Il castello di carte

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Simili ***
Capitolo 2: *** Held laughter ***
Capitolo 3: *** Lesson number 1 ***
Capitolo 4: *** Friendship? ***
Capitolo 5: *** The past in the present ***
Capitolo 6: *** A very normal special day ***
Capitolo 7: *** Waking up ***
Capitolo 8: *** Is lost happiness permanent? ***
Capitolo 9: *** A friendship hard to explain ***
Capitolo 10: *** Il ragazzo prodigio ***
Capitolo 11: *** Just good friends? ***
Capitolo 12: *** Conflicted Hearts ***
Capitolo 13: *** Never giving up on you ***
Capitolo 14: *** Decisions ***
Capitolo 15: *** Love is friendship set on fire ***
Capitolo 16: *** The day after ***
Capitolo 17: *** Control the fear ***
Capitolo 18: *** Tic, tac, tic, tac ***
Capitolo 19: *** Where there are tears, there is Hope ***
Capitolo 20: *** Wake up call ***
Capitolo 21: *** Fighting the fear ***
Capitolo 22: *** Let love heal you ***
Capitolo 23: *** Present, future... and past ***
Capitolo 24: *** Peace with the past? ***
Capitolo 25: *** First steps moving on ***
Capitolo 26: *** Unexpected Turn ***
Capitolo 27: *** Easier ***



Capitolo 1
*** Simili ***


Simili



-E' il bagno al terzo piano, ok? Quindi sta attento a non fare casino col tubo di scarico.
-Ho capito papà! Non c'è bisogno di ripetermi le cose mille volte, non sono ritardato.
-Lo spero! Sono i miei migliori clienti, un terzo dello stipendio me lo faccio andando da loro due-tre volte al mese. Quindi è importante che faccia le cose per bene!
-Maledetto me quando ho accettato!
Sbuffai per l'ennesima volta, alzandomi dal divano per scappare da lì il prima possibile: prima che mio padre decidesse ribadire le stesse raccomandazioni per la milionesima volta.
Non ero un tuttofare come lui, d'accordo, ma da ragazzino mi aveva insegnato molto e sapevo come aggiustare lo stramaledetto tubo di scarico di una vasca. Anche se in una villa di ricconi. La prossima volta avrei costretto mia mamma a rimanere a casa se si fosse ripetuta una situazione simile, lei sapeva come zittirlo... anche con la febbre, quando diventava ancor più insopportabile.
Non stava molto male, ma non poteva portare germi in casa dei Nolan. A quanto pare la figlia era fragile e cagionevole, a causa di medicinali presi in seguito un incidente di cinque anni prima che l'aveva lasciata in stato di coma per tre mesi. Mi aveva spiegato che mentre l'allora diciottenne era in partenza per una vacanza coi suoi, l'autista ubriaco di un camion li aveva fatti finire fuori strada. I genitori se l'erano cavata con poco, ma non la figlia.
Dopo il coma aveva dovuto imparare a fare tutto da zero o quasi. Scrivere, muoversi, lavarsi... perfino parlare. E anche se mi aveva assicurato che fosse ora una giovane carismatica ed intelligente, a quanto pare non era mai tornata ad essere quella di prima... e non poteva camminare. Era relegata in una sedia a rotelle, praticamente sempre a casa.
A sua detta i genitori erano un po' troppo iperprotettivi, tanto che si facevano mille problemi a farla uscire da sola oltre il giardino. Ma alla fine, non era compito suo spiegar loro come fare i genitori.
Facevo davvero fatica ad immaginare come una ventitreenne potesse starsene sempre a casa, tutto il giorno e tutti i giorni, senza impazzire.
-Va bene. Un'ultima cosa: non fare il cretino con Emma. È una bellissima ragazza e conoscendoti...
-Papà!- esclamai indignato, alzando gli occhi al cielo. D'accordo, non ero proprio un santo... ma pensava davvero che avrei importunato una ragazza malata?! Bella considerazione che aveva di me.
-Dovevo dirlo, mi spiace! Ora vai, meglio evitare di arrivare in ritardo.
-Eh io sarei partito tempo fa se tu non mi avessi rotto le palle! A dopo.
Prima che potesse aggiungere altro raggiunsi velocemente la porta d'ingresso e uscii di corsa.
I Nolan abitavano ad una ventina di minuti di moto da lì, ed io avevo un mezz'ora prima delle tre: non sarei arrivato in ritardo. Non sapevo come immaginarmela questa famiglia ricca... da una parte, pareva che si trattava di persone molto carine. Dall'altra, non voleva che tardassi di un minuto.
Decisi di non pensarci e infilai il casco, saltando sulla mia Honda. Essendo ora ti punta avevo appositamente evitato la macchina per non finire intrappolato nel traffico, anche se una volta imboccata la strada per il quartiere di Dun Laoghaire non avrei avuto grossi problemi.
Misi quindi in moto e partii, lieto di aver messo la giacca di pelle visto che la giornata era abbastanza fredda.
Fortuna volle che al solito incrocio nessun pedone si mise a correre col rosso, così una volta tanto non rischiai di investire il ritardato di turno e ammazzarmi io stesso.

***


I due che si presentarono alla porta erano molto, molto diversi da come me li ero immaginati.
Quando avevo parcheggiato davanti all'enorme villa a tre piani, mi ero quasi aspettato di veder sbucare un maggiordomo in abiti settecenteschi.
Invece, l'uomo aveva addosso una t-shirt sporca di terra e dei jeans rovinati in basso, mentre la donna aveva visibilmente appena finito di cucinare qualcosa con la farina, visto che ne aveva un po' tra i capelli.
-Salve! Tu devi essere Killian! Scusaci per come ci presentiamo! Stavo sistemando le aiuole, mia moglie faceva una torta con nostra figlia. David, piacere!
-Piacere...- sorrisi cortese stringendogli la mano, senza trovare altro da aggiungere.
-Piacere caro, sono Mary Margaret!- mi salutò anche l'altra.
Beh... se non altro, mi rilassai un po'. Erano davvero carini come aveva detto mio padre, o almeno così apparivano.
Li seguii dentro col bauletto degli attrezzi, togliendo le scarpe all'ingresso e indossando delle ciabatte che mi porsero.
Se da fuori la casa era splendida, dentro lo era ancora di più... ma non nel senso di lussuosa! Era decorata in uno stile misto vintage e moderno, e predominavano il bianco e il beige. C'erano poi tanti quadri appesi, ed un'enorme lampadario ad illuminare il salone...
E una bellissima ragazza seduta dietro il grande tavolo di legno. Non me l'ero immaginata così bella, pur non potendo dire di non essere stato avvertito.
Aveva la pelle candida, grandi occhi verdi e lunghi capelli biondi che le scivolavano lungo le spalle. Indossava un abito giallo a maniche corte che la copriva fino a metà polpaccio, e pensai che fosse l'unica persona al mondo a poter portare quel colore con eleganza.
-Lei è Emma, nostra figlia.
-Piacere, Killian.- la salutai con un cenno e probabilmente un sorriso da babbeo. Non le porsi la mano, perché immaginavo rientrasse nel “pericolo germi” – non essendomi lavato ancora le mani.
-Ciao. Eri tu in moto? È parecchio rumorosa.
-Ehm, sì. Ero io.
-Una Honda, vero?
-Oh, sì. Sei esperta di moto?
-Ma figurati. Mio fratello ne ha una e fa lo stesso fracasso! Per fortuna se l'è portata al college.
Non seppi cosa dire, soprattutto avendo davanti i suoi genitori. Altrimenti avrei probabilmente risposto a tono... cos'aveva contro la mia moto, insomma! Non ero uno di quei cretini che impennavano solo per far scena, dopotutto.
Potei giurare che fosse soddisfatta del mio imbarazzo, visto il sorrisetto furbo che tentò di celare senza tanto successo. Mio padre, purtroppo, aveva ragione: avrei fatto fatica a starmene buono: quella biondina aveva qualcosa di magnetico che mi attraeva.
-Emma, lascialo stare! Che bisogno c'è di mettere a disagio chiunque entri in casa?
-Ma non lo faccio con chiunque. È un trattamento speciale per lui! Vabbé, vi lascio. Cerca di non distruggermi casa, Killian.
Detto questo, con destrezza fece girare la sedia a rotelle e si diresse verso quella che doveva essere la sua stanza. Ok... forse non avevo fatto poi così male ad accettare di venire.
-Scusala, Killian. Non ha un carattere molto docile...
-Oh, si figuri signora Nolan! Non si può dire che non abbia temperamento...
-No, è vero!- confermò il padre -Sarà anche su una carrozzella, ma ha più tenacia del fratello. Comunque non è sempre scorbutica, se avrai modo di conoscerla te ne accorgerai! E tra parentesi non c'è bisogno di darci del lei, e puoi chiamarci per nome!
-Oh, d'accordo. Comunque ne sono certo, mio padre mi ha parlato molto bene di lei.
I due sorrisero, anche se nei loro occhi potei leggere un velo di tristezza... e come dargli torto? La loro bambina, ormai donna, non sarebbe probabilmente mai stata in grado di mettere le ali... per così dire. Era un vero peccato che la salute non le permettesse di avere ciò che desiderava. Per il resto, a pelle, mi sembrava davvero molto in gamba. Avrebbe mai avuto una vita tutta sua, senza qualcuno a farle da balia? Ma non era affar mio e non mi sembrava davvero opportuno esprimere il pensiero ad alta voce.
Mi limitai quindi a seguire i Nolan al piano superiore, verso il bagno con la vasca da aggiustare. Anche se stava risultando davvero difficile togliermi dalla testa quei grandi occhi color smeraldo. E quelle labbra color ciliegia, non scherzavano affatto.

 

***

-Grazie Killian! Hai fatto un lavoro fantastico!
-Si figur... ehm, figurati, Mary Margaret. Grazie per avermi lasciato usare la doccia...
-Non potevamo farti andar via così!
Ci avevo impiegato un paio d'ore a sistemare le tubature sotto la vasca, in quanto avevo trovato più di una perdita. Non era stato troppo complicato, anche se ad un certo punto la mano destra aveva iniziato a cedere... tuttavia non mi aveva impedito di portare a termine il lavoro. Così, vedendomi un po' stanco e parecchio sudato, la donna aveva insistito perché mi facessi una doccia per non ammalarmi sulla strada del ritorno. Il marito mi aveva invece prestato dei suoi vestiti puliti, visto che bene o male avevamo una corporatura simile.
-Senti, che ne dici di rimanere per la merenda? Così nel frattempo ti si asciugano anche i capelli. Una tazza di tè e la torta che ho preparato con Emma, cosa ne dici?
-Oh, ehm, grazie ma non vorrei disturbare...
-Non è affatto un disturbo!- intervenne David -Anzi, ci fa veramente piacere. E poi magari a Emma non dispiacerebbe qualcuno più vicino alla sua età con cui parlare!
-Emma non ha 12 anni e non ha bisogno che le troviate l'amichetto.
La diretta interessata irruppe nel salone con uno sguardo stizzito che lanciò ai suoi genitori, e non riuscii a biasimarla. Sarei stato decisamente in imbarazzo se i miei genitori avessero mai fatto un'uscita simile riguardo me. E se da una parte trovavo la coppia davvero simpatica, dall'altra, per qualche ragione, mi infastidiva un po' che trattassero così la figlia – che in effetti non era più una bambina. Ma ancora una volta, preferii stare zitto.
-Tesoro, volevamo solo dire che...
-Lo so cosa volevate dire. Comunque non sto dicendo che non può rimanere.- continuò, rivolgendosi a me.
Per un attimo restammo tutti in silenzio, poi la padrona di casa ci intimò a metterci a tavola e si avviò in cucina insieme al marito. Restammo dunque io e la giovane, a guardarci.
-Mi dispiace. So che sanno essere pesanti con la loro... carineria.
-Non... non è un problema.
-Lo sarebbe se ci vivessi 24 ore al giorno, credimi!
-Beh, per fortuna non vivo coi miei!- asserii, rendendomi conto quasi immediatamente della cazzata che avevo detto: io ed il tatto non andavamo proprio d'accordo, a volte!
-Volevo dire- cercai di correggermi -Che... cioé, è uno dei pro del vivere da solo. Nel senso che suppongo tutti i genitori possano essere pesanti! Ma d'altra parte...
-Giusto affinché tu lo sappia, non c'è bisogno di misurare le parole con me.- intervenne, ignorando completamente il resto del mio discorso; -Non è che mi offendo, lo so che sono confinata su questa cosa e volente o nolente credo dovrò vivere con la balia a vita. È già tanto che mi lascino andare al cesso da sola!
Mi ritrovai a scoppiare a ridere, e lei mi seguì a ruota. Mi piaceva sempre di più questa ragazza, e sinceramente la sua condizione era l'ultima cosa a cui si faceva caso. In più, il fatto che sapesse farci ironia, era notevole.
Quando i suoi tornarono con la merenda ci costringemmo a fermarci, perché non ero certo che loro avrebbero preso l'affermazione della figlia così sul ridere! Ma giurai che alla donna non sfuggì il sorriso celato di Emma, visto che la vidi sorridere di rimando. Erano una strana famiglia, dovevo ammetterlo, ma strana in senso positivo... non sapevo come spiegarlo, ma mi piacevano.
Non potei che fare i complimenti alle cuoche dopo aver assaggiato la torta alla frutta, morbida e davvero deliziosa. Emma ammise che la maggior parte del merito era di sua madre, e che lei si era limitata a fare il minimo indispensabile perché negata in cucina. In altre circostanze avrei avuto la battuta pronta, ma ancora una volta dovetti ricordarmi che non potevo flirtare sfacciatamente proprio davanti ai suoi genitori.
L'ora della merenda passò con gusto, i coniugi si limitarono a farmi qualche domanda sulla mia vita e il mio lavoro. A quanto pare mio padre aveva vantato le mie doti investigative.
A ventuno anni avevo completato l'Accademia di Polizia, pronto ad iniziare a lavorare sul campo come agente cadetto.
Cosa mai successa, visto che due giorni dopo ero stato coinvolto in un incidente che aveva causato danni permanenti alla mia mano destra. Per miracolo avevo evitato l'amputazione e recuperato in gran parte, ma per poter impugnare un'arma di servizio, non bastava.
Avevo odiato ricevere lo stato di invalidità del 40%, tanto che avevo rifiutato il certificato, e quel lavoro da segretario al commissariato che avevo avuto sei mesi dopo, mi era sembrato uno stupido contentino, ma lo avevo accettato.
Tuttavia, non avendo voglia di passare il resto della vita a sbrigare noiosissima burocrazia dietro ad una scrivania, avevo continuato a studiare polizia scientifica ed investigativa.
Ero riuscito a farmi strada, a farmi notare come qualcuno che non fosse il “poverino che non potrà mai essere un poliziotto”: nel giro di un paio d'anni, dopo essere riuscito a risolvere diversi casi che mi erano passati tra le mani, ero stato promosso a consulente investigativo ed assistente alla scientifica.
Ma a loro ovviamente non raccontai tutta la storia. Mi limitai a dire che avevo intuito e che questo mi aveva spinto ad intraprendere quella carriera... anche se probabilmente sapevano anche il resto, visto che mio padre non era bravo a tenere la bocca chiusa. Ad ogni modo amavo il mio lavoro, anche se ogni tanto, segretamente, desideravo l'azione.
Ma era soddisfacente studiare casi complicati quasi senza uscita, seguire la squadra sul campo per poter studiare a fondo le scene del crimine. A volte mi permettevano perfino di svolgere degli interrogatori, in quanto ero bravo a fare le domande giuste.
-E nel tempo libero fai l'ingegnere e l'idraulico. Sono impressionato, Jones!- convenne David infine: io mi limitai a scrollare le spalle.
-Ad ogni modo, penso tuo padre ti abbia detto che sono avvocato. Se mi capita di aver bisogno di consulenza so a chi rivolgermi!
-Oh sì, me lo ha detto. Beh, se posso aiutare volentieri!
In quel momento incrociai lo sguardo di Emma, che trovai spento... e mi diedi subito dell'idiota. Quei discorsi dovevano farla sentire esclusa, e pensai che non mi sarei mai più lamentato della mia situazione. Un piccolo difetto alla mano era nulla in confronto all'essere bloccato a vita su una sedia con le ruote, a non poter essere indipendente.
-Tu Emma? Studi qualcosa?
-Oh, si è laureata in Informatica. È davvero una maga dietro al computer!
-Perché tanto è l'unica cosa che potrò mai fare nella vita.- concluse acida la ragazza, mollando la tazza con un po' troppo vigore da schizzare la tovaglia col tè.
-Tesoro, ma...
-Risparmia il fiato, mamma. Scusate, mi è passata la fame. Buona serata Killian, alla prossima.
Detto questo si voltò e sparì di nuovo in direzione della sua stanza: in quel momento realizzai che soffrisse più di quanto non desse a vedere. Ma non ero stupito, in realtà. Era ovvio che una giovane nel fiore degli anni non vivesse bene l'idea di essere “intrappolata”.
-Scusala, Killian... ogni tanto ha queste giornate no... e...
-Non... non c'è nulla da scusare. Anzi, mi spiace se ho fatto qualcosa per turbarla o...
-Tu non c'entri nulla caro. È... Emma non era una ragazza sedentaria. E nonostante siano passati cinque anni, ancora non riesce ad accettare la sua condizione, anche se sono passati anni ormai. In fondo è ancora la ragazzina ribelle che era un tempo...
Gli occhi della giovane madre si riempirono di lacrime e tirò su col naso. Il marito le cinse le spalle, stampandole un leggero bacio sulla nuca. Forse per me era davvero ora di andare, non volevo disturbare ulteriormente.
-Scusa Killian!- ripeté lei, cercando di riacquistare lucidità -Davvero, non è sempre così qui. Succede quando si avvicina la primavera ed iniziano le belle giornate...
-Davvero, non c'è ragione di scusarsi. Capisco. Non posso dire di capirla perché sarei uno stronzo, ma ho attraversato una situazione simile anche se meno complicata...
-Hai ragione caro, tuo papà ce ne ha parlato.
-Non mi piango addosso, assolutamente, ma per un po' sono stato come Emma. Poi ho trovato il modo di coltivare la mia passione in altro modo e le cose sono migliorate velocemente.
-Il fatto è che non credo ci sia un modo alternativo per pattinare...
-Oh. Pattinava?
-Era meravigliosa sul ghiaccio. La prima volta che ha messo i pattini aveva tre anni e... ha cominciato a scivolare come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quando l'abbiamo iscritta ad una scuola, l'insegnante è rimasta a bocca aperta. Aveva un enorme talento...
La sua voce si spezzò di nuovo, e decisi che era definitivamente giunto il momento di smetterla di fare domande. Mi sentivo tremendamente in colpa e non sapevo come rimediare.
-Io ora dovrei andare...
-Certo. Solo una cosa. Ti farebbe piacere... tornare?
La domanda del signor Nolan – David – mi colse impreparato. Perché sarei dovuto tornare?
-Ehm, credo la prossima volta verrà mio padre...
-No, no. Non voglio dire per lavorare. Dico solo che a Emma potrebbe far piacere un amico che possa capirla almeno un po'. Non è mai stata brava ad aprirsi ed esprimere ciò che prova...
Sorrisi, perché per quanto l'amassero, non avevano capito niente. Ma non li biasimavo, era un errore che qualunque genitore avrebbe fatto.
Pensavano che parlare con una persona “simile”, aiutasse. Beh, era la cosa più sciocca del mondo da pensare... anche perché non bastava un evento spiacevole per essere simili. Ma avrei accettato.
Perché amavo le sfide e perché volevo conoscere Emma Swan più a fondo.
-Se a Emma fa piacere, volentieri.
-Le parlerò io. Vedrai che quando non è scorbutica sa essere simpatica!
-Non stento a crederlo! Avete il mio numero, potete scrivermi... ho orari molto flessibili, quindi non mi è difficile trovare del tempo libero.
-Grazie infinite Killian.
-Dovrei essere io a ringraziare voi, David. Non capita tutti i giorni che i genitori di una così bella ragazza mi chiedano di frequentarla...
Seguì un breve attimo di silenzio durante il quale mi maledissi per aver osato quella battuta, ma per fortuna subito dopo i coniugi scoppiarono a ridere – ed io li seguii a ruota.
-Mani a posto, giusto per essere chiari!- sentenziò infine il padre della ragazza, ma non sembrò minaccioso. Alzai quindi le mani a mo' di resa, per dirgli che avevo capito. Era un uomo senza dubbio simpatico, ma non avevo dubbi potesse diventare molto cattivo se avessi torto anche un solo capello alla figlia.
-Chiaro. D'accordo, io ora vado. Salutate Emma da parte mia! A presto...
-Certo! A presto Killian, e non correre troppo con quella moto!- si raccomandò Mary con un tono materno che mi fece sorridere: tale e quale a mia madre! Quando l'avevo comprata, aveva quasi avuto un attacco di cuore... ma che potevo farci! A volte era la soluzione migliore per evitare di rimanere bloccato nel traffico, soprattutto per andare a lavoro per i turni mattutini.
Una volta indossato il casco misi in moto, ma potei giurare che prima di partire incrociai lo sguardo di Emma, dalla finestra della sua stanza.
Pensai che fosse senza dubbio la ragazza più bella che avessi mai conosciuto: non solo per l'aspetto, ma anche per quel carattere un po' burbero che per qualche ragione mi faceva impazzire.
Chissà se sarei riuscito a conquistare la sua fiducia?


7 anni prima

-Che hai intenzione di fare ora, eh Mr-Mi-Hanno-Preso-Ovunque?
-Non lo so Jeff! Devo pensarci seriamente... ma penso che darò priorità allo stage sul campo. All'università posso prendermi un anno di aspettativa, nel frattempo cercherò di capire come far funzionare le due cose insieme.
-Tu sei fuori di testa. Ma anche furbo. Camice e divisa... ammettilo, hai fatto tutto per poter acchiappare meglio!
-Non ho bisogno di nessun indumento per farmi apprezzare dalle ragazze, credimi... per quello basta il mio fascino!
Il moro rise alzando gli occhi al cielo, ma non ebbe nulla da ridire: il suo amico era bravo a rimorchiare, non era mai stato veramente single fin dalla quinta elementare.
Aveva creduto che avesse messo la testa a posto quando in quarto, dopo due anni, era ancora con Milah.
Poi, però, aveva scoperto che lei lo aveva tradito con il suo insegnante di Pianoforte, il signor Gold, e dopo qualche mese di “lutto”, era tornato come prima. Uno strappacuori. Capelli neri, alto e fisico asciutto, sexy accento irlandese e, per di più, uno sportivo. Ovvio che alle ragazze piacesse... più che strappacuori, forse lo avrebbe definito strappa-mutandine.
Jefferson a dirla tutta non era da meno, ma da quando aveva iniziato a frequentare Rose, non aveva occhi che per lei.
All'accademia di polizia non era stato diverso: Jeff si era concentrato sull'addestramento, Killian si era concesso più di qualche scappatella con diverse colleghe. E nonostante ciò, non solo era il primo della classe... ma aveva addirittura superato il test di medicina per andare a studiare chirurgia!
Gli voleva bene, erano amici da sempre, ma un po' a volte lo invidiava. Invidiava il modo in cui tutto gli riuscisse così facilmente! Tuttavia era stato apprezzato anche lui, infatti i due ragazzi erano stati assunti presso lo stesso commissariato, in pieno centro. Avrebbero iniziato il loro stage tra un paio di settimane... per questo, tempo due giorni e sarebbero partiti per una settimana alle Canarie: chissà quando avrebbero avuto di nuovo tempo, per una vacanza!
-Smetti di tirartela e dimmi dove andiamo a festeggiare il fatto che saremo ufficialmente colleghi, piuttosto!
-Andiamo da Porterhouse. Stasera c'è la seconda pinta gratis.
-E c'è Roni.
Killian sorrise furbo: ovvio, Roni era un gran plus! Sexy e simpatica, avevano flirtato per un po'... adesso era giunto il momento di passare alla fase successiva con l'attraente barista. Un paio d'anni più grande di lui, ma non temeva le sfide.
-Puoi biasimarmi? Quella donna è una tigre... se anche a letto è come appare...
-Ti direi che sei indecente e irrispettoso, ma tanto pure lei ti guarda come se volesse mangiarti...
-Vuol dire che ci mangeremo a vicenda! Se capisci cosa voglio dire...
I due risero, tornando alle loro pinte.
Erano giovani, talentuosi e pronti a mettersi in gioco.
In quel momento neanche ci pensavano che una piccola scelta, potesse totalmente cambiare le carte in tavola.





 

Angolo dell'autrice;
Ciao xD Lo so, sono indietro con le altre ff e posto una storia nuova... ma... niente, ogni tanto a lavoro mi annoio e quindi ho buttato giù questa xD
Mi sono venute idee sparse prese da vari film/serie tv (il titolo magari vi ricorda qualcosa? se qualcuno segue una certa serie su netflix...) che ho visto ultimamente, e ho già una trama praticamente fino alla fine.
Ma voglio prima capire se l'idea può piacere. Poi credo di voler prima finire le altre due storie (ci sto lavorando) e solo allora iniziare questa. Già fatico a scriverne due al contempo, figuriamici tre ahaha
Domani FINALMENTE giorno libero e visto il caldo infernale me ne starò quasi solo a casa, quindi posso recuperare anche con la lettura!
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi fa piacere :)
A presto! :*

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Capitolo 2
*** Held laughter ***


Held laughter





EMMA POV

Chiusi il computer con un sospiro, per poi dare un'occhiata fuori dalla finestra.
Era grigio come il mio umore, il che non mi dispiaceva troppo visto che rendeva più sopportabile il rimanere chiusa in casa. Tuttavia sapevo bene che presto le cose sarebbero cambiate, perché la primavera era alle porte... la quinta primavera di fila durante la quale sarei dovuta accontentarmi di uscire coi miei genitori al parco. E stavolta non c'era nemmeno il mio fratellino, che non sarebbe tornato dal college prima dell'estate: avrebbe trascorso le vacanze Pasquali nel Lake District in Inghilterra, insieme ai suoi nuovi amici all'università.
Mi pesava, quella vita, mi pesava ancor più di quanto non riuscissi ad ammettere ad alta voce... cosa che ormai evitavo comunque di fare, visto che faceva sentire i miei in colpa. Ed era ciò che volevo evitare, visto che già si incolpavano per quel maledetto incidente che aveva stravolto le vite di tutta la famiglia.
Quell'incidente per la colpa del quale, a 24 anni ero prigioniera del mio stesso corpo.

5 anni prima.

La famiglia Nolan era in viaggio verso Sligo, dove avrebbe trascorso due settimane di meritate vacanze. Erano riusciti anche a convincere la neodiplomata Emma ad andare con loro, e prendersi una piccola pausa prima di ricominciare con gli allenamenti.
Erano davvero fieri di lei: non solo si era diplomata col massimo dei voti, ma era anche stata scelta da una scuola che si occupava esclusivamente di preparare i pochi pattinatori prescelti alle selezioni per le Olimpiadi. Si sarebbero tenute tra due anni esatti, e la giovane era determinata a farcela.
Per il momento non avrebbe frequentato l'università, e i suoi genitori avevano accettato la sua scelta: sapevano quanto fosse importante per lei portare avanti i suoi sogni, e non avevano neanche considerato di ostacolarla. Era una ragazza molto intelligente, se avesse voluto riprendere a studiare lo avrebbe fatto senza problemi. Per il momento, si era iscritta ad un corso di informatica che le aveva suggerito il suo ex ragazzo, August, con cui aveva terminato il rapporto da poco, rimanendo in amicizia. Il ventunenne era un genio informatico che aveva insegnato molto ad Emma, facendo appassionare di computer anche lei, a tal punto che l'università in cui avrebbe sostenuto il corso le aveva offerto una borsa di studio visto le sue doti eccellenti.
“Piccola hacker” la chiamava affettuosamente August, ancora adesso... anche se non lo sentiva da un paio di settimane. Avevano deciso di chiudere la relazione perché a lui era stato offerto un prestigioso lavoro negli Stati Uniti, e avevano convenuto che un rapporto a distanza non sarebbe potuto funzionare. Non era stato facile prendere quella decisione, ma lo avevano fatto di comune accordo: dopotutto, anche Emma sarebbe stata troppo impegnata. Era stata la cosa giusta da fare, ma l'affetto sarebbe rimasto... sperava solo di vederlo, un giorno non molto lontano. Dopotutto le aveva promesso che se fosse entrata nei campionati europei, sarebbe andato a vederla... e lei contava di farcela.
Per questo aveva tentennato parecchio quando i suoi avevano proposto quel viaggio, ma alla fine si era fatta convincere: un po' di pausa fisica e mentale prima dell'inizio degli allenamenti, non le avrebbe fatto male. O almeno, così si era autoconvinta. Ma in fondo lo sapeva di avere bisogno di staccare, dopo un anno duro, sia a scuola che sul ghiaccio.
-Mamma, ma quanto manca ancora?
-Basta Neal, hai rotto! Non è che se lo chiedi ogni dieci minuti la risposta cambia!- borbottò la ragazza infastidita.
Suo fratello minore aveva 15 anni, ed era una vera piaga a volte: di certo la pazienza non era una sua virtù. Ma si volevano bene, nonostante fossero entrambi adolescenti, avevano un bel rapporto come fin da piccoli.
-Ancora un'ora ragazzi. Forza che stasera ci godiamo la piscina privata!- ricordò loro padre allegro. Avevano deciso di fare le cose per bene, affittando una villa con giardino e piscina tutta per loro! Ci sarebbero state avventure in giro per la natura, ma anche il relax non sarebbe mancato.
Inoltre, a Sligo li aspettava anche il regalo per il diploma di Emma. Jason Brown, il suo pattinatore irlandese preferito, avrebbe tenuto una lezione privata soltanto per lei. Non era stato semplice, ma una volta riusciti ad entrare in contatto diretto con lui, era stata una passeggiata. L'atleta si era detto incantato dalle doti della giovane, così aveva accettato con entusiasmo.
Non vedevano l'ora di scoprire quale sarebbe stata la sua reazione una volta svelata la sorpresa!
Fu in quel momento che andò tutto storto.
David Nolan non riuscì ad intravedere in tempo il camion che violava lo stop all'incrocio.
In una frazione di secondo, le risate si trasformarono in grida... e poi silenzio.
Il rumore di un sogno infranto ingiustamente.

 

-Emma? Posso?
-Entra...- borbottai. Avrei preferito rimanere sola, ma non potevo continuare a nascondermi per sempre. Apprezzavo che mi avessero lasciato un po' di privacy dopo la visita del figlio di Brennan.
Una volta in camera mi raggiunse sul letto, sedendosi al mio fianco.
-Come stai tesoro?
-Bene.
“Preferirei starmene per i cavoli miei e tenere il muso finché mi sento di farlo”. Ma a parte questo, stavo bene.
-Tesoro, riguardo ieri...
-Nono, mi dispiace, ho esagerato. Ho fatto una figura di merda.
-Veramente no. Killian era solo dispiaciuto di averti turbata...
-Non è colpa sua. Anche se è comunque un idiota con quella moto da fighetto e la giacca di pelle. Si crede un gran figo.
-Oh, avanti Emma! Nemmeno lo conosci... è il figlio di Brennan ed è un bravo ragazzo. Anche tuo fratello ha la “moto da fighetto”.
-Neal ha 19 anni, Jones quanti? 30?
-27. Ma cosa importa, è sembrato davvero carino... e lo sai che lo stai giudicando male senza motivo.
Sbuffai rumorosamente.
D'accordo, non conoscevo Killian Jones, ma non mi interessava conoscerlo. Sapevo bene che i miei volessero rifilarmi un “amichetto” con cui potermi sfogare riguardo le mie disgrazie, perché forse in qualche modo eravamo simili. Brennan aveva accennato che suo figlio aveva avuto un brutto incidente anni prima. Effettivamente avevo notato che ad un certo punto durante la merenda la sua mano era stata scossa da un tremolio, ma era stato bravo a nasconderlo.
Ma nonostante questo, non era affatto come me: io ero costretta a vita su quel rottame, lui con un piccolo handicap era riuscito comunque a perseguire una carriera eccitante, e se ne andava a fare il figo in giro a bordo di quella stupida moto.
Anche se... era stata la prima persona in assoluto che non mi aveva fatta sentire una povera handicappata neanche per un secondo. E per quanto mi pesasse ammetterlo, era stato piuttosto piacevole.
-Io e papà abbiamo pensato di invitarlo per un caffè nel weekend. O un tè, insomma. Così potete... conoscervi un pochino.
-Che cosa?!
-Non... non devi per forza dire di sì, se davvero non te la senti. Abbiamo solo pensato che, sai, un amico della tua età potrebbe farti... bene.
-Alice è mia amica, ho lei. Non ho bisogno di altri.
-Avanti, un pomeriggio. Se doveste davvero trovarvi male, non insisteremo più. Dagli una chance... anche lui ne ha passate tante, anche se è meno evidente.
Sospirai ancora una volta, lo sapevo...
Brennan ci aveva raccontato che Killian aveva dovuto rinunciare sia a diventare agente di polizia, subito dopo aver completato il corso, che chirurgo dopo essere stato ammesso a medicina, cosa per nulla facile. Non conoscevo molti dettagli perché chiaramente non si era dilungato troppo... ma...
-Suppongo che un pomeriggio non mi ucciderà. Anche se preferirei farlo che so, al pub, come le persone normali... non qui in casa.
Quando strinse le labbra, intuii la risposta.
Ovviamente.
-Magari più avanti. Adesso col cambio di stagione gira l'influenza e...
-Si, si, sono delicata e bla bla bla. Ma sono tre anni che non mi ammalo, mamma. Il sistema immunitario si rigenera, lo ha detto anche il dottore!
-So cosa ha detto e senza dubbio stai migliorando tantissimo... a non rendiamo tutto vano, no? Ancora un paio d'anni e sarai in grado di uscire quando e dove hai voglia...
-Un paio d'anni? Sei seria? Dovrei rimanere segregata in casa fino a che non iniziano a venirmi i capelli bianchi?!
-Avanti, non esagerare tesoro! Nelle belle giornate di sole non c'è alcune problema, lo sai...
Feci un profondo respiro per non ribattere, perché se fossi scoppiata non sarei più riuscita a controllarmi. Ci mancava solo che prendesse la mia rabbia per un esaurimento nervoso, per carità!
Già ero ufficialmente sotto la loro tutela per via del mio “incerto stato mentale”... quasi 24 anni, e nemmeno la possibilità di essere responsabile di me stessa.
Non che non fosse colpa mia, visto che avevo sempre rifiutato di aprirmi con gli strizzacervelli, e una volta avevo menzionato di non voler più vivere, cosa che in quel momento avevo pensato seriamente. Anche per questo cercavo di non lamentarmi troppo, in parte ero io la causa dei miei mali, anche se a volte avevo una gran voglia di fuggire lontano... fuggire da chiunque volesse prendersi cura di me, almeno per 24 ore.
Ma se avessi provato a farlo, i miei sarebbero riusciti a mandare sulle mie tracce anche l'FBI.
-Se hai voglia di parlare, sai che io ci sono.
-No mamma. Sto bene.- accennai un sorriso. -Solo...
-Lo so piccola, lo so... io e papà vorremmo tanto poter fare di più, mi si stringe il cuore sapendo...
-No, no- la bloccai, prima che scoppiasse in lacrime: non le ci voleva molto.
-Fate già tanto. Sul serio. Forse mi sento così perché Neal è andato per la sua strada pur essendo il “piccolo” di casa, mentre io... sono in qualche modo bloccata.
-Arriverà il giorno anche per te, Emma. Non guardarmi così, dico davvero. Sei la persona più forte che conosca e non lo dico solo perché sei mia figlia... Magari non sarà oggi o domani, ma arriverà.
Sorrisi, pur chiedendomi quanta verità potesse esserci in quelle parole. Dove stava la mia forza?
D'accordo, ero riuscita a non cadere in depressione, ma a parte questo...
-Vabbè. Organizza questo caffè, anche se non sono sicura vorrà venire, avrà pensato che sono una pazza psicopatica...
-Non lo pensa, ma se fosse... beh, potresti davvero biasimarlo?
Al che scoppiamo entrambe a ridere. No, non lo avrei biasimato! Ero consapevole di essere lunatica, facilmente irascibile e testarda, tanto da poter apparire un po' pazza a volte.
-Scendi a cena? Papà ha ordinato la pizza, funghi e salsicce per te!
-Vi odio. Sapete entrambi che non posso dire di no alla pizza!
-Appunto!
Ridemmo ancora, e lasciai che mi aiutasse a sistemarmi sulla sedia a rotelle, poi mi spinse verso la cucina. Quella ferraglia era la cosa più tecnologica che potesse esserci e mi dava una grande indipendenza negli spostamenti, ma quando eravamo in casa a volte lasciavo correre e permettevo ai miei di aiutare.
 

***
 

KILLIAN POV

-Allora dolcezza, come va?- domandai alla ragazza, una volta che i suoi genitori ci ebbero lasciati soli per andare a sbrigare delle commissioni.
La settimana era volata ed ero felice che Emma avesse deciso di accettare quell'incontro. Avevo pensato a lei più di una volta, stalkerandola un po'. A dire il vero non c'era molto, visto che l'unica cosa visibile sul suo profilo di Facebook erano un paio di foto profilo e copertine.
In realtà avevo trovato anche il fascicolo inerente al suo incidente, ma avevo preferito non aprirlo... non mi ero sentito di invadere la sua privacy in questo modo. Era dopotutto qualcosa di molto personale e delicato, e sarei stato una persona orribile se mi fossi intromesso.
-Non ti ricordi più il mio nome?
-Potrei dimenticarlo, Emma?
-Smettila con questa scena, tanto i miei non ci sono! Sappiamo entrambi perché sei qui.
-E dimmi, perché sarei qui?
-Per accontentarli. E per me vale lo stesso, così smettono di rompere.
-E non pensi che forse, abbia effettivamente voglia di essere qui?
-Che c'è, sei tu ad aver bisogno di un'amichetta?
Sorrisi, aveva una lingua davvero tagliente la ragazza... mi piaceva!
-Mh, considerato che amiche così, come dire, piacevoli da guardare, non ne ho... anche se temo di non poter dire lo stesso di questo caratterino.
-Molto divertente!- alzò gli occhi al cielo, mentre a me sfuggì una risata. In questo momento avrei detto che dai suoi avesse preso solo i tratti fisici, visto che erano delle persone veramente gentili e adorabili. Ed ero pronto a mettere la mano sul fuoco che fosse semplicemente fatta così, e che non fosse un cambiamento dovuto all'incidente. Cocciuti si nasceva, lo sapevo bene io.
-Beviti piuttosto il tè, si raffredda.
-Potrei dire lo stesso della tua cioccolata. Cos'hai, 6 anni?
-Ha-ha! Assaggiala e poi vediam... ehi!
Avevo accettato la “sfida” al volo, afferrando la sua tazza ed assaggiandone un sorso senza tante cerimonie. Fui costretto ad ammettere che avesse ragione, era veramente buona, con un leggero retrogusto di cannella.
-Hai vinto splendore, è la cosa più buona che abbia mai assaggiato.
-Non volevo dire di assaggiare la mia- borbottò acidamente, riprendendosela senza tanta delicatezza. Solo in quel momento realizzai che forse avevo fatto una cazzata, e non era il caso che bevesse dove avevo bevuto io... non che fossi malato, ma non si poteva mai sapere!
-Dai, te ne faccio un'altra.- proposi quindi, allungando la mano per farmi porgere la tazza.
-Non serve- borbottò scocciata ignorando il mio gesto, per poi berne un sorso.
Maledizione.
Forse i suoi esageravano con le precauzioni, ma... se così non fosse stato? Se fosse ancora immunodepressa? Rischiavo di combinare un bel danno...
-Swan, non dovresti... bere da un bicchiere non pulito.- cercai di dire, senza essere troppo diretto.
-Hai la peste? La lebbra? O è una scusa per rubarmi la cioccolata?
-Emma...
-Senti, rilassati. Posso immaginare cosa i miei possano averti detto, ma sono solo... iperprotettivi. In parte puoi capire, suppongo.
-Sei... sicura?
Annuì, e decisi di crederle. Dopotutto, non stava a me mettere in dubbio la sua parola, decisi quindi di lasciar correre. Era una persona adulta e dubitavo avrebbe rischiato un'infezione solo per ripicca nei confronti dei genitori.
Passai finalmente alla mia di tazza, e bevvi il mio tè nero in silenzio.
Fu lei a spezzarlo per prima.
-Senti. Mi sembra una cosa stupida. Sembriamo due bambini i cui genitori hanno organizzato un pomeriggio di giochi.
-Non hai tutti i torti.
-Se vuoi puoi andare, dirò che hai avuto un'urgenza a lavoro.
La guardai, senza rispondere subito. Il fatto era che non volevo andarmene, ma allo stesso tempo non volevo fare un altro passo falso. Avrei solo voluto che mi permettesse di conoscerla, per davvero, perché ne ero sinceramente incuriosito e qualcosa mi diceva che sotto quella scorza di indifferenza, ci fosse una persona niente male.
Alla fine mi venne da ridere, perché non ero mai stato tanto imbranato con una ragazza, avevo sempre avuto la battuta pronta! Soprattutto con una ragazza così bella.
Mi guardò sconcertata.
-Ok, mi dici che razza di problemi hai? Cosa c'è di divertente!
-Scusa!- esclamai, cercando di contenermi -Il fatto è che di solito sono molto più bravo a fare conversazione, soprattutto con una bella donna.
-Non so se offendermi o essere lusingata...- alzò ancora una volta gli occhi al cielo.
Forse c'entrava anche il fatto che non avevo mai avuto un appuntamento davanti ad un tè e una cioccolata calda, nel salotto di casa di lei.
-Sicuro di esser bravo a parlare? O di solito risolvi passando subito al... dolce.
-Perché- alzai un sopracciglio -Ti piacerebbe passare al dolce?
Di quel passo l'avrei esasperata, ma allo stesso tempo le sue espressioni mi divertivano. Il modo in cui spalancava gli occhi, con l'aiuto del salone ben illuminato, permetteva di apprezzarne ancora di più il bel verde.
Erano grandi, naturalmente, senza il bisogno di alcun trucco per sottolinearne la bellezza.
Anche le ciglia erano lunghe, e le labbra illuminate da un leggero lucidalabbra color pesca, avevano un aspetto estremamente invitante...
Era bella. Di una bellezza naturale che non molti potevano vantare, a mio avviso.
E c'era qualcos'altro di lei che mi attraeva particolarmente... anche se non sapevo dire cosa.
-Sono del parere che il dolce vada servito alla fine. Dopo cena, se è stata piacevole.
-Allora ti interessa la cena, interessante.
-Mi dispiace deluderti, ma a me non interessa un bel niente, Jones. Nemmeno mi... presenterei, alla cena.
-Non ne sarei tanto sicuro se fossi in te.
-Neanche se sapessi che non avrei la possibilità di... godermi il dolce?
Ci guardammo per lunghi istanti, ma quando finalmente realizzai cosa stesse insinuando, ebbi voglia di sotterrarmi. Cercai in tutti i modi di non abbassare lo sguardo sulla parte paralizzata del suo corpo, che a quanto pare non aveva perso solo l'uso delle gambe.
Adesso mi sentivo un vero idiota, e dubitavo sarei più riuscito a guardarla in faccia.
Lei, però, così di colpo, scoppiò a ridere.
-Dovrei scattarti una foto... se solo ti vedessi!- esclamò tra le risate.
-Ma...- borbottai confuso, senza la minima idea di cosa dire.
-Ti stavo prendendo in giro, Jones! Posso avere tutti i “dolci” che voglio, anche se non hai bisogno di saperlo visto che sei l'ultimo da cui me lo farei offrire!
-E perché no?
-Perché non sei il mio tipo... da dessert.- concluse semplicemente, scrollando le spalle.
Cavolo se era pungente la tipa, e astuta. Era riuscita a fregarmi a mani basse, facendomi sentire un perfetto imbecille!
Il problema, però, era che più cercava di convincermi che non fossi il suo tipo, più volevo farle cambiare idea. E in fondo non mi conosceva, come faceva a dirlo? Avrei giocato pure io!
-E dimmi, qual è il tuo tipo di dessert?
-Ti piacerebbe saperlo, vero?- ridacchiò, per poi tornare a concentrarsi sulla sua cioccolata calda come niente fosse. Capii che a quel punto non avrei ricevuto altre risposte a tal proposito, almeno per il momento.
-Quindi sei un hacker.
-Programmatrice.
-Per me è assolutamente la stessa cosa.
-D'accordo, non hai tutti i torti. Quando non è noioso, è divertente.
-Io sono una frana. Sul serio, se mi insegnassi qualcosa... potrebbe essermi utile a lavoro.
-Giusto, anche tu sei relegato su una scrivania.
-Sì, il più delle volte...- ammisi amaramente, con un sospiro. Poteva anche piacermi quel che facevo, ero bravo e fondamentale per la squadra, ma l'azione potevo scordarmela.
-Magari si può fare, vedremo.
-Dici sul serio?
-Sì, forse. Se puoi permettertelo. Sono 70 euro l'ora e ti ho fatto lo sconto “amici”.
-Ah!
Non seppi se ridere oppure no: era seria, o mi stava di nuovo prendendo in giro? Quel che era certo, era che la sua bravura nel farmi sentire un babbeo non aveva eguali!
-Sto scherzando, ma è divertente assistere alle tue reazioni.
-Molto simpatica, Swan.
-Su, non te la prendere. Se davvero ti interessa, per me va bene... come avrai notato non ho tutto questo gran da fare.
-D'accordo. Cosa ne dici di martedì e giovedì pomeriggio? Per non infastidirti nei weekend.
-Ok.
-Per sdebitarti magari ti porto a cena...
-Ora non allargarti, però!
Scossi le spalle divertito, non potevo dire di non averci provato, almeno! Comunque era gentile, anche se a modo suo... molto suo.
Non tutti, dopotutto, avrebbero voluto sprecare il proprio tempo libero a dare lezioni a un poco più che sconosciuto. E se da una parte era una buona scusa per rivederla, dall'altra mi sarebbe davvero potuto tornare utile qualche trucchetto da hacker, a lavoro.
Sia i suoi che mio padre avevano ragione, quando si lasciava andare non era affatto male. Non che ci avessi parlato chissà quanto, ma era una persona sveglia, piacevole, intelligente ed ironica... e come ciliegina sulla torta, davvero molto bella.
-Comunque deve essere interessante fare il medico legale.
-Diciamo che non era la mia prima scelta, ma con una mano di cui non ci si può fidare non mi avrebbero mai permesso di tagliuzzare i vivi... comunque è forte, lo ammetto.
-Non farla tanto lunga, deve essere divertente!
Scoppiai a ridere sorpreso: non avrei immaginato che fosse una fan dello splatter! Chi avrebbe mai detto che una ragazza avrebbe potuto trovare più interessante questo lato del mio lavoro, piuttosto che quello di investigatore?
-Hai ragione, lo è. Certe volte è piuttosto... interessante. Mi è capitato di trovare oggetti “curiosi” in punti non proprio... beh!
La sua espressione sembrò sinceramente impressionata.
-Vuoi sapere cosa e dove?
-Il dove temo di averlo capito. Forza... cosa?
-Uova sode. Cinque.
-Cosa?! Che schifo!
-Era indagato per incitamento alla prostituzione, aveva un che di ironico! È stato ritrovato così.
-Disgustoso, ma suppongo se la sia cercata!
-Oh, senza dubbio! La tipa sarebbe andata in galera senza rimorsi... è stato il processo più assurdo a cui abbia mai partecipato, non riusciva a smettere di ridere! Lo abbiamo chiamato “sadomaso bollito” a lavoro...
Ridemmo insieme, anche se a dirla tutta era stato parecchio disgustoso occuparci di questa faccenda... l'uomo non temeva molto all'igiene! Io avevo avuto più conati di vomito di quanto volessi ammettere, ma la mia boss, Ruby, l'aveva gestita molto meglio!
Per un anno non avevo mangiato uova sode.
-Non riuscirò a vedere più le uova allo stesso modo...
-Non dirlo a me. E la Pasqua è vicina...
-Oddio, hai ragione! Niente uova di cioccolato quest'anno, per carità!
-Mi spiace, ti ho rovinato la Pasqua!
-Non importa, non avrei dovuto chiedere!
-Beh, in effetti...
Restammo in silenzio per qualche minuto, a bere e mangiare biscotti al cioccolato e stavolta senza imbarazzo a spezzare l'aria.
-Forse non sei poi tanto male, Jones.
-Eh, alla fine faccio questo effetto a tutti!
-Ora non spingere troppo. E poi odio dare ragione ai miei...
-Tecnicamente non hanno ragione, dai. Non abbiamo passato il pomeriggio a sfogarci sulle sfighe della nostra vita... le uova sode nel culo non sono un argomento di cui sarebbero contenti!
Rise ancora, e stavolta ne godetti. Il suo viso si illuminava quando rideva, come se per un attimo lasciasse in un angolino tutto ciò che la rendeva infelice... ed era ancora più bella, così. Rilassata, allegra, semplicemente meravigliosa.
-Facciamo così. Per ogni lezione mi ripaghi con un aneddoto del tuo lavoro.
-Ok, affare fatto!
-Bene. Ora avvicinati e mettiti di spalle. Non mordo, giuro.
-A parte che non mi dispiacerebbe essere morso da te... eh?
-Pensi che non mi sia accorta che è da un'ora che cerchi di flettere quella spalla?
-Ah... non è niente. Ho fatto uno scivolone a lavoro e... tutto qui.
-Sicuro non sia lussata?
-Mi sono fatto controllare, è a posto. È solo la botta.
-Ok. Allora siediti davanti a me, sono brava coi massaggi. Cinque minuti e già starai meglio.
-Va bene tesoro. Sono nelle tue mani... letteralmente!
Si fece quindi indietro, e io spostai la sedia tra lei e il tavolo, per poi accomodarmi nuovamente. Avevo cercato di ignorare la spalla, ma a quanto pare senza molto successo. E quando posò le mani sulle mie spalle, mi stupii della sua fermezza. Con una mano fece pressione, con l'altra movimenti circolari che mi provocarono brividi indubbiamente piacevoli.
Sentivo la tensione andar via a ogni movimento, e di dolore non ne provai nemmeno un po'.
Era brava, cavolo se era brava... e se avesse continuato ancora un po', avrei potuto rilassarmi fino ad addormentarmi.
-Va meglio, vero?
-Molto meglio. Grazie Emma...
-Figurati. Hai i muscoli molto tesi... tra quello e la botta, ci credo ti facesse male.
-Sì beh, è da un po' che non mi rilasso come si deve in effetti...
-Ti faccio un massaggio degno di questo nome. In compenso mi racconti un altro aneddoto divertente nel frattempo...
-Perché no?
Sorrisi, chiudendo gli occhi per pensare a cosa raccontarle. Non era facile però, visto che tutto ciò a cui riuscivo a pensare al momento era quanto piacevole fosse trascorrere il tempo con quella ragazza dalle mille sorprese...


 

Ciao! Quanto è passato dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa? Me ne vergogno xD Sicuramente nell'ultimo anno, con un (finalmente) lavoro full time, ho avuto molto tempo libero e sono stata meno in casa... (a Londra non si riesce a stare a casa!). Ma da una settimana siamo in quarantena forzata anche qui, e lo saremo per almeno un paio di mesi come ovunque... quindi ho avuto il tempo di rimettermi al pc come si deve. Ho molte bozze di capitoli per questa storia, buttati giù nei momenti di noia a lavoro, quindi spero di poterli sistemare e nel frattempo scrivere anche per le altre storie che ho iniziato.
Ma soprattutto, ho iniziato a recuperare le storie e i capitoli che mi sono persa e a breve inizierò a recensire, non vedo l'ora... mi mancava!
Spero stiate tutti bene nonostante le circostanza attuali, a casa ad aspettare l'inizio della fine della tempesta... fortunatamente si intravede già la luce in fondo al tunnel in Italia, vedevo, e spero continui!
Un abbraccio a tutti e spero questo capitolo possa piacervi! A prestissimo!

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Capitolo 3
*** Lesson number 1 ***


Lesson number 1


 

-Killian, posso parlarti?
-Certo Capitano.
-Ottimo. Seguimi!
Seguii quindi Graham nel suo ufficio, accomodandomi di fronte a lui. Mi guardava serio, non era la faccia che usava quando mi chiedeva di fare il doppio turno... avrei dovuto preoccuparmi? C'era altro?
-Come stai?
-Come vuoi che stia... esausto! A parte questo, bene... perché?
-Da un pezzo noto che hai un'ottima presa, e Ruby me lo ha confermato.
Lo scrutai confuso: cosa voleva dire? Una buona presa? Voleva invitarmi a giocare a baseball?
-Senti, te la faccio breve. Se ancora lo vuoi, penso che dovresti fare l'esame per il porto d'armi. Ci saranno dei pensionamenti a fine anno e sarei pronto a darti un'opportunità.
-Sei serio?
Non riuscivo a crederci, quella era l'ultima cosa che mi sarei aspettato... era riuscito a cogliermi totalmente alla sprovvista! Tanto da lasciarmi completamente senza parole. Erano passati più di tre anni dal mio secondo fallimento dell'esame fisico per il porto d'armi, tanto che ormai era un pezzo che non consideravo nemmeno l'eventualità di ritentare...
-Sono serissimo Killian, sei uno dei miei uomini migliori e non ti direi niente se non pensassi che hai serie possibilità questa volta. Ma devi sentirtela, e soprattutto devi volerlo. Fosse per me ti lascerei dove sei perché il lavoro che fai ci è fin troppo utile, pochi hanno in tuo intuito, ma se ti stesse stretto...
-Ok. Wow. Ti dirò la verità, non... non pensavo fosse ancora un'opzione. Voglio dire... avevo lasciato perdere. Però...
-Tu pensaci, va bene? Nessuna pressione, nessuna fretta, e dev'essere una tua scelta.
Annuii.
-Non hai paura che possa soffiarti il posto di Capitano?- cercai di sdrammatizzare con una battuta, che sembrò funzionare visto che rispose con una risata.
-Ora vediamo di non esagerare, Jones. Fila via e pensa a fare stragi di cuori stasera, domani il giorno libero non te lo tolgo!
-Sissignore! Ci vediamo mercoledì allora, e muoviti pure tu che Ruby mi accennava che la porti fuori stasera!
-Ci vediamo... e tranquillo, tanto Ruby è sempre in ritardo!
Lasciai l'ufficio ridacchiando sptto i baffi, poi raggiunsi di corsa la moto e partii verso casa. In realtà, quella sera non avrei fatto nessuna strage! Jeff mi avrebbe odiato, ma questa sera avevo voglia di starmene a casa tranquillo, a vedere un film in compagnia di un paio di birre, anche per metabolizzare il discorso che avevamo appena fatto!
E poi, al momento, avevo una sola donna per la testa: Emma Swan. Aveva qualcosa di magnetico, quasi mi pentivo di aver accettato quel lavoro di mio padre, dannazione! Solitamente ero io a fare quell'effetto alle donne, e non il contrario. E ironia della sorte, non ero nemmeno sicuro di piacerle... per il momento.
Avrei cercato di trarre il massimo dalla lezione di hacking dell'indomani, e non certo dai computer. Da lei.
Volevo capirla. Avevo un'assurda voglia di capire cosa le passasse per la testa, perché era estremamente difficile da leggere.

Fui a casa prima ancora di rendermene conto, lasciai quindi la moto in garage ed entrai velocemente, visto che stava iniziando a piovere e non avevo voglia di bagnarmi.
A giudicare dall'odore, Jeff doveva essere in cucina; Rose era invece seduta sul divano in salone, comoda.
-Allora, come va tesoro?
-Bene Kil! Oggi ho finito presto, e Jeff ha deciso di coccolarmi! Si sta cimentando in un Irish Stew.... quindi noi possiamo rilassarci e aspettare che la cena sia pronta!
Ridemmo insieme, ma la presi alla lettera e mi misi comodo anch’io: mi sembrava giusto che fosse lui a cucinare per tutti, stavolta! Spesso lo facevo io, Rose quando tornava presto... il mio amico di solito era quello che si sforzava meno!
-Tu invece come stai? Pronto per stasera?
-Ah, scusa ma lascerò andare a bere voi piccioncini oggi. Preferisco rimanere a casa!
-Coooosa? Ti senti male? Devo preoccuparmi? - esclamò teatralmente, portando una mano sulla mia fronte.
-Molto simpatica! Sto benissimo, voglio solo starmene tranquillo!
-Mmmh... Jeeeeeffff? Sai che ha il tuo amico?
Alzai gli occhi al cielo, mentre l'uomo - che probabilmente aveva sentito solo il grido del suo nome - accorse in salotto.
-Che succede? Perché urli? Oh, ciao Kil!
-Succede che Kil non vuole uscire stasera! Ne sai qualcosa?
-Cheee? Amico, tu a casa il lunedì sera? Quando hai il martedì mattina libero? Sei malato per caso?
-Ahh, siete insopportabili! Siate felici piuttosto, potete passare una serata romantica tra di voi! Ora fila in cucina, prima di bruciare la nostra cena. - lo punzecchiai.
Lui obbedì, ma non senza lanciarmi uno sguardo inquisitore come a dire "scoprirò cosa c’è sotto". Ok, d'accordo, amavo divertirmi quando ne avevo occasione, ma non era la prima volta che rimanevo a casa! Anche se quella precedente lo avevo fatto perché avevo la febbre a 40... ma dettagli!
Comunque, un po' di relax non mi avrebbe fatto male, visto che avevo avuto una settimana abbastanza lunga e pesante a lavoro, compreso il weekend. Avevo dovuto lavorare sul caso di un aspirante serial killer e non riuscivo a capire come non mi fosse venuto un mal di testa epico, tra tutte le scartoffie, gli indizi e le indagini da svolgere al laboratorio. Non che quest'ultimo fosse un gran peso, visto che la mia boss era una compagnia molto piacevole. Loquace, divertente e anche molto sexy. Avevamo anche avuto un paio di avventure in passato, ma avevamo deciso di lasciare che tutto rimanesse puramente platonico e alla fine eravamo diventati ottimi amici.
Era poi stato Graham ad andarle dietro, ma nonostante mi avesse rivelato che le piacesse fin dal principio, aveva preferito farlo penare un pochino prima di accettare il suo invito ad uscire: furba!
Adesso però facevano coppia da oltre un mese, e sembrava andasse a gonfie vele.


Passare tre ore in dormiveglia non era stato nei miei piani, ma la stanchezza aveva avuto il sopravvento.
Rose e Jeff erano usciti verso le 8, così mi ero messo a vedere un film su Sky, coi popcorn ed un paio di birre.
Lo schermo segnava ora le 23.03, mentre scorrevano i titoli di coda. Ricordavo vagamente alcuni pezzi, ed ero abbastanza certo di aver visto solo quelli, tra un sonnellino e l'altro.
La ciotola dei popcorn era piena fino alla metà, cosi come la seconda bottiglia di birra: dovevo essere più stanco di quanto pensassi. Ora tuttavia mi sentivo riposato, tanto che ero quasi pentito di non avere compagnia per la notte... ma a questo punto era tardi e non avevo voglia di uscire: i pub avrebbero chiuso a mezzanotte, e le discoteche non erano il mio forte.
L'ultima cosa che mi aspettai di trovare una volta preso il telefono, fu la notifica di un messaggio su Facebook, da parte di... Emma Swan.
Vi cliccai subito, per leggere: “Jones, domani a che ora vieni?”
Lo aveva inviato circa dieci minuti fa: con un po' di fortuna l'avrei trovata ancora online, una volta risposto.
"Alle 16 se per te va bene. Mi stalkeri allora, eh?"
Aspettai un paio di minuti, fissando lo schermo come un ebete, e come sperai dopo poco il messaggio risultò visualizzato.
"Va bene alle 16. E non avevo il tuo numero, i miei sono fuori casa e non potevo chiederlo a loro. Quindi non tirartela tanto."
"Vuoi il mio numero?" continuai a provocarla, ed intanto mi alzai per spegnere la tv e spostarmi in camera da letto.
"Non ci tengo particolarmente. Tanto è stato facile trovarti, visto che hai sbattuto in foto profilo un primo piano della tua faccia. Più sfacciato di così..."
"Cosa posso dire, Swan? Ho una bella faccia, sarebbe un peccato nasconderla"
"Ho i miei dubbi a riguardo. Mostra quanto te la credi."
"Alle donne piace, fidati"
"Sarà... ma invece che a divertirti con queste 'donne', passi il Venerdì sera a scambiarti messaggi con me."
"Beccato. Ma ultimamente non ho visto donne belle quanto te, dolcezza"
"Dovrei sentirmi lusingata?"
"Direi proprio di sì! Non credo ti capiti tutti i giorni di incontrare un uomo affascinante quanto me"
"Lasciamo stare. Sei un caso disperato. Allora domani alle 16. Sii puntuale o la lezione salta."
"Non ne ho la minima intenzione, tranquilla. Quanto vuoi all'ora?"
"Non voglio soldi, Jones, te l’ho detto, gli aneddoti mi vanno benissimo. Ma diciamo che se mi portassi delle ciambelle, non mi dispiacerebbe..."
"Affare fatto. Conosco un posto dove le fanno buonissime. A domani splendore!"
"A domani, cretino. Buonanotte."
"Buonanotte".
Non rispose più, non che ci fosse nulla da dire. Mi venne tuttavia da sorridere: era stato uno scambio breve ma divertente, il che era raro mi succedesse con una ragazza. Rose era l'unica amica donna che avevo, con cui non ero mai stato a letto, ma era praticamente come una sorella, ormai.
Con le mie avventure di una notte o poco più, non stavo certo a messaggiare… Ruby era un altro conto. Ma con Emma era stato diverso fin dal principio: pur essendone attratto, in quanto era decisamente una bellissima ragazza, c'era qualcos'altro... qualcosa in più. Era una strana sensazione, ma speravo di avere ragione. Speravo che quelle lezioni portassero a... qualcosa. Nemmeno io sapevo dire bene cosa, ma qualcosa.


EMMA POV


Andai a dormire col sorriso sulle labbra, anche se mi sarei presa a schiaffi. Nemmeno mi piaceva molto, quel Jones.
Ma fin dal primo momento avevo avuto l'impressione che mi trattasse come una persona normale, e non un'invalida.
Forse, se avesse anche abbassato un po' la cresta, visto che non sopportavo quell'atteggiamento, saremmo potuti anche diventare amici.
Forse.
Per il momento, tuttavia, le mie aspettative erano abbastanza basse. Sarebbe già stato un record se non mi avesse fatto saltare i nervi l'indomani: non ero così stupida da credere che volesse quelle lezioni per il solo scopo di imparare qualcosa di programmazione! Non ero nemmeno tanto certa del perché avessi accettato, a dirla tutta... ma sarei stata a vedere. Potevo pur sempre liquidarlo se mi avesse scocciato troppo.
Certo, se mi avesse davvero portato i dolci, qualche punto lo avrebbe guadagnato...
Ma per oggi era ora di smettere di pensarci; cosi, mi allungai per poggiare il telefono sul comodino e lanciai la coperta ai piedi del letto: avrei voluto davvero che i miei smettessero di preoccuparsi che prendersi freddo, ostinandosi a tenere il riscaldamento alto anche quando non c'era bisogno.
Ultimamente stavo diventando sempre più insofferente alle loro attenzioni, anche se per fortuna da ormai un bel pezzo si fidavano a lasciarmi sola in casa, senza dover chiamare qualcuno a farmi de balia.
Una sola volta avevo avuto un piccolo problema, in quanto ero scivolata dalla sedia per essermi sporta un po' troppo... ma lo avevo risolto da sola e loro non avevano mai saputo nulla... o addio a quella poca liberta che avevo!
Ma il giorno in cui sarei stata totalmente in grado di gestirmi da sola non era troppo lontano, ormai, me lo sentivo.
Avrei recuperato la mia indipendenza, nonostante quel rottame che aveva preso il posto delle mie gambe.


Quattro anni prima

Aprì gli occhi, nonostante la testa pulsante. Non ricordava niente, non ci capiva niente, sentiva solo voci confuse e voleva capire cosa stesse succedendo.
Era partita coi suoi, per una piccola vacanza, per festeggiare il diploma e l'essere stata ammessa alla prestigiosa palestra inglese che l’avrebbe allenata per le successive Olimpiadi.
Nemmeno era stata entusiasta all'idea di partire, avrebbe voluto allenarsi e allenarsi ancora... ma alla fine aveva ceduto! Aveva deciso che un po' di relax non l'avrebbe uccisa e che piuttosto, le avrebbe fatto bene prima di tornare a lavoro.
Così si erano diretti verso il nord... ma poteva dire per certo che non fossero mai arrivati.
Ricordava un rumore forte… fortissimo… urla... e dolore. Un dolore acuto...
-Emma! Emma tesoro, sei sveglia grazie a Dio! David, vieni!
-Ma…mma?
A fatica girò la testa a sinistra, per trovare i suoi genitori in lacrime. Si sporsero entrambi ad abbracciarla e lei li lascio fare, non avendo la forza per fare altro. Più tornava in sé e più il dolore veniva a galla...
-Mamma... papà'... cosa... cosa è...- si rese conto di stare facendo una fatica enorme a parlare, le parole non le venivano. Erano lì, ma non riusciva a pronunciarle.
-Stiamo bene tesoro mio, e ora che sei 'tornata' ancora meglio, piccola! Mary, vai a chiamare il medico per favore... resto io con lei...
-Si. Giusto. Torno tra pochissimo piccola mia!
Mentre sua madre usciva da quella che apparentemente era una stanza d'ospedale, il padre avvicinò la sedia al suo letto, e le prese la mano stringendola forte. Ancora in lacrime.
-Piccola, grazie al cielo... come ti senti? Abbiamo avuto così tanta paura di perderti... dio, non riesco nemmeno a pensarci!
-Io… io non… so. Perdermi? Cosa…?
-Tu... non ricordi...- la scrutò, con un'ombra di terrore negli occhi. Intanto ci capiva sempre meno! Avrebbe voluto alzarsi, abbracciarlo e rassicurarlo per... qualunque cosa fosse accaduta, ma non aveva le forze. Non aveva le forze per pronunciare una frase di senso compiuto, figurarsi ad alzarsi! Nemmeno sentiva buona parte del corpo, mentre il resto era come se rimbombasse. Era piena di medicine?
-In macchina. Poi...- strinse le labbra, mentre gli occhi le si inumidivano. Perché non riusciva a parlare? Perché diavolo non riusciva a dire qualcosa che fossero più di due parole di fila?!
-Un incidente, Emma. Con un camion sbucato fuori dal nulla, l'autista era ubriaco.... mi sono svegliato in ospedale anch'io. La mamma non aveva perso conoscenza, mi ha detto che l'ambulanza è arrivata quasi subito e... ma tu non ti riprendevi. E... tesoro non piangere, sono qui con te…
-Aspetta. Al passato…? Da ieri? Da quando…
-Ie... ieri...? Emma... è... è passato... è passato un mese. Eri in coma.
-Un mese... come... allenamenti... devo… le olimpiadi! Papà! Perché non… le gambe? Le gambe!




Mi ero armata di tanta pazienza.
Sapevo che mi ci sarebbe voluta, quindi avevo preferito non correre rischi. Avevo anche preparato una lezione vera e propria, cosi, se davvero si stesse interessando al mestiere, avrebbe cercato di seguire senza rompere troppo.
Anche i miei erano usciti, li avevo convinti a concedersi un pomeriggio e una cenetta da soli.
Se tutto fosse andato per il meglio, io mi sarei ordinata una pizza da gustare da sola, in santa pace, davanti ad un bel film.
Magari anche una birra.
Ai miei non piaceva che bevessi, ma era solo paranoia, visto che il medico mi aveva dato il via libera da un pezzo - pur raccomandandosi di non ubriacarmi. Ma non perché avessi qualche problema, semplicemente perché esagerare non faceva bene a nessuno!
Ma sinceramente, dubitavo avrei mai avuto voglia di farlo: avevo bevuto tanto una sola volta, a 17 anni, e ancora ricordavo quanto ero stata male il giorno dopo... non ci tenevo davvero a sentirmi di nuovo così!
Quando suonò il citofono sussultai, colta alla sprovvista, ma effettivamente l'orologio appeso alla parete segnava le 4. Premetti quindi il solito pulsante verde e mi diressi alla porta ad aprire.
Mi trovai davanti un Killian Jones sorridente, giacca di pelle come al solito, ma invece del casco aveva in mano una busta.
-Niente moto stavolta?
-Non oggi! - fece allegramente -Ma ho portato una dozzina di ciambelle, vedrai che buone. Come stai?
-Non c’è male. Tu? Niente lividi, strappi eccetera stavolta?
-No, ho fatto il bravo negli ultimi giorni... volevo essere in forma per te!
Alzai gli occhi al cielo, mentre lui ridacchiava tra i baffi... era molto bravo coi doppi sensi, e sembrava ne andasse piuttosto fiero. Dal canto mio, mi sarei limitata ad ignorare, magari avrebbe smesso, alla fine.
Lo feci entrare, prendendogli di mano la busta per sbirciare dentro: non potei non rimanere impressionata. C'erano 12 ciambelle, a vederle tutte diverse, ed emanavano un profumino niente male...
-Ok. - ammisi, notando che mi guardava -Hai iniziato col piede giusto. Hanno un aspetto delizioso. Magari ne possiamo prendere una prima di iniziare...
-Stavo per proporlo anch'io! Ma i tuoi?
-Non sono a casa. Dovrò mangiare tutto io, magari te ne offro una o due al massimo...
L'uomo rise e, mio malgrado, io anche. Di nuovo, mi sentii in qualche modo leggera... cosa che mi accadeva con pochissime persone: quelle poche che non mi guardavano con pena.
Alice, ad esempio. Era una folle, poco più giovane di me, ma la adoravo. Ci eravamo conosciute in ospedale, era uscita dal coma il mio stesso giorno.
Lei, però, poteva camminare e aveva completamente ripreso in mano la sua vita: adesso stava organizzando un viaggio in giro per il mondo, sarebbe partita quell'estate e aveva intenzione di stare via per mesi. Mi sarebbe mancata ma ero davvero felice per lei: inoltre, aveva già promesso che mi avrebbe mandato una cartolina da ogni città che avrebbe visitato.
Accompagnai Killian in salotto, indicandogli una poltrona. Prima di accomodarsi, tuttavia, mi prese la scatola di mano e la poso sul tavolino davanti a noi.
-Sappi che non sarò un'insegnante dolce e tenera solo perché mi porti i dolci, comunque... che sia chiaro!
-Non temere, non è quel che mi aspetto, Swan!
Poi ci prendemmo una ciambella a testa, e le mangiammo in un silenzio alquanto imbarazzante: almeno per me. Lui sembrava tranquillo e a suo agio... a casa mia. Era veramente il colmo!
In questo era molto diverso da me, da quella che ero adesso, almeno. Da ragazzina ero sempre stata sicura di me, anche un po' troppo a volte... ma il mio handicap aveva ribaltato le cose. La testardaggine mi era rimasta, ma la sicurezza... era un'altra faccenda, anche se spesso e volentieri fingevo, più per convincere me stessa che gli altri.
Su di lui, l'handicap sembrava non avere avuto lo stesso risultato: anche se sinceramente, se non lo avessi saputo, non avrei mai notato che ci fosse qualcosa che non andasse nella sua mano. Eppure, riuscivo a provare ugualmente empatia, perché sapevo bene come ci si sentisse a non poter portare avanti i propri desideri per un impedimento fisico. E lui, non poteva diventare poliziotto.
Io, invece, non sarei mai stata una pattinatrice.
-Lavoriamo da qui o in camera tua?
-Ah, quindi ti sei ricordato per cosa sei venuto...
-Avevi dubbi, Swan? So che non sembra, ma so essere serio e professionale quando mi ci metto.
-D'accordo. Porto ora il computer e gli appunti, si sta più comodi qui penso... ti va bene?
-Come la maestra desidera! Che facciamo oggi?
-Partiamo dalle basi, Jones! Ti insegno a recuperare la password di un account di social network. Non è troppo complicato e penso che in polizia possa tornare utile una cosa del genere, che dici?
L'uomo alzò le sopracciglia, sembrava colpito: sapevo io che quella era un'ottima idea per iniziare, senza annoiarlo. A me lo aveva insegnato August, era stato lui a farmi interessare alla programmazione e tutto quello che riguardava i computer. Una volta completato il mio corso col massimo dei voti, essendomi dimostrata la migliore, l'istituto stesso mi aveva trovato un impiego ben retribuito - che potevo svolgere tranquillamente da casa.
Avrei solo dovuto seguire i corsi di aggiornamento una volta ogni sei mesi, ma a parte questo non avevo obblighi e orari fissi. Solo scadenze, che non avevo mai avuto problemi a rispettare.
-Mi piace.
-Lo immaginavo, ma ricordati che non è legale. Non puoi hackerare le tue ex e roba del genere... sfruttalo solo per lavoro, che sia chiaro.
-Chiarissimo, sergente! Mostrami come si fa...



KILLIAN POV


Ci avevo impiegato due ore, ma alla fine ero riuscito ad hackerare l'account di Facebook che Emma aveva creato apposta, con una password abbastanza complessa.
Mi era venuto il mal di testa tra tutti quei codici e programmi, ma mi ero impegnato per dimostrarle che non ero un buono a nulla, lì solo per infastidirla. Inoltre, in centrale mi avrebbero adorato: avevo sempre avuto bisogno di scomodare il nostro informatico per queste faccende, il che richiedeva un po’ di tempo dovendo inoltrare richiesta al reparto. Ora avrei potuto tranquillamente farlo dalla mia scrivania: probabilmente avrei avuto bisogno di richiedere un qualche permesso per poter installare il programma che mi aveva mostrato Emma, ma ero certo che me lo avrebbero lasciato fare senza problemi.
-Beh, Jones. Non pensavo lo avrei mai detto, ma ti stai dimostrando un ottimo allievo. - sentenziò la bionda, per poi chiudere la pagina con tutti i codici che avevo identificato da solo, per riuscire a recuperare la password. Aveva aiutato il fatto che fossi bravo con la logica e i calcoli, ma non era stato semplice: se quello era un hack di base, non osavo immaginare il resto... tuttavia, era più utile di quanto potesse sembrare, a mio avviso. Il canale ufficiale della polizia ci permetteva di accedere alla scheda di chiunque, tuttavia, ultimamente, i canali social erano praticamente una vita parallela ed aiutavano a scoprire di più sia sulle vittime, che sui criminali.
-Te l'ho detto che ho mille qualità, Swan.
-Beh, ora non esageriamo.
-Idraulico, muratore, detective, addetto alla scientifica, e adesso hacker! E queste sono solo le mie qualità intellettuali, non ti ho detto di quelle fisiche...- ammiccai, e la ragazza alzò gli occhi al cielo. Io risi, lo avevo fatto apposta, sapendo di darle noia.
-Tienitele per qualcuno a cui interessano, quelle.
-Davvero non ti piaccio? - le chiesi a bruciapelo, al che sembrò rimanere sorpresa.
Non che pensassi di piacere a tutti, anche se non vedevo ragioni per cui non avrei dovuto, ma Emma sembrava quasi riluttante. Si teneva distante, in qualche modo, e non sapevo se fosse per qualcosa che avevo fatto io, o altro...
-Non lo so. - ammise, incrociando le braccia al petto. -Non mi fa impazzire il tuo atteggiamento, diciamo. Sei un po' troppo pieno di te.
-Pensaci, Swan. Cosa c’è di male ad essere sicuri di sé?
-Il troppo stroppia, Killian. "So di non sapere" è un detto molto saggio, a mio parere. E credimi, la modestia è un pregio.
-La modestia non mi avrebbe fatto arrivare da nessuna parte.
-Forse non nel lavoro. Ma nella vita...
Sorrisi, facendola rimanere un po' perplessa. La verità era che una volta la pensavo come lei, in parte. Non che fossi mai stato la persona più modesta al mondo, ma prima dell'incidente mi mettevo in discussione molto più spesso. La situazione era peggiorata bruscamente quando la vita mi aveva costretto a cambiare strada, e avevo dovuto imparare ad essere forte. Imparare a credere in me e nelle mie capacità, e per farlo avevo fatto un grande lavoro su me stesso. Da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Avevo voluto dimostrare che ero forte abbastanza da uscire da quel baratro con le mie forze, e diventare qualcuno di cui essere fiero. E ci ero riuscito. E adesso, anche se non ero pronto a condividerlo, mi si era presentata un'opportunità che avevo creduto di aver perso per sempre.
Non ero così stupido da credere che tutti amassero le persone troppo convinte, ma ero così e dubitavo sarei mai cambiato. Sapevo ammettere i miei errori, tuttavia, e affrontare le conseguenze a testa alta.
-Forse hai ragione. - scossi le spalle, semplicemente.
-Sei uno strano tipo, Jones. Su questo non ci sono dubbi.
-Lo so. E accetti la pizza dai tipi strani?
-Cosa?
-Si è fatta ora di cena. Offro io, dimmi solo che pizza vuoi e chiamo.
-Non ricordo di averti invitato a rimanere a cena.
-Ti dispiace?
La ragazza sospirò, io rimasi a guardarla sorridente: in fondo la mia compagnia non la schifava, ne ero certo! Così come a me non dispiaceva la sua... e dopo due ore al computer, sarebbe stato carino passare un po' di tempo a "socializzare" e conoscerci meglio.
-Funghi e prosciutto. Io ho le birre.- disse infine, al che sorriso vittorioso. Avrei fatto in modo che non se ne pentisse, ero certo che avremmo trovato un modo per divertirci. Avevo già adocchiato la play station sotto il televisore... se l'avessi sfidata, non si sarebbe tirata indietro!
Recuperai quindi il numero della mia pizzeria di fiducia, ordinando una funghi e prosciutto a lei, e una wurstel e patatine per me. Aggiunsi due fette di tiramisù, lo facevano davvero ottimo e avrebbe apprezzato.
Mentre lei si diresse al bagno io riposi i miei appunti e misi da parte il suo computer, così che potessimo star comodi in salone. Mi chiesi se avremmo potuto metterci sul divano.... non avevo la minima idea se fosse in grado di accomodarsi da sola, e dubitavo avrebbe permesso a me di aiutarla. Mi era stato chiaro fin da subito quanto fosse orgogliosa, e non potevo neanche biasimarla visto che io ero esattamente lo stesso.
A distogliermi dai miei pensieri fu il campanello: corsi alla porta e pagai il ragazzo, poi posai la nostra cena sul tavolino.
Emma tornò un attimo dopo, con due bottiglie di birra in mano - provenienti dal frigo.
-Oh Swan, credevo fossi caduta nello scarico.
-Divertente! Mi ha chiamata un'amica, scusa. E ho recuperato le birre come vedi.
-Ottimo. Pure Guinness!
-Ne abbiamo tantissime, mio zio lavora in fabbrica e ogni mese ci porta le scorte.
-Wow, birra gratis. Niente male! Ora, ci spostiamo sul divano
-Va bene. Ma mi devi dare una mano.
Questa volta, fui io a non credere alle mie orecchie: davvero mi stava chiedendo di aiutarla, con tanta disinvoltura? Forse, dopotutto, stavo riuscendo nell'intento di farla sentire a mio agio con me.
-Sono capace da sola- puntualizzò -Ma eviterei la fatica.
-Nessun problema, tesoro!
-Ok. Devi solo....
Senza aspettare che mi desse istruzioni, mi chinai leggermente e le feci mettere le braccia attorno al mio collo. Quindi la sollevai, avendo cura di tenerle le gambe, e nonostante fosse piuttosto leggera, decisi di fare un po' di scena...- soprattutto per spezzare quella sua smorfia d'imbarazzo.
-Ahh, la mia schiena... Swan, quanto mangi?
-Stronzo! - spalancò gli occhi, colpendomi sulla spalla.
-Ahia, Swan, quella è la spalla malandata...
-Oh... oddio, scusa!
-Scherzavo! - scoppiai a ridere, meritandomi una botta più forte. Avrei continuato a tenerla tra le braccia volentieri, ma le risate mi stavano facendo perdere le forze, quindi preferii poggiarla sul divano per non rischiare di farle male. Poi mi buttai accanto a lei, che aveva un'espressione alquanto divertita.
-Sei il primo che mi porta in braccio senza farmi sentire un'handicappata.
-Forse perché non ti reputo tale, semplice!
-Grazie. – si limitò a sorridere senza aggiungere nulla di pungente, sporgendosi per prendere il suo cartone. Stavolta non ebbe bisogno di aiuto, invece mi occupai di stappare le birre ghiacciate.
Per i primi dieci minuti mangiammo e bevemmo in silenzio, in un'atmosfera senza dubbio più rilassata, stavolta. Ne approfittai per guardarmi intorno: il soffitto era davvero alto.... dubitavo mi sarei abituato alla magnificenza di quella casa.
Sulle scale, c'erano rampe apposite per la sedia a rotelle, anche se dubitavo Emma le usasse più di tanto, avendo la camera al piano terra.
-Buona. Devi darmi il numero della pizzeria, Jones.
-Dammi il tuo numero, e te lo mando per messaggio!
La ragazza rise, ma allungò la mano e mi fece segno di darle il cellulare. Così feci, e lasciai che memorizzasse il suo numero: lo salvò semplicemente come “Emma”.
-È stato un metodo creativo per chiedermi il numero- disse infine -Quindi te lo sei guadagnato. Ad ogni modo meglio organizzarci per messaggio che tramite Facebook.
-Sono d'accordo. La prossima volta che facciamo?
-Base del linguaggio di programmazione. Roba noiosa, ma bisogna partire da zero.
-Va bene, non mi spaventa. E mangiamo cinese?
-Ok. Ma lascia offrire me. Martedì prossimo?
-Va bene. Ma non giovedì?
-Più avanti ci riorganizziamo, ma da domani a domenica sono via coi miei, quindi...
-Ahh, va bene allora. Dove vai?
-Una SPA in campagna. Secondo loro l'aria fresca e pulita mi fa bene, e io non ho nulla da obiettare... pagano loro.
-Posso farti una domanda un po' personale?
-Dipende. Sconcia?
-Nono, non stavolta! Insomma... com’è che hai problemi di salute? Non pensano che le lesioni spinali le provocassero automaticamente…
-Oh...- fece, e per un attimo quasi mi pentii di averlo chiesto. Vedendola così tranquilla e aperta, forse avevo osato un po' troppo. Poi però alzò lo sguardo, e scosse le spalle.
-No, è colpa delle medicine. Ho preso antibiotici forti che hanno indebolito il mio sistema per un paio d’anni... ma ora sarebbe tutto nella norma, ho smesso coi medicinali quasi del tutto da un anno circa. Solo che i miei ancora non si fidano tanto...
-Oh, capisco. Beh, preoccuparsi e starci addosso è il compito dei genitori, suppongo...
-E a qualcuno tocca subire più che ad altri- concluse, per poi tornare alla sua pizza.
D'accordo, mio padre aveva ragione sulla coppia, allora... dovevano essere effettivamente iperprotettivi, cosa che chiaramente le dava noia. Tuttavia... fui contento di sentire che non avesse problemi di salute, a parte l'ovvio.
-E tu, fai qualcosa per rafforzare la mano o...
-Si, e in effetti ne parlavo giusto oggi col Capitano. Secondo lui potrei riuscire a ottenere il porto d'armi, ormai.
-Ah, wow. Sul serio?
-Beh, non potrò mai diventare chirurgo, e questo è certo... ma effettivamente penso di avere il controllo necessario per usare la pistola.
-Quindi proverai?
-Forse, ma non ancora. Non ho intenzione di fallire per la terza volta, quindi farò esercizio ancora per qualche mese, anche al poligono... e quando mi sentirò pronto...
-Un po' invidio questa tua intraprendenza, Jones, lo ammetto. Il poligono comunque deve essere forte…
-Ti ci porto quando vado. Che ne dici?
-Sul serio?
-Certo. Tra i benefici di lavorare con la polizia, c’è quello di avere il permesso di usarlo quando è chiuso al pubblico. Dev'essere presente qualcuno col porto d'armi, ma il mio amico Jeff verrebbe volentieri. Penso verrebbe anche la sua ragazza.... ti piacerebbe Rose. Facciamo così, mi organizzo con loro e ti faccio sapere.
-Va bene. Ma non farne parola coi miei, non sono certa sarebbero tanto contenti...
-Tranquilla, Swan! Sei adulta e vaccinata, non mi sento in colpa a tenerlo per me.
-Bene! E... grazie. Forse non sei poi tanto male, alla fine...
-Neanche tu sei tanto male. Molto meno stronza che all'apparenza!
Ridemmo insieme e lasciai che mi colpisse il braccio, poi ci scambiammo un po' di pizza e finimmo di mangiare quel che rimaneva, dividendoci un'altra birra da gustare col dessert. Non sapevo se ci sarebbe mai potuto essere altro.... ma qualcosa mi diceva che io ed Emma saremmo potuti davvero diventare buoni amici. Ci avrei assolutamente lavorato su.





 

Ciao, rieccomi! Ho saltato lo scorso weekend, ma pur standocene chiusi abbiamo cercato almeno di festeggiare un po' Pasqua in giardino, visto che era bel tempo!
Ci sarebbe stata pioggia a dirotto se non fossimo stati in quarantena, ne sono certa. Maa vabbé!
Il capitolo inizia con un'opportunità per Killian, che pensava di non avere più... e per ora ha deciso di tenerlo per sé. Abbiamo conosciuto un po' i suoi coinquilini, Jeff e Rose (per Tink è difficile trovare un nome adatto ogni volta, visto che "Tink" non è proprio un nome normale ahaha)... e ha deciso di lasciare la serata a loro due, visto che non è in vena di conquiste avendo in mente una sola ragazza, al momento. E per sua sorpresa, lo ha contattato lei per prima.
Emma era meno entusiasta di lui dell'incontro, ma alla fine è andata bene per entrambi. Lei ha avuto le sue ciambelle e lui non si è rivelato un cattivo studente, dopotutto. Come sempre a prendere l'iniziativa autoinvitandosi a cena è stato Killian... xD ma se la sono passata bene! Con lui Emma si sente a proprio agio, e non diversa, e questo le è piaciuto molto. La cosa è stata reciproca, visto che è stata la prima a cui ha accennato della proposta di Graham... e alla fine, le ha promesso di portarla a fare qualche tiro al poligono... sperando riesca a trovare un modo per aggirare i genitori!
Il prossimo capitolo cercherò di postarlo il prossimo weekend... è quasi pronto, quindi dovrei farcela.
Alla prossima, spero abbiate trascorso bene le feste nonostante tutto!
 

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Capitolo 4
*** Friendship? ***


Friendship?



KILLIAN POV

Quella domenica mi alzai tardi. Ero rimasto a casa di Emma fino alle 10 passate, quando erano tornati i suoi, poi avevo pensato fosse meglio togliere il disturbo.
Ma ci eravamo divertiti.
Dopo cena, avevamo chiacchierato ancora e giocato alla Play: inutile dire che mi avesse stracciato di brutto... avevo vinto una volta su cinque!
Ci eravamo quindi accordati per il martedì dopo Pasqua, visto che sarebbe stata via con i suoi genitori fino alla fine della settimana. Ma sentivo che avessimo legato, più' di quanto avrei sperato a dirla tutta: le cose avevano preso una piega che non mi ero aspettato, però essere amici non sarebbe stato male.
Anzi.
-Buongiorno dormiglione, alla buon'ora!
-Giorno Rose. È domenica, per quale assurdo motivo dovrei alzarmi prima delle 10?
-Per i miei pancake! Te ne abbiamo lasciati, ma dovresti riscaldarli un po' forse. Com'è andata ieri?
-In maniera eccellente! Potrei hackerarti Facebook, adesso!
-Non ci provare nemmeno...- mi minacciò, puntandomi il dito contro con aria minacciosa. Io risi, evitando accuratamente di ammettere che avrei avuto bisogno di permessi speciali per poterlo fare!
-Se mi scaldi i pancake, forse...
-Ah-ha. Scaldateli da solo.
-Sei cattiva.
-E tu sei scemo. A parte l'hacking? Sappiamo entrambi che sei andato per la bella ragazza.
-Beh, ti sorprenderà, ma sembra che resista al mio fascino! Però stiamo diventando amici, credo.
-Amici? Killian Jones amico di una bella ragazza? Questa mi è nuova!- mi punzecchiò, e stavolta fu lei quella divertita... beh, come biasimarla! Di solito, per non dire sempre, le cose andavano ben diversamente con le donne.... ma forse nemmeno mi dispiaceva che fosse diverso, stavolta. D'accordo, Emma era bella e molto attraente, ma forse preferivo un'amica di lunga durata che un paio di notti di passione per poi vederla sparire dalla mia vita.
-Eh, i miracoli ogni tanto capitano, nanerottola. Anche tu sei una bella ragazza e sei mia amica, no?
Stavolta ridemmo insieme e la giovane mi colpì il braccio, per poi darmi un bacio sulla guancia. La adoravo, Jeff era un uomo molto fortunato: si era trovato una ragazza bellissima, intelligente, divertente e premurosa... avrei dovuto ricordargli di darsi una mossa a farle la proposta, prima che qualcun altro gliela soffiasse!
-Comunque voglio conoscerla. Già il fatto che non sia caduta ai tuoi piedi mi piace. Dev'essere una tipa tosta.
-Forse tosta quanto te, sì! Comunque penso la vedrai. Pensavo di andare al poligono e lei vuole venire.... potremmo andare con te e Jeff, no?
-Si assolutamente! Oddio è una vita che non ci vado, chissà se ricordo come sparare!
Sembrava una bambina emozionata di andare al luna park, era davvero buffa ed adorabile! Se avessi avuto una sorella, avrei voluto che fosse esattamente come lei.
-Di che parlate? Sparare? Rose vuole spararmi?- intervenne Jeff, entrando in cucina in accappatoio. Anche lui doveva essersi appena svegliato, ma era rientrato da lavoro dopo le tre, quindi era comprensibile.
-No scemo! Se fai il bravo non ti sparo!- lo rassicurò la ragazza, stampandogli poi un bacio.
-No, Killian vuole portare al poligono la sua nuova amica e diceva che magari possiamo andare tutti e quattro....
-Al poligono? Romantico per un primo appuntamento... se la fai incazzare sei finito, letteralmente!
I due risero, io alzai gli occhi al cielo: d'accordo, me l'ero cercata quella battuta in effetti!
-Come dicevo a Rose, non è un appuntamento, per quanto sembri strano. E' la tipa delle lezioni di hacking.
-Ahhh. La ragazza in sedia a rotelle?
-Si. Emma. E' una tipa forte, le dicevo che forse voglio tornare a esercitarmi per il porto d'armi e mi ha chiesto di...
-Aspetta, aspetta, aspetta. Il porto d'armi? Dici sul serio? Vuoi riprovare a diventare agente?
-Non lo so, non corriamo troppo. Ma ne parlavo con Graham e secondo lui potrei farcela a passare il test fisico stavolta. Quindi prima di farlo voglio essere sicuro al 100%.
-A me pare un'ottima idea! Possiamo andare quando vuoi.
-Ok, allora vediamo. Non la settimana prossima, magari quella dopo...
-Va bene. Tu senti la ragazza e quando decidete prenoto.
-Ok, perfetto!
-Comunque per quel che vale credo anch'io che stavolta puoi farcela a passare. Avevi tentato troppo presto le prime volte, avevi appena finito la fisioterapia...
-Lo so, lo so. Non ci avevo pensato lucidamente, suppongo, volevo solo... ma non importa, ora posso farcela.
-Senti, se vuoi senza che vieni in ospedale posso dare io un'occhiata alla mano e darti gli esercizi giusti da fare, che dici?- propose Rose.
-Ogni scusa è buona per toccarmi, eh? Attenta o Jeff qua mi ammazza... ma va bene, grazie Rosie.
-Non chiamarmi Rosie! Sai che lo odio!
-Scusa nanetta.
-Ti odio.
-No, mi adori.
-Solo ogni tanto. Ma non quando fai l'idiota!
Mi sentivo più leggero dopo averne parlato con loro, per qualche ragione. Forse perché, nonostante tutto, un paio di conferme in più non facevano tanto male: anche loro credevano potessi farcela.
Forse, dopotutto, ero meno sicuro di me di quanto Emma mi avesse fatto notare. Prima che Graham me ne parlasse, non avevo nemmeno pensato all'idea di riprovare, e non andavo al poligono da una vita... avevo praticamente rinunciato.
E invece, forse, seppur con qualche anno di ritardo, sarei riuscito ad arrivare dove volevo...
Anche se il mio attuale lavoro mi piaceva molto, cosa c'era di meglio di raggiungere i propri traguardi?
Mi sarei senza dubbio messo all'opera e non avrei fallito. Non mi sarei sentito un fallito totale, come dopo il secondo tentativo andato male... rabbrividivo solo, a pensarci. Ero stato cosi male mentalmente, che ne aveva risentito anche il fisico, tanto che ero rimasto una settimana a letto con la febbre alta.
Ma adesso, ero molto più forte e fiero di dov'ero arrivato, sia a livello lavorativo che personale.
Un'altra sfida non mi spaventava.
***

EMMA POV

Il viaggio non era stato lungo, due ore neanche, ma ero esausta.
Esausta, perché odiavo viaggiare in auto. Avevo avuto bisogno di un anno dopo l'incidente, per riuscire a salirvi nuovamente senza sentire l'ansia crescermi dentro fino a bloccarmi il respiro.
Tuttavia lo odiavo ancora, anche se ai miei genitori non ne avevo più parlato, visto che l'unica alternativa sarebbe stata smettere di viaggiare. Con la sedia a rotelle non era facile prendere il treno e l'unica volta che lo avevo fatto, mi ero sentita tutti gli occhi puntati addosso mentre mi preparavano la passerella. Era una sensazione orribile che speravo di non rivivere mai più.. Anche se, ovviamente, non avrei mai potuto evitare del tutto gli sguardi impietositi della gente.
Mi bastava uscire perché succedesse, quindi nemmeno ce l'avevo troppo coi miei per il divieto di andare in giro per conto mio, se non nelle immediate vicinanze per prendermi un gelato o qualcosa del genere.
-Emma, tutto ok tesoro? Sembri stanca, non avrai preso freddo...?
-Mamma! Posso essere stanca senza essere malata! Sono andata a dormire tardi, tutto qui.- il che non era falso, visto che ero rimasta a preparare la prossima lezione di Killian fino a mezzanotte passata, interrompendo ogni tanto per scambiarmi qualche messaggio con lui.
Stavo iniziando a cambiare idea: quando non se la tirava, riusciva a essere piuttosto simpatico. E non potevo negare di aver passato un piacevole martedì sera con lui, tanto che mi ero sciolta facilmente... fino a promettergli cinese per la prossima cena, a cui lo avevo chiaramente invitato.
C'era qualcosa che mi rendeva davvero semplice parlare con lui, scherzare... e un po' mi aveva fatto riflettere.
La cresta da galletto l'aveva, era innegabile, ma la sicurezza in sé che aveva... era davvero qualcosa di negativo? Cosa c'era di male, in fondo? Anzi...
Tuttavia, non gli avrei dato la soddisfazione di ammetterlo. La mia testardaggine, almeno, non mi abbandonava mai, ed era ciò che a occhi esterni mi faceva apparire più forte di quanto non fossi realmente.
-Scusa, hai ragione. Vuoi una mano a metterti a letto? Riposiamo un po', la cena inizia tra più di un'ora...
-Posso fare da sola... ma mi serve una doccia prima di cena. Le docce sono...
-Sisi, è facilmente accessibile tesoro- confermò mio padre -Vuoi venire nel lettone con noi, solo per adesso?
Inarcai un sopracciglio, un po' incerta... ero un po' cresciuta per le coccole, o qualunque cosa avesse in mente!
-Ottima idea! Dai Emma, vieni. Così ci racconti della tua serata con Killian, no?
Sbuffai, sapendo di non avere più via di scampo. Ovvio che volevano farsi gli affari miei: e dire che mi ero illusa quando non mi avevano fatto domande il giorno precedente!
Sbuffando, lasciai che mio padre mi desse una mano, poi i due si stesero con me, un po' troppo sorridenti per i miei gusti. A volte avevo davvero l'impressione che mi trattassero come una neo adolescente! Anche se la parte peggiore, per fortuna, era passata.
Il discorso sul sesso sicuro quando avevo iniziato a frequentarmi con August, era l'esperienza più' imbarazzante che avessi mai vissuto: ancora rabbrividivo, a pensarci!
Gli adulti di oggi probabilmente non si rendevano conto che sapevamo più di loro grazie ad internet, e non avevamo davvero bisogno di quel genere di raccomandazioni.
Ma adesso, non c'era niente da dire visto che non esisteva nemmeno la minima possibilità che tra me e Killian nascesse qualcosa che andasse oltre l'amicizia. Non era il mio tipo, pur essendo indubbiamente un bell'uomo.
-Cosa volete sapere. Gli sto insegnando delle cose che possono essergli utili a lavoro. E poi abbiamo mangiato una pizza. Fine della storia.
-Non è stata una cattiva idea costringerti a rivederlo l'altro giorno allora, no?
-Evito di rispondere. Non è normale costringere le persone in questo modo, e su questo non cambio idea. Ma diciamo che non è... terribile.
-Scusa tesoro, in effetti hai ragione. Ma non hai molti amici, e ci preoccupiamo a volte... lo sai.
-Non voglio molti amici, papà. Meglio pochi ma buoni.
-Non hai tutti i torti, Ma Brennan è un brav'uomo e abbiamo pensato che con suo figlio potessi trovarti bene. Da amici, sia chiaro. Non ti sto cercando un fidanzato.
-Ci mancherebbe! E non ho bisogno che me lo cerchi tu, comunque! Se lo volessi me lo potrei benissimo trovare da sola.
Al che, mio padre rimase in silenzio, con una faccia che sembrava avesse appena ingoiato un boccone amaro e anche andato a male. Io e la mamma ci guardammo complici, poi scoppiammo a ridere: quella era esattamente la reazione che mi ero aspettata!
-Molto divertente!- esclamò infine, offeso -Niente ragazzi prima della mia totale approvazione, sia chiaro!
-Scordati che venga a chiedere il permesso a te se volessi frequentare qualcuno! Ma non ti preoccupare, al momento ho altro a cui pensare e non ho bisogno di uomini.
-Bene.- borbottò a labbra strette.
Un po' mi aveva infastidito quel commento, perché ero piuttosto convinta che fosse serio... ma preferii non approfondire, non avevo voglia di litigare. E, come gli avevo detto, per ora non avevo tempo per fidanzati.
-Comunque vi sbagliate. Non siamo tanto simili io e Killian. Di lui non si direbbe che abbia problemi, non è insicuro come me.
-In effetti è diverso da come ce lo aspettavamo- disse la mamma -Ma sembra comunque un bravo ragazzo. E poi proprio tu dovresti sapere che spesso le apparenze ingannano... ha dovuto rinunciare a due carriere a causa del suo problema.
-Lo so. Ma non ha problemi a parlarne, è... non metto in dubbio che abbiate ragione, ma non è una maschera la sua. E' davvero sicuro di sé.
-Ma si comporta bene, vero?
-Ma sì. Inizia anche a starmi simpatico, non è quello... e non mi fa sentire un'handicappata. Stavo solo dicendo che non è che se prendete due persone con... problemi, quelle debbano essere uguali.
-Lo so. Ma sono comunque contenta che ti stia facendo un amico.
Anch'io lo ero, ma non lo dissi. Avevo una strana e stupida voglia di rivederlo, di passare altro tempo insieme, ridere insieme. Mi faceva sentire leggera e normale quando ero con lui, trasmetteva vibrazioni positive. Non sarebbe stato terribile se mi avesse passato almeno un pochino della sua sicurezza... ne avevo bisogno, e lui aveva bisogno di abbassare la cresta: sarebbe stato un equo scambio, peccato non funzionasse così facilmente!
Più tardi gli avrei scritto, magari avrei mandato una foto della vista fuori dalla finestra, che era davvero incantevole. Tantissimo verde che si apriva a vista d'occhio... la vera Irlanda. Invidiavo quelli che partivano ad esplorarla con zaino in spalla, io non avevo mai avuto l'occasione. Certo, avevo viaggiato coi miei genitori da ragazzina, ma il brivido dell'avventura, di partire senza un piano vero e proprio, godermi un tramonto diverso ogni giorno... era qualcosa che probabilmente non avrei mai potuto fare.
Alice mi aveva chiesto se volessi andare insieme a lei, almeno per una parte del viaggio, ma ovviamente avevo rifiutato, pur apprezzando molto l'offerta. Se anche i miei mi avessero dato il permesso, sarebbe stato troppo complicato e non avevo voglia di renderle le cose difficili, di essere un peso.
Ero tuttavia stufa di passare la maggior parte del tempo a casa, non avevo mai nulla di interessante da raccontare. Tutto piatto, noioso.
A pensarci bene, forse era davvero giunto il momento di cambiare le cose... avevi bisogno di qualcosa che mi tenesse impegnata anche fuori casa, prima di diventare un'ameba.
-Cambiamo argomento, meglio. E' da un po' che non vediamo Alice, tutto a posto tra voi?
-Sisi, tutto benissimo. È partita per una decina di giorni, ma torna a Pasqua... ci vediamo lunedì prossimo. Pensavo che magari potremmo andare al pub...- osai. A lei ancora non lo avevo detto, visto che ci vedevamo sempre a casa o, col bel tempo, al parco... al massimo proprio in pizzeria per pranzo. Ma adesso avevo voglia di qualcosa di diverso, e lei era la persona giusta con cui iniziare a uscire dalla mia bolla di cristallo.
-Al... pub?
-Quello dietro casa- specificai subito -Non è un problema, vero?
-Beh... ci cogli impreparati...- borbottò mio padre, scambiandosi un'occhiata poco convinta con la mamma. Sapevo io che sarebbe andata così...
-Non è che stiamo in giro di notte! Andiamo a cenare, una birra... e basta.
-Immagino che... non sia un problema?
-Beh... no- confermò la mamma -Suppongo che, purché stiate attente...
-Ma sì! E' dietro l'angolo poi, dai. Solo per fare qualcosa di diverso, anche voi dicevate che dovrei lasciarmi andare un po', no?
-Certo, certo. Si, va bene davvero, andate pure. Ma non bere troppo...
-Ma va! Lo sapete che non mi piace ubriacarmi.
-Eppure ieri sono sparite tre bottiglie di birra...
-Ce le siamo divise con Killian! Mica...
-Ehi, ehi, calma!- scoppiò a ridere l'uomo, e mia madre lo seguì a ruota -Scherzavo! Lo sappiamo che sei un brava ragazza, tesoro!
Avrebbe dovuto essere un complimento, ma non lo presi come tale. "Brava ragazza", sinonimo di noiosa... ecco cos'ero diventata.
Ma non era troppo tardi per prendere in mano le redini.



7 anni prima...

-Come ti chiami?
-Killian. Jones.
-Sai che giorno è oggi?
-Sabato... credo. No, domenica mattina... Il 12? Non lo so...
-Domenica 12, sì. Killian, sei stato vittima di un incidente. Te lo ricordi?
-Oh... ah. Credo di sì. Ero in moto... e... si, si. Cosa è... sono vivo, sì?
La ragazza che continuava a puntarmi la lucetta contro, sorrise. Era anche piuttosto carina, ed io ero probabilmente vivo. Indolenzito da capo a piedi, ma vivo.
Ora iniziavo a ricordare meglio: avevo appena lasciato il locale, dopo aver festeggiato coi ragazzi il conseguimento del corso.
Bell'epilogo di merda, certo, visto che ero finito in ospedale, incerto se avessi dolori ovunque o fossi troppo rincoglionito dagli antidolorifici.
I ricordi iniziarono a farsi sempre più nitidi. Guidavo, neanche troppo velocemente. Avevo preso la rotonda da cui passava la M50, e i fari dell'auto mi avevano accecato di colpo. Avevo fatto appena in tempo a sentire il clacson prima di volare via dalla moto. L'ultima cosa che ricordavo era un dolore acuto che non ero riuscito a localizzare prima di perdere i sensi.
-Sei vivo. Hai subito un lieve trauma cranico, ma il fatto che tu sia vigile è un buon segno. Hai una gamba rotta, ma guarirà. Il problema è la mano...
-La mano?
Spostai lo sguardo, notando solo in quel momento di avere la mano completamente gessata: solo la punta delle dita sporgeva. Proprio la mano destra. Più sfortunato di così non potevo essere! E proprio ora, che avrei iniziato a lavorare entro un paio di settimane... dio! Avevo anche il test per il porto d'armi tra tre giorni! Quello dovevo indubbiamente rimandarlo.
Stupido idiota.
Come mi era saltato in mente di guidare in autostrada alle 4 della domenica mattina!
-Cosa ho fatto alla mano.- borbottai, continuando a guardarla.
-Hai rischiato di perderla, Killian. Era completamente schiacciata, tutte le ossa erano fratturate. Hai subito un intervento, è andato bene. Col tempo, se seguirai la fisioterapia, potrai recuperare le funzionalità fino all'80%.
-Cosa vuol dire 80%. Col tempo... quanto? A breve inizio a lavorare alla centrale di polizia, non ho... tempo. L'80% è il minimo sufficiente per poter maneggiare la pistola.
-Killian, ascolta...
-No. No. Mi rifiuto.
-Vuoi che chiami i tuoi genitori prima di spiegarti? Sono qui fuori.
-No.
-Va bene. Ma devi stare tranquillo, d'accordo? O sarò costretta a somministrarti dei sedativi.
-Va bene. Va bene. Sono tranquillo.- riuscii a dire, cercando di rilassarmi. Ma non lo ero, non potevo essere tranquillo: c'era in ballo il mio futuro, la mia carriera. O meglio, entrambe le carriere che avrebbe voluto provare a perseguire. E l'80%... l'80% nella mano buona non mi sarebbe mai bastato per diventare chirurgo!
Mi sembrava di essermi svegliato in un incubo...

-Bene. Per il momento è chiaro che non potrai fare molto con la mano destra. Dovrai tenere il gesso per quattro settimane, e poi tornare per un controllo. A quel punto, potremmo dover cambiare il gesso per un altro paio di settimane, o sostituirlo con un bendaggio. In caso di bendaggio, potrai iniziare la fisioterapia, ma devi tenere a mente che avrai bisogno di molto tempo per poter recuperare. Anche solo per ricominciare a muovere le dita. Con molto esercizio, e come dicevo, col tempo, potrai recuperare fino all'80% delle abilità.
-Mi sta dicendo che faccio prima a non fare il test per medicina.
-Non...
-Non posso diventare chirurgo se non ho una funzionalità del 100% della mano destra. È infermiera, lo sa.
-Mi dispiace.- fece la ragazza, facendo una fatica immensa a mantenere lo sguardo fermo in quello del giovane. Lei stessa aveva appena iniziato a lavorare in ospedale, da infermiera. Aveva rinunciato alla chirurgia perché aveva capito che sarebbe stata troppo dura, e stava male al pensiero che un ragazzo giovane e capace avrebbe dovuto farlo per ragioni che non era in grado di controllare.
-Suppongo che dovrò impegnarmi per arrivare a quell'80% il prima possibile, allora.


Non pianse. Non avrebbe pianto, non era da lui. Era vivo, quindi si sarebbe rimboccato le maniche per poter entrare in polizia. Avrebbe richiesto di compilare scartoffie, quel primo anno, per poter poi passare ad agente l'anno successivo, quando fosse stato pronto. Se ci pensava bene, la chirurgia era, in fin dei conti, un piano B. Era sempre stato indeciso tra le due carriere, ma non aveva forse scelto di completare prima l'addestramento in accademia di polizia? Era chiaro che quella fosse la sua prima scelta. E non aveva perso ogni possibilità di riuscire. Avrebbe usato il tempo per studiare il più possibile, ampliare i propri orizzonti, e poi ricominciare da dove si era fermato.


KILLIAN POV

Odiavo avere a che fare con le vittime di violenza.
Era il secondo stupro con conseguente morte della ragazza, questo mese, ed eravamo quasi certi che il colpevole fosse lo stesso.
Dovevamo riuscire a prendere quel vigliacco schifoso il prima possibile, ma gli indizi non avevano condotto da nessuna parte, fino ad ora.
Ancora peggio era stato dover prendere la testimonianza del fratellino di 12 anni, in ospedale e ancora sotto shock, oltre che con diverse fratture. Era stato risparmiato per miracolo, ma ovviamente non era riuscito a vedere nulla, o almeno non ricordava.
Ma era parte del lavoro e ormai ci avevo fatto i conti da un pezzo. Avevamo a che fare con situazioni di ogni genere, soprattutto da quando ero passato alla omicidi.
Ciò non voleva dire, tuttavia, che non continuasse a essere dannatamente difficile, certe volte. E pesante.
Ero tornato a casa distrutto, nemmeno avessi lavorato 12 ore in fabbrica.
Decisi di mandare un messaggio a Emma, che sicuramente si stava divertendo più di me.
"Swan, oggi che fai? Idromassaggi, massaggio...?"
Il giorno precedente mi aveva mandato una foto della vista dalla sua finestra, e della cena, con tanto di vino rosso casareccio. La invidiavo, visto che avevo seriamente bisogno di una pausa! Forse era giunto il momento di prendere un paio di giorni di ferie anche per me.
"Appena uscita dall'idromassaggio, ci hai preso. Stasera cena in spiaggia. Tu? Rapimenti? Omicidi?"
"Lascia perdere. Meglio non parlarne..."
"Stai bene?"
"Caso orrendo, tutto qui. La prossima volta alla SPA ci vieni con me!"
"Ti piacerebbe!"
"Sono serio. Pago io, andiamo da qualche parte per un paio di giorni! Giuro che non sono un maniaco che ti vuole rapire."
"Vedremo, Jones, vedremo. Un giorno, forse. Per il momento vai da solo!"
"Sei cattiva."
"Non divido la camera col primo che passa"
"Io non sono il primo che passa. E comunque ci perdi tu!"
"Non credo proprio! Vai a dormire se sei stanco, piuttosto."
"Meglio di no, per ora... incubi" confessai. Ci avevo provato a chiudere occhio per un riposino, ma mi ero svegliato quasi subito a causa, appunto, di un incubo legato al caso. Avevo ancora in testa il corpo dilaniato della povera ragazza... ma non avevo voluto lasciare Ruby a fare da sola l'esame legale, in questo caso."
"Hai bisogno di parlare? Posso chiamarti... Sicuro di stare bene?"
Sorrisi. Forse iniziavo effettivamente a piacerle un pochino, se si preoccupava per me. Trovai l'offerta molto dolce, ma non avevo voglia di rovinare la sua vacanza.
"Grazie Emma, sul serio, ma è meglio di no, credimi. Passo al pub e poi mi addormenterò come un sasso. Divertiti, ci sentiamo!"
"Come vuoi... vedi di non ubriacarti troppo! E se avessi bisogno, sappi che ci sono. A presto :*"
Sorrisi ancora una volta: chissà se si era resa conto di avermi mandato un bacio! Normalmente glielo avrei fatto notare, ma era il caso di smettere di disturbarla per il momento. Avrei fatto come le avevo detto, avrei trovato un pub dove gustarmi un paio di pinte con un po' di musica live, magari... male non mi avrebbe fatto.
Inoltre, avevo bisogno di rilassarmi e non pensare al fatto che avessi prenotato l'esame per il porto d'armi per il prossimo 3 ottobre.
Per darmi da fare seriamente, avevo bisogno di una data.
6 mesi erano giusti, sarebbero bastati... se avessi fallito nuovamente, sarebbe stato abbastanza chiaro che non avrei mai passato il test, e ci avrei messo una pietra sopra una volta per tutte.


 
Stavolta sono puntuale... quasi sono stupita di me stessa! Ciao comunque ahah
In questo capitolo, sia Killian che Emma hanno avuto modo di confrontarsi rispettivamente con amici e genitori sul loro rapporto. I coinquilini di lui lo hanno capito che è interessato alla ragazza e non solo alle sue lezioni, e a Rose già è simpatica in quanto non ha ceduto al fascino del suo amico ahaha Infine, parlando del poligono, ha confessato pure a loro di voler forse provare a prendere il porto d'armi ed entrambi sono pronti a sostenerlo!
Con il flashback, abbiamo invece visto il momento del suo risveglio in ospedale stavolta... meno tragico di quello di Emma, ma comunque abbastanza traumatico. Invece di cedere alle lacrime, però, si è subito ripromesso di darsi da fare per riprendersi. Più avanti vedremo anche questo...
Emma invece è partita per rilassarsi coi suoi genitori i giorni di Pasqua, e ovviamente non potevano non farle l'interrogatorio xD ha dovuto ammettere che male non è stato e che inizia a trovarlo simpatico... assicurando al padre che non sta cercando un ragazzo, pur mettendo in chiaro che non chiederebbe il suo permesso xD
Infine, i due hanno avuto un piccolo scambio... ed Emma è riuscita senza dubbio a tirarlo su di morale dopo una giornata di lavoro bella pesante. Ha intuito che qualcosa non andava, ed era pronta a lasciare che ne parlasse con lei se ne avesse avuto bisogno, ma a Killian è bastato il pensiero... e alla fine, ha deciso di accettare la sua sfida personale e ha fissato una data per il porto d'armi.
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, seppur meno movimentato!
Un abbraccio e buona domenica! :*

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Capitolo 5
*** The past in the present ***


The past in the present




KILLIAN POV

La seconda lezione fu molto più dura della prima: la testa mi scoppiava, ma ero soddisfatto. Iniziavo davvero a capirci qualcosa, Emma stessa disse che me la stavo cavando egregiamente per essere alle prime armi.
In me c'era racchiuso un vero nerd, non potevo negarlo: mi era sempre piaciuto studiare ed imparare cose nuove. In fondo, era grazie a questo che mi ero costruito una nuova carriera in fretta, quando mi ero reso conto di avere bisogno di un piano B solido, che non fosse un ripiego.
Non che me la cavassi malissimo al computer, ma essendo più un tipo pratico non avevo mai pensato di approfondire più di tanto. Alla fine, meglio così! In nessun corso avrei trovato una maestra bella e giovane, piuttosto 40enni nerd musoni che me lo avrebbero reso noioso.
Stavolta, per sdebitarmi avevo portato un ciambellone allo yogurt e frutta che avevo preparato io stesso, sotto la guida di mia madre. Era stata impressionata del fatto che volessi cucinare per una ragazza, e mi aveva aiutato molto volentieri. Dal canto mio, avevo cercato di non sbilanciarmi troppo, visto che ancora non avevo idea di dove mi avrebbe portato questo legame con Emma.
Pur avendo tanto da raccontarci avevamo scelto di lasciare il piacere dopo il dovere, comunque, perché sapevamo entrambi che altrimenti al computer non ci saremmo nemmeno arrivati.
Per prima cosa, come promesso, Emma chiamò il cinese per ordinare la nostra cena: eravamo di nuovo soli, visto che i suoi genitori erano usciti poco dopo che arrivassi per concederci un po’ di privacy. Ne ero lieto, nonostante fossi abbastanza convinto che non ci saremmo nemmeno accorti della loro presenza, viste le dimensioni della villa.
Nell'attesa ci sistemammo sul divano come la volta precedente, e ora si lasciò aiutare senza imbarazzo e senza tante cerimonie.
-Allora, pronta a raccontarmi com’è andata?
-Non c’è chissà cosa da raccontare, Killian! Lo sai com’è in campagna... ma è stato bello, rilassante. Sono contenta di esserci andata. Mi sono innamorata della piscina idromassaggio, ne voglio una a casa!
-Ma non avete la vasca idromassaggio?
-Piccola. La piscina è tutta un'altra cosa!
-Uuh cosa abbiamo qui, una povera principessina che si lamenta della sua minuscola vasca idromassaggio?
La ragazza rise, colpendomi la spalla. Ovviamente scherzavo, ma mi sarei ben accontentato di avere una "piccola" vasca idromassaggio nel mio, di bagno!
-Sei un coglione.
-Lo so. E nonostante questo inizi ad apprezzarmi.
-Eh. Te la passo con un "forse".
-Alla fine cederai.
-Non credo proprio.
-Staremo a vedere!
-Certo! Ma senti... non ti ho chiesto come va al lavoro. Sembravi abbastanza turbato l'altro giorno...
Allora ricordava, nonostante i giorni a seguire non avessi menzionato più nulla. Avevo trascorso tutta la settimana a studiare gli indizi facendo dei passi avanti, tanto che avevamo preso in custodia il presunto colpevole... ma non avevamo ancora certezza che fosse lui. Avrei avuto ancora un bel po' di lavoro da fare, e quasi speravo fosse innocente! Era l'insegnante di pianoforte della ragazzina, e sarebbe stato davvero disgustoso se di lui si fosse trattato.
-Va tutto bene, Swan, grazie. Il fatto è che si tratta di una brutta faccenda... un caso di violenza. Una sedicenne stuprata e uccisa. Non è esattamente un caso piacevole su cui lavorare, e quel giorno avevamo fatto l’autopsia.
-Oh... mi... mi spiace di aver chiesto...- borbottò sorpresa, con sguardo lievemente colpevole.
-No, ma figurati. Anzi, apprezzo che ti preoccupi.
-Io non... ok, forse un pochino.- ammise, scuotendo la testa con un sorriso. Forse in altre circostanze non lo avrebbe ammesso… anzi, avrei pure tolto il forse. Ma apprezzai che in questo caso avesse deciso di essere solidale.
Ero davvero felice che fosse giunto quel martedì, per distrarmi un po' passando il tempo con lei. La Pasqua nemmeno l’avevo festeggiata, essendo rimasto concentrato sulle ricerche. La domenica sera mi ero unito alla cena di famiglia, ma tutto qui. Ricordavo di essere stato così anche quando avevo lavorato sull’omicidio di un bambino di sette anni, che alla fine avevamo scoperto fosse stato ucciso dal fidanzato della babysitter. In certi casi, era impossibile rimanere impassibili e guardare il tutto solo dall'esterno!
-La cosa mi tocca da vicino perché una donna che ho frequentato per un po’, veniva violentata dal marito. Non sapevo fosse sposata, all'inizio, ma alla fine lo ha ammesso quando la situazione era degenerata... non è stata uccisa, ma ha rischiato lo fosse. Non l'ho più sentita, insieme a sua madre si è trasferita chissà dove per iniziare una nuova vita... Milah, si chiama. Sono passati cinque anni, ormai... spero stia bene, tutto qui.
Non sapevo perché avessi deciso di parlargliene: non era qualcosa che di solito condividevo… solo Jeff e Rose sapevano tutta la storia, neanche i miei genitori. A loro avevo solo detto di aver rotto con lei e basta, senza tante spiegazioni. Forse era la prima e unica relazione seria che avessi mai avuto, nonostante Milah fosse più grande di me di quasi dieci anni. Era una bellissima donna, dolce ma anche forte, e alla fine aveva trovato il coraggio per uscire dal suo inferno personale. Forse l'avevo amata.
Ma adesso, come avevo detto ad Emma, speravo solo che stesse bene. E che si fosse ricostruita una vita.
-Killian, mi dispiace, io...
-Va tutto bene, Emma.- le assicurai, con un largo sorriso.
La ragazza allungò leggermente la mano sul divano, a sfiorare la mia, e dopo un attimo di incertezza, la afferrai delicatamente. Possibile venissi pervaso dai brividi a causa di un contatto tanto innocente?
A rompere la tensione fu il campanello, sicuramente la nostra cena. Ruppi quindi quel legame e saltai dal divano per andare ad aprire.
Rientrai con ben tre buste di roba: forse avevamo un tantino esagerato... ma pazienza! Il mio stomaco brontolava, ed ero certo fosse piuttosto affamata anche lei.
-Et voilà! Prendo dei piatti o mangiamo dai contenitori?
-Niente piatti! È più buono così, dai! Ma davvero abbiamo ordinato tutta questa roba?
-Eh, sì! Siamo due maiali, tesoro. Ma due bei maiali in forma, almeno!
La feci ridere di nuovo, e mi unii a lei. Per quella sera bastava così coi discorsi seri e pesanti, era meglio goderci la serata. Aprii quindi tutte le scatole, lasciandole sparse sul tavolo, insieme ad un paio di birre. Emma mi accusò di volerla far diventare un'alcolizzata, ma non rifiutò! Alla fine era solo birra, non whisky. Una bottiglia o due a testa insieme alla cena, non ci avrebbero uccisi!
Iniziammo quindi a mangiare, partendo dai noodles, che ci dividemmo. Era tutto buono, ottima scelta da parte sua!
-Ah Swan! Dimenticavo quasi... Jeff e Rose ci stanno per il poligono. Che dici?
-Oh! Sì. Certo. Venerdì sera andrebbe bene?
-Ottimo, esattamente quello che volevo proporti. Ti vengo a prendere io, nel frattempo ci inventeremo qualcosa da dire ai tuoi.
-Ok. Gli piaci, sai, quindi finché non gli nomini le pistole... non avranno nulla da obiettare, penso.
-Eh, a chi non piaccio!
-Non riprendere a fare il galletto. Pensare che stavi andando così bene oggi!
-Sto solo dicendo la verità, dolcezza!
-E smettila anche di chiamarmi dolcezza, tesoro, e altri nomignoli simili...
-Anche tu stavi andando bene a non fare l'antipatica, fino ad ora.- la punzecchiai, al che mi scoccò un'occhiataccia velenosa. Potevo dire per certo che provocarla fosse molto divertente, visto che abboccava sempre e metteva il muso!
Era davvero ciò di cui avevo bisogno dopo una settimana tanto pesante. E speravo sinceramente che anche lei avesse iniziato a trovare piacevoli questi incontri, che avrei fatto in modo non solo che durassero, ma che si moltiplicassero.
-Non esco molto. Ai miei non piace che esca da sola. So che ora penserai che sia una sfigata, ma... penso debba saperlo.
Ruppe il silenzio, dopo che entrambi avemmo finito anche col pollo in agrodolce ed il riso.
-Ok.
-Ok? Tutto qui?
Mi guardò accigliata, forse non era certa che l'avessi sentita. Evitai di dirglielo, ma mio padre me lo aveva già detto prima ancora che andassi ad incontrarla, e più che "sfigata", la trovavo una cosa un po' triste. Ma non dissi neanche questo: avevano le loro ragioni, seppur estreme, e i loro modi non erano affar mio.
-Non penso tua sia una sfigata, Swan. E hai già detto che ai tuoi piaccio, quindi credo che le cose cambieranno presto... visto che con me ti faranno uscire.
-Immagino di sì. Ok, ora mi sento meglio. Perché dai, è da sfigata, non negarlo. Ho quasi ventiquattro anni e ancora devo chiedere il permesso ai miei.
-Ok, detta così… Ma inutile girarci intorno, non credo che andare in giro con quella sedia sia tanto facile, no?
-No... infatti. Odio attraversare, devi sempre trovare la parte di marciapiede fatta apposta per le carrozzine eccetera... o se entro in qualche negozio mi guardano nemmeno fossi un'aliena...
-Cavolo Swan, se le aliene sono così carine, dimmi da che pianeta vieni che ci vado immediatamente!
-Scemo!-, rise ancora, tanto che le andò di traverso la birra e dovetti colpirla un paio di volte sul dorso per farla riprendere! Ma almeno ero riuscito a minimizzare l'argomento, visto che sembrava la imbarazzasse abbastanza. Non potevo darle torto, anche i miei avevano cercato di tenermi sotto la loro "ala protettiva", dopo l'incidente... provando a convincermi a cercare un lavoro più tranquillo, ma allora vivevo già con Jeff, quindi appena la gamba me lo aveva permesso, avevo preso le mie cose ed ero tornato lì. Ero sempre stato una persona molto indipendente, ma c'era anche da dire che le circostanze erano diverse: io avevo già 21 anni, Emma nemmeno 19, quindi non aveva neanche fatto in tempo a conoscere la vera indipendenza. Ed iniziare su una sedia a rotelle, sicuramente non era facile... lo sapevano i suoi, ma lo sapeva anche lei.
Tuttavia, ero anche abbastanza certo che pur mettendoci i suoi tempi, avrebbe cambiato le cose... era determinata e su questo non c'era alcun dubbio.
-Che dici, taglio la torta?
-Non aspetto altro! Sono curiosa di scoprire le tue doti culinarie...
-Non posso dire di avere il 100% del merito... ma il 90, dai!
-Va bene lo stesso.
-Ah, al prossimo incontro Messicano. Ok?
-Adoro il messicano! E paghi tu, giusto?
-Giusto Swan, è il mio turno.
-Ok. Ora taglia questa torta, forza...
-Agli ordini!
Feci come disse e, a giudicare dal profumino, dovevo essermela cavata bene... lo avrei sicuramente fatto sapere a mia madre. Ero anche un ottimo cuoco, Emma non poteva dire che me la tiravo, quando tiravo solo in ballo la realtà dei fatti: non era mica colpa mia se sapevo fare tutto!
Andando a prendere il coltello, notai una foto semi nascosta sopra il frigorifero: una piccola Emma, chignon alto e vestitino azzurro, calze bianche, e i pattini. Un largo sorriso, mentre mostrava fiera una medaglia d'oro.
Era dolcissima, e sembrava davvero tanto felice.
E per un attimo, mi sentii un macigno nello stomaco. Avrebbe mai condiviso qualcosa con me, riguardo il suo passato? Non riuscii nemmeno ad immaginare quanto dovesse essere stata dura scoprire di non poter più mettere piede sul ghiaccio... il fatto che quell’unica foto che avessi visto in giro fosse anche nascosta, probabilmente lì per caso, la diceva lunga.
Desiderai poter fare qualcosa di più concreto per poter ammirare dal vivo quel meraviglioso sorriso sincero e spensierato, sul volto ormai cresciuto di quella bimba.
-Killian! Che combini, non trovi i coltelli?
-Scusa, ho trovato! Ora arrivo!

 
***



EMMA POV


Ancora non riuscivo a credere che i miei non avessero trovato qualcosa da ridire all'ultimo minuto riguardo la mia uscita con Alice. Anche lei si era stupita un po' quando glielo avevo proposto, ma era stata contenta dell'idea. Avevamo solo rimandato al mercoledì, visto che a causa di un ritardo dell’aereo era tornata a lunedì inoltrato.
Avevo finito di prepararmi proprio nel momento in cui era passata a prendermi: mio padre era fuori, e mia mamma si era solo raccomandata di non prendere freddo, come al solito, e di non fare troppo tardi. E di non alzare il gomito. Ma l'avevamo liquidata velocemente, per poi raggiungere insieme il pub all'angolo, da McLaughlins.
Ordinammo entrambe il loro fantastico fish & chips, insieme a due pinte di birra per iniziare.
-Ahh Emma, com’è che hai deciso di uscire dal tuo palazzo?!
Alzai gli occhi al cielo: Alice era sempre la solita, ma la adoravo anche per questo! Andava dritta al punto con una delle sue battutine.
-Mi andava! Ma non parliamo di me, dimmi tu com’è andata piuttosto!
-Ho tanto da raccontarti! Alla fine non ho fatto da sola il viaggio. In ostello a Edimburgo ho conosciuto una ragazza…
-Oooh!- esclamai, decisamente curiosa di quella rivelazione. Ero la prima a cui Alice aveva confessato di essere bisessuale, due anni fa. Ma non aveva mai avuto vere e proprie relazioni, piuttosto brevi avventure in quanto le piaceva sperimentare... la più lunga era durata un mese scarso con una trentenne decisamente sexy, Ruby. L'avevo anche conosciuta, era simpatica e le due erano anche rimaste amiche. Aveva avuto poi un'avventura con un poliziotto, Graham – anche lui sulla trentina e quindi molto più grande di lei – e degli altri non ricordavo nemmeno i nomi.
Alice era uno spirito libero, mi aveva detto che non era mai stata sua intenzione fare la "sgualdrina", ma non aveva ancora incontrato il suo spirito affine.
-Si chiama Robyn. Era in Scozia per cercare l'avventura anche lei, così abbiamo deciso di partire insieme verso le Highlands... è bellissimo. Si muore di freddo, ma è uno spettacolo Emma! Ti sarebbe piaciuto...
-Immagino- sospirai, ma cercai di mantenere il sorriso. Non le avrei certo rovinato l'umore, ricordandole che non avrei mai avuto modo di arrivare fino alle Highlands! Non potevo fare trekking, e nemmeno guidare... al massimo potevo aspirare a visitare Edimburgo!
-Poi quando torniamo a casa ti faccio vedere le foto.
-Certo! Ma dimmi di questa Robyn...
-Oh- sorrise, arrossendo leggermente: Alice che arrossiva era qualcosa di indubbiamente nuovo per me!
-Ha solo un anno più di me, ha appena finito l’università e ha deciso di prendersi un anno sabatico prima di decidere che carriera intraprendere. Aspetta, ora te la faccio vedere!
Tirò quindi fuori il cellulare, aprendo la galleria fotografica, e scorrendo cliccò su una delle fotografie.
La ragazza nel selfie accanto a lei era davvero bellissima. Un viso fine e delicato, lunghi capelli color biondo cenere e grandi occhi verdi. Sorridevano contente, e sullo sfondo si potevano intravedere le montagne.
-Fate una bella coppia- dissi, sinceramente -E hai gusto! È davvero molto bella!
-Vero? Avrei detto fosse una modella! Ma è anche simpaticissima, ci siamo trovate in sintonia tutto il tempo! Ora è tornata a casa, vive a Londra. Ma l'ho invitata qui e arriva a fine prossima settimana! Non vedo l'ora che vi conosciate!
Ero davvero felice per lei. Non l'avevo mai vista così allegra ed emozionata per nessuno... questa ragazza doveva davvero essere meravigliosa per farle un effetto simile.
-E voi state... insomma, state insieme ora?
-Si! Pensa, ci siamo baciate dopo un paio di bicchieri al bar, la prima sera a Edimburgo, poi siamo andate a letto insieme. Pensavamo entrambe che sarebbe stata solo un'avventura, invece... sento che stavolta è diverso! Non ci abbiamo neanche pensato a salutarci e andare ognuno per la sua strada e basta. Credo sia stato tutto ovvio per entrambe. È stata carinissima, l'ultima sera al pub quando ha ordinato i cocktail ha detto "per me e la mia ragazza". Credo di essere innamorata, Emma!
-Lo credo anch’io! - risi, sporgendomi per abbracciarla forte. Se la meritava quella felicità! Aveva avuto un'infanzia complicata, cresciuta sola con la madre alcolizzata. Era stato l'ennesimo compagno di quest'ultima, durante una litigata, a spingerla dalle scale facendola finire in coma. Era stata molto più veloce di me a riprendersi, e con la sua energia mi aveva aiutata molto. Avendo allora 15 anni, era andata a vivere coi nonni materni, che abitavano poco lontano da noi, ma appena ne aveva compiuti 18 si era presa un monolocale tutto per lei. Per un po' aveva lavorato come barista al Rabbit Hole, poi aveva deciso di accettare finalmente i soldi che il padre mai conosciuto aveva continuato a spedirle per anni. Avrebbe potuto vivere di quelli, probabilmente, l'uomo era decisamente generoso e sicuramente molto ricco. Invece, aveva usato una parte dei fondi per aprire una sua piccola agenzia di viaggi online, e le entrate non erano affatto male. Non che ci fosse da stupirsi, era una maga quando si trattava di viaggiare.
Io mi ero occupata della sua pagina web e i social network, e pur specificando chiaramente che lo facevo per amicizia e basta, aveva insistito a pagarmi.
Nessuno avrebbe detto che fosse una ragazza ricca, a vederla. Non sperperava mai soldi, e pur potendosi permettere una vita agiata, preferiva sempre risparmiare. Buon per lei, visto che in un hotel cinque stelle non avrebbe incontrato questa Robyn!
-E tu Emma, novità in queste settimane?
-Eh. Pure io ho conosciuto qualcuno... ma non in quel senso!- aggiunsi subito, visto che i suoi occhi si erano già illuminati. Si era sempre interessata alla mia vita sentimentale, aveva perfino dato il mio numero a Graham dopo che i due si erano lasciati... avevo rischiato di ammazzarla! Per fortuna ero riuscita a chiarire il malinteso dopo un paio di messaggi, e da allora non lo avevo più sentito.
E anche lei aveva imparato la lezione, smettendo di dare il mio numero a sconosciuti.
-È il figlio del tuttofare che lavora per i miei. Il padre è stato male ed è venuto lui ad aggiustare la vasca... lavora in polizia, fa il consulente investigativo e l'assistente alla scientifica, pare. Gli sto insegnando un po' di programmazione... hacking, diciamo roba che gli può essere utile a lavoro. Ammetto che non è male alla fine, mi diverto. Non mi fa sentire un'handicappata tipo mai. Anche lui ha qualche problema, con una mano... ma sinceramente non si nota nemmeno.
-Hai dimenticato di dirmi la cosa principale! È carino?- ridacchiò: sempre la solita! Ma visto che probabilmente lo avrebbe conosciuto, prima o poi, tanto valeva essere sincera.
-È un bell'uomo. Attraente. Ma non è il mio tipo comunque... potremmo diventare amici, questo sì. O forse lo siamo già, non lo so nemmeno io... devo ancora inquadrarlo. Sai, è uno di quelli tutti convinti di sé, dalla lingua lunga, probabilmente donnaiolo... ma sa essere simpatico, mi fa ridere.
Evitai di dirle di quel breve momento che avevamo avuto, mano nella mano… ma io stessa avevo cercato di dimenticarlo.
-A me sembra che qualcuno qui abbia una cotta...
-Cosa?! No no no, assolutamente no. Sono seria, Alice!- insistetti, al suo sguardo dubbioso. Non avevo una cotta per Jones, e di questo ero assolutamente certa! Anche se lui spesso mi provocava, lo faceva di sicuro per scherzare: uno così aveva sicuramente una fila di donne con le gambe funzionanti, pronte a fargli la corte.
Da amici andavamo bene, ma come coppia non avremmo mai potuto funzionare, eravamo troppo diversi: mi veniva da ridere al solo pensiero! Non avrei mai potuto tenere il suo passo… ma poi non era nemmeno quello il problema, visto che a me lui non interessava!
-Ok, ok... ti credo. Beh, se è lui che ti sta facendo uscire dal tuo guscio, buono!
-Forse un po' sì. Ma non lo ammetterei mai di fronte a lui. Ha un carattere super determinato, mi sta un po' contagiando forse. Ma tu ora che fai? Non devi ripartire a fine mese?
-Eh, anche questo volevo dirti. Rimanderò. Se tutto va bene, Robyn si fermerà per un po' e vorrebbe girassimo l'Irlanda visto che non ci è mai stata... poi vediamo come vanno le cose ma il giro del mondo può aspettare qualche altro mese... magari vorrà venire con me.
-Cavolo, deve essere una cosa seria se rimandi il tuo mega viaggio!
-Ma non lo so! Ho vibrazioni positive che non voglio ignorare... dici che sono pazza?
-No, ma va! Se davvero ti trovi così bene con Robyn... penso che stia facendo la cosa giusta. Il mondo non va da nessuna parte nell'attesa...
-Questo è vero. Hai ragione. Oh, sono così contenta di avertene parlato! Non volevo farlo tramite messaggio, era una questione... importante. E comunque anch'io voglio conoscere il tuo nuovo amico. Come si chiama?
-Killian. Killian Jones.
-COSA. Scherzi?!
-No... co... perché'?
-Lo conosco! L'ho conosciuto quando ho conosciuto Graham! Ricordi, no, del tipo ucciso dietro al locale? Killian è quello che mi ha interrogata lì sul posto... era un tipo gentile. E hai ragione, è un gran pezzo di figo!
-Non ho mai detto... oh, lasciamo stare!
-Eh! Pensa, avrei potuto finire a letto col tuo nuovo "amico" piuttosto che con Graham, quella volta!
-Preferisco non pensarci!- borbottai, rabbrividendo. Proprio non riuscivo ad immaginarmeli insieme, quei due! Vedevo Alice come una sorella minore, quindi ero contenta si fosse trovata una ragazza della sua età: già mi faceva strano sapere che fosse uscita con persone parecchio più grandi di lei... ci mancava solo che fosse stata con Killian, per carità!
Tralasciando tutta quella assurda storia, comunque, ero davvero felice che sarebbe rimasta in Irlanda per l'estate: già sapevo che mi sarebbe mancata un sacco quando sarebbe partita, quindi non era un male, egoisticamente, che avrebbe tardato il tutto di qualche mese.
Non riuscivo davvero a credere che non avesse neanche 20 anni: era così forte, determinata, intraprendente... ora che ci pensavo, forse un po' somigliava a Killian. Ma contrariamente a lui, non se la tirava! La invidiavo, comunque... avrei davvero voluto essere almeno un pochino come lei.
-Altro giro di birre?
-Ok... ancora un giro suppongo vada bene. Ultimamente tra te e Killian non faccio che bere birra!
-Male non fa!
Avrei avuto da ribattere, ma non lo feci.
Semplicemente volevo godermi la serata, perché mi sentivo davvero bene. Di essere fuori casa, una volta tanto, di divertirmi con la mia migliore amica... sentivo che ero finalmente giunta, dopo anni, al punto di svolta. Le cose sarebbero davvero cambiate adesso, ne ero certa.




Cinque anni prima...
-Milah... cosa... cosa è successo?!
Killian era sconvolto. Milah si era presentata all'appuntamento in lacrime, con un occhio nero e un grosso livido sul collo che aveva scoperto una volta posata la sciarpa sul divano.
-Mio marito.
-Tuo... che cosa?!
Aveva sentito bene? Marito? Milah era sposata? La donna che aveva frequentato gli ultimi sei mesi, era sposata e lui non lo aveva mai saputo?
-Mi dispiace tanto Killian.- singhiozzò la donna, senza nemmeno il coraggio di guardare il giovane negli occhi. Si vergognava di sé stessa e di come si era comportata con lui, di come gli aveva mentito in tutti quei mesi.
Egoisticamente, però, non era riuscita a farne a meno. Da quella mattina di 6 mesi fa, in cui si era svegliata nel letto di Killian, coi suoi meravigliosi occhi blu come il mare ad osservarla, si era sentita di nuovo viva. Così, approfittando delle lunghe assenze per lavoro del marito, aveva iniziato a frequentare il giovane poliziotto senza il coraggio di rivelargli la verità. Inizialmente, perché aveva creduto che tra loro non sarebbe nato nulla di serio, ma che si sarebbero divertiti per qualche settimana prima che lui si stancasse e la lasciasse tornare nel suo baratro. Più il tempo passava, invece, più i due avevano iniziato a provare sentimenti sempre più profondi... tanto che alla fine, aveva continuato a tacere per paura di perderlo.
Al tempo, le era sembrato fattibile. Suo marito tornava solamente nei weekend, e lei aveva detto a Killian che i fine settimana li trascorreva con la nonna malata in campagna. Non aveva mai sospettato nulla perché lei non gliene aveva dato motivo.
In più, grazie alla sua presenza, riusciva a sopportare quegli orribili weekend in cui doveva soddisfare le perverse voglie di suo marito. Robert Gold era un uomo potente che un tempo aveva amato e sposato, senza immaginare che un giorno si sarebbe trasformato nel suo carnefice. Un carnefice silenzioso, di cui nessuno avrebbe mai sospettato. Un uomo a modo, educato, che la riempiva di regali al ritorno dai suoi viaggi... l'aveva amata, un tempo, lei ne era convinta. Ma col passare degli anni, aveva iniziato a darle sempre meno peso... un anno prima aveva tentato di parlargli, per lasciarlo, e non aveva minimamente immaginato la sua risposta.
L'aveva violentata. Minacciata.
“Vedi, amore mio? Certo che ti amo ancora, o il tuo corpo non mi farebbe questo effetto. E poi, se mi lasciassi, chi pagherebbe le cure della tua povera madre? Capisci che non conviene...”.
Terrorizzata, non aveva più tirato in ballo l'argomento, ma aveva cessato completamente di amarlo. Era rimasta con lui per il bene di sua madre, le cui cure costose non si sarebbe mai potuta permettere. Aveva imparato a sopportare i fine settimana nel suo letto, a fare la bella faccia, cucinargli i pasti e a volte lasciare che la esibisse alle cene di lavoro.
Non l'aveva mai colpita, nemmeno uno schiaffo, quindi aveva pensato di poter convivere col mostro... ed era diventato ancora più semplice, da quando c'era Killian. Sopportava, sapendo che alla fine di tutto sarebbe tornata dalle braccia di quel ragazzo che l'aveva rapita con un sorriso. 10 anni più giovane di lei, eppure maturo, con la testa sulle spalle, dolce e divertente. Aveva iniziato ad innamorarsene, e lo stesso valeva per Killian.
Dopo aver incontrato Milah, lui aveva smesso di frequentare altre ragazze, anche solo di flirtare. Il suo amico Jefferson lo aveva preso in giro, ma una volta conosciuta Milah aveva ammesso che una donna come lei avrebbe potuto fargli mettere la testa sulle spalle. In più, era stato felice che il suo amico avesse ritrovato un po' di serenità dopo il secondo test fallito per il porto d'armi. In quei mesi di frequentazione, aveva in qualche modo dato ancora di più anche sul lavoro, tanto da convincere il Capitano a farlo passare dalle scartoffie all'investigazione vera e propria. Aveva visto il suo vero potenziale, pur già avendo intuito che si trattasse di un ragazzo molto in gamba.
E ora?
-Sei sposata.
-Sì. Non amo più mio marito da tanto tempo... io... lo sopportavo. Non è mai stato violento, non... non in questo senso. Non ha mai alzato un dito per colpirmi ma... ma... ha capito che... ha intuito che forse sto vedendo un altro. E...
Pianse ancora, lasciando Killian con occhi strabuzzati mentre si spogliava della maglia e del pantalone, per mostrare il bel corpo coperto di lividi freschi. Lui rimase ancora più senza parole, mentre il fuoco gli montava dentro. E non perché Milah lo aveva in qualche modo preso in giro, almeno non per il momento...
-Milah... cosa diavolo...
La donna singhiozzò, e Killian riuscì ad afferrarla prima che crollasse a terra per la frustrazione, la disperazione, la rabbia e il dolore.
-Ha visto il tuo dopobarba. Ha trovato la busta di un preservativo nel cestino, da idiota non avevo buttato la spazzatura e... e... non lo avevo mai visto così. Ha iniziato a colpirmi, mi ha violentata mentre mi colpiva ancora e... e... alla fine mi ha portata a letto e... e mi ha detto di non provarci mai più, che la prossima volta mi avrebbe uccisa, e che avrebbe interrotto le cure a mia madre e io... io gli ho chiesto scusa, gli ho fatto credere di aver capito, ho aspettato che si addormentasse e... sono scappata.... non voglio che ti faccia del male, ma lavori in polizia e io non sapevo dove altro andare, mi dispiace Killian, io... dovrei andarmene, non è giusto che ti rifili i miei problemi, non dopo quanto tu sei stato meraviglioso con me...
Fece per sciogliersi dalla stretta dell'uomo, ma lui non glielo permise.
Aveva preso un gran respiro, e l'aveva stretta delicatamente a sé per evitare di farle del male.
Lo aveva ferito, e tanto.
Ma avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per essere arrabbiato, per avere il cuore spezzato.
Ora la priorità era un'altra, perché non avrebbe mai potuto abbandonare a sé stessa la donna che sentiva di amare.
-Rivestiti tesoro, ti preparo un tè per calmarti un po'. Poi andiamo alla polizia. È quello che vuoi?
Sciolse l'abbraccio solo per poterla guardare, ancora in lacrime.
Annuì.
-Va bene. Ovviamente sarai protetta, tu e tua mamma.
-Grazie... sei molto più di quanto meriti, Killian.
-Non so cosa sono, e non so cosa siamo noi ma... ti amo, e non lascerò che la passi liscia per quel che ti ha fatto.
In quel momento, gli venne naturale confessarglielo.
Sapeva che ciò non avrebbe cambiato nulla, che non avrebbero avuto un futuro, ma non per questo avrebbe negato ciò che provava per lei.
-Ti amo anch'io, anche se non sono stata in grado di meritarmelo.



 
Ciao! Più tardi del previsto, visto che sono stata fuori tutto il giorno (qui in UK si può uscire), ma ce l'ho fattaaa!
Killian ed Emma si sono rivisti, e dopo una pesante lezione si sono un po' punzecchiati per recuperare le energie xD Lei poi ha voluto toccare l'argomento lavoro di lui, visto che lo ricordava molto turbato, e in risposta ha finito per raccontarle la ragione per cui quel caso l'aveva toccato ancor più del dovuto. Tanto che quella condivisione li ha portati ad avere un piccolo momento più "intimo", interrotto dal campanello... purtroppo e per fortuna.
Alla fine si sono messi d'accordo per il poligono e hanno passato il resto della cena in pace... anche se la foto che ha trovato Killian, lo ha senza dubbio incuriosito riguardo il passato di Emma ancora di più. Ma è decisamente presto perché ne parli con lei.
Emma si è poi vista con la sua amica, la quale le rivela di aver probabilmente trovato l'amore! Nella serie mi sono piaciute tanto Alice e Robin, quindi ho pensato fosse una buona idea inserirle anche qui! Scopriamo inoltre che Alice è un'avventuriera in tanti sensi, che è stata a letto con 2 colleghi di Killian (LOL) e per poco non ci era finita con lui, quasi xD Emma è decisamente contenta non sia successo, o sarebbe stato strano! Alice intanto vede chiaramente che la sua amica ha una cotta per il bel poliziotto, ma sappiamo che lei non ammetterebbe una cosa del genere tanto facilmente!
Alla fine, abbiamo il flashback che fa chiarezza sulla storia di Killian e Milah... nel prossimo capitolo, toccherà ad un altro pezzo di passato di Emma.
Ora vado a dormire e domani mi leggo gli aggiornamenti che avete pubblicato oggi. Un abbraccio! (Impazienti di poter uscire di casa da lunedì?)

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Capitolo 6
*** A very normal special day ***


A very normal special day



KILLIAN POV
 
Aspettavo solo l'ok di Emma, ormai, la quale doveva chiedere il permesso ai genitori.
Avevamo organizzato tutto per il poligono, prenotando per l'indomani sera alle 18. Vi avremmo passato un paio d'ore, poi saremmo andati a cena in un ristorante lì vicino.
Emma era entusiasta, mi aveva confessato di essersi lasciata un po’ troppo andare dopo l'incidente, e di avere bisogno di riprendere le redini... e questo, era un buon modo per iniziare.
Mi aveva perfino raccontato di come lei e la sua amica erano tornate a casa un po’ brille, riuscendo a nasconderlo ai suoi chiudendosi subito in camera con la scusa di voler andare a guardare le foto di viaggio di Alice.
Il mondo era davvero piccolo: me la ricordavo bene la ragazzina che avevo dovuto interrogare circa due anni prima, in quanto testimone parziale di un omicidio avvenuto dietro il pub in cui lavorava. Strana tipa, mi era sembrata: era stata abbastanza tranquilla, cercando di non mostrare nemmeno un filo di paura per l’accaduto e limitandosi a raccontare con nonchalance ciò che aveva visto e sentito. Alla fine ci aveva invitati per una cena gratis, ma io non ero potuto rimanere... Graham aveva accettato l’invito e a quanto pare erano finiti a letto insieme quella notte stessa! Pur essendo stata un'avventura di una settimana, mi aveva spiegato di essere stato attratto dalla personalità intraprendente che l'allora appena diciottenne aveva mostrato. Ora aveva detto ad Emma di volermi conoscere ed io avevo accettato di buon grado!
Anche la settimana era stata più leggera della precedente. Avevamo catturato l'assassino, alla fine, Owen Flynn: avevamo scoperto per caso che avesse frequentato entrambe le ragazze, e da lì eravamo riusciti a risalire a tutto il resto. Grazie ad Emma, infatti, avevo scovato dei piccoli indizi sul suo profilo Facebook. Ovviamente i messaggi con le giovani li aveva tutti cancellati, ma per sua sfortuna erano rimasti alcuni "mi piace" a delle foto. Una volta trovato quel piccolo tassello, era stato più semplice cercare dei collegamenti.
L'unico evento spiacevole era stata la brutta scivolata che avevo fatto uscendo dall'appartamento di Flynn, dopo averlo perquisito da cima a fondo per assicurarci non ci fossero altre vittime.
Mi era costata una caviglia slogata, che per fortuna si era risolta con una fasciatura e la promessa che sarei tornato come nuovo in una settimana. Il problema era stata la figura di merda…
Jeff si era quasi fatto la pipì sotto per le risate, e non avevo nemmeno potuto biasimarlo visto che a causare lo scivolone era stata una buccia di banana... ma il traditore non era riuscito a smettere di ridere neanche quando aveva constatato che mi fossi effettivamente fatto male! Un giorno avrei avuto la mia vendetta.
Ora, tecnicamente, avrei dovuto stare a riposo per due giorni, fino a che la caviglia non si fosse completamente sgonfiata, ma non ne avevo né il tempo e né la voglia. Di certo non avrei rimandato l'uscita tanto attesa per una sciocchezza simile! A Emma non avevo accennato nulla, sapevo bene mi avrebbe preso in giro anche lei. Con un po’ di fortuna non se ne sarebbe neanche accorta, visto che non zoppicavo troppo vistosamente.
"Tutto a posto per domani. I miei sanno che andiamo a cena e poi al cinema. Mi raccomando."
"Nessun problema tesoro! Almeno è una bugia solo a metà."
"Quante volte devo dirti di non chiamarmi tesoro?!"
"Scusa dolcezza!"
"Sei insopportabile."
"Ma simpatico! Allora a domani, passiamo a prenderti verso le 5 e mezza!"
"Andiamo in macchina?"
"Si. Non ci sono problemi per la carrozzina, prendo il furgoncino di mio padre."
"Ok allora. A domani cretino!"
"A domani stronza!"
Risi sotto i baffi, pensando che la maggior parte dei nostri saluti ormai terminavano con insulti scherzosi. Se qualcuno avesse letto, avrebbe pensato che non ci sopportassimo, probabilmente...
 
 
***
 
 
EMMA POV
 
-Non sarebbe stato meglio mettere un maglioncino?
-Papà, ma staremo al chiuso!
-Forse dovremmo accompagnarti io e la mamma… se dovessi andare in bagno?
-Esistono i bagni per disabili, sono capace di usarli da sola, cavolo. Basta preoccuparvi per queste sciocchezze!
-È che non sei mai uscita da sola, a parte qui vicino...- borbottò mia madre, visibilmente preoccupata. Mi convinse ulteriormente che fosse davvero arrivato il momento di cambiare, altrimenti avrei finito per essere una reclusa a vita. I miei dovevano iniziare ad abituarsi, insieme a me, che ero un'adulta ormai e capace di prendermi cura di me stessa.
-Non sono sola. Saremo in quattro, tra cui un'altra ragazza. Non avete di che preoccuparvi! Mica andiamo a fare paracadutismo...
Avevo fatto veramente bene a non dir loro la verità: allora sì che avrebbero dato di matto! Mi avrebbero rinchiusa in camera e buttato la chiave nel cesso, senza dubbio.
-E non fatemi fare brutta figura. Niente chiamate insistenti. Torniamo prima di mezzanotte, se ci fosse qualcosa vi scrivo io. Va bene?
-E va bene, tesoro... potrei almeno accompagnarti, però? La nostra macchina è meglio per...
-Papà! Smettila, sul serio! Sto solo uscendo con degli amici, fatevene una ragione visto che inizierò a farlo più spesso...
Per fortuna il campanello chiuse la discussione in tempo, perché mi ero resa conti di aver marcato la mano un pochino troppo, ma poteva andar peggio. Avrei potuto chieder loro se si aspettassero vivessi con loro a vita!
Mi affrettai quindi ad andare ad aprire, e Killian si presentò con un largo sorriso.
-Ciao Swan. Stai benissimo!
-Ehm... grazie. Ma non è nulla di che.
Avevo messo semplicemente un pantalone nero e una camicetta bianca senza maniche, per star comoda ma evitare di fare la barbona in tuta.
-Beh, sei bella comunque- scosse semplicemente le spalle, entrando poi in casa. Scoccai ai miei subito un'occhiataccia per far loro capire di non osare mettermi in imbarazzo.
-Ciao Killian! Allora, prenditi cura della nostra Emma, mi raccomando!
-Non ti preoccupare David, starà benissimo. Ve la riporto prima di mezzanotte...
-Al ristorante potete evitare tavoli vicino alle finestre?- mia madre proprio non ce la fece a trattenersi, alla fine! -In caso ci sia corrente... lei non te lo direbbe mai.
-Nessun problema!- fece Killian, senza scomporsi, cosa di cui gli fui grata -Ma starà benissimo, promesso. Ora se non vi dispiace andiamo, i miei amici ci aspettano fuori in auto...
-Oh, certo! Andate pure... divertitevi!
Li salutammo e finalmente ci lasciarono andare senza rompere ulteriormente. In fin dei conti, sarebbe potuta andare molto peggio...
 
Gli amici di Killian erano davvero simpatici. Mi avevano entrambi accolta con calorosi abbracci, soprattutto Rose. Sembrava davvero un tesoro di persona e dopo di me era la più giovane, aveva venticinque anni e faceva la fisioterapista. Jeff invece, come Killian mi aveva detto, era agente di polizia ed anche lui sembrava un tipo molto alla mano. Nessuno dei due era sembrato a disagio per la mia carrozzina, si limitarono a metterla nel bagagliaio, mentre Killian mi aiutò a sistemarmi sul sedile anteriore. Non ero così leggera, ma la facilità con cui mi teneva in braccio era assurda.
Durante il tragitto Rose mi riempì di domande, e scoprii di aver fatto fisioterapia con la sua ex mentore: altra conferma che il mondo fosse veramente piccolo! Dublino era pur sempre una grande città, dopotutto, quante possibilità c’erano?
Per la prima volta dall'incidente, il tempo in auto parve volare
Tra chiacchiere e risate mi sentii come se fossi con amici di una vita, e Killian si dimostrò anche un pilota niente male! Glielo feci notare, e Jeff lo punzecchiò subito spiegandomi che quando era in servizio gli piaceva approfittare della sirena per evitare i semafori più del dovuto. E mi raccontò anche che il suo amico, in moto, fosse molto meno attento e amasse sfrecciare tra le auto rischiando la vita pur di sfuggire al traffico. Non che ne avrei avuto modo, ma mi ripromisi di non salire mai su quell’aggeggio infernale a due ruote insieme a lui!
Quando arrivammo, avevamo appena smesso di ridere. L'edificio aveva un solo piano ma sembrava piuttosto alto, ed era grigio, circondato da pareti elettriche: per accedervi Killian dovette tirare fuori un tesserino e scannerizzarlo davanti al portone.
Parcheggiammo nel posto più vicino all'entrata, ma era praticamente vuoto... così come la zona era abbastanza isolata, per ovvie ragioni. A quanto pare eravamo leggermente fuori Dublino, a sud.
-Non ci starai prendendo un po’ troppo gusto?- stuzzicai Killian, quando mi prese in braccio per rimettermi sulla sedia.
-Decisamente. Ho una scusa per tenere tra le braccia una bella ragazza, posso sprecarla secondo te?
-Sei un coglione...- borbottai, ma non potei negare di essere un pochino lusingata. Mi faceva i complimenti ogni volta che ne aveva occasione, cosa a cui non ero più abituata. Il numero di relazioni che avevo avuto dopo l’incidente era pari a zero: forse era un po’ anche colpa mia, mi ero convinta che gli sguardi degli uomini fossero tutti dovuti al fatto che vedessero semplicemente una povera storpia, non una donna…
Come sempre mi posò con delicatezza, assicurandosi che fossi comoda: quando ci si metteva sapeva essere un gentleman, non potevo davvero negarlo.
Per la prima volta lasciai che mi spingesse senza tante cerimonie, ma c'era da dire che nemmeno lui si era mai offerto, probabilmente per non offendermi o qualcosa del genere. Ed effettivamente lo apprezzavo. Ma adesso... ormai era diverso. Era tutto molto più naturale.
Entrammo quindi nel silenzioso edificio, e dopo aver attraversato un unico corridoio ci ritrovammo in una sala enorme, separata in due e divisa in più postazioni. Era proprio come la si vedeva nei film, con tanto di sagome umane sulla parete di fronte.
-Beh, Swan? È come te l'aspettavi?
-Si! Ancora meglio! Ma quindi si può sparare con pistole vere?
-Assolutamente! Ora vado a recuperarl... ahia, cazzo!- imprecò inciampando, evitando di cadere trattenendosi alla parete. Aveva un'espressione abbastanza sofferente, però.
-Tutto ok?
-Sisi... maledetto scalino- fece ancora, ma qualcosa non andava a mio avviso.
-Vado io a prendere le pistole.- offrì Jeff -Non glielo hai detto a Emma dello scivolone di ieri suppongo!
-Scivolone? Che è successo?
-L'idiota qui presente è scivolato per le scale su una buccia di banana sulla scena del crimine. Inutile dire che la scena è stata epica e ha sollevato l'umore a tutti!
Guardai prima Jeff e poi Killian, tentando di mostrarmi dispiaciuta... ma riuscivo a vedere la scena chiaramente e proprio non ce la feci! Scoppiai a ridere sonoramente, seguita dagli altri due, tranne il povero malcapitato! Un po’ mi sentivo in colpa, si era pur sempre fatto male... ma uno doveva essere proprio imbranato da scivolare su una buccia di banana come nei cartoni animati!
-Smettetela! Jeff, vai a prendere quelle dannate pistole.
-Vado, ma non sono certo di volertene lasciare in mano una...
-E fai bene! Io ti ammazzo!
Continuando a ridere l'uomo si allontanò verso uno scaffale in fondo alla sala, mentre io e Rose cercammo di darci una calmata.
-Ma stai bene, si? Potevamo rimandare, non era la fine del mondo...
-È solo una storta, ho avuto di peggio. A rimetterci è stata la mia dignità... come vedi!
-Si beh... non puoi ammettere che non sia buffo...- non mi trattenni, e scoppiai in un'altra risata. L'uomo mi guardò malissimo, ma non disse nulla. Per causa mia riprese anche Rose, e smettemmo solamente quando Jeff tornò con quattro pistole in mano. Non ne avevo mai toccata una vera, ero curiosissima: erano pesanti? Oppure poco diverse dalle pistole giocattolo?
Quindi ce le distribuì, e quando presi la mia mi resi conto che era effettivamente abbastanza pesante, ma gestibile. La maneggiai tuttavia con estrema delicatezza, non sapendo dire se avesse la sicura o meno.
-Ok Swan, ora ti mostro come si fa. E magari per un paio di tiri ti aiuto, ok? Non è semplicissimo mantenere la mano ferma... e devi sempre stare attenta chiaramente.
-Non voglio ammazzare nessuno per sbaglio. Quindi d'accordo...
L'uomo scelse una delle postazioni e io mi spostai accanto a lui, senza stargli troppo vicino per non essere d'intralcio. Mettemmo entrambi le cuffie, e lo stesso fecero Jeff e Rose dietro di noi.
L'uomo allungò quindi il braccio destro, facendo mira al centro della sagoma, e sparò. Centrò il bersaglio perfettamente, nell'esatto piccolo cerchio all'altezza del cuore, che segnava cento punti. Non potei negare di essere impressionata, e mi domandai effettivamente perché si facesse tanti problemi a richiedere il porto d'armi. Aveva una fermezza ed una mira perfette! Centrò il bersaglio anche la seconda e la terza volta, ed ero convinta che non fosse tanto semplice! Insomma, se non era riuscito lui, come faceva qualunque comune mortale a prendere la pistola?!
-Wow.- dissi infine, quando poggiò la pistola soddisfatto. Jeff borbottò un "esibizionista", mentre io e Rose gli concedemmo un applauso.
-Cavolo Killian, sei sicuro di dover aspettare fino a ottobre per l'esame?
-So di essere fantastico Rose, ma fanno sparare anche sotto pressione e stanchezza... voglio esser certo di avere un controllo del 100%.
-A ottobre?- li interruppi io, sorpresa -Hai prenotato?
-Ebbene sì, mi sono scordato di dirtelo. Con le mie perfette qualità unite al porto d'armi, potrei anche aspirare a diventare capitano... chi lo sa!
-Ora non corriamo troppo! Mettiti in fila.
-Paura che possa batterti, Jeff?
-Basta voi due!- esclamò Rose, infastidita -Non siamo qui per vedere chi ce l'ha più lungo. Possiamo divertirci e basta?
Certo che gli uomini sapevano essere dei veri bambinoni, a volte. Avevo sempre pensato che fossero una razza diversa, una razza che non cresceva praticamente mai! Questi due erano solo l'ennesima conferma... ma cosa potevamo farci?
Sembrarono comunque ricomporsi, e Killian spinse la carrozzina per farmi mettere al suo posto, poi si chinò dietro di me.
-Allora. Forse all'inizio ti conviene fare con due mani, per avere più stabilità. Ti faccio vedere...
Detto questo mi prese la braccia da dietro, per poi passare alle mie mani e sistemarmi la pistola nella maniera giusta. Le sue di mani erano calde, morbide al tocco... e per un attimo, solo un attimo, avvertii un piccolo brivido, che cercai di reprimere subito, pur avendo il suo volto di fianco al mio. Mi aveva come abbracciata da dietro, e continuava a tenere le mie mani per guidarle.
-Ora visualizza il centro, se serve chiudi un occhio... concentrati e spostati leggermente se pensi di doverlo fare. Tieni le mani ferme e premi il grilletto.
Non fu semplice, le mani mi tremavano un po’, ma dopo poco riuscì a farmi trovare la giusta fermezza. Premetti quindi il grilletto, e per mia grande sorpresa mancai il centro esatto di pochissimo, colpendo comunque il cerchio che segnava 90 punti.
-Bravissima! Tra poco supera voi due bambinoni!- si congratulò Rose, avvicinandosi a battermi il cinque. Ridemmo, sarebbe stato un brutto colpo per il loro ego se fosse successo!
-Ha un grande maestro!- non si scompose Killian -Ora Swan, ti tengo ancora ma molto leggermente... e fai tutto da sola. Se va bene direi che posso fidarmi a lasciarti fare un paio di colpi senza il mio aiuto!
-Ok! Comunque è veramente liberatorio... mi piace!
-Sì, ma non prenderci troppo gusto, dolcezza!
-Paura, eh?- lo punzecchiai, mentre tornava ad avvolgermi le braccia, ma con più scioltezza.
-Voi donne con le armi in mano siete pericolose, quindi direi proprio di sì!
-Bene!- esclamai, divertita, poi sparai di nuovo, dritta al bersaglio. Anche se sul bordo, presi il centro esatto questa volta. Per poco non sparai un altro colpo esultando, quindi posai la pistola prima di combinare pasticci e ammazzare qualcuno per sbaglio!
-Fortuna del principiante, ma brava!
-Non è fortuna Jones, sono semplicemente portata!- ribattei. Stavolta volevo fare il suo gioco e vantarmi io una volta tanto! Magari aveva anche ragione, ma avevo sempre avuto un ottimo equilibrio e una buona mira, quindi forse questo aiutava.
-Suono così fastidioso anch'io?
-Anche peggio, visto che lo fai per qualsiasi cosa!
-Concordo- mi diede manforte Rose.
Lei e Jeff presero quindi le loro postazioni, mentre Killian rimase ancora a guardarmi mentre facevo da sola. Sparai tre colpi ancora, e seppur non perfetti come il precedente, non andai mai al di sotto dei 70 punti. Alla fine fu costretto ad ammettere che fossi brava: ma non ero l'unica. Osservai anche il bersaglio di Rose, ed anche lei riuscì a segnare 80 punti per tre volte.
Dopo 10 minuti di risate ed esibizionismo, decidemmo di scommettere: chi avesse totalizzato meno punti, avrebbero pagato la cena a tutti! Non era tanto giusto dato che i due uomini erano poliziotti, ma non avevamo nulla da perdere... avremmo cenato in un pub e non in un ristorante di lusso, se fosse andata male, me lo sarei potuto permettere! E poi era davvero divertente, sentivo di scaricare l'adrenalina... era eccitante! Avrei dovuto tentare di farlo più spesso, forse, vista la tensione che accumulavo.
Quando facemmo una pausa, assurdo ma vero, mi ritrovai al secondo posto subito dopo Killian, a dieci punti di distanza da lui. Rose e Jeff ci seguivano alla pari, con 20 punti di meno.
Riposammo con dei red bull e un salto al bagno, che fortunatamente si dimostrò adatto alle mie esigente e potei cavarmela da sola senza troppa fatica. Mandai solo un sms ai miei, per rassicurarli: "Tutto ok qui. Ci vediamo più tardi!", e per poco non mi feci sfuggire che bravo cecchino fossi - ma per fortuna mi bloccai giusto in tempo.
-Allora, pronti a riprendere? Jeff, ti stai facendo battere da due handicappati!- lo provocò Killian con una risata, ed io lo seguii: in un certo senso, non aveva tutti i torti! Jeff era un poliziotto, uno si sarebbe aspettato avrebbe vinto a occhi chiusi, invece lo stava battendo una ragazza in sedia a rotelle che non aveva mai sparato e uno che non poteva nemmeno ottenere il porto d'armi di servizio.
-Mi stavo solo scaldando- ribatté quello, inacidito -Volevo solo darvi l'impressione di non essere troppo impediti... ora si fa sul serio! Ma a parte scherzi, Emma sei sicura di non avere mai tenuto una pistola in mano, prima?!
-Sicurissima, credo me ne ricorderei, sai! Ma ho sempre avuto buona mira anche con le pistole giocattolo del luna park...
-Beh, non saresti male come agente.
-Certo, hai mai visto agenti in divisa e pistola, sulla carrozzella?
Jefferson si grattò la testa visibilmente imbarazzato, ma quel commento non mi aveva disturbato, anzi.
-C'è sempre una prima volta- concluse.
-Allora posso contare sulla tua raccomandazione.
-Ovvio! Ora pronti a ricominciare? Preparatevi a essere stracciati!
Quindi ognuno tornò alla propria postazione, ed effettivamente bastò poco perché Jeff mi superasse, alla pari con Killian. A questo punto la sfida era tra loro due, ma sia io che Rose continuammo a cavarcela piuttosto bene. Una sola volta beccai meno di 70 punti, ma avevo iniziato a sentire il peso dell'arma e il mio braccio era lievemente scivolato.
Rose ed io eravamo rispettivamente a 1230 e 1270, mentre i due uomini a 1320.
-Mi sembra chiaro che le due donzelle abbiano perso, pagherà una di loro. Ultimo tiro solo tu ed io?
-Ehi!-protestò Rose, prima che Killian potesse rispondere -Non è giusto, in teoria possiamo ancora battervi. Un colpo a testa, tutti e quattro, o stanotte dormi sul divano.
-E va bene!- alzò le mani -Anche se solo per raggiungermi devi fare 100 ed io non più di 10.
-Non si sa mai. Ma Emma è a solo 50 punti di distanza, non le verrebbe così difficile. Vero Emma?
-Assolutamente. Non ho intenzione di arrendermi, non fate i maschilisti voi due.
-Ecco!
Gli uomini alla fine si arresero, e per l'ultimo colpo avremmo sparato uno alla volta, al bersaglio nel mezzo. Non mi aspettavo certo di vincere, ma Rose aveva ragione: era ingiusto escluderci a priori, dando per scontato che non potessimo farcela. Solo perché eravamo ragazze... o forse perché loro erano poliziotti, d'accordo, ma dettagli.
Rose sparò per prima, totalizzando 70 punti. Niente male, ma non abbastanza per batterli, al che fulminò Jeff, che le aveva fatto la linguaccia.
Lui totalizzò 90, il che voleva dire che Killian avrebbe potuto batterlo solo centrando il 100.
Fu ora il mio turno, e cercai di concentrarmi quanto possibile. Chiusi prima un occhio, poi un altro, e decisi di tenere la pistola con due mani per avere più fermezza.
Cento.
Esultai, tanto che se non fosse impossibile sarei saltata su dalla sedia!
-Cavolo Swan, non ho mai visto una persona così portata!- si congratulò Killian, battendomi il 5 con un largo sorriso. Va bene, ora gli bastava fare 60 per superarmi, avevo comunque perso, ma ero più che soddisfatta del risultato!
-É sempre bello scoprire di avere un nuovo talento! Se mi stufo dei computer ho un futuro da cecchino!- risi, passando la pistola a lui.
-Puoi dirlo forte! Ma comunque, prepara il portafoglio tesoro... ora ti batto.
Fui solo io ad accorgermene, probabilmente, perché successe tutto nel giro di pochi istanti, ma potei giurare di aver visto la sua mano tremare nel momento in cui sparò.
40 punti.
Restammo tutti in silenzio, quasi increduli. Lui più di tutti: guardava avanti, fisso nell'obiettivo, come per assicurarsi che la vista non gli avesse giocato un brutto scherzo. Ma adesso, mi fu finalmente chiaro il perché avesse difficoltà a ottenere il porto d'armi: un errore simile nel momento sbagliato, sarebbe potuto costare la vita ad una persona innocente.
Avrei voluto dirgli qualcosa, ma non sapevo cosa... era chiaro che si sentisse punto sull'orgoglio e non volevo peggiorare le cose: sapevo quanto le frasi di circostanza fossero fastidiose... ed inutili.
-Beh...- disse, alla fine -Così imparo a tirarmela. Puoi mettere via il portafoglio, Rosie.
Posò la pistola e si volto verso di noi, sembrava abbastanza tranquillo e almeno all'apparenza non turbato. Se preferiva prenderla sul ridere, andava bene così.
-Inizio già a pregustare i piatti più costosi del menu!- feci spallucce, con un sorriso. Lui sorrise di rimando, poi si rivolse agli altri.
-Forza, sappiamo tutti cosa è successo, potete pure non fare finta di nulla. È per questo che voglio allenarmi per ottobre! Si va a cena adesso?
La tensione così si sciolse, e dopo aver rimesso a posto e chiuso tutto, tornammo in direzione della macchina.
-Vuoi che guidi io?
-No Jeff, è tutto a posto.
-Sicuro?
-Ma secondo te rischierei di ammazzarci tutti solo per orgoglio? Non sono così stupido!
-Non si sa mai con te...- borbottò l'altro, facendoci scoppiare tutti a ridere. Lasciai quindi che Killian mi adagiasse sul sedile accanto al suo e quando tutti fummo in auto, partimmo alla volta della cena: avevo una fame da lupi!
***
 
Non avevo pianificato di invitarlo a passare la notte a casa mia, eppure non avevo esitato un attimo quando si era reso conto, al ristorante, di aver lasciato le chiavi a lavoro. Lo aveva notato cinque minuti dopo che Rose e Jeff erano andati via, prima di noi, per prepararsi entrambi ai turni di notte a lavoro.
Aveva inizialmente rifiutato, dichiarando che sarebbe passato dall'amico a prendere le chiavi, ma gli avevo poi ricordato che non era certo un problema visto che avevamo almeno un paio di stanze libere.
Anche se al momento era nella mia, seduto sul mio letto. Avrei dovuto trovarlo imbarazzante, forse, ma non lo era. Avevamo passato davvero una serata fantastica, con tanto di gelato al cioccolato per dessert, ed ero ancor più a mio agio con lui adesso.
I miei mi avevano aspettata svegli, ma se non altro mi avevano risparmiato l'interrogatorio e avevano offerto a Killian la camera accanto alla mia, già pronta e pulita. Tuttavia, né io né lui avevamo sonno, quindi gli avevo proposto di venire da me per farci una partita o due alla play.
-Ti sei divertita ad abbuffarti a spese mie, eh Swan?
-Certo! Hamburger e patatine ti hanno impoverito... poverino!
-Era un hamburger bello grosso!
-Certo, perché il tuo era piccolo...
-So bene di non avere nulla di piccolo, tranquilla- ammiccò. Nemmeno mi scomodai per colpirlo, stavolta, ormai me ne ero fatta una ragione: se non faceva battute sporche, non era contento.
-Giochiamo o no? Anche se quell'idiota di mio fratello si è portato i giochi migliori al college.
-Non punta a rimorchiare immagino.
-Eh?
-I nerd non sono molto popolari al college, tra le ragazze! Anche se con la Honda, qualche possibilità ce l'ha... non l'ho mai visto, ti somiglia?
-Abbastanza, in effetti. Gli voglio bene, andiamo abbastanza d'accordo... ma come tutti i maschi è uno scemo.
-Ti rendi conto che mi stai indirettamente dando dello scemo?
-Solo indirettamente?- feci innocentemente -Ti faccio vedere un paio di foto comunque.
Presi quindi il cellulare e scorsi un po' nella galleria fino a che non trovai delle foto di me e Neal, risalenti al giorno di Natale. Gli volevo un gran bene, era il mio fratellino, anche se era lui ad essere protettivo nei miei confronti. A volte era irritante, ma anche adorabile. E mi piaceva fossimo molto legati, amici oltre che fratelli; non potevo negare che un po' mi mancasse, ma mi chiamava spesso e ci sentivamo anche se solo per messaggio, almeno una volta al giorno. A quanto pare aveva avuto fortuna col suo compagno di stanza, Roland, un tipo simpatico e tranquillo.
-Vi somigliate un casino, è vero.
-Si... e sai, a volte la casa sembra troppo tranquilla senza di lui. E mi manca quando la sera irrompeva a chiacchierare o a fare una o due partite, e poi si addormentava qui. Lo faceva fin da piccolo e mi è stato di enorme supporto dopo l'incidente. Ero devastata all'idea di non poter più pattinare... è stata la parte peggiore. Dicevano tutti che dovevo considerarmi fortunata, perché mi avevano dato poche speranze, pensavano avrei avuto danni permanenti al cervello, ero rimasta senza ossigeno un paio di secondi oltre il tempo limite... non riuscivo nemmeno a parlare come si deve, all’inizio. Mi ha aiutata lui, perché mi vergognavo di parlare con gli altri e sembrare una ritardata... e mi ha aiutata anche ad imparare di nuovo a scrivere, a fare le cose più stupide. A riattivare il cervello, praticamente... ci ho messo meno di un anno a tornare quella di prima, sotto quel punto di vista. E quello grazie a lui e alla compagnia di Alice che ha voluto per forza essere mia amica. Ha avuto anche una cotta per lei! Si è dichiarato, però lei gli ha detto che era lusingata ma che gli voleva bene come a un fratello. Aveva il cuore spezzato!
Ero un fiume in piena, me ne rendevo conto, ma non riuscivo a smettere: più
più parlavo, più mi sentivo meglio. Non mi ero mai aperta così su certe questioni, se non con Alice. Nonostante la prima impressione, ora sentivo che in lui ci fosse qualcosa di stranamente rassicurante... non sapevo spiegarmelo neanch'io.
-Poveretto... mi spiace!
-Poi lei ha frequentato Ruby, come ti dicevo, e pensava fosse per quello... ma ha saputo che era bisessuale, quindi ci è rimasto male di nuovo.
-Che trauma, in effetti! Gli piaceva proprio tanto, eh! Comunque mi fa troppo strano sia stata sia con Ruby che con Graham, ora stanno insieme loro!
-Eh, già è strano per me… posso immaginare per te, conoscendoli entrambi! Ma sì, era molto preso e non lo biasimo! Alice è davvero fantastica. Adesso pare abbia conosciuto una ragazza che le piace davvero... devo ancora conoscerla.
-Buon per lei! E tu, Swan?
-Io cosa?
-Preferisci uomini o donne?
-Speri che io sia lesbica così che possa spiegare perché non sia ancora caduta ai tuoi piedi? Perché in tal caso mi spiace deluderti, ma vado per gli uomini! Per il momento però non sono interessata ad avere quel genere di relazioni... e poi mettiamola così, chi la vorrebbe una a cui tocca stare sempre appresso?
-Beh, io ti starei appresso volentieri, tesoro.
Sorrisi, scuotendo la testa divertita: continuava a provarci spudoratamente, anche se ormai era più un gioco visto che aveva probabilmente capito che non volessi frequentarlo in quel senso. Ma ero comunque lusingata di quella risposta, pur sapendo che era impossibile intendesse seriamente… o non si rendeva conto di cosa volesse dire, dovermi fare da badante.
-Stalker.
-Ma uno stalker molto affascinante!
-Sì, certo... convinto tu.
-Mi pare tu abbia ripreso a parlare fin troppo, Swan! Eri così tagliente anche prima?
Gli risposi con una linguaccia, ma mi scappò una risata. In effetti sotto quel punto di vista, ero un pochino peggiorata... ma preferii non dirglielo per non dargli soddisfazione!
Parlare, era la prima cosa che ero riuscita a sbloccare. Come avevo detto a lui, più che imparare di nuovo, avevo avuto bisogno in qualche modo di riattivare quelle parti del cervello che già avevano imparato a fare cose come parlare, distinguere destra e sinistra, scrivere, e tutto il resto. I medici erano rimasti molto sorpresi del mio progresso: lo avevo scoperto solo dopo l'ultima visita post riabilitativa. Allora i miei genitori mi avevano confessato che, mentre ero in coma, i dottori avevano detto che se mai mi fossi svegliata, non avrei probabilmente mai recuperato certe capacità. Invece, nell'ultima scan, avevano trovato tutto nella norma e a loro detta era stato un vero miracolo. Ovviamente ne ero stata felice... ma l'amaro in bocca non se n'era mai andato. Tantissime volte avevo sognato di essere sul ghiaccio, per poi svegliarmi e non riuscire a muovere le gambe. Quegli incubi mi avevano svegliata moltissime notti, tanto che alla fine avevo accettato di provare con la terapia psicologica. Ma non era andata bene. Per qualche motivo, dopo un mese di sedute non ero riuscita a sentire di riuscire a lasciarmi andare con lo psicologo... così avevo smesso, ed erano stati costretti a prescrivermi antidepressivi e pillole per riuscire a dormire. Queste ultime, col tempo, ero riuscita ad eliminarle, ma i primi li prendevo tutt'ora, anche se in piccole dosi e molto più leggeri. Più volte avevo voluto provare a smettere, ma non ne avevo mai trovato il coraggio.
Prima di oggi.
Non avrei preso nulla prima di andare a dormire.
-Che dici di lasciar stare i videogiochi, Swan? Non so tu ma io sono abbastanza stanco ora...
-Io anche. Va bene, rimandiamo. Grazie per oggi, Killian. Non mi divertivo così da molto tempo.
Sentii di volerglielo dire: ero brava a punzecchiarlo o fare la stronza, lo sapevo, ma era giusto fargli capire che apprezzassi ciò che stava facendo, e la sua amicizia. Mi ero sentita una persona normale, per una sera, era una sensazione che avevo dimenticato. Avevo potuto divertirmi senza che qualcuno si preoccupasse costantemente per me.
-Quando vuoi, Emma. Mi sono divertito anch'io... anche a farmi battere da te.
-Avanti, lo sai che è stata solo sfortuna...
-Certo, ma è successo. Questo è e sarà sempre il mio problema... questa stramaledetta mano funziona- disse, guardandosi la mano sinistra -Ma solo fino a che non si stanca.
-Non prendertela tanto, Killian.
-Scusa... lo so che mi lamento per nulla, alla fine...
-No, aspetta- lo fermai, prendendogli la mano; -Non voglio dire questo. Voglio dire che non devi essere duro con te stesso, perché hai deciso di darti da fare e sono sicura che con il giusto esercizio andrà meglio e arriverai al tuo obiettivo.
Per un po' ci guardammo, poi sollevò la mano per baciare la mia, ancora stretta, e sorrise.
-Grazie Swan. È di questo che ho bisogno. Non di persone che mi fanno notare che nemmeno si nota il problema e che mi lamento di piccolezze... eccetera..
-Ma io lo so che non sono piccolezze.
Senza dir nulla mi spostai, poggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi. Non sarei riuscita a dirlo esplicitamente, ma speravo capisse che non volevo che se ne andasse nell'altra stanza. Volevo che rimanesse a dormire con me, anche così, poggiati sui cuscini… non mi importava.
In risposta, si limitò a cingermi le spalle.
Aveva capito.
In quel momento, ripensai istintivamente a quanto gli avevo detto… ovvero, di non volere una relazione. Ma... era così? In realtà non ci avevo nemmeno pensato, perché…
No, era meglio continuare a non pensarci. Sarebbe stato tempo sprecato, non valeva la pena. 
Avevo capito di aver trovato una persona speciale e non volevo perderla.


 
Ciaoo, come state? Passato il sabato sera dai "congiunti"? xD 
Il capitolo è leggermente più lungo degli scorsi, per questo ho evitato un flashback o sarebbe stato troppo.
Alla fine Killian è riuscito a portare Emma al poligono insieme ai suoi amici, e lei si è sentita subito a suo agio nonostante le mille raccomandazioni dei genitori. Si è divertita e si è trovata bene con loro, come se li conoscesse da tanto tempo... ha scherzato con loro, e deriso il povero Killian con loro lol
Si è dimostrata brava a sparare, e Killian anche... ma è stato evidente agli altri per quale motivo non è ancora pronto a sostenere l'esame per il porto d'armi. Deve essere capace di mantenere la fermezza anche quando è stanco e sotto pressione, ma la sua mano gioca ancora qualche scherzo... e con le pistole non si scherza.
Alla fine sono andati a cena, e poi a casa di Emma... dove finalmente, si è lasciata andare un po', raccontandogli piccoli scorci del suo passato, parlando del fratello...
Forse ha realizzato che l'idea di una relazione non la odierebbe, ma ha preferito smettere subito di rimuginarci, pensando di non essere adatta ad essere la ragazza di qualcuno... ancora si sente un peso. Ma almeno ha capito di volere Killian nella sua vita, e non vuole lasciarlo andare.
Vado a dormire, che è tardissimo... spero di leggere presto anche i vostri aggiornamenti!

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Capitolo 7
*** Waking up ***


Waking up




KILLIAN POV
 
Quella mattina...
-Buongio… E… mma?! Ma… Killian… cosa… che… che cosa…
-Mhh… cos… pa… papà?! Non… non è… ma bussa, cazzo!
Emma aveva quasi fatto un salto sul posto, mentre io cercavo di capire se fossi sveglio o stessi ancora sognando. Che cosa ci faceva David davanti alla porta? E cosa ci facevo io nel letto insieme a Emm… ah!
-David, non è successo niente, te lo assicuro!- borbottai, cercando di liberarmi dalla coperta.
Ricordavo bene il momento in cui Emma aveva posato la testa sulla mia spalla, in silenzio. Era stato un gesto dolce a cui avevo risposto semplicemente con un sorriso, poi le avevo lievemente sfiorato la guancia, e avevo lasciato scivolare il braccio verso il basso, per cingerla. Non si era ribellata, così avevo tirato la copertina ai piedi del letto e avevo cercato di sistemarla al meglio perché ci scaldasse quanto basta. A spegnere la luce era stata lei, poi ci eravamo semplicemente dati la buonanotte… e a quanto pare, ci eravamo addormentati piuttosto in fretta.
Non avevo esattamente pensato alle conseguenze, o a impostare una sveglia almeno.
Per un pelo riuscii ad evitare un capitombolo in grande stile, ma in compenso la mia caviglia ne soffrì parecchio – e mi venne impossibile trattenere un lamento.
-Killian! Tutto a posto?
-Non è niente…
Mi concessi di poggiarmi un attimo contro il muro, mentre lei si tirava su a sedere – e il padre continuava a guardarci incredulo. Era molto imbarazzante, d’accordo, ma eravamo entrambi vestiti… non aveva motivo per farsi strane idee.
-Allora?
-Ci siamo addormentati, tutto qui. Stavamo davanti ai videogames, parlavamo, e… ma perché sto qua a darti spiegazioni, saranno anche affari miei. Nostri. Esci, per favore.
-Ma…
Gli scoccò un’occhiataccia, al che decise di darle retta ma non senza avermi lanciato uno sguardo molto poco rassicurante.
Quando rimanemmo soli ci guardammo, fino a che non scoppiammo a ridere: in fondo, la situazione aveva del comico! Essere beccato dal padre a letto con la figlia era davvero il colmo, ancor più non avendo fatto assolutamente nulla se non dormire.
-Mi dispiace! Avrei dovuto chiudere a chiave… farò un bel discorsetto a papà, dopo.
-Tranquilla… senti, è meglio che vada. Devo stare a casa per quando Jeff rientra, che poi sicuramente se ne andrà a letto dopo un turno di 10 ore…
-Ok, ma… vuoi rimanere per colazione?
-Grazie, ma credo sia meglio tuo padre non veda la mia faccia più del dovuto… giusto il tempo di dimenticare che mi abbia trovato nel tuo letto.
-Va bene… ci sentiamo più tardi. Io penso rimarrò ancora un po’ a dormire allora…
-Perché no! A dopo Swan…


 
Ripensai al bacio sulla guancia che le avevo dato neanche un’ora fa… avevo trovato la pelle ancora accaldata, e soprattutto morbida… lo sarebbero state anche le sue labbra? Chissà… ma lo aveva messo in chiaro. Non voleva relazioni, e nonostante fossi indubbiamente attratto da lei, avrei saputo essere un buon amico. Con un po’ di fortuna non sarebbe stato troppo complicato, ci eravamo divertiti molto. E oltretutto, si era aperta con me ancor più di quanto avrei potuto sperare, mi aveva confessato aspetti molto intimi della sua vita e lo avevo apprezzato molto. Ero lieto si fidasse abbastanza da sentire di potermi parlare senza paura, o vergogna, perché sapevo bene quanto potesse essere difficile.
Io stesso, a essere sincero, non mi ero mai aperto troppo all'epoca dell'incidente. Non avevo mai esternato quanto effettivamente mi fossi sentito un fallito, all'idea di dover cambiare totalmente i miei piani... di non poter iniziare il lavoro insieme al mio migliore amico, come avevamo programmato da una vita. La ferita era ormai più che rimarginata, chiaramente, ma i miei genitori e amici, un tempo, avevano solo potuto supporre come mi sentissi, ed averne assaggio nelle poche occasioni in cui avevo lasciato che mi assalisse la rabbia.
Era chiaro che le ferite di Emma fossero invece ancora lì e nemmeno lei sapesse se mai sarebbero guarite del tutto... la capivo. Nel suo caso, era molto diverso. Avrei davvero voluto poterla aiutare concretamente, ma almeno ero felice di poterla sostenere ascoltandola e comprendendola.
Mentre sorseggiavo il caffè, mi venne in mente un piccolo dettaglio: al risveglio, aveva la gamba sopra la mia…
No, d’accordo, ero probabilmente stato io, nel sonno, ad adagiarla in quel modo… inutile rimuginarci su.
Spostai lo sguardo alle vetrate... la città era abbastanza viva per essere sabato mattina, e grigia come la maggior parte dei giorni. Ma a me piaceva così.
-Mi scusi...
Colto alla sprovvista mi voltai, trovandomi davanti una bella giovane, che sembrava piuttosto turbata: le tremavano le mani e aveva i lunghi capelli biondo cenere scompigliati. Sembrava anche piuttosto pallida.
-Sta bene signorina? Posso aiutarla?
-Spero... mi hanno rubato il portafoglio... avevo dentro soldi, documenti... dovrei denunciare... la stazione di polizia più vicina?
-Ehi, ehi, tesoro, prima di tutto calmati... se svieni non riesci ad andare da nessuna parte. Lavoro in polizia, non è molto lontano...- mandai subito a monte i miei piani per una mattinata tranquilla. Spaventata com'era, non me la sentivo di lasciarla andare da sola senza accertarmi che stesse bene, anche perché aveva un aspetto davvero molto giovane. Dall'accento, era sicuramente inglese.
-Ti accompagno. Non sono un pazzo maniaco, tranquilla- per rassicurarla, tirai fuori il tesserino della scientifica e mi alzai.
-Grazie, ma se potessi solo indicarmi... non voglio disturbare.
-Tranquilla, nessun disturbo. Stai bene? Ti hanno fatto del male?
-No, no... è stato lo spavento. Ero in quel vicolo lì all'angolo, un tipo con un coltello mi ha spinta al muro... pensavo mi avrebbe...- deglutì -Ma poi ha preso la borsa ed è scappato. Non ho... non sono nemmeno riuscita a reagire... il fatto è che la mia ragazza non sa che sono qui, volevo farle una sorpresa...
-L'importante è che stia bene. Ora andiamo, magari fa bloccare le carte di credito e del resto ci occupiamo in stazione. Ok?
-Va bene. Grazie...?
-Killian.
-Robyn. Piacere. Grazie davvero.
-Figurati tesoro. Ora andiamo, su.
Annuì e mi seguì in auto, accomodandosi al mio fianco. Poveretta, non poteva certo essere piacevole per una ragazzina arrivare in una nuova città ed essere subito derubata di tutti i suoi averi! Ma visti quei recenti casi di violenza, alla fine le era andata anche bene che fosse "solo" un furto.
-Di dove sei, Robyn? - le domandai, quando fummo in strada.
-Di Londra. Sarei dovuta venire tra una decina di giorni, ma ho pensato di fare una sorpresa... ma mi pare non sia stata un'ottima idea, la sorpresa l'ho avuta io.
Mi scappò una risata e a lei anche: non si poteva dire che non avesse senso dell'ironia. E per fortuna stava anche riprendendo un colorito normale, non mi sarebbe svenuta in macchina e non avrei dovuto deviare verso l'ospedale, almeno.
Quando arrivammo in centrale era ormai molto più tranquilla, e rilasciò la denuncia senza problemi. Fortunatamente aveva almeno il passaporto nella tasca della giacca, il problema erano i soldi. Spiegò di non aver perso molti contanti, ma avendo bloccato le carte le ci sarebbe voluto un po' per riuscire a recuperarne di nuove. E ne aveva bisogno, visto che in quello zaino rubato aveva praticamente tutto quello che poteva servirle.
-Facciamo così Robyn- dissi, quando ebbe finito -Ti accompagno dalla tua ragazza e ti do dei soldi.
-No, assolutamente no.
-Me li restituirai quando sistemerai le cose, ok?
-Non voglio fare l'elemosina. Hai già fatto fin troppo, quindi ti ringrazio ma una soluzione la trovo, non ti preoccupare. Mi faccio spedire qualcosa dai miei.
-Ok. Allora che ne dici di questo... ti offro la colazione e ti accompagno a casa della tua ragazza. Hai il suo indirizzo, vero?
Sembrò pensarci un attimo, poi annuì. Di qualcosa per rivitalizzarsi dopo lo spiacevole inizio aveva bisogno, e di certo non potevo lasciarle fare chilometri a piedi in questo momento!
Tornammo così alla mia auto, e la portai in un posto lì vicino dove facevano ottime torte, e cioccolata calda ai vari gusti diversi. Mi raccontò che si era laureata da poco, e prima di decidere cosa fare voleva viaggiare per un anno o due. Il suo ultimo viaggio era stato in Scozia, proprio come l'amica di Emma! Mi raccontò che lei e quella che era diventata la sua ragazza avevano girato solo a piedi e in autostop... giovani ma temerarie, pensai!
-Non è che hai incontrato una certa Alice lungo la strada? È amica di una mia amica e pare si sia fatta lo stesso giro di recente!
-Mi prendi in giro? Alice? Sei sicuro? Alice è il nome della mia ragazza!
-Che?! Vuoi vedere che parliamo della stessa persona? Per caso ti ha mai nominato Emma?
-Certo! La sua migliore amica! Cavolo se è piccolo il mondo! Conosci Alice?
-Non ancora, non proprio! Ma immagino la conoscerò prima del previsto a questo punto!
-Suppongo di sì! Cavolo Killian, sono contenta di aver fermato te! Potevo beccarmi un pazzo maniaco, e invece!
-In effetti non è molto prudente salire in macchina con uno sconosciuto, ragazzina.
-So riconoscere un distintivo! Non sarei salita con uno a caso, mica sono stupida!
-Uoo rilassati, stavo scherzando!
Sembrava davvero un bel peperino la tipa! E non avevo dubbi sul fatto che non fosse stupida, era evidente che fosse una ragazza piuttosto sveglia. A chiunque sarebbe potuto prendere l'attimo di panico dopo una rapina in pieno giorno, per di più in centro! Di certo, non era qualcosa che uno poteva aspettarsi appena arrivato in città.
Prima di ripartire, decisi di mandare un messaggio a Emma, sicuramente sarebbe stata incredula quanto me se non di più
"Sono con la ragazza di Alice. È arrivata oggi per farle una sorpresa ma è stata rapinata appena arrivata! Sta bene, sto per accompagnarla da Alice... non dirle nulla mi raccomando! Ci sentiamo Swan."
 
 
***
 
 

-Che... Robyn?! Oh, mio dio! Che cosa, come... cosa ci fai qui?!
-Sorpresa! Non sei contenta di vedermi?
La ragazzina che aveva appena aperto la porta si gettò letteralmente tra le braccia di Robyn, e dopo un lungo abbraccio, le due si scambiarono anche un bacio piuttosto appassionato! Mi sentivo decisamente il terzo incomodo, ma le trovai davvero adorabili.
Alice era esattamente come Emma me l'aveva descritta: minuta, grandi occhioni blu da cerbiatta, sorridente e piena di energia. Anche il suo abbigliamento era piuttosto particolare! Indossava una camicia a quadri stile tartan, gonna di jeans e calze nere strappate in un paio di punti. Me la ricordavo, effettivamente, ma era senza dubbio cresciuta rispetto all'ultima volta... anche se non in altezza!
-Ok, ora mi presenti il guardone che hai portato con te? - esordì allegramente, quando ebbero finito di scambiarsi effusioni.
Adesso era colpa mia, pure!
-Se siete voi che non potete trattenervi neanche davanti a uno sconosciuto, che posso farci io! E poi non mi riconosci?
Mi squadrò bene, e quando rimase a bocca aperta capii che avesse realizzato.
-Il poliziotto! Killian! Jones! L'amico di Emma... aspetta, cosa ci fa Robyn con un poliziotto?! È successo qualcosa?
-Ho recuperato la tua ragazza dopo che l'avevano derubata!
-Co... che? Derubata? Come ti hanno derubata! - esclamò rivolgendosi all'altra, preoccupata, squadrandola da capo a piedi come per assicurarsi che fosse tutta intera.
-Un tipo mi ha preso lo zaino... ma sto bene! Killian mi ha aiutata a sporgere denuncia e tutto il resto... e mi ha accompagnata qui.
-Sicura di star bene?
-Ma sì! Mi sono solo presa uno spavento e sono senza soldi e vestiti...
-Beh, non ho nulla da ridire se vuoi girare per casa nuda...
A quel commento mi schiarii la voce, per ricordare alla ragazza che fossi ancora lì! Adesso mi era chiaro come mai Graham ne fosse stato attratto. Chissà, se anch’io quel giorno avessi accettato l’invito a cena… ma preferii non pensarci.
-Non fare il santarellino, Emma me lo ha detto che all'inizio non facevi che provarci! E immagino non abbia smesso...
-Diciamo che ho deciso di darle una piccola tregua, per ora! - risposi, non avendo alcuna voglia di dirle che fossi tentato dal lasciar perdere, visto che Emma non era interessata ad una relazione e che da amici funzionavamo piuttosto bene! Non che ci fosse nulla di male, ma... il mio orgoglio non sarebbe stato molto d'accordo con me, in questo caso! Soprattutto, non volevo metterla a disagio continuando con avances indesiderate.
-Sei un pallone gonfiato come diceva, Jones! Ma mi piaci, hai la mia approvazione se vi metteste insieme!
-Oh grazie, sono onorato! Ora vi lascio bimbe, vedete di non mettervi nei guai!
-Ci proveremo- sorrise Robyn, prima di ringraziarmi ancora una volta e darmi un abbraccio. Alice fece lo stesso, stringendomi forte e ringraziandomi di essermi "preso cura" della sua ragazza dopo lo spiacevole evento.
Era ufficiale, quelle due erano adorabili e avrei confermato ad Emma che formavano davvero una splendida coppia! Sarebbe stato carino uscire tutti insieme una volta, sicuramente ne avremmo avuto occasione.
Alla fine, decisi che fosse il caso di togliere il disturbo e mi diressi finalmente verso casa. Jeff doveva essere probabilmente già tornato, quindi avrei potuto riposarmi un po' prima di uscire per il mio turno.
Stranamente da Emma non ricevetti risposta per tutto il giorno, fino a che non furono i suoi genitori a contattarmi.
"Ciao Killian, sono Mary Margaret. Emma ha la febbre molto alta, siamo appena tornati dall'ospedale. Ti siamo grati per la compagnia che le hai fatto, ne aveva davvero bisogno e le ha fatto bene... ci fa piacere che apprezzi la nostra bambina senza curarti del suo handicap, davvero. Non è colpa tua, Emma avrebbe dovuto dirtelo, ma noi siamo legalmente responsabili di lei fin dall'incidente. Siamo i suoi tutori nonostante la sua età perché non ha mai superato il colloquio psicologico. Ce lo ha detto che è stata lei a pregarti di non dirci dove stavate andando e sappiamo che lo hai fatto in buona fede... ma sarebbe meglio se, solo per il momento, smetteste di frequentarvi. Emma è ancora molto fragile, non è ancora pronta ad una vita "normale"... cose che possono apparire piccole, per lei non lo sono. Starà bene, non ti preoccupare, ma ti preghiamo di capire.
Mary e David".

 
***


 
EMMA POV
 
Quando mi svegliai senza mal di testa, feci quasi fatica a crederci. Il giorno prima era stato orribile... ricordavo poco, perché avevo dormito la maggior parte del tempo, ma la testa che scoppiava era stata una costante, nei pochi momenti in cui ero stata sveglia.
Avevo iniziato a sentirmi poco bene quando mi ero alzata, poco dopo che Killian era andato via. All'inizio non avevo detto nulla ai miei, prendendo un'aspirina di nascosto nella speranza che bastasse. Dopo di che mi ero messa al computer per portare avanti un po' di lavoro: pur essendo sabato, l’avevo usato come scusa per evitare interrogatori sull’uscita e su come mio padre mi aveva trovata al risveglio.
Era durato poco, però, visto che gli occhi avevano iniziato a lacrimare e farmi male... e la testa a diventare pesante. Tanto che, alla fine, avevo deciso di mettere da parte l'orgoglio e chiedere il paracetamolo ai miei. E per fortuna lo avevo fatto... prima ancora di portarlo alla bocca avevo vomitato e perso i sensi, per risvegliarmi direttamente in ospedale in uno stato pietoso.
La mamma mi aveva spiegato che mi avevano fatto un'iniezione perché ero arrivata in pronto soccorso con la febbre che sfiorava i 40 gradi. Non avevo nemmeno avuto la forza di mentire quando mi avevano chiesto cosa avessi fatto la sera precedente, ma avevo ripetuto mille volte che Killian non aveva colpa e che ero stata io a pregarlo di non dire nulla. Non avevo avuto le forze per ribattere neanche quando mio padre se ne era uscito con "Meglio se Killian non lo vedi più per ora, non ti fa bene". Avevano detto anche altre cose, ma non le ricordavo e nemmeno le avevo sentite, probabilmente.
Verso sera il dottore aveva dato ai miei il via libera per tornare a casa, visto che secondo lui non correvo pericoli, con la febbre a 38 che continuava a scendere. A sua detta mi ero beccata un semplice virus stagionale che sarebbe passato nel giro di pochi giorni se avessi preso regolarmente le medicine. A quanto pare, non ero stata la prima a reagire così, sembrava che negli ultimi giorni avessero avuto un boom di ricoveri per influenza.
Questo mi aveva fatta star meglio, perché voleva dire che molto probabilmente non era colpa del freddo preso la sera prima... ed una volta a casa, ero riuscita ad addormentarmi più serena, accanto alla mamma che non aveva voluto lasciarmi sola.
E infatti era ancora lì.
-Emma, piccola, come ti senti?
-Sto meglio mamma... buongiorno.
-Buongiorno- sorrise, portandomi una mano alla fronte: la sua espressione rimase serena, quindi non dovevo essere bollente... in caso contrario sapevo sarebbe andata nel panico.
-Meglio misurarla, ma sembra andare molto molto meglio... e ti senti meglio.
-Tranquilla mamma, ho il naso un po' tappato, la gola prude leggermente ma è tutto ok... il dottore ve l'ha detto, è un virus stagionale... passerà.
-Lo so, lo so. Ma non riesco a non preoccuparmi, tesoro. E a proposito, dobbiamo davvero parlare...
Non avevo voglia di parlare, anche perché ero quasi certa di sapere quale fosse il tema della conversazione. Quello che ero riuscita ad evitare il giorno prima... la "piccola" bugia sulla mia uscita con Killian e gli altri.
Di scusarmi non se ne parlava, non avevo fatto nulla di male! Avevo taciuto solamente perché li conoscevo e avrebbero fatto mille storie... ma non era certo quella la ragione per cui stavo male! Non era freddo, eravamo stati al chiuso.
-Pensandoci bene ho ancora mal di testa...
-Emma.
-Dobbiamo per forza? Ho quasi 24 anni!
-Dobbiamo! Non è questione di età, ma ci hai mentito.
-Mi avreste lasciata andare se avessi detto la verità?
-Probabilmente no, ma...
-Vedi! - la fermai, scocciata. Non era ovvio per quale ragione avessi voluto mentire, dannazione?! Ero stata in compagnia di due poliziotti, alla fine, più al sicuro di così...! Ok, forse mi ero stancata un po', ma proprio perché non avevo più avuto occasione di tenermi in forma per troppo tempo. Stando praticamente sempre a casa, come facevo a recuperare le energie e la forza? Le vitamine non erano la risposta, non potevano funzionare quanto una passeggiata, un po' di attività fisica... mi mantenevano in forma solo per la mia solita routine!
-Emma, lo sai che con la salute non si scherza.
-Ok, come fa a essere colpa del poligono l'influenza?
-La stanchezza ha abbassato le tue difese, e coi mali di stagione basta poco. Forse avremmo dovuto aspettare ancora un po' prima di lasciarti uscire la sera...
-Si, magari dopo il mio trentesimo compleanno! Cazzo...
-Tesoro, non agitarti o starai peggio.
Cazzo. Sarei stata peggio se non avesse smesso di trattarmi come una bambina indifesa. Le ragazze della mia età abitavano da sole, magari a migliaia di chilometri da casa dei genitori, e io non potevo neanche uscire senza subire un terzo grado?!
-Ok- dissi, cercando di stare calma -Non mentirò più, ma voi non dovete tenermi sotto una campana di vetro.
-Tesoro, cosa ti prende ultimamente... e Killian che ti fa questo effetto? É un bravissimo ragazzo, tiene a te ma... forse non è la persona giusta da frequentare per il momento. Ha una vita molto movimentata e probabilmente non riesce a capire che tu non puoi stare al passo...
-Non smetterò di vederlo. Siamo amici.
-Certo, ma non ti fa bene. Magari più avanti... non gli avevi nemmeno detto che siamo legalmente responsabili di te e dobbiamo almeno sapere dove sei!
Gelai all'istante. Cosa voleva dire... non poteva aver detto a Killian che dipendevo da loro anche in quel senso, come se non fosse già chiaro che fossi una povera sfigata. Non poteva averlo fatto. Quando avevano firmato quei documenti, avevano promesso di non farmelo pesare mai.
-Mamma. Per caso hai parlato con lui?
-Io e papà abbiamo convenuto fosse il caso di mandargli un messaggio. Abbiamo dovuto dirglielo, Emma.
-CHE COSA?!
-Tesoro...
-SMETTILA. SMETTILA CON QUESTO "TESORO". KILLIAN ERA L'UNICA PERSONA CHE MI CONSIDERA NORMALE! E ADESSO GRAZIE A VOI SA CHE SONO TANTO MAL MESSA DA AVERE ANCHE BISOGNO DEI BADANTI. GRAZIE MILLE DAVVERO. ORA ESCI SUBITO DALLA MIA STANZA.
-Ma Emma... calmati, non ti fa...
-HO DETTO, LASCIAMI IN PACE. E DAMMI IL MIO TELEFONO O VEDI COSA NON MI FA BENE. SIETE DEI BUGIARDI, TU E MIO PADRE! ME LO AVEVATE PROMESSO! AVEVATE PROMESSO!
Ormai le lacrime uscivano copiose, non cercai nemmeno di fermarle. Mi limitai a tirare di mano il cellulare che mia madre mi porse, e per l'ennesima volta le indicai la porta. Non la volevo lì per un solo secondo di più, o avrei seriamente dato di matto: questo non era nulla.
-Parleremo quando sarai più tranquilla...- singhiozzò, prima di chiudersi finalmente la porta alle spalle. Non appena lo fece, mi buttai in lacrime tra i cuscini: non era giusto.
Cosa diavolo avevo fatto per meritare uno schifo di vita del genere?! Non lo avrei mai superato, ormai era chiaro che non avrei mai accettato di essere un'handicappata! Killian me lo aveva reso più semplice, almeno, più sopportabile... e loro, ancora una volta, dovevano rovinare tutto.
Il giorno in cui lo psicologo aveva detto che fino a che non mi fossi totalmente aperta non avrebbe potuto dichiararmi capace di prendermi cura di me stessa, i miei avevano deciso di non spingere oltre, promettendo che nulla sarebbe cambiato. Che non mi avrebbero mai fatto pesare due semplici firme che avevano dovuto mettere al posto mio.
Ed ora mi avevano tradita.
Avevo mentito, d'accordo, ma se non avessi avuto dei "tutori" non avrei nemmeno dovuto dare spiegazioni... forse avevo aspettato troppo. Forse mi ero fidata troppo, facendomi chiudere in quella bolla che da sapone si era trasformata in vetro.
Quando riuscii a placare un po' le lacrime, sbloccai il cellulare per trovarvi due messaggi, entrambi del giorno precedente.
"Sono con la ragazza di Alice. È arrivata oggi per farle una sorpresa ma è stata rapinata appena arrivata! Sta bene, sto per accompagnarla da Alice... non dirle nulla mi raccomando! Ci sentiamo Swan"
Per un attimo, risi tra le lacrime! Come aveva fatto a trovarsi in una situazione del genere... era assurdo! Come aveva fatto la ragazza di Alice a beccare proprio lui, tra tutti?!
Poi, però, passai al secondo messaggio.
"Ciao Emma, spero tu stia meglio. Mi dispiace tanto... forse non mi sono reso conto di aver spinto troppo. Non avrei dovuto, sono un gran coglione. Dovevi dirmi che i tuoi genitori sono legalmente responsabili di te. Capisco che forse te ne vergogni, ma non voglio causare problemi e credimi, non avrebbe cambiato il modo in cui ti vedo. Non te ne faccio una colpa, perché capisco... ma i tuoi preferirebbero che non ci vedessimo per un periodo, e non so se sia la cosa giusta o meno ma ho paura non dipenda solo da me. So solo che mi dispiace che le cose siano andate così, perché mi piaci. Come persona, come amica… e come donna. Sapere che probabilmente sono responsabile del tuo malanno... scusami, Emma. Guarisci presto."
Non ebbi nemmeno la forza di rispondere, perché le lacrime tornarono a solcarmi il viso. Il loro maledetto piano di allontanarlo da me, a quanto pare, aveva funzionato alla grande! Sapeva che non ero alla sua altezza, ora. Sapeva di dover chiedere il permesso ai miei genitori anche solo per... per fare una passeggiata con me. Avrei voluto scrivergli che non era un coglione, che non era colpa sua, ma che mi ero ammalata come poteva succedere ad una qualsiasi persona sulla faccia della terra! Ma a cosa sarebbe servito? Tanto, ormai, non mi avrebbe più guardata come prima... e avrebbe fatto troppo male leggere pena anche nel suo sguardo, l'unico in cui non l'avevo mai vista.
A questo punto, tanto valeva tornare a dormire. La gola mi faceva male per le urla, la testa aveva ripreso a farmi male per il pianto...
Forse, in fondo, sarebbe stato meglio per tutti se quel giorno di quattro anni fa non mi fossi svegliata.
Non sapevo che in quel preciso momento, mia madre era alla porta a chiedere a Killian di tornare a casa, rifiutandogli di vedermi.

 
Ciaoo, eccomi, ce l'ho fatta! Pensavo di non riuscire ad aggiornare stasera... invece ho fatto le 2 ma ce l'ho fatta xD
Questo capitolo è un po' meno positivo del precedente, non odiatemi!
David ha beccato Killian ed Emma insieme nel letto, e sicuramente ne avrebbero parlato alla fine... ma Emma si è sentita male e le cose si sono scombussolate. Ha finito per raccontare la verità ai suoi, che hanno chiesto a Killian di lasciarla stare per un po'.
Lui nel frattempo ha incontrato Robyn in una brutta situazione poveretta, ma l'ha aiutata e l'ha portata sana e salva da Alice! Una bella coincidenza, visto che ha avuto modo di conoscere (o ri-conoscere) la migliore amica di Emma, che gli ha anche dato la sua benedizione xD ma la cosa è reciproca, visto che ha subito preso in simpatia sia lei che l'altra ragazza... e la prima cosa a cui ha pensato è stato di farlo sapere a Emma.
Lei nel frattempo si è un attimo ripresa, non molto felicemente dato che ha scoperto cosa hanno fatto i suoi e si è giustamente incazzata. Sicuramente si preoccupano per lei, ma si sente oppressa e non vorrebbe più accettare quella situazione... e ancor meno accetterebbe di non vedere Killian per decisione loro, ma d'altra parte adesso si vergogna. Nel prossimo si saprà cosa succederà!
A presto e buona domenica :*

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Capitolo 8
*** Is lost happiness permanent? ***


Is lost happines permanent?



KILLIAN POV
 
Arrivai a lavoro con quasi due ore di anticipo, ma di tornare a casa non avevo voglia. Nonostante il messaggio, ero passato a casa di Emma per scusarmi con sua madre e pregarla di lasciarmi salutare la figlia, nella speranza che stesse bene.
La donna non era stata di molte parole, ma l'avevo trovata molto turbata e con gli occhi lucidi. Quindi, quando mi aveva chiesto di andar via, non me l'ero sentita di insistere: se non altro, ero riuscito a farmi dire che Emma stesse meglio.
Tuttavia, non mi aveva ancora risposto al messaggio, anche se risultava visualizzato... il che mi fece capire che fosse meglio lasciarla in pace, almeno per il momento.
Se solo avessi saputo che sarebbe potuta stare tanto male da finire in ospedale, non avrei mai fatto quella sciocca proposta... ma lei non me lo aveva reso semplice, dannazione! L'ultima cosa che volevo era causare problemi alla sua famiglia, e purtroppo non avendo quella "piccola" informazione, non ero riuscito a evitarlo.
Ma forse ero stato sciocco, avrei dovuto capire che, nonostante fingesse che tutto andasse benissimo, il suo fisico non era ancora pronto per un certo tipo di esperienza. Però l'avevo vista così felice, due sere fa... piena di vitalità, per la prima volta da quando la conoscevo – e, incredibile ma vero, era ormai passato più di un mese dal nostro primo incontro.
Non volevo rinunciare a vederla.
Ma non volevo nemmeno essere un egoista e mettere in secondo piano il suo benessere.
Se i suoi genitori avessero avuto ragione? Se frequentarmi non le stesse facendo bene?
Sconsolato, tirai due pasticche di ibuprofene dalla scatola: la testa mi scoppiava e una sola non sarebbe certo bastata.
-Ehi, Jones. Che ti prende?
-Nulla Capitano, sto bene. Torno a lavoro.
-Da quand'è che mi chiami capitano?
Sospirai, tirandomi indietro per poggiarmi sullo schienale della mia poltrona.
-Non è giornata Graham, scusa.
-Se non ti senti bene puoi pure andare a casa. Non ti sei mai preso un giorno di malattia, direi che ti spetta... e hai un aspetto orribile. Perché diavolo sei venuto in anticipo?
-Lunga storia. Ho bisogno di tenermi occupato, sto bene.
-D'accordo. Ma vedi di non svenirmi o andare in overdose di ibuprofene che ti ammazzo. Problemi di donne?
-Diciamo. Comunque, tranquillo, prometto di non andare in overdose da ibuprofene. Ora sciò, ho tre fascicoli su cui indagare...
-Ok, ok! Buon lavoro! Se avessi bisogno di parlare sono qui.
-Grazie ma non credo proprio!- alzai gli occhi al cielo. Lui rise e mi lasciò in pace ad iniziare a sfogliare il fascicolo del primo caso. Caso di due giorni prima... un uomo trovato impiccato ad un albero nel suo giardino, lettera d'addio invalidata e quindi sospetto omicidio. Ottimo, mi avrebbe dovuto tenere abbastanza impegnato per alcune ore.
 
* * *
 
 
Lasciai la stazione dopo ben 12 ore di lavoro, tutte impiegate nel cercare di risolvere il caso del primo fascicolo. Nel pomeriggio avevo dunque lavorato con Ruby, visto che avevo avuto bisogno di esaminare il corpo della vittima da vicino, per poter giungere a una qualche conclusione.
Ciò che avevo scoperto dell'uomo, era che si fosse sposato da soli sei mesi e la vedova disperata, che avevo interrogato, era incinta di quattro.
Ottima attrice, dato che a mio avviso era stata lei ad ucciderlo. A quanto pare il giovane Chris aveva un'amante da qualche settimana a questa parte. Grazie agli insegnamenti di Emma ero riuscito a scoprire che la moglie lo avesse scoperto di recente, e che avesse minacciato l'amante tramite messaggio. Ammise il fatto solamente quando le feci notare di avere le prove, giurando di aver voluto solo spaventarla perché li lasciasse vivere in pace, visto che tra poco avrebbero avuto un figlio.
Ma quando avevo esaminato il cadavere, avevo notato un segno di unghie attorno al polso e, casualità, la donna aveva le unghie fresche di manicure.
Dopo aver firmato il rapporto a Graham, l'avevo segnalata come sospettata numero uno. La seconda era l'amante, che ancora non avevamo trovato, e la terza la madre della vedova.
Ma era decisamente un omicidio al femminile e di questo ero completamente certo: anche Ruby era d'accordo con me. Con un po' di fortuna, avremmo chiuso il caso nel giro di un paio di giorni, visto che non rientrava nemmeno lontanamente nella lista di quelli più complessi a cui avessi lavorato.
-Killian! Aspettami, non correre.
-Ruby! - feci sorpreso, voltandomi: non l'avevo notata, d'accordo, ma non mi sembrava di stare correndo. Comunque mi fermai ed aspettai che mi raggiungesse. Aveva addosso un paio di pantaloni neri di pelle e una camicetta rossa piuttosto scollata... quasi mi ero scordata quanto sexy fosse senza quel camice! Non che con quello addosso lo fosse meno, a dire il vero.
-Allora, dimmi qual è il problema.
-Problema?
-Non tirarla troppo per le lunghe, è ovvio che sei uno straccio. Senza offesa.
-Wow, tra te e il tuo ragazzo ho ricevuto un sacco di complimenti oggi!
-Eh beh, abbastanza evidente Jones! Sputa il rospo.
-Non hai altro da fare stasera?
-No, Graham, resta fino a tardi... quindi facciamo che ti offro qualcosa da bere perché ne hai chiaramente bisogno, e intanto mi dici che succede.
Sbuffai, ma feci un cenno del capo e ci dirigemmo verso il pub dove ci riunivamo di solito tra colleghi. Ci piaceva perché essendo in un vicolo abbastanza nascosto, a parte il sabato non era mai eccessivamente affollato. E perché avevamo tutti il 2x1 sulla birra, ovviamente!
Appena entrati prendemmo un tavolo accanto alla finestra e per iniziare ordinammo due pinte di Guinness... anche se avevo bisogno di qualcosa di più forte, questa volta! Almeno un paio di shot di rum li avrei aggiunti più tardi.
-Allora. Spara. Si tratta dell'altra sera con la tipa con cui dovevi uscire?
Mi accigliai, sorpreso: come diavolo facevano le donne ad intuire sempre tutto?! Eppure di Emma non le avevo che accennato, non sapeva praticamente nulla.
-Già. Ma non è come pensi. Il fatto è... è complicato, lei è in sedia a rotelle e forse l'ho fatta stancare più del dovuto, non so, e ora sta male...
Cercai di spiegarle la situazione al meglio, visto che forse un parere femminile non sarebbe stato male in fin dei conti: magari mi avrebbe aiutato a capire cosa diavolo fare, come comportarmi. Lasciarla stare o insistere.
Mi ascoltò con attenzione, cosa che apprezzai molto, fino alla fine, quando le dissi dell'ultimo messaggio che avevo inviato alla giovane.
-Sei un coglione.
-Cosa?
-Per sms dovevi solo chiederle come stava. Si sentirà già abbastanza umiliata... è chiaro che quell'informazione non voleva dartela, o lo avrebbe fatto! Voi uomini siete davvero...
-Ok ok, ma...
-Ma basta messaggi. Dalle un paio di giorni per riprendersi e presentati a casa sua.  Con dei fiori, dei dolci, qualcosa di carino. E non menzionare certe cose a meno che non sia lei la prima a farlo. Se davvero è stata male per la stanchezza o qualcosa che avete fatto, la prossima volta ti regoli di conseguenza.
-Ma se i suoi genitori...
-Gli passerà! Al momento sono solo preoccupati ma tu stesso hai detto che non ti danno colpe. Rilassati. Comunque, è ovvio che tu la veda come più di un’amica.
-No. Sì. Ok, forse era così all'inizio ma ora è diverso... lei non vuole una relazione e a me piace essere suo amico, che tu ci creda o no.
-Ti credo, chiedevo solo... non si sa mai! Fai così e non ti preoccupare troppo Killian... di genitori iperprotettivi ne so qualcosa! Beh, nel mio caso, nonna iperprotettiva... ma alla fine cedono!
-Dici?
-Sveglia, Jones! Non siamo nel medioevo! Non metteranno la figlia in una torre per poi buttare la chiave! Si risolverà tutto e smetti di incolparti. Non sta male per colpa tua, tu non potevi sapere.
-Grazie Ruby. Avevo bisogno di una strigliata.
-Lo so, funzionano sempre. Ora che ne dici di un po' di rum?
-Magari, ma ho la macchina...
-Che ti importa, prendiamo un taxi, un Uber... la recuperi domani.
Ci pensai un po' su, ma non riuscii a trovare ragioni valide per obiettare: era effettivamente un'idea troppo allettante, in più era da un pezzo che non passavo una serata a bere per davvero.
In risposta, quindi, chiamai il cameriere e ordinai i primi due shot.
 
 
* * *
 
 
EMMA POV
 
Il dottore era appena andato via, dichiarandomi praticamente guarita. Febbre e dolori erano passati, adesso avevo solo bisogno di rimettermi in forze. Mi aveva prescritto degli integratori da assumere per una decina di giorni, consigliandomi di bere molto succo d'arancia.
Prima che se ne andasse, avevo voluto chiederglielo davanti ai miei genitori. Gli avevo domandato se le mie difese immunitarie si fossero davvero abbassate a causa della stanchezza dopo l'uscita con Killian.
E aveva risposto di no.
Anzi, aveva ammesso di aver visto un ulteriore miglioramento nei miei esami del sangue, paragonabili a quelli di una persona totalmente sana. Se avessi mantenuto certi livelli, continuando una dieta sana associata ad una qualche attività fisica, nel giro di un anno non avrei avuto più bisogno nemmeno delle vitamine.
Era stata una bella soddisfazione mostrare loro che si sbagliassero. Che avessero davvero esagerato. Che dovessero smettere di trattarmi come una bambola di porcellana.
Non avevo rivolto loro la parola per tutta la settimana, ostinandomi a ordinare la mia cena - e cucinare da sola per me quando avevo iniziato a star meglio. Avevano provato più di una volta a spiegarmi quanto ridicolo e infantile il mio comportamento fosse, ma li avevo ignorati.
Avevo passato le giornate a leggere o guardare la televisione, evitando il più possibile di stare al cellulare perché avrei inevitabilmente aperto la conversazione con Killian, e non ero ancora pronta. Non sapevo ancora cosa dirgli.
La sera prima, però, quando aveva scritto ancora per chiedermi come stessi, avevo preso coraggio e risposto con un semplice "Molto meglio, grazie".
La serata era andata migliorando quando finalmente erano venute a trovarmi Alice e la sua ragazza, Robyn. Quest'ultima era adorabile e davvero bella: la mia amica stavolta si era proprio superata! Avevamo mangiato la pizza e avevamo chiacchierato fino a tardi, e Robyn mi aveva raccontato del suo incontro con Killian.
Era stato davvero dolce con lei, un perfetto gentleman. La ragazza gli aveva semplicemente chiesto indicazioni, lui l'aveva accompagnata, offerto la colazione, e poi portata fino a casa di Alice. Anche secondo lei Killian era un ragazzo d'oro, e mi aveva detto che se non mi fossi mossa a smuovere le cose, lo avrebbe fatto lei per me.
Avevo promesso di provarci: quel che ancora mi bloccava era l'idea di vedere uno sguardo diverso da quello che mi regalava di solito... non riuscivo a non pensarci.
-Emma, ci dispiace.
-Bene.
-Abbiamo esagerato.
-Infatti.
Li guardai, seduta sul letto a braccia incrociate. Avevano accompagnato il dottore fuori, ed erano tornati. Forse avrei potuto iniziare a valutare di dar loro tregua... ma ero ancora arrabbiata.
-Tesoro, il fatto è che da quando hai conosciuto Killian stai cambiando. Non in negativo. - aggiunse mia madre, vedendomi pronta a fulminarla -È una cosa positiva... solo che non eravamo pronti, suppongo. Non ce lo aspettavamo. E quando ti sei sentita male ci siamo spaventati, abbiamo pensato di stare facendo la cosa sbagliata, che era troppo presto... ma a quanto pare non lo è.
-No, non lo è. Sapete che da quasi una settimana ho smesso con gli antidepressivi? Sono sei giorni che non prendo nulla... quando è rimasto a dormire qui ho semplicemente pensato di non averne bisogno.
-Emma, questo non lo sapevamo! Davvero? Non li stai più prendendo? Lo hai detto al dottore?
-Si, si. Ha detto che magari dovrei parlarne con lo psicologo, ma se davvero sento di non averne bisogno posso non prenderli. Avrei ricominciato quando la mamma mi ha confessato di aver detto tutto a Killian... stavo per farlo, ma non l'ho fatto. Suppongo di aver voluto dimostrare a voi e a me che sono davvero più forte, che non è una messa in scena.
-Tesoro... non ce lo saremmo mai perdonati se avessimo rovinato tutto. Mi dispiace, mi dispiace tanto...
-Anche a me, Emma. Ma siamo davvero, davvero felici che tu non senta più di dover dipendere da quelle pillole. É un enorme passo avanti... lo sai, vero?
-Lo so- annuii, lasciandomi andare a un sorriso. Avevano entrambi gli occhi lucidi, ma li vedevo felici... felici per me. Era davvero il caso di smettere di punirli, lo avevo fatto abbastanza. Andava bene così, ora. Lasciai quindi che mi abbracciassero, ma dovevo anche chiarire la situazione.
Adesso che ero pronta, avrebbero dovuto lasciarmi continuare sulla mia strada, senza più restrizioni. Ero adulta e capace di scegliere fin dove mi potevo spingere.
-Mamma, papà, ora le cose cambieranno. Lo sapete, vero?
-Suppongo...- fece mio padre, stringendo le labbra. Sapevo che non sarebbe stato facile né per loro né per me, ma era giusto: prima o poi sarebbe comunque arrivato il momento, e adesso lo era.
-Non credo di essere ancora pronta all'esame psicologico, ma non dovrete farmi pesare il fatto di dipendere legalmente da voi. Ho bisogno di crescere, di iniziare a fare cose normali. A uscire di più, anche se fa freddo. Se piove, se c'è tanto sole. Di iniziare a uscire da sola, prendere gli autobus... a essere indipendente. Non dico che farò tutto subito, ma pian piano devo iniziare. Va bene?
Si guardarono, ma poi annuirono. Fui grata di non dover discutere, stavolta: avevo bisogno anche del loro supporto, in fondo, avevo bisogno che credessero in me per poterlo fare anch'io.
-Grazie. Adesso devo solo trovare il coraggio di chiamare Killian...
-Mi dispiace di avergli detto... tutto.- fece la mamma, mortificata -Ma vedrai che si aggiusterà tutto, non ce l'ha con te.
-Lo so che non ce l'ha con me. Ma non potrei sopportare la compassione nei suoi occhi, il solo pensiero mi logora... devo cercare di non pensarci.
Non mi contraddirono, per fortuna si risparmiarono le bugie di conforto. In fondo sapevano anche loro che la questione fosse abbastanza delicata, e che Killian avesse tutte le ragioni per pensare di dover cambiare atteggiamento nei miei confronti. Un po' mi sentivo colpevole anch'io perché, seppure per un buon motivo, gli avevo mentito. O meglio, nascosto informazioni che sarebbe stato giusto conoscesse.
E magari si sentiva anche in colpa... no, dovevo assolutamente farmi coraggio e rimediare. Entro quella sera stessa gli avrei scritto per chiedergli di vederci nel fine settimana.
-Siete amici o qualcosa di più?
-Mamma!
-Papà vi ha trovati a letto insieme, insomma…- cercò di giustificarsi, mentre il mio viso andava in fiamme.
-Come ho già spiegato sia a papà che a te, stavamo solo dormendo.
-Ma non hai risposto alla mia domanda…
-Siamo amici.
 
 
* * *
 
4 anni prima

-Basta. È inutile! Sono stanca, voglio andare a casa!
La giovane scoppiò in lacrime e mollò la presa sulle sbarre, scivolando a terra rovinosamente. La dottoressa Icey fu subito su di lei per assicurarsi che non si fosse fatta male, ma Emma la spinse via con un braccio. Odiava Ingrid Icey in quel momento, coi suoi modi teneri e rassicuranti! Non era una ragazzina, perché non le diceva che fosse un caso perso e basta, invece di farle perdere tempo! Lei, il dottor Whale e il dottor Hopper… la stavano tutti illudendo.
Come aveva potuto permettersi di sperare! Sperare che qualcosa cambiasse, quando era chiaro che fosse impossibile.
-Chiama i miei genitori, per favore. Voglio andare a casa!
-Emma… certo, adesso li chiamo. Ma… stai bene? Ti sei fatta male?
-Certo che sto bene! Come faccio a farmi male se queste cazzo di gambe non le sento nemmeno?!
-Ne parliamo dopo, va bene? Lascia che ti tiri su, adesso…
-Non voglio l’aiuto di nessuno. Non voglio essere inutile!
-Non sei inutile, tesoro. Sei una ragazza intelligente, forte e…
-Basta, smettila! Ho dedicato la mia vita al pattinaggio. Ero stata accettata al Trinity College e ho rifiutato per andare alle Olimpiadi: avevo anche vinto la borsa di studio! E ora, indovina? Non ho né una cosa né l’altra! Forse sarebbe stato meglio se non mi fossi mai svegliata, non mi serve a niente vivere così!
-Sono sicura che saranno felici di rioffrirti il posto, capirebbero la situazione…
-Certo, così possono fare la carità alla povera ragazza che ha perso le gambe e sperare di darle un po’ di felicità, no?! Non voglio essere compatita!
Detto questo, Emma preferì strisciare fino al suo “rottame con le ruote”, come lo chiamava lei, piuttosto che farsi aiutare dalla dottoressa.
La donna si sentiva davvero male per quella ragazza, perché nonostante cercasse di fare il possibile per rassicurarla, immaginava come dovesse sentirsi. Vedere infranto il proprio sogno proprio nel momento in cui stava per iniziare, doveva essere un trauma incredibile.
Quando il dottor Whale le aveva spiegato la situazione, non aveva esitato un attimo ad accettare di aiutarla. Emma Swan aveva subito un terribile incidente sei mesi prima, che le aveva causato un trauma cranico tanto grave da mandarla in coma per un mese, e purtroppo una brutta lesione spinale. Nonostante l’intervento tempestivo, la giovane era rimasta paralizzata dalla vita in giù, eppure… aveva completamente recuperato le facoltà cognitive, e motorie nel resto del corpo. Quasi un miracolo, che nessuno dei medici si sarebbe aspettato. Aveva studiato l’ultima scan di Emma insieme a Whale, ed avevano entrambi constatato che il danno spinale non fosse visibile in alcun modo. Sembrava completamente rimarginato.
Il collega le aveva spiegato di essere rimasto deluso quando, al risveglio, la ragazza non era riuscita a muovere le gambe, visto che aveva eseguito lui stesso l’intervento – e con successo. Ma aveva supposto che, probabilmente, quando era intervenuto era stato ormai troppo tardi… ma la speranza si era riaccesa in lui quando aveva notato quel miglioramento incredibile. Una spina definitivamente lesionata, non avrebbe dovuto guarire. Invece era successo.
Così, aveva deciso di parlare con Emma, i suoi genitori, e il dottor Hopper, lo psicanalista che la seguiva. Anch’egli aveva ammesso che in alcuni casi il blocco potesse essere mentale, e tutti insieme avevano convinto Emma a provare… e non era stato facile. Avevano iniziato con piccoli esercizi, che tuttavia non avevano portato a nulla, così Ingrid aveva suggerito di passare direttamente alle sbarre. Aveva creduto che, essendo messa a dura prova, Emma avrebbe potuto sbloccarsi e riuscire a fare dei miglioramenti. Ma era la terza seduta ormai, e non era riuscita a farle muovere nemmeno le dita dei piedi.
Dovette ammettere lei stessa che forse Whale aveva sbagliato. Forse la spina non era guarita del tutto, forse il danno era davvero permanente seppur non visibile ad occhio nudo: dopotutto, neanche la medicina moderna era perfetta.
In silenzio, accompagnò Emma in una sala vuota e come richiesto, e chiamò i suoi genitori perché venissero a prenderla in anticipo.
-Non avrei voluto essere illusa…- sussurrò, dopo un quarto d’ora di silenzio totale.
-Cara, penso che nessuno avrebbe voluto illuderti. E non è ancora detto nulla, Emma…
-Lo è.- la interruppe -Oggi sarei stata all’apertura delle nazionali invernali. Avevo vinto le regionali, prima dell’incidente. Invece c’è quella stronza di Tamara al posto mio, a gongolare per avermi rubato il posto. Quindi credimi, nessuno più di me vorrebbe che aveste ragione… che ci fosse anche una minuscola possibilità che un giorno possa riprendermi la mia vita. Nessuno può nemmeno lontanamente immaginare come io mi senta… il ghiaccio era la mia vita. E… e mi sentivo così libera… non avevo paura di nulla, era più naturale che camminare. E ora non riesco ad immaginare la mia vita senza…- la sua voce si spezzò in un singhiozzo, ed i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime.
Le mancava il respiro, il cuore le faceva male.
Non riusciva ad immaginare una vita lontana dal ghiaccio, e si odiava, si odiava tanto per essersi concessa di illudersi… di sognare, di sperare.
Ma in fondo, adesso lo sapeva.
Non sarebbe mai più stata felice.

 
***
 
 
Quando bussarono alla mia porta, ero intenta a finire la mia vaschetta di gelato al caramello davanti alla TV: così avevo deciso di celebrare la fine di quella fastidiosa influenza.
-Entra! - esclamai, immaginando fosse mio padre, dato che la mamma era appena uscita a vedersi con alcune amiche di vecchia data.
Non mi aspettai certo di trovarmi davanti Killian.
Col suo solito sorriso, un grande mazzo di fiori in una mano, e una scatola di Queen of Tarts nell'altra, le torte più buone in assoluto della città! Non riuscii a non ricambiare quel meraviglioso sorriso, quando mi resi conto che non era affatto cambiato.
-Ti vedo bene, Swan. Anche sporca di gelato...
Scoppiai a ridere e mi pulii la di corsa, prima di abbracciarlo forte non appena si sedette sul letto accanto a me. Ora mi sentivo una grande idiota... mi era mancato, e avevo lasciato che il mio stupido orgoglio mi bloccasse! Invece, a quanto pare, non c'era nulla di cui avere paura.
-Scusami.- feci poi, cercando di ritrovare un po’ di contegno.
-Non hai nulla di cui scusarti, tranquilla! Anche se ero preoccupato, sai!
-Oh, sto benissimo, dico davvero. Ho un sacco di cose da raccontarti... e tu a me! Ma prima apri quella torta, non posso concentrarmi senza neanche assaggiarla!
-Vedi, so come conquistare una donna! Se mi abbracci prima ancora di averla vista, dopo averla assaggiata mi baci direttamente?
In risposta gli diedi una botta bella decisa, ma lasciai che si sistemasse più comodamente e che aprisse la scatola. Aveva preso la fantastica fudge cake, specialità della casa che amavo da impazzire.
Poi parlammo, parlammo tanto, come a recuperare le chiacchierate perse nell’ultima settimana. Mi raccontò dei suoi ultimi casi, con qualche altro aneddoto divertente, e mi raccontò dell’incontro con Robyn e Alice. Fu d’accordo con me quando proposi di organizzare qualcosa tutti e quattro insieme, sarebbe sicuramente stato divertente!
-Ah, e Alice ha detto che mi approva come tuo ragazzo.
-Me lo ha detto- alzai gli occhi al cielo -Spero non ti sia fatto strane idee.
-Non so… non dovrei?
Ci guardammo negli occhi in silenzio per alcuni interminabili istanti.
Se gli avessi detto di sì, cosa sarebbe successo? Mi avrebbe baciata in quel momento?
Sarei stata un’ipocrita se avessi negato di non averci pensato nemmeno una volta… o forse più volte. Una settimana prima, mentre sparava concentrato, avevo per un attimo avuto l’insana voglia di strappargli via la camicia…
Feci un grande, profondo respiro.
-No.
-No?
-No. Quando ti ho detto che per me non è il momento di avere relazioni, ero seria.
-Allora è solo per quello… altrimenti lo avresti considerato. Ti piaccio.
-Ma per favore!
-Dai, è ovvio, sono tremendamente irresistibile… non è colpa tua.
-Sei tremendamente coglione!- esclamai, per poi scoppiare a ridere. Gli presi di mano la torta per posarla sul comodino e poi gli tirai una cuscinata, a cui rispose immediatamente con un attacco di solletico.
Ridemmo entrambi, ridemmo insieme… chissà, forse avremmo potuto funzionare come amici! L’attrazione c’era, ma non ero pronta.
Ero invece pronta a cambiare la mia vita in positivo, e non ne sarei mai stata capace senza di lui… sarebbe potuto diventare un amico davvero speciale, me lo sentivo.
Non valeva la pena rovinare quella prospettiva per del mero desiderio che probabilmente non sarebbe durato a lungo.
-Amici, Swan?
-Amici, Jones!
Poteva funzionare.
Mi sentivo… felice?

 
Ciaooo! Per qualche contrattempo posto con un giorno di ritardo, ma ce l'ho fatta!
Ho finito di leggere i vari nuovi capitoli che avevo da recuperare e domani recensisco tutto, dato che ora non sarei in grado. Per fortuna il capitolo l'ho revisionato nel pomeriggio, quindi non dovrebbero esserci cose strane ahaha
Killian è parecchio pensieroso e combattuto per la situazione e chi l'ha capito alla fine è stata Ruby... e gli ha dato senza dubbio degli ottimi consigli.
Emma, una volta guarita, è riuscita finalmente a far ragionare i suoi genitori. Pur non riuscendo a digerire del tutto i cambiamenti, si rendono conto di doverli accettare per lei... e hanno capito quanto Killian le abbia fatto bene, visto che ha confessato loro di aver finalmente smesso con gli antidepressivi.
Lui ha seguito il consiglio di Ruby e alla fine si è presentato da lei e stavolta con successo. La ragazza non si è trattenuta e gli ha dato un grosso abbraccio, anche se poi ha cercato di ricomporsi eheh hanno parlato allegramente, e alla fine hanno toccato l'argomento pungente... Emma ha dovuto rifletterci un po', ma ha deciso di non essere davvero pronta a fare un passo del genere. Inoltre, pensa di sentirsi felice... cosa che aveva creduto di non provare mai più. Quindi chissà, magari da cosa nasce cosa... vedremo, non dico nulla xD
(Spero di non essere uccisa per l'ennesima mancanza di un bacio ahahahahha)
A presto! 

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Capitolo 9
*** A friendship hard to explain ***


A friendship hard to explain



2 mesi dopo.
 
EMMA POV
 
-Noooo ancora uno!
-Basta Swan! Mi sa che ‘sti dolcetti ti stanno facendo ubriacare.
-Ma non è vero! Dai non fare lo stronzo! - mi allungai, tirandogli il braccio, per recuperare la scatola di cioccolatini al liquore che avevo praticamente divorato insieme a Robyn e Alice.
Eravamo gli ultimi rimasti sulla spiaggetta di Howth, gli altri erano andati via dopo il tramonto. Adesso iniziava davvero a far buio… il tempo era volato.
E la mia vita era radicalmente cambiata nel giro degli ultimi due mesi: se me lo avessero detto prima di incontrare Killian, avrei riso di brutto. Non avrei mai creduto che mi sarei ritrovata alle 9 di sera passate sdraiata su una spiaggia deserta insieme ai miei amici, a mangiare Mon Cherie, patatine e altre porcherie accompagnate da birra e succo d'arancia.
Era fine luglio e, dopo un inizio estate abbastanza deludente, le giornate calde erano arrivate e Killian era riuscito a convincermi a trascorrere una giornata al mare.
Ultimamente era diventato normale uscire con lui, andare anche in centro, al cinema, a teatro, e perfino a casa sua. Praticamente trascorrevamo ogni weekend insieme, dormendo nello stesso letto senza la minima vergogna. Rose e Jeff non riuscivano a capacitarsi di come potessimo essere soltanto amici... ma noi stavamo bene così. Non negavo che fosse attraente, e non negavo che l'attrazione fisica non fosse mai del tutto sparita... lo aveva ammesso lui, e lo avevo ammesso io, una sera dopo un paio di shot di rum. Ne avevamo parlato, visto che eravamo stati sul punto di baciarci... Ma di comune accordo, avevamo deciso che da amici funzionavamo troppo bene e non volevamo rovinare quel rapporto speciale per qualche notte di sesso.
Era stata la decisione giusta, visto com'erano andate le cose: lo consideravo il mio migliore amico, insieme ad Alice.
In più i miei si fidavano di lui, quindi avevano mollato un po' la presa e non passavano più mezz'ora a farmi mille raccomandazioni prima di ogni uscita. La mamma mi aveva perfino accompagnata al centro commerciale per comprare qualche abito più estivo, compreso l'outfit da spiaggia. Mi ero convinta a indossare un paio di bikini, pur non essendo pronta a portarlo senza nient'altro addosso. Sopra avevo infatti messo una tunica da mare, leggerissima e corta, ma coprente al punto giusto.
Non mi piaceva il mio corpo, non ero ancora pronta a metterlo in mostra, anche se le cicatrici erano praticamente invisibili. Sapevo fosse più una cosa psicologica, perché odiavo quel corpo disfunzionale... avevo ancora bisogno di tempo per accettarlo. Accettarmi.
Ma la cosa non mi pesava, stavo bene. Davvero bene. Anche lo psicanalista, un paio di mesi prima, mi aveva confermato di poter smettere totalmente con gli antidepressivi - pur ricordandomi che per recuperare totalmente la mia indipendenza avrei avuto bisogno di superare il test psicologico. Per quello, continuavo a non essere pronta... ma i miei stavano mantenendo la loro parola di non farmelo pesare. A volte era evidente fossero un po' preoccupati, soprattutto la prima volta che ero uscita da sola per incontrare Killian fuori dal lavoro, ma non mi avevano più proibito nulla. E io stessa stavo acquisendo una maggiore consapevolezza di me stessa, delle mie capacità, e una maggiore fiducia in esse.
Quando mi arresi, fu Killian stesso a darmi un cioccolatino, e per dispetto gli morsi anche il dito.
-Ahia! Poi sono io lo stronzo...
-Ovvio. Comunque sono morta, possiamo rimanere a dormire qui? Non ho le forze di alzarmi.
-Non credo sia un'ottima idea, tesoro. Anche se quelle due, credo stiano valutando...- accennò ad Alice e Robyn, che stavano allegramente pomiciando sul loro telo. In effetti avremmo potuto lasciarle lì e nemmeno si sarebbero accorte della nostra assenza, impegnate com'erano!
-Dai ragazze, ancora un po' di pazienza, concludete poi a casa! É ora di andare! - annunciò Killian, alzandosi per poi sollevare me e adagiarmi sulla carrozzina, che avrei potuto anche lasciare a casa non avendola nemmeno usata. Eravamo stati tutto il tempo lì, solo una volta eravamo entrati in acqua ma Killian mi aveva tenuta in braccio, poi sul materassino gonfiabile. Era stato davvero divertente e speravo le belle giornate durassero un po', così da rifarlo ancora. Inoltre, Jeff e Rose avevano una mezza idea di passare un fine settimana al mare a Bray e ci avevano invitati ad unirci. Inizialmente non ero stata molto convinta, ma dopo oggi avrei accettato volentieri. I miei non sarebbero stati felicissimi, perché un intero weekend fuori città senza di loro non lo avevo ancora passato... ma dubitavo avrebbero detto di no. Ci avrei pensato quando fosse diventata un'opzione concreta, comunque.
-Dormiamo da te stasera?
-Sì Swan. Accompagnammo queste due matte e poi da me... se va bene. Dovresti riuscire a usare la doccia, vero?
-Sisi, è abbastanza grande, me la posso cavare. Preferisco così... finché arriviamo si fa tardi e non voglio interrogatori dei miei, voglio dormire.
-In effetti! Mi butterei direttamente a letto se non dovessi lavarmi di dosso tutta questa sabbia...
-A chi lo dici... ho sabbia pure in posti dove non so come sia potuta finire!
-Oh, vuoi che ti aiuti a toglierla? - mi punzecchiò, ed in risposta gli diedi un pugno sul braccio.
-Pervertito.
-Oh, ma io intendevo tipo tra i capelli... sempre a pensar male!
-Certo, io! Andiamo che è meglio. Alice, Robyn, una mossa!
-Arriviamooo, calmati! Sai, una scopata ti aiuterebbe a rilassarti… perché non chiedi aiuto a Killian? Non penso si tirerebbe indietro.
-Molto simpatica.
-Sarà, ma intanto lui non mi pare stia dicendo di no!
Alice guardò Killian a braccia incrociate con un ghigno, lui ricambiò lo sguardo divertito. Per un attimo mi domandai se stesse eventualmente valutando l’offerta… no. No, no.
-Killian!
-Scusa Swan! Però non ha tutti i torti, il sesso fa bene…
Lo avrei ammazzato. In quell’istante.
-Ecco! Voi due avrete fatto le ragnatele là sotto!
-Scusa, chi te lo dice che non sia stato con nessuna?
-Ma per favore. Lo sappiamo tutti che hai occhi solo per Emma. Solo voi due sembrate non aver ancora capito che siete una coppia! “Ti aiuto a fare la doccia e a spogliarti… smackk smacckk!”- fece teatrale, imitando il suono dei baci.
Io mi sentii avvampare, ed evitai accuratamente di guardare Killian. Non volevo ammettere che forse ci fosse un piccolo, minuscolo, fondo di verità. Ovviamente lui lo faceva per provocarmi, per scherzare, però…
-Va bene, basta, andiamo. So che per te non è concepibile che una ragazza etero possa essere solo amica di un tipo estremamente sexy e affascinante come me… ma è così!
A quel punto risi, colpendolo sul braccio: gli fui davvero grata di aver chiuso quella conversazione con una battuta… anche per quello lo adoravo da amico. Sapeva rendere le situazioni imbarazzanti, molto più semplici. Mi allungai quindi a dargli un bacio sulla guancia, poi ci dirigemmo finalmente verso l’auto.
-E comunque il motivo per cui non scopa è che ho alzato il suo standard in fatto di donne. Che posso farci!

 
* * *


Era la prima volta che entravo in ospedale senza essere io la paziente.
Finalmente, oggi avrebbe avuto inizio il progetto a cui avevo deciso di aderire insieme a Killian. Per fortuna l'appuntamento con la capo reparto era alle 11, perché la sera precedente tra la doccia e il tempo di addormentarci, si era fatta mezzanotte passata. Pur avendo trascorso molte notti a casa di Killian, non avevo ancora usato la sua doccia - ovviamente non predisposta appositamente per me. Ma con l'ausilio di una sedia di plastica me l'ero cavata, per fortuna. Rose non era a casa e non potevo di certo chiedere aiuto a Killian - anche se lui mi aveva "gentilmente" offerto una mano! -, quindi sarebbe stato un bel problema se non avessi trovato una soluzione. Questa mattina ci eravamo alzati con calma, facendo colazione al bar prima di raggiungere l'ospedale.
Ero nervosa e allo stesso tempo impaziente: avevo valutato diversi progetti prima di decidermi, ma alla fine questo aveva prevalso - pur sapendo che non sarebbe stato emotivamente semplice.
Per due volte a settimana - Killian una sola - avrei passato due ore con i bimbi ricoverati in pediatria, ad intrattenerli con letture e giochi di vario genere. Prima dell'incidente ero sempre stata brava coi bambini, avevo anche fatto la baby-sitter per due estati, quindi mi era sembrata un'opportunità perfetta. Avevo dovuto parlare col mio psicanalista per poter avere il permesso di lavorare con dei minori e la cosa non mi era andata molto a genio, ma alla fine era stato semplice. Mi aveva dato il via libera senza problemi, in quanto secondo lui avrebbe giovato ad entrambe le parti... e non avevo avuto nulla da ridire.
-Emma, cara, eccoti qua! È un piacere vederti, soprattutto così in forma! E Killian, giusto?
-Esatto, piacere... Zelena. Nome particolare!
Killian strinse la mano alla capo reparto di pediatria, e io risi. Avevo pensato la stessa cosa quando avevo conosciuto la donna! Era molto particolare, fantastica coi bambini visto che riusciva sempre a strappare un sorriso a chiunque con la sua energia. Quando ero rimasta ricoverata non era stata lei a seguirmi, essendo già maggiorenne, ma si era occupata di Alice e quindi avevo avuto modo di conoscerla piuttosto bene. Era senza dubbio la mia persona preferita in quel luogo, di cui avevo ricordi non proprio stupendi.
-Sei abbronzata o sbaglio?
-Un po' può essere! Siamo stati al mare ieri...
-Avete fatto benissimo! Convinci il tuo fidanzato a portartici più spesso, il sole ti fa bene!
-Non è il mio fidanzato! - esclamai, mentre il cretino se la rideva sotto i baffi. -É il mio... amico.
-Ah sì? Peccato, è un gran bel ragazzo... fossi in te ci penserei...
Ci mancava solo lei adesso! Lui ovviamente assunse un'aria compiaciuta, io sperai soltanto di non essere arrossita. Il suo ego era già abbastanza smisurato di suo, senza che ci si mettesse lei a montarlo ancora di più. Non potevo dire di non essere abituata ormai, comunque... chi non ci conosceva, dava sempre per scontato che fossimo una coppia. Neanche perdevamo tempo a spiegarci ormai, tanto non cambiava nulla alla fine.
-Ok, basta così che poi se la tira. Andiamo dai bambini?
-Andiamo, andiamo. Rilassati Emma!
Adesso ero io a dovermi rilassare... certo! Preferii comunque non rispondere e sospirai, seguendo la donna insieme a Killian. A quanto pare c'era una sala giochi comune, dove i piccoli potevano socializzare in sicurezza. Zelena ci spiegò che di solito c'erano gli specializzandi a tenerli sotto controllo, ma durante le nostre ore saremmo stati soli a meno che non avessimo richiesto la presenza di qualcuno. Il fatto che Killian lavorasse in polizia, fortunatamente era stato d'aiuto nella parte burocratica, visto che ovviamente per poter lavorare a contatto con minori c'erano mille scartoffie da compilare.
Non appena Zelena ci fece entrare, io e Killian non potemmo fare a meno di guardarci sorridenti.
C'erano una quindicina di bambini, tutti tra i 4 e gli 8 anni come ci era stato detto, seduti su sedie così piccole da sembrare giocattoli e tappetini sparsi per la sala.
 
***
 
 
4 anni prima...
 
-Alice... Neal? Dove sta?
-Gli è venuta fame, è sceso alle macchinette!
-Oh. Porta qualcosa anche a me, vero?
-Certo! E Emma, smetti di parlare lenta. Ormai non hai problemi, te lo ha detto pure il dottore!
-Lo so... ma la paura di dire qualche cavolata ancora non mi è passata. Non voglio sembrare un'imbecille...
-E chi non dice cavolateee! Proprio a me lo dici poi? Io dico cavolate dalla mattina alla sera!
Emma rise di gusto, non potendo dar torto alla sua amica. Alice era stata una vera manna dal cielo, senza di lei e Neal non ce l'avrebbe fatta. La ragazza si era svegliata dal coma il suo stesso giorno, e si erano conosciute durante il primo giorno di riabilitazione. Il caso della più giovane era meno grave ed era stata dimessa nel giro di 3 mesi, avendo recuperato completamente funzioni motorie e cognitive. Nonostante ciò, era andata a trovare Emma ogni singolo giorno negli ultimi due, non ne aveva saltato uno. Perché le voleva un gran bene e sapeva che aveva bisogno di lei.
Aveva passato le pene dell'inferno Emma, e ancora non era finita purtroppo. Tuttavia, il giorno precedente il logopedista l'aveva testata un'ultima volta, per poi dichiararla completamente guarita dalla leggera afasia che l’aveva colpita. Le aveva ovviamente spiegato che i primi mesi avrebbe potuto avere piccole incertezze, in quanto aveva bisogno di recuperare anche la fiducia, ma non c'era nulla di cui preoccuparsi. La ragazza non aveva ormai il minimo problema nella comprensione, nella lettura e nella comunicazione, ma era sempre stata molto intelligente, brillante: era una perfezionista e aveva sempre il terrore di fare un passo indietro, o di sbagliare qualcosa.
Questo, nonostante i medici avessero ammesso davanti a lei di essere sinceramente impressionati del suo recupero, su cui non avrebbero scommesso al 100% inizialmente. Aveva più forza e determinazione di quanto pensasse. In soli cinque mesi aveva recuperato le funzioni cognitive al 100%. Quelle motorie non ancora, ma stava migliorando giorno dopo giorno.
La parte superiore del corpo non le dava problemi, ma aveva ancora difficoltà a gestirla simultaneamente a quella anteriore. Il vero problema era che non riusciva ancora ad accettare di non poter muovere le gambe, e questo le impediva di acquisire sicurezza nei movimenti. Utilizzava la sedia a rotelle il minimo indispensabile, per spostarsi al bagno e, una volta al giorno, in giardino. Ma aveva bisogno di aiuto a utilizzarla e il percorso era ancora lungo. Fisicamente, e soprattutto psicologicamente.
I primi mesi le sue sedute erano consistite in silenzi e lunghi monologhi da parte del dottor Hopper, visto che si era categoricamente rifiutata di parlare davanti a lui prima di superare l'afasia. Dopo tre mesi, aveva accettato di iniziare a rispondergli a monosillabi, e nelle ultime settimane aveva iniziato a parlare. Ma non si sfogava, non si lasciava andare, sembrava non voler parlare di quello che era il suo vero disagio. Hopper aveva provato in mille modi a farla aprire, ma sembrava impossibile. Nonostante ciò a Emma piaceva, lo trovava simpatico e lo chiamava "grillo parlante". E il grillo, non aveva la minima intenzione di arrendersi, perché dietro a quella fragilità, tristezza e delusione, vedeva una ragazza determinata.

-Domani inizi con la riabilitazione fisica, vero?
-Vero... anche se non vedo per quale ragione devo potermi tenere su visto che le gambe non funzionano. Mi sembra inutile.
-Oh, smettila di fare la musona! Vuoi poterti muovere senza mamma e papà sì o no? Per farlo devi riprendere il completo controllo del tuo corpo, anche senza gambe!
-Non lo so Alice! Non lo so! Non capisci, è orribile! Sarebbe stato più semplice morire!
 
 
***
 
 
KILLIAN POV
 
-Killi, puoi rifare Capitan Uncino?
-Ancora? L'ho già fatto due volte oggi! Non volete qualcos’altro?
-Nooo! - esclamarono in coro buona parte dei bambini, al che Emma scoppiò in una grossa risata.
Tutto era iniziato perché il primo giorno avevamo letto loro la fiaba di Peter Pan, e quando eravamo arrivati alla parte di Capitan Uncino avevo messo su un paio di baffi finti e un cappellino da pirata trovato tra i giochi, e avevo fatto una specie di imitazione per divertirli. Era piaciuta così tanto, che la volta successiva mi avevano chiesto di rifarlo. Ed oggi di nuovo! Ma con che cuore potevo dire di no a quegli adorabili nanerottoli? Nonostante le malattie, erano bambini come tutti: pieni di energia e voglia di giocare e divertirsi.
Passare il tempo con loro riempiva il cuore di gioia ad entrambi. La prima volta che eravamo usciti da lì la settimana scorsa, Emma aveva tenuto un bellissimo sorriso per ore. Ero contento di aver deciso di partecipare a quel progetto insieme a lei, anche se in teoria per via del mio lavoro avrei potuto fare un solo turno a settimana. Queste prime tre volte, però, avevo avuto fortuna con gli orari, così l'avevo sempre accompagnata.
Oggi non ero proprio in forma, col mal di pancia che mi tormentava fin dal mattino, ma non me l'ero sentita di rimanere a casa... avevo preso un antidolorifico e raggiunto Emma per andarla a prendere.
Avevo anche le chiavi di casa sua, ormai, frequentandola piuttosto spesso era più semplice così. In quei due mesi avevamo costruito un rapporto fantastico, tanto che chiunque non ci conoscesse ci scambiava per una coppia. Non potevo dire che non avessimo considerato la cosa, all'inizio.... complice l'alcol... ma alla fine, eravamo tornati alla decisione iniziale - la migliore. Le volevo un gran bene e la cosa era reciproca.
L'avevo sostenuta mentre iniziava un percorso personale per diventare più indipendente e sicura di sé, e il cambiamento era stato evidente. A pensarci bene, faticavo quasi a credere che fosse la stessa Emma che avevo incontrato quel giorno di oltre tre mesi fa. Ultimamente aveva iniziato ad uscire anche da sola, per ben due volte era venuta ad aspettarmi fuori dalla stazione di polizia, spostandosi in autobus. Ero veramente fiero di lei e dei progressi che stava facendo, e felice di poterli condividere.
Secondo i miei genitori, anche lei aveva fatto bene a me e ovviamente la adoravano. Non potevo negare di avere in qualche modo "messo la testa a posto" come dicevano loro, visto che avevo praticamente smesso con il sesso occasionale. Solo un paio di volte ero stato al pub coi ragazzi e, pur avendone la possibilità, avevo rifiutato bellissime ragazze. Non sapevo quanto fosse positivo, in effetti... Alice non aveva tutti i torti, forse: il mio "amico" avrebbe fatto le ragnatele se avessi continuato così, ma che potevo farci! Nessuna donna riusciva ad attrarmi abbastanza da volermela portare a casa. O in bagno, o in macchina.
Emma aveva scherzato dichiarando di aver alzato i miei standard in fatto di donne, ma non sapeva quanta ragione avesse! Il mio cervello finiva per paragonarle tutte a lei: nessuna bella quanto lei, o divertente come lei, brillante come lei. Ecco i rischi di avere una migliore amica così... speciale.
Una sera, scherzando, ci eravamo promessi di essere moglie marito di riserva se non avessimo trovato nessuno entro i 40 anni. E a dirla tutta non escludevo che sarebbe potuto accadere, a questo punto.
Ma nel frattempo, il mio dovere era quello di fare Capitan Uncino, e quello feci! Invadendo la sala di risate di bambini.
-Killian, ad Halloween ti vesti da Uncino, sia chiaro! - fece Emma infine, mentre mi rimettevo seduto per lasciare che le due pesti, Gretel e Grace, mi si arrampicassero sulle gambe. Zelena mi aveva confessato che dopo che eravamo andati via la volta precedente, avevano litigato su chi mi piacesse di più tra le due: a quanto pare avevano una bella cotta per me! Non potevo dire che non fossero buongustaie...
-Ok, io faccio Uncino e tu fai Wendy. Queste due nanette fanno Trilli!
-Ma Trilli è una solaa! - esclamò Grace -Scegli!
-Ha i capelli biondi! La faccio meglio io! - esclamò l'altra.
Grace incrociò le braccia offesa, facendo la linguaccia all'altra: altro che Trilli, i diavoletti avrebbero dovuto fare!
-Ehi! Non litigate, e niente linguacce! Io voglio una Trilli mora e una bionda, quindi la fate entrambe.
-Io voglio fare Giglio Tigrato! - intervenne Lucy.
-Ok. Ad Halloween facciamo i personaggi di Peter Pan e ognuno può fare chi vuole, io e Killian compriamo i costumi a tutti! Ma manca ancora tanto tempo, quindi che ne dite di rimandare per ora? Chi vuole giocare con le costruzioni?
I bimbi gridarono eccitati in coro, ed Emma si avvicinò a me lasciando che andassero a recuperare i giocattoli.
-Come stai? Meglio?
-Sì, tesoro, non ti preoccupare. Saranno i fagioli di ieri sera...
-Ah, può essere. Ma sei un po' pallido, se vuoi andare continuo io...
-Swan, apprezzo la preoccupazione, ma un mal di pancia lo posso sopportare! E poi si sta bene qui... non ti ho ancora ringraziata per avermi convinto a partecipare.
-Non c'è di che- sorrise la bionda, stampandomi un bacio sulla guancia.
-Ooooh, Wendy ha dato un bacio a Capitan Uncinooo! - esclamò Ariel, facendo voltare gli altri. Ridemmo ancora, non potendone fare a meno. Erano piccoli ma anche molto svegli, cavolo! Io non ricordavo di essere stato tanto perspicace, alla loro età... ma i tempi erano cambiati, probabilmente.
 
 
* * *
 
 
Per poco non feci cadere la fiala col campione di sangue: per fortuna i miei riflessi mi permisero di afferrarla prima che arrivasse a terra frantumandosi.
-Killian, insomma. Dormi oggi?
-Scusami Ruby! Gli antidolorifici mi danno sonnolenza.
-Che hai?
-Ma niente, mal di pancia... ma sono giorni ormai, è irritante! Forse però quattro ho esagerato...
-Eh, direi! Ma fatti vedere da un medico piuttosto.
-Ma ti pare, per una sciocchezza simile! Cerco di stare più attento, scusa.
-Ok. Se riesci a non rompere nulla fino a fine turno ti do una medaglia. Piuttosto come va al Poligono?
-Alla grande, in effetti! La fisioterapia la sta seguendo Rose, secondo lei a Ottobre passo senza problemi.
-E quando prendi la pistola mi lasci, immagino!
-Ma no! Non lo so. A dirla tutta non so ancora bene cosa voglio fare... immagino potrò pensarci seriamente quando le cose saranno concrete. Ma mi piace dissezionare cadaveri con te...
Ridemmo entrambi, anche se forse non era proprio divertente! Se i parenti delle povere vittime di omicidio ci avessero sentiti, saremmo rimasti entrambi senza lavoro! Non negavo che suonasse un po' inquietante, e ovviamente molto spesso era dura... ma era anche un lavoro soddisfacente. Mi permetteva di mettere in pratica le mie doti da chirurgo mai riuscito, visto che non avrei fatto male a nessuno se non fossi stato preciso al millesimo. Anche se di solito lo ero, ed era un pezzo che Ruby lasciava che mi occupassi di alcuni corpi da solo.
Certo, quell'estate era stata abbastanza scialba... quasi nulla di eclatante. Quasi solo i soliti scontri tra bande, che finivano con qualche morto... ma non ci volevano grosse indagini per arrivare all'assassino, in quei casi.
C'erano state ultimamente un paio di sparizioni, sospetti rapimenti, ma di quello si occupava la squadra investigativa visto che - per fortuna - non era saltato fuori alcun morto per il momento. E speravo rimanesse così, visto che a sparire erano state delle ragazze minorenni. Avevo sentito in giro che fossero tutte e due bionde, ma a quanto pare nulla le collegava... ad ogni modo non era affar mio, e Graham mi aveva ricordato che non potevo soffiare il posto agli agenti che si occupavano del caso.
Tornando al discorso di Ruby, andavo al Poligono due volte a settimana, di cui una in orario di lavoro visto che Graham mi aveva concesso un permesso speciale. La mia resistenza era aumentata notevolmente, adesso riuscivo a mantenere una mano ferma anche dopo un'ora di sforzo consecutivo. La pallina di gomma che Rose mi costringeva a stringere per mezz’ora due volte al giorno, stava davvero funzionando a quanto pare, insieme ad altri esercizi in cui Emma a volte mi aiutava. Io stesso mi sentivo molto più sicuro, adesso, infatti durante l'ultima sfida avevo vinto superando anche Jeff.
-Va bene, Ma sappi che mi mancheresti! Non capita tutti i giorni di trovare un collega bravo e con cui si lavora bene!
-Lo so tesoro, ma vedi di non farti sentire dal tuo fidanzato che mi licenzia proprio!
-Cretino...- sospirò, alzando gli occhi al cielo. Io per non fare altri danni posai cautamente la fialetta, poi recuperai un red bull dal mini-frigo: forse non era proprio un'ottima idea, ma avevo bisogno di energia per arrivare a fine giornata. La sera però sarei rimasto a casa, a mangiare qualcosa di sano e riposarmi, così da essere in forma per il giorno seguente. Nel weekend invece avevo una mezza idea di riportare Emma a Howth, visto quanto le era piaciuto. I nostri amici sarebbero stati via per le ferie, quindi saremmo andati per conto nostro o coi genitori. Lo avevo accennato anche a lei e le era sembrata un'idea carina: magari avremmo fatto un picnic o qualcosa del genere. Non avevamo mai fatto nulla tutti insieme finora, a parte un paio di cene, ed ero sicuro anche loro avessero bisogno di staccare. Mia madre soprattutto, che finalmente aveva finito con gli esami dei suoi studenti ed era in ferie. Mi aveva accennato che con papà si sarebbero fatti una settimana a Bilbao, ma avevano prenotato per la metà di agosto. Io per la prima volta non avevo prenotato un bel niente, perché non avevo la minima idea di cosa fare e dove andare! Quando avevo preso le prime due settimane di settembre avevo pensato all'Italia, ma Emma mi aveva accennato che l'idea di partire senza i suoi le sarebbe piaciuta.
Ora che si sentiva più sicura e sembrava non avere problemi coi viaggi in auto, avevo la mezza idea di prenotare nel sud ovest irlandese, per passare una decina di giorni tra mare e natura. Adoravo quei luoghi ed ero certo sarebbe piaciuto anche a lei: dovevo solo parlarne coi suoi genitori, chiaramente, e magari chiedere di usare la loro auto in quanto meglio equipaggiata per trasportare la carrozzina. Dovevo seriamente mettermi al computer e prendere qualche informazione per programmare qualcosa di concreto, prima di illuderla. Forse avrei potuto portare anche il fratello, visto che sarebbe tornato tra una settimana per rimanere fino a metà settembre prima di tornare al college a Oxford! Non avevo ancora conosciuto il ragazzo di persona, ci avevo scambiato due chiacchiere un paio di volte su Skype quando aveva chiamato la sorella. Sembrava molto simpatico, comunque! Ed aveva intenzione di intraprendere una carriera nella scientifica, quindi gli avevo promesso di provare a parlare con Ruby per fargli fare uno stage da noi, alla fine dell'anno successivo.
-Killian, Ruby! - Graham irruppe in laboratorio senza tante cerimonio, e visto il tono e l'espressione immaginai non promettesse nulla di buono.
-Che succede?
-Ci servite su una scena del crimine. C'è stata una terza ragazzina scomparsa e stavolta ci è scappato il morto... il fidanzato.
-Dove?
-Nel parcheggio del centro commerciale di Liffey. Ci sono due possibili testimoni...
-Dannazione... sempre minorenne?
-Sempre minorenne e bionda. Ci hanno informato che il ragazzo è morto sul colpo purtroppo...
-Cazzo, la cosa sta peggiorando- commentò Ruby, mentre già sfilava il camice. E aveva ragione... non era una cosa normale, c'era qualcosa sotto. Adesso era praticamente certo che si trattasse di rapimento, non di ragazze scappate di casa.
"Swan, cerca di stare attenta quando esci. Dillo anche ad Alice e Robyn. Sta succedendo qualcosa in città... non si sa mai. Non siete nel target in teoria, ma sarebbe meglio evitare zone isolate per il momento..."



 
Ciao, eccomi! Stavolta riesco ad aggiornare in tempo. 
Iniziamo con un salto temporale di ben due mesi... spero sia stato inaspettato! Ma ci saranno piccoli flashback di alcune cose successe in quel periodo.
Nel frattempo troviamo una Emma più serena, al mare con Killian e le sue amiche, dopo una giornata allegra e spensierata. Ha fatto molti passi avanti, e i suoi genitori hanno mantenuto la promessa di non opprimerla. L'amicizia con Killian va a gonfie vele, anche se scopriamo che i due da brilli erano stati sul punto di baciarsi... fermandosi però per tornare alla decisione iniziale, che sembra sia stata quella giusta. Anche se i sentimenti non sono mai del tutto scomparsi, e nemmeno l'attrazione... tanto che secondo Alice dovrebbero farla finita ed andare a letto insieme xD diciamo che in fondo in fondo, entrambi hanno valutato l'idea, ma l'hanno liquidata con una battuta. Intanto però Killian non è stato con altre donne!
Nel frattempo hanno deciso di fare qualcosa insieme, una bella esperienza per aiutare i bambini malati che è piaciuta molto ad entrambi! 
Killian nel frattempo continua a lavorare e ad andare al poligono, migliorando notevolmente, tanto che secondo Rose questa volta le sue chance di riuscire sono ottime, seppur a Ruby mancherebbe averlo come collega!
Alla fine, inizia quella che sarà parte fondamentale della storia... importante per la carriera di Killian e chissà, potrebbe ricevere aiuto... come qualcuno aveva supposto! Anche se magari non nel modo in cui ci si può aspettare.
Spero il capitolo vi sia piaciuto. A presto e buona domenica! 

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Capitolo 10
*** Il ragazzo prodigio ***


Il ragazzo prodigio




EMMA POV
 
-Emma, perché oggi il tuo fidanzato non è qui?
-Oh... Killian. No tesoro, lui non è il mio fidanzato, è mio amico. Oggi deve lavorare, è molto occupato a volte, fa il poliziotto- spiegai alla piccola, che rispose con un "Oooh".
Gli ultimi due giorni avevo sentito Killian solo per telefono, avevano molto lavoro in centrale visti gli ultimi avvenimenti. Tre ragazze erano scomparse, presumibilmente rapite, tutte minorenni e bionde. Il ragazzo dell’ultima era stato trovato morto, col corpo ridotto in modo pietoso a detta di Killian. Chiunque fosse il responsabile, era una persona perversa e malata. Avevo avvertito Robyn e Alice di stare attente, anche se non rientravano nel target in quanto maggiorenni… Ma non si poteva mai sapere, era meglio stare in guardia. Io stessa avrei evitato di uscire da sola col buio.
Questa mattina ne avevano parlato anche al telegiornale e il capitano Graham aveva rilasciato una dichiarazione: aveva spiegato che se la faccenda non si fosse risolta a breve, le forze dell'ordine avrebbero dovuto imporre un coprifuoco temporaneo per i minorenni, per la loro incolumità. Avevo intravisto anche Jeff e Killian e, nonostante la drammaticità dell’evento, non avevo potuto non pensare che Killian fosse piuttosto fotogenico... gli avevo mandato un sms a riguardo, al quale aveva risposto con un "Lo so 😉 Graham mi ha tenuto dietro o nessuno avrebbe fatto caso a lui." Il solito idiota, che però adoravo! Inoltre, si era ripreso da quel mal di stomaco che lo aveva tormentato per giorni.
Odiavo vederlo sottotono, anche se si teneva praticamente tutto dentro: avevo notato che non amasse affatto farsi vedere debole. Un paio di settimane fa, aveva fatto uno scivolone a causa del pavimento bagnato dalla pioggia, ma fino a che non ero stata io ad accorgermi che avesse la caviglia gonfia, aveva fatto finta di nulla. Poi, dopo essersi fatto medicare la slogatura, ovviamente non si era preso neanche uno dei due giorni di riposo che gli erano stati consigliati. Io, dal canto mio, non dicevo nulla... era fatto così e non erano affari miei come volesse gestire le cose.
Inoltre non ero davvero convinta che avvertisse il dolore ormai, visto che da quando lo conoscevo era la seconda volta che si faceva male a un piede. Non sapevo dire se fosse imbranato, o tanto impulsivo da non prendersi nemmeno il tempo per fare attenzione: forse più la seconda!
-Ma quindi ha anche la pistola?
-Si tesoro! Ed è molto bravo a sparare ai cattivi! - risposi, visto che non sarei stata a spiegare a una bimba di quattro anni i mille ruoli in polizia!
Quelle piccole pesti erano adorabili, sempre pieni di energia. La maggior parte era per fortuna sulla via della guarigione, ma alcuni stavano ancora combattendo. Il piccolo Hansel soffriva di leucemia ed era in piena fase di chemio, mentre Ariel era in attesa di un donatore, in quanto aveva gravi problemi al cuore. Eppure, affrontavano tutto col sorriso e una forza incredibile... Hopper aveva avuto ragione quando aveva detto che questo lavoro avrebbe fatto bene anche a me, non potevo negarlo. Chi ero io per lamentarmi?
-Puoi leggere Robin Hood?
-Va bene Roland! Inizio io, però poi leggi un po' tu, sei bravissimo!
-Va bene!
-Anch'io, anch'io voglio leggere! - Anna saltellò sul posto, facendomi sorridere. Aveva cinque anni ma era un piccolo genietto! Leggeva molto bene per una bambina della sua età, oltre a non fare errori era abbastanza fluida. Inoltre, sapeva fare addizioni e sottrazioni semplici, ed era in grado di contare fino a 100. Sarebbe stata dimessa presto e avrebbe iniziato la prima elementare a settembre, nonostante compisse gli anni a febbraio dell'anno successivo. Purtroppo, lei e sua sorella, che ancora non avevo conosciuto, avevano perso i genitori in un incidente in mare. La piccola era stata recuperata cinque mesi fa con molta acqua nei polmoni e una ferita alla testa che aveva causato una grave emorragia. Aveva subito un intervento delicato che le aveva evitato danni cerebrali, e adesso si era rimessa - dovevano solo farle alcuni esami prima di dimetterla. Sarebbero stati i nonni materni ad occuparsi di lei ed Elsa - così mi aveva detto che si chiamasse la sorella maggiore. A quanto pare la quindicenne era uscita quasi incolume dall'incidente, ed andava a trovarla a giorni alterni. Dalle parole di Anna traspariva un forte legame tra le due, dovevano volersi un gran bene!
-Ok, leggete un pochino tutti così non si offende nessuno!
-Permesso!
Zelena entrò nella sala, e solo in un secondo momento mi accorsi che la seguisse un'altra bambina, in sedia a rotelle. Doveva avere 12-13 anni, era indubbiamente più grande degli altri, e molto graziosa. Ma la sua espressione la conoscevo molto bene... rabbia mista a rassegnazione.
-Lei è Lilith, preferisce “Lily”… da oggi farà parte di questo bel gruppo.
-Oh, va bene. Ciao Lily, io sono Emma, piacere!
-Piacere- borbottò, squadrandomi da capo a piedi, per poi voltarsi verso Zelena.
-Ora capisco. I miei pensano che se mi mettono con una in sedia a rotelle inizierò ad essere felice e vedere arcobaleni, vero? È ridicolo.
-Non essere maleducata Lily!
-E sono tutti piccoli! Cosa ci faccio io qui? Ho tredici anni!
-Puoi farmi da assistente, ad esempio! - proposi, senza fare caso al resto. Di certo non potevo offendermi, visto che fino a non molto tempo fa ero praticamente stata identica! Adesso che lo vedevo dall'esterno, mi veniva da ridere... lei almeno aveva 13 anni, era una bambina. Ma io?
-Non mi sembra un lavoro per gente in carrozzina.
-Non lo è infatti. Non c'entra nulla il fatto di essere in carrozzina. Una volta a settimana c'è anche un mio amico: è poliziotto e le sue gambe funzionano benissimo. Vedrai che ci divertiremo, sono tutti simpatici! Vero, bambini?
-Siii! - esclamarono in coro, strappando un sorriso a me e Zelena. Lilith non reagì, ma sapevo che avrebbe cambiato idea prima o poi. Sarei stata un'ipocrita a dirle come dovesse sentirsi, ma non riuscivo a non vederla affezionarsi a quei piccoletti adorabili, quando si fosse decisa a lasciarsi andare almeno un pochino! Avrei parlato più tardi con Zelena magari, per capire quale fosse il problema della ragazza e quindi sapere come comportarmi al meglio.
 
 
-Zelena. Posso parlarti?
-Certo Emma, lo avrei fatto io se non mi avessi anticipata.
La seguii nel suo studio, pieno di disegni di bambini sui muri, che lo rendevano decisamente molto allegro! Riconobbi anche quello di Alice, il ritratto che le aveva fatto... era praticamente una fotografia, la mia amica era un'artista fantastica.
-Vuoi parlarmi di Lilith, vero?
-Esatto. È andata bene tutto sommato, ma ovviamente rimane abbastanza... scostante, anche se ho cercato di approcciarmi.
-Mi ricorda tanto te, Emma.
-Lo so... lo so. Ma cosa le è successo?
-Brutta storia. È successo tre mesi fa, il fidanzato l'ha spinta giù per le scale dopo una litigata. Ora è in riformatorio, era un sedicenne abusivo e piuttosto violento, ma pensiamo non l'abbia mai... violentata, ecco, anche se hanno avuto rapporti. Non ci metterei la mano sul fuoco, ma Lily non mostra alcun sintomo da stress post traumatico da violenza sessuale ed era abbastanza tranquilla quando ne ha parlato. Purtroppo, la caduta ha portato a una lesione spinale irreversibile, e non potrà più camminare. Immaginerai come si possa sentire... anche lei era una sportiva come te, andava a cavallo. Come immaginerai è arrabbiata, frustrata... e i suoi genitori non si sentono pronti a dimetterla, pensano possa tornare all'autolesionismo visto che in passato lo ha fatto. Oltre alla fisioterapia e alle cure psicologiche, ho consigliato loro questo programma... penso possa fare bene, come ne sta facendo a te. È stata una bella trovata chiederle di fare da assistente.
-Sì beh, è un'adolescente... non credo si metterebbe a giocare coi piccoli!
-Già. Infatti, l'avevo inserita perché credo tu sia la persona giusta per aiutarla.
-Proprio io, Zelena? Sono passati quattro anni e ancora non ho accettato del tutto la mia condizione... non penso di essere adatta come mentore!
-Lo so, lo so, ma ho parlato col tuo psicanalista e dice che stai facendo progressi enormi! Anche se hai smesso con le sedute.
-Ho smesso da un pezzo, sì. L'ho rivisto solo per... lo sai, ottenere il permesso di lavorare coi bambini.
-Non hai mai pensato di riprendere?
-Senti ti prego, non siamo qui per parlare di me. Ma ti risponderò ugualmente: no. Non faceva per me. Infatti, se adesso sto migliorando è merito di Killian...
-Un ragazzo adorabile. Ora che siamo sole, dimmi... ti piace?
-Zelena! - esclamai, sentendo le guance andare a fuoco! Insomma, dovevamo per forza parlare di me?
-Siamo amici. Grandi amici.
-Non risponde alla mia domanda...
-Non ho intenzione di rispondere. Siamo amici, ci vogliamo bene e non vogliamo che le cose cambino perché...
-Perché è più facile così?
-Anche, ok? Non c'è nulla di male nelle cose... facili. E non solo, stiamo anche molto bene da amici! Infatti, è merito suo se... sto riprendendo in mano la mia vita. La mia indipendenza. Mi sprona, direttamente e indirettamente.
-Perché non sproni Lily? So che ti chiedo tanto e non devi vederlo come un compito. Solo... solo pensavo, che valesse la pena di provare. Nemmeno lei sta andando molto bene col povero Hopper e magari più che uno psicologo, le farebbe bene un'amica.
Ci riflettei un po', pensando anche al povero Hopper... era un bravo psicologo, anche tanto, ma non mi ero mai sentita di... di aprirmi e piangere con uno sconosciuto. Con nessuno, a dire il vero... all'inizio ero stata acida e scostante proprio come Lilith, arrabbiata col mondo. Ero andata migliorando, ma ora che ci pensavo non mi ero mai sfogata propriamente con nessuno. Non abbastanza.
E ora, a Hopper toccava una seconda "me"... non doveva esserne tanto contento! Sinceramente dubitavo di essere la persona più indicata, ma volevo provarci. A me aveva aiutato Alice, ora anche Killian. Magari sarei riuscita a trovare il modo di aiutare lei... da amica. E farlo nel mezzo di un piccolo esercito di adorabili bambini, era in effetti una buona idea.
-Va bene, proviamoci. Ma non la forzerò a parlare o altro, perché so come...
-No, no! Per questo ho pensato a te, e Hopper è d'accordo. Tu puoi capirla davvero e forse è quel che le serve.
-Ok. Vediamo come va.
-Ottimo. Grazie Emma!
-Aspetta a ringraziarmi! Senti, prima di andare... so che non sei ortopedico, ma secondo te... è possibile che abbia dei dolorini alle ginocchia, a volte?
-Cosa?
-No, lascia stare. Sono... sono stati episodi... lascia stare, sicuramente è la mia immaginazione. Ciao!
-Emma, se vuoi...
-Va bene così Zelena!- la interruppi subito, -Alla prossima!

 
* * *



KILLIAN POV
 
-Ciao Belle. Sono Killian. - salutai la ragazza, sedendomi nella sala interrogatori al tavolino di fronte a lei. Graham aveva voluto che fossi io a parlarle, in quanto l’aveva trovata molto nervosa e turbata, e secondo lui ero il più bravo a tranquillizzare le persone. Notai subito che avesse ancora le mani tremanti, infatti.
-Ciao Killian.
-Grazie per averci contattati, Belle. Ascolta, ti farò qualche domanda e tu mi risponderai in base a quello che ti ricordi, va bene?
-Certo.
-Molto bene! Allora, ricordi più o meno a che ora hai visto queste... persone?
-Erano due. Dalla statura penso fossero uomini ma avevano il cappuccio, quindi non ci giurerei. Erano le 13 circa... me lo ricordo perché ero appena uscita dal Burger King.
-Cosa ti fa pensare che possano essere coinvolti?
-Io... io non lo so... sono sembrati strani e... e poi ho saputo dell'omicidio... mi dispiace, vorrei poter fare di meglio...
-Ehi, ehi, tranquilla! - mi alzai dal posto, per spostarmi accanto a lei e cingerle le spalle.
-Abbiamo interrogato un’altra persona prima di te e anche lei andando verso il garage ha visto due uomini. Quindi potresti esserci di grande aiuto, sei l'unica ad averli notati dentro. Cosa stavano facendo quando li hai visti?
-Camminavano. Ma molto lentamente... e nonostante ciò hanno sbattuto contro un ragazzo, e sono stati sgarbati prima di andare avanti. È stato... bizzarro. Non sono una detective ma ho avuto la sensazione che fossero arrabbiati perché quell'interruzione li aveva distolti da qualcosa. Uno di loro aveva un cellulare in mano.
-E invece hai visto in giro i ragazzi di cui ti hanno mostrato le foto?
-No, mi dispiace... potrei, ma c'era tanta gente e non ci ho fatto caso. Ma i due uomini portavano felpe con cappuccio blu.
-Blu? Le telecamere nel garage hanno filmato delle persone con felpe nere... potrebbero essersi cambiati...
-Forse... non lo so.
-Grazie mille Belle. Chiederò di rivedere i nastri e di trovare le persone che hai descritto tu, potrebbe portarci a qualcosa. C'è qualsiasi altra cosa che ti ricordi?
-Ricordo che uno aveva una camminata un po' strana. Forse aveva qualcosa alla gamba.
-Ottimo. Ti ringrazio davvero tanto Belle! Ovviamente non hai di che preoccuparti, rimarrà tutto anonimo... solo, magari, per il momento cerca di evitare le parti isolate della zona, ok?
-Certo. Grazie a lei, Detective. Spero li prendano e ritrovino la ragazza… e le altre ragazze! Anch'io ho un bambino, è orribile pensare che ci sia gente che se la prende coi ragazzini!
-Hai proprio ragione. Mostri, altro che gente! Puoi andare, grazie ancora!
La accompagnai quindi fino all'uscita, poi raggiunsi gli altri pensieroso. Aveva senso che i tipi si fossero cambiati per sfuggire alle telecamere, e magari più di una volta. Secondo le prime ricostruzioni, infatti, i due uomini erano apparsi direttamente in parcheggio... e se invece avessero seguito i due ragazzi già da prima? Valeva la pena indagare.
-Cosa pensi, Killian?
-Penso che Belle possa averci visto giusto. Fate riesaminare tutti i filmati, a partire dalle due persone in blu. Fate soprattutto caso se passano per qualche bagno, potrebbero averlo usato per cambiarsi. Potremmo ricavarne qualcosa. Servo ancora qui o torno da Ruby?
-Torna pure da Ruby, se servi ti chiamo. Grazie Jones.
-Figurati Graham.
-Ti dona "detective", comunque! Ti è piaciuto, ammettilo!
-Eh! Non puoi negare che Detective Jones suoni divinamente. A dopo!
Mentre Graham si faceva due risate, recuperai il camice e scesi in laboratorio da Ruby. Stavamo esaminando il corpo nel minimo dettaglio, nella speranza di trovare una qualsiasi traccia di DNA esterna. Purtroppo, era uno spettacolo raccapricciante, da far pensare ad un crimine passionale se non si fosse trattato di ragazzini! Ancora non avevamo escluso che il responsabile potesse essere qualche ex della giovane, ma il mio istinto mi diceva che ci fosse dell'altro... di più. Non sarebbe stato un caso semplice da risolvere, ma andava fatto: un giovane aveva perso la vita, ed un'altra ancora era a rischio… o possibilmente altre tre. Per quanto mi riguardava, era pericoloso avere quei malviventi in giro.
 
 
* * *
 
-Killian, caro, stai bene? Hai una faccia!
-Sono stanco Mary Margaret, ma sto bene! Magari Emma ti ha accennato...
-Oh, sì! Stai lavorando al caso del ragazzino ucciso... che storia orribile! Giustamente ne parlano a ogni tg... la ragazza ancora non è stata trovata?
-Purtroppo, no, nessuna delle tre. Temo abbiamo pochissimi indizi per il momento ma ci stiamo lavorando. Che buon profumo! Cosa hai preparato?
-Arrosto con verdure al forno, so che ti piace! Ma non eri costretto a venire a cena se sei stanco...
-Lo so, ma sinceramente preferivo staccare! Ho fatto un interrogatorio, esaminato una pila di documenti e fatto un'autopsia... puoi immaginare!
-Cavolo, roba leggera e divertente- intervenne David, raggiungendoci in cucina insieme ad Emma. La sua immagine in quel vestitino rosso striminzito, prese velocemente il posto di quella del cadavere. Non mi sarei mai abituato alla sua bellezza, probabilmente... non era semplice.
A volte, segretamente, mi chiedevo se non fosse stato un errore non provare ad andare oltre l'amicizia. Poi, tuttavia, mi ricordavo che lei fosse sempre stata chiara: non era interessata ad avere una relazione e probabilmente sarebbe finita male.
La salutai quindi con un bacio sulla guancia, poi ci sedemmo vicini a tavola.
-Giornata pesante quindi.
-Puoi dirlo forte. Quando ci sono minorenni di mezzo, poi... beh, fa parte del mestiere. Basta parlare di me, com'è andata oggi in ospedale!
-Bene! I bambini hanno chiesto perché il mio "fidanzato" non ci fosse... gli ho detto che era occupato a sparare ai cattivi!
-Pure loro?! Cavolo, dobbiamo veramente sembrare una bella coppia se tutti ci scambiano per tali! Tanto vale passare ai baci.
-Ehi, ora non esageriamo. Giù le mani, Jones, mi piaci ma te le trancio ugualmente! O la lingua in questo caso! - intervenne scherzosamente David, anche se non avrei mai sottovalutato la minaccia di un padre geloso.
Emma fece per rispondere, ma sua madre portò l'arrosto in tavola catturando l'attenzione: aveva un profumo buonissimo ed un aspetto fantastico! Un bel piatto di quella squisitezza mi avrebbe sicuramente rigenerato, avevo fatto bene a decidere di venire ugualmente.
-Ah, a proposito. I miei sarebbero già d'accordo... il prossimo weekend, volete venire tutti a Howth? Una giornata in spiaggia, un pic-nic... ovviamente se il bel tempo tiene.
-Oh! Beh, perché no... è un'idea carinissima! Vero David?
-Certo! Anzi, potremmo rimanere anche la notte, un mio amico ha un bed & breakfast molto bello.
-Va bene. Così possiamo restare per i fuochi senza dover guidare di notte...
-Ok. Domattina lo chiamo. Grazie per l'invito Killian.
-Figurati! Lo accennavo anche a Emma, sarebbe carino fare qualcosa tutti insieme- "e magari trovare l'occasione di chiedervi se posso portare Emma in vacanza", aggiunsi tra me e me. Ne avrei indubbiamente approfittato, a questo punto.
Dopo qualche ricerca avevo trovato un bellissimo appartamento a Killarney, con accesso per disabili e ben equipaggiato, parcheggio incluso. Da lì sarebbe stato comodissimo spostarsi in auto nelle località vicine. Ero solo indeciso se parlarne prima con Emma o coi genitori... non volevo illuderla, in caso non fossero stati d'accordo, ma d'altro canto non aveva senso chiedere a loro se lei non se la fosse sentita. Ci avrei pensato.
-Anche la prossima volta temo dovrà mancare il tuo fidanzato, mi spiace...- ripresi il discorso di prima -Ma la volta successiva ci sono sicuramente.
-Oh, ok! Così conoscerai anche Lily... mi fa da assistente!
-Lily?
-Una tredicenne in sedia a rotelle. Zelena pensa che possa farle da mentore o roba del genere... e ho deciso di provarci. È complicata, ma...
-Beh Swan, non è che con te sia stato semplice all'inizio...- le ricordai, al che scoppiammo tutti a ridere, Emma compresa. Incredibile come le cose si fossero evolute! Sì, l'amicizia era decisamente stata la scelta migliore.
 
* * *
 
EMMA POV
 
Come aveva preannunciano, Killian non riuscì a venire nemmeno questa volta essendo molto occupato col nuovo caso di omicidio. Delle ragazze rapite ancora non c'era traccia, a quanto pare, ma sembrava che almeno stessero facendo progressi sull'identikit dei rapitori/assassini. Per Jefferson era lo stesso, Rose mi aveva confessato che anche lui passava la maggior parte delle giornate a lavoro.
Per questo, la sera prima, eravamo uscite io e lei a prenderci dei cocktail e scambiare quattro chiacchiere. Non era molto felice, ovviamente, dato che avevano dovuto rimandare le ferie, ma capiva il suo fidanzato: era ovvio che non volesse partire con le indagini neanche a metà.
Persa tra i pensieri, non mi resi conto che qualcuno mi tagliò la strada, e andai a sbatterci direttamente contro.
-Cazzo scusa!
-No, scusa tu! Oddio, tutto ok? Ti ho fatto male?
Un giovane bruno, con espressione preoccupata mi squadrò, per assicurarmi che fossi tutta intera: probabilmente mi aveva scambiata per una paziente e non potevo biasimarlo.
-No, sto bene, scusami tu...- ripetei -Ero distratta.
Il ragazzo si aprì in un sorriso... un sorriso davvero dolce, da cui rimasi affascinata. Era in camice, ma a giudicare dal completo azzurro, doveva essere uno specializzando: Neal Cassidy, diceva la targhetta.
-Non ti preoccupare. Posso aiutarti?
-No, grazie, stavo andando via. Faccio volontariato con i bambini...
-Aaaah! Zelena mi aveva accennato... Emma, giusto?
-Sì. E tu sei Neal.
-Già. Specializzando in pediatria. Piacere...
Ci stringemmo la mano, e non potei non ricambiare il suo caldo sorriso.
Neal Cassidy.
Qualcosa mi diceva che lo avrei rivisto... e volentieri.
 
 
5 anni prima
 
-Jones. Killian. Posso chiamarti Killian?
-Certo Capitano.
-Voglio parlarti del caso Gold, ma penso tu ci sia arrivato.
-Sissignore.
-Non c’è bisogno di essere così formale, ragazzo. Ormai sono due anni che lavori per me.
Killian annuì, anche se in quei primi due anni non aveva avuto modo di lavorare a stretto contatto col Capitano Graham: prima del caso Gold. Si era occupato principalmente di scartoffie, e da un po’ era stato promosso ad assistente alla scientifica sotto la guida di Ruby Lucas. Quando aveva saputo del ruolo, aveva applicato subito e, grazie alle sue doti di medico mancato, la giovane lo aveva selezionato tra candidati con molta più formazione: aveva subito riconosciuto il suo talento.
-Gold è un uomo potente, come ti sarai reso conto durante le indagini, e sono un paio d’anni che cerchiamo di sbatterlo dietro le sbarre per una cosa o per un’altra. Poi arrivi tu, e riesci a farlo mettere dentro per cinque anni per violenze e abusi. Conoscendolo, riuscirà a ridurre la pena… ma non ad eliminarla del tutto, viste le prove schiaccianti che sei riuscito a fornire. Questo ci darà del tempo prezioso per poter cercare di incastrarlo anche per altri crimini.
Killian lo sapeva, non solo aveva esaminato il corposo fascicolo del criminale, ma Milah era riuscita a fornirgli altre preziosissime informazioni. Era sempre stata lei il tassello mancante, la polizia non era mai riuscita a farla collaborare in quanto la donna aveva paura di andare contro il marito. Ma dopo essere riuscita a confessare a Killian delle violenze, l’aveva seguito al distretto e aveva sporto denuncia: erano passati ben sei mesi da quel giorno, e finalmente, quella mattina, Gold era stato dichiarato colpevole.
Il Capitano aveva visto qualcosa nel ventitreenne, per quello aveva deciso di includerlo nella squadra investigativa che aveva lavorato sul caso, oltre ovviamente alla sua vicinanza con la vittima. Sapeva che la cosa sarebbe potuta essere un problema, quando c’erano sentimenti di mezzo era facile avere complicazioni… ma aveva voluto metterlo alla prova e non era stato deluso.
-Voglio essere diretto con te. L’unico motivo per cui non sei ancora Detective, è l’handicap alla tua mano. So riconoscere un ragazzo talentuoso e sono certo che se fossi diventato agente come avresti dovuto due anni fa, ti saresti distinto velocemente e ti avrei già promosso da un po’. Ho parlato anche con la Dottoressa Lucas,  ti trova brillante.
-La ringrazio, Capitano.
-Mi dispiace per la tua… Milah.
Killian deglutì: dopo il verdetto, Milah era partita con sua madre verso una destinazione che avevano entrambi convenuto fosse meglio per lui non sapere. Lo aveva salutato, ringraziato infinitamente e promesso che nel suo cuore ci sarebbe sempre stato posto per l’uomo che le aveva ricordato cosa fosse l’amore e le avesse salvato la vita.
Ma per lei, era giusto così.
-Grazie, ma va bene così. Non poteva esserci futuro, le cose erano complicate… e lei ha bisogno di ricominciare, dopo tutto quello che ha passato.
Il Capitano annuì, ma era davvero, davvero colpito dalla saggezza di quel giovane. Non solo era riuscito a dividere affetti e lavoro per riuscire a portare a termine quel compito importantissimo, ma sembrava essere riuscito ad accettare la fine. Che ne soffrisse, era normale, era ovvio… ma non sembrava un vulcano pronto ad esplodere. Semplicemente, aveva accettato la situazione con filosofia.
-Saresti sprecato a rimanere tra quelle scartoffie, Killian. Inoltre, ti osservo da un po’, e so che hai spesso dato importanti aiuti alla squadra… trovando piccoli dettagli in quelle pile infinite di prove, dettagli che nessun altro aveva notato. Ora, sapevo che lavorare in prima persona al caso Gold sarebbe stato difficile per te, ma volevo metterti alla prova… e mi hai dato conferma di ciò che pensavo.
-Ovvero?
-Il posto da consulente investigativo è tuo, ad effetto immediato.
-Cosa?
-Lavorerai a stretto contatto con me e i miei Detective. Oltre ad esaminare importanti prove, mi seguirai sulle scene del crimine. Ho bisogno di una mente giovane e brillante come la tua, e credo davvero che diventerai un elemento preziosissimo per la squadra. Hai molta strada davanti a te, Killian… sei la mia scommessa. In te rivedo me e forse anche di più, lo ammetto…
Killian non sapeva cosa dire, nonostante fosse consapevole di aver lavorato davvero sodo in quei due anni per farsi notare. Aveva capito lui stesso che quell’indagine avrebbe potuto essere fondamentale per lui, quindi per tutto il tempo aveva mantenuto la lucidità giusta. Milah era stata ospite da lui fin dal momento in cui aveva dichiarato “guerra” a Gold; avevano fatto sesso più di una volta, o forse l’amore… ma non aveva lasciato che ciò offuscasse la sua mente. Si era spinto a vedere ciò che altri non erano riusciti e sì, era consapevole che quell’arresto fosse anche e forse soprattutto merito suo.
Nonostante ciò, era quasi incredulo. Aveva ottenuto più di quanto sperasse, più di quanto potesse immaginare… essere notati da Graham non era facile, aveva scoperto. Non perché non fosse un uomo generoso e alla mano, ma perché era egli stesso un uomo brillante: il Capitano più giovane non solo in Irlanda, ma di tutta Europa, al momento.
E forse, per la prima volta, realizzò che quell’incidente di due anni prima, era stato l’ostacolo che lo aveva reso più forte.
-Grazie Capitano. Non se ne pentirà.
-Facciamola finita e chiamami Graham. Ora andiamo, con gli altri colleghi si va al pub a festeggiare l’arresto. Offri tu visto che dal prossimo mese avrai lo stipendio triplicato!



 
Ciao! Questa settimana arrivo con un giorno d'anticipo, perché sono via per il weekend e non riuscirei a pubblicare!
Ora che le regioni e i confini sono aperti, avete iniziato a programmare qualche vacanza, anche piccola?
Questo capitolo è un po' di passaggio ma era importante... a Emma pure i bambini hanno chiesto perché non ci fosse il suo fidanzato, ormai fanno davvero prima a mettersi insieme xD e c'è una nuova arrivata, che secondo Zelena Emma può aiutare visto che molto simile a lei... e lei ha accettato di provare. Zelena inoltre voleva sapere se davvero lei vede Killian solo come amico ahahahaha e ha dovuto ammettere che la scelta è stata in parte anche perché più semplice.
Killian invece lavora sodo e ininterrottamente, e Graham lo lascia occuparsi anche di qualche interrogatorio. E' quindi arrivato a casa di Emma stremato, ma contento visto che la vede poco e voleva rilassarsi almeno per una serata... che presto si trasformerà in un weekend al mare, coi genitori di entrambi. Sicuramente gli ci vuole!
Emma nel frattempo, invece, ha conosciuto Neal... non dico altro!
Infine ho voluto aggiungere un pezzo del passato di Killian. Scopriamo che Gold è finito in galera, alla fine, e grazie a lui... e da quel momento Graham ha iniziato ad apprezzarlo e stimarlo sempre di più, senza mai rimanere deluso. 
Ora vado a dormire, che domani mi devo pure alzare tardi xD
Spero il capitolo vi sia piaciuto. A presto! :*

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Capitolo 11
*** Just good friends? ***


Just good friends?



EMMA POV
 
Avere Neal come assistente fu davvero divertente, anche se non era Killian. Il lavoro continuava a tenerlo impegnatissimo e non potevo biasimarlo: delle ragazze scomparse continuava a non esserci traccia, ed ormai ne parlavano ogni telegiornale. I miei avevano cercato di dissuadermi dall'uscire da sola fino a che la cosa non si fosse risolta, ma ero riuscita a calmarli: non avevo la minima intenzione di farmi rinchiudere nuovamente.
E comunque non ero così stupida da avventurarmi da sola in luoghi isolati! E per senso comune, non perché in giro, forse, c'era un pazzo assassino-rapitore.
Ad ogni modo ci saremmo visti nel weekend, mi aveva promesso che si sarebbe tenuto il giorno libero per andare al mare come concordato. Mio padre aveva anche già parlato col suo amico che aveva la casa vacanze, quindi era confermato che saremmo rimasti ad Howth per la notte.
Neal piaceva ai bambini, e Zelena ammise che fosse il miglior specializzando che avesse avuto negli ultimi anni: non solo era un bravo medico, ma era anche bravo a trattare i piccoli pazienti. E ovviamente lo avevo notato... perfino Lily sembrava apprezzarlo, era decisamente la persona con cui si comportava meno freddamente. Io, dal canto mio, non avevo fatto veri progressi con lei... ma non avrei insistito, avrei lasciato che si prendesse i suoi tempi, sapendo che fosse ciò che io avrei voluto.
Era arrivato poco dopo l'inizio, spiegando che Zelena lo avesse mandato per dare una mano se ci fosse stato bisogno. Per smorzare l'imbarazzo, lo avevo incastrato subito a leggere con me, facendo le voci, un pezzettino del Re Leone. E da lì, le cose erano andate meglio di quanto mi aspettassi.
-Emma. Per oggi ho finito il turno anch'io. Se mi aspetti cinque minuti, mi cambio e andiamo a prenderci un tè, caffè... ti andrebbe?
-Oh. Certo, perché no. Ti aspetto all’uscita. - sorrisi. A quanto pare, nemmeno io ero immune al ragazzo. La prima volta mi aveva già fatto una buona impressione, ma adesso avevo la conferma che fosse davvero un tipo... piacevole. Aveva quei modi gentili e dolci, senza che fossero irritanti... non sapevo dire cosa fosse, ma era sicuramente positivo.
Mentre correva a cambiarsi, mi diressi verso l'uscita e mi misi all'ombra di un albero ad aspettarlo. Ero contenta. Ultimamente stavo riuscendo a coltivare vere amicizie, era come se con Killian mi fossi sbloccata... ed avevo scoperto che fosse piacevole avere delle persone con cui mi trovavo effettivamente bene. Neal era il primo che avevo conosciuto per conto mio: sentivo fosse in qualche modo diverso, anche e soprattutto perché non ero esattamente una persona estroversa, non lo ero mai stata.
-Eccomi Emma! Scusa l'attesa...
-Figurati Neal! Dove andiamo?
-C'è una piccola pasticceria qui dietro, tranquilla e ottimi dolci. Che dici?
-Non rifiuto mai i dolci! Va bene, andiamo. Grazie per avermi fatto compagnia, oggi!
-Figurati! Il tuo fidanzato è molto occupato a quanto ho capito...
-Oh! - esclamai, sperando vivamente di non essere arrossita -Non... non stiamo insieme, siamo amici. Ma sì, lavora in polizia... è tra quelli che si occupano delle ragazze scomparse e il ragazzino ucciso.
-Ah, capisco allora... brutta storia quella!
-Già... non credo di poterne parlare, scusa. Forse nemmeno Killian è autorizzato ad aggiornarmi in teoria...
-Oh, no, capisco, assolutamente. Non voglio metterti in difficoltà! Dimmi cosa fai tu, piuttosto.
-Programmazione, coding, web developing... diciamo informatica a 360 gradi, lavoro da casa.
-Wow! Se non fossi stato appassionato di medicina, avrei sicuramente studiato programmazione... l'idea di lavorare da casa non mi è mai dispiaciuta.
-Ha i suoi pro, immagino... ma non è così meraviglioso come può sembrare. Può essere noioso a volte, ma diciamo che fino a un paio di mesi fa non ero proprio... lunga storia, lasciamo stare!
Il locale era accogliente come aveva anticipato, e ci fecero accomodare in un angolino tranquillo. Neal ordinò un High Tea per due e decisi di fidarmi dei suoi gusti.
-Comunque non mi annoieresti, mi piacciono le lunghe storie!
Sorrisi, scuotendo la testa divertita. C'era qualcosa in lui che mi faceva sentire... bene. Ma non me la sentivo di espormi così tanto fin da subito.
-Diciamo che non... amavo uscire di casa. Sono finita su questa cosa per via di un brutto incidente alcuni anni fa e... la cosa mi ha cambiata. Ma ultimamente va molto meglio, grazie a Killian.
-Deve essere proprio una persona speciale, allora.
-Lo è- confermai, non riuscendo a trattenere un sorriso nel pensare a lui. Killian era davvero speciale, era innegabile. Era la prima persona che mi aveva fatto cambiare idea, visto che solitamente ero brava a giudicare dalle apparenze.
-Ma dimmi di te, piuttosto. Pediatria... non deve essere semplice.
-Sembrerà un cliché ma mi piacciono i bambini... mi piace l'idea di poterli aiutare. Ma hai ragione, non è sempre facile. Soprattutto quando... beh, quando ci sono casi terminali.
Annuii. Dover vedere un bambino morire doveva essere tra le cose peggiori al mondo. Io ad esempio non sarei mai stata in grado di fare quel lavoro.
-Che ne dici di parlare di cose più leggere? Cosa ti piace fare nel tempo libero, tipo?
-Mhmm, devi sapere che sono un po' una nerd. Ok, tanto. Una volta pattinavo, ma adesso per ovvie ragioni... beh, leggo, gioco ai videogiochi, passo le ore su Netflix eccetera. É da sfigati?
-No! O meglio, se lo fosse... sarei uno sfigato anch'io! Il sabato sera invece di bere al pub, sto in una sala giochi per delle gare di videogames, quindi sono peggio di te.
Ridemmo entrambi, ma non fui sorpresa! Mi era subito sembrato un tipo tranquillo, non festaiolo e da vita mondana. Molto diverso da Killian, anche se ultimamente avevo reso un po' nerd anche lui, visto che passava molte sere insieme a me. Era un pensiero egoistico, me ne rendevo conto, ma speravo le indagini si sarebbero chiuse a breve perché mi mancava molto. Erano quasi due settimane che lo vedevo molto meno del solito, e in quelle poche occasioni era sempre stanco - ovviamente. Anche per questo non vedevo l'ora che arrivasse il weekend.
-Dev’essere divertente! Si vince qualcosa?
-Si vince una cena gratis per due alla trattoria accanto! Non male, no?
-Oh, per nulla!
-Magari una sera potresti venire con me... se ti va. A giocare, intendo. Poi se vinciamo, ancora meglio.
-Ok- annuii, mentre ci servivano il vassoio col tè e i pasticcini. -Affare fatto.
Accettare mi venne d'istinto, Neal era davvero una persona squisita e adesso ero ancora più convinta di volerlo conoscere meglio. Come Killian, sembrava non importargli che fossi in sedia a rotelle e non aveva nemmeno fatto riferimento alla cosa. Mi sentivo davvero a mio agio, e felice di aver accettato quell'invito.
 
* * *
 
KILLIAN POV
 
Tanto per cambiare ero esausto, e avevo ancora due ore di lavoro. Non solo il mal di pancia era tornato, ma ci si era aggiunto un orribile mal di testa! Lo stress stava avendo effetti devastati sul mio fisico, ma non ero il solo. Non vedevo veramente l'ora che arrivasse il weekend: da tanto tempo non avevo avuto un così disperato bisogno di rilassarmi. Graham mi aveva messo full time in ufficio perché mi occupassi esclusivamente di quel caso.
Avevo la nausea di e-mail, profili Facebook e tutti i documenti che avevo dovuto esaminare, legati alla vittima e alle ragazze rapite. Eppure, non ero arrivato ad uno straccio di conclusione, e lo stesso valeva per il reparto rapimenti e sequestro di persona. Se non ci fosse stata tutta quella messa in scena per seguire la coppia, avrei pensato che si fosse trattato di un qualche pazzo... eppure era senza dubbio premeditato! Da chi, questo non ero in grado di dirlo, ancora.
Nel frattempo, io e Graham avevamo convinto Jeff a non cancellare le sue vacanze, anche perché mi aveva rivelato che avrebbe fatto la proposta a Rose durante quei giorni. C'erano altri due agenti della omicidi a collaborare, ed anch'io avrei dato una mano se si fosse reso necessario. Al massimo, avrebbe ricambiato il favore quando fosse stato il mio turno di andare in vacanza.
Ciò che più mi dispiaceva dell'essere tanto occupato, era il fatto che riuscivo a trascorrere meno tempo con Emma. Ci eravamo visti un paio di sere ma non mi ero fermato a lungo, visto che avevo un continuo bisogno di andare a letto prima di mezzanotte. E avevo saltato un altro turno in ospedale, visto che non ero riuscito a liberarmi. Mi aveva mandato un messaggio, rassicurandomi che le aveva dato una mano uno specializzando di pediatria, un certo Neal che aveva definito bravo e simpatico. Per qualche ragione, la cosa mi aveva infastidito... ma chiaramente non avevo detto nulla. Era colpa mia se non ero riuscito ad andare.
Per fortuna tra due giorni sarebbe finalmente stato venerdì, e avremmo avuto un weekend pieno a goderci il mare a Howth. Le previsioni davano bel tempo, speravo davvero sarebbe stato così!
-Ohi, Killian, puoi raggiungere Ruby in laboratorio? Riesaminando il corpo della vittima ha recuperato un capello e potrebbe essere di uno dei due tipi... deve esaminare il DNA.
-Oh! Bene. Speriamo in una svolta...
-Non dirmelo. Sono dieci giorni che dormo tipo sei ore a notte se va bene... convivo col mal di testa.
-Tu sei quello messo peggio, carissimo Capitano! Non ti invidio.
-Lo so! Ma nemmeno tu ti stai risparmiando, eh. Tra laboratorio e ricerca non so come non sei ancora esploso.
-Ci sono vicino...
-Stai facendo un ottimo lavoro comunque. Prenditi anche il venerdì oltre al weekend, va bene?
-Grazie, ma...
-Accettalo e basta Killian! Meglio un weekend lungo che un mese in ospedale per esaurimento nervoso!
Risposi con un ghigno: non aveva proprio tutti i torti, visto che le indagini mi stavano esaurendo sia mentalmente che fisicamente. Non potevo proprio rifiutare, quindi mi limitai ad annuire e ringraziarlo. Meglio così, magari avremmo potuto anticipare la partenza di qualche ora se fosse stato fattibile anche per gli altri. Avrei scritto ad Emma per chiederglielo.
Altrimenti, avrei approfittato per andare al poligono visto che non avevo avuto tempo nemmeno per quello, e la data dell'esame si faceva sempre più vicina!


 
***


Il gran giorno, tanto agognato, era finalmente giunto: pur non essendo ancora in gran forma, avevo deciso di raggiungere Emma in ospedale. Saremmo partiti subito dopo, i suoi sarebbero venuti insieme ai miei a prenderci direttamente lì, quindi tanto valeva.
Alla fine, tutti erano stati d'accordo per partire in mattinata, essendo in ferie. Dato che non ci saremmo stati la domenica, Emma aveva spostato l'appuntamento in ospedale a quella mattina alle 8.30.
La sera precedente ero andato a letto ridotto a uno straccio, con mal di tutto, quindi l'avevo avvertita che non sarei venuto perché proprio non me la sentivo di alzarmi presto, avevo bisogno di essere in forma per la partenza. Lei come sempre era stata comprensiva, mentre io mi ero sentito parecchio in colpa. Mi ero iscritto insieme a lei, ed ero riuscito ad andare solamente due volte fino ad ora. Certo, era per via del lavoro, ma mi dispiaceva davvero.
Per questo, quando mi ero svegliato in condizioni decisamente migliori, avevo deciso di fare una doccia veloce e raggiungerla, anche se solo per un'ora. A parte un po' di stanchezza accumulata, solo lo stomaco ancora mi assillava, probabilmente colpa dello stress: era sopportabile, ma se non mi fosse passato in vacanza, al ritorno sarei passato dal mio medico a farmi prescrivere qualcosa per calmare i nervi. Nel frattempo, mi sarei limitato a mangiare leggero e magari avrei evitato di bere.
Parcheggiai quindi l'auto e mi diressi verso l'ingresso, per poi firmare prima di poter salire dai bambini.
Mi ritrovai in ascensore con alcuni medici, tra cui proprio Zelena.
-Ehi, Killian! Non ti vedo da un po'!
-Lo so, mi spiace! Il lavoro...
-Emma mi ha detto che stai lavorando al caso dell'omicidio e i rapimenti... la tua faccia mi dice che non stai avendo tregua.
-Ho un aspetto così terribile?
-Tranquillo, sei sempre bello! - rise la donna, dandomi una pacca sulla spalla -Dico solo che sei evidentemente esausto.
-Lo sono... ma passare un po’ di tempo coi bambini mi farà bene. Poi io ed Emma andiamo coi nostri genitori a passare il weekend a Howth... quindi spero di aver modo di riprendermi!
-Oh, bene! Sì, approfittate di questo bel sole che non si sa quanto durerà! Beh, io scendo qui. Ci vediamo, Killian! Ma sicuro di star bene? Sei un po’ troppo pallido…
-Tutto ok, solo stanco. A presto dottoressa!
Dopo che fu scesa, proseguii fino al terzo piano. Percorsi il corridoio fino in fondo, ero abbastanza certo di ricordarmi dove si trovasse la sala giochi. Dopo aver svoltato l'angolo, ebbi la mia conferma. Feci per entrare, ma qualcosa che vidi attraverso la vetrata mi bloccò: Emma non era sola.
Vicino a lei sedeva un uomo, un infermiere a giudicare dal camice. Aveva il braccio attorno alle spalle della ragazza, e la cosa mi provocò una strana sensazione allo stomaco... ben diversa dai crampi degli ultimi giorni.
Il sorriso disgustosamente smielato che le rivolse dopo aver detto qualcosa che non sentii, mi piacque ancora meno: chi credeva di essere per prendersi tutta questa confidenza con la mia... amica? Doveva essere quel Neal… il “simpatico” specializzando.
Entrai, salutando allegramente, al che ebbi subito addosso gran parte dei bambini.
-Ehi, piccoletti! Come state?
-Killia, ci mancavi!
-Ah sì? Anche voi a me!
-Emma ha detto che eri a sparare ai cattivi!
-Eh... diciamo di sì! Ma per un paio di giorni ci pensa qualcun altro al posto mio!
Ariel saltellò eccitata, facendo finta di sparare con la manina.
-Killian, non pensavo venissi! Ti senti meglio allora?
-Sì, sì! La dormita ha aiutato. Volevo farvi una sorpresa...- sorrisi, e mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia. Non avevo avuto il tempo nemmeno di vederla negli ultimi giorni, ma al contrario di me aveva un aspetto magnifico: se possibile, era più bella del solito.
-Sono contenta. Comunque ti presento Neal! Lo specializzando in pediatria di cui ti ho parlato, mi ha dato una mano l'ultimo paio di volte... Neal, lui è Killian.
-Piacere Killian! Emma mi ha parlato di te!
-Piacere! - strinsi la mano al ragazzo, e mi trattenni dal chiedere quando avesse trovato il tempo di parlargli di me. Erano usciti insieme? Lei non aveva menzionato nulla...
-Avevi ragione, Emma, lo ammetto. - interruppe una ragazzina un po' più grande, su una sedia a rotelle al lato opposto del cerchio di bambini; -Il tuo assistente sembra tutt'altro che... problematico.
-Visto? Te l'ho detto!
Alzai un sopracciglio, guardando curioso la ragazzina: doveva essere Lily.
-Iniziavo a pensare che non esistesse.
-Ciao Lily. Emma me lo ha detto che pensavi fosse un lavoro per "storpi"!
-Puoi biasimarmi? Mi affiancano proprio alla ragazza in sedia a rotelle, più cliché di così...
Scossi le spalle, non aveva proprio tutti i torti... ma d'altro canto, trovavo che Emma potesse davvero essere d'ispirazione! Era cresciuta così tanto da quando l'avevo conosciuta, che la sua forza trasudava da tutti i pori a mio avviso.
Mi accomodai su una poltroncina libera, e lasciai che due bimbe venissero a sedermisi in braccio: solo quello mi fece già sentire molto meglio. Anche il fatto che Neal riportò il braccio al posto suo non mi dispiacque affatto.
-Killia, fate vedele a Neal e Lily tu e Emma come fate Pete Pan?
-Siiii!
Passammo l'ora successiva a fare interpretazioni e giocare, e mio malgrado dovetti ammettere che lo specializzando non era tanto male. Sembrava un tipo a posto, ed era anch'egli molto bravo coi bambini. Riuscivo a vedere la ragione per cui Emma avesse già preso confidenza con lui, nonostante la cosa continuasse a non piacermi più di tanto. Forse sarebbe stato più semplice se avessi trovato il ragazzo antipatico, ma così era ancora più frustrante.
Alla fine, il momento di andare arrivo velocemente, e promisi ai bambini di fare il possibile per riuscire a venire anche la volta successiva, o almeno domenica prossima. Se avessimo fatto passi avanti nel caso, avrei avuto più tempo senza dubbi: speravo in buone notizie perché era davvero ora.
-È stato un piacere conoscerti, Killian. Alla prossima!
-Anche per me, Neal. A presto allora...
Ci stringemmo la mano per salutarci, poi fu Emma a salutarlo, con un bacio sulla guancia: ok, questo era un pochino troppo. Erano già arrivati ad avere tutta questa confidenza? Perché lei non mi aveva detto nulla? D’accordo, non che fosse affar mio, però… lo stesso!
-Aspetta Emma, prima di andare... non è che magari ti va di uscire venerdì prossimo?
-Oh. Ehm...
Cosa?! Le stava davvero chiedendo di uscire? Per un appuntamento vero?
-Non voglio essere inopportuno, scusa. Se tu e Killian siete... qualcosa... scusami Killian.
Guardai prima lui, poi Emma, che si stava mordendo il labbro. Bella domanda: eravamo decisamente "qualcosa", ma... non una coppia. Non per ora. Tecnicamente, era libera di uscire con chi voleva, anche se non avrei fatto i salti di gioia. Ultimamente qualcosa stava cambiando: o meglio, stava probabilmente venendo a galla ciò che ero riuscito ad ignorare negli ultimi mesi… ma non avevo avuto il coraggio di rimuginarci troppo, non volevo illudermi.
Magari per lei non valeva lo stesso.
-No, no. Siamo buoni amici.
-Ok. Bene. Beh, allora...?
-Ok. Ehm, d’accordo... magari ti faccio sapere quando torno dalla gita?
-Assolutamente. Certo. Senza pressioni chiaramente! A presto Emma, ciao Killian!
Feci un cenno del capo e, dopo aver fatto spazio ad Emma, la seguii fuori dalla sala, felice di chiudermi la porta dietro. Non gli aveva detto di sì, ma neanche no... e non sapevo cosa pensare.
Era complicato.
-Vuoi uscire con lui?
-Forse. Che dici? Insomma, lui è simpatico e io sono single... no? - mi guardò come se quella fosse davvero una domanda, e non solo retorica. Ed era veramente un'ottima domanda, anche, ma al momento la risposta poteva essere solo una.
-Sì... certo. Dai, adesso andiamo... i miei mi hanno scritto, ci stanno aspettando fuori.
Sì, lei era single ed io un gran babbeo. Forse se avessi avuto il coraggio di dire qualcosa, avrebbe rifiutato quell’invito a uscire: perché chiedere il mio parere, altrimenti?
Oppure ero un babbeo doppio, e voleva solo la mia opinione da amico. Forse voleva solo sapere se approvassi il giovane.
Codardo, ecco cos’ero: nemmeno mi riconoscevo! Di solito sapevo essere molto diretto quando una donna mi piaceva, ma in fondo la situazione era diversa.
In questo caso, avevo davvero troppo da perdere se la sua risposta non fosse stata quella che speravo. Forse, però, quel finesettimana insieme a lei mi avrebbe aiutato a capire meglio cosa provassi… e cosa provasse lei.
Per il momento, sapevo solo che immaginarla tra le braccia di un altro, mi provocava una gran rabbia.
 
 
1 mese e mezzo prima

Emma si guardò intorno curiosa, il salone era grande forse quanto la metà del suo… ma lo trovava davvero accogliente. Una parete era addobbata di fotografie, e vi era un caminetto con tre poltrone e dei cuscini davanti.
Vi erano poi degli scaffali e una grossa biblioteca dove c’era un po’ di tutto, dai libri agli oggetti più particolari, perfino la scatola di un piccolo karaoke. Sul lato opposto vi era un mobile porta tv, con un grande televisore, varie console, dvd e giochi sistemati sulle mensole, e di fronte ad esso un grande divano ad angolo che a occhio poteva facilmente accomodare fino a sei persone, ed un tavolino nel mezzo. Anche le finestre erano grandi, e rendevano la sala molto luminosa.
-Allora, che ne dici? Non sarà come il tuo palazzo ma…
-La adoro! Scommetto che fate un sacco di serate cinema qui.
-Beh, sì! Magari nel weekend ne organizziamo una, che dici? Invitiamo pure Alice e Robyn.
-Sì, sarebbe perfetto! Comunque è molto accogliente, l’adoro.
-Ci siamo impegnati, lo ammetto. Sono oltre otto anni che ci viviamo… non sarà enorme ma si sta benissimo! All’inizio eravamo solo io e Jeff, Rose si è trasferita poco meno di cinque anni fa… molto è merito suo, ha più occhio di noi.
-Ah mi pare ovvio, noi donne siamo sempre un passo avanti.
-Lo ammetto, è vero.
-Posso vedere camera tua?
-Apperò!- esclamò, inarcando un sopracciglio -Neanche siamo entrati e già vuoi portarmi in camera…
-Coglione.- sbuffò la ragazza, colpendolo sulla spalla. Proprio non ce la faceva a trattenersi, con quelle sue battutine!
Ad ogni modo era felice di essere lì, dopo le prime due settimane da “donna libera”… ovvero, dal momento in cui i suoi genitori le avevano dato l’ok a lasciarle la sua libertà. Aveva pensato che, inizialmente, avrebbe fatto con molta calma… invece aveva finito per invitare a Temple Bar Killian, Rose, Jeff, Alice e Robyn, e si erano ubriacati tutti insieme. Si era svegliata con un gran mal di testa tra le braccia di Killian: non ricordava assolutamente nulla di quella notte, erano stati solo i vestiti ancora addosso ad averle confermato di non aver fatto cazzate.
Ma era decisamente valsa la pena.
Un paio di giorni fa era stata di nuovo al poligono con lui, doveva aveva finalmente conosciuto Ruby. Oltre ad essere una donna molto attraente e simpatica era anche lei una gran tiratrice: la degna fidanzata del capitano Graham, d’altronde. A fine serata aveva conosciuto anche lui quando era venuto a prenderla, e avevano riso al ricordo dell’appuntamento saltato in cui Alice aveva quasi cercato di forzarli un paio d’anni prima. Non lo avrebbe mai ammesso, ma pensò che, forse, aveva fatto male a rifiutare… Graham era un gran bell’uomo.
Il più felice oltre a lei di quella nuova situazione era probabilmente suo fratello Neal, col quale aveva avuto una lunga videochiamata. Il ragazzo si era mostrato davvero entusiasta dei progressi della sorella, ma aveva faticato un po’ a credere che l’uomo che era riuscito a far tanto, fosse un amico o non il suo ragazzo. Lei aveva chiuso la discussione con un categorico “La sorella maggiore sono io, quindi se te lo dico io è così”.
Si stupì di trovare la camera di un uomo così in ordine, fu la prima cosa che pensò. Il letto rifatto, niente calzini sparsi a terra o vestiti ammucchiati sulla sedia sotto la finestra.
-Sei sempre così ordinato o lo hai fatto sapendo che venivo?
-Sono ordinato! Ti sorprende?
-Un po’. Carina, comunque! E le lenzuola con i teschietti? Sei serio?
L’uomo scoppiò a ridere, quelle lenzuola gliele aveva regalate Jeff per scherzo, ma in fondo gli piacevano! Erano blu scuro con dei piccoli teschi bianchi – presi nel reparto bambini.
-Beh, sono o no Capitan Uncino? Vuoi salpare con me, Milady?
-La cosa che più mi preoccupa è che ormai colgo ogni tuo doppio senso… mi hai resa una maniaca!
-Ho solo tirato fuori ciò che c’è sempre stato! Sei vergine?
Per poco, la bionda non si strozzò con la sua stessa saliva. Aveva sentito bene?!
-Cosa?!
-Troppo personale? Ero solo curioso, visto che cerchi di fare la puritana, Swan!
La guardò con un sorrisetto provocante, pur rendendosi conto di essersi spinto un po’ troppo oltre… ma non lo aveva fatto con cattive intenzioni. Era sinceramente curioso. Forse, però, non era qualcosa che a lei interessava condividere… sperava di non aver esagerato.
Essere amici era facile, ma allo stesso tempo…
-Non sono vergine. Anche se dubito la cosa ti riguardi. E non sono puritana, solo che non penso a porcate in ogni momento!
Killian rise ancora, quella era senza dubbio una bella risposta.
E comunque, adesso che ci pensava, non faceva sesso da quando l’aveva conosciuta… un mese e mezzo: il suo record personale! Il sabato precedente era stato al pub con un po’ di colleghi e aveva senza dubbio fatto colpo su una ragazza, pronta a seguirlo a casa… ma alla fine, era stato lui a non volerla. Si era reso conto di non volere del sesso insignificante, non quella sera. Ultimamente, proprio non gli interessava: aveva iniziato a pensare di avere problemi, perché non era da lui!
Inoltre, aveva fatto delle osservazioni sulla tipa… era bionda, ma i suoi capelli non erano morbidi come quelli di Emma. La sua pelle non aveva lo stesso profumo, le labbra non erano color pesca.
In quell’istante, per una frazione di secondo, pensò di baciare quella ragazza che sembrava averlo cambiato più di quanto pensasse… e sperare che lei non lo avrebbe respinto.
Ma se lo avesse fatto?
Emma era stata più che chiara, e più di una volta.
Non voleva una relazione in quel momento, ed era giusto che rispettasse la sua decisione.
Per fortuna c’erano mille cose di lei che lo attraevano, e ciò gli consentiva di poter vivere in maniera fantastica quell’amicizia che sembrava essersi creata. Era divertente, intelligente, furba, e si divertivano sempre a passare il tempo insieme, pur senza malizia.
Non l’avrebbe baciata.
Emma non poteva essere un esperimento, aveva troppo da perdere.
Fu in quel momento che si convinse della decisione di smettere di pensare a lei in quel senso, per il bene di entrambi. In amore era sfortunato, in amicizia tutto il contrario… quindi, molto meglio così.
-Touché, Swan. Comunque, nemmeno io sono vergine… ora siamo pari!
-Difficilmente! Non è che su di te ci fossero tanti dubbi, sai!
Rise, e lui rise con lei.
Andava bene così. Più che bene.
Era perfetto così.
-Ok, ti porto sul divano e scegli un film. Io vado a friggere un po’ di patatine!



 
Ciaoo! Questa settimana sono in ritardo, ma per un pezzo non ho avuto il wifi e quindi niente internet sul computer... devo anche recuperare un sacco di aggiornamento alle vostre storie e risposte a recensioni, lo farò nei prossimi 2 giorni! Avendo almeno finito il capitolo, volevo riuscire a pubblicare...
Emma ha passato un po' di tempo con Neal... so che alcuni mi odieranno per questo ahahahah ma in fondo è un ragazzo bravo e simpatico, lei non può mica aspettare per sempre che Killian si faccia avanti, no? u.u 
Lui ha continuato a lavorare anche se esausto, ma alla fine è arrivato il giorno tanto atteso e ha raggiunto Emma... trovandosi una sorpresina che non lo ha fatto impazzire, diciamo ^^" per fortuna c'erano i bambini su cui concentrarsi ahahah e purtroppo ha dovuto ammettere che Neal sembra a posto. Quest'ultimo, prima di lasciarli andare, ha chiesto a Emma di uscire... e il nostro pirata è stato un pirla ancora una volta. Magari si rifarà adesso durante la loro piccola vacanza, o forse no... si vedrà! La prossima settimana dovrei riuscire a postare in tempo, internet permettendo! Ora vado a letto che è tardissimo xD spero il capitolo vi sia piaciuto... a presto!

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Capitolo 12
*** Conflicted Hearts ***


Conflicted Hearts




EMMA POV
 
L'hotel dell'amico di papà era un gioiellino. Sembrava una casa d'epoca, un po' alla Downton Abbey. Il salotto in cui ci aveva accolto era davvero stupendo, e se anche le stanze fossero state così... era un vero peccato che ci avremmo trascorso solo due giorni! In più eravamo davvero ad un passo dal mare, che si poteva vedere anche da alcune delle finestre.
-Aemonn, dimmi quanto ti devo perché non posso accettare tutto questo gratuitamente!
-Sciocchezze, Dave! Te l'ho già detto, non voglio nulla! Il tuo compleanno è tra meno di un mese, no? Consideralo un regalo anticipato!
-Ma...
-Non voglio nessun ma! Voglio solo che passiate un bel weekend... se proprio ci tieni, mi paghi la cena stasera, ok?
-E va bene, affare fatto!
-Ottimo! Allora, come stai Emma? É da tanto che non ti vedo!
-Molto bene, grazie Aemonn!
-Lo vedo, lo vedo... hai un bel colorito e sembri in forma!
-Anche tu! Sbaglio o l'anno scorso avevi un po' di pancetta? - lo presi in giro, al che risero tutti. Era vero comunque, era molto più in forma di quando era venuto a trovarci l’ultima volta.
-Beh, hai ragione, mia moglie mi prendeva in giro per la mia "pancetta da birra" e ho deciso di rimediare! Ad ogni modo, è un vero piacere conoscere anche la famiglia Jones!
-Vale lo stesso per noi- intervenne Brennan, e sua moglie annuì sorridente. Killian sembrò non sentire nemmeno, troppo occupato a guardarsi intorno... e non potevo biasimarlo!
-Ti piace, eh ragazzo?
-Co...? Oh, sì. Sembra una reggia!
-Quello è l'intento, grazie! Ora, cosa ne dite di vedere le vostre stanze! Ve le ho date tutte di sopra, così avete la vista sul mare.
Ci porse quindi tre chiavi, anche quelle veramente particolari ed eleganti, degne di quel posto!
-Ok, allora, come ci dividiamo?
-Io con Killian, e voi siete a posto, no?
-Sei... sicura?
Io e Killian ci guardammo, realizzando solo in quel momento che forse poteva sembrare un po'... strano. Ma in fondo eravamo abituati a dormire insieme ormai, anche se il più delle volte non lo facevamo apposta, ma ci addormentavamo dopo aver visto un film o roba del genere. Ad ogni modo, non mi preoccupava affatto.
-Mamma, lo sai che non sarebbe la prima volta, non fate scenate come se fossimo bambini, ok?
-No, no ma... io intendevo, se magari hai bisogno di aiuto per qualcosa...
-Starò bene, ma nel caso ho Killian. Rilassati.
Erano passati relativamente pochi mesi, d’accordo, ma consideravo Killian il mio migliore amico. Nonostante ci fosse sempre stato quel qualcosa in più che avevamo deciso di comune accordo di mettere a tacere, tale rimaneva e mi sentivo più che a mio agio con lui.
Anche se, ultimamente, mi sembrava stesse tornando a galla... o forse era solo la mia immaginazione. Eppure, mi era sembrato un pochino geloso di Neal... o no? Io stessa mi chiedevo se accettare il suo invito a uscire... ma non era il momento di pensarci. Questo weekend lo avevamo organizzato per rilassarci, e Killian era quello che più di tutti ne aveva bisogno! Aveva lavorato decisamente troppo nell'ultimo periodo, bastava guardarlo in faccia per rendersene conto. Era un po' pallido e aveva delle occhiaie piuttosto evidenti.
Ci lasciammo quindi condurre all'ascensore, per salire verso le camere. Io e Killian avevamo la King, e quando Aemonn ci aprì la porta, non potei che rimanere a bocca aperta. Non solo la camera era enorme magnifica... ma il letto era a baldacchino! Il mio sogno fin da bambina!
-Vi piace, allora?
-E'... wow! - fece Killian, e quel “wow” era decisamente appropriato!
-Dire che mi piace è riduttivo!
L'uomo rise, poi mi lasciò la chiave in mano.
-Che dite, lasciamo i giovani per conto loro per un po'... per qualsiasi cosa ragazzi, avete un telefono in camera collegato al mio cellulare, potete chiamare.
Lo ringraziammo ancora, poi, dopo avermi lasciata entrare, Killian entrò con le nostre valigie e chiuse la porta. Non avevo il minimo dubbio che saremmo stati alla grande: non ero nemmeno certa di voler andare subito in spiaggia, avremmo avuto tutto il tempo per quello.
-Dopo questo, non so se avrò voglia di tornare alla mia stanzetta con vista... strada.
-Io invece voglio un letto a baldacchino.
-Non avevo dubbi, "principessa"!
In risposta gli feci una linguaccia, poi raggiunsi la finestra per guardar fuori. Sotto di noi c'era il giardino con alcune sdraio, mentre davanti un mare blu calmissimo che faceva venir voglia di tuffarsi dalla finestra. Killian mi raggiunse in silenzio, poggiandomi una mano sulla spalla.
-Mi piace. Avevo davvero bisogno di qualcosa del genere.
-Lo so. Come stai?
-Benino... ma scommetto che passerà a benissimo molto presto.
-Ancora dolori?
-Un po'... ma sono diminuiti. Sono sicuro che sia colpa dello stress. Non ho avuto tregua, lo sai.
-Ok... ma prometti di andare dal dottore se continuano.
-Promesso, tesoro. Ma per ora voglio godermi questa meraviglia... ok? Che vuoi fare oggi?
-Rimaniamo un'oretta o due a poltrire, poi decidiamo, va bene?
-Va benissimo. Un sonnellino non mi dispiacerebbe...
-Lo so. Dai, cambiamoci.
L'uomo annuì, così tornammo verso il letto a recuperare la roba dai borsoni. Per fortuna mi ero portata un vestitino leggero e comodo per stare in casa, e lui tirò fuori una tuta. Mi slacciò la zip del vestito che attualmente indossavo, poi si spostò in bagno per lasciarmi cambiare in pace. Nonostante avremmo ormai potuto iniziare ad evitare quei convenevoli, mi metteva a disagio l’idea che qualcuno mi vedesse. Il problema non era lui, ero io: il mio corpo non mi piaceva, quindi preferivo non venisse guardato. Odiavo la cicatrice che avevo all'altezza della colonna vertebrale, che partiva a metà schiena e scendeva. Non era che una scia di pelle un po' più chiara, ormai, ma la detestavo e molto probabilmente l’avrei sempre fatto.
Mi ricordava quell'intervento andato apparentemente bene, che tuttavia non aveva potuto porre rimedio alla mia paralisi. Mi vestii velocemente, e poco dopo tornò anche Killian, con un gran sorriso.
-Abbiamo la vasca idromassaggio, Swan. La usiamo!
-Scherzi?! Ovvio! Perché diavolo papà non mi ha detto di questo posto prima! Il mio compleanno è ad ottobre, torniamoci. Anche fossimo solo noi due!
-Beh, per allora potresti preferire venirci con Neal...
-Ma allora sei geloso!
-Geloso, ma va! Stavo solo constatando che per allora potresti preferire venirci col tuo ragazzo che con me.
-Ma non è il mio ragazzo! Non sono nemmeno sicura di volerci uscire!
-Ok, ok, se lo dici tu!
-Vedrò! E comunque non ti preoccupare, in ogni caso rimarresti la mia persona preferita...
-Promesso?
-Promesso. - lo tirai per una mano per farlo abbassare, poi gli stampai un bacio sulla guancia. Non avevo dubbi, nessuno avrebbe mai potuto prendere il suo posto. Un po' perché mi aveva resa una persona migliore, e continuava a farlo, un po' perché mi ero affezionata a lui così tanto che io stessa non riuscivo a crederci. Non mi affezionavo alla persona tanto facilmente, non lo avevo mai fatto neanche da ragazzina... ero sempre stata molto selettiva. Ma con lui, c'era stato quel qualcosa.... che lo aveva reso speciale.
Perché se non voleva che uscissi con Neal, non mi chiedeva lui di uscire? Ero abbastanza certa che avrei detto di sì...
Ok.
Basta.
Dovevo scacciare quei pensieri, assolutamente.
Avevamo già tenuto quel discorso più volte e avevamo optato per l’amicizia.
Punto. Era meglio così.
Lasciammo dunque cadere il discorso e ci mettemmo comodi sul letto. Lo abbracciai, e lui ricambiò la stretta: non avrei mai e poi mai voluto rovinare quel rapporto speciale che era nato.
Rilassata, chiusi gli occhi e decisi di concedermi un pisolino insieme a lui.
 
 
* * *
 
 
KILLIAN POV
 
Il Parco di Howth era incantevole, ero contento che Aemonn avesse suggerito quella passeggiata prima di incontrarci per cena. Era verdissimo, pieno di fiori e viali alberati, e perfettamente adatto alla sedia a rotelle di Emma. Scattammo parecchie foto, mentre i genitori ne scattarono a noi due. Effettivamente non ne avevamo tantissime insieme, e trovai che quella fosse l'occasione giusta per rimediare!
Dopo quel pisolino stretto ad Emma, mi sentivo ancora meglio ed ero più che pronto ad affrontare il weekend di relax e divertimento che ci aspettava. Avevo anche spento il telefono, non volevo sapere nulla di lavoro: al solo pensarci mi tornava la nausea!
-Killian allora, hai deciso se farti quella vacanza in Italia per le ferie? - fece mia madre ad un certo punto, cogliendomi alla sprovvista. Giusto. Loro erano rimasti all'Italia...
-Ehm, veramente ho cambiato piani.
-Davvero? Sembravi entusiasta all'idea!
-L'Italia non scappa! Vabbè volevo parlarne prima ad Emma ma già che ci siamo... se Emma ovviamente vuole, e se voi siete d'accordo- aggiunsi, rivolto a Mary e David -Avevo la mezza idea di fare un giro dell'Irlanda con Emma. In auto. Ho già fatto ricerche e tutto e ho trovato un itinerario fattibilissimo, e sicuro.
Emma strabuzzò gli occhi, chiaramente non se lo aspettava. Gliene avrei parlato quella sera stessa, ma visto che il discorso era venuto a galla...
-Killian, perché non mi hai detto nulla?
-Volevo assicurarmi che fosse fattibile prima. E lo è.
-Ma non devi cambiare i tuoi piani per me... Ovviamente mi piacerebbe tantissimo! Ma non è giusto...
-Swan, credimi, sarei più contento di fare questa cosa con te che di girare l'Italia da solo.
-Ne sei sicuro?
I suoi occhi erano accesi come quelli di una bambina eccitata, il che era proprio ciò che avevo sperato. Non volevo assolutamente che si sentisse un peso, perché avrei davvero preferito partire con lei in quell'avventura!
-Certo!
-Mamma, papà, non è un problema, vero?
-Vuoi andare? - domandò mia mamma, un po' perplessa.
-Certo!
-É che sarebbe un viaggio in macchina... abbastanza lungo. Di solito non ti piace tanto...
-Cosa? Questo non me lo hai mai detto...
Quello confuso ero io, adesso. Quante volte ci eravamo spostati con la mia auto? D'accordo, non eravamo mai andati troppo lontano, ma mi sembrava qualcosa che avrebbe dovuto dirmi se fosse stato un problema.
-Non... non ce n'è mai stato bisogno. É diverso adesso. Oh, vi prego! - insistette la ragazza, tornando ai suoi genitori.
Tutto aveva senso in effetti, dato che l'incidente che l'aveva paralizzata era stato proprio con la macchina, ma non avevo mai sospettato che per lei potesse essere un "tabù". Non l'aveva nemmeno mai accennato.
-Beh...- intervenne David, un po' incerto -Non dico che non mi abbia colto alla sprovvista, Killian. E per Emma sarebbe il primo viaggio lungo da... insomma. Ma mi fido di te. E se proprio vuole... che dici, Mary?
-Suppongo... che tu non abbia torto. Ci fidiamo totalmente di te, Killian. E di te, Emma. Se davvero vuoi... perché no?
-Grazie! Allora stasera ne parliamo Killian, voglio aiutarti ad organizzare!
Sorrisi contento, era stato più facile del previsto alla fine; di cosa avevo avuto paura? D'accordo, era qualcosa di molto diverso stavolta, ma i suoi erano molto più sciolti nei suoi confronti ormai, e lei aveva sempre espresso il desiderio di poter viaggiare di più. A farle venire più voglia c’erano anche Alice e Robyn, che avevano fatto più gite in quei due mesi di quanto io ne avessi fatte negli ultimi due anni.
-Non vi preoccupate, lascerò la mia macchina ai ragazzi- propose mio padre -É più spaziosa e comoda per un viaggio del genere, non avranno problemi.
-Grazie Brennan! Potremmo lasciargli anche la nostra... vedremo! Comunque sono contento. Ok, sarò sempre un papà preoccupato, ma come l'hai tirata fuori dal guscio tu, Killian... non è riuscito mai nessuno!
-Eh, dote naturale! - scherzai, ed Emma mi colpì sul braccio ridendo. Sarebbe stato fantastico, ne ero certo. E l'Italia, magari l'anno successivo... e magari insieme, perché no.
Volevo credere che il nostro rapporto sarebbe rimasto bello come quello attuale, magari anche di più. Certo, se avesse avuto un fidanzato, sarebbe stato un po' diverso ma... non avrebbe cancellato la nostra amicizia.
Da una parte, mi domandavo perché non ero io stesso a chiederle di uscire... magari avrebbe detto di sì. Ma la paura di rovinare tutto continuava a frenarmi, anche se non avrebbe dovuto. Se fosse andata male, avremmo potuto tornare ad essere amici, ero abbastanza sicuro che ci saremmo riusciti senza problemi.
Eppure... avevo paura. Ero un codardo, me ne rendevo conto!
Dovevo scacciare quei pensieri e ricordarmi che era meglio così. Nonostante ciò che provavo per lei, fosse ben più che amicizia.
 
 
***
 
 
Mentre gli "adulti" avevano deciso che una mattinata al mare era sufficiente, io ed Emma eravamo tornati anche dopo pranzo. Il sole era così bello che ci era sembrato un sacrilegio sprecarlo. Inoltre, non avevo molta voglia di camminare per il villaggio, non ero in gran forma. La sera prima ci eravamo rimpinzati di frittura di pesce, ed ovviamente oggi eravamo KO! Io più di tutti, visto che il mal di pancia l'avevo già da prima.
-Killian, sono preoccupata per te.
-Emma, dai. Basta.
-Ieri sera sei crollato non appena siamo rientrati... ora stai così...
-Sto bene. Ero pieno, e stanco. Ho accumulato tanta stanchezza, mi spiace se ho sprecato la serata così...
-Ma dai, sai che non è per questo! Abbiamo tempo per organizzare tutto, ma... devi prenderti cura di te.
Sospirai. Era davvero impossibile tentare di nasconderle qualcosa, pur comportandomi il più normalmente possibile. Gli altri infatti non ci avevano fatto caso, solo lei se n'era accorta... ma esagerava! Era colpa mia, avrei semplicemente dovuto evitare di strafogarmi a cena.
-Emma...
-Non ti sei quasi mosso dalla sdraio, e a pranzo hai mangiato l'insalata. Tu non mangi insalata.
-Sono ancora pieno da ieri sera, ho mangiato più di te!
-Balle. Prometti che lunedì passi da un dottore prima di tornare al lavoro.
-Se te lo prometto la finisci con questa storia?
-Sì.
-Ottimo. Prometto che andrò.
-Bene! Adesso mi dici che giro hai in mente? Per il viaggio.
-Pensavo di fare prima tappa a Kilkenny... poi un giorno a Cork per spezzare un po'... e poi Killarney per qualche giorno, per vedere i luoghi vicini. Tipo il parco, la penisola di Dingle eccetera... poi da lì tornare, magari spezzando a Limerick. Una decina di giorni in totale. Sarebbe troppo?
Avevo calcolato quel percorso prima di sapere che non amasse i lunghi spostamenti in auto, ed allora mi era sembrata una buona idea visto che spezzando in alcune località lungo il tragitto, non sarebbe risultato faticoso.
La guardai, per cercare di capire cosa ne pensasse... non volevo che mi mentisse solo per non mostrarsi debole.
-No, va bene.
-Sicura?
-Killian, il fatto è che... è vero, non amo... amavo, viaggiare in auto, per via dei brutti ricordi. Un'ora sola ed ero esausta. Quella volta che hai guidato al poligono ero un po' spiazzata, non ero preparata... invece sono stata bene. Così come tutte le volte successive. Immagino fosse un problema mentale che ho superato... sono sicura. Sarà divertente!
-Ok. E sì, lo sarà.
-Non voglio essere un peso, però... avevi altri piani, e li hai sconvolti per fare contenta me!
-Emma, tu non potresti mai essere un peso! Lo sai che ti... ti voglio bene. Sei la mia persona preferita.
-E tu la mia. E anche se non lo fai solo per me... grazie. I miei hanno ragione, sai? Mi hai davvero tirata fuori da un guscio, e continui a farlo... e vieni qui che voglio abbracciarti.
Non me lo feci ripetere due volte e mi feci spazio sulla sua sdraio, lasciando che mi stringesse. Ricambiai con forza... fino a che, non si sa come, ci ritrovammo sulla sabbia, con la sedia rovesciata accanto a noi. Ci guardammo un attimo, e per una frazione di secondo iniziai a preoccuparmi di averle fatto male... poi, però, scoppiammo a ridere insieme, ancora abbracciati. Per fortuna eravamo in una spiaggetta completamente isolata, o ci avrebbero presi per pazzi!
Quando riuscii finalmente ad alzarmi, presi in braccio anche lei, facendola sedere sulle mie gambe.
-Comunque ti sei fatto veramente muscoloso.
-Oh, lo hai notato allora!
-Certo! Non volevo dirtelo perché poi insomma... sembra che ti guardi!
-E non lo fai? - la punzecchiai, divertito.
-Sì, ma... oh, sai cosa voglio dire, idiota!
-In poche possono vantare un amico sexy come me!
-Anche molto umile!
-Sto solo constatando la realtà! Vorrei poter dire lo stesso di te, ma non ho mai visto molto!
Era vero! Insomma, avevamo dormito insieme così tante volte, eppure non l'avevo mai vista senza almeno un vestito addosso! Avevo ovviamente capito che non amasse mostrare il suo corpo, il che a mio avviso era un peccato. Ero certo che non ci fosse nulla di cui vergognarsi, era evidente che fosse in forma. Tuttavia, avevo sempre rispettato la sua silenziosa richiesta di lasciarle una certa privacy.
Forse era meglio così... l'avevo sempre trovata molto attraente. Se avessi visto di più, non ero certo di come avrei reagito. Non che mi sarei comportato in maniera inopportuna, chiaro, ma non avrei nemmeno potuto controllare i miei pensieri. Forse quella era la barriera giusta che ci teneva sulla strada dell'amicizia, che ci aveva permesso di avvicinarci tanto senza scottarci.
-Hai ragione. Aiutami a togliere il vestito.
-Cosa?!
-Voglio fare un tuffo. Senza bagnarlo.
-Sei... sicura?
-Non sono nuda Killian, ho il costume! Dai, forza. Siamo al mare, sarebbe un peccato non entrare in acqua almeno un po'.
-Certo...
Dire che quella richiesta era inaspettata, era dir poco. Mi stava praticamente chiedendo di spogliarla! Era ovvio che avesse il costume, ma... che si fosse presa un'insolazione e non ragionasse più? Sarebbe stata una spiegazione indubbiamente più plausibile!
Intanto alzò le braccia, in attesa, e a quel punto non potei fare altro che sfilarle il vestito. E proprio come avevo immaginato, era bellissima. Addome piatto, pelle candida a parte la leggera abbronzatura su braccia e gambe, e un seno tondo, avvolto dai due triangoli del bikini rosso corallo.
-Ok Swan, spiegami. Di cosa diavolo ti sei vergognata fino ad ora? Non vorrei risultare volgare, ma ho visto poche donne così sexy.
-Non esageriamo. - borbottò, mentre le sue guance assumevano un colore roseo. -Comunque... è di questa che mi vergogno. Ok, non è vergogna. Ma la odio.
Si chinò leggermente e mi fece cenno di guardare la sua schiena. Mi fu subito chiaro.
Una cicatrice bianca rigava la sua spina dorsale, da metà schiena fino a sparire in basso, nel costume. Non era così evidente, ma chiaramente si notava.
 
 
EMMA POV
 
Quando Killian, lentamente, passò il dito sulla cicatrice, fui scossa dai brividi.
Da capo a piedi.
Per la prima volta, dopo cinque anni, le mie gambe avvertirono qualcosa non solo nella pelle. E ne fui certa perché successe non una volta, ma due.
Per due volte, brevi ma intense, sentii nuovamente la presenza delle mie gambe. E nulla potei fare per trattenere le lacrime, a quel punto. E i singhiozzi.
-Emma! Emma, mi dispiace, ho fatto qualcosa che non dovevo?!- Killian si allarmò subito, e avrei tanto voluto stringerlo e dirgli che era tutto il contrario, che mi aveva fatta sentire viva ancora una volta.
Ma non lo feci.
Non volevo illuderlo, e non volevo illudere soprattutto me stessa! Era stata una sensazione fantastica, ma chi mi assicurava si sarebbe ripetuta? O che non fosse frutto della mia immaginazione?
Ora, di nuovo, non sentivo più nulla.
-No... no...
-O... ok. Ti prego tesoro, non piangere. Sei bellissima. Quella cicatrice è solo il segno della tua forza! Fa parte di te, ed è bellissima.
Se possibile, piansi ancora più forte e lo strinsi a me. Lui ricambiò l'abbraccio, e mi cullò fino a che non riuscii a calmarmi.
-Mi dispiace...
-Ma no tesoro, di cosa...
-Il fatto è che... tu... tu riesci a farmi sentire bella. Normale e bella allo stesso tempo e... e non riesco ad abituarmi.
-Swan, tu sei bella. Se servisse a mettertelo in quella testolina, sarei pronto a ripeterlo all'infinito. E se non fossi la mia migliore amica, avrei seri problemi a controllarmi...
-E ora? - gli domandai, guardandolo fisso negli occhi.
-Ora cosa?
-Ora ne hai?
-Beh...
-Sarebbe così sbagliato?
Sarebbe stato sbagliato baciarlo in quel momento stesso? O chiedergli di portarmi in camera e fare l'amore? Era un errore voler amare il mio migliore amico?
-Emma...
Sì. Sì. Lo sarebbe stato.
Certo che lo sarebbe stato, non si poteva mischiare l'amicizia con l'amore senza finire per scottarsi. Non valeva la pena rischiare di incrinare qualcosa di così bello.
Forse avrei dovuto dire di sì a Neal, avrei dovuto uscire con lui e magari sarebbe andata bene. Sarei così riuscita a tenere i due rapporti separati, com'era giusto che fosse.
-Scusa, sto dicendo cazzate... sono stata presa dal momento. Ignorami. Dai, portami in acqua!
-Va… va bene, tesoro. Agli ordini.



 
Ciao! Stavolta riesco a pubblicare in tempo, niente problemi di internet.
Emma e Killian sono finalmente giunti a destinazione coi loro genitori, e non potevano trovare posto migliore per godersi un weekend rilassante! 
I due dividono la stanza dell'hotel senza problemi, sicuramente anche i genitori due domande sul loro rapporto ahahaha e come biasimarli! Probabilmente Killian ha ragione, forse è il non aver superato certe "barriere" ad aver permesso loro di rimanere amici, nonostante i sentimenti di entrambi stiano venendo sempre più a galla, ormai. Intanto. hanno avuto la conferma che potranno andare in vacanza insieme, cosa di cui sono ovviamente felicissimi entrambi... e nonostante siano combattuti, i genitori di Emma continuano a vedere quante barriere Killian stia abbattendo, quindi hanno deciso di fidarsi dei due ragazzi.
La giornata successiva l'hanno passata in spiaggia, e qualcuno aveva ragione... Killian continua a non essere al massimo della forma ed Emma se n'è accorta e lo ha convinto ad andare a farsi vedere quando saranno tornati. Poi, lui è tornato all'argomento "Neal"... e anche se lo nega, è chiaramente gelosissimo... e la ragazza si chiede perché non le chiede di uscire e basta. Infine, dopo aver alleggerito la tensione, essere rotolati giù sulla sabbia... Emma ha voluto rompere un altro muro, almeno con Killian. Non vuole nascondere i suoi difetti, e per lui non lo sono nemmeno... l'ha trovata bellissima, e ha accarezzato quel segno che lei tanto odia... e i brividi che le ha provocato, le hanno permesso di sentirsi le gambe, seppure per poco. Il poveretto pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma quelle erano lacrime liberatorie... anche se per il momento ha preferito non dirglielo. Per l'ennesima volta si sono ritrovati sul punto di fare un passo in più... è stata Emma, stavolta... fino a che non si è tirata indietro. Non odiatemi xD
Un abbraccio e buon weekend a tutti! :*

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Capitolo 13
*** Never giving up on you ***


Never giving up on you




EMMA POV
 
Il weekend più bello che ricordassi da un bel po' di tempo era già giunto al termine, ma almeno potevo dire di averlo sfruttato al meglio.
Dopo un'intera giornata al mare che mi aveva dato una certa abbronzatura, io e Killian avevamo trascorso la serata nella vasca idromassaggio a rilassarci e panificare le vacanze, nemmeno tanto lontane. Non avevamo più parlato dello strano momento avuto in spiaggia.
Mancavano 24 giorni esatti alla partenza, avevamo prenotato anche gli alberghi. Non vedevo davvero l'ora e il viaggio in auto non mi preoccupava assolutamente. Era sempre divertente insieme a lui, e poi era un ottimo guidatore. Probabilmente era anche deformazione professionale, lavorando in polizia, ma certo non potevo lamentarmi!
Ero veramente contenta che i miei mi avessero dato il permesso: avevo parlato con loro anche in privato, poi, e avevano promesso di non assillarmi a patto che promettessi loro di parlarne subito con Killian se avessi avuto un qualsiasi problema. Lo avevo fatto, ma al contempo ero certa che non ce ne sarebbe stato alcuno. Ormai realizzavo io stessa di essere diventata una persona molto più forte, fisicamente quanto caratterialmente... ero quasi convinta avesse a che fare col fatto che passassi molto più tempo all'aria aperta, e che avessi smesso con gli antidepressivi.
In più, c'era quel piccolo grande dettaglio del giorno precedente... anche se avrei voluto, non riuscivo a smettere di pensarci. Come avevo fatto a sentire quei brividi se le mie gambe erano praticamente un peso morto? Io le avevo sentite vive, ed ero certa di non essermelo immaginato.
Anche se dopo non era più successo.
Per il momento, comunque, avevo deciso di non farne parola con nessuno, a meno che la cosa non si fosse ripetuta.
Anche quella mattina, dopo colazione, avevamo voluto tornare in spiaggia un paio d'ore prima di tornare a casa. I miei non avevano fortunatamente fatto commenti sul fatto che fossi finalmente in costume, senza coprirmi ulteriormente, ma avevo notato eccome le loro espressioni sorprese.
Ero contenta di essermi tolta anche quel sassolino. Probabilmente non avrei mai trovato "bella" quella cicatrice, ma forse avrei imparato ad accettarla. Anche e soprattutto grazie a lui.
-Emma, mio figlio ti ha trattato bene questi giorni spero! - commentò Ailis, con un sorriso. La mamma di Killian era davvero una persona adorabile, come d'altronde tutta la famiglia.
-Si, si, assolutamente. Un vero gentiluomo! No davvero, siamo stati benissimo.
-Mi fa piacere. Da quando ci sei tu ha proprio messo la testa a posto! So di averlo già detto, ma devo ripeterlo.
-Mamma! Insomma.
-Scusa tesoro, ma è vero! Non posso non ringraziarla!
-Ha ragione tua madre! - si unì anche Brennan, lasciando Killian col broncio. Io invece risi di gusto. Non sapevo come fosse prima, ovviamente, ma potevo immaginare dato il primo approccio... doveva essere stato un gran Don Giovanni! Ma in effetti, da quando lo avevo conosciuto, non mi risultava avesse avuto relazioni… me lo avrebbe menzionato se avesse avuto una ragazza, no? Ma era poco probabile visto tutto il tempo trascorso insieme: non avrebbe avuto il tempo materiale di frequentare altre ragazze.
-Non sono adorabili insieme? Non mi capacito che non siano una coppia, un ragazzo come Killian sarebbe perfetto per la nostra Emma!
-Mamma! - esclamai stavolta io: d'accordo, le mamme avevano iniziato a fare le mamme ed essere imbarazzanti. Anzi, era strano avessero aspettato la fine del weekend per farlo!
In più, la situazione era già complicata senza che ci si mettessero in mezzo, dato che nonostante le mie parole non riuscivo a placare certi pensieri.
-E comunque già esco con qualcuno. O meglio, ci devo uscire la prossima settimana. Un ragazzo che lavora in ospedale.
Non seppi perché lo dissi.
Non avevo confermato ancora nemmeno con Neal.
Ma forse, a questo punto, valeva la pena farlo.
Forse, se fossi stata bene con lui, avrei smesso di pensare a Killian in maniera inappropriata... ed averlo in costume, non aiutava decisamente. Aveva sempre avuto quel fisico asciutto e scolpito, con quelle maniglie dell'amore appena accennate che a mio avviso lo rendevano ancora più attraente.
Ok. Sì. Era il caso di uscire con Neal, e gli avrei scritto oggi stesso.
-Aspetta, come sarebbe a dire che esci con un ragazzo?
-Così. Mi ha chiesto di uscire e... non vedo perché no. É simpatico, è uno specializzando in pediatria. Mi piace.
Evitai accuratamente tutti gli sguardi, pur sentendo particolarmente addosso quello del mio amico. Ci sarebbe rimasto male se fossi uscita con Neal?
No, basta, non volevo pensarci. E poi il giorno prima era stato lui a frenarmi, prima che andassi oltre. Forse lo avrei fatto, forse no... ma mi aveva bloccata anche lui, era stato evidente.
-Mh. Quando torniamo a casa ne parliamo!
-Non c'è nulla di cui parlare papà. É solo un appuntamento, io ho 24 anni e sono libera di accettarlo. Tutto qui.
Aprì la bocca, poi per fortuna la richiuse. A pensarci bene mi avrebbe fatto bene uscire con Neal, anche se fosse stata una volta sola! Magari sarebbe andata bene, magari male e saremmo rimasti amici... ma non lo avrei mai scoperto se non avessi almeno provato.
Tornai quindi a mettermi comoda, e cercai di sottecchi di vedere Killian... ma aveva gli occhiali da sole, quindi non potei captare la sua reazione.
In quel momento stesso, presi il cellulare e mi decisi a scrivere a Neal prima che potessi cambiare nuovamente idea”
"Ciao Neal! Venerdì prossimo va bene 😊"
"Ciao Emma! Come stai? Fantastico! Sono contento abbia accettato."
"Tutto bene, sono al mare ma tra poco si torna a casa… Sono contenta anch'io. Ci sentiamo più avanti per i dettagli, magari."
"Certo! Goditi le ultime ore allora! Io vado a dormire, sono stato di turno fino ad ora. A presto!"
Era fatta. Punto.
Ormai era troppo tardi per cambiare idea, e in fondo non avevo ragione di farlo.
Sospirai, e volsi lo sguardo verso il mare. Era un po' più agitato dei giorni precedenti, ma dava ugualmente una sensazione di relax totale. Casa mia in fondo non era lontana dalla baia... avrei davvero dovuto trovare una spiaggetta tranquilla, o anche solo uno sprazzo d'erba dove potermi rilassare ogni tanto.
 
***
 
 
-David, ferma la macchina per favore.
-Cosa... Killian, tutto bene?
-Non proprio. - borbottò, a denti stretti.
A giudicare dal pallore, avrebbe vomitato a momenti. Mio padre accostò subito l'auto, e lui scese di corsa senza neanche aspettare che qualcuno andasse con lui. Io rimasi senza parole, guardandolo sparire dietro un albero. Avevo notato che dopo nemmeno dieci minuti in macchina si era un po' stranito e avevo cercato di chiedergli se fosse tutto ok, ma lui aveva semplicemente fatto un cenno del capo per farmi capire di lasciar perdere. Immaginavo avrebbe resistito quei 40 minuti di viaggio.
-Lo raggiunto io. - fece sua mamma, scendendo a sua volta. Avrei voluto andare anch'io, ma chiaramente sarebbe stato troppo complicato.
-Che avete mangiato ieri a cena? Ancora crostacei? - mi domandò Brennan.
-No... non è quello. É da un po' che non sta tanto bene. Pensava fosse lo stress e... magari lo è, non dico di no, e nel weekend è stato meglio! Non ho detto nulla perché aveva promesso di vedere un medico domani...
-Mh, non mi stupirei fosse il lavoro. Lo sta massacrando ultimamente! In queste due settimane lo abbiamo visto una volta praticamente!
-Sicuramente è anche quello. Ma diceva di aver mal di pancia, che gli è passato ma poi tornato.
-Passiamo al pronto soccorso prima di andare a casa, va bene Bren?
-Vediamo. Se... se può aspettare arriviamo da voi e ci pensiamo io e mia moglie. Non vogliamo scomodarvi...
-Sciocchezze, siete di famiglia ormai! E figuriamoci se Emma rimarrebbe tranquilla in casa…
Mi sentii arrossire, ma non potei neanche negare. Forse avrei dovuto dire qualcosa prima, maledizione. O forse no, non sarei certo andata dietro le sue spalle ma... se avessi insistito di più, magari avrei potuto convincerlo a fare qualcosa prima!
Restai a guardare fuori, fino a che non riapparve insieme a sua madre, che gli cingeva le spalle. Sembrava aver ripreso un po' di colorito ma aveva la mano sullo stomaco, era chiaro che la situazione fosse peggiorata.
-Killian, cosa è successo? - gli domandai, quando riprese posto accanto a me.
-Penso di aver rimesso tutto quello che ho mangiato in questi giorni. Appena vi lasciamo a casa passo al pronto soccorso, non credo di voler aspettare fino a domani.
-Ma va caro, ora David devia e andiamo direttamente. Stai molto male?
-No Mary Margaret, grazie, ma non è così urgente.
-Smettila di fare l'eroe. Andiamo, tanto lo sai che io verrei con te lo stesso. - tagliai corto, al che non replicò più: tanto sapeva bene che non ci sarebbe stato modo di farmi cambiare idea. E poi l'ospedale era di strada. Che non fosse grave era ovvio, o almeno così speravo, ma qualcosa che non andava c'era senza dubbio, visto che la cosa andava avanti da un pezzo.
Si limitò quindi a ringraziare, poi rimase in silenzio ed io gli presi la mano. Era chiaramente nervoso, e potevo capirlo... l'indomani sarebbe dovuto tornare al lavoro ed immaginavo non potesse prendersi giorni di malattia proprio adesso. E anche se avesse potuto, per com'era non lo avrebbe fatto assolutamente.
 
 
***
 
KILLIAN POV
 
Trovavo che l’attesa fosse ciò che di più frustrante potesse esserci, ed avendo soltanto un codice verde avrebbe potuto essere ancora lunga. Avrei sicuramente potuto passare avanti, approfittando della mia posizione, ma non lo trovavo giusto…
Il mal di stomaco andava e veniva, ma la nausea era perenne… ero dovuto correre al bagno quattro volte, in quelle prime due ore d’attesa. Ero riuscito a convincere Mary Margaret e David ad andare a casa, non aveva senso perdessero tempo così… ma insieme ai miei genitori, era rimasta Emma. Lei non avevo neanche provato a convincerla ad andar via, perché sapevo che se la situazione fosse stata inversa, io non avrei lasciato il suo fianco nemmeno per un secondo.
-E’ davvero assurdo ci stiano mettendo così tanto tempo. Non lo vedono che stai male?!
-Mamma… calma, dai. Stanno male tutti quelli che sono qui… non credo di essere più grave di quel tizio che è arrivato con un coltello nell’occhio.
-Certo, ma…
-Rilassati- ripetei, allungando la mano libera a stringere la sua; -Andrà tutto bene. Anzi, se tu e papà voleste andare…
-Non se ne parla. - mi interruppe mio padre; -Se anche dovessero volerci ore, non ci muoviamo.
-Ma non sto così male… se vi fa sentire più tranquilli, prendo un taxi per tornare poi.
-No.
-Va bene. Io ci ho provato.- sospira, poggiandomi di nuovo contro lo schienale, chiudendo gli occhi. Poi li riaprii, per scrutare Emma, che non aveva lasciato un attimo la stretta sulla mia mano destra. Era stanca, era evidente, ma sapevo di non poterla smuovere in nessun modo.
-Tesoro, vuoi che vada a prenderti un tè? Un caffè?
Scosse la testa, forzando un sorriso.
E seppur forzato, fu sempre bello.
Lei era sempre bella.
Nonostante non fossimo più tornati sull’argomento, era chiaro che il giorno precedente in spiaggia fosse successo qualcosa… non me lo ero immaginato. Emma aveva attribuito la colpa al momento, e aveva anche senso, eppure sentivo che non fosse solo questo… e la sera, mentre ridevo con lei nella vasca idromassaggio, avevo deciso di non volere che finisse tra le braccia di un altro senza nemmeno aver fatto un tentativo. Mi ero ripromesso che una volta rientrati, le avrei parlato.
Sì, avevamo già affrontato quel discorso, ma adesso… ultimamente, era diverso.
Poi, la mattina, quando aveva detto ai suoi di avere un appuntamento con un ragazzo, ero rimasto di sasso, pur cercando di rimanere impassibile: gli occhiali da sole avevano aiutato.
L’avevo vista prendere il telefono, sicuramente per dargli conferma.
Il malessere mi aveva aiutato un po’ a celare la delusione, che altrimenti non sarebbe stato facile spiegare.
Ma una cosa era certa: ero un grande, enorme, totale idiota.
E più di qualsiasi cosa avessi, mi preoccupava il fatto che il suo appuntamento sarebbe potuto andare bene.
-Killian Jones?
Sussultai quando l’infermiera fece il mio nome, perso com’ero nella mia testa.
-Arrivo- borbottai, alzandomi in piedi, e sciogliendo infine la mano stretta in quella di Emma.
-Vuoi che ti accompagni?
-Non… meglio di no, Emma. Resta qui, torno presto. Grazie per l’offerta.
La baciai sulla guancia, poi accennai un sorriso ai miei genitori preoccupati e seguii la giovane infermiera lungo il corridoio. Speravo di cavarmela in fretta, con i giusti antidolorifici e via.
-Ti ho visto in tv o sbaglio? Sei un poliziotto?
-Eh, diciamo di sì. Sono affascinante quanto dal vivo anche in tv?- scherzai, al che la ragazza arrossì. A me venne da ridere, fu chiaro fosse una nuova aggiunta, in effetti aveva l’aspetto molto giovane: non mi sarei stupito se fosse fresca di laurea.
-Come ti chiami?
-Aurora. Piacere.
-Io sono Killian, anche se il mio nome effettivamente lo sai… piacere!
-Aspetta, mi pare di averlo letto da qualche parte qua in giro…
-Può darsi, io e la mia amica Emma siamo nel programma con i bambini ricoverati…
-Aaaaaah, è vero! Ma lo sai di avere un sacco di piccole ammiratrici? Ariel e Grace non fanno che parlare di te!
-Oh, mi fa piacere! - risi di gusto, faceva pur sempre piacere sapere di essere così popolare tra quelle adorabili piccole pesti!
-Tu ridi, ma per poco non si tiravano i capelli nel decidere chi fosse la tua preferita!
-Seriamente?
-Direi di sì, visto che ho dovuto dividerle io!
-Mi dispiace…- sogghignai, quando entrammo nella sala dove mi aspettava una dottoressa. Molto carina, oltretutto: a dire il vero non avevo ancora visto un’infermiera o dottoressa brutta, in quell’ospedale!
-Grazie Aurora. Salve Detective Jones, sono la dottoressa Karev. Può chiamarmi Jo.
-Piacere, dottoressa. Può chiamarmi Killian, ancora non sono Detective… ma ci sto lavorando!
-Oh, mi scusi!
-E di cosa... e mi dia pure del tu. Mi devo sdraiare?
-Sì, per favore. E puoi darmi anche tu del tu. Da quel che vedo, dolori e bruciori di stomaco, difficoltà nella digestione, nausea, affaticamento.
Annuii, mentre mi accomodavo sul lettino. Anche se detta così sembrava peggiore di quel che era effettivamente, ma quando ero entrato mi avevano fatto domande a raffica.
-Puoi sollevare la maglia, per piacere?
Lo feci, facendo una fatica tremenda a trattenere una battutina… solo che non mi sembrò proprio il caso, visto che non conoscevo la dottoressa e, magari, avrebbe potuto prenderla nel verso sbagliato.
Iniziò a tastarmi l’addome con una mano, fino a che non mi sfiorò in un punto in cui fece particolarmente male. Se ne accorse subito.
-Fa male se ti tocco qui?
-Sì, direi di sì.
Non riuscii a leggere cosa celasse il suo sguardo impassibile, non fece trasparire alcuna emozione: era brava, nulla da dire.
-Rimani qui per favore, ho bisogno di chiamare la mia strutturata, la dottoressa Grey.
-Devo preoccuparmi?
-No, assolutamente- sorrise -Ho bisogno di un consulto e potremmo doverti fare altri esami per essere certi del problema.
-Oh. D’accordo… beh, io non mi muovo di qui.
 
 
***
 
EMMA POV
 
Non avevamo parlato molto quella sera. Nemmeno mangiato molto, a dire il vero.
Avevamo guardato un paio di puntate di Game of Thrones in silenzio, poi eravamo rimasti sdraiati sul suo letto. Io stretta a lui.
In ospedale avevano dato a Killian degli antidolorifici adeguati e succo di limone per la nausea, e ora si sentiva meglio: ma non era quello il problema.
La dottoressa che lo aveva visitato aveva notato un rigonfiamento sospetto all'altezza dello stomaco, e aveva richiesto ulteriori esami: a quanto pare si trattava di una cisti. Era dovuto rimanere per quasi tre ore, per potersi sottoporre ad un prelievo ed altre analisi, in modo che si potesse capire al più presto di cosa si trattasse.
Quando me lo aveva detto, una volta uscito dalla sala, per poco non mi ero sentita male anch'io. Mi era mancato il respiro.
Avrebbe potuto essere un tumore.
-Killian?
-Mh?
-Posso restare?
-Ovvio, lo sai che non devi nemmeno chiedere...
-Lo so, ma... intendo per... un paio di giorni. Insomma, fino a che non...- fino a che non si risolve tutto, avrei voluto dire. Ma si sarebbe risolto? Oppure avrebbe ricevuto la notizia a cui non volevo nemmeno pensare? Il respiro mi si mozzava nuovamente, se lo facevo.
-Ah. No, guarda Swan, ti ringrazio ma non c'è bisogno. Insomma, sarei comunque tutto il giorno a lavoro, quindi non ha senso che stia qui da sola.
-Come lavoro... non puoi prenderti dei giorni? In questo caso?
-Non ha senso. Con gli antidolorifici sto bene, sono in grado di lavorare. Per il resto... ancora non ho intenzione di pensarci. Quando saprò cos'è, valuterò il da farsi, ma magari non è... quel che sembra. Per ora non c’è nessun “caso”.
-No. No infatti. Stavo solo pensando che... lascia stare, hai ragione. Ma non ammazzarti di lavoro come nelle ultime settimane!
-Prometto, niente turni extra a meno che non sia strettamente necessario. Apprezzo che voglia starmi vicino tesoro, ma devi anche pensare al tuo appuntamento, mi pare.
-Ah. Ah, sì. - Merda, vero. Neal. Sarei uscita con lui venerdì prossimo! Erano passate solo poche ore da quando avevo accettato, eppure me ne ero completamente dimenticata. Col senno di poi, probabilmente non avrei accettato... e non era ancora troppo tardi per cambiare idea, forse. Non era il momento migliore per un appuntamento, non sarei comunque riuscita a divertirmi se fossi stata in ansia per Killian, che era la mia priorità senza ombra di dubbio.
-Non devo per forza.
-Sciocchezze. So che non ha nemmeno la metà del mio fascino, o dei miei muscoli, ma...- scosse le spalle con un sorriso sornione, al che lo colpii con una cuscinata.
Ridemmo insieme, come sempre, e in cuor mio speravo le cose sarebbero rimaste così.
Anche se le analisi avessero confermato il peggio.
Anche se si fosse trattato di un tumore.
Avrei combattuto insieme a lui, giorno e notte.
Sarei stata la sua roccia, come lui aveva fatto per me.
I sentimenti, tutto quello che ci stava accadendo ultimamente, non erano la priorità adesso… ero sicura che per lui fosse lo stesso. La salute veniva al primo posto, per il resto avremmo avuto tempo una volta che le acque si fossero calmate.
Mi strinsi al suo braccio, vedendolo sorridere mentre poggiavo la testa alla sua spalla.
Di un’unica cosa ero certa: non lo avrei perso.
Mai.


 
Ciaoo! Scusate il giorno di ritardo ma ieri non ero a casa, quindi niente pc... sto facendo la bella vita prima di tornare in UK a lavoro hahahahahaha
Il loro weekend è finito, con le mamme dispiaciute perché vorrebbero che i loro figli fossero una coppia ahaha anche secondo loro sono perfetti insieme. Emma così si sbilancia un pochino e... tra una cosa e l'altra, accetta di uscire con Neal. Non odiatemi, magari andrà male xD
Sulla strada del ritorno Killian si è sentito male, tanto che alla fine si è lasciato convincere ad andare direttamente al pronto soccorso... e sicuramente non si aspettava potesse una cosa del genere. Ora mi nascondo, ho paura che qualcuno mi possa linciare.
Nonostante questo, per il momento non si è buttato giù e non ha intenzione di smettere di lavorare... in fondo la speranza è l'ultima a morire, no? E Emma è pronta a stargli accanto qualunque cosa succeda. Quindi in fondo non è tutto negativo... 
Ora vado a dormire che sto crollando! Un abbraccio, e buon inizio settimana a tutti!

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Capitolo 14
*** Decisions ***


Decisions



KILLIAN POV
 
Tornare a lavoro fu traumatico: fisicamente stavo molto meglio, mentalmente, era tutta un'altra storia.
Se il weekend era iniziato in maniera divertente e rilassante, si era chiuso con un incubo.
Non riuscivo a capacitarmi che quella che avevo creduto una semplice cattiva indigestione, mista allo stress accumulato, avrebbe potuto essere il peggiore dei mali che potessero venire in mente.
Non ero preparato ad una notizia del genere.
Non avevo tempo da perderci.
Non ero pronto al cancro.
Alla sola idea mi mancava il respiro.
Come avessi fatto a mantenere la calma alla notizia, davvero non lo sapevo. Avevo solo voglia di spaccare tutto, perché era assolutamente ingiusto. Stavo facendo il possibile per essere una brava persona, un uomo migliore, ed ecco come venivo ripagato!
Forse, era solo la vicinanza di Emma ad avermi mantenuto sano di mente. Non mi ero esposto particolarmente nemmeno con lei, ma era stato bello averla accanto tutta la notte e svegliarmi nel suo abbraccio rassicurante. Prima di lasciarmi andare al lavoro, mi aveva baciato sulla guancia e promesso che qualunque cosa fosse successa, lei sarebbe stata al mio fianco e tutto sarebbe andato bene.
Lo aveva detto con così tanta convinzione, che le avevo creduto… volevo aggrapparmi a quelle parole.
Però, c'era un altro pensiero che mi tormentava: quel maledetto appuntamento con Neal.
E se le fosse piaciuto? Se si fossero trovati bene? Se si fossero messi insieme…
Stramaledetto me, quando la sera invece di cogliere la palla al balzo e lasciare che rimandasse, l'avevo spinta a non farlo.
Il fatto era che non volevo si sentisse legata solo a me, aveva tutto il diritto di vedere altre persone, fare amicizie e tutto il resto... ma era stato un errore, in questo caso.
Volevo essere io quello con cui sarebbe andata ad un appuntamento vero.
Le avrei chiesto anch'io di uscire.
Se le analisi fossero andate bene, lo avrei fatto come prima cosa.
Avrei smesso di reprimere i miei sentimenti e le avrei fatto chiaramente capire cosa provassi nei suoi confronti.
La vita era veramente troppo breve per rinunciare, o rimandare.
Ero deciso, ormai.
Ma per ora, dovevo aspettare e sperare in bene, e concentrarmi di nuovo sul lavoro, visto che altre due ragazze erano scomparse nella notte.
Bionde. Minorenni. Carine.
Era chiaro come il sole che i casi fossero collegati, e sentivo che sotto ci fosse qualcosa di veramente marcio. Qualcosa di più grande.
Le ragazze erano scomparse separatamente e in luoghi diversi, ma a distanza di un'ora l'una dall'altra: facendo i calcoli, mi ero convinto che i rapitori fossero sempre gli stessi, non era una squadra più grande. Quel che non quadrava era come mai dopo un solo rapimento ben due settimane prima, ne avevano messe a segno tre in una notte.
Questo mi aveva portato a pensare che per qualche ragione avessero fretta di fare qualcosa...
-Traffico umano!
-Cosa?
-Traffico umano, Graham! Mi sembra ovvio, adesso! Cinque rapimenti, ragazze con caratteristiche simili... credo che i nostri rapitori lavorino per qualcuno! E quel qualcuno sta dando loro fretta, quindi hanno dovuto darsi una mossa.
Come avevo fatto a non pensarci subito! Era altamente probabile che avessi ragione, che i rapitori lavorassero su commissione. E se davvero avevano fretta, forse esisteva un modo per ingannarli... forse avremmo potuto in qualche modo tendere loro una trappola.
Avrei dovuto studiare un po' meglio il caso e le nuove testimonianze ma se avessimo giocato bene le nostre carte, li avremmo incastrati.
-Ora ne parliamo, ma se hai ragione devo subito mettere in allerta porti, aeroporti e stazioni del Paese, non solo Dublino.
-Vai, fai quello che devi fare. Io vado a raccogliere qualche altra testimonianza, va bene?
-Va bene. Ti affido gli ultimi due rimasti, so che sai quello che stai facendo.
-Grazie! E sì, so cosa faccio.
Collegamenti. Tutto ciò che mi serviva era un collegamento tra le ragazze rapite. La stessa scuola, magari, un club... un luogo pubblico che frequentavano, dove avrebbero potuto facilmente essere prese di mira.
Se avessi ottenuto quello di cui avevo bisogno, entro la fine della giornata avrei potuto trovare un piano d'azione insieme a Graham.
Forse, un'esca avrebbe fatto al caso nostro.
 
 
* * *
 
 
"Scusa Swan, non riesco a venire a cena. So che ti ho promesso di non fare ore extra ma abbiamo avuto delle svolte importanti e faccio tardi. Sicuramente avrai sentito dei due rapimenti di ieri... riguarda quello. Ci  sentiamo domani 😗"
Rilessi una volta il messaggio e lo inviai: d’accordo, Emma aveva ragione, non avrei dovuto affaticarmi troppo per il momento... ma che potevo fare? Non avrei comunque potuto dormire sapendo che la vita di cinque ragazzine fosse in grave pericolo. A maggior ragione se avessi avuto ragione, e si fosse trattato di traffico umano. Graham aveva diramato gli annunci, io avevo raccolto tutte le testimonianze possibili, e avremmo trascorso la serata a ideare un piano d'azione da mettere in atto il prima possibile.
L'indomani sarebbe tornato Jeff, e avremmo incontrato dei colleghi di un'altra stazione di polizia che avrebbero collaborato con noi, nella speranza che più teste riuscissero a fare meglio di due. E ce ne servivano il più possibile, adesso.
-Ok Killian! Vieni nel mio ufficio, tanto vale metterci comodi se dobbiamo fare le ore piccole.
-Va bene. Amo il tuo divano in effetti. Caffè ne abbiamo?
-Ho preso capsule per caffè molto forte. Meglio di così... tu sicuro di star meglio? Posso fare da solo stasera in caso...
-No, no, tutto ok.- mentii. Beh, non era del tutto una bugia alla fine. Dolori non ne avevo, e non c'era alcuna conferma che fossi malato. Era più che possibile che fossi sano come un pesce.
-Bene. E il weekend con la tua ragazza com'è andato?
Alzai gli occhi al cielo: a Graham piaceva chiamarla la mia ragazza, pur sapendo benissimo come stessero le cose. L'aveva incontrata solo un paio di volte, ma aveva deciso che formassimo una bella coppia.
-Bene, bene! Anche se venerdì esce con un altro!
-Ah sì? Beh, tu stesso hai detto parecchie volte che siete solo amici...
-Lo so! Ma ultimamente sto avendo dei ripensamenti, chiamiamoli così. Pensavo fosse lo stesso anche per lei, ma potrei sbagliare... voglio dire, per quale ragione uscirebbe con un altro se le interessassi io?
-Killian, Killian... da quanto non hai una relazione? Le donne non sono semplici come la fai tu! E nemmeno tu lo sei! Se ti piace, perché non le hai semplicemente chiesto tu di uscire? Non ti sapevo tanto timido!
-Non sono timido! Bella domanda, comunque. Ma ho intenzione di rimediare presto.
-Oooh! Bravo! Un po' di fegato ci vuole nella vita!
-Ok, ok, ora torniamo a pensare al lavoro, e non alla mia vita sentimentale?
-Va bene. Per ora!
 
***
 
EMMA POV
 
Ero preoccupata.
La promessa che Killian mi aveva fatto, di non strapazzarsi troppo, era andata a farsi benedire. Capivo le sue ragioni, soprattutto adesso che altre ragazze erano scomparse, ma la sua salute non era altrettanto importante? Per fortuna oggi sarebbe tornato anche Jeff, e avrebbero collaborato con altre stazioni di polizia della città. Magari, in tal modo, non avrebbe dovuto lavorare 20 ore al giorno.
-Emma, tutto ok?
-Sì, mamma...- borbottai. Solo in quel momento mi ricordai che a tavola c'era anche lei. Così persa nei pensieri, mi ero isolata e nemmeno avevo toccato la colazione.
-È per Killian, immagino...
-Sì. - ammisi, sospirando. -Alla sola idea che possa essere... non riesco nemmeno a dirlo. Mi sento male. E non si sta nemmeno riposando! Ha fatto la notte in bianco a lavoro... lo prenderei a schiaffi!
-Tesoro, capisco, ma Killian è un uomo forte. Vedrai che tutto andrà per il meglio. E lo sai che non riuscirebbe a stare con le mani in mano...
-Beh, a volte dovrebbe! E se fosse una cosa seria?!
Ero arrabbiata.
Ma non con lui.
Con la vita.
Non era giusto, non aveva fatto nulla per meritare una cosa simile! Era un brav'uomo, fin troppo anche: preferiva non dormire piuttosto che farlo sapendo che delle vite fossero in pericolo.
-Emma, tu sei sicura di voler uscire con quell'altro ragazzo?
-No.
-Perché io penso che tu sia innamorata di Killian...
-Non lo so. Aspetta, cosa?
Avevo risposto senza neanche doverci pensare: strabuzzai gli occhi. Innamorata di Killian?
Mia mamma mi guardava negli occhi, tanto che a un certo punto dovetti abbassarli. Non... insomma, c'era sempre stato quel qualcosa in più e non potevo negarlo. Ma era dannatamente complicato... eppure...
-Guarda che non c'è niente di male. Per quel che vale, penso che anche lui provi lo stesso per te. L'ho visto, sai, come si prende cura di te, i suoi modi, come ti guarda...
-Non dire sciocchezze.
-Sai che non sono sciocchezze. Non sei cieca, Emma.
-Ma figurati! Lui è una persona attiva, non se ne farebbe nulla di una ragazza invalida...
Mi pentii di quello che avevo appena detto nell'istante stesso in cui finii la frase. Ancor prima dello sguardo di mia madre che seguì.
Non avrei voluto dirlo.
Non avrei neanche voluto pensarlo, e di solito facevo il possibile per non farlo.
Ma in fondo, mi ero sempre sentita così.
Un peso, per una persona come Killian.
Sapevo che per lui non era così, sapevo fosse sincero quando mi aveva giurato che non gli importasse… e me lo dimostrava tutti i giorni.
O che fosse felice di aver cambiato i suoi piani di viaggio per me.
Era sincero.
Ma non cambiava il modo in cui io mi sentivo.
Un'invalida.
-Tesoro... non lo pensi davvero.
-Sì mamma. Lo penso davvero. Non vorrei, ma cosa posso farci? É così. Nessuno sarebbe mai completamente libero, con me vicino. Posso anche essere vicina all'indipendenza, posso diventare quasi completamente indipendente, vivere da sola e tutto il resto. Nel migliore dei casi sarà un 80%, e mai un 100. Non con le gambe che non funzionano. L'altro giorno ho sentito qualcosa, ho pensato che... insomma, avessero reagito. Ma evidentemente mi sbagliavo, la mente mi gioca brutti scherzi ed è...- il magone mi impedì di finire la frase, e per non scoppiare a piangere strinsi forte i denti. Ma quando dovetti permettere alla mascella di aprirsi per poter respirare, ecco che le lacrime iniziarono a scorrere incontrollate.
Mi ritrovai a piangere nell'abbraccio di mia madre prima ancora di rendermene conto, e prima ancora di realizzare quanto avessi bisogno di sfogarmi.
Certo che volevo essere di più per Killian, a chi volevo darla a bere?
Ma inconsciamente, il mio stato mi aveva sempre trattenuta. Mi aveva reso facile la scelta di essere amici, perché in fondo sapevo di non poter essere la partner adatta a lui. Doveva per forza essersene reso conto anche egli stesso: non era una persona timida, me lo avrebbe fatto senz'altro capire se avesse voluto avere di più con me.
E mi sarebbe andato anche bene così, se l'idea dell'esistenza della possibilità di perderlo non mi soffocasse...
-Scusa mamma...- borbottai, quando riuscii a controllare i singhiozzi.
-Non ti scusare tesoro mio, sfogati, ti fa bene...
-Sì, ma non cambia niente!
-Cambia. Ammettere e accettare le proprie insicurezze è il primo passo. Non lo hai mai fatto, mai espressamente...
-Non volevo farvelo pesare! Voi vi incolpate dell'accaduto e non volevo peggiorare le cose! Anche perché non è colpa vostra, lo sai! Non è stato papà a provocare l'incidente. E tu non mi hai costretta a partire. Era ovvio che ne avessi bisogno, voi siete i miei genitori, io ero "piccola", ed era giusto che foste voi a prendere certe decisioni! Stavamo andando in vacanza, non al macello!
Mia madre era rimasta senza parole, ma anche il suo viso era coperto di lacrime, ora. Forse non era stato il modo più adatto, ma era qualcosa che prima o poi avrei voluto trovare il modo di dire. Di spiegare a lei e a papà che non li avevo mai incolpati di nulla. Non era stato lui a non rispettare lo stop, o a superare il limite di velocità.
-Emma. Non...
-Non dire niente. É successo e basta, è così. Punto.
Tirò su col naso, poi mi abbracciò ancora una volta.
-Sei la miglior figlia che potessi desiderare, lo sai?
-Forse...- feci con una risata, scuotendo le spalle. Non mi consideravo esattamente la migliore, ma...
-Senti, tesoro, so che in passato non hai voluto ma... se provi tutte queste cose, non vorresti magari parlarne con il dottor Hopper? Potrebbe farti bene...
-No.
-Ma...
-Non ho voglia. Non credo di averne bisogno, non so come spiegartelo ma...
-Ok, no, non ti voglio forzare. Puoi parlarne con me, se preferisci.
-Credo di aver detto abbastanza... e che sia ovvio ormai come mi senta. Parlarne non cambierà le cose, credimi.
-D'accordo. Ma lo sai che Killian non ti vede come un peso.
-Lo so, ma io so di esserlo. Non se ne rende conto, ma magari sa che non sarei la... ragazza perfetta per lui, ecco.
-Sciocchezze, Emma. Ascoltami bene. Qualunque sia il risultato delle sue analisi, la vita è troppo breve per rinunciare a chi si ama e non darsi una chance. Quindi se davvero provi qualcosa per lui, io ti consiglio di dirglielo o almeno farglielo capire.
-Sì, che figura di merda ci faccio se per lui non vale lo stesso? Rischio solo di rovinare le cose tra noi, che così vanno benissimo.
-Potrebbe essere imbarazzante per un po', non lo nego. Ma ti vuole bene, e tu a lui, non rovineresti nulla. E a mio parere vale la pena rischiare, perché credo sinceramente che lui ricambi.
Non seppi cosa rispondere. Certo che ci volevamo bene, su quello non avevo alcun dubbio. Ma volevo davvero rischiare di fare una figuraccia tremenda, e far sì che mi guardasse con occhi diversi? Per quanto lo desiderassi, non vedevo come potesse funzionare tra noi due... la mia disabilità sarebbe sempre stata lì a ricordarmi di non poter esserci per lui al 100% come avrei voluto. Avrebbe sempre dovuto tener conto delle mie esigenze, anche per cose stupide come scegliere un ristorante, la casa in cui vivere...
Avrei davvero, davvero voluto che fosse più semplice.
-Ci penserò, mamma. Non prometto nulla. Comunque, al momento ha cose più importanti a cui pensare... e insomma, non voglio cancellare l'appuntamento con Neal.
-Ok. E una tua decisione, piccola.
Annuii. Forse, dopo che tutta quella brutta storia fosse finita, avrei anche potuto valutare l'idea... ma per il momento sarei uscita con Neal. Non puntavo a nulla a dire il vero, pur sapendo che fosse un vero appuntamento e che lui fosse interessato a me. Ed essendo medico, doveva sapere benissimo cosa volesse dire uscire con qualcuno come me. Volevo darmi una chance con lui, perché era un bravo ragazzo, simpatico... non ci avremmo perso nulla, comunque. Al massimo avremmo trascorso una piacevole serata che si sarebbe trasformata in una bella amicizia.
Certo non era proprio il momento ideale per andare ad un appuntamento, ma quando lo sarebbe stato? Avrei cercato di mantenere la calma e sperato di ricevere buone notizie da Killian. Per il momento, mi sarei limitata a stargli accanto quanto possibile.
"Vieni a cena stasera se non fai le ore piccole di nuovo. Faccio il salmone alla piastra come mi hai insegnato, quindi mi servi come assaggiatore."
Rimasi sorpresa, quando il telefono vibrò quasi immediatamente.
"Affare fatto, Swan. Oggi stacco alle 5 (per davvero). Ci vediamo da te! 😗"
"Come stai?"
"Bene, promesso. Abbiamo appena fatto colazione con le ciambelle alla Nutella! Tra poco abbiamo la riunione con l'altra stazione, ci sentiamo più tardi!"
"Portamene una quando vieni! In bocca al lupo, a stasera! 😗"
Usai tutta la mia forza di volontà per non sorridere, non davanti a mia madre, soprattutto dopo il discorso che avevamo fatto! E comunque pensavo sinceramente che con Killian saremmo potuti rimanere anche ottimi amici nel corso del tempo - se non avessimo funzionato come coppia.
 
***
 
 
KILLIAN POV
 
-No. Assolutamente no.
-Sì, Killian!
-Non se ne parla, andate a casa ragazze.
Non avrei accettato per nulla al mondo che Alice e Robyn facessero da esca nel nostro piano. Uno, perché di certo non avrei potuto rimanere a mente lucida sapendo il pericolo che correvano, due, perché non erano qualificate a fare una cosa del genere! Ero certo che Graham avrebbe potuto trovare qualche giovane agente in incognito bionda che avrebbe fatto al caso nostro. Non riuscivo a credere che avesse chiamato Alice!
-Killian, avanti. Conosco Alice. Possono cavarsela lei e Robyn. E poi lo sai, i rapitori non riusciranno nemmeno a sfiorarle… abbiamo ideato un piano perfetto!
-No. E poi... non sono minorenni.
Quello rise, chiaramente era più che ovvio che quella fosse una scusa. Avevamo mille modi per far passare per minorenni due poco più che ventenni dall'aspetto giovanissimo.Agenti o no.
-Certo, perché pensavamo di usare delle vere minorenni, no?
-E noi vogliamo farlo, Killian! Siamo maggiorenni e consenzienti, e non è la prima volta che collaboro con la polizia.
-É diverso, Alice! Non ti sei mai dovuta esporre a un pericolo simile, sei impazzita?! E tu Robyn, invece di farla ragionare ti unisci?!
-Non mi farai cambiare idea, Killian. Ormai lo facciamo e basta, abbiamo già deciso. Essendo delle vere civili non sospetteranno mai che ci sia qualcosa sotto...
Le avrei prese a schiaffi e messe in punizione, se fossero state delle vere minorenni. Quelle due ragazzine erano impazzite! D'accordo, se il piano fosse andato come doveva andare, i rapitori non sarebbero riusciti neanche ad avvicinarsi a loro... ma era comunque un rischio enorme, che non potevo far correre a delle ragazze inesperte, per di più amiche.
-Graham, come diavolo ti è saltato in mente, davvero. Sei pazzo. Forse avremmo fatto meglio a contattare l'FBI.
-Non abbiamo prove sufficienti per mettere in mezzo l'FBI. Una volta presi i rapitori, si occuperanno loro delle indagini. Ma adesso tocca a noi. Abbiamo cinque giorni per mettere a punto il piano, che ti piaccia o no loro due collaboreranno. E se proprio devi farne parola con la tua “non ragazza”, fa in modo che non si intrometta.
Ovvio che lo avrei detto ad Emma, ed ero certo che avrebbe fatto una testa grande come una casa ad Alice, pur di riuscire a dissuaderla. Ma sapevo anche che non ce l'avrebbe fatta... quindi, avrei dovuto spiegarglielo e cercare di tenerla fuori.
Altro stress era proprio quello che mi ci voleva: davvero fantastico.


 
Ciaoo! Sono morta di sonno, tornata dal mio ultimo weekend fuori città... la prossima settimana riparto, mi tocca tornare a lavoro. Diciamo che al momento non è che mi vada molto ahahahaha ma suppongo fosse ora... vabbé, bando alle ciance.
Lo so, volevate un bacio... prometto che manca pochissimo alla svolta, ma questo capitolo di passaggio era necessario lol
Killian è tornato a lavoro a pieno ritmo e finalmente ha avuto una svolta, quindi non ha potuto mantenere la promessa fatta ad Emma per ora... ma essendo un caso delicato, non può certo lasciar stare tutto come nulla fosse. 
Emma ha ammesso a sua mamma di volere di più con Killian, ma allo stesso tempo di non sentirsi adatta a lui per via del suo handicap. Per fortuna Mary Margaret sa sempre come tirare su le persone, sua figlia compresa, quindi Emma si è quasi decisa a parlargli quando le acque si saranno un po' calmate.
Allo stesso tempo, Killian ha deciso che se tutto andrà bene, farà il primo passo con Emma e non se la lascerà rubare da sotto il naso. Chissà quale dei due finirà per fare il primo passo, alla fine... 
Poi, però, a rincarare la dose di stress, ci si sono messe Alice e Robyn... 
Domani passo a recensire le storie che avete pubblicato, adesso non riuscirei a mettere due parole di senso compiuto per il sonno xD
Alla prossima, un abbraccio! :*

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Capitolo 15
*** Love is friendship set on fire ***


Love is friendship set on fire



EMMA POV
 
-Ma sono pazze!
-Grazie. Qualcuno che mi dà ragione.
-Certo! Insomma, sono... ragazzine! Voglio dire... non possono! No? Non possono mettersi in un pericolo del genere!
-A quanto pare possono! Ho fatto il possibile per far loro cambiare idea, o per farla cambiare a quel grande idiota di Graham... ma nulla!
Non riuscivo a crederci. Che Alice fosse una pazza spericolata lo avevo sempre saputo, ma arrivare a tanto? Fare da esca in un'operazione così pericolosa? Certo che aveva trovato la partner ideale, visto che invece che dissuaderla, si era unita a lei! Quelle due avevano bisogno di una seria strigliata, anche se sapevo bene che non avrebbe portato a nulla. Quando la mia migliore amica si metteva in testa qualcosa, nessuno era in grado di farle cambiare idea. Ma un discorsetto glielo avrei fatto ugualmente.
-Guarda, io non ho parole...
-Non dirlo a me! Quando si sono presentate, per poco non mi cadeva la mandibola a terra. Ma purtroppo non è illegale, quindi non posso fare nulla di concreto per impedire questa follia. Mi dispiace...
-Ma no, no... non è colpa tua.
Sospirai, per poi poggiarmi contro di lui. Ora non era l'unico di cui avrei dovuto preoccuparmi... avrei dovuto anche preoccuparmi che la mia migliore amica e la sua ragazza non venissero rapite da dei pazzi maniaci che probabilmente avrebbero voluto venderle e chissà cos'altro.
-Seguirò l'operazione da vicino, Graham mi ha già dato l'ok... ma più di questo temo di non poter fare.
-Non ti metterai in pericolo anche tu, vero? Ti ricordo che al ragazzo che era con la prima tipa hanno sparato a sangue freddo!
-Swan, non ti preoccupare. Non sarò parte del piano. Sarò solo tra gli agenti sul posto...
-Senza pistola?
-Con la pistola. Un permesso temporaneo... tranquilla Emma, non sono io quello di cui dobbiamo preoccuparci. Farò il possibile per tenerle al sicuro. - promise, per poi stamparmi un bacio sulla fronte.
Sapevo che avrebbe mantenuto la promessa, e non avrebbe mai lasciato che qualcuno facesse del male alle nostre amiche. Ma non tutto dipendeva da lui, non al 100%. Quel che mi tranquillizzava un po' era che avesse lavorato al piano d'azione egli stesso, e nel suo lavoro era sempre stato eccezionale. Ma quante possibilità c'erano che tutto funzionasse alla perfezione, ad una festa in discoteca con decine e decine di studenti completamente ignari? E anche se diceva che non si sarebbe esposto al pericolo... un po' ero preoccupata ugualmente. Ma mi fidavo, era parte del suo lavoro e sapeva quello che stava facendo... mentre quelle due pazze, no!
-Sono contenta ci sarete tu e Jeff.
-Saremo io, Jeff, Graham e tre ottimi agenti del diciottesimo distretto... Chloe Decker, Kate Beckett e Daniel Espinoza. Li abbiamo conosciuti oggi...
-Due donne? Figo. - non riuscii proprio a trattenermi: da piccola avevo sempre avuto un'ammirazione particolare per le donne agenti, non che ora fosse diverso. Mi ero anche vestita da poliziotta ad Halloween per tre anni di fila, da piccola, a quel tempo era il mio mestiere dei sogni.
-Sì, e sono tra le migliori detective di Dublino! Poi ovviamente abbiamo le squadriglie pronte... siamo ben organizzati, non lo nego. Ma non mi piace l'idea di Alice e Robyn nel mezzo di tutto.
-No...
-Comunque, grazie per la dritta sul dark web. Il nostro informatico ha scoperto quello di cui avevamo bisogno per ideare il piano, proprio grazie al tuo suggerimento. Sei un genio.
-Eh, questo lo so.
Restammo per un po' in silenzio, tornando al pesce che avevo preparato per cena. Sicuramente le circostanze non erano tra le più allegre, ma Killian divorò la sua porzione con gusto, ammettendo che avessi fatto un ottimo lavoro. Fu bello sentirselo dire, dato che non ero una gran cuoca... o meglio, mi mettevo ai fornelli molto raramente. L'esperto era lui.
Mi trattenni dal chiedergli come stesse e se avesse avuto qualche notizia, sapevo bene quanto pesante potesse essere sentirselo domandare di continuo... e poi, se ci fossero stati aggiornamenti, ero certa che me lo avrebbe detto. E poi la dottoressa Grey aveva detto che i risultati sarebbero arrivati entro venerdì, quindi era normale. Anche se, proprio il giorno del mio appuntamento con Neal... speravo davvero che le notizie sarebbero state positive. Aveva un aspetto sanissimo, non poteva essere malato, mi rifiutavo di crederlo.
-Ci vediamo Il signore degli anelli?
-Noo dai troppo lungo. Le cronache di Narnia.
-Ce l'hai?! Non lo vedo da quando ero ragazzino!
-Si, ho il dvd! Lo metti su tu?
-Sisi, subito! Stanotte rimango se non ti dispiace, domani tanto inizio alle 11...
-Quando mai mi è dispiaciuto! E poi volevo proprio chiedertelo di restare. Non mi va di dormire da sola stanotte... troppe preoccupazioni.
-Eh, non dirlo a me. Ci rassicuriamo a vicenda! - concluse, per poi saltare giù dal letto e dirigersi verso lo scaffale coi miei dvd. In quel momento mi venne da domandarmi per quale assurdo motivo avessi accettato di uscire con un altro...
 
 
KILLIAN POV
 
La voglia di alzarmi era pari a zero.
Emma dormiva come un angioletto, aggrappata al mio braccio. Potevo dire che fosse preoccupata per me, ma allo stesso tempo non aveva più toccato l’argomento e ci eravamo goduti le Cronache di Narnia. Poi, come sempre, avevamo chiacchierato fino ad addormentarci, e mi ero svegliato riposato. Rilassato.
Senza dubbio era merito della sua vicinanza, che mi faceva stare bene. Inclusi alcuni ciuffi della sua lunga chioma dorata, che al momento mi solleticavano il collo.
E poi c'erano quelle labbra semi schiuse, così allettanti... avrei tanto voluto che baciarle spettasse a me. Avrei voluto che svegliarla con un lungo tenero bacio fosse la normalità...
Ma no. Quella sera sarebbe uscita con un altro.
E se quando avessi avuto notizie, magari buone, e le avessi chiesto di uscire con me, fosse stato troppo tardi? Se quella sera l'appuntamento fosse andato così bene che avrebbe deciso di provare ad avere una relazione con Neal?
In fondo, mi era sembrata molto a suo agio con lui... avevano riso e scherzato insieme...
Ero uno stupido codardo. Avevo avuto milioni di opportunità: per quale assurda ragione non mi ero svegliato prima, e non avevo ammesso a me stesso di volere qualcosa di più con lei? D'accordo, quando avevamo deciso di rimanere amici era stato giusto così, ma il nostro rapporto era andato in crescendo, quindi, forse....
Ma era inutile piangere sul latte versato, ormai.
Se avesse scelto Neal... beh, peggio per me.
"Domenica festeggiamo il fidanzamento con Rose al Vintage Cocktail Club. Dillo anche a Emma ovviamente!"
Il messaggio di Jeff fu una piacevole sorpresa, visto che non avevo avuto modo di complimentarmi con lui e la novella fidanzata come si deve! Eravamo stati troppo sommersi di lavoro per poterne parlarne propriamente, e quando io ero andato via lui aveva dovuto rimanere ancora. Era solo riuscito a dirmi che Rose gli aveva detto di sì ancor prima che finisse la domanda, e che volevano sposarsi la prossima primavera perché la ragazza non voleva gelare nell'abito da sposa.
Comunque, avevo ancora più di un'ora prima di andare al lavoro, quindi mi feci forza per alzarmi e mi diressi verso la cucina, con l'intento di preparare la colazione ad Emma.
-Buongiorno caro!
-Oh, 'giorno Mary Margaret. Non pensavo ci fosse qualcuno in casa...
-Sì, oggi riposo per fortuna. Tè, caffè?
-No, grazie... cioè, sarei venuto a fare la colazione per Emma in realtà.
-Ooh! Ma che carino! Vuoi una mano?
-No, grazie... vorrei fare io. Per ringraziarla. Insomma...- borbottai, senza concludere la frase. Avrei voluto dire che volevo ringraziare sua figlia per come mi era stata vicino in quei giorni... mi aveva dato quello di cui avevo bisogno. Supporto, senza pressione di alcun genere.
-Va bene, certo. Come stai, a proposito? Saputo nulla?
-Probabilmente saprò oggi, ma sto bene. Comunque vada... insomma, si vedrà il da farsi.
-Sono certa andrà tutto bene. Sei un ragazzo forte, Emma ti prende come punto di riferimento... l'hai davvero cambiata tanto, in positivo. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo.
-Non devi ringraziarmi... le voglio bene. Molto. E poi anche lei ha cambiato me, in positivo.
In una frazione di secondo mi ritrovai la donna ad abbracciarmi, mentre tirava su col naso. Anche se un po' imbarazzato, ricambiai la stretta.
-Scusami, non voglio fare la "mamma emotiva" davanti a te, ma... non avremmo mai creduto di vedere Emma rinascere così! E ha bisogno che tu le stia accanto il più a lungo possibile, capito? Quindi qualunque cosa succeda, non mollare. Sei una brava persona e meriti una vita lunga e felice.
Strinsi la donna più forte, prima di guardarla in faccia con un sorriso.
-Non ho intenzione di andare da nessuna parte. E penso anche tu abbia capito che vorrei essere ancora più presente nella vita di Emma, non è vero?
Annuì, ricambiando il sorriso.
-E sappi che approvo. E anche David. Quel Neal potrà essere un bravo ragazzo e tutto, ma rapporti come il vostro ce ne sono pochi... quindi non darti per vinto.
-No. No. Non lo farò, o me ne pentirei.
-Ottimo. Ora ti lascio tornare alla colazione prima che Emma si svegli! Se ti serve qualcosa fai un fischio.
-Va bene, grazie Mary!
 
 
***
 
Alle 16, dopo aver passato ben 5 ore a organizzare in dettaglio la squadriglia per l'indomani sera, potemmo dirci preparati. Ero un po' più tranquillo per Alice e Robyn, perché era quasi impossibile che le cose andassero male a questo punto, ma non per questo approvavo. Comunque, avrei dovuto farmelo andar bene, visto che né loro avrebbero cambiato idea, né Graham. Anche i nostri colleghi erano ben preparati… forse, su carta, io lo ero meno di tutti, per quanto riguardava l'azione. Ma ero in grado di farlo e Graham lo sapeva bene, per questo era stato lui stesso a chiedermi di partecipare in prima linea.
Inoltre, visto che mancava poco più di un mese al mio esame per il porto d'armi di servizio, trovava che quella fosse l'occasione giusta per dimostrare sul campo di poterlo gestire. La mia presenza sarebbe stata importante, ma allo stesso tempo c'era tutta una squadra ben preparata nel caso qualcosa fosse andato per il verso sbagliato.
Tuttavia, mi sentivo sicuro di me. Ero preparato, concentrato, sapevo cosa avrei dovuto fare e lo avrei fatto.
Qualunque cosa mi avesse detto la dottoressa quella sera, non avrebbe cambiato il mio modo di lavorare. Anche se avessi ricevuto brutte notizie... e la chiamata sarebbe potuta arrivare a momenti, ormai...
-Killian, ehi, sei tutto serio oggi...
-Jeff... è per via di Alice e Robyn.
-Sisi, lo so che non approvi. Ma non è solo questo. Ansioso per la tua prima azione sul campo?
-Suppongo...
-Bugia. Andiamo amico, sai che non puoi mentire a me! Ti conosco troppo bene!
-Non sto mentendo.
-Stai nascondendo qualcosa, allora.
Mannaggia a lui... ma non potevo neanche prendermela! Eravamo amici da anni e anni, e anch'io sarei riuscito a capire se ci fosse stato qualcosa che non andava.
Avevo pensato di non dire nulla a nessuno prima di avere notizie certe, per non preoccupare altre persone inutilmente... però, forse, avevo anche bisogno di parlarne. Non coi miei, che già erano abbastanza preoccupati così e continuavano a chiamarmi tutti i giorni. Non con Emma, perché avrebbe avuto altro a cui pensare per quella sera… tra nemmeno due ore, sarebbe passato a prenderla Neal. Probabilmente si stava preparando.
Forse, parlarne con Jeff, non sarebbe stato tanto male.
-Ok, senti. Ma non qui.
-Andiamo al bar?
-In macchina. Tanto vai a casa pure tu, no?
-Sisi, stacco anch'io. Ok... devo preoccuparmi?
-No.- tagliai corto, per poi incamminarmi verso lo spogliatoio a cambiarmi. Tutti gli agenti che avrebbero partecipato all'azione di domani avevano avuto il permesso di andare a casa; Graham aveva bisogno di noi al massimo delle forze e della concentrazione... giustamente. C'erano in ballo molte giovani vite e mandare tutto a monte non era nemmeno un'opzione.
 
 
-Ok. E mi hai detto che non dovevo preoccuparmi.
-Infatti.
Una volta in macchina da soli, senza orecchie indiscrete intorno, ero riuscito a dirgli come stavano le cose. E non stava dando di matto, almeno, il che era un buon segno. Ero già abbastanza nervoso di mio, e il telefono non voleva saperne di squillare.
-Ma Killian...
-Sto bene, Jeff. Mi sento bene. Potrebbe non essere nulla.
-Certo. Ma tu stesso hai detto che è un 55% contro 45%.
Scossi le spalle. Sì, la probabilità che fosse cancro era leggermente più alta... ma che potevo farci? Se fosse stato quello, lo avrei affrontato. Come avevo detto a Mary Margaret, non avevo intenzione di mollare: l'avrei combattuto ed alla fine avrei vinto, pur sapendo che non sarebbe stato facile. La forza per farlo l'avevo, la determinazione anche. Ero spaventato, ma forse non tanto quanto all'inizio.
-Dovevi dirmelo prima.
-A che pro? E rovinarti le vacanze e la proposta? Naah!
-Anche Rose ti vuole bene, avrebbe capito...
-Te l'ho detto, non c'era bisogno. Non sono sul letto di morte...
-No, certo che no! Solo... ok, ok, non insisto. E quindi oggi dovrebbero farti sapere?
-Così mi ha detto la dottoressa.
-E sei sicuro che domani...
-Certo! Non sono mica pazzo! Se non fossi sicuro, non parteciperei... non mi sognerei mai di mettere a repentaglio tutto!
-Scusa, lo so, lo so. E, insomma, potremmo rimandare almeno la festa di fidanzamento... non... credo sia il caso...
-Ma ti pare!
-Certo, Killian! - esclamò, facendomi quasi saltare; -La fai sembrare roba da niente, ma se non lo fosse? Credi davvero che sarei in vena di festeggiare? O che Rose lo sarebbe?
Non sapevo cosa dire: forse avevo sbagliato a parlargliene, avrei dovuto prevedere che sarebbe andata così... ma al momento non riuscivo a essere lucido per colpa dell'ansia.
Non mi sentii di ribattere, perché se i ruoli fossero stati invertiti, avrei reagito allo stesso identico modo. E di certo non sarei stato in vena di feste! Eppure, mi sentivo un po' una merda per avergli rovinato l'umore, e probabilmente avergli fatto saltare la festa di fidanzamento. Era così allegro quando mi aveva detto che Rose aveva accettato la sua proposta!
-Non sentirti in colpa. Hai fatto bene a dirmelo, me la sarei preso se non lo avessi fatto!
-Ok...
-Vuoi... sfogarti? Piangere? Qualcosa? Non ti giudico. - propose.
Scossi la testa. O forse si, avevo voglia di urlare, ma... non era il momento, o il caso di fare lo psicopatico.
-Solo una cosa. Prima che si sappia, non dire nulla a Rose, ok?
-Ok. Ma... qualunque cosa sia, non fare lo stronzo e dimmelo. Va bene?
-Va bene, va bene. Promesso, giurin giurello.
-Certo che non te ne va bene una, amico. Pure Emma che esce con l'altro... se domani non dovessimo essere in forma, ti porterei al bar a sbronzarti!
-Magari appena tutta questa storia sarà finita possiamo farlo. Sono secoli che non mi sbronzo come si deve.
-Così si parla! E ora che vuoi fare? Andiamo a casa?
-Accompagnami da Emma.
-Eh?
Lo schermo del cellulare mi si era illuminato, mostrando un breve e conciso messaggio da parte della ragazza.
"Vieni appena stacchi, per favore". Cosa diavolo era successo? Dovevo essere felice o preoccupato? Al momento prevaleva la seconda, visto che avrebbe dovuto avere altro a cui pensare, quella sera... che fosse successo qualcosa? Magari Neal aveva fatto o detto qualcosa? Lo avrei ammazzato.
-Non ne ho idea. Mi ha appena chiesto di andare...
-Oh. Forse non ti va male proprio tutto...- commentò, prima di partire. In altre circostanze mi sarei fatto una risata, ma al momento ero davvero preoccupato, perché quella richiesta era davvero l'ultima cosa che mi aspettavo.
"Arrivo. Ma stai bene?"
Continuai a fissare il telefono per i quasi 30 minuti di viaggio a causa del traffico, ma nulla. Jeff mi fece desistere dal chiamarla, perché se fosse stato qualcosa che non poteva aspettare o qualcosa da poter condividere al telefono, sarebbe stata lei stessa a chiamare. Se cercavo di pensarci lucidamente, non aveva tutti i torti... ma l'ansia non era una bestia semplice da controllare!
Lo ringraziai mille volte prima di scendere, e gli lasciai la mia auto per tornare a casa - era il minimo. Se avessi avuto bisogno, avrei preso un taxi, non era la fine del mondo.
Gli feci promettere ancora una volta di tenere la bocca chiusa riguardo quel che avevo condiviso, poi citofonai.
Fu Mary ad aprirmi, visibilmente preoccupata e parecchio confusa.
-Mary, che è successo?
-Non... non lo so. Si stava preparando per uscire e... ha dato di matto. È venuta a dirmi che non ha nulla da mettere e che non era sicura di voler uscire... ho cercato di farla ragionare e calmarla un attimo ma... non lo so. Mi stavo preoccupando, pensavo avesse un attacco di panico ma... ha solo detto di voler parlare con te e... beh, è in camera.
Annuii, ed anche se mi sentii un po' in colpa, non potei non lasciarmi pervadere da un piccolo moto di gioia. Non era sicura di voler uscire con Neal e aveva chiamato me? Forse Jeff aveva ragione, magari le cose non erano così disperate...
Non feci nemmeno in tempo a bussare che mi aprì la porta, per poi richiuderla subito dietro di me. Fu impossibile non notare quanto bella fosse, nonostante l'espressione sconvolta. Aveva indosso un vestito azzurro con ricami floreali che le lasciava scoperta la schiena, e portava un trucco leggero che accentuava i suoi bellissimi occhioni e le labbra tentatrici.
-Wow...
-Killian. Scusa se ti ho fatto preoccupare, ma non sapevo... guarda! Io non lo so cosa è successo, io... io... non volevo dirlo a mia madre perché... non lo so!
Si allontanò leggermente, fermandosi davanti alla finestra per darmi una buona visuale. Poi, lentamente, sollevò una gamba. Poi l'altra. Di pochi centimetri, ma le mosse senza ombra di dubbio.
-E le sento. Credo. Non lo so! Ho questa specie di formicolio, ma... ma...
Non sapevo cosa dire. Forse ero shockato quanto lei, o almeno quasi. Com'era possibile? Dopo anni? Per quanto ne sapevo, non si poteva guarire da una lesione spinale così di colpo... eppure l'avevo vista muovere entrambe le gambe coi miei occhi!
-Cazzo. Quando è...
-Non lo so. Penso mentre mi mettevo le scarpe. Per poco non svenivo dallo shock! Credo mia madre pensi che sia impazzita, il fatto è che... non lo so! Non volevo dirlo a lei perché conoscendola avrebbe reagito peggio di me!
Tremava tutta, quindi la raggiunsi di corsa chinandomi al suo fianco e prendendole le mani, lasciando che stringesse forte le mie.
-Non so se voglio ridere o piangere. O entrambe le cose, boh. O se è una cosa che durerà, o domani sarà tutto come prima... non lo so, Killian... sono felice, e ho paura...
Iniziò a piangere, e lasciai che lo facesse nella mia stretta. Ovviamente non potevo sapere come si sentisse, ma potevo indubbiamente immaginarlo. Non era certo qualcosa che accadeva tutti i giorni, soprattutto dopo aver dovuto accettare di convivere nella condizione di non poter più muovere le gambe, o sentirle. Doveva far paura, una paura assurda... e allo stesso tempo, doveva essere una sensazione meravigliosa.
La strinsi fino a che le lacrime non si trasformarono in risate, tanto contagiose che trascinarono anche me.
Ridemmo come due idioti fino a che, lentamente, non riuscimmo a recuperare la lucidità.
-Non posso uscire con Neal stasera…
-Ok... facciamo una cosa. Tu scrivigli, inventati qualcosa. Io vado a rassicurare tua madre e torno da te. Va bene?
-Si. Si. Dille tipo che... che ho dato di matto perché non ero pronta a uscire con Neal ma che ora sto bene... e io vedo di trovarmi una scusa.
Annuii, con un gran sorriso, e prima di lasciare la stanza le diedi un bacio sulla guancia.
Non avrei voluto mentire a sua madre, ma era giusto che Emma si prendesse il tempo di cui aveva bisogno. Se non altro, non fu difficile convincere la donna che sua figlia si fosse "spaventata" all'idea di uscire per un appuntamento con un ragazzo che conosceva appena. Era credibile. Ma le assicurai che fossi riuscito a calmarla, e che sarei tornato da lei e magari rimasto per la notte se avesse voluto... da bravo "amico".
Quando rientrai la trovai seduta sul letto e un pochino più tranquilla, col cellulare in mano.
-Gli ho scritto che non mi sento molto bene e che preferisco rimandare.
-O...k. Bene, no?
-Mi ha chiesto se volessi che passasse a casa... se avevo bisogno di qualcosa...
-Oh...
-Gli ho detto di no. E non so nemmeno se voglio rimandare. Non lo so se voglio uscire con lui, Killian, perché...
 
 
EMMA POV
 
Ero praticamente sul punto di dirgli che forse avrei preferito uscire con lui, quando il suo telefono squillò.
-È la dottoressa Grey.
Mi mancò il respiro, e gli feci cenno di rispondere, tirandolo perché si sedesse accanto a me. Se avevo appena smesso di ridere, adesso avevo voglia di piangere di nuovo... non ero certa che i miei nervi avrebbero sopportato una brutta notizia, non in questo momento.
Trattenni il fiato.
-Salve dottoressa Grey. No, no, si figuri... no, davvero, capisco. Ok.
Ok cosa? Capiva cosa?
-Oh. Ah... d'accordo. Ho... ho capito.
Cosa, maledizione! In faccia non riuscivo a leggergli nulla, era assolutamente impenetrabile. Che fosse un brutto segno? Sentivo già gli occhi inumidirsi... perché no. Non era giusto. Era la persona che meno al mondo meritava una cosa del genere!
-Domani? Si, si, capisco, il fatto è che domani sera ho... un lavoro. È importante e devo essere in forma. Al 100%. Si, si esatto, lavoro in polizia. Lunedì? Sì. Lunedì va bene. Va bene, sarò lì alle 9. Ok. La ringrazio dottoressa Grey.
Lunedì cosa? Doveva farsi operare? Era cancro, allora? Se doveva andare in ospedale... era pazzo?! Ovviamente il lavoro era importante, ma era stupido a rimandare una cosa simile?! Lo avrei ammazzato!
-Ok. Sì, arrivederci, grazie ancora.
Poi mise giù, e quando si voltò a guardarmi aveva anche lui gli occhi lucidi...
No.
No.
Non poteva essere.
No.
-Non è cancro.
Cosa?!
-Ha... ha detto che è una cisti benigna. Va tolta per sicurezza e perché mi causa problemi, ma non è nulla di grave, ed è un piccolo intervento che si può fare in giornata e per la sera potrei già...
Non gli diedi il tempo di finire, che mi gettai sulle sue labbra senza pensarci due volte. Tanta fu la forza che ci misi, che mi ritrovai sdraiata su di lui.
Bastò un istante a ritrovarmi le sue braccia a stringermi, e le sue labbra a reagire alle mie. Continuai a baciarlo fino a che le nostre lingue non si incontrarono, per intensificare quel momento tanto atteso da entrambi. Mi sentivo felice ed euforica come non lo ero da troppo tempo, colpa di tutto lo stress che stavo lasciando andare e le emozioni che si stavano accumulando.
Sentivo le mie gambe.
Killian stava bene. Stava bene e non lo avrei mai perso, ed ora ero più convinta che mai che fosse lui l'unico uomo al mondo che desideravo. Il mio migliore amico, quello che amavo in ogni suo pregio e difetto.
-Swan, non sai da quanto volevo... questo.
-Anch’io. - sussurrai, sorridendo sulle sue labbra; -Perché... perché non hai mai detto niente?
-E tu?
Mi sollevai leggermente affondando le mani nel letto, per poterlo guardare negli occhi. A entrambi fu chiaro che fino a quel momento non avessimo tentato di cambiare le cose per la stessa ragione.
La paura di rovinare tutto.
Ma adesso... adesso, almeno io sentivo che le cose erano cambiate. Diverse. In qualche modo, sapevo che non avremmo rovinato nulla, eravamo ormai troppo legati per poterci separare... qualunque cosa fosse successa. Ed io ero pronta più che mai a vivere quell'avventura, se anche lui lo desiderava.
-Avevo paura che fosse tardi, sai.
-Non sarà mai troppo tardi per te, Killian. E poi... io temevo di non essere abbastanza. Per te.
-Cosa? Scherzi?
-No... cioè, tu sei una persona così attiva... e io... beh, è ovvio.
Non fui in grado di descrivere il suo sguardo, ma riuscì a farmi sentire non solo accettata, ma... unica. Come se per lui fossi l'unica persona al mondo in quel momento.
-Emma, non solo sei abbastanza. Sei molto di più, molto più di quanto io possa meritare. Sei l'unica donna che desideri, e non voglio che ti sottovaluti neanche per un istante perché sei meravigliosa. Hai capito?
Annuii, continuando a guardarlo negli occhi. O sarei scoppiata in lacrime, o lo avrei baciato fino allo sfinimento.
Optai per la seconda opzione e mi tuffai di nuovo sulle sue labbra, lasciando stavolta che invertisse le posizioni per ritrovarmi sotto di lui.
Le mie mani corsero velocemente ai lembi della sua t-shirt, che sfilai via senza la minima fatica, tanto da lasciarlo senza fiato. Anche se lo avevo visto a petto nudo non poche volte, non avevo mai potuto goderne appieno. Ma ora potevo.
Potevo far scorrere le dita a contornare ogni suo muscolo, a partire dal petto, passando per gli addominali, fino alla linea dei pantaloni. E nonostante i jeans, la sua eccitazione che premeva era ben evidente... ed ero io a farlo sentire così.
Prima che potessi far scivolare la mano ulteriormente, mi bloccò, sollevandosi con un braccio e usando l'altro per slacciarmi il vestito: nonostante la serata annullata fui felice di essermi messa in tiro. Di poter essere bella per lui.
Con tanto di completino intimo carino, dello stesso colore del vestito e con un po' di pizzo.
E quando mi ritrovai con solo quello addosso, mi sentii completamente a mio agio. Non avevo più paura che le mie cicatrici lo spaventassero, o che il mio corpo non più come una volta non gli piacesse.
Mi tenevo in forma, ma non mi amavo. Ma almeno, stavo iniziando ad accettarmi.
-Sei bellissima, Swan. Credo di essere geloso che ti sia preparata così per uscire con un altro...
Risi leggermente, anche se l'idea che fosse geloso non mi dispiaceva.
-Per farti star meglio, ti assicuro che non era comunque nei miei piani che vedesse cosa avevo sotto il vestito...
-Bene.
Rimase a guardarmi ancora un po', con sguardo adorante, capace di farmi sentire bella e desiderata. In realtà non avevo messo in conto di non togliere il vestito per nessuno, non ero certa di essere pronta... ma ora lo ero. Per lui. Con lui, lo ero.
Ma visto che non era giusto che fossi l'unica ad essere tanto esposta, approfittai per sbottonare i suoi pantaloni, facendoglieli scivolare via... e in quel momento, ebbi la certezza che il suo desiderio fosse pari al mio.
-Sei sicura di volerlo, Emma?
Annuii.
-Senti… Ovviamente non faccio nulla da un pezzo. Ma ti voglio.
"Saltami addosso e basta", avrei voluto dirgli, perché non solo ero convinta, ma gli sarei saltata addosso io se non si fosse sbrigato.
Come se avesse letto i miei pensieri, gli bastò quella risposta perché scalciasse via i pantaloni e si gettasse nuovamente sulle mie labbra,.
Fu un bacio ancora più intenso, ancora più potente, come se ora si sentisse più sicuro di poterlo fare, dimostrando ancora una volta di essere un vero gentleman anche in una situazione simile. Non mi aveva mai fatta sentire a disagio, o sotto pressione, o sbagliata... e forse era anche per questo che non avevo il minimo dubbio su di lui. Era la mia persona, e cosa che non guastava affatto, l'uomo più attraente che conoscessi.
Lasciai che le mie mani percorressero il suo corpo e le sue il mio, non trattenendo un gemito quando arrivò alle cosce. Un gemito di piacere, di sorpresa, di pura felicità... perché quel tocco lo sentii davvero. Non fu solo la pelle a percepirlo, ma le mie gambe... tanto da sentirle vibrare... o tremare...
Killian sollevò un istante lo sguardo per assicurarsi che stessi bene, e in risposta annuii con un sorriso, riprendendo possesso delle sue labbra.
Il controllo lo persi completamente quando le sue dita scivolarono sotto i miei slip, per farsi spazio nella mia intimità. Ansimavo senza più contegno ed in qualche modo allargai le gambe per facilitagli l'accesso, mentre mi baciava il collo e con la mano libera mi sfilava il reggiseno. Il poco controllo che ancora conservavo, lo persi quando le sue labbra si posarono sui miei capezzoli, per poi sostituirle con la lingua.
Pur con la mente annebbiata, riuscii a far scivolare la mano in basso per ricambiare il senso di piacere, e non servì molto perché i suoi gemiti si unissero ai miei.
Con gesti decisi e veloci liberò entrambi dall'ultimo pezzo di stoffa che ci separava, e un attimo dopo fu dentro di me.
Reprimemmo le grida con baci violenti, e le dita affondarono nella pelle dell'altro. Mentre lui si muoveva ritmicamente tra le mie gambe, mi ritrovai a stringere le ginocchia attorno ai suoi fianchi.
I minuti che seguirono furono i più intensi che avessi mai vissuto in vita mia, dimenticai perfino dov'ero, chi fossi, tutto... non mi importava più se domani le mie gambe sarebbero state ancora in grado di muoversi. Il mio corpo era presente al 100% nel momento perfetto. Ed ero felice così.
Se possibile, ancor più felice quando l'apice del piacere ci colpì nello stesso istante, facendo vibrare i nostri corpi fino a che l'energia non si esaurì e crollammo l'uno sull'altra.
Tentò di spostarsi, ma lo strinsi con forza. Non mi pesava, non mi importava, volevo che rimanesse ancora lì.
-Swan...
-Shh.
Non replicò più, e si limitò a poggiare la testa nell'incavo del mio collo, per poi stamparmi dei piccoli baci.
Solo allora lo lasciai scivolare al mio fianco, ma mi strinsi al suo petto, incrociando una gamba tra le sue. Lui ci passò la mano, accarezzandomela ritmicamente.
Ci guardammo, e sorridemmo.
Sapevamo entrambi che ora tante cose sarebbero cambiate: il nostro rapporto, i nostri sentimenti, la nostra vita, la mia... ma non era quello il momento per parlarne. Ora, volevo solo addormentarmi tra le sue braccia, e a giudicare dalla sua espressione, valeva lo stesso per lui.
Così, senza dire una parola, ci scambiammo un ultimo bacio per la buonanotte.



 
Ciaooo! Scusate il ritardo, ma la ripartenza ha scombussolato la mia rotuine. Anche se in realtà lavoro poco e niente perché non ci sono quasi clienti xD Però approfitto io di fare giri mentre le cittadine inglesi non sono ancora piene di turisti, e i prezzi sono più bassi...
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo... domani visto che me ne sto a casa, vado di recuperi invece!
Comunque. Killian ha praticamente detto a Mary Margaret di voler essere di più per Emma, cosa di cui lei è ben felice, ed è riuscito a dire a Jeff cosa gli sta succedendo. Sono stati interrotti abbastanza bruscamente da Emma che reclama Killian... e per un'ottima ragione. Qualcosa è successo e ha mosso le gambe consapevolmente, alla fine, e lui è stato il primo con cui ha voluto condividerlo. Di uscire con Neal non ci pensava proprio, cosa che a Killian ha fatto piacere... e alla fine, quando ha ricevuto la buona notizia, nessuno dei due è più riuscito a contenersi. Era ora, lo so, ma ora che si sono svegliati, almeno lo hanno fatto per bene :') vado a dormire che sto crepando! A presto!

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Capitolo 16
*** The day after ***


The day after




KILLIAN POV
 
Un grido e un tonfo mi svegliarono di soprassalto, tanto che mi ritrovai seduto.
Emma era per terra ai piedi del letto, e mi guardava.
-Scusa... non volevo svegliarti.
-Swan... cosa... stai... bene?
Annuì, ed io ancora mezzo stordito dal sonno cercai di alzarmi senza far danni, per tirarla su. Aveva addosso una vestaglia e solo in quel momento mi ricordai di essere completamente nudo.
-Sono stata stupida. Volevo provare a mettermi in piedi, solo che non ho messo in conto il male cane... tipo come se mi avessero attraversata un centinaio di spilli.
Continuai a guardarla, chiedendomi se preoccuparmi o scoppiare a ridere. Era pazza! Pensava davvero che rimettersi in piedi sarebbe stato tanto semplice? Certo, non potei non apprezzare il coraggio.
Infine, non trattenendomi più, scoppiai in una fragorosa risata e poco dopo mi seguì anche lei e servì parecchio tempo perché riuscissimo a smettere.
-Emma, ti rendi conto di aver rischiato di farti male sul serio?
-Boh. Non ci avevo pensato! Mi sono svegliata che riuscivo a muovermi e... non so, ho pensato... ma sono stata una cretina!
-Tutto a posto, sì?
-A parte la figura di merda, sì, tranquillo. Dai, torna a dormire, non sono neanche le 9... hai una giornata lunga davanti.
Scossi la testa, ormai non avevo sonno. Considerata la biancheria intima ai piedi del letto, doveva esser diretta verso la doccia... e pensai che forse non sarebbe stata una cattiva idea unirmi a lei.
-Che ne dici di risparmiare un po' d'acqua?
-Vuoi dire... fare la doccia... insieme?
Scossi le spalle, ora un po' incerto. Che avesse cambiato idea su quel che avevamo fatto? Che volesse tornare indietro? Non volevo certo spaventarla o farle pressioni, anche perché nemmeno io sapevo bene come comportarmi.
-Ok. Ma aspettiamo cinque minuti, sento mio padre... starà uscendo vista l'ora. Non mi sembra il caso che... veda.
-Oh. No, per carità! Non ci tengo a farmi amputare parti del corpo...
Emma rise colpendomi con una cuscinata, io ricambiai col solletico facendola ridere ancora di più, anche se cercò di trattenersi. Fui sul punto di baciarla quando la porta d’ingresso sbatté, segno che fossimo finalmente soli.
-Mi è sorto un dubbio. I tuoi non possono aver sentito nulla ieri, vero?
-Ma no! Dormono di sopra... sta' tranquillo.
-Ok. Beh, non si sa mai! Ora andiamo a fare sta doccia!
Me la caricai in spalla senza tanta fatica, ignorando le sue lamentele e i pugni con cui mi riempì la schiena mentre rideva senza sosta.
 
 
Avevamo fatto l'amore, di nuovo. L'acqua calda, il fumo, il contatto tra i corpi, ci avevano reso impossibile resistere. Fu bello come la notte precedente, anche se stavolta più veloce e con meno possibilità di movimento.
Ma fu meraviglioso vederla star su, aggrappata solo al mio collo per non fare troppa pressione sulle gambe. Ormai era comunque chiaro che non fossero solo dei riflessi passeggeri, ma qualcosa di duraturo che con alte probabilità sarebbe potuto anche migliorare. Forse, un giorno non troppo lontano, avrebbe di nuovo camminato. E io l'avrei aiutata passo dopo passo, non avrei lasciato il suo fianco in quel percorso.
-Killian. Possiamo non dire nulla a nessuno per ora?
-Di noi o... di te?
-Entrambe le cose. Aspettiamo che tutto sia finito. Che portiate le ragazze al sicuro, la festa di fidanzamento di Jeff e Rose, il tuo intervento... rimandiamo il resto a lunedì. Ok? Non voglio pressioni dai miei genitori per ora, voglio almeno non avere altre preoccupazioni quando glielo dirò.
-Ok, certo, va benissimo.
-E di noi... io... non saprei nemmeno... insomma. Cosa siamo ora, Killian? Siamo...
Bella domanda. E avrei davvero voluto riuscire a darle una risposta, ma era un discorso che meritava tempo e il 100% di presenza: per citare lei, senza altre preoccupazioni di mezzo.
-Facciamo così, Emma. Martedì sera ti porto a cena e ne parliamo. Direi lunedì ma non ho idea di come saranno le mie condizioni post intervento, quindi...
-Nono, va bene martedì. Un appuntamento?
-Un appuntamento. Vuoi uscire con me?
-Certo!- rispose con un sorriso raggiante, contagiando anche me.
Andava bene così. Tra un paio d'ore avrei dovuto essere in stazione per prepararmi con la squadra, l'indomani c'era la festa di fidanzamento - che avrei dovuto ricordare a Jeff di non rimandare, visto che di me non doveva più preoccuparsi. Lunedì mi sarei sottoposto a quell'intervento e l'avrei fatta finita, così avremmo avuto il tempo che meritavamo.
L'unica cosa che sapevo era che non avevo la minima intenzione di rovinare il nostro rapporto e se avessimo iniziato una relazione, si sarebbe potuto solo rafforzare. Da parte mia, di dubbi ne avevo pochi e non riguardavano i miei sentimenti per lei, che erano chiarissimi: riguardavano solo l'approccio che avremmo avuto.
Eravamo abituati ad una certa intimità, che fino ad ora era stata totalmente platonica... ma adesso? In più c'era il fatto che presto avrei preso casa per lasciare i neo fidanzatini in pace: avrei dovuto tenerla in conto? Insomma, non che si sarebbe trasferita subito da me, anche se le cose fossero andate bene, chiaramente... ma forse, prima o poi...
Forse avrei dovuto scartare gli appartamenti ai piani alti, o quelli particolarmente piccoli. La prossima settimana avrei avuto un paio di appuntamenti per vederne alcuni: magari le avrei chiesto di venire insieme a me, se fossi stato certo che non l’avrei spaventata.
-Chiamami stanotte quando è tutto finito, ok? Anche se fossero le 3 del mattino... dubito riuscirò a dormire prima di sapere che tutto è filato liscio.
-Va bene Swan, promesso. Ti direi di cercare di dormire lo stesso, ma so che non lo farai...
-Bravo, mi conosci. Ad ogni modo oggi arriva mio fratello, quindi sono sicura che faremo le ore piccole insieme.
-Ah, giusto! Non vedo l'ora di conoscerlo!
-Anche lui! Vedi di non montarti ora, ma ti vede come una specie di...
-Divinità? Torto non avrebbe.
-Cretino! No, ma diciamo... fonte di ispirazione. Trova "figo" che abbia un doppio lavoro in polizia, e a breve anche triplo suppongo?
-Vedremo, vedremo! Ma se volesse consigli...
La ragazza alzò gli occhi al cielo, l'avevo provocata appositamente. Mi conosceva e sapeva che la cosa mi divertiva, eppure non riusciva comunque a ignorare certe mie uscite.
-Ok, ora mi tocca iniziare ad andare...
-Di già? Non facciamo almeno colazione?
-Alle 11 devo star lì... farò colazione col caffè acquoso al distretto. Domani mattina?
-Cosa domani?
-Potrei venire e portare la colazione a tutti? Che dici?
-Va bene, se non sei morto di sonno!
-Alle 10. Tanto è domenica, dormigliona come sei capace che ti trovi ancora in pigiama comunque.
Mi fece una linguaccia, poi però si sporse a darmi un piccolo, tenero bacio.
-In bocca al lupo, Killian. Fatto valere. Ci vediamo domani con la colazione.
-Caramello e cannella per te, promesso.
Indossai la giacca, poi le stampai un ultimo bacio ed uscii. Ero riposato e in forma, più pronto di così ad affrontare la giornata, non avrei potuto essere.
 
 
***
 
-Nessun problema, puoi avere anche il martedì, ma posso chiederti come mai? Mi era sembrato stessi meglio questi ultimi giorni.
-Infatti sto meglio. Sto bene. Ma devo fare un piccolo intervento, nulla di che, sarebbe in day hospital- specificai subito, prima di metterlo nel panico. Non mi piaceva parlare di certe cose, ma Graham era un amico oltre che il mio capo, quindi non mi parve il caso di chiedergli di farsi gli affari suoi.
A Jeff avevo spiegato tutto velocemente prima della riunione preparativa, ma avevo preferito aspettare la pausa per prendermi i giorni di malattia, avendo previsto che Graham avrebbe fatto domande.
-Wow. Ok. Sei sicuro di non volere tutta la settimana? Così ti riprendi meglio per... qualunque cosa sia.
-No, no. È giusto una piccola cisti, nulla di grave. Facciamo lunedì e martedì, che non ho idea di che effetto mi farà l'anestesia. Va bene?
-D'accordo. Se poi ti servisse di più me lo dirai.
-Va bene, ma non credo. Grazie.
-Ma va, l'importante è che sia tutto a posto. Odi proprio fare il malato, eh?
Scossi le spalle, con una risata. Non potevo negare, detestavo davvero fare la vittima. Probabilmente per via della brutta esperienza di anni prima... da allora, non avevo preso un solo giorno di malattia a lavoro. Inizialmente era stato per potermi sentire rispettato, senza che mi vedessero come l’anello debole, il ragazzino fragile. Poi... mi ero semplicemente abituato a stringere i denti, anche se alla fine non avevo più avuto grossi problemi di salute. Febbre, raffreddori stagionali, un paio di slogature... ma tutto qui, nulla che mi impedisse di svolgere il mio lavoro.
-Ok senti, sto per chiamare quel posto che fa quegli hamburger buonissimi. Vuoi?
-Perché no, ho fame. Offri tu Jones?
-Sì! Che dire, mi sento generoso oggi!
-Si, eh? Come mai tanto allegro e spensierato? Risvolti con la tua bella?
-Diciamo che finalmente mi sono svegliato in compagnia…
-Oooooh, finalmente! Sono mesi che faccio il tifo per voi piccioncini!- esclamò, dandomi una pacca sulla spalla per nulla delicata.
-Si, non chiamarmi piccioncino o ti sputo nell'hamburger. Vado, ci vediamo in sala tra un quarto d'ora. Ah, e comunque il premio di più smielati va a te e Ruby, quindi hai poco da ridere amico!
 
 
EMMA POV
 
-Neal! Ma sei cresciuto in questi mesi o mi sbaglio?!
Abbracciai forte il mio fratellino, che mi sembrava più alto di come lo avevo lasciato quasi sei mesi prima, quando era ripartito dopo la pausa invernale: non poteva essere solo una mia impressione.
-Penso di sì…
-Allora non era una mia impressione!- commentò la mamma, sottraendomelo per abbracciarselo ancora. Non solo era più alto, ma aveva fatto crescere un po' i capelli insieme a una leggera barbetta che gli dava senza dubbio un'aria più adulta.
-Ma anche tu hai un aspetto migliore, eh. Sei pure abbronzata!
-Un paio di giornate al mare hanno fatto il loro effetto, sì. Magari prossima settimana ci portiamo anche te?
-Si, per favore! Bella Londra ma il mare lo vedo col binocolo. Ho fatto un giorno a Brighton ma non è la stessa cosa...
-Con la tua ragazza?
-Ragazza? Chi? Hai una ragazza?
Mio fratello mi fulminò con lo sguardo, evidentemente non aveva accennato nulla a mamma e papà: ma come facevo io a saperlo?! Non pensavo fosse un segreto di stato, insomma.
-Sì. Stavo per dirvelo, l'ho invitata a raggiungermi il prossimo weekend... se va bene. Si chiama Ivy, è del mio corso.
-Ma certo che può venire, è la benvenuta!- esclamò la mamma allegra. -Magari facciamo una cena tutti insieme?
Ok. Forse avrei dovuto star zitta, sospettavo che il motivo del silenzio di Neal fosse quello: nostra madre tendeva a sovreccitarsi da certe novità, ed era anche la ragione per cui non sapevo come dirle di Killian. Anche se volevo farlo, avevo bisogno di qualche consiglio. Con papà non era il caso di parlarne, per il momento: non ero certa avrebbe reagito molto bene a certe rivelazioni... e poi mi sarei vergognata da morire, per carità!
Lasciammo che Neal si andasse a sistemare in camera sua, e decisi di approfittare del fatto che papà volesse uscire a prendere pizza per tutti.
-Mamma…
-Sì tesoro? Tutto ok? Non ho avuto modo di chiederti di ieri sera. Killian a un certo punto mi ha scritto che era tutto a posto e che ci avrebbe pensato lui...
-Si, si. Infatti. È rimasto a dormire qui. Con me.- non sapevo avesse scritto a mia madre, ma lo trovai un gesto dolce. E in fondo, avrei dovuto arrivarci: se non avesse saputo niente, avrebbe bussato fino allo sfinimento.
-Lo so, non l'ho sentito andar via.
D'accordo: come facevo a dirle che "dormire" volesse dire altro, senza essere troppo diretta? Non avevo nemmeno tantissimo tempo, ma se non ne avessi parlato sarei esplosa: sapevo di aver detto a lui di voler aspettare un po’, ma avevo troppi dubbi.
-Voglio dire... non... non solo dormire. È successo che... noi... ci siamo avvicinati.
-Oh! Ti ha baciata, finalmente?
-Ehm... sì. Ma insomma, non solo. Di più.
Come immaginavo, rimase senza parole non appena realizzò quello che stavo cercando di dire. Se avessi potuto sarei corsa via a nascondermi, ma quella mattina avevo capito a mie spese che era decisamente troppo presto per le mie gambe.
-Oh. Non pensavo che...
-Nemmeno io. Ma... hanno chiamato Killian dall'ospedale per dirgli che sta bene e che è solo una cisti, e così io... ero ancora più felice di quanto pensassi. E... una cosa tira l'altra... pensi che sia una brutta idea?
-Oh tesoro, sono contenta stia bene! Ma una brutta idea cosa? "Dormirci"?
-No, ehm, sì... voglio dire. Iniziare una relazione. Secondo te non rischiamo di mandare tutto all'aria?
-Emma, qualche giorno fa ti ho detto di essere sincera con lui, e lo penso ancora. Ora mi pare evidente che anche lui provi per te gli stessi sentimenti. Forse avete un po' affrettato le cose ma... ma non giudico. Siamo tutti diversi, lo sai che io sono un po' all'antica ma non per questo reputo abbiate sbagliato. Vi conoscete meglio di quanto si conoscono tante coppie effettive, e se provate dei sentimenti più grandi è giusto esplorarli. Ne avete parlato?
-Non... non abbiamo avuto modo, doveva andare a lavoro. Ma martedì sera mi porta... fuori. E ne parleremo. E ho l'ansia perché è successo tutto così in fretta, ma d'altra parte forse lo volevamo entrambi da un pezzo e...
Mi tremava la voce e parlavo a raffica, me ne rendevo conto, ma la situazione mi spaventava. Dopo l'incidente, a una relazione seria non avevo neanche più pensato. Era anche vero, però, che di tante cose avrei dovuto parlare direttamente con lui... e un po' me la facevo sotto, speravo davvero tanto che la cosa fosse reciproca.
La mamma sorrise, e si avvicinò a darmi un abbraccio.
-Vi volete bene, è chiaro. E ti ripeto, Killian non è un ragazzino e sicuramente sa cosa comporterebbe... tutto. Quindi non stare a preoccuparti di quello. Per come lo vedo io, ti porterebbe in braccio fino alla cima dell’Empire State Building prendendo le scale.
Scoppiai a ridere, ma mi immaginai la scena, con Killian che mi mollava per la schiena a pezzi nel mezzo delle scalinate: non ero così leggera! Ma avevo ovviamente capito il concetto, e in fondo in fondo, ero d'accordo con lei. Killian era sempre stato premuroso e dolce, più di quanto meritassi.
-Allora! Cosa complottate qui?
-Ehm, niente!- esclamai, non era il momento di parlarne anche con lui.
-Ti ho sentito citare Killian, sorellina!
-Sì, no, spiegavo alla mamma... non ho detto ancora nemmeno a te... che insomma non è un tumore, è una cisti che deve togliere lunedì ma sta bene.
-Meno male allora!  E quando lo inviti a cena così lo posso conoscere?
-Presto! Settimana prossima! Vediamo quando si sente bene.
Di certo sarebbe stato dopo martedì, visto che una volta chiarite le cose con lui, sarebbe probabilmente stato più semplice aggiornare la mia famiglia sui recenti sviluppi. Da una parte ero terrorizzata, ma dall'altra incredibilmente felice. E a dirla tutta, speravo che anche il rapporto fisico continuasse come era iniziato.
Interrompemmo totalmente il discorso quando mio padre entrò in casa con quattro cartoni di pizza ed un profumino inebriante.
Per tutto il resto c'era tempo, ma ora avevo una fame da lupi!
 
 
***
 
KILLIAN POV
 
Mi guardai intorno, cercando di memorizzare al primo sguardo ogni singolo dettaglio di quella sala: ogni porta, ogni finestra, ogni possibile via d’uscita.
Avevo un’enorme responsabilità visto che Graham mi aveva affidato il controllo di metà della squadra, mentre dell’altra metà si sarebbe occupato lui stesso. Ero rimasto sorpreso a dire il vero, ero certo il compito sarebbe spettato a Jeff, invece no. Aveva dichiarato davanti a tutti che io fossi il più adatto, perché il piano era all’80% mio e che era certo ne sarei stato all’altezza.
Inutile negare che me la facessi sotto, anche se il supporto di Jeff, che mi aveva fatto capire di essere completamente d’accordo con la scelta del Capitano, mi aveva aiutato.
Dovevo rimanere calmo, in fondo sapevo anch’io di essere perfettamente in grado di gestire il tutto.
-In posizione. A posto ragazzine?
-Rilassati Killy.
Sentii risate nell'auricolare, i miei colleghi trovavano evidentemente divertente quello stupido nomignolo che Alice mi affibbiava ogni tanto per innervosirmi. Ma per questa volta avrei ignorato, dovevo rimanere concentrato - cosa non facile con la musica a palla e decine di ragazzini che ballavano e saltellavano di qua e di là.
Nessuno di noi aveva ancora individuato figure losche fuori o dentro il locale, ma speravo vivamente che i sequestratori non si sarebbero fatti attendere troppo, così avremmo potuto farla finita una volta per tutte.
Con la coda dell'occhio osservai Alice e Robyn, che schiamazzavano con dei ragazzi: non potevo negare che stessero facendo un buon lavoro per sembrare due sedicenni. Speravo solo riuscissero a mantenere la concentrazione anche mentre si tenevano impegnate a rimanere immerse nel loro ruolo.
-Un'auto nera sospetta ha parcheggiato dietro, facile accesso all'autostrada.
-Va bene Decker. Agente Jefferson, raggiungila per favore: non fate nulla a meno che non abbiate ragione di confermare i sospetti.
-Ricevuto Jones.
Graham nel frattempo fece spostare l'agente Beckett più vicino alla porta sul retro, essendo quella più accessibile al punto in cui l'auto aveva parcheggiato.
-Non balli?
Una tipa molto carina, ma anche troppo minorenne e molto poco vestita mi si avvicinò, porgendomi un bicchiere di analcolico.
-L'ho corretto col rum- aggiunse, con un occhiolino.
-Grazie tesoro, ma stasera non bevo. Devo guidare.
-Peccato! Non mi pare di averti mai visto, di che corso sei?
-Arte. Non frequento gli eventi di solito, studio a casa dopo il lavoro ma un'amica mi ha convinto a venire! Ora scusami bellezza, ma devo raggiungerla prima che prenda a pugni il suo ragazzo...
La sua espressione non fu delle più allegre, ma non potevo stare a perdere tempo con ragazzette in cerca di sesso. Mi dispersi quindi nella folla, cambiando postazione. Il mio intuito mi disse di rimanere lì, vicino all'ingresso principale...
-Jones. nulla per il momento. Sono uscite due persone ma sono entrate nel negozio di fronte, non sembrano corrispondere alla descrizione o ai filmati. Li terrò sott'occhio ma probabilmente è un falso allarme.
-Ricevuto, grazie agenye Decker. Continua a tenere la situazione sotto controllo e aggiornami in caso di sviluppi.
-Certo, ricevuto.
Ero abbastanza certo che non fosse quella l'auto incriminata: ero sicurissimo sapessero bene di essere ricercati ormai, e se davvero volevano mandare a segno quel colpo, si sarebbero ingegnati di più per passare inosservati. Speravo solo non avessero saputo, in qualche modo, che la polizia fosse a conoscenza del piano... ma era praticamente impossibile. Delle comunicazioni nel dark web si era occupato il nostro ottimo informatico, e per la missione avevamo una squadra di solo agenti fidati: nessun genere di informazione era trapelata al di fuori. Il resto degli agenti che collaboravano con noi, non avevano accesso ai dettagli.
Sarebbe andata bene. Anche Emma mi aveva spiegato che il dark web era abbastanza attendibile, in quanto luogo più sicuro per comunicare tra criminali. Mi aveva anche confessato di essere in grado di accedervi anche lei, e non sapevo se essere colpito o preoccupato! Ma se fossimo riusciti a portare a termine la missione e salvare le ragazze, sarebbe stato anche merito suo.
Fu in quel momento che le luci si spensero di colpo, provocando il panico generale nel buio più totale.
-Merda. Spostatevi subito all’ingresso più vicino, non fate entrare e uscire nessuno.- quasi gridai nell’auricolare, solo per rendermi conto che la trasmissione era stata completamente interrotta.
Fu allora che, con la coda nell’occhio, vidi due figure bionde allontanarsi con dei ragazzi: erano troppo tranquilli, il che sembrava surreale in quel momento…
Non erano coperti in volto, e forse avrebbe potuto non esser nulla... ma il mio istinto mi gridò di andare. Mi guardai intorno velocemente, e mi resi conto che col casino che c’era sarei mai riuscito a trovare velocemente gli altri agenti: e ancor peggio, non riuscivo a vedere Alice e Robyn, né a comunicare con loro. Se mi fossi sbagliato, i rapitori ne avrebbero approfittato… ma se avessi avuto ragione, quella era la mia unica occasione.
Accesi il ricevitore in cui comunicavo solo con Graham, nella speranza avrebbe sentito.
-Sto seguendo una pista. Uscita principale, non sono certo mi porterà a qualcosa ma sono l’unico abbastanza vicino. Rimango in contatto.
Nessuna risposta.
Cazzo, cazzo, cazzo.
Qualcosa non andava, non andava per nulla… avevamo messo un agente accanto all’alimentatore proprio per evitare una situazione del genere, invece era andato tutto storto.
Fattomi largo tra la folla finalmente uscii, riuscendo a non perdere di vista le due coppie che si allontanavano: una era Alice. Il suo vestito si riconosceva anche da lì: perché Alice teneva la mano ad un ragazzo?! Portai subito la mano alla sicura della pistola, ben nascosta sotto la giacca, e quando sentii uno sparo reagii d'istinto... ma non fui abbastanza veloce.
Un colpo accecante alla testa, mi diede appena il tempo e la forza di far scivolare il ricevitore all'interno della camicia, prima di perdere i sensi.


 
Ciaao! Sarò breve perché muoio di sonno ma volevo riuscire a pubblicare xD 
Emma e Killian si sono svegliati allegri e consapevolissimi, tanto che hanno fatto il bis in doccia quando il paparino se n'è andato... Emma è riuscita a parlarne con sua mamma, aveva bisogno di qualche consiglio e l'ha avuto. Mary ammette che al posto suo ci sarebbe andata piano, ma non disapprova e in fondo è contenta che finalmente si siano aperti a quello che provano. David per adesso non sa nulla e nemmeno suo fratello... ma non rimarrà segreto a lungo, visto che quest'ultimo non vede l'ora di conoscerlo. Ma prima sono i due a dover capire bene come stanno le cose, e Killian le ha promesso un appuntamento vero e proprio.
Killian invece è alle prese con un compito molto importante, visto che Graham ha deciso di renderlo co-responsabile. Peccato per l'intoppo che nessuno è riuscito a bloccare... quindi sì, chi non si sentiva ancora tranquillo aveva ragione.
Non dirò niente, però! Spero di poter aggiornare il prossimo sabato...
Un abbraccio, alla prossima!

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Capitolo 17
*** Control the fear ***


Control the fear



-È vivo... si sta muovendo...
-Ma certo che è vivo! Killian!
-Ma tutto quel sangue...
-Sta’ zitta. Killian! Mi senti?
Brusii, freddo, dolore alla testa, furono le prime tre cose che avvertii. Cercai di aprire lentamente gli occhi, ritrovandomi con la vista appannata; migliorò un po' quando battei le ciglia un paio di volte, e ancor meglio quando strinsi gli occhi. Non era perfetta, ma fui in grado di distinguere i due volti che mi osservavano da vicino, illuminati solo da una finestrella che doveva trovarsi in alto.
-Come... come ti senti?
-Non ne ho idea. Alice, che diavolo… stai bene?
La mia stessa voce mi spaventò, così cercai di schiarirla. Poi, con la poca forza che avevo in quel momento, mi tirai su a sedere aiutato dalla mia amica. Sul duro pavimento sotto di me c'era sangue, parecchio... e doveva essere il mio.
Sanguinavo ancora? Perché se quella pozza si fosse allargata, mi sarei prosciugato.
Ad ogni modo, non era un buon segno.
-Sto bene. Tu sanguinavi dal naso... e dalla testa. Mi hai fatto prendere un colpo, ma almeno sei vivo.
-Tanto vivo non mi sento... ma per ora lo sono, sì. Dove siamo?
-Non lo so. E nemmeno loro lo sanno.
Mi guardai intorno meglio, oltre ad Alice le ragazze erano 5. Bionde, giovani, infreddolite e terrorizzate. Ricordai tutti i volti dalle foto segnaletiche che avevamo fatto stampare.
-Lei ha detto che sei un poliziotto…
-Sì. Datemi un attimo... poi... poi cercherò di capirci qualcosa, ma dovete dirmi tutto quello che riesce a venirvi in mente.
Trascinandomi con le mani, mi spostai verso la parete per poggiarvi la schiena e cercare di prendere fiato. Chiusi gli occhi, portando una mano alla testa... i capelli erano incrostati di sangue, ma non sembrava ne stesse uscendo altro.
Per il momento, andava più che bene.
Era successo tutto così in fretta... ma le cose si erano messe male e avevo dovuto intervenire per forza. Se non lo avessi fatto, sia Alice che l’altra ragazza sarebbero state prese, lasciandoci a mani completamente vuote: pur sapendo di rischiare di finire ammazzato, avevo deciso che se le avessi lasciate da sole, sarebbe stata la fine.
-Alice. L’altra tipa…
-Nel casino si è divincolata. Grazie a te. Nel buio ho perso Robyn e un ragazzo mi ha detto di prendergli la mano e stare zitta perché altrimenti sarebbe morto ed io con lui… ho dovuto farlo e basta, se solo fossi riuscita a dire qualcosa! Ma aveva degli esplosivi sotto la giacca. Non so se fossero veri ma non potevo rischiare. Poi ho visto un’altra tipa seguire un altro ragazzo e allora ho capito ma… nel casino, penso quando hai sperato, sono… sono scappati di corsa, poi non mi ricordo. Ho quasi perso i sensi anch’io, mi hanno iniettato qualcosa… però so che non era nei loro piani portarti. Ho vagamente sentito delle discussioni, uno di loro urlava “perché diavolo hai preso il piedipiatti, ammazzalo”… l’altro ha detto qualcosa come “usiamolo”… e insulti vari.
Annuii, poi presi un respiro profondo e cercai di concentrarmi sull'ambiente: quattro pareti grigie, una porta di metallo, e due finestrelle con le sbarre in alto. Molto in alto.
Vista la struttura, sembrava una fabbrica... o qualcosa del genere.
Era ancora buio, quindi non ero rimasto privo di sensi eccessivamente a lungo: solo la fioca luce della luna illuminava la stanza e i volti delle povere ragazzine spaventate. Le tre che per settimane avevamo cercato avevano addosso solo delle lunghe vesti, stracci, e già quello non mi piacque per nulla... le loro espressioni, confermavano le mie paure.
-Andrà tutto bene. Vi tirerò fuori, sono qui per questo. La polizia sta lavorando assiduamente, purtroppo c'è stato un intoppo ma... sono qui apposta. Non potevo permettere che rimaneste da sole un secondo di più.
-Ti uccideranno. Come hanno fatto col mio ragazzo...
Avrei voluto abbracciarla, ma non ero certo sarebbe stata incline al contatto fisico. Grace aveva forse sofferto più di tutti: dio solo sapeva cosa avesse passato in quelle due lunghissime settimane, ma aveva anche visto morire il fidanzato. Almeno era viva, e avrei fatto il possibile perché lo rimanesse.
-Non mi uccideranno. Se avessero voluto, lo avrebbero già fatto... Hai sentito Alice, proveranno ad usarmi forse. Ora... qualcuna di voi, sa quanto siamo distanti dal centro?
-Un'ora circa, penso. - intervenne Alice -Ho fatto finta di essere svenuta, ma ero in uno stato… a metà... tu ed io eravamo nel sedile posteriore.
-Ok. Ottimo. Non siamo troppo distanti allora... potremmo addirittura essere ai confini della città, penso abbiano fatto un giro lungo per far perdere le tracce. Invece rumori particolari, se ne sentono? Odori?
-Siamo in mezzo al nulla. – disse un’altra: -Non si sentono mai macchine... solo aerei. Tanti, ho pensato che forse... non siamo tanto lontani dall'aeroporto.
-Nord ovest. Siamo a nord nord-ovest dell’aeroporto. - conclusi. Doveva essere così: a est, si sarebbe sentito il mare. A sud non c'era modo di non sentire le auto. A nord ovest, invece, ricordavo ci fossero delle fabbriche abbandonate. Se eravamo lì, voleva dire che i rapitori avevano intenzione di spostare le ragazze per via aerea... quindi erano d'accordo con qualcuno.
-Ok... allora. La mia trasmittente è rotta, temo di esserci atterrato sopra... ma spero non sia stato subito, e che abbia dato almeno la direzione alla mia squadra. Questi uomini, li avete visti in faccia?
-No. Portano sempre la maschera. Sono 3... ma non vengono mai insieme.
-Vengono ad una determinata ora?
Le ragazze scossero la testa.
-Vengono tre volte per portarci da mangiare. Però poi vengono altre volte... per... per noi. Quando va a loro, non c'è mai un momento preciso...
Alla ragazza tremava la voce, gli occhi erano lucidi. Le altre non dissero nulla, mentre Alice sembrava nel panico, ma in modo controllato. Io mi sentivo male dallo schifo: questi mostri non solo rapivano delle ragazzine per venderle a chissà chi come fossero carne da macello, ma per intrattenersi durante l'attesa le violentavano. Era disgustoso, e anche se ovviamente sapevo bene esistessero persone del genere, non riuscivo a capacitarmi di come si potesse arrivare a quei livelli. Cosa poteva esserci di soddisfacente nel torturare delle bambine? Alla fine, quello erano, dannazione. Ragazze giovanissime, che non avrebbero mai potuto dimenticare le atrocità subite, il ricordo le avrebbe perseguitate per il resto della loro vita.
-Cerco di studiare la serratura, ok? A proposito, come vi chiamate? Sapevo i nomi, ma…
-Stella.
-Grace.
-Wendy.
-Ella.
-Elsa.
Annuii, cercando di accennare un sorriso per poi tirarmi su.
Fu Grace a sorreggermi prima che perdessi l'equilibrio, e gliene fui grato: un'altra caduta era l'ultima cosa di cui avevo bisogno. Ero stato tradito da un capogiro, insieme alle gambe molli. Il colpo alla testa doveva essere stato piuttosto brutto, ed iniziavo a pensare che sarei finito molto male se non fossi uscito da lì a breve... ed Emma.
Dio, Emma avrebbe saputo. O forse già sapeva. Speravo vivamente che sarebbe stata in grado di mantenere la calma... nel frattempo, mi ripromisi di tenere duro anche per lei. Non avevo la minima intenzione di morire ora, proprio ora che avevamo finalmente deciso di concederci un'opportunità. Volevo vivere, portarla all'appuntamento che le avevo promesso, essere sincero sui miei sentimenti, partire con lei tra due settimane, amarla...
Avevo troppo da perdere e forse fu questo a ridarmi forza.
-Grazie Grace. Sto bene, rimani qui... ce la faccio ad arrivare alla porta.
-Aspetta, vengo con te. Forse posso essere utile…
Mi sfuggì una risata, poi cercando di non far rumore raggiunsi la porta con Alice. Era senza dubbio coraggiosa, forse non era stata una scelta sbagliata farla partecipare, anche se avrei preferito che non fosse lì, esposta al pericolo. Ma ormai il danno era fatto.
Il buco della serratura era strettissimo e a guardarlo bene era probabile che l'unico modo di aprire la porta dall'interno fosse la chiave apposita o l'esplosivo. E non avevamo né l'uno, né l'altro.
Dovevo pensare velocemente.
Per uscire di lì, avevo bisogno di poter mettere le mani su quella maledetta chiave.
L’unico modo per poterlo fare era interagire coi rapitori. Cercare un modo per avvicinarmi per poter capire com'era strutturato quel luogo e come fuggire portando con me le sei ragazze.
Sicuramente doveva esserci un'auto su cui avrei potuto mettere le mani… e abbastanza grande per tutti, visto che anche loro avrebbero avuto bisogno di un veicolo per portarle in aeroporto.
Mentre riflettevo si udirono dei passi: spinsi via Alice ma non feci in tempo ad allontanarmi abbastanza dalla porta che quella fu spalancata e mi trovai davanti due uomini.
-Guarda te chi è ancora vivo. Per adesso.
Il più alto mi afferrò per il colletto, per poi scaraventarmi a terra con forza: il dolore lancinante mi confermò che dovevo avere delle costole rotte. Tossii, cercando di riprendere il fiato, ma dovevo mantenere il sangue freddo e la lucidità.
-Smettila! Visto che è vivo lasciamolo così per adesso, idiota, e usiamolo. È un poliziotto, no? Ci aiuterà a partire.
-Perché mai dovrei aiutarvi?
-Perché forse, e dico forse, potresti anche uscirne vivo.
Non avevano previsto di portarmi lì e non da vivo, era chiaro, proprio come aveva detto Alice. Così com’era chiaro che non avessero un piano esattamente geniale per fuggire, se avevano bisogno del mio aiuto. Qualcosa mi diceva che il mio intuito aveva avuto ragione fin dall'inizio: lavoravano per qualcuno per soldi, ma non erano due geni. Persone orribili chiaramente, ma non molto intelligenti... e forse questo mi avrebbe semplificato le cose.
-Lasciate andare le ragazze e io vi aiuto a sparire dalla circolazione.
-Dettiamo noi gli ordini qua. Ci aiuterai, che ti piaccia o no.
-Quanto vi pagano? Sono certo che la polizia sarebbe pronta ad offrirvi di più se le lasciaste libere.
I due si guardarono, poi scoppiarono a ridere: erano matti da legare ed era sempre più evidente.
-Non è nel nostro interesse non portare a termine il nostro dovere, mi spiace sbirro. Ma prima di occuparci di te, abbiamo di meglio da fare... allora, di chi è il turno? Tu!
L'uomo si avvicinò alle giovani terrorizzate e tirò Alice per un braccio: lei gridò cercando di colpirlo, ma per la prima volta lessi paura nei suoi occhi.
-Sta zitta mocciosa! Vedrai che tra poco urlerai di piacere e ti divertirai...
Senza tante cerimonie strappò via il suo miniabito: lei gridò ancora e si strinse in sé stessa per nascondersi quanto possibile alla vista famelica di quei due malati di mente.
Non potevo lasciare che le facessero del male, dannazione. Avevo promesso a Emma che avrei tenuto al sicuro la sua amica, e le circostanze non avrebbero annullato la mia promessa. Non potevo lasciare che continuassero a fare del male a nessuna di loro!
-Fermi! Prendete me, penso sia più urgente al momento! Tutta la squadra mi starà cercando adesso, non penso abbiate tanto tempo! Ditemi cosa vi serve sapere.
Alice mi guardò, come alla ricerca di una conferma… io annuii appena, cercando di apparire il più tranquillo possibile: a dire il vero, non avevo nessun piano.
-Va bene. Ma non siamo stupidi. Ti faremo parlare a modo nostro, per esser certo che non menti. Portiamolo di là.
E il mio istinto mi disse che "di là", non potesse essere nulla di positivo.
 
 
***
 
EMMA POV
 
Tremavo, nonostante avessi mio fratello e mio padre a farmi forza, stringendomi le mani.
Era sembrato così surreale il momento in cui mi ero trovata alla porta Graham, che senza troppi giri di parole spiegava di aver bisogno del mio "genio informatico". Per trovare le ragazze... e Killian.
Avevano preso Killian e Alice.
La squadra aveva passato tre ore a cercare di intercettarli senza risultati, tanto che Graham aveva deciso di provare a ricorrere a me. Sembrava un gesto disperato, il che mi faceva stare ancora peggio.
Alla notizia, ero saltata in piedi.
Non per più di pochi secondi, ma era stato sufficiente per sconvolgere la mia famiglia: la mamma per poco non era svenuta. Mi ero limitata a dire che ne avremmo parlato dopo e che adesso volevo solo riabbracciare Killian e la mia migliore amica, tutti interi possibilmente.
Così, ci eravamo diretti in polizia nell'auto di Graham, che mi avrebbe fatto utilizzare le loro tecnologie liberamente.
-Io penso sapesse cosa stesse facendo.
-Certo. Come no.
-Non dico che non sia stato avventato, Emma. Ma non ha esitato. Killian è in gamba e tirerà fuori da questa situazione sé stesso e Alice... ma noi dobbiamo dargli tutto l'aiuto che possiamo. Dobbiamo localizzarlo ed essere pronti.
Annuii.
Che Killian fosse in gamba non lo mettevo in dubbio, ma allo stesso tempo lo avrei preso a schiaffi. Perché diavolo doveva mettersi a fare lo stramaledetto eroe?! E Alice… io lo sapevo, lo sapevo cazzo che era un’idea terribile lasciarla partecipare!
Chissà cosa avrebbero potuto far loro quelli… a Killian, poi! Il fidanzato della prima ragazza rapita non aveva potuto far molto... solo all'idea rabbrividivo.
Non dovevo nemmeno pensarci, nemmeno prendere in considerazione la possibilità che lui fosse...
No, no.
Era vivo.
Era come diceva Graham.
Sapeva quel che stava facendo, ma aveva bisogno del nostro aiuto.
Ad accogliermi alla stazione di polizia trovai Jeff, e Robyn con gli occhi ancora rossi dal pianto. Mi aiutarono a sistemarmi su una carrozzina fornita dalla polizia, poi mi abbracciarono.
Jeff era pallido come non lo avevo mai visto, ma probabilmente io non ero da meno. Non avevo nemmeno la forza per sgridare la ragazza che sicuramente era già pentita… ma le avrei sgridate quando tutti fossero stati in salvo.
-Emma, per il momento temo di non poterti dare dettagli sull’accaduto, stiamo ancora cercando noi stessi di confermare cosa sia andato storto. Per ora ti fornirò accesso completo ai sistemi. Fai qualunque cosa sia necessaria pur di rintracciarli. Secondo il nostro informatico la ricetrasmittente ora è rotta e il GPS non funziona ovviamente, ma sembra che il segnale sia andato e venuto per un po', prima di spegnersi. Lui ci ha provato ma dice che è complicato. Se riuscissi a localizzare una direzione... io rimango a tua disposizione per qualunque informazione possa servirti.
-Ok. Credo di poterlo fare se ho accesso completo al vostro sistema.
-Ho tolto tutti i blocchi al computer che userai, per facilitarti le cose. È pericoloso nel caso ci siano hacker in allerta, ma vista l'urgenza non mi importa.
-Tranquillo, me ne accorgerei se ci fossero hacker all'opera, posso bloccarli facilmente.
-Fammi un fischio se pensi di valutare una carriera in polizia, potrebbe esserci utile una risorsa come te.
-Mi basterà poter essere utile adesso.
Chiesi a papà e a mio fratello di rimanere con Jeff, e alla mamma di portare a casa nostra Robyn. Era scossa, aveva bisogno di riposare un attimo e comunque non aveva senso star tutti lì: promisi solo di tenerle informate.
Lasciai infine che Graham mi conducesse nella sala informatica, e mi aiutò a posizionarmi alla scrivania con tre grandi schermi.
-So che non è il momento opportuno, ma quando ti sei alzata in piedi... non mi sei sembrata tanto sconvolta.
-No, infatti- confermai -Da venerdì sera riesco a muovere le gambe. Ancora non so come e perché, ma ci penserò quando questo incubo sarà finito.
-Certo, la priorità è portare Killian e Alice a casa tutti interi... e ovviamente le ragazze.
-Posso installare un programma dalla dubbia legalità?
-Hai il via libera per fare qualunque cosa sia necessaria, tranquilla. Fai quel che devi.
Annuii, poi lasciai che le mie mani corressero alla tastiera. Sapevo cosa fare. Pregavo solo che i segnali ad intermittenza fossero stati abbastanza forti da poterli tracciare sulla mappa digitale della città.
Ma lo avrei trovato.
                     
 
***
 
KILLIAN POV
 
Non respiravo dall'orrore.
Non riuscivo a capacitarmi di come quelle povere ragazze non fossero ancora andate fuori di testa per lo shock. Ma spiegava l'immenso terrore nei loro occhi.
Quella era una sala torture.
Se davvero avevano subito quei trattamenti... Dio, che genere di mostri si doveva essere per poter fare qualcosa del genere?
La parete in fondo era piena di "giocattoli" sessuali, strumenti di tortura veri e propri.
Al centro c'era un grande tavolo di legno, con diverse macchie rosse... indubbiamente sangue.
Dovevo portarle via il prima possibile, non potevo lasciare che entrassero in quella stanza nemmeno per un minuto di più. E avevano sicuramente bisogno di assistenza medica il prima possibile.
-Ti piace? È qui che ci si diverte.
-Voi siete malati.
-Noi abbiamo il compito di consegnare delle giovani vergini ma docili… e abbiamo trovato la soluzione perfetta! Tutte vergini, beh, almeno nel senso tradizionale… e saranno degli agnellini!
Mi venne da vomitare per il disgusto, e fui certo che la mia espressione lo confermò. Loro invece risero.
Se all'inizio avevo pensato solo che fossero degli schifosi un po' stupidi, ora mi convinsi che fossero proprio malati di mente... e non ero certo che la cosa fosse positiva. I pazzi, si sa, potevano essere ancor più pericolosi.
Dovevo osservare, agire in fretta.
-Non giudicarci amico, ognuno ha i suoi problemi!
-I soldi! Per soldi distruggete vite... bei problemi i vostri. - non riuscii proprio a trattenermi, pur sapendo che non fosse il caso di provocarli in quel momento.
-Facile parlare quando i soldi li hai, eh? Scommetto che sei cresciuto in una bella casetta, con mamma e papà a pulirti il culo fino a 18 anni...
-Non sapete proprio nulla di me. Non sono ricco.
-Ma non hai passato la vita in strada!
-Quanti anni avete? 30? 35? Non è colpa di nessuno se non vi siete rimboccati le maniche.
Non mi aspettai di essere colpito in pieno volto, tanto forte da precipitare a terra. Mi ritrovai il tipo più basso addosso in men che non si dica: mi stringeva il colletto tanto forte che mi sentivo soffocare.
-Prova a farla tu una vita in strada dall'età di sei anni, con un padre inesistente e una madre tossica! E con due fratelli di due anni da accudire. Poi prova a giudicarci ancora!
Cercai di prendere fiato, guardandolo. Ero riuscito nel mio intento, ed era stato anche facile: scoprire il loro punto debole.
Erano fratelli, cresciuti in strada e chiaramente destinati a rimanervi... avevano accettato un compito pericoloso quanto orribile, pur di uscire da quella situazione. Ma ciò non toglieva che fossero ugualmente dei criminali, se erano disposti ad arrivare a tanto.
Pazzi. Drogati. Malati. Ma anche spaventati.
-Basta così, lo ammazzerai prima che si renda utile!
Il fratello minore spinse via l'altro e mi tirò su, sbattendomi su una sedia di legno. Non ebbi nemmeno la forza di lamentarmi, era ormai chiaro che le mie costole si stessero spezzando una dopo l'altra. Faceva un male cane, ma dovevo resistere.
-Tu ci porterai in sicurezza fino all'imbarco della merce. Poi salirai sull'aereo che ci porterà via. Se anche ci trovassero, non faranno nulla finché sei con noi. Meglio di così non poteva andarci.
Allora ci avevo preso in pieno. Volevano portare le ragazze fuori dal Paese, possibilmente in Arabia Saudita se le nostre informazioni erano corrette. Ma se sapevano che la polizia fosse sulle loro tracce, non dovevano avere l’intenzione di usare l'aeroporto... forse uno dei vecchi campi da golf che in passato era stato utilizzato come tale. Se solo avessi trovato un modo per contattare l'esterno!
-Lo sapete che non ne uscirete vivi, vero? La polizia può darvi la protezione necessaria da chiunque sia il mandante.
Si guardarono, e risero ancora.
-Certo! Innanzitutto, nessuno ci ucciderà se portiamo a termine la missione, ma avremo un lauto compenso e potremo ricominciare da capo. Due, la polizia non può nulla se uno sceicco arabo decide di farti fuori... quindi non abbiamo intenzione di correre il rischio!
Nonostante le costole doloranti, venne da ridere a me questa volta. Erano due babbei che non avevano la minima intenzione di essere soltanto delle pedine: pensavano davvero di poter restare a piede libero? A mio avviso c'era un'alta probabilità che sull'aereo stesso disposto per la loro fuga post-consegna, ci fosse una bomba. Un po' mi fecero pena, comunque: dovevano essere disperati per avere accettato un'opzione del genere. O erano davvero così stupidi da credere a tutte quelle belle promesse? Intanto, mi avevano dato conferma che il mandante fosse uno sceicco arabo.
-Perché questo sceicco sarebbe felice di sapervi vivi e capaci di collaborare con la polizia, magari in cambio di altri soldi... no?
Silenzio.
Non preferirono parola, ma notai anche che evitarono accuratamente di guardarsi. Che stessero iniziando a ragionare? Possibile?
-Fratello, porta una delle mocciose. L’ultima arrivata.
-Cosa?
-Farò passare al piedipiatti la voglia di parlare.
-Cosa volete fare?! Lasciate in pace le ragazze.
-Ti mostreremo che fine farai anche tu se non chiudi quella boccaccia!
No. No, no, no, no, no.
Non avrei permesso che le toccassero. Che sfiorassero Alice. Assolutamente no.
Ad ogni costo.
-Lasciatele stare.
Odiavo quando si guardavano: voleva dire che le loro menti malate erano in moto, e potevano uscirsene con qualcosa di ancora peggiore. Se solo fossi riuscito a tirar via quelle chiavi dalla tasca del tipo alto, e avessi trovato un modo per farmi riportare in cella!
-Lasciamole stare per ora, fratello. Va bene.
-Cosa dici?!
Rimasi incredulo tanto quanto lui: per quale ragione avrebbe mai potuto cambiare idea?
-Ma sì. Direi che possiamo far "divertire" direttamente lui, poi vedi come gli passa la voglia di parlare. Prendilo come regalo per te! Sbaglio o i mori con gli occhi azzurri sono il tuo tipo?
Il sangue mi gelò nelle vene, il fiato mi mancò e la saliva mi si asciugò in bocca.
Non riuscivo a respirare.
E la parte peggiore era che non potevo ribellarmi, se non volevo che se la prendessero con le ragazze.
Non c'era altro da fare... dovevo accettarlo.
Per il loro bene.


 
Ciaaao! Riesco a postare giusto in tempo, perché in settimana avrò ospiti e il prossimo weekend salta... magari aggiornerò di lunedì, vedremo.
Intanto, Killian è stato preso. Ve lo aspettavate? Sotto un certo punto di vista, è un bene: senza di lui le ragazze sarebbero perse e Alice non l'avrebbe scampata.
E' malridotto ma vivo e riesce a pensare lucidamente, grazie anche ad Alice che nonostante la paura e l'essere drogata è riuscita a mantenere la lucidità quanto basta. Forse anche lei avrebbe un futuro in polizia!
Le altre sono terrorizzate, soprattutto quelle rimaste lì più a lungo, ma sono riuscite a fornirgli piccoli pezzi del puzzle che lo hanno aiutato a costruire se non un piano, almeno un'idea. Rimanendo lucido, è riuscito ad usare l'intelligenza e l'astuzia per tirar loro fuori alcune informazioni, che gli saranno utilissime per la risoluzione del caso. Ha scoperto le loro debolezze, riuscendo così a farli parlare, ma non ha messo in conto fino al punto giusto la loro follia... e per il momento, non vede via d'uscita da ciò che lo aspetta, senza che questo si rifletta sulle ragazze e soprattutto su Alice.
Siccome mi piace la suspence, ho interrotto il capitolo qua xD sarebbe venuto davvero troppo lungo altrimenti.
Emma intanto è terrorizzata e disperata, ma non si tira indietro di fronte alla richiesta di Graham ed è pronta a mettere insieme tutte le sue forze per riuscire ad individuare Killian e Alice perché possano portarli in salvo. Vedremo se riuscirà.
Per ora, vi auguro un buon inizio settimana e mi aspetto anche i vostri aggiornamenti (sapete voi a chi mi riferisco u.u)
Un abbraccio e alla prossima!

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Capitolo 18
*** Tic, tac, tic, tac ***


Tic, tac, tic, tac




KILLIAN POV
 
Le voci giungevano come echi lontani.
Il dolore era insopportabile, non mi permetteva nemmeno di aprire gli occhi. Come facessi a essere ancora vivo e cosciente, non lo sapevo... o forse sì. Forse era stata l'immagine costante della mia Emma a permettermi di resistere.
A permettermi di sfilare la chiave con le ultime forze, prima che mi gettassero nella cella fredda.
Mi ero isolato dal mio corpo, concentrando i pensieri su di lei: sui suoi baci, le sue carezze, il suo sorriso.
-Killian!
-Killian, avanti! Non ti permetto di morire, non ci provare nemmeno!
Avrei voluto dire alle giovani terrorizzate e alla mia amica che ero lì, che avevo solo bisogno di un po' di tempo per tornare a respirare - nella speranza che il dolore diminuisse almeno un po'. Al momento, però, ebbi solo la forza di far uscire un rantolo sommesso.
Volevo aprire gli occhi, almeno smettere di rivivere i momenti osceni a cui ero appena sopravvissuto.
Le immagini di come mi spogliavano, come se fossi un oggetto inanimato.
Come mi spingevano sul tavolo, come fossi un pezzo di carne.
Come distruggevano ogni centimetro del mio corpo, con quelli strumenti di tortura che prima di utilizzare mi costringevano a guardare. Con risate malate.
Si erano divertiti a violare ogni fibra del mio corpo, così come si erano divertiti nel costringermi a guardare.
Avevo creduto di morire, ad un certo punto.
Mi avevano chiesto di supplicarli, e forse allora avrebbero smesso.
Ma quello, almeno, non lo avevo fatto. Se qualcosa di me era ancora intatto, quel qualcosa era la mia dignità.
Perché sapevo che pregarli avrebbe solo peggiorato le cose.
Sapevo che avrebbero smesso solo quando avessero deciso loro, quando si fossero stancati. Con uno sforzo enorme, finalmente, ero riuscito a seguire il manuale: quello che ti insegnavano, nella speranza che non ti servisse mai. Chiudere gli occhi o, se impossibilitati, almeno la mente, pensare intensamente ad un luogo in cui ci si sente bene e al sicuro. Avevo pensato all’abbraccio di Emma, ai suoi baci… fino a che il dolore non era cessato.
Quanto fosse durato non sapevo dirlo.
Non sapevo in che condizioni fosse il mio corpo, ma il sangue che continuavo a sentir scivolarmi lungo le gambe non era un buon segno.
In più, la testa mi scoppiava e ogni centimetro del mio corpo, dentro e fuori, gridava pietà.
Quando mi ero lasciato andare, avevano forse creduto di avermi finalmente spezzato.
Ma non era così.
Sarei tornato a casa, portando in salvo tutte le ragazze... e loro avrebbero pagato.
Sarei tornato a casa da Emma a confessarle che l'amavo, mentre loro sarebbero marciti in galera.
Tossii, e trovai le forze per girarmi a pancia in su.
Acqua
-Acqua...
-Oh grazie al cielo! Acqua! Qualcuno gli porti l'acqua!
In men che non si dica sentii l'acqua fresca bagnarmi il viso, e lasciai che la testa mi venisse sollevata per riuscire a bere. Sorso dopo sorso, aprii finalmente gli occhi.
-Quattro porte, sulla sinistra. Il garage. Datemi solo... cinque minuti.
Un po' più idratato, cercai di non pensare al dolore e concentrarmi su quanto ero stato in grado di vedere dell’edificio.
Un lungo corridoio che percorso fino alla fine, sulla destra, dava alla stanza in cui mi avevano portato.
C'erano tante porte e serrande... ma ero abbastanza certo che la quarta a sinistra conducesse al garage. Il segno era strappato, ma ero positivo a riguardo. Probabilmente bisognava scendere... e con un po' di fortuna, avremmo trovato almeno un'auto. Al momento, dovevo accettare di affidarmi alla fortuna, non essendoci altro tempo da perdere. Chiavi della macchina non sembravano essercene nel mazzetto che ero riuscito a strappare, ma avrei fatto alla vecchia maniera se fosse stato necessario.
La parte difficile sarebbe stata arrivare alla macchina, poi avrei improvvisato.
Solo ora aprii la mano nella quale avevo stretto con forza le chiavi. L'uomo mi aveva caricato in spalla, credendomi privo di sensi, quindi era stato abbastanza facile tirarle via dalla tasca della sua giacca. Con un po' di fortuna sarebbe passato un po' di tempo prima che se ne accorgesse, visto che era il mazzo del fratello quello che avevano utilizzato.
-Ok. Aiutatemi a tirarmi su, per favore. Non abbiamo molto tempo...
Alice e Grace si chinarono velocemente su di me ed io porsi loro le braccia, cercando comunque di far leva con la forza che mi era rimasta per aiutarle.
Con un po' di fatica mi ritrovai in piedi: i dolori erano così pungenti che quasi non li avvertivo più... la cosa era davvero preoccupante, ma di quello mi sarei occupato quando fossimo stati al sicuro.
-Costa ti hanno fatto… Stai…?- sussurrò Alice con la voce che tremava, senza riuscire ad aggiungere “bene”. Nonostante non ne avessi le forze la strinsi a me, baciandole i capelli. Il momento di lasciarmi andare sarebbe arrivato, ma non era questo: adesso avevo bisogno che fosse forte anche lei, perché avrei senza dubbio avuto bisogno del suo aiuto per portar via le ragazze. Era una tipa forte e determinata e sapevo ce l’avrebbe fatta.
-Mi hanno… pestato di botte, come puoi vedere. Sopravvivrò, tesoro.
Annuì, staccandosi lievemente dall’abbraccio: non l’avevo mai vista piangere prima d’ora e ciò mi diede ulteriormente energie. Non avrei permesso che spezzassero una ragazza solare e tenace come lei, mai.
-Ok, adesso si staranno sicuramente riorganizzando, vogliono partire stasera col buio... quindi abbiamo un po' di tempo. Potrebbero avere allarmi, però. Una volta fuori da questa stanza, dobbiamo correre. Intesi?
Le ragazze annuirono, lei anche. Ero certo che la forza di correre l'avremmo trovata al momento opportuno, sapendo che fosse la nostra unica via di fuga.
-Alice, cerca di provare le chiavi il più silenziosamente possibile per favore... ce ne sono varie.
-Ma quindi... apriamo e andiamo? Ora? Come?
-La chiave del garage è senza dubbio quella grande, quindi sì. Usciti da qui, quarta porta a sinistra immediatamente. Guido io ma dovrete darmi una mano… intesi?
-Posso guidare io, Killy…
-No, ce la fa faccio. So quello che faccio, fidati di me. Ma tu mi darai una mano, ok?
 
 
***
 
 
EMMA POV
 
-Graham, ce l'ho! Più o meno. Ma la direzione senza dubbio!
Per poco non saltai nuovamente dalla sedia, grazie a Dio la trasmittente era rimasta attiva - anche se a tratti - abbastanza a lungo da permettermi di registrare una mappa.
-Guarda, hanno fatto dei giri strani probabilmente per portarci fuori pista... abbastanza circolari, ma non si sono mai avvicinati all'autostrada sud. L'ultimo segnale arriva dalla R108.
-Verso l'aeroporto!
-Esatto.
-Ma non possono essere così stupidi. Per sicurezza ho già alcuni agenti in aeroporto, però ci sono due campi da golf che potrebbero utilizzare come pista, mi concentrerei su quelli. E una squadra a setacciare i dintorni, per fabbriche o case abbandonate che potrebbero stare utilizzando come quartier generale. Grande Emma, sei stata di enorme aiuto!
-Ho fatto quel che ho potuto, spero serva a qualcosa...
-Vedrai, se la caverà. E lo riabbraccerai in men che non si dica, è in gamba. Porterà in salvo anche Alice. L'ho spinto a insistere per il porto d'armi perché è uno degli agenti migliori con cui abbia mai lavorato, sa fare di tutto e cavarsela in ogni situazione. Ho davvero bisogno di un vice come lui, quando sarà pronto.
Sorrisi annuendo, mentre l'uomo mi dava una pacca sulla spalla. Che Killian fosse multitasking a lavoro lo sapevo, faceva praticamente due lavori. Tuttavia, seppur affatto modesto, non si vantava mai delle sue capacità lavorative... eppure doveva essere davvero in gamba se il capitano aveva tutta questa stima di lui.
E ne ero fiera.
Graham aveva ragione, Killian se la cavava sempre e lo avrebbe fatto anche questa volta, riportandomi anche la mia migliore amica. Anche lei era forte, avevo fede in entrambi.
Lo avrei abbracciato presto, e non lo avrei più lasciato andare.
Ero pronta a dirgli che l’amavo.
-Senti Emma, io adesso vado con una delle squadre ma ti spiacerebbe rimanere qua? Se dovessi captare un qualsiasi segnale sospetto in quella zona, mettiti subito in contatto con me, per favore. Sei in grado suppongo.
-Certo certo, rimango qua. Me la posso cavare coi sistemi, tranquillo.
-Ottimo, ti ringrazio. Adesso ti raggiunge anche Fitz, il nostro informatico. Per qualsiasi dubbio chiedi a lui.
-Perfetto! Anche tu fammi sapere, d'accordo?
-Certo, sarai la prima a sapere, promesso. A dopo!
-A dopo, in bocca al lupo!
Fui raggiunta da un ragazzo riccioluto, più giovane di quel che mi sarei aspettata.
-Fitz, vero?
-Esatto! Emma?
-Sì, piacere!
Ci stringemmo la mano, poi tirò una sedia per accomodarsi accanto a me e dare un'occhiata agli schermi.
-Cavolo, sai creare una mappa digitale recuperando segnali radio interrotti?!
-Beh, sì... quando passi anni su una sedia a rotelle devi pur perfezionare i tuoi "hobby", no?
Sembrava sinceramente colpito e, nonostante la situazione, mi lasciai andare ad un leggero sorriso. August mi aveva insegnato molto ovviamente, cose legali e non, ma nel tempo mi ero perfezionata per conto mio, seppur come lavoro creavo siti web e altra roba noiosa. Anche se prima di provare, non ero certa di riuscire a mettere a punto la mappa, e ancor meno recuperare i segnali della trasmittente distrutta. La teoria era una cosa, la pratica un'altra, ma mi ci ero messa d'impegno visto il prezzo.
-Non avevo mai incontrato una bella ragazza hacker.
-Non sono un hacker... sono una web developer, tecnicamente!
-Sei sprecata!
La sua esclamazione fu così spontanea che mi venne da ridere: era adorabile quel ragazzo, che doveva avere più o meno la mia età, al massimo un paio di anni in più.
-Beh, se sei qui nemmeno tu devi essere un incapace.
-No, ma tu sei più brava. Devi insegnarmi un paio di trucchi,
-Affare fatto. Quando si avrà un po' di pace... se il capitano ci lascia usare ancora il computer in modo non del tutto legale...
-Ma sì. È forte Graham! Ma anche Killian. Sei la sua ragazza, vero?
-Diciamo...- borbottai, non sapendo bene cosa dire. Non ero proprio la sua ragazza, ma non me la sentivo nemmeno di definirmi "amica"... e di certo non era il caso di stare a spiegare tutta la storia a Fitz, quindi andava bene così.
-Se la caverà, ne sono certo. Killian è geniale, credo non ci sia nulla che non sappia fare. Disseziona cadaveri con precisione millimetrica, riesce a trovare l'ago nel pagliaio ogni volta. Risolve i casi più complicati, vede sempre quello che gli altri non vedono. Se c'è qualcuno che possa uscire da una situazione simile, è lui senza ombra di dubbio.
Sorrisi ancora, quasi commossa da quelle parole. Non avevo davvero idea di quanto fosse amato e stimato dai suoi colleghi, ma se tutti credevano in lui, un motivo c’era..
-Deve farlo per forza.
-Andrà tutto bene, Emma... non ce lo vedo proprio ad arrendersi.
-No, nemmeno io. La ragazza rapita… è la mia migliore amica. So che è… una situazione assurda, ma saperla con lui mi rassicura. So che la proteggerà.
I minuti passavano, lenti come ore intere, e io e Fitz continuammo imperterriti a cercare segnali, qualcosa che potesse aiutare la polizia.
Arrivammo al punto di riuscire a individuare ogni singolo cellulare acceso nell'area di Dublino, milioni di piccoli puntini.
Fino a che qualcosa iniziò a lampeggiare proprio nella zona predefinita. Si spegneva e riaccendeva a distanza di diversi secondi ogni volta.
Il codice morse.
-Fitz! Ti prego dimmi che non mi sto immaginando le cose!
-No, non sei pazza. H E L P. Cazzo Emma, chiama Graham ora subito. Ci siamo, credo!
Non me lo feci ripetere due volte ed afferrai la ricetrasmittente che il Capitano mi aveva lasciato appositamente.
-Emma?
-Graham, devi andare su Roslin Food Park, pochi metri prima della Oakland International ma prima del Keelings Farm Shop. Non so cosa ci sia ma abbiamo captato un segnale, deve essere lui per forza, non può trattarsi di una coincidenza!
-Ricevuto, grazie Emma. Sono a sei minuti di auto da lì. Ti aggiorno.
Mise giù, e seppi che a quel punto non avrei potuto fare altro che aspettare.
Aspettare 6 minuti, i 6 minuti più lunghi della mia vita. Respiravo solo per inerzia, ma non avevo la forza neanche per quello. Doveva essere Killian, doveva per forza essere Killian. Solo lui poteva essere tanto geniale da usare quella che sembrava una radio per contattarci col codice morse. Forse si trovava in un'auto, in qualche modo, magari stava fuggendo. Era l'unico luogo in cui dei rapitori avrebbero potuto avere una radio, non potevano essere tanto stupidi da tenerla nella loro base o qualunque cosa fosse.
5 minuti, e Graham sarebbe stato lì.
Solo una volta avevo aspettato con quasi altrettanta ansia nel corso della mia vita. Quattro anni prima.
 
4 anni prima
Odiavo aspettare. Ora più che mai.
Lui, l'uomo che mi aveva tolto tutto, non poteva morire. Non prima di andare in tribunale ed essere condannato a passare la gioventù in carcere. Perché era quello ciò che meritava.
Morire era troppo facile.
Io non avrei mai più camminato e a malapena riuscivo a formare frasi di senso compiuto. A malapena riuscivo a tenere una dannata forchetta per mangiare.
E forse ero crudele, ma volevo vedere anche lui perdere qualcosa e vivere sapendo di averla persa. Secondo il nostro avvocato avrebbe avuto tra i 10 e i 15 anni, i suoi anni migliori avendone ora 25.
E forse, così avrebbe capito a cosa mi avesse condannata. Sarebbe servito a qualcosa, sarebbe uscito tra 15 anni come una persona migliore, forse.
Invece, la sera prima dell'udienza aveva deciso di ubriacarsi e salire su un'auto di nuovo, nonostante la patente ritirata.
E si era schiantato di nuovo, solo questa volta a suo discapito.
Grazie al cielo.
Eppure, non era giusto che morisse e basta.
Era troppo facile andarsene da questo mondo senza scontare i propri errori.
-Vuoi qualcosa da bere, tesoro?
-No papà.
-Vuoi vedere un film?
-No.
Mio padre sospirò, mentre guardavo attraverso la tv accesa, che trasmetteva uno stupido gioco a premi. Sapevo di non essere d'aiuto, ma non avevo voglia di fare proprio nulla fino a che non avessi saputo com'era andato l'intervento.
Sapere se avrei avuto la mia, seppur piccola e inutile, ricompensa di vederlo trascinare dietro le sbarre.
Ce lo avrebbe fatto sapere il nostro avvocato, aveva detto massimo entro un'ora... ed erano passati 40 minuti ormai.
L'ora più lunga della mia vita.
Se ce l'avesse fatta, avrebbero fissato una nuova udienza per il mese successivo e avrei potuto sputargli in faccia quello che provavo a causa sua.
Se non ce l'avesse fatta... non solo avrebbe tolto a me quella possibilità di sentirmi meglio. Avrebbe fatto male anche ad altre persone: i suoi genitori, sua sorella, la sua fidanzata.
Se ne sarebbe andato via da vigliacco.
Poi il cellulare di papà squillò.
Lo guardai.
-È l'avvocato, Emma.
 
-Emma. Mi ricevi?
-Graham! Si. Allora?!
-Li Abbiamo trovati, era il posto giusto. Solo…
-Oh mio dio! Grazie al cielo! Come stanno?! Stanno bene? Posso parlarci?
-Emma… il fatto è che…
 
 
 
Ora del decesso: 9:42.



 
Ciaooo! Scusate il ritardo, ma prima ho avuto ospiti per più a lungo del previsto, ieri notte dovevo postare (chi lo sa non mi uccida xD), ma il pc dava capricci col copia incolla e non avevo le forze per risolvere ahahaha
Comunque, eccoci qua. Killian non è riuscito a scamparla ma è ugualmente riuscito a non perdersi d'animo fino alla fine e soggiogarli con l'astuzia, rubando le chiavi quando li ha convinti di essere incoscente. Con un po' di fatica, si è rimesso su e dopo aver consolato la sua amica, scegliendo per ora di omettere l'accaduto, ha subito messo in azione un piano per fuggire.
Emma nel frattempo si è data altrettando da fare e grazie ai segnali che ha ricevuto, sappiamo che Killian è riuscito a raggiungere la macchina. Lei invece ha avuto modo di scoprire come i colleghi di Killian lo stimino e ne è orgogliosa, così com'è sorpresa di come non si vanti di qualcosa per cui potrebbe farlo senza problemi.
Ma anche lei è stata brava e Fitz stesso (avete visto Agents of Shield? Me lo sono rubato da lì xD) ammette di non essere ai suoi livelli... chissà, potrebbe Emma valutare quel genere di carriera?
Poi abbiamo il suo flashback, che si ricollega alla lunga attesa che sta vivendo adesso...
E sì lo so, non dovevo finire così, sono stata cattiva ahahhaahahhaha ma il prossimo arriverà tra una settimana.
Ora corro a leggere qualcosa che mi è rimasto, e poi a continuare la nuova stagione di Lucifer che sto adorando!
A presto!
 

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Capitolo 19
*** Where there are tears, there is Hope ***


Where there are tears, there is Hope



Non avevo più lacrime in corpo: l’attesa era eterna.
Ore ed ore ad aspettare una risposta, ma ancora niente.
Niente di niente.
"Li abbiamo trovati ma... c'è stato un brutto incidente, Emma, mentre cercavano di fuggire. Alice sta abbastanza bene. Killian è… È vivo. Però... le sue condizioni sono critiche. Non... non so dirti di più al momento... fatti accompagnare al Beaumont Hospital."
La voce stessa di Graham aveva tremato, ed io... io avevo ceduto. Mi ero sentita male all’idea di perderlo, tanto che avevo finito per perdere i sensi.
Avevo aperto gli occhi sul divano dell'ufficio del Capitano, con mio padre e mio fratello chini su di me, preoccupati. Avevano cercato di convincermi ad andare a casa, per il momento, ma non li avevo neanche ascoltati. Sarei solo stata peggio.
Avevo fatto loro capire che se non mi avessero subito portata in ospedale, ci sarei arrivata tranquillamente senza di loro: non avevano avuto scelta.
Graham e l'intera squadra erano lì, a fare il tifo per Killian. Jeff, insieme ad altri agenti che non avevo mai conosciuto, perfino i colleghi degli altri distretti che avevano lavorato con lui al caso.
Killian era stato portato d'urgenza in sala operatoria: a quanto pare quei maledetti avevano sparato alle ruote dell'auto con cui erano riusciti a mettersi in fuga, così ne aveva perso il controllo ed era andato a sbattere con violenza contro un palo della luce. La forza dell'impatto lo aveva spinto a spaccare il parabrezza: lo avevano trovato a terra in una pozza di sangue, che respirava appena.
Fortuna aveva voluto che arrivassero subito dopo lo schianto, che avevano udito mentre si dirigevano verso la zona che avevo indicato. L'ambulanza era giunta insieme a loro e lo avevano intubato e stabilizzato quanto possibile sul posto, prima di portarlo via.
Le ragazze che aveva salvato erano tutte vive, tutte in condizioni non gravi, almeno non fisicamente. Per il momento solo Graham era riuscito a parlare con alcune di loro, compresa Alice, e tutte lo avevano definito un vero eroe. Per lei mi sentivo un po’ più tranquilla, visto che avevano permesso a Robyn di farle compagnia mentre riposava. Aveva battuto la testa da un lato, ma non era grave e aveva bisogno solo di dormire un po’. Avrei potuto farle visita quando si fosse svegliata.
I due uomini erano stati presi ed una squadra era ora alla ricerca del terzo.
Di più al momento non si sapeva, i dottori avevano categoricamente vietato di disturbare le pazienti fino a che non fossero state pronte.
Ma erano fuori pericolo, tutte.
Il mio Killian non ancora.
Ero stretta nell'abbraccio di Rose, quando notai Graham alzarsi.
-Hanno preso il terzo complice. Sono tutti in custodia, devo andare ad interrogarli. Non ne ho le forze, ma sono più utile lì che qui. Grazie a Killian li abbiamo presi, ora per lui devo portare a termine questa faccenda… inoltre dobbiamo scoprire ancora cosa è andato storto, se abbiamo una talpa o… o non lo so. Per qualsiasi cosa, tenetemi aggiornato, ci siamo capiti?
Ruby, la sua fidanzata, gli strinse la mano ed annuì.
-Ti chiamo io. Resto qui. Ok?
-Grazie Ruby.
Anche lei aveva gli occhi arrossati, ma non ero stupita. Seppur l’avessi conosciuta poco, sapevo avessero un forte rapporto di amicizia oltre ad essere colleghi: si stimavano e si volevano bene, Killian mi raccontava spesso dei loro misfatti.
Non riuscivo ancora a capacitarmene... due giorni prima avevamo fatto l'amore, al settimo cielo per la buona notizia riguardo la sua salute. Ero stata incredibilmente felice all'idea che stesse bene, che non avrei corso il rischio di perderlo! Che non avrebbe dovuto soffrire un male che non meritava. E così felice del primo appuntamento che mi aveva promesso. Così emozionata all'idea di quello che avremmo potuto vivere insieme!
Ed ora...
Volevo solo svegliarmi. Aprire gli occhi e realizzare che fosse solo un bruttissimo incubo e ritrovarmelo a dormire a fianco.
-Tesoro, vuoi... vuoi accompagnarmi a prendere qualcosa da bere? - mi propose sua mamma, che come me non era stata in grado di placare il pianto.
Volevo star lì, ma al tempo stesso mi sentivo soffocare... e forse lo aveva intuito. Forse aveva anche intuito che non volessi dir nulla, perché se avessi ammesso di non sentirmi bene mi sarebbero stati tutti addosso: l’ultima cosa di cui avevo bisogno.
-Certo Ailis.
-Vengo con voi?
-No papà, grazie.
Riversai la mia rabbia sulle maledette ruote di quella sedia a rotelle che non era la mia, le quali sembravano non voler muoversi. Sapevo bene di essere io quella senza forze ma le colpii ugualmente, frustrata.
Nessuno osò dir nulla, e prima che potessi far danni ci pensò Ailis a spingermi via, verso il corridoio. Non ebbi nemmeno la forza di chiederle di lasciarmi fare da sola, tanto mi sentivo impotente.
-Starà bene, Emma. Il mio Killian è la persona più forte che conosca e... lo so. Me lo sento, starà bene.
-Lo so. - borbottai, cercando di contenere i singhiozzi -Ma quest'attesa... non ne posso più.
-Lo so tesoro, lo so. Vorrei urlare... ma dobbiamo rimanere positive. E sai che lui non vorrebbe che ti sentissi male.
-Lo so ma... fosse facile.
Annuì, non trovando nulla con cui ribattere. Ma come avrebbe potuto? Era sua madre e non riuscivo nemmeno ad immaginare come potesse sentirsi... o come si era sentita quando aveva ricevuto la notizia. Doveva essere a pezzi.
Continuò a spingermi, fino a che non ci ritrovammo su un grande terrazzo, col sole di fine agosto a splendere come se quella fosse una giornata normale come tutte.
-Siamo stati insieme, l'altra notte. Quando ha ricevuto la risposta dall'ospedale.
-Oh...
-Mi ha promesso di portarmi a cena fuori. Siamo partiti in quarta ma voleva fare le cose per bene... è sempre stato un gentiluomo con me ed è l'unica persona al mondo che mi abbia mai trattata in maniera completamente normale... come se questo rottame nemmeno lo vedesse. Certo, sbruffone, all'inizio...- sorrisi tra le lacrime, al ricordo dei primi tempi. Il mio primo istinto nei suoi confronti, era stato di prenderlo a schiaffi! Ma quel maledetto era riuscito a farsi voler bene in men che non si dica e a farmi affezionare a lui. Eravamo diventati amici prima che me ne rendessi conto... e avevo iniziato a ridere molto di più, da quando era entrato nella mia vita. A vivere, e a rinascere.
Killian era una persona eccezionale e, per quanto potesse essere pieno di sé, ero certa non si rendesse davvero conto di quanto davvero valesse.
-Ma poi ho iniziato a conoscerlo davvero, e ho capito che alla fine quella è una facciata, e in realtà è una persona d'oro. Credo di... di esserne innamorata, e ora mi odio per non averglielo detto l'altra sera. Solo che non è facile... io credevo di non essere abbastanza per lui. E in fondo ancora lo penso, ma nonostante questo...
-Emma, non pensarlo nemmeno. Non me lo ha detto esplicitamente, ma sono certa che lui ricambi i tuoi sentimenti. Sono sua madre, lo conosco bene e te lo sto dicendo per certo. Avrete l'occasione di dirvelo, vedrai. Per quel che vale, non riesco a pensare ad una donna migliore di te per mio figlio...
Avevo gli occhi di nuovo umidi, ma stavolta per la commozione. Mi lasciai abbracciare da lei e ricambiai, con forza. Volevo crederle... credere che prima di quanto immaginassi, lo avrei abbracciato e confessato di amarlo come non avevo mai amato nessuno.
E sarei diventata più forte, per lui e per me stessa.
Quando Ailis sciolse l'abbraccio, chiusi gli occhi e poggiai le mani sul parapetto. Poi, dopo un profondo respiro, mi tirai su.
Fece un male cane, come la prima volta che avevo provato, ma stavolta riuscii a rimanere in piedi. Coi piedi ben piantati a terra, seppur cercando di concentrare il peso nelle braccia.
-E...Emma... Co... come...
Aprii gli occhi, sorridendo al suo sguardo sconvolto.
-Mi sono resa conto di riuscire a muovere le gambe venerdì, prima che Killian venisse a casa. Fino a stamattina lo sapeva solo lui.
-Com'è possibile...
-Sinceramente? Non lo so. Non ho ancora visto un dottore. Lo avrei fatto oggi, ma... lo farò quando saprò per certo che Killian starà bene.
-Come... come ti senti a stare in piedi?
-Oh, fa malissimo, non hai idea, ma... mi sento anche maledettamente bene. E credo sia anche merito di Killian, sai? Il mio intervento era andato bene e all'inizio pensavano avessi un blocco psicologico. Col tempo hanno pensato di aver semplicemente riparato il danno in ritardo. Ma forse hanno sempre avuto ragione e grazie a lui mi sono sbloccata. Sono solo supposizioni, certo, immagino avrò risposte a breve... ma sono anche abbastanza convinta. Vedremo. Mi aiuti a rimettermi seduta prima che rotoli a terra come un'idiota?
Ailis non disse nulla, ma si affrettò ad aiutarmi a tornare sulla sedia. Cercai di far leva il meno possibile su di lei, ma chiaramente riuscii ben poco nell'impresa. Avevo una strada molto lunga davanti, ne ero consapevole... così com'ero consapevole che sarei riuscita a percorrerla solamente se avessi avuto lui al mio fianco.
Prima di tornare in sala d'aspetto presi un caffè: avevo lo stomaco chiuso ma anche bisogno di energie, quindi mi costrinsi a mandar giù almeno quello.
-Stai meglio?
-Sì Neal. Nessuna novità immagino.
Mio fratello scosse la testa, al che sospirai.
Ailis non disse nulla e distribuì caffè a tutti i presenti. 20 persone, tutte lì per lui.
Graham aveva dato il permesso agli agenti di rimanere e li avrebbe chiamati solo se ci fosse stato urgentemente bisogno.
Credevo in lui, ma più il tempo passava, più il terrore mi invadeva.
Era in sala operatoria da cinque ore ormai, e già quello fece intuire a tutti la gravità della situazione. Anche mia mamma chiamò una volta per sapere come stesse andando, ma non potei darle buone notizie.
Solo attesa.
Un'infinita attesa che rischiava di farmi impazzire.
La porta si aprì nel momento stesso in cui l'orologio segnò le 16.
6 ore e 13 minuti da quando era entrato in sala.
-L'intervento è stato un successo. - annunciò la dottoressa Grey -Se supera la notte, è da considerarsi fuori pericolo.
Sollievo. Gioia. Commozione. Felicità. Un mix di emozioni forte mi fece esplodere nuovamente in lacrime, e strinsi stretto prima mio padre, poi i suoi genitori.
-Possiamo... possiamo andarlo a vedere?
-Lei è la signora Jones, vero? Siete i genitori?
-Sì- rispose subito Brennan, alzandosi in piedi, anche lui con gli occhi arrossati.
-Molto bene. Seguitemi per favore, per il momento posso dare informazioni solamente a voi, e poi potrete vederlo. Grazie a tutti per essere qui, sono certa apprezzerà tutto questo affetto... ma per il momento le visite sono solo per i parenti stretti.
-E quando potremo vederlo?
-Presto, Jefferson, ma per il momento non posso darti una risposta precisa.
-Ma sta bene?
-Sta meglio. Mi dispiace, per il momento è davvero tutto ciò che posso dire... lo sai come funziona, frequenti la mia collega da anni!
In altre circostanze avrei riso e probabilmente anche lui e Rose, ma per il momento si limitò a sospirare e scuotere le spalle. Nonostante il sollievo iniziale, non mi piacquero quelle risposte - non risposte. Era chiaro che ci fosse qualcosa, qualcosa che ovviamente la Grey non poteva condividere: adesso avevo di nuovo paura. Tanta. Che cosa aveva Killian? Soprattutto visto che l'intervento era andato bene...
-D'accordo. È possibile venga con noi anche Emma?
La dottoressa mi guardò, ed io stessa rimasi sorpresa di sentirmi tirata in ballo. Non avrei immaginato Ailis pensasse anche a me in un momento del genere: gliene fui incredibilmente grata. Mi sarebbe bastato anche poterlo vedere per 30 secondi, vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi. Vedere che era ancora lì con me.
-Dobbiamo discutere di faccende private, non so se sia una buona idea. Ma la decisione spetta a voi.
Non voleva. Era chiaro che per qualche assurda ragione, avrebbe voluto dire di no. Ma non poteva. Cosa diavolo avevo fatto, adesso? La conoscevo a malapena, l'avevo vista una sola volta prima che visitasse Killian ed era sembrata una donna simpatica!
-Vogliamo che venga se lo desidera. È la sua… ragazza, merita di sapere - confermò Brennan, guardandomi e accennando un sorriso: aveva intuito anche lui. Li avrei abbracciati entrambi se avessi avuto le forze, ma per ora mi limitai a trovarne quanto bastava per spingere quel catorcio da sola e seguirli. Gli altri ci guardarono seguire la dottoressa, fino a che non sparimmo dietro la porta.
-Vi farò accomodare nel mio ufficio in modo da potervi spiegare la situazione.
-È... grave?
-Signor Jones... mettiamola così. Non è semplice, ma vostro figlio è molto forte. Non abbiamo avuto alcuna complicazione durante l'intervento e sta rispondendo in maniera eccellente alle cure. Non dovrei dirlo, ma sono ottimista.
Quando giungemmo al suo ufficio ci fece accomodare davanti alla sua scrivania, dove prese posto.
-Va bene, non voglio farvi aspettare oltre. Come ho detto, l'intervento è stato un successo. Aveva perso molto sangue, quindi sono state necessarie diverse trasfusioni, ma ora la circolazione è nella norma. Ha due costole contuse, una aveva perforato un polmone ma anche questo è stato risolto. Mi sono occupata anche della cisti che avrei comunque dovuto rimuovere domani. A parte una spalla che avrà bisogno di un po’ più di tempo per guarire completamente, miracolosamente non ha arti fratturati. Passando a quello che ancora mi preoccupa, ha subito un trauma cranico moderato, tendente al grave. Aveva causato anche un ematoma di cui per fortuna ci siamo accorti subito e ce ne siamo occupati in tempo. Il fatto è, signori Jones, che quando il trauma è grave non possiamo sapere che effetti ha avuto sul paziente prima che questo riprenda coscienza. Potrebbe non esserci alcun danno permanente e in tal caso recupererebbe al 100%.
-Ma allora va bene...
-Non voglio spaventarvi, davvero. Ma esistono dei rischi... cambiamenti della personalità permanenti, perdita della memoria, disfasia e perdita della coordinazione. Ma come vi dicevo, sono molto positiva e direi che per un buon 80% non avrà a che fare con questo genere di problemi.
Il 20%.
Esisteva un 20% di possibilità che passasse quello che avevo passato io.
La disfasia.
La coordinazione. La maledetta coordinazione, che avevo dovuto riacquistare praticamente da capo.
I cambiamenti di umore continui, la depressione.
Era troppo, era orribile e non potevo immaginare che l'uomo che amavo avrebbe potuto dover attraversare tutto ciò.
Solo quando mi sfuggì un singhiozzo realizzai di aver ricominciato a piangere.
-Tesoro, no, non fare così... hai sentito la dottoressa, la possibilità che si riprenda al meglio è altissima!
-Scusami Ailis, scusatemi tutti. - borbottai, asciugandomi gli occhi con una mano e cercando di contenere il pianto.
-Ho... io ho avuto questi problemi. Non tutti, ma buona parte. E non voglio che anche lui li abbia, è... dura, Molto dura, non lo augurerei a nessuno... e ancor meno a lui...
Mi abbracciarono entrambi, come fossi loro figlia, ed aspettarono in silenzio fino a che non riuscii a calmarmi.
-Scusate. Avete ragione, è improbabile.
-Confermo, cara. È improbabile, due delle ragazze che erano abbastanza tranquille per parlare, hanno assicurato che fosse lucido fino a subito prima dell'incidente... è una cosa buona! Ma devo esporre tutti i rischi, è il mio lavoro cercare di evitare le opinioni personali prima di avere risposte certe.
Annuii. Aveva ragione, mi ero fatta prendere dal terrore e dallo sconforto, ma solo perché sapevo come ci si sentisse ad attraversare un trauma simile. Ma Killian era più forte di me.
-Quindi dottoressa, in linee generali lei pensa che si riprenderà.
-Sì signor Jones. Fisicamente sì... il fatto è... che ha subito un grave trauma. Emotivo, intendo.
-Beh, certo, è... non oso neanche immaginare come si sia sentito.
-Non si tratta solo di rapimento e reclusione. È stato torturato, fisicamente.
-Cosa...
La dottoressa fece una breve pausa per riprendere fiato, poi continuò.
-Presenta lividi e ferite su tutto il corpo. Non c'è un modo semplice per dirlo. - esitò perfino lei, che fino a quel momento era riuscita a mantenere totalmente la calma.
Cosa stava cercando di dire? Lo avevano massacrato?
-Hanno abusato di lui. Non ci sono lesioni agli organi interni fortunatamente, ma presenta delle brutte lacerazioni. Guariranno, sul lato fisico. A preoccuparmi è il fattore psicologico, in quanto ognuno reagisce a modo suo ad un'esperienza del genere. Quello che posso assicurarvi è che riceverà tutto l’aiuto necessario da parte nostra.
Mi venne da vomitare e feci una fatica enorme a rimanere lucida. Ringraziai il cielo di essere seduta, perché mi sentii tremare: non volevo crederci. Come potevano aver fatto una cosa del genere... a lui! Come si poteva essere così barbari e disgustosi, dannazione! Ora stavo ancora peggio all'idea di come si fosse sentito in quelle interminabili ore... doveva essere stato peggio di un incubo.
Neanche i genitori di Killian riuscirono a proferire parola: era impossibile trovare qualcosa di sensato da dire, in quel momento.
-È... è sveglio?
-Abbiamo indotto lo stato di coma, per il momento. Per permettere al suo corpo di guarire più in fretta, senza che senta dolore. È in terapia intensiva, ma uno alla volta potete andare brevemente a vederlo.
-Per... per quanto tempo? Il coma. - domandai, a bassa voce.
-Una settimana, e poi valuteremo se prolungare o iniziare a svegliarlo.
Era un incubo da cui volevo svegliarmi al più presto, perché davvero non riuscivo ad accettare tutto ciò. Era disumano e Killian era l'ultima persona al mondo a meritarlo... avrei tanto voluto poterlo abbracciare e dirgli che tutto sarebbe andato bene, promettendogli di rimanergli accanto. Ma per il momento, nemmeno quello potevo fare.
-Capisco. Emma... vuoi vederlo prima tu?
-No, no, è già tanto che mi abbiate lasciata venire qui con voi. Vi aspetto, andate per primi.
-Va bene tesoro, ma era davvero il minimo... sei parte della famiglia ormai. E poi è merito tuo se hanno trovato Killian in tempo, te ne saremo eternamente grati.
 
* * *
 
 
A una fitta al petto ne seguì una allo stomaco.
Fece male vederlo così.
Completamente inerme su quel letto bianco, fili e tubi che sbucavano ovunque, una maschera per l'ossigeno e i rumori dei macchinari che segnavano i parametri vitali.
Non era così che sarebbe dovuta andare, non era quello che meritava una persona meravigliosa come lui.
Con le lacrime di nuovo a offuscarmi la vista, mi avvicinai al suo letto. Anche la testa era fasciata, e con la maschera potevo vedere davvero poco del suo volto. Era pallido, un colorito non suo.
Solo la mano, che riposava sul suo fianco, era in qualche modo quella di sempre. La sfiorai con le dita... ed era calda. Calda com'era sempre stata, anche col freddo.
-Killian, ti aspetterò tutto il tempo che serve... ma ti prego, devi tornare da me. Affronteremo tutto insieme, nel modo che vorrai tu. Se vorrai ti farò coraggio, ti terrò la mano... se preferisci starò in silenzio. Sarai tu a scegliere, perché so come ci si sente ad avere tutti intorno anche quando vorresti stare solo e urlare... e poi sentirti un pochino meglio. Ho un disperato bisogno del tuo sorriso e spero di poterlo rivedere presto... quindi sii forte come sempre, ok? Se mi senti, sappi che io sono qui e sarò sempre qui per te. Voglio dirti tante altre cose, ma non ora... voglio dirtele quando potrò guardarti negli occhi, e cercare di non piangere come un'idiota... quindi mi raccomando. Ti aspetto. Io ti...
Prima che potessi finire la frase, un bip assordante proveniente da una delle macchine mi tolse il respiro. La stanza venne invasa da dottori in poche frazioni di secondi.
 
 
Alcune ore prima
 
Settimo tentativo.
La serratura era scattata, con un leggero “click”.
Fu come in un film: tutti si guardarono in silenzio, senza neanche respirare. Poi, Killian aveva fatto cenno ad Alice e questa aveva molto lentamente aperto quella dannata porta, riuscendo a non fare il minimo rumore.
Erano stati in ascolto per pochi attimi, poi, senza scarpe per non rischiare di farsi sentire troppo presto, si erano diretti verso il garage. Sapevano che una volta aperto quello, sarebbe stato impossibile continuare a sperare di non essere uditi, ma se fossero riusciti a richiudere la serranda, avrebbero guadagnato il tempo necessario per far partire l’automobile.
Ancora una volta, fu Alice a inserire la chiave nella serratura: le sembrava già un miracolo che il suo amico fosse ancora in piedi, e se doveva guidare avrebbe fatto in modo che si affaticasse il meno possibile prima. Era spaventata, ma non stupida: le era ben chiaro che il poliziotto avesse subito molto di più che qualche pugno o calcio. Aveva ovviamente minimizzato per non far preoccupare lei e le altre: era un ottimo poliziotto e in quel momento stimò ancora di più il suo coraggio immenso. Non era certo il momento di pensare a queste cose, ma era felice che la sua migliore amica avesse trovato un uomo come lui: qualcuno che potesse spingerla a superare i suoi limiti, incoraggiarla ad andare sempre avanti.
Con l’aiuto di altre due ragazze, sollevo la serranda… dopo esser passati tutti, la richiusero velocemente e poi, di colpo, corsero. Come aveva detto Killian, senza guardarsi indietro, perché li avrebbe solo rallentati. I malviventi sarebbero comunque stati alle loro calcagna a breve, ma se fossero riusciti a partire prima di loro, avrebbero avuto speranze.
Killian, alla guida del gruppo, puntò subito ad un piccolo camioncino che sarebbe stato in grado di ospitare tutto il gruppetto e non fece la minima fatica a forzare lo sportello. Aveva imparato molti trucchi durante l’accademia e seppur avesse avuto poche occasioni per sfruttarli, ricordava tutto perfettamente. Mentre si sistemavano in auto, udirono le serrande del garage aprirsi, ma ancora una volta mantenne la calma e ordinò alle ragazze di allacciare le cinture.
“Una radio! Alice, ho un piano, accendi la radio mentre metto in moto! Invieremo un segnale, sono certo che i nostri tecnici sono all’opera…”
Urla e spari fu ciò che udirono, ma l’auto fu in moto prima che una pallottola potesse raggiungerli: Killian guidò con sicurezza, premendo l’acceleratore e distruggendo ogni intralcio che li separava dall’uscita, compresa la barriera… e finalmente luce.
“E’ accesa Killian! Che devo fare?”
“Conosci il codice more?”
“No!”
“Ok, non importa. Fai quello che ti dico. Dobbiamo mandare un segnale radio, ‘Help’. Più volte, il più possibile… io devo continuare a guidare ma tu ascolta. Concentrati sulle mie parole e cerca di tenere la mano ferma”
Sapeva di star chiedendo molto a una ragazzina così giovane, ma se c’era qualcuno abbastanza tenace da farcela, quella era lei. Alice era stata fino a quel momento una risorsa migliore di quanto avrebbe potuto immaginare e si fidava delle sue capacità. Forte, sveglia, intelligente.
E così, mentre i primi spari colpivano il retro del piccolo furgone, Alice riuscì a formulare HELP.
Due volte, tre volte, quattro, cinque.
Dovettero abbassarsi più volte per evitare alcune pallottole che passarono pericolosamente vicino: nonostante continuasse a tenere premuto l’acceleratore, nello specchietto retrovisore continuava a vederli avanzare.
Serviva un piano, o non ce l’avrebbero mai fatta.
Poi l’illuminazione.
Un palo.
Sarebbe bastato evitarlo all’ultimo secondo… doveva provare. Era la loro unica via di salvezza.
“Ragazze, tenetevi molto molto forte adesso. Rimanete giù ma aggrappatevi al meglio!”
E il piano avrebbe funzionato alla perfezione, se non una, ma ben due pallottole, non fossero riuscite a colpire le ruote posteriori dell’auto.
Non fu come la prima volta, non fu la sua vita intera a passargli davanti, prima di essere risucchiato dall’oscurità.
Fu il volto di Emma. Il sorriso della donna che amava, il primo sorriso che gli aveva regalato tanti mesi prima. E l’ultimo, prima che lo lasciasse andare dopo aver fatto l’amore.
E nonostante tutto, il suo ultimo pensiero fu: “Aspettami, Swan”.
Poi il nulla.




 
Ciaaao! I venerdì sera c'è sempre qualcosa che non mi permette di aggiornare xD stavolta la connessione internet saltellante... è destino, mi sa non proverò più ahahahahha
Comunque ce l'ho fatta, ecco qua. Non odiatemi, come vedete per Killian c'è speranza. Tutti sono lì per lui ed Emma ha confessato a sua madre di esserne probabilmente innamorata, e lei non potrebbe esserne più felice. E le ha mostrato quanta forze le abbia dato Killian, alzandosi in piedi.
Nonostante ciò che ha detto la Grey l'abbia buttata giù, ha deciso di scegliere la via della speranza ed essere positiva per lui. Qualunque cosa succeda, gli starà accanto e magari le sue paroline magiche lo avrebbero svegliato, se le cose non fossero finite... in altro modo.
Qui ho voluto inserire il flashback su cosa è accaduto quando sono fuggiti. Mentre per il motivo che ha fatto andar male il piano c'è da aspettare ancora un po' ma per un buon motivo.
Non odiatemi :') e aspetto anche i vostri aggiornamenti, mi raccomando!
Un abbraccio e a presto!

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Capitolo 20
*** Wake up call ***


Wake up call




EMMA POV

Tre giorni.
Tre giorni, e dieci ore di sonno totali per me.
Ormai mi ero completamente ripresa, ma i miei genitori continuavano a farmi ingurgitare zuccheri e vitamine come se non ci fosse un domani.
Killian aveva avuto un’emorragia interna ed era stato necessario altro sangue, questa volta di un donatore diretto e non dalla banca.
Avevo scoperto di essere io la persona più compatibile, condividevamo lo stesso gruppo sanguigno... era buffo non lo avessimo mai saputo. Ma in fondo, perché avremmo dovuto? Per quale ragione avremmo dovuto parlare di sangue?
Suo padre era 0 negativo e avrebbe potuto farlo, ma io ero 0 positivo come lui. Non ci avevo nemmeno dovuto pensare quando lo avevo scoperto, nonostante Brennan avesse cercato di dissuadermi e lasciar fare lui. Anche mio padre gli aveva dato manforte, in quanto riteneva non fossi abbastanza forte per fare da donatore.
Una volta finito, la dottoressa mi aveva consigliato caldamente di andare a riposare, cosa che avevo fatto solo dopo essermi assicurata che la trasfusione fosse andata a buon fine.
Di malavoglia ero tornata a casa a dormire, ed il giorno dopo avevamo ricevuto la notizia da Brennan che Killian avesse superato la notte senza altri imprevisti e fosse ufficialmente fuori pericolo di vita.
Da quel momento, ero stata come fuori dal mondo: casa, ospedale, casa, ospedale, e nessuno aveva avuto il coraggio di dirmi nulla, cosa che avevo apprezzato. L’unica che ero stata a vedere a parte Killian, era Alice.
L’avevo trovata ancora un po’ turbata ma abbastanza in forma, aveva solo qualche punto al sopracciglio. Ci eravamo abbracciate a lungo e mi aveva chiesto scusa per avermi fatta preoccupare, pur ribadendo di non essere pentita. Mi aveva raccontato poco dell’accaduto, ripetendo quanto eroico fosse stato Killian e come fosse solo merito suo se tutte ne erano uscite vive. Era addirittura riuscito ad evitare che la sfiorassero anche con un solo dito, facendomi intendere di poter immaginare cosa gli fosse costato. Era  probabilmente tra i pochi a saperlo: nemmeno io avrei dovuto, forse. Ero quasi certa fosse quello il motivo per cui la Grey fosse stata incerta sul parlarne in mia presenza e mi sentivo un po’ in colpa. Dopotutto, era qualcosa di privato di cui forse avrebbe dovuto parlarmi lui stesso, quando se la fosse sentita. Ma allo stesso tempo… magari ci avrebbe reso le cose più semplici?
Era già un miracolo che Graham fosse riuscito a mantenere l’anonimato per Killian: ovviamente la notizia del poliziotto-eroe era su tutti i notiziari, ogni giorno. Il Capitano aveva rilasciato una breve dichiarazione, chiedendo in cambio rispetto e privacy per il suo agente. Sarebbe stata una scelta di Killian, successivamente, rimanere anonimo oppure no… ma conoscendolo, questa era stata la decisione migliore.
Avrebbe avuto già troppo per la testa, una volta sveglio…
No, basta, non era il momento di pensarci.
-Sei pronta, tesoro?
-Diciamo, mamma. Spero sia la volta buona che il dottor Whale mi dia buone notizie… non mi faccio aspettative eccessive ma… magari, tra un anno io e Killian potremo fare il viaggio che avremmo dovuto fare ora. E forse, sarò in grado almeno di passeggiare con lui sulle mie gambe.

 
-Come stai, Emma?
-Domanda di riserva?
-Mi dispiace, so che sei vicina all'agente Jones. Ma sta migliorando molto a quanto ne so.
-Si... possiamo non parlarne, per favore? È complicato...
-Certo, scusa. Tornando a noi, ora ti faccio sedere sul lettino, ti dispiace?
-Faccia pure.
Lasciai che mi sollevasse dalla carrozzina, ma mi venne automatico far leva sulle mie gambe per aiutarlo un minimo. Dal cipiglio che ne seguì, sembrò abbastanza impressionato.
-Quindi oltre a muovere le gambe, riesci a poggiarti.
-Sì. Fa male eh, molto, ma se mi tengo da qualche parte riesco a star su per un po'.
-Oh, il dolore è un ottimo segno, in realtà. Ora controlliamo i riflessi, ok? Tieniti sciolta.
Bastò un colpo leggero di martelletto perché il mio ginocchio reagisse. Lo stesso fece l'altro.
Whale ripeté l'azione altre due volte, e per altre due volte le mie gambe reagirono perfettamente. Avrei quasi voluto piangere dall’emozione.
Il dottore mi guardò, sinceramente colpito.
-Da quanto tempo? Quando te ne sei accorta?
-5 giorni fa. 6, anzi, venerdì scorso. Anche se le settimane precedenti... una o due volte mi era sembrato... ma poi ho dato per scontato di essermelo immaginato.
Annuì, leggendo qualcosa nella mia cartella clinica. Avevo scelto lui, perché si era occupato di me la prima volta e conosceva già il mio quadro globale. Ed era stato proprio lui il primo a cercare di dirmi che forse il mio blocco era mentale più che fisico. Anche se non era riuscito a dimostrarlo, fino ad ora.
-Hai avuto cambi nello stile di vita, ultimamente?
-Beh, sì. Esco molto, rispetto a prima che praticamente stavo a casa il 90% del tempo. Sono perfino andata al mare un paio di volte.
-Bene. Molto molto bene... e nell'ultima analisi i tuoi valori erano risultati completamente nella norma. Quel che penso è che l'aria fresca ti abbia portato grandi benefici a livello fisico, ma rimango del parere che anche il fattore psicologico abbia fatto la sua parte.
Mi guardò, aspettando la mia reazione. Quattro anni prima mi ero arrabbiata moltissimo, ricordavo di avergli domandato come osasse dire che fosse una mia scelta. Ero stata tremenda.
-Forse.
 
* * *
 
 
La giornata era stata davvero lunga, ma avevo accettato di uscire a festeggiare con la mia famiglia: sia i miei progressi, che la fine del primo anno di studi di mio fratello.
Nessuno aveva avuto nulla da ridire quando avevo ordinato la terza birra; ero arrivata a casa un po' brilla, senza dubbio, ma stavo molto meglio.
Il dottor Whale aveva condotto una serie di test e non erano praticamente rimasti dubbi di alcun genere: le mie capacità motorie erano tornate, avevo risposto positivamente ad ogni stimolo. Era riuscito a fissarmi una tac per venerdì, in modo da poter iniziare una terapia riabilitativa già lunedì stesso, se tutto fosse stato nella norma.
Avevo incrociato Rose, che mi aveva invitata ad andare da lei e Jeff nei prossimi giorni ed ero stata felice di accettare. Non ce l’avevano con me per non essermi fatta sentire, mi aveva assicurato che entrambi immaginassero come potessi stare… ma mi avrebbe fatto bene passare del tempo con loro. Conoscevano Killian da molto più tempo di me e mi sarei sentita libera di andare apertamente.
Ero poi passata da Alice, la quale si stava preparando finalmente a lasciare l’ospedale: promisi essere più presente come avrei dovuto, da brava amica, ma non me ne fece una colpa. Ammise di non avermi assillata molto in quei giorni, perché sapeva avessi bisogno di stare per conto mio... mi conosceva alla perfezione. Anche se trovavo fosse egoistico da parte mia... anche lei aveva vissuto l'inferno. Mi sarei fatta perdonare.
La verità era che avevo davvero trascurato tutto… non ero riuscita nemmeno a far visita ai bambini, per quella settimana se n’era occupato Neal. Nonostante non andassi fiera di come mi fossi comportata con lui, abbandonandolo un’ora prima dell’appuntamento, quando lo avevo incrociato mi aveva solo detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa, lui c’era. Mi aveva dato i miei spazi senza serbare rancore: forse era meglio che fosse andata così. Era un ragazzo d’oro e meritava qualcuna che fosse presa da lui al 100%.
Infine ero ovviamente ripassata a vedere Killian, ancora in terapia intensiva ma in condizioni decisamente migliori, secondo la dottoressa. Non solo aveva ripreso molto colorito, ma la maschera dell'ossigeno gli era stata tolta in quanto ora riusciva a respirare autonomamente. Era un ottimo segno a suo dire.
Comunque, la mia famiglia era ovviamente stata felicissima dei miei risultati, quindi per celebrare come si deve avevamo scelto Temple Bar.
-Sorellona, sei ubriaca?
-No, Neal! Non sono una pappamolle, cosa credi!
-Ok, ok... sicura di riuscire andare a letto da sola senza far danni?
-Certo, non sono una bambina!
-Ok. Posso rimanere a dormire con te?
-Per tenermi d'occhio? Non ti fidi?
-No, ho solo voglia di farti compagnia... come i vecchi tempi.
-Ok.
-Ok?
-Si, va bene. In questi giorni... non ho passato il tempo con te come avrei voluto, scusa. Solo che...
-Non ti devi scusare! Capisco benissimo che è un momento difficile... e non sono scemo, comunque. È ovvio che Killian non è solo tuo amico…
Sorrisi. Quanto era cresciuto il mio fratellino? Ma, in fondo, era sempre stato in grado di leggermi come se fossi un libro aperto… e a quanto pare non aveva perso questa dote.
"Momento difficile", tuttavia, non rendeva neanche abbastanza l'idea di come mi sentissi, ma lo accettai e basta. Mi sembrava impossibile credere che nemmeno una settimana fa avevamo fatto l'amore, concedendoci l'uno all'altra come se fosse la cosa più naturale al mondo... ed ora, tutto era completamente incerto.
Quando si sarebbe svegliato?
E soprattutto, come si sarebbe svegliato?
Sarebbe riuscito a guarire dalle ferite indelebili che gli erano state inflitte?
Mi avrebbe permesso di stargli accanto e di amarlo?
Troppe domande e neanche una risposta: non era difficile, era impossibile.
Toglieva il fiato.
Ma per ora avrei dovuto stringere i denti e sperare. Sperare che la sua forza d'animo gli permettesse di superare anche tutto questo.
Così, senza neanche cambiarmi, mi strinsi tra le braccia di mio fratello e caddi in un sonno profondo di cui avevo disperato bisogno.
 
 
* * *
 
Era strano trovarmi in quel salotto senza Killian. Eravamo sempre stati tutti e quattro alle nostre cene, o a volte io e lui. Ma mai in sua assenza... in qualche modo, non sembrava la stessa casa. Jeff probabilmente la pensava come me, era infatti molto più silenzioso del solito. Non lo avevo mai visto così... ma di che mi stupivo? Erano migliori amici da sempre e doveva essere dura anche per lui quell'attesa.
-Come stai Emma? La visita è andata bene?
-Sì, bene. Sembra abbia davvero recuperato le capacità motorie... oggi ho fatto una tac, lunedì saprò come procedere suppongo... riabilitazione eccetera.
-Sono davvero felice per te, è fantastico. Ma come...?
-Non lo so. Aria fresca e in parte questione psicologica pensa il dottore. Suppongo abbia senso. Il fatto è che quando sono stata operata, l'intervento era andato bene e avevano aggiustato la frattura spinale, ma non riuscivo a muovermi ugualmente. Un paio di medici pensavano che potessi farcela e che fosse una questione psicologica... ma alla fine hanno supposto di aver riparato i tessuti troppo tardi.
-E invece era davvero una questione mentale.
-Suppongo.
-È comunque meraviglioso! - si unì alla conversazione Rose, sedendosi a tavola con noi. Cercai di sorriderle, ma non ero felice quanto avrei dovuto... era più forte di me non riuscire a godermi la notizia appieno, senza pormi domande che mi facevano solo male.
Ad esempio, se avessi subito reagito al mio "blocco mentale” non sarei mai diventata un'invalida. Forse oggi mi starei preparando per le mie seconde olimpiadi, o chi lo sa.
Invece, avrei dovuto iniziare tutto da capo e ci sarebbero voluti anni... possibilmente senza nemmeno il 100% di recupero. E per diventare pattinatrice professionista, era ormai troppo tardi.
Anche se... mi sarebbe bastato poter rimettere i pattini ai piedi, magari portare Killian con me e insegnargli... ridere delle sue cadute. Divertirci insieme come due bambini, senza pretese.
-Emma, perché piangi... va tutto bene...
-Co...?
Mi portai una mano al viso: aveva ragione Rose. Stavo piangendo di nuovo, ultimamente scoppiavo senza nemmeno rendermene conto... ero un caso disperato.
-Scusate. Forse mi è entrato qualcosa nell'occhio.
-Balle. Sei tra amici, sfogati se hai bisogno.
-Penso di essermi sfogata fin troppo questa settimana! Mi ero ripromessa di essere più forte e invece sembro un'idiota!
Jeff scosse la testa, poi inaspettatamente si alzò e venne ad abbracciarmi.
-Invece Killian ti ha sempre descritta come una donna forte, e ora lo sei più che mai. Non ti sei buttata nella disperazione, ti stai prendendo cura di te anche in un momento in cui ti sarebbe concesso startene a letto a piangere e basta.
All'abbraccio si unì anche Rose e per un po' restammo tutti e tre stretti in silenzio.
-Ok, adesso vado a portare la cena. E alla prossima, ci sarà anche Killian qua con noi... magari cucina lui, è il cuoco migliore!
Scoppiammo a ridere di gusto, era proprio vero! Killian era il vero chef di casa, nessuno di noi reggeva il confronto. Io ero riuscita a bruciare perfino le uova una volta, e lui mi aveva presa in giro per giorni. Avevamo scherzato sul fatto che se fossimo stati una coppia sposata, non mi avrebbe mai lasciata avvicinare alla "sua" cucina!
-Siamo stati a letto insieme la scorsa settimana.
-Cosa?!
-Eh?!
Sconvolsi entrambi, ma mi era uscito spontaneo. Da una parte perché avevo bisogno di sfogarmi, dall'altra perché erano i nostri migliori amici e non vedevo per quale ragione non dovessero sapere come stessero le cose tra noi, a questo punto.
-Venerdì scorso, dopo che ha ricevuto la chiamata dalla Grey riguardo... ecco, diciamo che gli sono quasi saltata addosso e l'ho baciato, poi ci siamo lasciati... trasportare, diciamo.
-Wow. Avrei scommesso sarebbe stato lui a fare la prima mossa. - fece Rose, le sopracciglia ancora alzate per la sorpresa. Non potei darle torto, neanch'io avrei mai pensato di fare il primo passo... lui invece era il tipo.
-Ecco come mai sabato era così allegro. - intervenne Jefferson, con una mezza risata.
Fu bello sentirselo dire, lusinghiero. Io ero stata sulle nuvole, ma sapere che la cosa fosse reciproca... beh, era una bella sensazione. Anche se ora... ora chissà.
-Non mi ha detto nulla, lo stronzo!
-Volevamo aspettare dopo la festa di fidanzamento. Era giusto che l'attenzione fosse tutta per voi due... e dopo il suo intervento e la mia visita, dopo aver capito noi stessi cosa vogliamo. Ma le cose sono andate diversamente e...- mi rabbuiai di nuovo, ma stavolta strinsi i denti. Non avrei pianto di nuovo come una cretina.
-Si sistemerà tutto. Ci vorrà più tempo del previsto, d'accordo, ma alla fine...
-Non lo so. Lo spero. Ma in realtà spero solo che stia bene, tutto il resto viene dopo.
-Starà bene, e appena si rimette in piedi organizziamo un'uscita di coppia vera e propria! Era ovvio che alla fine vi sareste messi insieme dai, credo lui sia sempre stato cotto di te!
-Ma infatti, piuttosto mi chiedo come mai ci abbiate messo tanto tempo! Lo conosco bene, e se ha avuto tanta pazienza... devi piacergli veramente tanto, fidati.
Sorrisi un po' imbarazzata, non sapevo che dire. Certo, avevamo chimica ma... da amici. O almeno era quello di cui mi ero convinta, visto che eravamo stati tanto bene anche così. Se gli piacevo tanto come diceva Jeff, non sapevo proprio dirlo... ma il contrario era vero, invece. A me piaceva anche più di tanto, non mi ero mai sentita così. E forse era un po' egoistico da parte mia, ma speravo davvero tanto che avessero ragione... e che dopo tutta questa storia, Killian mi volesse ancora - non solo come amica.
Sarebbe stato bello uscire tutti e quattro insieme: non che non lo avessimo mai fatto, certo, ma mai come due coppie. Non ero la persona più sentimentale al mondo, ma per una volta non avrei detto di no ad una cenetta romantica.
-Sai, è buffo. Killian stava cercando casa, voleva lasciare questa a me e Rose... gliene siamo davvero grati, eravamo già pronti a cercare un altro posto noi ovviamente. Ma adesso... preferirei averlo qui a vita, piuttosto. Si sente fin troppo la sua assenza...
-Già- confermò la ragazza, con un lieve sorriso; -Per tutti questi anni è stato bello vivere insieme, non è mai stato un peso condividere casa col nostro migliore amico, e non lo è stato per lui. Ma sa che vorremmo formare una famiglia... così ci ha chiesto se volessimo tenere questa, perché è grande abbastanza ed a buon prezzo. Ha insistito che per lui sarebbe enorme, e che non ha senso far spostare noi... ma adesso non sono certa che lo lasceremo andar via tanto presto. Quando tornerà.
Il legame tra loro tre era davvero stupendo, probabilmente più forte di quello che legava lui e me. Vivere con una coppia senza essere un terzo incomodo non era cosa facile, ma per loro sembrava fosse stato tutto naturale... e lo avevo visto io stessa. Anche se era il corso naturale delle cose, probabilmente non sarebbe stato facile per quei tre separarsi.
Mi venne in mente un paragone e risi, pensando che Killian avrebbe gradito: erano praticamente come Harry, Ron ed Hermione. Con gli ultimi due che diventavano una coppia, senza che ciò cambiasse il rapporto del trio.
Decisi di condividere il pensiero anche con loro, al che risero con me.
E pur essendo i tre inseparabili, fin da subito mi avevano accolta nel gruppo, facendomi sentire parte di loro. Erano persone fantastiche, a cui ormai volevo un bene enorme.
-Facciamo una promessa- disse Rose -Ci impegneremo insieme ad aiutare Killian a tornare quello di sempre. Solo dopo lo lasceremo andare a vivere da solo... o con te, probabilmente!
E brindammo, con molta più positività. Ce l'avrebbe fatta e saremmo stati lì per lui.
Ed io ero pronta ad andare a vivere insieme a lui se lo avesse voluto. Non avevo il minimo dubbio.
 
***
 
 
Se le cose erano inizialmente migliorate, gli ultimi due giorni erano stati un vero incubo.
Ne erano passati dieci da quando Killian era in coma indotto, e da due avevano iniziato a risvegliarlo. Il processo avrebbe dovuto richiedere solo qualche ora, invece ne erano passate 48 senza alcun risultato.
Nonostante la dottoressa Grey avesse cercato di rassicurarci, spiegando che a volte potesse accadere, non ero tranquilla: non era normale, mi ero informata. Il suo coma era stato breve, dunque il risveglio sarebbe dovuto avvenire nella giornata stessa in cui avevano smesso di somministrargli i farmaci che lo tenevano in stato d’incoscienza.
Rose aveva cercato di prendere più informazioni dall'interno e, pur sapendo di violare il segreto professionale, aveva ammesso che la Grey fosse un po' preoccupata. Pur non avendo assunto nessun farmaco apposito, si trovava ancora in stato di coma - non sonno, come sarebbe potuto accadere.
Tuttavia, i risultati dei test che aveva condotto erano positivi: il suo corpo era in evidente fase di ripresa, dunque voleva la pena aspettare ancora prima di sbilanciarsi e tentare maniere alternative.
Per il momento, in accordo col dottor Hopper, aveva aperto le visite per tutto il giorno, con un visitatore alla volta.
Voleva che gli parlassimo, perché a volte era lo stimolo esterno a riportare a galla i pazienti in coma. Io ero andata a vederlo in mattinata, ma quando fosse uscita sua madre sarei entrata di nuovo.
Pur essendo terrorizzata. La Grey aveva fatto presente più di una volta, negli ultimi due giorni, che lo stato mentale del paziente non si potesse prevedere. A sua detta era poco probabile che ci fossero gravi danni, visto che le analisi avevano confermato non avesse subito danni cerebrali permanenti, ma non c'erano certezze assolute.
Avrei accettato uno stato confusionale, era normale.
Avrei accettato anche perdite di alcuni ricordi inerenti alle ultime ore vissute.
Ma non sapevo come avrei reagito se si fosse trovato incapacitato a parlare, o a muoversi. Perché ci si sentiva in trappola, ci si sentiva soffocare, e all'idea che lui potesse dover vivere momenti del genere... mancava l'aria anche a me.
O se non lo avessi riconosciuto, se fosse diventato una persona diversa: non sapevo proprio come avrei potuto reagire, amando tanto l'uomo che era.
Non riuscivo a non pensare al peggio, per quanto ci provassi... non dopo il modo in cui la vita mi aveva mostrato quanto storte potessero andare le cose.
Presa dai miei pensieri, nemmeno mi accorsi del momento in cui Ailis si uscì dalla sala per sedersi al mio fianco.
-Puoi andare tu, cara.
-Oh... immagino ancora non...
Scosse la testa triste, io strinsi le labbra. Mi diedi della stupida anche solo per aver chiesto, era ovvio che non sarebbe stata così se suo figlio si fosse svegliato.
Dopo che mi ebbe dato una pacca sulla spalla, mi feci forza ed entrai nella stanza. Era piena di fiori, disegni da parte dei bambini, peluche e altri regali che aveva ricevuto da chi lo amava.
Come quella mattina, aveva molti meno tubi attaccati: in vista erano rimasti solo la flebo e il sondino naso-gastrico.
E profumava. Sua mamma lo aveva lavato poche ore prima, voleva che si sentisse "bene" quando si fosse svegliato... poi aveva pianto, riflettendo su quanto inutile fosse, non potendo fare nulla di più per il suo bambino. Eravamo tutti al limite di un crollo nervoso, ormai. Brennan aveva perfino urlato a una povera infermiera, con cui si era poi scusato.
Io, il giorno prima, avevo dato un pugno al muro ed era solo un miracolo che me la fossi cavata con le nocche sbucciate, senza rompermi la mano. Anche se era ancora indolenzita.
Inutile dire che mio fratello e i miei genitori si fossero spaventati, ma dopo un lieve tentativo di convincermi ad andare in ospedale per assicurarsi che non avessi nulla di rotto, avevano lasciato perdere.
Avevo sbollito la frustrazione con una passeggiata sulla costa con Neal in piena notte. Aveva anche rimandato l'arrivo della sua ragazza alla settimana successiva, spiegandole che questo non fosse il momento migliore.
Ma sentivo la rabbia montare lentamente, i miei nervi erano davvero a pezzi e non sapevo più come diavolo fare a rimanere sana.
-Killian, devi muoverti a svegliarti. Abbiamo tutti bisogno di te, veramente tanto. Io ho bisogno di te. Domani dovrei iniziare la riabilitazione e non so proprio con che forza... lo farò, perché so che mi faresti una testa così se rimandassi, ma non riesco ad essere motivata quanto vorrei. Mi manchi tanto...- sussurrai, afferrandogli la mano; -Ogni giorno che passa realizzo quanto siano speciali i momenti che passiamo insieme. Sono praticamente diventati normalità... eppure ora mi rendo conto che di normale non hanno nulla. Sono meravigliosi, sempre. Anche quando stiamo a letto a vedere un film e mangiare popcorn, senza fare nulla di particolare. Perché siamo insieme, ed io amo stare con te. E amo te, Killian...
Poi fu un mix di emozioni, tra le lacrime.
Sentii la sua mano stringere lievemente la mia.
Rumori nuovi provenire dai macchinari.
L'eccitazione, poi il terrore.
Il terrore che non mi riconoscesse.
Il terrore che non riuscisse a pronunciare il mio nome.
Il terrore che non potesse regalarmi il suo sorriso.
E fuggii. Come una vigliacca, fuggii, prima ancora che i medici potessero entrare.
Prima ancora che aprisse gli occhi.
Fuggii, spaventata da quella che avrebbe potuto essere la nuova realtà.
Come un castello di carte... tanta fatica per tirarlo su alla perfezione, renderlo bello e imponente... ma bastava rimuovere una sola carta, perché tutto andasse in frantumi.

 
Ciaaao! Eccomi, ce l'ho fatta. Scusate il ritardo ma è stato un capitolo abbastanza complesso da scrivere, però sono soddisfatta... abbastanza, almeno.
L' "eroina" è stata Emma, stavolta, a modo suo. Ha donato il sangue a Killian senza pensarci due volte, pur andando contro il volere dei suoi... e nonostante lo stato d'animo e i giorni che si è presa per se stessa, è riuscita ad organizzare la visita col dottor Whale per cominciare a lavorare su se stessa. Tutto è andato molto bene per una volta, i festeggiamenti con la famiglia erano d'obbligo... e lei aveva bisogno di rilassarsi un attimo, anche con qualche drink. 
Un paio di giorni dopo ha trovato abbastanza forze per mantenere la promessa ed andare a trovare Jeff e Rose, e anche questo le ha fatto bene. Il legame che c'è tra loro Killian è stato ancora una volta evidente, ed è felice di essere stata accolta tanto bene in quella loro "famiglia". I due si aspettavano che il loro amico ed Emma si mettessero insieme, prima o poi, ma non sapevano fosse già successo qualcosa xD ma ovviamente approvano, e lo lascerebbero andare via da lì solo con lei xD sicuramente saranno tutti insieme un toccasana per Killian, quando si riprenderà.
Ci è voluto un po' più del previsto, con qualche intoppo, ma un po' per caso, un po' forse perché era destino... si è svegliato proprio dopo che per la prima volta è riuscita a dire a voce alta che l'amava.
Ma probabilmente non sarà il primo volto che vedrà, dato che Emma è stata sopraffatta dalla paura.
Se tutto va bene dovrei riuscire a pubblicare venerdì sera o sabato prossimo, ma il capitolo è mezzo pronto... spero questo sia uscito bene!
A presto :*

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Capitolo 21
*** Fighting the fear ***


Fighting the fear




KILLIAN POV
 
Luci.
Voci.
Rumori.
Ancora voci.
Quello fu il mix che seguì quella stretta calda che bruscamente si interruppe.
Qualcuno ripeté il mio nome, una volta, due volte, tre.
Avrei voluto rispondere, ma non ci riuscii.
-Emma... - fu tutto quello che fui in grado di borbottare. Emma. Ero certo di aver sentito la sua voce, prima, ma adesso era diversa. Eppure, ero quasi certo di non essermela immaginata.
Aprii gli occhi per un istante, ma subito li richiusi. Troppa luce.
-Killian, se mi senti alza l'indice.
Lo feci. Certo che sentivo, non ero mica sordo... Solo confuso.
Confuso come se mi fossi appena svegliato da un letargo durato mille anni.
-Molto bene. Abbassate le luci, per favore.
Probabilmente eseguirono, visto al secondo tentativo riuscii ad aprire gli occhi senza rimanere abbagliato: dopo aver battuto le ciglia un paio di volte, riconobbi la dottoressa Grey, china su di me.
-Sai chi sono, Killian?
-Si...
La mia stessa voce mi fece paura, era più rauca di quando avevo il raffreddore. E anche pronunciare quel monosillabo, mi fece avvertire un lieve bruciore alla gola.
Cosa era successo? L’ultima cosa che mi veniva in mente…
Le ragazze.
Le ragazze!
L'auto che andava fuori controllo... le ragazze!
-Alice. Le... le ragazze...
-Non ti agitare Killian, stanno tutte bene grazie a te.
La mia mente era offuscata, mentre veniva riempita di ricordi più e meno nitidi. L'auto in corsa, il dolore, la paura, l'adrenalina.
Il buio.
La perdita di controllo.
Ancora il dolore...
La paura di morire.
-Oh. Sono… vivo.
-Sei vivo. Riesci a seguire quello che ti sto dicendo?
-Sì, sì.
-Ottimo. Ora per favore, segui con lo sguardo la luce...- mi puntò una piccola torcia contro, iniziando a muoverla lentamente verso destra.
La seguii, e la seguii anche verso sinistra. Una volta, due volte, tre volte. Fui solo costretto a stringere leggermente gli occhi per il bruciore.
-Benissimo. Puoi stringermi la mano, ora?
Feci anche quello, pur rendendomi conto di avere decisamente poca forza. Un neonato avrebbe indubbiamente fatto meglio di me, in quel momento.
Continuai a eseguire le sue istruzioni, anche se mi mancavano davvero le energie: mi sentivo stordito, come se fossi stato investito da un camion. Ma ero sopravvissuto, a quanto pare, quindi… avrei dovuto essere contento. Sarebbe potuta andarmi molto peggio.
-Le funzioni motorie sembrano a posto, non sembra tu abbia subito danni permanenti. Ricordi il tuo nome?
-Andiamo, non sono messo così male.
-La prassi, Jones.
-Killian.
-In che anno siamo?
-2019. Suppongo.
-Ricordi quel che è successo?
-Sì. Credo. Ho bisogno di tempo. Sono immagini confuse... ma sì. Solo che... non dobbiamo per forza parlarne adesso, spero…
-No, certo che no.
Ottimo. Ero troppo stanco per discutere di tutto, mi serviva tempo. Tempo per incastrare tutti i ricordi, capire cosa fosse vero e cosa no. A mente un po' più lucida. E tempo per... per capire come mi sentissi a riguardo.
Avrei dovuto testimoniare, sicuramente… Avevo bisogno di parlare con il Capitano. I bastardi erano stati presi? Erano in carcere? E il mandante? Ma poteva aspettare, almeno per il momento.
L'importante era che le ragazze stessero bene.
-Posso solo... sapere che cosa... insomma. In che stato sono?
Sicuramente ero sotto sedativi, visto che non sentivo alcun dolore, ma non ero tanto sciocco da credere di esserne uscito incolume. Ricordavo bene il dolore, il sangue... ma cercai di scacciare quelle immagini, quelle sensazioni, almeno per il momento.
-Innanzitutto, Killian, abbiamo dovuto tenerti in coma farmacologico per dodici giorni.
Deglutii.
Una parte di me sentiva che fosse passato un po' di tempo da quando ero stato conscio l'ultima volta ma... due settimane? Era molto più di quanto mi aspettassi.
-Oh. Ok... vada avanti. - borbottai. Se mi fossi bloccato a quel punto, sapevo perfettamente che non sarei più riuscito ad andare avanti e non potevo permettermelo.
-Hai subito un trauma cranico di livello medio-grave, ma per il momento non vedo ripercussioni. È un miracolo, Jones. Faremo altri test quando starai un po' meglio, solo per sicurezza.
Annuii, o almeno ci provai.
Ma bene, era una notizia positiva. Molto positiva, dato che ricordavo il dolore alla testa fin troppo bene. Non si era spaccata in due, la sentivo solo un po' pesante: sollevai quindi una mano, per toccarla.
Era fasciata.
-Non sono pelato... spero.
La dottoressa rise, ma io ero sinceramente preoccupato all'idea, per quanto sciocco potesse sembrare in quell’istante.
-Non sei pelato. Abbiamo dovuto rasare una piccolissima parte per operarti, ma in due settimane è senza dubbio stata coperta.
Grazie al cielo.
-Poi?
-Hai 2 costole incrinate in via di guarigione che avevano perforato un polmone. Ti ho operato io stessa e non ci sono state complicazioni, guarirai completamente. Ho rimosso anche la cisti. Hai anche perso molto sangue ed è stata necessaria una trasfusione, che ha avuto successo. Hai solo una micro-frattura in una spalla ma non me ne preoccuperei. Per quanto riguarda il resto ne parleremo quando te la sentirai, ma sappi che non hai riportato alcun danno permanente.
-Ok. - per il momento mi bastava sapere questo -Emma?
-Emma?
-Sì, insomma... sta.. è qui?
-Era qui. È venuta a trovarti tutti i giorni, è stata lei a donarti il sangue.
-Cosa...
Provai un mix di emozioni completamente opposte, a quella notizia: riconoscenza, gratitudine, amore, rabbia. Avrei voluto sgridarla, ma anche abbracciarla forte. Non riuscivo a credere che avesse fatto una cosa simile, o meglio, che glielo avessero lasciato fare. Non era il momento per lei di indebolirsi, non per me! Non quando c'erano alternative, cavolo... ma d'altra parte, avrei fatto lo stesso per lei senza pensarci due volte: in qualunque stato mi fossi trovato.
-Sta bene?
-Sta benissimo, non ti preoccupare.
-Posso vederla?
-Dovresti riposare, ma posso permettere un paio di brevi visite se te la senti. I tuoi genitori e lei.
Annuii. Non che me la sentissi particolarmente, non in quello stato... ma volevo rassicurarli e... dire a Emma tante cose. Anche se per ora, forse, mi sarei limitato a ringraziarla.
-D'accordo. E Killian, ricordati che se ti senti a disagio o qualsiasi cosa, sei libero di dirlo. So che ora non ne vuoi parlare, ma voglio che tu lo sappia.
-Apprezzo, ma... è tutto ok.
O almeno mi sembrava che lo fosse, per il momento. Avrei potuto cambiare idea durante un abbraccio? Forse. Ma ero abbastanza positivo, sotto quel punto di vista mi sentivo... a posto. Forse non avevo ancora metabolizzato, forse in un secondo momento sarebbe stato diverso, o forse... forse stavo bene e basta.
-Va bene. Solo non affaticarti, ci sarà tempo per tutto. Un passo alla volta e tornerai come nuovo.
-Hm.
Non potei far altro che accettare quelle condizioni, nonostante avessi mille domande in cerca di risposta. Ma sinceramente, non avevo abbastanza forza o concentrazione per pensarci adesso, quindi tanto valeva darle retta.
Lasciai che uscisse per andare a chiamare i miei ed Emma, e qualche minuto dopo rientrò coi primi due. Mia mamma aveva gli occhi gonfi, aveva chiaramente appena smesso di piangere, ma anche quelli di mio padre erano lucidi.
Li guardai, e non seppi cosa dire.
Mi ero trovato nella stessa posizione tanti anni prima, quando ero solo un ragazzino: non credevo sarebbe accaduto di nuovo. Odiavo far star male i miei genitori, farli preoccupare... ma non potevo nemmeno dire di essere pentito. Avevo fatto quel che andava fatto, e se le ragazze erano salve, beh, era valsa la pena.
-Ciao mamma... papà. - borbottai, quando restammo soli.
Mia madre scoppiò immediatamente a piangere e corse verso il mio letto, rannicchiandovisi davanti per prendermi la mano.
-Non... non piangere. Va tutto bene.
-Non dovresti essere qui. - singhiozzò, mentre le stringevo la mano per mostrarle che ero lì, che stavo bene, o almeno che lo sarei stato... avevo solo bisogno di tempo. Solo tempo.
-Mi dispiace... ma ho dovuto. Se non fossi andato...
Se non fossi andato con loro, non ci sarebbe stato alcuna certezza che le avremmo trovate in tempo, prima che fossero portate fuori dal Paese. Quando ero entrato in polizia avevo fatto un giuramento e lo avrei mantenuto. Sempre.
-Posso... posso abbracciarti? - singhiozzò ancora.
-Se trovi un modo con questa roba che ho attaccata...- feci, nel tentativo di strappare ai due almeno un sorriso.
Funzionò, risero entrambi.
Poi mia madre mi abbracciò, delicatamente, ma fu abbastanza per farmi sentir meglio: l'abbraccio materno era qualcosa di unico, rassicurante, colmo di calore.
Fu poi il turno di mio padre, che di solito non si lasciava andare a grandi esternazioni di affetto, almeno non in quel modo.
-Sei una testa dura figliolo.
-Ho preso da te.
-Lo so. Da un lato sono fiero, dall'altro ti prenderei a schiaffi. Devi per forza fare l'eroe, eh?
-Ho solo fatto quel che era giusto. E sono vivo.
L'uomo scosse la testa, sapendo che discutere con me non aveva senso: anche in questo stato la mia testardaggine non mi aveva abbandonato. Avevo fatto quel che andava fatto, e fossi tornato indietro lo avrei rifatto.
-Emma?
-Tesoro, Emma è... andata a prendere aria.
Lo disse con un tono troppo strano, però. Cosa c'era che non andava, adesso? Emma stava bene? La dottoressa Grey aveva detto di sì...
-Cosa non mi stai dicendo, mamma?
Sospirò, scambiandosi un'occhiata con mio padre.
-È... ha bisogno di tempo. Era con te quando ti stavi svegliando... ma...
-Non me lo sono immaginato, allora.
-No. È sempre stata con te, è venuta tutti i giorni, ti ha donato il sangue... ma appena uscita dalla stanza, ci ha solo detto che eri sveglio e... che aveva paura, che non era pronta a vederti passare quel che ha passato lei... poi si è allontanata.
Rimasi impassibile, non sapendo come reagire. Volevo disperatamente vederla, ma non riuscivo neanche ad essere arrabbiato. Mi aveva raccontato cosa aveva vissuto e, sinceramente, avrebbe fatto male anche a me vedere qualcuno che amavo dover sopportare tanto.
Non poteva sapere che stavo bene.
Bene per modo di dire, d'accordo, ma non... non com'era stata lei. Neanche lontanamente. Ma come poteva saperlo, se pure per la Grey era quasi un miracolo?
E poi... poi era probabile che sapesse anche del resto e forse non sapeva come affrontarlo. Neanch'io sapevo come affrontarlo.
Era normale che mi sentissi... normale? Avevo qualcosa che non andava? O forse sarei scoppiato all'improvviso?
Non potevo biasimarla, ma speravo che non ci avrebbe messo troppo, prima di prendere coraggio.
-Ditele che sto bene e... che mi piacerebbe vederla. Quando se la sente.
-Certo. Sono sicura che... non ci metterà molto. Tenere voi due separati non è semplice...
Sorrisi. Speravo avesse ragione e che sarebbe stato ancora così. Mi sarebbe piaciuto che le cose riprendessero da dove si erano fermate: sarei uscito presto da qui, e avrei potuto organizzare l'appuntamento che le avevo promesso.
A meno che non fosse stata... disgustata? Se non avesse più voluto toccarmi per... no. No.
Non potevo permettermi di pensare in questo modo, assolutamente no. Non ero il tipo e non volevo diventarlo. Non mi sarei pianto addosso, sarei andato avanti e basta.
-Adesso ti lasciamo, la Grey ha detto che devi riposare. Torniamo domani...
-Va bene. Una dormita senza sedativi dovrebbe rinvigorirmi... devo avere un aspetto orribile adesso.
-Abbastanza, ma c'è di peggio...
-Brennan!
-Scusa cara! Ha ragione la mamma, sei bellissimo come sempre, Killy!
Ridemmo tutti e tre, e nonostante tutto mi sentivo un pochino meglio. Avrei potuto dormire un po', e magari al mio risveglio... Emma sarebbe stata lì, stavolta. Se solo me ne avesse dato l'occasione, l'avrei stretta e le avrei promesso che tutto sarebbe andato per il meglio... che doveva avere solo un pochino di pazienza, per aiutare anche me ad averne.
Pensai che il fatto che avessi fame, fosse un altro segno positivo. Magari in serata avrei chiesto alla Grey di liberarmi di quel sondino per poter mangiare del cibo vero.
 


EMMA POV
 
Ero una vigliacca.
Killian mi avrebbe odiata probabilmente, e ne avrebbe avuto tutte le ragioni.
Ma mi era letteralmente mancato il respiro quando mi ero resa conto che si stesse svegliando. La paura mi aveva soffocata, mi si era stretto lo stomaco ed ero riuscita a malapena a dire ai suoi genitori quel che stava succedendo.
Poi ero scappata, da brava codarda.
Senza aspettare di sapere come stesse.
Avevo paura della risposta, avevo il terrore che le cose fossero andate per il verso sbagliato per l'ennesima volta.
Sapevo che qualunque cosa fosse successa gli sarei stata vicino e sarei riuscita e mettere da parte me stessa, le mie paure… ma proprio non ce l'avevo fatta, in quel momento.
Avevo preso l'ascensore ed ero salita all'ultimo piano, in terrazzo. C'era il sole, l'aria fresca mi aveva leggermente tranquillizzata e avevo potuto sfogare le mie lacrime senza essere disturbata.
Ora mi sentivo un po’ meglio, ma non ero ancora pronta. Avevo allungato una mano verso il cellulare con l'intenzione di scrivere a sua mamma, ma mi ero bloccata. Se mi avesse risposto che le cose andavano male? O peggio ancora, se non mi avesse risposto? Avrei presunto il peggio senza dubbio.
Mi veniva di nuovo da piangere, se pensavo a come le cose sarebbero potute andare se quei mostri non gli avessero fatto del male.
Avremmo avuto il nostro primo appuntamento, e forse anche il secondo e il terzo ormai.
Ed oggi, a quest'ora mentre il sole tramontava, saremmo stati intenti a scegliere la nostra cena, da poter gustare poco elegantemente sul divano, davanti a un film. Magari lo avremmo anche interrotto, per dedicarci a baci, carezze...
E avremmo iniziato a fare la lista delle cose da mettere in valigia.
Tra tre giorni saremmo dovuti partire, per quella che avrebbe dovuto essere una bellissima avventura da condividere insieme.
Invece, era sfumato tutto... e quel che mi faceva paura era l'incertezza. L'incertezza se tutto sarebbe tornato come prima.
Se fosse cambiato? Non ero certa lo avrei sopportato... avrebbe fatto troppo male.
-Emma, cosa ci fai qui tutta sola?
-Dottor Hopper?
Mi sbrigai ad asciugarmi gli occhi, poi mi voltai verso l'uomo, che mi guardava con un largo sorriso.
-Nulla, guardavo il tramonto.
-È il crepuscolo, ormai... inizia a far fresco.
-Sto bene così.
Non era vero, avevo un po' di pelle d'oca, ma non importava.
Il mio ex psicologo si avvicinò a me, posandomi una mano sulla spalla e portando lo sguardo al cielo.
-Hai ragione, è molto bello. Ma sei turbata, lo vedo.
-Non provi a psicanalizzarmi, per favore.
-Non era mia intenzione. Anche se sono uno psicologo posso ancora fare una chiacchierata amichevole, spero...
Sbuffai, era sempre stato così. Era probabilmente il migliore nel suo campo, se ancora non aveva perso le speranze con me, mandandomi a quel paese.
-Si tratta del tuo amico, vero?
-Cosa?
-Killian, giusto?
Sbuffai, ma poi annuii. A che pro negare? Tanto era ovvio e non avevo bisogno di nascondere di essere preoccupata per l'uomo che amavo, il mio migliore amico.
-Ti ha ricordato i tuoi brutti momenti.
-Come fa a saperlo...- domanda stupida, era sempre stato perspicace; al diavolo, cosa avevo da perderci? Avevo bisogno di parlarne con qualcuno di "esterno", e se avesse voluto psicanalizzarmi - affari suoi.
Mi avvicinai con la carrozzina ad una panchina, dove potesse sedersi anche lui.
-Quando mi sono svegliata, ero una persona totalmente diversa. Una persona che odiavo. Una persona che ha fatto una fatica incredibile per le cose più semplici, un'invalida. Anche se ora sento di essere molto più vicina a com'ero prima dell'incidente, ho ricordi orribili di quel periodo. Ma lei lo sa bene, mi ha conosciuta nel mio stato peggiore.
-Forse. Ma più che un'invalida, io ho visto una ragazzina estremamente testarda... tanto da convincermi a toglierle l'obbligo di terapia, e non succede spesso.
A quel ricordo non riuscii a fare a meno di ridere. La testardaggine era forse l'unica cosa che non avevo mai perso.
-Mi avrà odiata.
-No, mi piacevi molto invece. Sapevo avessi bisogno della terapia, ma allo stesso tempo ero certo che il tuo essere testarda ti avrebbe anche permesso di star meglio a modo tuo. L'ultima volta che ci siamo visti ne ho avuto conferma, oggi ancora di più. So che muovi le gambe.
-Sì. Domani dovrei iniziare la riabilitazione.
-È meraviglioso, Emma.
-Lo è? Io sto sempre meglio, la persona che mi ha permesso di arrivare a questo punto invece sta male. Non credo sia giusto.
-Sta bene, Emma.
Certo, "bene", ma cosa ne sapeva lui! Non poteva sapere se Killian sarebbe stato bene, nessuno poteva saperlo... era inutile che tentasse di rassicurarmi con parole vane!
-Ho parlato con i suoi genitori.
-Cosa? - avrei voluto mordermi la lingua. Volevo sapere? Lui sapeva qualcosa? Forse quel "sta bene" non era detto a caso? Maledizione... certo che volevo sapere.
-Erano scossi dopo averlo visto, ovviamente, ma... felici. Avevano bisogno di un piccolo supporto e io ero lì. Ovviamente quel che ci siamo detti è confidenziale, e non ho parlato con lui direttamente ma... è cosciente, ha parlato e scherzato con loro, li ha abbracciati. E ha chiesto di te.
Quasi non riuscii a credere alle mie orecchie. Stava davvero bene? Nonostante i vari imprevisti, stava bene?
-Non posso promettertelo non avendolo visto io stesso, ma basandomi sulle parole dei suoi genitori, sta molto meglio di quanto tutti si sarebbero aspettati. Deve essere veramente un osso duro!
Non seppi cosa dire.
Avrei voluto piangere di nuovo, o forse ridere.
O forse piangere, perché non era escluso che la mia codardia avesse rovinato tutto.
Cosa aveva pensato del fatto che non fossi andata a vederlo? Se i ruoli fossero stati invertiti, senza dubbio mi sarei svegliata con lui che mi teneva la mano, ne ero certa.
Io lo avevo lasciato solo.
Forse non ero forte abbastanza per una relazione, dopotutto. Se fossi scappata al primo ostacolo, cosa avrebbe potuto pensare di me? Mi facevo schifo io stessa! Non me lo meritavo Killian Jones, era un uomo meraviglioso e ben al di fuori dalla mia portata.
-Non essere troppo dura con te stessa, Emma. So cosa pensi.
-Ora legge anche nel pensiero?
-No, semplicemente ti si legge in faccia. Senti, non sta a me decidere come devi sentirti e cosa devi fare. La strada può essere lunga, e tu lo sai bene... ma più persone ti tengono la mano, più è semplice percorrerla.
In quel momento, tirai fuori il cellulare e vi lessi l'anteprima del messaggio sul display, ricevuto quasi due ore fa ormai.
"A Killian piacerebbe vederti quando te la senti...".
Era di Ailis.
Avrei trovato il coraggio.
Non in questo momento, non mi sentivo ancora pronta... ma lo sarei stata il prima possibile.
Avevo sbagliato, ma non voleva dire che non potessi cercare di rimediare. Lo dovevo a me stessa e a Killian, e forse alla fine mi avrebbe perdonata. Gli sarei stata accanto, come lui aveva fatto per me fino ad ora.
-Grazie dottor Hopper.
-Puoi darmi del tu e chiamarmi Archie, Emma. Non sei una mia paziente, no?
Sorrisi. Non lo ero, non lo ero mai stata e forse avevo sbagliato... ma andava bene così.
-Grazie allora, Archie.
-Io non ho fatto niente, ma prego. Ora cosa ne dici di rientrare? Si sta facendo buio... puoi rimanere qui per la notte, se vuoi. O ti chiamo un taxi?
-No... preferirei rimanere.
 
* * *
 
Avevo mandato un messaggio ai genitori di Killian, scusandomi della mia reazione e promettendo loro che avrei rimediato. Poi avevo chiamato i miei per avvertirli che quella notte sarei rimasta lì, per poter vederlo l'indomani mattina.
Infine, avevo ceduto ed ero andata in caffetteria a prendere un panino e una spremuta d'arancia, perché se non avessi mangiato nulla sarei svenuta. Quella giornata era stata psicologicamente estenuante e mi erano rimaste davvero poche forze.
Zelena mi offrì addirittura una stanza per la notte, ricordandomi che i bambini non vedessero l'ora di rivedere me e Killian. Aveva spiegato loro che fossimo entrambi in missione per adesso, ma che saremmo tornati presto... da una parte, non era una bugia. A far loro compagnia c’era stato Neal, quindi ero certa fossero in ottime mani: anche con lui avrei dovuto fare una chiacchierata vera e propria, glielo dovevo.
Ovviamente mi sentivo in colpa per aver saltato gli appuntamenti per due settimane, ma sapevo bene che non ne avrei voluto le forze e rischiare di fare una scenata davanti ai bambini, non era il caso.
La prossima domenica sarei tornata, lo avevo promesso a Zelena e lo dovevo anche a Lily.
Una volta sistemata in camera, mi ero sdraiata per cercare di prendere sonno... invece avevo continuato a girarmi e rigirarmi.
Per questo, alle due del mattino, mi ritrovai davanti alla vetrata della stanza di Killian. Era rimasto in terapia intensiva anche per quella notte, ma l'indomani lo avrebbero spostato se tutto fosse andato per il meglio.
Era bello vederlo muovere nel letto, come se fosse un'ulteriore prova che adesso stesse davvero dormendo e basta. Non era più in coma, privo di coscienza... era tornato.
Si rigirò un paio di volte, e per poco non feci un salto quando si voltò nella mia direzione, aprendo gli occhi.
-Swan, che ne dici di entrare?

 
12 giorni prima…
 
-Ragazzi, aspettate, possiamo ragionare civilmente.
-Perché dovremmo?
-Se volete uscire vivi da questa situazione, vi conviene. Lavoro in polizia da anni e le pedine fanno sempre una brutta fine, fidatevi.
-Fidarci di un piedipiatti che invece ci farà rinchiudere in cella a vita? No, grazie. Meglio divertirci un po'! Per una volta che posso fare un bel regalo a mio fratello... insomma, a lui le ragazze non piacciono, finora mi sono divertito soltanto io. Devo pur ricambiare il favore!
Killian Jones sudava freddo, stava iniziando a capire che nulla avrebbe fatto cambiare idea a quei due: erano semplicemente pazzi e malati. Avevano paura, erano stupidi, ma ciò non toglieva che non avessero la minima intenzione di tornare sui propri passi.
Ebbe paura.
Per la prima volta, ebbe davvero paura.
Mentre gli strappavano i vestiti di dosso come se fosse un pupazzo.
Avrebbe potuto ribellarsi, ma a che pro?
Uno, avrebbe solo rimandato la tortura di qualche secondo, visto che di forze ne aveva ben poche.
Due, se li avesse fatti arrabbiare ulteriormente, avrebbero potuto punirlo facendo del male anche alle ragazze. Ad Alice.
Così, seppur terrorizzato, non fiatò quando venne spinto in ginocchio.
Non fiatò quando uno di quegli orribili uomini si piazzò di fronte a lui, abbassandosi i pantaloni.
Avrebbe voluto piangere come un bambino, ma non lo fece. Pensò invece a Emma, voleva disperatamente tornare da lei e avrebbe fatto l'impossibile per riuscirci.
Vomitò, al culmine di quella tortura, ma subito si pentì di averlo fatto: per punirlo lo spinsero contro il tavolo, e prima che potesse provare a fare qualcosa per liberarsi da quello strazio, si sentì squarciato.
Gli mancò il fiato, ma non ebbe neanche il tempo di prendere un respiro, perché i due mostri continuarono senza mai fermarsi.
Non riuscì a trattenere le urla, ma allo stesso tempo si ricordò che non poteva arrendersi.
Ricordò gli insegnamenti ricevuti anni e anni prima.
Cercare di isolare la mente dal corpo, ecco cosa doveva fare. Doveva riuscire a sentirsi estraneo al suo corpo, e solo allora, con un po' di fortuna, avrebbe potuto sopportare. Sopportare e uscirne vivo.
Si concentrò allora su cose più importanti... il rumore che aveva sentito quando i pantaloni dell'uomo addosso a lui erano caduti a terra. Chiavi. Doveva avere delle chiavi in una tasca, e una di quelle chiavi avrebbe possibilmente aperto la cella in cui si trovavano le ragazze.
I suoi pensieri vennero interrotti da un dolore più acuto, e percepì il sangue iniziare a scivolare lungo le sue gambe.
Ma ancora una volta strinse i denti, perché se fosse svenuto sarebbe stata la fine... e quella tortura sarebbe stata totalmente inutile.
Le grida, quelle non poteva trattenerle. Lo stavano usando come carne da macello.
Un dolore fisico così acuto non lo aveva mai provato in tutta la sua vita, tanto che ad un certo punto le lacrime lo tradirono e iniziarono ad uscire da sole.
"Basta" avrebbe voluto gridare, "Pietà", ma ancora una volta non lo fece. Anche se ci avesse provato, non era comunque sicuro che gli sarebbe uscita la voce.
Non seppe nemmeno dire quando agli oggetti venne sostituito il corpo estraneo di quel mostro malato, che si spinse in lui più e più volte, fino a saziarsi, mentre qualcosa bruciava il suo petto.
Vomitò ancora.
Era allo stremo ormai, ma non smisero. Non gli diedero un solo istante per respirare, prima che riprendessero a torturarlo.
-Oh, piangi? Non fai più il so-tutto-io? Chiedicelo con gentilezza, e forse smettiamo...
L'altro lo tirò per i capelli, per guardarlo in faccia.
-Allora? "Basta per favore, non ce la faccio più!". Dillo e forse per ora ti lasciamo in pace.
Stava male, era sull'orlo dello svenimento, ma la sua testa ancora funzionava. E avrebbe chiesto pietà, se fosse servito a qualcosa... ma sapeva che non era così. Sapeva che con molta probabilità, se si fosse piegato la situazione sarebbe peggiorata ancora di più. Non lo avrebbero lasciato andare, quello era certo.
Lo avrebbero fatto solo quando avessero deciso loro.
E così, decise di mantenere l'unica cosa integra che gli era rimasta: la dignità.
Anche se iniziava a pensare che forse non sarebbe sopravvissuto.
Se avessero continuato così, lo avrebbero fatto a pezzi e sarebbe morto.
Ma se fosse morto, non avrebbe più potuto vedere Emma. Abbracciarla, baciarla, amarla.
E lei, glielo avrebbe mai perdonato se l'avesse lasciata?
Proprio adesso, che avevano lasciato i loro sentimenti venire a galla?
No. Sarebbe tornato da lei a qualsiasi costo.
E con quel pensiero sopportò ciò che ancora seguì, con quel pensiero tenne gli occhi aperti abbastanza a lungo da vedere che anche il secondo fratello avesse delle chiavi con sé.
Così, decise di rischiare. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Lasciò che lo gettassero a terra, ridessero di lui, e lo calciassero per esser certi che avesse davvero perso i sensi.
Non riuscì a sentir molto, o a capire quanto tempo stesse passando... fino a che non si sentì rivestire, come una bambola, e caricare in spalla.
Quella era la sua occasione: le chiavi erano lì.


 
Ciaooo! Scusate il ritardo ma sono stata senza potermi avvicinare al pc per tutta la settimana praticamente e non ho avuto modo di pubblicare prima.
Comunque, stavolta spero nessuno voglia ammazzarmi :') Killian si è svegliato davvero, e oltre ad essere abbastanza lucido sembra non abbia riportato alcun danno, almeno per il momento. E' un osso duro. come in Once alla fine! Ha bisogno di mettere a posto i pensieri e i ricordi, ma è abbastanza comprensibile... e dopo aver rassicurato i suoi genitori, non aspetta altro che di vedere Emma. Ovviamente ci è rimasto un po' male ma conoscendole bene, non riesce a biasimarla e capisce perché voglia del tempo... 
Emma al tempo stesso si rende conto di essere una codarda, ma una volta tanto una chiacchierata con Hopper le ha fatto bene! E' riuscita ad esprimere tutto quello che sente e presto sarà pronta ad affrontare Killian, rassicurata un po' anche dal messaggio della madre e dalle parole di Hopper. 
Dal flashback di Killian, è abbastanza chiaro che così come Emma è stata davvero la ragione per cui è riuscito a essere forte, sarà adesso la luce verso la guarigione... è innamorato di lei, e potrebbe essere anche lui pronto a confessarglielo. Chissà.
Ovviamente, siccome mi piace finire sul più bello... la reunion nella prossima xD
A presto, un abbraccio!

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Capitolo 22
*** Let love heal you ***


Let love heal you



KILLIAN POV
 
Scattai a sedere, di nuovo.
Per la terza volta ormai.
Il mio sguardo andò pulsante che avrei potuto premere per chiamare un’infermiera e farmi sedare, ma a che pro? Ero stato in stato d’incoscienza fin troppo, il mio corpo aveva assunto troppe schifezze e delle altre non mi avrebbero certo fatto sentire più riposato, al risveglio.
Lentamente tornai a sdraiarmi, cercando di non far troppa leva sulla spalla: l’effetto degli antidolorifici era iniziato a calare… ma andava bene così.
Non era il dolore, il problema, era più che sopportabile.
Era la mia mente. Le immagini che creava mentre dormivo…
Gli incubi.
Se non altro, ora ricordavo fin troppo bene cosa fosse accaduto. Tutti i momenti di quelle ultime agghiaccianti ore erano tornati a galla, compresi i peggiori. Sospirai, fissando il soffitto scuro.
Cosa diavolo dovevo fare? La scelta più logica e giusta sarebbe stato parlarne con qualcuno, ma… non volevo che la cosa mi si ritorcesse contro.
Proprio ora che la mia carriera era ad un punto di svolta, non potevo proprio permettermi di avere una valutazione psicologica che avrebbe potuto rovinare tutto. Almeno, prima avevo bisogno di capire se l’accaduto avrebbe potuto incidere sulla mia resa a lavoro: se così fosse stato, mi sarei tirato indietro per un po’, altrimenti avrei preferito evitare di creare allarmismi.
Dopo essermi voltato per l’ennesima volta, notai una sagoma alla porta… e il mio cuore fece un balzo: Emma. Era Emma, la riconobbi subito anche nel buio.
Era lì.
Doveva essere appena arrivata… o forse no? Da quanto mi rigiravo nel letto?
Avevo perso la cognizione del tempo ormai… ma ero sicuro di non aver perso la testa. Era lei.
Aveva intenzione di rimanere lì ferma e basta?
Decisi quindi di concederle del tempo, nonostante fossi disperato di riabbracciarla… e baciarla.
Facendo finta di dormire, mi rigirai di nuovo di schiena a lei… magari si sarebbe fatta coraggio e sarebbe entrata…
Passò un minuto.
Un altro minuto.
E forse un altro ancora, e un altro… ma nessuno aprì la porta. Così, decisi di agire e basta.
Mi girai nuovamente verso la porta e aprii gli occhi: era ancora dietro le vetrate trasparenti.
-Swan, perché non entri?


EMMA POV
 
Sussultai e per poco non mi cadde la mandibola: come una perfetta idiota.
Era sveglio. Da quando? Sapeva che fossi lì da quasi mezz'ora?
Mentre lo fissavo come se avessi visto un fantasma, con la mano mi fece segno di entrare.
Deglutii e mi guardai intorno: non era esattamente permesso invadere una sala di terapia intensiva senza permesso, e c'erano infermieri a pattugliare i corridoi ad intervalli di... non sapevo nemmeno io quanto. Al momento, comunque, non c’era anima viva.
Lo guardai ancora una volta, al che mi fece cenno col capo.
Allora trattenni il fiato, afferrando la maniglia cercando di fare il meno rumore possibile: sarebbe stato molto più semplice se fossi stata in grado di camminare…
Una volta chiusa la porta alle mie spalle, vi rimasi davanti, senza avere il coraggio di muovermi.
-Emma.
-Killian... scusa, ti ho... ti ho disturbato? Non volevo, io...
-Eri fuori in silenzio, come avresti fatto? Non dormivo, tutto qui.
Avrei voluto dirgli un migliaio di cose, invece non mi uscì neanche una parola. Avevo la gola secca, e la voglia di piangere di nuovo: sapevo che avrei dovuto essere forte per lui, nonostante gli occhi mi bruciassero da morire.
-Emma, vieni qui...
Non riuscii a rispondere, nemmeno a fare un cenno col capo: sentivo che sarei scoppiata in lacrime se solo mi fossi mossa di un centimetro, se avessi emesso un suono.
-Emma, se non vieni da sola mi alzo. Sai che lo farei davvero.
-No, fermo- borbottai, mentre già sentivo una lacrima scivolarmi lungo la guancia.
Lui, invece, per dimostrarmi di non stare scherzando iniziò a tirarsi su, mandandomi nel panico.
-Fermo! Davvero, non me lo merito. Non sono stata una buona... amica. Sono scappata, come una vigliacca! Mentre in ogni mio momento di bisogno, tu eri lì, pronto a sostenermi. Sempre. E sono un disastro anche ora, non riesco a essere forte per te nemmeno una dannata volta! Ti sembra giusto?
-Tu sei forte. Avevi paura di vedermi star male come sei stata tu, e non eri pronta all'idea.
-Come... come...
-Ti conosco, Swan. E poi i miei hanno detto qualcosa a riguardo. Ti avvicini, per favore?
Sospirai, stringendo gli occhi per tentare di ricacciare indietro le lacrime e mi spinsi verso il letto… poi lasciai che mi prendesse la mano e la baciasse.
E… la sensazione fu quella di riuscire a respirare di nuovo, dopo una lunga apnea.
A quel punto trattenermi fu impossibile e scoppiai in un pianto liberatorio, perché era di nuovo con me ed era tutto ciò che contava. Lo amavo così tanto che il mio cuore sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro.
-Vieni vicino a me tesoro, e non piangere...
Stavolta nemmeno provai ad oppormi e quando mi fece spazio, trovai le forze per farmi leva sulle gambe e sdraiarmi direttamente tra le sue braccia aperte, accoglienti.
-Dovrai aggiornarmi anche tu...
-Non è importante...
-Lo è! Spero ti sia data da fare a riguardo.
-Certo. Lo so che mi avresti rimproverata se non lo avessi fatto.
Rise, per poi stringermi ancora e darmi un bacio sulla fronte. Mi sentivo euforica, non sapevo definirlo bene neanch’io: neanche lontanamente avrei sperato che andasse così… così bene.
-Sì, senza dubbio. E so che ho anche quasi mezzo litro del tuo sangue...
-Oh. Era il minimo, non potevo non farlo.
-Non devi correre rischi per me...
-Mi butterei sotto un'auto per te, Killian.
Restammo occhi negli occhi per diversi istanti e tutto il mondo attorno a noi scomparve. Poi, prima che me ne rendessi conto, le sue labbra raggiunsero le mie e le baciarono con dolcezza. Ricambiai subito, istintivamente, chiudendo gli occhi per godermi quel momento al massimo. Avevo sognato di poterlo baciare ancora e adesso stava succedendo davvero. Portai la mano sul suo viso, per potergli accarezzare la guancia, il mento, il collo... era caldo, morbido come sempre, nonostante la barbetta incolta che amavo tanto.
-Ti va di rimanere a dormire con me?
-Si... ma... non riuscivi a dormire... ti fa male qualcosa? Se vuoi posso chiamare un'infermiera.
-No, no, solo... incubi. Non voglio parlarne adesso. Con te qui mi sento molto molto meglio...
-Va bene allora. Anche perché non vedo come potrei staccarmi da te, adesso.
-Ottimo.- rise lievemente, poi tornò sulle mie labbra.
Finalmente, mi sentii di nuovo pronta ad affrontare la vita.
In quelle ultime ore avevo immaginato un’infinità di scenari più o meno credibili per il momento in cui lo avrei riabbracciato, ma neanche uno era così perfetto.
La realtà era che la mia mente aveva dipinto quadri molto più complicati.
Invece… invece ero felice e basta.
 
 
* * *
 
KILLIAN POV
 
-Killian.
-Mh?
-Killian, sono la dottoressa Grey. Cosa succede qui?
Aprii gli occhi ma li richiusi subito a causa della luce accesa. Cercai di riaprirli lentamente, e per fortuna la abbassò.
Emma era ancora tra le mie braccia, non l'avevo sognato: dormiva come un angioletto. La Grey doveva proprio disturbarci? Avevo dormito così bene che mi sembrava impossibile.
-Si è attivato il segnale d’allarme, ti si è staccata la flebo.
-Oh...- borbottai, volgendo lo sguardo al mio braccio. Aveva ragione ma non me n'ero neanche accorto a dirla tutta. -Deve per forza rimettermela?
-Non necessariamente, almeno per adesso. Ma...
-Sto bene, dottoressa.
-Va bene. Farò finta di non aver visto nulla. Lo so che non vuoi svegliare la tua ragazza, ma per qualsiasi problema chiamami.
-Promesso, ma non ce ne saranno.
-Bene- sorrise -Puoi tornare a dormire, sono appena le 7.30. Tornerò tra due ore, devo farti un controllo prima di spostarti. Va bene?
-Va bene. Grazie...
-Dormi bene.- concluse con un sorriso, poi spense nuovamente la luce e lasciò la stanza. Poteva anche essermisi staccata la flebo, ma in confronto al giorno prima mi sentivo praticamente rinato: non avevo dubbi che fosse tutto merito della mia Emma. Doveva essere davvero stanca se non si era svegliata ed ero abbastanza certo che fosse colpa mia. Chiusi di nuovo gli occhi, concentrandomi sul suo respiro regolare e sorrisi, rendendomi conto che avesse bloccato le mie gambe con la sua.
Tutto sarebbe andato bene, adesso ne ero convinto.
 
 
* * *
 
 
Ancora mi veniva da ridere a ripensare alla faccia di Emma, quando le avevo detto che la dottoressa Grey fosse passata a "trovarci". Era diventata rossa come un pomodoro e per poco non aveva iniziato a colpirmi: si era trattenuta, ma con la promessa di rifarsi quando fossi stato bene.
E mi aveva rimproverato per non averla svegliata per dirle della flebo, anche se sinceramente non vedevo dove fosse il problema non trattandosi di una questione urgente. Era stato un risveglio dolce e divertente, che per poco non era culminato con la sua caduta dal letto: per fortuna avevo avuto la prontezza di acchiapparla in tempo.
Quando la Grey era entrata per visitarmi, avevo convinto Emma ad andare a fare colazione e tornare per l'orario di visita. Non avevo nemmeno cercato di convincerla a tornare a casa, la conoscevo troppo bene e sapevo che non avrebbe funzionato, testarda com'era.
-Ti vedo molto meglio di ieri, una bella dormita con la tua bella ha fatto miracoli, eh?
-Non posso negare! Mi sento molto meglio infatti, non più come se mi avesse investito un camion.
-Ci sei andato vicino. Senti, vorrei visitarti e se tutto va bene ti spostiamo in un'altra stanza; non credo tu abbia bisogno di rimanere in terapia intensiva. Ma devo sentirti il petto, va bene?
-Nessun problema.
-Ok. Senti dolore quando respiri? O se prendi respiri profondi?
-No.
-Ottimo... è un buonissimo segno.
Mi sollevò quindi la maglia, posando lo stetoscopio sul mio petto. Mi chiese di fare diversi respiri, più e meno profondi, e non ebbi problemi ad eseguire: mi sembrava quasi incredibile avere un polmone perforato. O di averlo avuto, insomma. Tuttavia, avendo studiato qualcosina, sapevo fosse un problema che, se non grave, era risolvibile nel giro di una settimana: essendone passate quasi due, ero piuttosto positivo a riguardo.
-Una scan dovrò fartela ugualmente, la fisso per oggi stesso, ma a sembra vada tutto bene su quel fronte.
-Cosa posso dire, sono un osso duro.
-Lo vedo, lo vedo.
Lasciai che la dottoressa continuasse il suo lavoro e alla fine constatò che non ci fosse bisogno di rimettermi la flebo. Avrei continuato a ricevere la dose di medicinali solo due volte al giorno per un altro paio di giorni, poi avrebbe rivalutato.
Riuscii anche a convincerla a togliermi il sondino, cosa che non fu molto piacevole per la mia gola, ma ugualmente un sollievo. Mi ammonì che per 2-3 giorni avrei dovuto accontentarmi di minestre e yogurt, ma mi andava bene sinceramente: probabilmente nemmeno sarei riuscito a mandar giù cibi solidi senza che mi distruggessi la gola.
La parte difficile venne quando decise di provare a farmi rimettere in piedi. Spiegò che per un’altra settimana avrei dovuto camminare il meno possibile per permettere alle costole di guarire meglio, ma se fossi stato in grado di andare in bagno da solo avrebbe almeno potuto rimuovermi il catetere. Un giracapo mi mise il bastone tra le ruote inizialmente, ma alla fine riuscii a gestirlo. A sua detta con altri pazienti non avrebbe mai provato così presto, ma io ero in condizioni molto migliori di quanto avrebbe potuto aspettarsi.  Alla fine ebbe ragione e riuscii a fare qualche passo senza troppa fatica. I muscoli gridavano chiaramente il bisogno di togliere la ruggine, ma con un po' di fortuna avrei recuperato mentre ero ricoverato, senza il bisogno di successiva fisioterapia.
Il lato più positivo fu che venni liberato da qualsiasi cosa avessi attaccata addosso, e che sarei stato trasferito in una stanza normale - privata. Quella negativo, che sarei dovuto rimanere ricoverato per 10-14 giorni, per poi riposare per altri 20 a casa mia. In pratica, nella migliore delle ipotesi sarei tornato al lavoro tra un mese.
Non ne fui affatto felice: odiavo stare fermo a non far nulla.
Odiavo la noia.
E ancor di più, odiavo essere relegato a letto.
Era proprio ciò di cui non avevo bisogno, perché stare da solo coi miei pensieri era risultato difficile il giorno precedente. Prima che Emma venisse da me, le immagini e gli incubi di quel che avevo vissuto non mi avevano dato tregua. Avevo tentato di tutto pur di riuscire a bloccarli, ma nulla. Al solo pensiero mi veniva da vomitare... ma non volevo dir nulla. Se avessi parlato, avrebbero creduto che fossi traumatizzato, e non era così: non era così che mi sentivo. Solo... schifato.
-Posso fare una doccia? - domandai a bruciapelo, una volta che mi ebbero sistemato nella nuova stanza. Abbastanza spaziosa, non orribile, almeno avevo una finestra che dava sul cortile, ma ugualmente triste. Ma che potevo farci?
-Una doccia. Adesso?
-Adesso.
-A patto che non bagni la testa, si potrebbe fare... ma sarebbe meglio non da solo. I tuoi genitori saranno qui presto, magari puoi aspettare loro. Ti porteranno anche dei vestiti puliti.
-Preferirei da solo, possibilmente. - non avevo tre anni. E l'ultima cosa che volevo era che mia madre mi facesse la doccia, sinceramente. Non solo perché questo mi avrebbe traumatizzato a vita, ma anche perché dovevo essere ancora pieno di lividi, bruciature, graffi... e non sarebbe stato un bello spettacolo per lei. Sapevo come avrebbe reagito ed era l'ultima cosa che desideravo.
-Facciamo così. Aspetta il loro arrivo, così uno di loro può rimanere davanti al bagno in caso tu abbia bisogno. O chiamo un’infermiera per fare lo stesso. Va bene così?
-Ok. Mi sembra un'opzione migliore, aspetto i miei.
-Ottimo. Riposati un po' adesso, tra mezz'ora iniziano gli orari di visita... hai parecchie persone in lista. Se ad un certo punto non te la senti, dillo.
-Sa che non lo farò.
-Lo so. Ma è mio dovere dirti che puoi farlo.
-Va bene, grazie.
Passai la successiva mezz'ora a leggere alcuni dei biglietti, piuttosto che riposarmi: fu la scelta migliore. Le parole delle ragazze mi riempirono il cuore di gioia e mi ricordarono che fosse valsa la pena. Non era un lavoro semplice il mio e comportava migliaia di rischi... ma alla fine, era gratificante. Non mi sentivo un eroe, tuttavia fu piacevole leggerlo nelle loro lettere. Quando fossi stato un po' più presentabile avrei cercato di incontrarle, assicurarmi di persona che stessero meglio. Non doveva essere semplice per loro, soprattutto le tre che avevano subito ripetuti abusi... ma speravo davvero che avrebbero avuto la forza di andare avanti. Non avrebbero mai dimenticato, ma potevano almeno lasciarselo alle spalle... e vivere la vita di giorno in giorno, senza guardare indietro. Sentivo di voler fare qualcosa per loro, qualcosa per aiutarle... ma al momento non avevo idee. Ci avrei pensato.
Alice, invece, ero certo sarebbe venuta a trovarmi presto, conoscendola.
-Pensieroso... tutto a posto?
-Emma, non ti ho sentita entrare.
-Eri parecchio concentrato, non mi stupisco...
Con un sorriso si avvicinò, e mi stampò un bacio a fior di labbra.
-Quante fan... nemmeno nelle stanze dei bambini si vedono tanti fiori e peluche, quasi quasi.
-Sono un tipo popolare, cosa posso farci.- scherzai, per poi posare la cartolina sul comodino.
Le feci quindi spazio perché potesse sedersi vicino a me. I cuscini mi tenevano su questa volta, non ero più costretto a stare completamente sdraiato e ne avevo subito approfittato.
Ancora una volta la lasciai fare da sola, fu bello vedere che avesse già acquisito più forza nelle gambe, nonostante la smorfia di dolore. Mi venne da ridere, al pensiero che avevamo quasi invertito i ruoli adesso: forse sarebbe stata lei a spingermi sulla sedia a rotelle, per un po'!
-Ero coi tuoi, la Grey ci ha spiegato che sei in buona forma.
-È vero. Ancora un po' di stanchezza ma... nulla che non sia perfettamente gestibile. Colpa degli antidolorifici pare, ma gradualmente mi ridurranno le dosi.
Annuì, accarezzandomi la guancia e guardandomi con quegli occhi sorridenti, pieni di amore: mi sentivo bene, davvero bene. Così la baciai, non riuscendo proprio a resistere alla tentazione.
-Ehi, questa è una novità!
-Non proprio...
I miei genitori irruppero proprio nel momento meno opportuno, costringendoci a sciogliere il bacio.
-Cosa vuol dire "non proprio", scusa. Ero certo ci fosse qualcosa ma non immaginavo fossero già a questo punto.
-Emma me lo ha accennato...
-E non mi hai detto nulla?!
-Scusa Bren, non stava a me farlo!
-Voi due, non mettetevi a litigare...- li ammonii, un po' divertito dalla situazione. Anch'io ero abbastanza sorpreso che mia madre sapesse, Emma non mi aveva detto nulla... ma era anche vero che non c'era ancora stata occasione per parlare propriamente.
-Solo un innocente scambio di informazioni. Allora siete ufficialmente una coppia, adesso?
Io ed Emma ci guardammo: nessuno dei due conosceva la risposta corretta.
-Beh, non... non abbiamo avuto molto tempo per discuterne.
-Giusto, lo avete usato per pomiciare. Meglio così!
-Papà! Insomma!
Emma era diventata rossa come un pomodoro, io non sapevo se essere imbarazzato o arrabbiato. Mi ricordai che se mai fossi diventato genitore, non avrei mai fatto fare figure di merda ai miei figli!
-Dai, scusate, scherzavo. Come ti senti?
-Tutto sommato, abbastanza bene. Un po' meno all'idea di dover stare bloccato qui per 10 giorni...
-Voleranno tesoro, vedrai. Eri grave quando ti hanno portato, non puoi uscire come se niente fosse... datti il tempo di riprenderti!
Mia madre aveva ovviamente ragione e probabilmente; se anche fossi tornato a casa, non avrei avuto la forza di alzarmi dal letto se non per andare in bagno. Ma era ugualmente una situazione che non mi faceva impazzire.
-Ascolta tua madre e non fare il testardo, una volta tanto.
-Beh, non ho scelta.
-Meglio così. Senti, ci sono altre persone che vorrebbero vederti... ma Graham voleva sapere se può rubarti qualche minuto... per il caso. Avrebbe bisogno di farti alcune domande, se te la senti.
-Sì- dissi subito. Anch'io avevo bisogno di sapere cosa fosse successo dopo la nostra fuga, quindi pensai che fosse un buon momento, essendo ora abbastanza sveglio e lucido. Ero consapevole del fatto che mi avrebbe dovuto chiedere dettagli sull'accaduto e, nonostante non morissi dalla voglia di parlarne, lo avrei fatto. Se c’era bisogno del mio aiuto per incastrare quei bastardi, avrei fatto il possibile.
-Fatelo entrare... e per favore, aspettate fuori mentre parliamo. Anche tu, Emma, scusa...
-Oh... no, no, va bene, tranquillo.
Lessi una nota di delusione nel suo sguardo, ma non potei fare altrimenti. Non avrei affrontato certi argomenti davanti a lei, per il suo bene e per il nostro come "coppia".
I miei la aiutarono quindi a scendere dal letto e rimettersi sulla carrozzina, ma le promisi che finito con Graham non l'avrei più lasciata andare. Avrebbe avuto anche un'ora di fisioterapia nel pomeriggio, quindi avrebbe potuto rimanere fino ad allora.
Graham fece il suo ingresso sorridente, e mi raggiunse per salutarmi con un abbraccio: non ne avevo mai ricevuti così tanti in un solo giorno!
-È bello vederti così in forma, Killian! Ho saputo che ti stai riprendendo alla velocità della luce.
-Si, si! Tu tutto a posto?
-Ora che il mio miglior agente sta meglio, direi di sì! Ci hai fatto prendere uno spavento.
-Lo sai che sono una testa di legno! Non basta così poco per farmi fuori.
-Lo so. Il ventenne brillante e testardo che nel giro di pochi anni è diventato una delle mie risorse più preziose. Non avevo dubbi che ti saresti ripreso.
-Non mi prenderei tutti i meriti, ho avuto un buon Capitano! Bando alle ciance, aggiornami.
-Certo, sono venuto per questo. I tre li abbiamo presi, sono in custodia fino all'udienza tra dieci giorni. Abbiamo raccolto molte prove e testimonianze dalle ragazze che hai salvato, Alice compresa, e l'FBI si sta occupando di rintracciare i mandanti. Sono abbastanza certo che otterranno una pena molto lunga, ma punto a fargli avere l'ergastolo. A tutti e tre.
-Le ragazze le hai viste? Come stanno?
-Si stanno riprendendo. Due sono state dimesse dopo un paio di giorni, le altre due dopo una settimana... la giovane a cui è stato ucciso il ragazzo era in condizioni peggiori, ma anche lei è uscita due giorni fa. Psicologicamente sono molto provate, ma il nostro dipartimento si è assicurato che l'ospedale fornisca terapia gratuita fino a che ne avranno bisogno. Alice invece sta benissimo ormai, è tornata quella di sempre ed è qui fuori ad aspettare di entrare.
Annuii, con un sorriso: nonostante non fossi contento che avesse fatto parte della missione, mi era stata di grande aiuto mantenendo il sangue freddo. Se avesse voluto, un giorno sarebbe potuta diventare un grande agente! Peccato che l’ambiente pieno di regole non facesse per lei.
Inoltre, ero contento che tutte stessero meglio: avrebbero sicuramente avuto bisogno di tempo, ma era importante sapere che sarebbe stato offerto loro tutto il sostegno necessario.
-Senti Killian, se te la senti, ho bisogno di farti qualche domanda. Ho bisogno della tua testimonianza per completare il verbale.
-Lo so. Chiedi.
Annuì, guardandomi serio: non sarebbe stato semplice per nessuno dei due, ma andava fatto e lo sapevo bene. Ero sempre stato conscio di ciò che il mio lavoro avrebbe comportato, ed ero preparato. A tutto.
-Hai avuto modo di parlare con loro?
-Sì. Mi hanno portato in una stanza e sono riuscito ad estorcere qualcosa prima che... cambiassero idea. Sono cresciuti in strada, tra droga e alcol... classico. Hanno praticamente confermato che il mandante fosse uno sceicco arabo molto potente e molto ricco, ma io penso sia una copertura. A mio avviso si tratta più di un’organizzazione di “vendita” di spose bambine, magari gli sceicchi sono gli acquirenti. Lo “sceicco” che li ha contattati avrà promesso loro una somma enorme, tanto che non hanno voluto tradirlo pur consci delle conseguenze. Sono malati di mente, ma hanno molta più paura di questo tizio che della polizia, quindi non sarà facile estorcere una confessione completa. Tuttavia, sono abbastanza... persi. Bisogna offrir loro qualcosa che non possano rifiutare.
-Ottimo! Sono informazioni preziosissime, le manderò all'FBI. Per quanto ne so non avevano prove da usare, penso le dichiarazioni che hai tirato fuori saranno utili. Su di loro hai ragione, non è semplice estorcere informazioni. Non parlano molto, quindi suppongo si tratti di un uomo davvero potente che li ha minacciati.
-Ora, senti... scusami, ma te lo devo chiedere. In quella stanza, cosa facevano? L’hanno fatta bruciare prima che arrivassimo, è praticamente esplosa… quindi non abbiamo prove.
-Torturavano. Avevano strumenti di tortura, hanno ammesso di averli usati sulle ragazze. E lo stesso hanno fatto con me.
Deglutì annuendo, io cercai di mantenere lo sguardo fermo. Sicuramente doveva sospettare qualcosa, seppure i medici avessero tenuto il segreto professionale.
-Lo facevano per rendere docili le vittime, hanno detto. E chiaramente per divertirsi... sono malati.
-Lo sono. Mi spiace tu abbia dovuto sopportare tutto ciò, non oso neanche immaginare.
-Ti suggerisco di non provarci, fidati. Ma... Ho fatto quel che andava fatto per portarle in salvo e non sono pentito, credimi.
Di quello ero più che convinto, non avevo la minima intenzione di piangermi addosso, non sarebbe servito a nulla. Avrei solo avuto bisogno di tempo per dimenticare, o almeno per smettere di pensarci, ma mi sentivo in grado di gestirlo.
-Killian, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, sappi che per te ci siamo tutti. Anche se avessi bisogno soltanto di una spalla.
-Grazie, lo apprezzo. Ma me la caverò, non credo di sentirmi traumatizzato.
-Lo sai che non ci sarebbe nulla di male se lo fossi.
-Questo è il punto, non lo sono. Non so quanto sia normale. Cioè, ovvio che se ci penso mi viene il voltastomaco, ma... sarebbe stato lo stesso, o forse peggio, se li avessi guardati torturare le ragazzine. Non so come spiegarlo... forse è un trauma, in un certo senso, ma non un trauma specifico, ecco. Non riesco a spiegarlo bene neanche a me stesso.
Fu la prima volta che riuscii ad esprimere come mi sentissi, più o meno. Forse perché sentivo di poter essere aperto con lui, cosa che non sarei riuscito a fare coi miei genitori o con Emma. Men che meno coi dottori; nonostante fosse il loro lavoro, non ero certo avrebbero capito.
Graham, infatti, non mi guardò con pena, ma comprensione. In poche parole, volevo dire di sentirmi psicologicamente stabile, tutto sommato. Provato, ma stabile e consapevole. Fin dal principio ero stato consapevole a cosa andassi incontro, e avevo fatto quel che andava fatto per evitare il peggio, di mia spontanea volontà.
-Vuoi testimoniare all'udienza?
Annuii.
-Conta su di me.
 
* * *
 
Alice fu quella che mi diede l’abbraccio più lungo e più stretto, scusandosi solo dopo di aver forse esagerato. Ma andava bene così, anch’io ero molto felice di vederla, soprattutto così allegra e in forma.
-Non potrò mai ringraziarti abbastanza, Killian.
-Scherzi? Io devo ringraziare te, sei stata preziosissima. Non conoscevo questo tuo lato, saresti un’ottima agente di polizia, sai?
-Forse… ma troppe regole, non fa per me! Ma Killian, se sto bene è tutto merito tuo e lo sai.
Scossi le spalle, leggermente imbarazzato.
-Non avrei pensato di fare altrimenti nemmeno per un secondo.
La ragazza mi abbracciò ancora, e ricambiai la stretta con forza. Ancora una volta, il mio cuore si riempì di calore: era valsa la pena. Senza il minimo dubbio.
Anche Robyn mi regalò un grande abbraccio, ringraziandomi per aver tenuto al sicuro la sua amata, mentre Rose non riuscì a trattenere le lacrime mentre mi riempiva di baci sulle guance.
La lasciai fare, la lasciai che si sfogasse e la tenni stretta fino a che non riuscì a calmarsi: non l’avevo mai vista così: era una dura, di solito. Non si lasciava andare a sentimentalismo, ma adesso… adesso volle accertarsi che sapessi quanto mi volesse bene, nonostante non ce ne fosse bisogno. Era come una sorella, per me, una delle persone a cui volevo più bene al mondo…
Insieme a Jeff.
Il mio migliore amico, mio fratello, che mi guardava senza sapere cosa dire. Sapevo che avremmo avuto bisogno di un momento da soli, c’erano tante cose da dire… ma non adesso. Avremmo avuto tempo.
-Un abbraccio al tuo migliore amico non lo dai?- cercai di sdrammatizzare, e per fortuna funzionò. Mi abbracciò anche lui, e fui quasi certo di sentirlo tirare su col naso, ma non dissi nulla. Ricambiai la stretta e basta, per ora bastava così.
-Lo sai che ci hai fatto prendere un dannatissimo colpo, vero?!
-Mi dispiace, lo so. Ma sai bene che ho la testaccia dura, no? È sempre stato così!
-Lo so, lo so!
 
***
 
Due ore dopo mi ritrovai in camera da solo con Emma, dopo una doccia rigenerante quanto… debilitante.
Avevo fatto come la Grey aveva suggerito: mentre Emma era a pranzo, mia madre aveva aspettato fuori dal bagno. Non avevo avuto bisogno di aiuto, ero stato perfettamente in grado di reggermi in piedi, cosa che per un attimo mi aveva fatto star bene… fino a che non avevo visto il mio corpo.
Cicatrici, più di quante credessi, ma soprattutto, i segni delle bruciature sul petto. Avevano davvero usato il fuoco, allora, non era stata un’allucinazione dettata dal dolore. La forma era quella di mozziconi di sigarette che si erano divertiti a spegnere addosso a me.
In quel momento, avevo odiato il mio corpo.
Come avrei fatto a spogliarmi davanti ad Emma, se quei segni non fossero spariti?
Come avrei fatto a fare l’amore con lei? Si sarebbe impressionata, senza ombra di dubbio, come una qualsiasi persona normale avrebbe fatto.
Ma d’altronde, a chi volevo darla a bere… quando fosse arrivato il momento, sarei stato pronto e basta. L’amavo da morire e ovviamente l’attrazione che provavo nei suoi confronti non si era spenta nemmeno un po’. Non potevo permettermi di farmi paranoie, non era da me… probabilmente una volta uscito dall’ospedale, molte di quelle cicatrici non ci sarebbero più state.
Mi serviva solo tempo, tutto qui.
Così, avevo mandato giù il boccone amaro e avevo finito di lavarmi uscendo dal bagno con un sorriso, così come vi ero entrato. I miei genitori erano rimasti fino a che non mi ero risistemato nel letto, poi mi avevano lasciato promettendo di tornare l’indomani, lasciando il posto a Emma.
La mia dolce Emma, che aveva deciso di provare ad imboccarmi con la zuppa insapore che l’infermiera mi aveva portato… solo che stavamo facendo un gran casino.
-Ma tu non apri la bocca come una persona normale, è per questo che è complicato! – si lamentò la bionda, mentre io me la ridevo.
-Tu cerchi di imboccarmi come si fa coi bambini! Non puoi mettermi in bocca tutto il cucchiaio.
-Ma non lo sto facendo! Uff, non sai mangiare.
-Ah, io non saprei mangiare!?
-E chi altro vedi qui che si sta sbrodolando!
-Facciamo che mi lasci fare da solo. Questa brodaglia già fa schifo, preferisco evitare di rovesciarmela anche addosso.
Al che, la ragazza mi mollò il cucchiaio nella ciotola e tornò a poggiarsi sui cuscini, incrociando le braccia e mettendo il broncio, proprio come una bambina. Guarda te se dovevamo bisticciare per sciocchezze del genere!
Nel completo silenzio finii la mia zuppa al sapore di nulla, poi posai la ciotola sul comodino. Avevo ancora un po' di fame, ma tanto mi avrebbero portato la stessa brodaglia se avessi chiesto il bis. Per fortuna la mia gola sarebbe dovuta migliorare nel giro di uno o due giorni, così sarei potuto passare a cibo più normale. Il mio goal, era potermi gustare una pizza entro una settimana.
-Mica sei offesa?
-No.
-Non sembra.
-Volevo solo aiutarti!- esclamò, dopo qualche attimo di silenzio.
Alle prime, non seppi come rispondere… e mi sentii un totale idiota.
Ovviamente apprezzavo che volesse prendersi cura di ma, ma davvero non c’era bisogno… non così. Il solo fatto che fosse con me era più che abbastanza, ma come spiegarglielo?
-Lo so, lo apprezzo, tesoro...- borbottai quindi, costringendola a voltarsi verso di me.
-Vorrei poter fare qualcosa per te.
-Servirebbe a qualcosa se ti dicessi che la tua presenza è già tantissimo?
-Intendo qualcosa di concreto! Invece ho le mani legate.
Senza darle modo di replicare, la tirai a me e la strinsi forte, sospirando. Conoscendola, non sarebbe stato facile convincerla, anche se la averla tra le braccia mi aiutava più di quanto potesse immaginare. Riusciva a spazzar via ogni mio brutto pensiero senza nemmeno saperlo.
-Ok, qualcosa puoi fare. Se per domani mi prepari una minestra di pollo, magari con carote, patate, pastina... ti sarò riconoscente a vita.
-Faceva così schifo?
-No. Era insapore, per questo non ti ho proposto di assaggiare.
Ci guardammo per un attimo, poi scoppiammo a ridere come due idioti. Conosceva bene anche lei il cibo dell'ospedale, quindi non poté obiettare. Mi disse solo di ritenermi fortunato a non aver bisogno di passare dalla gelatina prima di arrivare al cibo normale, e di quello ero effettivamente grato! Amante com'ero della buona forchetta, sarebbe stato traumatico.
-Per domani te ne preparo in abbondanza. Crema di pollo e verdure a pezzettini. Tutto morbido ma saporito, promesso.
-Ti adoro Swan. Va benissimo.
Sorrise, poi mi prese la mano.
-Domani saremmo dovuti partire...
Annuii: ci avevo pensato anch'io e odiavo dover cancellare tutto... ma, chiaramente, non c'era alternativa per il momento. Non ero abbastanza in forma da tornare a casa, figurarsi guidare in giro per il Paese; speravo avremmo potuto semplicemente rimandare di un mesetto, anche con un giro ridotto ma senza dovervi rinunciare del tutto.
-Vai da qualche parte con tuo fratello. Non sprecare le vacanze.
-Sai che non lo farò.
-Starò bene, promesso.
-Non insistere. Queste due settimane sono state un inferno, Killian. Ti prego, non chiedermi di allontanarmi, a meno che non sia davvero quello che vuoi.
In risposta le stampai un piccolo bacio, scuotendo poi la testa rassegnato. Certo che la volevo lì, non l’avrei mai allontanata... ma non volevo neanche che si stressasse a starmi appresso e sprecasse così la fine dell'estate. Non sapevo neanche se mi sarei ripreso in tempo per andare almeno una giornata al mare: era già iniziato settembre, dopotutto, mancava pochissimo alla fine del caldo.
-Non è quello che voglio.
-Ok. Allora resto, fine della storia. A proposito di mio fratello, va bene se viene domani? Vorrebbe conoscerti, ma oggi hai avuto già troppi visitatori...
-Certo che va bene! Anch'io voglio finalmente conoscerlo!
-Secondo me diventerete ottimi amici!
-Credo anch'io, e poi lo sai che già mi adora! Sono il suo idolo!
La bionda roteò gli occhi, ma non negò.
-Insomma, adesso sei tipo il mio ragazzo?
Esitai. Solo un attimo, ma esitai. E non seppi dire perché.
-Sì. Direi di sì.


 
Ciaao! Stavolta sono riuscita a essere puntuale, visto che ero un po' in vacanza a casa mia... ma domani si risale di nuovo, non ne ho proprio voglia!
Cooomunque, stavolta non mi odiate, vero? Vi ho dato la reunion e un po' di ammmore, che ci voleva! Killian continua a stare relativamente bene e dormire con Emma lo ha anche aiutato a combattere gli incubi. La ama e lei è ciò di cui ora ha bisogno per guarire... solo, magari, ci metteranno un po' a dichiararsi completamente! Ma nonostante questo sono una coppia ufficiale ormai e non si nascondono... fanno tutti il tifo per loro.
Killian è inoltre riuscito a parlare sia con Graham, promettendo di testimoniare, che con i suoi amici che non vedevano l'ora di riabbracciarlo.
Sta cercando di rimanere lucido nonostante le "piccole" cose che lo buttano giù, sempre grazie alla sua amata che inconsapevolmente lo fa star meglio. Ma di strada da fare ne ha ancora un po', visto che non ha ancora voluto parlare di argomenti spinosi con lei...
Niente suspence stavolta, contenti? xD
Comunque, ora vado a dormire che domani devo alzarmi abbastanza presto per il volo.
Un abbraccio, grazie come sempre a tutti :* (Lara, vedo che hai aggiornato, non vedo l'ora di leggere! Le altre, e sanno chi sono... aspetto i vostri aggiornamenti u.u)

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Capitolo 23
*** Present, future... and past ***


Present, future... and past



EMMA POV
 
Ero contenta che non avessero permesso a Killian di lasciare il letto per accompagnarmi in riabilitazione: sarebbe stato umiliante.
Ovviamente sapevo che sarebbe stato un percorso molto difficile, ma non così... frustrante. Ero vivamente grata che a seguirmi fosse Rose, perché sapeva come farmi mantenere la calma.
Mi aveva fatta accomodare su una sedia, chiedendomi di fare svariati movimenti con le gambe. Movimenti che mi aveva fatto ripetere fino allo sfinimento, fino a farmeli eseguire alla perfezione.
Faceva male, era veramente dura per corpo e mente.
-Ok Emma, per oggi basta.
-Eh? Ma non mi sono neanche alzata in piedi...
-Non è ancora il momento, il processo deve essere graduale o rischi di farti male. Ma sei andata molto bene!
-Insomma...
-Hai dolori?
-Da morire!
-Ottimo!
-Ottimo?!
-È un buon segno, il tuo fisico sta reagendo come dovrebbe. Ogni volta il dolore diminuirà, e quando sarà sopportabile possiamo iniziare a farti alzare.
Fantastico. Non le avevo fatto domande quando avevamo iniziato perché mi fidavo totalmente di lei, ovvio: però non mi sarei aspettata di non fare nemmeno un tentativo di alzarmi.
-Sei delusa.
Non confermai, ma non riuscii neanche a negare; mi aspettavo qualcosa di leggermente più... attivo.
-Lo so che lo sei, ma credimi, questo è il modo migliore. Dammi una settimana. Se tutto continua a filare liscio, posso cambiare programma. Ma sei in un momento delicatissimo e voglio che tu faccia progressi senza correre rischi.
Annuii, con un sospiro. Ovviamente aveva ragione, neanch'io volevo correre il rischio di tornare al punto di partenza. Le gambe mi facevano parecchio male effettivamente, e se anche avessi provato ad alzarmi, difficilmente sarei rimasta su per oltre una frazione di secondo. Cadere e rompermi una caviglia era l'ultima cosa di cui avevo bisogno ora.
-Hai ragione... grazie Rose.
-E di cosa! Sono felicissima di farlo insieme a te, Emma!
-Sei brava. Non è semplice non perdere la pazienza con me...
-Ti conosco, e questo aiuta. E che tu ci creda o no, ho pazienti molto più fuori di testa!
Ridemmo insieme, era vero, facevo fatica a crederci! Ma non aveva visto ancora il peggio di me, e speravo che non lo vedesse mai. Forse non sarebbe stato necessario... forse come aveva detto lei, il fatto che fossimo amiche avrebbe aiutato. Di solito la mia frustrazione coi medici derivava dal fatto che non riuscissero a capirmi, ma lei sì. Lei mi voleva bene e capiva quanto questo fosse importante e difficile per me allo stesso tempo.
-Mi cambio e raggiungiamo i ragazzi? Vuoi che ti portiamo a casa poi o resti a dormire di nuovo qui?
-No, un passaggio mi sarebbe utile, grazie... ho promesso a Killian di cucinargli qualcosa per domani.
-Ok, certo! Sembra star bene...
-Sì. Sono sorpresa anch'io.
-Avete… parlato? Per davvero, intendo. È ovvio che deve aver passato l’inferno…
Scossi la testa. Probabilmente non aveva nemmeno idea, fino in fondo, di cosa avesse passato Killian… e lui non sembrava aver voglia di parlarne, almeno per adesso, e avrei rispettato la sua decisione.
Qualcosa doveva aver detto a Graham, visto che quando era andato ad interrogarlo ci aveva chiesto di lasciarli soli... ma era finita lì.
Non potevo essere io a tirar fuori l'argomento, ma d'altra parte avrei almeno voluto sapere se... se stesse bene, per davvero. All'apparenza era tutto a posto, ma non ci avrei messo la mano sul fuoco.
Se solo avessi avuto la certezza che fosse in pace con sé stesso, sarei stata felice anche se non avessimo mai affrontato l'argomento.  Ma la sera prima gli incubi lo avevano tenuto sveglio, e... non sapevo proprio cosa pensare.
-Ha bisogno dei suoi tempi, ma alla fine si aprirà. È sempre stato così, vuole fare il duro…
-Lo so, certo. Solo non so come comportarmi... insomma, è dolce con me e non l'ho mai sentito a disagio. Ma non so...
-Comportati normalmente, sii te stessa come sempre. Killian non è bravo a fingere, te ne accorgeresti. Se sembra tranquillo e allegro quando siete insieme, allora è così davvero. Quando sarà il momento di parlare, lo capirai.
-Grazie.
Abbracciai la mia amica, grata per quel preziosissimo consiglio. Avevo davvero avuto bisogno di parlarne, altrimenti sarei andata fuori di testa: lei conosceva Killian da tanti anni, quindi le credevo totalmente. Inoltre, qualcosa mi diceva che in qualche modo sapesse, forse. O almeno immaginasse.
La lasciai infine andare a cambiarsi, così che potessimo raggiungere i nostri uomini prima di andare a casa.
 
 
* * *
 
La ragazza di Neal era adorabile. Ivy. Un po' timida, ma anche simpatica e molto dolce.
Aveva un anno meno di lui ma si era diplomata in anticipo, quindi aveva iniziato prima l'università. Anche lei voleva diventare medico legale e ci raccontò come i due si fossero avvicinati proprio così: nella preparazione di un rapporto su un cadavere che avevano dissezionato insieme. I suoi genitori avevano definito il tutto un po' inquietante e i miei furono d'accordo, io invece lo trovai adorabile! Era bello trovarsi per via delle passioni in comune, per quanto strano potesse essere a volte.
Infine, rimase sconvolta nello scoprire che il "poliziotto eroe" di cui si parlava sui giornali fosse il mio... "amico sbarra ragazzo", e felice di sapere che stesse meglio. Ovviamente evitai di parlarne nel dettaglio, ma le promisi di farglielo conoscere alla prima occasione. Magari avrei chiesto a Killian se non fosse un problema che Ivy andasse a conoscerlo insieme a Neal... ma ero piuttosto convinta avrebbe accettato.
I miei dopo un po' decisero di lasciare soli noi "giovani", visto che l'indomani si sarebbero alzati presto per andare a lavorare. Neanch'io, comunque, mi sarei trattenuta tanto a lungo: sicuramente la coppietta avrebbe preferito la sua privacy.
-Emma, Neal mi ha detto che pattinavi.
-Ah... beh, sì. Tanto tempo fa ormai.
-Anch'io. Insomma, da ragazzina... poi a 13 anni prima delle nazionali ho subito una brutta frattura e dopo due anni mi hanno detto che avrei dovuto lasciare l'agonistica perché non c'era possibilità di pieno recupero.
-Oh! Mi dispiace tanto... so come ci si sente.
-Già- sorrise amaramente -Non ho più avuto la forza di mettere i pattini, neanche per un giretto. E pensavo... insomma, di farlo insieme magari, un giorno.
Rimasi a bocca aperta, e notai che Neal avesse le labbra strette: quella doveva essere un'idea sua e non seppi se prenderlo a sberle o riempirlo di baci. Una minuscola parte di me ci aveva pensato subito quando le mie gambe avevano ripreso a funzionare, ma non mi ero permessa di fantasticare e avevo bloccato tutto sul nascere. Sarebbe stato già tantissimo se avessi ripreso a camminare ad un'andatura umana, ma rimettere i pattini... era probabilmente impossibile.
-Forse.- dissi quindi, per non sembrare scorbutica e soprattutto non deludere mio fratello. Sapevo che quell'idea era totalmente in buona fede, perché mi voleva bene e avrebbe voluto vedermi felice.
-Lo so che hai paura e non sei convinta.
-Che? No, no...
-Ti si legge in faccia...- sorrise, scuotendo le spalle. Wow, allora dovevo veramente essere una pessima attrice!
-Ok, forse... è che la mia situazione è più complicata e...
-Oh lo so, assolutamente. Facciamo così, se un giorno ti sentirai pronta, andiamo... e portiamo con noi i ragazzi, per farci due risate quando continueranno a finire col sedere per terra.
A quel punto non riuscii a non scoppiare a ridere, perché mi balenò un'immagine di Killian seduto sul ghiaccio, che cercava di alzarsi solo per ritrovarsi di nuovo col sedere a terra. Ok, sarebbe stato divertente e bello poter andare tutti insieme, non potevo negare. Forse... forse tra un anno avrei avuto abbastanza stabilità per una piccola pattinata: la parte difficile sarebbe stata trovare il coraggio di infilare i pattini.
Forse ancora più difficile che accettare l'idea che non li avrei rimessi mai più.
-Va bene. Affare fatto, e dico sul serio.- accettai infine, strappando un sorriso a entrambi.
D'accordo, Ivy non era nella mia stessa situazione, ma da una parte in fondo lo era. Anche lei aveva dovuto rinunciare al suo sogno, proprio come me. Camminare era bello, ma neanche lontanamente liberatorio quanto scivolare sul ghiaccio. Un sogno. Il sogno di poter vivere della propria passione... nient'altro mi aveva mai fatta sentire così. D'accordo, ero brava al computer, molto molto brava, e lo sapevo... ma non mi appassionava. Era un ripiego, in fondo, un piano C per potermi sentire indipendente e utile.
Forse, quando il momento sarebbe arrivato, avrei valutato un piano B.
Decisi quindi di andare a dormire anch'io, mi sarei svegliata prima per poter preparare la minestra a Killian.
"Spero tu stia dormendo bene. Ci vediamo domani 😗 Saresti d'accordo se mio fratello venisse a conoscerti insieme alla sua ragazza? È una tua "fan" anche lei! Un bacio"
 
 
* * *
 
KILLIAN POV
 
Non sapevo cosa dire ad Emma perché non si preoccupasse.
Non ero riuscito a prendere sonno fino alle 4 del mattino, quando mi ero arreso ed avevo chiamato un'infermiera perché mi sedasse. Non appena iniziavo a prender sonno, gli incubi si ripresentavano, e mi svegliavo in preda a un dolore fantasma. Quando realizzavo di star bene, cercavo di tornare a dormire... ma era completamente inutile. La mia mente non riusciva proprio a rilassarsi.
Per questo avevo passato gli orari di visita del mattino dormendo, svegliandomi solo per le 13, piuttosto intontito. Almeno avevo avuto la gioia di trovare la minestra di Emma, che l'infermiera aveva scaldato per me.
Le avevo subito scritto per ringraziarla e scusarmi per quella mattina, e alla fine ci eravamo accordati perché venisse alle 17, dopo la sua ora di fisioterapia.
Ovviamente aveva saputo dall'infermiera il motivo per cui avevo trascorso tutta la mattina a dormire, quindi avevo dovuto dirle la verità. Gli incubi.
Ora, seduta accanto a me, mi guardava, e sembrava non saper bene cosa dire. Sicuramente immaginava a che genere di incubi mi riferissi, e non aveva nemmeno senso negare.
-Killian... io lo so che non ne vuoi parlare. Almeno non con me.
Già: non volevo parlarne con lei, perché sapevo quanto mi volesse bene e non... non volevo che stesse male. Già sapeva troppo, ma i dettagli... no. Non potevo farle questo. A che pro?
-Preferirei di no, Emma. Senti, non...
-Parlane con qualcuno. Se puoi.
-Forse. Ti prego, fatti andar bene il forse.- forse mi sentivo peggio di quanto pensassi, anche se non nel senso che credeva lei, e volevo che almeno quello le fosse chiaro.
-Comunque, per me non cambia nulla. I miei sentimenti, le cose tra noi, intendo. Spero per te valga lo stesso.
-E non lo dici solo per farmi stare meglio?
-No, tesoro. Credimi, non c'è nulla di più bello dei tuoi abbracci, i tuoi baci... e sto davvero bene quando sei qui. L'altra notte ho dormito benissimo stretto a te.
-Allora rimarrò con te fino a che sarai qui.
-No Swan, sai che non puoi farlo... e poi non è giusto, sono un uomo adulto e devo cavarmela da solo.
-E allora! Anch'io sono adulta e tu mi sei sempre accanto quando ho bisogno. Adesso voglio fare lo stesso per te, perché ti... ti voglio bene e voglio che tu stia bene.
Era stata sul punto di dire "ti amo"? O era solo una mia impressione? La guardai negli occhi, cercando di leggerle dentro. Se lo avesse detto, sarei stato pronto a dirle che l'amavo anch'io, perché ormai ne ero convinto e sentivo di voler passare il resto della vita al suo fianco.
Ma se si era fermata... o se mi ero solo immaginato tutto... no, non era ancora il momento giusto.
Confidavo di capirlo, quando sarebbe arrivato.
-Io voglio che tu stia bene, e non credo che passare una settimana in ospedale sia una buona idea. Me ne andrei anch'io se potessi.
-Killian, ho detto che rimango... non mi farai cambiare idea.
Sospirai, scuotendo la testa con un sorriso che non riuscii a trattenere. Era una gran testarda, ma quello era uno dei mille motivi per cui l'amavo. In più, sapevo bene che gli ospedali non le piacessero... ma era pronta a passarvi un'intera settimana solo per me. Come potevo non essere perdutamente pazzo di lei?
-Va bene Emma, sarà bello averti con me. Chiederò di far mettere un secondo letto, per stare più larghi.
-Va bene. Lo sai che dormirò comunque nel tuo, ma se devo rimanere per un po’... meglio averlo.
Risi ancora, per poi cingerle le spalle con un braccio e stringerla a me. Non potevo negare che il tempo sarebbe trascorso molto più velocemente in questo modo, ma per il suo e il mio bene avrei cercato di parlarne con qualcuno. E poi, non volevo continuare ad avere gli incubi ogni volta che dormivo da solo, avevo bisogno di un rimedio efficace a lungo termine.
-Swan, vorrei fare una passeggiata in cortile. C'è questo bel sole...
-Puoi?
-Accompagnato sì.
-Non credo di poter contare come accompagnatrice, sono ancora in sedia a rotelle. Fammi chiamare un'infermiera...
-Oh andiamo, è una passeggiata in cortile e voglio farla con te, non con le infermiere!
-E se finiamo nei guai?
-Nah... ci penso io.
La Grey aveva accennato che da oggi avrei dovuto iniziare a muovermi di più, e non vedevo perché aspettare. I dolori c'erano ancora, ma mi reggevo in piedi e la testa aveva smesso di girarmi ogni volta che andavo al bagno. Ero certo di avere abbastanza forze per una passeggiata in cortile.
Emma alla fine si convinse, e lasciai che si sistemasse sulla carrozzina prima di alzarmi anch'io.
Per fortuna avevo almeno il mio pigiama: con quelli dell'ospedale avrei sfigurato ancora di più accanto a lei - splendida nel suo vestito estivo verde coi fiori. I capelli erano legati in una lunga treccia, con alcuni ciuffi ribelli ai lati: era bellissima, e nemmeno se ne rendeva conto.
Per fortuna il mio "amico" se ne stava sempre a bada in questi giorni, evitandomi delle gran belle figure di merda. Probabilmente sapeva che per il momento non avrebbe potuto sfogarsi!
Ma la voglia di fare di nuovo l'amore con lei c'era eccome, quindi dovevo fare il bravo e permettere al mio fisico di riprendersi il prima possibile. Per il momento non sapevo nulla di più di quanto mi era stato detto all'inizio, ma confidavo la Grey mi avrebbe aggiornato prima di dimettermi. Ad esempio, speravo di poter andar via senza fasciatura alla testa, perché sentivo un gran bisogno di lavarmi finalmente i capelli.
Forse gliene avrei parlato già domani, visto che ormai ero piuttosto certo che il trauma cranico non mi avesse causato problemi seri.
Dovevo ritenermi fortunato: sarei potuto finire molto, molto peggio.
Emma mi guardò alzarmi, e cercai di mantenere la stabilità il più possibile perché non iniziasse a preoccuparsi. Non fu troppo difficile, mi sentivo abbastanza bene a parte i dolori alle costole - levigati dagli antidolorifici. Perché guarissero, l'unica cosa che avrebbe fatto effetto era il tempo, che doveva fare il suo corso. Sicuramente stare due settimana immobile, comunque, mi aveva aiutato molto.
-Spingimi. Così almeno ti reggi.
-Non ti piace farti spingere...
-E a te non piace farti vedere debole. Spingimi e basta, se poi ti stanchi puoi sempre sederti in braccio a me!- scherzò, alleggerendo la tensione. Decisi quindi di accettare l'offerta e la spinsi fuori dalla stanza, verso l'ascensore: col viavai che c'era, nessuno fece caso a noi due per fortuna. Come le avevo detto non saremmo finiti nei guai, ma così almeno avremmo evitato eventuali discussioni con le infermiere.
Una volta fuori, mi sentii immediatamente rinato. Il sole e il verde fecero un effetto immediato, riempiendomi i polmoni e scaldandomi la pelle...
-Se il tempo si mantiene, appena esco andiamo al mare.
-Ok... io ci sto.
-Fantastico. Senti, ieri ho passato un paio d'ore al telefono a cancellare il viaggio e... capendo la situazione mi lasciano spostare le date. Cosa ne dici di fine ottobre? Puoi riprendere le ferie?
-Non è un po' presto per te? Magari facciamo ad anno nuovo...
-Starò bene per allora, manca oltre un mese.
-Ok.
-Ok?
-Ok, a patto che tu stia bene. Delle ferie non preoccuparti, oggi mando le dimissioni.
-Cosa?
Che novità era quella? Perché non mi aveva detto nulla? E soprattutto, perché voleva lasciare un lavoro che forse non era quello dei suoi sogni, ma le lasciava una grande libertà in fatto di luogo e orari? Mi fermai, per poterla guardare... aveva uno sguardo fermo.
-Ci penso da tanto. Pensavo di continuare ancora per un po' fino a che non avrò capito cosa fare della mia vita... ma ho abbastanza soldi da parte, non vedo perché continuare qualcosa che non mi appassiona. Voglio prendermi un paio di mesi di pausa, concentrarmi sulla fisioterapia, rilassarmi... e pensare.
Annuii.
Aveva senso.
Lei stessa, fin dalla prima volta che ci eravamo conosciuti, aveva ammesso che quello fosse un ripiego. Ma ero felice che adesso volesse dare una svolta alla sua vita, forse era davvero il momento giusto per lei per ricominciare a osare e mettersi alla prova. Credevo in lei e sapevo che avrebbe trovato ciò che cercava: nel frattempo le sarei stato accanto, per supportarla emotivamente.
-Ah, i tuoi coinquilini mi hanno accennato che tra un paio di mesi vorresti trasferirti. Per lasciar casa a loro.
-Sì, è così.
Deglutì, come se fosse spaventata da quello che voleva dirmi.
-Ok. Come ti dicevo, ho dei risparmi e...
-Ohi, Emma!
-Oh! Neal, Ivy. Pensavo sareste passati più tardi?
-Stavo per scriverti, ci saremmo fermati alla caffetteria in caso...
D'accordo, forse non avrei voluto conoscere il fratello di Emma e la sua donzella mentre ero in pigiama, ma probabilmente era meglio così che dal letto d'ospedale.
Emma fece quindi le presentazioni, e strinsi la mano ad entrambi: mi piacquero subito, a primo impatto!
-Vedo che stai meglio allora!
-Si! Stavo facendo la muffa in quel letto... scusate ancora per stamattina, di solito non mi sveglio all'ora di pranzo!
-Ma tranquillo! Capita a tutti di svegliarsi tardi...- sorrise Ivy. Sembrava una ragazza molto dolce, oltre ad essere davvero bella: il "piccolo" Neal aveva gusto! A vederlo dal vivo, potevo davvero dire che somigliasse ad Emma. Avevano lo stesso colore degli occhi, ma il viso in generale era molto simile.
-Fino a quando vi fermate?
-Un'altra settimana... poi ci tocca tornare.
-Ok, allora ce la facciamo ad andare a bere qualcosa una volta... a me toccano altri 5 giorni.
-Sette.
-Ne parliamo dopo, Swan. Che dite?
-Volentieri! Magari ci racconti anche qualche aneddoto!
-Oh, assolutamente! Neal sa già che posso procurargli uno stage con Ruby, è la migliore. Ma anche tu Ivy, se vuoi posso provare a parlarne. In altri cambi due stagisti alla volta ci sono stati, penso sia fattibile...
-Davvero?! Sarebbe magnifico! Mi hanno proposto un posto vicino casa a Liverpool, ma sinceramente preferirei qui...
-Grazie Killian! Sarebbe forte lavorare insieme, e magari porto Ivy a vedere l'Irlanda...
-Mi sembra un'ottima idea. Il tempo di tornare al lavoro e ne parlo... comunque avete fino a fine anno per iscrivervi ad uno stage, giusto?
-Esatto! Non c'è fretta, prenditi i tuoi tempi.
-Nah, tranquillo, sarà una priorità. Dopo il processo me ne occupo.
Mi ringraziarono per l'ennesima volta, Emma invece mi sorrise. Lo avrei fatto volentieri sinceramente, sembravano entrambi molto in gamba e da Ruby avrebbero davvero potuto imparare molto. E poi, magari, avrebbe avuto presto bisogno di un nuovo assistente... anche se non c'era ancora nulla di certo. Con Graham avevamo solo accennato il discorso, ma era presto: dovevo prima riprendermi e fissare una nuova data per il porto d'armi.
Intanto trovammo una panchina su cui accomodarci, e ne fui lieto anche se non lo avrei ammesso; Neal offrì di passare al bar a prendere caffè per tutti. In teoria non avrei dovuto assumere caffeina per il momento, ma dato che ne avevo bisogno non dissi nulla: non mi sarebbe successo niente, con Emma tra le braccia avrei comunque dormito alla grande.
Quando tutti avemmo le nostre tazze, spiegai alla mia ragazza come mai i 7 giorni erano diventati 5: la Grey non aveva ancora approvato nulla, ma mi aveva accennato che avrei potuto partecipare al processo. Non vedevo il motivo di tornare in ospedale una volta finito, quindi a meno che non ci fossero stati problemi effettivi, sarebbe stato facile lasciarmi dimettere due giorni prima. Potevo riposare e continuare a prendere le medicine anche a casa, dove sarei stato sicuramente molto più a mio agio... e se lei avesse voluto stare per un periodo da me, non avrei obiettato. A patto che avesse continuato a non perdere le sue sessioni di fisioterapia, perché era importante. Per lei, ma anche per me: volevo davvero vederla camminare, vederla smettere di sentirsi a disagio. La sedia a rotelle, nonostante tutto, la rendeva ancora insicura in alcune occasioni, non era felice di doverne dipendere... ed io la volevo felice. Se lo meritava. Sarebbe stato magnifico se un giorno avesse anche potuto pattinare di nuovo... sapevo che quello l'avrebbe resa più felice di ogni altra cosa, e l'avrei aiutata a raggiungere quel traguardo.
Restammo a parlare del più e del meno, e Neal propose perfino di andare tutti insieme sulla neve per un paio di giorni sotto Natale. Lui e Ivy avevano pensato alle alpi Italiane, e a me l'idea piacque molto.
Avremmo potuto volare in Francia, e da lì affittare un van e guidare. Emma disse che ci avrebbe pensato, ma sapevo di poterla convincere a questo punto. L'idea di prendere l’aereo chiaramente non la faceva impazzire e il motivo era ovvio, ma ero sicuro che ci saremmo potuti divertire. La coppietta più giovane sugli sci, noi sullo slittino. E poi i resort sulla neve mi avevano sempre attratto, solo che non ero mai andato perché ero dell'idea che per questo genere di viaggio ci volesse la compagnia giusta... e ora l'avevo. Magari avremmo invitato anche Jeff e Rose, dubitavo gli sarebbe dispiaciuta una prima vacanza da fidanzati, in un romantico chalet!
Si dissero poi invidiosi del nostro quasi imminente viaggio in giro per l’Irlanda, ma ad ottobre non avrebbero proprio potuto saltare lezioni. Emma non era ancora convinta che sarei stato in grado per allora, ma io ero abbastanza positivo: avevo un mese intero per rimettermi in forze. Alla fine, non avremmo comunque fatto trekking selvaggio viste le condizioni di Emma, quindi non sarebbe stato faticoso.
Poco prima delle 7 decisi che fosse il caso di rientrare, perché l'infermiera sarebbe passata a portarmi la cena e si sarebbe impanicata nel non trovarmi in camera. Salutammo quindi i due, e ci avviammo - dopo che Emma ebbe chiamato sua madre perché le portasse il necessario per restare con me.
 
* * *

 
EMMA POV
 
-Stai comoda, tesoro? Guarda che puoi dormire nell'altro letto.
-Io sto benissimo così. Tu piuttosto, sei comodo?
-Comodissimo. Ma quando sarà il momento di comprarmi un letto, credo proprio prenderò un bel king size!
-Mmh, mi piace l'idea. A proposito, prima di incontrare mio fratello... stavamo parlando. Insomma.
Era facile, ma non sapevo come dirlo. Insomma... e se mi avesse presa per pazza? Se avesse pensato che fosse troppo? Alla fine, non ne avevo nemmeno parlato ai miei… ma ero abbastanza convinta di volerlo fare se... se anche Killian fosse stato d'accordo.
Presi un gran respiro.
-Ho dei risparmi da parte per dividere le spese se magari volessi una coinquilina. Solo se vuoi chiaramente non sei costretto, è solo un’idea. - dissi d'un fiato, senza nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo nel suo.
Silenzio.
Ecco, lo sapevo che avrei dovuto star zitta.
Era un'idea stupida.
-Mi stai chiedendo di vivere insieme?
-I... io...- balbettai, come una perfetta imbecille. "Scherzavo!" avrei dovuto dire, forse. Ora mi rendevo conto quanto la cosa fosse ridicola: come diavolo avevo potuto pensare che potesse essere una buona idea?!
Insomma, oltre che il mio "qualcosa", Killian era anche il mio migliore amico e ci eravamo sempre trovati bene insieme. Per me era arrivato il momento di andare a vivere fuori casa, e avevo pensato che dividerla con lui sarebbe stato... divertente. Semplice.
-Lascia stare, io...
-Swan! Stai scherzando?! Nulla mi farebbe più felice!
-Eh?
-Ma i tuoi lo sanno?
-Ancora non lo sanno. Ma...
-Se hai paura, possiamo parlargliene insieme. Io guardando gli annunci ti avevo già presa in considerazione, ma pensavo che se ti avessi già chiesto di venire a vivere con me, mi avresti dato del pazzo e saresti corsa a gambe levate...- spiegò divertito, al che risi. Esattamente la mia stessa paura! Ma davvero mi aveva presa in considerazione? Quindi anche lui l'idea di vivere insieme, prima o poi, l'aveva avuta?
Ridemmo ancora un po', poi mi prese il volto e catturò le mie labbra per stamparvi un tenero bacio, facendomi sciogliere completamente. Quella sarebbe stata la nostra normalità, una volta andati a vivere insieme? Avremmo avuto una sola stanza, e non due separate, con un letto da condividere?
Era davvero strano, ma... la cosa non mi spaventava affatto. Un anno fa avrei riso se qualcuno mi avesse detto che quello successivo avrei iniziato a pensare di convivere con un uomo. Non ci avrei mai creduto.
Ma lui era davvero speciale, era entrato nella mia vita bruscamente, ma in pochissimo tempo era diventato la mia persona preferita al mondo. Il mio migliore amico, l’uomo che amavo.
-Prima ancora del… di tutto, ho fissato un paio di appuntamenti per vedere delle case nelle prossime settimane. Vuoi venire con me?
-Si! Certo.
Sorrise.
Sì, volevo senza dubbio andare a vivere con lui. Sarebbe stato un enorme cambiamento per me, avrei dovuto adattarmi a tante cose... ma andava più che bene. Ero eccitata all'idea, anche se ci sarebbero voluti un paio di mesi.
-Quindi è deciso, Swan? Si cerca casa per due?
-Sì. Sì Killian.
Fui sul punto di gettargli le braccia al collo per baciarlo come si deve, ma mi fermò il suo sguardo che di colpo si spostò, sgranò gli occhi come se… come se avesse visto un fantasma.
-Milah.






 
Ciaaao scusate il mega ritardo! Stavolta non sono riuscita a essere puntuale, ma alla fine ce l'ho fatta.
Per chi sperava nella dichiarazione... dovrete aspettare ancora un po'! Così come c'è da aspettare perché Killian si confidi, ma anche gli ultimi puntini riguardanti il caso. Posso solo anticipare che ci sono dettagli di cui Killian vorrà occuparsi.
Nel frattempo, gli incubi non gli danno tregua... a meno che non abbia lei accanto. E lei, accettando che non sia pronto a confidarsi, ha semplicemente deciso di aiutarlo rimanendo a fargli compagnia fino alla fine. A lui di certo non dispiace, anche se non le avrebbe mai chiesto di rimanere in un ospedale, ma come sappiamo Emma è testarda.
La prima volta che ha cercato di parlargli, sono stati interrotti da Neal e Ivy! Ho scelto Ivy come ragazza di Neal perché mi è piaciuta molto come personaggio, ho pensato fosse un peccato che abbiano finito per "sprecarla", aveva del potenziale! Comunque, i quattro si sono subito trovati bene insieme e Killian è pronto a chiedere a Ruby di assumerli come stagisti! Non ha ancora avuto modo di vederla, ma lo avrà presto ovviamente.
Intanto, alla fine, Emma ha lanciato il sasso... e Killian lo ha colto al volo. Nonostante abbiano ancora parecchio di cui parlare, vogliono andare a vivere insieme e sono pronti a fare questo passo. Ovviamente sarà graduale, Emma deve anche dirlo ai suoi... ma la volontà è lì.
Ma i "festeggiamenti" sono stati interrotti da una visitina a sorpresa per Killian!
Ok, ora vado a dormire e per il prossimo weekend credo di riuscire ad aggiornare ma preferisco non promettere nulla!
A presto, anche con gli aggiornamenti dei vostri capitoli! Un abbraccio e grazie a tutti come sempre!

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Capitolo 24
*** Peace with the past? ***


Peace with the past?



KILLIAN POV
Ero felice, euforico, come non lo ero da… dalla prima notte passata insieme, prima che quest’incubo iniziasse. Mi ero fatto mille paranoie, anche se avrei voluto chiederle io di cercare casa insieme, bloccandomi per paura di spaventarla: non avrei mai immaginato che la proposta sarebbe potuta venire direttamente da lei!
Era un po’ prematuro? Forse… ma nel nostro caso, non davvero. Nonostante fossimo una coppia da poco, sapevamo già di trovarci bene insieme e quel passo non mi faceva affatto paura.
In qualche modo, adesso ero ancora più motivato a rimettermi in sesto il prima possibile e potermi concentrare unicamente sul presente e sul futuro.
Quel che era successo era successo, ormai era parte del passato e continuare a rimuginarvi non sarebbe servito a niente: volevo solo dimenticare e andare avanti.
Aprii le braccia per accoglierla, ma fu in quel momento che la vidi.
Lei.
La donna che mai e poi mai avrei creduto di rivedere.
Uguale a come me la ricordavo, bella come la ricordavo, ma uno sguardo nuovo… rinato.
-Milah.
-Cosa… chi…
Emma balbettò confusa, voltandosi nella mia stessa direzione. La vedeva anche lei, non era frutto della mia immaginazione.
-Ciao, Killian…
-Milah. Cosa… come…
-Magari torno dopo. Non voglio disturbare.
Rimasi muto, non sapendo bene cosa dire: mi sentivo come se avessi davanti un fantasma.
-No.- fu Emma ad intervenire -Vieni. Io stavo comunque per andarmi a prendere qualcosa da bere. Killian, vuoi una cioccolata? Un tè?
Guardai lei, poi Milah, poi di nuovo lei, annuendo confuso… ma prima che potesse alzarsi riuscii a stringerle forte la mano, cercando di ringraziarla con lo sguardo. Lei mi sorrise lievemente, poi fece leva sulle proprie gambe per raggiungere la sedia a rotelle, lasciandomi abbastanza di stucco.
-Grazie. Io… scusa, davvero, non volevo disturbarvi, volevo solo vedere Killian una volta ma…
-Tutto a posto. Piacere, Emma.
La bionda le strinse la mano e l’altra ricambiò con un sorriso.
In un altro momento avrei fermato Emma, ma non ne ebbi le forze. Rimasi a fissare il fantasma del mio passato senza dire una parola, fino a che non restammo soli.
-Killian. Sono contenta di vederti abbastanza in forma. Come stai?
-Bene. Tutto bene. Milah, come… perché sei qui?
Cercai di ricompormi: non potevo fare la figura del babbeo, dannazione. La mia mente finalmente riprese ad attivarsi e fare calcoli e collegamenti mentre la guardavo avvicinarsi a me.
-Gold?
-Gold. Probabilmente. Lo sapevo che ci saresti arrivato da solo… non ho infranto la promessa fatta a Graham, direi.
Sorrise ancora, poi si sedette sulla poltrona di fronte al letto e allungò una mano per prendere la mia. La strinsi, e fu così familiare… l’avevo amata, l’avevo davvero amata, e lasciarla andare aveva fatto un male inimmaginabile, pur sapendo fosse la cosa migliore per lei.
-Quel furbone di Graham poteva anche dirmelo che avesse dei sospetti ma… lasciamo stare. Come stai tu? Sono passati anni…
-Sto bene Killian e tutto grazie a te. Mia mamma anche sta meglio, vive a casa con me adesso, ho un nuovo lavoro… sono felice. Penso non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza per ciò che hai fatto.
-Sciocchezze. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di…
Pur di liberarti. Pur di darti la possibilità di essere libera dal dolore e felice, un giorno. Non sapevo bene nemmeno io.
-Ti sei risposata?- tra tutta le domande che potevo farle, perché proprio quella? Idiota.
-No, ho chiuso con gli uomini. Ho vissuto un’esperienza traumatica, ma anche una felice con te… mi sento in pace con me stessa, ho imparato ad apprezzare la mia indipendenza. Ci è voluto un po’ a ricucire le ferite ma ce l’ho fatta.
Annuii, cercando di recuperare ulteriore lucidità. Ero felice di vederla ma… avevo anche bisogno di risposte o sarei impazzito.
-Quanto ti fermi?
-Fino al processo. Ho dato oggi la mia testimonianza a Graham ma mi ha chiesto di fermarmi in caso possa essere utile, mi dirà se devo testimoniare.
-Sa che sei qui?
-Lo sa. Ci ho messo un attimo a capire chi fosse il “poliziotto-eroe”, non ha nemmeno provato a dissuadermi dal venirti a trovare…
Mi sfuggì una debole risata, non mi sarei mai abituato alla definizione “poliziotto-eroe” e, vista la sua espressione divertita, intuii che avesse capito. Mi aveva sempre capito, in fondo.
-Sì, suppongo che a quest’ora non ti avrebbero lasciata entrare senza permessi speciali.
Restammo a guardarci ancora per un po’, a ricordare, almeno io. L’avevo amata davvero quella donna, nonostante avessi sempre saputo che non fosse quella giusta. O forse in altre circostanze sarebbe potuta esserlo, ma era inutile rimuginarci troppo. Adesso il mio cuore apparteneva completamente ad un’altra donna: Emma. La mia Emma, che aveva voluto lasciarmi quel momento senza che nemmeno dovessi chiederglielo. Era stato un gesto premuroso da parte sua, una dimostrazione di fiducia: ennesimo segno che fosse la donna perfetta. Una donna che avrei dovuto sforzarmi di meritare ogni giorno della mia vita.
-E’ molto carina, la tua… ragazza? Moglie?
-Oh, no- risi ancora -Non sono sposato. In realtà e una cosa relativamente nuova. Ma forse un giorno…
-Sì, lo credo anch’io. Si vede nei tuoi occhi e… sono davvero contenta per te, Killian. Sei un uomo meraviglioso e meriti di trovare la persona che ti renda il più felice possibile. Per quel che vale, ho letto lo stesso amore nei suoi occhi.
Sorrisi, Milah era sempre stata una donna molto intuitiva, avevo scherzato definendola una specie di psichica, una volta… ma era incredibile il modo in cui riuscisse a leggere le persone, pur senza conoscerle.
-E’ piombata nella mia vita quando non me l’aspettavo… siamo partiti da amici, ma… beh, è una lunga storia.
-Magari un giorno me la racconterai. Per adesso mi basta sapere che tu sia felice, e spero anche lei sappia quanto è fortunata.
-Sono io quello fortunato, credimi. È una persona speciale.
È la donna grazie alla quale ho finalmente smesso di amare te, pensai, ma preferii non esprimerlo ad alta voce. Le relazioni che avevo avuto dopo Milah non erano mai state serie, così una parte di me aveva continuato ad amarla… ma con Emma, questo legame col passato si era sciolto.
-Lo sa, Killian?
-Sa cosa?
-Sai cosa voglio dire…
-Tu come lo sai? Graham ora si mette a…
-No, no.- mi interruppe; -Avanti, sono io.
Mi diedi subito dell’idiota: ovvio che avrebbe intuito! Lei di violenze ne aveva subite, in passato, e la mia esperienza non era nemmeno lontanamente paragonabile alla sua. Era ovvio che capisse.
-Lo sa. Non da me, ma lo sa, e sa che so che… beh, che sa.
-Ne avete parlato?
Scossi la testa, abbassando lo sguardo. Quello era un ostacolo che ancora non riuscivo a scavalcare, perché… perché non sapevo nemmeno io come affrontarlo, sinceramente.
-Beh, non sono nessuno per dirti cosa fare ma, se posso darti un consiglio: fallo. Dopo aver finalmente parlato con te di ciò che mi opprimeva, ho iniziato pian piano a rinascere…
-Non voglio che… che soffra, che si impietosisca. Non voglio rovinare quello che ho.
-Ti sei impietosito quando ne ho parlato con te? Ho rovinato tutto?
-No, ma… no. No.- aveva ragione.
Non avevo mai provato pietà per lei. Avevo sofferto nello scoprire la verità? Ovvio, ma questo non aveva cambiato minimamente i miei sentimenti nei suoi confronti, al tempo. Anzi, aveva solo rafforzato il mio desiderio di renderla libera, di essere la persona che meritava che fossi.
Emma era forte, avrebbe sopportato la realtà. Forse avrebbe davvero voluto che ne parlassi con lei e forse avrei davvero potuto farlo per… per rompere quell’ultima barriera. Non ero pronto a farlo subito, volevo prima trovare il modo migliore, ma lo avrei fatto.
-Hai ragione, come sempre.
-Tutto coi tuoi tempi. Ma non permettere che la rabbia e la negazione rovinino ciò che hai, se è davvero così speciale. Lo rimpiangeresti.
-Ti ringrazio, davvero.
-Non è nulla in confronto a ciò che hai fatto per me. Ci vediamo, Killian.
Ci abbracciammo, in ricordo dei vecchi tempi ma anche per darci una chiusura che non avevamo mai avuto. Quando ci eravamo detti addio la volta precedente, io ero ancora perdutamente innamorato di lei… ma adesso, era diverso. Adesso, ero pronto.
-Ti rivedrò, Milah? O devi sparire di nuovo?
-Forse all’udienza, come ti dicevo. Ciao Killian, rimettiti presto.
Ci sorridemmo ancora una volta, poi la lasciai andar via: si fermò un attimo alla porta e guardai lei ed Emma stringersi la mano. Le disse anche qualcosa che non sentii, ma non importava.
La mia Emma mi raggiunse con due belle tazze di cioccolata calda, porgendomene una.
-Tutto bene, allora?
-Tutto bene, Swan. Grazie. Avevo bisogno di… di questo. E dovrò fare una chiacchierata con Graham, Milah è qui per… beh, ti ho raccontato cosa è successo. Ora pare che Gold c’entri qualcosa con le ultime vicende.
-Oh!
-Già. Ma non parliamone ora, ci sarà tempo. Ora torna qui e fatti dare un bacio…
-Molto volentieri!
La bionda non se lo fece ripetere due volte e dopo aver posato la sua tazza sul comodino, risalì di nuovo sul letto senza bisogno del mio aiuto e mi regalò un bacio decisamente mozzafiato. Milah aveva ragione, ciò che avevo con Emma non era qualcosa che fossi disposto a rischiare di rovinare.
Se guardavo al futuro, la vedevo al mio fianco.
Mi fermai per qualche istante a guardarla negli occhi: sorrise. Quel sorriso che mi faceva sentire bene come non mai, come rinato. Come avessi fatto ad accorgermi così tardi che fossi perdutamente innamorato di lei, davvero non me lo spiegavo… ma forse era meglio così! Prima, nessuno dei due era pronto ad una relazione… ora invece sì, lo eravamo entrambi. Era il momento giusto.
-Che c’è?
-Nulla…- sussurrai, spostandole una ciocca dietro l’orecchio, -Sono felice. Non vedo l’ora di lasciarmi questa storia alle spalle e… cercare casa insieme.
Il suo sorriso divenne ancora più raggiante, poi si avvicinò per posare le labbra nuovamente sulle mie. Non mi sarei mai potuto stancare dei suoi baci, erano inebrianti ed io ne ero ormai dipendente.
Non avevo paura di ciò che mi aspettava, perché una volta superato, sarebbe stato finalmente il momento di iniziare a costruirci la nostra nuova vita.
 
***

-Non guardarmi così, Killian! Non volevo dirti niente prima di avere qualche certezza!
-Non ti guardo in nessun modo. Ma sono un po’ arrabbiato, quello sì. Mi sento escluso!
-Oh, avanti, è grazie ai tuoi suggerimenti che siamo riusciti a far cantare uno di loro. Te lo avrei detto io, avevo chiesto a Milah di…
-Oh avanti, non sono stupido. Lei non ha parlato, ho capito praticamente subito. Dimmi quello che sai.
L’uomo sospirò, alzando gli occhi al cielo: sapeva di non poterla aver vinta con me. E sì, mi sentivo un pochino escluso e non mi sembrava giusto… mi sembrava di essere stato chiaro! Volevo essere coinvolto fino alla fine, a questo punto, non avevo passato le pene dell’inferno per nulla.
-Grazie a delle informazioni che siamo riusciti a tirar fuori al più giovane, l’FBI è riuscita a mettersi in contatto con questo sceicco, ed effettivamente c’era… ma non uno, è una catena praticamente. L’Intelligence in Arabia Saudita si è messa in contatto con uno di loro. Non conosco esattamente i loro metodi e non mi interessa, sinceramente. Fatto sta che l’hanno fatto cantare e abbiamo scoperto che il mandante è qui, ha praticamente aperto un commercio e se non fosse stato per te, quelle povere ragazze sarebbero state vendute come concubine… a quel punto sarebbe stato impossibile recuperarle. Gold è chiaramente ancora in prigione, quindi non sono stati in contatto diretto con lui ma… mi sono ricordato delle facce di alcune delle persone coinvolte, erano legate a dei precedenti di Gold, anche se non siamo mai riusciti a incastrarlo. Finora non avevamo altre prove concrete oltre agli abusi su Milah, e tra meno di un anno avrebbe finito di scontare la pena… così ho voluto tentare. Ho richiamato Milah per vedere se riusciva a riconoscere qualcuno, e ha riconosciuto ogni volto. Ci ha dato delle informazioni utili su cui sto montando il caso.
Cazzo.
D’accordo, non avevo avuto modo di associare Gold a quegli avvenimenti ma… mi sentii ugualmente un idiota per non essere riuscito a fare due calcoli.
-Non rimanerci male, ci saresti arrivato anche prima di me, ne sono certo. Ma eri KO, Jones! Comunque, sono venuto perché, se te la senti, ho bisogno di te per riuscire a mettere insieme gli ultimi pezzi. Mancano tre giorni al processo e ho paura di non riuscire ad incastrarlo, se non facciamo le cose per bene. Che dici?
Oh. Adesso sì che si ragionava! Certo che volevo essere coinvolto, e aiutare come potevo… se avessi potuto contribuire davvero a vedere Gold condannato a marcire per il resto dei suoi giorni, ci stavo assolutamente!
-E me lo chiedi, Capitano?! Certo che puoi contare su di me!
-Eccellente, speravo che lo dicessi! Ma se dovessi sentirti stanco…
-Graham!
-Lo so, lo so, ma se ti faccio ridurre a uno straccio mi bandiscono da qui!
-Non dire scemenze. Mi manca l’azione, anche se non posso negare che non è poi stato così male questi ultimi giorni, con Emma qui…
-Non avrete scopato qui, voglio sperare!
Scoppiai in una fragorosa risata, mentre Graham mi guardava sospettoso… non potevo dire che l’idea non mi fosse balenata più di una volta, ma alla fine avevo sempre desistito! Un po’ perché non avevo intenzione di farci beccare in pieno, un po’ perché volevo esser certo di poter garantire una performance degna delle precedenti… e non ero convinto di essere abbastanza in forma per farlo, al momento.
-Che tu ci creda o no, ho fatto il bravo. Preferisco mi strappi di dosso qualcosa di più sexy di un pigiama…
Scosse la testa, poi rise con me.
-Va bene, va bene, Mr Ho i miei Standard! Andiamo, sarà un lungo pomeriggio… tra un’oretta ci raggiunge anche Jefferson.
-Jeff? Non l’ho sentito molto in questi giorni…
Graham sospirò, poi incrociò le braccia e mi guardò fisso.
-Non dovrei essere io a dirtelo. Il fatto è che Jeff l’ha presa peggio di quanto tu creda. Sai, la notizia che fossi stato preso. E quando lottavi per sopravvivere. E poi c’è… altro. Credo voi due dobbiate farvi una chiacchierata come si deve. Non spetta a me parlarne.
-Oh.
-Ne parlerete dopo. Adesso ho bisogno vi concentriate il più possibile. Ci siamo capiti?
Alzai le braccia in segno di resa, avrei aspettato. Era la cosa giusta da fare, per il momento, ma a questo punto era chiaro che dovessi fare una seria chiacchierata con Jeff. Lui era come me, non amava mostrare le sue paure, le sue debolezze… ma avevo sottovalutato la situazione. Non avevo nemmeno provato a mettermi al suo posto: la sola idea di rischiare di perdere il mio migliore amico, mio fratello…
Aveva senso.
Sospirai, poi annuii. Avremmo parlato al momento giusto, magari dopo la fine di questa storia.
-D’accordo, mettiamoci all’opera.
 
***
 
EMMA POV
I ragazzi erano chiusi in camera di Killian ore ormai, così dopo la mia ora di fisioterapia ero uscita con Rose a bere qualcosa nelle vicinanze. Inizialmente non ero esattamente convinta, ma le era stato facile farmi cambiare idea perché avevo effettivamente bisogno di… qualcosa di diverso. Una boccata d’aria.
Ovviamente ero felice di essere con Killian, non ci eravamo annoiati. Tra serie tv, passeggiate, amici che erano venuti a trovarci… Solo, non aveva fatto progressi nell’aprirsi. Era allegro, sembrava star bene, eppure avevo notato come fosse sempre attento ad aggirare l’argomento, a non avvicinarvisi nemmeno.
-Milah mi ha detto di non lasciare che si chiuda.
-Milah? La sua ex? Cosa?
-Lunga storia. È per via del processo, pare Gold c’entri qualcosa e Graham l’ha chiamata… è venuta a vedere Killian. Mi è sembrata una persona per bene…
-Sì, lo sembrava… ci siamo viste diverse volte quando la portava a casa. Com’era dopo averla vista?
-Sembrava… sereno. Penso.
-Bene- sospirò Rose -Era distrutto quando ha dovuto lasciarla andare. Non hanno mai avuto una vera chiusura… ed era un periodo delicato per lui, un po’ come adesso, ma la sai la storia dell’incidente.
Annuii: me lo aveva raccontato. Non si era mai soffermato troppo nel dettaglio ma non ce n’era stato bisogno, sapeva potessi capirlo bene. E sì, avevo intuito anch’io che Milah fosse arrivata per lui al momento giusto… ma ora, toccava a me prendermi cura di lui e riportarlo verso la luce. Anche se non voleva ammettere di averne bisogno.
-Emma, non fasciarti la testa. Segui il suo consiglio ma fallo a modo tuo. Lei conosceva il Killian di 5 anni fa, tu conosci l’uomo che è adesso meglio di chiunque altro. Sono certa che saprai stargli accanto.
La mia amica mi prese la mano e sorrise, al che ricambiai. Sì, aveva ragione, non potevo farmi venire dubbi basati davvero sul nulla. Mi aveva dato modo di capire più di una volta di volere un futuro con me e lo aveva ribadito anche dopo l’incontro con Milah.
Sì, c’erano ancora delle cose di cui dovevamo parlare prima di iniziare a costruirci un futuro, ma dovevo anche dargli fiducia e non trattarlo come una bomba pronta a esplodere. O come un fiore delicato. Sapevo cosa odiavo, ed ero convinta che anche lui lo avrebbe odiato.
-Grazie per i consigli. Ma piuttosto, voi neo-fidanzatini? Come vi vanno le cose?
-Bene, bene. Come immaginerai, Jeff è concentratissimo sul caso… per via di Killian. Ha sofferto più di quanto voglia ammettere, ma ci arriverà. E… senti, non farne parola con Killian, vuole essere lui stesso a parlargliene. Ma gli è stato offerto il ruolo di vice in un altro distretto, con training per diventare Capitano in quanto all’attuale manca poco più di un anno al pensionamento. E non sa cosa fare…
-Ma dai, è magnifico! Killian sarebbe contento per lui!
-Quel che gli ho detto anch’io! Però mi ripete che non se la sente di abbandonare il suo migliore amico in un momento come questo, che vuole esserci per lui e… insomma. Lo capisco, ma non so.
-Beh. Ok. Dico solo che quei due devono parlare tra di loro!
-Oh, sì! Ma vai a farglielo capire… è un vero testone, Jeff! Dice che Killian ha sicuramente altre cose per la testa e che non ha intenzione di fargli pesare anche questo.
-Digli da parte mia che so per certo che Killian vorrebbe parlarne con lui. Ma stanno passando insieme delle ore, voglio sperare che oltre al lavoro parlino come… persone!
A quel punto ci guardammo e ridemmo: volevamo decisamente troppo. Gli uomini erano pur sempre uomini, e non erano bravi a parlare in certe occasioni. Questa era una di quelle… ma che potevamo farci, se non lasciare che agissero coi loro tempi?
-E comunque, non credo condividerebbero la macchina per andare al lavoro insieme ancora a lungo. Io e Killian… andremo a vivere insieme.
Rose rimase di stucco, spalancando gli occhi per qualche istante, prima di aprirsi in un largo sorriso.
-Sei seria?! Già a quel punto siete?!
-Non so a che punto siamo…- risi -Non credo lo sappia nemmeno lui. Ma immagino lo scopriremo insieme, perché siamo decisi. Mi porta con lui a vedere le case! Mi fa strano pensarci ma…
Non seppi trovare esattamente le parole per descrivere come mi sentissi. Spaventata, confusa, felice, entusiasta, pronta… e dirlo ad alta voce a qualcun altro, lo rendeva ancora più reale. Era positivo!
-Sono felice per voi, Emma! Davvero! Ho sempre fatto il tifo per voi due e penso starete bene!
-Grazie. Sì, lo penso anch’io. Mi sembra così assurdo perché fino a pochi mesi fa credevo davvero avrei passato il resto dei miei giorni coi miei genitori e invece è cambiato tutto così… così in fretta. Voglio dire, non abbiamo nemmeno avuto un vero e proprio appuntamento ancora, eppure andiamo a convivere!
-Beh, quando si tratta di voi… le cose non sono mai state normali. Quindi non è poi così strano se ci pensi bene, siete sempre stati una coppia particolare! Ma vi rendete felici a vicenda, si vede. Vi fate bene.
Sorrisi, non era decisamente la prima volta che lo sentivo dire… i nostri genitori ce lo avevano ripetuto più di una volta, fin da quando eravamo soltanto amici. Ed ero sempre stata d’accordo, perché era così.
-Si sta facendo tardi… pensi sia il caso di rientrare? Se non hanno finito, finiranno a breve immagino…
-Oh, wow, hai ragione.- constatò, guardando l’orologio. L’ora di cena era ormai passata da un pezzo ed ero certa non avrebbero permesso a Killian di passare la notte in bianco. Aveva ancora bisogno di riposo, per poter tornare nel pieno delle sue forze.
Feci per prendere il portafoglio, quando mi arrivò un sms… da parte di Killian.
“Swan, c’è qui l’FBI che vuole parlare con me e potrebbe volerci un po’. Non ti preoccupare, sono coi ragazzi e sto bene… ma se sei ancora con Rose magari vai a dormire a casa con lei, è meglio! Ci vediamo domani mattina.”
Aprii la bocca per dirlo a Rose, ma gelai sul posto. Due tavoli più avanti, riconobbi Milah. Era seduta a mangiare, ma non da sola: accanto a lei c’era un bambino dai capelli neri e gli occhi chiari.



 
Ciaaaao! Sono viva lol Tra una cosa e l'altra il tempo di scrivere non è stato moltissimo, ma ora che ci hanno rimesso in lockdown qui in UK da ormai 10 giorni (cioé, qui il lockdown in realtà è più libero della zona gialla in Italia, però il mio posto di lavoro rientra tra quelli chiusi... quindi non sto lavorando xD), ho ripreso a scrivere... quindi se tutto va bene i prossimi 2-3 capitoli dovrebbero arrivare settimanalmente come al solito.
Coooomunque, spero di aver reso bene questo incontro con Milah dopo tanti anni. Volevo si dicessero tutto e niente allo stesso tempo, che avessero una "giusta" chiusura e non una "rimpatriata". Pur non rinnegando quel che è stato, entrambi sono andati avanti e ora sono felici, e Killian è ancora più sicuro del suo amore con Emma e di voler iniziare a costruire una vita con lei.
Emma da parte sua ha condiviso la notizia con Rose, la quale è ovviamente stata felice e sa che quei due staranno alla grande! E' vero che Killian deve ancora superare l'ultimo ostacolo, ma forse adesso sarà meno complicato e doloroso per lui, perché è sereno. Vuole ovviamente chiudere il caso e tutto il resto, ma non si sente una vittima. E sì, dovrà parlare anche col suo migliore amico che ha una gran bella decisione da prendere...
Sulla parte finale, invece, non dico nulla!
Nei prossimi giorni vedo cosa mi sono persa e recupero e recensisco, promise!
Un abbraccio, grazie a chi ancora si ricorderà dell'esistenza di questa storia xD

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Capitolo 25
*** First steps moving on ***


First steps moving on





KILLIAN POV
 
Gli ultimi tre giorni erano passati in maniera perfetta, non avrei potuto chiedere di meglio.
Emma aveva trascorso la maggior parte del tempo insieme a me, a parte qualche uscita col fratello, e la sua fisioterapia con Rose procedeva a gonfie vele a quanto pare. Quest'ultima aveva ammesso che la determinazione in questi casi fosse fondamentale, ed Emma ne aveva da vendere. Come avevo avuto modo di constatare io stesso, aveva iniziato ad alzarsi in piedi senza troppa fatica e, probabilmente, avrebbe presto mosso i primi passi alle sbarre. Ammise lei stessa che fosse abbastanza doloroso, ma meno che all'inizio. Per l'indomani mi aveva dato il permesso di assistere e, non essendo più relegato a letto, mi avrebbero lasciato fare. Dopotutto ero ricoverato da ormai 20 giorni, contando le due settimane di coma, quindi era anche ora.
Avrei dovuto essere visitato di nuovo da capo a piedi l'indomani sera e, se tutto fosse andato per il meglio, mi avrebbero dimesso il giorno del processo, per poi lasciarmi guarire. Almeno mi avevano tolto la fasciatura alla testa e lasciato lavare i capelli, i quali grazie al cielo erano ricresciuti anche nel punto in cui li avevo rasati.
L’unico punto dolente rimaneva il solito. Secondo la dottoressa, il fatto che non ne parlassi non era positivo, ma non riusciva a capire… non ne avevo voglia e basta. Ero in grado di lasciarmi alle spalle la vicenda anche senza discuterne a cuore aperto. A che pro? Non mi sentivo né toccato nella mia mascolinità, né altro: non avevo nulla da chiarire.
Ed era quello che stavo cercando di spiegare allo psicologo, con cui ero stato indirettamente costretto a parlare. Se non lo avessi fatto, i miei genitori e soprattutto mia madre, avrebbero continuato a preoccuparsi.
-E tu non pensi di stare evitando il problema?
-No. Semplicemente, il problema non si pone.
-Non riesci a dormire da solo senza avere incubi.
Sospirai: -Non avrei dovuto dire niente, lo sapevo io.
-Lo sai che non sei obbligato, se non vuoi...
-Lo so. Ma uno, mia madre è preoccupata. E due, avrò bisogno di una valutazione psicologica a breve per fare il porto d'armi e tornare al lavoro, quindi...
Il dottor Hopper mi guardava, senza dire nulla. Cosa stava pensando? Che fossi pazzo? Che stessi fingendo? O che fossi un povero ragazzino fragile che aveva il timore di parlare dei propri traumi?
-Non posso dire che tu ed Emma non siate una coppia perfetta. - fece infine, incrociando le braccia con un sorriso.
Sorrisi di rimando, compiaciuto: non potevo negare! Eravamo entrambi testardi e per il poveretto non doveva essere facile. Aveva davvero ragione lei, quando mi aveva detto che Hopper avesse una pazienza sovrumana.
-Suppongo che non siamo male!
-Come procede tra voi?
-Fa parte della seduta o è semplicemente curioso?
-Entrambi?
-In questo caso... direi a gonfie vele. Entro 2-3 mesi devo traslocare, e probabilmente lo faremo insieme. Anche lei verrà a vederla presto... ha bisogno di non essere più sotto la responsabilità dei suoi genitori.
-Oh! D'accordo, ne sono lieto. Ma restiamo concentrati su di te, Killian...
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo: sapevo che non era stata una buona idea. La terapia non faceva proprio per me, non potevo farci nulla...
-Vuoi o no essere in grado di passare la valutazione psicologica?
Ahia.
-Touché.
-Dimmi come ti senti. Cosa senti. Qualunque cosa ti passa per la testa, Killian... non sei obbligato, sia chiaro, ma...
Ok. Aveva ragione. Volente o nolente avrei visto uno psicologo per legge, dato che chiaramente non avrebbero potuto rilasciare il porto d'armi ad una persona psicologicamente instabile. Per dimostrare che non fosse il mio caso, avrei dovuto semplicemente essere me stesso.
-Mi sento bene, dottor Hopper. Qualche dolore qua e là, ma sono cose che hanno semplicemente bisogno di tempo e passeranno. Ho ancora segni sul corpo dalla violenza? Sì, e mi disgustano. Ho incubi? Sì. È stata una bruttissima esperienza, ovvio, non l'ho mai negato, e ci vorrà tempo per... superarla. Ma non sono cambiato. Non sono debole, traumatizzato, depresso, suicida... e forse il vero problema è questo. Perché non provo cose che probabilmente dovrei provare, ma non posso farci niente se è così. Gran parte delle persone mi tratta coi guanti, come se potessi esplodere da un momento all'altro, e sinceramente non so più come dir loro che non succederà. Ho avuto molto tempo per capire come mi sento e ho realizzato che va tutto bene. Sono fiero di me stesso per aver fatto bene il mio lavoro, sono pronto a testimoniare e veder sbattere quei delinquenti in prigione, ma sono anche pronto ad andare avanti con la mia vita. A trovare casa con la mia ragazza, a tornare al lavoro, a vivere da persona normale senza sentirmi una povera vittima, perché non lo sono! Sarà perché ho avuto traumi peggiori nella vita, o almeno per me sono stati peggiori, ma... vedo questo come uno dei tanti. Un incidente. Sono anche stato fortunato! Avrei potuto perdere un polmone, avere danni permanenti, addirittura morire... invece sono qui a parlarne, sto recuperando le forze, e sono felice con la donna che amo. È sbagliato sentirsi in questo modo?
Mi sentii meglio, subito.
Forse, per la prima volta, ero riuscito a dire proprio tutto quello che avevo da dire.
Forse quella seduta non era stata una cattiva idea, perché parlare con una persona esterna si era rivelato più... semplice. Era come se, in qualche modo, avessi riempito d'aria i polmoni dopo una lunga apnea.
Mi ero sfogato, senza aver paura di ferire nessuno, in un modo o nell'altro.
-No Killian, non è sbagliato. Ognuno vive le cose a modo suo. Non esiste una guida su come sentirsi in questi casi... tu sei una persona forte, che ha superato molte avversità, e forse, semplicemente, sei più incline ad affrontare ciò che ti si pone davanti a testa alta. Non hai nulla che non vada. - disse semplicemente Hopper, con la sua solita voce calma e rassicurante. Era facile credergli, così.
-Non devi per forza sentirti in un determinato modo. Ammetto che inizialmente non ero molto convinto perché, certo, non è da tutti reagire così. Ma so quando una persona è sincera.
-Lo sono.
-Voglio solo che tu sia consapevole del fatto che se qualcosa dovesse cambiare, non devi prenderlo come un passo indietro o una sconfitta. Non sto dicendo che succederà, sia chiaro.
-Va bene. Me ne preoccuperò se ce ne sarà bisogno. E ne parlerò con Emma quando sarà il momento.
-Ottimo. Per quanto riguarda gli incubi, fammi sapere se continuano.
Annuii, anche se dubitavo ci fosse questo pericolo per il momento: non sapevo quando sarebbe stata la prossima volta che avrei dormito da solo! Con Emma tra le braccia era stato facile, i brutti pensieri non riuscivano nemmeno a sfiorarmi... forse, i ricordi sarebbero semplicemente sbiaditi. Perché non li temevo e non li rinnegavo. Li avevo accettati, e come avevo detto ad Hopper ero pronto ad andare avanti.
Quel che era successo era successo, era inutile rimuginarvi su.
-C'è altro che tu voglia dirmi, Killian?
-No. No dottor Hopper, ma grazie. È stato d'aiuto.
-Mi fa piacere. E sono pronto a rilasciarti il certificato per tornare al lavoro. Per il porto d'armi purtroppo non spetta a me...
-Grazie. Quello lo so, non c'è problema!
 
* * *
 
EMMA POV
 
Ne avevo parlato con Neal, ed avevo deciso di parlarne coi miei prima che Killian fosse dimesso. Un po' perché era probabile che mi sarei dedicata a lui la maggior parte del tempo, un po' perché alla fine era qualcosa che dovevo fare da sola. Quando quella mattina gli avevo spiegato la mia decisione, aveva capito e mi aveva sostenuta.
Le cose tra noi andavano davvero bene, non ero mai stata tanto positiva… soprattutto dopo aver chiarito con Milah. Quando l’avevamo vista con quel bambino, Rose mi aveva presa ed eravamo andate a salutarla… solo per scoprire che il piccolo fosse il figlio di un’amica a cui stava facendo da baby-sitter per la serata. Dovevo ammettere che per un attimo avevo temuto il peggio, e lei lo aveva intuito… ma era stata delicata e non aveva detto nulla, si era limitata a sorridermi. In qualche modo, riuscivo a capire come mai Killian ne fosse stato attratto… traspariva una bellissima persona sotto i lunghi ricci.
Adesso che tutti avevamo finito di pranzare, era giunto il momento.
-Mamma, papà. C'è una ragione se sono venuta a pranzo a casa, oggi.
-Ti mancavamo?
-Anche. - sorrisi, scuotendo la testa. Mio padre era sempre il solito, ma anche per questo lo adoravo... e sapevo che mi avrebbe capita, più della mamma.
-Ho preso appuntamento col dottor Hopper la prossima settimana. Non voglio più dover dipendere da voi...
-Ma... tesoro...
-Aspetta mamma, lasciami finire.
I miei genitori si guardarono, ma alla fine annuirono entrambi, mentre Neal rimase in religioso silenzio accanto a me.
-Non me lo state facendo pesare, mi state lasciando tutta la libertà che voglio e... di questo vi ringrazio. Ma non mi sento comunque completamente libera, e non per colpa vostra. È arrivato il momento di essere responsabile per me stessa anche legalmente, mi sento pronta. Un altro motivo è che tra due, massimo tre mesi, quasi sicuramente mi trasferirò con Killian.
Silenzio di tomba, come avevo immaginato. Per questo avevo avuto bisogno che mi lasciassero parlare, perché se mi avessero interrotta avrei perso il coraggio. Mi rendevo conto che fosse un cambiamento enorme, che li avrebbe spaventati, e che un po' spaventava anche me... ma era quello che volevo.
In quei giorni passati insieme, io e Killian avevamo avuto molto tempo per parlare, fare progetti concreti, segnarci le case che ci piacevano nei cataloghi. Non era solo un gioco, avevamo entrambi serie intenzioni.
-Tesoro. - iniziò mia madre, prendendomi una mano -Sono assolutamente d'accordo che tu debba avere la tua indipendenza. E ovviamente ti sosterremo col dottor Hopper, se ce ne fosse bisogno. Ma non pensi sia un po' presto per trasferirti? Datti un anno o due per concentrarti prima sulla fisioterapia, sul rimetterti in piedi e...
-Lo farò. Ma mamma, voglio farlo con Killian. So che voi ci sarete sempre per me, ma io... io voglio stare con lui. Svegliarmi al suo fianco e...
-Non pensi che anche Killian abbia bisogno di un po' di tempo? Con quello che ha dovuto passare...
-Sta bene. - la interruppi, prima che potesse dire altro: sapevo che uno dei due avrebbe tirato in ballo anche quel discorso, come per dire che Killian non fosse stabile al momento per un passo del genere.
Ma lo era. Quando era tornato in camera dopo la sua seduta con Hopper lo avevo trovato sereno e tranquillo. Mi aveva spiegato di aver detto quello che aveva da dire: gli era servito da conferma, stava bene e non c'era nulla di sbagliato in ciò. Non gli avevo chiesto dettagli, perché in fondo non ne avevo bisogno: se lui era felice, lo ero anch'io. Il resto poteva aspettare fino a quando avrebbe voluto lui.
-Tu sei sicura...
-Sono sicura mamma, Killian sta bene. Starà bene. Deve riprendersi fisicamente, d'accordo, ma per il resto...- feci spallucce, senza finire la frase, tanto era chiaro.
Mi sentivo un po' più leggera ad essere finalmente riuscita a parlarne con loro, perché sarebbe stato difficile per tutti all'inizio... ma era anche arrivato il momento.
-Ok, tesoro.
-David...
-Mary, nostra figlia è grande. È cresciuta molto, maturata, e se pensa che sia il momento giusto per dare una svolta... allora io la appoggio. Mi fido di te, Emma. - aggiunse dolcemente con un sorriso, rivolto a me. A quel punto non resistetti e mi avvicinai per abbracciarlo forte. Sapevo che mi avrebbe capita e non ero stata delusa. La mamma era diversa, lei aveva sempre bisogno di più tempo ed era normale... ma le avrei fatto capire che non li stavo abbandonando. Stavo solo mandando avanti la mia vita, com'era giusto che fosse, ma non per questo avrebbero smesso di essere i miei genitori.
-Oh, cosa posso dire. Devi fare quello che ti rende felice piccola, anche se non sarà facile non averti sempre intorno! - concluse mia madre tirando su col naso, ed abbracciai anche lei prima che scoppiasse a piangere.
E poi, non stavo andando via dall'oggi al domani... ci sarebbero davvero voluti almeno due mesi per finalizzare il tutto: dovevamo ancora iniziare a vederle, le case. Eravamo stati un po' indecisi sull'affittare o comprare, ma alla fine avevamo optato per la seconda opzione. Se anche il futuro ci avesse portati altrove, avremmo voluto averla una casa nella nostra città.
-Ho un amico agente immobiliare. Se serve aiuto fammi sapere, tesoro.
-Grazie papà, va bene. Magari ne riparliamo la settimana prossima? Il tempo di organizzarci... Killian verrà probabilmente dimesso dopodomani ed ha il processo.
-Lo so, sarò lì.
-Co... cosa?
-Rappresenterò l'accusa. Sono stato contattato da Graham e ho accettato. In questi giorni ho lavorato al caso, costruito le accuse e tutto il resto. Scusa se non te ne ho parlato prima, ma volevo farti una sorpresa, spero sia gradita.
Wow. Certo che era una bella sorpresa! Era un caso enorme che aveva tirato in ballo anche l'FBI e, nonostante mio padre fosse un avvocato rispettato, non aveva mai lavorato su qualcosa di tale livello. Ed ero ovviamente felice che stesse lavorando su un caso che chiaramente stava a cuore anche a me.
-Papà, ma è fantastico! Killian lo sa?
-Lo sa, tesoro! Non arrabbiarti, ma ieri mentre eri fuori con tuo fratello ho parlato con lui dato che testimonierà... gli ho chiesto io di non dirti nulla ancora.
Scossi la testa divertita, non ce l'avevo con nessuno dei due: Killian era bravo a mantenere i segreti, come mio papà era bravo con le sorprese. Ed il fatto che i "miei" due uomini avrebbero lavorato fianco a fianco, era qualcosa di... dolce.
-Hanno un avvocato anche loro, ma a questo punto penso di poterlo stracciare. Abbiamo tante prove e testimonianze, quelle di Killian e Milah saranno fondamentali per affondare Gold. Avranno quel che si meritano, è pura formalità a mio parere, non vedo come possano essere scagionati.
Lo abbracciai ancora una volta, ero entusiasta. Poteva anche essere pura formalità, ma sarebbe stato lui a mettere al loro posto quegli schifosi che avevano fatto male al mio Killian e alle povere ragazze che non avrebbero mai dimenticato quei giorni orribili.
-Sarà bello vederti sbatterli in carcere a vita.
-Ecco tesoro, a proposito. Io non sono convinto sia una buona idea che tu partecipi.
Che... cosa? Avevo sentito bene? Stava scherzando? Per quale assurdo motivo non avrei dovuto partecipare? Certo che ci sarei stata invece! Sia per lui che per Killian.
-Ecco... le testimonianze saranno molto esplicite. Compresa quella di Killian. E lui pensa che...
-Ah. Aspetta. È una sua idea allora.
-Sì, ma...
-No. Deve spiegarmelo lui il motivo.
-Emma, dai, non è chiaro? Non vuole che tu ti faccia del male nel sentire alcune cose.
Chiaro. Non me ne aveva parlato e andava bene così, ma tutti erano liberi di sapere tranne me? Non mi andava affatto bene e glielo avrei fatto capire: in più, avrebbe dovuto avere le palle di chiedermi da solo di non partecipare. Forse a quel punto avrei anche potuto valutare l'ipotesi! Così, invece, mi sentii soltanto esclusa. Forse voleva "proteggermi" o cazzate simili ma sinceramente non me ne importava nulla delle sue nobili ragioni. Mi voleva come sua partner? Voleva davvero convivere? Allora doveva capire che avremmo dovuto condividere anche le cose meno belle!
-Bene, ok. Ma deve dirmelo in faccia.
-Non prendertela con lui, non sapeva come dirtelo e ho proposto di farlo io... adesso ho colto l'occasione.
-Non mi sta bene e me la prendo con entrambi! Non posso andare a vivere con qualcuno che non ha il coraggio di essere sincero nelle situazioni difficili.
Forse ero più arrabbiata del fatto che non mi avesse detto nulla lui stesso, piuttosto che per il fatto stesso che non voleva partecipassi. Sapevo bene che condividere proprio tutto non era sempre necessario, e mi andava bene. Se fossi stata nei suoi panni, nemmeno io avrei voluto che sapesse i dettagli... ma glielo avrei detto io stessa, non avrei mandato suo padre a farlo al posto mio.
-Non hai torto, ma è davvero stata una mia idea...
-A cui non doveva acconsentire. Non voglio litigare, ok? Se proprio non mi vuole lì, non andrò, ma ci devo parlare io.
Come a lui non piaceva essere trattato coi guanti, lo stesso valeva per me e forse avrei dovuto ribadirglielo. Se avessi potuto avrei evitato di litigare, ma dovevo almeno confrontarmi con lui. Forse non era pronto a convivere e non gliene facevo una colpa... tutto ciò che volevo adesso era sincerità. Punto.
Alla fine, i miei genitori non poterono che darmi ragione, e Neal si offrì di riaccompagnarmi all'ospedale per evitarmi di prendere il bus. Durante il tragitto cercai di calmarmi un po', e chiesi di far tappa al negozio dei cupcake, anche se Killian non se li meritava tantissimo. Se avessi deciso, me li sarei mangiati da sola.
 
* * *
 
-Swan! Allora, Tutto bene?
Dopo essermi chiuse la porta dietro lo guardai, un po' indecisa su come rispondere. A giudicare dalla sua faccia non sapeva nulla, mio padre non aveva fatto la spia prima che arrivassi a quanto pare.
-Dobbiamo parlare Killian.
-Che? È successo qualcosa?
Non dissi nulla, invece mi avvicinai al letto, posando la busta dei cupcake sul comodino. La guardò, poi guardò me confuso. Seppur non sapesse, aveva una bella faccia tosta! In quei giorni aveva sempre saputo di non volermi in tribunale ad assistere, e non aveva mai detto nulla? Lo avrei preso a schiaffi, se non fosse stato in un letto d'ospedale.
-È successo che tu non mi parli.
-Cosa?
-Il processo.
Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Aveva un'espressione preoccupata, e faceva bene. Se non altro non aveva modo di scappare per evitare l'argomento!
-Quindi tuo padre...
-Sì, Killian.
-Senti. Volevo dirtelo io, ma non sapevo come e...
-Non importa! Avresti dovuto trovare il modo!
-Non volevo ferirti!
-Lo hai fatto ora! Dimostrandomi che non sei in grado di essere completamente aperto con me! Non mi pare di averti chiesto nulla, o di aver insistito perché mi raccontassi cosa ti hanno fatto. Preferisci non parlarmene? Ok, lo rispetto e non mi crea problemi. Ma dover sentire da mio padre che non vuoi che venga in tribunale, non mi pare normale o giusto. Vuoi davvero vivere con me, Killian? Perché non sono convinta che tu sia pronto, se le cose stanno così.
Sembrava un cucciolo bastonato e mi fece tenerezza, ma decisi di dover rimanere forte e ferma: non potevo semplicemente dimenticare, come se nulla fosse.
-Emma... ti prego, non... certo che voglio vivere con te.
-Ne sei sicuro? Perché non sarà sempre rose e fiori ma dovresti saperlo, non devo essere io a dirtelo.
-Lo so! Swan, mi dispiace... io...
Sospirò e si alzò dal letto, facendo nervosamente avanti e indietro un paio di volte, poi si parò di fronte a me.
 -Hai ragione, dovevo essere io a dirtelo. Ma avevo paura di ferirti e la cosa mi ha bloccato, perché tu sei stata fantastica con me e farti sentire "indesiderata" era l'ultima cosa che volevo.
-Avrei capito. Killian, è di me che stiamo parlando.
-Lo so. Sono stato un vigliacco.
-Sì.
-Se vuoi venire, vieni. È solo che non volevo parlare di certe cose davanti a te, perché so che ti farebbe male sentirle. So di non averne mai parlato in questi giorni ma alla fine sai cosa è successo, ed immaginerai da sola che i dettagli sono scabrosi. E non voglio che tu mi veda diversamente...
Va bene. Ero ufficialmente una stupida.
Come avevo potuto essere tanto insensibile da non arrivarci da sola?
Certo, non voleva star male me, e di quello ero convinta.
Ma aveva anche paura... paura che potessi guardarlo sotto una luce diversa, se avessi saputo tutto. Paura che potessi trattarlo diversamente.
Poteva anche star bene, ma ciò non voleva dire che non potesse avere delle insicurezze.
Non riuscii a rimanere arrabbiata.
Invece, mi aggrappai forte alle sue mani e mi tirai su, per poterlo guardare negli occhi da vicino. Vi lessi tristezza, rimpianto, paura... paura che non capissi? O paura che ora sarebbe davvero cambiato tutto?
-Killian. Nulla a questo mondo potrebbe farmi vedere diversamente l’uomo che sei. So bene che quello che passiamo, non definisce chi siamo. Ma voglio che tu invece sappia che puoi fidarti di me, sempre. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa senza avere paura.
Killian sorrise, ed annuì.
-Riesci a tenerti su ancora per un po'?
-Sì, perché?
Non rispose, invece catturò le mie labbra con le sue.
Se possibile, fu il bacio più bello che mi avesse mai dato. Il bacio più dolce e passionale al tempo stesso, un bacio carico di promesse e amore.
In quel momento dimenticai tutti i problemi, tutto il dolore, tutto il mondo oltre a noi due. E gli cinsi il collo per ricambiare con più forza, mentre le sue mani afferrarono i miei fianchi lasciati nudi dalla canotta rialzata. Lasciammo che anche le lingue si fondessero, ed aggrappati l'uno all'altro cercammo di far durare quel bacio in eterno.
-Baaaciooo!
Ci staccammo d'impulso, e se Killian non mi avesse sorretta sarei senza dubbio caduta. Restammo come due babbei a guardare Zelena coi bambini alla porta, tutti sorridenti.
Imbarazzante.
Molto imbarazzante.
-I bambini volevano venire a vedere il nostro convalescente... avevo pensato fosse un buon momento!
-Ma si... si! Certo che lo è! - fece Killian e, dopo avermi aiutata a riaccomodarmi sulla carrozzina, si chinò lasciando che i bambini gli si gettassero tra le braccia. Fu una scena veramente adorabile da guardare, vederlo così a suo agio e felice in mezzo alla mandria di adorabili piccole pesti. Finì per sedersi a terra, a gambe incrociate, e lasciare che gli si sistemassero attorno.
-Tanto tanto male? - gli domandò la piccola Ariel, indicando il cerotto sulla sua fronte.
-No tesoro, sto mooolto meglio. I cattivi stanno peggio! Tornerò prestissimo a giocare con voi!
-Ti hanno sparato i cattivi?
-Diciamo di sì, un pochino, ma anche io ho sparato a loro e passeranno taaaanto tempo in prigione!
-Che bello! Anche io voglio fare il poliziotto da grande! Le femmine possono?
-Ma certo Anna! Tutte le persone buone possono farlo, maschi e femmine. Una delle mie colleghe più brave è diventata Capitano, forse un giorno lo sarai anche tu!
Io e Zelena ci scambiammo un'occhiata, era davvero una scena meravigliosa. Killian era così dolce con loro, così bravo! Pensai che forse un giorno non sarebbe stato tanto male diventare mamma, se lui fosse stato il papà. Non avevo mai neanche valutato l'eventualità di avere figli, ma... sarebbe stato tanto tremendo se avessi cambiato idea? Non adesso, chiaramente, ma tra 7-8 anni... forse... insomma: riuscivo a immaginarmelo Killian con un neonato tra le braccia, a cullarlo e cantargli ninne nanne.
Ok. Ok.
Forse stavo correndo un po' troppo.
Ma era colpa sua, il suo essere così tenero!
-Ma tu e Emma adesso siete fidanzati? - domandò Gretel di punto in bianco. Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva!
Io e Killian ci guardammo, in sottofondo invece Zelena sghignazzò: l'avrei ammazzata in quel momento!
-Vi stavate baciando! Quando due persone si baciano sono fidanzate, poi si sposano!
Adesso avevo probabilmente perso tutto il colorito che avevo in faccia, mentre quell'idiota di Killian sembrava tranquillissimo... divertito, addirittura!
-Non so se ci sposeremo, ma ci vogliamo tanto tanto bene e ci stavamo baciando per questo!
-Ooh! Quindi con il bacio Emma può camminare perché è magico come quello del principe che sveglia la Bella Addormentata?
-Chiediamolo a Emma se pensa che il mio bacio è magico!
Bastardo. Prima o poi mi sarei vendicata della sua stronzaggine, lo promisi a me stessa! Ero certa che l'occasione giusta sarebbe arrivata... ma per il momento, non potevo fare tanto... se non...
Dire la verità.
Dar loro un buon consiglio anch'io.
-Sì, bambini, è come nella favola. Se troverete un principe che sa darvi un bacio magico, allora vuol dire che è quello giusto!
-Oooh! - fecero in coro alcune di loro, mentre io cercavo accuratamente di evitare lo sguardo di Killian. Pensavo davvero quello che avevo detto: non avevo mai ritenuto fondamentale avere un uomo per essere completa. Ma se sapeva essere il mio migliore amico ed amante allo stesso tempo, farmi ridere, litigare e poi far pace, e darmi "baci magici"... beh, un posto nella mia vita volevo che lo avesse. Era senz'altro quello giusto, e volevo che anche le bambine lo sapessero.
Che il principe azzurro non era altro che la persona che sapeva renderci felici.
-Ok, adesso volete che io e Killian vi recitiamo un pezzettino di Peter Pan? È da tanto tempo che non lo facciamo, no?
-Siii!!


 
Eccomiiii, stavolta sono riuscita a essere puntuale xD 
Alla fine, la parte finale del precedente capitolo era solo per farvi prendere un colpo, lo ammetto. Ma è stato divertente lol non odiatemi!
Killian nel frattempo ha continuato a recuperare le forze e ha parlato con Hopper, un po' per rassicurare i suoi genitori e un po' per ottenere l'ok per tornare al lavoro, quando sarà il momento. Ma alla fine, lo ha aiutato... è riuscito ad ammettere che non dimenticherà tanto facilmente quel che è successo, che le cicatrici ci metteranno un po' a guarire, ma nonostante questo, non si sente bloccato o in qualche modo traumatizzato. Ha anche ammesso che forse la cosa non è proprio normale, ma Hopper gli ha fatto capire che non c'è un modo solo di reagire... le persone sono diverse.
Emma nel frattempo ha trovato il coraggio di dire ai suoi genitori di voler andare a vivere con Killian e dopo qualche perplessità iniziale, hanno deciso di sostenerla. In fondo è ormai adulta e si sono accorti che è in grado di occuparsi di sé... e poi non sarà sola ma con un uomo di cui si fidano e che la adora.
E' stata felice di sapere che suo padre si occuperà del caso, ma un po' meno nello scoprire che Killian preferirebbe che lei non partecipasse... quindi, ovviamente, è andata ad affrontarlo. Pur capendolo, non trova giusto che l'uomo non riesca ad essere sincero nelle difficoltà. E se vogliono costruirsi una vita insieme, non va bene... Killian ci è rimasto un po', ma alla fine le ha dato ragione e si è scusato. E pur senza andare nel dettaglio, le ha fatto capire cosa prova e perché in un primo momento abbia reagito così... alla fine hanno fatto pace, con tanto di bacio magico a cui hanno assistito anche i bambini xD
Ed ora, a vederlo così, inizia per la prima volta a considerare l'idea di avere dei figli, un giorno... ma prima, hanno molte cose da sistemare!
Non prometto nulla ma il prossimo capitolo è a buon punto, quindi potrei riuscire a postare tra una settimana! Intanto, spero questo vi sia piaciuto.
Un abbraccio!!

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Capitolo 26
*** Unexpected Turn ***


Unexpected turn




KILLIAN POV
 
-Va bene Killian, confermo di poterti dimettere domani.
Dopo ben due ore di analisi ed esami vari, fu bello ricevere finalmente quella notizia! Avevo quasi iniziato a preoccuparmi, dopo tutta quest’attesa.
-Fantastico. Grazie dottoressa Grey!
-Mi raccomando, non significa che non devi riguardarti! Continuerai ad assumere gli antinfiammatori per altre due settimane, poi valuteremo. Sotto consiglio del dottor Hopper ti ho prescritto un sedativo leggero da prendere qualora avessi problemi a conciliare il sonno. Per i dolori, puoi prendere l’ibuprofene ma non più di quattro volte al giorno.
-Quindi solo gli antinfiammatori sarebbero obbligatori.
-Sì, quello è importante. Ma devi darti il tempo di guarire per bene, quindi almeno le prossime due settimane niente lavoro. Devi fare movimento, le passeggiate vanno bene, così come le normali attività quotidiane. Però niente jogging, niente sollevamento di pesi, in poche parole nulla che ti affatichi. Non prenderla sottogamba, stai guarendo molto bene e non vuoi rovinare tutto, suppongo.
-No, no, cercherò di fare il bravo.
-Ottimo. E sarebbe meglio che tu non sia da solo, per sicurezza. Puoi stare dai tuoi genitori, magari?
Strinsi le labbra: amavo i miei genitori, ovvio, ma avevo paura che la situazione sarebbe diventata pesante se fossi andato a stare con loro. Non avevo voglia di essere trattato da malato, cosa che non sarebbe stata semplice da spiegar loro, soprattutto a mia madre. Ma Rose e Jeff avevano orari lunghi, e non potevo chiedere ad Emma di passare 24 ore su 24 con me, già faceva abbastanza.
-Suppongo di poter... valutare.
-Ok. Ascoltami, non posso dimetterti se non hai qualcuno che possa prendersi cura di te.
-Non ho bisogno....
-Jones. Ora sei perlopiù a letto, quindi non ti rendi conto. Ma potresti avere capogiri, cadere e farti male, e ti stancherai più velocemente fino a che non ti riabituerai alla tua routine... Non sto dicendo che ti devono monitorare costantemente, ma devi poter contare su qualcuno.
-Va bene, ma lei come sa che non le mentirò?
-Io posso solo fidarmi della tua parola, è a tuo rischio e pericolo.
Alzai gli occhi al cielo, un po' infastidito... soprattutto perché aveva ragione. Non avevo particolarmente voglia di finire giù per le scale e rompermi l'osso del collo, e forse non ero abbastanza in forze da cavarmela da solo fin da subito.
-D'accordo. Suppongo che per un po' si possa fare. Ho solo un'ultima domanda.
-Dimmi pure.
-Posso riprendere l'attività fisica? E non mi riferisco allo sport.- sparai, senza tanti giri di parole. Non sapevo bene come ci saremmo mossi io ed Emma, ma se in ospedale ci eravamo lasciati andare a momenti di fuoco, non era detto che non ci saremmo spinti oltre una volta a casa. Avevo prima intenzione di chiarire la nostra situazione, certo... però...
-Sei risultato negativo a tutte le malattie veneree e le lacerazioni sono guarite. Fisicamente hai ufficialmente il via libera.
Annuii, senza riuscire a contenere un sorriso compiaciuto.
Su una cosa non avevo il minimo dubbio: volevo fare l’amore con Emma. L’accaduto non aveva nulla a che fare con ciò che provavo per lei, quindi, se si fosse presentata presto l’occasione… non mi sarei certo tirato indietro.
 
* * *
 
Fu emozionante poter finalmente vedere le ragazze che avevo portato in salvo. Grazie al cielo stavano molto meglio, e tutte avevano deciso di testimoniare l'indomani. David, a quanto pare, era stato convincente, facendo loro capire che fosse la cosa giusta, senza fare ovviamente pressioni. Ad Alice non aveva neanche dovuto chiedere, invece, si era offerta lei ma non avevo avuto il minimo dubbio! Il giorno prima era passata a trovarmi e l’avevo trovata davvero in splendida forma: lei e Robyn stavano addirittura programmando il loro viaggio on the road verso sud.
Mi avevano abbracciato tutte, una ad una, e portato regali: fiori, cioccolatini e perfino prodotti fatti in casa, tra cui una torta, biscotti e del vino.
Anche i loro genitori furono molto gentili, ringraziandomi infinite volte.
Grace aveva un aspetto notevolmente migliore, cosa di cui fui davvero felice. La poveretta non solo era rimasta lì a soffrire più di tutte, ma aveva anche perso il ragazzo. Mi disse di esser consapevole di non essere ancora vicina allo star bene e che le ci sarebbe voluto parecchio tempo, ma ci stava lavorando su e il suo Peter avrebbe voluto che andasse avanti.
Wendy era invece tornata a scuola da un pezzo: per fortuna, a parte l’enorme spavento, a lei non era accaduto nulla. Le altre sarebbero tornate a scuola la settimana successiva: non mi erano sembrate particolarmente entusiaste all'idea, ma Hopper le aveva convinte spiegando loro che il primo passo per tornare alla normalità, fosse riprendere la vita nelle proprie mani. Ella aveva anche un ragazzo, Henry: mi raccontò quanto fosse stato dolce e paziente, non lasciando il suo fianco pur dandole i propri spazi. Mi raccontò di essere riuscita a riavvicinarsi a lui e la cosa l'aveva fatta stare molto meglio. Rivelai quindi di capirla bene, che avere vicino Emma mi fosse di grande aiuto, ma di prendersi ugualmente tutto il tempo di cui aveva bisogno, perché se il ragazzo teneva a lei avrebbe aspettato.
In poche parole, tutte e cinque stavano tornando a vivere, e ciò mi fece sentire davvero molto bene. Erano in qualche modo la prova che ciò che avevo fatto fosse davvero servito a qualcosa.
Adesso, non vedevo davvero l'ora di ornare a lavoro.

 
La parte dolente arrivò quando parlai coi miei genitori, che furono ovviamente contentissimi del fatto che mi avrebbero avuto a casa per un paio di settimane.
-Sia chiaro però, non voglio che mi trattiate da malato.
-Coccolare il proprio figlio sarebbe trattarlo da malato?- domandò mia madre, baciandomi la fronte.
-Puoi rimanere con noi tutto il tempo che vorrai Killian. Prenditi i tuoi tempi, l'importante è che torni ad essere al tuo 100%.
-Grazie papà, ma non sarà a lungo. E capite che non ho bisogno della balia, vero? Solo... insomma, di avere qualcuno nei dintorni. In caso. Quindi non prendete ferie e roba del genere.
-Lo so, lo so. Tanto avrai comunque la tua ragazza a farti compagnia la maggior parte del tempo, no?
-Già, infatti.
Un attimo prima avevo avuto modo di parlare con lei e, quando suo fratello fosse ripartito, sarebbe venuta a stare da me per un po'. Per i miei genitori non c'era problema, avevano anche offerto di liberarle una stanza, ma senza tanti giri di parole avevo detto loro che la mia sarebbe bastata per entrambi.
-Sono davvero felice che tu abbia Emma, tesoro. È veramente una ragazza d'oro, non avrei potuto chiedere di meglio per te.
Sorrisi... aveva ragione. Nemmeno io avrei potuto chiedere di meglio, impossibile.
-Sì. A proposito, non mi pare di avervelo detto... sapete che sto cercando casa per lasciare l'appartamento ai neo-fidanzatini, no?
-Ah, sì. Ma non ti daranno fretta ora, sono sicura che...
-Mamma, lasciami finire! Non c'entra nulla questo... volevo solo dire che Emma si trasferirà con me. Vogliamo andare a vivere insieme.
Sembrarono entrambi molto sorpresi da quella novità, ma non potei dar loro torto. Era stato tutto molto veloce in un certo senso, ma in qualche modo giusto. Sia io che Emma eravamo pronti a quel passo, pur avendo saltato quello precedente. Ma avremmo rimediato. Questo venerdì stesso l'avrei portata a cena fuori e avrei fatto le cose per bene.
-Sono contento per te figliolo! Quindi la cosa è seria.
-Si papà, abbiamo iniziato anche a prendere appuntamenti per vedere le case.
-È meraviglioso, caro! Posso aspettarmi solo dei nipotini adesso...
-Mamma!
Per poco non caddi dal bordo del letto dov’ero seduto. Fui contento che Emma non fosse qui, perché avrebbe probabilmente reagito peggio di me. Nipotini?!
-Non ho nemmeno 30 anni, insomma!
-Io e tuo padre eravamo più giovani di te quando sei nato!
-Erano altri tempi. E altre situazioni!
-Oh avanti, non mi pare tua madre abbia detto una cosa tanto scandalosa...
-Non mettertici anche tu, papà. E non provate a farmi fare figure simili davanti a Emma o giuro che vado a stare nel mio appartamento.
Loro risero, ma di divertente c'era davvero poco.
Figli.
Come no!
Ed ero anche abbastanza sicuro che Emma non volesse figli.
Probabilmente.
Almeno per ora. Aveva altre priorità ed io anche.
Se mai, in futuro, ci fosse stata l'opportunità... ne avremmo parlato. Ma per ora era un discorso da non prendere nemmeno in considerazione.
 
***
 
Fu bello indossare finalmente qualcosa di diverso dal pigiama.
I miei mi avevano portato un completo elegante, visto che saremmo andati direttamente in tribunale: per quanto non ne fossi un grande fan, al momento mi sembrò la cosa più comoda del mondo.
Mentre mi vestivo, non riuscii a fare a meno di notare che molte delle cicatrici sul mio petto fossero quasi scompare… fu una bella sensazione. Presto, sarebbero rimaste solo un lontano ricordo… spiacevole, sì, ma non avrebbe influenzato la mia vita. Sarei stato bene.
Uscii quindi dal bagno, ed Emma mi accolse con un gran sorriso.
-Che eleganza... stai… wow, stai benissimo.
-Grazie Swan. Ma tu sei splendida, come sempre.
Alla fine, Emma sarebbe venuta ad assistere: ero stato io stesso a chiederglielo la sera prima. Mi aveva fatto capire che se avessi preferito che non ci fosse, lo avrebbe accettato senza prendersela... ma avevo avuto modo di pensarci su. Aveva ragione, in fondo, non potevamo condividere solo i bei momenti, non potevo tenerla all'oscuro di quelli peggiori. E in fondo, sapevo che non sarebbe cambiato nulla tra di noi, qualunque cosa avesse sentito, perché... beh, era lei. Lei che più di chiunque altro si era vista trattare in maniera completamente diversa da un giorno all'altro. E non avrebbe inflitto la stessa cosa a me.
Mi chinai a baciarla e lei ricambiò subito, fino a che purtroppo non fummo interrotti da qualcuno che si schiarì la voce.
Più di qualcuno.
I suoi genitori, ed i miei.
-Preferirei faceste in privato queste cose... quando ci sarà tempo, magari.
-Scusa David- borbottai, decisamente messo a disagio dalla sua espressione: era chiaro come il sole che non fosse contento di avermi trovato a pomiciare con sua figlia. Per fortuna, almeno Mary Margaret sembrava di opinione diversa.
Emma non proferì parola ma scoccò un'occhiata minacciosa a suo padre, poi mi lasciò spingerla verso l'uscita. Finalmente libero.
-Ok figliolo, gli altri ci aspettano direttamente in tribunale.
Annuii: meglio così, sarebbe stato un po' imbarazzante trovarmi un comitato di accoglienza appena uscito.
Nonostante il traffico, arrivammo sul posto con largo anticipo… solo che ad attendermi ci fu una sorpresa poco gradita.
Giornalisti. Tanti, troppi.
D'accordo, si era parlato di me sui giornali, ma mantenendo sempre il totale anonimato. Grazie anche a Graham il mio nome non era mai uscito da nessuna parte perché era l'ultima cosa che volevo, ma ora come avrei fatto ad evitarli? E ad evitare i fotografi?
Per fortuna fummo subito raggiunti dalla sicurezza come David aveva preannunciato, ma i flash iniziarono a scattare prima ancora che potessi scendere dall'auto.
Per cercare di limitare il problema, fecero mettere me ed Emma in mezzo, i nostri genitori ai lati e loro intorno a noi. Mentre camminavo mantenni lo sguardo basso, in quello di Emma, che stringeva le labbra preoccupata. Cercai quindi di rimanere tranquillo per lei, fino a che non riuscimmo ad entrare, chiudendoci le porte alle spalle.
-É disgustoso... tutto bene caro?
-Sono pagati per questo, Mary Margaret. Tutto a posto, davvero, grazie. Mi è capitato di rilasciare dichiarazioni senza problemi, solo che preferisco mantenere l'anonimato in questo caso.
-Ma certo, e dovrebbero rispettare la tua scelta.
Sorrisi, senza dir niente: purtroppo i giornalisti tutto erano tranne che comprensivi, di solito, ma era il loro lavoro. Quante volte mi era capitato di doverne allontanare a decine da vari luoghi del delitto! Ero abituato, ma davvero non volevo vedere la mia faccia e il mio nome finire sui giornali: volevo solo pace e tranquillità.
-Andiamo a farti sedere da qualche parte...
-Voi andate, mamma. Io vorrei raggiungere Jeff e Graham un attimo.
-Ma...
-A dopo! Scusa Emma, ti spiace aspettare con loro?
-No... no, vai...
Annuii, prendendole la mano per baciarla velocemente, poi mi diressi verso l'aula, davanti alla quale mi aspettavano i miei colleghi. Feci appena in tempo a salutarli che ci raggiunse anche David. Meglio così, avevo bisogno di qualche informazione finale prima di entrare, nonostante avessimo costruito bene tutto con l’aiuto di quest’ultimo.
-Sono contento sia in forma, Killian.
-Grazie Graham. Purtroppo non ho l'ok per rientrare a lavoro per 2 settimane, ma almeno posso dare una mano adesso.
-Te le meriti tutte queste due settimane, tranquillo. Anzi, a tal proposito ti voglio parlare, ma concentriamoci su oggi.
Annuii. Ero curioso a dir la verità, ma dovevo concentrarmi sul presente.
-Ok, abbiamo stabilito che sarai l'ultimo a testimoniare, Killian.- intervenne David -Prima le ragazze, perché abbiamo convenuto che tu possa mettere insieme il puzzle. Ed essendo un poliziotto, adulto e lucido, dovresti risultare convincente al giudice.
-Va bene, vedrò di fare del mio meglio. Anche se dovrebbero davvero prendere sul serio anche loro...
-Oh lo faranno, credimi, non possono ignorare ben 4 testimoni. Ma le ragazze sono ancora scosse, potrebbero avere dei buchi di memoria, o non voler dire alcune cose... mentre tu sei pronto a testimoniare apertamente, in più conosci bene Goldi e questo è importantissimo. È di vitale importanza riuscire a far condannare lui. Ma devo chiedertelo ancora una volta, ne sei sicuro?
-Sicurissimo, non mi tiro indietro adesso. Voglio vederli sbattuti dietro le sbarre a vita, soprattutto Gold. Dio solo sa quanti danni potrebbe ancora causare se venisse rilasciato tra un anno…
Non volevo neanche immaginarlo. Se dalla sua cella era riuscito a organizzare qualcosa del genere, davvero non osavo immaginare cosa avrebbe potuto fare una volta a piede libero.
-Dovremmo farcela. C'è di mezzo un omicidio, diversi tentati omicidi, violenza… più testimoni.
Annuii: ottimo. Non gli omicidi, ovvio, ma che avessimo tutte le carte in regola per rinchiudere Gold una volta per tutte. Non potevano assolutamente tornare in libertà, le strade non sarebbero mai state sicure con loro attorno e speravo che il giudice e la giuria lo capissero.
-Ok, è ora di entrare.- concluse David. Fece cenno agli altri due di andare avanti, per trattenere me.
-Tutto a posto?
-Oh, sì. Volevo solo scambiare due parole con te… o meglio, dirti qualcosa. Insomma. Sono orgoglioso che mia figlia abbia trovato un uomo come te, voglio che tu lo sappia. Come sai, per Emma sono stati anni difficili ma ora la vedo finalmente felice, come non lo era da prima dell’incidente… e solo uno sciocco non ammetterebbe che tutto è iniziato nel momento in cui sei entrato nella sua vita. Quando andate a scegliere la vostra casa, fate in modo che sia quella giusta. Dove potervi effettivamente sentire a casa… non andate necessariamente a risparmio, perché contribuirò anch’io. Non dire niente- mi bloccò mentre già stavo aprendo bocca per controbattere -E’ la mia unica figlia e voglio farlo. Sono orgoglioso di lei e… felice che avrà accanto un uomo che la ami, la rispetti e la sostenga, e che voglia renderla felice. Quindi… ti ringrazio. E per qualsiasi cosa, puoi contare sempre su di me.
Non seppi cosa dire, era riuscito a cogliermi del tutto impreparato. Nonostante avessimo passato del tempo insieme per prepararci in vista dell’udienza, non avevamo parlato molto d’altro… non si esponeva facilmente come sua moglie, e proprio per questo mi sentii ancora più lusingato. Voleva dire tanto per me, avere la stima dei suoi genitori.
-Io davvero… non so che dire, David. Grazie. Per tutto. E non ti deluderò, giuro che farò sempre di tutto pur di vedere Emma felice e realizzata.
-So che lo farai.
Per un attimo ci guardammo, incerti sul da farsi, ma alla fine fu lui per primo a decidersi e mi abbracciò. Come un figlio. E io ricambiai la stretta.
Ci ricomponemmo quasi subito, ma fu un momento che non avrei dimenticato tanto presto.
-Forza, andiamo a finire il nostro lavoro… e poi si potrà festeggiare!
Annuii e lo seguii in aula, dove incrociai lo sguardo di Milah in prima fila, che mi sorrise, poi quello di Emma, poco dietro. Non ebbi dubbi, fu il suo sorriso quello che ora mi faceva battere il cuore come a un adolescente.


EMMA POV
 
Osservai Killian per tutto il tempo, seduto in prima fila insieme agli altri testimoni, mentre il processo iniziava. Prima di entrare mi aveva promesso di essere tranquillo e di star bene, e speravo che rivedere quei mostri non avrebbe cambiato le cose. Mancava Gold, ma supponevo lo avrebbero portato più tardi.
Le loro facce fecero disgusto perfino a me: tre omuncoli insulsi, che non ebbero nemmeno la decenza di tenere lo sguardo basso mentre raggiungevano i loro posti. Notai che guardarono sia le ragazze che Killian. Istintivamente strinsi la mano a mio fratello, seduto al mio fianco.
-Emma, se preferisci ti porto via...
Scossi la testa. Sarei rimasta, volevo anch'io provare la soddisfazione di vederli condannare. E volevo sostenere il mio uomo, il quale mi aveva fatto capire di volermi davvero lì.
Fu mio padre ad iniziare con le domande, ma ad ognuna di queste si avvalsero della facoltà di non rispondere. Lo guardavano rimanendo muti, probabilmente troppo spaventati da Gold… magari addirittura il loro avvocato era stato mandato da lui. Tuttavia, sembrò che mio padre se lo aspettasse. In fondo, qualsiasi cosa avessero detto, non avrebbe potuto scagionarli.
Fu quindi il turno dei testimoni, ed iniziarono con le ragazze. Fu dura ascoltare le loro parole, l'aula piombò nel silenzio più totale. Ero certa che tutti, come me, pensarono che fossero incredibilmente coraggiose. Mio padre le incoraggiò a dire soltanto quello che volevano e quando l'ultima iniziò a piangere, propose di finirla lì.
Ma nonostante i tre mostri guardassero, la ragazza sorprese tutti e dopo un bicchiere d'acqua finì la sua testimonianza. Sarebbe stata una grande donna un giorno, anche se forse al momento non se ne rendeva conto, ma aveva fatto ciò che molti adulti non erano in grado.
Era andata fino in fondo, nel raccontare la sua storia dolorosa che aveva scosso tutta l'aula. Aveva visto il suo ragazzo morire, e non le avevano lasciato nemmeno il tempo di piangere o di respirare, prima di torturarla. Non riuscì a parlare dei dettagli, ma fu abbastanza chiaro che avesse vissuto un inferno. Ogni giorno, per 16 giorni. Fino a che non era arrivato Killian.
-Come sei arrivata nella fabbrica in cui vi tenevano chiuse, Alice?
-Mi ha avvicinata un ragazzino, alla festa. Mi ha detto di prendergli la mano e seguirlo e se non lo avessi fatto sarebbe finita male… l’ho fatto, perché sapevo non fosse colpa sua. Mi hanno drogata prima di buttarmi nel loro camioncino, ma sono riuscita a rimanere sveglia. Ho avuto paura, cercavo di pensare ma non riuscivo a trovare una soluzione per uscirne… e quando mi hanno sbattuta in cella, ho trovato le altre ragazze e… poi c’era Killian. Voglio dire, l’agente Jones. Era privo di sensi, sanguinava dalla testa… e nonostante le poche forze, mi ha salvato la vita. Quando sono venuti a prendermi, si è messo in mezzo ed ha fatto in modo che portassero via lui al posto mio. Quando è tornato, era… era ridotto male.- si fermò un attimo, per poi guardare Killian. Come a chiedergli il permesso di andare avanti… e lo vidi annuire.
-Lo avevano picchiato, torturato, faceva male vederlo in quello stato ma… nonostante tutto, era riuscito a sfilare le chiavi a uno di loro e ha elaborato un piano di fuga nel giro di un paio di minuti. Penso che nessuna di noi sarebbe qui se non fosse per lui. E spero che tutti quelli che hanno partecipato a queste atrocità vengano puniti nel migliore dei modi.
-Grazie Alice.
-Grazie signorina Liddel. L’accusa ha domande?
-No vostro onore.
-Molto bene. Avvocato Nolan, può chiamare il suo prossimo testimone, signor Nolan.
Prima che Milah potesse alzarsi, l’aria venne squarciata da uno sparo.
-Tutti a terra!- la security gridò per sovrastare le urla, e poi non vedi più nulla. Sentii solo un forte dolore alle gambe mentre mi piegavo, e scatti di pistole.
Mentre cercavo di riprendere fiato, repressi le lacrime di dolore e strinsi la mano di Neal. Cosa diavolo era successo? A chi avevano sparato? Killian e papà stavano bene? Perché c’era silenzio?
E poi, lo sparo sembrava essere provenuto da fuori…
-Emma. Stai bene?
-Sì, sì Neal… le gambe devono abituarsi a non sentire dolore ogni volta che mi muovo. Riesci a vedere qualcosa?
-Rimanete giù- questa volta fu la voce di Graham a parlare -Nessuno entra ed esce da questa sala fino a che non daremo l’ok.
Ci fu qualche borbottio, al che alzai lo sguardo per cercare di capirci qualcosa. Vidi Graham, Killian e Jeff dirigersi verso la porta, tutti e tre armati. Killian si fermò per un istante davanti a me.
-Sta’ attento…
-Tranquilla- accennò un sorriso e mi sfiorò la spalla, poi continuò a seguire gli altri due. Diedero alla security l’ordine di non far assolutamente passare nessuno da quella porta a parte loro, poi uscirono.
Ero confusa, nemmeno riuscivo ad essere spaventata… cosa diavolo era successo? Cosa diavolo era stato quello sparo? Che c’entrasse qualcosa con l’arrivo di Gold?
Per un attimo ebbi l’orribile sensazione che l’uomo che Killian voleva tanto mettere dietro le sbarre, fosse riuscito in qualche modo a fuggire…
I secondi passarono lenti, sembrarono minuti interi. Si sentì una voce dalla radio trasmittente della security, al che ci diedero il permesso di tornare seduti. Quindi andava tutto bene?
I momenti successivi sembrarono attimi da film. Restammo fermi, in silenzio, fino a che non guardammo i tre rientrare insieme ad altri due uomini molto seri, e dirigersi direttamente verso il giudice per dirgli qualcosa.
-L’udienza verrà aggiornata.- disse infine questo -L’imputato, Robert Gold, è deceduto. Gli agenti si occuperanno di evacuare l’edificio.
I due uomini misteriosi, insieme a Jeff, portarono via i tre malviventi, mentre Killian con Graham e gli uomini della sicurezza iniziarono ad organizzare l’evacuazione.
Non riuscii a parlare con Killian, mi disse solo velocemente che mi avrebbe spiegato dopo quando passammo per uscire anche noi. Suo padre ci propose di andare tutti insieme a bere qualcosa nei dintorni, dato che ne avevamo indubbiamente bisogno, e intanto aspettare aggiornamenti.
***
 
-Eccom… oh, wow! Papà, mi hai scritto “siamo un paio di persone ad aspettare”, non… tutti!
L’uomo rise, Killian non aveva tutti i torti! Oltre alla mia e alla sua famiglia, c’erano Ivy, Rose, Alice e Robyn. Eravamo tutti ad un tavolo da quasi due ore, ad aspettare con impazienza che lui o Jeff venissero a spiegarci cosa fosse successo.
-Jack, una Guinness per favore!- fece cenno al barista, per poi venire ad accomodarsi accanto a me.
-Ve la faccio breve, l’FBI ha fatto fuori Gold. Degli agenti stavano portando in aula, due di questi erano corrotti ed hanno accoltellato altri due. Ma l’FBI sospettava qualcosa del genere potesse succedere, erano lì vicino in incognito ed hanno agito subito. Uno degli agenti e Gold sono morti, ma l’altro che è solo rimasto ferito ha cantato.
Rimasi senza parole, e dalla sua espressione non riuscii a capire come si sentisse a riguardo. Forse avrebbe voluto vederlo condannare per tutto quello che aveva fatto… oppure era lieto che, in qualche modo, non avrebbe più causato alcun danno? Non ne avevo la minima idea.
Quando il cameriere gli portò la birra, ne bevve due grandi sorsi prima di posarla.
-David, chiameranno te per capire cosa succederà. Ma Graham pensa che a questo punto non si continuerà con l’udienza e quei tre verranno condannati all’ergastolo. L’accusa che hai costruito era forte e… beh, forse non ci sarà più bisogno della mia testimonianza e quella di Milah, essendo Gold fuori dai giochi. Grazie a lei verranno trattenuto anche i complici che era riuscita a riconoscere.
-Va… va bene. Aspetterò la telefonata, allora.
-Jeff?- domandò a bruciapelo Rose.
-Jeff è con Graham, stanno finendo le varie scartoffie con l’FBI. È… sicuramente andata diversamente rispetto a quanto ci aspettassimo. Ma, beh, suppongo si possa ugualmente considerare una vittoria, se tutto dovesse filare liscio come sembra sarà.
Restammo tutti in silenzio per un po’, finendo di bere quello che avevamo davanti. A quel punto mi permisi di avvicinarmi a lui e stampargli un leggero bacio sulle labbra, che subito ricambiò.
-Spero non ti sia spaventata troppo, Swan…
Scossi la testa, prendendo la sua mano tra le mie.
-Meno di quanto avrei dovuto, penso. Più che altro ero… curiosa. Sono pazza?
Si fece sfuggire una risata, poi fu il suo turno di baciare me.
-Sei pazza, sì. Davvero, forse dovresti proprio considerarla una carriera in polizia…
Risposi con una leggera risata, non era il primo a dirmelo… forse lo ero stata in una vita passata, chissà! Ma ciò che mi era a cuore al momento era andare a casa con lui e farlo riposare, perché era decisamente pallido ed era evidente quanto stanco fosse.
-Andiamo a casa? È stata una lunga giornata per tutti…- proposi quindi, ricevendo l’assenso generale. E poi, dopo tutte quelle “emozioni”, una dormita me la sarei volentieri fatta anch’io!
Vidi Killian fare solo in tempo ad alzarsi dalla panca, prima di barcollare a terra.


 
Ceeee l'ho fatta! Stavo per arrendermi, ma siccome domani sera non ci sono, ho voluto riuscire ad aggiornare adesso xD
Prima di essere dimesso, Killian ha voluto assicurarsi di avere il via libera con la sua bella... per fare attività fisica, sisi ahahaha
Mi è poi piaciuto scrivere il confronto con David, sentivo ci fosse bisogno di qualcosa del genere... quest'ultimo ha voluto fargli capire chiaramente di essere contento che sia lui l'uomo con cui Emma vuole passare la vita, nonostante non abbia molto gradito il ritrovarseli a pomiciare senza ritegno lol Comunque, vuole anche aiutarli con le spese della casa purché trovino il posto perfetto per loro.
L'udienza... vi aspettavate sarebbe finita così? Ammetti che avevo pensato anche ad altre versioni, ma alla fine ha prevalso questa perché "diversa" da quanto ci si aspettava. Emma ha partecipato, Killian era felice di averla lì e pronto a parlare apertamente... solo che alla fine non ne ha avuto bisogno. Nel prossimo capitolo si scopriranno meglio le dinamiche di cosa è successo, ma intanto sappiamo che l'FBI ha sparato a vista su Gold e sembra sia davvero morto.
Vedremo anche come Killian si sente a riguardo, perché se da una parte sarà rassicurante saperlo non più tra i piedi, dall'altra si era preparato molto con David e gli altri ad avere la soddisfazione di rinchiuderlo una volta per tutte.
Veeeedremo! Non so quando aggiornerò, forse una settimana non mi basterà, ma una e mezza al massimo, ecco. 
Un abbraccio e alla prossima!

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Capitolo 27
*** Easier ***


Easier



KILLIAN POV
 
-Forse dovremmo chiamare il pronto soccorso...
-O lo porto in ospedale in macchina.
-Non so se è il caso di muoverlo, anche se non ha battuto la testa... e potrebbe riprendersi presto.
Voci man mano più chiare mi rimbombarono intorno, fino a che non fui abbastanza lucido da riuscire ad interromperle.
-No.
-Killian! Tesoro, stai bene?
-Mh-mh, bene mamma. Niente pronto soccorso. Per carità, basta. - borbottai, riaprendo gli occhi. Avevo intorno proprio tutti, incluso John il barista, ma non mi ero proprio aspettato un capogiro così pesante, pur consapevole di essere davvero stanco dopo quella mezza giornata di mille avvenimenti.
Soprattutto, non sapevo ancora come sentirmi riguardo la morte di Gold, esattamente.
Da un lato ero estremamente sollevato, fino all’ultimo avevo segretamente avuto paura che l’uomo trovasse una scappatoia, conoscendolo. Aveva sempre avuto un piano B, C e anche D… mentre da morto, non poteva più nulla. Ma d’altra parte… forse… mi sarebbe piaciuto in qualche modo sentire la sentenza che lo condannava all’ergastolo per tutto quello che aveva fatto. E guardarlo in faccia di mentre veniva portato via una volta per tutte. Ma alle lunghe… magari avrebbe trovato una via d’uscita. Forse era davvero meglio che fosse finita così.
Era semplicemente stato stancante fisicamente e mentalmente occuparsi dei dettagli dell’accaduto, che mi ero ritrovato completamente esausto, avevo sottovalutato la mia totale mancanza di energie. Avevo solo bisogno di dormire, tornare in forze… tutto qui.
Ignorando tutti mi tirai su a sedere, poi afferrai la mano che mi porse mio padre e mi rimisi in piedi. Forse un po' troppo bruscamente, ma feci in tempo a poggiarmi alla parete prima di cadere ancora.
-Killian...
Fu la dolce voce di Emma, che mi prese la mano, a riportarmi completamente alla realtà. Riaprii gli occhi, per constatare che finalmente la stanza aveva smesso di girare.
La guardai, sembrava davvero preoccupata, e nel tentativo di rassicurarla ricambiai la stretta.
-Sto bene. Sto bene. Scusate, io... è stato solo un mancamento. Adesso è passato. Sono solo stanco.
-Ok…
Non seppi davvero cos’altro dire. Avevano tutti espressioni preoccupate: fare la figura del rammollito davanti a loro non era decisamente nella mia lista di esperienze preferite... era imbarazzante.
-Forse sarebbe il caso di tornare in ospedale per un controllo, per sicurezza...- ritentò mia madre.
-No. Nemmeno per sogno, non ci torno, sono serio. Va tutto bene. Il rilascio dello stress accumulato ha avuto la meglio. - cercai di sorridere, pur non essendo certo di riuscire ad essere convincente.
Ma ne avevo di ragioni per essere felice! I tre pazzi mostri avrebbero passato il resto della loro vita in galera, Gold era morto e grazie a Milah anche i suoi scagnozzi erano finiti in cella: non proprio tutti, ma ero abbastanza certo che l’FBI ne avesse qualcuno in custodia, da usare per rintracciare il resto della banda. Per quanto mi riguardava, potevano anche torturarli pur di riuscirci… non avevo nulla da ridire.

 
Dopo essere riuscito a convincere i miei genitori che non sarei tornato in ospedale nemmeno sotto tortura, avevo salutato i genitori di Emma, ringraziando particolarmente David, e i miei amici, ci dirigemmo finalmente verso casa.
Durante il percorso in auto mi rilassai, realizzando che fosse finalmente finita. O quasi. L’FBI si sarebbe occupata di rintracciare il resto dei contatti per il traffico umano, mentre noi avremmo dovuto individuare la talpa che aveva fatto saltare il nostro piano. Ma ero positivo, ci saremmo riusciti…
Per il momento, mi sarei dato uno o due giorni per riprendere le  energie, poi, con Emma avremmo iniziato a visitare possibili case e continuare nella ricerca del posto perfetto in cui vivere.
-Eccoci. Ti stai addormentando, tesoro?
-Mh? No, ero solo rilassato...- e con Emma stretta al mio braccio e la testa sulla mia spalla, non era stato difficile.
-Avete fame, ragazzi?
-Da morire, ora che ci penso. Sono giorni che mi sogno la pizza...
Emma concordò, non c'era modo migliore di festeggiare il ritorno a casa! E magari un tiramisù, tanto per concludere in dolcezza.
-Ok, facciamo così. Voi entrate, noi andiamo a prendere la pizza. Quale volete?
-Patate, salsiccia e cipolla per me. Tu Em?
-Funghi e prosciutto... grazie.
-Figurati cara! Sei di famiglia, non sentirti a disagio!
Emma annuì con un sorriso, poi la aiutai a scendere dalla macchina - anche se non ne ebbe chissà quanto bisogno. Era molto più stabile ormai, ed era chiaro che se avesse potuto, avrebbe lasciato la sedia a rotelle una volta per tutte: ero certo che il momento sarebbe arrivato più prima che poi.
I miei ci accompagnarono fino all'uscio di casa, come se ce ne fosse bisogno, ma riuscii a non dire niente ed entrai con Emma. Era venuta a cena un paio di volte, ma solo una eravamo rimasti a dormire qui. La zona le piaceva perché la mia finestra dava direttamente su Phoenix Park ed era molto rilassante.
-Sei sicuro che non disturbo?
-Swan, non pensarlo nemmeno! Tu non potresti disturbare mai.
Sorrise, ma subito tornò seria.
-Ti senti bene?
-Sì. Promesso.
Mi resi conto che probabilmente l'avevo spaventata più di quanto non desse a vedere, e quello che aveva sentito doveva averla scossa… nonostante non fossi arrivato a testimoniare io stesso. Apprezzavo davvero non avesse detto nulla, ma non era neanche giusto che si tenesse le cose dentro.
-Tu piuttosto. Stai bene?
-Io? Benissimo...
-Ti conosco Emma. Avresti preferito non esserci?
Mi guardò esitando, poi scosse la testa.
-No. E sono davvero fiera di te, invidio la tua forza. So che non hai avuto modo di parlare, ma eri lì e pronto a farlo, e dopo i racconti delle ragazze, posso solo immaginare… non so se al posto tuo sarei stata così coraggiosa!
-Tesoro, sei coraggiosa almeno quanto me, se non di più, e non lo metto neanche in dubbio! Il modo in cui mi hai supportato, mentre nel frattempo di occupavi anche di tornare - letteralmente - in piedi... e non hai mai mostrato segni di stanchezza. Sei stata forte per me e te ne sarò eternamente grato.
La ragazza sorrise e si sporse per darmi un bacio, al che la aiutai direttamente a spostarsi dalla carrozzina alle mie gambe. Averla tra le braccia mi fece sentire immediatamente meglio, e non tardai a trasformare quei teneri baci in un bacio lungo e passionale, assaporandolo intensamente ad occhi chiusi.
-Sai cosa, Swan... non ti ho ancora detto quanto sei sexy in giacca e camicia.
-Ah, sì? - sorrise sulle mie labbra, per poi allontanarsi leggermente.
Ne approfittai per ammirarla ancora una volta: camicia bianca, gonna e giacca grigie, con calze color carne. Molto smart ed elegante, semplice, ma ci stava d'incanto.
-E tu, in giacca e cravatta? Non sei certo da meno, Jones...
-Lo so. - ammiccai, accarezzandole un fianco: -Non pensi faccia un po' troppo caldo per questi vestiti?
-In effetti... perché, avesti qualche idea?
-Beh, pensavo a una doccia rinfrescante... dopo averli tolti, chiaramente.
Rimase a guardarmi intensamente mentre la liberavo dalla giacca, e continuò mentre faceva lo stesso con la mia. Avevo una così intensa voglia di lei in quel momento, che mi sarei fatto bastare il poco tempo che avevamo a disposizione prima che i miei tornassero. 15? 20 minuti? Andava bene, considerato che il mio autocontrollo era ormai andato a quel paese. I tranquillanti che avevo preso la mattina dovevano ancora stare facendo effetto, altrimenti a questo punto i miei pantaloni starebbero già scoppiando.
Le mie dita passarono ai bottoni della sua camicetta leggera, e li aprii uno ad uno e rivelando la sua pelle morbida, con ancora qualche segno d'abbronzatura.
Quando lasciai completamente scivolar via l’indumento, delicatamente la feci sdraiare per poter assaggiare quella pelle liscia e profumata come una pesca.
Vi posai le labbra delicatamente, passando prima dall'alto, soffermandomi intorno ai lembi del reggiseno bianco, che scostai delicatamente per poter godere dei suoi seni morbidi e perfetti. Si lasciò sfuggire un gemito, poi ancora uno quando la mia bocca si spostò sul suo capezzolo destro. Inarcò la schiena sotto di me, permettendomi di passarvi la mano sotto, per tenerla stretta mentre continuavo a godere del suo corpo perfetto.
Ma ben presto, quando ritrovò un barlume di autocontrollo, anche le sue mani corsero a sbottonare la mia camicia... e la lanciò da un lato.
Sentimmo la serratura scattare quando fu ormai troppo tardi, e l'unica cosa che potemmo fare, fu tirarci addosso il copridivano.
Non riuscii a credere ai miei occhi: non solo i miei genitori erano rientrati, ma erano accompagnati da quelli di Emma, suo fratello e la sua ragazza.
Ed io desiderai ardentemente scavare una fossa e saltarvi dentro.
-Avevamo pensato di.. mangiare... tutti insieme...
Emma non osò nemmeno farsi vedere in viso, rimase completamente coperta, ma io non fui altrettanto fortunato. Li vidi tutti in faccia, uno a uno.
Le due mamme erano imbarazzate.
Mio padre aveva un sorriso idiota in faccia.
I più giovani sembravano divertiti.
David era quello meno felice... e non potei biasimarlo. Per fortuna ero a distanza di sicurezza, perché non ero certo non mi avrebbe colpito se avesse potuto. Nonostante quello che mi aveva detto.
-Noi... andiamo... andiamo a cambiarci. - borbottai, abbassando lo sguardo e aiutando Emma a coprirsi bene con la mia giacca, prima di adagiarla sulla carrozzina.
Raccolsi poi velocemente i vestiti rimasti sul divano e la spinsi di corsa verso la mia camera, chiudendo la porta dietro di noi a chiave. Per sicurezza.
-Oh. Mio. Dio. Non voglio credere che sia successo. Possiamo rimanere rinchiusi per sempre?
-Non vedo perché no.
-Non ho mai fatto una figura simile in tutta la mia vita. È tutta colpa tua, Jones, mi tenti!
-Sì, senti chi parla! Come se tu non tentassi me.
Nemmeno io l'avevo fatta, e sì che avevo portato ragazze a casa da più giovane, ed io ero stato a casa loro. Ma farci trovare mezzi nudi davanti ai genitori, per di più di entrambi... beh. Era la prima volta anche per me.
-Non pensiamoci, che è meglio. Cambiamoci. Questo dovrebbe essere tuo?
Le indicai la borsa sul mio letto, che i miei dovevano aver lasciato nel portare la borsa di Emma il giorno prima.  Annuì e fece per andare a recuperarla, ma nel momento in cui alzò lo sguardo su di me, con sguardo quasi sconcertato allungò la mano verso il mio petto.
Istintivamente la afferrai per il polso, prima che potesse toccarmi.
Restammo entrambi di sasso, forse io più di lei. Non mi ero aspettato di avere una reazione del genere, non con lei, non così: fui colto completamente alla sprovvista.
-S… scusa, Killian. Non… non volevo, è che… niente, mi… mi dispiace.
Allentai subito la presa, lasciando la sua mano scivolare sulla mia spalla, lentamente.
Non potevo biasimarla… non le aveva ancora viste le bruciature che avevo sul petto, quei segni ormai molto più spenti ma ancora visibili. Nella foga, me ne ero quasi dimenticato…
-No, scusa tu. Avrei dovuto… dirtelo.
La ragazza scosse la testa, impacciata.
No, non potevo assolutamente permettere che le cose tra di noi diventassero strane e imbarazzanti.
-Sono bruciature da mozziconi di sigaretta. Non fanno più male, alla fine penso e spero spariranno.- ammisi, riprendendo la mano e facendomela scivolare sul petto, dall’alto in basso. Per nulla al mondo avrei lasciato che il suo tocco mi facesse sussultare, o sentire insicuro, o… spaventato. Sapevo di avere ancora delle cose da risolvere prima che tutto tornasse come prima e sapevo anche che quello non era il momento migliore, ma sentii di dover dire qualcosa. Sentii di voler essere aperto e sincero con lei.
La sua mano continuò a percorrere lenta i miei lineamenti, facendomi sentire… bene. Più leggero. Sorrisi, lasciando che segnasse tutti i contorni del mio corpo, prima con una e poi con due mani, fermandosi sui miei fianchi, sulle maniglie dell’amore.
-Ah.- sorrisi -Credo di dover tornare in palestra il prima possibile, sto ingrassando.
-Ma va.- sorrise di rimando -Mi piaci così. Molto. Sai, ora che ci penso è la prima volta che… che ti ammiro veramente. Prima cercavo sempre di non soffermarmi troppo, e quando siamo stati insieme… beh, avevamo altre priorità suppongo.
Mi sfuggì una leggera risata, “avevamo altre priorità” era un eufemismo. Quella prima volta insieme eravamo stati affamati l’uno dell’altra, impazienti di averci come se ci fossimo trattenuti da sempre, e non avevamo davvero dato molto spazio ai dettagli, ai contorni.
Anche se io, al contrario di lei, non potevo dire di aver cercato di non soffermarmi troppo ad ammirare il suo corpo: lo avevo sempre fatto e non era certo un segreto.
-Ti piace quello che vedi, quindi?
-Direi proprio di sì.
-Bene. E a scanso di equivoci, anch’io adoro ogni millimetro di te, Swan. E te lo dimostrerei adesso, ma suppongo non sia il momento…
-Già. Mio padre potrebbe entrare da un momento all’altro con un machete.
-Non ho dubbi. Se non ci muoviamo, penseranno che stiamo finendo quel che abbiamo iniziato.
Mi sentivo leggero, era stato più facile del previsto confidarle quel primo piccolo dettaglio di un discorso molto più grande che avremmo dovuto tenere. Forse, dopotutto, non sarebbe stato poi così complicato aprirmi con lei, confidarmi e fare in modo che non ci fossero segreti che potessero tenerci in qualche modo divisi.
 
 
Dopo il nostro breve momento, io ed Emma cercammo di perdere il meno tempo possibile prima di raggiungere le nostre famiglie, nella speranza che non facessero commenti.
-Vedo che stai molto meglio Killian. Bene.
-Ah, si. Grazie David. - risposi tranquillo, pur sapendo bene cosa sottintendesse. Vidi infatti Mary Margaret dargli una leggera gomitata, ma per fortuna i miei ci richiamarono a tavola, dove erano già state disposte le pizze. Meno male!
-Mh-hm- si schiarì la voce la mamma di Emma -Allora, Emma diceva che volete andare a convivere.
-Beh, sì... non proprio subito ma nei prossimi mesi.
-Avete già trovato qualcosa che vi piaccia? Qui in zona ho visto alcune belle case in vendita...
-Veramente, mamma- intervenne lei -Stavamo pensando di andare a nord. Verso Raheny, tra il parco ed il mare.
-Oh. Wow, sì. Bella zona... ma un po' distante, no? Insomma, voglio dire, per la riabilitazione dovrai passare spesso per l'ospedale tesoro...
-Lo so, ma non posso farmi influenzare da quello. Quando Killian non può portarmi in auto, prenderò i mezzi pubblici.
Era abbastanza chiaro che il problema della donna non fosse esattamente quello: ovviamente doveva già essere difficile sapere che la figlia sarebbe andata via di casa... ma addirittura saperla dalla parte opposta della città... ci avevo pensato anche io, e lo avevo detto ad Emma. Ma mi aveva spiegato che voleva radicalmente cambiare vita, e non poteva rimanere vicino ai suoi genitori per sempre. E Raheny era effettivamente una bellissima zona dove comprare casa, vicino al verde e al mare, cosa che ci piaceva parecchio. Avevamo trovato un paio di offerte per delle villette non grandissime, ma molto carine. L'alternativa era Dun Laoghaire, a sud e meglio collegata a casa dei suoi, ma non volevamo illuderli visto che ancora non avevamo trovato buone offerte.
Erano entrambe abbastanza distanti dal centro, ma ben collegate perché potessimo spostarci comodamente. Dopotutto, avevamo entrambi voglia di un bel posto da chiamare casa, e spostarci dal caos del cuore della città ci sembrava la soluzione migliore.
Cosa c'era di meglio che tornare a casa dopo una lunga giornata lavorativa, ed avere la possibilità di riposarsi sotto il sole in giardino, o sotto le stelle, con il profumo di mare?
-Mary Margaret, se posso permettermi... Emma non vi sta abbandonando, e potrete venirci a trovare quando vorrete. Abbiamo valutato tanti fattori prima di pensare a zone precise, non siamo così sprovveduti. - conclusi con un sorriso, ma speravo cogliessero ugualmente il punto. Loro figlia aveva bisogno della propria indipendenza, si sentiva sicura: in caso contrario, non avrei mai acconsentito a fare quel passo con lei.
-Lo sappiamo....- intervenne David -E nonostante non sia proprio felice di quel che ho visto prima... mi sento tranquillo a sapere che sarà con te. Ci fidiamo di entrambi, e penso Mary sia d'accordo con me. E anche Ailis e Brennan.
Confermarono tutti, ed io ed Emma non potemmo non scambiarci un sorriso felice. Era bello avere il sostegno dei nostri genitori, e sapere che dopotutto fossero felici per noi.
Fu mia mamma a proporre un brindisi per il nostro futuro.
Era buffo non avere ancora trovato il momento giusto per parlare di noi, e di averlo avuto per pianificare praticamente parte del nostro futuro... ma ancora una volta, era ciò che ci contraddistingueva. Fare tutto al contrario, senza che lo sentissimo sbagliato.
Anche Neal e Ivy si autoinvitarono fin da ora all’inaugurazione della nuova casa, pretendendo una stanza degli ospiti in quanto ci sarebbero venuti a trovare spesso. Non che avessero di che preoccuparsi, tutti i posti che avevamo guardato di camere ne avevano due o tre. Pur non avendo ancora affrontato il discorso figli, avevamo convenuto che un’abitazione spaziosa fosse decisamente una scelta migliore trattandosi di un progetto a lungo termine.
Ci gustammo allegramente la pizza, tra chiacchiere e risate e realizzai ancora di più quanto fossi felice di essere a casa. Il peggio era ormai passato, finalmente guardare al futuro era in qualche modo molto più semplice. A dire il vero, non vedevo l’ora di iniziare a cercare la casa perfetta costruirmi una vita con la donna che amavo.
 
***
 
 
EMMA POV
 
-Ok, te la faccio breve. Voglio offrirti un posto di lavoro da operatore informatico a fianco di Fitz, Emma.
Tutto mi sarei aspettata quando Graham mi aveva chiamata perché voleva vedermi, tranne quello. Un'offerta di lavoro... in polizia! Così dal nulla, senza la minima esperienza, la minima formazione apposita.
Rimasi imbambolata, come una perfetta babbea: non sapevo cosa dire. E anche se lo avessi saputo, ero troppo shockata per riuscire ad aprir bocca.
Lavorare in polizia.
Certo, avevo lasciato il mio posto lavoro, ma non ero ancora certa di cosa volessi fare adesso... se da una parte avevo escluso i computer, dall'altra non avevo neanche valutato la possibilità di poterlo fare per la polizia! Non mi sarei mai e poi mai aspettata una proposta del genere e così, a primo impatto, non riuscii proprio a dire di no.
A dire il vero avevo ponderato di fare qualcosa di completamente diverso, ma adesso non ero più sicura di nulla.
-Non devi per forza rispondermi adesso, Emma. Prenditi del tempo. Ma saresti una risorsa molto preziosa, e Leo ha ammesso che sei più capace di lui e non è cosa da poco, visto che è il miglior ingegnere informatico di Dublino.
-Io... io non so cosa dire, Graham.
-Non devi dire nulla adesso. Pensaci. Io ti lascio il contratto, con lo stipendio e tutti gli altri dettagli... e prenditi il tempo di cui hai bisogno.
Quando finalmente trovai il coraggio di abbassare lo sguardo sul foglio, per poco non ebbi un attacco di cuore.
-Sei sicuro di non aver messo uno zero in più?
Graham rise.
-Sicurissimo.
Annuii, completamente sconvolta. Era più del doppio di quanto prendessi attualmente, ed il limite era di 30 ore a settimana!
Ma non potevo lasciare che i soldi decidessero per me, dovevo andar via da lì e prendermi del tempo per ragionare a mente lucida. Chiedere consiglio.
-Caffè? Tè?
-No. Grazie Graham.
-Killian come sta?
-Bene, sembra.
L'uomo annuì serio e mi fu chiaro che avesse qualche dubbio a riguardo: non riuscivo a biasimarlo... nemmeno io ero del tutto tranquilla, ma… avevo scelto di fidarmi di lui.
A cena finita, eravamo passati per la doccia – separatamente, in quanto i miei erano rimasti a dormire – per poi ritrovarci a letto. Pur avendo silenziosamente convenuto che quella non era la nottata ideale per altre attività, avevo notato che per la prima volta non si era fatto riguardi nel ritrovarsi senza maglia davanti a me. In ospedale, seppure avessi notato la sua riluttanza, non ci avevo dato troppo peso attribuendo la colpa al fatto che… beh, che fossimo in ospedale per l’appunto. Dopo aver chiarito anche quel dubbio prima della figuraccia, comunque, nel vederlo solo in biancheria sotto le coperte mi ero sentita come se le cose fossero tornate a posto, come se avessimo ritrovato la nostra intimità… e non solo fisica. Non sapevo ben definirla nemmeno io. Ci eravamo baciati a lungo, accarezzati, per poi addormentarci l’una tra le braccia dell’altro… ed era stato perfetto.
Ma era possibile che dopo tutto quell’inferno, si potesse passare alla normalità tanto facilmente? Ero felice, ma allo stesso tempo un po' spaventata che quella felicità potesse spezzarsi di colpo.
-Da quando siamo tornati a casa non ci sono stati problemi. Abbiamo preso la pizza tutti insieme, e Killian era... tranquillo, allegro. Voleva anche accompagnarmi stamattina, l'ho convinto io a rimanere a letto.
-Ok. Bene, è un bene, senza dubbio. Solo, stagli vicino. A Killian non piace mostrare le sue fragilità e suppongo te ne sarai resa conto anche tu ormai... potrebbe anche stare davvero bene, ma è importante che sappia che sei lì per lui, se ne ha bisogno.
-Ma certo. Può contare su di me e spero di essere riuscita a farglielo capire. Non ho paura delle difficoltà, basta affrontarle insieme.
-Ottimo. Sono certo che con te accanto tornerà in forma in men che non si dica. Non ti voglio trattenere oltre, Emma… e non c’è fretta, ma pensaci. L’offerta rimane valida senza scadenza, so riconoscere quella che potrebbe essere un’ottima risorsa.
-Grazie. Promesso, io… ci penserò.


 
Ciaaaao! Sembra passata una vita, lo so, ma qua il lockdown toglie la voglia di vivere e di fare e di esistere, e di essere o non essere... ok, la smetto xD
Comunque, sembra che l'ispirazione mi sia tornata, quindi ho voluto completare questo capitolo che mi vergogno a dire quanto tempo fa ho iniziato a scrivere... adesso dovrò solo mettermi in pari con le storie con cui sono rimasta indietro, inizierò da domani e spero mi bastino un paio di giorni lol
Penso questo sia finalmente un capitolo più allegro... Killian è finalmente a casa e non ha potuto non fare la figura di merda da subito, con la povera Emma che avrebbe voluto nascondersi per sempre... ma forse lui anche. E intanto, è riuscito a rivelare qualche dettaglio a Emma... non vuole incrinare nulla nel loro rapporto, e facendo questo primo passo si è reso conto che forse sarà più semplice di quanto pensasse.
Hanno parlato dei loro progetti coi genitori, che alla fine li appoggiano, ed Emma infine si è ritrovata una proposta particolare... accetterà? Diventerà collega di Killian (sempre che lui rimanga in polizia..............) o preferirà cambiare del tutto vita e dedicarsi a qualcosa di diverso?
Per ora vado a dormire che come sempre arrivo a pubblicare che è notte, e da domani inizio a leggere le cose con cui sono indietro.
A presto! :*

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