Tell me the truth

di Minsalex_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


Da più o meno due mesi,oppure di più,la mia vita continua ad essere monotona,ovvero casa,psicologa,casa e ... ancora casa. Continuano a fluttuare nella mia mente certi ricordi,però non riesco a capire se sono sogni o incubi oppure sono accadute veramente. Cerco di sforzarmi,ma non ci riesco è come se mi mancasse una parte della mia vita. 

Vanno e vengono certi ricordi. Qualche volta mi sembra di udire una voce familiare oppure mi ritrovo a pensare certi avvenimenti,ma poi ad un tratto mi pongo sempre la stessa domanda "era un sogno oppure è successo veramente?"

Come ogni mattina ,mi sveglio,mi preparo,faccio colazione e subito salgo in macchina per andare dalla psicologa,come se mi potesse aiutare.

Durante il tragitto,invece di ascoltare le solite lamentele dei miei genitori,riguardo il lavoro oppure del mio "problema",preferisco perdermi tra le note di "Tennessee" di Hans Zimmer oppure "River Flows Is You" di Yiruma.

"Cerca di non  rispondere soltanto si e no" mi dice mia madre,mentre scendo dalla macchina,ma come ogni volta faccio finta di non sentirla.

Appena entro nello studio,sento già la necessità di andarmene. Non lo so il motivo,può essere perché non mi piace la psicologa,ma ho cercato più volte di aprirmi con lei ma c'è qualcosa che me lo impedisce,però penso sia anche arrivata l'ora che inizio a dire qualcosa.

"Signorina si può accomodare" mi dice dolcemente la segreteria,come ogni volta da copione le sorrido, anche se vorrei andarmene a casa a dormire o anche da un'altra parte.

"Buongiorno signorina Beatrice,come sta?" mi accoglie sorridendo la psicologa, come se non sapesse che non va affatto bene,che vorrei riprendere la mia vita e che vorrei tornare a due mesi fa quando tutto stava andando veramente bene.

"Bene"  rispondo freddamente.

Inizia a farmi le solite domande,tipo se mangiassi oppure se dormissi,ma non riesco a capire come queste domande potrebbero aiutarla a capire il mio problema.

L'ora passa abbastanza lentamente,ma finalmente quando arriva l'ora per andarmene decide di farmi un'ultima domanda.

"Un'ultima domanda,è sicura che non si ricorda niente di quella notte?"

Per un momento non sapevo che cosa rispondere,perché non riuscivo a capire a quale notte si stia riferendo,ma la vera domanda è,perché tutto d'un tratto mi aveva chiesto una cosa del genere? E poi, perché proprio oggi che è il mio ultimo giorno?

"Si...forse" rispondo un po' scombussolata.

"È sicura? Tipo qualche rumore,oppure qualcosa in particolare?" non riuscivo a capire il motivo per cui insisteva così tanto. 

"No" rispondo freddamente 

"Per qualunque cosa,non esiti a chiamare... Anche se oggi è il suo ultimo giorno, questo non significa che non sarò più a sua disposizione" si sforzava di sorridere mentre mi parlava,come se mi stesse nascondendo qualcosa.

"Si sta riferendo al mio incubo?"

"Come scusi?"

"Prima stava parlando di una certa notte,per cui volevo sapere se si stava riferendo al mio... incubo"

"SII... Volevo dire,che mi stavo riferendo proprio a quello, per caso si ricorda qualcosa?"

Ed ecco che mi ritrovo di nuovo in quella stanza,con le mani piene di sangue e lei tra le  mie braccia.

"Signorina Beatrice" ad un tratto torno di nuovo in me e mi sono resa conto che ho rivissuto di nuovo la stessa scena dell'incubo che faccio ogni sera.

"Si?" 

"Ne vuole parlare?" 

Che faccio? Le racconto il mio incubo oppure faccio finta di niente?

"È da un po' che mi capi...capita,voglio dire,cioè...mi capita di pensare ad una persona"finalmente sono riuscita a dire la verità,spero di non pentirmi di questa cosa.

"Una persona?Che tipo di persona? Uomo o donna?"

"Il volto,più o meno"

"Posso sapere chi è?" si raddrizzò subito dalla sedia come se stesse aspettando da molto tempo questa risposta.

"La madre di qualcuno,ma non so chi è"

Dopo qualche minuto di silenzio,la psicologa decise finalmente di dire qualcosa.

"Per caso mi vuole dire che gli incubi che fa sono collegati con la madre di qualcuno, nel senso gli incubi che fa riguardano il decesso di una signora che è avvenuto tra le tue braccia e non riesci a capire se sono degli incubi oppure se è accaduto veramente?" 

Mentre parlava,mi diceva così tante cose che sinceramente non avevo mai detto,per cui come faceva a sapere tutto questo?

 "Si...ma come fa a sapere tutto questo?"

"Signorina sono una psicologa,certe cose le riesco ad intuire,comunque le darò delle pillole e le dovrà prendere prima di andare a dormire,così non fare più gli incubi"

"Per lei sono incubi?" Sussurro queste parole,da una parte vorrei avere la conferma che è tutto un frutto della mia immaginazione però dall'altra parte vorrei che non fosse così.

"Certo,deve stare tranquilla. Per qualunque cosa io ci sarò. Per oggi abbiamo finito la seduta"

"Va bene,grazie. Arrivederci"

"Arrivederci signorina Beatrice"

Quando sono tornata a casa non ho fatto altro che pensare al discorso della psicologa,forse aveva ragione. Mentre scendevo le scale,sentì mia madre al telefono,ma lei non mi vide.

"Cosa hai detto? Non ti sento,potresti parlare più forte? Cosa? Adesso che cosa dovremmo fare?"

Riuscì a captare soltanto queste parole,ma a cosa si stava riferendo?

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


*Flashback*

"Zia per caso ti hanno fatto sapere qualcosa per il funerale?" 

"No,tesoro.Non ti devi preoccupare di niente,ci penserò io e lo zio... Emanuele devi essere forte,lo so che sarà difficile,ma non sarai mai solo,loro saranno sempre con te,poi ci saremo io e lo zio e anche Beatrice,perciò non ti devi mai sentire solo,per qualunque cosa potrai contare sul nostro aiuto"

"Zia,mi mancano.Non ho avuto neanche la possibilità di abbracciarli. Ti rendi conto che qualche giorno fa a quest'ora eravamo tutti insieme,mentre adesso dovremmo organizzare il loro funerale. Non si meritavano una cosa del genere" scoppiai a piangere mentre parlavo con mia zia. 

Ad un certo punto sentimmo bussare alla porta,andai ad aprire e c'erano dei poliziotti,per un momento avevo pensato che avessero trovato il colpevole.

"Stiamo cercando Emanuele Greco" 

"Sono io" dissi un po' scombussolato. Non capivo il motivo della loro presenza,perché già avevo testimoniato.

"La dichiaro in arresto" arresto? Che cosa avevo commesso? 

"Ma che cosa sta dicendo? Io non ho fatto niente" iniziai a chiamare mia zia,stavano arrestando la persona sbagliata,il vero colpevole sarà ancora in giro.

"Può avvalersi della facoltà di non rispondere,tutto ciò che dirà potrà essere utilizzato contro di lei. Ha diritto ad un avvocato e se non può permetterselo gliene verrà assegnato uno d'ufficio"

Arrivò mia zia mentre mi stavano mettendo le manette,aveva iniziato ad urlare e cercava di liberarmi ma non ci riusciva.

Iniziai a piangere,non potevo dire niente,continuavo a sentire mia zia che cercava delle spiegazioni,volevo anch'io delle spiegazioni.

*Fine Flashback*

I giorni passano,ancora sono tra queste mura grigie ad aspettare una spiegazione.

L'unica cosa da cui mi differenzio tra gli altri detenuti è il numero che portiamo in alto a sinistra,qui nessuno ha un nome o un'identità,siamo semplicemente dei numeri, come se fossimo degli animali.

I miei pensieri vengono interrotti dalla guardia che mi chiamava perché ho una visita, chissà chi sarà venuto e spero che abbia portato delle buone notizie,tipo che mi hanno accusato ingiustamente,anche se ne dubito.

Appena varco la porta ed entro nell'altra stanza,noto mio zio che si stava sforzando di sorridere,se già fa così non penso che ci saranno delle buone notizie. 

Nella stanza ci sono molti tavoli e quasi tutti sono riempiti dai parenti,c'è chi ride e chi piange,ci sono anche dei bambini,alcuni di loro stanno mostrando la recita di fine anno al padre,che non potrà essere presente e altri stanno mostrando i regali che hanno ricevuto perché hanno passato l'anno scolastico. 

Quando avevo la loro età aspettavo con ansia l'ultimo giorno di scuola perché poi mio padre mi portava nel negozio dei giocattoli e potevo scegliere quello che volevo. Spesso veniva anche con me Beatrice e giocavamo nel castello dei diamanti,lei era la principessa e io il principe,il mio compito era di  salvarla dal mostro che era mio padre,al solo ricordo mi venne da sorridere,magari potessi tornare in quell'età spensierata.

"Emanuele,come va?" mio zio si stava avvicinando per salutarmi con un bacio sulla guancia,ma venne fermato dalla guardia perché non si poteva avvicinare,non potevamo avere nessun contatto.

"Zio,tutto bene,tu che mi racconti? Come stanno procedendo le cose?" 

"Emanuele,abbiamo dovuto fare il funerale,avevamo chiesto se potevi venire ma ci avevano detto di no,mi dispiace veramente tanto" mi iniziarono a scendere alcune lacrime appena sentì quelle parole,l'unico figlio che avevano avuto non è stato presente al loro funerale. 

"Avete messo dei fiori da parte mia?" dissi singhiozzando 

"Certo"

"Per caso ti hanno detto quando mi faranno uscire?"

"Emanuele,la situazione è abbastanza seria perché hanno trovato soltanto le tue impronte"

"Ma zio è normale,ci vivevo in quella casa. Quel giorno passai l'intera giornata con Beatrice e quando tornai a casa...lo sai cosa ho trovato,ma hanno provato a contattare Beatrice? È l'unica che può testimoniare"

"Proprio per questo motivo la situazione è abbastanza critica perché non c'è nessuno che può testimoniare che hai passato l'intera giornata con lei"

"Zio,può testimoniare benissimo Beatrice,poi siamo andati a comprare delle cose per cui potrà mostrare anche gli scontrini perché lei non li butta"

"Emanuele forse non lo sai,ma Beatrice e la sua famiglia si sono trasferiti e nessuno riesce a contattarli"

Trasferita? Non mi ha mai detto che si doveva trasferire,poi così all'improvviso proprio quando avrei bisogno del suo aiuto.

"Zio ma sei sicuro che stiamo parlando della stessa persona?"

"Si,Beatrice... Beatrice Cassia,la ragazza con cui eri fidanzato"

"Si,proprio lei,ma non c'era al funerale?"

"Non c'era,neanche la sua famiglia,se non mi sbaglio già si erano trasferiti"

"Zio,Beatrice non mi aveva mai detto che si doveva trasferire,e lo sai benissimo che mi raccontava ogni cosa,sicuramente ci sarà qualche equivoco"

"Emanuele,mi hanno riferito questo,cioè che la famiglia Cassia si è trasferita però nessuno sa di preciso dove. La polizia ha provato anche a contattarli"

Ad un tratto le guardie ci dissero che dovevamo salutare i nostri parenti perché era scaduta l'ora e mio zio non riuscì a concludere il discorso.Tentai di avere almeno altri dieci minuti,ma lo negarono. Prima di salutare mio zio gli chiesi di andare a cercare Beatrice perché sicuramente sarà successo qualcosa perché non mi ha mai nascosto niente e mi sembra strano che si è trasferita così all'improvviso.

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


   Capitolo tre

"Signora Lucia ora arriveranno i soccorsi,andrà tutto bene,cercherò di chiamare l'ambulanza"continuavo ad urlare e piangevo nello stesso momento. Presi subito il mio cellulare ma non riuscivo a chiamare perché non mi prendeva segnale,non sapevo che cosa fare.

Mi venne in mente che la signora Lucia teneva sempre un cellulare di emergenza in cucina. 

Iniziai a correre nel corridoio e prima di varcare la porta della cucina,vidi in lontananza il signore Lorenzo.

Ma che cosa stava succedendo?

Mi avvicinai subito,era privo di sensi e in una pozza di sangue.

"Signor Lorenzo,mi sente? Per favore si alzi" Continuavo a scuotere il signor Lorenzo ma non mi dava nessun segno.

Dovetti lasciarlo nel corridoio,per andare a cercare il cellulare.

Appena entrai in cucina accessi le luci e notai che era tutto in disordine,le sedie erano tutte spostate,alcuni cassetti erano già aperti. Iniziai a rovistare in quasi tutti i cassetti,in tutte le dispense,ma non c'era nessuna traccia del cellulare.

Provai di nuovo a chiamare il 118 dal mio cellulare.

"Pronto" finalmente qualcuno mi aveva risposto.

"Ho bisogno immediatamente di un'ambulanza,stanno veramente male,non mi rispondono ,cioè sono privi di sensi,per favore aiutatemi"ero così nervosa che sicuramente dall'altra parte del telefono non riuscivano a capirmi.

"Signorina,si deve calmare,intanto dove si trova?"

"Allora mi trovo a casa della famiglia Greco,hanno bisogno del vostro aiuto,per favore dovete venire in fretta"

"Che cosa è successo?"

"Non lo so,sono entrambi feriti,ma non ho la più pallida idea con cosa"

"Ha provato a fare una massaggio cardiaco?"

"No"

Ad un tratto sentì dei passi provenire dal corridoio e poi cessarono.

"Pronto?Signorina,mi sente?"

Mi girai lentamente e c'era un uomo dietro di me,era immobile e mi continuava a fissare. Ero paralizzata e tremavo per la paura. Dovevo scappare in qualche modo,ma i muscoli delle mie gambe si tesero.

"Signorina,mi deve dire la via di dove si trova"

Per tutto quel tempo non mi resi conto che non ero sola e che la mia vita fosse in pericolo. 

"Aiutatemi" sussurrai,ma infondo lo sapevo che non mi avrebbero potuta aiutare.

Con la coda dell'occhio notai che nel tavolo,che era vicino a me,c'era un coltello,dovevo riuscire a prenderlo. 

"Signora,mi deve fare la cortesia di rispondere,non stiamo giocando"

Mi girai di scatto verso il tavolo,ma non ebbi neanche il tempo di avvicinarmi,che sentì l'uomo avvicinarsi a passi molto svelti verso di me.

"Pronto?! È ancora in linea? Signora?!"

Poi il nulla.

 

   Le pillole della psicologa non stanno funzionando un granché,perchè mi sono svegliata di nuovo a causa del mio brutto sogno,ma per fortuna è già mattina. 

Nell'incubo ero con una signora e un signore che si chiamavano Lucia e Lorenzo , ma chi sono?

Mentre sistemavo il letto,per non pensare più al mio brutto sogno, mi accorsi che mi faceva molto male il collo,più mi muovevo più i dolori aumentavano. 

Non riuscivo a capire il motivo di quei dolori perché prima che mi dimettessero dall'ospedale,il dottore mi disse che avrei avuto dei piccoli dolori soltanto per qualche giorno e fu veramente così,ma come mai mi faceva di nuovo male?

Da un lato vorrei dirlo ai miei genitori però non vorrei che si preoccupassero di nuovo delle mie condizioni. Una cosa che non mi piace del loro atteggiamento è che non mi spiegano niente,per esempio quando mi svegliai in ospedale chiesi il motivo per il quale ero lì,mi dissero soltanto che avevo avuto un incidente.

Se andassi in ospedale da sola? 

Il problema è che non potrei prendere neanche la macchina perché mi chiederebbero delle spiegazioni.

Mi venne un colpo di fulmine. Dovrei semplicemente cercare la mia cartella clinica,sicuramente ci sarà scritto come mi sono fatta male e poi proverò chiamare il dottore. Ma da dove dovrei iniziare a cercare?

I miei pensieri furono interrotti da mia madre che continuava ad insistere che dovevo andare in soffitta per cercare lo scatolone con scritto "cucina".

Nonostante ci fossimo trasferiti da un bel po',devo ancora spacchettare molti pacchi ma la cosa più strana è che fino a ora non ho trovato niente di mio,tipo delle foto o dei libri,soltanto vestiti.

Era impossibile trovare lo scatolone che cercava mia madre, perché c'erano troppi pacchi in soffitta,non lo poteva venire a cercare lei? Tutta questa roba da dove usciva?

Intanto che cercavo lo scatolone,notai uno in particolare era molto più piccolo e dorato.

Lo apri subito.Il mio occhio cadde in una foto,c'ero io e un ragazzo e stavamo sorridendo. Ma chi è questo ragazzo?Perché non sapevo l'esistenza di questa scatola?

Oltre alla foto,c'erano anche una collana con un cuore a metà con l'incisione di una "E"  e un bracciale con il segno dell'infinito. 

Sono mie queste cose? L'altra parte della collana l'avrà il ragazzo della foto? 

"Beatrice,hai trovato lo scatolone?" Ad un tratto vidi mia madre di fronte a me ed era molto arrabbiata. 

"Beatrice,ma che cosa stai facendo?"Strappò immediatamente la scatola tra le mie mani

"Se ti dico di fare una cosa la devi fare,hai capito?" Continuava ad urlare,ma perché era così nervosa? Perché non voleva che avessi quella scatola? 

"Chi è quel ragazzo?" 

"Scendi immediatamente. Non devi più salire in soffitta e non devi farmi nessuna domanda. Hai capito?!"

"Mi devi dire subito chi è quel ragazzo e perché la scatola non era in camera mia ma in soffitta?"

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


 Capitolo quattro

"Ti ho detto che devi scendere"

Mia mamma continuava ad urlare senza una motivazione.Pretendeva che scendessi,ma io volevo sapere chi era quel ragazzo. Che cosa c'era di male?

"Ti ho fatto una domanda ed esigo una risposta.Non capisco il motivo per cui ti stai agitando in questo modo,alla fine ti ho chiesto semplicemente chi fosse" 

"Non mi fare ripetere più che devi scendere"

   Prima che riuscissi a rispondere,mi tornò di nuovo quello strano dolore alla testa. Cercavo di alleviarlo con le mani attraverso dei massaggi,ma non funzionava. Mia madre mi stava continuando a parlare,ma non riuscivo ad ascoltarla perché  avevo un ronzio che aumentava sempre di più. Successivamente iniziai a provare un forte dolore dietro il collo,come se qualcuno mi avesse appena colpita. Non sapevo come chiedere aiuto,ero bloccata,non riuscivo neanche a parlare. Ad un tratto vidi arrivare di corsa mio padre,non ho avuto neanche il tempo dire qualcosa che all'improvviso non vidi più niente.

   

  Bip-Bip

Che cos'è questo rumore?

  Bip-Bip

È così fastidioso,non mi ricordo di aver impostato la sveglia. Apri gli occhi lentamente e notai che non ero nella mia stanza,ma in ospedale. Ma che ci facevo lì?

Cercai di alzarmi dal letto,però non ci riuscì perché mi iniziò a girare la testa. Mentre cercavo di mettermi più comoda,mi accorsi che nell'avambraccio sinistro avevo un ago che era collegato ad una flebo,mentre nell'indice della mano destra avevo una sonda che misurava il grado di saturazione di ossigeno all'interno del sangue e la frequenza cardiaca.

Nel frattempo che cercavo di capire che ci facevo in ospedale,arrivò il medico mi comunicò che i risultati della tac erano negativi e a breve sarebbe venuta un infermiera  per dimettermi.

"Dottore?!" Lo dovetti fermare poiché era l'unico che poteva rispondere ad alcuni miei dubbi.

"Si?!"

"Se gli esiti sono negativi,come mai mi sono sentita male?"

"Quanto viene riportato nella cartella sei stata operata a causa di un emorragia cerebrale"

"È grave?Perché non me lo aveva detto nessuno che ho avuto un emorragia cerebrale?

"Non ti posso dare nessuna conferma,si saprà con il tempo. Non ti devi affaticare troppo perché se i muscoli cervicali sono sempre in tensione si stancherebbero più del dovuto rendendo così difficile il loro compito,ovvero quello di sostenere la testa,per questo motivo c'è il rischio che potresti svenire oppure avere problemi alla vista o mal di testa"

"Grazie dottore"

"Ti potrei scrivere un antidolorifico per quando avrai mal di testa,però non lo dovrai sottovalutare"

"Va bene"

All'improvviso entrò nella stanza mia madre che iniziò a parlare con il medico per sapere le mie condizioni e quando mi avrebbero dimessa. Mi incolpo dello svenimento perché se l'avessi ascoltata non saremmo dovuti andare in ospedale.Nel frattempo arrivò l'infermiera,che prima di dimettermi mi fece firmare dei moduli. 

  Durante il tragitto dall'ospedale fino a casa mia,mio padre si dovette fermare per consegnare dei documenti.Anche se miei mi avessero sottolineato più volte il fatto che non dovevo scendere dalla macchina,lo feci lo stesso. Iniziai a passeggiare lungo la via e mi ritrovai di fronte ad una casa molto familiare. Rimasi lì per un paio di minuti e notai che c'era una palla femminile nel giardino,era simile a quella che avevo da piccola. All'improvviso sentì la presenza di qualcuno dietro di me,mi girai e c'era un uomo che mi sorrideva. Ricambiai il sorriso,mentre mi giravo per andarmene,mi chiamò. Ma come faceva a sapere il mio nome? Ero indecisa se rispondergli oppure fare finta di niente. Inizia a rimproverarmi che dovevo ascoltare i miei e rimanere in macchina. Presi la decisione di ignorare il signore e iniziai a camminare velocemente,ma mi iniziò ad inseguire e continuava a chiamarmi. Da lontano vidi i miei genitori che stavano parlando con dei signori,volevo chiamarli ma non mi avrebbero mai sentita. Intanto il signore,che era sempre dietro di me, all'improvviso urlò "ha bisogno di te".

"Chi ha bisogno di me?" Mi girai di scatto verso il signore.

"Come chi? Emanuele" 

"Mi dispiace non conosco nessun Emanuele" 

Ripresi a camminare più velocemente, ma continuò a seguirmi. Ero veramente spaventata avevo intenzione di chiamare la polizia se mi avesse continuata a seguire. Nel frattempo vidi da lontano mia madre che si stava avvicinando e sorrideva al signore. Si conoscevano? 

Si salutarono e mia madre spiegò al signore che avevo avuto un incidente e che non mi ricordavo determinate cose. Il signore si scusò e mi sorrise. Mia madre lo trattò con freddezza e lo saluto velocemente perché dovevamo tornare a casa. 

  Per tutto il viaggio dovetti ascoltare la ramanzina dei miei sul fatto che dovevo rimanere in macchina e che mi poteva succedere qualcosa. Quando siamo arrivati a casa,andai subito nella mia stanza e mi misi a letto,era stata una giornata molto stressante. Continuai a pensare a quel nome,sicuramente in qualche modo era collegato con il ragazzo della foto che avevo trovato in soffitta. Durante la cena chiesi il rapporto avevamo con il signore che avevo incontrato ma ignorarono la domanda,fecero la stessa cosa quando chiesi chi fosse Emanuele. Dopo cena,mi chiusi di nuovo nella mia stanza e aspettai che andassero a dormire perché dovevo andare in soffitta.

  Cercai di camminare il più piano possibile,perché se mi avrebbero beccata in soffitta mi avrebbero fatta nuova. Accesi la torcia del telefono e iniziai a rovistare tra gli scatoloni. Non c'era completamente traccia del piccolo scatolone dorato che avevo trovato di mattina. Dove era andato a finire? Inaspettatamente andai a sbattere contro uno scatolone che era semi aperto. Iniziai a rovistare all'interno e trovai una busta piene di lettere. Le presi immediatamente e andai nella mia stanza senza fare rumore. 

  In tutte le buste c'era la stessa via e lo stesso numero civico della casa dove avevo incontrato il signore. Inizia a leggere alcune lettere e alla fine di esse c'era sempre  una "E",la stessa iniziale della collana con il cuore a metà.Non diedi molto importanza ai contenuti delle lettere perché erano state scritte da un bambino che mi raccontava le sue giornate però l'emittente sicuramente doveva conoscere il signore che ho incontrato questa mattina.

Dovevo trovare entrambi,ma come avrei fatto?

 

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