Tulipano parte prima

di Mattia V
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La pony dal sorriso maliardo ***
Capitolo 2: *** Petrus e Sunrise ***
Capitolo 3: *** Un unicorno e una pony di terra ***
Capitolo 4: *** Innamorato ***
Capitolo 5: *** Un pony di terra per amico ***
Capitolo 6: *** Eden ***



Capitolo 1
*** La pony dal sorriso maliardo ***


In una umile casa di campagna, un pony di terra tossiva a pieni polmoni, inchiodato al greve letto cigolante e avvolto da una lurida coperta. Al suo capezzale, la moglie non smetteva di piangere e pregare. Accanto al malato vi era un giovane unicorno dal manto nero come la notte e gli occhi di un intenso blu mare.
  • Vi prego, salvate mio marito – supplicò la pony di terra, giungendo gli zoccoli in preghiera e rivolgendo all’unicorno gli occhi lacrimosi.

L’unicorno tirò il malato su per il busto e, cingendolo per le spalle, gli sussurrò parole rassicuranti.

  • Ora sta calmo. Appoggiati a me e non opporre resistenza. Andrà tutto bene.

L’unicorno poggiò uno zoccolo sul petto del malato. Una splendente scintilla di magia risanante passò dallo zoccolo dell’unicorno al corpo del pony di terra che, sentendosi improvvisamente privato di ogni forza, si adagiò del tutto contro il corpo dell’unicorno, per poi recuperare ogni vigore quando la magia guaritrice fece il proprio corso. Smise di tossire, non soffrì più alcun dolore e in pochi istanti recuperò una forza vitale che non ricordava neppure di possedere.
Rivolse all’unicorno, suo salvatore, un sorriso colmo di gratitudine. La moglie non fu da meno, arrivando persino a baciare lo zoccolo che aveva guarito il marito.

  • Vi prego, ho fatto solo il mio dovere – disse l’unicorno, con un benevolo sorriso.

  • Vi ringraziamo con tutto il nostro cuore, Petrus Adamo. Voi siete una benedizione per l’intera Equestria.

  • Sono solo un unicorno guaritore, signora mia. Prendermi cura dei pony bisognosi è la mia ragion di vita. Adesso voi due tirate pure un sospiro di sollievo. Il peggio è passato.  

Petrus si avviò alla porta, accompagnato dall’umile padrona di casa.

  • Sunrise, andiamo?

Si voltò verso un altro unicorno, che per tutto il tempo era rimasto in disparte ad osservare la scena.

  • Sì, Petrus. Eccomi.

Salutarono garbatamente e andarono via. Sunrise Shimmer, migliore amico e allievo di Petrus Adamo, con il quale si toglieva appena due anni, era un unicorno dal manto chiaro, la coda corta e nera e una criniera gialla, con un ciuffetto rosso che gli pendeva sulla fronte.

  • I pony di terra sono così piagnoni. Non la smetteva più di piangere e ringraziare.

  • Sunrise, l’hai visto anche tu. Quella povera pony temeva per la vita di suo marito.

Sunrise sbuffò.

  • Ah, resta il fatto che i pony di terra siano così…Pony di terra!

  • Oh, Sunrise, non essere altezzoso come il resto degli unicorni. Io non mi soffermo sulla razza. Siamo tutti pony.

  • Sei sempre stato così, Petrus. Nobile di razza e di cuore! Amico mio, gli unicorni e i pony di terra sono lontani anni luce. Noi con la nostra nobiltà, loro con…con le loro terre da lavorare e quelle cose lì.

  • I tempi stanno cambiando, Sunrise. Non tutti i pony di terra sono contadini e molti intraprendono gli studi e le carriere più disparate. E anche per gli unicorni è così. In passato era dovere di ogni unicorno dedicarsi allo studio della magia e imparare almeno a teletrasportarsi. Adesso invece ci sono unicorni che di magia non ne vogliono sapere. Tutto quel che sanno usare è la telecinesi, poi basta più.

  • Ah, tempi disastrosi, amico mio – commentò Sunrise con altezzoso disprezzo.

  • Tempi questi che ti offrono più libertà e una maggiore scelta, io li vedo sotto un’ottica positiva. Certo, i pregiudizi sono duri a morire, se penso che esiste ancora la lista degli unicorni impuri!

La lista degli unicorni impuri era stata creata per annotare i nomi degli unicorni nati da genitori di razze diverse. La lista esisteva per individuare appunto gli unicorni impuri e separarli dai purosangue, unicorni nati da genitori entrambi unicorni. I cosiddetti “impuri” venivano emarginati, subendo continue discriminazioni in campo sociale e lavorativo.

  • Come fa ad esistere tutt’oggi una cosa così schifosa e discriminatoria?!

  • Io mi sorprendo degli unicorni che intrattengono relazioni amorose con pony di basso rango. Un unicorno e un pony di terra? Peggio ancora, un unicorno e uno sciocco e bellicoso pegaso? Ti prego!

  • Sunrise, l’amore va oltre le apparenze. Perché tutte queste regole, perché rigidi dettami che mi devono imporre come vivere, cosa fare, chi essere e di chi innamorarmi…

Petrus ammutolì all’istante non appena il suo sguardo si posò sulla pony che in quel momento attraversava la strada. Si fermò, restando come paralizzato. Gli occhi fissi su di lei: una bellissima pony di terra dal manto blu scuro a cui mancavan solamente le stelle per confonderlo con il cielo della sera. I boccoli scuri della criniera dondolavano al suo passaggio e, voltandosi, la bella pony mostrò a Petrus un paio d’occhi neri e penetranti, accompagnati da un sorriso maliardo.
Petrus fu strappato dall’incanto da Sunrise, il quale gli diede un colpetto sulla spalla.

  • Ehi, ti sei imbambolato?

  • Eh, cosa?

Petrus tornò in sé. La pony di terra si era allontanata.

  • Scusami, mi sono distratto. Su cosa stavamo discorrendo?

  • Che importa? Le tue stesse parole ti hanno annoiato a tal punto da farti perdere il filo. Cambiamo argomento, no?

E presero a parlare d’altro, malgrado la mente di Petrus inseguisse ancora il ricordo della splendida pony dal manto blu notte, lo sguardo penetrante e il sorriso maliardo.  
 
 

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Capitolo 2
*** Petrus e Sunrise ***


Petrus Adamo era un unicorno dal manto nerissimo, gli occhi blu e la criniera grigia e ben sistemata. Dal didietro pendeva una piccola e corta coda.
L’unicorno Sunrise Shimmer aveva invece un manto giallo chiaro e una criniera dello stesso colore, solo più chiara, con un rosso ciuffetto ribelle che gli pendeva sulla fronte. Una particolarità di Sunrise era la sua coda. In genere i pony presentano criniera e coda dello stesso colore, mentre la corta coda di Sunrise era completamente nera e non gialla o rossa come si ci sarebbe aspettati. Tale particolarità non infastidiva e anzi gli conferiva tra i pony un certo qual fascino. Si diceva che equivalesse a nascere “con la camicia”.
Petrus mostrava un atteggiamento serio e un contegno pacato, aveva quasi sempre sul viso un’espressione seria, ma serena, con un accenno di sorriso che tranquillizzava chiunque lo guardasse e si soffermasse a rimirare i suoi begli occhi blu zaffiro.
Sunrise invece tendeva a mostrare un atteggiamento, sì, serio, ma anche velatamente beffardo e il sorriso sornione era ormai diventato una smorfia caratteristica delle sue labbra, accompagnate dallo sguardo penetrante e schietto dei suoi occhi azzurro chiaro. Uno sguardo così poteva solamente piacere o innervosire.
Petrus Adamo e Sunrise Shimmer erano amici di vecchia data. Entrambi perseguivano lo stesso obiettivo: eccellere quali unicorni guaritori.
Essere un guaritore era la carica più ambita e meno raggiunta dalla maggior parte dei nobili unicorni. I due amici, però, avevano raggiunto alti livelli e acquisito grande abilità nel padroneggiare le complesse arti magiche curative. Bastava che poggiassero lo zoccolo su una ferita perché questa guarisse e potevano guarire con estrema facilità anche i malanni, dalla banale febbre alla più grave malattia. I loro poteri, tuttavia, avevano un limite. Potevano guarire tutto ciò che, per quanto grave, potesse essere guarito, ma se il male era incurabile e il pony prossimo alla morte, allora dovevano rassegnarsi e accettare una Volontà superiore.
Petrus e Sunrise erano due unicorni molto stimati a Canterlot e nei paesi vicini. Non c’era unicorno che non li lodasse, pegaso che non li ammirasse, pony di terra che non li considerasse una benedizione. I due amici godevano anche della stima di Princess Celestia, che spesso e volentieri li invitava ai suoi ricevimenti e ai gran gala. E lo stesso facevano illustri unicorni, i quali consideravano la presenza dei due amici ai propri ricevimenti come un grande onore.
Sebbene fossero buoni amici, Petrus e Sunrise discostavano molto dal modo di pensare. Petrus aveva dato più volte prova della sua umiltà, mostrando, in una società volta all’apparenza e al pregiudizio, un animo sensibile, in grado di andare oltre le differenze. Lui non si concentrava sul corno che gli unicorni mostravano con orgoglio, né faceva caso alle potenti ali dei pegasi che sfrecciavano in cielo, meno che mai notava la semplicità dei pony di terra che, privi di corno o ali, potevano vantarsi solo degli zoccoli con i quali, instancabilmente, lavoravano la terra.
Ciò che vedeva Petrus erano semplicemente pony e mal sopportava le discriminazioni.
Sunrise Shimmer, invece, covava tutt’altra forma di pensiero. Non solo lui era un unicorno nobile e altezzoso, ma non nascondeva il suo dissenso verso cose che riteneva inconcepibili e inaccettabili. Considerando i pony di terra sciocchi contadinotti analfabeti, istruiti nel lavoro dei campi e buoni solo a quello, Sunrise non si premurava di nascondere la propria superiorità, sia di razza che di intelletto. Disprezzava i pony di terra e derideva i pegasi, considerando questi ultimi semplici e bellicosi soldati, privi di cultura, intelligenza e sensibilità. Tutto ciò che interessava i pegasi, secondo Sunrise, era attaccar briga con il prossimo ed eseguire gli ordini come teste di legno.
Del resto, i pegasi per anni si mostrarono temibili soldati in quei sanguinosi anni di guerra tra le razze, conclusasi con un trattato di pace che, sebben avesse allontanato la violenza, non aveva di certo dissolto i pregiudizi.
Sunrise non concepiva, in particolar modo, le relazioni tra pony di razze diverse. Di quel che facessero pony di terra e pegasi gliene importava ben poco, ma l’idea che un nobile unicorno potesse mettersi con un pony che non fosse un altro unicorno, lo atterriva. Non era l’unico a pensarla così, difatti gli unicorni che intrattenevano relazioni amorose con pony di terra o pegasi, venivano trattati come reietti della società e nessuno li invitava più a balli e ricevimenti, privandoli in estremi casi del saluto. Stessa e triste sorte toccava ai figli di queste unioni, sia che fossero nati naturalmente oppure adottati, essi subivano le discriminazioni più dure. E spesso non era possibile loro stare fianco a fianco con gli unicorni purosangue.
Discriminazioni aspramente criticate e combattute dall’aperto Petrus, erano invece accolte come la normalità dal chiuso Sunrise. Ciononostante Petrus e Sunrise erano legati da un sincero affetto fraterno e quasi mai li si vedeva separati. Entrambi erano eccellenti unicorni guaritori, ma mentre Petrus aveva trovato a Canterlot il proprio equilibrio, curando chi ne avesse bisogno sia in città, che nei paesi vicini, Sunrise desiderava raggiungere una grande metropoli come Manehattan o Whinneapolis, entrare a far parte di uno dei prestigiosi circoli degli unicorni guaritori e accrescere la propria fama. Petrus detestava tali circoli, considerandoli alla stregua di club frequentati da gradassi unicorni altezzosi che vantassero abilità che in realtà non possedevano, malgrado la loro illustre fama, accreditata dal solo fatto di appartenere a uno dei grandi circoli dove difficilmente si veniva ammessi.
In totale esistevano solo nove circoli, che avevano sede nelle grandi metropoli che Sunrise desiderava raggiungere: Baltimare, Fillydelphia, Hollow Shades, Hoofington, Las Pegasus, Trottingham, Vanhoover, Manehattan e Whinneapolis. Per entrare a far parte dei circoli, si doveva spedire una richiesta d’ammissione e Sunrise aveva provveduto a spedire nove lettere per i nove circoli e, dopo mesi di estenuante attesa, aveva ricevuto già sette lettere di rifiuto. Gli restavano, dunque, solo due possibilità: i circoli di Vanhoover e Whinneapolis. Se anche questi due avessero rifiutata la sua domanda di iscrizione, Sunrise sarebbe stato costretto ad arrendersi.
E il tempo, intanto, passava.
 
Petrus e Sunrise passavano gran parte del tempo in un’ala del castello di Canterlot, dove disponevano di un loro studiolo privato, con tanto di libri, poltrone e altre piccole comodità.
Sunrise sfogliava le pagine di un grosso manuale di arti magiche curative, ripassando assiduamente il settimo capitolo. Petrus, invece, si godeva una meritata pausa, immergendosi nella lettura di un romanzo.
  • Cosa leggi? – chiese Sunrise, distogliendo gli occhi dal grosso manuale che, aperto, ricopriva quasi tutta la superficie del tavolo di legno.
Volse lo sguardo verso Petrus, seduto in poltrona. 
  • Oh, solo un romanzo sentimentale. Parla di…
Sunrise lesse il titolo del libro ancor prima che Petrus finisse di parlare. 
  • Oh cielo, quella roba!
  • Qualcosa non va? – chiese Petrus placidamente.
  • È quella storia d’amore tra un pony di terra e una unicorno, che porcheria! 
  • È affascinante invece – replicò con pacatezza Petrus – Il protagonista, umile pony di terra, si ritrova per un purissimo caso a vestire i panni di un nobile unicorno morto sotto i suoi occhi e, durante la festa del suo fidanzamento combinato, s’innamora dell’aristocratica unicorno e viene ricambiato. 
  • Sì, conosco bene la trama, ne hanno tratto anche uno spettacolo teatrale, ma i veri unicorni non hanno assistito a una simile porcheria.
  • Non sapete cosa vi siete persi – ribatté Petrus beffardamente – È stato uno spettacolo emozionante e commovente. La bravura degli attori poi! È stato magnifico vedere tutti quei pony lavorare assieme, a prescindere dalla loro razza. 
  • Oh, santo cielo, Petrus. Sei andato a vederlo!
  • Certo, perché vedi, un vero intenditore non si sarebbe mai perso un simile spettacolo.
Petrus si alzò, pose un segnalibro sulla pagina dove si era fermato e richiuse il libro. Sunrise sbuffò contrariato, tornando a leggere il suo manuale.
  • Si sono dimenticati del nostro tè? – disse poi, alzando lo sguardo su Petrus.
  • Pazienta, Sunrise. La cameriera arriverà a momenti. Questo è pur sempre un castello, mica una casa!
  • Ho sentito che c’è una nuova cameriera al castello, ma non immaginavo fosse così lenta!
  • Suvvia, Sunrise, non lamentar…
  • È permesso?
Una fievole vocina attirò la loro attenzione.
  • Sì, avanti. Visto, Sunrise? Il nostro tè è arrivat…
Quando Petrus si voltò, le parole gli si strozzarono in gola e non riuscì a completare la frase. Davanti ai suoi occhi c’era la bellissima pony di terra dal manto blu notte, lo sguardo tanto penetrante da poter scrutare l’anima e il sorriso così maliardo da assoggettare chiunque al proprio fascino.
  • Perdonate l’attesa. Io sono Tulip, la nuova cameriera – si presentò la pony, accennando un inchino.
  • Non ci interessa il tuo nome. Servi il tè e lasciaci soli – rispose brusco Sunrise, senza distogliere lo sguardo dalle pagine del manuale.
Tulip obbedì e, mentre versava il tè con lentezza, non distoglieva gli occhi da quelli di Petrus, il quale la fissava imbambolato, con la bocca leggermente aperta. A Tulip sembrava non infastidirla, anzi il sorriso non abbandonò le sue labbra e gli occhi non si staccarono da quelli di Petrus neppure quando, spingendo via il carrello con sopra la teiera, si avviò alla porta.
  • Aspetta! – riuscì a dire Petrus, dopo un breve balbettio.
Tulip si voltò verso di lui. Il franco sorriso stampato sulle labbra scioglieva la disinvoltura di Petrus, privandolo d’ogni sicurezza.
  • Grazie – si limitò a dirle, trovando la forza per non distogliere lo sguardo da quello suo.
  • Prego – rispose Tulip, lasciando lo studiolo. 
Soltanto quando Tulip se ne fu andata, Petrus ritrovò il controllo di sé.
  • Petrus, il tè.
  • Eh, cosa?
Petrus si girò. Sunrise sedeva su una delle due poltrone, attorno al tavolino rotondo, dove due tazze di tè fumante attendevano solo di essere svuotate.
  • Il tè si raffredda.
  • Ah, sì. Eccomi.
Petrus sedette e bevve il suo tè, mentre sentiva già di essersi bevuto il cervello nel seguitare a pensare alla pony dal manto blu notte, di cui adesso conosceva il bellissimo nome: Tulip.

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Capitolo 3
*** Un unicorno e una pony di terra ***


Petrus Adamo camminava lungo l’ampio corridoio del castello di Canterlot. Nel muovere i suoi passi a memoria, seguitava a leggere un piccolo manuale che con la magia del corno faceva levitare davanti a sé. Totalmente immerso nella lettura, non prestò più attenzione all’ambiente circostante e finì per scontrarsi con un altro pony. Il libro cadde a terra, Petrus si massaggiò la fronte, nel punto dove aveva sbattuto. Quando aprì gli occhi, vide uno zoccolo blu scuro porgergli il libro che era caduto. Lo prese con la magia, infilandolo nella borsa che teneva legata a un fianco.
  • Grazie. E scusa se…
Petrus ammutolì alzando gli occhi sul pony contro il quale si era scontrato, rimanendo a bocca aperta nel vedere Tulip dinanzi a sé. Quest’ultima non parlò, limitandosi a sorridere.
  • Ah… Eh… Scusa, non… Eh eh, mia madre me lo ripeteva sempre: “Petrus, non si legge mentre si cammina!”.
Si sforzò di sorridere, mentre il rossore diventava evidentemente sulle gote nere.
  • Immagino – cominciò Tulip, facendosi più vicina a lui – che un unicorno tanto impegnato come Petrus Adamo, trovi appena il tempo per sé stesso, con tutto lo studio e il lavoro che si ritrova.  
  • Beh – arrossì Petrus – lo studio e il lavoro richiedono costanza e impegno, certo. Ma fortunatamente trovo anche il tempo per me stesso…
  • E come passa il suo tempo libero il grande Petrus Adamo? – domandò Tulip, avvicinando il viso a quello di Petrus, il quale cominciò a balbettare, sentendosi già tremare le zampe.  
  • Ti-ti prego, non parlare di me in terza persona – rise imbarazzato Petrus – Chiamami semplicemente per nome, trattami come un pony normale. Dammi pure del tu, se ti fa piacere.
  • Ho visto come mi guardavi l’altro giorno. E anche la prima volta che ci siamo incrociati per strada.
  • No-non volevo infastidirti…
  • Oh, ma non mi hai infastidita affatto. Io, piuttosto, ti sto infastidendo?
Tulip aveva ormai messo all’angolo il povero Petrus che, a furia di indietreggiare ad ogni passo compiuto dalla bella pony, era finito letteralmente con le spalle al muro. I loro visi erano talmente vicini da potersi sfiorare e Petrus non distolse gli occhi blu da quelli neri di Tulip.
  • No, affatto – rispose Petrus in un sussurro – Ti andrebbe di…
  • Di?
  • Di uscire qualche volta? Se ne hai tempo e voglia, naturalmente.  
Il sorriso di Tulip divenne più evidente sulle labbra fini e, rivolgendo il fianco a Petrus, camminò in avanti, sfiorandogli il muso con la lunga e folta coda.
  • Immagino che si possa fare. Domani sera, a cena?
  • S-sì. Domani sera, a cena.
Petrus seguitò a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, ascoltando la voce di Tulip provenir di fianco. Neppure quest’ultima lo guardava e gli volgeva le spalle.
  • Ci vediamo all’entrata del castello, verso le otto?
  • Va benissimo, Petrus. Non vedo l’ora che sia domani. Ciao ciao.
Tulip trottò via. L’espressione dapprima imbambolata di Petrus, mutò poco a poco in un sorriso e, col cuore leggero e palpitante, si avviò quasi di corsa allo studiolo privato, dove Sunrise lo aspettava.
  • Sunrise, Sunrise!
Petrus piombò nella stanza, col viso stravolto dalla felicità e il sorriso elettrizzato che non voleva saperne di lasciare le labbra.
  • Sunrise, mi sono innamorato!
Sunrise, seduto in poltrona a leggere, alzò un attimo lo sguardo su Petrus, fissandolo con un’espressione indifferente.
  • Condoglianze – si limitò a rispondere, girando la pagina del libro e seguitando a leggere.
  • Sunrise, ti prego, è una cosa seria!
  • Oh, e va bene – sospirò Sunrise, posando il libro sul tavolino e alzandosi – Sentiamo, chi è lo sfortunato unicorno che gode delle tue indiscrete attenzioni?
Sunrise si avvicinò agli scaffali della libreria, cercando un libro che ricordava di aver sistemato lì. Nel frattempo attendeva la risposta di Petrus. Risposta che tardava ad arrivare.
  • Beh, ecco, in realtà…Non si tratta esattamente di un unicorno.
Sunrise aveva allungato uno zoccolo sul libro di suo interesse, ma rimase pietrificato sentendo le parole dell’amico. Abbassò lo zoccolo e si voltò.
  • Come sarebbe a dire “non si tratta esattamente di un unicorno”? – chiese, avvicinandosi a Petrus.
Furono faccia a faccia.
  • È una pony di terra. Tulip, la cameriera di ieri – ebbe il coraggio di rispondere Petrus, sostenendo il suo sguardo.
Si guardarono in silenzio. Petrus si aspettava una scenata, invece la reazione dell’amico lo stupì. Quest’ultimo, infatti, sfoggiò il suo tipico sorriso sornione e gli diede un colpettino sul mento.
  • Ho capito. Vuoi divertirti un po’.
  • No, non hai capito affatto! Io non…
  • Va bene, Petrus, non angustiarti più di tanto. Moltissimi unicorni si divertono intrattenendo relazioni occasionali con razze inferiori. Non ti giudico. L’importante è sapersi fermare in tempo.
E detto questo, Sunrise afferrò il libro che poco prima cercava e cominciò a sfogliarlo.
L’argomento si chiuse lì.
 
  • Pensavo non venissi più.
Tulip accolse l’arrivo di Petrus con un largo sorriso. Quest’ultimo usciva or ora dal castello.
  • Scusa il ritardo, Tulip – sorrise Petrus, avvicinandosi a lei – Sunrise e io ci siamo trattenuti più del solito.
  • Vi impegnate molto, nonostante siate già eccellenti unicorni guaritori.
  • Proprio perché vogliamo rimanere tali, dobbiamo continuare a impegnarci. Studiare, ripassare e poi ancora studiare. Le arti magiche curative sono talmente complesse e ambigue.
  • È affascinante il tuo mestiere.  
Si sorrisero.
  • Vogliamo andare? – chiese Petrus.
Camminarono fianco a fianco, lanciandosi delle occhiate di tanto in tanto. Petrus portò Tulip in un ristorante nel centro di Canterlot, frequentato dai più importanti unicorni dell’alta aristocrazia. Era lì che Petrus e Sunrise mangiavano i fine settimana, apprezzando la cucina altolocata.
Quando Petrus fece il suo ingresso, accompagnato da Tulip, l’addetto all’accoglienza clienti strabuzzò gli occhi dallo stupore. Normalmente i pony di terra venivano sbattuti fuori da ristoranti come quelli, ma non poteva azzardarsi a riservare lo stesso trattamento all’accompagnatrice del noto Petrus Adamo. Facendo buon viso a cattivo gioco, rivolse ai due clienti un sorriso, seppur dai suoi occhi trasparisse chiara la diffidenza. Il cuore gli tremò quando incaricò un cameriere, un pony di terra, di accompagnare i due clienti al tavolo nel centro della sala, quello di solito riservato a Petrus e a Sunrise. Il cameriere dovette sforzarsi per trattenere un sorriso. Era la prima volta che vedeva un pony di terra entrare in quel ristorante, non in cerca di un impiego da cameriere o lavapiatti, ma in qualità di cliente. Si sentì quasi orgoglioso, senza contare che, come tanti altri, aveva grande stima di Petrus Adamo.
Quando li accompagnò al tavolo, facendoli accomodare, tutti gli unicorni lì presenti smisero di cenare e chiacchierare, voltandosi verso Petrus e Tulip. Una unicorno imbellettata rischiò perfino di strozzarsi con il pane, tale fu lo sgomento. Quella sera il locale era pieno degli unicorni più celebri e facoltosi di Canterlot, i quali conoscevano bene Petrus Adamo e le sue idee “stravaganti” sull’uguaglianza e la tolleranza, ma mai avrebbero pensato che si sarebbe azzardato a uscire con una pony di razza inferiore. Avrebbero rinnegato gli occhi quella sera, pur di non credere a un simile scandalo.
Petrus e Tulip si sedettero e ordinarono. Gli unicorni attorno a loro borbottavano, lanciandogli evidenti occhiatacce. Alcuni di loro, che avevano invitato Petrus a tanti di quei ricevimenti, ora si sentivano traditi e, alzandosi, abbandonarono in tutta fretta il ristorante. Molti invece rimasero seduti a mangiare, ma la serata era ormai rovinata dal quel fatto inconcepibile: una pony di terra in un ristorante frequentato dai più illustri unicorni di Canterlot!
Petrus e Tulip non erano tanto sciocchi da non notare le occhiatacce che venivano loro rivolte, ma le ignoravano con gran disinvoltura. Finita la cena, Petrus pagò e andò via con Tulip. Percorsero un bel tratto di strada assieme, essendo Petrus offertosi di accompagnarla a casa. Parlarono del più e del meno, poi si abbandonarono a discorsi filosofici e letterari, essendo Tulip, al pari di Petrus, un’accanita lettrice di saggi e di romanzi. Discorsero anche del mestiere di guaritore, che affascinava oltremodo Tulip, tanto da pendere dalle labbra di Petrus quando quest’ultimo le parlava dettagliatamente delle arti curative e dei propri studi. Alla fine, giungendo dinanzi la casa di Tulip, nel lato est della città, quest’ultima interruppe i discorsi di Petrus e disse ciò che aveva taciuto per tutta la serata.
  • Sei stato coraggioso, Petrus.
  • A cosa ti riferisci?
  • Sai bene a cosa mi riferisco. Tutti quegli sguardi, quel parlottare. Ero convinta che mi avresti portata in una rosticceria o giù di lì, non mi aspettavo quel ristorante frequentato dai più illustri unicorni. Questa sera abbiamo dato vita a uno scandalo.
  • Noi? No, noi abbiamo cenato, gli altri hanno visto lo scandalo in un innocuo appuntamento. Peggio per loro.
Petrus sorrise.
  • Tulip, ti avrei portata in un qualunque posto, se tu avessi espresso una preferenza. Se ti ho portata in quel ristorante è perché è il mio preferito e desideravo cenare lì con te. Certo, forse avrei dovuto immaginare che non saremmo passati inosservati, ma io ero lì in tua compagnia, non dovevo compiacere quegli unicorni accigliati. Tulip, quello che volevo era semplicemente cenare con te.
  • Ciò non toglie che tu sia stato coraggioso.
  • Siamo stati coraggiosi – e Petrus posò uno zoccolo su quello di Tulip.
Si sorrisero. Tulip fissò trepidante Petrus, aspettandosi un proseguimento di quella che considerava già una magnifica serata, ma quest’ultimo arrossì e, ritraendo lo zoccolo, salutò impacciato e si allontanò. Il cuore batteva forte, il respiro quasi gli mancava, compiva i suoi passi lontano da Tulip con molta lentezza, come se sentisse che la serata non fosse ancora conclusasi. Si volse e se la ritrovò dinanzi. Quest’ultima, cingendo il suo nero muso arrossito, lo baciò.
Fu tenero e intenso e unì in un istante le loro anime, facendoli sentire un tutt’uno di corpi. Quando, con lentezza, si separarono, rimasero a fissarsi, immersi nel silenzio.
Petrus non emise un solo fiato, socchiudendo le labbra come per cercare di trattenere il sapore della lingua di Tulip che poco prima aveva sfiorato quella sua. Senza smettere di sorridere, Tulip gli volse le spalle ed entrò in casa. Anche Petrus sorrideva e, riprendendo il cammino, passeggiò lungo le strade illuminate dalla luce della luna piena e delle stelle.
Quanto appena accaduto tra lui e Tulip era la perfetta conclusione di una serata appena un poco imperfetta, ma tanto eccitante e magica.

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Capitolo 4
*** Innamorato ***


Sunrise fischiettava allegramente, passeggiando per le strade di Canterlot. Era diretto al castello, dove Petrus lo aspettava. Quel giorno, però, sembrava esservi un’atmosfera tesa.
Sunrise, nonostante l’atteggiamento noncurante, non poté non notare le occhiate apprensive che qualche unicorno gli rivolgeva di sottecchi. Quel comportamento a metà tra il desiderio di metter bocca su qualcosa e il timore di risultare indiscreto, infastidiva oltre modo Sunrise, il quale preferiva che le cose gli venissero dette senza troppi preamboli, mettendo al bando le titubanze.
Poiché nessun unicorno, tuttavia, sembrava intenzionato ad avvicinarlo, Sunrise proseguì per la sua strada. Quando giunse al castello, imboccando l’ala est e avvicinandosi sempre più allo studio suo e di Petrus, un unicorno lo fermò.
  • Sunrise Shimmer, permettete una parola?
  • Oh, egregio Felix, il consigliere carissimo! Cosa posso fare per voi?
  • Volevo sapere come state – disse Felix titubante.
Era un unicorno dall’aspetto mingherlino, la criniera esageratamente impomatata e sul muso un elegante paio d’occhiali dalla montatura argentata, con due tonde lenti da vista. Il manto era grigio chiaro, quasi gialle la criniera e la coda lunga e folta, anch’essa inutilmente impomatata.  
  • Bene, perché me lo chiedete?
  • E il vostro amico Petrus, si sente bene?
  • Ma perché non lo chiedete direttamente a lui? Venite con…
  • No, no, proprio no.
  • Cos’è questa riluttanza? Avete sempre incontrato Petrus con piacere.
  • No… voglio dire sì… Il fatto è che mi sono giunte delle voci un tantino disdicevoli. Di questi tempi se ne sentono di cose, ma non immaginavo che un unicorno della stoffa di Petrus Adamo…
  • Oh, arrivate al dunque, per cortesia. Non so se innervosirmi o preoccuparmi.
  • So che ha iniziato a frequentare da diversi giorni una certa Tulip.
  • Ah, giusto, quella cameriera dal manto bluastro.
Sunrise rise.
  • Comprendo le vostre perplessità, ma non c’è da preoccuparsi più di tanto. Di questi tempi non sono pochi gli unicorni che soddisfano qualche innocuo capriccio, intrattenendo relazioni con razze inferiori. Qualche altro giorno e Petrus la dimenticherà. E anche se non lo facesse tanto subito, suvvia, Felix! – e Sunrise rise di nuovo – È una pony di terra, tutto qui. Per quanto avvenente possa essere, resta sempre una pony di terra. Conosco Petrus, presto si ammoglierà con qualche bella unicorno e la storia della cameriera, sua amante, sarà dimenticata. 
  • Forse non conoscete il vostro amico così bene come credete…
  • Come prego?
  • Perdonate la mia insolenza – si scusò pentito Felix – Il fatto è che non sembra una storia occasionale. Vedete, si dice che Petrus si sia innamorato.
  • Innamorato? Di una pony di terra?!
Sunrise esplose in una sonora risata.
  • Certi unicorni lavorano di fantasia meglio dei poeti e degli scrittori! Ahahah innamorato! Ahahah! Buona giornata, egregio consigliere. Non fatevi prendere per il muso da sciocche paranoie. Innamorato! Ahahah!
E Sunrise andò via. Entrò nello studiolo che ancora rideva.
  • Ehi, Petrus, questa la devi sentire! Felix crede…
Sunrise si zittì, meravigliandosi nel trovare Tulip seduta in poltrona, mentre Petrus era intento a sistemare una pila di libri lungo uno scaffale.
  • Oh ciao, Sunrise.
  • Buongiorno, signore – lo salutò Tulip, riverente.
  • Oh, non essere così formale con lui. Dagli pure del tu.
Sunrise sussultò impercettibilmente nel vedere come Petrus permettesse a una pony di terra, una cameriera per giunta, di sedere comodamente sulla poltrona, invece che servire loro il tè. E si irritò non poco sentendo che Tulip, su invito di Petrus, cominciò a dargli del tu.
  • Immagino che tu voglia che ti serva il tè – disse Tulip, indicando il carrello con sopra la teiera e due piccole tazzine – Mi alzo subito.
  • Non scomodarti, Tulip. Se ne ha voglia, Sunrise può versarsi il tè da solo, non c’è problema. Vero, Sunrise?
Sunrise s’irritò nuovamente vedendo come Petrus si pronunciasse a suo nome. Facendo buon viso a cattivo gioco, abbozzò un sorriso palesemente forzato, che mal celava il provato biasimo, e rispose che non gradiva il tè per quella mattina. 
  • Io una tazza di tè la prendo volentieri – disse Tulip, già pronta ad alzarsi.
Ancora una volta, Petrus l’invitò a stare seduta.
  • Non scomodarti, Tulip. Sunrise è proprio lì vicino.
Si rivolse a Sunrise.
  • Sunrise, sii gentile, servi il tè a Tulip.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Convinto di non aver compreso bene, non potendosi capacitare di ciò che gli veniva chiesto, Sunrise fissò Petrus di sbieco.
  • Come prego?
  • Servi il tè a Tulip.
  • Cosa?
Petrus gli lanciò un’occhiata impaziente.
  • Ho detto: servi il tè a Tulip, per cortesia – ripeté lentamente, scandendo bene ogni parola.
  • Subito – si limitò a rispondere Sunrise, allungando gli zoccoli sul carrello.
Con la magia fece levitare la tazzina, poggiandola sul tavolo al fianco la poltrona dove sedeva Tulip. Fece levitare la teiera e versò il tè. La sua espressione rimase per tutto il tempo perplessa, quasi che la mente non si capacitasse che egli, nobile unicorno, stesse servendo una umile pony di terra.
  • Grazie – lo ringraziò Tulip, sorridendogli – Sai, è la prima volta che vengo servita da un unicorno.
Sunrise abbassò lo sguardo su Tulip, abbozzando un sorriso a metà tra l’amaro e il bonario.
  • Che coincidenza. Pensa che è la prima volta che servo una pony di terra!
Ben o male, risero entrambi.
  • Ora devo andare, Petrus.
  • Cosa? Di già?
  • Eh eh, devo lavorare. Sono pur sempre la cameriera.
  • Che peccato – disse Petrus, cingendola nel proprio abbraccio.
  • Tieni giù quegli zoccoli, Petrus – rise Tulip – Dov’è finita la tua titubanza?
  • È stata sostituita dalla baldanza che mi ha suscitato l’esser riuscito a far colpo su di te.
  • Oh, sottovaluti il tuo fascino, mio caro – ribatté leziosamente Tulip, dandogli un colpetto sul muso.
  • E tu sottovaluti il fascino maliardo del tuo sorriso.
  • E chi ti dice che io lo sottovaluta? Non ti ho forse preso nella rete?
  • Oh, allora ci sono cascato come un baccalà?
Seguitarono per un po’ a parlare a quel modo lezioso, finché Tulip non gli diede un innocente bacio sul muso, liberandosi dal suo abbraccio.
  • Sul serio, devo andare.
  • Ma domani resterai di più, vero?
  • Domani ho il giorno libero, ma verrò per stare con te.
  • Aspetterò con trepidazione che arrivi domani allora. Spero di resistere così a lungo.
  • Immagino voglia dire che stasera non m’inviterai a cena – sorrise Tulip, non senza un po’ di dispiacere.
  • Eh, purtroppo ho un’incombenza che mi strappa dalla tua dolce e desideratissima compagnia. Sunrise e io saremo ospiti in casa di un unicorno molto illustre. Vuol dare un ricevimento per festeggiare i suoi cinquant’anni di carriera musicale. Non posso non andare, è sempre stato gentile con me e Sunrise, inoltre è un pony a modo. Tiene a questi eventi.
  • Capisco. Vi auguro di passare una piacevole serata. A domani, amor mio. Ciao, Sunrise.
Sunrise dovette stringere i denti per non sbottare al saluto tanto confidenziale che Tulip gli rivolse. Petrus pareva non essersi accorto dello stato d’animo dell’amico, il quale aveva per tutto il tempo tenuto gli occhi fissi sui due, mentre si salutavano abbandonandosi in stucchevoli smancerie e lascivi giochi di sguardi.
  • Ahm, Petrus, ti posso parlare un momento?
  • Sì. Cosa c’è, Sunrise?
  • Che cos’era quello?
  • Quello cosa?
  • Quello!
  • Non riesco a seguirti.
  • Ah, ma ti sei visto? Ti sei sentito?! Dovevate guardarvi allo specchio voi due, abbracciati, con i vostri “tieni giù quegli zoccoli”, “la baldanza di aver fatto colpo su di te”, “il fascino maliardo del tuo sorriso”. Ti sei ammattito forse?!
  • Oh, suvvia, Sunrise. Devo forse spiegare a un pony adulto come te, cosa sta succedendo?
  • Cosa sta succedendo? – chiese Sunrise quasi preoccupato.
  • Te l’ho detto, sono innamorato!
  • Petrus, gli unicorni parlano, iniziano a girare delle voci. Nel giro di poco perderai la stima e il rispetto di tutti.
  • Oh insomma, Sunrise! Io e Tulip ci frequentiamo, fattene una ragione. Non cambierà niente. Siamo due pony adulti e consenzienti. Noi ci amiamo.
  • Innamorato di quella pony di terra!?
  • Si chiama Tulip, Sunrise. E vorrei che la smettessi con la tua superbia da pomposo unicorno che poco si addice al pony intelligente qual sei. Ora mettiamoci al lavoro. Dobbiamo visitare tre pazienti più tardi, dopo di che andare al ricevimento. Per adesso devo mettermi sotto col ripasso del terzo manuale di magia curativa, ci sono punti che non ho ancora memorizzato. Tu non hai niente da ripassare?
  • Sì – sbuffò Sunrise, prendendo da uno scaffale un grosso manuale dalla copertina verde e, sollevando con la magia una matita, cominciò un paziente lavoro di sottolineatura.
 
Petrus e Sunrise, vestiti di tutto punto, si avviarono nella grande casa in uno dei quartieri più ricchi di Canterlot, dove l’unicorno Haughty Bumptious, famoso musicista e noto amante della cultura, teneva il suo ricevimento in onore dei propri cinquant’anni di carriera artistica, dove si sarebbe esibito al pianoforte per deliziare le orecchie dei suoi invitati.
  • E lascia in pace quel colletto, Sunrise! Finirai per sfilarti il papillon.
  • Odio gli abiti eleganti, sono così stretti.
  • Ci sono unicorni che a differenza nostra vanno in giro perennemente vestiti, anche per una semplice passeggiata.
  • Facciano quel che vogliano. Per me è già tanto se l’indosso nelle occasioni speciali.
  • Oh, Sunrise, faresti fallire il povero Fulsome Vogue. Quell’unicorno ha aspirato a diventar stilista fin dalla culla!  
Giunsero dinanzi ai cancelli di una grande villa. Percorsero lo splendido giardino, dove la rugiada brillava sulle foglie di magnifici fiori, che Petrus ammirava affascinato, tanto erano splendide le aiuole ai lati del sentiero asfaltato in mattoni d’oro, che conduceva all’ingresso della maestosa residenza.
  • Spero che Haughty ci perdoni per essere in ritardo.
  • Oh, non mi preoccuperei troppo, Petrus. Noi arriviamo sempre in ritardo.
  • Non è elegante, dovremo proprio perdere quest’abitudine, Sunrise.
Salirono i quattro ampi scalini che li separavano dall’ingresso. Dinanzi le maestose porte di mogano, stava un pegaso dal manto nero e la folta barba.
  • Buonasera, Brawny. Sempre a far la guardia ti mette il caro Haughty, eh?
Petrus salutò il pegaso con un benevolo sorriso. Si stupì quando quest’ultimo gli si parò dinanzi, bloccandogli il passaggio.
  • Mi dispiace, Petrus, non posso lasciarvi entrare.
  • Che storia è questa, Brawny? Sunrise e io siamo tra gli invitati.
Il pegaso arrossì. Il disagio e la mortificazione provati erano tali da non riuscirgli di reggere lo sguardo confuso di Petrus.  
  • Sono desolato – disse titubante – Mi sono state date dal mio padrone disposizioni precise. Non posso lasciarvi entrare, la vostra presenza non è gradita.
  • Ma è stato il padrone di casa a invitarlo – replicò accigliato Sunrise, portandosi al fianco dell’amico.
  • Sì, un mese fa. Di recente, però, gli sono giunte alle orecchie voci…
  • Che voci? – chiese Petrus in tono grave.
  • Pare che voi stiate frequentando una insulsa pony di terra, una cameriera… Sia chiaro, io non credo a queste assurde dicerie! Io so bene che un unicorno come voi…
  • È tutto vero – ammise Petrus risoluto e tranquillo.
Non gli sfuggì l’effetto che le sue parole ebbero sul pegaso, il quale sussultò, fissandolo di sbieco.
  • Ah…
  • Dunque non sono gradito?
  • No. Mi dispiace.
  • Bene. Dì al padrone di casa che gli auguro una buona serata.
Petrus girò sui tacchi e, con mirabile dignità, andò via.
  • Voi potete entrare, se lo desiderate, Sunrise Shimmer – disse umilmente il pegaso – L’invito per voi è ancora valido e il mio padrone sarebbe onorato della vostra presenza.
Sunrise rivolse al pegaso uno dei suoi tipici sorrisetti sornioni.
  • Augura al padrone di casa una buona serata.
Detto questo, raggiunse l’amico. Si portò al suo fianco, notando subito l’espressione corrugata del suo volto.
  • Sunrise, tu puoi andarci.
Sunrise sbuffò.
  • Certo, come no. Al posto mio, tu saresti entrato? E poi, sii sincero, se io a quest’ora fossi lì dentro, tu come ti sentiresti?
  • Immagino deluso – sorrise Petrus – Eh eh, hai ragione. Non posso pretendere da te quello che non farei neanch’io e che di certo non mi aspetterei da un amico.
Risero. Lasciarono la villa, abbandonarono le strade affollate di Canterlot e si diressero in quelle più tranquille della campagna. La luna splendeva alta nel cielo, su di essa si vedeva l’ombra della sofferente pony che leggenda vuole essere stata scacciata dal regno e esiliata sulla luna. La luce delle stelle illuminava i deserti e quieti sentieri dove Petrus e Sunrise s’inoltrarono.
  • Te l’avevo detto, Petrus. Va bene divertirsi un po’, ma bisogna sapersi fermare in tempo.
  • Ma di cosa stai parlando? Sunrise, parli di mettere un freno a un sentimento? Un sentimento ricambiato per giunta? Tulip mi ama, io la amo, cosa c’è da trattenere?
  • Cosa credevi, Petrus? Che non sarebbe cambiato nulla? Le voci hanno iniziato a circolare presto e mi dispiaccio di averle bellamente ignorate. Non immaginavo potessi perdere la testa per una pony di terra.
  • Si chiama Tulip! Tulip, chiaro? E sono stanco di queste precisazioni “pony di terra”, “unicorno”, “pegaso”.
Petrus si fermò, alzò gli occhi e rimirò il cielo stellato.
  • Perché? Perché creiamo dilemmi e obblighi morali che non hanno ragione d’essere? Al di là delle razze e delle apparenze, siamo pony. I nostri animi non sono abbelliti da corni luminosi, ali prodigiose o zoccoli instancabili. Sono uguali e differenti nella loro pura essenza e non temono la diversità. Sono anime di pony, pony! Perché non possiamo essere liberi di amarci l’un l’altro, di rispettarci, di voler a vicenda farci del bene?
Petrus volse lo sguardo alla luna maestosa.
  • Oh, Luna, che tieni nel tuo freddo abbraccio prigioniera la dolente pony così severamente punita! Dimmelo tu, Luna, se giungerà presto il giorno in cui si abbandoneranno le antiche diffidenze e si tenderanno gli zoccoli per stringerci in un grande abbraccio. Abbraccio che ci faccia comprendere che, al di là della specie che ci contraddistingue, siamo e restiamo pony, figli dello stesso tuo Cielo. Oh, amico mio, quando arriverà quel giorno?
Petrus abbassò lo sguardo su Sunrise o, perlomeno, dove credeva ci fosse Sunrise. Sobbalzò quando si avvide che l’amico non era più dinanzi a lui. Si voltò e vide che quest’ultimo aveva bellamente ignorato il suo bel monologo, proseguendo nella passeggiata. Corse al galoppo e, quando lo raggiunse, gli diede uno scappellotto.
  • Ahia!
  • Io esprimo i miei sentimenti e tu mi pianti così?!
  • Oh, perdonami, Giulietta. Non volevo risultare indiscreto origliando le tue confidenze alla luna.
  • Molto spiritoso, Sunrise! Non lo capisci che sto soffrendo?
  • Oh… - sibilò Sunrise in tono chiaramente irrisorio.
  • Come riesci a fare così? Non hai mai sentito quella sensazione che dalla pancia ti sale in petto e ti fa dire che sei innamorato?! Hai mai sentito il cuore battere impetuoso? Provato uno straziante dolore al pensiero di separarti dal pony amato, perché ogni piccolo istante lontano da esso lo vivi come un tempo di interminabile attesa? Ti si sono mai accessi gli occhi incontrando il suo sguardo? Le tue labbra si sono mai incurvate in un sorriso al solo le orecchie sentirne la voce? Hai mai provato una, una sola di queste cose, Sunrise?
  • Guarisci i corpi con la magia curativa e le anime con la dote poetica. Hai mai considerato di fare lo scrittore come secondo lavoro?
  • Ti sto parlando seriamente, Sunrise.
  • Anch’io. In ogni caso – Sunrise sbuffò, rivolgendo a Petrus un sorriso scettico e beffardo – Stiamo parlando di una pony di terra, Petrus. Quanto pensi che possa durare?
  • L’eternità sarà più che sufficiente – rispose Petrus con solenne risolutezza.
Ressero lo sguardo, fissandosi in silenzio per un po’, muso contro muso. Sunrise, infine, gli diede un affettuoso colpetto sul mento e si allontanò.
  • Dove vai?
  • Ci vediamo domani, Petrus. Vado nel mio Eden.  
  • Ci sarà un giorno che mi porterai con te?
Sunrise si voltò verso l’amico, rivolgendogli il solito sorriso sornione.
  • Spiacente, Petrus, lo sai bene. Nel mio piccolo Eden c’è posto solo per me e mai lo condividerò. Senza offesa, amico.
Sorrisero. Per quella notte si salutarono.

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Capitolo 5
*** Un pony di terra per amico ***


Petrus e Sunrise si trovavano nel loro studiolo privato. Il primo stava finendo di leggere le ultime pagine di un manuale avanzato di magia curativa, mentre il secondo passava in rassegna i titoli dei manuali di cui aveva pazientemente sottolineato i punti salienti.
Una voce li distrasse dal loro lavoro.
  • Buongiorno a voi, carissimi unicorni.
Sunrise dovette nuovamente ingoiare il rospo, sopportando quel saluto tanto amicale da parte di Tulip. Gli occhi di Petrus si illuminarono e le labbra si incurvarono in un lieto sorriso.
  • Stamane il sole è sorto come sempre, scaldando la città coi suoi raggi luminosi, ma non era nulla paragonato al tuo sorriso che adesso scalda il mio cuore.
  • Oh… – sibilò Sunrise nauseato.
  • Ignoralo, cara – sorrise Petrus, avvicinandosi a Tulip e stringendola in un abbraccio.
  • Cosa mi raccontano i carissimi unicorni? – chiese Tulip, parlando a quel modo confidenziale che Sunrise mal sopportava.
  • Oh, sto leggendo un manuale avanzato di magia curativa. È molto impegnativo, mi serviva proprio una distrazione. Sei arrivata al momento giusto per incoraggiarmi, mio splendore.
  • Beh, immagino che sarai molto stanco. È durato fin a tarda notte il ricevimento?
Il sorriso innocente con il quale Tulip rivolse la domanda, si tramutò in una smorfia grave quando si avvide dell’oscurarsi del volto di Petrus.
  • Che succede?
  • Voglio essere sincero con te, mia cara. Ieri la mia presenza non era gradita e mi è stato vietato l’accesso nella casa dove sono stato ospite tante altre volte. Molti unicorni non approvano la nostra relazione e Haughty Bumptious, che credevo mio caro amico, è uno di questi.
  • Mi dispiace, Petrus.
  • E di cosa, tesoro? Sono loro che debbono dispiacersi. Anzi, vergognarsi. Sunrise e io siamo andati a passeggiare per i tranquilli sentieri della campagna. La luna è stata una carissima compagna ieri notte, molto più quieta, molto più interessante.
Petrus allungò una carezza sul muso di Tulip, la quale sorrise.
  • Petrus Adamo, signore, spero di non disturbare – entrò esitante una guardia reale – Princess Celestia desidera vedervi.
  • Oh sì, me n’ero dimenticato. Tulip, resta pure con Sunrise. Devo discorrere di alcuni affari con la sovrana, ma non impiegherò assai tempo.
Petrus la baciò e uscì dallo studiolo. Sunrise non aveva obiettato sul fatto che Tulip venisse lasciata in sua compagnia, ma non poté non avvertire un certo disagio. Stava per prendere l’ennesimo manuale da sottolineare, quando si avvide che Tulip aveva preso da uno scaffale un libro e adesso sedeva sulla poltrona, sfogliandone le pagine.
  • Tu sai leggere?!
La sorpresa fu tale che le parole gli uscirono d’impeto, quasi urlate. Tulip lo fissò dapprima perplessa. Sunrise se ne scusò.
  • Oh, scusami, le parole mi sono uscite con un tono di voce più sorpreso di quanto volessi.
Tulip non si offese, rise a bocca chiusa e scosse la testa.
  • Sai, mio caro amico, non ci sono solo le scuole private per ricchi unicorni. In ogni paese e città c’è almeno una scuola pubblica, frequentata da ogni specie di pony. Gli umili pony di terra non fanno eccezione.
  • Oh, non ne avevo idea.
  • Credevi forse che i pony di terra fossero rimasti analfabeti? Il problema dell’analfabetismo è notevolmente diminuito negli ultimi anni, grazie alle scuole pubbliche e all’istruzione obbligatoria per ogni pony. Mi stupisce che non ne fossi informato, Sunrise.
  • Il fatto è che… non credevo… Perché un pony di terra dovrebbe imparare a leggere e a scrivere? Insomma, non servono queste cose per… ahm…
  • Lavorare la terra? I tempi sono cambiati, Sunrise. Ci sono “pony di terra” che aspirano a molto di più che limitarsi a lavorare la terra. E, in ogni caso, contadino non è sinonimo di ignorante e tutti meritano un’istruzione.
  • Posso chiederti cosa leggi?
  • Macbeth di Shakespeare.
  • Oh, sì, la tragedia di quel pegaso che, istigato dalla moglie e influenzato da tre streghe, finisce per compiere efferati omicidi.
  • Omicidi destinati a non restare impuniti. Macbeth e la moglie non avranno lieta sorte. Ho sempre apprezzato le tragedie shakespeariane.
  • Hai letto Giulietta e Romeo?
  • Se ho letto Giulietta e Romeo? Quella è la tragedia per eccellenza. Due unicorni innamorati, ma appartenenti a due nobili casate in perenne conflitto tra loro, separati dall’odio, uniti dall’amore, trovano pace solo nella morte.
  • “Perché mai ci fu destino così reo, come questo di Giulietta e del suo Romeo”.  
  • Cosa ne pensi di Amleto?
  • “Essere o non essere, questo è il dilemma”. E un unicorno più problematico di Amleto non esiste di certo.
Risero.
  • Oh, vedo che cominciate a fare amicizia. Mi fa piacere.
Petrus entrò sorridendo, lieto nel constatare come i due andassero d’accordo.
  • Beh, Petrus, devo ammetterlo. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei discorso di letteratura teatrale con un pony di terra.
  • Il tuo amico ha dei pregiudizi sulla mia specie, dico bene?
  • Indovinato, tesoro. Devi solo compatirlo un po’. Io lo faccio sempre.
  • Ehi!
Risero tutti e tre.
  • Leggi pure qualcosa di tuo gradimento, Tulip. Sunrise e io dobbiamo studiare alcune…
  • Petrus, per carità!
Un unicorno irruppe nella stanza, facendoli sussultare. Il viso frastornato, gli occhi all’infuori dal terrore, gocce di sudore grondavano dalla criniera arruffata.
  • Petrus, vi supplico! Mia moglie! Dovete venire!
  • Calmatevi, Antares. Spiegatemi cosa succede.
Petrus e Sunrise conoscevano bene Antares. Unicorno inizialmente destinato a diventare un importante imprenditore, si era in seguito guadagnato la nomina di “reietto” della società, dopo aver sposato una pegaso.
  • Mia moglie ha perso la ragione, l’ho dovuta lasciare in preda a tremendi attacchi isterici. Venite, curatela, vi supplico!
  • Muoviamoci, Antares. Farò quanto è in mio potere.
  • Vengo con te, Petrus – si aggiunse Sunrise, seguendo i due unicorni.
  • Aspettatemi – disse Tulip, unendosi al gruppo.
Giunsero presto nella casa di Antares, dove trovarono la moglie chiusa in camera da letto, la quale si dimenava urtandosi contro le pareti ed emettendo gemiti gutturali, squarciando i timpani con qualche urlo penetrante e improvviso. Gli occhi rossi uscivano quasi dalle orbite, le pupille roteavano dappertutto ma parevan non veder nulla. Sunrise, Antares e Tulip la presero di forza e la costrinsero a letto. Il marito riuscì a calmarla elargendole continue carezze sulle guance.
  • Artemisia, amore mio, non fare così. Ti prego.
Gli occhi di Antares esprimevano angoscia e la voce era straziata dal dolore nel vedere la moglie ridotta in quello stato. Artemisia si calmò, non emise più alcun urlo, ma la sua bocca rimase spalancata e gli occhi sbarrati e venati di rosso volgevano al soffitto.
  • Fatevi da parte – ordinò Petrus, avvicinandosi alla paziente.
Le si stese di sopra e cercò di incontrare lo sguardo di quegli occhi quasi vitrei.
  • Adesso rilassa il tuo corpo e non opporre la benché minima resistenza.
Il suo tono di voce pacato rasserenò momentaneamente Artemisia che chiuse gli occhi, lasciando che Petrus poggiasse la fronte sulla propria. Si addormentarono all’improvviso, cadendo in un sonno profondo.
  • Che succede? – domandò Tulip, sorpresa.
  • Le sta curando la mente – spiegò Sunrise.
  • Che cosa?
  • Non ne sei a conoscenza? Petrus Adamo è uno dei pochi unicorni a possedere questa rarissima dote. Curare le ferite e le malattie della mente. Di unicorni con un simile potere ne nasce uno ogni mille. Chi possiede questa dote non deve necessariamente essere un guaritore e studiare le arti curative, basti che disponga di un livello d’empatia fuor misura. Con la magia può unire il proprio spirito a quello del pony da curare e, con esso, vagare nei meandri della sua mente sconvolta e aiutarlo ad affrontare e schiacciare il suo male.
  • Davvero? – chiese Tulip, sbalordita.
  • Che sia un trauma represso, una pazzia della mente, Petrus aiuta il paziente ad affrontarla. Non è la prima volta che lo vedo curare pony “feriti” alla mente. Vorrei proprio che esistesse uno specchio magico che mostri cosa accade in quell’ignoto posto che solo Petrus e il rispettivo paziente hanno modo di esplorare.
  • È strabiliante. Non immaginavo che Petrus fosse capace di cose simili.
  • Guaritore di corpi si diventa, guaritore di menti ci si nasce. Come lo invidio e, allo stesso tempo, sono orgoglioso di lui.
Antares fissava angustiato il volto apparentemente sereno della moglie addormentata. Stava per allungare uno zoccolo sulla sua guancia, ma Sunrise lo fermò.
  • Per favore, Antares, sarebbe bene non toccare nessuno dei due. Non infastidite i loro spiriti. In questo momento è come se vostra moglie stesse affrontando una battaglia. State tranquillo, grazie a Petrus ne uscirà indenne.
  • Oh, Sunrise, sono così angustiato. Artemisia era strana in questi giorni, i nervi tesi come corde di violino pizzicate. Ma una simile trasformazione… Posseduta dalla disperazione, dalla follia. E io, impotente e ignorante!
  • Avete fatto quel che ogni pony responsabile avrebbe fatto: chiamare un competente guaritore. Il mio amico non ci deluderà.
  • Perdonate se mi intrometto – fece Tulip, avvicinandosi ad Antares e rivolgendogli un sereno sorriso – Angustiarvi così non serve a nulla, vi posso suggerire di prepararvi una bevanda calda? Aiuta a stendere i nervi.
  • I-io credo che tu non abbia torto… signorina?
  • Tulip.
  • Signorina Tulip. Vado e torno. Mi fido sia di Petrus che di Sunrise.
Col viso ancora stravolto, Antares mosse lenti i suoi passi, uscendo dalla camera da letto. Sunrise e Tulip rimasero a vegliare su Petrus e Artemisia.
  • Credo di sapere cosa sia accaduto.
Tulip volse gli occhietti curiosi su Sunrise.  
  • Dici davvero?
  • Osserva quelle porcherie sul comodino laggiù.
Tulip volse lo sguardo verso un comodino di fianco la parete. Sopra di esso vi erano diverse ciotole sporche, qualche cucchiaio di legno, delle piccole fiale contenenti liquidi colorati e qualche erba dal cattivo odore. Vi era anche una brocca riempita d’acqua e una grande ciotola con dentro un particolare strumento che serviva a preparare infusi d’erba.
  • Non dirmi che pensi si sia avvelenata?
  • Non volontariamente. Non sono pochi gli incoscienti che senza la minima esperienza cercano di preparare infusi d’erba molto forti per rilassare i nervi. Quel che pochi sanno e molti ignorano è che tali infusi e miscele, se preparati male, possono sortire, una volta bevuti, tutt’altro effetto. Nei casi peggiori c’è chi si sia anche gettato dalla finestra in un momento di frenesia provocato da questi infusi preparati alla buona.
  • Quelli sono la causa, ma per curare davvero la ferita della mente, Petrus deve scoprire il motivo che ha spinto la povera Artemisia a preparare e poi prendere quegli infusi.
  • E lo scoprirà.
Antares rientrò in camera. Passarono diverse ore, durante le quali Sunrise e Tulip cercarono di distrarre la povera mente angosciata di Antares. Anche Tulip, però, cominciava ad avvertire una certa apprensione. Vedere Petrus incosciente non la lasciava tranquilla e si domandava in quale assurdo “mondo” stesse vagando il suo spirito, assieme a quello di Artemisia. Un brivido di paura le percorse la spina dorsale. Chissà come quelle esperienze grandiose e spaventose influissero sulla mente dello stesso Petrus.
Dopo ore d’estenuante e angosciosa attesa, Artemisia aprì gli occhi. Aveva il viso sereno, un sorriso sfuggì alle sue labbra, che subito vennero schiacciate da quelle del marito, che la baciò tra le lacrime.
  • Aspetta – fece Sunrise avvicinandosi – Ti tolgo questo bestione di dosso.
E ridendo, sollevò con la magia il corpo ancora incosciente di Petrus, permettendo ad Artemisia di alzarsi. Poi lo ridistese sul letto.
  • Si sente bene? – domandò Artemisia preoccupata.
Sunrise la rasserenò subito.
  • Tutto nella norma. Questo potere è affascinante, ma ogni cosa bella porta altresì seccature. Questo tipo di magia richiede uno sforzo intellettuale e spirituale tali da ridurre all’estreme forze il corpo. Ci vorranno delle ore prima che Petrus possa tornare a muoversi.
  • Quindi è paralizzato? – domandò Antares.
  • Solo momentaneamente. Ripeto, è tutto nella norma.
Il sorriso sereno di Sunrise rassicurò i due coniugi. Subito dopo la voce di Petrus, svegliatosi in quel preciso istante, li fece sussultare.
  • Artemisia, mia cara, non temete e parlate con vostro marito. Lui capirà.
Artemisia volse lo sguardo angustiato al sorriso tranquillo di Petrus. Negli occhi del pony dal manto nero leggeva la fiducia che egli nutriva nella bontà.
Antares cinse le spalle della moglie.
  • Tesoro, è vero. Qualunque cosa sia, possiamo affrontarla insieme. Tu non devi avere segreti con me.
  • Va bene, dirò tutto. Ma ora vorrei dormire. Mi sento ancora stravolta, è stato tutto così strano.
  • È la mente pony! – esclamò Sunrise ridendo – Se non è strana quella, cosa lo è?!
Antares condusse la moglie nell’altra camera, ringraziando Petrus e dicendogli di stare comodo sul letto.
  • Non potrebbe muoversi neppure volendo – ribatté Sunrise, rivolgendo all’amico un sorriso sornione.
  • Oh no – fece Petrus rassegnato – Sunrise, smettila! Lo sai che mi dà fastidio!
Sunrise aveva cominciato a picchiettargli ripetutamente la guancia con uno zoccolo.
  • Sunrise!
  • Se vuoi che la smetta, alza uno zoccolo.
  • Sai che non posso!
  • Oh…
  • Sei peggio di un puledrino! Grande e vaccinato, si diverte con questi giochetti.
  • Non mi divertono questi giochetti, mi diverte vedere le vene della tua fronte pulsar di rabbia.
  • Sunrise, io ti uccido!
  • Guardateli – rise Tulip – E questi sarebbero i due unicorni guaritori più famosi di Equestria? Che Dio ci aiuti – aggiunse con un bonario sorriso.
Si avvicinò a Petrus, che subito le sorrise.
  • Ero in pensiero, lo sai?
  • Non c’era nulla da temere, Tulip. Non è la prima volta che curo le ferite della mente. Certo, capisco che dal di fuori l’attesa è estenuante. Per me e Artemisia sarà passata mezz’ora appena, ma in realtà siamo stati incoscienti per diverse ore, dico bene?
  • Puoi dirlo. Quante ore resterai paralizzato?
  • Non lo so con precisione. Posso muovere solo la testa. Alle volte passo così due ore, altre volte cinque e così via.
  • Una volta è rimasto paralizzato per dieci ore di fila! – esclamò Sunrise con un sorriso divertito.
  • Lo devi proprio raccontare a tutti, eh, Sunrise?
Tulip poggiò un delicato bacio sulla guancia di Petrus.
  • Riesci sempre a stupirmi, mio caro Petrus Adamo.
  • Questo tuo bacio mi dà ogni forza. Restassi paralizzato anche per più di dieci ore, se ricevessi di continuo i tuoi baci, sopporterei la pena con maggior letizia…
Sunrise gli poggiò un delicato bacio sulla guancia che poco prima aveva baciato Tulip.
  • Come osi poggiare le tue schifose labbra sulla guancia dove poco prima hanno poggiato quelle bellissime della mia signora?!
  • Oh, Petrus, sei così nervoso. Ti do subito un altro bacio.
Sunrise lo baciò di nuovo.
  • Sunrise!
Tulip rise, scuotendo la testa.
Passarono diverse ore, durante le quali i tre pony chiacchierarono tra loro. Tulip e Sunrise ebbero modo di discorrere di letteratura, constatando di avere quasi gli stessi gusti. Questo, con gran gioia di Petrus, li avvicinò. Passate le ore, Petrus tornò a muoversi normalmente.
  • Finalmente! Mi sento tutto intorpidito.
  • Oh, meno male – fece Artemisia, entrando nella stanza – Sono felice che stiate bene.
  • Avete parlato con vostro marito, mia cara?
  • No. Ho riposato, rimuginato, dormito un po’. Ma ora sono pronta. Antares, vieni, per favore.
Antares entrò nella stanza, sorrise nel constatare che Petrus si fosse ripreso, ma tornò serio vedendo il volto preoccupato della moglie.
  • Artemisia, cosa c’è? Vuoi parlarmi?
  • Noi togliamo il disturbo.
  • No, Petrus. Per favore, restate. Voi pure, Sunrise e Tulip. Quel che ho da dire a mio marito non merita d’esser nascosto come un segreto orribile.
Artemisia rivolse lo sguardo al marito.
  • Antares, io credo di essere incinta.
Gli occhi di Antares s’illuminarono, le parole pronunciate dalla moglie si riversarono lettera dopo lettera sul suo cuore, provocandogli un’emozione indescrivibile.
  • Ma è meraviglioso.
  • No, non lo è.
L’entusiasmo di Antares fu spento dalla crudezza di Artemisia. La dura espressione della pegaso si sciolse infine in copiose lacrime.  
  • Antares, potrebbe nascere un pegaso oppure… Ci sono molte probabilità che sia un unicorno.
  • Non desideri un figlio unicorno?
  • Non essere ridicolo! Che differenza può avere per me? Nascesse anche paradossalmente un pony di terra, sarebbe comunque nostro figlio!
  • Allora cosa c’è?
  • Se nascerà unicorno, sarà un impuro. Verrà inserito in quella dannata lista e sarà trattato come un reietto. Nessun unicorno vorrà averlo intorno e sarà dura per lui studiare, cercare lavoro e inserirsi nella società. Tu stesso, destinato a una grande carriera, hai dovuto rinunciare a tutto per stare con me, sciagurata! E se nostro figlio sarà un unicorno impuro, ancor più infausto sarà il destino che lo attende. Oh, Antares. Il pensiero di essere la causa della rovina di mio figlio, che già amo con tutto il cuore, mi ha indotto a intossicarmi con infusi d’erba mal preparati. Volevo allontanare il pensiero, dimenticandolo per un po’ con i dolciastri profumi di queste miscele. E guarda come m’avevano ridotta! Mi sento così infelice.
  • Artemisia, tu non devi più tenerti dentro sentimenti simili. Amore mio, ma cosa m’importa dei pregiudizi degli altri, della dubbia morale di questa società?
  • Importerà, perché in società viviamo.
  • Allora le cose devono cambiare. E nostro figlio, qualunque specie sia, farà parte di questo cambiamento. Non importa cosa, ma chi sarà. Pegaso o unicorno, voglio che sia un pony sano e di buoni principi.
  • La fai facile tu. Ma che vita avrà se sarà un unicorno? Se verrà inserito nella lista degli impuri!?
  • Vieni qui – Antares la strinse in un abbraccio – Non la sto facendo facile. Dico le cose come sono. Vedrai, andrà tutto bene. È nostro figlio. 
Rincuorata dalle parole del marito, Artemisia si abbandonò alle sue zampe, versando fiumi di lacrime. Petrus, Sunrise e Tulip salutarono educatamente e tolsero il disturbo. Mille furono le parole di ringraziamento da parte dei due coniugi.
 
Petrus stava finendo di leggere il manuale avanzato di magia curativa, Tulip si avvicinò a Sunrise, intento invece a sistemare una pila di libri lungo gli scaffali, catalogandoli in ordine alfabetico.
  • Tu non sei così intollerante e chiuso come vuoi far credere.
  • Cosa?
  • Ho visto il tuo sguardo quando Artemisia parlava. L’espressione mesta che avevi quando questa ha nominato la lista degli unicorni impuri.
  • Non significa niente. Senza offesa, ma non concepisco le relazioni tra razze diverse.
  • Lo dici perché fin da piccolo sei stato improntato a questa mentalità, ma il tuo cuore ti parla.
  • Che cosa sciocca. E cos’avrebbe da dirmi il mio cuore che non mi dice già la mia mente?
  • Ma la mente a volte è traviata da pregiudizi e preconcetti, il cuore invece è immune a queste cose, il problema è che non tutti lo ascoltano. Ma tu sì.
  • Forse leggi troppi sentimentali. Posso consigliarti qualche manuale di scienza?
  • La psicologia è una scienza. E in fondo è un po’ psicologia ciò che dico.
  • Psicologia, filosofia, che scienza sia non fa differenza! Sono stanco, chiudiamola qua.
Tulip rise a bocca chiusa.
  • Tu sei un bravo pony, Sunrise.
  • Di cosa parlate?
Petrus si avvicinò a loro.
  • Di quanto il tuo amico sia negato a fare il duro.
  • Oh sì, è un gran tenerone in fondo.
  • Non state parlando di me, vero? Perché se state parlando di me, siete pazzi!
Petrus e Tulip risero.
  • Vogliamo andare, tesoro?
  • Certo, Petrus.
Fecero per uscire dallo studiolo, ma Tulip ci ripensò, voltandosi verso Sunrise.
  • Sunrise, vuoi venire a cena con noi?  
  • Già, perché non vieni? – lo invitò a sua volta Petrus.
  • Davvero? Ma non sarò il terzo incomodo?
  • Oh, sciocchezze! – replicò Petrus – Io e Tulip possiamo cenare da soli una qualunque sera. Se per una volta ci fai compagnia, non casca il mondo. A noi fa piacere.
  • Sempreché al nobile Sunrise non dispiccia unirsi a due reietti come noi e cenare in un’umile rosticceria – aggiunse Tulip in tono scherzoso.
L’amichevole frecciatina non irritò Sunrise, che stavolta sorrise del tono confidenziale della pony di terra.
  • E va bene. Fatemi sistemare questi libri e possiamo andare. Offre Petrus però, eh!
 
Passarono una bella serata, Sunrise e Tulip approfondirono la loro conoscenza e Petrus fu lieto di constatare che, malgrado i preconcetti dell’amico, quest’ultimo mostrava gradire la compagnia della fidanzata. Finita la cena, passeggiarono per un po’ per le strade affollate di Canterlot. Poi si separarono. Petrus accompagnò Tulip a casa, Sunrise si recò verso la propria abitazione, in centro. Camminando, ripensò con un sorriso a quel che gli aveva detto Tulip, quando aveva infine asserito che fosse un bravo pony. Si fece serio, ripensando invece alle lacrime della pegaso Artemisia, avvolta dalle zampe del marito che le dava conforto.
  • Non avevo mai visto un pegaso piangere – sussurrò a sé stesso – Proprio un pegaso…
In un sol giorno aveva visto una pony di terra appassionarsi di letteratura, che credeva interessare solo agli unicorni, e piangere una pegaso. Quest’ultima cosa lo aveva profondamente scosso. Aveva sempre considerato i pegasi delle teste di legno, bellicosi e ignoranti, capaci solo di far guerra e guerriglia. Mai li avrebbe creduti capaci di provare nobili e più alti sentimenti.
Rise, rendendosi conto che quei pensieri glieli aveva suscitati Tulip, con quella sua frase “sei un bravo pony” che gli rimbombava nelle orecchie.
  • Ah, sciagurato me. Discorro di letteratura con lei, commentiamo le tragedie shakespeariane, scherziamo e non mi irrito più del suo tono confidenziale. Sarò proprio ammattito ad essermi trovato un pony di terra per amico!   
E ridendo, proseguì il cammino verso casa.   

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Capitolo 6
*** Eden ***


Petrus camminava lungo i corridoi del castello di Canterlot. Una voce familiare gli fece incurvar le labbra in un sorriso e si voltò per donarlo alla pony che gli veniva incontro.
  • Avrei dovuto immaginare che eri nei paraggi. Il palpito felice del mio cuore mi annuncia che una bellissima dea si sta avvicinando a me, insignificante pony qual sono.
  • Oh, non sottovalutare te e non sopravvalutare me, mio giovane poeta. Hai mai pensato di fare lo scrittore come secondo mestiere?
  • Parli come Sunrise.
Si baciarono. Camminarono fianco a fianco, Petrus seguitava in poetiche smancerie.
  • Cos’è la fugace felicità di questo momento? Io, unicorno più felice del mondo, per il sol fatto di camminare al fianco della pony il cui sorriso splendente fa impallidire il sole di Princess Celestia.
  • Sì, diversi pony con cui sono stata mi hanno detto che ho un bel sorriso.
  • Scherzi al fine di farmi ingelosire? Sappi che non ti riesce.
  • Non sei geloso di miei spasimanti del passato?
  • Adesso, in questo presente, sei qui con me, no?
  • Sì, mio bell’unicorno spavaldo!  
  • Che sia un sorriso smorfioso o dolce o sensuale, è vita che mi invade quando le tue labbra s’incurvano così magnificamente per dargli vita.
  • Oh, Petrus. Ti ho proprio ammaliato.
  • Era questo il tuo intento? Ma cadi anche tu in trappola, o sbaglio?
Stavano per scambiarsi un altro bacio, quando l’urlo squillante di un pegaso in fuga li distrasse.
  • Ambasciator non porta pena, ambasciator non porta pena! – ripeteva il pegaso, correndo via.
Li sorpassò. Petrus notò che lo strano pegaso baffuto portava un cappello scuro e, legata a un fianco, aveva una borsa marrone riempita fino all’orlo di buste da lettera. Capì che si trattava del postino.
  • Oh no… – fece, nutrendo in cuor suo un brutto presentimento.
Prima che Tulip potesse chiedergli spiegazioni, una guardia reale accorse verso di loro.
  • Petrus, signore, il nobilissimo Sunrise Shimmer è fuor di sé. Sta distruggendo tutto, solo voi potete calmarlo!
Petrus si precipitò nello studiolo, raccomandando a Tulip di starsene in disparte. Sunrise stava distruggendo tutto. Sollevava con la magia mobili, tavolini e poltrone e li faceva schiantare contro le pareti. Aveva già rotto due tavolini e rovinato una poltrona dal lussuoso rivestimento. Sul grosso tavolo di mogano, l’unico che aveva risparmiato dalla sua furia, stava poggiata la lettera che lo aveva mandato in bestia.
  • Non è giusto! – gridava, seguitando a sollevare le sedie mezze rotte e a sbatterle contro il muro, mentre camminava avanti e indietro per la stanza.
La faccia rabbiosa, i denti stretti, gli occhi rossi e fuor le orbite. Petrus avanzò di qualche passo verso l’amico, seguendone con lo sguardo i lesti spostamenti da un punto all’altro della stanza.
  • Sunrise, calmati. Non è da pony rispettosi qual siamo perdere il contegno.
  • Mi hanno rifiutato, Petrus. Il circolo di Vanhoover mi ha rifiutato! Con questa siamo a otto!
  • Ti resta ancora Whinneapolis, no?
  • E se anche il circolo di Whinneapolis mi rifiutasse? In quel caso, in fumo tutti i miei sogni! – gridò, facendo schiantare un altro tavolino contro il muro, distruggendolo miseramente.
  • Perché non scaraventi all’aria anche quell’altro tavolino vicino la finestra? Può darsi che così il rifiuto di Vanhoover si trasformi in un benvenuto.
  • Non provocarmi, Petrus!
  • Voglio dirti di calmarti, Sunrise. Distruggere tutto non cambierà le cose.
  • Se fossi stato più preparato, maggiormente esperto di magia curativa, mi avrebbero preso!
  • Sciocchezze, Sunrise. Questi dannati circoli sono frequentati da pony boriosi e saccenti, la cui unica dote sono le numerose conoscenze e raccomandazioni che si scambiano a vicenda. Se ti rifiutano non è perché tu non sia un eccellente unicorno guaritore.
  • Ma se migliorassi, se diventassi bravo oltremisura in poco tempo, allora mi noterebbero.
  • Cosa vuoi dire?
Sunrise seguitava a spostarsi da un punto all’altro dello studiolo, con lo sguardo infervorato rivolto al pavimento. Gli occhi di Petrus faticavano a seguirne i rapidi movimenti.
  • Chi lo dice che per affinare le proprie arti magiche si debba studiare per anni? E se si acquisisse un illimitato potere in poco tempo?
  • Non mi piace dove questo conduce.
  • I manuali proibiti! Nascondono segreti oscuri che potrebbero far diventare onnipotente un qualsiasi unicorno! Se li leggessi…
  • Sunrise!
Petrus gli si parò dinanzi, a faccia a faccia. Si scambiarono un collerico sguardo di sfida, sulle loro labbra un ringhio rabbioso.
  • Come osi anche solo pensare di leggere i manuali proibiti dalla stessa Princess Celestia? Quel tipo di magia non deve possederla né l’unicorno più nobile, né quello più vile. Il compito della magia è essere in armonia con la natura, non stravolgerla a proprio piacimento. Quella è magia nera e sopraffà ogni animo!
  • Ma ci sono incantesimi che potrebbero renderti invincibile, magie che ti migliorano senza che tu debba compiere sforzo alcuno.
  • E cosa ne è del tuo orgoglio?
  • Al diavolo l’orgoglio! Se una magia può renderti più potente, perché rifiutarla?
  • Ma non capisci che non è naturale? Anche se tra i libri proibiti tu scovassi il più nobile degli incantesimi, si finirebbe per adoperarlo per qualcosa di losco e per il proprio tornaconto. L’onnipotenza non è dei pony, lasciala a Dio.
  • Ma alcuni incantesimi proibiti sono stati adoperati da altri unicorni!
  • Unicorni retti che hanno ottenuto il permesso di Princess Celestia e che hanno adoperato gli incantesimi proibiti per nobili scopi, restando umili nell’animo. Tu invece parli di adoperare quegli incantesimi per rendere invincibile te stesso, per soddisfare il tuo ego! Con una simile impronta d’animo finiresti per convertire anche la magia più pura in magia nera e ne verresti scioccamente sopraffatto! La leggenda della unicorno prigioniera sulla luna non ti ha insegnato niente?
  • È solo una leggenda.
  • Con un profondo significato.
  • Di nessun libro dovrebbe esserne proibita la lettura!
  • Sunrise!
Il grido di Petrus echeggiò per i corridoi del castello. Sunrise ne rimase ammutolito, Petrus lo fissò con uno sguardo grave.
  • Ciò che pensi è irrilevante. Tu non puoi leggere i libri proibiti, chiaro? – gli chiese in tono più pacato.
Si scrutarono in silenzio per brevi istanti.
  • Sì, Petrus, è chiaro.
Sunrise non aggiunse altro, l’espressione del suo viso non era mai stata più seria. Sollevò con la magia la lettera causa di tanto nervoso e la stracciò. Andò via, senza neppure rivolgere un saluto a Tulip, né chiedere scusa a Petrus per lo stato in cui aveva ridotto lo studiolo.
Tulip si avvicinò a Petrus.
  • Mi spiace che tu abbia assistito, Tulip.
  • Mi spiace di più per Sunrise. Era molto nervoso.
  • Purtroppo si è prefissato l’obiettivo di entrare in uno di questi stupidi circoli per unicorni guaritori. È già stato rifiutato da sette circoli, con questo fanno otto. La sua ultima possibilità è Whinneapolis.
  • Ora dov’è andato?
  • Oh, credo proprio che si stia recando nel suo Eden per sbollire la rabbia!
 
Sunrise proseguiva a passo spedito lungo un sentiero boscoso, circondato da alberi rigogliosi, dalle cui foglie penetravano i luminosi raggi del sole, che illuminavano a strisce la strada lungo la quale camminava. Il suo sguardo era serio e severo, sulle labbra dritte non v’era neppure l’impronta di uno sfuggevole sorriso.
Oltrepassato il bosco, Sunrise si ritrovò ai piedi di un precipizio. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere. Precipitò, ma rimase tranquillo e, al momento giusto, riaprì gli occhi e scatenò la magia. Il suo corno s’illuminò e uno squarcio si aprì nel vuoto, ingoiando il suo corpo e sparendo. Precipitò al centro di un profondo lago, abitato da meduse gialle. Le meduse, ormai abituate alle visite dell’unicorno, non apparvero turbate dalla nuova presenza caduta dal cielo. Sunrise riemerse in superficie, respirando l’aria a pieni polmoni. Le meduse gli sfiorarono i fianchi, ma Sunrise non si scompose. Erano le cosiddette “meduse d’oro”, i cui tentacoli privi di veleno non costituivano alcun pericolo per i pony, assieme ai quali potevano anzi nuotare e lasciarsi accarezzare.
Il lago era circondato da un bosco maestoso, ricco di cascate e di fiumi, nell’aria si estendeva l’armonioso cinguettio degli uccelli e il canto delle cicale. A pochi passi dal lago, si innalzava un imponente castello, dagli appuntiti tetti blu. Sunrise uscì dal lago e si avvicinò a passo lento verso l’entrata del castello. Salì i pochi gradini e spalancò le grandi porte. Sconfinata era la sala che lo accolse all’interno. Non appena mise il primo zoccolo sul lussuoso tappeto blu, le tendine azzurre che coprivano le finestre, si scostarono magicamente, facendo penetrare i luminosi raggi del sole. Non solo: un attaccapanni animato si avvicinò, saltellando buffamente verso il padrone di casa e accogliendolo con un riverente inchino.
  • Non ho vestiti, puoi ritirarti – disse Sunrise.
L’attaccapanni si ritirò, obbediente. Un asciugamano volante si precipitò su Sunrise e lo asciugò per bene, poi si ritirò a sua volta. Sunrise, non più bagnato, avanzò per la sala, avviandosi verso un’ampia scalinata. Mentre saliva, un piccolo orologio antico saltellò vicino a lui, mostrandogli l’ora.
  • Rintocco, la cena dev’essere servita alle nove precise. Avverti i fornelli.
Rintocco s’inchinò e sparì. Sunrise proseguì per un lungo corridoio. Non essendoci finestre, era buio, ma dei candelabri a tre bracci, posti ai lati, si accesero magicamente, illuminando tutt’intorno. Uno di essi, quello dall’aspetto più pregevole, si pose davanti al padrone, facendogli un rispettoso inchino.
  • Buongiorno, Lume. Per cortesia, conducimi alla biblioteca.
Lume lo guidò. Giunsero dinanzi a due imponenti porte bianche, con rifiniture dorate.
  • Grazie, Lume. Ritirati.
Lume si spense e andò via. Sunrise spalancò le porte della biblioteca. Non appena poggiò lo zoccolo sul lucido pavimento a scacchi, le pregiate tende celesti si scostarono, mostrando le imponenti vetrate di due gigantesche finestre su cui battevano i raggi del sole, che illuminavano la grandiosa biblioteca. Migliaia di libri erano riposti su imponenti librerie dai mille scaffali, che ricoprivano le pareti della sala, arrivando a sfiorare il soffitto. Non finiva lì. Alla destra si apriva un lungo corridoio e ai lati di questo vi erano altri grandi scaffali stracolmi di libri. Sulla sinistra si accedeva invece a una piccola cupola, dove librerie dal legno pregiato, erano disposte in cerchio, poggiate contro le pareti.
Su alcuni scaffali stavano delle scale a pioli, con delle rotelle ai piedi. Due imponenti scale a chiocciola si erigevano invece ai lati e permettevano di raggiungere i ripiani più alti delle librerie centrali, che disponevano di una sorta di “balconcino”. La sala era inoltre abbellita da angeliche statue di pony e dipinti di paesaggi naturali o castelli leggendari. Non mancavano, inoltre, divanetti e poltrone in stile rococò e uno spesso tavolo di mogano.
Sunrise prese un libro da uno scaffale al centro. Si sedette sulla poltrona e lo aprì. In viso un’espressione seria, nella testa un’idea che aveva cominciato a prendere forma fin da quando aveva lasciato lo studiolo del castello di Canterlot.
  • Di nessun libro dovrebbe essere proibita la lettura – disse a denti stretti, sfogliando le pagine del libro che aveva tra gli zoccoli.
 
Sunrise si sedette a tavola alle nove esatte.
  • Servire la cena, per favore.  
Dalla cucina arrivò un lesto carrello che si avvicinò al padrone, un piatto fluttuante, con sopra un’appetitosa pietanza a base di fieno, si posò sul tavolo davanti a Sunrise.
  • Coltello e forchetta!
Un coltello e una forchetta ritardatari si affrettarono a prendere il loro posto a tavola. Sunrise sollevò con la magia le posate e gustò il buon cibo.
  • Tovagliolo, prego.
Un tovagliolino azzurro si alzò in volo e poggiò delicato sulle labbra del padrone, pulendogli il residuo del cibo rimastogli ai lati.
  • Grazie. Ora sparecchiate e pulitevi bene – raccomandò Sunrise, alzandosi da tavola.
Una teiera con splendide decorazioni barocche saltellò verso di lui, sbuffando più volte.
  • No, grazie, per stasera niente tè. Prenderò il caffè, avverti la caffettiera che me lo porti in camera.
La teiera obbedì e andò via sbuffando.
  • Rintocco, vieni qui.
Rintocco si precipitò dal padrone, attendendo ordini.
  • Rintocco, sto per andare a letto, ma voglio che mi svegli tra quattro ore esatte, chiaro?
Rintocco s’inchinò e andò via. Sunrise si recò in camera: una lussuosa stanza a metà tra lo stile barocco e il rococò. Al centro stava imponente il letto dalle lenzuola di una stoffa morbida e pregiata. Si sedette, attendendo che gli venisse portato il caffè. Una caffettiera scoppiettante giunse, in compagnia di una tazzina nella quale versò il caffè, e di una zuccheriera.
  • Un cucchiaino di zucchero abbondante.
La zuccheriera obbedì e il manico, trasformato in una piccola manina, prese il cucchiaino al suo interno e mise lo zucchero nella tazzina, mescolando per bene. Sunrise bevve il caffè d’un fiato, ringraziò e ordinò loro di ritirarsi, infine si coricò e prese sonno.
 
Era notte fonda quando Sunrise, coperto da un nero mantello, s’intrufolò nell’ala ovest del castello di Canterlot, dove era proibito accedere. Era lì, infatti, che si trovava la biblioteca dei manuali proibiti, dove solo pochissimi unicorni, ottenuto il permesso di Princess Celestia, potevano accedere. Sunrise si mosse lentamente lungo i corridoi del castello, non gli fu difficile evitare le sciocche guardie pegaso e quando giunse dinanzi la biblioteca, constatò felicemente che questa era vuota. Nessun guardiano era appostato là dentro e lui poté muoversi indisturbato tra gli scaffali che ospitavano una miriade di libri e manuali che solo pochi fortunati avevano avuto modo di leggere. Sunrise osservò tutto, incantato per il solo fatto di essere circondato da tanto splendore. Quei libri erano un tesoro inestimabile per la mente di unicorni bramosi. S’arrischiò a fare un po’ di luce con il corno, per poter meglio leggere i titoli dei libri. Ne trovò subito uno che stuzzicò la sua curiosità: “Lo sconfinato potere dell’arte curativa”. L’aveva trovato. Quel manuale poteva rivelargli il segreto della perfezione dell’arte magica curativa. Il suo potere non avrebbe conosciuto limiti.
Allungò uno zoccolo, prese il libro e lo ripose nella borsa che portava legata al fianco, sotto al mantello. Decise di dare ancora un’occhiata e rubare magari qualche altro manuale di suo interesse, sentendo dentro sé crescere avido il desiderio di conoscenza e potere. Stava per arraffare un secondo libro, quando il suono di una voce lo fece sussultare.
  • Chi è là?
Era una voce femminile, probabilmente si trattava della pony adibita a custode della biblioteca proibita. Sunrise smise subito di far luce con il corno e corse via. Non poteva ripercorrere la strada che aveva fatta, poiché sentiva chiaramente il rumore degli zoccoli che si avvicinavano. La biblioteca era sconfinata e difficilmente riusciva a orientarsi nel buio. Era una notte senza stelle e la luna era coperta da grossi nuvoloni neri, neppure un timido raggio di luce penetrava dalle finestre. E intanto il rumore di zoccoli si avvicinava sempre di più e Sunrise si spostava da una parte all’altra della sala, senza capire dove fosse l’uscita.
Un barlume di speranza lo colse quando, sforzandosi di abituare gli occhi all’oscurità, gli sembrò di scorgere i lineamenti di una porta. Era la stessa dalla quale era entrato.
Corse all’impazzata verso la porta, ma fu proprio in quell’istante che un’ombra gli si parò dinanzi. Non se ne accorse in tempo e finì per travolgerla. Ruzzolarono per terra. Sunrise stava chiaramente schiacciando un altro pony.
  • Ma cosa? Levati di dosso! Cosa sta succedendo?! – esclamò la pony, la quale non riusciva a vedere chi le fosse piombato addosso a quella maniera.
  • Mi dispiace, non volevo! – esclamò Sunrise in preda al panico e, non avendo altra scelta e sentendosi sempre più confuso dal buio che lo circondava, decise di illuminare il proprio corno.
Si sarebbe alzato in tempo per scappare via e la pony che aveva travolto non avrebbe potuto riconoscere il suo viso coperto dal nero cappuccio del mantello. Poteva farla franca.
Illuminò il suo corno, ma invece di scappare come si era proposto, finì per incantarsi nel rimirare il bellissimo viso della pony di terra che aveva travolto.
I pony di terra non potevano certo padroneggiare l’arte della magia, ma gli occhi bruni della pony costretta sotto di lui ebbero il potere di incantare il suo sguardo e immobilizzare il suo corpo meglio di qualsiasi sortilegio.
  • Chi siete voi?! – urlò la pony, allungando uno zoccolo sul cappuccio e scoprendo il volto del pony che le stava addosso.
Neppure Sunrise era ricorso a qualche strano incantesimo, fatto sta che pure la pony di terra s’incantò nel rimirare i suoi occhi azzurro chiaro e per un momento rimasero immobili in quella posizione, senza emettere un sol fiato, inchiodando i loro occhi a uno sguardo tanto intenso che, seppur breve, gettò nel loro cuore il seme di un sentimento tanto sconosciuto quanto noto.
  • Ciao – riuscì a pronunciare Sunrise, dopo essere rimasto muto per lunghi attimi.
  • Voi non dovreste essere qui, Sunrise Shimmer – disse la pony, ritrovando anch’essa la parola.
  • Mi conosci?
  • Chi a Equestria non conosce il vostro nome?
  • In effetti, ho una certa fama.
  • E dovreste avere anche una certa rispettabilità.
Dopo tale breve scambio di battute, rimasero nuovamente senza parole, fermi restando nella stessa posizione.
  • Vi dispiacerebbe alzarvi? – chiese finalmente la pony.
Per tutta risposta, Sunrise sfoderò il suo caratteristico sorrisetto sornione.
  • A te dispiacerebbe se mi alzassi?   
La pony non ebbe modo di ribattere, poiché una voce estranea distrasse la loro attenzione. Si stava avvicinando una guardia reale, munita di una lanterna a olio. Sunrise si allontanò all’istante, nascondendosi dietro una libreria e spegnendo la luce del proprio corno. La pony si alzò.
  • Ciel! Tutto bene?
La guardia si avvicinò alla pony, tenendo con un’ala la lanterna che illuminò tutt’intorno.
  • C’è per caso un intruso qui dentro? – chiese la guardia pegaso, guardandosi attorno.
Il cuore di Sunrise prese a battere all’impazzata. Terrorizzato, l’unicorno chiuse gli occhi e strinse i denti, attendendo rassegnato e preoccupato di venir scoperto ed essere portato via.
Con angoscia si rese conto che bastava una parola della pony di terra per ridurre in cenere i suoi anni di studio e carriera. L’unicorno che senza il permesso di Princess Celestia si azzardava ad accedere nella biblioteca proibita e addirittura a sgraffignarne i libri, sarebbe stato punito con l’esilio e il disonore. Il nome degli Shimmer sarebbe stato macchiato per causa sua.
  • No, non c’è nessuno – rispose Ciel.
Quale fu il sollievo che seguì nell’udire tali parole, che lo lasciarono stupefatto. Tese l’orecchio e ascoltò.
  • Mi era sembrato che avessi urlato – replicò il pegaso.
  • È vero, anzi ti chiedo scusa. Nel buio mi era sembrato di scorgere un’ombra, ma è stata solo la mia immaginazione. Mi ero allontanata un momento per procurarmi una lanterna, ma sono ritornata immediatamente, avendo dimenticato di chiudere la porta a chiave e, credendo di sentire un rumore, mi sono lanciata nel buio, all’inseguimento di un fantasma – rise Ciel, cercando di camuffare così l’agitazione.
  • Devi fare attenzione, Ciel. Non lasciare mai la tua postazione. Se hai bisogno di qualcosa, chiama una guardia reale. Ecco, tieni. Ti lascio la mia lanterna.
  • Ti ringrazio. Prometto che non farò mai più una simile sconsideratezza. È stata la prima e ultima volta.
  • Ne sono certo – sorrise benevolmente il pegaso – Da anni svolgi il tuo lavoro egregiamente, Princess Celestia non avrebbe potuto affidare l’incarico a pony più affidabile.
  • Grazie per la fiducia.
Il pegaso andò via. Sunrise, riacquistando la propria spavalderia, uscì dal suo nascondiglio sfoderando l’ormai suo tipico sorriso sornione.
  • E così, Ciel, hai mentito per me. Devo dedurre di aver fatto colpo se sei stata disposta a proteggere un intruso.
  • Non fraintendete. Non voglio certo rovinare la carriera del grande Sunrise Shimmer. Ma ora devo chiedervi di andarvene.
  • Lo hai fatto solo per questo? Per proteggere la mia carriera? Oppure volevi proteggere me?
Più spavaldo che mai, Sunrise si portò al fianco della pony di terra, rivolgendole un sorriso smaliziato. Fingendosi imbarazzata, Ciel abbassò lo sguardo.
  • Sai, anche tu sei riuscita ad attrarre la mia attenzione. Se ti va, potremo divertirci un po’noi due.
  • Oh, dev’essere per forza un sogno. Io, umile pony di terra, essere oggetto delle attenzioni di un nobile unicorno come Sunrise Shimmer!
  • Se pensi che sia un sogno, allora non svegliarti. La notte è ancora lunga – seguitò Sunrise con voce suadente.
  • Mi avete convinta, Sunrise – fece Ciel, rivolgendo all’unicorno un languido sguardo e avanzando spavalda verso di lui.
Sunrise, sorpreso da quell’improvviso cambio d’atteggiamento, arrossì, indietreggiando fino a finire con la schiena contro uno scaffale di libri. Stavolta era Ciel a sfoderare un sorriso smaliziato.
  • Essere corteggiata da un nobile unicorno, da Sunrise Shimmer in carne e d’ossa per giunta, è il sogno di ogni pony di terra.
Protese la propria bocca verso quella dell’unicorno impietrito dall’incanto dei suoi occhi bruni. Talmente si soffermò sullo sguardo ammaliante della pony di terra, che non si accorse che questa, contemporaneamente, allungava uno zoccolo sulla borsa che portava legata a un fianco, sotto al mantello. Fu tanta la sorpresa quando Ciel prese il libro e si ritrasse, che lì per lì Sunrise non riuscì a proferire parola alcuna, ottenendo invece del bacio sperato, un affettuoso colpetto sulla testa, assestatogli da Ciel con lo stesso libro che l’unicorno aveva tentato di rubare.
  • Questo lo prendo io, Sunrise Shimmer. Ora devo chiedervi cortesemente di lasciare la biblioteca. L’acceso qui è proibito.
Prima di rimettere il libro al proprio posto, Ciel spinse fuori Sunrise. Quest’ultimo non oppose resistenza e, con uno sguardo istupidito, uscì dalla biblioteca, ritrovandosi nell’oscuro corridoio. Doveva sbrigarsi a lasciare il castello, se voleva evitare che qualche guardia reale lo sorprendesse, ma per qualche attimo seguitò a starsene immobile, con un sorriso che si faceva largo sulle labbra, a irridere sé stesso per essere così ingenuamente cascato nella trappola della pony di terra dagli incantevoli occhi bruni.

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