Squall vs Firion per Lightning

di DanieldervUniverse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata tipica? ***
Capitolo 2: *** Consigli da Esperti ***
Capitolo 3: *** Incidente col Serpente ***
Capitolo 4: *** Quattro salti in palestra ***



Capitolo 1
*** Una giornata tipica? ***


Nota dell’Autore: Non mi sono dilungato troppo nella spiegazione del perché, per cosa e per come questa cosa è successa. Quindi mi prendo qualche altra riga per dirlo: dato che ormai il fandom Dissidia è diventato composito tra la vecchia e la nuova corrente amorosa per Lightning (perché giuro prima eravamo tutti pro Firion) ho deciso di tirare fuori dalla naftalina un vecchio progetto: sarebbe più coerente, al di fuori dei propri gusti personali, che la spuntasse Squall o Firion? Provo a mettere a paragone i due in situazioni analoghe, e vediamo cosa esce fuori.

Black: Mi spieghi allora perché devo farti il commentario?

AN: Ah, giusto, avevo dimenticato. Tu devi solo stare li buono, va bene?

BN: …

AN: Fantastico! Ora passiamo alle cose serie…


#01 Una giornata tipica?

Squall

Lightning era quasi la compagna perfetta per andare in missioni di ricognizione e o di combattimento: non si lagnava, sapeva badare perfettamente a se stessa, aveva un ottimo istinto da soldato, per cui non serviva darle ordini come ad un inetto gallinaccio con capelli a punta (da dove gli era uscita poi questa immagine? Mah), era sempre in orario e sopratutto parlava lo stretto indispensabile.
‘Quel fiume è guadabile’, ‘Il vento soffia da nord, arriva maltempo’; ‘Controllo che nessuno ci stia seguendo’ erano frasi tipiche, a cui bastava un cenno del capo o una frase semplice per rispondere. Sapevano già cosa fare, era una sincronia incredibile: Lightning poteva leggere il messaggio nei suoi occhi come lui in quelli di lei, e reagire con una sicurezza e una precisione unica. Dire che il SeeD fosse ben lieto di farsi accompagnare da lei invece di Bartz o Gidan, che lo ficcavano in situazioni scomode ed imbarazzanti tre volte ogni due, era dir poco; e poi ogni volta che i due ne avevano occasione non si risparmiavano nel tartassarlo di domande: ‘Lightning qui’ ‘Lightning là’ ‘Quali mutandine porta?’. Oh Hyne santissimo cosa c’era di così interessante tra lui e Lightning? Erano due soldati che facevano il loro dovere e basta. Insomma, non era mica strano che un uomo e una donna addestrati fossero capaci di lavorare assieme.
-Squall- l’approcciò Laguna una sera, con un taccuino e una penna in mano -Posso farti una domanda?
-Da qui te la cavi da solo vero, scolaretto?- chiese Lightning, lanciandogli un’occhiata di scuse mentre cercava di dileguarsi in fretta prima che l’uomo iniziasse a parlare (perché quando Laguna chiacchierava nemmeno Squall riusciva a farlo stare zitto).
-Non darmi dello scolaretto- replicò lui, soffocando un sospiro scocciato per l’appellativo. Erano pari in tutto, ma siccome lei erano più anziana si divertiva a dargli del pivello. Tch.
-Avrei una domanda riguardo a Lightning.
“Non anche tu...” si disse nella sua mente il SeeD, temendo l'imbarazzante valanga di domande che ormai sapeva a memoria “Vuoi vedere che Gidan gli ha chiesto di investigare per lui?”.
-Sapresti dare una motivazione al perché tu e Lightning lavorate bene assieme?
-Sono un soldato. Lei un soldato. Siamo addestrati a lavorare assieme. È quello che facciamo.
Il giornalistareporterinventoreingegnerececchinocuocopistoleroscrittorecantanteballerinosoldatolatin lover e chissà cos’altro rimase a fissarlo con occhi solidi, la penna sospesa sul foglio senza che lui scrivesse niente. La tensione cominciò a diventare palpabile e Squall scoprì di sentirsi molto a disagio per le attenzioni dell’altro.
-È tutto qui?- chiese Laguna.
-Sì- replicò seccamente il SeeD, sentendosi come quando un sassolino riusciva ad entrargli nello stivale. Ma prima che potesse aggiungere altro Laguna si protese verso di lui, fissandolo dritto negli occhi. Il fatto che i due fossero di altezza uguale non fece niente per diminuire l’inquietante vicinanza del compagno. Squall ci teneva al suo spazio privato tanto è più dell’essere lasciato in pace.
-Che cosa stai facendo?- chiese.
-Sai la storia per cui gli occhi sono lo specchio dell’anima?
-No.
-Ebbene intendo leggerti nell’anima per scoprire…
-Falla finita- lo interruppe il SeeD, afferrando saldamente la sua faccia con ambo le mani e spingendola a distanza di sicurezza.
-E va bene- si arrese Laguna -Dovrò chiederlo a lei.
Squall non aveva fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo che già un altro groppo allo stomaco gli si impigliò nello stomaco.
-A chi?
-A Lightning. Perché secondo lei lavorate bene assieme.
Squall sollevò il sopracciglio, sorpreso, prima di realizzare che la cosa non gli andava troppo a genio.
-C’è qualche problema?
-Gradirei chi ci lasciassi in pace- rispose Squall, appoggiandoli il Gunblade sulla spalla per sottolineare il punto. Quella storia delle chiacchiere su lui e Lightning stava cominciando a diventare seccante e aveva tutte le intenzione di stroncarla sul nascere. Laguna fece spallucce, si annotò qualcosa sul taccuino e si allontanò senza timore. Squall lo guardò andare via, realizzando solo molto dopo che il battito del cuore era accelerato di molto. Quello che era successo quella sera, quello che aveva sentito… non era normale.

Firion

Lightning era… beh era incredibile. Non andavano in missione assieme tanto spesso perché lui era troppo timido per chiederglielo, e poi Cecil e Laguna avevano bisogno del suo aiuto (tendenzialmente per non perdersi). Ma quando erano assieme aveva difficoltà a spiccicare parola, dato che lei era tipicamente silenziosa. Quanto imbarazzante poteva essere tentare di attaccare conversazione con lei? Firion non osava pensarci. Preferiva godersi il tempo che passavano assieme come poteva.
In situazioni di pericolo Lightning era sempre forte e pronta a reagire, e sapeva come combattere. Forse era un po’ avventata quando attaccava per prima, per poterlo proteggere diceva; ma Firion si fidava del suo istinto, e sfruttava l’occasione per supportarla. Il loro lavoro di squadra era molto efficace, alternando continuamente l’avanguardia e l’attacco a distanza tra loro: ora lei attaccava con il gunblade mentre lui teneva il nemico a bada con l’arco, ora lei cambiava l’arma in modalità mitragliatrice mentre Firion passava all’offensiva con una delle sue numerose armi. Persino Sephiroth aveva preferito ritirarsi piuttosto che continuare a combattere.
E poi c’erano quelle occasioni in cui i due passeggiavano in silenzio nella natura inabitata e forse inospitale. In quei momenti solitamente avevano delle lievi conversazioni, solitamente in cui la ragazza lo provocava con qualche commento sulla sua mascolinità, a cui lui rispondeva con le poche parole che gli venivano alla sua bocca balbettante. E lei rideva, ogni tanto; a volte si limitava a sorridere, e tanto gli bastava. In quei casi si sentiva abbastanza sicuro dal poterle parlare senza timori, di quello che succedeva nella guerra tra Chaos e Cosmos, tra quello che combinavano i compagni al campo, soprattutto Vaan e Laguna con i loro disastri, o al limite Gidan e Bartz.
L’argomento preferito erano le rose tuttavia. Le rose che sembravano circondare Lightning ovunque andasse, quando combatteva o quando camminava, pervadendo l’ambiente della loro fragranza che a volta gli dava alla testa. Un giorno incapparono in un prato di rose selvagge, rosee quasi quanto i capelli di lei, e si erano fermati ad ammirarle quasi senza accorgersene. Nell’idillo del momento Firion l’aveva chiamata ‘Rosa Selvaggia’, ma a voce talmente bassa che lei non se n’era accorta. Così era gettato in un lungo discorso su come paragonava la libertà a delle rose selvagge, di cui riempire tutto il mondo. Lei aveva riso, dicendo -Un uomo che parla di fiori?-, ma poi aveva annuito, ammettendo di capire un po’ meglio le cose.
Non si era mai sentito così felice ed imbarazzato come quella volta. L’aveva dovuta evitare per un paio di giorni perché ogni volta che scorgeva la sua chioma arrossiva convulsamente e il batticuore sprizzava come una freccia. Sul serio, c’era qualcosa tra lui e Lightning, ma non avrebbe mai trovato il coraggio di confessarglielo.


AN: E questo è solo il primo capitolo. Aspettate di vedere quale altre prove dovranno superare Firion e Squall per vincere il cuore della lady Rosa-Fulmine. Alla prossima. Ciao.

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Capitolo 2
*** Consigli da Esperti ***


A\N: Allora vediamo oggi i nostri campioni quale fregatura dovranno affrontare.
Nolum Cassio Feri: E si spera lo faranno con le indicazioni giuste!
A\N: P**** Olimpo! E tu da dove salti fuori?
N\N: Black è andato in pausa, quindi lo sostituisco. Tu non ti offendi vero?
A\N: … Tanto è uguale.


#02 Consigli da esperti

Squall
-Andiamo.
-No.
-Andiamo Squall! Devi provarci.
-No.
-È solo per una volta.
-No!
-Andiamo. Non puoi mica continuare a dirmi no.
-Si che posso.
-No che non puoi!
“Prima o poi mi lascerai in pace?” si chiese il SeeD, seriamente sperando che Kuja passasse e si portasse via il suo fastidiosissimo amico. Per qualche motivo ora era entrato in fissa con l’idea che lui avrebbe dovuto confessarsi a Lightning. A Lightning. Con tutte le giustificazioni possibili, ma cosa aveva in quella testa che gli faceva credere una cosa del genere? Fuori discussione. Non si sarebbe mai confessato a Lightning.
-Squall, una ragazza ha un limite di pazienza. Oltre un tot si stufa di aspettare- continuò Gidan, fissandolo dal basso in alto con le mani sui fianchi. Come se potesse intimidirlo semplicemente continuando a parlare. Non si era mai dovuto sorbire uno scontro tra Artemisia e Shantotto, evidentemente.
-Probabilmente vuole solo che tu dica ‘Sì’- aggiunse Bartz, sempre pronto a dare man forte al suo degno compare. Sembravano il Gatto e la Volpe (Il Gatto e la Volpe, bah. Certe cose non sapeva nemmeno come gli venivano in mente).
-Bartz?- chiese Gidan, distogliendo momentaneamente l’attenzione da Squall.
-Sì?
-È Lightning che deve dire sì, non Squall.
Il mimo sollevò il sopracciglio, palesemente colto alla sprovvista. Bartz purtroppo ogni tanto, quando doveva seguire le elucubrazioni di Gidan, finiva sempre per perdersi un pezzo importante del discorso. Probabilmente gli avrebbe fatto comodo imparare a scriversi le cose invece di impararle a memoria (ammesso che sapesse scrivere).
-Bartz. Noi stiamo cercando di convincere Squall a confessare i suoi sentimenti a lei, non il contrario.
-Ahhhhh!!!! Certo, che stupido. Okay Squall lascia perdere, Lightning non è il tuo tipo- aggiunse a quel punto mimo, improvvisamente realizzando l’intero senso della discussione.
-Il mio tipo?- intervenne lui d’impulso, prima che Gidan potesse aprire la bocca di nuovo. Il tono del discorso non gli piaceva per niente. Lightning non era il suo tipo?
-Sì Squall. Insomma una ragazza con cui puoi andare d’accordo, con cui litighi ma poi fai la pace, con cui puoi scambiarti tenerezze eccetera. Insomma sai, il tuo tipo?
-Io avrei un tipo?- insisté Squall, incredulo. Cioè, stavano sul serio dicendogli che c’erano persone con cui doveva mettersi assieme ed altre no? E perché poi usavano sempre Lightning come metro di paragone? La cosa era troppo imbarazzante per continuare.
-Certo. Tutti hanno un tipo- rispose la volo Bartz -Se dovessi scommettere il tuo tipo è… mmhhh…
-Lightning?- suggerì Gidan, dando al compagno una di quelle occhiate che di solito significavano che doveva stare zitto.
-Ehhhh… Gidan posso parlarti un momento?- disse a quel punto il mimo, segnalando a Squall di aspettare un attimo. Come se fosse rimasto lì ad osservarli mentre discutevano sulla sua vita privata. Era ora di sgattaiolare via mentre non guardavano e…
-Ehi scolaretto.
-Non chiamarmi così!- esclamò lui, voltandosi di scatto e trovandosi Lightning a pochi passi dal suo naso. Balzò indietro, colto di sorpresa, provocando un sorriso provocatorio da parte della donna.
-Andiamo, abbiamo una missione.
-A-arrivo subito- rispose, cercando di nascondere il tono imbarazzato dietro una dura cupola di fredda indifferenza. Lei si limitò a dargli le spalle e allontanarsi a passo di marcia. Squall lanciò un’occhiata a Gidan e Bartz, che sorridevano a trentadue denti come dei bambini che avevano appena fatto un gioco molto divertente. Gli infami probabilmente avevano visto Lightning avvicinarsi e l’avevano attirato in trappola. Oh, avrebbe avuto un bel discorsetto con quei due quando avrebbe finito il giro.

Firion
-Dimmi ragazzo- iniziò Laguna, tirando fuori un taccuino dalla sua borsa multiuso -Cosa pensi che ti piaccia delle donne?
-Eh!?- replicò Firion, sentendosi diventare immediatamente paonazzo.
-I-i-io non credo che ah… come posso dirlo…- balbettò chinando il capo ed iniziando a massaggiarsi la nuca, sentendo che qualcosa non andava, almeno non in lui. Cosa gli piaceva delle ragazze… ragazza… Lightning...
-Non intendo una ragazza in particolare, tranquillo- lo rassicurò Laguna -Voglio solo sapere cosa ne pensi. Ho già chiesto a Gidan, Cecil, Kuja, Gabranth, Artemisia e altri, perché non mi dici tu che opinione ne hai?
-P-perché comunque, eh…- l’imbarazzo non si attenuò di molto. Insomma, parlare di ragazze… non facile. Cioè a lui piacevano tantissimo ma, ecco… Era un argomento privato, non da discutere così... pubblicamente!
-Andiamo, non essere timido. Il buon zio Laguna pensa sempre bene di tutti, e ti assicurò che sarà anonimo- insisté il tuttofare, sorridendo con accondiscendenza -Non avere paura di essere onesto con te stesso ragazzo. Le donne sono probabilmente la cosa più bella a questo mondo e altri, e ce ne sono per tutti i gusti. Ammettere di avere… interesse nei loro confronti è una cosa normale. Magari non normale per tutti, ma nessuno ti dirà che è sbagliata. Quindi forza, ammettilo: cosa pensi che ti piaccia delle donne?
Firion fece un respiro profondò, lasciando che le parole di Laguna avessero il loro risonante effetto. Come ci riuscisse non lo sapeva, ma ogni volta che ci si metteva l’uomo riusciva a fare miracoli con la sua voce, anche se magari parlava di scemenze (come quella volta in cui aveva convinto le ragazze a non fucilarlo perché era caduto per caso nel loro bagno termale segreto).*
-Prometti di non dirlo a nessuno?
-Promessa di uno zio- rispose il tuttofare, offrendo la mano perché Firion la stringesse. Il ragazzo esitò ancora per qualche secondo, prima di rispondere all’offerta.
-Quello che mi piace delle donne è soprattutto il senso di responsabilità, i modi decisi che sono per il bene degli altri anche se fanno male; ma anche la possibilità di passare dall’essere premurose all’essere fiere e combattive. Insomma… no, troppo complicato. Non posso spiegarlo…
-In sintesi ti piace Lightning- lo interruppe Laguna, cogliendolo di sorpresa in modo tanto repentino che il ragazzo rimase in silenzio per diversi secondi.
-Laguna!- esclamò poi.
-Avevi promesso di non dirlo a nessuno- aggiunse, sussurrando a denti stretti talmente vicino al suo volto da poter vedere il proprio riflesso nei suoi occhi.
-Ma non l’ho detto ancora a nessuno- replicò l’altro, a voce altrettanto bassa.
-Eh…- intervenne la voce di Cecil, facendo voltare entrambi. Il paladino era sfortunatamente lì, e probabilmente aveva sentito tutto. Firion si sentì le gambe diventare di gelatina, il viso avvampare fino a bruciare, e il cuore che batteva come il martello di un fabbro.
-I-i-i-io non… ho…- le parole gli morirono in gola mentre un istantaneo senso di urgenza e paura lo assaliva alle viscere, torcendole e strizzandole come se Jecth avesse improvvisamente deciso di stritolarle con le sue stesse mani.
-Tranquillo Firion, non ho intenzione di divulgare un simile segreto- aggiunse Cecil, avvicinandosi con passo solenne e posandogli una mano sulla spalla -Ad essere onesto, vorrei aiutarti per quello che conta.
-Sì, molto premuroso. Ora potresti mettermi giù Firion?- chiese Laguna, facendo notare al ragazzo che lo stava tenendo per il bavero della giubba.
-Scusa! Cioè scusa, non ho… non vol…
-Lo capisco benissimo ragazzo. Su con la vita, non andrai lontano se reagisci così ad ogni minima provocazione- lo rassicurò l’uomo, riassettandosi la giubba blu -Però devi ammettere che sia un po’ ovvio quello che provi.
-Ovvio?
-Beh, magari non è così ovvio per lei ma per noi che abbiamo esperienza in amore…- aggiunse Cecil, scambiando uno sguardo cosciente con Laguna -Beh, quantomeno adesso starai meglio di prima.
-Oh non credo proprio- replicò Firion, abbandonandosi contro un tronco morto per sorreggersi -Mi sento come se mi stesse crollando addosso il mondo.
-Tranquillo giovane, guarda che cosa ti ha preparato zio Laguna!- esclamò l’uomo, afferrandolo saldamente per una mano e tirandoselo dietro senza dargli tempo di protestare. Firion ovviamente avrebbe provato a opporre una solida resistenza se non fosse che, fatti pochi passi, il mitico uomo spostò una roccia ed illuminò un tunnel che portava ad una pacifica vallata piena di rose. Rose gialle, rosa, rosse, persino blu e nere, che si estendevano in un roveto immenso senza pali e senza reti da siepe.
-Ho avuto cura di questo posticino da quando l’ho trovato. So’ che nessuno si aspetterebbe che io sia capace di ritrovarlo ogni volta, eppure ci sono riuscito ancora e ancora. Ho trovato un biglietto con le istruzioni infilato tra le rocce la prima volta che ci sono incappato, e anche se sembrava la mia scrittura era molto esauriente su come averne cura- cominciò a spiegare, ma Firion ignorò la sua voce per una volta, catturato interamente dallo spettacolo di fronte a lui. Superando la sua timidezza, il ragazzo si fece largo nel passaggio e si lasciò ammantare dall’odore di rosa, fresco e limpido come il cielo.
-Ah, ciao Light- esclamò Laguna, risvegliandolo dal suo idillio. Pochi attimi dopo il ragazzo udì un tonfo sordo e si volse, accorgendosi subito che il masso che copriva l’entrata era rotolato al suo posto.
“Tipico di Laguna” pensò Firion, sospirando impotente di fronte all’iperattiva imbranataggine del compagno. Tornò verso il masso, sperando di poterlo togliere in tempi brevi, quantomeno per evitare che il giornalista si scordasse che lui fosse chiuso lì dentro e se ne andarsene.
-Laguna! Il masso!- chiamò da dentro, appoggiandosi al masso per sentire qualcosa -Laguna sono io!
-… Firion?- sentì dire ha Lightning, e il suo cuore perse un battito. Aveva pensato subito al masso e si era scordato del motivo per cui Laguna si era distratto. Cadde nel più assoluto silenzio, protendendo tutte le sue orecchie (selettivamente sorde quando si trattava di Lightning, tanto che il poveraccio poteva tranquillamente finire in situazioni imbarazzanti oltre ogni limite e non accorgersene nemmeno) a cogliere gli stralci di quella conversazione.
-Oh sì, è lì dentro- sentì dire a Laguna -Sta preparando una sorpresa per te.
Firion ebbe una manciata di secondi di fredda lucidità prima che il suo istinto esplodesse come una carica di chocobo giù per una montagna.
-LAGUUUUUUUNAAAAAAAHHHHHHH!!!!- gridò, balzando indietro e caricando la roccia con tutte le sue forze, sperando di spostarla prima che il compagno potesse peggiorare ancora la situazione. Un attimo prima aveva davanti la solida roccia, quello dopo Lightning, e infine si ritrovò immobilizzato a terra dalla ragazza: lo teneva saldamente per il pettorale con una mano, mentre l’altra gli puntava la lama alla gola e le gambe gli immobilizzavano le braccia.
-Credevo foste tutti un po’ cresciuti per simili scherzi- commentò freddamente lei, lanciandogli uno sguardo di disapprovazione che gli fece ardentemente desiderare di poter sparire nel nulla. Oh, non solo le era quasi volato addosso, e la cosa sarebbe già stata imbarazzante così, ma invece l’aveva fatto sbucando dal nulla con la scusa di farle una “sorpresa”.
-I-i-io non… cioè, non l’ho fatto apposta…- provò a giustificarsi, aspettandosi da un momento all’altro uno sbuffo ed uno scapaccione. Intimorito, abbassò lo sguardo e realizzò di poter quasi vedere sotto la gonna della combattente, e a quel puntò sentì chiaramente il sangue andargli alla testa, finché non si accasciò indietro con un mezzo gemito.
-Dite che l’ho colpito troppo forte?- chiese Lightning, con una nota d’esitazione nella voce, facendolo rizzare all’istante, con il risultato di rovesciare la ragazza indietro.
-No no, sto bene- disse Firion, coprendosi il naso con una mano per evitare che si notasse troppo il flusso devastante di sangue che ne stava uscendo -Sto bene, passerà.
Ovviamente non era minimamente vero perché la posizione in cui si trovava ora era… ancora più compromettente.
-… Va bene. Evita di fare altre sorprese come questa- replicò lei, alzandosi con un sospiro scocciato.
-Lui voleva solo mostrarti delle rose- disse in quel momento Laguna, facendosi avanti per aiutarlo a rimettersi in piedi.
-Rose?- chiese Lightning, voltandosi verso l’entrata della caverna. Firion ebbe un breve mancamento ma per fortuna poté sorreggersi agli altri, altrimenti avrebbe avuto un’altra caduta poco lodevole.
-Mi dispiace di aver rovinato tutto- sussurrò Laguna -Non ho pensato che ti saresti…
-Forse è il caso di non peggiorare le cose- lo interruppe Cecil, prima che l’uomo potesse dire altro.
-Perché è sempre questione di fiori con te?- chiese Lightning, tornando a voltarsi verso i tre.
-Beh, anche tu ci pensi molto tempo, vero?- replicò lui, non sapendo bene cosa dire mentre Laguna gli passava un fazzoletto per pulirsi la faccia. La donna rimase a guardarlo per alcuni istanti, sospettosa, ma poi scosse le spalle.
-Touché. Beh, me li farai vedere un’altra volta. Abbiamo una missione, andiamo- disse, facendogli segno con il capo di muoversi.
-Subito- rispose, restituendo il panno al proprietario e marciò deciso dietro a lei. Lanciò un’ultima occhiata a Laguna e Cecil, tanto per incoraggiamento, e i due gli sorrisero pienamente.


A\N: Poco verosimile, vero?
N\N: Neanche tanto sai? Cioè, facendo su e giù per Eos ne ho viste di coppie strane. Una volta ho…
A\N: No spoiler. Alla prossima. Ciao.

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Capitolo 3
*** Incidente col Serpente ***


A\N: … Credo dovresti seriamente considerare l’idea di trovarti un altro lavoro. Non voglio pensare alla puzza di smog che ti porti dietro dopo tutto quel tempo su e giù per le strade.
N\N: Non è tanto male. Ogni tanto devo andare ad una festa, quindi ho occasione di ripulirmi un po’.
A\N: Vero ma… Oh, siamo in diretta.
N\N: Credevo non si potesse essere in diretta quando si scrive.
A\N: Come lo vuoi chiamare?
N\N: Ah… wow, non so proprio cosa rispondere.


 

#03 Incidente col “serpente”

Squall

-Lightning- chiamò, senza sgolarsi inutilmente per tentare di trovarla, rischiando poi di farsi scoprire. Non che non fosse in grado di eliminare la maggior parte delle forze di Chaos interamente da solo, ma perché invogliare allo scontro quando era solo e vulnerabile perché aveva la testa altrove? Ma come era venuto in mente a Lightning di andare da sola, per altro quando non c’era nessun altro in giro? Mah, non aveva senso.
Aveva provato a vedere se per caso era andata sulla luna, ma a parte un Laguna imbarazzato perché si era perso a sua volta non aveva trovato niente. Lo stadio di Zanarkand era saldamente in mano ai guerrieri di Chaos, e il Mondo di Cristallo era invece più desolato di un deserto. Ad ogni momento che Lightning non veniva trovata Squall sentiva la sua ansia crescere. Forse era tutto uno scherzo, forse la donna aveva trovato una nuova zona e si era persa esplorandola, o magari aveva incrociato uno dei guerrieri di Chaos… Squall spinse i pensieri fuori dalla sua testa, imponendosi disciplina e soprattutto allerta.
Il mondo in cui combatteva era composto di tanti frammenti, ed era difficile orientarsi in mezzo a quella ressa, specie se ad ogni angolo si rischiava di fare brutti incontri. Ma quando svoltò l’angolo e sì trovò in mezzo ad una giungla fitta e sterminata Squall ebbe sinceramente da ricredersi sul senso logico di tutto quello che lo circondava. Ed era effettivamente una nuova zona, con l’aria pesante per l’umidità e il calore, unita all’aura soffocante delle grandi foglie tra cui filtrava a malapena la luce del sole (ammesso che esistesse il sole in quel mondo illogico). Squall si sfilò il giubbotto nero (controvoglia) e lo legò attorno alla vita, facendosi poi largo a colpi di Gunblade. L’abbigliamento non era proprio adatto allo scopo e continuò ad impigliarsi spesso, ma almeno la foresta, escluso il lieve frusciare dei suoi abiti, era del tutto silenziosa.
Ad essere sincero, Squall pensava di essere finito in una giungla tropicale, per quanto era inospitale; però, come di norma, questi frammenti di mondo erano morti, adatti solo alla battaglia (anche se questo sembrava poco pratico per qualsiasi cosa se non giocare a nascondino), quindi il ragazzo poté tranquillamente mantenere l’attenzione sull’ambiente attorno senza distrazioni. Per questo quando sentì -… ti insegno a camminare a quattro zampe- non ci mise più di due secondi ad appostarsi dietro ad un massiccio tronco d’albero e a sbirciare.
Scorse subito Lightning, a gattoni sopra un tronco morto, che fissava estatica qualcosa sopra di lei. Il SeeD sentì un brivido corrergli lungo la schiena alla vista, perché la ragazza aveva… un’aurea tutta nuova, meno rigida e seria, aperta, forse anche sensuale. Poi gli si gelò il sangue nelle vene alla vista dell’enorme coda scagliosa che scendeva sibillinamente a sollevarle il mento, spingendola in ginocchio con la facilità con cui lui avrebbe sollevato una formica.
-Così, fammi vedere quanto sei brava.
Il SeeD seguì l’arto, in tutta la sua mostruosa possanza, tra i rami del possente albero davanti a lei, almeno tre metri più su, notando la figura semi umana che sedeva, ghignante, sopra le proprie spire.
-Ancora un piccolo sforzo, mia piccola umana- continuò a sibilare, con un tono che aveva assai poco di raccomandabile -Vieni da me.
Squall era ben cosciente che un’azione avventata avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, ma l’unica cosa che realizzò da lì in pochi istanti era che lui era in piedi davanti alla creatura, e che il volto empio di sommo trionfo del mostro era venuto meno, rotolando giù dal collo con qualche istante di ritardo. Mentre il resto del corpo si ammollava su se stesso, Squall fece un profondo sospiro di sollievo, e con un piccolo balzo atterrò tranquillamente di fronte alla compagna.
Lightning era ancora carponi, e guardava verso l’alto in adorazione. Ma stavolta non stava guardando la bestia immonda, bensì lui. I suoi occhi brillavano, vispi e dilatati, e il sorriso sul volto era… beh, Squall si morse il labbro perché era uno di quei sorrisi che lo metteva sempre a disagio. Non che ne vedesse spesso, ma quando capitavano non poteva evitare di girare la testa dall’altra parte e andarsene via prima di arrossire.
Invece stavolta, che fosse la situazione o Lightning o un semplice smarrimento, il SeeD rimase a fissare quel volto ancora e ancora e ancora, ignorando il passare dei secondi e il senso di urgenza che gli imponeva di darci un taglio. Era una forza inarrestabile che lo implicava a restare concentrato sui lineamenti della compagna, sorprendenti e adorabili. Per Squall era decisamente contraddittorio, ma nella confusione generale contava solo il volto di Lightning e i suoi occhi quasi supplicanti la sua attenzione.
Purtuttavia, infine il ragazzo sentì la tensione crescere al punto che non si trattenne più e con un ceffone sonoro colpì Lightning sulla guancia, per poi girarsi di spalle e coprirsi con le mani il volto. Sentì la pelle bruciare sotto i polpastrelli, quasi come se si fosse colpito da solo. Voleva seriamente alzarsi ed andare via il più in fretta possibile, lasciando tutto dietro di sé. Ma aveva un dovere pratico, e coinvolgeva Lightning, quindi doveva resistere e calmarsi.
-Certo che sei proprio cordiale eh, scolaretto?- disse la donna, in modo piuttosto risentito, alle sue spalle.
-Ti ho salvata- replicò lui, pressando sul volto con le dita al punto che pensò prima o poi gli si sarebbero ficcate nel cranio. Il batticuore era ancora tonante nel suo territorio fisico, tanto da fargli fischiare le orecchie.
-Da cosa?- insisté Lightning, per nulla convinta.
-Da quella cosa- replicò il SeeD, facendo un cenno in direzione del punto in cui era caduta la bestia.
-Oh- fece la donna, balbettando qualche altro ‘oh’ a mano a mano che realizzava la cosa.
-Grazie, immagino- borbottò infine -C’è qualcosa che volevi dirmi?
-Sì, abbiamo una missione. Andiamo, abbiamo già perso abbastanza tempo- rispose sbrigativamente il SeeD, balzando in piedi in un attimo e cominciando a marciare con passo sicuro da dove era tornato.
-Squall, sei tutto rosso- osservò la combattente, e lui accelerò facendo di tutti per evitare il suo sguardo.
-Da che cosa mi hai salvato esattamente?- insisté, sospettosa, la guerriera.
-Non te lo ricordi?
-No.
-Allora niente.
-Squall, che cosa stavo facendo?
-Niente.
-Dimmelo.
-No.
-Dimmelo.
-No!- il SeeD prese a correre con tutto se stesso, sperando di stroncarle il fiato con la corsa.
-Squall!- continuò però Lightning, scattando dietro di lui con la sua tipica velocità.
-NO!
-DIMMELO!

Firion

-Cecil e Kain a sinistra. Laguna e Luneth a destra. Io vado di là. Forza, non c’è tempo da perdere.
Firion fece di tutto per non sembrare preoccupato, ma la verità era che stava impazzendo di ansia. Lightning era sparita da almeno un’ora e nessuno l’aveva vista. Nella peggiore delle ipotesi era stata abbattuta o catturata, e il ragazzo non poteva fare a meno di immaginarsela preda di quei-quei… Il passo del giovane si fece più rapido, mentre si lasciava dietro il terreno con ampie falcate.
Attraversò il Mondo di Cristallo, il Treno Fantasma, il Castello di Artemisia, ma niente, Lightning non c’era. Rischiò seriamente l’osso del collo finendo sulla strada di Garland ma per fortuna Guerriero lo sottrasse all’obbligo della battaglia; ognuno aveva i suoi compiti, e lui adesso doveva assicurarsi che la loro compagna tornasse a casa sana e salva. Per questo, anche se la ricerca dava pochi frutti, non si sarebbe arreso finché non avesse trovato almeno il suo cadavere. Ma invece trovò… un nuovo frammento di mondo.
Firion rimase a bocca aperta di fronte alle immense foglie, di un verde sfavillante e di una vitalità unica. Lui non aveva mai visto una foresta tanto possente e vitale, almeno da quanto si ricordava, per cui ci mise qualche secondo a riprendere il controllo. Probabilmente Lightning era incappata per caso in questa nuova zona e si era messa ad esplorarla, finendo per perdersi; dopotutto sembrava molto difficile orientarsi la dentro.
Firion avvertì il calore celato dalle spesse fronde degli alberi, ed ebbe per un lampo l’immagine della ragazza sudata fradicia e costretta a prendere provvedimenti per non… Il suo naso esplose e lui dovette calmarsi prima di riprendersi, perdendo tempo prezioso. Slacciò il suo ingombrante mantello e lo legò in vita, e si addentrò nel fogliame, aprendosi la strada con l’ascia.
Ma non fu comunque un viaggio facile, dato che spesso gli ci volle più di un colpo per rimuovere l’impedimento dalla sua strada, e il caldo dentro l’armatura cominciò presto a farsi soffocante; anche pensare in modo chiaro si fece difficile. Probabilmente, realizzò, si era perso anche lui, e se avesse trovato Lightning non aveva seriamente idea di come ne sarebbero usciti. Ma almeno sarebbero stati assieme…
-Adesso ti insegnerò come camminare a quattro zampe.
Firion non conosceva quella voce, ma ciò nonostante dovette tagliare quasi un intero cespuglio (con mano tremante) prima di notare Lightning, rigidamente eretta come il tronco di un albero, la braccia tese lungo i fianchi e la faccia che sorrideva smagliante verso l’alto. Il ragazzo batté gli occhi un paio di volte prima di realizzare tutto nell’insieme, perché quella posa non era normale; come non era normale che Lightning stesse sull’attenti in mezzo al nulla. Eppure lei stava, sudata e grondante, probabilmente esausta, con il petto in fuori e le gambe orgogliosamente ritte.
Firion ci mise alcuni battiti di cuore, di nuovo, per realizzare la situazione palesemente erotica; gli salì il sangue alla testa in modo così repentino che il fiotto dal naso lo spedì dolorosamente a terra. Qualcosa doveva avergli rovinato il cervello: stentava a trovare la forza di rimettersi in piedi, ma Lightning aveva bisogno di lui ora più che mai, quindi doveva alzarsi e capire cosa stava succedendo… magari senza pensare alla ragazza che si toglieva la giacca sudata per prendersi un attimo di respiro da quel caldo soffocante.
Con una mano saldamente ancorata al naso cercò di rimettersi in piedi, impresa che gli risultò piuttosto difficile in quanto ogni volta che riusciva ad issarsi in alto di qualche centimetro le sue gambe si piegavano impotenti, facendogli rischiare di andare lungo di nuovo. Ma Firion persistette, ritrovando l’energia poco a poco. Specialmente quando si accorse che un’immensa coda nera, simile a quella di un serpente, stava scivolando verso le spalle di lei. Seguendola, il ragazzo scorse infine il corpo per metà umano e metà serpente del perfido naga che aveva catturato e charmato la ragazza, e un brivido di paura lo percorse.
Firion scosse il capo, reprimendo ogni istinto che non fosse la sua volontà di combattere: estrasse l’arco ed incoccò una freccia, legandola prima ad uno dei rampini. La coda del mostro raggiunse le spalle di Lightning, spingendola in ginocchio con una facilità impressionante. Il ragazzo iniziò a contare i battiti, mentre si concentrava sul tiro. Ad ogni rintocco la frequenza diminuiva, poco a poco, mentre il bersaglio diventava sempre più nitido. Firion ignorò il caldo, il mostro, la sua forma maligna che si protendeva sempre più verso di Lightning, finché… il battito sembrò arrestarsi, sbiadendo come un basso rombo in sottofondo, e a quel puntò la freccia partì. Il ragazzo ebbe tutto il tempo di lasciar cadere l’arco e allungare le mani verso la corda del rampino prima che il dardo si piantasse nella spalla del mostro. La creatura si sbilanciò, colta alla sprovvista dal dolore, e il ragazzo tirò con tutte le sue forze verso di sé, tirandola giù dall’albero.
Ma non degnò di ulteriore attenzione il mostro, dopo averlo visto abbattersi duramente a terra sollevando una nuvola di polvere ed erba; in un attimo fu di fronte a Lightning.
-Lightning! Ehi Light!- esclamò, afferrandola saldamente per le spalle ed iniziando a scuoterla -Clare! Coraggio dammi un segno!
La ragazza rimase a fissare il vuoto con occhi sognanti, come se fosse in trance. Ma meno di un secondo dopo una forza disumana si avvolse attorno al collo di Firion con tanta veemenza che lui lasciò la presa sulla ragazza mentre le sue mani correvano impotenti a liberare il collo. In meno di un istante venne sollevato in aria e si ritrovò, con la testa inarcata all’indietro, a fissare un volto scaglioso e solo vagamente umano del naga attraversato da un’immagine d’ira funesta e furia incontrollata.
-Hai commesso un grave errore ragazzino- minacciò la creatura facendo schioccare le fauci irte di zanne a pochi millimetri dal suo volto. La forza nelle membra di Firion andava sciamando a velocità spaventosa, mentre lui si contorceva impotente nella presa della mostruosità. Le sue mani battevano impotenti sulla coda stretta attorno al suo collo alla cieca, senza trovare un appiglio che gli potesse dare anche solo una speranza per combattere.
La creatura prese la sua testa tra le mani e senza timore alcuno lo fisso dritto negli occhi, scatenando una lugubre visione di morte e sofferenza. Firion non poteva neanche più usare la forza della disperazione perché la paura provocata da quegli occhi oscuri lo stava privando anche di quelle poche energie residue che aveva rimaste. Non gli restava altro pensiero se non l’unica cosa che egli rimpiangeva: “Lightning! Lightning! Lightning!”.
In quel preciso istante il cranio del mostro si aprì in due, rovesciando sul suo volto un fiotto di sangue e materia grigia che l’accecò, mentre la presa sul suo corpo cedeva. Atterrò con un tonfo sull’erba, annaspando duramente per tirare anche solo un respiro: la sua gola sembrava ancora intrappolata nella mortale presa della creatura, e le sue mani correvano frenetiche a rimuovere la coda priva di forza dalla sua gola. Due mani che non erano le sue si strinsero con delicatezza attorno al suo volto e lo sollevarono; poi un paio di labbra morbide pressarono sulle sue, aprendole e riempiendogli i polmoni d’aria.
Una, due, tre, quattro volte. Alla fine il respiro tornò, roco e irregolare, ma tornò. Firion sentì lacrime di sollievo solcargli il volto sporco, mentre la sua salvatrice gli adagiava dolcemente il capo su un piccolo rialzo morbido; poi, con la stessa delicatezza con cui l’aveva afferrato, Lightning passò un pezzo di stoffa sul suo volto, ridandogli una parvenza di visione, appannata ma capace almeno di distinguere il volto arrossato e attraversato da un lieve sorriso, tutto per lui.
-Ehi- lo salutò.
-E-ehi...- balbettò lui, accennando ad allungare una mano verso di lei. Il suo sguardo scivolò, confuso, dalle sue guance piene di colore al collo sinuoso e attraversato da rivoletti di sudore che scendevano verso il petto, insinuandosi nelle curve della scollatura. Firion avvertì il sangue tornargli alla testa ,alla vista del petto di Lightning sudato e libero dalla giacca che probabilmente si era tolta per infilargliela sotto la testa, poco prima di realizzare che stava per svenire.


A\N: Okay, so quello che state pensando, e forse potreste sbagliarvi…
N\N: A me sembrava assai perv…
A\N: No. No, no, no, no, no, niente di quello che hai appena detto è vero. LA DIRETTA È FINITA! CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA!
N\N: Ehi ma…
A\N: Alla prossima. Ciao.

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Capitolo 4
*** Quattro salti in palestra ***


#04 – Quattro salti in palestra

Squall
-E sono dieci- disse Squall, con una nota di soddisfazione. Si passò una mano sulla fronte per asciugare qualche gocciolina di sudore e togliere un po’ della polvere che gli era finita negli occhi, mentre Gidan e Bartz stavano sdraiati a terra proprio davanti a lui, senza fiato e senza alcuna intenzione di alzarsi di nuovo.
-Sul serio…- riuscì a dire il genoma, ansando pesantemente -Che… razza… di… allenamento… fai…?
-Voi due tra i SeeD non sareste durati neanche un giorno- commentò Squall, mantenendo la sua stoica espressione come una maschera. Allenarsi era una delle poche cose che lo metteva di buon umore, ma di certo non aveva alcuna intenzione di farlo notare a nessuno: alcuni gli si sarebbero attaccati come la peste e gli avrebbero rovinato la gioia della sua attività preferita.
-Quanti… ancora…?- balbettò Bartz, mentre tentava di girarsi su un fianco per aiutarsi ad alzarsi.
-Altri nove set.
Il mimo crollò a terra mentre Gidan lanciò un guaito degno di un cane bastonato. Nessuno dei due era più interessato ad alzarsi. Squall fece uno sbuffo.
-Ehi scolaretto- lo salutò Lightning, arrivando in quel momento con una borraccia d’acqua. La passò al SeeD senza chiedere e quello diede due rapide sorsate prima di restituirla.
-Sta andando bene vero- commentò la donna.
-Potrebbe andare meglio- replicò lui, lanciando uno sguardo mesto verso i suoi due compagni. Sentiva il bisogno di gongolare almeno un poco, ma non davanti ad altre persone: l’avrebbe fatto la sera, mentre tutti gli altri dormivano.
-E a te come è andata?- disse poi, continuando la conversazione.
-Direi piuttosto bene. Kain sa come usare la sua lancia.
Squall annuì. Una volta gli aveva quasi cavato un occhio con quell’arma. Peccato che poi il dragone avesse deciso di evitare duelli con lui: era un ottimo partner per fare quattro salti.
-Vuoi che li sostituisca io?- si offrì Lightning, indicando il dinamico duo sofferente a terra.
-SÌ PER FAVORE!- esclamò Gidan, usando tutto il prezioso fiato che aveva faticosamente raccolto in quei secondi.
-Lascialo perdere- replicò Squall, scuotendo il capo -Non devi farlo se non vuoi.
-Nessun problema da parte mia- rispose Lightning, dando all’ego del SeeD una vigorosa soddisfazione -A meno che tu non pensi di perdere, scolaretto.
Squall ebbe un fremito. Era un piccolo guaio per lui rifiutare una sfida fisica, era il motivo per cui non aveva mai rifiutato a Seifer un po’ di sano esercizio.
-Come vuoi signorinella- replicò lui, facendo roteare il gunblade con destrezza -Ti consiglio di fare riscaldamento prima di farti male.
-Sei tu il riscaldamento ragazzino- replicò lei, estraendo la sua arma.

Firion
-Scusa- disse Cloud, prendendolo per mano e tirandolo in piedi -Non sono uno che va per il sottile.
-Prego- replicò Firion, tradendo una smorfia di dolore. L’altro gli rinnestò la spalla con una torsione secca. Il ragazzo lanciò un breve gemito.
-Meglio?
-Sì- rispose Firion, muovendo un poco il braccio per confermare che fosse tutto a posto -Ripetimi perché mi sto allenando con te.
-Laguna si è perso, Tidus e Tifa sono andati a cercarlo, Kain e Cecil hanno accettato di allenarsi con Jecht…- mentre spiegava un forte rombo risuonò nella distanza -E tutti gli altri erano già accoppiati.
-E Lightning?- domandò Firion.
-E Lightning cosa?- domandò la donna spuntando proprio in quel momento. Firion sobbalzò e arrossì vistosamente.
-E-ehi, ciao- disse, voltandosi con palese disagio. Al solito, non riusciva a controllare l’imbarazzo in presenza della ragazza. Era terrorizzato e felice, ma di certo non poteva dirglielo in faccia: sai che imbarazzo.
-Buongiorno- rispose lei in tono più distaccato. Cloud si limitò ad alzare una mano in segno di saluto.
-Come mai parlate di me?
-Firion pensa che sia meno faticoso allenarsi con te che con me.
-No! No no no non intendevo quello!- iniziò lui, ma l’occhiata che gli lanciò la ragazza lo fece ammutolire.
-Non penso che sia offensivo nei miei confronti- continuò Cloud -Firion non ha la mia stessa resistenza o forza, si fa più male.
-…
-Se non ce la fa con me va bene.
-…
-Forse dovrei essere più delicato.
-…
-Credo che andrò ad allenarmi con Jecht.
Il Soldier si allontanò con passo tranquillo, tradendo ovviamente una cupa ombra di depressione perché era rimasto ferito dalle parole dell’amico.
-Mi-mi dispiace. Non dovevo parlargli in quel modo- balbettò Firion, contrito per aver offeso l’amico.
-La frittata è fatta. Ormai non ci puoi più fare niente- replicò Lightning, zittendolo con un gesto. La ragazza si sfilò la giubba e il mantello e iniziò fare un rapido riscaldamento sotto lo sguardo sconvolto del ragazzo.
-La fai finita di fare la faccia da pesce lesso ogni volta che io scopro un po’ di pelle?- domandò lei, dura. Firion non reagì.
-Avanti, mostrami cosa sai fare- sospirò la ragazza, estraendo il gunblade e preparandosi a combattere -E per favore, se ti sfioro non metterti a piangere.
-Io non piango mica.
Lightning gli fece un sorriso inquietante e il ragazzo realizzò che probabilmente per la fine di quella sessione avrebbe seriamente pianto.


Alla fine dell'allenamento...

Squall
Squall crollò in ginocchio, ansante. Lightning, dal canto suo, era piegata sulle ginocchia.
-E dieci- disse la ragazza, accennando un sorriso di sfida -Niente male scolaretto.
-Anche tu- rispose lui, lasciandosi sfuggire un sorriso -Per un riscaldamento.
-Ah ah ah. Spiritoso- replicò lei -Domani appuntamento alla stessa ora. Non deludermi.
Squall annuì, stranamente felice.

Firion
-È… finita…?- domandò Firion, stesso a terra con gli arti sparsi in giro.
-Sì, è finita- gli rispose Lightning, versandogli un po’ d’acqua sulla faccia per farlo riprendere. Il ragazzo si ripulì un po’ il volto e accettò l’aiuto a rialzarsi. Calde lacrime di sollievo solcavano le sue guance.
-Coraggio, non sei andato tanto male- gli disse lei, prima che lui le collassasse addosso dalla fatica.
-Guarda che non ti bacio di nuovo se ti addormenti.
Firion si concesse una piccola risata stentata. Lightning alzò il sopracciglio, ma sorrise a sua volta.
-E ora andiamo campione. Non lo dai certo a vedere ma pesi. Ti direi di levarti l’armatura se non fossi così fragile.
Firion dal canto suo non commentò, anche se si riprometteva di riuscire a diventare abbastanza forte da non necessitare di un’armatura.

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