Where the Vampire hide.

di Grell Evans
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


 
I
 

Milorad non era mai stato uno di molte parole, anzi. Era piuttosto un giovane uomo che amava agire, osservare in religioso silenzio, pensare e, una volta trovata la soluzione, concretizzare.
Aveva scelto di vivere al margine della società, lontano dalla routine frenetica, in disparte rispetto al via vai chiassoso delle strade troppo frequentate.
Lui aveva scelto di essere un custode, su un’isola, dell’unico posto al mondo dove i vivi non entravano mai con piacere; dove spesso gli unici sentimenti che le persone si portavano dietro erano la tristezza, il rimpianto, i sensi di colpa, il dolore e sovente anche la rabbia.
Milorad custodiva il cimitero; gironzolava tra le tombe annaffiando le aree verdi e i vasi, sistemava i fiori appesi negli appositi contenitori sui tumuli, spazzava foglie, rami e fiori ormai secchi o rovinati. I giorni più impegnativi erano quelli dedicati ai funerali, quando gli venivano inoltrate le richieste per le sepolture. In quei casi doveva controllare gli spazi rimasti e adattarli alla volontà del defunto e della sua famiglia, tentando di esaudire le richieste più particolari e, a volte, assurde.
Quella mattina uscì per aprire il cancello di ferro battuto, come ogni giorno, alle ore otto. L’aria era piuttosto fresca ed il cielo decisamente plumbeo per essere la prima settimana d’agosto, il vento soffiava fresco e leggero muovendo le foglie che erano scivolate, senza vita, via dai rami.
Proseguì con il suo solito giro di perlustrazione che gli occupava gran parte della mattinata, vista la planimetria labirintica di quella città disabitata. Si insinuava nei vicoli più stretti e nascosti, per poi sbucare nelle viuzze principali tra grandi mausolei e congreghe private. Poi, in una strada secondaria, che ad un occhio poco attento poteva sembrare cieca, notò una figura dritta, ferma, a pochi passi da una tomba posta in orizzontale oltre la quale c’era solo il mare.
Milorad rimase a pochi metri da lei; osservava i capelli lunghi e neri che le accarezzavano la schiena, scompigliati dal vento. Trovò qualcosa di profondamente poetico in quella ragazza immobile con davanti a lei solo una tomba antica e l’immensità nel mare.
Poi lei si voltò e lui ebbe un colpo al cuore.
“Lilith.”

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Capitolo 2
*** II ***


II
 


 
“Qui dorme tranquilla il sonno della morte
XXX
Spenta sul tramonto di sua esistenza
In terra straniera le sue spoglie mortali
i figli, i generi, le nuore, i fratelli, le sorelle
memori
alle natie zolle restituirono.
Cigno morente
cantò nel dolore del male che la spense
le ultime melodie dell’affetto di madre.
Le onde del mare infinito
Dal dolore increspate mormorano pietose
La prece dell’eterno riposo.”
 
 

Lesse attentamente le parole incise sul tumulo marmoreo, soffermandosi per pochi secondi sulle lettere dalle quali il tempo aveva portato via la tinta nera. Solo il mare c’era oltre quella tomba così solitaria e antica, in quella calma devastante il vento appariva quasi come un grido. Per Morgana era più un sussurro dolce, di quelli che ti fanno venire i brividi lungo tutta la schiena o la pelle d’oca.
Rimase immobile ad ammirare la vastità di ciò che si poneva di fronte al suo sguardo, qualcosa di incredibilmente poetico, un panorama macabro per molti che per lei era rassicurante e splendido.
Solo il mare, cupo, e le sue onde, mosse, armonizzavano il paesaggio che altrimenti sarebbe apparso come una bella cartolina.
Si sedette appoggiando le spalle al tumulo, prese il suo blocco da disegno e cominciò a segnare sul foglio piccole linee curve. Delimitò un profilo sinuoso di una donna che, durante la notte passata, aveva sognato. Creò i capelli mossi, le labbra carnose e tonde, gli occhi affilati come quelli di un gatto e le iridi da serpente, gli zigomi alti e le orecchie elfiche.
Aveva quell’immagine chiara nella mente da anni, perché sognava spesso quella donna bellissima dall’aura demoniaca ma tremendamente sensuale. Fin da bambina ricordava quel volto di cui non aveva mai avuto paura anzi, aveva sempre trovato affascinanti quei sogni, che per molti sarebbero stati incubi, ma che per lei erano pura magia. Numerose volte aveva provato a tracciare un profilo della donna che la rincorreva nel sonno, da decenni, ma nessuno era fedele come quello che si ritrovava, adesso, lì davanti a lei.

“È bellissimo.”

Morgana alzò gli occhi e scorse un giovane uomo in piedi alla sua sinistra. Non capì come aveva potuto non sentire i suoi passi.

“Ti ringrazio.” sorrise.

“Non ho mai visto nessuno scegliere questo posto come ‘musa’ ispiratrice.” commentò accovacciandosi e raggiungendo l’altezza di Morgana.

“Io sono Milorad.”

Strinse la mano dell’uomo pallido di fronte a lei e appena i loro palmi si toccarono percepì una scossa, una sorta di brivido piacevole che le percorse la schiena. “Sono una ragazza parecchio strana; ecco perché sono seduta qui invece che in un parco.”

Lui la guardò curioso; gli occhi celesti a scrutarle il viso vagavano su quella pelle bianca tra le lentiggini e i suoi occhi verdi. La stava osservando e più la scrutava più qualcosa dentro di lui si agitava.

“Tutto bene?” domandò Morgana sentendosi piuttosto sotto osservazione.

“Scusami, ma mi ricordi una persona che ho conosciuto molto tempo fa.” rispose mettendosi di nuovo in piedi.

Morgana trovò particolarmente silenziosi i suoi movimenti, felini, non riusciva proprio a percepirli. Pensò che fosse strano ma terribilmente curioso un evento simile.

“Milorad.” disse alzandosi e pulendo dalla polvere il retro dei pantaloni. “Sei il guardiano di questo posto splendido o sbaglio?”

“Sì.”

“Allora portami nei luoghi più nascosti e tra le vie più impervie. Mostrami le tombe più antiche, raccontami di questo luogo.”

Milorad si voltò. Un sorriso delicato gli apparve sul viso. “Seguimi.”
 

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