DIKJ: The Madman, the Big One and the Monster

di Thanos 05
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


(Spin-off di "JIID: Story of a thief")

Capitolo 1

Non fu un giorno tipico, ovvio, non ero in casa mia, anzi non ero neanche nella mia città, ero finito in questa piccola cittadina dimenticata da Oum a fare una commissione per mio padre: ritirargli i vestiti nuovi dal suo sarto di fiducia. 
Malgrado non capissi il perché di affidarsi a una sartoria così lontana invece di una delle tante a casa nostra, non potei non acconsentire ad una richiesta di mio padre.
"Chissà, magari la qualità compensa la distanza"
<< Ecco a te Drake. >> Disse il proprietario nonché unico dipendente della sartoria, mentirei se dicessi che la sua stazza non mi aveva impressionato:
Alto, grosso e possente, un viso da duro adornato da folte basette e un paio di occhiali tondi sugli occhi, che sfiguravano su quel corpo da lanciatore di tronchi.
Ma la parte più curiosa erano le mani: non avrei mai pensato che quelle dita a salsicciotto, grosse all'inverosimile, potessero lavorare con macchine da cucito, ne scopro sempre una nuova.
<< Grazie, signo- >> Mi interruppe prima che potessi finire la frase.
<< Chiamami Igor, non vedo ragioni per essere formali, manda i miei saluti a tuo padre, mi è dispiaciuto che non sia venuto questa volta, ci facciamo sempre una bella chiacchierata in queste occasioni. >> Rispose il bestione con un sorriso sul volto.
<< Purtroppo aveva troppi impegni per venire. >>
<< Capisco, non sai che paura mi hai fatto quando ti ho visto, per un attimo pensai che Dominik si fosse ringiovanito vista la somiglianza, non sapevo neanche avesse un figlio. >>
Si mio padre non ha mai parlato molto di me, o almeno non era entrato nel dettaglio, per molti suoi vecchi amici "Drake" era l'acronimo di un suo antifurto brevettato, e se non parlava di me di certo non diceva niente sugli altri. 
Me ne stavo per andare dalla sartoria, quando Igor mi richiamò. 
<< Ah, scusa se sono di disturbo, ma se vedi mio figlio Ivan puoi dirgli di rientrare? Ormai il suo coprifuoco è passato da un bel po'... non puoi sbagliare, spicca per altezza in mezzo a tutti gli altri ragazzi, come il suo vecchio d'altronde. >>
Solo allora notai che era veramente tardi, ormai si cominciano a intravedere le prime stelle, mi ero trattenuto a sufficienza, sistemai i vestiti dentro la mia valigia, mi ripulii in fretta gli occhiali e comincia a dirigermi verso la porta. 
<< Lo farò. >> Promisi prima di uscire.
Una volta essermi allontanato mi voltai di nuovo verso il negozio, la scritta "Volkov's" faceva da insegna a quel che a un primo sguardo pensavo che fosse un negozio di serie C, ma devo dirlo, l'interno è molto migliore di quel che il posto fa sembrare. 
Mi incamminai verso il motel in cui alloggiavo, dando un rapido sguardo a questo posto durante la notte, devo dirlo... è abbastanza squallido. 
<< Spazzatura per terra, barboni, lampioni che non funzionano, tra tutti i posti proprio qua mi doveva mandare, eppure lui sa che avrei un compito più importante di andare a prendergli un nuovo abito! >>
Mi fermai quando notai che davanti a me si stavano facendo sempre più vicine delle luci, di certo non potevano essere i fari di una macchina visto che qui era una zona solo per pedoni, anche se non mi aspettavo che questa gente seguisse le regole, anche quelle basilari. 
<< Motociclette? >> Un gruppo di centauri è proprio quello che mi aspettavo da queste periferie, vediamo cosa fanno potrebbero tornarmi utili.
Si avvicinarono e mi circondarono, andavano in cerchio sui loro mezzi girandomi intorno come avvoltoi, avevano tutti un casco da motociclista e un cappotto di pelle, sarebbero stati quasi minacciosi se non fosse per un unico dettaglio... per essere una gang di motociclisti... ci dovevano essere delle moto, non biciclette, che delusione. 
<< Ehy nerd, che bella valigetta che hai! >> Nerd? Soltanto per il mio camice nero e gli occhiali? 
Uno di loro si fece audace e cercò di andarmi contro prendendomi la valigetta, peccato che non riuscì a strapparmela di mano, infatti cadde dalla bicicletta finendo con la schiena a terra, giuro di aver sentito qualche osso scricchiolare. 
<< Ti serve una mano? >>
La stessa persona non si arrese e tentò in tutti i modi per strapparmela di mano, ma anche con tutta la forza non riuscì a farmi mollare la presa. 
<< Ma hai le mani fatte di titanio!? >>
<< Si. >> Gli rifilai un gancio dritto in volto, facendolo volare contro uno dei suoi amici in motocicletta. 
Erano in quattro, due a terra e gli altri due fermi a guardare lo spettacolo indietreggiando. 
<< M-ma perché continuo a fare questo stupido gioco?! >> Disse quello che ha provato a togliermi la valigetta, la voce non nascondeva il dolore per l'urto, ti tolse il casco facendo uscire dei lunghi capelli biondi. << Me ne vado! >>
<< Andiamo Jimmy! Non dirai sul serio. >> Disse il compagno che aveva colpito, anche lui si tolse il casco facendo vedere un paio di orecchie canine, ora che guardo meglio era molto più giovane di quel che pensavo, non è che la sua bicicletta aveva le rotelle? 
<< È da quando ho una ragazza che lo sto dicendo! Quel tipo mi ha appena dato una ragione in più per smettere di fare il "teppista", se ora anche tipi così mingherlini possono far così male con un pugno allora non ci tengo a continuare a fare questi stupidi scherzi! >>
Era una situazione un po' imbarazzante, mi sono appena trovato in mezzo a una litigata tra compagni di squadra, odio quando succede. 
<< Vuoi veramente che ritorniamo da Jack e glielo diciamo!? Quello ci ammazza! >>
<< Che si fotta quell'idiota, è da almeno otto anni che facciamo questo gioco e lui continua a crederci come se fosse veramente il "Grande Capo della Gang", ora mi sono scocciato. >> Si rimise il casco e riprese la bicicletta a terra, e anche se tutti gli altri cercarono di persuaderlo dal suo scopo lui riaccese il faro della bici e se ne andò... Devo dirlo, non mi aspettavo tutto questo
<< Adesso cosa facciamo?! Non abbiamo niente e abbiamo perso pure Jimmy! >> Si disperò il fauno cane, mentre un suo compagno dalle braccia tatuate tentò di consolarlo con una pazza d'incoraggiamento.
<< Su su, non è la fine del mondo Billy, magari Jack è di buon umore questa volta e sarà comprensivo! >>
<< Ne dubito Lars. >> Disse l'ultimo membro della squadra << È da due mesi che alla monosala non danno un film che gli va a genio! >>
<< Perfetto. proprio perfetto! Non abbiamo niente e abbiamo perso Jimmy, ora lui ci concia per le feste! >>
La loro disperazione gli fece dimenticare di me, per cui li riportai alla realtà.
<< Scusate... c'è la mia valigetta. >>
Tutti voltarono lo sguardo verso di me, con un'espressione scioccata, eppure tutti erano troppo spaventati per attaccarmi e provare a prenderla con la forza, ovvio visto il gancio di prima
<< Ehm... non preoccuparti, possiamo farne a me-. >>
<< Oh non avete capito, ve la do volentieri. >> Dissi porgendogli la valigia. 
<< D-davvero? >>
Non dissi niente continuando a porgergli la valigia come segno di assenso. 
<< Grazie mille!... aspetta, non è che poi ci vai a denunciare a qualcuno? >> Gridò quello che si chiamava Lars sospettoso, quanta diffidenza in questi paesani. 
<< Hai la mia parola, ma a una condizione: verrò con voi al vostro "covo", insomma dove c'è questo "Jack", sono curioso di conoscerlo. >> Il capo di una banda che incute timore in questi tre polli, chissà che tipo era. 
<< Ehm, non saprei, Jack non sarà feli- >>
<< Prendere o lasciare. >>
<< Ma ti di dico che- >>
<< Prendere. O. Lasciare. >> Scandii per bene le tre parole, magari avrebbe capito meglio. 
<< OK ok, accettiamo! >> Disse il componente del gruppo ancora senza nome intanto che Billy stava per prendere la valigia con un gran sorriso in volto, gli avevo appena risolto il problema del giorno. 
<< Oh per Oum! GRAZ-AAAAH! >> Il suo urlo riecheggiò per la strada mentre il peso della valigia lo trascinò con se nell'asfalto.
<< Ma che c'è qua!? >>
<< Cose. >> 
<< Mi potresti aiutare? >>
<< No, vedo che hai degli amichetti giusto? Fatti aiutare da loro. >> Gli altri due componenti della "gang" corsero all'aiuto del fauno, ma anche con tutti loro messi insieme ebbero grande difficoltà a sollevarla. 
<< Come facciamo con le biciclette!? >>
<< Lasciatele qua, trascinerete la valigia. >> Dissi come suggerimento, un po' di pietà l'avevo anche io. 
<< Ma... >>
<< La trascinerete per tutto il tempo fino al vostro "capo", altrimenti dovrete affrontare oltre a Jack anche la mia di ira, odio quando un patto viene annullato solo per incompetenza di una delle due parti, non mi importa se fate a turno o tutti insieme, l'importante è che svolgete questo compito. Capito? >>
Non ebbero voglia di replicare e seguirono gli ordini, penso che nessuno di noi si aspettava una giornata simile, per loro fortuna avevano il loro "covo" abbastanza vicino, e indovinate dov'era?
In una discarica... qualcuno qui vede troppi film, beh ormai ero lì, e volevo proprio vedere che tipo era questo "Jack". 

Nella discarica di quella piccola cittadina mancavano due cose a me molto care: il buon odore e il silenzio. 
<< Ecco! Così impari bestione! >> Disse, con un tono di voce molto alto, un ragazzo che vestiva con una larga felpa nera con cappuccio, il quale era abbassato e faceva vedere i lunghi capelli disordinati neri come la pece, ad adornare il tutto c'era una maschera da hockey, alzata però, che lasciava intravedere la carnagione scura del ragazzo e i suoi occhi color ambra. 
<< Per favore amico! Mio padre si starà preoccupando! >> Si lamentò il suo interlocutore, si mostrava come un ragazzo molto più grosso del suo amico, muscoloso, e la differenza di forma non era l'unico elemento che li distingueva, quest'ultimo aveva abiti molto migliori e ordinati rispetto al ragazzo con la felpa, inoltre era un fauno, un grosso e appuntito corno da rinoceronte era impossibile da non notare. 
Per cosa si stava lamentando? Di poter andare a casa, ma il suo capo aveva altri programmi per lui... ovvero giocare ancora e ancora ai videogiochi su una vecchia console!
<< Solo un'ultima volta Rhino! >> Ovviamente non era il vero nome del fauno, ma imparai presto che il disgraziato era solito dare soprannomi a tutti.
<< Lo dici ogni santissima volta Jack! Tanto tu lo sai che mi batti sempre! Non riesco a giocare con le mie mani grosse a questi giochi! >> Ed era vero, il fauno aveva le dita a salsicciotto e non riusciva a premere bene i tasti o a muoversi quando vorrebbe, non riusciva a giocare bene, e questo si traduceva con la onnipresente vittoria di Jack... 
<< Se ti arrendi non lo saprai mai amico! Magari la prossima volta vinci tu! >> Ovviamente neanche Jack ci credeva, sapeva benissimo che era più probabile che un ursa passasse attraverso la cruna di un ago, per questo gli piaceva giocare con lui, adorava le vittorie facili. 

La discarica si presentava come una struttura abbastanza grande e spaziosa, tutto era nascosto con alti pali di legno adornati in cima con del filo spinato mentre sull'ingresso si ergeva un grande cancello di ferro arrugginito.
I miei tre accompagnatori, di cui intanto avevo scoperto che l'ultimo membro ancora nell'anonimato si chiamava Michael, erano grondanti di sudore e visibilmente distrutti, nulla di strano però, basti pensare che hanno dovuto, per la maggior parte del tragitto, trascinare la mia valigia formando una scia sull'asfalto.
<< Quindi, è questo il posto? >> L'unica altra cosa interessante sull'aspetto esteriore di questo luogo erano dei cartelli fatti a mano e incollati alla meglio sull'entrata, con scritte come: "Vietato l'accesso alle ragazze", "Chi disturba verrà fatto rotolare giù per la pila dei rifiuti" ed altre idiozie simili.
Non avevo voglia di leggerli tutti, alcuni avevano anche evidenti errori grammaticali... ma questo Jack quanti anni aveva?
<< O-oh non facci caso, quei cartelli sono lì da anni, forse anche prima di Jack, ma non ha mai avuto voglia di toglierli. >> Michael risolse il mio dilemma ma mi aveva dato da pensare, forse non erano la prima "banda" di questo posto, avrei reputato dopo se fare qualche ricerca.
Lars andò davanti al cancello per urlare che erano arrivati.
<< Parola d'ordine! >> Rispose una voce all'interno della discarica,
<< Andiamo Jack! Non possiamo farlo ogni volta! Sai che siamo noi! >>
<< Parola d'ordine! >>
<< E va bene! "Rubinetto Rosso Rubino"! >> E il cancello si aprì, quindi avevo sentito per la prima volta la voce del loro capo, posso descriverla solo come molto fastidiosa e insolitamente alta come volume, ma la cosa veramente fastidiosa era la crescente consapevolezza di trovarsi nel bel mezzo di un gioco per bambini.
<< Vediamo se vale il mio tempo... >> Mi addentrai dentro, seguito dagli altri, e sarò sincero: mi aspettavo di peggio.
Grandi pili di cianfrusaglie e spazzatura raggiungevano vette impensabili, eppure c'era una grande zona libera in mezzo a tutto questo caos con addirittura vari mobili messi come se fosse un salotto, spiccavano sopratutto una televisione di un modello abbastanza vecchiotto e un altrettanto vecchio divano posto davanti a esso, le cuciture e le molle esposte non facevano altro che aumentare ancor di più il suo aspetto decadente, seduto su di esso c'era un ragazzo che spiccava sopratutto per l'altezza, Ivan forse? 
<< Eccovi qua, ci avete messo una vita questa volta, non ditemi che vi siete di nuovo fermati dalla nonna di Lars per i biscotti! >> Incredibilmente il capo della banda non mi aveva ancora notato, se ne stava lì, vicino al pulsante per aprire e chiudere il cancello, con una ridicola maschera da Hockey e il cappuccio alzato, gli bastava vedere quattro figure e a lui andava bene.
<< Senti, Jack... non hai notato qualcosa di differente? >> Disse in maniera timorosa Billy, si sarà voluto togliere il dente il prima possibile.
<< Che intendi? Lars si è di nuovo fatto un finto tatuaggio? >>
<< No! Qualcosa di differente nel gruppo! >>
E poi il genio si mise a contarci.
<< Bhe siete in quattro come semp-... >> Poi cominciò ad aguzzare lo sguardo sulla sua banda, puntando ognuno di noi uno alla volta << Michael, Billy, Lars e... >> poi puntò verso di me, decisi di rendere le cose più facili.
<< Se te lo stai chiedendo, non sono Jimmy, l'ultima volta che l'ho visto se ne stava andando per raggiungere la sua ragazza. >>
Rimase in silenzio, con un tic all'occhio, pronto forse per una bestemmia o per urlare contro ai suoi sottoposti, incredibilmente fece tutti e due.
<< MA PORCO OUM! Ve l'avevo detto di persuaderlo dall'andarsene! CI VOLEVA TANTO?! >>
<< Ma... >>
<< Niente ma Cucciolo! >>Suppongo che fosse il soprannome di Billy. << Incredibile! Ora siamo solo in cinque! Può andare peggio? >> 
Ci fu poi qualche secondo di silenzio, interrotti poi da un jingle alla TV.
<< Ehy! Ho fatto un nuovo record Jack! >> Disse il grande ragazzo sul divano. 
<< C-cosa!? Mi prendi in giro!? Da qua! Non ci credo neanche se lo vedo! >>
E come se si fosse scordato di tutto andò a sedersi sul divano, strappando il controller al suo amico, per giocare, credo che fosse deciso a punire questa "offesa" di essere stato battuto a un videogioco, e l'offesa forse era più grave visto che l'altro ragazzo non deve aver giocato al meglio visto le grandi mani che si ritrovava. 
<< Posso andare a casa ora? >>
<< Eh no! Ora mi spieghi come mi hai battuto! >>
<< Ho premuto solo i tasti a caso! >>
I due cominciarono a discutere per ben cinque minuti, la voce di Jack superava quella del fauno, intanto io venni avvicinato da Michael. 
<< Ecco, ora è il momento in cui puoi andare via! È troppo distratto per controllarci! >> Per un secondo avevo pensato veramente di andarmene, avevo ben altre cose sui versare le mie energie, e non avevo tempo per... dei teenagers annoiati e intrappolati in questo gioco infantile, tuttavia... 
<< Non vedevo questa console in commercio da anni, non pensavo che nei cassonetti si potessero trovare simili rarità. >> Dissi mettendomi davanti allo schermo, di proposito, quella console era molto vecchia ed era praticamente fuori commercio, non se ne trovavano più in giro, se non ad alto prezzo, inoltre c'erano un sacco di giochi, per la maggior parte schifezze, solo allora notai come facevano ad avere una TV in questo posto, è tutto collegato ad un alimentatore, che teorizzai fosse ad un passo dall'esplodere.
<< Ehy! Togliti di mezzo nerd! Sto cercando di fare un nuovo record! >>
<< Non dovrebbe essere difficile, i punteggi su questo gioco sono imbarazzanti. >> Dissi indicando la parte dello schermo che segnalava i punteggi. << Sul serio, a malapena superi le cinquanta decine. >>
<< Oooh, ma guarda, il nerd pensa di far meglio! >>
<< Io so di far meglio, vuoi una prova? >> Jack disse a Ivan di dargli il suo controller, e questo felicemente me lo diede. 
<< Ah, Ivan giusto? Tuo padre mi ha detto di dirti che sei in ritardo per il coprifuoco. >>
<< VISTO JACK?! Ora meglio che vada! >>
<< Tu non vai da nessuna parte bestione! >>
<< Andiamo Jack! Si starà preoccupando da morire! >>
<< Sei più grosso di chiunque abbia mai incontrato, al di fuori di tuo padre, cosa diavolo devi avere paura!? Sai i patti, più tempo rimani e più confezioni di Bacon ti darò! >> Il fauno semplicemente trattenne una bestemmia e andò, come gli altri, a vedere la nostra partita, ho il sospetto che il pulsante per aprire il cancello fosse rotto visto che non erano scappati, o magari erano solo curiosi.
Almeno da quella chiacchierata appresi che bisognava prendere per la gola quel fauno, un informazione scontata forse ma di certo non futile. 
<< Era meglio se te ne andavi a casa! La tua mammina sarà preoccupata! >>
<< Temo che nel mio caso il problema non si ponga. >>
Il primo gioco fu un picchiaduro a incontri in 2D, nonché il primo di una fortunata serie ancora incorso.
Vi riassumo quei quarantacinque minuti di giochi. 
L'ho battuto al picchiaduro svariate volte, scelsi un personaggio mingherlino mentre lui andava sui personaggi muscolosi ma non li sapeva usare. 
Un gioco di kart dove l'ho superato di parecchi giri. 
Uno sparatutto, dove ho almeno quintuplicato il suo punteggio 
Un altro gioco di combattimento ma con dei mostri giganti, l'ho stracciato anche lì. 
E per finire, stranamente, un "Quiz game", non serve che commenti sul risultato.
Alla fine di tutto questo posso giurare di aver visto del fumo uscire da quella testa vuota di Jack, devo dirlo, per quanto sia stato deludente trovarmi un tipo del genere come "capo" di tutto questo è stato un piacere umliarlo in questo campo. 
<< Come diavolo ci riesci!? >>
<< Semplicemente conosco i comandi. >>
Sinceramente, potrei dire che ero un esperto di queste cose sin dalla più tenera età.
<< Comunque... spiegami come sei finito qui! >>
<< Non vuoi continuare? >> Bastava vedere le mani di Jack che stavano quasi per spappolare il controller per capire che non voleva continuare a giocare, od anche solo a parlare di videogiochi. 
<< No che non voglio! Ora dimmi... Perché sei venuto qui!? >>
<< Volevo vedere questa roba della "gang", francamente? Abbastanza patetico. Ma in verità tutto questo è iniziato quando quegli idioti dei tuoi sottoposti hanno provato a rubarmi la valigia. >>
<< Che valigia? >> Gli indicai la valigia che i suoi sottoposti avevano con se, mentre iniziavo a pensare che avesse bisogno di occhiali da vista.
Come un fulmine, corse da loro per sottrargli la valigia, per poi cadere a terra miseramente, non si era davvero chiesto il perché quella valigia la portavano in quattro?
<< Che cosa in nome di Oum ci sta qua dentro!? >>
<< Aprila e lo scoprai. >>
<< E come diavolo si apre? >>
<< C'è un codice a tre cifre genio, ed hai finito gli aiuti, ora cavatela da solo >>
Dissi mettendo un nuovo gioco nella console, se dovevo stare qui tanto valeva fare qualcosa di divertente.
Vi risparmio la scena da cartone animato, dico solo che Jack non aveva la pazienza per provare tutte le combinazioni possibili e provò, dopo appena cinque tentativi di combinazioni casuali, a forzarla: piedi di porco, lamette e perfino il corno di Ivan! Ma niente!
<< Allora ci siete riusciti? È da mezz'ora che provate. >>
<< Ancora un attimo! Ci siamo quasi! >> Disse per poi provare a scassinarla usando il corno di Ivan, o provare a romperla a quanto pare, risultati deludenti, guardai lo scroll intanto, era abbastanza tardi rispetto alla mia tabella di marcia. 
<< Ok, finiamola. >> Posai il joystick e andai verso la "gang", questi intanto stavano tentando di aprirla con un approccio più elegante, usando una forcina ispirati da qualche film, non so di chi fosse la forcina per capelli e non era mia intenzione fare domande. 
<< Se permettete... >> Portai avanti il braccio con la mano aperta in avanti, segno per ridarmi la valigetta.
<< Oh no damerino! Questa cosa non se ne va finché non la apria- Ehy fermati! Sto parlando con te! >> Lo ignorai e andai a riprendere l'oggetto, ma ovviamente a Jack la cosa non piaceva e mi mise una mano sulla spalla per richiamarmi, odio quando gli adolescenti sono così insistenti!
<< Chi ti credi di ess- >> Mi girai di scatto e gli rifai un pugno dritto in volto facendolo volare verso un cumulo di rifiuti, atterrò in mezzo a degli pneumatici e rimase gambe all'aria.
<<... Proprio come a Jimmy >> Disse Michael.
<< Esatto proprio come a lui, non posso parlare di perdita di tempo, è stato divertente giocare a quei vecchi giochi ma ora ho altri impegni. >>
Mi diressi verso il cancello chiuso, purtroppo il pulsante per uscire ha avuto un corto circuito, così presi una delle sbarre e lo aprii manualmente, senza sforzo.
<< Dove credi di andare!? >>
Jack tornò alla carica, più furioso di prima, e a dirla tutta mi sorpresi, lo avevo colpito con molta più forza rispetto a Jimmy ed era ancora cosciente e nel pieno delle forze.
<< Amico, forse dovresti calmarti! >> Cercò di mediare Ivan, tra i due probabilmente era il più idiota ma almeno sapeva quando una battaglia era finita, Jack no.
<< E cosa vuoi fare? Prendermi a pugni? >>
<< Si! >>
<< Non sarebbe più utile usare una mazza o qualcosa di simile? >>
Sembrò sul punto di replicare per poi abbassare la mano e non dire niente andando a frugare in una cassetta per gli attrezzi per poi tirar fuori un cacciavite.
<< Non abbiamo un piede di porco? >>
<< Ma se lo hai lanciato fuori dalla discarica perché non riuscivi ad aprire la valigetta! >> rispose Billy
<< Dettagli! >> Poi alla fine si accontentò di una chiave combinata.
<< Con questo non farai più il gradasso! >> Urlò trionfante prima di accorgersi che ero ormai alle sue spalle.
Gli rifilai un altro gancio in faccia, l'impatto lo fece andare contro un altro cumulo di spazzatura, eppure... Si rialzò, ancora, ferito ma cosciente, gli altri intanto fecero un passo indietro, fu solo Ivan a prendere parola.
<< S-senti, perché non dimentichiamo tutto? >>
<< Gentile da parte tua preoccuparti del tuo amico, ma è stato lui a cominciare e penso che non si fermerà fino a quando non avrà avuto la sua rivincita. >> Dissi mentre un Jack ormai barcollante tentava di rialzarsi. << Ti arrendi? >>
<< Piuttosto uccidimi! >>
<< Oh, ok. >> Tirai fuori da una tasca del camice una pistola carica di polvere e gliela puntai contro tra lo sguardo spaventato dei presenti, sopratutto Jack.
<< Non dicevo sul serio! S-senti, regoliamo i conti in un altro modo! Come... come... >> 
Iniziò a riflettere, un lavoro arduo per lui credo, per aiutarlo cominciai a fare pressione sul grilletto, il suono dell'arma che si caricava poteva motivarlo.
<< Al parco! S-si, perché domani non regoliamo tutto al parco giochi!? >> Spero sul serio che non intendeva una sfida a chi andava più in alto con l'altalena, tuttavia... in fin dei conti potevo permettermi di spostare qualcosa nella mia tabella, non lo avrei fatto se non avessi trovato qualcosa per cui valesse la pena.
<< Ci sto, al parco domani pomeriggio alle sei, sarà meglio che non mi fate aspettare. >
Poi aprii il cancello di ferro manualmente, o per essere più corretto: lo sradicai dal terreno.
Potevo sentire gli altri sobbalzare intanto, sopratutto Jack, forse immaginando cosa potevo fare a loro, lo avrebbero scoperto presto in un modo o nell'altro.
Era buio pesto, nessuna anima viva per le strade e mentre andavo verso il mio motel mi arrivò una telefonata sullo scroll, lo presi e risposi già sapendo chi era. 
<< Si, scusa, devo posticipare il mio rientro, forse ho trovato qualcosa di interessante. >>



Note dell'autore:
Era da tempo che non pubblicavo! Complice la mancanza di idee e la pigrizia, ma da quando i miei OC erano comparsi nella storia di Manuel Darknight (che ringrazio a proposito per la supervisione e correzione di questi capitoli) avevo voglia di scrivere e pubblicare il loro "amichevole" incontro, di come si sono conosciuti, e come vedete già qui abbiamo Jack e Ivan in tutto il loro splendore! Non preoccupevi, presto vedremmo anche il nostro amichevole Kojo unirsi alla squadra!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo 2

Approfittai del tempo prima delle sei per fare un giro di routine, dal momento che dovevo rimanere in quello squallido posto, tanto valeva iniziare a familiarizzare con la zona.
Per cui, iniziai a memorizzare tutti i punti di riferimento del quartiere: c'era ovviamente la sartoria della famiglia di Ivan, il parco giochi, una libreria, una piazza, una drogheria, un ristorante e vicino ad esso un bar dall'aspetto miserevole.
Alle quattro del pomeriggio avevo praticamente fatto il giro di tutti i quartieri e vicoli, e, sopratutto, mi ero assicurato di acquisire qualsiasi informazione utile riguardo Jack e Ivan.

Arrivai al parco pubblico con almeno un'ora di anticipo e mi accomodai su una delle poche panchine non divorate dai tarli.
Rimasi lì ad aspettare Jack e la sua “gang”, ma alla fine si presentarono solo lui ed Ivan, e con un quarto d'ora di ritardo tra l'altro.
<< Gli altri? >>
<<... Scuola >> Mormorò nervosamente Jack, era pessimo come bugiardo.
<< Non siamo in estate? >>
<< Fanno un altro tipo di scuola, ok!? >>
<< Alle sei del pomeriggio? >> Decisamente un pessimo bugiardo.
<<... Si. >> Ma devo dargliene atto: almeno sapeva impuntarsi anche su una causa persa.
Tralasciando le ridicole scuse di Jack, il suo compagno non sembrava molto contento di essere lì con noi, non ebbi difficoltà ad ipotizzare che Jack lo avesse obbligato a seguirlo nell'ennesima avventura idiota.
<< Su Rhino! Immagina che quel tipo sia lo stronzo che l'anno scorso ti ha urtato in sala mensa rovesciandoti il cibo sui pantaloni >> Potete non crederci, ma questo bastò a motivarlo!
<< Ok, regole? >> Rispose “Rhino” scattando sugli attenti, come se quella che avrebbe combattuto di lì a poco fosse la battaglia più importante di tutta la sua vita.
<< Il primo che sviene o non è più in grado di lottare perde, facile no? Non preoccuparti Rhino fa solo da spettatore! >>
<< Hai scarsa memoria per caso? Ti ho già messo a tappeto due volte, forse ti servirebbe un po' d'aiuto. >>
<< Non ero preparato! Ma adesso gli faccio vedere cosa succede a sfidare il capo di una banda! >>
Si fermò di fronte a me, a circa un metro di distanza, mani in tasca e i due piccoli occhi irosi puntati su di me.
<< La prima mossa a te. >> Stabilii mentre il mio sguardo si posava sul rigonfiamento della giacca provocato dalle sue mani, il movimento delle stesse che si muovevano all'interno dell'abito era particolarmente evidente da notare.
Cosa avrebbe tirato fuori? Un coltello? Uno spray al peperoncino?
Dopo una breve attese, Jack si decise ad attaccare.
<< Come preferisci! >> Scattò in avanti e con un gesto fulmineo tirò fuori la mano dalla tasca, quella ed il tirapugni che la adornava, puntando dritto al mio volto.
Mi lasciai colpire e assecondai il pugno ruotando la testa, non vedendo nessun livido o ferita la sua faccia passò dall'euforia alla pura paura in cinque secondi netti.
<< Ok, tocca a me. >> Gli presi il polso del braccio con cui mi aveva colpito senza dargli nemmeno il tempo di ritrarlo e cominciai a stringerle l'arto intrappolato.
Lo strinsi con forza, sempre più forza, fino a ridurlo in ginocchio mentre digrignava i denti per non urlare. << Ehy Ivan! Vieni ad aiutarlo dai! >>
Ivan si mosse per aiutarlo, ma il suo amico gli disse di fermarsi, ora, sapevo che non era proprio un genio e probabilmente aveva una rotella fuori posto, ma quell'atteggiamento rasentava il masochismo!
<< No-non ti azzardare bestione! Questo lo sconfiggo da sol- >>
Un movimento deciso e gli ruppi il polso, poi lo risollevai da terra e lo lanciai contro un albero lì vicino, il quale si sradicò a causa della violenza dell'impatto, un impatto così violento che non seppi dire se fosse svenuto a causa del dolore al polso o per lo schianto, uno valeva l'altro, anzi forse era anche morto.
Quel che era certo è che non sentii alcun suono provenire da sopra o sotto il tronco dell'albero, non un gemito né un insulto.
Decisi che era il momento di passare al prossimo.
<< Sotto a chi tocca! >> Mi girai verso Ivan, solo per ricevere un pugno in piena faccia dal nostro amico fauno, riuscì anche a farmi indietreggiare di qualche centimetro tracciando un solco ben visibile sul terreno del parco.
Vidi i miei occhiali volare via, e giurai sul mio camice che se si fossero rotti mi sarei allora premurato di far passare ad Ivan la peggior giornata della sua vita.
Ricevetti un secondo pugno, questa volta al petto, che mi fece arretrare ancora, scavando ancora di più il solco che si era formato prima.
Ma non ebbe alcun urlo o gemito da parte mia.
Al contrario, paradossalmente, il gigante si era fatto decisamente molto più male di quanto ne avrebbe potuto fare a me, come notai dalle sue nocche livide e gonfie.
<< Tutto bene? >> Di risposta, il fauno cadde in ginocchio e serrò i denti, come a trattenersi dall'urlare, tuttavia le poche bestemmie che sfuggivano dalle sue labbra sotto la forma di flebili sussurri dicevano più di qualsiasi imprecazione a pieni polmoni.
Alzò lo sguardo su di me, per nulla contento.
<< V-va a quel paese! >>
<< Non sembri il tipo da dire parolacce, fammi vedere le mani. >> Anche se in ginocchio, provò ad allontanarsi via finendo per cadere all'indietro come un sacco di patate.
<< Non fare il bambino, hai visto come ho ridotto Jack, se volessi colpirti non avrei bisogno di un trucchetto, lo farei e basta. >>
Non sembrava molto sveglio ma almeno aveva capito la frase, quella, e, sopratutto, che gli conveniva ascoltarla.
Le sue mani erano gonfie a causa dell'urto, ma niente di irreparabile.
<< Te la caverai, ma per un paio di giorni ti faranno male le mani. >>
Intanto andai a controllare come stava Jack, era a terra, con gli occhi bianchi e sembrava morto, ma il polso c'era, il cuore batteva ancora, se la sarebbe cavata senza danni permanenti visto quant'era resistente.
Bene... avevo appena trovato un pregio non indifferente.
Recuperai il mio paio di occhiali, che per fortuna (di Ivan) non si erano rotti, poco lontani dal solco che segnalava lo scontro fra me ed Ivan.
Ora, io sono una persona dagli standard molto alti, ma purtroppo ero costretto a sottostare a determinate condizioni e partire dal basso.
E dal basso riemersi con qualcosa di utile.
Volsi lo sguardo verso Ivan, ancora a terra per il dolore alle mani, la mia ombra lo oscurò, e credetemi, per essere uno grande e grosso iniziò presto a tremare come una foglia.
<< Chiamo un ambulanza, il tuo amico è vivo ma svenuto, tu aspetta qui, nel mentre che arriva facciamo un po' di chiacchiere >>

L'ambulanza arrivò dopo appena cinque minuti dalla chiamata, era una città piccola infondo. Quando uno dei dottori mi chiese spiegazioni, nel mentre che gli operatori caricavano Jack su una barella, io e Ivan raccontammo, come concordato appena dopo la chiamata, che lui e Jack avevano avuto una rissa con dei ragazzi da strada, rissa a cui io avevo assistito poco prima di chiamare i soccorsi.
L'ambulanza, sparì all'orizzonte, mentre mi accomodai accanto ad Ivan sulla panchina.
Il fauno probabilmente avrebbe girato i pollici con fare nervoso se in quel momento non gli stessero bruciando dal dolore.
<< Allora, accetti? >>
Un sospiro accompagnò la sua espressione pensierosa.
<< Ho altra scelta? >>
<< Si, o accetti o probabilmente ti ritroverai con un fratello in meno. >>
<< Cosa?... Non pensavo fosse così grave! >>
<< Oh, eccome se è grave. >>
Tirai fuori davanti a lui un ventaglio di fogli di taccuino con varie scritte sopra, tutte scommesse e almeno il 95% le aveva perse in tronco.
<< Vediamo, poker, roulette, scacchi, scommesse sportive, corse di cavalli... e combattimento tra galli, le scommesse sono sempre diverse, ma la costante è un nome, Dimitri Volkov, tuo fratello maggiore se non sbaglio. >>
L'apprensione di Ivan era evidente, sapeva che il fratello aveva dei problemi di debiti, ma non pensava fino a questo punto, decisi di continuare.
<< Tuo padre ha in totale quattro figli, e di certo, per quanto faccia buoni affari, sarà difficoltoso per lui provvedere sia ai debiti di tuo fratello che al mantenere tutti voi, e tuo fratello non può di certo difendersi da solo, ho sentito che non è un omaccione come te. >>
<< Sapevo che aveva dei debiti, ma non così tanti... >>
Iniziò a grattarsi la nuca tutto nervoso, per poi ritrarre dolorosamente la mano ancora gonfia.
<< Quindi è un si? >>
<< Si! Probabilmente me ne pentirò subito! Ma se serve ad aiutare mio fratello... >>
<< Bene, parlerò anche con Jack. >>
<< Aspetta... vuoi anche lui? Ma non ti ha saputo muovere di un centimetro! >>
<< Vero Ivan, ma hai visto tutte le volte in cui l'ho colpito? Hai visto che si è rialzato alla discarica? Hai visto che era ancora vivo quando l'hanno messo nell'ambulanza? >>
La faccia spaventata del fauno fu uno spettacolo, sorrisi nel capire il pensiero che doveva essergli appena entrato nell'anticamera del cervello.
<< Si Ivan, avevo intenzione di ucciderlo, era un test, e il tuo amico, vivendo, l'ha superato! >>
Lo vidi ancora più scosso, quindi provai un attimo a tranquillizzarlo.
<< Ma dimmi, parlami un po' del tuo amico, da come ti sei lanciato nel colpirmi dubito che siate in cattivi rapporti, o che lui ti "bullizzi", raccontami un po' di lui, ho speso troppo tempo nel cercare roba su di te e non ho voglia di aprire una seconda indagine >>
Ivan fece un altro sospiro, e capii che la storia sarebbe stata molto lunga, per fortuna ero un tipo paziente, e poi, dovevo tenermi impegnato nel mentre che Jack riprendeva coscienza.
<< Ok, è iniziato tutto un po' di tempo fa... >>

<< Salve! >>
Mi spostai a destra per evitare un vaso lanciatomi dal nostro testardo amico di nome Jack.
Giaceva sul letto d'ospedale proprio di fronte a me, in posizione supina, con un espressione spenta, direi quasi da moribondo, eppure come entrai in quella stanza, il presunto moribondo ebbe la forza di far scattare il braccio sul comodino, afferrare il vaso e lanciarlo a piena forza verso il sottoscritto.
<< Non dovresti sforzarti sai? Sei debilitato dopo tre giorni di coma, comunque ti ho portato un cesto di frutta. >>
Appoggiai il cesto regalo sul suo comodino, se non altro il lancio del vaso aveva liberato il posto.
<< Volevo prenderti un dolce ma a quanto pare li odi, sei diabetico o altro? >>
Sperai che apprezzasse il mio regalo e il mio tentativo di rompere il ghiaccio e fare conversazione.
<< Va... via! >>
Questo mondo è veramente senza riconoscenza, dopo tutto il tempo che ho perso ad acquistare la cesta poi!
Notai inoltre che la sua voce si era fatta, se possibile, più stridula dell'ultima volta.
<< Jack, il non sforzarti comprende anche il non urlare >>
Presi una mela dal cesto e gliela porsi, lui girò la testa con sdegno e mi mostrò il medio.
<< Su, hai bisogno di mangiare. >>
<< E io ho bisogno che tu ti tolga dai piedi! >>
"Ma perché nessuno apprezza quando provo ad essere gentile?"
Riposi la mela nel cesto, magari avrebbe avuto voglia di mangiarla dopo.
<< Qual'è il tuo problema? >> La risposta che mi sarei aspettato da lui sarebbe stata qualcosa del tipo "Oh sai, ne ho molti, ne è difficile scegliere uno."
<< Il mio problema? Il mio problema!? Io direi quale sarebbe il tuo di problema! Sbuchi dal nulla e vieni ad attaccar briga con la mia banda! Poi mi mandi all'ospedale >>
<< In verità sarebbe bastato ridarmi la vali- >>
<< Poi qualcuno tira fuori la cosa della sfida e tutto è degenerato! >>
<< Non avresti dovuto sfidarmi. >>
<< E tu non dovevi puntarmi contro una cazzo di pistola! Comunque dicevo... In meno di ventiquattrore, perdo quattro compagni, vengo umiliato in una lotta e finisco all'ospedale per poi risvegliarmi tre giorni dopo, con un mal di schiena da far invidia a quello di mia nonna, delle occhiaie che manco mia madre quando fa gli straordinari in libreria e con un odoraccio che manco un sudicio topo di fogna avrebbe! E ora tu mi dici di non urlare!? TU!? Quel damerino in camice da scienziato pazzo che ha causato tutto questo!? >>
Detto questo cominciò ad riprendere fiato, aveva consumato praticamente tutta la sua energia per urlarmi contro, io glielo lasciai fare, fa bene sfogarsi.
<< Ti senti meglio? >>
Rimase in silenzio, si rimise supino e sbatté le palpebre adornate da evidenti occhiaie, forse era meglio venire domani, ma almeno si è scaricato, e infatti...
<<... Si. >> Ecco quello che volevo sentire.
<< Bene, quindi adesso possiamo parlare. >> Presi una sedia e mi posizionai accanto al letto di Jack. << Vedo che ti dispiace aver perso i tuoi compagni... >>
Si limitò a girare le pupille ambrate, come se avessi detto una cosa scontata.
<< Ovvio genio! Erano la mia ban- >> Lo stroncai sul nascere, ero stufo di questa storia.
<< Non dire quella parola, la tua non era una banda. >>
<< Ma che stai dic- >>
<< La banda di Cletus era una banda, la tua era solo una ridicola riproposizione. >>
D'un tratto la rabbia riprese il controllo di Jack e cercò di prendermi il collo per strangolarmi. << Jack, ammettilo. >>
<< Ammettere cosa!? Che sei un uomo morto!? E come conosci mio padre?! >>
Scossi la testa, quel ragazzo non voleva proprio capire.
<< Jack, la tua gang... faceva schifo. >> Questa volta ci mise più sforzo nel raggiungermi, finendo per scivolare dal materasso e cadere a terra in un sonoro tonfo.
<< L-la mia schiena. >> E con questo si aggiungono altri giorni di cure... quanto ancora dovevo stare in questa cittadina dimenticata da Oum, o da qualsiasi chimera adorassero gli abitanti?
Lo aiutai a rimettersi sul letto, anzi, lo presi e lo misi a forza, ormai ero stufo di fare il gentile.
<< È proprio così, la banda di Cletus era numerosa, spaventosa e temuta, moto ruggenti, giubbotti di marca e un bar tutto loro, il loro nome è entrato nella storia di questa piccola cittadina... >> Rivolsi di nuovo lo sguardo verso di lui, e lui semplicemente distolse il proprio, ma si notava dal stringersi dei suoi denti che non stava affatto prendendo bene le mie parole.
<< Poi ovviamente hanno abbandonato quella vita man mano che sono diventati più grandi e responsabili, c'è chi si è trovato un lavoro, chi è diventato cacciatore e chi ha messo su famiglia, insomma, niente di anormale, semplicemente la più sana progressione che gli eventi potevano percorrere, anzi, trovo strano di non aver ancora trovato decessi fra le loro fila! >>
Mi schiarii la voce e continuai, mentre il mio interlocutore aveva le braccia incrociate e denti serrati, sembrava l'espressione di un cane furibondo pronto a mordere.
<< Allora, chi prendiamo come esempio? Igor Volkov? Braccio destro di Cletus e uno dei "fondatori" di quella gang, beh ha aperto una sua attività, si è sposato e ha avuto ben quattro figli, ecco, questa la considero "maturazione", sei d'accordo con me? >>
<< Tanto so dove vuoi arrivare! Fai in fretta e vattene! >>
<< Ok ok, per farla breve la banda alla fine si sciolse molti anni dopo ecco che arrivi tu con la tua ridicola gang formata da bambini dell'età di... sette? Otto anni? E iniziasti a reclutare membri, prima hai convinto Ivan, tuo amico d'infanzia, a seguirti in questa folla avventura, poi hai reclutato: Jeremy, Lars, Michael e per finire Billy, ai tempi un bambino sul triciclo! >>
<< Non faccio distinzioni in base all'età ok? Puoi smetterla di criticarmi? >>
<< No, non è una critica, è semplicemente un osservazione, la vera critica sta nel fatto che hai continuato questo stupido gioco fino a questo punto! Jack, ammetti semplicemente che la tua era una pallido tentativo di imitare gli anni d'oro di tuo padre Cletus, un gioco portato avanti troppo a lungo e affronta la realtà, sei un perdente! >> Schivai il mio stesso cesto di frutta, almeno era simbolo che si stava riprendendo. << Si, penso che questo mi dia ragione in toto, ma d'altronde basta vedere tutti i fattori, la banda di Cletus aveva almeno quaranta membri, la tua ne aveva sei nel suo massimo splendore, loro avevano delle motociclette, la vostra delle biciclette e un monopattino per Ivan, loro erano seri, la vostra è uno scherzo protratto troppo a lungo. >>
Strinse i pugni per la rabbia ma sapeva che dicevo la verità, era troppo testardo per ammetterlo, Jack forse voleva rendere orgoglioso il padre o forse volendo semplicemente sentirsi "forte" e "importante" ha deciso di formare la banda, non lo avrebbe mai ammesso, ma anche lui sapeva che era vero, e non credo che gli abbia fatto piacere che uno sconosciuto glielo stesse ricordando.
<< Sei venuto fin qui solo per insultarmi alla fine!? >>
<< No, sono venuto qui per esaudire il tuo desiderio di rivalsa. >> Tirai fuori da una tasca interna del camice una pila di fogli << E per farlo mi serve solo qualche firma. >>
Jack prese i fogli gli occhi nel tentativo di leggere, dal camice tirai fuori un paio di occhiali spessi e rotondi, familiari al nostro amico.
<< Tua madre mi ha detto di darti questo, molto premurosa, non ti pare? >>
Senza rispondere, mi strappò di mano gli occhiali e se li portò al viso, senza di essi non riusciva a leggere ma credo che non li volesse per una mera questione estetica, in effetti aveva un aspetto davvero ridicolo.
<< Ma... è un contratto di lavoro! >>
<< Hai centrato il punto, voglio assumerti >>
<< A fare cosa!? La cavia di laboratorio? >>
<< No, a casa ne abbiamo già troppe, dimmi, sai cosa sono i cacciatori? >>
<< Non sono quelli che usano quei poteri magici? >> Ogni volta questa è la stessa risposta che mi fanno alla domanda precedente.
<< Non voglio entrare nell'argomento magia o non magia, ma vedo che li conosci, bene, per farla breve io sono uno di loro, non ufficialmente almeno, ma sono forte quanto se non più di loro, e sto mettendo assieme, per motivi che ora non posso spiegarti, una squadra di quattro persone... e tu potresti essere uno di quei quattro. >>
Di risposta stava quasi per lanciarmi i fogli, se non fosse che io estrassi con rapidità la stessa pistola di quel giorno nella discarica, si ritrovò la bocca di fuoco davanti alla faccia, questo gli bastò per interrompere il gesto. Buon per lui.
<< Su Jack, non pensare che tutto il male venga per nuocere... >>
<< M-mi stai puntando una pistola in faccia! >>
<< Ho imparato che con i cani è meglio avere molta pazienza prima di ricorrere alle maniere drastiche, e sono al limite Jack. Ora fammi spiegare il tutto e scommetto che firmerai in poco tempo. Chiaro? >> Non rispose, chi tace acconsente.
<< Ci sarà una paga, una paga molto buona per i tuoi standard, in questo modo tua madre potrà comunque pagare le bollette senza fare continuamente gli straordinari nella sua libreria e magari potrai anche pagare la cauzione per far uscire tuo padre dalla prigione in anticipo, è accusato di aver tentato di frodare l'assicurazione, risse, disturbi alla quiete pubblica e cose così, di questo passo uscirà fra parecchi anni. Non ti sembra che ne valga la pena? >>
Rimase muto, rimuginando sulle mie parole, poi diede una rapida ripulita alle lenti e riprese a leggere il contratto, e giuro che lesse tutto, aguzzando la vista per trovare ogni possibile scritta nascosta o postilla indesiderata.
<< Mio padre mi ha sempre insegnato a leggere i contratti, ok tutto è allettante e un po' di soldi farebbero comodo al momento, ma c'è solo un piccolo problema. >>
Per una volta non urlava almeno e sembrava serio.
<< Quale? >>
<< Non voglio perdere un arto contro un fottuto grimm! >>
<<... Tutto qui? >>
<< Tutto qui!? Ma li hai visti quanto sono spaventosi quei cosi!? Mio padre ci ha perso un arto contro uno di quelli! >>
<< Parli di quando si ubriacò e urlò contro uno beowolf dopo essere entrato in una foresta in piena notte? >> Ivan era una fonte di informazioni, lui ignorò la mia risposta.
<< Il punto è che voglio una copertura sanitaria! Insomma, se perdo un arto contro un grimm voglio una protesi decente e funzionale, mio padre se ne è potuto permettere solo una scadente! E non dirmi che non puoi, tanto lo so che sei ricco! >> Coraggioso dirlo con una pistola puntata alla tempia, o un briciolo di coraggio ce lo aveva o era un idiota, meglio pensare alla prima e premiarlo per questo.
<< Su questo almeno hai ragione, ora firma, e con nome completo mi auguro. >> Firmò, "Jack Reginald Jackson", con questo accostamento nome-cognome ovvio che fosse irritabile.
<< Visto Jack? Non è stato così difficile alla fine, scommetto che tu e Ivan vi divertirete! >>
La sua espressione sorpresa era prevedibile, non si aspettava che anche Ivan aveva avuto la stessa offerta.
<< Dovresti essere felice, il tuo amico d'infanzia condividerà con te gioie e dolori di questa nuova vita, comunque l'orario delle visite è passato da un pezzo, meglio che vada, partiremo appena potrai muovere le gambe, e Jack, io saprò quando potrai farlo, quindi non fare il furbo per avere qualche altro giorno di riposo >>
Salutai allora il mio nuovo dipendente e uscii dalla stanza per essere poi nuovamente essere fermato da un infermiera che mi aveva proposto di fare un controllo medico, per la decima volta dovevo ribadire di essere in piena salute, ma gli occhi rossi e il colorito della pelle non peroravano la mia causa.
Una volta che riuscì a liberarmi da tutti quei medici ero deciso ad andarmene via, per essere poi fermato da Ivan, lì per una visita prima della partenza.
<< Ehy Capo! Guarda che mi hanno dato! >> Fece vedere i guanti ortopedici, non servivano visto che non aveva l'artrite, ma almeno era contento.

Passò qualche altro giorno di puro tempo sprecato prima che Jack si rimettesse completamente, o quasi totalmente, in sesto, ieri venne dimesso dall'ospedale per tornare a casa e preparare il tutto, gli concessi altre ventiquattrore ore prima che lo trascinassi con la forza fuori da quella topaia.
Ivan tornò a casa a sua volta, visitò la sua numerosa famiglia per cui si sarebbe trattenuto un po' per le varie visite, o forse solo mangiare qualcosa, così andai prima da Jack, mi appoggiai a un muro affianco a casa sua.
Di certo non si poteva rimanere incantati, in senso negativo, dalla sua dimora: un edificio diviso in tre piani, di cui uno ospitava la libreria che gestiva la madre di Jack, e il resto appariva abbastanza scadente, di certo non era la più bella casa che abbia mai visto ma in fin dei conti si abbinava al resto delle abitazioni di questo posto.
Per quanto ci fossero delle spesse pareti di mattoni a dividerci, era facile sentire quel che Jack e sua madre si dicevano, per lo più Jack che chiedeva urlando dove stavano degli oggetti da mettere in valigia, sto cominciando a pensare che il "tono alto" sia genetico poi...
Evelyn, la madre di quel testardo, mi aveva offerto di entrare, ma, oltre a non avere voglia di visitare quella topaia, temevo che il mio apparato acustico ne avrebbe fortemente risentito.
Jack uscì, con un trolley abbastanza vecchiotto e datato, non aveva più la felpa di prima, ma una giacca nera aperta che mostrava la t-shirt grigiastra, inutile dire che non portava gli occhiali o che i capelli fossero più ordinati rispetto a quando lo incontrai la prima volta, la madre era alle sue spalle all'uscio della porta.
<< Pronto? >> Chiesi per cordialità, ma se non lo era lo avrei trascinato comunque.
<< Meglio per te che non mi fai finire faccia a faccia con un grimm! >>
<< Riportamelo sano e salvo mi raccomando! >>
<< Ho a cuore la sicurezza dei miei dipendenti. >> Sempre ammesso di avere un cuore.
E per quanto Evelyn non sembrasse del tutto convinta, partimmo nell'immediato.
<< Ciao ma'! Ricorda di fare causa se mi succede qualcosa! >> Urlò Jack mentre lasciavamo il cortile.
<< Lo farò! Ho una copia del contratto! >>
Quella famiglia stava seriamente attentando al mio udito...
Arrivammo poco dopo alla casa di Ivan, che come per Jack, aveva il proprio appartamento unito all'attività di famiglia, ma in uno stato migliore rispetto a quello del suo amico.
<< È da un quarto d'ora che stiamo bussando! Quanto ci impiegano!? >>
<< Troppo. >> Jack continuava a suonare il campanello fino quasi a romperlo.
<< Un momento e arrivo! >> Il vocione di Ivan era facilmente riconoscibile in mezzo a tutte le altre.
Sembrava come esserci una folla dentro casa sua che parlava, e, anche se non urlavano come Jack e Evelyn, si facevano comunque sentire, infondo come avevo accennato la famiglia Volkov era numerosa.
Poco dopo il fauno rinoceronte uscì dalla porta con uno zaino di dimensioni idioti caricato sulle spalle, che in seguito avremmo scoperto essere carico di cibo, cerotti, medicine, e un libro su come accendere i fuochi da campo.
Ebbi l'impressione che Ivan avesse detto ai suoi che sarebbe andato ad un campo estivo.
<< Pronto? >>
Alzò il pollice in segno di conferma, e notai che indossava ancora i guanti ortopedici dell'ospedale, dovevano piacergli molto.
In ogni caso, potemmo finalmente procedere e abbandonare quel tetro tugurio che era il loro quartiere.
Appena lasciato il portico, Ivan si voltò un'ultima volta per salutare la sua famiglia, c'era ovviamente Igor che a causa dell'altezza della porta non era ancora uscito, poi Ida, la più piccola della famiglia che salutava freneticamente con la mano e i restanti due membri della famiglia, un ragazzo più basso di Ivan ma comunque corpulento di nome Boris, che spiccava per un ridicolo cappello a bombetta annidato fra i capelli, e affianco a lui Dimitri, che definire straniante in quel quadro era poco, non era muscoloso come i due fratelli o il padre o vivace come la bambina, eppure era quello con più gusto nel vestire, conoscendo ormai tutto quello che c'era da conoscere sulla famiglia Volkov, ipotizzai avesse preso dalla madre.
Finalmente uscimmo, davanti a noi era tutta pianura e natura, avrei potuto chiamare qualsiasi mezzo di trasporto, ma al mio fianco non avevo due cacciatori professionisti, al mio fianco avevo solo due ragazzi di periferia che presto avrebbero conosciuto il duro mondo dei cacciatori professionisti, sarebbe stato doloroso? Si. Sarebbe stato difficile per loro? Si. Si Sentiranno alla fine appagati? Probabilmente no.
Il punto, è che era meglio che iniziassero a faticare già da allora, per cui decisi che avremmo camminato fino alla nostra destinazione.
<< Dimmi Grande Capo, la nostra prima tappa? >>
Sfilai un voglio di giornale da una delle tante tasche del mio camice, ottenendo in risposta uno sguardo perplesso da parte dei due.
<< È cronaca locale, per questo non è presente come notizia sullo scroll. >>
Mostrai loro il trafiletto del giornale, c'era una foto non del tutto chiara di una silhouette sinistra, i titoli parlavano chiaro "Un mostro ladro terrorizza piccola cittadina".
<< Non dirmi che già andiamo contro un grimm! >> berciò Jack.
<< Se vuoi essere un cacciatore Jack è meglio che cominci a studiare di più, i grimm non rubano, uccidono! Alla peggio è solo un ladruncolo molto sfuggente, e sarà la nostra prima missione come squadra >>
Lo sguardo dei due non fu di buon auspicio, già sapevano che durante il tragitto l'allenamento sarebbe stato intenso, spaventoso e crudele, ma questa è la vita, e sapevo che in fin dei conti gli stavo soltanto facendo un favore.
<< Partiamo, ho programmato di essere lì entro tre giorni, normalmente dovremmo impiegarne cinque, quindi vi conviene marciare rapidamente >>
Vi risparmio la descrizione delle loro facce quando gli dissi, in breve, che li avrei fatto sgobbare come somari.
Con me non esistono sindacati.
<< Partiamo! >>
Cominciammo a camminare, distanziandosi sempre di più quella che era stata la casa dei miei due nuovi sottoposti.
All'improvviso, Ivan alzò la testa di scatto, come se il suo piccolo cervello gli avesse fatto ricordare qualcosa di molto importante.
<< Ah ehm.... scusa capo, ma qual'è il tuo nome? >>
In effetti ora che ci penso non glielo aveva ancora detto, e i loro genitori non glielo avrebbero detto perché forse intuivano che già lo sapessero, beh meglio fare le dovute presentazioni, l'etichetta è importante.
<< Drake, Drake Keller, e risparmiati il capo. >>
Mi girai verso i due << Potete chiamarmi semplicemente Drake. >>
 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo 3

Come potrei descrivere quei giorni di viaggio in un sola parola? Massacranti? Sadici? Impossibili? Inumani? Tutte ottime scelte direi, o almeno lo pensai cercando di immedesimarmi in loro, in Jack e Ivan, i due ragazzi di provincia che ora stavano affrontando il mondo reale, cioè me.
Per rinforzare il loro corpo e la loro aura non esitai a farli cimentare in una spaventosa serie di massacranti allenamenti, e mentirei se non dicessi che provavo un sincero divertimento nel guardare quei due bifolchi dare il tutto per tutto.
Erano passati sette giorni dalla nostra partenza, e prima che qualcuno possa chiedersi "Ma non dovevate arrivare alla vostra destinazione entro tre giorni?", beh, gli basti sapere che avevo mentito, tre o cinque giorni a piedi non sarebbero stati possibile per qualsiasi essere umano, o almeno non per le tre palle di lardo che mi portavo appresso, e avevo mentito semplicemente era per spronarli, per spronarli e per mandarli nel panico a forza di pensare a quale punizione avessi in serbo per loro qualora non avessimo rispettato la tabella di marcia.
E ciò bastò in effetti a motivarli, non ci avevano messo i famosi tre giorni ma di certo avevamo fatto prima di quanto avessi realmente preventivato, ed ora, ad un solo giorno di marcia, eravamo accampati nel mentre che aspettavamo il passaggio della notte, siccome avevo deciso di avere pietà e non costringerli a marciare anche nel buio.
<< Non dirmi che non sai accendere un semplice fuoco Jack... >> dissi con evidente stizza al mio nuovo compagno di avventure, quel ragazzo era imbarazzante sotto vari punti di vista.
<< F-fottiti! Sono io che dovrei arrabbiarmi, sto gelando! >> il ragazzo imbarazzante ritentò con maggior foga a sfregare le due pietre che aveva in mano, e prima aveva provato inutilmente con un paio di bastoni, io da parte mia gli impedii di usare un accendino visto che sarebbe stato troppo facile.
<< Su, Ivan vuole mangiare qualcosa di caldo... >>
Indicai il nostro compagno fauno, intento a tenere in mano due pacchetti di wurstel e marshmallow, il che confermava la mia supposizione sull'aver detto ai suoi genitori che sarebbe andato ad un campo estivo.
<< Se sei così bravo allora fallo tu! >> urlò lui, facendo cadere le due pietre e indicando il muro di legno davanti a lui.
<< Non aspettavo altro >>
Mi strofinai le mani e in un lampo esse vennero avvolte da delle rossastre scariche elettriche, e tutti gli spettatori si allontanarono quando una di queste colpì i rametti generando un vivido fuoco che illuminò finalmente il nostro piccolo campo, so che tecnicamente avrei "imbrogliato" ma la faccia di Jack era impagabile!
<< Ma... ma questo non vale! >> riuscì a gridare dopo aver raccolto la mascella da terra.
<< Su questo hai ragione Jack, ma era troppo divertente vederti provare e fallire! >>
Lui si limitò a borbottare un insulto a tutto il mio albero genealogico e a prendere il legnetto con un marshmallow infilzato offerto da Ivan.
Malgrado fossimo reduci da duri allenamenti ed estenuanti marce, non mancammo di considerare la situazione in cui eravamo finiti come un clichè da film sul campeggio.
Ma solo per quel motivo, ad esempio non avevamo tende, o meglio le avevamo prima che una certa persona che non credo sia necessario specificare le distruggesse per la rabbia dopo infruttuosi tentativi di montarle.
Ma almeno ora avevamo un fuoco, e sebbene io non provavo il freddo, non potevo comunque rimanere indifferente alla possibilità che i miei due collaboratori morissero di fame, per fortuna la madre di Ivan aveva donato al figlio due pesanti giubbotti, di cui uno venne dato a Jack, sebbene il ragazzo finisse praticamente per sparire al suo interno.
<< Allora... quando arriveremo? >>
<< Tra qualche giorno, il viaggio è stato più lungo del previsto. >>
Dissi staccando dal mio rametto un pezzo di wurstel cotto e mangiarlo, non ne avevo bisogno di nutrimento ma sarebbe stato strano non mangiare mai.
<< Quindi... >> esordì Ivan per rompere il ghiaccio << Quella è la tua semblance? >>
Feci un segno di assenso e la mia mano venne circondata di nuovo da scosse elettriche rossastre.
<< Ho detto tutto >>
<< Sei una specie di batteria? >>
Schioccai un'occhiataccia a Jack.
<< Forse devo partire dalle basi... vedere, una semblance è la manifestazione del proprio potere innato e personale come un'abilità unica per ogni individuo, con effetti che variano notevolmente da un utente all'altro. Sono anche una manifestazione di un aspetto del proprio carattere. >>
<< E il tuo saper sparare scintille che rappresenta? >>
<< Che da bambino mi piaceva bruciare insetti con la zanzariera elettrica forse? >> (se avete una battuta più adatta sarei lieto di sentirla)
<< Io usavo la lente d’ingrandimento! >>
Chissà perché non ne fui sorpreso...
Comunque il disagio venne interrotto dalla domando di quando e come avrebbero ottenuto la loro semblance, al che gli spiegai che per ottenerla sarebbe stato necessario un durissimo allenamento o magari un violentissimo trauma che stimolasse la loro aura ad amplificarsi.
<< Di certo escludo che otterrete la semblance nel breve periodo, ma se può consolarvi c'è chi passa tutta la vita senza mai sbloccarla >>
<< Oh grande! Scommetto che con la mia sfortuna sarà questo il mio destino! >>
<< Ti consideri sfortunato Jack? >> Dissi con falso interesse, falso perché conoscevo benissimo la sua opinione in merito, quel finto delinquente parlava, e parlava, e parlava, e parlava anche quando dormiva! Erano passate poche notti e avevo praticamente appreso la storia della sua vita solo sentendolo parlare nel sonno.
<< Secondo te perché non sono riuscito a formare una vera gang? Ovvio, sfortuna! >>
<< Incompetenza Jack, era solo... incompetenza, ma è un passo avanti il tuo ammettere che non fosse una gang! >>
Ivan poggiò la mano sulla sua spalla prima che iniziasse a replicare, avevano subito troppe scosse per non capire come sarebbero andate le cose, e a proposito del rinoceronte, era molto più amichevole del suo migliore amico e da quel che ho capito gli unici modi per farlo davvero arrabbiare erano pochi, e quasi tutti legati al cibo.
Vi risparmio il resto della chiacchierata, che non fu decisamente una delle più brillanti che avessi mai avuto, come tutte le sere dove non crollavano subito, Jack e Ivan presero a parlare tra loro del più e del meno, mentre io rimanevo in silenzio o a fissarli, brutta mossa perché generava molto disagio tra di noi, o a giocare alla mia console portatile, ma quella notte decisi di passare in rassegna le varie informazioni che avevo raccolto sul nostro bersaglio, sembrava di dare la caccia a una leggenda metropolitana, solo che questa era vera, o al massimo un'elaborata operazione di marketing.
Posai lo sguardo sui ritagli di giornale che avevo messo assieme: contenevano solo foto sfocate o titoli dalla dubbia autenticità, qualche testimonianza potevano metterla perlomeno.
<< Spero che i paesani mi diano migliori informazioni, odio partire alla cieca. >>

Come programmato qualche giorno di cammino, condito da diversi allenamenti per migliorare la resistenza e la forza fisica, sarebbero stati sufficienti per arrivare a destinazione, non era tanto diverso dal posto in cui presi Jack e Ivan, solo che era molto più grande e squallido se possibile, bastava attraversare il perimetro che delimitava l'abitato per accorgersene:
Se il posto di prima almeno mostrava una situazione di relativa serenità e di calma, qui si vedeva per la maggior parte miseria e agitazione, nonostante l'ora poi quasi nessuno era in giro, a parte i soliti barboni e ubriaconi.
Per il resto tutti gli abitanti si erano ritirati in casa, come restii a lasciare casa incustodita anche se non erano nemmeno le otto di sera

<< Che allegria questo posto... >> sussurrò Jack guardandosi in giro, mentre Ivan era impegnato a pagare un barbone che era stato in grado di allietare il fauno con il suono della sua filarmonica, il senzatetto era avvolto da così tanti panni che era impossibile vedere uno straccio di pelle, e un lungo bastone avvolto da un lercio panno accompagnava la sua figura slanciata, caratteristica che si notava nonostante fosse seduto a gambe incrociate.
Come lui ce n'erano tanti di senza tetto nelle vicinanze, ma decisi che, in virtù del suo aspetto bizzarro, quell'essere potesse esserci utile in qualche modo.
<< Scusaci se ti disturbiamo il week-end, ma, sai qualcosa di una specie di "ladro mostruoso" che agisce in questo postaccio? >> chiese Jack con la sua solita diplomazia.
Il pezzente rispose con un cenno del capo, senza far capire se si trattasse di un sì od un no.
<< Questa è città piccola, di certo avrai letto i giornali o sentito delle voci! >>
Ancora nessuna risposta.
<< Mi sa che abbiamo beccato quello muto. >> osservò uno sconsolato Ivan.
<< Un buco nell'acqua, probabilmente questo non parla nemmeno la nostra lingua! >>
Ce ne andammo da lì, ma non prima che Ivan per poco non schiacciasse, camminando, la lunga coda del nostro "amico", che a quanto pare doveva essere un fauno.

Ci dividemmo, dando ai due una discutibilmente utile missione d'investigazione, non gli avevo insegnato niente in quel campo ma alla fine poco importava, sapevo che tanto avrei fatto sempre io il grosso del lavoro.
Ed infatti la mia di investigazione durò all'incirca due ore, alcuni mi dissero subito cosa sapevano, per altri dovetti forzare la mano per farli parlare ma almeno avevo ottenuto qualche nuova informazione:
Incredibile quanto un singolo ladro potesse incutere tanto timore, mi parlavano di un essere spettrale, che si muoveva in maniera animalesca e veloce, il che aumentava le mie speranze di aver trovato un altro soggetto interessante per il mio progetto, forse di più degli altri due idioti.
Successivamente alle mie indagini, mi ricongiunsi con i miei collaboratori in un bar che dava sulla sudicia piazza di quel paesino, i due erano intenti (sopratutto Ivan) ad accumulare enormi pile di piatti e sacchetti vuoti ai lati del tavolo, più che lieti di lasciarmi un conto non indifferente da pagare.
<< Ditemi che avete fatto altro oltre a mangiare a mie spese! >>
A prendere la parola fu Jack, che stava divorando una confezione di patatine.
<< Abbiamo cercato, abbiamo cercato... ma la gente qui non è molto collaborativa, l'unica cosa interessante è la storia del gestore del bar, sui fratello ha affrontato il... beh il mostro e ne è uscito con un braccio rotto >>
<< Quasi identica storia, a me uno ha detto che la bestia lo ha preso e lanciato contro il muro della sua stessa casa! E qualche bambino dice di averlo sorpreso nel mentre che si infiltrava in qualche casa passando dalla finestra >>
Non erano cose nuove, non erano le prime storie che parlavano della forza del criminale, ma il fatto che ci fossero così tante testimonianze sull'esistenza e sulla violenza di questa creatura rendeva ormai certo che non poteva trattarsi di un semplice abbaglio.
<< Non può essere così forte... >>
<< Guarda che ti siamo dicendo... >>
<< So che non state mentendo, sarebbe sciocco da parte vostra farlo, ma da una parte c'è gente che parla di una forza straordinaria, e dall'altra gente che parla di una figura snella e longilinea, dubito che senza un allenamento adeguato potrebbe avere una simile forza, sempre se sia umano... >>
<< Ah c'è dell'altro!... La coda >> << La coda? >> incredibile a dirsi, ma forse Jack aveva appena dato un grande contributo alla nostra ricerca.
<< Pare che il fratello del barista si sia rotto il braccio quando la creatura glielo ha avvolto con la coda... prima di spezzarglielo >>
<< Coda prensile quindi? >>
Ricapitolai quanto avevamo scoperto: a quanto pare il ladro o mostro che fosse lavorava solo di notte, il che era scontato, rubava solo cibo, quindi per necessità, indossava un mantello di colore scuro, aveva una forma scheletrica ma con probabilmente una coda da fauno forte e prensile.
<< Meglio ritornare al motel, lì vi spiegherò il piano, non è consigliabile rimanere in mezzo... a orecchie indiscrete >>
Chiunque fosse il mostro, non doveva appartenere alla comunità di quel sudicio villaggio.

<< Questo era il tuo piano migliore Boss?... Sul serio!? >> La furia di Jack era comprensibile, noiosa ma comprensibile, li avevo lasciati nei paraggi dell'ultimo posto non attaccato dal mostro, da soli, in piena notte comunicando tramite i nostri scroll.
<< Non era il migliore, anzi era anche tra i peggiori, non sono nemmeno sicuro al 100% che attaccherà qui, le probabilità sono del 20% ora.>>
<< E allora perché!? >>
<< Perché era anche il miglior piano tra quelli che comprendeva voi come partecipanti ad esso, non sarebbe un adeguato allenamento se dovessi risolvere le cose per conto mio, e siccome siamo qui per allenarvi, state zitti e mettetevi in posizione >>
Riattaccai nella speranza di risparmiarmi la replica di Jack, che però mi giunse ugualmente dalla finestra.
Osservai, il mio collaboratore stava appollaiato nel vicolo fra due edifici non molto distanti dal mio, mi augurai che il piano andasse a buon fine, primo perché sarebbe stato difficile prendere il ladro di sorpresa una seconda volta allo stesso modo, secondo perché sarebbe stato parecchio seccante trovare nuovo personale e mandare lettere di condoglianze alle rispettive famiglie.

Jack, dopo la chiamata con il suo nuovo capo se ne stava seduto al buio nel vicolo affianco al negozio che era stato etichettato dal suo capo come possibile bersaglio del famigerato ladro.
Il cappuccio del grosso giubbino era alzato così da diminuire almeno un po' l'aria gelida che lo tormentava dall'inizio di quella stupida missione, per non parlare della puzza!
Il fetore d'immondizia faceva venir voglia di staccarsi il naso da quanto era penetrante, ma in fin dei conti non era troppo diverso dalla discarica, stranamente gli mancava quel posto, almeno lì nessuno poteva rompergli le ossa.
"Ma chi me lo ha fatto fare?" Pensò.
Dovevano veramente stare qui? In silenzio ad aspettare che un presunto ladro-mostro strisciasse fuori dalla propria tana per rapinare questo negozio?
Dopo quei massacranti allenamenti e marce... adesso avevano toccato il fondo.
Questi pensieri vennero però interrotti dal familiare suono del masticare di Ivan, che aveva scelto proprio il momento meno adatto per aprire la sua confezione di patatine.
Lo sguardo del suo amico d'infanzia fu un monito abbastanza adeguato per farlo smettere, per poi notare che Jack aveva proteso la mano aperta.
<< Il quattrocchi ha parlato di una probabilità del 20% giusto? Bhe a casa mia questo significa che è assai improbabile che quel tizio attacchi proprio questo dannato posto, tanto vale rilassarci e per una volta potremmo riposare senza lividi su tutto il corpo! >>
Si, Jack era un pessimo impiegato, e Ivan era troppo suggestionabile.
Si misero a mangiare le merende che il fauno aveva portato con se sapendo che sarebbe stata una lunga attesa, non poteva scegliere un assortimento peggiore dato che la maggior parte del cibo produceva un fastidioso rumore di masticamento.
<< Secondo te questo tizio è veramente spaventoso come dicono? >> chiese il fauno, se lo era immaginato varie volte quel "mostro" e ogni volta il risultato era più raccapricciante di quella precedente.
<< Ma per niente, anzi per me è alla fine tutta una balla per attirare turisti! Come sempre sei troppo ingenuo amico! >> Il ragionamento di Jack poteva avere un senso alla fine, non era improbabile che Drake si stesse divertendo a vederli in ansia, o che si fosse organizzato con qualche agenzia per usare lui e il suo amico come testimoni per un finto mostro.
Oppure aveva guardato fin troppa televisione.
Ripensandoci, Ivan non era completamente convinto delle parole del suo amico, sapeva di non essere un genio e, per quanto strano, riteneva che persino Jack fosse più intelligente e sveglio di lui, per questo lasciava la maggior parte delle "pensate" all'irascibile amico, ma questa volta oltre a loro due c'era anche Drake, che era oggettivamente più intelligente, e se lui affermava che era tutto vero allora la scelta da fare era facile.
<< Si ma Drake... >>
<< Può dire quel che cazzo vuole, tanto anche lui se ne accorgerà, anzi, forse se ne è già accorto, non ammetterà mai di aver torto, è uno di Atlas infondo! >> detto questo, Jack non sembrò aperto a ulteriori repliche, e come a sottolineare che la questione era chiusa si accese una sigaretta e iniziò a fumare.

<< Che... Idiota! >>
Per fortuna che non mi fidavo di loro, altrimenti non starei sul tetto di questo edificio con binocolo e fucile, il pensiero di usare quell'arma da fuoco per avvertirli che li stavo osservando mi era sembrata per un attimo un ottima idea, ma non potevo fargli sapere che ero alle loro spalle e che non correvano nessun reale pericolo, ora speravo ancora di più che quel tizio fosse veramente terribile come lo descrivevano i popolani, e soprattutto speravo che il suo primo bersaglio fosse Jack.
La luce della sigaretta non era forte o potente, ma comunque era un rischio per la copertura, per non parlare del rumore prodotto dal cibo che trangugiavano.
Malgrado questo, il tempo passò in fretta, e le luci scadenti dei lampioni comparivano e scomparivano, segno di una pessima manutenzione.
I miei due sottoposti si erano ormai pienamente convinti che questa fosse la loro serata libera, libera da allenamenti, scosse elettriche o qualche altro tormento o dolore gli facevo patire, del ladro invece neanche l'ombra, o almeno fino a quando il mio desiderio su Jack non si avverò.
<< LEVATI! >>
Jack si rialzò da terra con le mani in faccia mentre provava a staccare qualcosa dal suo volto, l'oggetto delle sue ire era una specie di ratto comparso dal nulla che si era prima annidato in una busta di patatine per sgranocchiare qualche avanzo, per poi lanciarsi in faccia a Jack quando questi ebbe la poco brillante idea di tirargli una pietra per gioco.
Tuttavia, trovò la forza di afferrare e staccare il roditore dalla faccia, e dopo averlo buttato a qualche metro di distanza, impugnò la un'asse di legno pescata da un bidone vicino per caricare contro la bestiola che gli aveva graffiato la faccia e trasmesso qualche letale malattia infettiva.
Ma il roditore sembrò scomparire nel nulla.
<< Dov'è sei fini->>
La frase morì quando la tempia di Jack venne percorsa da un lungo bastone apparso dal nulla, e venne definitivamente sepolta quando un secondo colpo lo spedì a terra.
Il suo amico delle merende, ancor meno agile, poté soltanto assistere alla scena durata al massimo qualche secondo, tuttavia riuscì a vedere in parte la silhouette dell'assalitore grazie alla luce del lampione vicino, era alto e magro.
Io riuscì a notare, vedendolo di schiena con il binocolo, il suo logoro mantello e una coda che fuoriusciva da esso, una coda da ratto... so che sembra un idea a tratti razzista, ma forse quel ratto di prima non era solo una sfortunata coincidenza.
<< Di certo non è stupido. >>
Ipotesi giusta, dato che una volta accortosi che Ivan si avvicinava se la diede a gambe in direzione opposta al suo obbiettivo, Jack era abbordabile se colto di sorpresa, ma Ivan faceva più paura con la sua stazza di quanto ne facesse Jack con il suo temperamento, forse pensava che la testa calda era l'unico di guardia, considerando che il fauno si era seduto in fondo al vicolo nel buio, stile boss di ultimo livello.
Il ladro scappò per non ingaggiare uno scontro senza effetto sorpresa, con una velocità che aveva dell'impressionante, ormai il premio non valeva il rischio, e in quanto a noi... se non lo avessimo preso ora sarebbe stato quasi impossibile rintracciarlo una seconda volta, adesso sapeva che qualcuno gli stava dando la caccia, e se era razionale, avrebbe cambiato strategia o persino luogo, agire prontamente era la scelta più logica per la missione.
Ivan assistette Jack che, miracolosamente, si stava riprendendo, non senza aver un mal di testa e le vertigini, capì che dovevo cavarmela da solo, come sempre...
Presi la mira, attendendo il momento giusto, non importava dove lo avrei colpito, quindi premetti il grilletto.
Incespicò, segno che dovevo averlo colpito sulla schiena, si guardò intorno cercando di capire da dove arrivasse il colpo, e poi riprese a scappare.
Inutile dire che i miei collaboratori stavano già pensando a che scuse inventarsi.
<< Ok ok, accordiamo per inventare una storia prima che il quattrocchi- >>
<< Prima che il quattrocchi cosa? >>
MI presentai alle spalle dei due senza farmi sentire, il loro urlo di paura fu almeno una piccola vittoria, Jack divenne pallido come un fantasma.
<< Allora, come è andata la serata? >> chiesi fingendo di non sapere niente riguardo la loro vergognogsa condotta.
<< Beh niente, sono semplicemente caduto! >>
<< Cadere ti da quei segni di morsi e artigli sulla faccia, Jack? >>
Lui si limitò a cercare una scusa plausibile, scusa che non trovò nemmeno dopo due minuti di balbettii e una scossa elettrica.
Chiusa la parentesi con quel buffone mi rivolsi a Ivan.
<< E tu Ivan? Sei quello sincero tra i due no? >>
Ivan, preoccupato per la punizione elettrica rivelò tutto, ovvero tutto quello che già sapevo, ma vedere quel volto dai lineamenti duri parlare e parlare rivelando la loro negligenza in un bagno di sudore per la paura era comunque una scena gratificante.
<< Bravo, ti sei evitato la scossa, visto Jack? Se magari mi dicevi la verità ora non saresti a terra elettrificato. >> lui si limitò a mostrarmi il medio, dolorante.
Ah per la cronaca lo avrei fulminato anche se mi avesse detto la verità.
<< Per fortuna che penso a tutto qui! >>
Presi lo scroll, attivai la funzione che a quel momento mi serviva, il radar, feci cenno ai due di seguirmi, anche a costo di trascinare Jack.
Non spostai un attimo gli occhi dal punto rosso lampeggiante sullo schermo, il fucile mi serviva per colpire il ladro con un chip che trasmetteva un segnale, anche se alcuni mi avevano, velatamente, detto che potevo prenderlo sia vivo che morto, non era mio scopo ucciderlo, prenderlo anche a costo di ridurlo in fin di vita si, ucciderlo no, anche il ladro più infimo poteva rivelarsi utile.
Camminammo assieme per dieci minuti, quella testa calda stava anche migliorando con la resistenza dato che riuscì a mettersi in piedi, ma all'improvviso il segnale scomparì.
Toccai lo schermo per un paio di volte in modo da accettarmi di non trovarmi davanti a un semplice errore dello scroll, la batteria era carica, i controlli funzionavano bene.
<< Strano... >>
Avendolo colpito alle spalle gli presi il mantello, e se ne fosse liberato avrei trovato almeno quello, levarsi il mantello non avrebbe fatto scomparire il segnale e dubitai che fosse stato in grado di distruggerlo, rimaneva un alternativa, un alternativa schifosa ma unica...
<< Controllate se ci sono tombini nei dintorni. >>
Forse capirono dove volevo andare a parare, visto le loro espressioni disgustate, andarono insieme, e Jack, messosi alle spalle di Ivan, stringeva la mazza e si guardava attorno con uno sguardo che fondeva paura e rabbia da scaricare su qualcuno o qualcosa.
Ritornarono dopo un paio di minuti, in un vicolo vicino c'era effettivamente un tombino, e, sinceramente, trovavo sia buona che schifosa l'idea di usare le fogne come mezzo di spostamento, se le conoscevi bene e sopravvivi al tanfo di certo potevi usarle come un ottimo nascondiglio, certo poi non avresti mai più avuto un buon odore, ma non me lo immaginavo così attaccato all'igiene questo “mostro”.
<< Andiamo al motel, vi spiegherò il piano lì... >>




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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo 4

<< Sai, quando pensavo al mio futuro, non immaginavo questo! >>
<< Oh, davvero Jack? E come ti immaginavi giunto a questo punto della tua vita? >> chiesi cercando di mostrare il minimo interesse.
<< In prigione... morto... morto in prigione, oppure a un corso per diventare barbiere! >>
<< Dei progetti affascinanti... >>
No ok, la cosa del barbiere mi aveva un po' sorpreso, le altre meno, ma comunque per quanto trovassi fastidioso il continuo parlare del mio lacchè, e quando dico continuo intendo proprio che non era in grado di fare una pausa che superasse i cinque secondi, sapevo che dovevo permettergli questi piccolo sfogo.
Avevo dedotto, da evidenti segnali, che Jack non si trovava a suo agio in queste fogne, o in generale nei luoghi bui e chiusi, e parlare a non finire era il modo con cui combatteva la sua claustrofobia a scapito nella mia pazienza.
Che la missione fosse solo un intelligente modo per allenare anche la mia persona?
Chissà, di certo non avevo bisogno di migliorare la perfezione, forse solo limare qualche angolo...
Ma la voce di quel logorroico, pur alimentata dall'eco che si propagava per i condotti fognari, era ben poca cosa rispetto al fastidio rappresentato dalle fogne:
Le odiavo, anche se una creatura superiore come me dovrebbe essere distaccata da sentimenti come l'odio, ma il liquame che ormai seppelliva le mie gambe dalla vita in giù e che si attaccava ai miei pantaloni, oltre a essere disgustoso a vedersi, maleodorante e infestato da chissà quanti parassiti, produceva un orrido suono viscoso ogni qualvolta che mi spostavo che da solo mi dava più fastidio di una decina di Jack messi assieme.
Per il mio bene e per quello della cittadina, mi astenni dall'analizzarne il contenuto.
Fra tutte le categorie a cui poteva appartenere quel ladro, pare si fosse scelto la più ripugnante, e con una certa dose di certezza ero convinto avesse qualche malattia.
<< Che cosa succede se non funziona? Il piano intendo... >>
<< Ci riproveremo la notte seguente. >>
Essendo capofila non riuscì a vedere l'espressione di Jack, ma immaginai la sua confusione.
<< Cioè... fammi capire se non funziona sta roba ci riproviamo e basta!? >>
<< Si Jack, non ideerò nessun'altra strategia o piano d'azione, non intendo certamente sprecarmi per questo paesino sperduto di Vale! Se non funziona ci riproveremo, ma fidati, funzionerà prima o poi, infondo è un mio piano! >>
Riuscì a sentire una la piccola bestemmia che il mio compagno di sventure mi tirò dietro, ma feci finta di nulla.
<< Tuttavia... prima lo catturiamo e meglio è, non ho alcuna intenzione lasciargli il tempo di ideare una strategia. >>
Non che lo ritenessi in grado di fabbricarne qualcuna, ma eravamo comunque nel suo territorio, e probabilmente doveva conoscere tutte le diramazioni del condotto fognario.

Continuammo per altri quindici minuti, negli ultimi cinque dei quali intimai a Jack di zittirsi pena una scossa elettrica in mezzo alla fronte.
Secondo i miei calcoli, era questo il luogo dove avrebbe colpito.
Spensi la torcia che avevo in mano e feci cenno ad un Jack un po' agitato, di rimanere fermo, Jack che l'ultima cosa che voleva dopo essere finito in una stanza chiusa e puzzolente era di ritrovarsi in una stanza chiusa, puzzolente e buia!
<< N-non mi piace tutto questo... >>
<< Non ti deve piacere. Ora stai fermo e non fiatare. >>
Ci vollero praticamente due minuti per sentire il tombino vicino muoversi lasciando che la luce lunare illuminasse parzialmente il condotto fognario, da lì, una figura che potrei descrivere come una strana combinazione tra l'animalesco e l'elegante, scendeva con velocità la scaletta, con un modesto sacco appeso a tracolla come una borsa sportiva, ovviamente carico della refurtiva.
I suoi occhi, di un colore verde spettrale, divennero l'unica, seppur fioca, fonte di luce non appena questi richiuse il tombino facendo piombare il tutto di nuovo nel buio, noi eravamo a qualche metro di distanza appena.
Come fece per darci le spalle, pronto per andarsene, gli illuminai il corpo con la torcia appena riaccesa
Il suo volto coperto purtroppo mi impediva di vedere la faccia che fece allora, era forse sorpreso perché non si aspettava che qualcuno fosse così pazzo da entrare nel suo territorio? O terrorizzato perché sapeva che eravamo lì per lui?
In entrambi i casi mi sarebbe piaciuto vedere la sua espressione, ma non sempre le cose vanno come vogliamo.
Rimanemmo in quella posizione di stallo, con i nostri sguardi che si incrociavano, per almeno due minuti buoni, intenti a contemplarci a vicenda... finché Jack non si stufò e non decise di rovinare tutto.
<< M-ma si può sapere fai!? Vuoi invitarlo fuori a cena? Usa le tue scosse elettriche e atterralo! >> Ovviamente l'agitazione di Jack non mi smosse, e neanche la sua stupidità, forse era per la paura o per lo stress che quel luogo gli stava provocando ma si era dimenticato dell'acqua sudicia in cui eravamo immersi, dove qualsiasi scossa elettrica che avessi lanciato si sarebbe rivolta contro noi stessi.
Se Jack doveva friggere almeno non volevo che fosse per "fuoco amico".
<< Lascia parlare me. >>
Al vederlo aprire ancora bocca lo fermai all'istante con un cenno, lui di tutta risposta sbuffò nervoso e si mise alle mie spalle, divertente dato che era più alto di me, ma neanche il nostro interlocutore non scherzava in fatto di altezza...
Era alto, magro, e scheletrico, si vestiva con stracci e con un bizzarro mantello marrone dotato di cappuccio, i capelli, tendenti tra il castano scuro e il nero, scendevano disordinati e sudici, decorando quel viso nascosto da una scadente maschera che probabilmente doveva aver pescato da una qualche pattumiera, forse il gadget pescato dai cereali di un qualche eroe dei fumetti.
Le sue mani erano piene di calli e di tagli, i guanti rotti che aveva non nascondevano la carnagione scura o le ferite subite durante anni di malvivenza e rapine.
E quella coda da ratto che frustava l'aria mi fece intendere che morisse dalla voglia di strozzarmi.
<< Ci hai fatto penare per un po' sai? >>
Decisi di iniziare con un complimenti, complimento a modo mio si intende.
<< Un criminale di così bassa istruzione mi ha tenuto impegnato per qualche giorno, avevi cambiato schema d'attacco, ma alla fine sei di nuovo ricaduto nella routine, fammi indovinare, sono queste fogne a farti sentire al sicuro? >>
Mossi un po' la torcia illuminando zone casuali della casa del fauno, di tutto risposta lui sgranò le palpebre sotto la maschera e si preparò a scattare via.
<< Fermo lì! Voglio essere gentile e dirtelo subito. È inutile correre, è inutile scappare o nascondersi, sei veloce ma io lo sono di più, puoi essere anche più sfuggente di un anguilla ma non riuscirai a svincolarti quando ti metterò le mani al collo, e inoltre... guardaci, non ti pare che manchi qualcuno? >>
Vidi le sue pupille dilatarsi per qualche nanosecondo, prima che cercasse di mascherare la propria sorpresa assumendo un'espressione neutra sotto la maschera, ma il modo quasi impercettibile con cui indietreggiava diceva più di mille parole.
<< Il bestione che hai visto tempo fa non è qui, è tutto da un'altra parte, e ti giuro, se anche riuscissi a sfuggirci dovrai vedertela con lui, e non credo ti piacerebbe. >>
Potevo sentire le ossa delle sue mani scricchiolare mentre le chiudeva a pugno, e vedere chiaramente la sua coda cominciare a muoversi i maniera incontrollabile, sintomo della sua rabbia e del suo nervosismo, non aveva più scampo e lo sapeva fin troppo bene.
Ma il tempo dei discorsi era finito, questo ladruncolo non mi aveva dato tanto in fin dei conti ma chissà, come gli altri due poteva rivelare un certo potenziale.
<< Su, cosa vuoi fare ora? Proverai comunque a scappare nonostante tutto? >>
Mi avvicinai, vidi il suo corpo trattenere un fremito, forse avrebbe davvero cercato di lottare.
<< Mi attaccherai? Credimi, non ti conviene, e poi ci sta il mio sottoposto, è un idiota ma un pugno lo sa tirare anche lui. >>
Ignorai lo sbuffare di Jack e per fare scena cominciai ad emanare delle piccole e scure scariche elettriche rossastre nella mia mano chiusa a pugno, quanto avrei voluto vedere la sua espressione in quel momento.
<< Ehm... Boss? >> E adesso cosa voleva?
<< Quale parte di lasciar parlare me non ti è chiara? >>
La distanza tra me e il fauno sarebbe sparita in un pochi attimi, poteva anche indietreggiare di qualche passo, ma io ero in grado di farne il doppio nella metà del tempo.
<< Capo! >> Ancora? Ma che sta facendo lì dietro?
<< Dai su, fammi vedere cosa c'è dietro questa orrenda maschera. >>
Per un attimo la mia mano, coperta dal guanto bianco, si mise sulla sua maschera, ma solo per un attimo, a causa di uno sporco ratto a sorpresa che uscì dal cappuccio del mio avversario e saltò su di me facendomi perdere la presa.
Me ne liberai alla svelta, lanciandolo d'istinto sul muro con disgusto, forse era persino quello dell'altra volta, ma a dirla tutta non fu la cosa più strana che accadde quella sera lì, direi la seconda, anzi... la terza.
<< Capo! VOLTATI CAZZO! >>
Mi voltai verso il mio sottoposto, e quello che vidi mi schifò ed affascinò al tempo stesso, Jack stava lottando con tutto se stesso per staccare un mucchio di ratti e insetti che si stavano facendo strada su di lui, arrampicandosi con artigli e morsi pur di raggiungerlo, ma non solo loro, arrivavano anche dall'alto, come dei kamikaze si buttavano su di lui e ben presto divennero troppi da gestire, creando un disgustoso cumulo scuro che presto ricoprì il mio lacchè.
Lui iniziò a dimenarsi e ad urlar,e morso e punto da ogni parte mentre quei mostriciattoli iniziavano ad invadergli la bocca e il naso.
E con questa siamo al secondo posto, poi notai che i nuovi amici di Jack stavano facendo la stessa cosa su di me, uscivano da ogni parte, da ogni crepa nel muro e da ogni punto dimenticato da Oum, e in quel momento realizzai ciò che sarebbe diventata la cosa più assurda di quella serata, cioè che avrei dovuto dare ascolto a Jack.
Cominciarono a riversarsi su di me, a centinaia, cadevano come pioggia, ero disgustato ma affascinato allo stesso tempo, era impossibile che fosse un caso...
Vidi prima il nostro ladruncolo retrocedere a quella vista per poi sfruttare la situazione e scappare più veloce che poteva.
Non era un caso, ma a giudicare dalla sua reazione non doveva nemmeno averlo fatto di proposito.
Mi ero forse trovato davanti alla sua semblance? Attirare gli insetti quando si sentiva in pericolo?
Non avevo più dubbi, o lo avrei avuto nella mia squadra per le sue doti, o lo avrei ucciso per questa onta disgustosa!
Procedetti a camminare con passo pesante nel liquame nonostante l'immonda quantità di parassiti che mi camminavano addosso, e anche se usavo il mio palmo ricoperto di energia elettrica per bruciarli il prima possibile (non potevo liberare tutta l'elettricità mezzo sommerso com'ero dall'acqua) essi ritornavano a rampicarsi con le loro zampette sulla mia persona, ma gli insetti e i vermi erano l'ultimo dei miei problemi.
I nuovi arrivati continuarono a scavare nella mia pelle o a entrare nelle orecchie o nella bocca i ratti che si stavano arrampicando sul mio corpo provavano a graffiarmi e a mordermi senza tregua, un paio venuti dall'alto per poco riuscirono ad azzannarmi i bulbi oculari poco prima di finire ridotti in polvere dalle scosse elettriche, si può comprendere che non era una bella situazione.
Ma se io me la cavavo bene non potevo dire lo stesso per il mio compagno di sventure, a differenza mia non aveva una semblance per allontanare i mostriciattoli e né il temperamento adatto per mantenere la calma e la lucidità in una situazione del genere, questo si traduceva con lui completamente ricoperto dall'esercito di insetti mentre si dimenava, cascava e urlava... o almeno finché non gli entrarono in bocca rischiando di soffocarlo a morte, mentirei se dicessi che era uno spettacolo inquietante e comico allo stesso tempo, sì. non ho un convenzionale senso dell'umorismo.
Ma era questa la ragione per cui non mi ero ancora liberato di tutti questi esserini che mi rallentavano, l'unico modo era di produrre una scossa abbastanza potente da incenerirli tutti all'istante, l'acqua è un perfetto conduttore di elettricità, ma la presenza di Jack non aiutava, una scossa di tali portate, nonostante la sua buona resistenza, amplificata anche dall'acqua, lo avrebbe probabilmente ucciso o gli avrebbe causato danni al cervello permanenti, ma considerata la situazione in cui era finito ritenni che morire per la scossa elettrica fosse la migliore fra le alternative.
Tutto sommato anch'io posso provare pietà.
Senza esitare, mi preparai ad immergere le mani nell'acqua sudicia.
<< Jack, questo farà più male a te di quanto non faccia a me! >>
Una volta mio padre mi disse che in queste situazioni "drammatiche" armarsi di un becero umorismo era l'arma giusta per aiutare i propri compagni più sfortunati.
Sinceramente? Questo insegnamento non l'ho mai capito.
Le scosse partirono come sempre dalla mia aura e in meno di un nanosecondo arrivarono ai miei arti superiori per poi confluire nel palmo e da lì, ai polpastrelli.
Il buio tunnel si illuminò di luce cremisi mentre le scosse impazzite si espansero nei dintorni grazie all'acqua, gli insetti e i ratti attaccati a me finirono polverizzati e ridotti in misera cenere quanto prima, io ero ovviamente immune al mio stesso potere, lo stesso ovviamente non valeva per l'esercito di quel mostro.
Le scosse distrussero gli insetti nell'aria, nell'acqua e anche quelli che si arrampicavano sui muri.
Ma anche se gli squittì e i versi di questi animaletti erano ormai spariti e i loro attacchi soltanto un lontano ricordo, lo stesso non si poteva dire per Jack, le cui urla di dolore stavano quasi per far crollare tutto l'impianto fognario, e avrei giurato di aver visto all'interno del suo corpo mentre la scossa lo stava prendendo in pieno.
Interruppi il prima possibile la mia emanazione elettrica, anche un secondo di differenza poteva essere prezioso per la vita di quell'inetto.
<< Sei vivo? >>
Non ricevetti risposta dal mio subalterno, soltanto degli spasmi, quindi lo presi, con più delicatezza possibile, e lo appoggiai alla parete di un condotto fognario vicino, con l'acqua un po' piú bassa per non farlo affogare, la testa era china, non dava segni di risposta o altro, tuttavia il polso c'era e il battito cardiaco anche, seppur molto debole, per fortuna la sua pelle dura, e l'aura sviluppata durante gli allenamenti lo avevano salvato da una morte certa.
<< Beh, se non altro ora possiamo dire assicurato il tuo posto nella squadra, se non morirai adesso si intende. >>
Non potevo e non volevo sprecare tempo per portarlo in superficie, la cosa importante era che fosse vivo, moribondo ma vivo, ora la priorità era catturare quel topo di fogna prima che andasse troppo lontano, adesso non solo sapeva che qualcuno gli stava dando la caccia, ma era certo che neanche le fogne era più sicure, ha avuto interi minuti per correre via, e considerando la sua velocità unita alle sue conoscenze della rete fognarie doveva ormai essere lontano.
<< Il tuo sacrificio non sarà vano... >>
Peccato che non poteva sentirmi, ma bisogna ammetterlo, l'esclusione forzata di Jack aveva più aspetti positivi che negativi, ora senza di lui potevo dare veramente il massimo.
Presi lo slancio e corsi più veloce di quanto i miei compagni avevano mai potuto vedere in questi giorni, schizzando acqua e liquami da tutte le parti, non mi sarei lasciato battere da un furfante disadattato che probabilmente non sapeva nemmeno leggere.
<< Chissà se ha già scoperto il mio piccolo scherzo... >>
Sorrisi compiaciuto mentre mi immaginai la sua faccia quando avrebbe scoperto di essere, in tutti i sensi, un topo in trappola!




Note dell'autore:
Giá, sono terribilmente in ritardo e di certo la lunghezza non basta per compensare, mi dispiace veramente per questo, da una parte colpa degli esami dell'ultimo anno di liceo, dall'altra la pigrizia.
Comunque per risollevare un po' la situazione dico subito che l'ultimo capitolo é giá pronto e che lo pubblicherò tra qualche giorno in modo finalmente da dare un finale a tutta questa storia del team piú bastardo di tutti.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo 5

Il mostro delle fogne correva a perdifiato nel lungo canale fognario, non ce la faceva più, quei tizi avevano rovinato tutto, tutto!
Cosa doveva fare per avere un po' di pace? Non faceva male a nessuno... di solito.
Voleva solo starsene in un luogo sicuro per più di una settimana, mangiare quando voleva mangiare, dormire quando voleva dormire per poi spirare serenamente di vecchia o malattia (considerando le condizioni del posto, era più probabile la seconda ipotesi), cosa c'era di sbagliato in questo?
Certo, rubava, ma ci provino gli altri a guadagnarsi da vivere senza un lavoro, lavoro che non poteva nemmeno permettersi di cercare: qualcuno avrebbe mai assunto un quasi analfabeta con una faccia come la sua?
Ma ormai la questione era chiara, doveva andarsene, e non solo in un'altra parte della rete fognaria, ma proprio in un altro posto dimenticato da Oum dove sarebbe stato lasciato in pace!
Per fortuna, gli animaletti che popolavano le fogne avevano deciso di impazzire e aggredire i suoi assalitori, non comprendeva se era stato un caso o qualcosa di più "preciso" e non gliene importava granché, la sua priorità era svignarsela quanto più presto possibile, doveva solo tornare nel condotto fognario abbandonato che usava come casa, raccogliere alcune cose e andarsene, e poteva arrivarci in metà del tempo se era in superficie, del resto era ancora buio e conosceva delle scorciatoie.
Salì in fretta la scala che portava a uno dei tanti tombini e cercò di sollevarne il pesante coperchio metallico, ma non ci riusciva, cioè, non era mai stato un rinoceronte in quanto a forza, ma aveva spostato questi affari almeno cento volte nella sua vita!
Perché ora sembravano incredibilmente pesanti?
Provava e riprovava a spingere, fino a farsi male le dita, ma sembrava che un goliath avesse scelto di farsi un pisolino sopra di lui.
Dei rumori di passi lo riportarono alla realtà, quel tizio strano era dietro di lui.
Scese dalla scala e andò verso il prossimo tombino, non potevano averlo messo in trappola, non poteva perdere nel suo territorio!
Magari era un caso, forse un camion aveva parcheggiato lì bloccando il tombino con una delle sue ruote, niente panico, le fogne sono piene di vie di fuga.
Corse più veloce che poté usando tutta l'agilità e le conoscenze che possedeva, ma inutilmente, ogni tombino sembrava sigillato.
"Chiuso", pensò il fauno tra un affanno e l'altro, ora era letteralmente un topo in trappola, e per sua sfortuna il disinfestatore era arrivato, il bizzarro bagliore luminoso dei suoi occhi rossi lo aveva raggiunto, poteva sentire quello sguardo gelido trafiggergli la schiena come una stalattite di ghiaccio, e nella sua situazione non poteva fare altro che voltarsi ed affrontare la sua fine.

Inseguì per minuti interi il mio obbiettivo, ammirandolo mentre si evolveva nelle acrobazie più assurde e fare fondo e tutte le sue conoscenze sulla zona per evitarmi, ma inutilmente.
E alla fine eravamo ancora una volta faccia a faccia, uno contro uno, mi divertivo a puntargli la luce della torcia sul viso, a vedere i suoi occhi chiudersi per la luce che, nonostante fosse flebile, era insopportabile per qualcuno che ha vissuto nel buio per mesi, se non anni, ma se tutto sarebbe andato secondo i miei piani, presto quella creatura dell'oscurità si sarebbe dovuta abituare ad estenuanti marce sotto la luce del sole.
L'acqua in quella zona non era molto alta, almeno era quasi impossibile che affogasse.
Mi presi un po' di tempo per stuzzicarlo, incalzandolo lentamente e guardandolo mentre retrocedeva con lentezza studiata.
Non era il mio lavoro? Lui sapeva che lo potevo fare, lui era stremato, io fresco come una rosa.
Ma ahimè, non riesco a resistere al piacere di spiegare ad un nemico sconfitto come è stato messo nel sacco.
<< Scommetto che ti stai chiedendo perché non riesci ad alzare i tombini come al solito, beh, vedi, diciamo che sono un tipo produttivo, che lavora in modo produttivo, e per essere produttivo come piace a m, non potevo certo avventurarmi nel tuo territorio senza un piano adeguato, ti pare? >>

****

Era sera nel sudicio motel dove avevo scelto di alloggiare, e Jack correva per la stanza a disseminare trappole per topi e spray insetticida in ogni anfratto visibile.
<< É davvero necessario? >>
<< Oh, scusami se non sono a mio agio a dormire accanto a topi e scarafaggi! Ma porco Oum, possibile che non sei riuscito ad avere di meglio!? >>
<< Secondo te non ci ho provato? Avrò anche finanze illimitate, ma per avere un albero migliore in questo paesino dovrei costruirmelo. >>
<< Sei schifosamente ricco ed è questo il tuo massimo!? La prossima volta compra tutto il paese e siamo apposto! >>
Ecco,fai vedere una carta di credito a dei poveracci e ti chiederanno di tirarla fuori per ogni inezia.
<< Quando hai finito raggiungi me e Ivan in cucina, dobbiamo discutere. >>
Detto questo mi avviai verso la cucina, beh più che una cucina era uno stanzina per consumare i pasti dotata di frigobar e forno a microonde.
<< Tanto vi sento comunque, siete praticamente a un paio di metri di distanzAAH! >>
Sospirai, cercando di ignorare la marea di bestemmie che Jack iniziò a cacciare fuori non appena il pollice del piede venne schiacciato da una delle sue stesse trappole.
Ivan era già seduto ad aspettarci, e quando Jack ci raggiunse zoppicando, potemmo iniziare a pianificare per il giorno dopo.
L'idea era semplice, anche per i loro standard:
Il ladro alla fine adottava uno schema preciso per i suoi attacchi e le sue fughe, ed anche se c'era il rischio che avrebbe cambiato strategia per qualche momento, alla fine sarebbe tornato a perseguire l'alternativa più comoda, ed a quel punto l'avremmo messo nel sacco.
<< Giunto il momento vi dirò quando e dove entreremo in azione, Jack, tu con me dentro le fogne, tu Ivan avrai lo scopo di bloccare ogni uscita che ti indicherò, incluso il tombino da cui entreremo, non risparmiare nulla: auto, massi, te stesso. >>
<< ASPETTA, ASPETTA E ASPETTA! >>
Jack si lanciò sul tavolo quasi cadendo con esso.
<< Perché devo andarci io nelle fogne di merda?! >>
<< Perché Ivan non ci entrerebbe e perché tu non riusciresti a spostare massi e auto come lui. >>
<< Sicuro capo? Non sarà troppo pericoloso attaccarlo nel suo territorio? >>
<< Bella considerazione Ivan, ma non preoccuparti, so bene quello che faccio, voi state ad ascoltare me, e giuro che non ve ne pentirete. >>
Jack si accasciò sul tavolo.
<< Troppo tardi... >>

****

<< Capito quindi? Puoi anche arr- >>
Non finii la frase che mi ritrovai la faccia imbrattata dal liquame, il mio bersaglio mi aveva appena schizzato l'acqua sporca della fogna usando la coda come una frusta.
Mi tolsi gli occhiali e me li infilai in tasca.
<< Come desideri. >>
Spensi la torcia, del resto non mi serviva, doveva sapere che nemmeno il buio l'avrebbe protetto.
Il mio avversario provò ad assaltarmi alla prima occasione, era disperato, sapeva che non poteva vincere, ma questo non voleva dire che non ci avrebbe provato.
La sua disgustosa cosa da ratto si avvolse attorno al mio polso destro, mentre con la mano destra mi bloccava l'altro braccio e con la sinistra procedeva a strozzarmi, il tutto mentre approfittava della sua altezza superiore per sbilanciarmi e farmi cadere.
Mi lascia piegare quel tanto che bastava per dargli una ginocchiata, il mio avversario si piegò in avanti e giurai di averlo sentito sputare sangue.
Destabilizzato il mio aggressore, fu gioco facile fargli mollare la presa sulla mia mano sinistra, con la quale gli afferrai il braccio che usava per strozzarmi il collo, facendo pressione fino a quando non liberò la mia mano destra dalla sua coda.
A quel punto lo tirai con forza e lo feci schiantare contro la parete del condotto.
<< La vogliamo concludere qui? >> Lo presi per il colletto, per quel diadema falso che portava al collo e lo sollevai ben oltre la mia testa, ero curioso... volevo vedere cosa nascondeva, così poggiai la mia mano su quella maschera presa da qualche cassonetto e cominciai a spostarla, vidi per un attimo quella che sembrava una profonda ferita che partiva fin da sotto il mento di carnagione scura, sentii ratti cominciare a salire per le mie gambe e insetti di ogni genere, ma non erano un problema, non erano le migliaia di viscide creature che ci avevano assalito pochi minuti prima, erano molto di meno e molto meno motivate dall'aiutare il loro "capo".
Evidentemente non aveva un vero controllo della sua semblance, e probabilmente ignorava di averne una.
Una semblance che si attivava con la paura, ma anche da terrorizzato ebbe la prontezza di sganciare il diadema che teneva assieme il mantello, così da cadere dalla mia presa e iniziare a correre via a quattro zampe.
<< Dove pensi di andare? >>
Gli presi la coda come prima e lo lanciai verso la stessa parete di prima.
Impattò su di essa con un lamento soffocato, ma il secondo iniziò ad arrampicarsi su di essa, fino a raggiungerne il punto più alto, e arrivato lì attaccò di nuovo con la coda, cingendomela attorno al collo.
Dovevo ammettere che aveva creatività.
Cercò di sollevarmi da terra mentre stringeva la presa attorno al collo, voleva impiccarmi lo scherzo della natura, o almeno asfissiarmi.
Purtroppo per lui non poteva ottenere nessuna delle due cose da un essere che non aveva bisogno di ossigeno.
Gli afferrai di nuovo la coda, e con un violento strattone lo tirai in avanti, schizzando acqua da tutte le parti e lasciandolo lì a galleggiare, più morto che vivo questa volta.
Sperai che questo fosse bastato a ridurlo a più miti consigli.
<< Con un po' di allenamento forse... >>
Mi fermai subito, nel suo stato non era in condizioni di ascoltare
Lo girai con un calcio e gli misi il piede sullo stomaco, il mio avversario mi scrutò con ostilità e rassegnazione mentre frustava l'aria con la coda nel tentativo di colpirmi.
Trovai che era il momento più adatto per mettere in mostra la mia semblance, aprì la mano destra, lasciando che una scarica elettrica rossastra prendesse posizione fra le mie dita.
<< Sai, non sei stato male, sopratutto con la tua roba degli insetti, anche se non era pianificata, sbaglio? >>
Continuò ad osservarmi, più con rassegnazione che con rabbia, aveva smesso di lottare, salvo l'intervento di un deus ex machina nulla l'avrebbe salvato da me.
<< Ora se non ti dispiace, sono curioso. >> gli misi la mano sulla maschera e cominciai a sfilargliela, era veramente una taroccata che aveva presumibilmente trovato in un cassonetto, magari era l'unica cosa che aveva trovato o forse era qualcosa che, combinato con il suo aspetto, trovava abbastanza spaventoso per intimorire il prossimo.
<<... Ah... >>
Credetemi quando vi dico che nemmeno una persona della mia spiccata intelligenza poteva trovare parole per descrivere il campo di battaglia che era il suo volto, la maschera mi aveva dato delle aspettative, ma questo le superava tutte.
Una cosa però posso dirvela con certezza: non era nato così, le ferite mal cicatrizzate dovevano essere il ricordino di qualcosa di molto affilato che era sfortunatamente entrato in contatto con la sua faccia.
Intanto lui mi continuava a guardare, senza fiatare una parola, sempre se sapeva come si parlava.
<< Sai parlare? >> nessuna risposta, tuttavia, soddisfatta la mia curiosità, gli resi la maschera.
Lui la prese, e non senza nascondere la sorpresa se la rimise in faccia.
A quel punto lo aiutai a rialzarsi, la lezione era stata appresa: non sfidarmi.
Si rialzò guardingo, non sembrava nutrire molta fiducia verso il prossimo, meno ancora con chi l'ha picchiato negli ultimi cinque minuti.
<< Su, andiamo ho un idiota da recuperare e un altro idiota che ci aspetta sopra. >>
Mi diressi verso la scaletta più vicina e vi salii sopra, poi con un pugno ben assestato feci saltare via il tombino ed il cassonetto che lo bloccata.
Sfilai dalla tasca il telecomando che avevo usato per segnalare a Ivan la mia posizione tutto il tempo (dandogli modo di starmi dietro e coprire eventuali tombini rimasti scoperti), mentre il topo di fogna mi seguiva con una certa riluttanza.
Non rimanemmo fuori a lungo, Ivan rispose al segnale e si presentò a noi con un sandwich in mano.
<< Finalmente siete fuori da quella fogna >> Si fermò davanti a noi, ipotizzai che a causa del buio non aveva ancora notato che la persona a fianco a me non era Jack.
Mi convinsi a dargli qualche secondo per capirlo.
<< Allora, avete sconfitto il mostro? Era veramente così ripugnante come dicono? Braccia lunghe coda che potrebbe impiccarti e bava corrosiva che esce continuamente dalla bocca? >>
Descrisse mentre rabbrividiva, e intanto che il nostro nuovo "amico" si portava una mano all'altezza della bocca, non sembrava una persona a cui importava tanto dell'opinione degli altri ma la "bava corrosiva" doveva essere qualcosa di nuovo anche per lui.
<< Ivan... guarda meglio. >>
Il nostro fauno rinoceronte strizzò gli occhi e si si avvicinò....fino a quando non li spalancò e indietreggiò così velocemente che per poco non perse la presa sul pasto.
<< Ma che!? >>
Si guardò attorno in cerca dell'amico, per poi prendermi per le spalle per andare un attimo in disparte a parlarmi.
<< Non dirmi che lo ha mangiato! >> bisbigliò con flebile voce, e per quanto fosse certo di aver parlato piano, il "mostro" si girò nella nostra direzione, Ivan sperò che era solo una coincidenza.
<< Calmati, Jack sta bene... semplicemente è dovuto rimanere un attimo nelle fogne per riposarsi, ha compiuto un impresa davvero eroica ed audace! Si è sacrificato per il bene della squadra, ho dovuto lasciarlo un attimo indietro per non fargli fare uno sforzo eccessivo... chiama un ambulanza mentre vado a recuperarlo >>
<< Cosa!? >>
<< Siete assicurati, non temere >>
In realtà l'assicurazione non copriva i morsi e punture da insetti, ma questo dettaglio era meglio tenerlo per me.
Cominciai a riscendere, mio malgrado, nelle fogne, mentre Ivan stava a fissarmi incredulo, penso che il pensiero dell'amico chiuso in un luogo buio, puzzolente e con vari animaletti gli abbia forse anche fatto perdere l'appetito...forse.
<< E scusa e noi che facciamo intanto!? >>
<< Chiama un ambulanza ci servirà. >>
Al che scesi... per poi risalire.
<< Ah, e fate un po' di conversazione. >>
I due si guardarono come per dire "Sul serio?"
<< Siete entrambi buoni ascoltatori e fauni, sono certo che andrete molto d'accordo! >>
Non so se la parte "entrambi fauni" fosse razzista, non me ne importava granché alla fine, scesi prima ancora di dargli tempo di replicare, ma riuscì almeno a sentire un tentativo di Ivan di rompere il ghiaccio.
<<... Allora...ehm, ne vuoi un po'? >>
Cavolo... non pensavo avrei mai assistito a questo momento.

****

<< Wow... quindi è per questo che porti la maschera... Santo Oum, mi dispiace un casino! >>
Ero riemerso dal poco con il corpo a malapena vivente di Jack, ed a quanto pare i due erano riusciti davvero a fare conversazione.
<< Ma, ti fa male? >>
Rimasto in silenzio, il fauno ratto si limitò a muovere la mano senza fare un segno che fosse di assenso o diniego.
<< E senti, com'è Vacuo? >>
Lo sguardo del fauno si indurì, e ciò seguito dal suo portare la mano all'altezza del naso ci disse parecchio su cosa pensava di casa sua.
L'ambulanza era già arrivata dopo la mia uscita dal tunnel, con Jack a peso morto sulla spalla come un sacco di patate, non è che ci sia molto da raccontare sul suo recupero, era lo stesso Jack svenuto che avevo lasciato in quel canale fognario abbandonato, con più insetti addosso.
Avrei preferito anticiparli, il motivo?
Il "mostro" li stava combattendo i medici per non farsi ricoverare a sua volta, mentre Ivan cercava di separare le due fazioni.
Pensai che avrei dovuto dare parecchie spiegazioni a parecchie persone, ma per fortuna dovetti limitarmi a darle ai medici ed al sindaco il giorno successivo, quindi su quel fronte lì era tutto apposto.
La vera preoccupazione riguardava Jack... a cui non ebbi modo di raccontare cosa era successo nei suoi cinque giorni di coma.
Ma meglio partire con ordine:
Appena gli infermieri videro le condizioni del povero Jack si affrettarono a caricarlo sulla barella, stupiti che fosse ancora vivo, e lasciarono perdere ogni discussione con il "mostro" partendo a tutta velocità con l'ambulanza, io volli essere ottimista, e gli diedi il 65% di possibilità di svegliarsi dal coma.
Ora non rimanevano che le cose importanti.
<< Beh, ora, ladro, perché non parliamo un po'? >>
Cinsi il mio interlocutore per le spalle, lui si era piegato in modo che potessi farlo data la sua altezza mostruosa, ma non fu lui a rispondermi.
<< Ah Drake, si chiama Kojo >> disse Ivan, mi girai sorpreso, allora avevano parlato... Kojo aveva parlato.
<< Allora non sei muto come facevi pensare! >> Diedi una pacca sulla schiena del nuovo arrivato, così forte che quasi finì a terra, ci aspettava una lunga chiacchierata alla fine ma mi sa che per farla avremmo dovuto tornare nella nostra "arena"
<< Allora, fammi strada >> capito cosa intendevo, il mostro iniziò a scendere le scalette che portavano alle fogne, ed io mi affrettai a seguirlo, non prima di una piccola domanda ad Ivan.
<< Ha detto altro? E come lo hai convinto a parlare? >>
Ivan alzò le spalle
<< Non lo so Drake, abbiamo semplicemente parlato, si ok non subito, ma parla, forse aveva solo bisogno di sentirsi a suo agio. >>
Il rinoceronte si posò una mano sul mento.
<< Abbiamo semplicemente chiacchierato sul come siamo finiti tutti qui, e la storia di Kojo non era per niente rose e fiori, diciamo che se ti pare che abbia problemi di fiducia... e perché ne ha tutti i motivi del mondo. >>
Pur volendo saperne di più, mi accorsi che era il caso di concentrarsi su una cosa alla volta, raggiunsi Kojo nell'impianto fognario per raggiungere la destinazione, rimandando le domande a più tardi.

Raggiungemmo presto una zona disastrata del condotto fognario, che non doveva ricevere manutenzione da quando la città era stata fondata, e fu lì che mi imbattei nella “casa” di Kojo.
Ci addentrammo e io potetti ammirare la sua...dimora.
<< Meglio di quanto pensassi... >> e non ero sarcastico, mi aspettavo un rifugio di fortuna fatto con cartone e vecchie lamiere, invece l'arredamento era più ricercato di quanto si potesse prevedere.
Trovai dei mobili in legno, rubati da qualche discarica, ma sempre mobili, che davano al posto un aria distinta venendo adornati da ogni genere di "spazzatura elegante" che il nostro amico fauno aveva trovato: vasi, giocattoli e sopratutto libri, erano capaci di dare a quel luogo una qualche eleganza, per intenderci, cambiate queste pareti fognarie con quattro mura degne di una casa accogliente, sostituite tutti gli oggetti con copie nuove di zecca e potreste dire di essere in una casa vera.
Stessa cosa non si poteva dire per il materasso, talmente infestato da insetti che faticavo a guardarlo.
<< Forse apparirò sarcastico, ma... hai davvero una bella casa Kojo. >>
Lui si limitò a darmi le spalle e a guardarmi con la coda nell'occhio tutt'altro che in modo amichevole, mentre riponeva in una teca qualche insetto morto che aveva preso appena entrato.
Lì trovai anche il ratto che aveva aggredito i miei assistenti durante la prima colluttazione, se ne stava buono nella teca a cui era attaccata un'etichetta, con sopra scritto “Moriarty” a caratteri grossolani.
Il ratto mangiò con gusto per poi salire prima sul palmo di Kojo e poi sul suo lungo braccio per poi fermarsi sulla spalla del suo amico, un ratto sulla spalla di un fauno ratto.
Quasi comico da vedere, quasi.
Oltre alla specie condividevano anche uno sguardo non molto tenero nei miei confronti, che gente difficile che mi ritrovo davanti.
<< Simpatico il tuo amico >> "Vi assomigliate" avrei voluto aggiungere, ma meglio evitare queste frasi per il momento. << Allora, perché non parliamo di affari, Kojo? >> non ne sembrava intenzionato a collaborare.
<< Ok, siamo partiti con il piede sbagliato, ma ti assicuro di essere mosso da buone intenzioni... per me. >>
Presi da una tasca interna del mio camice una busca di plastica con dentro dei fogli e una penna, non volevo che si bagnassero. << Sai leggere? Hai dei libri, quindi dovresti. >>
Si limitò a muovere la mano come per dirmi "Così, così", come sospettavo quando lo avevo visto, non doveva aver ricevuto chissà quale istruzione, eppure la presenza di libri, e intendo libri senza immagini, lasciavano sperare che volesse almeno provarci.
<< Penso proprio di poter personalizzare il tuo accordo per renderti più a tuo agio nell'accettare, mi potresti dare cinque minuti? Se poi non vorrai accettare me ne andrò e ti lascerò alla tua “vita” >> Accentuai la parte “vita”, la sua non era vita, era sopravvivenza.
E non ero sincero sul lasciarlo andare, dopo aver perso tutto quel tempo a catturarlo, lo avrei consegnato a chi di dovere se avesse rifiutato, ma meglio fargli credere di poter decidere per se.

****

<< Ben svegliato, Jack! >>
Jack se ne stava seduto accanto al letto di Jack a reggere un grosso palloncino a forma di cuore con la scritta “Guarisci presto”, cosa che però non sembrava migliorare l'umore del suo amico piromane.
Il dottore ci ha chiamato dicendoci che il nostro schizzoide si era finalmente svegliato per qualche miracolo, credetemi quel ragazzo potrà essere sfortunato quanto volete, ma è duro a morire, e ora era sul letto dell'ospedale con gli occhi sgranati, capelli in stato pietoso e in generale con una cera peggiore di quella del suo ultimo ricovero.
<< I-Ivan? Che... Che è successo? Ri-ricordo solo insetti... e ratti che mi camminavano addosso, mi entravano in gol- >>
Interruppe la frase mentre tratteneva un conato di vomito, Il suo amico fauno gli passò un secchio dove Jack scaricò tutto il disgusto che i suoi ricordi gli facevano rivivere, poi piano a piano si riprese, il respiro tornò normale... e cominciò prima a notarmi, seduto nella parte opposta della stanza con un cesto di ben tornato tra le mani, era facile procurarmene per me.
<< Tu! Ora ricordo! Il fottuto tuo superpotere del cazzo! >>
Provò a scendere dal letto per assalirmi, Ivan lo sbloccò dal suo intento.
<< Il dottore ha detto di non sforzarti per ora! >>
<< Avrà di certo comprato la sua laurea! >>
<< Devi smetterla di credere a tutto quello che ti dicono tuo padre o tuo nonno! >>
E prima che Jack potesse dire qualcosa << E no! Non crederò mai che fra qualche mese scoppierà un epidemia di fauni zombie! E quel mormorio che hai sentito quella volta al cimitero non è un punto valido per la tua teoria! >> sono certo che la famiglia Jackson ne aveva di cose da raccontare, ma per ora ero più interessato a sapere se Jack era ancora abile al suo ruolo.
<< Jack su, calmati, sono certo che mi farò perdonare, in un modo o nell'altro, sai che non mi mancano i soldi e tu, senza offesa, sei qualcuno che è molto facile da comprare >> Si limitò a sbuffare e a guardarmi che me se volesse mettermi le mani alla gola, credo proprio che la mia scossa abbia lasciato un bel segno nella sua mente bacata, credetemi, è da quel giorno che cominciai a vedere Jack... beh con lo sguardo del Jack di oggi, non l'avrò ucciso ma qualcosa di lui è rimasto in quella fogna.
<< Su amico, ha ragione, non possiamo semplicemente ricominciare a litigare per simili questioni! >> Ivan si faceva corrompere con il cibo, quel giorno gli avevo procurato una bella colazione. << Quindi ora stenditi, fai un bel respiro, calmati e tutto filerà per il verso giusto, siamo un squadra alla fine! L'importante è che tu sia vivo, no? >>
Jack guardò il suo amico d'infanzia con uno sguardo come dal dire "Ma sei scemo?"
Poi dopo aver esaurito le sue ultime forze in un secondo tentativo di rialzarsi, la sua rabbia poteva dirsi scomparsa, ok quasi tutta, e sembrava ora intenzionato a rilassarsi... forse non era un bel momento per la sorpresa, ma infondo non avremmo mai avuto un buon momento per questo alla fine, meglio togliersi subito il dente.
<< Jack, te lo chiedo come tuo capo, ora tu stai qui, ti rilassi e nei prossimi minuti non farai niente, ok? >> mi guardò perplesso.
<< Così mi fai preoccupare... >> e non aveva tutti i torti, gli feci segno di rimanere calmo, di rilassarsi.
<< Entra pure... >> dissi guardando la porta della stanza, a quel punto essa si aprì, e diciamo che i successivi minuti furono abbastanza selvaggi.
La figura alta di Kojo entrò nella stanza e appena Jack lo vide... giurerei che si stesse ancora chiedendo se era tutto un brutto scherzo dovuto dal risveglio o la terribile verità.
Ma dubito che gli importava alla fine dei conti, il nostro piromane, con una forza che non credevo possedesse, saltò giù dal letto e si avventò sulla gola del fauno, buttandolo a terra e cominciando a provare a strozzare con uno sguardo paragonabile a ferocia a quello di un grimm.
Kojo a sua volta gli circondò la gola con la sua lunga coda da ratto e fu praticamente una lotta a chi esauriva per primo l'ossigeno dell'avversario.
Io e Ivan ne prendemmo uno a testa e tirammo con forza per allontanarli.
<< LASCIAMI RHYNO! LO AMMAZZO A STO FIGLIO DI PUTTANA! >> Kojo non sembrò badare molto all'offesa.
<< Jack, Jack! Calmati! É il nostro nuovo compagno di squadra! >>
Il silenzio calò nella stanza, la faccia di Jack fu un misto tra shock e rabbia, poi soltanto rabbia.
<< MI PRENDETE PER IL CULO!? >> Ivan tirò fuori dalla tasca una pila di fogli piegati diverse volte, un contratto dove alla fine si poteva leggere il nome, scritto in maniera oscena, del nostro amico Kojo Jakande...e a quel punto Jack si fece forza e si liberò da Ivan, per andare contro a Kojo, e a me che lo tenevo bloccato, come se era un cane randagio colmo di rabbia, ci placcò con una forza non normale per qualcuno appena svegliato da un piccolo coma, finimmo tutti e tre a terra, io sotto Kojo mentre questi veniva di nuovo attaccato al collo dalle mani di Jack, era ossessionato da quel punto vitale!
Io invece ero scocciato.
Feci forza sulle braccia e gambe e mi rialzai da terra facendo cadere i due al suolo, e questi finirono presto di tentare di mettersi le mani al collo quando notarono che li guardavo con gli occhi di chi aveva perso la pazienza.
Li presi entrambi di peso e li sollevai, feci un bel respiro.
<< Sentite, sentite... >>
Li avvicinai mentre le mie mani li tenevano per le spalle, era buffo da vedere, sia Jack che Kojo erano più alti di me, e si notava sopratutto quando eravamo così vicini, eppure, nonostante tutto, un'altra cosa che si notava era il loro terrore, più o meno nascosto, di chi sapeva di aver esagerato.
<< Non sono qui per cercarmi amici, e se non lo sono io allora non lo siete neanche voi. Non vi sto imponendo di stringere un amicizia solidale l'un con l'altro, non sono quel tipo di insegnante, quello che voglio da voi è solo una dannata collaborazione! Nel vostro tempo libero siete liberi di azzannarvi come cane e gatto, ma in servizio sarà meglio, sopratutto per voi, che teniate la testa sulle spalle! Perché se mandate in malora una mia sola missione... non credo serva dire altro, giusto? >>
Strinsi la presa su di loro.
<< Ricordatevi, lo faccio solo perché non voglio pagare l'assicurazione ai vostri parenti o perdere altro tempo a cercare nuovi candidati, chiaro? Quindi prima di passare alle scosse, meglio che scolpiate nella vostra testa le parole "Team" e "Lavoro di Squadra"! Se uno muore moriamo tutti! E io non voglio ricongiungermi con la mia cara nonna solo per la colpa di qualche stupido ragazzo di provincia o di qualche mostro delle fogne che non sanno lavorare assieme, cristallino il concetto? >>
I due annuirono, per poi tornare a guardarsi in cagnesco, avevo ormai realizzato che avrei fatto da babysitter a questi due idioti.
<< Ho parlato con il sindaco, dietro a una bella sommetta vedrà di dimenticare tutte le brutte vicissitudini che il nostro nuovo amico ha fatto passare a questi poveracci, e ho dato una piccola mancia ai negozianti che sono rimasti danneggiati dalla sua attività da ladro. >>
Lo guardai, glielo avevo già detto prima che mi era costato caro, ora sapeva in che modo, e sarebbe stato meglio se avesse presto iniziato a darmi qualche soddisfazione. << Quindi è di nuovo un cittadino onesto e pulito. >>
<< Avrei da ridire sul pulito. >> Aggiunse Jack, la solita parola gentile.
<< E poi perché va ancora conciato così!? Come un cassonetto ambulante >> Ecco appunto... anche se questa volta non ha torto.

<< Gli piace vestirsi così, lo fa sentire più teatrale. >>
Kojo annuì alle parole di Ivan, i due si intendevano per qualche motivo, e da Ivan avevo appreso una certa passione per il teatro del caro mostro delle fogne.
<< Oh fantastico! Prendi le sue difese ora!? >>
<< Non sto prendendo le difese di nessuno! Ti dico quello che mi ha detto a me! >>
<< Oooh perché il nostro mostriciattolo è troppo timido per parlare!? Che razza di mezza sega sei!? >> Ignorando le mie parole di prima, il nostro irascibile amico si avvicinò di nuovo al fauno ratto, non per soffocarlo ma per guardarlo con lo sguardo più storto che poteva dare, con conseguente risposta neutra da parte del suo "oppositore"... ma non dal suo ratto domestico, rimasto tutto quel tempo sotto i vestiti di Kojo e ora pronto a difendere l'onore del padrone balzando sul piede di Jack.
<< AAAH! >>
L'irascibile Jack iniziò ad agitare il piede, a cui il ratto sembrava essersi attaccato con i denti.
<< LEVATEMELO! LEVATEMELO!! >> urlò mentre si agitava al che sia Kojo che Ivan cercarono di separare il topastro da Jack, senza fargli male
<< Jack, ti presento Moriarty. >> io rimasi a fissare i tre: scemo, più scemo e ancora più scemo.
Credetemi non sapevo proprio che pensare, a parte il fatto che saremmo rimasti qualche altro giorno per assicurarsi che Jack non avesse ricevuto malattie dal morso.
Ma per il resto... rimasi lì, a fissare i tre idioti, con sguardo neutro dietro i miei occhiali.
Non avevo idea di cosa sarebbe successo di lì in avanti, ma se avevo scelto quei tre scarti della società era perché vedevo del potenziale in loro, e se fossi riuscito a trasformarli in degli efficienti cacciatori, allora nulla mi sarebbe stato precluso.
Non sarebbe stato facile, ma forse era questo a renderlo gratificante, così diceva mio padre, e lui ha sempre ragione.

****

Ion Ascuns.
Il mio nuovo obbiettivo, un ladro probabilmente analfabeta, uscito strisciando da qualche vicolo di Atlas, che ci avrebbe dovuto far pervenire qualcosa di molto importante, e invece non solo non aveva tenuto fede alla sua parte di contratto ma adesso era entrato come studente a Beacon, una delle quattro grandi accademie per cacciatori.
E a me il compito di ritrovarlo e farmi consegnare le informazioni che ci aveva negato, con le buone o con le cattive.
Saremmo entrati dietro raccomandazione, ma erano passati anni da quando avevo messo assieme la mia squadra, e sapevo che erano a livello degli altri studenti.
Erano rimasti in congedo dopo aver svolto varie missioni, ma non dubitavo che sarebbero accorsi in mio aiuto, specie perché non avevano scelta.
Il primo che chiamai fu Ivan, tutto liscio, era anche felice di risentirmi, qualcosa che non mi capita mai!
L'unico inconveniente è che invece di "Beacon" aveva capito "bacon" e riattaccò entusiasta prima che potessi spiegargli lo sbaglio... quel ragazzo ha qualche problema con il cibo, eppure rimane il più equilibrato dei tre.
Aveva fatto grandi passi in avanti nella lotta, anche se il mio allenamento pareva averlo incattivito... specie quando si tratta di separarlo dal cibo.
Il secondo fu Kojo, si limitò a farmi il pollice in su attraverso la videochiamata, ovviamente senza far uscire una singola parola da dietro la maschera, sì, la indossava ancora.
Tra i tre è colui con cui ho trovato più punti di contatto, oltre ad allenarlo gli avevo insegnato a leggere e scrivere, aveva iniziato a parlare anche con me, ed era emerso fuori il suo amore per il teatro e il suo desiderio di scrivere per esso, malgrado le apparenze, è dotato di un intelletto vivace, peccato per la sua... scarsa loquacità.
Per ultimo chiamai il mio “secondo in comando”, e già sapevo che sarebbe stata una lunga chiamata.
Jack Jackson, la persona più irascibile che abbia mai conosciuto, ma anche la più tenace, divenuto secondo in comando perché dotato di iniziativa... beh in realtà perché Kojo non sa parlare ad alta voce ed Ivan è troppo stupido.
Alla fine anche Jack aveva rivelato i suoi pregi, e contrariamente alle mie aspettative fu subito dentro la missione da quanto non vedeva l'ora di menare le mani.
Un po' di soddisfazione.
Non sapevo quanto sarebbe durata la missione, o che piega avrebbero preso gli eventi, ma di una cosa ero certo... io, Drake Keller, ne sarei uscito vincitore.

****

<< Si...si, mio figlio si ritirerà per un po' dagli studi, purtroppo, motivi familiari, manderò qualcuno a prendere la sua di roba nel più breve tempo possibile, stessa cosa per i suoi amici... grazie per la comprensione, e scusate se non entro troppo nel dettaglio ma sapete, questioni delicate, comunque vi auguro una buona serata, arrivederci. >>
Un uomo, il cui aspetto mostrava più anni di quanti ne avesse veramente, se ne stava davanti a una decina di monitor di diversa grandezza, aveva una barbetta non curata, due occhiali da vista e un sigaro acceso in una mano tutto adornato da un espressione neutra e da un camice da laboratorio.
<< Ok... mettiamoci al lavoro... >>

****
"Così diceva mio padre, e lui ha sempre ragione."

<< Oh eccome se ho sempre ragione >> con un mezzo sorriso stampato sul volto, un uomo in camice da laboratorio se ne stava sulla comoda poltrona in pelle scura a guardare un filmato.
Filmato che si interrompeva con la visione di due tizi apparentemente usciti da un cartone animato che cercavano di togliere uno schifoso ratto dal piede di un altro strambo personaggio, un'immagine stravagante accompagnata da una frase di una delle rare persone a cui teneva veramente.
Si alzò, facendo finta di asciugarsi una lacrima, rivelando i suoi occhi stanchi segnati da varie borse, il sonno non era il suo passatempo preferito.
<< Mi commuove sempre questa parte, tu che trovi degli amici, per quanto non li chiamerai mai così... non succede spesso per un Keller,sai? >> sussurrò. mentre prendeva da un tavolo di legno una specie di mano robotica nuova di zecca. << Soprattutto per un vero Keller. >>
Posizionò la mano robotica su un tavolo, accanto a un altro lungo pezzo di freddo metallo, era a forma di avambraccio, lo si notava sopratutto ora che era vicino alla complessa mano robotica, un lavoro superbo che nemmeno i suoi più accaniti detrattori avrebbero potuto criticare.
Con delle pinze cominciò a connettere i fili delle due parti, creando un collegamento, una connessione.
<< Non rattristarti per questa missione fallita, in tutta la tua carriera come mia arma segreta hai svolto un eccellente lavoro, è successo altre volte che tu fallissi, ma ti ho sempre dato un'altra possibilità no? E tu hai infinite possibilità di tornare. >>
Non ricevette alcuna risposta, e questo gli fece ricordare come gli mancava ancora di più il suo interlocutore, non lo aveva sentito da tempo e ora sta qua a ricostruirlo... non è facile essere un genitore.
Il suo capolavoro, il suo orgoglio, il suo vero erede.
Suo figlio.
<< Drake, ogni volta che muori, tu torni più forte, ogni volta che i tuoi nemici ti seppelliscono tu risorgi e impari dai tuoi errori. Non preoccuparti, figlio mio, un paio settimane di lavoro e sarai come nuovo, ma che dico, sarai migliore, più forte e più geniale di prima. >>
Un sorriso attraversò il suo volto, mentre la mano robotica per un attimo si chiudeva a pugno prima di tornare distesa.
Tempo a tempo e presto Drake Keller sarebbe tornato.
Dominik non poteva che gioire al solo pensiero.

Note dell'autore:

Ed è infine giunta la conclusione di questa stramba storia che ha richiesto più tempo di quanto immaginavo!
Mi scuso ancora per l'attesa sperando che ne sia valsa un po' la pena.
Nonostante tutti i ritardi ci tenevo a finire questa storia il meglio possibile, ossia con Jack di nuovo all'ospedale, in modo da darvi finalmente la storia di come il team dal nome più volgare del mondo si sia unito.
E finalmente abbiamo avuto una prima vera occhiata a un personaggio spesso nonimato ma mai mostrato, il buon vecchio Dominik Keller, di certo qualunque cosa stia facendo non è niente di buono
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno seguito e recensito la storia.
Inoltre ringrazio sopratutto Manu_00, il cui aiuto nella correzione e nella revisione ha permesso alla storia di uscire meglio di quanto sarebbe stata altrimenti.
Drake, Ivan, Kojo e Jack ricompariranno prima o poi e chissà in cosa si cacceranno, e chissà, magari saranno già tutti insieme o anche solo Drake che fa il Terminator della situazione

Ah e saluta anche Moriarty, la mascotte!

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