andrà a prendere.
«È proprio quello che volevo sentirmi dire... Peccato Emma, saresti stata veramente un bel bocconcino e fidati che ti saresti divertita anche tu.» ammicca e con la lingua va a tracciare il suo collo. 
La ragazza intanto, non ha mai smesso di piangere, nemmeno quando Pan si è alzato da sopra di lei, rivestendosi. Non riesce a muoversi ed è totalmente bloccata a terra, in preda ai singhiozzi e alla vergogna che prova. L’unica cosa che è riuscita a fare, praticamente in automatico, é risistemarsi i vestiti.
È l’uomo che ancora una volta la costringe ad alzarsi. Gold é intervenuto nello scambio di battute tra i due uomini, perché deve parlare con Peter Pan in privato. Pan, prima di seguire Gold, la trascina e la lega di nuovo a quella maledetta è scomodissima sedia.
Emma ha male alla schiena e si sente violata del suo corpo. Non riesce a reagire, nemmeno quando lui, stringe forte i lacci della corda che ha usato per legarla nuovamente. Si sente completamente svuotata, privata di una parte di se stessa, nonostante l’uomo non sia andato fino infondo, che non percepisce nemmeno quasi più il dolore o quanto meno, lo sente, ma subisce passivamente. Solo in quel preciso istante si rende davvero conto della stupidaggine che ha fatto ad andare lì da sola.
Solo quando Peter si allontana con Gold, Robin cerca in qualche modo di consolare la ragazza, vede che è distrutta, che non riesce a smettere di piangere e si sente morire dentro a sua volta. Lui non ha potuto fare niente per aiutarla, non ha potuto evitare che quel mostro la toccasse, violasse il suo corpo... Si sente terribilmente in colpa. É vero, ha evitato che lui la violentasse, ma, non può lo stesso non sentirsi uno schifo per non aver fatto di più. 
La ragazza si appoggia con la testa sulla sua spalla e scoppia a piangere ancora più forte e Robin si sente ancora più impotente, perché non può nemmeno abbracciarla per via del fatto che ha le mani legate. Per cercare di confortarla, lui anche appoggia la testa su di lei. Un gesto dolce, da papà protettivo.


Mentre sono in ufficio, ad ultimare le ultime cose prima delle fuga, come andare a recuperare il video, visto che Gold ha rintracciato finalmente suo figlio, sa che vive in un piccolo appartamento in città; è ora di tessere l’ultima tela, prima di lasciare il paese per sempre. Belle, senza farsi vedere ha ascoltato tutta la conversazione, anche cosa è accaduto ad Emma, perché quello schifoso di Pan se n’é vantato come se niente fosse successo, come se non avesse fatto del male a una ragazza di 18 anni; decide di mettere una volta per tutte la parola fine a quella storia assurda. Lo deve a suo figlio, il quale si merita un futuro migliore di quello che Tremotino ha in serbo per lui, deve auspicare a una vita migliore per entrambi e per quanto può essere innamorata, non può più sottostare ai suoi ordini. Lei è sempre stata una donna indipendente, tenace e coraggiosa e ora deve esserlo nuovamente per salvare delle vite innocenti, la sua, quella di suo figlio, di Emma e Robin. 
Raggiunge l’ufficio di Pan e cerca il cellulare di Emma, non lo vede da nessuna parte, ma poi nota una chiave dorata a terra. La raccoglie e inizia a infilarla in ogni cassetto, fino a che non trova quello giusto. 
Ed eccolo il cellulare di Emma.
Lo afferra e prontamente schiaccia il tasto di accensione. Emma gli ha detto che ha provato a inviare un sms al suo collega, che riaccendendo il cellulare, probabilmente si sarebbe inviato. Prima di metterselo in tasca, si accerta che il messaggio sia partito e richiude il cassetto, uscendo dalla stanza, prima che i due si accorgano della sua assenza.


Graham e Booth sono ancora intenti a cercare, sono vicini. Hanno scoperto che Emma ha fatto una ricerca al catasto e ha trovato un terreno, il quale però é disabitato e non ci sono mai state case. Non si arrendono di certo.
Il vice sceriffo avrà dormito 3 ore a notte in quei giorni di prigionia di Emma e non ha intenzione di farlo finché non ha riportato la sua amica sana e salva a casa. Le vuole chiedere scusa, la vuole riavere nuovamente in ufficio, con il suo meraviglioso sorriso e a parlare con lei di serie tv, videogiochi e poi, le deve raccontare gli ultimi sviluppi della sua nuova storia amorosa, ha forse finalmente trovato la donna giusta ed Emma, é stata la prima a saperlo... Rivuole la sua amica. É immerso in quei pensieri, quando improvvisamente il suono di un sms lo distoglie da essi.
É Emma. 
Il suo cellulare si è riattivato.
Sa dove si trova.
Lo comunica prontamente allo sceriffo e contattando agli agenti dei distretti limitrofi come aiuto, visto che non sanno che cosa troveranno una volta sul posto, si recano sul luogo.
Graham, mentre sono in macchina, ha avvisato la famiglia di Emma e Robin, dicendo loro di aspettare in ospedale il loro arrivo, che comunque i due verranno portati lì per precauzione, a prescindere dalle loro condizioni.
É tempo della rese dei conti e forse della fine di Tremotino Gold e Peter Pan, una volta per tutte.
 

Spazio autrice: Ciao a tutti e buona domenica. Finalmente riesco a mettere il capitolo, ancora una volta di domenica perché sabato sono stata impegnata. Prima di tutto una domanda... Secondo voi, visto il delicato capitolo, devo aumentare il rating ad arancione? Ho messo giallo perché a parte questo capitolo, non ci sono altri capitoli da possibile bollino arancione, ma accetto consigli in merito. Detto ciò, come avete visto il capitolo é molto triste, Pan ha usato Emma per far sì che Robin andasse a prendere quel famoso video, é un viscido e un bastardo. Ma forse, dico forse... La resa dei conti é vicina, il telefono di Emma grazie a Belle si é riattivato e gli agenti possono andare finalmente nel covo. Cosa accadrá quindi nel prossimo episodio? Ciò che è certo che quello che è successo a Emma porterà in lei dei forti cambiamenti, non sarà più se stessa per un po’ e dovrà ricorrere a una mano esterna, chi? Idee? Vi dico che entrerà in scena un altro personaggio noto nella serie. Credo che si capisca di chi parlo, ma non vi dico altro... E vi rinnovo di passare un a buona domenica e ci vediamo settimana prossima o di sabato o domenica.

Alla prossima.

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro ***




Capitolo ventiquattro
 
Il piano è il seguente, Robin andrà a recuperare il video a casa Scarlett, intanto loro andranno in aeroporto con le loro nuove identità e una volta recuperato il videomessaggio, l’ex ladro dovrà portarlo a loro. Tutto questo, sotto la supervisione di due degli scagnozzi di Gold ovviamente, per accertarsi che non faccia chiamate o non decida di andare alla polizia. Emma andrà con loro fino in aeroporto, la rilasceranno solo quando lui avrà consegnato il video e saranno ormai su un aereo destinazione isole Hawaii, per godersi i soldi e la bella vita. Gold ne frattempo, prima di raggiungere l’aeroporto andrà a parlare con suo figlio Neal, ha scoperto dove vive e vuole andare a fargli un ultimo saluto, non andrà ovviamente da solo, ma con un altro dei suoi uomini, in modo che il ragazzo non possa avvertire la polizia. Hanno pensato davvero a tutto e il loro piano è talmente ben organizzato che non può assolutamente fallire.
Gold e Peter Pan si recano nella stanza dei due prigionieri per comunicare la loro decisione e minacciando Robin di non fare cazzate, che c’è in gioco la vita di Emma e che se fa solo una mossa falsa, la ragazza morirà.
Robin annuisce, se pur non vorrebbe lasciare Emma da sola con quel maniaco, pervertito e violento di Peter, si domanda come faccia a essere stato suo amico. Con lui si è sempre mostrato una persona diversa e si maledice perché non ha davvero capito niente di chi fosse davvero. Si maledice di aver condiviso la sua vita con quel pazzo criminale, forse se non avesse avuto niente a che spartire con lui tutto ciò non sarebbe accaduto e ora Emma non avrebbe subito tutto ciò, non starebbe così male. Non l’ha mai vista così sconvolta, non riesce a parlare e quando l’hanno divisa da lui, lei ha ricominciato a tremare come una foglia. Non ha mai smesso di tremare a dire il vero, ma ora che lui non è più vicino a lei, trema ancora più forte.  Robin riesce perfettamente a immaginare i suoi pensieri.
Belle intanto arriva con le valigie pronte, le ha preparate per non creare sospetti, ma spera che gli agenti di Storybrooke arrivino al più presto ora che sanno dove si trovino.
Una contrazione però, la fa piegare sulla pancia e nel farlo, il cellulare di Emma cade a terra, sotto gli occhi di Pan, che lo riconosce all’istante, anche perché la foto di blocca schermo di Emma con un bambino campeggia davanti ai suoi occhi.
Non solo la donna è andata nel suo ufficio a recuperare il cellulare della ragazza, l’ha anche riattivato, ciò vuol dire che quasi sicuramente stanno arrivando gli agenti a prenderli. Deve fare qualcosa, non può finire in galera a vita, non vuole passare il resto della sua vita rinchiuso in una cella gelida. Lui vuole godersi la vita a modo suo, tra sesso, cocktail e soldi. E poi, lo spietato Peter Pan non si fa incastrare da nessuno, nemmeno dalla donna di quello che dovrebbe essere il suo capo, se viene ostacolato, è disposto ad uccidere anche lui.
«Tu, brutta stronza.» tira fuori la pistola da dietro i pantaloni e gliela punta contro.
«Che cazzo fai Pan?» urla Gold vedendo che il suo braccio destro ha appena puntato la pistola contro la sua donna. Ha visto che il cellulare che le è caduto non è il suo, ma non permette che nessuno tocchi la sua Belle. Sarà anche un trafficante, uno che pensa solo al suo potere, ma nessuno le può toccare la sua donna. Possono ancora scappare, sono in tempo e cambiare la metà di destinazione, visto che probabilmente non riusciranno a recuperare il video, devono scappare subito. E poi, sa perché Belle ha fatto tutto ciò, non gli è stato bene ciò che ha fatto Pan ad Emma, ma una volta lontani, dimenticherà anche lei tutta questa brutta storia e potranno ricominciare, insieme. Ciò a cui non vuole sicuramente rinunciare è a incontrare suo figlio. Afferra la valigia e si reca verso la porta con decisione, sperando che sia Pan che Belle lo seguano.
«Non così facilmente.» dice il più giovane rivolto verso il suo capo e con ancora la pistola puntata verso Belle, pronto a sparare, nell’istante in cui anche la donna si sta per muovere.
Spara incurante delle conseguenze e non tollerando che qualcuno ostacoli il suo piano iniziale. Vuole colpire ovviamente la French, ma non è lei che viene colpita e che si accascia a terra.
Gold si è messo in mezzo per proteggere lei e il suo bambino, in un ultimo gesto d’amore. Belle e il suo Gideon non meritano di morire e poi, una vita senza di loro non sarebbe vita. Preferisce morire lui e sapere i due felici, piuttosto che scappare lontano senza di loro. In fondo, ha sempre amato la sua Belle e questo gesto eroico lo dimostra.
Pan sta per sparare anche alla donna, che si è chinata verso il suo uomo a terra, privo di sensi e con il sangue che gli fuoriesce dal torace; quando sente la sirena della polizia e l’unica cosa che fa, è scappare. Conosce quella casa meglio di chiunque altro e c’è una cantina che conduce verso il bosco e lì c’è il suo furgone, ovviamente non registrato per non creare sospetti. Il piano prosegue, scapperà all’estero, se pur sarà costretto a cambiare metà, ma quello non è un problema, comprerà un nuovo volo una volta in aeroporto, così nessuno degli agenti saprà la sua nuova destinazione. Nessuno la conosce.
Prima che gli agenti riescano a fare irruzione, lui è già in corsa verso il bosco e ha raggiunto il furgone, ormai lontano.
Belle piange ancora sul corpo del suo uomo e non riesce a separarsi da lui.
«Vi amo» dice il trafficante posando una mano sul ventre di Belle, prima di chiudere gli occhi, per sempre.
Mentre alcuni agenti cercano di aiutare la libraia che è disperata e non decide ad alzarsi da terra; Graham e Booth si recano invece da Emma e Robin.
«Pan é scappato, controllate in aeroporto, o sta andando alle isole Hawaii come stabilito con Gold o sta andando a Capo Verde, l’ho letto nelle sue carte.» dice la ragazza a Graham mentre il vice sceriffo la sta slegando, ha letto più volte nei suoi appunti “Isole Hawaii” e poi anche Belle le ha detto la meta, ma nei documenti dell’uomo ha anche visto scritto “Capo Verde” inizialmente non ci ha fatto caso, ma ora che lui è scappato quel dettaglio gli è tornato alla mente, se è da solo e in fuga, non può usare la stessa meta o se lo fa, sicuramente farà credere agli agenti di essere su un altro volo, magari diretto a Capo Verde. Non può saperlo, ma è meglio informare i suoi colleghi di entrambe le mete.
Graham annuisce e da direttive agli agenti di espandere subito la comunicazione della fuga e le due mete, per poi dedicarsi nuovamente ad Emma.
La ragazza si è alzata dalla sedia, ma una volta in piedi, avverte la testa pesante e la stanza inizia a vorticare, tanto che il suo collega fa solo in tempo ad afferrarla, che lei sviene tra le sue braccia.
 
Una volta in ospedale, Emma viene prontamente portata in una delle camere, è stata sedata, perché in ambulanza, quando ha ripreso conoscenza ha iniziato a tremare e piangere disperatamente, in totale stato confusionale.
Colui che non riesce a dormire è Robin, nonostante gli siano stati offerti dei sonniferi, visto che non dorme da giorni.
Ma non può farlo fino a che non avrà detto agli altri la verità.
Una volta che sono giunti in ospedale, erano già tutti presenti ad attendere l’ambulanza. Emma è stata subito portata in camera, dicendo loro delle sue condizioni e Robin invece è stato fatto sedere su una sedia a rotelle per precauzione, fino alla stanza delle medicazioni. I segni che ha sulle braccia per via delle corde sono molto arrossati e decisamente irritati, in qualche taglio esce del sangue, forse è successo nel momento in cui ha provato a slegarsi per aiutare Emma e nemmeno se ne era accorto. In quel momento l’unico obiettivo era aiutare la ragazza, che non ha minimamente avvertito dolore.
Il commissario di polizia, della centrale limitrofa a quella di Storybrooke, è arrivato in ospedale anche egli per la deposizione di Robin, vorrebbe interrogare anche la ragazza, ma sa che sta dormendo, se mai lo farà una volta sveglia, se sarà necessario.
Robin racconta ogni cosa, del video messaggio di Scarlett in cui fa tutti in nomi delle persone coinvolte, di quando ha visto Pan portare Emma nella stanza e ha capito che si era imbattuta da sola nel suo salvataggio, del piano sempre della ragazza per recuperare il suo cellulare e poter spedire il messaggio a Graham, fino ad arrivare alla parte più difficile. Non sa come rivelarlo, Regina, Killian e David sono in attesa che lui continui a parlare. Regina é proprio al suo fianco con le lacrime agli occhi, ma felice che lui nonostante la bruttissima esperienza stia bene, che Emma stia bene. Ha temuto davvero di perdere entrambi, invece sono nuovamente al suo fianco.
Ma nota anche che Robin non riesce a rivelare qualcosa, nota dai suoi occhi che è sconvolto, preoccupato e forse altro... Non riesce a decifrare la sua espressione affranta, quasi perché ciò che ha da dire fa malissimo perfino a lui.
«Emma... Emma... è stata... Pan ha abusato di lei. Non completamente, voglio dire non l’ha violentata ma... Ha violato il suo corpo con le mani.» non sa nemmeno lui se effettivamente è riuscito a farsi capire, ma non sa davvero come dire una cosa così difficile e poi non può non sentire ancora il senso di colpa. Spera solo che Emma si possa riprendere il prima possibile da quel maledetto incubo.
«Ho provato a evitarlo, ma ero legato... io... Mi sento così in colpa.» piange, l’uomo si ritrova a piangere senza nemmeno rendersene conto. Ora che lo sta dicendo ad alta voce, fa ancora più male.
Killian non riesce a credere a ciò che sta udendo. Quel maledetto porco di Pan ha fatto del male alla sua Emma, la sua meravigliosa Emma. Ora capisce il motivo per cui i medici l’hanno sedata e il suo stato confusionale, non è solo per il rapimento, ma per ciò che ha dovuto subire nelle ultime ore... Si sente così arrabbiato, impotente. Stringe i pugni delle nocche della mano vera, fino a farla diventare quasi bianca, per poi sbatterla contro il muro vicino. Vorrebbe andare a spaccare la faccia quel bastardo e ridurlo in briciole, ma non può farlo, non sa nemmeno dove sia in quel preciso istante, spera solo che lo abbiamo catturato... Ciò che riesce a fare per cercare di placare la sua rabbia e il suo dolore, é colpire ripetutamente il muro, incurante che si possa far male e che possa sembrare un pazzo.
Regina invece si è accasciata sulla sedia accanto a letto di Robin ed é scoppiata a piangere disperatamente, rendendosi conto che la sua bambina ancora una volta ha dovuto sopportare un dolore più grande di lei, che ancora una volta la vita la sta mettendo a dura prova, non dandole pace. É arrabbiata, furiosa a dire il vero, vorrebbe che quel Pan morisse, anzi vorrebbe essere lei a farlo morire molto lentamente. Sa anche però, che la rabbia non è ciò che aiuterà la sua Emma, se vuole aiutarla deve essere forte e starle vicino, forse come mai prima d’ora è riuscita a fare. Ma ora, per ora vuole piangere solo tutte le sue lacrime e soffrire per lei, per ciò che ha subito. Non l’ha con Robin, ha capito che lui ha fatto tutto il possibile e il suo sguardo pieno di lacrime a sua volta, è la prova evidente di come si sente. Si stringe a lui, cercando confronto tra le sue braccia e Robin è ben felice di darglielo, ma anche di riceverlo, perché in quell’istante sono entrambi con il cuore spezzato.
David invece sta urlando “io lo ammazzo a quel maniaco, a quel bastardo” incurante che altri possano sentirlo. Se solo lo avesse sottomano, gli farebbe passare la voglia di prendersela con le donne, di fare il pervertito. Vorrebbe averlo sottomano per sfogare la sua rabbia e la sofferenza che avverte. Si rende conto che in una situazione del genere non sarà facile stare vicino alla sua bambina e che lei sarà sconvolta e impaurita. Non sa nemmeno se è giusto parlargliene e farle ricordare quell’incubo. Non sa davvero che cosa fare, come comportarsi e si sente davvero un pessimo padre, perché sente di non avere soluzione, quando invece vorrebbe averne. Vorrebbe far dimenticare quel brutto momento a sua figlia, ma non ha il poter di cancellare i ricordi.
Meno male che Henry e Roland ancora sono a casa, perché in un momento come questo è meglio che ancora non vengano in ospedale e che restano con Mary Margaret, la quale deve riposare, ed è meglio che non venga nemmeno lei. Prima di far venire i bambini, vogliono che Emma si risvegli e capire la sua condizione fisica e soprattutto psicologica.
Intanto, il medico ha deciso di far prendere quei sonniferi a Robin, forse sta pure bene, ma non dorme da giorni e ha bisogno di riprendere le forze. Se pur di controvoglia, l’uomo accetta e poco dopo è nel mondo dei sogni.
 
Un paio di ore dopo, a svegliarsi invece è Emma. Apre gli occhi e prima che riesca a mettere a fuoco dove si trovi e che cosa sia successo, grida forte: “Robin, dov’è Robin?”. É ancora confusa e non riesce a ricordare che cosa sia successo.
Solo quando sente la voce di Regina, inizia a capire di essere salva, a ricordarsi dell’arrivo dei suoi colleghi, della morte di Gold e della fuga di Pan... Pan, già lui. Lui che l’ha umiliata, fatta sentire sporca, violata. Lui che ha abusato di lei e che ancora adesso la fa sentire dannatamente e maledettamente sbagliata e schifata del suo corpo.
Istintivamente scoppia a piangere.
«Dov’è Pan? L’hanno preso?» chiede non riuscendo a frenare le lacrime. Non sa nemmeno se i presenti sanno che cosa sia successo, ma dalle loro espressioni deduce che si, probabilmente lo sanno.
«Ehi, Emma, calmati., è tutto finito. Robin sta bene, sta dormendo grazie a dei sonniferi nell’altra stanza. E Pan è stato catturato, mentre cercava di imbarcarsi su un volo diretto a Capo Verde, ha cercato di farla franca, ma la tua dritta é servita per incastrarlo.» le dice Regina, stringendole la mano.
Emma annuisce, ma comunque non riesce a calmarsi, si sente anche in colpa nei loro confronti, perché vorrebbe riuscire a scusarsi per averli fatti preoccupare, vorrebbe dirgli che sta bene e rassicurarli, ma non è così e non a livello fisico, nonostante i lividi sul corpo, ma a livello psicologico.
David anche a sua volta si è avvicinato, ma non osa sfiorarla, sapendo che cosa ha subito.
Killian invece non riesce ad avvicinarsi, ha notato immediatamente che la sua Emma non sia riuscita nemmeno a guardarlo negli occhi. Ha incrociato lo sguardo di Regina e di David, ma lui l’ha ignorato completamente. E se pur la cosa lo rattrista molto, capisce anche il motivo del suo comportamento. Loro hanno una relazione e un altro uomo ha abusato di lei, ora si sente sporca e in colpa nei suoi confronti, anche se lei non ha nessuna colpa. Vorrebbe correre da lei e abbracciarla, ma sa che deve essere lei a fare il primo passo verso di lui.
Emma, ha intravisto Killian con la coda dell’occhio, ma non riesce a guardarlo, tanto meno a incrociare i suoi occhioni azzurri, che tante volte l’hanno fatta impazzire. Si sente in colpa e al solo pensiero di essere solo abbracciata da lui, rivive ogni attimo della violenza subita. Anche a pensare di abbracciare David la mette a disagio, ma con Killian ulteriormente, visto che lui è il suo fidanzato. Ma vuole anche provare a dimenticare, a scacciare via tutti i pensieri negativi e tornare a vivere, tornare alla sua vita meravigliosa. Se pur non sa se sarà possibile, non sa nemmeno se è più in grado di fare il suo lavoro. Ha messo nei guai se stessa e la vita di altre persone solo per colpa della sua impulsività, forse non è adatta per fare lo sceriffo.
Con quei scomodi pensieri, si lascia andare a un pianto disperato tra le braccia di sua mamma.
Regina, David e Killian, allo stesso tempo, si ripromettono di starle vicino e farla tornare a essere la Emma che è sempre stata, perché merita di tornare a vivere e di tornare a essere felice.


Spazio autrice: Ciao a tutti, torno a pubblicare di sabato, oggi sono più libera e riesco a mettere il capitolo con un giorno di anticipo. Allora, premetto che forse la prossima settimana il capitolo non ci sarà, ovviamente farò in modo di riuscire a pubblicarlo, anche domenica in tarda serata, ma non garantisco nulla, perchè avrò un week end di fuoco, tra festeggiamenti per la mia laurea e nuovo lavoro che inizierò lunedi. Ma poi tornerò a pubblicare regolarmente, non temete. :P
Ma veniamo al capitolo, questo è solo un assaggio di ciò che prova Emma, a poco a poco tutto il suo dolore verrà a galla e il suo sentirsi sbagliata, oltraggiata veranno sempre più a galla... Intanto già non riesce a guardare il suo pirata negli occhi e questo fa male sia a lei, che a Killian, il quale vorrebbe uccidere Pan per ciò che le ha fatto, vederla in quello stato lo distrugge. 
Emma inoltre non sa nemmeno se più in grado di fare il suo lavoro e sì, inizierà a chiedersi se ha sbagliato sogno, visto l'enorme cavolata che ha fatto ad andare lì da sola. 
Detto ciò, vi saluto e vi dò appuntamento a molto presto. buon week end caldo a tutti. Qui a Roma si muore, ma io sono pro sole e caldo, quindi non mi lamento. 
Alla prossima. :***

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque ***




Capitolo venticinque 



Nelle ore successive, a parte aver dormito ancora, grazie ad altri sonniferi che le hanno dato, visto il suo stato d’animo; Emma è stata sottoposta anche a degli accertamenti per stabilire se avesse anche qualcosa a livello fisico, visto il dolore alla schiena. Per fortuna però, non è nulla di grave, solo una forte indolenzimento, dovuto alla botta subita, ne avrà ancora per qualche giorno probabilmente, come i lividi che ha sul corpo. 
David e Regina non l’hanno mai lasciata un attimo da sola, ed la ragazza ha apprezzato tanto la loro vicinanza, la loro costante presenza. È bello riaverli di nuovo accanto, poterli abbracciare. Non hanno ancora avuto modo di chiarire, di chiedersi scusa a vicenda, ma non è il momento adatto per ciò, ci sarà tempo. Ora, Emma ha solo bisogno di sapere che loro ci sono. 
Ma senza dubbio la ragazza ha voluto parlare con Robin. Sembra che sia l’unico di cui si fidi ciecamente. A parte il suo piccolo Henry, che è venuto a farle visita durante la mattinata ed è stato ore abbracciato a lei, prima ovviamente di essere accertato che stesse bene ed Emma l’ha rincuorato che sta lì solo perché ha preso una botta alla schiena, ma che non è nulla e nelle prossime ore, se starà ancora meglio, la dimetteranno. Il piccolo Henry non ci ha creduto molto, ha visto la sua mamma turbata e scossa, ma il semplice fatto che possa abbracciarla di nuovo per lui é già sufficiente. Ha sentito terribilmente la sua mancanza. 
Ciò che è certo, che sicuramente la ragazza sta facendo di tutto per dimenticare e cercare di ricominciare, infatti quando Robin torna a trovarla, ricorda all’uomo della loro missione. 
«Quando staremo meglio entrambi, partirà la nostra operazione. Tu piuttosto come stai?» le chiede, sa che sta facendo di tutto per nascondere il suo malessere agli altri, ma con lui che sa che cosa ha passato, non può fingere. Lo vede dal suo sguardo che non l’ha ancora superato. Cosa che è evidente per tutti a dire il vero, i suoi occhi verdi non sono più luminosi come lo potevano essere prima di quella tragedia. 
«Sto cercando di andare avanti, ma non ci riesco... La verità è che non so più nemmeno se sono portata per fare lo sceriffo. Io... Ho messo a repentaglio la mia vita, la tua, quella di Belle e il suo bambino, per cercare di liberarci, per non parlare del fatto che sono venuta a salvarti da sola, senza pensare alle conseguenze.» è la prima volta che esterna nero su bianco i suoi pensieri e si stupisce davvero che lo stia facendo con l’uomo. Forse davvero le ore che hanno passato insieme a vivere lo stesso dolore, li ha fatti avvicinare.
«Emma sai che non è vero, se non fosse per te adesso Pan sarebbe lontano chissà dove, invece è in galera e ci marcirà per sempre.» le dice dolce e comprensivo, capisce il suo punto di vista, ma non può rinunciare al suo lavoro, ora è sconvolta, ed è normale che voglia mollare tutto, ma non può farlo seriamente, non può farsi schiacciare dalla paura. 
«Dovresti avercela con me Robin, non rassicurarmi.» risponde di rimando, convinta di ciò che sta dicendo. Ha sbagliato tutto. 
«Ne hai parlato con Regina?» chiede a quel punto l’uomo.
Emma scuote la testa e abbassa gli occhi.
«Io... io non riesco a parlare di ciò che è successo con loro. Mi sento uno schifo solo a pensarci... Mi faccio schifo io stessa in questo momento, l’essermi fatta la doccia non ha cancellato la sensazione di... Io, mi sento sporca dentro.» non sa nemmeno lei spiegare come si sente, ciò che prova. Sa solo che è una sensazione bruttissima, si è lavata a lungo, ma comunque non è riuscita a lavarsi di dosso il malessere fisico che avverte e che prova, non è riuscita a togliersi di dosso la sensazione di essere sporca. Come ha detto a Robin, si sente sporca dentro. 
«Mi sono sempre sentita spazzatura, ho combattuto per anni con questa sensazione e quando finalmente stavo riuscendo a vedermi con occhi diversi, ad aprirmi all’amore... Io mi sento di nuovo come spazzatura. Non riesco nemmeno a guardare Killian negli occhi... Lo evito da quando mi sono risvegliata e questo mi fa rabbia, ma allo stesso tempo non riesco a sbloccarmi... Io... Non so che devo fare Robin.» ancora una volta si ritrova a piangere e non è da lei essere così debole, davvero non riesce a riconoscersi. Non ha mai pianto così tanto in vita sua.
L’uomo le si avvicina lentamente e l’abbraccia forte, non le chiede il permesso perché ha capito che Emma si fida di lui, è l’unico con cui si è aperta completamente. L’unico di cui davvero si fidi in un momento delicato come questo.
«Datti tempo Emma, vedrai che presto tutto tornerà a posto. Sei più forte di quello che credi e noi ti vogliamo bene esattamente per questo.»
La ragazza annuisce e si lascia stringere tra le sue braccia. 
Intanto, Regina ha assistito a tutta la conversazione tra i due e il cuore le si è spezzato in mille pezzi. Un conto è sapere che la propria figlia sta male, un altro è sentirglielo dire così apertamente e sentire rivelato come si sente. Vuole lasciare il suo lavoro, vuole rinunciare al suo sogno perché si sente responsabile di ciò che è accaduto. Non sopporta il fatto che si senta così, perché non è assolutamente colpa sua ciò che è accaduto, il fatto che sia stata impulsiva non vuol dire che non sarà capace di essere un buon sceriffo. E poi, si sente davvero messa in gabbia, perché non sa come aiutarla e vorrebbe tanto che quella sensazione di sporcizia che sente dentro passasse. Proprio ora che a poco a poco, stava riuscendo a fidarsi di nuovo, ad amare. 
Non sa se ciò che ha pensato per aiutarla sia la soluzione migliore, ma ci deve provare a ogni costo, lo deve per il bene di sua figlia. Senza fare rumore, per non farsi accorgere dai due, si allontana per andare a parlare con David e Killian. 
Il primo è subito d’accordo con Regina, per l’idea che ha avuto per far sì che la loro bambina torni a credere nelle sue potenzialità. 
Killian, è d’accordo anche lui, ma sta anche pensando a qualcosa che li consenta di far capire a Emma che lui l’ama esattamente come prima, che ciò che è successo non influenza il loro rapporto, che niente tra loro cambierà mai. Le vuole far capire che l’ama e che l’amerà sempre, ma soprattutto che è disposto a starle vicino e a rispettare i suoi tempi, anche se ci vorrà una vita intera. Lui vuole essere al suo fianco, comunque e per sempre. 
Robin decide di restare accanto a lei fino a che non si è calmata del tutto, ed è anche felice che si sia aperta, ciò che è importante sicuramente è parlarne con qualcuno. 
Si allontana da lei, solo quando lo chiamano per fare gli ultimi controlli prima di essere dimesso. E non vede l’ora di tornare a casa e riabbracciare il suo piccolo Roland, il quale non è venuto a trovarlo in ospedale, ma solo per non farlo preoccupare, ma tanto ben presto lo rivedrà e gli spiegherà ogni cosa e lo stringerà forte a se, per non lasciarlo più. 
Ma tanto non lascia sola Emma, perché in stanza sono giunti nuovamente tutti quanti, che non la lasciano davvero mai sola. Soprattutto Regina e David, i quali per una volta vogliono cercare di stare accanto alla loro bambina. 
Prima di rientrare in camera però, i due adulti hanno chiamato August Booth, affinché venisse a parlare con Emma della sua decisione di lasciare il lavoro. 
«Emma... Ascolta, tra qualche ora ti dimettono, che ne dici se torni a casa con me?» le chiede Regina, pensando che forse sia la soluzione migliore visto il suo stato d’animo. 
«No. Non è per te, Regina... Ma, voglio poter stare con Killian sulla Jolly Roger.» non è perché non vuole stare vicino a Regina, anzi... Ma vuole semplicemente dimostrare a sé stessa che può superare questo brutto momento e ricominciare, se vuole farlo deve tornare alla sua vita di sempre, ora la sua vita è accanto a Killian. 
Il ragazzo a quella rivelazione alza lo sguardo verso di lei davvero incredulo, non avrebbe mai creduto che Emma volesse tornare con lui sulla nave, anzi ha creduto fortemente che accettasse la proposta di sua madre di tornare a casa. Se ne stupisce, ma capisce anche che la ragazza sta cercando di sbloccassi e non sa sé questa è la soluzione giusta. 
«Ma se non...» prova a dire David, sta per dire “non riesci nemmeno a guardarlo negli occhi” il che è vero, ma parlare con Robin in un certo senso le ha fatto bene e vuole provare a fare nuovamente un primo passo verso il suo meraviglioso fidanzato. 
«...Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, si lo so. E voglio rimediare.» dice rivolto a suo padre per poi spostare lo sguardo verso il suo pirata. Lui la sta guardando a sua volta e lei gli fa segno di avvicinarsi a lei e chiede ai due se possono lasciarli soli. 
David non è molto convinto che sia la soluzione più adatta, ma Regina lo trascina fuori dalla camera, non vuole ostacolare Emma, non vuole che si blocchi di nuovo, bisogna far sì che continui la sua vita e non farla vivere sotto una campana di vetro. Se si sente di voler parlare con Killian, é giusto che rispettino la sua decisione, anche perché lui è il suo ragazzo ed é giusto che i due si parlino.
Una volta che sono fuori dalla camera, Killian si avvicina lentamente ad Emma, ma rimane comunque distante, in certo sul da farsi e se è il caso che si sieda al bordo del letto, accanto a lei. Anche perché oltre ad avergli fatto cenno di avvicinarsi, ancora non si sono guardati dritto negli occhi.
«Guarda che puoi sederti accanto a me, non ti mangio mica» gli dice a quel punto Emma, ironizzando sulla cosa. Ma trova che il suo comportamento sia estremamente dolce. Solo che non vuole nemmeno essere trattata come se fosse di cristallo e potesse rompersi da un momento all’altro.
Il pirata allora, si siede finalmente accanto a lei e subito prova una sensazione di benessere, avverte il suo profumo invadergli le narici e si sente di nuovo a casa. É di nuovo accanto alla sua Emma.
«Io... Volevo chiederti scusa. Scusa se ti ho evitato, scusa se sto continuando a farlo in un certo senso... Se non vorrai stare più con me per qualche ragione, lo capisco.» tutte le sue insicurezze tornano a farsi spazio in lei, ma diversamente da prima, ora alza gli occhi sul suo fidanzato. I suoi occhi verdi si perdono completamente in quelli azzurri di lui, in quei meravigliosi pozzi azzurri come il mare.
«Love, per quale motivo dovrei lasciarti me lo spieghi?» perdendosi a sua volta nei suoi smeraldi verdi.
«Per quello che ho successo, si insomma... Pan, lui... Lo sai. E ora non so quanto mi ci vorrà per fidarmi nuovamente, non che non mi fidi di te, so che tu non mi faresti mai del male... Il punto è che io in questo momento non mi fido più di me stessa, ho paura di tutto e non è da me... Credo di avere solo bisogno di tempo, ma se tu non vorrai aspettarmi, lo capisco. Perché dovresti stare con una donna che...» dice riabbassando, ora guarda le sue mani, con le quali sta giocando nervosamente.
Killian non le da nemmeno il terminare la frase, che con la mano raggiunge il suo mento per guardarla nuovamente negli occhi e interrompere quel fiume in piena di parole, parole totalmente inutili, perché lui non ha intenzione di lasciarla, né ora né mai. Anche se dovrà aspettarla tutta la vita, dovrà pazientare tutta la vita che lei si sblocchi di nuovo. Se pur ovviamente spera che ciò avvenga molto prima, per il suo bene, perché prima di tutto viene la sua felicità. 
«Ti rendi conto che stai dicendo una marea di cavolate vero? Emma, io ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita. Ti amo come non avrei mai creduto di poter amare. E sono qui, love, sono qui e non vado da nessuna parte, nemmeno quando mi manderai via a calci. Io sono qui. Sempre e comunque. Ti è chiaro il concetto adesso?» le dice aprendole completamente il suo cuore, nella speranza che lei capisca che lui l’ama più di ogni altra cosa al mondo, che ciò che accaduto con quel mostro di Pan, non cambierà ciò che c’è tra loro. 
«Io l’unica cosa che voglio è vederti tornare a sorridere come prima, love. E tu non hai colpa, non è tua la colpa di ciò che è successo.» facendole capire ulteriormente, se mai non fosse stato chiaro con la dichiarazione di prima, che niente cambierà tra loro.
Emma ha gli occhi lucidi, ma stavolta e per la prima volta da diverse ore, per l’emozione e la gioia. Senza pensarci troppo gli getta le braccia al collo e lo stringe in un lungo abbraccio. 
Non riesce ancora ad andare oltre, per quanto vorrebbe baciarlo e sentire il calore del suo corpo addosso al suo, ma quel momento così dolce e intimo, è la prova che insieme, possono affrontare qualsiasi cosa e ancora una volta si ritrova a pensare a quanto sia stata fortunata ad averlo nella sua vita. Pensa davvero che non si merita uno come lui. Lei, chiusa nel suo guscio protettivo ancora una volta, lei che ha alzato nuovamente muri per proteggersi. Lui pronto ancora una volta a buttarli giù, con dolcezza, amore e pazienza. 
Rimangono abbracciati, fino a che non è Booth a fare il suo ingresso nella stanza della ragazza, bussando e chiedendo il permesso per entrare.
Emma gli fa segno di sì e si allontana da Killian, ora non ha più paura di guardarlo negli occhi e gli dà un leggero bacio sulla guancia, prima di vederlo alzare dal letto e lasciarla sola con il suo capo. Non ne capisce il motivo a dire il vero, ma lo lascia comunque fare.
Killian prima di uscire le lancia un altro sguardo e le sorride dolce, Emma ricambia regalandogli a sua volta un bellissimo sorriso, il primo che fa da quando è uscita viva dall’incubo.
Booth le si avvicina e subito prontamente le chiede come si sente.
«Ottimo, sono felice che stai meglio, noi ti aspettiamo di nuovo in centrale.» le risponde non appena lei gli dice che si sente molto meglio e che presto verrà dimessa.
«Ecco in tal proposito, io... Io non so se tornerò in centrale, mi dispiace.» gliel’ha detto, ha abbassato lo sguardo per tornare a guardare le sue mani, ma è riuscita a dirglielo. Ha trovato il coraggio per farlo, anche se non credeva davvero di riuscire a parlarne, non ancora. Ma ormai ha preso praticamente la sua decisione.
«Come sarebbe a dire? Perché vuoi lasciare Emma?»
«Me lo sta chiedendo davvero? Io... Ho messo a repentaglio la mia vita, quella di Robin, Belle e il suo bambino. Quale agente sarebbe così stupida da andare da sola, senza esperienza nel covo del nemico? Non credo di essere portata per tale mestiere se sono stata così ingenua e impulsiva.» Ammette, ora ha nuovamente gli occhi lucidi, il suo lavoro le piace e tanto anche, non vorrebbe mai rinunciarci, ma forse, é anche giusto che si faccia da parte se è in grado solo di mettere in pericolo le persone invece di salvarle.
«É vero, sei stata impulsiva e non ti nego che vorrei tanto farti una lavata di testa, Emma. Ma sei giovane e ancora inesperta su alcuni punti di vista, ma non per questo non si adatta a fare questo mestiere, mettitelo bene in testa.» le dice duramente, ma mantenendo tutta la sua dolcezza che lo contraddistingue. Nei confronti di Emma poi ha sempre avuto una particolare dolcezza, ha voluto seguirla lui, passo dopo passo e addestrarla per diventare un buon agente e ci è riuscito. Ha intuito, determinazione, coraggio e può diventare davvero un ottimo sceriffo, se solo ci credesse anche lei.
«Tu hai intuito Emma, sei in gamba, determinata, coraggiosa e potresti diventare un ottimo sceriffo se solo credessi di più nelle tue capacità. Hai agito di istituto e sei stata molto impulsiva, ma la tua determinazione e il tuo coraggio, hanno salvato anche Robin e Belle. Non ti sei mai persa d’animo, nonostante ciò che anche tu hai subito e ci hai dato anche la dritta su come catturare Pan. Emma... Tu sei stata quella che si può definire una “salvatrice”. Lo penso io, come lo pensano i tuoi genitori, Robin e Belle.» da modo ai suoi pensieri di venire fuori, per far capire alla ragazza che può davvero fare quel lavoro, ciò che ha fatto sicuramente non è giustificabile, ma ha saputo anche mantenere un sangue freddo che in pochi sarebbero riusciti a mantenere.
«Ma ho comunque sbagliato, chi altro commetterebbe uno sbaglio così grossolano... E poi é stata solo fortuna con Pan.»
«Chi altro commetterebbe uno sbaglio così grossolano? Io. Ho fatto anche peggio di te quando  ero un giovane allievo sceriffo. Ero davanti alla prima azione seria, il criminale mi ha puntato la pistola addosso e io ho avuto paura e sono rimasta paralizzato, un mio collega per spostarmi si è preso la pallottola destinata a me ed é morto...» non ha mai raccontato a nessuno questo episodio della sua vita, a parte a sua moglie Elsa, ora invece é pronto per parlarne con Emma, per farle capire che tutti nella vita commettono errori e che anche lui ne ha commessi. Continua a parlare quando vede che ha completamente l’attenzione della ragazza e che é anche piuttosto sorpresa di sentire la sua storia: «Volevo lasciare, mi sentivo uno schifo, ma poi il mio sceriffo mi fece cambiare idea, credendo in me. Emma, come lui ha creduto in me, nelle mie potenzialità: io credo nelle tue. Non aver paura di trasformarti in un cigno. Non sei il brutto anatroccolo della storia, tu sei un meraviglioso cigno.» ora le sta parlando come un padre, con le stesse parole che direbbe alla sua meravigliosa bambina; e spera tanto che possano arrivare al cuore di Emma.
«Grazie sceriffo.»
«Credo che sia giunto il momento di darmi del tu, non trovi? E appena ti sarai rimessa del tutto ti aspetto in ufficio. Graham andrà via tra un po’ lo sai, io ho bisogno di un nuovo collaboratore in gamba e fidato e ho scelto te.» gli dice ancora con un sorriso.
Emma sorride a sua volta e non può non annuire. É ancora incerta sul fatto che può farcela, probabilmente dovrà ancora lavorare su se stessa per riacquistare forza e lucidità, ma vuole provarci. Le parole di Booth, sulla sua storia personale, ma soprattutto il suo modo così protettivo e attento di dirle che è un meraviglioso cigno, le hanno fatto molto piacere, facendole capire che non è tutto perduto. Proprio come la storia del brutto anatroccolo. In effetti lei ci si rispecchia molto, abbandonata alla nascita, è cresciuta sola, derisa e cacciata perché diversa dagli altri, ha poi trovato una famiglia che l’ama, un uomo meraviglioso che l’accetta per ciò che è, il lavoro dei suoi sogni... Forse non è davvero un brutto anatroccolo, ed é ora di accorgersi che può diventare un meraviglioso cigno. In fondo il suo cognome é proprio Swan e le piace. Molto.
Non sarà facile, per niente. Ma ci vuole provare. Può rialzarsi.
Lo ringrazia ancora una volta e lo saluta, decisamente più di buon umore. 
É riuscita a chiarire con Killian, ha parlato con Booth del suo lavoro. 
Sì, può tornare decisamente a vivere.
 
SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, alla fine sono riuscita a postare. In realtà non ero sicura di riuscire perché avrei dovuto andare in gita con amici, ma alla fine ho rimandato, perché troppo cotta dagli ultimi avvenimenti della mia vita. É stata una settimana intensa ed emozionante e ora, che finalmente mi sto rilassando (dopo aver dormito davvero poco e male) sono distrutta per fare ogni cosa. Quindi, mi dedico a postare la storia qui su Efp e non perdere l’appuntamento settimanale. Ma veniamo al capitolo, che cosa dire... Emma é devastata e nonostante abbia fatto dei passi avanti, con Killian abbracciandolo e parlando con lui, non sarà ancora semplice per lei, soprattutto quando tornerà a casa. Ora in ospedale vuole riprendere in mano la sua vita, ma sarà davvero così semplice farlo? Si sente talmente triste che ha pensato di lasciare il suo lavoro, penso che se non ci fosse stato Booth, con la sua storia, a dirle che non è il brutto anatroccolo della storia, lei avrebbe sicuramente lasciato, non sentendosi adatta a lavorare come sceriffo. Ho voluto anche qui riprendere un piccolo collegamento con la serie, facendo capire ad Emma che è un cigno, grazie a Booth, come tutti sappiamo é lui che le fa poi prendere il cognome di “Swan” grazie alla storia del brutto anatroccolo. Prima di salutarvi vi chiedo, vi piacerebbe un sequel di questa storia? Ho diverse idee in testa che inizialmente volevo inserire in questa, ma che poi risultava troppo lunga e ho pensato quindi a un sequel, ci sarà ovviamente un nuovo “cattivo” e quindi un nuovo caso... L’idea iniziale c’é devo solo iniziare a scriverla. Fatemi sapere che cosa ne pensate. Ora vi saluto e vi auguro buon pranzo e buona domenica. 😘 A prestissimo.

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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei ***




Capitolo ventisei 


Sono passati diversi giorni ormai da quando é tornata a bordo della Jolly Roger. Le cose tra lei e Killian vanno decisamente molto meglio, ma non si può ancora dire che i due abbiano lo stesso rapporto di prima. Emma ancora non riesce a dormire con lui e infatti, se la prima sera ha dormito con Henry, ora dorme nella cabina degli ospiti. 
Il suo bambino la prima sera che ha dormito con lui si e insospettito, chiedendo se avesse litigato con Killian e per sua fortuna, Emma ha trovato una scusa per fargli capire che no, non ha litigato con il pirata. Il che poi è vero, non hanno litigato, semplicemente ancora non riesce a dormire nel letto con lui... “Perché ragazzino, non posso voler dormire con mio figlio? O ormai sei troppo grande per dormire con tua madre?” Gli ha detto e lui le ha sorriso e si è stretto a lei, ben felice di farlo. Entrambi hanno sentito la mancanza l’uno dell’altra.
Ma ora, ora che sono passati diversi giorni, ancora dorme nella cabina degli ospiti e se pur Killian, si sta dimostrando comprensivo, dolce e attento, sa che soffre di questa separazione. 
Parlano, ridono e scherzano insieme, ma ancora Emma non è riuscita a lasciarsi stringere di più di semplici abbracci. Anche i loro baci sono venuti a mancare, si scambiano solo semplici baci a stampo. Emma vorrebbe baciarlo come solo lei sa fare, ma c’è sempre qualcosa che la frena. 
È sera, sono soli sulla Jolly Roger, perché il piccolo di casa è andato a dormire da Regina. Sono finalmente soli dopo ciò che è successo e la ragazza si è ripromessa di voler regalare al suo bel pirata una serata indimenticabile. Non ha cucinato niente di impegnativo, ma ha preparato tutto lei e ha cucinato i suoi piatti preferiti per stupirlo. Non è ancora tornata a lavoro, perché il medico, le ha consigliato ancora una settimana a casa, per via della schiena ed evitare complicazioni; ed ha avuto tutto il tempo per sistemare al meglio per la loro serata. 
Killian rientra e la trova ancora in cucina. Lei non si è accorta della sua presenza e la osserva muoversi per la stanza con disinvoltura, come se ormai quella fosse casa sua, il suo porto sicuro. E la trova meravigliosamente bella. 
Il suo primo pensiero è quello di cingerla da dietro e baciarla, ma sa che lei urlerebbe e allora, si annuncia. 
Emma, si volta allora verso di lui e gli regala un meraviglioso sorriso.
«Allora capitano, com’è andata a lavoro?» chiede dolce, avvicinandosi a lui e dandogli un bacio sulle labbra.
«Tutto bene. Ma non vedevo l’ora di tornare a casa da te e a quanto pare ho fatto bene... Senti che profumo. Mi potrei abituare a tutto questo sai?» le dice dolce, ma evitando di stringerla a sé. È Emma che gli porta le braccia al collo e lo bacia di nuovo. 
Vuole provarci. 
Killian che non si è aspettato niente, la lascia fare e appoggia a sua volta le sue mani su i fianchi di lei, ma aspetta nuovamente che sia Emma a fare un’altra mossa. 
La ragazza sorride nel vedere la sua dolcezza e la sua estrema pazienza e lo bacia ancora. Lo bacia più intensamente e quando il pirata inizia a ricambiare il bacio, fa in modo che diventi ancora più passionale. Le loro lingue giocano tra loro, come non facevano da parecchi giorni ormai. 
Killian ha sentito la mancanza delle labbra della sua amata, ma anche per Emma non è stato da meno, infatti, con grande sorpresa, si ritrova a pensare che non vuole più smettere di baciarlo. 
Si separano leggermente e si sorridono. Finalmente di nuovo uniti.
Si siedono a cenare, nonostante entrambi vorrebbero approfondire quel meraviglioso momento, il loro essersi ritrovati. 
Ma forse, non è il caso. Emma è ancora un po’ incerta e Killian se ne accorge subito.
Cenano in completa armonia, parlando della loro giornata. Emma gli racconta di ciò che ha fatto con Henry, gli racconta di Henry che è stato felicissimo di suo padre che è andato per la prima volta a prenderlo a scuola. Ma gli dice anche che gli è mancato tanto il suo lavoro e non vede l’ora di poterci tornare. 
«Quindi non vuoi più lasciare?» le chiede felice di questa sua decisione, ha provato anche lui a parlarle, perché Emma alla fine è riuscita a confidarsi e ad aprirsi con il suo uomo della sue insicurezze sul poter essere un bravo sceriffo. Non è riuscita ancora ad aprirsi completamente, non ha ancora parlato con nessuno della violenza.
Emma scuote la testa e sorride. 
«No, sarebbe un errore. Voglio imparare dai miei sbagli e farne tesoro. Posso farcela.»
«Oh tesoro, sono convinto che tu possa farcela.» le dice prendendole la mano e la ragazza la intreccia con la sua. Sente i battiti del suo cuore aumentare di velocità e sa benissimo che è l’effetto Killian Jones. Sono l’emozioni che solo lui riesce a darle. 
Seguendo l’istinto, si alza e lo raggiunge per far alzare anche lui a sua volta. 
Lo bacia con passione, portando le sue mani verso i suoi capelli e accarezzandogli, mentre intensifica il bacio. Il suo cuore batte ancora più forte e si rende conto che vuole di più... Non vuole aspettare ancora per sentire di nuovo il calore del corpo del suo capitano. Lo ama e vuole dimostrarglielo ancora una volta con i fatti. Vuole smettere di scappare. 
Killian ricambia il bacio e le cinge la vita, un po’ incerto sul da farsi, non è sicuro che Emma sia davvero pronta e non vuole accelerare i tempi, non vuole che lei si senta in qualche modo costretta ad andare oltre, solo perché lui la desidera... Può aspettatela, vuole aspettarla. Era disposto ad aspettare a fare l’amore con lei, quando ancora non avevano avuto la loro prima volta, può aspettare anche stavolta, soprattutto per un trauma del genere.
«Love...» le prova a dire separandosi leggermente da lei. 
«Sssh» sussurra lei, poggiando un dito sulle sue labbra e riunendole poco dopo alle sue. 
È lei a prendere nuovamente l’iniziativa e condurlo verso la loro cabina. Il pirata allora si lascia andare, ricambiando il bacio e portando le sue mani sotto la maglietta di Emma. 
Si stendono sul letto in un attimo, non separando mai le loro labbra, Emma sbottona la camicia di Killian, ed è sicura che non avrà paura di andare davvero oltre. Killian le toglie la maglia e lentamente si sposta verso il suoi pantaloni e fa per tirargli giù... Ma la giovane, improvvisamente rivive l’attimo in cui le mani di Pan hanno violato la sua intimità. In un attimo rivive ogni secondo di quella tortura, come se non fosse più con il suo amato Killian, ma sopra di lei ci fosse Pan, che vuole farle del male. E urla. Urla forte, spingendolo via con forza. Non riesce a scacciare quelle immagini dalla sua mente.
«LASCIAMI.» grida con tutta la forza che possiede, scoppiando a piangere disperatamente e rannicchiandosi su se stessa.
«Love, ehi... Sono io, sono io qui con te.» spaventato a sua volta dalla reazione di lei. Avendo preso lei l’iniziativa ha creduto che fosse davvero pronta, ma a quanto pare non lo è ancora e si sente anche in colpa perché doveva capirlo. 
«Io... io... Lo so. Scusa...» balbetta, ma continua a singhiozzare e tremare, non riuscendo a calmarsi. Sa benissimo che ci sono solo lei e Killian nella stanza, sa benissimo che lui non le farebbe mai del male e che soprattutto quel bastardo di Pan è in prigione e probabilmente ci marcirà a vita, ma lei ha paura. Non ha superato il trauma. Ha ancora dannatamente paura di essere toccata, anche se a farlo è il suo uomo. Si sente in colpa, ma non riesce nemmeno a superarlo, non riesce nemmeno a smettere di tremare e piangere. 
Killian non sa come calmarla, vorrebbe abbracciarla forte e dirle che è tutto okay, ma teme una sua ulteriore crisi, quindi fa l’unica cosa che in quel momento gli viene in mente: chiamare Regina. Lei è l’unica che può stare accanto a Emma senza spaventarla e riuscire a calmare la sua crisi di pianto. Lui si sente dannatamente impotente, se pur vorrebbe aiutarla in qualche modo. 
Rimane al suo fianco mentre chiama la donna.
Regina vedendo che è Killian a chiamarla risponde prontamente, non è da lui chiamare a quest’ora e subito capisce che sia successo qualcosa. Infatti, gli dice prontamente di correre alla Jolly Roger che Emma sta male e adesso talmente singhiozza che rischia quasi di sentirsi male sul serio, non vuole che le venga pure un attacco di panico. Anche se il rivivere quella esperienza, si può quasi considerare come tale. 
La donna non lascia nemmeno finire di parlare il pirata che si precipita alla macchina. Ha superato tutti i limiti di velocità previsti per arrivare prima sulla nave ed entra senza aspettare che sia il giovane a farla accomodare. Ora il suo unico pensiero è Emma. 
Quando entra nella cabina, la trova rannicchiata su se stessa, in lacrime e che cerca di calmarsi, ma non ci riesce, sembra che abbia quasi una crisi respiratoria. Non ha mai visto sua figlia in queste condizioni e la prima cosa che fa, è avvicinarsi a lei e abbracciarla forte. 
Emma appena sente le braccia di Regina avvolgerla, sembra quasi rilassarsi e si lascia andare anche lei a quell’abbraccio. 
Piange tutte le sue lacrime, mentre Regina le accarezza i capelli e la culla tra le sue braccia.
Solo quando si è calmata un pochino, la ragazza si separa dalla stretta di sua mamma e alza lo sguardo verso di lei.  
«Non so che cosa mi sia preso... Dov’è Killian?» chiede, capisce che l’ha fatto terribilmente spaventare e vuole chiedergli scusa. 
«È nell’altra stanza. Ci parli domani... Ora Emma è meglio che cerchi di dormire e domattina parliamo di cosa sia successo, va bene?» le dice dolce e materna allo stesso tempo, è raro vedere nello sguardo di Regina questo suo lato protettivo, ma semplicemente perché ha sempre dovuto fingere di essere sua amica, invece che sua mamma... Ma ora, ora è tutto diverso, può starle accanto e proteggerla, proprio come farebbe una mamma. Infatti, Emma non si è tirata indietro, in quel momento è stata da subito consapevole che volesse accanto proprio lei. Regina. La sua migliore amica. Nonché sua mamma. 
«Ti prego, non te ne andare... Quanto meno resta finché non mi addormento.» chiede supplicandola e mettendo una mano sul suo braccio.
E a Regina brillano immediatamente gli occhi alla sua richiesta. La sua bambina, la sua Emma che ormai è una giovane donna, le sta chiedendo aiuto per la prima volta dopo tanto tempo in cui sono state separate e lei ha tutto l’intenzione di darglielo. 
Ora vuole semplicemente che si riposi, ma l’indomani dovranno parlare di ciò che è successo e cercare di affrontarlo insieme questo blocco, se sarà necessario andare da qualcuno che possa aiutarla, perché è chiaro che da sola non riesce a superarlo. 
Ma Emma ha anche bisogno di un calmante per riuscire a prendere sonno. È ancora notevolmente agitata. 
«Ti vado a preparare qualcosa di caldo che ti aiuti a dormire e torno da te.» le dice ed Emma annuisce, intanto sdraiandosi sul letto. È felice che sia venuta, che Killian l’abbia chiamata. 
Regina, raggiunge la cucina e trova un Killian Jones sconvolto, seduto su una delle sedie a bere un bicchiere di Rum.
Ha rovinato tutto, sa di aver rovinato tutto con Emma e lui, sempre così attento a ogni suo piccolo cambiamento, tono di voce, movimento, non si capacita di come abbia fatto a non capire che lei stesse male e che in realtà, si stava solo mettendo alla prova e che non era davvero pronta a quel contatto fisico. Avrebbe dovuto capirlo e fermarla, per non farle rivivere quel maledetto trauma. Ecco perché si sta bevendo quel bicchiere di rum, vuole cercare di dormire anche lui, perché sa già che non riuscirà.
A interrompere il flusso dei suoi pensieri è Regina. 
«Non è un po’ forte a quest’ora pirata?» le dice e lui alza lo sguardo su di lei e alza le spalle, a far segno che ne ha bisogno. 
«Come sta Emma?» chiede preoccupato. Spera che si sia calmata, che nel chiamare sua madre almeno, abbia fatto la scelta giusta. 
«Ha smesso di piangere e tremare, ma non bene. Ma tu, piuttosto, dimmi come ti è saltato in mente di andare concludere la serata sotto le lenzuola sapendo del suo problema.» continua con tono arrabbiato, lo faceva più sensibile, invece anche lui ha le sue debolezze a quanto pare. Infondo poi, é passato poco più che una settimana dal rapimento.
«Non sono stato io a prendere l’iniziativa... Ho provato a fermarla, ma lei sembrava sicura di sé... e... Ho sbagliato lo so.» le spiega, ma sa bene anche lui di non avere giustificazioni.
«E cosa... è ovvio che si stesse mettendo alla prova, stava a te fermarla. Ma sei un uomo e come tutti ragioni solo con una cosa.» le rimprovera ancora una volta. 
«Comunque ora recriminare non serve... Qui l’unica cosa chiara è che dobbiamo aiutare Emma e io credo che dopo stasera, sia giusto mandarla da uno specialista.» gli dice ancora abbassando adesso il tono della voce e tornando a rivolgersi a lui in maniera più calma e meno arrabbiata. Vede che si sente già abbastanza in colpa, insistere non porterebbe a nulla e vuole invece che lui le dia una mano a riprendersi la sua figlia determinata e coraggiosa, non quella Emma piena di paure. 
Il ragazzo annuisce e ammette di averci pensato anche lui e di conoscerne uno che l’ha aiutato per un periodo dopo la morte della sua famiglia. 
«Bene, domani mattina lo chiamiamo. Ora preparo qualcosa di caldo per Emma, hai della camomilla e dei sedativi? Ha bisogno di dormire. E anche tu, lascia stare il Rum e vai a letto.» chiede e Killian annuisce. Una volta soffriva di insonnia, sempre da dopo la morte dei suoi e tiene sempre una scatola sulla nave per precauzione, anche se è da quando conosce Emma che non ha più di questi problemi. 
Lei ha saputo vedere il suo lato migliore, tirandolo fuori dal suo baratro, adesso lui farà lo stesso. 
Aspetta che Regina abbia finito di preparare il tutto, per poi andare nella stanza degli ospiti, visto che nella sua stanza, o meglio dire, la loro stanza, perché è loro ormai; c’è Emma. La osserva per un attimo e vede che è ancora molto nervosa, nonostante stia cercando di rilassarsi e abbia gli occhi chiusi. Le manda un bacio silenzioso e prova a dormire anche lui.
Regina prepara la camomilla e torna da sua figlia. La chiama dolcemente e le porge la tazza, per poi riprendergliela una volta che ha finito tutto il contenuto, la poggia sul comodino e fa segno ad Emma si sdraiarsi nuovamente e lei fa lo stesso, mettendosi al suo fianco. Ha intenzione di vegliare su di lei tutta la notte. Non c’è stata nei momenti più difficili, durante le prime febbri o le attività genitori/figli a scuola, ma vuole esserci adesso, adesso che più che mai ha bisogno della sua mamma. Le mamme vegliano tutta la notte sui propri figli, anche a costo di svegliarsi con le occhiaie e il mal di testa e lei, ormai lo può dire e non ha più paura ad ammetterlo, è la mamma di Emma Swan. 
Emma ubbidisce e si stende, chiudendo nuovamente gli occhi e si rilassa quando sente la mano di Regina accarezzarle dolcemente i capelli. Si sente protetta, a casa, si sente per la prima volta al sicuro nelle braccia della persona più importante della vita di ogni ragazza, la propria mamma. 


Il giorno seguente quando Emma si sveglia, non ha bisogno di fare mente locale per ricordare che cosa sia successo la sera precedente, se lo ricorda benissimo. È ancora vestita, ha dormito vestita, ma si alza incurante del suo aspetto e si reca in cucina e in cuor suo spera che Regina sia ancora lì, anche se non è più accanto a lei nel letto.
Per sua grande sorpresa, non solo è ancora lì, ma ha anche preparato la colazione. La colazione preferita di Emma, con pancake, cioccolata calda con panna e cannella. Alla ragazza sembra di essere tornata in casa Mills e questa idea la fa sorridere. Non solo, con loro c’è anche Henry. La donna si è alzata presto per andare a prenderlo e portarlo sulla nave, sapendo che ad Emma avrebbe fatto piacere averlo accanto. 
Inoltre, lei si è presa una mezza giornata di riposo per parlare con la figlia. 
L’unico che manca è Killian, il quale fa il suo ingresso, quando Emma è già seduta a tavola e sorride con suo figlio. 
Tra i due c’è decisamente imbarazzo, ma Killian vuole provare a chiederle scusa ed eliminare quel momento così strano tra loro, anche perché non c’è mai stata tensione e ciò rende la situazione anche più difficile da gestire. 
«Love, come stai?» le dice, forse chiederle scusa non è la soluzione, ma può farle capire che per lui nulla è cambiato, l’ama esattamente come prima. 
«Meglio... Killian, dobbiamo parlare dopo, non credi?» dice capendo che è necessario chiarire la loro situazione e lui annuisce. Ha intenzione di proporle di tornare a casa Mills vista la situazione, anche se non sa se così sbaglia ulteriormente perché si sente abbandonata, ed è l’ultima cosa che vuole... Lui vuole solo il suo bene e se il suo bene è tornare a vivere da Regina, è quello che le proporrà, spiegandoglielo.
Sa che ci sarà anche Regina ad aiutarlo e parlarle, una volta che avranno potato Henry a scuola. 
É Emma ad accompagnare Henry a scuola, a poco, a poco se pur si deve riposare sta cercando di riprendere in mano la sua vita e guidare le é sempre piaciuto e vuole continuare a farlo, il dolore alla schiena poi é passato e può davvero ricominciare a fare le piccole cose di tutti i giorni, anche se ancora per poche ore al giorno. Se continua a di questo passo, torna presto anche a lavoro.
Quando torna a bordo della nave, trova Regina e Killian ad attenderla e per Emma é subito chiaro che i due vogliono parlare di ciò che è successo la notte precedente, se pur non è pronta ad affrontare la conversazione, sa che deve farlo. Fa un sospiro e si siede in una delle sedie libere intorno al tavolo in cucina.
Sia Regina che Killian sono molto tesi e non sanno davvero da dove cominciare la conversazione, soprattutto conoscendo Emma, ma sanno che devono affrontarla a ogni costo, per aiutarla a superare questo suo problema che non le permette più di vivere e forse iniziare a parlarne con loro, può essere già un passo avanti.
«Ciò che è successo ieri... So che vi ha fatto spaventare, soprattutto a te Killian. Ma non hai colpe, so che adesso ti stai colpevolizzando, maledicendoti per non avermi fermato, io però non te lo avrei permesso... Mi stavo mettendo alla prova e ho fallito. Però tu non c’entri. Il mio problema é più profondo di quello che credevo a quanto pare.» inizia il suo discorso, immaginando che cosa le volesse dire il suo pirata, ormai lo conosce troppo bene. Sa benissimo che avrebbe continuato ad aspettarla, nonostante fosse triste della loro momentanea lontananza, é lei che non voleva più aspettare, ma a quanto pare ha accelerato troppo i tempi, ha cercato di dimenticare troppo velocemente e il tutto é tornato alla sua mente nel momento esatto in cui, Killian l’accarezzata con più intimità. 
«Love, nemmeno tu hai colpe. Ciò che hai subito é un trauma per chiunque ed é normale che tu sia ancora spaventata. Ma io, tutti noi, ti staremo vicino e ti prometto che farò tutto ciò che in mio possesso affinché tu possa superare questo brutto momento. In tal proposito... Se vuoi tornare a casa di Regina, io lo capisco... Tra noi non cambierà niente.» le dice dolce e comprensivo, spera che lei capisca che non la sta lasciando, ma che lo sta facendo solo per il suo bene, perché vuole che lei si sente protetta e al sicuro, tra loro davvero non cambierà nulla.
«In realtà... Non te l’ho ancora detto, ma ho trovato una casa. Pensavo di trasferirmi lì il prima possibile con Henry.» in quella settimana che è stata a riposo, ha cercato molte case su internet e ne ha vista una proprio il giorno prima che avesse la ricaduta e se n’è subito profondamente innamorata. 
«E pensi che sia una buona idea andare ora a vivere da sola?» a quel punto a intervenire nella discussione é Regina, la quale ha paura che se lei va a vivere da sola con Henry si chiuda ancora di più in se stessa, anche se è ovvio che loro le starebbero comunque vicino in qualche modo.
Emma scuote la testa, é sicura della sua decisione e pensa che sia la soluzione migliore per lei e anche per Henry, vuole andare avanti è iniziare in una nuova casa é il primo passo per poterlo fare. Ricominciare in un posto tutto suo lo è.
«Okay, se pensi che sia la decisione giusta, l’approvo. Ma... Penso anche che dovresti andare a parlare con uno specialista del tuo problema, perché é chiaro che con noi non riesci ad aprirti.» 
La ragazza deve ammettere che è così, che non riesce a parlarne con loro. Con Killian perché lui è il suo uomo e parlarne con lui la farebbe sentire ancora più sbagliata e con Regina, non riesce ancora ad aprirsi, se pur la sera precedente sia stata proprio lei a dirle di rimanere e ad essere felice che fosse ancora lì il mattino seguente. Ma non vuole nemmeno andare da uno strizza cervelli.
«Non andrò da uno strizza cervelli.»
«Love, potrebbe aiutarti. Quando sono morti i miei genitori e mio fratello mi sentivo solo, perso, sperduto e pensavo che mai nessuno mi avrebbe potuto aiutare, non ho mai amato raccontare della mia vita privata a uno sconosciuto, ma a volte possono davvero capirti meglio di chiunque altro. Io sono uscito da tunnel in cui mi ero cacciato grazie al dottor Hopper, oltre che grazie a te che sei entrata nella mia vita. L’ultima seduta che ho fatto con lui, gli ho raccontato di aver conosciuto una meravigliosa ragazza in un pub e lui mi disse che ero pronto a una relazione seria, se lo desideravo... Qualche mese prima lui stesso me lo aveva sconsigliato, visto il mio stato di devastazione e aveva ragione: se ci fossimo conosciuti nel mio periodo peggiore, non so se sarei stato in grado di amarti come ti amo oggi. Questo per dirti, che non è sempre un male parlare con uno strizza cervelli.» le prova a spiegare con calma, facendole capire quanto sia stato importante per lui farsi aiutare nel suo periodo peggiore. Emma ha portato luce nella sua vita, ma è stato anche grazie al dottor Hopper, che ha rimesso insieme i pezzi della sua vita, si è trovato un nuovo lavoro, ovvero quello con Regina, ha smesso di bere, di andare a donne, riuscendo a riaprirsi all’amore. L’amore della sua Emma.
«Non riesco a parlarne con voi e pensate che possa parlarne con uno sconosciuto?»
«Ripeto: a volte parlare con uno sconosciuto può essere più produttivo che parlare con chi ami, lo sai?» le dice a quel punto ancora Killian.
«Prova, prendi un appuntamento solo e vai a sentire che cosa ti dice, se vedi che proprio non riesci ad aprirti, smetti di andare.» le propone Regina, pensa che possa essere un compromesso abbastanza equo. Ed Emma, più per renderli contenti, che per altro, decide di accertare.
«Però, amore, mi aiuti anche con il trasloco, oltre ad accompagnarmi dallo psicologo.» dice rivolta a Killian, chiamandolo amore. Ha voluto farlo, in realtà è uscito spontaneo dalla sua bocca, rendendosi conto ancora una volta che uomo meraviglioso ha al proprio fianco, nessuno avrebbe la sua pazienza, nessuno farebbe tutto ciò per farla tornare a stare meglio, nessuno l’accompagnerebbe dallo strizza cervelli, perché è ovvio che lui ci avesse già pensato di accompagnarla. Nessuno é Killian Jones.
Emma poi si rivolge a Regina dicendole che una volta che ha finito il trasloco la invita nella sua nuova casa e spera che lei capisca che sta facendo un passo avanti verso di lei, ma che ancora non è pronta a perdonarla totalmente. Ciò che vuole fare è tornare a coinvolgerla nella sua vita, ma senza fretta, come se si stessero riconoscendo per la prima volta. Vuole seguire il consiglio di Robin di non sprecare le occasioni con le persone che si amano, ma per far tornare tutto come prima, ci vuole ancora un po’. Non è ancora facile per lei accettare che ha una mamma adesso e che questa mamma è Regina. 
Regina sorride felice, sa benissimo che per Emma quello è già un notevole passo avanti nei suoi confronti, come lo è stato quello della sera precedente che le ha chiesto di restare e non vuole veramente forzare le cose e farla allontanare nuovamente. Le starà vicino come ha sempre fatto, facendole capire che può tornare a fidarsi e che insieme possono tornare a essere una meravigliosa famiglia.


Emma come promesso, ha preso appuntamento con lo psicologo e avrà il primo appuntamento proprio quella mattina. 
Anche il trasloco è iniziato, la casa per sua fortuna è già arredata e non deve comprare o sistemare nulla perché essendo una villetta nuova è già in ottime condizioni per essere abitata, quindi l’unica cosa che c’è da fare è portare le sue cose e quelle di Henry. E ovviamente preparare una camera che sia perfetta per il suo piccolo ometto, ha sempre desiderato una camera meravigliosa quando era bambina, non le è mai piaciuto il rosa o le principesse, ma ha sempre desiderato qualcosa di rosso o con i fiori... Insomma la stanza di Emma Swan, una stanza solo sua in cui potersi rifugiare nei momenti difficili, ora vuole che questo piccolo spazio lo abbia suo figlio e che sia proprio come lo desidera.
Prima di andare alla visita dallo strizza cervelli, Emma e Killian portano alcune cose nella casa nuova della ragazza e ancora una volta si soffermano ad ammirarla. È color carta da zucchero, situata su tre piani, con un giardinetto, un garage e un cancello bianco che divide la casa dalla strada. La macchina può essere sia parcheggiata fuori sia dentro al garage. 
È proprio la casa dei suoi sogni e non poteva davvero trovare di meglio. Ha dovuto far fondo a tutti i suoi risparmi, ma ne è valsa la pena. Anche il suo ragazzino l’ha già vista e gli è piaciuta, si è pure scelto la camera, ora deve solo decidere come decorarla, ma l’opzione è qualcosa a tema cars e con una libreria da poter mettere tutti i suoi libri di favole e i suoi giochi. 
Non appena arriva nello studio del dottor Hopper, situato in un palazzo un po’ fuori storybrooke, aspetta in sala d’attesa decisamente agitata, vorrebbe tanto scappare da quel posto ancora prima di conoscere il dottore, non è per lui, che immagina che sia molto bravo nel suo lavoro, ma è proprio lei che non riesce ad aprirsi con qualcuno, figuriamoci con uno sconosciuto. 
Quando esce il paziente nella stanza e il dottor Hopper annuncia il suo nome, vorrebbe quasi far finta di nulla e fingere di non essersi presentata, ma non può di certo farlo perché non è trasparente... È Killian che le prende la mano, intrecciandola con la sua a darle il coraggio di rispondere, se pur ci siano rimasti solo loro nella sala d’attesa, quindi non poteva che essere lei, ma il dottore non sembra essersi preoccupato che ci abbia messo tanto ad ammettere che sia lei, forse è abituato.
Entra titubante nella stanza e si siede sul divano situato al centro della sala, immagina che sia destinato ai pazienti, l’ha visto in diversi film; e ammira la stanza, la quale è piccolina ma ben arredata e sicuramene piena di libri, da i titoli che può leggere spicca “Freud” ed è effettivamente l’unico di cui ha sentito spesso parlare, ma gli altri nomi non sa davvero chi siano e che cosa possano aver fatto nel campo della psicologia.
«Allora, Emma... Parlami un po’ di te. Quando hai preso l’appuntamento mi hai detto che hai subito una violenza per via del tuo lavoro, ma puoi anche raccontarmi altro... Puoi parlarmi di ciò che desideri in questo nostro primo incontro.» le dice il dottor dolce, è un uomo che dovrà avere suoi 45/50 anni di età, non è vecchio, ma si vede che il suo lavoro ha accentuato le sue occhiaie e le sue rughe. Emma immagina che sia parecchio stressante ascoltare i problemi di tutti. Ha i capelli sul biondiccio e un sorriso che non si toglie mai dal viso e a far compagnia al dottore, vicino alla scrivania c’è un cane, un dalmata con la precisione, che è rimasto buono, buono accanto alla scrivania. Emma lo osserva e se ne stupisce, di solito nella stanza quando entra qualcuno che il cane non conosce, abbaia o comunque va incontro alla persona per annusarla, lui no e sembrerebbe finto, se non si fosse mosso per sistemarsi meglio per dormire. 
Il dottor Hopper vedendo che Emma osserva il cane le chiede se le piacciono. 
«Si, ma ciò che mi ha sorpreso è stato il fatto che non si è nemmeno mosso quando sono entrata.»
«È addestrato e poi è abituato agli estranei. Io sono del parere che i cani aiutato molto per la terapia sai? Se lo chiami viene da te, si chiamo Pongo.» le dice con sempre quel suo tono dolce e ad Emma irrita quasi. 
Scuote la testa e torna a guardare il soffitto, cercando un discorso di conversazione, anche perché non può stare per un’ora in silenzio, almeno qualcosa dovrà raccontagliela.
«In realtà se devo essere onesta non so perché mi sono lasciata convincere a venire sa? Ho un figlio meraviglioso, si chiama Henry ha 4 anni ed è tutta la mia vita. Ho un fidanzato meraviglioso che nonostante tutto, anche i miei difetti e sono parecchi, mi sta ancora accanto... Ho un lavoro che amo e che stupidamente volevo lasciare ma il mio capo mi ha fatto cambiare idea. Ora andrò a vivere da sola con mio figlio nella casa dei miei sogni... In effetti ho tutto quello che una persona può desidera non crede?» ha deciso, parlerà con lo psicologo solo di cose felici, in questo modo non avrà motivo di tornare la volta successiva. Inizia così a raccontargli di Henry di cosa fanno insieme, di quanto sia intelligente per la sua tenera età. Gli racconta del suo lavoro e di come la entusiasma, stando attenta a non tirare fuori il caso Gold e infine, gli parla di Killian e di come si sono conosciuti e come il loro amore è cresciuto giorno dopo giorno. Evita di dirgli che non riesce ancora a dirgli che lo ama, immagina che questo sia uno dei suoi blocchi da superare, un bel muro alto e potente che prima o poi dovrà buttare giù, ma non vuole certo dirlo a uno sconosciuto che non ha ancora detto ti amo al suo fidanzato perché ha paura. Paura di che poi, non lo sa nemmeno lei, quindi come può spiegarlo a lui? Pur volendo non ne sarebbe in grado.
Per tutto il tempo che Emma parla il dottore l’ascolta in silenzio e ha segnato ciò che sta esternando su un foglio di carta, anche questo la ragazza l’ha visto fare nei film. 
«E l’evento traumatico che ti ha portato qui? Cos’è successo di preciso?» le chiede vedendo che lei è tornata a parlare del suo lavoro e di quanto la entusiasma, ha citato anche il suo collega e amico Graham, con il quale ha un bellissimo rapporto di amicizia. 
«Non ho voglia di parlarne. Niente di personale eh... Ma, non ci riesco.» ci prova a parlarne, vuole farlo per togliersi il peso che le attanaglia il cuore e non la fa essere lucida e se stessa, ma ogni volta che solo ripensa a quel momento le vengono le lacrime agli occhi, figuriamoci a parlarne. 
«E dei tuoi genitori mi vuoi parlare?»
«Che? Cosa c’entrano adesso i miei genitori, io nemmeno glieli ho nominati» dice Emma stupendosi del cambio repentino di argomento, dalla violenza di Pan ai suoi genitori, che tra l’altro nemmeno ha mai nominato... 
«Proprio per questo ti ho chiesto di parlami di loro. È chiaro che c’è tensione tra voi e dal modo in cui hai reagito quando te li ho nominati, è la prova evidente che ho centrato in pieno, vero Emma?» le chiede comprensivo, incurante del suo tono seccato e della improvvisa aggressività, nell’essere stata presa in fragrante. Deve ammettere la ragazza che quello psicologo è più in gamba di quello che credeva, ma di certo non glielo dice. 
«Non mi va di parlare nemmeno di loro. Possiamo tornare a parlare di Henry?» chiede e lo psicologo annuisce, lasciandola parlare di ciò che più desidera, ma con l’intento di farla tornare a parlare di ciò che la tiene bloccata e a buttare giù i suoi muri, durante le prossime sedute, perché è chiaro che quella ragazza ha bisogno di altre sedute per potersi lasciare andare e poter tornare a sentirsi davvero se stessa. Come è tipico di lei scappare davanti ai problemi e vuole cercare di farle capire che non serve.
«Ci vediamo settimana prossima allora» le dice al termine della sua ora il dottor Hopper. 
«Io non penso di tornare...»
«Peccato, a me e Pongo avrebbe fatto molto piacere rivederti, ti troviamo simpatica.» le dice ancora lo psicologo, continuando a sorriderle.
«Oh bè, Pongo troverà sicuramente qualcun altro.»
«Come preferisci Emma, sappi però che non è scappando dai problemi che questi si potranno risolvere. Per una vita hai cercato di scappare e arginare così le tue sofferenze, ma te le porti ancora dietro. Fai di tutto per nascondere le tue cicatrici, ma basta vedere come ti metti sulla difensiva quando esse vengono nominate, per capire che ti fanno ancora male... Ciò che è successo con Pan, è solo uno dei tanti blocchi che hai. Ma se non risolvi con il tuo passato, non potrai nemmeno superare questo. Comunque, se ti vedo settimana prossima, mi fa piacere e Pongo difficilmente se trova chi gli sta simpatico si sceglie un’altra persona.» infatti, il dalmata è andato vicino alla ragazza per farsi fare qualche coccola. 
Emma abbassa lo sguardo a disagio e ringrazia il cane per essersi avvicinato proprio in quel momento, almeno può nascondere il suo viso. Hopper ha centrato in pieno tutta la sua vita in una sola seduta. 
«Ciao Grillo parlante» gli dice la ragazza per salutarlo, visto come ha saputo guardarla dentro, sembra proprio il grillo di Pinocchio.
Hopper scoppia a ridere per quel soprannome, ma sa anche che tornerà la settimana successiva. 
 






Spazio autrice: Ciao a tutti, oggi arrivo in ritardo a pubblicare, ma eccomi qui alla fine. Che dire, questo capitolo é un po’ più lungo del solito, ultimamente ho cercato di renderli più corti o dividerli nel caso risultassero troppo lunghi, perché immagino che sia scomodo leggere al computer e che bruciano gli occhi, ma stavolta non ho potuto fare altrimenti, anche perché il prossimo sarà un capitolo un po’ particolare e quindi il pezzo dello strizza cervelli (povero il nostro Hopper che viene chiamato così da Emma) non poteva essere messo nel capitolo 27. I’m sorry. I prossimi non sarà così lunghi. E poi siamo quasi, quasi giunti alla fine di questa storia... Mancano 6 capitoli alla conclusione, ma se l’idea di un sequel (come anticipato nello scorso capitolo vi piace) vi dico che lo sto già iniziando a scrivere :P
Veniamo al capitolo, Emma non ha superato il suo trauma. É bastato provare a tornare in intimità con Killian per far riaffiorare i ricordi, ma ciò ha fatto sì che mamma è figlia avessero un primo avvicinamento dopo tanto tempo, forse una cosa positiva c’é no? Inoltre, non potevo non far comparire il nostro grillo parlante. Quindi vi presento anche lui nella storia.
Fatemi sapere come sempre che cosa ne pensate e ringrazio tutti coloro che rescensisco, i lettori silenziosi della mia storia e tutti coloro che l’hanno aggiunta ai seguiti. Grazie di cuore.
Buona domenica a tutti voi.  

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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette ***






Capitolo ventisette 



È seduta sulla scrivania della sua nuova casa, davanti a lei si estende il mare e intravede in lontananza anche la Jolly Roger di Killian. 
Istintivamente tira fuori carta e penna, iniziando a scrivere. In un primo momento ha pensato che l’idea del Grillo Parlante, fosse una fesseria. Scrivere per sentirsi meglio, le sembra quasi impossibile, ma vuole provarci lo stesso, male che vada resta comunque arrabbiata e delusa dalla vita e non sarà in grado di affrontare i suoi genitori e tanto meno parlare con loro. 
Non sa davvero cosa scrivere, anche perché lui le ha detto di scrivere una lettera per David e una per Regina, cosa che non è per niente facile. Emma non ha mai scritto nulla in vita sua, a parte i temi a scuola. 
Guarda ancora una volta nella direzione della Jolly Roger, in cui sicuramente il suo Killian sta dormendo e poi inizia a scrivere. Partendo dalla lettera per David.


“Ciao David, sai che cosa mi fa rabbia di tutta questa storia? Il fatto che io ti abbia sempre considerato un po’ come mio padre e adesso che so davvero che sei tu, non riesco a stare in pace con me stessa. Mi arrabbio con te perché non hai saputo dirmi la verità, ma anche con me stessa perché l’ho sempre avuta davanti agli occhi e non ho saputo capire i segnali, le tue attenzioni, le vostre attenzioni nei miei riguardi. Non mi sono mai soffermata a guardarti negli occhi e vedere che si, in realtà ci somigliamo molto fisicamente. Sono arrabbiata con te, tanto. Ma lo sono più con me stessa e ciò è colpa tua. Vorrei venire da te e ricominciare tutto da capo, dirti che non fa niente se hai deciso di non accertarmi nella tua vita, ma non ci riesco, perché non è vero. Tu non mi hai voluta. Hai deciso di abbandonarmi, di considerarmi come spazzatura. Già, so che cosa stai pensando, che speravi che trovassi qualcuno che mi amasse... Ma così non è stato e sai una cosa? Non potevi nemmeno essere certo che ciò accadesse, infatti, non è accaduto. Mi hai lasciato sola a crescere. 
E come si fa a superare un dolore del genere? Come faccio a credere che non accadrà di nuovo, proprio adesso che ti ho ritrovato? Vorrei fare tante cose con te, ma ho paura. Ho una maledetta paura di essere gettata di nuovo via.  Ho paura di non essere la figlia che hai sempre desiderato avere, ho paura di sbagliare. Vivo costantemente con la paura di non essere alla vostra altezza. 
Ti voglio bene. Te ne ho sempre voluto e in questi mesi il mio affetto per te non è mai mutato, ma ho paura. Nonostante il bene che ti voglio e che so che tu vuoi a me, ho paura e se sono piena di insicurezze, di muri da buttare giù, ed è solo colpa vostra. Tua e di Regina. Mi avete rovinato gli anni più belli. 
Ma avete fatto anche si che io trovassi una famiglia, quando credevo di non trovarla mai più nella vita. Mi avete dato speranza e amore. Riparo e certezze. 
Ciò che mi chiedo però, è perché non dirmi subito la verità? L’avrei accettata, forse mi sarei arrabbiata, ma l’avrei fatto. Ora, ora forse è tutto diverso e per ricucire il nostro rapporto ci vuole molto di più di tempo. O forse no. Forse no perché in cuor mio vi ho già perdonato, se pur non voglia ammetterlo nemmeno a me stessa. 
Mi chiedo come sarebbe stata la mia vita con voi accanto, ma poi penso che è inutile che io mi ponga tale domanda, non esiste la macchina del tempo e non posso di certo cambiare il corso degli eventi. Ciò che posso fare è cercare di rimettere insieme i cocci del mio cuore distrutto e ricominciare.  Chissà, forse insieme.” 


La piega e la infila nel cassetto della scrivania per poi, prendere un nuovo foglio e scrivere la lettera per Regina. Ormai è un fiume in piena e scrivere a David l’ha già fatta sentire molto meglio, tirare fuori le sue debolezze e insicurezze, l’hanno fatta sentire subito in pace con se stessa. 


“Ciao Regina, o forse dovrei dire “mamma” ma non riesco proprio a chiamarti così. Se pur io ti abbia sempre visto come tale, ora che so che lo sei davvero, non riesco a sbloccarmi e dirti che in realtà ti voglio bene, più di ogni altra cosa.
Sei stata a lungo la mia migliore amica e mi piaceva raccontarti tutto, confidarmi e scherzare con te, bere insieme sul divano e tu che mi rimproveravi perché troppo piccola ancora per bere tutti quegli alcolici o qualcosa di troppo forte. Hai sempre fatto la mamma nei miei confronti, se pur mantenendo quel tuo lato amichevole. E io non ho mai capito nulla. Quanto posso essere ingenua? Forse in cuor mio ho sempre saputo, ma non ho mai voluto ammetterlo a me stessa. 
Sei sempre stata la mia migliore amica e ora a immaginarti come mia madre, sinceramente non ci riesco. Quale madre abbandona la propria figlia? Puoi avere tutte le giustificazioni del mondo, ma io adesso non riesco davvero a trovarne una valida per perdonarti. Mi hai abbandonata capisci? Mi hai gettato davanti a uno misero ospedale e ora pensi che possa dimenticare il passato? E se riuscissi a farlo, come posso passare davanti al fatto che tu mi abbia mentito per quattro lunghi anni? Possibile che tu, non abbia mai trovato il coraggio di fermati a dirmi: “Ehi Emma, sono tua madre”. Avrei gradito molto di più la tua onestà, che bugie e silenzi. La verità viene sempre a galla e proprio tu mi hai insegnato a dirla sempre, anche se dolorosa. Tu stessa però, non sei stata in grado di dirla a me, tua figlia o forse, quella che dicevi essere tua amica. Bè sia da figlia, sia da amica pretendevo la verità. A quanto pare sei capace solo a parlare bene, ma per il resto sei piena di difetti anche tu. 
Ma forse lo sbaglio più grande l’ho fatto io quando ti ho idealizzato troppo. Eri il mio punto di riferimento, il mio modello di vita e adesso, mi sento persa e confusa. Se il mio punto di riferimento non ha fatto altro che mentirmi, oltre che abbandonarmi, come faccio a continuare a credere in ciò che sono e che posso essere? Ma ripeto, forse l’ingenua sono stata io. E la colpa è sia mia, che tua. Io per averti idealizzato, tu per avermi mentito. E chissà se riuscirò un giorno a guardarti con gli stessi occhi di un tempo... Forse si, forse no. Ora come ora probabilmente non sono ancora riuscita a perdonarti del tutto, ma farò in modo affinché ciò avvenga, anche perché ho bisogno di te più che mai. Ho bisogno della mia migliore amica, ma anche di mia mamma... È stato bello essere abbracciata da te e perdermi nel calore del tuo affetto, è stato bello sentirti tutta la notte nel mio momento di crisi. Non mi sono mai sentita così. Non ho mai avvertito il calore di una famiglia, ma tu sei sempre riuscita a trasmettermi ciò e in questo periodo buio più che mai. 
Quindi, cara mamma, chissà... Forse si, riuscirò a guardarti negli occhi e dirti che ti voglio bene, ma non è questo il giorno.” 


Ferma il flusso dei suoi pensieri e si rende conto di star piangendo. Le lacrime stanno rigando il suo viso e qualcuna è finita sul foglio bagnandolo leggermente. Si sente come svuotata, liberata da un peso enorme che le opprimeva il cuore. Si sente più leggera. 
E ancora una volta, è costretta ad ammettere che lo strizza cervelli ha avuto perfettamente ragione. 
Rimane a fissare il foglio ancora per un istante, sfogandosi e liberando tutto il suo dolore in quel pianto completamente liberatorio. Fino a che non ripone tutto nel cassetto della sua scrivania, con l’intento di non far mai leggere ai due interessati le sue lettere, le quali hanno il solo scopo di farle superare il dolore e la rabbia nei loro confronti. Hopper le ha detto chiaramente che non deve dargliele per forza e lei non ha intenzione di farlo, rimarranno gelosamente costudite.
 








Spazio autrice: Ciao a tutti, ed ecco qui il capitolo 27, ora capite perché non potevo dividere quello precedente? Perché mi è venuta in mente di far scrivere ad Emma delle lettere per i suoi genitori, per tirare fuori attraverso di esse il suo dolore e quindi non potevo fare altrimenti. É un capitolo un po’ particolare, all’inizio nemmeno doveva esserci, é stato aggiunto in corner praticamente, quando io stavo scrivendo i capitoli finali della storia. Spero che vi possa piacere come idea, anche se non ci sono dialoghi e sia unicamente incentrato sul rapporto di Emma con i suoi genitori. Nei prossimi capitoli comunque, tornerò anche sul problema di Emma dopo ciò che ha dovuto affrontare con Pan. Vi auguro una buona domenica e alla prossima. 😁

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto ***




Capitolo ventotto 


Dalla prima seduta dallo psicologo o meglio, come lo chiama Emma, grillo parlante, ce ne sono state altre. Emma a poco a poco è riuscita ad aprirsi con lui, ha saputo raccontargli dei suoi genitori, di come loro la abbiano abbandonata alla nascita, di aver scoperto da poco che poi fossero coloro che dopo 14 anni l’avevano riaccolta in casa. Si è resa conto che parlarne con lui è stato molto utile e si è sentita improvvisamente meglio. Hopper poi, non gli ha detto come tutti di dare loro una possibilità, ma di prendersi i suoi tempi per elaborare la cosa e magari di cacciare prima via la rabbia che sente. Perché è chiaro che ancora sia arrabbiata e finché non va via quella, non potrà davvero mai ricostruire qualcosa di duraturo con loro. Le ha proposto o di andare su una montagna e urlare, cosa decisamente poco fattibile o di scrivergli, scrivere loro una lettera tirando fuori tutto il loro dolore e che anche se non gliela avesse mai consegnata, lei sicuramente si sarebbe sentita meglio. Ed Emma l’ha fatto. Nella sera della sua nuova casa, con il mare che si estende dalla sua finestra, e con la Jolly Roger che si intravede sempre attraverso di essa; ha iniziato a buttare giù la sua lettera per Regina e David, senza freni, senza limiti, senza paura di dire qualcosa di sbagliato e, con sua grande sorpresa ha pianto, si è arrabbiata, ma poi si è sentita davvero meglio. Ha avvertito il suo cuore più leggero. 
Ciò che non è ancora riuscita ad affrontare è stata la violenza di Pan. Hopper le ha detto che per questo ci vuole più tempo, ma ha già fatto notevoli passi avanti e lui è molto fiero. In effetti dalla prima seduta, Emma ha iniziato ad andare con una nuova consapevolezza e smettendo soprattutto di nascondersi dietro i suoi muri. Ha buttato giù le sue difese e si è mostrata per quello che è, nonostante il grillo, l’avesse già capito. 
Grazie a lui, anche il suo rapporto con Killian è mutato. Ora, se pur non abbiano ancora fatto nuovamente l’amore, sono tornati a passare il tempo insieme e scambiarsi baci appassionati. Ad Emma erano mancati terribilmente i suoi baci e poi per lei è meraviglioso averlo accanto per cena e passare del tempo con lui e con Henry. Killian, ormai, passa tutte le sere con loro nella nuova casa, se pur poi torna a dormire sulla nave.
Henry, ha scelto una camera a tema fiabe Disney, o meglio con la precisione a tema Cars, il suo film d’animazione preferito. La sua camera sul muro ha un enorme saetta McQueen, ma non mancano nemmeno i libri e i velieri, altre sue passioni. Il piccolo ama la sua nuova casa e ha ammesso di essere stato felice del trasferimento e di essere solo loro due, anche se spera ancora che presto, con i suoi nonni torni tutto come era prima, anche se continueranno a vivere nella casa color carta da zucchero. 
Quel pomeriggio, visto che Henry è con Neal, il quale è ben felice finalmente di poter andare a prendere suo figlio a scuola e poter stare con lui alla luce del sole; Emma insieme a Robin si recano a scegliere l’anello per Regina. 
L’uomo ha aspettato che Emma stesse meglio per andare a sceglierlo insieme, come si erano promessi. E ora è finalmente il momento giusto. 
É decisamente nervoso, ma non tanto per l’anello, sa che con l’aiuto di Emma può trovare quello giusto e poi conosce i gusti della sua meravigliosa donna. É agitato per la proposta che poi le farà. Non ha ancora pensato a nulla, non vuole fare una proposta in grande stile, non sarebbe da lui, ma non vuole nemmeno che sia banale. Forse si farà aiutare dalla ragazza anche in questo.
Entrano in diverse gioiellerie, ma nessuna ha quello che cercano, quasi si stesse rivelando un’impresa trovare l’anello perfetto per Regina, nessuno ha colpito i due da dire: “questo è quello perfetto per Regina Mills”. Quando ormai è pomeriggio inoltrato e decidono di entrare in un’ultima gioielleria e se mai ritentare il giorno dopo; lo trovano. A prenderlo è Emma, che lo indossa per far vedere anche a Robin come potrebbe stare a Regina. Il dito viene fasciato da un sottile cerchietto di oro bianco sulla quale è montato la sagoma di un fiore al cui centro vi è un diamante modesto e delicato. È davvero in perfetto stile Regina, elegante ma semplice. 
Entrambi appena l’hanno visto hanno esclamato “Wow, è questo” e l’uomo non ha esitato a prenderlo quando ha visto che anche Emma era rimasta colpita dallo stesso. 
«È perfetto! Ora però manca la parte più difficile.» le dice la ragazza una volta che sono usciti dal negozio, con la scatolina tra le mani. In realtà l’ultima commessa ha scambiato i due per papà e figlia, non si somigliano per niente fisicamente, ma ciò non vuol dire nulla, in realtà sono molto uniti ed Emma lo considera un po’ come tale, soprattutto dopo ciò che hanno dovuto affrontare insieme. 
«Già, ci credi che ancora non so come chiederglielo?» risponde allarmato.
«Ci credo, ma io conoscendo Regina, punterei su qualcosa di raffinato ed elegante  come lei, ma comunque semplice.» gli suggerisce capendo che è davvero in difficoltà, non deve essere facile per un uomo fare la proposta di matrimonio alla propria compagna, poi Robin essendo un uomo di altri tempi, un vero gentiluomo, vuole fare le cose in grande stile, ma non essere né troppo sdolcinato, né risultare banale. 
«Ho pensato la stessa cosa, non voglio niente di troppo sdolcinato, ma che non sia nemmeno banale.»
«Sono sicura che riuscirai nel tuo intento e che soprattutto Regina ti dirà di sì, anche se dovessi chiederglielo a una normale cena a casa.» le dice Emma per rassicurarlo. Se è certa di una cosa é che Regina lo ama con tutta sé stessa e non l’hai mai vista così innamorata. Da quando é andata a vivere da lei, quattro anni prima, l’ha vista uscire con alcuni uomini, ma nessuno durava più di un mese, invece con Robin é sempre stato diverso, fino dal primo istante.
«Grazie Emma. Tu, piuttosto come va con lo psicologo?» le chiede.
«Immaginavo che lo sapessi, comunque io tutto bene. Ma ancora non sono riuscita a parlare con lui di... Be, di tu sai cosa.» Abbassa lo sguardo, cercando di non far trasparire la sua tristezza, anche perché quella è una giornata divertente e spensierata, non vuole rattristarsi.
«Ci riuscirai Emma, ne sono certo. Sei più forte di quello che credi.» rassicurandola, ma crede anche in ciò che sta dicendo. Emma, é una ragazza straordinaria e si vede proprio che è la figlia di Regina, perché è coraggiosa, determinata, pronta a tutto per aiutare le persone che ama. Ed é sicuro che presto le due torneranno anche più unite di prima, il semplice fatto che la ragazza abbia accettato di andare a comprare l’anello con lui, é la prova che tiene molto a sua madre.
Robin la riaccompagna a casa, entra per guardare la nuova casa di Emma, parlano ancora davanti a un caffè e poi l’uomo la saluta per andare a prendere Roland da un suo amichetto, ma anche per trovare un nascondiglio per l’anello, uno in cui né Roland né Regina possono trovare, visto che anche la donna ultimamente passa molto tempo nella dependance dell’uomo.


La sera, per l’ora di cena, Emma dopo aver sparecchiato e messo a letto Henry, il quale durante la cena ha raccontato del suo pomeriggio con Neal, manipolando l’intera conversazione; torna da Killian, che ha già preparato il dvd per la loro serata sul divano. Si stende accanto a lui e appoggia la testa sulla sua spalla per guardare il film. 
É durante la visione di esso, che improvvisamente Emma si sposta verso le labbra del suo ragazzo e inizia a baciarlo con passione. Il pirata prontamente ricambia, ma stando attento a non fare nessun passo falso, non vuole che la ragazza rischi ancora una volta di stare male, con Henry, in casa per giunta, che potrebbe spaventarsi. 
«Emma... Aspetta...» le dice lui dolcemente separandosi un po’ da lei. 
«Non voglio fare ciò che pensi... Però... Ti va di fermati a dormire qui?» gli manca dormire abbracciata a lui, sentire il suo calore avvolgerla durante la notte. Gli manca averlo accanto, svegliarsi con lui sempre al suo fianco. 
«Certo che voglio, ma sei sicura? E comunque non stavo pensando a quello, sai che posso aspettarti.» glielo ripete, perché vuole che lei sappia davvero che lui é disposto ad aspettarla.
Emma in risposta annuisce e lo prende per mano, per condurlo verso la sua camera da letto, dove un meraviglioso letto matrimoniale, al centro della stanza, aspetta solo loro. La ragazza dà una sua maglietta larga al suo fidanzato, in modo che possa dormire comodo. In realtà la maglietta che gli presta é proprio di Killian e lei se l’é portata via, perché ormai diventata sua, dalle tante volte che l’ha indossata sulla Jolly Roger.
«Questa é mia.» le fa notare prontamente, indossando la maglia che Emma gli sta porgendo.
«No, ti ricordi male, questa adesso é mia. Te la presto e poi resta qui.» gli fa notare prontamente lei, sottolinenando che resta a casa sua. Gli piace l’idea di avere qualcosa di Killian tra le sue cose e poi, é un po’ come averlo sempre al suo fianco, visto che non è ancora pronta ad andare a convivere, se pur hanno condiviso la stessa nave per mesi. Ma é stato anche diverso in quell’occasione, entrambi hanno sempre saputo che sarebbe stato qualcosa di provvisorio, se invece chiede a Killian di andare a vivere con lei, sarebbe qualcosa di definitivo stavolta. Vuole fare un passo alla volta e non accelerare i tempi, é certa del loro amore e non vuole rovinare tutto.
 Il ragazzo le sorride e la stringe a sé, non ha nessuna intenzione di portarle via la maglia, a Emma sta decisamente molto meglio e a lui piace l’idea che lei abbia qualcosa di suo in casa.
Una volta che sono cambiati entrambi, si stendono sul letto uno vicino all’altro ed é Emma ancora una volta a baciare Killian. Le loro lingue si uniscono in una danza perfetta, fino a far mancare il respiro ad entrambi.
«Killian... Io ti amo.» Gli dice a quel punto Emma in un sussurro, talmente piano che il ragazzo pensa di esserselo sognato di averlo sentito.
«Cosa?» é talmente incredulo che vuole che lei lo ripeta.
«Ho detto che ti amo. Ti amo Killian Jones» ripete Emma, alzando gli occhi al cielo, perché ha capito che lui glielo abbia fatto ripetere di proposito per sentire dirglielo ancora. In realtà non aveva programmato di dirglielo, non aveva nemmeno programmato di farlo restare a dormire, é venuto tutto talmente spontaneamente che si stupisce che sia riuscita perfino a dirgli apertamente i suoi sentimenti. Ma è stata decisamente felice di averlo fatto.
«Ti amo anch’io, love.» tornando a unirsi alle sue labbra.
Talmente sono presi dal bacio, che le braccia di Emma hanno circondato la schiena di Killian e i loro corpi sono decisamente più vicini. La ragazza non ha per nulla paura di quel contatto con il suo fidanzato, anzi, si accorge che gli fa davvero piacere averlo accanto. Non è ancora pronta per spingersi oltre quei semplici baci, ma a poco, a poco si rende conto che sta tornando alla sua vita di sempre e ciò la rende molto felice. Qualche settimana fa, prima di andare dallo psicologo, non si sarebbe mai immaginata di riuscire a fare questi notevoli passi avanti e adesso, é sul letto, nella sua nuova casa, insieme a Killian a scambiarsi effusioni e coccole, dopo avergli detto per la prima volta “ti amo”. Forse il grillo la sta davvero aiutando ad affrontare il suo passato, per riuscire a vivere il presente. 
E il presente le piace molto, le piace condividere con Killian il letto, anche semplicemente a baciarsi, stretti. 
Con il tempo riuscirà a mettere insieme ogni pezzo della sua vita.
Ne é certa.
Ma non vuole nemmeno pensare a ciò, adesso vuole solo continuare ad abbracciare il suo pirata e addormentarsi tra le sue braccia.
Lo bacia con ancora più passione, ma anche con dolcezza, in uno di quei baci che forse non si sono mai scambiati, ma che esprime ciò che con le parole si sono già detti, ovvero che si amano.


C’ha pensato tutta la notte a cosa organizzare per la sua Regina e alla fine è arrivato alla conclusione perfetta per la serata. Si domanda perfino come abbia fatto a non pensarci prima. 
Telefona ad Emma, la quale si è offerta di aiutarlo con l’organizzazione e comunque di voler essere informata sulla sua decisione, ma anche per sentirsi dire da lei che ha fatto la scelta giusta. Quando la ragazza gli conferma che il suo piano è decisamente perfetto, allora l’uomo decide di prenotare il ristorante in cui andranno, che è in realtà il ristorante del loro primo appuntamento. 
La serata giunge in fretta e dopo essersi messi in macchina, con Roland che è a casa con Emma che si è offerta di fare da baby sitter al piccolo, o meglio di farlo dormire con Henry; loro si stanno recando alla taverna del loro primo appuntamento. Quella stessa taverna che l’ha visto triste dopo la morte della moglie, complice del suo primo appuntamento con la donna che l’ha fatto tornare ad amare e ora lo vede protagonista di un nuovo passo importante, quello di chiedere a Regina di condividere per sempre la vita, fino a che morte non li separi. 
Dire che è emozionato è poco, tanto che per il tragitto fino al posto, parla davvero poco. Regina ci fa caso, ma pensa che sia solo stanco dopo una giornata di lavoro come in fondo lo è anche lei.
Cenano in tutta tranquillità, Robin durante la cena le ricorda il loro primo appuntamento e insieme si mettono a ridere, perché sembra passata veramente una vita da quando sono andati insieme alla taverna di Esme e Charlie, ma in realtà non è passato poi così tanto tempo, sono loro che hanno legato come se si conoscessero da una vita. Ed è anche per questo motivo che Robin è pronto a un passo così grande e si augura che anche Regina lo sia.
È solo quando a fine cena e arrivano al gazebo, che Robin torna a essere nervoso e le parole sembrano come congelate in gola. 
Regina si ne accorge prontamente, ma proprio mentre sta per chiedergli se c’è qualcosa che non va, l’uomo la prende per mano e inizia a parlare. 
«Regina, amore mio, quando ti ho portato qui la prima volta è stato per il nostro primo appuntamento e tu, tu mi hai confidato il tuo segreto più grande. Mi hai dato fiducia, accettandomi completamente nella tua vita... E io, è stato in quell’instante che ho capito di essermi innamorato di te.» si interrompe solo un attimo per riprendere fiato e vedere il volto della sua amata, il quale è ricoperto dalle lacrime. Regina non sa che cosa lui le voglia chiedere, ma già quelle semplice parole sono bastate per farla commuovere.
«Quel giorno ho capito di essermi innamorato di te, ma giorno dopo giorno, condividendo la nostra quotidianità, ho capito che sei la donna della mia vita. Ti amo Regina. Ti amo da impazzire e mi renderesti l’uomo più felice del mondo diventando mia moglie.» tira fuori la scatolina bordeaux vellutata dalla tasca e la apre davanti a lei, prima di farle la fatidica domanda: «Regina Mills, mi faresti l’onore di diventare mia moglie?» le dice poi, guardandola negli occhi e rispecchiandosi nei suoi marroni, ma che ora con la luce della luna e delle lacrime risultano davvero più luminosi e belli. 
Regina è totalmente senza parole, non avrebbe mai creduto di sposarsi. In passato ha desiderato sposarsi con Daniel, ma da quando lui è morto non ha avvertito più quel desidero di condividere la sua vita con qualcuno a tal punto. Fino all’arrivo di Robin. Robin ha completamente stravolto tutte le sue certezze, la sua intera vita, rendendola più completa e ogni giorno più bella. Lui le è rimasto accanto nonostante i suoi errori, i suoi difetti, le sue incertezze e debolezze. Lui ha sempre visto il lato migliore di lei, andando dietro alla maschera che si è da sempre cucita addosso. Lui ha visto la vera Regina Mills, ed è sicura anche lei che sia l’uomo della sua vita. Non è mai stata così innamorata e nel momento in cui ha rischiato di perderlo per sempre, ha capito davvero quanto fosse importante per lei. 
Lo bacia con trasporto e lo loro lingue si intrecciano immediatamente, dando conferma con quella danza che si, ovviamente lo vuole. 
Solo quando si separano l’uno dalle labbra dell’altro, Regina esprime anche a parole ciò che tramite il bacio gli ha già comunicato.
«Lo voglio.» dice tenendo ancora le braccia intorno al collo dell’uomo. 
Si avvicinano nuovamente l’una all’altra e le loro labbra tornano a unirsi ancora una volta, sotto la luna che fa, ancora una volta, da testimone al loro amore. 
Passeggiando a lungo mano nella mano sul viale illuminato, per tornare a casa solo in tarda serata, ma con nessuna intenzione di concludere già la serata. 
Una volta a casa, Regina lo prende per mano e con una intraprendenza che di solito non possiede, lo porta in camera da letto. Le loro labbra tornando ad unirsi e le lingue immediatamente entrano in contatto, per dare il via a un bacio di fuoco. Un bacio che si fa sempre più passionale.
Senza staccare mai le loro labbra si spostano verso il letto e Robin, lentamente la spinge verso di esso per mettersi subito dopo sopra di lei. La bacia con ancor più desiderio, spostando le sue mani verso la cerniera del suo vestito, che ora, per quanto possa starle bene, é decisamente di troppo. Lo fa scorrere lungo le sue spalle e poi verso il resto del corpo con una delicatezza inaudita, che fa rabbrividire Regina. Solo lui riesce a farle uscire gemiti di piacere, attraverso un gesto così innocente e delicato. Se prima la donna voleva dominare la situazione, adesso é completamente in balia dell’uomo sopra di lei, al punto che non gli ha ancora tolto nessuno dei suoi indumenti, lascia solo che sia lui a prendere l’iniziativa, incapace, per una volta, di reagire. 
Robin capendo che ha in mano lui il loro momento di intimità, con altrettante dolcezza le toglie anche il reggiseno, portando poi una mano sul suo seno e accarezzandolo con estrema delicatezza, ma anche con desiderio, riunendo le loro labbra. La donna porta le mani lungo la sua schiena e per il piacere che sta provocando, grazie a quelle carezze, gli graffia la schiena e si lascia sfuggire gemiti, che copre continuando a baciare l’uomo. A ogni gemito, lo bacia con più passione.
Solo quando Robin lentamente scorre con la mano lungo la sua pancia, fino all’ombelico e aver raggiunto il suo slip, Regina lo ferma con la mano. 
«Ora è il mio turno.» gli sussurra suadente e sorride maliziosamente. 
Porta la mano ai suoi pantaloni e gli fa cadere ai piedi del letto e poi si sposta subito verso la sua camicia, sbottonando un bottone per volta. Lentamente, ma con desiderio, tanto che ogni bottone che toglie, la sua mano accarezza prima la pelle lasciata scoperta dell’uomo. Tutto ciò mantenendo il contatto visivo con lui. I loro occhi si rispecchiano gli uni in quelli dell’altra. Regina si perde nell’azzurro chiaro degli occhi del suo fuorilegge del cuore e si rende conto che è nell’unico posto in cui vorrebbe essere. 
Robin intanto, ha raggiunto nuovamente i suoi slip e gli ha fatti scorrere lungo le gambe della sua donna, ma sempre mantenendo il suo sguardo fisso su quello della sua donna, la sua meravigliosa Regina. 
Non appena tutti gli indumenti sono a terra, uniscono nuovamente le loro labbra e i loro corpi finalmente entrano in contatto. Provocando i brividi a entrambi, ogni volta che fanno l’amore è un po’ come se fosse la prima. Le sensazione e le emozioni che sentono, nonostante i mesi che passano non sono mai mutati, anzi, si intensificano ancora di più.
Si lasciano andare a quella che è una meravigliosa danza d’amore, regalandosi piacere reciproco, a lungo, per gran parte della notte, finché esausti, ma felici non si addormentano l’uno nelle braccia dell’altra. 
Ma prima di addormentarsi e farsi catturare da Morfeo, Regina guarda l’anello che ha al dito e sorride, sorride come se avesse ricevuto il più bel dono del mondo. Sorride come una ragazzina al suo primo amore, come un adolescente che per la prima volta scopre l’amore. Ma non è così, in realtà non sta vivendo il suo primo amore, ma qualcosa di più speciale e consapevole, che sicuramente non finirà con uno schiocco di dita. Soprattutto lei farà di tutto affinché stavolta vada tutto bene. Guarda l’anello e promette a se stessa di combattere sempre per Robin, qualsiasi cosa accada, anche quando si urleranno contro e avrà solo voglia di andare via. Tornerà sempre e lotterà sempre per lui e il loro amore. Perché ne vale la pena. Lui ne vale la pena. 
 







Spazio autrice: Ciao a tutti, buona domenica. Nuovo capitolo per voi. Quante cose sono successe? Emma ha detto “Ti amo” a Killian, finalmente aggiungerei. Robin ed Emma trovano l’anello perfetto per Regina. Fatemi sapere se vi piace, é quello che vedete nellimmagine del capitolo. E poi, la fatidica domanda, che ovviamente Regina accetta, come poteva essere diversamente? Ama profondamente il suo fuorilegge e quei due sono destinati a stare insieme. Nella serie non abbia visto il loro lieto fine e ho voluto darglielo io con questa storia. 
Bé, detto questo, fatemi sapere come sempre che cosa ne pensate. Vi auguro una buona giornata, qui a Roma é piovosa, quindi me ne starò in casa guardare serie tv. Spero che voi possiate invece godervi un po’ di sole, magari però meno afoso di questi giorni. 
Alla prossima. 

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove ***





Capitolo ventinove 

Ha appena finito di lavorare, il caso che ha dovuto seguire della giornata è una donna che dopo mesi di sofferenza è riuscita a denunciare suo marito che le faceva violenza. Emma, ha ascoltato la sua testimonianza e si è immediatamente immedesimata in lei, al punto da rivivere il dolore che ha provato quando Pan ha abusato di lei. Nel momento in cui ha sentito la donna rilasciare la sua testimonianza, si è mantenuta forte, non ha fatto trapelare nessuna emozione, prendendo la denuncia e chiamando anche la polizia limitrofa per far sì che potessero andare a catturare l’uomo e sbatterlo in prigione; ma una volta sola in ufficio, con Booth e Graham, che sono andati ad arrestare l’uomo, lei è scoppiata a piangere. 
In un attimo ha rivissuto nella sua mente tutto ciò che ha dovuto affrontare per colpa di quel bastardo, tutta la sofferenza che ancora prova, perché le basta chiudere gli occhi per rivivere tutto, ogni singolo attimo e sentirsi sporca. 
Senza pensarci, prende le chiavi della macchina e si reca da Hopper. La testimonianza di quella donna, le ha dato anche il coraggio di parlarne, di tirare fuori la sua sofferenza una volta per tutte. Ce l’ha fatta quella donna, che ha subito violenza dal marito per anni, può farcela lei che si è trattato di un episodio che non si ripeterà più, perché il suo carnefice è in prigione e ci marcirà per sempre.
Raggiunge lo studio dello psicologo e bussa alla porta anche se non è nel suo giorno di ricevimento e spera tanto che lui sia disposto ad ascoltarla lo stesso.
Quando lui le viene ad aprire, si stupisce di trovarla lì, ma capisce anche subito che ha bisogno di parlare dai suoi occhi rossi, evidente segno che abbia pianto.
«Dottore, se non ha altri pazienti... io... io vorrei parlarle.»
Hopper le fa segno di entrare in studio, per fortuna non ha nessun’altra visita, o meglio l’avrà esattamente tra un’ora e può benissimo ascoltare Emma. 
Emma tira un sospiro ed entra e immagina che sia destino che debba finalmente aprirsi con qualcuno su ciò che ha subìto, perché se avesse dovuto aspettare che uscisse un paziente, probabilmente avrebbe perso il coraggio.
Si siede sul solito divanetto e rimane in silenzio per un attimo, non sapendo bene da dove iniziare a parlare e lo psicologo non le mette alcuna pressione, perché ha già capito per cosa sia venuta. Ed è già un notevole passo avanti. 
«Oggi in centrale è venuta una donna a sporgere denuncia verso il marito, lui l’ha picchiata per anni, abusando di lei... E io, mi sono immedesimata. Ho visto nel suo sguardo la sofferenza di chi si sente violato di una parte di sé, sporchi. Ecco io... Io quando Pan mi ha toccata, io mi sono sentita così. Sporca. Al solo ripensarci, mi ci sento.» si accorge che le lacrime, a quelle semplici parole già stanno rigando il suo viso. Hopper la guarda, ma continua a rimanere in silenzio, consapevole che la ragazza stia solo riprendendo fiato prima di tornare a parlare, a confidarsi ancora una volta, ad aprirsi completamente.
«Ho notato da subito gli sguardi che mi lanciava, ho notato che ogni volta sembrava che mi volesse spogliare con gli occhi, ma... Ma, non credevo che sarebbe arrivato a... Farlo davvero. Quando mi ha sbattuto a terra e si è tirato giù i pantaloni io mi sono sentita impotente, non riuscivo a reagire, per la prima volta ho avuto paura... Quando poi la sua mano...» si interrompe bruscamente, i singhiozzi si fanno sempre più forti e quasi non riesce più a parlare dal dolore che sta semplicemente rivivendo. Avverte che lui sia ancora lì, quel momento è ancora troppo nitido nella sua testa, che viene scossa da un brivido di terrore che non riesce a controllare.
«Emma...» Hopper vede che è troppo scossa per continuare e cerca di interromperla e dirle che va bene così, che non deve continuare se non se la sente, che possono anche continuare a parlarne la prossima volta.
Ma ancora una volta è la ragazza a riprendere la parola, interrompendo lo psicologo. E riesce finalmente a concludere il suo racconto, a rivelare ogni cosa di ciò che è successo quel maledetto giorno. Di come Pan abbia infilato la mano nei suoi slip e lei ancora una volta non sia riuscita a reagire. Di come improvvisamente il terrore si è impadronito di lei, di come se non fosse stato per Robin, se non fosse stato per lui presente nella stanza e che l’ha difesa, probabilmente Pan l’avrebbe violentata. Ma ciò che l’ha fatta sentire sporca, davvero maledettamente sporca, è che il suo corpo abbia reagito di conseguenza a ciò che Pan le ha fatto, è stato lì che si è vergognata di se stessa, della persona che è. E che ha iniziato a piangere, senza riuscire a fermarsi.
«Mi vergogno ancora adesso a parlarne. Ma secondo lei, come faccio a parlare con il mio ragazzo di una cosa del genere? Io... io voglio terribilmente tornare a fare l’amore con lui, ma, penso se lui non mi vorrà più dopo ciò che è successo? Se non vorrà più stringermi e accarezzarmi? Io non ho paura di lui, ho paura che si allontani da me, che gli faccio schifo come persona... Perché ora che ci penso, sono io che a quando è successo non mi piaccio più.» ora che ha tirato fuori tutto, può esprimere anche come si sente. È vero, quando Killian l’ha sfiorata quando erano ancora sulla Jolly Roger, ha rivissuto ogni attimo di sofferenza, ma poi quando è scoppiata a piangere e singhiozzare, è subentrata anche la vergogna di sentirsi sbagliata, la paura di perdere Killian per sempre se lui avesse saputo che cosa fosse successo davvero quel giorno. 
«Non è stata colpa tua. Per poter tornare a fare l’amore con il tuo ragazzo, devi prima di tutto allontanare il tuo senso di colpa. Lui sa già che cos’è successo, però mi sembra che sia rimasto al tuo fianco. Questo ti fa capire che il problema è nella tua testa, sei tu che non ti sei perdonata di ciò è successo, perché come hai detto tu stessa non sei stata in grado di reagire alla violenza e che quindi tu te la sia cercata, ma non è così. Questo è ciò che ti ha voluto fa credere il tuo aggressore, ma tu non hai colpe, Emma.»
«Si, ma...» sta per replicare, Hopper la interrompe capendo cosa lei voglia dirgli. 
«Per quanto riguarda il fatto che il tuo corpo abbia reagito a ciò che ti ha fatto Peter Pan, è normale Emma, è una reazione istintiva, lo sai. Non devi sentirti in colpa per questo. Sono sicura che il tuo ragazzo non ti allontanerà per ciò, anzi, parlarne con lui ti aiuterà a mettere la parola fine alla tua sofferenza e ai tuoi sensi di colpa.» le dice ancora e Emma si stupisce di come quell’uomo riesca a leggerle nel pensiero. Ed è ciò che la tormenta più di tutto, che il suo corpo abbia reagito quando Pan l’ha toccata violandola e c’ho la fa sentire terribilmente in colpa nei confronti di Killian.
«Io mi sento come se lo avessi tradito» finalmente è riuscita a tirare fuori tutto ciò che sente e prova, ogni pensiero negativo che fino a quel momento si è portata dentro. Ogni senso di colpa nei confronti di Killian.
«Ma non è così e lo sai.» 
La ragazza annuisce e si asciuga le lacrime che ancora le stanno rigando il viso. È ancora scossa ma si sente meglio ad aver condiviso le sue paure, ancora una volta pensa che aprirsi con lo psicologo le abbia fatto solo bene. 


Con suo grande stupore, subito dopo essere uscita dalla stanza del grillo parlante, Emma si reca dall’unica persona in grado di darle conferma delle parole dello psicologo. Regina.
Ha saputo da Killian, che quel pomeriggio avrebbe lavorato da casa per tenere Roland e così, anche se con un po’ di esitazione, bussa a casa Mills. 
Regina apre la porta e quando si trova davanti sua figlia, rimane piacevolmente sorpresa dalla cosa, non era in programma una sua visita e prima che lei possa cambiare idea e andarsene, la invita ad entrare. La fa accomodare in salotto e le offre un pezzo di torta di mela, una specialità che sa fare davvero bene. Emma accetta subito volentieri, adora i dolci della donna e non ne rifiuterebbe mai un pezzo. Inoltre, mangiare qualcosa di dolce può allentare la tensione che avverte, dicono che faccia sempre bene mangiarne per sentirsi meglio. 
«Allora, fammi un po’ vedere come ti sta questo anello al dito!» esclama la giovane, cercando prima di tutto un argomento di conversazione neutro, anche perché a dirla tutta si sente anche in forte imbarazzo, è la prima volta che si trova a parlare con sua madre da dopo aver scoperto la verità e soprattutto di sua iniziativa, inoltre ciò che deve dirle non è per niente facile. 
Regina ha capito che non è lì solo per vedere come le stia l’anello di fidanzamento, ma non vuole nemmeno che sua figlia scappi, di conseguenza non vuole certo metterla sotto pressione. Quindi, le mostra la mano.
«Ti sta benissimo. Avete già deciso la data?» chiede a quel punto, come lui gliel’ha chiesto lo sa già, visto che ha aiutato ad organizzare la serata, ma gli altri dettagli ancora no.
«Non ancora, ma in primavera senza dubbio.» non è tipo da sposarsi in pieno inverno, ma nemmeno con il caldo soffocante, preferisce senza ombra di dubbio la primavera, la stagione in cui ci si possono mettere le mezze maniche, ma in cui non fa caldo eccessivo da sudare, anche perché dentro gli abiti da sposa si suda a prescindere dalla stagione e lei non vuole sudare ulteriormente e infliggersi questa tortura da sola.
«Forse proprio questa primavera, vediamo come si mettono le cose...» continua la mora, alludendo ovviamente al loro rapporto, è chiaro che prima di sposarsi con Robin, vuole tornare ad avere un rapporto madre/figlia. Regina è stata chiara con l’uomo, anche se ovviamente non c’è stato nemmeno bisogno di dirglielo, lui aveva già capito, che non si sarebbe mai sposata senza Emma al suo fianco. 
Ma, il solo fatto che lei sia andata a scegliere l’anello con Robin, abbia partecipato all’organizzazione della serata e che soprattutto sia lì quel pomeriggio, le dà buone speranze di riuscita. Non vuole illudersi, ma sente che a poco a poco, le due possono tornare ad avere il meraviglioso rapporto che avevano e ancora meglio di prima, perché finalmente potrà sentirsi chiamare “mamma” da sua figlia.
«Ascolta Regina... Io.. Sono qui, perché sei l’unica con cui posso parlarne. Certo, c’è Ruby che senza dubbio mi potrebbe aiutare, ma... Tu sei... bè ecco, tu, sei tu.» sta per dire “tu sei mia mamma” ma non glielo dice, bloccata ancora una volta. Ma il solo fatto che sia lì, è già tanto, come le dice sempre Hopper, deve fare un passo alla volta, anche verso i suoi genitori e solo così riuscirà a riavere lo splendido rapporto che aveva con loro, se affretta i tempi, i suoi tempi, rischia solo di rovinare tutto.
La donna non dice nulla di quel gioco di parole uscito dalla bocca di Emma, capendo che non è ancora pronta a dire quella parola e la guarda in attesa che lei continui. 
«Oggi sono riuscita a dire a Hopper della violenza di Pan. Ma vorrei parlarne anche con te di come mi sento, prima di dirlo a Killian, vedi... Il mio problema non solo ciò che è successo, il fatto che lui mi abbia toccata con la forza... Il punto è che... È che il mio corpo ha reagito alla sua violenza. Lo so, me l’ha detto anche il grillo che è istintivo e so bene che il corpo reagisce d’istinto a ciò... Però mi sento in colpa lo stesso nei confronti di Killian, ecco perché quella famosa sera l’ho spinto via bruscamente.» ora che lo sa anche Regina si sente decisamente molto meglio.
«Emma, è normale che tu ti senta in colpa, penso che chiunque al tuo posto ci si sentirebbe. Ma Killian ti ama troppo per allontanarti per questo, lui si arrabbia solo per il dolore che hai provato e vorrebbe uccidere Pan, perché ti ha fatto del male... Non per altro. Non ti vedrà mai diversa da quello che sei. Tu lo sai meglio di me. Sei tu che ti senti così, ma noi ti vediamo sempre come la stessa ragazza a cui vogliamo bene.» le dice materna, capendo perfettamente come si sente, intuendo perfettamente che il suo vero disagio è interiore, è lei che si sente sbagliata e quindi di conseguenza pensa che anche Killian possa vederla come tale, che tutte le persone che ha intorno possano vederla come tale. Non è così. Loro le vogliono bene, esattamente come prima. 
«Quindi secondo te dovrei parlare con lui?»
Regina annuisce, se pur è ovvia la sua risposta, esattamente com’è banale la domanda di Emma, perché lei stessa la conosce la risposta alla sua domanda. 
«Ma come glielo dico? C’è ultimamente è tornato a dormire da me, non abbiamo ancora... Si insomma, non ci siamo ancora spinti di nuovo così oltre...» si stupisce di come si sente imbarazzata in quel momento, è riuscita a dire “fare l’amore” davanti a Hopper e non riesce a parlarne con quella che in fondo è sempre stata la sua migliore amica o forse perché adesso oltre ad essere tale, è anche sua madre, se pur lo sia sempre stata, ma lei non lo sapeva ancora. 
«Quello che voglio dire é... Sono pronta ad avere di nuovo un contatto fisico, ecco... Ma se glielo dico prima, poi non credo proprio che finiremo per farlo, se glielo dico dopo, magari potrebbe arrabbiarsi perché non gliel’ho detto subito...» 
«Emma, ti stai facendo troppi problemi lo sai? Quando ti sentirai di dirglielo, verrà naturale farlo e lui lo accetterà e ti starà vicino come ha sempre fatto.» le dice ancora una volta, la conosce molto bene e sa che la ragazza quando ha paura inizia a farsi mille possibili scenari che mai potranno davvero accadere, sopratutto in una situazione del genere, con il suo ragazzo che l’ama pazzamente e che sarebbe disposto a tutto pur di vederla felice.
«Grazie Regina.» le sorride dolcemente e per la prima volta avverte di nuovo la loro sintonia, quel legame, che nemmeno il tempo che sono state separate, è riuscito a scalfire.
Perché in fondo Emma, ha sempre considerato Regina come sua mamma, è stato solo difficile accettare che lo fosse veramente. Lo stesso è per David, lei l’ha sempre visto come papà iperprotettivo, ha solo avuto difficoltà ad accettare che fosse la realtà dei fatti. Ad accettare che David e Regina fossero i suoi veri genitori. 
Ma ora, forse, è disposta ad accettarlo e con il tempo riuscirà anche a fidarsi di loro e a considerarli parte integrante della sua vita.


Non è riuscita a parlarne con lui il giorno stesso, anche perché lei è uscita con le sue amiche e lui é rimasto nella Jolly Roger, per quelle due sere, visto che in una di esse si sono fermare a dormire nella nuova casa, le amiche di Emma. 
Due sere dopo, ha deciso che fosse il momento giusto per farlo, per aprirsi completamente con lui e lasciarsi totalmente questa brutta storia alle spalle. Ha chiesto a Regina se potesse tenere lei Henry, la donna si è dimostrata subito a favore, anche perché Henry stesso ha espresso il desiderio di andare a stare un po’ da lei, si vedono spesso i due, ma per il bambino mai abbastanza. 
In cucina si sta rivelando un’ottima cuoca, oltre ogni sua previsione, quindi ha deciso di cucinare qualcosa lei per il suo pirata. Sta provando a cucinare le lasagne, si è fatta dare la ricetta da Regina e spera che possano venire buone la metà di quelle della donna.
Per la serata si è anche messa un vestitino a fiori, nero con i fiori rosa, decisamente corto, visto che le lascia scoperta più della metà della coscia e un paio di ballerine anch’esse nere. I capelli invece li ha legati in una treccia, che le cade laterale. Ha messo poi solo un po’ di mascara per risaltare le ciglia. Quando sente il campanello, si guarda un’ultima volta allo specchio prima di aprire. 
Killian é parecchio agitato dalla serata, sa che saranno soli in casa, ed é la prima volta che sono da soli a casa di Emma. Teme di fare qualcosa di sbagliato nel suo confronti, anche perché l’ultima volta che sono rimasti da soli nella Jolly Roger, lei ha avuto quella brutta crisi e non vuole che ciò accada di nuovo. Ma cerca di scacciare quei pensieri e godersi ogni momento in compagnia della sua Emma, senza fare piani. Lui non si aspetta nulla, vuole solo passare del tempo con lei, anche perché ha sentito la sua mancanza, se pur siano stati separati solo due giorni. Nota subito che Emma sembra imbarazzata a sua volta, per questo si avvicina solamente al suo volto per baciarla.
La ragazza prontamente ricambia il bacio del suo pirata, andando a cercare la sua lingua e lasciandosi inebriare da essa.
Si separano poi per entrare in casa e sedersi al tavolo del salotto, in cui Emma ha imbandito la sua cena.
«Wow, che meraviglia. Lasagna, Swan? Mi potrei abituare a tutto questo e pretenderlo ogni sera.» dice lui facendola ridere subito di cuore. 
«Potrebbe non essere così buono come pensi, prima assaggia.» risponde prontamente la giovane, facendogli segno di accomodarsi al tavolo. 
Iniziano a cenare felici di condividere quel momento insieme. Emma per tutto il tempo della cena si impone di non pensare a ciò che deve dirgli. Possono farlo mentre sono comodamente seduti sul divano. È così gli racconta della sua giornata e Killian fa altrettanto raccontandogli la sua, mentre si gustano una deliziosa lasagna. La ragazza si sorprende di se stessa di essere riuscita a sfornare qualcosa di decente. È molto orgogliosa di se stessa. 
Solo quando hanno finito e Killian da vero gentiluomo si è offerto di lavare i piatti insieme a lei; che si concedono un po’ di coccole sul divano. 
Emma accarezza i capelli di Killian alla base della nuca, appoggiata con la testa sulla sue gambe e una mano dietro al collo per accarezzarlo dolcemente. Lui a sua volta le accarezza i capelli, che ricadono sulle sue gambe, e il suo viso rilassato e felice. 
Il pirata la trova così bella e senza dubbio passerebbe le ore a guardarla, senza mai staccarsi. Con gli occhi chiusi poi, totalmente a suo agio tra le sua braccia, è qualcosa che lo rende davvero felice. Come non avrebbe mai creduto di poter essere. Non avrebbe mai creduto che si sarebbe potuto innamorare così profondamente di un’altra persona, invece... Invece è possibile. Hanno ancora una vita davanti a loro, ma sente di poter dire che Emma è la donna della sua vita. Litigano, come tutte le coppie, ma poi far pace è ancora più meraviglioso. 
Emma si sente così felice e rilassata, così protetta e amata tra le braccia del suo Killian, come mai si è sentita in vita sua. Si rende conto che è stata una sciocca a pensare di non dirglielo, per paura di perderlo, loro sono fatti per stare insieme e possono superare insieme qualsiasi ostacolo. 
«Killian. Io ti devo parlare.» gli dice alzando la testa dalle sue gambe e incrociando i suoi occhi, è ora il momento per farlo e deve farlo, prima che perda il coraggio. 
Lui incrocia a sua volta i suoi occhi e aspetta che sia pronta ad aprirsi, perché è chiaro per entrambi di cosa lei gli voglia parlare. E nonostante sappia che sarà un momento terribile per Emma da rivivere e per lui da ascoltare, è felice che la ragazza abbia finalmente trovato il coraggio per farlo. Lui vuole solo starle vicino e aiutarla a superare il suo blocco.
«La sera che ti ho respinto, non è perché non volessi fare l’amore con te, lo volevo e tanto anche. Lo desidero anche adesso... È solo che, oltre a rivivere al trauma, io mi sono sentita in colpa nei tuoi confronti.» si ferma per riprendere fiato prima di continuare a parlare. Killian non dice nulla ed Emma si accorge che è molto attento ad ascoltare ciò che sta dicendo. 
«Mi sono sentita in colpa nei tuoi confronti perché... Quando Pan ha abusato del mio corpo, io... Io... c’è non io, ma il mio corpo, ha reagito istintivamente alle sue... chiamiamole attenzioni.» non sa nemmeno lei se è riuscita a farsi capire, si rende conto solo che sta balbettando come non è suo solito fare e sente anche gli occhi farsi improvvisamente umidi. 
Il ragazzo istintivamente l’abbraccia, la prima cosa che sente di fare è stringerla forte a sé e farle capire attraverso quel contatto che non deve assolutamente sentirsi in colpa. Lei non ha colpe. Lui non è arrabbiato con lei, non potrebbe mai esserlo. Non è lei che ha voluto tutto ciò. È furioso con Pan per il dolore che le ha causato, per averla fatta sentire così sbagliata. È furioso con quel bastardo che le ha messo le mani addosso contro il suo volere. 
La ragazza si lascia abbracciare e affonda il naso nell’incavo del suo collo, inebriandosi del suo profumo, ma quel contatto le fa anche uscire qualche lacrima silenziosa dagli occhi, che prontamente si deposita sul collo del pirata. Lui le solleva il viso con una mano e fa in modo che i loro occhi si incrocino ancora una volta. 
«Emma, amore mio, tu non hai colpe. Per me non sei sbagliata, anzi... Sei la donna che amo. Sei colei che voglio amare per il resto della mia vita. E supereremo anche questa, insieme. Te lo prometto.»
«Il problema è che mi sento io sbagliata. Da quando è successo non mi piaccio più. Tu eri riuscito finalmente a farmi vedere bella, ma ora.. Ora qualcosa si è rotto.» confessa ancora una volta. Ed è esattamente così, lui ha sempre avuto la capacità di farla sentire bella, bella perché amata, desiderata. Ma ora non sa se è più in grado di guardarsi con gli stessi occhi, se riuscirà ancora una volta a rivedere quella bellezza in se stessa. 
«Ci penserò io love, a farti tornare a vedere bella. Perché per me lo sei. Ti prometto che ogni giorno mi impegnerò nei farti tornare ad amarti, esattamente come ti amo io.»
«Ma cosa ho fatto di buono nella mia vita per meritarmi un uomo come te?» gli dice con le lacrime agli occhi, ma stavolta di felicità. Le sue parole sono state così sincere, così speciali e i suoi occhi celesti poi, quelle due pozze celesti, non sono mai state così sincere. Amata. Ancora una volta lui è riuscita a farla sentire amata.
«Vieni qui, love.» Stringendola nuovamente a sé. Emma affonda ancora una volta il viso nel suo collo, per poi avvicinarsi al suo orecchio.
«Ti amo Killian»
«Adoro sentirtelo dire, love.» con fare dolce, ma ancora decisamente divertito dal fatto che lei ancora una volta glielo stia dicendo, sorprendendolo, quindi fa finta di essere sorpreso per punzecchiarla.
Emma ride e si posiziona sopra di lui, guardandolo negli occhi. 
«Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.» Gli dice sorridendo, ha capito che lui ha voluto giocare e lei vuole farlo a sua volta, ma puntando al lato debole del pirata, colpendo il suo cuore.
Killian in risposta va a catturare le sue labbra e fa in modo che lei prontamente le schiuda, per far sì che possa andare a sfiorare la sua lingua. Ancora una volta le loro lingue giocano tra loro e nessuno dei due vuole separarsi dal vivere quel dolce momento. É la ragazza che con decisione si posiziona meglio sulle gambe del suo ragazzo e intensifica il bacio, andando a mettere le mani sulla sua camicia. 
Lo guarda maliziosamente, ma resta in attesa che sia lui adesso a fare la sua mossa.
«Allora pirata, ti va di tornare a far divertire la tua ragazza, come facevamo sulla Jolly Roger?» gli dice maliziosamente e per una volta intraprendente, come forse non è mai stata. 
E spera che lui dica di sì, che possono tornare a stare in intimità, perché vuole sentirsi amare solo come lui sa fare, vuole che lui l’ami completamente.
Il pirata non parla nemmeno stavolta e unisce nuovamente le loro labbra. Non servono parole, perché lo desidera fortemente fare l’amore con lei e avverte dai suoi occhi, che anche lei è pronta, lo è davvero. Il discorso che hanno fatto non ha rovinato la serata anzi, forse ha fatto capire a entrambi quanto siano legati e che possono davvero dirsi tutto, dando inizio a un nuovo rapporto della loro storia d’amore.
Lentamente Emma lo prende per mano e lo conduce verso la camera da letto, si tengono mano nella mano sulle scale, ma alla fine di esse tornano a baciarsi con passione sempre più crescente, desiderosi di appartenersi. Forse come non mai si sono appartenuti. 
Talmente è la passione, che iniziano a spogliarsi già in mezzo al corridoio. Emma sbottona la camicia del suo capitano e la lascia scivolare ai loro piedi; lo stesso fa Killian con la sua maglietta. Raggiungono la camera da letto e si sono già entrambi sfilati i pantaloni, mentre si continuano a baciare con passione. Emma è appoggiata allo stipite della porta e il corpo di Killian aderisce perfettamente al suo. 
Raggiungono il letto che sono solo con l’intimo addosso. Si guardano finalmente negli occhi e Emma sorride felice. Felice come non lo era da un po’ e vedere gli occhi di Killian che brillano più del solito, che le trasmettono tutto l’amore di cui è capace, che le trasmettono ciò che poco prima gli ha detto a parole, la fanno sentire bene. 
Di nuovo amata, protetta, desiderata. Ed è così che si dovrebbe sentire ogni ragazza. Sono questi i brividi, il piacere reale. I brividi di quando le mani di chi ami ti sfiorano con dolcezza, attenzione e amore. Non ha niente a che vedere con la violenza. Ora che è tra le braccia del suo uomo lo capisce ancora meglio. 
Killian non distoglie lo sguardo da quello di Emma, nemmeno quando le va a togliere il reggiseno e porta dolcemente una mano sul suo seno. Emma rabbrividisce di piacere e si morde il labbro per cercare di contenere un gemito, ma è praticamente impossibile. 
Le mani del suo pirata poi, raggiungono il bordo dei suoi slip e li fa scorrere lungo le gambe accarezzando ogni centimetro della sua palle liscia e morbida, lasciando di tanto in tanto qualche bacio. Emma ride per il solletico che le sue dita le procurano, ma anche geme per il piacere, che ormai non riesce più a contenere. È quando lui torna lentamente verso il suo seno, con dei baci di fuoco, alternati a carezze, che la ragazza ribalta la situazione e si posiziona a cavalcioni sopra di lui. 
«È il mio turno, pirata.» dice maliziosa e si sposta verso il suo basso ventre per sfilargli a sua volta i boxer. Killian la guarda incantato e non può certo contenere l’eccitazione che sente, quando lei glieli sfila via. Lei poi torna subito ad unire i loro corpi e quello di Killian reagisce immediatamente di conseguenza. 
Le loro labbra tornando ad unirsi nel momento esatto in cui i loro corpi entrano in contatto completamente, fino ad unirsi. 
Si muovono in sintonia, ed entrambi provano le stesse identiche sensazioni della prima volta che hanno fatto l’amore. Ma sanno entrambi che non è legato al fatto che non stessero insieme da un po’, ma semplicemente dal fatto che si amano e ogni volta è speciale come se fosse la prima volta. 
È poco prima di raggiungere il massimo del piacere che si guardano negli occhi, per regalarsi ancora più emozioni, mentre i loro occhi gridano “ti amo”. 
 
Spazio autrice: Ciao a tutti, buona domenica! Avviso subito dicendo che sabato prossimo parto, quindi non so se riuscirò ad aggiornare la storia (dipende tutto dalla connessione, visto che lì non avrò il Wi-Fi e utilizzerò la connessione dati del cellulare) e quindi, se non vedete il capitolo non temete, la storia non è finita. Ancora c’é un po’ da raccontare, anche se siamo ormai giunti praticamente alla fine (mancano 4 capitoli). 
Ma veniamo a questo capitolo 29, finalmente Emma é riuscita a tirare fuori il suo dolore più grande prima con Hopper, poi con Regina e infine con Killian, colui che temeva di più, per la paura che lui la lasciasse. Ma uno con Killian può lasciarla solo per questo? Proprio che no. 
Be che dire, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi auguro una buona giornata. 😘

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Capitolo 30
*** Capitolo trenta ***




Capitolo Trenta 


È pomeriggio tardi, Emma è appena rientrata a casa da lavoro, insieme al piccolo Henry, stanno giocando insieme, quando qualcuno bussa alla porta di casa. In realtà non aspettava nessuno e infatti, la ragazza si domanda chi possa essere. Killian l’avrebbe raggiunta solo in serata, in quanto fuori con spugna per delle commissioni per la nave.
Va ad aprire e si ritrova davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere. Suo padre. 
David non ha telefonato prima di presentarsi a casa sua, ma è stato anche sicuro che Emma non lo avrebbe mai mandato via e anzi, è deciso una volta per tutte a chiarirsi con lei. Il loro rapporto da dopo il rapimento è a poco a poco tornato quello di un tempo e non vuole aspettare ancora per mettere fine a quella discussione. Sa anche che Regina vuole invitarla alla festa che è stata organizzata per il suo fidanzamento, quindi quasi sicuramente chiariranno in quella circostanza, ma lui vuole poterlo fare prima. 
La ragazza nel vederlo gli sorride e gli fa segno di entrare e subito gli offre qualcosa. Nota che c’è un po’ di imbarazzo, in realtà nemmeno lui sa bene da dove cominciare, ma spera che possano davvero mettere da parte l’orgoglio e parlare. Quanto meno Emma. È proprio come sua madre. 
È il bambino che corre verso suo nonno a smorzare un po’ di disagio, ed entrambi sono contenti che ci sia anche lui. 
«Vieni, ti mostro casa.» gli dice Emma, fare un tour della casa che non ha mai visto, può far allentare un po’ la tensione. Henry poi felicissimo di mostrare la sua nuova camera a tema Cars al nonno. Infatti, la prima cosa che gli viene mostrata al piano superiore è proprio la stanza del piccolo. Lui orgoglioso gli mostra ogni dettaglio e David sorride felice nel vederlo pieno di entusiasmo, com’è felice di sapere che lui e Emma sembrano passarsela molto bene. 
«Quindi ti piace stare qui?» chiede al bambino e lui annuisce felice.
«Pensa che mamma è anche diventata brava in cucina, non ai livelli di mamma Regina, ma è brava.» ride e anche David si ritrova a ridere a quella confessione del bambino. Emma li segue a sua volta, scoppiando inevitabilmente a ridere anche lei.
«Grazie ragazzino. Vedrai che riuscirò con il tempo a battere anche Regina.»
Henry a quel punto la guarda un po’ dubbioso della cosa. Nessuno può battere Regina e le sue lasagne.
«Non credo mamma. Come lei non ti potrà mai battere ai videogiochi, tu non la potrai batterla in cucina.» le risponde subito prontamente. 
E la ragazza deve ammettere che abbia ragione. 
Continuano il tour della casa e David apprezza molto ogni cosa. 
Tornano in cucina per far fare la merenda ad Henry, con un panino con il prosciutto e una spremuta d’arancio, il bambino ne va matto ed Emma ne approfitta per preparare anche per lei e per suo padre. 
Mangiano tutti e tre raccontandosi le ultime novità, Henry parla della scuola, della recita di fine anno che stanno iniziando a preparare. Lui farà il ruolo del re. 
Solo una volta finito di fare merenda, Emma capisce che l’uomo ovviamente è lì per parlare con lei e manda Henry in salotto a guardare un cartone della Disney. Chiede a David solo un momento per inserire al bambino il dvd e torna poi in cucina, dove lui è rimasto ad aspettarla.
Entrambi sono decisamente imbarazzati, non è per niente facile affrontare il discorso. Emma non sa decisamente da dove partire, nonostante abbia capito che cosa lui le voglia dire. David non vuole rovinare ancora di più il loro rapporto e probabilmente non è mai stato così ansioso in vita sua, preferisce di gran lunga parlare davanti a un gruppo di avvocati, a un convegno o in tribunale. Tutto ciò é decisamente più facile che aprirsi con la propria figlia.
«Sai Emma, vorrei tornare indietro nel tempo. Vorrei tornare a diciotto anni fa, prenderti tra le mie braccia e non lasciarti andare più via. Vorrei tornare indietro nel tempo per insegnarti ad andare in bicicletta, a sentirti pronunciare la tua prima parola, per stringerti e rassicurarti a ogni caduta. Ma non ho mai fatto niente di tutto questo... Quattro anni fa, ho avuto l’occasione di rimediare, ma per non farti capire la verità, mi sono nascosto dietro la maschera di amico, ma in realtà avrei voluto stare con te in sala parto e dirti chiaramente che ero felice che avessi messo al mondo mio nipote. Avrei voluto spaccare la faccia a Graham quando sei tornata a casa in lacrime perché lui ti aveva lasciato e ferito. Avrei voluto spaccarla a Jones quando si è insinuato così pericolosamente nella tua vita. Avrei voluto accompagnarti a comprare questa casa, avrei voluto fare tante cose con te, ma che non ho potuto fare... Ma sai una cosa?» fa una pausa, un lunga pausa per riprendere fiato da quel lungo discorso che sta facendo e per guardare sua figlia negli occhi e notare che sono diventati lucidi. Per poi continuare a parlare.
«Non voglio più perdermi un solo attimo della tua vita, quindi Emma, io ci sono, sono qui, anche se continuerai a respingermi, io ci sono. Sarò al tuo fianco. E non mi arrenderò, nemmeno per un attimo, non smetterò mai di dimostrarti che ti voglio bene e che sono un padre migliore di quello che pensi. Voglio fare il padre, voglio essere tuo padre. Permettimi di esserlo, permettimi di rimediare.» le dice in conclusione del suo discorso, non si era preparato nulla, ciò che ha detto é semplicemente uscito spontaneamente da suo cuore. Ed Emma lo sa bene, perché le lacrime che ora rigano il suo viso sono la dimostrazione che le crede, che sa che lui é stato sincero e che quelle non sono altro che parole di un papà che le vuole bene, un papà che non ci è stata per gran parte della sua vita, ma che ora è disposto ad esserci e rimediare. Non è troppo tardi per rimediare.
«Ci voglio provare anch’io. Non ti nego che mi hai fatto molto male. Per anni ho desiderato una famiglia, avere qualcuno che mi proteggesse, che mi asciugasse le lacrime e che... come hai detto tu, mi insegnasse ad andare in bicicletta e mi conducesse verso la vita adulta, ma ciò non è stato possibile... sono cresciuta troppo in fretta e questo mi ha segnato. Fino a che non vi ho incontrato e finalmente avevo una famiglia mia. Tu, Regina, Mary, Henry, ero felice... Venire a scoprire che foste voi i miei genitori mi ha spezzato di nuovo il cuore. Ma ho sbagliato a non parlare con voi.» si apre a sua volta, rivelando a David tutta la sua sofferenza, parte di ciò che ha scritto nella lettera che le ha fatto scrivere il Grillo per liberarsi dal suo dolore e dal suo passato.
E poi senza pensarci ulteriormente lo abbraccia forte, non riesce ad aggiungere altro, ma sa che a volte un abbraccio vale più di mille parole, é più sincero di mille parole.
David prontamente l’accoglie tra le sue braccia, non desiderando altro che abbracciarla. Ci vorrà ancora tempo affinché possano costruire un vero rapporto padre-figlia ma senza dubbio, quel preciso istante, può essere considerato il momento in cui hanno deciso di provarci, seriamente. Entrambi. Il momento in cui tutti e due hanno abbassato le loro difese per fare spazio all’amore che nutrono l’uno per l’altra.
Si separano solo perché è il piccolo di casa che reclama le loro attenzioni, chiedendo di andare a guardare il film con loro. Emma lo invita a rimanere almeno fino alla fine del film, in quel loro primo momento da famiglia. 
Si siedono infatti, tutti e due sul divano, con Emma in mezzo e David che la guarda abbracciare il suo piccolo ometto, David a sua volta l’abbraccia e lei appoggia la testa sulla sua spalla. 
La ragazza per la prima volta avverte che cosa vuol dire avere un papà della sua vita. Ed é una sensazione bellissima, si maledice per essersi comportata come una bambina immatura nei loro confronti, ha sprecato tempo inutilmente quando l’unica che che andava fatta era rivelare loro i sentimenti che provava e rimettere le cose a posto. 
Quando è il momento di andare via, Henry felice saluta prontamente suo nonno, ringraziandolo di essere passato.
«Ciao nonno.» dice il piccolo.
«Ciao... papà.» fa eco Emma, un po’ titubante per come chiamarlo, ma alla fine opta per chiamarlo così, per la prima volta. 
David la guarda sorpreso, per un attimo incerto su come risponderle, ma i suoi occhi parlano chiaro. È felice. 
«Ciao piccola.» sorridendo, un sorriso sincero, di quelli veri che nascono solo davanti a una gioia pura. 


Il giorno dopo, ad Emma aspetta un’altra sfida. Chiarire con Regina. Il loro rapporto è sempre stato diverso da quello con David, quindi se con lui è stato facile in un certo senso chiarire, con Regina non è altrettanto. In realtà, le due nell’ultimo periodo si sono avvicinate molte, Emma ha voluto lei al suo fianco dopo la crisi di pianto, è da lei che è andata per un consiglio ulteriore su come comportarsi con Killian. Il problema è che non è riuscita ancora a parlare con lei sinceramente, ad aprirle il suo cuore. 
Ma forse ha l’occasione per farlo e ciò l’agita parecchio, lo deve ammettere. 
Mary Margaret, ha organizzato per Regina una festa di fidanzamento e ha invitato tutte le amiche della donna, ed ovviamente Emma. A dirla tutta ha fatto tutto la prima, Regina non aveva nessuna intenzione di festeggiare il suo fidanzamento, la sua sorellastra e amica, ha insistito fino ad esasperarla e alla fine, per disperazione ha ceduto. 
Emma è ancora davanti al suo armadio in crisi totale perché non sa che cosa mettersi, ma in realtà il vero problema è che è nervosa per questo incontro.
«Cosa si mette a una festa di fidanzamento?» chiede sbuffando a Killian, il quale non sa se confortarla o ridere nel vederla così nervosa nello scegliere un vestito. Non è proprio da lei, ma capisce il suo nervosismo. 
«Eri così nervosa anche per scegliere l’abito del nostro primo appuntamento?» replica con un’altra domanda per allentare la tensione del momento, sa che quando fa lo sbruffone lei alla fine riesce sempre a calmarsi. 
«Ma cosa c’entra adesso Jones. Comunque certo, ma stavolta è diverso.»
«Swan, volevo solo allentare la tensione.» risponde dolce e guardandola negli occhi, ma non può nemmeno ridere nel vederla così nervosa. 
«Non ridere o ti picchio.» gli dice notando la sua espressione divertita. 
«Corri all’inseguimento di malviventi e ti spaventi a parlare con tua madre, è più che divertente, non trovi?» la prende in giro ancora e prima che Emma possa replicare o dargli una botta sulla spalla con l’intento di fargli male, l’attira a sé e la bacia con passione.
La ragazza prontamente ricambia il bacio, stringendosi a sua volta a lui. 
Ma poi prontamente si separa, allontanandolo. 
«Aiutami a scegliere che cosa mettere o esco in pigiama o ancora meglio, non vado proprio.» lo trascina davanti al suo armadio. 
«Lo andare in pigiama te lo impedisco, questi pantaloncini corti e questa canottiera striminzita tu lo chiami pigiama? Sei irresistibilmente sexy e io sarei troppo geloso.» la guarda da capo a piedi e lei finalmente scoppia a ridere alla battuta del suo bel pirata geloso. E deve ammettere che ancora una volta è riuscito nel suo intento. 
Alla fine opta per un semplice vestito nero, che le arriva a metà coscia e con lo scollo a V, scarpe dello stesso colore del vestito, con del tacco non troppo alto. Lascia i capelli sciolti e leggermente mossi che le scendono sulle spalle e un po’ di trucco giusto per non risultare troppo pallida. 
«Sei uno schianto Swan, ma lo sei sempre per me.» abbracciandola da dietro, mentre si guarda per l’ultima volta allo specchio.
«Mi ricordi perché non vieni anche tu?» voltando lo sguardo verso di lui e mettendogli le braccia al collo, quasi a volerlo supplicare con lo sguardo. 
«Perché tuo figlio, per quanto intelligente, non può ancora stare a casa da solo e perché sarete tutte donne.» 
Emma sbuffa e lo bacia un’ultima volta prima di lasciarlo andare o non uscirebbe più da quella stanza, resterebbe ancorata a lui, pur di non andare a quella festa. 
Arriva a casa Mills, ancora più agitata di quando è uscita da casa. 
Ad aprirle la porta è Mary Margaret, la quale prontamente l’abbraccia, già totalmente su di giri dalla serata. A lei piacciono le feste, sarebbe una perfetta regina se vivesse in un castello e ogni volta quando si entusiasmata per un evento del genere, le ricorda tanto Biancaneve, eroica, ma ottimista allo stesso tempo, entusiasta della vita in generale, mai triste per qualcosa. A volte, Emma, se la immagina a cantare per casa anche di prima mattina o a ballare mentre passa l’aspirapolvere, non sarebbe da meravigliarsi se lo facesse davvero. 
Una volta in salotto, nota che è complemento addobbato per l’evento, c’è il tavolo del salotto al centro di esso, con sopra diverse prelibatezze ed è tutto bianco, palloncini bianchi, tovaglia bianca. Solo i fiori situati al centro del tavolo danno colore. Nonostante sia molto esagerato, ad Emma piace e dalla faccia di Regina si accorge che anche lei è soddisfatta. 
Le due si salutano con un semplice “ciao”, ma è chiaro che la donna più grande sappia che ha chiarito con David, quindi è scontato che dopo, dovranno parlare anche loro. 
Al momento però nessuna delle due ha voglia di pensarci e decidono di godersi la serata. 
La più giovane va subito a riempirsi il bicchiere con qualcosa di forte, per sua fortuna ci sono diversi cocktail, sicuramente opera di Regina e si versa, prontamente, un moijto. La ricetta perfetta è stata proprio lei a darla a Regina, spera che lo abbia fatto esattamente come lei gliel’ha suggerito. Lavorando al pub è diventata molto esperta di cocktail e anche il saper mettere gli ingredienti al momento giusto è importante e come si mettono. Si porta il bicchiere alla bocca e subito ne manda giù un altro sorso, è squisito.
Ne prenderebbe subito un altro, ma non è il caso di bere troppo in una circostanza del genere e si siede accanto a una delle invitate, per cercare di inserirsi nella conversazione. Per sua grande gioia, Mary Margaret ha avuto la brillante idea di invitare anche Granny e quindi, di conseguenza è venuta anche sua nipote Ruby, o Emma si sarebbe davvero sentita un pesce fuori dall’acqua, oltre che ad annoiarsi. Non sa nemmeno se Regina ha rivelato a tutte le presenti che in realtà sono madre e figlia, ma sinceramente non ci tiene nemmeno a scoprirlo. 
Nel corso della serata hanno fatto diversi giochi per far imbarazzate Regina e regalandole completi intimi nuovi e cose inerenti al matrimonio. 
Emma anche ha pensato a un regalo per lei, ma non sa se darglielo davanti a tutti o aspettare fine serata che sono sole. È Ruby a convincerla a darglielo subito e quindi, prende il pacchetto dalla sua borsa e glielo porge. 
Una foto che raffigura lei e Robin, in un momento che sono presi a guardarsi negli occhi, senza accorgersi di essere immortalati, arricchita da una cornice rossa, simbolo dell’amore e spera che il loro amore possa durare davvero per il resto della vita.
«Emma è... bellissimo, grazie.» talmente è emozionata che nemmeno riesce a parlare. Se con gli altri regali ha riso e si è imbarazzata, con quello di Emma si è commossa letteralmente. Da persona orgogliosa quale è, trattiene le lacrime, se pur sono di gioia, ma è evidente per la giovane che è rimasta felice del suo dono. 
«Ve l’ho scattata parecchio tempo fa, l’ho ritrovata per puro caso nella galleria del mio telefono.» le dice un po’ imbarazzata, si è messa volontariamente al centro dell’attenzione con le sue stesse mani. Ma ormai il danno è fatto. 
Ciò che di cui è certa, è che la foto l’apprezzerà anche Robin. L’ha fatta incorniciare di proposito, in modo che potranno metterla in bella vita nel salotto di casa Mills, o meglio quella che diventerà poi, la loro casa.
Hanno sistemato la vecchia camera di Emma, rendendola una perfetta camera per Roland, visto che è comunicante con quella di Henry, la quale è rimasta intatta, esattamente come il bambino l’ha lasciata, per tutte le volte che vorrà andare a dormire lì. 
È stata proprio Emma a suggerire a Robin, di creare la camera per Roland nella sua vecchia stanza, immaginando che i due bambini, le volte che dormiranno insieme, vorranno sentirsi vicini. E così alla fine hanno fatto. Se lei mai dovrà andare per qualche ragione a dormire da loro, si può arrangiare nella camera degli ospiti.
Regina prontamente quasi avesse letto nella mente di Emma, si alza dal divano e va a mettere la cornice sul mobile principale, in modo che si veda perfettamente. 
Non si dicono altro, ma quel gesto per entrambe vale più di qualsiasi sguardo, abbraccio, più di qualsiasi parola.
Nonostante qualche amica di Regina e Mary sia stata piuttosto pettegola e ha voluto sapere da Emma se fosse fidanzata, come si chiamasse il suo fidanzato e alla scoperta che vivesse da sola se aveva intenzione di andare a convivere con il suo fidanzato, tutte domande a cui Emma ha risposto cercando di essere gentile; la serata non è andata tanto male e si è divertita in compagnia di Ruby a immaginarsi anche loro adulte è già sposate o intente a farlo... Entrambe si sono dette non intenzionate a sposarsi tanto presto in realtà, ma sanno pure che la vita è imprevedibile. Emma prima di Killian non avrebbe mai creduto di potersi innamorare seriamente, invece da quando lui fa parte della sua vita tutto è cambiato. 
E sono l’esempio lampante anche Robin e Regina, lui già sposato che ha perso la sua prima moglie, Regina che ha perso il suo primo amore Daniel con il quale sarebbe stata disposta a fare in grande passo. Entrambi usciti da una situazione difficile e insieme hanno ritrovato l’amore e ora lo sigilleranno in modo speciale, attraverso l’unione del matrimonio. 
È a fine serata, mentre tutti sono andati a casa, visto anche che sono le due inoltrate, che Regina ed Emma restano da sole. Anche Mary Margaret è andata via per lasciare alle due donne il modo di parlare, ma anche perché particolarmente stanca, tanto che è venuta a prenderla David, per non farla guidare da sola di notte e anche visto il suo stato di gravidanza. 
Le due donne rimaste sole, sistemano la casa dalle ultime cose, ma nessuna delle due riesce a dire nulla, si limitano a pulire in silenzio. 
La prima a rompere il ghiaccio è la donna più grande. Anche perché è lei in dovere di dire qualcosa in quanto madre e in quanto è lei che ha sbagliato nei confronti di sua figlia. Se vuole chiarire, deve abbassare totalmente le sue difese e parlarle con il cuore. 
«Emma... Mi dispiace. So che non te ne fai niente delle mie scuse, so che avrei dovuto fare la madre quando dovevo farlo... Ma, ho avuto paura. Ho avuto paura di essere una pessima madre per te, ero giovane e non avevo niente da offrirti. Ho pensato che farti dare in adozione fosse più semplice. Invece, invece così non è stato.» è così difficile aprirsi con qualcuno, figuriamoci per la prima volta sinceramente con la propria figlia. È sempre stata sincera con lei in quei quattro anni che le loro strade si sono riunite, ma ora, ora deve esserlo fino infondo e rivelarle tutto quello che non le ha mai detto. 
«Ho sbagliato tutto. Quando ti ho riaccolto qui, pensavo di darti quello che non avevi mai avuto, senza rivelarti la verità, per paura di perderti ancora. Ma ho sbagliato di nuovo. Sapevo che dovevo dirtelo, sapevo che tu l’avresti voluta sapere, ma ancora una volta ho avuto paura. Sono una codarda a quanto pare. Sono un avvocato di successo, ma non riesco a dire a mia figlia una semplice verità. Ma ora, Emma, voglio smettere di nascondermi dietro la mia paura e voglio starti accanto come meriti. È tardi, tardissimo per rimediare ai miei errori, ma te lo chiedo lo stesso: puoi perdonarmi e ricominciare come mamma e figlia?» le chiede guardandola negli occhi e sperando che la sua bambina le dica di sì. Non pretende il suo perdono, ma nonostante ciò glielo sta chiedendo ugualmente.
«Mi hai ferito. Mi hai ferito due volte come ti dissi un po’ di tempo fa e ammetto che non sarà semplice per me far tornare tutto come prima, scindere tu come madre e tu come mia amica, o far coincidere le due figure in una.» inizia Emma a parlare, facendole capire come ancora si sente. È così che possono davvero ricominciare. 
Regina abbassa lo sguardo, comprende perfettamente quanto sua figlia stia male, quanto ancora soffra per la separazione alla nascita e per le bugie che loro gli hanno detto per anni. 
«Ma si, sono disposta a ricominciare da qui come una famiglia.» le dice poi, Regina alza a quel punto di nuovo lo sguardo e le lacrime stanno rigando il suo viso, le ha trattenute contro la sua volontà quando lei le ha regalato la foto, non può farlo anche stavolta, non ci riesce e poi sono sole loro due, libere di essere se stesse.
Per Regina sono sufficienti quelle parole, le basta sentire che lei è pronta a ricominciare e anche se ci vorrà ancora del tempo per far tornare tutto come prima, è disposta ad aspettare, per ora sa che ha ottenuto anche troppo dalla ragazza. 
Le due tornano a sistemare la stanza, senza aggiungere altro, ma quando Emma sta uscendo per tornare a casa, si ferma davanti alla porta, senza aprire la maniglia. Si volta nuovamente verso la donna, ma prima di sostenere il suo sguardo fa un enorme sospiro e poi lo alza, incrociando i suoi occhi.
«Mamma... Ti voglio bene.» le dice, Regina che é lì vicino a lei resta per un attimo senza fiato, pensando a cosa fare o che cosa dire. 
«Te ne voglio anch’io» le dice a quel punto a sua volta, abbracciandola forte. 
Si abbracciano forte. 
É andata meglio di quello che pensava, non è stato poi così difficile parlare con lei e dirle ciò che sente, dirle che le vuole bene. Non è così difficile ammettere i propri sentimenti. 
 
Spazio autrice: Ciao a tutti, visto che domani parto (come vi avevo anticipato) ho deciso di postare oggi il capitolo, come mi è stato suggerito. In effetti io non avevo pensato a questa soluzione e in questo modo non spezzo nemmeno la continuità che sto dando alla storia, facendovi aspettare una settimana. 
Finalmenre in questo capitolo vediamo Emma rappacificarsi con i suoi genitori, non poteva non esserci un capitolo a riguardo, anzi ci tenevo particolarmente che ci fosse. Ancora sicuramente ci vorrà un po’ di tempo prima di far tornare tutto come prima, ma parlarne é sicuramente il primo passo per poter mettere solide radici per ricominciare. E loro sono famiglia, ci riusciranno. Anche perché OUAT é una serie tv sulla speranza e l’amore in tutte le sue forme, non poteva che essere diversamente anche nella mia storia. Parlare, é la soluzione per risolvere ogni tipo di rapporto.
Detto ciò, vi salutò e vi auguro buone vacanze, buon riposo o buon lavoro a tutti voi, qualsiasi cosa farete nella settimana più calda d’estate. 
A prestissimo. 

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Capitolo 31
*** Capitolo trentuno ***




Capitolo trentuno 

Giugno è ormai alle porte, come il matrimonio di Regina e Robin. Hanno deciso di sposarsi il 12 di giugno e adesso che questa data è finalmente giunta, Regina si sente più agitata che mai. 
È davanti allo specchio a guardarsi riflessa in esso, pronto solo per metà e rivive ogni singolo attimo vissuto con Robin. Il loro primo incontro, dal quale Regina non avrebbe mai pensato di uscirne innamorata di quel fuorilegge, il primo bacio, il primo appuntamento, la proposta... Fino all’organizzazione del matrimonio. I preparativi e la scelta dell’abito bianco. Sono stati mesi infernali, a correre da una parte all’altra, ma è anche felice. Ha condiviso ogni momento accanto a Robin, il quale ha seguito passo, passo ogni preparativo, ma anche accanto a Emma, la quale da perfetta testimone quale sarà, ha fatto sì che tutto fosse perfettamente in ordine, in ogni dettaglio, proprio come voleva Regina. 
Hanno passato poi l’addio al celibato, in un locale in cui si è tenuto uno spogliarello e sicuramente non è mancato l’alcool e il ridere tra donne, raccontandosi pettegolezzi e storie imbarazzanti. È uscito di tutto in quella serata. Senza dubbio si è divertita tantissimo. 
Al suo fianco, mentre si lascia pettinare, ci sono le sue fedeli testimoni, Emma e Mary Margaret, le quali già pronte nei loro abiti, cercando di intrattenere Regina e non farla entrare nel panico, già parecchio nervosa. L’integerrimo avvocato, agitata per un matrimonio, se pur cerca in ogni modo di non darlo a vedere. Emma e Mary però lo sanno, sono rimaste a dormire da lei per potersi preparare tutte e tre insieme e visto che il parrucchiere e il truccatore andasse a casa Mills; e l’hanno vista aggirarsi per casa in piena notte. 
Ma non solo, c’è anche sua sorella Zelena, le due non hanno mai avuto un bellissimo rapporto a dire il vero, si sono allontanate vivendo in due città diverse, ma Regina non avrebbe mai voluto che non fosse presente al suo matrimonio, solo che lei é ad attenderla insieme agli altri invitati, perché non voleva lasciare solo il suo nuovo compagno, che non conosce davvero nessuno.
Emma, porta un vestito rosso che le arriva leggermente sopra al ginocchio, sbracciato e con una scollatura eretta sul davanti, con delle leggere balze per dare effetto alla piega della gonna. Scarpe dello stesso colore e i capelli legati in uno chignon a treccia. Mary Margaret ha scelto l’azzurro, che senza dubbio le sta molto bene. Il suo vestito a differenza di quello di Emma, le arriva ai piedi, mettendo in risalto la sua figura e ne corsetto ha dei leggeri ricambi dello stesso colore dell’abito e le scende morbido a modellarle i fianchi, visto che ha partorito da un mese circa, ma qualcosa di pancia ancora si può intravedere. 
L’abito di Regina invece risalta senza dubbio la sua figura. Il corpetto è a cuore, legato alle spalle da decorazioni di tulle con ricami di fiori, lungo fino a piedi, ampio ma di quelli che restano sottili e morbidi. Tutto adornato con una cinta, bianca come il vestito. Scarpe anch’esse bianche. Trucco leggero, ma che le mette senza dubbio in risalto lo sguardo e gli occhi, i capelli lasciati sciolti, ma con una moletta bianca con un fiore, a legarle alcune ciocche di capelli dietro la nuca. È decisamente meravigliosa.
Una volta pronta lascia completamente senza parole le altre due donne.
«Credo proprio che lascerai Robin a bocca aperta oggi.» esclama Emma felice come non mai. Vede che anche la sua mamma lo è e di conseguenza lo è anche lei, non può non esserlo. Ne hanno passate tante per arrivare di nuovo ad avere un rapporto, ma ora che sono di nuovo felici e più unite che mai, non può non gioire a sua volta.
«Sempre se non ha cambiato idea e non vuole più sposarmi.»
«Robin ti ama più di ogni altra cosa e non solo lui, anche Roland è affezionato a te. Quindi, e più probabile che sia tu a cambiare idea piuttosto che lui.» ironizza Emma cercando di farla rilassare un attimo, buttandola sul lato di sua madre poco sicuro e incline alla fuga, un po’ come il suo. 
Regina ride, seguita anche da Mary, entrambe sanno che Emma ha ragione. Perfettamente ragione. 
Ma senza dubbio è riuscita un po’ a rilassarsi. 


Robin è già davanti all’altare. 
Per l’occasione hanno fatto allestire un gazebo in una location immersa nel verde, dove poi si terrà anche il ricevimento. Gli sposi si allontaneranno solo per qualche ora per fare le foto. 
Ed è visibilmente agitato. Cammina nervosamente avanti e indietro, tanto che nemmeno il suo migliore amico, nonché testimone di nozze Little John, riesce a calmarlo. Oltre a Little John, ha scelto Fra Tuck, perché da adolescente faceva spesso discorsi su Dio e la religione, quindi ha ottenuto questo come soprannome, ma in realtà si chiama Francesco, ha origini italiane. 
Si è girato e rigirato nel letto per tutta la notte, riuscendo a dormire davvero pochissimo. Si stupisce di come possa essere così nervoso, in fondo lui è già stato sposato, dovrebbe essere abituato, ma forse è pur vero che se si ama una persona, puoi essere abituato quanto vuoi, ma sarai sempre agitato al pensiero del matrimonio. Lui sta per diventare il marito di Regina Mills. Lei sta per diventare la signora Locksley. Non riesce ancora a crederci e forse, è proprio questo pensiero che lo fa essere nervoso ed emozionato allo stesso tempo. Ha ripensato a tutto ciò che hanno affrontato insieme, alle peripezie che hanno affrontato insieme. Le accuse verso di lui, il rapimento... Ne hanno passate davvero tante, ma il loro rapporto si è solo intensificato e nei mesi di preparativi ancora di più. 
È felice. E non avrebbe mai creduto di poter tornare a esserlo così dopo la morte della sua Marion. 
Non fa altro che guardare l’orologio e in realtà non manca molto, ma sa bene che le spose si fanno sempre attendere, ma lui spera che per una volta la sua Regina, sia puntuale e che non rispetti la tradizione. Lei odia arrivare in ritardo nei posti e spera vivamente che mantenga questo suo lato preciso e puntuale. 
Tra l’altro Roland e Henry si stanno decisamente stufando dell’attesa e stanno giocando con il riso avanzato che non è stato messo nei sacchetti da tirare poi agli sposi una volta sposati. Corrono per il prato e tirandosi il riso. Sono uno spettacolo meraviglioso da guardare, per loro è un giorno esattamente come un altro. A guardarlo affinché non si facciano male è David, il quale si è offerto come baby sitter, immaginando l’agitazione di Robin. Lui il giorno del suo matrimonio era agitatissimo, al punto che ci è mancato poco che svenisse. Inoltre, deve dedicarsi al suo piccolo ometto, ha solo pochi mesi, ma già richiede particolari attenzioni. Alla fine, hanno deciso di chiamarlo Andrew, ed è stato Henry a scegliere questo nome, sentito in uno dei suoi cartoni animati preferiti e ha messo subito tutti d’accordo.
È quando sente la marcia nuziale che prontamente volta lo sguardo verso la fine della navata. La sua Regina è arrivata. È sotto l’arco di fiori colorati che hanno fatto allestire per l’occasione e nel suo abito bianco, è ancora più meravigliosa, sembra davvero un regina, di nome e di fatto. Sta aspettando l’arrivo di David, il quale nel frattempo ha lasciato i bambini  a Killian e Mary ha preso il suo piccolino tra le braccia. 
Appena David è al suo fianco che lei prontamente, lo prende sotto braccio e con ancora l’orchestra che suona, si avvia verso il suo Robin. È meraviglioso nel suo completo blu, che mette in risalto i suoi occhioni azzurri e non riesce a non sorridere. Se fino a un secondo prima era tesa come una corsa di violino, adesso si sente improvvisamente felice. Sta per sposare l’uomo della sua vita e non credeva di poterlo dire dopo Daniel. Dopo ogni fine c’è un nuovo inizio e lei ormai, lo sa bene. Robin è il suo nuovo inizio. 
Avanza sicura verso di lui, legata al braccio del suo migliore amico, il quale poi la lascia accanto al suo uomo, ma non prima di averle sorriso e averla rassicurata che tutto sarebbe andato bene. 
Una volta che sono occhi negli occhi, si sorridono ancora. I loro sguardi commossi ed emozionati dicono più di mille parole. Sono felici e attraverso quello sguardo stanno esprimendo ciò che provano l’uno per l’altra. 
A celebrare il matrimonio è un funzionario del comune, amico di Robin che si è offerto di essere colui che unirà in matrimonio i due sposi e contribuire alla felicità del suo amico.
È lui che dà il via alla cerimonia, chiedendo ai due sposi di recitare le loro promesse. 
Il primo è Robin, guarda negli occhi Regina e prendendole le mani, inizia a recitare la sua.
«Regina, ci credi che mi ero preparato un discorso e non ricordo nulla? Sono talmente emozionato che ho perso davvero tutte le parole che per giorni ho fissato nella mia testa, ma forse dirti ciò che sento qui dentro a questo mio cuore, senza pensare troppo a cosa dire, è molto meglio. Ti amo. Mai avrei creduto di tornare ad amare dopo Marion, ma tu con la tua dolcezza, che geli dietro a una maschera da dura; la tua determinazione, il tuo coraggio, la tua forza, la tua gentilezza d’animo, nonostante non lo ammetteresti mai, ti rendono la donna di cui sono follemente innamorato. La cosa bella è che non hai conquistato solo me, ma a che mio figlio che ti ama tanto, esattamente come ti amo io. Ti sei presa cura di lui, l’hai da subito considerato come tuo e questo, credimi, non è da tutti. Ti amo mia Regina, per ciò che fai ogni giorno, per le tue attenzioni, i tuoi sorrisi che concedi raramente, ma che quando lo fai illumini la mia intera giornata e il mondo che ti circonda. Per i tuoi baci e per come batte il mio cuore in questo momento e in ogni istante accanto a te. Ti amo per tutto questo e tanto altro ancora e ti prometto che continuerò ad amarti per tutti i giorni a venire, finché morte non ci separi. Lotterò ogni giorno per renderti felice.» dice guardandola ancora negli occhi, si rende conto che non ha detto nulla delle promesse che si era scritto sul foglio, ma forse è davvero meglio così, ha seguito il suo cuore e le cose dette con esso sono davvero le migliori e arrivano a toccare il cuore anche dell’altra persona. Dagli occhi lucidi di Regina capisce che è perfettamente riuscito nel suo intento, la donna lo guarda innamorata e felice, regalandogli uno di quei sorrisi che lui tanto ama e che concede raramente, ma ora è tutto suo e ha intenzione di farne comparire su quel meraviglioso volto molti altri. Per il resto della vita.
Regina talmente sente il cuore batterle nel petto che non riesce quasi a respirare, la parole di Robin nonostante siano state dette di getto, sono state profonde e sentite, sincere e dolci, esattamente com’è lui. Sente gli occhi umidi, ma non piange solo per non rovinare il trucco. Vorrebbe già baciarlo, ma non lo fa e cerca di rimanere composta ed elegante, come al solito. Non è proprio da lei gettare addosso a qualcuno le braccia e baciarlo senza ritegno, se pur è il suo quasi marito, sono davanti ad altre gente. Le parole di Robin le hanno davvero offuscato la mente. 
Fa un respiro profondo e incrociando nuovamente il suo sguardo, inizia a recitare le sue.
«Robin, non sono mai stata brava con le parole, ma penso che tu lo sappia ormai... Non avrei mai creduto di scrivere delle promesse di matrimonio e tanto meno avrei creduto di amare dopo la morte di Daniel. Tu però sei riuscito a buttare giù la mia armatura di regina cattiva che mi ero costruita per non soffrire più, tu mi sei stato accanto da prima silenziosamente e poi regalandomi ogni giorno la tua continua presenza. Regalandomi la tua infinita pazienza e la tua dolcezza. Sei il fuorilegge del mio cuore e ti amo immensamente. Non avrei mai creduto di trovare un uomo che mi accettasse così come sono, con pregi e difetti, segreti e una vita complicatissima. Ma tu, l’ho sempre saputo, sei speciale, o forse pazzo, esattamente come me. Ciò che è certo, è che voglio essere pazza insieme a te, per il resto della mia vita.» gli sorride dolce e il loro sguardo è incatenato a quello dell’altro, si sorridono sia con la bocca che con gli occhi, dicendoci senza l’uso delle parole ciò che si sono appena detti a voce.
L’amico di Robin riprende la parola, facendo distogliere i loro sguardi, ma le loro mani rimangono intrecciate tra loro. È Robin che prende la mano della sua Regina. La regina del suo cuore, come lui è il fuorilegge del suo cuore.
«Vuoi tu Robin Locksley prendere come moglie la qui presente Regina Mills, amarla e onorarla per tutti i giorni della tua vita, finché morte non vi separi?» 
«Si, lo voglio.» dice con un ampio sorriso. 
«Vuoi tu Regina Mills prendere come marito il qui presente Robin Locksley e amarlo e onorarlo per tutti i giorni della tua vita, finché morte non vi separi?»
«Si, lo voglio.» esclama a sua volta e stringe più forte la mano di Robin nella sua. 
«Vi dichiaro marito e moglie. Lo sposo può baciare la sposa.»
Robin dolcemente prende il volto di Regina e la bacia. È un bacio dolce, ma che trasmette tutta la sua passione e il suo amore per quella che è ormai, ufficialmente sua moglie. 
Regina ricambia il bacio, commossa e felice, ora può dirlo, sta baciando suo marito. 
Si separano per farsi lanciare il riso come augurio dagli invitati, mentre mano nella mano raggiungono il giardino esterno per farsi le foto. 


Dopo il pranzo di nozze, è il momento delle danze, i primi ad aprirle ovviamente sono i due sposi, sotto lo sguardo e l’applauso di tutti i presenti.
Subito dopo si uniscono David e Mary Margaret, lasciando il piccolo Andrew nelle mani di Granny, la quale é ben felice di dedicare un po’ di attenzioni al piccolino.
Poi tutti gli altri, compresi Emma e Killian. In realtà la ragazza non sa assolutamente ballare, ma si è lasciata guidare in pista dal suo fidanzato che ha insistito, professandosi molto bravo. 
Killian a dire il vero, é molto bravo esattamente come ha detto di essere e nonostante Emma gli abbia più di una volta calpestato i piedi, non ha mai perso il ritmo ed é riuscito a recuperare i passi. 
«Ma tu c’è una cosa che non sai fare?» gli chiede Emma ancora abbracciata a lui, mentre volteggiano sulla pista, al suono di un bellissimo valzer.
«Effettivamente no, love. Solo che la prossima volta che vuoi elogiare le mie prestazioni dimmelo che ti registro, almeno non puoi negarlo in futuro di averlo detto.» le risponde ridendo di gusto, sottolinenando la parola “prestazioni” con l’intento di fare arrossire Emma. La ragazza infatti, arrossisce violentemente, ogni volta lui deve sempre fare un doppio senso su ogni cosa, ma non sarebbe Killian Jones se così non fosse.
«Io parlavo della tua bravura come ballerino.» sottolinea prontamente Emma.
«Be, non disprezzi nemmeno l’altra mia bravura mi sembra però.» le dice ancora una volta.
«Smettila idiota, non siamo soli, potrebbero sentire i nostri discorsi.» imbarazzata, ma ridendo anche, più che altro esasperata, non sa davvero che cosa deve fare con il suo uomo. Deve ammettere però che lui ha anche ragione, solo che non glielo dirà nemmeno sotto tortura o potrebbe vantarsi a vita della cosa e il suo ego é già parecchio smisurato.
A reclamare le attenzioni di Emma, a fine ballo è David che vuole poter ballare con sua figlia, in un ballo padre/figlia, che non si perderebbe per niente al mondo. Ha deciso che avrebbe fatto con la sua Emma tutte le cose che si era perso nella sua infanzia e quindi, anche ballare un lento con lei. 
Killian la lascia nelle mani di suo padre e lei ridendo lo abbraccia. 
A quanto pare anche David è un ottimo ballerino e lei si sente davvero una frana, ha visto che anche sua madre non se la cava per niente male nel ballo, l’unica di famiglia è lei. Non ha il ballo nel sangue, forse è dovuto al fatto che lei non ha niente di principesco, mentre David sarebbe un perfetto principe azzurro delle favole e Regina una perfetta governatrice di qualche castello. Lei è più ribelle, più pirata. Non per niente al suo fianco si è messa un uomo che può davvero sembrare la copia più bella e più giovane di capitano uncino. 
«Dove hai imparato a ballare così bene?» chiede a suo padre, piacevolmente colpita da come riesce a farla volteggiare con naturalezza e come riesca a farlo lui.
«Da giovane, io, tua madre e Mary abbiamo preso lezioni di ballo.» le spiega, ed ecco spiegato il motivo di tale bravura. Le racconta anche di come all’inizio fossero tutti e tre negatissimi e di quante volte si sono pestati i piedi a vicenda. Solo dopo parecchie lezioni sono diventati bravi. 
«Mi dovrai insegnare allora.» gli dice Emma con un sorriso, vuole condividere anche lei tutto ciò che può condividere con suo papà. 
Lui annuisce felice e la stringe di più a se, finiscono di ballare senza aggiungere altro e stretti in un bellissimo abbraccio. 
Dopo quel ballo con David, Emma ne ha fatti altri con Killian e poi esausta e con i piedi doloranti per via dei tacchi, si è seduta per mangiare semplicemente. Se pur abbia dovuto quasi litigato con una cameriera che ha fatto gli occhi dolci al suo pirata ogni volta che lui è andato a prendere da bere per loro. Infatti, alla quarta volta, se pur le facessero male i piedi, è andata con lui e l’ha tenuto per mano per tutto il tempo, facendo capire alla ragazza che il suo tenebroso pirata dagli occhi azzurri fosse solo suo. Killian poi, è stato ben felice di sapere che lei fosse gelosa e ha gonfiato il suo ego, ancora una volta, stringendola forte a sé mentre si sono allontanati dal bancone dei cocktail, con il suo sorrisetto soddisfatto.


Regina e Robin invece, non hanno smesso un attimo di ballare, intrattenere gli ospiti con giochi e discorsi, che li hanno fatto fare e che l’animatore della serata ha proposto a loro e a tutti gli invitati.
Si stanno divertendo tantissimo e ogni volta che ballano, per loro è come distaccarsi dal resto degli invitati, ed entrare nella loro bolla privata. Sono felici e innamorati e quello può essere davvero considerato il giorno perfetto. 
«Signora Locksley, le ho già detto che questo vestito le sta d’incanto e che oggi, lei è più bella del solito?» le dice mentre sono stretti ancora una volta in un lento. I loro occhi si incrociano, marrone e azzurro si fondono ancora una volta, creando un mix perfetto di colori, esattamente come i loro cuori che battono all’unisono.
«Ma lei lo sa che sono una donna sposata e che non può farmi certi complimenti, mio marito potrebbe essere geloso.» le dice scherzosamente e guardandolo anche un po’ maliziosamente. 
«Peccato, io che volevo scappare con lei più tardi.» mantenendo il gioco e usando un tono malizioso a sua volta. 
Regina scoppia a ridere di gusto, per poi aggiungere: «Vediamo se sarà così fortunato signore.» avvicinando il sul volto al suo pericolosamente. 
«Direi proprio di sì, visto che anch’io sono sposato con la donna più bella che io abbia mai visto» le sussurra dolce e la bacia, colmando la distanza che li divide. 
La giornata si conclude con una foto di famiglia. Regina, Robin, Emma, Killian, David, Mary, Henry e Roland. Una strampalata famiglia allargata, ma unita. Finalmente unita, nonostante le difficoltà, le peripezie, le bugie e torti. Nonostante le avversità della vita, che hanno dovuto affrontare e che sicuramente continueranno ad affrontare ogni giorno.
Il giorno perfetto forse non esiste, ma basta essere circondati dalla persone che si amano per poterlo rendere tale. 
Il giorno perfetto non è vincere alla lotteria o comprare qualcosa che si desiderava da una vita. È quando si ha amore intorno, allora si, che ogni giorno diventa davvero perfetto. 
 
Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccomi tornata dalle vacanze. Una settimana é passata talmente velocemente che nemmeno me ne sono resa conto... Ma é sempre così quando ci si diverte e si sta con la compagnia giusta. E quindi, vi posto questo trentunesimo capitolo, dedicato al matrimonio di Regina e Robin. La scelta della data non è casuale, quando ho iniziato a scrivere questo capitolo era il 12 giugno 2019, tra l’altro anche la data del mio ultimo esame all’universitá e ho iniziato a scriverlo proprio a fine esame, mentre aspettavo di andare a lavoro, cercando di rilassarmi e non pensare ai risultati che sarebbero dovuti uscire... Mi sembrava quindi, carino inserire una piccolissima cosa personale, in questa storia. Inoltre, c’é un nuovo personaggio introdotto, vediamo chi lo scova, che farà parte anche del sequel... 😏😝
Detto questo vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo, la storia non è ancora terminata, manca pochissimo, ma ha ancora un po’ da raccontare e nei due capitoli finali succede ancora qualcosa. Ahahaha Alla prossima e buona domenica a tutti voi. 😘

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Capitolo 32
*** Capitolo trentadue ***





Capitolo trentadue 



Due anni dopo 

É mattina presto, Emma non si è sentita bene per tutta la notte e ha chiesto a Booth un giorno di permesso per potersi riposare, avendo vomitato più volte senza riuscire a riprendere sonno per la nausea. 
Il suo meraviglioso capitano, che ormai vive con lei già da un anno, si è occupato lui di portare Henry a scuola e le ha anche proposto di tornare a casa e saltare il lavoro anche lui per poterla aiutare in casa, ma la ragazza ha rifiutato prontamente, pensando che le servisse solo un po’ di riposo per riprendersi. Killian oltre a collaborare con Regina, adesso collabora come detective attivamente anche con lei e Booth in centrale.
È sul divano a guardare la tv, quando improvvisamente una pubblicità le fa venire un pensiero, uno spiacevole pensiero. Inizia a contare mentalmente, sempre più nel panico, ma non riesce proprio a ricordarsi ciò che deve. Si alza di scatto e viene colpita da un capogiro, essendosi alzata troppo velocemente e visto anche le sue condizioni fisiche. Ma ciò che deve fare non può aspettare... Arriva davanti al calendario e inizia a sfogliare per andare al mese precedente. Nel vedere ciò che cerca, nero su bianco sotto i suoi occhi, si deve appoggiare al bancone della cucina per non crollare veramente stavolta. 
Il panico inizia a impossessarsi di di lei e non riesce a capacitarsi di come possa essere successo, in realtà lo sa benissimo come può essere successo, ma è anche impossibile perché lei prende la pillola. Mentalmente inizia a pensare che cosa abbia fatto per annullare l’effetto della pillola e poi si ricorda di aver preso l’antibiotico per l’influenza che le ha contagiato Henry qualche settimana prima. Si siede sul divano completamente bianca in volto e cerca di pensare che forse si sta sbagliando, sicuramente si sta sbagliando. 
Afferra il cellulare che, per fortuna, è proprio accanto a sé e compone il numero dell’unica persona in grado di calmarla in una situazione del genere e soprattutto di aiutarla se davvero avesse ragione. Sua madre. 
Regina, risponde prontamente dopo pochi squilli, non particolarmente impegnata a lavoro quel giorno.
«Mamma, puoi venire da me?» chiede prontamente Emma, non appena la donna risponde alla sua chiamata, la sua voce tradisce la sua agitazione e infatti, Regina se ne accorge subito.
«Emma cos’è successo?» chiede preoccupata che le possa essere successo qualcosa, ha saputo che è stata male tutta la notte, ma ha pensato a una banale influenza, se ora la chiama così allarmata deve per forza essere successo qualcosa di più serio. 
«Sbrigati, ti prego e passa anche in farmacia venendo.» le dice, non vorrebbe dirglielo per telefono, non è una cosa da affrontare in una conversazione telefonica e poi ha bisogno di dirgliela guardandola negli occhi, ma non può fare altrimenti se vuole che passi a prendere ciò che le serve. 
Ma ciò di cui sicuramente ha bisogno é del suo sostegno per affrontare ciò e fare ciò che deve.
«A comprare che cosa?»
«Un test di gravidanza.»
Regina sbianca letteralmente a quelle parole e non sa davvero che altro aggiungere e le dice semplicemente di darle venti minuti e sarebbe stata da lei. Esce dallo studio inventando una scusa con David, non può dirgli di certo che sua figlia ventenne sospetta di essere incinta, ne morirebbe, per poi resuscitare e andare a uccidere Jones in seduta stante. Per poi probabilmente morire nuovamente. 
Arriva a casa di Emma in poco tempo, avendo capito che lei sicuramente è nel panico più profondo e che ha bisogno di essere rassicurata. Se pur, in realtà, è nel panico più totale anche lei, non si aspettava di certo di poter diventare nuovamente nonna così presto, anche se non è ancora detto nulla, potrebbe essere benissimo un falso allarme. 
Bussa alla sua porta e Emma prontamente va ad aprire. La trascina quasi dentro casa e non è proprio da lei un comportamento del genere, ma è davvero nervosa e ha paura di essere incinta. Non sa nemmeno se è pronta a fare nuovamente la madre, con Henry è vero, è stato tutto semplice, ma lo è stato anche grazie l’aiuto di Regina che passo, passo l’ha guidata facendole capire come comportarsi in ogni situazione. Ora, sarebbe da sola a crescerla, c’è in realtà proprio sola no, ha il suo Killian accanto, ma non hanno mai ancora affrontato la conversazione bambini, visto la loro giovane età. 
«Ho paura, mamma. Non so che cosa pensare... Io e Killian non abbiamo mai parlato di bambini e non pensavo che ci sarebbe stato questo rischio così presto.» ha il test in mano, ma ancora non ha trovato il coraggio di andare in bagno per accertarsi che sia davvero incinta. Ha bisogno prima di sfogarsi. Conoscere il pensiero di Regina a riguardo. 
«Tesoro, calmati okay? È sicuramente presto sono d’accordo, ma possiamo affrontarlo insieme. E sono sicura che Killian non si tirerà di certo indietro, ti ama pazzamente.» non la sta giudicando ovviamente, non vuole di certo farlo e se dovesse essere incinta, le starà vicino, ma non può negare che sia sconvolta. 
«Si è annullato l’effetto della pillola con l’antibiotico, io non ci ho proprio pensato...» risponde prontamente, ma sa benissimo che sua madre ha ragione, perfettamente ragione a riguardo, avrebbero dovuto stare più attenti. Ma è felice che non la stia giudicando.
«Allora, adesso calmati e vai a fare questo test, se sarà positivo prenderemo una decisione, okay? Insieme.» le dice cercando di spingerla verso il bagno. Emma annuisce e prima di andare l’abbraccia. Ha bisogno di sentire il suo calore, la sua protezione.
Non è la prima volta che fa un test di gravidanza, ma esattamente come la prima volta è nervosa, con la differenza che stavolta non è da sola, ma c’è la sua mamma accanto a lei, proprio come l’avrebbe voluta la prima volta. 
Fa il test e poi con la scatolina in mano, torna verso Regina. 
In quei cinque minuti d’attesa,  che in realtà non sembrano tali, ma decisamente molto di più, Emma inizia a pensare che a un nuovo bambino per casa. Pensando a un piccolo Jones o una piccola Jones il sorriso le compare sul volto, ma poi se pensa a Henry e Killian tornano le paure. Non può sapere se suo figlio la prenda bene e tanto meno se Killian vuole avere bambini, ne hanno parlato una volta ma per scherzare, non si sono mai davvero soffermati a pensare all’eventualità di allargare la famiglia, quanto meno lei. Inoltre, ha paura di non essere una brava mamma, è vero Henry è cresciuto bene, ma è stato anche grazie a Regina. È anche vero che ora sarebbe più preparata, ma non può non essere spaventata all’idea di sbagliare qualcosa, che non possa essere un bravo genitore. Ansia, agitazione si mescolano a felicità ed emozione e non sa davvero quale delle due predomini in lei. 
Regina la guarda immaginando i suoi pensieri. I suoi invece, sono ugualmente in totale contrasto, se da una parte è felice di diventare nonna, dall’altra é consapevole che sia davvero troppo presto per lei e Killian mettere su famiglia, ormai stanno insieme da due anni, questo sì, da uno convivono e vanno molto d’accordo, nonostante qualche alto e basso e litigata di coppia normalissima. Ciò non toglie però, che sono ugualmente molto giovani per un passo del genere, Emma ha solo vent’anni, lui ne ha ventisette, ma è comunque piccolo per affrontare una gravidanza. Avrebbero dovuto stare più attenti. Ormai, se è incinta il danno è fatto e non può di certo rimproverarli per ciò. Sicuramente le starà accanto, com’è giusto che sia. Non sarà altrettanto facile dirlo a David e sinceramente anche questo preoccupa la donna. 
Al termine dei cinque minuti, la più giovane tira fuori il bastoncino di plastica dalla scatola e lo guarda. Il libretto di istruzioni dice: due strisce incinta, una non incinta. È chiarissimo. Lo guarda e ciò che compare davanti ai suoi occhi la fa sbiancare e per fortuna è seduta sul divano o sarebbe potuta davvero svenire.
Due linee. 
Positivo. Incinta.
Lo passa a Regina senza dire una parola e anche lei guarda a sua volta, rimanendo ad osservare il bastoncino come se potesse cambiare l’esito, ma ciò non è possibile.
«E ora?» chiede la ragazza guardando sua madre. È incinta, ormai è certo. Le nausee che ha da qualche giorno sono la prova e poi ieri sera ha vomitato tutta la cena e il senso di nausea non l’ha abbandonata per tutta la notte, il ritardo nel ciclo, il test... Si dà dell’incosciente da sola.
«Ora ti dico una cosa Emma, sarei una bravissima mamma. È presto, hai solo vent’anni e sinceramente speravo di diventare nuovamente nonna un po’ più avanti, ma... Puoi farcela anche stavolta. Con Henry hai fatto uno splendido lavoro, sai anche tu che puoi farcela e poi stavolta non sei sola, c’è Killian con te.» le dice cercando di farle capire che può farcela, ha intuito perfettamente la sue paure, i suoi timori e ora vuole cercare di farle capire che è più in gamba di quello che crede. Con il loro piccolo, è stata una mamma eccezionale, nonostante la sua giovanissima età. 
«Dici? Ma magari con Henry è stata solo fortuna. E poi avevo te al mio fianco...»
«No, non è lo è stata e io ho fatto ben poco, lo sai. Comunque non sei sola, ti staremo accanto tutti.» 
«Piuttosto... David. Sai che non la prenderà bene vero?» le dice, ecco, questa è una cosa che ancora non aveva considerato. Suo padre. Lui non la prenderà affatto bene. Ha accetto Henry solo perché non aveva Neal sotto mano e non poteva dichiarare i suoi veri sentimenti a riguardo, visto che all’epoca doveva nascondersi dietro la facciata dell’amico, ma ora è diverso. Il loro rapporto è cambiato e Killian subirà una bella lavata di capo. 
«Glielo diremo insieme, organizziamo una cena tutti insieme qui.» le propone Regina e la ragazza decide di accettare, anche perché deve dirglielo, non è che può nascondere la gravidanza ancora a lungo, ora è solo alle prime settimane, ma prima o poi la pancia inizierà a vedersi. 
Intanto devo pensare a un modo per dirlo a Killian e non per nulla facile, tanto meno doverlo dire a Henry, teme che quest’ultimo possa rimanerci male. Ha solo sei anni, se pur chiede sempre in fratellino o una sorellina, quando poi arriva magari inizia a diventare geloso. Lo è stata lei un po’ del piccolo Andrew, nel vederlo in braccio a David e tutte le attenzioni che lui le dava e che lei non ha ricevuto... Ma la situazione é anche diversa. 
Parlerà con Henry quel pomeriggio stesso appena lo va a prendere a scuola, si sente molto meglio e le nausee al momento sembrano essersi un po’ attenuante. Lo porta a prendere un gelato. 
Ora però, l’unica cosa che vuole fare è abbracciare la sua mamma ed é ciò che fa. 


Quel pomeriggio, Henry quando la sua mamma l’ha portato nel loro solito posto a mangiare il gelato, ha capito subito che lei avesse qualcosa da dirgli. Ha iniziato da poco la prima elementare e se prima era un bambino intelligente e sveglio, da quando ha iniziato ad andare  a scuola, lo è diventato ancora di più. È attento, scaltro, furbo, intelligente e non gli sfugge nulla. Non a caso, è uno tra i più bravi della classe ed Emma è davvero fiera di lui. 
Il bambino aspetta che sia la sua mamma a parlare, ma vedendo che non ha nessuna intenzione di dirgli ciò che deve e che anzi, sta tergiversando per prendere tempo, è lui a chiederglielo. 
«Mamma, cosa devi dirmi?» 
«Ragazzino, cosa ti fa credere che io abbia qualcosa da dirti?» classico modo di Emma per prendere ancora un po’ di tempo. 
«Il fatto che tu mi abbia portato qui, di solito mi ci porti solo quando devi dirmi qualcosa di importante.» le risponde il bambino e spera che non sia nulla di grave, che non sia legato al fatto che sia stata male, infatti quella mattina è stato Killian a portarlo a scuola. Studia il suo viso e si rende conto che in realtà non è preoccupata e si rilassa nuovamente. 
«Ti piace ancora l’idea di un fratellino o una sorellina?». Chiede Emma a quel punto, lo ha sempre chiesto con insistenza, ma da un po’ ha smesso di farlo, quindi vuole testare il terreno prima. 
Henry annuisce, certo che gli piace l’idea. Lui ha sempre desiderato un compagno di giochi e anche se adesso è più grande è felice lo stesso. Se è un fratellino può insegnargli a giocare a calcio o divertirsi insieme a giocare ai pirati. Se è una sorellina, le starà accanto proteggendola e prendendosi cura di lei, da perfetto fratello maggiore. Quella domanda immagina che non sia causale e sorride, per far capire a sua mamma che se vuole dirgli che presto arriverà un fratellino o una sorellina, lui è ben felice. 
«Quindi, se ti dicessi che potrei essere incinta, tu saresti felice?»
«Si mamma, moltissimo! Sai già se sarà un maschio o una femmina? Ma voglio decidere io il nome capito?» chiede deciso ed Emma si rilassa improvvisamente, il suo ragazzino è felice. 
Henry è un fiume in piena e racconta alla sua mamma, talmente è euforico, anche di tutte le cose che farà con il suo fratellino o con la sua sorellina. 
«Non so ancora che cosa sia, ma sarai il primo a cui lo dirò, anzi ti porto con me a scoprirlo.» coinvolgendolo, vuole che lui sia coinvolto fin dal primo istante e che faccia il fratello maggior proprio come ha detto di voler fare. 
Il bambino annuisce e per tutto il resto del pomeriggio non fanno altro che parlare della sua gravidanza e della nascita, quando sarà, quando inizieranno a pensare ai nomi... Tante cose, tanto che Emma improvvisamente si ritrova coinvolta nell’entusiasmo di suo figlio, accorgendosi che adesso che lo sa lui, si sente più rilassata. Felice. Inizia davvero ad abituarsi all’idea di essere nuovamente mamma. Si sfiora il ventre e sorride sinceramente per la prima volta da quando ha scoperto la lieta notizia.
Ora manca da dirlo a Killian e grazie a Henry, trova l’idea perfetta per poterglielo dire. 
Il bambino ha voluto sapere come avesse scoperto di essere incinta di lui ed Emma, in quella circostanza si è ricordata del primo regalo ricevuto proprio da Regina, che le ha fatto quando é nato Henry. Delle scarpette fatte a mano, di colore bianco. Vuole prenderle, le ha conservate in uno scatolone che ha in garage e farle trovare a Killian. 
La sera infatti, appena ha messo a letto Henry e aver letto un po’ la storia della buonanotte, ancora abitudine del bambino, anche se ora la legge lui; Emma torna in salotto e si avvicina al suo meraviglioso uomo, che intanto sta sistemando la cucina e le pentole nella lavastoviglie. È un perfetto uomo di casa. 
Emma ha preso le scarpine e se l’è messe dietro alla schiena. 
«Se indovini che cosa ho da mostrarti ti dò un bacio.» gli dice alle sue spalle e il suo pirata nel sentire la sua voce si volta a guardarla. 
«Se è uno dei tuoi nuovi completi sexy, non mi limiterò a un bacio e non mi frenerà neanche il fatto che stanotte sei stata male...» le dice malizioso. 
«Porco! Non riguarda niente di quel che pensi... È qualcosa di molto particolare.» ridendo a ciò che ha detto, ma poi tornando subito seria. Immagina che non indovinerà mai e così, da dietro alla schiena tira fuori le due scarpette. 
Killian le guarda confuso, non riesce a capire che cosa lei gli voglia dire, in realtà lo capisce perfettamente, ma teme di poter mal interpretare le sue parole e quindi non riesce davvero a dire nulla.
«Erano di Henry, ma... Chissà potrebbe indossarle anche il nostro piccolino o la nostra piccolina appena nasce.» gli dice, vede il suo sguardo tra il confuso e l’emozionato. Capisce subito che ha capito, ma che non sa se dirlo o meno, se è quello o meno. Glielo dice lei. 
«Love, sei...» le parole gli muoiono in bocca, ma i suoi occhi parlano chiaro. Brillano di pura felicità. È l’uomo più felice del mondo.  
«Si Killian, sono incinta.» riesce a dire in un sussurro. Emozionata anche lei nel vederlo così. 
Lui in risposta la prende per i fianchi e la fa volteggiare tra le sue braccia, per poi baciarla con dolcezza. La poggia a terra e si sposta verso il suo ventre, alzandole la maglietta inizia a parlare con la piccola principessa o il piccolo pirata che cresce dentro di essa. Il frutto del loro amore. 
«Ehi piccolina o piccolino, non sono ancora se sei un piccolo pirata o una piccola principessa, ma sento già di amarti sai? La tua mamma con questa notizia mi ha reso l’uomo più felice del mondo.» accarezzando dolcemente il suo ventre e poi rialzando lo sguardo su di Emma. Nota subita che lei ha gli occhi lucidi per l’emozione e la bacia nuovamente con trasporto, andando subito a cercare la sua lingua. È un bacio passionale, carico di amore, emozioni inespresse a parole, ma che tramite di esso si stanno dicendo. Stanno esprimendo tramite quel bacio il loro amore, la loro felicità. 
Si separano solo per andarsi a sedere sul divano e parlarne. Raccontarsi ogni cosa, le loro paure, i timori. Emma gli racconta i suoi, ma anche Killian ne ha tante di paure. Ha paura di non saper fare il padre, di non essere in grado di capire i pianti del suo bambino, di non sapere gestire le sue crisi, ha paure di tante cose. Parlarne e confrontarsi con la sua Emma però lo fa sentire più sicuro, sapere che anche lei è spaventata, gli fa capire che è normale provare tutto ciò. Ma che insieme possono affrontare qualsiasi cosa. 
Un nuovo percorso della loro vita è appena iniziato e per quanto possa spaventare entrambi. Se stanno insieme, possono affrontare ogni ostacolo. 
Il giorno dopo Emma organizza una cena a casa sua per dirlo a suo padre e a Mary naturalmente, ma non è lei che spaventa la ragazza. Anzi, è sicura che a donna sarà felicissima alla notizia, ancora più felice quando si renderà conto che il suo piccolo ometto, Andrew, che ora ha due anni, avrà presto una nuova compagnia con cui giocare. Ciò che la spaventa è la reazione di David. È sicura che lui non la prenderà affatto bene e sinceramente non sa nemmeno come dirglielo. 
Emma per tutta la mattina è stata nervosa e agitata, ha provato a farsi un discorso mentale ma ogni cosa che ha pensato, l’ha scartata categoricamente. Ogni cosa che dirà è ovvio che suo padre andrà fuori di matto, ci è andata lei, ci è andata perfino Regina se pur abbia cercato di non darlo a vedere e rassicurarla il più possibile... L’unico che sembra sereno è Killian, anzi, a dirla tutta a lui diverte da morire l’idea di far impazzire il povero David, o principino come ha iniziato a chiamarlo, visto che David lo rimprovera sempre chiamandolo “pirata”. Punzecchiarsi a vicenda ormai è il loro pane quotidiano ed è per questo che il ragazzo è sereno e tranquillo, si vuole proprio gustare la faccia di suo suocero alla notizia.
«Fossi in te Killian non sarei così tranquillo, mio padre ti ucciderà nella peggiore delle ipotesi.» gli dice Emma vedendolo rilassato ad aspettare l’arrivo degli ospiti guardando tranquillamente la tv. 
«Prima ci deve riuscire. E poi, sempre se sopravvive alla notizia, io penso che morirà nell’istante in cui glielo diremo.» se la ride di gusto a immaginare la scena ed Emma sbianca al solo pensiero.
«Pure tu hai ragione. Sarò responsabile della morte di mio padre, prematuramente.»
«Oh si, già immagino i titoli del telegiornale: principino, muore dopo aver appreso che sua figlia ventenne fosse incinta del suo compagno pirata. Sarebbe un vero spasso.» le dice per ironizzare ancora una volta ed Emma scoppia a ridere di gusto. 
Proprio in quel momento però, sentono suonare alla porta e a correre ad aprire è Henry, impaziente di giocare con Roland. Il suo ragazzino non è per niente preoccupato, lui è felicissimo di avere presto un compagno di giochi, che non immagina minimamente le preoccupazioni della sua mamma. 
Prima che Emma possa accogliere gli ospiti in casa, Killian le da un bacio sulle le labbra e le dice che andrà tutto bene. Gioca, ironizza, scherza, ma sa anche rassicurarla con parole piena di amore e ogni volta le dimostra la sua costante vicinanza. 
Si siedono tutti a tavola a mangiare ciò che Emma ha preparato per l’occasione, facendole i complimenti per essere migliorata molto in cucina. 
Ma lei, non è per niente di compagnia a dire il vero, continua a spostare lo sguardo da Regina al suo piatto. La donna le fa segno di dire tutto ed Emma ogni occasione tergiversa o si limita ad ascoltare le conversazioni altrui. Come può dire a suo padre che è incinta senza fargli avere un infarto? Non lo sa proprio, forse non esiste un modo giusto, deve dirglielo e basta. 
Ha ancora lo sguardo puntato verso il suo piatto, quando finalmente riesce a dirlo. 
«Sono incinta.» esclama, non accorgendosi che David proprio in quel preciso istante si è portato alla bocca il bicchiere del vino e sentendo quelle parole, gli va tutto di traverso. 
Mary Margaret si alza immediatamente per abbracciare Emma, mentre Robin aiuta David a riprendersi, battendo la mano sulla sua schiena, è quello più vicino. Immagina che sia traumatico ricevere una notizia del genere ed è felice di avere un figlio maschio, sarebbe geloso e iperprotettivo anche lui con una femmina. Se pur per Robin ormai Emma un po’ lo è, non è la stessa cosa, anzi... Lui è felicissimo del fatto che sia incinta. 
«Che sei tu? È uno scherzo vero? Hai vent’anni. Tu brutto pirata, non sai che esistono le precauzioni?»
«Cavolo, davvero? Non lo sapevo. Grazie che me lo hai detto, la prossima volta staremo attenti... Ti pensi che non le usiamo? Magari è successo e basta, ma siamo lo stesso felici. Io sono l’uomo più felice del mondo. E anche Emma è felice.» gli risponde a tono Killian. 
«Killian!!!!» lo rimprovera Emma per quella risposta un po’ acida e poi si rivolge lei stessa a suo padre: «Ascolta non ti sto qui a spiegare come mai è successo... Ma ormai questo bambino o questa bambina c’è, esiste. E io già lo amo, nonostante la paura iniziale. Sono felice e vorrei che lo fossi anche tu, anche se è presto e non era previsto che accadesse ora.»
«Io posso pure essere felice, ma da padre é normale che mi preoccupi. Sei ancora giovane, hai iniziato da poco a lavorare seriamente, non siete nemmeno sposati... Capisci che niente è andato come doveva andare?» è confuso, frastornato. Non riesce davvero a capire come tutti possono essere così tranquilli, lui vorrebbe solo spaccare la faccia a Killian che ha messo incinta la sua bambina proprio ora, proprio adesso che é ancora così giovane e si sta finalmente costruendo il suo futuro, poi lei ha già un bambino, il suo Henry. 
«No, niente è andato come doveva andare. Ripeto, non avevamo programmato questa gravidanza... Ma è accaduto e spero che, tu possa accettarlo prima o poi, perché papà, ho bisogno anche di te per affrontarlo. Di nuovo e così presto.» continua Emma, capisce il suo punto di vista, anche lei pensa che sia presto, è la prima cosa che ha pensato e le sue paure sono state dovute proprio al fatto che non l’avesse minimamente programmato, ma ora già sente di amare quella piccola creaturina che cresce dentro di lei. E come ha detto a suo padre, ora come ora, ha bisogno anche del suo appoggio. Ci è rimasta male per le sue parole, ma cerca di passarci sopra, vuole passarci sopra.
«Scusami, hai ragione... Ho avuto la mia solita reazione da padre geloso. Ma come puoi darmi torto? È ovvio che ti starò accanto, Emma, ti starò sempre accanto, anche quando non condividerò le tue scelte.» come in quel caso, pensa che avrebbero dovuto stare più attenti, che se non era programmato di fare figli, dovevano preoccuparsi di più di usare precauzioni, di accertarsi che queste fossero funzionati correttamente. Ma è anche ovvio che starà vicino alla sua bambina in ogni caso, ha promesso che non la lascerà più sola, nel bene e nel male, ed è ciò che farà. Si alza dalla sedia e si avvicina ad abbracciare Emma, per dimostrarle con i gesti ciò che le ha appena detto anche a parole. Lui c’è, lui ci sarà sempre. La ragazza lo abbraccia a sua volta e finalmente si sente più rilassata, finalmente ora che lo sa anche lui, può davvero godersi il periodo più bello, ma anche il più stressante della sua vita, con una nuova consapevolezza, stavolta non sarà sola. 
«Ma un discorsetto a te pirata, non te lo toglie nessuno.» dice separandosi da sua figlia e guardando con fare minaccioso il ragazzo al suo fianco. Vorrebbe in realtà ucciderlo con le sue mani, ma sa che non può farlo per due ragioni, Regina e Mary non glielo permetterebbero e soprattutto, non può di certo lasciare sua figlia senza il padre del suo bambino. Una bella ramanzina però non gliela toglie nessuno, deve avvisarlo e fargli capire che ora ha ulteriori responsabilità.
«Uno: Se proprio dovete fare ciò che dovete, la prossima volta almeno state attenti o ti ritrovi in un posto così sperduto che tornare a casa ti sarà impossibile. Due: Ora hai in mano, non solo la vita di Emma ed Henry, ma anche di un altro mio nipotino, se la fai soffrire o li fai soffrire, farai la stessa fine del punto uno. Tre: Sono felice per voi, ma ti tengo d’occhio, pirata.» non riesce ancora ad accettare che sua figlia abbia un fidanzato, figuriamoci a pensarla con lui in atteggiamenti intimi, non riesce proprio a superarlo un trauma del genere, per lui rimane sempre la sua bambina. 
A interrompere quel battibecco padre/figlia, anche se si è decisamente allentata la tensione, è Henry, che si posiziona vicino alla sua mamma, felice di poter finalmente condividere con tutti la notizia che presto diventerà un fratello maggiore. 
Emma lo stringe a sua volta e gli dà un bacio sulla fronte. Il suo ragazzino. È così maturo e intelligente ed è davvero sicura che sarà un fantastico fratello più grande. 
Il pranzo prosegue, pensando al possibile sesso del nascituro, anche se è effettivamente presto ancora per parlarne. 
Ma in fondo, per un solo giorno, un giorno e basta si può essere felici senza pensare al domani e godersi solo il presente, con accanto solo le persone che si amano. 
E sono tutti lì, la sua famiglia. La sua meravigliosa famiglia, la quale è sempre stata tale, nonostante le bugie, i litigi, la lontananza, nonostante tutto. Ed è felice. Felice e basta. 
 









Spazio autrice: Ciao a tutti, buon sabato ed eccoci qui giunti a pubblicare il penultimo capitolo di questa storia... Mi inizia già a prendere un po’ a male a sapere che siamo giunti alla fine, mi dedico da questa storia dai primi di gennaio, ora siamo ad agosto e quindi, consentitemi un po’ di malinconia, nonostante manchi ancora il capitolo finale e io stia già scrivendo il sequel (sono al capitolo tre del sequel, quindi posso dirvi che è certezza che ci sarà. Ma vi dico qualcosina in merito, a conclusione di questa storia).
Ora... ora godetevi questo capitolo sulla scoperta di Emma di essere incinta. Ve lo aspettavate? Era questo il “piccolo” colpo di scena che avevo anticipato nel precedente capitolo. E ditemi, voi preferite un piccolo pirata o una piccola principessa? Che cosa sarà? :P Ovviamente, lo scoprirete nell’epilogo di questa storia.
Detto ciò, fatemi sapere che come sempre che cosa ne pensate e nel mentre vi do appuntamento a settimana prossima... Vi auguro una buona giornata. A prestissimo.

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Capitolo 33
*** Capitolo trentatré ***




Capitolo trentatré


3 anni dopo  

«Hope! Basta giocare adesso, dobbiamo andare a pranzo dalla nonna.» Emma raggiunge la sua piccolina, che ancora in pigiama corre per casa come una piccola furia. È una bambina molto ubbidiente, ma anche terribilmente monella. Se fosse per lei giocherebbe le ore, pur di correre, giocare e stare in compagnia, salterebbe pure il riposino, smetterebbe di dormire completamente e infatti, la sera per farla addormentare è davvero un’impresa. Ormai ha la bellezza di tre anni, ma sin da piccola ha sempre fatto disperare i suoi genitori. Non è una bambina a cui piace dormire molto, è mattiniera e da neonata, si svegliava dalle tre alle quattro volte per notte. Ora, finalmente, dorme tutta la notte, ma la mattina alle 6:30 precise, ha già gli occhietti spalancati, perfino di domenica. Perfino nei giorni di festa. Sempre. 
Ovviamente quella mattina non è stata di certo diverso, nonostante sia natale e la sera prima, hanno fatto piuttosto tardi. Si sono riuniti tutti insieme a casa Mills, per passare la classica vigilia di Natale in famiglia. Il pranzo di Natale non sarà diverso. 
Non mancherà proprio nessuno all’appello. Nemmeno Neal con la sua nuova ragazza, da un anno a questa parte: Ruby. Emma non avrebbe mai creduto che quei due sarebbero finiti insieme, invece Killian ha sempre visto una possibile affinità tra i due, o forse semplicemente ha sempre sperato che il suo rivale si fidanzasse quanto prima. 
Sono una meravigliosa famiglia allargata: Mary e David con il loro piccolo Andrew di ormai cinque anni, Robin, Regina e Roland. Neal e Ruby. Lei, Killian, Henry e Hope. 
Proprio lei, alle parole “nonna” si ferma di colpo e raggiunge la sua mamma per farsi mettere il vestitino rosso con la renna, per l’occasione.
La piccola monella di casa Jones, ha un debole per sua nonna Regina. Quando è in sua compagnia si dimentica anche del suo amato papà, o papino, come lo chiama lei. 
«Le parole magiche.» esclama Killian esausto, che ha giocato con lei fino a quel momento a rincorrerla.
Emma ride e prende in braccio la piccola per finire di vestirla e pettinarla, le vuole fare una treccia. La bambina ha i capelli biondi e gli occhi verde smeraldo, esattamente come la sua mamma, sono come due gocce d’acqua. Ad Emma piace, visto che ha i capelli lunghi, acconciarglieli. 
Mentre prepara la sua piccola e finisce di sistemarsi anche lei, ripensa a tutto ciò è è successo in quei tre anni. Le sembra solo il giorno prima quando ha scoperto di essere incinta della sua piccolina e invece, sono già passati tre anni da quando lei ha riempito la loro vita di gioia e allegria. 
Henry l’adora e anche se sta crescendo, visto che ormai ha 9 anni, si comporta sempre come un perfetto fratello maggiore, nonostante la piccolina a volte lo faccia penare o gli nasconde i giochi o gli fa i dispetti. In realtà, sa bene che Hope da grande, si farà proprio rispettare. 
Pensa a quando ha scoperto di aspettare una piccola principessina. All’ecografia sono andati lei, Killian ed Henry, ma all’uscita dall’ospedale ha trovato anche Regina e David, impazienti ed emozionati di scoprire il sesso. E poi, tutti insieme, hanno provato a scegliere un nome. Ad Emma piaceva l’idea che la piccola avesse l’iniziale uguale a quella di Henry. Ma poi a scegliere il nome definitivo è stato il suo pirata. 
“Hope. Speranza. Mi piacerebbe che nostra figlia avesse questo nome, perché da quando ti conosco so che cosa significa avere speranza. Poi, è il frutto del nostro amore, voglio che porti speranza e gioia nella famiglia che stiamo costruendo insieme.” Sono state queste le sue parole ed Emma oltre a piangere, dando la colpa agli ormoni della gravidanza, l’ha abbracciato, approvando subito il nome. Henry di conseguenza è stato felice, lui ha sempre creduto nella speranza, nella magia, nei sogni e il pensiero che sua sorella si chiami così, gli piace assai e poi, avranno la stessa iniziale nel nome. 
In famiglia anche hanno accettato subito il nome, ma soprattutto l’hanno amata dal primo istante in cui i suoi occhietti verde smeraldo e meravigliosi, hanno incrociato i loro. David si è sciolto in un brodo di giuggiole, appena l’ha presa in braccio. Regina ha cercato di mantenere un certo decoro, ma anche lei in realtà si è commossa. Mary, ha pianto senza vergogna, la donna poi, che è classifica fare i suoi discorsi sulla speranza, ha approvato a pieno il nome, credendo che avrebbe solo portato bene. 
Sono passati tre anni, la sua vita è più piena che mai, ma è felice. Stanca, sempre di corsa, ma felice. Ormai è diventata vicesceriffo e anche se ha soli 23 anni, ama il suo lavoro e lo fa con entusiasmo, con passione. Migliora ogni giorno di più, non smette di fare lezioni di difesa personale, di andare al poligono. Vuole sempre fare meglio e grazie a August, il suo capo, sta crescendo tanto. Deve molto a lui, anzi forse tutto, se non ha mollato dopo la sua terribile esperienza. A volte ancora ci pensa e rabbrividisce, ma poi scaccia immediatamente quel pensiero, concentrandosi solo sulle cose belle. Probabilmente mai dimenticherà quella violenza subita, è impossibile farlo; cerca solo di godersi ciò che di bello la vita le offre ogni giorno.  
Arrivano a casa Mills in tempo per il pranzo, in realtà sono gli ultimi arrivati e sono già tutti presenti. Hanno perso tempo anche per scattare i regali di babbo natale quella mattina. Hope a ogni regalo ha perso tempo a giocarsi, per non parlare dell’essersi messa a giocare con la carta da regalo, lanciandola in aria e in testa a Henry e Killian, facendo scoppiare una guerra di palle di carta in piena regola. Hanno poi perso tempo a vestire Hope e per finire di sistemarsi loro. 
Ma ormai in famiglia sanno che sono dei ritardatati cronici.
Non appena entrano in casa e la bambina vede Regina, toglie la mano che sta stringendo a sua mamma e corre incontro alla sua nonnina. 
«Nonninaaaaaaaaaaaa!» strilla felice, correndole incontro per abbracciarla. 
«Amore mio! Cosa ti ha portato babbo natale?» le dice prendendola in braccio. Regina stra vede per sua nipote e se la sta godendo a pieno. Le piace essere chiamata nonna, all’inizio le ha fatto forse un po’ strano, visto che Henry ancora la chiama “mamma”, ma si è abituata subito. La sua piccola Hope, fa uscire il suo lato giocoso, divertente e amorevole. La vizierebbe di continuo e qualsiasi cosa la bambina le dica, sarebbe capacissima di dire sì. Regina ha sempre amato i bambini, ma ha deciso di non averne altri suoi, per godersi la sua Emma, che non ha potuto godersi come ha sempre voluto e per dedicarsi ai suoi nipoti. Robin è stato subito d’accordo con la sua decisione, approvandola. In fondo poi, Hope è un po’ anche sua nipote, lei lo chiama “nonno Robin” e a lui piace. 
«Tanti giochini.» dice super felice della cosa ed elencando tutti i giochi ottenuti. Tra cui un libro di favole, regalatole da suo fratello, il quale spesso è lui a leggere alla sorellina le favole della buonanotte, esattamente come ha sempre fatto la sua mamma, quando era lui a essere piccolo e non saper leggere. 
Henry è un ottimo narratore ed Emma, come Regina, sono convinte che diventerà davvero uno scrittore. Ha tantissima fantasia e a scuola viene sempre lodato per come scrive e i suoi temi sempre ricchi di storie favolose e avventurose. Il suo tema preferito sono sempre i pirati. 
«Nonninoooooooo» vedendo David, si getta anche tra le sue braccia e gli dà un bacino sulla guancia, facendo sciogliere l’uomo completamente. Non si è ancora abituato a quella sua meravigliosa nipotina. 
«Sai che giorno sei gennaio, arriva la befana? Io volere tanta cioccolata, no carbone. Io no monella.» dice, ancora non parla perfettamente, ma si fa capire benissimo. 
David subito le dice che parlerà personalmente con la befana. 
«Amore, hai appena ricevuto i regali di Natale, già pensi alla befana? Ci pensiamo tra qualche giorno.» le dice Emma, guardando male suo padre, lui la vizia fin troppo, nonostante le sue proteste. Regina pure la vizia, ma decisamente meno di lui. Lui le comprerebbe pure la luna se potesse. 
Hope annuisce un po’ contrariata, ma poi torna a sorridere e correre per casa Mills, come se niente fosse. È davvero il loro piccolo terremoto. Una piccola principessa pirata, terremoto. La loro piccola principessa, pirata, terremoto. 
Si siedono a tavola e come sempre, si ritrovano a ridere, scherzare, giocare. Le loro tavolate sono così affollate che per parlarsi spesso devono urlare per farsi sentire, ma il bello sta proprio in questo a dire il vero. Non cambierebbero quei momenti per nulla al mondo, ormai sono la loro quotidianità. 
Sono tutti davvero felici e spensierati. Solo Killian a dire il vero è quello più silenzioso. Il suo silenzio non è dovuto al fatto che sia preoccupato e triste, al contrario... Deve fare una cosa importante, ma non sa come farla. Quella mattina ha già dato il regalo di Natale alla sua meravigliosa fidanzata, ma non è di certo il regalo ufficiale. Quello ufficiale glielo vuole dare davanti a tutti. È stata un’idea di Henry a dire il vero, il quale ha contribuito alla realizzazione della cosa, ma ora che ci pensa, forse non è stata una buona idea. 
Emma lo vede troppo taciturno e gli prende la mano, chiedendosi cosa c’è che non vada, fino a poco prima stava bene. Lo guarda e lui la guarda a sua volte sorridendole. La tiene ancora per mano e si alza. Attirando l’attenzione di tutti i presenti, anche quella della piccola Hope, intenta a giocare in braccio a Regina con il pongo, il quale puntualmente è più in bocca alla bambina, che sul tavolo. I tentativi di dirle che non si mangia sono vani. 
Prontamente si mette in ginocchio e la guarda, perdendosi nei suoi smeraldi, si concentra esclusivamente sulla sua Emma, anche perché avere tutti gli occhi puntati addosso non aiuta di certo.
«Emma, sono giorni che tento di trovare le parole più adatte, ma non le ho trovate. Ciò di cui sono certo però, è che ti amo. Amo te, Henry e Hope. La mia meravigliosa famiglia. Insieme a voi ho tutto quello che desidero. Non so che cosa ci riserverà il futuro, ma so per certo che... Non c’è tempesta che non possiamo superare, insieme troveremo sempre il sole.» le dice ed Emma con gli occhi lucidi e stavolta non può di certo dare colpa agli ormoni, lo guarda, cercando di replicare, ma non ci riesce.
«No, aspetta... Non ho finito. Emma Swan, mi vuoi sposare? Vogliamo diventare una famiglia a tutti gli effetti? Vuoi farmi l’onore di essere la signora Jones?» gli chiede, infine, tirando fuori la scatolina con dentro l’anello. 
La ragazza ancora una volta non riesce a parlare, le parole sono come bloccate in gola, ma si getta completamente tre le sue braccia, in lacrime e baciandolo con trasporto, incurante dei presenti. 
«Mammina e Papino bacino.» dice Hope battendo le mani, ha capito perfino lei che ciò che sta accadendo è qualcosa di bello. 
David, se pur non lo ammetterebbe mai, è quasi commosso, è un uomo di antichi principi, prima dei figli, vuole passare per il matrimonio, ma sua figlia è sempre andata controcorrente. È felice ora, che finalmente quel pirata ha messo un po’ di sale in zucca e abbia deciso di prenderla in sposa, ha sempre creduto che ciò non sarebbe mai accaduto. Ma lui era comunque a conoscenza della sorpresa, Killian prima di farle la proposta, era andato a chiedere a lui la mano di sua figlia, anche se non ce ne starebbe stato bisogno, visto il loro fare sempre di testa loro e visto che, sono già una famiglia. 
Ciò che è certo è che desidera fortemente accompagnare sua figlia all’altare. 
«Oggi quindi abbiamo anche il loro matrimonio da festeggiare» esclama Neal, felice davvero della cosa. Ormai lui accanto a Ruby è sereno. Non smetterà mai di voler bene alla mamma di suo figlio, come d’altronde lei, ma ora ama la sua compagna. 
E Ruby e Neal sono i primi ad alzarsi per congratularsi con la coppia, successivamente tutti gli altri.
Regina è la più sorpresa, a lei Jones non aveva detto nulla e prontamente glielo fa notare, specie dopo aver appreso che invece David sapesse.
«Regina non te la prendere, mi sembrava giusto che la mano di Emma la chiedessi a David.»
«Allora visto che siete diventati così amici, i prossimi lavori te li farò commissionare da lui.» lo punzecchia e la reazione di Killian fa decisamente ridere tutti. Ha strabuzzato gli occhi e la sua faccia ha parlato chiaro. L’unico che non ride molto è proprio David, ma in fondo lo sanno entrambi che il loro rapporto non potrà mai essere così idilliaco, lavorando a stretto contatto, finirebbero per uccidersi. Meglio evitare. 
Killian infila al dito di Emma l’anello e poi con ancora la mano della sua futura sposa tra le sue, l’attira a sé per baciarla nuovamente. 
Al termine del pranzo e aver provato a far fare, inutilmente, il riposino a Hope e loro giocato e chiacchierato; si accorgono che fuori sta nevicando e che sicuramente da parecchie ore, il viale di casa Mills è già pieno di neve. 
Henry, Roland e Andrew propongono subito di andare a giocare fuori e coprendosi tutti bene, visto il tempo freddo, escono in giardino. 
I tre bambini con la neve iniziano a fare un pupazzo di neve, Henry coinvolge anche sua sorellina Hope, ma lei si interessa poco a ciò che stanno facendo i due più grandi. Da prima ha sbattuto i piedi sulla neve, ridendo nel modo in cui essa cigola ogni volta che si muove, per poi sedersi a terra, ignara di bagnarsi, per assaggiare quella soffice manta bianca. 
«Panna» esclama mettendosela in bocca. Ha preparato un dolce con la sua mamma e vedendo che la sua piccola andasse ghiotta per la panna, le ha detto come si chiama. Vedendo ora una distesa bianca, la bambina ha pensato subito che fosse tantissima panna. 
«Amore questa non è panna, ma neve. Non si mangia.» le dice Emma ridendo. Hanno riso tutti i presenti. 
Non si mangia, ma a lei non importa, ne prende un altro po’ e se la porta alla bocca. Sa di aver fatto una marachella e quindi guarda la sua mamma con sguardo furbo, per vedere la sua reazione. 
«Hope che ti ho detto? Non si mangia e alzati da terra che ti bagni tutta. Non ho portato il cambio.» le continua a dire, stavolta senza ridere, perché la sta mezza rimproverando per non aver ubbidito. Sono in pieno inverno per giunta, rischia di ammalarsi se continua a giocare con la neve da per terra. 
«No! Neve, neve, neve.» battendo la manina sul soffice, ma freddo manto bianco, ridendo ancora una volta per il rumore che fa la neve fresca. Gattonando a destra e sinistra per sentire ancora quel rumore che tanto le piace e la fa ridere. 
Emma guarda prontamente il suo fidanzato per farlo intervenire e non essere sempre lei la cattiva della situazione, che non permette di fare le cose a sua figlia. Killian in realtà sa essere severo quando la situazione lo richiede, ma ha anche un difetto: non sa dire di no a Hope, soprattutto se sta giocando e sperimentando qualcosa di nuovo, a lui piace fermarsi ad osservarla. Adesso, intenta a giocare con la neve e ridere da sola per un semplice scricchiolio, è davvero lo spettacolo più bello del mondo. Sua figlia è lo spettacolo più bello del mondo. 
Ma ha anche notato lo sguardo del sua Emma. 
Così si avvicina alla bambina per prenderla in braccio, ma Hope che è stata allontanata dal suo nuovo gioco scoppia a piangere disperata. 
«Neve, neve, neve.» divincolandosi tra le braccia del suo papino, per tornare a giocare. Ora che conosce questa parola, sembra non voler dire altro.
«Emma, lasciala giocare. L’ho io un cambio per lei.» le dice Regina andando a prenderla tra le braccia del suo papà e rimettendola a giocare. Capisce perfettamente che Emma teme che la bambina si ammali, visto che ha già le calze pesanti, che ha indosso, bagnate, ma non si ammalerà di certo per questo e poi non può essere l’unica a non giocare.
La ragazza sa benissimo che sua madre ha ragione, a volte sa essere davvero troppo apprensiva. Odia che i suoi figli stiano male e vorrebbe costantemente proteggerli da tutto, ma sa che non può. Esagera spesso, ma sa anche essere una mamma fantastica, piena di inventiva e che si diverte sempre tanto in loro compagnia.  
«Hai ragione. Ho esagerato.» ammette, se pur non sia stato per niente facile per lei farlo. Torna così ad osservare la sua piccola Hope, che tra l’altro é davvero meravigliosa. 
Intanto, la bambina continua a gattonare da tutte le parti felice come non mai, fino ad arrivare al pupazzo di neve costruito da Henry, Roland e Andrew, e con la manina buttarlo giù, come fa sempre con i castelli di sabbia al mare. 
«Bum» esclama divertita e mostrando i dentini tutta felice. I tre bambini più grandi però non sono dello stesso avviso, ed é suo fratello infatti a fare una palla di neve e tirargliela colpendola in viso. Hope in un primo momento sembra quasi che voglia piangere, ma poi scoppia a ridere di gusto, battendo le manine: «Ancora Hetti, ancora.» gli dice. Non riesce ancora a dire bene il nome di suo fratello e allora lo chiama “Hetti”. 
Tutti i presenti se prima si sono preoccupati per la piccolina, vedendo che invece le é piaciuto e tanto anche, iniziano a loro volta una battaglia di neve.
Emma si avvicina alla sua bambina e l’aiuto a fare lei una palla di neve per colpire Henry a sua volta. A favore dei bambini invece ci sono Killian e Neal. Con la palla di neve fatta da Emma prima viene colpito in piena faccia Killian e poi con la seconda Henry. Hope ride di gusto e non fa altro che dire: “ancora, ancora, ancora” ormai completamente bagnata essendo per terra da parecchio tempo, ma sembra non sentite minimamente il fastidio del bagnato e non avere freddo, si sta divertendo troppo. Tanto che inizia anche a lei a costruire palle di neve vedendo come fa la sua mamma e buttandole ovunque, incurante di chi colpisce.
La battaglia di palle di neve ormai é iniziata, tutti contro tutti, cercando di colpire più persone possibile. In fondo lo si sa, la neve fa tornare chiunque bambini, anche i più grandi.
Ma é anche la magia del Natale. Il Natale é gustarsi la neve, giocare tutti insieme. Il Natale é famiglia. Il Natale fa riscoprire in tutti il proprio essere bambini e se il Natale non l’hai nel cuore, non puoi di certo trovarlo sotto l’albero.
Loro, la famiglia Jones, Nolan, Mills, Locksley lo sanno bene. Sono una famiglia. Una famiglia strampalata, allargata, piena di problemi, di alti e bassi, ma uniti. Sono una famiglia che non si incontrano solo a Natale, ma al contrario, per loro Natale é ogni giorno. 
E anche se non sanno ancora che cosa riserverà loro il futuro, sanno che ora sono felici. Del domani non c’è certezza, ma è proprio per questo che bisogna godersi ogni giorno tutto ciò che di meraviglioso la vita offre. 
Ed é ciò che loro stanno provando a fare, nonostante tutto. 
Il lieto fine non esiste, ma i nuovi inizi si. 
Ecco, questo è il loro. 
Non c’é tempesta che non si possa superare, alla fine si trova sempre il sole. 






The end 

 

 










Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccomi qui a postare questo capitolo finale. Prima di spendere due parole per ringraziarvi tutti, ditemi... Cosa ne pensate di questo capitolo conclusivo? Vi piace? E della piccola Hope che cosa ne pensate?
Ma ora veniamo alla parte dei saluti, anche se in realtà é solo un “ciao” per questa storia, per poi immergersi nel sequel. 
Devo ammettere però che un po’ mi dispiace, perché mi sono molto affezionata a questa storia, é nata come un piccolo esperimento, da tempo volevo scrivere  su Once Upon A Time e sulle mie due coppie preferite, ma poi sono sempre stata frenata non so perché (forse per mancanza di idee che mi convincessero), fino a che non è venuta l’idea per questa e ho iniziato a scriverla e il tutto é venuto poi da sé. Non pensavo che potesse piacere così tanto. Per questo ringrazio infinitamente tutti voi che avete seguito la mia storia sin dal primo capitolo, dedicando del tempo per leggerla, recensirla o inserirla tra le vostre categorie. Grazie, davvero. Non sapete che gioia é per me. É stato bello anche aver parlato in privato con ognuno di voi che mi ha seguito in questa mia folle avventura.
Ma come anticipato ci sarà un sequel. E bene sì, ho già pronti i primi tre capitoli e inizierò a postare: DA SETTIMANA PROSSIMA, per dare una continuità a questo progetto. Cosa dire altro del sequel? Ci saranno nuovi personaggi, un nuovo caso per la nostra Emma e po’ di casini che porteranno i nostri protagonisti ad affrontarne di cotte e di crude. Forse peggio che in questa 😂
Non svelo altro in merito, spero che possiate seguirmi ancora in questa avventura e con la mia pazza famiglia Swan, Jones, Mills, Locksley. 
Grazie ancora per tutto e buon week end. 
A prestissimo.
 

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