Esercizi di scrittura creativa

di Jay_Myler
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le memorie di un coniglio di pezza ***
Capitolo 2: *** I fiori del male ***
Capitolo 3: *** Per un pugno di euro ***
Capitolo 4: *** L'erba del vicino è sempre più verde ***



Capitolo 1
*** Le memorie di un coniglio di pezza ***


Racconta un episodio della tua infanzia dal punto di vista del tuo giocatolo preferito

 

Davanti ai miei occhi c'era un tripudio di colori e legno, lentamente mi stavano innalzando il più bel palazzo che un coniglio di pezza possa mai desiderare; su quattro piani, con una marea di finestre, due portoni con ponte levatoio, il mio palazzo di costruzioni di legno stava giungendo alla fine della sua preparazione; essere stati regalati ad un cucciolo di umano ha i suoi vantaggi. Iniziavo già ad immaginarmi le lussuose serate, pranzi e cene con Barbie e Ken, far morire d'invidia l'orsacchiotto che viveva sul letto a castello, di sopra; guardando quella bimba costruire il mio maniero, non potevo far altro che far brillare con la luce del sole i miei occhietti in vetroresina, in segno di gratitudine – in fabbrica non ci hanno donato la capacità di lacrimare. Il mio sogno era ormai completo, vedevo la cima dell'ultima torre sovrastare tutto il resto della creazione: le bandierine rigide non svolazzavano, le finestre erano sprovviste di vetri e tende, le porte non avevano cardini ed i mattoni erano tutti di colori pazzi; cosa potevo pretendere, eravamo pur sempre tutti giocattoli. Il sole che mi faceva brillare gli occhi iniziò a svanire, lentamente, una nuvola stava coprendo il sole; quale metafora più accurata di quello che stava per succedere di lì a poco; la mia compagna di giochi era ancora ignara, rimirava la sua creazione, pronta a donarla al suo fedele amico di crescita, quando ad un tratto, tutto il mio mondo iniziò a tremare... letteralmente. Fui il primo a captare quei sordidi rumori che si sviluppavano dalla stanza adiacente; piccole scosse mossero il pavimento su cui stavo poggiato, la mia bambina se ne accorse pochi istanti dopo, si girò appena in tempo per vedere in diretta il disastro che stava per accadere. Si portò le mani al viso, come a volersi riparare in qualche modo, presa alla sprovvista, io mi abbandonai al mio destino, non mi ero mai riuscito a muovere, questo sarebbe stato un buon momento, ma fui travolto dalla furia in pochi secondi. Tutti i mattoni, che erano perfettamente impilati a formare la mia bellissima villa, ora volavano per tutta la stanza, fermandosi sul pavimento, volando sopra mobili e pavimenti, se avessi avuto una voce avrei urlato con tutto lo strazio che stavo provando. La mia nemesi era tornata, la sorellina più piccola, con il girello, aveva appena distrutta la mia nuova vita nel lusso.

C.Jay Myler
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Capitolo 2
*** I fiori del male ***


Scrivi la storia di un omicidio in 21 frasi. Ciascuna frase comincia con una lettera dell'alfabeto diversa, in ordine dalla A alla Z.

 

Arianna era una ragazza vivace e curiosa, si stancava sempre di tutto e di tutto così in fretta che tutti la conoscevano ma nessuno sapeva com'era davvero.

Bastava un niente per fare allontanare la ragazza, bastava un nuovo interessa, un programma televisivo interessante, un libro intrigante.

Così come lo perdeva, il suoi interesse si accendeva molto spesso, per cose sempre diverse, nuove, bastava che stuzzicassero la sua mente.

Deciso a fare breccia nel suo cuore, un ragazzo attirò la sua attenzione.

Edgar era il suo nome, era un tipo misterioso ed affascinante, amante del bello e dello sfarzo, si innamorò di lei dal primo istante.

Girarono tutta l'isola greca, mangiando, danzando, esplorando e facendo l'amore.

Hotel ed alloggi lussuosi non mancavano mai, Edgar non le faceva mai pagare nulla, quello che desiderava, otteneva, quella vacanza scialba che si era prenotata stava diventando un viaggio di tutto rispetto all'insegna della bella vita.

I mesi estivi trascorsero in un baleno, Arianna stava iniziando a stancarsi, non solo della situazione che stava diventando ripetitiva, ma anche fisicamente, si sentiva più fiacca, sempre più spenta.

L'ultimo giorno di vacanza arrivò, la ragazza decise che sarebbe rimasta tutto il giorno a letto.

Ma anche nel proprio letto si possono correre dei rischi, a volte mortali.

Non c'era più niente da fare per evitare il disastro; poteva essere il caldo, la vacanza sfrenata in quei mesi, follia dopo follia dovevano averla sfiancata, sicuramente.

Osservando bene la situazione, da osservatore esterno, molte cose non quadravano ed erano palesi, cose che ad Arianna erano sfuggite, ma che ora stava ricollegando.

Prima di uscire, erano soliti fare colazione in camera, non mangiavano mai niente ma non mancavano mai di bere un bicchiere di spumante.

Quando gli chiedeva il nome di quella bottiglia, lui si vantava della sua creatività, che lo aveva portato a produrre questo alcolico a base floreale.

Ricordava solo adesso, di non averlo mai visto davvero bere con lei; si riempiva il bicchiere, ma nemmeno una volta lo aveva visto davvero bere quel liquido con lei.

Senza avere la forza di alzarsi, l'uomo che la stava lentamente avvelenando, le si avvicinò, sedendosi vicino a lei, sul letto.

"Tutto bene? Speravo che questa fosse la volta buona, che fosse l'ultima, ma ti posso giurare che non sarà servito a nulla il tuo sacrificio."

"Ultima volta? Quante altre volte l'hai fatto e cosa mi stai facendo?"

"Vedi di non sprecare le tue ultime forze; sei stato il mio settimo esperimento, ed ancora non mi sento soddisfatto; sei stata la mia preda più longeva, grazie a te mi sento più vicino alla fine; la prossima sarà quella giusta".

Zante fu l'ultima cosa che vide Arianna, mentre gli occhi le si chiudevano, la paralisi che incedeva, la salivazione che aumentava, il battito accelerato, l'unica cosa che la fece stare meglio era il fatto che ormai, comunque, di quella situazione, si era scocciata.

 

(Ho usato un contatore di frasi per sicurezza, è stato difficile, ma ce l'abbiamo fatta)
 

C.Jay Myler
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Capitolo 3
*** Per un pugno di euro ***


Scopri di aver vinto il Jackpot milionario del Superenalotto. Ma decidi di non dirlo a nessuno...

 

La vita può cambiare in pochi istanti.

Per un evento di questo genere mi sarei aspettata qualche segno dall'universo, cose impossibili avversarsi sotto i miei occhi o situazioni di sfiga totale per poter compensare con questa enorme botta di culo ricevuta dopo aver segnato sopra un pezzo di carta sei numeri del tutto a casaccio; nulla che mi fosse caro, nessuna data, nessun compleanno, nessun numero significativo, semplicemente la voglia di giocare per una volta nella vita. Ero appena entrata nell'albo dei milionari, dovevo dirlo a qualcuno, chiamare la mia famiglia, oppure... no. Nessuno doveva sapere quello che stava succedendo; tutto d'un tratto iniziai a sentirmi a disagio.

Mi avvicinai con circospezione alla finestra: giù in strada c'erano troppe persone, chiusi lentamente le tapparelle; in mano ancora stringevo il biglietto, cercando di non stropicciarlo e mi andai a sedere per riprendere un attimo fiato. Dovevo calmarmi, incassare la vincita e fare finta di nulla.

Squillò il cellulare, mi stava chiamando mia madre; come lo aveva saputo? No, era impossibile, dovevo rispondere e non far trapelare nulla.

Risposi, la voce mi tremava, fremevo di sapere se lei ne fosse a conoscenza.

“P-p-pronto?” bisbigliai al cellulare.

Mia madre rispose iniziando a parlare di frivolezze; mi tranquillizzai abbastanza da pensare di sfruttare questo momento così ordinario per avviarmi alla ricevitoria e far presente che ero io la nuova proprietaria di tutto quel denaro.

“Dove stai andando di bello?” mi chiese mia madre al telefono, appena arrivata giù in strada.

Cercai di essere vaga... stavo facendo una passeggiata.

Le chiedi se potevo richiamarla più tardi, riagganciò dopo avermi augurato una buona giornata... eccome se lo era.

Feci attenzione a non usare strade troppo trafficate, cercavo di passare nelle stradine più isolate, allungavo la strada se questo significava non passare davanti a posti dove potevano riconoscermi; insomma stavo facendo di tutto per non lasciare indizi su cosa stessi facendo o dove stessi andando.

La vita può cambiare in pochi istanti e fu in questo istante che cambiò per sempre.

Qualcuno mi colpì forte dietro la testa; ero da sola, non sapevo dov'ero.

L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che non c'era nessuna traccia di me, nessuno mi aveva visto una volta uscita di casa, nemmeno mia madre sapeva dov'ero diretta o che strada avrei fatto; forse nemmeno il mio cadavere avrebbero mai ritrovato.

L'unica cosa che mi lasciai alle spalle, era il biglietto con la vincita, che mi cadde di mano subito dopo essere stata colpita.

Non erano stati i soldi a farmi finire in quella situazione, ero stata io a cacciarmici dentro, involontariamente.

Da quell'istante capii che i soldi non risolvono tutti i problemi della vita, capii che non avrei mai più visto la luce del sole e capii di essere rimasta da sola, senza possibilità di essere rintracciata.

Paura e dolore segnarono quei giorni; le fattezze di quel biglietto vincente erano svanite dalla mia mente.

Se solo avessi avvisato qualcuno, a quest'ora sarei potuta essere ancora viva.

C. Jay Myler
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Capitolo 4
*** L'erba del vicino è sempre più verde ***


Scrivi una storia a tuo piacimento, ma che finisca con questa frase: “Il mondo sarebbe un posto migliore senza erba”.

 

Si dice che ognuno di noi sia separato da soli sei gradi di separazione: è possibile trovare una connessione tra due individui, attraverso una rete di relazioni con non più di cinque intermediari.

Curiosi furono gli eventi che legarono invece tre persone nel mondo, nello stesso preciso istante. Esaminiamoli per capire meglio.

1

In una villetta degli Hamptons vive Cadence Campbell, donna bellissima, benestante e da poco divorziata; costume bikini sgargiante e con poca vestibilità, si accinge a sistemarsi sulla sdraio a bordo della sua piscina nel giardino della sua villa. Il suo vicino di casa, Roland Robinson, riccone con moglie impegnata a spendere i suoi soldi senza degnarlo di un'attenzione, non manca di affacciarsi appena vede la sua vicina uscire di casa; quello spettacolo non poteva perderselo, così corre nel magazzino a prendere la sua tosasiepi ed inizia a pareggiare l'erba che cresceva sullo steccato di confine, prestando attenzione solo alla bella in costume. Se avesse dato un occhio alla sua attrezzatura si sarebbe accorto che la lama circolare del suo attrezzo, stava perdendo stabilità ed avrebbe evitato che, staccandosi dal manico e volando nel giardino adiacente, la lama tagliasse la sua vicina in due perfette metà.

2

Adi è un bambino a cui piace giocare all'aperto, gli piace esplorare, trovare tesori nascosti e scoprire segreti; l'inverno non lo scoraggia, anzi, una volta coperto di tutto punto si avvia alla ricerca dei tesori seppelliti sotto la neve.

In un giorno non particolarmente freddo, Adi si trova a giocare vicino ad un piccolo parco dove lui ed altri bimbi, stanno giocando a palle di neve o a costruire pupazzi; Ljubina (Bosnia) non offre molto altro da fare nel periodo invernale. Il bambino, compiuti sei anni da poco, di soppiatto si allontana da tutti, per seguire un filone di neve che iniziava a sciogliersi; abbastanza lontano da occhi adulti, scorge un filo d'erba in lontananza, capisce che la primavera è vicina e decide che è ancora troppo presto per lui, quindi corre verso il filo d'erba per strapparlo. Arrivato alla meta, mentre stacca quel filo verde, sente un click sotto i suoi piedi e prima che si renda conto di ciò che sta succedendo, né lui né il filo d'erba vedranno arrivare la prossima primavera.

3

Questa storia è più breve, ma l'epilogo con cambia; hai presente quando ti trovi nel deserto del Kalahari, hai perso l'orientamento, non sai dove andare e l'acqua inizia a scarseggiare? Scorgi da lontano uno sprazzo di vegetazione, dove c'è erba, c'è acqua, dove c'è acqua, c'è vita, forse c'è anche qualcuno che può aiutarti. O meglio questo è quello che aveva pensato Rachel Zimmerman, amante dei viaggi e naturalista; correndo all'oasi per dissetarsi non vide che nascosto nell'erba, c'era un ragno sicario che aveva appena finito di abbeverarsi. La storia finisce così, come il viaggio di Rachel dopo poche ore, tra necrosi, emorragie interne fino al collasso respiratorio.

La morale che posso trarne è che il mondo sarebbe un posto migliore senza erba.

 

 

 

C.Jay Myler
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Questa storia è archiviata su: EFP

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