La Maschera

di Soul97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La finale ***
Capitolo 3: *** My Better Half ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi! Allora, sento di dover fare delle piccole precisazioni... prima di tutto, questo è un reupload. Avevo già pubblicato questo capitolo ma non mi piaceva per nulla, quindi l'ho riscritto con delle aggiunte. Inoltre, ci tenevo a dire che questo vuole essere, oltre che sfogo della mia fantasia, un esercizio di scrittura. Quindi se avete qualcosa da correggermi, fate pure! Ho solo da imparare dalle vostre critiche... basta che siate gentili ahahah. Poi volevo chiedere anticipatamente scusa qualora il sistema di X Factor UK da me descritto non sia come quello reale, così come magari le reazioni dei coach. Ho cercato di capire le differenze dalla versione italiana aiutandomi con le descrizioni delle precedenti serie e con video su youtube, per il resto invece ho dovuto basarmi per forza sulla controparte italiana... quindi sono già consapevole di aver creato dei pasticci! Detto ciò però tranquilli, non dovrete leggere le mie sciocchezze sul programma ancora per molto, vedrete!

La maschera di pizzo nero era ruvida sotto le sue dita. Victoria era pronta per andare in scena, in attesa che il concorrente attualmente sul palco completasse la sua esibizione e che il presentatore Dermont O’Leary l’annunciasse al pubblico. Era la semifinale della diciassettesima edizione UK di X Factor e Victoria era riuscita ad arrivare fin lì. Durante l’esibizione di Jamir, non poté fare a meno di ripensare al suo percorso: non avrebbe mai creduto di partecipare a un programma tanto commerciale e famoso, era però consapevole del fatto che uno show del genere le avrebbe dato una chance di incrementare la sua popolarità e rendere ciò che più amava, la musica, il suo lavoro.
Immersa in un turbinio di pensieri, si riscosse improvvisamente e si ricordò che, forse, sarebbe stato meglio indossare la maschera alla svelta, prima che qualcuno potesse vederla a volto scoperto. Se la posò quindi sul viso candido, che faceva contrasto con tutto quel nero. Si regalò infine un ultimo sguardo allo specchio prima di esser chiamata da una voce: «Victoria, dopo la pubblicità è il tuo turno». Queste le parole di Emily, una ragazza della troupe di X Factor con cui Victoria aveva stretto amicizia. I suoi occhi grigi spiccavano in mezzo a quei capelli neri, legati in una coda bassa.
«D’accordo, arrivo subito» rispose Victoria con il sorriso.
«Tutto bene Emily?»
«Sì, tutto bene grazie. Più che altro fa un caldo dannato a causa di tutti i macchinari e le luci. E a te?»
«Sono solo un po’ tesa… Sai com’è, c’è pur sempre la tripla eliminazione stasera, Abigail e Lenny sono già stati eliminati e la seconda manche non è ancora finita».
Esatto. Quella sera infatti ben tre concorrenti sarebbero tornati a casa. Due erano già fuori dal programma, chi sarebbe stato il terzo?
«Hai ragione, scusami, in effetti la mia è stata una domanda un po’ sciocca. Ma non ti preoccupare, so già che andrai alla grande».
Victoria sorrise e la ringraziò del supporto: «Ci sentiamo più tardi, va bene » disse, e la ragazza annuì alzando un pollice in su.
«A dopo» rispose.
Victoria si recò nel dietro le quinte, in attesa che il programma ricominciasse. Dopo un paio di minuti, sentì finalmente la theme song del programma, che annunciava quindi la ripresa della messa in onda, a cui poi si sostituì la voce di Dermont.
«Bentornato pubblico di X Factor!». La gente in studio applaudiva vigorosamente.
«Abbiamo visto già 3 dei nostri 4 concorrenti rimasti. Manca quindi solo la nostra Victoria!» e un boato investì il palco. Victoria si fece scappare un sorriso.
«Quindi, vediamo cosa ci proporrà questa sera!» continuò Dermont e, dopo le sue parole, partì come al solito la clip ante-esibizione:
“Non è il genere che canto di solito, ma questa canzone mi piace davvero tanto. E’ triste, è emozionale e ti prende dritto al cuore. Inoltre, trovo che sia in generale un ottimo pezzo. E l’interprete… be’, credo sia chiara a tutti la sua bravura” la voce di Victoria si diffuse nello studio.
“Oh, il pezzo è veramente bellissimo” stavolta la voce era quella del suo coach. “L’artista che lo canta è un mio grandissimo amico e sa quanto io apprezzi la sua arte. In più, scommetto che Victoria è del tutto capace di sostenere un brano del genere”.
Nel frattempo, la ragazza iniziava a farsi strada sul palco.
“So che ce la può fare” rimbombarono le ultime parole del suo coach, prima di lasciare spazio a un attimo di silenzio.
Il videoclip era terminato.
 «Signori e signore…» riprese a parlare Dermont.
«...Victoria, con… SIGN OF TIMES!» e un ultimo boato di grida e applausi attraversò la sala. Le prime note iniziarono a risuonare.
 
Just stop your crying
It's a sign of the times
Welcome to the final show
Hope you're wearing your best clothes
You can't bribe the door on your way to the sky
You look pretty good down here
But you ain't really good…”

 
Victoria era avvolta da un silenzio surreale. Nessuno fiatava, o applaudiva. C’erano solo lei, la sua voce e la musica, immersi in un oceano silenzioso.
 
“We never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?
The bullets
We never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?

The bullets…”
 
La canzone proseguiva, e nessuno ancora osò muoversi. Stava andando bene o stava andando male? Victoria non lo sapeva, ma la sua immedesimazione riuscì a scacciare via questi pensieri e a farla immergere completamente nella sua esibizione.
 
“We don't talk enough
We should open up
Before it's all too much
Will we ever learn?
We've been here before
It's just what we know


We got to get away!
We got to, we got to away!
We got to, we got to away!”
 
Si sentirono le ultime note riecheggiare, la canzone era conclusa.
Silenzio.
Un lunghissimo momento di silenzio.
Momento interrotto da uno scoppiare di voci gridanti e mani che battono; fischi, ma di approvazione, e il pubblico in piedi. Tutta quella gente e quel rumore erano travolgenti, quasi opprimenti.
“Meno male che ho la maschera”, pensò Victoria. Non sarebbe riuscita a sostenere l’emozione (e un po’ l’imbarazzo) che quella reazione le stava regalando, era quindi grata che nessuno vedesse la sua espressione per intero. Dopo un periodo di tempo che agli occhi della cantante sembrò infinito, finalmente ognuno nel pubblico tornò al proprio posto.
«Be’, che dire, hai superato te stessa. Lo sai quanto io sia difficile con i giudizi ma questa volta non ho veramente nulla da dire. Brava».
Il primo a parlare fu proprio Simon Cowell, coach della squadra dei Gruppi, nonché creatore dello stesso programma e il giudice più severo di tutti. Avere la sua approvazione era praticamente l’obiettivo di tutti i concorrenti.
Lo seguì subito Louis Walsh, che invece gestiva gli Over 28: «Sono assolutamente d’accordo con Simon, questa canzone… l’hai interpretata benissimo. C’era un tocco di dolcezza che, forse, rendeva la canzone ancora più triste di quello che è. Un’ottima interpretazione».
Nicole Scherzinger, a capo dei Ragazzi, invece la guardava sorridendo: «Hanno già detto tutto, cos’altro posso dire? Ehi voi, mi avete rubato il giudizio!» disse lei ridendo rivolta ai due colleghi. «Posso solo rimarcare il fatto che tu sia brava, ci hai stesi tutti quanti!».
Victoria non poteva far altro che ringraziare i generosi giudizi dei giudici, colta di sorpresa sia dalla loro reazione che da quella del pubblico.
«Victoria, non sai quanto io sia fiero di te» una voce delicata si alzò per esprimere il suo giudizio. Era quella del suo coach, colui che dirigeva la squadra delle Ragazze. Sorrideva tantissimo, era proprio contento e si vedeva. I suoi occhi, di un colore indecifrabile ma che sotto le luci dello studio assunsero un grigio-verde piuttosto particolare, brillavano di orgoglio.
Furono queste le parole di Louis: «Sono i concorrenti come te che mi hanno fatto tornare la voglia di rivedere questo posto. Però voglio sapere: tu che pensi?».
La domanda sorprese Victoria, che però rispose subito: «Più che altro, mi chiedo Harry cosa ne pensi, nel caso vedesse mai quest’esibizione».
Louis la guardò con uno sguardo e un sorriso maliziosi: «Non saprei dirti se ha visto l’esibizione, ma sono sicuro che se lo farà, rimarrà soddisfatto».
«Grazie mille», rispose lei con un sorriso gigante.
«Bene, se volete votare Victoria ricordate il codice 04!» interruppe Dermont. Così, salutando il pubblico, Victoria tornò nel dietro le quinte ad aspettare il verdetto.
 

Passorono pochi minuti dallo stacco pubblicitario, i concorrenti si riunirono sul palco insieme ai loro coach. Cowell era circondato dai membri degli Outroad, l’unico gruppo rimasto; Scherzinger, invece, era tra Derren e Jamir a cui teneva le mani; Walsh, purtroppo per lui, era l’unico ad aver perso tutti i suoi concorrenti, quindi rimase seduto alla scrivania dei giudici; infine Louis e Victoria, anch’essa ultima concorrente delle Ragazze, avvinghiati in un abbraccio.
Dermont si fece strada sul palco, i risultati erano arrivati. L’aria era carica di ansia e di agitazione, erano tutti tesi come le corde di una chitarra, giudici e concorrenti.
«Il pubblico ha deciso che il primo concorrente salvo dall’eliminazione è… gli Outroad!».
I ragazzi si fecero strada nel dietro le quinte festeggiando, dopo aver salutato Simon, accompagnati dagli applausi del pubblico adoratore. Cowell si diresse quindi verso la scrivania.
«Il secondo concorrente che tornerà su questo palco la prossima settimana è… Derren!».
Un altro scroscio di applausi, Derren salutò prima Nicole e Jamir e poi il pubblico, prima di andarsene. Victoria a questo punto si rese conto di essere rimasta l'unica insieme a Jamir e ciò significava solo una cosa: uno tra loro due sarebbe tornato a casa.
«L’ultimo concorrente a salvarsi stasera e che tornerà su questo palco qui con noi è… Victoria
La ragazza rimase immobile per un momento, non resasi conto della situazione. Dapprima sgranò gli occhi, poi si girò a guardare Louis. Fatta propria la consapevolezza di essere passata al turno successivo e presa dall’euforia, gli si buttò al collo e i due si scambiarono un abbraccio spezza-ossa. Allo stesso tempo, non poté non pensare al povero Jamir, dal quale corse per un abbraccio di consolazione. Mentre l’abbracciava, però, non poteva fare a meno di pensare che sarebbe stata lei una dei tre finalisti.
 
**
 
Dopo qualche minuto dalla fine del programma, Victoria si trovava con Louis in camerino per discutere di come fosse andata la serata.
«Sono davvero tanto contento per te» disse lui «… Ma anche per me, a dire il vero. Avere la possibilità di essere il coach vincitore non mi dispiace» concluse sorridendo, impettito.
«Sono contenta anche io, sia per il traguardo raggiunto sia perché è bello sapere di aver reso fiero il proprio coach».
L’aria all’interno del camerino si stava scaldando. No, non di certo perché c’era qualcosa di particolare tra i due, bensì perché i macchinari e le luci avevano provocato una calura insopportabile, che arrivava fin dentro ai camerini.
«Che caldo con questa maschera…» fece lei.
«Toglila, allora» la guardò Louis sorridendo, con aria di sfida.
Victoria si girò a fissarlo. Anche se la maschera copriva in parte la sua espressione, era impossibile non notare il suo sguardo penetrante e tagliente.
«Non ci sperare nemmeno» disse lei, secca. Ma un sorriso le spuntò da un angolo della bocca, la quale era nuda a differenza della parte superiore del suo volto; in realtà le piacevano questi battibecchi con Louis, che ogni volta cercava di convincerla a mostrarsi. Era diventato un gioco, il loro gioco personale.
«Lo sai che non voglio…» tornò a dire più seriamente.
«Sai… per la mia privacy» concluse.
Era vero, il motivo per cui Victoria indossava la maschera era la sua intimità. Non voleva assolutamente comprometterla. Continuava a venirle in mente la scena di lei a passeggio per Londra, la sua casa, travolta improvvisamente da un mare di paparazzi e fan scalmanati e la sola idea la terrorizzava. Anche una piccola figuraccia al bar o per strada, in mano ai “giornalisti” dei tabloid, avrebbe potuto compromettere la sua immagine. E non voleva che ciò accadesse.
«Vicky, ma sono io. Il tuo coach. E dopo questa esperienza vissuta insieme, sento di essere molto più che un coach, sono un tuo amico.
Non hai mostrato il tuo volto neanche ai tuoi compagni di programma, neanche a una truccatrice. Nulla. Non potrai vivere così per sempre.
“Vivere così per sempre”. Victoria pensava spesso a questa prospettiva. Per quanto ancora avrebbe usato quella maschera? Ma prima di tutto, sarebbe stata sufficientemente famosa, anche dopo il programma, da doverne usufruire ancora?

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Capitolo 2
*** La finale ***


*Nota dell'autrice*
Questa è la canzone che Victoria porta alla finale. Se volete, potete ascoltarla proprio durante la sua esibizione! Buona lettura :)  
https://www.youtube.com/watch?v=OCyL6pa_L4M



Era un martedì ed erano passati cinque giorni dall’ultima puntata trasmessa, mentre ne mancavano solo due alla finale. Quel pomeriggio, come i precedenti, Louis e Victoria si sarebbero incontrati per le prove dell’ultima canzone. La scelta era ricaduta su “Call Me When You’re Sober” degli Evanescence. Sicuramente una scelta più adatta alle preferenze della ragazza, solita a un certo tipo di ascolto. Forse un po’ commerciale, ma a lei piace comunque, inoltre in un talent show è importante raggiungere quante più persone possibili e la scelta di un pezzo troppo di nicchia avrebbe potuto infatti penalizzarla.
Dopo essersi salutati, eravano pronti ad affrontare le prove. Victoria si posizionò davanti al microfono, Louis davanti a lei pronto ad osservarla fece quindi partire il brano.
 
“Don't cry to me, if you loved me
You would be here with me
You want me, come find me
Make up your mind…”

 
Finita la canzone, Louis la guardò seriamente, annuendo: «Niente male, davvero niente male. Questa canzone ti calza a pennello, inoltre sono convinto che concorrenti come te siano una boccata d’aria per X Factor. Il programma non è abituato a canzoni e partecipanti del genere, solitamente si presentano boy/girlband, cantanti pop e, ogni tanto, qualche rocker dei più commerciali. Per una volta, invece, stiamo proponendo qualcosa di diverso! Non dico che abbiamo la finale in tasca… ma quasi».
Victoria sorrise: «Sì, ma vorrei farti notare che anche tu sei uscito dal programma proprio grazie a una boyband!».
«Ed è proprio per questo che posso dire certe cose. Da quando il nostro gruppo è diventato famoso, ci hanno seguito tutti a ruota libera. Puoi constatare tu stessa quanti siano i gruppi vocali che ogni anno sperano di entrare nel programma».
«In effetti...» rispose, costatando che effettivamente aveva ragione.
«Ma a proposito della tua band, dimmi una cosa» continuò,
«Siete in fermo da quasi cinque anni ormai. Pensate di riprendere, prima o poi?».
Louis si fermò con lo sguardo puntato per terra, a riflettere.
«In realtà nessuno ha ancora intenzione di riprendere con il gruppo. Le nostre carriere da solisti vanno alla grande, noi continuiamo tutti ad essere amici e questo ci basta. In realtà non è proprio stata intavolata una discussione su questa possibilità».
Ma allora perché non dichiarate sciolta la band? -
«Penso che nessuno abbia il coraggio di farlo. Vi siamo tutti molto  affezionati…»
«Capisco…». La conversazione quindi cadde in un silenzio un po' imbarazzante, Victoria iniziò quindi a posare asta e microfono. Nel frattempo canticchiava:
 
“We never learn, we been here before
Why are we always stuck and running from
The bullets?”

 
Louis si girò a guardarla, sorridendo.
«Questa canzone ti piace davvero, eh? E pensare che sei tutta metal e goth».
E lei gli sorrise di rimando.
«Già, ma questo è davvero un ottimo pezzo rock. Poi lo sai che Harry mi piace tanto, così come voi altri degli 1D. E’ importante saper spaziare tra i generi».
Detto ciò, però, le balenò un’idea alla mente, un po' pazza a dirla tutta: «Senti Louis… tu sei ancora molto in contatto con Harry, vero?»
«Certo, perché?»
«Mi chiedevo, ecco...» disse timidamente. Mentre cercava di elaborare la frase, si tormentava le mani, lo sguardo basso su quest’ultime.
«Potresti far arrivare il video della mia esibizione a Harry? Mi piacerebbe tanto se lo vedesse»
Louis rimase fermo a guardarla per un po' e poi, da un angolo della sua bocca Victoria notò il nascere del suo sorriso malizioso, di quelli che avevano qualcosa da nascondere, poi parlò: «… Vedrò cosa posso fare».
 
 
**
 
Il giorno della finale era finalmente giunto Victoria era in camerino per gli ultimi ritocchi. La stilista l'aiutava a infilare un corsetto blu lucido e dei pantaloni di pelle neri.
Si sistemò i lunghi capelli castano scuro, rigorosamente sciolti, la maschera l'aveva indossata già da un po'. Mentre la truccatrice le dava gli ultimi tocchi di rossetto color berry, dato che era l’unica zona che potesse truccare, entrò Emily per informarla che tra poco sarebbe toccato a lei.
«Victoria fra poco tocca a- però!» Emily aveva notato il suo outfit.
«Non credo di averti vista indossare nulla di più sensuale, durante il programma».
«Devo pur sempre entrare nel personaggio» rispose Victoria con un occhiolino.
«Hey personaggio, faresti meglio ad avviarti» incalzò Emily sorridendo.
Victoria si guardò un’ultima volta allo specchio: ora poteva andare in scena. Gli Outroad e Derren avevano già cantato e fra poco sarebbe toccato a lei. Il suo videoclip era in onda e lei si stava facendo strada per raggiungere il suo posto sul palco, con già in mano il microfono. Giunta sul posto, lanciò un’occhiata a Louis che, nel buio della sala, le aveva alzato i pollici con entrambe le mani, sorridendo. Dopo la clip, partì immediatamente la musica.

“Don't cry to me, if you loved me
You would be here with me
You want me, come find me
Make up your mind

Should I let you fall, lose it all
So maybe you can remember yourself?
Can't keep believing
We're only deceiving ourselves
And I'm sick of the lie
And you're too late…”

 
Questa volta il pubblico era tutt’altro che silenzioso, era proprio in festa! Gente che strillava, che cantava, che applaudiva. Victoria questa volta si muoveva sul palco, la canzone le permetteva di essere decisamente più fisica. Si avvicinava al pubblico, cantava con loro, andava a stuzzicare i giudici seduti alla loro scrivania. Il suo outfit accentuava le sue curve e la maschera donava alla sua persona una potente aura di mistero, tutto ciò le conferiva quindi una sensualità piuttosto dirompente. Era attraente e lei questo lo sapeva e lo sfruttava a suo favore.
Avvicinatasi al tavolo dei giudici, vi girò intorno passando alle spalle prima di Simon, poi di Walsh, di Nicole e infine di Louis, a cui poggiò una mano sulla spalla. Lui si girò leggermente per incrociare il suo sguardo con quello di Victoria, che si apprestava ad allontanarsi, facendo scivolare la mano lungo la schiena del suo coach.
Tutta la timidezza tipica della sua personalità era svanita, come se non fosse mai esistito quel lato di lei. Non aveva paura di mostrarsi, di essere al centro dell’attenzione e si stava decisamente divertendo.
La canzone si concluse e lei fece ritorno sul palco.
Un pubblico in visibilio accompagnava la voce di Dermont che, intanto, chiedeva ai giudici i loro pareri.
«Sicuramente una canzone d’impatto» fece Walsh «ma non solo, sei stata in grado di reggere il brano. Per cantarlo ci vuole una certa grinta e non tutti possono permetterselo» concluse sorridendo e annuendo.
«Invece quello che mi colpisce di più, ogni volta, è il modo in cui tu riesca a modellare la voce a tuo piacimento. Sono sbalordita!» questa era Nicole.
Infine, prima di Louis, toccava a Simon: - Mh, non amo particolarmente questo genere, anzi…»
«BOOOOO!» si sentì dal pubblico.
«Eddai, fatemi finire! Dicevo, non amo particolarmente questo genere ma ciò non toglie che la tua sia stata una buona esibizione. Non ho altro da aggiungere».
«Penso che sia stato detto tutto quello che c’era da dire» intervenne Louis.
«Indipendentemente dalla preferenza di generi, Victoria durante queste settimane ci ha dimostrato tutto il suo valore sia come cantante che come performer.  Inoltre, vorrei far notare quanto sia stata dannatamente sexy questa sera!» e dagli spalti si levarono urla eccitate e sorprese dalla sua affermazione. Lui e Victoria si scambiarono un’occhiata divertita.
Victoria ringraziò tutti e scese dal palco. Dopo pochi minuti ci sarebbe stato il verdetto finale, il momento della verità. Avrebbe vinto X Factor?
 
 
Lo stacco pubblicitario era finito e Victoria si trovava in mezzo a Derren e gli Outroad, sul palco. Vicino a loro c’era Dermont con la busta dei risultati in mano. Un silenzio surreale dovuto alla tensione permeava su tutta la sala anche se, paradossalmente, i più agitati sembravano essere i giudici. Dermont aprì la busta e tirò fuori, lentamente, il foglio con su scritto il destino dei tre concorrenti.
«Sappiamo tutti che questi momenti non sono per nulla facili, né per i ragazzi né per i giudici…» iniziò il presentatore.
«Ma, come ben saprete, il gioco è questo, quindi procediamo».
Iniziò anche a risuonare la musica da suspence, quasi fastidiosa per l’ansia che provocava. Il cuore di Victoria batteva all’impazzata, più di tutte le altre volte in cui si era trovata in simili situazioni. Pensava a quando le era capitato di finire al ballottaggio o, più recentemente, quando era rimasta sola con Jamir.
- Il concorrente che si è guadagnato il terzo posto, qui, ad X Factor è…»
Dermont fece passare un sacco di tempo prima di dare il responso, giusto per caricare il cuore di tutti i presenti di ulteriore ansia, come se non fosse abbastanza quella già presente.
«… Derren!»
Victoria si sentì sprofondare il cuore nelle budella. Per ora ce l’aveva fatta. Il giovane concorrente dovette quindi abbandonare il palco, non senza però aver salutato tutti quanti, in particolar modo Nicole, che aveva un po’ di lacrime agli occhi.
«Ora siamo arrivati al momento che tutti noi aspettavamo. I due candidati alla prima posizione sono Victoria e gli Outroad».
«Il pubblico ha deciso che, a vincere la diciassettesima edizione di X Factor UK è…».
Silenzio.
Ancora silenzio.
«… Gli Outroad!»
Il pubblicò cacciò un grido distruttivo, come mai se ne erano sentiti durante quell’edizione. Gli Outroad avevano vinto il programma, tantissimi coriandoli d’oro e argento vennero sparati in aria, che ricaddero poi sulle teste dei presenti. Victoria era arrivata seconda e dopo l’esulto dei ragazzi, si mise ad abbracciarli tutti per complimentarsi con loro.
Non sentiva niente di particolare, nulla. Si aspettava di provare almeno un po’ di tristezza, di amarezza… invece era nell’apatia più totale.
Anzi. A dir la verità, era felice per loro. Allo stesso tempo Oliver, James, Peter e Richard non esitarono a ricambiare gli abbracci della ragazza. Peter, il batterista, in particolare sembrava piuttosto rammaricato della sconfitta di Victoria e la strinse davvero forte.
A correrle incontro fu anche Louis che, con sguardo un po’ preoccupato, l’abbracciò con fare quasi fraterno. Victoria ricambiò l’abbraccio e, con le labbra vicino al suo orecchio, cercava di fargli capire che andava tutto bene: «Louis, sto bene!» disse urlando, per sovrastare i forti rumori intorno a loro «davvero!» ma lui non la lasciò. Forse non aveva sentito…
 

**
 
 
Dopo la puntata, come al solito lei e Louis erano insieme. Pensare che quella sarebbe stata l’ultima volta, a Victoria veniva una tristezza enorme. I due erano davvero affiatati e Victoria poteva affermare con certezza che gli volesse bene; dopo tutto si era molto affezionata a Louis, che sembrava ricambiare. Spesso si chiedeva se fosse così anche per gli altri concorrenti, passati o contemporanei che fossero. Da spettatrice e da concorrente non le era mai sembrato che i giudici e ragazzi legassero come avevano fatto loro due, le piaceva pensare di avere un rapporto speciale con Louis, che nel frattempo non poteva credere alla vittoria degli Outroad.
«Non posso crederci, eri una delle preferite del pubblico. Com’è successo?»
«Louis…»
«Sono mortificato Victoria, dispiaciutissimo»
«Louis, va tutto bene…»
«Ma non preoccuparti, anche io con gli One Direction arrivai terzo ma nonostante ciò…»
«Louis, calma! Va tutto bene, sul serio!»
Louis si girò a guardarla con sguardo sorpreso: - Davvero?»
«Davvero»
«Scusami, è che mi sento di averti deluso, di aver fatto degli errori che potevano essere evitati…».
Victoria gli mise le mani sulle spalle, guardandolo in volto.
«Louis, se c’è qualcuno che dovrebbe sentire di aver deluso qualcun’altro, quella sono io. Ma a parte ciò ti assicuro che sto bene, non mi pesa. Anzi… forse è meglio così. Pensaci, non dovrò dipendere dal contratto imposto al vincitore, sarò molto più libera di gestire la mia vita e la mia musicav.
Louis si fermò, con lo sguardo basso, come se stesse metabolizzando l’informazione e ci stesse pensando su. Poi parlò.
«Sai cosa ti dico? Hai ragione. Fanculo il contratto, è un’incredibile palla al piede. Anche se gli One Direction sono arrivati terzi, abbiamo comunque firmato un contratto con la Syco Records che ci vincolava quasi in ogni aspetto della nostra vita e della nostra musica. Per 5 anni ci sono stati dei ghostwriter a scrivere per noi, manager a decidere per noi. A volte potevamo collaborare ai testi, ma non sai quanto sia brutto avere canzoni che non ti rappresentano, perché non sono tue. Certo, all’inizio è comodo, il lavoro grosso è tutto di terzi, gli album uscivano uno dietro l’altro… ma proprio perché c’erano sempre nuovi album, non c’era mai un attimo di pausa. Cantavamo canzoni che, per quanto ci piacciano tutt’ora, erano vuote perché non nostre; eravamo continuamente in tour mondiale. Il tempo trascorso insieme e con i nostri fan è stato magico, è vero, ma anche distruttivo».
Le parole uscivano dalla bocca di Louis come un fiume in piena, Victoria non se l’aspettava proprio.
vSapevo dei ghostwriter, ma non immaginavo minimamente tutto il resto» fece lei, un po' sorpresa da quella sfuriata.
«Facciamo così» riprese lui, tagliando corto sull'argomento - ora lasciamo passare un po’ di tempo, un mesetto. Sicuramente in questo periodo sarai impegnata con interviste, ospitate… ma dopo dobbiamo metterci subito a lavorare al tuo primo album. In particolare, al tuo primo singolo»
Victoria alzò un sopracciglio, sorpresa.
«Dobbiamo» ripeté lei.
«Sì» rispose Louis «ho intenzione di aiutarti a far uscire il tuo primo album ».

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Capitolo 3
*** My Better Half ***


*Note dell'autrice*
Ce l'ho fattaaaaa! Ecco il nuovo capitolo. Allora, volevo comunicarvi un paio di cose:
Ho lasciato un paio di esclamazion in inglese perché secondo me in italiano sarebbero un po' cringe e non avrebbero reso nello stesso modo. In più non sono tanto sicura dell'inglese di una canzone che vedrete più, soprattutto la frase "into immerse myself" (che dovrebbe essere "in cui immergermi"). Ho cercato più info possibili su una frase simile ma nada e allora ho fatto di testa mia. Se potete correggermi mi fareste un grande piacere! 
In più, parlando sempre della canzone, vi prego di NON copiarla in alcun modo, perché è frutto della mia mente come il resto della fanfic.
Detto questo... buona lettura!




Era quasi trascorso un mese da quando il celebre talent show X Factor si era concluso. Per Victoria le giornate erano passate veloci tra un’intervista e l’altra e la gente pareva essere ancora interessata a lei nonostante avesse guadagnato “solo” la seconda posizione. Ma la vera svolta nella sua vita nacque dalla decisione di preparare il suo primo album. Era nel suo appartamento londinese mentre ci pensava, a rilassarsi sul divano dopo aver trascorso la mattina con un giornalista. Ripensava alle parole che Louis, il suo coach all’interno del programma, le aveva detto proprio un mese fa:
“Ho intenzione di aiutarti a far uscire il tuo primo album”.
Victoria era rimasta piacevolmente sorpresa dalla sua generosità e determinazione nel darle la fama che secondo lui le spettava. Certo, non era la prima volta che un giudice prendesse sotto la sua ala dei concorrenti: gli One Direction per primi avevano firmato un contratto con l’etichetta di Simon Cowell, così come tanti altri gruppi vocali che lo stesso Simon aveva avuto in squadra. Ma in quel caso era diverso. Per Cowell quei gruppi significavano un guadagno, lo faceva anche per tornaconto personale. Invece Louis non le aveva proposto alcun contratto, aveva spontaneamente offerto il suo aiuto e avere consapevolezza di ciò la faceva sorridere, si sentiva riconoscente e ancora più vicina a Louis.
“A proposito”, si disse, poiché fra un’ora esatta sarebbe arrivato proprio lui per accompagnarla a un servizio fotografico. Ormai si comportava quasi come un manager.
“Louis Tomlinson viene a prendermi…”, realizzò Victoria. Era pur vero che i due ormai fossero amici, ma non era roba da tutti i giorni essere amici di Louis Tomlinson. Quando ci pensava, Victoria ridacchiava fra sé. Era ancora stesa sul divano mentre ci pensava, quando sentì bussare alla porta.
“Chi sarà?”, pensò, “E’ troppo presto per essere Louis”.
Si precipitò quindi alla porta di casa sua e, aprendola leggermente, sbirciò fuori.
«Louis?»
«Ciao Vicky!»
Victoria aprì velocemente la porta.
«Che ci fai qui? Non dovevamo vederci fra un’ora? Ehm, prego», nel frattempo lo fece entrare.
«Devo farti vedere una cosa», disse con un sorrisino familiare. «Vieni qui».
Louis si era accomodato sul divano e stava invitando Victoria a sedersi accanto a lui, picchiettando il palmo della mano sulla superfice e così lei fece. Tirò fuori dalla tasca il cellulare e aprì l’applicazione di Youtube, digitò qualcosa sulla tastiera e poi porse il telefono nelle piccole mani di Victoria che, incuriosita, l’accolse nella sua presa per poi dare un’occhiata a ciò che l’amico aveva cercato.
Non appena posò lo sguardo sullo schermo Victoria sgranò gli occhi, così tanto che pensava di poterli sentire fuoriuscire dalle orbite da un momento all’altro, sembrava avesse visto un fantasma.
«Ma che significa?!» esclamò lei esterrefatta, quasi spaventata.
«Apri il video» la esortò lui.
‘Harry Styles reacts to Victoria – Sign of Times’.
Questo è ciò che Victoria si trovò davanti, con tanto di miniatura del video in cui si poteva scorgere il mezzobusto dello stesso Harry.
“Harry Styles ha visto la mia esibizione? Oh, dio”, pensò lei. Non se ne capacitava.
“Oh dio, oh dio. Non voglio vederlo! E se la mia esibizione gli ha fatto schifo? No, aspetta Vicky, calmati. Ormai siamo qui e ti resta solo da vedere il video”, concluse tutto nella sua mente e dopo aver dato un’ultima occhiata a Louis, premette sull’icona.
Questa si ingrandì, Victoria girò il cellulare per permetterle di vedere il video a schermo intero.
“Ciao a tutti! Sono Harry Styles e sono qui per guardare insieme a voi l’esibizione di Victoria che, a quanto pare, ha fatto una cover del mio brano. Wow, sono onorato! Un amico mi ha consigliato di fare questo video e mi son detto ‘perché no?’”.
Victoria lanciò un’occhiata a Louis che, nel frattempo, la guardava ridendo sotto i baffi, poi tornò a dare attenzione al video.
“… quindi iniziamo!”. Harry era concentrato, pareva davvero interessato al video.
“Uh, che bel falsetto” aggiunse all’improvviso, e Victoria sentì le budella contorcersi dall’emozione e dall’imbarazzo. Il video continuava con Harry che osservava attentamente l’esibizione, quando verso la fine del video – precisamente quando la stessa Victoria intonava “we got to get away!” quasi a fine del brano – ebbe una reazione che la ragazza non si aspettava.
“Oooh, yes girl!”, esclamò anche piuttosto divertito, continuando a guardare con il sorriso sul volto. Il video si concluse, Harry tolse le cuffie che indossava per la reaction e commentò ciò che aveva visto.
“Oh man, questa ragazza è fenomenale! La sua tecnica è ottima, il suo timbro mi piace davvero tanto… wow. Sono davvero onorato che qualcuno così bravo abbia fatto la cover di una mia canzone. Victoria, se stai guardando questo video, complimenti!”. Detto ciò, concluse il video salutando.
Victoria abbassò il telefono, poi lo porse a Louis.
«Louis, che significa…», domandò lei confusa.
«Ti ricordi quando mi hai chiesto di far vedere il video a Harry? Ecco, la sera prima della semifinale gli avevo detto di sintonizzarsi su X Factor il giorno dopo, perché ci sarebbe stata una sorpresa. Ovviamente quel cretino se n’è dimenticato, quindi ho lasciato perdere. Ma quando tu mi hai espresso il desiderio di fargli arrivare la tua esibizione, non ho potuto fare a meno di orchestrate tutto quanto!».
“Ecco il perché di quel sorrisetto, un mese fa…” pensò lei.
Comunque, non poteva credere che Louis si fosse impegnato tanto per accontentare la sua richiesta. Tralasciando il panico iniziale, l’aveva resa davvero felice.
«Louis, grazie mille!» disse lei, saltandogli tra le braccia e cogliendo di sorpresa l’amico, che però accettò di buon grado l’abbraccio e la strinse a sua volta a sé.
«Figurati, è il minimo! Harry ed io siamo molto amici, perché non chiedergli questo piccolo piacere? Fare diversamente sarebbe stato da stronzi».
I due rimasero a parlare ancora dell’accaduto per il tempo che rimase a loro disposizione e, una volta giunta l’ora, lasciarono l’appartamento alla volta del set fotografico.
 
 
**
 
 
Passò un altro mese e Victoria, aiutata da Louis, era alle prese con la preparazione del suo primo album in assoluto. Era consapevole del fatto che scrivere e comporre un intero album non fosse un gioco da ragazzi, ma non si aspettava così tanta difficoltà. Ciò che più le dava filo da torcere, era la scrittura dei testi delle canzoni. Sentiva di aver qualcosa da dire ma, nel momento in cui doveva mettere per iscritto le sue emozioni, il suo cervello si trasformava in un criceto morto e smetteva di lavorare.
«Ma come fai a scrivere le tue canzoni, Louis?», domandò la ragazza durante una sessione di scrittura. Per la loro prima canzone avevano scelto come tematica l’amore. Molto comune? Forse, ma di certo sempre di grande impatto.
«In realtà è molto semplice: penso qualcosa e la scrivo».
«Tutto qui? Ma non ci dovrebbe essere un po’di ricerca? Come, che ne so, trovare una metrica particolare o termini ricercati?».
«Potresti, però non è una regola. Ma non preoccuparti, sono cose che vengono con l’esercizio».
«Ok, allora ci provo…» disse, prendendo la penna e guardando il foglio bianco davanti a sé, una mano poggiata sulla fronte, il cui palmo andava a sfiorare il bordo della maschera.
«No, non posso, è troppo imbarazzante!» sbottò infine. «Mi vergogno troppo…»
«Oh, conosco bene quella sensazione. E’ davvero imbarazzante quando metti per la prima volta i tuoi pensieri in forma scritta… facciamo così: cosa provi quando ti innamori?» le chiese Louis.
“Wow, diretto” pensò Victoria, un po’ imbarazzata.
«Be’, di solito provo attrazione fisica ma la parte più importante è sicuramente quella platonica», disse infine.
«Ok, scrivilo».
«Ma… così, come l’ho detto? Non dovrei cambiare la frase almeno un po’?».
«Mah, se vuoi. Alla fine il testo può sempre essere revisionato».
Victoria quindi si fece coraggio, prese nuovamente la penna e la poggiò sul foglio, nella sua testa già pensava a come cambiare un po’ la frase perché, per quanto Louis l’avesse rassicurata, non voleva sfigurare.
You awaken in me a primordial desire
Into immerse myself”
«Bella frase! E dopo ciò cosa succede?»
“And I let these waves carry me,
Enfolding me and taking me down…”
«Aspetta», aggiunse Victoria, bloccando di colpo la mano che scriveva. «Perché non scrivi anche tu qualche frase?».
Lo disse di getto, quasi senza pensarci. Mentre ragionava su quelle frasi, immaginò che avrebbero potuto scrivere insieme la canzone, addirittura… anche qualcos’altro.
«Mi stai proponendo una collaborazione?» riassunse Louis, con un sopracciglio alzato in un’espressione interrogativa.
«… Sì. Questa canzone potrebbe diventare un duetto… pensa a quanto sarebbe popolare poi, un giudice di X Factor che canta con una sua concorrente, no?»
«Lo sai che non è male come idea?» constatò lui, con le dita a sfiorare il mento nell’atto di ragionare. «Dammi solo un secondo…».
Louis si voltò e chinò la testa in avanti a scrivere. Victoria lo osservava e scrutava il suo volto. Pochi centimetri di distanza vi erano dal foglio e il suo naso, lo sguardo concentrato e ciuffi di capelli che gli finivano davanti agli occhi. Victoria sentì un nodo in gola.
«Ecco, leggi qui» le propose Louis, porgendole nuovamente il foglio.
“Love makes the world go
and you make mine go round
I thought love at first sight was impossible
but you can’t not recognize
Your significant other”
«Wow, Louis! È una bellissima frase! Come hai fatto a scriverla così spontaneamente?».
«Mi è solo venuta in mente e l’ho scritta…», rispose lui puntando gli occhi verso il basso.
I due continuarono a discutere della canzone ed elaborare il testo insieme, dopo qualche ora avevano finito il primo brano. Chissà quanto ci avrebbero messo a scrivere gli altri…
 
 
**
 
 
Erano passati altri due mesi e mezzo e l’album era praticamente finito. Non vi erano tante canzoni, poiché farne di più non avrebbe permesso la pubblicazione immediata dell’album, mentre era importante cavalcare l’onda dell’attuale successo di Victoria guadagnato grazie a X Factor. Come singolo venne estratto il duetto con Louis, chiamato “My Better Half”, la canzone più pop dell’intero album e sarebbe stata presentata come apertura al concerto dello stesso Louis, durante la data di Londra che si sarebbe tenuta fra tre settimane. Di conseguenza, era necessario fare delle prove insieme per imparare ad armonizzazione le due voci, il testo e la melodia. E proprio per questo i due si riunirono in una sala prove, che sarebbe diventata casa loro per le prossime tre settimane. Era il primo giorno e Victoria era piuttosto nervosa, non aveva mai duettato con nessuno, né tantomeno aveva mai duettato una canzone d’amore. Insomma, l’idea l’agitava un po’.
I due arrivarono insieme a bordo della macchina di lui. Una volta dentro, Louis prese il testo della canzone e la chitarra, raggiunse una sedia e prese posto.
«Ok… allora, te lo dico: non ti aspettare granché, me la cavo molto meglio con il pianoforte», fece lui.
Victoria gli disse che non c’era problema e anche lei prese una sedia, la portò vicino al suo ex coach e si sedette, leggermente frontale. Louis nel frattempo era intento ad accordare la chitarra. A differenza delle sue solite felpe, questa volta indossava un maglioncino celeste, probabilmente a causa del freddo clima dicembrino. Sembrava richiamare il colore dei suoi occhi che, sotto la luce calda della sala prove, avevano assunto quell’esatto colore. Victoria osservava le sue mani intente a girare delicatamente i pioli della chitarra per trovare la giusta tonalità, quando poi strimpellò qualche corda e affermò di aver finito.
«Immagino che dobbiamo decidere chi canterà certe strofe e chi le altre, giusto?» iniziò Victoria.
«Esatto, tu hai qualche preferenza?»
«Mh… e se semplicemente cantassimo le strofe che abbiamo scritto? Così dobbiamo scegliere solo le parti da cantare insieme».
Louis accettò la proposta. I due si accordarono sul da farsi e una volta finito di scegliere i turni, il giovane iniziò a suonare le prime note. La musica prodotta dalle corde risuonava in tutta la sala, vuota all’infuori di loro due, e Louis iniziò a cantare la prima strofa, appunto scritta da lui:
 
“Love makes the world go
and you make mine go round…”
 
La sua voce delicata pareva accarezzare il suono della chitarra e Victoria ne rimase quasi incantata. Stava realizzando che era la prima volta che sentiva cantare Louis, o meglio, che lo sentiva cantare dal vivo e così vicino.
 
“I thought love at first sight was impossible
but you can’t not recognize
Your significant other…
 
Louis aveva concluso la sua strofa e Victoria se ne accorse appena in tempo, perché era il suo turno:
 
You awaken in me a primordial desire
Into immerse myself
And I let this waves of emotions carry me,
Enfolding me and taking me down…”
 
La voce le tremava, Victoria non capiva. Pensò che fosse dovuto all’insicurezza di cantare una canzone mai cantata prima. Ma non poteva pensarci perché ora c’era il ritornello, che avrebbero cantato insieme:
 
“You make my voice shake
You make my heart race
I can’t even breath
My hands are trembling
And my is head spinning
And this is how I know
You are my better half”.
 
Le voci dei due ragazzi si mescolarono insieme alla melodia della chitarra, guardandosi intensamente negli occhi. A Victoria parve di essere entrata in una diversa dimensione, come fosse un sogno. Si sentiva fluttuare. Tutto ciò che li circondava scomparve, c’erano solo loro due con le loro voci e la musica della chitarra. Continuarono a cantare fino a conclusione della canzone, il primo a prendere parola fu Louis.
«Però, bene al primo colpo. Sono molto soddisfatto».
Victoria pareva ancora rapita dalle sensazioni provate ma cercava di non darlo a vedere, si chiedeva come Louis ne fosse uscito così velocemente e pensò si trattasse di abitudine. In fondo, canta da così tanti anni e non è neanche il primo duetto che fa.
«Sì, è vero. Sono molto contenta nonostante sia il mio primo duetto in assoluto», rispose infine.
«Davvero?» chiese lui con uno sguardo interrogativo. La domanda era seria, a quanto pare non lo sapeva.
«Ehm, sì?»
«Wow, sono il tuo primo duetto. Che onore! Mi fa piacere» disse lui davvero molto, stranamente contento.
«Comunque, anche se è uscita molto bene non dobbiamo riposare sugli allori» riprese lui.
«La tua esibizione deve essere perfetta, devi rimanere credibile agli occhi del pubblico. Quindi… al lavoro!»

 

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