The problem of not following prophecies.

di Edeia_Hex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Ricapitolando. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Che la punizione abbia inizio! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: I demoni sono esseri malvagi. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Gli angeli non commettono errori. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Ricapitolando. ***


Capitolo 1: Ricapitolando.





Dove eravamo rimasti?

Ah, giusto.
L'apocalisse che avrebbe dovuto distruggere l'intero pianeta Terra e con esso tutti i suoi abitanti... beh, semplicemente non era avvenuta. La vita, sia a Tadfield, che in tutto il resto del mondo, sembrò ricominciare da capo, ripercorrendo dal principio una giornata potenziale disastrosa, che adesso, però, risultava essere del tutto normale.
La gente si sentiva comunque un po' confusa... ma nessuno si fece troppe domande complicate.
Era un giorno come un altro, dopotutto.

Proprio qui, dall'inizio del giorno successivo a quello per-nulla-così-importante, continua la nostra storia...

"Un cono alla vaniglia ed un ghiacciolo. Veloce!"

"Crowley! Non essere così maleducato! Oh, lo scusi buon uomo, il mio amico è un po'...irritato, stamattina."

"Tsk... Sì, sì, certo! Muoviti, andiamocene."

"Ecco a lei, caro. Tenga pure il resto- Oh! Crowley, Aspetta!! Per l'amor del cielo!"

...Umh.
C'era qualcosa di diverso, però...
Sembrava mancasse all'appello un certo pezzo di carta scivolato per sbaglio da un certo libro di profezie.

Beh, stiamo a vedere.
Chissà come si evolveranno le cose.

"Ma- dico io, ti sembra il modo!? Quel povero anziano... l'hai trattato malissimo! Vorrei sapere cosa ti ha fatto di male, in quei dieci secondi in cui ci hai parlato!"

"Sono. Un. Demone, angelo. Non ho bisogno di una scusa per essere "sgarbato"." Affermò Crowley, ficcandosi in bocca il ghiacciolo appena acquistato e staccandone avidamente un grosso e succoso pezzo.

"No, ovviamente no... e- per cortesia, mangia come le persone normali! Ti arriverà al cervello tutto quel ghiaccio."

"Fhatti mieih!" Rispose con la bocca piena, per poi ingoiare il boccone tutto d'un fiato.
"Posso fare tutto quello che mi pare, adesso! Niente più vincoli... o cazzate varie! Niente più- oh! Ugh-! AHHGH! L-la mia testa!!"

"Non... emh... non credo che qualcuno ti avesse mai... vietato di fare una cosa simile..." disse l'angelo in tono più che incerto.

Osservare l'amico che si dilettava in una sottospecie di balletto schizofrenico, mentre stringeva saldamente la dolorante testa fra le mani, lo turbava non poco.
Qualcosa non lo convinceva.
Certo, Crowley non poteva essere sicuramente definito come "normale", né da umano, né da demone... ma, ecco... diciamo che adesso si stava comportando in maniera molto più strana del solito.

"C'è qualche... problema, Crowley?"

"NO! Tutto bene! Devo solo riprendermi, dammi qualche secondo!" Rispose Crowley, il quale adesso si era accovacciato a terra, continuando a stringere la ribelle chioma rossa fra le dita.

"No, io- ...io intendevo in generale."

...

Silenzio.

Com'è che si diceva sulla Terra? Parla più di mille parole?

"Crowley, per favore, non farmi preoccupare. Che succede?" Chiese Aziraphale pacatamente, cercando di mantenere la calma.

"MmmmmmMa niente, nulla! Ho solo un... presentimento, tutto quì." Rispose l'altro, rimettendosi in piedi e fingendo nonchalance. Cercando di fare ancor di più lo gnorri, iniziò a spolverarsi i vestiti spiegazzati, ma si accorse di non avere più in mano il resto del ghiacciolo.
Dove lo aveva lanciato?

"Un... presentimento?"

"Già!"

"Ed è... un presentimento bello?"

"Mmh no! No, non proprio. Hai visto dove ho lanciato il ghiacciolo?"

"Ooh, cielo, lo sapevo! Riguarda la faccenda dell'Armageddon, vero!? Oh, Sapevo che non l'avremo passata liscia così facilmente! Che stupido! Che ingenuo!"

"Angelo! Dove ho lanciato il ghiacciolo!?"

"Non lo so dove è il tuo stupido ghiacciolo!!"

Aziraphale sapeva benissimo dove era il suo stupido ghiacciolo, ma in quel momento non credeva fosse poi così importante. Inoltre la paperella colpita a tradimento sulla nuca sembrava stare abbastanza bene.
Per evitare ulteriori spiegazioni (ed anche per farsi perdonare quel piccolo momento di rabbia), decise semplicemente di farne comparire uno nuovo.

Ah, avrebbe dovuto decisamente smetterla con questi frivoli miracoli, o sarebbe finito di nuovo nei guai.
Sempre se non lo fosse già, per l'appunto.
Beh, comunque non sarebbe stato proprio il massimo, finire nei guai, mentre si è già nei guai.

"Cosa- cosa dovremo fare in proposito, secondo te? MANGIA. BENE." Disse il più minacciosamente possibile, tendendo il nuovo dessert verso l'amico, il quale sembrava aver apprezzato molto il gesto.

"Sì, sì... Uuh, non so. Non so neanche se è davvero un presentimento o...boh, qualcos'altro."

"Qualcos'altro!? In che senso!?"

"Non lo so! Ma come te lo devo dire, con l'alfabeto morse!? Oggi sei davvero assillante!"

Sì, era vero. Se ne rendeva conto, stava esagerando, ma l'ansia era una di quelle..."sensazioni" che non era mai riuscito a controllare bene.
Che angelo mediocre che era! Avevano proprio ragione, lassù...

"È- è vero... mi dispiace. Certe volte proprio non riesco a controllarmi... perdonami." Disse l'angelo, guardando il suo gelato con aria affranta.

Aziraphale non avrebbe mai guardato in quel modo del cibo... soprattutto se la pietanza in questione era un tripudio di sostanze zuccherine che ti facevano venire il diabete al solo poggiare dello sguardo.
A Crowley non piaceva vederlo in quello stato. Era chiaro che fosse molto preoccupato e ne aveva anche tutte le ragioni, effettivamente...

Il fatto, però, era che (anche se non l'avrebbe MAI ammesso a nessuno) anche Crowley, in cuor suo, aveva davvero tanta paura.
Si erano intromessi nel Grande Piano ed erano stati scoperti a " fraternizzare" l'uno con l'altro all'insaputa dei loro rispettivi capi. Certo, Crowley non si pentiva affatto delle sue azioni. Era pronto a ricominciare da capo e fare nuovamente gli stessi errori, per quanto lo riguardava. Non rimpiangeva affatto di aver mandato in fumo l'Armageddon o di aver stretto amicizia con Aziraphale, e mai lo avrebbe fatto.

Ecco ... forse l'unica cosa che avrebbe evitato sarebbe stata farsi scoprire.
Ma d'altronde tutti i suoi piani finivano col ritorcerglisi contro, ormai ci aveva fatto il callo.

"... Sì, vabbè, fa' nulla. Direi che, semplicemente, non ci conviene abbassare troppo la guardia, tutto qui."

In effetti poteva anche essersi sbagliato, non era la prima volta che succedeva...

C'era qualcosa nell'aria, però... una specie di cattivo presagio, che era cominciato il giorno prima e che ancora sembrava non cessare.
Ma, tutto sommato, ieri era stata una giornata particolare... forse.

Non ricordava, sinceramente, ma era inutile pensarci troppo su.

Sarebbe passato tutto.

"Capito, An- ? ...Aziraphale?" Crowley si guardò intorno.
Che strano, Aziraphale si trovava proprio accanto a lui fino ad un attimo fa, dove era finito?
Dopo un'attenta osservazione dei dintorni, finalmente riuscì ad intercettarlo. Aziraphale si trovava semplicemente qualche metro più in là, con un pezzo di scotch bianco immacolato sulla bocca e con le manine tozze avvinghiate in una stretta corda.
Veniva trascinato da due angeli, chissà dove, mentre un terzo era rivolto verso Crowley ed aveva iniziato a blaterare robe senza senso riguardo al "tradimento" e ad una "punizione esemplare"....?

...EH!?

L'angelo che aveva cominciato a parlare, fece un sorrisetto acido e girò sui tacchi, raggiungendo i colleghi.
Se non avesse avuto la certezza matematica che quelli fossero stati effettivamente degli angeli, Crowley avrebbe giurato di aver viaggiato per sbaglio nel tempo ed di essere ritornato nel 1941.

"Az- Aziraphale!!"
Preso dal panico, Crowley si preparò a scattare verso l'amico in difficoltà... ed anche il secondo ghiacciolo finì così per aria.

Oh, sì. Era proprio una brutta sensazione quella che percepiva... ma non ebbe nemmeno il tempo materiale per rendersene conto, che qualcuno alle sue spalle lo colpì violentemente alla testa.

"Sei in grossi guai, collega." Sibilò una voce maligna alle sue spalle.

...Hastur?

Che pezzo di merda , era proprio lui?

Crowley non riuscì a capirlo. La testa cominciò a girargli troppo velocemente e sentiva mancarsi sempre di più le forze.

Prima il rischio di ipotermia cerebrale a causa di un semplice ghiacciolo... ed ora questo.
Se ne avesse avuto la possibilità, il demone avrebbe sicuramente affermato che il corpo in cui si ritrovavano a vivere gli umani, faceva davvero schifo.

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Come ho detto all'inizio, questa giornata era una giornata del tutto nuova e ricca di sorprese.
Per riuassumerla in breve, i due amici vennero presi con la forza e portati al cospetto dei rispettivi "capi". Nessuna sentenza di morte fu concordata, fortunatamente, né per l'uno né per l'altro... il che sembrava essere una cosa molto positiva.

Fatto sta, che una punizione andava comunque data, a coloro che disubbidivano alle regole.

...Ma che tipo di punizione?

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-14 ore prima.

Caffetteria Tap Coffee, Soho. Londra.-

"Non capisco perché dobbiamo discutere di questioni della massima importanza in questo... questo posto. SULLA TERRA." Disse in maniera irritata Lord Beelzebub, guardando imperturbabile l'essere celeste seduto di fronte a lui, il quale sembrava essere molto impegnato a rigirarsi i pollici nervosamente.

"E dove saremo dovuti andare? In paradiso? O all'inferno, magari? NO , grazie! Questo per lo meno è un luogo abbastanza neutrale." Rispose l'arcangelo Gabriele, raddrizzandosi sulla sedia e ricambiando lo sguardo del collega/nemico mortale.

Ok. Va bene...stavolta aveva ragione lui, doveva concederglielo.
Il meno possibile metteva piede lassù, meglio era per tutti.

"Non potevamo andare in un luogo più isolato, magari?" Ribattè l'altro, infastidito.
"Questo posto pullula di umani." Concluse, lanciando delle occhiatacce nei dintorni.

"Qui si sta bene! E poi, non preoccuparti, non ci daranno peso, ho tutto sotto controllo-"

"I signori desiderano qualcosa?"

La cameriera che spuntó completamente dal nulla alla loro destra, riuscì a farli sobbalzare dalle proprie sedie.

Beelzebub e Gabriele si guardarono in maniera incerta.

"..."Non ci daranno peso", eh?..."

"Intendevo che non capiranno nulla di quello che ci diciamo! È ovvio che vedono che siamo qui!"

"Eeeh... signori? Volete... umh, ordinare qualcosa?" Chiese nuovamente la cameriera, stavolta in tono decisamente più confuso.

"Eeeemh... sì! Sì certo!" Rispose Gabriele, sorridendo di rimando e sperando tra sé e sé che così facendo la signorina li avrebbe lasciati stare in santa pace.

Lei però non si mosse.

Stava sbagliando qualcosa? Evidentemente sì, perché adesso la donna li stava guardando come se fossero degli scherzi della natura.

Aah, questi umani! Certe volte erano davvero così maleducat-

Oh! Certo! Ecco cosa stava dimenticando!

"La ringrazio." Aggiunse con disinvoltura l'angelo, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.

Che fosse la cosa giusta da dire o no (e Beelzebub lo dubitava, a giudicare dal modo in cui la signorina li aveva squadrati), aveva comunque funzionato e finalmente se ne era andata.
Il leader delle forze maligne tirò un pesante sospiro e decise di cominciare a parlare. Se non si fossero dati una mossa, sarebbero sicuramente rimasti in quel luogo disgustoso fino al prossimo Armageddon.

"L'angelo Aziraphale ed il demone Crowley si sono macchiati di uno dei crimini più grandi: hanno tradito le loro fazioni, fraternizzando col nemico e interferendo nella riuscita del Grande Piano. La sentenza che io riterrei quella più giusta, sarebbe la pena di morte."

"Ed è anche quella che io riterrei più consona... ma al Signore questo metodo non và bene, anche se non mi ha spiegato esattamente il perché."

"Di poche parole. Come sempre." disse in tono annoiato Beelzebub, come se fosse un fatto molto ricorrente.

"Lei ha riposto la sua fiducia in me," rispose in maniera infastidita Gabriele.
"perché sa che saprò ragionaci su e prendere, infine, la scelta più giusta."

"La tua scelta più giusta era la pena di morte, se non erro."

"Ma non era la mia scelta finale." concluse l'Arcangelo, sorridendo in un modo che riusciva a mandare il demone su tutte le furie.

Che sbruffone insopportabile.

"Allora non vedo per quale motivo ne stiamo discutendo insieme. L'inferno ha già preso la sua decisione in merito alla punizione da eseguire."

"Dovremo pur sempre parlarne! Dopotutto le fazioni sembrano essersi decisamente... "mescolate" in questo trambusto-"

"Le scelte stupide e sconsiderate di un singolo demone non intaccano minimamente l'integrità della mia intera fazione! O della tua." lo interruppe Beelzebub, ormai ufficialmente su tutte le furie.
"Direi che quì possiamo essere entrambi d'accordo su questo punto, non trovi?"

"Sì, assolutamente! Ma, vedi... mi sembra tutto troppo drastico, in effetti."

Sì, lo sapeva. Lo aveva capito.
Aveva capito benissimo a che gioco stava giocando la controparte.

Quel... deficiente voleva rendersi bello agli occhi del suo Signore, il quale era...oh! Così tanto contrario alla pena di morte, cercando di salvare il didietro non solo alla sua patetica scusa di un angelo... ma anche alla SUA patetica scusa di un demone.

Questi "esseri celestiali" si credevano fin troppo scaltri, per i suoi gusti.

"Non credo proprio." rispose acidamente Lord Beelzebub, incrociando le braccia ed allungando le gambe sotto il tavolino, per assume una posizione più comoda.

"Ok, ma, pensaci su, il tuo demone si è comportato davvero da infame! Non è forse questo che dovreste fare normalmente da contratto, voi altri?"

"Ci ha traditi! Non-"

"Sì si, ok! Ma, pensaci un attimo! Li facciamo giustiziare, e poi? È finita lí. Puff! Basta, capitolo chiuso. Storia vecchia!" aggiunse con insistenza, cercando di rafforzare il concetto alzando sia le sopracciglia che le larghe spalle.
"Sì è vero, sarebbero da esempio, ma i miei angeli sanno già a cosa vanno in contro in caso di disobbedienza, così come i tuoi uomini. Sarebbe ... inutile." disse infine, raddrizzandosi nella sua postazione ed accavallando le gambe.

E quello cos'era?
C'era stato... un non so che di peculiare nel modo in cui aveva scandito le ultime due parole, che riuscì a stuzzicare la curiosità del demone.

"... Dove vuoi arrivare?" chiese cautamente Beelzebub, osservando attentamente l'altro in viso.

"Io credo che dovrebbero impararla LORO la lezione. Dovrebbero subire una vera e propria punizione che faccia capire loro quanto hanno sbagliato e quanto siano nel torto. Dovranno subire le conseguenze delle loro gesta... sulla propria PELLE."

...

Oh.

OH .

Ma CERTO.

"... Gli angeli ed i demoni non hanno la "pelle"." Rispose Beelzebub, accennando un ghigno compiaciuto.

"Gli umani sí, però." rispose l'arcangelo.
"Ok, ascolta: vogliono mantenere le loro rispettive posizioni e ritornare alla normalità? Allora dovranno meritarsele. Non si sono comportati per niente come esseri superiori in questi ultimi secoli, anzi! Si sono comportati esattamente come dei comunissimi esseri umani! Facendosi prendere dal panico e causando-...non causando... il finimondo." continuò Gabriele, abbandonando quella sua aria quasi malevola e riprendendo il suo solito atteggiamento amichevole.

Un vero peccato, se il demone doveva essere sincero.

"... Che dimostrino l'esatto contrario, allora." Sorrise malvagiamente Beelzebub.
Questa punizione, ne era sicuro, sarebbe stata uno spasso.
E, con un po' di fortuna ed una buona dose di pazienza, era convinto che anche la sua volontà sarebbe stata esaudita, alla fine. Non aveva molta fiducia nella redenzione dei due, soprattutto se, come si era già dimostrato, i soggetti in questione tendevano a farsi trascinare un po' troppo dalle abitudini degli umani.

"E se se lo meritano, saranno più che i benvenuti!" Concluse Gabriele allegramente, allargando le braccia.

"Signori, devo chiedervi di alzarvi, se volete restare dovete ordinare qualcosa da consumare."

A quanto pare la cameriera di prima aveva chiamato i rinforzi. Al suo posto, si era palesato un uomo molto più brutto, molto più peloso e anche decisamente molto più sgarbato, che fissava i due esseri immortali con sguardo accigliato e con le mani sui due ampi fianchi.

Ah, tutto quì? Potevano dirlo prima.

Gli umani erano davvero troppo complicati da capire. Prima non erano così, erano semplici, prevedibili.
Adesso si erano come evoluti per il peggio, assumendo comportamenti bizzarri che non stavano né in cielo né in terra... letteralmente.

Lord Beelzebub non si sarebbe sicuramente posto il problema di tentare di comprenderli, preferita di gran lunga ignorarli il più delle volte e sicuramente l'arcangelo utilizzava il suo stesso metodo, anche se in forma più "cortese".

Ma se l'uomo qui presente, e la signorina prima di lui, insistevano nel fargli prendere qualcosa da mangiare... allora il demone li avrebbe accontentati, per stavolta.
Avrebbe ordinato un bel piatto fresco, che avrebbe consumato mooolto lentamente.

"Vendetta sia, allora." Disse a Gabriele, il quale non proferì parola, ma ricambió il suo ghigno con uno dei suoi soliti sorrisi ammalianti.

"Giustizia, vorresti dire."

"È la stessa cosa." concluse il demone, schioccando le dita.

In un batter d'occhio il tavolo occupato dai due si liberò, ed il responsabile barcollò come preso da un capogiro.
Quando si riprese, si sentì davvero molto confuso e spaesato.

Che ci faceva di fronte ad un tavolo vuoto?





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Salve!

Prima di tutto, grazie mille per aver letto questo primo capitolo di questa mia nuova storia:)

Spero vi sia piaciuto, e per favore lasciate un commento, anche se breve, ma fatemi sapere cosa ne pensate.

Ve ne sarei davvero grata!❤

Grazie ancora e alla prossima!

-Hexporpora.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Che la punizione abbia inizio! ***


Capitolo 2: Che la punizione abbia inizio!



 


-Un'ora dopo il rapimento.
Hell & Heaven Palace, Sede Centrale.-


"Allora, veniamo alle cose serie adesso. Dunque, il punto è questo: devi riuscire a dimostrarci che c'è ancora qualcosa di angelico in te, così che tu possa davvero meritare la posizione che ricopri."
La voce di Gabriele risuonò nell'ampia e vuota (tranne che per loro due, Sandalphon e qualche altro angelo sparpagliato qua e là) stanza in cui si trovavano attualmente, forte ed autoritaria come il rombo di un tuono... uno di quelli emessi da un fulmine che si è appena schiantato per terra a pochi metri dai tuoi piedi.

"Dimostraci di essere un essere superiore, " Sibiló al contempo la voce del Principe degli Inferi, il quale si trovava nel suo ufficio personale, molti metri più in basso (e qualche altro in più sottoterra) rispetto al primo.

"ed impara ad agire nuovamente come se fossi uno di noi," continuò Gabriele.

"e non uno di loro." Concluse Beelzebub.

Sia Aziraphale che Crowley si ritrovarono improvvisamente a passare i più lunghi e sofferti sessanta minuti della loro intera esistenza... il che è molto singolare se sei un essere praticamente immortale.

Nonostante ormai avessero intuito che, per il momento, la loro anima sarebbe stata in salvo, sia i piani alti, che quelli bassi, sembravano essere riusciti nel tanto agognato intento di spaventarli a morte.
A quanto pareva l'avevano fatta davvero molto grossa, pensò Crowley, se, nonostante tutto, entrambe le controparti avevano deciso addirittura di cooperare per terrorizzarli.
Se ne erano spuntati con una vasca colma fino all'orlo con dellastra-maledettissima (tanto per dire)Acqua Santa, dicendo che, secondo loro, un bel bagno sarebbe stato l'ideale per risolvere una volta per tutte l'intera faccenda... perPOI fare spallucce e dire con disinvoltura che " No, sai cosa? Ci ho ripensato, facciamo in un altro modo."

Lo stesso giochetto era stato propinato anche ad Aziraphale... naturalmente non con una vasca piena di Acqua Santa, non sarebbe stato per nulla divertente, ma con un bel focolare demoniaco, tanto tanto caldo e per nulla accogliente.

Tutto questo, a quanto pare, era stato programmato solo per il semplice gusto di farsi quattro grasse risate.

La vera punizione, però, stava cominciando proprio adesso.

"Le regole sono semplicissime: avrai come limite di tempo la durata di una singola vita umana, meno, ovviamente, l'età che in tutti questi millenni hai dato l'illusione di possedere-" disse Gabriele, in modo totalmente tranquillo, come se stesse spiegando le regole di un qualsiasi gioco da tavolo.

"e come restrizioni, tutte quelle che vivere una vita umana comporta." Beelzebub, al contrario, sembrava molto divertito dalla faccenda. Non stava spiegando delle regole... stava raccontando una vera e propria storia dell'orrore.
"Emergi tra la folla e potrai finalmente riprendere la tua posizione originale-"

"-nei cieli,"

"-negli inferi,"

"come è giusto che sia." Sorrise infine Gabriele.

Ogni parola enunciata dalle due autorità, gravava come un pesante fardello sulle spalle dei due amici ed improvvisamente, sia Aziraphale che Crowley si sentirono come soffocare.

Una fiacchezza innaturale li colpì all'improvviso, causando ad entrambi delle vertigini così forti, che riuscirono a farli barcollare al suolo.
Dopo qualche lungo istante, la debolezza iniziale mutò gradualmente in... qualcos'altro. Iniziaro ad avvertire dei formicolii lungo tutto il corpo e, dentro di loro, riuscivano a percepire il movimento di ogni singolo muscolo, il quale sembrava come generarsi dal nulla, per poi scattare ed avvinghiarsi a quelle che, indubbiamente, dovevano essere delle ossa.
Un dolore lancinante al petto li fece urlare dal dolore.
La loro anima ed il loro corpo sembrava stessero mutando in qualcosa di diverso e man mano che la trasformazione avveniva, il dolore sembrava mutare con essa, fino ad assumere un livello sempre più fisico.

Sempre più. .. umano .

"Certi errori non possono di certo essere ignorati, ma fortunatamente, si trova sempre un modo per rimediare, non è fantastico?" Chiese Gabriele ad Aziraphale, il quale però, in quel momento non lo stava decisamente ascoltando.

Non si era mai sentito tanto male in vita sua. Non riusciva a sentire una sola parola di quello che l'Arcangelo gli stava dicendo, anche se avrebbe voluto ascoltarlo.
Era spaesato e dolorante come non mai e avrebbe davvero voluto sentire qualche informazione in più sulla sua redenzione.
Ma la sua anima era debole ed il suo corpo diventava sempre più pesante e sempre più difficile da controllare...

Nel frattempo, ai piani inferiori, il suo amico sembrava essere in una situazione non molto differente. Attualmente si trovava rannicchiato per terra e sembrava aver scoperto quella cosa che gli umani facevano continuamente per poter continuare a vivere: respirare.

...Anche se lui, forse, stava avendo qualche problema.

Era affannato e non riusciva in nessun modo a controllarsi. Si sentiva stanco e debole, le orecchie avevano cominciato a fischiargli insistentemente e la testa aveva continuato a girargli ugualmente, nonostante avesse provato a chiudere gli occhi.

Una voce divertita risuonò improvvisamente nell'aria e Crowley intuì che Lord Beelzebub stava nuovamente parlando con lui.

Chissà cosa stava dicendo, però.

"...Direi che ci siamo detti tutto. D'ora in poi, dovrai sbrigartela da solo."
Il principe degli inferi aggiustò la sua posizione, appoggiandosi goffamente allo schienale della sedia.

"La tua punizione, comincia adesso." Disse infine, schioccando le dita.

"La punizione, comincia adesso." Disse l'Arcangelo Gabriele, battendo due volte le grandi mani.

Improvvisamente un fuoco eruttó dal suolo sottostante Crowley, circondandolo con delle alte e minacciose fiamme rosso scarlatto, mentre una luce vivida ed abbaggliante inghiottì completamente l'amico che si trovava al piano superiore.

"Buona fortuna, Aziraphale." Sorrise Gabriele.

Così come era comparsa, la luce intensa si affievolì lentamente fino a scomparire, portandosi con se l'ormai ex-angelo.

"Buona fortuna, Anthony." Ghignò malignamente Beelzebub.

La controparte sparì anch'essa, inghiottita dalle fiamme.


---



Driiiiin!

Driiiiiin!

"Signor Crowley!!"

...

Driiin! Driiiiiiiiin!
Driiiiiiiiiiiin !

"Signor Crowley! È in casa!?" Urlò per l'ennesima volta il Signor Bennett.

"Cavolo, George, secondo me è morto. Non lo vedo uscire di casa da più di una settimana! Dovremo chiamare la polizia??" Chiese con trepidazione la signora Bennett al marito.

"Shhh! Zitta Rose, fammi fare! Nessuno chiama nessuno qui, non voglio finire nei casini! Non siamo neanche sicuri che sia veramente in casa..."

Il Signore e la Signora Bennett erano una coppia di sposini novelli, anche se, non rientravano esattamente nello stereotipo a cui tutti starete pensando. Entrambi erano sulla quarantina e avevano deciso di sposarsi e di trasferirsi dalla loro noiosa città, per poter cambiare totalmente vita e godersela come si deve. Pochi mesi prima, avevano scelto di prendere casa proprio in questa zona, perché avevano notato che le abitazioni, qui, erano parecchio grandi e luminose... quel tipo di case molto moderne, tutte angoli e superfici piane, che piacevano tanto sia a George che a Rose.
Riguardo i loro vicini... beh, erano gentili, ma essendo tutta gente particolarmente benestante, tendevano sempre a stare sulle loro, cosa che non dispiaceva affatto ai due sposini.

Ma stiamo spaziando troppo, dopotutto sono solo dei personaggi secondari.
Ritorniamo alla nostra storia.

Il motivo per il quale il Signore e la Signora Bennett stavano suonando alla porta del loro vicino in modo così insistente, era che non avevano avuto più sue notizie da ben nove giorni. Non che avessero chissà quale tipo di rapporto, ma erano soliti vederlo uscire e rientrare in casa più e più volte durante l'arco della giornata.

Adesso, era come se fosse letteralmente sparito.

La macchina era parcheggiata proprio li davanti, e lui non usciva mai senza la sua macchina, la Signora Bennett lo sapeva benissimo.
Doveva essere per forza in casa... e se era davvero in casa, allora doveva essergli successo qualcosa.
Non che ai due sposini importasse più di tanto dello stato di salute del loro minaccioso vicino, sia chiaro... ma alla signora Bennet piacevano tantissimo i pettegolezzi e se lo avessero trovato morto in casa sua, allora avrebbe avuto di che parlare con le sue amiche per intere settimane.
Non poteva assolutamente lasciarsi scappare un'occasione così ghiotta.

Per quanto riguarda il vicino in sé, egli... sì, era in casa, ma ( purtroppo per la signora Bennett) era ancora abbastanza vivo e vegeto.

...Anche se, ad un primo sguardo, qualcuno avrebbe potuto benissimo dire il contrario.

Attualmente, si trovava stravaccato sul suo letto matrimoniale, in un disordinato groviglio di vestiti e lenzuola... e se la dormiva che era una meraviglia.
Avrebbe anche continuato a farlo, ma il trillo insistente del campanello riuscì finalmente a destarlo dal suo sonno profondo.

E fu così che, dopo nove lunghi giorni, Anthony J. Crowley riaprì nuovamente gli occhi.

Occhi che, adesso, erano di un bel color castano chiaro.

La prima cosa che pensò da appena sveglio fu... assolutamente nulla.

Non riusciva a ricordare niente e non riusciva a pensare a niente, ma aveva immediatamente capito che c'era qualcosa che non andava. Si sentiva strano, quasi pesante e anche leggermente appiccicaticcio.
Avvertiva anche uno strano odore nell'aria, ma non riusciva a capire cosa fosse o cosa potesse averlo provocato.

Si sarebbe limitato nel continuare a fissare il muro di fronte a lui fino a che qualche molla non fosse scattata improvvisamente nel suo " diabolico" cervello, ma il suono prolungato del campanello lo fece sobbalzare dal letto.

...Era a casa.

Ok , fin qui tutto bene... ma come diavolo ci era arrivato?

Non ricordava assolutamente di essere rincasato, né tantomeno di essersi messo a letto.

...

...C'era qualcosa che gli stava sfuggendo.

" SIGNOR CROWLEY!"

Ah, giusto, il campanello.

Senza neanche tentare di sistemarsi o di mettersi un paio di pantofole ai piedi, Crowley scese dal letto e si diresse goffamente verso la porta. Una volta che essa fu aperta, si ritrovò di fronte due persone che era sicuro di non aver MAI visto in vita sua.
Erano in due: un uomo ed una donna.
La donna sembrava essere decisamente sconvolta, mentre, quello che Crowley credeva dovesse essere il marito... anche, ma diciamo che riusciva a nasconderlo un po' meglio. Aveva il dito fermo a mezz'aria, pronto a suonare nuovamente il campanello.

"...Salve...?" Disse Crowley, in modo incerto.

"Oh! S-salve! Scusi l'insistenza, ma... avevamo paura che potesse esserle successo qualcosa di brutto! Sa, non la vedevamo da più di una settimana e la sua macchina era parcheggiata qua fuori... quindi ci siamo allarmati!" Disse la signora, la quale, adesso, sembrava essere leggermente in imbarazzo.

"Si, infatti. Tutto qui! Scusi il disagio... non volevamo disturbarla, ma mia moglie era solo molto preoccupata." Disse a sua volta il marito, rivolto a Crowley.

"...Ah- uuh...O-ok."

No .

No, non era ok.
Non era assolutamente ok.

Crowley non riusciva a seguirli... ma che accidenti stavano blaterando!?

"Va bene! Quindi se è tutto apposto noi ce ne andiamo! vieni Rose. Arrivederci!" Disse il marito improvvisamente, rompendo l'imbarazzante silenzio che si era venuto a creare.

"Oh- sì certo! Arrivederci, e scusi ancora! Ci chiami se ha bisogno di qualcosa!" Rispose Rose, camminando dietro al marito e salutando il vicino con una graziosa ed affusolata mano ben curata.

"...Va- va bene." Rispose Crowley, ricambiando il saluto allo stesso modo, quasi in maniera meccanica, per poi bloccarsi di scatto con la mano a mezz'aria.

Ma che stava facendo!?
Per tutti i gironi infernali , sembrava un deficiente.

Senza pensarci due volte, si chiuse la porta alle spalle ed iniziò a dirigersi verso la cucina, deciso a versarsi una bella tazza di caffè.

Ridicolo .

Un demone del suo calibro che saluta gli altri agitando la manina.

Che. Vergogna.

Sperava davvero che non lo stessero tenendo d'occhio laggiù, o avrebbe fatto davvero la figura dell'idiota, questa volta-

E fu proprio con questo imbarazzante pensiero in testa, che il primo ingranaggio nel suo cervello scattò finalmente in posizione.

...

OH , Satana.

Ricordava tutto .

Ricordava esattamente cosa era successo ieri o- ... era stato ieri, vero!?...

Vabbè, poco importa!

Non riusciva a crederci .
I suoi superiori lo avevano punito e lo stavano mettendo alla prova in uno dei modi più perversi e meschini che avessero mai potuto escogitare... e adesso spettava a lui dover trovare una soluzione a tutto questo casino!

...E se i suoi ricordi non lo stavano tradendo (cosa che, per la prima volta, si trovò a sperare ardentemente) adesso, lui si ritrovava ad essere in tutto e per tutto un...

Un ...

"OH-... CAZZO!"

Preso dal panico Crowley l'anciò le mani alla testa ed iniziò a guardarsi intorno, non sapendo bene cosa dovesse fare in una situazione del genere.

"Cazzo, cazzo, cazzo, CAZZO!" Sempre più sconvolto e col cuore che gli batteva a mille, Crowley si decise che la cosa più sensata da fare in quel momento, fosse quella di chiamare il suo migliore amico... poi, però, si ricordò che non sapeva affatto che fine avesse fatto Aziraphale.

Era stato rapito anche lui, dopotutto... e forse anche lui, adesso, era nei suoi stessi guai!

O ... o peggio!

"MERDA!"

Ecco... diciamo che oggi il vocabolario dell'ex-demone sembrava essere un tantinello limitato e decisamente ai limiti dell'osceno... ma direi che almeno per questa volta possiamo perdonarlo.

Senza neanche aggiustarsi i vestiti addosso e senza nemmeno indossare i sempre presenti occhiali da sole, il demone arraffó velocemente il telefono da sopra il tavolo e corse via di casa, puntando alla sua macchina.
Una volta che si trovò al suo interno, gesticolò distrattamente con mano tremante al volante (come era solito fare per mettere in moto la macchina), mentre con l'altra, fece partire una chiamata verso il numero fisso della libreria dove Aziraphale lavorava.

"Rispondi, brutto idiota! Rispondi, dannazione! ! "

Dopo una lunga e snervante serie di squilli, partì infine la segreteria telefonica.

"Fanculo!!" Preso dalla rabbia, Crowley lanciò il telefono nel sedile accanto e premette furiosamente il piede sull'acceleratore, deciso più che mai a raggiungere la libreria in meno di due minuti e mezzo.

La macchina però non partì.

Evidentemente, nella fretta, l'ex-demone aveva proprio dimenticato il fatto che la sua macchina, probabilmente, non aveva più visto una singola goccia di benzina dal lontano 1949.
Dimenticó anche il piccolo, ma per nulla insignificante dettaglio, che, di norma, per mettere in moto un qualsivoglia veicolo motorizzato, era necessario l'inserimento di alcune chiavi nell'apposito blocchetto di accensione.

Con un'ultima parola poco graziosa ed un pugno ben assestato al volante, il demone si catapultò fuori dalla vettura e scattò, a piedi, verso la strada principale.

---

Aziraphale non dormiva mai.

Crowley, sì.
Era una strana abitudine che aveva acquisito nel corso degli anni dagli umani e più di una volta aveva anche provato a convincere lo stesso Aziraphale, dicendogli: "Aah! Dovresti provarci, sai! È una goduria. Questi umani sanno davvero come gira il mondo!"... ma Aziraphale ci credeva poco.
Per lui, dormire era soltanto una perdita di prezioso tempo.
Tempo che, per esempio, avrebbe potuto impiegare nel leggere qualche libro, o nel fare le parole crociate.
Così, tanto per dire.

La sola idea di passare anche soltanto venti minuti sdraiato su uno scomodissimo giaciglio a fare assolutamente nulla, riusciva a fargli aggrottare nervosamente le sopracciglia.

No, non era decisamente il suo stile...

Ecco perché, quando lo squillo del telefono al piano inferiore lo destò bruscamente dal suo lungo sonno, l'ex-angelo ne fu letteralmente sconvolto.

Non aveva mai utilizzato la sua stanza da letto prima d'ora, e adesso, si sentiva molto disorientato e confuso... come se si fosse appena svegliato in casa di qualcun altro.

La prima cosa che fece, fu quella di mettersi a sedere sul letto.
Cercando di trovare una qualche "traccia", o un qualcheindizio, che potesse spiegare questo suo comportamento tanto anomalo, iniziò a guardarsi attorno, analizzano minuziosamente la stanza.
Il suo sguardo cadde immediatamente sul grande specchio alla sua destra, attraverso il quale riusciva a vedere la sua immagine riflessa.

Aziraphale sobbalzò all'indietro in preda allo shock, per poi sporgersi nuovamente in avanti, totalmente incredulo.

Era ... diverso.

Cioè, sembrava essere comunque abbastanza uguale al solito... ma c'era qualcosa nel suo aspetto che non lo convinceva.
Affatto .

Per prima cosa, era sudato.
Lui non aveva mai sudato una singola goccia di sudore da quando aveva messo piede sulla Terra.
MAI .

Secondariamente... era letteralmente una pezza.

I suoi bei capelli, sempre curati e sempre impeccabili, adesso erano scompigliati ed avevano perso la loro caratteristica lucentezza, mentre, in viso, aveva un'espressione davvero molto ma molto stanca.

Lui non aveva mai avuto un'espressione simile in volto! Era sempre ben "riposato", ed in forma! E-...

...E- Erano delle occhiaie quelle lì!?

Decidendo bruscamente di ignorare la sua immagine, per il momento, Aziraphale inizò a sistemarsi gli abiti stropicciati e, una volta finito, guardò scrupolosamente ai piedi del letto, cercando di intercettare le sue scarpe.

C'era qualcosa che non andava .

Riusciva a sentirselo fin dentro l'anima... la situazione in cui si trovava in questo momento non gli quadrava. Per niente.
Doveva essere successo qualcosa...
Ma...cosa??
Più si sforzava di ricordare e più la memoria gli veniva a mancare...

Oh, aveva un'orribile sensazione!

Qualcosa non andava e lui si sentiva uno schifo e-

No ! No, Doveva calmarsi! Ecco cosa doveva fare...

Avrebbe dovuto prendere una bella tazza di thè e ragionarci su a mente più leggera.
Tutto qua.

...Se solo avesse trovato quelle dannatissime scarpe !

Sbuffando nervosamente, si fermò nella sua infruttuosa ricerca e, per accelerare i tempi, decise di fare un piccolo miracolo. Solo per stavolta.
Era una situazione particolare, dopotutto.

Aziraphale schioccó quindi le dita ben curate e aspettó infine la comparsa delle sue scarpe.

... Cosa che non avvenne, per la cronaca.

Confuso, riprovò nuovamente, stavolta cercando di mettere più enfasi nello schiocco.

...

Niente.

Riprovò un'altra volta.

...Nulla.

Assolutamente nulla .

...

Ok.
Era ufficiale.

Adesso poteva farsi prendere dal panico.

"MA CHE CAVOLO STA SUCCEDENDO!?"
In preda al terrore, Aziraphale strizzó gli occhi e cercò con tutte le sue forze di spremersi le meningi, ripercorrendo all'indietro, nella sua mente, i fatti avvenuti nei giorni precedenti.

Non ricordava nulla, ovviamente.

Ok , sicuramente era stato insieme a Crowley... e sicuramente, o erano andati a mangiare qualcosa al Ritz (il quale aveva sempre un tavolo libero per loro, stranamente), o erano andati insieme a fare un bel picnic al parco e-

...

...Il parco.

Sì, erano andati proprio là, ma non per fare un picnic.

Crowley voleva... voleva prendersi un ghiacciolo-...

Dopo qualche minuto di riflessione, Aziraphale riuscì finalmente a ricordare.

Ricordava il gelato.
Ricordava la paperella ferita.
Ricordava di essersi ritrovato imbavagliato e legato come un salame, mentre veniva trascinato a forza dai suoi colleghi.
... Ricordava tutto.

Ignorando completamente la ricerca delle scarpe e maledicendo insultando malamente il tappeto di lino che aveva appena attentato alla sua vita, Aziraphale uscì dalla stanza da letto e si diresse speditamente verso il piano di sotto.

Doveva parlare con qualcuno .

Doveva assolutamente avere qualche spiegazione in più , in merito a questa faccenda.

Una volta arrivato a destinazione, alzò il grande tappeto che si trovava nella stanza principale, sotto il quale sapeva di aver cautamente nascosto un passaggio segreto per il Paradiso.

Quello che trovò ad accoglierlo però, fu solo un banale ed ordinario pavimento pulito.

...Doveva stare calmo.

Doveva. Stare. CALMO.

AGITARSI AVREBBE SOLO PEGGIORATO LE COSE.

Aziraphale si sentì mancare.

Per un attimo riuscì quasi a vederla, una luce... ma era più che sicuro che non fosse quella corretta.

Stava giusto cercando di non cadere come una pera cotta al suolo, tenendosi saldamente dalla libreria alla sua sinistra, quando sentì qualcuno bussare violentemente al portone d'ingresso.

Oh.. oh, no. Non era proprio il momento giusto per ricevere dei clienti...

SBAM! SBAM! SBAM!

" AZIRAPHALE !!"

...?

...Crowley?

SBAM! SBAM! SBAM !

"AZIRAPHALE, SE CI SEI, APRI IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA!!"

" Crowley !! "

L'ex-angelo si fiondò alla porta all'istante, spalancandola in preda all'euforia, non aspettandosi completamente la comparsa improvvisa dell'amico.

Il pugno che lo colpì all'occhio subito dopo, però, fu ancora più inaspettato.

"AZR- OH- AAH!! SCUSA!! SCUSA- Mi... mi dispiace!! Ti- ti sei fatto male!?" Chiese in preda al panico il demone, gesticolando come in forsennato.

"TU MI HAI FATTO MALE!" Urlò Aziraphale in tono accusatorio, tenendosi con una mano l'occhio dolorante.

"Ooh! mi- mi dispiace!! Ma... tu stai bene, vero!? Stai- ... sei tutto intero, giusto!?" Chiese Crowley, cercando di riprendere il controllo sul suo corpo.

" Io... io non lo so! Credo di sì, ma-..." Aziraphale tolse la mano dal viso, tentando di aprire entrambi gli occhi per poter guardare meglio l'amico.

Quello che vide, lo fece restare senza parole.

Crowley aveva i capelli scompigliati ed i vestiti totalmente zuppi di sudore. Aveva il fiato corto... evidentemente era arrivato fino alla libreria a piedi, correndo come un forsennato.

La cosa che sconvolse maggiormente Aziraphale, però, fu quella di guardare in un paio di occhi totalmente e rigorosamente umani.

...Gli stavano molto bene, in realtà, ma non era questo il momento adatto per perdersi in dettagli.

Avevano una gatta molto più grossa da pelare, adesso.

"... credo, credo che abbiamo un problema." Disse infine Aziraphale, con voce sommessa.

"Sì..." Confermò Crowley, il quale, ormai, si era calmato quasi del tutto.

"Sì, direi di ."



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Salve! Eccoci al secondo capitolo! Pfui! È stato davvero una sfida scriverlo, ma alla fine, sono molto soddisfatta del risultato.
Spero vi piaccia, fatemi sapere, se potete, lasciando una piccola recensione!:3
Alla prossima✋

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: I demoni sono esseri malvagi. ***


Capitolo 3: I demoni sono esseri malvagi.







Questo era molto strano.


Sì, era decisamente parecchio strano.


Dall'inizio di quella stravagante mattinata, Crowley non aveva avuto chissà quale particolare interesse nello specchiarsi, dopotutto era sempre stato molto sicuro di sè, ed il suo corpo (o almeno, quello precedente) risultava essere sempre impeccabile e sempre pronto per una qualsivoglia nuova tentazione; insomma, sarebbe riuscito a tentare qualcuno anche dopo essersi precedentemente rotolato nel fango, modestia a parte. 

 Adesso che si trovava di fronte al grande e lucente specchio del bagno del suo migliore amico, però, senza vestiti e con addosso solo un paio di boxer molto attillati, la sua autostima iniziò leggermente a calare di qualche grado. Sembrava proprio il classico cane bastonato, tutto in disordine e con un'espressione da morto vivente stampata in viso... per non parlare dei suoi capelli.

Ma, nonostante il suo aspetto attuale fosse un fattore decisamente molto preoccupante, l'attenzione di Crowley era momentaneamente concentrata su... qualcos'altro. 

Appoggiando le mani sull'antiquato lavello e sporgendosi in avanti, fino quasi a sfiorare il  vetro con la punta del suo lungo naso, Crowley osservò rapito il suo riflesso, in un silenzio sconcertato.

Fin dal primo istante in cui aveva messo piede sulla Terra, il demone era sempre riuscito a mimetizzarsi quasi alla perfezione tra gli esseri umani; la sua vera forma era rimasta celata, per tutto questo tempo, dietro un corpo totalmente normale in ogni suo singolo aspetto e, per quanto egli fosse stato meschino e spietato nel corso degli anni, nessun mortale era mai riuscito a carpire l'essenza della sua vera natura.  Nessuno. 

... Beh, tranne che per qualche bizzarro filosofo lunatico dell'epoca, a quali, si sà, piaceva un po' troppo leggere fra le fantomatiche righe ed immaginare "cose" che nessuno si sarebbe mai sognato di immaginare.

Fatto sta che, nel corso di ben seimila anni, Crowley era stato, quasi sempre, totalmente invisibile agli esseri umani.


... Tranne che per un piccolissimo un particolare.


Anzi, due, se vogliamo essere proprio sinceri.

Da quando aveva posseduto quel suo vecchio corpo, Crowley non era mai (e dico proprio mai) riuscito nell'intento di mutare completamente l'aspetto dei suoi occhi.  Mai.

Ci aveva provato, ovviamente, ma il massimo che era riuscito ad ottenere era stato quello di racchiudere il giallo intenso, che si propagava interamente per l'integrità del suo occhio, all'interno di una semplice e singola pupilla umana... o, perlomeno, una che ricordava vagamente quella di un essere umano.  

Nonostante i suoi continui sforzi, però, l'illusione tendeva comunque ad annullarsi, in alcune occasioni, per esempio quando egli si trovava in situazioni di particolare rabbia o di intenso stress psicologico... facendogli riassumere, così, la loro caratteristica forma serpentina.

Ma non era un problema. Poteva comunque sistemare la faccenda in qualche modo. 


Durante il corso di numerosi secoli, gli umani erano riusciti ad inventare di tutto e di più; passando dallo stravagante fino ad arrivare al geniale, mettendosi d'impegno e racchiudendo tutta la loro passione in delle professioni nuove ed affascinanti  (le "arti", le avevano chiamate), per poi cambiare nuovamente rotta e spingersi verso l'inimmaginabile, sfiorando perfino l'orrido. Alcune cose erano innocue, ma semplicemente di cattivo gusto, come per esempio i calzini/guanto con le dita dei piedi divise fra loro.  Brrr.

Satana stesso le avrebbe guardate arricciando il naso e grattandosi pensierosamente il demonico mento. 


Altre invenzioni, invece, risultavano essere davvero molto comode ed affascinanti e,  guarda caso, a fare proprio al caso suo... come gli occhiali da sole. 

Ne aveva cambiati parecchi modelli dalla prima volta in cui aveva indossato il suo primo paio, ed ogni volta restava sempre piacevolmente meravigliato dalla loro particolare eleganza ed efficienza
Per ironia della sorte, gli umani sembravano essersi fregati con le loro stesse mani, aiutando un demone a caso a risolvere un particolare e fastidiosissimo problema.


... Problema che, a quanto pareva, adesso sembrava non sussistere più.


Non staccando lo sguardo neanche per un istante da sè stesso e trattenendo forzatamente l'impulso di sbattere le palpebre, Crowley continuò ad osservarsi allo specchio, totalmente meravigliato.

Con mano leggermente tremante, si toccò la parte di viso circostante la zona interessata, per poi prendersi di coraggio e spalancare completamente il suo occhio destro con le dita, alzando la palpebra e guardando minuziosamente la nuova parte esposta, come se, nascosta sotto di essa, potesse ancora esserci un pò di giallo sfuggito alla trasformazione.

Quello che trovò, anche se leggermente più arrossato, fu solo il caratteristico bianco che caratterizzava qualsiasi orbita umana.


"Porca puttana, è impossibile..."


Allontanandosi lentamente dallo specchio, Crowley realizzò che, in realtà, tutto ciò era davvero molto possibile. 

Dopotutto stava succedendo tutto davanti ai suoi occhi... nessuna battuta intesa.


Riprendendosi leggermente dallo shock, ma senza mai staccare lo sguardo dalle sue nuove iridi, Crowley si passò distrattamente una mano fra i capelli, in un inutile tentativo di sistemarsi un po'. La cosa non sembrò funzionare, anzi, peggiorò soltanto la situazione.


... Ma perchè Aziraphale non gli aveva detto niente? 

Sicuramente li aveva notati anche lui, era impossibile non notarli.


...Eppure non ne aveva fatto parola.


Che gli stessero male? 

Magari l'amico non voleva semplicemente ferire i suoi sentimenti... 

Ma più continuava a guardarsi allo specchio e più il demone si ritrovava ad ammettere a sè stesso che questo nuovo look non gli stava poi così male... anzi, gli donava un certo fascino "esotico".

... O, almeno, esotico per lui.


Crowley spostò il viso sul suo lato migliore, osservando nuovamente il suo riflesso con un po' più di interesse rispetto a prima.

Umh. Niente male. 
Poteva decisamente farci l'abitudine.

...

... Ma perchè Aziraphale non aveva detto niente a riguardo!?



Che si fossero trasformati mentre stava per entrare in bagno...?
No, non aveva senso.

Forse era solo un'allucinazione. Il suo cervello stava già iniziando ad immaginare cose strane. 
Erano passate, sì e no, solo una manciata di ore dal suo risveglio e Crowley era già riuscito a rompere il suo corpo.

... Era stranamente orgoglioso di sè stesso.


TOK TOK TOK!

Il rumore improvviso proveniente dalla porta alla sua destra lo fece trasalire ed il demone, preso dal panico, tentò disperatamente di coprirsi con uno dei grandi e morbidi asciugamani che il suo amico gli aveva generosamente prestato per l'occasione. 
Il cuore aveva cominciato a battergli all'impazzata nel petto e le sue guance sembrava stessero per prendere fuoco da un momento all'altro, senza alcun motivo apparente.

, ne era sicuro adesso, lo aveva decisamente rotto.


"Crowley?" la voce di Aziraphale risuonò, incerta, attraverso la spessa porta in mogano del bagno.

"CHE C'E'!?" Chiese infine il demone, in un tono che sperava risultasse essere più scocciato che terrorizzato.

"Oh- niente! Volevo solo sapere se andava tutto bene, là dentro." Rispose Aziraphale con voce incerta.

... Che fosse anche lui in imbarazzo?

Crowley non riusciva a capirlo, era abbastanza distante e la porta di ottima fattura riusciva ad ovattare il suono quasi del tutto.

"Certo che va bene! Perchè non dovrebbe andare bene!?" domando Crowley, aggiustandosi meglio la tovaglia addosso. Anche se dubitava che l'amico potesse entrare improvvisamente nel bagno, era meglio prendere comunque delle precauzioni.

"Oh, beh... diciamo che io ho avuto delle difficoltà con l'erogatore del'acqua..." Rispose Aziraphale, sommessamente, finendo sul  vago e non dando ulteriori spiegazioni.

Crowley osservò con sospetto la doccetta attaccata all'apposito sostegno. Sembrava essere abbastanza innocua.

"Vabbè, comunque... umh- se tu non hai problemi allora vado in cucina a fare del thè." Rispose poi il bibliotecario, cambiando argomento. " Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi!" Disse infine in tono più allegro, per poi andarsene.

Solo quando i passi di Azirapale si fecero lontanti ed impercettibili, Crowley lasciò cadere a terra la tovaglia.
Per sua immensa vergogna, Crowley notò che si stava comportando proprio come una classica donzella del '900.

Questo nuovo corpo guasto stava cominciando a dargli decisamente fastidio.

"Ghk- Basta. Diamoci una mossa. Ne ho già abbastanza di questa storia." Mormorò furiosamente, entrando nella doccia ed aprendo senza indugio il rubinetto, tentando di nascondere, col vapore dell'acqua calda, quel fastidiossissimo rossore che gli colorava le guance.



---------


"Ok. Forza! Non deve essere poi così difficile..."

Pochi istanti fa, quando Aziraphale aveva esordito spavaldamente con la frase "vado in cucina a fare del thè", aveva erroneamente valutato l'effettiva azione con estrema leggerezza. 
Non che non avesse mai preparato del thè, ma solitamente l'unica cosa che doveva fare era schioccare le dita e versare l'acqua calda dentro la tazzina... l'ex angelo non aveva la ben che minima idea di come far partire il bollitore elettrico alla maniera degli umani.

C'era da dire che, probabilmente, quello era l'unico pezzo di elettronica presente nell'appartamento (e nella libreria) di Aziraphale che non risalisse al lontano 1960. Glielo aveva regalato Crowley tempo fa (infatti era un modello abbastanza vecchio), esordendo che, visto che a lui piaceva così tanto il thè, allora doveva assolutamente possedere una di queste macchine e che gli umani, stavolta, si erano davvero superati. 

Aziraphale non sapeva che farsene;  fino a quel momento era comunque riuscito a farsi dell'ottimo thè... ma era un regalo e quindi lo accettò volentieri. Lo utilizzò pure, di tanto in tanto... ma senza necessariamente attaccarlo alla corrente. 

Avvicinandosi ed osservandola attentamente, notò che la macchina sembrava possedere molti pulsati ed interruttori luccicanti, tutti con dei simboli strani disegnati al di sopra, o con dei numerini specificati accanto.

"...Emh-" Aziraphale si toccò il naso con l'indice, rimurginando attentamente sul da farsi. "Allora... la spina è attaccata. Bisogna attaccare la spina per accenderlo." Disse l'ex angelo, ricontrollando scrupolosamente tutti i vari step che aveva già precedentemente fatto. "Poi, ho messo l'acqua nel bollitore e l'ho riavvitato là sopra, e adesso..." Disse alzando in aria il paffuto dito e schiacciando, a caso, uno dei numerosi pulsanti.

Un BIP lungo e continuo risuonò per tutta la cucina e, non sapendo bene cosa fare o quale pulsante premere per far cessare il fastidioso suono, Aziraphale andò nel panico più totale, afferrando d'impulso il lungo filo collegato alla spina e staccandola, con un colpo secco, dalla presa elettrica.

Il bollitore si era finalmente zittito.

"Oh- Santo cielo, stava per esplodere-" 

L'ex angelo si domandò perchè la tecnologia sembrava avercela così tanto con lui.  Sì, era vero... non l'aveva mai utilizzata più di tanto, snobbandola bellamente e definendola, più di una volta, "inutile" ed "eccessivamente complicata"... ma gli sembrava un tantinello esagerato il modo in cui lo stava trattando adesso!

Aziraphale non aveva MAI attentato alla vita dei suoi elettrodomestici, dopotutto!

Il rumore di una porta che si apriva in lontananza attirò la sua attenzione; evidentemente Crowley aveva appena finito di lavarsi.

"Ooohf!" Sbuffò irritato verso il bollitore. "Senti, per favore, collabora, ok? Provo un'ultima volta, dopo di che, se non hai intenzione di renderti utile, ti stacco e ti metto giù in seminterrato!" Lo minacciò Aziraphale, sgridandolo sottovoce. 
Riattaccando cautamente la spina, l'aggeggio malefico riprese nuovamente vita, illuminando ad intermittenza gli eleganti tastini e dando la finta impressione di essere un semplice bollitore elettrico comune, del tutto innocuo e pronto più che mai a dare una mano al suo possessore. 
Guardandolo storto, Aziraphale decise di tentare nuovamente, stavolta cercando di dare un senso ai pulsanti distribuiti sulla sua superficie. Vi era un tasto in particolare che era messo leggermente di lato, ed era di un verde parecchio rassicurante. Prendendo nuovamente coraggio, Aziraphale lo pigiò, tenendo saldamente la spina con l'altra mano libera.

Dopo qualche istante, la macchina emise un piccolo sbuffo e cominciò finalmente a fare il suo lavoro.


"Aah! Perfetto!" Esultò lieto l'ex angelo, felice come una pasqua. "Ti ringrazio." Disse infine, dando dei colpetti affettuosi alla sommità dell'elettrodomestico.

"Stai... accarezzando il bollitore elettrico...?

La domanda inaspettata alle sue spalle lo fece sussultare. Voltandosi verso l'ingresso della cucina, Aziraphale si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie, mentre guardava in faccia l'amico che, di rimando, lo osservava dall'uscio della porta in modo abbastanza perplesso, come se stesse decidendo, fra sè e sè, se chiamare qualche psicologo esperto che potesse dargli una mano, o buttarsi a terra e scoppiare in una fragorosa ed incontrollata risata.

"N-NO IO-... Emh- io stavo soltanto-"

"Ho visto cosa stavi facendo." lo interruppe Crowley con voce piatta ed espressione impassibile in viso.

"No! Fammi- fammi spiegare! Vedi, io- stavo tentando di fare del thè, ma-"

"Ma poi avete fatto due chiacchiere, avete scoperto che avete molte cose in comune ed avete fatto amicizia." Ghignò sarcasticamente Crowley, entrando finalmente in cucina e stravaccandosi sulla prima sedia libera disponibile. 

Aziraphale lo guardò storto.

Il sorriso di Crowley si allargò. "Non pensavo ti piacesse così tanto." disse avvicinandosi al tavolo ed appoggiando comodamente la testa su una mano.

"Non sei affatto divertente." Sbuffò l'altro irritato, dandogli  nuovamente le spalle.

"Mmmh, mmmh. Oh! A proprosito, sai cosa è mooolto divertente, invece?" Disse divertito l'ex demone, ghignando malvagiamente verso l'amico.

"Che cosa?" Rispose seccato Aziraphale, continuando ad osservare il bollitore in modo accigliato.

"Il tuo guardaroba." Canticchiò Crowley, continuando ad osservare divertito il retro della testa dell'amico.

Aziraphale si voltò di scatto e lo guardò sconcertato.

"COS-"
 Ora che osservava meglio l'amico, poteva notare che i vestiti che aveva attualmente addosso, non erano affatto gli stessi con cui si era presentato quella mattina. Crowley, al momento, stava indossando un paio dei suoi soliti jeans neri attillati, con sopra una camicia (decisamente non sua) color azzurro pallido e leggermente più larga rispetto al dovuto, con i primi tre bottoni sbottonati e la maniche ben arrotolate fin sopra i gomiti. 
L'ex demone lo stava guardando con aria fastidiosamente divertita, assaporando sicuramente il fatidico momento in cui Aziraphale avrebbe dato di matto e lo avrebbe sgridato a dovere.

Le sue mani cominciarono a formicolare.

Quel... disgraziato si era messo a frugare nel suo guardaroba!!
Ed in più, come se non bastasse, aveva anche il coraggio di  prenderlo in giro!

Roba da matti.


"TI- TI SEI MESSO A FRUGARE NEL MIO GUARDAROBA!" Urlò furiosamente Aziraphale, in preda all'imbarazzo.

"Oh sìì! E' stato molto divertente. Sembrava quasi di essere al museo-" Lo derise Crowley, accasciandosi meglio sulla sedia e dondolando allegramente le lunghe gambe.

Di tutta risposta, Aziraphale lo colpì improvvisamente al volto con uno strofinaccio umido. 

"AHI!! FA MALE!- Ma sei impazzito!?" Si lagnò l'ex demone, guardando  l'amico con sguardo triste, come se fosse stato appena tradito a morte.

Aziraphale lo colpì nuovamente, stavolta alla testa. "AH- Aziraphale!! Piantala, dai! Mi fai male!"

"Sei davvero... INCREDIBILE!" Sbottò infine Aziraphale, gettando la sua arma sul bordo del lavello. "Spero per te che sia tutto in perfetto ordine, OPPURE-"

"E' tutto in ordine! E' tutto in ordine! Datti una calmata, adesso." Rispose infine Crowley, tentando nuovamente di aggiustarsi i capelli. "Ho solo preso in prestito questa camicia. I miei vestiti puzzavano." Aggiunse infine, sistemandosi la suddetta camicia.

"Ed il tuo pantalone non puzza?" Chiese in modo scettico Aziraphale, segnando con un tozzo dito accusatorio il capo d'abbigliamento in questione.

"Si ma i tuoi non mi stanno, genio." Rispose Crowley, alzando le sopracciglia. "Mi sono dovuto arrangiare in qualche modo."

Aziraphale assottigliò le labbra, fissando il suo sguardo minaccioso su Crowley e ponderando bene la sua eventuale risposta.
Il fatto che l'ex demone avesse invaso la sua privacy in un modo così sconsiderato lo irritava parecchio... ma era anche vero che avrebbe dovuto pensare già lui a questa eventualità, dopotutto Crowley non aveva un suo cambio di vestiti lì (e Aziraphale sospettava che ci fossero alte probabilità che non lo avesse nemmeno a casa sua, dato che l'ex demone aveva la brutta abitudine di miracolarsi i vestiti addosso di volta in volta.) e sicuramente la doccia sarebbe risultata del tutto inutile, se avesse indossato nuovamente dei vestiti sporchi.

Sospirando scocciatamente, il libraio si voltò ed estrasse la caraffa piena di acqua bollente dal bollitore, appoggiandola delicatamente su un tovagliolo precedentemente preparato sul tavolo. Dopo aver aggiunto lo zucchero ed il latte al suo servizio, l'ex angelo iniziò lentamente a versare l'acqua nelle tazze, riempendole entrambe fino all'orlo.

"La prossima volta, per favore, chiedimelo almeno. Non ti avrei mai risposto in maniera negativa." Disse infine, rimettendo al suo posto la caraffa.

"Lo so, lo so, volevo solo farti innervosire." Rispose il demone, prendendo in mano  una tazza a caso e soffiando sul thè bollente.

"Beh, ci  sei decisamente riuscito." Disse Aziraphale, prendendo anche lui posto al tavolo.

"Non pensavo però che saresti passato subito all'azione." Rispose Crowley, in maniera disinvolta.

"Oh, davvero?"

"Già." Disse passandosi una mano su una guancia dolorante. "E' stato un colpo davvero basso."

"Eppure io ho cercato di mirare il più in alto possibile." Scherzò Aziraphale in tono serio, aggiungendo una zolletta di zucchero alla sua bevanda.

"Sì, e mi hai preso nell'occhio." Sbottò infine Crowley, per poi bloccarsi, una volta aver realizzato cosa aveva detto.


Aziraphale, adesso, lo stava fissando... Li stava fissando, con sguardo parecchio incuriosito.

...

... Magari poteva semplicemente chiederglielo, tutto sommato.


"...Piuttosto, hai visto che roba?" Disse con finta nonchalance, prendendo un sorso di thè e segnando svogliatamente con una mano verso la sua faccia.

"Mmmh." Rispose l'altro, con la bocca piena. "Li avevo già notati poco fa. Devo dire che sono rimasto parecchio sorpreso."

"AH, non dirlo a me, guarda!" Disse picchiettando distrattamente con le dita sulla liscia superficie del tavolo. "... Stava per venirmi un infarto."


"Ti stanno bene."


La tazzina rischiò di scivolargli dalle mani.
Fortunatamente riuscì a riprendersi senza dare troppo nell'occhio.

"Ah-... tu dici?" Rispose, fingendo disinteresse e facendo roteare distrattamente il thè rimasto all'interno della tazzina. "Non sono niente di particolare, in realtà."

"Non ha importanza, l'effetto è comunque... armonioso nell'insieme."  Disse infine Aziraphale, aggiungendo un'altra zolletta di zucchero alla bevanda e mescolandolo con molta concentrazione.


Crowley era momentaneamente assente.

Distrattamente, sollevò di nuovo la tazza e riprese anche lui a sorseggiare il suo thè, osservando qualcosa di invisibile (ma evidentemente abbastanza interessante) sul tavolo vuoto di fronte a lui.

Passaro così diversi minuti, entrambi in piacevole silenzio ed entrambi persi nei loro pensieri, cercando in qualche modo di venire a capo dei problemi che avevano cominciato a tormentarli.

Aziraphale, per il momento, stava pensando alla loro situazione e a come poterla risolvere il prima possibile, senza però causare ulteriori pasticci. Mettendosi d'impegno, cercò di ricordare nuovamente tutte le parole che Gabriele gli aveva detto quel fatidico giorno... ma purtroppo nessuno dei suoi ricordi sembrava essergli di aiuto; l'arcangelo gli aveva spiegato per filo e per segno in cosa consisteva la punizione, senza però effettivamente istruirlo sul come fare per poter rimediare ai suoi sbagli. 

"Dimostrare di essere migliori degli umani",  "Dimostrare di essere un angelo"... Come avrebbe dovuto fare esattamente? 

Il suo compito, da angelo, era quello di aiutare gli esseri umani a fare la cosa giusta... ma senza i suoi "poteri" non avrebbe mai potuto farlo... era impossibile. Non poteva fare miracoli.

E poi, sinceramente, gli umani riuscivano a cavarsela discretamente senza bisogno del suo aiuto... 

E forse era proprio questo il problema.


Per quanto potesse sembrare scontato il fatto che, tra angeli ed umani, vi fossero un abisso di differenze che li separavano, adesso che doveva pensarci su, in modo leggermente più dettagliato, Aziraphale si ritrovò in difficoltà.


Cosa rendeva un Angelo davvero migliore di un essere umano? 

E, nel suo caso, come faceva un essere umano ad essere nettamente migliore di un altro suo simile, tanto da raggiungere livelli sovrannaturali?

...

Aziraphale non sapeva davvero cosa rispondersi.


"Sai, stavo pensando..." La voce di Crowley lo destò dai suoi tumultuosi pensieri.

"A cosa?"  Rispose Aziraphale.

"Uuh, pensavo che... forse c'è "qualcuno" che potrebbe darci una mano, tutto sommato." disse infine l'ex demone, sistemandosi meglio nella sedia.

"Davvero!?" Chiese Aziraphale meravigliato. " E chi sarebbe?"

Crowley inumidì nervosamente le labbra con la lingua e ricambiò infine lo sguardo dell'amico, guardandolo con eccessiva enfasi ed alzando le folte sopracciglia,  come a fargli capire che, in realtà, sia lui che Aziraphale sapevano perfettamente a chi l'ex demone si stava riferendo.

Aziraphale, però, non ne aveva la minima idea, quindi si ritrovò a ricambiare il suo sguardo in maniera decisamente più confusa. 

Per un attimo, iniziò a guardarsi attorno, come se ci fosse stato un qualche indizio nascosto fra i polverosi mobili della sua cucina, che ad un primo sguardo disattento non era riuscito a notare bene... quando lo sbuffo scocciato dell'amico catturò nuovamente la sua attenzione.

Alzando gli occhi al cielo, Crowley tentò nuovamente, stavolta segnando furiosamente per terra, per poi mimare, con due lunghe dita, delle piccole corna sulla sua testa.

Aziraphale aggrottò le sopracciglia.

"Uuuh... Satana...?" Chiese perplesso, cercando di capire come, per l'amico, quella potesse essere una buona idea.

"SHH! No, deficiente!" Urlò Crowley, facendo sobbalzare l'amico, per poi guardarsi ansiosamente attorno, come per paura di essere scoperto. 

"... Parlo del suo... pargoletto." Sussurrò infine, appoggiandosi con le braccia sul tavolo ed avvicinandosi leggermente verso l'amico.

"OH- No!" Urlò Aziraphale, una volta aver finalmente recepito il messaggio.  "No, no, no, no, NO! Assolutamente no! È fuori questione!" Disse infine con decisione, alzandosi dal tavolo e appoggiando dentro il lavello alle sue spalle la tazza sporca.

"Ma- perché no?! Lo vedi? Con te non si può mai discutere seriamente di qualcosa!" Ribatté Crowley, battendo una mano sul tavolo con poca ferocia. "Avanti, dimmelo! Che problema c'è stavolta!? È una buona idea! Il ragazzino è pure dalla nostra parte e-"

"NO! Non è assolutamente una buona idea!" Ripeté nuovamente Aziraphale, aprendo l'acqua e cominciando a sciacquare la tazzina, in un disperato tentativo di far cambiare argomento all'amico.  "Non possiamo farlo, è sicuramente contro le regole, finiremo soltanto per peggiorare  la situazione e-"

"Ma quali regole!? Non ci hanno dato regole! Ci hanno semplicemente detto "Toh! Vi abbiamo messo nella merda, adesso risolvete voi il problema in qualche modo." e poi ci hanno spedito sulla Terra con un calcio ben piazzato nel didietro!" Sbraitò innervosito Crowley, accasciandosi nervosamente sulla sedia.

"Ci hanno detto di rimediare ai nostri sbagli!" Rispose Aziraphale, voltandosi e guardando Crowley negli occhi. "Dobbiamo dimostrare di essere migliori- o peggiori, degli esseri umani, e dobbiamo farlo con le nostre sole forze! Utilizzare qualche infida scappatoia ci farà solo sprofondare ancora di più nell'abisso!" continuò poi preoccupato, guardando nervosamente il pavimento.

"Oh! Ma tu guarda, è proprio lì che devo andare, io!"  Rispose Crowley sarcasticamente, sorridendo sfacciatamente verso Aziraphale e sfoderando un sorriso perfettamente normale, con dei canini che, di pericoloso, ormai, avevano poco e nulla.

Aziraphale lo guardò storto, non apprezzando minimamente la battuta.

"Bhe, non IO, però. Quindi vedi di finirla, per cortesia." Sbuffò l'ex angelo, riprendendo ad ignorare l'amico.

Deciso a non mollare la corda, Crowley stava proprio per ribattere nuovamente, quando Aziraphale lo batté sul tempo. "La risposta e no, Crowley e vale anche per te! Non farti venire strane idee, abbiamo ancora del tempo per trovare una soluzione più adeguata." 

"Ma magari è questa la soluzione più adeguata!" Urlò Crowley.  "Potrebbe essere tutto un tranello! Una presa in giro! Una grandissima buffonata! O anche un semplice sbaglio..." Sibilò poi acidamente, in un tono che grondava totalmente di sarcasmo. "Dopotutto non sarebbe la prima volta che lassù commettono errori-"

"Crowley!" Lo rimproverò Aziraphale, girandosi nuovamente e guardandolo con affronto.

"Che c'è!? Non posso neanche essere arrabbiato, adesso!?" Rispose Crowley, allargando le braccia.

"Certo che puoi, lo sono anche io! Ma questo non ti autorizza ad esprimerti in questo modo!" Disse Aziraphale, adesso ufficialmente su tutte le furie. "Dio sa cosa sta facendo! Evidentemente questa era... la cosa più giusta da fare." Continuò poi, in un tono che sembrava essere decisamente poco convinto, per poi prendere un bel respiro e raddrizzarsi con la schiena in modo fiero ed autoritario. "ed ha fiducia in noi. Crede ancora che possiamo fare la cosa giusta e-... noi ce la faremo." Gli occhi di Aziraphale, adesso, erano fieri ed autoritari e guardavano in quelli dell'ex demone con una sicurezza tale, da riuscire, in parte, ad affievolire le sue preoccupazioni. 

Crowley si sistemò i capelli.

"E se... la cosa più giusta fosse quella di cancellare la nostra esistenza?" Chiese poi pacatamente, in un tono un po' più sommesso ed insicuro.
"... che facciamo se è quella la scelta giusta?" 

Aziraphale lo guardò attentamente, con altrettanta insicurezza.


Per il momento non ne potevano essere sicuri, no? Avrebbero dovuto aspettare. Piano piano, avrebbero avuto le risposte che cercavano, ne era più che sicuro...

"Beh... abbiamo ancora una vita per scoprirlo, no...?" Sorrise infine, verso l'amico.


...Per il momento, dovevano soltanto andare avanti.





-----------


"Oi."

"...Mmmh?"

"Senti, questi libri di profezie..." Disse Crowley, passando un lungo dito sul dorso dei polverosi tomi. "Com'è, sono attendibili?"

Dopo aver finito il thè ed aver rassettato per bene la cucina, i due decisero di spostarsi giù in libreria. Aziraphale, a quanto pareva, sembrava avere delle cose da sbrigare, anche se l'ex demone non sapeva di preciso cosa, ed al momento si trovava dietro al bancone principale, con i suoi soliti occhialini ridicoli appoggiati sul naso ed intento a sfogliare una piccola e malconcia agendina. Sembrava essere parecchio turbato, ma alla domanda di Crowley alzò la testa e lo guardò incuriosito, senza però abbandonare la sua attuale mansione.

"Oh, per niente. Sono tutti tomi molto affascinanti, ma, aimè, di profezie azzeccate ce ne sono ben poche... e nessuna riguardante questo secolo," Disse infine, riprendendo a sfogliare il taccuino ed aggrottando le sopracciglia. "...o gli ultimi tre secoli."

"Fantastico." Sbuffò crowley sconfortato, cosa che rimpianse immediatamente, dato che tutta la polvere che si trovava sui vecchi libri, gli arrivò dritta in faccia.

"Non crucciarti, caro, riusciremo a cavarcela ugualmente." Disse Aziraphale, scribacchiando velocemente qualcosa su un altro pezzo di carta.

"E quello della ragazza?"

"Prego?" Aziraphale lo guardò nuovamente.

"Quello della ragazza." Ripetè Crowley, avvicinandosi al bancone con le mani in tasca. "Quella che ho investito."

"Oh."

"Com'è che si chiamava il libro?  Le adorabili e... ineffabili profezie di-" 

" "Le belle ed accurate profezie di Agnes Nutter." " Lo corresse Aziraphale.

"Eh. Sì, quello lì. Quello era abbastanza... accurato." Continò l'ex demone, appoggiandosi con entrambe le braccia al bancone ed osservando curiosamente la scrivania sottostante, cercando di capire cosa stesse facendo l'amico.

"Beh, sì in effetti, ma purtroppo temo che le profezie si concludessero con la presunta "fine del mondo". Non ce ne sarà sicuramente nessuna che potrebbe fare al caso nostro." Rispose Aziraphale, aggiustandosi meglio gli occhiali in viso, per poi toglierli e guardarli in modo sofferente. "...Oh cielo, temo non  vadano più bene, adesso."

"Che palle." Sbuffò Crowley, tenendosi saldamente al bancone ed accasciandosi leggermente verso il suolo.

"Crowley-"

"Sono irritato!!" L'ex demone si raddrizzò nuovamente.  "Non posso pensare che ci abbiano davvero fatto questo!"

Aziraphale fece spallucce, rimettendosi gli occhiali e riprendendo il taccuino in mano. "Potevano fare di peggio."

"Sì, ok, ma io ero un impiegato modello!" Sbottò Crowley, puntandosi furiosamente un dito verso il petto.  "Tutte le mie onoreficienze? MMH? Tutti i miei riconoscimenti? Che fine hanno fatto? Non hanno più importanza?"

"Senti," Lo interruppe Aziraphale, levandosi nuovamente gli occhiali e guardando l'amico dritto negli occhi. "che ne dici di farti una bella passeggiata? Forse stare al chiuso non ti sta per niente aiutando." propose poi, in modo ragionevole.

A Crowley la domanda era suonata molto di più come un "Esci subito e fammi lavorare, oppure alla prossima interruzione ti tiro di nuovo qualcosa in testa", ma preferì non farglielo notare.
Aveva la faccia ancora fin troppo dolorante.

"Uscire? E dove? Per fare cosa?"

"Beh, cercare un lavoro, per esempio."

"Uh!?" Crowley lo guardò incredulo.

"Certo! E' ovvio. Adesso dobbiamo pur trovare un qualche sostegno economico, non possiamo andare avanti così a lungo." Disse Aziraphale, prendendo il mano il pezzo di foglio su cui aveva fatto le sue annotazione ed avvicinandosi al telefono.

"E tu, scusa? Tu non esci?"

L'ex angelo tirò un lungo e sofferto sospiro. Crowley fece un passo indietro.

"No, io ho già un lavoro... e per quanto mi sia difficile ammetterlo, sarò costretto  a vendere qualcosa, per racimolare qualche spicciolo." Concluse poi, osservando con aria sconfortata la sua libreria.
L'ex angelo tirò su un altro sospiro. "Ci sono dei clienti che, fino a qualche giorno fa, cercavano disperatamente delle copie di alcuni libri molto rari... praticamente introvabili. Difatti, ovviamente, tutte le copie sembravano essere non disponibili."

"E adesso lo sono?" Chiese cautamente Crowley, conoscendo già la probabile risposta.

"Le ho nel retro." 

Crowley trattenne a stento una risata, passandosi una mano davanti alla bocca per tentare di non dare nell'occhio.

Che angelo avaro che era. Crowley ne era particolarmente orgoglioso.

"Non mi resta che fare qualche chiamata. Tu prendi una boccata d'aria e datti da fare, così almeno ti distrai un po'." Ripropose Aziraphale, scacciando Crowley con la mano e segnando verso la porta.

Crowley non si offese particolarmente; il suo amico stava passando, possibilmente, il momento più brutto della sua intera esistenza (l'unica volta in cui Crowley aveva visto Aziraphale separarsi volutamente da un libro, era stato quando dovette venderlo ad un educato ragazzino, il quale, ovviamente, fece i salti di gioia nel ricevere il tanto agognato volume. Nonostante ciò, l'allora angelo aveva comunque tenuto segretamente il broncio per un'intera settimana.) e  lui era un demone abbastanza comprensivo.

... Cioè, ex demone.

Vabbè, il concetto era chiaro.


"Va bene. Ok. Io esco, allora." Disse infine, alzandosi svogliatamente dal bancone ed avviandosi verso la porta.

"A dopo." Rispose Aziraphale automaticamente, per poi guardarlo ed aggiungere frettolosamente "Oh! E mettiti una giacca, il tempo non sembra essere dei migliori!"

"Non ho bisogno di una  giacca, angelo! E' estate!"  E con quest'ultima frase, Crowley uscì finalmente dalla libreria, richiudendosi la porta alle spalle. 

Una volta fuori, si fermò sui suoi passi, guardandosi intorno e grattandosi il mento in modo perplesso.

Dove diavolo sarebbe dovuto andare, esattamente?

Scocciandosi al sol pensiero di doverci ragionare su, Crowley fece spallucce e senza pensarci, riprese a camminare, imboccando la prima strada alla sua sinistra.
Avrebbe fatto una passeggiata e sarebbe entrato nel primo negozio che avrebbe stuzzicato la sua curiosità; questo era il piano, semplice e conciso. 
Era bravo con i piani. Poteva anche andare bene.


...


... o poteva andare malissimo.

Qualche ora pìù tardi, difatti, l'ex demone si trovò di fronte all'ennesimo bar in cerca di personale e dopo aver ricevuto, nuovamente, un sonoro due di picche, Crowley aveva girato sui tacchi ed era uscito dal locale, sbattendo violentemente la porta di ingresso e sperando, con tutto il suo essere, di riuscire a rompere nel mentre anche quella fastidiosissima vetrina piena di cianfrusaglie, di cui il proprietario sembrava andare così tanto fiero.

Dopo ore ed ore di camminata, ed altrettante ore di "discussioni educate" e di "falsi rifiuti dispiaciuti", Crowley si ritrovò comunque bloccato allo stra-maledettissimo punto di partenza... solo che, adesso, era decisamente più arrabbiato e decisamente meno motivato di quanto non fosse già in precedenza-

"E- ETCHUU'!!"

...

Ed anche un pelino più raffreddato.


"GhK, Fanculo!" Imprecò Crowley, asciugandosi nervosamente il naso con la parte superiore della mano. "Stupida Inghilterra e stupido tempo stupido!" Continuò poi, lanciando un'occhiata piena d'odio verso il minaccioso nuvolone che galleggiava spavaldo sopra la sua testa. 
" E' ESTATE!! "

Bollente di rabbia com'era, e deciso più che mai a dirne quattro al tempo, Crowley continuò a camminare indisturbato, non badando minimamente a dove stesse effettivamente mettendo i piedi.

Quando si accorse del bambino altrettanto distratto, che correva verso di lui alla sua destra, era ormai troppo tardi.

La collisione non fu proprio "catastrofica", ma riuscì comunque a spedirli entrambi dritti col sedere a terra.

"EHY!! MA- Guarda dove metti i piedi!"  Sbraitò Crowley, appoggiandosi sui gomiti ed osservando ferocemente il bambino sdraiato di fronte a lui.

"M- mi dispiace signore." Farfugliò il ragazzino,  guardando il gelato fragorosamente spiaccicato a terra accanto a lui con sguardo affranto.

Mpf. Ben gli stava.

"Tsk," Borbottò Crowley, alzandosi dal suolo. "almeno non mi hai macchiato." Sibilò infine, in tono scocciato.

Il bimbo rimase seduto a terra, spostando lo sguardo triste verso di lui. Crowley lo guardò imperturbabile dall'alto in basso, alzando con sfida un sopracciglio ben curato.
Il bimbo abbassò dunque la testa e con un braccino minuto si pulì il viso, tirando su col naso e tentando, invano, di trattenere un mezzo singhiozzo.

...
Dannazione.


"Oi... Alzati dai." Disse infine l'ex demone, avvicinandosi e tendendo una mano verso di lui. 

Il bimbo guardò la mano con sguardo indeciso, per poi aggrapparsi e rimettersi in piedi.

Crowley sospirò.
"Non te l'ha mai detto nessuno che non si corre in mezzo alla strada? Dove sono i tuoi genitori?"

"P-per favore, non lo dica a mia mamma! " Implorò il bambino, adesso seriamente spaventato. "Non l'ho fatto apposta!"

"Aah, quindi non hai dato retta alla mamma!" Sogghignò l'ex demone "Sei davvero un bambino pestifero, uh?"

"Sì, ma- mi dispiace! Per favore! Tanto non è successo niente di grave!" Lagnò nuovamente il bambino, corrucciando le sopracciglia. 

Evidentemente, qualcosa nello sguardo di Crowley, gli diede come l'impressione che non sarebbe riuscito ad averla vinta semplicemente piagnucolando, perchè tentò nuovamente con un approccio diverso. 
"E poi anche lei non guardava la strada!"

Crowley sbattè le palpebre, preso totalmente alla sprovvista. "Woah- Cosa- Adesso la colpa è mia!?"

Il bambino tirò su col naso e fece spallucce. "Beh, sì, è anche colpa sua. E poi lei è adulto, dovrebbe conoscerle meglio le regole, io sono ancora piccolo." Aggiunse poi, in modo ragionevole. 

"MA- NKGH!" Crowley strinse i denti, coprendosi il viso con una mano e prendendo un bel respiro.

Non poteva assolutamente farsi istigare da un bambino di sei anni.


 "Senti marmocchio," l'ex demone si accovacciò alla sua altezza, guardandolo dritto nei suoi occhietti vispi. "adesso io vado dalla tua mamma e ti faccio tirare quelle piccole orecchie a sventola che ti ritrovi, così impari a ricattare gli sconosciuti." 

Beh, questa forse non era una reazione propriamente matura, ma almeno era riuscito a non dare di matto.

"Ed io le dico che è colpa tua!"

Oh, wow. Il moccioso era testardo.

"Oooh! Ma che paura! Mi hai davvero spaventato, questa volta-" Prima che riuscisse a finire la frase di scherno, il bimbo si abbassò ed intinse una paffuta manina dentro all'ormai sciolto gelato, per poi spiaccicarla, furiosamente, sulla parte anteriore della camicia di Crowley, facendogli perdere l'equilibrio e spedendolo nuovamente a terra.

"OH-! BRUTTO MARMOCCHIO! Questa camicia non era neanche mia!!" Urlò Crowley, ormai su tutte le furie. 

"Peggio per te." Cantilenò il bambino, facendogli una linguaccia storta, per poi urlare sorpreso (ed in modo eccessivamente acuto), quando Crowley intinse a sua volta la mano nel gelato e gliela spalmò malignamente (ma delicatamente) sulla sua piccola faccina.

Il bambino si ammutolì completamente, guardandolo scioccato per una manciata di secondi...

 ...finchè non scoppiò a ridere, in maniera del tutto incontrollata.

"Che ti ridi, adesso?" Borbottò Crowley, pacatamente. La rabbia, stranamente, stava cominciando a sbollire.

"Ahahah! Sei stupido!" Rise il bambino, indicandolo con un piccolo dito, come a sottolineare ancora di più chi fosse lo "stupido" di cui stava effettivamente parlando.

"Non si insultano gli adulti." Rispose Crowley, sbuffando sconfitto e rimettendosi lentamente in piedi.
Di questi tempi i bambini erano davvero pestiferi, doveva proprio ammetterlo. Secoli fa, sarebbe bastato un singolo sguardo minaccioso, per ammutolire completamente un qualsiasi pargoletto ribelle... adesso, invece, riuscivano perfino a tenere testa ad un demone

Roba da non crederci.


"Spero che tu abbia capito la lezione." Sbuffò infine, mettendo le mani sui fianchi e assumendo un espressione più seria.

"Uhm...No...?" Rispose il bambino, dopo qualche istante. 
In sua difesa sembrava starci davvero pensando su a riguardo.

"Bene." Crowley sistemò una mano dentro la tasca dei jeans , per poi passarsi l'altra nervosamente dietro il collo. "Senti, mi dispiace per il gelato, ma non posso comprartene un'altro, non ho soldi." Sbuffò infine.

Il bimbo face spallucce, alzando la sua buffa faccetta sporca e guardandolo con un sorriso. "Non fa niente, faceva schifo." 

Stavolta toccò a Crowley scoppiare a ridere. "Ah, beh, allora prego!"



Erano precisamente le sette e trentacinque di sera e il sole stava già cominciando a farsi basso nel cielo. Crowley accompagnò il bambino dai suoi genitori, scusandosi per l'accaduto e spiegando per bene come erano andate le cose. Il padre del bambino sembrava essere una persona abbastanza decente, tutto sommato e ringraziò calorosamente Crowley per aver riportato da loro il figlio, scusandosi a sua volta continuamente ed offrendosi addirittura di pagare almeno per le spese della pulizia della camicia... cosa che Crowley accettò molto volentieri.

Beh... almeno per la serata era apposto.

Durante il corso di tutta la giornata, aveva girato ben tre bar, due ristoranti, diversi negozi di abbigliamento e anche un chioschetto dove vendevano fish and chips ed altro cibo da strada.  Al ristorante lo avevano totalmente snobbato,  per il semplice fatto che Crowley non possedeva un Curriculum Vitae (cosa, a quanto pare, di vitale importanza, secondo loro), mentre dei negozi di abbigliamento non sapeva bene cosa pensare; per lo meno loro gli avevano fatto lasciare il suo numero, con la promessa che lo avrebbero chiamato, se avessero avuto bisogno di aiuto. 

... Almeno adesso aveva comunque racimolato qualcosa, anche se sperava che Aziraphale avesse avuto una giornata un po' più fruttuosa della sua.

Al momento, stava cominciando ad avere un leggero languorino... e la cosa gli stava recando parecchio fastidio, perchè, di solito, era abituato ad avere tutti gli stimoli del suo corpo sotto stretto controllo. 

Come facessero gli umani a vivere in queste condizioni di totale sbaraglio, non riusciva davvero a spiegarselo. 

Scuotendo questi suoi pensieri dalla testa, Crowley decise di passare in uno di quei supermercati all'angolo della strada principale, che notava sempre quando passava di lì con la macchina.  Si era giurato che non avrebbe mai più messo piede in uno di quei luoghi infernali, ma adesso sembrava non avesse molta scelta. 

Sperava solo che non ci fosse tanta gente. 


Iniziando ad avviarsi verso la strada del ritorno, Crowley non riuscì a resistere all'impulso di guardare nuovamente verso il parco in lontananza.

Il bambino catturò immediatamente il suo sguardo e, facendo un sorriso a quarantadue denti, fece scattare la manina in aria e salutò Crowley energicamente e con eccessivo entusiasmo.

Trattenendo lo stupido sorriso che minacciava di spuntargli sulla faccia, Crowley alzò goffamente la mano a sua volta e salutò di rimando il ragazzino con uno sguardo impassibile sul viso, per poi ficcare di prepotenza le mani in tasca e proseguire per la sua strada.


...Il suo dannatissimo corpo gli stava nuovamente creando dei problemi.

Un leggero calore improvviso, ma piacevole, si fece spazio all'interno del suo petto e, per quanto Crowley fosse deciso ad ignorarlo, la sensazione sembrava non volerne proprio sapere di sparire, lasciando l'ex demone in uno stato di totale confusione.

...

Era... davvero una bella sensazione.

Non aveva mai provato nulla del genere, prima d'ora-

Scuotendo vigorosamente il capo e dandosi mentalmente due grandi sberle, Crowley si concentrò nuovamente sulla strada, velocizzando nervosamente il passo.

No. Non andava affatto bene. Tutto questo era sbagliato.

Crowley doveva solo sbrigarsi a trovare al più presto una soluzione a questo dannatissimo problema, o le cose sarebbero solo andate a peggiorare.


Voleva ritornare ad essere come era prima.

Doveva ritornare ad essere come era prima.

E qualsiasi cosa fosse quella che sentiva adesso nel petto, era solo un'altro ostacolo, palesatosi nella sua nella sua orribile vita, per tentare di rendergliela ancora più difficile.

...

Doveva riprendersi.


Perché, nonostante non avesse la ben che minima idea di cosa fosse quella "strana sensazione", Crowley sapeva, in cuor suo, che un demone che si rispetti non avrebbe mai dovuto provarla.








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Angolo autrice: Salve!! Scusate l'enorme ritardo, ma purtroppo ho avuto parecchio da fare in questi giorni!
Il capitolo è un po' più lungo del solito, ed inoltre ho tralasciato leggermente la trama per poter fare un po' più di introspezione generale. Spero lo troviate comunque godibile nel suo insieme C: 
Fatemi sapere, se potete, con una piccola recensione se il capitolo vi è piaciuto (o se invece non è stato di vostro gradimento); qualsiasi critica costruttiva è sempre ben accetta!
Grazie mille e alla prossima! <3




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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Gli angeli non commettono errori. ***


Capitolo 4: Gli angeli non commettono errori. 






"Ooh, le assicuro che hanno richiesto decisamente più impegno del dovuto, ma, alla fine, sono riuscito a mettere le mani su due copie in stato decisamente più che sufficiente!" 

Mentre parlava al telefono, la mano di Aziraphale (quella che non era impegnata a tenere su la cornetta, ovviamente) si spostò, a tradimento, su uno dei polverosi tomi interessati, accarezzandone dolcemente la delicata e minuziosamente ornata copertina, con la stessa veemenza che avrebbe avuto una madre premurosa, costretta, inevitabilmente, ad abbandonare una volta per tutte il proprio, adorato bambino.

"Anzi, sono praticamente come nuovi..."

La persona dall'altra parte della cornetta, ovvero un prestigioso professore universitario che andava per la sessantina, urlò letteralmente dalla gioia, esultando e ringraziando calorosamente (e con un tono particolarmente elevato) il povero libraio; il quale, a causa di ciò, era stato momentaneamente costretto ad allontanare la cornetta del telefono dall'orecchio per qualche breve istante, nel vano tentativo di preservare il suo non-più-impeccabile udito umano. 

Dopo qualche secondo, lo strepitio cominciò ad affievolirsi, fino a ritornare a quello che sembrava essere un volume un po' più consono ad una discussione a modo fra persone adulte normali. 

Aziraphale avvicinò nuovamente la cornetta, con fare infastidito.

"Sì, certo. Sono sempre qui. No, no! Non si preoccupi, è il mio lavoro, dopotutto..." Disse infine, acquisendo un tono più gioioso e cordiale, fingendo, insieme al cliente, di essere totalmente su di giri a causa della "bella" notizia. 

... Davvero, Aziraphale non si sentiva di meritare ufficialmente nessun tipo di elogio
Neanche voleva darglieli veramente, quei libri. 

"Mh-mh, esatto! I libri sono messi da parte sul retro del negozio. Se le è possibile passare entro i prossimi giorni, potrà ritirarli senza alcun problema." Continuò poi, passando al dunque e gettando un'occhiata veloce verso l'orologio a pendolo alla sua destra.

Aziraphale sospirò sommessamente.

Erano le otto meno cinque.
Era al telefono con quel tale da circa mezz'ora, ormai.
...
E la cosa peggiore era che il cliente non sembrava per niente incline a concludere l'affare entro i prossimi minuti, sfortunatamente.

"La libreria è aperta anche di mattina, certo..." Mentì Aziraphale, cercando in tutti i modi di venire in contro al cliente.  
In realtà, l'ex angelo detestava con tutto il suo essere  il fatto di dover aprire il negozio di mattina presto, ma poco importava. Stava per concludere un ottimo e fruttuoso affare e, per una volta, avrebbe fatto un piccolo sacrificio, anche se mal volentieri. 

"Mercoledì ha detto? Va bene, , certamente! Non c'è alcun problema. Verso che-" 
Non aveva fatto in tempo a concordare un vero e proprio orario per l'appuntamento, che il cliente aveva ripreso nuovamente a parlare, farfugliando cose senza senso e cominciando a raccontare alcune strane vicende che si era improvvisamente ricordato e che sembravano, in un modo o nell'altro, collegarsi al loro discorso principale in modo totalmente casuale.

...Urgh.

Aziraphale voleva soltanto finire la chiamata.
Non pretendeva chissà cosa, voleva solo staccare la spina e riposarsi per cinque minuti... ma quel tizio sembrava non volergli dare nessuna tregua!

Accasciandosi sconfitto sulla sedia, l'ex angelo si appoggiò col gomito alla scrivania, lasciando cadere rassegnato la fronte sulla mano libera.

"Ah-ah. Mh. Sì, certo...oh! Non mi dica..."

 Non vedeva l'ora di staccare il telefono ed andare a sbattere la testa sullo spigolo del mobile più vicino. 
Sì... era abbastanza conscio del fatto che il gesto avrebbe anche potuto ucciderlo, se non avesse dosato per  bene la forza, ma era proprio questo pensiero che riusciva inspiegabilmente a dargli coraggio.
Era stata una giornata davvero... orribile.  Aveva avuto altri clienti, ovviamente (anche se non molti, certo... ma da qualcosa si doveva pur iniziare) e tutti avevano lasciato il suo negozio pienamente soddisfatti e piacevolmente sorpresi di poter finalmente proseguire con i loro numerosi acquisti. 
Un giovanotto in particolare, aveva ben deciso di arraffare un'enciclopedia sui pirati del quattordicesimo secolo, particolarmente antica e particolarmente fragile, e gettarla senza un minimo di ritegno all'interno della borsa della madre;  borsa, dalla quale, sbucava spudoratamente il lembo di una t-shirt totalmente ricoperta di fango.

Per grandissima volontà del Signore, che tutto può e tutto perdona, Aziraphale trattenne a stento il forte impulso di piangere, gridare e di prendere ripetutamente a pugni un bambino  "innocente" di soli dieci anni. 

...
Ok. 
Effettivamente aveva capito quale era la sua vera punizione.



Il tintinnio vivace di una campanella lo destò dai suoi burrascosi pensieri e l'ex angelo guardò svogliatamente in direzione della porta d'ingresso.
Uno sbarazzino ciuffo color cremisi, sbucò da essa... e con lui, di conseguenza, anche il suo minaccioso proprietario. 

Oh.
Crowley era ritornato.

... Ed il tizio al telefono stava ancora farfugliando cose senza senso. 

Da solo.

"Mi deve scusare-" Lo interruppe bruscamente Aziraphale, riuscendo a mantenere comunque un tono cordiale e pacato. " E' appena entrato un altro cliente, devo salutarla, purtroppo. Ci vediamo mercoledì! L'ho segnata per le dieci. A presto!" Senza neanche dargli il tempo per obbiettare alla sua decisione, l'ex angelo sbatté frettolosamente la cornetta sul suo apposito sostegno e tirò un grosso e pesante sospiro di sollievo. 
Crowley si era fermato  di fronte a lui, in mezzo alla stanza, appoggiando due grosse buste di carta sul pavimento e guardandolo con un'espressione fastidiosamente divertita in volto.

Tutto ciò, ebbe come risultato quello di riuscire ad innervosire ulteriormente l'ormai stressato ex angelo.

"Giornata stressante?" Chiese scherzosamente l'amico, arcuando divertito le folte sopracciglia e ghignando col suo solito sorrisetto beffardo.

Aziraphale lo guardò storto, distogliendo lo sguardo per sistemarsi meglio la giacca e togliendosi, infine, gli occhiali dal viso.
"...Perchè, la tua no?" Rispose il libraio, in maniera leggermente indisponente, per poi osservare meglio l'amico e corrugare la fronte in maniera confusa. "Quella è una giacca nuova?"

"Uh-" Il sorriso dell'ex demone vacillò, stranamente, per qualche istante. I suoi occhi abbandonarono Aziraphale e si spostarono invece sulla sua nuova e luccicante giacca in finta pelle, osservandola con una sorta di strana e velata apprensione. "Sì, umh... avevi ragione tu, alla fine." Disse poi, alzandosi un altro po' la cerniera con disinvoltura, fino a farla arrivare quasi fino al limite della chiusura.  "Faceva freschetto, là fuori." Concluse infine, piegandosi in avanti ed iniziando a rovistare (apparentemente senza alcun motivo) all'interno di una delle grosse buste.

Il libraio si indispettì leggermente; aveva capito benissimo che Crowley stava ovviamente tentando di nascondergli qualcosa, non era di certo uno stupido... ma, per il momento, decise di lasciar cadere l'argomento.
Senza proferire ulteriori parole in merito, l'ex angelo abbandonò la sua postazione, facendo il giro della scrivania ed avvicinandosi lentamente verso l'amico.

"Oh? Che hai comprato?" Chiese poi genuinamente incuriosito, adocchiando da lontano le grosse buste su cui era accovacciato l'amico.

"Cibo!" Rispose secco l'altro, continuando imperterrito a rovistare.

"Ooh! Ma è fantastico! Che gentile!" Gioì l'ex angelo, battendo allegramente le tozze mani e riprendendo gradualmente un po' del suo solito, vecchio entusiasmo. Di tutta risposta, Crowley lo guardò dal basso con sguardo accigliato, sentendosi sicuramente in dovere di doversi offendere al complimento dell'amico. 
Stranamente però, invece di arrabbiarsi e di ribattere, come suo solito, alle accuse dell'amico, l'ex demone si limitò soltanto ad emettere un lungo sbuffo contrariato e a calare gli occhi a terra in maniera quasi imbarazzata, come se si fosse reso conto solo in quell'istante della sua effettiva buona azione. 

Aziraphale decise di ignorare anche questo.

"Ma... come hai fatto a comprarle? Hai già trovato lavoro?" Chiese invece il libraio, in tono perplesso. "...E ti hanno già pagato?"

Crowley alzò nuovamente la testa, guardandolo come se fosse stato il primo idiota a comparire sulla faccia della Terra. "Sì, angelo, certo, ma non è tutto. Ho anche vinto Miss Universo e duplicato la fame nel mondo, durante la pausa pranzo." Aggiunse poi, in tono di scherno.

"... Ma quanto sei simpatico."  Rispose stizzito Aziraphale, arrossendo leggermente in imbarazzo.

"Lo so." Rispose Crowley, riprendendo il suo ghigno ed alzandosi finalmente da terra. "E' anche per questo che ho vinto la competizione." Continuò poi, alzando entrambe le sopracciglia e guardandolo dritto negli occhi, come per sfidarlo ad affermare il contrario.

"Mmh," Mugugnò Aziraphale divertito, guardandolo scrupolosamente dall'alto in basso. "La fascia non te l'hanno data, però... e la corona, poi? Dove l'hai messa? Non l'avrai mica persa?" Chiese infine, mimando inconsapevolmente lo stesso tono di voce che aveva utilizzato il suo amico tanto tempo fa... ponendo all'ex angelo quella stessa domanda.

"L'ho venduta per poter fare la spesa." 

Aziraphale sbuffò dal naso, ridendo per un istante in maniera decisamente poco aggraziata, ma riuscendo comunque a riprendersi quasi immediatamente.
 "Avanti," Disse poi, dandogli una piccola pacca sul braccio.  "come hai fatto a comprali? Hai derubato qualche negozio?"

"Grazie per la fiducia. No, non ho derubato nessuno stupidissimo negozio, non lavoro per quelli lì gratuitamente." Disse poi Crowley, girando drammaticamente gli occhi e tralasciando spudoratamente il fatto che lui, in realtà, non avrebbe lavorato comunque per quelli lì, a prescindere dal fatto che adesso non avrebbe percepito un effettivo stipendio.  

"C'era un...a- emh-"  Continuò poi, cercando di dare all'amico una spiegazione plausibile che non fosse la verità e fallendo miseramente, balbettando anche, nel mentre, ed arrossendo come un perfetto idiota; tanto per dimostrare ancora di più, a chiunque lo stesse effettivamente osservando, il fatto che lui fosse davvero un essere totalmente patetico ed assolutamente senza alcuna speranza e- Oh, Satana, che qualcuno lo aiuti.

Ok, Doveva inventarsi una balla.
In effetti avrebbe dovuto pensarci prima... ma era stato troppo occupato a litigare con le persone in fila alla cassa e la cosa gli era totalmente sfuggita di mente.  

...Dannazione.  

"Un... tizio che mi doveva dei soldi. Sono andato a trovarlo, mi ha restituito tutto ed ho fatto la spesa." Continuò poi, sistemandosi nervosamente i capelli.

Aziraphale aveva ripreso ad osservarlo in maniera impassibile, stringendo i suoi vispi occhietti azzurri con un'enorme quantità di sospetto.

Crowley lo guardò di rimando, sbattendo innocentemente le palpebre. 

Aziraphale alzò lentamente un sopracciglio.

"A te invece?" Chiese improvvisamente Crowley, tentando disperatamente di cambiare argomento. "Come è andata? Hai venduto qualcosa?"

Aziraphale tirò un lungo sospiro, spostando finalmente la sua attenzione verso le buste. 
"Gli affari sono andati una meraviglia." Disse poi, in tono funereo.

"Oh- umh, mi- mi dispiace-"

"Nonostante ciò, devo ammettere che avere a che fare con i clienti è stata la parte decisamente meno piacevole." Sbuffò nuovamente l'ex angelo, toccandosi con due dita il punto in cui il naso convergeva con la fronte. "Quando sei entrato dalla porta, per esempio, ero al telefono con un vecchio logorroico che non la smetteva di parlare neanche per fermarsi a prendere un respiro! Ti giuro su Dio che gli ultimi cinque minuti ho perfino smesso di intervenire nella conversazione, e lui non se n'è neanche accorto!" Disse infine, strabuzzando gli occhi, ancora incredulo, verso l'amico.

Crowley stava per rispondergli sarcasticamente, dicendo qualcosa del tipo "Se è riuscito a battersela con te su questo campo, allora immagino fosse proprio un caso disperato" ma il brontolio del suo stomaco lo bloccò all'istante.
Quello che invece disse fu "Vabbè dai, non ci pensare adesso. Guarda qui cosa ho comprato... e vedi di ringraziarmi!" Aggiunse infine minacciosamente, piegandosi in avanti ed aprendo una delle due grandi buste. "Sono dovuto entrare in un supermercato per queste."

"Oh, cielo." Rispose Aziraphale con falsa apprensione, osservando la rossa testolina dell'amico dall'alto, in maniera divertita. "Beh, ti ringrazio, allora." Continuò poi, mettendo le mani dietro la schiena e raddrizzandosi per bene. "Cosa sono quelli?" Chiese poi, segnando con la testa i piccoli pacchetti in plastica che l'altro aveva ora in mano.

"Noodles istantanei!" Rispose Crowley soddisfatto, osservando attentamente la descrizione di un particolare pacchetto rosso. "Al... manzo."

Aziraphale sbatté le palpebre.

"Noodles istantanei?"

"Già. Non sono chissà quale prelibatezza, ma una tipa, là, mi ha detto che erano buoni, quindi..." Ribatté Crowley, facendo spallucce.

Aziraphale guardò nuovamente le buste, aggrottando le sopracciglia. "Sono due buste piene di noodles istantanei?" Chiese infine shockato, guardando nuovamente l'amico come se gli fosse improvvisamente cresciuta una seconda testa.

"No!! Certo che no, ma ti pare!? C'è anche del vino, da qualche parte..." Rispose seriamente Crowley, muovendo con il piede una delle due buste, cercando di capire quale fosse la più pesante.

Aziraphale guardò per l'ennesima volta le buste in questione, completamente sbigottito.

Oh, beh... in effetti l'amico non era molto pratico in queste cose... andava decisamente spezzata una lancia in suo favore.
L'importante era comunque il gesto, tutto sommato... ed lui si ritrovò ad apprezzarlo con estrema affettuosità. 

"Beh... credo che possano andare abbastanza bene." Lo rassicurò gentilmente l'ex angelo, sbuffando divertito e mostrandogli infine un sorriso pieno di gratitudine. 
Nonostante l'avesse letteralmente cacciato di casa qualche ora prima, Crowley era comunque riuscito a comprenderlo e a darsi da fare in giro per la città, reperendo ad entrambi qualcosa da mettere sotto i denti per la serata e salvandolo, infine, (anche se involontariamente, ma Aziraphale ne era comunque parecchio grato) dalle grinfie di un cliente tremendamente fastidioso.

Aziraphale ridacchiò fra sé e sé, non riuscendo più a trattenersi.
Aveva sempre saputo che sotto quella finta aria da "cattivo ragazzo" si nascondeva invece una persona davvero gentile e premurosa... e questa, per lui, ne era soltanto l'ennesima conferma.

Era proprio un demone dal cuore d'oro. Aziraphale era così orgoglioso di lui.

Naturalmente non disse nulla di tutto ciò ad alta voce (l'ultima volta l'amico non aveva reagito molto bene) ma, era comunque un dato di fatto ed Aziraphale si convinse che sarebbe stato parecchio inutile sprecare fiato prezioso per affermare nuovamente l'ovvio, e quindi si stese zitto, prendendo in mano un busta e facendo cenno all'amico di seguirlo nella cucina al piano di sopra.

Arrivati a destinazione, Aziraphale si arrotolò prontamente le maniche, cercando di fare la sua parte e contribuire, nel suo piccolo, nella preparazione della cena.

Il bollitore elettrico funzionò al primo colpo, questa volta.

"Non mi hai ancora risposto per bene, comunque." Disse Crowley, svuotando il contenuto delle buste sul tavolo e conservando le varie bottiglie di vino in frigo. "Quanti libri hai venduto? E poi dove la metto tutta questa roba? Hai qualche ciotola?" Chiese poi, facendo una smorfia ed osservando i vari pacchetti sparpagliati per il tavolo.

Aziraphale si allontanò dal bollitore, cominciando a rovistare nei vari stipetti della cucina. "Te l'ho detto, è stata una giornata parecchio stancante..." Sbuffò scocciato, non volendo ricordare gli eventi di quella orribile mattinata, proprio adesso che stava cominciando a rilassarsi un po'. "Ho venduto fin troppi libri e- oh! A proposito! Dovresti dirmi quanto hai speso, per tutto questo." Disse poi, voltandosi e facendo cenno con la mano verso i pacchetti sul tavolo. "Vorrei risarcirti la metà del denaro speso, visto che ora posso."

"Sta zitto e muoviti." Strascicò svogliatamente l'ex demone in tono burbero, il quale, però, non risultò essere particolarmente minaccioso, a causa dell'espressione totalmente compiaciuta che egli portava in viso. "Guarda là in basso, piuttosto." Disse poi, segnando con una mano lo scaffale in basso all'immediata sinistra dell'ex angelo.

Aziraphale lanciò un'occhiataccia verso l'amico, per poi accovacciarsi ed aprire lo scaffale interessato. "Non ti azzardare a cambiare discorso, Crowley! Sono serio. Non mi sembra affatto giusto che sia tu l'unico a sacrificare i propri guadagni per- AHI!!" Prima che potesse finire di parlare, una confezione di noodles non ancora aperta lo colpì improvvisamente dietro la nuca, graffiandogli leggermente il collo e facendolo sobbalzare dallo spavento.

"Ma cosa- Crowley!!" Sbottò furiosamente Aziraphale, guardando il colpevole con un'espressione sconvolta in viso.

"Muooooviti!" Ulrò di rimando l'ex demone, lanciando un secondo pacchetto in direzione dell'amico, il quale, questa volta, riuscì prontamente a schivarlo. "Piantala di frignare! Ho faaaaaaaaame-"

"OK!! Va bene! Toh-" Disse Aziraphale, tirando finalmente fuori dal ripiano in basso due grandi piatti da zuppa.  "Questi sono gli unici piatti che possiedo, non ho altro!"

Crowley li osservò attentamente, ragionandoci meticolosamente su, finché non fece un segno di approvazione con la testa.
"Ok. Mettili qua." Disse poi pacatamente, segnando il tavolo.

Aziraphale fece come gli era stato detto, sbuffando innervosito. "Quanti sono i pacchetti?" 

"Uuuuh-" Crowley li ricontò tutti velocemente. "Sette. Direi che ci conviene cominciare con due a testa e poi si vedrà, mh?" Rispose infine, passandosi una mano fra i capelli e posizionando i due piatti al centro del tavolo. "Prendi quei due che ti ho lanciato."

"Prentiteli tu, maleducato." Sbottò offeso l'ex angelo, guardando l'amico con disappunto.

"Sono due porzioni in meno per te, sappilo." Ribatté Crowley di rimando, cominciando ad aprire i vari pacchetti e gettandone il contenuto all'interno di uno dei due piatti.

"Oh-!" squittì Aziraphale, su tutte le furie. "Ooh, questo-  questo è davvero-" Farfugliò poi, in preda ai nervi. "Ritiro tutto quello che avevo pensato su di te!! Sei un essere spregevole!" Disse infine, indicandolo con un dito accusatorio e recuperando controvoglia i due pacchetti che giacevano sparpagliati a terra.

"Ecco, bravo, non te lo scordare." Rispose soddisfatto l'ex demone, sogghignando compiaciuto.

Aziraphale si avvicinò nuovamente al tavolo, appoggiando i due pacchetti su di esso con un po' più forza del dovuto, non staccando lo sguardo minaccioso dall'amico neanche per un istante.  "... Posso già versarla l'acqua?" Disse poi acidamente, avviandosi verso il bollitore elettrico, il quale li stava prontamente avvisando di aver finito il suo lavoro. 

"Mh, lo faccio io. Dammi il cambio, mi sono scocciato." Rispose Crowley, togliendo la caraffa dalle mani dell'amico e dividendone meticolosamente il contenuto nei due piatti.

Aziraphale gli lanciò un'ultima occhiata di rimprovero, per poi afferrare una delle colorate confezioni di noodles e riprendere in mano il precedente compito dell'amico, lasciando cadere il piccolo battibecco venutosi a creare e riprendendo a svolgere le proprie mansioni in piacevole silenzio.
Proprio in quest'attimo di pace e tranquillità, l'ex angelo riuscì a ritagliarsi qualche minuto, per fare quello che faceva di solito quando si sentiva confuso o in difficoltà: ovvero pensare.

Non era passato neanche un giorno dalla realizzazione del loro bizzarro problema, eppure eccoli lì: un angelo ed un demone (anche se questo termine non gli si addiceva più granché, ormai... ma poco importava) riuniti nella stessa stanza a preparare insieme la cena e a battibeccare scherzosamente come se nulla fosse davvero successo.

Aziraphale tentò un'altra occhiata fugace verso l'amico, il quale però gli stava momentaneamente dando le spalle, intento a posare al suo posto il bollitore.

Era... così strano.

Tutto, riguardante la loro intera esistenza, era letteralmente cambiato. Le loro vite erano state totalmente stravolte... eppure, tutto continuava a risultare così stranamente immutato agli occhi dell'ex angelo.  
Era incredibile come, seppur per un breve attimo, entrambi avessero quasi dimenticato tutti i loro problemi ed avessero cominciato ad agire come se nulla fosse... come se niente fosse davvero successo.
...

Ma qualcosa era cambiato eccome... e per il peggio, anche.. 

... Sì. Esatto. Per il peggio. 

Aziraphale faceva stranamente molta fatica nel ricordare quest'ultimo, fondamentale particolare.

Forse questo suo peculiare calo di memoria era dovuto al fatto che, attualmente, più che a sentirsi con le spalle al muro, l'ex angelo aveva come l'impressione di star vivendo una sorta di strana vacanza... la quale, realizzò improvvisamente, non sembrava recargli poi così tanto fastidio.

Nonostante fossero nei guai fino al collo, Aziraphale adesso si sentiva... stranamente felice.

Per la prima volta, in tutta la sua intera esistenza, l'ex angelo realizzò di essere finalmente libero.
Libero di fare quel che più gli piaceva, senza la costante ansia che gli divorava il petto e che gli faceva temere di star facendo qualcosa di sbagliato.
Libero di poter leggere un libro, o di fare una passeggia, o di bere una bella cioccolata calda con sopra una deliziosa e delicata meringa italiana, senza poi doversi ritrovare uno dei suoi superiori dentro casa, pronto a fargli la ramanzina del secolo e a ricordargli che disastro di angelo si ritrovava ad essere e quanto inutile e mediocre fosse il suo effettivo operato sulla Terra.

 Adesso, realizzò l'ex angelo, non sarebbe stato di certo poi così drammatico, se non avesse svolto il suo dovere fin nei minimi dettagli.

Dopotutto non aveva più un vero e proprio dovere a cui sottostare, attualmente.

Certo, doveva comunque superare una certa prova... ma Aziraphale non aveva assolutamente intenzione di derubare o di uccidere qualcuno, oh no.

Lui voleva soltanto divertirsi un po', tutto qui. 

Vivere spensieratamente per qualche giorno.

E, soprattutto, voleva farlo insieme al suo migliore amico. 

Magari -pensò con trepidazione l'ex angelo, aprendo l'ennesima confezione di noodles e versandone il contenuto all'interno di quello che doveva essere il suo piatto- sarebbero finalmente riusciti ad andare a quel tanto famoso picnic, alla fine-

"Poi mi spieghi perchè cavolo hai delle pentole, in cucina." Disse improvvisamente Crowley, facendo sobbalzare l'ex angelo, il quale, si girò imbarazzato verso l'amico, guardandolo con la stessa espressione che assumono i cervi quando vengono storditi dagli abbaglianti delle auto.

"U-uh- P-perché...? Dove dovrei tenerle? In salotto?" Chiese a sua volta Aziraphale, riprendendosi in modo non proprio fulmineo dallo shock, ma riuscendo comunque ad assumere un tono abbastanza scherzoso.

"Non dovresti averle affatto!" Disse infine l'ex demone, abbandonando la sua postazione accanto al bollitore ed avvicinandosi verso l'amico, guardandolo con un espressione esageratamente sconvolta. "Sei- Eri un angelo! Che cavolo te ne facevi delle pentole? Sicuramente non le hai usate nemmeno una volta!"

"Ofh, finiscila! Lo sai che preferisco avere le cose nel giusto ordine. Senza di loro- e senza le stoviglie o i bicchieri, per l'appunto- la cucina sarebbe sembrata davvero spoglia e triste." Rispose prontamente l'ex angelo, gesticolando con enfasi fra i vari angoli della cucina, cercando di far capire per bene il concetto all'amico.

"Oh, Satana, sentiti... sei ridicolo." Disse Crowley, roteando drammaticamente gli occhi ed incrociando al petto le lunghe braccia.

"No, invece. Ho ragione, e lo sai benissimo!" Disse infine, riprendendo a spacchettare le ultime confezioni. "Se avessi fatto diversamente, a quest'ora non avremo avuto nulla in cui mangiare questi spaghetti E non avremo avuto nulla per poterci lavare... o cambiare d'abito..." Disse poi, in tono leggermente saccente, alzando le bionde sopracciglia e lanciando una veloce occhiata verso l'amico, il quale si limitò semplicemente a grugnire scocciato, non proferendo ulteriore parola.

Poco male, non aveva alcuna importanza.
Aziraphale non se la sentiva per niente di smettere di rinfacciare i trascorsi poco educati dell'amico, quindi avrebbe comunque continuato a lamentarsi.

"MA, fortunatamente, sono stato ridicolo, quindi non abbiamo nulla di cui preoccuparci... o per lo meno, per tutto ciò che riguarda questo appartamento." Disse infine, svuotando l'ultimo pacchetto e raccogliendo tutti gli involucri vuoti, gettandoli infine nella pattumiera. "Tutte le stanze dovrebbero essere a posto, anche quelle che non ho mai utilizzato, come per esempio lo sgabuzzino o la stanza da letto... sono tutte ben sistemate ed adatte ad affrontare ogni tipo di evenienza." Chiudendo nuovamente il cassetto in cui era situato il secchiello per la spazzatura, Aziraphale si strofinò le mani e si voltò nuovamente verso l'amico.

... Il quale adesso lo stava guardando in maniera malvagiamente compiaciuta.

... Cosa?

Che era successo? 
Aveva fatto qualcosa di strano? 

"Aah, ma davvero?" Chiese infine l'ex demone, in un tono particolarmente furbo e sibilante, strisciando maliziosamente verso l'ex angelo.

Ad Aziraphale non piacque affatto quel tono.  

"Pronti per ogni evenienza, dici?" Aggiunse poi, inarcando un elegante sopracciglio.
"Sì...?" Rispose confuso Aziraphale, aprendo un piccolo cassetto e tirandone fuori delle stoviglie. "Certo. E' quello che ho detto."

O almeno, sperava fosse così. 

Il dubbio di aver detto inconsciamente qualcos'altro, stava cominciando ad insinuarsi lentamente nel suo cervello.

"Quindi... la tua stanza da letto è pronta per... tutte le evenienze?" Chiese nuovamente l'ex demone, alzando suggestivamente entrambe le sopracciglia. "Tipo... tutte tutte?"

...

Oh.

... OH.

OH, CHE-... Brutto maleducato! 

Aziraphale lo colpì prontamente al braccio con con un grosso cucchiaio. "CROWLEY!!"

L'ex demone emise un piccolo lamento di dolore, per poi scoppiare in una fragorosa risata. "Cosa?? L'hai detto tu, non l'ho detto io!" 

"Volevo dire che-... Io- URGH!" Non riuscendo bene ad esprimersi, Aziraphale sbuffò rabbiosamente dalle narici, lanciando l'ennesima occhiataccia verso l'amico. "Insomma! Lo sai benissimo cosa intendevo! Volevo dire che è adatta per dormire!" 

"Questa è solo una evenienza." Puntualizzò Crowley, ficcandosi le mani in tasca e cominciando a girare in tondo all'amico con delle movenze tipicamente serpentine.

"Crowley, spostati! Mi dai fastidio!" Disse Aziraphale, scacciandolo nervosamente con una mano. Ormai l'ex angelo era sicuro di essere arrossito fino alla punta delle orecchie... e quel disgraziato se la gongolava che era una meraviglia!

"Stai sviando la conversazione, è molto sospetto." Rispose serio Crowley, evitando la mano dell'amico e spostandosi dall'altro lato. "Quando ho frugato nel tuo armadio non ho fatto tanto caso alla stanza in sé... chissà cosa mi sono perso... cosa hai nascosto in quegli adorabili cassettini-"

"NULLA!" Lo zittì Aziraphale, poggiando le stoviglie sul tavolo eccessiva forza. "Girati quella roba e mangiamo, per cortesia, stai cominciando a diventare particolarmente fastidioso!"

Ignorando completamente le minacce dell'amico, Crowley se la rise soddisfatto, prendendo una forchetta a caso e cominciando a mescolare distrattamente i suoi spaghetti nel piatto. 

Mentre mescolava con poco impegno il composto, Crowley notò del movimento con la coda dell'occhio, e quindi alzò per un attimo la testa, osservando l'amico incuriosito.
 
Aziraphale si stava togliendo la giacca. 

Il ghigno di Crowley si fece nuovamente spazio sul suo viso, allargandosi in maniera abbastanza inquietante. "Senti caldo?" Chiese poi, in tono scherzoso.

"Non voglio sporcarmi." Ribatté secco Aziraphale, piegando la giacca e appoggiandola su uno dei mobili più lontani al tavolo. "Dovresti toglierla anche tu, piuttosto."

"Ah- Uuh-" Balbettò involontariamente Crowley, preso completamente alla sprovvista. 

Aziraphale notò immediatamente il cambiamento nell'atteggiamento dell'amico, guardandolo con sospetto.

"No, io... sto bene così." Rispose infine l'ex demone, concentrandosi diligentemente sulla sua mansione.

Indispettito com'era però, Aziraphale decise di scavare più affondo nella questione e di non mollare la presa, questa volta. "Ma l'hai comprato oggi. Sarebbe davvero un peccato se si sporcasse."

"Si può sempre lavare." Fece spallucce Crowley, ignorando lo sguardo dell'amico.

Aziraphale si ammutolì in modo fin troppo sospetto. 

Crowley iniziò a sudare freddo. 
Non riusciva a trovare il coraggio di alzare lo sguardo verso l'amico, ma nonostante ciò poteva comunque sentire il suo sguardo insistente bruciargli addosso.

L'ex demone prese con indifferenza in mano un forchettata di spaghetti.
"Quindi-"

"Togliti la giacca."

Crowley si bloccò di scatto, alzando finalmente lo sguardo ed osservando sbigottito l'amico. "Come scusa?"

"Togliti la giacca." Ripeté in maniera più gentile Aziraphale, accennando anche un piccolo sorriso.

Nonostante il tono particolarmente cordiale, Crowley si sentì raggelare il sangue.

"... Non voglio toglierla." RIbatté infine, ignorando nuovamente l'amico.

"E perché non vuoi toglierla?" Insistette l'ex angelo, avvicinandosi lentamente verso l'amico.

"Perché è comoda e perché voglio tenermela addosso! Saranno fatti miei, o no!?" Urlò infine Crowley, cercando di apparire il più minaccioso possibile.

Il suo patetico tentativo purtroppo impallidì totalmente, di fronte alla apparente calma serafica dell'amico, la quale, non preannunciava sicuramente nulla di buono.

...
Forse non avrebbe dovuto urlare.

"Toglitela." Ripeté l'altro una terza volta, in tono glaciale.

"No!! Ma sei sordo!? Ho detto che-"

"Crowley, togliti immediatamente quella giacca!" Ordinò infine l'ex angelo, con un tono più elevato, avendo raggiunto evidendemente il limite della sua pazienza.

Crowley si ammutolì, serrando la mascella e puntando lo sguardo impavido in quello rabbioso dell'amico.

...
Oh, beh.

Ci aveva provato, non era di certo colpa sua.

Era letteralmente con le spalle al muro, adesso.

Restava soltanto una cosa da fare e, anche se a malincuore, Crowley l'avrebbe fatta. Non c'era altra via d'uscita.

Dopo qualche secondo di titubanza, in cui i due amici si guardarono silenziosamente negli occhi, Crowley scattò alla velocità della luce, fiondandosi fuori dalla porta e puntando verso le scale, tentando di fuggire verso il piano inferiore.

"CO- Crowley!!" Aziraphale gli corse dietro, arrancando con decisamente maggiore difficoltà rispetto all'agile demone.

Una volta aver raggiunta la libreria, Crowley uscì velocemente dalla stanza sul retro, zigzagando fra i vali scaffali e cercando di raggiungere il grosso portone d'ingresso il più velocemente possibile.
Per uno strano scherzo del destino, però (e anche per il fatto che la sfiga e Crowley sembravano andare praticamente a braccetto, da lì ad un paio di giorni) Crowley, inciampò in uno dei grossi tappeti della libreria, schiantandosi clamorosamente al suolo e dando così all'amico la possibilità di intercettarlo e raggiungerlo. 
In un ultimo gesto disperato, l'ex demone tentò di alzarsi nuovamente in piedi, cercando di incanalare tutte le sue forze in un ultimo balzo verso la porta d'ingresso... quando Aziraphale riuscì ad afferrarlo da un lembo della giacca, facendogli perdere ancora una volta l'equilibrio e spedendolo nuovamente a terra, trascinandosi, stavolta, anche l'amico d'appresso. 

"ARGH!!" Urlò l'ex demone, battendo dolorosamente schiena sul pavimento e tentando di dimenarsi nella stretta dell'amico, il quale l'aveva prontamente bloccato al suolo, stringendolo in vita come se fosse una specie di koala troppo cresciuto. "MOLLAMI!!" 

"NO!! N-gfh-" Tentò di controbattere Aziraphale, soffocando leggermente nel dire il resto delle sue parole per colpa del suo attuale ostaggio, il quale stava tentando di spintonargli violentemente la faccia all'indietro con una delle sue lunghe braccia.
Aziraphale gli morse un dito.

"AH!!-" Urlò sorpreso Crowley, bloccandosi immediatamente e spalancando completamente gli occhi, guardando l'ex angelo in modo shockato. "Mi hai- TU mi hai MORSO!!" 

Aziraphale girò titubante gli occhi, guardando il suolo con sguardo colpevole, ma continuando a non mollare la presa ferrea sull'amico. "... Sì, io- io, l'ho fatto."

"Vergognati!! E tu saresti un angelo!!" Sbottò nuovamente Crowley, stringendosi la mano infortunata al petto, in modo abbastanza ridicolo.

"Beh, attualmente no, in realtà-"

"Un criceto, ecco cosa sei!!" Lo interruppe nuovamente Crowley, arricciando rabbiosamente il naso.  "Uno stupido, soffice ed irascibile criceto azzanna demoni!!"

"Crowley, non-"

"E con soffice intendo sovrappeso!!"

Aziraphale inalò bruscamente dalla bocca, guardando l'amico in maniera sconvolta, aggrottando furiosamente le bionde sopracciglia di fronte alla terribile offesa. Senza ribattere all'insulto poco gentile dell'amico, l'ex angelo mollò velocemente la presa, scagliandosi violentemente sull'amico ed afferrando la zip della sua giacca, tentando così di forzarne l'apertura. 
Crowley gli bloccò subito le mani, tentando inutilmente di disarcionarselo di dosso con dei movimenti degni di un toro infuriato.

La piccola (ma intensa) lotta durò solo qualche secondo, finché, alla fine, Aziraphale non l'ebbe finalmente vinta, riuscendo ad aprire completamente la nefasta giacca e rivelando, sotto di essa, ciò che l'ex demone stava tentando con tutte le sue forze di tenergli  nascosto.

Crowley grugnì furiosamente dalla rabbia, lanciando, in fine, un'ultima, veloce occhiata verso la macchia sul suo petto, digrignando i denti in un misto di nervosismo e tensione.

Era... decisamente più grossa di quanto non ricordasse.

Sopra di lui, Aziraphale fece lo stesso respiro shockato di poco fa,  segnando con un dito accusatorio prima l'enorme e disgustosa macchia e poi l'amico sdraiato per terra. "...NO."

"Nghk-" Crowley si contorse un'ultima volta in modo abbastanza patetico, evitando lo sguardo dell'amico e mettendo su la versione "per persone dure" di un broncio offeso.

"TU... l'hai macchiata!"

"SI'!!" Confessò finalmente Crowley.  "Sì! L'ho macchiata! Non l'ho fatto apposta, se la cosa può interessarti! E' stato un incidente!" Rispose poi seccato l'ex demone, il quale adesso aveva smesso di contorcersi e stava fissando l'amico con sguardo di sfida. 
Era la verità, dopotutto, era stato solo uno stupido incidente! Avrebbe voluto evitare di far sorgere inutili discussioni, MA, a quanto pare, l'amico era diventato molto più testardo e sospettoso di quanto non fosse già in precedenza! 

Sbuffando scocciato, l'ex demone si sdraiò definitivamente a terra, incrociando le braccia al petto in maniera difensiva.
Aziraphale gettò un pesante sospiro, mollando la presa e mettendosi seduto sulla gambe dell'amico, continuando a bloccarlo saldamente al suolo. "Ma come hai potuto macchiarla!? L'hai indossata solo per qualche ora!" 

"Un bambino mi è arrivato addosso! Senti, non volevo macchiartela, anzi, non volevo neanche dirtelo, perché sapevo che avresti esagerato!"

"Esagerato-"

"SI'! Sì, esagerato! Guarda un po' che hai combinato!" Disse infine Crowley, spalancando le lunghe braccia.
 
Riprendendosi finalmente dalla foga del momento, Aziraphale osservò attentamente l'amico, seguendo con lo sguardo il movimento delle sue braccia e spostandolo nuovamente sul suo viso, notando solo adesso i suoi capelli scompigliati ed i vestiti eccessivamente spiegazzati.
Con suo grande imbarazzo, notò anche la posizione che avevano inavvertitamente assunto durante la lotta, la quale non sembrava rientrare in alcun modo sotto la definizione di "consono" .
Arrossendo come un pomodoro fino alla punta delle orecchie, Aziraphale si rimise in piedi, barcollando leggermente ed inciampando goffamente sui suoi stessi passi.
Successivamente, iniziò a sistemarsi i vestiti, schiarendosi la voce, ed osservando nuovamente l'amico ancora steso al suolo.
Aveva nuovamente incrociato le braccia.

"Hai- hai ragione, scusami. Ho perso per un attimo il controllo, è vero, ma, devi chiedere scusa anche tu. E per bene, questa volta. " Disse infine, assumendo un'aria più seria. "Mentirmi spudoratamente in quel modo e pretendere che io  non me ne accorga! Per cosa mi hai preso, per un idiota!?"

Crowley alzò un sopracciglio. "...No?"

"Crowley-"

"OK, OK, scusami. Hai ragione, non volevo macchiarti la camicia... te le smacchio io, lo giuro." Disse poi l'ex demone, alzando le mani in segno di sconfitta.

"... Non c'è bisogno." Sospirò l'ex angelo, allungando una mano verso l'amico. "Vieni, alzati. Andiamo a mangiare, che si fredda tutto."

Dopo qualche attimo di titubanza, Crowely afferrò la mano dell'amico, rimettendosi in piedi e sistemandosi a sua volta, togliendosi della polvere di dosso. Uno scricchiolio poco piacevole, causato dal movimento improvviso, provenne dalla sua schiena, e l'ex demone emise un piccolo lamento di dolore, per poi guardare subito dopo l'amico con un'espressione sconvolta in viso. 
L'ex angelo ricambiò il suo sguardo con uno altrettanto terrorizzato. 
Dopo essersi accertati che non fosse successo nulla di grave, i due amici di avviarono nuovamente in cucina, dove cominciarono finalmente a mangiare il loro pasto.

... Il quale, però, non sembrò riscuotere particolare successo.

"Urgh." Lamentò Crowley, poggiando la forchetta dentro il piatto e facendo una smorfia schifata. "Questa roba fa schifo."

"Umh, beh..." Rispose Aziraphale, chiudendo gli occhi e pulendosi delicatamente le labbra con un tovagliolo, tentando di sopprimere a sua volta un piccolo conato disgustato. "diciamo che non è il cibo del Ritz, ecco."

"A proposito del Ritz, tu quanto hai guadagnato oggi? Pensi che potremo farci una capatina veloce, domani?" Chiese speranzoso l'ex demone, spostando la ciotola di lato e puntando verso la bottiglia di vino rosso situata al centro del tavolo.

"OH, beh, non credo sia una cosa molto saggia da fare, caro." Rispose cordialmente Aziraphale, osservando gli spaghetti nel suo piatto e lanciando un'occhiata contrariata verso la forchetta, indeciso se lasciar perdere la cena e seguire a ruota l'amico indugiando in qualche sorso in più di vino, oppure ascoltare il lamento disperato del suo stomaco e continuare a mandare giù il pasto.

Decise di scegliere la seconda opzione.

"Meh... Dobbiamo sollevarci il morale, in qualche modo." Continuò  l'ex demone, osservando con disappunto la bottiglia nelle sue mani.

"Lo so, ma... le cose, per il momento, non sono più come prima. Andare al Ritz, fra l'altro,  significherebbe sperperare tutti i nostri soldi inutilmente." Disse l'ex angelo, prendendo un'altro boccone insipido di spaghetti

Crowley fece un'altra smorfia. "Tsk, che palle i soldi."

"Li hai inventati tu, se non ero."

"Ho contribuito! Contribuito. E' diverso. Molto diverso. Parecchio diverso." Lo corresse con astio l'ex demone, prendendo un'altro sorso dalla bottiglia.

"Giusto, giusto." Ridacchiò Aziraphale, pulendosi nuovamente il viso col tovagliolo ed allungando, con l'altra mano, il bicchiere vuoto verso l'amico; il quale lo riempì prontamente quasi fino all'orlo.
"Mh!- Magari possiamo andarci insieme, al super mercato, domani. Possiamo decidere per bene cosa comprare, ed io ho un sacco di libri di ricette! Riusciremo sicuramente a fare qualcosa... ho anche fatto un corso di cucina una volta!" Suggerì eccitato il libraio, portandosi il bicchiere alle labbra.

Crowley sembrava essere abbastanza scettico della cosa. "Sì... nel 1760."

"La buona cucina è sempre buona cucina." Puntualizzò allegramente l'ex angelo, prendendo un'altro sorso di vino. 
Crowley continuò a guardarlo in modo impassibile, alzando lentamente entrambe le sopracciglia. "... Che c'è? Perché mi guardi in quel modo?" Aggiunse successivamente Aziraphale, in tono leggermente offeso.

"Senza offesa angelo, ma ti ho visto alle prese con il bollitore elettrico e non ho delle aspettative molto alte."

Aziraphale emise un piccolo verso indignato, poggiando pacatamente il bicchiere sul tavolo. "Beh, quello è- è diverso! Non ho mica seguito un corso, per quell'affare."

L'ex demone girò gli occhi al cielo, appoggiandosi allo schienale della sedia e borbottando infine delle scuse poco sincere all'amico, per poi continuare a sorseggiare bellamente direttamente dalla bottiglia.
Una volta che entrambi decisero di averne avuto abbastanza di quella deludente cena, si spostarono in salotto, dove continuarono a bere del vino scadente finché l'ex demone non decise che si era fatto abbastanza tardi e che sarebbe dovuto tornare al suo appartamento a sistemare un po' le cose (Dopotutto non era neanche sicuro di aver chiuso per bene la porta di casa a chiave, quella mattina...).
Prima di andarsene, Aziraphale lo bloccò nuovamente, sparendo per qualche istante nella camera da letto e riapparendo subito dopo, con una nuova camicia pulita fra le mani, la quale porse ovviamente all'amico, in segno di perdono.
Una volta che Crowley fu cambiato e che la camicia sporca fu messa in ammollo con dell'acqua calda, l'ex demone porse finalmente i suoi saluti, avviandosi silenziosamente lungo la strada e barcollando soltanto qualche volta.
Dopo aver osservato con parecchia apprensione l'amico svoltare l'angolo, Aziraphale chiuse la porta d'ingresso, abbassando per bene le serrande e girando anche la chiave nella serratura. 

Per fortuna, questo suo piccolo ed accorto rituale umano era diventato una specie di abitudine per lui... anche se, all'inizio, lo faceva soltanto per il gusto di farlo e non perché avesse davvero bisogno di chiudere minuziosamente a mano tutto il negozio.

Oh, beh, citando la frase di poco fa, fortunatamente era stato un angelo abbastanza ridicolo.

L'unica cosa che non faceva mai, in realtà, era quella di girare il piccolo cartellino che annunciava alla clientela se la libreria fosse aperta o meno... ma soltanto perché questo piccolo particolare, stranamente, sembrava sfuggirgli continuamente di mente.

Il cartellino, infatti, mostrava perennemente la parola "Chiuso", scritta in grosse e fiammeggianti lettere cubitali.

... 
Mhh. Avrebbe dovuto ricordarsi di girarlo, domattina.

Avviandosi verso le scale, lo sguardo di Aziraphale cadde, per caso, sui polverosi volumi impilati uno sopra l'altro sulla sua scrivania, i quali erano destinati alla grande vendita di mercoledì.
Preso momentaneamente da un piccolo senso di sconforto, decise di avvicinarsi, per un breve istante, ad osservarli un'ultima volta.

Sospirando lievemente, l'ex angelo accarezzò nuovamente la stessa copertina che aveva avuto sottomano poche ore prima, quando era intento a parlare al telefono con quel tale, osservandola con estrema tristezza.

Purtroppo non c'era nient'altro da fare... Sperava soltanto che, questo suo piccolo sacrificio sarebbe stato messo in conto, in un modo o nell'altro e che i nuovi proprietari dei libri (urgh, non riusciva neanche a pensare a quel termine, senza provare una profonda fitta al cuore)sarebbero state delle persone a modo e li avrebbero trattati con il giusto riguardo.

Un leggero soffio di vento, proveniente da un punto non identificato della libreria, mosse quasi impercettibilmente il lembo di uno dei fogli che erano situati sulla sua scrivania e lo sguardo di Aziraphale si posò su di esso; Era il foglio su cui aveva scritto i vari calcoli della giornata e su cui aveva anche annotato il prezzo finale per l'acquisto dei volumi che stava attualmente ispezionando.
Prima che riuscisse a domandarsi da dove potesse mai essere entrato quello strano spiffero, ora che tutte le sue finestre erano state completamente chiuse per la notte, Aziraphale afferrò distrattamente il pezzo di carta, rileggendone il contenuto con curiosità. 

... 
Mentre leggeva e rileggeva incessantemente quelle poche righe scritte a mano, un pensiero, fugace e tutt'altro che angelico, si stava lentamente facendo spazio nel suo cervello, portandolo a rivalutare alcuni punti fondamentali della tediosa trattativa sotto mano.

Il professore con cui aveva parlato al telefono sembrava possedere molti soldi... ed in più i libri che gli avrebbe consegnato erano davvero molto rari e molto preziosi; senza contare che nessuno avrebbe mai, in alcun modo, potuto contestarne il prezzo, dato che probabilmente ne esistevano soltanto una manciata di copie sparse in tutto il pianeta. 
Il prezzo poteva benissimo essere riveduto una seconda volta, dato che, per esclusiva colpo del tizio, Aziraphale non era riuscito a comunicargli a quanto ammontava la somma della spesa totale, quel pomeriggio.

Inoltre, lui e Crowley erano in una situazione davvero spiacevole, e sicuramente non sarebbe stata una poi una così grande cattiveria, se avesse voluto gonfiare ulteriormente il prezzo. 

Dopotutto, a loro, i soldi servivano molto più che a lui, momentaneamente ed il tale sembrava essere davvero parecchio predisposto a spendere dei soldi, fino a sfociare quasi nella noncuranza.

Stringendo nervosamente fra le mani il foglio, Aziraphale serrò le mascelle, espirando lentamente dalle narici nel tentativo di calmare un po' i nervi.

... No. Non poteva essere considerata una cattiva azione. 
Non stava facendo del male a nessuno, dopotutto. 

... Giusto?

Sì.
Sì, giusto.

Stava soltanto mandando avanti gli affari. Era così che funzionava sulla Terra e lui non avrebbe potuto fare nulla per cambiare lo stato effettivo delle cose... specialmente adesso.

Lo stava facendo anche per Crowley,  tutto sommato. 
L'ultima cosa che voleva era avere in giro un ex demone depresso che vagava disperato a lamentarsi per il suo negozio. 
Non sarebbero potuti andare molto lontano, in quelle condizioni.

E comunque, come aveva detto già prima, il tizio aveva veramente un mucchio di soldi... non si sarebbe neanche reso conto della spesa eccessiva...

Sbuffando con decisione, Aziraphale sistemò meglio i libri sul bancone, girando dall'altro lato della scrivania e portandosi dietro il foglio. Senza tentennare neanche un istante, l'ex angelo inforcò gli occhiali, prese la penna più vicina che potesse trovare sul tavolo e modificò, con molta cura, la prima delle tre cifre del prezzo originale. 

Ora.
Tanto per chiarire un po' meglio la situazione, il prezzo originale dei libri era un numero a tre cifre, di cui, la prima, era un semplice 1. 

L'unica cosa che Aziraphale fece, fu quella di trasformare quel semplicissimo numero 1 in un altrettanto semplice numero 2. Nulla di che.  
Aveva a malapena fatto due piccoli tratti con la penna, non poteva essere poi così grave.

Una volta che ebbe finito la modifica, Aziraphale posò la penna, si tolse gli occhiali ed evitò in qualsiasi maniera esistente al modo di poggiare nuovamente lo sguardo sul famigerato foglio di carta, risistemandolo freneticamente al suo corretto posto. 


Ok.

Era tutto ok.

Poteva andare bene, non aveva fatto nulla di male.

Nulla di male...


Scuotendo nervosamente la testa, Aziraphale si diresse infine verso le scale, incamminandosi finalmente verso il suo appartamento.
Una volta salito l'ultimo scalino, l'ex angelo si passò nervosamente una mano sulla faccia, cercando di riprendere il controllo sul suo corpo, il quale aveva preso a tremare in modo inspiegabile.

Era... davvero molto stanco, tutto qua.

Non si era mai sentito così, e sinceramente aveva sempre sperato che le cose sarebbero continuate ad andare avanti in quel modo per tutto il resto dell'eternità. 
Purtroppo, si era sbagliato, ma adesso era inutile piangere sul latte versato. Doveva darsi una mossa.

Non possedendo un pigiama, e per paura di rovinare i suoi vestiti migliori, Azirapahle decise semplicemente di togliersi i vari indumenti e di dormire in canottiera e mutande; dopotutto aveva molte coperte, nascoste dentro gli armadi e la serata era pur sempre una serata estiva, anche se un po' più fresca, e dentro casa non si stava poi così male.
Trattenendo a stento uno sbadiglio (più per testardaggine che per altro), l'ex angelo alzò le pesanti coperte e si ficcò sotto il letto, sospirando di sollievo.

... Oh.

Non credeva fosse davvero così... così rilassante stendersi sotto le coperte.

Gli occhi di Aziraphale si chiusero in maniera quasi automatica, cullandolo immediatamente in un buio rassicurante ed offuscandogli lentamente tutti i pensieri, finché anche l'ultima, piccola preoccupazione che gli girava per la testa, non divenne che un vago ricordo lontano.

Nonostante i sensi di colpa che gli attanagliavano il petto, l'ex angelo riuscì comunque ad addormentarsi con un piccolo e sereno sorriso sul volto, sognando il domani e pregustando già nella bocca le leccornie decenti che avrebbero finalmente potuto degustare.


Non sapeva, in realtà, di aver appena commesso il suo primo, piccolo errore ... e sinceramente non avrebbe continuato a capirlo ancora per un bel po' di tempo.

Ma come dargli torto? 

Errare è sempre stato, e sempre sarà, un comportamento prettamente umano, dopotutto.




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Ma salve!!
Chiedo scusa per l'ENORME ritardo, ammetto di essermela presa un po' comoda ma, sinceramente, ero rimasta completamente bloccata ad un certo punto della storia. Mi ci sono volute settimane per riuscire a scrivere quello che effettivamente volevo scrivere, ma spero che ne valga la pena. 
Fatemi sapere la vostra, per favore! Ditemi se la storia vi sta piacendo e urlatemi in faccia se invece vi sta facendo schifo!
Aspetto le vostre opinioni con ansia!:3 A presto! 
-Hex.

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