La Chimica degli Elementi. [H.S.]

di Bea_143
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 0 ***
Capitolo 2: *** Caffè caldo e discorsi convincenti ***
Capitolo 3: *** Chiavi nascoste e balli confusi ***
Capitolo 4: *** Drink in faccia e discussioni ubriache ***
Capitolo 5: *** Aspirina e Problemi All'auto ***
Capitolo 6: *** Messaggi Inaspettati e Auto D'Epoca ***
Capitolo 7: *** Buona Educazione e Campana di Vetro ***
Capitolo 8: *** Niente da Spiegare e Bonnie Crest ***
Capitolo 9: *** Strette Decise e Sbalzi D'Umore ***



Capitolo 1
*** capitolo 0 ***


Mi posizionai davanti all'apparecchiatura preparando il campione che avrei dovuto analizzare. Accesi la macchina, sistemai le impostazioni e misi il materiale con cura all'interno della cella.

Attesi poi osservano il timer e la luce rossa lampeggiante appartenenti al macchinario.

«E io?» Mi chiesi.

Qual è ora la mia composizione chimica? Da quali elementi sono formata? In quale miscuglio strano e caotico mi hai lasciata dopo tutto quello che mi hai fatto passare?

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Capitolo 2
*** Caffè caldo e discorsi convincenti ***


Avete presente quando vi svegliate la mattina e vi sentite totalmente vuoti? 

Privati di qualcosa di essenziale?

-

Aprii gli occhi di scatto sentendo la sveglia suonare. Buttai la mano verso il comodino per spegnerla e restai lì sotto le coperte contemplando un soffitto per nulla interessante, aspettando e sperando in un qualcosa di improvviso. 

Di diverso. 

Qualcosa che avrebbe potuto finalmente interrompere la mia incredibilmente noiosa routine.

La sveglia mi fece sobbalzare quando suonò per la seconda volta facendomi capire che mi sarei dovuta alzare dal letto per evitare un ritardo clamoroso al lavoro.

Presi svogliatamente la trapunta spostandola dal mio corpo minuto e appoggiai i piedi nel pavimento gelato. 

Brivido. 

Unico fenomeno "emozionante" di quei primi venti minuti della giornata.

Controllai il telefono e vidi che c'era un unico messaggio da parte di mia madre. Lo ignorai dicendomi che le avrei risposto una volta pronta per il lavoro.

Mi feci una doccia veloce nella quale persi, come al solito, più tempo del necessario e ancora in accappatoio scesi al piano inferiore per fare colazione. Mi vestii velocemente indossando un paio di jeans neri e una larga felpa verde con un paio di comode scarpe da ginnastica.

Scesi le scale controllando che nella borsa ci fosse tutto il necessario per la giornata, compreso il badge di accesso al laboratorio. Non potevo permettermi di dimenticarlo di nuovo.

Misi il mio giubbotto anche se il clima di aprile cominciava a farsi spazio nella Grande Mela, e presi le chiavi dal mobiletto posto vicino alla porta, aprendola. 

Sorrisi e feci un cenno di saluto alla mia vicina già sveglia e pronta in giardino per la sua sessione di giardinaggio mattutina e per la sua preziosissima collezione di piante e fiori; attraversai il mio vialetto, spoglio se confrontato a quello della Signora Hooper, dirigendomi verso la vecchia auto bianca parcheggiata davanti a casa.

Per arrivare al laboratorio ci misi come al solito neanche 10 minuti nonostante la sua posizione in periferia e non in pieno centro città. 

Parcheggiai nel posto a me riservato, riconoscendo la familiare targhetta gialla con il mio nome sopra. Mi diressi verso il maestoso edificio nel quale torreggiava la grande scritta "Tanners' Chemical Plant".

Una volta all'interno vidi che erano solo le 8.40. Ero in anticipo. Così allungai il passo pigramente per timbrare e mi diressi al terzo piano con l'ascensore.

Una volta uscita tirai fuori le chiavi del mio armadietto dove appoggiai la borsa e nel quale appesi il mio vecchio giubbotto. Indossai il camice pulito bianco, che faceva quasi venire il mal di testa, sopra al quale risaltava il mio nome ricamato in nero. 

Misi il telefono nella tasca, maledicendomi per essermi totalmente dimenticata di rispondere a mia madre di nuovo, e mi diressi verso la mia postazione rimandando ancora di qualche ora la chiamata che avrei dovuto farle.

Passai vicino alla scrivania di Maya e mi avvicinai alla mia, posta vicino a quella di Louis. 

Ovviamente sarebbero arrivati all'ultimo momento come ogni giorno.

Accesi il mio computer risalente all'anteguerra, che sapevo avrebbe impiegato una mezza giornata per partire e mi diressi verso la sala fotocopie dove avevano posizionato una, non poco strategica, macchinetta per il caffè.

Ne preparai tre, uno anche per i miei due amici e li poggiai sulle loro rispettive scrivanie.

Estrassi il telefono dalla tasca rispondendo a mia madre e dicendole che l'avrei chiamata durante la pausa pranzo, se fossi riuscita, oppure la sera stessa una volta a casa.

Sobbalzai e gridai appena, quando la mia sedia girevole venne improvvisamente tirata indietro e girata. Sentii poi due calde braccia cingermi il collo affettuosamente e un piacevole odore di colonia invadermi le narici.

«Louis Tomlinson. Dovresti vergognarti! Lo sai che con tutto il caffè che assumo durante le mie giornate sono a rischio collasso ogni secondo.» Dissi severa accoccolandomi però meglio sul suo petto asciutto ed accogliente e facendolo scoppiare in una risata cristallina.

«Andiamo Nives non mi vedi da più di una settimana e mezzo! Non ti sono mancato?» mi strinse ancora di più nell'abbraccio strusciando la sua guancia contro la mia giocosamente e graffiandomi appena con quell'accenno di barba che lo rendeva ancora più affascinante.

«Si Lou... come l'aria, ma non sai quanto ti mancherò io quando mi ucciderai a causa di soffocamento Risi e mi staccai un po' per dargli un amorevole bacio sulla guancia.

In fondo mi era mancato anche se non lo avrei ammesso così facilmente.

«Come stanno i tuoi genitori e tua sorella?» chiesi facendogli cenno con la testa verso il caffè preparato per lui. Mi mandò un bacio volante prendendolo e bevendo un lungo sorso prima di rispondermi.

«Stanno bene! Lucy era entusiasta del suo regalo, grazie per l'aiuto.» Gli sorrisi pensando all'infernale giornata passata nel centro commerciale più grande di New York, per cercare il regalo perfetto da presentare alla sorellina di 9 anni.

Continuò poi «Erano molto felici di vedermi e ovviamente ti salutano e mi hanno raccomandato più volte di ricordarti, cito testualmente, quanto splendida ed educata sia quella ragazza e quanto non vedano l'ora di rivederti» portò gli occhi al cielo bevendo di nuovo 

«Penso che preferiscano decisamente te al loro meraviglioso figlio.».

Mi girai stupita verso di lui.

«Lou ma è ovvio! Paragonata a te io sono un angelo.» Dissi sorridendogli innocentemente e battendo più volte le palpebre.

«Ti ricordo che anche io conosco i tuoi genitori Nives e non vorrei farlo ma... vogliamo parlare di quella volta nella quale stavi per far esplodere la cucina di casa tua.»

Cercò di trattenere inutilmente il sorriso che stava per spuntare sopra quella sua faccia angelica mentre accendeva anche lui il computer.

Stavo per ribattere spiegando per l'ennesima volta come fossero quegli stupidi vecchi fornelli della mia casa d'infanzia ad avere un problema con me, ma la nostra discussione fu interrotta dall'arrivo di una Maya con gli occhi ancora socchiusi.

Louis le si avvicinò salutandola con un breve abbraccio e un bacio sulla guancia. Io la salutai da lontano mandandole un bacio che mi fu ricambiato.

Quando vide il caffè sulla propria scrivania le si illuminarono improvvisamente gli occhi.

«Aw Nives. Come farei a superare il venerdì mattina senza di te Quasi di mise a piangere.

Dopo qualche minuto di chiacchiere entrò il nostro capo. Damon Tanners. Uomo tanto bello, quanto simpatico e determinato nel suo lavoro. Infatti aveva creato dal nulla l'azienda chimica nella quale lavoravamo e si era fatto strada tra la concorrenza facendola diventare una delle migliori negli Stati Uniti. 

Diede il buongiorno a tutti e quando sentirono la sua voce autoritaria anche David, Scott e Benjamin si unirono a noi.

In quel laboratorio eravamo in sei ma le loro scrivanie erano poste dall'altra parte della stanza e dei banconi.

David era un uomo di mezza età un po' scorbutico, che stava spesso sulle sue e non dava troppa confidenza alle altre persone, mentre Benjamin e Scott avevano 24 anni, uno in più di me ed erano decisamente più socievoli del loro collega. 

I due ragazzi mi sorrisero non appena mi videro e Louis da dietro mi diede una gomitata per provare la sua solita infondata teoria. 

Era convinto che Ben avesse un debole per me da quando mi aveva vista entrare per la prima volta nell'edificio un anno fa perché "Oddio hai visto come ti guarda!" oppure "Lo conosco da due anni e giuro! Non l'ho mai visto guardare nessuno con lo sguardo da pesce lesso come fa con te". 

Ennesima teoria campata per aria di Louis Tomlinson. 

Prima di entrare nel suo ufficio Damon diede le direttive per quella giornata e tutti si misero al lavoro. La struttura era incaricata da clienti esterni, privati o pubblici, per analizzare o per attuare dei controlli qualitativi su materiali di qualsiasi tipo. 

Noi eravamo il laboratorio che si occupava dei casi più importanti tra i tanti, per questo l'ufficio di Damon era posizionato nel nostro stesso piano.

Mi piaceva il mio lavoro infondo. Ero lì solo da poco più di un anno ma tutti mi avevano sempre tratta con rispetto e grazie ai miei lunghi studi, sempre nell'ambito chimico, ero riuscita a guadagnare una posizione abbastanza agevolata al pari di Louis che lavora per l'azienda da circa tre anni.

Io e Louis cominciammo a lavorare come tutti i giorni portando i risultati a Maya una volta ottenuti che, al contrario nostro, si occupava solo della gestione dei dati del laboratorio e della struttura inserendoli al computer.

All'ora di pranzo quasi non ci fermammo per il troppo lavoro e il pomeriggio volò per lo stesso motivo. Quando mancavano pochi minuti alle 17 mi avvicinai a Maya consegnandole gli ultimi fogli.

«Ti ricordi vero che questa sera dobbiamo uscire?» Mi risvegliò la sua voce che, al contrario dei suoi occhi concentrati sul computer, era rivolta a me.

«Oh dai ti ho già pregato più volte! Perché non venite, invece, a casa mia così ordiniamo del cibo cinese oppure una pizza e ci guardiamo un bel film con una buona bottiglia di vino?» Feci un sorriso innocente e la guardai intensamente negli occhi cercando di convincerla.

«Nives Marie Blain me lo hai promesso! Da quando ci conosciamo, praticamente ogni volta che vogliamo vederci ci incontriamo a casa di uno di noi! Siamo giovani! Dobbiamo uscire divertirci e tu devi decisamente cambiare aria e conoscere nuova gente Si fermò guardandomi seria e spegnendo il computer. 

«E poi cosa ne sai? Magari è la serata buona nella quale incontrerai l'amore della tua vita... la tua anima gemella!» Puntò i suoi occhi ambrati e sognanti per aria pensando sicuramente al suo amato Matt con la quale era fidanzata da un paio di mesi.

Poi continuò parlando più seriamente e guardandomi negli occhi «È da quando tu e Mason vi siete lasciati che non esci con nessuno ed il fatto è avvenuto quanto? Sette mesi fa?» Mi fissò ora con uno sguardo più che sconcertato. 

Cominciò ad alzare sempre di più la voce procedendo con il discorso non ricordandosi, a quanto pare, che non eravamo sole «Insomma devi rompere questo periodo di assoluta astinenza! È tantissimo tempo che non ti fai una piacevole e sana scop...» la fermai piantandole la mano davanti alla bocca ricevendo uno sguardo più che divertito.

Mi prese, poi, il polso spostando la mia mano con espressione ora intenerita.

«Hai capito cosa voglio dire Ni. Io penso che tu sia già riuscita a superare da un pezzo la rottura e che tu sia pronta per incontrare qualcun altro Il soprannome utilizzato fin dal college fu la goccia che fece traboccare il vaso. 

«Va bene mi hai convinta.» A Maya si illuminarono gli occhi per l'entusiasmo e cominciò a saltellare sulla sedia battendo le mani.

La interruppi divertita «Però deciderò io dove andare e se non mi divertirò continuerò a lamentarmi per tutta la serata.»

Il braccio di Louis si appoggiò sulle mie spalle «Non è quello che fai sempre?» Lo fulminai con gli occhi scherzosamente in risposta.

Sarebbe stata sicuramente una serata molto interessante.

Salve a tutti! 

Era da un po' che non scrivevo qualcosa ed era da un po' che avevo in mente questa ff che si avvicina al mio mondo visto che ho sempre avuto la passione per la chimica!

Scusate se il capitolo è un po' noioso ma ho dovuto introdurre i personaggi.. spero che vi sia comunque piaciuto.

Frequentando l'università, purtroppo, non potrò pubblicare costantemente perché dovendo studiare non tutti i giorni potrei avere tempo per scrivere, ma vi prometto che cercherò di aggiornare il prima possibile ogni volta.    

Mi raccomando, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, e se avete suggerimenti o critiche costruttive sono tutte ben accette!

Alla prossima! Baci stellarii

Bea

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Capitolo 3
*** Chiavi nascoste e balli confusi ***


Maledii mentalmente il traffico newyorkese una volta entrata in casa notando di essere totalmente in ritardo.

Mi avviai verso la cucina e aprii il frigorifero per poi scaldare l'avanzo della cena della sera precedente. 

Chiamai mia madre, come mi ero ripromessa, sentendola sparlare di come non ci vedessimo da Natale e come fossero già passati quattro mesi per poi rimproverarmi perché "Tesoro Baltimora non è poi così lontana! Potresti venire a trovare tua madre molto più spesso". Chiusi la chiamata promettendole che sarei andata a trovarla appena possibile.

Cenai velocemente e poi mi feci rilassante doccia calda. Avvolsi i miei lunghi capelli neri in un'asciugamano e aprii l'armadio cercando qualcosa di decente da indossare. 

Decisi di mettere una canottiera bordeaux di un tessuto leggero infilata in un paio di jeans attillati corti e neri. Scelsi uno dei pochi paia di tacchi che avevo, semplici e neri, e li indossai per abituarmi al dolore che mi avrebbe pervasa per tutta la serata. Raccolsi poi il mio fedele giubbotto di pelle dall'appendiabiti della camera.

Mi misi seduta per terra davanti allo specchio e mi asciugai i capelli. Mentre mi stavo truccando sentii la porta di casa spalancarsi e un vociare indistinto in salotto e mi sarei preoccupata se solo quella pazza di Maya non avesse avuto il brutto vizio di prendere le chiavi di riserva che tenevo nascoste nel portico, in caso di necessità.

«Sei pronta per l'entusiasmante serata che ci aspetta?» Urlò poco prima di fare il suo ingresso trionfante in camera mia. Indossava un semplice vestito blu con le spalline sottili che le fasciava perfettamente il corpo magro, slanciato maggiormente dalle vertiginose scarpe con il tacco dello stesso colore dell'abito.

«Ciao anche a te Maya, vedo che sei riuscita a trovare le chiavi nonostante io le abbia spostate da sotto lo zerbino» la fissai dallo specchio sorridendole ricevendo in risposta un'alzata di occhi al cielo.

«Andiamo Nives sappiamo entrambe che non puoi nascondermi nulla... in particolar modo le chiavi di casa tua!» Spostò i capelli dietro la spalla dandosi delle arie «Soprattutto se le metti sotto all'enorme vaso giallo che hai vicino alla porta, che di certo non passa inosservato.» Su questo non aveva poi torto.

Continuammo a battibeccare, soprattuto quando lei decise di impossessarsi dei miei trucchi, ritenendomi un'incapace e volendo rimediare al disastro che stavo, a suo parere, facendo. Alla fine optò per un trucco leggero e per un rossetto rosso scuro che riprendeva il colore della maglia e mi faceva risaltare la pelle olivastra.

Scendemmo verso la cucina e ci versammo un bicchiere di un buon vino bianco prima che la pace fosse interrotta dall'arrivo di Louis che, al contrario di Maya, aveva una copia delle chiavi di casa mia. Ci salutò affettuosamente e appoggiò il braccio sopra la mia spalla come faceva sempre.

«Quanti ragazzi dovrò allontanare o picchiare questa sera?» Fece forza con la sua mano sulla mia spalla per avvicinarmi a lui.

«Io avrò occhi solo per Matt! Devi preoccuparti di Nives che stasera è una bomba e che berrà fino a dimenticare il suo nome.» Mi fece l'occhiolino eccitata prendendo un altro bicchiere dalla dispensa e versando un po' di vino per Louis.

«Tranquillo Lou, l'unico ragazzo che mi si avvicinerà sarai probabilmente tu.» Risi osservando i suoi grandi occhi blu, contornati da sopracciglia aggrottate, che mi restituirono uno sguardo a dir poco dubbioso.

Insieme finimmo velocemente la bottiglia di vino e brindammo alla bella serata che ci stava aspettando per poi dirigerci verso il taxi che avevamo chiamato. Comunicammo il nome del locale all'uomo posto alla guida mettendoci comodi nei sedili posteriori.

«Scott e Ben sono stati trattenuti da Damon al lavoro quindi ci raggiungeranno all'Hologram più tardi» disse Louis mentre riponeva il telefono in tasca dopo aver risposto ai due ragazzi probabilmente. Sentii mormorare un 'beati loro' proveniente dal lato opposto della vettura, probabilmente da Maya che aveva sempre avuto un debole per il nostro affascinante capo.

Io, invece, semplicemente annuii e appoggiai la testa alla superficie fredda del finestrino osservando il paesaggio moderno e luminoso di New York che scorreva davanti a noi mentre ci dirigevamo al locale, che si trovava in un sobborgo esterno della città.

Riconobbi le luci verdi e blu della familiare insegna, che rimbalzavano sui finestrini delle numerose auto parcheggiate. Mi maledii mentalmente per aver scelto il locale, di solito tranquillo, che però quella sera sembrava più affollato che mai. 

Pagai il taxi, che ci aveva lasciati esattamente davanti all'entrata, sentendo le lamentele dei due ragazzi al mio fianco che si placarono soltanto quando Maya vide il suo amato Matt, in fila, che si sbracciava per attirare la nostra attenzione. 

Attraversò la strada trafficata precipitandosi verso di lui e una volta raggiunto lo baciò intensamente, fregandosene delle persone che la circondavano. 

Un po' ero invidiosa della loro storia che era iniziata da poco ma che rendeva la mia migliore amica davvero felice. Stavano benissimo insieme e il loro amore era percepibile, quasi palpabile, da chilometri di distanza.

Io e Louis ci incamminammo tranquilli verso il locale attraversando la strada, quando improvvisamente venni tirata forte verso il suo petto e un'auto nera, lucida, ci sfreccio davanti, non curante, quasi investendoci. Persi l'equilibrio per colpa dei tacchi e mi appesi alla giacca del ragazzo accanto a me che mi afferrò prontamente.

«Porca puttana chi è il coglione che guida così nella strada davanti ad un locale pieno di persone!» Stizzita cercai di rimettermi in equilibrio mentre Louis guardava arrabbiato verso la direzione nella quale era sparita la macchina.

«Di cretini ne è pieno il mondo Nives. Lascia stare.» Scosse la testa e puntò poi il suo sguardo apprensivo verso di me «Ti sei fatta male?» Appoggiò le mani sopra le mie spalle abbassandosi leggermente per guardarmi negli occhi.

«No è tutto ok Lou, grazie.» Gli sorrisi, afferrai il suo braccio e insieme ci avviammo verso Matt che salutammo velocemente, non riuscendo a scampare alla sua ragazza che cominciò a riempirci di domande sull'accaduto.

«Tranquilla Maya. Louis 'il Salvatore' Tomlinson è qui per soccorrere tutte le donzelle in pericolo che necessiteranno del suo aiuto.» Gonfiò il petto scrutando l'orizzonte con sguardo fiero e porgendo la mano a Matt che, ridendo, gli diede un pugnetto amichevole.

Ricevette anche uno schiaffo scherzoso sulla pancia da parte mia in seguito al quale si piegò fingendo un dolore atroce. Ci dirigemmo verso l'entrata continuando a scherzare, sentendo il volume della musica aumentare sempre di più.

Una volta dentro un odore pungente di fumo e sudore mi arrivò alle narici facendomi storcere il naso. La musica era alta e le luci stroboscopiche continuavano a volteggiare basse e a rimbalzare sulla pelle delle persone che incuranti si strusciavano le une alle altre in mezzo alla pista, seguendo i suoni bassi della canzone.

Ci avviammo uno dietro l'altro verso il tavolino che ormai consideravamo come "nostro", visto che conoscevamo Samuel, il padrone del locale, da quando avevamo 21 anni. Ci sedemmo sulle poltrone e sui divanetti verdi morbidi e cominciammo a ordinare quello che sarebbe stato il primo di tanti giri di cicchetti e drink.

Quando arrivarono Benjamin e Scott ci raggiunsero con fatica cercando di farsi spazio tra la folla di persone ubriache e instabili. Ci stringemmo attorno al tavolo per fare posto e offrirono il secondo giro di alcool per farsi perdonare dell'ora di ritardo.

Un bel po' di drink dopo, Maya scattò dalla poltrona incespicando nei suoi stessi piedi e rischiando di cadere addosso a Matt che la afferrò rapidamente rimettendola in sesto. Non le risparmiò uno sguardo di rimproverò per il gesto avventato che, però, al suo interno non conteneva altro che affetto.

«Dio! Amo questa canzone! Andiamo a ballare Ni.» non feci in tempo a rifiutare gentilmente l'offerta, che la ragazza artigliò la sua mano al mio polso e mi trascinò in mezzo alla folla. Aveva molta forza ed energia contando la sua e la mia esagerata ubriachezza.

Si mise a ballare con movimenti scomposti e goffi e vedendola così libera e leggera la seguii. 

Mi lasciai andare sentendo le note della canzone scorrermi addosso e accarezzarmi la pelle, solleticandomi le braccia e la schiena. Cominciai a muovere i fianchi insieme alla musica che sembrava aver preso possesso del mio corpo, obbligandomi a seguirla.

In un momento di euforia, Maya mi prese la mano e cominciò, prima a farmi oscillare e poi a farmi ruotare velocemente sotto il suo braccio. Divertita la seguii non rendendomi conto che probabilmente non sarebbe stata la migliore delle idee considerate le nostre condizioni.

Le sagome danzanti delle persone intorno a me cominciarono a diventare un miscuglio; un ammasso informe di colori scuri plasmati dalla mia visione confusa. 

In mezzo a questo cumulo di oscurità mi balenarono davanti, fulminee, due penetranti gemme che prima non avevo notato. 

A causa della distanza ravvicinata mi sembrò di riuscire, quasi, a scorgere la potente carica elettrica che emanavano e probabilmente se avessi studiato con maggiore attenzione lo spazio che ci divideva, avrei potuto vede le scintille attraversare la sala, raggiungendomi per poi ricoprirmi provocandomi un mare di brividi e di pelle d'oca.

Due fari verdi che sembrarono bruciare il mio corpo, facendolo sciogliere e rendendolo malleabile sotto al suo sguardo intenso. 

E mi sarei fatta modellare ancora e ancora a suo piacimento se solo Louis non fosse venuto in mio soccorso, bloccando il braccio di Maya e afferrandomi per i fianchi evitandomi una caduta colossale e molto imbarazzante.

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Secondo capitolo gente, spero che vi piaccia!

Ho già praticamente pronto il terzo capitolo quindi penso di aggiornare tra poco.

Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate per capire se vale la pena andare avanti con la scrittura di questa storia.

A presto! Baci stellarii

Bea

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Capitolo 4
*** Drink in faccia e discussioni ubriache ***


Scoppiai a ridere, ancora frastornata, vedendo il suo sguardo preoccupato che aveva acquisito, al momento, un minimo di lucidità. Si rilassò vedendomi tranquilla e cominciò a ballare insieme a noi. 

Non capii bene quando si unirono anche Ben e Scott che, non contenti, portarono con loro un'altro giro di drink.

Continuai ad ondeggiare sentendomi invincibile portando, poi, lo sguardo verso l'alto. 

Grosso errore. 

Le luci mi colpirono gli occhi come spilli e la musica, che prima mi era amica, sembrava avermi appena tradita affliggendomi tanti, piccoli, martellanti colpi alla testa.

Un capogiro mi assalì improvvisamente facendomi fermare, ancora barcollante, e facendomi portare una mano alle tempie tormentate da una fitta che anticipava, solo in parte, le dolorose conseguenze che avrei dovuto sopportare il giorno dopo.

Mi appoggiai quasi completamente sulla spalla di Scott che in quel momento era di fianco a me. Portò la mano al mio fianco e io mi scansai velocemente stringendo le sue mani tra le mie per reggermi in piedi.

Non mi era mai piaciuto il contatto fisico, se non necessario, con persone che non conoscevo bene. 

«Tutto bene Nives?» Si avvicinò al mio orecchio per farsi sentire ma a quel punto il martellare era diventato quasi insostenibile. Avevo bisogno di assoluto silenzio; cosa difficile da ottenere in una discoteca piena di persone.

«Si ho solo bisogno di una pausa e di qualcosa di fresco, che non sia altro alcool, da buttare giù.»  Gli sorrisi cercando di tranquillizzarlo con gli occhi socchiusi a causa del forte mal di testa.

Lasciai quindi Maya e Matt sulla pista e, insieme ai ragazzi mi avviai verso il bancone trovando tre sgabelli liberi. 

Scott si posizionò vicino ad una bionda mezza nuda per provarci spudoratamente con lei, mentre io e Ben ci appoggiammo negli altri due sgabelli cercando di attirare l'attenzione del ragazzino dietro al bancone. Mi sentivo già meglio.

Nel frattempo Louis, in piedi davanti a me, appoggiò la fronte sulla mia spalla.

«Ti ho mai detto quanto sia buono il tuo profumo Niv?» Disse strascicando le parole con voce traballante a causa dell'alcool. Risi appoggiando la testa alla sua affettuosamente.

«Tomlinson sei ubriaco smettila di dire stronzate.» presi il bicchiere di limonata fresca appoggiato al bancone affianco a me prendendone un lungo sorso.

Louis cominciò a ridere a crepapelle come se io avessi detto la barzelletta più divertente che lui avesse mai sentito.

«Si io sono totalmente ubriaco ma tu...» si fermò un attimo sollevandosi dalla mia spalla, battendo le palpebre lentamente «tu sei sempre e comunque bellissima» prese ad agitare il suo dito indice davanti al mio viso. 

Sorrisi di rimando non sapendo cosa rispondere.

La calma fu spezzata dalla voce squillante della bionda vicino a Scott che, a quanto pare, non era una preda così facile come aveva intuito il ragazzo che ora cercava di ripulirsi dal drink che aveva ricevuto dritto in faccia.

«Beh Scott, vedo che le tue superlative doti di rimorchio hanno dato il loro frutto come al solito.» Disse Samuel velocemente mentre passava di lì, facendoci piegare dalle risate.

«Sam questa volta non mi è andata bene ma lo sai... al mio fascino non resiste nessuno. Tornerà da me.» Il proprietario del locale sghignazzò scuotendo la testa e gli passò qualche tovagliolo per asciugarsi.

«Tranquillo Scott vado un attimo al bagno e ti porto qualche asciugamano di carta.» Dichiarai ricevendo uno sguardo di gratitudine dal ragazzo che necessitava, piuttosto, di una doccia. 

Fredda magari.

Mi diressi con fatica verso il bagno che era dall'altra parte della sala, cercando di passare tra i corpi sudaticci e in continuo movimento.

Una volta entrata, le forti luci della piccola stanza mi fecero girare la testa e mi costrinsero ad aggrapparmi al mobiletto sul quale era appoggiato il lavandino. Quando mi ripresi utilizzai il bagno e mi lavai le mani.

Alzai gli occhi guardandomi nello specchio valutando la situazione. Mi sistemai alla meglio il trucco colato e la canottiera e poi legai i capelli solo per passare un po' d'acqua fresca alla base del collo e sui polsi.

Sciolsi i capelli totalmente annodati, che cercai di pettinare con le mani e poi presi qualche pezzo di carta prima di uscire.

Una volta fuori dal bagno la folla sembrò essersi moltiplicata. Le persone ora non ballavano più ma spingevano indietro lasciando spazio a qualcosa che io non riuscivo a vedere a causa della mia scarsa altezza.

Cominciai a piantare i gomiti nei fianchi delle persone per farmi spazio arrivando al bancone.

Mi bloccai sui miei stessi passi quando vidi il mio migliore amico seduto per terra con una mano sullo zigomo già violaceo e con l'altra a tenersi il fianco, mentre Maya cercava di spostargli il braccio per vedere la gravità del danno.

Accanto a lui c'era Ben in piedi con un labbro rotto e sanguinante accompagnato da Scott che cercava di farlo calmare. 

Disorientata più che mai individuai lo sguardo di Maya per cercare di capire la situazione ma la trovai impegnata a guardare in cagnesco il ragazzo con i pugni serrati di fronte a loro, al quale non avevo fatto minimamente caso.

Mi avvicinai a Louis senza badare alla figura che torreggiava su tutti noi. Gli presi il viso tra le mani delicatamente analizzando la situazione e quando vidi che non era nulla di troppo grave mi girai furente verso il ragazzo.

Riconobbi subito gli occhi verdi che mi avevano attirata poco prima, contornati da folte sopracciglia che, abbassate, formavano un cipiglio infuriato. Nella mascella, pronunciata e tesa a causa della rabbia, era presente un grosso livido violaceo, mentre dalle labbra rosee scendeva un piccolo rivolo di sangue. Il suo viso era contornato da una cascata di riccioli morbidi totalmente in contrasto con lo sguardo furente del ragazzo.

Ignorai con tutte le forze il brivido che mi attraversò la colonna vertebrale quando puntò i suoi occhi nei miei.

Presi la carica e cominciai a spingerlo facendo forza sul suo petto tonico non ottenendo un gran risultato.

«Ma che ti dice il cervello razza di deficiente Gli urlai contro continuando a spintonarlo. 

Lui fu però troppo lesto ed io troppo lenta per evitare che le sue grandi mani, contornate da anelli e decorate con inchiostro scuro, si chiudessero attorno ai miei polsi con una presa ferrea ma non dolorosa.

Si piegò sulle ginocchia arrivando a meno di un palmo dal mio viso mentre un ghigno cattivo prese posto sul suo volto.

«Stanne fuori ragazzina.» Sussurrò con voce graffiante e minacciosa. Il mio corpo ebbe un fremito che mi attraversò la schiena arrivando alle mie gambe. Diedi la colpa al freddo.

Con la stessa velocità che aveva sfruttato poco prima per afferrarmi, mi lasciò, mi diede la schiena e uscì dal locale insieme ad un ragazzo alto e moro, come se nulla fosse successo.

Samuel intanto si era avvicinato a Louis e a Benjamin con del ghiaccio. 

Mi affiancai alla mia migliore amica che ora teneva il ghiaccio sullo zigomo del moro non del tutto cosciente a causa del pugno e dell'alcool.

«Maya ma che è successo?» Chiesi appoggiando una mano sulla sua spalla per attirare la sua attenzione.

«Non lo so. Stavo ballando con Matt e ho sentito un urlo, mi sono girata verso il bancone e quello stronzo aveva colpito Louis sul fianco.» Vidi Matt dietro di lei annuire confermando la teoria della sua ragazza.

Provai a rivolgermi a Louis prendendo il posto di Maya.

«Hey Louis? Lou?» Mi accucciai posizionandomi allo stesso livello del ragazzo cercando di attirare la sua attenzione.

Lo vidi sorridere e guardarmi con occhi socchiusi e sguardo frastornato.

«Cosa è successo? Perché avete discusso con quel tipo?» Sembrò tornare alla realtà e cominciò a farfugliare parole a caso.

«Guardava... insultato ... male... detto... te... stronzo.» Capii che non sarei riuscita ad ottenere nulla né da Louis né da Benjamin che stava praticamente dormendo su un divanetto vicino al bancone. 

I ragazzi presenti nel locale cominciarono a uscire o tornarono in pista a ballare ignorandoci ora totalmente. Presi il telefono dalla tasca dei Jeans e strabuzzai gli occhi quando vidi che erano le 4 passate.

Sospirai e chiusi gli occhi a causa del mal di testa che stava diventando sempre più intenso e feci cenno a Maya di chiamare un Taxi che ci avrebbe riportate a casa mia.

Aiutai Louis ad alzarsi e lo feci stendere al posto di Ben che venne trascinato da Scott nella sua auto. Il biondo ci salutò velocemente mettendosi alla guida non so con quale forza, considerata la quantità di alcool ingerita durante la serata.

Il taxi ci mise quindici minuti per arrivare e fortunatamente Matt ci aiutò a caricare l'amico praticamente privo di sensi in auto. Salutai velocemente il ragazzo, salendo in macchina e mettendomi vicino ad un Louis sornecchiante, aspettando poi Maya.

La bionda ci raggiunse qualche minuto dopo e chiuse la portiera comunicando al tassista il mio indirizzo.

Svegliai Louis e, insieme alla mia migliore amica, lo aiutammo ad attraversare il vialetto di casa mia per entrare e lo portammo dentro al bagno.

«Tu vai a prepararti per dormire. Ci penso io.» Maya mi rivolse uno sguardo di gratitudine e mi diede un bacio sulla guancia sussurrando un 'buonanotte'.

Disinfettai le sue ferite e gli misi una pomata per i lividi sotto al suo sguardo attento che non sembrava voler staccare gli occhi da ogni mio singolo movimento. 

Lo rimproverai più volte scherzando per farlo stare fermo e finalmente, una volta concluso il mio lavoro, gli passai i vestiti che lui e Maya lasciavano sempre qui per le emergenze lasciandolo solo e andando a cambiarmi in camera mia.

Mi sdraiai vicino alla mia amica già totalmente nel mondo dei sogni e misi il telefono sotto carica. Quel casinista di Louis non si fece mancare un vero e proprio tuffo nel letto che mi fece atterrare sopra a Maya la quale si girò solamente borbottando degli insulti verso il moro.

Incrociai le gambe con quelle di Maya e Louis mi avvolse tra le sue braccia facendomi rilassare immediatamente.

«Buonanotte Lou.» Mi accoccolai meglio sul cuscino ricevendo un bacio tra i capelli.

«Notte Niv.» Non ci misi neanche un minuto ad addormentarmi.

--

Incontro non proprio piacevole con il riccio. Cosa succederà ora che praticamente tutti lo detestano?

Louis pensa che Nives sia bellissima eh? Ubriachezza allegra oppure c'è qualcos'altro sotto?

Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo...

 

Nel frattempo avevo piacere di conoscervi meglio,  quindi... la mia passione è la chimica (che molti detestano ma a me da un senso di integrità)

  qual è la vostra passione?

 

Commentate e fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo.

A presto! Baci stellarii

Bea

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Capitolo 5
*** Aspirina e Problemi All'auto ***


Un raggiò di sole mi colpì gli occhi non appena ebbi la pessima idea di aprirli.

Dalle mie labbra screpolate uscì un rantolo quasi sovrumano e affondai la testa nell'angolo del cuscino, visto che Maya se ne era appropriata durante la notte.

Sentii subito una forte fitta attraversarmi le tempie e cercai di lenire il dolore massaggiandole delicatamente.

«Donna recuperami un'Aspirina dall'armadietto del bagno.» Dissi alla bionda affianco a me che stava rispondendo ad alcuni messaggi.

«Perché?» Si lamentò seccata.

«Maya l'acido acetilsalicilico blocca la produzione delle prostaglandine e dei trombossani che inviano il segnale di dolore  al cervello  e modulano la temperatura corporea a livello dell'ipotal-»

Venni interrotta da una cuscinata in faccia e dalla risata cristallina di Louis che si era appena svegliato, visti gli occhi ancora totalmente chiusi.

«Nives non fare la saputella. Intendevo perché devo andare io.» Puntualizzò fulminandomi con lo sguardo. 

«Alza il tuo bel culo e comportati da donna di casa.» Misi il broncio guardandola male e mi accucciai di nuovo sotto le calde coperte attaccandomi a Louis.

Era sempre stata la mia stufa personale. Ero una persona incredibilmente freddolosa e, quando dormivamo, Louis mi permetteva di sfruttarlo mentre, al contrario, Maya non mi voleva vicino perché la infreddolivo.

Il mio migliore amico fece un verso strozzato e mi staccai improvvisamente ricordandomi quello che era successo la sera precedente.

«Hey Rocky... come ti senti?» Il mio migliore amico assottigliò gli occhi fulminandomi con lo sguardo.

«Niv avrei potuto stracciare quel pallone gonfiato anche ad occhi chiusi. Ero solo incredibilmente ubriaco e non sono riuscito a dare il mio meglio.» Disse convinto ripensando sicuramente a come sarebbe potuto andare lo scontro se fosse stato sobrio.

Maya scoppiò a ridere e si alzò dal letto «Non ho intenzione di ascoltare nessun'altra strozzata Tomlinson.» Si diresse verso il bagno per farsi una doccia con un ghigno stampato in volto.

Intervenni prima che cominciasse una discussione e interruppi Louis.

«Ieri sera nessuno è stato capace di dirmi cosa fosse successo.» Chiesi incuriosita sedendomi e incrociando le gambe sul letto aspettando una spiegazione dal moro.

«Ti spiegherò tutto dopo un'aspirina e davanti ad un'enorme tazza di caffè.» Mi sorrise sbadigliando e si alzò dal letto.

«Mi stai davvero dicendo che quel presuntuoso ha semplicemente fatto dei commenti poco carini su di me e tu e Benjamin avete cominciato a discutere con lui?» Louis annuì distrattamente mentre io lo guardai sbigottita. 

«No» fece una pausa.

Mi misi seduta più comoda stringendo le gambe al petto e mi portai la tazza alle labbra per assaporare il caffè.

«Cioè si. Abbiamo sentito quel tipo che ha cominciato a dire cose a caso su di te e...» si fermò sbuffando e fece passare una mano tra i capelli spettinandoli «...veramente, non erano solo commenti poco carini. Non riuscirei neanche a ripeterli in realtà.» 

Aggrottò le sopracciglia fissando con insistenza la tazza piena di caffè. 

«Gli ho detto, tipo, di tacere in modo poco carino. Lui mi ha insultato a sua volta e sinceramente non mi ricordo come il mio pugno sia arrivato alla sua mascella, ma è stato un grande colpo.» Sorrise vittorioso e io scossi la testa riconoscendo l'orgoglio maschile far capolino. 

Continuammo a parlare e a scherzare fino all'arrivo di Maya che si unì a noi e volle sentire anche lei il racconto della sera precedente. Fu molto meno delicata della sottoscritta e cominciò a prendere in giro Louis punzecchiandolo sulla sua poca mascolinità.

Erano ormai le 14, quindi decisero di pranzare e di passare con me il pomeriggio. Louis fu il primo ad abbandonare la combriccola visto che doveva uscire con un paio di suoi amici, mentre la bionda sarebbe rimasta anche per la cena.

«Non ti sembra strano che Louis e Benjamin abbiano reagito così alle provocazioni di quel pezzo di manzo?» Lanciò la bomba improvvisamente e quasi mi strozzai con la pizza cominciando a tossire.

«Cos-?» Cercai di riprendermi «Maya sei felicemente fidanzata e poi in che modo dovrebbe sembrare strano?» Ricevetti dei colpetti sulla schiena dalla bionda.

«Andiamo Niv sei cieca? Non hai visto da quale Dio greco ha avuto il privilegio di prenderle Louis?» Continuò a mangiare ignorando le occhiate stranite che le stavo inviando.

Non risposi, non sapendo bene come replicare, riprendendo a mangiare. 

«Comunque stavo dicendo.» Le sue sopracciglia si piegarono donandole un aspetto pensieroso. «È strano che abbiano reagito in quella maniera solo per delle insinuazioni dette da un tipo a caso.»

«Penso solo che siano stati tutti e tre molto ubriachi e che l'alcool abbia amplificato tutto e li abbia resi veramente poco lucidi.» Alzai le spalle incurante e la discussione si concluse. 

Cominciammo a guardare Moulin Rouge, come spesso accadeva quando restavamo da sole, finché Maya non mi lasciò per tornare a casa visto che l'indomani sarebbe dovuta andare a trovare i suoi nonni.

Attraversai il vialetto di casa mia ed entrai in macchina affrettandomi verso il supermercato visto che erano già le 17 e che quel giorno avrebbe chiuso alle 18. Fortunatamente non era molto distante. 

Canticchiai tranquillamente la canzone che passava in radio, battendo le dita sul volante a tempo quando sentii un rumore meccanico provenire dalla carrozzeria della macchina seguito da uno stridio fastidioso.

L'auto cominciò gradualmente a rallentare fino a fermarsi. Ebbi la decenza di sterzare verso il ciglio della strada per non essere d'intralcio al traffico.

Disorientata mi fermai osservando il cruscotto e vedendo che ora la spia del motore stava lampeggiando di un rosso acceso.

«Oh al diavolo.» Battei le mani davanti a me premendo il clacson per sbaglio. 

«Non ti sembra tardino per accenderti?» Parlai alla spia infuriata.

Non sapendo cosa fare, decisi di chiamare la persona disponibile più vicina a me. Mio fratello Nathan.

Ero abbastanza informata sulle auto visto che mio padre aveva sempre avuto questa passione che, prima di morire, aveva tramandato sia a me che a mio fratello. Ero sempre stata un'appassionata di auto d'epoca delle quali, ovviamente, non potevo permettermi neanche uno specchietto.

Scesi dall'auto e aprii il parabrezza. Dal lampeggiare della spia dedussi che il problema era il catalizzatore ma la nuvola di fumo che fuoriuscì dalla carrozzeria della macchina non mi permise di capirci nulla.

Mio fratello mi raggiunse in poco più di dieci minuti.

«Nate grazie al cielo sei qui! Devo assolutamente andare a fare la spesa perché la mia dispensa è totalmente vuota ma la macchina mi ha abbandonato ed è domenica quindi le officine sono chiuse e non voglio lasciare la mia auto qui fino a domani mattina.» Cominciai a straparlare per il panico e gemetti per il fastidio portandomi la mano sporca alla fronte.

«Tranquilla Nives respira» Mi si avvicinò poggiandomi la mani sulle spalle cercando di tranquillizzarmi. «Il supermercato non dista molto quindi: incamminati a piedi, prendi quello che devi e poi ti passo a prendere e ti riporto a casa.» 

Continuò trovando una soluzione a tutto. «Per quanto riguarda la macchina, ora chiamo il mio amico che lavora nell'officina non troppo lontana da qui e chiedo se riesce a venirla a prendere.» Mi sorrise rassicurante e subito mi tranquillizzai.

Mio fratello aveva sempre avuto l'innato potere di calmarmi solo con uno sguardo.

Lo abbracciai di slancio e dopo averlo ringraziato più di una volta mi incamminai velocemente verso il supermercato. 

Una volta alla cassa ricevetti la chiamata di mio fratello che mi avvertiva di essere appena arrivato al parcheggio. Misi la spesa nel bagagliaio e salii nella calda macchina. Nathan partì subito.

«Cole ha detto che puoi andare a prendere l'auto lunedì sera visto che il problema non è troppo difficile da risolvere.» Annuii silenziosamente scusandomi ancora per averlo fatto venire da me di corsa di domenica.

Mi riaccompagnò a casa fermandosi per cena e parlammo del più e del meno fino a che fu costretto ad andarsene visto che l'indomani avrebbe dovuto lavorare come me.

«Quindi hai bisogno anche di essere scarrozzata dal meccanico per recuperare la tua macchina?» Louis alzò gli occhi scherzosamente al cielo ed io lo spinsi. La giornata al lavoro era passata abbastanza velocemente.

«So che ami la mia compagnia Lou, quindi non lamentarti.» Lo tirai per il braccio per velocizzare il passo visto che Cole aveva chiamato mio fratello dicendo che la macchina era pronta e che mi stava aspettando.

Arrivammo velocemente dal meccanico ed entrammo dentro al grande deposito pieno di macchine.

Vidi i piedi di Cole spuntare da sotto una macchina posta sopra un sostegno. Mi schiarii la voce per rendere nota la mia presenza al ragazzo che fece scorrere il carrellino rendendosi visibile e regalandomi un sorriso radioso, alzandosi.

Conoscevo Cole da quando ero piccola grazie a mio fratello ed avevo sempre avuto un debole per i suoi capelli mossi e gli occhi verdi.

«Nives Blain da quanto tempo.» Si avvicinò e mi strinse in un abbraccio inaspettato che ricambiai sentendo subito le guance pizzicare.

«Beh da quando Nate si è trasferito direi.» Sorrisi imbarazzata staccandomi dall'abbraccio e continuando a fissarlo come un'ebete.

«Eh già. Troppo tempo direi.» Inclinò la testa studiandomi portando poi la sua attenzione su Louis.

«Tomlinson sempre al suo seguito ovviamente.» Gli sorrise e lui e il mio migliore amico si presero il pugno avvicinandosi in un veloce abbraccio. Anche loro si conoscevano da tanto tempo.

Ci fece, poi, cenno di seguirlo nel retro. Louis, nel frattempo, si perse tra le moto nuove visto che lo avevano sempre appassionato.

«Niv ho risolto il problema ma, se devo essere sincero, non credo che ne valga più la pena. L'auto è vecchia ormai e ti conviene cambiarla.» Mi diede le chiavi e chiuse il parabrezza con un tonfo sordo.

«Hai ragione. Devo cominciare a cercarne una nuova.» Annuii d'accordo mettendo i documenti che mi stava porgendo nella borsa.

Cole si girò verso di me e si grattò la testa incerto. «Beh se vuoi lasciarmi il tuo numero ti avverto se qualcuno passa di qui con un'offerta.».

Arrossii ancora di più, se possibile, annuendo e prendendo il telefono che mi stava porgendo per salvare il mio contatto.

Una voce roca proveniente dall'ufficio dietro di me ci interruppe. «Cole smettila di fare il casca morto con le clienti, tanto non ti si fila nessuno.».

Il moro scoppiò a ridere e guardò alle mie spalle con uno sguardo fintamente minaccioso trattenendo un sorriso.

«Andiamo Harry se mi lascio scappare una bella ragazza come Nives sono da prendere a pugni.» Gli restituii il telefono e mi girai curiosa.

Spalancai gli occhi riconoscendo il ragazzo riccio dagli occhi verdi dell'Hologram che mi stava guardando con un ghigno stampato in volto.

--

Salve a tutti amici!

Ecco a voi il quarto capitolo... spero che vi sia piaciuto.

Abbiamo introdotto un nuovo personaggio... rullo di tamburi, squillino le trombe: Cole Sprouse.

Vi è piaciuta la scelta del personaggio o avreste preferito qualcun altro? 

Mi raccomando fatemi sapere quello che pensate del capitolo e fatemi sapere se vi è piaciuto.

Chapter's question: Quanti anni avete? Io venti già compiuti.

Baci stellari

Bea

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Capitolo 6
*** Messaggi Inaspettati e Auto D'Epoca ***


Cosa diavolo ci faceva quello stronzo lì?

Si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia tatuate, mettendo completamente in mostra i muscoli grazie alla maglietta a maniche corte.

«Piacere Nives» Il ragazzo proferì parola, non levandosi, neanche per un attimo, il ghigno cattivo dal volto.

Fissò i suoi occhi intensi, ma al contempo totalmente freddi e vuoti, nei miei non prima di avermi squadrata completamente dalla testa ai piedi.

«Harry Styles.» Si presentò facendo un cenno con il capo.

"Che gran sbruffone" pensai.

Lo guardai in cagnesco non degnandolo di un'ulteriore sguardo e mi rigirai verso Cole che ci guardava confusi.

«Mi sono perso qualcosa?» Le sue sopracciglia si aggrottarono in un cipiglio.

«In verità ho già avuto la fortuna di incontrarla l'altra sera all'Hologram.» Si avvicinò a noi e si appoggiò alla mia macchina portandosi dietro quello stupido sguardo da pallone gonfiato che aveva stampato in faccia.

«Fortuna.» Sputai trucidandolo con lo sguardo «Tu hai avuto la fortuna di non ricevere uno schiaffo dalla sottoscritta.»

Scoppiò a ridermi in faccia scuotendo la testa e sussurrando un "che caratteraccio".

Lo fulminai per l'ennesima volta e ignorandolo mi rivolsi di nuovo a Cole che, pensieroso, stava guardando Harry.

«Grazie mille per l'auto e mi dispiace che tu ti sia dovuto muovere di domenica.» Lo guardai dispiaciuta ricevendo però un grande sorriso in risposta.

«Non c'è problema. E poi se non avessi fatto questo piacere a Nate probabilmente non ti avrei rivista.» Mi fece un'occhiolino ammiccante.

Non riuscii a trattenere un sorriso.

«Mi fai sapere per l'auto allora.» Risposi imbarazzata.

«Certo. Ci sentiamo.» Raccolse lo straccio e gli attrezzi che aveva lasciato prima e mi fece un cenno con la mano, che ricambiai prontamente, prima di girarsi per tornare a lavorare.

Vidi Louis arrivare dalla direzione dalla quale eravamo arrivati e mi girai di scatto, volendo cacciare Harry per evitare un altro litigio inutile. Rimasi sorpresa quando notai che non era più appoggiato al cofano della mia macchina.

Meglio così.

Salutai Louis ringraziandolo e tornammo entrambi a casa con le nostre rispettive auto.

La settimana trascorse a rilento.

Successero solo due cose particolarmente emozionanti.

La prima era l'armadietto di Louis, cadutogli addosso per colpa dei ragazzi della manutenzione che non l'avevano fissato bene al muro. Per fortuna non si era fatto nulla di male, anche se non ci aveva risparmiato le sue numerose lamentele.

La seconda era il fatto che il venerdì successivo non ci sarebbe stato lavoro, sempre per colpa della manutenzione che, in ritardo, doveva controllare qualche tubatura o robe del genere.

Ero seduta alla mia scrivania mentre stavo cercando di mettere a posto le ultime cose per darle a Maya. Stampai i fogli annoiata controllando una mail sul cellulare e andai dalla bionda per consegnarle gli ultimi documenti.

«Questi sono gli ultimi calcoli della giornata. Ci sono anche quelli di Louis.» Li poggiai vicino a lei.

«Grazie Nives. Puoi portare questi fogli a David per favore?» Mi sorrise pregandomi e allargando gli occhioni azzurri.

«Ti prego in ginocchio. Ho già discusso con lui prima perché ha perso un foglio importante incolpando me; non ho voglia di vedere di nuovo quel vecchio scorbutico.» 

Alzai gli occhi al cielo sbuffando e appoggiando il telefono sulla sua scrivania per recuperare il grosso plico di fogli.

Consegnai velocemente i documenti a David ricevendo un grugnito accompagnato da un sonoro sospiro. Me la diedi a gambe levate per evitare di essere coinvolta in una discussione senza fine.

Sentii un urletto improvviso da Maya e mi diressi verso di lei ringraziando il cielo del fatto che eravamo gli unici in quel laboratorio visto che erano già le 17:30.

«O mio Dio! O mio Dio! O mio Dio.» Stava sicuramente impazzendo.

La vidi impegnata a saltellare felicemente sul posto con il mio telefono tra le mani.

«Nives ti senti con Cole 'fottuto' Sprouse e non mi dici nulla! È sempre stata, tipo, la nostra cotta adolescenziale.» Si girò verso di me lanciandomi un'occhiata entusiasta, non riuscendo a stare ferma.

La guardai confusa e mi porse il cellulare.

C'era un messaggio da un numero sconosciuto.

Da: Sconosciuto

Ciao Niv sono Cole. Ho incontrato oggi un uomo che ha una rivendita di auto nuove e usate. Potremmo parlarne stasera magari se ti va.  xx C

Sorrisi istintivamente vedendo il messaggio e il mittente.

Come prima cosa salvai il suo numero e poi decisi di accettare l'invito. Infondo avevo sempre avuto un debole per lui e la sua compagnia mi era sempre piaciuta.

A: Cole

Ciao Cole. Per stasera mi farebbe molto piacere. Avevi qualcosa in mente?

Non dovetti attendere troppo la risposta.

Da: Cole

C'è un mezzo raduno di auto d'epoca a East Harlem e so che sei un'appassionata. Porta anche Tomlinson se ti va. xx C

«Quindi che dice? Vuole uscire con te? Ti ha chiesto di fidanzarti con lui? Di avere insieme dei figli? A quando le nozze?» Strinse le mani guardandomi con occhi sognanti. Alzai gli occhi al cielo ignorando il suo blaterare.

«Calmati Maya. Domenica ho portato l'auto ad aggiustare nell'officina di suo padre e Cole ha chiesto il mio numero solo perché devo urgentemente comprarne una nuova.»

«Certo.» Si portò il dito al mento «Quindi ti ha solo inviato l'annuncio di qualche offerta giusto?» Mi mise alla prova rivolgendomi un sorriso furbo e guardandomi di sbieco.

Arrossii e mi girai senza risponderle, andando verso la mia scrivania.

«Haa lo sapevo.» Urlò improvvisamente e mi puntò il dito contro raccogliendo le sue cose e mettendole nella borsa. «Ti ha chiesto di uscire.» Mi girai guardandola male e osservando la sua espressione compiaciuta.

«Parla.» Mi obbligò.

Le feci vedere i messaggi e cominciò a vaneggiare di nuovo inventando futuri nei quali io e Cole finivamo sposati con otto figli e quattordici cani.

Approfittai del suo momento di distrazione per rispondere.

Ci scambiammo qualche altro messaggio concludendo che ci avrebbe aspettati là per le nove visto che avevo intenzione di portarmi dietro sia Maya che Louis.

Aveva accettato entrambi: la mia migliore amica contrariata perché "Niv questo non è un appuntamento! Dovete stare da soli"; Louis, al contrario, mi rispose con un messaggio entusiasta.

Tornata a casa, mi feci una doccia veloce e decisi di indossare una canotta bianca con le spalline sottili, infilata dentro ad un paio di pantaloni neri a vita alta. Presi anche una cintura nera, le Vans dello stesso colore e mi asciugai i capelli.

Louis mi chiamò per avvertirmi che mi stavano aspettando fuori, quindi presi la borsa, la riempii con le ultime cose e mi diressi verso la loro macchina dopo aver chiuso la porta di casa.

«Niv potevi venire direttamente in pigiama.» Maya mi guardò contrariata appena misi piede in auto.

Sbuffai e mi sporsi verso i sedili anteriori stampando un bacio sulla guancia al mio migliore amico alla guida e esponendo elegantemente il dito medio alla bionda che si mise a ridere.

Arrivammo in neanche venti minuti visto che l'Upper West Side non era troppo distante dal posto.

Louis parcheggiò in un grande giardino pieno di auto. Fortunatamente il luogo era tranquillo nonostante fosse abbastanza vasto e nonostante le numerose macchine.

Cole ci stava aspettando all'entrata. Sorrise subito appena ci vide e io ricevetti una gomitata da parte di Maya riuscendo a sentire il suo "vi vedo già sull'altare". Scossi la testa non dandole ascolto.

I miei due amici salutarono il moro velocemente, mentre io lo abbracciai in modo impacciato.

«Niv sei incantevole come al solito.» Mi fece un mezzo inchino. Mi misi a ridere sentendo le guance accaldarsi.

«Grazie Cole anche tu non sei niente male.» Fece un cenno riconoscente con la testa.

«Venite! Tra poco la band comincia a suonare. Quest'anno si sono unite a noi un sacco di persone.» Ci fece cenno di seguirlo.

«A noi?» Louis chiese guardandosi intorno.

«Si, l'officina di mio padre collabora con l'organizzazione di questo raduno da un paio di anni.» Ci regalò un sorriso smagliante e quasi non inciampai, incantata.

Sentii la musica in sottofondo, segno che il gruppo aveva cominciato a suonare e mi guardai attorno incantata da tutto ciò che mi circondava.

Cominciammo a camminare nel viale dove si trova l'esposizione.

«Guardate questa è una Fiat 124 Spider del '69.» Cole cominciò ad indicarci i modelli mano a mano che avanzavamo nel tragitto.

Riconobbi subito l'auto. Mio padre aveva quel modellino sul suo comò e ogni volta che andavo a dormire con i miei genitori lo osservavo affascinata fino ad addormentarmi.

Arrivammo quasi alla fine del percorso quando mi si illuminarono gli occhi.

«E questa è una-» interruppi Cole prima che potesse finire la presentazione.

«Questa...» mi avvicinai completamente rapita «Questa è una Chevrolet Impala del 1967.» Appoggiai la mano delicatamente sopra al cofano non volendola rovinare.

Sentii Maya sbuffare, sicuramente per la mia fissa con quell'auto, e Louis si mise a ridere vedendomi così incantata.

«Wow Niv mi sorprendi ogni volta di più.» Mi sorrise dolcemente Cole per poi continuare «Ragazzi torno subito, devo salutare un collega di mio padre.» Si diresse velocemente verso un ormone intento a fare dei cenni per farsi notare dal moro.

Anche i miei due amici si allontanarono avvertendomi, dirigendosi però verso il bar.

Vidi un ragazzino, che avrà avuto a malapena 18 anni, avvicinare. I suoi occhi si illuminarono non appena mi vide.

«Hey bellezza. Ti piace la mia auto?» Mi fece un cenno impacciato e si poggiò alla macchina quasi inciampando sui suoi stessi piedi.

Strinsi le labbra cercando di non ridere per la scena.

«È davvero tua?» Lo guardai dubbiosa incrociando le braccia al petto.

«Certo bellezza.» Mi sorrise sghembo.

Il miscuglio di finta spavalderia e di goffaggine mi fece ridacchiare.

Decisi di prenderlo ancora un po' in giro. «Non sei troppo piccolo per guidare?».

«Certo che no! Compierò 18 anni tra qualche mese.» Si passò la mano tra i capelli dandosi delle arie.

«Oh wow allora sei un uomo emancipato e tutto di un pezzo.» Vidi la sua espressione vacillare.

Aprì bocca per rispondermi ma fu interrotto da un'altra voce.

«Thomas per l'amor del cielo tieni quelle tue manacce lontano dalla macchina.» Il ragazzino mi rivolse uno sguardo preoccupato.

Da dietro di lui apparì l'ultima persona che avrei voluto incontrare e che mi sarei aspettata di vedere in quel momento.

«Harry mi dispiace. Giuro che non lo facc-»

«Non me ne frega un cazzo. Devi smetterla di cercare di rimorchiare a caso usando la mia auto.» Non mi aveva ancora notata, troppo impegnato a discutere con il povero ragazzo. Al suo posto probabilmente mi sarei messa a piangere.

Spalancai gli occhi osservando l'auto quando realizzai che una delle persone più orribili su questo pianeta, era in possesso di una meraviglia simile.

«Mi dispiace non lo faccio più te lo prometto è che questa ragazza conosceva il modello e volevo fare colpo ma ho sbagliato. Chiedo umilmente perdono...» Continuò a borbottare delle scuse confuse.

Solo in quel momento Harry fece saettare il suo occhi verdi verso di me cominciando a studiarmi.

Solo per un secondo.

Solo per un momento vidi la sua freddezza vacillare. Sicuramente non si aspettava di trovarmi lì.

Il solito brivido si insinuò tra le mie spalle, probabilmente per i suoi modi di fare distaccati.

Fece cenno a Thomas di andarsene riacquistando subito la postura rigida, lo sguardo freddo e il sorrisetto cattivo che lo caratterizzava.

--

Doppio incontro nel giro di due capitoli.

Il signorino Sprouse sembra molto interessato alla nostra protagonista...

Cosa succederà ora?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Fatemelo sapere con un commento o stellinate a volontaaaà.

Chapter's question: Di dove siete? 

Io dell'Emilia-Romagna

Al prossimo capitolo

Baci stellarii

Bea

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Capitolo 7
*** Buona Educazione e Campana di Vetro ***


Cominciai a pensare seriamente che qualcuno da lassù ce l'avesse con me.

«Cole non sa proprio cosa fare per impressionare una ragazza.» Disse guardandomi di sbieco «Ti ha veramente trascinata qui per un appuntamento?» Sputò l'ultima parola con disgusto quasi come se gli bruciasse la gola come acido.

«Si da il caso che io me ne intenda di auto e poi questo non è un appuntamento.» Assottigliai gli occhi non abbassando lo sguardo nemmeno per un secondo. «Non che questo debba interessarti comunque.»

«Oh si? Hai studiato per fare colpo sul tuo cavaliere dalla lucente armatura?» Mi schernì «Che cosa tenera.» La cattiveria racchiusa nelle sue parole mi stupì. 

Non aveva motivo di parlarmi in quel modo o di trattarmi come una pezza da piedi e non aveva il diritto di giudicarmi non conoscendomi minimamente.

«Non sono fatti tuoi. Non fare insinuazioni campate per aria perché fai solo la figura dell'idiota.» Sorrisi cattiva piegando la testa di lato.

«Hey ritira gli artigli tigre. I tuoi genitori non sono stati capaci di insegnarti la buona educazione?» Si passò una mano tra i capelli non rendendosi conto di quello che aveva appena detto.

Mi bloccai. 

La vista mi si annebbiò e sentii assalirmi un capogiro.

I miei genitori avevano sempre cercato di fare qualsiasi cosa per rendere felice me e mio fratello. 

Quando mio padre morì, mia madre e Nathan erano stati il mio unico appiglio, insieme ai miei due migliori amici.

La mia famiglia non doveva essere toccata.

Camminai verso di lui furiosa.

«Tu sottospecie di ridicolo pezzo di defic-» 

La mia avanzata venne interrotta da Cole che mi si piazzò davanti appoggiandomi le mani sulle spalle. Si abbassò sulle ginocchia raggiungendo la mia altezza.

«Niv sta tranquilla e ignoralo. Sta solo cercando di infastidirti.» Mi sorrise rassicurante cercando di farmi sbollire.

Si girò poi verso Harry «E tu smettila di provocarla senza motivo.»

Strinse appena gli occhi rimproverandolo. «Inoltre ti ricordo che tra venti minuti devi essere a Claremont per la corsa.»

«Mi aspetteranno.» Scrollò le spalle incurante il riccio «Senza di me tanto non c'è competizione.» Tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne accese una.

Fece un cenno di saluto nella direzione di Cole e si incamminò confondendosi tra la folla.

«Corsa?» Chiesi di getto non riuscendo a trattenermi. Tutta la rabbia trasformatasi in pura curiosità.

Vidi il moro indugiare come se non volesse rispondermi. 

«Beh è da un bel po', ormai, che partecipa a delle corse automobilistiche non proprio legali.» Si grattò il retro della testa con la mano a disagio.

«Quando ha iniziato?» Chiesi sempre più interessata.

«Quasi tre anni fa. Non è una bella storia Nives... non penso di potertene parlare.» Disse amareggiato e io mi maledii mentalmente per la mia invadenza.

Continuò poi «All'inizio ho provato per tanto tempo a farlo smettere ma non ha voluto saperne. Quindi, beh, ho iniziato a dargli una mano per quanto mi sia concesso. Sai con l'auto e tutto il resto.» Alzò le spalle cercando di alleggerire la tensione. 

Probabilmente il fatto che una persona alla quale voleva bene si mettesse costantemente in pericolo doveva pesargli.

«Cole non devi parlarne se non ti va. Mi dispiace per la domanda fuori luogo.» Gli sorrisi appoggiandogli una mano sulla spalla.

«Tranquilla Niv. Sono io che ho cominciato il discorso, ma per ora basta parlare di inseguimenti tra auto.» 

Fummo interrotti.

«Chi è che insegue chi con le auto?» Louis e Maya si unirono di nuovo a noi. 

Alzai gli occhi al cielo per la poca delicatezza del mio migliore amico.

«Un amico di Cole. Nulla di entusiasmante comunque.» Risposi al posto del ragazzo cercando di sminuire la cosa.

«Nulla di entusiasmante? Nives proprio tu che adori le macchine mi vieni a dire 'nulla di entusiasmante'?» Strabuzzò appena gli occhi ingozzandosi con le patatine fritte che aveva comprato poco prima.

Aveva ragione però. 

Non adoravo tutte ciò che rientravano nella categoria "illegale", ma amavo le auto in generale. Se non ci fosse stato Harry di mezzo probabilmente avrei reagito come Louis.

«In realtà se la cosa vi elettrizza così tanto, domani sera c'è un'altra corsa sempre a Claremont.»

Mi girai verso Cole guardandolo incerta. 

Probabilmente il suo amico non gli aveva descritto nei particolari il nostro primo incontro all'Hologram. 

«Sei sicuro? Non dobbiamo se non hai voglia.» 

Mi rivolse uno sguardo confuso. «Certo. Non è pericoloso andare e ad Harry non darà sicuramente fastidio.» Mi sorrise e cominciò a parlare con un Louis esaltato, dei dettagli.

"Ne dubito" pensai.

Non prestai molta attenzione al resto della discussione troppo impegnata ad immaginare i peggiori scenari possibili.

Decisi quindi che: si, qualcuno lassù doveva decisamente avermi presa di mira.

Il resto del tempo trascorse rapidamente, tra le battute squallide di Louis, tra i sorrisi radiosi di Cole e tra tanti sussurri e gomitate nelle costole da parte di Maya.

Cole mi diede, inoltre, il numero dell'uomo per l'auto e mi promise che sarebbe venuto insieme a me a vederla.

«Quindi per domani sera sulle 22, va bene?» Il moro ci stava accompagnando alla macchina.

«Ci vediamo nel parcheggio accanto a Claremont Park?» Chiese Maya prendendo le chiavi della machina dalla borsa, passandole a Louis.

«Esatto. Nives passo a prenderti alle 21.30» mi risveglia dai miei pensieri e lo osservai confusa.

Stavo per ribattere quando Maya mi tappò la bocca con la mano. «Accetta più che volentieri. Praticamente non vede l'ora.» Mi sorrise con fare innocente. 

Incenerii la bionda con uno sguardo, sentendo immediatamente  le guance pizzicare, prima di rispondere al ragazzo divertito.

«Se per te non è un problema accetto volentieri.»

«Nessun problema. Mandami il tuo indirizzo per messaggio.» Si avvicinò a me stringendomi in un abbraccio che ricambiai. 

Mi stampò un bacio tra i capelli e io gli sorrisi imbarazzata aprendo la portiera dell'auto, lasciandolo salutare i miei due amici.

«Oddio Nives è pazzo di te.» Maya una volta salita sui sedili posteriori non risparmiò i suoi commenti inopportuni. Accesi la radio e alzai la musica, ignorandola e facendo ridere Louis.

Accompagnammo poi la bionda a casa dandole la buonanotte.

«Quindi» Louis cominciò a parlare. «Cosa pensi di Cole? Ti piace?» Staccò per un attimo gli occhi dalla strada guardandomi di sbieco con un piccolo ghigno in volto.

«Beh si è molto bello e mi piace passare del tempo con lui.» Gli sorrisi nervosa giocando con il portachiavi tra le mie mani.

Non mi rispose per un po' e quando gli rivolsi lo sguardo lo vidi con un cipiglio corrucciato in volto.

«Che c'è Lou? A te non piace?» Chiesi dispiaciuta.

«No, no è simpatico è solo che...» smise di parlare e si fermò ad un semaforo battendo le dita nervosamente sul volante.

Non mi facevo influenzare spesso dalle altre persone ma l'opinione di Louis era essenziale per me.

Il rumore del clacson, proveniente dall'auto dietro di noi, ci risvegliò.

«...sai com'è andata con Mason, Nives. Non voglio rivederti in quelle condizioni.»

Sentii un colpo al cuore. 

In quel periodo non avevo sofferto solo io, ma ogni persona che mi stava intorno. 

Louis in particolare.

«Lou è acqua passata ormai. Non posso rinchiudermi in una campana di vetro per tutta la vita.» Scherzai, cercando di stemperare riuscendo a farlo  ridere.

«Oh tu non puoi, ma io si.» Mi punzecchiò, fermandosi sotto casa mia.

«Buonanotte Tomlinson. Ci vediamo domani sera.» Sorrisi aprendo lo sportello.

«Buonanotte Blain.» Gli feci la linguaccia e chiusi lo sportello.

Attraversai il vialetto e, una volta in casa, mi misi il pigiama e mi buttai nel letto cadendo in un sonno profondo.

***

«Mi stai dicendo che sei piombata qui esattamente...» Guardai l'orario sul cellulare  «...tre ore prima perché devi assicurarti che io non mi vesta come un bidone?»

«Si Nives è la decima volta che te lo dico.» Maya alzò gli occhi al cielo superandomi ed entrando in camera mia.

Aprì l'armadio ignorando le mie proteste.

Cominciò a tirare fuori dall'armadio vestiti corti o gonne attillate tirandoli sul letto a caso. Prese un abito stretto blu e me lo mostrò vittoriosa.

«Scordatelo Maya non mi vestirò così per andare ad assistere ad una corsa di auto illegali.»

Mi avvicinai all'armadio e presi un paio di pantaloni a vita alta, attillati e neri, a sigaretta.

«Ecco metterò questi.» Sorrisi soddisfatta appoggiandoli sul letto prendendo poi le mie vans. «Con queste.».

Ignorai i suoi lamenti e mi infilai in bagno per fare la doccia. Quando tornai in camera la vidi stesa sul letto.

«Metti quella, almeno. Non voglio discussioni.» Mi porse una canottiera verde olivastro, attillata con degli incroci sulla schiena. Accettai, approvando l'outfit. 

Lasciò il mio appartamento una buona mezzora dopo minacciandomi nuovamente.

Mangiai qualcosa e mi truccai leggermente per poi vestirmi.

Da: Cole

Sono qui fuori. Ti aspetto.

Chiusi a chiave la casa velocemente e attraversai il vialetto per poi entrare nella sua auto salutandolo.

«Ciao Nives.» Mi fece un occhiolino ammiccante e ingranò la marcia per partire. «Com'è andata la tua giornata?» chiese cominciando la conversazione.

«Direi bene. Nulla di entusiasmante a parte una prepotente irruzione in casa mia da parte di Maya.» Lo feci ridere.

«Sembra un tipo davvero esuberante.» Mi sorrise.

«Si è sempre stata così. All'asilo per esempio organizzava i suoi spettacoli in giardino e costringeva gli altri bambini ad aiutarli.E se non collaboravano li minacciava dicendo che sarebbe andata dalla maestra piangendo, e le avrebbe detto che l'avevano spinta.» 

Scoppiò a ridere e io con lui al ricordo di un piccolo Louis costretto a ballare con la bionda per evitare una sfuriata.

Continuammo a parlare fino all'arrivo a Claremont dove vedemmo Maya e Louis, vicino all'entrata del parco, fare cenni con la mano.

Cole parcheggiò non troppo lontano e ci avvicinammo per salutare i due. 

«Hey ragazzi. Venite... si incontrano sempre in uno di questi vicoli a lato.» Mi appoggiò una mano al centro della schiena e fece pressione per spronarmi a seguirlo.

«Ho promesso a Nate che ti avrei tenuta sotto controllo tutto il tempo e lui mi ha promesso che se solo un capello ti sarà torto mi... farà del male fisico diciamo.» Capii immediatamente quello che intendeva e scoppiai a ridere riconoscendo l'iper-protettività di mio fratello.

«Non ascoltarlo è totalmente innocuo.» Mi rivolse uno sguardo dubbioso.

«Non mi sembrava proprio innocuo quando mi ha descritto molto dettagliatamente quello che mi farebbe se succedesse qualcosa alla sua "amata sorellina".» Accompagnò il tutto facendo il segno delle virgolette con le dita.

Scossi la testa non riuscendo a smettere di ridere.

«Allora Cole... come funzionano queste cose?» Louis ci interruppe raggiungendo la mia destra seguito da Maya.

Gli rispose cominciando a descrivere il percorso che le auto avrebbero dovuto intraprendere e nel frattempo ci avviammo verso un vicolo buio dal quale proveniva un vociare indistinto di persone.

Appena svoltato l'angolo una decina, o più, di auto moderne e perfettamente laccate ci si presentarono davanti. Accanto ad ognuna di esse c'era un gruppetto di persone che discutevano o che sistemavano alcune cose all'interno delle proprie macchine.

Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, un suono acuto sembrò risvegliare tutti i presenti. 

Alcuni ragazzi salirono sulle proprie auto e guidarono abilmente verso la fine del vicolo oltre il quale li aspettava una larga strada che proseguiva in un percorso sterrato.

«Dovrebbero partire tra pochi minuti, venite.» Ci fece cenno Cole e noi lo seguimmo.

Spintonammo un bel po' di persone e pestammo i piedi della maggior parte, ma alla fine riuscimmo ad arrivare vicino alle auto in partenza.

Ringraziai il cielo quando non vidi l'impala tra le macchine in linea.

Il sogno fu subito spezzato dalla voce di Cole.

«Guardate! Laggiù c'è il mio amico del quale vi ho parlato.» Indicò una BMW blu, sportiva alla fine della colonna di auto.

'Mio Dio' pensai 'Quante auto può permettersi quel ragazzo'.

'E che auto' aggiunse la mia coscienza. Annuii in risposta, sentendomi subito dopo una stupida per il confronto appena avuto con me stessa.

Maya diede voce al mio pensiero in maniera molto più esplicita della mia, facendo ridere tutti.

Un ragazzo dai capelli biondi si avvicinò alla linea di partenza, segnata con una bomboletta di colore rosso sulla strada, e fece un cenno a quello che riconobbi come il moro/l'amico di Harry che era presente all'Hologram la sera del nostro incontro.

Il ragazzo dalla pelle ambrata premette un tasto su un telecomando facendo partire due squilli acuti. 

Il biondo suonò prontamente una trombetta a gas da stadio, che prima non avevo notato e subito uno stridio agghiacciante risuonò per tutta la strada.

in men che non si dica le auto sgommarono veloci fuori dal vicolo.

Il mio sguardo saettò come catturato magneticamente dalla vettura blu. 

Non riuscii a distaccare l'attenzione dall'auto neanche per un attimo, e quando sparì nel buio strinsi gli occhi, aguzzando la vista e mi misi in punta di piedi cercando verso la linea dell'orizzonte.

L'ansia prese possesso di me

Sicuramente dopo ciò che mi aveva raccontato Cole e dopo l'angoscia vista nei suoi occhi, ero spaventata da quello che avrebbe potuto provare il moro, nel caso fosse successo qualcosa al suo amico.

Sicuramente.

Continuai a fissare maniacalmente l'orologio per tutto il tempo seguente, ignorando le discussioni dei ragazzi che mi circondavano.

Sentii il corpo attraversato da un'ondata di sollievo quando vidi dei fari in lontananza e sospirai più tranquilla quando la vettura blu sfrecciò davanti a noi. 

Un coro rumoroso di voci fece eco nell'aria: un misto di lamenti e di grida vittoriose.

Mi girai verso un Cole ora visibilmente più sereno, e, molto più tranquilla, gli sorrisi. Mi dedicò anche lui un sorriso e portò il braccio sulle mie spalle stringendomi amichevolmente.

Louis batté il cinque al moro, seguito da un pugnetto e mi mandò scherzosamente un bacio volante che prontamente afferrai, mentre Maya si mise ad applaudire felice.

Il momento spensierato e sereno fu interrotto di nuovo dalla voce di Cole.

«Venite ragazzi vi presento Harry.»

--

Buonasera ragazzuolee.

Scusate se ci ho messo un po' a pubblicare ma questo capitolo è stato molto  impegnativo ed è venuto più lungo del solito!

Spero che vi sia piaciutooo.

Vorrei davvero che mi faceste sapere se la storia vi sta piacendo.

Anche un commento con un'emoticon o una parola a caso sarebbe apprezzato perché sto veramente occupando molto tempo per questa storia non sapendo se effettivamente voi la stiate apprezzando.

Quindi spero davvero che riusciate a perdere qualche secondo per scrivere una parolina per dirmi quello che pensate perché ci tengo veramente ai vostri commenti.

Chapter's question: Qual è il vostro colore preferito? 

Il mio è il bordeaux.

Alla prossima e... Baci stellarii

Bea

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Capitolo 8
*** Niente da Spiegare e Bonnie Crest ***


Cole non vedendomi dare alcun segno di movimento mi spinse appena, mentre Louis e Maya cominciarono a seguirci entusiasti non riuscendo ancora a stare fermi.

Ci avviammo verso l'auto blu e ad ogni passo sentii il cuore battermi sempre più forte. Il tragitto sembrò durare un'eternità.

Quando fummo abbastanza vicini vidi il ragazzo dell'Hologram parlare con Harry che, in quel momento, ci stava dando la schiena.

Il moro rispose al cenno vittorioso di Cole alzando il pugno, poi spostò gli occhi su di noi.

Uno sguardo confuso sostituì quello precedente e si avvicinò al riccio dicendogli qualcosa nell'orecchio. 

Ormai eravamo a pochi metri di distanza quando Cole gridò.

«Ragazzi questo è Harry.» Il ragazzo appena nominato si girò con un sorrisetto stampato in volto.

Notai, però, il suo corpo irrigidirsi non appena vide i miei due migliori amici, vidi la sua mascella tagliente, più tesa del solito e le sue mani strette in due pugni.

Osservai Louis con la coda dell'occhio alzare le spalle in allerta e bloccarsi sui suoi passi mentre Maya si fece scappare un piccolo risucchio sorpreso dalle labbra.

Il mio migliore amico mi prese immediatamente per il polso spostandomi leggermente dietro di se, fulminando il ragazzo davanti a lui.

Cole non sembrò accorgersi di nulla avendo aumentato leggermente il passo per raggiungere il riccio.

«Complimenti Styles! In forma come al solito.» sorrise battendo il cinque all'amico.

Vidi Zayn chiamarlo, subito dopo, per parlare della corsa. Insieme si allontanarono raggiungendo l'auto blu che, a detta loro, aveva avuto un problema durante il tragitto.

Harry rivolse tutta l'attenzione a noi.

«Nives che piacere rivederti.» Mi guardò con un sorriso cattivo come suo solito, rimarcando il mio nome con voce roca.

Strinsi gli occhi nella sua direzione e aprii la bocca per replicare, ma la mia visuale fu oscurata da un Louis più che furioso.

«Niv vuoi spiegarmi per favore?» Il suo tono sembrava calmo, ma conoscevo Louis e sapevo che cercava di non alzare la voce perché voleva evitare una scenata.

Maya si unì al ragazzo cercando una spiegazione.

«Lou non c'è niente da spiegare è un amico di Cole e l'ho incontrato quel giorno all'officina.» Cercai di mantenere la calma anche io.

«E anche quella sera al raduno.» Aggiunse con voce derisoria il riccio.

Louis ignorò la provocazione concentrandosi su di me.

«E non ti è sembrato il caso di farmelo sapere? Sono il tuo migliore amico.» Disse inarcando le sopracciglia.

Da quando era successo tutto il fattaccio con Mason, Louis si era sempre dimostrato abbastanza oppressivo e continuamente in allerta per qualsiasi cosa. 

Il problema era che quando mi sentivo sotto esame scattavo sempre sulla difensiva.

«Si lo sei Lou e ti voglio bene ma questa non è una cosa importante. Non devi per forza sapere ogni minuscolo dettaglio della mia vita.» Dissi e chiaramente le mie inesistenti capacità di comunicazione mi fecero dire la cosa sbagliata. 

Me ne pentii nel preciso momento in cui vidi le sue spalle curvarsi leggermente e i suoi occhi riempirsi di tristezza.

«Aspetta Lou non intendevo questo. Sai che t-» Le mie spiegazioni vennero interrotte da un urletto acuto e fastidioso.

Una bionda quasi totalmente nuda mi scansò facendomi inciampare sui miei piedi e si tuffò praticamente su Harry arpionandogli le braccia al collo.

'Sarà la sua ragazza' pensai guardandola meglio.

Non aveva nulla da invidiare a nessuno. 

Aveva la carnagione abbronzata e i capelli le scendevano in morbidi boccoli biondi sulla schiena. Per non farsi mancare nulla chiaramente il tutto accompagnato da grandi occhi azzurri circondati da una spessa linea di eye-liner e da un generoso strato di mascara.

«Harry sapevo che avresti vinto come al solito.» Gli sorrise civettuola lasciandogli un bacio sulla guancia.

Il riccio si liberò dalla presa ferrea e le rivolse uno sguardo duro trattenendosi evidentemente dall'urlare.

«Grazie Sydney» Le rivolse un cenno del capo in segno di gratitudine.

Guardai la scena sentendo tutta la rabbia salire per quello stupido ragazzo. Riluttante rivolsi di nuovo lo sguardo a Louis che non aveva staccato per un attimo gli occhi da me.

Aprii la bocca per parlare ma lui mi interruppe.

«Sai una cosa Nives? Fa quello che vuoi. Da ora in avanti non cercherò più di proteggerti da tutte le stupide persone che cercheranno di farti del male. Veditela da sola.»

Non aggiunse altro, si girò rivolgendo uno sguardo di fuoco al riccio, che invece gli sorrise canzonatorio, e gli diede una spallata prima di sparire tra la gente.

Maya mi guardò interdetta non sapendo cosa fare.

«Va da lui... non voglio che faccia stupidaggini come l'ultima volta.» Lei annuì incerta e, dandomi un bacio sulla guancia, seguì Louis.

Sospirai forte e mi passai più volte le mani tra i cappelli nervosa, rendendoli un groviglio confuso.

«Che c'è tesoro? Problemi in paradiso?»

Quando rivolsi lo sguardo ad Harry lo vidi appoggiato al muro con una sigaretta tra le labbra e la bionda appiccicata al suo fianco che mi inviava sguardi di morte, probabilmente a causa del soprannome.

Troppo tesa e stressata decisi di rivolgergli un semplice ma molto espressivo ed elegante «Fanculo.» Prima di sorpassarlo raggiungendo l'altra uscita del vicolo. 

Mi appoggiai al muro stremata, sentendo l'aria faticare ad arrivarmi ai polmoni. In seguito alla morte di mio padre avevo sofferto di attacchi di panico ma avevo imparato a gestirli piano piano.

Cercai di rallentare il respiro e chiusi gli occhi tentando di placare il leggero capogiro. Tutta la rabbia accumulata in precedenza stava scemando lasciando posto alla frustrazione per il litigio appena avuto con Louis.

Il momento di "calma" fu interrotto da un rumore alto e fin troppo vicino che conoscevo bene. 

Le sirene della polizia.

Mi alzai immediatamente spaventata, correndo verso il gruppo di persone che, incuranti, cominciarono a spintonarmi per tentare di allontanarsi da quell'area.

Quando riconobbi le luci lampeggianti troppo vicine, andai ancora più nel panico e mi guardai attorno disorientata non riuscendo a riconoscere nessuna faccia familiare.

Mi sentii tirare improvvisamente verso sinistra e solo allora mi accorsi della grande mano che mi aveva afferrato saldamente l'avambraccio. Cercai di liberarmi smarrita per tutta la confusione che c'era attorno a me.

«Smettila di muoverti e seguimi!» Alzai lo sguardo osservando meglio la figura davanti a me.

Riconobbi immediatamente i morbidi riccioli color cioccolato e, se possibile, andai ancora più in panico.

Non potendo fare altro, mi lasciai trascinare, sentendolo borbottare insulti contro le persone che si ritrovava davanti.

Harry arrivò alla sua macchina blu, aprì lo sportello e mi tirò facendomi salire sull'auto velocemente, sbattendo, poi, la portiera.

Sentii immediatamente avvolgermi un forte odore di cannella e di menta. Gli interni della vettura erano rivestiti di un tessuto nero morbido e tutto era talmente lustro che avevo realmente il terrore di poggiare le mani ovunque non volendo rischiare di fare disastri come mio solito.

Harry corse verso l'altro lato dell'auto guardandosi attorno di sfuggita e dandomi una perfetta visuale del suo corpo atletico passare davanti al parabrezza.

Salì in macchina velocemente e mise in moto uscendo abilmente dal vicolo. 

Mi sporsi verso i sedili posteriori osservando la piccola stradina buia ricolma di persone e poi mi girai verso Harry.

«Dove stai andando? Non puoi lasciare Cole e gli altri là.» Lo rimproverai guardandolo sconcertata.

Stavo per parlare di nuovo quando sentii la macchina sbandare per colpa di una curva secca e mi sbilanciai rischiando di sbattere da qualche parte. Harry, ovviamente più agile di me, allungò il braccio appoggiandolo sul mio petto per evitarmi una caduta colossale. 

«Mettiti la cintura maledizione!» Mi lanciò un'occhiata di fuoco riportando le mani sul volante.

«Dobbiamo tornare a vedere se gli altri stanno bene.» Continuai testarda seguendo però il suo ordine e allacciando la cintura.

«Ti stavamo cercando tutti ragazzina. Il tuo principe azzurro è andato via insieme ai tuoi amici, gli ho detto che ti avevo raccattata io e lui è corso via visto che, se lo avessero beccato di nuovo suo babbo sarebbe andato nei casini con l'officina.» 

Uno sbuffo arrabbiato uscì dalle sue labbra piene quando diede un'occhiata allo specchietto retrovisore.«Penso che ci stiano seguendo.» Sbatté le mani sul volante arrabbiato, aumentando poi la velocità.

Mi zittii, volendo evitare di farlo innervosire di più e appoggiai la testa al sedile chiudendo gli occhi. Portai le dita alle tempie massaggiandole lievemente e cercando di calmare l'agitazione dovuta alla situazione intricata.

La suoneria del mio telefono mi distrasse.

Da: Maya

Nives stai bene vero? Cole ci ha detto che sei al sicuro. Noi siamo quasi a casa. xx

Risposi velocemente dicendole che stavo bene e che le avrei scritto una volta a casa per farla stare tranquilla. Le chiesi anche di Louis.

Quando alzai lo sguardo però non riconobbi la strada familiare diretta verso l'Upper West Side.

«Dove stiamo andando?» Chiesi allarmata voltandomi di scatto verso il riccio.

Non mi rispose ignorandomi e io gli regalai un molto elegante grugnito esasperato. 

Cominciai poi a borbottare cose tipo "Potevi anche lasciarmi nel vicolo" oppure "Se ti da così tanto fastidio la mia presenza avresti potuto portarti dietro la biondina tutte cosce lunghe e occhioni azzurri".

Una fossetta prese posto irrefrenabile sulla sua guancia e io mi incantai al suo arrivo. 

Era la prima volta che lo vedevo sorridere  e per questo cominciai a fissarlo come un'idiota perché quel piccolo adorabile particolare non decorava il suo viso quando mi rivolgeva il suo solito ghigno cattivo.

Il suo volto ritornò, però, serio in qualche secondo «Smettila di fissarmi.» Mi disse severo con voce graffiante.

Allontanai il mio sguardo dal suo sentendo le guance pizzicare per l'imbarazzo. 

Quando alzai finalmente gli occhi per guardarmi attorno e per capire dove fossimo vidi un grosso cartello verde che riportava la scritta "Bonnie Crest".

«Siamo a Bonnie Crest? Vuoi scherzare? Come ci torniamo a casa ora?» Lo vidi alzare gli occhi al cielo.

«Non ho intenzione di guidare un'altra ora per riportarti indietro ragazzina.» E mentre lo disse, lo vidi accostare e parcheggiare nello spazio davanti ad un ampio edificio.

Un cartello luminoso con la scritta "Motel" lampeggiante catturò la mia attenzione.

«Hai intenzione di dormire in un motel in mezzo alla terra di nessuno?» Indicai i vasti campi che circondavano l'edificio. Lo sentii sbuffare non rispondendomi. 

Cominciò a raccogliere le sue cose, prendendo uno zaino dai sedili posteriori. Scese, poi, dall'auto ignorando le mie continue domande.

Quando sbatté lo sportello scesi velocemente, avendo paura di rimanere da sola in quel posto buio.

Affiancai Harry e mi avvicinai di poco sentendolo però irrigidirsi alla mia vicinanza.

Spinse la pesante porta del Motel ed entrò lasciandomi indietro dirigendosi verso il bancone presente nella hall per prendere una stanza.

Io mi diressi verso i divanetti presenti nell'atrio, stringendo la mia borsa spaesata. 

Da: Maya

Louis era ancora un po' agitato ma ho cercato di farlo ragionare. Sei a casa? xx

Non volevo altre discussioni con Louis quindi decisi di mentire alla mia amica per una buona causa. Oltretutto avevo visto il suo sguardo qualche ora prima e, nonostante non avesse detto niente, avevo capito che il riccio non andava a genio neanche a lei.

A: Maya

Si sono arrivata a casa da qualche minuto. Ci sentiamo domani... buonanotte xx

«Stanza 324.» Harry mi passò davanti non guardandomi neanche e io, non avendo altra scelta, frustrata lo seguii.

Salimmo tre rampe di scale, arrivando in qualche minuto al terzo piano davanti alla nostra stanza. Il ragazzo la aprì utilizzando la tessera magnetica, ed entrò lasciando la porta aperta per farmi entrare. 

La camera, sui toni dell'azzurro e del beige, non era molto spaziosa. Al centro padroneggiava però un grande letto matrimoniale sul quale non vidi l'ora di tuffarmi.

'Letto matrimoniale?' La mia coscienza tirò fuori un problema del quale prima non mi ero accorta.

«Letto matrimoniale?» Diedi voce ai miei pensieri osservando di sbieco il riccio che stava tirando fuori dei vestiti dallo zainetto che aveva portato con sé.

«Non cominciare a fare la santarellina. Costava di meno e visto che la pago totalmente io non penso che tu possa lamentarti.» Lanciò velocemente dei vestiti sopra al letto.

«Ora mettiti questi e non tormentarmi più del dovuto per favore.» Mi fece cenno verso gli abiti spiegazzati con fare annoiato.

Alzai gli occhi al cielo non potendo ribattere e mi chiusi in bagno per cambiarmi. Mi sciacquai il viso con acqua calda togliendomi il poco rimasuglio di trucco che non mi aveva abbandonato durante la serata.

Presi la maglia bianca e la indossai. Vidi che era abbastanza lunga ma decisi comunque di mettere anche i pantaloni neri da ginnastica che mi aveva prestato il ragazzo.

Piegai i miei vestiti, appoggiandoli sopra una mensola ed uscii finalmente.

Harry era appoggiato sopra al grande letto in camera con il telefono in mano. Appena mi vide indugiò per qualche secondo lo sguardo freddo sul mio corpo e poi non dicendo nulla si alzò e si diresse anche lui in bagno.

Tirai fuori dalla mia borsa il caricabatterie che portavo sempre con me e attaccai il telefono alla presa stendendomi a letto.

Quando il riccio uscì dal bagno qualche minuto dopo, quasi ebbi un tracollo.

Il suo fisico scolpito e asciutto era messo in bella mostra dal fatto che, indosso, aveva solo ed unicamente un paio di boxer.

--

Eccolo qui il nuovo capitolo!

Fatemi sapere se vi piace e lasciate un commento se vi va!

Chapter's Question: Quali cantanti seguite?

Al prossimo capitolo e... baci stellarii

Bea

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Capitolo 9
*** Strette Decise e Sbalzi D'Umore ***


La pelle abbronzata era quasi completamente accarezzata dall'inchiostro nero. 

Studiai tutti i tratti scuri stampati indelebilmente sul suo corpo partendo da quelli sulle braccia, notando i passeri tatuati sul suo petto fino ad arrivare ai rami di alloro sul suo basso ventre.

Il tutto accompagnato da un fisico rasentante la perfezione.

Ovviamente.

L'accenno di addominali, le clavicole sporgenti e le gambe sottili erano solo una piccola parte di quel fisico impeccabile.

Forse Maya non aveva tutti i torti appellandolo come "Dio greco".

Scossi il capo, cercando di togliermi l'immagine dalla testa.

Tentando di non essere distratta puntai lo sguardo sul suo viso, trovandoci un ghigno compiaciuto stampato.

«C'è qualcosa che disturba la tua attenzione, per caso?». Incrociò le braccia alzando un sopracciglio canzonatorio.

Alzai gli occhi al cielo. «Puoi metterti qualcosa addosso, per favore?».

Dalle sue labbra uscì uno sbuffo seccato. «Come se ti dispiacesse.». Prese, poi, posto vicino a me sul letto portando un braccio dietro alla testa, mettendo in evidenza i muscoli allenati.

«Hai tu il mio "pigiama".». Fece le virgolette con le dita. «Quindi, a meno che tu non voglia dormire nuda, cosa che tra l'altro io non contesterei, io non posso vestirmi.». Un sorrisetto a dir poco malizioso prese posto sul suo viso.

«Non puoi rimetterti i vestiti che avevi prima?». Strinsi gli occhi nella sua direzione, puntandoli nelle sue gemme, così maledettamente verdi.

Dovevo smetterla; mi stavo lasciando distrarre in maniera ridicola.

Mi sentivo una quattordicenne alle prese con la sua prima cotta adolescenziale.

«Non ho intenzione di dormire in jeans e camicia. Discorso chiuso.». Alzai gli occhi, irritata dalla sua cocciutaggine, non potendo dire nient'altro visto il suo "gentilissimo" gesto di avermi prestato i vestiti.

Bloccai il telefono, ancora tra le mie mani, appoggiandolo sul piccolo comodino in legno posto di fianco al letto, e mi girai dandogli le spalle cercando di ignorarlo e di prendere sonno.

Il profumo fresco del cuscino e la stressante serata appena trascorsa mi aiutarono. Infatti in qualche minuto gli occhi mi si chiusero e mi addormentai.

**

Mi svegliai quasi boccheggiando in cerca di aria fresca e sentii subito il petto stringersi a causa del terribile caldo che stavo sentendo. 

Mi guardai attorno un po' disorientata, perlustrando ogni singolo punto e angolo della stanza buia, non riuscendo a riconoscere le pareti familiari della mia camera da letto o del mio salotto.

Sentii un leggero russare, accompagnato da una serie di lievi sospiri vicino al mio orecchio e solo a quel punto tutto il casino successo qualche ora fa' mi ritornò in mente. 

Questo, insieme al ricordo della piccola camera del Motel ma, soprattutto, del ragazzo seminudo, disteso di fianco a me.

Ruotai il capo verso destra, trovando il viso ancora totalmente assopito di Harry, distante solo qualche centimetro dal mio; sicuramente doveva essersi avvicinato inconsapevolmente durante la notte.

Nell'azione feci sfiorare, per sbaglio, il mio naso con il suo, trattenendo il fiato per la vicinanza, e solo allora mi accorsi del robusto braccio tatuato, che mi stava circondando totalmente la vita.

Mi mossi a disagio nella sua stretta cercando di distaccarmi, provando ad appoggiare, quindi, le mani vicino ai passeri tatuati sopra al suo torace, cercando di fare pressione. 

Provai una strana sensazione farsi spazio nel mio petto una volta che i mie palmi fecero contatto con la sua pelle calda ed abbronzata, percependo i muscoli rilassati al di sotto dei polpastrelli freddi delle mie mani.

Scossi la testa e ignorai con tutte le mie forze la percezione, non demordendo e provando, nuovamente, ad allontanate il corpo assopito di Harry.

L'unica cosa che ricevetti in risposta furono dei piccoli lamenti, che sarebbero potuti essere considerati adorabili, da parte del ragazzo mezzo addormentato di fianco a me.

MI bloccai non volendolo svegliare, ma il mio tentativo non andò a buon fine, dato che percepii, inaspettatamente, la sua stretta rafforzarsi intorno alla mia schiena.

Lo spazio tra noi diventò nullo dato che i nostri corpi si unirono totalmente, combaciando perfettamente l'uno con l'altro.

Harry mi avvicinò a lui non aprendo gli occhi e infilando la testa nello spazio libero tra la mia spalla e il mio orecchio, facendo sfiorare le sua labbra contro il mio collo. 

Sospirò profondamente tra i miei capelli neri, ignorando i miei tentativi di allontanamento.

Trattenni il fiato sperando e pregando con tutte le mie forze di non averlo svegliato.

Ovviamente non fu così.

«Sta ferma e rimettiti a dormire... non sono neanche le sei del mattino.». Il lieve sospiro arrivò al mio collo delicatamente, lasciandomi scorrere una scia di brividi per tutto il corpo.

Percepii il sangue affluirmi alle guance e mi irrigidii all'istante, indecisa sul da farsi visto che, questo tipo di comportamento da parte di Harry mi era totalmente nuovo.

Harry.

Il ragazzo che, solo qualche ora fa, si stava prendendo gioco di me senza alcuno scrupolo, anzi provando, sicuramente, piacere nel deridermi e nel vedermi in difficoltà.

Appena sentii il suo respiro rallentare nuovamente, segno che si era riaddormentato, mi rilassai sentendo i miei muscoli sciogliersi.

Mi allontanai leggermente da lui per guardarlo meglio in viso. I suoi tratti erano completamente rilassati; il cipiglio rigido e arrabbiato che lo caratterizzava, non era presente e le labbra piene, leggermente separate, lasciavano uscire dei piccoli sospiri.

Ebbi l'istinto di spostargli un ciuffo di ricci ribelli che gli ricadevano sulla fronte.

E così feci.

Gli passai la mano leggermente tra i capelli morbidi spostandoglieli indietro e accarezzandoli, sentendoli scorrere delicatamente tra le mie dita, ricevendo in risposta un soffio sereno e rilassato da parte sua.

Tornai nella posizione precedente ora più calma lasciando una mano tra i boccoli morbidi del ragazzo, continuando ad accarezzarli, e riportando l'altra sul suo petto.

Come mi aveva suggerito Harry cercai di addormentarmi di nuovo, cosa che risultò stranamente facile.

Infondo non avevo più poi così tanto caldo.

**

Dei movimenti bruschi accanto a me mi fecero svegliare di scatto. 

Mi voltai dall'altra parte del letto, non volendo abbandonare le calde coperte che mi stavano avvolgendo e rifiutandomi categoricamente di aprire gli occhi.

«Svegliati, ragazzina.». Sbuffai irritata, ignorando Harry e infilando la testa sotto al cuscino, non volendo ascoltare le sue parole cattive.

Le coperte vennero strappate via dal mio corpo che fu assalito da un'ondata di gelo. «Dico sul serio, non ho problemi a lasciarti qui.». 

La voce mattutina più roca e graffiante del solito.

Grugnii elegantemente e mi misi seduta sul letto con le gambe incrociate, osservando il ragazzo già vestito e pronto, che, con un ghigno soddisfatto per essere riuscito a svegliarmi, stava riempiendo lo zaino con le poche cose che aveva portato con sé.

Scesi dal letto, toccando con i piedi il pavimento freddo e mi diressi in bagno per prepararmi.

Mi sciacquai il viso e la bocca velocemente, cercando di svegliarmi, e mi rimisi i vestiti della sera precedente il più velocemente possibile.

Quando uscii fuori, fui accolta da uno sbuffo del riccio che sussurrò un "Finalmente". Mi strappò dalle mani i vestiti che gli stavo porgendo, buttandoli alla cieca nello zaino, e uscì dalla camera.

Guardai stranita la porta lasciata socchiusa dal riccio, non comprendendo il suo atteggiamento indisponente. 

La mattina era decisamente ancora più esasperante del solito.

Presi il caricabatterie, il telefono e li misi dentro alla borsa uscendo velocemente dalla stanza, cercando di stare al passo con Harry e con i suoi prepotenti sbalzi d'umore.

Arrivati nell'atrio, il ragazzo si diresse verso il bancone principale del Motel per fare il check-out, mentre io decisi di andare fuori per prendere un po' di aria e per allontanarmi, per la prima volta nell'arco delle ultime 12 ore, dal riccio.

Chiusi gli occhi e mi appoggiai alla parete sentendo la brezza fresca pizzicarmi leggermente le guance.

Il pensiero di Harry e delle sue azioni delicate e gentili di qualche ora fa, mi balenò in testa insolente, volendo quasi prendermi in giro, perché totalmente in contrasto con il suo comportamento di quella mattina.

Percepii una presenza e girandomi vidi il ragazzo che stava arrogantemente occupando i miei pensieri, appoggiato al muro accanto a me.

Prese il pacchetto di sigarette dalla tasca, sfilandone una e accendendola, cominciando a fumare fissando la strada davanti a lui, pensieroso.

Dopo aver osservato i suoi movimenti incerta, a causa dei suoi sbalzi d'umore e dalle sue parole cattive, decisi di abbassare lo sguardo, cominciando di nuovo a perdermi nella mia mente che sembrava non lasciare entrare nessuno se non il ragazzo appoggiato di fianco a me.

«Ho scritto a Cole di averti lasciata a casa ieri sera.» disse tra un sospiro e l'altro, riportando la sigaretta tra le labbra per assaporare l'ultimo tiro.

Lo vidi buttare la cicca ormai spenta a terra incurante, pestandola. Il suo sguardo duro non aveva ancora sfiorato minimamente la mia pelle.

Chiaro.

Non voleva far sapere in giro di aver "passato la notte" con la sottoscritta. Senza aver fatto nulla, poi. 

Un senso di nausea mi assalì improvvisamente insieme ad un piccolo capogiro.

Non so perché ma il pensiero che lui non volesse essere collegato, neanche minimamente alla mia persona mi fece salire il sangue alla testa.

«Ovviamente.». Risposi annuendo e mantenendo la testa bassa, sempre più infastidita da quello stupido ragazzo.

Con un colpo di reni mi staccai dalla parete e cominciai ad incamminarmi verso la macchina, dandogli le spalle e lasciandolo lì, senza voltarmi per controllare di essere seguita. 

Vidi i fanali lampeggiare, segno che l'auto era stata aperta dal riccio. Almeno si rendeva un minimo utile.

Aprii lo sportello salendo e incrociando le braccia sempre più innervosita.

Vidi, poi, Harry passare davanti all'auto. Le sue labbra si separarono rilasciando un sospiro pesante e notai le sue mani passare tra i suoi capelli, spettinandoli sempre di più.

L'immagine delle mie, di mani, tra i suoi ricci morbidi mi balenò davanti. 

Mi passai le mani pesantemente sul viso più volte, sempre più infastidita, cercando di cancellare quel particolare via dalla mia mente.

Harry salì qualche secondo dopo, buttando lo zaino nei sedili posteriori e accendendo l'auto, mettendosi in marcia verso casa.

Una lieve musica si sparse all'interno dell'abitacolo interrompendo il nostro silenzio imbarazzante, che però si ripresentò quando il riccio decise di spegnere la radio rilasciando l'ennesimo sbuffo scocciato.

Fu una, tra le ore più lunghe della mia vita. La passai guardando fuori dal finestrino, fingendo interesse verso il paesaggio che stavamo attraversando e torturandomi le dita interdetta dalla volubilità del ragazzo alla guida.

Harry interruppe il silenzio quando superammo West Harlem. «Non conosco l'indirizzo di casa tua.». La sua voce roca mi riscosse dai miei pensieri.

La mie flebili indicazioni e le sue risposte secche, furono le uniche parole che riempirono lo spazio circostante, durante quel viaggio.

Arrivammo nella strada di casa mia in neanche quindici minuti.

Non sapendo cosa fare, continuai a torturarmi le mani e a mangiarmi le unghie, indicando al ragazzo il mio numero civico.

Harry accostò la macchina davanti al mio vialetto, rischiando quasi di travolgere con una ruota, una piccola pianta di rose bianche presente nel giardino della signora Hooper. Se avesse rotto il vaso avrei sentito le sue lamentele per i prossimi sei mesi.

Sì. Era già successo.

«Grazie di tutto.» sussurrai piano rivolgendomi al riccio che, invece, stava guardando davanti a lui in maniera distante.

Mi rivolse un piccolo cenno del capo senza degnarmi di uno sguardo come aveva fatto per tutta la mattina.

Sempre più in imbarazzo abbassai lo sguardo annuendo senza un apparente motivo logico. Presi la maniglia tra le mani, aprendo la portiera dell'auto e scesi dalla vettura chiudendo lo sportello dietro di me.

Attraversai il vialetto lentamente non sentendo l'auto ripartire, percependo tutti i miei muscoli irrigidirsi con il passare dei secondi. Sfilai le chiavi dalla tasca della borsa e aprii la porta di casa, sbagliando solo una volta il verso della chiave.

Solo all'ora sentii le ruote dell'auto stridere sulla strada, segno che Harry se ne era appena andato.

Rilasciai un respiro che non mi accorsi di trattenere, appoggiandomi alla porta chiusa dietro di me.

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