Pezzi di Anima

di Angels4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ora...o no? ***
Capitolo 2: *** Due onde rosse ***
Capitolo 3: *** Se ci fossimo incontrati... ***
Capitolo 4: *** Un futuro sconcertante ***



Capitolo 1
*** Ora...o no? ***


Addio

 

 Ora...o no?

 

Sentiva gli sguardi dei presenti trapassarlo da parte a parte. C'era chi singhiozzava senza il minimo decoro, chi restava chiuso in un mutismo selettivo, chi lo giudicava per non avere una qualche reazione degna di un fratello dal cuore spezzato.

Lui, tuttavia, restava seduto con la schiena più diritta possibile, che avrebbe reso Molly fiera (se non fosse stata troppo impegnata a piangere sommessamente come mai l'aveva vista fare).

Una mano piccola, forte, si intrecciò alla sua: non girò lo sguardo, avrebbe riconosciuto quelle piccole falangi tra mille altre; ricambiò la stretta, forse un po' troppo forte, ma sua sorella a stento sembrò accorgersene, fiera e coraggiosa come sempre.

Voleva essere da tutt'altra parte, non lì, non a seppellire Fred. Non a seppellire il suo gemello, la sua metà migliore.

Erano sempre stati “Fred e George”, “George e Fred”, sembrava un triste gioco del destino, quasi ironico pensare che da quel momento in poi si sarebbero rivolti a lui semplicemente come “George”, come un'unica entità.

<< Non sono ancora pronto... >> mormorò a testa alta, di modo che solo Ginny potesse sentirlo. Istintivamente lasciò la presa sulla sua mano e si alzò in piedi, spostando indietro la vecchia sedia scricchiolante su cui era adagiato.

Il rumore fece voltare numerose teste, e lo sconcerto di vederlo andar via, ciondolare verso la Foresta Proibita durante la funzione del funerale di suo fratello, fece impallidire molte facce.

Si accasciò contro il tronco di un albero appena si sentì abbastanza sicuro di essere fuori tiro da occhiate indiscrete. Era debole, sfinito. Con la voglia di lasciarsi andare ed abbracciare la morte; lì pianse per la prima volta, dove nessuno poté vederlo.

 

 

I giorni si susseguirono tutti uguali uno dopo l'altro, in una noiosa routine che gli rendeva pesante la vita. Sentiva un macigno gravare sulle sue spalle che lo spingeva a camminare leggermente ricurvo.

Lavorare a “I Tiri vispi Weasley” non gli piaceva più come prima, nonostante l'aiuto di Ron.

Ma lui non era bravo come Fred. Divertente come Fred. Creativo come Fred.

Lui semplicemente non era Fred.

<< Posso? >> mormorò una voce esitante, sull'uscio. Una chioma rossa si intravedeva dietro un enorme scatolone, le cui piccole mani sorreggevano con fatica.

Ginny mise per terra l'ingombrante pacco, sorridendo incerta al fratello maggiore, cercando di ignorare il fatto che si stesse scolando una bottiglia di Whisky incendiario tutto da solo.

<< Mi ha fatta entrare Ron. >> spiegò con semplicità, prima che potesse giungere qualsiasi domanda.

George sorrise, facendo accomodare la sorella nel piccolo appartamento sopra al negozio di scherzi, che un tempo aveva diviso con Fred, come tutto il resto della loro vita, a partire dall'utero materno.

<< Sono cose di Fred...o tue...non so' con precisione...mamma non le vuole a casa. >>

La voce di Ginny si incrinò appena; tirò su col naso, sperando che suo fratello non si accorgesse quanto tutta quella situazione fosse per lei penosa.

Scoperchiò la scatola, mostrandogli il contenuto.

Al suo interno c'erano le più svariate cianfrusaglie: una vecchia ricordella, la prima scacchiera magica che Fred e George si erano divisi, una vecchia foto di Angelina Johnson che Fred teneva sempre con sé, (perché aveva una super cotta per lei, ed in famiglia era risaputo), una penna d'oca che scriveva con inchiostro invisibile, il maglione preferito di Fred, il quale pensava fosse andato perduto per sempre nel trasloco.

George non guardò niente di quella roba con affetto, anzi, una rabbia sconosciuta montò dentro di lui, balzò nel suo cuore e divampò all'esterno, facendo quasi indietreggiare la sorella.

<< Incendio >> mormorò, la bacchetta puntata contro un mare di ricordi.

 

 

<< Ehi...stavo dormendo. >> borbottò George, stropicciandosi gli occhi.

<< Non posso vederti così. >>

Bill era in piedi dinanzi a lui, i pugni serrati e lo sguardo carico di disapprovazione.

Aveva lasciato l'ordinata, pulita, accudita “Villa Conchiglia” per raggiungere il tetro, caotico, buio appartamento di George e cercare di salvarlo da se stesso.

<< Devi andare avanti George. Lui...non vorrebbe vederti così. >>

<< Non sono pronto. >>

<< A fare cosa? >>

<< A dire “addio” >>.

<< Stupido, nessuno lo sarà mai. >>

Gli occhi di George si riempirono di lacrime, che cercò prontamente di ricacciare indietro. Quando era stata l'ultima volta che aveva pianto di fronte a Bill? Forse quand'era in fasce e non ne aveva memoria.

<< Vieni George, vieni con me. >>

 

George aveva quasi voglia di ridere.

Era senza parole.

Bill lo aveva portato sulla tomba di Fred. Così, a tradimento.

Sulla lapide argentea riluceva una scritta “qui riposa un amato figlio e un amato fratello”.

Parole di sua madre, quasi sicuramente. Ma poco adatte allo spirito giocoso di Fred.

Si sedette sul prato verde, a gambe incrociate, pensieroso, fissando la tomba del suo gemello.

Cosa accade quando un'anima non torna sotto forma di fantasma? C'è davvero un paradiso? Un posto dove potersi ritrovare tutti insieme?

Toccò la lapide, come sentendo la presenza di Fred lì accanto.

Chiuse gli occhi, lasciando che il vento gli schiaffeggiasse il viso, facendogli sventolare i capelli.

Perché era tutto così difficile?

<< Fred...Dio Fred...come vorrei essere morto io. >> mormorò scrollando la testa.

<< Stare senza di te mi sta risucchiando l'anima come il bacio di un dissennatore, solo a poco a poco, e sto rovinando la nostra famiglia. Ma non riesco....non riesco...a dirti addio. Non posso. >>

Molly aveva raccontato loro che quando erano nati, erano usciti dal suo grembo mano nella mano, sorridenti, felici di essere lì con loro, insieme. E nessuno avrebbe mai creduto che avrebbero lasciato la vita separati.

George si alzò, si scrollò l'erba dai jeans, prese un respiro profondo e sperò che suo fratello potesse davvero sentirlo, e soprattutto capirlo.

<< Fred...non posso dirti addio. Non ora, e forse non ci riuscirò mai. Ma ti posso promettere che andrò avanti per entrambi, vivrò una vita felice, e un giorno, forse quando avrò centodieci anni, morirò nel sonno, al caldo nel mio letto, e ti raggiungerò dovunque tu sia. In quel momento, ci rivedremo. E saremo ancora “Fred e George”. >>

George girò sui tacchi e si allontanò, raggiungendo Bill che aveva avuto l'accortezza di lasciare il fratello solo con i suoi pensieri, ad elaborare il lutto.

Non si guardò indietro.

Aveva fatto una promessa.

Doveva andare avanti.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

 

Ciao a tutti,

dopo anni di silenzio, torno a scrivere ripartendo da questo fandom che adoro con tutto il cuore, grazie alle mie amiche che mi hanno spinta (bé diciamo che più che altro mi hanno costretta, LadyPalma, AngelCruelty e NevilleLuna), attraverso la creazione di una challenge a cui chiunque desideri può partecipare!

Non ci sono regole particolari da seguire, solo quattro prompt obbligatori:

1°prompt: Addio;

2°prompt: Il doppio;

3°prompt: se ci fossimo incontrati;

4°prompt: Viaggio nel tempo;

 

A presto con la prossima,

Angels4ever.

 

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Capitolo 2
*** Due onde rosse ***


Doppio

 

Due onde rosse

 

 

 

<< Lumos >>. sussurrò nell'oscurità del dormitorio di Grifondoro.
Quella giornata era stata infernale, infinita.
Si chiuse all'interno del letto a baldacchino, mettendosi più comoda sui cuscini, girando le pagine di un album di fotografie in movimento, ognuna buffa e divertente.
Sorrise nel guardarle tutte, una per una, come se fosse la prima volta.
Ma in realtà non era così...ovviamente.
Si era soffermata a fissare quelle persone mai conosciute con un impeto di magone in gola: erano una parte di lei, della sua storia passata, di ciò che era. Di ciò che rappresentava.
Una coppia di novelli sposi le sorrideva facendo “ciao” con le mani, e lei ricambiò meccanicamente. Guardò la giovane donna di circa ventanni, Lily Evans Potter.
Lunghi capelli rosso scuro le incorniciavano il viso a forma di cuore, un sorriso dolce e timido sbucava innocente.
Gli occhi verdi, gli stessi occhi di Albus, brillavano di gioia, per quel giorno tanto atteso.
E' vero, Lily Evans in Potter aveva gli stessi identici occhi verdi di Albus, ma a parte ciò i due non si somigliavano per niente.
Lily Luna Potter aveva notato come il padre distogliesse lo sguardo dalla sua persona ogni giorno di più, perché crescendo si stava allontanando dalla fisionomia di Ginevra Molly Weasley, sua madre, per avvicinarsi sempre più a quella della nonna paterna.
Ormai erano quasi come due gocce d'acqua, se si escludevano gli occhi.
Avevano la stessa statura, minuta e delicata, gli stessi capelli rossicci, le stesse lentiggini decorative, lo stesso sorriso.
E non solo!
Anche la piccola Lily Luna Potter era caparbia come la nonna, brillante e abile in pozioni: chi l'avrebbe mai detto?
Fissava sempre le fotografie della nonna quando era un po' giù, quando le sembrava che la vita fosse più dura del solito.
Ricordava ancora l'espressione sorpresa del padre quando gli aveva chiesto di poter tenere il vecchio album fotografico regalatogli da Hagrid in passato; per un attimo credette che rifiutasse categoricamente, invece si limitò a fissarla stralunato.
<< Perché ci tieni tanto? >>
<< Perché così, quando le cose si faranno difficili, mi ricorderò di essere coraggiosa come lo sono stati loro, come lo è stata lei. >>
Harry aveva sorriso bonariamente, accarezzandole una guancia.
<< Le somigli molto. >>

 

Lily Luna chiuse l'album.
Albus aveva gli stessi identici occhi verdi di Lily Evans Potter.
Ma lei aveva tutto il resto.

 

 

Angolo Autrice:

 

Ecco la seconda OS di questa Challenge, “il doppio”. Lo so, è un po' stupida..ma mi ha messo in difficoltà! Ma dopotutto è una
challenge..non deve essere semplice!

Alla prossima.

 

Angels4ever

 

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Capitolo 3
*** Se ci fossimo incontrati... ***


Se ci fossimo incontrati...

 

 

Si chiedeva ancora cosa l'avesse spinta lì, in quel luogo di morte e desolazione, dove per un anno sua sorella e suo marito erano stati relegati per protezione.
Godric's Hollow. Una cittadina carina, un tempo tranquilla, pittoresca, dove prima di quella notte (31 ottobre 1981), niente aveva minato la sua pace, almeno da ciò che ne sapesse Petunia Dursley.
I due strampalati maghi responsabili della sicurezza della sua famiglia si erano rivelati due idioti, in fin dei conti.
Ma una cosa buona l'avevano fatta, si erano lasciati sfuggire un prezioso dettaglio senza saper di essere ascoltati.
Recentemente erano venuti a conoscenza che il nome di Lord Voldemort era diventato un tabù: chiunque lo pronunciasse richiamava a sé i suoi scagnozzi per essere condotti immediatamente da lui, senza esitazione.
Cos'è che veniva dopo? Tormento? Tortura? Morte?
Era un po' come la reincarnazione dell'Hitler del loro mondo.
Petunia fece un respiro profondo, rabbrividendo per il freddo della notte oscura, dove il silenzio regnava sovrano.
<< Lord Voldemort, fatti vedere. >> mormorò.
Sperò che bastasse. Sperò che un sussurro fosse più che sufficiente. Sperò di non dover ripetere di nuovo quel nome, perché quelle sillabe avevano qualcosa di oscuro, di macabro.
Non dovette aspettare molto.
Un “crack” deciso ruppe il silenzio della notte: credette per un attimo che l'avrebbero circondata, e per un secondo si pentì della sua scelta avventata.
Cosa ci faceva lì? Che cosa pensava di ottenere?
Una sagoma comparve a pochi passi dalla sua figura longilinea.
<< Cosa vuole...una sporca babbana dal Signore Oscuro? >>
Petunia rabbrividì alla vista di quell'uomo. Era l'uomo più brutto che avesse mai visto: il suo viso era bianco, con l'assenza di naso, simile a quello di un serpente. Gli occhi erano rossi, iniettati di sangue.
Indossava un mantello, come la maggior parte dei maghi.
<< Io sono... la sorella di Lily. >>
Il signore Oscuro si umettò le labbra sottili, sorridendo: << Lily...Lily... >>
<< E' la ragazza che tu hai ucciso, sedici anni fa. >> puntualizzò Petunia, con uno sguardo carico d'odio.
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Voldemort si avvicinò alla donna. Erano a pochi centimetri di distanza, ma Petunia stranamente non indietreggiò. Aveva paura certo, però non ci teneva a mostrarsi debole, anche se questo avrebbe significato la sua morte.
<< E che cosa vuole la sorella di Lily Potter da me, dopo tutto questo tempo? >>
<< Sapere perché...perché un uomo abbia ucciso senza ritegno una giovane donna innocente. Perché me l'ha portata via? >>
L'uomo sorrise maligno, si avvicinò ancora di più; poggiò le lunghe mani affusolate sul collo ossuto della donna.
Petunia impallidì, credette che l'avrebbe soffocata, per poi nascondere il suo corpo chissà dove. Invece fu un tocco delicato. Avvicinò le labbra all'orecchio di lei, sussurrando suadente:
<< Miravo solo al bambino. Quella sciocca, stupida sentimentale poteva salvarsi, ma ha scelto di morire per amore di suo figlio. >>
Petunia si morse il labbro, lacrime di rabbia, di dolore nascosto per tutti quelli anni minacciavano di uscire.
Cercò di ricacciarle indietro, se pur con difficoltà.
<< Io per mio figlio avrei fatto lo stesso! >> esclamò con enfasi, lanciandogli uno sguardo di sfida.
Voldemort la fissò pensieroso. In quello sguardo rivide tutta l'energia di Lily Potter, che insieme a suo marito per tre volte lo aveva sfidato.
In quello sguardo rivide tutto l'amore di una madre, che in una fresca notte d'ottobre l'aveva uccisa.
Sorrise.
Sorrise senza pietà, senza rammarico, senza dispiacere alcuno.
Aveva fatto ciò che andava fatto.
<< Bene, donna. Cosa dobbiamo fare adesso di te? >>
Gli occhi di Petunia persero la loro scintilla di fuoco, il loro coraggio.
Stava per morire e lo sapeva.
Stava per morire piena di rimorsi.
I suoi pensieri volarono a Dudley e Vernon, al sicuro nei loro letti, ignari di ciò che stava accadendo quella notte.
Pensò a Lily, e a quanto avesse voluto dirle che non era affatto un mostro, ma che la invidiava da morire e le voleva bene.
Pensò che le sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo per poter provare ad amare Harry nel modo più giusto, per quanto difficile...perché lui aveva i suoi stessi identici occhi. Ed il suo coraggio.
<< Fa' di me ciò che vuoi. Una parte di me è morta sedici anni fa. >>
Voldemort inclinò la testa di lato e sorrise, sardonico.
<< Che senso avrebbe, ucciderti? La tua punizione...sono i tuoi stessi rimpianti, mia cara. >>
Una nuvola nera lo avvolse, facendolo sparire nella notte.
Petunia si toccò il collo, dove prima c'erano le mani dell'uomo, quelle stesse mani fredde e scheletriche, così poco umane da farla rabbrividire.
Lentamente si accasciò a terra, in ginocchio; poco le importava se stava perdendo tutta la compostezza acquisita negli anni.
Scoppiò in singhiozzi, perché la sua vita era stata tutta una maledizione, e sarebbe continuata ad essere sempre così.

 

 

 

Angolo Autrice:

 

Ringrazio la piccola Ludo per avermi aiutata nella scelta di chi far incontrare in questa cavolo di challenge o non sarei mai riuscita a finirla LOL.
Non credo hai miei occhi: ho scritto l'impensabile; merito un premio per il coraggio!
Alla prossima

 

Angels4ever

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Capitolo 4
*** Un futuro sconcertante ***


 
                                                     Viaggio nel futuro
 
 
    Un futuro sconcertante 



 

<< Zio Harry...raccontami ancora qualcosa di mamma e papà. >> mormorò il piccolo Teddy Remus Lupin, tenendo un dito in bocca e succhiandolo con energia, sprofondando ancora di più sotto le coperte.
Harry sorrise incerto, sedendosi al suo fianco. Cosa mai avrebbe potuto raccontare che non avesse già detto?
Accarezzò i capelli del bambino, in quel momento di un rosso vivo, e lo guardò con attenzione cercando le parole più adatte, parole che un bambino di appena quattro anni potesse capire.
<< La tua mamma...era una strega singolarmente dotata. >> iniziò Harry Potter, pensando che “singolarmente dotata” fosse un eufemismo per descrivere la vivace Tonks. << Aveva il tuo stesso viso a forma di cuore! E il tuo stesso sorriso! E anche la tua stessa goffaggine! >>
Il bambino spalancò i grandi occhi, indignandosi quasi: << Io non sono goffo! >>.
Harry rise. Lo era. Lo era davvero. Inciampava nei suoi stessi piedi, e rotolava ovunque passando gran parte del tempo libero per terra, facendo ridere a crepapelle la piccola Victoire Weasley.
<< E papà? >>
Il cuore di Harry perse un battito.
Andromeda parlava spesso al nipote di Dora, ma il genero non veniva quasi mai nominato; questo era un compito che spettava solo ed esclusivamente ad Harry. Un compito ingrato per un padrino troppo giovane.
<< Tuo padre...era un uomo buono, come ce ne sono pochi in questo mondo. Buono proprio come te! >>
Teddy sorrise, rassicurato dal fatto che ci fosse qualcosa in lui di Remus Lupin.
L'ombra di due persone li fissava dalla finestra, facendo voltare Harry di scatto; si sentiva osservato...come non li capitava da anni.
Si affacciò, ma tutto taceva nel buio della notte.

 

Remus Lupin e Ninfadora Tonks ricaddero ansanti nel presente, i cuori che battevano all'impazzata.
Avevano appena avuto un bambino e non l'avrebbero visto crescere, sarebbero morti prima di conoscerlo, prima di conoscere le sue espressioni, la sua voce...
Teddy Lupin era un bel bambino, sano, felice e amato.
Ma sarebbe rimasto orfano.

 

 

Angolo Autrice:

 

Eccoci alla fine!

Ringrazio le mie amiche per le idee e per avermi coinvolta!

Alla prossima!

 

 
 

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