Two can keep a secret (only if one of them is dead)

di ventoneicapelli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
1/09/2021, 9:34 PM
Hogwarts (UK), Sala Comune di Serpeverde
 Anni dopo, tutti concordarono nel dire che quella sera –ma sì, parliamo proprio di quella sera, la sera della disgrazia del duemila ventuno– non c’era assolutamente nulla di strano.
Anzi, si poteva dire che era la solita storia. Prima sera a Hogwarts. Una fiumana di gente si accalcava per la Sala Comune di Serpeverde, i corridoi intasati di studenti isterici che cercavano di raggiungere al più presto i dormitori per poi andare in Sala Grande. Insomma, era la prima notte. Nei pochi minuti che rimanevano, prima dell’inizio dello smistamento e del cenone del primo settembre, ognuno aveva qualcosa da fare, un amico da salutare, un animale disperso da trovare prima di Gazza, una valigia da trascinare faticosamente per i corridoi che portavano ai dormitori.
La Sala Comune di Serpeverde, in genere un luogo quieto e solenne, pareva una gabbia di pinguini epilettici, pronti a saltare alla gola del prossimo alla prima occasione. Non che li si potesse biasimare, dopo una giornata trascorsa in treno, a respirare la stessa aria consunta di altri trecento ragazzini.
E in mezzo a loro, Ashley Selwyn. Splendida nella sua uniforme su misura, che la fasciava alla perfezione e si stringeva proprio nei punti giusti, era seduta, gambe elegantemente accavallate e mento alto, sulla poltrona in pelle accanto al camino. Era tutta impegnata a consumare con lo sguardo un biglietto di pergamena sgualcita, a occhi estranei mediocre ma ai suoi di inestimabile valore. Quella sera la sua figura era in piacevole contrasto con l’ambiente circostante: ordinata –laddove tutti erano nel caos–, luminosa –laddove i suoi compagni non erano che ombre grigie–, immobile –laddove ogni cosa era movimento–, quieta –laddove chiunque altro era chiassoso–, grave –laddove tutto era gioia–.
Eppure nessuno sembrava essersi accorto di lei.
Non fino a quel momento.
«Ecco dov’eri!» Ashley per poco non saltò via dalla poltrona «Ti ho cercata ovunque!»
Si affrettò a nascondere il biglietto in una mano e alzò i suoi occhi su quelli ancora più verdi del suo migliore amico. Albus la squadrava con sospetto, ma non accennava ad affrontare la questione. Doveva aver notato che era troppo silenziosa. Lo era stata anche sull’Espresso e, nel viaggio, avevano scambiato solo poche chiacchiere prima che lei si appoggiasse penosamente al finestrino e puntasse lo sguardo sul panorama. Di certo era rimasto colpito, ma né lui né Scorpius né gli altri del loro gruppo avevano fatto storie.
D’altra parte quell’atteggiamento taciturno e misterioso non era una novità. Negli anni precedenti era già capitato, soprattutto a inizio anno, che per un motivo o per un altro Ashley rifiutasse la compagnia di alcunché e i suoi amici –Albus in particolare–  avevano imparato a farci l’abitudine.
A confermare i sospetti, quella mattina, era stato James. Da quando lo scorso giugno suo fratello si era fidanzato con la sua migliore amica, non era passato giorno senza che si scrivessero e facessero progetti sul prossimo inverno. Quando però era entrato nel loro scompartimento con quel suo solito sorriso spavaldo e la bocca già piena di parole, aveva ricevuto lo stesso trattamento di tutti.
Lei gli aveva rivolto uno sguardo annoiato e, senza curarsi neanche di salutarlo, era tornata al chiarore mattutino delle campagne inglesi. Una mossa prevedibile, a dir la verità. Non per James, certo. Ma per Albus? Per lui Ashley Selwyn era un libro aperto. Albus in Ashley ci vedeva il mondo, James solo un bel faccino e tanti segreti. Doveva capire ancora tante cose della sua nuova ragazza e avrebbe potuto iniziare smettendo di sottovalutarla, a detta sua. La faccia di suo fratello, in ogni caso, era sta impagabile. Era arrossito, poi sbiancato, poi si era accigliato ed era andato via borbottando qualcosa.
«Allora?» la incalzò il ragazzo «Sali con me in Sala Grande?»
Lei scosse la testa, lasciandosi cadere sul viso pallido alcune ciocche bionde.
«Forse ti va di dirmi cosa sta succedendo?» il suo sguardo si era fatto ancora più intenso «So che tu sei più una tipa da segreti, ma a volte fa bene dire la verità. E a me puoi dire tutto»
La verità. Già. Forse sarebbe stato più facile condividere quel peso con qualcuno. La verità è che Ashley al momento non aveva tempo per falsi sorrisi e rimpatriate, né per il cenone in Sala Grande e la cerimonia dello smistamento. Doveva riflettere.
Le vacanze nella tenuta estiva di famiglia erano state tormentate da una serie di biglietti anonimi, un mistero macabro di cui non era riuscita a venire a capo. Inizialmente erano enigmatici ma poco preoccupanti: un certo Alpha affermava di conoscere i suoi segreti. Inquietante? Sì, un po’. Da prendere sul serio? Per niente. L’ignoto aguzzino si limitava a punzecchiarla. Il suo messaggero, un banalissimo gufo reale delle poste pubbliche, bussava alla sua finestra almeno una sera a settimana e consegnava un bigliettino. Per i primi tempi non ci aveva fatto troppo caso. Isolata nella villa irlandese dei suoi nonni, trovava quasi piacevole avere un mistero da risolvere.
Poi la situazione si era evoluta. E le pieghe che aveva preso si erano fatte ombrose. Alpha si era dimostrato di parola: conosceva davvero i suoi scheletri nell’armadio. La corrispondenza intanto diventava più fitta e arrivavano ogni giorno varie pergamene, nelle quali il misterioso sconosciuto scriveva i suoi segreti e li commentava. A quel punto erano iniziate le ricerche. Ashley aveva raccolto tutti i biglietti ricevuti fino a quel momento per cercare un indizio sul loro mittente. Tutto inutile. I fogli erano di comunissima pergamena, l’inchiostro non aveva sbavature, la calligrafia era chiara e rotonda. Che usasse una penna stregata, piuttosto che scrivere di suo pugno? Probabile, ma comunque irrilevante per la risoluzione del vero mistero. Insignificanti erano anche i dati raccolti sugli orari e le date in cui arrivavano i biglietti. Era tutto estremamente variabile. Non c’era una vera e propria costante e neanche Ashley riusciva a immaginare una persona –un solo individuo al mondo– a cui avesse detto tutte quelle cose o che, in qualche modo, avesse potuto scoprirle.
Agosto duemila ventuno era stato il peggior mese della sua vita, trascorso nell’esasperata lentezza dei tormenti. Per questo, tornare a Hogwarts era stato un sollievo. Sotto il regime ferreo della McGranitt, nessuno avrebbe potuto violare la quindicesima regola del regolamento: uso improprio di gufi. Si era ripetuta, nell’interezza del viaggio in treno, che tutto sarebbe andato bene. In quell’anno di assenza, magari, il suo sconosciuto pericoloso avrebbe anche potuto perdere interesse. Sparire. Trovare un’altra vittima. Darsi agli scacchi magici. Qualunque cosa. In ogni caso, tutto sarebbe tornato alla normalità.
Eppure. L’autoconvinzione si era rivelata un’arma a doppio taglio. Ashley proprio non riusciva a scrollarsi di dosso quell’aspettativa ansiosa di un messaggio che –sperava– non sarebbe mai arrivato. Aveva anche pensato di dire qualcosa a qualcuno, di confidarsi. Ma a che prezzo? Spogliarsi di tutti i suoi segreti, strapparseli di dosso uno alla volta fino a rimanere nuda e colpevole. E per cosa, poi? Per la blanda soddisfazione di condividerli con qualcuno? Nossignore. Piuttosto, se li sarebbe portati tutti nella tomba.
«Non devi preoccupartene, Al» trovò la forza di dire «Ho solo un po’ di emicrania e ho passato un’estate a dir poco noiosa. Lasciami qualche giorno per me stessa e poi sarà tutto come prima» in quel momento non avrebbe saputo dire quanto le costò il sorriso tirato che rivolse al suo migliore amico e quanto si odiò per star mentendo proprio a lui «Te lo prometto»
Albus però sembrò rasserenarsi. Il suo sguardo si addolcì e persino la piega scura delle labbra si incurvò in un sorriso timido «Okay. Allora vado, ci vediamo domattina a colazione»
«Certo» annuì lei, senza scomporsi «e chiedi scusa a James da parte mia, non vorrei che se la prendesse»
Non ricevette risposta. Non che ne volesse una.
Nel giro di qualche minuto, lentamente, la Sala Comune si spopolò e Ashley rimase da sola a fissare la vetrata buia. I sotterranei, avvolti nel silenzio soffice e confortevole della prima sera, le davano la piacevole sensazione di essere finalmente a casa, al sicuro, a Hogwarts. Non riusciva a non pensare che tra un paio di anni non avrebbe più visto quel luogo. Il posto che l’aveva plasmata, dove si era scoperta come strega, come studentessa, come ragazza, come persona, nel giro un decennio sarebbe diventato il ricordo sbiadito di un’epoca passata.
Dannazione. I primi giorni di scuola le mettevano sempre addosso una certa malinconia. Ma questo? Questo era decisamente troppo anche per lei. C’era ancora tanto tempo da consumare in quel castello e tanti altri segreti da scoprire e da custodire gelosamente. C’erano altre feste, altre amicizie, altre lezioni, altri test, altri litigi, altri drammi hogwartsiani, altre partite di quidditch, altre uscite a Hogsmeade, altri misteri, altri progetti, altre avventure, altri campionati di duello magico, altri disastri, altri miracoli. C’era la sua relazione con James Potter. C’era quel cretino del suo migliore amico Albus. C’era quella stronza di Rose Weasley. E quell’impicciona di sua cugina Lily. C’era tanto da fare. C’erano ancora altri due anni.
Si sentì improvvisamente rasserenata all’idea di tutto il tempo che le rimaneva lì.
Ed era proprio sul punto di ritirarsi nel Dormitorio e concedersi un lungo sonno ristoratore, quando accadde l’impensabile. Il fuoco nel braciere emise un crepitio sordo, come di carta stracciata. E poi, proprio dal focolare, volò via un bigliettino. Ashley lo afferrò al volo e lo aprì, la fronte aggrottata e le labbra serrate.
 
"Prova a immaginare la reazione di Albus Severus,
quando gli dirai cosa hai fatto con i suoi segreti. Scommetto che non
ti guarderà più così amorevolmente, non pensi anche tu?
Spero non avrai pensato di abbandonare la nostra corrispondenza.
Ora arriva il bello. Iniziano davvero le danze.
È tempo di vederci, Ashley Selwyn. Voglio che tu sappia esattamente chi
sono. Tutti mi riconosceranno come la salvezza di Hogwarts, ma prima ho
bisogno di un faccia a faccia con te. Ho bisogno che tu sappia chi ti punta
contro la bacchetta. Vediamoci sulla Torre di Astronomia. Stanotte.
È tempo di regolare i conti
 
 
Alpha"
 
Ashley non ebbe un momento di esitazione. Ci sarebbe andata. Era pericoloso? Tremendamente. Ma si sarebbe fatta scappare l’opportunità di mettere fine a tutta quella storia? Per nulla al mondo. Probabilmente il suo aguzzino neanche si aspettava che andasse. Voleva intimidirla. Su quello non c’era dubbio.
Ma Ashley Selwyn non era tipa da farsi spaventare da un tète à tète.
Gettò il biglietto nel fuoco, si appoggiò il mantello sulle spalle, raccolse i lunghi capelli in una coda bassa e afferrò saldamente la bacchetta.
In un attimo, fu via dalla Sala Comune.
Non aveva paura. Non era nervosa. C’era anzi un certo sollievo sul fondo dello stomaco.
Quella notte, sarebbe finito tutto.
…se solo avesse saputo in che modo.
 

***
2/09/2021, 8:12AM
Hogwarts (UK)
Il mattino dopo, il castello si svegliò nel caos.
All’inizio, nessuno riusciva a capire perché. Le lezioni erano state annullate. Gli studenti erano riuniti nelle rispettive Sale Comuni. Nessuno poteva uscire. Nessuno poteva fare domande per il semplice fatto che non c’erano risposte. Pareva fosse scomparso qualcuno. Chi era impossibile da dire. I quadri non la smettevano di vociare confusamente tra di loro, ma la verità restava un mistero.
Poi, finalmente, tutti furono convocati in Sala Grande.
Il concilio dei professori era al completo. Nessuno osava fiatare. Fu la McGranitt –occhi cerchiati da occhiaie scure, una ruga di preoccupazione sulla fronte, labbra serrate in una linea sottile di nervosismo e sangue freddo– a parlare.
«Questa mattina, è stato ritrovato nella Torre di Astronomia il cadavere di una vostra compagna» silenzio nero, occhi che cercavano occhi, la salvifica realizzazione che no, non è lei «Sono profondamente affranta e sconvolta nel dirvi che Ashley Selwyn non è più tra noi»
 
Non parlò dello stato pietoso in cui era stata rinvenuta.
Né si accennò alla bacchetta che stringeva tra le mani.
Non una parola sul macabro messaggio scritto con il suo sangue sul pavimento.
Nessuno doveva sapere che si aggirava, tra le mura del castello, un assassino a sangue freddo.
 
Il Burattinaio è caduto.
Gioite, Burattini, perché presto anche voi sarete sollevati dal peso asfissiante dei vostri segreti.
Gioite, ché la Salvezza è vicina!
 
 
 
 

 
Angolo Autore
Innanzitutto, grazie per essere arrivati a fine pagina e per esservi interessati alla mia storia.
Ebbene sì, un’interattiva. Un’altra, penserete voi. E forse avete ragione. Sul fandom di harry potter ce ne sono davvero a buttare, ma non ho resistito. Avevo in mente una cosa del genere già da un po’ e quando ieri mi sono imbattuto, durante una lunga sessione di zapping, in Pretty Little Liars, ho avuto un’illuminazione.
Penso che la trama sia abbastanza chiara. Ashley Selwyn (mio OC) raccoglie i segreti degli studenti di Hogwarts dai suoi primi anni, chiedendo favori in cambio del suo silenzio. Quando inizia ad abusare del suo potere, cominciano anche ad arrivare misteriosi biglietti da nessuno. La sua morte è soltanto l’inizio del lavoro di Alpha, che si propone di liberare Hogwarts dalla privacy dai segreti.
A diventa Alpha, ma solo perché sono un grecista, non c’è un significato preciso a questa modifica.
Vi chiedo scusa in anticipo per l’imprecisione sulle età dei personaggi canon: per esigenze stilistiche della trama, ho dovuto rendere alcuni personaggi più giovani di quanto non siano e giocare un po’ con le date di nascita di altri –dei quali, tra parentesi, si sa poco e niente–.
I vostri personaggi saranno le persone di cui si era circondata Ashley e di cui lei sapeva i segreti. Possono essere segreti piccoli o mastodontici, chiunque abbia fantasia è benvenuto a partecipare :)
 
 
 
Regole
  1. Potete mandarmi un massimo di due schede, prenotando da recensione, e questi OC devono essere di sesso diverso. Nella recensione siete pregati di dirmi anno, casa e sesso degli OC;
  2. Non accetto OC imparentati a personaggi canon, in quanto c’è già parecchia gente della next generation;
  3. Non accetto Mary Sue e Gary Stu e vi prego di pensarci bene prima di mandarmi schede di licantropi, metamorphomagi, veela, maledictus e compagnia bella. Li accetterò volentieri (in fondo questa storia parla di segreti), ma mi aspetto che siano ben caratterizzati;
  4. Vi chiedo anche di rispettare i termini di scadenza e, se fate ritardo, di avvisarmi in privato;
  5. Ultimo appunto. Essendo questa una fic interattiva, mi aspetto una presenza assidua (almeno ogni due capitoli) e, se sparite senza giustificazioni valide, il vostro OC farà una brutta fine;
 
 
 
 
Scheda di partecipazione
Nome:
Cognome:
Casa:
Età:
Aspetto fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Rapporti familiari:
Storia:
Ama e Odia:
Amicizie: (il tipo di persona con cui va d’accordo, potete anche indicarmi un personaggio in particolare)
Inimicizie: (il tipo di persona che non sopporta, potete anche indicarmi un personaggio in particolare)
Relazione: (è mai stato fidanzato? Qual è il suo orientamento sessuale? È attualmente impegnato in una relazione o interessato a qualcuno? Chi è il suo tipo ideale? Potete indicare un personaggio in particolare)
Rapporto con Ashley: (come l’ha conosciuta? In che rapporti erano? In che modo Ashley è venuta a conoscenza del suo segreto? Potete raccontare un episodio in particolare, se vi aiuta)
Materie preferite e odiate:
Progetti post Hogwarts: (cosa vuole fare da grande?)
Segreti: (potete indicare uno o più segreti, specificando di quali fosse a conoscenza Ashley, e come reagirebbe se questi diventassero di dominio pubblico)
Cosa pensa della morte di Ashley:
Molliccio:
Debolezze e paure:
Amortentia:
Altro: (qualunque cosa vi venga in mente e che riteniate utile per la completa comprensione dell’OC)
 
 
 
 
Personaggi
 
Ashley Selwyn, deceduta
Serpeverde | VI anno | ex cacciatrice | ex prefetto | bisessuale
 

 
James Sirius Potter
Grifondoro | VII anno | capitano | cacciatore | bisessuale
 
 

Albus Severus Potter
Serpeverde | VI anno | membro del club degli scacchi | prefetto | omosessuale
 

 
Lily Luna Potter
Grifondoro | V anno | cercatrice | membro del club dei duellanti | eterosessuale
 

 
Scorpius Hyperion Malfoy
Serpeverde | VI anno | cercatore | membro del club dei duellanti | membro del club di astronomia | eterosessuale
 

 
Rose Weasley
Grifondoro | VI anno | membro del club degli scacchi | prefetto | eterosessuale
 

 
Dominque Weasley
Corvonero | VII anno | caposcuola | presidentessa del club degli scacchi | bisessuale
 
 

Roxanne Weasley
Tassorosso | VII anno | battitrice | prefetto | eterosessuale

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Note pre-lettura: vi prego di prestarmi un secondo della vostra attenzione. Innanzitutto voglio ringraziare tutti i recensori per essersi interessati alla storia e per aver mandato i propri OC. Siete stati gentilissimi. Non immaginavo di riscuotere così tanto apprezzamento e per questo vi faccio i miei ringraziamenti.
Purtroppo, però, questa sovrabbondanza di schede mi ha messo parecchio in difficoltà. Per questa storia, inizialmente, avevo messo in previsione massimo sette OC dato che c’era già la next generation e comunque è la mia prima interattiva da sempre. Mi sembra scontato dire che ho sforato alla grande.
Sono arrivati OC di tutti i tipi. Alcuni ho dovuto tagliarli perché non si sarebbero adattati alla storyline complessiva che ho in mente. Altri erano molto molto simili tra loro e sono stato costretto a una scelta. Altri ancora avevano segreti che non si sposavano bene con il contesto che ho presentato.
Per questo motivo, ho selezionato diciassette OC.
Come farò a gestirli? Ottima domanda. Questa abbondanza di personaggi, mi spiace dirvelo, mi costringerà ad allungare un sacco la storia (originariamente di dieci capitoletti) per poter esplorare a fondo tutti i personaggi e non dividerli in protagonisti assoluti e comparse occasionali. Tra l’altro, in questo primo capitolo non appariranno tutti, più che altro perché volevo pubblicare il prima possibile e mi sembra ingiusto farvi aspettare una settimana per sapere chi avessi scelto.
Detto ciò, vi ringrazio ancora e vi lascio alla selezione.
Ci risentiamo a fine pagina.
 
 
Ventoneicapelli
 
 
Selezione OC
 
Grifondoro
 
Ivan Lycaon Carrow
Grifondoro | VII anno | cacciatore | responsabile delle serre | eterosessuale
 
                                                                  
 
Ares Blackwood
Grifondoro | VII anno | cronista | membro del club dei duellanti | eterosessuale
 
                                                                
Benjamin Cole Chambers
Grifondoro | VI anno | eterosessuale
 

 
Samael Greengrass
Grifondoro | VII anno | caposcuola | battitore | campione del club dei duellanti | assistente di Madama Pince | bisessuale
 
                                                                  
 
Katherine Darlene Cavendish
Grifondoro | VI anno | portiere | membro del club dei duellanti | bisessuale
 
                                                                    
 





Tassorosso
  
Hero Jenkins
Tassorosso | V anno | bisessuale
 
                                                                                          
  
Agatha Evie Prescott
Tassorosso | VI anno | presidentessa di un’associazione libera di studenti | eterosessuale
 
                                                                
  




 

Corvonero
 

Occulta Sutherland
Corvonero | VI anno | asessuale
 
                                                               
 

Kiyan William Hollow
Corvonero | VII anno | battitore | membro del club dei duellanti | eterosessuale
 
                                                                
 
Abel Whiteford
Corvonero | VII anno | cacciatore | membro del club dei duellanti | eterosessuale
 
                                                                  
 
Athena Ferguson
Corvonero | VII anno | eterosessuale
 
                                                                

 
Caldwell Edgar Cavendish
Corvonero | VII anno | membro del club degli scacchi magici | membro del club di astronomia | omosessuale
 
                                                               

  
Audrey Seraphina Abernathy
Corvonero | VI anno |  pansessuale



Serpeverde


Alexander Sebastian Abernathy
Serpeverde | VI anno |  membro del club dei duellanti | eterosessuale
 
 


Emyr Keith Achard
Serpeverde | VI anno | club dei duellanti | ex membro del club degli scacchi magici | omosessuale
 
                                                       

 
Miyeon Amanda Moon
Serpeverde | VI anno | neo prefetto | club di astronomia | eterosessuale
 
                                           
 


Cade Holland
Serpeverde | VI anno | eterosessuale
 
                                                                      

 
Cassandra Deveraux
Serpeverde | VII anno | eterosessuale

               
 
                                                                 
 
 
 
 

 
6/09/2021, 7:38 PM
Hogwarts (UK), Sala Comune di Grifondoro
 
La Sala Comune di Grifondoro non era mai stata così gelida.
Lo era nonostante il fuoco scoppiettasse allegramente nel camino e gli elfi domestici si fossero premurati di cambiare i rivestimenti estivi di cuscini e divani con quelli foderati di pelliccia, data la drastica precipitazione del meteo. Perché, beh, che fosse colpa del cambiamento climatico o dell’atmosfera del castello stesso, nel giro di mezza settimana il cielo si era affollato di grosse nubi cariche d’acqua. Da almeno tre giorni non faceva che diluviare. “Dal funerale di Ashley”, aveva appuntato qualcuno. Giusto. Da quando il corpo dell’ormai ex prefetto di Serpeverde era stato trasportato a Londra per una piccola cerimonia privata, a cui avevano partecipato i parenti e un gruppo selezionatissimo di studenti.
Le lezioni erano state sospese per tutto il weekend, ma quella mattina erano ricominciate. Dell’atmosfera gioiosa e l’entusiasmo che c’erano il primo giorno del mese, tuttavia, neanche una traccia. Tutti gli studenti, di qualsiasi anno e qualsiasi Casa, non potevano fare a meno di pensare al cadavere di Ashley Selwyn, rinvenuto la mattina dell’inizio delle lezioni, e alla sua morte sospetta. La MacGranitt non si era premurata di rivelare i dettagli del “tragico incidente” accaduto alla loro ex compagna e, da quella stessa mattina, erano sorte le prime teorie complottistiche a riguardo.
La verità rimaneva un mistero e l’atmosfera nel castello si faceva sempre più pesante, invece di alleggerirsi con il passare del tempo.
Benjamin Chambers, nel suo piccolo, non poteva fare a meno di chiedersi perché. Perché i Grifondoro erano in lutto per la ragazza della quale, fino a tre mesi prima, non facevano che sparlare? Come se fosse la cosa più normale del mondo. Come se fosse parte del ciclo della vita hogwartsiana. Mangiare il tacchino. Bere succo di zucca. Evitare Pix. Dormire durante Storia della Magia. Sparlare di Ashley Selwyn.
Ora invece tutti se ne stavano in silenzio nella Sala Comune. Nessuno accennava a dire una parola. Neanche Rose Weasley, che era stata l’acerrima nemica di Ashley e non aveva mai detto una buona parola su di lei. Neanche Lily Luna, l’unica Potter che la defunta Serpeverde non aveva attratto sotto il suo incantesimo. Neanche uno dei tanti che l’aveva odiata apertamente. E la ragione di questa improvvisa tristezza se ne stava seduta sulla poltrona accanto al camino, a fissare le fiamme con aria meditabonda e a ignorare bellamente le premure di tutti gli altri. Eccolo là. Sua Maestà James Sirius Potter in tutto il suo splendore. Pensò che, se lui non fosse stato distrutto dalla morte della sua ex, neanche tutti gli altri lo sarebbero stati.
D’altra parte, però, non c’era da sorprendersi. In fondo James era uno del triumvirato.
Ancora, dal suo posticino sul bracciolo del divano, Benjamin pensò che se le altre Case avessero saputo di quella storia, li avrebbero etichettati semplicemente come matti. E matti i Grifoni lo erano davvero, per prendere ordini dal triumvirato grifondoro. Ora, “prendere ordini” era un parolone e Benjamin si dovette correggere mentalmente. Con “triumvirato” nella Torre di Grifondoro, e non altrove, si intendeva il trio dei ragazzi più popolari che si erano innalzati a leader della Casa. Uno di loro era persino Caposcuola. Il termine vero e proprio era emerso l’anno precedente, a gennaio. Rose Weasley, vedendoli complottare loscamente su come ottenere la Coppa delle Case, li aveva chiamati in quel modo. Triumvirato.
La parte peggiore di tutta quella simpatica faccenda era che il triumvirato grifondoro si era rilevato pericolosamente simile a quello romano. In teoria alleati e amici, i tre leader della Casa erano più che capaci e volenterosi di rivoltarsi l’uno contro l’altro, a discapito di tutto e tutti.
Anche ora, con la morte di Ashley Selwyn, il triumvirato vacillava. Laddove James si faceva influenzare dai suoi sentimenti per la defunta fidanzata, gli altri due guardavano l’intera situazione con occhi gelidi e obiettivi. E mentre Pompeo si angosciava davanti al focolare, trascinando l’umore dell’intera Casa giù con sé nei propri abissi di frustrazione, Cesare e Crasso non si facevano commuovere.
I nomi in codice erano una cosa un po’ più raffinata, che usava soltanto Rose. James era chiaramente Pompeo: sotto la buona stella del suo cognome, aveva costruito una reputazione di ferro e una fittissima rete di conoscenze. A conquistare il titolo di Crasso, invece, era Ivan Carrow, schifosamente ricco e intimamente convinto di poter comprare il mondo attraverso buoni investimenti e il patrimonio di famiglia. Potter e Carrow non si sopportavano, così come neanche Pompeo e Crasso si erano voluti un gran bene. Avevano in comune un cognome importante, parenti ricchi, bell’aspetto, la Casa di Hogwarts e… il terzo del triumvirato. Samael Greengrass, bastardo di nome e di fatto, era straordinariamente Cesare. Homo novus nella politica hogwartsiana, dal suo primo anno non aveva fatto che distinguersi dagli altri: battitore nella squadra di quidditch, campione in carica del club dei duellanti, Don Giovanni di professione e studente modello nel tempo libero.
Sulle sue belle spalle reggeva l’equilibrio del triumvirato grifondoro e, di conseguenza, di tutta la Casa. L’unico problema di Samael Greengrass, come accennato prima, è che era bastardo di nome e di fatto: non solo era nato dalla relazione non coniugale di Jonathan Greengrass e della defunta Chloe Turner, ma aveva anche un bel caratterino. Ciò che significava che, spesso e volentieri, Cesare si rifiutava, per propria convenienza, di ristabilire l’ordine.
Anche quell’occasione avrebbe potuto essere risolta in un colloquio privato con Ivan, invece che tirarsi per le lunghe come stava facendo. E tutta la faccenda era di una banalità sconcertante: da un paio di giorni Jim si altalenava tra il mutismo depressivo e fasi deliranti in cui insisteva che tutti i Grifoni indagassero con lui la morte di Ashley. Ivan aveva rifiutato la proposta a prescindere e ora potevano stare a malapena nella stessa stanza senza saltarsi alla gola. Schiacciato in una situazione simile, il bastardo dei Greengrass avrebbe potuto fare due cose: tenersi a distanza di entrambi o intervenire e pacificarli.
Quello, sfortunatamente, era un caso diverso. Peggiore, a saggio parere di Benjamin. Perché questa volta, forse la prima, Samael non si era semplicemente tagliato fuori dal conflitto. Quella volta, forse in onore della morte di Ashley, avesse preso posizione. E quando Cesare e Crasso si alleano contro Pompeo, Roma trema.
Quell’aria tesa, quella cupezza nell’atmosfera non erano altro che l’evidente contrasto tra i leader. La Sala Comune appariva, a occhio esterno, quasi normale. James era depresso. Samael era placidamente accasciato sul suo migliore amico che, dal canto suo, gli offriva volentieri una spalla. Ma di tensione ce n’era a buttare. E stava giusto per essere scaricata.
«Francamente? Sono sollevato che sia morta»
Eccola lì, la tempesta.
Sei vocaboli, gettati oziosamente fuori da una mente in movimento, erano riusciti a far zittire la Sala Comune e a catturare l’attenzione di tutti.
Le parole di Samael erano cadute, pesantissime, nella stanza. Stava per succedere qualcosa di terribile e nessuno voleva perdersi il posto in prima fila per l’apocalisse. Prevedibilmente James sollevò su di lui uno sguardo di colpita indignazione, ma si trattenne lì dov’era «Prova a ripeterlo, se hai coraggio»
L’altro si era raddrizzato appena dalla posizione scomposta in cui era prima e ora guardava i suoi compagni di Casa con occhi tanto blu quanto pericolosi.
«Mi hai sentito benissimo» fu la risposta, detta con una casualità e un’indifferenza che avrebbero fatto ribollire il sangue a chiunque «Ashley Selwyn era una poco di buono e una manipolatrice. Sapevamo tutti che, continuando per la sua strada, un giorno o l’altro si sarebbe trovata in un vicolo cieco. Non ci ha ascoltati. Ha peccato di avarizia e di superbia. Ed ecco il risultato» una pausa, giusto il tempo di prendere fiato e inclinare di lato il volto «Vuoi che pianga la memoria della nostra beneamata puttana Serpeverde?» gli occhi di tutti erano fissi su di lui e Samael sembrava un attore, quello era il suo palco e tutto il resto del mondo non era che il pubblico «Scordatelo»
Il bel viso di James si contrasse nella rabbia istintiva del lutto «Tu non la conoscevi. Non puoi dire certe cose di Ashley. Ma perché non dovresti, poi? È facile per te, Apollo, non è vero? Ti limiti a giudicarci tutti dall’alto del tuo trono di carisma e convinzioni spicce. Ti copri di questi ideali di neutralità e disinteresse, ma tutti qua dentro sappiamo che sono solo cazzate astratte e che in realtà tu sei solo tu. Ashley, però, era una persona» la sua voce iniziò a tremare, ma non desistette «Era reale, di carne e sangue. E tu non hai diritto di parlarne così male ingiustamente»
«Ingiustamente?» Samael si coprì teatralmente gli occhi con una mano e soffocò una risata amara «Potremo dormire sonni più tranquilli, ora che la sappiamo tre metri sotto terra. E non guardarmi così, non provare a fare il moralista con me, Potter» passò in rassegna con gli occhi i presenti «Ashley conosceva i segreti di gran parte di noi. Ha reso i nostri anni a Hogwarts un continuo guardarsi le spalle e sospettare di tutti. Ci ha manipolati per il suo esclusivo benessere. Tu» e c’era tanto disprezzo nella sua voce che si stentava a riconoscerlo «hai perso la testa per lei e hai iniziato a vederla con gli occhi di un adolescente innamorato. Ma io no. Il resto di noi ha continuato a farle i compiti e prestarle montagne di galeoni e assecondare ogni suo capriccio nell’ansia che, altrimenti, avrebbe venduto i nostri segreti»
«Ma non meritava di morire!» e tutto il controllo e la sicurezza di James Sirius Potter si sciolsero nei suoi occhi lucidi «Dobbiamo fare qualcosa. C’è qualcosa che non va nella sua morte e lo sappiamo tutti, quindi faremo ciò che è giusto: scopriremo cos’è successo davvero e dopo potremo andare avanti»
«Ed eccolo che ricomincia» il Caposcuola alzò platealmente gli occhi al cielo «Hai ragione. Non meritava la morte. Un avvenimento così tragico segnerà per sempre Hogwarts. Ma, in ogni caso,» soggiunse, in un sospiro stizzito «non sono affari nostri. Non sono affari di Grifondoro. La sua morte non ci riguarda» ora si rivolgeva agli altri ragazzi «Se ci sarà da indagare sul caso Ashley Selwyn, ci penserà gente più competente di noi, persone che non rischiano l’espulsione e che vengono pagate per questo. Intromettendoci, non facciamo che peggiorare le cose»
Per la Sala Comune si levò un mormorio di assenso e nessuno intervenne per contraddirlo o dibattere un’argomentazione alternativa. James si guardò intorno con un’espressione di delusione amara «Quindi è così che la pensate, tutti voi»
«Jim, non fare così» la voce venata di apprensione di Rose Weasley, seduta sulla poltrona accanto al camino, scavalcò le altre «Sam ha ragione. Tu eri il fidanzato di Ashley, ma noi non la conoscevamo poi così bene. E chi la conosceva, non ha belle cose da dire su di lei»
«Dispiace anche a me per quello che è successo» Ares Blackwood pressò le labbra in una linea sottile «però mi trovo d’accordo con gli altri. Non è compito nostro»
Altri assensi.
Benjamin pensò che non stava andando poi così male. In fondo James non aveva dato in escandescenza, non aveva insistito ulteriormente e non aveva –grazie al cielo– avuto reazioni violente. Si era limitato a serrare le mani in pugni e ad alzarsi dalla poltrona bruscamente.
Doveva essere il giorno fortunato di Grifondoro. L’anno precedente Tassorosso aveva soffiato loro la Coppa delle Case all’ultimo minuto, ma ora avevano ben più di un mese per recuperare. E, sebbene la morte di Ashley Selwyn non fosse proprio l’inizio in cui sperava, guardando al modo pacifico in cui si era conclusa quella situazione, Benjamin si sentì speranzoso.
Quell’ottimismo luminoso nei confronti del futuro durò la bellezza di quattro secondi.
Poi Ivan Carrow aprì bocca.
«Peccato, Potter» commentò, a voce pericolosamente alta «Scommetto che a quella troia della Selwyn sarebbe proprio piaciuto essere al centro dell’attenzione di tutti anche da morta. A proposito» i suoi begli occhi color nocciola brillarono di malizia, mentre si sedeva più compostamente e si guardava in giro «È da un po’ di tempo che mi chiedo… con quanti di voi ha fatto cose
Gli sfuggì dalle labbra una risata fredda e ruvida, che andò a graffiare la quiete tremante della stanza. Nessuno osò rispondere; anche se, come avrebbero convenuto più tardi nel dormitorio delle ragazze, in tanti –e in tante– avrebbero potuto farlo.
James gli puntò contro uno sguardo di iridi scure e tempesta. Chiaramente, i suoi compagni si erano presi l’impegno di mettere alla prova la sua già vacillante pazienza e quel gioco iniziava a stancarlo. Perché questo era James Potter. Stanco.
«Ti pare il momento?» sibilò.
«Beh, direi proprio di sì» Ivan si alzò pigramente dal divano, seguito dallo sguardo interrogativo di Samael «È meglio farlo ora, prima che tutti decidano di vestirsi di nero per il resto dell’anno. Vogliamo ricordare chi era realmente o continuare questa farsa della povera innocente Ashley che non si meritava per niente di finire sotto terra? Siamo la Casa della cavalleria, del coraggio e della forza d’animo» quello era ufficialmente un rimprovero «Perché non la smettiamo di dire cazzate, allora?»
James gli si avvicinò con un sorrisetto feroce «Forse non hai mai sentito parlare di una cosa chiamata pubblica decenza»
«Ti riferisci all’ipocrisia?» ribatté, annoiato.
«Ragazzi, smettetela» Kat Cavendish, VI anno, ghiozzo paciere di Grifondoro dal lontano 2018, si intromise nuovamente nel discorso «Ne abbiamo già parlato. Forse è meglio prenderci ognuno un po’ di tempo per riuscire a metabolizzare quello che è successo. Poi potremo discutere quanto necessario. Ma ora» la sua voce suonò un po’ più autoritaria «non litighiamo»
Nessuno dei due la ascoltò. Pompeo era già difronte a Crasso e stava giusto per afferrare la bacchetta, quando Samael si frappose tra di loro e gli afferrò il braccio. Beh. Meglio così. L’unica cosa che mancava a Grifondoro, da un po’ di tempo a quella parte, era un duello clandestino in Sala Comune e qualche decina di Grifoni in infermeria alla seconda settimana di scuola.
«Non fare un altro passo, Potter» James sembrava sconvolto dalla rabbia, ma Cesare non si muoveva di un centimetro né accennava a delle scuse «Fidati. Non vuoi metterti contro di me»
«Almeno hai sentito cos’ha detto?!»
«Certo che l’ho sentito» si schiarì la voce «ma tu non fare un altro passo»
L’intera Sala Comune li guardava, muta, fronteggiarsi come titani, respirare l’uno l’aria scheggiata dell’altro, occhi castani incollati a occhi blu, due stelle di neutroni che minacciavano di entrare in collisione.
«Ma certo» sputò via Jim «perché mettersi contro Ivan vuol dire mettersi contro di te. Cos’è? Una cosa tra amichetti del cuore?»
«Si chiama lealtà, ma tu non la conosci. Come potresti, in fondo?» sul volto di Samael serpeggiò un sorriso divertito «Tu eri il fidanzato di Ashley Selwyn, che ne vuoi sapere tu di lealtà?»
Jim sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si zittì subito dopo. Doveva aver riconosciuto, per quella volta, di aver perso. Si liberò della presa con uno strattone, lo guardò ancora per qualche secondo con una furia rovente che rischiava di dilagare in tutta la stanza e si diresse a grandi falcate verso la porta, senza dire una parola.
Quando fu sparito oltre il ritratto, scoppiò il caos. Samael non fece caso a nessuna delle voci che assediavano la Sala Comune. Non alle lamentele di Rose Weasley. Non ai complimenti di Lily Luna. Non ai rimproveri sommessi di Katherine. Non ai commenti divertiti di Ares Blackwood.
Semplicemente, si voltò verso Ivan. E per la prima volta in sei anni, Benjamin lo vide come non aveva mai pensato di poterlo vedere. Vulnerabile. Cesare – che era stato mento alto e sopracciglia inarcate e schiena dritta e sguardi da predatore– ora era tutto occhi grandi e apprensivi, la linea scura di labbra pressate, movimenti quieti e voce greve. Mosse un braccio in avanti e poggiò la mano sulla sua spalla, delicatamente.
«Tutto bene?»
Ivan imitò il gesto, senza sottrarsi a quel fare inquisitore, e annuì piano.
Da ché ne si ha memoria, tutte le grandi guerre sono causate dall’amore. Amore per una persona, amore per una religione, amore per il potere, amore per cose materiali, amore per cose astratte, amore. Amore.
E così anche il triumvirato, che aveva giurato di proteggere Grifondoro, cadeva per amore.
 
 James marciò, furioso, per tutto il castello di Hogwarts, senza una meta precisa. Doveva semplicemente allontanarsi dalla Torre. Che gli piacesse o no, l’interezza di Grifondoro sembrava esserglisi ritorta contro. Dopo tutto quello che aveva fatto. Ma di cosa si lamentava, poi? Avrebbe dovuto sapere come sarebbe andata a finire nel momento stesso in cui si era alleato con Greengrass e Carrow. E invece era stato un idiota e aveva pensato che tutti e tre, insieme, avrebbero potuto risollevare le sorti di una Casa che stava inevitabilmente precipitando nel baratro dei dimenticati. Ma era tempo di cambiare le cose. Se i suoi stessi compagni di Casa non avessero voluto aiutarlo, si sarebbe rivolto a chi l’avrebbe preso sul serio.
 
 
 
 
6/9/2021, 8:02PM
Hogwarts (UK), Sala Comune di Serpeverde
 Cassandra Deveraux pensava che la cosa più bella di Hogwarts fossero le Sale Comuni. Non l’incredibile corpo di studentato. Non la location. Non il clima. Non il cibo. Non i professori né la vicinanza a Hogsmeade. Le Sale Comuni. Ogni Casa ne aveva una, il cui accesso era rigorosamente proibito a tutti gli studenti che non vi appartenessero. E che cosa meravigliosa era la privacy! Non come a Beaux Batons, dove i dormitori erano stipati nell’ala est e ci si ritrovava a respirare la stessa aria di altre trenta ragazze invece che quattro.
La sua, poi, era un tempio. Calma. Solenne. Avvolta perennemente da una coperta di silenzio, talvolta accarezzato da voci morbide e flautate, mai alte o ruvide. Dopo l’isteria collettiva della prima sera, la Sala Comune di Serpeverde tornava alla sua tetra normalità, alla sua quiete liscia e vellutata che nessuno osava spezzare.
In teoria.
Perché, beh, se le statistiche avevano ragione su tutta quella faccenda della quiete divina, allora perché –perché– alle otto di sera sembrava esserci un dannatissimo terremoto?
Seduta compostamente sul divanetto in pelle a leggere I Fiori del Male di Charles Baudelaire –uno dei suoi autori babbani preferiti–, le ci vollero un paio di secondi per rendersi conto che qualcuno stava bussando alla porta. Bussando. Alla porta. Della Sala Comune di Serpeverde. Bussando. Invece di sussurrare, per le brache di Merlino, nella fessura del muro. Che problemi avevano con il tradizionale sussurro? Cosa c’era di così assurdo e incomprensibile nella frase “sussurrare nella fessura del muro”? E a cosa serviva, di preciso, il pomeriggio di spiegazione delle regole che i prefetti tenevano ai primini ogni anno? Ma sì. Doveva essere uno dei novellini. Assolutamente. Quelle nuove generazioni non facevano che portare disgrazie alla loro beneamata Casa. Che poi, possibile che si fossero già dimenticati la parola d’ordine? L’avevano cambiata due giorni prima e si era lei stessa premurata di scriverla sul tabellone delle novità accanto all’uscita.
Accanto a lei, Cade Holland –che aveva conosciuto quella mattina e sembrava davvero un bravo Serpeverde (nda: serpeverde, non ragazzo)– non dava cenno di volersi alzare e occuparsi della faccenda. Continuava a sfogliare il suo volume in pelle di Pozioni: Corso Avanzato e passarsi ogni tanto una mano tra i ricci scuri. Neanche Miyeon Moon, che si destreggiava tra la lettura di Astrologia Oggi e una grossa tazza di cioccolata calda, dava l’impressione di voler prendere iniziativa. Sembrava persa in un’altra dimensione, con i capelli rossi a coprirle parte del volto e i grandi occhi verdi fissi sul libro. Non che potesse biasimarla. La Sala Comune di Serpeverde aveva la capacità di trasmettere calma e tranquillità a qualunque orario della giornata ed era perfetta per lo studio o per le letture serali. Non per niente non la si trovava mai vuota. Molti Serpeverde preferivano addirittura studiare lì piuttosto che nella molto più frequentata e rumorosa biblioteca. Insomma, le uniche persone che conosceva sembravano piuttosto impegnate. Quanto a tutti gli altri, sembravano abbastanza curiosi da restare lì per lo spettacolo ma non abbastanza da prendervi parte.
A Beaux Batons la vita era più tranquilla, si ritrovò a pensare mentre si alzava stizzosamente dal divanetto e si dirigeva verso la porta. E aveva già in mente un discorsetto da fare al malcapitato, quando aprì la porta e rimase a dir poco confusa. Innanzitutto, non era un Serpeverde ad aver bussato. E come avrebbe potuto? Pensandoci, i suoi compagni di Casa avevano troppa dignità per un gesto talmente scelerato.
D’avanti a lei –cravattino rosso-oro allentato, camicia aperta e un’espressione determinata– c’era James Potter.
«Voglio vedere mio fratello» lo sentì dire «Immediatamente»
Cassandra inarcò leggermente le sopracciglia e inclinò il capo, prima di chiudergli la porta in faccia e fare dietro front fingendo di non aver visto niente. E no. Serpeverde non era caduta così in basso da diventare una taverna spiccia per ritrovi di famiglie. Dov’era finita tutta la faccenda della privacy? Cos’è? Lei mancava un anno e tutto andava allo sfascio? Se lo sarebbe dovuta aspettare.
«Chi era?» chiese Miyeon, senza alzare gli occhi dal libro.
«Non un nostro problema» rispose candidamente. Mormorò un incantesimo sotto voce e poi portò la bacchetta vicino alle labbra, come fosse un microfono. Non amava essere quella responsabile, ma attualmente il ruolo era libero e lei era abbastanza grande da potersi permettere certe responsabilità. Tra l’altro, gran parte dei problemi di Serpeverde avevano un nome e un cognome, un cognome un po’ troppo famoso a detta sua. «POTTER»
Mesi dopo, alcuni studenti che passavano casualmente per la Sala Comune avrebbero giurato di aver visto le fondamenta del sotterraneo tremare. E forse accadde davvero. Forse no. Lei al momento non ci stava pensando. Cade, invece, quasi saltò via dal divano e le rivolse un’occhiataccia, ma Cassandra ci fece poco caso. Non le interessava che Albus si fosse rintanato nel dormitorio a piangere da almeno quattro giorni. Qualunque cosa suo fratello volesse, lei non aveva intenzione di assecondarlo. E ancor meno voleva vedere un Grifondoro nel tempio di Serpeverde, l’unico posto in quel maledetto castello in cui in teoria avrebbe dovuto essere tranquilla.
Ovviamente Potter non uscì dal dormitorio. Fu, piuttosto, la sagoma alta e secca di Scorpius a fare la sua comparsa. Anche lui aveva il volto un po’ scavato e l’espressione pensosa, ma per lo meno manteneva intatta la sua dignità.
«Deveraux» la salutò, in uno sguardo di occhi grigi e sarcasmo «pensavo che Beaux Batons ti avrebbe reso più gentile. E invece rimani la solita vipera, dovrei fingermi sorpreso?»
«Non ce n’è bisogno, Malfoy. Ciò di cui c’è bisogno invece» ribatté, velenosa «è che qualcuno si occupi del Grifone che minaccia di buttar giù la porta a calci se non vede suo fratello. James Potter è fuori dal dormitorio e reclama Albus. Quindi farai meglio a risolvere questa cosa perché se intervengo io voleranno stupeficia»
Scorpius la guardò per qualche altro secondo e poi annuì.
Tornò qualche minuto dopo con Albus, che sembrava l’ombra scarna e pesante di se stesso con i capelli più spettinati del solito e gli occhi verdi ingigantiti e lucidi. Per un attimo le fece pena e si sentì in dovere di dirgli qualcosa o di fare qualcosa. Fu solo un attimo.
«Occupati di tuo fratello, Albus, o finisce in infermeria» disse, semplicemente «E scordati di farlo entrare qua dentro»
Albus annuì impercettibilmente e avanzò verso la porta. Non vedeva suo fratello dal giorno del funerale di Ashley e, a dirla tutta, non aveva intenzione di rivederlo molto presto. Non voleva vedere niente che gli ricordasse di lei. E James, che era stato sulla bocca di Ash per tutta una primavera e poi un’estate, non poteva che ricordargli di lei.
D’altra parte, però, riconosceva di non poter rimanere per sempre nel dormitorio. E forse James aveva qualcosa di intelligente da dire, nonostante le probabilità fosse piuttosto scarse.
Quando aprì la porta, fu stupito di trovarselo immediatamente d’avanti, con addosso l’espressione più seria che gli avesse mai visto.
«È per Ashley» disse semplicemente «Dobbiamo scoprire chi ha ucciso Ashley»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore
Ed eccoci qui. Okay, dai. È il primo capitolo, quindi non vi trattengo troppo.
Questo è un mero capitolo introduttivo. Mi sono limitato a descrivere due scene per esigenze tempistiche, ma i prossimi capitoli saranno più forniti. Alcuni OC potranno esservi sembrati messi al centro dell’attenzione, ma è una mera questione di carattere. Mi pare ovvio che non potevo mettere subito sotto i riflettori personaggi schivi e solitari, no? In ogni caso, anche se non appariranno tutti in tutti i capitoli (sarebbe assurdo), ognuno avrà il proprio tempo nel corso della storia. Pazientate ;)
Quanto alle recensioni, avrei un appunto da farvi. A me non piacciono quegli autori tiranni che “se non recensisci una volta ogni due capitoli faccio fuori il tuo OC!!”. Per niente. So benissimo, in quanto lettore, che una recensione ben fatta possa essere pesante da scrivere e per questo non mi arrabbierò né ucciderò i vostri personaggi se non recensite sempre. È naturale e giusto che non mi scriviate un saggio di ottocento pagine di complimentoni e teorie complottistiche per ogni capitolo che carico.
D’altra parte, però, voglio spiegarvi il mio punto di vista. Essendo questa la mia prima storia e la mia prima interattiva, mi farebbe immensamente piacere leggere le vostre opinioni sui vari capitoli. E per questo vi invito a lasciare sempre una recensione, magari neanche lunghissima o in orario. Mi basta anche solo un paio di parole per sapere se vi è piaciuto, se gli aggiornamenti sono lenti, se c’è qualcosa che non vi piace nella caratterizzazione del vostro OC, se avete notato degli errori. Sono sicuro che cinquanta parole, in un buco di tempo qualsiasi della vostra giornata, non danneggino nessuno.
In ogni caso, ripeto, non mi aspetto che recensiate ogni capitolo e, anche se doveste sparire, il vostro OC non lo farà perché nelle storie a crstian –direbbero dalle mie parti– i personaggi non spariscono casualmente. Ognuno avrà, indifferentemente dalla vostra presenza, un proprio filo narrativo perché da ora i vostri original characters sono in comproprietà e, quando voi non potrete, me ne prenderò cura io.
Ora chiudo, sto diventando pesante.
Ci sentiamo presto (spero)
 
 
ventoneicapelli

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


 7/9/2021, 4:03PM
Hogwarts (UK), Cortile Centrale
«E allora James se n’è andato, senza aprir bocca!» terminò Lily Luna, con una forte nota di entusiasmo nella voce.
Si erano riuniti il prima possibile. Tutti loro. Insomma, il vecchio gruppo. Una manciata di ragazzi di vari anni e Case, che non avevano nulla in comune se non se stessi. Il nucleo iniziale si era composto di Samael Greengrass –che, al tempo, si era già conquistato il nome di Febo Apollo–, Ivan Carrow –che si prendeva la briga di sponsorizzare tutte le malefatte– e Cassandra Deveraux –mente indiscussa della brigata–. Con il tempo a loro si erano aggiunte Roxanne Weasley, –detta “mamma” il più delle volte–, Lily Potter –l’entusiasmo fatto persona– e Athena Ferguson –caso anomalo di Corvonero ribelle–. Da oltre due anni conducevano il mercato illegale di alcolici di Hogwarts e organizzavano le feste migliori nel castello. Tutta la scuola sapeva chi fossero, ma –per ovvie ragioni– nessuno voleva entrare nel loro gruppo. Gli altri studenti si limitavano a tenerli a distanza di sicurezza perché più volte avevano rischiato l’espulsione e più volte avevano giocato con l’ardemonio. Loro stessi ne erano consapevoli, ma forse era proprio questo a unirli: la ricerca esasperata e sfiancante di adrenalina e divertimento.
In ogni caso, quando non progettavano megaparty e non stivavano rifornimenti illegittimi di whiskey incendiario, erano lì. Accampati sulle scalinate del cortile centrale del castello, sembravano un normale gruppo di ragazzini che si aggiornavano sugli ultimi avvenimenti nella propria Casa e sull’estate appena trascorsa. E forse lo erano davvero. Forse, per quegli stralci di pomeriggio –fasci di tempo pazientemente ritagliati dalle giornate di ciascuno– erano solo ragazzini che non volevano crescere.
Cassandra, i capelli freschi di shampoo e la divisa perfettamente in ordine, scoppiò a ridere e guardò Samael come se fosse matto. Lui, disteso sulla bellezza di tre gradini come un modello di Il Settimanale delle Streghe, le rivolse un sorrisetto onnisciente. «Mon dieu, avrei voluto esserci…»
«Stai scherzando?» replicò Roxanne, che sembrava tutt’altro che divertita «Com’è possibile che nessuno gli è andato dietro? Doveva essere distrutto! E voi due» aggiunse, riferendosi a Samael e Ivan «siete tremendi!»
Ivan alzò gli occhi al cielo «Sarebbe accaduto. E ora che sa che a nessuno interessa dei suoi inutili drammi–»
«La sua fidanzata è morta la scorsa settimana!» lo interruppe ancora il prefetto di Tassorosso.
«Inutili. Drammi» scandì Ivan, per tutta risposta «Dicevo, ora che sa di non essere benvoluto, la Torre è tornata a essere un posto piacevole. No, no, non ringraziatemi. Lo faccio per l’amore della gente, non ho doppi fini»
«Ivan non ha tutti i torti» si intromise Lily «Se lui non avesse parlato, se non si fosse opposto a quella follia… beh, penso che ci saremmo fatti trascinare dagli eventi, da tutte le scuse che accampiamo per James e saremmo finiti ad assecondarlo per davvero»
«Vuoi dire che vi sareste davvero messi a indagare la morte di Ashley Selwyn?» nella voce accorata di Athena, seduta proprio accanto a Lily, pulsava una forte vena di sarcasmo «Ma almeno stiamo parlando della stessa Ashley Selwyn?»
«È esattamente quello che intendo io!» esclamò trionfale Ivan «Saremmo diventati lo zimbello della scuola»
«Per non parlare di tutto il tempo che avreste sprecato nel cercare un invisibile persecutore» soggiunse Cassandra «Sono d’accordo con Vanja. Era un cerotto da strappare e ora, per lo meno, siete sicuri che Potter non se ne uscirà di nuovo con queste assurdità. Ora è un problema di Serpeverde»
Samael si fece attento e fece bruscamente leva sui gomiti, sollevandosi quanto bastava per poter guardarla dritto in faccia «Cosa intendi?»
«Non ve l’ho detto?»
Lily aggrottò la fronte «Direi di no»
«Oh, beh» lei si schiarì la voce «Ieri sera Potter maior è venuto a bussare –ma dico io, bussare– alla Sala Comune di Serpeverde e ha chiesto di Potter minor, che da giorni non fa che piangere nel dormitorio maschile come una ragazzina. Pare che volesse scoprire chi ha ucciso Ashley. Ma in realtà non ho i dettagli» spiegò «perché subito dopo sono andati via dalla Sala Comune e sono andati a parlare altrove. So soltanto che Albus è rientrato a notte fonda. Fonte sicura. Io non c’ero, però me lo ha detto Cade, uno del sesto di cui ci si può fidare per queste cose»
«Benissimo» commentò Ivan «Quindi ora Potter e Potter 2.0 si sono alleati. Tremo dalla paura»
«Non dovremmo sottovalutarli» replicò Lily Luna «I miei fratelli non si sopportano. Se hanno deciso di unire le forze, significa che sono entrambi convinti che quello di Ashley non sia stato affatto un incidente»
«Il ché è vero» soggiunse Athena, a gambe incrociate accanto all’amica «Non serve Sherlock Holmes per capirlo. Il vero problema è che la lista di sospettati è talmente lunga che non basterebbe tutto il Dipartimento Auror a scovare il colpevole. E poi con tutto il male che ha fatto…» lasciò la frase in sospeso, quasi impaurita all’idea di finirla, e cambiò velocemente argomento «Sam, tu che ne pensi?»
Samael gettò la testa all’indietro e scrutò, per un attimo, il cielo grigiastro che prometteva altra pioggia. Poi si raddrizzò e le rivolse uno sguardo pensoso «È una reazione interessante. Non pensavo che James fosse serio riguardo tutta questa storia dell’indagare; credevo che, una volta sentitosi rifiutato dalla sua stessa Casa, si sarebbe fatto da parte e avrebbe ripreso a seguire il suo maledetto copione. E invece» sbuffò «pare che sia andato a chiedere asilo a suo fratello. Non me l’aspettavo. E questo è un male. Ora che ha trovato sostegno altrove, sarà molto più difficile manipolarlo. D’altra parte, però, Cassandra ha ragione» il suo tono si fece più leggero e arrivò addirittura a sorridere lievemente «Da questo momento, James sarà associato a suo fratello e pertanto a Serpeverde. Non più a noi. E, dato che dalla scorsa primavera è una mina vagante, questa distanza potrebbe tornare a nostro favore»
«Sai, Sam?» Roxanne serrò le labbra in una linea sottile «Quando parli così, mi chiedo se il cappello non abbia forse sbagliato a smistarti a Grifondoro»
«Rox» Samael si lasciò sfuggire dalle labbra una risata roca e accomodante «solo perché la mia Casa è popolata, in gran parte, da impavidi idioti non significa che non ci siano anche altri elementi. Il coraggio del Grifone viene confuso con avventatezza e irrazionalità, ma io… io sono la coscienza dorata di Grifondoro. Il martirio morale e le crociate cavalleresche le lascio a James e ai suoi soldatini di piombo. Io sono l’audacia arrogante di Grifondoro e il coraggio di fare la cosa giusta, a qualunque costo»
«E dimmi, Febo Apollo» intervenne Cassandra, con le sopracciglia inarcate «quest’estate hai fatto qualcosa oltre che prepararti questo discorso?»
Lily soffocò a stento una risata e Ivan scosse la testa, divertito.
«Un giorno rimpiangerete la mia ars oratoria» borbottò, invece, Samael «E comunque no, non granché. Ho seguito mio padre in giro per feste private, bevuto molto e conosciuto persone che mi aiuteranno per il periodo post-Hogwarts»
«Confermo» annuì Athena «Suo padre viene a tutte le feste del mio, quindi mi è toccato passare gran parte dell’estate con lui»
«I tuoi non erano via per lavoro?» chiese Roxanne.
«Non per tutta l’estate, no» rispose, amareggiata «O almeno, non quando devono trascinarmi a cene di lavoro ed eventi di alta borghesia»
«Comprendo il tuo disagio» Lily Luna le appoggiò una mano sulla spalla «Passare un’intera serata con Samael dev’essere uno strazio, io al secondo discorso filosofico sto già dormendo»
«Perché?» fece Ivan «Tu lo ascolti davvero? Da anni non faccio che sorridere e annuire quando inizia a parlare»
«Andiamo, non sono poi così noioso» Samael arricciò il naso.
«Fidatevi, era la compagnia migliore in circolazione» disse Athena.
«Dev’essere stata un’estate terribile, allora» commentò Roxanne «Non riesco a immaginare di dover passare più di una serata con lui»
«Andiamo Athena» ora Samael si era alzato completamente e sedeva, spalle dritte e petto in fuori, sullo stesso gradino di Ivan «Difendimi. Ci siamo divertiti un casino insieme! E, se volete saperla tutta» aggiunse, con un sorriso trionfale «ci hanno scambiato almeno quattro volte per fratelli»
«Ma quello è tutto merito di Athena» replicò Lily Luna, ridendo «Scommetto che con te aveva la stessa espressione annoiata che ho io quando parlo con i miei, di fratelli»
A questo, neanche Athena riuscì a rimanere seria.
E forse era la luce tiepida del primo pomeriggio o l’aria alleggerita dalle risate, ma per un attimo –per un’ora, per uno squarcio illegittimo di tempo– si sentirono normali.
 
 
 
 
 
 
 7/9/2021, 4:33PM
Hogwarts (UK), ala ovest
«Sapete chi ce l’aveva davvero con Ashley?» disse improvvisamente Dominique, con uno sguardo un po’ allucinato «Ivan Carrow»
Dal lato opposto del castello, c’era tutt’altra atmosfera. Nell’aula ormai vuota di Antiche Rune, infatti, una manciata di Corvonero erano appollaiati sui banchi a discutere della nuova tragedia hogwartsiana. Normalmente, nessuno di loro era amante del gossip. Ma teorie complottistiche? Ipotesi assurde e macchinazioni machiavelliane? Quello sì che era pane per i loro denti. Alcuni di loro –come, per esempio, Occulta Sutherland– parevano insolitamente a proprio agio. Altri –Cal Cavendish in prima fila– non cercavano neanche di dissimulare il proprio disinteresse per l’intera faccenda. D’altra parte, era stata Dominique a tirar fuori il discorso e a pretendere che tutti vi partecipassero, senza esclusione di colpi.
«Ivan di Grifondoro? Stai scherzando?» Kiyan sgranò i grandi occhi grigio-azzurri «Ivan è il ragazzo che si occupa delle serre del professor Paciock, neanche potete immaginare quante volte mi ha aiutato in trasfigurazione. Non posso neanche iniziare a credere che sia capace di un omicidio a sangue freddo; è un ragazzo talmente sensibile e gentile…»
«Parla per te» replicò Occulta «con me è sempre stato un pezzo di merda»
«Ma che dici?»
«Kiyan, per te è diverso» intervenne Dominique «Tu sei simpatico a tutti. È facile giudicare bene una persona se si comporta al meglio nei tuoi confronti. Ma questa volta sono dalla parte di Occulta. Carrow è una mina vagante anche per i Grifondoro; è per questo che Febo Apollo gli gira sempre attorno»
«Febo Apollo?» ripeté Occulta, confusa.
«Si vede che non ti piace il gossip» Dominique piegò le labbra in un sorrisetto «In giro Greengrass viene chiamato Febo Apollo perché… beh, è convinto di essere il Sole, il punto attorno al quale orbita l’intera Hogwarts. E poi dà un po’ l’impressione del Dio Sole, no? Con tutto quell’arroganza e quel magnetismo che ha sulla gente, non mi sorprendo che gli si sia appiccicato addosso un soprannome del genere. È logico che poi sia in grado di attirare persone come Ivan e controllarle»
Audrey inclinò la testa da un lato con un’espressione pensierosa «Controllare, dici?»
«Ne sono convinta»
«E se fossero soltanto amici?» ribatté Kiyan, esasperato «Ivan parla benissimo di Samael: a quanto ho capito si sono trovati al primo anno e non si sono più staccati l’uno dall’altro. Si bilanciano. E io penso che la loro sia una bella amicizia e che dovreste smettere di giudicare i libri dalla copertina. Abe» soggiunse «ti dispiacerebbe darmi un po’ di supporto?»
Abel, seduto scompostamente sulla cattedra, alzò gli occhi su di lui «Premettendo che non sono in intimità con nessuno dei due, io penso che Greengrass sia un manipolatore della peggior specie, un burattinaio al pari di Ashley Selwyn. L’unica differenza tra di loro è che lui è molto più sottile di quanto lei lo sia mai stata ed è abbastanza scaltro da capire quando il gioco si fa pericoloso e quando può permettersi di prendere rischi» disse, senza rivolgersi a qualcuno in particolare «Normalmente darei ragione a Dom»
«Ma...» lo incoraggiò Kiyan, con un sorriso speranzoso.
«Ma stavolta sono con Hollow» ammise «Non c’è nessuno in questa scuola con cui Greengrass sia più a suo agio di Carrow. Fateci un po’ caso. Non so i motivi, però è chiaro che quei due siano legati; devono avere un qualche sorta di passato in comune, un episodio che li ha fatti avvicinare. Insomma, avete capito»
«Ciò non toglie che Ivan sia uno dei sospettati più papabili» Audrey si schiarì la voce «Mi chiedo perché non siano ancora iniziate delle indagini»
«Non ti sembra ovvio?» disse Cal, che fino ad allora era rimasto in silenzio nella sedia accanto a quella di Kiyan «Immaginate il caos che verrebbe a crearsi se si sapesse che c’è un assassino a piede libero dentro il castello. I genitori ritirerebbero i ragazzi da scuola, interverrebbe la stampa, ci si metterebbe di mezzo anche il Dipartimento Auror, Hogwarts sarebbe di nuovo sotto i riflettori e la MacGranitt verrebbe incolpata di tutto questo casino perché, beh, è compito suo tenere l’ordine. Non mi sorprende che, qualunque cosa sia successa, vogliano tenerla segreta»
«Quindi credi che sia successo qualcosa» constatò Occulta.
«Di certo Selwyn non è morta inciampando per la scalinata della Torre di Astronomia» la voce di Audrey era colma di sarcasmo.
«E Dom ha ragione» aggiunse Cal, scostandosi distrattamente una ciocca di capelli scuri dagli occhi «Non si può escludere nessuno da un’indagine del genere. Tutti avevano un motivo per odiarla»
«Per odiarla» ripeté Kiyan «non per ucciderla. C’è una grande differenza tra le due cose. E già che ci siamo» continuò, accigliato «mi spiegate perché Ivan avrebbe dovuto uccidere la fidanzata del suo migliore amico?»
«Ma come, non lo sai?» Dominique ed Abel si scambiarono un’occhiata d’intesa.
«Ashley…» Abel esitò un po’ sulle proprie stesse parole «beh, Ashley era la ex di Ivan»
«Ma davvero?» fece Occulta, incuriosita.
«Già» rispose Abel «e a quanto ne so la loro non è stata una rottura pacifica. Anzi, ci sono un bel po’ di voci in giro a riguardo»
«Io so solo che si sono messi insieme a novembre dell’anno scorso e si sono lasciati a Natale» spiegò Kiyan «Ma non ho idea del perché»
«A me hanno detto che Carrow era geloso» Audrey saltò giù dal suo banco e iniziò a camminare in circolo «e che lei non poteva più sopportare la situazione perché si sentiva soffocata, tanto che a un certo punto finì per tradirlo e qualcuno fece la spia. Mio fratello è di Serpeverde, era amico di lei in un certo senso; è per questo che so i dettagli»
«Non possiamo biasimarlo» commentò Kiyan «Voglio dire, Ashley non era certo una santa e Ivan è un tipo piuttosto territoriale. Non sarebbero durati comunque»
«Era tutto molto prevedibile» Dominique stirò le labbra in un sorrisetto vittorioso «Carrow è, tutto sommato, un tipo sveglio. Si è subito reso conto di aver fatto un errore madornale nel fidarsi della Selwyn e ha deciso di mettere un punto alla loro relazione prima di diventare lo zimbello di Hogwarts. Non c’è da stupirsi, invece, se la storia Selwyn-Potter sia durata così tanto. Mio cugino aveva perso la testa per lei e l’amore l’ha reso cieco. Non ha mai neanche sospettato che lei lo tradisse. Ivan invece ci ha messo… quanto? Due mesi?»
«Anche di meno. Mi sembra di ricordare che si siano lasciati a metà dicembre a Hogsmeade: Ivan fece una scenata d’avanti a I Tre Manici di Scopa e da allora non si parlarono più. Poi, neanche un mese dopo, lei iniziò a uscire con Potter e la situazione di Grifondoro precipitò. James rischiò di perdere il titolo di capitano della squadra di quidditch e Ivan fu squalificato per il resto della stagione sportiva e tutto perché…» Abel esitò per qualche secondo, come a cercare di ricordare «oh, giusto, la semifinale Grifondoro-Tassorosso in cui Carrow gettò Potter giù dalla scopa e poi scese dalla sua per picchiarlo. Blackwood e Greengrass impiegarono almeno cinque minuti per separarli l’uno dall’altro. Il giornalino ha documentato tutto»
«Grifondoro» fu il commento sprezzante di Cal «Pensano che la violenza sia il modo migliore per risolvere qualsiasi cosa, non mi stupirebbe se fosse stato uno di loro a far fuori Selwyn. Però Ivan… non lo so, è una risposta un po’ troppo ovvia, non trovate? E poi Dom ha ragione. Greengrass gli sta sempre intorno, non lo lascia un attimo; è impossibile che Carrow abbia potuto pianificare un omicidio a sangue freddo e nasconderlo alla sua stessa ombra. E dubito sia stato Greengrass stesso a mandarlo. Non penso si sarebbe spinto così lontano per risentimento»
«È quello che penso anch’io» annuì Occulta «Se Greengrass è intelligente come dite, non darebbe mai il ruolo di carnefice a qualcuno che gli è così vicino, qualcuno che si può associare così facilmente a lui. Ricorrerebbe a un emissario più discreto, qualcuno di insospettabile e anonimo»
«Aspettate, aspettate» Kiyan scosse la testa e tirò un sospiro esasperato «Di preciso, quando abbiamo spostato la colpa dell’omicidio di Ashley da Ivan a Samael? E perché lo abbiamo fatto, soprattutto?»
«Okay, forse la situazione ci sta sfuggendo di mano» Abel soffocò una risata «Febo Apollo non avrebbe avuto alcun interesse nella morte di Ashley. Con James fuori dai piedi, tutto impegnato a seguire la sua nuova ragazza come un cagnolino, i Grifondoro erano completamente dalla sua parte.  A quanto ho capito, a un certo punto ha quasi convinto Paciock a togliere il titolo di Capitano a James per darlo a lui»
«Paciock? Il professore di erbologia?» chiese Audrey, confusa.
«Da quando la MacGranitt è diventata preside, è lui il capo della Casa di Grifondoro» spiegò Occulta «Ciò significa che lui sceglie i prefetti dei Grifoni e può punirli se si comportano in modo sbagliato»
«Okay, allora Greengrass e Carrow sono fuori dalla lista» concluse Dominique «E questo mi fa chiedere se magari non sia stato qualcuno tra i Serpeverde a uccidere Ashley»
«Qualcuno della sua stessa Casa?» Kiyan sembrava tutt’altro che convinto.
«Mio fratello se ne sarebbe accorto» intervenne Audrey «Almeno credo»
«Sì, ma sarebbe dieci volte più interessante!» esclamò Occulta, con i grandi occhi scuri che brillavano «Un delitto tutto verde-argento e dei Corvonero che indagano!»
«Bene» Cal si alzò di scatto dalla sua sedia e li guardò tutti come se fossero fuori di testa «Penso sia arrivato il momento in cui mi defilo, prima che Sutherland mi convinca a fare qualche altra idiozia»
«Dunque è così che mi ferisci,» si lagnò lei «Caldwell?»
Lui le scoccò un’occhiataccia «Chiamami così un’altra volta e ti faccio vedere cos’è una ferita»
Audrey inarcò le sopracciglia «Cos’hai da fare? Non sono neanche le cinque»
«Devo andare in biblioteca» rispose laconicamente Cal «Devo finire il saggio di astronomia per la Vector e credo ci metterò l’intero il pomeriggio. Oltretutto» aggiunse, scoccando loro un’occhiata critica «mi sono già stancato di parlare di Ashley, quindi vi lascerò alle vostre chiacchiere»
«Il saggio della Vector?» la voce di Kiyan vibrava di panico «È per domani?»
«Direi proprio di sì»
«Accidenti, me n’ero completamente dimenticato…» borbottò «Occulta, non è che mi daresti una mano?»
Cal si accigliò «Non per vantarmi, ma io sono il migliore del nostro anno in Astronomia»
«Già, ma sei anche il peggior tutor che abbia mai avuto» lo rimbeccò Kiyan «Ho bisogno di una mano, non delle tue battutine sarcastiche. Mi dispiace per i tuoi futuri alunni, Cavendish, però sei a dir poco tremendo»
«Vogliamo studiare o dovete litigare su chi sia peggiore» li interruppe Occulta, spazientita «il professore o lo studente?»
«Okay okay. Andiamo» si arrese Kiyan «Ma io devo passare dal quarto piano. Occulta, vieni con me?»
«Non vorrei che iniziassi a soffrire di solitudine» replicò lei, ironica.
«Perfetto,» Caldwell era già sulla soglia «allora ci vediamo direttamente in biblioteca. Più tardi raggiungo mia sorella, quindi mi conviene darmi una mossa con Astronomia»
«Vai anche tu, Audrey?» chiese Dominique.
«Direi di sì» lei accennò un sorriso «Mio fratello mi sta aspettando alle serre e si lamenta sempre quando faccio ritardo»
«Beh, allora ci vediamo stasera in Sala Comune» concluse Dominique.
Gli altri annuirono e, nel giro di mezzo minuto, si defilarono completamente. Dominique pensò che fosse assurdo e confortevole quel ritorno brusco alla normalità. Nonostante la morte di Ashley, la quotidianità hogwartsiana bussava insistente alle porte delle loro vite e gli studenti, sollevati o riluttanti che fossero, la facevano entrare. Magari, tra un mese o due, Hogwarts sarebbe tornata un posto allegro e tranquillamente traboccante del caos adolescenziale.
«Allora» Abel la riscosse dai suoi pensieri. Aveva lasciato il suo posto sulla cattedra per avvicinarsi a lei e metterle un braccio attorno alle spalle «Vedo che siamo rimasti io e te»
«Togliti quel sorrisetto dalla faccia, Whiteford» Dominique si scostò subito dopo e iniziò a dirigersi verso l’uscita, ma la sua voce chiara tradiva un certo divertimento «Ho la riunione con i prefetti e il mio collega Caposcuola. Non c’è tempo per… questo»
«Non c’è mai tempo per le cose segrete» rifletté lui a voce alta.
Non servì a niente. Dominique era già sparita nel corridoio, i suoi passi risuonavano ovattati e lei era già troppo lontana.
 
 
 
 
 
 
7/09/2021, ore 4:38PM
Hogwarts (UK), Cortile Centrale
Katherine Darlene Cavendish stava camminando. Da mezz’ora. E a ogni passo, a ogni respiro, a ogni sguardo, malediceva il nome di Sua Maestà James Sirius Potter, che sapeva convincerla a fare qualunque cosa non andasse di fare a lui. Non c’era altro modo di spiegare il perché stesse girovagando per Hogwarts dal primo pomeriggio, a caccia di guai. Perché “guai” era ciò che cercava. Il dialogo –in teoria– pacifico con Greengrass e la sua cricca di svitati era guai, un termine carino per dire cazzata. E, ragionevolmente, chi potevano mandare in avanguardia per una missione del genere? Ma ovviamente Kat. A volte essere quella più empatica del gruppo le pesava un po’.  Altre volte le pesava tantissimo. Altre ancora –come quella in particolare– le pesava così tanto che smetteva di farci caso.
Si fermò all’improvviso a metà cortile. Eccoli là. La banda meraviglia, come li soprannominava scherzosamente Jim. C’era da chiedersi se fossero davvero amici o se la loro fosse solo un’accozzaglia di scarti di altri gruppi. A vederli lì, stravaccati sulle gradinate di pietra, a fumare e parlare fitto tra di loro, la seconda opzione sembrava molto più probabile della prima.
Ivan e Samael –i primi due del triumvirato, Grifondoro fino all’osso–  erano entrambi seduti sul gradino più in alto. Ivan parlava con Roxanne Weasley, prefetto di Tassorosso, che gli stava difronte, in piedi, e arricciava il naso ogni qual volta un rivolo di fumo le arrivava vicino. A fumare erano, lui Gauloises Brune senza filtro e lei Merit Slim, Samael e Cassandra –Deveraux, la stessa Cassandra Deveraux che aveva trascorso il suo sesto anno a Beauxbatons ed era tornata gelida come la regina delle nevi e ancora più bella–. In giro su di lei se ne dicevano mille e una, ma certo era che neanche tra i suoi compagni Serpeverde fosse granché benvoluta, forse per via del suo carattere freddo e pungente. Anche più fuori rotta sembrava Lily Potter, con i lunghi capelli rossi appuntati dietro le orecchie e occhi vigili che vagavano da una conversazione all’altra, accompagnata dalla sua sorella non di sangue –tanto fisicamente simile, con gli stessi capelli rossi e occhi chiari, quanto diversa caratterialmente–, Athena Ferguson. No, no, non c’era nessun filo rosso a legarli.
Katherine esitò ancora un attimo. Il tempo di raccogliere tutto il carisma e la diplomazia che aveva. Sapeva, come Rose si era premurata di ricordarle fino alla nausea, che il destino dei prossimi mesi giaceva nelle sue mani. Al ché, si fece coraggio, strinse un po’ di più la cinghia della borsa a tracolla e si avviò verso di loro. Passo deciso ma non troppo veloce. Mento alto ma sorriso amichevole. Schiena dritta ma senza impettirsi. Doveva sembrare pacifica e disposta al dialogo. La chiave di tutto era lì: nel sembrare innocui agli occhi dei predatori più pericolosi. Ce la poteva fare.
«Guardate chi arriva!» fu la voce sprezzante e divertita di Ivan ad accoglierla «È Cavendwarf»
Anche gli altri si accorsero di lei. Cassandra Deveraux le rivolse un’occhiata annoiata, pungendole la pelle con i suoi splendidi occhi azzurri, e poi tornò a parlare con Roxanne, che invece le sorrise apertamente.
«Suvvia, Vanja» lo rimproverò bonariamente Samael «Ti pare il modo di accogliere le scimmie volanti di James?»
«Non lo ascoltare Kat» Lily scoccò al ragazzo uno sguardo di rimprovero «Nessuno ti chiama più così da una vita. Ivan vuole solo fare il simpatico»
Kat si morse la lingua e sorrise, mandando giù la risposta che già aveva sulle labbra. Doveva sembrare pacifica. E il pacifismo non comportava il suo sarcasmo velenoso. «Ma no, non c’è problema» disse, invece «In fondo qua siamo tutti amici, no?»
Cassandra aggrottò la fronte, come a dire “no, per niente”, e Lily si affrettò a riempire il vuoto che già si stava creando «Allora, Kat, qual buon vento ti porta?»
«Ecco…» pausa scenica, espressione triste e sospiro stanco, una combo che non fallisce mai «Sono venuta a parlare della situazione di Grifondoro»
I grandi occhi scuri di Roxanne si spostarono tra lei e gli altri «La cosa?»
«Forse dovremmo discuterne solo fra Grifon–»
«Non se ne parla» la interruppe Samael, con lo stesso tono autoritario che aveva assunto l’altro giorno «Qui non facciamo razzismi di Casa, Cavendish. Ciò che dici a me, puoi dire a loro. Non preoccuparti, però» soggiunse, con una traccia di derisione nella voce «capisco cosa intendi. La questione è talmente ridicola che le altre Case non dovrebbero sapere che Grifondoro si spacca in due per una tale idiozia»
«Mi sembra giusto» anche se no, no, no, non le sembrava giusto per niente. I panni sporchi si lavano in Casa. Letteralmente. «Allora chiariamoci» fermezza e diplomazia e mezze verità «Ho parlato con gli altri, senza James. Tutti nella torre pensano che dovresti chiedergli scusa»
Lily accavallò le gambe e aggrottò la fronte «E perché dovrebbe?»
«Perché ha esagerato» rispose candidamente Kat «Ha sbagliato nei modi ed è stato troppo rude nei confronti di un ragazzo che ha appena perso la sua fidanzata–»
«E che pretende che noi indaghiamo sulla sua morte a nostro rischio e pericolo» la interruppe Ivan «Sam ha solo espresso l’opinione di tutti: ammettilo, neanche tu volevi giocare col fuoco per quella troia di Ashley Selwyn»
«Il punto non è questo» provò a intervenire Katherine.
«Mi sono trovata nella vostra stessa situazione» gli occhi di tutti puntarono, come calamite, su Cassandra, che aveva appena gettato a terra la cicca della sua Merit Slim «Anche nella mia Casa, un paio di ragazzi volevano che tutti indagassero sulla morte sospetta di Selwyn perché “era una nostra compagna”. Naturalmente» aggiunse «era un’idea assurda e quasi tutti si sono rifiutati. Non stento a credere che i Grifondoro si siano voluti tener lontani da questa faccenda»
«E poi cosa ci sarebbe da indagare?» Roxanne sembrava genuinamente confusa «La MacGranitt ha detto che è stato un tragico incidente e che non abbiamo nulla da temere. Tra l’altro, se ci fosse davvero un’emergenza avrebbero chiamato il Dipartimento Auror»
Athena scosse la testa «Se la morte di Selwyn è stata accidentale, allora io sono astemia»
«Concordo. Dovete per lo meno ammettere che la sua morte è sospetta» replicò invece Ivan «L’anno scorso aveva mezza Hogwarts ai suoi piedi: a farle i compiti e pettinarle i capelli e pulirle il culo. Quest’anno non fa neanche in tempo a scendere dall’Espresso che è già morta?» scosse la testa con vigore «No, qualcosa non va»
«Per me» Lily arricciò il naso ricoperto di efelidi «è chiarissimo cosa sia successo. Deve essere venuta a conoscenza di un segreto particolarmente scabroso, o magari ha giocato con l’ardemonio e ora ne ha finalmente pagato le conseguenze. Sì, lo so» sbuffò «“era una ragazzina”. Lo erano anche tutti quelli che prendeva di mira e che sfruttava fino all’osso. Eppure questo non l’ha fermata»
«Non si può certo dire che non si sia tirata addosso qualunque cosa sia successo» la appoggiò Athena «Non voglio dire che se l’è meritato, ma… insomma, tutti sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa, per quanto sbagliato»
«Sapete cosa?» Samael si alzò dal gradino e scese fino ad affiancarsi a Katherine «La vera domanda non è come sia morta o se è giusto che sia morta. Quelle sono questioni che lasciamo al giornalino scolastico e ai pettegolezzi accanto al camino. L’unica, grande questione è» e c’era qualcosa di magnetico in lui, nel modo in cui la brezza gli accarezzava i ricci ramati e i suoi occhi oltremare scavavano sotto la pelle della gente; tutti, alcuni loro malgrado, pendevano dalle sue labbra «a noi, cosa importa?»
«Mon Dieu, Samael» Cassandra gli rivolse un sorriso quasi affettuoso, mentre riallacciava il cravattino verde-argento «sei talmente teatrale. Resterei davvero ad ascoltarti parlare per tutto il giorno, per tutta la notte se fosse necessario. Ma purtroppo io non ho tempo per giocare. Ho alcune ricerche da sbrigare in biblioteca, quindi tolgo il disturbo»
«Me ne vado anch’io» la seguì subito Athena «Le contrattazioni diplomatiche le lascio al mio fratello acquisito»
Samael le rivolse quel sorriso un po’ omicida e un po’ affettuoso che riservava per pochi eletti e forse avrebbe detto qualcosa, ma non ce ne fu il tempo.
«Aspettate» Roxanne stava raccattando malamente tutti i suoi libri «vengo con voi. Devo fare un tema su un certo autore francese per babbanologia… Boucher? Bourier?»
«Baudelaire?» suggerì Athena.
«Sì, quello!» esclamò il prefetto Tassorosso «E voi due mi sarete più utile di tutto lo scompartimento di letteratura babbana della nostra biblioteca» si rivolse brevemente al resto del gruppo e piegò le labbra in un sorriso apologetico «Scusate se vi abbandoniamo così e, mi raccomando, fate pace. Di qualunque cosa si tratti, fate pace»
«Va bene, mamma» Cassandra la tirò per una mano «Penso che tu abbia fatto abbastanza ramanzine sulla pace domestica, per il momento. È tempo di mettersi a studiare»
Roxanne si imbronciò, ma ignorò la risata cristallina di Athena e si lasciò trascinar via dal cortile volentieri. Era chiaro che tutta quella situazione di guerra civile tra i Grifondoro la metteva a disagio. Come avrebbe potuto non farlo? Nella sua Casa, certe cose erano impensabili. Non tanto perché i Tassi fossero santi e i Grifoni no, ma per il semplice fatto che tra tutti i Tassorosso c’era un profondo legame di fratellanza e davano troppo valore a quell’amicizia ancestrale e genuina per stropicciarla con faide tanto inutili. Per non parlare del fatto che, naturalmente, i Tassi avevano più buon senso di tutte le altre Case messe insieme e sapevano quanto dannoso potesse essere il conflitto inutile.
D’altra parte, però, non erano fatti suoi –come le ripeteva, sempre e comunque, Cassandra–. Se i Grifoni avevano voglia di lacerarsi dall’interno, che lo facessero pure. L’importante era assicurarsi che i loro amici avessero sempre un porto sicuro in cui rifugiarsi, nel caso –ora molto probabile– che la Torre di Grifondoro diventasse un campo di battaglia.
Le trattative, in effetti, andavano di male in peggio.
«Non sto dicendo» Katherine Cavendish, per la prima volta in sedici anni, iniziava a testare i limiti della sua pazienza «che dobbiamo assecondare James e fare i piccoli investigatori. Nessuno ti sta rimproverando di aver parlato a nome di Grifondoro, anzi, te ne siamo grati. Ciò che invece crediamo che tu abbia sbagliato è quel che hai detto dopo»
«Quindi stai dicendo che Sam non avrebbe dovuto contraddire James, è così?» a questo punto, invece, Ivan si limitava a sputare sarcasmo, senza neanche provare a conversare civilmente «Lui può pretendere che noi ci uniamo alla sua crociata immaginaria, ma noi non possiamo assolutamente ferire i suoi sentimenti da adolescente confuso? Fanculo Potter e fanculo anche tu se la pensi così»
«So che mio fratello esercita un certo ascendente sulle persone» intervenne Lily «ma tutta questa storia è assurda. Perché non chiede lui scusa per essersi comportato da stronzo?»
«Ragazzi, per piacere!» Kat trasse un sospiro stanco e aggrottò la fronte «Siate ragionevoli. Samael. Tu hai detto a James che balleresti volentieri sulla tomba della sua fidanzata morta!» la sua bella voce flautata trasudava esasperazione «Come fai a dire di non aver esagerato!? Non ti chiedo di calpestare il tuo orgoglio da leone o di ingoiarlo. Ti sto supplicando, a nome di tutta la Torre Grifondoro, di riconciliarti con Jim. Pensateci, tutti» un attimo di pausa, per poi proseguire con più enfasi «se il triumvirato si spezza in questo modo, la Torre di Grifondoro cadrà nel caos completo. Siamo una Casa di teste calde, è la verità, e per questo abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi. Ma se le persone che rispettiamo e di cui ci fidiamo si pugnalano alle spalle e saltano l’uno al collo degli altri» e in quel momento la sua sincera preoccupazione le si leggeva sul viso «quest’anno sarà una catastrofe sotto qualsiasi punto di vista! Samael, fai il primo passo e ti prometto che James si impegnerà a fare i prossimi centomila. Ma, ti prego, fai il primo»
Per qualche secondo, nessuno replicò, e sembrò che fossero giunti a un punto di svolta.
Ovviamente, era un’illusione.
«Sai qual è il problema, Canvendish?» Samael si ravvivò i capelli con una mano e le sue belle labbra si piegarono in una smorfia annoiata «Al momento, la pace non mi interessa. In realtà, potrei anche divertirmi in tutto il caos che ci aspetta e forse, beh, forse ho soltanto voglia di divertirmi»
«Tu hai voglia di– cosa?» Kat sgranò gli occhi azzurri.
«Devi sapere che ho passato gli ultimi tre mesi» e lo sguardo di Apollo si rabbuiò visibilmente «a elemosinare le attenzioni di un uomo che non mi ama abbastanza e fingere di essere a mio agio in un ambiente che mi soffoca. Ora che sono a casa e sono libero di essere ciò che sono davvero, non ho intenzione di piegarmi ai capricci di Potter»
«Lo stesso vale per il resto di noi» gli fece eco Lily «James è mio fratello e tengo molto a lui, ma è convinto di essere il re della sua Casa e crede che tutti noi siamo suoi vassalli. È ora che capisca che non lo si può accontentare sempre e che deve imparare ad affrontare la realtà»
«E poi» soggiunse Ivan, sotto un sorriso beffardo «Sam ha ragione. La pace non è poi così interessante»
«Concordo» il suddetto Sam annuì, svogliato «Torna da me quando avrai da offrire qualcosa di più interessante della pace»
«E sarebbe?» la stessa nota di esasperazione vibrava forte nella voce di Kat. Ma che ne sapeva lei, di ciò che Sua Signoria Samael Greengrass riteneva interessante? Si costrinse comunque ad abbassare la voce, dato che il cortile iniziava a popolarsi «Perché non mi dici semplicemente cosa vuoi? Se smetti di fare il misterioso e arrivi al dunque, possiamo trovare un accordo più facilmente. Potremmo addirittura risolvere la faccenda qui e ora e domani tutti i Grifondoro di Hogwarts sarebbero felici e contenti e non costretti a schierarsi nella guerra tra te, Ivan e Jim. Non trovi che sarebbe una cosa super interessante? Non trovi che valga la pena esseri chiari e– Samael?» si rese conto in quel momento che il suo interlocutore stava facendo ben altro che ascoltarla «Samael, ma che fai?»
«Guardo qualcosa di interessante» fu la risposta sibillina di lui, che aveva gli occhi puntati sull’altro lato del cortile.
«Cos’è?» Ivan scoppiò a ridere «Hai visto una bella ragazza?»
«Meglio, meglio» replicò lui, con lo stesso divertimento nella voce «Ho visto un bel ragazzo»
Lily alzò gli occhi al cielo, ma non poté sopprimere un sorriso. Tutta quella situazione, per quanto stressante, aveva dei risvolti positivi. Nonostante la morte di Ashley e tutto il dramma che si era scatenato nella Torre di Grifondoro, Hogwarts era ancora Hogwarts e in tutto, anche sotto quella luce così nuova, si percepivano le tracce di normalità. Samael era ancora Samael, con quel sorriso da pervertito e le peggiori battute da rimorchio della storia. Ivan era lo stesso vecchio Ivan, col cravattino slacciato e le mani nelle tasche dei pantaloni, a rischio e pericolo di cadere dalle scale a ogni occasione. E anche lei era la medesima Lily di sempre, la Potter ribelle che non ne voleva sapere di seguire le orme né del primo né del secondo fratello.
«Allora, chi è?» Ivan, stravaccato com’era sulla scala, non si sarebbe alzato neanche sotto imperio, ma questo non gli impediva di voler ficcanasare «Almeno descrivilo»
«Alto, bruno, gran bel culo, possibilmente Corvonero» iniziò a snocciolare in risposta, mentre il suo sguardo seguiva un punto indefinito «Va dall’ala ovest a quella est, quindi potrebbe star andando alla Torre di Corvonero. O forse solo in biblioteca. Meglio così. Mi piacciono quelli intelligenti e, mein Gott, l’ho già detto che ha un culo celestiale?»
Lily soffocò una risata «Sì, ma se ne senti il bisogno puoi ripeterlo una terza volta»
«Ragazzi miei, ho trovato qualcosa da fare» annunciò, quindi, con un sorriso sornione «o qualcuno da farmi, se devo essere preciso»
«Dannazione, Sam» Kat gli scoccò uno sguardo scandalizzato «da quando sei così perverso?»
«E tu da quando sei così pudica?» replicò prontamente Apollo, senza staccare gli occhi dal ragazzo che, a momenti, sarebbe sparito nel corridoio interno «Tra l’altro, l’hai visto quello?»
«Certo che l’ho visto!» lo rimbeccò lei, piccata «Quello, quel tipo che stai praticamente spogliando con gli occhi,» e il Caposcuola inarcò le sopracciglia alla nota di rabbia e disgusto nella voce di lei «è mio fratello
Silenzio. Per un magico, meraviglioso attimo ci fu silenzio. Ivan pressava le labbra in una linea sottile, come a impedirsi di ridere. Lily sembrava ancora più divertita. Samael la fissava in completa confusione. Poi aggrottò la fronte e calpestò la cicca della sigaretta con un piede. Sul volto aveva un broncio infantile «E perché non me l’hai mai presentato?»
Per tutta risposta, Kat si diede una manata in fronte.
Quella era ufficialmente una causa persa. Con che faccia si sarebbe presentata a sera nella torre, dovendo raccontare agli altri del suo più completo fallimento? Non solo Samael e Ivan non avevano deciso di seppellire l’ascia di guerra, ma non avevano neanche intenzione di farlo! E se avesse solo aggravato la situazione, presentandosi da loro con la sua diplomazia spiccia e alcuni fallimentari trucchetti psicologici? Magari, però, l’insuccesso della missione significava che avrebbe potuto schiantare Ivan. Così forse avrebbe smesso di ridere tanto sguaiatamente.
«Facciamo così, Cavendish» ora che Ivan si era in qualche modo ripreso dalla sua crisi di risa, anche Sam aveva l’aria un po’ più seria, un po’ più matura «Facciamo così. Tu metti una buona parola con tuo fratello e io faccio pace con Potter»
«A me pare un patto equo» commentò Carrow subito dopo, in un’alzata di spalle.
Kat sgranò nuovamente gli occhi. Valeva così poco, per tutti e due, la tranquillità della propria Casa? Valeva un appuntamento –che, già prevedeva, sarebbe finito in tragedia– con un ragazzo visto di sfuggita in cortile? E come diavolo era possibile che quei due fossero i leader di Grifondoro?
Lily intanto rimaneva muta e osservava. Dannazione, no. La fissava. Con quei suoi grandi occhi verdi da gatta. E lei era già abbastanza nervosa di suo. Dopo quasi un quarto d’ora di inutile contrattazione, finalmente nasceva uno spiraglio di luce che era costretta a soffocare. Non poteva mica barattare suo fratello per la pace nella Torre di Grifondoro. O forse sì? Forse non era questione di volere ma di dovere. In fondo, lo stava sacrificando per una grande causa, per un –com’è che lo chiamava Grindelwald? Oh, sì– un bene superiore. Magari a Samael e Ivan non fregava nulla di cosa succedesse sotto il proprio stesso tetto, ma a lei sì. Non poteva sopportare, come tanti altri, di vivere nella perenne tensione che si era creata nel triumvirato Grifondoro perché sapeva che, automaticamente, quella tensione si sarebbe rovesciata su tutti i loro compagni e avrebbe spezzato la magia che era la loro Casa. Quindi sì, forse ne valeva la pena.
Non stava mica stipulando un contratto matrimoniale; doveva semplicemente convincere suo fratello a uscire per una sera con quell’egomaniaco di Greengrass. Giusto un paio d’ore. Anche di meno, davvero. Il tempo di gettargli un drink addosso e ferire il suo orgoglio da Don Giovanni. Poi poteva anche andarsene.
Conoscendo Cal, non l’avrebbe presa bene.
Conoscendo Cal, l’avrebbe cruciata.
Ma conoscendo se stessa, l’avrebbe fatto comunque.
«E va bene» cedette, alla fine «ma ti farò sapere io, tu limitati a non guardarlo come un maniaco e ti assicuro che arriverà anche a rivolgerti la parola»
«Aye aye, captain» il sorriso sulle labbra di Samael diventava sempre più predatorio; e più lui sorrideva, più lei sentiva di essersi già pentita «Entro domani sera, la guerra civile di Grifondoro sarà finita con un armistizio. Ora io e le mie truppe battiamo in ritirata. Tra poco c’è la riunione con i prefetti e la mia adorata collega Weasley»
Gli altri due dovettero capire che era tempo di andare, perché Lily raccolse le sue cose nella sacca e Ivan si alzò baldanzosamente dalle scalinate. Samael, dal canto suo, si lisciò le pieghe della camicia e le rivolse un ultimo cenno di saluto. E mentre Apollo e Dioniso sfilavano via, ognuno con un braccio attorno alle spalle minute di Lily Potter, Kat ebbe proprio l’impressione di aver appena concluso un patto con il diavolo.
Ma soprattutto, ora come convinceva suo fratello a uscire con Samael Greengrass?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore
Ed eccomi qui, all’una di notte e con una linea wifi più instabile della mia psiche.
Vi chiedo scusa per questo ritardo e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ancora una volta, come penso avrete notato, non ho inserito tutti i personaggi e ce ne sono alcuni –molti– che non sono ancora apparsi effettivamente. Questo particolare è dato non dai favoritismi, anzi. Vi prego di capire che la mia scelta avventata di prendere ben diciassette OC sta avendo determinate ripercussioni. Una di queste è che, a meno che non voglia stravolgere le vostre povere testoline con una caterva di nomi e informazioni personali, devo andarci piano e presentarvene un poco alla volta. In questi primi capitoli, per esempio, stiamo conoscendo per bene la situazione di Grifondoro e ora abbiamo introdotto anche i Corvonero. Nel prossimo capitolo, che ho quasi pronto e pubblicherò la prossima settimana, conosceremo meglio i Serpeverde e i Tassorosso –purtroppo ancora rilegati nel loro angolino– e il gruppo Grifondoro di Potter. Successivamente li vedremo interagire tutti quanti. Lo so che come filo narrativa è un po’ lento, ma fidatevi. Avrete bisogno di tutto il tempo possibile per assimilare i vari personaggi e devo necessariamente introdurli tutti prima di far tornare in scena Alpha.
Detto ciò, vi ringrazio tantissimo per il supporto e mi auguro che questo capitoletto vi sia piaciuto ;)
 
 
ventoneicapelli

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