(You are) My sweetest downfall

di Nat_Matryoshka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A-E ***
Capitolo 2: *** F-L ***
Capitolo 3: *** M-Q ***



Capitolo 1
*** A-E ***


(You are) My sweetest downfall
 
 
 
 



A come Amicizia

“Sono solo buoni amici” dicono. E hanno ragione: Crowley è davvero un buon amico, forse l’unico sulla Terra. Trascorrere del tempo con lui è fantastico, ma al momento di separarsi non desidera altro che rivederlo.
“I migliori amici che potrai mai trovare”, ripetono ancora. Vero, ha iniziato a considerare Crowley qualcosa di più di un semplice amico. Quel demone è l’unica creatura con cui vuole davvero trascorrere il proprio tempo libero sulla Terra: si capiscono perfettamente, come persone legate da un filo invisibile ma impossibile da spezzare. Migliori amici? Sì, forse. Ma in qualche modo, quel termine non gli sembra sufficiente.
“Sono così intimi, come amanti” aggiungono, con una punta di malizia. Quel commento dovrebbe servire ad umiliarlo, ma ad Aziraphale non importa: dopotutto, hanno ragione. Ama davvero Crowley, con tutto il suo cuore, con ogni fibra del suo corpo mortale e ogni parte della sua anima splendente. Lo ama come il migliore amico che abbia mai avuto, come suo compagno di vita, come l’unica persona con cui vorrebbe mai fare l’amore, e a cui si donerebbe la sua piena, incondizionata fiducia.

La sua anima gemella.

“Sono anime gemelle” potrebbero aggiungere, ma Aziraphale non li ascolta più.
 
 


B come Baci

Ad Aziraphale piace essere baciato.

Baci sulle labbra, casti e dolci. Baci a sorpresa, mentre è seduto sul divano, immerso nella lettura, e Crowley vuole attirare la sua attenzione. Baci lunghi e passionali prima di fare l'amore e altri, dolorosamente lenti e dolci nel mentre. Gentili, baci del buongiorno, quando Aziraphale è ancora stordito dal breve pisolino che si è concesso e Crowley non vede l'ora di dedicargli il suo bacio speciale del risveglio.
È bravo a baciare, il suo demone, poco ma sicuro: spesso vorrebbe fermare il tempo, per assicurarsi che quei brevi momenti durino per sempre, per sentire la mano di Crowley sulla guancia e poi le loro labbra sfiorarsi, lievi come il tocco di una piuma, come se il mondo attorno a loro non esistesse più.
Forse, pensa Aziraphale, il tempo si ferma davvero quando siamo assieme.

In realtà, è stato lui a dare inizio a tutto: dopo una cena al Ritz, ha ringraziato Crowley stampandogli un piccolo bacio sulla guancia. Ovviamente, non l'avrebbe mai fatto tornare a casa senza ricambiare come si doveva, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo sulla bocca.
 
 


C come Carezza

Dopo la caduta, le sue ali hanno toccato il suolo diventando scure, contaminate. Sporche e tristi come lui, perché nessun angelo potrebbe mai desiderare di cadere, e lui ha scoperto il prezzo della ribellione nel peggior modo possibile.
Sono ancora lì, dietro la schiena, ma Crowley non le degna di uno sguardo: il vecchio sé stesso è troppo penoso da ricordare. Forse nemmeno è mai esistito. Chi era Crowley prima? Solo Crawley, il serpente, o un angelo troppo arrogante per appartenere al Paradiso?

Eppure, ad Aziraphale piace toccarle.

La prima volta in cui le ha viste – quando erano entrambi in bagno, seminudi – ha trattenuto il respiro con devozione, come se stesse fissando un’opera d’arte meravigliosa appena apparsa nel suo campo visivo. Poi, l’ha accarezzato. Ha carezzato le piume nere, gentilmente, con attenzione, spaventato all’idea di metterlo a disagio.
Crowley ha inspirato lentamente, cedendo al suo tocco.
 
 
 
D come Desiderio

E se lo sporcassi?

Le sue labbra sono viola come il desiderio, ti fanno venire voglia di essere baciato dappertutto. Ha i capelli rosso fiamma, occhi gialli e serpentini, magnetici. È bellissima, e fiera.
Lui è gentile, amichevole. Così diverso da lei.

E se gli portassi via questa purezza?

Francis le sorride, come se fosse il fiore più bello del suo giardino. Ama insegnare a Warlock i segreti delle meraviglie che lo circondano, dagli insetti nel prato alle oche selvatiche che volano in alto nel cielo. Non sembra perdere mai la pazienza, nemmeno quando gli riferisce con orgoglio quello che la sua bambinaia gli ha detto riguardo alle piccole creature.
Francis, il vecchio, buon giardiniere. Il suo angelo con un nuovo travestimento.
Warlock trascorre le mattinate sotto al suo sguardo vigile, il resto della giornata con Astheroth, la sua tata: probabilmente non lo ammetterebbe mai, ma la apprezza davvero. Soprattutto quando la vede lanciare un’occhiata furtiva al giardiniere, per poi arrossire.

“Lui ti piace davvero, tata. Il vecchio Francis.”
“Oh, non dire assurdità, bambino mio. Siamo solo colleghi.”
Ma è una bugia, persino Warlock l’ha capito.

Crowley guarda la mano di Aziraphale sfiorare una rosa, la voce gentile che mormora parole di incoraggiamento. Nel profondo del suo cuore, sente ruggire il desiderio.
 
 


E come Eternità
 
Se dovesse fare una lista di tutto ciò che ama di più delle loro vite, non saprebbe da dove iniziare.

Prima di tutto, le notti piovose. Addormentarsi accanto a Crowley, anche se solo per un pisolino, ascoltando i suoni confortanti del suo respiro e delle gocce che cadono. Ama le notti di pioggia, quasi quanto adora trascorrere i pomeriggi autunnali di pioggia nella sua poltrona a fiori. E i cardigan morbidi e caldi, i maglioni comprati durante i giri di shopping con Crowley, che non indossa abiti che non siano di pelle nera e seta viola, ma che adora coccolarlo quando li indossa.
I balli lenti nella sua stanza, dopo aver trascorso ore a pulirla e a sistemare i nuovi mobili, ascoltando musica dal suo vecchio giradischi (solo Queen e rock anni ’70, ovviamente). Condividere un silenzio piacevole, ognuno impegnato nelle proprie attività (Crowley è molto interessato ai social e spesso si ritrova a dargli un’occhiata). Cucinare assieme, l’uno accanto all’altro, bisticciando in modo scherzoso. Essere abbracciato da dietro al mattino, quando sono entrambi ancora mezzi addormentati e la luce del giorno è ancora lontana. I baci sulla fronte, come se gli stesse dicendo sei al sicuro, sono qui, sei qui.
Il profumo dello shampoo di Crowley sul cuscino.

L’eternità è un tempo lungo, pensa Aziraphale, ma la sua lista è persino più lunga. E sorride.

 
 
 





_____
 
E nulla, non riesco a stare più di tanto senza scrivere qualcosa sui miei adorati Ineffable Husbands. Questa volta l’esperimento era quello di scrivere una storiellina per ogni lettera dell’alfabeto, senza alcuna pretesa: il risultato lo avete appena letto e, come sempre, spero vi abbia intrattenuto, o almeno fatto provare qualcosa di positivo.
Se avete voglia di leggere le originali – in inglese – le trovate sul mio account di AO3, dove potete anche lasciarmi un cuoricino, se vi va.

 
Come al solito, ringrazio Ailisea per l’amore e la pazienza con cui ha corretto tutte le mie storie… E voi, per aver letto fino a qui!
Rey

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Capitolo 2
*** F-L ***


F come Fragile
 
“È semplice, quando impari a lasciarti andare” gli ha detto qualcuno, tempo prima. Crowley non ha prestato grande attenzione alla cosa: cedere a qualcuno è un concetto interessante, ma lontano dalla sua vita quotidiana. Vivere giorno per giorno, sempre alla ricerca di qualcosa di intrattenente, evitando i propri doveri, non gli lascia tempo per sentimenti simili.
Per cedere a qualcuno, prima devi fidarti. Ti serve qualcuno da cui sentirti attratto.
Non ha mai provato quella sensazione.

È solo dopo anni e anni, dopo secoli interi (dopotutto sono creature senza età, e dieci anni passano come un minuto umano) che Crowley impara cosa significhi sciogliersi tra le braccia di qualcuno, quasi fossero l’unica cosa che importa davvero. Chiudere gli occhi e lasciare andare tutte le proprie insicurezze, finalmente, perché Aziraphale le amerebbe tutte quante, una per una, come ama lui.

Sentirsi fragile, pronto a cadere a pezzi e ad essere rimesso subito insieme.
È facile sciogliersi, quando sai come farlo. Ha solo avuto bisogno di tempo per capirlo.
 
 

G come Giardiniera

Frances siede nel giardino e ammira il cielo sopra la sua testa, baciata dal sole.
Frances dà un colpetto affettuoso alla testa di Warlock, poi sorride amorevolmente alle piante.
Frances, che canta quando pensa di essere sola e arrossisce, perché Ashtoreth l’ha sentita. Frances la giardiniera, la donna dai capelli ricci e biondi, gli occhi calmi e verdi come laghetti di montagna.
Le sue labbra sono soffici, belle da baciare, soprattutto quando cala la notte e restano sole, in un angolo della grande cucina della casa. Warlock adora rubare i biscotti a mezzanotte, ma spesso trova un barattolo ad aspettarlo sul comodino: un piccolo miracolo inaspettato.

Frances, le sue cosce soffici e paffute che si arrossano per i piccoli morsi della sua amante.
La sua Frances, così gentile e generosa, che è un angelo anche se nessuno lo sa.

Beh, nessuno a parte Ashtoreth.
 
 

H come Here (Qui)
 
“Shh, shh, sono qui. Crowley, sono qui.”

Crowley si sveglia nel cuore della notte, coperto di sudore, terrorizzato da qualcosa che Aziraphale non può vedere. Per quanto gli piaccia dormire, alcune notti non trascorrono nella tranquillità che si aspetterebbe.  
“Non è reale, Crowley. Sei con me, a casa. Non è reale…”
Il suo demone trema sotto al lenzuolo, gli occhi colmi di lacrime silenziose. Non sta davvero piangendo, ma è come se non fosse in grado di fermare quelle che scorrono lungo le sue guance. Aziraphale lo abbraccia stretto, mormorando parole dolci all’orecchio per calmarlo, cullandolo per farlo sentire al sicuro, ma non è facile.
Non l’ha mai visto tanto spaventato.
“Shh…”
Crowley resta fermo per un attimo, pietrificato ma protetto dalle braccia amorevoli del compagno, finché le lacrime non si fermano e il respiro ridiventa regolare. L’angelo gli bacia le labbra bagnate, cullandolo perché riprenda sonno.

“Sono qui. Non ti lascio.”
 
 

I come Ineffabile

Esistono sentimenti che non è possibile descrivere, perché impossibili da rinchiudere nei confini limitati di una parola. Ad Aziraphale piace giocarci quando scrive, leggerle sui libri che colleziona quasi con venerazione, ma quando si tratta di definire il suo rapporto con Crowley, sembrano sparire misteriosamente.

Com’è possibile dare un nome a qualcosa che cambia forma ogni giorno, pur restando sempre uguale? Un sentimento che ne racchiude altri diecimila, milioni, tutti ugualmente complessi? Anche dopo aver scelto una sola parola con cura, trattenendola in mente come una gemma trovata nel più inaspettato dei luoghi, bastano poche ore perché sembri sbagliata, fuori posto. Come se nemmeno quella riuscisse a seguire le loro vite passo passo.
È dopo interminabili risate, cene, passeggiate, giornate trascorse nella pigrizia dolce della libreria che la parola giusta tocca la mente di Aziraphale e resta lì, perfetta come se fosse stata disegnata apposta per loro. Forse non era necessario affannarsi a cercarla: come tutte le cose destinate ad essere in un modo e non in un altro, era lì in attesa di essere scoperta.
Ineffabile.
 
 
 
“Ineffabile” /i-nef-fa-bi-le/
Aggettivo: “che non si può definire a parole,
che non si può esprimere adeguatamente;
inesprimibile, indicibile.”
 

L come Libri

Viene sempre qui a leggere e studiare.
Anthony J. Crowley non trascorre mai molto tempo in biblioteca, ma a volte la vita prende pieghe inaspettate ed eccolo lì, pronto per un’altra giornata produttiva di studio. Ha un dannato bisogno di passare quell’esame, il professore è stato abbastanza chiaro al riguardo. Non può permettersi di fallire.
Se non altro, la compagnia sembra valida…
Non conosce il suo nome, ma il giovane che siede sempre al tavolo di fronte al suo sembra godersi l’atmosfera accogliente: quando arriva, al mattino, lo trova già lì. È bello, ha la voce pacata, gli occhi verdi e dolci, i capelli color oro pallido, come un raggio di sole primaverile. A volte siede su di una poltrona accanto alle finestre per leggere qualcosa, a volte porta con sé una pila di tomi e inizia ad esaminarli con attenzione. Un angelo, sorride Crowley tra sé, e le figure del suo libro d’arte confermano quell’impressione.
“Aziraphale”, c’è scritto sui quaderni: il suo nome. Suona bene.
La mattina di lunedì lo trova in piedi vicino ai distributori di caffè, intento a sorseggiare del cacao da una tazza di ceramica che deve aver portato da casa. Bianca, con un paio di ali da angelo sul retro.
“Bella la tua tazza” si complimenta Crowley, tentando goffamente di rompere il ghiaccio. Ma Aziraphale gli sorride subito, e improvvisamente sente tornargli il coraggio.

Da martedì in poi, iniziano ad incontrarsi in biblioteca per studiare e bere qualcosa insieme (caffè, cacao o tè, ad Aziraphale piace variare). Qualche giorno dopo, lui si offre di aiutarlo con il ripasso finale.
Sabato sera, una settimana dopo l’esame di Crowley, escono per il loro primo appuntamento.
 









______

Ok, ho barato: la H l'ho lasciata in inglese e J e K le ho saltate perché non sapevo assolutamente quale prompt scegliere (K, tra l'altro, altro non era che "bacio" nella versione originale), ahah. Spero comunque che anche questa carrellata vi piaccia, piccolo ritardo nell'aggiornamento a parte! 
Vi ringrazio infinitamente per tutte le letture, le recensioni e tutto l'amore che dedicate a quel che ho scritto: mi scaldate il cuore ogni volta. Il mio primo obiettivo da fanwriter è quello di condividere l'amore per i personaggi che mi hanno lasciato qualcosa nel cuore, e se in qualunque modo riesco nell'intento di regalarvi qualche emozione, beh, non posso non sentirmi soddisfatta.

Rey

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Capitolo 3
*** M-Q ***


M come Mani

Ogni tanto, distrattamente, si sorprende a guardare le sue mani.

È un esteta, impossibile negarlo: si è sempre vantato (per il poco a cui un angelo sia concesso farlo, quindi molto poco) di possedere un certo gusto per il bello, e la lunga permanenza sulla Terra non ha fatto altro che accentuarlo. Tessuti raffinati provenienti dall’Oriente, porcellane cinesi, libri antichi, mobili di splendida fattura, ogni cosa bella sembrava esistere per essere ammirata, collezionata. Venerata.

Anche le sue mani, quindi?
Sì, ovviamente, ma lo faceva da ben prima di rendersene conto.

Appoggiate sul volante della Bentley mentre guida, ben distese, impegnate a girare il volante e, occasionalmente, a tamburellare con le dita per seguire il ritmo del brano nello stereo. Leggermente piegate sul tavolo, mentre i suoi occhi sono impegnati a guardarlo mangiare, al Ritz. Tese in aria, aperte in un gesto teatrale, ogni volta che l’esasperazione lo porta a gesticolare.

Le dita di Crowley, lunghe e sottili, sono calde: le ha sfiorate appena, timidamente, prima di coprirle con la sua mano. Era notte, l’autobus scivolava lungo una strada di periferia diretto a Londra, e Aziraphale sorrideva, perché non esisteva nulla di più puro, di più perfetto della felicità che provava.
 
 


N come Nudo

C’è qualcosa di intimo nello stringere forte il suo corpo, nudo, contro il proprio. Qualcosa di bellissimo.

Quando gli accarezza la schiena, con i polpastrelli riesce a sentire la forma affusolata della cassa toracica. Crowley, amore mio, sussurra, ed ha quasi paura che il suo demone possa sentirlo (ma forse spera che lo faccia). Sei così prezioso, così gentile. Crowley si stiracchia, Aziraphale sorride appena: ha udito ogni parola.
Le loro mani giocano assieme mentre fanno l’amore, le dita intrecciate, impegnate in una lotta silenziosa, che danzano alla musica dei loro respiri. Crowley ascolta il battito del suo cuore con la mano e un orecchio poggiato sul petto, e si sente fortunato per il solo fatto di essere lì, con lui, mentre Aziraphale gli posa un bacio sui capelli rossi, nascondendo a malapena un sorriso.

C’è qualcosa di intimo e fragile nel restare sotto il suo corpo, come se il suo angelo potesse fargli scudo dai mali del mondo. Le sue ali si aprono improvvisamente per abbracciarlo stretto, luminose come la sua anima. E quando Aziraphale lo prende, mordendogli gentilmente il collo, accarezzandogli le guance, solo allora si permette di gemere.
Restano distesi nel bel mezzo della notte, le dita che si toccano appena, ad osservare il riflesso del chiaro di luna sul soffitto, finché Aziraphale non sposta una mano per sfiorare l’interno tiepido della sua coscia. È gentile. Sa dove toccarlo, come dargli piacere, e presto Crowley si ritrova a pregarlo di dargli di più, con gli occhi chiusi.

C’è qualcosa di meravigliosamente intimo nel chiamarlo angelo. È una parola semplice, ma quando Aziraphale gli rivolge in cambio il sorriso più dolce del mondo, si sente amato.
 
 

O come Oceano

E poi sono caduto, sempre più in basso, gli occhi chiusi, le orecchie che fischiavano di suoni violenti, urla disumane dall’alto. Sono caduto verso il basso, con le ali spezzate e sanguinanti.
Sono caduto in silenzio.
Qualcosa di acido mi ha divorato. Ho provato dolore. Ho sentito la solitudine, come mai l’avevo sentita prima di allora. Ero…

Crowley aprì gli occhi: la pozza di acido solforico che conosceva fin troppo bene era sparita. Al suo posto si estendeva qualcosa di granuloso, marrone tenue, soffice sotto ai piedi nudi.
Sabbia, pensa immediatamente. E, di fronte a lui, enorme e maestoso, il mare.
Blu.
La sua voce.

Aziraphale sedeva sulla battigia, con i piedi immersi nell’acqua bassa. Sulle labbra aveva un sorriso pieno di gioia e gli fece cenno di raggiungerlo. Vieni qui, sembrava dirgli, e Crowley si avvicinò, dando un’occhiata attorno a sé.
Niente terra in vista, rifletté. Né persone. È una specie di posto segreto, solo per noi due.

Aziraphale gli prese la mano, baciandogli gentilmente le nocche. Un grido soffocato lo fece trasalire, ma si trattava solo di un gabbiano che volava in cerchi sulle loro teste, tra strati sottili di nuvole.
Crowley sedette accanto a lui, sul terreno soffice. L’acido se n’era andato, le sue ali non erano nemmeno ferite: era come se non fosse mai caduto. Indossava ancora la tunica bianco puro del Paradiso.

Aziraphale lo guardò, i capelli soffici resi ancora più brillanti dalla luce calda del sole. 
“Non aver paura, mio caro. Ho creato questo sogno per farti sentire al sicuro.”
 
Quando riaprì gli occhi, l’oceano era scomparso. Aziraphale giocava con i suoi capelli, delicatamente, con amore, come aveva sempre fatto.



P come Panchina

“Quindi… ti hanno sbattuto fuori di casa?”

La sua voce trasuda rabbia, nota Aziraphale. Crowley si gira a guardarlo, i pugni stretti. “Sul serio?”
Lui sospira. “Sì. Immagino non approvino la mia… condotta, per cui preferiscono fingere di non avere un figlio. A volte mi chiedo se pensino ancora a me. Lo so che dovrei dimenticarli per quel che mi hanno fatto, ma…”

La notte è silenziosa e piena di stelle. Come puoi essere così crudele con tuo figlio? si chiede Crowley, e all’improvviso prova il desiderio prepotente di abbracciare Aziraphale, di accarezzargli i capelli e promettergli che sarà al sicuro, perché non gli farà mai del male. Ma il suo dolore è troppo profondo, costruisce un muro tra le loro anime.

Ah, cazzo!

Un attimo dopo si trova in ginocchio, davanti alla panchina dove siedono entrambi. Afferra la mano di Aziraphale e se la appoggia contro il cuore, incontrando il suo sguardo.
“Puoi venire a vivere con me, lo sai. Casa mia è anche la tua… devi solo dirmi di sì.”

Il loro posto preferito nel parco è tranquillo, avvolto da un’oscurità morbida. Una singola lacrima cade dall’occhio verde di Aziraphale.

 


Q come Queen

Poche cose al mondo lo facevano sentire in pace quanto vedere Crowley felice.

A volte serviva di più, per distenderlo e farlo sentire meglio, ma a volte bastava solo portarlo ad ascoltare della buona musica. E in quel pub dalle pareti coperte di legno, con le lampade di vetro verde e i cuscini di velluto rosso sugli sgabelli, di buona musica ce n’era sempre in abbondanza. Soprattutto il venerdì sera.
La band aveva suonato Killer Queen, e lui l’aveva canticchiata. Alla fine di Somebody to Love si era alzato in piedi ad applaudire assieme a tutta la sala. Ma solo con Bohemian Rhapsody si era davvero scatenato, trascinandolo con sé. Così Aziraphale si era ritrovato a cantare assieme a tutti gli altri, e a fine serata aveva concluso di essersi decisamente divertito.

Una volta aveva chiesto a Crowley da quando avesse iniziato ad apprezzare i Queen. Era un pomeriggio di pioggia, il suo demone gli aveva portato un sacchetto di dolci e si era stabilito nella libreria senza uno scopo particolare: bevevano e chiacchieravano per ingannare il tempo, come al solito. Lui aveva alzato gli occhi, osservandolo con un interesse velato di gratitudine, quel genere di sguardo che gli rivolgeva ogni volta che si sentiva apprezzato.

“Da quando li ho ascoltati dal vivo per la prima volta… ma è stato tanto tempo fa.”

Aveva lasciato quella risposta sul vago, quasi parlarne lo rendesse felice e triste al tempo stesso e, all’improvviso, Aziraphale aveva ricordato. Aveva ricordato la scintilla di gioia che riempiva i suoi occhi quando la televisione parlava di loro, il sorriso che accompagnava la lettura di qualunque articolo di giornale che riportasse la fotografia di Freddie e degli altri. Quando era stato ai loro concerti, e aveva cantato Love of my life fino a perdere la voce. E più avanti, quando aveva saputo della morte di Freddie, era certo di averlo visto piangere in silenzio, dandogli le spalle.

“Sai” aveva esordito, sperando di risollevargli un po’ il morale. “Dovresti prestarmi qualche altro cd dei loro. L’ultimo mi è piaciuto molto.”

A volte bastava davvero poco per renderlo felice, pensò Aziraphale, mentre un piccolo sorriso piegava le labbra del compagno.  










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Ci ho messo un po', ma alla fine anche questo capitolo è arrivato. Non potevo resistere all'idea di inserire in qualche modo i Queen, e per fortuna la lettera Q me ne ha dato la possibilità (senza nemmeno barare, stavolta!)
Grazie davvero per tutto l'amore che avete rivolto e che rivolgete a questa storia: siete lo stimolo principale che mi convince ad andare avanti. Spero possa piacervi anche questo nuovo capitolo!

Rey 




 

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