Perfetti (s)conosciuti

di Darlene_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Mietiture ***
Capitolo 3: *** Le mietiture ***
Capitolo 4: *** Mietiture (parte 3) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PERFETTI (S)CONOSCIUTI




PROLOGO


 




Quando il sole cominciava a sorgere all’orizzonte, tingendo l’oceano di rosa, un ragazzo dalla pelle dorata si immerse nell’acqua, lasciandosi cullare dal lieve sciabordio delle onde. 
Dalla sua posizione sopraelevata Darlene poteva coglierne il profilo muscoloso e i capelli ramati che continuavano a ricadergli sulla fronte. 
Finnick Odair. 
Quel nome le risuonava nella mente, un ricordo così lontano nel tempo, ma ancora vivido. Lasciò che le sue labbra modellassero quel nome, con una delicatezza tale da farlo sembrare quasi divino. 
Finnick, così bello, ma anche puro, sicuro di sé, ma anche fragile.
Non lo vedeva da anni, il che era strano dato che vivevano nello stesso distretto, ma aveva mantenuto quei lineamenti angelici e le labbra sottili. 
Finnick tornò a riva, sorrideva, era felice, anche se quel giorno ci sarebbe stata la mietitura. Si guardò intorno, ma come tutte le mattine era solo, non poteva sapere che pochi minuti prima un’altra giovane aveva ammirato l’orizzonte che lui stesso guardava ogni mattina.

“Signore e signori, che i sessantaquattresimi hunger games abbiano inizio!” Trillò Lily l’accompagnatrice del distretto 4. 
Gli abitanti del 4 non fecero nemmeno caso alla stravagante mise, tutti attenti e con il fiato sospeso, attendevano con ansia il verdetto della giornata. 
Come al solito fu proiettato il video di come nacque Panem, con i suoi tredici distretti capitanati dalla potente e gloriosa Capitol City. 
Darlene osservava con scetticismo quelle immagini, stretta nel suo vestito più bello, i capelli intrecciati con fermagli di conchiglia. Era circondata dalle sue coetanee, alcune delle quali speravano di essere chiamate, altre un po’ meno allettate da tale prospettiva. Ogni tanto lanciava degli sguardi fuggenti nella direzione opposta, dove i maschi erano ammucchiati all’interno della recinzione di corde; aveva incontrato le occhiate di qualche conoscente, ma non vedeva Finnick.
I tacchi di Lyly risuonavano sul palco e con voce emozionata disse: “Oh, non vedo l’ora di conoscere i due fortunati! Cominciamo l’estrazione?”
Un boato di approvazione.
“Bene, bene, bene. La prima candidata è…” Aspettò qualche secondo per aumentare la suspance, poi strillò: “Evelyne Donner!”
A piccoli passi una bambina, probabilmente alla sua prima mietitura, si avvicinava al palco, un po’ tremante.
“Sono io.” La sua voce era flebile e pochi nelle ultime file riuscirono ad udirla. Lily sembrava delusa da quell’esile giovane, e chiese con entusiasmo se ci fossero dei volontari. 
Una mano abbronzata si alzò tra la folla.
“Mi chiamo Darlene Jones, tributo volontario per gli Hunger Games.”
Questa volta sia il pubblico che l’accompagnatrice si prodigarono in applausi, mentre la ragazza si dirigeva verso il suo destino.
“Vorrei scoprire qualcosa in più si di te, coraggiosa concittadina, ma abbiamo un programma da rispettare e dobbiamo scoprire chi è il fortunato di oggi. 
Risultò essere un certo Arold qualcosa, un ragazzone in perfetta forma fisica e un’espressione spaventosa sul viso, ma alla richiesta di volontari, ancora un volta, si fece avanti un nuovo candidato. 
“Mi offro io.”
Per poco il cuore di Darlene non sprofondò. Riconosceva quel tono, anche se la voce era cambiata, in un certo senso maturata con gli anni.
Il nuovo tributo si fece avanti, cogliendo con un sorriso i complimenti e gli applausi. Solo quando fu sul palco si presentò, e la giovane tributo trattenne a stento un gemito. 
Il suo rivale era Finnick Odair.













Ciao a tutti e benvenuti a questa nuova ff interattiva. Un tempo ero molto attiva con questo fandom e ho scritto numerose ff interattive tra cui una trilogia che purtroppo ho cancellato in un periodo in cui non volevo più avere a che fare con questo sito. 
Si tratterà di una semi-interattiva in cui i vostri personaggi interagiranno con Finnick e Darlene (no non si chiama così perchè mi somiglia o per essere un mio alter ego, semplicemente mi piaceva quel nome).
Regole molto semplici:
1) massimo due tributi, per iscrivervi mandatemi un mp oppure commentate tramite recensione (con numero di distretto e sesso)
2) Avete massimo tre (3), TRE, giorni per mandarmi la scheda altrimenti la vostra prenotazione sarà cancellata. 
Per ogni chiarimento mandatemi un mp e vi risponderò volentieri (non mordo).

Scheda oc

Nome:
Cognome:
Distretto:
Età: (tra i 12 e i 18)
Prestavolto: (personaggio che somiglia al tributo per aver un riferimento sull'aspetto)
Caratteristiche fisiche particolari: (facoltativo)
Carattere: (il più dettagliato possibile)
Famiglia: (e rapporto con loro)
Amici/Fidanzati/ecc: (e rapporto con loro)
Volntario o estratto?
Arma che vorrebbe avere nell'arena: 
Altro: qualcosa che volete aggiungere per una migliore caratterizzazione del personaggio: (facoltativo) potete dire se ha un portafortuna, cosa ama, cosa odia, insomma, quei particolari che rendono il vostro personaggio unico. 



 
Distretto maschio  femmina
1 Sasi Fire_star
2 ANTOINE Pale master
3    
4 Finnick Darlene
5    
6 Flame Flame
7 Pale Master katniss
8    
9   Sasi
10   Fire_star
11 Katniss  
12   ANTOINE

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Capitolo 2
*** Mietiture ***


PERFETTI (S)CONOSCIUTI



LE MIETITURE






 
 
DISTRETTO 1
 
L’accoglienza, nel distretto 1 era sempre allegra e calorosa, lo sapeva bene Lily, che da cinque anni si occupava delle mietiture. Anche quella volta il loro comitato di benvenuto non fu da meno: la stazione ferroviaria era gremita di persone, tutte pronte ad applaudire, acclamando a gran voce le troupe di Capitol City. Molti di loro sarebbero stati intervistati dai giornalisti per i reportage serali, altri si accontentavano di essere fotografati in mezzo alla folla, ma nessuno era restio a farsi immortalare in quel momento.
Lily guardò il programma della giornata, assicurandosi che tutto rientrasse nei tempi e fu felice nel constatare di essere in perfetto orario. Salì nuovamente sul vagone, pronta per il primo dei suoi innumerevoli cambi d’abito.
Poco lontano dal caos della stazione, alcuni ragazzi si allenavano nella palestra dell’Accademia. Nonostante molti giovani desiderassero solo essere pronti esteticamente per l’estrazione, tanti preferivano restare in mezzo agli attrezzi, per un ultimo ripasso, oppure semplicemente per essere ripresi dalle telecamere, mostrando tutta la loro abilità fisica.
Tra loro vi era una giovane dai capelli dorati, intenta a colpire un manichino con dei coltelli, certa di aver tutta l’attenzione rivolta verso di sé. Era innegabile la sua bravura e alcuni fotografi le chiesero di restare in posa per l’articolo principale del giornale serale della capitale. Solo dopo un intero set decise di prendere il suo borsone e andare a casa a cambiarsi.
 
“Sono felice di essere di nuovo qui, in questo meraviglioso distretto!” Ammise Lily e subito il pubblico cominciò ad applaudire. Nonostante il suo carattere, forse un po’ troppo eccentrico, le era facile capire le persone e ad ottenere il loro supporto, cosa che le risultava molto utile sul lavoro.
“Anche quest’anno siamo pronti per conoscere i due coraggiosi tributi che diventeranno l’orgoglio dell’uno, ma prima vorrei dire qualcosa.”
Tutti restarono in silenzio, in attesa di scoprire quello che pareva essere un segreto.
“Da quando vi rappresento ho scoperto le bellezze di questo posto e ci ritorno sempre con molto piacere, ma non sarei qui senza il vostro appoggio. Grazie.”
Alcuni sorrisero compiaciuti, altri invece si limitarono ad annuire, si aspettavano una manifestazione del genere, ma nonostante tutto ne erano felici perché quella sera stessa in televisione ogni cittadino di Panem avrebbe avuto modo di capire quanto fosse forte il legame di reciproco rispetto tra il primo dei distretti e la capitale.
“Prima di iniziare vorrei presentarvi l’ultimo vincitore dell’uno, che io stessa ho guidato nel viaggio verso l’arena.” Dopo una pausa teatrale annunciò: “ecco a voi Jason Gardner!”
Dopo l’ennesimo consenso del pubblico venne estratta una ragazza dai capelli corvini, ma prima ancora di potersi presentare fu fermata da una volontaria.
Lily parve entusiasta e chiese gentilmente il nome della nuova candidata.
La giovane si fece avanti tra la folla, la coda di capelli dorati che oscillava ad ogni passo. Quando raggiunse il palco sorrise e rispose: “Sono Ophelia Lyoid, pronta per servire il mio paese!”
Ovviamente il suo comportamento avrebbe subito attirato l’attenzione dei capitoli, chissà se anche lei ne era consapevole.
Come era facile prevedere anche il tributo maschile fu immediatamente rimpiazzato da due mani alzate. Una di essere era quella di un bambino, forse alla sua prima mietitura, ma non fu chiamato, al suo posto si presentò un giovane di bell’aspetto. Si staccò dai suoi coetanei per dirigersi verso il palco. Al suo passaggio calò il silenzio, rotto solo da qualche bisbiglio. Un brivido percorse la schiena del sindaco del distretto e sicuramente non era dovuto al freddo.
“Sono Elios Gardner.”
Lily gli sorrise, incapace di comprendere il disagio dei suoi concittadini. Invitò i tributi a darsi la mano e concluse il suo programma invitando gli abitanti a restare sintonizzati sul canale nazionale per gli aggiornamenti in tempo reale.
 
 
 
DISTRETTO 6
 
Il giorno fatale era arrivato. Nel distretto si sentiva l’ansia crescere, la si percepiva nelle case, tra le strade, nei negozi. Era come un gas letale che si spandeva ammorbando coloro che incontrava sulla sua strada. Nessuno aveva il coraggio di cantare, ballare, nemmeno i bambini giocavano festosi perché tutti sapevano che quella sera almeno due famiglie avrebbero pianto i loro cari.
In piazza tutto era stato allestito per la mietitura e a poco a poco le persone vi si riversavano per ottenere un posto oppure per la registrazione annuale.
Quello era il giorno delle suppliche e delle preghiere, della speranza e della paura.
Coloro che credevano in un qualche dio lo pregavano, chiedendo di essere risparmiati, almeno una volta. Tra essi vi era Evelyn che con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo recitava dei versi che la nonna un tempo le recitava. Accanto a lei altre ragazze, tutte giovani, speravano di essere graziate ancora.
“Benvenuti, popolo di Panem, che i sessantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!” Esclamò l’accompagnatrice, una donna con troppi strati di trucco e troppi pochi chili di grasso.
Il pubblico applaudì, non tanto per entusiasmo, ma per dovere, per mostrare a Capitol City la loro sottomissione. L’unico che non si unì all’ovazione fu un ragazzo dai capelli corvini, in piedi nel recinto di corde che delimitava i possibili tributi.
Come al solito venne visionato il documentario sulla storia di Panem e di come i distretti avessero lottato senza però ottenere una vittoria. Era sempre lo stesso, con le stesse immagini e le parole che incitavano a acclamare la capitale, ma nessuno ebbe il coraggio di distogliere lo sguardo dal monitor, tranne quell’unico ragazzo, che continuava a fissarsi le scarpe, per nulla interessato alla propaganda.
“Ed ora passiamo all’estrazione!”
L’accompagnatrice si avviò con passo malfermo verso la prima boccia, cercando di sistemarsi meglio su quei tacchi a spillo che minacciavano di rompersi da un momento all’altro. “La fortunata di oggi è Lyla Grint!”
Nessuno applaudì, non ci furono incitazioni, né pianti disperati, solo il silenzio.
Un ragazzo si avvicinò a passo lento, ma deciso verso il palco, ignaro del fatto che, a pochi metri di distanza, l’uomo delle scommesse stava dando una banconota stropicciata ad un signore distinto.
La capitolina rimase un attimo interdetta, poi precisò: “Mio caro, se vuoi offrirti volontario dovrai aspettare l’estrazione del tributo maschile.”
L’altro non si fece intimorire da quelle parole e salì comunque sul palco. Quando fu accanto alla donna si presentò.
“Io sono Lyla Grint.” Il suo tono era freddo e lo sguardo glaciale, ed apparve imperturbabile quando la donna di città le lanciò un’occhiata inquisitrice. Non si mosse minimamente mentre quella osservava i suoi jeans dal taglio maschile e gli scarponi da lavoro.
Quando finalmente l’accompagnatrice si riprese dallo stupore minimizzò l’accaduto e si preci pitò verso l’altra boccia, pregando mentalmente che non ci fossero ulteriori intoppi.
“Il tributo è Noah Morris!”
Una mano abbronzata si levò dalla folla: apparteneva ad un ragazzo molto giovane, ad una delle sue prime mietiture, ma non appariva tremula o indecisa. Si incamminò verso il palco, accompagnato da applausi e sguardi di ammirazione.
“Bene, bene! Per caso ci sono volontari?”
Alla domanda rispose solo il fischio del vento, ma lei non si scoraggiò, sapeva che nei distretti meno popolari i giovani non apprezzavano una bella sfida e probabilmente tutta la nazione ne era al corrente.
Prima di dichiarare conclusa la mietitura, Noah le si avvicinò e le disse, a voce non troppo alta, ma udibile anche nelle ultime file: “Sei contenta che ci sia almeno un maschio vero?”
Lei non rispose, rimanendo impassibile, ma già pregustava un bagno caldo e profumato per togliersi di dosso gli spiacevoli inconvenienti della giornata.
 
 
 





Note autrice: 

Finalmente è arrivato il nuovo capitolo! Lo aspettavate voi, lo attendevo io e finalmente eccolo qui. Come potete vedere è molto corto, ma non vi preoccupate, non saranno tutti così. Purtroppo questi sono gli unici due distretti di cui, ad oggi possiedo entrambi i tributi e, non volendo farvi attendere oltre ho deciso comunque di pubblicare, spero appreziate questa scelta. Qui sotto lascio la lista dei tributi ancora liberi, chi vuole si può prenotare per averne altri: sia coloro che hanno già dei tributi, che coloro che sono approdati adesso in questa storia. 
Il prossimo capiolo quando sarà pubblicato? Quando avrò altri tributi!






Tributi prenotabili: hanno la casella vuota
Tributi prenotati: c'è il nome di chi li ha prenotati
Tributi cinsegnati: nome autore in grassetto
Tributi presentati oggi: c'è il prestavolto





 
Distretto maschio  femmina
1
Elios Gardner
Volontario


 
Ophelia Lyoid
Volontaria

2 Katniss Pale master
3    
4 Finnick Darlene
5    
6
Noah Morris
estratto

Lyla Grint
Estratta

7 Pale Master katniss
8   Flame
9   Sasi
10   Fire_star
11 Katniss Sasi
12    

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Capitolo 3
*** Le mietiture ***


   
PERFETTI (S)CONOSCIUTI



LE MIETITURE




DISTRETTO 2
 
Nel distretto 2 era tradizione che, la notte prima della mietitura i ragazzi dell’Accademia si incontrassero di nascosto nella palestra per bere, parlare dei giochi e scommettere su chi sarebbe diventato tributo quell’anno. Ovviamente tutti erano consapevoli di quella consuetudine, ma né i genitori, né i pacificatori pensavano fosse opportuno debellare il gruppo, in fondo erano solo ragazzini alle prese con una bravata che non avrebbe arrecato danni a nessuno.
Quella sera i giovani accademici si incontrarono nel luogo prestabilito verso la mezzanotte, dotati di bottiglie, cuscini e coperte. I più piccoli, quelli che avevano frequentato il primo anno, se ne restavano in disparte, non ancora del tutto integrati con il resto della banda. I più grandi invece stappavano birre e ridevano rumorosamente, sfidandosi a lanciare un peso piuttosto che scoccare una freccia.
Tra essi vi era un ragazzo abbronzato, che spesso si passava i capelli nella folta chioma per domare alcune ciocche che gli cadevano sul viso. Era perfettamente a suo agio tra quelle mura e spesso alzava gli occhi come per carezzarle con lo sguardo: quello era il suo ultimo anno lì e sapeva che avrebbe sentito nostalgia di insegnanti e mentori.
Poco distante le ragazze si acconciavano i capelli, raccontandosi aneddoti e facendo supposizioni su chi sarebbe riuscita ad essere la volontaria. Nonostante un rapporto di lunga data le legasse, una di loro restava sempre rigida, pronta a scattare in caso di pericolo, ma quella sera nulla le avrebbe turbate, la vera sfida sarebbe cominciata da lì a poco.
 
Cressida sedeva sugli spalti posizionati a lato della piazza. Teneva il taccuino in mano, pronta ad annotare i suoi pensieri sulla giornata. Capitol City l’aveva mandata nel distretto per relazionare il comportamento della popolazione e il loro livello di gradimento degli Hunger Games, ma lei ambiva ad un ruolo maggiore e sperava che il suo articolo sulla giornata attirasse la redazione del Capitol News. Aveva abbandonato la sua casa e la sua famiglia per inseguire il suo sogno, quello di diventare una giornalista, e non voleva sprecare quella magnifica occasione. Non conosceva l’accompagnatrice che stava presentando gli innumerevoli vincitori delle edizioni passate, ma sperava di poterla intervistare alla fine della mietitura. Come aveva previsto il tributo estratto fu subito rimpiazzato da una mano alzata, quella di una volontaria molto curata, che procedette con fierezza.
“Mi chiamo Ximena Gearc.” Cressida notò che aveva una bellissima voce. Non disse altro, non ce n’era bisogno, e restò rigida sul palco. Nonostante il suo fisico scolpito e la sicurezza della sua camminata, la giornalista comprese dalla sua postura che in realtà non era tranquilla come voleva far sembrare.
Il turno del tributo maschile arrivò in un attimo, ma ancora una volta una mano abbronzata si alzò tra il mucchio dei diciottenni.
“Shawn Wildow, pronto a servire il mio distretto.” La maglietta aderente metteva in mostra i suoi pettorali e alcune ragazze delle prime file lo osservavano ammirate.
Gli abitanti si prodigarono in applausi e i due ragazzi si scambiarono la consueta stretta di mano con un sorriso. Si conoscevano poco, si erano visti qualche volta in Accademia, ma entrambi sapevano che anche l’altro era determinato a vincere. Sarebbe stata una bella sfida.  
Alla fine della manifestazione Cressida si avvicinò alla troupe, chiedendo loro di immortalare il pubblico, soprattutto i bambini, che già mostravano i segni di un precoce addestramento. Era convinta che, sotto la patina lucente del distretto ci fossero delle ombre e lei voleva scoprirle, anche a costo di andare contro il volere del suo capo. Si chiese se anche negli altri distretti i tributi si allenassero precocemente, ma pensando ai fisici secchi e spesso scheletrici dei giovani dell’undici o del dodici si convinse che quello fosse solo un privilegio dei distretti maggiori. Presto avrebbe indagato più a fondo perché il suo senso della giustizia si stava già facendo sentire.
 



 
DISTRETTO 7
 
Quella mattina i boschi del distretto 7 erano insolitamente silenziosi e gli animali selvatici vi si potevano aggirare senza incontrare pericolo alcuno. Sia i taglialegna che i cacciatori erano infatti a casa, pronti a prepararsi per la mietitura. Solo un ragazzo si aggirava tra gli alberi, perso nei suoi pensieri. Sarebbe stato il suo ultimo anno come possibile candidato per l’arena, ma i suoi biglietti erano talmente tanti che temeva di essere estratto e già pensava che quello potesse essere il suo ultimo saluto al luogo in cui aveva giocato e lavorato per tutta la sua vita.
Stava camminando, lo sguardo perso ad osservare le ghiandaie imitatrici quando andò a sbattere contro una bambina dai capelli neri e lo sguardo arrabbiato.
“Potresti anche fare attenzione a dove metti i piedi!”
Lui si scusò, non si era proprio accorto di lei, ma l’altra continuò a punzecchiarlo indispettita.
“Cosa ci fai qui tuta sola?” Chiese, incuriosito.
“Potrei farti la stessa domanda.” Rispose la piccola, con un tono aggressivo. Era bassa ed esile, le si potevano vedere le ossa sporgenti e la manina scheletrica che teneva in mano delle more.
“Ma io sono…”
“Un ragazzo. Sì, lo so, siete tutti così noiosi! Continuate a ripeterlo, ma io sono più forte di quello che sembra e un giorno ve ne accorgerete tutti.” Mantenne una postura fiera, sicura delle sue parole. “Vuoi una mora?” Lui annuì. Solo allora la giovane abbassò la guardia e decise di presentarsi. “Sono Johanna Mason, piacere di conoscerti.”
 
Il sole scaldava gli animi di coloro che, in piazza attendevano con ansia il verdetto della mietitura. Tra essi vi era anche la piccola Johanna, che stringeva la mano a sua madre. Detestava i giochi e le facevano venire i brividi quei capitoli così strani, eppure doveva andarci anche lei, nonostante fosse troppo giovane per partecipare, perché quello era il volere di Capitol City.
La prima ad essere estratta fu una ragazza molto attraente, i cui occhi magnetici catturarono subito quelli di qualche giovane delle prime file. Si chiamava Ariana Sanlon e a Johanna parve di ricordarsi qualche strano pettegolezzo su di lei, ma non rammentava quale. Raggiunse il palco sorridendo, salutò le telecamere e si mostrò perfettamente padrona della situazione.
“Ed ora, cari cittadini del distretto 7, è arrivato il turno del nostro valoroso tributo maschile.” Annunciò la presentatrice aprendo il foglietto arrotolato che teneva tra le unghie laccate. “Quest’anno si tratta di Frederic Garrin.”
Qualcuno applaudì, molti suoi coetanei gli diedero pacche sulle spalle, ma Johanna rabbrividì al sentire il suo nome.
Un giovane uomo dai capelli scuri e un’espressione indecifrabile sul volto si avvicinò al palco, ben sapendo che non ci sarebbe stato nessuno a salvarlo. Salutò la folla e si posizionò accanto alla bellissima Ariana. Solo per un attimo i suoi occhi azzurri incontrarono quelli sconvolti della piccola Mason e le fece un cenno con il capo. Non si conoscevano sul serio, ma quel piccolo momento nel bosco sarebbe rimasto un bellissimo ricordo per entrambi e Johanna non lo avrebbe mai dimenticato.
 
 


 
DISTRETTO 8
 
Molti secoli prima dei giochi, dei tredici distretti e di Panem vi era mondo molto più vasto dove arte e poesia trovavano spazio nelle menti degli uomini, ma purtroppo quei tempi erano passati e nessuno si interessava a tali bazzecole, se così non fosse stato, i due giovani avvinghiati contro il muro di una casa decadente si sarebbero di sicuro sentiti come quei giovani di versi antichi, pronti a baciarsi contro le porte della notte, nascosti dagli sguardi indiscreti, solo loro lontani da tutto. Si frequentavano da quasi un anno e la loro relazione era stata per lo più un insieme di incontri segreti, sotterfugi e notti rubate al sonno, ma nulla avrebbe potuto separarli, o almeno così credevano.
Mentre le luci nelle case si spegnevano e le strade diventavano deserte, Mike si sentì al sicuro, rilassato. Il suo corpo era stretto tra le braccia del suo amato, mentre gli percorreva il collo con dei teneri baci; a poco a poco le loro lingue si incontrarono e danzarono insieme. Si guardavano negli occhi promettendosi in silenzio di esserci sempre l’uno per l’altro e mentre si preparavano per approfondire per la prima volta il loro amore un cane cominciò ad abbaiare.
“Devo andare.” Sussurrò Mike, dispiaciuto e amareggiato, ma l’altro lo trattenne con due dita infilate nell’elastico dei suoi boxer, mugugnando un’incomprensibile protesta.
“Sai che se i miei lo scoprono sono morto.”
Il suo compagno si staccò da lui, amareggiato e si rimise i pantaloni.
“Domani sera, te lo prometto…”
“Smettila Miky!” Si sistemò con una mano il ciuffo di capelli platino. “Tanto è sempre così, tu non vuoi rischiare. Non me ne frega niente di cosa pensano i tuoi, i miei o gli abitanti del distretto! Si tratta della nostra vita!” Il tono di voce si era decisamente alzato, ma non gli importava, che sentissero tutti!
Mike si strinse nelle spalle, una lacrima solitaria gli scese sulla guancia, ma l’altro parve non accorgersene e se ne andò infuriato.
I due giovani erano ignari del fatto che ad una finestra poco distante una ragazza si pettinava i lunghi capelli ramati. Sedeva proprio accanto al vetro e li osservava mentre si scambiavano effusioni. Per un attimo desiderò di essere al loro posto, di poter essere lei quella destinata ad uscire di notte, per un appuntamento segreto, ma sapeva che, almeno per il momento, ciò non era possibile.
 
Mike non vide il suo amore per tutto il giorno, probabilmente lo stava evitando, ma sperava almeno di poterlo incontrare prima della mietitura per chiarire le cose, invece l’evento iniziò ancor prima di poterlo individuare tra la folla.
Dopo il noioso video propagandistico la capitolina si apprestò a presentare il tributo femminile di quell’anno. Si trattava di una certa Connie Adams ma, nonostante avessero all’incirca la stessa età, il ragazzo era sicuro di non averla mai vista. La giovane salì sul palco con passo incerto, le ginocchia tremanti sotto il suo vestito di pizzo. I capelli ramati risaltavano sulla carnagione chiara e per un attimo si accorse che uno dei ragazzi della sera precedente la stava fissando.
“Il maschio coraggioso del distretto 8 è…” L’accompagnatrice fece scendere il silenzio, soddisfatta nell’essere riuscita a creare suspance.
Mike era sulle spine pregava di non essere lui, non essere lui… Ed infatti non era suo il nome su quel biglietto maledetto.
“Lapis White.” Mike urlò, o almeno così gli parve, ma era difficile distinguere cosa fosse reale e cosa fosse frutto della sua mente perché all’improvviso tutti i momenti passati con Lapis gli scorsero davanti agli occhi e non potè fare a meno di piangere.
Gli eletti si strinsero la mano, non ci furono volontari. Il loro destino era ormai stato scritto.
 
 




 
DISTRETTO 9
 
C’erano giorni in cui il lavoro era più duro del solito per gli agricoltori del distretto 9. Si trattava di pomeriggi in cui il sole cuoceva le schiene nude, chine sul grano, oppure quando la tempesta rovinava il raccolto e i pacificatori chiedevano comunque lo stesso peso di prodotto, incuranti dei danni. In quei giorni si malediceva Panem e quel dio o il destino, che li aveva fatto nascere in un distretto troppo povero. Eppure quella mattina, dispensati dal loro solito impiego, gli abitanti del 9 girovagavano senza una meta, sperduti. Cosa dovevano fare se non aspettare e pregare che i loro figli e amici non fossero estratti? Ma loro erano abituati a lavorare, non a perdersi in inutili pensieri.
Un ragazzo dai capelli color del grano camminava sulla strada polverosa, dirigendosi a passo sicuro verso il fornaio. Alcuni lo riconobbero, salutandolo con un cenno del capo a cui lui rispose con educazione. Fu solo quando fu arrivato davanti alla panetteria che se ne rese conto: quei rudi contadini, coloro con cui zappava spalla a spalla, gli avevano rivolto piccoli gesti di affetto, una parola di speranza, l’augurio di non essere estratto. Da quando alle persone importava di lui? Come mai si preoccupavano della sua incolumità? C’era un’unica risposta: i giochi della fame facevano sentire tutti un po’ più vicini, leggermente più uniti. Il giovane sorrise a quella constatazione, forse non aveva mai valutato bene le persone che gli stavano accanto.
 
“Popolo di Panem, è il giorno del pentimento e del ringraziamento.” Gracchiò la voce del presidente Snow attraverso il megaschermo installato nella piazza principale.
Alcuni bambini si strinsero maggiormente alle loro madri nel vedere quegli occhi da serpente, ma ovviamente tutti applaudirono.
Due ragazze, della stessa statura e con identici lineamenti, si facevano forza, sperando di non essere loro le sfortunate. Sapevano entrambe che, nonostante il loro legame, se una fosse stata estratta, l’altra non si sarebbe offerta, lo avevano promesso in un piovoso pomeriggio di molti anni prima e sapevano che avrebbero mantenuto fede a quel patto.
“Eir Kampell.”
Una delle due gemelle emise un gemito, l’altra si diresse a passo sicuro verso il palco. Non voleva partecipare a quei giochi, ma sapeva che non aveva scelta, perciò sperava che mostrare sicurezza fosse la strategia migliore.
Quando fu il turno del tributo maschio il sindaco incrociò le dita, pregando che non fosse suo figlio, un dodicenne dall’aria impaurita a dover scendere nell’arena. Le sue suppliche furono esaudite perché venne estratto un giovane poco più grande, con dei capelli dorati e uno sguardo impassibile.
“Christian Elaias, puoi venire qui?” Domandò l’accompagnatrice.
Lui avanzò, guardando da lontano il volto preoccupato della madre e del fratello, chiedendosi chi si sarebbe occupato di loro.
 
 
 




NOTE AUTRICE: grazie a tutti coloro che mi hanno aiutato mandandomi ulteriori schede, mi avete fatto un favore enorme ed è solo grazie a voi se sono riuscita a completare questo capitolo. Vorrei dare il benvenuto a Byroneed che è entrato a far parte di questa storia. Ci sono ancora dei posti disponibili e potete ovviamente prenotarli. 

Temo di aver fatto un piccolo pasticcio con le schede e ho paura di aver dimenticato qualcuno nella tabella perciò se mi avete mandato o richiesto un tributo e non è segnato nella tabella fatemelo sapere!



 
Distretto maschio  femmina
1
Elios Gardner
Volontario


 
Ophelia Lyoid
Volontaria

2 Sawn Wildow
volontario

Ximena Gearc
volontaria
3 byroneed byroneed
4 Finnick Darlene
5 firestar firestar
6
Noah Morris
estratto

Lyla Grint
Estratta

7 Frederic Garrin
estratto

Ariana Sanlon
estratta

8 Lapis White
estratto

Connie Adams
estratta

9 Christian elaias
estratto
Eir Kampbell
estratto
10   Fire_star
11 Katniss Sasi
12    




POESIA CITATA NEL TESTO


I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti

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Capitolo 4
*** Mietiture (parte 3) ***


 
PERFETTI (S)CONOSCIUTI



LE MIETITURE


 
DISTRETTO 3
 
Il sole sembrava voler sciogliere anche l’asfalto, quel giorno. Seduto sul podio rialzato, Beetee osservava il cielo cristallino, domandandosi come fosse possibile che in un giorno così triste gli uccelli continuasse a cantare allegramente. Sospirò, in fondo quelle erano le meraviglie della natura, non come gli ingranaggi che lui stesso costruiva: precisi, unici e soprattutto adatti per ogni occasione. Giusto quella mattina aveva inventato un nuovo strumento per stabilire la qualità dell’acqua potabile e, secondo i dati, era parecchio scarsa. Si asciugò la fronte con la manica della camicia, presto sarebbe stato a Capitol City, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno.
La piazza ormai era stipata di ragazzini innocenti di cui due sarebbero scesi in un’arena che li avrebbe cambiati per tutta la vita.
L’accompagnatrice, una nuova, Beetee non la conosceva, si presentò al pubblico, mostrando la sua felicità nel trovarsi lì in quel momento. Tutti finsero di apprezzare la sua falsa esibizione, era quello il loro compito.
“Bene, ora scopriamo chi sarà la fortunata di oggi!” Annunciò la capitolina.
Le ragazze si strinsero tra loro, mormorando preghiere, nessuna aveva intenzione di diventare carne da macello per il divertimento della capitale.
“Satis Helwett.”
La giovane si lasciò scappare un gemito di sorpresa, preoccupatissima all’idea di diventare tributo, ma non permise ai sentimenti di prevalere e si avvicinò al palco. La sua folta chioma rossa brillava sotto i raggi del sole; aveva ereditato quel colore da sua madre e proprio in quel momento si chiese come avrebbero fatto i suoi genitori senza di lei.
Prese il posto che le spettava e non si sorprese nello scoprire che non vi erano volontari.
“Ed ora Hal Packard, tributo maschio del distretto 3!” Ci furono degli applausi di rito ed un ragazzino zoppicò verso l’accompagnatrice. Mantenne lo sguardo basso, cercando di nascondere lo sguardo di triste rassegnazione.
E così la mietitura si concluse con due nuovi innocenti capri espiatori, due famiglie disperate. Ancora una volta Capitol City era riuscita a sottomettere il distretto, a mostrare la sua supremazia e, nonostante Beetee ne fosse disgustato, avrebbe dovuto partecipare anche lui a quel tremendo gioco.
 
 
 
DISTRETTO 5
 
Lane sedeva nella piccola cucina dei Flower, spiluccando qualche pezzo di pane. Non aveva fame, sentiva lo stomaco chiuso e avvertiva un leggero senso di nausea, l’ansia e lo stress stavano prendendo il sopravvento. I Flower erano una famiglia numerosa, ma erano sempre ben felici di ospitarla e a lei piaceva quel clima caldo ed accogliente, ma quel giorno proprio non riusciva a goderselo.
Finì la colazione, ringraziò tutti e promise che si sarebbero rivisti in piazza, ma in quel momento aveva davvero bisogno di tornare a casa, farsi coccolare dai suoi genitori e sperare di non essere estratta.
 
Pioveva, pioveva a dirotto come se anche il cielo piangesse quel brutale sacrificio umano. Le troupe della capitale erano palesemente irritate per quel tempo sibillino, le riprese sarebbero venute male e forse avrebbero dovuto addirittura sospendere momentaneamente le mietiture se si fosse scagliato un vero e proprio temporale.
Harvey assisteva alla scena dal piccolo appartamento che aveva preso in affitto per pochi soldi: aveva la piena visuale della piazza, comodo per qualsiasi evenienza e almeno aveva potuto finalmente abbandonare la sua casa nel villaggio dei vincitori. Ormai le sue gambe gli permettevano a malapena di camminare e il suo fegato era quasi distrutto; gli avevano proposto un trapianto a Capitol City, ma era troppo stanco e solo l’idea di mettere nuovamente piede in quella carnevalesca città gli dava i brividi. Per fortuna con gli anni nuovi vincitori aveva preso il suo posto come mentori e lui non aveva più l’obbligo di presenziare a eventi pubblici.
Sbuffò sulla sua sedia a dondolo posta sul balcone e rimase ad osservare con noia e disprezzo ciò che accadeva di sotto.
 
“Lane Crescent.”
Lane sentì un nodo serrarle lo stomaco, all’improvviso la folla scomparve, sostituita da tanti punti neri; cominciò a mancarle l’aria e dovette spingere per trovare una via di fuga, come un coniglio braccato da un cane da caccia. Qualcuno la sorresse nel momento in cui quasi cadde a terra. Ogni cellula del suo corpo le imponeva di scappare, non poteva, non voleva, partecipare ai giochi.
Prima di riuscire a capire come affrontare la soluzione una mano si levò tra tutte e la voce della sua migliore amica pronunciò le fatali parole: “Mi offro come tributo volontario.”
La ragazza non riuscì nemmeno ad urlare quando vide Katleen Flower avvicinarsi al palco, con passo insicuro, ma comunque più deciso del suo. Si guardarono per un attimo e quello sguardo valse più di mille parole. Si stavano dicendo quanto si volevano bene, ma era anche una promessa a rivedersi di nuovo. Lane chiese scusa per la sua folle paura, comunicò tutto il suo dolore, ma Kat la consolò, perché nei suoi occhi verdi si leggeva la sua infinità bontà.
Quindi fu il turno del tributo maschile, un certo Ross, ma all’improvviso un ragazzo si propose come volontario.
Lane lo guardò per qualche istante, non riuscì a metterlo subito a fuoco, era troppo devastata per Kat, poi lo riconobbe, Jeremy Rosewood, è rammentò la sua gentilezza in svariate occasioni. La giovane chiuse gli occhi, non voleva più restare lì, spettatrice di quella tragedia.
 
 
DISTRETTO 10
 
Il libro della storia di Panem giaceva aperto sul letto, le pagine sottolineate numerose volte, con gli appunti scritti a margine. Margot adorava studiare quella materia, e ci teneva ad avere sempre il massimo dei voti, ma per quel giorno avrebbe fatto meglio ad abbandonare tutto per prepararsi alla mietitura. Mentre smaltava le unghie con un colore perfettamente abbinato al suo vestito blu, canticchiava allegramente un motivetto imparato a scuola.
“Tesoro, sei pronta?” Chiese sua madre, cercando in tutti i modi di infilare l’orecchino nel buco senza guardarsi allo specchio.
“Non ancora, lo sai che voglio presentarmi al meglio se dovessi…” Le parole le morirono in gola. Nessuno aveva il coraggio di pronunciarle.
La donna la prese tra le braccia. “Oh cara, non succederà, vedrai. Noi siamo abbastanza facoltosi, non abbiamo mai preso le tessere…”
Margot si staccò dalla madre e con voce seria le rispose: “Mamma non so cosa accadrà oggi, ma tu devi stare tranquilla, tornerò a casa, te lo prometto. E poi se proprio dovessi partecipare, almeno potrò vedere la capitale!”
Quello era stato il suo sogno fin da bambina: vedere le meraviglie di Capitol City, le luci sfavillanti, le strade asfaltate e non quei sentieri sterrati che percorrevano il distretto 10.
 
Alle due esatte del pomeriggio, la campana suonò più volte per annunciare l’inizio della mietitura.
Vi erano più di mille possibili candidati e Margot non era che un granello di sabbia nel deserto, ma la fortuna, quel giorno, non fu dalla sua parte e una strisciolina contenente il suo nome la condannò per sempre.
In piedi, davanti al palco, non si lasciò intimidire dalle telecamere, voleva mostrarsi forte anche se le sue ginocchia tremavano e si sentiva sul punto di crollare, ma doveva tenere insieme i pezzi, si disse tra sé.
Al contrario, quando Robert Wells fu estratto, non riuscì a mantenere una maschera di indifferenza. Il suo sguardo incredulo percorse la folla, fino a raggiungere i suoi genitori. Si tenevano stretti, anche loro con le mani alle labbra, stupiti. Restò immobile e furono gli altri quattordicenni a doverlo sospingere verso il palco. Robbie si strofinò gli occhi, convinto di trovarsi solo in un brutto sogno, ma la mano di Margot, stretta tra le sue, nel momento del saluto, era reale: non c’era modo di scappare.
 
 
DISTRETTO 11
 
Alexander correva tra i frutteti in fiore. Il profumo si spandeva per tutto il distretto e lui, come molti suoi coetanei, aveva trascorso numerose primavere ad aiutare gli adulti a raccogliere i prodotti della terra, ma quel giorno non si trovava lì per quella ragione. Sapeva che le sue nomine erano tantissime e non voleva diventare una pedina di Capitol City, così aveva preso i suoi pochi averi ed era scappato di casa. Era consapevole del fatto che i suoi genitori sarebbero stati delusi dal suo comportamento, ma non gli importava, dopo anni di sacrifici per lo Stato voleva finalmente pensare a se stesso.
Aveva quasi raggiunto il confine con il distretto dodici quando, con la coda dell’occhio, li vide: due pacificatori dalla candida divisa, con le fruste già in mano. Non ebbe il tempo di trovare un nascondiglio, gli furono subito addosso.
 
Destiny Drake aveva 31 anni e da quindici anni sedeva sulla sedia destinata ai vincitori. Guardava tutti quei ragazzini spauriti, e provò compassione per loro e per i loro genitori; sapeva cosa comportava la perdita di un familiare e non lo augurava a nessuno.
Chiuse gli occhi per scacciare l’immagine della sua sorellina trafitta da una lancia nell’arena e quando li riaprì si accorse di un ragazzo scortato da due pacificatori. Si chiese il motivo per cui fosse stato arrestato, e poi perché sembrava che ogni passo gli infliggesse dolore?
Non ebbe il tempo di formulare quelle domande nella sua mente che la capitolina estrasse un nome dalla boccia.
Hope Brooker.
Hope Brooker.
Hope.
Trattenne a stento le lacrime guardando la quindicenne avvicinarsi al palco e rivolgerle un cenno con il capo, ma Destiny distolse l’attenzione, non era ancora il momento di scoprire le carte in gioco, avrebbero discusso della strategia in seguito, sul treno.
Il tributo maschile fu Alexander Dunbar. I pacificatori non mollarono la presa e lo condussero loro stessi sul palco.
Alexander sapeva perfettamente che l’estrazione dopo la fuga non poteva essere una coincidenza.













Ciao a tutti!
Eccomi con immenso ritardo. Vi chiedo scusa per l'assenza, ma in questo periodo sono piena di lavoro (gli svantaggi di lavorare nel campo turistico!) perciò ho avuto davvero poco tempo per scrivere, ma finalmente eccoli, i nostri giovani tributi! Mancano all'appello quelli del 12, che ho creato io data la carenza di partecipanti e che verranno presentati prossimamente. 
Non ci sono le immagini perchè non riesco ad inserirle, ma rimedierò nel prossimo capitolo. 
Con questo è tutto, spero che questo capitolo vi interessi e come sempre, fatemi sapere le vostre opinioni!

P.S. il prossimo capitolo potrebbe arrivare anche tra due settimane, mi spiace, ma la vita reale chiama :(

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