E se fosse tutto un sogno?

di valedia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mia -1- ***
Capitolo 2: *** -Liam- ***
Capitolo 3: *** -Mia-3 ***
Capitolo 4: *** Liam ***



Capitolo 1
*** Mia -1- ***


Mi sveglio di scatto,  e mi metto seduta sul letto.  Sono impregnata di sudore,  sono tremolante e spaventata. 
Mi alzo dal letto e corro nella stanza dei miei genitori, apro la porta e trovo il letto intatto, i cuscini sistemati come piacevano a mia madre,  gli abiti da lavoro di mio padre posti sulla sedia accanto la scrivania.
Ho gli occhi lucidi,  non è stato un sogno.
Loro non ci sono più,  ed io sono qui,  da sola,  in questa casa troppo grande per me. Mi stendo sul letto matrimoniale,  prendo il cuscino di mio padre,  odora ancora di lui,  e lo stringo forte,  addormentandomi. 
Vengo ridestata dal rumore stridente della sveglia sul comodino,  che segna le ore 9. Mi guardo intorno,  e non posso fare a meno di piangere.  Vedo delle foto dei miei abbracciati,  felici,  e singhiozzo più forte.  Cerco di ricompormi alla meglio e scendo in cucina. 
Di solito si fa colazione con un caffè,  cornetto e fette biscottate piene di marmellata,  ma io no. 
La mia colazione?  Vodka con ghiaccio,  quattro bicchieri all'inizio,  poi tutta la bottiglia.  Ho voglia di uscire,  certo,  così combinata non arriverei nemmeno alla porta di ingresso. Sbuffo e mi trascino fino al bagno,  dove apro l'acqua fredda e mi ci butto sotto,  vestita del tutto!
Dopo una buona mezz'ora,  ne esco,  fradicia e infreddolita, mi tolgo gli abiti bagnati e metto addosso l'accappatoio di mia madre,  è ancora morbido e profumato di lei.  Vado in camera e mi vesto,  intimo rosa di pizzo,  jeans chiari e maglioncino rosa,  lego i capelli in una coda di cavallo,  prendo le chiavi ed esco.
  La mia metà?  L'incontro agli alcolisti anonimi. 
Arrivo dopo dieci minuti, parcheggio l'auto,  ed entro.  Ci sono già alcune persone nella stanza,  e c'e un nuovo tizio.  Alto, castano e muscoloso. Prendo una tazza di caffè,  e mi siedo al mio posto,  ovvero,  la prima sedia in cerchio che affaccia sulla finestra. La stanza si affolla,  il cerchio si chiude.

" Salve a tutti,  io sono Jane,  e sono il vostro "mentore" a cui potete rivolgervi quando ne avete bisogno "
"Ciao Jane" Diciamo in coro tutti.  Jane da la parola al nuovo tipo,  carino devo ammettere.
"Salve,  mi chiamo Josh,  ho ventitré anni e sono un'alcolizzato " Salutiamo tutti Josh.  Continuiamo così fino a che non arriva il mio turno.
"Salve,  sono Mia,  ho vent'anni e sono un'alcolizzata,  da più o meno tre anni" Devo raccontare ancora la mia storia, per Josh,  che è nuovo,  ma non me la sento adesso, quindi mi limito ad abbassare la testa e mangiucchiarmi le unghie. Jane capisce la mia situazione,  e così cambia argomento.
Finisce la seduta, e torno a casa.  Se dico che questa cosa mi ha aiutata mento. Quando ritorno qui,  e mi vedo sola,  prendo la bottiglia e la finisco in un paio di bicchieri.

SALVE A TUTTI, SONO RITORNATA CON UNA NUOVA FF SU LIAM. SE VI PIACE, METTETE UNA STELLINA E VOTATE, E MAGATI DITEMI COSA NE PENSATE, VA BENE? AL PROSSIMO

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Capitolo 2
*** -Liam- ***


Come al solito,da più o meno tre anni, mi ritrovo al bancone di un sudicio bar, dalle pareti color panna andata a male, sgabelli malconci, e il legno della porta mangiato dai tarli.
Il barista, che so chiamarsi Adam, appena mi vede, mi sorride compiaciuto, e mi versa il solito: due dita di rhum con tre cubetti di ghiaccio. Gli sorrido di rimando, e comincio a sorseggiare il primo di una lunga lista di drink, che saziano, a metà, il mio senso di colpa.
Era una fredda serata di autunno, le scuole erano chiuse, ed io stavo appena tornando a casa, da una festa a casa di un mio compagno di liceo.
"Ce la faccio a guidare" dissi sicuro delle mie capacità motorie. Avevo bevuto un paio di bicchieri di punch,mi ero divertito,  e arrivata una certa ora, ero uscito per mettermi alla guida della mia utilitaria. La metto in moto, accendendo il riscaldamento, dato che l'aria pungente di autunno, entrava nelle ossa.
Mi strinsi nella mia felpa rossa con il cappuccio, misi le mani sul volante, e ingranai la marcia. Non feci caso ad un semaforo rosso, continuai la mia corsa, e, contromano, presi in pieno un'altra macchina. Spaventato, scesi dalla mia auto, e andai a controllare le condizioni degli altri passeggeri. La scena che mi si presentò davanti  mi spiazzò del tutto: l'uomo, sulla cinquantina, con la testa sul volante, mentre la donna al suo fianco, con il viso insanguinato, e piena di pezzetti di vetro su di esso. Con le lacrime agli occhi, presi il telefono dalla tasca del jeans,  chiamai l'ambulanza, e me ne andai.
Da quel giorno, non faccio che maledirmi ogni secondo della mia esistenza. Ho rovinato una famiglia, ho ucciso delle persone, e non potrei non sentirmi una merda, e in colpa. Sarei dovuto morire io in quell'incidente, non loro.
" Dammene un'altro, Adam" dico capovolgendo il bicchiere sul bancone, e prendendo l'altro drink, prontamente  preparato e messo sotto al mio naso.
Bevo anche il secondo, e in me che non si dica, mi ritrovo appoggiato ai muri esterni del locale, a vomitare come un dannato. Mi passo la manica della felpa sulle labbra, il sapore amaro della mia bile, mi fa voltare ancora di più lo stomaco.
Mi metto in piedi, -se, certo!- e mi costringo a camminare fino ad arrivare a casa. Una volta arrivato, fatico per un paio di minuti a mettere la chiave nella toppa, e quando ci riesco, entro dentro, e inciampo nel tappeto all'ingresso " Maledetto tappeto!" Lo prendo a calci, e mi rimetto in piedi. Vado in cucina, e mi verso un bicchiere d'acqua fredda, mandandolo giù tutto d'un fiato. Chi sono io? Cosa è successo al Liam prudente, sociale, simpatico?
Quell'incidente mi ha cambiato la vita, nel vero senso della parola. Sono diventato un'alcolizzato cronico. Chi ha detto che bere fa dimenticare, è un grandissimo stronzo bugiardo! Scuoto la testa, metto il bicchiere nel lavandino, e vado in bagno, apro l'acqua della doccia e chiudo la porta.
Nel mentre si riscalda mi spoglio, e mi guardo allo specchio. La barba rasata la settimana scorsa, i capelli tutti arruffati, gli occhi rossi e liquidi, le guance incavate.  Da quando mi trascuro così? Da quando, tre anni fa, hai ucciso delle persone?
Mi beffa la mia coscienza, prendendosi gioco di me. Stringo i pugni, devo darmi da fare, trovare un lavoro, redimere la mia anima, ormai nera, e rimettermi in carreggiata. Entro nella doccia, e comincio ad insaponarmi i capelli, per poi prendere la spugna e insaponarmi il corpo.
Devo ritornare in palestra, rimettermi in gioco e tornare ad essere quel Liam simpatico e dolce, che ero un tempo, prima della tragedia. Esco dalla doccia, metto un' asciugamano in vita e torno in camera. Apro l'armadio e cerco cosa indossare: jeans nero, strappato sulle ginocchia, maglia bianco panna a maniche corte, e un giacchetto di jeans del medesimo colore. 
Torno in bagno, e mi asciugo i capelli, li sistemo con il gel e sono pronto per uscire, e ritrovare quel ragazzo giovane e spensierato che ero prima.

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Capitolo 3
*** -Mia-3 ***


Ed eccola qui, la mia amica fidata. La bottiglia di vodka, vuota, frantumata in mille pezzi.
Sbuffo, se solo sapessi chi è quel bastardo che ha osato ammazzare i miei genitori...
Mi alzo dal pavimento, barcollante, e vado al frigorifero. Lo apro: un paio di uova, del sedano e un pomodoro. Che cazzo, non ho voglia nemmeno di fare la spesa. Lo chiudo sbattendolo, e prendo le chiavi di casa.
Esco, e l'aria fredda di settembre mi punzecchia il viso. Rabbrividisco, strigendomi nel mio cappotto di pelle, maledicendomi per non aver messo qualcosa di più pesante.
Comincio a camminare, mani in tasca e viso nascosto nel colletto del cappotto. All'improvviso mi ritrovo col culo a terra, e il viso rivolto verso l'alto. Che cazzo è successo?
Mi metto seduta, facendo forza sui gomiti, e guardo l'ostacolo che mi ha fatto cadere: un paio di scarpe, un jeans strappato sulle ginocchia, un giubbino di Jeans color bianco panna.
Mi alzo, a fatica, e cerco di reggermi in piedi. Lui mi porge la mano, che io rifiuto.
" Stai bene? " mi chiede, una voglia marrone sotto al collo. Annuisco, mica posso negare?
" S-si, grazie " mi sforzo di sorridere.
Mi soffermo sulle sue labbra: lwgegrmente gonfie, e rosa tendente al rosso
. Alzo ancora un Po lo sguardo, e addio mondo: occhi marrone cioccolato. Quel cioccolato fuso, sciolto sul gelato. Quel cioccolato misto a delle gocce di latte che ti riscalda durante l'inverno. "
Scusami, non ti avevo visto. Sono così sbadata " lo guardo, un Po troppo, tanto da vedere le sue labbra, trasformarsi in un sorriso bellissimo.
" Stai tranquilla, neanche io ti avevo vista " mi mostra il suo cellulare, per dirmi silenziosamente che era concentrato su di esso. " Posso offrirti un caffè, o una cioccolata calda? " annuisco, io amo il cioccolato.
" Sono Mia, comunque " gli dico. Lui mi guarda, sorridente
" Liam " mi porge la mano, di nuovo. La stringo,ha una presa forte, quasi possessiva.
Metto di nuovo le mani in tasca, e cammino al suo fianco. Odora di buono, non ho ancora ben capito di cosa sappia il suo profumo. Mi volto a guardarlo, di profilo è ancora meglio: naso leggermente a patata, ciglia folte e...oddio sto fantasticando! Si ferma davanti ad un bar, l'insegna indica Black mamba.
. Da un'insegna del genere, uno si aspetta di trovarsi tipo in un buco nero, no? E invece: pareti grigio pastello chiaro, tinteggiate da poco, si sente ancora l'odore della pittura, sbagelli bianchi, bancone in legno bianco, con una parete di bottiglie posta sulla destra.
" Perché il nome Black mamba, se di nero non c'è nulla, devo ancora capirlo!" Ridacchio, in effetti ha ragione.
Mi volto verso di lui sorridente, quando mi sposta la sedia, e la rimette sotto al tavolo quando mi siedo, e prende posto di fronte a me.
Lo guardo, ancora, voglio imprimere nella testa il sul volto, la sua voglia, il suo sorriso, tutto. Ordina due cioccolate calda, e mi guarda. Sono in silenzio, non parlo, non respiro quasi, mi gira la testa. Devi andartene, Mia, non è il tuo posto quello, tu non sei abituata alla dolcezza, alle cioccolate, no, tu sei abituata alla vodka, agli shottini che ordini,al bancone di un sudicio bar.
Alzati, lascialo li, vattene! No! Scuoto la testa, posso cambiare, devo cambiare! Per me, per i miei genitori. Se mi vedessero in questo momento, non sarebbero molto fieri di me, e io voglio renderli fieri di me, sempre, anche se non ci sono più.

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Capitolo 4
*** Liam ***


Liam, Liam, dove ho già sentito questo nome?  Mi ripeto nella testa, so di averlo già sentito, devo solo ricordare dove. Arrivo a casa e comincio a rovistare tra le carte dell'incidente, trovando il verbale della polizia dove ci sono scritti i nomi dei conducenti delle auto coinvolte. Leggo con attenzione, eccolo! Liam Payne, nato a Wolverhampton il 29 agosto del 1990. Trovato! Esordisco sperando davvero con tutto il cuore che non sia lo stesso Liam con cui ho bevuto una cioccolata calda e con cui ho riso di cuore dopo tre anni. Prendo il telefono e lo sblocco, cerco tra la rubrica il suo numero e lo chiamo
Liam pov
Occhi marroni, capelli castani e sorriso stupendo,  che si è spento al ricordo dei suoi genitori. Non ricordo granché di quella sera,ma ogni giorno, ogni notte, nella mia mente flash poco chiari si fanno spazio nella mia testa. Sono sul letto steso con un sorriso a trentadue denti quando sento squillare il telefono, lo prendo e noto lampeggiare sullo schermo il numero di Mia. Rispondo subito Ehi, Mia dall'altro lato sento solo respirare e non parlare, aggrotto la fronte e guardo il telefono Mia, ci sei? domando mettendomi seduto
Mia pov
Appena risponde guardo un punto fisso davanti a me Sei stato tu a portarmi via i miei genitori?
Liam pov
A quella domanda mi si forma un groppo in gola, deglutisco e annuisco S-si, sono io il Liam Payne che ti ha tolto la vita. Mi dispiace, so che adesso non serve a niente e nessuno ti ridarà i tuoi genitori, ma sono pentito, davvero, per quello che ho fatto. Non dormo la notte, durante il giorno prendo dei farmaci perché il ricordo di quel giorno mi attanaglia l'anima
Mia pov
Perché non ti sei costituito? Perché sei ancora su questa terra? Dovevi morire tu non loro! Dico arrabbiata Costutuisciti, o lo farò io per te! Detto questo stacco la chiamata e butto il telefono contro il muro, deve marcire in galera per quello che ha fatto!
Che ne pensi?

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