Ci vorrebbe un miracolo

di ballerina 89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Primi problemi ***
Capitolo 2: *** Pessime notizie ***
Capitolo 3: *** La scelta ***
Capitolo 4: *** Un gesto sconsiderato ***
Capitolo 5: *** Non posso perderla ***
Capitolo 6: *** La mancanza della mamma (Parte 1) ***
Capitolo 7: *** Operazione salviamo la mamma ***
Capitolo 8: *** La mancanza della mamma (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Primi problemi ***



POV KILLIAN
Ci sono momenti nella nostra vita che vorremmo dimenticare, lasciarci alle spalle... chiudere e riaprire gli occhi sperando sia stato solo un brutto sogno... e poi ci sono momenti belli, indimenticabili, quelli che vorresti durassero per sempre. Delle volte basta un attimo per passare il confine tra la tristezza e l'essere felici ma è altrettanto vero che basta un attimo per passare dalla felicità allo sconforto più totale. Ecco... Questo è bene o male il riassunto degli ultimi due anni di vita della nostra famiglia. Tutto è iniziato con una sentenza straziante: la quasi assoluta certezza per me e Emma di non poter aver figli.Fu un brutto colpo per entrambi , ci eravamo sposati da poco e come ogni coppia che si rispetti sentivamo il bisogno di allargare la nostra famiglia. Provammo di tutto per realizzare il nostro sogno ma nulla sembrò funzionare. Eravamo distrutti... annientati. 
Sapete come si dice no? Le cose capitano sempre quando meno te le aspetti. Beh... ho sempre creduto fosse una diceria, una frase fatta per dar coraggio alle persone con poca speranza come noi e invece mi sono dovuto ricredere; proprio nel periodo in cui avevamo allentato la presa ecco un piccolo esserino entrare di nascosto nelle nostre vite regalando a me e a Emma la gioia più grande della vita: essere genitori. Hope è stata il nostro fulmine a ciel sereno, l’abbiamo desiderata con tutto il nostro cuore e alla fine, anche se con i suoi tempi, è finalmente arrivata. La nostra vita è cambiata improvvisamente con il suo arrivo... in meglio naturalmente e neanche un anno dopo abbiamo deciso di raddoppiare questa felicità regalando ad un bambino meno fortunato le gioie di una famiglia felice. Siamo diventati così i genitori del piccolo Dave, l’ometto di casa Jones: l’amore di mamma e papà. Potevo considerare la mia vita perfetta così: una moglie e due figli, non desideravo altro eppure ancora una volta il destino ha voluto sorprendermi regalandomi la gioia di vivere la paternità per una terza volta. La mia Emma era nuovamente incinta e questa volta lo era al quadrato: era in attesa di due gemelli. Questa gravidanza è partita nel peggiore dei modi , Emma ha avuto parecchi problemini all’inizio ma all'entrare del quarto mese la cosa sembrò risolversi. Nonostante le difficoltà iniziali non ci perdemmo mai d'animo e continuammo a vivere la nostra vita in maniera del tutto spenzierata. Come ho già detto in precedenza però, le cose capitano quando meno te le aspetti e questo purtroppo non si riferisce solamente alle cose positive.  Nel giro di un secondo la mia vita e quella della mia famiglia si trasformò nuovamente in un vero e proprio incubo. 
Tutto ebbe inizio un pomeriggio, subito dopo pranzo . Eravamo in cucina a discutere con i nostri due piccoli diavoletti dell’arrivo di questi nuovi fratellini quando improvvisamente Emma cominciò ad avere dei piccoli problemi. 
- Mamma, come ti chiama la frutta quella grande rossa? - chiese la nostra adorata polpettina non appena la feci scendere dal suo seggiolone. 
- Quale cucciola? - le domandò Emma non capendo a che frutto si riferisse. 
- Quello glande glande che mi piace tanto! E' tutto rosso e glande! E' glande così! - mimò con le braccia una sorta di palla gigante.
- Dici l'anguria amore? - provò ad indovinare
- No mamma...  quello che ha il nome come il cocco che si compla al mare! Come si chiama? 
- Anguria - ripetè una seconda volta - Tu lo chiami cocomero ma in realtà il nome originale è anguria. - le spiegò.
- Si si si quello mamma! Quellooooo! - saltellò tutta felice che finalmente Emma avesse capito di cosa stesse parlando. - Pecchè non me ne hai lasciato neanche un pettetino? - le chiese guardandola leggermente offesa. 
- Perchè non abbiamo l'anguria in casa amore? Non è ancora il tempo delle angurie... quelle si trovano in estate amore, non adesso.
- E pecchè allora tu plima l'hai manzata? Anche io ne volevo un pettetino. - ma che stava dicendo?
- Cucciolina ti sei sbagliata, ho mangiato solo una mela io, per caso ne vuoi una anche tu?
- NO! Voglio il cocomelo che hai manzato tu! - niente da fare, ormai si era impuntata. 
- Ancora stellina? Ma quante volte devo ripetertelo? Che c'è, ti sei stancata troppo questa mattina? E' già ora di fare il riposino? 
- No... riposino no. - scosse la testa ripetutamente per poi correre in contro a sua madre e posarle le manine sulla pancia - E' quetto allora? Vedi che io no dico bugie? Tu hai manzato cocomelo. E' ancora qui!!! - non riuscii a trattenermi dal ridere. Credeva sul serio che avesse un'anguria nello stomaco?
- Sorvolerò sul fatto che tu mi abbia appena dato della panciona ma vedi amore, qui dentro non c'è un cocomero come pensi tu. - le spiegò.
- E allola che c'è qui dentro? - chiese curiosa bussando sulla sua pancia.
- Ma come, te ne sei già dimenticata? Qui dentro ci sono i tuoi fratellini.
- Fratellini? - annuì - Fratellini come Dj?
- Si amore, proprio come Dave. -  Hope aveva un debole per suo fratello, era totalmente innamorata di lui, Emma prese la palla al balzo rispondendole di si sperando che la piccola si sarebbe di conseguenza innamorata anche di loro. 
- E che vogliono da noi? - esclamò già imbronciata.
- Hope non è carino dire queste cose. - la rimproverò.
- Cusa mamma... allora dico: quando se ne vanno? - alzai gli occhi al cielo cosa che fece anche Emma. Fino a quel momento non aveva mai dato cenni di gelosia nei confronti di quelle due piccole creature, ma è anche vero che la pancia iniziava a farsi notare seriamente solo adesso, fino a qualche settimana fa riusciva a coprire il tutto con un semplice maglioncino leggermente piu largo. 
-  Sono sicura che la vera domanda è quando nasceranno dico bene? Tra qualche mese andrò in ospedale e li farò nascere... non resteranno mica nella mia pancia per sempre.
- E dove vanno se non sono nella pancia? - continuò il suo interrogatorio... l'argomento le aveva suscitato un certo interesse. 
- Verranno a casa con noi Hope! - rispose Dave che fino a quel momento era stato in silenzio.
- Non è vero... - disse lei. - mamma Dj mi plende in giro! - ok forse sarebbe stato meglio per Emma fingere di avere un'anguria nella pancia.
- Amore, Dave ha ragione, una volta nati i fratellini verranno a stare in casa insieme a tutti noi. - continuò a spiegarle con il sorriso. 
- E quando se ne vanno via?
- Non se ne andranno via, sono i tuoi fratellini, resteranno qui per sempre a farti compagnia e a giocare con te.
- No voglio io... voglio che vanno via! - protestò imbronciandosi ancora di più.
- Perchè amore? Dave non hai mai voluto mandarlo via, sei stata felicissima quando è arrivato a casa. Perchè per...
- Dj simpatico... loro no li conosco io. E se poi no mi piacciono? - uuuh... avrei voluto abbracciarla. Ma quanto poteva essere tenera? Aveva paura che i suoi fratelli non fossero simpatici eheheehe. 
- Sono sicura che saranno simpaticissimi tesoro e sono altrettanto sicura che ti vogliono gia un gran bene! 
- Io no bene a loro. No li conosco. - scrollò le spalle 
- Li conoscerai presto e sono sicura che ti staranno molto simpatici come  tu starai molto simpatica a loro. - La vidi alzarsi dalla sedia per prenderla tra le sua braccia. - Ora però, signorina dalle mille domande, dobbiamo andare a fare il riposino. Dai un bacino a Dave e uno a papà e andiamo di sopra. 
- Appetta, appetta! Ho attra domandina io. Come ci sono finiti i fratellini nella tua pancia mamma? Te li sei manzati? - oh oh... tralasciando il fatto che pensava Emma avesse mangiato i bambini, le stava davvero facendo questa domanda? Non ero psicologicamente preparato a questo e neanche Emma sembrava psicologicamente preparata a risponderle... non ne avevamo ancora mai parlato nenache con Dave... non ha mai dimostrato tanta curiosita nel volerlo sapere.
- Si mamma, Hope ha ragione: come ci arrivano i bambini nella pancia della mamma? - ecco, come non detto. - Alla mia compagna di classe è arrivato un fratellino da poco. La mamma le ha spiegato che lo ha trovato sotto un cavolo. Forse anche i nostri fratellini erano sotto un cavolo ma poi per sbaglio tu li hai mangiati. Tu mangi sempre. - scoppiai a ridere:" I cavoli?" C'era qualcuno che ancora raccontava ai bambini balle del genere? Non riuscivo a smettere di ridere ma dovetti provarci per forza: Emma mi aveva fulminato con lo sguardo. - Allora mamma? Hai mangiato cavoli a pranzo qualche giorno fa? - insistette Dave. 
- Amore i bambini non nascono di certo da sotto un cavolo, quella è solamente una favoletta che viene raccontata a voi  piccoletti quando ancora non siete pronti a scoprire la verità. 
- E qual'è la verità mamma? Come ci sono finiti due bambini nella tua pancia? - Era agitata potevo vederlo chiaramente e il mio continuo ridere non l'aiutava di certo. Si girò nella mia direzione e lanciandomi un'occhiataccia mi mandò un segnale... questo segnale diceva chiaramente: "Adesso si che sono cavoli tuoi" -  Vedi Dave... è stato un semino che ha portato questi fratellini qui dentro. - indicò il pancione.
- Un semino? come quelli della frutta?
- Esatto. - sorrise sperando di aver colmato la loro sete di conoscenza senza doversi  spingere oltre. Dave in un primo momento non disse nulla, tirai un sospiro di sollievo per aver scampato il pericolo, ma qualche minutò dopo formulò l'ennesima domanda. 
- E chi te lo ha dato questo semino? 
- Vostro padre. - risose prontamente. C..che cosa??? Stavo sistemando le stoviglie usate per il pranzo nella lavastoviglie ma non riuscii a portare a termine il compito in quanto, a causa di quella risposta. tutti i piatti che avevo tra le mani finirono a terra in mille pezzi. 
- Tutto bene Killian? - Chiese ridendo della mia espressione sconvolta. Va bene che avevamo sempre parlato di essere sinceri con loro e di spiegargli cose come: il sesso, la nascita dei bambini ecc nella maniera più veritiera possibile, ma così si stava un po esagerando. 
- Emma... io.... -  stavo per replicare ma non ci riuscii, Hope prese la parola. 
- Papy pecchè hai dato il semino con i fratellini alla mamma! Sei stato cattivo! - disse arrabbiata. 
- Cucciolina non è solo colpa mia, io e la mamma abbiamo scelto insieme di mettere questo semino nella sua pancia, in passato lo abbiamo fatto anche con te sai? - ci mancava solo che quella piccoletta mi tenesse il broncio. 
- Anche io ero un semino mamma? - tornò a parlare con Emma. 
- Eh già. - le diede un bacino su quella sua guancia paffuta. 
- Quindi... - continuò Dave - papà tu hai regalato alla mamma un semino che poi hai messo nella sua pancia e da li sono arrivati i fratellini giusto? - annuii - e come ce  l'ha messo li dentro il semino mamma?  Te l'ha fatto mangiare? - menomale che non avevo altre stoviglie in mano o sarebbero cadute anche quelle. Avevo seriamente paura della risposta di mia moglie. 
- I semini non si mangiano mamma!  no no no! - continuò la piccola peste rimproverandola. Bisognava assolutamente mettere la parola fine a questa discussione o non ne saremmo mai usciti. 
- Beh.... questi sono solo dettagli cuccioli miei, quello che dovete sapere è che è il papà a portare il semino alla mamma ed è la mamma a far crescere questo semino nella sua pancia fino a quando questo semino non diventa un bambino. Tutto qua. - sorrise e io finalmente potei tornare a respirare. 
- Va bene, vado a giocare adesso. - concluse Dave per poi abbracciare me ed Emma e correre verso il salotto. Anche la più piccolina, la quale doveva assolutamente andare a nanna, sgattaiolo via ma a differenza di suo fratello corse in direzione del secchio della spazzatura dove iniziò, con nostro grande stupore, a frugare tra i rifiuti.
- Hope amore ferma, ferama, ferma. - Emma corse a prenderla - Che stai facendo si può sapere? Non si mettono le manine nella spazzatura.E' sporco li. 
- Prendo i semini della frutta che abbiamo buttato così papà non te li da più e non arrivano piu i fratellini. - scoppiammo entrambi a ridere e dopo averle fatto il solletico la mandammo a giocare ancora qualche minuto prima di portarla a fare il suo riposino. 
- Tu sei tutta pazza! Il semino????? - le dissi ancora sconvolto che avesse utilizzato proprio quell'esempio. - Non potevi inventarti altro? 
- Ma di che ti lamenti... è andata bene no? - Sorrise vittoriosa.
- Diciamo che te la sei cavata amore, anche se mi hai fatto quasi morire. - rise - Menomale che hai parlato di semini e non di girini però... perchè altrimenti l'avremmo trovata in giardino a cacciare rane. 
- Credo  proprio che tu abbia  ragione mio bel ranocchietto. - mi baciò con trasporto e mettemmo così fine a quella piccola ma imbarazzante discussione. Mi aiutò a sistemare la cucina dopodichè, una volta terminato il duro lavoto ci concedemmo qualche minuto di pace, lontando dai bambini. Erano rari quei momenti durante la giornata e quindi cercai di approfittarne a pieno. Ci mettemmo nuovamente a tavola con la scusa di assaggiare un nuovo dolce preparato da granny e parlammo un po delle nostre rispettive mattinate, dei lavori che tra qualche giorno sarebbero stati fatti in casa... avevamo in programma di scegliere le camerette nuove per i bambini e non per ultimo parlammo dei  programmi che avevamo per quella sera. Ne era passato di tempo dall'ultima volta che l'avevo portata a cena fuori, se non consideraimo le cene di famiglia e quelle al Mc con i bamnini naturalmente... avevo in mente per lei una seratina con i fiocchi ma aimè fui costretto ad annullare tutto. Non appena si alzò da tavola, per andare a prendere Hope e portarla di sopra a fare il riposino, ecco che venne colta da un capogiro. Fortunatamente mi resi conto subito di cosa stesse succedeno e mi affrettai ad alzarmi per sostenerla o credo seriamente che sarebbe caduta a terra sbattendo contro lo spigolo del tavolo. 
- Ehi amore, tutto ok? - chiesi leggermente preoccupato continuando a tenerla stretta tra le mie braccia. Non aveva per nulla una bella cera e la cosa non mi piaceva affatto.
- Ho... ho avuto un capogiro. - disse tenendosi la testa con le mani - Forse è meglio se rimango seduta ancora un pochino. - propose facendomi preoccupare ancora di più. 
- Ti accompagno sul divano così starai più comoda... vieni!- le dissi mentre insieme ci spostammo verso il soggiorno - Riposati ok? - la baciai - Penso io a far dormire quella piccola peste. Per qualsiasi cosa però non esitare a chiamami! - annuì. La mia Emma è un treno in corsa, nulla riesce a fermarla... se non ha obbiettato alla mia proposta di riposarsi è evidente che qualcosa non va. Non è di certo da lei questo comportamento. Cercai di non allarmarmi troppo, in fondo era incinta, un mancamento poteva essere più che normale e mi concentrai sui miei bambini. Fu un’impresa far addormentare la piccola. Non appena mi vide capì subito quali erano le mie intenzioni e iniziò a correre per tutta casa nella speranza di non essere acciuffata. Purtroppo per lei però la corsa non le riesce ancora perfettamente e delle volte, come in quel caso, capitava che inciampasse cadendo a terra.
- No ninne! No stanca io! - disse non appena la raggiunsi. Incurante dei suoi capricci la presi tra le braccia e la portai nel suo lettino; mi fece dannare ma alla fine dopo più di quaranta minuti tra favole e giochetti riuscii a farla crollare sfinita. Diedi una controllata veloce anche al piccolo David il quale stava giocando con i suoi super eroi dopodichè tornai al piano di sotto da Emma. La trovai ranicchiata su un fianco a dormire. Non diedi peso neanche a questo, presi una coperta e facendo attenzione a non svegliarla gliela poggiai sopra. Mi sedetti sulla poltrona accanto a lei e mettendo la televisione al minimo volume per non svegliarla, feci un po di zapping. 
Dormí per più di un’ora, pensai fosse un bene ma quando si svegliò mi resi conto che stava peggio di come l’avevo lasciata. Non fece neanche in tempo a svegliarsi completamente che la vidi portarsi una mano davanti alla bocca e correre in direzione del bagno. La sentii rimettere più e più volte ma per quanto fosse forte il mio desiderio di raggiungerla per poterle prestare aiuto mi trattenni e restai al mio posto. Non voleva che la vedessi in quelle condizioni, lo avevo sperimentato molte volte durante quei mesi e decisi quindi di lasciarle i suoi spazi. Mi sarei accertato che stesse bene una volta che fosse tornata in soggiorno. Le cose purtroppo però non andarono come speravo, dopo mezz’ora era ancora chiusa in bagno. Non si sentiva nessun rumore e così mi convinsi quanto meno a bussare alla porta per chiederle se avesse bisogno di una mano. Mi aspettavo una risposta secca, scontrosa come al suo solito, ma non fu così. Alla mia domanda non arrivo risposta e di conseguenza fui costretto ad entrare. La trovai seduta a terra vicino al water con la schiena poggiata al muro che respirava affannosamente. Aveva un colorito che faceva impressione... era più bianca di un lenzuolo e i suoi meravigliosi occhi verdi erano diventati lucidi e Rossi.
  • Emma... Emma guardami ok? - le presi il viso tra le mani e la costrinsi a guardarmi, il suo sguardo era assente nonostante fosse cosciente. - come va? Che ti senti di preciso?
  • Ho... ho mal di stomaco... la schiena è a pezzi e... e... - prese fiato - ho un martello pneumatico nella testa. - l’aiutai ad alzarsi e prendendola in braccio in quanto non riusciva a reggersi dritta la portai nella nostra stanza per poi chiamare il medico che l’aveva in cura. Un cambiamento così improvviso non era normale per me, fino ad un’ora prima stava benissimo, quindi pensai potesse essere qualcosa legata alla gravidanza ma il medico sentendo i sintomi che gli avevo descritto mi liquidò dicendomi che era una semplice e banale influenza. Un’influenza senza febbre? Era possibile? Provai a convincerlo quantomeno a venire per darle un’occhiata ma niente da fare... saremmo dovuti andare noi se la cosa fosse peggiorata. Lo maledii mentalmente... ma che accidenti di medico tratta così i suoi pazienti? Addirittura quel tonto di Whale si sarebbe comportato diversamente. Evitai di insultato solamente perché l’aveva aiutata a portare avanti una gravidanza impossibile ma se solo avesse provato un’altra volta a liquidarci così lo avrei preso a calci davanti a tutti.
Per tutto il pomeriggio mi alternai tra la nostra camera e quelle dei bambini, la piccola Hope si era svegliata ed era più carica che mai non poteva di certo essere lasciata da sola. Emma non ebbe peggioramenti anzi... dopo qualche ora di riposo sì senti anche meglio. La testa smise di farle male così come anche la schiena e il senso di nausea diminuì notevolmente tanto da permetterle sia a metà pomeriggio che a cena di magiare qualcosina. Forse dopotutto aveva ragione il medico, mi ero agitato inutilmente. A conferma di ciò fu vedere Emma subito dopo cena giocare con David sul divano con i super eroi mentre la piccolina si ranocchio con tutto il suo corpo sulla pancia della sua mamma pronta a ricevere la sua dose giornaliera di coccole. Ormai aveva preso l’abitudine di mettersi in quella posizione e spesse volte era proprio così che si addormentava. Non osavo neanche immaginare cosa ci saremmo dovuti inventare subito dopo il parto per non farla piangere. Quei due piccolini si stavano divertendo come non mai ma potevo vederlo chiaramente tramite i suoi occhi: Emma era sfinita. Anche se con fatica mandai i nostri terremoti a letto e mi dedicai finalmente solo ed esclusivamente alla mia lei.
  • come ti senti? - le chiesi andandomi a sedere accanto a lei cingendole le spalle con il mio braccio destro.
  • Sto molto meglio grazie. Non so cosa mi sia successo, forse un abbassamento di pressione... o magari una nausea un po’ più forte di tutte le altre... - ci penso su - sai una cosa però? Non ha più importanza, è tutto passato. - mi baciò intenzionata ad approfondire la cosa. La fermai.
  • Non sono sicuro sia una buona idea, eri uno straccio fino a poche ore fa, penso che tu debba riposarti un po’.
  • Mi stai rifiutando capitano? - mi provocò.
  • È l’ultima cosa che vorrei fare credimi ma sono costretto! mi hai fatto paura Questo pomeriggio. Ti ho dovuto accompagnare perfino in braccio fino al piano di sopra perché non avevi nenache la forza di camminare da sola. È fuori discussione fare qualsiasi cosa oltre che andare a dormire. - dissi categoricamente.
- E va bene... hai vinto tu, ma solo per questa sera! Domani rimetteremo a pari intesi? Sono incinta, ho delle voglie e le voglie... beh vanno saziare no? - mi fece l'occhiolino. So io che genere di voglie aveva la mia bella mogliettina. Quando era in attesa di Hope era un continuo tanto che in un primo momento mi sembrò quasi che i nostri ruoli si fossero invertiti. Non che la cosa mi dispiacesse ci mancherebbe altro, anzi....la mia era solamente paura di fare del male a lei o alla bimba. Fortunatamente però ben presto capii che non vi era nessun tipo di pericolo e di conseguenza assecondai le sue passionali voglie in tutto e per tutto. A quanto pare anche quella gravidanza non era da meno,la cosa mi entusiasmava molto ma aimè...  almeno per quella sera sarebbe stato meglio rimandare onde evitare che si strapazzasse più del dovuto e avesse qualche ricaduta. Ci recammo in camera ma una volta esseci messi sotto le coperte il sonno non arrivò per nessuno dei due. Io ero ancora un po preoccupato dagli avvenimenti del pomeriggio mentre lei non so sinceramente perchè non riusciva a prendere sonno. Ne approfittammo per farci due coccole e chiacchierare un pochino, fu davvero un momento molto romantico e a renderlo ancora più speciale furono i miei due pargoletti che per la prima volta si fecero sentire. Stavamo parlando, o meglio... stavamo scommettendo sul loro sesso, quando uno dei due o entrambi, non so bene come funzioni lì dentro , si mosse facendomi percepire sulla mano una stranissima ma emozionante sensazione.
- E'... era.... - provai a dire più emozionato che mai. 
- Esatto! - rispose lei sorridendo gioiosamente. - A quanto pare qualcuno non è d’accordo con la tua opinione tesoruccio caro. - Mi prese in giro. Avevo appena finito di dire che secondo me erano due bei maschietti quelli che stavano crescendo in quella panciotta.
- Ne sei così sicura? Che ne sai, magari mi stava dando il cinque come a dire:” sei grande papà!"-  replicai facendola scoppiare a ridere. Non era d'accordo con la mia ipotesi, per lei quelle due creaturine che stavano crescendo dentro di lei erano un maschietto e una femminuccia. Iniziò a parlare di possibili nomi da dargli e prendendo spunto dalle nostre piccole avventure scherzò sul volerli chiamare Leila e Charles, i nostri nomi sotto copertura durante il viaggio nel tempo.  Leila era un nome davvero dolce e carinissimo ma Charles... Charles proprio no. Chi mai avrebbe dato ad un bambino quel nome? Nessuno. Neanche i piccoletti in questione avrebbero vuluto farsi carico di quel nome e infatti ne susseguì un altro calcio... questo fu decisamente più forte del primo.
- Visto? Credo che anche loro si stiano ribellando... Questo era chiaramente un no tesoro. - ridemmo entrambi ma pochi secondi dopo tornai più serio che mai.  - Maschietti o femminucce non ha importanza, saranno il nostro tutto esattamente come gli altri.
- Lo penso anche io. Ti amo! - mi sussurrò a fior di labbra per poi lasciarmi un morbido bacio. 
- Anche io ti amo ma adesso a nanna, anche se non hai sonno devi provare a dormire e riposare e come te anche queste piccole meraviglie dovrebbero provarci. - mi spostai sulla sua pancia per posarvi due delicati baci. 
- Un po di sonno mi è venuto a dir la verità ma loro... mmmh loro credo proprio stiano tenedno una festicciola qui dentro." - sorrise battendo delicatamente le mani sulla pancia. 
Sembrava stare bene, che il mancamento di quel pomeriggio fosse improvvisamente passato, ma per sicurezza la monitorai per tutta la notte. Non ebbe nessuna ricaduta, nessuna nausea al mattino... niente di niente e il fatto che fosse pronta anche per andare a lavoro mi tranquillizzò parecchio. In passato, durante la gravidanza di Hope, ci fu un momento molto critico dove rischiammo di perdere la bambina. Emma quel pomeriggio aveva avuto qualche sintomo simile a quel giorno  e non vi nego infatti che quella  paura mi accompagnò per tutta la notte, in fondo, nonostante la buona percentuale di riuscita dovuta alle cure fatte, era ancora considerata una gravidanza a rischio la sua. Fortunatamente non era nulla di grave, l’allarmismo era passato... o almeno così credevo. Quella stessa sera tornò ad avere le nausee e man mano che passavano i giorni aumentavano anche i sintomi: mal di schiena, mal di testa, debolezza muscolare.... di tutto un po’. Di nascosto a lei, non volevo farla allarmare inutilmente, continuai a chiamare il suo medico ma anche in quelle occasioni mi liquidò dicendomi che non era nulla di grave e che ero semplicemente un papà e un marito troppo apprensivo. Forse aveva ragione... forse no, quel che era certo è che io non riuscivo a star tranquillo. Non so spiegare la sensazione ma era come se ci fosse qualcosa dentro di me che mi teneva perennemente in allarme. Pensai che forse stavo seriamente esagerando, che dovevo smetterla di preoccuparmi, ma poi, durante una notte Emma peggiorò improvvisamente rivelando le mie paure reali. Stavamo dormendo beatamente ma d'un tratto la sentii iniziare a smaniare e a girarsi più volte nel letto. Mi svegliai per vedere se fosse tutto ok, se stesse avendo un incubo, ma quando accesi la luce del mio comodino per poterla vedere meglio notai che si era tolta le coperte, la maglia del pigiama ed era completamente sudata. Le misi una mano sulla fronte per sentire se avesse la febbre e appurai che la sua temperatura era di gran lunga superiore alla media. Corsi in bagno a prendere un termometro e attento a non svegliarla le misurai la temperatura. 40.4... Un febbrone da cavallo. Ok, ora potevo ufficialmente entrare nel panico. Chiamai per la milionesima volta il suo dottore e questa volta fu lui a dirmi di portarla immediatamente in ospedale. La svegliai cercando di essere il piu delicato possibile ma non appena fu sveglia capii che la cosa era decisamente peggiore di quello che immaginavo.
- Chi... chi sei tu? - mi disse non appena mise a fuoco chi aveva davanti. Stava delirando. Mi affrettai a chiamare Regina spiegandole la situazione e in un nano secondo fu li. Mi aiutò a mettere Emma in macchina la quale non riusciva neanche a tenere gli occhi aperti per il mal di testa che aveva e con la promessa di prendersi cura lei dei nostri bambini, tolsi l'uncino, misi la protesi e guidai come un ladro in fuga verso l'ospedale di Boston. Registrai Emma in pronto soccorso la quale venne portata immediatamente  nella sala visite. Non mi fecero entrare con lei e mi toccò morire di ansie e paure su una scomodissima panchina del pronto soccorso. Passarono più di due ore e nessun medico si degnò di venirmi a dire cosa le fosse successo, ero un mix di ansia, rabbia e paura... se qualcuno non fosse uscito nel giro di pochi minuti come minimo avrei preso la porta della sala visite a calci e sarei entrato con la forza. Fortunatamente per me non dovetti fare niente del genere, il suo medico mi raggiunse qualche minuto dopo:
- Signor Jones - mi salutò - Puo star tranquillo, sua moglie sta bene. - finalmente riuscii a tirare un sospiro di sollievo. - E' semplicemente una banalissima influenza. 
- Dice sul serio? Ne è sicuro? Emma non ha mai avuto febbre così alta, come...
- L'eccessivo aumento della temperatura può essere causa di molte cose, lo stress prima di tutto. Sua moglie è incinta e particolarmente provata in questo periodo, la stanchezza per la gravidanza ha di sicuro influito su questa febbre aumentandola. Non si preoccupi, davvero! Le ho fatto tutte le analisi del caso, non c'è nulla che non vada in lei.
- E i bambini? - chiesi sperando che anche per loro la sentenza fosse la stessa. - Loro come stanno?
- Sani come pesci! Crescono bene entrambi, ottimo ritmo cardiaco e non ho rivelato nessuna sofferenza fetale durante l'ecografia. - quella fu decisamente musica per le mie orecchie. - Terrò sua moglie una notte qui ma giusto per precauzione , le somministrerò qualcosa per abbassarle la temperatura e già domani mattina, se si sentirà meglio, potrà portarla a casa.
- Grazie infinite dottore e mi scusi se l'ho stressata in questi giorni. - gli strinsi la mano.
- Scherza? E' il mio lavoro e poi... ce ne fossero di mariti scrupolosi come lei.   - sorrise - Venga, l'accompagno da sua moglie. 
Non la vedevo da due ore, ma era come fosse passata un'eternità. Quando entrai nella sua stanza e la vidi sorridermi fu come rinascere, non mi aveva riconoscito quando l'avevo svegliata e nonostante fossi nel panico più totale, per via della sua febbre alta, fu come ricevere una pugnalata in pieno petto. Con quel sorriso però la mia ferita era già completamente guarita, sapeva chi fossi e da come l'avevo lasciata ad ora potevo davvero dire che stesse meglio. La prima cosa che feci fu quella di correrle incontro e abbracciarla forte, mi ero spaventato, dopodichè sempre tenendola stretta a me, la coccolai aspettando che si riaddormentasse... aveva bisogno di riposo e per quanto sentissi il bisogno di parlarle, per assicurarmi che sul serio si sentisse bene, sapevo che non era il momento più adatto. Dormì beatamente per tutta la notte e parte della mattinata, quando si svegliò la febbre era andata via del tutto e si sentiva a detta sua "come nuova". Firmò il foglio di dimissioni e più sollevati che mai ce ne tornammo a casa.
Era ora di pranzo quando arrivammo a Storybrooke, sapevo che Regina era con Robin e i bambini da Granny e così dopo aver chiesto ad Emma infinite volte se se la sentsse li raggiungemmo alla tavola calda.
- Ma guarda guarda chi c'è! - disse Regina indicando verso la nostra direzione per far voltare i bambini. Dave ci corse in contro più felice che mai di vederci mentre la piccola Hope, dall'alto del suo seggiolone, iniziò uno dei suoi soliti show.
- Naccondete tutti i semini forzaaaaaa! E' arrivato papà!  - o mio Dio.... ancora con quella storia? La vidi frugare nel suo piattino alla ricerca dei semi della pera che Regina le aveva da poco sbucciato. 
- Amore di zia che stai facendo? Non li saluti mamma e papà? Ma come... se non hai fatto altro che chiedere di loro per tutta la mattina! 
- Prima dobbiamo naccondere i semini zia! Se noi no naccondiamo poi papà li regala a mamy e arrivano altri fratellini brutti. - le spiegò facendola quasi scoppiare a ridere. Prima regola fondamentale: non ridere mai di Hope o potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale. La piccolina è parecchio permalosetta, sarebbe capace di strillare e piangere tutto il giorno se qualcuno di noi ridesse per una sua affermazione. 
- Ho capito tesoro... li nascondo io i semini ok? tu corri ad abbracciare mamma e papà! - la fece scendere dal seggiolone e esattamente come Dave anche quella piccola scimmietta ci corse in contro per riempirci di baci. 
- perchè questa mattina non sei venuta a sbegliammi mamma? - le chiese con un piccolo ma delizioso broncio. - Dove sei andata? Perche non mi hai pottato con te?
- Sono dovuta scappare a lavoro piccolina mia mi dispiace tanto non essere stata li al tuo risveglio. Prometto che non succederà più ok? - le disse prendendola tra le braccia e sistemandosela al meglio su un fianco. Il pancione, anche se solo di quattro mesi, ormai non le permetteva piu di fare determinati movimenti. 
- Perchè non venite a sedervi? Abbiamo appena ordinato il dolce. - disse Regina sistemando al meglio la loro postazione in modo da farci entrare tutti. Accettammo il loro invito e restammo il loro compagnia per parte del pomeriggo: raccontammo loro cosa ci avesse detto il medico e ci facemmo raccontare com'era andata la loro mattinata con i bambini. Quelle due pesti non erano abituate a stare senza di noi per più di due ore e infatti Robin ci confessò che fu un vero e proprio casino riuscire a tenerli buoni. Dave non era voluto andare all'asilo perchè in un primo momento aveva avuto paura che ce ne fossimo andati per sempre lasciandolo da solo come le sue precedenti famiglie adottive mentre Hope aveva fatto casini a non finire perchè Emma non era li con lei. 
- Cosa dire... mi ha praticamente rovesciato tutta la tazza di latte addosso, è sgattaiolata fuori dalla vasca da bagno, mentre Regina stava prendendo le sue paperelle, per poi correre per casa tutta bagnata e insaponata, si è tolta tutti i vestitini che Regina le ha fatto indossare perchè secondo lei erano brutti e... 
- Ok ok... ho capito il concetto! Non la lascerò più da sola  - Disse Emma non sapendo se ridere o piangere per il comportamento di quella pasticciona. - Scusate se si è cpmportata così, non l'ha mai fatto, non so cosa le sia successo. 
- Non preoccuparti Emma è solamente una bambina e poi credo che inizi a sentire il cambiamento che sta per arrivare. Non ha fatto altro che chiedermi se eri andata via per "colpa" dei fratellini. 
- Le parlerò quanto prima allora. Grazie ancora per aver badato a loro. - le disse.
- E' stato un piacere ma ora dimmi... ti hanno fatto anche un'ecografia giusto? - annuì - E non ti hanno detto nulla? Non si vede ancora cosa sono? Ho fatto una scommessa con Robin e non vedo l'ora di sapere chi di noi due ha ragione! - disse elettrizzata.
- Hai... hai scommesso sui miei figli? Regina... - Dissi facendo finta di essere indignato.
- Killian era solo un gio...
- Lo abbiamo fatto anche noi tranquilla! - scoppiai a ridere per la sua faccia. Per un attimo aveva pensato che mi fossi seriamente arrabbiato.
- Sei uno stupido! - mi disse lanciandomi addosso uno dei pupazzetti che Hope si era portata dietro. - Allora l'avete scoperto o no? 
- Non si capisce ancora, sono ancora piccolini, ma credo fermamente siano due maschietti. - risposi fermamente convinto. - La femminuccia con il marchio Jones l'ho già procreata, ora tocca al maschietto.
- Robin la pensa esattamente come te! Tze... maschi - sbuffò - Io credo siano due femminucce invece... me le immagino già: una mora con gli occhioni verdi e una bionda con gli occhioni azzurri. Identiche nei tratti ma differenti nel carattere e nei colori... una piccola principessa e una piccola piratessa. Le amo già - disse sognante. - E tu Emma? Cosa desidereresti?
- La verità? Fino a ieri speravo nella coppia: un maschietto e una femminuccia ma dopo quello che ho passato ieri e lo spavento che mi sono presa una volta tornata coscente non ho più preferenze al riguardo... voglio solo che stiano bene e che io riesca a portare avanti la gravidanza senza nessun altro tipo problema.  - ammise.
- Non preoccuparti, sono sicura che sarà così! 
Restammo a chiacchierare con i nostri amici ancora un'altro po dopodichè ognuno tornò a casa. Emma era ancora un po' provata e se ne andò a fare un riposino con la scusa di farlo fare anche a Hope mentre io mi misi in saloto a giocare con Dave e i suoi sueper eroi. Da quando Emma gli aveva comprato quei pupazzetti raffiguranti Hulk, iromen e chi piu ne ha ne metta non faceva altro che giocare con loro inventando le peggio storie. Eravamo nel pieno del gioco quando improvvisamente mi fece una domanda che mi lasciò senza parole.
- Papà, ma ora che arriveranno i gemelli io potrò ancora vivere qui con voi? 
- Amore ma che domande sono queste è? Perchè non dovresti più vivere con noi?  
- Ho... ho sentito te e la mamma parlare l'altro giorno... - abbassò lo sguardo, sapeva che non era buona educazione origliare.  - Mamma ha detto che i gemellini avranno la mia cameretta... se loro dormiranno li io dove dormirò papà? La mamma mi vuole mandare via? - cercò di essere forte ma un paio di lacrime uscirono ugualmente dai suoi occhietti. Posai i giocattoli a terra e prendendolo per mano lo accompagnai fino al divano dove andammo a sederci.
- Mamma morirebbe senza di te e così anche io tesoro. Ricordi? Ne avevamo già parlato il giorno della caccia alle uova: tu sei nostro figlio Dave, gemelli o non questo non cambierà mai. Ti vorremo sempre bene e per nessuna ragione al mondo ti lasceremo uscire da questa casa. 
- E allora perchè la mamma ha detto così?
- Ascolta: tu lo sai perchè ti diciamo sempre che origliare è sbagliato? - chiesi guardandolo negli occhi.
- Perchè non è un comportamento da bambini educati. - rispose colpevole.
- Non solo... non bisogna origliare anche perchè, come in questo caso, si potrebbe fraintendere il discordo che si sta facendo tesoro. Lo sai perchè i gemellini dormiranno, forse e sempre se tu vorrai, nella tua stanza? - scosse la testa - Perchè la mamma ha pensato, visto che stai diventando grande, che tu abbia bisogno di una cameretta più grande, più adatta a te.  Ha notato quanto ti piace disegnare e ha pensato di progettare insieme a te una nuova cameretta con tanto di scrivania dove poter fare tutti i tuoi lavoretti. Vorrebbe addirittura metterti un piccolo televisore in camera ma di questo non abbiamo ancora finito di parlare.  - A quelle parole il suo viso si illuminò facendo sparire ogni segno di tristezza.
- Davvero papà? La mamma vuole costruire insieme a me una cameretta nuova? E quando? Quando possiamo iniziare? Posso avere sul muro altri disegni di pirati come nella cameretta vecchia? Posso avere un letto a forma di nave? Posso....
- Dave, dave, dave... una cosa per volta ok? - risi vedendolo così entusiasta. - La mamma deve stare tranquilla per qualche giorno ma molto presto potrete scegliere insieme la cameretta dei tuoi sogni. 
- La mamma deve stare a letto perchè è stata in ospedale papà? - mi domandò lasciandomi sorpreso. Come faceva lui a saperlo? 
- Dave chi.... chi  ti ha detto che la mamma è stata in ospedale?
- Io oggi ho... beh si ho origliato ancora... mi... mi dispiace papà! - si scusò per paura che mi arrabbiassi. Sarebbe stato da rimproverarlo sul serio, doveva smetterla di origliare ogni nostra conversazione, eppure non ci riuscii perchè il suo faccino  tornò ad essere triste al pensiero che la sua mamma non stesse bene. - La mamma sta bene papà? Non le succederà nulla vero? - mi si strinse il cuore a vederlo così preoccupato e l'unica cosa che riuscii a fare fu abbracciarlo.
- La mamma sta bene cucciolo mio, non preoccuparti ok? - provai a rassicurarlo. 
- Me lo prometti papà?
- Te lo prometto mio piccolo pirata, alla tua mamma non succederà mai nulla, io non lo permetterò! - gli sorrisi -  Adesso però basta parlare, abbiamo una missione da portare avanti - indicai i suoi super eroi.
- Siiiiii. Dobbiamo salvare il mondo dai cattivi papà! 
 Passammo così il resto della giornanata: noi uomini a giocare e le donne di casa a riposare, Emma era ancora provata dalla nottataccia trascorsa mentre la piccola Hope pur di stare accoccolata alla sua mamma sarebbe stata in grado di dormire 24 ore no stop e senza capricci. Le disturbai solamente verso sera quando portai loro la cena preparata da me e il mio piccolo aiutante.  Emma non apprezzò molto il mio gesto, non voleva che la trattassi da malata,Hope, al contrario, mi diede grande soddisfazione e mangiò tutto, verdure comprese, senza nessuna lamentela. Si sentì come una vera e propria principessa e la cosa mi fece sorridere.  La parte più difficile avvenne poi: metterli a letto. Nessuno dei due ne voleva sapere: Dave voleva vedere la tv con noi mentre Hope voleva restare da sola con la sua mamma come aveva fatto per tutto il pomeriggio. Ne seguirono pianti, isterismi e capricci a non finire ma alla fine riuscii ad avere la meglio su di loro e farli dormire. Andai in camera anche io e non appena mi stesi sul letto crollai con tanto di vestiti ancora in dosso... ero sfinito. Ve lo giuro, furono le ventiquattro ore più stancanti della mia vita ma mi bastò guardare il mattino seguente il volto rilassato di mia moglie per rimettermi in forma. Stava bene: "Mi sento energica e riposata" mi disse. Non erano parole dette per tranquillizzarmi, potevo vederlo con i miei stessi occhi che era raggiante, stava bene sul serio. Per sicurezza la tenni sotto controllo per un altro paio di giorni e così fecero anche i suoi familiari: niente lavoro e niente sforzi... solo assoluto riposo. La portai ancora una volta a Boston e le feci ripetere sia le analisi che L'ecografia, volevo essere certo che non ci fossimo sbagliati e questa volta, con mia grande sorpresa, il medico mi permise di assistere all'ecografia. 
- Eccoli qua i nostri gemellini! - esordì il medico dopo aver passato un minutino buono alla ricerca di quelle piccole pesti. - Vediamo un po... liquido amniotico nella norma, buon ritmo cardiaco per entrambi dimendioni più o meno nella norma...
- P..più o meno? - chiese Emma spaventata a quelle parole. - c'è... c'è qualche problema?
- No signora Jones non si preoccupi. Le spiego: Il gemellino A rispecchia le dimensioni ideali per un feto al quarto mese, il gemellino B al contrario è leggermente più piccolino ma non c'è nulla di cui temere, è normalissimo nelle gravidanze gemellari avere un feto più piccolino dell'altro. 
- Quindi è tutto ok? - domandai.
- Assolutamente si, i bambini stanno benissimo e vedendo queste analisi direi che anche la loro mamma sta più che bene. - ci sorrise. - Stare a riposo è stata la miglior cosa ma se se la sente non vedo impedimenti per cui lei non possa tornare a lavorare già da domani. - Cosa? Di già? Non era un po' troppo presto? - Ci vediamo al controllo di rutine del prossimo mese signori Jones, con un po' di fortuna spero di sapervi dire con esattezza anche il sesso di questi due piccolini. Qualcosina ho intravisto già oggi ma preferisco non sbilanciarmi fin quando non ne sarà propriamente sicuro. 
Ci congedammo e ne approfittammo della bella giornata per far una bella passeggiata per il centro, i bambini erano con i nonni quel pomeriggio quindi potevamo benissimo concederci del tempo solo per noi due. Mangiammo un gelato, a detta di Emma, nella miglior gelateria della città, dopodichè incontrati anche un paio di suoi colleghi del vecchio lavoro tornammo a casa. Fu un viaggio molto tranquillo se non calcoliamo le continue soste dovute al suo costante bisogno di andare in bagno e non fu per nulla stancante. Quando tornammo a casa i bambini dormivano già beatamente, nonno David li aveva distrutti.
- Allora? Come è andata? - chiese Snow impaziente senza darci neanche il tempo di accomodarci in casa nostra. - Avevamo cercato di non dirle nulla a loro inizialmente, sapevamo quanto fossero ansiosi... sopratutto Snow , ma poi fummo costrette a farlo perchè Emma saltò dei giorni di lavoro. 
- Tutto bene mamma, è stata semplicemente un'influenza più dura del solito, niente di cui dobbiamo preoccuparci.
- E i...
- I bambini stanno benissimo mamma - l'anticipò sapendo già qule fosse la domanda. - E no non sappiamo ancora il sesso.  - Mia suocera era davvero prevedibile. 
-  E tu amore mio come ti senti? - fu  David questa volta a parlare andando ad abbracciarla. - Cos'hanno detto a te?
- Non sto morendo se è questo che pensate - delle volte i suoi genitori erano davvero pesanti lo ammetto ma questa volta mi ero spaventato anche io quindi potevo capire benissimo il loro costante interessamento alla sua salute. - Sto bene, non c'è nulla che non vada in me, anzi... a detta del medico potrei ricominciare a lavorare anche da domani stesso. 
- Cosa? Di già? Ma è impazzito? Sei stata male tesoro...  Non... non puoi riprendere a pieno ritmo così, come se nulla fosse. Io non te lo....
- Alt! Papà frena un secondo. Era solo influenza, una semplice banalissima influenza. Il medico ha semplicemente espresso la sua opinione... comunque se ti può consolare riprenderò dalla prossima settimana ok? - cosa? Sul serio? Emma aveva seriamente detto che non sarebbe rientrata a lavoro prima di cinque giorni? Che stesse ancora male? Non era di certo da Emma saltare il lavoro così, senza nessuna spiegazione logica. Restammo tutti a bocca aperta alla sua affermazione, anche i miei suoceri di sicuro stavano pensando a quello che avevo appena pensato anche io.
- Emma, sicura sia tutto ok tesoro? - e infatti ecco David domandarglielo.
- Si papà... - disse per poi parlare anche a me e Snow - Non c'è bisogno che mi guardiate così, sto bene e non sono impazzita. Sono stata male e come vi siete spaventati voi mi sono spaventata anche io. Preferisco riguardarmi ancora qualche altro giorno ma solo per l'interesse dei gemelli. Dopo la fatica che ho fatto per arrivare fin qui non vorrei mai che accadesse loro qualcosa. - Spiegò. - Mi riguarderò e ne approfitterò per vivermi a pieno la mia famiglia. Come ben sapete con il lavoro mi è quasi impossibile vivermela come davvero vorrei.  - disse per poi venirmi accanto e baciarmi dolcemente. Suo padre per la prima volta in tutta la sua vita non protestò, anzi, si allontanò invitando sua moglie a fare altrettanto. Fu un evento più unico che raro, avrei davvero desiderato sfotterlo in qualche modo per questa miracolosa ritirata ma evitai di farlo... avevo altre priorità al momento: volevo concentrarmi su mia moglie. 
Come stabilito per i successivi cinque giorni non andò in stazione e si dedicò completamente a fare la moglie e la madre. Organizzammo gite allo zoo, all'acquario e al museo della scienza che Dave voleva tanto visitare. Passammo interi pomeriggi al parco e non per ultimo ci dedicammo alla ricerca delle nuove camerette. Per la piccola Hope, la quale dormiva ancora in un lettino con le sbarre che sicuramente avrebbe sfruttato ancora per un altro po, ci sembrò giusto comprare una cameretta con un lettino decisamente più da grande. Vedemmo non so quante camerette, tutte rigorosamente rosa visto che era il suo colore preferito, ma non riuscimmo a trovare nulla che la soddisfacesse fin quando non ci imbattemmo in un piccolo castello in miniatura con tanto di lettino e scale per poter accedere ad un piano superiose dove poter giocare a fare la principessa. 
 
Era esagerato per una bambina di due anni ma non ci fu verso di portarla via da li. Sfuggì dalle mie braccia e corse fino al lettino posizionato sotto quel castello per poi salirci sopra. "sono una pincipessa, sono una pincipessa" disse saltellando felice e ricadendo sul morbido letto. 
- Che ne pensi? - chiesi a Emma nonostante conoscessi benissimo la risposta. Fosse stato per me l'avrei presa senza ombra di dubbio, per la mia principessa questo ed altro, ma Emma era decisamente più ferma di polso su certe cose.
- Dico che è esagerato... un castello Killian? Se le compriamo un castello adesso cosa faremo più in la?
- E' la nostra principessina in fondo... e poi pensi davvero di riuscire a toglierla da li? - le indicai la piccola che adesso, con l'aiuto di una commessa, si era arrampicata in quello che era il piano superiore della struttura. 
- Mamma guaddami! Sono una vera pincipessa!!! - iniziò a strillare facendo voltare tutti i presenti e sopratutto facendo morire d'invidia tutte le bambine che passavano da quelle parti. Quale bambina non avrebbe voluto una cameretta del genere?
- Hope scendi di li o ti farai male. - le disse 
- No... io sto qua. Mi piace la mia nuova cameletta. 
- Non è la tua cameretta tesoro quindi scendi per favore.
- No no no. La boglio mammaaaaaaaaa! - iniziò a piagnucolare intravedendo un no nelle parole di Emma. - mi piace tanto. - sbatte ripetutamente gli occhietti per volerci intenerire. 
- Cucciola possiamo almeno pensarci su e vedere anche qualche altra cosa? Magari c'è un castello ancora piu grande al piano di sopra. 
- No... mi piace quetto. Per piacereeee
- Non lo so cucciolotta - le disse sinceramente. Hope non era una bambina viziata anzi... di sicuro Emma non voleva iniziare a vizarla ora.
- Ma ho detto per piacereeee... - improvvisamente le venne un lampo di genio - nonno dice si a me se lo chiami. Chiamalo mamy... 
- Allora amore... che si fa? Le diciamo di no così glielo compra nonno David o gli diciamo di si noi? Non credo che usciremo mai da qui altrimenti. 
- Papà sarebbe più felice di lei nel regalarle una cameretta come questa. Già me lo immagini: "Hope è una principessa e come tale va trattata..." - gli fece il verso per poi rivolgermi uno sguardo d'intesa.  - D'accordo Hope, hai vinto, prenderemo questa cameretta ma ora scendi per favore. Anche tuo fratello deve scegliere la sua. - Far scendere quel terremoto nonostante fosse euforica del si ottenuto non fu affatto semplice, dopo aver gioito per la nuova cameretta impiegammo venti minuti buoni a farla smettere di piangere. Credeva che avremmo preso la cameretta la sera stessa, fantasticava già di poterci dormire, non pensava minimamente che avremmo dovuto ordinarla e aspettare che fosse pronta. Si calmò solo grazie a Dave il quale le disse di voler un aiuto a scegliere la sua cameretta pirata. Se avevamo scelto in grande per Hope non potevamo non fare lo stesso per Dave. A differenza della prima ricerca, che ci portò via gran parte della giornata, questa andò decisamente meglio, Dave trovò subito quello che cercava
 
   
 
- Posso avere questa mamma? Guarda il letto è a forma di nave e la scrivania a forma di squalo.  C'è tutto! 
- Dopo aver accontentato questa piccola scimmietta con il suo castello lussuoso non vedo perchè non dovremmo accontentare anche te! - gli disse sorridendo per poi ricevere un abbraccio carico d'amore. 
- Tu papà che ne pensi? Ti piace? Se non è bella possiamo trovarne un'altra che piaccia ad entrambi. - mi disse avvicinandosi. 
- Dave... è la tua camera... è la tua "nave". Sei tu il capitano e di conseguenza devi scegliere tu il tuo vascello. - gli scompigliai i capelli. - Comunque mi piace molto. E' davvero meravigliosa figliolo.
- Ti voglio bene papà! Ti voglio bene mamma. Grazie per questa meravigliosa cameretta. - ci abbracciò risvegliando anche gli animi della sua sorellina.
- Anche io abbraccio! Anche iooooooo! - Si arrampicò sulla mia gamba come un piccolo coala. Ecco la mia famiglia, la mia famiglia perfetta. Cos'altro avrei mai potuto desiderare per essere più felice di così? Beh... forse che i due gemellini ci raggiungessero presto per coronare a pieno il nostro essere una famiglia ma per il resto era tutto perfetto così.
Passarono i giorni ed Emma riprese il suo lavoro in ufficio. Fu un trauma riprende i ritmi di sempre e non solo per i bambini, anche per noi. In quei cinque giorni ci eravamo dati alla pazza gioia e ora dover rispettare le scadenze, gli orari e tutto ciò che comportava il lavoro ci rendeva decisamente frustrati. La mattina eravamo costretti  a salutarci presto, una piccola fuga d'amore verso l'ora di pranzo se nessuno tentava di mettere in pericolo Storybrooke e poi nuovamente a lavoro fino verso le 17:00 del pomeriggio. Da li si passava  a prendere i bambini dai miei suoceri o da Regina e si iniziava il lavoro del genitore: giochi, bagnetto, cena, favola e per finire nanna.  Avevamo tempo per noi due? Certo che si... la sera verso le 21:30 quando i bimbi finalmente erano nel mondo dei sogni. Ricordo ancora che la prima settimana riuscivamo a concederci massimo una mezz'oretta di chiacchiere dopodichè crollavamo sfiniti anche noi. Piano piano riprendemmo il ritmo e le cose migliorarono sempre di più: io ed Emma riuscimmo addirittura a trovare il tempo per le nostre seratine piccanti. Qualche malore ogni tanto la colpiva ancora ma mai come quella sera: dei giorni aveva nausee più pesanti del solito, altre volte sentiva dei dolori al fianco destro, molto probabilmente dovuti ai continui spostamente dei bambini e ogni tanto si affacciava il suo tanto odiato mal di testa... solo un'altra volta capitò che avesse un po' di febbre ma niente che non si potesse gestire. Il suo medico venne messo al corrente di tutto e non considerò nessun fattore allarmante. Ormai eravamo al quinto mese, presto avremmo saputo il sesso dei nostri piccoli tesori; Emma era ancora convinta che fossero un maschietto e una femminuccia, io due maschi. Ne parlammo anche con i bambini e anche loro avevano idee differenti dalle nostre. Per Dave erano due femmine,lui ne era convintissimo, Hope invece diceva che erano due cocomeri senza semini. L'appuntamento per scprire la verità era fissato per la settimana seguente e per l'occasione organizzai una cena: Ci saremmo fatti scrivere il risultato su una busta e l'avremmo aperta insieme durante la nostra cenetta romantica organizzata naturalmente a bordo della Jolly Roger. Non vedevo l'ora che arrivasse quel giorno, ero in trepitante attesa, ero talmente eccitato che a momenti mi misi a segnare i giorni che mancavano sul calendario. Avevo organizzato tutto in ogni minimo dettaglio, dall'antipasto al dolce, avevo scelto anche le musiche che più ci accomunavano per rendere l'atmosfera ancora più romantica, mancava solamente la busta... eh già la busta... la busta che purtroppo non arrivò mai. 
Note dell'autore
Salve ragazzi! Ebbene si... non ve lo aspettavate vero? Dopo la breve storia "il miracolo di Natale" e il suo sequel "caccia alle uova" ecco un nuovo sequel. Ce l'ho in mente da un po e ad essere onesti qualcuno di voi me lo aveva già richiesto. Eccovi accontentati, spero vi faccia piacere. C'è solo una differenza rispetto alle altre due storie. i capitoli non verranno pubblicati quotidianamente ma a distanza (spero) di una settimana l'uno dall'altro. Non ho avuto ancora tempo di ultimare il pezzo ed è per questo che ho preso questa decisione. Spero non ve ne dispiaccia. Buona lettura e se vi farà piacere seguirmi anche in questo piccolo esperimento vi do appuntamento alla prossima settimana. ciaoooooo
ps. Ho scritto il capitolo su due piattaforme differenti quindi scusatemi se in alcuni tratti ci sono i puntini e in altri i trattini per indicare i discorsi. 

 

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Capitolo 2
*** Pessime notizie ***


 
POV KILLIAN
 
Come ogni giorno della mia vita anche quel mattino ero a lavoro. Era una giornata particolarmente faticosa quella che mi si prospettava davanti visto il numero di mansioni che io e la mia ciurma avremmo dovuto svolgere, ma a differenza del mio equipaggio, il quale da quando era arrivato non faceva altro che lamentarsi, io ero felice, particolarmenre felice e tutto quel lavoro non mi creava nessun tipo di problema. A cosa era dovuta la mia felicità? Al fatto che finalmente quella sera, a concludere della giornata lavorativa, avrei cenato con la mia splendida mogliettina e avremmo festeggiato l’arrivo ufficiale di due principesse o di due pirati all’interno del nostro teem. Ero davvero emozionato all’idea di scoprire il sesso dei bambini, non che facesse qualche differenza, ma finalmente avremmo potuto dar loro un nome e di conseguenza un’identità. Il termine fagiolini non gli si addiceva più da tempo ormai. Misi tutte le mie energie nel lavoro, avevo una carica assurda quella mattina, nessuno sarebbe riuscito a farmi cambiare umore. Nessuno eccetto mio suocero naturalmente. 
Stavo catalogando i barili di rum da consegnare alle taverne dei territori vicini quando il mio cellulare iniziò improvvisamente a vibrare richiamando la mia attenzione. Era David che come al suo solito chiamava nei momenti meno opportuni. Provai a far mente locale: Hope era con Snow mentre Dave era con Emma, non c’era nessuna ragione urgente per chiamarmi di conseguenza lasciai il telefono squillare con l’idea di richiamarlo successivamente. Niente da fare, il mio caro suocero non sembrava intenzionato ad aspettare. Come minimo mi fece quattro o cinque chiamate, una di seguito all’altra, tanto che alla fine, pur di mettere fine a quello squillo incessante e fastidioso fui costretto a rispondere.
- Principino, nessuno le ha mai spiegato che quando una persona non risponde alle chiam.... - venni immediatamente interrotto dalla sua voce alquanto agitata.
- Raggiungimi in ospedale adesso! - Nessun saluto, nessun convenevole... niente di niente, solo quella frase secca. Dovevo raggiungerlo in ospedale... perchè? Era successo qualcosa a Snow? O fore a Hope! Improvvisamente la felicità di quel mattino svanì di colpo lasciando spazio alla preoccupazione.
- David che... perché.... - ero talmente nel panico che non riuscii neanche a formulare una frase di senso compiuto. 
- Raggiungimi qui quanto prima, ti spiegherò tutto dopo!
- Aspe... - riagganciò senza darmi diritto di replica. Accidenti! Cosa mai poteva essere successo? Di sicuro nulla di grave o me lo avrebbe detto no? Non sapevo a cosa pensare in realtà, continuavo a sentire le sue parole rimbombarmi alla mente e di conseguenza, senza aspettare la pausa o l’arrivo degli altri membri della mia ciurma, incaricai Spugna di prendere il comando e a passo sostenuto raggiunsi l’ospedale. Incontrai David proprio davanti la porta principale del pronto soccorso, non era solo e questo mi mandò ulteriormente in allarme. C’era mio figlio Dave con lui e da come era abbracciato alla gamba di suo nonno capii che il piccolo era parecchio spaventato. I pezzi del puzzle iniziarono improvvisamente ad assemblarsi: se Dave era qui allora significava che c’era anche...
- Emma! David dove’è Emma? - Esclamai immediatamente  guardando David con sguardo preoccupato. - Dov’è mia moglie David? perché Dave è qui con te! - Dave doveva essere con Emma in quel momento, era lei che doveva andare a riprenderlo a scuola quel pomeriggio, perché non era con loro e perché Dave era qui in ospedale con suo nonno? Che avesse avuto un'emergenza a lavoro? Mmmh escluso, me lo avrebbe detto di sicuro e poi... beh se era un'emergenza sarebbe dovuto essere presente anche David che era di turno. Qualcosa non tornava....
- Dave, raggiungi la nonna dentro ok? Io e papà arriviamo subito. - A quanto pare anche Snow erana li. Che fosse successo avvero qualcosa a Hope? Che Dave fosse li perchè Emma era con la nostra piccolina che magari la voleva con se? O forse era Emma, viste le sue condizioni, che aveva bisogno di essere visitata... in qualsiasi caso la cosa non mi piaceva per niente. Ormai era chiaro come il sole che c'era di mezzo un membro della mia famiglia, speravo solamente che non fosse nulla di grave. Mio figlio anche se con qualche capriccio iniziale obbedì alle parole di suo nonno e passo dopo passo lo vidi sparire tra le porte scorrevoli dell’ospedale.
- Allora? - domandai ulteriormente una volta che Dave fosse fuori portata di orecchie sperando di ottenere finalmente una risposta, l’ansia mi stava divorando, non avevo per nulla un buon presentimento, avevo assolutamente bisogno di sapere.
- Vedi ecco... Emma si è sentita poco bene e per precauzione ho pensato di portarla qui per fare un controllo. - mi spiegò rimanendo sul vago.
- Che significa che si è sentita poco bene? Che ha avuto? Perché non mi ha avvisato? - mi resi conto che dalla mia bocca uscivano solamente domande, domande a cui David non sembrava saper rispondere. - Dannazione David! Parla!
- Non so dirti cosa ha avuto di preciso, l’ho portata qui proprio per questo. Era in auto e ha avuto un mancamento... so solo questo. - Era in auto? Aveva quindi avuto un incidente? Dave era con lei? Non sembrava ferito...
- In che senso era in macchina David? Ha avuto un incidente d'auto? Dave...
- Nessun incidente tranquillo. Credo si sia resa conto che qualcosa non andava e ha accostato l'auto prima che potesse perderne il controllo e mettere a rischio se stessa e il piccolo. Vedrai che sicuramente non è nulla ma ho ritenuto comunque opportuno portarla a fare un controllo.
- Hai fatto bene mah... perché ha chiamato te? - non potevo credere che mia moglie avesse chiamato suo padre piuttosto che me: suo marito. Non lo aveva mai fatto.... dovevo forse preoccuparmi?
- In realtà non mi ha chiamato lei... è stato....
- CHI!!!!! Chi ti ha chiamato? Chi c’era con loro quando è successo questo? - stavo diventando matto. Perchè mio suocero doveva parlare a monosillabi?
- Beh... è stato Dave. - Dave? Mio figlio?  - Emma a quanto pare a perso conoscenza prima di avere il tempo di chiedere aiuto. Da come ho trovato l'auto credo che abbia appena fatto in tempo ad accostarsi. E' stato Dave a chiamarmi per dirmi che erano femi in strada. Tranquillo però, non ha capito poi molto. Credo si sia spaventato per via di tutta la gente curiosa che era li e perchè siamo venuti qui in ospedale ma per il resto non ha capito nulla puoi star sereno.  Quando sono arrivato lui era già fuori dall'auto, c'era la sua maestra con lui a fargli compagnia e a distrarlo.  - Non potevo ancora crederci. Era stato mio figlio a chiedere aiuto? Era stato bravissimo non c'è ombra di dubbio su questo, ma quale assurdo motivo Dave avrebbe chiesto aiuto a suo nonno piuttosto che a me? Con una canzoncina avevamo insegnato al piccolo tutti i numeri di telefono più importanti da chiamare in caso di emergenza ma credevo che il mio e quello di sua madre fossero in cima alla lista. Che glielo avesse chiesto espressamente Emma? A quanto pare no visto che era già svenuta. Non sapevo cosa pensare così mi feci aiutare dal mio istinto: lasciai mio suocero esattamente dove lo avevo trovato e senza degnarlo di una sola parola mi affrettai ad entrare all’interno del pronto soccorso per trovare mio figlio e parlare direttamente con lui. Dave era l’unico che sapeva come fossero andati effettivamente i fatti.Era stato l'ultimo a vedere Emma coscente ed era presente quando aveva perso conoscenza. Se c'era qualcuno che poteva darmi una mano a capire cosa le fosse successo, visto che i medici a quanto pare non si erano ancora pronunciati in quanto la stavano ancora visitando, quel qualuno era lui.
 Non ci volle molto a trovarlo: era seduto su una panchina accanto a sua nonna e alla mia piccola Hope la quale cercava di fare un riposino con scarso successo.
- Dave amore! - mi avvicinai a lui per poi prenderlo in braccio. Potevo vederlo dal suo faccino che era spaventato ma nonostante ciò fece finta di nulla, conoscendolo di sicuro si vergognava ad ammetterlo. - Ti va un bel gelato? - Domandai indicandogli il bar poco distante da noi. Scosse la testa in segno di negazione - Un succo di frutta? - rispose allo stesso modo. Non era normale per Dave rinunciare al gelato e questo mi confermò la tesi che era spaventato. - D’accordo campione, allora cosa ne diresti di andare a prendere un po’ d’aria fresca? Ti va di farti una passeggiata con papà? - questa volta non disse ne si ne no: rimase a fissarmi con i suoi occhioni dolci in attesa che facessi io la prima mossa. Lo presi per mano e dopo aver salutato la piccola di casa con un bacino sulla guancia ci dirigemmo nuovamente fuori dalla struttura. Lanciai un’occhiata a mio suocero per fargli intendere di lasciarci un po soli e quando questo avvenne provai ad indagare ulteriormente su cosa potesse essere successo nelle ore precedenti.
- Ci siamo visti poco fa ma non mi hai ancora raccontato com’è andata oggi a scuola! Che hai fatto di bello? Hai imparato cose nuove? - domandai per sciogliere un po’ il ghiaccio. Era teso, non volevo di certo peggiorare la situazione andando dritto al punto. Come la volta precedente però non ottenni nessuna risposta, era come se fosse bloccato e non sembrava minimamente intenzionato a parlare. Provai con altre domande, tutte generiche naturalmente, cercando in qualche modo di suscitare il suo interesse ma quando vidi che la situazione non si decideva a migliorare optai, forse anche sbagliando, ad andare dritto al nocciolo della questione. Le cose erano due: o lo avrei fatto bloccare ancora di più o lo avrei finalmente convinto a parlarmi.
- Senti amore mio, non sei costretto a raccontarmelo se non vuoi ma ti va di dirmi cos’è successo questo pomeriggio prima che nonno venisse a prendervi? - ero convintissimo che a quella domanda sarebbe susseguito l’ennesimo silenzio ma dovetti ricredermi subito in quando improvvisamente il piccolo Dave iniziò a raccontarmi per filo e per segno quello che era successo in quelle ore. Disse che Emma si era accostata con l’auto qualche metro dopo essere usciti dai cancelli della scuola e che si fosse improvvisamente addormentata lasciandolo parlare da solo. Mi ha raccontato di aver provato a svegliarla più volte, credendo stesse giocando, senza nessun risultato e che alla fine pur di farsi sentire gli si è messo ad urlare nelle orecchie. Naturalmente non gli rispose neanche in quell’occasione così spaventato aveva chiesto aiuto prendendo il cellulare di Emma dalla sua borsa. Mi fece la telecronaca precisa di quei minuti, descrisse tutto nei minimi dettagli fino alla chiamata, da lì non ricordava più nulla, o meglio... era parecchio confuso. Ha visto arrivare molte persone di cui una lo ha addirittura allontanato da lì e di conseguenza non ha capito molto di quello che stesse realmente succedendo. Lo vidi singhiozzare silenziosamente subito dopo aver finito di parlare ma al tempo stesso cercava inutilmente di nascondere il suo visino per non farmi vedere le lacrime che uscivano dai suoi occhi. A Dave non piace farsi vedere debole  e se fosse stata un’altra occasione forse avrei fatto anche finta di nulla lasciandolo affrontare da solo i suoi timori, ma questa volta non era possibile: qualcosa su sua mamma lo turbava e io volevo, anche non sapendo ancora bene cosa accidenti fosse successo di preciso ad Emma, tentare di tranquillizzarlo.
- Dave tesoro... c’è qualcosa di cui vorresti parlarmi? - domandai parandomi davanti a lui e asciugandogli le lacrime - A papà puoi dire qualsiasi cosa lo sai vero? - annui. Ne susseguì qualche minuto di silenzio ma poi finalmente si decise a parlare.
- La... la.... la mamma sta bene papà? Pe... perché l’hanno portata qui? - odiavo sentire la sua voce rotta dal pianto.
- La mamma sta benone amore mio! Il nonno voleva solamente farle fare un controllo. - risposi sperando che quella fosse la risposta corretta. Non volevo assolutamente pensare fatto che la mia Emma potesse stare seriamente male.
- E allora perché sei così spaventato se la mamma sta bene? - quella domanda mi lasciò senza parole. Mio figlio riusciva a vedere, nonostante tentassi di nasconderglielo, che ero preoccupato? Era Incredibile - Non è che mi dici una bugia per farmi contento papà?
- Amore mio ma cosa dici è? Io non ti mentirei mai lo sai. La mamma sta bene posso garantirtelo Dave.
- Non le succederà nulla? - continuò a chiedermi per essere piu sicuro. 
- No, non le succederà nulla. - risposi convinto. Non sapevo cos'avesse di preciso ma una cosa era certa: non le sarebbe accaduto nulla. Non fin quando sarei stato in vita io. 
- Me lo prometti papà?!?!
- Te lo giuro amore mio, papà non lo permetterebbe mai. - lo strinsi in un forte abbraccio. - Ora asciugati questi brutti lacrimoni ok? Lo sai che voglio sempre vederti sorridere . - Obbedì alle mie parole ma ci mise un po’ a calmarsi devo essere onesto. dovetti coccolarlo per oltre dieci minuti buoni per placare i suoi sussulti.  Gli comprai un gelato nonostante inizialmente mi disse di non volerlo e rimasi seduto accanto a lui ad osservarlo. Quel pianto gli aveva fatto decisamente bene, sembrava già stare decisamente meglio così, nella speranza di non farlo intristire nuovamente, provai a formulargli una domanda di cui mi premeva tanto conoscete la risposta.
- Dave perché non hai chiamato me prima? Perché hai chiesto aiuto al nonno?
- Io ho fatto il numero che mi ha fatto imparare a memoria la mamma, il primo della canzoncina,  ma rispondeva sempre una donnina quando lo facevo... - rispose dispiaciuto. - io volevo chiamare te ma rispondeva sempre quella!
- una donnina? - chiesi confuso.
- Si! diceva sempre che non eri disponibile e che dovevo chiamare più tardi. - Ah.... la segreteria. - È stata antipatica! Io volevo parlare con te ma lei non mi faceva parlare. chi era quella donnina papà? Una tua amica? Perché ha risposto lei al tuo cellulare? Solo la mamma può rispondere al tuo cellulare, lo sai che non mi piace che tu abbia amiche femmine oltre a lei... perché.... - era un fiume in piena, da preoccupato era improvvisamente passato ad essere arrabbiato con me  e  a rimproverarmi.
- Ehi campione ma cosa dici è? Non era una mia amica la donna che hai sentito per telefono. 
- E chi era allora? 
- Quella era solamente la segreteria telefonica.
- Cos’è la segreteria telefonica papà?
- Non è nulla di cui tu ti debba preoccupare. È semplicemente una voce registrata che avvisa la persona che sta chiamando che il numero che ha chiamato non può al momento rispondere. Hai capito? - annuì - Tranquillo piccolo mio. Non ce nessuna amica donna oltre alla tua mamma. Nessuno la sostituirà mai ok?
- Ho capito cos’è la segreteria telefonica papà! Grazie per avermelo spiegato ma ti tengo d’occhio lo stesso. La mamma è la mamma e lei deve essere la tua sola e unica amica femminuccia. Siamo d’accordo?
- Può esserci una piccola eccezione per tua sorella? - scherzai per farlo ridere.
- Hope era scontata papà!!!! - disse portandosi una mano sulla fronte come a dire che ero un caso senza speranza. Era proprio buffo il mio ometto. 
- Affare fatto allora mio piccolo pirata! - gli diedi un ulteriore abbraccio e nel mentre controllai l'orologio: era passata un'ora e ancora nessuno ci aveva fatto sapere nulla. Dovevo andare ad accertarmi personalmente che stesse bene. -  Bene cucciolotto mio, che ne diresti, adesso che ti sei calmato, di raggiungere il nonno e la nonna? Vorrei restare qui a chiacchierare con te ma purtroppo ho del lavoro da sbrigare. - la verità è che volevo andare da Whale per avere notizie riguardante mia moglie ma non mi andava di dirglielo, non volevo farlo preoccupare più del dovuto.
- Io non voglio andare da nonno e nonna. Voglio andare dalla mamma. Possiamo andare da lei papà?
- No amore, ancora non si può ma prestissimo ce la faranno vedere e tu potrai riabbracciarla. - gli scompiglia i capelli - Fai il bravo adesso, vai dal nonno... guarda! - indicai un punto dietro di lui - lo vedi? è proprio lì! - mio suocero era uscito per vedere che fine avessimo fatto e con la scusa si era avvicinato al bar e aveva comprato, molto probabilmente per Dave, un pacchetto di caramelle che ora gli stava mostrando per farlo avvicinare. Mio suocero mi aveva capiro al volo: sapeva benissimo che avevo bisogno di risposte.
Accompagnai Dave da lui dopodiché li lasciai fuori a fare due chiacchiere nonno e nipote e mi recai alla reception dove chiesi alla ragazza dietro la scrivania informazioni su mia moglie.
- Emma Swan! È stata portata qui all’incirca un’ora fa, sono suo marito, vorrei sapere qualcosa. - chiesi cercando di non sembrare troppo disperato. La vidi controllare i monitor per ottenere qualche informazione da potermi passare ma purtroppo le ricerche non darono il risultato sperato.
- Mi dispiace signore non è stato riportato ancora nessun dato riguardante sua moglie, evidentemente i medici si stanno ancora occupando di lei. - sorrise gentile - si può accomodare li nel mentre - mi indicò una pancina - la farò chiamare quanto prima.
- Non... non è che può entrare dentro e chiedere notizie gentilmente? È incinta mia moglie e sinceramente sono un po’ preoccupato per questa lunga attesa. - Ero molto più che preoccupato in realtà ma stavo cercando con tutto me stesso di mantenere la calma. In fondo quella ragazza non aveva nessuna colpa. Era uno di quei quattro medici da strapazzo che lavoravano lì in quell'ospedale ad avere la colpa. Ma come si può non venire a dare informazioni ai familiari di un paziente e lasciarli in agonia in questo modo?
- Mi dispiace signore ma non posso proprio aiutarla,quello che mi chiede non rientra nelle mie competenze purtroppo. Mi dia retta, si accomodi in sala d’attesa, vedrà che il  dottor Whale, è lui a cui è stato affidato il caso di sua moglie, la riceverà quanto prima.
- Si certo, come no! - sbuffai contrariato a quella assurda risposta per  poi  andare  a sedermi su una di quelle scomodissime panchine. “Non rientra nelle mie competenze”  tze... ma a chi volevano darla a bere. Rimasi in religioso e pacato silenzio solamente perché in lontananza riuscivo ancora a vedere i miei due bambini altrimenti avrei già fatto il diavolo a quattro. Dopo tutto quel tempo ancora nessuno si decideva ad uscire da quella stramaledettissima porta. Era assurdo.
Rimasi lì in attesa per un’altra quarantina di minuti poi, più spazientito che mai, mi alzai come una furia e tentai di varcare la zona destinata alle visite. Riuscii ad oltrepassare la porta e avanzare per qualche mentro senza nessun intoppo poi però venni trattenuto per un braccio da un uomo della sicurezza.
- Signore dove crede di andare? - mi chiese dall’alto della sua divisa.
- Dove vuole che stia andando è? Da mia moglie razza di idiota! - avevo appena risposto male ad un pubblico ufficiale.
- Farò finta di non aver sentito ma le consiglio vivamente di tornare in sala d’aspetto se non vuole che la porti in centrale.
- Magari potessi andare in centrale... significherebbe che mia moglie non fosse confinata in queste quattro decadenti mura. Mia moglie è lo sceriffo di questa città. - Spiecificai. Nel mentre parlavo cercai di strattonarlo per potermi liberare ma la sua presa era alquanto salda e non riuscii nel mio intento.
- Glielo ripeterò ancora una volta: non può stare qui, è una zona riservata al personale addetto. Cerchi di non fare resistenza e si faccia accompagnare fuori ok?
 - Facciamo così invece: lei mi adesso mi lascerà passare indisturbato per andare da mia moglie oppure....
- Oppure che cosa? - mi rispose in malo modo stringendo ancora di più la presa sul mio braccio. Non ci vidi più.
- Mi tolga immediatamente le mani di dosso o potrei non rispondere delle mie azioni. - gli mostrai il mio uncino con fare provocatorio. - Vuole forse provare come ci si sente ad essere infilzati come uno spiedino? - Servì a qualcosa minacciarlo? Assolutamente no, un suo collega gli venne in soccorso proprio mentre stavo per fargli assaggiare la mia “mano” e insieme tenendomi saldamente per le braccia mi trascinarono fuori il corridoio della sala visite con l’intento di portarmi molto probabilmente in centrale... non quella di mia moglie naturalmente, quella della polizia. Fortunatamente proprio in quel momento fece irruzione all’interno dell’ospedale Regina che nel vedermi si precipitò immediatamente nella mia direzione.
- Eccomi!!!! - esclamò con il fiatone. Molto probabilmente aveva corso fin lì. - Ho fatto il prima che ho potut.... KILLIANNNNN!!!!!!Mah... mah.... ma che succede? - solamente una volta essersi avvicinata vide le due figure in divisa tenermi saldamente per le braccia per paura che scappassi. La domanda che fece era più diretta a loro che a me.
- Signor sindaco buon pomeriggio! - disse uno dei due facendole il saluto militare. - Abbiamo fermato quest’uomo per oltraggio a pubblico ufficiale e perché ha tentato di entrare in maniera poco consona in una delle sale ospedaliere non accessibili ai visitatori.
- Lo portiamo in centrale a fargli schiarire un po’ le idee. Vediamo se gli passa la voglia di minacciare la gente con quel pezzo di metallo che si ritrova al posto della mano. - continuò l’altro - Se vuole scusarci.... - le fecero nuovamente  il saluto, questa volta in contemporanea, dopodiché tentarono di riprendere la marcia verso la loro pattuglia con me, che tentavo di dimenarmi, a seguito.
- Lasciatelo pure andare! - disse Regina fermandoli ancora una volta - Garantisco io per lui.
- Ma signor sind aco....
- Fate come vi ho detto: lasciatelo andare e tornate al vostro lavoro. Mi occuperò personalmente io di lui.
- Ne è sicura? Potrebbe essere pericoloso.
- Siete gentili a preoccuparvi ma è innocuo per me! - sorrise loro - Tornare pure al vostro lavoro. - le due guardie anche se titubanti si allontanarono per tornare alla loro postazione lasciandomi da solo con Regina la quale aveva immediatamente cambiato espressione: da preoccupata che sembrava essere una volta entrata adesso sembrava come arrabbiata.
- Che volevi fare è? Hai minacciato sul serio un pubblico ufficiale? Mah... KILLIAN!
- VOLEVO ANDARE DA MIA MOGLIE È COSÌ DIFFICILE DA CAPIREEEEEEEEREE??????? - Gridai con quanta più forza avessi in corpo tanto da far voltare tutti i presenti compresi i miei suoceri. Fortunatamente i bambini non si erano accorti di nulla perché intenti a vedere qualche cartone animato sul cellulare di Snow perché altrimenti credo che li avrei spaventati di brutto. - Sono quasi due ore che è chiusa lì dentro e nessuno è ancora riuscito ad uscire da lì per dirmi cos’abbia! - spiegai con toni decisamente più pagati il motivo di quella sfuriata che mi aveva quasi costato l’arresto. - Ho cercato di non pensare al peggio, di dedicarmi a mio figlio che ha quanto pare si è ritrovato involontariamente in una situazione più grande di lui ma adesso non posso più continuare così: sono preoccupato e voglio sapere.
- Hai ragione, ti capisco ma adesso calmati o ti sentirai male anche tu e allora sì che raggiungerai la sala visite. Vieni a sederti e spiegami cos’è successo dall’inizio.
- Mah... se solo lo sapessi... Ero sulla Jolly Roger quando è successo il tutto.  Mi ha chiamato David, dice che lo ha chiamato Dave piangendo chiedendogli di andare a prendere lui e la sua mamma vicino scuola perchè lei aveva fermato improvvisamente la macchina e si era messa a dormire.
-  A dormire? - domandò non capendo.
- Beh... questo me lo ha raccontato Dave. In realtà non si è addormentata, ha avuto sicuramente un mancamento ed è svenuta. Essendo piccolo non ha capito molto di quello che è successo fortunatamente. A quanto pare Quando David è arrivato in prossimità della scuola ha trovato il maggiolino di Emma, circondato da una miriade di curiosi, parcheggiato in malomodo e con lei all'interno priva di sensi. Dave fortunatamente era con la sua maestra che li ha trovati passando da quelle parti per tornare a casa. Gli ha tenuto compagnia e lo ha distratto fino a quando non è arrivato suo nonno. Ha chiamato anche un'ambulanza, ma a causa di un tamponamento a catena sulla strada principale ha portato ritardo arrivando addirittura dopo David il quale non ha esitato un attimo a caricarla sul suo furgoncino e a portarla qui. - spiegai in grandi linee. Quei dettagli naturalmente me li aveva forniti David prima che parlassi con mio figlio. 
- Vedrai che non è niente Killian... uno svenimento può risultare normale in gravidanza, non preoccuparti ok? - cercò di rasserenarmi dandomi una pacca sulla spalla. 
- Non riesco a stare così tranquillo sai? Sono un paio di giorni che non la vedo bene... ho provato a chiederle più volte cos'avesse ma lei mi ha sempre liquidato dicendomi che era solo stanca e poi oggi...  Lo sapevo! Lo sapevo che avevo ragione io. Non stava bene per niente: per quale assurdo motivo ha voluto tenermelo nascosto? Io proprio non riesco a capirlo.
- Non credo abbia voluto tenerti nascosto qualosa.  Molto probabilmente ha semplicemente preso la cosa sotto gamba.  Non sarò mai stata incinta, ma credo che portare dentro di se due gemellini sia piuttosto faticoso rispetto ad uno solo. Vedrai che non è nulla, sarà stato un semplice mancamento. 
- Non lo so... non so più cosa pensare sinceramente, so solo che ho paura. La gravidanza con Hope è stata disastrosa, un pericolo dietro l'altro... non siamo mai stati tranquilli e sapere che adesso è li dentro da due ore non mi fa stare in allarme. Perchè se è tutto ok nessuno esce da quella stanza per rassicurarci? Perchè non me l'hanno ancora fatta vedere? Ho paura Regina, ho seriamente paura che qualosa non vada. 
-Io credo che la tua sia solamente ansia collegata alle esperienze negative vissute in passato, vedrai che...
- Sai che significa vivere giorno dopo giorno sapendo che da un momento all'altro il tuo bambino potrebbe rischiare di morire? Andare un giorno si e l'altro pure in ospedale a fare una miriade di analisi e ecografie nella speranza che i valori siano tutti nella norma e che il cuoricino di tuo figlio batta ancora? Abbiamo passato momenti terribili Regina, mesi di puro inferno e ora a quanto pare la storia si sta ripetendo. - mi portai entrambe le mani sulla fronte. - sono sicuro che il malessere di Emma sia dovuto ai gemelli. Sono seriamente preoccupato per loro devi credermi ma questa volta sono anche preoccupato per lei... è svenuta cavolo!  Alla prima gravidanza non è mai successo... - mi ero finalmente liberato del peso che tanto  mi opprimeva. 
- Vedrai che sarà stato solo un calo di pressione, tranquillo ok? Non agitarti inutilmente, questo stato d'ansia non ti fa bene per niente. 
- Sono ore che sono li dentro Regina... COME ACCIDENTI FAI A DIRE CHE NON E' NULLA E'? - gli griaii  in pieno viso rendendomi conto solamente dopo di essere stato alquanto scortese. -Scusa, io... io non volevo. - presi un respiro. -  Grazie di essere passata, dico davvero... grazie,  ma adesso vai via per favore ok? Voglio restare da solo. - la vidi guardarmi in malo modo.
- Dovrai buttarmi fuori a calci se vuoi sul serio che vada via. Non crederai davvero che tornerò a casa senza avere la certezza che Emma stia bene ed essermi assicurata che anche tu lo sia? Sono vostra amica, la vostra testimone di nozze... non mi importa nulla se vuoi stare da solo: non sei nelle condizioni adatte per restarci.
- So badare a me stesso!  - dissi ancora una volta in toni scortesi.
- Ho visto! Infatti poco fa per poco non ti facevi sbattere in gattabuia. - rispose  con i miei stessi toni. Stavo per replicare a mia volta ma venni interrotto dal rumore della stanza visite numero 4 che finalmente aveva avuto coraggio di aprirsi.
- Whale! - esclamai non appena lo vidi uscire dalla stanza per poi venire verso di me - Ma perchè accidenti ci hai messo così tanto! Dov'è Emma? Come sta? Bene vero? I gemelli? Cos'ha avuto? Posso vederla? 
-  Killian, fallo prima parlare ok? - ero un fiume in piena e se non fosse stato per Regina che mi richiamò all'ordine molto probabilmente starei parlando ininterrottamente ancora adesso senza dar modo a Whale di darmi la sua versione dei fatti. - Vediamo cos'ha da dirci! - Mi ammutolii di colpo e attesi che Whale ci disse la sua. 
- Ho impiegato più tempo del previsto perchè ho voluto esaminare attentamente ogni singolo valore riportato sulle sue anlisi per non tralasciare nulla al caso ed essere convinto  al cento per cento della mia diagnosi. 
- E allora? Cos'ha mia moglie? 
- Prima di rispondere con esattezza alla tua domanda vorrei farti io stesso delle domande per avere un quadro ancora più completo della situazione.Prima di oggi Emma ha avuto qualche altro sintomo? Non so: febbre, vomito, stanchezza, dolori muscolari... qualsiasi cosa potrebbe aiutarmi a dare una corretta diagnosi. Ho una piccola ipotesi su cosa potrebbe avere ma mi risulta strano che non ci siano stati altri sintomi prima.
- Ha avuto tutti queste cose in realtà. E' stata anche ricoverata al Boston general Hospital proprio per tutti questi sintomi.L'ho portata li perchè è li il medico che la tiene in cura per questa gravidanza.
- E la diagnosi del mio collega quale è stata? - chiese con sguardo criptico
- Mah... niente di rilevante fortunatamente. E' stata semplicemente una brutta influenza. 
- Ah si?!?
- Gia! menomale... Ero terribilmente spaventato quel giorno, dopo la cura a cui si era sottoposta mesi addietro  per poter portare avanti questa gravidanza non aveva mai avuto nessun tipo di problema. Quella sera mi fece letteralmente morire di paura. Credevo che potesse succederle qualcosa di brutto visto le condizioni in cui versava ma fortunatamente è stata solamente una mia paura. - Più parlavo e più lo vedevo concentrato sui fogli che aveva in mano. Non mi piaceva per niente la sua espressione  e la stessa cosa valeva per Regina la quale si intromise nella nostra conversazione.
- Tutto ok Whale? - l'uomo alzò gli occhi dai fogli che aveva davanti ma senza rispondere a lei, la quale aveva formulato la domanda, posò lo sguardo dritto su di me.
- Ho urgente bisogno di dare un'occhiata alle analisi fatte a tua moglie sia riguardanti il periodo del ricovero sia quelle fatte in tutto l'arco della gravidanza. Le hai a casa o devo chiamare il mio collega per farmele spedire quanto prima? - il suo tono non mi piacque per niente, sembrava preoccupato.
- Le ho a casa, posso andare a prenderle se vuoi mah.... va tutto bene vero? Emma e i bambini stanno bene si? E' solo uno scrupolo il voler confrontare le analisi vero?
- Killian portami il prima possibile la sua cartella clinica. Mi dispiace ma non posso sbilanciarmi se prima non ho un quadro completo della situazione. -quella risposta mi fece letteralmente tremare il cuore. Se fosse stato un semplice confronto quello che voleva fare me lo avrebbe detto no? mi avrebbe rassicurato... perchè invece avevo la netta sensazione che il suo sguardo non prometteva nulla di buono? Come se non bastasse poi lo vidi girare i tacchi e tornare all'interno della stenza.
- Aspetta Whale! Dove accidenti stai andando è? Non mi hai ancora riposto: Emma sta bene?????? - lo vidi girarsi ancora una volta nella nostra direzione, non credo che dimenticherò mai lo sguardo che involontariamente mi lanciò.
- Spero di poterti dire al più presto di si.  - detto questo richiuse la porta alle sue spalle lasciandomi li come un cretino. Che accidenti voleva dire con quelle parole? Che significava "Spero di poterti dire al più presto di si."? Un'orrenda sensazione mi invase, il mio corpo non resse il peso di quelle parole  e se non fosse stato per Regina che prontamente si accorse che stavo per sentirmi male e mi portò a sedermi sulla panchina più vicina portandomi anche dell'acqua, molto probabilmente sarei svenuto li davanti a tutti come una pera cotta. 
- Ti senti meglio? - chiese preoccupata non ottenendo però alcuna risposta. Il mio cervello stava ancora cercando di metabolizzare le parole di Whale cercando di dare loro un significato decisamente meno spaventoso di quello percepito. - Resta qui e non ti muovere per nessun motivo ok? Vado io a prendere i documenti che servono a Whale, dimmi semplicemente dove posso trovarli. 
- N.. no! Vado io.- Tentai di alzarmi ma lei mi trattenne facendomi restare suduto. 
- Non dire sciocchezze, ho la magia! lascia andare me. Tu resta qui, magari ti daranno il consenso di vederla. - nessuno me l'avrebbe fatta vedere, dentro di me lo sapevo già, ma ci sperai ugualmente. Dissi a Regina dove poter trovare tutti i documenti necessari e nel giro di neanche venti secondi fu nuovamente da me. Fu lei stessa a consegnarli a Whale il quale, dopo averla ringraziata,  andò a rifuggiarsi nel suo studio per altri buoni venti minuti. Avevo davvero una brutta sensazione in corpo e nonostante la mia amica fece di tutto per farmi distrarre i brutti presentimenti non andarono via anzi... aumentavano drasticamente minuto dopo minuto. Ma perchè Whale ci metteva così tanto? Erano le 13:45 quando ricevetti la chiamata di mio suocero e solamente alle 16:10 whale si degnò finalmente di ricevermi. La ragazza della reception con cui avevo parlato qualche ora prima mi avvisò che il dottore mi aspettava nel suo studio. Regina fece per accompagnarmi ma la ragazza le negò il consenso: il dottor Whale voleva parlarmi in privato. 
Tentai di farmi forza e senza perdere altro tempo prezioso mi dirissi verso lo studio per poi successivamente accomodarmi. Nella stanza regnava il silenzio più totale e il suo sguardo di ghiaccio non migliorava di certo la situazione.
- Whale ti prego parla, sto impazzendo... - dissi quasi supplichevole. - Come sta Emma? Ti prego dimmi che sta bene.
- Niente mi renderebbe più felice che darti una bella notizia Killian ma purtroppo al momento non ne ho. La situazione in cui ci troviamo è assai particolare e mi stupisco come abbia fatto il mio collega a non accorgersene. 
- Particolare? Che significa particolare? Emma sta bene? I bambini? Whale ti prego non tenermi sulle spine, ho bisogno di sapere. - lo vidi fissarmi con sguardo compassionevole e li l'ennesima brutta sensazione mi invase. Avevo capito ormai che qualcosa non andava ma il mio cuore e il mio cervello stavano cercando modo e maniera di scacciare quell'orribile pensiero. Continuavo a fare a Whale le stessa identica domanda, continuavo a chiedergli se Emma e i bambini stessero bene, ero entrato in un circolo vizioso, in una sorta di rifiuto della realtà. Whale lo capì e mi lasciò continuare con il mio fiume di parole ancora per un po' dopodichè prese nuovamente la parola. 
- No Killian, mi dispiace veramente tanto, avrei voluto seriamente darti una notizia diversa, più piacevole, ma aimhè non posso. Ne Emma e nei bambini stanno bene purtroppo e la situazione è assai delicata. Non riesco ancora a credere che il mio collega non si sia accorto di nulla. Avrebbe potuto agire tempestivamente, avrebbe potuto tenere la situazione sotto controllo e invece ora...
- ORA? ORA CHE COSA WHALE? CHE ACCIDENTI STAI CERCANDO DI DIRMI E'? NON GIRARCI ATTORNO E VAI DRITTO AL SODO CAZZO!!!!!!!!! - non me ne facevo nulla dei se e dei ma, la situazione era delicata? bene, volevo sapere esattamente cosa stava succedendo e a  che cosa stavamo per andare in contro. 
- Se fossimo intervenuti tempestivamente molto probabilmente saremmo riusciti a fare rientrare la cosa ma ora non è più possibile. Emma e i gemelli non stanno per nulla bene Killian, sono stati classificati come codice rosso e ora, anche se abbiamo tamponato un po' la situazione, restano comunque pazienti gravi. Verranno spostati su a reparto quanto prima per iniziare una cura mirata che permetta di salvare il salvabile ma te lo dico chiaro: occorrerà che tu faccia una scelta.
- Una scelta?che scelta? - non so se fosse il panico o il non voler accettare la situazione ma inizialmente non capii sul serio cosa stesse cercando di dirmi whale. Stava per riprendere la parola ma ancora una volta fu costretto a fermarsi in quanto un'infermiera entrò in studio comunicandogli che la paziente della stanza quattro aveva appena ripreso coscienza. 
- Grazie, arrivo subito. - congedò la ragazza per poi tornare a parlare con me. - Tua moglie si è appena svegliata. Vieni ti porto da lei. - Disse raggiungendo la porta e facendomi segno di raggiungerlo.
- Si mah... la cosa di cui stavamo parlando? Mi stavi dicendo che....
- Te lo spiegherò di la, in fondo anche tua moglie ha il diritto di sapere.
 
Note dell'autore:
Quanti di voi vogliono uccidermi per questo capitolo? Lo so, sono stata un po tragica e vi anticipo anche che la cosa non è finita qui... ci saranno momenti difficili da affrontare per la famiglia Jones, momenti in cui tutto sembrerà essere perduto per sempre, ma chissà... come hanno già sconfitto tante battaglie, forse riusciranno, anche se non del tutto, a sconfiggere anche questo. Fatemi sapere cosa ne pensate ma non insultatemi troppo ok? Prometto di farvi ridere comunque in questa storia attraverso i piccoli Dave e Hope. può bastare come compromesso? ehehehehe alla prossima. ciaoooo

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Capitolo 3
*** La scelta ***




POV NARRATORE
Anche se con il cuore ancora nel baratro più totale seguì Whale tra i corridori dell’ospedale arrivando così finalmente davanti la porta della sala visite dove vi era la sua amata. Era stranito dal fatto che Whale non avesse terminato il colloquio con lui, stava per dirgli cosa avesse esattamente Emma quando poi quell’infermiera aveva fatto irruzione interrompendoli. Un minuto, un minuto più tardi sarebbe stato tutto perfetto: avrebbe saputo cos’era successo ad Emma e sarebbe corso da lei. Purtroppo però il destino quel giorno sembrava essersi messo contro di lui e non solo adesso non sapeva cos’avesse la sua donna ma doveva anche ascoltare il tutto con lei presente. Non lo accettava, non voleva accettarlo. Voleva essere prima sicuro che le cose fossero quantomeno risolvibili. Non voleva che lei venisse colpita in pieno da qualcosa che avrebbe potuto farla stare male eppure Whale non aveva pensato minimamente a questa cosa e ora eccoli lì, tutti e due pronti ad entrare nella stanza che aveva enormemente sperato di poter varcare ma che ora gli fa una gran paura.
- Vai prima tu! - disse Whale incoraggiandolo ad entrare - Credo che le faccia più piacere vedere te che me. - Gli sorrise leggermente. Quello era scontato, lui sarebbe entrato di sicuro per primo. Voleva abbracciarla, baciarla, voleva coccolare quelle due creaturine che crescevano dentro di lei prima di far parlare Whale, ma l’unica cosa che fece fu mettere la mano sulla maniglia e aspettare . Cosa? Il coraggio per entrare naturalmente. - Killian... tutto ok? - domandò Whale riportandolo alla realtà.
- Si... tutto... tutto ok! - rispose per poi esitare ancora una volta. - Senti io non ce la faccio ad entrare sapendo che forse quello che hai da dire potrebbe ferirla. Non possiamo prima parlarne in privato? Vorrei quantomeno essere pronto all’eventualità di doverle fare forza. Non sarà di questo mondo e non ne capirò nulla in fatto di medicina ma non sono stupido. L’ho capito che sotto quello sguardo si nasconde una notizia poco piacevole... dimmela ti prego! Dammi modo di preparala ad affrontare tutto quello che ci sarà da affrontare. 
- Killian, va da lei adesso ok? Non pensare a niente di tutto ciò! Più tardi, quando magari si sarà ripresa un pochino e ti sarai ripreso anche tu allora ne riparleremo. Vi lascio un po’ da soli adesso. Ne avete entrambi bisogno. Ripasserò più tardi. - Non era esattamente la risposta che si aspettava, voleva sul serio sapere cosa stesse succedendo, ma già il fatto che non stesse entrando insieme a lui lo considerò un fattore positivo. Se era sul serio una brutta notizia quella che doveva dargli sarebbe entrato subito per metterli al corrente no? Se poteva aspettare a comunicare loro il tutto significava che la cosa era di sicuro risolvibile. Si croggiolò su quell’idea del tutto immotivata e senza esitare ancora entrò. Quello che gli si parò davanti era l’ultima cosa che si aspettava: la sua donna era confinata in un letto ricoperta per due terzi del suo corpo da fili, tubicini e macchinari. Aveva un paio di flebo, un sondino nel naso, un monitor per l’elettrocardiogramma e un altro monitor collegato ad una cintura che le avvolgeva la pancia che di sicuro serviva per monitorare i due gemellini. Il suo cuore perse un battito, l’ennesimo in quella giornata, nel vederla così. Aveva paura ad avvicinarsi, sembrava talmente delicata e indifesa che aveva paura di poterle fare male anche solo sfiorandola con un dito. Fu lei a richiamare la sua attenzione chiamandolo. Fu solo un suono leggero ma bastò per farlo tornare alla realtà. Prontamente le si avvicinò, le diede un casto bacio sulla fronte e lei di rimando gli sorrise dolcemente per poi provare a mettersi seduta.
- Ehi ehi ehi che stai facendo? Rimani giù, non fare sforzi. - le disse con voce preoccupata. Quello non era stato un semplice svenimento come diceva Regina, non ci si riduce di certo così per uno svenimento.
- Allora dammi un bacio degno di chiamarsi tale capitano! Quello che mi hai appena dato faceva decisamente pena. - Sorrise cercando inutilmente di coinvolgerlo.
- Scusami è che... ho paura di farti male... - confessò - la verità è che era spiazzato. Non pensava certo di trovarla così.
- Un bacio non ha mai ucciso nessuno però! Avanti che stai aspettando pirata! - Si lasciò convincere dalle sue parole e la baciò sul serio questa volta: labbra conto labbra. Le regalò uno dei suoi migliori baci ma oltre a questo le trasmesse anche tutti i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Dopo anni di fidanzamento e convivenza Emma aveva imparato a conoscerlo alla perfezione. Sapeva esattamente quando qualcosa non andava in lui. Lo percepiva dallo sguardo, dai movimenti delle mani, dal tono delle sue parole... ma sopratutto dai suoi baci. Eh già! Emma Swan sapeva leggere perfettamente il suo uomo, Killian era un libro aperto per lei e presto, proprio grazie a quel bacio rivelatore la sua donna comprese che c'era qualcosa non andava in lui. - Mi dici che succede? Sembri preoccupato! - chiese catturando con lo sguardo le sue pietre azzurre. - Qualcosa non va? Ti hanno forse detto qualcosa che ancora non so? - Sembrava tranquilla fin quando pronunciò l’ultima  domanda ma poi, prendendo in considerazione il fatto che forse la preoccupazione di suo marito era dovuta proprio a qualcosa che potesse avergli rivelato Whale, iniziò ad agitarsi anche lei. Il suo primo pensiero andò dritto ai gemelli: che ci fosse qualcosa di sbagliato con loro e che lui non volesse dirglielo? Che quello svenimento avesse compromesso la sua gravidanza? I suoi bambini stavano bene? Perché Killian era così fuori di se? Tutte queste domande invasero la sua mente portandola presto ad un aumento eccessivo del suo ritmo cardiaco. Il macchinario iniziò incessantemente a suonare attivando l’allarme della stanza. Killian sobbalzò nel sentire quei marchingegni fare quel gran baccano ma non ebbe il tempo di poter dire o fare nulla che Whale seguito da un paio di infermieri entrò in stanza per assicurarsi che fosse tutto ok. Controllarono Emma da cima a fondo con la supervisione di Killian il quale non ci pensò minimamente ad uscire dalla stanza dopodiché le diedero delle gocce per riportare il ritmo cardiaco alla normalità.
- Che succede qui dentro? Perché ti sei agitata così? - chiese Whale continuando a controllare i monitor.
- I gemelli... come stanno i gemelli? È tutto apposto vero? Stanno bene? - non era decisamente il caso di dirle cosa in realtà stava succedendo, non era ancora il momento. Se il solo pensiero di un eventuale pericolo le aveva procurato un ritmo cardiaco decisamente superiore alla norma cosa sarebbe successo se le fosse stata detta la verità? Bisognava aspettare ancora un pochino e farla calmare del tutto prima di intervenire. Come fare? Killian non era decisamente in grado di aiutarla in quel compito, lui era più agitato di lei. Bisognava tornare qualcuno o qualcosa che riuscisse a distrarla, o ancor meglio... a distrarli per poi poter parlare con loro in tutta calma in un secondo momento. L’idea gentile balenò alla mente del dottore quasi subito, uscì dalla stanza insieme al suo teem e tornò una decina di minuti dopo insieme alla cura migliore che possa esserci.
- Scusate se vi disturbo ancora - disse entrando nuovamente in stanza - Ma è l’ora della medicina speciale. - sorrise.
- Medicina speciale? - continuò Killian mentre Emma confusa li guardava - Non sarebbe il caso invece di parlare un po’ Whale? - lo fulminò con lo sguardo come a dirgli "basta giochetti, sputa il rospo". La sua Emma era cosciente.... debole è vero ma pur sempre cosciente, per quale assurdo motivo quel medico da strapazzo non si decideva a parlare?
- Parlare di cosa scusate! - continuò Emma allo scuro di tutto. Sapeva che Whale doveva comunicare loro qualcosa, in fondo ancora non avevano parlato degli esiti della visita a cui si era sottoposta, ma non sapeva di certo che il suo Killian avesse già cercato di parlare con lui. 
- Non è ancora il momento! - rispose prontamente l'uomo sorridendo per non destare sospetti o altre crisi. - Prima c’è qualcuno che vorrebbe far visita alla nostra cara paziente. - Senza aggiungere altro aprì la porta e in tutta velocità entrò un piccolo terremoto biondo di nome Dave seguito a sua volta da una timida bimba, anch’essa bionda, la quale a differenza di suo fratello si stringeva al suo orsacchiotto di peluche con fare timido. Lo sguardo di Emma cambiò improvvisamente riempiendosi di gioia mentre quello di Killian... beh, da preoccupato quale era passò ad essere infuriato. Non voleva che i suoi figli vedessero la loro madre in quelle condizioni, non voleva si spaventassero, ma Whale a quanto pare non ci aveva minimamente pensato. Lo imbruttì facendogli capire tutti i suoi pensieri al riguardo e lui prontamente rispose indicandogli la sua prole che adesso era accanto alla loro mamma più felici che mai a ricevere la dose giornaliera di coccole che ancora non avevano ricevuto.
- È tutto ok Killian, non guardarmi così! - in fondo cosa aveva fatto di male?
- È la mia famiglia, sono i miei bambini, devi chiedere il permesso a me prima di prendere questo tipo di iniziative. Non puoi prendere decisioni tu per loro!
- Non vedo dove sia il problema: sono entrambi tranquilli.
- Non volevo che vedessero la loro madre in queste condizioni ok? Sopratutto Dave. Hope è piccola non ci fa nemmeno caso ma Dave è uno a cui non sfugge nulla. Non voglio che si preoccupi. Qualsiasi cosa abbia Emma, che sia una banale influenza o meno, voglio che ne siano fuori. intesi? 
- Papino... bieni con noi qui dalla mamma? - Fu la piccola Hope a interrompere quel battibecco tra uomini. Si era avvicinata al suo papà e prendendolo per la maglia cercò, anche se con scarsi risultati,  di trascinarlo verso il lettino dove si trovava Emma. Whale sorrise confermando la sua teoria che i bambini erano più che tranquilli e si congedò lasciandoli un po’ da soli. Passarono un momento familiare davvero molto sereno nonostante la situazione che turbava l’animo di Killian e a rendere ancora più serena quell’ora di visite fu  il resto della famiglia che venne autorizzata ad entrare. Tutto procedeva nel migliore dei modi fin quando, di punto in bianco, Killian si rese conto che Dave si era improvvisamente ammutolito.
- Campione tutto ok? - gli chiese richiamando sia la sua attenzione che quella di tutti i presenti. Il bambino inizialmente annuì cercando di far cadere li l'argomento ma poi al riformulare della frase sempre da parte di suo padre, il quale lo vedeva che non era per nulla sereno, il piccolo iniziò a piangere disperatamente.
- Dj bua? - chiese Hope preoccupata andando immediatamente ad abbracciare suo fratello. La piccolina odia vedere Dave giù di morale ed è sempre pronta, quando questo accade, ad aiutarlo.... si beh...a modo suo naturalmente. - Ti do bacino se mi dici dobe ti sei fatto la bua! Te la faccio passare io! Sono super brava! Lo dice sempre anche mammina. - il piccolo purtroppo, nonostante volesse, non riuscì a risponderle alla sua sorellina  in quanto il pianto si fece sempre più insistente e straziante. Emma dispiaciuta nel vederlo così non ci pensò due volte a provare ad alzarsi per consolarlo ma Killian, capendo le sue intenzioni, giocò d’anticipo prendendolo in braccio e facendolo sedere sul letto accanto a lei prima ancora che provasse a mettersi seduta in modo tale che potesse consolarlo a sua volta senza fare alcun tipo di sforzo. Il piccolo Dave si abbracciò a sua madre con forza e non sembrava minimamente intenzionato a lasciarla la presa. Singhiozzava rumorosamente e inutili furono le dolci parole di Emma per farlo tranquillizzare. Dovette ricorrere ad una canzoncina, la stessa che gli cantava ogni volta che piangeva nei primi periodi in cui era arrivato in famiglia. Quella fu l’unica cosa che sembrò quantomeno funzionare un pochino.
- Ecco bravo, così! Respira.... Mi dici che succede tesoro? - chiese Emma, non appena lo dive un po' più tranquillo, asciugandogli gli occhi - Eri felice fino a poco fa, cos’è che ti ha fatto rattristare così?
- Tu... tu... tu stai... stai bene mam.... mamma? - domando il piccolo singhiozzando tra una parola e l’altra. Non era ancora riuscito a calmarsi del tutto.
- Certo che sto bene cucciolo mio! - lo abbracciò capendo immediatamente i suoi pensieri... si stava preoccupando per lei.  - Ti sei preoccupato per me? - il piccolo annuì - Che dolce che sei ma non devi temere nulla amore mio, io sto bene.
- E... e... e perché hai tu... tutti questi fili a...att... attaccati? - “menomale che non ci avrebbe fatto caso!” Pensò Killian guardando in aria per non andare da Whale e prenderlo a schiaffi.
- Questi dici? Tranquillo non sono nulla di così grave. Servono solo per controllare che tutto sia ok! - rispose prontamente lei - Guarda tu faccio vedere : lo vedi questo filo? Questo controlla me - indicò l’elettrocardiogramma - Quest'altro invece i tuoi fratellini. Non è nulla di cui tu ti debba preoccupare tesoro ok? Sto bene.... me li hanno messi solo per precauzione.
- Mah... ma la non... la nonna ha... la nonna ha detto che.. che... che non è normale.....! Lo ha detto sottovoce a non... nonno! - ecco spiegato perché improvvisamente il piccolo Dave aveva cambiato umore. Come al solito sua nonna non era stata attenta e ne aveva combinata un’altra delle sue. Emma ignorò il commento fatto da sua madre nonostante anche lei si fosse preoccupata per tutti quei marchingegni messi addosso e si concentrò solo ed esclusivamente al suo bambino .
- Dave amore ascoltami bene. Sono sicura che la nonna ha detto così solamente perché è un po’ preoccupata anche lei. È normale che lo sia dopotutto: è la mia mamma. Anche io sarei preoccupata a sapere uno dei miei adorati figlioletti in ospedale. Sono sicura che si sia già tranquillizzata però sai? Perché non glielo chiedi tu stesso? Il bimbo rimase un po’ a fissare la sua mamma incerto sul da farsi dopodiché si girò verso sua nonna e Emma nel mentre la fulminò con lo sguardo minacciandola con il solo pensiero. Doveva essere convincente o le avrebbe fatto passare un brutto quarto d’ora.
- Nonna è vero che... che non sei più preoccupata per la mia mamma?
- È vero Dave, stai tranquillo. Lo sai come sono fatta no? Tuo padre e tuo nonno mi prendono sempre in giro perché vado nel panico per qualsiasi cosa. Quando ho saputo che era i ospedale mi sono un po’ spaventata ma adesso che l’ho vista sto decisamente meglio. Scusami ok? Non volevo farti spaventare così. - il bambino rimase sul chi va la, non aveva minimamente creduto alle parole di sua nonna ma almeno smise di piangere e per tutto il resto dell’ora rimase tranquillo. Quando l’infermiera entrò a comunicare loro che il turno di visita era ufficialmente terminato e che dovevano gentilmente lasciare la stanza per permettere ai medici di lavorare ci fu qualche altro capriccio da parte di Dave il quale questa volta venne spalleggiato anche dalla sua sorellina che si mise a piangere perché non voleva lasciare la sua mammina in quel posto “chifoso” come lo chiamava lei. Killian fu l’unico che ebbe il consenso di poter rimanere così Regina e i charming furono costretti ad essere i “cattivi” di turno e portare i due piccini in corridoio dove insieme avrebbero aspettato il ritorno di Killian per sapere in via ufficiale cos’avesse Emma e per capire come organizzarsi per quella notte. Killian era molto provato da quella giornata e tutti i suoi familiari concordarono che non era il caso di lasciarlo solo alle prese con quei due bambini pestiferi. Se da una parte però c’erano Regina, David, Snow e Robin disperati alla ricerca di un modo per calmare i piccoletti di casa Jones, dall’altra c’erano Emma e Killian disperati per la troppa attesa. Erano ore che aspettavano di avere notizie su quanto accaduto ma Whale, nonostante avesse dato l’ordine di far uscire tutti dalla stanza, ancora non si era degnato di andare da loro. L’ansia iniziava davvero a farsi sentire ma nessuno dei due ne fece parola con l’altro. Se ne starono in silenzio, abbracciati a scambiarsi coccole in attesa del verdetto.
- Andrà tutto bene lo sai vero? - fu Killian a romepere il ghiaccio. Vedeva la sua Emma iniziare ad agitarsi ed era l’ultima cose che voleva vedere. - Io non permetterò che vi accada nulla.
- Sei un tesoro ma non devi fingere con me, lo vedo che sei agitato. Whale ti ha già accennato qualcosa?  È molto seria la situazione non è vero?
- Ma che dici è? - le diede un ulteriore bacio con l'intento di farle cambiare argomento. Aveva sul serio avuto  un piccolo incontro con il dottore poco prima che lei sisvegliasse ma le parole utilizzate da quest'ultimo gli fecero gelare letteralmente il sangue nelle vene. Lei non doveva saperlo... non ancora almeno. Se gli avesse accennato qualcosa si sarebbe spaventata e lui, non sapendo cosa effettivamente avesse, non avrebbe potuto confortarla. 
- Beh... Il fatto che abbia fatto entrare i bambini non è che mi abbia rincuorato poi così tanto. Siamo ancora in pronto soccorso e le visite qui sono bandite. Se li ha fatti entrare forse è perchè....
- È stato carino tutto qua. Non farti paranoie inutili. Comunque no, Non mi ha detto nulla, voleva che fossi presente anche tu! Tranquilla però, qualsiasi cosa ci dirà andrà tutto bene. 
- Tu dici? Io non lo so... dopo quello che successe con Hope...
- Te lo giuro! Anche al costo di dover rimanere per i restanti quattro mesi di questa gravidanza qui, tra queste quattro mura, noi ne usciremo vincitori. E per noi intendo tutti e quattro. - gli aveva appena fatto una promessa e aveva tutta l'intenzione di mantenerla. 
- Ti amo! - esclamò lei commossa dalle parole del suo uomo.
- Ti amo che io! - la baciò suggellando così la parola data - Ora però vado a chiamare Whale. Prima scopriamo cosa ti è successo e prima possiamo intervenire e tornare alla nostra vita. - fece per alzarsi e raggiungere la porta ma Whale lo anticipò entrando in stanza.
- Eccomi qui! Scusate se ho impiegato più tempo del previsto ma ho voluto ricontrollare ancora una volta  tutte le analisi e i referti delle visite fatte per confermare la mia diagnosi.
- Dicci tutto senza girarci attorno ti prego! Sono ore che attendo, non ne posso più! - fu Emma a parlare per prima ma Killian era esattamente dello stesso pare. Il medico li guardò per un attimo in evidente difficoltà, non sapeva davvero come fare. Doveva comunicargli una notizia non proprio “facile” da digerire e si maledì mentalmente per aver preso di sua spontanea volontà quel caso. Era di guardia quel pomeriggio ma non spettava a lui prendere in cura in caso. Emma era stata affidata ad un'altro medico inizialmente ma lui, tenendo molto alla ragazza e alla sua famiglia, aveva preferito farsi carico personalmente della cosa non pensando che si sarebbe rivelata più complicata del previsto . 
- Speravo di potervi dare buone notizie, ho voluto ricontrollare ancora i referti proprio per questo,  ma aimè... purtroppo non ce ne sono. Il malessere di questo pomeriggio, come tutti gli altri malesseri piccoli e grandi avuti fin ora, sono tutti dovuti alla gravidanza Emma. Il tuo corpo non riesce a gestire questa gravidanza come in realtà dovrebbe, sta soffrendo e ha iniziando a dare segnali di cedimento.
- Co... cosa vuoi dire con questo? Che rischio di perdere i bambini? - aveva sbarrato gli occhi più impanicata che mai all’idea. Aveva passato una cosa simile con Hope, non voleva ripetere l’esperienza. E poi... teneva troppo a quella gravidanza, amava già i suoi bambini, non avrebbe permesso al suo corpo di far del male alle sue creature.
- I bambini dalle analisi fatte sono in perfetta salute.
- Non vedo dove sia il problema allora. Se i bambini stanno bene...
- Ti interrompo subito. Non sono i bambini in se il problema, sei tu quella che non sta affatto bene Emma. Il tuo emocromo è tutto sballato e con esso anche il resto delle analisi fatte.  - fece una pausa per dar modo ai due di poter metabolizzare parte della notizia. - Questa gravidanza, come già sai, è stata considerata da subito a richio. Dai valori delle analisi iniziali si deduce chiaramente che era destinata ad interrompersi entro il primo mese e mezzo.
- Me lo avevano accennato e ho fatto una cu...
- Lo so! Ti sei sottoposta ad una cura per risolvere il problema e in parte ha anche dato risultati soddisfacenti,al tempo stesso però  ha compromesso e sta compromettendo la tua salute. Siamo passati da un estremo all'altro. Prima era a rischio la gravidanza, ora se non interveniamo tempestivamente sei a rischio tu. Quella a cui ti sei sottoposta non è una cura che può essere somministrata a tutte le gravidanze e mi meraviglio di come sia stato ingenuo il mio collega. Ci sono gravidanze e gravidanze e la tua purtroppo non era destinata ad andare avanti. - non erano certo queste le parole che si aspettavano di dover sentire. Immaginavano entrambi che ci fosse qualche problema ma erano tuttavia sicuri che fosse qualcosa di più semplice da risolvere. 
- E cosa ci consigli di fare adesso? - Ancora una volta fu Emma a formulare la domanda anche se con tono agressivo. Era già sul piede di guerra. Killian a differenza sua se ne stava in disparte. Lui aveva capito già cosa si celasse dietro lo sguardo compassionevole di Whale. 
- L'unica cura possibile purtroppo è l'unica cosa che avrei tanto desiderato non dirvi. Per riportare i tuoi valori nella norma l'unica cosa da fare è interrompere la gravidanza. Mi dispiace...davvero!  Avrei voluto darvi una notizia differente.  - la mano di Emma strinse in una morsa mortale la mano del suo uomo. Interrompere la gravidanza non rientrava di certo nei suoi piani. Avrebbero trovato un'altra soluzione: lei non avrebbe mai permesso a nessuno di portarle via i suoi figli. 
- No! Non è l'unica opzione... - disse con gli occhi completamente velati dalle lacrime. Era intenzionata a combattere è vero, non si sarebbe di certo arresa tanto facilmente, ma quelle parole dette così, senza un minimo di grazia, l'avevano profondamente colpita. Si aspettava di ricevere una cattiva notizia ma non pensava che si sarebbe arrivati fino a quel punto. 
- Emma non...
- DEVE ESSERCI UN ALTRO MODO WHALE!!!! Mi rifiuto categoricamente di credere che l'interruzione della gr.... - fu costretta a interrompere il suo discorso e a prendere un respiro. Le mancava l'aria anche solo ad immaginarla una cosa del genere. No! Non sarebbero mai arrivati a tanto.
- Emma tesoro! Tutto bene? - Ed ecco Killian riprendersi immediatamente dal suo strato di trance non appena la sua Emma ebbe il primo segnale di cedimento. La donna ignorò il suo uomo e una volta ripreso fiato tornò a inveire contro Whale.
- Non è l'unica soluzione! Mi dispiace ma non ti credo! Che accidenti di fine hanno fatto le banali vitamine è? Ci sono passata già con Hope ricordi? Eri tu a tenermi in cura e anche a quei tempi la gravidanza sembrava essere a rischio. Non si può intervenire allo stesso modo? Non possiamo tenere a bada la cosa e valutare giorno dopo giorno il da farsi? - Dentro di lei lo sapeva già che se le cose fossero state simili al passato Whale sarebbe stato il primo a proporle la stessa cura ma non poteva comunque accettare una diagnosi del genere. No! Era completamente fuori discussione. 
- Pensi che non ti avrei proposto di fare un tentativo se avessi intravisto un margine di riuscita? - provò a farle capire rimanendo sempre con toni pacati. Comprendeva il suo punto di vista, capiva esattamente che non doveva essere per nulla facile accettare una notizia del genere, ma lui purtroppo non ne aveva colpa, stava semplicemente facendo il suo lavoro. - Purtroppo non c'è una cura Emma o meglio: qualsiasi cura ti prescrivessi per riportare i tuoi livelli ad una soglia quanto meno decente danneggerebbe in maniera irraparabile i bambini per cui...
- Allora niente cure... andrò avanti così fin quando non saranno nati!  Penserò a rimettermi in  forma subito dopo la loro nascita. In fondo qualche svenimento non ha mai ucciso nessuno no? - ormai andava alla cieca, cercava di appigliarsi a tutto pur di non dover ammettere che ci fosse un serio problema da affrontare. 
- Non sopravviveresti neanche un altro mese senza cure e i bambini lo sai anche tu che non sarebbero nelle condizioni migliori per nascere in quanto troppo prematuri. Morirebbero loro e moriresti tu. - questa volta fu più diretto: se con la gentilezza e le parole delicate non riusciva a farle comprendere la gravità della situazione allora forse era giunto il momento di andare diretti al punto. - Prima interrompiamo la gravidanza prima riceverai le cure per rimetterti in sesto. C'e anche la possibilità che tu non debba sottoporti a nessun tipo di cura dopo l'intervendo. Sono i due feti che ti indebboliscono pertanto una volta interrotta la gravidanza potresti anche riprenderti autonomamente. 
- Sono i miei bambini non puoi....
- Aspettate un secondo. - Intervenne Killian interrompendoli - Quando mi hai convocato nello studio mi hai parlato di una scelta. Cosa intendevi? Oltre a quello che ci hai appena proposto di fare c'è un'altra alternativa? - Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di un aborto pensò.
- Purtroppo non c'è un'alternativa! 
- E allora cos'era la scelta di cui mi parlavi? Perchè se non vi è un'altra alternativa mi hai detto di scegliere? - Adesso era decisamente confuso.
- Quando abbiamo avuto il colloquio Emma non era ancora cosciente e non sapevo, visto i valori che le analisi riportavano, entro quando si sarebbe svegliata: era quasi entrata in coma Killian! Ti ho chiamato in studio proprio per informarti della cosa e per dirti di tenerti pronto all'eventualità di prendere decisioni che potessero riguardarla.
- Non... non mi hai detto nulla di tutto questo! Whale lei... LEI STAVA PER ENTRARE IN COMA E TU NON MI HAI MINIMAMENTE MESSO AL CORRENTE DELLA COSAAAAAA?!?!?!?!?!!? 
- Non ho fatto in tempo, si è svegliata proprio mentre stavo per dirtelo. - salvato in calcio d'angolo. 
- Beh... resta il fatto che mi hai detto testuali parole: "occorrerà che tu faccia una scelta" di che accidenti stavi parlando è?!?! Non si può scegliere se non c'è una seconda opzione non trovi? - ok... nessuno in quella stanza era ancora arrivato a capire la dura realtà dei fatti pertanto anche se non avrebbe voluto farlo toccò a Whale dare spiegazioni.
- Se fosse entrata in coma, cosa che credevo certa ormai visto che non accennava minimamente a svegliarsi, avresti dovuto tu prendere tutte le decisioni mediche del caso. Sapevo già che non sarebbe stato semplice per te darmi il consenso ad interrompere la gravidanza pertanto ti stavo semplificando il lavoro facendoti capire a cosa saresti andato in contro se non mi avessi dato il consenso. E' per questo che ho parlato di "scelta"... Autorizzandomi ad intervenire avresti salvato la vita a tua moglie, in caso contrario... beh... avresti salvato la vita dei gemelli. Il corpo di Emma non resisterebbe oltre un mese in queste condizioni pertanto se non mi avessi dato il consenso a procedere l'avremmo tenuta in vita tramite macchinari fin quando i bambini non sarebbero nati...
- No no no no no! Aspetta un secondo! Che... che stai cercando di dirmi è? Che mi stavi proponendo di scegliere tra mia moglie e i miei figli? Whale ma... MA TI E' FORSE DATO DI VOLTA IL CERVELLOOOO????? MA COME TI E' VENUTO IN MENTE DI PROVARE ANCHE SOLO A DIRMI UNA COSA DEL GENERE E'? MA STIAMO SCHERZANDO? SACRIFICARE MIA MOGLIE PER SALVARE I MIEI FIGLI..... CONDANNARE A MORTE I MIEI FIGLI PER SALVARE MIA MOGLIE... NO! - Non avrebbe mai scelto, non avrebbe portato da solo quel fardello per poi rinfacciarselo per tutta la vita.
- Sarebbe stata dura, lo capisco, ma la prassi è questa purtroppo. Quello che posso dirti però è che adesso non sei più solo e non dovrai prendere più alcuna decisione al posto suo. - indicò Emma che nel mentre era rimasta in silenzio con lo sguardo completamente perso nel vuoto. - E' sveglia e può decidere da sola quel che è meglio per lei. - fece una piccola pausa per poi tornare a parlare con la diretta interessata - Emma lo so, è difficile da accettare, ma non abbiamo altra scelta: il tuo bene prima di tutto. Converrai con me che la scelta migliore sia quella di interrompere questa gravidanza. - le mise dei fogli davanti. - Questo è il modulo di consenso per l'intervento... lo faremo domani in mattinata, devi solo firmarlo. - Non le mise fretta, sapeva che ci sarebbe voluto un po prima che metabolizzasse la cosa -Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, ripasserò tra un po' ok? - non si aspettava una risposta, la sua era una domanda retorica, rimase li ancora qualche minuto nell'eventualità uno dei due avesse altre domandi da porgli dopodichè li salutò con un gesto del capo e si incamminò in direzione della porta.
- Non firmerò un bel nulla! Puoi riprenderti questi maledetti fogli! - la sua voce era piatta, apatica... ma allo stesso tempo era ferma e decisa. Aveva preso la sua decisione... non aveva mai cambiato idea a dire il vero. Era una madre... non si sarebbe mai messa avanti ai suoi figli: prima il loro bene, poi il suo, non c'era da discutere su questo.
- Credo tu debba prenderti del tempo per metabolizzare la cosa Emma, non pensi lucidamente in questo momento. Perchè non...
- TI HO DETTO DI RIPRENDERTI QUESTI STRAMALEDETTI FOGLIIIIIIII! - Ok... era esplosa anche lei. 
- Emma mah...
- NON UCCIDERO' I MIEI FIGLI WHALE!!!!!!!!!!!!!!!!!!
- Lo capisco che non è semplice da accettare mah...
- MAH NIENTE OK? NON UCCIDERO' I MIEI FIGLI! SONO STATA ABBASTANZA CHIARA? NON  UCCIDE....
- Ucciderai te stessa quindi? - le domandò a quel punto, a bruciapelo, Whale. - Non so se hai capito bene quello che riferito prima a tuo marito: o i bambini o tu... non ci sono altre alternative purtroppo. Io da medico ti consiglio di interrompere la gravidanza, in fondo potrete sempre riprovarci tra qualche tempo, ma se proprio non accetti questa cosa, cosa devo dirti? Sai a cosa vai in contro, ne sei appena stata messa al corrente quindi... a te la scelta. Pensaci bene però: non c'è solo la tua vita in gioco.
- Emma amore forse wh.. - anche Killian, il quale fino a quel momento non aveva voluto schierarsi, provò a dire la sua  ma Emma era un fiume in piena in  quel momento e niente l'avrebbe fermata.
- NON AZZARDARTI A RIVOLGERTI A ME CON QUEI TONI DA "SO TUTTO IO" CHIARO? NON TI PAGANO DI CERTO PER VENIRMI A FARE LA PATERNALE! RIPRENDITI QUESTI MALEDETTISSIMI FOGLI E VATTENE!!!! 
- Ti considero mia amica, volevo solamente...
- ANCORA CHE CONTINUIIIIIIII???? NON ME NE FACCIO NULLA DEL TUO PARERE DEL CAVOLO OK? NON VOGLIO SENTIRTI SPARARE ALTRE STR...
- Lasciaci dieci minuti da soli, per favore. - Santo Killian, se non fosse intervenuto molto probabilmente Emma si sarebbe messa il dottorino sotto i piedi. Aveva bisogno di calmarsi ma sopratutto di ragionare e con Whale in stanza non lo avrebbe mai fatto. Senza aggiungere nulla  Whale si congedò lasciando i due coniugi un po' di privacy. Killian non centrava nulla in quella storia, era stato muto fino a quel momento ma a quanto pare adesso Emma era arrabbiata anche con lui.
- Non sarai d'accordo con lui vero? - non le rispose - KILLIANNNNNNNNNNNNNNNN!!!!!!!! Come puoi essere d'accordo!
- Emma io non sono d'accordo con nessuno ok? Questa storia fa schifo in qualsiasi modo la si guarda ma concorderai con me che bisogna prendere una decisione che vada al di la di noi due. - Non erano più soli da tempo ormai, a casa avevano due creature cui dover tener conto. Per non parlare di Henry che nonostante fosse cresciuto aveva ancora bisogno della sua mamma. 
- Non eri quello che non si sarebbe mai schierato? Che c'è hai già cambiato idea?!? - esclamò in maniera molto scontrosa riprendendo in ballo ciò che Killian aveva precedentemente detto.
- Ho detto che non  mi sarei mai e poi mai preso la responsabilità di prendere questa decisione da solo. Non volevo portare da solo questo fardello ma questo non significa che io non abbia un pensiero in merito. Emma vedi...
- Non voglio neanche starti ad ascoltare, vattene anche tu! - gli indicò la porta 
- No, non se ne parla!  Tu  adesso mi ascolterai invece perchè non me ne starò di certo con le mani in mano, da perfetto idiota,  a vederti toglierti la vita! - la zittì. Killian Jones era sempre stato dalla sua parte e per quanto fosse difficile da accettare pensava che alla fine lui, per l'amore che provava nei suoi confronti, l'avrebbe assecondata. Per la prima volta da quando stavano insieme però Killian aveva preso un'altra strada: si stava schierando contro di lei. Non riusciva a comprenderlo, non riusciva a capire come fosse possibile che l'uomo che amava e che tanto diceva di amarla avesse improvvisamente deciso di voltarle le spalle. Non capica che in realtà era proprio l'amore che nutriva nei suoi confronti il motivo per cui le stava dando contro. - Niente mi renderebbe più felice che poter conoscere e crescere questi due bambini, i nostri bambini... ma purtroppo la realizzazione di questo sogno porterebbe a galla il mio maggiore incubo: perderti! Posso accettare di tutto dalla vita devi credermi ma non questo purtroppo. Ti amo troppo e non posso vivere senza di te, mi dispiace. Sembrerà banale, una frase fratta o tutto ciò che vuoi ma è la verità. Per non parlare che di la, in corridoio, ci sono due dei nostri tre figli. Il mio peggiore incubo è anche il loro peggiore incubo. Hanno bisogno di te per crescere e affrontare la vita, hanno bisogno della loro mamma e io non ho alcuna intenzione di impedirglielo. E' per questo che ti dico, anche se a malincuore, che la scelta di Whale è la più sensata. Forse non mi perdonerò per tutta la vita per questo ma è così: tra i due mali devo scegliere quello minore, metaforicamente parlando sia chiaro, e quello minore al momento è interrompere la gravidanza.
- E' un discorso altamente egoistico il tuo. Stai pensando a te stesso e stai mettendo in secondo piano i tuoi stessi figli te ne rendi conto? - gli disse iniziando ad alterarsi. 
- Ma che cosa dici è? Ma se ho appena detto che...
- Dave, Henry e Hope ti sono serviti solo per rafforzare la tua teoria, per ottenere un : "hai ragione" facile. I figli di cui ti stavo parlando non sono loro però. Sono queste due creature che stanno crescendo dentro di me che stai mettenso in secondo piano. Le stesse creature con cui fino a ieri passavi le ore a parlare nella speranza ti sentissero. Pensa che bell'idea si saranno fatti di te se ti stessero sentendo davvero... li stai condannando a morte per un banale e ridicolo capriccio.
- Pensare a te, a mia moglie, alla donna della mia vita, a colei grazie al quale la mia vita ha un senso è da considerare un banale e ridicolo capriccio???????? Ma ti ascolti quando parli? 
- Si! e lo penso sul serio Killian. Non stai pensando da genitore, stai pensando unicamente a te stesso! 
- E tu invece? Pensi di essere tanto meglio di me? I gemelli possono anche essersi fatti un'idea sbagliata su di me ma tu pensa cosa possano pensare gli altri nostri figli del tuo volerli lasciare soli.
- Io non li sto...
- Si invece, li stai lasciando da soli!  Li stai buttando in mezzo ad una mandria di leoni inferociti ad affrontare la vita come capita capita. - prese un respiro - Ma non lo capisci che hanno bisogno di te per poter crescere nei migliori dei modi? Henry ha Regina, in ogni caso sarebbe almeno in parte tutelato ma Dave e Hope? Non penserai di certo che possano vedere in Regina una figura genitoriale vero? E' la loro zia per loro, niente di più. A chi chiederanno aiuto quando non sapranno cosa fare? 
- A TE RAZZA DI IDIOTA! A te chiederanno aiuto! Sei il loro padre, non penserai che nella loro vita tu non valga nulla! - rispose scocciata come se quella fosse una risposta altamente scontata.
- Chiederanno aiuto a me... Hope chiederà aiuto a me vero?  Parlerà con me dei suoi problemi da giovane donna è? Ma dai... Lo sai anche tu che le bambine parlano di queste cose con la loro mamma. Un padre, un padre come me sopratutto cosa pensi possa mai dare... tze!  Per non parlare di Dave... ma ci pensi a lui? Quel piccolino è cresciuto fino ad un anno fa in un istituto senza una famiglia e senza nessuno che si preoccupasse per lui. Ricordi come lo trattarono il giorno in cui andammo a fare il colloquio? Te lo ricordo io nel caso lo avessi dimenticato: da schifo!!!!!! Se lo maltrattarono in quel modo con noi li presenti pensa cosa possono avergli fatto in separata sede. Ha appena trovato una famiglia unita che lo ama incondizionatamente Emma, ha trovato la sua casa, i suoi veri affetti... vuoi togliergli tutto questo facendo nascere in lui quell'assurda domanda che nessun bambino dovrebbe mai porsi?  "cosa ho mai fatto di sbagliato nella vita per meritarmi questo?" è questo quello che si chiederà per tutta la vita e tu... proprio tu che hai vissuto la sua stessa situazione dovresti impedire che questo accada. Gli occhi di lei diventarono due gemme di fuoco, Killian aveva appena toccato un tasto delicato, stava per esplodere ma qualcosa, forse il pensare che suo marito stesse provando di tutto solo di farle cambiare idea, il fatto stesso che in fondo non avesse poi tutti i torti, la fece tornare sui suoi passi. 
- Lo so quello che stai cercando di fare... vuoi farmi sentire in colpa...  - e in parte ci stava riuscendo alla grande. Quelle parole la stavano distruggendo. 
- Non voglio assolutamente farti sentire in colpa. Se pensi questo allora vuol dire che in tutti questi anni non hai mai capito nulla di me. Voglio aprirti gli occhi e evitare di farti fare un gesto sconsiderato e idiota.
- Per te sarà sconsiderato e idiota forse, ma non lo è per me. Mi sto sacrificando per il bene dei nostri figli, ma non lo capisci? Sono una madre Killian... devo prendermi cura di loro come farei per Dave, Henry e Hope. Non posso non pensare a loro solo perchè non sono ancora nati e non posso di certo pensare al bene di tre figli e fregarmene degli altri due. Un buon genitore non sceglierebbe mai tra un figlio o l'altro.
- Ma volente o nolente lo stai facendo... sei costretta a farlo ecco perchè non capisco come tu possa voltare le spalle proprio ai tre che ti hanno riempito di gioia fino a poche ore fa. Sembrerò un mostro a parlare così lo so ma non c'è altra scelta amore mio. O salviamo i gemelli sacrificando così il bene degli altri nostri tre figli o pensiamo al bene della nostra famiglia, quella che è già qui, sacrificando i gemelli. Concordo con te che fa schifo da tutte le parti questa situazione ma purtroppo siamo davanti ad un bivio. 
- Il bivio lo vedi solo tu però... possiamo non scegliere! Possiamo garantire un futuro a tutti e cinque i nostri figli. Dobbiamo solamente sacrificarci noi. Non abbiamo mai avuto paura a farlo, li abbiamo sempre messi al primo posto, abbiamo sempre detto che il loro bene viene prima del nostro, perchè dovrebbe essere differente questa volta? La soluzione è proprio sotto i nostri occhi, io l'ho già vista, adesso devi solamente vederla anche tu.
- Non... non riesco a farlo mi dispiace...
- Perchè pensi da marito! - scosse la testa rassegnata.  - Senti Killian non sai quanto mi faccia piacere sentirmi così amata, ma te lo chiedo per favore: lascia le vesti da marito affettuoso e prova a pensare da padre. Non è difficile: io mi assicurerò che i nostri gemellini arrivino sani e salvi in questo mondo e tu... beh tu da grande capitano quale sei guiderai la nostra ciurma in questo grande oceano che è la vita. So che puoi farlo ma devi crederci anche tu. Io ho piena fiducia in te: so che ci riuscirai. - era sincera: aveva piena fiducia nelle sue capacità di genitore ma stava anche giocando furbamente: sapeva con assoluta certezza che lui pendeva dalle sue labbra e sperava, proprio per questo, che quelle sue parole dette così, con tanto amore, lo portassero a dargli ragione e a dargli finalmente il pieno appoggio per fare quello che aveva già deciso di fare. Lo avrebbe fatto in ogni caso, era decisa ormai, ma voleva che il suo uomo fosse dalla sua parte per non sentirsi in colpa nei suoi confronti. 
- Riponi troppa fiducia in me Swan... te l'ho sempre detto. Sarò anche un buon padre ma non sono nulla senza di te. Tu mi hai reso quello che sono oggi e nel momento esatto in cui tu deciderai a voltarmi le spalle, in qualunque modo questo accada, quell'uomo che con tanta fatica hai aiutato a nascere scomparirà per sempre dalla faccia della terra lasciando al suo posto il caro e vecchio uncino... l'originale. Non sarei mai diventato quello che sono oggi senza di te quindi come credi che io riesca a mantenermi sulla retta via se tu non ci sarai più? Sono solamente castelli di sabbia quelli che ti stai facendo ma la realtà dei fatti è ben differente. - quelle parole la colpiono nel profondo commovendola:  lui riponeva piena fiducia in lei e lei come lo stava ripagando? In nessun modo, anzi... Anche se per una giusta causa, lo stava facendo soffrire.
- Tu sei come sei oggi solo per merito tuo. Io ti ho dato solo una leggera spinta a venire a galla ma per il resto hai fatto tutto con le tue soli forze. Sei quel che sei solo ed esclusivamente grazie a te stesso e io non ho alcun dubbio che sarai all'altezza anche di questo compito che adesso ti spaventa a morte. Io so che puoi farcela e poi non sarai di certo da solo: la mia famiglia ti starà accanto, Regina e Robin lo faranno e perchè no... magari tra qualche tempo una donn...
- Non bestemmiare per favore! - la fermò quasi offeso di quella frase. Ma davvero non lo capiva? Lei era la sua unica donna. O lei o nessun'altra. Non sarebbe sopravvisutto senza di lei figurarsi trovare una nuova donna. 
- Ok ok scusa... quello che però voglio dirti è che non sarai mai solo, ci sarà tutta la nostra famiglia con te e io sarò sempre qui - gli posò una mano sul petto - nel posto che ho sempre occupato. Il tuo cuore batterà per tutti e due e...
- AAALT! Se dici anche solo un'altra mezza parola giuro che faccio una strage. Incazzati, grida, piangi... fai tutto quello che più ti fa stare meglio ma non inventare stronzate. Non me ne faccio nulla delle tue belle parole, non ti riporteranno di certo in vita una volta che non ci sarai più! Dovresti capirmi, dovresti sapere quali paure mi stiano passando per la testa visto che sei stata tu la prima in passato a dovermi dire addio, eppure sembra che tu ti sia già dimenticata la sensazione. Ti avevo detto di lasciarmi andare, di non venirmi a cercare per nessun motivo al mondo e di continuare la tua vita... lo hai fatto? Certo ce no! Hai detto che mi amavi troppo per farlo. Beh adesso sta succedendo la stessa cosa solo che in maniera inversa: sei tu quella che con queste stupide parole mi sta tra le righe chiedendo di lasciarla andare; ma proprio come mi hai risposto tu in passato adesso ti rispondo io: SCORDATELO EMMA!!!! Dovrai uccidere prima me e poi passare sul mio cadavere prima di poter anche solo pensare di fare una cosa del genere. Sarò egoista? Si lo sono forse ma te lo ripeto, non lo sto facendo solo per me. Ma  sul serio pensi che dopo il tuo gesto "sconsiderato", perchè resto della mia idea Emma, io sarò ancora in grado di crescere i nostri figli? Povera illusa... Il mio buon animo smetterà di esistere nell'esatto momento in cui tu... beh hai capito. il massimo che si ritroveranno quei bambini sarà un padre ubriacone che beve fino a farsi fuori per dimenticare il dolore causato dalla loro madre. E' questo che vuoi Emma??? 
- io....
- E' QUESTO CHE VUOI EMMAAAAAAAA! RISPONDIMi DANNAZIONEEEEEEEEEEE!  - Ottenne una risposta? Certo che no. L'unico risultato che ebbe fu quello di farla esplodere in un pianto disperato. Si era trattenuta fino a quel momento ma quelle ultime parole l'avevano completamente annientata. Si abbandonò su quel letto e diede finalmente sfogo, attraverso le lacrime, a tutte le sue più grandi paure e incertezze. Non sarebbe mai voluta arrivare a questo punto, non avrebbe mai voluto che la cosa più bella ottenuta dalla vita grazie all'aiuto di suo marito diventasse la più brutta... eppure era proprio quello che stava dventando. Quella gravidanza stava rendendo tutto così complesso che molto probabilmente il lasciarsi andare era davvero l'unica soluzione. Non sopportava vedere suo marito in quelle condizioni: sembrava arrabbiato, deluso... forse lo era sul serio dopotutto, ma prima di questi sentimente ce n'era un'altro che prevaleva su tutto: la paura. Quell'uomo aveva paura e lei, sua moglie, non stava facendo altro che terrorizzarlo ancora di piu. Farlo soffrire era l'ultima cosa che voleva ma non sapeva come fare per tutelarlo e allo stesso tempo tutelare il frutto del loro amore. Per un attimo desiderò addiritttura che in quello stesso istante qualcuno mettesse fine a tutta quella sua atroce sofferenza. 
Se da una parte però c'era lei che soffriva terribilmente per via di tutta quella situazione, dall'altra c'era un uomo, il suo uomo, il quale stava fraintendendo tutto.
- Ecco brava... piangi, sfogati. Ci sono io con te! Andrà tutto bene. -  Le disse tenendola stetta tra le braccia mentre le disegnava dei cerchi sulla schiena per confortarla. Era tornato il Killian di sempre: marito amorevole e affettuoro. 
Era convinto che con quelle parole era riuscito finalmente a farle comprendere il suo punto di vista, che avesse finalmente compreso cosa c'era sul serio in ballo. Non era una sprovveduta la sua Emma, sapeva che tutte le parole che aveva detto fino a quel momento erano un rifiuto della realtà ma sapeva anche che bisognava avere pugno con lei per farle ammettere le cose. Stava innalzando un muro come era solita fare ma come ormai aveva imparato grazie a tutti quegli anni di esperienza era già riuscito ad abbatterlo... o almeno cosi credeva. - Sarà dura ma ci rialzeremo più forti di prima amore mio, te lo prometto.  - Con quella promessa smise di parlare e la lasciò sfogarsi per tutto il tempo che ne ebbe bisogno. Pianse per più di un'ora, poi, piano piano, tutti quei sussulti iniziarono a calmarsi. Continuò ad accarezzarla e a massaggiarle la schiena fin quando non la vide tornare un minimo in se e solo quando smise di piangere del tutto riprese a parlare. - Brava, respira adesso, è tutto ok... passerà! Ne abbiamo passate tante, affronteremo e venceremo anche questo: insieme. - Ci fu qualche altro minuto di pausa poi, adagiandola delicatamente sul letto, lui si alzò per prendere la direzione della porta. - Vado ad avvisare Whale che possiamo procedere con l'intervento. -  quello che ne susseguì dopo lo lasciò completamente senza parole.
- No! Non ho cambiato idea. Non intendo fare nessun intervento, non ho alcuna intenzione di mettere fine a questa gravidanza. - disse con voce ancora un po' scossa per via di quel pianto.
- Mah... Emma, cosa.... io credevo che.... io... - si era illuso, aveva creduto che lei avesse compreso e invece... invece si sbagliava. 
- Mi dispiace Killian... - i suoi occhi tornarono ad essere lucidi - Odiami pure se vuoi ma io non ci riesco... io voglio portare avanti la gravidanza costi quel che costi. 
- No.... non puoi farlo! Non puoi.... NOOOO! IO NON TE LO PERMETTERO' EMMA! NONTI PERMETTERO' DI AMMAZZARTI! - Era irremovibile. Ci credeva sul serio. 
- E allora avresti fatto bene a pregare che cadessi in coma perchè adesso ho io il potere di decidere cosa è meglio o no per me e l'aborto non rientra assolutamente nelle mie priorità! Mi dispiace. - Sarebbe potuta terminare peggio di così quella giornata? "No" sarebbe la risposta ideale ma aimè anche questa volta c'è un colpo di scena. I due coniugi oltre ai problemi che stavano già affrontando molto presto avrebbero dovuto affrantare la dura realtà che uno dei loro figlioletti, furbamente svignato dalla supervisione dei suoi nonni, aveva appena assistito, origliando dietro la porta rimasta precedentemente socchiusa, a tutta quella patetica scena scatenando in lui, eh già.. "lui"... è proprio del piccolo Dave che si sta parlando, l'ennesima sensazione di abbandono che lo porterà a fare molto presto un gesto sconsiterato.  
 
Note dell'autore: Io già lo so... siete in riunione segreta per venire a trovarmi sotto casa e picchiarmi! ehehehehe. Sono stata un po' cattivella forse ma aimè... se scrivessi sempre le stesse cose sdolcinate che gusto ci sarebbe? Tranquilli che con il proseguire della storia avremo anche dei bei moventi, ve lo prometto questo ok? Posso ritenermi perdonata o devo seriamente cercarmi un posto dove emigrare? ehehehehe attendo i vostri commenti, vi auguro una buona serata e vi do appuntamento a prestissimo. ciaooooooo ♥

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Capitolo 4
*** Un gesto sconsiderato ***



POV NARRATORE 

Era stata davvero una gran brutta discussione, per la prima volta da quando avevano stretto alleanza, quindi anni e anni prima degli inizi della loro relazione, avevano di nuovo idee differenti e contrastanti. Killian, il più lucido dei due, cercava di farle capire in ogni modo possibile immaginabile che il salvare i gemelli avrebbe solamente distrutto la loro famiglia rendendo così un uomo vedovo e cinque bambini orfani di madre, ma Emma dal canto suo aveva una visione totalente differente della realtà: era una madre e in quanto tale avrebbe dovuto garantire sicurezza e protezione ai suoi figli anche al costo della sua stessa vita. Prendere una decisone sembrava quasi impossibile visto che nessuno dei due era intenzionato ad abbracciare il punto di vista dell'altro ma anche qui Emma Swan aveva chiara la soluzione: in quanto era lei la paziente in cura spettava a lei il compito di prendere la decisione finale. Un gesto un po' egoistico il suo, sopratutto nei confronti di colui che gli stava dimostrando amore smisurato, ma ormai era convinta che quella era la soluzione migliore per salvaguardare la sua famiglia e di conseguenza nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea. Killian fu d'accordo di questa presa di potere? Certo che no... anzi, ne susseguì l'ennesima discussione della giornata. Non era assolutamente intenzionato ad arrendersi, le avrebbe provate tutte pur di salvare la vita della donna amata ma per quel giorno dovette battere la ritirata in quanto si presentò, all'improvviso, un'altro piccolo problemino da risolvere. Erano le 21:30, ancora stavano discutendo animatamente quando un'infermiera entrò in stanza interrompendoli. 
- Scusate... - disse leggermente in imbarazzo per essere piombata nel mezzo di una situazione poco piacevole. - E' tutto ok? Posso passare più tardi se...
- No no, va tutto benissimo non si preoccupi. Mio marito stava giusto andando via. - rispose Emma per poi lanciare un'occhiataccia a Killian. - Mi dica... è venuta qui per i moduli del consenso vero? Sono li su quella scrivania ma riferisca al dottor Whale che ho preso la mia decisione:  non ho intenzione di sottopormi all'intervento. 
- Veramen...
- E si certo... perchè qui conta solo il tuo punto di vista! - intervenne Killian interrompendo la donna. 
- Non riiniziare... non siamo soli.
- Me ne frego di chi ci sia in stanza con noi Emma ok? Potrebbe esserci anche il presidente degli stati uniti in persona, non me ne importerebbe nulla. Stai facendo una cazzata e io ho tutto il diritto di dirtelo visto che non stai mandando a puttane solo la tua vita. C'è di mezzo anche la mia vita, quella di Henry, Dave, Hope.... c'e di mezzo la vita di tutti quanti e tu te ne...
- Ne parliamo dop...
- NOO! NE PARLIAMO ADESSO! Se non ti interessa di me ok, a lungo andare me ne farò una ragione, forse, ma Dave e Hope? Come pensi che si sentiranno quando scopriranno che la loro mamma se ne è altamente fregata del loro futuro? 
- Non lo dire neanche per scherzo ok? Io ci penso a loro!
- Ah si? E come si può sapere? Togliendoti la vita? Bel modo di pensare a loro Emma!!!!! Pensi che saranno felici quando capiranno tutto? O visto che ti sarai già messa fuori dai giochi da sola non ti tocca minimamente la cosa?- prese un respiro. Aveva il cuore a mille, ancora qualche altro minuto così e gli sarebbe venuto un infarto. Ma come poteva la sua donna non capire il suo punto di vista? Come poteva non pensare a quei due poveri bambini voluti così disperatamente? Non riusciva a capirlo ma forse... forse ancora non era detta l'ultima parola. Avrebbe fatto di tutto pur di farla cambiare idea e il giocare sporco poteva essere un'arma vincente. Cosa aveva in mente? Mettere in mezzo i suoi figli naturalmente. Emma non avrebbe mai detto di no a loro. -   Ora che ci penso però... perchè aspettare, dopotutto perchè devo essere io a dar loro la notizia? Perchè non lo fai tu adesso? Perchè non spieghi loro le tue motivazioni? Sono sicurissimo che ti capiranno e saranno daccordo con te. Aspettami qui, te li vado a chiamare ok? Voglio proprio vedere cosa racconterai a Dave!
- Non ti azzardare a mettere i bam..
- SCUSATEEEE?!?!? - alzò un pochino la voce l'infermiera per farsi sentire - Io sono ancora qui!  - gli fece notare azzittendoli immediatamente. - Bene, vedo di essere riuscita ad attirare la vostra attenzione. Non sono qui per i moduli signora, cercavo lui in realtà: il signor Jones. - Killian la guardò sorpreso: cosa voleva l'infermiera da lui? - Eh si... cercavo proprio lei. Di la ci sono due persone che dicono di essere vostri parenti: la cercavano, dicono sia una cosa urgente. - Due persone... loro parenti? Non potevano che essere i suoi suoceri. Ci mancavano solo loro adesso a mettergli i bastoni tra le ruote. 
- Gentilmente dica loro che sono momentaneamente occupato, li mandi a casa, li chiamerò quanto prima. - cercò di risultare il più gentile possibile. 
- Non credo sia possibile: hanno insistito molto per farla chiamare. Vogliono parlarle a proposito di un bambino... suo figlio credo. 
- Va da Dave Killian! Sarà spaventato. - Emma gli disse solo questo, ma il tono che usò fu calmo, gentile... quasi non avessero mai litigato. 
- Dave sta bene e poi... beh, per quanto possa sembrare assurdo dopo tutto quello che ci siamo appena detti fin'ora, non voglio lasciarti sola. - Quei due erano uniti dal vero amore e non c'era discussione che non li avrebbe riportati prima o poi l'uno tra le braccia dell'altro.
- Non sono sola, sono in buona compagnia - indicò la sua pancia con sguardo vittorioso.  Ok... forse il vero amore sarebbe intervenuto un po' più in la. 
Killian ignorò volutamente l'ultima sua affermazione o sarebbero finiti ancora una volta a litigare e si rivolse direttamente all'infermiera. 
- Mi allontano giusto dieci minuti, potrebbe gentilmente badare a mia moglie mentre sono via? -chiese.  
- Non ho bisogno della balia Killian! So badare benissimo a me stessa. - ecco ancora una volta quella punta di acidità venir fuori. 
- Oh si lo vedo.... - ironizzò lui - Mi dispiace ma fin quando il tuo cervello non risavisce avrai bisogno della balia! Ora scusami ma voglio sapere cos'hanno di tanto urgente i tuoi genitori da dirmi.
Si incamminò verso i corridoi della sala d'attesa con un'aria del tutto scocciata, c'era già Emma che gli stava dando molteplici grattacapi, cosa volevano dirgli i suoi suoceri? Di sicuro le loro solite stupidaggini per tirarlo su di morale. Non sapevano ancora nulla in realtà ma già immaginava Snow rassicurarlo con patetici discorsi sulla speranza. Speranza... tze... qui altro che sperare... qui ci voleva un miracolo per riportare tutto alla normalità. Arrivato in sala d'attesa i suoi suoceri gli andarono incontro di corsa con uno sguardo non proprio dei migliori. Sembravano agitati.
- Finalmente sei qui! - esclamò Snow con il fiatone.
- Si, e gradirei una spiegazione per questa convocazione. - rispose senza far caso allo stato della donna. Era troppo agitato lui per rendersi conto dello stato di allarmismo negli occhi di sua suocera. Una cosa però la notò: l'assenza dei suoi figli. - Dove sono Hope e Dave? Vi avevo chiesto di badare a loro! 
- Hope povera piccina si è addormentata sfinita su una di queste panche così ho chiesto a Regina se...
- ok, avete fatto benissimo, non dovrebbero frequentare questi luoghi. - rispose senza lasciarla finire di parlare. -  Allora ditemi: cosa volevate dirmi? Fate in fretta che devo tornare da Emma.  
- Beh... ecco... Hope è con Regina come ti ho appena accennato mentre Dave... Dave non è voluto andare con loro ed è rimasto qui con noi perchè era un po in ansia per Emma però poi... vedi Killian è proprio di questo che volevamo parlarti...
- Snow per favore... chiara e coincisa ok? Non capisco nulla così. Dave non è voluto andare con Regina ed è voluto restare con voi... beh? Non vedo dove sia il problema. 
- Nulla è  solo che... beh era con me ma poi l'ho portato a prendere una cosa al bar e quando sono andata a pagare... ti giuro Killian l'ho perso di vista solamente un secondo e... - fino a quel momento, nonostante Dave non fosse li con loro, non aveva afferrato cosa stessero cercando di dirgli, ma con quell'ultima frase il suo cervello decise finalmente di collaborare.
- E?!?!?! Dov'è Dave Snow? Dov'è mio figlio? - la sua voce risultò preoccupata e ancor prima che i suoi suoceri potessero rispondere a quella domanda, di cui conosceva già la risposta, i suoi occhi stavano già perlustrando la zona alla ricerca di un piccolo nanetto biondo. 
- Noi non... non lo sappiamo. - ammise Snow con le lacrime agli occhi. Si sentiva terribilmente in colpa per l'accaduto.
- Era con noi fino a dieci minuti fa! - continuò David andando in soccorso alla moglie che ormai non riusciva neanche più a parlare. 
- Non voglio sapere dov'era, voglio sapere dov'è! - rispose arrabbiato. - Una cosa vi avevo chiesto di fare... UNA! Non so se vi rendete conto della situazione, molto probabilmente no visto che le vostre facce sono ancora abbastanza tranquille, ma vi posso assicurare che non è assolutamente delle migliori. Di la c'è mia moglie, nonchè vostra figlia, che sta palesemente esprimento il desiderio di volersi togliere la vita! Stavo cercando di farla ragionare impedendole di fare cazzate e voi che fate? Mi fate chiamare perchè avete perso vostro nipote? Ma io dico... stiamo scherzando?
- EMMA VUOLE FARE COSA??? - chiese David non appena ebbe assimilato il significato della frase.  - Era una battuta sarcastica per dirci che è nervosa e da i numeri vero?
- Pensala come ti pare, non ho tempo di dare spiegazioni a voi due, devo cercare mio figlio e tornare da mia moglie. 
- Stiamo noi con Emma mentre tu...
- Voi non vi avvicinerete per nulla al mondo a quella stanza mi sono spiegato? Emma adesso è con un'infermiera che molto probabilmente sta cercando di farla dormire, non provateci neanche a disturbarla. 
- Ma noi...
- E poi parliamoci chiaro: non siete riusciti a tenere a bada un bambino di cinque anni pensate di riuscire a tenere testa e far raggionare una come Emma? Ma per favore.... come minimo dopo cinque minuti vi sarete già fatti imbambolare dalle sue belle parole. 
- Non vogliamo restare qui con le mani in mano... - esclamò David. - Se davvero Emma...
- Volete rendervi utili? Smettete di sparare cavolate e aiutatemi  a cercare mio figlio!
Non gli diede modo di replicare, girò le spalle e senza esitare un secondo di più si mise alla ricerca del bambino.  Lo cercò in lungo e in largo per tutto l'ospedale ma niente, non riuscì a trovarlo da nessuna parte, sembrava essersi volatilizzato nel nulla. A chiunque chiese la risposta fu sempre la stessa "no mi dispiace, non ho visto nessun bambino passare"... in quel piano nessuno lo aveva visto. Strano... stranissimo,  si era allontanato da soli dieci minuti, non poteva essere andato tanto lontano e poi come accidenti era possibile?  Come poteva un bambino di cinque anni, in giro da solo, passare inosservato? Il cervello di Killian era invaso da tutte queste domande senza risposta ma poi, proprio mentre stava per perdere ogni speranza di trovarlo da solo, qualcosa cambiò. Stava per chiamare gli addetti alla sicurezza quando delle voci richiamarono la sua attenzione:
- Codice giallo presto... portate immediatamente una lettiga nella sala visite 2.  - sentì gridare da un'infermiere mentre due dei suoi colleghi si prestarono a portare a destinazione quanto chiesto.
- Cos'abbiamo? - rispose uno di loro
- Bambino, maschio, all'incirca  5 o 6 anni, stato di semi incoscenza... credo abbia ingerito all'incirca una dozzina di pillole. Bisogna portarlo immediatamente  al piano di sotto per una lavanda gastrica d'urgenta. Chiamate il dottor Wale io vi raggiungo non appena avrò rintracciato i suoi genitori. - Fu invaso da una bruttissima sensazione e senza avvisare i suoi suoceri su dove fosse diretto, corse immediatamente verso quella lettiga. Sperò vivamente di sbagliare ma purtroppo non fu così... conosceva benissimo il bambino che giaceva, con gli occhi persi nel vuoto, su quella barella... era suo figlio... era Dave. 
- Signore mi scusi non può stare qui! Deve allontanarsi - si rese conto solo in quel momento di essersi piazzato in mezzo al corridoio impedendo ai paramedici di fare il loro lavoro.
- E'... è mio figlio! - indicò il bambino per poi portarsi entrambe le mani sopra la testa a mo di disperazione - Come sta? Che è successo? Si riprenderà vero? Mi dica che starà bene la prego. 
- Signore ci faccia fare il nostro lavoro ok? Verremo da lei quanto prima comunque non si preoccupi, con la lavanda gastriga suo figlio dovrebbe riprendersi completamente. - se non altro era una buona notizia... l'unica in quella giornata. Anche se per nulla d'accordo lo lasciò alle cure dei medici e prendendo il telefono chiamò l'unica persona in quel momento ancora "amica": Regina.
- Killian?!? sono... sono le 23 passate! - esclamò con voce assonnata -  è... successo qualcolsa? Emma... 
- Ho bisogno di te Regina! Ho bisogno di te adesso! Lascia Hope a Robin e vieni qui ti prego prima che compio un omicidio e rendo mia moglie definitivamente orfana di genitori. 
La donna sentendo Killian in evidente stato di shock non esitò un secondo a raggiungerlo. Si vestì al volo e con la magia si teletrasportò direttamente in ospedale. Si materializzò nella zona dove era stata fino a poco prima ma non trovò nessuno ad attenderla. Dove erano finiti tutti? Neanche alla reception avevano notizie e in stanza della" signora Jones" a quanto pare non vi era nessun visitatore. Se non erano da Emma dove accidenti potevano essere? Ricorse nuovamente alla magia ma questa volta pensò a Killian e in men che non si dica si materializzò proprio davanti a lui. Non era solo, Snow e David erano con lui ma non sembravano passarsela tanto della quale: Killian stava inveendo contro di loro on parole di ogni genere.
- Ci dispiace...
- Vi dispiace?????? Vi dispiace??????? Vi dispiace non è abbastanza razza di idioti! 
- Adesso Jones stai esagerando! Sono pur sempre il padre di tua moglie!
- E cosa vorresti? Che ti portassi rispetto? Tze... Me ne frego di chi sei tu chiaro?
- Non ti permetto di parlarmi in...
- Io ti parlo come meglio ritengo opportuno e se non la finisci di fare il buon samaritano sai che fine farà questo bell'uncino? No? Te lo...
- Ehi ehi ehi....Killian calmati! - provò a quel punto a mettersi in mezzo Regina. Stavano litigando sempre più animatamente e se non sarebbe intervenuta presto sarebbero passati alle mani. Per non parlare che il loro urlare stava attirando l'attenzione di tutti i passanti. - Calmati ok?
- Calmarmi? Ma quale calmarmi... io la faccio fuori questi due! - aveva gli occhi ignettati di sangue, era completamente fuori di se. 
- Si ma non qui, stai dando spettacolo e poi di questo passo spaventerai... - cercò suo nipote con lo sguardo e solo allora notò che non era in stanza con loro. - Emh scusate ragazzi mah... dov'è Dave? - chiese immaginando che il piccolo fosse stato affidato a qualcuno per evitare che li sentisse litigare. 
- Ancora non ci sei arrivata? Guardati intorno Regina! Dove pensi che possa essere? - erano in una sala d'attesa ma era differente dalle solite che erano abituati a visitare, questa aveva dei colori più accesi e disegni di personaggi di cartoni animati sparsi per tutte le pareti. Non ci volle molto quindi  a Regina per capire che quella era un'area del reparto di pediatria. - E'...è successo qualcosa a Dave? - domandò subito in allarme sperando ci fosse una spiegazione alternativa al fatto che si trovassero li. 
- Fattelo raccontare da loro cos'è successo! Vediamo se hanno il coraggio di ammettere quanto siano stati idioti! -. Non aveva risposto esplecitamente  alla sua domanda ma Regina capì ugualmente che Dave era stato coinvolto in qualcosa.  il tono di Killian poi non sembrava far trasparire nulla di buono quindi...
- Killian non so più come dirtelo: Non l'ho fatto di proposito ok?Io...
- ANCORAAAAA?!?!!?! SEI INGIUSTIFICABILE! TUTTI E DUE LO SIETE. UNA COSA DOVEVATE FARE... UNA DANNAZIONE E VOI? VOI PORTATE MIO FIGLIO A PROCURARSI UN'OVERDOSE DI MEDICINALI????????? 
- Dave ha fatto cosaaaaa?!?!?!?! - Regina per poco non si strozzò con la sua stessa saliva nel setir pronunaciare quelle parole. Overdose di medicinali???? Killian aveva detto sul serio così? 
- Regina ti prego toglimeli da davanti agli occhi o potrei non rispondere delle mie azioni! Ti spiegherò tutto dopo ma per favore falli sparire dalla mia vista. 
- Te lo scordi se pensi che noi ce ne...
- Ragazzi... forse è meglio se lo lasciate un po da solo... andate a casa, resto io qui.
- Mah noi...
- Fidatevi, è la soluzione migliore.  Vi prometto che vi farò chiamare per qualsiasi cosa promesso. - L'idea di lasciare il loro nipotino e la propria figlia non gli andava proprio a genio ma acconsentirono ugualmente sperando che quel gesto sarebbe servito quanto meno a far calmare Killian. Sapevano che era la preoccupazione per i suoi cari a farlo parlare così, anche loro al suo posto avrebbero reagito allo stesso modo. 
- Grazie Regina... - disse Killian con un filo di voce. 
- Figurati... ora però che ne dici di spiegarmi cosa sta succedendo? - gli raccontò tutto: dalla sentenza data a Emma e la sua drastica decisione al gesto inaspettato compiuto dal piccolo Dave. La donna rimase spiazzata nel sentire pronunciare quelle parole  ma dovette in tutti i modi cercare di farsi forza per il bene del suo amico il quale per la prima volta, da quando erano arrivati, si era finalmente lasciato andare alle emozioni scoppiando in un pianto liberatorio. A Regina gli  si spezzò il cuore nel vederlo così affranto, Killian non era di certo il tipo che amava farsi vedere debole, ma gli rimase comunque accanto per tutto il tempo. Era suo amico, l'aveva aiutata milioni di volte e adesso toccava a lei, per quanto possibile, ricambiare il favore. Lo portò fuori a prendere un po' d'aria dopodichè tornarono dentro e aspettarono pazientemente che Whale uscisse per dar loro qualche informazione sullo stato di salute di Dave. Dovettero attendere un'oretta ma alla fine il medico li raggiunse e diede loro la notizia che il piccolino stava bene ed era fuori pericolo. Lo avrebbero tenuto un paio di giorni in osservazione ma non dovevano temenre nulla, stava bene. 
- Visto? E' un'osso duro proprio  come il suo papà! - disse Regina cercado di rincuorarlo. - Va da lui adesso, sono sicura che muore dalla voglia di vederti. Io sono qui se avrai bisgono di qualcosa. - l'abbracciò. Killian Jones abbracciò Regina Mills. Un evento da segnare alla storia.
- Grazie... grazie per tutto. - Disse solo questo dopodichè si incamminò nei corridoi per raggiungere suo figlio. Non vedeva l'ora di riabbracciarlo ma a quanto pare Dave non sembrava essere dello stesso avviso. Nel momento esatto in cui Killian entrò nella stanza dove il piccolo era stato momentaneamente spostato, in attesa di un letto in reparto, Dave abbassò lo sguardo cercando di evitare in ogni modo e maniera il suo papà. Aveva capito di aver commesso un grande sbaglio e adesso aveva paura della sua reazione: aveva paura che Killian si arrabbiasse e che non gli volesse più bene.
- Dave... - lo chiamò Dolcemente Killian una volta essersi seduto suo lettino. - Cos'è successo? Cosa ti è passato per la testa si può sapere? Perché hai commesso questa sciocchezza! - il suo non era decisamente un tono da rimprovero: stava semplicemente cercando di capire cosa avesse spinto suo figlio a comportarsi in quel modo. Il bambino però era ancora convinto che il suo papà fosse arrabbiato con lui e di conseguenza continuò  imperterrito a non incontrare il suo sguardo e a far finta di non ascoltarlo. - Mi hai fatto spaventare lo sai? Ho temuto potesse succederti qualcosa di brutto... - niente da fare, Dave non sembrava intenzionato ad avere un colloquio con il suo papà. - Non vuoi parlarmi? Ok, come vuoi tesoro ma cerca di ascoltarmi attentamente va bene? Non so perché tu abbia deciso di compiere questo gesto: forse qualche problemino a scuola, a casa, con gli amici... non lo so, non so cosa pensare sinceramente ma posso dirti con assoluta certezza che non c’è cosa che tu non possa dirci. Non devi vergognarti di venire da me o la mamma, io e lei saremo sempre pronti ad aiutarti in qualsiasi momento tu ne abbia bisogno. Non dimenticarlo mai Dave ok? Non devi affrontare nulla da solo, siamo una famiglia e in famiglia ci si aiuta a vicenda. - solo in quel momento il bambino, capendo che quello non era un rimprovero, alzò lo sguardo in direzione del suo papà e annuì. - Bravo bambino - disse Killian per poi abbracciarlo e dargli un bacio sulla guancia - Ora perché non provi a riposarti un pochino? Vado a dire ai nonni che stai bene e torno subito da te ok?
- No... io ho... io... ho... ho male al pancino. - rispose trattenendolo per un braccio in modo che non si allontanasse. Non voleva stare da solo, non più. 
- Lo so tesoro mio ed è normale che adesso il pancino ti faccia male ma vedrai che con una bella dormita passerà tutto ok? Avanti chiudi gli occhi adesso, è tardi! 
- Non vai via? - domandò già in allarme. 
- No, non andrò proprio da nessuna parte. Aspetterò che tu ti sia addormento e poi chiamerò i tuoi nonni dal corridoio per non disturbarti. - lo fece stendere su un fianco e mentre il piccolo tentava di rilassarsi Killian gli massaggiava la schiena e la pancia sperando di attenuare un pochettino il suo fastidio. Rimasero in silenzio per qualche minuto dopodiché il piccolo Dave, più sveglio che mai,  fece una domanda che lasciò suo padre senza parole.
- La mamma tornerà mai a volermi bene papà? - i suoi occhi erano tristi, spaventati... Killian non vedeva quello sguardo così spento dal giorno in cui lo conobbe in istituto.
- Co.. cosa???? Dave mah... che domande sono piccolo? Quando mai la mamma ha spesso di volerti bene... Cosa dici è? La mamma stravede per te, lo sai! Cosa sono tutte queste paure?
- Lei... lei non ci vuole più bene. Non vuole più bene ne a me, ne a Hope, ne a Henry. Lei vuole bene solo ai gemelli. - la parola gemelli per Killian ormai era una coltellata in pieno petto. Il solo sentirli nominare gli riportava alla mente tutta quella assurda situazione ma non poteva di certo manifestare i suoi veri sentimenti davanti a suo figlio... no certo che no, lui era all’oscuro di tutto e le cose dovevano rimanere così. Dipinse sul suo volto il miglio sorriso a disposizione e provò a concentrarsi unicamente su Dave cercando di aiutarlo a risolvere le sue paure.
- Mmmh.... ho capito! Sento aria di gelosia in questa stanza... - sorrise - Che c’è: hai forse paura che con l’arrivo dei tuoi fratellini la mamma possa volerti meno bene? - annuì. - ma non devi neanche pensarlo amore, come potrebbe mai la mamma smettere di volerti bene?
- Ma lei ha detto così però! - Killian lo guardò dubbioso, la sua Emma non avrebbe mai detto una cosa del genere ai suoi bambini. Il suo cervello stava dando i numeri ultimamente, è vero, ma dubitava fortemente che avesse detto una cosa del genere davanti ai suoi figli.
- Ha detto così? Ma chi: la mamma? La mamma ha detto che vuole più bene ai gemelli che a te? È una sciocchezza amore, mamma non direbbe mai una cosa del genere.
- Lei lo ha fatto! - i suoi occhi si riempirono di lacrime.
- Lo ha detto a te? Stavate parlando e ha detto così?
- Io ho.... beh io.... lei prima ha.... no niente papà, lascia stare! - mmmh qualcosa non tornava, suo figlio stava tentando miseramente di omettergli qualcosa.
- Dave di nuovo??? Cosa ti ho detto poco fa? Non si nascondono le cose, sopratutto a me e alla mamma. Se mamma ti ha detto qualcosa che ti ha ferito devi dirmela, magari hai semplicemente frainteso.
- Non è che poi ti arrabbi papà? - chiese a sguardo basso.
- Arrabbiarmi? E perché mai dovrei! - gli scompigliò i capelli. - Forza e coraggio mio piccolo pirata: sputa il rispo! Raccontami tutto. - ne susseguì qualche minuto di silenzio, era ancora molto titubante, ma poi il piccolo Dave si convinse a parlare.
- Ti ricordi quando prima mi hai detto di restare con i nonni? Beh.... io non... non l’ho fatto. Mi sono fatto una passeggiata e per sbaglio mi sono ritrovato vicino la porta della camera della mamma. - confessò con finto fare innocente.
- Per sbaglio?!?! - chiese Killian guardandolo come a volergli dire: “sul serio Dave? Ancora?”
- Si... per sbaglio! Io non volevo ascoltare papà te lo giuro! Non sapevo che era la camera della mamma quella. Io non ti ho seguito per il corridoio, nascondendomi tra le panchine, mentre andavi da lei! - indirettamente aveva appena confessato il contrario.
- Continua... - nella voce di Killian traspariva ansia. Se suo figlio si era avvicinato alla stanza poteva aver ascoltato..... no, non poteva essere! Doveva esserci altra spiegazione alle sue paure.
- Ti ho sentito litigare con la mamma papà! Tu le hai gridato e anche lei lo ha fatto con te. Perché non vi volete più bene? - ecco un’altra domanda che non si aspettava.
- Ti risponderò a tutto dopo ma ora dimmi: che altro hai sentito?
- Che mamma non può volere bene a tutti e che deve scegliere se abbandonare noi o i fratellini. Tu gli hai detto di abbandonare i fratellini ma lei non vuole farlo... lei vuole abbandonare noi. perché papà? Perché la mamma non ci vuole più bene? Che le abbiamo fatto di male? - la paura di Killian si era appena avverata: suo figlio aveva sentito tutto. Certo non aveva compreso a pieno la gravità della cosa ma aveva pur sempre fatto scattare in lui paure che non avrebbe mai più dovuto riaffrontare. La parola abbandono nel vocabolario del piccolo Dave non doveva esistere, aveva promesso a se stesso di non farlo mai dubitare del loro amore, ma ancora una volta ecco che suo figlio era costretto a fare i conti con quelle che era la sua paura più grande.
- Quindi hai origliato... di nuovo! - la voce di Killian da rassicurante passò ad essere seria.
- No papà io non .... io non volevo farlo... io...
- Dave non mi piacciono le bugie lo sai!
- Hai detto che non ti saresti arrabbiato! - disse facendosi scappare qualche lacrima. Prima la sua mamma confessa di non volergli bene, ora il suo papà lo sta rimproverando... “sta succedendo di nuovo” è questo ciò che il suo cervello non faceva altro che ripetergli.
- Mi sto arrabbiando perché continui a mentirmi e sai che non mi piace. Bisogna sempre dire la verità, anche se questa alle volte è scomoda.
- E va bene... confesso: ho origliato.- ammise 
- E cosa ti ho sempre detto io a proposito dell’origliare?
- Che è sbagliato. Lo so papà e mi dispiace tanto. - Killian a quel mi dispiace si sciolse. Gli occhi si suo figlio lo stavano uccidendo, non voleva vederlo un secondo di più in quello stato così abbandonò le vesti da papà severo e lo abbracciò per fargli capire che non era arrabbiato con lui per quella piccola marachella commessa e poi lo portò tra le sue braccia per affrontare un argomento decisamente un po’ più scomodo.
- Vedi Dave... non è solo un fatto di mancanza di educazione quella di origliare una conversazione, delle volte quando si origlia si fraintende quello che si sta dicendo. - provò a spiegargli. 
- E io ho frainteso papà? - non aveva frainteso proprio nulla.... anzi: aveva capito abbastanza, ma non poteva di certo dirgli che quello che aveva sentito era la verità: ne sarebbe rimasto distrutto. Mentire anche era sbagliato ma tra i due mali forse il secondo era quello minore.
- Si amore, hai frainteso. Stavano parlando di voi è vero ma non in maniera negativa: stavamo parlando di come organizzarci una volta nati i gemelli. Volevamo trovare un modo per evitare che con l’arrivo dei nuovi bambini tu e tua sorella vi sentiate abbandonati. Tutto qua. A quanto pare tu hai capitolo solo la parola "abbandono" e ti sei fatto un film tutto tuo.
- E perché litigavate allora?
- Non era proprio un litigio, era più una divergenza di opinioni.
- Che significa divergenza? - Killian a volte dimentica che suo figlio era solo un bambino di cinque anni.
- Diciamo che mi sono spaventato quando ho saputo che la mamma era stata portata in ospedale, avevo paura fosse qualcosa di serio e quindi quando le ho sentito dire che voleva uscire senza il consenso del medico mi sono un po’ arrabbiato con lei.
- Perché avevi paura che stesse ancora male?
- Proprio così!
- Allora hai fatto bene! Non voglio che la mamma stia male.
- Neanche io amore e ti assicuro che fin quando ci sarò io la tua mamma starà sempre bene. Te lo prometto questo. - Non sapeva se era una promessa che avrebbe mai potuto portare a termine ma avrebbe fatto modo e maniera per far si che questo fosse possibile. - Ora però, visto che siamo in confidenza, mi spieghi come ti è passato in mente di prendere tutte quelle pillole? Lo sai che avresti potuto morire Dave? Sei stato fortunato che eravamo in ospedale e che sei stato soccorso subito. Se fosse successo a casa nostra a quest’ora non staremo parlando. - Avrebbe potuto utilizzare parole più dolci per spiegargli il suo comportamento sbagliato, ma decide spontaneamente di non farlo. Spaventarlo era l’unico modo per impedirgli di compiere nuovamente quel gesto.
- Io non sapevo fossero pillole quelle. Io quando ho sentito che la mamma voleva abbandonarmi ho pianto un pochino, solo un po’ papà lo giuro! - si giustificò come se fosse una cosa di cui vergognarsi - Poi però ho cercato un modo per costringerla a stare con me. Ho pensato che se avessi mangiato tante caramelle mi sarebbe venuto il mal di pancia, quello forte forte e quindi lei non avrebbe potuto abbandonarmi se stavo male e sarebbe rimasta vicino a me. - colpito e affondato. 
- Dave, Dave, Dave.... avresti dovuto correre subito da me e parlarmi di questa cosa, no agire da solo facendoti volutamente del male.
- Scusa papà! 
- Non devi scusarti, so che non volevi comportarti male. - gli accarezzò una guancia. - Dimmi solo che hai capito e che non lo farai mai più.
- Parola di pirata papà! Ho capito!
- E hai capito anche che la mamma ti vuole seriamente bene? - ancora una volta abbassò lo sguardo. C’era da immaginarselo, non poteva di certo chiarirsi tutto senza nessun intoppo. Fortunatamente però Killian si aspettava una reazione del genere da parte di suo figlio e aveva già studiato un piano “d’attacco” - Ho capito... vieni qui, ti svelo un segreto: io e la mamma abbiamo tre bambini meravigliosi più due che sono in arrivo. Vogliamo bene a tutti e cinque allo stesso modo ma ce n’è uno tra di voi che occupa un posto speciale nel nostro cuore. Sai chi è? - scosse la testa - Sei tu amore mio! Tu sei il nostro bambino speciale.
- Io? E perché io? - il suo sguardo si illuminò al sentire quelle parole. Non se le aspettava minimamente. Non era mai stato considerato importante nella sua vita ed ora invece qualcuno lo stava finalmente considerando tale. Per lui quella era gioia allo stato puro.
- Perché a differenza dei tuoi fratelli a te ti abbiamo scelto Dave. Tra tanti bambini abbiamo voluto proprio te per rendere speciale la nostra famiglia. Abbiamo lottato per averti e questo dovrebbe bastarti per capire che io e la mamma non ci sbarazzeremo mai di te. Lo hai capito adesso?
- Forse... ma voglio che sia la mamma a dirmelo. Lei non mentire papà! 
- E io si invece? - rispose facendo il finto offeso.
- No però tu per non farci preoccupare riesci a dire bene le bugie. Mamma no... a mamma si vede negli occhi se le dice quindi voglio che me lo dica lei.
- E va bene, vorrà dire che non appena vi sarete rimessi tutti e due andrete al cinema e poi a fine film, durante una cenetta al fast food, parlerete un po’. Ti piace come programma? - suo figlio amava due cose oltre a sua madre: il cinema e il fast food. Era un’offerta che non avrebbe mai e poi mai potuto rifiutare.
- No... voglio andare al cinema con mamma ma voglio parlare con lei adesso. - come non detto.
- Adesso? Amore non si può ora, la mamma starà dormendo e anche tu dovresti riposare.
- Non è vero, lei non dorme mai prima di me. È sveglia e voglio parlarci. VOGLIO PARLARCI ORA!!!! - non era da Dave rispondere in quel modo e avere questi sbalzi di umore, ma Killian capiva la situazione che lo stava mettendo in crisi e in via del tutto eccezionale non lo rimproverò. Cercò modo e maniera di farlo distrarre ma niente sembrò funzionare e la cosa peggiorò di gran lunga quando l’infermiera venne per portarlo nella nuova stanza. Iniziò a piangere come rare volte, da quando era arrivato in casa jones, aveva fatto, stillò per tutto l’ospedale e vedendo che niente sembrava funzionare morse l’infermiera, che lo stava tenendo per mano, la quale allentò subito la presa su di lui facendolo scappare. Fu Killian a fermarlo dopo averlo rincorso per una ventina di secondi.
- Dove credi di andare signorino?!?! - disse con voce ferma. - Chiedi subito scusa alla signora!
- NO, NON CHIEDO SCUSA! VOGLIO LA MIA MAMMAAAAAA, VOGLIO ANDARE DA LEI ADESSOOOOOOO! - disse incurante delle lacrime che gli scendevano quattro a quattro sul viso. - SE MI VUOI VERAMENTE BENE PAPA' MI CI PORTI OK? IO LA VOGLIO VEDEREEEEE....
- Dave calmati.... non c’è bisogno di fare tutta questa sceneggiata. Non è che non ti ci voglio portare, fosse per me ti accompagnerei anche adesso, ma non si può! - cercò di spiegargli facendolo piangere ancora di più.
- SEI CATTIVO! CATTIVOOOOOOO! NON TI VOGLIO PIU' BENEEEEEEE!!!!!! - era certo che non lo pensasse sul serio ma quelle parole fecero davvero male a Killian. Non era colpa sua, non faceva di certo lui gli orari e le regole in ospedale, ma non poter accontentare suo figlio e questo  gli faceva comunque male.
- Tutto bene qui? Dave che succede? Ti senti poco bene per caso? - Whale, preoccupato per quel gran baccano accorse immediatamente per vedere cosa stesse succedendo.
- Tutto ok Whale, sta solo facendo qualche capriccio. Vuole Emma. Non volevamo disturbarti, adesso andiamo in stanza e... - il bimbo si liberò dalla presa del suo papà e corse da Whale. 
- PORTAMI DALLA MAMMA TI PREGO SIGNORE!!!! PORTAMI DA LEIIIIIII!!!!!!
- Dave il dottore non... - prima che potesse finire la frase venne interrotto. 
- Se ti faccio vedere la mamma per cinque minuti poi mi prometti che vai nella tua stanza senza fare capricci? - Whale sapeva la storia di quel bambino e si intenerì non appena lo senti supplicarlo in quel modo. Sapendo poi che alla donna, in base alla decisione presa, non restava poi chissà quando tempo, non poté far a meno di assecondarlo.
- Voglio dormire con mamma mia. Non ci voglio andare in un’altra stanza. - disse deciso ma ancora con le lacrime agli occhi.
- Dave ora stai esagerando... - lo rimproverò Killian. Suo figlio non si era mai comportato così: che accidenti gli stava succedendo? 
- No Killian, lascialo stare... - intervenne nuovamente Whale - D’accordo ometto ma solo per stanotte. Domani correrai dritto nel tuo reparto con gli alti babini intesi signorino? 
- Ti voglio bene dottore! - lo abbraccio riconoscente.
- però basta piangere, non vorrai farti vedere dalla mamma con questi brutti lacrimoni! - si asciugò in fretta e furia le lacrime e in braccio a suo padre raggiunse la sua mamma. Non appena la porta si aprì Emma guardò in direzione di essa immaginando che suo marito fosse di ritorno. Ci aveva messo tanto a tornare e adesso era curiosa di sapere cosa volessero i suoi genitori da lui. Stava per fargli la domanda ma le parole gli morirono di bocca quando vide che Killian non era solo: in braccio a lui c'era il loro bambino, in pigiama e ancora sveglio nonostante la tarda ora. Perchè Dave era li? Che Killian avesse mantenuto la parola e glielo aveva portato per metterlo al corrente della decisione presa? No, Killian non poteva aver sul serio fatto una cosa del genere. Non poteva essere stato così stupido. Stava per chiedergli il motivo di quella visita del tutto eccezionale ma suo marito l'anticipò. Aveva capito dal suo sguardo quello che passava nella testa...
- No, non è qui per quello che pensi sta tranquilla. 
- Mamma mammaaaaaaaa! - Dave saltò giù dalle braccia del suo papà e arrampicandosi sul letto di Emma la ragginse per abbracciarla - Mamma ti voglio tanto bene! - esclamò guardandola negli occhi per poi abbracciarla. Emma ricambiò l'abbraccio senza esitazione ma continuò a guardare Killian come a volergli chiedere spiegazioni.
- I tuoi genitori sono davvero degli idioti lascimelo dire! - disse facendo strabuzzare gli occhi a Emma. Non erano certo cose da dire in presenza di un bambino.
- Killian non...
- E' la verità! Lo sai perchè mi hanno fatto chiamare? Perchè si sono persi Dave per l'ospedale. - Emma guardò prima Killian dopodichè posò il suo sgardo sul loro bambino.
- Ti sei allontanato senza chiedere il permesso al nonno e alla nonna? Dave amore... non si fa. - disse con tono decisamente più amorevole di quello utilizzato da Killian in precedenza.
- Non ho finito Emma... 
- No papo... non dirglielo alla mamma... poi si arrabbia! - la voce di Dave torò a farsi sentire piu spaventata che mai. Voleva vedere la sua mamma per essere rassicurato sul fatto che gli volesse bene, se suo padre gli avrebbe raccontato una cosa del genere sicuro la sua mamma lo avrebbe rimproverato a dovere. - Giuro che faccio il bravo. 
- Che hai combinato Dave? - intervenne a quel punto Emma. - E perchè sei in pigiama? - il piccolo di casa non sapendo cosa dire per uscirne pulito  abbassò lo sguardo facendo preoccupare un po Emma. Non era da Dave tenere i segreti. - Killian per favore... parla.
- No papo ti prego! No.... - ed ecco le lacrime riaffiorare sul suo viso. 
- Dave ha origliato la nostra conversazione di poco fa ... - il cuore di Emma perse un battito. - Pensava che tu volessi abbandonarlo per far spazio ai gemelli così, per far si che questo non accadesse ha escogitato un piano che aimè.... gli ha procurato un ricovero qui in ospedale.
- C.. cosaaaa??? Dave ha subito un ricovero? - si mise subito a sedere guardando prima Killian, poi Dave e ancora Killian. - Che... che è successo? 
- No papo....
- Si è intrufolato in uno degli studi medici e ha ingerito un flacone di pillole...
- DAVE HA FATTO CO.... - era già entrata nel panico
- Sta bene te lo assicuro! Gli hanno fatto una lavanda gastrica e ora deve solo restare in osservazione per un paio di giorni. Non corre nessun pericolo tranquilla. 
- Dave mah... cosa... perchè.... perchè lo hai fatto amore? Perchè hai preso le medicine? 
- Io credevo fossero caramelle... ho pensato che se mi fosse venuto il mal di pancia tu saresti rimasta per sempre con me! - disse come se fosse la cosa più normale di questo modo ma facendo sentire contemporaneamente Emma un vero e proprio schifo. - Io ho paura di non vederti piu! Sei la mamma migliore che io abbia mai avuto... l'unica mamma che io abbia mai avuto... io.... io non voglio perderti.... io voglio restare per sempre vicino a te. 
- Amore, ma è sicuro che tu resterai per sempre vicino a me, non devi avere paura. Mamma non si sbarazzerà mai di te Dave! Come potrei!
- Neanche quando arriveranno i gemelli?
- Certo che no amore mio. Con l'arrivo dei fratellini nulla cambierà: il bene che provo nei tuoi confronti resterà invariato stai sereno. 
- Quindi non mi lascerai mai da solo? - quella domanda spezzò il cuore di Emma in mille pezzi. Aveva preso una decisione in base a quello che riteneva essere il dovere di una madre, ma solo in quel momento, davanti gli occhi di suo figlio, si rese conto che quella decisione, per alcuni aspetti nobile, nascondeva dentro di se un lato estremamente egoistico. O salvaguardava il bene dei gemelli o quello degli altri tre figli... non poteva fare entrambe le cose. Era davanti ad un bivo e solamente adesso si rendeva conto che le parole di Killian non erano poi così sbagliate. Certo ragionava come un marito innamorato ma al tempo stesso stava ragionando come un papà e stava cercando modo e maniera di tutelare i loro bambini già nati. Le prese il panico, non aveva il coraggio di guardare suo figlio negli occhi... si sentiva in difetto nei suoi confronti e se aveva fatto quel gesto sconsiderato in parte era solo colpa sua. La soluzione migliore forse era fare qualche passo indietro e valutare attentamente, con l'aiuto di qualcuno, magari suo marito, ogni possibilità. Si... quella era di sicuro la solizione migliore ma c'era un problema: Pensava ancora fermamente che il bene dei suoi cinque figli era l’unica cosa di cui tenere conto e questo portava ancora una volta a fargli capire che uccidere i gemelli, perché di "uccidere"si trattava, non era la soluzione ideale. Non avrebbe mai ucciso nessuono dei suoi figli. La sua decisione iniziale, anche se fatta senza pensare al resto, era quindi la decisione giusta? Non lo sapeva in realtà ma quello che sapeva con certezza era che doveva tranquillizzare suo figlio quanto prima.
- Ma certo che no amore mio! Non ti lascerò mai da solo stanne certo. Sarò sempre al tuo fianco e se magari qualche volta non potrò essere presente fisicamente, quando ad esempio sei a scuola, o quando magari sarò fuori per lavoro, sappi che nel tuo cuoricino io ci sarò sempre come tu sarai sempre nel mio. Non dimenticarlo mai Dave. Sei la cosa più preziosa che ho ricevuto dalla vita insieme ai tuoi fratelli, non mi separerò mai da voi stanne certo e niente e nessuno ci dividerà mai.
- Promesso mamma????
- Promesso cucciolo mio. - Il discorso che aveva fatto andava al di là delle semplici parole utilizzate... gli stava volontariamente dicendo che anche se non fosse stata presente fisicamente nella sua vita lei avrebbe comunque continuato a vegliare su di lui non lasciandolo mai da solo. Certo, aveva utilizzato esempi come la scuola o il lavoro per fargli capire il concetto di "assenza" ma era pur sempre un bambino, non poteva di certo dirgli che lo avrebbe vegliato anche dall’aldilà. Sperava solo che quelle parole, nel caso in cui la decisione finale sarebbe stata quella che aveva preso fin dall’inizio, avrebbero trovato il vero significato nel suo cuore quando sarebbe stato più grande.
- Ti voglio bene mammina! Sei la mamma migliore del mondo! - l’abbraccio con quanta più forza avesse in corpo e allo stesso tempo si rilassò e si liberò di tutte le sue paure tanto da crollare sfinito tra le sue braccia. Lo tenne stretto al suo per tutta la notte e nel mentre affrontò con Killian una nuova conversazione.
- Ho sbagliato amore e mi dispiace tremendamente di essere stata così scontrosa e dura con te. È stata una vera doccia gelata ricevere questa notizia e come al mio solito mi sono rinchiusa in me stessa, nei miei muri, cercando di risolvere tutto da sola e tenendoti al di fuori. Capisco solo adesso che anche per te non deve essere stato affatto facile apprendere la notizia e voglio dirti che, anche se un po' tardi,  ho capito perfettamente i tuoi discorsi...
- Sono davvero felice di sentirtelo dire... questo significa che...
- No, ma ho preso una decisione al riguardo: rivaluterò la mia opinione cercando di essere il più lucida possibile e prendendo in considerazione anche le tue idee. Prenderemo ad esame tutto e non lasceremo nulla al caso.
- Sono perfettamente d’accordo Love, mi sembra la soluzione più sensata. - Dentro di se Killian stava già cantando vittoria. Lui sapeva benissimo qual’era la soluzione migliore per la loro famiglia, adesso bisognava solamente farle aprire la mente. Amava i gemelli,li amava sul serio, erano pur sempre parte di lui e del loro amore, ma se bisognava prendere una scelta avrebbe dovuto prendere quella con più vie d’uscita e purtroppo il portare avanti la gravidanza non era la soluzione più gettonata.
- L’unica cosa che però ti chiedo è quella di accettare quella che alla fine sarà la mia conclusione. Non sto pensando a me Emma ma ai bambini e anche tu devi fare lo stesso. Lasciamo da parte Emma e Killian e pensiamo al meglio per i nostri figli... tutti e cinque. - rimarcò l’ultima parola con fermezza e questo fece capire a Killian che quel "tutti e cinque" poteva avere solo una conclusione..la più sbagliata. Sarebbe stata l’ennesima battaglia inutile? No, non voleva pensarci adesso.... forse c’era ancora una remota possibilità.

 
Note dell'autore: ciao a tutti e scusatemi se ho impiegao più del dovuto a scrivere questo capitolo. Mi odiate ancora non è vero? Forse anche più dell'ultima volta suppongo. Il piccolo Dave ha fatto davvero un gesto sconsiderato ma in realtà non voleva fare nulla di grave: voleva solamente attirare l'attenzione della sua mamma. C'è riuscito? A quanto pare si e forse... e dico forse.. c'è ancora una minima possibilità. Vi ho consolati? Mmh no... credo di no ma vi prometto che troverò il modo di farmi perdonare. Attenzione però! Potrò farlo solo se non verrete sotto casa mia ad uccidermi eheheheheheh! Aspetto come al solito i vostri pensieri al riguardo e prima che me lo domandiate vi rispondo qui: non ho intenzione di abbandonare la raccolta di one shot anzi... un nuovo capitolo a breve potrebbe anche essere pubblicato. Un abbraccio a tutti e alla prossima. 
 

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Capitolo 5
*** Non posso perderla ***




Una settimana dopo...

POV REGINA

Ero appena stata a trovare la mia amica in ospedale ma a differenza dei giorni passati ci fu una cosa che mi colpì all’occhio: Killian non c’era. Strano vero? Di solito è il primo ad arrivare dalla sua bella ed è sempre l’ultimo a lasciare la stanza.  Non passava giorno che non litigasse con una delle infermiere di turno per poter ottenere un permesso speciale anche solo di dieci minuti, quindi il fatto che non fosse presente mi preoccupò un pochino. A mandarmi ulteriormente in allarme poi fu Emma... o meglio: il suo comportamento. Passò l'intera ora a guardare la porta della sua camera e l’orologio senza calcolare ne me, ne i suoi ma sopratutto senza calcolare i suoi bambini. Non era da Emma comportarsi in quel modo quindi iniziai a sospettare che ci fosse qualcosa sotto e che in quel qualcosa ci entrasse anche Killian. Inizialmente rimasi al mio posto ma poi la curiosità prese il sopravvento... avevo bisogno di sapere. Chiesi gentilmente ai presenti di uscire, non volevo parlare con i bambini in stanza  e quando restammo sole affrontai l’argomento:
- Tutto ok Emma? Ti vedo un po’... spenta!
- Spenta... cos’è? Un nuovo modo carino per dire: stai da schifo? - sorrise anche se solo per cortesia. - Lo so già da me che faccio pena ma con questo fardello che mi portò dentro come si può non stare da schifo? - come darle torto. Una volta che fummo stati messi al corrente della situazione in cui si trovava non ci fu nessuno di noi ad assecondarla nella scelta di portare avanti la gravidanza, nessuno di noi voleva vederla morire e di conseguenza tentammo modo e maniera di farle cambiare idea. Passammo giorni di puro inferno, tra litigi e pianti ma alla fine avemmo la meglio noi: riuscimmo a farle capire che avrebbe potuto ritentare un’altra gravidanza in futuro e che non sarebbe stato giusto in caso contrario lasciare da soli due bambini come Hope e Dave. Non doveva essere stato per nulla facile per lei accettare questa cosa, lo si vedeva lontano un miglio che soffriva come un cane, ma da quello stesso giorno smise di parlare dell’argomento e nessuno di noi riuscì a farla aprire un po. 
- Non è solo questa assurda situazione a farti stare così vero? C’è dell’altro non è così? - scosse la testa - sicura? I tuoi occhi e i tuoi gesti involontari dicono il contrario! - le feci notare.
- Gesti involontari? E cosa direbbero?
- Non ho ben capito in realtà ma di sicuro i  tuoi occhi cercano Killian... il modo in cui fissi quel l’orologio ne è la prova vivente. È... è successo qualcosa per caso? - domandai sperando ci fosse una spiegazione logica alla sua assenza. 
- Con Killian dici? No. Non è successo nulla tranquilla! -   rispose  guardandomi negli occhi. 
 - E perché non è qui allora?
- È a lavoro contenta?!?!?! - rispose decisamente troppo scocciata e con qualche tono sopra la media. - Emh... scusa Regina non... non so che mi sia preso....non... non volevo risponderti cosi. Hai ragione, sto aspettando inpazientemente che entri da quella porta ma non è detto che lo farà. Mi ha promesso che avrebbe fatto di tutto pur di liberarsi ma non è detto che ci riesca. Gli hanno commissionato un nuovo lavoro e non può allontanarsi più di tanto.
- Stamattina però è venuto a trovarti si? - mi preoccupai all’istante. L’orario di visite mattutino lo avevamo ceduto completamente a Killian; avevamo ritenuto opportuno che la coppia passasse almeno un po’ di tempo da sola. Se Killian quella mattina non fosse andato a trovarla  significava che fosse rimasta da sola per tutto il tempo e la cosa non mi andava a genio. Passava già troppo tempo in isolamento, almeno nelle ore di visita doveva stare in compagnia.
- Certo che è venuto, come al solito era qui un quarto d’ora prima... l’ho sentito battibeccare qui fuori con l’infermiera quella odiosa. - rise.
- Tipico di lui. - alzai gli occhi al cielo esasperata. Doveva sempre farsi riconoscere quell'uomo.  - Cerca di star tranquilla ok? Vedrai che riuscirà a liberarsi e a  passare e se proprio non dovesse fare in tempo ti prometto che domani gli lasceremo oltre allo spazio mattutino anche quello pomeridiano così potrete stare un po’ di più insieme e recuperare il tempo perduto di oggi.
- Tranquilla non preocc... - improvvisamente smise di parlare e piegandosi di lato iniziò a tenersi con sguardo sofferente la pancia.
- Em... EMMMAAAAA! Emma stai bene? Chiamo qualcuno? - feci per alzarmi e suonare il campanello d'allarme della stanza ma lei mi bloccò per un polso e scosse la testa frettolosamente. Aspettò una manciata di secondi dopodiché dopo aver preso qualche profondo respiro riprese a parlare.
- Sto... sto bene! È... è tutto ok! - disse con un filo di voce.
- Non mi sembrava tutto ok... forse è il caso di...
- No! Sono solo i bambini. Il mio corpo è ancora molto debole e ogni minimo movimento o doloretto percepito è amplificato. Tranquilla ok? Non è nulla. 
- Non prendevi dei medicinali per questo? - dissi notando che almeno due delle flebo che aveva attaccate erano sparite.
- Abbiamo cambiato cura...
- Non mi pare faccia tanto effetto questa! - esclamai dopo quello che avevo appena visto.
- Dicono sia più indicata, mi rimetterà in forse in tempi minori.
- E l’intervento? L' hanno già fissato? Scusami, lo so che è una domanda che ti fa stare male, ma non posso fare a meno di preoccuparmi per te Emma.
- Non appena le mie analisi risulteranno un minimo decenti lo fisseranno. Tranquilla però, non devi scusarti di nulla, so che siete in pensiero per me.
-In pensiero?!?! Abbiamo perso dieci anni di vita nel sapere che volevi... si beh... hai capito no? Deve essere stata dura per te decidere di...
- Non ho voglia di parlarne ancora!
- Lo so ma lascia che ti dica solo una cosa: hai fatto la scelta giusta. Hope, Dave e Henry ti ringrazieranno per tutta la vita. - rimase impassibile per una manciata di secondi dopodichè, anche se per nulla convinta, annuì. 
Restai in sua compagnia per un altro quarto d'ora dopodichè un'infermiera mi venne a chiamare: l'orario di visita era terminato. Mi si strinse il cuore: Killian non aveva fatto in tempo ad arrivare e mi sentii quindi in dovere di dirle qualcosa:
- Vedrai che dom...
- Lo so... è tutto ok, sto bene. - a me parev a il contrario.
- Sicura? Posso lasciarti da sola e stare tranquilla? Guarda che se non te la senti magari posso provare a chiedere a...
- Non ho bisogno della balia Regina, sono stufa di ripetervelo. Non è potuto passare? Pazienza... vedrò Killian domani! Stai tranquilla ok? Ci basto già io a dare di matto. 
- Ok, come preferisci... ci vediamo domani allora. -  Uscii dalla sua stanza con una strana sensazione addosso e non appena incrociai l'infermiera che poco prima era entrata in stanza le chiesi, anche se Emma mi aveva espressamente detto di no, se era possibile fare avere a Killian un permesso speciale anche solo di dieci minuti. La risposta fu un no categorico,c'era da aspettarselo dopotutto, ma comunque avevo fatto un tentativo e mi sentivo meno in colpa.  Recuperai i bambini, che erano a giocare con i nonni e insieme andammo a casa dove ci stava aspettando Henry. Non era venuto con noi in ospedale, non era ancora pronto a vedere Emma in quelle condizioni; l'idea che sua madre stesse soffrendo lo faceva soffrire a sua volta. Una volta a casa, i bimbi corsero a guardare la tv con il loro fratellone mentre io, anche se era ancora molto presto, iniziai a preparare la cena. Killian sarebbe arrivato a breve a prendere i bambini e magari avrebbe gradito un pasto caldo dopo quella lunga giornata di lavoro. Come Emma anche lui non doveva aver preso per niente bene il fatto di non essere riuscito a passare a trovarla pertanto forse una mano amica gli avrebbe fatto bene. Purtroppo però i suoi programmi erano differenti: una volta raggiunta la mia abitazione non scese neanche dall'auto...mi chiamò sul cellulare e mi chiese di portare i bambini fino alla macchina. 
- Perchè invece non scendi e non rimanete per cena? Ho preparato il piatto preferito dei bambini! - provai a dire ma lui in maniera molto confusa mi mise una scusa sul fatto che aveva del lavoro a casa da sbrigare e che quindi non poteva rimanere. Mi sembrò una bugia bella e buona ma vista la giornata particolare evitai di entrare nel merito... magari voleva semplicemente stare da solo. Portai i bambini in macchina come mi aveva chiesto e insieme a loro consegnai a Killian un termos con la cena, in questo modo almeno il cibo non sarebbe andato sprecato. 
Per l’intera settimana le cose andarono più o meno nello stesso modo: Killian riusciva ad andare solamente di mattina a trovare Emma e noi di conseguenza continuammo ad andare il pomeriggio. Era impegnato con questo nuovo lavoro e a malapena riuscivamo a vederlo noi. Scambiare due parole con lui era diventato praticamente impossibile, riuscivamo a dirci qualcosina solamente in serata quando veniva o da me o dai suoi suoceri a riprendere i bambini. Non feci molto caso alla cosa, pensavo fosse semplicemente stanco e provato, non doveva essere semplice avere una moglie in ospedale, prendersi cura di tre bambini, portare avanti una casa e un lavoro, ma poi qualcosa cambiò. La piccola Hope con una frase mi fece aprire gli occhi a quella che era la dura realtà. Ricordo come se fosse ieri quel pomeriggio. Lei e suo fratello erano con me e dopo essere stati al parco li portai al supermercato per fare spesa. Si sarebbero trattenuti per la notte  e per rendere quella serata speciale avevo pensato di deliziarli con una cena a base di piazza. Stavamo camminando tra i vari scaffali alla ricerca dei vari ingreienti  quando improvvisamente la mia nipotina mi spiazzò:
- Zia, papà puzza! - disse dall’interno del carrello dove l’avevo sistemata per evitare che girovagasse per i reparti e mangiucchiasse tutto ciò che le andava a genio.
- Ah si? - risposi trattenendo a stento una risata. Killian puzzava? Questa si che era bella.
- Si! Pecchè zia?
- Mmh... non lo so amore! Ma ne sei proprio sicura sicura? A me non sembra che il tuo papà puzzi.
- Inbece si. Puzza tanto! È pecchè la sera non si lava i dentini? - ok confesso! A quella domanda non riuscii a stare seria, ma dove le sentiva quelle cose?
- No ridere zia! - mi rimproverò imbronciandosi all'istante. Hope è una bimba molto permalosa e non le piace che la gente rida per le sue battute: pensa che la si voglia prendere in giro. 
- Amore scusami ok? Non volevo ridere di te, pensavo stessi scherzando!- cercai di recuperare in extremis la cosa.
- No fallo più però! 
- Promesso cucciolina! Allora mi dicevi? 
- Forse, vitto che non c'è mammina che glielo ricorda, papy dimentica di labare i dentiti. Puoi ricoddaglielo tu per favore zia?
- Ma certamente principessa! - Come le fosse venuta in mente una cosa del genere non riuscivo a capirlo, poi però mi fece un’altra domanda e da lì le cose iniziarono a farsi decisamente più chiare. Stavamo passando davanti lo scaffale degli alcolici e la sentii dire...
- Zia prendiamo una di quette a papà? A lui piace tanto! Lo facciamo contento! - mi fermai di colpo e la guardai.
- Cosa dobbiamo comprare a papà stellina mia? - domandai sperando mi fosse sfuggito qualcosa.
- Quella... quella lì! Quella li in alto ziaaaa!- Come temevo mi indicò proprio lo scaffale degli alcolici.
- Amore mio adesso siamo in ritardo, magari gliela prendiamo un altro giorno ok? - non lo avessi mai detto. Iniziò a piangere e a strillare per tutto il supermercato impedendomi di concludere nulla. Consolarla fu un'impresa ardua e riuscii nell'intento solo riportandola in quel maledetto reparto. La presi tra le braccia e le chiesi di indicarmi precisamente cos'era che voleva regalare al suo papà.  Mi indicò una bottiglia di cui andai a leggere l’etichetta e come sospettavo c’era scritto: rum. Improvvisamente un brutto pensiero mi balzò alla mente. Non era che forse Killian.... no certo che no... non lo avrebbe mai fatto con i bambini in casa. Forse la piccola aveva semplicemente visto quella bottiglia a casa sua.
- La pendiamo? - mi disse asciugandosi le lacrime e sbattendo gli occhietti per intenerirmi. Se fosse stato per un giocattolo avrei ceduto all'istante a quegli occhioni da cerbiatto ma per quella bottoglia proprio no. A killian ci mancava solamente l'alcol e poi eravamo apposto.  Inventai con Hope la scusa che ne avevo una a casa uguale da regalare al suo papà e solo in quel modo riuscii a convincerla ad allontanarci da li. Finii di fare spesa in fretta e in furia sperando che Hope non facesse altri capricci dopodichè tornammo a casa a preparare la pizza. Il mio intento era quello di prepararla insieme a loro ma a quanto pare non tutti erano dello stesso avviso: Dave non volle partecipare. Rimasi un po' spiazzata dal suo rifiuto, Dave adora pasticciare, ma lo lasciai comuqnue libero di giocare con i suoi supereroi e nel mentre io e la sua sorellina preparammo la cena. 
- Questa è per papino e questa è per mammina! - esclamò Hope indicandomi due pezzettini di impasto spiaccicati in malo modo su un piattino. - Ho fatto io cena per loro così quando adesso tonnano sono felici. - fu una coltellata in pieno petto sentire la sua affermazione ma cercai comunque di far finta di nulla: di sicuro una volta a tavola, con la sua pizza preferita tra le mani avrebbe dimenticato la frase appena detta. infornai per gentilezza anche i suoi due "capolavori" e giocando a ripulire il tutto aspettammo che le pizze si cuocessero. Una volta pronto la sistemai sul suo seggiolone e eccola ricominciare con i capricci.
- Voglio scendere! - mi disse allungando le manine verso di me.
- Ma come tesoro... dobbiamo mangiare adesso! Non la vuoi la pizza che abbiamo fatto insime? - domandai
- si ma voglio scendere e mangialla sul divano. Voglio vedere i cattoni. 
- Non si mangia sul divano principessa lo sai. E i cartoni si vedono dopo cena, non a cena. Durante la cena si parla in famiglia. - le spiegai nonostante sapesse benissimo come funzionava. Emma era molto rigida in questo e volevo che le abitudini per quei piccolini non cambiassero con la sua assenza. 
- NO NO NO NO! NO PARLARE IO! CATTONI CATTONI CATTONIIIIIIIIIIIIIIII! CATTONI SUL DIVANO ADESSO! 
- Hope no! Ho detto di no mi dispiace. Siediti composta - cercai di rimetterla a sedere visto che durante il suo show aveva deciso di alzarsi in piedi - E mangia la pizza. Avanti da brava.
- NOOOOOOO DJ AIUTO! DILLO PURE TU! CENA CON DIVANO E CATTONI! - Guardai Dave come a chiedergli spiegazioni ma lui si limitò a scrollare le spalle come se non sapesse cosa stesse dicendo sua sorella. Questo mandò Hope ancora di più in crisi. DJ CATTIVO! CATTIVOOOOOOOOOOOOO! 
- Hope amore di zia per favore basta piangere ok? Non è successo nulla.
- NOOOOOOOOOOOOOOOO! DJ CATTIVO, ZIA CATTIVA.... TUTTI CATTIVIIIII! - Niente da fare, la cosa stava completamente degenerando, si era stranita. 
- Non siamo cattivi amore, vogliamo solo mangiare e chiacchierare con te. Tu non vuoi mangiare?
- NO NO NO NO NO NO E NO! 
- D'accordo signorina, non c'è mica bisogno di strillare così tanto... andiamo a lavarci che ne dici? - alla parola "lavarci" ne susseguì un'altra sceneggiata da oscar. Non sapevo davvero più come fare per calmarla. 
- NO LAVO IO! NO VOGLIO... HO PAURA! - questa si che era bella: aveva paura di lavarsi? 
- Hai paura? Ma che dici sciocchina! Tu ami l'acqua! 
- No.... voglio... voglio... VOGLIO MAMMAAAAAA.... VOGLIO MAMMMAAAAAAAA! MI LAVA MAMMAAAAAAAAAAAAAA! LASCIAMIIIIIIII!!!!!! MAMMINAAAAAA... MAMMINAAAAAAAAAAAA! - il sentirla chiamare Emma in quel modo così disperato mi usccise ma non fui l'unica che risentì della cosa. Non appena Hope iniziò a chiamare sua madre Dave fece una cosa che mi preoccupò parecchio. Si alzò di corsa da tavola, facendo cadere il suo piatto con la pizza e con le mani sulle orecchie  corse in direzione del soggiorno andandosi a nascondere sotto il tavolino. Tremava povero cucciolo e per la prima volta mi resi conto di quanto i suoi occhi trasmettessero agitazione e paura. c'era qualcosa che lo turbava e tutta la sua calma e il suo silenzio di quel giorno ne erano la prova vivente. Mi maledii mentalmente per non esserci arrivata prima, come avcevo fatto a non accorgermi di nulla... Dave è un bambino vivacissimo di solito, quel mutismo avrebbe dovuto mettermi in allrme eppure... beh ora che lo sapevo avevo tutta l'intenzione di scoprire  cos'era che lo turbava in quel modo. Cercai di convincerlo a salire al piano di sopra con me e sua sorella ma si rifiutò,non voleva sentirla piangere, così dovetti aspettare che rientrasse Robin da lavoro: non potevo di certo lasciarlo così sconvolto da solo. Fortunatamente non ci mise molto a rincasare, gli raccontai in breve cos'era successo e mentre io corsi a fare il bagnetto alla piccolina lui gli fece compagnia. Fare il bagnetto a Hope, differentemente da quello che immaginavo, fu una passeggiata. Non appena la misi nella vasca da bagno smise immediatamente di piangere e iniziò a giocare con le paperelle che come al solito le mettevo a disposizione. 
- Visto? Che ti dicevo? Tu ami l'acqua. 
- Io paura di quella che cade da soffitto. - rispose per poi iniziare a schizzarmi tutta. ignorai la sua risposta, non avevo capito cosa volesse dire in realtà, e cercai di velocizzare il tutto per poter raggiungere l'altro. Si addormentò sfinita da quelle urla duranre il bagnetto e questo mi aiutò a metterla al letto in tempi da record per poter poi scendere da Dave. Lo trovai sul divano a vedere i cartoni animati con Robin e sembrava essere tornato quello di sempre. Sembrava... quella era solamente un'armatura. Con uno sguardo feci capire a Robin di voler rimanere da sola con Dave e una volta che lasciò la stanza provai a comunicare con il piccolo.
- Dave tesoro... possiamo parlare un secondo per favore?
- Ma sto vedendo i cartoni zia... - rispose cercando di far cadere li l'argomento.
- Lo so e mi dispiace tantissimo doverti interrompere amore ma è una cosa molto importante quella di cui vorrei parlare con te. 
- Non mi va di parlare. - ecco il primo muro.
- E perchè tesoro?
- Così!  - scrollò le spalle. 
- Mmh... vediamo... neanche se come ricompensa ti facessi restare alzato oltre l'orario stabilito parleresti con me?
- Cioè potrò restare alzato fino a tardi come i grandi a vedere i cartoni?
- Per questa sera si, ma solo per questa sera. Sarà il nostro piccolo segreto ma prima devi rispondere a un paio di domande. ci stai? - Quella era un'offerta che non poteva di certo rifiutare.
- E va bene... forse.... forse posso mettere in pausa i cartoni per un po. Ma solo per un po' zia altrimenti poi mi perdo la trama.
- Tranquillo, sarò velocissima - lo rassicurai. - Vedi Dave... mi piacerebbe che mi raccontassi la vostra routine casalinga... - sgranò gli occhi non capendo cosa volessi dirgli. - Cioè... vorrei che mi raccontassi cosa fate tu e Hope con papà quando tornate a casa. - Per tutta quella giornata i bambini, chi in un modo chi in un altro avevano manifestato dei disagi... dovevo assicurarmi che tutto fosse ok ma sopratutto dovevo assicurarmi che le parole dette da Hope al supermercato fosso semplicemente il frutto di una conversazione ascoltata al parco e non una dura e spiacevole realtà familiare. 
- Perchè vuoi saperlo zia? - domando curioso.
- Perchè sono curiosissima di sapere cosa combinano le mie due piccole pesti quando non sono con me! - sorrisi cercando di sembrare il più naturale possibile. 
- Non ti credo... tu vuoi sapere come ci comportiamo quando non c'è la mamma.... vuoi sapere se facciamo arrabbiare il papà non è vero? No zia, non lo facciamo arrabbiare.
- No tesoro, non voglio sapere questo, so già che siete dei bravissimi bambini, mi piacerebbe che mi raccontassi cosa fate una volta tornati a casa. 
- Quello che facciamo sempre: mangiamo, ci laviamo e andiamo a nanna. - rispose non incontrando il mio sguardo.
- E dove mangiate?
- A tavola!
- Sul serio? Anche quando non c’è mamma? - lo guardai non proprio convinta - Ma come... Di solito quando un genitore non c'è si fa sempre qualcosa di diverso... come spiegartelo... qualcosa di più divertente, diciamo al di sopra delle righe. A voi non..
- Davvero zia? 
- Eh già... - sorrisi. - Non c'è nulla di male divertirsi un po' e stravolgere le regole ogni tanto. 
- Quindi non è una cosa strana se papà ci fa mangiare tutti i giorni la roba del fast food e ce la fa mangiare sul divano davanti la tv? - lo sapevo... lo sapevo che il capriccio di Hope di non voler stare sul seggiolone era dovuto ad un nuovo vizio preso, solo che non pensavo che la facesse mangiare così male...
- Tutti i giorni la roba del fast food? Wow, deve essere bello! Sei contento? - non mi rispose inizialmente e la cosa non mi piacque affatto.  Non mi piaceva il fatto che mangiassero tutti i giorni schifezze di quel genere ma io ero un'adulta, per un bambino la cosa avrebbe dovuto essere da sballo. Perché Dave non sembrava felice? - Ehi tesoro... Dave...
- Si, mi piace... - iniziò a dire
- Però? - c'era un però, ne ero più che sicura.
- Però Hope la notte ha sempre mal di pancia quando mangia quella roba, mamma non gliela ha mai fatta mangiare a lei... forse perché sa che le fa male. Forse è allergica e papà non lo sa! - si stava preoccupando per la sua sorellina... ma quanto poteva essere dolce quel bambino?
- No amore, non preoccuparti per Hope, forse il motivo per cui le viene sempre il male al pancino è perchè esagera con il cibo. Anche tu quando mangi tante caramelle,ad esempio, ti viene mal di pancia.
- Si lo so ma la mamma in quel caso mi fa sempre dei massaggini per farmelo passare... papà invece è stanco per il lavoro e non si accorge neanche che Hope ha la bua. Sono io che mi alzo la notte quando piange che sta male e grida che vuole la mamma. - cosa? Killian non si accorge che sua figlia piange o sta male? mmh... qualcosa ancora non torna. 
- Ah si? E quante volte è capitata questa cosa che papà non si accorge che Hope ha la bua? -Anche questa voltà tentò di non rispondermi, era un bimbo molto intelligente e stava iniziando a capire che quella conversazione aveva uno scopo diverso da quello che avevo voluto fargli credere. Quella domanda gli aveva fatto capire che stavo cercando delle risposte... risposte su suo padre. - Dave... devi dirmelo ok?
- Beh... Ultimamente capita spesso, almeno tre o quattro volte ma non ti arrabbiare con lui zia ok? Non lo fa apposta, lavora tanto ed è molto molto stanco! Lui crolla sul divano la sera. Non dorme neanche più nella sua camera. - lo difese.
- E tu come fai a saperlo? Non dovresti andare a letto presto?
- Vado a letto presto... beh... qualche volta almeno ma non centra nulla! Lo so perchè Il letto è sempre in ordine quando mi sveglio la mattina e quando scendo al piano di sotto, anche se è tardi, lui sta sempre dormendo sul divano. Pensa che è talmente stanco che non fa in tempo neanche a togliere il piatto e tutte le bottiglie che poggia la sera sul tavolinetto. - bottiglie...  no! Non può essere... 
- Bottiglie di acqua? - scrollò le spalle -  E'... è importante Dave.
- Non lo so se c'è l'acqua dentro, ma non sono come le bottiglie di plastica che abbiamo qui o avevamo a casa quando c'era la mamma. Queste sono scure, di vetro penso... e emanano un odore forte. -questa era decisamente l'ultima cosa che avrei voluto sentire... Killian beveva in presenza dei bambini... 
- Ho... ho capito... e dimmi: dopo cena che fate? Il bagnetto?
- No... papà ci mette sotto la doccia così facciamo prima, solo che Hope ha paura di stare da sola nella doccia e quindi  perdiamo sempre un sacco di tempo. - ecco spiegati i pianti disumanidi poco prima per il bagnetto. 
- Papà non le da una mano? - continuai a chiedere sempre più sconcertata. Mi rifiutavo categoricamente di credere che Killian lasciasse una bambina di soli due anni da sola in una doccia con il rischio di ingerire sapone e cadere dal piatto doccia. 
- No, mentre lei fa la doccia mi aiuta a mettere il pigiamino. Poi lo mette a Hope e ci porta nei nostri lettini. 
- E immagino vi legga la favola della buonanotte. - ormai non sapevo davvero più cosa aspettarmi come risposta ma ci sperai fino alla fine che almeno in un campo fosse rimasto lo stesso Killian di sempre. 
- No... sono io che racconto la favola a Hope. Papà ultimamente se lo dimentica....
- Quindi fate tutto da soli in pratica.
- Si ma solo fino a che non torna la mamma... - rispose sicuro di se. - Quando tornerà a casa papà smetterà di andare a lavoro tutte quelle ore e tornerà il papà simpatico di sempre. Io lo so zia quindi non prendertela con lui se ogni tanto fa qualcosa di strano... è stanco. - parlava come se fosse la cosa più normale di questo mondo ma a me al solo sentirlo parlare mi venivano i brividi. Una frase in particolar modo mirisuonò nelle orecchi " non prendertela con lui se ogni tanto fa qualcosa di strano..." che voleva dire con ciò? Avevo paura a chiederglielo ma non potevo rimanere con questo dubbio.
- Cosa intendi dire quando dici che papà ogni tanto fa qualcosa di strano?
- Non glielo vai a ridire vero? Io non voglio che sappia che so!
- Tutto quello che mi dirai resterà un segreto tra me e te, hai la mia parola tesoro.
- Beh... ogni tanto sento dei rumori la notte... dei forti rumori... agli inizi avevo paura e cercavo papà per non stare da solo ma poi un giorno, mentre lo cercavo ho visto che è proprio lui che fa questi rumori e quindi non ho più paura come prima. 
- Cos'hai visto di preciso?
- Cammina per casa barcollando e sbattendo qua e la ad esempio... qualche volta lancia delle cose a terra o contro il muro... - o santo cielo... si ubriaca con due bambini in casa! - Ieri verso l'ora di pranzo mentre noi stavamo mangiando lui è andato al piano di sopra e ho iniziato a sentire che parlava a voce alta e faceva tanto rumore. Ho messo i cartoni a tutto volume per non spaventare Hope e sono corso a vedere... non mi è piaciuto quello che ho visto: papà ha messo in disordine tutto l'armadio della mamma buttando i suoi vestiti a terra... perchè lo ha fatto? - ve lo giuro, non piansi per orgoglio... ma che accidenti stava accandendo alla nostra famiglia? 
- Ti sei spaventato amore? - dovete credermi, non sapevo cosa accidenti dirgli...
- No, è il mio papà perchè dovrei spaventarmi? Solo che... beh... non mi è piaciuto vedere che buttava a terra le cose della mamma. Avrei preferito che non ci fossero le vacenze e che fossi stato a scuola. 
- Aspe... cosa? - Aveva detto vacanze? - Dave da quando sei in vacanza?
- Una settimana. - Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. lo liquidai in fretta e furia rimettendo i suoi adorati cartoni animati e corsi a gran velocità al piano di sopra a raccontare tutto a Robin. Bisognava prendere dei seri provvedimenti. 
Non potendo raccontare lui ciò che Dave mi aveva confidato, mi misi alla ricerca di ulteriori prove e iniziai a pedinarlo. Quello che scoprii mi lasciò a bocca aperta. Non aveva nessun nuovo lavoro, aveva affidato tutti gli incarichi di routine alla sua ciurma escluso spugna il quale scoprii essere il nuovo babysitter di hope e Dave e passava l'intera giornata in una taverna ad ubriacarsi. Non si ubriacava quindi di sera mentre i bambini erano a letto... era già ubriaco quando dopo la "scuola" li portava da noi... aveva dell'incredibile ma non era ancora tutto... molto presto venni a conoscenza che killian non passava a trovare Emma in ospedale da oltre una settimana. Non riuscivo a credere di essere stata così ingenua...me l'aveva fatta sotto il naso.  Tutte quelle raccomandazioni sul non andare a trovare Emma di mattina per lasciare loro un po di privacy, tutte quelle scuse che metteva lei sul fatto che il pomeriggio non potesse passare a trovarla per via del lavoro...  erano tutte balle, ci aveva mentito... ci avevano mentino. Chiamai immediatamente Whale e solo dopo aver avuto un colloquio con lui riuscii a trovare tutte le risposte che cercavo. Emma aveva cambiato decisione... aveva ripreso in considerazione l'idea iniziale di salvare i gemelli e aveva dato ordini precisi di sospendere ogni tipo di cura che potesse danneggiare la loro salute e di conseguenza di salvare a lei stessa la vita.Ecco perchè non mi permise di chiamare il medico il giorno che si sentì male in mia presenza, ecco spiegato perchè Killian non va più a trovarla, avranno di sicuro discusso, ma di sicuro ecco spiegato cos'è che ha portato Killian ha bruciarsi  letteralmente il cervello. Radunai il resto della nostra famiglia e dopo il primo momento di sconforto iniziale cercammo di trovare un modo per salvare il salvabile: I charming si misero all'opera per cerare di far rinsavire Emma mettendola al corrente che sapevamo della sua decisione, mentre io e Robin parlammo con Hopper per chiedere un parere esperto su come comportarsi in una situazione del genere. Con Emma non ci fu nulla da fare, rimase ferma sulle sue idee e ogni tentativo dei suoi genitori fu vano, mentre io e Robin fummo di sicuro un po' più fortunati. Una volta messo al corrente dei fatti, Archie ci chiese di poter parlare con la piccola Hope, Dave aveva già detto tutto a me quindi non ci fu bisogno di parlare con lui. La bambina fu molto collaborativa, non sapeva cosa stesse facendo in realtà ma fece tutti i giochi e rispose a tutte le domande che il grillo le fece. Diede una risposta verso la fine del colloquio che mi fece tremare il cuore: "papy senza mammina non è papy!" disse. Credetemi avrei voluto prenderla in braccio e coccolarla fino all'inverosimile ma non fu possibile, dovevo rimanere al mio posto. Terminata la conversazione con la bambina Hopper tornò a rivolgersi a noi e ci spiegò, secondo il suo parere, qual'era il modo migliore per intervenire.
- Killian apparentemente si presenta come un uomo tutto d'un pezzo, forte e determinato ma è un essere umano e ha i suoi punti deboli proprio come tutti noi. Sappiamo benissimo chi era in passato e sappiamo molto bene chi è oggi. Emma è stata molto importante per far si che questa trasformazione avesse successo, ha fatto un ottimo lavoro con lui, l'ha reso un uomo migliore, ma non ha fatto tutto da sola, buona parte del lavoro lo ha fatto Killian stesso ma lui questo non lo sa... o meglio, non riesce a capirlo.  E' fermamente convinto che la buona riuscita del suo cambiamento sia dovuto solo ed esclusivamente a Emma, l'ha dipinta come la sua ancora di salvezza ma la resa al tempo stesso il suo tallone d'achille. Vivono in simbiosi... se sta bene lei sta bene lui, se sta mele lei.... lui cade nel baratro. E' questo quello che sta succedendo, Killian con i suoi atteggiamente ci sta lanciando un messaggio: sta soffrendo, non accetta la decisione presa dalla sua amata e inconsciamente si sta portando all'autodistruzione. Per essere aiutarlo seriamente dovrebbe venire qui per delle sedute ma sappiamo bene che sarà un'impresa ardua provare anche solo a farglielo capire, potremmo però partire da altro e intervenire su ciò che lo circonda. 
- Siamo disposti a tutto pur di salvaguardare il nostro amico e la sua famiglia. Ci dica pure ciò che dobbiamo fare. 
- Come prima cosa bisogna far riprendere a Dave la scuola quanto prima, se continuerà a non presenziare alle lezioni la scuola stessa potrebbe  mandare gli assistenti sociali per un controllo aggravando così la situazione. 
- Ho provveduto personalmente ha chiamare la scuola. Ho detto loro che il piccolo è stato poco bene in questi giorni e che da domani riprenderà regolarmente le attività. Ho fatto la stessa cosa con l'istruttore del suo corso di scherma. 
- Perfetto. Una volta sistemato questo punto quindi direi di procedere con il togliere momentaneamente i bambini da quella casa e affidarli a qualcuno che riesca seriamente a prendersi cura di loro...
- C... aspetta un attico! Cosa? No... no no, non se ne parla! Non porterai via Dave e Hope! Stai scherzando vero? 
- Regina io...
- Mandare i bambini in un'altra famiglia? Ma assolutamente no!  No Archie! Sono venuta da te per chiederti aiuto non per peggiorare la situazione...- presi un respiro - Non... no io....tze lascia stare, ho sbagliato di grosso a venire qui. - mi alzai di colpo costrigendo Robin a fare lo stesso. Avrei dovuto saperlo che sotto quel lato amichevole si nasconde comunque uno strizzacervelli. 
- Regina siediti per favore... parliamone!
- E di cosa dovremo parlare scusa? Non sono d'accordo con i vostri metodi del cavolo e non ho nessuna intenzione di cambiare idea. Ma cosa avete nel cervello voi medici? I criceti per caso? Non fate altro, per ogni minimo problema, che allontanare i bambini dalle loro case di appartenenza come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Ma non pensate che magari un bamb...
- Non ho nessuna intenzione di allontanare Hope e Dave dalla loro famiglia Regina!
- Ah no? e allora quando hai.. - risposi improvvisamente interessata alle sue parole. 
- Se solo mi lasciassi terminare il discorso... Stavo semplicemente dicendo che i bambini non possono più continuare a restare 24h no stop solamente con Killian il quale al momento non è in grado neanche di badare a se stesso. Pensavo che momentaneamente, fin quando questa situazione non si sarà risolta o fino a quando Killian non si riprenderà, i bambini potrebbero trasferirsi da te o dai nonni in modo da sentire comunque la famiglia vicino ma in questo modo eviteranno il clima di tensione che c'è in casa loro. E poi stando con voi continuerebbero ad avere rapporti con i genitori. Parlatene tra di voi e prendete in considerazione la cosa, se per entrambe le famiglie dovrebbe rivelarsi un problema allora anche se controvoglia sarei costretto a chiam...
- Staranno con me e Robin! - risposi secca senza neanche farlo finire di parlare. Ci prenderemo noi cura di loro, dimmi solamente in che circostanze fargli vedere Killian ma anche Emma. Ho notato che le ultime volte che sono stati portati in ospedale la sera erano irrequieti e facevano incubi. 
- Possono vedere Killian in qualsiasi momento, l'unica cosa di cui mi raccomando è di farglielo vedere quando è in buone condizioni. Quando è lucido per essere concreti, mentre per Emma... beh... l'ospedale non è esattamente un luogo indicato per dei bambini ma resta pur sempre la loro mamma ed è giusto che la vedano. Rinfrescami la memoria: quanti anni ha adesso Dave?
- Cinque! 
- Ok allora per quanto riguarda Dave direi che può vedere Emma quando meglio crede, anche tutti i giorni, l'importante è che sia preparato all'idea di doverla vedere un po' più debole del solito onde evitare preoccupazioni e incubi, per Hope invece valuterei una strada differente... è più piccolina, ha appena due anni, la sua memoria non è duratura come quella di suo fratello e di conseguenza possiamo agire differentemente. 
- Non... non ti seguo...
- Eviterei alla bambina di fargli vedere ogni giorno Emma... potrebbe prendere l'abitutide di voler stare con lei e di conseguenza potrebbe innescarsi un senso di abbandono una volta che... io riduerrei gli incontri la prima settinana a tre, poi a due e infine ad una volta a settimana. Sembra brutto dirlo ma Il mio intento è quello di staccarla dal ricordo di Emma senza farle venire dei traumi. E' piccola, si può ancora fare, mentre per Dave... Dave ormai è grandicello per questo genere di lavoro. Magari con lui più in la lavoreremo con sedute mirate. - eravamo li per discutere di Killian e di come comportarci con i bambini quando improvvisamente ci ritrovammo a parlare di come gestire sui piccoli la perdita di Emma. Avevo scoperto solamente da poco il suo cambio di decisione ma tra i bambini e i problemi che ne susseguirono mi fu difficile elaborare a pieno la cosa. Presi atto della gravità della situazione solamente in quel momento e senza neanche accorgermene mi ritrovai a piangere come una ragazzina. La mia migliore amica, la donna che tanto ho odiato in passato ma che al tempo stesso mi ha regalato la gioia più grande della mia vita, stava per andarsene per sempre. Avevo fino a quel momento scacciato via il pensiero ma ora... ora non potevo più farlo: volente o nolente sarebbe accaduto, ormai aveva deciso e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea.  Solo in quel momento mi resi conto di quanto stesse soffrendo Killian e tutte le sue stranezze non mi risultarono più tali. Stava sfogando il suo malesse e ad essere sinceri mi meravigliai che ancora non avesse fatto di peggio. 
- Regina... tesoro... tutto ok? - fu Robin a riportarmi con i piedi per terra e solo allora mi accorsi di stare piangendo a singhiozzi.
- N... no! - mi limitai a dire continuando a far uscire involontariamente lacrime, non andava per niente bene. 
Odiavo farmi vedere così in pubblico ma non potevo fare altrimenti in quel momento. Più mi sforzavo di mantenere un contegno e più piangevo rumorosamente. Mi ero tenuta tutto dentro per troppo tempo, avevo cercato di arginare il problema convincendomi che ci fosse una soluzione alternativa e ora che avevo finalmente buttato tutto fuori faticavo a prendere atto della realtà. Il mio mondo improvvisamente si dipinse di nero e mille paure iniziaroro ad affiorare alla mia mente. Iniziai a pensare a cosa sarebbe successo dopo, come avremmo affrontato la situazione, come sarebbe stato far accettare la cosa ai più piccoli ma sopratutto iniziai a pensare a come sarebbe stata la nostra vita senza di lei. Ero talmente persa nei miei pensieri che neanche mi resi conto che una piccola peste bionda, così simile a sua madre, con le sue gambette era corsa nella mia direzione per poi sistemarsi alla meglio sulle mie ginocchia e abbracciarmi.
-  Hope bene a zia Regina! Ti do bacino tu non piangere più! - mi disse per poi regalarmi uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Cosa dire, mi sentii subito meglio e spinta dalla voglia di non preoccuparla riuscii anche a trattenere per un po le lacrime. 
- Hope vieni con me principessa, la zia deve finire di parlare con questo signore. - tentò Robin cercando un modo per allontanare la bimba in modo da lasciarmi per un po' sola con il grillo.
- No... zia mia! io sto qui con zia. - rispose decisa per poi fargli una pernacchia che mi fece ancora una volta smettere di pensare a tutto quello schifo.
- Hai fatto una pernacchia a me? Al tuo zietto preferito? Piccola furfante - la prese in braccio facendole il solletico e facendola ridere a crepapelle. 
- batta solletico zioooo! 
- Ti arrendi? Molto bene! - disse per poi abbracciarla forte. - Che ne diresti di un bel gelato grande grande? Ti va? Magari al cioccolato. 
- SI SI SI SI SIIIIIIIIIIII! 
- E allora andiamo, la zia ci raggiungerà tra poco. - non se lo fece ripetere due volte, quella peste ama il gelato e nel giro di poco eccomi finalmente sola con Hopper. Chiacchierammo a lungo e devo essere onesta: mi sentii subito meglio. Non ero ancora pronta ad accettare quello che sarebbe accaduto da li a pochi mesi ma quantomeno ero pronta a risolvere il problema Killian. Lo aspettai sotto casa sua quella stessa sera e come potete immaginare era in condizioni pietose. Provai a parlargli ma non sembrava capire nulla di quello che io dicessi così fui costretta a fare un'incantesimo e renderlo nuovamente lucido. Mi aspettavo una sceneggiata devo essere onesta, lui è molto legato alla sua famiglia e guai a chi si avvicina ai suoi figli, ma fu ragionevole e mise il bene dei bambini al primo posto. "Non posso farcela da solo" mi disse "Non posso prendermi cura di loro in questo momento". Acconsentì quindi che li tenessi momentaneamente io ma mi fece promettere che glieli avrei fatti vedere tutti i giorni. Mi sembrava scontato ma gli diedi ugualmente la mia parola e approfittando che fosse sobrio gli lasciai i bambini e salii al piano di sopra per preparare loro le valigie. Cercai di essere veloce ma proprio mentre stavo prendendo le ultime cose dalla cameretta della piccolina Dave entrò in stanza notando le valigie. spalancò la bocca incredulo e iniziò a vagare con lo sguardo, in maniera frenetica, passando da me alle valigie. Sapevo già cosa stesse frullando nel suo cervello, ma non ebbi il tempo di dire o fare nulla per tranquillizzarlo che eccolo correre e rifuggiarsi nel bagno situato nella stanza dei genitori e chiudersi a chiave. 
- Dave... Dave apri per favore! - dissi preoccupata, l'idea che un bambino di cinque anni si era chiuso in bagno da solo non mi faceva stare per nulla tranquilla. Per non parlare che Dave aveva già dato modo di farci preoccupare in ospedale quando prese tutte quelle pillole 
- NO! - la sua risposta fu secca, decisa... ma allo stesso tempo era spenta.
- Andiamo Dave, parliamone... lo so che...
- NO NO E NO! VATTENE VIA!
- Fammi almeno spiegare amore... non è come pensi. - lo sentii singhiozzare rumorosamente e questo mi mandò ancora di più nel panico. - Hai franteso tesoro!
- BUGGIARDA! TU VUOI RIPORTARMI INDIETRO COME TUTTI GLI ALTRI! 
- Ma no Dave... io...
- VATTENEEEEEEEEEE! - Rimasi oltre un'ora davanti quella porta, mi sentivo impotente e una stupida nello stesso momento. Perchè non  aspettare che fosse a scuola per preparare le loro cose? Perchè farlo con loro in casa? Sapevo benissimo le paure di Dave quali fossero, perchè non avevo pensato che sarebbe potuto salire e fraintendere? Non lo so... ma di sicuro dovevo fare qualcosa. Attesi qualche altro minuto nella speranza uscisse di sua spontanea volontà ma poi, vedendo che non si decideva e che non lo sentivo più urlare contro di me, decisi di usare la magia e aprire la porta. Tentò nuovamente di scappare ma questa volta riuscii ad afferrarlo prima che mi sfuggisse. Si dimenò come un matto ma non allentai la presa su di lui. 
- Se ti calmi ti spiegherò tutto! - dissi - Non voglio riportarti in istituto Dave stai tranquillo, rimarrai con noi! 
- BUGGIARDAAAAA! SE E' COSì PER... PERCHE STAVI FAC... FACENDO LE.. LE...
- Calmati, smetti di piangere e ti prometto che ti spiegherò tutto e risponderò ad ogni tua domanda. - non stavo cercando di ingannarlo, pensavo sul serio quello che avevo appena detto. Era ancora un cucciolo ma allo stesso tempo era anche molto intelligente: non potevamo continuarlo a rimpinzarlo di balle, avremmo solamente continuato a creare in lui altri allarmismi inutili. Non fu semplice per lui riuscire a calmarsi ma con un po'di impegno riuscì a farlo. - Ecco così, bravo Dave. - gli scompigliai i capelli per poi dargli un tenero bacio sulla guancia che stranamente non rifiutò. 
- Perchè stavi facendo le nostre valigie? - poteva anche essersi apparentemente calmato ma dentro di lui il terrore che lo stessimo portando via  era ancora bello vivo. 
- Non per quello che stai pensando... vedi Dave stanno succedendo delle cose per cui per qualche giorno sarebbe meglio se tu e la tua sorellina veniste a stare un po con me e lo zio Robin, tutto qua. E' per questo che stavo preparando le valigie: volevo prendere qualche vestitino per potervi tenere a casa con me per qualche giorno. 
- E perchè? Perchè non possiamo stare con il papà? 
- Perchè il vostro papà non  sta tanto bene in qusto periodo e ha bisogno di un piccolo aiuto.
- E' perchè la mamma non è a casa o perchè si comporta in modo strano?
- Un po' per tutte e due le cose tesoro... è molto triste in questo momento il vostro papà, è preoccupato per la mamma come è giusto che sia e non riesce a prendersi cura di voi da solo nonoste lo vorrebbe con tutto il suo cuore. Mi ha chiesto un piccolo aiuto e credo sia giusto darglielo.
- La mamma sta tanto male zia? Può succederle qualcosa di brutto? Io non voglio che la mamma stia male, io la voglio qui a casa... e poi non voglio che papà stia da solo... se mamma non c'è e noi andiamo via lui con chi resta? - Dave Dave Dave... ma quanto puo essere dolce....
- La mamma sta momentaneamente male ma non ha nulla che non possa affrontare. - mentii - Tornerà a casa prestissimo te lo prometto e per quando riguarda il papà... beh, non dormirete qui con lui ma potrete vederlo e passare del tempo con lui tutti i giorni per tutto il tempo che vorrete. 
- E la notte non starà con noi però..... non si sentirà solo? 
- Troverò il modo per far si che questo non accada ok? - non sembrò molto felice della risposta ma sapeva che non aveva altra scelta quindi annui e senza aggiungere altro tornò al piano di sotto a giocare con il suo papà nel mentre io finii di preparare le loro cose. 
Credevo sarebbe stato più difficile gestire due bambini insieme al resto delle responsabilità che avevo già ma dovetti ricredermi: sembrava andare tutto alla grande... o meglio, le prime settimane fu così, già la terza le cose iniziarono a cambiare. I bambini erano degli angioletti, non potevo dire niente su di loro, ma il loro papà se fino a quel momento aveva cercato di restare sulla retta via, tornando addirittutra a trovare sua moglie e a passare del tempo di qualità con lei, adesso sembrava essere tornato a  tentennare. Ogni giorno dopo essere stato da Emma scoprii che si rifuggiava nuovamente nelle quattro mura di quella squallida taverna e come le volte precedenti si riduceva uno schifo.  "E' l'unico modo per affrontare la situazione" disse ad uno dei suoi uomini più fidati ma sapevamo benissimo che quello era solo un modo per scappare dalla realtà. Non sapevo davvero come fare per aiutarlo così tornai ancora una volta da Hopper il quale questa volta mi consigliò di non fargli vedere i bambini fin quando non mi avesse dimostrato di aver smesso di bere. Funzionò? Beh... agli inizi forse un pochino, si sforzò in ogni modo possibile per resistere alla tentazione e devo essere onesta ci riuscì anche abbastanza in fretta, solo che poi, proprio grazie alla sua lucidità, la cosa peggiorò quasi a livelli inreparabili. Ero a lavoro immersa tra una miriade di scartoffie quando ricevetti la chiamata inaspettata di Granny che mi chiedeva urgentemente di raggiungerla. Era terrorizzata quando entrai nel suo locale poverina e dopo essersi fatta un bel pianterello liberatorio mi confessò che Killian, ubriaco fradicio, minacciando tutti con l'uncino aveva preso prepotentemente i bambini e li aveva portati con se non si sa dove. Quel pomeriggio sia io che i charming eravamo impegnati così, per non far annoiare i bambini, avevamo pensato di mandarli da "nonna Granny", come spesse volte capitava, a giocare nell'area bambini che da qualche anno a questa parte aveva costruito. Li chiamai immediatamente per avvisarli dopodichè ci diriggemmo tutti in ospedale da Emma. Vi starete domandando il perchè suppongo... beh... quel pomeriggio in via del tutto eccezionale sarebbe dovuto andare Killian da lei, ci eravamo scambiati gli orari, e di conseguena immagginammo fosse successo qualcosa tra i due che aveva portato Killian all'esasperazione. Supposizione esatta,non appena entrammo nella sua stanza la trovammo in condizioni pietose, piangeva in modo incontrollato e whale insieme ad un altro medico, che se non sbaglio era uno psicologo, stavano cercando modo e maniera per calmarla. Furono costretti a ricorrere ad un tranquillante e solo dopo qualche minuto la vedemmo rilassarsi un pochino. Avrei preferito che riposasse devo essere onesta ma i bambini erano chissà dove e non potevo assolutamente perdere tempo: dovevo sapere cos'era successo. 
- Non lo so cosa gli sia preso... stava bene quando è entrato ma poi... beh... io non credevo si arrabbiasse in quel modo con me.... io.... - iniziò a dire quando gli chiesi il perchè suo marito non fosse li in stanza con lei. 
- Si è arrabbiato con te? Che ti ha detto quel pezzo di.... - fu suo padre ad interromperla.
- DAVID! Contengno! - lo rimproverai - Si è arrabbiato con te? E perchè mai? - immaginavo che il motivo fosse ancora la sua sciocca decisione di voler salvare i gemelli ma pensavo di essere stata chiara nei giorni precedenti. Gli dissi di non dirle nulla e che insieme tutti quanti avremmo trovato modo e maniera per farle cambiare idea. A quanto pare non mi aveva dato ascolto. 
- Mi è arrivato un pacco proprio questa mattina e ingenuamente ho voluto renderlo partecipe e farglielo vedere. Al suo interno vi erano due body da neonato e....  si beh ecco.. io.... io  gli ho chiesto di farli indossare ai bambini una volta che fossero nati... - oh Emma... ma come ti è venuta in mente una cosa del genere. - Ha iniziato a sputarmi addosso tutto il suo veleno, mi ha detto parole che neanche sto qui a ripetere e poi oltre ad avermi accusato dell'infelicità sua e dei nostri bambini mi ha detto testuali parole: - prese un respiro per non piangere, era ancora sotto effetto del tranquillante ma quelle parole l'avevano davvero ferita. - "Non puoi chiedermi una cosa del genere ma come accidenti fai anche solo a pensarlo! Ma lo capisci vero che la nascita di quei bambini rappresenterà defenitivamente la tua morte???? Pensi davvero che quel giorno io starò li a decidere cosa far indossare a quei due ragazzini? No certo che no. A causa tua l'unica cosa che farò quel giorno sarà quella di scegliere l'abito del tuo funerale!" 
- Cosa? Killian ha... - la bloccai, non potevo credere che Killian fosse stato così duro con lei. Ci credo che era disperata.
- Non è tutto... ha aggiunto anche: " sai una cosa? Perchè perdere tempo... se sei così brava a smanettare con quella scatola magica parlante perchè non te lo scegli da sola l'abito così mi risparmi la fatica? " 
- Ok ok... basta così, non pensarci... era fuori di se, di sicuro non lo pensava. - decisi di interromperla nuovamente. Rivivere quella situazione non la faceva star tranquilla potevo vederlo benissimo dal modo in cui si stava torturando le mani ed era compito mio, in assenza di quel pallone gonfiato di suo marito, proteggerla. Provai a spiegarle che per lui non era semplice accettare la cosa, per nessuno di noi lo era, ma che con il tempo avrebbe accettato la sua decisione in nome dell'amore che li univa. Non credevo assolutamente a quello che le stavo raccontando ma non potevo dire altrimenti, ce la saremmo giocata in due secondi. 
Restai con lei per un po' poi, una volta essermi assicurate che stesse un pelino meglio, l'affidai ai suoi genitori sperando non le dicessero nulla del gesto di Killian di prendere i bambini e andai a cercare quelle povere creature sperando che quel pirata da strapazzo non gli avesse fatto del male.  
Lo cercai in lungo e in largo ma poi lo tovai... era a bordo della sua nave ma versava in condizioni davvero pietose. Era circondato da una diecina di bottiglie di rum vuote e altre rotte in mille pezzi. c'erano vetri ovunque ma la cosa che più mi fece impressione fu vedere a terra il loro album di matrimonio anch'esso ridotto in mille pezzi. Solo una foto aveva salvato, e ora la teneva stretta contro il suo petto mentre, a occhi chiusi e silenziosamente, versava le ultime lacrime che gli erano rimaste. Aveva retto fin troppo, aveva cercato di essere forte per lei e per i loro bambini ma alla fine no ce l'ha fatta ed ha ceduto. Come biasimarlo... è un'uomo anche lui dopotutto. Guardai più attentamente in torno a me e mi accorsi che i bambini non c'erano. Se da una parte ero sollevata che non fossero li a vedere quella patetica scena dall'altra ero seriamente preoccupata. Granny mi aveva chiamata allarmata dicendo che li aveva portati via con se e che non gli sembrava tanto lucido quindi se non erano li con lui dove altro potevano essere? Era il loro papà, avrei dovuto mettere entrambe le mani sul fuoco che non li avrebbe mai messi in pericolo o fatto loro del male, ma nelle condizioni in cui versava e vedendo quello che aveva combinato a quelle bottiglie ma sopratutto all'album a cui sapevo teneva particolarmente, non ero poi così tranquilla. Mi avvicinai piano, cercando di non spaventarlo, e provai a parlare con lui.
- Vattene via... - disse senza neanche aprire gli occhi per vedere chi fosse - Vattene dalla mia nave. - dal tono di voce potevo capire benissimo che era ancora completamente ubriaco.
- Killian... sono io, Regina... guardami, mi riconosci si?  
- Non mi interessa chi sei... porta il tuo culo fuori dalla mia nave... chiaro? - sarebbe stato più difficile di quanto pensassi.
- Killian... killian per favore ascoltami un secondo... andrò via promesso ma prima dobbiamo parlare.. dove s...
- Parlare...tze... vogliono tutti parlare... mi sono stufato di parlare, odio parlare e ancor di più odio ascoltare. Siete tutti dei perfetti idioti se non lo capite: le parole non servono a nulla... le parole fanno solo male,feriscono... le parole uccidono. Sono un uomo morto... mi ha ucciso... con le sue parole lei mi ha ucciso. - stava parlando di Emma natutalmente. 
- Killian... - lo vidi prendere un'altra bottiglie e portarsela alla bocca - Dalla a me questa ok? Non ti serve... sei più forte di così.
- NON TI AZZARDARE MAI PIU' A TOCCARE IL MIO RUM O TI AMMAZZO HAI CAPITO? - fu in quel preciso istante che si decise finalmente a guardarmi negli occhi. Faceva impressione, non lo avevo mai visto così... era completamente fuori di se e la paura per quelle due piccole creature innocenti aumentò a dismisura.
- Killian... 
- Killian... Killian... Killian... E' MORTO KILLIAN! LO HANNO AMMAZZATO... LEI LO HA AMMAZZATO... LEI! - disse posando il dito indice sulla foto che ancora teneva stretta a se e che ritraeva per l'appunto Emma. - LEI CHE TANTO DICEVA DI AMARLO! NON ESISTE PIU NESSUN KILLIAN HAI CAPITOOOOOOO????????? LUI E' MORTO... LUI E' MORTO CON LEI... TUTTO E' MORTO CON LEI. 
- I bambini Killian... dimmi dove sono i bambini... - ignorai le sue parole. Dovevo aiutarlo era evidente questo ma prima dovevo assicurarmi che Hope e Dave fossero al sicuro. 
- Ancora... ancora non l'hai capito... killian non esiste piu... ora vattene e lasciami da solo. La tua presenza non è gradita. 
- Me ne andrò quando risponderai alla mia domanda: dove sono Dave e Hope? Dove sono i tuoi figli!
- Non ti deve interessare... 
- Mi interessa invece. Sono due creature innocenti che dovrebbero essere tutelate da questo schifo. Loro non...
- Se non interessa a colei che li ha messi al mondo perchè dovrebbe interessare a te che non sei nessuno nella loro vita? - mi lasciò per un  attimo senza parole. - E adesso vattene via, mi sono scocciato di ripeterlo.
- Fammi vedere Hope e Dave! Me ne andrò solamente dopo che...
- TU TE NE ADRAI ADESSO OKKKKK???????? NON TI DIRO' MAI DOVE SONO I MIEI FIGLI! SONO MIEI... SOLO MIEI. STAI LONTANA DA LORO!  - Mi portò l'uncino vicino al collo per minacciarmi ma proprio in quel momento fummo interrotti dal suono di un pianto. Un pianto che ormai avevo imparato a conoscere bene, il pianto della piccola Hope. Era sotto coperta e se c'era lei c'era di sicuro anche Dave. Approfittai che Killian avesse momentaneamente allentato la presa e ne approfittai per correre verso la direzione di quel pianto. Venni bloccata qualche metro dopo ma non fu affatto difficile liberarmi: killian era ubriaco fradicio e bastò una semplice spinta per buttarlo a terra e recuperare qualche secondo di vantaggio. Corsi come forse non avevo mai fatto in vita mia e mi fermai solamente quando affacciandomi a quella che era la porta della cabina di Dave li vidi: erano seduti sul letto e Dave cercava inutilmente di coccolare sua sorella nel tentativo di farla smettere di piangere. Anche lui stava piangendo ma per il bene della piccolina si stava facendo forza. Provai ad avvicinarmi a loro ma Killian mi raggiunse. Ebbi paura lo ammetto, in quelle condizioni avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, ma mezzo secondo dopo già mi tranquillizzai. Si buttò in ginocchio ai miei piedi e iniziò a supplicarmi piangendo disperatamente.
- Non portarmeli via ti prego... non portarmi via i miei figli... ti supplicoooo! Non... non portarmeli via... io... io... ti prego io... - rimasi senza parole nel vederlo strusciare ai miei piedi.
- Killian alzati, non... - cercai di sovrastere quel fiume interminabile di parole 
- Mi sono rimasti solo loro... ti prego, ti supplico Regina: non portarmeli via. Non...
- Ne parliamo di la forza, alzati! - cercai di aiutarlo a mettersi in piedi nonostante non collaborasse e continuasse a dire cose senza senso. - Andiamo Killian collabora!
- Zia... papà sta...
- Dave è tutto ok, papà sta bene tranquillo. Chiuditi in stanza e stai con la tua sorellina io arrivo subito ok?
- Perchè dice così però? Perchè ha detto... 
- Dave papà ha la febbre molto alta e sta delirando.  Non è nulla ok? Fidati di me. Torna in camera...
- Ma io...
- TORNA IN CAMERA DAVID! - era la prima volta che pronunciavo il suo nome per intero ma era anche la prima volta in assoluto che alzavo la voce su di lui. Non avrei voluto farlo ma non ebbi scelta: se non avessi trovato il modo di fermrlo avrebbe continuato con le sue domande all'infinito. Ci rimase malissimo per quel mio rimprovero,  il mio cuore si spezzò in mille pezzi nel vederlo così abbattuto ma almeno riuscii nell'intento di farlo tornare in stanza e potei portare Killian in camera sua dove dopo un bel pianto liberatorio sulla mia spalla si addormentò sfinito. Passai l'intera notte a vegliare su di lui e sui bambini poi, verso le 5:35 del mattino, proprio mentre mi stavo addormentando anche io lo sentii svegliarsi e successivamente vomitare. Bene... molto bene... addio sonno. 
- Sono... sono morto? - disse portandosi una mano sulla fronte e ricadendo a peso morto sul letto.
- No, ancora no, ma ci è mancato poco. 
- Perchè non mi hai lasciato morire allora... - disse scocciato.
-La domanda è: perchè non mi hai ucciso? Ma ti rendi conto di quello che hai fatto ieri? Ma come ti è venuto in mente, ubriaco perso quale eri, di prendere i bambini e portarli con te? Ringrazia la tua buona stella che non gli sia successo nulla o altre che ucciderti.... 
- Non avrei mai fatto loto del male lo sai. 
- Non so più cosa pensare sinceramente, ti comporti come un'idiota ultimamente. - diedi libero sfogo ai miei pensieri. 
- Mi rimangono solo loro Regina... non potete portarmeli via... sono i miei bambini, è l'unica cosa che mi permette di alzarmi al mattino. 
- Non hai solo loro... sei tu che ormai sei entrato in quest'ottica. Emma è ancora qui, è viva e tu al posto che passare ogni secondo che hai a disposizione con lei che fai? Trovi ogni pretesto per litigarci e ubriacarti. 
- E' lei che dice e fa cose senza senso.... vuole ammazzarsi! Non gli importa nulla di me o di...
- Non dirlo neanche per scherzo. Tua moglie ti ama e ama i vostri figli più di ogni altra cosa al mondo.
- Ma vuole comunque lasciarci! Perchè... spiegami perchè! Io ci sto provando a far finta di nulla devi credermi ma lei me le toglie dalle mani... io ieri non... non volevo dirle quelle cose ma è stato più forte di me... Ma come puo anche solo immaginare che io mi dedichi a quei bambini mentre in quello stesso momento  il suo corpo molto probabilmente potrebbe... -istintivamente  allungò la mano verso il comodino, prese la lampada che vi era posizionata sopra e la scaraventò contro il muro rompendola in mille pezzi. - MALEDIZIONE! NO, NON CI RIESCO! NON LO ACCETTO OK? No... non posso accettarlo e mi meraviglio di come possiate farlo voi...
- Ma sei impazzito? Sveglierai i bambini! - lo ammonii per quello scatto d'ira improvviso. - Ma cosa pensi, che a me o ai tuoi suoceri non importi nulla? La notizia ci ha devastati, mi sembra il minimo, ma non possiamo arrenderci o buttarci nello sconforto più totale. Ci sono due bambini un ragazzo e un marito che vanno tutelati e non possiamo...
- Marito? pensi che io abbia...
- Si hai capito bene: marito! Killia tu ti stai portando all'auto distruzione e neanche te ne rendi conto. Devi combattere, provare a reagire...
- E per ottenere cosa scusa? Ormai ha deciso... la mia opinione non conta più nulla. 
- Emma avrà anche preso una decisone che non piace a nessuno di noi ma non è che perchè ha deciso allora dobbiamo considerarla già nell'altro mondo. E' qui adesso ed è coscente! 
- Ma per quanto ancora è? - riecco le lacrime farsi spazio nei suoi occhi. - Io non posso vivere senza di lei lo riesci a capire si o no? Mi sforzo per passare a trovarla, per provare ad avere ancora qualche bel ricordo ma alla fine quello che mi rimane è solo il pensiero che un'altro giorno è passato e che siamo sempre più vicini a....
- Ed è qui che sbagli! Killian tu meglio di tutti noi lo dovresti sapere, c'è sempre un modo... abbiamo raggirato la morte un milione di volte, perchè dovrebbe essere diverso questa volta è? Tu stesso sei passato a miglior vita qualche anno fa ma mi risulta che adesso sei qui con noi.  Emma avrà anche espresso il suo parere ma perchè deve per forza finire in tragedia?
- Perchè la magia non centra questa volta... sono cause naturali... la magia non...
- La magia non potrà essere usata forse, o forse si... ma non è l'unico modo... non arrenderti con lei, forse non sarà oggi, non sarà tra una settimana... ma forse alla fine...
- E se non fosse come dici? Mi sarei solamente illuso inutilmente e sarebbe peggio... no, non...
- In quel caso sarai felice di aver passato gli ultimi momenti al suo fianco e non avrai il rimpianto di non averci provato. - abbassò lo sguardo. -  Lo sai anche tu che ho ragione. Rischia Killian, rischia... nella peggiore delle ipotesi resterà tutto invariato ma nella migliore tornerete ad essere la meravigliosa famiglia che siete sempre stati. 
- Non so se ne sono in grado... sono un debole senza di lei...
- Non è così ma se proprio ne sei convinto fa di lei la tua forza! Combatti per lei, per i vostri figli... per il vostro amore. -lo vidi annuire anche se in maniera impercettibile - Ora torna a dormire, preparo la colazione ai bambini e poi finisco di sistemare il macello che hai combinato sul ponte. - dissi scuotendo la testa ripensando a ciò che avevo trovato la sera precedente.
- L'al... l'album.... io ho.... oh cielo! - lo vidi scattare come una molla per mettersi in piedi e a passo sostenuto cercò di raggiungere la porta. Lo fermai
- L'album è ok! - lo rassicurai - Questa notte mentre ti facevo da baby sitter l'ho riparato... - glielo feci vedere, avevo passato tutta la notte a ricomporre i pezzi e ad assemblarlo. - Non se la passa ancora tanto bene ma ora con un pizzico di magia...
- Lascialo così... mi ricorderà le tue parole e mi sarà da incentivo per non arrendermi. - gli sorrisi per poi abbracciralo. - Grazie Regina, grazie davvero per tutto. - sparì in bagno e dopo neanche dieci minuti eccolo prendere la direzione della passerella. 
- Dove accidenti stai andando adesso! Non lavori oggi se non ricordo male!
- Di moglie ne ho già una Regina non me ne serve di certo un'altra! - incredibile, sembrava il solito Killian di sempre - Vado da Emma... - lo lasciai andare e rimasi io con i bambini, li rassicurai sulla sera precedente dicendo loro che il loro papà, oltre che influenzato, era anche un po' triste ma che ora stava già molto meglio e successivamente dopo aver chiesto scusa a Dave per il mio rimprovero del giorno prima accompagnai il piccolo a scuola e passai tutta la mattinata e parte del pomeriggio con la mia monella preferita. Killian non si fece vedere per tutto il giorno ne tantomeno rispose alle mie chiamate. Mi preoccupai nuovamente, forse avevo sbagliato a credere che stesse meglio e senza aspettare che si decidesse di tornare passai da Snow, le lasciai la bambina e corsi in ospedale da Emma, magari lei aveva qualche info in più. Mi meravigliai quando lo trovai li: era la prima volta dopo settimane che andava a trovarla in entrambi gli orari di visita. 
- Che non si dica più che sono una persona cattiva, l'ho lasciato rimanere per tutto il tempo oggi! - eslamò l' infermiera, quella che ormai consideravamo acida,  vedendomi spiarli attraverso la piccola finestrella situata sulla porta. 
- E'...è rimasto tutto il giorno qui? - chiesi meravigliata.
- Non l'ha lasciata sola neanche un secondo. - sorrisi felice. - Se vuole entrare anche lei posso...
- No non si preoccupi, va benissimo così, meglio che stiano da soli. Lo aspetterò qui. - l'infermiera si allontanò e io più felice che mai rimasi ad osservarli da lontano, mi fecero tenerezza, il modo in cui lui le stringeva la mano poi... mi commossi lo ammetto. 
Rimasi li per più di un'ora, non mi sarei mai stancatta di vederli, ma si stava facendo tardi e dovevo riprendere i bambini per portarli a casa. Mi avvicinai alla panchina, situata vicino la porta, per prendere borsa e giacca quando improvvisamente sentii killian parlare, la porta era socchiusa e da quell'angolazione si poteva ascoltare benissimo. 
- Non scherzavo prima... mi dispiace davvero per come ti ho trattata in questi giorni... non lo meritavi. Quella battuta infelice sui gemelli e il vestito poi... 
- Killian non ha più importanza... sei qui adesso e per me conta solo questo.
- Lo so ma non riesco a perdonarmi... 
- Ti ho perdonato io però! - neanche nelle scene da film avevo mai visto una dichiarazione del genere. 
- Ti amo Emma, ti amo più della mia stessa vita e ti prometto che da ora in avanti sarò sempre al tuo fianco. Non ti lascerò affrontare tutto questo da sola.
- Anche se non lo accetti?
- Non accetterò mai di perderti ma non posso neanche renderti infelice o farti vivere con un rimpianto con cui non riusciresti a convivere. A malincuore accetto la tua decisione e ti prometto che anche se sarà difficile non farò nulla per ostacolarti. Io e te abbiamo sempre affrontato tutto insieme, questa volta non sarà differente la cosa e chissà... magari vinceremo come sempre. 
- Ti amo!
- Ti amo anche io Love. 
 
Note dell'autore: Salve a tutti e buon inizio settimana. Anche se un po in ritardo sulla tabella di marcia ecco a voi il quindo capitolo di questo sequel. Contenti? Mmmh... visto ciò che ho scritto non credo. La voglia di venirmi a cercare sotto casa è ancora tanta scommetto ehehehehehe. Dai non disperatevi, arriveranno tempi migliori. Lo so... lo dico spesso ma fidatevi che è così. Buona lettura e scusate tutti gli errori che troverete. Ho riletto molto velocemente e di sicuro qualcosa mi è sfuggito. Mi scuso anche se non sarà un capitolo eccellente, a me non  ha convinto proprio al 100% avrei voluto inserire altro ma aimè il blocco dello scrittore ogni tanto mi mette ko. Spero vivamente però che sia leggibile e non si riveli una tragedia epica.
 

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Capitolo 6
*** La mancanza della mamma (Parte 1) ***



POV NARRATORE

Si chiarirono, si chiarirono sul serio... ci misero qualche settimana è vero ma riuscirono a chiarirsi. Killian continuava a non essere per nulla d’accordo con la decisione di sua moglie ma quantomeno riuscì a comprendere il suo punto di vista e ammise a se stesso che non sarebbe stato più in grado di guardarsi allo specchio e guardarla negli occhi se l’avesse costretta a cambiare idea. Vivere con l’idea che sua moglie gli rinfacciasse continuamente di averle fatto il lavaggio del cervello portandola a scegliere di uccidere i suoi stessi figli non gli andava minimamente a genio ma questo non significava che si fosse arreso: l’avrebbe salvata in un modo o nell’altro... avrebbe chiesto altri consulti medici e avrebbe trovato il modo di salvarle la vita, senza che lei prendesse decisioni che l’avrebbero devastata, costi quel che costi. Amava i bambini che crescevano dentro di lei... aveva passato nottate intere a dare loro un volto ma con il passare dei giorni il pensiero verso queste creature diminuiva sempre di più e quando questi tornavano alla mente lui cercava modo e maniera di scacciarli via pensando ad altro. Non aveva smesso di amarli, nessun genitore ci riuscirebbe, ma si sentiva uno schifo nei loro confronti per non riuscire a scegliere loro a lei e per questo tentava di fare finta che non esistessero. Naturalmente erano tentativi inutili, i suoi sensi di colpa gli tornavano alla mente a tutte le ore del giorno e della notte, non riusciva più a svolgere le sue mansioni quotidiane e ancora più grave non riusciva a dormire, cosa che lo rese psicologicamente devastato. Regina si accorse subito del suo cambiamento, dopo essersi chiarito con Emma sembrava essere tornato quello di sempre ma già dopo due settimane i comportamenti dell’uomo tornarono a farsi sospettosi. Non beveva questo era già un passo avanti , gli era bastata la lezione, ma non era più lui: era nervoso, silenzioso e aveva delle occhiaie da far paura. Regina provò ad indagare chiedendogli cosa stesse succedendo e cosa lo turbasse così tanto oltre a quello che tutti già sapevano ma lui non rispondeva... o meglio: negava di essere sottotono e si sforzava di far vedere che tutto andasse bene. 
Il non riuscire ad ottenere notizie dal diretto interessato rendeva Regina ansiosa e pur di non restarsene con le mani in mano corse a chiedere nuovamente aiuto al grillo. quest’ultimo però le disse che senza un accurato colloquio con l’uomo non avrebbe potuto aiutarla questa volta. Si sentiva impotente... voleva quantomeno sapere cosa gli frullasse per la testa per avere un’idea di come comportarsi ma niente: silenzio tombale. Riuscì a rendersi utile solamente quando l’uomo ebbe un incidente all’interno della sua stessa nave. Era andato a lavoro, era più o meno una settimana che aveva ripreso e prorpio mentre stava trasportando dei carichi pesanti aveva avuto un mancamento ed era svenuto colpendo la testa e perdendo i sensi.
- Non preoccupatevi.... è solo il risultato di molte notti insonni - disse una volta essere stato portato al pronto soccorso, per escludere qualsiasi tipo di trauma, davanti Whale, Robin e Regina.
- Molte notti insonni? Killian... da quanto tempo è che non dormi? - chiese a quel punto Regina.
- Mah... non so contarle di preciso... una settimana forse... o due. - Regina lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite come per dire “è ti sembra poco?” Ma l’uomo, prima che lei potesse anche solo prendere fiato per parlare, continuó anticipamdola - L'insonnia non ha mai ucciso nessuno Regina, sta tranquilla ok? - disse sottovalutando la cosa e guardandola come a dirle di finirla lì. - Mi sento bene adesso, è stato solo un mancamento non bisogna mica farne un affare di stato.
- Whale potresti lasciarci soli un momento? - le parole di Regina risultato più come un ordine che come una richiesta e senza replicare il medico acconsenti lasciando la stanza. - Bene, ora che siamo soli posso evitare di trattenermi: Che diamine ti sta succedendo si può sapere è? E non dirmi nulla perché non ci credo ok?
- Ancora? Regina te l’ho già detto ok? sto...
- NOO! Non stai bene e si vede lontano un km quindi evita di inventare stonzate con me perché non attacca. - disse decisa - Non scherzo Killian... voglio sapere cosa ti prende! Non sei più tu.
- Regina non è nulla ok? - rispose alquanto scocciato da quell’interrogatorio. Non riusciva a comprendere il come mai non potesse essere lasciato in pace.  - Mamma mia... quante storie per uno stupido mancamento.
- Non farmi spazientire e ricordati che ho io il coltello dalla parte del manico! - giocò la sua carta migliore. 
Non mi starai minacciando vero? - replicò lui capendo dove stesse andando a parare la sua amica. 
- No, ma ricorda le parole che mi ha detto Hopper! Posso farti vedere i bambini solo se ritengo che tu sia lucido. Non costringermi a....
- Non sono ubriaco! - reclamò alzando leggermente i toni. Non poteva sul serio pensare di non fargli vedere i suoi bambini. 
- Non si riferiva solo all’alcol... senti Killian non ti sto minacciando credimi, non mi permetterei mai, ma quei bambini non stanno vivendo una bella situazione e quindi farò modo e maniera per tutelarli. Sono già molto preoccupati per Emma, non hanno bisogno di preoccuparsi anche per te. - l’uomo abbasso la testa colpito da quelle parole e Regina capì di aver catturato la sua attenzione. - Se mi dici quello che ti sta succedendo magari posso aiutarti. Se è per Emma ti ho già detto che insieme proveremo a tro...
- Voglio trovare un modo per salvare mia moglie, voglio trovarlo a qualsiasi costo ma la mia testa non fa altro che ricordarmi che per salvare lei sto... si beh... lo sai. Convivere con questa decisione non è per nulla facile ma allo stesso tempo sono motivato più che mai ad andare avanti. Mi faccio schifo, un padre non dovrebbe pensare questo... la soluzione migliore sarebbe lasciar le cose come stanno e vedere cosa ci riserva il futuro ma io non ci riesco.... io non voglio perderla.... non posso perderla. I bambini hanno bisogno di lei, io stesso ho bisogno di lei... se lei ci lasciassi io.... io non so cosa farei, non credo che sarei in grado di andare avanti...
- Kill...
- Oltre a questo poi c’è il fatto che non posso vedere Hope e Dave quando voglio, la sera quando torno a casa e loro non sono con me cado nello sconforto più totale e...
- Basta così... - lo interruppe Regina, si era aperto abbastanza per il momento - Non voglio sentirti dire queste cose... non stai facendo nulla di male. Stai salvando la madre dei tuoi figli. Stai tutelando due bambini, già nati, - specificò - che hanno bisogno della loro mamma più di ogni altra cosa per poter crescere in serenità. È difficile accettare l’altra faccia della medaglia, lo so, ma non devi sentirti uno schifo per rendere i tuoi figli felici. - Quelle parole naturalmente non lo rincuorarono di certo e Regina capiva perfettamente il perché: poteva essere anche una scelta nobile verso Dave e Hope ma stavano sempre parlando della sorte degli altri suoi figli. Sperava però di avergli dato almeno un piccolo incentivo per andare avanti, a fargli superare quel trauma ci avrebbe pensato sicuramente Hopper una volta che Emma, forse, sarebbe tornata a casa.
Venne dimesso lo stesso giorno con la raccomandazione di riposare e riguardarsi, ma un capoccione come Killian Jones poteva obbedire agli ordini di un medico? Certo che no e come se niente fosse continuò a pieno la sua vita ormai divisa tra lavoro, Emma e ricerche notturne per salvarle la vita... non ci volle molto quindi per una seconda ricaduta. Non si poteva più andare avanti così, da solo non riusciva a riguardarsi perciò Regina, pur di star tranquilla disse lui, senza dargli diritto di replica, che da quello stesso giorno si sarebbe trasferito da lei in modo che avrebbe potuto tenerlo a bada lei stessa. Non vi era scusa che tenesse, ormai Regina aveva deciso, se lui non si decideva a darsi una regolata allora lo avrebbe costretto lei stessa a farlo. Come? Il farlo traferire da lei era già un buon punto di partenza, in questo modo avrebbe potuto controllarlo meglio, ma oltre a questo acconsenti, in base a quanto detto da whale, a somministrargli dei sonniferi per farlo quantomeno rilassare la notte. Naturalmente di questo Killian ne era totalmente allo scuro ma a Regina poco importava. In pochi giorni come per magia Killian sembrò stare già molto meglio e questo alla donna bastava. 
Se per l’uomo le cose furono in parte semplici da sistemare non si poteva dire lo stesso per bambini. Dave e Hope, due bambini davvero molto solari, dopo le prime settimane di convivenza a casa della loro zietta preferita iniziarono anch’essi a manifestare i primi segni di sofferenza. Non che non gli piacesse trascorrere del tempo con Regina, loro adoravano passare i pomeriggi con lei, ma da quando la loro mamma non era a casa le cose erano completamente differenti. Sentivano terribilmente la mancanza di Emma e sembrerà strano dirlo ma sopratutto Hope, la più piccolina, la sentiva. Dave bene o male riusciva a vederla almeno un giorno si è uno no, le mancava certo, ma poteva comunque avere un minimo di rapporto con lei ma per la piccola Hope non era così. Regina aveva seguito le indicazioni del dottor Hopper iniziando a ridurre gli incontri da tre a uno a settimana. Le prime settimane furono abbastanza tranquille, la bambina come suo fratello andava con una certa regolarità e non aveva problemi, ma quando il mese successivo gli incontri diminuirono drasticamente la piccola inizio a dare i primi segnali di sofferenza. Regina non si accorse subito della cosa, classificò i suoi comportamenti come dei semplici e banali capricci ma più il tempo passava più la piccolina manifestava i suoi disagi.
Una sera ad esempio erano a cena tutti insieme: Regina, Robin, Henry, Dave e naturalmente Hope. Mancava solo Killian all’appello ma Regina lo avva messo ko poche ore ore prima mischiando le pillole al suo caffè. Era stata una serata davvero molto tranquilla, avevano riso e scherzato per tutto il tempo ma poi d’un tratto la piccola di casa iniziò a piangere disperatamente facendo allarmare immediatamente sua zia la quale pensò subito si fosse tagliata con il coltello, che era vicino alla bimba, con il quale le aveva pulito la frutta.
- Amore che succede? - domandò preoccupata la donna andandole immediatamente vicino.
-  Ho... ho manzato un seminooooooo. - rispose buttando a terra i restanti pezzi di mela e continuando a piangere rumorosamente.
- Un semino amore? Hai mangiato un semino? - annui singhiozzando. - Oooh piccolina, ti sei spaventata? Non avere paura, tranquilla. Il semino è piccolo, non succede nulla se per sbaglio lo mandi giù. 
- Non è verooooo! Ora ci sono altri fratellini brutti nella mia panciaaaaaa. Mandali biaaaa ziaaaaa! - solo in quel momento Regina capì come mai fosse così spaventata. 
- Ci sono cosa nella sua pancia? - chiese Robin ridendosela alla grande.
- Cretino, non farti vedere ridere.  - gli schiaffeggiò una spalla - Emma e Killian le hanno spiegato piu o meno come vengono concepiti i bambini. Le hanno raccontato che tutto avviene grazie ad un "semino" e ora...
- E ora crede di aspettare un bambino. - finì la frase ancora sogghignando- ma che cucciolotta. 
- Già, ma bisognerà farla calmare o ci ritroveremo con la casa allagata. - disse per poi rivolgersi nuovamente alla bambina e prenderla tra le sue braccia. -  Amore mio non c'è nessun fratellino nella tua pancia...
- Ti invece... no sai come nascono i fratellini? i fratellini allivano se manzi il semino e io ho manzato uno. 
- Si è vero ci vuole un semino, ma è un semino magico quello. Non si trova certo nelle mele. 
- E dove si trova? - chiese a quel punto confusa inclunando di lato la testa.
- In un posto magico. - le rispose sperando se la fosse bevuta.
- No veroooooooo!!!!!! Boglio mammaaaaaaaaa! Boglio mammaaaaaaaaaaaa. - le tentò tutte per calmarla: la coccolò, le cantò canzoncine a non finire e provò a farla giocare... niente, non sembrava volersi calmare in nessun modo, anzi... più passava il tempo e più il pianto si faceva insistente. Provò a farsi aiutare dai fratelli ma anche loro fallirono miseramente. Hope voleva solo Emma in quel momento e non c'era niente al mondo che le avrebbe fatto cambiare idea. Regina esasperata non potè far altro che chiamarla scusandosi più volte per l'orario, erano le dieci passate e di sicuro, essendo in ospedale, stava già riposando. 
- Lo so che è tardi e che sicuramente stavi dormendo ma non so più cosa fare... tua figlia è disperata e ti cerca ossessionatamente. Potresti...
- Passamela! - disse senza pensarci due volte - Anzi... aspetta un secondo, ti richiamo io. - mise giù e due minuti dopo ecco arrivare a Regina non una chiamata classica ma ben si una videochiamata. - Così forse si calmerà prima! - aggiunse. - Regina corse a prendere la piccola che momentaneamente era stata affidata a Robin e dopo averla fatta sedere comodamente sul divano le mise il cellulare tra le mani.
- Mamminaaaaaaa! - esclamò Hope con fare sicuro per poi asciugarsi le lacrime sul viso. 
- Amore mio ciaooo! Mi ha detto la zia che volevi parlarmi... che succede amore? Perchè ti vedo così triste?
- Io... io... io aspetto fratellini. - rispose senza girarci attorno.
- Aspetti cosa? - chiese non capendo cosa volesse dirle. 
- Fratellini! Mammina nella mia pancia ci sono i fratellini come nella tua! Io no voglio altri fratellini... non voglio neanche quelli che hai tu. - scrollò le spalle.
- Cosa ti fa pensare che nel tuo pancino ci siano dei bambini amore? - le chiese dolcemente e senza ridere nonostante la situazione era davvero comica per certi versi.
- Zia cattiva! Zia ha fatto manzare me un semino. Un semino della mela. 
- Della mela? sicura che era della mela e non di un altro frutto amore? - le doandò facendo finta di stare affrontando un argomento serio e quindi di conseguenza facendo finta di preoccuparsi.
- Si. Ho manzato la mela... e il semino della mela è andato giù nel pancino.
- E allora puoi star tranquilla tesoro mio, non c'è nessun bambino nel tuo pancino, il semino della mela non fa crescere bambini. Al massimo può far crescere un albero di mele se piantato in giardino. - le sorrise.
- No crescono bambini nel mio panzino quindi?
- No amore mio!
- E neanche alberello di mele? - il pensare che nel suo corpo potesse crescere un vero albero di mele era ancora più comico della storia dei fratellini.
- No principessa, non ti succederà nulla per aver mangiato quel semino, puoi stare tranquillissima ok? - annui e finalmente smise di piangere. - Brava la mia signorina, adesso dammi un bel bacino e poi dritta dritta a nanna ok? Sono le dieci passate e tu dovresti essere gia nel mondo dei sogni.
- No dommire io! Io parlare con te! giochiamo mamy? - Regina, la quale si era seduta accanto alla bambina per monitorare la situazione, si lanciò uno sguardo d'intesa con Emma e provò modo e maniera di togliere il telefono dalle mani della bambina. - No no no ziaaaaa! dammi telefono! - strillò non appena la donna riuscì a toglierglielo. - parlavo co mammina mia. Dammelooo!
- Hope è tardi, tu devi dormire e anche la mamma deve farlo. Vieni a darle un bacino così chiudiamo la chiamata, avanti da brava. 
- Nooooooooo! - riprese a piangere e come se non bastasse si avvicinò a sua zia e iniziò a tirarle dei calci alle gambe arrabbiata per essere stata interrotta. Regina capendo che non ci sarebbe stato verso di farla ragionare, molto probabilmente complice anche il fattore stanchezza, data l'ora, chiuse la chiamata con Emma, senza darle modo di salutarla, per poterla portare di sopra a dormire ma la piccola, ancora più offesa per non averla avuta vinta, proprio nel mentre Regina stava per prenderla in braccio, la morse. 
- Hope ma che ti prende è?!? Perchè ti comporti così. - le chiese 
- Io volevo giocare con mamminaaaaa!!!! 
- Lo so amore ma è tardi e non si puo... te lo ha detto anche tua mamma che devi andare a nanna. 
- No nanna io ok? Io no nanna!!!!!  - rispose più imbronciata che mai.
- D'accordo... come vuoi, ma non venire a piangere da me domani mattina perchè sei stanca ok? Ti ricordo che dobbiamo andare a fare la spesa e nonno e nonna non ci sono per poter stare a casa con te. Dovremo camminare parecchio e il passeggino non possiamo portarlo, quindi...
- PRRRRRRRRR!!!!!!! - come risposta le arrivò una pernacchia in piena regola fatta con tutti i sentimenti. A Regina venne immediatamente da ridere ma lo fece girandosi di spalle e lasciandola sola in soggiorno. Non poteva di certo farle capire di aver avuto la meglio. La controllò a distanza per un po', non voleva che si mettesse nei guai  o si facesse male, e la vide ammirarsi più e più volte nello specchio. "Che vanitosa" pensò in un primo momento Regina ridendo di quei buffi modi, non aveva capito cosa stesse facendo in realtà Hope, lo capì solamente una ventina di minuti dopo quando la piccola a sguardo basso corse a cercare sua zia. 
- Zietta... - la chiamò entrando in cucina e vedendola di spalle.
- Dimmi Hope! - rispose lei con voce seria come a volerle far capire che ancora era un po arrabbiata per i suoi comportamenti. 
- Io scusa a te.... mi perdoni????? - aspettò che regina si voltasse a guardarla per sbattere i suoi occhioni azzurri con l'intento di impietosirla. Che gran furbetta...
- Prometti di fare la nanna? - annui - Allora ti perdona signorina, corri ad abbracciarmi. - non se lo fece ripetere due volte e in un nano secondo le fu addosso. - Non mordermi mai più intesi? - annui ancora. - Bene, andiamoci a mettere il pigiamino allora.
- Appetta! Ho domanda da fare... zia è vero che non cresce albero di mele nel mio pancino? Mamma dice di no ma allo specchio ho visto il pancino più grande. Non è che cresce albero? - come si poteva non ridere di queste domande? Ecco perchè si stava ammirando cosi attentamente allo specchio, la storia di quel semino la stava ancora tormentando. 
- Fammi dare un'occhiata a questo panciotto - disse Regina alzandole la maglia e facendole il solletico per poi farla ridere a crepapelle. - C'e tanta cioccolata in questo pancino, questo posso assicurartelo, ma nessun alberello di mele tesoro.
- sicura sicura?
- Sicurissima! 
- Allora andiamo a fare ninne! 
Una volta rientrato il problema quindi, Hope, di sua spontanea volontà, si accoccolò tra le braccia di sua zia per cercare di prendere sonno. Di solito era Emma a farla addormentare ma da quando era stata ricoverata toccava a Regina il duro compito. Inizialmente come giusto che sia, non essendo abituata, la bambina ebbe qualche problemino ad adattarsi alla cosa ma anche con il passare del tempo le cose non sembratono migliorare. Regina impiegava come minimo quaranta minuti buoni per farla crollare ma quella sera, complice forse anche il pianto di poco prima, dopo un’ora abbondante Hope aveva ancora gli occhi spalancati.
- Tieni, ti ho portato del caffè! - esclamó Robin raggiungendola e sedendosi accanto a lei per farle compagnia. Aveva messo a letto Dave ,controllato Henry e si era messo ad aspettare la sua donna come da prassi. Non vedendola arrivare però decise di raggiungerla per darle una mano se necessario. La situazione non era semplice per nessuno, tantomeno per lei.
- Oooh è proprio quello di cui avevo bisogno! Grazie amore sei un vero tesoro. - disse tenendo la bambina con una braccio e sorseggiando la bevanda con la mano disponibile - Non capisco perché non riesce a dormire... sembra agitata. - non aveva tutti i torti, Hope non faceva altro che muoversi in cerca di una posizione comoda. Si fermò solo quando qualcosa attirò la sua attenzione.
- Io! Voglio io! - disse mettendosi seduta e allungando le braccia verso il bicchiere che Regina stringeva tra le mani. - Io latte!
- Amore questo non è latte, è caffè e fidati che non ne hai assolutamente bisogno - rise per la sua stessa ironicità.
- Caffè per grandi! No bambini.... dice sempre Mamy!
Mamma ha ragione, il caffè non è adatto ai bambini
- Ogni tanto lei da a me lo stesso! Posso assazzare il tuo? Poco poco?
- Dovresti dormire tesoro, è tardi e il caffè non ti aiuterebbe a farlo anzi... c’è il rischio che con solo un goccino resteresti sveglia per tutta la notte. Magari domani va bene?
- No no no adesso adesso!!!! - niente da fare quella serata si prospettava più dura del previsto, metterla a letto sarebbe stata un’impresa epica. Regina e Robin tentarono in ogni modo di farla distrarre dal capriccio incessante che le era venuto in testa ma niente sembrò funzionare fin quando Henry non scese al piano di sotto svegliato da tutti quei rumori.
- Vi vedo in seria difficoltà! - disse tra l’assonnato e il divertito. - vi occorre una mano per caso?
- Torna a letto tu che puoi...tua sorella ha deciso che è ancora pieno giorno.
- Henny caffè! Voglio caffè! Voglio caffè! - la piccola scese dalle braccia di sua zia per avvinghiarsi, stile coala, alla gamba di suo fratello. - caffè caffè!
- Vuoi il caffè speciale vero? È per questo motivo che non sei ancora a nanna? - annuì - e se ti preparassi io una bella tazza del tuo caffè poi tu andresti dormire come le brave bambine oppure no?
- Io bambina bravissima dopo caffè! - piccola ruffiana. 
- E caffè sia allora! - disse prendendola tra le braccia per poi guardare divertito Regina che a quelle parole era rimasta di sasso. Henry non poteva di certo dire sul serio, non poteva essere così ingenuo.
- Henry mah... non...
- Vieni mamma, ti faccio vedere come si prepara il caffè speciale in casa Jones.
Lo segui in cucina ancora convinta che suo figlio volesse dare da bere a Hope del caffè vero ma si riprese subito quando vide che al posto del caffè versò nella tazza che la piccola stringeva tutta contenta tra le mani, del semplice latte al cioccolato.
- Ecco a te signorina ma vedi di non berlo tutto, il caffè fa male ai bimbi sai?
- No vero! - rise - tu sei uno stupidino Henny. Mamma lo dice per finta! - e tutto il contrario di quello che ironicamente le aveva detto suo fratello bevve tutto d’un fiato tutto il suo “caffè” speciale.
- E ora signorina? Indovina un po’ cosa facciamo? - le disse Henry
- Giochiamo! - esclamò felice. 
- No! Ricorda la promessa che mi hai fatto: se ti preparavo il caffè come i grandi tu cosa avresti fatto?
Abbasso lo sguardo per nulla felice - ninne.
- brava la mia sorellina. Forza allora il tuo lettino ti aspetta. - le diede un bacino e lasciandola alle cure di Regina provò ad uscire dalla stanza
- Henny ninne co te! Favola... favola come a casa.... - quella fu la prima volta che la bambina pronunciò la parola casa, intesa come casa sua, da quando erano lì. Le iniziavano a mancare le sue vecchie abitudini a quanto pare.
- Una storia Hope! Una sola intesi? - il viso della bimba si illuminò di luce propria nel sapere che suo fratello era disposto a raccontarle la favola della buonanotte come ai vecchi tempi peccato che subito dopo la classica frase “c’era una volta” la piccola era già nel mondo dei sogni.
- Non so davvero come ringraziarti Henry! Se non fosse stato per te staremmo ancora di sotto a provarle di tutte.
- La conosco come le mie tasche ormai. Quando è triste fa sempre così. L’unica cosa che la calma è il latte al cacao che mamma le spaccia per caffè da grandi per farla sentire grande.
- Quindi credi sia triste? Pensi non si trovi bene qui? Io faccio di tutto per....
- Mamma. mamma calmati ok? Non è colpa tua! Hope sta benone qui con te però forse le manca mamma Emma... è naturale che sia così no? - era più che naturale. 
- Hopper ha detto che facendogliela vedere di meno non avrebbe sofferto. Se pensi che stia giù di corda per lei allora vuole dire che stiamo sbagliando tutto! - non voleva vedere sua nipote soffrire, si era affidata al grillo proprio per questo ma a quanto pare c'era qualche problema. 
- Hopper sa quello che fa! Ha aiutato me con la storia del sortilegio nonostante non mi credesse, pensa se non può aiutare Hope. La mancanza di mamma forse è dovuta al fatto che l’ha vista tramite telefono. Forse non le ha fatto bene vederla. Ha suscitato in lei il desiderio di averla accanto. - Regina si incupì, perché non c’era arrivata prima! Lo aveva capito un ragazzo... come era possibile che non ci avesse pensato? - Mamma! Non fare così, non aggitarti inutilmente, adesso sta dormendo, è tranquilla.
- E se domani....
- Vedrai che domani dopo una bella dormita quella piccola peste sarà più attiva che mai. - annuì per nulla convinta e dopo aver rimboccato le coperte alla monella di casa e a Dave che in tutto quel trambusto non si era minimamente svegliato anche Regina, accompagnata da Robin torno a letto. “Domani, dopo una bella dormita sarà più attiva che mai”, sì certo come no! Magari fosse stato così. Dopo una bella dormita anche Regina sarebbe stata carica al punto giusto per affrontare la nuova giornata ma il fato volle che la piccola Hope si svegliasse all’incirca due ore e mezza dopo. Regina era nel bel mezzo del sonno quando sentì un fondo e poi successivamente un pianto provenire dalla stanza di fonte alla sua. Si mise immediatamente in piedi ed entrando nella stanza dove aveva sistemato la piccola notó che quest'ultima era caduta dal suo lettino. Essendo piccolina dormiva ancora nel lettino con le sbarre, come accidenti aveva fatto a cadere?
- O santi lumi... Hope! Hope stai bene? Ti sei fatta male? - chiese allarmata per paura che avesse sbattuto la testa
- Caduta ioooooo. - rispose piangendo. La prese immediatamente tra le sue braccia per confortarla.
- Mi dispiace piccolina, dove hai sbattuto? Dove hai la bua? - indicò il suo sederino. Emma aveva iniziato la dura impresa di toglierle il pannolino poche settimane prima del suo ricovero. Regina aveva continuato l'addestramento vasino per non farla regredire ma per la notte faceva un’eccezione e fu una fortuna quella sera, senza il pannolino che attutì la caduta la piccola avrebbe potuto farsi seriamente male. - Mannaggia.... mah... mah come hai fatto a cadere?
- Booooh - alzò le spalle con finto fare angelico.
- Hope, non si dicono le bugie a zia... no no no. Dimmi la verità ok?
- Io volevo caffè! Io no ninne.
- Tu volevi... Hope, piccola peste del mio cuore, abbiamo fatto già uno strappo alla regola rimanendo alzate fino a tardi, adesso bisogna fare le ninne. Da brava dai....
- E caffè mio?
- Al massimo puoi avere un bicchiere d’acqua! - disse per poi rimetterla nel lettino.
- Io volere caffè però...
- Amore, a parte il fatto che ne hai già bevuta una tazza grande grande, il caffè fa male ai bambini, non puoi berlo sempre. - cercò di spiegarle molto pazientemente. 
- caffè bua bimbi?
- Si tesoro, i bimbi che bevono troppo caffè poi hanno mal di pancia, fanno i capricci e non dormono. Il caffè fa restare svegli e i bambini come te invece dovrebbero dormire tanto.
- Io no dormire.... - abbassò lo sguardo. - paura...
- Hai paura di dormire cucciolina? E perché mai? Hai fatto un brutto sogno per caso? Puoi dirlo a zia. - Ecco spiegato il motivo di tutti quei capricci... era spaventata da qualche sogno fatto in passato. Come poteva Regina non esserci arrivata da sola? 
- No butto sogno. Sogno bello io! - Regina non riusciva a capire il senso di quelle parole - Io sogno mammina mia ma poi... poi apro occhi e mammina no qui! - l’espressione di Regina cambiò radicalmente: da confusa divenne affranta. Come dargli torto... - pecchè mammina no torna a casa? - quella domanda fu ancora più pesante da dover gestire. Cosa si poteva dire ad una bambina di due anni per non farla allarmare?
- Hope patatina mia... perché non mi hai mai detto che sognavi la mamma è?
- Pecchè no voglio sognarla. La voglio qui... pecchè no è qui?
- La mamma è dal dottore tesoro e dovrà rimanerci ancora per qualche giorno. - si limitò a dirle.
- Poi torna da me? - sperò con tutto il cuore che le cose si sarebbero risolte per il meglio. Non avrebbe mai potuto competere con lo sguardo di una Hope adolescente che le rinfacciava di averle mentito sulla persona più importante della sua vita.
- Certo che tornerà da te amore non devi neanche farla questa domanda. La mamma tornerà prestissimo da te! - mentì
- E perché piangi allora? - ancora una volta non si era resa conto che alcune lacrime le avevano appena rigato il viso.
- Perché sono felice di avere una nipotina speciale come te. - le diede un bacino - Ora però è davvero tardi Hope, so che non vuoi dormire ma devi farlo se vuoi avere la forza di andare a giocare al parco domani. Avevo intenzione di portarti li subito dopo il supermercato, ti va?
- Si ma no voglio sognare mammina... no voglio fare le nin... - senza che finisse la frase Regina fece una magia e tra le sue mani apparve una collanina con un ciondolo a forma di stella.
- Guarda cosa ti faccio vedere, ti piace? - lo mostró alla bambina.
- Si... collana bella! Posso giocacci?
- Non si gioca con questa collana ma puoi indossarla questa notte. È magica sai? Cattura tutti i sogni che non ti piacciono e ti fa sognare solo le cose che più preferisci. Che ne dici: vuoi provare? - annuì non tanto per la spiegazione, a cui non aveva minimamente prestato attenzione, ma per il semplice fatto di poter indossare una collanina da grandi. Diede l’ennesimo bacino a Regina dopodiché da sola si sistemò al meglio sotto le coperte e si girò a pancia in giù, la sua posizione preferita, pronta per la nanna. Regina poté finalmente tirare un respiro di sollievo e mettersi nuovamente a letto ma ancora una volta, neanche quaranta minuti dopo, successe qualcosa che la riporto ad aprire gli occhi e ad alzarsi. Non era un pianto questa volta il motivo di quel tragico risveglio, al contrario: venne svegliata da una serie di gridolini e risate felici accompagnate da un motivetto cantato che ripeteva sempre la stessa parola: “ salta salta salta”. L’autrice di questa straordinaria composizione? Naturalmente la piccola Hope Jones
- Che diavolo sta succedendo oggi! - esclamò Robin essendo stato svegliato anche lui da quell'incessante melodia.
- Tua nipote ha deciso che stanotte non si dorme! - rispose per poi farsi forza e alzarsi per andarla a controllare. Come aveva avuto modo di capire era sveglia ma quello che non si aspettava era vederla ridere e saltellare sul suo lettino come una piccola peste scatenata. Due salti e poi si lasciava cadere all’indietro rimbalzando....questo era il suo gioco. una volta, due, tre... alla quanta rischiò di rompersi i denti cadendo in avanti. Riusci fortunatamente a pararsi il viso con le mani perché altrimenti si sarebbe seriamente fatta male.
- Ziaaaaaaaa! - gridò tutta felice non appena la vide - Vieni a giocare a salta salta!
- Hope ancora? Devi dormire mi sono stufata di ripetertelo in continuazione. - disse categorica.
- No ninne! Salta salta.... salta salta! - riprese a saltare incurante del fatto che Regina le stesse ripetendo più volte di smetterla. Era senza freni quella sera ma non si poteva di certo andare avanti così per tutta la notte. Se avesse continuato a chiacchierare a voce così sostenuta inoltre avrebbe svegliato tutti. Regina prontamente la prese tra le braccia e fissandola negli occhi le intimò di smetterla immediatamente. La piccola ci provò, aveva visto che sua zia la stava rimproverando, ma il suo corpo non sembrava intenzionato a voler smettere. Regina lo notò e notò anche i suoi occhi belli arzilli e per nulla assonnati come la volta precedente. Se la collana non l'aiutava a dormire a cosa avrebbe dovuto ricorrere? Ad un qualche incantesimo del sonno modificato? Mmmh troppo tragica come soluzione, forse era meglio provare prima con qualosa di più leggero:  una camomilla magari. La porto con se al piano di sotto per paura che lasciandola sola avrebbe ripreso a giocare ai suoi giochi pericolosi ma non appena mise piede in cucina notò qualcosa di strano ma al tempo stesso molto sospetto. C’era una sedia davanti al bancone della cucina, più precisamente davanti la macchinetta del caffè e di sicuro non era stata Regina a posizionarla li. Posò la bimba su una delle sedie situare vicino alla tavola e si avvicinò lei stessa al bancone per osservare in dettaglio la cosa. Non vi era solo la sedia in disordine ma anche il resto del bancone. C’era il barattolo dei biscotti aperto, briciole ovunque e goccioline di liquido nero sparse per tutta la superficie. Quel liquido nero Regina sapeva bene cosa fosse, era caffè... caffè che magicamente era svanito dalla caraffa. Si girò a guardare Hope e la piccola distolse subito il suo sguardo rendendola la principale sospettata di quel caos. Sperò che vi fosse altra spergazione ma bastó una semplice parola a far confessare alla piccola l'accaduto.
- Hope... hai...
- No bevuto io tutto caffè che era lì e no mangiato io i biccottini al cioccolato. Io non so arrampicarmi sulla sedia. No no.
Regina non poteva credere alle sue orecchie... una bambina di 2 anni aveva mandato giù,da sola, mezzo litro di caffè? No... doveva esserci per forza un’altra soluzione. No... non c’era, aveva intuito giusto, quella monella di sua nipote si era bevuta seriamente tutto il caffè che era nella caraffa e come se non bastasse aveva aggiunto allo spuntino notturno anche qualche biscottino. Come non le fosse venuto il mal di pancia era un vero miracolo ma in compenso aveva ricevuto un’ottima dose di caffeina e zuccheri che l’aveva portata ad essere più attiva che mai! Farla dormire sarebbe stata un’impresa pressoché impossibile arrivati a questo punto quindi tanto valeva cercate di stancarla il più possibile. Le fece fare numerosi giochi, guardarono almeno due dvd alla tv e su richiesta della piccolina iniziarono anche una battaglia con i cuscini. Regina era sfinita ma la piccola sembrava di ora in ora sempre più arzilla. Un incubo.... Regina stava vivendo un vero incubo, aveva bisogno di aiuto o rischiava seriamente di addormentarsi sul divano lasciando quella piccola peste a combinare un disastro dietro l'altro. Venne in suo soccorso Robin, il quale non vedendola tornare in camera era andato a controllare che tutto fosse ok.
- Niente è ok! - disse esasperata indicando la bambina che con un cuscino tra le mani saltellava sul divano per poi lanciarlo addosso a sua zia e ridere a crepapelle. Anche a Robin venne da ridere nel vedere quella piccola scenetta e questo portò Regina ad innervosirsi ancora di piu. - Ti sembra forse divertente? NO, non lo è ok?
- Scusami ma vederla così elettrica mi fa sorridere, mi ricorda quando Roland faceva il pieno di zuccheri mangiando caramelle di nascosto. 
- Beh sarà divertente per te ma non lo è per me! - sbuffò. 
- Ok scusami. Torniamo a letto ti va? - Regina lo fulminò con lo sguardo. 
- Pensi che possa muovermi da qui? Certe volte mi sembre scemo!
- Portiamo anche lei! - spiegò come se fosse una risposta scontata - Senti Regina, a momenti non ti reggi dritta, hai bisogno di riposo e poi che ne sai, magari con noi accanto forse riesce quantomeno a stendersi senza combinare guai. - Non credeva che sarebbe potuto succedere un miracolo di quel genere ma volle comunque affidarsi al suo compagno e provare. Lasciò che Robin prese la piccola e insieme, tutti e tre, raggiunsero la camera da letto. Hope fu felicissima di avere l'onore di fare le "ninne" con zio e zia ma tutto fece in quella stanza tranne che le ninne. Passò tutta la notte a saltellare nello spazio al centro del letto che le avevano riservato gridando a squarciagola salta salta e quando si stufava di saltare impiegava il suo tempo a fare capriole colpendo Regina e Robin ovunque le andasse a tiro. 
- Dicevi? - disse Regina riferendosi al fatto che portandola in camera con loro la cosa sarebbe migliorata. - Cosi non dormiremo entrambi!
- Guarda il lato positivo, almeno siamo sdraiati.
***
Si addormentò sfinita alle sette e trenta del mattino quando ormai per tutti gli altri era tempo di svegiarsi. Robin corse a lavoro nella speranza di poter riposare una mezz'oretta almeno li, Regina scese a preparare la colazione a Henry e Dave dopodichè accompagnò il primo in biblioteca, il secondo a scuola e armata di passeggino, non potendo fare altrimenti, andò a fare spesa come da programma dopodichè andò in ufficiò, il pomeriggio si sarebbe tenuta una delle consuete riunioni cittadine e doveva ancora finire si sistemare i vari punti del giorno. Nonostante la stanchezza si mise subito a lavoro ma neanche dieci minuti dopo ecco entrare qualcuno nel suo ufficio. 
- Killian! - disse la donna non aspettandosi una visita da parte sua -  Tutto ok? Emma... - iniziò a preoccuparsi.
- Emma sta bene... beh... bene è un parolone, come sempre diciamo. Non... non sono qui per lei, volevo chiederti una cosa. Ecco vedi... pensavo che visto che questo pomeriggio ci sarà la riunione, non è che mentre sei via potrei tenere io i bambini, mi piacerebbe portarli un po fuori  per passare del tempo con loro.
- Sono tutti tuoi! Per me puoi iniziare a prendere lei già da ora! - disse ancora esasperata per la nottata trascorsa indicandogliela. Era nel suo passeggiono rosa che se la dormiva alla grande.
- Uuuuh ma che dolce che è! - disse avvicinandosi a lei per ammirarla più da vicino. - Non trovi anche tu che sia un vero amore? Mah... perchè indossa ancora il pigiama?
- Dolci sono i bambini che dormono Killian, la tua mi ha tenuta sveglia tutta la notte! Le voglio un bene dell'anima ma non venirmi a dire che è un amore di bambina perchè in questo momento potrei non rispondere di me! - disse ingigandendo la cosa.
-  Che è successo?!?!? - chiese preoccupato che fosse potuto essere successo qualcosa. 
- Ha bevuto di nascosto tutto il caffè che era in cucina! 
- Sul serio? - domando questa volta incredulo. 
- Guarda le mie occhiaie, ti pare che scherzi? Abbiamo giocato tutta la notte a salta salta... tze... Che cosa odiosa! - ci provò a restare serio ma l'immagine di sua figlia che beveva caffè e faceva disperare sua zia fu troppo divertente per riuscire a trattenersi. - Ridi ridi... la prossima volta la manderò dritta dritta da te! - stava per replicare ma qualcuno, o meglio... la protagonista dello show di quella sera, si svegliò attirando come sempre l'attenzionesu di se e facendo cadere definitivamente l'argomento. 
Quello di quella sera fu solo uno dei capricci più banali, la cosa che sconvolse davvero Regina arrivò qualche tempo dopo. Era un mercoledì mattina e come ogni mercoledì che si rispetti era tempo della lezione di nuoto della piccola di casa Jones. Frequentava da un'annetto circa un corso di nuoto madre/figlia ma essendo Emma impossibilitata a prendere parte alla lezione era Regina che presenziava al suo posto per non far rimanere indietro la piccola. Quel giorno però accadde un fatto strano e fu impossibile per Regina scendere in acqua insieme ad Hope. Dave era strano, sembrava turbato per qualcosa e non voleva saperene di lasciare sua zia quella mattina così spettò a Robin il duro compito di accompagnare la piccolina di casa alla sua lezione. Era l'unico uomo in mezzo a tante mamme e si sentì subito fuori luogo. La piscina non era certo il suo habitat, ma pur di far felice la sua nipotina, la quale adorava l'acqua, si sacrificò. Non appena entrò in vasca sentì gli occhi delle altre mamme puntati su di lui... sapeva perchè lo stavano fissando: la notizia di Emma si era sparsa velocemente in città ed essendo quello un corso per mamme e figli di sicuro conoscevano anche la bambina che teneva tra le braccia. Non gli risultò difficile capire i loro pensieri, ormai era abituato alle chiacchiere del paese.  Fece finta di nulla e cercò di concentrarsi sulla piccola Hope la quale non appena mise i piedini a mollo iniziò a schizzare suo zio tutta felice. Sarebbe stata una lunga lezione ma fortunatamente, prima che questa iniziasse, un'altro uomo, molto probabilmente un papà, entrò in acqua con il suo bambino per seguire il corso e notando anche lui di non essere il solo uomo costretto a stare li, andò vicino a Robin per poter scambiare almeno due chiacchiere tra uomini. In quell'esatto momento però, convinte di non essere ascoltate, due donne poco distanti da loro iniziarono a spettecolare su quella che era la notizia della settimana.
  - Ma quella piccolina con il costumino con gli unicorni non è la figlia di Emma Swan? -  disse una delle due donne guardando la piccolina con aria compassionevole. 
- Si è lei. - rispose l'altra con toni molto freddi. 
- Che ci fa qui? Con tutto quello che stanno passando in questo periodo pensavo proprio che non la portassero. 
- Valli a capire... sono tutti strani quelli li. 
- Non essere cattiva... magari vogliono farla solamente distrarre. Certo che deve essere stata proprio una bella batosta per tutta la famiglia. Quella ragazza è così giovane... 
- Girano voci che sia stata lei di sua spontanea volontà a decidere di.... beh hai capito no? 
- Si, ne ho sentito parlare proprio ieri mentre ero all'asilo a riprendere mia figlia, la grande...  va a scuola con Dave, il fratello di Hope. 
- Certo che ci vuole coraggio a lasciare due  bambini così piccoli senza una mamma... - commentò in maniera del tutto critica. - Quello adottato ha su per giù 5 anni ma questa piccolina? Non credo che ne abbia più di due. E' proprio un gesto ingiustificabile quello di lasciare una bambina così piccola crescere da sola. Io non ne avrei mai il coraggio. 
- Sai come sono le voci popolane... magari in ospedale le hanno detto semplicemente che potrebbe rischiare mentre noi qui le stiamo già facendo il funerale.
- E' solo questione di tempo. Fidati, Emma Swan non tornerà mai più a casa. Conosco uno degli infermieri che lavora in ospedale... me l'ha detto lui. Sta peggiornado giorno dopo giorno. 
- Poveri piccolini... 
- Eh già... con quel padre che si ritrovano poi... come pensi possano crescere avendo come unica figura genitoriale un pirata ubriacone? Gli manca pure una mano, non saprà neanche far loro da mangiare. Li metteranno in istituto te lo dico io... oppure, cosa molto più probabile per quanto riguarda la piccola se la prenderanno loro. - indicò Robin il quale era ancora di spalle. - Lui è il compagno del sindaco e ho saputo, da voci fidate, che non possono avere figli... quanto ci scommetti che prenderanno loro in custodia la bambina? Secondo me si stanno già lavorando ai fianchi la salvatrice. 
- Tu dici?
Il loro fiume di parole venne bloccato dal pianto disperato di una bambina: era la piccola di casa Jones che stava piangendo. Robin, che era stato tutto il tempo con lei tra le braccia, non riusciva a capire il motivo di quel pianto così angosciato, era serenza fino al secondo prima.  Tentò di tutto per farla calmare ma non ci riuscì. 
- Mamma... mammaaaaaaa! - strillò la bambina cercando di divincolarsi dalle braccia di suo zio. - mamma Mammaaaaaaaaaaaaaa. - Sentendola pronunciare quelle parole Robin pensò che la bambina, vedendo gli altri bimbi con le loro rispettive mamme sentisse la mancanza di Emma, non sapeva però che il suo pianto isterico era dovuto a ben altro. 
- Amore di zio non fare così... - le asciugò inutilmente le lacrime - Andremo dalla mamma non appena sarà finita la lezione va bene?
- Mamma, mammaaaaa..... boglio mammina miaaaaaa! - riperè cercando di togliersi i braccioli. 
- Aspetta aspetta, che stai facendo è?  Questi ci servono per nuotare amore, che c'è, non vuoi giocare ad essere una piccola sirenetta? 
- MAMMA, MAMMAAAAAAA! - niente da fare, la parola mamma era l'unica cosa che usciva dalla sua bocca. 
- Scusi se mi permetto... - disse una delle donne che fino a qualche minuto prima era intenta a spettegolare. -  Piacere mi chiamo Lilian e sono la mamma di questo piccolino. Ti vedo in leggera difficoltà, non sei pratico di bambini è? - sorrise - Posso aiutarti io se vuoi... - si propose lasciando momentaneamente suo figlio all'altra donna per poi cercare di prendere tra le braccia Hope. 
- NOOOOO! VAI VIAAAAA! VAI VIAAAAAAAAAA TU! BOGLIO MAMMINA MIAAAAAAAAAA.  - Non riuscì neanche a prenderla in braccio che la piccolina si dimenò cercando di rimanere tra le braccia di suo zio. Robin fu felice che la piccola non fosse voluta andare, non le stava per nulla simpatica quella donna e non ne fece un mistero.
- Forse è meglio se provo a farla calmare fuori, la lezione sta per iniziare e non vorrei che vi disturbasse. 
- Ti do una mano se vuoi... conosco da un po questa piccolina e sapendo la situazione che sta vivendo magari ha bisogno di una figura femminile per tranquillizzarsi non crede? 
- Sai cosa credo? Credo che lei debba smetterla di fare la perbenista con il prossimo quando in realtà ha soltanto voglia di immischiarsi negli affari altrui.
- Ma cosa....
- Io e la mia compagna non abbiamo alcuna intenzione di adottare questa piccolina chiaro? Lei ha già una famiglia che la ama e al contrario di quello che pensa lei, suo padre è un papà con la P maiuscola. Non è di certo un ubriacone.  - la donna sbiancò, Robin aveva sentito le sue parole. - Purtoppo non ho sentito altro per poter replicare ma le do un consiglio: la prossima volta che vuole spettegolare sulla vita altrui, lo faccia lontano dai diretti interessati. Non ci fa una bella figura sa? Comunque alla bambina penso io, lei continui pure a far congetture sulla nostra famiglia. - e senza darle modo di rispondere portò la piccola Hope sulle sue spalle sperando di farla felice facendole fare cavalluccio e uscì dalla piscina, per raggiungere gli spogliatoi, lasciando la donna completamente umiliata. 
Regina aveva assistito alla scena dagli spalti ma non aveva ben capito cosa effettivamente stesse succedendo tra quei due. Era curiosa ma non dovette attendere molto per ricevere informazioni  in quanto lo stesso Robin, guardando nella sua direzione, le fece segno di raggiungerlo in modo da poter portare la bambina nello spogliatoio.
- Dalla a me! - disse Regina prendendola tra le braccia e cullandola un po con l'intento di tranquillizzarla. - Che diavolo è successo?
- Non ne ho la più pallida idea, stava bene fino ad un secondo prima poi eccola iniziare a piangere. Pensavo le piacesse l'acqua...
- Non parlavo di Hope... a lei penso io, mi riferivo alla discussione che stavi avendo con quella donna. - la indicò - mi sei sembrato alterato. 
- Alterato?!? mi sono trattenuto guarda... avrei voluto fare di peggio. L'ho sentita parlare male di Emma... e di noi. 
- Cosa? E cosa ha detto? 
- Cavolate tranquilla, solo cavolate. Pensa a Hope,non voglio che prendi freddo, poi magari ti spiegherò meglio. - era curiosa di conoscere il pensiero di quella donna, ma  fu costretta ad aspettare in quanto, come già accennato da Robin, la piccolina, ancora bagnata, aveva iniziato a tremare per il freddo. 
- Ok! Stai con Dave, noi facciamo in un baleno. 
Fu un'impresa  convincere Dave a restare con Robin, non voleva stare con nessun altro se non con sua zia, ma alla fine dovette cedere: era un maschietto, non poteva certo entrare nello spogliatoio delle donne. Ingannarono l'attesa andando a prendere un bel gelato al bar dopodichè, seduti su una panchina si misero in attesa delle due donne le quali si fecero attendere più del previsto. Non era la prima volta che Regina accompagnava la piccola Hope in piscina, era già capitato in altre occasioni, sia in quel periodo che Emma era ricoverata sia in quei rari casi dove la donna non riusciva per via di impegni lavorativi. Hope era sempre molto entusiasta quando era zia Regina ad accompagnarla ma quel giorno non sembrò dello stesso avviso. Era ancora molto scossa, piangeva e strillava come se la stessero torturando e farle la doccia fu praticamente impossibile.  
- Amore di zia ma che succede è? - provò a comunicare con lei mentre cercava almeno di asciugarla e vestirla, non era riuscita a farle la doccia, avrebbe sicuramente provveduto una volta a casa, ma doveva quantomeno asciugarla. 
- Mamma... mamma.... - continuò imperterrita non collaborando.
- Lo so che ti manca la mamma amore ma non devi fare così: domani andiamo a trovarla. Sei contenta? - scosse la testa. - No? Non sei contenta? Ma come.... 
- mamma... mamma... mamma no più casa! - rispose facendo gelare il cuore di Regina. Erano stati sempre molto attenti a non parlare in presenza dei bambini: dove aveva potuto aver sentito quelle parole? 
- Hai paura che la mamma non torni più a casa? - formulò la domanda in modo differente sperando di cavarsela. - Ma cosa dici tesoro. La mamma è in ospedale proprio per guarire in tempi minori e tornare presto da te. - servì mentirle in questo modo? No... assolutamente no, anzi... la piccola iniziò a piangere ancora più forte e si strinse con forza al collo di sua zia la quale non riuscendo a dire altro non potè far a meno che lasciarla sfogare. Pianse per oltre venti minuti poi, proprio mentre si stava appisolando a causa della stanchezza, accadde qualcosa di strano: Hope poggiò la manina sul viso di sua zia e magicamente, attraverso quel contatto, Regina riuscì a vedere nella sua mente alcuni ricordi di Hope o più precisamente i ricordi su cos'era accaduto pochi minuti prima in piscina. Vide tutto attraverso gli occhi della bambina, dalle chiacchiere sterili di quelle due donne alla discussione con Robin e non sapeva se essere arrabbiata e correre a spaccare la faccia alle due o se abbracciare la sua nipotina orgogliosa di aver assistito alla sua prima magia. 
- Hope, amore, sei stata bravissima! Sono.... sono.... oddio non posso crederci, è... è meravigliosoooo!!!!!!! - le disse sollevandola in aria e facendola volteggiare. - Sono molto orgogliosa di te cucciola miaaaa! . - si commosse. La bimba dal canto suo rimase a fissarla non capendo la sua improvvisa gioia. - Sapresti rifarlo amore? Sapresti rifare quello che hai appena fatto? Metti la tua manina qui - le indicò la giancia - Prova a farmi vedere qualcosa. Qualsiasi cosa. - la bambina obbedì e anche se ci volle qualche secondo in più rispetto alla prima volta riusci nuovamente a comunicare con Regina in quel modo così speciale. le fece vedere nuovamente quei momenti ma questa volta si soffermò su una frase: "Emma non tornerà mai più a casa". Ora era tutto chiaro, ecco perchè la bambina aveva iniziato a piangere in quel modo così disperato, l'avevano spaventata. Nonostante l'emozione per quel primo assaggio di magia Regina tornò alla realtà e cercò ancora una volta di consolare la sua nipotina. Le disse che quelle signore non intendevano dire quello che lei ha immaginato, che la sua mamma non aveva nulla di grave e ancora una volta le disse che sarebbe tornata presto a casa.
- Me lo prometti zia? Mammina tonnerà a casa da me? 
- Te lo prometto stellina mia ora cambiamoci però o ti verrà la febbre. 
- Mamy compra sempre giochino a me quando io ho febbre! No cambio io. Voglio febbre  così mammina deve tonnare a casa per pottammi un giochino. - Le parole di quella bambina la uccidevano ogni volta. Le mancava Emma ogni giorno di più e a quanto pare lei, con tutte le sue attenzioni, non riusciva a sopperire a quella mancanza. 
- Non c'è bisogno che tu ti ammali per comprare un giochino amore. Te lo compro io. - le sorrise
- Ma mammina poi non viene a casa se compri tu... resta li. Io no voglio che mammina non torna. Io voglio giocare con lei.
- Facciamo così allora, visto che sei stata tanto brava ad utilizzare la magia, ci vestiamo e andiamo a comprare oggi stesso il giocattolo nuovo, poi domani lo porteremo a far vedere alla mamma e ci giocherete insieme ok? Le faremo anche una piccola sorpresa e le diremo che hai fatto la tua prima magia che ne dici? Sarà felicissima. 
- Si si siiii, sorpresa a mammina! Sorpresa a mammina!!!!!! - quelle furono le parole magiche per convincerla finalmente a vestirsi. 
***
- Ma quanto tempo ci avete messo! E' una vita che vi aspettiamo! - esclamò Robin quando finalmente Regina e Hope uscirono dallo spogliatoio. 
- Lo so lo so, abbiamo fatto tardi ma abbiamo una motivazione piu che valida, vero Hope? - disse con il sorriso sulle labbra. 
- A si? E quale sarebbe questa motivazione? Ah già... siete donne! - rispose ironicamente facendo ridere anche Dave il quale non appena vide sua zia corse ad abbracciarla. 
- Scemo... tenetevi forte perchè è una notizia sensazionale: questa signorina ha appena fatto la sua prima magia! - i due rimasero entrambi a bocca aperta. 
- Hope ha... cioè intendi dire che... Lei...  - Regina annuì - Mah... mah è meraviglioso! Brava piccolina! - si rivolse alla diretta interessata.
- Lo so! Ora però giocatolo nuovo e poi sorpresa a mammima! andiamo? - scese dalle braccia di sua zia e correndo verso di Robin gli prese la mano e iniziò  a tirarlo in direzione dell'uscita con fare frenetico.
- Hope aspetta, come mai tutta questa fretta? - domandò l'uomo meravigliato del suo cambio d'umore. 
- Potrei essere stata io a prometterle un giocattolo nuovo.. poi ti spiego - disse a bassa voce Regina per non farsi sentire da Dave che nel mentre era corso in contro a sua sorella per abbracciarla, anche lui era orgoglioso di lei.
- Direi che è un'ottima idea! Un giochino nuovo è proprio quello che ci vuole per festeggiare!
- Lo credo anche io e sai chi altro merita un giocattolo nuovo? - gli rivolse uno sguardo d'intesa
- No, chi? - domandò facendo finta di non conoscere la risposta.
- Il nostro ometto Dave! - esclamò richiamando la sua attenzione. Regina aveva potuto intuire attraverso il suo sguardo che ci era rimasto un tantino male quando sua sorella aveva pronunciato le parole "giocattolo nuovo". Era scontato che un regalino sarebbe stato fatto anche lui ma preferì dirlo subito e dare la giusta importanza anche a lui onde evitare che passasse un messaggio sbagliato, ovvero che sua sorella era più importante di lui.
- Io???? - chiese confuso.
- Certo! Un uccellino mi ha detto che sei stato bravissimo mentre ero via: nessun capriccio e nessun pianto. Ti sei comportato come un vero ometto e meriti un premio anche tu!
- Hai sentito campione? Che stiamo aspettando allora, tutti in macchina! - iniziarono ad incamminarsi ma d'un tratto Regina si fermò di colpo.
- Amore tutto ok? - le chiese Robin vedendola improvvisamente incupirsi. - Ti senti bene? - la donna Ignorò la sua domanda porgendogliene a sua volta un'altra. 
- Sono... sono loro? - chiese rivolta a Robin non appena due donne, per lei con l’aria sospetta, uscire dagli spogliatoi dirigendosi verso il parcheggio. L’uomo annuì capendo di cosa stesse parlando e si raccomandò, non appena la vide prendere la loro direzione,  di non esagerare. - sta tranquillo. Resta con i bambini, torno subito. - si allontanò a passo sostenuto verso le due donne e non appena fu sicura di essere lontana dalle orecchie dei più piccoli le richiamò all’ordine. - Scusatemi?!?! Possiamo scambiare due chiacchiere gentilmente? - non c’era bisogno di presentarsi, la sua fama la precedeva. Sapevano benissimo chi fosse la donna davanti a loro e potevano anche immaginare cos’avesse da dire loro.
- Veramente, con tutto il dovuto rispetto, andrei un po’ di fretta signor sindaco, mi disp... - rispose una di loro.
- Non si preoccupi - rispose lei con toni ancora gentili - è giusto questione di un minuto. - le due donne si guardarono dopodiché, concordando sul fatto che scappre sarebbe stato peggio, misero i rispettivi figli in auto e tornarono da Regina - Avete spaventato quella povera bambina dicendo cose orrende sulla sua famiglia e vedendola in quelle condizioni nessuna di voi due fino ad ora ha avuto il coraggio di informarsi su come stesse? Ma che cuore avete. - andò dritta al sodo.
- Non so cosa le abbia riferito il suo compagno ma era solo un pianto, dubito sia avvenuto a causa nostra o per quello che abbiamo detto. - rispose una di loro per poi essere seguita a ruota dall’altra.
- Già... ha due anni, cosa vuoi che capisca e poi perché ti scaldi tanto: non è neanche tua figlia! - esclamò con l’intento di ferirla ma ottenendo esattamente l’effetto contrario: Regina si alterò ancora di più e se si era ripromessa di starsene tranquilla adesso non era più sicura di riuscirci. 
- Innanzitutto porta rispetto, stai pur sempre parlando con il sindaco e poi... Può anche non essere mia figlia ma questo non significa che io non debba difenderla. Ma che razza di persone siete? Siete solamente capaci di giudicare gli altri... in base a cosa poi? Aria fritta ve lo dico io. - si voltarono pronte per mettere fine quella conversazione ma Regina impedì loro di farlo - Dove credete di andare - le bloccò con la magia parandosi nuovamente davanti a loro - Non abbiamo ancora finito noi tre. Non so chi sia la persona che vi abbia spifferato questo ma si, non posso avere figli. Non per questo non sono una mamma e voi lo sapete benissimo in quanto a quanto pare conoscete tutto di noi. Non ve l’ha detto nessuno che per essere buoni genitori non basta partorire un figlio? Cosa pensate di insegnaee a quelle povere creature se già di vostro avete il comportamento di un bambino? La bambina che avete spaventato poco fa è una situazione particolarmente delicata.... era necessario mettere in scena tutti quel teatrino a due metri scarsi da lei? Non vedevate che vi stava guardando? Sarà anche piccola ma ha capito più di quanto immaginiate....avete dato della stupida a sua madre per la decisione presa, dell’incompetente a suo padre e dei vigliacchi strateghi a me e al mio compagno.
- E quella bambina ti ha detto tutto questo?
- Sono affari miei quello che mi ha detto o no ma di sicuro so esattamente come sono andate le cose quidi lasciate che vi risponda. Emma, la donna che vi ha parato il culo per tutti questi anni ha preso una decisione che cambierà per sempre la vita di tutti. A voi può sembrare una decisione stupida, egoistica o tutto quello che volete ma in realtà è una scelta coraggiosa... una scelta da mamma. Ha messo il bene dei suoi figli, quelli che sta aspettando, prima del suo e questo le fa onore. È così che si comporta una mamma. Una mamma non scegli quali figli salvare e quali no, loro per noi sono tutti uguali anche se non ancora nati. Poi c’è Killian, cosa dire di lui? Beh basterebbe guardarlo all’azione con i suoi bambini per capire che tipo è. Lo avete definito un ubriacone da cosa? Dal suo passato? Se dovessimo guardare nel vostro passato non so cosa potrebbe uscirne - le prese in giro - Le persone se vogliono cambiano e lui l’ha fatto egregiamente. Che sia per Emma o per altro è riuscito comunque nel suo intento e questo che sta succedendo non lo trascinerà nuovamente nel baratro. Ormai sa che il bene è la parte migliore in cui stare.
- Signor si...
- Veniamo a me e Robin adesso- non le fece continuare - ma a voi cosa viene in tasca a fare congetture sulla mia famiglia è? Io ho adottato un figlio in passato, tutta storybrooke lo sa, lui ne ha uno da una precedente relazione... abbiamo già la nostra famiglia, non ci sogneremo mai di raggirare i nostri più cari amici con il subdolo intento di "accaparrarci" l'affidamento di Hope. Lei ha già una famiglia e che sia composta da una mamma e un papà o da solo un papà non ha importanza: lei è una Jones e resterà per sempre una Jones. - senza aggiungere altro diede loro le spalle e si allontanò raggiungendo la sua famiglia. Ci sarebbe stato molto altro da dire ma non aveva assolutamente intenzione di perdere l'intera giornata a litigare con due pettegole da quattro soldi, dovevano festeggiare la prima magia di Hope e questo aveva la precedenza.  Il negozio di giocattoli non distava molto dalla piscina e quindi arrivarono in pochi minuti. I bambini erano entusiasti e super eccitati ma per rendere la cosa ancora più emozionante i due adulti decisero di dividersi in due squadre: : Regina aiutò Hope a scegliere il suo nuovo giocattolo mentre Robin si occupò del piccolo Dave. Il bambino guardò per oltre dieci minuti la corsia dedicata ai giocattoli per maschietti ma non sembrava per nulla soddisfatto da quello che aveva davanti... o almeno così faceva credere. Robin, vedendo la poca euforia del bambino, gli fece notare un'altra corsia dedicata esculsivamente a giochi di società e giochi educativi, magari tra quegli scaffali c'era qualcosa che poteva suscitare il suo interesse. Lo lasciò andare da solo, raccomandandosi di aspettarlo li, nel  mentre lui diede  un'ulteriore occhiata per provare in seguito, in caso neanche li il piccolo avesse trovato nulla, a rivalutare qualche giochino. Lo raggiuse circa cinque minuti dopo ma di Dave nessuna traccia, nel reparto dove gli aveva espressamente chiesto di aspettarlo il piccolo non c'era. Lo cercò in lungo e in largo ma niente: non riuscì a trovarlo da nessuna parte, fu Dave, dopo averlo fatto entrare nel panico, a trovare lui.
- Zio, ho trovato quello che voglio comprare! - disse tutto felice tenendo una scatola tra le mani.
- DAVEEEE!!!! - Lo ammonì - Dove accidenti eri finito è? Ti ho detto di aspettarmi li. - gli indicò il posto esatto. - Mi hai fatto preoccupare. - gli disse per poi portarsi una mano sul petto e respirare profondamente. 
- Scusa zietto... io non volevo spaventarti così. Puoi perdonarmi? - disse guardandolo con gli occhioni languidi. Come avrebbe mai potuto resistere Robin a quegli occhioni? Sospirò rassegnato e gli sorrise.
- D'accordo ometto, perdonato! Ma non farlo mai più intesi?
- Hai la mia parola! 
- Bene... ah e visto che ci siamo... non diciamolo neanche alla zia va bene? - propose. Se Regina fosse venuta a conoscenza di una cosa del genere molto probabilmente lo avrebbe massacrato sia verbalmente che fisicamente. 
- Hai paura eh.... lo zio ha paura della ziaa.... lo zio ha paura della ziaaa.... - iniziò a canticchiare saltellando qua e la nel corridoio dove si trovavano. Robin lo acciuffò e scherzosamente gli mise una mano davanti la bocca per poi fargli il solletico. Il bimbo smise immediatamente di cantare e iniziò a ridere a crepapelle. - Ok ok zio hai vinto... hai vinto. - finalmente Robin allentò la presa riuscendo così a farlo sgattaiolare. - Non dirò nulla alla zia. Acqua in bocca! - rispose eccitato all'idea di un piccolo segreto. 
- Va bene... parliamo di cose serie adesso:  su cosa è ricaduta la scelta? - domandò tornando all'argomento principale. 
- Su questo qui! - mostrò tutto contento il gioco che aveva tra le mani.

                                                                                                                          
- Mah... Dave... non è un po troppo... rosa? - disse notando che il piccolo aveva tra le mani una scatola contenente tazzine, cucchiaini, teiera e dolcetti finti di vario tipo - Quello che voglio dire tesoro  è che.... beh: sei proprio sicuro di voler giocare con questo giocattolo? - non che glielo avrebbe mai impedito nel caso avrebbe risposto di si, non voleva di certo dargli un messaggio sbagliato, voleva semplicemente essere completamente sicuro che fosse convinto della scelta presa.
- Cosa?!? Pensi che voglia giocarci io? Scherzi vero? - lo guardò schifato - Io non giocherò mai con questo schifo di roba zio... è da femminuccia! - disse come se fosse una cosa ovvia. -Mi fai davvero così scemo?
- E perchè lo terresti in mano se non ti piace? Che c'è: ti vergogni per caso? - cercò di capire quale fosse la verità, se non voleva giocarci perchè continuava a tenerlo stretto tra le mani? - Guarda che non c'è niente di cui vergognarsi tesoro... se ti piace questo gioco non vedo perchè tu non possa dirlo. Le femminucce possono giocare con i mostri e le spade esattamente come i maschietti possono giocare ad essere degli chef, non ci vedo nulla di male Dave. - provò a spiegargli. 
- Non mi piace questo coso zio posso garantirtelo, ma piace a Hope e io voglio regalarglielo. - spiegò - Gioca sempre in giardino a fare le torte e a preparare il thè per la mamma... così con questo potrà farlo anche in casa o.... beh in ospedale visto che la mamma è ancora li... - abbassò lo sguardo ripensando a tutta quella situazione. 
- Dave Dave Dave... - sorrise cercando di allontanarlo dai brutti pensieri che vedeva farsi spazio nella sua mente  - E io che pensavo che sotto quel lato da pirata ribelle si nascondesse un piccolo Lorde. Non mi sarebbe dispiaciuto avere un piccolo pasticcere in famiglia sai?
- Tze... mai! Sono un pirata spietato io, non giocherei mai con queste cosette con i brillantini. - Robin non riuscì a trattenere una risata. Vederlo così schifato all'idea di giocare con quel servizio da the era un vero spasso. 
- Spietato non mi pare visto che vorresti regalare questo giocattolino a tua sorella. - gli scompigliò i capelli. - Ma aimhè... hai sentito anche tu la zia prima... ha detto di no!  Vorrebbe che scegliessi qualcosa per te. - già in macchina Dave aveva espresso il desiderio di cedere il suo regalo ad Hope ma Regina aveva da subito bocciato l'idea. - Dai, andiamo a ricontrollare di la. 
- No zio aspetta! Io ho già scelto! Ho scelto questo! Voglio prenderlo - insistette.
- Ma non sarebbe un gioco per te, hai ammesso che è per tua sorella.
- E allora? Zia non lo sa! - scrollò le spalle. - Andiamo zio, ci tengo molto a regalarglielo...
- E potrei sapere il perchè? Le hai forse fatto qualche dispetto e ora vorresti farti perdonare? 
- No. Voglio regalarglielo perchè ha avuto una brutta giornata. Ha pianto perchè quelle brutte signore l'hanno spaventata. Lei è stata una bambina molto forte ma ha avuto anche molta paura... voglio che non ci pensi piu alle cose brutte che stanno succedendo... - tornò per qualche secondo ad essere triste - E poi voglio farle un regalo anche perchè lei oggi ha mostrato per la prima volta il suo potere, è stata bravissima, bisogna premiarla no? E' la prima volta che lo fa, fino a ieri non sapevamo neanche che avesse la magia... non dovrebbe essere premiata con un giochino come quando ai bimbi cade il primo dentino? - domando curioso di ascoltare la risposta di suo zio. 
- E tu che ne sai dei regali per quanto riguarda la caduta dei dentini... ti è già caduto il primo dentino forse? E non mi hai detto nulla? 
- Lo so perchè me l'ha detto la mamma... il topolino dei denti porta i soldini ai bambini che ne perdono uno e poi, con quei soldini, ci si va a comprare un giochino. - Disse soddisfatto di se. - Comunque non mi è mai caduto un dente... non ancora almeno ma manca poco sai? Questo qui si muove, guarda! - aprì la bocca per mostrarglielo. 
- E' già... sta proprio per cadere questo dentino. - rispose facendolo sentire importante -Wow! Ma stai diventando proprio grande allora! 
- Lo so! Allora zio? Posso comprare questo giocattolo? Per favore...
-  E va bene... visto he ci tieni tanto puoi prendere il regalo a tua sorella, ma se la zia si arrabbia con me tu dovrai difendermi chiaro? 
- Sarà fatto zio! Ti difenderò io!  - si presero per mano e si diressero alla cassa, non prima però di aver dato un'occhiata alle due donne e averle viste ancota intente a scegliere qualcosina. - Ah zio... se dovesse cadermi il dentino una di queste notti, sappi che ho visto una macchinia blu telecomandata bellissima la giù! - gli strizzò l'occhio. 
***
Le donne di casa erano decisamente più in difficoltà rispetto agli uomini, mentre a Dave non sembrava interessare nulla di tutti quei giocattoli esposti, a sua sorella invece piacevano tutti e passò pià di venti minuti a prendere in mano ogni singolo gioco esclamando "voglio questo" "voglio questo" per poi cambiare idea ogni cinque secondi. A Regina veniva da ridere nel vederla finalmente spenzierata ma fu costretta ad accellerare i tempi della scelta o non sarebbero usciti neanche il mese successivo da li. Provò a farle vedere diversi tipi di barbie e bambole ma anche se diceva di si con la testa non sembrava per nulla convinta, con lo sguardo stava cercando altro. Gli propose un'altra serie di giochi, decisamente più adatti per la sua età, ma tutto d'un tratto Hope sparì. Regina si era voltata per circa venti secondi convinta di averla al suo fianco ma a quanto pare aveva fatto male i conti, sua nipote si era volatilizzata. Entrò subito nel panico e Iniziò a chiamarla a gan voce senza nessun sucesso.  "Mi scusi, ha visto per caso una bambina bionda di due anni aggirarsi da sola per il negozio?" "Cerco una bambina bionda con gli occhioni azzurri alta meno di un metro, l'ha vista per caso?" " Ha visto la bambina che è in questa foto?" fermò ogni singolo passante che le capitasse a tiro chiedendo informazioni sulla piccola ma nessuno di loro sembrava averla vista... nessuno ad eccezione di un commesso.
- Signora mi scusi, forse posso autarla! - esclamò facendole segno di avvicinarsi al corridoio successivo. - Non ho potuto fare a meno di ascoltare che sta cercando una bambina.
- Si, è mia nipote, la prego mi aiuti, l'ho persa di vista un solo secondo e.... ha solo due anni è piccola, sarà spaventata.... lei...
- Signora si calmi e faccia un respiro. E' per caso quella li in fondo la bambina che sta cercando? - a fine del corridoio, più precisamente nella zona dedicata ai peluche, vi era una piccola bambina bionda dai lineamenti molto familiari seduta tra le zampe di un peluche altro su per giù un metro e mezzo. Regina si rilassò all'istante e a passo sostenuto raggiunse la piccolina la quale, non accorgendosi di lei continuava a tenersi stretta al quel gigantesco animale di pezza. 

                                                                                       

- Hope grazie al cielo stai bene, mi hai fatto preoccupare! - esclamò mettendosi in ginocchio in modo tale da poterla guardare negli occhi. - non devi allontanarmi senza dirmelo amore, potresti perderti...  
- Scusa... sei arrabbiata? No più giochino? -  la sua preoccupazione più grande era quella che sua zia, per via della sua marachella, non le avrebe più comprato il giocattolo promesso. 
- Ma cosa dici amore, no... certo che no, non sono arrabbiata. - le accarezzò il visino per darle ulteriore conferma. - Alziamoci da qui adesso, si sta facendo tardi, zio e Dave sono già in macchina e noi dobbiamo ancora scegliere il giochino. - si mise in piedi per poi porgerle la mano.
- Io scelto già! Voglio questo. - Regina strabuzzò gli occhi. Quel peluche gigante non rispecchiava minimamente l'idea di regalino che si era predisposta.
- Ma amore... è troppo grande, non possiamo porarlo a casa. Vieni con me andiamo a scegliere qualcosa di più bello.
- No, questo! Voglio questo! - si strinse ancora di più a quell'orso.
- Amore è un po' eccessivo non credi? 
- Mamma dice di si a me! io lo voglio.  - "mamma dice di si" a quelle parole Regina avrebbe quasi voluto cedere ma un barlume di lucidità la trattenne. "E' solo una tattica per farmi cedere, Regina resisti,non farti imbambolare dai suoi occhioni" si ripetè a mente più e più volte e stava quasi per mantenere fede ai suoi principi ma poi Dave cambiò tutte le carte in tavola. Entrò nel negozio, su commissione di Robin, per assicurarsi che fossimo ancora vive ma non ebbe il tempo di dire o fare nulla che disse una frase che paralizzò in pieno la donna!
- Zio si sta chiedendo se ci vuole ancora molto. - disse guardandomi
- Abbiamo quasi fatto, cinque minuti e vi raggiungiamo ok? - annuì e fece per andare via ma sua sorella richiamò la sua attenzione.
- Dj guarda! Mioooooo! e' miooooooo!
- Ma quello è... è lui? - "lui?" - E' l'orso che la mamma ti ha promesso?
- Siiii! Compra zia però... mamma no qui. - scrollò le spalle. Regina rimase per qualche secondo imbambolata dopodichè si rivolse a suo nipote.
- Dave tesoro spiegami un attimo: tua madre le ha promesso quell'orso?
- Si, qualche giorno prima di andare in ospedale . Hope ha fatto un paio di giorni di prova all'asilo per i nani - intendeva l'asilo nido. - E mamma le ha promesso di regalarle questo orsacchiotto, che lei desidera da sempre, se si fosse comportata bene e non avesse pianto. Le maestre hanno detto che è stata buona e non ha fatto nessun capriccio ma poi mamma si è sentita male e non ha potuto comprarglielo. - Non sapeva che Emma le avesse fatto fare l'inserimento al nido, se lo avesse saputo avrebbe di sucuro continuato a portarla...
- Allora zia, prendiamo orso grande? - Regina ci pensò su ancora qualche altro secondo ma poi la sua risposta, come bene immaginerete, fu "si". 
***
Credeva di aver fatto un'opera buona, aveva onorato la promessa che Emma non era riuscita a mantenere con sua figlia, ma nel giro di poco si ricredette e cominciò a maledirsi per aver fatto quell'acquisto. Come mai? Beh... diciamo solo che Hope divenne un tantino morbosa verso il suo nuovo compagno di giochi. Gia da quella stessa sera non fece altro che starsene nella sua stanza a giocare con lui, non esisteva altro, quel giocattolo era il suo solo unico interesse. Si rifiutò addirittura di cenare pur di non scendere al piano di sotto e separarsi da lui. "Sono occupata" diceva "sto preparando il the a teddy". Regina stava per perdere la pazienza, il prenderla di peso e trascinarla giù a cenare era la sua prossima mossa, ma Killian, appena rientrato da lavoro, entrando in stanza per salutare la sua bambina le fece vedere le cose da un'altro punto di vista. 
- Quel coso... quel... è... - Era rimasto pietrificato nel vedere quel giocattolo proprio nella stanza di sua figlia.
- Si... è proprio lui! - Rispose la donna senza neanche aspettare che concludesse la frase, sapeva benissimo cosa intendesse dire il suo amico. - Dave mi ha raccontato più o meno come sono andate le cose e io... si beh vedi... credevo fosse una buona idea mah... a quanto pare sbagliavo.
- Sua madre... Emma glielo aveva promesso... - si perse per un secondo nei suoi pensieri per nulla piacevoli. - Grazie Regina! Grazie davvero per tutto. Se non fosse per te  a quest'ora saremmo tutti nel baratro più totale. Non credo che riuscirò mai a sdebitarmi abbastanza per tutto quello che stai facendo per noi. - Era sincero, doveva tutto alla sua amica, si era rivelata la loro luce in quel periodo pieno di buio. 
- Non dire sciocchezze, lo faccio con piacere... e poi sono sicura che voi avreste fatto lo stesso per noi. - l'uomo annuì per poi ringraziarla ancora una volta. - Ora però basta con queste frasi sdolcinate, non si addicono ne a te ne a me! - rise -  Aiutami piuttosto a portare questa signorina al piano di sotto: la cena è pronta da un pezzo ma a lei non sembra minimamente interessare. - Ci provarono entrambi ad allontanarla da quello che ormai stava diventando un'ossessione ma ancora una volta la bambina si  dimenò. Non voleva uscire da quella stenza da sola, se doveveva scendere a mangiare il suo amico sarebbe dovuto scendere con lei. 
- Vedi? Fa così da quando siamo rientrati. Lo dicevo io che era un pessimo acquisto, se solo non mi fossi fatta intenerire dalle parole di Dave.
- Io credo di avere una visione differente dalla tua. - rispose Killian. - Credo che pensi a sua mamma quando gioca con lui. Facci caso: sta servendo il the e come ben sai è un gioco che fa solo con Emma o in rare occasioni con Dave.
- Serve il the solo perchè anche quelle tazzine sono nuove. - replicò senza alcun dubbio.
- Fidati di me, sarò anche stato assente e distante ma sono pur sempre i miei bambini e credo di conoscerli perfettamente come le mie tasche. Hope sta semplicemente colmando una lacuna. Una lacuna che non ci sarebbe se quella pazza suicida di mia moglie non... 
- Ok ok ok! Non ti agitare! E' tutto ok! - lo interruppe prima che potesse dare spettacolo. prendeva i sonniferi, per la maggior parte del giorno era intontito, ma quando si trattava di Emma trovava sempre modo e maniera per gridare ai quattro venti quello che pensava. Stava soffrendo poverino, chi di loro non soffriva, ma sfogarsi davanti alla bambina non era di certo una buona idea. - Pensi sul serio che Hope veda...
- Ne sono più che sicuro! 
- Ok allora, si farà a modo tuo. - Non era per nulla convinta delle parole di killian, lei era ancora convinta che quello fosse un banalissimo capriccio,  ma volle comunque fare un tentativo e affidarsi a lui, in fono era suo padre, aveva tutto il diritto di badare ai suoi figli se era lucido. Portarono l'orso gigante al piano di sotto e solamente in quel modo Hope scese per cenare. Gli venne attribuita anche una sedia e con essa tutte le posate necessarie per poter mangiare. "Teddy ha tanta fame zia, lui no mangia da tanto" esclamò la piccina sbattendo gli occhi a sua zia per intenerirla. Regina era davvero contrariata ma per quella sera fece un'eccezione ed in via del tutto eccezionale servì la cena anche a quel giocattolo. Sembrava non potesse andare peggio di così ma la realtà dei fatti è che quello era solamente l'inizio. 
Il  giorno seguente infatti, appena sveglia, Regina preparò subito i bambini per uscire e dopo avergli fatto fare colazione e aspettato Killian che si preparasse, si vestì anche lei per poi poter raggiungere l’ospedale. Aveva messo la sveglia un’ora prima con l’intento di non fare tardi ma questo non bastò ad arrivare puntuali: prima di uscire di casa tra zia e nipote ci fu una discussione assurda su quell’orso gigante che già la sera precedente aveva dato un sacco di grattacapi. Hope voleva portarlo in ospedale per farlo vedere alla sua mamma ma Regina non ne voleva minimamente sapere, non sarebbero entrati in macchina con quell’orso, era troppo ingombrante. Ne susseguirono pianti e isterismi da parte della piccola ma poi fu costretta a calmarsi perché Regina, cosa che non aveva mai fatto, sgridò la bambina in maniera molto ferma e decisa e le disse che se entro cinque secondi non sarebbe salita in macchina non l’avrebbe portata da Emma. Hope si spaventó all’istante e si avvicinato subito, senza fare storie, alla porta per uscire, Regina aveva vinto.
- Puoi fare però foto a gioco nuovo? Voglio fallo vedere a mammina! Ti prego ziettaaaaa! - disse con gli occhi lucidi. Regina di sentì uno schifo per averla minacciata in quel modo e tornò ad essere dolce con lei come se quell’evento di poco prima non fosse mai accaduto. Fece una foto a quell’orso tanto odioso e finalmente salirono in macchina. Neanche il tempo di fermare l’auto e di far scendere i bambini che Hope era già arrivata davanti l’entrata de’ospefale. Fortunata che avevano parcheggiato bordo strada e non dovette attraversare altrimenti avrebbe anche rischiato di essere investita. Una volta entrati saltò dritta sul letto della mamma la quale era più pallida del solito e iniziò a raccontarle, con grande entusiasmo, la sua avventura del giorno prima
-  Mammina, mammina! Ciaoooooooooooo!!!! - corse nella sua direzione per poi arrampicarsi sul letto per poter abbracciarla.
- Eccola la mia principessa! Mi sei mancata tantissimo lo sai vero? - in quel momento fece il suo ingresso anche Dave che rispetto alla sua sorellina era decisamente piu timido. - E mi sei mancato anche tu amore mio, che aspetti: corri a salutarmi! - esclamò allungando il braccio libero per poter stringere anche lui. Anche la sua voce non era qulla di sempre ma fortunatamente se ne accorsero solo gli adulti. - Henry? Dov'è Henry? - chiese anche se intuiva già la risposta.
- Non... non se la sente ancora... mi dispiace. - rispose Regina facendo annuire Emma. Doveva aspettarsi una cosa del genere, conosceva suo figlio meglio di chiunque altro, non doveva essere stato per niente semplice per lui accettare la cosa... beh forse visto il fatto che non andava a trovare sua madre da oltre un mese forse non l'aveva ancora minimamente accedttata la cosa. 
- Mammina guarda qui! - fu Hope, tirando fuori il suo servizio da the dallo zainetto, a distoglierla dai suoi pensieri poco piacevoli. - Dj regalato questo a me! - esclamò tutta felice. - Ora tu e lui giocherete sempre con me! 
- uuuh no! mi sono rovinato con le mie stesse mani! - esclamò Dave facendo ridere tutti i presenti. 
- Wow?!?! ma è meraviglioso? Adesso hai finalmente delle tazzine adatte ad un ricevimento regale amore mio. Dave tesoro, sei stato gentilissimo lo sai? Hai fatto una cosa davvero bella per lei! Bravo!
- E' stata brava, lo ha meritato mamma! Lei ha...
- Zia anche fatto regalo me! Zia la foto! Fai vedere la foto a mammina! 
- Hope tuo fratello stava parlando non è educato interrompere le.... - le parole le morirono di bocca non appena dal cellulare della sua amica apparve un orso cinque volte più grande di sua figlia.  Conosceva quel peluche, glielo aveva promesso come regalo qualche tempo prima. Era ancora intenzionata a comprarglielo, voleva mantenere la parola data e magari avrebbe mandando Killian al suo posto visto che era impossibilata, ma non si aspettava di certo di vederlo in casa della sua amica - Ma questo è... Hope! Hope hai convinto la zia a comprartelo? - annui pensando di aver fatto una cosa buona - No amore, non si fa! La zia non era tenuta a comprarti questo giocattolo.
- Tu hai promesso a me! - rispose prontamente.
- Lo so e appunto per questo spettavava a me comprartelo. - disse per poi guardare la sua amica - Regina non... non dovevi. Di sicuro ti avrà stressato l'anima per portarlo a casa ma non dovevi sentirti obbligata...
- Non mi sono sentita obbligata, meritava un regalo e visto che era una delle cose che più desiderava ho deciso di accontentarla. 
- Parlate tutti di regali... come mai questa signorina si è meritata tutti questi regali? Hai fatto la brava bambina suppongo. - disse accarezzandole la testa. 
- Ha fatto molto di più che comportarsi bene vero Hope? Di alla mamma cos' hai fatto ieri? 
- mammina io usato magia! - esclamò come fosse una cosa di normale routine per lei.
- Ah si? brava amor.... HAI FATTO COSAAAAAA?!?!?! - Si rese conto solo in quel momento del vero significato di quelle parole. - Regina lei ha... lei.... - rimase a bocca aperta!
- Si Lo ha fatto! Ed è stata anche parecchio brava devi credermi. Ha potenziale da vendere questa signorina! - Emma era sempre più sconvolta.
- Killian amore tu... tu ne sapevi qualcosa?
- Me lo ha accennato Regina ma non ho ancora avuto modo di vederlo con i miei occhi. 
- Perchè non me lo avete detto? Dovevate informarmi subito! - disse con una punta di rammarico. Era la sua bambina, aspettava quel momento da quando era nata e sapere di aver perso un momento così importante della sua vita non la faceva stare bene.
- Avrei voluto chiamarti ma Regina mi ha detto di aspettare oggi! Volevano farti una sorpresa. 
- Già è colpa mia ma saprò farmi perdonare sai? Hope, perchè non mostri a mamma e papà cosa sai fare?
- Davvero posso?!?!! - Sua zia annui. - Papà siediti accanto alla mamma! Andiamo sbrigati! - ordinò per poi farsi spazio tra i due e rischiando di far cadere Emma a terra. - Pronti? - Non gli diede neanche il tempo di rispondere che mise entrambe le manine sul viso dei propri genitori iniziando a mostrare loro una serie di immagini. Regina, vedendo le lacrime negli occhi di emma e la faccia sconvolta di Killian, pensò che la piccola stesse facendo loro le stesse immagini mostrate a lei il giorno precedente ma non fu così. Per mamma e papà la piccola Hope scelse ricordi molto più significativi. Ripercorse tutti i momenti più belli della loro vita a partire dal primo gioco di sguardi a pochi minuti dalla nascita fino agli ultimi giorni prima del ricovero di Emma. Riuscì a trasmettere anche i suoi sentimenti in quei ricordi e questo se da una parte fu una cosa davvero molto tenera e significativa dall'altra risultò una vera agonia in quanto entrambi gli adulti pensarono che da li a poco quella cucciolina avrebbe sofferto terribilmente per la perdita di uno dei pilastri più importanti della sua vita.  - Vistoooo???? -  li riportò alla realtà con la sua vocetta squillante e gioiosa - Sono stata brava? -  Solo in quel momento si rese conto delle lacrime di sua mamma e si preoccupò all'istante. - Mah... mah... pecchè piange mamma? - si ricolse a sua zia per paura di aver fatto qualcosa di sbagliato. - Io fatto vedere solo cose belle... è colpa mia? - Ad aggiungere altra preoccupazione nel cuore di quella bambina fu l'uscita di scena di Killian. L'uomo era arrivato al limite e preferì uscire piuttosto che sentire sua figlia coplevolizzarsi preoccupata. - Papo anche arrabbiato...
- Ma no amore cosa dici? no no no toglietelo dalla testa, nessuno è arrabbiato con te e nessuno è triste! - intervenne Emma prendendo il suo visino e costringendola a guardarla negli occhi.
- Ma tu piangi... e papino....
- Sono lacrime di gioia amore! - da una parte era vero, si era emozionata al vedere che quella piccolina anche se inconsciamente e grazie alla magia avesse nel cuore ricordi come quelli. - Mi hai fatto proprio una bella sorpresa sai? Il tuo potere è davvero meraviglioso sai?
- E papino? perchè andato via?
- Vieni qui devo svelarti un piccolo segreto - le fece il gesto di avvicinarsi ancora di più e fece lo stesso segno anche a Dave il quale anche lui era rimasto un po' spiazzato da quella reazione. - Il vostro papà si è commosso anche lui solo che non vuole farsi vedere piangere in pubblico perchè si vergogna! 
- E' uno sciocchino papino! - rispose la piccola di casa ridendo.
- Un po' ma ora abbracciatemi tutti e due, ho bisogno di un abbraccio grande grande. - Era un a scena tenera e strazante allo stesso tempo, Regina avrebbe preferito guardare altrove pur di evitare di sentirsi male per le troppe emozioni ma lo sguardo di emma puntato su di lei non le permise di distogliere lo sguardo. "Portali via ti prego" "Riportali a casa..." Emma mimò queste frasi con le labbra pregando regina di esaudire il suo desiderio quanto prima. Amava i suoi figli, sarebbe stata in loro compagnia per ore e ore senza mai stancarsi ma quelle emozioni l'avevano distrutta. Dopotutto non era stata una grande idea mostrare ad Emma il potere di Hope senza prima essere messa al corrente di ciò che la piccola voleva mostrare. Si fece forza e provò a richiamare i bambini all'ordine ma come immaginato fu più dura del previsto. Entrambi i bimbi si misero a piangere in quanto non volevano lasciare la mamma da sola. Inutili le parole di Emma o quelle di Regina o dei nonni per consolarli, non ne volevano sapere e così, anche se portandoli a piangere ancora di più: Robin e David li presero in braccio e dopo un ultimo abbraccio con Emma li portarono via. Solo allora Killian rientrò in stanza e senza aspettare che sua moglie dicesse qualcosa corse ad abbracciarla. 
- Sono una pessima madre! - esclamò piangendo - Sono una pessima madre....
- Shhhhh! Va tutto bene Emma, non è assolutamente vero. Sei una mamma eccezionale, ti amano incondizionatamente e tu ami loro allo stesso modo. - le vere parole che avrebbe voluto utilizzare erano " E allora smetti di fare stronzate", ma non era quello il momento di inveirle contro ancora. L'avrebbe portata alla decisione giusta con il tempo, non sapeva ancora come ma lo avrebbe fatto, doveva solo aspettare il momento perfetto.
- Non... non mi perdoneranno mai! - Killian era convinto che i loro figli sarebbero cresciuti con questa sottospecie di odio nei suoi confronti se li avesse seriamente abbandonati, non riusciva ad accettarlo lui pensa se ci sarebbero riusciti dei ragazzi, ma per quanto desiderasse dirglielo, anche solo per il semplice colpirla, si trattenne anche questa volta.
- Ti continueranno ad amare come adesso, forse anche di più quindi non preoccuparti di nulla ok? - Le diede un bacio a fior di labbra e tenendola stretta a se aspettò che si calmasse un pochino.
- Grazie! Grazie davvero Killian! Lo so che è difficile per te accettare questa cosa quindi grazie per sostenermi così anche se dentro di te il cuore sta urlando altro. ti amo da impazzire non dimenticarlo mai!
- Ti amo anche io! - rispose sincero.
- Torna dai bambini, assicurati che stiano bene ok? Se ancora stanno piangendo quando sarai di ritorno fammi una videochiamata che li calmo io ok?
- Ci penso io a loro tranquilla, tu riposati che sei stremata. - stava per replicare ma lui prontamente le chiuse la bocca con un altro bacio. non fu uno dei loro soliti, era da tempo che non si scambiavano un bacio degno di chiamarsi tale, ma quantomeno entrambi ci misero più sentimento del solito. - Buonanotte amore, ci vediamo domani. 
Lasciare quella stanza era sempre più straziante, ogni giorno che passava era un giorno in meno che le restava. Il tempo stringeva, i gemelli crescevano di giorno in giorno dandole sempre più problemi e questo significava che il tempo a disposizione per trovare una cura era sempre più breve. Era arrivata al quinto mese ormai, i gemelli sarebbero stati fatti nascere al raggiugimento del settimo, aveva quindi due mesi di tempo, due mesi per salvarle la vita. 
Ingoiò il boccone amaro che gli veniva ogni volta all'uscita dell'ospedale e a piedi a piedi, preferiva di gran lunga camminare per schiarirsi le idee, raggiunse i suoi bambini. Si aspettava di trovarli o a giocare o a piangere, in poche parole si aspettava casino come erano soliti fare, invece non fu così, quando rientrò si meravigliò del silenzio che c'era in casa. 
- C'è... c'è nessuno? - chiese non vedendo neanche Regina e Robin. Solitamente a quell'ora erano soliti stare davanti alla tv con i bambini quindi fu molto strano non trovarli. 
- Killian, siamo di sopra! - disse Robin affacciandosi dalle scale e facendo lui segno di raggiungerlo. Era in stanza del piccolo Dave e gli stava raccontando una storia per concigliargli il sonno per il riposino pomeridiano. Era più di un'anno ormai che Dave non dormiva il pomeriggio, ma quel giorno, causa l'emozione di vedere Emma e quel pianto straziante si era stancato parecchio e a Robin e Regina sembrò giusto farlo riposare. 
- Come sta la mamma papà! Cosa ha detto dopo che siamo andati via? -  Dal canto suo però a Dave poco interessava dormire, voleva restare con la sua mamma ed era molto arrabbiato che i suoi zii lo avessero portato via. - Le siamo mancati?
- Alla vostra mamma mancate ogni giorno Dave...
- E perchè allora non siamo potuti rimanere? Perchè zio e zia ci hanno portato via? Sono stati cattivi... io non voglio più stare qui! voglio tornare a casa mia, nella mia cameretta e con mamma che mi racconta le favole. - disse arrabbiato per via di essere stato portato via contro la sua volonta ma facendo trasparire anche un senso di malessere dovuto a tutta quella situazione spiacevole.
- Non dire cosi, lo so che sei arrabbiato perchè volevi restare con la mamma ma non si poteva fare altrimenti... zio e zia non ne hanno colpe, non dovresti parlare di loro così sai? Loro ti vogliono bene e in questi giorni stanno facendo molte cose per te e tua sorella. 
- Ma io voglio mamma...
- Lo so... manca tanto anche a me averla per casa sai? Ma vuoi sapere una cosa? Tornerà prestissimo da noi!
- Promesso?
- Promesso! Ora però lascia che ti racconti io la storia ok? - il bambino annuì felice. - Robin grazie per la pazienza ora ci penso io a lui. - l'uomo annuì di conseguenza e regalando a Dave un sorriso si congedò lasciando i due uomini della famiglia Jones da soli. - Che storia vuoi che ti racconti? 
- Quella del viaggio nel passato tuo e della mamma... quello dove avete fatto riincontrare i nonni!
- Ma la conosci a memoria quella storia! - rispose facendogli notare quel piccolo dettaglio.
- Lo so ma mi piace troppo! Ti prego papinoooooo....
- E va bene... allora vediamo un po... ah si! C'era una volta...
***
Far tranquillizzare Dave fu abbastanza semplice, nel giro di mezz'ora dall'inizio della fiaba eccolo cadere nel mondo dei sogni sopraffatto dalla stanchezza, per Hope invece le cose furono di gran lunga differenti. Non appena avevano messo piede in casa, la bambina, ancora piangendo, corse al piano di sopra ad abbracciare il suo tanto adorato Teddy. Regina la seguì per provare a consolarla ma la bambina non si fece avvicinare e la cacciò dalla sua cameretta urlandole a a gran voce un "vai via". Regina si allontanò facendo come le venne chiesto  ma solo perchè era ora di preparare il pranzo, una volta aver preparato tutto il necessario sarebbe di sicuro tornata da lei, non voleva lasciarla da sola con i soi tristi pensieri, era pur sempre una bambina e non meritava di vivere tutte quelle angosce. Come si era promessa preparò il tutto per il pranzo molto velocemente dopodichè senza esitare un solo momento tornò a controllare Hope. La trovò abbracciata a quell'enorme peluche esattamente come l'aveva lasciata ma una cosa la colpì in particolar modo tanto da gelarle il sangue nelle vene. La piccolina, molto probabilmente nel momento esatto in cui nessuno la stesse controllando, era sgattaiolata fuori dalla sua stanza per correre nella camera dove dormiva il suo papà e prendere una cornice che ritraeva Emma con la sua inseparabile giacca rossa. Fin qui niente di preoccupante, la cosa strana fu che Hope ruppe di proposito la cornice, lasciando vetri sparzi in ogni dove, per poi incollare, con dei cerottini per bambini, la foto di emma sulla pancia di quel peluche. Aveva ragione Killian... Hope stava colmando una mancanza, stava cercando le attenzioni della sua mamma tramite quell'orso che lei doveva donarle... 
Regina si sentì impotente a quella vista ma quando la sentì pronunciare la parola "mamma" mentre si teneva saldamente ancorata a quel peluche prima di crollare addormentata tutto le fu più chiaro: Emma non poteva morire... non poteva lasciare quelle due creature da sole... avevano ancora bisogno di lei per crescere e con quella consapevolezza si promise che non avrebbe permesso alla sua amica di compiere ancora altre stupidaggini. 
 
Note dell'autore: Non chiedetemi come ma ce l'ho fatta! Sono riuscita a postare anche questo capitolo. Ho impiegato più tempo del previsto, lo so, ma ho avuto davvero delle serie difficoltà. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento nonostante non ci siano molti momenti con i nostri beniamini. Ho scelto appositamente di non scrivere di loro ma di parlare, sia in questo che nel capitolo successivo, dello stato d'animo dei bambini. Volete sapere perchè? Perchè dopo il capitolo che posterò, spero, settimana prossima, entreremo nel vivo della storia e avremo tantissimi momenti carichi di sentimenti contrastranti con i nostri adorati captainSwan. Non volevo togliere l'attenzione su di loro aggiungendo anche altre cose così ho preferito parlare dei piccoli adesso per poi concentrarmi solamente su emma e Killian. Spero di non aver fatto un buco nell'acqua con questa scelta. fatemi sapere cosa ne pensate. Un abbraccio e a presto.  
 

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Capitolo 7
*** Operazione salviamo la mamma ***



POV NARRATORE

Regina pensò a lungo a come tentar di far cambiare idea alla sua amica ma solamente dopo giorni interi passati a ragionare arrivò a quella che forse sarebbe stata la soluzione ideale. Convincere Emma a fare qualcosa contro la sua volontà non era mai stato semplice ma c’era una persona in quella città in grado di influenzarla a tal punto da farle rivalutare le sue certezze  e portarla, in alcuni casi, a cambiare il suo punto di vista. Di chi stiamo parlando. Ma naturalmente di Henry. Il ragazzo in quei mesi di puro inferno era stato l’unico a non aver avuto contatti con sua madre, soffriva per la decisione presa da quest’ultima e non se la sentiva di incrociare il suo sguardo. Nel suo cuore c’era un mix di emozioni: tristezza, rancore, delusione, rabbia.... il mix perfetto secondo Regina per smuovere la sua amica e farla finalmente ragionare. 

Se da un lato però questo era il piano per eccellenza dall’altro vi era qualcosa che frenava Regina dal metterlo in atto. Henry era pur sempre suo figlio, vedeva quanto stava soffrendo nonostante lui tentasse di nasconderlo in ogni modo possibile e di conseguenza non se la sentiva di chiedergli una cosa così grande. Fu sul punto di dirglielo numerose volte ma puntualmente si bloccava ogni volta: “non voglio farlo soffrire più di quanto già sta facendo” “non voglio immischiarlo in questa storia” continuava a pensare ma poi una sera, dopo cena, mentre erano soli, fu il ragazzo, di sua spontanea volontà, a prendere in mano l’argomento. 

  • Mamma, si può sapere che c’è? - iniziò così la loro conversazione, Henry aveva notato dei comportamenti strani in sua madre e voleva sapere cosa ci fosse sotto. 
  • Cosa c’è? Cosa intendi dire Henry? - rispose lei non capendo o facendo finta di non capire. 
  • Dai mamma non far finta di cadere dalle nuvole, so che c’è qualcosa che ti turba e che vorresti dirmi, perché non lo fai? 
  • È tutto Henry, davvero! Cosa ti fa pensare che io debba dirti qualcosa?
  • Beh.. sono giorni che, o per una scusa o per un’altra, entri in camera mia e tenti, invano, di avere una conversazione con me. Sarò giovane ma non sono mica stupido, se hai bisogno di parlarmi sai che puoi farlo vero? - i ruoli sembravano essersi invertiti, di solito era lei che in un modo o nell’altro tentava di estrapolare qualcosa da suo figlio, questa volta invece era lui a volerla far parlare. Doveva immaginarselo.. Ad Henry non sfugge mai nulla, è molto perspicace il ragazzo. 
  • Si... è solo che.. beh... ecco io... - non trovava le parole. - Dai lascia stare, non è poi così importante. 
  • Si tratta della mamma non è vero? - la colse alla sprovvista con quella domanda e la sua espressione stupita non fece altro che dare ulteriore conferma della cosa al ragazzo. - Lo sapevo...- esclamò prendendo in seguito un profondo respiro. Come immaginava Regina, quello era un tasto dolente per il ragazzo, ma nonostante ciò si comportò da vero uomo e affrontò finalmente l’argomento. - come... come sta? 
  • Henry tesoro, non... non dobbiamo parlarne per forza, se non te la senti...
  • Ti ho chiesto come sta! - ripetè deciso. 
  • Stabile per ora...
  • ok... - ne susseguì qualche minuto di silenzio dopodiché il ragazzo riprese la parola. - Ora che abbiamo “rotto il ghiaccio”, se così si può dire, voi dirmi gentilmente cosa ti stai portando dentro da qualche giorno a questa parte? Lo so che vuoi parlarmi di qualcosa e ho capito che riguarda la mamma... 
  • Henry...
  • Lo so, mi sono tenuto volutamente a debita distanza da tutto questo schifo ma questo non significa che a me non interessi nulla o non voglia collaborare in caso ci sia qualcosa da fare. Amo la mamma, sono arrabbiatissimo per la decisione presa ma farei comunque qualsiasi cosa per lei quindi dimmi tutto. - sembrava ieri che girava con quell’enorme libro di fiabe tra le mani attribuendo a ciascun abitante della città un’identità, eppure eccolo lì, difronte a lei, con un’aspetto tutto nuovo. È un giovane uomo ormai e vederlo così maturo nel padroneggiare una situazione più grande di lui non può che renderla orgogliosa di quello che è diventato. 
  • Ok... fino a qualche giorno fa ho provato, anche se con scarso successo, a rispettare la sua decisione ma ora non riesco più a far finta di niente e ho intenzione di intervenire. Lo so che è la sua vita, che non spetta noi altri prendere decisioni al suo posto ecc ecc ecc, ma non posso far a meno di pensare che oltre alla sua vita c’è in gioco anche quella di due bambini piccoli e la tua. L’altro giorno ho visto tua sorella appendere sul suo nuovo peluche la foto di vostra madre e chiamare “mamma” quell’enorme ammasso di pelo, ho visto Dave iniziare a fare qualche piccolo passo indietro e non per ultimo ho visto te isolarti e costruire un muro.  non posso permettere che i vostri equilibri vengano spezzati da una tragedia come questa quindi devo assolutamente fare qualcosa! 
  • È una sfida impossibile lo sai vero? Se Killian non c’è riuscito fino ad ora, e sai che mamma pende dalle sue labbra, cosa pensi che possa farle cambiare idea? - scosse la testa in segno di rassegnazione - Desidero quanto te, o forse anche più di te, che ci fosse anche solo una mezza possibilità per farla tornare sui suoi passi ma guardiamo in faccia la realtà... - due lacrime ribelli uscirono involontariamente dai suoi occhi ridandogli il viso - questo non succederà mai. - cercò di rimanere impassibile, non voleva farsi vedere debole, ma non riuscì nel suo intento e per la prima volta in due mesi eccolo manifestare i suoi veri sentimenti in pubblico. Aveva indossato un’armatura per troppo tempo, togliendola solamente nei rari momenti in cui era solo e ora quest’armatura era crollata rendendolo vulnerabile. 
  • Oh Henry... - Regina vedendolo in quelle condizioni si maledì immediatamente per aver tirato fuori l’argomento ma poi si rese conto che forse non era stato proprio un male farlo... suo figlio stava finalmente affrontando la cosa e per quanto male potesse fare accettare la realtà questo non era nient’altro che un bene per lui. Lo strinse a se come era solita fare quando era un bambino e aspettò in assoluto silenzio che lui si calmasse. Non lo rassicurò con parole di nessun genere, le parole non sarebbero servite a nulla, lo sapeva bene, gli trasmesse però affetto e la consapevolezza che non era solo. 
  • So già che ti arrabbierai per quello che ti sto dicendo ma ti anticipo fin da subito dicendoti che non ha funzionato... ho usato i poteri dell’autore per poter provare a cambiare la storia e a renderla meno orribile di quel che è ma... 
  • Non avresti dovuto farlo, sai che non puoi alterare il corso degli eventi. - non era un rimprovero il suo, capiva benissimo cosa lo avesse spinto a farlo ma nonostante ciò doveva comunque ricordargli le regole: mai usare la magia per scopi personali. 
  • Lo so ma non potevo starmene con le mani in mano ok? Mia madre ha deciso di volersi ammazzare abbandonandoci tutti, scusami se ho cercato di evitare ai miei fratelli e a me stesso quello schifoso senso di abbandono che ho vissuto sulla mia perle  per dieci lunghissimi anni. Per quanto io ti abba amato mamma e per quanto tu sia stata indispensabile in tutti quegli anni, ho vissuto momenti orribili fatti di domande senza risposta e autocritiche. Mi sono auto incolpato per tutto quel tempo pensando di aver, non so in che modo, portato la mia mamma biologica a sbarazzarsi di me. Non voglio che i miei fratellini si sveglino un giorno con questo pensiero. Io sono grande adesso, non lo accetto ok, ma posso arrivare a comprendere cosa passi per la sua testa ma loro? Loro sono piccoli e non meritano tutto questo, hanno bisogno della mamma per crescere nel migliore dei modi, nessuno di noi, per quanto lì si ami, potrà mai sostituire la sua figura ed è per questo che ho voluto tentare l’impossibile, per loro e di conseguenza anche per me. - Regina era colpita da quelle parole, si stava dimostrando, nonostante non se la stesse passando per nulla  bene, un perfetto fratello maggiore. Avrebbe voluto dirgli, nonostante il gesto sconsiderato di utilizzare la magia, che era fiera di come fosse maturato ma prima ancora che potesse aprire bocca lui l’anticipò - Quindi ti prego mamma, ti supplico.. dimmi che hai in mente un piano per farle cambiare idea... - cosa avrebbe dovuto fare a quel punto? Confessargli la sua idea iniziale attribuendogli una responsabilità talmente grade da influenzarlo forse per il resto della vita o lasciare cadere tutto buttando all’aria l’unico tentativo ancora possibile? La seconda opzione era senza ombra di dubbio la migliore, se Henry non fosse riuscito nell’intento si sarebbe mortificato per anni e anni, ma al tempo stesso non si sentiva con la coscienza a posto sapendo di avergli taciuto una cosa così importante, pertanto, anche se con timore, decise di essere totalmente sincera con lui.
  • Io credo che un piccolo tentativo sia ancora possibile mah...
  • Davvero????? - non vedeva quello sguardo carico di speranza da anni ormai - A cosa hai pensato?
  • Beh... sappiamo come è fatta tua mamma, non si lascerebbe mettere i piedi in testa da nessuno... figuriamoci farle cambiare idea, eppure in questa famiglia c’è qualcuno ancora in grado di smuoverla e farle rivalutare le sue decisioni, è successo in passato... non vedo perché non potrebbe succedere adesso. - il ragazzo rimase ad ascoltarla attentamente ma nonostante fosse seriamente concentrato non riuscì a cogliere in pieno il vero significato di quelle parole. - Sto parlando di te Henry! Tu sei l’unico in grado di arrivare dritto al suo cuore senza nessuno sforzo, siete legati da qualcosa di speciale che non può essere spiegato a parole... a soli dieci anni sei riuscito a farla credere nella magia, una cosa impensabile per una persona di questo mondo, quindi credo che se le parlassi forse potresti quantomeno farle rivalutare le sue opzioni e chissà magari farle cambiare idea.
  • Io.... io non...
  • Non devi assolutamente sentirti obbligato sia chiaro, se te la senti di vederla e di parlare con lei va bene altrimenti andrà bene comunque tesoro. Non voglio che tu faccia cose che non ti senti di fare, la mia in fondo è solo un’idea basata su ciò che ho visto in passato, non è detto che...
  • E se invece tu avessi ragione ma io fossi troppo codardo per affrontarla? Parliamoci chiaro, l’unico motivo per cui non vado a trovarla è perché se lo facessi tutto diventerebbe reale e sarebbe troppo per me... - ammise. Non era arrabbiato con lei, forse solo un po’, aveva semplicemente paura di soffrire. Per carità, soffriva ugualmente, ma immaginare le cose era differente dal doverle vivere con mano.
  • Ripeto, non sei...
  • Però se davvero, come dici tu, io fossi l’unico in grado di ribaltare la situazione? Cosa succederebbe se decidessi di non andare? Non riuscirei a convivere con il rimpianto di non averci neanche provato. - sospirò - Che schifo di situazione! - come Regina aveva immaginato Henry era già entrato in paranoia.
  • Tesoro lasciamo stare ok? Fai finta che io non ti abbia detto nulla ok? - gli si avvicinò per poi dagli un tenero abbraccio. - non avrei dovuto parlartene. 
  • Hai fatto bene invece... ci penserò su! - Regina sorride sempre più orgogliosa del suo ometto e dopo aver annuito in segno di assenzo tentò di uscire dalla stanza per andare a controllare quelle peste dei suoi nipoti i quali stranamente erano in assoluto silenzio. Mamma aspetta! - la fermò - E se fallissi? Si beh... se decidessi di parlare con lei intendo. Cosa...
  • Sarai in pace con te stesso per aver quantomeno tentato. - con quelle ultime parole uscì definitivamente dalla stanza lasciandolo solo ai suoi pensieri. 

Passarono i giorni e mamma e figlio non ripresero più in mano l’argomento. Henry continuava a non far visita ad Emma e questo per Regina fu un chiaro segno che il ragazzo avesse deciso di lasciar correre. La realtà dei fatti però era ben differente, forse agli occhi di tutti Henry continuava a sembrare arrabbiato e poco interessato alla situazione ma non era per nulla così: in realtà il ragazzo passò giorni a prepararsi psicologicamente all’eventualità di un possibile incontro con sua mamma. Nessuno se lo aspettava e infatti quando durante una normalissima cena di famiglia se ne uscì con un “Domani andrò a trovare la mamma” tutti rimasero a fissarlo con bocca aperta.

  • Ci ho pensato a lungo e sono giunto ad una conclusione: è meglio provare e perdere piuttosto che rimanere in disparte e non tentare. - il suo discorso non faceva una piega, tutti in fondo la pensavano come lui e finalmente dopo due mesi e una notte insonne ecco che Henry si recò, da solo, in ospedale. Percorse il corridoio del reparto con passo sostenuto, non vedeva l’ora di togliersi quel peso dal cuore, ma non appena si trovò davanti quella che era la porta della stanza di sua madre si paralizzò. Se fino al secondo prima non aveva dubbi sul da farsi ora le sue certezze erano svanite lasciando spazio alla paura. Fallire era fuori discussione per lui, non aveva mai fallito in nulla fino a quel di e non voleva di certo iniziare in quel momento, ma sapeva anche che la sfida che stava per affrontare era forse la più dura mai affrontata e il risultato finale purtroppo era ancora tutto da decidere. Rimase lì, davanti la porta, per un periodo indefinito di tempo dopodiché si fece coraggio e aprendo la porta entrò. Emma era girata con lo sguardo verso la grande vetrata della stanza e di conseguenza non si rese conto subito di chi fosse appena entrato, pensò ad un’infermiera, i suoi parenti l’avevano chiamata quella stessa mattina per informarla che a causa di un impegno imprevisto non sarebbero potuti passare ma quando alle sue orecchie arrivò una voce familiare chiamarla “mamma” il suo cuore perde un battito per poi iniziare a pompare velocemente. Suo figlio Henry era finalmente passato a trovarla, non ci sperava più ormai, ma se da un lato era felicissima di rivederlo, dall’altro era agitata in quanto si aspettava già a dove sarebbe potuta arrivare una loro possibile chiacchierata. Si girò immediatamente nella sua direzione e non appena i loro occhi si incrociarono entrambi cercarono di trattenere le lacrime. L’unica volta che erano stati separati, oltre a quella, fu quando lei decise di darlo in adozione, dal momento in cui tornò nella sua vita però non si erano più persi di vista se non per una settimana al massimo. Rivedersi finalmente dopo due mesi fece ad entrambi uno strano effetto, le parole faticavano ad uscire e di conseguenza decisero di rimandarle ad un secondo momento per poter godere, senza pensare a quello che entrambi sapevano sarebbe avvenuto da lì a poco, di un abbraccio degno di essere chiamato tale. Henry si precipitò tra le sue braccia esattamente come fece il giorno in cui dopo essere caduta nel portale e aver combattuto contro Cora riemerse dal pozzo dei desideri e Emma non poté essere più che felice di accoglierlo e stringerlo a se. Quell’abbraccio scaldò i cuori di entrambi ed entrambi cercarono di approfittarne e di farlo durare il più possibile ma come immaginerete ben presto fu il tempo di interrompere quel piacevole contatto e iniziare a comunicare. 
  • Ciao mamma! - fu Henry a rompere il ghiaccio. - Scusa se ci ho messo tanto... 
  • Non devi scusarti di nulla ragazzino, hai avuto le tue motivazioni... sono felice comunque di vederti finalmente. - rispose lei cercando di metterlo a proprio agio. Si vedeva chiaramente che in ragazzo fosse agitato e per quanto lo fosse anche lei il ruolo di madre prevalse e cercò con parole gentili di metterlo a proprio agio. 
  • Come... come stai? 
  • Stavo bene ma adesso che ti ho visto sto centomila volte meglio. - sorrise - Tu invece? Come stai? 
  • Vorrei poter dire lo stesso ma mentirei... - ahi... il tempo dei convenevoli era ufficialmente terminato. Pensava che non sarebbe riuscito a fronteggiare sua madre così, su due piedi, ma le parole arrivarono da sole alla sua bocca. - Non sto bene, non sto per niente bene. Ero felice come non mai il giorno 16 di due mesi fa sai? Ero riuscito, dopo molteplici tentativi, a convincere il padre di Violet a darle il permesso di partire per un weekend da sola con me. Ci stavamo recando, ancora del tutto increduli, all’agenzia di viaggi quando improvvisamente ricevetti la chiamata di nonna Snow, in lacrime, che mi diceva di tornare immediatamente a casa perché era successa una catastrofe. Non capii inizialmente a cosa si riferisse, la nonna ingigantisce sempre tutto, ma poi pronunciò il tuo nome e li iniziai a tremare. Lasciai Violet lì da sola senza darle alcuna spiegazione e tornai immediatamente a casa. Mi dissero che ti eri sentita male, che forse centravano i gemelli... erano vaghi, troppo vaghi e questo mi spaventò ancora di più perché iniziai a temere che mi stessero nascondendo qualcosa. Feci finta di nulla per due giorni interi, osservai i comportamenti di tutti, dopodiché affrontai a quattro occhi mamma Regina. Inizialmente, alla mia domanda di voler sapere cosa accidenti mi stessero nascondendo, perché era chiaro come il sole che mi stessero nascondendo qualcosa, tentennò anche lei ma poi decise di dirmi la verità in quanto secondo lei ero grande abbastanza da poter essere messo al corrente della situazione ed è così che uno dei giorni più belli della mia vita divenne il più brutto. - Non fu affatto piacevole per Emma ascoltare quel racconto, in più il ragazzo aveva gli occhi lucidi nel ricordare quell’avvenimento e questo la fece sentire colpevole della sua infelicità.
  • Tesoro mi dispiace.. non avrebbero dovut... 
  • Non avrebbero dovuto cosa mamma?!?!? - la interruppe senza prima lasciarle terminare la frase - Non avrebbero dovuto dirmelo forse? È questo che stavi per dire? E perché mai non avrebbero dovuto? - dentro di lui c’era molta rabbia repressa che piano piano stava cercando di venire a galla.
  • Non era necessario che lo sapessi... - si limitò a dire. 
  • A no? E perché? Ah già... perché se fossi stato ignaro della cosa non ti avrei odiato per tutto il resto della mia vita! - non lo pensava seriamente, non la odiava minimamente.. anzi, solo che quelle parole, dettate dalla rabbia, uscirono dalla sua bocca senza che lui se ne rendesse effettivamente conto. Emma sobbalzò nel sentirlo parlare così, era consapevole di cosa avrebbe innescato la sua decisione negli animi dei propri figli, ma un conto era immaginarlo, un conto era toccare la cosa con mano. Henry nel vedere lo sguardo di sua madre reagire a quelle parole si maledì per essere stato così impulsivo e cercò di rimediare all’errore appena commesso. - ehm.. no io... io non volevo dire che.. mamma io non ti od...
  • Rilassati, è tutto ok. Hai detto quello che pensavi e non devi minimamente giustificarti per questo. - forzò un sorriso.
  • No mamma è vero.. io...
  • Henry.... sapevo a cosa sarei andata in contro nell’esatto momento in cui sono stata messa davanti alla scelta quindi va bene... non devi fingere, fa male ma lo accetto. 
  • Fa male? Fa male immaginare che uno di noi figli potrebbe odiarti per questo gesto così sconsiderato? - eccolo accendersi nuovamente  alla risposta di sua madre - E allora per quale assurdo motivo non cambi idea è?!?!? Per quale cavolo di motivo non pensi a noi? Cosa ti abbiamo fatto di male per meritare tutto questo schifo?!?!? - niente.. ci provò ad essere arrabbiato con lei ma non ci riuscì, già alla seconda domanda i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi per poi sfociare in un pianto liberatorio. - Mam... mamma ti prego non.. non farlo...
  • Oh Henry... 
  • perché... perché ci vuoi abbandonare è? - chiese supplichevole, non ne poteva più di immaginare la possibile risposta, voleva conoscere la verità, anche se questa sarebbe stata assai dolorosa. 
  • Non vorrei mai abbandonarvi tesoro, non c’è nulla di peggiore che stare lontano da voi credimi mah... mah non ho altra scelta purtroppo... 
  • certo che ce l’hai! Potresti prendere la decisione di salvarti la vita e restare con noi! Non è così difficile! - disse per poi alzare lo sguardo dal pavimento e guardarla negli occhi. - Mamma per favore... non farlo... noi abbiamo bisogno di te! 
  • Se ci fosse un modo Henry lo farei credimi ma davvero non c’è! Adesso non puoi capirlo perché sei ancora giovane ma quando sarai padre sono sicura che capirai perfettamente cosa mi ha portata a prendere questa strada. Un genitore mette sempre, e dico sempre, il bene dei propri figli sopra qualsiasi cosa, li protegge, si prende cura di loro e se fosse necessario metterebbe anche la sua vita in pericolo pur di tutelarli. Io sto semplicemente facendo questo, sto cercando di garantire un futuro a questi due bambini. 
  • E a noi? A noi non pensi? Lascia stare me che sono grande ma Dave e Hope? Pensi mai a loro mamma? - ormai non era più in grado di fermare le lacrime ma provò comunque a farsi forza e ad esprimere il suo punto di vista. Regina gli aveva detto che era l’unico in grado di farla ragionare e forse cambiare idea, non poteva mollare. 
  • Penso a voi ogni minuto della giornata...
  • Non si direbbe sai? I gemelli qua, i gemelli di la, i gemelli hanno bisogno di questo, i gemelli hanno bisogno di quello.... sembra esistano solo loro. Mi dispiace deluderti mamma ma non è così, ci siamo anche noi tre e come loro anche noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci tuteli.. anzi, forse noi tre ne abbiamo più bisogno di loro. Noi siamo qui.. loro ancora no, siamo noi i figli che un genitore dovrebbe proteggere ma a me non sembra che tu ci stia considerando molto...
  • È davvero questo quello che pensi?  - chiese ferita, amava i suoi figli, sapere che pensassero una cosa del genere le faceva male.
  • Io non penso nulla mamma, è solo ciò che vedo. Hope manifesta ogni giorno in maniera sempre più eclatante la mancanza di sua mamma, Dave sta iniziando ad avere incubi sempre più frequenti su un possibile abbandono.. l’ennesimo per lui e tu? Tu cosa fai per loro? Niente... Tu non ci sei.. non hai detto poco fa che il compito di un genitore è quello di tutelare i propri figli? Come fai a tutelarci chiusa in un ospedale con una condanna a morte che ti pende sulla testa è???? - non rispose subito, ebbe bisogno di qualche minuto per attutire il colpo. Stava combattendo contro se stessa per non piangere come una bambina davanti a lui ma nonostante ciò qualche lacrima uscì incontrollata dai suoi occhi. 
  • Non sono presente in questo periodo, hai perfettamente ragione e mi dispiace enormemente credimi, ma non siete soli.. non siete minimamente soli. Avrò preso una decisione drastica ma non sono una sprovveduta, prima di farlo mi sono assicurata che non lo sareste mai stati. Prova per un attimo a non pensare a me e guardati attorno, avete moltissime persone vicino pronte a sacrificarsi per voi: c’è killian, Regina, Robin e non per ultimi i nonni. 
  • Forse a Hope e Dave andrà anche bene, ma a me no. Ho già perso mio padre in passato ed è stato orribile, non... non voglio perdere anche te. Non me ne faccio nulla di Killian, di Robin o dei nonni... e mamma Regina da sola non mi basta. Io voglio te nella mia vita! Sono salito su una corriera per Boston a soli 10 anni, oltre al fatto di riportarti a casa per spezzare il sortilegio, perché pensi che io l’abbia fatto? Volevo conoscerti mamma, avevo bisogno di te per affrontare la vita e per quanto io sia cresciuto ti ribadisco che ancora adesso ne ho un fottuto bisogno quindi scusami se risulterò insensibile ma a me non me ne importa nulla dei gemelli e del tuo stupido atto eroico di volerli a tutti costi salvare ok? 
  • Henry...
  • Henry un corno! Sono tuo figlio tanto quanto loro quindi esigo che mia madre resti accanto a me. Se mi vuoi bene, se vuoi bene a  Hope e a Dave come spesse volte hai già ribadito, prendi la decisione giusta e smetti di fare la salvatrice. Non c’è nessuno da salvare qui se non noi tre. - ci aveva messo un po’ a dire esattamente quello che pensava ma alla fine c’era riuscito: non gli interessava nulla dei gemelli in quel momento, erano i suoi fratellini è vero ma se doveva scegliere tra loro e la sua mamma avrebbe scelto la seconda opzione senza ombra di dubbio. 
  • Essere dall’altro lato non deve essere semplice, accettare una decisione dolorosa non lo è mai ma fidati che anche dalla mia parte le cose non sono differenti. Da un occhio esterno sembrerebbe quasi che io stia scegliendo tra i miei cinque figli chi salvaguardare, se i gemelli o voi, ma non è minimamente così... - provò a spiegarli - Io non sto scegliendo nessuno di voi, non potrei mai farlo. vi amo tutti e cinque allo stesso modo e voglio solamente il meglio per voi.
  • A me non sembra così, anzi... sembra tutto il contrario: stai scegliendo loro a noi e il nostro meglio non è certo quello di perdere una madre. - continuò fermo sullo stesso punto senza provare a capire fino in fondo le sue parole. - e poi come si può volere bene a due persone che neanche conosci allo stesso modo in cui dici di voler bene a noi tre... è surreale!
  • Quando sarai papà...
  • Tu non ci sarai più quando sarò padre - colpita e affondata 
  • Ok... allora facciamo così: ti spiegherò al meglio che posso fare il mio punto di vista così, magari non adesso ma quando sarai più grande e avrai una famiglia tutta tua potrai capirmi. Partiamo dalla tua ultima domanda... come faccio a voler bene a due persone che neanche conosco allo stesso modo in cui voglio bene a voi tre. Non è assolutamente vero che non li conosco, io li conosco e come questi due - indicò la sua pancia - non saprò ancora  il loro sesso, forse non avrò neanche il tempo per scoprirlo,  ma conosco qualcosa di ben più importante: il loro carattere. Qui, esattamente qui - disse alzando la maglia del pigiama per poi indicare il lato destro del suo ventre - cresce il gemellino indicato con il nome Twins A. È lui che comanda qui dentro. A tutte le ore del giorno e della notte da questo lato della “casa” si tiene una festicciola. Calci e capriole a non finire... per non parlare poi del cibo: è un gran mangione questo qui e spesse volte credo che rubi anche il cibo destinato al suo coinquilino che a al contrario è  un tipetto decisamente più pacato e meno mondano. Preferisce di gran lunga fare lunghi sonnellini e quando è sveglio e ha voglia di sgranchirsi un po’ non è mai troppo materiale, scalcia con delicatezza e la maggior parte delle volte mi fa il solletico. - Fece una piccola pausa nel caso suo figlio volesse intervenire in qualche modo ma questo non si verificò, decise di non commentare e di ascoltarla: sarebbe intervenuto solamente a fine discorso è solo se ne sarebbe valsa la pena. - Come puoi ben vedere non serve essere materialmente presenti o conoscere alla perfezione ogni dettaglio fisico di una persona per conoscerla, basta il carattere di essa.  Certo, quando penso a voi ho un’immagine ben precisa del vostro viso, cosa che non posso dire dei gemelli, ma questo non comporta il fatto che io non li conosca. Vivono dentro di me... è impossibile renderli degli estranei. Capisci quello che intendo vero? - si limitò ad annuire lasciandole ancora una volta la parola. - Bene... una volta spiegato questo posso passare al nocciolo della questione ovvero la mia scelta e le motivazioni che mi hanno spinto a prenderla. Non c’è molto di cui parlare in realtà, la parola fondamentale che posso dirti per farti capire il tutto è “MAMMA”. Ogni madre al mondo è diversa, tu ne hai la prova vivente con me e Regina: c’è chi è più apprensiva, chi è severa, chi si propensa come la tua migliore amica e chi invece impersonifica la classica figura autoritaria. Esistono svariati modelli di mamma ma per quanto tra luna e l’altra possiamo essere differenti c’è una cosa che ci accomuna tutte: l’amore per i figli e il volerli proteggere ad ogni costo da ogni male. È proprio da questo principio che deriva la mia scelta. Mi è stato chiesto di scegliere tra la mia vita e quella dei miei figli e per quanto possa sembrare egoistico nei vostri confronti il gesto di lasciarvi è normale che io abbia deciso di salvare loro e non me. Una madre che salva se stessa sacrificando la vita dei suoi figli non merita di chiamarsi tale. - fini così il suo discorso, poche parole, coincise, d’effetto ma allo stesso tempo inattaccabili. Henry non proferì parola ma si vedeva lontano un miglio che il suo cervello stava elaborando il tutto cercando di assimilare la notizia. Emma lo lasciò fare, gli diede tutto il tempo di cui ebbe bisogno, ma ecco che ben presto il ragazzo reagì alle parole appena ascoltate. Come? Non si arrabbiò come sua madre al contrario invece aveva immaginato, anzi... tutto il contrario: pianse, corse da lei e stringendola in un forte abbraccio pianse tutte le lacrime che aveva. Il discorso di sua madre era sotto ogni punto di vista inattaccabile e questo voleva dire solamente una cosa: aveva fallito anche lui... non vi era più speranza per salvare la sua famiglia. Emma pianse insieme a lui e non si vergognò di farlo, neanche per lei era facile accettare di doversi separare da loro. Faceva la forte, la sostenuta, faceva credere al mondo intero che non le importasse ma sotto sotto era quella che forse soffriva più di tutti. 
  • Ti.. ti prego non... non... non farlo... - la supplicò ancora una volta Henry nonostante sapesse dentro di se che fosse tutto inutile. - possiamo tro... trovare... un al... un altro modo.... poss... - le lacrime gli impedivano addirittura di parlare, era in uno stato pietoso e se non si fosse calmato alla svelta molto presto si sarebbe sentito male. 
  • Ehi... tesoro... respira ok? Va tutto bene, ci sono io qui con te adesso...
  • No... tu... tu....
  • Shhhhh..... non parlare, cerca solo di calmarti, non ti fa bene stare così.
  • Non... non voglio per... per... perderti....
  • E non mi perderai mai amore mio! Sarò sempre al tuo fianco e non ci sarà giorno che non sentirai la mia presenza. Ti sarò ancora più vicino di quello che potrei fare restando qui e sai perché? Perché verrò a vivere direttamente nel tuo cuore e fino quando ne avrai bisogno mi troverai lì. Non farti spaventare dall’assenza, quella fisica, anche se non ci vedremo io e te saremo sempre in contatto; ti ho abbandonato già una volta, non ripeterò ancora lo stesso errore. Abbi fiducia in me, non ti ho mai tradito la tua fiducia mi sembra... non la tradirò neanche questa volta. - le probabilità che si sarebbe ripreso al solo ascoltare quelle parole erano assai scarse, infatti il ragazzo continuò a piangere come se lei non le avesse mai pronunciate, ma doveva comunque iniziare a fargli prendere atto della cosa, addolcire la pillola o imbrogliarlo dicendogli di aver cambiato idea, solo per tranquillizzarlo, non sarebbe servito a nulla. La sincerità, anche se era dura da accettare, era la soluzione migliore per poter arrivare, un giorno ancora molto lontano, all’accettazione. -  Basta piangere adesso, odio vederti così...
  • Fa... fa male...
  • Lo so e mi faccio schifo per questo ma ho bisogno che tu capisca e reagisca. Hai un compito molto importante da portare avanti nel prossimo futuro e devi essere pronto ad affrontarlo nel migliore dei modi. - se il ragazzo pensava di aver ricevuto troppe informazioni per quella giornata sbagliava di grosso, quello che stava per dirgli sua madre avrebbe cambiato per sempre la sua vita. - Devi promettermi una cosa Henry, quando sarà che.... - non c’era bisogno di continuare la frase - Dovrai essere forte e aiutare i tuo fratellini e chiunque ne abbia bisogno ad accettare questa cosa. Non dovresti essere tu a farlo, anzi... essendo un ragazzo sei tu quello che dovrebbe essere rassicurato, ma se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che la roccia della famiglia sei tu. Aiuta la nostra famiglia Henry, prendi il mio posto da salvatrice e salvala... sei il collante di questa famiglia... fai tutto ciò che è in tuo potere per tenerla unita. - era una responsabilità troppo grande quella che gli stava attribuendo, non sarebbe mai riuscito, senza il suo aiuto, a portare avanti quel duro compito ma non riuscì ad essere onesto con lei e dirglielo. Si limitò ad annuire e decise di godere ancora un po’ del suo abbraccio. Non avrebbe potuto farlo ancora per molto quindi tanto valeva approfittarne e prendersi tutto l’amore che lei riusciva nonostante tutto a trasmettergli. Fini in quel modo la loro conversazione, per il restante del tempo, prima che Robin passasse a prenderlo, rimasero in silenzio, a piangere silenziosamente, stretti l’uno nelle braccia dell’altro. Quando arrivò il momento di andare via non fu affatto semplice per il ragazzo separarsi da lei, improvvisamente si rese conto del tempo che aveva sprecato e si maledì per aver fatto passare due interi mesi prima di andare a trovarla, due mesi che nessuno gli avrebbe più ridato ormai. Salutò sua madre con la promessa di passare a trovarla l’indomani e dopo averle dato un’ultimo abbraccio raggiunse Robin che lo stava aspettando sullo stipite della porta. Raggiunse la macchina per forza di inerzia, Robin si preoccupò nel vederlo così devastato ma non gli disse nulla, non voleva peggiorare la situazione costringendolo a tirare fuori cose che forse ancora non si sentiva di manifestare. Rimase quindi in silenzio ad osservarlo e notò che subito dopo essersi seduto all’interno dell’autovettura  prese il cellulare e istintivamente digitò un messaggio di testo... indovinare il destinatario del messaggio non fu affatto difficile, le lacrime che bagnavano lo schermo mentre scriveva non lasciavano all’uomo alcun dubbio. 

 

“Se fosse un film da estraneo direi che il regista ha fatto un ottimo lavoro, le parole che hai usato arrivano dritte al cuore se si è dall’altra parte dello schermo.. purtroppo però  questo non è un film... è la mia vita e per quanto possano essere nobili le tue intenzioni mi dispiace ma io non riesco proprio ad accettarlo.”

Rilesse il messaggio come minimo una decina di volte dopodiché schiacciò invio e rimise il telefono in tasca. Il viaggio verso casa fu uno dei più silenziosi di sempre, nessuno proferì parola, l’unico rumore percettibile erano i loro respiri. Henry non vedeva l’ora di tornare a casa, correre in camera sua e buttarsi sul suo letto ad ascoltare musica a tutto volume con la speranza di riuscire a non far entrare più pensieri orribili nel suo cervello. Purtroppo però il destino per lui aveva in serbo altro. Una volta giunto a destinazione Robin lo fece scendere dall’auto e lo controllò a vista fin quando non lo vide entrare in casa. Doveva andare a prendere Roland a casa di un suo amico, ecco perché non era sceso con lui, ma prima di rimettersi in viaggio volle assicurarsi che il ragazzo rincasasse. 

La prima cosa che fece non appena rientrò in casa fu lanciare sul divano la giacca e lo zaino dopodiché si avviò verso la grande scalinata per poter salire al piano di sopra. Fece in tempo a salire i primi tre gradini poi le sue orecchie captarono qualcosa che catturò tutta la sua attenzione. Le voci provenivano dalla cucina e l’argomento di conversazione come potete immaginare era sempre lo stesso: Emma. Sapeva dentro di se che la cosa migliore da fare fosse correre in camera e stare il più lontano possibile dall’argomento, ma se il suo cervello tentava di fargli fare la cosa giusta, il suo cuore e il suo corpo erano di tutt’altro parere e quindi senza indugiare più di tanto ecco che raggiunse la stanza adiacente alla cucina e si mise ad origliare... 

 

- Io non so cosa succederà dopo, ma sono più che sicuro di una cosa... io non sono nulla senza Emma e non posso neanche immaginare di poter vivere qui una volta che... si insomma... non riuscirei a restare qui a Storybrooke senza di lei. - disse Killian confessando finalmente i suoi veri sentimenti davanti a parte della sua famiglia. In quella stanza, oltre a lui, vi erano Regina, Snow e David, si erano riuniti approfittando del fatto che nessuno dei ragazzi fosse in casa per provare a far parlare un po’ Killian, il quale sembrava giorno dopo giorno allontanarsi emotivamente sempre di più. Si sarebbero aspettati di tutto, tutto eccetto quella confessione. 

- Ci siamo trovati in guai magici di tutti i tipi, abbiamo rischiato di morire non so quante volte a causa di qualche nemico e tu, proprio tu sei addirittura morto per davvero. Puoi constatarlo di persona... siamo ancora tutti qui: non ti dice nulla questo Killian? Abbiamo superato la morte una volta, magari possiamo farlo ancora. Non buttarti giù in questo modo, non ti aiuterà di certo a stare meglio... - fu Snow a prendere la parola cercando di mostrare a suo genero una versione della vita un po diversa da quella che ormai pensava di avere  davanti. 

  • tu e la tua fiducia innata verso la speranza.... sei fastidiosa a volte lo sai? Pensi che dei pensieri felici possano seriamente risolvere la cosa? Sei un’illusa... C'era la magia di mezzo quelle volte cara la mia Snow, qui si parla di tutt’altro. La mia Emma... lei... lei sta... tze, non riesco neanche a dirlo. - sospirò stranito per la risposta di sua suocera. Era sua madre per la miseria, possibile che non capisse la gravità della cosa? -  A momenti non riesco neanche più a pronunciare il suo nome, mi spieghi come farò a vivere qui senza di lei è? Tutto... tutto qui mi ricorda mia moglie: la nostra casa, la tavola calda della nonna, la biblioteca, la stazione dello sceriffo... tutto. Anche la semplice aria che stiamo respirando in questo momento mi ricorda lei!

- E quindi pensi che scappare sia la soluzione migliore? - intervenne a quel punto David - Avanti non comportati da codardo, stiamo tutti male per questa situazione, non stai male sotto tu, possiamo capire perfettamente il tuo punto di vista, ma scappare non risolverà di certo i tuoi problemi. Lei, il suo ricordo, vivrà sempre nei cuori di tutti noi, quindi è praticamente inutile fuggire lontano. 

- Ve lo sto dicendo quindi tecnicamente non sto scappando! -  lo guardarono ancora una volta meravigliati... faceva sul serio. - Ascoltatemi attentamente, quando... si beh quando questo succederà, io lascerò la città. Non venitemi a cercare, dimenticatevi di me, fate come se non ci fossimo mai incontrati. Sarà più semplice per tutti... per me, per voi... per i bambini. - ok, killian è ufficialmente partito di testa, non ragionava più. 

  • Killian ha ragione David, non dire stronzate. - Fu Regina questa volta a prendere la parola -  Più semplice? Più semplice dici? Forse scappare sarà la soluzione più semplice per te ma non puoi di certo portarti via i bambini e sparire dalla circolazione facendo finta che noi non siamo mai esistiti. - ma ricordava di avere anche dei figli? Non poteva prendere e partire così su due piedi. No, loro non glielo avrebbero mai permesso. - Sono i miei nipoti, i nipoti dei tuoi suoceri... sono i figli della loro figlia, non puoi non farceli più vedere! - esclamò indignata. - Provare ad accettare la perdita di Emma sarà già difficilissimo, se non avessimo neanche più la possibilità di vedere i bambini allora... senti Killian, non puoi farli crescere lontano dalla loro famiglia, non puoi cancellarci dalle loro vite.
  • Non porterò i bambini via con me! - disse a quel punto. 
  • Come scusa? - ma che diamine stava dicendo? Si era completamente distrutto il cervello a suon di Rum. - Hai capito bene! Io credo che per loro sia meglio restare qui, con te e Robin magari. Siete le persone più simili a delle figure genitoriali che conoscano, staranno bene e poi... beh... si stanno praticamente già abituando. - si riferiva al fatto che ultimamente i bambini vivevano in casa con loro. Era vero in fondo, piano piano si stavano abituando all'idea di vivere in una nuova casa ma questo non significava certo che fossero felici. Quei bambini erano tutto tranne che questo, gli mancava terribilmente la loro mamma, se anche il loro papà fosse sparito allora si che sarebbe stata la loro fine.

- Sono i tuoi figli Killian! Non puoi abbandonarli come fossero dei semplici pacchi postali. Li avete voluti con tutte le vostre forze, avete combattuto con gli artigli e con i denti per avere la vostra famiglia felice e ora che l'avete ottenuta hai intenzione di mollare tutto? No, non si fa così Killian. Non puoi andartene a lasciarmi la responsabilità di quattro bambini. - Henry era suo figlio, lo avrebbe tenuto con lei a prescindere, erano gli altri quattro il problema. 

- stai tranquilla, ho intenzione di lasciarti la custodia solamente di Dave e Hope. Per quanto riguarda i gemelli... loro... beh... non so neanche se avrò le palle per riconoscerli... - ammise. 

  • Ora sto proprio per perdere la pazienza. - esclamò David alzandosi dalla sedia e piazzandosi davanti all’uomo con fare minaccioso. - per quanto mi faccia male la decisione presa da mia figlia, e fidati che mi pesa parecchio, sono abbastanza sano di mente da capire che quelle povere creaturine indifese non centrano nulla Killian e anche tu in fondo lo sai! Mi rifiuto categoricamente di pensare che tu sia così stupido. 
  • - Piano con le parole... - rispose minaccioso.
  • - Mio marito ha ragione... Dovresti rispettare la decisione di tua moglie e prenderti cura dei vostri quattro figli nello stesso modo in cui lo avreste fatto se foste stati in due. Lei ha piena fiducia in te, tutti non l'abbiamo in realtà... devi solamente convincertene anche tu. 

- Per voi è tutto semplice, ma perché non capite è? Io non posso fargli da padre...a nessuno di tutti e quattro. I gemelli.... beh quei bambini stanno distruggendo giorno dopo giorno la mia felicità portandomi via la donna che più ho amato al mondo, cosa vi fa pensare che da un giorno all’altro io riesca a guardarli con occhi amorevoli? Per me resteranno sempre coloro che hanno ucciso Emma. Per quanto riguarda Hope e Dave invece... cosa potrei mai dargli è? Tornerò a vivere sulla mia nave solcando i sette mari e sappiamo bene che quella non è la vita che loro meritano. Io non ho bisogno di altro per sopravvivere ma concorderete con me che loro non possono di certo vivere su una barca come dei clandestini per sempre. Hanno la scuola a cui pensare, i loro amici, i loro sogni... Regina ascoltami, ho bisogno che tu mi prometta di prenderti cura di Dave e Hope come se fossero figli tuoi. Non te lo chiederei se non fossi sicuro che sia il meglio per loro. 

  • No Killian... non prenderò in custodia i tuoi figli. - rispose senza neanche doverci pensare.- Posso aiutarti a crescerli, quello senza ombra di dubbio, ma scordatelo che ti permetterò di rovinargli la vita. Ma non lo capisci? Quei due bambini sono già distrutti adesso che siete tutti e due qui, cosa pensi possa succedere se un giorno alzandosi si accorgessero di non avere più la possibilità di abbracciarvi? La perdita di Emma per loro sarà devastante, non peggiorare la situazione facendo vivere loro anche la tua di perdita. Hope è ancora piccolina, capisce ma fino ad un certo punto, ma Dave? A quel piccoletto non sfugge nulla, né resterebbe marchiato a vita. Non possono perdere in un solo colpo tutta la loro famiglia, si sentirebbero abbandonati.
  • - Ed è proprio per questo che ho deciso di lasciarteli entrambi, perché voglio che non vivano divisi. Inizialmente avevo pensato di affidarti solo la piccolina e di tenermi Dave ma poi ho capito che sarebbe stato un errore. 
  • - Cioè spiegami... pensi di non poter fare il padre ma stavi pensando comunque di portarti dietro uno dei tuoi figli... ma lo capisci che non ha senso? 
  • - Non volevo che Dave rivivesse il suo passato.. ecco perché inizialmente ho pensato di portarlo con me.
  • - E invece Hope merita di sentirsi abbandonata????
  • - No, certo che no ma vedi... Hope è una femminuccia, non può crescere solamente con un papà. Deve avere una guida femminile al suo fianco per diventare una donna completa,  una con cui possa parlare apertamente di cose prettamente femminili. Non sono di certo il tipo in grado di parlarle di mestruazioni, fidanzati e sesso. Hai fatto un ottimo lavoro a crescere Henry, non potrei chiedere madre migliore a cui affidare i miei figli... sono sicuro che farai un ottimo lavoro con loro. - senza aggiungere altro e senza dar modo loro di replicare prese la direzione della porta ma fu costretto a fermarsi immediatamente in quanto due enormi occhioni spaventati e pieni di lacrime lo stavano fissando incessantemente. Nessuno di loro si era accorto della presenza di Henry nella stanza, erano tutti concentrati a far ragionare Killian e ora non solo dovevano farlo tornare in se ma avrebbero dovuto far tornare in se anche il ragazzo che era in un evidente stato di shock. 
  • - Henry... - esclamò Regina vedendolo in quelle condizioni e non capendo se era dovuto a ciò che aveva appena sentito o se riguardasse l’incontro avuto con sua madre.  - Da... da quando sei qui? - il ragazzo dal canto suo evitò volutamente le parole di sua madre e si rivolse al suo patrigno con toni minacciosi e decisamente un tantino arroganti. 
  • - azzardati ad abbandonare la mia famiglia e sei un uomo morto! - non stava scherzando, lo stava seriamente minacciando. Non gli piaceva assolutamente quello che era uscito dalla sua bocca e voleva mettere le cose in chiaro: scappare era fuori discussione. Non aggiunse altro, spintonò Killian che gli si era piazzato davanti per poter avere un confronto con lui e salendo le scale due a due raggiunse la sua stanza.
  • - Vado a parlare con lui! - disse Killian prendendo la direzione delle scale. Henry non si era mai rivolto a lui in quel modo e voleva di conseguenza capire da dove nascesse tutta quella cattiveria nei suoi confronti. Di sicuro non gli erano andate a genio le sue parole, questo era palese, ma questo non giustificava quello strano comportamento... doveva esserci sotto dell’altro.
  • - Killian aspetta! - lo fermò Regina - Lascia andare me. Lo conosco da una vita, so esattamente come farlo parlare. 
  • - Non voglio che sia in collera con me! 
  • - E allora dammi modo di calmarlo, avrai modo di parlare con lui e spiegarti più  tardi. Fidati... è la cosa migliore. - Regina sapeva bene cosa stava facendo, non era di certo la prima volta che si trovava ad affrontare situazioni di questo tipo. Suo figlio era un tipo molto calmo ma al tempo stesso fomentino... se gli veniva fatto un torto, o se stava male per qualcosa, difficilmente era in grado di nasconderlo. Regina in tutti questi anni ha avuto modo di fare pratica e di conseguenza sa benissimo come muoversi in situazioni del genere. Certo, forse questa situazione è leggermente diversa e per alcuni versi anche più complicata rispetto alle precedenti, non era mai arrivato al punto di minacciare verbalmente qualcuno,  ma non c’era nulla che mamma Regina non potesse fare per aiutarlo. Raggiunse il piano di sopra è una volta davanti la camera di Henry bussò e aspettò che lui la facesse entrare. Il rituale bene o male era sempre lo stesso: entrava, si guardava intorno e gli faceva delle piccole domande di circostanza, sulla scuola, sugli amici o sulle serie tv viste aspettando il segnale giusto che le indicasse che fosse pronto a parlare. Anche quel giorno il piano di Regina iniziò allo stesso identico modo ma questa volta non ebbe neanche il tempo di far finta di guardarsi intorno che Henry esplose raccontandole tutto ciò che era successo poche ore prima. 
  • - Ho fallito.... - concluse subito dopo aver esposto, anche se con difficoltà, i fatti. - Ho fallito anche io.... 
  • - Non hai fallito amore, hai semplicemente tentato di risolvere una situazione impossibile. Non fartene una colpa...  
  • - Tu hai detto che ero l’unico in grado di farle cambiare idea... - si maledisse per averlo fatto. 
  • - quello che intendevo dire era che.... beh, tua madre ha preso una decisione e sai meglio di me che quando si mette in testa una cosa nessuno riesce a farle cambiare idea. Tu sei l’unico in grado di farle vedere il mondo con occhi diversi e di conseguenza eri l’unico in grado di farle vedere il nostro punto di vista. Questo non voleva dire però che il tuo compito era quello di...
  • - Non alleggerire la cosa.... il punto non cambia. Le ho mostrato l’altra faccia della medaglia ma non è servito a nulla... ho fallito mamma, questa è la pura verità. Mamma Emma non tornerà più a casa... - mandarlo lì con l’idea di poter cambiare le carte in tavola era stato l’errore più grande che avesse potuto fare. Ora suo figlio portava addosso il fardello di non essere riuscito a salvare sua madre, un fardello che difficilmente sarebbe scomparso nel suo cuore e a chi doveva attribuire la colpa? Beh... solo ed esclusivamente a se stessa.
  • - Mi dispiace, sono stata un’idiota... non avrei dovuto mandarti da lei con la speranza di poter porre rimedio ad una situazione così pesante. Sarebbe stato meglio se ti avessi mandato semplicemente a farle visita.... non ci ritroveremo in questa situazione. Scusami tesoro... ti ho costretto a portare un fardello troppo pesante per la tua età...
  • - Nessun fardello sarà mai più pesante di quello che mi ha messo addosso lei... - si perse nei suoi pensieri. - Mi ha detto di salvare la nostra famiglia ma... ma....  non c’è niente da salvare... è già tutto distrutto! - per l’ennesima volta in una sola giornata scoppiò in lacrime.
  • - Non dire così, non è...
  • - SMETTILA MAMMAAAAA! SMETTI DI ADDOLCIRMI LA PILLOLA, MI FAI INFERVORIRE ANCORA DI PIÙ COSÌ! - La mise a tacere - L’ unico desiderio della mamma è che questa famiglia non smetti di esistere con la sua assenza e io, la persona a cui ha affidato il compito di proteggerla, già so che la deluderò! Sono solo un ragazzino, come faccio a tenere in piedi e unita una famiglia se anche gli adulti della situazione stanno già pensando di mollare tutto è? - si stava riferendo alle parole pronunciate da Killian al piano di sotto pochi minuti prima. La situazione era più grave di quella che si aspettava dunque... non solo suo figlio stava soffrendo per la prematura perdita di sua madre ma stava addirittura lottando con il pensiero di deluderla fallendo un compito che lei, incoscientemente, gli aveva affidato. Regina non sapeva davvero come rispondere alla domanda di suo figlio, dal colloquio avuto con Killian aveva dedotto che l’uomo era convinto fino all’inverosimile della sua decisione pertanto non le sembrò indicato illudere suo figlio dicendogli che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Stava cercando di trovare delle parole adatte per poter quantomeno fargli capire che lei gli era vicino ma non riuscì a dire nulla in quanto Killian lì raggiunse. 
  • - Tutto ok ragazzino? - esordì con toni molto pacati, per paura che lui potesse fraintendere anche solo una piccola battuta e alterarsi ancora. Non voleva discutere con lui, voleva capire i suoi pensieri e perché no aiutarlo: in fondo era pur sempre il suo patrigno no? Avevano sempre parlato di tutto, anche di argomenti delicati e particolari, ignari ad Emma e Regina,  di cui sarebbe stato meglio non parlare forse...
  • - Non chiamarmi Ragazzino! - rispose sprezzante - solo una persona in questa famiglia può chiamarmi così! - touché  
  • - Scusami, hai ragione... posso sedermi? - indicò la sedia della sua scrivania- Vorrei...
  • - Non sei il benvenuto in questa camera perciò esci immediatamente! Io non ci parlo con i traditori come te! 
  • - Henry... magari vuole...
  • -  No mamma, dopo quello che ha detto non merita neanche di essere ascoltato questo vigliacco. 
  • -  Non è modo comunque questo di porsi ad una persona più adulta di te, il rispetto è la prima cosa, sempre, anche quando si è arrabbiati. - abbassò la testa a quel rimprovero - Dovresti scusarti sai? Non sei stato per nulla carino.
  • - Regina lascia stare, non ce n’è bisogno. - si mise in mezzo Killian avvicinandosi alla porta - Volevo semplicemente essere d’aiuto ma quanto pare...
  • - Tze... essere d’aiuto... voleva essere d’aiuto... ma le sentì le stronzate che dici HOOK! Come puoi anche solo pensare di aiutare qualcuno quando l’unica cosa che sai fare è scappare a gambe levate è? Ho sempre pensato fossi un uomo tutto d’un pezzo, Un uomo da ammirare per il suo coraggio e i suoi valori profondi... ti ho considerato mio padre a tutti gli effetti nonostante non ci fosse nessuna carta in giro a dimostrare tale legame, ho perso anni della mia vita a confessarti cose e a chiederti consigli sperando di diventare un giorno almeno la metà dell’ uomo che credevo fossi tu e ora cosa scopro? Che sei solo un vigliacco. Io credevo in te, pensavo che anche se fosse stato difficile ci saresti stato accanto, pensavo che ci avresti aiutato.... che l’avresti aiutata, ma tu.... tu  hai deluso ogni mia aspettativa. - parole pesanti quelle che disse ma purtroppo veritiere. Gli voleva un gran bene, lo aveva addirittura ammesso apertamente, e forse è proprio per questo che si sentiva tradito da lui.
  • - Mi dispiace averti deluso e mi dispiace che tu abbia ascoltato quella conversazione.Non volevo venissi a saperlo così, avrei voluto prenderti da parte e spiegar...
  • - Non avresti proprio dovuto pensarle quelle assurdità Killian, è diverso! La mamma perderà la vita per mettere al mondo due creature che tu stesso hai contribuito a far arrivare su questa terra, scappare pertanto non sarebbe neanche un’opzione da prendere in considerazione. 
  • - sono un’uomo morto senza di lei Henry, ne tu ne i tuoi fratelli meritereste di vivere con una versione così patetica di me stesso pertanto...
  • ALLORA RIMBOCCATI LE MANICHE E SALVALE LA VITA CAZZO! 
  • LA AMI NO? SE LA AMI ALLORA FALLO! SALVA MIA MADRE KILLIAN, SALVA LA NOSTRA FAMIGLIA. - gli urlò a due centimetri dal viso. 
  • - io... io ho provato a... mah...
  • - Scuse... tutte scuse. Sei succube di lei, non fai altro che pendere dalle sue labbra in tutto ciò che dice. Un bene quando si tratta di cose belle ma decisamente un’arma letale in casi come questo. Lei sa che tu non avresti mai le palle per andare contro la sua decisione ecco perché si sente così potente. Smontale i piani, falle capire che anche tu hai una tua opinione che va rispettata, non fare stupide ricerche mediche non porteranno mai a nulla. PASSA ALL’AZIONE. 
  • - Non mi guarderebbe più in faccia se contrastassi la sua decisione.... io non voglio che lei...
  • - E allora sei un vero codardo, esci fuori della mia camera, non voglio vederti mai più. 

 

Note dell’autore: Salve a tutti, eccomi finalmente con un nuovo aggiornamento. sono in ritardo? Mmmh.... non ricordo con esattezza l’ultima pubblicazione ma credo proprio di sì 🙈 Riuscirete mai a perdonare la mia poca costanza nel postare? Lo spero, ma veniamo al capitolo di oggi...  Cosa ne pensate? Un po’ troppo pesante forse? Mmmh forse. Henry è stato l’unico fino ad ora ad essere rimasto un po’ in disparte nel mio racconto, ho voluto quindi  creare di proposito un capitolo solo ed esclusivamente su di lui, volevo farvi conoscere il suo punto di vista. So già che qualcuno di voi vorrà uccidermi per le sorti che sta prendendo questa storia ma prima di farlo vi chiedo gentilmente di aspettare ancora un po’. Si può fare? Ehehehehhehehehehe Buona serata e buon weekend a tutti ragazzi, a prestissimo. 
 

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Capitolo 8
*** La mancanza della mamma (parte 2) ***


 

POV Regina

Ne susseguirono giorni difficili, Henry faceva sul serio, non scherzava minimamente con le parole dette al suo patrigno. Era deluso... si era arreso anche lui e questo non poteva assolutamente accettarlo. Al diavolo il fatto che Emma si sarebbe arrabbiata, secondo Henry Killian doveva prendere in mano le redini della  situazione e agire per tempo in modo da garantirgli ancora una madre. Non lo biasimo di certo, sarà anche cresciuto ma è pur sempre un ragazzo e ha ancora bisogno di sua madre, ma non biasimo neanche Killian: nessuno al posto suo avrebbe il coraggio di andare contro gli ultimi desideri del proprio amato sapendo che questo costerebbe la vita ad altre persone. Era una situazione davvero molto delicata quella in cui eravamo immersi ma nessuno di noi poteva far nulla per alleviarla. Entrambi avevano punti di vista differenti e motivazioni valide, non c’era nessuno che avesse torto o ragione, entrambi stavano combattendo una battaglia interiore in cui nessuno aveva il diritto di immischiarsi. Fecero solo un errore: non riuscirono a nascondere la loro tensione davanti ai bambini. Per quelle due piccole creature la situazione era già di per se difficile da gestire, vedere anche Henry che si alzava da tavola o usciva dalla stanza borbottando ogni qual volta che Killian faceva il suo ingresso non era di certo un incentivo a restare tranquilli. Era chiaro come il sole ormai che non scorresse più buon sangue tra i due e questo ben presto si ripercuose sullo stato d’animo del piccolo Dave il quale già da se non se la stava passando affatto bene. Erano giorni che lo vedevo diverso, cupo... non è mai stato un bambino che manifesta le sue emozioni così apertamente, cerca sempre di nasconderle se può, ma ultimamente ci stava riuscendo ben poco. Si alzava sempre prima del suono della sveglia, sembrava sempre impaurito per qualcosa, non voleva più andare a scuola e come se non bastasse perse anche l’entusiasmo di andare al parco giochi con i suoi amici. Da quando Emma era stata ricoverata lì portavo spesso lì a svagarsi, sembrava piacergli da matti ma proprio qualche giorno prima  lo stesso Dave mise su una sceneggiata surreale, fatta di pianti e isterismi, pur di non andarci. Non riuscii a capire il motivo di tale disperazione, non credevo che avesse litigato con qualcuno, Dave è un bambino dolcissimo, non litiga mai con nessuno... molto probabilmente la mancanza di Emma iniziava a farsi sentire in maniera più intensa del solito. Cercai di pressarlo il meno possibile nella speranza di vederlo nuovamente sorridere ma su una cosa proprio non potei lasciar correre: la scuola. Frequentava ancora all’asilo è vero, perdere qualche lezione non gli avrebbe di certo causato grossi problemi, ma questo non significava nulla: andare a scuola era segno di responsabilità e Emma e Killian ci tenevano particolarmente che i loro figli lo fossero. Piangeva ogni mattina al solo guardare il grembiulino, mi si spezzava il cuore ogni volta credetemi ma dovevo farmi forza. “ vedrai che ti divertirai” gli dicevo in macchina, durante il tragitto, per rincuorarlo, “imparerai tantissime cose nuove, ne sono sicura”. Le mie parole però  non lo rincuoravano mai, continuava a piangere imperterrito sperando in qualche modo di impietosirmi. Ci riusciva ogni volta, ma al costo di piangere io stessa in separata sede, considerandomi una zia insensibile, non cedevo mai davanti a lui: mi fermavo davanti la sua scuola, aspettavo che si asciugasse il viso con le manine dopodiché lo accompagnavo personalmente in classe promettendogli di andarlo a prendere molto presto. Amavo i miei nipoti, amavo passare con loro ogni singolo momento ma questa parte della giornata stava diventando decisamente una vera e propria tortura. 

Gli concedemmo un giorno di ferie solo quando arrivò la notizia che sarebbero arrivati degli operai in casa Jones  a montare le loro nuove camerette. Aspettava quel giorno da mesi, parlava della sua cameretta pirata un giorno sì e l’altro pure, credevo che sarebbe stato entusiasta all’idea ma sbagliavo, quasi quasi sembrava  più felice quando doveva andare a scuola. 

  • Dave tesoro, è tutto ok? - provai a sondare il terreno, quel faccino privo di espressioni non prometteva nulla di buono. Non mi rispose a voce, si limitò ad annuire e la cosa mi insospettì ancora di più.  - si?!?! No perché non mi sembri tanto in te oggi. Ma hai capito che questa mattina monteranno la tua nuova cameretta? - annuì ancora una volta - E non sei contento? finalmente avrai la cameretta che hai sempre desiderato. - sorrisi sperando di contagiarlo con il mio entusiasmo.
  • Lo so, sono molto contento zia! - abbozzò un sorriso
  • E perché allora non mi sembri tanto felice? Dave... dimmi la verità: c’è qualche problema? A zia puoi dire tutto lo sai. 
  • Io... io ho fatto un brutto sogno. - confessò. Ma perché non c’ero arrivata prima? Quando ero andata a svegliarlo era già sveglio in effetti e per giunta era anche tutto sudato... era spaventato da un incubo avuto povero piccolo, era normale che non sprizzasse gioia se era ancora un pochino spaventato. 
  • Mi dispiace amore, perché non sei venuto a svegliarmi è? Ti avrei fatto compagnia fin quando non ti saresti addormentato... - scrollò le spalle come se non fosse importante - Vuoi raccontarmelo? Magari ti sembrerà meno spaventoso in questo modo. 
  • No... non voglio. - non insistetti, non volevo peggiorare la situazione. Gli misi la colazione a tavola e lo invitai a sedersi. Non toccò cibo, si limitò semplicemente a mettere il latte nei cereali e a girarli in malo modo nella tazza. Non mi faceva star tranquilla quel suo modo di comportarsi, non era da lui saltare la colazione, ma prima ancora che potessi fare qualsiasi cosa suo fratello maggiore intervenne prendendo il comando della situazione.
  • Campione guarda che se non bevi in fretta il latte si fredderà! - gli disse scompigliandogli i capelli.
  • No buono latte freddo! È schifo! - diede il suo aiuto anche la piccola Hope che era a cavalluccio sulle spalle del fratellone. Da quando aveva discusso con Killian, Henry non faceva altro che dedicarsi ai suoi fratellini, cercava di sopperire ad ogni loro mancanza ma non era per nulla semplice. A quelle creature mancava Emma e per quanto potessero amare il loro adorato fratello maggiore questo non bastava.
  • Non ho fame... - rispose Dave guardando suo fratello che nel mentre aveva sistemato Hope nel suo seggiolone per permettere anche a lei di mangiare. 
  • Qualcosa dovrai pur mangiare non credi? I pirati mangiano tanto lo sai?!? E mangiano ancora di più quelli che stanno per ricevere una “camera pirata” nuova. - Non funzionò, la tazza con i cereali rimase lì, esattamente come un paio di secondi prima. - non ti va il latte con i cereali?!? 
  • No...
  • E se andassimo, solo tu ed io, a farci una bella passeggiata? Potremmo fare due chiacchiere da uomini e poi magari, se dovesse venirci fame, potremmo provare quel bar che fa i cornetti giganti con la nutella. Che ne dici??? Ti va? 
  • Adesso?!? Non lo so... è  che la mia cameretta.... 
  • tranquillo, raggiungeremo il tuo papà in tempo per poter assistere alla costruzione della tua nuova cameretta. Allora, che si fa capitano? Andiamo? 
  • Solo tu e io? - chiese per conferma. L’idea sembrava piacergli. 
  • No... io anche. Io anche mangiare connetto con la nutella con voi.  - e ti pareva che Hope non doveva mettersi in mezzo? quella scimmietta basta sente pronunciare la parola nutella o cioccolata che eccola pronta a fare qualunque cosa. Mi venne da sorridere ma Dave non sembrò essere altrettanto felice della proposta di sua sorella e declinò l’invito dicendo che non gli andava poi tanto di uscire. Era palesemente una bugia quella, la  verità è  che avrebbe accettato volentieri se Hope non si fosse intromessa. A quanto pare sentiva la necessità di stare un po’ di tempo da solo con Henry e questo voleva dire solamente una cosa: aveva bisogno di confidarsi con lui. 
  • Amore tu devi restare con me, dobbiamo farci belle per la nuova cameretta da principessa non ricordi? - cercai di intervenire trattenendo la piccola - Non vuoi più truccarti e farti le trecce? 
  • Si ma voglio prima connetto alla nutella! Andiamo Henny? - allungò tutta felice le manine verso di lui per farsi prendere in braccio. 
  • Bambolina facciamo un altro giorno va bene? Ti prometto che...
  • No no nooooo!!!! Oggi! Io voglio connetto oggi. - insistette cercando di averla vinta come al suo solito. 
  • Ascoltami attentamente principessa.. Ho promesso a Dave che saremmo andati solo noi maschietti oggi, magari la prossima volta potremmo andare solo tu ed io, ti piacerebbe? - era solo una bambina di appena due anni, credeva di riuscire a convincerla facilmente con quelle parole ma la realtà dei fatti fu ben diversa: l’unico risultato che ottenne fu quello di farla piangere. - no no no no amore non fare così ok?!? - disse prendendola immediatamente tra le braccia per poi riempirla di baci. - shhhhh è tutto ok, non è  successo nulla, calmati...
  • Io... io... io venile con voi! - provò a impietosirlo e devo dire che ci riuscì alla grande, stava davvero per cedere ma non potè fare o dire nulla che fu Dave a prendere la parola al suo posto. 
  • Non fa niente Henry, portaci lei... a me non va più di venire. - non avrei voluto essere nei panni di mio figlio, si trovava a dover gestire una situazione davvero scomoda: o rendeva felice Hope, dando una piccola delusione a Dave, o rispettava i patti originali presi con il suo fratellino e lasciava piangere disperata Hope. Da qualunque punto di vista si guardava la cosa non era affatto piacevole, sopratutto visto il periodo per loro già buio, ma accontentarli entrambi era comunque impossibile. Vidi Henry pensare velocemente ad una possibile soluzione ed ecco che improvvisamente ebbe un lampo di genio. 
  • Hope andremo domani io e te, te lo prometto tesoro, per oggi l’ho già promesso a Dave. Non è carino dare una parola e non mantenerla non trovi? - credete che alla piccola importasse qualcosa della parola data da Henry? Ma assolutamente no e infatti ecco che il suo pianto si fece ancora più insistente. 
  • Cattivo Henny! cattivo anche Dj. No più bene io. - portò le braccia al petto in segno di protesta.
  • Ah... non mi vuoi più bene quindi? - scosse la testa - che peccato... e io che avevo quasi quasi pensato all’idea di portarti un giocattolo al mio ritorno per farmi perdonare. - esclamò convinto di centrare il bersaglio e infatti alla parola giocattolo eccola sgranare gli occhi e smettere immediatamente di piangere.
  • Giochino a me?!?! - domandò per essere sicura di aver capito bene. 
  • Già, volevo comprarti un giochino visto che non posso portarti con me ma non credo sia più necessario visto che non mi vuoi bene.... Andiamo Dave, vai a mettere la giacca. 
  • Henny aspetta! - lo fermò - vieni qui, devo dirti una cosa impottante. - trattenni una risata non so come... sapevamo tutti in quella stanza cosa stesse per fare Hope. Anche Henry lo sapeva ma fece finta di nulla, si avvicinò alla sua sorellina e lei, prendendogli il viso con le sue minuscole manine, gli diede un bacino e guardandolo negli occhi esclamò... - Henny ti boglio tanto tanto bene. 
  • Adesso mi vuoi bene è?!?!? - rispose Henry prendendola tra le braccia e facendole fare l’areoplanino  - piccola ruffiana del mio cuore, ma cosa devo fare io con te è?
  • Giochino! - rispose da gran sfacciata quale è - Se tu giochino a me io no piango più. 
  • E farai anche la brava bambina? 
  • Io sempre brava bimba.  - ehm... avevo qualche dubbio su questo.
  • D’accordo allora, cosa ti piacerebbe che ti riportassi? - ci pensò su parecchio.
  • La casa delle babby! - una cosetta da “niente” proprio. 
  • Una casa Hope? Non ti sembra un po’ eccessivo come regalino? La casa delle barbie è un giocattolo molto molto grande, non stai chiedendo un po’ troppo a tuo fratello? 
  • Ma no zia!!!! No una casa grande, una casetta piccola! - mi spiegò come se sul mercato esistessero varie dimensioni di casa delle Barbie. 
  • Hope amore della zia non...
  • Mamma non preoccuparti, va bene così, se è questo che vuole...
  • No Henry....
  • Ho detto che va bene mamma, non insistere per favore... Vuole la casa delle Barbie? E la casa delle Barbie avrà. Ora andiamo Dave o faremo tardi e non riusciremo a rincasare per tempo. 

Come promesso quella piccola peste non fece nessun capriccio nel vedere i suoi fratelli andare via senza di lei, approfittai quindi che fosse tranquilla per sistemare la cucina e parte della casa dopodiché la preparai, vestendola da principessa come mi aveva chiesto e insieme ci dirigemmo verso casa Jones dove a breve sarebbero arrivati gli operai. Rientrare in quella casa mi fece uno strano effetto, erano mesi che non vi mettevo piede e subito dopo aver varcato la soglia  una strana sensazione mi invase: non sembrava minimamente come la ricordavo, era più... fredda! Si... fredda era decisamente termine più adatto.  Mancava il calore familiare che si respirava ogni volta che vi si metteva piede lì dentro, mancavano le urla gioiose dei miei nipotini ma sopratutto mancavano i soliti battibecchi dei due piccioncini di casa. Pensando a questo una lacrima rigò il mio viso ma prontamente l’asciugai, volevo evitare a tutti i costi che  la piccola di casa, o lo stesso Killian se ne accorgessero. Ero qui per dare loro una mano non per rendergli la giornata ancora più pesante. A differenza mia Hope non sembrò notare alcuna differenza nella sua casa e dopo aver esclamato a gran voce “casaaaaa”, tentò di raggiungere la scalinata per salire al piano superiore. 

  • Non si può andare in cameretta signorina, ci sono gli operai che stanno lavorando per renderla una vera  stanza da principessa. - provai a spiegarle credendo che fosse diretta proprio nella sua stanza purtroppo però le sue intenzioni non erano quelle che immaginavo. 
  • No andare in cameretta io, andare a svegliare mamy, voglio giocare con lei! -  i suoi occhi emanavano gioia da tutti i pori al solo pensiero di poter nuovamente giocare con Emma e questo suo entusiasmo mi gelò il sangue: credeva che sua madre fosse finalmente tornata a casa... come avrei fatto a spiegarle che le cose non erano per nulla cambiate? Sembrava così felice,  non volevo darle una delusione ma al tempo stesso non potevo neanche mentirle... mi avvicinai a lei, la presi in braccio e andandoci a sedere sul divano provai, con parole adatte ad un bimbo della sua età, a spiegarle che per quel giorno non avremmo visto Emma. Ci rimase un po’ male ma si riprese subito quando vide i suoi fratelli rientrare: oltre alla casa delle Barbie che aveva chiesto, della quale rimase molto entusiasta anche se inizialmente si lamentò che fosse rotta non capendo che in realtà era solo da montare, i due le riportarono anche un grande cornetto alla nutella che inutile dire mangiò subito sporcandosi completamente dalla testa ai piedi. 
  • Hanno già iniziato con la sua stanza? - chiese Henry indicandomi Dave che forse aveva un entusiasmo addirittura peggiore di poche ore prima.
  • Ancora no, hanno iniziato con la principessina. 
  • Meno male! - lo vidi tirare un sospiro di sollievo - visto Dave?!? Siamo ancora in tempo, forza! andiamo di sopra. - gli disse per poi dargli una pacca sulla spalla e prendere la direzione delle scale.
  • Dove state andando? Stanno lavorando di sopra. 
  • In camera mia mamma, non devono fare i lavori nella mia camera. 
  • Appettate! Appettateeeeeee! Anche io cameretta Henny! - strillò Hope raggiungendo i suoi fratelli. - voglio venire pule io con voi. 
  • E la tua nuova casa delle bambole la lasci qui? - le chiese Henry
  • Non posso giocacci adesso! È ancora rotta. Zia cottruisci casa, io vado a giocare con Henny e Dj. - questa volta la portarono con loro, sapevano entrambi che in caso contrario l’avrebbero sentita strillare per tutta casa... meglio non rischiare di farsi venire il mal di testa. Non li vidi e non li sentii per tutta la mattinata e parte del primo pomeriggio, eccetto l’ora di pranzo erano rimasti chiusi per tutto il tempo in camera di Henry e la cosa mi puzzava un po’! Non li sentivo ne ridere, ne litigare... era strano, almeno una volta al giorno Hope corre piangendo che qualcuno le aveva fatto i dispetti. Quel silenzio nascondeva qualcosa di misterioso, qualcosa di cui forse dovevo iniziare a preoccuparmi. Fui tentata molte volte di andare al piano di sopra a controllarli con la scusa di vedere come procedessero i lavori nella stanza accanto ma ogni volta mi ripetevo a mente “finiscila Regina, non stanno facendo nulla di male, sono con Henry” e prontamente tornavo alle mie cose. Presi atto di quello che in realtà avevano combinato per tutto il tempo solamente quando Killian mi chiese una mano “magica” per imballare, come fatto in precedenza per la camera di Hope,  i mobili della vecchia stanza di Dave. Con la situazione di Emma non aveva minimamente pensato a farlo prima. Salii con lui al piano di sopra e proprio davanti la camera del piccolo trovammo una sorpresa. Sulla porta della camera vi era un enorme cartellone con sopra disegnato un divieto d’accesso mentre davanti ad essa vi era un Dave seduto a gambe incrociate con in mano un secondo cartellone “ la mia camera non si tocca”. Pensate fosse tutto? Certo che no, a completare l’opera vi era una piccola bimbetta bionda che correva in cerchio, intorno a suo fratello, tenendo in mano un piccolo striscione con su scritto “SCIOPERO”. 
  • Non si passa qui!!!!! - strilló la piccolina - quetto è ciopero! - disse facendo sorridere sia me che Killian, ma come gli era venuto in mente a quei due di fare un gioco del genere? 
  • State facendo uno sciopero??? - chiesi stando nella parte e facendo finta di essere interessata
  • Si ciopero! Cioperoooooo! - Hope era entusiasta di aver imparato, per modo di dire, una parolina nuova. 
  • Ah si? e come mai? Per cosa state protestando giovani umani? 
  • Per... per.... io... Dj pecchè cioperiamo? Non mi ricordo più. 
  • Per i miei principi! - rispose lui esasperato dalla memoria a breve termine di sua sorella. 
  • Wow! Davvero un’ottima motivazione non è vero Killian? 
  • Certo ma Dave, per favore tu e tua sorella potreste andare a scioperare qualche metro più in là? Gli operai sono scesi a prendere le cose che servono per la tua cameretta, a momenti saranno qui, non possono trovare tutto questo, devono passare... e in verità dovremmo farlo anche noi. 
  • No, non si passa qui! È uno sciopero papà! - insistette. 
  • Dave non è il momento di giocare tesoro, prendete la vostra roba e portatela da qualche altra parte. - rispose lui con calma, andavamo molto di fretta è vero ma loro non potevano di certo  saperlo. 
  • Non sto giocando papà! Questo è un vero sciopero, non potete passare! 
  • Ti andate via! Ciopero ciopero cioperooooo! 
  • Non mi ripeterò un’altra volta bambini, andate a giocare da un’altra par...
  • NO! HO DETTO NO! QUESTA È CAMERA MIA E NON VOGLIO CHE NESSUNO CI ENTRI!  - non mi aspettavo una cosa del genere, stava giocando fino a due minuti prima... o forse no? Vidi Killian prepararsi a rispondergli per le rime ma fortunatamente riuscii a bloccarlo per tempo intervenendo prima di lui. 
  • Dave tesoro, fai... fai sul serio? Stai davvero scioperando? 
  • Si! Ho deciso che voglio scioperare per ottenere ciò che voglio e non ho intenzione di arrendermi fin quando non avrò ottenuto il mio scopo. 
  • E sentiamo signorino... - intervenne a quel punto Killian - quale sarebbe questo tuo scopo? Cosa speri di ottenere con tutta questa pagliacciata? Avanti, sgombra il campo se vuoi la cameretta nuova entro questa sera. 
  • IO NON LA VOGLIO LA CAMERETTA NUOVA! VOGLIO LA MIA CAMERA DI SEMPRE E TU NON PUOI COSTRINGERMI A CAMBIARLA! - era la prima volta in assoluto che si rivolgeva a Killian in quel modo, Dave non aveva mai alzato la voce con nessuno di noi fino a quel giorno, aveva sempre avuto paura che Emma o Killian avessero potuto rimandarlo in istituto se si fosse comportato male, quindi rimanemmo entrambi sbigottiti da quel suo nuovo modo di porsi.
  • Dave tesoro... - provai a dire
  • E NON STATE SEMPRE APPICCICATI VOI DUE! TU NON SEI MIA MAMMA, NON DEVI STARE SEMPRE VICINO AL MIO PAPÀ. - il mio cuore perse un battito, cosa aveva appena detto? 
  • Dave... devi forse dirmi qualcosa tesoro?- intervenne Killian cercando di non rimproverarlo, lo aveva capito anche lui che c’era qualcosa che non tornava.
  • NO!!! 
  • A me non sembra sai? Già solo per la questione cameretta dovremmo parlare non trovi? E poi per...
  • non voglio ascoltarti! 
  • Se stai facendo sciopero dovresti ascoltare la controparte invece lo sai? - scosse la testa rassegnato - ma chi ti ha messo in testa questa cosa dello sciopero è? Chi ti ha preparato tutti questi cartelli da esibire? - non ci avevo pensato... in effetti Dave non sapeva scrivere ancora, non poteva essere stato di certo lui l’artefice di tutto quel materiale... tze Henry, era stato senza ombra di dubbio suo fratello.
  • Sono stato io! - infatti... come avevo immaginato... - gli ho dato una mano io! 
  • Avrei dovuto immaginarlo che fosse una tua idea. Sarai contento adesso! 
  • Non ho fatto nulla di male! 
  • Non arrabbiarti con Henry papà! Sono stato io a chiedergli di aiutarmi!  - corse in soccorso del fratello Dave seguito a ruota dalla loro sorellina.
  • No dare colpa a Henny mio. Noi ciopero da soli. 
  • E sentiamo mio dolce tesoro: tuo fratello sciopera perché a quanto pare non vuole più la cameretta nuova, tu perché lo fai? - le domandò curioso della risposta che gli avrebbe dato quella furfante.
  • Se Dj no cameretta io no cameretta! Se Dj ciopera io ciopero. 
  • Neanche tu vuoi la tua cameretta? Che peccato.... il tuo bel castello era già pronto per giocarci... pazienza, vorrà dire che lo farò togliere per rimettere il tuo solito lettino. - sgranò gli occhi impaurita che suo padre potesse sul serio fare una cosa del genere. Pensò una decina di secondi su cosa fare, o meglio, su cosa le convenisse fare dopodiché abbandonò il suo compagno di avventura per salvare il suo nuovo “regno” 
  • Mio castello pronto???? - Killian annuì - Dj batta! Io no ciopero più, ciao! - e senza dare modo a nessuno di replicare eccola sparire di corsa nella sua nuova stanza. Bene, una era rinsavita, ora toccava far ragionare l’altro. 
  • Tua sorella ti ha abbandonato, sei rimasto da solo... allora, hai intenzione di continuare? 
  • Si! - rispose deciso - io non voglio una nuova cameretta. 
  • Ma perché?!?! Eri così entusiasta di averla, l’hai progettata insieme a tua madre per giorni e giorni e ora? - il bimbo abbassò la testa e non parlò. Evidentemente Killian in quelle parole aveva centrato parte del suo disagio. Alzò lo sguardo solamente per guardare suo fratello il quale gli fece segno di dire qualcosa. 
  • Tu lo sai non è vero? Tu lo sai perché si sta comportando così? - chiesi io ad Henry sperando potesse aiutarci in qualche modo.
  • Si ma non spetta a me esporre i fatti. Ho deciso di aiutarlo perché si sta battendo per una giusta causa... - distolse lo sguardo da me per poter guardare negli occhi il suo patrigno - almeno una persona in questa famiglia ha ancora sani principi. - quelle parole centrarono dritte il bersaglio e sia io che Killian capimmo immediatamente  che il nucleo principale di tutta quella situazione era ancora una volta Emma. Improvvisamente ogni tono di rimprovero per quel comportamento poco adeguato cessò ed ecco che Killian tornò il solito papà comprensivo e amorevole. 
  • Dave amore di papà, se c’è qualcosa che non va devi dirmelo ok? Possiamo affrontarlo insieme. - niente da fare, non si decideva a parlare. - se non vuoi la cameretta nuova non fa niente, la manderemo indietro, ma almeno spiegami il motivo.
  • Non mi piace più! - si limitò a dire. Era una grossa balla, davvero una grossissima balla. 
  • Ma dai?!?! Sul serio?!?!? Dave Dave Dave... ma cosa devo fare io con te è? Fino ad una settimana fa non facevi altro che chiedere di questa cameretta, di quanto ti sarebbe piaciuto giocarci e adesso mi vieni a dire che non ti piace più? - abbassò la testa - Ascoltami attentamente, ho perso il conto di quante volte io ti abbia già detto questo ma è vero: non c’è nulla che tu non possa dirmi figliolo, qualsiasi problema, qualsiasi paura, tutto si può affrontare e superare se me ne parli. Non sei solo Dave, non lo sei più.. insieme possiamo scalare anche l’ostacolo più insormontabile ma devi volerlo anche tu. Non avere timore di dirmi nulla, io non ti giudico... non lo farò mai... voglio solo vederti felice. - parole semplici e sincere, parole dette dal cuore.. ecco cosa serviva a quel piccoletto per prendere coraggio e aprirsi. 
  • Io non voglio più la cameretta nuova perché... perché... 
  • Va tutto bene, puoi dirmelo! - gli sorrise e nel mentre gli prese una manina che strinse prontamente nella sua come a volergli dare forza. 
  • Non voglio avere una cameretta nuova se non c’è la mia mamma a casa... 
  • Ma tesoro la mamma tornerà prestissimo, non sarebbe carino fargliela trovare già tutta pronta e arredata per quando sarà qui? - Henry tossì di proposito più e più volte per far comprendere a Killian il suo dissenso per quelle parole ma fortunatamente Dave non ci fece caso.
  • E se non tornerà più??? - nessuno di noi si aspettava quella domanda e rimanemmo per qualche secondo imbambolati a fissarlo incapaci di dire altro. Non avevamo mai dato modo loro di preoccuparsi, da dove veniva fuori quella paura? Per un primo momento Killian guardò in malo modo Henry convinto che si fosse fatto scappare qualcosa di troppo ma il ragazzo mimò un no con la testa discolpandosi dall’accusa. 
  • Ma certo che tornerà Dave... hai la mia parola campione.
  • Ma se  invece non tornerà più? - vederlo così spaventato mi stava uccidendo - io ho molti ricordi della mamma nella cameretta di adesso mentre in quella nuova non ne ho neanche uno... io non voglio avere una camera nuova senza ricordi con lei... ho.... ho paura di... di... di dimenticarla. - non riuscì più a resistere e correndo ad abbracciare il suo papà scoppiò in un grande pianto liberatorio. Lottai con tutta me stessa per non mettermi a piangere anche io ma fu una battaglia davvero molto dura da sostenere, rimanere impassibili a tutto quello strazio era davvero impossibile. Calmare Dave non fu affatto semplice ma collaborando tutti e tre insieme, io, Killian e Henry, riuscimmo quantomeno a farlo smettere di piangere. 
  • La... la cameretta? Devo per forza cambiarla papà?  - chiese asciugandosi le lacrime.
  • No, certo che no. La farò mettere momentaneamente in cantina, appena sarai pronto la monteremo insieme ok? - annuì 
  • Grazie papà!
  • Di nulla campione ma perché adesso non vai a prendere i giocattoli che abbiamo messo nel ripostiglio e non inizi a rimetterli a posto? Lì abbiamo tolti per sistemarli nella cameretta nuova ma visto che abbiamo rimandato i lavori sarebbe carino riportarli nel loro habitat naturale non trovi? Avanti, comincia ad andare, io ti raggiungerò prestissimo. - si strinse ancora qualche secondo a suo padre dopodiché da bravo bambino obbedì allontanandosi e lasciandoci soli. 
  • È andata bene no? - dissi guardando Killian 
  • Odio mentirgli... - rispose lui per poi notare lo sguardo severo di Henry - È inutile che mi fulmini con lo sguardo, non potevo dirgli la verità! 
  • Illuderlo non è stato di certo un buon piano però... cosa gli racconterai quando.... tze... ma che te lo dico a fare, te neanche ci sarai più quando tutto questo succederà! 
  • Henry... per quanto altro ancora ce l’avrai con me è? Ti ho già detto che...
  • Non voglio ascoltarti Hook! 
  • Ah si?  E perché sei ancora qui? - sentendosi attaccato rispose con la stessa moneta.
  • Per mio fratello non certo per un cret...
  • Oooook,ok ok... basta così che ne dite? Non è momento questo di litigare, di la c’è un bambino che sta soffrendo terribilmente per la mancanza della sua mamma, non ha bisogno di assistere anche a questo. - gli zittii entrambi... quando volevano sapevano essere anche peggio dei bambini. - Henry... siete usciti questa mattina, ti ha raccontato qualcosa per caso? C’è dell’altro oltre alla storia della cameretta? Ha detto una frase prima che mi ha lasciata alquanto interdetta. - mi riferivo all’allusione di me sempre attaccata a Killian. 
  • Mi ha detto esattamente quello che ha detto a voi, ha fatto qualche domanda strana sul perché state sempre insieme nonostante non siate sposati ma per il resto abbiamo parlato solo della cameretta.
  • Deve esserci qualcosa sotto!
  • Già, sospetto anche io che ci sia dell’altro sotto... è troppo teso e ho notato che, ogni qual volta gli viene fatta una domanda,  impiega sempre qualche secondo in più del solito prima di rispondere. Ha paura di sbilanciarsi e questo rafforza la mia teoria che non ci ha detto ancora tutto. 
  • Gli parlerò quanto prima allora... - disse Killian parlando direttamente a Henry - Grazie... grazie per avergli dedicato del tempo. 
  • Non l’ho fatto per cortesia, l’ho fatto perché mi andava e perché in parte è anche mio dovere... io non vengo meno alle mie responsabilità Hook, ricordatelo questo! - niente da fare, ormai eravamo arrivati ad un punto di non ritorno... non si sarebbero più  riappacificati quei due. Troncai la loro discussione chiedendo a Henry di aiutare suo fratello a sistemare la stanza mentre io e Killian, dopo aver parlato con gli operai del cambiamento di programma, pensammo ad un momento adatto per provare a parlare con Il piccolo di casa. Lo so... Sarebbe stato meglio far affrontare l’argomento solamente a Killian ma Dave mi aveva tirata in ballo e di conseguenza volevo saperne di più. Concordammo entrambi sul non far passare troppo tempo prima di affrontare la situazione e di parlargli quanto prima ma per quella sera purtroppo non sarebbe stato possibile fare nulla: Killian aveva il turno di notte. Lo avremmo fatto in settimana, magari il mercoledì sera dopo averlo accompagnato, come di consueto, a trovare la sua mamma. Promisi quindi a Killian di non fare nulla in sua assenza se non strettamente necessario e una volta recatosi a lavoro presi i bambini e li riportai a casa mia. Hope era arrabbiatissima per essere stata interrotta mentre giocava alle principesse nella sua nuova cameretta e si mise a piangere per protesta, Dave anche se non piangeva invece era  ancora alquanto demotivato. odiavo vederli in quello stato e pur di far tornare loro il sorriso chiesi a Robin la gentilezza di passare in videoteca, di ritorno da lavoro, e noleggiare un cartone animato per i bambini. Diedi lui la lista di quelli che avevano già visionato in modo tale da non prendere un dvd già visto e nel mentre che tornasse mi misi a preparare una cena speciale, mai preparata a casa Mills forse, fatta di Hamburger e patatine fritte. Inutile dire che a Hope svanì ogni malumore nel vedere uno dei suoi piatti preferiti e senza aspettare che tutti fossimo a tavola si fiondò sulle patatine come se non ci fosse un domani. Dave non fu entusiasta quanto la sorella ma comunque mangiò tutto senza fare storie e fece anche il bis. Mi tranquillizzai subito nel vederlo mangiare, “sta già meglio” pensai, ma la giornata non era ancora terminata  e presto mi resi conto di aver parlato troppo presto. Robin approfittò del fatto che stessi sistemando la cucina per portare i bambini in soggiorno e dopo aver messo loro il cartone animato tornò da me con la scusa di ricevere un po’ di coccole. Da quando Emma era stata ricoverata e i bambini erano in casa con noi i nostri momenti di intimità erano diminuiti drasticamente, non c’era nulla che ci impedisse di passare le serate come un tempo eppure io, sarà stata tutta quella situazione che si era venuta a creare, non riuscivo a lasciarmi andare... mi sembrava una mancanza di rispetto verso Emma, Killian e anche i bambini.. stavano passando un momento infernale, perché io avrei dovuto essere felice? Era un ragionamento sbagliatissimo il mio, lo so... mettere la propria vita in pausa non avrebbe di sicuro sistemato le cose ma non riuscivo proprio a lasciare andare i cattivi pensieri. Mi mancava il mio Robin, sarei ipocrita se dicessi il contrario, ma riuscivo comunque ad andare avanti; chi doveva farne le spese era proprio lui invece che poveretto, nonostante facesse finta che andasse tutto bene pur di non farmi pesare la cosa, stava soffrendo terribilmente la mia lontananza e quella sera, a suon di abbracci e baci, cercò di dimostrarmelo. 
  • Robin non... non è il momento - dissi nell’esatto momento in cui le sue mani da dietro la mia schiena si posarono sotto la mia maglia - Ci sono i bambini di la... 
  • i bambini saranno impegnati come minimo per un’oretta, non si accorgeranno di nulla... - cercò di convincermi andando a lasciare una lunga scia di baci dalla clavicola fino al lobo dell’orecchio. Era una tortura estremamente piacevole e ben presto, nonostante cercai in ogni modo possibile di restare lucida, cedetti al suo tocco e mi lasciai trasportare. Forse me ne sarei pentita subito dopo, o forse no... non credo lo saprò mai e sapete perché? Perché  proprio quando decisi di lasciarmi andare sul serio accadde l’inaspettato. Una piccola esplosione e un rumore assordante proveniente dalla stanza accanto ruppe la nostra bolla di sapone riportandoci immediatamente  alla realtà.
  • Che accidenti è  stato?!?! - chiese Robin con il cuore in gola per lo spavento. 
  • Non lo.... io...ODDIO I BAMBINIIIII! - solo in quel momento mi resi conto che Dave e Hope erano molto probabilmente nella stanza da cui era provenuto il rumore e senza neanche preoccuparmi in che condizioni fossi, fortunatamente ero ancora vestita, piombai a grande velocità da loro per vedere se stessero bene e che non fossero in pericolo. Quello che mi ritrovai davanti mi lasciò senza parole. Il televisore nuovo, comprato da meno di un mese, era a terra e versava in condizioni pietose. Lo schermo era completamente in frantumi e dalla presa uscivano ancora delle piccole scintille, molto probabilmente dovute all’esplosione che avevo sentito poco prima. Ma come aveva fatto quel televisore a cadere? Guardai i miei nipotini per assicurarmi che non si fossero feriti e per farmi raccontare cosa fosse effettivamente successo ma mi resi conto che in stanza c’era solamente Hope. 
  • La tibù ha fatto bum!!! - esclamò alzando le braccia come per dire “e adesso???” Si era spaventata, potevo vederlo dai suoi occhioni ma non pianse.
  • Tranquilla amore non è successo nulla - la pesi in braccio - Ti sei spaventata vero? - annuì - Mannaggia... ma non ti sei fatta male vero? - chiesi nel mentre la scrutavo attentamente per verificare con i miei stessi occhi che effettivamente stesse bene. 
  • Io no bua ma tavo vedendo cattone io.... - mise il broncio... se c’è una cosa che Hope non sopporta è essere interrotta mentre vede i suoi adorati cartoni animati. 
  • lo finiremo di guardare nella mia stanza e nel lettone va bene? Ora dimmi però: dov’è tuo fratello?
  • Dj cattivo... il leone piccolo boleva svegliare il leone grande ma lui no ti svegliava.... Dj ha buttato giù la tibù ed è scappato via...  - il leone non si svegliava? aveva buttato a terra lui stesso il televisore? I miei occhi si posarono sul tavolinetto del salotto dove ancora vi era la custodia del dvd noleggiato... non potevo crederci, di tanti cartoni esistenti sulla faccia della terra Robin aveva affittato il più inadatto... il re leone. Improvvisamente il gesto di Dave divenne, anche se un tantino esagerato,  più o meno comprensibile e senza esitare ancora provai a capire dove fosse finito. 
  • Dave???? Dave dove sei? - dissi a voce sostenuta per farmi sentire dovunque fosse ma a quel tono di voce lui sobbalzò: si era nascosto dietro l’appendi abiti e credendo che lo stessi rimproverando apri la porta principale è correndo a gran velocitá uscì in strada. Corsi per raggiungerlo ma quando arrivai alla porta lui era già al centro della strada intenzionato a raggiungere il via letto adiacente. Non so descrivervi cosa provai di preciso, ho ricordi abbastanza confusi di quello momento.  Vidi un  furgoncino  viaggiare a velocità sostenuta verso di lui... ricordo di essermi spaventata a morte ma fortunatamente grazie alla magia riuscii a catapultarlo dall’altra parte della strada impedendogli di essere investito. Corsi verso di lui e la prima cosa che feci fu inveirgli contro, aveva fatto una cosa gravissima, aveva rischiato seriamente di morire e a me stava per prendere un infarto.
  • MA CHE ACCIDENTI PENSAVI DI FARE È?!?!? - lo presi per un braccio facendolo voltare nella mia direzione - VOLEVI FORSE FARTI AMMAZZARE?!?!? ERA QUESTO CHE VOLEVI? RISPONDIMIIII DAVID! - nessuno di noi lo aveva più chiamato così dal giorno in cui Emma e Killian lo portarono a casa e questo la diceva lunga su quanto fossi arrabbiata e sconvolta. - ALLORA???? ESIGO UNA SPIEGAZIONE!
  • Vo... vo.... voglio la mia mammaaaaaaa... -  singhiozzò per poi scoppiare a piangere. - VOGLIO ANDARE DALLA MIA MAMMAAAAAA..... PORTAMI DA LEIIIIIII.... - iniziò a dire cominciando a sferrarmi dei pugni, innocui, per sfogare la sua rabbia repressa. credetemi, mi sentii uno schifo per averlo portato ad avere quella reazione così esagerata ma non ero riuscita a restare calma dopo lo spavento subito. Cercai di calmarlo ma fu tutto inutile, qualsiasi cosa dicevo non faceva altro che incrementare la sua sofferenza. Chiamai Robin per farmi dare una mano, forse con lui sarebbe riuscito a calmarsi, ma anche in quel modo la cosa non cambiò… continuava imperterrito a supplicarci di portarlo da Emma e fargliela vedere. Non diceva altro.. la parola mamma è l’unica che usciva dalla sua bocca. Avevo combinato un macello, o almeno così credevo ma quando Robin, per calmarlo, gli chiese se voleva tornare dentro a finire di guardare il cartone animato con la sua sorellina ecco che il pianto e le suppliche di vedere Emma si fecero ancora più insistenti tanto da procurargli un attacco di panico in piena regola. Non ero stata io a portarlo ad avere quella crisi allora, forse solo un pochino ma per il resto era quel cartone animato che lo aveva turbato. Mi affrettai a prenderlo in braccio nonostante pensassi che non avrebbe voluto e disegnandogli, con la mano, dei cerchi immaginari sulla schiena e sussurrandogli parole di incoraggiamento riuscii in parte a farlo tornare a respirare normalmente. 
  • Vogliamo chiamare papà? - domandai per farlo distrarre un po’.
  • Mamma... 
  • non possiamo chiamare la mamma adesso, starà dormendo... è tardi!
  • La mamma.... la mamma non è andata via per sempre vero? 
  • Ma no Dave, non è andata via la tua mamma... non lo farebbe mai! Lo sai dove sta e mercoledì la vedrai. 
  • Non succederà come il cartone che mi lascerà da solo vero? - fulminai Robin con lo sguardo. Ci mancavano solo i cartoni animati a mettere in crisi la nostra famiglia - Mufasa è... lui....
  • Shhhhh.... no tesoro, non pensarlo neanche, la tua mamma non ti lascerà mai da solo e anche adesso che non è materialmente presente vive qui... - gli misi la mano sul petto - nel tuo cuoricino. So che sei spaventato per questa situazione ma andrà tutto bene, fidati di me.  - non sembrò credermi ma annuì comunque come a volermi fare contenta. 
  • Mi.. mi dispiace per la televisione... e mi dispiace anche per essere scappato... scusa.
  • Ascolta... non devi scusarti di nulla ok?  non so cosa ti stia succedendo di preciso  tesoro ma l’ho capito che c’è qualcosa che non va. Mi piacerebbe aiutarti... e anche al tuo papà piacerebbe sai? Che ne dici? Vogliamo chiamarlo e farlo tornare A casa? - eravamo rimasti che avremmo aspettato mercoledì ma con gli sviluppi della serata forse sarebbe stato meglio intervenire nell’immediato. Chiamai Killian al cellulare spiegandogli in grandi righe cosa fosse successo e nel giro di qualche minuto fu a casa. Dave si ancorò a suo padre non appena lo vide entrare  e non sembrava minimamente intenzionato a lasciarlo andare. Riprese a piangere ancora una volta e nonostante provammo a fargli delle domande per capire a cosa fosse dovuta tutta quella sofferenza non riuscimmo ad ottenere risposta. Aveva innalzato un muro e per il momento era inespugnabile. A suon di coccole e abbracci Killian riuscì a metterlo a letto e a farlo addormentare ma il senso di impotenza, nonostante sembrasse dormire sereno, non ci abbandonò: Dave aveva un problema e noi a quanto pare non eravamo in grado di aiutarlo. 
  • Vedrai che domani andrà meglio - tentai di dirgli per rincuorarlo un pochino nonostante io stessa non ero per nulla tranquilla. - di sicuro quel cartone animato l’ha spaventato più del dovuto. Con una bella dormita magari... 
  • Parliamoci chiaro Regina, tutto questo non è dovuto ad uno stupido cartone animato... ok, forse ha accentuato un pochino le sue paure, ma stava così già da prima... è colpa mia! Se sta così è solo colpa mia...
  • Andiamo Killian... ma cosa dici! Non è assolutamente colpa tua e lo sai bene anche tu questo... stiamo vivendo un periodo particolarmente stressante e buio, non mi stupisco che anche i più piccoli ne risentano. - pensavo davvero quello che gli stavo dicendo, ma come lui mi ricordò subito dopo, anche io avevo delle domande in testa di cui non conoscevo ancora risposta.
  • Ok il periodo stressante ma il resto? Non dovrebbe temere per sua mamma, non dovrebbe fare tutte quelle domande su di lei... ha chiesto se mai ritornerà a casa... ci rendiamo conto della cosa vero? Come fa a sapere certe cose se noi stessi, volontariamente, non gliene abbiamo mai parlato? Te lo dico io.. mi avrà sentito parlarne con Henry... era in casa quando io e lui abbiamo avuto quell’accesa discussione.... deve essere andata così!
  • Killian ti stai colpevolizzando per cose che non esistono.. 
  • No... è come dico io e non è l’unica cosa che ho sbagliato con lui... con loro! Li ho affidati a te quando in realtà avrei dovuto io stesso occuparmi di loro, sono i miei figli, non i tuoi... spettava a me rincuorarli le prime sere quando iniziavano a notare l’assenza di Emma, era mio compito passare più tempo del solito con loro cercando di colmare almeno un pochino l’assenza della loro mamma, non avrei dovuto fargli cambiare casa.... non ho fatto nulla per loro Regina! Mi sono chiuso nel mio dolore e ho pensato solo ed esclusivamente a me. Capisci adesso perché non posso restare in zona una volta che tutto questo incubo si sarà concluso? Non sono in grado di fargli da padre senza di lei, è evidente questo...
  • Un’altra parola Killian.... una sola altra parola e ti giuro che ti prenderò seriamente a calci nel sedere. È vero, sei stato assente agli inizi con loro ma è anche vero che nelle condizioni in cui versavi non saresti stato comunque in grado di fargli da padre. Stai facendo del tuo meglio adesso e questo a loro basta. Andiamo... chiedono sempre di te durante la giornata e gli si illuminano gli occhi ogni volta che torni da lavoro, ad entrambi... questo vorrà pur dir qualcosa non trovi? Non infliggerti colpe che non sono tue. Non sei tu la causa del comportamento strano di Dave. 
  • Non puoi saperlo....
  • Vero, ma forse so chi può aiutarci. Ho chiesto aiuto ad Hopper per quanto riguarda Hope e da allora sono riuscita a cavarmela benissimo con lei. So che non ti va molto a genio il grillo e che sei una persona alquanto riservata, ma forse potremmo chiedere un consulto a lui anche per la situazione di Dave, o perché no... Potremmo farlo parlare direttamente con lui. Una chiacchierata con il grillo non gli farebbe di certo male e a dire la verità non farebbe male neanche a te. 
  • Io non ne ho alcun bisogno... per quanto riguarda Dave invece....  - lo vidi pensarci su - Non lo so...
  • Non devi prendere una decisione adesso, pensaci con calma e magari ne riparleremo tra qualche giorno. Chissà... magari aiutandolo riuscirà anche a toglierti dalla testa che è tutta colpa tua e che non meriti di stare con loro. 

Con quella mia ultima frase mettemmo la parola fine all’argomento e ognuno tornò alle sue cose: io finii di sistemare la cucina che era ancora un gran caos, lui andò a controllare i bambini nonostante stessero già dormendo. Gli era passata per la mente l’idea di tornare al porto ma sapevo che non avrebbe concluso nulla, visto i pensieri che aveva in testa, così lo dissuasi e lo convinsi a tornare lì direttamente il mattino successivo così con la scusa avrebbe accompagnato anche Dave a scuola rendendo quel piccoletto un po’ più felice. Adorava essere accompagnato a scuola dal suo papà e quando succedeva era sempre di ottimo umore. Sperai che anche quel giorno le cose potessero prendere quella piega ma ahimè... dovevo smetterla di sperare misá. Fece i suoi ormai consueti capricci nonostante la notizia che lo avrebbe accompagnato il suo papà e forse ne fece anche più del solito. Non voleva proprio saperne di andare a scuola quella mattina ma fummo costretti, nonostante il mio cuore si stava letteralmente lacerando nel sentirlo supplicarci, a mandarlo ugualmente in quanto entrambi avevamo del lavoro da gestire. Hope sarebbe stata con Granny quella mattina, ma dubito fortemente che la dolce nonnina avrebbe resistito una giornata con entrambi e di conseguenza non potremmo fare altrimenti se non mandarlo a scuola. Le urla di Dave mi risuonarono nel cervello per gran parte della mattinata nonostante Killian mi disse che alla fine si era tranquillizzato ed era entrato senza capricci; mi sentivo uno schifo per averlo costretto a fare qualcosa che non si sentiva di fare ma quello non fu nulla in confronto a come mi sentii qualche minuto dopo. Ero nel bel mezzo del lavoro quando improvvisamente ricevetti una chiama. 

- Pronto?!?! 

- emh.. si pronto parlo con la signora Mills? - disse la voce dall'altro capo del telefono.

- Si sono io, con chi ho il piacere di parlare? - risposi educatamente sperando mentalmente che non fosse l'ennesima chiamata di lavoro. 

- Buongiorno signora sindaco, sono il signor Williams, il direttore della scuola d'infazia di Storybrooke. La sto contattando per una questione delicata riguardante suo nipote: David Jones. - al sentire quelle parole il mio cuore si fermò. Che fosse successo qualcosa al mio piccolino?

- Mi... mi dica, è successo qualcosa? Dave sta bene?

- Ho appena convocato suo nipote nel mio ufficio e avrei bisogno gentilmente di parlare anche con lei. Mi dispiace averla disturbata, ho provato a contattare il signor Jones prima di lei ma non sembra essere raggiungibile al momento e lei e lei risulta essere il numero di emergenza di riserva. 

- Non mi ha disturbato si figuri ma mi dica... mio nipote sta bene?

-  Signora forne non è il caso di parlarne per telegono... mi raggiunga quanto prima, le spiegherò tutto non appena ci incontreremo.  - Quelle parole così misteriose mi preoccuparono e parecchio così, senza pensare al lavoro, corsi fuori dall'ufficio e senza dare spiegazioni alla mia segretaria mi affrettai a raggiungere la mia auto e a velocità sostenuta raggiunsi la scuola di Dave. 

Venni fatta accomodare in sala d'attesa ma dopo neanche cinque minuti ero gia dentro l'ufficio del preside. Non eravamo soli, oltre a Dave, il qule sapevo già fosse li, vi era un altro bambino e un adulto, molto probabilmente il genitore di quest'ultimo. 

- Prego si accomodi... - Esordì il preside indicandmi la sedia vuota difronte la sua scrivania. - Vede signora, l'ho fatta chiamare perchè oggi è successa una cosa abbastanza grave che gradirei non si ripetesse più: il giovane David questa mattina ha picchiato il suo compagno di classe Lucas per motivi a noi del tutto sconosciuti. - disse indicandomi il bambino presente in studio con noi. Cosa? Dave aveva picchiato qualcuno? Non potevo credere alle mie orecchie.

- Dave ha picchiato qualcuno??? - ripetei cadendo completamente dalle nuvole. - Dave, amore... è... è vero quello che sta dicendo il presede? - chiesi guardandolo negli occhi per saperne di più. Lo vedi provare ad evitare il mio sguardo ma quando non potè far a meno di guardarmi eccolo scoppiare in lacrime. 

- Io... io non ci volevo venire a scuola oggi!!!! Io non voglio più andare a scuola ziaaaaaaaa!!!!! - disse tra i singhiozzi venendomi subito ad abbracciare.

- ehi amore, ma che ti prende è? Ti piace l'asilo, ti è sempre piaciuto. Come mai non vuoi più tornarci? E' forse successo qualocosa? - ero convinta che ci fosse qualcosa sotto, non era certamente da Dave comportarsi così. Era un bambino dolcissimo e per nulla violento, non si sarebbe mai permesso di picchiare un suo compagno così dal nulla. - Se mi dici cos'è successo e cosa ti ha spinto ad avere questo comportamento magari posso aiutarti. - lo spronai. 

- Io non volevo però... però....  - non riusciva a parlare.

- Però cosa? Dimmelo Dave, lo possiamo affrontare insieme.

- Mi... mi prendono in giro ziaaaaaaa! I miei compagni mi prendono in girooooo... Non voglio più venirci a scuola. Sono cattivi... sono tutti cattiviiiiiii! - sembrava inconsolabile.

- Non piangere tesoro, non serve! - gli sorrisi provando ad ascigargli inutilmente il viso - Adesso, da bravo, prendi un bel respiro e racconta a me e ai signori qui presenti quello che è successo ok? - annui. Ci miese un po' a calmarsi e a trovare il coraggio di parlare ma alla fine ci riuscì.

- Lui e... e un altro nostro compagno di classe mi... mi dicono sempre che io sono uno sfigato perchè non... perchè non ho più una mamma  e... e sono giorni che quando esco da scuola loro mi prendono in giro e si mettono a ridere perchè... perche....

- Avanti continua... 

- Perchè sono l'unico bambino che non ha la mamma fuori scuola ad aspettarlo. O... Oggi lui non ha fatto altro che chiamarmi orfanello sfigato e così io mi sono arrabbiato e... e gli ho dato un pizzicotto sul fianco. - ora capivo tutto... ecco perchè erano giorni che se ne stava sempre in disparte con quel visetto triste, povero piccolo mio... come accidenti ho fatto a non capire che il suo disaggio riguardava proprio la scuola? 

- Gi hai dato solo un pizzicotto David? - lo rimproverò la sua maestra, anche lei presente a quel colloquio. - Perchè non racconti a tua zia anche il resto della storia? 

- E' stato lui che ha iniziato però!!!! - indicò l'altro bambino presente. - Lucas mi ha graffiato sul viso zia.  - ecco spiegati anche  i segni che aveva sulla sua guancia destra - E io allora gli ho dato un pugno forte forte sul naso e l'ho fatto sanguinare. - concluse a sguardo basso. - Mi sono solo difeso. 

- Ooooh Dave, lo sai bene che la violenza non va mai usata. - gli dissi 

- Ma ha iniziato lui!!!!!

- Non importa chi ha iniziato, alzare le mani è sempre sbagliato. Saresti dovuto correre a parlare con me o con la maestra, ti avremmo saputo aiutare.  - Aveva agito così perhè arrabbiato, quel bimbo aveva esagerato sul serio, ma non potevo di certo giustificare i suoi comportamenti violenti, Emma non avrebbe voluto.

 - Ma ziaaaa.... Io ce l'ho una mamma, perchè devono dire che non è così? - piagnucolò. 

- Perchè sei un bugiardo Dave! Non ce l'hai la mamma o altrimenti starebbe qui adesso non trovi? - rispose l'altro bambino con cattiveria. 

- IO CE L'HOOOOOOOOOOOOOOOO- strillò Dave.

- Prima forse! La tua mamma adesso non c'è più ecco perchè sei costretto a vivere da tua zia. Poveretto...  - non so chi avesse detto a quel bambino che Emma fosse morta, o che lui vivesse con noi, so solo che Dave a quelle parole si buttò a terra in ginocchio e pianse talmente forte che per poco non rimase senza respiro. 

- Z... zia non... non... lui...

- Shhhhhh amore mio non fare così - lo presi in braccio e cercai di tranquillizzarlo, se non intervenivo si sarebbe di sicuro sentito male.  - Non è vero che la mamma non c'è più, tu sai dov'è, l'hai vista pochi giorni fa. - Sembrava non volersi calmare - Dave ascoltami ok? Zia ti vuole bene, non ti direbbe mai una bugia. Mamma sta poco bene e ha bisogno di prendere delle medicine, è per questo che è in ospedale ed è per questo che non può venirti a prendere a scuola in questo periodo. Lo so che ti manca tanto e so anche che non deve essere facile vedere tutte le mamme all'uscita della scuola tranne la tua ma non preoccuparti, la tua mamma guarirà presto e non appena lo farà correrà dal suo ometto preferito che le manca tanto tanto. - Pur di calmarlo feci l'unica cosa che non avrei dovuto fare: mentirgli."

- E torneremo a vivere a casa nostra nostra come prima tutti e quattro? Io, mamma, papà e Hope? - mi sembrava di stare vivendo un incubo... 

- Certo Dave ma che domande sono è? 

- Ma lui... lui dice che tu sei... che tu sei la nuova fidanzata di papà e che presto sarai la mia.. la mia matrigna. - ne avevo sentite di stupidaggini nella mia vita ma questa le batteva tutte. Quel bambino non poteva essersi di certo inventato queste cose da solo, di sicuro gli adulti della sua famiglia, con chiacchiricci inutili e superflui, lo aveva influenzato. - Tu sei zia, non voglio che diventi la mia matrigna.... le matrigne sono cattive e comunque io voglio la mia mamma. Tu e papà non dovete stare insieme... io non voglio...

- Io e il tuo papà non siamo fidanzati tesoro, è una notizia sbagliata quella che hanno dato al tuo amichetto. - lanciai un'occhiataccia alla madre di quest'ultimo. -  Papà è sposato con la tua mamma, vuole stare con lei e io... beh lo sai... vivo con lo zio Robin. 

- E allora perchè...

Il tuo papà e io siamo solamente ottimi amici e se stiamo sempre insieme ultimamente è per non fare mancare nulla ne a te ne a tua sorella. Anche papà come te è molto triste perchè la mamma è in ospedale e da solo purtroppo non riesce a fare tutto. Ha bisogno di un piccolo aiuto e io glielo sto semplicemente dando, lo capisci? - annuì. - molto bene. - gli scompigliai i capelli per poi rivolgermi al preside. - Avrà una nota disciplinare per il suo comportamento suppogo...  - aveva sbagliato, quello era poco ma sicuro, con la violenza non si risolve nulla, ma al tempo stesso ero contraria al fatto che ricevesse una nota disciplinare. Si era comportato male è vero ma aveva agito così solo per difendersi. 

- Da prassi sarebbe così, non tollero questo genere di atteggiamenti nel mio istituto, ma capisco la situazione delicata che sta vivendo il piccolo e immagino che non sia facile per un bambino di cinque anni gestirla pertanto, se chiederà scusa al suo compagno di classe in modo sincero, potrei, ma solo per questa volta, chiudere un occhio. - e le scuse a mio nipote? quel bambino l'avrebbe passata liscia? Stavo per replicare ma il preside mi anticipò rispondendo alle mie silenziose domande. - Dave ha agito ad una provocazione in maniera del tutto sbagliata e anche se era lui, agli inizi, a stare dalla parte della ragione, così facendo è passato automaticamente dalla parte del torto. - mmh... avrei voluto controbattere ma alla fine il preside non aveva poi tutti i torti: era Dave che aveva alzato le mani per primo e di conseguenza questo fatto rendeva il suo compagno di classe la vera vittima. 

- Hai sentito Dave?

- Io non voglio chiedere scusa. Lucas ha parlato male della mia mamma e del mio papà e io sono molto arrabbiato. Papà dice che la famiglia non si tocca e lui invece lo ha fatto. 

- Ok sei arrabbiato, lo capisco, ma anche tu hai sbagliato picchiandolo. Volevi difendere la tua famiglia ma lo sai bene che non si mettono le mani addosso agli altri.  - abbassò la testa colpevole. - Dai, chiedi scusa e fate la pace ok? Sicuramente ora anche il tuo amico sa che le cose che ti ha detto non sono vere.

- Lui non è mio amico. Non più! 

- Amico o no devi chiedergli scusa.

- Solo se mi porti dalla mamma. - disse serio. Cos'era... una minaccia forse?

- Andiamo tesoro non farla tanto lunga... è solo una parolina quella che devi dire, non è così difficile.

- Ma tu mi ci porti da mamma se lo faccio? - avrebbe accettato un no come risposta? Considerando il suo comportamento in questo ultimo periodo direi proprio di no. Forse non era il caso di cedere così, gli avrei lanciato un messaggio sbagliato, ma quello era lunico modo a quanto pare per uscire da quella stanza e mettere fine a tutta quell'assurda situazione.

- D'accordo. ma prima si va a lezione di scherma. E' martedì oggi ricordi? Andiamo a lezione e poi, se non farai capricci, andremo dalla mamma ok? Non le diremo nulla che abbiamo intenzione di andare a trovarla, le faremo una sorpresa sei d’accordo? - sorrisi per poi abbracciarlo ancora una volta. 

  • No, non ci voglio andare a lezione... voglio andare da mamma adesso! 
  • Ma adesso non si può, dobbiamo aspettare l’orario delle visite per poter andare da lei e comunque a lezione devi andarci lo sai... lo sport è importante proprio come la scuola e poi il tuo maestro vuole incontrarci per parlarci di una cosa importante, mi ha chiamata questa mattina - era la verità, non possiamo non andare.
  • Non ci voglio andare, non ci voglio andare, non ci voglio andare!!!!!!  - oh oh... se iniziava a fare capricci anche per una delle sue attività preferite la cosa era assai grave. Che ci fosse qualcosa sotto anche lì? Ormai non sapevo più cosa pensare.
  • Dave, amore della zia, rispondimi sinceramente.... è successo qualcosa anche a scherma? Hai litigato con qualche tuo compagno di squadra? È forse questo che deve dirci il tuo allenatore? - aveva fatto a botte in classe, non mi sarei stupita di certo se fosse capitato qualcosa di simile anche lì. 
  • Non ho fatto nulla, non lo so perché il maestro ti vuole parlare ... - rispose quasi offeso per aver ipotizzato una cosa del genere.
  • allora andiamo a scoprirlo, non sei curioso? Forza! Saluta il preside, la maestra, chiedi scusa al bimbo per il tuo comportamento poco corretto e andiamo.
  • Non chiedo scusa! Lui mi ha preso in giro... lui deve chiedere scusa a me. - oddio... di nuovo?
  • Forse, ma come ti ho già detto poco fa tu alzando le mani hai sbagliato tanto quanto lui, lo sai che non va fatto perciò adesso scusati. 
  • No! - pignolo come suo padre non c’è che dire.
  • Guarda che se non chiedi scusa il preside potrebbe anche sospenderti lo sai si? - naturalmente non era vero ma era l’unico modo per spingerlo a scusarsi. - E lo sai che succede se mamma verrebbe a sapere una cosa del genere vero? - al solo pensiero che Emma fosse messa al corrente del suo comportamento Dave cambiò subito atteggiamento. 
  • Ma se... se chiedo scusa non... non lo dite a mamma vero? - guardò tutti i presenti e non solo me. 
  • Se chiedi scusa e andrai a lezione da bravo bambino quale in teoria sei  allora no, non glielo dirò. 
  • E va bene allora... scusami ok? - anche l’altro bambino chiese scusa a sua volta per i suoi modi e sua madre fece lo stesso con me invitandomi ad estendere le scuse, per il comportamento poco consono del figlio, a tutta la nostra famiglia. Un problema era dunque stato risolto... ora bisognava solamente capire cosa fosse successo a scherma. Entrai nell’ufficio dell’allenatore di Dave con un po’ di agitazione devo essere onesta ma mi tranquillizzai subito non appena iniziò a parlare. Dave non aveva combinato nulla questa volta, anzi... a lezione era un allievo modello e nonostante la sua giovane età stava diventando davvero molto molto bravo tanto che l’uomo  era intenzionato a passarlo di corso per farlo allenare con i bambini più grandi. 
  • Non è  tutto signora... sono venuto a conoscenza che tra due giorni ci sarà un incontro per i bambini dai nove ai dieci anni dove, come presidente di giuria, ci sarà nientepopodimeno che l’allenatore della squadra olimpionica. Gli ho parlato di Dave e mi ha detto, nonostante sia davvero ancora troppo piccolo, di volerlo esaminare ugualmente  per una possibile borsa di studio presso la sua federazione. - se ci fosse stato nonno David lì in quel momento gli sarebbe uscito molto probabilmente il cuore dal petto dall’emozione, finalmente dopo mesi bui eccoci davanti ad una notizia meravigliosa. - è un’occasione più unica che rara a questa età, di sicuro comporta grandi sacrifici in quanto sarebbe costretto a trasferirsi con qualcuno della famiglia per tutto il periodo della borsa di studio ma vi consiglio, se questo accadrà, di valutare attentamente la cosa. - spiegò per poi rivolgersi a Dave - Ora perché non vai a prepararti per la lezione? Io arrivo subito. - esitò qualche secondo, non voleva andare ma poi, sicuramente ripensando al nostro piccolo accordo, si alzò dalla poltroncina dove era seduto, prese il suo borsone e si incamminò verso gli spogliatoi. Durante tutta la conversazione con l’allenatore era stato assente... distratto, di sicuro non aveva capito poi molto di tutto quel discorso, ma l’allenatore volle comunque farlo allontanare per poter continuare a parlare con me in privato. - So la situazione familiare che state vivendo e credetemi... mi dispiace terribilmente che questa opportunità sia arrivata proprio in concomitanza con tutto questo. Se non fosse stato importante per Dave non ve lo avrei neanche proposto ma questa è una carta che può davvero aprirgli molte porte in futuro. Non so se segue la scherma signora ma vede...   con una borsa di studio presso la federazione l’entrata in nazionale quando sarà più grandicello è quasi assicurata, vale la pena tentare non trova? 
  • Assolutamente, ma non essendo io a prendere decisioni per lui non posso autorizzare o meno la cosa. Dovrei parlare con suo padre prima ma non credo ci siano grossi problemi per quanto riguarda il farlo partecipare alla competizione, un membro della famiglia lo accompagnerà di sicuro mentre per quanto riguarda la borsa di studio... beh forse in quella circostanza sarebbe un pochino più complicato organizzarci visto la nostra situazione famigliare ma nel caso dovesse vincere sul serio questa borsa di studio vedremo come poter fare per non fargli perdere questa opportunità. - sarebbe stato complicato, se non addirittura impossibile, organizzarci ma per Dave avremmo trovato di sicuro un modo... chissà, magari un’esperienza del genere lo avrebbe anche aiutato a superare la prematura scomparsa di Emma. 
  • Ne parli a casa allora e non appena sa qualcosa me lo faccia sapere cosicché posso mobilitarmi per iscriverlo alla competizione. 
  • Entro stasera avrà già una risposta - risposi alzandomi e andando a stringergli la mano. - è stato un piacere parlare con lei, non sa che gioia mi ha trasmesso nel dirmi che Dave non ha alcun tipo di problema qui da voi. Sia a scuola che a casa stiamo passando dei problemini con lui. 
  • Posso immaginare... si dice che lo sport aiuta molto in questi casi, evidentemente sta incanalando le sue paure e la sua rabbia nella disciplina.... sono felice che abbia deciso di non mollare, ho visto bambini mollare anche per cose di gran lunga più superflue.
  • Dave è un osso duro in fondo. - sorrisi pensando al mio nipotino. - vada da lui adesso, se inizierà la lezione con ritardo se la prenderà con me. Abbiamo un appuntamento importante subito dopo lezione - capì subito a chi mi stessi riferendo - non mi perdonerebbe mai se per parlare con lei gli facessi fare tardi. A presto. 

Con quelle ultime parole mi congedai e andai ad attenderlo, insieme alle mamme degli altri bambini, nella sala d’attesa. Sfogliai qualche rivista, lessi sul mio cellulare gli ultimi documenti di lavoro appena arrivati dopodiché, vista l’ora, andai negli spogliatoi a preparare Dave per il suo appuntamento speciale. A differenza di quando lo avevo lasciato sembrava felice, era sorridente... tutto merito di Emma e del fatto che stavamo andando da lei suppongo. Si vestì senza perdersi in chiacchiere e in men che non si dica fummo subito in macchina in direzione dell’ospedale. Quando arrivammo e varcammo la soglia del grande edificio iniziò a correre e senza darmi modo di richiamarlo raggiunse la stanza della sua mamma. Aveva imparato a memoria sia il piano che il numero della stanza. 

Non si vedevano da una settimana eppure dal modo in cui si stringevano l’un l’altra sembrava essere passata una vita. Fu una scena struggente ma al tempo stesso molto bella, vederli insieme era davvero meraviglioso. Trattenni le lacrime, stessa cosa fecero Killian e Robin , che erano già li, ma lo stesso non potei dire di David e Snow. Anche Emma li vide in quello stato ma fece finta di nulla e si concentrò solamente sul suo ometto chiedendogli come stesse andando a scuola e se avesse delle novità da dirgli. Dave abbassò lo sguardo colpevole, non voleva dire a sua mamma una bugia ma al tempo stesso non voleva dirgli di aver preso a pugni un suo compagno di classe, non sarebbe stata per nulla contenta. Divagò un po’ ma poi, vedendolo seriamente in difficoltà, decisi di intervenire io.

  • A scuola va bene, non ha lo stesso entusiasmo di sempre ma non va per nulla male, bisticcia con i suoi compagni ogni tanto ma nulla di che. - gli feci l'occhiolino per tranquillizzarlo. Gli avevo promesso che non avrei raccontato l’episodio di quella mattina a sua madre e per quel giorno, anche se non era corretto nei confronti di Emma, avrei mantenuto il segreto. Naturalmente la mia amica si accorse, con quel mio gesto verso Dave, che sotto nascondevo qualcosa ma prima che potesse dire anche solo una parola introdussi l’argomento del giorno rendendo partecipi tutti. - se a scuola va bene devo dire che a scherma va ancora meglio. - sorrisi - vuoi dirlo tu Dave? - scosse la testa e con la manina mi indicó come a voler dire “fallo tu” - Questo ometto sembra essere davvero molto portato e oltre a passare di corso il suo insegnante vorrebbe portarlo in gara tra qualche giorno. Sarà una gara davvero molto particolare sapete? Gareggerebbe con i bambini più grandi e non meno importante ci sarà una persona, il presidente della nazionale di scherma, che lo guarderà per una potenziale borsa di studio presso la sua federazione. 
  • Stai... stai scherzando? - disse Emma completamente senza parole. - È... è una notizia fantastica!!! Dave amore di mamma.... - lo abbraccio riempiendolo di baci - sono orgogliosissima di te. - tutti si complimentarono con il piccoletto, nonno David fu il primo subito dopo Emma, ma la faccia del bimbo non lasciava intuite nulla di buono. 
  • Campione, non sei contento? Disse suo nonno vedendolo non gioire quanto lui. Dave scosse la testa e corse a rifugiarsi tra le braccia di Emma. - no? E perché amore di nonno? È una cosa bellissima sai? - rispose allo stesso modo - Non ti va di far vedere a tutti quanti sei bravo? A nonno piacerebbe tanto vederti combattere come un cavaliere sai? Non vuoi farmi contento? - fu sull’orlo di mettersi a piangere ma Emma, capendolo per tempo lo stato emotivo di suo figlio, prese la parola cercando di evitargli le lacrime. 
  • Papà lascialo in pace per favore, se non vuole partecipare alla competizione nessuno di noi lo costringerà! - disse per poi rivolgersi direttamente al suo ometto. - Stai tranquillo Dave, nessuno vuole farti fare qualcosa che non ti va però, almeno per quanto mi riguarda, mi farebbe piacere  sapere  perché non ti piacerebbe vivere questa esperienza... ti va di dirmelo? - i loro occhi si incrociarono e rimasero a fissarsi per qualche istante, - Alla mamma puoi dire tutto lo sai.  Hai paura di sbagliare? Ti vergogni per caso? - scosse la testa, a quanto pare anche sua madre era fuori strada. - Cosa c’è allora che non va? Ti piace la scherma, ti è sempre piaciuta...
  • Non... non... io non voglio fare la gara se non c’è nessuno a vedermi... - confessò - Gli altri bambini hanno i genitori che li accompagnano dappertutto... io... io non voglio fare la gara se sono da solo.  - non sono per quanto altro avrebbe resistito il mio cuore. Era un’intera giornata che ascoltavo queste sue paure... non credo avrei resistito ancora per molto. 
  • Non ti lasceremo da solo Dave ma cosa dici è? Papà sarà più che felice di accompagnarti, non è vero Killian? 
  • Certo che sì ometto. 
  • E verrò anche io insieme alla nonna e alla tua sorellina. - continuò David. 
  • E naturalmente ci saremo anche io con zio Robin e Henry - conclusi.  
  • Visto? Che ti dicevo? Non sarai solo, verranno tutti a vederti.  - non sembrò cambiare umore. 
  • E tu? - chiese con voce bassissima temendo già la risposta negativa della sua mamma. - Tu verrai? 
  • Non sai quanto mi piacerebbe poterti venire a vedere tesoro ma non sono ancora guarita e di conseguenza dovrò restare qui ancora per un po.
  • Allora io non faccio la gara! - esclamò a gran voce arrabbiato e  incrociando le braccia al petto. 
  • Non essere sciocco, ci saranno tantissime altre gare a cui potrò partecipare una volta fuori da qui, - “Emma non promettere cose che non manterrai” pensai tra me e me, possibile che non capisse che così facendo gli faceva solo più male? Lo avrebbe consolato nell’immediato ma tutte quelle bugie sarebbero ricadute a capofitto su di lui non appena la tragedia si sarebbe consumata rendendolo insicuro e deluso da lei.  - Se per una volta non sarò presente non succederà nulla! Farò il tifo da qui e aspetterò con ansia il tuo racconto. Che ne dici? Ti piace come compromesso?
  • NOOO! Ho detto no! Io non faccio la gara se non ci sei anche tu a vedermi. -  Vidi Emma scrutare tutti nella speranza di trovare una possibile soluzione ma non era per nulla semplice trovare una via d’uscita. Bisognava inventarsi qualcosa e al più presto, Dave non avrebbe ceduto facilmente e di sicuro Emma non si sarebbe arresa fin quando suo figlio non avesse cambiato idea. Fortunatamente, anche se Dave non era per nulla intenzionato a lasciare la stanza, suo nonno riuscì a portarlo fuori con la scusa di un gelato e noi potemmo finalmente mettere in atto un possibile piano. 
  • Potrei teletrasportarmi li giusto il tempo necessario per il suo incontro... - disse come se fosse una cosa fattibile e sopratutto senza alcun rischio.
  • Cosaaa???? - rispose Killian completamente contrariato dalle parole di sua moglie - Non  se ne parla minimamente! Sono mesi che sei confinata in questo letto, non ti reggi dritta... dove accidenti pensi di andare è? 
  • Forse con qualche incantesimo potrei...  
  • Ho detto di no e non voglio ripetermi. Ho ceduto a troppe volte alle tue malsane idee in questo periodo, non lo farò di nuovo: non uscirai da qui per nessuna ragione al mondo. Non so per quanto altro tempo ancora potrò... si beh... non so per quanto ancora noi.... - non riusciva a portare a termine la frase. - Non ti permetterò di rubarmi altri momenti preziosi con te. 
  • Killian cosa accidenti stai dicendo si può sapere? - ok era stato un po’ vago ma non potevo credere che sul serio non avesse capito il suo discorso... che accidenti le stava succedendo? Non la riconoscevo più.
  • Se venissi alla partita potresti aggravarti e.... NO! Ho deciso, non verrai con noi! 
  • È anche mio figlio Killian, non puoi decidere per...
  • Ah... adesso è anche tuo fig....
  • Basta ragazzi per favore, non iniziate... non è il momento. Dave sta soffrendo per tutta questa situazione e va aiutato. Emma, sono d’accordo con Killian, non stai bene e peggioreresti solo le cose in questo modo.
  • Allora usa tu la magia! - io? E in che modo avrei dovuto usarla? -  utilizza qualche pozione mutaforma e prendi le mie sembianze... non potrò vedere sul serio il suo incontro ma lui crederà che io sia lì. 
  • Dovremmo imbrogliarlo quindi? - chiesi per nulla convinta che quello fosse un buon piano. 
  • È l’unico modo per renderlo felice.. e poi guarda il lato positivo della cosa: se funzionerà allora magari in futuro  potresti di tanto in tanto...
  • Non se ne parla Emma! Posso farlo per l’incontro se proprio ci tieni ma non puoi chiedermi questo, non puoi chiedermi di imbrogliare i tuoi figli facendogli credere che tu... - ma che accidenti si era fumata? Dovevo seriamente parlare con Whale... i medicinali che stava prendendo iniziavano a dargli alla testa.

Continuammo a parlare cercando di mettere in atto un buon piano e quando Dave tornò in stanza venne messo al corrente che sua madre, in via del tutto eccezionale, avrebbe presenziato all’evento. Come immaginavo i suoi occhi si riempirono di gioia allo stato puro, non lo vedevo così gioioso da mesi ormai e se da un lato ero commossa e felice  nel vederlo così dall’altro mi sentivo un vero e proprio schifo: lo stavamo pugnalando alle spalle e di sicuro, se il piano non sarebbe andato a buon fine, me ne sarei pentita per il resto dei miei giorni.

Quella notizia gli aveva cambiato la giornata e non solo...  finalmente il piccolo Dave tornò ad essere a tutti gli effetti il solito bambino vivace e spensierato di sempre. Forse Emma dopotutto aveva avuto una buona idea.... no, assolutamente no. Forze agli inizi poteva sembrare così, ma poi la cosa si rivelò un vero e proprio fiasco. Era il giorno prima della gara e d’accordo con Killian decisi di prendere le sembianze di Emma per andare a prendere il piccoletto a scuola. Una sorpresa del genere gli avrebbe dato di sicuro la giusta carica per affrontare l’incontro l’indomani e con la scusa avremmo  iniziato anche a  farlo abituare di nuovo alla presenza di Emma. Non la vedeva da mesi se escludiamo gli incontri sporadici in ospedale e di conseguenza se  mi fossi trasformata solamente il giorno del tanto atteso incontro di sicuro  avrebbe passato l’intero pomeriggio a fissare sua mamma distraendosi da tutto il resto del mondo. Il mio cuore batteva all’ impazzata al solo pensiero di trovarmi a faccia a faccia con lui e quando questo avvenne e lo vidi corrermi incontro per poi  abbracciarmi mi sciolsi completamente. Lo strinsi a mia volta con quanta più forza avessi in corpo cercando di regalargli un bel momento ma purtroppo successe qualcosa che mai mi sarei aspettata. L’abbraccio durò poco più di dieci secondi dopodiché si divincolò e guardandomi con aria delusa scoppiò a piangere. Non capii subito cosa stesse succedendo e neanche Killian che era lì vicino a me capì, ma poi Dave si lasciò sfuggire la frase “sei bugiarda, tu non sei la mia vera mamma” ed ecco che la situazione apparve abbastanza chiara anche ai nostri occhi: il piano non aveva funzionato. Provammo in tutti i modi a fargli credere che ero sul serio Emma ma Dave condivideva con sua mamma un legame speciale di cui in non facevo minimamente parte, anche un singolo abbraccio a quanto pare era parecchio differente dal mio pertanto alla fine, non riuscendo a calmarlo in nessun modo, fummo costretti a confessare la verità e per farlo lo portammo in ospedale da Emma in modo tale che se avessimo fallito almeno lei sarebbe riuscita quantomeno a tranquillizzarlo.

  • cattivi.. mi volevate prendere in giro! - disse non appena giungemmo in ospedale. - Mamma arrabbiati anche tu! - disse pensando fossimo stati noi ad avere l’idea. 
  • Amore... a dire il vero sono stata io a proporre questa cosa a papà e a zia. - confessò facendolo rimanere a bocca  aperta. - Non sopportavo l’idea di doverti vedere rinunciare a qualcosa che ti piace tanto e così ho chiesto alla zia di sostituirmi per un giorno. Volevo solo renderti felice.... non era assolutamente mia intenzione farti soffrire. 
  • Io sono felice se ci sei tu con me, no gli altri. Solo tu sei mamma Emma... - ma perché dovevo ritrovarmi ogni volta ad assistere a queste scene strappalacrime? Sarebbe stato da urlare a gran voce “Emma smetti di fare la cretina e ragiona, i tuoi figli hanno ancora bisogno di te!” ma l’unica cosa che feci fu quella di indietreggiare un pochino e tamponarmi, con fare vago, una lacrima che ribelle era sfuggita al mio controllo. 
  • mi dispiace cucciolo... puoi perdonarmi? - chiese a quel punto lei guardandolo dritto negli occhi. Dave era stato ferito parecchie volte nella sua vita ma mai da una persona di cui si fidava ciecamente. Emma questo lo sapeva ed è per questo che i suoi occhi trasmettevano paura...
  • Si, ma la gara non la faccio però! - affermò. - se non ci sei tu io non la voglio fare. 
  • Mah...
  • No no no e no! Ho detto no! Non potete costringermi! 
  • Non voglio assolutamente costringerti Dave ma vorrei farti comunque capire che...
  • Bla bla bla blaaaaaa!  Non ti sento, non ti sento!!! - iniziò a canticchiare a gran voce per non ascoltare le parole di sua mamma. Era Hope che aveva questi atteggiamenti, non di certo Dave, vederlo comportarsi in quel modo infantile era davvero una novità. 
  • E se... - provò ad intervenire Killian con scarsi risultati 
  • Bla bla blaaaaaa.... bla bla blaaaaa! 
  • Dave... 
  • Non ti sento, non ti sentoo.... 
  • la mamma verrà domani! - la voce di Killian fu talmente ferma e decisa nel pronunciare quella frase che anche facendo il buffone Dave riuscì a sentirlo. 
  • Bla bla bl... COSAAAAAA???? - finalmente qualcuno era riuscito ad ottenere la sua attenzione ma la domanda adesso era: cosa aveva in mente Killian? 
  • Forse la mamma potrà assistere per davvero al tuo incontro domani.
  • Davvero papà? Non mi stai prendendo in giro come prima?  
  • No tesoro, dico sul serio, ma devi ascoltarmi attentamente. - annuì correndo a sedersi sul letto accanto ad Emma la quale fissava Killian non capendo. - Come sai la mamma sta ancora poco bene e i medici non sono molto d’accordo a farla uscire dall’ospedale. Hanno paura che peggiori e noi non vogliamo che questo accada vero?
  • No ma se non può uscire allor....
  • Aspetta, lasciami finire. Non potrà essere fisicamente presente, ma potrà comunque esserci e tu potrai vederla. Come? Beh.. nello stesso modo in cui chiedi ad Henry di raccontarti le storie quando non è a casa con noi. - ok, un applauso a Killian. Devo riconoscerglielo, aveva avuto un’idea geniale... sperai solo che Dave fosse d’accordo. 
  • Con il pc? - chiese. 
  • Esattamente. Mamma qui al suo pc portatile e noi potremmo portare alla gara quello che è a casa. Non la vedrai fisicamente ma potrai vederla tramite lo schermo. Che dici, può andare bene come compromesso? - ci pensò un po’ su, guardò attentamente suo padre e sua madre cercando di scorgere una possibile bugia, dopodiché annuì accettando quel compromesso. L’indomani a quanto pare, fisicamente o non, saremmo tutti andati a vedere l’incontro del piccolo Dave e finalmente avremmo vissuto una giornata a tutti gli effetti normale e senza brutti pensieri. 

Ci svegliammo all’alba e tra il preparare la borsa al piccolo, farlo vestire nonostante l’evidente stato di  agitazione e preparare anche la piccola Hope arrivammo nel luogo in cui si sarebbe tenuta la gara con qualche minuto di ritardo rispetto a quello indicato dal suo maestro. Fummo io e Robin ad accompagnarlo, i Charming e Killian ci avrebbero raggiunti a breve. Entrambi avevano delle piccole cose lavorative da sistemare prima di poterci raggiungere. La competizione sarebbe iniziata solamente nel pomeriggio quindi Dave non si agitò per quella assenza, fui io a farlo qualche ora più tardi quando vidi arrivare solamente David e Snow con a seguito Henry. 

  • scusa il ritardo ma c’era un traffico infernale. - esordì David per poi guardarsi attorno. - dov’è il mio piccolo cavaliere? 
  • È con il suo maestro e i compagni di squadra, guarda... - gli indicai un punto preciso - è proprio lì. - lo salutò con un gesto della mano e il piccoletto che non faceva altro che fissare verso la nostra direzione, in attesa che arrivassero tutti, ricambiò con un gran sorriso. - Killian? Avete notizie di lui? Sapete se è già partito? Inizia ad essere tardino...
  • Ma veramente era proprio dietro di noi, dovrebbe essere già qui! 
  • Sarà stato imbottigliato nel traffico... - continuò Snow. 

Iniziammo a prendere posto scrivendo un sms a Killian per informalo di dove fossimo seduti e per avere sue notizie ma non sembrò leggerlo. Ormai mancava davvero poco e il piccolo Dave iniziava ad essere preoccupato per l’assenza del suo papá. Decisi di raggiungerlo per rincuorarlo e nel mentre chiesi a David la gentilezza di contattare telefonicamente Killian. 

  • Campione sei pronto? - annuì - agitato? 
  • No! Sono tutti più grandi e il maestro mi ha detto che anche se perdo l’incontro non fa nulla perché sono piccolino. 
  • E a ragione tesoro, non è importante vincere ma partecipare e essere consapevoli di averci messo tutto l’impegno possibile. - lo abbracciai. - Senti, sono venuta qui per dirti che papà è un po’ in ritardo ma sta arrivando. Non temere, arriverà prima che tu salga in pista.
  • Lo so zia! Papà mi ha promesso che sarebbe venuto e quindi lui manterrà la promessa, papà lo fa sempre. - in effetti forse ero io a preoccuparmi troppo, Killian era di sicuro in ritardo per via del traffico, non si sarebbe perso per nulla al mondo l’incontro di suo figlio.
  • Lo so, ma volevo comunque assicurarmi che lo sapessi. Dammi un bacino adesso, ci vediamo tra poco. 

Tornai dagli altri sperando che Killian fosse arrivato ma purtroppo di lui ancora nessuna traccia.

  • lo hai chiamato? Che ti ha detto? 
  • Ho provato due volte: la prima squillava a vuoto, la seconda ha risposto la segreteria. 
  • Continua a chiamare, io nel mentre mi collego su Skype e stabilisco la connessione con Emma: se Killian farà tardi almeno Dave vedrà quantomeno la sua mamma. - Non so cosa me lo fece fare, se già mi sentivo che qualcosa sarebbe andata storta o cosa, fatto sta che quella mattina decisi di portare anche il mio di pc portatile e quindi, senza aspettare ulteriormente, aprii l’app e tentai di mettermi in contatto con Emma. Fu un fiasco totale, la connessione non avvenne, dall’altra parte dello schermo nessuno accettò la chiamata. Controllai l’orologio, come orario eravamo puntualissimi, Emma sarebbe dovuta essere in attesa già da un bel po eppure questo non avvenne; qualcosa era andata storta e la situazione si complicò ulteriormente quando dagli altoparlanti venne annunciato l’inizio della gara. I primi due bambini iniziarono l’incontro aprendo ufficialmente la competizione, poi fu il turno dei secondi, dei terzi...dei quarti. Iniziai a sperare in un miracolo, era l’unica cosa che potevo fare in quel momento, Dave era nella quinta fascia, era il prossimo a salire in pista, se Killian non ci avesse raggiunti in meno di un minuto molto probabilmente Dave se la sarebbe legata al dito. Provai a pensare ad una soluzione alternativa per evitare che questo accadesse ma non mi venne nulla in mente se non provare un nuovo incantesimo mutaforma. il primo tentativo fatto il giorno prima aveva dato risultati pessimi, non era di sicuro il caso di replicare. Il mio cervello stava andando in fumo ma purtroppo senza alcun successo. il quarto incontro per mia sfortuna durò pochissimo e quindi non ebbi il tempo materiale per poter fare nulla che la quinta coppia venne invitata a salire in pista. Avevo il cuore che tremava all’ impazzata, sperai con tutto il cuore che Dave non guardasse nella nostra direzione e inizialmente fu davvero cosi: con fioretto e maschera alla mano si diresse verso la sua postazione senza mai staccare gli occhi dall’avversario. “Il mio piccolo ometto” pensai vedendolo atteggiarsi da grande ma poi quella commozione e emozione nel vederlo così sicuro di se si spezzò non appena si girò verso di noi e non trovò le due persone che più avrebbe voluto vedere  li. Rimase a fissarci deluso e al tempo stesso incredulo, non era da Killian non mantenere una promessa... sarei voluta scendere in pista e abbracciarlo credetemi  ma l’arbitro e il suo insegnante lo richiamarono all’ordine e fu costretto a prestare la sua attenzione su altro. Mise la maschera, impugnò il fioretto e si mise in posizione. L’arbitro diede inizio all’incontro ma se quello precedente avevo detto fosse stato un tantino breve, questo lo fu anche di più. Non appena venne dato il via Dave fece l’unica cosa che mai mi sarei aspettata facesse: lanciò il fioretto a terra dichiarando così la sua sconfitta a tavolino. Per un attimo fu come vivere un dejavu: rividi nel suo gesto l’impresa eroica\suicida di sua madre nella battaglia finale contro Gideon... anche lei lanciò la sua spada a terra in quel modo. Mi alzai dalla tribuna e affiancata da David, che era in piedi già da prima di me, corremmo da Dave che come se non bastasse stava ricevendo un rimprovero dal suo maestro. Avrei voluto interromperli, non era il caso di rimproverarlo, ma non lo feci, rimasi al mio posto e aspettai che il suo allenatore finisse. 
  • Andate via!!!! VIA HO DETTO! - strillò non appena ci vide avvicinarci. 
  • Tesoro...
  • ANDATE VIAAAAAAAAAAA!!!! - io rimasi al mio posto, David invece ignorò ogni sua parola e contro il volere del piccolo, il quale cercò di divincolarsi, lo prese in braccio e lo strinse a se. 
  • Va tutto bene amore di nonno, piangi se vuoi farlo, grida... non tenerti nulla dentro. - credevo che Dave avrebbe continuato imperterrito ad inveirci contro e invece, con mio gran stupore, non lo fece: le parole del suo omonimo avevano funzionato. Pianse tanto devo ammetterlo e nel contempo urlava parole di disprezzo verso suo padre: “È cattivo”, “ lo aveva promesso”, “se mi voleva bene per davvero sarebbe venuto a vedermi”... non sapevo casa dirgli in realtà, non avevo la minima idea di dove potesse essersi andato a cacciare suo padre, ma una cosa era certa: niente di buono faceva presagire quella sua assenza. 
  • È  come tutti gli altri, non gli importa niente di me!
  • Dave non dire così, lo sai anche tu che non è assolutamente vero.
  • E perché allora non è qui? Dove sta?- Guardai David come a chiedere aiuto a lui per una plausibile spiegazione ma l’espressione sul suo volto era pressoché uguale alla mia. 
  • Amore papá ha avuto da fare - inventò sul momento nella speranza servisse a qualcosa - Era davvero molto dispiaciuto cucciolo mio ma proprio non poteva fare altrimenti. 
  • Ma lui lo aveva promesso, le promesse vanno sempre mantenute... sempre! Me l’ha detto proprio lui. 
  • Lo so, il tuo papá è un uomo di parola e se dice una cosa, di solito, cascasse il mondo, la fa. Se non è venuto oggi al tuo incontro significa che c’è stato un contrattempo che gli ha impedito di farlo... tutto qua. Non l’ha fatto di proposito Dave, ci teneva tantissimo posso giurartelo questo. 
  • Ma io ci tenevo tanto... 
  • non mancheranno altre occasioni te lo prometto questo, ora andiamo a casa però: tua sorella si è addormentata più di un’ora fa e anche tu hai bisogno di riposare. 
  • Possiamo andare dalla mamma prima? Per favore... sicuramente è  dispiaciuta che papá non gli ha fatto vedere la gara. Voglio dire a lei  che siamo in due ad essere arrabbiati con papá. 
  • Hai visto ieri la mamma, andare in ospedale tutti i giorni non va bene per un bimbo piccolo come te Dave: potresti prenderti una malattia. - provai a spiegarli ma il risultato fu quello di farlo riprendere a piangere. Brava Regina... gran bel lavoro. In due non riuscimmo a calmarlo e alla fine fummo costretti, pur di riuscirci, a cedere. Cambiammo l’ordine delle macchine: Snow andò con Robin e Henry mentre io Hope e Dave con David. Il piccolo non voleva staccarsi da suo nonno e io non volevo lasciare quel teppistello da solo. Il viaggio verso casa, o meglio verso l’ospedale fu molto lungo e mentre i bambini dormivano sui sedili posteriori io e David provammo a capire cosa potesse aver spinto Killian a non presentarsi. Prendemmo ad esame tutto: dalla cosa più semplice ovvero che avesse bucato e che non aveva avuto modo di mettersi in contatto con noi, alle ipotesi più assurde come il fatto che avesse deciso volutamente di allontanarsi, non reggendo più lo stress, tenendo così fede alle parole di qualche tempo prima o, e questa era l’ipotesi più brutta,  che gli fosse successo qualcosa durante il tragitto.
  • Non può essergli successo qualcosa - mi disse David non appena arrivammo a Storybrooke - Abbiamo ripercorso  la stessa strada dell’andata, se avesse avuto un incidente o semplicemente avesse bucato lo avremmo visto. Deve esserci un’altra spiegazione a questa misteriosa scomparsa. 
  • E quale?!?!? - non aveva tutti i torti in effetti ma se non aveva avuto nessun inconveniente sulla strada per quale motivo non si era presentato? Non sapevo più  cosa pensare, l’unica cosa certa era che si era messo in viaggio per poter essere presente alla partita di suo figlio... da lì il nulla.  

Approfittammo che i bimbi stessero ancora dormendo e lasciandoli alle cure di Snow e Robin ci recammo verso la stanza di Emma. Il piano era quello di raccontargli bene o male cosa fosse successo alla gara senza farla allarmare, avremmo inventato che Killian ci avesse telefonato per dirci che non poteva essere dei nostri, ma non appena aprimmo la porta della sua stanza trovammo una spiacevole sorpresa. Emma stava dormendo ma il suo colorito non lasciava intendere nulla di buono. Aveva quattro flebo attaccate al braccio sinistro, cosa che il giorno prima non aveva e un paio di monitor a controllare i suoi valori vitali. 

  • Che accidenti le è successo??? - dissi ad alta voce mentre feci marcia indietro per andare a chiedere delucidazioni a qualche medico del piano. avevano i nostri recapiti telefonici, perché non ci avevano avvisato?  Ero furibonda, non ci voleva anche questo, ma poi proprio mentre ero in corridoio pronta ad inveire contro chiunque mi andasse a tiro, vidi l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere... Killian.
  • MA DOVE ACCIDENTI ERI FINITO È? TI ABBIAMO CERCATO, TI CHIAMATO NON SAI QUANTE VOLTE... PENSAVAMO TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA, PERCHÉ ACCIDENTI NON CI HAI RISPOSTO È? DAVE CI È RIMASTO MALISSIMO PER LA TUA ASSENZA, PER QUALE ASSURDO MOTI.... - David bloccó il mio fiume di parole mettendomi semplicemente una mano sulla spalla. Aveva capito tutto semplicemente guardandolo in viso mentre io.... beh io in quel momento ero troppo agitata per poter capire, o forse il mio cervello aveva capito ma stava trovando modo e maniera di non prendere atto della cosa. 

Killian non rispose alle mie domande, se ne stava lì, di fronte a noi, con un’espressione affranta e con  gli occhi rossi invasi dalle lacrime. 

  • Killian che... - provò a dire David ma le parole gli morirono di bocca al solo pensiero che qualcosa di brutto potesse essere effettivamente successo. - Emma sta bene vero? 
  • Sta bene David che domande sono... ci avrebbero chiamati altrimenti non trovi? - il mio cervello smise di proteggermi proprio in quel momento e improvvisamente mi fu tutto più chiaro. Killian era in macchina proprio dietro Snow e David quel pomeriggio ma improvvisamente era sparito non lasciando alcuna traccia. Perché lo avrebbe fatto se non per... - Killian che.... - le parole uscirono come un sussurro. Avevo paura a chiedere. 
  • Hanno chiamato me... mi hanno chiamato dicendomi che.... non avrei mai saltato l’incontro di Dave se non... io... io non potevo lasciarla sola. 
  • Che... che è successo? - avrei dovuto essere io la più forte tra i tre, uno era suo padre, l’altro suo marito... erano più coinvolti di me, eppure fu David a fare la domanda per ottenere informazioni più chiare. 
  • Ha avuto una crisi... ha rischiato di... hanno rischiato tutti e tre di.... non me lo sarei mai perdonato se non fossi arrivato in tempo. - talmente la frustrazione che diede un pugno contro il muro del corridoio ferendosi la mano buona. - MALEDIZIONE! STA ANDANDO TUTTO A PUTTANE!!!!!
  • Ei calmati, è tutto ok adesso…Stanno bene vero? - non era propriamente una domanda, David si stava auto convincendo che solo quella poteva essere la risposta. Non poteva essere altrimenti...
  • L’hanno ripresa per i capelli e i bambini anche adesso sembrano stare bene. I medici hanno temuto che uno dei due non sarebbe sopravvissuto ma a quanto pare sembra che ce l’abbia fatta. 
  • È una buona notizia no? Va tutto bene adesso quindi... vero? - Killian non rispose - vero???? - ripetè David cercando inutilmente di mantenere la calma ma senza ottenere nessuna risposta - DANNAZIONE KILLIAN RISPONDIMI! 
  • NO! NON VA TUTTO BENE OK?!?!? - gridò con quanta più forza avesse in corpo facendo immediatamente abbassare i toni a David. 
  • Che... - provò a dire l’uomo con il cuore in gola. 
  • Lasciatemi in pace... andatevene da qui. Voglio restare da solo. - ci diede le spalle e provò ad allontanarsi. 
  • È mia figlia Killian, mia figlia! Non puoi non dirmi che sta succedendo. 
  • Non abbiamo il tempo che ci eravamo prefissati... - rispose così.
  • che... che significa questo? Non è una risposta... Ti prego Killian non tenermi sulle spine, ho bisogno di sapere. 
  • Che vuoi che significhi David... si è aggravata! Abbiamo mento tempo del previsto per.... - si bloccò, ammettere quello che stava succedendo lo avrebbe reso reale ma al tempo stesso non poteva più continuare a far finta di nulla, anche noi meritavamo di sapere  - Sta... sta...sta perdendo la sua battaglia.
  • No.. non dirlo.... non è possibile, Emma... Emma non può... deve esserci un’altra spiegazione Killian, mi rifiuto di credere che...
  • VORREI ANCHE IO CHE CI FOSSE UN’ALTRA SPIEGAZIONE DAVID MA NON C’E!!! - urlò zittendolo. - Per quanto la gente pensi che io mi sia arreso alla sua stupida volontà - parlava di Henry naturalmente - Non è così. Ho fatto ricerche in queste mesi, parlato con i migliori medici e luminari esistenti sulla faccia della terra.... ho chiesto aiuto  anche alla magia oscura pur di salvarla e riaverla nuovamente con me ma niente sembra essere scaturito da queste ricerche. I medici la pensano tutti allo stesso modo e la magia oscura... beh... non solo lì divorerebbe rendendoli malvagi tutti e tre ma si prenderebbe in cambio altre vite pur di ristabilire un equilibrio. Non posso permettere che questo avvenga... pensavo di avere altro tempo per... mah...
  • Non dirlo, c’è ancora tempo Killian!!
  • No, purtroppo no... - ne susseguì un lungo silenzio - Emma ci sta lasciando. - e con quelle ultime parole si allontanò definitivamente da noi rifugiandosi nella stanza di sua moglie e lasciandoci, a causa di quella dura realtà, con il vuoto nel cuore. 
Note dell'autore: scusate se mi faccio viva solamente adesso ma è stato un periodo, lavoramente parlando, molto stressante e non sono riuscita a far conciliare entrambe le cose. Pensavate che avessi battuto la ritirata viste le "minacce", di venirmi a trovare sotto casa, ricevute vero? 😂😂😂😂 beh... non e così amici miei, ho intenzione di scrivere questa storia esattamente come l'avevo pensata nonostante voi vogliate picchiarmi  vero sweetnight87 e sweetpaperella? 😂😂😂😂😂 lo so che sotto sotto mi vole bene quindi posso scrivere ciò che voglio. 
Sperando che il capitolo sia di vostro gradimento auguro a tutti voi una piacevole lettura e un buon fine settimana. 💋
 

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