Lenkerthen Lyoko

di Lord Kleveland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Rendez-vous ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Ma un giorno nel Kadic arriva Avier di lunedì ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: I due lati della maschera ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Crollo psicologico ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Passato e presente ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Terzo contatto ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Uomini e stelle ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Rottura ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: In amore... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: ...e in guerra... ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: ...tutto è lecito ***
Capitolo 12: *** Annotazioni di Zerkalo del 7 Agosto 2232: Ora capisco ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11: Il mondo si muove ***



Capitolo 1
*** Prologo: Rendez-vous ***


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Skat-al inierit Akertosh Brealwunt. Avenen li nokter morò katronkaten morò aminio. Lak tot?”

Lak nosch”

Andevaket, anì, Naiker Malnian Akentkat Minekor, ciminktè mokton okta ‘Lenkerten Lyoko”


Terra – Francia - Sceaux – Lunedì 5 Settembre 2005 - Dalle 5:45 alle 6:20


Era il 5 di Settembre, il giorno di inizio del nuovo anno scolastico francese, un evento nefasto che aveva già causato disperazione nelle menti di molti studenti.

Di questo avviso non erano però Jeremy e Aelita. I due avevano tanto in comune, la nascita e il perdurare del loro amore era dovuta anche a questo, fra questi elementi vi era l’apprezzare lo studio. Non lo avevano mai visto come qualcosa di pesante e faticoso, portandoli a non avere particolari timori per l’avvicinarsi di quei nuovi mesi scolastici. Inoltre, dopo Lyoko e la sconfitta di XANA, non doversi più preoccupare per le proprie vite e la sorta del mondo rendeva ogni altro ostacolo decisamente meno temibile.

I due (da veri “Einstein”, come avrebbe detto un loro amico) si erano svegliati di mattina presto, molto prima di quanto fosse ragionevole preoccuparsi per i ritardi, e ne avevano approfittato per passeggiare mentre l’alba sorgeva. Il loro amore era più forte che mai, ed era notevole come fosse palpabile anche durante i lunghi silenzi, come si percepisse il forte legame dei due ragazzi. Senonché, concentrandosi solo sui silenzi, si sarebbe potuto pensare che Jeremy e Aelita non parlassero mai. Tuttaltro che vero, parlavano tanto. Tantissimo. Forse troppo. E, come ogni coppia che si ama alla follia, le loro discussioni tendevano a essere imbarazzanti per chi le ascoltava. Ci si può limitare a dire che parlarono di una vasta gamma di argomenti, dai rapporti con i loro amici a come vedevano il loro futuro, parlarono anche di Lyoko. Non ad alta voce, nonostante l’ora c’erano persone per strada, molte più di quante se ne aspettassero, e di certo non volevano far sapere a tutti del loro passato.


“Ehi, sbaglio o ci siamo già stati qui?” disse Aelita passando davanti a un bar, l’insegna recitava Rendez-vous e il luogo si presentava molto sobrio dall’esterno.

“Si, ci siamo stati sicuramente insieme agli altri” rispose Jeremy. Ricordò infatti di aver fatto colazione lì varie volte con gli altri “Guerrieri Lyoko”, ormai quel nome era diventato un modo scherzoso di chiamare il proprio gruppo.


“Tu hai mangiato?” chiese Aelita a Jeremy qualche secondo dopo.

“Io si. Tu no?”

“No, sono a digiuno. Mi prenderò un croissant”

I due entrarono nel locale, era un posto molto semplice ma accogliente. Alla sinistra vi era la cassa e l’espositore con i vari dolci, era stato appena riempito. Dopotutto erano le sei del mattino, il bar aveva aperto da poco. Sparsi per il locale vi erano vari tavoli di plastica rotonda circondati da sedie del medesimo materiale, due sedie di due tavoli diversi erano occupate da due anziani. Uno stava leggendo il giornale con fare assorto, l’altro sorseggiava il suo caffè mentre osservava le foto di monumenti appese alle pareti del locale. La maggior parte erano francesi, come L’Arco di Trionfo e l’immancabile Torre Eiffel, ma ve n’erano anche altri del resto del mondo come il Big Ben e il Colosseo. Aelita e Jeremy rimasero un secondo a osservare le foto anche loro, poi la ragazza si diresse verso l’espositore a scegliere i cornetti. Proprio quando fu sul punto di chiamare la cassiera, la sua attenzione venne catturata da un nuovo cliente. In realtà, l’attenzione di tutti quelli nel locale, perché il nuovo arrivato seppe come farsi notare.


Kakaya udacha, yesli ty na samom dele! Davay poigrayem v igru urlò in un forte e fierissimo russo. Era un ragazzo molto magro, ai limiti dell’anoressia, di carnagione esangue e dai capelli di un intenso nero corvino creanti con certo contrasto con il resto del corpo. Indossava una tuta Adidas completa color blu scuro e aveva un borsone nero da ginnastica a tracolla.

Come scusa?” disse la cassiera, il ragazzo si avvicinò a lei e si appoggiò sul tavolo di legno su cui era posta la cassa.

“Niente di che. Piuttosto, mi dia un bicchiere di vodka”

“A quest’ora? Va beh… Carta d’identità”

“Prego?”

“Dammi la carta d’identità. Devo essere sicura tu sia maggiorenne”

“Oooh… Capisco… È proprio necessario?”

“Sì” il ragazzo aprì una delle tasche laterali del suo borsone e ne estrasse un portadocumenti rosso mattone. La donna lo aprì, gli diede una rapida occhiata e poi lo gettò indietro al suo possessore, lo fece con fare così brusco che sembrò volesse lanciarglielo in faccia, cosa non tanto lontana dalla verità.

“Hai diciassette anni. Non so come funzioni in Russia, ma qui è illegale bere alcol a quell’età”

Bud’ dobr ko mne, tutti me ne danno venti. Non può chiudere un occhio?”

“No” il ragazzo fece un sospiro, gli apparve un’espressione rassegnata sul volto. Si guardò intorno per mezzo secondo, poi allargò un leggero sorriso e disse

“Non causerò problemi. Mi limito a prendere un espresso senza zucchero e due cornetti per i miei due amici lì” indicò Jeremy e Aelita. I due strabuzzarono gli occhi, non avevamo mai visto quel tipo, ne erano sicuri. Sicuramente di quel ragazzo tutto si poteva dire, tranne che fosse facile da dimenticare.

“Ci stai confondendo con qualc…” Jeremy provò a spiegarsi, ma fu interrotto dal ragazzo russo che gli parlò sopra.

Khorosho! Voi non mi conoscete ancora, ma io già conosco voi”

“In che senso?”

“Nel senso che vi conosco, non lo ritenete possibile?” Jeremy rispose in maniera negativa, intanto tutto il locale stava guardando in loro direzione. Chiunque fosse quel tipo, era riuscito a far mantenere l’attenzione su di sé per tutto il tempo.

“Invece è così. Qualcuno vuole scommettere? Io punto cinque euro sulla mia riuscita” non stava scherzando, mise cinque euro sul bancone. Invitò con lo sguardo gli altri a farlo, ma gli anziani non vollero dar man forte alla sua eccentricità (o forse follia, chi poteva dirlo), Jeremy e Aelita si trovavano in uno stato misto tra la confusione e il terrore e non pensarono neanche a puntare qualcosa. Fu la cassiera a mettere altri cinque euro sul bancone.

“So che non te ne andrai se non lo faccio. Sbrigati, o mi farai scappare i clienti” il ragazzo avrebbe che detto non avrebbe perso i milioni facendo andare via quattro persone, ma capì che avrebbe rischiato un pugno in un occhio, si limitò a continuare il suo gioco.

“Jeremy, Aelita, sedetevi da qualche parte. Io intanto prendo i cornetti” i due non lo fecero, rimasero congelati sul posto. Come poteva sapere i loro nomi?

“Sorpresi, vero? Siamo solo all’inizio. Forza, sedetevi” Jeremy e Aelita scelsero un posto, erano così confusi che non notarono la presenza di sole due sedie attorno a quel tavolo. Il ragazzo se ne aggiunse una da solo dopo aver preso dalla cassa il caffè e i cornetti. Si mise a sedere, fece un largo sorriso e poi prese un cornetto per mano e si accinse a darglieli.

“Cioccolato a te, Jeremy. Marmellata di fragole a te, Aelita. Era quello che volevi, giusto?” la ragazza strabuzzò di nuovo gli occhi, poi disse di sì con la voce che gli moriva per l’incredulità. Gli sguardi degli spettatori si fecero più intensi, i due anziani iniziarono a parlottare tra loro su quello che stava succedendo.

“Ho detto che so molte cose di voi. Ad esempio…” si fermò per bere un sorso di espresso.

“Siete due studenti del Kadic, due ottimi studenti. Tra i migliori”

“Si, è vero anche questo. Ma come diavolo lo sai?” fu Jeremy a parlare, il sorriso del ragazzo si fece ancora più largo. Incredibile quanto sorridesse e quanto sarebbe stato bello e contagioso il suo sorriso, se solo la situazione non lo avesse reso inquietante.

“Le domande dopo il gioco di prestidigitazione” lo disse mentre fece ruotare il pugno chiuso con un movimento di polso, poi lo aprì mostrando una bustina di zucchero nel palmo della mano. Aveva fatto un gioco di prestigio mentre parlava di star facendo un gioco di prestigio. Questa volta Jeremy e Aelita non poterono non sorridere a loro volta, di certo era un tipo istrionico e pieno di senso dell’umorismo.

“Comunque, che maleducazione! Che maleducazione! Non mi sono presentato” aprì la busta di zucchero e la verso nel caffè, poi si mise in piedi e fece un inchino comicamente esagerato.

“Avier Antonovic Anisimov al vostro servizio. Un uomo tripla A, di nome e di fatto” la sua gestualità, il suo modo di parlare, era troppo buffo perché i due ragazzi non potessero ridere. Anche gli altri presenti si misero a ridere, tranne la cassiera che rimase gelida ad osservare.

“Avier non è un nome russo, giusto?” fu Aelita a fare quella domanda, non ebbe nessun motivo in particolare per chiederlo, sentiva semplicemente il desiderio di saperlo.

“No, mia madre es espaňola. Da lei ho preso molti difetti come il mio fascino disarmante, il mio animo focoso e la mia passione per le telenovela” i due sorrisero di nuovo, non riuscivano a fare altrimenti.

“Sapete, mi vergogno a dirlo. Ma farò parte della vostra scuola, nonostante la mia età. Ho avuto problemi con lo studio in madrepatria, alcuni causati dal sistema di istruzione, ma la maggior parte da me. Vorrei dire che non è così, ma non ci riesco” il suo tono era diventato di colpo più serio, quell’argomento doveva colpirlo nel profondo.

“Credo che passerò molto del mio tempo a studiare, voglio recuperare quanto più possibile. Però, dubito che inizieranno a pieno regime sin dal primo giorno, magari oggi potreste presentarmi il vostro amico Odd, e anche quello di origini tedesche, Ulrich” ed ecco che presero di nuovo un colpo, il gioco di Avier non era finito, sarebbe durato troppo poco altrimenti.

“Chissà, magari avrò anche modo di parlare con Yumi e William. Sarà complicato siccome ora vanno al liceo, ma non impossibile” l’ansia e lo stupore dei due era palpabile, lo percepivano tutti i presenti. Intanto Avier finì il suo espresso dove aveva messo lo zucchero, prese dalla tasca della tuta un telefonino color platino con, attaccato sul vano batterie, un sobrissimo adesivo di una mano che mostrava il medio, lo aprì e lesse l’orario.

“Mi sono dilungato. Rischiamo di perdere tempo, anche se dubito arriveremo in ritardo a scuola visto il nostro largo anticipo. Però, sarò veloce” inspirò una grande quantità d’aria, poi iniziò a parlare in modo fulmineo, come un banditore d’asta.

“A te Aelita piace la musica elettronica, i Subdigitals in particolare. Rimani stupita da cose come il profumo dei fiori e il sapore del cibo. Tu Jeremy, sei molto bravo con i computer e la tecnologia, in passato hai costruito dei robot e sei andato in posti impensabili pur di trovare le componenti. Siete fidanzati da più di due anni e meno di tre, avete fatto le classiche cose stupide da piccioncini come le foto buffe in quelle cabine che stampano foto per documenti. Il vostro amico Ulrich è superstizioso, era innamorato della vostra amica Yumi e forse lo è ancora, voi non ne avete la certezza. Odd è molto eccentrico (ma non quanto me, vero?), ha un taglio di capelli bizzarro, veste di viola, è un dongiovanni ed è molto magro. Un tempo odiavate William, sopratutto Ulrich lo odiava, perché era anche lui innamorato di Yumi, ma vi siete riappacificati da un po’. Infine…” la sua voce rallentò e si fece di colpo più seriosa, ora si che inquietava.

“Avete un segreto. Qualcosa che neanche io so, perché è così grande che lo dite solo ai vostri amici più stretti. Chissà, forse un giorno lo saprò anche io” si alzò dalla sedia e si diresse verso la cassa, poi prese i soldi lasciati lì sopra.

“Ho vinto. Poka” Avier si accinse ad uscire, quando la cassiera lo fermò urlando.

“No, aspetta. È una truffa, vero? Voi vi conoscete già” il ragazzo scoppiò a ridere a crepapelle. Aelita e Jeremy cercarono di spiegare in tutti i modi come non lo avessero mai visto. Dopo un intero minuto passato a ridere, Avier si calmò e commentò la situazione.

“Sono davvero ridotti male i ladri francesi se organizzano una truffa del genere per cinque euro”

“Smettila di fare il simpatico e spiegami come hai fatto” il ragazzo tornò a parlare con il suo tono eccentrico, la sua voce sembrò ancora più squillante.

“Sa, dicono che i veri maghi non svelano i propri trucchi. Ma a me non interessa più di tanto, mi basta un po’ di denaro” la cassiera tornò di nuovo gelida, il suo sguardo mise un attimo in soggezione Avier, ma il ragazzo non perse la sua compostezza.

“E quanto vorresti?”

“Mmmm, devo pensarci… 100 euro”

“MA COL CAZZO!” urlò così forte che sembrò un miracolo non avesse causato un crepacuore agli anziani in quel locale. Però non riuscì a far cambiare idea ad Avier.

“Se così è, per lei sono un demone di un’altra dimensione che esaudisce desideri rompendo cucchiai di legno. Posso andare?” la cassiera non rispose, per quanto non volesse ammetterlo, voleva capire come avesse fatto. D’altro canto, non avrebbe speso tutti quei soldi per saperlo. Fu Jeremy a smuovere la situazione.

“Ho un’idea, vogliamo sapere la verità anche noi due, ci dividiamo la somma?” la cassiera rimase in silenzio per qualche secondo, poi fece un suono di sconforto e accettò mettendo una banconota da cinquanta sul bancone. Poco dopo si unirono le parti di Jeremy e Aelita. Avier estrasse un portafoglio dalla tasca opposta a quella del telefono e ci mise le banconote dentro.

“Quello che apprezzo sono gli affari andati a buon fine. Dunque, partiamo dal principio, come si suol dire. Ho fatto tutto questo solo perché ho camminato dietro di voi per un bel po’ e non mi avete notato”

“Sul serio?” chiese Jeremy, in effetti non ricordava proprio di averlo visto dietro di sé, ma non ricordava neanche di AVER visto dietro di sé.

“Si, camminavo a un metro da voi con il lettore MP3 in tasca e le cuffie nelle orecchie. L’auricolare sinistro non funziona, quindi non lo indosso mai, e questo mi fa sentire tutti i rumori esterni. E così, mentre nell’orecchio destro avevo Al Bano e Romina Power che cantavano Ci sarà, col sinistro vi ho sentito chiacchierare tra voi. Ed è da lì che sono derivate le mie maggiori conoscenze, avete parlato della scuola, dei vostri amici, del vostro passato e di tante altre cose. Se notate, non ho detto ne i vostri cognomi ne quelli dei vostri amici, questo perché di solito non si chiama per cognome qualcuno che si conosce così bene, e voi non lo avete mai fatto” incredibile come solo dicendo quello avesse già spiegato quasi tutto, e doveva ancora aggiungere qualcosa.

“Tutti gli altri sono trucchetti di mentalismo, logica e abilità oratorie. Se ve li elencassi tutti, ci metterei una buona mezz’ora, vi faccio solo un esempio. Ho saputo quale cornetto voleva Aelita perché vi ho interrotto giusto poco prima di scegliere, lei guardava fisso in quel punto della vetrina” lo indicò con un dito della mano destra, mentre nell’altra aveva fatto apparire una moneta che iniziò a far roteare sulla punta dell’indice.

“Ci sono solo cornetti alla marmellata di fragole, quindi ho pensato volesse uno di quelli. Ho indovinato per fortuna. Se avessi sbagliato, avrei usato la mia eloquenza, mi sarei inventato qualcosa” Avier finì il suo strano giochetto con la moneta facendola cadere sul palmo, per poi farla volare verso la mano destra usando i muscoli della sinistra e infine fermandola tra l’indice e il medio della mano di destinazione.

“E così finisce tutto. Ci vediamo a scuola” Avier uscì come un fulmine dal locale e continuò a camminare a passo rapido sul marciapiede, rimettendosi gli auricolari e facendo ripartire la sua playlist di musica italiana.


Jeremy e Aelita rimasero fermi sul posto, confuso e storditi da tutti quegli eventi. Rimasero così per qualche minuto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Ma un giorno nel Kadic arriva Avier di lunedì ***


Terra – Francia – Sceaux – Lunedì 5 Settembre 2005 – Dalle 8:00 alle 13:05


Il Kadic aprì i suoi cancelli, dando ufficialmente inizio al nuovo anno scolastico. La massa di studenti si mosse inizialmente per un percorso regolare, partendo dall’ingresso fino alle bacheche dove erano segnate le posizioni delle classi. Poi iniziarono a dividersi, ognuno dirigendosi verso la propria. Quella di Odd e Ulrich sembrò essere rimasta invariata, i due si erano seduti affianco e si erano ripromessi di fare del loro meglio quell’anno. Erano stati molto vicini a non superare quello precedente, di certo non volevano passare lo stesso inferno proprio l’ultimo anno di Collège. Ma queste sono promesse che si fanno tutti gli studenti, mantenerle sarebbe stato un altro paio di maniche.


Dopo un po’ entrò la professoressa di scienze Suzanne Hertz. Si mise a sedere dietro la cattedra, diede una breve occhiata al registro e poi lo posò. Tutti si aspettarono che desse il bentornati alla classe, che augurasse il meglio per il nuovo anno e che iniziasse la solita manfrina sull’impegnarsi, sul futuro e tutti gli altri argomenti della tiritera. Invece no, fece un’osservazione ad alta voce.

Sembra che manchi il nuovo arrivato”

Appena disse quello, tutti iniziarono a parlottare tra loro. Si fecero le teorie più disparate su chi potesse essere. Odd e Ulrich non furono da meno.

E se fosse il russo che hanno incontrato Jeremy e Aelita?” disse il primo.

Quell’Avier? Non credo. Sarebbe una coincidenza davvero incredibile” quasi a voler rispondere a quella domanda, il nuovo arrivato entrò accompagnato da Jim Morales. Assicurarsi che fosse proprio Anisimov non fu difficile.

Alto, bianchiccio, tuta Adidas, borsone nero. Odio quando ci azzecchi Odd”

Non partire prevenuto. Magari è simpatico”

Un tipo descritto come più strano ed eccentrico di te? Credo che faccia parte della mia lista degli incubi”

Ehi, mi sta salutando” era vero, Avier aveva puntato lo sguardo verso Odd e aveva mosso la mano in un breve saluto. Un gesto che fece partire tra gli alunni le teorie più disparate su quale legame avessero quei due, nessuno ovviamente arrivò neanche vicino alla verità.


Jim nel frattempo stava continuando un lungo discorso che partiva da Ho incontrato questo giovanotto seduto fuori il cancello del Kadic a giocherellare con una moneta, continuava con Ci siamo messi a parlare, ed è così bravo, intelligente, interessante e modesto e finiva con Lui è arrivato con mezz’ora di anticipo, sono io che l’ho fatto ritardare perché non riuscivo a smettere di ascoltarlo. La storia di Jim aveva edulcorato la verità, perché in realtà era successo che il signor Morales lo avesse minacciato di andar via scambiandolo per un barbone (ottenendo per Avier il soprannome di Occhio di falco), che lui avesse spiegato il malinteso e avesse iniziato a raccontargli la sua storia e che, infine, Jim lo avesse trattenuto per fargli finire di raccontare di quella volta che pescò a mani nude un salmone in un fiume gelido della Russia.


Comunque, nonostante la versione riveduta e corretta di Jim, il fatto che Avier e il professore di educazione fisica andassero d’accordo fu un altro evento causa di scompiglio e chiacchiericcio


Come fa Jim a trovarlo simpatico? Come fa LUI a trovare simpatico Jim? Chi è questo tizio?” domandò Odd, che era passato da essere il più ottimista dei due a quello più spaventato. Poteva accettare qualsiasi cosa, ma non quella. Era semplicemente troppo assurdo.

Chissà. Magari XANA è tornato e lui è un suo spettro” disse Ulrich sorridendo leggermente con tono sarcastico.

O magari lui È XANA!” i due trattennero a stento risate così forti da poter sovrastare il chiasso di tutta la classe. Jim finì il suo racconto e uscì dalla classe, la professoressa Hertz chiese a tutti di fare silenzio e poi lasciò Avier libero di presentarsi.


Privet! Ovvero ciao nella gloriosa lingua russa. Mi chiamo Avier Antonovic Anisimov. Piccola guida alla mia identità: Avier senza la J davanti, nonostante sia teoricamente sbagliato, ma il mio nome si scrive così. Se vi chiedete il perché… Non fatelo. Non ve lo dirò mai” il suo modo di parlare, mettendo enfasi in ogni parola e marcando quell’accento russo buffo ma non invadente, unito al suo gesticolare estremo ma eloquente, riuscirono di nuovo a far sorridere e incantare chi lo stava ascoltando. Anche la professoressa Hertz ammise a sé stessa che gli piaceva sentirlo parlare. Solo Ulrich, come la cassiera del bar, era immune a questa sorta di incantesimo e lo trovava, anzi, irritante.

Antonovic è il mio patronimico, quindi non usatelo per riferirvi a me, mi farebbe alquanto strano. Infine, il mio cognome è Anisimov e non Asimov. In molti si confondono, ma io non ho nulla a che fare con il buon Isaac. Non mi piace neanche la fantascienza.

Detto questo, vengo da Vladivostok ed ho 17 anni. Questo vi farà capire che ho tante cose di cui non essere fiero riguardo il mio percorso, ma sono qui per dare il meglio di me. Spero di riuscirci” toccando quell’argomento, il suo tono di voce era più serio, non riusciva proprio a scherzarci.


È questo lo spirito giusto. Qualcuno vuole chiedergli qualcosa?” fu la professoressa a parlare, facendo alzare un mucchio di mani. Avier aveva catturato la curiosità di tutti. O, come disse Ulrich a Odd (loro due erano tra i pochi a non aver alzato la mano): si era già fatto un mucchio di fan. Lo disse con tono cinico, quel tipo continuava a non piacergli per nulla.


La professoressa si sorprese della quantità di interesse suscitato dal nuovo arrivato, ma cercò di dare a tutti la possibilità di chiedergli qualcosa. Fece partire Marianne, una ragazza dai lunghi biondi seduti nei primi banchi.


“Dove si trova Vladivostok?”

“In Russia” il modo fermo e deciso con cui aveva detto quell’ovvietà fece morire dal ridere la classe.

“No, inten…”

So cosa intendevi. Si trova in una parte della Russia che di solito non vedete sulle cartine europee, ovvero la Russia cosiddetta asiatica. Vladivostok è proprio sull’Oceano Pacifico, abbiamo la Flotta infatti. Inoltre è anche relativamente vicina al Giappone. Un mio amico diceva che se mi fossi messo sulla spiaggia e avessi sputato abbastanza forte, avrei potuto centrato qualcuno ad Osaka. Spero non sia mai successo veramentedopo altre risate, si passò a una nuova domanda di un’altra ragazza. Questa era molto più personale.


Sei fidanzato?” il volto di Avier perse il suo sorriso e la sua giovialità. Il suo sguardo diventò come vacuo, smarrito. Quella domanda scatenò una certa confusione in classe, e la reazione del ragazzo di certo non freddò i bollenti spiriti. La professoressa cercò subito di calmare la situazione.


Lisa, ti pare una cosa da chiedere così? Il nostro Anisimov probabilmente non apprezza parlarne apertamente” Avier ebbe uno scatto, come se si fosse svegliato da breve sonno, la sua espressione tornò quella di prima.

Si, è proprio così. Non sembrerà, ma anche io mi imbarazzo a volte” alcuni ci credettero, altri si chiesero se fosse davvero quella la ragione dietro quella reazione così strana. Fatto sta che le domande proseguirono. Quando finirono, Avier si mise a sedere su un banco libero in prima fila, senza compagni. Nessuno poté dire se si fosse seduto da solo per indole, o avesse semplicemente occupato il primo posto che gli era capitato. Fatto sta che per tutto il resto delle ore di lezione se ne rimase lì, con il suo borsone da ginnastica sul banco e un’aria disinteressata, eppure sempre pronto a rispondere alle domande rivoltegli dai prof.

Odd e Ulrich si aspettarono che prima o poi si rivolgesse verso di loro. Facendo qualcosa di strano e imprevedibile, invece per tutte le ore di lezioni fu uno studente modello sotto questo punto di vista.


D'altro canto, finite le lezioni…


Ma guarda un po’ che giornata piene di coincidenze. Prima incontro la coppietta e ora sono in classe con Otto Von Kartoffel e…” Avier squadrò Odd da capo a piedi, si mise una mano sul mento, squadrò di nuovo Odd e poi ammise.

Pozdravlyayem! Non riesco a riassumerti in un solo nomignolo. Hai vinto un barattolo di kompot alla Anisimov” aprì il borsone e ne estrasse un barattolo di vetro pieno di un liquido trasparente acquoso rosastro dove galleggiavano pezzi di frutta accuratamente tagliati

“Che roba è?” domandò Odd curioso mentre girava il barattolo per far muovere la frutta al suo interno

“Una pozione contro i mali della società, i problemi di spirito e le avversità del mondo. Un…”

È frutta bollita” Ulrich interruppe bruscamente il tenore del discorso di Avier, facendogli fare un’espressione delusa ma senza fargli perdere il suo buonumore ostentato.

“Voi tedeschi non avete alcuna poesia”

“Perché ovviamente i russi sono noti come tipi raffinati…”

E questo che c’entra? Noi russi siamo sempre stati un po’ indietro. Abbiamo passato il tempo ad ammazzare zar, a prendere parte a rivoluzioni con le idee confuse e ad impoverirci con il comunismo. Dai, esportiamo gas e legna. Di che stiamo parlando?” la discussione era diventata delirante in un secondo, quel ragazzo aveva davvero un dono in queste cose. Ulrich poté solo commentare.

“Tu sei strano forte”

“Lo so” poi si rivolse di nuovo ad Odd con un elegantissima piroetta su un tallone.

Che razza di capelli hai comunque?” una domanda che in molti rivolgevano ad Odd quando vedevano i suoi capelli a punta con il ciuffo viola. Il ragazzo aveva una risposta pronta a seconda di chi glielo chiedeva, eppure fu quasi sul punto di fare un errore gravissimo.

“È un taglio alla…” si fermò a seguito di un’occhiata gelida di Ulrich. Non riuscì a capire come fosse possibile che stesse per rivelare di Lyoko a qualcuno appena conosciuto. Era come se i suoi modi di fare gli avessero fatto abbassare la guardia, facendoglielo percepire come un grande amico.

“Alla?” domandò Avier, curioso del perché si fosse interrotto.

“…Pennello. Una punta di pennello con del colore viola sopra. È questa l’idea”

Alla pennello? Mi rincuora che un madrelingua faccia più errori grammaticali di me” Odd sorrise a quella affermazione, ma dentro di sé si sentì pieno d’ansia. Non avrebbe voluto abbassare la guardia di nuovo, non doveva rischiare assolutamente.

“Sai, l’idea è interessante. La realizzazione… Non tanto. Scommetto che se ci metto una mano in mezzo trovo un tesoro” e lo fece davvero. Infilò una mano nella chioma bionda appuntita di Odd, finse di scavare al suo interno e poi esclamò qualcosa.


Oh guarda! C’è sul serio qualcosa” tirò fuori il braccio e si mise ad osservare il cellulare che stringeva in mano.

“Rosa. Molto virile” Odd riconobbe il suo telefono. Si tastò le tasche dove lo teneva e le scoprì vuote.

“Ma quando l’hai preso?”

“Quando ho preso quest’altro” il ragazzo agitò la mano e fece apparire un altro telefono grigio. Questo era di Ulrich, che glielo strappò immediatamente di mano.


Non provare più a borseggiarmi. Capito?”

“Ma era un trucco di prestigio”

Può darsi. Ma non frugarmi più tra le tasche” il tono ammonitore di Ulrich fece apparire un’espressione dispiaciuta sul volto di Avier. Il problema risultava capire quanto fosse vera o recitata.

“Mi spiace. Se vuoi, puoi vedere nelle mie” si svuotò le tasche riuscendo, con un gioco di equilibrio notevole, a tenere tutto il contenuto sui palmi delle mani

Guarda. Non mi int…” Odd si intromise di colpo

“A me si, perché hai tutte quelle monete?” si riferiva alla mano sinistra dove, oltre il telefonino, aveva dodici monete con disegni, materiali e dimensioni diverse.

Vari motivi. Antistress, giochi di prestigio, fare colpo sulle ragazze…”

Come?” fu sempre Odd a fare quella domanda. Il suo era un Come hai detto? Ma Avier lo interpreto con un Come fai?. O forse finse di interpretarlo così, volendosi mettere in mostra di nuovo.

“Così” disse, e poi lì superò con un passo dirigendosi alle loro spalle.

Ehi Elisabeth” i due ebbero un secondo di confusione, non ricordandosi chi si chiamasse Elisabeth nel Kadic. Poi gli venne in mente che Elisabeth era il nome completo di Sissi. Si girarono augurandosi non fosse così, che si riferisse ad un’altra Elisabeth di cui avevano scordato l’esistenza. Ma la verità non era quella, i due si prepararono ad assistere a un fallimento cocente.


“Come sai il mio nome, prego?” il tono e i modi di fare altezzosi di Sissi non era cambiati affatto in un anno.

Jim mi ha parlato di tante cose e di tante persone riguardanti questa scuola. Ovviamente non poteva saltare Elisabeth Delmas, la figlia del preside Delmas. È stato un sacco di tempo a dire quanto tu sia un ragazza forte e determinata, sempre pronta a dare il massimo per raggiungere i suoi obiettivi” le parole di Jim gli rimbombavano ancora in testa. Quella ragazza è fastidiosa come poche cose a questo mondo. Ogni volta che le sto vicino mi viene un prurito nervoso, gliene direi quattro se non fosse la figlia del Preside. A proposito, tu non gli dirai che ti ho detto questo, vero? VERO?

“Non poteva essere altrimenti. Comunque, se pensi di diventarmi amico per ottenere dei vantaggi, sappi che non funziona così. E poi, io dubiterei anche della prima parte”

Sissi fece per andarsene, ma poi non si spostò perché fu di nuovo incalzata dalla voce di Avier.

“Figurati. Non mi sono mai piaciute le raccomandazioni. Volevo solo dire che questo posto mi piace molto, è proprio un bell’edificio. Tu sai la storia che ha?”

“No, non mi sono mai interessata. La smetti con quella moneta? È irritante” Avier aveva fatto girare una moneta sull’indice della mano destra per tutto il tempo in cui aveva parlato con la ragazza. La fece cadere sul palmo mentre Odd e Ulrich si dissero come fosse inevitabile il suo fallimento. Non avevano ancora capito con chi avessero a che fare.


“Come sei riuscito a farlo?” l’espressione smorfiosa di Sissi era stata sostituita da una di genuina curiosità. Il ragazzo davanti a lei aveva fatto saltare la moneta usando i muscoli della mano e l’aveva ripresa con l’altra che teneva al di sopra. Il tutto in un modo tale che la moneta non sembrò né rimbalzare né venire lanciata, ma cadere verso l’alto

“Fare cosa? Questo?” rifece lo stesso trucco e la ragazza rimase stupita di nuovo

“Si, questo qui”

“Non è difficile, sai? Posso insegnartelo”

“Sul serio?”

“Certo. Magari possiamo farlo in mensa. Tu aspettami lì, devo mettere questo borsone nella mia camera. Jim mi ha trattenuto e mi ha impedito di farlo. Mi si sta segando tutta la spalla. Ci vediamo lì?”

“Certo”

“Allora, conservala” il ragazzo le mise la moneta in mano, poi le diede le spalle e camminò lungo il corridoio. Superò Ulrich e Odd senza fare il minimo cenno, ma anche se avesse fatto o detto qualcosa, loro due non avrebbero risposto. Così come Jeremy e Aelita nel bar, loro rimasero imbambolati per qualche minuto. Poi Odd iniziò a parlare.

“È così improbabile che XANA sia tornato?”

“Non lo so, Odd. Non lo so”

“Però questa pozione non è male” Ulrich volse lo sguardo verso il suo amico e vide che aveva svitato il barattolo del kompot e ne aveva bevuto un sorso.

“Lo hai provato sul serio?” gli domandò mentre iniziò a incamminarsi verso la mensa, Odd gli si affiancò mantenendo il suo passo.

“Non dovevo?”

“Per quello che ne sapevamo, poteva essere avvelenato”

“E poi dici che sono io quello che spara sciocchezze”

“Ormai non so più cosa sia assurdo e cosa non lo sia” Odd rise, poi bevve un altro sorso.

“Sul serio. È fantastico. Dovresti provare”

“No”

“Fallo per me”

“Ti odio” Ulrich prese il barattolo e bevve un po’ del contenuto.

“Allora?” domandò l’amico.

“Hai ragione. È davvero buono” Ulrich ne bevve ancora e ancora.

Ehi, non lo finire. È il mio premio”


Mensa- Dalle ore 13:10 alle ore 13:15


I guerrieri Lyoko erano seduti insieme allo stesso tavolo della mensa. L’argomento della discussione era monopolizzato su Avier. Dopotutto, lo stesso Avier aveva monopolizzato la mensa, venendo circondato da un mucchio di ragazzi curiosi di saperne di più su di lui. Non sarebbe stato improbabile che anche la signora della mensa volesse saperne di più su di lui. E in tutto questo, riusciva a parlare tranquillamente a Sissi per spiegare come fare i passaggi muscolari con le monete.


Dopo un po’ il telefono di Jeremy squillò.

Oh! Yumi sta chiamando. Aveva detto che l’avrebbe fatto” Jeremy premé il pulsante verde del cellulare e se lo portò all’orecchio.

Ehi Yumi! Che bello risentirti. Com’è il primo giorno di liceo? Ottimo, sono contento ti stia piacendo. Tu e William avete scelto lo stesso indirizzo, giusto? Oh! È lì con te? Ciao William. Che bello sentirti! Lasciami passare il telefono agli altri, così li potete salutare” Jeremy diede ad Aelita il telefono e salutò i suoi amici nel liceo, poco dopo anche Odd e Ulrich ebbero fatto lo stesso. Poi il telefono tornò in mano a Jeremy.

Dovremmo riunirci quando possiamo. Magari una domenica in cui non abbiamo lezioni. Questo mese esce quel film sui Fantastici 4, potremmo andare a vederlo insieme. Si, sembra una bella idea. Allora vediamo di organizzarci. Che si dice qui? Vorrei dire che non è cambiato molto, ma mentirei”

Di a quei due che abbiamo una spia sovietica” disse Ulrich, Jeremy scoppiò a ridere per quella definizione. Yumi aveva sentito quello che aveva detto il ragazzo, ma ovviamente non aveva capito a cosa si riferisse. Jeremy si apprestò a spiegare.

Niente. C’è questo nuovo arrivato, è un russo con un nome spagnolo. Avier Antonovic Anisimov. Come potrei descrivertelo… Hai presente William? Bene, aggiungici Odd e qualcosina di me e poi carica tutto al massimo. Terrificante, vero? Però Ulrich l’ha preso subito in simpatia…”

Preferivo prenderlo sotto le scarpe” il gruppo scoppiò di nuovo a ridere.

Si, siamo tutti un po’ terrorizzati da lui. Lascia che ti spieghi…” e Jeremy raccontò della sua esperienza al bar con Aelita e di quella raccontatagli da Odd e Ulrich.

Infatti, è un tipo incredibile. Ma credo che abbia finito le sue carte. Che altro può fare?”



Ufficio del preside Delmas – Dalle ore 18:00 alle ore 18:05


Fatemi… Razionalizzare. Questo nuovo ragazzo russo le ha corretto un errore in una equazione algebrica, ha detto correttamente tre anni di programma di storia, ha distribuito vasetti di marmellata ed è entrato sulla bocca di tutti in meno di ventiquattro ore?” il preside Delmas era seduto sulla sedia del suo ufficio e davanti a lui c’erano tutti i professori che erano passati nella classe di Avier, tutti confermarono quella versione.

E mia figlia si è anche presa una cotta per lui… Oltre vent’anni di carriera e non mi è mai capitato nulla di simile”

Sua figlia non si è mai presa una cotta?”

Ovviamente si! Parlavo della popolarità del ragazzo. Jim, che domande fai?” l’insegnante di ginnastica fece un’espressione imbarazzata. Cercò subito di sviare l’attenzione dalla sua gaffe .

A proposito, mi sono dimenticato che mi ha chiesto di consegnarle un barattolo anche a lei” Jim si tolse lo zaino che teneva sulle spalle in quel momento, lo aprì e tirò fuori un altro barattolo di kompot alla Anisimov.

Dovrebbe provare. È fantastico”

Ma non è marmellata. Ecco perché aveva quel nome strano. Come faccio a…

Sviti il tappo e beva”

Così semplice? Almeno la mia gola smetterà di essere secca” il preside fece come detto da Jim e inghiottì un sorso della bevanda. Poi allontanò il barattolo da sé, riguardò il contenuto e si rivolse di nuovo ai professori.

Signori, se questo Avier Anisimov non farà danni e mi porterà altri barattoli. Credo che sopporterò qualsiasi stramberia concepisca la sua testail preside e i suoi colleghi iniziarono a ridere di gusto.


Cortile – Dalle 18:00 alle 18:15


Vi riconfermo quello che vi ho detto a pranzo. Questo Avier non lo sopporto proprio” Ulrich se ne stava con la schiena appoggiata a una delle tante colonne che separavano il cortile dal camminamento esterno dell’edificio scolastico, attorno a lui vi erano Odd, Aelita e Jeremy.

Io vorrei solo sapere cosa pensa” disse Jeremy, poi si tolse gli occhiali e iniziò a pulire le lenti con un panno

Quando ha parlato del sapere ‘il nostro segreto’ è stato dannatamente inquietante. Ma non so se stesse giocando, oppure volesse comunicare qualcosa”

Cosa intendi? Pensi che…” Odd si guardò intorno, temeva che Avier fosse nascosto lì vicino ad ascoltare. Se riusciva a camminare senza farsi notare, doveva essere un mago anche nel nascondersi.

“…Sappia di Lyoko?”

Improbabile. Ma di certo ha capito che nascondiamo qualcosa. Non deve arrivare oltre, dobbiamo assolutamente impedire di lasciarci sfuggire qualcosa. Capito, Odd?” Jeremy lo guardò con occhio critico.

Ti giuro che non volevo! Non so come sia possibile che stessi per fare un errore così stupido”

Forse non è colpa sua Jeremy. Anche noi, per un attimo, lo abbiamo trovato amichevole e ci siamo dimenticati di come ci spaventasse all’inizio” si era aggiunta anche Aelita. Jeremy si era nel frattempo rimesso gli occhiali.

Si, anche questo è vero. Credo sia il suo modo di fare, di parlare… Sa persuadere. Dovrebbe entrare a far parte della polizia, qualsiasi criminale confesserebbe in mano sua” Ulrich stava per aggiungere qualcosa, quando si sentì un fischio fortissimo, come quello di un bovaro. Il gruppo si girò e Odd si ritrovò una moneta volare verso di lui e atterrargli tra i capelli, centrando perfettamente il suo ciuffo viola tra tutti quelli biondi. A lanciare la moneta era stato Avier.

Un colpo da maestro”

Che razza di mira! Ma tu non sei umano, amico mio” disse un ragazzino attorno a lui e gli mise una banconota da cinque in mano.

Mai scommettere con me. Non punto mai soldi dove non posso vincere”

No, dai. Non venirmi a dire che sapevi di riuscir…” Avier prese istantaneamente un’altra moneta e la lanciò con il pollice, così come aveva fatto con la prima. Odd si sarebbe spostato ma Avier aveva lanciato la moneta nel momento esatto in cui si era messo le mani nei capelli per togliersi la prima. La seconda moneta entrò nella sua chioma dallo stesso ciuffo

Ho capito… Devo darti altri soldi?”

No, non serve”

Ricordami di non farti arrabbiare” il ragazzino se ne andò, mentre Avier si avvicinò ai guerrieri Lyoko giocherellando con una terza moneta. Questa volta non la faceva roteare sull’indice, ma la lanciava da una mano all’altra con i muscoli dei palmi.


Scusate il disturbo. Ma quando vedo una possibilità di guadagnare qualcosina, non riesco a resistere” fu accolto freddamente dal gruppo. Odd fece per ridargli le monete che aveva lanciato, ma Avier gliele fece tenere per “i danni morali”.

Fatemi indovinare. Il Fronte Germanico vorrebbe vedermi morto. Odd è spaventato. Tu, Jeremy, un misto delle due. Mentre tu, milady, non sai cosa pensare” il fatto che Avier ci avesse preso di nuovo lì stupì, ma non quanto le prime volte. Anzi, Ulrich fu spietato.

Esatto. Ora che sai come stanno le cose, vattene”

Immaginavo. Però, prima volevo dirvi…”

No. Non ci interessano i tuoi giochetti, i tuoi oggetti o quals…”

“…Che vorrei scusarmi” Ulrich si interruppe. Quello non se lo aspettava, Avier riuscì a stupire anche lui senza apparirgli irritante. Non tanto per ciò che disse, ma per come lo disse. Tutto quel suo tono esuberante ed eccentrico era scomparso, diventando… Umano. Non c’era altro modo di spiegarlo. Non era più un personaggio, era una persona.

Vedete. Vi sembrerà peculiare anche questo. Ma in Russia avevo paura di tante cose, i teppisti, i coltelli, le persone sbagliate… Tante cose pericolose. Ma dovevo essere Avier sagace che dice la cosa giusta e sa cavare denaro dai sassi per poter andare avanti. Quando sono arrivato in Francia, queste paure sono sparite. Era tutto così sicuro, così facile. Non ho saputo controllarmi…” Avier smise di lanciare la moneta da una mano all’altra, lasciandola nella sinistra che chiuse in un pugno. Poi la fece sparire con un movimento di polso. Iniziò a gesticolare, in maniera molto meno teatrale di quanto facesse di solito.

“…Niente freni inibitori, gente facile da stupire… Non sono riuscito a controllarmi. Però, non sono così. Non sto facendo la morale del Ogni comico in realtà cela una persona triste. Semplicemente, voglio dirvi che non sono sopra le righe sempre e comunque”


I quattro guerrieri Lyoko lo guardarono ora confusi. Credevano di essersi fatti un’idea di quel ragazzo, e ora quel ragazzo riusciva a metterli di nuovo in difficoltà parlando con una spontaneità e un’umanità tale da stranirli. Che fosse anche quella una sua mossa? Ma perché si dovevano fare tutte quelle paranoie? Erano tutti certi che senza il fattore Lyoko, avrebbero magari trovato Avier lo stesso strano e fastidioso, ma non addirittura pericoloso. In parte lo avevano trattato male, anche Ulrich dovette pensarlo, perché fu sempre lui a continuare a parlare.

Senti. Non pretendere che diventiamo amici dall’oggi al domani…”

Mai preteso”

Però fa piacere sapere che, oltre a lanciare monetine in testa a Odd, sei venuto qui anche per dire questo” gli altri furono dello stesso avviso e non aggiunsero nulla. Avier fece un sorriso, molto lieve ma anche molto naturale. Sembrò genuinamente felice. Mosse un passo indietro e fece per andarsene, quando si fermò di colpo e si girò di nuovo.

Mi dimenticavo il motivo più importante per cui sono venuto qui”

Niente giochi, vero?” il ragazzo russo tranquillizzò Ulrich sotto questo aspetto, poi si rivolse a Jeremy.

Quando ho portato la borsa in camera dopo aver finito i barattoli, ho lasciato la chiave all’interno e poi sono uscito senza. Adesso sono chiuso fuori”

E io cosa c’entro? Aspetta, non mi dirai che…”

Non sai che siamo in camera insieme?” Jeremy ebbe un mancamento, si accasciò a terra sulla schiena e rimase lì per un po’.

Sheesh! Vi ho davvero fatto dei danni” la scena fece ridere i guerrieri Lyoko e dopo un po’ anche Jeremy iniziò a farlo.

Prima ti incontriamo al bar, poi finisci nella classe di Odd e Ulrich, ora siamo in camera insieme. Certo che il destino vuole proprio incollarti a noi, vero?”

In effetti, è vero. Questo si che è inquietante. Se solo dipendesse da me! Comunque, visto che dovremo stare nella stessa stanza, solo una regola per il quieto vivere. Quando mi cambio, tu potresti stare fuori dalla camera?”

Perché?”

Non mi piace spogliarmi sotto gli occhi di qualcuno. Solo per questo”

Basta che non mi chiudi fuori”

Non oserei mai”


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Allas okrum Niktor. Anè pikratos Lyoko”

Totan kotan" 

Limin arches troxa?”

Losk. Nikta askena inkretir”

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: I due lati della maschera ***


Terra – Francia – Parigi – Resoconto dal Martedì 6 Settembre al Lunedì 12 Settembre


Una persona diventata popolare così facilmente e così rapidamente come Avier non poteva essere dimenticata subito. Eppure fu notevole constatare come si mise meno in mostra nei giorni a seguire. Ridusse in modo notevole le volte in cui faceva trucchi complessi con le monete, in cui raccontava aneddoti assurdi, in cui scommetteva su cose improbabili e qualsiasi altra cosa ricordasse agli altri il suo essere tanto esuberante quanto talentuoso. Dire che divenne uno studente comune sarebbe esagerato, non poteva esserlo. Semplicemente, si diede una calmata.


Questo non fu notato quasi da nessuno a dire la verità. In molti pensarono che fosse normale non stupirsi più dopo averlo conosciuto, altri pensarono fosse a corto di idee. I Guerrieri Lyoko erano convinti che stesse dimostrando ciò che aveva spiegato loro la sera del primo giorno, cosa vera solo indirettamente. La verità sul motivo che spinse Avier Antonovic Anisimov a rimanere più controllato fu, come molte cose riguardanti lui, la meno ovvia di tutte: la noia.


Era tutto tanto, troppo facile per lui. Il suo comportamento e le sue capacità gli avevano permesso di sopravvivere in Russia, ma non gli servivano più così tanto ora che si trovava in un ambiente molto più sicuro e tranquillo. Inoltre, ingannare gli altri con la logica e una lingua incredibilmente affilata era sì divertente, ma ridondante quando sai che ci riuscirai sempre e che nessuno capirà come fai. Essere delle Mary Sue incarnate non è divertente.

A proposito di Mary Sue, fu questo il soprannome che Odd decise di dargli. Durante le vacanze estive aveva scoperto il mondo delle fanfiction e si sorprese di non averci pensato subito la prima volta che aveva visto Avier, gli calzava a pennello!

Forse Avier lo sapeva, perché la prima volta che il ragazzo lo chiamò così, il russo lo guardò con uno sguardo così contrariato e offeso da spaventarlo. Poi gli mise una moneta in mano e disse

Comprati una dignità” infine rise. E rise ogni volta che Odd o gli altri lo chiamarono così. Però, se c’era una cosa che non sapeva nascondere, era il suo odiare quel soprannome


Il fatto che il ragazzo non fosse sorprendente come all’inizio, non significò che avesse smesso totalmente di stupire. Ad esempio, si rivelò non vero il suo essere eccellente in tutte le materie, perché ce n’era una in cui andava malissimo, ovvero l’educazione fisica.

Se si parlava di correre per brevi tratti, arrampicarsi o dei puri e semplici riflessi, era ancora eccellente.

Per il resto, era praticamente fatto di ricotta. Aveva il fiato corto, finiva le energie in fretta, bastava un colpo anche non troppo forte per farlo rovinare a terra e quando respingeva pallonate, dopo un po’ provava dolori tremendi alle dita delle mani. Inoltre, non poteva nuotare a causa di motivi medici. Non tanto per il suo fisico, ma per la sua pelle. Soffriva di una forma molto intensa di orticaria acquagenica, la sua pelle a contatto con l’acqua si arrossava e a volte si riempiva di piccole bolle. I suoi compagni lo potevano constatare sulle sue mani e sul suo volto dopo che si faceva la doccia (evento alquanto infausto siccome Avier attendeva sempre che tutti la facessero prima di lui e solo dopo entrava e si spogliava, se qualcuno osava solo sfiorare la porta iniziava a sbraitare dicendo di starsene fuori). A volte l’orticaria era così forte da costringerlo a inghiottire una pillola di antistaminico, ne aveva sempre una confezione nella borsa.


Infine, Jeremy poté constatare come fosse un compagno di stanza tremendo. Era disordinato come pochi, lasciando i suoi indumenti in giro per la stanza. Vandalizzava il suo computer attaccandogli adesivi osceni che partivano dal mano con il medio alzato, la stessa sul suo telefono, e arrivavano a ciccioni con bottiglie di birra in mano che vomitavano su alci. Ne aveva anche un paio rappresentati dei genitali maschili stilizzati, ma fortunatamente non li incollò mai. Ma la cosa peggiore di tutte era mentre dormiva, poiché Avier russava fortissimo e ininterrottamente. Capitò più volte a Jeremy di svegliarsi nel cuore della notte chiedendosi perché ci fosse un camion fuori al Kadic che continuasse a frenare, solo per poi rendersi conto che il suono proveniva dal letto alla sua destra, dove Avier dormiva supino con una gamba stesa e l’altra penzolante sul bordo del materasso, la bocca aperta e il pigiama nero con una stampa scadente del volto di Falco sul petto. Una visione inquietante.

Per sua fortuna, il ragazzo trasgrediva spesso alle regole standosene fuori dalla sua camera oltre il coprifuoco delle dieci di sera. La maggior parte delle volte se ne stava in biblioteca, nascosto in un angolo a studiare per i giorni seguenti. Spesso gli capitava di poggiare un attimo la testa sul tavolo e di addormentarsi lì, svegliandosi il giorno dopo con un mal di schiena tremendo e i prof che gli chiedevano cosa ci facesse lì. Lui riusciva sempre a convincerli che si fosse svegliato presto per studiare.


Camera di Avier e Jeremy - Martedì 13 settembre 2005 – Ore 21:40


Neanche quella sera Avier tornò in camera in orario. Facendo la gioia di Jeremy, che avrebbe potuto starsene tranquillo. Si mise a sedere sulla sedia della scrivania e tenne premuto il pulsante di accensione del suo computer. Proprio quando finì l’avvio di Windows XP e apparve il suo desktop, qualcuno bussò alla porta

Hai di nuovo scordato le chiavi, Avier?” disse sbuffando

Siamo noi due” a parlare era stato Ulrich, ma era sottinteso che con lui ci fosse anche Odd. Il ragazzo scese dalla sedia e si avvicinò alla porta, poi l’aprì. I due suoi amici erano uno di fianco all’altro davanti l’ingresso

Ehi, già in pigiama?”

Devo riposare almeno otto ore per avere tutte le energie necessarie durante le lezioni. E poi, senza autorizzazione, non si può uscire dalla camera dopo le dieci di sera”

Almeno che tu non sia Mary Sue, esatto?” commentò ironico Odd, Ulrich si intromise

Potremmo non parlare sempre di lui?” il suo tono era acido, Avier continuava a non stargli simpatico. Si rivolse poi a Jeremy

Abbiamo parlato con Yumi e William poco fa. Questo sabato andiamo a vedere il film dei Fantastici 4. Tu e Aelita vi unite a noi?”

Io mi unisco volentieri. E credo che anche Aelita sarà d’accordo”

Non volete stare un po’ da soli? Lo capiremmo…” Jeremy sorrise imbarazzato, era ancora molto timido riguardo certi argomenti

Credo che anche lei senta la mancanza di Yumi e William. E poi c’è sempre domenica… Comunque, domani glielo chiedo” detto questo, Odd e Ulrich lo salutarono e fecero per andarsene, quando il ragazzo tedesco notò il borsone di Avier sul suo letto

Mary Sue non è qui?”

No, di solito se ne sta rintanato fino a tardi in biblioteca. Studia molto in effetti, solo che sbaglia gli orar…”

Non mi interessa questo. Non tornerà presto, giusto?”

Beh… Di solito sta fuori molto e a volte si addormenta in biblioteca. Perché lo vuoi sapere?” anche Odd se lo stava chiedendo in effetti, non capiva cosa pensasse il suo amico

Che ne dici se diamo un’occhiata tra le sue cose?” la proposta sorprese i due amici che lo stavano ascoltando. Era una cosa che avrebbe potuto chiedere Odd, ma da Ulrich era totalmente inaspettato

Dici sul serio?” fu Jeremy a domandare

Si, guarda com’è disordinato, se frughiamo un po’ non se ne accorgerà. Voi non volete proprio sapere nulla del ragazzo capace di eccellere in tutto e di capire tutto?”

Se la metti così…” tutti sapevano quanto fosse sbagliato, che non avrebbero dovuto farlo. Ma un minuto dopo erano tutti seduti sul letto di Avier, con la porta della camera chiusa a chiave e desiderosi di vedere cosa contenesse in quel borsone


Avier, dal canto suo, non era in biblioteca


Cortile del Kadic – Martedì 13 Settembre 2005 - Nello stesso momento


L’aria della notte era fresca, ma non fredda. Il ragazzo russo se ne stava seduto su una panchina, sulle gambe aveva un foglio A4 poggiato sopra un quaderno di scuola, con la mano trasformava in disegno ciò che i suoi occhi vedevano davanti a se. Il cancello della scuola con le sue sbarre di ferro scure, gli alberi della foresta oltre di esso e il cielo stellato che sovrastava tutto. Era su quest’ultimo che si stava concentrando particolarmente, lo guardava intensamente con fare assorto, come se fosse ipnotizzato. Fu per questo che non si accorse dell’arrivo di Aelita

Che ci fai qui fuori?” Avier fu riportato alla realtà bruscamente, tant’è che ebbe uno scatto e gli cadde la matita a terra. Si chinò in avanti per prenderla e poi rispose

Aspettavo te, ovviamente”

Sai anche prevedere il futuro adesso?”

No, ho detto una cosa a caso” la ragazza sorrise, Avier invece no. Era pervaso da un’aura di malinconia. Anche la sua risposta seguente trasmise malinconia

In Russia disegnavo molto. Fa parte di quelle cose per cui la gente è disposta a darti spiccioli per vedertelo fare, e qualcosina in più per comprare quello che hai fatto. Lo facevo per questo, non mi è mai piaciuto più di tanto. Però il cielo stellato lo adoravo. Quando c’era un cielo come questo, sgombro di nuvole e senza Luna, rimanevo ore a guardarlo” Aelita si sentì stranita, non lo aveva mai sentito parlare così tanto di sé. Non in questo modo. Anche il ragazzo sembrò accorgersene, perché poi aggiunse un’ultima parte con tono molto più freddo

Forse non dovevo parlartene”

Perché?”

Perché cosa?”

Perché non dovresti parlarne?” Avier rimase in silenzio. Si guardò intorno, confuso e pensieroso. Solo dopo un po’ rispose

Non lo so. Non ho mai voluto farlo”

Tu chi sei, Avier?”

Che diavolo è? L’ora di filosofia?” il suo tono era infastidito, ma anche molto scherzoso. Aelita sorrise, si mise a sedere sulla panchina, appoggiò la sua schiena sullo schienale senza preoccuparsi di sporcarsi la maglia rosa e accavallò le gambe coperte dai blue jeans aderenti

No, semplicemente, tu parli molto. Ma dici solo qualche parolina sconnessa su di te. È chiaro che non ti piaccia farlo”

Cavolo! Capisco perché la gente si spaventa. È davvero inquietante quando iniziano a comprenderti”

Non è vero. Probabilmente non ci sei abituato. Tu sei inquietante solo perché ci riesci su sconosciuti di cui sai pochissimo”

Si, utile per capire chi è pericoloso e chi no. O cosa dire per convincere chi ti ascolta” il suo tono era ancora più malinconico, faceva così strano vedere tutta quella serietà su un ragazzo come Avier. Sembrava davvero una persona diversa

Quindi, mi parlerai di te?”

Non ne ho idea. Tu non dici cose personali al primo che passa”

Ero la prima che passa al Rendez-vous. Ora siamo compagni di scuola da una settimana…”

Sei giorni”

E tu sei in camera con il mio ragazzo…”

Infatti. Lui e i tuoi amici preferirebbero che io fossi uno sconosciuto” Avier non lo aveva detto con nessun tono, né di fastidio né di rabbia né, tantomeno, di disperazione. Lo aveva semplicemente affermato, così come si afferma che il cielo è azzurro

Tu non pensare a loro. Credo abbiano un pregiudizio nei tuoi confronti. Ti vedono ancora come un individuo subdolo o un impiccione. Probabilmente pensano che le tue scuse quella sera fossero un altro modo per metterti in mostra, nonostante sono sicura tu li abbia colpiti inizialmente. Ma, ti ho detto, non ci pensare ora. Sappi solo che a me invece interessi” Avier distolse lo sguardo, come se si sentisse a disagio. Poi guardò di nuovo il foglio sulle sue gambe e disse

Okay, fammi solo finire questo disegno”


Quanti cavolo ne ha fatti?” Jeremy sfogliava un album di disegni trovato dentro il borsone di Avier. Era strapieno di fogli di tipi e dimensioni diverse, ma tutti avevano un elemento in comune

Gli devono piacere molto i cieli stellati. Tutti i disegni ne hanno uno”

In molte cose è davvero monotono. I suoi ricambi sono tute Adidas identiche tra loro” commentò Ulrich armeggiando con varie buste di plastica contenti quanto aveva detto

Noi non possiamo parlare. Non è che abbiamo molti ricambi” commentò Jeremy richiudendo l’album e sistemandosi gli occhiali

Ottima osservazione”

Ehi, questo sembra un diario” disse Odd prendendo un libricino dalla copertina nera. Lo aprì e cercò di leggere qualcosa

Sembra che sappia anche il greco”

Come sarebbe a dire?” Ulrich glielo strappò di mano e lesse a sua volta

Questo è cirillico. Ignorante!”

Che lingua è il cirillico?”

Non è una lingua. È un alfabeto!”

Ragazzi. Album fotografico” si aggiunse Jeremy. Teneva l’album in mano, sulla copertina rigida plastificata era ritratto il Cremlino


Non te ne andrai, vero?” disse Avier dopo aver disegnato per dieci minuti

Non dirmi che speravi lo facessi?”

Forse”

No, non lo farò”

Eh va bene!” esclamò, si stiracchiò e poi poggiò il foglio, il quaderno e la matita alla sua sinistra

Tu che idea ti sei fatta del mio passato?”

Lo vuoi sapere davvero?”

Si, credo mi sarà d’aiuto” Aelita si mise una mano sul mento con fare pensoso, poi rispose

Sicuramente eri povero. E credo anche tu fossi un criminale”

Davvero inquietante. Devo smettere davvero di far…”

Non è una grande intuizione se ci pensi. Da come ne parli, è praticamente ovvio” Avier rimase in silenzio un altro po’, la ragazza si preoccupò che fosse tornato a sviare il discorso. Ma invece il ragazzo la sorprese

Si, infatti. Essere al sicuro mi ha fatto anche abbassare la guardia, non nascondo più le cose come un tempo” fece un profondo sospiro, non riusciva a parlare fluentemente. Un’altra cosa che sembrava non appartenere alla sua natura

Sono vere entrambe comunque. La mia famiglia è sempre stata nella miseria, come molte in Russia in realtà. La vita era tremenda, ma io mi ero messo in testa che dovevo essere il migliore di tutti. Dovevo ottenere ciò che volevo, qualsiasi cosa fosse…

E quindi hai deciso di imparare a fare tutto e a capire tutto?”

Si, proprio così. A pensarci, la disperazione è stata la più grande forza della mia vita. Dopo un po’ diventai capace di immagazzinare le informazioni nei libri dopo averli letti una sola volta, ho imparato la maggior parte dei trucchi con le monete in una settimana. Soltanto a disegnare e a cantare ci ho messo più tempo”

Tu sai cantare?” Aelita non seppe se essere stupita per quella nuova rivelazione, o leggermente infastidita perché si aggiungeva alla miriade di cose che Avier sapeva fare

Quel tanto che basta per non scatenare un temporale non appena prendo una nota. Non sai quanta gente lancia monetine per farti starnazzare la loro canzone preferita”

Quindi non ti piace farlo?”

No, non ho detto questo. Semplicemente, non l’associo a momenti felici. Ma se non mi piacesse tutto quello che non associo alla felicità, odierei tutto. Anche me stesso” l’amarezza nella voce di Avier era così palpabile che Aelita si sentì male, gli veniva naturale empatizzare. Al contempo però, era interessata ancora di più, finalmente lo stava scoprendo. Poteva vedere quella parte di lui che non mostrava a nessuno

Cosa sai cantare? Immagino tutte canzoni italiane”

No, quelle le canticchio solo. Si sente troppo il mio accento. Al Bano non si merita questo” quell’ultima frase era stata detto in un tono ironico. Non era il tono da simpaticone dell’Avier di sempre, era qualcosa di molto più umano. Ad Aelita fece ridere ancora di più del solito, rimase interi minuti a ridere finché non gli uscirono le lacrime dagli occhi. Anche Avier prese a ridere di gusto, contagiato dalla risata della ragazza. Chissà cosa ci avevano trovato in una battuta così stupida.

Ti piacciono i Bee Gees?”

In realtà conosco solo le canzoni della Febbre del Sabato Sera”

Perfetto” Avier si alzò in piedi, si schiarì la gola e poi iniziò a cantare

I know your eyes in the morning sun/ I feel you touch me in the pouring rain/ And the moment that you wander far frome me/ I wanna feel you in my arms again” non aveva una voce particolare mentre cantava, come lui stesso aveva detto. Ma c’era qualcosa nel modo in cui lo faceva che trasmetteva malinconia e incanto allo stesso tempo. Aelita sarebbe potuta rimanere ad osservarlo per tutto il tempo, restandone ipnotizzata. Il ragazzo russo invece la colse di sorpresa e la tirò a sé, facendola ballare un goffo lento assieme a lui mentre alzava le ottave della sua voce. Si teneva stretto a lei e la ragazza iniziò a sentirsi imbarazzata.

And you come to me on a summer breeze/ Keep me warm in your love then you softly leave/ And it’s me you need to show/ How deep is your love” Avier aveva fissato un punto imprecisato oltre la ragazza. Solo poi aveva abbassato lo sguardo, osservando come fosse diventata rossa. Quando se ne rese contò, si arrestò di botto e si staccò. Poi iniziò a parlare gesticolando in modo molto nervoso

Scusami, non so che mi ha preso. È come se la mia mente fosse stata presa dal cantare e abbia perso il controllo sul mio corpo. Io…”

No, tranquillo. Alla fine non è nulla di grave. Solo…”

Non succederà di nuovo, va bene?” Aelita non rispose e spostò leggermente l’argomento del discorso

Comunque, senza offesa, ma non sei molto bravo a ballare” Avier sorrise, anche se con un certo nervosismo, poi rispose a quell’affermazione

Lo so. In Russia quello che ballava era un altro, io non ho mai imparato. A volte finivamo in discoteche e altri locali notturni, io rimanevo solo per ubriacarmi”


Ehi, ma questa è vodka” Odd aveva continuato a scavare nel borsone di Avier mentre gli altri due avevano iniziato a sfogliare il suo album fotografico. Ulrich smise di farlo e osservò in direzione dell’amico, che aveva tirato fuori una bottiglia di vetro contente un liquido trasparente

Direi di sì” commentò il ragazzo tedesco

Quindi non scherzava quando diceva di volerne un bicchiere al bar” aggiunse Jeremy

Senti, ci sono foto in cui fuma ed ha chiaramente quattordici anni. Io non mi sorprenderei che abbia anche il vizio di bere”

Però Avier non puzza mai di fumo, e non abbiamo trovato pacchetti di sigarette nella sua borsa”

Non abbiamo ANCORA trovato pacchi di sigarette” la discussione dei due li aveva distratti dal loro terzo amico che, con la sua caratteristica incoscienza, aveva provato a bere un sorso di vodka. Se ne pentì amaramente

Ma che diavolo è! Acido? Mi sento tutto bruciare!” disse tossendo e portandosi una mano alla fronte. I due amici non riuscirono a trattenere le risate mentre Odd si agitava e tossiva, rendendosi rosso il volto.

I superalcolici non fanno per te”

Grazie per l’aiuto, Ulrich”

Forza. Smettila di fare l’idiota e chiudi quella bottiglia, se cade a terra inizierà a puzzare tutto di alcol e Avier ci sgamerà” Odd diede ascolto al suo consiglio e chiuse la bottiglia, poi la rimise al suo posto dentro la borsa, intenzionato a non rivederla mai più. In seguito si unì alla visione dell’album fotografico

Ma va così di moda l’Adidas in Russia?” commentò poi osservando come quasi tutti i soggetti nelle fotografie indossassero vestiti di quella marca, anche se di colori diversi

Non lo so. Forse è una specie di codice d’onore della banda di cui faceva parte” disse Ulrich

Faceva parte di una banda?”

Mi sembra ovvio. Tolto il fatto che non mi è mai sembrato una persona onesta, la gente in queste foto ha un’aria poco raccomandabile e c’è una foto di lui che piscia su una Ferrari” Ulrich tornò indietro di una decina di foto e mostrò quella incriminata. Avier si era fatto fotografare di spalle, ma era evidente quello che stava facendo.

Inoltre, ha detto che in Russia aveva paura di cose come teppisti e coltelli. Non credo che siano la normalità”


Comunque, sono sempre stato abituato ad avere a che fare con dei teppisti. Abbassare ancora di più il mio ceto sociale, diventare un criminale li ha fatti aumentare, ma non apparire dal nulla”

Sul serio?”

Si, in molti dimenticano che la Russia non è solo immensa, ma anche molto desolata. Non tutte la città sono Mosca, molte sono luoghi freddi e isolati, spesso molto arretrati. Vladivostok non tanto a dire la verità, ma il mio quartiere faceva davvero schifo. Sono stato in posti che… Bleah!” il suo verso di disgusto fu così sentito che Aelita per un attimo si preoccupò stesse per vomitare davvero

Immagino che io non abbia alcun motivo di sospettare tu mi stia dicendo questo per far sembrar normale il tuo aver iniziato a bere a tredici anni. Vero, milord?” Aelita riuscì a essere molto pungente e sarcastica con quell’espressione. Sembrò così tanto Avier in quel momento, e lui lo notò

Ma guarda come impari da me! Hai intenzione di superarmi nel capire gli altri? Comunque, credo di averlo fatto inconsciamente. Sai, ho fatto cose molto più degradanti. Già il solo fatto di aver iniziato a fumare a dodici credo sia peggio”

Sul serio? E fumi ancora?”

No, sono riuscito a smettere. Per sopravvivenza. Non ho mai avuto il fiato lungo, ma con le sigarette iniziai proprio ad avere difficoltà a respirare. È un problema quando hai bisogno di scattare e reggere abbastanza per arrivare lontano”

Certo che ne hai davvero fatte e passate di tutti i colori”

Si, infatti”

Però, apprezzo come ne parli. È chiaro che non ne vai fiero e che vuoi migliorare”

Continui a migliorare a vista d’occhio. Sembri Mary…” Avier si interruppe e sobbalzò, era chiaro che non volesse dire quel nome.

Chi?”

Mary… Mary che è… Una lunga storia. Non ne parleremo stasera”


Ehi, chi è questa donna?” i tre erano arrivati all’ultima pagina dell’album fotografico di Avier, c’era una foto molto recente di lui abbracciato a una signora di mezz’età, dai lunghi capelli biondi e la pelle diafana. Entrambi erano di profilo e la donna aveva il volto rivolto verso il ragazzo, questo rendeva difficile delinearne i tratti. Però si vedeva chiaramente un sorriso affettuoso. Avier invece aveva il volto rivolto verso la macchina fotografica, teneva gli occhi chiusi e tutto il suo volto era come permeato da un’aura di pace. Non sorrideva, ma sembrava così felice e tranquillo. Quella foto era l’unica che presentava delle scritte su di essa, fatte con un pennarello bianco dalla punta sottile. Quella sul lato destro, il lato dov’era la donna, era scritto con la calligrafia di Avier. Recitava Mary, женщина, которая воспитала меня. Tutto in cirillico tranne il nome, l’unica cosa che quindi compresero.
Sul lato di Avier invece la calligrafia era nettamente diversa, molto più elegante, ordinata e femminile. Inoltre, era scritto in inglese, lingua che tutti e tre conoscevano bene studiandola ogni giorno a scuola. Recitava
Avier, il piccolo bambino capace di ottenere ciò che vuole.

“Che sia sua madre?” domandò Ulrich

“Mary? Strano. Aveva detto che era spagnola” Jeremy si sentì confuso e quello che aggiunse dopo Ulrich non lo aiutò

“Potrebbe aver mentito”

“Ma perché?”

Chissà. Capire come ragiona è un’impresa”

Però mi sembra così inutile farlo. E poi, non è detto che sia un parente solo perché lo chiama piccolo bambino

Meglio ignorare” girarono quell’ultima pagina, aspettandosi di vedere il retro bianco della foto come era stato per tutte le altre. Invece dietro c’era scritto ancora qualcosa, di nuovo in inglese, di nuovo con la calligrafia di Mary, ma questa volta a penna. Era una poesia senza rime


Il vento sia alle tue spalle

La fortuna nelle tue mani

Il mondo si pieghi al tuo comando

Sii la luce nell’oscurità


“Un augurio notevole. Qualunque legame abbia questa Mary con Avier, sembra nutrire grande stima in lui. Comunque, abbiamo controllato ogni cosa, rimettiamo a posto prima che torni qui”


Io torno in camera” disse Avier, aveva ripreso il foglio e sistemato gli ultimi dettagli del suo disegno. Sembrò vistosamente stanco, aveva davvero bisogno di dormire. Infatti, dopo essersi alzato dalla panchina, tirò un forte sbadiglio.

“Non vuoi proprio parlare di Mary, vero?”

“No. O almeno non oggi. È una storia troppo lunga” abbassò lo sguardo sul disegno e poi allungò il foglio verso la ragazza

Tieni, te lo regalo”

“Non lo vuoi tenere?”

No, preferisco regalarlo a te. Consideralo come un ringraziamento per essere riuscita a farmi parlare” Aelita rimase di stucco. Come faceva quel ragazzo a stupirla con così poco? Eppure, c’era qualcosa di incredibile dolce e sincero in ciò che aveva appena fatto. Qualcosa che le piaceva

“Ehi, non restare lì impalata. Siamo fuori orario, se ci becca un prof rischiamo una punizione”

“Giusto”

Odd e Ulrich incrociarono Avier nel corridoio, si aspettarono che dicesse qualcosa come sempre, invece rimase in silenzio. In realtà non incrociò neanche lo sguardo con loro, era perso nei suoi pensieri. Loro lo superarono, lui superò loro ed entrò nella sua camera.

Ubiraysya iz komnatydisse ad alta voce, era così stanco che aveva parlato abitudinariamente in russo. Jeremy capì lo stesso e annuì, poi uscì dalla stanza. Avier chiuse la porta, si tolse la tuta e prese dalla sua borsa il suo pigiama nero con il volto di Falco. Prima di indossarlo prese la bottiglia di vodka e un bicchiere che teneva in borsa, lo riempì a metà e poi bevve tutto in due sorsi. Rimise tutto a posto con cura, indossò il pigiama e si stese sul letto


Rientra pure” Jeremy aprì la porta, osservando come il suo compagno di stanza avesse già chiuso gli occhi. Quindici secondi dopo si addormentò. Un minuto dopo iniziò a russare. Jeremy lo maledì di nuovo, ma almeno fu felice che non si fosse accorto di nulla.


Mensa - Mercoledì 14 Settembre 2005 - Ore 8:30


Solo che si sbagliava

"Ehi, capisco che io sia così interessante o così minaccioso da farvi controllare tra le mie cose. Ma almeno potreste non bere direttamente dalla mia bottiglia? Non è igienico” si era presentato davanti al loro tavolo apparendo come dal nulla, cosa che era incredibilmente bravo a fare. La prima a reagire fu Aelita. La sua reazione non fu nei confronti di Avier, come accadeva sempre in quelle discussioni, ma ai suoi compagni

Avete frugato nella sua borsa?”

No”

No”

No” i tre risposero quasi contemporaneamente

State mentendo spudoratamente” Aelita era abbastanza alterata, Avier invece sorrideva come suo solito

Lasciali stare m’lady. Non ho nulla da nascondere, tranne forse la mia bottiglia. Ma qui c’è qualcuno con un animaletto, quindi non verrò mai tradito. Vero?” sottolineando quell’ultima interrogativa, aveva squadrato Odd con sguardo inquisitorio, ma mantenendo il suo sorriso. Era così raggelante che il ragazzo dal ciuffo viola tremò leggermente

Poka” disse infine e se ne andò lanciando e riprendendo al volo una moneta con la sinistra, mentre canticchiava il ritornello di Libre.


Da quando in qua gli fai da avvocato?” chiese Ulrich ad Aelita con tono inacidito dopo essersi assicurato che Mary Sue fosse lontano.

Non è una brutta persona. Ci ho parlato e…”

Tu hai fatto cosa?” questa volta fu Jeremy a irrompere, si era sforzato di non urlare per non attirare l’attenzione. Nonostante questo, era molto più alterato di quanto gli altri non lo avessero mai visto

Ho parlato con lui”

Quando?”

Ieri sera”

E cosa gli hai detto?”

Non posso parlare con gli altri ora? Da quando in qua sei così geloso?” Jeremy diede un pugno sul tavolo, nel farlo fu più il dolore che si provocò da solo che il rumore del colpo, ma era un sintomo di quanto fosse teso in quel momento

Cosa cavolo c’entra questo? Semplicemente, stiamo da una settimana a dire che è meglio stare lontani da Avier, che il suo modo di fare è pericoloso, che ci potrebbe portare a farci parlare troppo. E tu invece rischi così tanto?”

Ho capito” il suo tono era infastidito. Era evidente che non gli era piaciuta quella scenata, non condivideva affatto quella linea di pensiero. Era d’accordo sul mantenere segreto Lyoko, ma riteneva di poter gestire da sola quel ragazzo. Inoltre, avrebbe voluto dire loro come fosse diverso in realtà, che diceva la verità quando parlava di non essere sempre sopra le righe, ma probabilmente non gli avrebbero dato ascolto. Quindi rimase in silenzio, contrariata da quanto successo.


Ehi Sissi! Posso chiamarti così, vero?”

Certo Avier”

Ti va di uscire questo sabato?” la ragazza arrossì e poi rispose eccitata

Certo! In che posto andiamo?”

Non lo so. Pensavo di andare in giro, visitare qualche locale, parlare un po’. Ma in realtà ho solo proposto un’idea, non mi sono ancora organizzato. Ti farò sapere, va bene?”

Certo! Certo! Prenditi il tempo che ti serve”


Scolo fognario che conduce alla fabbrica abbandonata – Mercoledì 15 Settembre 2005 – Ore 00:04


La figura esile e debole camminava trascinandosi. Si teneva con la mano sinistra sulla parete umida perché le gambe non lo reggevano. Nella mano destra stringeva un dispositivo elettronico. Macchie nere corrompevano la sua pelle bianco latte, da lì uscivano spore fosforescenti. I suoi muscoli erano affetti da spasmi. La sua testa senza capelli gli pulsava e gli doleva, i suoi grandi occhi erano carichi di rancore.
Uno spasmo più forte lo fece cadere a terra. Si sporcò d’acqua di fogna mentre si agitava fuori controllo, i suoi muscoli si ribellavano. Prese un contenitore metallico dalla sacca in venekethor sulla sua schiena, lo aprì rivelando un mucchio di siringhe e ne prese una mentre faceva sforzi colossali per tenere a bada gli spasmi. Poi, un colpo secco sulla vena del collo, si iniettò il liquido biancastro e si distese a terra con i muscoli tornati calmi. Pochi secondi dopo si rialzò, il suo rancore era aumentato

Laskenat din Swarker! Laskenat der swarkerinster! Laskenat din Alaktania! LASKENAT DIN MAN ROKRAN ALEARKIT!!!!” 

Iniziò a camminare ancora, questa volta più velocemente, e iniziò a dirsi un’unica cosa come una cantilena infinita.

Anì lenkos Lyoko. Anì lenkos Lyoko. Anì lenkos Lyoko…” 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Crollo psicologico ***


Terra – Francia – Parigi – Fabbrica abbandonata – Mercoledì 15 Settembre 2005 – Dalle 00:10 alle 2:35


La figura esile raggiunse il punto dove, secondo i suoi calcoli, si trovava l’oggetto delle sue ricerche. La scalinata di ingresso crollata non lo preoccupò, i vestiti a lui indosso, di un blu così scuro da sembrare nero, erano progettati per farlo resistere a molto di peggio. Gli bastò un balzo e atterrò al suolo senza sentire il minimo contraccolpo, come se fosse stata una caduta di pochi centimetri. Controllò di nuovo il dispositivo, i risultati che gli mostrò lo fecero innervosire


Nathen ikna! NATHEN IKNA! OMEKTIA DIN SWARKER! NATHEN IKNA! Limin morò antrekt? Ova man arkatania” 


La sua idea era perlustrare attentamente quel posto in modo sistematico e ordinato, senza farsi sfuggire nulla. E lo fece, ma con un’ansia galoppante dentro di lui. Il tempo non era dalla sua parte.


Quando ebbe finito e si fu assicurato che non ci fossero strani passaggi segreti, tornò a quella sala principale e si avvicinò all’ascensore. Capì che premendo il pulsante avrebbe dovuto attivarlo, quindi lo fece. Nessuna risposta


Akentar-an?”


Prese il dispositivo e lo puntò verso il pulsante dell’ascensore, poi lo premé di nuovo e vide i risultati che riportava


Nik. Nikta akenta, almia entrekat. Aken mihart enthor” 


Sollevò il pannello e trovò il tastierino dell’ascensore. Dopo averlo osservato un secondo, tutto gli fu immediatamente chiaro. Prese quindi dalla sacca un secondo dispositivo composto da una piccola sfera del diametro di due centimetri, da essa partiva un gruppo di sottili filamenti. Dando un tocco con il pollice, la sfera si attivò ed i fili iniziarono ad allungarsi e a muoversi da soli come piccoli tentacoli. Dopo un po’ sollevarono il pannello del tastierino e si collegarono ai circuiti, poi il dispositivo iniziò a cercare tutte le combinazioni di numeri possibili. Dopo cinque secondi trovò quella corretta, l’ascensore tornò in funzione. La figura vi entrò e si apprestò a scendere


La prima cosa che vide fu la sala del supercomputer. Essendo immersa nel buio più totale, dovette farsi luce con il dispositivo agganciato al suo petto, questo gli permise di vedere la poltrona, gli schermi e la tastiera. Tutte cose che un tempo venivano usate da Jeremy ogni qual volta fosse necessario per un attacco di XANA o per lavorare sui programmi del supercomputer. In un anno la polvere si era accumulata e il tutto giaceva in stato di abbandono.


La figura si sorprese di quanto fosse tutto così grande, si aspettava qualcosa di molto più contenuto. Poi si mise a riflettere e capì. In effetti, non poteva essere altrimenti, quel posto era diverso dall’originale.


Prese il dispositivo che lo aveva condotto fino alla fabbrica e iniziò a puntarlo per tutta la stanza. Dai risultati che mostrava, capì di dover scendere ancora di più. Rientrò quindi nell’ascensore e premé il pulsante per scendere.

Arrivò nella sala degli scanner, ma ci rimase poco. Giusto il tempo per capire di dover andare ancora più in basso. E poi, non gli piacevano le forme e le silhouette di quei macchinari, gli ricordavano casa. Se c’era qualcosa che non apprezzava, quella era la sua casa.


Infine arrivò alla sala che cercava, l’unità centrale del supercomputer. Quel posto dava energia a tutto e al contempo immagazzinava tutti i dati. Era il centro di ogni cosa, il cuore e la mente di Lyoko. La figura però rimase stranita dal fatto che il suo dispositivo puntasse al pavimento, chiedendosi come avrebbe fatto ad attivare il tutto. Poi uscì dall’ascensore e tutto gli fu più chiaro. In quel preciso momento ci fu un primo passaggio di corrente e l’unità centrale si sollevò dal pavimento, mostrando la sezione circolare più bassa che fungeva da base e il pilastro con l’interruttore. Una leva che andava abbassata, proprio ciò che la figura fece.


In quel momento, Lyoko tornò in vita


Cinema L’Arc en Ciel e dintorni – Dalle 21:25 alle 22:09


Essendo un posto facile da raggiungere e con una buona copertura di film, l’Arc en Ciel era il cinema più noto della zona. Quindi i guerrieri Lyoko lo trovarono il posto ideale per andare a vedere quel film. I quattro del Kadic se ne stavano al centro della stanza, fra le biglietterie a destra che si riempivano di gente facendo aggiornare gli schermi con le programmazioni e i posti disponibili, e il bar a sinistra che sfornava popcorn ed erogava bibite a tutto spiano.


E noi che avevamo paura di arrivare in ritardo. Il film inizia tra cinque minuti e quei due non sono ancora arrivati” aveva commentato Ulrich, come tutti non vedeva l’ora di rivedere i due vecchi amici. Sopratutto Yumi, provava ancora qualcosa per lei, forse sarebbe riuscito a farglielo capire, o forse no. Non voleva rovinarsi la serata con quei pensieri

Almeno abbiamo comprato anche i loro biglietti” disse Jeremy

E poi c’è sempre della pubblicità prima del film. Abbiamo più tempo di quanto sembri” aggiunse Aelita. I due Einstein si tenevano per mano e continuavano a scambiarsi occhiate dolci. Se non avessero provato un leggero imbarazzo per via dei loro amici, sarebbero stati così romantici l’uno con l’altro da far venire il diabete a tutti i presenti nel raggio di cento metri.


Il gruppo dovette aspettare solo altri due minuti prima che i membri del liceo si mostrassero all’ingresso. Appena le due parti si videro, si corsero incontro unendosi a metà strada e salutandosi tra abbracci e pacche sulle spalle.


Ehi, scusateci per il ritardo. Abbiamo avuti dei contrattempi…”

William, sei tu quello che ha dimenticato il portafogli” Yumi fece finta di rimproverarlo, scatenando le risate del gruppo e anche dello stesso William. La ragazza non era affatto cambiata in un anno, si vestiva anche allo stesso modo. William invece si era fatto crescere i capelli, che ora gli arrivavano poco sopra le spalle, stava attraversando un periodo metal, come testimoniava la maglia con il logo dei Megadeath.


Mentre quei sei furono contenti di essersi finalmente rivisti, un settimo incomodo cercò di non farsi notare.


Blyat'! L’unica volta che non li voglio in mezzoAvier se ne stava sul lato destro della porta a vetri dell’ingresso, attento a non farsi vedere dai Guerrieri Lyoko. Il ragazzo era difficile da riconoscere poiché quella sera non indossava nulla dell’Adidas, neanche le mutande (eh si! Anche le sue mutande erano Adidas). Non volendo essere ricordato dal preside Delmas come un buzzurro che va agli appuntamenti in tuta da ginnastica, si era comprato i primi vestiti casual che aveva visto. Ma letteralmente i primi che aveva visto, se la felpa con il cappuccio grigio cenere, i blue jeans e gli stivali neri si abbinavano bene tra loro, era solo per un colpo di fortuna. Il ragazzo si sentiva a disagio in quei panni, non erano parte di lui.


Sissi, nel frattempo, era davanti a lui e lo aggiornava sulla situazione all’interno


Stanno ancora parlando”

Il loro film inizia tra un po’, perché perdono tempo?”

Vedo che anche a te stanno antipatici” nonostante il suo lavoro di vedetta, Sissi teneva la maggior parte del tempo lo sguardo sul ragazzo. Gli trasmetteva un fascino inusuale, dovuto anche al fatto che il suo volto non fosse perfetto dopotutto. Aveva la pelle leggermente butterata, gli occhi scuri, il setto nasale che faceva una brusca virata verso il basso e il labbro inferiore sporgente di più rispetto al superiore. Eppure, lo trovava molto carino in questo suo non essere perfetto.

No, in realtà sono loro che mi trovano un rompicog… Ehm! Un impiccione” l’imprecazione trattenuta era dovuta alle mille raccomandazioni fattegli dal padre di Sissi. Il preside Delmas era stato tre quarti d’ora a parlargli di cosa doveva e non doveva fare, quali comportamenti si aspettasse da lui… Insomma, mancavano solo So dove abiti e Questo matrimonio non s’ha da fare e l’elenco sarebbe stato completo.


Già immagino come reagirebbero se mi vedessero…” il ragazzo modificò la sua voce, rendendola molto più acuta e iniziando a mimare movenze femminili

Oh! Avier! Ma tu ci perseguiti. Ti incontriamo sempre. E dillo che ti manda il KGB per scoprire il nostro segreto supersegretissimo. Oooh! Cioè oooh!

Chi hai imitato? Aelita?”

No, ovviamente Odd” rispondendo così forse Avier aveva voluto sfruttare a suo vantaggio un suo non eccellere nelle imitazioni, o forse aveva già pianificato che le cose andassero così. Fatto sta che fu un miracolo che Sissi non si accasciò a terra dal ridere


Invece Ulrich sarebbe tipo SPARGEL! GEBRATENER SPARGEL! DER AUTOR IST EIN GUTER JUNGE! BITTE SAGEN SIE MIR, DASS SIE DIESES SCHRIFTLICHE NICHT ÜBERSETZT HABEN” la ragazza iniziò a ridere così forte da farsi uscire le lacrime, i presenti si girarono verso di loro cercando di capire che diavolo stesse succedendo


Ehi, ora smettila. Rischiamo di farci scoprire” Sissi guardò all’interno del cinema, poi rassicurò Avier

Non ti preoccupare. Stanno entrando in sala”

Meno male”


Dopo aver comprato anche i loro di biglietti, entrarono nella loro sala e un quarto d’ora dopo iniziò il loro film in contemporanea con I Fantastici 4. Ma il fatto che i due si fossero potuti permettere di comprare il biglietto all’ultimo e che la loro sala fosse mezza vuota, faceva capire molte cose sull’effettiva qualità e attesa di quel film. Dei pochi presenti, la maggior parte erano ragazzine molto giovani e casalinghe, alcune accompagnate da padri o mariti che tutto volevano tranne che stare lì. Il film si chiamava Dal cielo profundissimo, dai trailer sembrava una telenovela di un’ora e mezza, ed era per questo che Avier lo aveva proposto.

Si, l’idea era partita dal russo e non dalla ragazza. Non aveva mentito quando, nel Rendez-vous, aveva detto di amare le telenovela. Non che gli piacesse il prodotto in sé, al contrario lo trovava quanto di peggio esistesse nella TV, ma per questo le guardava. Provava un divertimento incredibile nel constatarne la mediocrità, nel vedere la regia assente e gli attori incapaci. Non sapeva neanche lui il perché, ma per quanto le odiasse non poteva fare a meno di guardarne sempre di nuove. Lo facevano sentire una persona migliore.

Quel film era proprio ciò che si aspettava, ciò che voleva. Non poté fare a meno di guardarlo con un sorriso da ebete ridacchiando tra sé e sé. Ma se fosse stato da solo, avrebbe riso sguaiatamente e in modo incontrollato ad ogni cambio di inquadratura e a ogni battuta.


Dopo un po’, arrivò l’intervallo.


Ehi, ti sta piacendo?” domandò il ragazzo. La ragazza gli rispose in modo affermativo, ma stava mentendo. Quel film faceva schifo anche per i suoi gusti, l’unica cosa che lo rendeva piacevole era la presenza di Avier accanto a sé. Ma se fossero usciti di nuovo, non gli avrebbe mai più permesso di scegliere

Ho voglia di qualche snack. Vado al distributore qui fuori, torno subito” disse il ragazzo, poi si alzò dalla poltrona e uscì dalla sala.


Il macchinario era esattamente di fronte la sala, il ragazzo si diresse verso di esso e ordinò un pacchetto di noccioline. La fortuna non fu dalla sua parte e il pacchetto si piegò in avanti, si appoggiò al vetro e si incastrò. Questo alterò non poco l’umore del ragazzo

Blyat! Blyat!” iniziò a gridare prendendo a pugni la macchina, causandosi più dolore che altro. Questo attirò l’attenzione verso di se, facendo sfumare le sue possibilità di non essere riconosciuto.

Ma tu sei davvero uno stalker. Non è possibile!” Avier non ebbe bisogno di girarsi per capire chi lo aveva riconosciuto, li aveva già visti nel vetro del distributore. C’era tutti i Guerrieri Lyoko. TUTTI i Guerrieri Lyoko.

Ma è già finito il film?”

No, dovevamo andare in bagno” era stata Aelita a rispondere, l’unica che non lo vedesse con diffidenza.

 Gospodi! Che diavolo avete? Il catetere in comune?” anche chi non lo voleva, non riuscì a trattenere una risata. Avier era sempre capace di far ridere dopotutto


Comunque, sentite ragazzi. Io ci sto provando a starvi lontano, oggi ho fatto di tutto, sono pure uscito con una persona che non vi sta simpatica. Ma continuo a incontrarvi, non potete credere che lo faccia apposta” ci fu un’aria confusa nel gruppo. Tra Aelita che era dalla sua parte, Yumi e Ulrich che, avendo soltanto sentito parlare di lui, non sapevano come inquadrarlo e i restanti tre che ammettevano quanto Sissi in effetti non ci tenesse a vederli.


William improvvisamente si avvicinò a lui e iniziò a squadrarlo incuriosito, sembrò farlo dall’alto verso il basso, nonostante fosse solo di un centimetro più alto di Avier.

“Quindi tu riesci a capire le persone?”

Si, William”

“Aspetta. Come lo sai?”

“Non glielo chiedere” Ulrich si intromise, cercando di rovinare la festa al russo come sempre. William però si sentì sfidato, volle dimostrare agli altri e a se stesso che Avier non era così eccezionale.


“In realtà, pensandoci meglio, è davvero ovvio. Dopotutto, già sapeva qualcosa di me, ci è arrivato semplicemente per esclusione”

Fiuuu! C’ho azzeccato! Capire chi di voi due ha le tette più grosse è stata un’impresail ragazzo si trovò così vicino a beccarsi un cazzotto che già gli parve di sentire l’occhio nero pulsargli. Per fortuna nessuno volle iniziare una rissa. Anzi, William si sentì ancora più sfidato, voleva vederlo fallire. Non che lo odiasse, però gli sarebbe piaciuto smontare il suo ego


“E dimmi, sai qualcos’altro di noi? Tu non ci hai mai sentito parlare, giusto?”

“Esatto, quindi non ho modo di sapere qualcosa. Avete vinto un mare di nulla” il suo gesticolare distraeva facilmente, aveva mosso le mani in modo rapido per tutto il tempo, rendendo difficile capire precisamente quali movimenti avesse fatto. Finito di parlare però, si girò e si diresse verso il distributore guardando ciò che teneva tra le mani.


“Sei simpatico, sai? Però, dopo aver capito come funzioni, sei prevedibile” dicendo così, Dunbar volle dargli un’ultima stoccata, sperando in una reazione. Nulla di che, gli sarebbe bastato uno sguardo stizzito. Avier invece rise

Come fa uno che nasconde così tanto, con segreti capaci di sfasciare le sue amicizie, a sentirsi così al sicuro? Dimmelo durak, non lo capisco quella risposta fece cambiare di colpo l’espressione a William, che smise di sorridere e venne assalito da un dubbio tremendo.

Che intendi?” Avier si girò con una piroetta su un tallone e iniziò a parlare mentre si avvicinava lentamente al ragazzo. Questo modo di fare aveva un che di minaccioso

Dico semplicemente che tu, William Dunbar, che sei nato il 5 Dicembre 1989, che abiti a Rue Marques 23. Tu, proprio tu, hai un segreto che non voglio rivelare così come tu non vuoi rivelarlo ai tuoi amici. Anzi, ad UN amico in particolare. Ti assicuro che non mi hai dato nessun motivo per farmi stare zitto, ma non vi odio così tanto. E poi…” Avier si era avvicinato a William così tanto che il suo alito raggiungeva il suo volto, decise quindi di allontanarsi con un’altra piroetta e andare a passo spedito al distributore


“…Non c’è gloria a vincere sugli idioti” Avier si portò una mano al mente pensando a dove avesse sentito quella frase, mentre dalla tasca estraeva il portafogli.


Come puoi saperlo?” domandò William, era sconvolto

Ssssh! Ti stanno ascoltando” disse il russo indicando gli altri Guerrieri Lyoko, poi inserì la moneta per ordinare un secondo pacco di noccioline in modo da far cadere anche il primo. Il gruppo rimase in silenzio finché il ragazzo non rientrò nella sala, poi iniziarono a discutere con William. A domandargli insistentemente che cosa nascondesse, se fosse pericoloso che Avier lo avesse scoperto e domande di questo tenore. William cercò in tutti i modi di tranquillizzarli, asserendo che il russo aveva solo scoperto un segreto molto personale, ma sembrò solo far aumentare le domande per qualche ragione, la situazione sembrò essere destinata a degenerare anche senza l’intervento di Mary Sue. Fu Yumi, alla fine, a placare tutto dicendo che il film stava per ricominciare e che William aveva tutto il diritto di avere cose di cui non voler parlare.


Intanto, Avier


Ehi Sissi, rieccomi qui. Ho preso un pacco di noccioline anche a te. Spero ti piacciano”

Grazie Avier, sei davvero un tesoro” il ragazzo trattenne una risata. Non avrebbe mai comprato quel pacchetto se il suo non si fosse incastrato


Dintorni del cinema L’Arc en ciel – Dalle ore 23:00 alle ore 23:20


Dopo un po’ entrambi i film furono finiti, le due “fazioni” uscirono dal cinema e percorsero la stessa strada in direzioni opposte.


Mentre i Guerrieri Lyoko proseguivano parlando fra loro, visitando locali e negozi, dimenticandosi del momento di tensione causato dal settimo incomodo. Avier faceva una delle cose che gli riusciva meglio, parlare tanto. Sissi era così cotta di lui che lo avrebbe ascoltato anche se si fosse messo a raccontare la storia dei pelucchi sulla sua felpa (ne sarebbe stato capace). Lui era un maestro nel sembrare sempre entusiasta e interessato a quello che faceva, anche quando non era affatto così, specialmente in quel preciso momento. Sissi non gli piaceva, non perché la trovasse antipatica (perché avrebbe dovuto? La ragazza aveva iniziato a pendere dalle sue labbra sin da subito), ma non la trovava interessante. La realtà era che le aveva chiesto di uscire solo per fare qualcosa di diverso, per avere compagnia mentre era fuori dalla scuola. La ragazza probabilmente stava pensando chissà che cosa, l’avrebbe sicuramente delusa. Era inevitabile, lo sapeva bene e non si sentiva in colpa.

Quindi, un po’ per la noia, un po’ perché si fece prendere la mano nel suo parlare di tutto e di più, finì per dire che beveva regolarmente alcolici, di solito vodka. Ora, non è che lo volesse tenere chissà quanto nascosto, dopotutto non lo disturbava che lo sapessero i Guerrieri Lyoko. Però, dirlo alla figlia del preside? Ripensandoci, non lo avrebbe fatto, poteva essere problematico


Andiamo a bere qualcosa insieme?”

Assolutamente no! Tuo padre mi ammazza se lo scopre”

Non lo scoprirà” la ragazza gli si strinse a un braccio e gli fece gli occhi dolci. Avier non si sentiva sedotto proprio per niente, rimase infatti piuttosto rigido. Però, l’alcol era un vizio che lo indeboliva sempre. Inoltre, doveva comprare una nuova bottiglia di vodka

Va bene. Ma cerchiamo di non farti ubriacare” disse sorridendole e posandole una mano sulla spalla. La ragazza rispose abbracciandolo, Avier non ricambiò.

Dove andiamo? Ci fingiamo maggiorenni?”

No, tu non sei credibile. Ma diciamo che avrei un amico. Un amico che gestirebbe un locale…”

Tu conosci un sacco di gente, vero?”

Sono una spia del KGB, no?” disse ridendo, anche la ragazza rise e poi continuarono a camminare


Il locale di cui parlava Avier si chiamava Chute de la masque e non aveva nulla di speciale. Era un posto di medio livello che si fingeva di alto livello, con una decina di avventori quella sera e, appunto, un barman che conosceva Avier. In quel posto non accadde nulla di interessante, semplicemente il russo si limitò a comprare una bottiglia di vodka, a farsi preparare un Long Island Iced Tea, il suo cocktail preferito, e comprò una lattina della birra più economica possibile per Sissi. Ovviamente non disse alla ragazza che aveva avuto il braccino corto nei suoi confronti, ma fu quello che fece. Già dopo il primo sorso la ragazza iniziò a tossire, non abituata al bruciore dell’alcol, Avier lo aveva previsto. Le diede qualche consiglio per far scorrere la birra meglio, ma capì subito che lei non avrebbe mai più toccato alcol. Alla fine era meglio così.

Poco dopo uscirono dal locale, entrambi continuarono a bere ciò che avevano ordinato.


Quella serata poteva avere tutti i presupposti per non avere nulla di particolare. Entrambi i due gruppi non avevano motivo di prevedere sconvolgimenti di alcuna sorta. Tutto sarebbe dovuto andare per la normalità.


Ma Avier era imprevedibile, anche per se stesso.


Stesso luogo – Dalle ore 23:55 alle 00:00


I Guerrieri Lyoko decisero di ripercorrere la strada all’inverso, superando il cinema e andando diritto. Si stavano quindi dirigendo verso Avier, ma metà del loro gruppo pensò fosse improbabile che il russo avesse deciso di proseguire esclusivamente diritto come loro.


Aveva ragione l’altra metà.


Dopo un po’ scorsero lui e Sissi. Il primo continuava a sorseggiare con tranquillità il suo cocktail, era arrivato oltre la metà. La seconda si lamentava del mal di testa causatole dalla birra. Entrambi erano di spalle, ma Avier doveva avere gli occhi anche dietro la schiena, perché si girò non appena furono vicini


Ma guarda chi ci segue”

Ehi, cosa fate qui? Non sapete starvene al vostro posto?” Sissi tornava altezzosa come sempre in presenza dei Guerrieri, causando il loro evidente fastidio. Questo comportamento però infastidì molto di più Avier, che decise di allontanarsi e lasciarli proseguire senza il suo intervento. Un po’ per la capacità del ragazzo di apparire e sparire senza dare nell’occhio, un po’ perché erano effettivamente presi dal lanciarsi frecciatine a vicenda, nessuno notò la sua scomparsa.


Il russo non andò molto lontano, giusto il tempo di fare altri duecento metri prima che la sua attenzione venisse totalmente assorbita da quello che stava verificandosi in un locale. Un luogo piccolo e squallido, con una manciata di avventori tutti con dell’alcol in corpo. Fin qui nulla di interessante per il ragazzo, però il posto aveva anche un karaoke. Uno di quegli uomini, uno smilzo e dalla faccia poco rassicurante, si apprestò a cantare una canzone sapendo di non avere il minimo talento e volendo solo fare il cafone gridando e facendo versacci nel microfono. Di tutte le canzoni al mondo, scelse l’unica che Avier non avrebbe voluto sentire cantata così: My way di Frank Sinatra.


La riconobbe subito dalle prime note, la sapeva a memoria. I primi accordi lo portarono in uno di quegli stati dissociativi in cui si perdeva in se stesso e migliaia di immagini gli tornavano alla testa. Cose che non voleva ricordare, cose che non avrebbe dovuto ricordare. Fosse stato solo quello, dopo qualche secondo si sarebbe risvegliato, tornando quello di sempre. Ma fu quando quell’uomo iniziò a violentare la canzone che qualcosa si ruppe dentro il russo. Come se il suo passato, i suoi ricordi, la sua stessa mente fosse stata ridicolizzata e stuprata. Vittima di una violenza che riapriva ferite nascoste, causando dolori tremendi. Una rabbia germogliò dentro di lui, qualcosa di insostenibile, di incontrollabile.


Nessuno insulta la mia Mary. Nessuno. No, nessuno lo fa” disse in russo a sé stesso, sottovoce. Poi diresse di nuovo lo sguardo verso l’uomo che cantava, ci fu un momento in cui il tempo sembrò congelarsi, come se l’Universo intero non potesse razionalizzare quello che stava verificandosi. Poi le sue emozioni scoppiarono


TI AMMAZZO! IO TI AMMAZZO!” gridò così forte che lo sentirono lungo tutta la strada, Sissi e Guerrieri Lyoko compresi. Lasciò cadere la busta con la bottiglia di vodka e gettò sull’asfalto il bicchiere, riducendolo in mille pezzi e facendo schizzare ovunque il liquore contenuto. Poi iniziò a dirigersi verso il locale, gli uomini al suo interno non erano per niente spaventati. Anzi, l’uomo che cantava lo derise

Non passa giorno che non si incontrino squilibrati qui” disse ridendo, anche gli uomini attorno a lui sorrisero, più a comando che per divertimento


Smettila di cantare o ti ammazzo” disse Avier una volta entrato. La sua voce si era abbassata, ma il suo tono era ancora furente. Il suo interlocutore non fece il minimo cenno, scese dal palco del karaoke e iniziò ad avvicinarsi al russo.


Senti ragazzetto, sei venuto dall’Albania solo per darmi fastidio?” Avier non rispose, i suoi occhi erano iniettati di sangue ma guardavano nel vuoto, il suo respiro era lento e affaticato, le sue mani tremavano. L’errore commesso sulla sua nazionalità lo aveva innervosito, ma per il resto ciò che gli passava per la testa era indecifrabile.


Io ti ammazzo” disse di nuovo, il suo tono di voce non era cambiato. Eppure non faceva nulla, se ne stava semplicemente immobile. Non era una buona idea, non lo avrebbe portato da nessuna parte. Che cosa voleva fare? La verità è che non lo capiva neanche lui. C’era qualcosa dentro di lui che non comprendeva, ma che non poteva fare a meno di assecondare.


Il suo interlocutore, nel frattempo, aveva perso la pazienza

Non fai paura a nessuno” e dopo aver detto questo, gli diede uno spintone. Avier non oppose resistenza, ma poco sarebbe cambiato se lo avesse fatto. Rovinò a terra sbattendo con la schiena sulle mattonelle del pavimento e con la spalla su una sedia di legno, provò dolore e iniziò a massaggiarsi i punti colpiti.

Non so chi tu sia o cosa tu abbia in testa. Ma non me starò a sentire le tue idiozie. Alzati e vattene da qui, sempre che tu non voglia fare la strada a calci” gli altri presenti iniziarono a ridere, sempre in modo non spontaneo. Erano chiaramente tutti amici di quel tipo, solo il barista cercò di opporsi


Raoul… Perché te la prendi con un ragazzino? Non fargli male”

Questo dice che mi ammazzerà e dovrei rimanere impassibile? Per me è abbastanza grande da capire come ci si comporta”

Chto ya khochu, ya poluchu eto” disse Avier sottovoce mentre si rialzava. Le sue mani tremarono ancora di più e il suo respiro si era fatto più irregolare. Raoul lo aveva sentito

Che hai detto scusa?” mosse un passo per avvicinarsi al ragazzo

Ski ank, to rok” Avier venne preso per la collottola e sollevato in aria. A quell’uomo non piaceva che le cose non gli venissero dette in faccia

Abbi il coraggio di parlarmi, ragazzetto”

Ciò che voglio, lo ottengo”


In quel momento, qualcosa cambiò


????????-???????????-??????????


>Do-ktu-na Avier, inakta-in. Nek-to asken. Dak-te-ni?<

Dalle pareti di metallo una decina di sinuose braccia metalliche, simili a cavi animati o tentacoli di metallo, si diressero verso la figura femminile e ne bloccarono i movimenti. Poi la sollevarono in aria, due di essi aveva alle estremità una serie di elettrodi che iniziarono ad avvicinarsi lentamente alla testa della donna, spaventandola


Ak-tu-na Avier. Mer ni-le-nan, ni-le-on. Inokta! Ni-inokta! An-mi-rin”

>Ona lina ka-ta< 


La donna venne calata e liberata dai cavi, permettendole di avvicinarsi a uno schermo collegato a una serie di dispositivi. Le era stata data un’ultima possibilità


Omis katrà Avier?” disse mentre si avvicinava


?????????????-???????????


Un sentore di panico si diffuse fra coloro che gestivano quell’operazione, un panico anomalo. Subito dopo ci fu un andirivieni, tutti controllarono se fosse successo davvero quello che pensavano. Quando ebbero i risultati, si diressero verso il loro superiore

Akertosh Brealwunt, din arm aluken AZRWS345. Morò Niktor din lonia?” 

Anì nikta amnia ikrunia” 

Anarkal ormen dinnè?”

Fir losk. Lì nik ander” 


Terra – Francia – Parigi – Fabbrica abbandonata – Ore 00:00


La figura esile si era appisolata sulla poltroncina, la luce del monitor gli illuminava la pelle bianca del volto. Improvvisamente un panico innaturale gli fece spalancare gli occhi, per un attimo si sentì minacciato da un pericolo indefinibile, ebbe paura di morire


Morò din Swarker? Alearkit? Wo nà? Anì rimankar!”


Tornò a digitare ancora più velocemente di quanto avesse fatto prima di addormentarsi


Dintorni del cinema L’Arc en ciel – Dalle ore 00:00:15 alle ore 00:02


I Guerrieri Lyoko e Sissi avevano raggiunto il posto quando Avier era già entrato nel locale e aveva già iniziato a discutere con l’uomo al suo interno. Sarebbero voluti entrare per chiedergli cosa stesse facendo, per farlo smettere. Ma qualcosa glielo aveva impedito, facendoli rimanere impalati ad osservarlo, come in trance, dall’altro lato della strada. Poi, per un momento, ci fu come un vuoto, un momento di bianco. Quando si ripresero, Avier era uscito dal locale e gli uomini presenti al suo interno stavano fuggendo. I loro volti erano bianchi e tremavano di terrore, tra di loro si dicevano frasi sconnesse e confuse, l’argomento sembrò essere l’aver visto la Morte.


Il ragazzo russo si diresse verso la bottiglia di liquore che aveva lasciato a terra e la prese in mano.


Che diavolo è successo?” domandò William, il ragazzo non gli rispose subito. Stava tremando, come le persone che erano uscite dal locale, ma il suo terrore aveva qualcosa di diverso. Più che paura sembrava… Angoscia, ma chissà di cosa.

Stavano cantando male una canzone speciale… Non mi è piaciuto… Mi sono innervosito…” tremava così tanto che non riusciva ad esprimersi, la sua voce era più bassa del solito.

PORCA PUTTANA! Innervosito? Hai minacciato di morte della gente” il ragazzo sobbalzò all’alzare di voce di William, come se improvvisamente lo spaventassero i rumori alti. Il suo volto iniziò a rigarsi di lacrime

Ehi, ehi! Che ti prende?” non capì perché si stesse genuinamente preoccupando per Avier. Non aveva fatto nulla per stargli simpatico e sapeva pure troppo sul suo conto, eppure gli fece male vederlo così. Come se tutte quelle emozioni non appartenessero al ragazzo e non dovesse provarle


Non lo so… Ho sbagliato… Qualcosa… Ho fatto qualcosa di sbagliato” poi stappò la bottiglia di vodka e se l’avvicinò alle labbra iniziando a bere senza sorseggiare. Vedendo questo William tentò di strappargli la bottiglia di mano. Cazzo! Questa non è acqua pensò, ma Avier fu fulmineo. Gli fece uno sgambetto facendolo rovinare a terra, poi iniziò ad allontanarsi

Lasciatemi in pace” disse prima di incominciare a correre. Avier recuperava in rapidità quello che non aveva in robustezza, era un fulmine. In pochi secondi fece un mucchio di strada e lo persero di vista


RAZZA DI PSICOPATICO! Me ne torno in camera” non fu William, ma Sissi. Era in lacrime, quel ragazzo gli era sembrato così affascinante e interessante, invece era solo molto strano, probabilmente pazzo. Non si era mai sentita così delusa e ferita in vita sua, iniziò ad andarsene via anche lei correndo nel senso opposto, gli occhi le si stava arrossando per le lacrime. Quella notte avrebbe pianto a dirotto.


Lo dobbiamo seguire?” domandò Ulrich

Certo che si! Se continuerà a bere vodka come succo d’arancia a breve finirà in coma etilico. Rischia di morire! Non voglio morti sulla coscienza. E se deve proprio morire, deve essere per mano mia” il gruppo iniziò a correre lunga la strada che aveva percorso Avier, nella speranza di raggiungerlo.


Quella notte si stava rivelando molto più lunga dei loro programmi


Verso il Parc Monroe – Dalle ore 00:05 alle ore 00:15


Corri Avier, corri più veloce.

Corri, scappa.

Ma dove corri?

Da cosa scappi?


Non lo sai, non c’è nulla che sai. Nulla capisci nel mare di emozioni che è la tua mente. Tutto confuso, tutto annebbiato. Non è l’alcol che ti scorre in corpo, non è il sonno della notte. Qualcosa non va, qualcosa non torna. Non ti piace, non ti piace affatto.


Il mondo attorno a te si distorce. Le strade sembrano continuare all’infinito. Interminabili rettilinei che raggiungono l’orizzonte. I palazzi sono così grandi e si chinano verso di te. Tutto si contorce come carta, prende pieghe strane e impossibili. Le geometrie cambiano, si moltiplicano, si annullano. Nulla ha senso, tutto è perduto.


Corri Avier, come il vento corri. Come quando gli uomini cattivi ti dicevano Via da qui, fuori dal territorio e tu correvi lontano. Abbastanza lontano da essere salvo, ora corri di nuovo Avier. Corri sempre, corri di più.


Quanti suoni in questa notte? Quante persone? Quante luci? Solo le stelle dovrebbero illuminare il buio. Dove sono ora? Non le vedi, c’è troppa luce. Eppure le rivuoi, le stelle che osservavi, che apprezzavi. Puntavi il dito e ne dicevi i nomi. E quelli che non ricordavi te li diceva lei. Lei era sempre con te, anche quando non c’era. Dov’è lei?


Attraversi la strada fuori dalle strisce, fuori dalle regole. Un auto frena di botto, lo stridore ti spaventa, il veicolo ti spaventa. Salti in avanti e atterri sul marciapiede riparandoti il volto con le braccia. L’asfalto è duro, ti fa male. Che diavolo fai? Ti grida l’autista. Tu non lo ascolti, tu corri e te ne vai


Un parco. Ti piacciono i parchi, ci passavi tanto tempo. Corri al suo interno, ti senti in una bolla. Non ti sei allontanato molto, ma i rumori della città si fanno sempre più ovattati. Questo ti tranquillizza, la città non ti appartiene.


Uno specchio d’acqua. Un piccolo laghetto, ti ricorda il passato. È piccolo, ma assomiglia a quelli dove te ne stavi seduto con lei. Lei ti abbracciava e di notte indicava il cielo. Un giorno lo raggiungeremo, un giorno saremo felici ti disse. Lo ricordi bene, altre lacrime rigano il tuo volto


Ti avvicini al lago, il tuo telefono squilla. Rispondi


Piccolo bambino…”

Dove sei? Come stai?”

Ssssssh! Ascolta


Somewhere over the rainbow

Way up high

And the dreams that you dream of

Once in a lullaby”


Cullato da ciò che ti mancava. Tutto ti sembra tornare alla normalità, non hai più paura di nulla. Ciò che vuoi lo otterrai. Ora ti senti solo stordito, stanco. Hai sonno


Chiudi gli occhi un attimo e ti lasci cadere nel lago. Ti senti cullato, ti senti al sicuro



Parc Monroe – Dalle ore 00:47 alle ore 1:10


Seguire la strada percorsa da Avier si era rivelato molto semplice e molto complicato allo stesso tempo. Il suo comportamento era stato notato da molti testimoni, persone che capirono subito chi fosse l’individuo descritto nelle domande dei Guerrieri Lyoko. Al contempo, aveva seguito un percorso arzigogolato e privo di logica, correndo lungo strade e stradine di ogni tipo. Era riuscito addirittura ad entrare in una pizzeria, attraversare tutto il locale e uscire dalla porta di servizio della cucina. Tutto questo con una rapidità tale da non venir placcato dagli inservienti.


Alla fine trovarono un uomo che disse di averlo visto venire quasi investito da una macchina e poi entrare nel Parc Monroe. I ragazzi ora stavano setacciando il luogo in preda al panico e gridando il suo nome. Non trovandolo e non ricevendo risposta, iniziarono a farsi prendere dall’ansia


Sicuri che abbiamo seguito la strada giusta? Forse dovremmo chiamare la polizia?” a esprimere queste preoccupazioni fu Aelita, era di gran lunga la più terrorizzata del gruppo. Questo non piacque a Jeremy, nonostante la situazione, si sentiva terrificantemente geloso. Perché era così affezionata a quel ragazzo? Perché?

Non lo so. Però deve essere qui, quel tipo non passa inosservato. Non possono essersi sbagliati” le rispose Yumi, il gruppo intanto continuò a setacciare fino a quando Ulrich fece cenno di fare silenzio

Cos’è questo rumore?” si riferì a un suono basso e regolare che si sentiva in lontananza, ad Odd sembrò il russare di un bisonte. Per metà aveva indovinato

L’ABBIAMO TROVATO! Riconoscerei questo suono infernale ovunque” gridò Jeremy. Avier era l’unico capace di fare un baccano simile mentre dormiva.


Si diressero verso la fonte del suono e lo trovarono. Era vicino al lago, steso sul fianco sinistro e rannicchiato in posizione fetale. A un metro da lui c’era una macchia di vomito e Ulrich notò anche la bottiglia di vodka immersa per metà nelle acque del laghetto.


William gli si avvicinò subito e iniziò a scuoterlo

Ehi, ci sei? Svegliati, ti prego” il ragazzo aprì gli occhi lentamente, per un attimo restò in silenzio guardandosi intorno stordito. Poi reagì di colpo, in modo teatrale e caricato

Mi shei mancaaato hic beeel ragassshooneee”

Okay… Almeno sei vivo” commentò stranito William, prima che aiutasse il russo a rialzarsi. L’ubriachezza (anche se sembrava più fatto che sbronzo) aveva reso Avier la caricatura di sé stesso. Continuava a ridacchiare e a sorridere come un imbecille, agitava le braccia anche quando non parlava e la sua voce riusciva ad essere sia molto lenta che per nulla chiara. In poche parole, era ridotto malissimo


Riesci a reggerti in piedi?” gli domandò Ulrich vedendolo oscillare pericolosamente dopo essersi rialzato. Avier gli fece un sorriso distorto dall’alcol e rispose


Ceeerto! Shto beeenisshimo” immediatamente dopo il suo volto divenne ancora più pallido di quanto non fosse, si piegò in avanti e vomitò tutto in un colpo una massa liquida fatta di vodka e resti di popcorn. Venne fuori con un effetto esplosivo, schizzando sui vestiti che indossava e atterrando sopra le sue scarpe. Uno spettacolo per niente piacevole


Forsheee non shto hic così beene” disse muovendosi in avanti di un paio di passi e rischiando di precipitare a terra per la mancanza di equilibrio. William lo afferrò prima che si facesse male e lo fece appoggiare sulle sue spalle. Nella sua mente maledì il ragazzo che, tra acqua e vomito, gli stava sporcando una maglia comprata solo tre giorni prima. Al gruppo si limitò solo a dire


Riportiamolo al Kadic prima che si faccia l’alba”


Liceo Kadic Dalle ore 2:03 alle ore 2:40


Il viaggio dal Parc Monroe al liceo Kadic fu a dir poco mistico, con i Guerrieri Lyoko uno più stanco dell’altro nel mentre per tutto il tragitto Avier parlò a manetta. Ma proprio a manetta! Nessuno lo aveva mai visto parlare così tanto in così poco tempo, neanche i quattro del Kadic che, volenti o nolenti, lo conoscevano bene. E la cosa più incredibile non fu questa improvvisa logorrea, ma il fatto che nella mole di argomenti che tirò fuori, non ce ne fosse uno che non fosse una cazzata assurda! Tra vittorie in gare di rutti, libri messi al contrario nelle librerie per antipatia verso l’autore e furti di santini, ormai la mente di Avier navigava in mari fuori dalla comprensione umana. Riuscì a parlare per un quarto d’ora del suo odio per il colore magenta, descrivendo con trasporto motivazioni deliranti e biascicate in modo che non si capisse bene cosa stesse effettivamente dicendo. In qualche modo c’entrava qualcosa una TV sintonizzata su un documentario sulle alci, quattro asiatici e una partita a teresina.


Nonostante tutto, arrivarono davanti al Kadick. William e Yumi si sentirono presi da una strana nostalgia rivedendo il cancello di ingresso del Kadic. Quanti ricordi rievocava quella scuola, troppi per dei semplici studenti. Però, non era il momento di farsi prendere dalla nostalgia, proprio no.


Okay, noi non possiamo entrare. Chi lo afferra? Jeremy!” il ragazzo provò a protestare, ma William gli spinse contro Avier che mosse due passi prima di atterrargli addosso aggrappandosi alle sue spalle. Ora a dover lavare i propri panni erano in tre.


Direi che questa serata è stata molto più lunga di quanto potessimo programmare. Meglio che ci salutiamo, domani ditemi se è sopravvissuto”

Lo faremo” i due gruppi si salutarono e poi si separarono. I quattro del Kadic rientrarono nell’edificio scolastico e attraversarono i corridoi cercando di fare meno casino possibile. Ci mancava soltanto che qualche prof si svegliasse e li vedesse.


Alla fine arrivarono davanti la camera di Avier e Jeremy

Aelita, tu va a dormire. Noi spogliamo la spia russa e gli facciamo una doccia” fu Jeremy a parlare, la ragazza stette per rispondere quando Avier interruppe la discussione. Quello che aveva appena detto Jeremy gli donò un barlume di lucidità

Io… Io lo posso fare da solo”

No che non puoi! Non stai in piedi. Rischi di spezzarti qualche osso”

Non voglio che lo facciate voi” si tolse da Jeremy e cercò di andare via, ma dopo qualche passo dovette appoggiarsi alla parete. Il mondo gli sembrava camminare in direzione opposte a quelle che lui percorreva, ogni passo rischiava di cadere.


Ma ti sembra il caso di fare storie?”

Si” Jeremy fu quasi sul punto di tirargli un pugno, il che testimoniava quanto fosse stressato siccome tutto si poteva dire tranne che fosse violento. Aelita riuscì a fermarlo e scelse la via diplomatica, al suo ragazzo non piaceva tutta questa disponibilità nei confronti di Avier, ma non poté farci nulla


Il tuo corpo ha qualcosa che non va?” domandò la ragazza. Il ragazzo restò in silenzio, stava tremando di nuovo, ma questa volta sembrò più agitato che spaventato. Dopo un po’ fece un si con la testa

Che cosa?”

Io… Non voglio…”

Non credo ti faccia bene nascondere le cose” Avier ci mise di nuovo tempo a rispondere, era chiaramente combattuto. Alla fine però cedette

Mary diceva che i segreti non esistono, che tutto può venir scoperto se si sa cercare. Forse è meglio che vi risparmi la fatica di farlo”

Mary sarebbe tua madre?” domandò Odd, era davvero curioso di saperlo. E le motivazioni gliele disse Avier stesso, spaventandolo come sempre

Perché un russo dal nome spagnolo vuole bene a una donna inglese? Un bel rompicapo. Non tanto bello quanto la sua foto però. Lei era fantastica… Sto divagando!” fece uno scossone con la testa. Il non essere sobrio a quanto pare gli dava fastidio, era solo bravo a non darlo a vedere

Comunque, no. Non è mia madre, magari lo fosse stato. Per ora è il personaggio di una storia, una storia che dovrò raccontarvi quando mi avrete visto senza maglia. Anche se non lo voglio fare adesso, ho più sonno di voi in realtà” il discorso stranì i ragazzi poiché abbastanza confusionario e vago, ma cosa aspettarsi da un ubriaco dopotutto? Era già incredibile che avesse quella lucidità in quel momento. Si fece accompagnare nella stanza e si mise a sedere sul suo letto.


Dopo una decina di secondi di pausa, Avier iniziò a togliersi la canottiera dai pantaloni. Lo fece lentamente e tremando, come se gli costasse fatica. Il gruppo si aspettò quindi che ci avrebbe messo molto tempo, ma il ragazzo fu capace di sorprenderli come sempre. Riuscì a togliersi felpa e canottiera in un unico movimento fulmineo, voleva liberarsi di quel peso al più presto.


E loro videro.


La pelle di Avier era deturpata da una quantità spaventosa di cicatrici. Erano di forme, dimensioni e tipi diversi, ed erano abbastanza da causare forte sgomento. Si trovavano ovunque, dalle clavicole a sopra l’inguine, lungo le braccia e dietro la schiena. Ovunque.

Molte erano piccole e accumulate in un’area breve, degli squarci causati da oggetti che hanno colpito più volte nello stesso punto. Ve n’erano poi di dimensioni maggiori e che sembravano colpi di frusta, la maggior parte si trovavano sulla schiena. Sulla schiena, così come lungo le braccia e sui fianchi, si trovavano anche graffi di unghie umane, alcuni così profondi da sembrare causati da un animale, ma non lo erano. Infine, un grosso taglio gli partiva dalla spalla sinistra e scendeva in diagonale fermandosi poco sopra il relativo capezzolo. Osservandolo non si notava solo il tessuto cicatrizzale del taglio stesso, ma anche quello dei punti di sutura serviti per chiuderlo.


Il gruppo rimase sconvolto, lo guardarono con gli occhi spalancati non sapendo cosa pensare. Si sentirono male, in colpa anche. Il ragazzo invece apparve innaturalmente tranquillo, come se dopo il primo ostacolo gli fosse tutto più facile. Continuò a parlare


Ne ho anche sulle gambe. Però non mi abbasso i pantaloni, dopotutto c’è… m’lady. Però…” si tolse la scarpa dal piede destro rivelando uno degli spessi calzettoni che indossava sempre, anche mentre dormiva, e se lo tolse. Il piede aveva quattro dita, il mignolo mancava, al suo posto c’era del tessuto cicatrizzato. Inoltre, sul quarto dito del piede c’era quella che sembrava una grossa ustione.


Aelita, già provata dalla visione, scoppiò in lacrime. Gli altri non lo fecero, ma ci mancò poco. Paradossalmente, ora il più tranquillo di tutti era Avier. Non sorrideva, se ne stava fisso a guardare verso il basso e non era chiaro a cosa pensasse. Ma non era agitato, non più.


Ma come… Come è possibile?” domandò Odd, venendo immediatamente zittito dal ragazzo

Domani. Ho detto domani. Ora voglio lavarmi, voglio dormire”


Jeremy lo aiutò a fare quello. I due non si parlarono per tutto il tempo, non osavano aprire bocca su nulla. Poco dopo erano entrambi nella stanza, il ragazzo russo si era messo sul suo letto nella stessa posizione fetale in cui lo avevano trovato nel parco. Quella notte non russava fortissimo come sempre, ma Jeremy non era dell’umore adatto per rallegrarsi.


A domani, Avier”

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Passato e presente ***


Lenkerthen Lyoko Cap 4

Terra – Francia – Parigi – Domenica 18 Settembre 2005 – Ore 15:22


Huy! Mi sento tutta l’Armata Russa marciarmi in testa” fu questa la prima frase che disse Avier non appena si svegliò. Il capo gli pulsava in un’emicrania lancinante che gli rese difficile anche solo pensare, si sentiva disidratato come un profugo nel deserto e debole come un malato terminale. Quello era il peggior post sbornia della sua vita, ma non era nulla a confronto dell’orticaria che piagava la sua pelle. Cadere nel lago e farsi quella doccia così lunga la sera precedente avevano scatenato il peggio nella sua cute, che ora era arrossata come non mai e piena di piccoli ponfi nelle zone più sensibili. E prudeva, prudeva terribilmente. Se avesse passato la notte nudo in un cumulo di lana, non avrebbe sentito neanche la metà di quell’irritazione infernale.


Ehi, come ti senti?” la voce di Jeremy fece sobbalzare il ragazzo, la sua mente era così confusa che si era dimenticato di avere un compagno di stanza. Si girò verso di lui, il ragazzo indossava una camicia a quadri neri e rossi e un paio di pantaloni beige. Nel suo stato confusionale, Avier vide qualcosa di profondamente interessante in quei pantaloni. Non sapeva cosa, ma iniziò a fissarli intensamente, come incantato. Il suo sguardo però era puntato in modo un po’ infelice


Mi stai guardando il pacco?” il russo sobbalzò di nuovo, poi ricadde con la testa sul cuscino e iniziò a parlare fissando il soffitto

Ehi! Ma da quando ti esprimi così? C’entra la mia influenza? Forse è meglio che non parli di questa amicizia a tua madre”

Chiamala amicizia… Vedo che ti sei ripreso comunque”

Se fossi al posto mio, capiresti che vorrei non averlo fatto” si risollevò di nuovo stringendosi la fronte per il dolore e si mise a gambe incrociate sul letto, poi prese il suo borsone e iniziò a frugarci dentro


Ti serve qualcosa?” domandò Jeremy con tono sinceramente preoccupato, non poteva negare di sentirsi più accondiscendente nei confronti del russo. Dopo quello che aveva visto, non riusciva ad odiarlo. Non che gli stesse simpatico, ma non lo odiava.

Acqua. Tanta acqua” disse mentre estraeva un barattolo di crema per la pelle e una confezione di antistaminico dalla borsa. Jeremy fece per andarsene, quando si fermò a metà strada

Riguardo ciò che hai detto ieri sera…”

Lo farò, l’ho promesso” il tono di Avier si fece più basso e serio, anche il suo volto perse quel tono di costante esaltazione che lo caratterizzava. Per quanto fosse ovvio, capì come l’argomento fosse davvero pesante.


Jeremy non ebbe altro da dirgli, ma Avier lo chiamò quando fu sulla soglia della porta, facendolo fermare

Si?”

Solo una cosa. Potreste perdere dieci minuti prima di venire qui? Mi devo spalmare questa crema. Non sia mai apriate la porta mentre la strofino sulle…”

Ho capito”


Quando Jeremy tornò con le bottiglie d’acqua e gli altri tre Guerrieri erano passati più di dieci minuti, ma preferì bussare lo stesso.


Il silenzio che si fece in quella stanza fu quasi innaturale, i quattro se ne stavano seduti sul letto di Jeremy mentre sul suo Avier si era messo a gambe incrociate. Solo i rumori provenienti dall’esterno rompevano quel silenzio, si sentivano degli uccellini cantare e il vociare di alcune persone nella scuola. Il Sole splendeva forte e la sua luce filtrava attraverso la finestra, il cielo era sereno con solo qualche nuvola bianca candida a decorarlo. Era una così bella giornata, perché doverla rovinarla con quella storia? Questi erano i pensieri di Avier in quel preciso momento, forse dovuti al suo voler sfuggire a quella promessa, a quell’obbligo. Però no, le cose dovevano andare così. C’era solo un’ultima cosa da fare, un ultimo gesto prima di iniziare.


Dobbiamo fare un patto”

Che genere di patto?” domandò Ulrich, stranamente non acido come sempre. Anche lui era rimasto scosso da ciò che aveva visto la sera prima.

Un patto da gentiluomini. Voi quattro dovete essere gli unici a sapere la mia storia. E ripeto, GLI UNICI. Né i vostri altri due amici, né qualsiasi altro essere vivente fuori questa stanza deve saperla se non vi autorizzo io. Chiaro?” sapeva tanto di una minaccia e il suo tono di voce non rassicurava. Si alzò in piedi e allungò la mano destra davanti a sé, i ragazzi apparvero confusi. Il ragazzo spiegò subito

Stringetemi la mano, tutti. Così sigliamo il patto. Si vis pacem…” Jeremy si alzò, guardò confuso il ragazzo e poi gli strinse la mano

“…para bellum?” aggiunse con tono incerto. Avier gli sorrise e gli pizzicò la guancia con fare amichevole

Bravo il mio sapientone”


Dopo pochi secondi tutti ebbero eseguito quel rituale. Avier sentì di non aver più nessuna scusa per rimanere in silenzio, si mise a sedere sul bordo del letto, giunse le mani incrociando le dita e iniziò a raccontare

Dunque…”


[Racconto di Avier] – Russia – Dal 1988 al 2004


-Vladivostok



Il mio nome è Avier Antonovic Anisimov. Immagino proprio che questo lo sappiate già. Eppure, mi fa sempre strano constatare come nasconda una storia così lunga. La mia storia.


Come rivela il patronimico, mio padre si chiamava Anton. Anton Mikahilovic Anisimov per l’esattezza. Un uomo greve e volgare, aveva passato la sua vita a pulire i cessi della metropolitana, a spazzare l’immondizia dalle strade e a incazzarsi con gli altri. Mia madre si chiamava invece Alma Gutiérrez, di famiglia spagnola arrivata in Russia per qualche motivo. Non ho mai saputo quale, così come non ho mai saputo come abbia incontrato mio padre, o se lo avesse mai amato, o se papà avesse mai amato lei. Sulle ultime due, posso dire che tutto quello che so mi porta a pensare che non abbiano mai provato nulla tra loro. A partire dalla mia nascita: i miei genitori si sono sposati il 7 Ottobre del 1987, io sono nato 24 Aprile del 1988. Capirete che, per quanto io sia gracile, dubito fortemente di essere nato prematuro di due mesi.


Il mio primo ricordo sono le urla di mia madre, un misto di rabbia e disperazione che sembrava come distorcerla, rendeva la sua voce sofferente e le consumava i nervi. Mio padre invece parlava poco, lui alzava la voce una volta sola e poi passava alle mani. Lo fece anche quella volta, diede un pugno a mia madre così forte che rimbombò per tutta la casa. Alle sue grida di rabbia e disperazione si unirono quelle di dolore, facevano spavento. Solo mio padre riusciva a rimanere indifferente davanti quello che causava, se ne andò di casa quella sera. Non sarebbe scappato, non lo faceva mai. Se ne stava semplicemente lontano da lì per un po’, poi tornava che puzzava di alcol. Non so cosa sperasse di ottenere facendo così, di certo non si calmava.


Quando se ne fu uscito, mia madre pianse ancora per un quarto d’ora, poi entrò nella mia camera. Io me ne stavo sotto le coperte, avevo solo quattro anni e pensavo che, così facendo, sarei stato protetto dalle paure e dai pericoli del mondo. Quel giorno imparai che non era così. Mia madre entrò nella mia camera e si mise ad abbracciarmi, vorrei dire che lo fece per rassicurarmi, ma neanche questo è così. Ero così piccolo, eppure già lo sospettavo, oggi ne ho la certezza. Lei non voleva che io mi sentissi meglio, voleva sentirsi meglio lei. Magari pensava che avessi qualche superpotere del cazzo, che guarissi al contatto. Che cazzo ne so!


Non funzionò comunque, lei si innervosì ancora di più, voleva sfogarsi. Iniziò a stringere il braccio che mi stava accarezzando, poi infilò le unghie e mi graffiò. Ricordo ancora la carne che si apre e il sangue che inizia a colare, ed io che piango. Lei mi diceva “Mi dispiace”, ma con uno sguardo… Uno sguardo… Non lo riesco a definire. Era come se dicesse “Mi dispiace che tu esista solo per soffrire”. Per lei, per mio padre, per i miei genitori non ero niente. Un incidente di percorso, un problema. Il mio primo ricordo sono io che piango e mi sento incazzato allo stesso tempo, tradito dalle stesse persone che avrebbero dovuto crescermi.


Quella sera mi portò nel bagno per medicarmi, il pigiama si era sporcato di sangue e me lo fece togliere. Vidi il mio petto, c’erano già dei lividi. Sapevo di non essermeli fatti da solo, ma non ricordavo quando mi erano stati provocati. È quello che pensate, avevo solo quattro anni e venivo già picchiato.


Il futuro non poteva essere radioso, infatti non lo fu. Crescere abituati al dolore, ai colpi di cinghia di mio padre, alle unghiate di mia madre. Alle urla, alle lacrime, al sangue… Non è naturale, non lo è affatto. La paura che provavo… Io… Non riesco a descriverla. So solo che iniziai ad odiare la realtà, me ne volevo allontanare ogni volta che potevo. Parlavo poco, il meno possibile. A scuola non avevo amici, non avevo neanche contatti, a malapena ascoltavo quello che dicevano le maestre. Loro non si interessavano a me dopotutto, non facevano mai domande nonostante vedessero che ci fosse qualcosa di strano in me. Io so che lo vedevano!


Leggevo molto, di tutto. La lettura mi tranquillizzava, mi teneva lontano dai pericoli, mi illudeva di poter scappare. Ero troppo debole per pensare di andarmene sul serio, di scappare da quella casa. Non sapevo che fare, dove andare, come sopravvivere. Quindi rimanevo in stallo, bloccato a non fare nulla. Mi sento così stupido!


E il tempo passava, io diventavo più alto, le cicatrici aumentavano, così come il mio odio. Ero ormai una sorta di schizofrenico, non riuscivo più a controllare ciò che mi passava per la testa. Ero pieno di tic, strizzavo gli occhi, facevo colpire le dita tra loro e avevo spasmi facciali. Eppure non avevo il coraggio di fuggire o di ribellarmi, non ci riuscivo. Sapevo di dover fare qualcosa, ma avevo paura. Come cazzo potevo essere così imbecille? Ogni volta che ci ripenso me lo domando, me lo ridico in continuazione. “Avier, perché ci hai messo così tanto? PERCHÈ?”. Se Dio esiste, mi deve tante risposte.


Fatto sta che un giorno ci riuscii. Ricordo tutto come se fosse ieri, sono quei momenti della tua vita che dimenticherai solo alla tua morte, non so se avete presente. Era il 4 Dicembre del 1997, le dieci di sera. Dieci e ventuno minuti per l’esattezza, avevo visto l’orologio poco prima che tutto iniziasse. Mio padre quel giorno era più incazzato del solito, pare che rischiasse di essere licenziato poiché se l’era presa con il tipo sbagliato, sarebbe stata l’ennesima volta che capitava.

Quel giorno era armato, aveva una pistola, una classica 9mm con un caricatore mezzo vuoto. Aveva rubato quell’arma al cadavere di un tizio in un vicolo, doveva essere un teppista coinvolto in uno scontro a fuoco. La sventolava davanti mia madre minacciando di sparare se non si fosse stata zitta.

Mia madre pareva ignorarlo, era particolarmente disperata “Moriremo di fame! Sei un mostro!” gridava, sempre più forte. Io me ne stavo in un angolo della stanza, paralizzato per il terrore. Non riuscivo a muovermi e volevo che tutto quello finisse. Improvvisamente vidi mia madre afferrare il braccio armato di mio padre mentre continuava a urlargli contro, lui reagì d’istinto spingendola a terra ma, senza accorgersene, fece partire un colpo. L’arma non era rivolta verso mia madre, ne tanto meno verso mio padre, era rivolta verso di me. Ricordo ancora il rumore dello sparo, il mio gettarmi a terra in preda a un dolore lancinante al piede e il vedere la scarpa bucata e grondante di sangue. Fu così che persi il mignolo del piede destro, un colpo di pistola.


Quel dolore così forte, così ingiusto. Fece svegliare qualcosa dentro di me, mi caricai come di adrenalina, tant’è che riuscii a rimettermi in piedi nonostante il dolore tremendo. In quel momento esplosi, dissi tutto quello che mi era sempre passato per la testa “Io vi odio! Dovete morire! Morire!”. Continuai fino a quando non vidi mio padre avvicinarsi per cercare di tirarmi un ceffone, di solito rimanevo impalato. Ma vi ho detto, qualcosa era cambiato dentro di me. Riuscii a muovermi, a correre. Dal soggiorno alla cucina, fino all’uscita. E poi, libero.


La notte era gelida, nevicava fitto e i miei piedi affondavano nella neve. Provavo dolore a quello ferito, ma era come se non mi importasse. Volevo soltanto muovere un piede dopo l’altro, sempre più veloce, più veloce. Non avevo neanche una meta, non ero mai scappato di casa e non avevo pianificato una fuga. Non pensai neanche di dirigermi verso la stazione e prendere il treno, o di fare l’autostop, o cose del genere. Continuai semplicemente ad andare diritto, attraversai vicoli squallidi e bui, sentii il puzzo della degradazione, un odore a cui ero abituato ma che mi colpì particolarmente quella volta. Poi arrivai fuori dalla città, avevo corso per almeno un’ora, le forze iniziavano a mancarmi ma volevo continuare. C’erano alberi ovunque, alberi altissimi e ricoperti di neve. Dal cielo continuava ad aumentare l’intensità dei fiocchi che cadevano, il freddo si faceva più aggressivo e io non ero vestito nel modo adatto. Lo sentivo consumarmi la pelle, divorarmi le ossa, togliermi le forze. Se avessi continuato sarei morto, ma non mi interessava. Mi sentivo finalmente libero.


Dopo un po’ mi mancarono le forze e mi accasciai a terra. Sentii i gelidi cristalli di neve a contatto con il viso, quel freddo così intenso da provocare dolore. Ma ero felice, perché avevo scelto io di fare tutto quello. Nella morte, sarei stato qualcuno. Quel qualcuno che avevo sempre voluto essere, che i miei genitori non riconoscevano, vedendomi solo come il frutto dei loro errori. Non il nulla, ma Avier Antonovic Anisimov. Morire sarebbe stata una grande avventura…


Colpo di scena”, sono sopravvissuto. Non so come, credo fosse impossibile con quel freddo, ma ci riuscii. Sul momento pensai che tutta la mia sfiga dovesse venir compensata da qualche parte. Però so come continua la mia storia, non mi sento fortunato. L’unica cosa certa è che quella notte feci un sogno, una figura angelica. Una donna bellissima, dai lunghi capelli biondi ed emanante una luce sovrannaturale. Indimenticabile!


Mi rialzai e mi fu chiaro che, continuando per la foresta innevata, non sarei andato da nessuna parte. Dovevo tornare in città, nonostante non volessi, e trovare un modo più intelligente per scappare. Ai tempi ero troppo ingenuo, non riuscii a passare inosservato, non ero abbastanza scaltro. Un poliziotto mi riconobbe e mi prese di peso quando tentai di scappare. Io iniziai a piangere, gli implorai di non riportarmi a casa, lui mi disse che non lo avrebbe fatto.


Ero chiaramente confuso, non capii cosa intendesse. Lui mi spiegò che, durante la notte, il riscaldamento della casa si era guastato e aveva iniziato a far fuoriuscire monossido di carbonio. Il monossido di carbonio non ha odore, non ha sapore, è un veleno silenzioso e subdolo. I miei genitori lo avevano respirato tutta la notte senza accorgersene, intossicandosi e morendone prima ancora che capissero cosa gli stesse succedendo. E nessuno se ne sarebbe accorto per giorni non fosse stato per un tipo a cui mio padre doveva dei soldi. Da giorni diceva che sarebbe entrato con la forza non avesse ricevuto quello che gli spettava, quella mattina lo fece davvero, si ritrovò davanti due morti e denunciò il tutto alla polizia. Io invece, scappando di casa, mi ero salvato la vita.


Ricordo ancora il volto del poliziotto quando ebbe finito di raccontarmi tutto, era sconvolto. Non per l’accaduto, ma per la mia reazione, per la mia assenza di reazione. Ero tranquillo come non lo ero mai stato prima. Avevo perso la mia famiglia e la mia casa, eppure non me fotteva un cazzo.


-Orfanotrofio Lev Borisovic Kamenev


C’è gente che ancora oggi si chiede che cazzo c’entri Lev Kamenev con gli orfani, sono convinto che neanche i costruttori di quel posto lo sapessero. Magari erano tutti ubriachi alla scelta del nome, o avevano scelto a caso da un libro di storia su uno scaffale. Tutte teorie che si condividevano tra loro gli orfani, una delle poche cose divertenti che si poteva fare lì. Per il resto, capii subito che quel luogo lo avrei odiato. Non appena misi piede in quella struttura, mi sembrò di essere a casa. Voi capirete che nel mio caso non era una cosa positiva.


Quel posto era l’Inferno. Mi ero liberato dei miei genitori e mi trovavo davanti ad altri soprusi, questa volta si erano moltiplicati. Gli educatori erano gente senza qualifiche, si trovavano lì solo per lo stipendio, era evidente. A quegli esseri non si sarebbe dovuto affidare un cane, gli avevano dato delle vite umane, dei bambini. Non si facevano problemi ad essere aggressivi, a picchiarci e umiliarci.


Ricordo una cosa che mi accadde qualche mese dopo il mio arrivo. Nonostante avessi nove anni e nonostante i miei trascorsi, non mi ero ancora temprato abbastanza. C’erano momenti in cui la paura prendeva il sopravvento, mi entrava nel corpo come una droga e mi rincoglioniva totalmente, facendomi perdere il controllo del mio corpo. Una volta un mio compagno lanciò una cucchiaiata della roba che ci servivano alla mensa verso un educatore che passava di lì, l’uomo si girò e credette fossi stato io a farlo.


Non provò neanche ad accettarsi di aver ragione, mi incolpò e basta. Ero il capro espiatorio ideale, abbastanza incazzato e ribelle da odiare le regole e non rispettarle, ma troppo piccolo e novellino per capire come difendermi al meglio. Quell’uomo mi prese e iniziò ad aggredirmi verbalmente, non alzò neanche la mani su di me. Eppure mi spaventò tanto, come mai prima d’ora qualcuno era riuscito a fare. Era il suo modo di fare, il perché faceva tutto quello. Non era stupido e ignorante come mio padre, neanche isterico come mia madre. No, lui era sadico.


Si divertiva in quello che faceva, nel vedere soffrire qualcuno più piccolo e debole di lui. Quella era l’ultima cosa che non riuscivo a concepire, la pura crudeltà. Il piacere nel far del male, lo vidi nei suoi occhi e me la feci addosso. Non sto usando metafore, me la feci LETTERALMENTE addosso.


E lui se ne accorse. Vide i miei pantaloni inscurirsi, il pavimento bagnarsi. Vide tutto questo, e sorrise. Mi fece ancora più paura, ma non aveva ancora finito. Mi costrinse ad alzarmi, mi abbassò le braghe e invitò tutti a guardare quello che era successo, a ridere di me. E lo fecero, come cani ammaestrati. Chi per paura, chi per odio. Tutti presero a deridermi, a darmi del pisciasotto. Ricordo così bene ogni cosa, sento ancora rigarmi il volto dalle lacrime. Non so per quanto tempo piansi in quel momento, ma so che dentro di me c’era una rabbia, una rabbia incredibile. Una furia cieca che non appartiene a un essere umano, figurati a un bambino. Mi dissi che avrei messo a ferro e fuoco quel posto. Ho mantenuto la promessa…


Si, ho dato fuoco a quel posto. Il 16 giugno del 1999, avevo undici anni e me ne sentivo centoundici addosso. Il tempo in quel posto sembrava non passare mai, ma io avevo un piano. Quando sei imprigionato, rinchiuso nelle stesse mura uguali ogni giorno. Inizi a vedere cose che non noteresti mai altrimenti, piccoli dettagli che sfuggono alle persone più distratte. Errori, falle, imperfezioni. La mia mente iniziò a non provare emozioni, a voler soltanto calcolare ogni cosa, ogni passo per il mio obiettivo. Quale obiettivo? L’unico che contava: la fuga. Avevo solo quella in mente, come se non potessi pensare ad altro. Ragionavo solo su come fare, finché non riuscii a ideare un piano a dir poco perfetto. O almeno così sembrò a me.


Durante i due anni passati lì mi ero fatto sei amici, anche se forse è meglio chiamarli “compagni di sventure”. Erano alimentati dal mio stesso desiderio di libertà e potevo leggergli in faccia come sarebbero stati disposti a vendere la propria anima pur di farlo. Ormai sapevo capire molte cose dalle espressioni facciali, non avevano quasi più segreti per me. Dissi loro della mia idea, ne rimasero stupiti, poi aggiunsero qualche dettaglio e alla fine accettarono. Pochi semplici passi, dovevamo solo aspettare la notte.


E la notte venne.


Uscimmo dalla stanza. Alla sera le porte venivano chiuse, ma la maggior parte delle serrature erano scadenti e poco sicure. Artyom, uno di noi, riusciva ad aprire la porta della nostra stanza con la cinghia della sua cintura, lo fece anche quella volta.


Così ci trovammo fuori, era buio e soltanto la luce della Luna che filtrava attraverso le finestre illuminavano i corridoi. C’era qualcosa di surreale in quell’atmosfera, una forza mistica che ci spingeva ad andare avanti, a proseguire nel mio piano. So che sembra un discorso delirante, pensai anche io ci fosse qualcosa di folle sul momento, eppure in seguito anche gli altri dissero di essersi sentiti diversi quella notte.


Io mi diressi verso la porta d’acciaio che conduceva al piano sotterraneo, lì c’erano i salvavita dell’edificio, dovevamo togliere la corrente all’orfanotrofio. Questo avrebbe attirato il controllore che era di guardia la notte. Succedeva ogni volta che mancava la corrente, sarebbe stato così anche quella volta. Il piano sotterraneo era chiuso da una porta di ferro, quella Artyom non la sapeva forzare, così come non sapeva forzare la cassetta di sicurezza dove erano tenute le chiavi del cancello d’uscita. Forse saremmo anche riusciti a scavalcarlo, ma nessuno ne era sicuro e nessuno voleva perdere tempo. Fortunatamente le chiavi di quella porta di ferro erano tenute in un semplice cassetto, facendo attenzione e rimanendo silenziosi si poteva raggiungere senza farsi notare.


Rimasi ad aspettare sperando che tutti stessero facendo bene le cose, seguendo i miei consigli su come muoversi e dove nascondersi, mantenendo anche l’orientamento senza perdersi nel buio. Per un po’ ebbi paura, ma poi vidi arrivare due di loro e mi tranquillizzai. Uno si chiamava Valery, aveva le chiavi di quella porta, l’altro Boris e aveva una tanica di benzina e un pacco di fiammiferi. Boris era quello su cui avevo nutrito maggior timore, le taniche si trovavano in un capanno all’esterno, servivano per alimentare un generatore a benzina usato per le emergenze. Per uscire dall’edificio principale dell'orfanotrofio bastava aprire una finestra, non erano fatte per essere chiuse a chiave. Però quella del capanno non si poteva aprire, la porta aveva una serratura troppo complicata per forzarla. L’unico modo era rompere il vetro con un sasso e sperare che il rumore non avesse attirato nessuno. Fortunatamente fu così, lui riuscì a far entrare quella tanica senza farsi notare. La fuga vera e propria poteva iniziare.


Come previsto, quando abbassai gli interruttori del salvavita togliendo la corrente, quel supervisore si apprestò ad entrare lì. Il locale era immerso nel buio, cosa che lo stranì perché la luce di emergenza si accendeva sempre, inoltre lo sentii chiaramente lamentarsi dello strano puzzo di benzina che sentiva. Non poteva prevedere…


Quando alzò gli interruttori, la luce tornò in quel posto. Noi, io e Valery, eravamo in quella stanza, dietro di lui. Nel buio non ci aveva visti. Tenevo un fiammifero in mano, pronto ad accenderlo

Non muoverti e non parlare. Oppure appicco un incendio. Cazzo se lo faccio! C’è benzina ovunque” gli dissi cercando di essere più minaccioso possibile. Dovetti essere particolarmente convincente, perché quando si girò e vide me e il pavimento bagnato ovunque dal carburante, sbiancò. Mi sentivo così potente in quel momento


Le chiavi della cassetta di sicurezza e della tua macchina. Lanciale a Valery. ORA” basavo il mio comportamento sui film d’azione che avevo visto. Ce ne sono tanti con criminali e ostaggi, sperai che fossero abbastanza realistici da funzionare. Sul momento parve di sì, l’uomo fece come detto. Gli intimai di non muoversi mentre noi ci spostavamo, non lo perdevo di vista un momento mentre mi dirigevo verso l’uscita. Poi fui alla porta, lui cercò di raggiungerci con uno scatto, ma noi uscimmo prima e Boris chiuse immediatamente a chiave la porta. Lo sentimmo insultarci, darci dei pazzi furiosi, minacciare di ucciderci mentre prendeva a pugni la porta. Stava facendo casino, avrebbe attirato sicuramente qualcuno. Bisognava sbrigarsi.


Non so se avete mai corso sapendo che tutto potrebbe finire male. Con l’ansia galoppante che fa battere il cuore fortissimo, quasi da far male, come se potesse esplodere da un momento all’altro. Con le gambe che tremano ma allo stesso tempo non sentono fatica, drogate dall’adrenalina. L’aria che ti passa attorno e ti fa venire i brividi sulla pelle. Il respiro irregolare e un misto di emozioni incomprensibili dentro di te, emozioni che ti spaventano ma ti fanno andare avanti. Non dimenticherò mai quella notte, dovessi morire ora non fosse così.


Facemmo tutto a una velocità assurda, disumana. Aprimmo la cassetta di sicurezza e tirammo fuori le chiavi quasi strappando gli anelli di ferro con cui erano agganciate all’interno. Poi prendemmo a correre di nuovo verso l’uscita, dietro di noi si sentiva confusione, stavano capendo che qualcosa non andava e iniziavano ad uscire dalle stanze. Alcuni educatori ci inseguirono, ma ormai eravamo prossimi all’ingresso.


Uscimmo fuori e sentimmo l’aria gelida della notte, non fredda come quella dei mesi invernali, ma lo stesso d’impatto. Davanti a noi c’erano Artyom e i restanti tre di noi: Kirill, Yuri ed Ermak. Avevano rubato stracci e bottiglie dai bagni e dalla cucina e avevano creato delle molotov, gli diedero fuoco e le lanciarono oltre noi tre, sull’ingresso. Lì avevano sparso della benzina, questo fece propagare immediatamente le fiamme facendo fermare gli inseguitori, che tornarono indietro per tentare di uscire dalle finestre. Noi corremmo verso il cancello pedonale, lo aprimmo e ci dirigemmo verso il parcheggio.


Ermak aveva 17 anni e una famiglia di ladri di macchine, guidava meglio di come parlasse (in senso letterale, aveva la zeppola), poteva guidare l’auto del guardiano notturno se l’avessimo trovata. L’abitudinarietà di quell’uomo fu la nostra fortuna, era esattamente dove sapevamo fosse. Presi un sasso dal pavimento e lo lanciai contro il finestrino del guidatore, riducendolo in mille pezzi e permettendo a Ermak di sbloccare le serrature. Ci fiondammo in sei sui sedili posteriori, mettendoci uno sopra l’altro pur di entrarci tutti. Ermak invece si mise alla guida, era così abituato a rubare le macchine che riuscì ad accenderla e a farla partire in pochi secondi. Quando raggiunsero il parcheggio, noi eravamo già sulla strada sparati alla massima velocità per allontanarci da lì. Noi sei lì dietro ci voltammo solo una volta per vedere la luce delle fiamme che proveniva dall’orfanotrofio. Ci fece sentire meglio.


Non avevamo un percorso preciso per la fuga, ma fortunatamente trovammo una mappa e una torcia nel cruscotto della macchina. La guardai attentamente e feci un itinerario. La prima metà del percorso la facemmo passando per un mucchio di strade secondarie, tra boschi pieni di alberi altissimi e pianure desolate. Fu un miracolo se non ci perdemmo o impantanammo da qualche parte. Ci fermammo un attimo per sradicare le targhe dalla macchina usando i mezzi che avevamo e tanta forza di volontà. Se ci riuscimmo, fu solo perché l’auto era davvero un vecchio catorcio. In realtà non eravamo sicuri se ci avesse facilitato o complicato le cose quel gesto, ma a noi non interessò. Andammo sull’autostrada a tutta velocità.


Cazzo! Quel viaggio fu assurdo. Ricordo bene il vento che entrava dal finestrino distrutto, era gelido e ci rendeva impossibile non tremare. Mentre lo stare uno sopra l’altro in quei sedili posteriori, nonostante Kirill si fosse spostato avanti, ci faceva sudare. Ermak era stanco morto e ogni due per tre rischiava di addormentarsi alla guida, dovevamo tenerlo sveglio. Iniziammo a raccontare barzellette, battute che diventavano ogni volta più stupide, e poi più violente. Una volta finite, iniziammo a scambiarci metodi fantasiosi per uccidere il personale dell’orfanotrofio se lo avessimo rincontrato. Avevamo troppo odio in corpo, andava sfogato.


Poi, non so neanche come, ci ritrovammo a discutere del futuro e del presente. Ci dicemmo che forse avremmo fallito, che la polizia ci avrebbe fermati da un momento all’altro. Ma che eravamo riusciti in un’impresa impossibile, uscire fuori da quei cancelli. Nessuno lo riteneva plausibile, per noi quello era il carcere dove saremmo rimasti per sempre. Mi diedero del genio precoce, dissero che ero tanto minuto quanto incazzoso e poi mi soprannominarono “piccolo Frankenstein”. L’idea partì da Yuri, lui era sempre stato ritenuto l’intellettuale del gruppo, non poteva essere altrimenti. Era un bel ragazzo, dalla pelle candida e i capelli biondi. Anche se non lo conoscevi, ti faceva percepire la sua grande intelligenza e cultura. Era qualcosa nel suo modo di fare, di osservare le cose. Lui mi piaceva e lo invidiavo. Riusciva a provare piacere nella conoscenza, io ormai vedevo tutto come uno strumento, un mezzo per ottenere ciò che volevo. Non so se ho mai apprezzato davvero qualcosa… Cazzo! Sto divagando.


Quella notte, disse che avevo unito il genio del dottore capace di creare la vita dal nulla al corpo pieno di cuciture della sua creatura. All’inizio non capii a cosa si riferisse il secondo paragone, poi mi ricordai delle cicatrici. Non so perché, ma immaginarle come le cuciture del mostro di Frankenstein me le rese sul momento meno dolorose. Mi sentii lusingato e sentii un forte legame con lui. Con lui e gli altri. Ci sentivamo fratelli.


-In lungo e in largo per la Russia


Vivere per strada fa schifo. Se qualcuno vi dice che non è così, ditegli che si sbaglia. Se insiste, spaccategli il naso, se l’è meritato. Non si è dissimili dai ratti di fogna, sempre in movimento, sempre affamati e pronti ad azzannare il primo rifiuto che si trova. E se incontri un ratto più grosso e prepotente, sei tu che verrai divorato…


Sono stato nei posti più degradati della Russia. Ho vissuto l’isolamento, la fame e la paura. Ho visto la gente morire, alcuni per mano mia. La nostra stessa fuga era costata delle vittime, l’edificio dell’orfanotrofio era una merda a livello di sicurezza, come molte cose nel grande paese freddo. Prese fuoco velocemente, ci misero tempo a spegnere l’incendio e uscire da lì si rivelò più difficile del previsto per alcuni di loro. Sei membri del personale e quindici bambini morirono, chi per il fuoco, chi soffocando. Quello era ciò che avevamo pagato per ottenere la libertà.


Per quanto odiassimo quel posto, sapere di aver ucciso delle persone ci segnò. Ermak era il più grande di noi, per vari mesi non riuscì a dormire sereno. Si lamentava nel sonno e si risvegliava dicendo che li sognava gridare, che si sentiva un mostro. Anche gli altri non furono da meno, Yuri piangeva in continuazione, era nato troppo sensibile per il mondo in cui viveva, Kirill e Boris vararono più volte l’idea di dire tutto alle autorità, ma la paura di tornare prigionieri li fermava sempre. Artyom una volta tentò il suicidio, per fortuna lo fermammo in tempo. Fui io quello che resse meglio, nonostante fossi il più piccolo del gruppo. Ormai non pensavo ad altro che essere il migliore, a fare ogni cosa al meglio e ad uscire da ogni situazione. Ero così distaccato dalla realtà che non mi sentivo più umano. Forse non lo ero. Forse non lo sono ancora…


Ora, non crediate io voglia vantarmi. Dopotutto, non c’è nulla di bello in ciò che sto raccontando. Però fu grazie alla mia inumanità che quel gruppo sopravvisse. Riuscii a convincerli ad indurire il cuore, a fare scelte difficili, ad usare le loro capacità per andare avanti. Io esploravo il mondo, comprendevo i meccanismi di quella vita venefica che vivevamo. Dove nasconderci, dove dormire la notte, dove lavarci. Imparammo prima ad elemosinare, poi a rubare, poi a rubare nei posti giusti. Imparammo che esistono persone da non infastidire, i più pericolosi di loro non erano i poliziotti.


Crescemmo così, diventando una vera e propria banda di piccoli criminali. Anche se col passare del tempo smettemmo di essere tanto piccoli. Giravamo le piccole cittadine della Russia, non rimanendo mai nello stesso posto. Indossavamo le tute Adidas, un vero e proprio simbolo di potere per noi. Quando non commettevamo crimini, ce ne stavano accovacciati lungo le strade o rintanati da qualche parte a parlare tra noi bevendo vodka e mangiando semi di girasole. In realtà quest’ultima cosa la facevano solo loro, io non li ho mai digeriti bene.


E così passarono i giorni, i mesi e poi gli anni. Non erano tutti uguali, ma erano vuoti. Però non ce ne rendevamo conto. Quando sei obbligato a uno stile di vita, fai di tutto per liberartene, perché ti senti costretto in qualcosa che non hai mai voluto. Ma quando tutto è stato scelto da te, stai conducendo la vita per cui hai combattuto, per cui hai ucciso, allora è difficile accettare di aver sbagliato qualcosa. Ti convinci che le cose non possono andare meglio di così, ti abitui alla mediocrità e preferisci rimanerci, probabilmente morirai credendo a queste cazzate. Questo a meno che la vita non ti sbatta in faccia il miglioramento, come fece con me. Il mio miglioramento si chiama Mary.


Ricordo bene la prima volta che la incontrai, più di un anno fa. Sentivo che c’era qualcosa di anomalo in quella giornata, troppe cose che mi mettevano tranquillità. Il Sole che splendeva troppo per la Russia, l’aria troppo fresca e salutare… Qualcosa di anomalo, appunto.


Ero entrato in una biblioteca, lo facevo quando volevo stare un po’ da solo. Amavo ancora la lettura, anche se il mio rapporto era cambiato. Non leggevo più per svago, non mi interessavano veramente le storie nei libri. Volevo solo far passare il tempo, infatti non ricordo nulla di molti libri che ho letto in quel periodo.


Così entrai dentro l’edificio, era un posto piuttosto malridotto, ma non c’era molta gente e governava un silenzio davvero piacevole. Poi, girando tra una sala e l’altra di quel posto, la vidi. Era seduta dietro un tavolo, leggeva un libro sulle civiltà aliene e ne aveva affianco accumulati tanti altri sulle galassie e le nuove scoperte scientifiche. Era identica alla donna nel mio sogno, quello che avevo fatto da bambino quando mi lasciai morire, ed era bellissima…


Dopo un po’ la vidi girarsi verso di me preoccupata. Ero rimasto impalato a fissarla e non avevo un’aria rassicurante. L’avevo spaventata, io le parlai del mio sogno. Mi aspettavo che scappasse, chi non lo avrebbe fatto? Lei, a quanto pare. Rimase ad ascoltarmi e, non so come, ben presto ci ritrovammo a parlare di noi. Quel giorno restai in biblioteca molto più del solito.


Ora, non so se voi abbiate mai incontrato qualcuno che vi completi. Una persona che sembra fatta apposta per voi, con cui potete parlare, scherzare, sfogarvi e lei saprà sempre come rispondervi. Badate bene, non COSA rispondervi, ma COME. È diverso, è veramente diverso. Mary era… È quella persona per me. Non ho mai capito bene le mie emozioni nei suoi confronti, so solo che mi sarei perso senza di lei.


Ritornai da lei più e più volte, ai miei amici non piaceva questa storia. Vedevano che stavo cambiando, che non ero più quello di prima. Avevano paura di ciò, per loro era un tradimento. Dopotutto, io ero il perno centrale della banda. Senza di me, sarebbero stati perduti. Io gli dissi che non li avrei mai abbandonati, sarei stato per sempre il loro fratello. Loro cercavano di convincersi che non stessi mentendo, ma non ci riuscivano. Le stesse cose valevano per me. Le peggiori bugie sono quelle che racconti a te stesso.


Un giorno Mary mi disse che mi voleva bene come un figlio e voleva darmi la vita che avrebbe dato a un figlio. Però non ero un orfano come gli altri, ero un criminale. Avevo una fedina penale tremenda, questo mi avrebbe condannato a non avere una vita normale. Questo, almeno, seguendo le vie legali… Disse di avere degli “amici”, persone che sarebbero state capaci di modificare le giuste carte e fare i giusti passaggi per farmi uscire dalla gelida Russia e farmi avere una vita comune in un’altra nazione. Però, poteva farlo solo per me. Falsificare l’identità di una persona era già complicato, farlo per sette sarebbe stato improponibile. Dovevo scegliere: avrei sacrificato i miei amici per una vita migliore o avrei sacrificato una vita migliore per i miei amici?


Camera di Avier e Jeremy – Ore 16:30


Io… Ho fatto la mia scelta” Avier era riuscito a trattenere le sue emozioni per tutto il racconto. Parlava molto piano, con molte pause, ciò testimoniava che non gli riusciva facile dire quelle cose. Ma quell’ultima parte, la chiusura della sua storia, gli stava facendo troppo male. Il suo respiro si fece affannoso e le mani iniziarono a tremargli, nella destra aveva fatto girare tra le dita una moneta per tutto il tempo, aumentando la velocità nei punti dove il racconto gli era più difficile.


Ora invece la moneta era rallentata e si muoveva in modo molto più incerto, Avier non riusciva a tenere la mano ferma.


Ciò che voglio, lo ottengo. È quello che mi sono sempre detto, io volevo una vita migliore, l’ho sempre voluta… Però, certe volte… Scegliere… È così difficile…” la moneta gli cadde di mano e rotolò sul pavimento. Il russo si portò le mani al volto e iniziò a piangere a dirotto.Borbottò qualche frase poco chiara nella sua lingua

Prostite, brat'ya. YA ne khotel zapachkat'sya tvoyey krov'yupoi si sentì una mano sulla spalla, alzò la testa mostrando gli occhi bagnati e arrossati. Ulrich si era avvicinato e lo guardava fisso, non aveva pianto come gli altri tre ma era davvero provato dall’ascoltare quella storia

Io… Credo di averti giudicato male” il russo gli tolse la mano da lì e sorrise. Un sorriso non forzato, spontaneo. Strano che gli riuscisse nonostante tutto

No, non credo. Mi trovavi un imbecille, penso di esserlo. Ho solo una storia complicata dietro”


Per un mezzo minuto interminabile ci fu un silenzio tombale, nessuno sapeva cosa dire. Fu Avier che risolse la situazione, il suo talento era davvero innato in certe cose


Vorrei chiedervi di uscire, almeno m’lady. Devo vestirmi. Poi, credo che andrò a fare la spesa, devo preparare il kompot” accennò un altro lieve sorriso. I quattro amici abbandonarono la stanza, lasciandolo solo. Però rimasero fuori la porta, come se non sapessero dove andare


Che cosa si dice ad una persona del genere? Cioè, è…” Odd era confuso, si sentiva soverchiato da una situazione in cui non sapeva come agire. Anche per gli altri fu così, Ulrich espresse i suoi pensieri

Sapete, prima mi dava fastidio e mi inquietava a volte. Ora quel ragazzo mi mette timore”

In che senso?” chiese Jeremy. Si stava pulendo gli occhiali, si era accorto solo in quel momento che si erano appannati

Pensateci, più o meno tutti pensavamo che si credesse migliore di tutti gli altri, che fosse uno sbruffone come tanti. E se invece non lo fosse, uno sbruffone? Ha vissuto una vita infernale, con problemi e preoccupazioni che farebbero cedere un adulto… E le ha superate tutte, senza impazzire. Per quanto sia strano, per quanto possa avere crolli psicologi, non è fuori di testa. Ha fatto scelte con poche certezze. Lui…” Ulrich abbassò la voce

Lui non aveva torri da disattivare e Ritorni al passato. Non poteva sapere quali sarebbero state le conseguenze delle sue azioni, ma ha deciso di scegliere e ‘ottenere ciò che voleva’, usando le sue parole. Come gli può apparire una vita normale adesso? Secondo me molto prevedibile, credo che lui possa… Controllare gli eventi, in un certo senso. Per questo sembra prevedere tutto e decidere sempre al meglio. Credo che lui sia veramente superiore a tutti noi


Stavano per dire altro, ma Avier uscì dalla camera all’improvviso. Il suo volto era tornato simile a quello che aveva sempre, nonostante ci fossero ancora i segni del pianto


Vi va di farmi compagnia mentre faccio la spesa?”

Sicuro di non voler stare da solo?” gli domandò Aelita, il ragazzo sorrise e poi rispose

No, meglio di no. Se sto da solo inizio a pensare al passato, ne ho già parlato troppo. A proposito, ricordate il patto” si portò un dito sul volto e fece il segno di tenere la bocca chiusa


L’Usato di Renard – Dalle ore 18:00 alle ore 18:10


Forse Avier non era sovrumano come credeva Ulrich, ma la capacità con cui tornò sereno fu incredibile. Era come se non avesse mai parlato di quegli argomenti, non sembrava il ragazzo distrutto e sofferente che avevano visto.


Girarono così per il centro commerciale a comprare frutti di ogni genere, perlopiù fragole, uva e cachi mela. Le parole del russo, fino ad allora ascoltate con un certo fastidio da tutti (tranne Aelita), diventarono stranamente interessanti. Non c’era più il pregiudizio avuto fino a quel momento, i modi di fare esuberanti ed istrionici del ragazzo erano ancora fastidiosi a volte, ma lì vedevano sotto un’ottica diversa.


Impararono che una delle cose più affascinanti di Avier era il suo fare riflessioni non dà poco partendo da argomenti frivoli. Era veramente come se riuscisse a trovare schemi e significati nascosti dietro le cose, tutto questo senza gonfiare delle idiozie dandogli più significato di quanto ne avessero. No, vedeva oltre le cose con la sensibilità di un artista.


Un esempio particolare fu quando uscirono dal centro commerciale, Avier voleva girovagare ancora un po’. Così si misero a camminare per le strade della città, fin quando non arrivarono davanti la bottega di un rigattiere. Il posto si chiamava L’Usato di Renard, il ragazzo fu attirato da dei dischi esposti in vetrina

Uh! Io adoro la musica” si diresse correndo verso di loro, aveva gli occhi sognanti di un bambino. Si stava genuinamente divertendo in quel momento. Dopo aver dato una rapida occhiata a quelli in vetrina, entrò subito nel negozio e parlò con il commesso.

Salve, è lei il signor Renard?” il commesso, un uomo di una trentina d’anni con un paio di occhiali da vista sul naso, alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo e rispose

Certo, cosa desideri?”

Ci sono altri CD come quelli esposti?”

Dall’altro lato di quello scaffale” gliene indicò uno al centro del locale, il ragazzo ci andò con rapidi passi e trovò i dischi dentro uno scatolone di cartone, impilati uno sopra l’altro affianco ad altre cianfrusaglie. Iniziò a prendere uno ad uno i vari album facendo un commento ad alta voce per ognuno


David Bowie no, non mi piace… I Queen non li apprezzo più di tanto…. Col cazzo che ascolto gli AC/DC!” d’un tratto gli apparve un’espressione stupita sul volto, aveva tra le mani un disco che non pensava di trovare lì. L’album Girl You Know It’s True dei Milli Vanilli

Nooo! È da un sacco che lo cerco” ignorando totalmente gli sguardi incuriositi degli altri quattro, il ragazzo corse verso la cassa.

È originale, vero?” domandò dopo averlo poggiato sul bancone, il signor Renard era preso a leggere il giornale, il tono di voce più alto del ragazzo lo fece balzare di soprassalto e quasi gli caddero i suoi occhiali dal viso. Se li sistemò, prese il disco, lo girò verso di sé e lo osservò. Nel farlo, un grosso sorriso gli apparve sul volto


Si, questo si. Sai, lo comprò mio fratello assieme a me tempo fa, quando eravamo ragazzini”

Perché suo fratello se ne vuole sbarazzare?”

In realtà, non posso sapere se avrebbe accettato di venderlo. Lui… Lui non è più tra noi”

Oh! Mi dispiace”

No, tranquillo. Non potevi saperlo. Piuttosto, dimmi, perché sembri così entusiasta di acquistare la più grande truffa della storia musicale?”

Truffa?” Odd domandò ancora più curioso di prima, nessuno conosceva i Milli Vanilli. Tranne Jeremy, che disse quel poco che aveva letto su di loro da qualche parte


Si, mi pare che le voci registrate nelle canzoni non siano quelle dei cantanti. Giusto?”


Avier prese il disco in una mano e nell’altra iniziò a giocherellare per l’ennesima volta con una delle sue tante monete. Fece un sospiro e assunse l’aria di qualcuno che fa un discorso a cui tiene particolarmente


Si, quello che hai detto è vero. La verità però non è così semplice, come in ogni cosa dopotutto. L’uomo dietro la creazione di questo gruppo si chiama Frank Farian, anche lui era una sorta di dottor Frankenstein. Non era tanto bravo a cercare talenti, ma creava veri e propri prodotti commerciali dal nulla. Dei mostri del denaro, potremmo chiamarli. Lo fece con i Boney M, prese un uomo di colore di bella presenza e capace di ballare e lo affiancò a tre ragazze di colore molto belle, poi fece loro cantare delle canzoni correggendo eventuali imperfezioni e stonature in studio. Ottenne un prodotto perfetto, uno strumento capace di accumulare banconote su banconote. Ma questo è nulla rispetto a ciò che fece con i Milli Vanilli.

Un giorno gli passò tra le mani questo gruppo composto da quattro membri, molti bravi a cantare ma, a detta sua, poco belli. Non adatti alle immagini, ai video musicali. Cose su cui si puntava tutto in quei tempi, dopotutto i Buggles cantavano Video Killed the Radio Star. Avrebbe potuto scartarli, dirgli semplicemente di no. Ma non era il tipo.

Gli capitò invece di incontrare Fab Morvan e Rob Pilatus, due ragazzi di colore molto belli, quelli che vedete sulla copertina. Adatti per il pubblico di ragazzine, però senza alcuna nozione di canto. Fece 2+2 e propose loro un contratto, li manipolò per convincerli ad accettare e riuscì ad ottenere l’accordo che sperava. Mesi dopo vennero chiamati e scoprirono che non avrebbero dovuto cantare loro, solo dare il labiale per delle canzoni già registrate.

La cosa peggiore di questo piano fu che funzionò. I Milli Vanilli fecero un successo pazzesco e Girl You Know It’s True divenne sei volte disco di platino negli Stati Uniti. Non voglio pensare come si debbano essere sentiti quei due, con da un lato la consapevolezza di essere degli imbroglioni e dall’altro l’incapacità di abbandonare il proprio successo, tutto questo ingabbiati da un contratto. Forse c’erano delle scelte, ma tutte avevano dei sacrifici. Sacrifici che non vollero fare, questo gli si ritorse contro.

I castelli di carte non durano in eterno. Già si vociferava da tempo che le voci nelle canzoni non fossero davvero le loro. Capitò poi che, durante un esibizione ‘dal vivo’, il nastro del playback si inceppò, continuando a ripetere all’infinito Girl you know it’s, girl you know it’s, costringendo i due a scappare dietro le quinte.

Questo evento sarebbe anche potuto venir insabbiato, facendo molto meno scandalo del previsto. Però fece capire a Frank Farian che il tutto stava durando troppo, c’erano in gioco equilibri troppo grandi. Fece un’ultima mossa, la più impensabile: disse la verità”

La casa discografica annullò il contratto, i premi vinti vennero ritirati e i Milli Vanilli si ritrovarono in mezzo a 26 accuse per frode. Certo, alcune erano rivolte alla casa discografica, ma loro subirono il danno più grande. La loro immagine fu per sempre compromessa, il pubblico li avrebbe ricordati in eterno come dei falsi. Tutto questo per mano di praticamente un solo uomo”

Quando ero in Russia amavo le loro canzoni, io e i miei amici le ascoltavamo a tutto volume. Però, sapevo anche della loro storia, e ricordarmene per me era un monito. Un invito per tenere a mente che esistono persone capace di decidere per altri, di controllare ogni cosa a proprio piacere, incastrando i pezzi dove loro vogliono. Il mio desiderio è diventare molto più potente di queste persone”


Ci fu di nuovo un silenzio tombale, questa volta per lo stupore. Non solo perché non si aspettavano una cultura musicale simile dal ragazzo, ma anche per la naturalezza con cui era arrivato all’ultima riflessione. Perché Ulrich doveva aver ragione? Perché Avier sembrava così superiore a tutti quanti?


Dopo tutto quello che hai detto, mi dispiace quasi vendertelo… Mai pensato di entrare in politica? Per me faresti carriera” commentò il signor Renard

No, però ci farò un pensiero. Magari un giorno sarò presidente grazie a lei”

Ne sono sicuro”


Cortile del Kadic – Dalle ore 21:00 alle ore 22:00


Avier era seduto sulla stessa panchina su cui si era trovato a disegnare giorni prima, questa volta non lo stava facendo. Con la spesa aveva accumulato un mucchio di spiccioli, monetine che lanciava con le dita dentro un barattolo di vetro un metro e mezzo davanti a lui. Faceva quasi sempre centro


È uno sport olimpionico?” gli domandò Aelita, senza farlo spaventare come la volta precedente, il ragazzo l’aveva vista giungere


Come fai a sapere quando mi trovo qui?”

Aaah! Quindi c’è qualcosa che non sai!”

No, in realtà credo di poterlo capire. Però volevo essere educato”

Stai bluffando”

L’ha detto anche William, hai visto com’è finita…” la ragazza si sedette di nuovo affianco al ragazzo, un po’ più vicino dell’altra volta però. Sentiva una maggiore familiarità con lui


Era una delle cose che volevo chiederti. Che diavolo hai scoperto quella sera?” Avier lanciò un’ultima moneta facendo un altro centro, giunse le mani e le poggiò tra le gambe. Visto da una certa angolazione, sembrava un gesto osceno, ma non era davvero sua intenzione.


Devo parlartene?”

È davvero grave? È forse qualcosa di illegale?” Avier sorrise leggermente, facendo una debole risata a cui poi seguì un sospiro di rassegnazione

No, nulla del genere. Ma nella legalità esistono cose che possono dare più preoccupazioni dei crimini”

In che senso? Io non riesco a capire…” Aelita stava letteralmente soffrendo per la confusione, il ragazzo la guardò negli occhi e percepì tutto quello che provava. Le mise una mano sulla spalla e la fissò diritto con i suoi occhi scuri, facendo fermare di colpo la ragazza, che non poté non fissarlo a sua volta


Facciamo che lo dico solo a te perché sei speciale”

Speciale? Per cosa?”

Beh! Sei la prima che ha tentato di comprendermi, è notevole. E poi sei carina, mi persuadi più facilmente” disse l’ultima parte con tono scherzoso, la ragazza sorrise con lui, ma non poté trattenere il rossore sulle guance.


Avier fece un altro sospiro, poi parlò

Mentre facevo il mio gioco, ho borseggiato la tasca destra di William e ne ho osservato il contenuto quando mi sono girato. Avevo in mano il suo portafogli, la sua carta d’identità e un preservativo”

È quello che ha spaventato a morte William?”
“Un preservativo? Non credo. Poi, se fosse stato solo quello, non ne avrei neanche parlato. William non è vergine! spaventerebbe una banda di cristiana ortodossi bigottissimi. Non mi sembra il vostro caso”

E quindi? Non capisco”

Perché non ho finito. Ho aperto il portafogli e dentro ho trovato una foto di Yumi…” Aelita strabuzzò gli occhi, stava intuendo quale fosse la verità.


Quindi ho parlato in modo aggressivo per generare ansia, volevo vederne gli effetti. William ovviamente si è agitato, ma con l’altro occhio ho visto che anche Yumi si stava innervosendo, più di tutti voi. Quei due avevano un legame, stavano insieme e non hanno voluto dirvelo. William inoltre ha bisogno di avere sempre un preservativo in tasca, questo significa che quei due stanno molto insieme” Aelita era stupefatta, quasi scioccata. Ci mise un po’ a dire qualcosa


Io… Non me lo aspettavo. Perché non ce l’hanno rivelato?”

Forse non volevano che Ulrich la prendesse male”

Ma non mi sembra molto maturo. Non peggiorano le cose facendo così?”

Penso di sì. Ma cosa ti ho insegnato con la storia dei Milli Vanilli? A volte le scelte comportano delle conseguenze che non vogliamo sobbarcarci, che ci spaventano. Alcuni preferiscono non scegliere, come William e Yumi in questo caso. Però, non voglio neanche scegliere io per loro. Quindi questa cosa rimarrà tra noi due, va bene?” Aelita annuì.


Fra i due ci fu il silenzio per un po’, si limitarono a guardare fissi gli alberi che si stagliavano nel buio della notte senza dire nulla. Era un momento di calma, molto piacevole e rilassante. Aveva un che di poetico nell’insieme, ma ad Avier non piacevano le poesie


Comunque, da quello che ho visto nel tuo sguardo quando ho parlato del preservativo, mi pare di capire che tu e Jeremy non… AAAAH! IL FEGATO!!!” Aelita gli aveva tirato una mega gomitata nel fianco, il ragazzo balzò in avanti e cadde a terra agitandosi per il dolore mentre si teneva le mani sul punto colpito. Non era chiaro fino a che punto stesse fingendo


Cyka blyat!!!! Che cazzo sei? Uno Spetsnaz?” Aelita non poté trattenersi dal ridere, era fin troppo teatrale. Il ragazzo iniziò a ridere anche lui, seppur senza togliersi le mani dal fianco.


Ora alzati. O vuoi dormire sul terreno?”

Non è tanto male qui sotto”

Alzati, sul serio”

Sollevami” disse il ragazzo alzando il braccio sinistro

Stai scherzando?”

No” la ragazza sbuffò, anche se non era veramente infastidita. Decise di assecondare il gioco del russo e prese a tirargli il braccio, sentì inaspettatamente una tensione e cadde su di lui


AHI! Stai cercando di uccidermi per caso?”

Tu mi hai tirato” disse la ragazza iniziando a sollevarsi e guardando dall’alto il suo volto

Io? Ma se sono un fuscello. Sei tu che sei debole!”

Idiota” i due si misero in piedi, rimuovendosi da quella posizione compromettente.


Forse è il caso di andare a dormire, non trovi?” disse poi Aelita, il russo fece un cenno di assenso. Poi volle dire una cosa

Sai, mi piace molto parlare con te. Mi fa sentire meglio. Prima, in tuta con questa notte, avevo freddo nonostante l’abitudine. Quando sei arrivata mi sono sentito riscaldato”

Beh… Mi fa piacere” Aelita non era sicura del significato di quella frase, le sembrava un po’ stupida per certi versi. Eppure non poté fare a meno di pensarci per tutta la serata, anche poco prima di addormentarsi.


Sala del supercomputer – Lunedì 19 Settembre 2005 – Ore 2:12


La figura pallida sentiva sul suo corpo una stanchezza tremenda, eppure continuò a digitare e a programmare a velocità assurde. Contemporaneamente fece un mucchio di appunti con un dispositivo poggiato vicino la tastiera. Funzionava con un comando vocale che, una volta ricevuto, azionava il congegno. Da quel momento fino al comando di spegnimento, ogni parola detta sarebbe stata registrata e tradotta in testo sull’ologramma che proiettiva. La figura aveva appena smesso di aggiornare i suoi progressi, quando gli spasmi ricominciarono. Partirono come sempre dalle mani per poi propagarsi rapidamente per tutto il corpo, diventando sempre più forti. Nonostante questo riuscì a iniettarsi il suo farmaco nel corpo senza cadere dalla poltrona.


Quando i suoi movimenti tornarono controllabili, fece dei profondi respiri. Spostò lo sguardo sul contenitore delle siringhe, osservando con disperazione come ne fosse rimasta una sola. Poi guardò i progressi sull’ologramma, scrutò con una strana attenzione ogni singola lettera, quasi avesse dimenticato il suo alfabeto a forza di rimanere lì. Poi commentò tra sé e sé


Sint ock. Okrin anì anarkà ormen dinnè. Int-morò enoma kromian?” 


Con una combinazione di tasti, la figura fece apparire i dati di tutti quelli che avevano usato il supercomputer e gli scanner per Lyoko


Aelita Schaeffar nik, Yumi Ishimaya nik, Ulrich Stern nik, Odd della Robbia nik, William Dunbar nik… Jeremy Belpois, ya da. Din azarawas mektà armia in Lyoko” 


La figura poi si stese sulla poltrona e chiuse gli occhi. Dopo un po’ si appisolò, il suo sonno era agitato dagli incubi come sempre.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Terzo contatto ***


Lenkerthen Lyoko 5

Terra – Francia – Parigi – Lunedì 19 Settembre 2005 – Ore 4:30


Ho freddo Aelita… Riscaldami…


Sono qui, Avier


Stringimi a te


Oh Avier!


Così… Riscaldami…


Oh!


Stammi vicino…


Aelita si svegliò di colpo, confusa e agitata per il sogno. Perché? Si domandò tra se e sé, non trovando risposta. Cosa poteva aver spinto la sua mente a concepire… Quello. Che si stesse inna… NO! Assolutamente no! Lei era impegnata. Per quanto Avier fosse simpatico, era troppo… troppo… Strano! Già, troppo strano. Insomma, di certo uno come lui non è normalissimo… Ed è un motivo per non inn…? Si! Certo che lo è… O forse…

Aaaah! È solo un sogno. Perché voglio dargli un senso?” sospirò dopo un po’, si mise sul fianco e tornò a dormire per il tempo che le rimaneva. Non si sentì convinta di ciò che si era detta


Ufficio del Preside Delmas – Ore 7:30

Sa perché è qui, Asimov?”

Ehm, in realtà è Anisimov”

Non è il momento” Avier non era solito temere le autorità, ma si sentì profondamente a disagio in quel momento. In quell’ufficio lui era fuori luogo, anche solo come accostamento di immagini. Lì dentro tutto trasmetteva rigore e ordine, come i libri perfettamente sistemati sugli scaffali, i documenti nei cassetti e le scartoffie sulla scrivania. Tutte le cose fuori posto erano addosso ad Avier, con la sua mise da eterno clochard russo e i suoi capelli non pettinati.


Il ragazzo era seduto davanti la scrivania del preside, con quest’ultimo che lo guardava imperturbabile da dietro i suoi occhiali da vista. Le sopracciglia cispose e la barba folta grigia gli davano un’aria ancora più seria.


Direi che non mi sono comportato bene sabato”

Ti sei ubriacato, hai dato di matto, hai quasi iniziato una rissa e, cosa ancor più grave, hai fatto piangere mia figlia”

Però ho pianto anche io”

Non è il momento di scherzare!” urlò dando un pugno sulla scrivania così forte da far rovesciare il portapenne poggiato sopra. Avier lo rimise a posto, utilizzò quegli attimi per pensare bene a come giostrare le sue parole. Nonostante la sua ansia, non era spaventato. Con ciò che aveva vissuto, queste cose non potevano turbarlo. Però, essere eloquente gli richiedeva davvero uno sforzo mentale certe volte.


Lei ha ragione, mi sono comportato di merd…”

Linguaggio!”

Male. Mi sono comportato malissimo, una vera schifezza. E me ne vergogno. Mi dispiace”

Almeno hai la decenza di scusarti” il preside Delmas poggiò la schiena sulla scrivania e mise le mani sui braccioli.

Vattene” disse poi al ragazzo con tono freddo e autoritario. Avier si alzò lentamente guardando fisso il preside, come se temesse potesse estrarre una pistola e sparargli da un momento all’altro.


Nient’altro?” disse una volta in piedi, facendo un sorriso nervoso. Il Preside lo scrutò diritto negli occhi neri, quasi perforandolo con lo sguardo.

Non posso giudicarti a livello scolastico per cose che hai fatto fuori da qui. Inoltre mi sento abbastanza magnanimo…” mise un accento particolare su quell’ultima parola, a voler sottolineare come il suo fosse un vero e proprio atto di pietà

“…Da non prendere altri provvedimenti. L’unica cosa che esigo è che tu non abbia più nessun, e ripeto NESSUN contatto con mia figlia. Capito?”

Da staroye der’mo

Che vuol dire?”

Che ho capito”


Avier uscì dall’ufficio della presidenza e fece un sospiro di sollievo, dopo pochi passi già non sentiva più l’ansia. Si mise a camminare canticchiando come suo solito.

Gli alunni lo guardavano in modo diverso, Sissi era pur sempre una ragazza popolare e aveva detto a molti come si era comportato con lei due giorni prima. La magia che lo avvolgeva si era ancora più affievolita. In molti si adeguarono all’idea che fosse un tipo molto strano, ma non così tanto affascinante. Al ragazzo tutto questo interessava meno di niente.


Mensa – Ore 12:00


La mensa era affollata come sempre, tutti gli studenti chiacchieravano tra loro animatamente riempendo di voci l’aria. C’era un certo ordine però, le file di ragazzi che andavano al bancone reggendo il vassoio rispettavano la successione senza tentare di scavalcare. Il tavolo dei Guerrieri Lyoko era occupato al momento solo da Aelita e Jeremy, i due stavano chiacchierando, ma c’era qualcosa di diverso. Il ragazzo lo fece notare

A cosa pensi?”

Nulla” la ragazza cercò di essere quanto più convincente possibile, sperando che il discorso passasse ad altro. Non funzionò


Stai mentendo. Lo vedo che continui a rimuginare su qualcosa. Anzi, probabilmente, su qualcuno…”

Cosa vuoi insinuare?” il tono di voce della ragazza si era fatto più alto e irruento, attirando l’attenzione di alcuni dei presenti. Jeremy cercò sia di rimanere impassibile, sia di invitarla a non alzare la voce, non volendo però abbandonare la questione


Credi non abbia visto tutte le attenzioni che dai a quel russo?”

Lui ha un nome! E poi, tu pensi davvero che io ti tradisca con lui?”

No. Però lui ti piace, non è vero?”

È solo un mio… Nostro amico” i due avrebbero continuato, la questione era particolarmente accesa. Però videro arrivare i loro amici e, sopratutto, Avier. Non era il caso di farli entrare tutti in quella discussione.


Ehi, indovinate un po’?” incalzò Ulrich mettendosi a sedere e poggiando il suo vassoio sul tavolo, né lui né gli altri avevano visto l’accaduto.

Cosa?” domandò Jeremy sorridendo, un sorriso leggermente forzato. Non lo notò nessuno però, tranne Avier, che iniziò a scrutare tutti con particolare attenzione.


Siamo uno dei gruppi per la presentazione di inglese” rispose indicando se stesso, Odd e Avier.

Non si vedevano alleanze così dalla Triplice Intesa” scherzò Aelita, lo fece d’istinto. Se ci avesse riflettuto, probabilmente sarebbe rimasta in silenzio.


Battuta acculturata, m’lady” Jeremy aggrottò la fronte sentendo questa risposta del russo, non riusciva a nascondere quello che provava. Avier lo notò e iniziò a mangiare a grandi bocconi, molto velocemente e con voracità. Non ci volle molto prima che quel comportamento venisse commentato

Ehi, non strozzarti! Sembra che non mangi da giorni” il ragazzo inghiottì l’ultima parte del suo purè di patate poi rispose ad Ulrich

Lo so. Ma voglio sbrigarmi, sento che mi beccherò una coltellata se rimango”

Come?”

Fidati di me. Qualcuno qui ha capito cosa intendo” e si alzò, per poi dirigersi fuori dalla mensa. Jeremy abbassò lo sguardo per nascondere la sua rabbia, ci mancava solo che il pomo della discordia capisse tutto.


Camera di Avier e Jeremy – 16:10


Odd, Ulrich e Avier erano seduti davanti al computer di Jeremy. Il ragazzo aveva concesso di usarlo nonostante avrebbe preferito che Avier se ne stesse lontano. Lo odiava con tutto il cuore, ma non voleva esternare quei sentimenti. Si sarebbe sentito poi in dovere di parlarne con i suoi amici, non voleva farlo.


D’altro canto, i due avevano capito che qualcosa non andava. Era fin troppo evidente.

Non puoi proprio dirci nulla?” continuò a domandare il ragazzo tedesco, con un’aria più agitata che curiosa

Non voglio. Sento che farei danni”

Posso capire. È solo che non li abbiamo mai visti così, vorremo poter essere d’aiuto”

Fidatevi di me, è meglio che non facciate nulla. Piuttosto, pensiamo a questa presentazione”


Il ragazzo si mise a sedere davanti lo schermo, lo guardò e… Non fece nulla. Rimase lì a fissare prima lo schermo, poi la tastiera, il case e infine i due ragazzi. Replicò questo ciclo di azioni per altre due volte, finché non gli venne rivolta la fatidica domanda


Tu sai usare un computer?”

Certo! Ma tu credi che io non… Ma è ovvio che… Solo… Come si accende?”

Non lo sai usare, vero?”

Okay, forse è così” i due iniziarono a ridere cercando di non farlo troppo sguaiatamente, Avier iniziò ad arrossire, per la prima volta mostrò chiaramente di essere in imbarazzo. Provò a giustificarsi mentre prendeva a gesticolare in modo animoso e diverso dal solito

Ero un barbone! I computer li rubavo, non li usavo”

Dai, non c’è bisogno di giustificarsi. Di certo non sarai l’unico a essere incapace di usarne uno” rispose Ulrich

Si, anche mia nonna non ci riesce” commentò Odd, i due presero di nuovo a ridere. Avier si rassegnò a quella ferita nell’orgoglio, lasciò che i due continuassero a divertirsi un po’ e, quando ebbero finito, si lasciò istruire.


Il ragazzo assunse un’espressione incuriosita per tutta la durata della spiegazione, ricordando ai due le vicende da Renard. Aveva sempre un che di straniante vedere quel ragazzo, più grande di loro e sempre pervaso da un certo cinismo di fondo, assumere un comportamento così fanciullesco. Le sue domande non erano da meno

Quindi, io scrivo qualcosa qui, premo invio e la trovo?”

Beh… Si. È così che funziona internet”

Ma tutto questo è nel computer?”

No, è su internet. Non nel computer”

Quindi… Significa che è… Per aria?”

No… Non proprio. È… Come dire…” Ulrich si sentì in difficoltà, non avrebbe mai pensato che spiegare qualcosa di così comune potesse essere tanto difficile

Non so come dirtelo. Facciamo così, te lo fai spiegare da Jeremy. Va bene?”

Okay. Posso provare?”

Certo”


Il ragazzo iniziò a digitare lentamente premendo i pulsanti con gli indici, sembrava davvero un bambino che aveva a che fare con un giocattolo mai visto. Alla fine scrisse video

Un po’ generico, non trovi?” commentò Odd

Giusto” il ragazzo premette una P, poi una O, una R, una N… Poi Ulrich gli strattonò via le mani


Ma ti pare il momento? E poi è il computer di Jeremy”

Capisco la prima obiezione, ma la seconda?” Ulrich cercò di dare una risposta a quella domanda, rendendosi conto che non ci riusciva facilmente. Avier lo stava facendo sentire ignorante come pochi

In poche parole, le cose che cerchi rimangono salvate per aiutarti. Si possono cancellare, ma non lo so fare. Non vorrai che Jeremy sappia che cerchiamo… Cose sul suo pc?”

Oh! Quindi è così che il governo ci spia…” e con quell’osservazione totalmente fuori luogo del russo, il gruppo capì che era meglio smettere di perdere tempo.


Passò il tempo, non si può dire che il lavoro proseguì spedito, ma proseguì. Creavano una diapositiva dopo l’altra, inserendo immagini e testi nel modo più ordinato e gradevole possibile. Ogni volta che volevano smettere, dopo un po’ tornavano sui loro passi dicendo che qualche argomento in più avrebbe magari permesso loro di ottenere un voto migliore. Poi però finivano irrimediabilmente a cazzeggiare nel frattempo, cercando cose stupide o facendo battute su ciò che leggevano o vedevano. Fu proprio cercando immagini che, con l’incredibile magia dei correlati di Google, l’attenzione di Avier venne attirata da un quadro misteriosamente apparso in un elenco sul fianco destro dello schermo.


Che ritratto è questo?” disse mettendo un dito sopra lo schermo, Ulrich mosse il mouse e ci cliccò sopra, ingrandendolo. Era il quadro di una donna distesa sopra un triclinio, la riconobbe subito

La maja vestida del Goya! A mio madre piace questo quadro. Chissà perché ci è apparsa? Non è del secolo che abbiamo cercato” Avier aveva ascoltato o forse no, non era chiaro siccome aveva preso il suo portafogli e lo aveva aperto mentre il ragazzo parlava. Prese dal suo interno una foto rettangolare e la mise sullo schermo, affianco al quadro. Sulla foto c’era un giovane ragazzo biondo vestito con un vecchio e lungo abito da donna, disteso su un letto in una posa comicamente simile a quella della maja.

Separati alla nascita. Non trovate?”

Chi è quel tipo?” domandò Odd con un misto di confusione e curiosità, stessi sentimenti provati da Ulrich dall’altro lato.

Yuri, il mio amico. Ve ne ho parlato”

Ne avete fatte di cose strane da ubriachi!” subito dopo quel commento, Ulrich avrebbe fatto un risolino. Invece gli apparve un’espressione ancora più confusa di prima sul volto

Non era ubriaco”

Perché si è vestito così allora?”

Perché gli piaceva farlo” ci fu un silenzio che durò un tempo indefinito e indefinibile, almeno per i due Guerrieri Lyoko. Poi Odd fece una domanda.


Yuri era… Come dire… Cioè… Gay?” Avier si portò una mano sul mento e assunse un’aria pensierosa.

Non lo so, sei gay anche quando ti piacciono i maschi ma ti senti la parte femminile della coppia?”

Si”

Oh guarda! Sono gay!” disse estraendo una seconda foto. Vi erano immortalati lui e Yuri stesi su un tappeto in un abbraccio molto molto affettuoso.


Ancora una volta Avier era capace di rendere strano e surreale qualsiasi momento. Le reazioni dei due interlocutori erano le stesse che avrebbero avuto due persone davanti a qualcosa che sfugge dalla loro comprensione ma che è presente davanti a loro, continuando a stordirgli le menti alla spasmodica ricerca di un filo logico e razionale al tutto. Tradotto: rimasero per diversi minuti immobili con un’espressione che ricordava quella di una carpa in procinto di mangiare un pesce più piccolo.


P-p-perché non ce l’hai detto prima, scusa?” domandò Ulrich con un tono di voce che lasciava trasparire tutta la sua confusione.

Dovevo?”

Beh… Credo di si. Credo sia importante quello… Quello che… Ti piace”

Forse. Può darsi. Non c’ho pensato a dire la verità” la naturalezza e la spensieratezza di Avier erano inquietanti, come se non gliene interessasse nulla di ciò che aveva appena detto. Aveva un ordine di importanza delle cose davvero strano


Facciamo che finiamo qui e poi ne parliamo dop… Stas… Un’altra volta, va bene?”

Da


Finirono la presentazione e non riparlarono di quell’argomento. Riferirono però quella rivelazione ad Aelita e Jeremy. In un primo momento quest’ultimo non disse nulla. Non appena fu solo, però, ringraziò tutte le divinità che conosceva, con tutto che non era credente. Si sentì liberato di un peso terrificante dal petto. Aelita la prese diversamente…


Cortile del Kadic – Ore 21:00


Sei qui, come sempre” La ragazza aveva ritrovato il russo seduto sulla stessa panchina, a fare la stessa cosa. Disegnare la stessa porzione di cielo. Come faceva a non annoiarsi lo sapeva solo lui.


Non dovresti venirmi a parlare da sola, di notte, senza che Jeremy lo sap…”

Senti! Non ti ci mettere anche tu. Saresti ipocrita” Avier sollevò una mano dal foglio e se la portò al volto pensieroso, poi iniziò a parlare gesticolando come suo solito.


Posso capire invadente, irritante, idiota… Ma ipocrita? Perché dovrei esserlo?” Aelita ebbe un attimo di esitazione. Quell’esitazione che si prova quando fino ad un secondo prima ci si è immaginati una scena idilliaca in cui si trionfa in un’argomentazione, ma poi la realtà si rivela molto più difficile da gestire.


Le coincidenze… Ci sono troppe coincidenze. Quando ci hai raccontato la tua storia, avevi tutto il tempo di parlare del… Tuo… Orientamento. Non l’hai fatto! Non puoi essertelo dimenticato, quindi significa che non l’hai voluto fare. Però poi fai uscire l’argomento in un modo assurdo, oggi. Lo stesso giorno in cui hai capito che c’erano dei problemi tra me e Jeremy. E che tu eri la causa” la ragazza fece un forte respiro, poi terminò

L’hai fatto di proposito, vero? Perché?” lo disse fissandolo diritto negli occhi

Fatto cosa? Non ho mentito”

Forse no. Ma è un caso che tu lo abbia detto proprio oggi?”

Beh… Si”

La tua mano sta tremando” Avier si girò di scatto verso la mano che stringeva la matita, vide quest’ultima oscillare su e giù a causa del tremore. Spalancò gli occhi e poi si strinse il polso con l’altra mano, facendola calmare. Fece poi una risata, prima trattenuta e nervosa, poi molto più aperta.


Ti ho sottovalutata. Non pensavo che riuscissi a ragionare come me. Ma guarda! Sconfitto al mio stesso gioco” Aelita si mise seduta affianco a lui

Quindi, quella storia di te e Yuri…”

È vera! Come ho detto, non ho mentito. Questa foto non è falsa, dopotutto” Avier l’aveva di nuovo estratta dal suo portafogli

Però, gay, etero, bisessuale… Non riesco a classificarmi in tutto ciò. Ci sono persone per cui provo delle cose, e altre persone per cui provo cose differenti. Non mi sono mai chiesto il perché, perché dovrei farlo? Ciò che voglio, lo ottengo”

Stai tentando di divagare?”

No, no. Non preoccuparti. Perché me lo sono fatto uscire oggi? Forse volevo tenerti lontana da me”

In che senso?” la ragazza istintivamente si avvicinò ancora di più al ragazzo, lui le prese la mano senza preavviso. Ora era lui a guardarla fisso con i suoi occhi scuri.

Nel senso che quando mi guardi negli occhi, anche se lo fai per mettermi soggezione, mi piace. È abbastanza per non volerti veder soffrire”


I due rimasero ad osservarsi per un tempo indeterminabile, troppo distorto dalle loro percezioni. La ragazza avvicinò leggermente il suo volto a quello del ragazzo. Poi, però, lo spinse via. Fece perdere la presa ad Avier tirando via la sua mano e si alzò di scattò

I-io non posso. Non posso. Mi dispiace” disse mentre se ne andava, il suo volto iniziava a rigarsi di lacrime.


Eto zaymet nekotoroye vremya” si disse Avier quando se ne fu andata.


??????????/Jeremy Belpois – Terzo contatto – Ore 23:45



Gli spasmi la colpirono un’altra volta, ancora più violenti. La figure cadde dalla poltrona e rovinò a terra, il suo respiro era ostruito da tutti quei movimenti fuori controllo. Con tutta la forza di volontà in suo possesso, riuscì a tenere sotto controllo un braccio abbastanza a lungo per prendere l’ultima siringa e ad iniettarsela nel collo per calmare gli spasmi. Come si aspettava, l’effetto del farmaco si era indebolito, era diventato sempre più inefficace ad ogni iniezione. Ma tanto, ora che era finito, non sarebbe servito preoccuparsene. Si doveva passare al piano B.


Prese dalla sua sacca una flebo piena di un secondo farmaco trasparente, attivò il repulsore di gravità per farla fluttuare e poi afferrò l’ago collegato alla fine del lungo tubicino. Fece scorrere lentamente un dito lungo le nanofibre della manica sinistra, pian piano iniziarono a separarsi liberando il suo braccio. La pelle bianco latte appariva ancora più orribilmente corrotta da quelle piaghe nerastre, vederle lo fece innervosire più di quanto non fosse già. Prese l’ago e iniziò a infilarlo lentamente in una delle vene del braccio, il farmaco stava già iniziando a fluire gocciolando lentamente.


Si doveva sbrigare, entro un quarto d’ora il muoversi, il parlare e persino il pensare gli sarebbe costato molta più fatica. Il suo lavoro richiedeva una seconda persona, gli serviva…

Jeremy Belpois”


Aprì il programma di chiamata del supercomputer e digitò il numero salvato, poi si infilò le cuffie con il microfono.





Huy! È quasi mezzanotte. Chi cazzo ti chiama a quest’ora?”

Non ne ho idea” Jeremy prese il suo telefono poggiato sulla scrivania e sollevò lo schermo, ebbe un soprassalto. Riconobbe quel numero, era quello che usava per chiamare gli altri Guerrieri Lyoko dalla fabbrica. Non era possibile! Il supercomputer era spento.


Si ricordò della capacità di Avier nel capire le cose dai piccoli dettagli. Assunse un atteggiamento quanto più tranquillo possibile, o almeno ci provò.

Pronto?”

XANA sta tornando. Raggiungimi. Lyoko” la chiamata si chiuse. Come Jeremy riuscì a gestire di rimanere calmo non lo seppe neanche lui, forse Avier gli faceva molta più paura di quanto volesse ammettere. Non poteva permettersi di comportarsi in modo sospetto davanti al russo, sapeva che l’avrebbe seguito. Non doveva scoprire Lyoko.


Chi era?”

Un tuo amico forse. Mi è sembrato parlasse in russo, non ho capito nulla”

Inizia a fuggire. È il KGB che mi cerca” fece una lieve risata, poi chiuse di nuovo gli occhi. Dopo un paio di minuti tornò a russare. Jeremy si mosse quanto più lentamente e delicatamente possibile ed uscì dalla sua stanza, poi iniziò a correre.


La sua mente si riempì di ogni sorta di pensieri. Come poteva XANA star tornando? Lo aveva cancellato con il programma multi-agente, lo ricordava bene. Non c’era più traccia di lui in nessuna parte del supercomputer, o di qualsiasi altro computer del mondo. Inoltre, ammesso che stesse tornando davvero, chi era il tipo che glielo aveva comunicato? Non riusciva a capacitarsene, la sua voce non gli suonava per niente familiare, ma solo molto strana. Quelle poche parole le aveva dette in modo strano, aspirando leggermente alcune vocali ma parlando con durezza e freddezza. Sembrava una sorta di ibrido tra un accento tedesco e uno inglese.

Non ci stava capendo niente, si sentì così confuso che, quando arrivò nella foresta davanti il Kadic, quasi si perse cercando di fare la strada per raggiungere il tombino. Era passato un intero anno dall’ultima volta che si era diretto lì.


Superato quello smarrimento, ben presto tutto il tragitto gli tornò alla memoria. Dentro di sé sentiva un’ansia crescente ogni passò che compiva. Arrivato a metà strada, improvvisamente si fermò. Sentì qualcosa muoversi tra i cespugli e i tronchi degli alberi, in modo così rapido da non sembrare umano. Poi però i suoni cessarono, lui non si sentì al sicuro. Prese a camminare più lentamente cercando di guardare attentamente attorno a sé, la luce della Luna filtrava con difficoltà tra le fronde degli alberi e i suoi occhi non erano ancora abituati al buio. Aveva paura, ma non poteva fermarsi.


Mosse un altro paio di passi. Poi, qualcuno lo afferrò alle spalle. Una mano coperta da uno strano guanto nero, fatto di un materiale simile al cotone, ma dalla trama molto più intricata e complessa, gli tappò la bocca, impedendogli di urlare. Un braccio lo avvolse attorno alla vita e lo strinse, bloccandogli le mani in quella posizione. Si sentì tirare verso il basso e venire trascinato all’indietro con rapidità. Quell’individuo era così forte da rendergli impossibile qualsiasi movimento, come se avesse ferro al posto delle braccia. Istintivamente provò a gridare, ma ne uscì solo un lamento soffocato


Silenziati. Sono alleato” Jeremy non gli credeva, ovviamente. Non stava facendo nulla per metterlo a suo agio. Notò però come la sua voce fosse incredibilmente simile a quella sentita al telefono, anche se non identica. La sua era più fredda e regolare, inoltre quello strano accento era molto meno presente.


Una delle dita della mano sulla sua bocca si sollevò, indicando un punto preciso nella foresta, le altre cinque rimasero serrato attorno alla sua bocca. Si rese conto in quel momento che quelle mani avevano sei dita ciascuna. Questa scoperta lo fece gridare di nuovo, cosa che fece serrare ancora di più la presa al suo rapitore

Silenziati, ho ordinato. Sarà necessario stordirti altrimenti. Guarda lì, piuttosto” Jeremy lo fece e vide una seconda figura camminare lentamente con un passo felpato. Una figura esile, pallida e vestita con un pigiama nero con sopra una pessima stampa di Falco. Era Avier. Lo stava seguendo.


Jeremy non capiva, era sicuro si fosse addormentato, lo aveva sentito russare. Possibile che sapesse fingere di dormire?


Ha i comportamenti di un soldato. Va allontanato” disse sottovoce la figura dietro di lui, poi sembrò come da un’altra parte. Rimase perfettamente immobile, quasi Jeremy non lo sentì respirare. L’unico rumore che si sentì fu quello di qualcuno che si spostava tra le foglie, molto più avanti. Quei suoni attirarono Avier, che prese a seguirli. Dopo un paio di minuti, sentì la presa di quell’individuo allentarsi e liberarlo dalla sua morsa.


Lontano” disse, anche se Jeremy non capì se stesse parlando con lui. Il ragazzo tentò subito di scappare, ma con un movimento quasi impercettibile venne di nuovo afferrato per un braccio e tirato indietro.


Non tentare. Sei prioritario”

Che cosa vuoi da me? Che cosa sta succedendo?” la figura non rispose. Jeremy ebbe modo di osservarla. Il suo corpo era coperto da una sorta di tuta unica dello stesso materiale e colore dei guanti, cosi aderente da sembrare la sua vera pelle. La figura era umanoide, ma gli arti apparivano leggermente più lunghi di quelli di un essere umano, i fianchi erano più larghi di quelli di un normale uomo, inteso come maschio, ma non erano neanche femminili. La testa, coperta da un casco con una grossa visiera oscurata che non lasciava intravedere il volto di chi lo indossava, presentava un cranio più grande e sviluppato di quello umano.

Chi sei?”

I tuoi simili userebbero al definizione alieno” disse prima di toccare un dispositivo sul suo polso, facendo apparire degli ologrammi pieni di scritte. Se quello era un alieno, quello doveva essere il suo alfabeto. Eppure, a Jeremy sembrò familiare, non riusciva a capacitarsi dove lo avesse già visto.

Che cosa vuoi da me?”

Nel momento attuale, voglio te”

Come?”

Devo portarti con me. Tutto sarà spiegato”

Mi stai rapendo?”

La risposta è variabile. Tu vuoi seguirmi?”

No”

Allora, affermativo. Ti sto rapendo” Jeremy tentò di nuovo di allontanarsi, ma venne afferrato nuovamente. Non riusciva a capire come facesse a muoversi così velocemente.

Umano. Il giorno in cui i capricci di un unico distruggeranno l’equilibrio dell’Universo, io sarò morto da tempo”


Gli ologrammi sul braccio della figura scomparvero e dal dispositivo partì un lampo di luce che lì inghiottì. In una frazione di secondo, lì dove vi erano due persone, non vi era più nessuno.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Uomini e stelle ***


Lenkerthen Lyoko Cap.6

Terra – Francia – Parigi – Martedì 20 Settembre 2005 – Ore 00:10


Avier Antonovic Anisimov era nervoso, più nervoso di quanto nessuno lo avesse mai visto essere. Le mani presero a tremargli come in preda al Parkinson, il respiro si fece affannato e irregolare, il cuore iniziò a battere più forte. Aprì la sua borsa e prese una delle sue monete, provò a farla scorrere tra un dito e l’altro, non riuscendoci. Cadde a terra, il tintinnare del metallo sul pavimento fu una campana che diede segnale a tutta la sua rabbia di fuoriuscire.


Porca puttana! Porca puttana! PORCA PUTTANA! HO SBAGLIATO!” diede un pugno ad una parete, facendosi più male che altro. Il constatare la sua debolezza fisica non fece altro che gettare benzina sul suo fuoco di furia. Sentì il bisogno di distruggere qualcosa, aprì la sua borsa per cercare i suoi bicchieri di vetro, li voleva lanciare per terra e sentirli frantumare. Lo aveva fatto tante altre volte, e lo avrebbe fatto di nuovo, non avesse visto prima la copertina del suo album fotografico. Nel disordine delle sue cose, quella raccolta di foto era saltata fuori per prima, come se attirata dal suo malumore.


Il suo desiderio distruttivo si placò e iniziò a sfogliare le sue vecchie foto. Arrivato all’ultima, la sua rabbia divenne disperazione. Iniziò a piangere, odiava farlo, lo faceva sentire debole. Ma certe cose lo lasciavano inerme, incapace di controllarsi


Ho fallito. Mi dispiace. Resta con me” disse stringendo a sé la foto di lui e Mary. La girò e lesse la poesia sul retro:


Il vento sia alle tue spalle

La fortuna nelle tue mani

Il mondo si pieghi al tuo comando

Sii la luce nell’oscurità

Quelle parole cancellarono anche la sua disperazione, le lacrime smisero di sgorgare e tornò quello di sempre. Com’era stato stupido a prenderla così male, proprio ciò che Mary gli aveva detto di non fare mai. Non aveva ragionato e si era lasciato cadere in balia delle emozioni. Così stupido!


Ma ora stava tornando quello di sempre, la sua mente iniziò a ragionare come sempre aveva fatto. Mise una dietro l’altra le sequenze del percorso di Jeremy e si rese conto che qualcosa non tornava, qualcuno era riuscito ad ingannarlo. La situazione era molto più insidiosa di quanto sembrasse.


Il ragazzo si alzò dal letto e guardò verso il soffitto, immaginandosi di perforarlo con lo sguardo fino a vedere le stelle nel firmamento.


Contro chi mi avete messo?” disse in un primo momento.

Non importa, ritornerà da me” continuò, poi abbassò lo sguardo

Ciò che voglio, lo ottengo” terminò, e si mise a dormire


Due ore dopo, il suono della porta che veniva aperta lo svegliò. Socchiuse gli occhi e osservò la stanza, vide una figura dai capelli biondi e indossante un paio di occhiali sul naso. A quanto pare Jeremy era tornato…


Classe di Ulrich e Odd – Ore 11:30 alle ore 12:00


Stern, Della Robbia, Anisimov. Forza, mostratemi la vostra presentazione” i tre vennero incalzati così dalla professoressa. Si alzarono dai loro posti come soldati a seguito di un ordine. Ulrich e Odd erano presi dall’ansia, Avier era… Avier. Come sempre. Una cosa odiosa da constatare, ma utile al momento.

 Tak, il periodo vittoriano…”

“In inglese, Anisimov”

Mi scusi. Conoscendo sei lingue, a volte mi confondo” nonostante lo scemato interesse nei suoi confronti, certe dichiarazioni non potevano passare inosservate. Tutti iniziarono a guardarlo, cercando di capire se stesse mentendo.

“Lei parla sei lingue, Anisimov?”

Yes, I do. I speak, obviously, russian. Then english, french, spanish, polish and ukrainian…


Mensa – Dalle ore 12:20 alle ore 12:32


E quindi ha preso a parlare ininterrottamente per venti minuti. Con la prof che lo ascoltava senza rendersi conto del tempo che passava e Avier che si premurava di dire lui tutte le cose che noi non sapevamo. Alla fine ci ha interrogato cinque minuti a testa su cose banalissime. Miglior interrogazione della storia!” Odd aveva raccontato la vicenda ad Aelita colmo di eccitazione e caricando di enfasi le parole, non stava descrivendo un evento qualsiasi, ma un’impresa eroica. Da parte di un individuo molto strano, ma ciò non la rendeva meno eroica.

Più ti conosco, meno penso tu sia umano, Avier” il russo sorrise compiaciuto, poi si mise in bocca un altro pezzo del suo panino salame, mortadella e lattuga (era molto affamato quel giorno). Quel pezzo gli fu quasi fatale, Ulrich gli diede una pacca sulla spalla così forte da fargli andare di traverso il boccone. Il russo prese a tossire fortissimo, arrossandosi in volto per il soffocamento. Nonostante questo, dopo qualche colpo di tosse sarebbe passato. Infatti non fu quello l’evento traumatico, ma ciò che accadde dopo. Caso volle che Jim passasse di lì proprio in quel momento, vedendo la situazione di Avier, si mise in azione.

Ci penso io!” raggiunse il ragazzo in sei passi e lo avvolse da dietro con le braccia, gli mise una mano a pugno sullo stomaco, la coprì con l’altra e poi spinse all’interno verso l’alto. Avier sputò il boccone non masticato sul pavimento, uscendo dalla manovra di Haemlin con le vie respiratorie libere e una ferita nell’orgoglio. Si girò verso il suo benefattore e, ancora stordito, allargò un sorriso da ebete e parlò come un ebete.

Mi hai salvato, omone” lo strinse in un abbraccio comicamente esagerato, una scena surreale. Jim fece un espressione compiaciuta e iniziò a vaneggiare sul suo passato

Un gioco da ragazzi. Mi ricorda quando ero sergente istruttore dei Navy Seals, quelle reclute partivano da queste basi e in breve tempo dovevano essere pronti per le missioni speciali. Un lavoro per pochi, ma ti assicuro che ho sfornato solo i migliori soldati degli Stati Uniti D’America. Mi sale una lacrima solo a pensarci”

Lei è un uomo incredibile. Ora però devo tornare in camera un attimo” Avier si allontanò, dal suo passo rapido sembrava che fuggisse dalla zona, cosa non tanto lontana dalla verità. Jim però lo fece fermare due volte.

Vedi di non saltare le lezioni. Mi raccomando”

Non oserei mai”

Bravo il mio ragazzo! Ehi, non è che avresti quel controt’ che prepari?”

Il kompot? Si, ne ho preparato un po’ di recente. Se me lo paga, gliene do un barattolo”

Affare fatto” subito dopo sia Avier che Jim sparirono nei corridoi ai lati opposti della mensa.


Teorie complottistiche iniziarono ad alimentarsi tra i tre guerrieri Lyoko presenti lì nella mensa

Ragazzi, qui lo dico e non lo nego, Avier è innamorato di Jim” Odd mise il pezzo da novanta nella discussione, sarebbe stato saggio ridere e pensare a cambiare discorso. Però ci sono momenti nella vita in cui spettegolare è un vizio troppo invitante

Beh… Dopo la sua confessione… Spiegherebbe molte cose” aggiunse Ulrich con un certo disagio, ma anche una malizia piuttosto subdola

Dai, vanno solo d’accordo. Non significa nulla” Aelita prese una posizione diversa. Il suo disagio era quello più forte, aveva fatto i miracoli per non mostrarlo quando il russo era lì. Prima le parole che gli aveva detto la sera prima e il quasi bacio, poi il sogno. Stava succedendo tutto insieme.

Ne sei proprio sicura?”

Certo. Non credo abbia quel tipo d’interesse. Jim è vecchio”

Alcuni ragazzi sono affascinati dalle donne più grandi, magari lui ha gli stessi gusti, ma adattati” Ulrich, nonostante la sua solita freddezza, non poté non sorridere mentre sottolineava l’ultima parola.

No, non è così vi dico”

E tu come fai a saperlo?” Aelita arrossì lievemente per un attimo. Lei sapeva la verità. Cavolo se la sapeva! Però non poteva dirla. Come rispondere allora? Per miracolo riuscì a cavarsela con qualcosa di sensato.

Lui era fidanzato con Yuri, no? Lo avete visto com’era: più grande ma dall’aspetto più giovane, esile, delicato, dall’aria intelligente… Vi sembra che Jim gli somigli?”

L’aria intelligente sicuramente no” la battuta di Ulrich fece ridere sguaiatamente i tre. Poi Odd se ne uscì con una constatazione

Però, non trovate che siano tutti aggettivi che descrivono Jeremy? E se gli piacesse lui?”

Che idea stupida” esclamò secca Aelita, sperando di troncare così quella discussione.

Però lui ci ha provato con te di recente, no?” Ulrich gli diede un colpo sul fianco per farlo smettere, ma il danno era fatto.

Anche voi siete dalla parte di Jeremy? Pensavo ci fossimo rappacificati con Avier, perché allora sono solo io a non accusarlo di cose che non ha fatto?” Aelita si alzò e fece per andarsene, dire che fosse innervosita sarebbe stato un eufemismo. Ulrich provò a fermarla.

Scusalo. Avier ci ha detto che lui era causa di litigi tra te e Jeremy, ma ci ha anche detto di lasciar risolvere a voi. Odd avrebbe dovuto ascoltarlo”

Si, avrebbe dovuto” e se ne andò, i suoi movimenti trasmisero tutta la rabbia che provava.


Perché hai dato la colpa solo a me?”

Perché la colpa è solo tua”

Mi hai pugnalato alle spalle, amico”

No, non funziona così. E poi, con che idiozie te ne esci? Va bene gli scherzi, ma Avier ci avrebbe provato con Aelita per conquistare Jeremy?”

Si, per farlo ingelosire e conquistarlo”

Sembra molto insensato”

Può darsi, ma non puoi dire che Avier agisca in modi comprensibili”

Incomprensibile e idiota non sono sinonimi. Comunque, vista la situazione, ti assicuro che se c’è qualcuno che non piace ad Avier, quello è Jeremy”


Camera di Avier e JeremyOre 12:28


Jeremy, tesoro. Il tuo principe azzurro vorrebbe entrare” Avier era in piedi fuori la porta della camera, aveva abbassato la maniglia e l’aveva trovata chiusa. Le chiavi erano ancora nel suo borsone, ma non le aveva dimenticate. Semplicemente, non le aveva prese perché Jeremy di solito non chiudeva mai la porta quando era dentro. Tranne quel giorno, a quanto pare.

Un paio di minuti dopo, sentì la chiave girare nella serratura, la porta si aprì e si ritrovò davanti il suo compagno di stanza.

Entra”

Bol'shoye spasibo” Avier entrò e si diresse verso il suo borsone, iniziando a frugare dentro.


Ma sei uscito di qui? Non ti ho visto andare a lezione e non sei venuto in mensa”

Sono andato a lezione. Dovevo lavorare ad una cosa sul computer”

Non mentirmi” Jeremy lo guardò con fare inquisitorio

Non sto mentendo”

Davanti al computer, chiuso in camera… So cosa stavi facendo”

Ah si?”

Certo” Si girò tenendo in mano due barattoli ripieni di kompot e squadrò Jeremy.

Anche io ho guardato porno. Certo, su videocassetta perché… Ho un animo vintage. Però non pensare che non l’abbia fatto”

Mi hai beccato”

Non poteva essere altrimenti. Quando hai finito di sfogare la tua solitudine, ricordati che hai degli amici. Poka”


Avier uscì dalla stanza e si incamminò lungo il corridoio. Riguardò attentamente i due barattoli che aveva preso, uno di essi aveva un piccolo puntino nero sotto il coperchio. Nel suo disordine, metteva certe cose sempre negli stessi posti, come quel barattolo particolare. Eppure lo aveva trovato in un punto diverso, anche se la borsa non era stata spostata. In camera sua c’era solo Jeremy chiusosi a chiave dentro, quindi era lui ad aver frugato.


Yest' anomaliya. YA ne znayu, chto eto, no luchshe poyti drugim putemsi disse.


????????????-????????????


Dakrenit. Cioè, salve. Perdono, non ti hanno ancora installato il karl neinenter. È una procedura di indubbia non facilità”

Voglio tornare a casa. Dai miei amici, la prego”

Ci tornerai, se l’operazione Lenkerthen Lyoko avrà positività di risultato”

La prego, dico davvero”

Kant trejan! Sei stato informato sui rischi che corre l’universo, sarebbe imperativo non mostrare assoluto egocentrismo”

NON VOGLIO STARE QUI! LIBERATEMI!”

Indubbiamente impossibile. Ora, sii cordiale con il tuo buon medico. Dimmi, cosa senti?”

Voglio andarmene

Non lacrimare. La debolezza emotiva allungherà solo il tuo periodo di trattenimento”

Va bene. Mi fa tanto male la testa, ho la nausea ed ho freddo”

Incoraggiante. Visti i tuoi valori, sono tutti sintomi da stanchezza e stress. Siamo riusciti ad adattare din Inkniam al tuo organismo terrestre. Quando riusciremo a processare un cibo che non ti sia tossico, nutrendotene ti sentirai meglio. Provo inquietudine per il nostro Akertosh Brealwunt, nessun soldato dello Swarker ha mai operato con din Inkniam così a lungo”

A voi non interessa come sto”

Errato. A livello logistico, la tua salute psicofisica è essenziale per l’operazione. Inoltre, io sono un medico, non un soldato. Il mio scopo è assicurarmi che i miei pazienti stiano bene”

Non mi fido di lei”

Non lo richiedo. Se mai cambierai posizione, preferirei mi chiamassi con il mio nome, ovvero Northar. Oppure Klanter o Nekor, se la formalità ti è preferita”

Quanti nomi hai?”

Unico è il nome, Northar. Klanter e Nekor sono… Credo li definireste cognomi. Sono stati scelti in eredità dai miei generatori”


Camera di Aelita/Cortile del Kadic – Dalle ore 21:30 alle ore 21:40


Aelita era affacciata alla finestra della sua camera, la vista era sullo spiazzo di cortile con la panchina su cui Avier era solito sedersi, lui era lì e disegnava come suo solito, probabilmente sempre la stessa cosa. Voleva raggiungerlo e chiacchierare con lui come le altre volte, ma dopo quello che era quasi successo la sera precedente, non ci riusciva. Non sapeva cosa fare.


Improvvisamente vide il ragazzo prendere il suo telefono dalla tasca e comporre un numero. Dopo qualche secondo, il suo cellulare squillò.

Deve essere una coincidenza” si diresse sul comodino dove lo aveva lasciato, lo prese e rispose.

Pronto?”

Continuare a osservarmi mentre rimugini non ti aiuterà”

Chi ti ha dato il mio numero?”

L’ho letto una volta sul telefono di Jeremy e me lo ricordavo a memoria. Lo sai che ti tiene salvata come principessa? Mi è salito il livello glicemico quando l’ho notato”

Si, lo so. Comunque, non voglio parlare di ieri sera, sopratutto al telefono”

Se vuoi vengo da te”

I maschi non possono entrare nelle stanze delle ragazze. Anche se fosse, io non ti aprirei la porta”

Chi ha detto che entro dalla porta?”

In che senso?”


Salve” Aelita sentì la voce venire sia dal telefono che da dietro di lei. Si girò e si vide Avier dentro la sua stanza, davanti la sua finestra. La ragazza cacciò un urlo fortissimo, fermato poi dal tempestivo cenno di fare silenzio del ragazzo.

Vuoi che mi becchino?”

Come sei entrato?”

Mi sono arrampicato”

Ma è il secondo piano!”

Mi sono arrampicato un po’”

Tu sei matto”

Avier mosse un passo verso di lei, la ragazza si sentì intimidita, eppure c’era qualcosa di rassicurante nei penetranti occhi scuri del ragazzo. Li fissò per un attimo, poi distolse lo sguardo. Quando mi guardi negli occhi, anche se lo fai per mettermi soggezione, mi piace. Aveva ricordato quella frase, non poteva succedere di nuovo.


Torniamo seri, ti va?”

Si”

Io credo di aver sbagliato. Non era il caso di dirti quelle cose. Lo sapevo che eri impegnata, ti ho mancata di rispetto, mi dispiace. Ho due anni in più, ma non sono più maturo di te” la ragazze fece un sospiro, poi rivolse ad Avier un leggero sorriso

È strano che ti prenda la colpa. Sono io quella che ti ha quasi baciato”

Ma quello è normale. Io sono fantastico” Aelita si mise a ridere e anche Avier allargò un sorriso.

Stupido! È questa la tua idea di serietà?”

Si, perché io sono seriamente fantastico”

Hahaha! Credici”

Comunque, non so se sia possibile, ma vorrei poter rimanere tuo amico. Tu sei una ragazza davvero speciale” Aelita arrossì, quando Avier faceva complimenti, li sapeva dire così bene che non poteva essere altrimenti.

Certo che puoi. Anche tu sei speciale, Avier”


Bene” esclamò dopo un po’ il ragazzo, alzando un po’ il tono di voce.

Ti va una passeggiata, Aelita?”

A quest’ora? Ma c’è il coprifuoco…”

Dai, principessa, ho scalato la torre per lei. Un coprifuoco lo potrà violare per me” Aelita sorrise, però sentiva anche un certo disagio. Stare da sola con Avier… Non avrebbe dovuto, non così presto. Doveva dirgli di no, ma non ci riuscì.

Come rifiutare l’invito di un cavaliere slavo in tuta Adidas?”

Non se ne vedono tutti i giorni. Ti aspetto davanti al cancello d’ingresso”


Il russo scavalcò la finestra e prese a discendere reggendosi sugli stessi appigli con cui era salito.


Sala del supercomputer – Nello stesso momento


La figura esile era nel lato destro della sala, seduta sul pavimento con la schiena poggiata sulla parete. La sacca della sua flebo continuava a galleggiare nell’aria grazie al repulsore gravitazionale, il farmaco scorreva lentamente lungo il tubo ed entrava nel suo braccio. Era totalmente privo di forze, non osava muovere le gambe e le braccia compivano solo brevi spostamenti costanti molta fatica. Le macchie nere sulla sua pelle avevano smesso di aumentare, così come si erano calmati gli spasmi. Il prezzo di ciò era altissimo, se il suo piano non fosse andato a buon fine, non ne sarebbe uscito.


Sentì l’ascensore scendere lungo la tromba e la porta aprirsi, guardò in sua direzione e vide chi era entrato. Gli parlò con la sua voce debole e soffocata.


Sei tornato… Jeremy… Amico mio”

Salve, Niktor”


Per le strade di Parigi – Dalle ore 22:00 alle ore 22:28


Aelita camminava affianco ad Avier, senza domandarsi se stesse seguendo un percorso preciso o stesse semplicemente andando a caso. Non le interessava, dopotutto. Aveva notato che il ragazzo si sforzava tantissimo di camminare piano, non cedendo al suo solito passo rapido difficile da seguire, era così gentile da parte sua.

Un’altra cosa che la sorprese fosse quanto Avier parlasse poco, rispetto ai suoi standard ovviamente.

Raccontò delle disavventure vissute con i suoi vecchi amici, o almeno quelle che si potevano raccontare a una signorina, come lui stesso aveva detto. Era incredibile di quante idiozie fossero capaci. Per la maggior parte del tempo però Avier ascoltò, lasciava che Aelita gli raccontasse tutto ciò che voleva, dando solo ogni tanto un commento o qualche suggerimento.

Ti ho detto che suono la tastiera?”

Non me lo hai detto, però lo so”

Credo solo pochi possano dare questa risposta senza passare per pazzi”

Chi ti dice che io sia sano?”

Non ho detto questo, infatti. Psicopatico

Io credo che poche ragazze possano dire psicopatico con malizia”

Malizia? La vedi solo tu”

Certo, certo” Aelita arrossì di nuovo, decise quindi di riprendere immediatamente il filo del discorso.

Stavo pensando, se tu canti potremmo fare una canzone insieme”

Vuoi fondare una band?”

Perché no? Magari funziona. Chi può dirlo?”

Può darsi, ma non credo di cantare così bene”

Devi solo fare pratica, hai già un talento naturale”

Spasibo


Dopo quella discussione, ci fu un lungo momento di silenzio. Non seppero neanche loro perché smisero di parlare, semplicemente continuarono a camminare lungo la strada limitandosi ogni tanto a guardarsi e a sorridersi a vicenda.


Fu Avier a rompere quel silenzio

Ti va se ti porto da una parte?”

Dove?”

È una sorpresa”


Sala del supercomputer – Nello stesso momento


Niktor, ho paura di star venendo osservato”

Chi?” chiese l’alieno, poi tirò un paio di colpi di tosse e sollevò lo sguardo verso l’alto, stremato.

Un tipo nella mia scuola, Avier Antonovic Anisimov. Ho visto che ieri mi seguiva mentre venivo qui, per fortuna sono riuscito a fargli perdere le mie traccie”

Sicuro… Non sappia… Tu sia… Qui?”

No, non può saperlo”

Potrebbe… Essere una spia… Di uno dei vostri… Governi”

A volte parla del KGB, ovvero i servizi segreti di una nazione chiamata Russia, in modo ironico. Ho pensato potesse essere una tattica per depistarci, associare un determinato elemento alla totale assurdità per rendercelo impensabile. Però, se fosse uno dei tuoi?”

Sarebbe… A dir poco critico… Ne dubito… Almeno che…”

Almeno che?”


Parc Monroe – Dalle ore 22:40 alle ore 23:20


Non pensavo saresti mai tornato qui”

In realtà, tolta l’ubriachezza, il crollo emotivo e l’irritazione causatami dall’acqua del lago, mi è piaciuto molto questo posto quando ci sono stato”

Oltre tutte quelle cose, c’è davvero qualcos’altro?”

Si, te lo mostro”


Aelita seguì il russo attraverso il parco, percorrendo i sentieri ghiaiosi circondati dall’erba e gli alberi. Sentire i suoni ovattati e lontani della città sovrastati dai ciottoli che veniva schiacciati sotto i loro passi era affascinante. La ragazza si sentì di buonumore come non lo era stata da tanto tempo, quella passeggiata le stava piacendo tanto.

Il punto che Avier voleva raggiungere era la cima di una collinetta non collegata da sentieri, il ragazzo non si fece problemi ad attraversare le aiuole nonostante i cartelli che dicevano di non calpestare. Non era proprio abituato a seguire le regole.


Eccoci qua” disse il ragazzo una volta arrivato in cima. Aelita si guardò attorno confusa, poi tentò di commentare. 

“È una bella… Collina”

Hahaha! Sei deliziosa” Aelita apprezzò il complimento, però poi rimase confusa quando il ragazzo continuò a non parlare.

Quindi?”

Non noti proprio nulla?”

No, non credo. È una collina”

Capisco. Anche io ero come te, stenditi sull’erba”

Come?”

Tranquilla, fallo e basta” Aelita acconsentì timidamente all’invito del ragazzo, quando ebbe fatto quest’ultimo gli fece cenno di guardare verso l’alto. La ragazza capì.


Wow! Quante stelle! Si vedono benissimo da qui” il ragazzo si stese affianco a lei.

Eppure non ci hai fatto caso fino a quando non te l’ho detto io”

No, mi sento così stupida. Per un attimo, mi sono anche spaventata”

Forse mi sarei spaventato anch’io al tuo posto. Essere eccentrici non è sempre un pregio” resto in silenzio per un attimo, a rimuginare tra sé e sé.

Mi ha sempre fatto riflettere. Prima di incontrare Mary, non mi fermavo mai a guardare il cielo. Un giorno lei mi disse Osserva, pensa a cosa possa significare. All’inizio ero confuso, poi iniziai a riflettere. Ogni stella è un agglomerato di gas che brucia e la cui luce viaggia nell’Universo, potrebbero rendere possibile la vita a tante creature diverse lontane da noi, o togliergliela con un semplice cambiamento. La loro luce è la cosa più veloce al mondo, eppure il vuoto dell’Universo è così grande che ci mette tempo a raggiungerci. Molto di quelle stelle potrebbero essere morte da chissà quante migliaia o milioni di anni. Tutte queste cose, ripetute miliardi di volte, riescono a creare questo. Tanti piccoli elementi che creano uno spettacolo inimmaginabile.

Da allora non riesco a smettere di guardarlo”


Aelita sentì formarsi la pelle d’oca sul suo corpo, il suo cuore prese a battere più forte e alcune lacrime iniziarono a rigargli il volto.

Ho detto qualcosa di sbagliato, m’lady?

No. È solo… Sono così felice. Mi sento esattamente dove vorrei essere”

È la cosa più bella che potessi sentirti dire” Avier le prese di nuovo la mano. La ragazza se ne accorse, ma non la scostò. Anzi, decise di rispondere a quella stretta.


I due rimasero in silenzio, circondati dalla brezza della notte, sotto il cielo stellato, al di fuori del tempo.


Sala del supercomputer – Ore 00:00


Sono stanco. Non riesco più a digitare nulla, quasi non leggo più le linee di codice. Però, sono a buon punto, fra un paio di settimane dovrei aver finito. Ti dispiace se me ne vado?”

Non vorrei… Ma io… Dipendo da te” Niktor tossì per una decina di secondi, colpi di tosse così forte che la vista gli rimase appannata quando ebbe finito. Dovette sbattere le palpebre bianco latte molte volte prima che i grossi occhi neri tornassero a fuoco.

Cercherò di capire se Avier è ciò che mi hai detto. Prima che vada, vuoi che ti dia da mangiare?”

Sei così buono. No, non lo fare. Però…” tossì un altro paio di volte

Scusami ancora… Per XANA”

Tranquillo, dovevi assicurarti in tutti i modi che io venissi qui. Poi, Loro credo siano pericolosi tanto quanto XANA”

Loro… Sono peggio… Non farli arrivare a me”


Porta della camera di Aelita – Nello stesso momento


I due ragazzi erano fermi fuori la porta della stanza, restii a volersi separare nonostante l’orario tardo.

Come abbiamo fatto a guardare le stelle per tutto quel tempo senza accorgercene?” domandò la ragazza, ormai non riusciva più a smettere di sorridere e sprizzare gioia affianco ad Avier. Anche lui sembrava molto più allegro del solito.

Beh… È successo”

Uno pensa che stare fermi a guardare fissi qualcosa sia noioso, invece siamo stati per quasi mezz’ora e mi sono sembrati due minuti”

Credo dipenda dal contesto”

Io credo sia colpa tua”

Mi accusi di cosa? Avere poteri magici?” la ragazza sorrise e poi lo strinse a se, guardandolo negli occhi.

Magari tu avessi poteri magici. Almeno capirei perché provo tutto questo” questa volta fu Avier a sorridere, poi le cinse i fianchi.

Forse non c’è un motivo” i due restarono a fissarsi per un po’, in bilico davanti a una scelta tanto banale quanto importante. Forse fu Avier ad avvicinarsi leggermente per primo, o forse Aelita, non era importante. Chiunque avesse iniziato, entrambi ora stavano partecipando a quel bacio, ed entrambi non volevano separarsi dall’altro.


Non avrei dovuto” disse Aelita quando le loro labbra si furono separate, teneva lo sguardo puntato verso il basso. Avier aveva l’espressione più seria che qualcuno gli avesse mai visto in faccia, appariva quasi anomala tanto era inusuale. Il suo tono di voce non era da meno

Come si dice? Errare è umano? Posso andarmene, ricordare questo momento come un errore che abbiamo commesso entrambi”

Tu dici?”

Si, però…” il ragazzo le prese delicatamente il mento e le sollevò il volto

Guardami negli occhi, osserva la tua anima che si riflette nel mio sguardo, e dimmi cosa vuoi fare” la ragazza non disse nulla, ma si sollevò sulle punte per baciare di nuovo il ragazzo. Dopo quel secondo bacio, un terzo, un quarto, un quinto. Quanto tempo restarono a baciarsi? A chi importava.


Forse è il caso che vada. È davvero tardi. Poi, non è il caso di stare nel corridoio fuori dal coprifuoco” la ragazza prese ad accarezzargli i capelli senza allentare l’abbraccio con cui lo teneva fermo.

Con tutte le emozioni che ho provato, non riuscirò a dormire sapendo che sei lontano da me”

Non sarò lontano”

Non puoi proprio restare? Almeno finché non mi addormento” gli occhi della ragazza sembravano essersi fatti più grandi in quel momento, era così dolce.

Se me lo chiedi così…”


Aelita entrò nella sua stanza, Avier la seguì.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Rottura ***


Lenkerthen Lyoko Cap.7

[4hv493hte43r89thj4ij39t8h34à9h] Russia – 3 Febbraio 2000


Dobbiamo di nuovo cambiare zona, quegli schifosi teppisti non ci vogliono in giro. Se solo ne fossimo di più”

Ma non ne siamo”

Lo so, lo so. Proverei a trovare un accordo, ma dalle loro facce ho capito che mi accoltellerebbero appena mi distraggo”

Si vis pacem, para bellum”

Perché ti escono frasi in latino? Inizierò a dubitare tu sia russo, Yuri”

Tecnicamente sono polacco”

No, non lo sei”

Senti, mi chiamo Yuri Jankowski, i miei genitori sono entrambi polacchi e ho vissuto in Polonia i miei primi quattro anni di vita. Sono polacco, mettitelo in testa

La tua famiglia non definisce ciò, sei tu a farlo”

Wow! Riesci anche ad essere profondo, Avier? Non lo avrei mai detto del nostro uomo artificiale”

Con te sì. Tu hai qualcosa di diverso, Yuri. Non dirlo agli altri, ma credo tu sia l’unica persona a cui tenga davvero”

Che fortuna! Non verrò usato per i tuoi scopi”

Il tuo cinismo ferisce sempre in profondità”

Già. Non dire più nulla del genere”

Perché?”

Potresti piacermi”


Terra- Francia – Parigi – Mercoledì 21 Settembre 2005 – Ore 6:30


La luce dell’alba filtrò attraverso i listelli della persiana, dividendosi in più fasci separati. Uno di questi arrivò proprio sugli occhi di Aelita, facendola svegliare. I suoi occhi miseri a fuoco l’ambiente circostante, la prima cosa che vide fu il volto di Avier ancora dormiente, era rannicchiato in posizione fetale sul suo letto con ancora indosso la tuta Adidas. Sarebbe stato un dolce risveglio, non fosse stato che il ragazzo era piagato da un noto problema durante il sonno.

Russi come un bisonte raffreddato. Come cavolo fai?” Avier aprì gli occhi subito, il suo era un sonno molto leggero, per quanto non sembrasse affatto.

Dono divino” disse il ragazzo, poi si mise a sedere sul bordo del letto e prese a stiracchiarsi.

Dio ti deve apprezzare davvero tanto”

Infatti. Chissà perché sono agnostico, vero?” la ragazza scoppiò a ridere, il ragazzo fece cenno di abbassare la voce.

Non fare chiasso. Mi scopriranno sennò” Aelita si mise a sedere anche essa, era nella parte interna del letto, dietro il ragazzo. Allungò le braccia e cinse la vita di Avier.

Io ti avevo chiesto solo di aspettare che mi addormentassi”

Ma guarda un po’, sei così noiosa che mi sono addormentato per primo” entrambi scoppiarono a sghignazzare per la battuta, quasi dimenticandosi della prudenza. Poi Aelita appoggiò la testa sulla schiena del ragazzo, emise un sospiro sconsolato e lo strinse ancora più forte. Avier mise le sue mani su quelle della ragazza e gliele strinse.

Credo di sapere a cosa pensi”

Non mentire. Tu non credi di sapere, tu lo sai e basta” il russo avrebbe scherzato in qualsiasi altra situazione, ma in quel momento capì che non era il caso. Invece si girò, si mise a gambe incrociate e portò le sue mani sul volto della ragazza, accarezzandole le guance con i pollici. Un’espressione cordiale gli apparve in viso.

Tu dovrai affrontare Jeremy, prima o poi. Meglio prima che poi. Non sei il tipo di ragazza che può permettersi di tradire a cuor leggero. Non mi piaceresti altrimenti”

Dici davvero?” la ragazza fece un grosso sorriso non spostando il suo sguardo da quello del ragazzo. Quest’ultimo ebbe un cambio di espressione repentino, passando da quella bonaria che aveva tenuto tutto il tempo, ad una che gli si addiceva molto di più.

No, sto mentendo. Io sono stato con un sacco di ragazze diverse, è per questo che conosco sei lingue” Aelita lo spintonò e finse un’espressione offesa. Il ragazzo ridacchiò per una ventina buona di secondi, poi tornò serio e mise di nuovo le mani sulle sue guance.

Però per quelle ragazze non ho mai provato ciò che sento per te” avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza, i due si diedero un altro bacio che avrebbero voluto non terminasse. Non era il momento.

Tu vestiti, io devo andare” Avier si diresse quindi verso la finestra, mentre la ragazza si girò per iniziare a cambiarsi.


AAAAAH!” un urlo improvviso provenne da dietro di lei, seguito da un tonfo sul pavimento della camera. Si girò e vide Avier steso per terra.

Che succede?”

C’è il preside nel cortile”

Ed urli in quel modo? MA SEI SCEMO?” il russo fece un cenno per dare una risposta affermativa, ad entrambe le domande. Poi iniziò a pensare a come scamparla, gli venne un’idea. Prese dal suo borsone un bicchiere da vodka e lo strinse nella mano destra, poi caricò il braccio e lo lanciò dalla finestra, cercando di farlo arrivare quanto più lontano possibile. Il bicchiere atterrò sulla terra battuta del cortile e si infranse in mille pezzi, facendo rumore e attirando l’attenzione del signor Delmas. Andò a controllare e diede le spalle all’edificio dove vi erano le camere degli studenti. Restò distratto per veramente pochi secondi, il tempo di domandarsi cosa fosse quel mucchio di vetro prima di controllare da dove potesse essere arrivato. Eppure, quando si girò, Avier era già lì.

Anisimov, lei da dove sbuca?”

Da… Lì” indicò una porta alla sua destra

Capisco. Ha rotto lei quel bicchiere?”

No. Assolutamente no. Non mi permetterei mai”

Capirà che non sono propenso a crederle, ma in questo caso non può non avere ragione. È appena arrivato, inoltre sono sicuro che sia caduto dall’alto. È impossibile che sia stato lei”

Più che impossibile”

C’è qualche ragazzo che si è dimenticato il buon costume in questo istituto. Se lei dovesse capire chi è, me lo dica”

Se lo capisco, glielo dico. Ricevuto” il preside fece per andarsene, ma neanche il tempo che Avier potesse avere l’intenzione di un sospiro, che si girò di nuovo.

Però, perché è qui e non in mensa a fare colazione?” il russo sentì un brivido salirgli sulla schiena, ma il suo istinto di sopravvivenza si attivò. Si mise la mano sinistra nella tasca e prese le sue dodici monete, riuscendo però con un gioco di dita a farne volare una nella mano destra, che aveva portato dietro la schiena, per poi far volare di nuovo la moneta dietro di sé, facendola atterrare dentro un cumulo di erbacce rinsecchite.

Ieri sera passavo per dì qui, mi deve essere caduta una moneta di tasca. Una…” guardò un istante la mano per vedere quale avesse lanciato

“…Vecchia moneta da cinquanta franchi. L’ho rub… cioè, comprata da un antiquario a Ekaterinburg. Ci sono affezionato”

Dovrebbe stare attento alle sue cose, Anisimov”

Ha proprio ragione, Signor Delmas”

Lascia che la aiuti, magari la troviamo prima dell’inizio delle lezioni”


Fu così che Avier passò venti minuti a cercare una moneta di cui sapeva perfettamente la locazione.


?????????-???????


Senza la variabile slava, le nostre sperimentazioni con din Inkniam possono procedere più a rilento. Ti va?”

Perché me lo chiedi? Sono un prigioniero”

Che abominevole difetto di cordialità! Ignoriamo. Ora testeremo quanto controllo puoi acquisire prima che la tua individualità e quella dall’Akertosh Brealwunt entrino in conflitto. Descrivimi accuratamente i tuoi sviluppi sensoriali”

Non posso fare altrimenti. Ma ha già iniziato? Perché inizio a sentire più caldo… Si, sento decisamente più caldo. Inoltre, l’aria… L’aria sta cambiando. Sento odore… Di chiuso. È insopportabile! Mi sento soffocare. AH! LA LUCE! È fortissima! Non vedo nulla. Meno male, si sta calmando, inizio a distinguere il luogo dove mi trovo. È... è la mia camera, ma la finestra è chiusa. È stata chiusa tutta la notte? Ecco perché la stanza puzza così tanto, io la apro per un po’ durante la notte. Forse ci posso riuscire… No, non riesco ad alzarmi, però… Ehi, le mie mani. Però, che strano. È come se fluttuassero, non le sento collegate alle braccia. Eppure si muovono. Forse, se mi sforzo… Si, sento che sto spostando una gamba. Devo solo… AAAAAAAH! FA MALE!! PERCHÈ MI AVETE SCOLLEGATO? NON STAVO AVENDO PROBLEMI!!”

Il suo assoluto egocentrismo le ha fatto dimenticare che condivide din Inkniam con un nostro simile?” due medici scollegarono i vari elettrodi e sensori che circondavano l’Akertosh Brealwunt, lo aiutarono ad uscire e a rialzarsi. Quest’ultimo mosse un paio di passi con un andatura ciondolante, quando capirono che era sul punto di vomitare, un terzo medico gli mise davanti una sacca di materiale plastico. Fu lì che il soldato svuotò il suo stomaco.

Poco dopo fece cenno di voler ritornare nella macchina, i medici lo aiutarono a rientrare da dove era uscito. Prima di ridistendersi, il soldato si rivolse a quello che, volente o nolente, era diventato il suo nuovo collega.

È un lavoro non gradevole. Ma ricorda cosa stiamo proteggendo”


Resoconto dal Mercoledì 21 Settembre 2005 al Venerdì 30 Settembre 2005


Aelita quel giorno non parlò con Jeremy di ciò che c’era tra lei e Avier, così come non lo fece il giorno seguente, quello dopo ancora e così via. La parte più pesante, dopo il dover tenere nascosto un segreto simile con tutte le emozioni ad esso collegate, era il fatto che l’unica persona con cui Aelita potesse sfogarsi fosse proprio il russo, che premeva affinché rivelasse la verità quantomeno a Jeremy. Le discussioni fra i due furono animate, con Avier che lamentava il suo aver passato l’intera vita a fare le cose all’ombra e di voler finalmente avere una relazione alla luce del Sole, ed Aelita che non trovava giusto come tutto sembrasse essere sulle sue spalle, desiderosa di un qualche sostegno che le rendesse dover rompere con il suo ragazzo molto più facile. Il russo appariva freddo e inflessibile sull’argomento, ritenendo che spettasse alla ragazza il compito di gestire quel problema.


La sera del giovedì 29 Settembre la discussione raggiunse un livello tale che Aelita disse testuali parole

Tu non stai facendo nulla per aiutarmi. Per te sono soltanto un gioco, COME TUTTI QUANTI!” poi se ne andò, lasciando il ragazzo solo sulla panchina. Le successive ventiquattro ore furono infernali per entrambi: Aelita passò una notte insonne tra i pianti e il pentimento per ciò che aveva fatto, quelle parole erano state dette solo per fargli male. Durante l’orario scolastico non poté incrociare Avier senza sentirsi una persona orribile. Il ragazzo, dal canto suo, non terminò il disegno iniziato quella sera, evento mai verificatosi e per tutto il tempo fu preso da un’agitazione incontrollabile. La paura di perdere Aelita lo faceva tremare e stare in ansia così tanto che fece fatica a mascherare quello stato d’animo, altro evento decisamente inusuale per lui.

Nonostante tutto, entrambi si rimisero a sedere su quella panchina la sera del giorno dopo. Passarono i primi minuti senza parlarsi e guardarsi, poi d’un tratto entrambi fecero incrociare i loro sguardi. Pochi secondi dopo erano uno sopra l’altro ad amoreggiare. Il sentimento che li legava era troppo forte.


Però, il problema rimaneva in sospeso



Per le strade di Parigi – Sabato 1 Ottobre 2005 – Dalle ore 21:27 alle ore 22:08


Ehi, Avier. L’altra volta i rapporti tra noi erano un po’ tesi, ma vorremmo rimediare. Parlaci un po’ di te, cosa fai nel tempo libero?”

Uccido la gente” questo scambio tra William e il russo fece capire che forse stemperare la tensione tra i due sarebbe stato più difficile del previsto.


Il gruppo dei guerrieri Lyoko si era di nuovo riunito quel fine settimana, questa volta però ad Avier era stato chiesto di unirsi, lui aveva accettato. Alcuni avrebbero preferito che avesse risposto di no, Aelita compresa. Non era andata così e si era creata una situazione in cui alcuni guerrieri provavano una certa tensione nei confronti del ragazzo, Aelita compresa.

Cinismo notevole”

Il mio non è cinismo, è sarcasmo. Comunque, parlarti di me? Non so cosa dirti che non ti abbiano già detto”

Si, effetti si parla molto di te. Ad esempio, so che ascolti molta musica. Hai un genere preferito?”

No”

No?”

No”

Ehm… Un artista preferito?”

Non direi”

Ma siete sicuri gli piacesse la musica?” William si rivolse al resto del gruppo, fu Ulrich il primo a rispondergli.

Beh! Ha un pigiama di Falco, una playlist di musica italiana e aveva detto che gli piacevano i Milli Vanilli” William si rivolse di nuovo ad Avier, ma prima che potesse chiedergli qualcosa, il ragazzo lo anticipò.

Si, ascolto molta musica. Ma non ho preferenze, se qualcosa mi fa provare un’emozione la ascolto, altrimenti no”

Visione interessante. Ci sono canzoni metal che ti piacciono?”

No”

MA ALLORA LO FAI APPOSTA!!!” chi più, chi meno, tutti iniziarono a ridere. Il russo fu sul punto di dire qualcosa, ma si interruppe quando vide un negozio di suo interesse e disse altro.

Uuuuh! Libreria! Devo comprare un libro” William rimase stranito mentre lo vide allontanarsi, il passaggio di stati d’animo di quell’individuo era spaventoso. Un momento prima era cinico, ora sembrava un piccolo bambino curioso in un corpo troppo grande per lui.

Io non lo capisco”

Nessuno ci riesce, William. Nessuno” Jeremy disse quelle parole con una freddezza che non ci si aspettava da lui, poi si unì a coloro che stavano seguendo il russo.


Avier si mise a camminare tra gli scaffali grigio metallo della libreria ponendo particolare attenzione ai generi in cui erano divisi i libri, il suo faceva parte di una sezione specifica.

Che cosa vuoi comprare? L’ultimo Harry Potter?” domandò Odd

No, un volume delle Vite parallele di Plutarcoil resto del gruppo ebbe un sobbalzo, Odd… Non proprio.

Non sembra un fantasy”

Tu leggi storici latini?” la domanda partì da Yumi, era la prima volta che parlava direttamente ad Avier dall’inizio della serata.

No”

Senti, non prendermi per il c…”

Plutarco è greco”

Oh! Giusto” Avier aveva trovato il suo libro in uno scaffale a livello del terreno, si accovacciò e lo prese. Iniziò a sfogliare velocemente le pagine per controllare la traduzione e vedere fin dove arrivava quel volume dell’opera di Plutarco.

Comunque, ho letto tutte le opere latine che sono riuscito a trovare nelle librerie in cui sono stato. Il De bello gallico mi è piaciuto così tanto che ricordo a memoria alcune parti del testo latino”

Scherzi, vero?” nonostante la sorpresa, Yumi quello non riusciva ancora a concepirlo.

No” Avier si schiarì la voce

Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes…

Ho capito, ho capito. Basta, ti prego


Poco dopo Odd lamentò di avere fame, il gruppo pensò di mangiare qualcosa in un locale poco distante da quella libreria. Tutti furono d’accordo, anche Avier. Però quest’ultimo decise di rimanere lì, voleva stare altri dieci minuti per cercare un libro. Quando il gruppo disse che potevano tranquillamente aspettarlo, lui insisté che iniziassero ad andare, e continuò fino a quando non li convinse. Rimase a guardare i vari scaffali finché non fu fuori dalla linea visiva del gruppo, a quel punto si mise a sedere su una pila di libri (il primo addetto ai lavori che fosse passato si sarebbe incazzato nero vedendolo) e prese a leggere il suo nuovo acquisto. Lesse tre pagine, poi si vide avvicinare da William e Yumi di ritorno.

Noi dobbiamo parlare” il ragazzo si alzò con tutta la calma del mondo e parlò senza abbandonare il suo sorriso onnipresente.

Lo so, vi stavo aspettando”

Tu stavi aspettando noi?”

Certo, che da tutta la serata volevate parlarmi era evidente, credo di sapere bene anche di cosa. Non sono stato cordiale a darvi un modo per farlo senza coinvolgere gli altri?” quello che accadde dopo fu imprevedibile, anche per il russo. Yumi si avvicinò, poi prese il ragazzo per la collottola, lo sollevò da terra e lo mise con la schiena contro una libreria.

Senti, non so che cosa ci trovino gli altri in te, ma io sono stanca. Stanca del tuo sarcasmo, del tuo ego spropositato, della tua mancanza di serietà e dell’aria saccente in ogni cosa che dici e che fai. Quindi, ora noi ti facciamo delle domande e tu risponderai dicendo la verità con quanto meno parole possibile”

Ricevuto” Avier non mostrava spavento, ma preferì seguire le gentili direttive.

Che cosa sai?” dalla sua posizione, il ragazzo poteva ancora muovere le braccia. Se le mise in tasca e le tirò fuori

Tutto” teneva tra le mani un preservativo e una foto di Yumi. William li vide e si toccò spasmodicamente le tasche. Erano vuote.

Ma quando?”

Non importa” disse la ragazza

Quindi è così che lo hai capito? Avevi l’aria di un teppista, ma non pensavo fossi così bravo con le mani”

Molte ragazze me lo dicono” Avier si beccò un pugno nel fianco, il dolore fu fortissimo, ma la tentazione di rispondere così era stata molto più forte.

William, perché porti quella mia foto anche quando usciamo con i nostri amici? Non dovresti farlo”

Lo so. Però, cazzo! Di solito nel mio portafogli ci guardo solo io”

Poi, il preservativo? Perché te lo porti in giro?”

Ehm… Quello… Ammetto di averlo dimenticato. Chissà da quand’è in questi pantaloni…” un’aria imbarazzata apparve sul volto di William, Yumi rimise il russo a terra, con suo sommo sollievo. Però, non aveva ancora finito.

Quindi? Cosa pensi di fare con tutte le informazioni che hai ottenuto, Sherlock?”

Preferirei essere paragonato a Philo Vance”

Vuoi un altro pugno?”

No” Avier ridacchiò fra i baffi, le sue parole si fecero come più affilate.

Però, davvero, vi credevo più svegli. Voi non avete paura del fatto che io sappia, ma del fatto che io possa rivelare ciò che so. Qualsiasi sia la mia risposta, non importa i pugni che mi darete, io volendo potrò sempre dire quello che so. Almeno che non mi uccidiate. Ma, in quel caso, credo avreste altro di cui preoccuparvi” Yumi lo guardò stizzita.

Sei uno schifoso bastardo” il ragazzo non disse nulla, si limitò a continuare a sorridere, e a ridare il portafogli e il profilattico di William, lasciando poi che i due andassero via. Il ragazzo rimase in libreria, non perché volesse leggere il suo libro o cercarne altri, non ne aveva voglia. Aveva fatto in modo che qualcuno ritornasse sul luogo dell’appuntamento.


Schifoso bastardo! Hai borseggiato anche me! Dove sei?” Avier si era spostato, costringendo la ragazza asiatica a girare varie sezioni della libreria prima di trovarlo. Quando lo vide, lui le porse il portafogli. La ragazza gli avrebbe tirato un pugno, ma si fermò di colpo avvicinandosi. Avier aveva sollevato la manica della tuta, rivelando la pelle deturpata del braccio che reggeva il portafogli.

Tu non sai chi sono. Quindi, non mi descrivere più in modo così crudele, potresti farmi arrabbiare” Yumi prese ciò che le apparteneva e se ne andò senza rivolgere una parola al ragazzo. Se prima odiava quel russo, ora, come altri, provava un certo timore.


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>Avier nar-tra-ku-neisti. Mi-ne-ko da-ste-ni pak-tron-kis?< 


No-ste.-mi, Ostark! Pak-tra-nemi, va-de-mik. Avier va-de-mik, Ostark”

>Makna Avier, da-ste-ni. Rokta an-ke-tor< 

Il panico nella figura femminile iniziò a crescere sempre di più. Il tempo scorreva.


Per le strade di Parigi – Ore 23:00


Bene. Direi che sia il momento di separarci, l’altra volta il nostro Avier ci ha fatto fare tardissimo. Dobbiamo dimostrare che siamo più responsabili di lui, no?” quella battuta di Ulrich fece ridere Avier e altri, William e Yumi invece non reagirono. Sembravano come sovrappensiero, in effetti lo erano stati per tutta la serata dopo essere passati in libreria.

Ehilà, tutto bene?” domandò Odd, la risposta non arrivò subito.

No, dobbiamo dirvi una cosa” William prese l’iniziativa, era il momento di liberarsi da quel fardello.

Io e Yumi ci siamo fidanzati, da circa un mese ormai. Volevamo dirvelo prima, ma non ci siamo riusciti” ovviamente i ragazzi non restarono impassibili davanti quella notizia. E, ovviamente, quello con una faccia più sconvolta fu Ulrich. William gli si rivolse direttamente.

Mi dispiace, Ulrich” il ragazzo tedesco ci mise un po’ a riprendersi, ma si riprese. Fece un profondo respiro e poi si rivolse verso i due con fare cordiale.

No, non voglio che tu ti scusi. Essere gelosi sarebbe stupido, sopratutto se è ciò che Yumi vuole. L’importante è che voi siate felici”

Ehi, pare che tu non sia più il bambino cocciuto che ricordavo” il tono di William era amichevole, così come lo fu quello della risposta di Ulrich.

Dopo un po’ si cresce, no?”

A quanto pare. Fatti abbracciare, amico” William allargò le braccia e lasciò che Ulrich gli venisse incontro, entrambi si strinsero amichevolmente. Erano cambiate davvero tante cose in un anno.

Ehi, nessuno può fare una foto? Credo che questo sia un momento unico nella storia” Odd fece una battuta con la sua solita esuberanza facendo ridere tutto il gruppo. La felicità non durò tanto, infatti ben presto si accorsero che Aelita aveva iniziato a piangere a dirotto.


Ehi, che succede? Siamo lusingati dalla tua commozione, però non mi sembra il caso” disse Yumi, la ragazza tentò di asciugarsi le lacrime con la manica della maglia. Aveva gli occhi tutti arrossati.

No, non è per voi. Ovviamente sono felice per voi… Però mi sento malissimo, ho fatto una cosa terribile”

Che è successo?” fu sempre Yumi a domandarlo, ma Aelita distolse lo sguardo da lei e guardò verso Jeremy. Il ragazzo si era avvicinato con aria confusa, non sapeva proprio cosa aspettarsi. Poi, Aelita parlò

Jeremy, tu hai sempre avuto l’impressione che Avier mi piacesse, giusto?”

Beh… Si” il ragazzo si sistemò gli occhiali sul naso, più come gesto nervoso che altro.

Tu avevi ragione, nonostante quello che ti dicessi. Però, non ti ho mai tradito… Fino a quasi due settimane fa. Io e Avier… Noi… Ci siamo baciati. E lo abbiamo fatto altre volte. Mi dispiace…”

Jeremy rimase pietrificato, per un attimo strinse la mano a pugno, ma interruppe il gesto bruscante, come se la sua mente ricevesse comandi contrastanti.

Io torno in camera” disse, si girò e poi iniziò ad allontanarsi, prima camminando, poi correndo.


È scappato” commentò Aelita dopo qualche secondo, asciugandosi di nuovo le lacrime che sgorgavano a fiumi dagli occhi. Era disperata e furente allo stesso tempo, non si era mai sentita così.

Ha saputo solo scappare” e prese ad allontanarsi nella direzione.


????????????-????????????


IO LO AMMAZZO! LO AMMAZZO!”

Kros vin tan! Linkarian! Linkarian vinnel!!”  due alieni vestiti con uniformi mediche circondarono il ragazzo e gli inocularono una sostanza bianca nelle vene. Il sedativo ebbe effetto in pochi secondi, gli occhi blu del ragazzo si chiusero lentamente e cadde in un sonno profondo. I due alieni si accinsero a portarlo in un’altra stanza, intanto Northar si rivolse all’Akertosh Brealwunt steso dentro din Inkniam.

Doskividan, Akertosh?”  l’alieno fece un cenno di conferma facendo battere il terzo dito della mano e il pollice.


Per le strade di Parigi – Dalle ore 23:01 alle ore 23:02


Tu sapevi che era fidanzata! Perché l’hai baciata?”

Perché io la amo” William e Yumi erano andati al seguito di Jeremy, in teoria Ulrich e Odd avrebbero dovuto seguire Aelita. Eppure, almeno Ulrich, sentiva di doversi sfogare con qualcuno. Perché una cosa era la sua vecchia rivalità e il suo amore per Yumi, una cosa erano Jeremy e Aelita.

Tu non hai visto l’evolversi della loro storia, come fossero affiatati e quanto si amassero. E ora… Come hai fatto, Avier? Come hai fatto in un mese a distruggere tutto questo?”

Io non ho fatto nulla” lo stato d’animo di Avier non era decifrabile, sembrò non sapere quali emozioni provare.

Fammi andare a cercarla. Lei è preziosa per me” Ulrich smise di tenerlo fermo per la tuta come aveva fatto e lasciò che si allontanasse nella direzione di Aelita. Poi fece cenno a Odd di seguirlo

Andiamocene”

Li lasci da soli?”

Si, voglio solo dormire. Non so che cavolo pensare. Non so neanche cosa dovrei provare adesso!”


Più lontano – Ore 23:10


Aelita non aveva percorso molta strada, il russo l’aveva ritrovata seduta sul marciapiede con ancora le lacrime agli occhi, si avvicinò a lei muovendosi lentamente.

Cerchi di elemosinare una birra?” nonostante le lacrime, la ragazza sorrise leggermente. Poi però torno a piangere, Avier le si sedé accanto e l’avvolse con le braccia.

Va tutto bene, m’lady

È scappato, Avier. Non si è neanche arrabbiato. Perché avrei preferito si arrabbiasse?”

I codardi non piacciono alle persone intelligenti” la ragazza allargò le sue braccia e strinse il corpo esile del russo, appoggiando la testa sul suo petto piatto.

Tu non sarai mai un codardo, vero?” Avier spostò una mano e la mise nei capelli rosa della ragazza, prendendo ad accarezzarglieli.

No, te lo giuro. Sarò tutto, tranne che un codardo” la ragazza sollevò la testa e incrociò lo sguardo del russo, che le accarezzò la guancia con il dorso delle dita. Si persero per un po’ negli sguardi del prossimo, poi si baciarono.


Torniamo al Kadic?”

Forse è il caso” i due si alzarono in piedi, ma quando il ragazzo prese a camminare, Aelita lo trattenne fermo.

Che c’è?” disse con quel tono di voce cordiale che assumeva solo con lei

Vuoi fare qualcosa che Jeremy non ha mai fatto?”

Che intendi?”


La ragazza gli prese le mani e se lo portò sul suo petto, facendo toccare il seno al ragazzo.

Angolo del Lord
Di solito non mi faccio mai sentire sotto le storie, invece lo sto facendo. Questo dovrebbe farvi capire che ho qualcosa di molto importante da dire. Ovvero, questo sarà l'ultimo capitolo per un po', mi prendo una pausa.
Mio Lord, lei ha ripreso la storia di recente dopo che non scriveva da tempo.
Lo so, lo so. Mi sento più stronzo di quanto non mi consideriate già, ma mentre quel periodo di inattività era dovuto ad un mio blocco, questa è una pausa che mi sono forzato a prendere. Il coronavirus ci ha messi tutti in quarantena e, se già l'esame di maturità mi metteva ansia, ora sono ancor più sotto pressione siccome probabilmente dovrò farlo online. Io non so come devo vivere questa situazione, ma voglio avere la certezza di arrivarci quanto più preparato possibile, quindi mi dedicherò la maggior parte del tempo ad uno studio intensivo. Quando tutto sarà passato, tornerò a scrivere a pieno regime, ve lo prometto. 
Mi sentirei una persona ancora più orribile a lasciarvi senza nulla oltre questo messagio, quindi vi donerò un po' di musica.
Prima di tutto, la canzone che ho sempre considerato il tema di Avier:
Avier Antonovic Anisimov
Poi una canzone che sarà il tema di non uno, ma ben due personaggi che avrete modo di scoprire in futuro
????????????-?????????????????
Infine, musica varia che mi ha accompagnato durante la scrittura di questa storia
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Capitolo 9
*** Capitolo 8: In amore... ***


Lenkerthen Lyoko Cap. 8

Terra – Francia – Parigi – Sabato 1 Ottobre 2005 - Ore 23:10


No”

Come no?” Aelita rimase di stucco.

In questo momento lo vuoi fare solo per rabbia, non perché mi ami. Quindi, no” il ragazzo ritirò le mani dal seno della ragazza e se le mise in tasca. Poi prese a camminare verso il Kadic, la ragazza non lo seguì subito, si sentiva confusa come non mai.

I-io… Non me lo aspettavo”

Lo sai che sono imprevedibile. E poi…” il ragazzo rallentò il passo per mettersi affianco ad Aelita.

Il tuo sedere mi piace di più” e non si fece problema ad allungare la mano per un palpata.

Ehi! Maniaco!” disse la ragazza ridendo

Senti chi parla”


Sala del supercomputer – Ore 23:25


Niktor era steso sul terreno sporco e polveroso della sala, la sua debolezza lo aveva fatto assopire ed ora era immerso in un reame di incubi. Tutte le sue paure lo cacciavano e lo bloccavano per tormentarlo. Vide gli uomini con le uniformi da soldato scortarlo nella grande sala circolare della condanna e poi unirsi alla gente che presenziava, giudici, politici e altri militari che lo guardavano con disprezzo.

Sotto la minaccia delle armi dei soldati, percorse il sentiero di energia e si fermò al suo termine, sul ciglio che dava su quell’orribile baratro. Volse lo sguardo verso il basso, vedendo i disgregatori sul fondo. Un brivido gelido lo percorse, poi alzò lo sguardo e vide la folla che lo guardava con ancora più disprezzo. E lì, vicino all’interruttore della sua condanna, lo vide, quel soldato così simile a lui. E il soldato guardò lui, e pronunciò quella frase.

Rokran, Aniekes lokanar din tok sen” poi premé l’interruttore e l’energia sotto di lui scomparve.


Cadde, ma il sogno rallentò la caduta, come a prolungargli la sofferenza. Vide quei malefici disgregatori avvicinarsi a lui, sempre di più. Poi i suoi atomi persero i loro legami energetici, separandosi tra loro. Il suo corpo si dissolse nel nulla.


Aprì gli occhi di colpo e si sentì venire il sopraffiato, il suo cuore iniziò a pompare il sangue più forte, facendogli male per lo sforzo. Il rumore delle porte dell’ascensore che si aprivano lo tranquillizzò, Jeremy apparve di nuovo.

Amico”

Tutto bene, Niktor?”

No… Mi sento vicino alla fine… Non resisterò un’altra settimana. Ogni giorno… Sembra l’ultimo” il ragazzo si avvicinò all’alieno, si inginocchiò e strinse le dita in un punto del braccio indicatogli la prima volta che lo aveva incontrato.

Cavolo! Hai ragione. Stai peggiorando rapidamente”

Grazie… per la… promessa sincerità” l’alieno chiuse gli occhi per un attimo e fu quasi per addormentarsi di nuovo, riuscì solo all’ultimo a darsi uno scossone per impedirlo.

Non c’è modo… Di velocizzare?” Jeremy si guardò intorno pensieroso ma imperturbabile, poi rispose di colpo dopo un po’.


Credo che ci sia un modo. Però, non so se possa funzionare”

Provaci”

Okay, lo farò. Ho bisogno degli altri. Devo parlare con loro, e non me la sento di farlo adesso. Pensi di resistere fino a domani?”

Combatterò… dovessi anche fuggire… da una singolarità”

Bene. Ora, fammi continuare il mio lavoro da solo” Jeremy si mise a sedere sulla poltrona e iniziò a digitare sulla tastiera con una rapidità che all’inizio parve leggermente diminuita, ma che poi riprese ad una velocità solita se non superiore a quella delle altre sere. La sua affinità con la tastiera in quel momento mise spavento a Niktor.


L’alieno e l’umano rimasero in silenzio per diversi minuti, ma quando il primo si accorse che stava cadendo di nuovo nel sonno, con tutto ciò che avrebbe comportato, fece di tutto per tenersi sveglio.

È successo qualcosa di interessante con i tuoi amici?”

No, nulla” Jeremy rimase impassibile.


Porta della camera di Aelita/Camera di Avier e Jeremy – Dalle ore 23:30 alle ore 00:00


Nonostante la presenza di Avier, Aelita era tutto meno che di buon umore. Gli eventi di quella notte non potevano essere superati con uno schiocco di dita, lo sapevano entrambi. Questo rese alla ragazza ancora più difficile separarsi dal ragazzo.

Aelita?”

Si?” la voce di Aelita era ovattata perché doveva attraversare il petto del ragazzo, su cui teneva affondata la faccia.

Ci stiamo abbracciando da dieci minuti”

E quindi?”

Mi fanno malino le costole”

Uffa” disse in un tono finto scocciato e allentò la prese, sollevando poi la testa per guardarlo negli occhi

Sei proprio un fuscello. Sei cattivo e sei un fuscello. Cattivo e fuscello”

E russo. Faccio davvero schifo, cazzo!” il modo in cui lo disse fece quasi soffocare Aelita, le sue risate riecheggiarono per tutto il corridoio. Poi, però, la malinconia tornò.

Guarda che ho fatto per te. Mi merito di non lasciarti più andare”

Te lo meriti proprio” il ragazzo fece di nuovo abbassare la testa della ragazza sul suo petto e iniziò far scivolare i capelli rosa di lei tra le sue dita.

Però, ora è meglio che ti riposi, m’lady

Uffa! Non puoi almeno dormire con me?”

Dopo quello che hai fatto venti minuti fa? Se entro, mi garantirai un posto all’inferno”

Esagerato! E poi, non ne hai già uno?”

Ovviamente, si chiama trono” la ragazza rise ancora una volta.

Si, ti ci vedrei bene” commentò lei, poi sollevò lo sguardo. Come ormai era già successo, i due si lasciarono trasportare dalle emozioni che quel semplice gesto creava.


Ti amo” disse lui

Come?”

Oh! Scusa, forse non….”

No, tranquillo. Solo, non me lo aspettavo. Tu… Tu dillo di nuovo”

Ti amo”


Si baciarono di nuovo, poi ebbero la forza di separarsi. Avier aspettò che la ragazza chiudesse la porta della sua stanza, poi si girò e si incamminò verso la sua.


Quando vi entrò, Jeremy non era presente. Il russo chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò al computer del ragazzo, si inginocchiò davanti il case e prese a tastarlo attentamente. Era totalmente freddo, Jeremy non usava il computer da tempo a quanto pare. Non era mai successo, il rischio di fallire era dietro l’angolo.

Si mise a sedere sul suo letto, si riempì un bicchiere di vodka e lo bevve in un sorso. Poi guardò fisso davanti a sé, perso nel vuoto.

Il tempo scorre” si disse, poi si stese e chiuse gli occhi, entrando nel reame dei sogni.


[2cvhf9e4ch2h4t7h1r389i4318mx1tg819à3g3g] Russia – 15 Maggio 2000


Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura…

Yuri, smettila con queste cazzate. Sto cercando di dormire”

Io sono un essere umano, caro. Non riesco a riposare dentro una baracca, al freddo e sapendo di poter morire da un momento all’altro senza affidarmi ad una presenza divina”

Prova ad affidarti a qualcuno che si degni di rispondere

I pareri di un mostro non mi interessano”

Mi odi così tanto, eppure non ti allontani da me”

Tu ti sei davvero impegnato a farci dipendere tutti dalla tua disumanità…”

Ma?”

“…ma, in realtà, io sono l’unico che non vedi come uno strumento. Questo ti rende debole, mi piace vederti debole”

“…”

Fa male, vero?”

Zitto. Idiota


Rendez-vous – Domenica 2 Ottobre 2005 – Ore 10:00



Avete parlato tu e Aelita?”

Si”

E… Come è andata?”

È andata. Questa situazione è orribile”

Jeremy, so che è difficile. Però, credo tu debba parlarne con n…”

NON È QUELLO!” dopo quello scatto d’ira, Jeremy rimase con uno sguardo perso per un attimo, come confuso. Poi riprese a parlare.

Cioè, questo tradimento mi ha fatto male. Però, dietro c’è molto di più. Avier è pericoloso…”

Ehi, non puoi fare così. Quello che hai subito da lui è tremendo, ma non puoi considerarlo l’Anticristo…”

No, è solo un fottutissimo essere perfetto con un motto in cui ribadisce che i suoi scopi vengono prima di ogni cosa e che sa benissimo abbiamo un segreto”

Ti riferisci a L…”

Non fare quel nome in pubblico. Potrebbe starci osservando” Ulrich e Odd, seduti nel bar assieme a Jeremy, iniziarono a guardarlo preoccupati. Sopratutto Ulrich, che aveva parlato con lui sino a quel momento.

Ti senti bene, Jeremy?”

So che sembro pazzo. Non è così, credetemi” poi si alzò in piedi e si guardò attorno.

Anzi, seguitemi. Ma non osate dire una parola, non dobbiamo farci seguire” Ulrich e Odd si alzarono e seguirono gli ordini, non sapendo quanto dovessero preoccuparsi.


Parc Monroe – Nello stesso momento


Di giorno ha tutt’altro aspetto, non trovi?”

Si. Però, dopo quella volta, lo sai che preferisco questo posto di notte, Avier” quella che ormai era ufficialmente una coppia, si trovava seduta sul terreno erboso vicino le acque del lago. Una scena che rievocava una lontana nostalgia dentro il russo.


Sai, Aelita. Io ti temo”

Come scusa?” la ragazza era sinceramente stupita

Quello che hai fatto ieri sera. Io, non ci sarei riuscito”

Stai scherzando? TU non ci saresti riuscito?”

Esatto”

Senti, non provare a fare la vittima che mi daresti fastidio. Tu riesci in ogni cosa!”

Tranne nel separarmi dalle persone che amo”

Ma i tuoi amici…”

Una scelta dura, ma la mia amicizia per loro non era alimentata dal sentimento che provo adesso”

E Yuri…”

Già, Yuri…” Avier fece una risatina nervosa che terminò nell’inizio di un pianto.

Io non ho mai lasciato Yuri…”


Verso il supercomputer – Dalle ore 10:20 alle ore 10:45


Divenne chiaro ad un certo punto che Jeremy li stesse portando nella fabbrica, il luogo che tutti loro conoscevano bene per ciò che era significato nelle loro vite. Eppure, Jeremy si comportò come se lo avesse dimenticato. Prima di entrare nel tombino che portava allo scolo fognario, si mise a girovagare per la foresta ritornando più volte sullo stesso punto e mettendosi ad osservare i segni sul terriccio, come alla ricerca di qualcosa. Nessuno osò dirgli nulla, la serietà e la freddezza quasi disumana che aveva in quel momento mettevano a disagio, preferirono lasciare che fosse lui a parlare. Cosa che non fece per tutto il tragitto nella foresta, ne per quello lungo lo scolo fognario e neanche quando entrò nella fabbrica calandosi dalla corda e scendendo con l’ascensore.


Parlò invece quando entrarono nella sala del supercomputer, ma non a loro due.


Niktor Denevun Brealwunt, detto Din Rokran Kastarmark/Ulrich Stern, Odd della Robbia – Quarto contatto - Ore 10:45


Niktor! Ti senti bene? Svegliati!” si diresse verso una figura stesa sulla parete alla destra della stanza. Una figura aliena, dalla pelle bianco latte martoriata da eruzioni cutanee nerastre, un capo prominente con un naso quasi assente, non fosse stato per una piccola cunetta con due narici sotto e due grossi occhi neri che si aprirono solo quando il ragazzo prese a scuoterlo.

Jeremy… Amico… Non ti ho sentito…” la voce era ancora più debole e soffocata delle altre volte.

Che sta succedendo, Jeremy?” urlò prorompente Ulrich. La situazione aveva preso delle pieghe assurde, lui e Odd non riuscivano neanche a capacitarsi di cosa fosse quel Niktor con cui stava parlando il loro amico. Quest’ultimo però non si destabilizzò, cercò in una sacca vicino al braccio sinistro della figura, braccio dove veniva iniettata in piccole gocce costanti una sostanza che scorreva lungo il tubo di una sorta di flebo galleggiante. Dopo un po’ estrasse un sorta di piccolo cubo fatto di un materiale vetroso nero, lo mise in una delle mani con sei dita dell’alieno, che lo strinse delicatamente. Il cubo iniziò a pulsare di una luce azzurrina. Jeremy lo lanciò davanti agli altri due guerrieri Lyoko.

Questo vi spiegherà tutto” poi disse ad alta voce una parola aliena.

Losark”


Nella stanza iniziarono ad apparire una serie di ologrammi


Parc Monroe – Ore 10:15


Io non ho mai lasciato Yuri, Aelita. Lui un giorno era al mio fianco, il giorno dopo l’ho trovato steso in un nostro rifugio, con gli occhi chiusi, un’espressione assopita, un flacone di sonnifero vuoto in mano e il corpo freddo come la neve di Russia. Era morto, suicidandosi” le lacrime di Avier si fecero più intense, la ragazza prese a stringerlo tra le sue braccia come tante volte lui aveva fatto con lei.

Tu hai sofferto troppo, Avier. Non riesco davvero a capire come il mondo sia potuto essere così crudele con te” anche gli occhi della ragazza presero a rigarsi di lacrime, il russo se ne accorse e cercò di togliergliele con le dita. Poi spostò la mano sui suoi capelli e prese ad accarezzarglieli.

La cosa che più mi fa male di questa storia è che non ho mai capito perché lo fece. È una delle cose che non capisco proprio della mia vita, come cosa provo esattamente per Mary. Mi sono sempre detto che fosse troppo sensibile per il mondo in cui viveva. La verità è che accadde da un giorno all’altro” il russo sollevò la mano dalla testa di Aelita e infilò un dito dentro un buco nella cucitura delle maniche della sua tuta, questo gli permise di scavare nel tessuto. Ne estrasse un oggetto nascosto, un foglio di carta sottile ripiegato più volte.

L’unico indizio che ho, è questo” lo diede alla ragazza, lei iniziò a spiegarlo. All’interno vi era un muro di testo, un rigo però era sottolineato più volte con foga.

Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi

Giovanni 8,32. Yuri era molto più religioso di tutti noi messi assieme, la sua Bibbia era affianco a lui quando è morto, questo viene da lì. Mi sono riempito la testa delle più disparate teorie, ma non ho mai trovato una risposta”

Forse… Non voglio essere crudele, però… Hai mai pensato che non significasse nulla?”

È quello che pensi?”

Credo di sì. Forse era semplicemente impazzito a causa della vita che vivevate”

Capire dove fosse la ragione e dove la follia era molto difficile all’epoca. Chissà, forse hai ragione. Scusami, se ho tirato fuori queste cose. Non volevo metterti di cattivo umore” la ragazza lo strinse ancora più forte

Non dire stupidaggini”


[Messaggio di Niktor] Sala del supercomputer – Dalle ore 10:45 alle ore 10:51


Una figura olografica in una silhouette azzurrina apparve davanti a loro, era quel Niktor che appariva ora steso sul pavimento, mentre Jeremy lo nutriva dandogli cucchiaiate di una sostanza gelatinosa grigiastra. In quella registrazione sembrava già indebolito, ma ancora capace di reggersi in piedi.


Umani

l’ascolto di questo messaggio implica la mia inabilità a fare un discorso completo.

Rispondo all’identità di Niktor Denevun Brealwunt, sono uno Swarkerinster. Tale è il nome di coloro che abitano lo Swarker. Questa struttura si trova a 15 Lerk dal vostro pianeta. Sono, approssimando, 7 milioni di anni luce.

È imperativo che voi comprendiate l’entità del pericolo che i miei simili comportano per voi, e perché non debbano raggiungermi finché sono sul vostro pianeta.

Prima di ogni cosa, tramite un varco apribile dal settore TLRCKN9193, il settore AZRWS345, dove si trova il vostro pianeta, può essere raggiunto in…


La figura guardò verso l’alto mentre faceva un calcolo a mente


2 secondi.

Questa è la proporzione dello Swarker in confronto al pianeta Terra


Apparì un globo olografico rappresentante il pianeta Terra, poi una sorta di sfera bulbosa di metallo che doveva essere lo Swarker. Mentre quest’ultimo cresceva, il primo continuava a rimpicciolirsi fino a diventare un puntino difficile da osservare.


Se già questo vi mette timore, sappiate che lo Swarker non è abitato in superficie, è abitato all’interno. Questo aumenta la quantità di spazio abitabile. Facendo una stima, la sua popolazione è 20.000 volte quella terrestre, solo il suo esercito regolare è più numeroso della vostra totalità. A ciò, dovete unire il divario tecnologico. L’attrezzatura di un soldato semplice appena graduato è superiore a quella di qualsiasi forza terrestre, conquistarvi sarebbe molto facile. Eppure, non è questo il pericolo più grande che state correndo.


L’ologramma fece un gesto con la mano, facendo sparire le rappresentazioni della Terra e dello Swarker


Le grandi masse non coesistono facilmente senza patti, il patto stretto dagli Swarkerinster si chiama Alaktania. Non è un accordo scritto, è qualcosa che collega le menti, facendo percepire ognuno come componente di un unico grande disegno, cancellando la loro individualità. Sul vostro pianeta esistono creature chiamate formiche, esse vivono e operano tutte insieme solo per migliorare ed espandere il formicaio, creando una colonia sempre più grande con sempre lo stesso scopo fisso nelle loro menti. Così è per gli Swarkerinster, poiché tale è la natura dell’Alaktania.

Io sono uno dei pochi che è riuscito a liberarsi, ho provato le gioie dell’individualità, questo mi ha reso un criminale denominato Alsther, significa colui che non è noi.

Detto questo, è tempo di chiarire il vostro coinvolgimento.


L’alieno sollevò un dito e si sentì una voce robotica e distorta dire Lenkerthen Lyoko


Questo è un messaggio che dice Riunitevi a Lyoko, intercettato da un radiotelescopio dello Swarker mesi fa, veniva da un settore inesplorato dello spazio così lontano che ci è voluto molto tempo per determinare la fonte. Eppure, lo Swarker ha dedicato numerosi investimenti in questo lavoro. Questo, poiché la voce equalizzata correttamente è questa


Si sentì una nuova voce dire le stesse due parole, una voce molto più naturale, anche se aveva qualcosa di chiaramente non umano.


Questa è la voce di un individuo noto come Xodian Ankotar Aalva


Apparve un ologramma che lo rappresentava, era più alto e con una corporatura più robusta di quella di Niktor. Lo sguardo era freddo e indagatore e il volto aveva tratti più allungati. Indossava una tuta unica bianca.


Nello Swarker è noto per essere uno dei più grandi scienziati della sua storia, essendo padre di numerose scoperte e innovazioni in campo medico e biotecnologico, ma è anche uno dei più grandi criminali mai vissuti in esso. Ossessionato dall’idea di voler evolvere gli Swarkerinster, violò tutte le leggi e i diritti che impedivano i suoi esperimenti


Apparvero numerose foto di alieni in stato di shock e raggomitolati in preda al panico, alcuni presentavano mutazioni e malformazioni, molti invece avevano uno sguardo vitreo ed erano pieni di ferite da cui fuoriusciva un sangue bluastro.


Infine, è stato il primo a riuscire a staccarsi volontariamente dall’Alaktania, prima di sparire nel nulla, diventando anche il più grande ricercato nella storia dello Swarker.

Io non so cosa c’entri lui con Lyoko, ma il messaggio proveniva da questa fabbrica e Lyoko si trova qui. Prima o poi cercheranno di appropriarsene.

Io, però, sono arrivato prima. Ho avuto modo di studiare questo programma, non posso appurare che sia opera di Xodian, ma so che è molto potente e che non esiste nulla del genere nello Swarker. Se lo ottenessero, potrebbero sfruttare le sue capacità di controllo sul genoma per accelerare l’Alaktania. Il patto che lega tutti gli Swarkerinster potrebbe diffondersi a velocità folle per l’Universo, soggiogando tutte le creature senzienti e rendendolo eterno.


D’altro canto, se lo ottenessi io, potrei usare le stesse funzioni per annullarlo. Io e tutti quelli come me doneremmo il libero arbitrio alla mia gente.

Però, non posso negarlo, c’è una seconda motivazione per cui lo voglio usare io. Esiste un’arma per combattere quelli come me, un superbatterio conosciuto come K0-V1D, capace di costringere l’organismo a produrre staminali per ricreare i centri neurali sfruttati dall’Alaktania e fargli emettere segnali in continuazione, rendendoci immediatamente rintracciabili. Io ne sono infetto, ho usato molti farmaci per rallentare il batterio, ma non l’ho mai fermato, sono solo riuscito a farlo mutare. Ora, oltre al suo scopo originale, è diventato anche una neurotossina che mi impedisce di avere pieno controllo del mio corpo, oltre a crearmi questi sfoghi neri sulla pelle con cui il batterio cerca di infettare altri miei simili. Solo Lyoko può ricreare il mio corpo da Alsther senza il batterio, ma non sono riuscito a completare il lavoro necessario per farlo. Ora non mi rimane che iniettarmi un’amara medicina…


Affianco all’ologramma di Niktor apparve quello della sua flebo


Questo non è un farmaco, è un veleno. Fermerà l’azione del batterio, ma rallenterà gradualmente i miei processi cognitivi e le mie funzioni corporee, fino a quando non mi ucciderà. Spero che siate riusciti a salvarmi prima che accada, o che abbiate voluto farlo.

Se dovessi morire, rimarreste in balia dello Swarker. Ma credo che ognuno scelga il suo destino.


Questo è il messaggio di un combattente per la libertà

In questo momento, Niktor Denevun Brealwunt

Merek


L’usato di Renard – Ore 10:50


Ehilà, signor Renard. Come sta?”

Ma siete voi, Avier e… Come vi chiamavate, signorina? Non ricordo proprio”

Questa favolosa fanciulla si chiama Aelita. Lei è strano se si ricorda più di me che di lei”

Non dica così, signor Avier. Uno come lei è indimenticabile. È già diventato presidente?”

Sono passato proprio a dare i biglietti elettorali

Oh bene! Visto che si trova qui, dia pure un’occhiata al negozio”


La coppia entrò nel negozio e si mise a guardare di nuovo tra gli scaffali pieni di oggetti usati. O meglio, lo fece Avier, Aelita si limitava a seguirlo. Era lui che era voluto tornare lì.

Vuoi comprare altra musica?”

Figurati se al nostro primo appuntamento penso solo a me. Ti voglio fare un regalo”

Aww grazie! Aspetta… È un appuntamento?” La ragazza era così abituata a trovare romantico qualsiasi momento in cui fosse con Avier da non aver riflettuto sul fatto che quello potesse essere il loro primo appuntamento ufficiale.

Certo che si”

Perché non me lo hai detto? Mi sarei vestita meglio”

Prima di tutto, io sono in tuta. Poi, a me non piacciono le cose elaborate. Ti voglio così, come sei ogni giorno” la dolcezza di quella frase fece andare in brodo di giuggiole la ragazza, che saltò addosso al ragazzo per baciarlo. Essendo entrambi accovacciati per vedere degli scaffali bassi, ed essendo Avier robusto quanto il polistirolo, persero l’equilibrio e si ritrovarono stesi a terra. Questo non li fermò dal continuare a baciarsi.


Ragazzi… Ehm! Capisco gli ormoni. Questo però è un luogo pubblico, vi prego” il signor Renard li aveva raggiunti sentendo il rumore dell’impatto. Entrambi si misero a ridere incontrollatamente, poi Avier notò qualcosa di suo interesse su uno scaffale. Una catenina di metallo con un pendente che recitava un nome. Il russo non lesse quale nome fosse, non gli interessava. Lanciò la catena al commesso.

Compro questa. Mi dia solo la catena però, devo fare una cosa” il signor Renard si appropinquò a staccare la targhetta, poi mise la catenina nelle mani del russo come gli aveva chiesto. Lui e Aelita si erano alzati nel frattempo.

Chiudi gli occhi, m’lady. Non osare aprirli” la ragazza eseguì quegli ordini, la curiosità la divorava ma riuscì a resistere alla tentazione.

Ora apri”

La ragazza lo fece, vide il russo che teneva tesa la catenina fra le mani. Ora però aveva un nuovo pendente, un piccolo dischetto in oro puro.

Non è molto, lo so. Ma è una delle cose che ho preso in prestito in Russia. Mi sono sempre detto che l’avrei voluto dare a qualcuno di molto importante. Quella persona sei tu” mosse un passo verso di lei e le avvolse il collo con il suo regalo

A te affido una parte di me, dolcezza. Che tu possa portarla sempre, e che ti dia solo ricordi piacevoli” la ragazza stava piangendo, di nuovo. Avier era così, riusciva a smuovere le sue emozioni con le cose più banali, figurarsi dopo un regalo del genere. I due presero di nuovo a baciarsi, felici come non mai. Poi, qualcosa attirò la loro attenzione.


Si sente bene, signor Renard?” l’uomo, dietro i suoi occhiali, aveva il volto e gli occhi tutti arrossati e lacrime che gli scorrevano sulle guance.

Oh! Mi sono commosso. Scusatemi, scusatemi. Sono così stupido, mi capita sempre” e se ne andò in preda all’imbarazzo. La coppia rise di nuovo, poi tornò a baciarsi.


Sala del supercomputer – Dalle ore 10:52 alle ore 12:00


C-come è possibile tutto questo? E da quand’è che tu lo sapevi?” fu Ulrich a parlare, Jeremy stava continuando ad imboccare l’alieno con la gelatina nutritiva nella scatola che teneva in mano.

La prima domanda non ha risposta. La seconda la ricordo bene, dalla sera del 19 Settembre. Una nottata tremenda, mi sono ritrovato chiamato dalla fabbrica in piena notte. Rispondo al telefono, e sento la sua voce che dice di venire qui. Aveva pure detto che XANA stava tornando per assicurarsi che mi precipitassi lì...”

Dovevo… essere… certo”

Lo so, amico. Lo so” Jeremy accarezzò la testa dell’alieno con il dorso della mano che reggeva il cucchiaino. Niktor parve più rilassato.

Poi sono venuto qui, e ho trovato lui. Riusciva ancora a camminare e parlare con facilità quella sera, ma più volte tornavo qui e più peggiorava. Vederlo peggiorare… è stato tremendo. Non so come dirlo

Immagino. Però, noi due cosa possiamo fare?”

Se vi ho portato qui c’è un motivo. Non volevo coinvolgervi, ma faccio progressi troppo a rilento da solo. Niktor non resisterà a lungo, devo tentare un’azione disperata

Che cosa?”

Dovete sapere che per virtualizzare un essere umano il supercomputer separa e analizza tutte le basi azotate del DNA e interpreterà le informazioni ricavate dalle loro combinazioni in dati che…”

In breve, Jeremy. Ti prego” Odd si sentiva già scoppiare la testa.

Uno di voi deve portare Niktor nella torre del quinto settore, l’altro deve entrare in una specifica torre di un altro settore” in tutto questo, Jeremy aveva continuato ad imboccare l’alieno, finendo solo in quel momento. Sistemò il contenitore della gelatina e il cucchiaio nella sacca, poi uso la manica della sua camicia a quadri per pulire gli angoli della bocca di Niktor.


In tutto questo, Avier cosa c’entra?” domandò Ulrich, ricordando i commenti che Jeremy gli aveva riservato nel bar. Con tutte quelle nuove informazioni, se n’era quasi dimenticato. Il suo amico prese subito a raccontare.

La prima volta che sono venuto qui, lui mi stava seguendo, l’ho visto spostarsi nella notte con capacità degne di una spia. Sono stato fortunato a notarlo e a fargli perdere le tracce. Credo fosse interessato a rintracciare Lyoko, ci sono due teorie. La prima è che in realtà lavori per il KGB, o per qualche altro governo, magari anche per la Green Phoenix. La seconda…

din Inkniam” commentò Niktor


Per le strade di Parigi – Ore 12:30


Ehi Avier, quel coltello non me lo regali quindi?” la ragazza si riferiva a un coltellino svizzero comprato da ragazzo nel negozio di Renard. Il ragazzo aveva detto che si era recato lì solo per quel regalo, poi aveva visto quel coltellino e non aveva resistito a comprarlo.

Ovvio che te lo regalo! Tu sembri proprio la ragazza a cui regalare un coltello. Già ti immagino mentre lo stringi tra i denti, con una bandana rossa sul capo, mentre ammazzi dei vietcong con una mitra” ancora una volta la ragazza non poté fare altro che ridere. Non riusciva a capacitarsi di come quel tipo riuscisse a farla ridere sempre senza risultare antipatico.

Ora che ci penso, tu hai detto così tanto di te, invece non sai molto di me”

Cosa ti fa credere che io non sappia tutto di te?”

Perché tu le cose le deduci, ma so che non puoi saperle se non hai elementi per arrivarci”

Tu dici?”

Si, ad esempio. Avrai capito che non sono francese

Esatto”

Bene, da dove vengo?” il ragazzo si portò una mano al mento e iniziò a pensare fingendo di starsi sforzando tantissimo.

Itak, ti chiami Aelita, quindi vieni da Marte. Giusto?” la ragazza rise a crepapelle (di nuovo)

E questa da dove ti è uscita?”

Non l’hai capita?”

Ammetto di no”

Quindi non sai le origini del tuo nome?”

Sai che non me lo sono mai chiesto?”

È un grande peccato. Ma rimedierò” il ragazzo prese a gesticolare più animatamente del solito, quello era uno di quei discorsi che amava fare.

Aelita è il nome di un romanzo di fantascienza sovietico. L’ho letto tempo fa, ci sono due russi che vanno su Marte e scoprono questa civiltà, ed uno di loro si innamora di un’aliena chiamata Aelita. Se io sono russo, e tu ti chiami Aelita, significa che anche tu vieni da Marte. Giusto?”

Impeccabile” questa volta fu Avier a ridere. Poi, si sentì afferrare la mano dalla ragazza e tirare verso di lei.


Dai, seguimi. Ti porto da una parte”

Al suo servizio, m’lady


Sala del supercomputer – Dalle ore 12:00 alle ore 12:20


Le ultime informazioni rubate da Niktor all’esercito dello Swarker parlano di una macchina sperimentale chiamata din Inkniam. Tradurlo nella nostra lingua non è immediato, significa qualcosa come ciò che amplifica la mente. È un dispositivo che permette alle onde cerebrali di questi Swarkerinster di interagire con corpi lontani anche distanze cosmiche, tutto questo senza causare interferenze elettromagnetiche come le altre tecnologie di questi alieni. Immaginatelo come una sorta di… Radiocomando per esseri viventi

Quindi, Avier sarebbe controllato da questa macchina?” la voce di Niktor si intromise, cercò di parlare ad alta nonostante la mancanza di forza

Din Inkniam… non… assoggetta” Jeremy continuò il suo discorso.

Già, non ci sono prove che questa macchina possa controllare gli esseri umani. Se Avier è collegato ad essa, significa che non lo è” Ulrich e Odd si guardarono l’un altro smarriti, ancora non si capacitavano di cosa potesse significare.

Che intendi? Questi alieni sanno mutare forma? Come i rettiliani?”

Loro no. Però, Niktor dice che quell’esercito dispone di organismi mutaforma privi di volontà, sarebbero armi adatte a questo scopo

Quindi ora Aelita è da sola con un mutaforma alieno che sta cercando di ottenere informazioni da lei? E tu non fai nulla?” Odd era furente, non lo si vedeva quasi mai così. Jeremy però non mosse ciglio, era così impassibile da non apparire umano.

Non posso fare nulla. Prima di tutto, indipendentemente da chi sia Avier, è così bravo che probabilmente Aelita ora si fida più di lui che di tutti noi. Poi, è logico pensare che, notando un cambiamento improvviso nel carattere di Aelita, otterrebbe la conferma che siamo noi quelli che cerca. No, è un errore che non possiamo commetterei due non dissero nulla, sentirono soltanto un raggelante terrore che non avevano mai provato. Neanche XANA li spaventava così tanto quando attaccava, quello in cui erano immischiati era molto più grande e pericoloso di quanto il virus non lo fosse mai stato. Avevano paura, troppa paura.


Ma il Lyoko che cercano è proprio il nostro?” disse Odd, in una vana speranza di sentirsi meglio.

Vorrei poter dire che è il più grande malinteso nella storia dell’Universo, ma non è così. Ho ritrovato il messaggio originale nel supercomputer, inoltre ho stabilito quando è stato inviato. Il 10 Maggio del 2004, vi ricorda qualcosa?”

Il giorno in cui abbiamo sconfitto XANA” un secondo silenzio calò nella sala. Durò diversi minuti, interrotto solo dal continuo battere sui pulsanti di Jeremy, rimessosi a lavorare. Niktor squadrò uno ad i volti nuovi che aveva davanti a sé, anche se li aveva già visti quando lavorava al supercomputer, poi rivolse il suo sguardo a Jeremy.

Sicuro… non servano… gli altri?”

No, Niktor. Purtroppo, se non funziona adesso, non funzionerà mai” poi si alzò e si diresse verso i suoi amici.


Che dite? Lo facciamo?”

Abbiamo forse scelta?”

Solo scelte suicide”

Allora, facciamolo”


Hermitage – Ore 13:00


L’edificio abbandonato, così come riportò a galla numerosi ricordi nella mente di Aelita, fece salire una certa nostalgia ad Avier. Era stato in tanti posti simili a quello nella sua vita, rifugi di tutti i tipi conquistati dalle piante, dalla polvere e dagli animali, molto spesso anche dalla neve. Lì non c’era la neve, ovviamente.

Sai che posto è questo?”

Certamente”

Dici sul serio?”

No” la ragazza sorrise e invitò il russo a seguirlo dentro.


L’interno era come permeato da uno strano fascino. La luce che filtrava dalle finestre mostrando il pulviscolo nell’aria, i rampicanti che si ramificavano sulle pareti abbracciando l’intonaco secco e cadente, i fili d’erba che spuntavano dalle crepe sul pavimento. Ci si sentiva fuori dal mondo. La ragazza condusse il suo compagno ad una scala dai gradini in legno marcito che portava al piano di sopra, da lì ad una camera da letto. Osservando i colori e la presenza di alcuni peluche, il ragazzo dedusse che quella un tempo era la camera di una bambina, ne ebbe la conferma.

Sai, Avier. Questa, un tempo, era casa mia. E questa, un tempo, era la mia stanza”

Poi, che è successo?” il tono di Avier era cordiale, voleva metterla a suo agio. Sentiva dove quella situazione sarebbe andata a parare. Aelita si mise a sedere sulle lenzuola consumate e impolverate del suo vecchio letto, poi rivolse lo sguardo al ragazzo.

Siediti qui, c’è molto da raccontare”


Sala scanner/sala del supercomputer – Dalle ore 12:21 alle ore 12:25


Niktor era stato spostato delicatamente nella sala degli scanner e messo in uno di essi, i suoi occhi guardavano con un certo timore la struttura. Intanto, Jeremy spiegava cosa avrebbero dovuto fare.

Dunque, quando sarò al supercomputer e sarò pronto, ti telefonerò Ulrich. Quello sarà il segnale che dovrai immediatamente rimuovere l’ago dal braccio di Niktor. Nel suo stato attuale, gli spasmi riprenderanno subito e credo non riuscirebbe a sopravvivere più di un minuto. Però, riuscirò a virtualizzarlo in tempo. Si può fare”

Quindi riesci a virtualizzarlo? Questo non dovrebbe già guarirlo?”

Si, in effetti Lyoko replica una forma fisica ottimale una volta eseguita la virtualizzazione… umana. Lui viene riconosciuto dal supercomputer, però su Lyoko ottiene vantaggi minimi. Non prova più dolore e non ha problemi a respirare, però mantiene la stesse energie e la stessa forza che ha in questo momento”

Che sfiga!” Odd si lasciò sfuggire quel commento, chiese scusa in preda all’imbarazzo, poi volse lo sguardo verso Niktor. Era abbastanza sicuro che in quel momento il suo sguardo fosse quello che la sua razza associava al disprezzo. Era così.

Intanto, Jeremy riprese

Prima di tutto, chi lo trasporta?”

Ci penso io. Chi affiderebbe il destino della Terra ad Odd?”

Ehi!”

Bene, Ulrich. Tu e Niktor andrete su Cartagine, dovrai portarlo all’unica torre del settore. Odd, scegli: foresta, montagna, deserto o ghiaccio?”

Deserto, come Lawrence D’Arabia”

Cosa c’entra?” la domanda partì da Ulrich

Ho visto il film di recente”

Tu avresti visto un film di tre e mezza?”

Non tutto, mi sono fermato a quando la guida di Lawrence viene sparata al pozzo”

Lo sai che dubito quella scena sia oltre i primi venti minuti”

Ragazzi, avete tutta la vita per dibattere sul cinema. Su, a raccolta” i due si misero in posizione. Ulrich vicino a Niktor, con le dita strette sull’ago che aveva nel braccio, Odd vicino ad uno scanner, pronto ad entrarci subito.

Pronti?”

Pronti” i due risposero all’unisono. Jeremy si diresse immediatamente verso il supercomputer,

Dopo una decina di secondi, il telefono di Ulrich squillò e lui tirò subito via l’ago. Gocce di sangue bluastro uscirono dalla ferita mentre il farmaco trasparente gocciolava a terra. Gli spasmi di Niktor ripresero violenti, sembrò quasi morire all’istante. Poi la scanner si chiuse.


>Sistema Lyoko

>Scanner Niktor

>Trasferimento Niktor

>Virtualizzazione


Mi ricevi forte e chiaro, Niktor?”

Jeremy, sbrigati a guarirmi che questo posto è identico allo Swarker. Mi viene da vomitare”

Sono contento tu abbia nostalgia”


Hermitage – Ore 13:20


Aelita era partita dal presupposto che avrebbe detto tutta la verità, eppure non lo fece. C’era qualcosa che la faceva desistere dal parlare al ragazzo di Lyoko, come un sesto senso. Nonostante questo, gli raccontò tutto il resto della sua vita. Suo padre, sua madre, la morte di quest’ultima, la Green Phoenix… Tutto. Modificò solo alcuni dettagli per non fargli intuire di Lyoko.


Quando ebbe finito, il ragazzo la guardava fisso negli occhi e le stringeva il braccio con la mano destra. Poi la abbracciò, più forte di quanto non avesse mai fatto. Ad Aelita piaceva così tanto essere abbracciata da lui che le sembrava sempre lo facesse per la prima volta.

Hai avuto una vita peggiore della mia” disse Avier, quasi sussurrando.

Non dire stupidaggini” sussurrò la ragazza in risposta, poi rispose all’abbraccio. I due rimasero così per minuti interi, e avrebbero continuato ancora per un po’. Non fosse che Aelita notò qualcosa di azzurro uscire dalla tasca dei pantaloni di Avier. Allungò la mano di scatto per afferrarlo e tirò fuori il pacchetto di un profilattico.

E questo quando lo hai preso?” il ragazzo spostò lo sguardo, poi balzò in piedi. Iniziò a spiegarsi balbettando e gesticolando più del solito.

Io… Io l’ho comprato stamattina… perché, insomma… dopo quello che è successo… I-ieri sera… Ho pensato che un giorno… Non dico subito! Però… Un giorno… Noi…” il ragazzo si portò le mani al volto

Blyat! Certe volte sono così stupido” la ragazza rise, vederlo in imbarazzo era qualcosa di più unico che raro, era così buffo. Dopo aver smesso di ridere, si sollevò e mise il pacchetto dentro la tasca del ragazzo, poi si risedé sul letto.

Ieri sera ero in preda all’emozione, non ero lucida”

Si”

Tu lo avevi capito, dopotutto”

Già”

Penso che non dovremmo correre”

È giusto” il ragazzo diede le spalle alla ragazza

F-forse è il caso di andare” disse, continuando a balbettare. Poi mosse un passo, sentì la ragazza tirargli dalla tuta.


Che c’è?”

Niente. È solo che… Ho mentito”


Aelita tirò a se Avier e lo baciò appassionatamente.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: ...e in guerra... ***


Lenkerthen Lyoko Capitolo 9

Swarker – KNWL Akton LK1606 – Lark morkan 

Come sta il più cordiale dei pazienti?”

Basta con queste derisioni. Non ne posso più. Mi avete preso contro la mia volontà e mi avete distrutto la mia vita”

Voi umani date rilevanza a elementi così terziari”

Spero che Ostark vi stermini dal primo all’ultimo. Mostri!”

Portare rancore come una belva. Da keen! Piuttosto, non è contento? A breve avremo concluso, signor… Come si pronunciava?”

Belpois”


Terra – Francia – Parigi – Domenica 2 Ottobre 2005 – Ore 13:30


Cos’è che ci fa provare desiderio? Aelita Schaeffer non lo sapeva. Non capiva perché durante la sua relazione con Jeremy non avesse provato le sensazioni datele da Avier, che conosceva solo da un mese. Quando il ragazzo l’aveva abbracciata la prima volta, si era come deposto un seme nel suo cuore. Dei sentimenti nuovi, mai visti prima, che si erano radicati e sviluppati con velocità prorompente, devastante. La ragazza lo desiderava, lo voleva più vicino di ogni cosa, come a renderlo parte di sé. Nonostante fosse così pieno di difetti, non solo per i suo aspetto emaciato e i tratti slavati, ma perché era imprevedibile, a volte irrazionale, complesso e complessato, anche un po’ antipatico. Eppure… Eppure, era così. Lo amava. Non poteva dire altro.

Il ragazzo sedeva a petto nudo a bordo letto, tremava leggermente e guardava nel vuoto.

Scusami. Il mio corpo. È… difficile… guardarlo”

Hai paura?” la ragazza gli accarezzò la schiena delicatamente, tastò la sua pelle che alternava zone lisce alle dure e ruvide cicatrici, e cercò di incontrare il suo sguardo per rassicurarlo.

No. Non posso avere paura” il ragazzo la baciò e fu presto ricambiato. I due amanti si strinsero tra loro, si esplorarono, si desiderarono. I loro baci divennero sempre più lunghi e intensi mentre la luce soffocata di quella giornata nuvola filtrava dalla finestra, colorando le loro figure.

Avier prese a baciare il collo della ragazza, un gesto che le fece arrossare le guance. Questa reazione divenne ancora più intensa quando sentì le dita del ragazzo raggiungere i bottoni della sua camicetta purpurea, ben presto i suoi piccoli seni tondi e ben modellati furono in vista, coperti solo dall’intimo rosa. Nessun ragazzo l’aveva mai vista così.

Sei bellissima” le disse, e non poté fare a meno di tastare quel nuovo territorio. L’imbarazzo della ragazza la portò a distogliere lo sguardo dalla figura che la sovrastava, ma poi il tocco delle dita sottili e affusolate di Avier e le sensazioni generate le furono molto gradite. I pensieri le si fecero più libidinosi al sentire l’eccitazione di lui premere tra le sue gambe. Ripresero quella sorta di danza con cui avevano iniziato, e non fu solo uno scambio di baci e carezze, ma di sensazioni, di sentimenti, di passioni.

Ben presto furono nudi, se non per la protezione di lui. Aelita non poté fare a meno di constatare come Avier fosse… Beh! Sorprendente. Anche in quello. Chi l’avrebbe mai detto.

Il ragazzo si piegò su di lei e la guardò fisso negli occhi, nonostante la corporatura minuta si sentì sovrastata. Il suo sguardo non era mai stato così intenso, quegli occhi scuri sembravano profondi come due porte su un abisso. Piegò la sua testa per baciarla ancora, e ancora i suoi baci avevano qualcosa di diverso, le loro lingue si tastarono e provarono, desiderose di mantenere un legame.

Ti amo” disse poi, con una voce che sembrava non aver mai avuto. Questo, prima di iniziare il contatto. Aelita si sentì immersa in un oceano di nuove sensazioni, ma una di queste era una fitta lenta e progressiva, nonostante la delicatezza del suo compagno.

Va tutto bene” le disse vedendo la smorfia di dolore sul suo volto, poi la baciò sul collo e su un capezzolo, causandole una serie di brividi piacevoli che la percorsero come scosse elettriche. Però, il dolore continuò ad esserci quando sentì quello strappo interno e il sangue iniziare a colare. Si sentì agitata e confusa per un attimo, ma il ragazzo era come una roccia a cui aggrapparsi, una guida nell’ombra. Capì che in quel momento non voleva essere da nessun altra parte. E così si incontrarono, e il dolore divenne piacere, e il piacere divenne passione.

Il tempo si fermò.



Sala del supercomputer – Nello stesso momento (circa)


>Sistema Lyoko
>Scanner Ulrich
>Trasferimento Ulrich
>
Scanner Odd
>Trasferimento Odd
>Virtualizzazione


La silouhette dall’avatar di Ulrich si materializzò a mezz’aria, riempendosi poco dopo dei poligoni e assumendo solidità. Atterrò sulla superficie dell’ascensore del Settore Cinque e rimase un attimo a guardarsi intorno, rimirando le forme squadrate e il celeste costante di quella struttura digitale, era passato un intero anno dall’ultima volta che era stato lì. Guardò poi il suo modello, era come lo ricordava, con la tuta unica marrone e gialla, la fascia sulla testa e le sue due fidate katane. Che ricordi!

La figura di Niktor era ad un paio di passi davanti a lui, stesa sul pavimento con le braccia incrociate e i grandi occhi neri che si muovevano ansiosi. Con i compromessi della virtualizzazione, il suo aspetto era fondamentalmente identico a quello nel mondo reale.

Tutto okay, Ulrich?” la voce di Jeremy risuonò per tutto l’ambiente circostante come aveva sempre fatto.

Mi sento come se venissi qui per la prima volta. Vorrei essere felice, ma sai… Invasione aliena”

Vediamo di risolvere in fretta. L’ascensore sta per salire” quasi come se obbedisse ad un comando, il pavimento prese effettivamente ad elevarsi non appena Jeremy smise di parlare. Ulrich mosse un paio di passi verso l’alieno, che puntò i suoi occhi su di lui. Assunse un’espressione che poteva avere qualsiasi significato, la sua mimica facciale era davvero distante da quella umana.

Pronto a farsi trasportare, signor Niktor?”

Non dissipare il tempo” Ulrich avrebbe fatto una battuta sulla scelta di termini che a volte l’alieno adoperava, ma preferì trattenersi e si limitò ad accovacciarsi per sollevarlo. Nonostante la mancanza di forze, fu collaborativo e si lasciò avvolgere sotto le spalle e le gambe.

Certo che siete pesante” commentò una volta sollevatolo, lui rispose solo sbuffando infastidito. Almeno quello era comprensibile.


Senza XANA, non ci sarà più nulla ad ostacolarti. Ho programmato l’arena perché ti porti direttamente alla torre” comunicò Jeremy ad Ulrich dopo aver controllato i movimenti di Odd, era già arrivato alla torre indicata, tutto procedeva bene a quanto pare.

L’arena del Settore Cinque si presentò a Ulrich calma e ordinata come non lo era mai stata, le piattaforme rettangoli erano disposte ordinatamente formando una gigantesca scalinata verso la torre, quasi gli dispiaceva non essere attaccato dai Creeper. Anche Niktor reagì, il suo volto si corrucciò e digrignò le sue file di denti spessi.

Ti vedo nervoso” domandò Ulrich, preoccupato per quello che avrebbe potuto fare, nonostante la sua impossibilità a muoversi.

Sono disgustato”

Perché?”

Non è tuo interesse”

Certo che parlare fluentemente ti ha reso davvero antipatico” Ulrich non era totalmente serio, ma lo sguardo gelido che gli rivolse l’alieno gli bruciò il sarcasmo. Quel tipo gli faceva paura, e forse lui lo aveva capito.

Dostan. È solo che sono impaziente di poter camminare di nuovo. Comunque, questo posto sembra una versione gigantesca dei filmati di propaganda dello Swarker. Sono pieni di cubi che si uniscono e formano sfere, oltre che frasi orrende come ‘La moltitudine rende trascendenti”

Sembra davvero un posto orribile”

Lo è”


Ulrich arrivò davanti alla torre del Settore Cinque, ci era voluto solo un minuto. La guardò per un attimo osservando il vapore bianco che fuoriusciva dalla sua sommità, poi si rivolse a Jeremy.

Cosa devo fare?”

Entra dentro con Niktor e lascialo al centro della torre”

Non mi abbandonare, amico mio” commentò l’alieno. Ulrich seguì gli ordini, attraversò la torre e si ritrovò nella pedana interna circondata dai flussi di dati, i cerchi concentrici sul pavimento si illuminarono uno dopo l’altro al suo passaggio, fino al punto che rappresentava il centro esatto, fu lì che lasciò l’alieno.

Buona fortuna” gli disse, poi tentò di stringergli la mano con sei dita in una presa amichevole, ma rinunciò quando Niktor iniziò a guardarlo confuso non capendo cosa stesse facendo. Comunicare con un alieno sapeva essere davvero imbarazzante.


Odd, Ulrich è appena uscito dalla torre nel Settore Cinque. Ora tu dovrai entrare nella tua”

Poi, cosa succederà?” domandò il ragazzo osservando per un attimo la maestosa costruzione digitale che aveva inanzi a sé.

Farò partire un programma. La torre ti analizzerà in contemporanea con Niktor, poi inizierà a interpretare il tuo genoma, a copiarlo e ad adattarlo a Niktor per ripristinare una sua condizione di salute ottimale”

Un trapianto digitale in poche parole. Un digi-trapianto!”

Una grossa approssimazione. Ma si, chiamalo pure così”

Iniziamo il digi-trapianto!”

Odd entrò nella torre e Jeremy fece partire il programma. Dopo pochi secondi, in contemporanea benché in settori differenti, sia Niktor che Odd vennero afferrati da una forza invisibile. La torre li sollevò a diversi metri da terra, facendoli galleggiare tra i flussi di dati che percorrevano le pareti. Da questi, partirono scintille di luce azzurra che iniziarono ad attraversare i loro corpi digitali. Ogni volta, i due provavano una sensazione indescrivibile, come se qualcosa venisse preso e sostituito nello stesso istante.


Quanto ci vorrà, Jeremy?” domandò Ulrich, si era messo a sedere su uno dei gradini azzurri della stanza. Dentro di sé, era agitato da un misto di emozioni, non riusciva a comprendere come dovesse prendere la situazione. Tutto era così fuori dalla logica.

Molto meno di quanto pensassi. C’è un’affinità molto superiore a quella delle mie migliori previsioni. Sai, penso che fra mezz’ora avremo finito”

Quindi, un alieno di una razza superiore ha affinità con il più tonto dei terrestri?”

In teoria con tutta l’umanità…”

La mia versione è più divertente”

Aspettare trenta minuti in una stanza vuota può essere un’esperienza provante, Ulrich decise di ingannare il tempo esercitandosi con le sue due katane. Pensò a tutte le volte che le aveva usate contro i mostri di XANA, alla soddisfazione che dava colpire quelle creature digitali e vederle distruggersi e scomparire. Poi, improvvisamente, si fermò. Sentì un brivido percorrergli la schiena nonostante il suo corpo digitale.

Qualcosa non va, Jeremy”

Cosa? Io non vedo nulla di anomalo”

Mi sento osservato” Ulrich iniziò a guardarsi intorno circospetto, tenendo le spade sguainate pronte all’utilizzo. La sala era vuota oltre la torre e lui, eppure qualcosa non andava, doveva essere così. Prese a camminare, mosse i piedi uno dopo l’altro, lentamente. Si sentiva tremare, non si era mai sentito così.

Gli parve di sentire qualcuno alle sue spalle. Si girò di colpo. Nulla. La stanza era vuota. Eppure…

Continuò a passeggiare nervosamente avanti e indietro, sempre con la sensazione di essere tenuto sott’occhio. Eppure la stanza era vuota, solo lui e la torre. Vuota. Solo lui e la torre. Vuota.

Per quanto se lo ripetesse, non era convinto per nulla.

Sicuro che sia tutto apposto, Jeremy?”

Si, non c’è nessuno. Sto controllando dappertutto, ma il supercomputer non rileva niente” eppure Ulrich non riusciva a calmarsi, però doveva farlo. Fece un grosso respiro e abbassò le armi, si sentì leggermente meglio.

Quanto manca?”

Circa venti minuti”

Sbrighiamoci, non ho più voglia di stare qui”


Il pavimento sotto i piedi di Ulrich ondeggiò come se fosse liquido. Una mano fuoriuscì e gli afferrò una gamba.


>Sistema Lyoko

>Rilevata anomalia

>Analisi

>SWwgbWlvIG5vbWUgw6ggWG9kaWFuIEFua290Y

XIgQWFsdmEsIGhvIHBlcnNlZ3VpdG8gdW4gYmVuZSBzdXBlc

mlvcmUgcGVyIHR1dHRhIGxhIG1pYSB2aXRhLiBJbyBzb25vIGNpw7I

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3NpdMOgLCBzb25vIGlsIGdyYWRpbm8gdmVyc28gbCdpbGx1bWluYXppb25lIGRpdmluYQ==

>ERRORE

>Q29sb3JvIGNoZSBjZXJjYW5vIGxhIHZlcml0w6AsIGxhIG90dGVuZ29uby4=

>ERRORE

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ljYXJuZSBhbGN1bmkgbWVtYnJpIHNjZWx0aSBwZXJzZWd1ZSBpbCBtYWxlPw==

>ERRORE

>Q2hlIHR1IHBvc3NhIGNvbXByZW5kZXJlPw==



Swarker – KNWL Akton LK1606 – Lark morkan


Och dar! Lan von din ormakes”

Anì antrekor din azarawas Ulrich Stern?” 

Merk lim din Niktor rentrekat” 

Lak nosch” 


Sala del supercomputer – Ore 13:45


Ulrich colpì subito il braccio con un colpo di spada, la lama lo attraversò e per un attimo la creatura perse la presa. Per il resto, sembrò non avergli fatto alcun danno. Un secondo braccio fuoriuscì dal pavimento, la creatura prese a far leva e mostrò una silhouette da Swarkerinster. Il corpo era però semitrasparente, flussi di dati si sollevavano da esso come vapore e scintille luminose lo percorrevano. Le gambe, seppur visibili, erano come immerse in una sostanza gelatinosa traslucida. La creatura rivolse lo sguardo ad Ulrich, i suoi occhi non erano altro che due sfere galleggianti.

JEREMY! Cosa diavolo è quello?”

Nessuna risposta.

Ulrich andò nel panico, prese un katana e menò un fendente. Una lama di energia partì dal taglio della spada e sfrecciò nell’aria sino all’entità, poi attraverso il suo petto lasciando un vuoto dove aveva colpito. La figura rivolse il suo sguardo verso il pavimento, come stordito. Poi però il vuoto si colmò e l’entità prese a camminare, la melma attorno a lui lo seguiva.

Il ragazzo fece un supersprint, percorse diversi metri lasciando una scia gialla dietro di sé. Si era allontanato da quell’entità, ma i suoi occhi di luce puntati verso di lui sembrava minacciosi come se li avesse davanti al naso. La sua melma traslucida pulsò in una serie di onde circolari che partivano dal suo corpo, una serie di bagliori si sollevò da sotto di essa e quattro cubi grandi quanto un cranio emersero e galleggiarono attorno al mostro. La figura protese un braccio davanti a se mostrando sei dita distese, i cubi furono sparati in quella direzione. Ulrich fece appena in tempo a evitarli con una capriola, quei proiettili avevano viaggiato rapidi come saette, bagliori di luce bianca. Colpito il pavimento chiaro, erano esplosi in corpuscoli cubici. L’onda d’urto aveva sollevato da terra Ulrich per poi farlo rovinare con il fianco contro l’angolo di uno dei gradini, rimase stordito per un paio di secondi. La creatura lo ignorò e si diresse verso la torre.

No, tu non la tocchi quella torre” il ragazzo fece un altro supersprint, risalì a tutta velocità le scale e arrivò alle spalle della creatura. Poi, un rapido balzo, le mani ben strette sulle impugnature delle katane, affondò entrambe le lame nella schiena dell’avversario. La creatura emise un sorta di lamento distorto, un suono totalmente elettronico, non umano. I suoi occhi si fecero meno luminosi e si curvò di nuovo in avanti. Ulrich ne approfittò, piantò i piedi sulla schiena della creatura e saltò indietro portando con se le sue armi. La melma gelatinosa della creatura prese a risalirgli il corpo fino ad occultarlo completamente, rendendolo una grossa montagna semi-lucida. Poi si appiattì al suolo divenendo una pozzanghera. Ulrich continuò a tenere le katane sguainate, pronto a reagire.

Fu una scelta saggia, la melma risalì e assunse la sua forma da Swarkerinster. Non c’erano più i flussi di dati che galleggiavano come fumo e gli occhi luminosi erano stati sostituiti da due concavità che facevano assomigliare la creatura ad un’inquietante bambola. Una nuova onda partì dal centro del suo petto e si diffuse per tutto il corpo della creatura, altri quattro cubi luminosi iniziarono ad emergere dal suo interno. Subito uno partì verso di lui, questa volta il ragazzo fu pronto, saltò lateralmente e riuscì ad evitare anche l’esplosione del cubo. Corse in avanti mentre la creatura tentò di colpirlo nuovamente sparando altri due cubi, ma non servì. Ulrich fece un salto in avanti seguito da una capriola, sentì l’esplosione dei cubi alle sue spalle e percepì il contraccolpo della sua forza cinetica, non perse l’equilibrio, ma perse decimi di secondo essenziali. Era ad un metro e mezzo dalla creatura, il cubo era già pronto ad essere scagliato, non sarebbe riuscito a evitarlo. Alzò le katane e si mise in guardia d’istinto, il cubo si avvicinò rapido a lui e colpì le sue lame, degli squarci si aprirono su di esso e cadde a terra sparendo in un mucchio di frammenti digitali. Quei colpi potevano essere parati!

Non perse tempo a gioire di questa rivelazione, fece un supersprint e colpì il suo avversario di tondo, tranciandolo a metà all’altezza del ventre. Nel punto colpito la gelatina cadde in grosse masse, ma la creatura era ancora viva. Il suo braccio si tramutò in un lungo e sottile tentacolo traslucido che subito si aggrovigliò attorno alla gamba del ragazzo non appena terminò il suo sprint. Tutto quello che Ulrich percepì fu un forte strattone e il pavimento allontanarglisi da sotto i piedi, poi si ritrovò a volare per l’arena schiantandosi sulla parete al lato opposto.

La creatura di melma si ricompose e si diresse verso di lui, ad ogni passo i suoi piedi diventavano piccole pozzanghere sul pavimento che solo dopo ritornavano piedi, gocce di melma gli colavano dalle gambe e dalle braccia, riunendosi a lui una volta toccato il pavimento. Era cambiato davvero da quando si era ricoperto di melma, come se fosse… Diverso.

Un tremendo dubbio colpì Ulrich, guardò in direzione della torre e le sue paure divennero tristemente realtà. Vide fuoriuscire dal pavimento vicino la costruzione digitale la creatura con i dati che si sollevavano da lei come fumo poligonale e gli occhi luminosi. L’aveva ingannato, aveva creato una sua copia con la melma e poi si era diretta verso la torre tramite il pavimento.


La toccò.


>Sistema Lyoko

>Richiesta di dati biometrici

#Utente: WG9kaWFuIEFua290YXIgQWFsdmE=

>Q2hlIG1pIHNpYSBkYXRvIGNpw7IgY2hlIG1pIGFwcGFydGllbmUsIG5vbiBtaSBpb

XBvcnRhIGluIHF1YWxlIGZvcm1h

>ATTENZIONE: RILEVATA FALLA CRITICA NELLA SICUREZZA

>ATTIVAZIONE PROGRAMMI DI SICUREZZA

>SW8gZ2FyYW50aXLDsiBsYSBzdXBlcmlvcml0w6AgYWdsaSBTd2Fya2VyaW5zdGVyLCB

ub24gcG90ZXRlIGZlcm1hcm1p

>ERRORE

>Tk9OIFBPVEVURSBGRVJNQVJNSSE=

>Attivazione programmi di sicurezza riuscita

>Utilizzo di ogni risorsa

>Eliminazione programma malevolo in corso


La nube di dati sulla cima della torre si fece luminosa, accecante. Si espanse per tutta la torre. Poi, un lampo di luce. Una vera e proprio esplosione che, con una forza dirompente, fece volare la creatura e ricoprì tutta l’arena del Settore Cinque. Ulrich sentì le piattaforme cubiche tornare in funzione e spostarsi, poi alle sue orecchie arrivarono i versi di mostri fin troppo familiari. La luce scomparve, il luogo aveva cambiato aspetto. Ora un’infinità di cubi galleggiavano in posizioni e altezze diverse, su ognuno di esso vi erano dei Creeper. Un’infinità di Creeper, più di quanti ne avesse mai visti. Ulrich quasi cadde nello sconforto al pensiero di doversi occupare anche di loro oltre alla nuova amenità. La situazione però continuò a prendere pieghe inaspettate, infatti tutti i Creeper presero a guardare la nuova creatura, che se ne stava stordita in una piattaforma al centro della stanza assieme alla sua copia gelatinosa, poi iniziarono a sparare laser verso di lei dalle loro bocche. Cinque colpi andarono a segno e fecero temporaneamente sparire porzioni del suo corpo. La creatura si coprì di nuovo nella sua melma traslucida e attraversò il cubo su cui aveva i piedi. Ulrich lo vide poi spuntare da una faccia laterale del cubo, allungare dei tentacoli verso quella di fronte e usarli per spostarsi. Aderendo alla superficie tramite la melma, la creatura prese a risalirla mentre parava con tentacoli le decine di laser diretti verso di lui. Il ragazzo capì di dover aiutare quelli che un tempo erano suoi nemici, iniziò a correre e a saltare tra un cubo e l’altro. Nel frattempo, vide la creatura allungare altri tentacoli di melma e afferrare due dei Creeper sulla sommità del cubo che stava scalando, con dei poderosi strattoni li gettò lontano verso altri Creeper. Uno di questi ne colpì due, causandone la distruzione, l’altro fu colpito al volo da un Creeper prima che atterrasse, permettendo loro di continuare a bersagliare il nuovo nemico.

Ulrich arrivò sul cubo quando la creatura fu salita, il Creeper rimasto lo colpì con un laser, ma poi venne afferrato da un altro paio di tentacoli e tirato verso la creatura. La melma iniziò ad avvolgerlo, il corpo del mostro iniziò a perdere poligoni e fisicità, mentre la sostanza traslucida prendeva ad aumentare. Era come se si nutrisse e crescesse. Una nuova onda la scosse e altri cubi bianchi iniziarono a vorticare, uno di questi volò diritto verso Ulrich mentre gli altri andarono contro Creeper in altre postazioni. Ulrich riuscì a parare anche quel colpo, lo stesso non poté dirlo dei suoi nuovi inaspettati aiutanti. Alcuni vennero colpiti in pieno dai cubi e distrutti, altri crollarono nel vuoto a seguito delle loro esplosioni. Compresi quelli lanciati via e quello “divorato”, aveva eliminato nove Creeper, ne restavano dodici nell’arena, suddivisi su altre quattro piattaforme cubiche. Si preparò di nuovo a sparare cubi verso di loro, Ulrich tentò nuovamente di colpirlo con un fendente. Come tutte le altre volte, ottenne solo di stordirlo per qualche istante, cercò di avvicinarsi a lui e lo colpì un’altra volta di sgualembro sulla spalla destra, gli si aprì uno squarcio più grande degli altri e vide come più colpi consecutivi lo indebolissero di più. Avrebbe dovuto continuare, ma non poté farlo. La melma prese di nuovo a risalire lungo il suo corpo e a proteggerlo. L’entità corse verso il bordo della piattaforma e saltò sopra un’altra con un lungo balzo, atterrando rilasciò un’esplosione di dati che fece volare via e precipitare nel vuoto due Creeper, mentre un terzo venne afferrato e portato ad essere consumato nella melma, che continuava ad espandersi.

I cubi intanto iniziarono a muoversi, a cambiare posizione. L’entità si guardò confusa attorno per un attimo, indecisa su dove andare. Prese a correre verso una piattaforma che stava allontanandosi alla sua destra, sopra di essa tre Creeper puntarono le loro bocche verso di lui e spararono i laser. La creatura non riuscì a pararli tutti con la melma, uno di questi lo colpì sul cranio e lo attraversò lasciando uno spazio vuoto. Per un attimo perse i sensi, ritrovandosi a cadere nel vuoto, riuscendo solo all’ultimo a far aderire un tentacolo sulla parete laterale del cubo . Ulrich, che si era avvicinato saltando su un cubo che ora galleggiava alle spalle della creatura, menò nuovamente un fendente di spada accompagnandolo ad un grido di guerra, non sapeva più se essere terrorizzato o furente. La lama di energia tranciò di netto il tentacolo, la parte non più collegata al corpo perse consistenza e cadde nel vuoto in grosse gocce, la creatura cercò di allungarne subito altri tre per aderire alla superficie. Ulrich riuscì ad amputarne altri due con una lama di energia, il terzo riuscì a fare presa e far risalire il suo proprietario abbastanza per affondare una mano nella superficie laterale del cubo. Stava tentando di entrarci dentro. Ulrich non poteva permetterlo, fece un supersprint verso il margine del cubo e saltò, per alcuni istanti in lui ci fu la sensazione di non avere peso e di galleggiare nel vuoto, istanti in cui sollevò le katane sopra la sua testa rivolgendo le punte verso la creatura.

Arrivò nella fase discendente della sua parabola, con le gambe si preparò all’impatto mentre strinse ancora più forte le katane tra le mani. Poi atterrò, le lame attraversarono la melma e perforarono il corpo della creatura, per poi piantarsi nel cubo digitale. Urla distorte provennero dal mostro, come se tutto il suo corpo fosse una cassa di risonanza, la melma prese ad agitarsi e tentò di inghiottire il ragazzo. Ma lui era pronto, con foga e violenza estrasse una delle katane mentre usava la rimanente per reggersi senza cadere nel vuoto, prese a menare colpi di spada sulla massa staccandone grosse porzioni che cadevano nel vuoto, sparendo. La creatura prese a lamentarsi ancora di più mentre con le sue forze cercava di attraversare il cubo.

Poi, improvvisamente, smise di farlo. La figura prese a guardare il punto dove la sua mano entrava nella superficie liscia e azzurrina, mostrando una concentrazione disumana. Da lì, una serie di fasci di luce iniziò a pulsare e a viaggiare per le facce del cubo, al loro passaggio rivelavano una trama labirintica composta da una serie di spezzate ad angoli retti. Ulrich non ebbe di idea di cosa stesse succedendo, ma il suo istinto lo fece balzare all’indietro. Non riuscì a portare con sé la sua katana e non riuscì neanche a ritornare sulla piattaforma da dove aveva saltato, ormai troppo lontana per essere raggiunta. Si ritrovò a cadere nel vuoto, ma sul momento non ebbe tempo di provare panico. Il cubo che la creatura stava facendo brillare esplose, una miriade di frammenti si sparse per l’arena facendo precipitare i Creeper superstiti contro cui si scontravano. Altri frammenti raggiunsero Ulrich e accelerarono la caduta vertiginosa, il ragazzo non ricordò di essere mai caduto nel vuoto dentro il Settore Cinque. Non sapeva quale destino lo aspettava, forse si sarebbe semplicemente devirtualizzato e si sarebbe risvegliato nella sala scanner, o forse sarebbe scomparso nel nulla, perso nei meandri della rete, come tutto ciò che cadeva nel mare digitale.

Non avrebbe mai saputo la risposta, perché un ultimo cubo galleggiante si frappose nella sua caduta libera e salvò il ragazzo.

Oh! Che botta!” disse rialzandosi, non poteva sapere se quel salvataggio fosse un colpo di fortuna o se Lyoko lo stesse proteggendo anche in quel modo. Non ebbe neanche il tempo di domandarselo in realtà, perché la minaccia era ancora presente.

L’entità cadde dal cielo e atterrò con un gran fragore sulla piattaforma, teneva una gamba piegata e l’altra poggiata sul pavimento, il pugno della mano sinistra era chiuso. Alzò il suo sguardo e lo puntò verso Ulrich, seppur non avesse alcuna forma di espressività, il ragazzo percepì una forte rabbia nei suoi confronti. L’entità si sollevò in piedi, aveva ancora la katana conficcata nel petto. La sua melma non lo proteggeva più, il suo fumo di dati era scomparso e la sua silhouette era alterata, presentando numerose zone di vuoto.

Ti vedo danneggiato. Forse quell’esplosione non ti ha fatto bene” lo provocò Ulrich, mentre si metteva in posizione di guardia con la katana impugnata a due mani. La creatura emise di nuovo il suo lamento elettronico, poi afferrò con la sinistra l’arma nel suo petto e la sfilò in unica mossa. L’arma prese a mutare, le texture che la componevano sparirono e rimase solo una rete poligonale percorsa da scariche elettriche. Poi alzò l’arma e la puntò verso Ulrich.

Vuoi un duello di spada? Va bene. IN GUARDIA!”


Ulrich caricò


Hermitage – Nello stesso momento (circa)


Questo si che avrò difficoltà a dirlo agli altri” il commento venne da Aelita. La ragazza se ne stava ben coperta sotto il lenzuolo del letto, quasi avesse ancora vergogna a mostrarsi nuda nonostante quello che aveva appena vissuto. Avier era al suo fianco che guardava pensieroso il soffitto, rispose senza distogliere lo sguardo.

Se lo farai, non citare la casa abbandonata. Mi dà un’aria da stupratore” la ragazza rise, Avier non avrebbe mai abbandonato il suo costante e pressante sarcasmo. Aelita lo apprezzava anche per questo e, anzi, gli diede man forte.

Hai violentato una ragazzina, non ti vergogni? Sei un ragazzo molto cattivo”

Oh! Tantissimo” si girò sul lato, i due amanti restarono a guardarsi per un po’ sorridendo. Poi la ragazza riprese la parola


Hai il naso storto”

Hai le tette piccole”

EHI!”

Non era una gara di insulti?”

Si, ma tu sei crudele”

Non è crudeltà, è freddezza sovietica” la ragazza scoppiò a ridere a crepapelle, non riusciva a trattenersi con lui. Il ragazzo però non sorrise come faceva di solito, ma tornò a pancia in su a guardare il soffitto. Aelita si preoccupò.


Qualcosa non va, tesoro?” si sorprese di averlo chiamato in quel modo, le era venuto così naturale.

Qualcosa non quadra”

Che intendi?” il ragazzo fece uscire le mani da sotto le lenzuola e prese a gesticolare, a quanto pare neanche da steso riusciva a trattenere quell’abitudine.

La storia che mi hai raccontato, credo sia vera, però al contempo non può esserlo” un brivido percorse la schiena della ragazza. Lui doveva aver capito qualcosa, sapeva che era inevitabile succedesse visto il suo modo di ragionare, ma sperava non fosse in quel preciso momento.

Che intendi?” gli domandò, doveva capire quanto si era avvicinato alla realtà.

Questa casa, hai detto di averci vissuto da bambina, no?”

Si”

E tu hai quindici anni, giusto?”

Si”

Sei troppo giovane per aver vissuto qui se hai abbandonato il posto all’età che mi hai detto. Questo luogo è abbandonato da molto più tempo, ne ho visti di edifici lasciati a loro stessi. Anche considerando i peggiori eventi atmosferici, tu dovresti avere più di vent’anni perché la tua storia sia coerente con la realtà” la ragazza non riuscì più a guardare in sua direzione, il suo cuore prese a battere più forte e fu presa da un tremore. Le sue reazioni erano troppo evidenti perché Avier non le notasse, abituato a notare anche i più piccoli dettagli in ogni cosa e in ogni persona.

Quindi ho ragione? Mi hai mentito? Non riesco a capire tu e il tuo gruppo di amici, è come se tutti avesse una sorta di gigantesco segreto, qualcosa che va oltre i normali segreti che si scambiano le persone. È come se foste parte di una setta” il ragazzo era nervoso, era chiaro che quella situazione gli dava un fastidio tremendo. Aelita si sentì in colpa, avrebbe voluto non mentirgli, ma al contempo avrebbe voluto non dirgli mai di Lyoko. Doveva fare una scelta…


Mi dispiace averti mentito, ma fidati. Non è così facile”

Lo dicono tutti quelli che mentono”

Lo so, ma in questo caso è vero. Ora ti dirò tutta la verità. Prometti di non prendermi per pazza?” il ragazzo rivolse il suo sguardo alla sua compagna.

Tu prometti che sarà tutta la verità?” la ragazza si sollevò e avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo, baciandolo.

Lo prometto”


Sala del supercomputer – Nello stesso momento (circa)


Le lame dei due sfidanti si incrociarono in un clangore metallico. Ulrich tentò di spingere l’avversario indietro, ma mostrò una resilienza sovrumana. Saltò rapidamente di lato non appena la creatura tentò di far scorrere la lama per colpirlo al petto, poi cercò di ferirlo di ridoppio alla schiena. Nonostante fosse danneggiata, i riflessi dell’entità erano ancora notevoli, ed evitò quel colpo con una capriola. Poi si girò e puntò la lama verso Ulrich, il ragazzo rispose assumendo la posa di guardia. I due iniziarono a muoversi lateralmente in direzioni opposte descrivendo brevi semicerchi, tenendo la guardia ben alzata in attesa che l’altro si scoprisse. Ulrich fu il primo a tentare l’attacco non appena vide un fianco scoperto nell’avversario, tentò un ridoppio partendo dal fianco sinistro dell’avversario. Quello fece un rapido balzo indietro e, con un agilità da perfetto schermidore, rimbalzò di nuovo in avanti non appena i suoi piedi toccarono terra, mentre aveva alzato le braccia per far partire un fendente approfittando della perdita di guardia di Ulrich. Il ragazzo imprecò e sollevò l’arma all’altezza del collo, contemporaneamente. Con un passo fulmineo tolse la sua testa dalla traiettoria del fendente e mise la sua arma, la spada dell’avversario si scontrò con il medio della sua lama, un ulteriore clangore si diffuse per l’arena, ormai ridotta a quel cubo galleggiante diversi metri sotto la torre dove Niktor stava venendo rigenerato. Ulrich vide la posizione scoperta dell’avversario e ne approfittò per calciarlo in petto. La creatura arretrò e inciampò finendo in ginocchio, il ragazzo le si avvicinò rapido e pieno di determinazione e menò lui un fendente. Le lame si scontrarono ancora, quell’individuo era veloce. Entrambi sollevarono le loro spade e tentarono di ricolpirsi a vicenda, facendo solo incontrare le loro lame una terza volta. Ulrich tentò di calciare di nuovo il suo nemico, ma quest’ultimo fece una capriola indietro e si rimise in piedi pronto ad attaccare di nuovo.

Il ragazzo era furente, ma doveva rimanere concentrato, pronto a reagire ad ogni attacco. Tentò di colpirlo con un fendente che rilasciò una lama di energia, il suo avversario lo evitò con un balzo che lo fece sollevare pochi centimetro sopra quell’energia tagliente. Ulrich partì in un supersprint e menò un colpo orizzontale verso la creatura, ancora una volta venne parato tempestivamente. Le loro lame rimasero incrociate per un po’, i due contendenti si guardarono fissi mentre spingevano le proprie spade l’una contro l’altra. Il volto di Ulrich era piegato in un’espressione di puro odio, gli occhi erano accigliati e i denti digrignati come quelli di una belva. L’avversario non aveva un volto, eppure si percepiva una sua forte rabbia, probabilmente anche maggiore di quella del Guerriero Lyoko.

Il ragazzo mosse una gamba verso destra, il suo avversario improvvisamente fece ruotare la sua lama attorno a quella della katana avversaria, dando inizio ad una stoccata che avrebbe attraversato totalmente il petto del ragazzo. Sarebbe stato sconfitto per certo, ma la creatura non si era resa conto di essere caduta in trappola. Ulrich aveva piegato la gamba sinistra e la usò per saltare fuori la traiettoria dell’attacco, la lama nemica era a mezzo centimetro da lui quando schivò. Lo avesse fatto un attimo più tardi, avrebbe perso. Invece, ora si ritrovava in una posizione di totale vantaggio, caricò un montante con la katana e troncò di netto il braccio armato della creatura. Lei iniziò a gridare mentre il suo braccio e la sua arma presero a cadere, Ulrich la calciò lontano mentre era ancora in aria, prima che l’avversario usasse l’altro braccio per afferrarla. Poi tranciò la gamba destra del nemico con un deciso colpo di spada, altre urla mostruose vennero dalla creatura mentre si accasciava a terra.

Tentò di strisciare con gli arti superstiti, ma non servì a nulla. Ulrich sollevò la spada e impalò con tutta la sua forza la creatura, le sue urla si fecero ancora più forti mentre la trama del suo corpo diventava sempre meno definita e i suoi occhi sempre meno luminosi. Ulrich estrasse la lama e la infilzò di nuovo ancora più forza, la sua rabbia era tale che sembrò quasi potesse spezzare la spada a causa della sua foga. Altre urla digitali e disumane vennero dal nemico, in un ultimo slancio di forza spinse con il braccio e si mise con il ventre all’aria.


MUORI BASTARDO!” urlò Ulrich infilzando per la terza volta la creatura, il suo corpo si era fatto sempre più rado ed era prossimo alla distruzione, ma la sua rabbia non era affatto calata. La creatura afferrò la spada con la mano superstite e la risalì in un colpo facendosi attraversare dalla lama, allungò il braccio e afferrò il volto del ragazzo. Una serie di scintille iniziarono a partire dal suo corpo e ad entrare in quello di Ulrich. Gli occhi della creatura si fecero più luminosi.


>Rivelato flusso anomalo di dati

#Utente: Ulrich Stern


Una visione. Una figura umanoide che galleggiava nel vuoto in una posa messianica. Alle sue spalle una luce splendente, come un sole a pochi centimetri. Il suo corpo era avvolto nell’oscurità e solo i due occhi luminosi e gialli erano ben distinguibili. Attorno a lui, una moltitudine di cubi che ruotavano attorno come asteroidi in un sistema solare. Una voce recitava una sorta di poema:

Skantor alerk larbek alarsak. Alarsak sin. Skantor rikta alarsak, net alarsak dan karsala


Ulrich sentì un’esplosione e la visione terminò di colpo, un fascio di luce aveva colpito in testa il nemico e ora il suo corpo stava come consumandosi, le porzioni visibili si riducevano lentamente ma costantemente.

Nok ten ist larker sem” lo sentì dire prima che sparisse nel nulla, così come era apparso. Era l’unico insieme di suoni coerenti che gli aveva sentito emettere, seppur fosse nella lingua di Niktor.

A questo proposito, Ulrich rivolse subito lo sguardo verso la torre. Vide l’alieno in piedi sulle sue gambe, con una sorta di pistola laser stretta nella mano destra, era stato lui a sparare alla creatura distruggendola e facendo terminare la visione di Ulrich. L’aspetto dell’alieno era cambiato, ora non indossava più una riproduzione degli abiti che indossava nella realtà, ma una sorta di armatura grigio cenere con degli spallacci formati da placche esagonali nei cui lati filtrava una luce bluastra. La sua pelle era perfettamente bianca e in salute, i suoi grandi occhi neri ora mostravano due cerchi concentrici bianchi, come una sorta di iride.

Che è successo qui?” domandò l’alieno, il suo tono di voce non era cambiato.

Non ne ho idea”

Improvvisamente, la voce di Jeremy tuonò nell’arena.

Ulrich? Ci sei? Sto provando in tutti i modi a contattarti”

Ci sono, ci sono. Ti prego, devirtualizzami e fa finire tutto quanto”

Jeremy seguì gli ordini alla lettera.


Quando Ulrich si risvegliò nello scanner e questo si aprì, si vide davanti Odd e Jeremy. Niktor non era ancora presente, a quanto pare era stato devirtualizzato prima di lui.

Che ti è successo su Lyoko?” domandò Jeremy, sembrava preoccupato.

Non lo so. All’improvviso è apparso questo nuovo mostro, era simile a Niktor, ma era come trasparente ed era circondato da una melma. Attraversava le pareti, creava tentacoli e sparava cubi esplosivi. Ma sopratutto, era resistente. L’ho dovuto colpire più volte prima per poterlo distruggere, e non sono stato io a dargli il colpo di grazia” Jeremy aveva ascoltato con interesse quel racconto e commentò subito.

Non so come sia possibile che ci sia un nuovo mostro. XANA non c’è più nel supercomputer”

Non era un mostro, era Xodian” a dirlo fu una voce proveniente da uno scanner, si aprì l’istante dopo che quella frase fu terminata. Niktor apparve loro in forma smagliante, si reggeva sulle sue gambe, aveva la pelle priva di macchie e il suo sguardo era diventato serio e intenso. Anche la sua voce era sensibilmente diversa, molto più forte e decisa, anche rispetto a quella che Ulrich aveva sentito su Lyoko mentre lo trasportava.

Come ti senti, Niktor? Hai emicranie? Nausea? Problemi di vista? Senti di star sviluppando metastasi?” Jeremy guardava fisso Niktor. Niktor guardava fisso Jeremy. Poi, Niktor parlò.

Ho fame”

Nonostante tutto, Odd e Ulrich non poterono fare a meno di ridere a crepapelle.

Credo che sia diventato troppo simile a te, Odd” le risate continuarono per diversi minuti.


L’alieno aveva veramente fame. Si diresse alla sua sacca, che era stata messa accanto ad uno scanner, e ne estrasse quello che per dimensioni e consistenza sembrava un grosso panetto di DAS bianco, ma che doveva essere commestibile visto che ne strappava grossi pezzi e li inghiottiva senza neanche masticare. Ogni tanto beveva anche un sorso di un liquido acquoso bianco contenuto in una boccetta perfettamente sferica.

Quindi, dici che quello era Xodian?” domandò Ulrich quando le sue risate si furono calmate. Niktor si apprestò a rispondergli non facendosi problemi a parlare con la bocca piena, il suo popolo doveva avere maniere molto diverse da quelle umane.

Se non lui, qualcosa di molto collegato a lui. La frase che ha detto prima di sparire, Nok ten ist larker sem, nella vostra lingua assume il significato di ‘Nessun sacrificio è troppo grande’. Era il motto di Xodian dopo che venne dichiarato ufficialmente un pericoloso criminale” Ulrich gli parlò poi della visione che aveva avuto quando era stato toccato dalla creatura. Niktor non si fece problemi a commentare anche quella.

Sembra una delle sue opere d’arte. Faceva… ricostruzioni olografiche manuali, non so come tradurre nraktar in modo più preciso. Diceva che lo aiutavano a rilassarsi, negli anni di criminalità è stata trovata una grandissima produzione legata a lui, a quanto pare era molto stressato” fece quello che sembrava un sorriso sarcastico mentre staccò con foga un altro pezzo del suo cibo.

Era tutte su quello stile, creature che aveva forti legami con forme geometriche. Però, una uguale a quella che hai descritto non credo esista

Durante la visione però ho sentito anche una voce, diceva Skantor alerk larbek alarsak. Alarsak sin. Skantor rikta alarsak, net alarsak dan karsala. Cavolo! Lo ricordo a memoria”

La traduzione letterale è ‘Skantor disse alla luce di esistere. La luce fu. Skantor la giudicò positivamente, e separò la luce dall’oscurità”

Ma non è la Bibbia?” commentò Odd, Ulrich si aggiunse subito.

Certo, è il racconto della Creazione. Però, al posto di Dio, si parla di questo Skantor. Non ci sto capendo niente!”

Qualsiasi cosa significhi, non vi interessa. Tra poco Lyoko sparirà da questo pianeta” disse Niktor, poi bevve un grosso sorso dalla sua borraccia ed emise un forte rumore con la bocca.


Quello era un rutto?” commentò Odd

Dai, Odd. Non credo gli alieni ruttino”

No, Ulrich. Era un rutto” confermò Niktor.


Hermitage – Nello stesso momento (circa)


Quindi mi stai dicendo che eri prigioniera in questo mondo digitale, sei stata salvata dagli altri e poi avete combattuto contro un virus informatico che voleva dominare il mondo?” Avier aveva un’espressione stranita come nessuno gliel’aveva mai vista in faccia.

Ecco, ora mi prenderai per pazza. Lo sapevo”

No, no. Vedo che stai dicendo la verità, solo ukh ty! E dove si troverebbe questo Lyoko?”

In realtà non è tanto lontano, sai? Però, di certo non ti ci porto adesso. Ti voglio tutto per me” la ragazza lo abbracciò e iniziò a baciarlo. I due si ridistesero sul letto e Avier iniziò a succhiarle il collo mentre la stringeva sé. Dopo un po’, però, si interruppe.


Sai, oggi mi hai sorpreso tantissimo. E non posso sopportarlo, sono io quello imprevedibile. Devo trovare qualcosa per ritornare in testa” la ragazza gli sorrise e gli diede un bacio sulle labbra.

Ed hai qualcosa in serbo?”

Forse si”

Non ci credo”

Ci crederai. Chiudi gli occhi e non riaprirli fino a quando non lo dico io”

Okay” la ragazza eseguì l’ordine. Sentì Avier sollevarsi e scendere dal letto, poi scavare nel suo borsone da ginnastica, infine passò una trentina di secondi prima di risentire la voce di Avier.


Apri gli occhi” la ragazza lo fece, e raggelò. Avier le puntava contro una sorta di cilindro cavo lungo due centimetri e largo mezzo con una piccola levetta sotto. Era ricoperto di sangue, come le dita della mano che lo impugnava. Guardò il ragazzo e vide che con la mano sinistra si teneva il petto, cercando di fermare una ferita sanguinante, era la lunga cicatrice che aveva sul petto. Solo dopo si accorse che sul pavimento c’era il coltello svizzero comprato da Renard, la lama era insanguinata. Avier si era aperto la cicatrice e aveva estratto quell’oggetto.

Che sta succedendo?” domandò Aelita con la voce che le moriva in gola. Il volto del ragazzo mostrò un’espressione gelida e priva di empatia, pareva come svuotato di ogni cosa. Puntò per un attimo il cilindro contro il muro alla sinistra di Aelita, poi premé la levetta. L’oggetto si illuminò, in seguito una porzione di parete del raggio di dieci centimetri di raggio si illuminò a sua volta, per poi dissolversi nel nulla, lasciando solo un vuoto. Il ragazzo puntò di nuovo l’arma verso la ragazza.


Conducimi a Lyoko”

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: ...tutto è lecito ***


Lenkerthen Lyoko cap 10


A.S> Integrazione dati

A.S> Ripristino di sistema in corso

A.S> Ripristino effettuato

A.S> Buongiorno, operatore

Dati vocali operatore> Non ti ho riparato completamente, ma finalmente mi parli, Archivio storico. In Swarkerebel suonava molto meglio.

A.S> Devo passare alla Swarkerebel, operatore?

Dati vocali operatore> Te lo proibisco. Già mi sto dannando per capire i dati che ho ottenuto finora.

Come facevano a parlare una lingua con così tanti fonemi e così tante parole?

A.S> Posso provare ad accedere a un testo di lingua e spiegarglielo, operatore

Dati vocali operatore> No, finiresti per darmi un mucchio di errori. Non sei riparata alla perfezione.

Elencami piuttosto le funzioni che ho ripristinato.

A.S> Intelligenza artificiale Archivio Storico: disponibile

A.S> Voce sintetica: disponibile

A.S> Funzione di annotazione storica: disponibile

A.S> Funzione di traduzione Swarkerebel - lingue terrestri: non disponibile. Rilevato errore pacchetto x045hwi

Dati vocali operatore> Ti prego, non mi elencare gli errori. Li leggo tutto il giorno, sto impazzendo

A.S> Ricevuto

A.S> Nessun altra funzione disponibile

Dati vocali operatore> Almeno ho migliorato qualcosa. Non riportare le annotazioni storiche in Swarkerebel fino a quando non potrai tradurle.

A.S> Ricevuto

Dati vocali operatore> Posso chiamarti Mamma?

A.S> Impostazioni personalizzate nome Archivio Storico aggiornate

A.S> Altre modifiche?

Dati vocali operatore> Solo una. Chiamami Zerkalo.

A.S> Impostazioni personalizzate nome operatore aggiornate

Dati vocali Zerkalo> Bene, Mamma. Riparti da quando Avier minaccia Aelita per raggiungere Lyoko

A.S> Certo, Zerkalo





Terra – Francia – Parigi – Domenica 2 Ottobre 2005 – Ore 14:40


Sbrigati. Entrambi abbiamo poco tempo” Avier aveva reindossato la parte inferiore degli abiti, eccezion fatta per i calzettoni, non aveva motivo di perder tempo a infilarli quando poteva mettere i piedi nudi nelle scarpe. Con la lama del coltellino svizzero, prima ripulita sulle lenzuola bianche del letto, stava squarciando la sua canottiera creando un improvvisato bendaggio per la ferita ancora grondante. Anche quando strinse saldamente le bende, ricoprendo la parte sinistra del suo petto, una serie di macchioline rosse iniziò a crearsi lungo la zona del taglio, minacciando di espandersi rapidamente. In quel momento, Aelita si era quasi del tutto rivestita. Il ragazzo spostò il suo sguardo su di lei, facendo salire un brivido gelido lungo la schiena della ragazza. I suoi occhi scuri, che prima trovava tanto affascinanti, erano come svuotati di ogni cosa, due finestre sul vuoto siderale.

Indossa la collana che ti ho regalato” disse con tono imperativo.

Perché dovrei farlo?” Avier non parlò, si limitò a sollevare di nuovo la sua arma disintegratrice, ottenendo in quel modo l’obbedienza della ragazza. Quando ebbe esaudito quello che sembrava essere il capriccio di uno psicopatico, Aelita vide Avier avvicinarlesi e afferrarle il colletto della camicia dietro la sua nuca, poi l’arma del russo premé sulla sua schiena.

Portami lì. In fretta!”


Così la ragazza si ritrovò con la propria vita minacciata da chi era riuscito a farle sacrificare così tante cose, e si sentì disgustata. Le lacrime non potevano fare a meno di grondare lungo il suo viso, e ormai non capiva se dentro di lei ci fosse più dolore, paura o rabbia.

Tu hai sempre mentito quindi? Tutto quello che hai detto e che hai fatto… Era solo per questo?” disse l’ultima domanda con un acidità ribollente, ma a quanto pare riuscì solo a bruciare se stessa. Avier non batté ciglio, era gelido come la terra in cui era nato, non sembrava neanche umano. Veniva da chiedersi se lo fosse mai stato.

Tu non sai gli interessi che muovono l’Universo in questo momento” disse solo questo, con una voce robotica come nessun altra al mondo. Una frase che per Aelita poteva non voler dire niente, magari era solo un vaneggiamento che la mente del russo aveva appena concepito. Non poteva far altro che obbedire.



Unità centrale del supercomputercontemporaneamente


Niktor borbottava tra sé e sé nella sua lingua mentre staccava vari pannelli dal generatore alla ricerca di qualcosa di non meglio specificato. Ma anche specificandolo, probabilmente solo Jeremy avrebbe capito qualcosa. Teneva la sua sacca stretta al fianco. Non era legata o appesa a qualche gancio, infatti le fibre dei suoi vestiti e quelle della sacca si erano unite in un punto quando l’aveva avvicinata, diventando un tutt’uno. Come funzionasse quella tecnologia non era chiaro, Niktor non si era di certo messo a spiegarlo.

L’alieno non era affatto in vena di chiacchiere. I suoi grandi occhi neri, che avevano sempre un lampo di sagacità, ora trasmettevano una concentrazione altissima. Dopo aver rimosso e sistemato un altro paio di pannelli, finalmente ne scoprì uno rivelante quello che cercava. Che cosa fosse di preciso i due guerrieri Lyoko non lo sapevano. Vedevano solo un ammasso di cavi, circuiti saldati e altre componenti a cui non avrebbero saputo dare un nome. Però, era ciò che serviva a Niktor.

Con la mano destra estrasse dalla sacca una sorta di icosaedro nero ricoperto da una resina vetrosa con un tentacolo grigiastro che partiva da una delle facce e si ramificava in tentacoli via via più piccoli. Lo avvicinò ai circuiti stampati e ne carezzò una faccia, l’oggetto prese ad emettere bagliori azzurri da qualcosa al suo interno e i tentacoli iniziarono a muoversi e a collegarsi con i circuiti. Poi, dopo un minuto circa, i bagliori si fecero più lenti e regolari. Niktor lasciò la presa e l’oggetto rimase rigido e sospeso a mezz’aria, l’alieno si alzò in piedi rimanendo a fissare il pulsare regolare del dispositivo per qualche secondo, prima di rivolgere lo sguardo verso i suoi benefattori.

Ci metterò molto tempo, circa venti minuti, ma voglio essere sicuro di copiare correttamente i dati”

Venti minuti non mi sembra tanto”

Per una quantità così piccola di dati si, ci metterei mezzo secondo. Però, la vostra tecnologia è molto arretrata, non voglio che qualcosa vada danneggiato per colpa di chissà quale problema informatico o di hardware” Ulrich guardò meglio il dispositivo e capì una cosa.

Un secondo, mi stai dicendo che l’intero Lyoko sta venendo copiando dentro questa sfera?” Niktor gli dedicò uno sguardo confuso.

Non è una sfera”

Si, questo pentagono”

I pentagoni non sono figure solide”

Non è il punto!” perché Niktor si fosse fissato sulla geometria in quel preciso istante non sarebbe mai stato chiaro, forse era semplicemente annoiato. Comunque, finalmente rispose.

Certo. La vostra legge di Moore non è precisa, però in sostanza dice la verità. La tecnologia dello Swarker permette di conservare e di gestire molti più dati a parità di dimensioni” l’alieno si girò e si avvicinò a una parete, vi poggiò la schiena e prese a mangiare un altro panetto bianco. Era il terzo pasto che faceva nel giro di cinque minuti da quando si era ripreso, guarire dalla malattia doveva avergli ridato un appetito che non ricordava di avere. Odd gli si avvicinò pieno di curiosità e trepidazione e iniziò a riempirlo di domande.

Quali sono le altre razze aliene? Ce ne sono con la pelle verde, o grigia e la testa gigantesca…”

Pelle verde?” Niktor scoppiò in una risata fragorosa, acuta e non umana, ma che riusciva a umiliare lo stesso.

Ehi, sei spietato”

E tu sei stupido. Un mammifero con la pelle verde sarebbe un brutto scherzo evolutivo”

Odd, non stai facendo fare una bella figura all’umanità” commentò Ulrich divertito, Niktor aveva bevuto un altro sorso della sua bevanda e si era tappato la bocca con la mano per trattenere un secondo rutto.

Comunque, si. Ci sono altre razze oltre la nostra. Non molte, ma esistono”

Racconta, racconta! Come sono fatte?”

Ordunque… Esistono i Kirill di Antrakech, sono degli esseri piuttosto bassi e tozzi e dalla pelle grigio chiaro. Sai, il loro pianeta ha una gravità più forte della terra e dello Swarker, quindi l’apparato scheletrico ha dovuto compensare. Sono… Innocui. Un po’ volgari siccome definiscono daskwatar anche gli Alsther, però…”

Daskwatar?

Si, è l’insulto classico delle altre razze verso gli Swarkerinster, abbastanza ironico visto che è un termine della nostra lingua. Significa… credo ‘talpe del metallo’ renda l’idea. Questo perché lo Swarker è di metallo e abbiamo gli occhi grossi. Anche se i daskwa sono animali molto diversi dalle vostre talpe, dopotutto le vostre talpe non hanno gli occhi grossi, e i daskwa escono spesso dal sottosuolo… Che brutti animali i daskwa!” Niktor morse il suo panetto e chiuse così quella digressione.

Poi ci sono i Mazonar di Mazon, sono simili a voi, però più alti in media, hanno una pelle molto scura perché la loro atmosfera scherma inferiormente i raggi ultravioletti, inoltre è un pianeta molto caldo e prevalentemente desertico. Non ho mai capito come abbia fatto a svilupparsi la vita lì sopra, alcuni pensano che millenni fa un’astronave precipitò e i supers…” Niktor si fermò di colpo, la sua attenzione era stata attirata da un rumore che ben presto attirò tutti gli altri.

Chi ha preso l’ascensore?” la domanda di Jeremy era accompagnata da un’espressione sconvolta, in meno di una frazione di secondo il panico entrò nel cuore di tutti quanti.

Zskatraffas!!!” urlò Niktor a pieni polmoni in quella che, pur non sapendo la sua lingua, era chiaramente un’imprecazione. Dalla sua sacca prese una pistola nera dalle componenti piccole e sottili. Sul retro della canna, dove sulle armi terrestri era presente il cane, si trovava invece una sorta di capsula trasparente infilata per metà nell’arma, al suo interno si intravedeva una doppia elica fatta di qualche metallo luminescente. L’alieno puntò l’arma verso la porta dell’ascensore e premé un pulsante nel punto dove ci si sarebbe aspettati di trovare il grilletto, la capsula e la punta della pistola si illuminarono e da quest’ultima partì un sottile raggio azzurro. Non appena entrò in contatto con la porta dell’ascensore, il metallo prese a fondere. L’alieno lo guidò lungo tutto il meccanismo d’apertura, assicurandosi che si saldasse e bloccasse. Ci mise pochi secondi, poi balzò in piedi e si diresse verso il suo icosaedro, ancora lampeggiava e toccandolo poté vedere che solo poco più della metà dei dati era stata trasferita. Mancava così poco! Ma non poteva farci niente, lo staccò e se lo mise nella sacca, poi da questa estrasse un oggetto rettangolare delle dimensioni di un portafogli e iniziò ad armeggiare con una serie di ologrammi.

Che stai facendo?” domandò Ulrich avvicinandosi a lui, Odd lo seguì siccome la paura non gli permetteva di fare altro. Jeremy era anche lui nel panico, eppure, di tutti, sembrava quello più razionale.

Non comprendi? Me ne vado e faccio saltare tutto in aria”

Ma ci ammazzerai!” urlò Odd, Jeremy si aggiunse subito dopo.

Non solo. Il computer è alimentato da barre di uranio, se esplodono potresti rendere la zona radioattiva. Avvelenerai un sacco di persone!”

Ho già i problemi con i miei simili, non mi interessa se avrò questioni in sospeso con voi Azarawas” qualsiasi cosa sarebbe successa subito dopo, fu interrotta da una voce sottile e gelida con un forte accento russo.

Fermatevi, oppure la ammazzo”


Avier Antonovic Anisimov era arrivato, era nella cabina dell’ascensore e teneva Aelita Schaeffer stretta a sé con il braccio sinistro. La mano destra le puntava sulla tempia un piccolo oggetto cilindrico metallico, un’arma non terrestre. Un’arma che aveva annullato i legami atomici del metallo che gli impediva di accendere a quella sala, creando una grossa apertura perfettamente circolare al centro della porta. Il suo volto era più pallido di quanto non fosse stato, i suoi occhi tanto gelidi da sembrare artificiali. Eppure, la sua voce, in quel momento, fu molto espressiva. Puntò lo sguardo su Niktor e disse.

Che cazzo è quello?”


Swarker – KNWL Akton LK1606 – Lark morkan


Zskatraffas! Aninò merkal din tron okta! Kizamat Avier!gridò furente uno dei soldati

Din Utrekanter ist wiktar” asserì disperato lo scienziato capo

Nik mirkar! Int okta ist askar, aninò arbek. Lakos din Swarker, lakos din Alaktania, aninò Lenkerthen Lyoko. Drak-tan!” terminò il secondo soldato rivolgendo uno sguardo al caposquadra dentro din Inkniam.


Unità centrale del supercomputercontemporaneamente


Sei un mutaforma! Niktor aveva ragione” Odd aveva urlato queste esatte parole subito dopo l’esclamazione del russo, non poté fare altro. La sola idea che Avier potesse ridurre Aelita come aveva ridotto la porta lo terrorizzava, gli bloccava i muscoli come in preda a una paralisi. Però, quello che Niktor disse dopo di lui seppe essere ancora più terrificante.

Invece mi sbagliavo” i ragazzi guardarono l’alieno allucinati. Le sue mani con sei dita presero a tremare e il suo respiro si fece più pesante.

Non esistono disgregatori così piccoli nello Swarker. Tu… Tu lavori per Ostark?” gli occhi dell’alieno erano diretti verso quelli del nuovo arrivato, il suo volto esprimeva sconforto, come la sua voce.

Si, ha detto di chiamarsi così. Tu che cosa sei invece?” rispose il russo, poi si distrasse, assorto in una serie di riflessioni. Qualcosa stava finalmente assumendo senso nella sua testa.

Perché cazzo non ce ne hai parlato? Pensavamo che i tuoi simili fossero l’unico problema” urlò Ulrich verso l’alieno con una rabbia alimentata dal terrore, anche Odd si unì all’agitazione. Jeremy, dal canto suo, sembrò in disparte, come distaccato.

Perché non ha senso!” la voce di Niktor si fece più potente e rimbombava per tutta la sala. Incuteva timore vederlo urlare.

Ostark è un’intelligenza artificiale di un universo parallelo! Comanda legioni di robot ed è ostile a ogni forma di vita biologica, non ha senso che un essere vivente lavori per lui. Ed io che pensavo lo Swarker mi stesse cercando”

Lo Swarker non ti sta cercando…” disse Avier d’un tratto. Poi, mentre il braccio sinistro si bagnava per le lacrime di Aelita, il destro si alzò fulmineo. Il ragazzo puntò il disgregatore verso Jeremy, mirando al centro del suo petto, e strinse la leva. Un’espressione stupita apparve sul suo volto, poi il suo petto si illuminò e una porzione circolare grande quanto un pugno scomparve. Un urlo non umano provenne dalla bocca del ragazzo mentre si portava le mani al petto. Un urlo letteralmente non umano, perché la sua voce si distorse sempre di più, suonando come quella di un altoparlante danneggiato. E mentre Avier fece sparire anche la gamba sinistra del ragazzo, facendolo rovinare a terra, dal foro iniziò a colare un liquame bianco. La sua pelle prese a deformarsi, a schiarirsi e a liquefarsi mentre suoni sempre più elettronici provenivano dalla sua bocca, smise ben presto di coprire il suo corpo, rivelando uno scheletro di un materiale plastico traslucido e interiora fatte di dispositivi di varie forme geometriche e cavi tentacolari luminescenti. Poi, in un istante, si spense.

“…Ti aveva già trovato”


Come a seguito di una chiamata non gradita a nessuno, tre figure apparvero dietro il ragazzo.


(Akia Sakratos sak) membri: Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt, detto din Ekternal, Rak Knawel Malorian Almeran Rantranar, Rak Knawel Elerkit Vojaker Marnisher/Avier Antonovic Anisimov, Aelita Schaeffer,Ulrich Stern, Odd della Robbia – Quinto contatto - Ore 15:00


Avier li sentì apparire dietro di sé, istintivamente girò di 180 gradi costringendo Aelita a dividere lui dai nuovi arrivati, poi iniziò a indietreggiare verso la parete di destra fino a toccarla con le spalle. Niktor non era tipo da smettere di ragionare a causa del panico, ma il rapido crollare di quella situazione riuscì a fargli perdere la cognizione dei suoi movimenti. Istintivamente si diresse verso il fondo della sala, quasi volesse fuggire attraversando la parete. Quando fu costretto a fermarsi, maledì il suo destino che gli aveva giocato quel brutto scherzo. Eppure, nella sua mente non si creò mai il pensiero che quel giorno non si stava decidendo solo il suo destino, ma quello dell’universo. Nuove strade si stavano creando, percorsi che sfuggivano alla sua comprensione.

Per la grande catena dell’Alaktania, non opponetevi. Non abbiamo intenzioni ostili, ma ogni intromissione sarà considerata un crimine contro l’autorità delle unità KNWL dello Swarker” disse una delle figure. Come gli altri, indossava una tuta unica che aderiva perfettamente alla sua pelle, totalmente nera se non per un simbolo bianco sulla sinistra del petto, una serie di tre semicerchi concentrici, opposti tra loro alternatamente, il centro era un triangolino vuoto. Sopra la tuta aderivano placche di simil-metallo più o meno grandi, divise in forme geometriche come quadrati ed esagoni, le giunture erano percorse da bagliori bluastri che si muovevano dal basso verso l’alto. Aderivano anche vari dispositivi, quelli che subito si notavano erano: al polso, una sorta di orologio con una piccola lampada spenta al posto del quadrante; ai fianchi, due pistole sulla stessa linea estetica di quella Niktor, ma di un colore grigiastro e delle impugnature dall’aria più ergonomica; sopra le pistole, due oggetti simili a lastre rettangolari dotate di manici; al petto, un dispositivo triangolo con un’altra lampadina spenta al centro; dietro la schiena, una sorta di disco del diametro di venti centimetri e dello stesso colore delle armi. Il suo volto era coperto da un casco con una grossa visiera nera, la sua fisionomia era quello di uno Swarkerinster e anche il suo strano accento lo confermava. Rispetto agli altri due e a Niktor, era più basso e più tozzo, teneva impugnato un fucile dal design simile a quello delle sue altre armi, sul retro erano presenti due coppie di capsule luminose. Si era mosso percorrendo il lato sinistro della sala, spingendo via Odd e Ulrich e puntando l’arma contro Niktor. Un suo collega aveva percorso la strada opposta e aveva fatto lo stesso con Avier, che non accennava a smettere di usare Aelita come ostaggio. La ragazza ormai quasi aveva le lacrime seccate tanto aveva pianto, il suo volto era scavato dalla disperazione e riusciva solo a far crollare le sue emozioni in una situazione di cui non capiva nulla. Il terzo alieno era rimasto nell’ascensore, aveva un’aria un po’ stordita e avvicinò la mano sinistra alla visiera. Non appena lo fece, questa si disperse e scomparve, come fatta d’aria. Le sezioni di metallo del casco si separarono e si ritrassero verso il basso, formando un collare. Poi, la figura mise una mano sulla parete, si piegò in avanti e sboccò un rigetto bianco sul pavimento.

Si sente bene, Caposquadra?” disse l’alieno più tozzo che puntava l’arma contro Niktor, aveva parlato inaspettatamente in francese. Il Caposquadra gli rispose nella stessa lingua.

Certo. Ho percepito un foro allo stomaco con il mutaforma, ho avuto un trauma da disattivazione precoce da din Inkniam e un teletrasporto repentino. Posso permettermi una leggera nausea” avvicinò una mano a un oggetto tubolare vicino la vita e, toccandolo, ne fece cadere una piccola pillola bianca che ingoiò poco dopo.

Man nikret”  disse tra sé e sé, poi si girò verso la sala. Il suo sguardo incrociò quello di Niktor, il volto di quest’ultimo era piegato in una rabbia fuori dal mondo, incuteva terrore. Poi Ulrich e Odd notarono la somiglianza tra l’alieno di cui sapevano il nome e il Caposquadra di quei soldati. Essendo della stessa specie, Niktor aveva tratti in comune con Xodian e con le foto degli altri suoi simili, ma le similarità con quel nuovo arrivato erano molte di più. Soltanto in pochi dettagli differivano, quei due avevano un legame. Quale fosse fu ben presto chiaro.

Malorian, arresta mio fratello”

Anì laskenos rokran! Anì kran din laska lin krosan!” 

Ma guarda come sei educato! Noi ci sforziamo a parlare in un’altra lingua e tu dici le peggio imprecazioni nella sacra Swarkerbel. E poi ti fa innervosire il tuo soprannome…” la naturalezza con cui il Caposquadra parlava in francese era inquietante. Era come se lo conoscesse benissimo, non aveva neanche un’ombra di accento. Da quel poco che avevano capito, era lui che aveva controllato quello che Odd, Ulrich e Aelita avevano creduto il loro amico Jeremy. Forse per questo il suo eloquio era migliore.

Niktor Denevun Brealwunt, sei accusato di attività a fini terroristici e dell’omicidio di 68 Swarkerinster, 48 dei quali facenti parte delle 142 vittime da te catturate e torturate allo scopo di estorcere informazioni a essi e a terzi. Le tue accuse sono aggravate dalla prepubertà di 13 degli Swarkerinster e dai tuoi ideali contrari agli Inster Inakter e alla Alaktania. Queste sono le prove” ad un cenno del caposquadra, Malorian prese un cubo da un contenitore metallico dietro la sua schiena e lo lanciò sul pavimento. Era del tutto simile a quello che Niktor aveva usato per presentarsi mentre era infetto dal K0-V1D, anche la parola di attivazione era la stessa.

Una nuova serie di ologrammi apparvero, più scene contemporaneamente vennero proiettate. Una serie di video in luoghi diversi dove si verificava la medesima situazione, Niktor che camminava puntando la sua pistola contro una serie di Swarkerinster inginocchiati con le mani dietro la schiena. Nei loro occhi si leggeva un terrore raggelante, così forte da sembrare quasi di vederli davanti a sé tanto erano vicini. Alcuni avevano un corpo molto più piccolo e meno sviluppato di altri, erano bambini, ed erano i più terrorizzati. In tutti i video ad un certo punto Niktor guardava in camera e faceva una richiesta, dei sottotitoli apparivano per tradurre ciò che diceva. In un video era che dei suoi compagni venissero liberati da una struttura detentiva in un posto denominato “Sezione AK2-ELK13”, in un altro che gli venisse dato un carico di armi, in un altro ancora che gli venissero inviate determinate informazioni classificate. In tutti faceva la stessa minaccia, un ostaggio morto ogni sette minuti. Poi i video acceleravano per degli istanti e ritornavano normali nei momdngo in cui Niktor si dirigeva davanti ad uno degli ostaggi, ignorava le sue urla disperate, sollevava la pistola sopra la sua fronte, diceva la frase “Per le Verità rivelateci” e sparava. Gli occhi dell’ostaggio si svuotavano in pochi istanti di ogni vitalità mentre il sangue cianotico grondava copioso dalla ferita, subito dopo in alto a destra appariva un riquadro con il primo piano della vittima, il suo nome completo e la scritta “Ucciso per mano di Niktor Denevun Brealwunt”. Poi i video cambiarono, iniziarono a mostrare registrazioni da angolazioni diverse. In tutte c’era almeno uno Swarkerinster, sempre diverso, tenuto fermo in qualche modo. Uno era legato ad una sedia da una serie di corde metalliche con sezioni luminescenti blu, un altro era tenuto fermo da altri uomini vestiti con tute nere, in un altro Niktor aveva invece sparato con la sua arma agli arti della vittima, facendola accasciare a terra. Poi apriva un contenitore metallico e prendeva una sorta di pistola sulla cui bocca vi erano grossi ganci disposti circolarmente e quella che sembrava la punta di un grosso ago. Niktor poi ingiungeva ad altri individui lì presenti, tenuti sotto controllo da altri Swarkerinster vestiti come lui, di rispondere a varie domande. Non appena i suoi interlocutori mostravano esitazione, lui premeva un pulsante sul lato del suo apparecchio. Un fascio di luce sottile partiva da un dispositivo sulla parte superiore dell’attrezzo e Niktor lo faceva viaggiare per il cranio del malcapitato. Poi, ad un tratto, la luce lampeggiava e Niktor avvicinava con foga lo strumento alla testa della vittima. I ganci si piantavano in profondità nella carne e l’ago si allungava, bucando la pelle, forando le ossa craniche e arrivando al cervello. La vittima urlava per il dolore e si agitava, ma questo non faceva altro che ferirla ulteriormente. Poi, tutto finiva, Niktor sollevava lo strumento lasciando un buco sanguinante nella testa della vittima, che nonostante tutto era ancora in vita. Poi, continuava a fare le richieste, altra esitazione e lui rifaceva tutto daccapo in un punto diverso del cranio dello Swarkerinster. Prima o poi, tutte le vittime iniziavano a gridare frasi come Non vi sento, amici!, Dove siete? Non vi percepisco!, Dov’è l’Alaktania? Mi sento così vuoto senza. Intanto, affianco ai video, altri riquadri con i nomi e i volti delle vittime, questa volta le informazioni erano più dettagliate:


  • Olbian Lanner Rumiar – Distaccato forzatamente dall’Alaktania da Niktor Denevun Brealwunt. Giace in stato comatoso all’ospedale della Sezione BS8-RTR28.

  • Zanker Tirian Looker – Distaccato forzatamente dall’Alaktania da Niktor Denevun Brealwunt. Morto suicida. Nonostante lo stato di costante osservazione nell’ospedale della Sezione TA5-AMW3, è riuscito a mettere mano per un istante su una siringa di Antrofax e ad iniettarsela nel collo, uccidendosi. Su richiesta della famiglia, non si sono tentate procedure di ripristino dopo l’immediato decesso.

  • Kolban Kossar Armen – Distaccato forzatamente dall’Alaktania da Niktor Denevun Brealwunt. Giace in stato totalmente catatonico nella struttura ospedaliera della Sezione BS8-RTR28.

  • Lyxs Amx Parval – Distaccato forzatamente dall’Alaktania da Niktor Denevun Brealwunt. Dopo mesi di degenza nella struttura ospedaliera della Sezione SA5-AMZ30, è stato rilasciato. Presenta tutt’ora gravi problemi all’equilibrio, al linguaggio, alla vista e alla memoria a breve termine. Non è più un cittadino attivo dello Swarker.

Gli ologrammi infine terminarono su una serie di brevi video e foto di esplosioni o avvenute esplosioni. In tutte vi era una breve descrizione degli eventi o di come fosse tutto stato reclamato da Niktor e da un gruppo noto come La Voce di Larius, di cui faceva parte. Quello che colpì maggiormente Odd e Ulrich (Avier era impegnato a tenere Aelita tra lui e le armi dei soldati, e la ragazza era troppo spaventata da lui per poter guardare verso gli ologrammi), fu un evento in basso a sinistra.

  • Esplosione del Campo Kawasser – Un paio di esplosivi manomessi furono consegnati assieme ad altri destinati all’addestramento di nuove reclute per le forze della KNWL. Questo provocò un esplosione a catena nel deposito del Campo Kawasser durante gli addestramenti. L’evento fu causa della morte di 7 reclute e 2 ingegneri. Venne reclamato dalla Voce di Larius non appena le notizie si diffusero. In particolare, venne posta particolare enfasi sul fatto che l’attacco fosse stato organizzato da Niktor Denevun Brealwunt. Questo è da considerarsi come la più grande conferma dell’assoluta mancanza di ideali di questa organizzazione. Il Campo Kawasser non aveva nessun interesse strategico per la Voce di Larius e il suo attacco non ha danneggiato né messo in pericolo in alcun modo lo Swarker o la KNWL, rivelandosi quindi una pura crudeltà. L’attacco è stato eseguito nella fase oraria seguente a quella in cui il celebre soldato Alearkit Denevun Brealwunt, Caposquadra dell’unità Akia Sakratos, nonché fratello minore del criminale Niktor Denevun Brealwunt, a seguito di un’intervista ha parlato con orgoglio dell’aumento dei reclutamenti nella KNWL, definendole persone degne di ogni rispetto se mostreranno impegno nel proseguire questa carriera. Si ritiene quindi il movente di questo attacco il complesso di inferiorità da sempre provato da Niktor nei confronti del fratello, complesso indubbiamente peggiorato da quando è diventato un Alsther e gli Swarkerinster hanno iniziato a chiamarlo “Il fratello debole”.


Mranus ret keen” incitò Malorian a Niktor, era rimasto impassibile tutto il tempo, il suo sguardo era diventato inquietantemente simile a quello nei video. Rimase muto senza cambiare espressione mentre il soldato gli portò i polsi dietro la schiena e glieli strinse con dei grossi anelli metallici, poi gli anelli si illuminarono e si attirarono tra loro, diventando inseparabili con la forza bruta.

Ehi, tu! Anisimov! Sei ancora bloccato lì? Dovresti aver capito di aver perso. Non puoi fare nulla e non hai abbastanza sangue per uscire vivo da qui” la voce del Caposquadra penetrò nella testa del russo come un proiettile, lo fece sentire male. La parte sulla sua salute era vera, negli attimi passati il ragazzo era impallidito ancora di più, i suoi occhi si erano fatti più lucidi e scavati mentre rivoli di sudore freddo avevano preso a gocciolare dalla sua pelle, il suo corpo tremava sensibilmente. Guardò in basso, vide il lato destro dei suoi calzoni sporco di sangue fresco, così come la scarpa bianca che faceva da sagoma ad una chiazza sul pavimento.

Andatevene… O la ammazzo”

Oppure possiamo ammazzarvi entrambi” la voce del terzo soldato risuonò acuta e stridula, sembrava caricaturale persino per essere aliena. La ragazza scoppiò in lacrime.

Siete dei mostri! Niktor aveva ragione su questo! Siete…” questi commenti gridati con furia da Odd vennero interrotti da… Avier.

Fate silenzio. Io ho perso…” il russo mollò la presa e spinse via la ragazza. Lei scattò immediatamente non appena sentì la prese cedere e l’arma disgregatrice allontanarsi, raggiungendo gli altri due guerrieri Lyoko dall’altro lato della stanza. Intanto, Avier aveva sul volto un espressione disillusa, si girò su un fianco e mosse un paio di passi verso il fondo della stanza, la sua andatura era ciondolante, le gambe tremavano ad ogni spostamento. Il terzo soldato gli puntava il fucile contro, ma il Caposquadra gli fece un cenno che doveva avere il significato di non fare fuoco.

Prima che la tua emofilia ti dissangui totalmente, dimmi: quante cose avevi intuito? Sai, sono piuttosto curioso” il tono di voce del Caposquadra era schietto e diretto, riuscì a far fermare di nuovo il ragazzo. Era così debole che dovette poggiare una mano sulla parete per non cadere. Teneva il volto chinato. Rispose senza guardare verso l’alieno.

Sapevo solo che Jeremy era stato chiamato una notte e che si era diretto in questa direzione, e che lo stavo pedinando alla perfezione. Poi, improvvisamente, l’ho sentito camminare da tutt’altra parte. Ho provato a seguirlo, l’ho intravisto, ma ho perso le sue tracce. Me ne sono tornato disperato, ma ho riflettuto. Ho ricreato i suoi spostamenti nella mia mente, non tornavano. Aveva percorso una distanza in un tempo impossibile, dovevo essere stato ingannato. L’unica soluzione, per quanto assurda, erano due Jeremy diversi. Avevo difficoltà a crederci, ma poi Jeremy è tornato. L’ho tenuto sott’occhio, sembrava lui in molti momenti, ma in piccoli istanti era diverso. I suoi occhi, le sue espressioni, i suoi gesti, mutavano sensibilmente. Per pochi attimi, lui ti somigliava, alieno” non accennò a rivolgere lo sguardo verso il suo interlocutore.

Mi chiamo Alearkit Denevun Brealwunt. Questo è l’unico modo in cui mi devi chiamare”

Alearkit… Perché mi sembra familiare? Divertente! Se solo Ostark mi avesse detto di voi. No, si è preso la mia Mary e mi ha detto di trovare Lyoko, che c’era gente in questa zona legata a Lyoko, e che io ero l’unico terrestre che può trovare Lyoko senza sapere cos’è Lyoko. È così folle”

Ostark dan lima nis? Aninò Swarkerinster nik” domandò il terzo soldato verso Alearkit. Aveva usato la sua lingua probabilmente più per abitudine che per tentare di mantenere segretezza. Alearkit però era ancora concentrato sul russo.

Ostark per qualche motivo ha deciso di usare te come pedina. Io ho dei principi, non ti lascerò illuso. La tua Mary è morta, probabilmente il giorno stesso in cui è scomparsa. Ostark non fa ostaggi, è contro la sua natura”

No, non è così” il sangue ai piedi continuava a colare in un flusso costante, insozzando i suoi abiti e il pavimento. La sua vista stava iniziando a sfocarsi, c’era poco tempo. Eppure, il suo tono di voce era tranquillo, come se non gli importasse di morire.

Lo sai che è così. Ti ha dato un dispositivo di richiamo camuffato in una delle tue monete, ma non ti ha dato nulla per garantirti che Mary fosse ancora viva. Comunque, se provi ad usare quel dispositivo, non funzionerà. Qualunque sia la parola per attivarlo, io ho danneggiato i circuiti con il mutaforma mentre dormivi

Già… Lo so…” i soldati ci misero un istante a capire le implicazioni di quelle parole, e lo stesso faticarono ad accettarle. Questo dettaglio tardò la loro reazione. Non di molto, una frazione di tempo così piccola che molti l’avrebbero detta insignificante, errando. Non fu l’unico, ma quello fu uno dei momenti in cui il destino dell’Universo prese una piega ben precisa. Il momento in cui Avier riuscì a gridare.

ADESTE FIDELES!!!” il latino urlato a pieni polmoni dal russo riecheggiò nella stanza seguito da un boato. Una serie di lampi luminosi inondarono la stanza mentre lui sollevava il suo disgregatore e lo puntava contro Niktor, il criminale alieno balzò istintivamente in piedi e questo gli salvò la vita, poiché ad iniziare a disgregarsi non fu la sua testa, ma il suo braccio sinistro. Il processo di distruzione iniziato in quella frazione di secondo venne interrotto nella frazione successiva dal laser di Malorian, che fuse la sua arma di Avier e distrusse il suo braccio, dal laser di Elerkit, che perforò il lato sinistro del suo petto cancellandogli il cuore, e dal laser di Alearkit, che arrivò sul suo occhio destro e si fece strada in linea retta, bruciando la cute con i capelli neri, le ossa del cranio e la materia grigia, fino a terminare contro la parete dietro di lui. Avier senza un braccio, senza cuore e senza un quarto di testa. Eppure, con il tempo per spirare, per vedere la cosa a cui più teneva: il volto sorridente di Yuri circondato da un paesaggio innevato; e sentire la cosa che più gli serviva sentire, ovvero la propria voce ripetergliMy way. Ricorda. È essenziale per trattare con Mary”. Poi, il buio più totale, un sonno profondo senza sogni. Silenzio.


Ma non era silenzio quello che si era lasciato dietro. Dai lampi apparsi nella stanza sbucarono creature infernali. I loro corpi erano di un metallo nero come l’ardesia alternato a giunture luminose di un giallo carico e abbagliante. Alcune si materializzarono nell’aria, creature volanti simili a grossi teschi privi di tratti umani, con una moltitudine di lunghi e sinuosi tentacoli sotto di sé, che si agitavano come una cascata di vermi. Una di queste si diresse sul corpo di Avier e lo avvolse, sollevandolo in aria poco prima di sparire in un bagliore. Altre si diressero verso l’unità centrale del Supercomputer. Da altri fasci di luce intanto sbucarono nuove creature. Entità meccaniche che nell’aspetto erano inquietantemente familiari ai guerrieri Lyoko. Simili ai mostri di XANA che avevano combattuto per anni, ma mutati, resi aberrazioni di metallo. In particolare, quelle che apparvero lì ricordavano i Creeper che così tante volte li avevano ostacolati nel Settore Cinque, ma il loro metallo scuro e crudele, i loro occhi e i loro arti illuminati da quel giallo stordente li rendeva più reali di quanto XANA avrebbe mai potuto fare.

I soldati si erano spostati e avevano incitato, con un tono quasi aggressivo nella sua severità, i ragazzi a seguirli. Loro, d’altronde, lo avrebbero fatto anche senza che gli fosse stato intimato. Malorian trascinava con sé Niktor, che gridava sia per il terrore che per il dolore del moncherino sanguinante. L’arto amputato lo seguiva, rimasto agganciato alle manette dello Swarker. Elerkit aveva tirato via l’icosaedro dal criminale galattico e lo aveva messo in una delle scatole metalliche che aveva addosso.

Uno dei Creeper puntò verso Alearkit, aprì la bocca ed emise un raggio laser continuo. L’alieno fu rapido di riflessi e sollevò il braccio sinistro davanti a sé, facendo apparire un muro di forza traslucido. Un dispositivo sul polso prese a lampeggiare, indicando lo stato del muro di forza, mentre la sua mano destra agiva con una rapidità indescrivibile, in un istante il suo fucile era sulla schiena e la pistola, prima tenuta sul fianco, era ora impugnata. Premé il grilletto e il fascio laser arrivò subito alla testa della macchina nemica, creando un foro di metallo fuso fumante. Sparò di nuovo sul petto della creatura due volte, provocando aperture da cui iniziò a grondare un liquido di un giallo intenso, i movimenti della creatura si fecero spastici e i suoi occhi iniziarono a lampeggiare in modo irregolare. Poi si spensero, la creatura si accasciò a terra e si irrigidì all’istante. Un altro Creeper subì un destino simile per il fucile di Elerkit, intanto dai fasci di luce continuavano ad apparirne altri assieme alle meduse, o in qualunque modo andassero chiamate.


Ma cosa cazzo sta succedendo?” domandò Aelita con una volgarità che non le apparteneva, ma che faceva trasparire totalmente il suo stato d’animo. Come non biasimarla, dopotutto.

Neanche noi lavoriamo così di solito, principessa” il Caposquadra Brealwunt aveva lanciato un dispositivo piramidale ai suoi piedi e un campo di forza sferico del raggio di un paio di metri li circondò. Malorian, come se sapesse già che fare, entrò nell’ascensore e prese a emettere il laser del suo fucile sul soffitto di metallo, iniziando a disegnare un quadrato. Nella camera intanto quelle meduse metalliche infernali aumentarono ancora. Si accumulavano tutte attorno alla struttura al centro della camera e operavano su di essa con i loro tentacoli: strappavano via pannelli e segavano con i laser parti del pavimento. Stavano tentando di sradicarla, e nonostante il fuoco incrociato del Caposquadra Brealwunt e del suo sottoposto, che ne eliminavano in continuazione con colpi rapidi e precisi, facendole rovinare a terra con un clangore assordante, non accennavano a diminuire. Altre si diressero verso i Creeper, mossero i loro tentacoli dentro le parti danneggiati e iniziarono a sostituirle. Tutto passava attraverso i tentacoli, che secernevano metallo fuso e carburante giallo così come un calamaro proietta inchiostro, lavorando con precisione e automatismo alle riparazioni. Altri Creeper intanto si aggiunsero alle forze sul campo, i loro laser iniziarono a danneggiare il campo di forza di Alearkit, ma contemporaneamente si sentì un fragore proveniente da dentro l’ascensore. Malorian aveva finito il suo lavoro, aprendo un varco sul soffitto dell’ascensore.

Ora vi elevo, umani” disse con la sua voce bassa. I guerrieri Lyoko gli si avvicinarono, si aspettarono che il soldato si inginocchiasse e unisse le mani davanti a sé per dare loro lo slancio. Non fu così. Malorian li afferrò uno per uno ai fianchi e li lanciò in alto facendogli volare attraverso il foro con una forza che non sembrava credibile possedesse, poi anche lui fece un salto di tutto rispetto con Niktor in spalla e atterrò sul soffitto dell’ascensore, fece sedere il criminale alieno sul metallo e gli mise sul moncherino un dispositivo simile ad un palloncino trasparente con una bocca, un po’ di sangue gocciolò nella sacca trasparente, poi il criminale smise di gridare per il dolore e assunse un’aria piuttosto stordita, dei sedativi gli erano entrati in corpo.

Gli altri due soldati non tardarono ad arrivare, Alearkit osservò la nuova area e vide che lungo la tromba dell’ascensore erano saldate una serie di manichette di metallo che fungevano da scala.

Bene! Salite. Noi vi difendiamo camminando sulla parete”

Come prego?” Ulrich rimase sbigottito come i suoi amici.

Non perdete tempo”

Odd fu il primo a iniziare la risalita, il panico lo rallentava e ogni passo sulla scala sentiva il rischio di scivolare, però riuscì lo stesso a procedere con andamento regolare. Un altro Creeper tentò di risalire tramite il foro sull’ascensore.

Alearkit lo notò, prese il manico di una delle sue lastre rettangolari e strinse un interruttore, attorno al metallo si formò come una lama di energia, quindi sollevò l’arma e la piantò diverse volte nella testa della creatura. Era incredibile come il metallo sembrasse burro a contatto con quell’arma, riusciva a creare squarci netti e regolari. Un vero e proprio coltello per acciaio, ecco cos’era.

Quando Odd ebbe salito una decina di scalini, Aelita si apprestò a seguirlo. Malorian si mise Niktor in spalla e piantò uno dei suoi “stivali” (erano un tutt’uno con le fibre intelligenti della tuta, quindi forse non lo erano tecnicamente) nella parete affianco alle scale, poi si diede uno slancio e piantò anche l’altro stivale, rimase attaccato. Da come reagiva il suo corpo, era chiaro che percepisse la gravità ancora allo stesso modo, aveva semplicemente gli stivali che aderivano alla parete. Era notevole però come ci fosse abituato, riuscendo a camminare verso l’alto senza problemi mentre teneva Niktor e la pistola impugnata. Nei secondi successivi salirono il Caposquadra Brealwunt e Elerkit, quest’ultimo dando le spalle ai suoi compagni e tenendo il fucile puntato verso il foro. Raggi laser gialli spuntarono dal tetto dell’ascensore, causando il cedimento di altre parti, altri Creeper tentarono la risalita cercando di eliminare tutti i bersagli a loro portata. I soldati erano agili e precisi, lampi azzurri saettavano lungo tutta la tromba dell’ascensore e colpivano le macchine, danneggiandole. Una voce infernale provenne da loro.

>Manskenat Swarker< 

Tutte le macchine dissero quella frase contemporaneamente, apparendo come un’unica voce moltiplicata. Udirla dava la sensazione di essere accerchiati.

Dastzka din obriavekta” rispose Elerkit con un tono sprezzante, poi iniziò a distruggere ogni singola creatura con il suo fucile. Un laser attraversava un corpo di metallo e già il prossimo era in aria per aprire una nuova perdita di carburante giallo. Era così rapido che sembrava non mirasse, preciso come un robot da combattimento e capace di rimanere con una posa salda e stabile nonostante la gravità gli facesse peso sulle gambe e sui muscoli lombari, tentando di farlo piegare in avanti. Ebbe un mezzo secondo di esitazione solo quando un immenso boato proveniente dall’alto rimbombò per tutta la tromba dell’ascensore. Il gruppo di soldati alieni e ragazzi terrestri guardò verso l’alto, osservando con orrore una sfera di metallo in caduta libera seguita dai resti della saracinesca al piano terra, il suo diametro era di solo mezzo centimetro in meno alle pareti che la circondavano, permettendole di non incastrarsi e di non lasciare spazio alle sue vittime. Furono attimi in cui terrestri sentirono la morte toccarli, mentre i KNWL già sapevano cosa sarebbe accaduto. Alearkit sollevò le braccia verso la creatura di Ostark, una serie di fulmini violacei si originò dalle sue mani e si diresse verso di essa. I lampi scuri la percorsero, lasciando il nulla al loro passaggio. Il guscio esterno iniziò a separarsi in piccoli frammenti, mostrando un interno composto da un globo collegato a centinaia di tubi colmi di liquido giallo, come vene artificiali. I cerchi concentrici aurei che alternavano la superficie del globo centrale per un attimo brillarono più forte, ma i fulmini oscuri di Alearkit continuarono il loro lavoro. Le vene di metallo si tagliarono di netto in più punti, schizzando il carburante giallo addosso alle tute dei soldati e ai completi dei ragazzi, poi anche il globo centrale si fratturò in più sezioni. Il tutto accadde in un secondo preciso, un secondo dove un Megatank di Ostark, capace di farli sfracellare tutti al suolo e di schiacciarli sotto il suo peso, era diventato un cumulo di rottami sconnesso che cadde addosso ai Creeper sottostanti. Dietro di sé, dall’ingresso che aveva sfondato, un esercito di Kankrelat nero ardesia prese a scendere camminando su più file lungo le pareti con le loro zampe metalliche da insetto. La squadra di soldati si mosse in contemporanea come un unico organismo. Elerkit si avvicinò agli umani con ampi passi all’indietro, Malorian fece aderire un dispositivo sul ventre di Niktor e lo spostò dietro la sua schiena, l’alieno rimase attaccato alle fibre intelligenti della sua tuta, poi si spostò verso l’alto, affiancò Odd e allungò il braccio per proteggere lui e i suoi amici dietro con il suo campo di forza.

Celerità, signori. Celerità!” una serie di Kankrelat iniziò già a precipitare lungo la parete, opera di Alearkit. Nell’esatto momento in cui i rottami del Megatank lo avevano superato, aveva piegato le ginocchia ed era saltato all’indietro con una mezza capriola aerea, in contemporanea aveva preso le pistole dai fianchi, atterrando già armato sul muro opposto. Neanche il tempo di vedere attraverso il casco l’ingresso sfondato, aveva già iniziato a sparare. Se Elerkit era così rapido da non sembrar aver bisogno di mirare, Alearkit sembrava violare le leggi del tempo, riuscendo a prevedere ogni movimento degli automi e sparando prima che agissero. Surclassava così tanto Elerkit che a volte non era chiaro quando finiva un fascio laser e iniziava il successivo, dando l’illusione che potesse sparare contemporaneamente in più punti con lo stesso dispositivo. Infine, l’elemento essenziale che avrebbe reso inutile le sue altre capacità, Alearkit non sbagliava mai. Non solo era preciso, ma sapeva dove colpire per fare più danni, e faceva sempre centro. Ogni Kankrelat si ritrovava con i motori principali danneggiati e smetteva di muoversi. E quando iniziarono ad apparire altri Creeper anche da quell’ingresso, il Caposquadra non fu da meno con la precisione, tutti si ritrovarono con un foro in testa e almeno un paio al petto, impossibilitati a muoversi. Poi, vide che il resto del gruppo aveva quasi terminato la risalita e corse verso l’alto per superarli, ritrovandosi dinanzi l’ingresso del piano terra. Sparò a una tripletta di Creeper che tentarono di abbatterlo mirando alla sua testa e fece un altro balzo in avanti. Atterrò sul piano con una capriola. Il suono di un emettitore pronto a rilasciare un laser fu abbastanza per fargli alzare il braccio destro e attivare il campo di forza di quel lato. Il laser che lo colpì era più grande e intenso di quello dei Creeper e dei Kankrelat, un raggio continuo che durò diversi secondi, ad attaccarlo era un Bloks. Gli An-krion, così erano chiamati dai KNWL, avevano la stessa forma cubica dei loro simili digitali, ma avevano facce esagonali oltre a presentare i colori di Ostark. Lì dove era presente l’occhio di XANA, presentavano invece una depressione semisferica con un foro circolare al centro. Era da questo foro che il raggio laser stava venendo emesso contro Alearkit, così intenso che il dispositivo sul polso del soldato prese a lampeggiare all’impazzata, segno che il campo di forza stava cedendo. E sarebbe successo se l’alieno non avesse gettato immediatamente a terra un nuovo dispositivo piramidale, creando un nuovo scudo a bolla.

Mentre Malorian risaliva con Niktor dietro le spalle e tirava a sé i terrestri sulla scala, Alearkit poté impugnare il fucile e sparare verso il centro del robot. L’intenso laser giallo venne interrotto mentre il Caposquadra KNWL sagomava rapidamente un foro vagamente circolare, poi vi lanciò contro un oggetto sferico grande quanto una pallina da ping pong, riuscendo a farlo entrare dentro il foro prima che la macchina girasse sul suo asse per sparare con una nuova faccia. Un istante dopo un boato si originò dall’interno dell’An-krion, le pareti del suo corpo si piegarono e si squarciarono gettando metallo e carburante attorno a sé, poi si accasciò al suolo e si bloccò.

Nella sala di ingresso della fabbrica altri lampi presero a illuminare la zona, facendo apparire altre creature di Ostark. Una serie di meduse prese a volare verso il corpo del robot, mentre altri Creeper si concentrarono nel distruggere lo scudo a bolla. Malorian intanto si prese dei secondi per comunicare con i guerrieri Lyoko.

Spiegazione concisa: mano piatta che si muove verso di me significa seguitemi, verso un altra direzione significa andate lì, verso il basso significa abbassatevi. Se alzo la mano e la chiudo a pugno, vuol dire fermatevi. Cercate di ricordarlo, non usciremo mai dalla Distorsione altrimenti”

Distorsione?” la voce di Aelita apparve confusa e affaticata, in mezzo al fuoco di Alearkit che abbatteva ogni robot nel suo campo di visione, quasi non si sentiva. A risponderle non fu Malorian, ma Elerkit, appena risalito.

I dispositivi di richiamo di Ostark creano sempre interferenze. È per questo che non ci siamo teletrasportati e non abbiamo chiamato rinforzi, non ci riusciamoun altro Megatank di Ostark era apparso in un angolo della fabbrica, aprì le due sezioni semisferiche e rivelò il suo nucleo. I cerchi concentrici si illuminarono di una luce giallo accecante, poi un muro di luce partì verso di loro espandendosi man mano che percorreva la strada, minacciando distruggere tutto ciò che incontrava. L’ordine di correre come il vento era stato dato prima che il colpo partisse, ma i laser, pura energia, erano più rapidi di qualsiasi proiettile. Il muro di luce minacciò di inghiottire Aelita e Odd, ultimi due nella fila. Solo la presa solida di Elerkit e il suo balzare tempestivamente indietro dopo essersi girato lì salvò. Lo avrebbero ringraziato, ma poi videro Malorian lanciare la stessa sfera che il suo Caposquadra aveva riservato al Bloks, videro anche l’aumentare svelto dei lampi nella stanza, e si ricordarono di non avere tempo per le formalità.

Seguirono alla cieca gli ordini dei soldati KNWL, cosa che li portò alla destra del muro sottostante le scale semidistrutte e le corde con cui scendevano ogni volta. Ebbero un istante microscopico di confusione sulle modalità della risalita, poi Odd e Ulrich vennero afferrati alla cintola e sollevati a forza in aria da Malorian. In seguito, con un vigore che se era veramente suo faceva spavento, saltò verso la parete, atterrò con un piede, piegò la gamba e si diede lo slancio per un secondo salto leggermente in diagonale, arrivando ancora più in alto fino a raggiungere le scale del ponte. Alearkit fece lo stesso con Aelita, ma fu più “cordiale”, limitandosi a prenderla in braccio. Elerkit intanto aveva passato tutto il tempo a bersagliare di laser i nemici di metallo, abbattendo sette Kankrelat, quattro Creeper e due meduse nell’arco di pochi secondi. Poi ripeté la stessa azione dei suoi compagni e risalì la parete.


Ai guerrieri Lyoko il ponte della fabbrica parve più lungo di quanto non fosse mai stato mentre lo percorrevano correndo. Il sole del pomeriggio picchiava sulle loro teste, mostrando un cielo sgombro di nuvole, elemento che permise loro anche di vedere chiaramente i pericoli. Nel cielo volavano le versioni di Ostark delle mante di Lyoko, totalmente nere, con delle piastre aperte gialle sotto il ventre e due grossi occhi luminosi sul muso. Una serie di raggi laser partirono dalle loro bocche e fendettero l’aria, tra cui uno dalle spalle di Ulrich. Il fascio di luce letale puntava al centro della schiena di Ulrich e soltanto il Caposquadra lo aveva intravisto, ma Malorian reagì prontamente e spintonò via il ragazzo. Il laser gli passò ad un centimetro dal fianco e gli parve quasi di sentire il calore letale ustionargli la pelle, ma era stato salvato. Solo il Caposquadra aveva visto, eppure Malorian sapeva. Com’era possibile? Nessuno riusciva a capacitarsene e nessuno aveva il tempo per poterci riflettere.


Uno scossone fece tremare il pavimento, una serie di crepe si aprirono sull’asfalto, una porzione semicircolare a sinistra del ponte si piegò verso il basso, si udì il rumore della calce che si frantuma e dell’acciaio che si piega, poi grosse porzioni di cemento armato unite ad asfalto precipitarono nelle acque del fiume assieme al pilone sottostante. Il gruppo ebbe modo di vedere la causa del crollo, un Megatank di Ostark che aveva caricato la base del pilastro, distruggendola.

Cercano di farci cadere. Acceleratori di movimento!” non fu chiaro cosa intendesse Alearkit fin quando ognuno dei KNWL prese il disco dietro la propria schiena e lo gettò a terra. Mentre erano in aria, i dischi si allungarono mostrando due sezioni rettangolari leggermente più strette con dei motivi sinusoidali luminosi di bluetto, poi si fermarono a una decina di centimetri da terra galleggiando. Fu in quel momento che a Odd ricordarono…

Il mio hoverboard”

Il tuo che? Non importa! Presto, saltate su e tenetevi forte al guidatore se non volete farvi una nuotata” i ragazzi non se lo fecero ripetere due volte. Odd andò con Elerkit e venne accolto con un amichevole non fare cazzate da parte dell’alieno. Ulrich si unì a Malorian e non poté stringersi direttamente a lui, quindi mise le sue braccia attorno al petto di Niktor, ancora appeso alla schiena del soldato. La situazione era di emergenza e nessuno dei presenti voleva perdersi in strane riflessioni, Ulrich compreso. Eppure, quando mise le mani attorno al ventre dell’alieno, notò che aveva una vita molto più esile di quanto i vesti i non facessero intendere. Gli ricordava quella di… Yumi. Ulrich fece un’espressione nauseata e fu grato al contraccolpo dovuto all’accelerazione repentina di Malorian, perché lo fece distrarre. Dopo aver concepito un alieno con un girovita femminile, era chiaro che aveva bisogno di distrarsi.

I tre gruppi presero a percorrere ad alta velocità il ponte, l’aria soffiava contro di loro causando brividi di freddo agli umani. Un altro scossone allargò i crepacci lungo il ponte, porzione più grandi presero a crollare. Contemporaneamente, trecento metri di fronte loro, una serie orizzontale di tre Bloks di Ostark tentò di sbarrare loro la strada. Grossi fasci laser continui tentarono di perforare o tranciare a metà le carni dei bersagli, evento che costrinse i gruppi a dividere la fila che avevano formato. Elerkit e Malorian reagirono al fuoco, presero i fucili e montarono una sorta di cono sulla bocca dell’arma, infine spararono. Con quella modifica, il fascio laser blu del fucile apparve notevolmente più grosso, almeno quattro centimetri di diametro in più, e fu molto più distruttivo, fondendo quasi all’istante il metallo dei robot e attraversandoli da parte a parte in pochi secondi. Venne naturale ad Odd e Ulrich chiedersi perché non lo avessero fatto prima, ma quando videro gli alieni cambiare immediatamente due dei quattro nuclei sul retro delle loro armi, fu chiaro che in quelle condizioni le munizioni non duravano nulla. Malorian prese due sfere esplosive come quelle di Alearkit e le lanciò verso le unità nemiche, esplosero non appena entrarono in contatto con loro facendo volare via le coperture di metallo dei robot rivelando un interno formato da cavi, metallo e tubi colmi di carburante giallo. I danni subiti da due di loro furono abbastanza per metterli fuori uso, il rimanente era sul punto di disattivarsi ma riuscì a sparare un ultimo raggio in direzione di Elerkit. La schivata dell’alieno fu così in extremis che Odd si portò una mano al ventre, sorprendendosi di non essere stato attraversato da parte a parte. Il laser era alla sua sinistra, si mosse verso il basso a causa della perdita di potenza del Bloks e incise una lunga linea retta sull’asfalto, prima di dissolversi.

Un altro scuotimento potente come un sisma percorse il ponte. Spaccature ancora più grosse da cui saltarono via frammenti di asfalto comparvero, poi un rumore di cedimento, come una massa di roccia che precipita su una base di metallo e la piega, e una sezione di ottocento metri del ponte crollò nelle acque del fiume in dodici grosse porzioni, creando una deflagrazione di acqua i cui schizzi raggiunsero i gruppi in movimento sul ponte. Dei tre, quello composto da Alearkit e Aelita era troppo indietro per raggiungere in tempo la zona stabile. Il soldato dovette agire subito.

Non aver paura” fu l’unica cosa che la ragazza udì prima di sentirsi prendere per la vita, poi dal braccio dell’alieno partì un guizzo di luce blu seguito da un’onda d’urto. Una deflagrazione azzurrina che la fece volare in un solo istante di quindici metri verso il firmamento. Per quanto potesse consigliarle l’alieno, rimanere tranquilla dopo un evento del genere mentre attorno a lei sentiva solo il soffio del vento, il vuoto e la gravità che ti reclama a sé, non era plausibile. Le sue urla viaggiarono nell’aria e divennero ancora più forti quando si vide avvicinare da due Mante con le fauci metalliche illuminate, pronte ad emettere un nuovo laser. Eppure, riuscì a calmarsi. Per lo stupore, più che altro. Lo stupore di vedere una delle Mante venir attraversata da un raggio azzurro e di veder il soldato Alearkit librarsi in aria superandola in altezza, sparare ad altre due Mante dietro di lei (Aelita non le aveva notate), atterrare sulla quarta ancora in vita e spararle un fascio al centro del corpo metallico, distruggendola. Tutto questo per poi, quasi nello stesso istante, saltare in avanti, afferrare la ragazza durante la caduta libera e riatterrare alla perfezione sull’hoverboard. In quell’istante, Aelita capì che Alearkit era davvero un gran soldato.


KAZYAKAS! DIN OKTA IST HUKTA!!!” 

Oltre un paio di Kankrelat, alieni e terrestri non avevano trovato particolari ostacoli nella parte finale del ponte e nelle fogne, dove si trovavano in quel momento. Camminavano sulla piattaforma rialzata alla destra delle acque reflue. A giudicare dal tono e dalla potenza della voce di Elerkit, quella che aveva gridato non era un’esclamazione di gioia.

Cosa sta succedendo?” provò a chiedere Odd, impanicato e sempre più confuso. Ricevette una risposta da Alearkit, che cercò di essere il più sintetico possibile.

Non riusciamo ad uscire dalla Distorsione”

Come è possibile?”

Non lo sappiamo”

Perché Elerkit avesse imprecato fu subito chiaro. E chissà cosa li trattenne dall’imitarlo…

Malorian, che tra le varie azioni dell’unità si era ritrovato a essere quello in testa, fece cenno a tutti quanti di fermarsi. I suoi compagni lo fecero subito e si comportarono come se avessero già capito tutto, senza chiedere delucidazioni. Per i terrestri non fu così, e le risposte che ebbero non erano più di tanto incoraggianti.

Non percepiamo macchine di Ostark nelle vicinanze e non ne sta inviando di nuove. È improbabile che abbia perso la nostra posizione, quindi dobbiamo capire qual è la trappola” fu sempre Alearkit a dare quelle spiegazioni. Fu l’ultima che disse ai terrestri in quella precisa situazione, i suoi due compagni di squadra lo sommersero con le loro analisi e opinioni su ogni cosa. Si espressero in terrestre, una cortesia quasi fuori luogo in quella situazione critica.

Lo sapete entrambi che non dobbiamo restarcene qui. Ostark ha già mappato questa zona con i suoi richiami, la Distorsione è molto più grande di quello che pensiamo. Gli stiamo permettendo di circondarci”

Non ha senso, Elerkit. Se Ostark avesse mappato la zona, significherebbe che sapeva già la posizione di Lyoko. Quel terrestre non gli sarebbe servito a niente”

Caposquadra, lei lo sa che può avergli mentito solo per attirarci qui e metterci in trappola”

Non ci credi neanche tu, Elerkit” la voce di Malorian si era aggiunta alla discussione.

Il Caposquadra ha ragione. Per questa missione potevano ingaggiare uno solo di noi o cinquemila soldati, avremmo potuto fare un casino tremendo come degli irresponsabili o non fare nulla perché non avevamo ricevuto il messaggio”

Certo, perché che Ostark utilizzi un essere umano a caso per i suoi scopi ha molto più senso!”

Non hai tutti i torti. Certo che… Uno scienziato scomparso, un fratello lunatico e ora anche un alieno morto. La gente che ci dà problemi è davvero interessante”

Non sono… lunatico…” la voce di Niktor arrivò debole, ma il fatto che avesse sentito e avesse risposto significava che i sedativi stavano perdendo di efficacia. Non era il massimo in quella situazione, Alearkit lo avrebbe fatto notare. Non lo fece.

Nella sua mente stava creando una serie di associazioni di pensieri nati dall’espressione di Elerkit “un essere umano a caso”. Se era un caso, Avier era una scelta particolarmente azzeccata. Abbastanza intelligente da trovare Lyoko da solo, abbastanza carismatico da controllare chiunque volesse, abbastanza falso da non farsi scrupoli, abbastanza sveglio da…


Rilevo un cambio di pressione nell’aria” la frase di Malorian fu immediatamente seguita dall’ordine tempestivo di Alearkit di rimettersi a correre. Non servì a molto, pochi secondi dopo l’intero gruppo fu investito da un’ondata di acqua di fiume misto ad acque reflue. Mentre le fogne si allagavano, loro venivano trascinati via.


Swarker – KNWL Akton LK1606 – Lark aktian


Markas anèr din spikanter”

 Derghiss, il capo della divisione informatica, entrò nella sala di comando gridando queste precise parole.

Nik. Aninò nikta lankatas din postka” la risposta del superiore fu ferma e gelida, non dava spazio a possibilità.

Man piktatos Alearkit ist in, laskenatos lomas”

Ist din ter kotas arkazos” 

Derghiss uscì dalla sala sconsolato e terrorizzato. La paura che provava dentro di sé non riusciva a quantificarla con le parole, era una fobia venefica e debilitante per la sua mente. Non poteva far altro che sperare ancora una volta dimostrasse perché lo chiamassero din Ekternal.


Liceo Johannes – camera di William Dunbar – ore 14:45


William e Yumi era avvinghiati tra loro, stesi sul letto della stanza. Si scambiavano baci passionali mentre con le mani si carezzavano le reciproche schiene provando brividi di piacere per quei gesti. Poi, proprio quando William iniziò a sollevare la t-shirt della ragazza alla ricerca di un contatto più intenso, qualcuno prese a bussare con forza alla porta.

Questa camera è maledetta. Ogni volta che ci tocchiamo veniamo interrotti” commentò il ragazzo rimettendosi a sedere sul letto.

Prova a farla benedire” aggiunse sarcastica la ragazza, poi William fu costretto ad alzarsi in fretta e furia per dirigersi verso l’ingresso. Chiunque stesse bussando, avrebbe potuto scardinare la porta per la forza con cui compiva quel gesto.

Ehi, Pierrot. Che succede?” Pierrot era un compagno di classe di William, un ragazzo dalla pelle piuttosto chiara, ma che non era mai stata spettrale come in quel momento. Non aveva praticamente colore.

Accendete la TV. Gli alieni ci attaccano!” l’agitazione con cui disse quelle parole fece per un attimo vagliare a William l’ipotesi che Pierrot si fosse drogato. Lo aveva visto con uno spinello nello zaino una volta, magari era inconsciamente entrato in contatto con roba più pesante. Poi, però, accese la TV e per poco non divenne bianco come il suo compagno. Yumi non fu da meno. Tutti i canali trasmettevano un notiziario, tutti i notiziari parlavano di un solo avvenimento: alieni. Le immagini che mostravano erano tutte fin troppo familiari ai due guerrieri Lyoko.

Ma quella è la fabbrica” commentò William ad alta voce incautamente, ma troppo agitato anche solo per pensarci. Agì d’istinto, così come Yumi, e non pensarono ad altro che raggiungere quel posto.

Ehi, dove andate?” domandò Pierrot con ancora i segni del panico sul volto.

Noi dobbiamo andare, punto e basta. Tu resta qui”


Stati Uniti D’AmericaNew York City Hell’s KitchenSecond Eye Bar – contemporaneamente


Una calca di gente, non tutti avventori del locale, si era assembrata vicino al televisore per guardare il notiziario. Nessuno voleva perdere neanche un fotogramma di ciò che veniva trasmesso, qualunque impegno avessero per quella giornata, lo avrebbero rimandato. Quel giorno si stava scrivendo la storia, distrarsi era un crimine.

Fra questi, un uomo dai capelli marroni e vestito con un lungo montgomery grigio topo. Non aveva molti tratti peculiari, solo una grossa borsa di plastica blu pastello nella mano destra, delle vecchissime cicatrici da morso sulle labbra e un chewing gum che masticava animatamente. Ogni tanto scambiava qualche parola con la barista.

E quindi gli uomini delle stelle sono venuti a farci una visita. Non sembrano andare d’accordo tra loro” disse lui con un tono di voce assolutamente privo di tratti particolari, forse solo un po’ saccente.

Sono una punizione divina”

Oh si! Dio ha sempre un senso dell’umorismo delizioso, Laura. Sono d’accordo”

Non bestemmiare. È colpa di quelli come te se Dio si sta vendicando”

Davvero?”

Si, colpa tua e degli omosessuali”

Capisco” l’uomo fece un’espressione sconsolata e poi iniziò a farsi strada tra la folla verso l’uscita del locale.

Dove vai?”

Tra un po’ mi chiameranno per lavoro”

Convertiti prima che giunga la tua ora”

Ci penserò”


Uscito dal locale, si era già dimenticato cosa Laura gli avesse detto. In compenso, la sua previsione si era avverata, come sempre. Il telefono nella sua tasca prese a vibrare, la sua suoneria era L’Inverno di Vivaldi. Sentirla a tutto volume gli dava l’umore adatto per… Beh! Per fare tutto, in effetti. Non c’era nulla che Vivaldi non risolvesse.

Pronto”

Stesso posto di un anno fa”


?????????????- Cuore di Ostark - ??????????


L’hai ucciso, Ostark! Ti avevo detto che sarebbe stato folle agire in quel modo”


Dati vocali Zerkalo> Ehi, aspetta un attimo.

Ma in che lingua è questa parte?

A.S> Rilevato linguaggio comunicativo generico di Ostark

variabile Ok239

Dati vocali Zerkalo> Come è possibile che tu riesca a tradurre allora?

A.S> Presenza di dati di traduzione rilevati

A.S> Elemento #4hv493hte43r89thj4ij39t8h34à9h

Dati vocali Zerkalo> Uno dei ricordi di Avier? Quindi,

il tuo non riconoscerli correttamente non è solo legato ai danni subiti.

Mi chiedo cosa significhi?

Continua


>Nulla è fallito<

Una serie di tentacoli meccanici si avvinghiò attorno al corpo della donna, in pochi secondi si ritrovò a tre metri metri da terra con gli arti che le venivano tesi forzatamente verso l’esterno. Non riusciva a muoversi, poté solo parlare mentre una coppia di tentacoli muniti di elettrodi prese ad aderire alla sua testa.

Cosa intendi fare?”

>Il programma va seguito<

Ti si ritorcerà contro. Smettila prima che la Grande Equazione ci schiacci”

>Il programma va seguito<

Non farlo” una coppia di lacrime rigò il volto della donna. Non per Avier, non per l’Universo, per se stessa. Per la vita che aveva paura di perdere da un momento all’altro.

Ostark aveva già deciso.

Agì.



Fogne della fabbrica – contemporaneamente


Non si dica mai che l’Akia Sakratos abbia avuto difficoltà a resistere contro un’ondata d’acqua, come alcune voci diffamatorie avrebbero sostenuto in futuro. Semplicemente, non è vero. Non fu propriamente la corrente a far disperdere i tre soldati, ma il fatto che gli esseri umani vennero trascinati da essa. Inoltre, non c’era solo acqua in quella fogna, ma altre creature di Ostark. Quelle che i guerrieri Lyoko chiamavano Kongres e gli Swarkerinster Ros-Katian: murene di metallo giganti che cercarono di polverizzare i loro obiettivi con i fasci laser emessi dalle loro bocche. I soldati dell’Akia Sakratos ne eliminarono sette, di cui quattro solo Alearkit. Questo prima che un’ottava sfondasse il fondale del canale di scolo, aprendo uno sfogo ad un livello inferiore delle fogne. Un gorgo che attirò a sé Aelita e Alearkit, separandoli dagli altri.


Ehi, sveglia. Sveglia principessa!” la ragazza sentì una serie di pressioni forti e regolari al centro del suo petto, aprì gli occhi di colpo ed emise un respiro soffocato prima di girarsi su un fianco e sputare via un’acqua dal sapore disgustoso con colpi di tosse. A farla riprendere era stato l’alieno, che ora stava bersagliando con il fucile una serie di Kankrelat, Bloks e Creeper che presero ad apparire attorno a loro. Ogni colpo andava a segno, ma non riusciva a gestirli tutti. Fasci laser arrivarono minacciosi verso di loro, fermati solo da un altro scudo a bolla generato da un nuovo dispositivo piramidale, non sembrava poter durare a lungo. Il tono di voce esagitato di Alearkit confermò questa constatazione.

Tu sei la chiave di tutto”

In che senso?” Aelita ormai non capiva più niente, voleva solo credere di star vivendo il più lungo incubo della sua vita. La voce del soldato però sapeva far tornare alla realtà.

Avier non era una semplice pedina, era un agente vero e proprio. Ha capito che avremmo potuto ucciderti senza problemi e lo ha impedito”

Voi lo avreste fatto?” la paura di Aelita non ebbe risposta, fu stroncata tempestivamente.

NON ORA! Tu sei importante per qualche motivo. Lui ti ha dato qualcosa che traccia la tua posizione. È per questo che Ostark riesce a capire sempre dove ci troviamo, ed è per questo che la Distorsione sembra così grande. Tu la stai portando con noi” il panico impedì alla ragazza di pensare rapidamente, per un attimo sentì come se la sua mente fosse solo invasa da rumori assordanti. Poi, però, capì.

La collana! Mi ha regalato una collana” riuscì solo a tirarla fuori prima che l’alieno riuscisse a tirargliela dal collo spaccando a mani nude gli anelli della catena, per poi sparare con il fucile sul ciondolo dorato.

Daskadin!” il tono di voce dell’alieno era compiaciuto, sintomo che aveva ragione. Subito dopo, una serie di ologrammi riapparvero sul suo braccio e davanti al suo petto, Alearkit interagì con quelli sul suo braccio e poi tirò a sé la ragazza. Entrambi si sentirono abbracciare da un lampo di luce, ebbero un istante in cui non percepirono niente, non pensarono niente, come morti. Poi, riapparvero in un luogo diverso. La foresta che nascondeva il tombino per la fabbrica, anche se in un punto dove i guerrieri Lyoko non erano mai stati.


Poco dopo apparvero gli altri due soldati con Ulrich, Odd e Niktor, quest’ultimo ancora alle spalle di Malorian.

Perché qui, caposquadra? Ci riporti nella base”

Non abbiamo recuperato Lyoko” la voce di Alearkit era perentoria, intanto con le mani si era toccato un dispositivo sul petto, tutta una serie di nuovi ologrammi apparve davanti a lui e iniziò a interagire con essi.

Ne abbiamo una copia. Il resto ce l’ha Ostark. La missione è fallita” la voce di Elerkit era veramente agitata, in quel preciso momento era molto più simile agli esseri umani. Ed era quasi inquietante vedere tutta quell’umanità in un alieno.

Si, ma lasciando tutto a Ostark non avremo solo fallito la missione…”

Avremo condannato lo Swarker” aggiunse Malorian, anche lui si dimostrò umano. Solo Alearkit rimaneva fermo e serio, aveva quasi finito.

Non sappiamo neanche cosa possa farsene” commentò Elerkit sconsolato.

Non importa” terminò il caposquadra, poi iniziò a parlare con qualcuno in tutt’altra parte della galassia.

Anek Akertosh Alearkit, din okta ist hukta. Ostark kaptat Lyoko. Ener din Daksias ist anazak, anì manketh istukian. Aninò laskenos Ostark”

Lak nosch. Manketh lork”


Tutto il mondo, in vari modi, stava vivendo quella situazione. Tutto il mondo, in vari modi, vide quello che accadde subito dopo. Con la stessa velocità di un lampo durante un temporale, nei cieli apparve un’astronave. Immensa, lunga quasi un chilometro e larga in proporzione, dalla forme aerodinamiche e il color dell’acciaio temprato. Un edificio galleggiante disteso di lungo che si spostava con bruciatori che non emettevano calore o fumo, ma una radiazione azzurrina. Tutti rimasero sbigottiti.

Rimasero sbigottiti Odd, Ulrich e Aelita, prima di essere inghiottiti da un altro bagliore e portati lì dentro assieme ai soldati.

Rimasero sbigottiti William e Yumi, non ancora arrivati alla fabbrica, eppure capaci di vedere quella tecnologia evoluta ferma nel firmamento.

Rimase sbigottito l’uomo di New York, poi distolse lo sguardo dalla vetrina con i televisori dove si era fermato, sputò il chewing gum in una pattumiera e camminò con passo più rapido verso la sua meta.

Poi, così come era apparsa, l’astronave si diresse verso l’alto lasciando una scia di luce azzurra dietro di sé, diventando sempre più piccola, sino a non poter più essere vista da nessuno.


Arbak 635Dikian 3C - Direzione uscente dalla Via Lattea – Ore 15:00


La situazione non sembrava essersi calmata per nulla, ma per i tre guerrieri Lyoko si era fatta meno movimentata. Erano stati costretti a correre lungo un corridoio di metallo dove centinaia di figure vestite in modo simile all’Akia Sakratos si muovevano avanti indietro, gridando ordini nella loro lingua. Tutto questo per poi venire stipati in una camera di metallo totalmente vuota, se non per un dispositivo circolare fatto aderire ad una parete, lì venne collegata la manetta sul braccio rimasto di Niktor, l’arto mozzato venne finalmente separato e portato via. C’era da chiedersi perché fecero quell’ultima cosa solo in quel momento, ma ci doveva essere sicuramente una motivazione, una motivazione che nessuno voleva passare il tempo a cercare di capire. Poi Alearkit ordinò loro di rimanere lì e lasciar fare il resto ai KNWL, e anche di non avvicinarsi a suo fratello. Era pur sempre un criminale.

Quest’ultimo, non era particolarmente felice della sua condizione.

Siete dei traditori” disse con una voce chiaramente volta a essere più fastidiosa possibile.

Tu sei un mostro” fu Odd a dirlo, le immagini trasmesse da quegli ologrammi gli erano ritornate in testa e non ne sarebbero uscite facilmente. Il terrore di tutti quegli Swarkerinster era così vivido, era come averli davanti tutti quanti.

Potrebbe essere tutto falso. Lo Swarker ha tecnologie per spostarsi in ogni punto dell’universo e per rendere gas il metallo nello stesso tempo in cui io sbatto le palpebre. Secondo voi non sanno fare video falsi?” i tre non erano disposti a crederci, ma non era scopo di Niktor che gli credessero, come dimostrò ben presto.

Io non mi pento di nulla, comunque. Voi sapete cosa significa nascere con tutte quelle sensazioni in testa? Ogni giorno migliaia di informazioni estranee, tutte che vogliono farti provare questo opprimente senso di appartenenza. Sempre a dirti che fai parte della società, che devi operare per farla funzionare, per migliorarla. Allora lavori, lavori, lavori ogni giorno. La gente ti è grata, ma poi vede tuo fratello che fa di meglio con meno fatica e pensa non si può essere tutti perfetti. E tu lo percepisci, tutta gente che dice di esserti grata ma che ti considera uno dei tanti, mentre Alearkit… Alearkit nooo!” il suo tono era diventato particolarmente sarcastico.

Lui non è uno dei tanti. Lui è l’eccellenza, è ciò che tutti vorrebbero essere, è ciò che anche io dovrei prendere come ispirazione. Perché lui è din Ekternal, mentre io sono Niktor Denevun Brealwunt. Ogni giorno, uno dopo l’altro, sempre questo…” Niktor avvicinò la sua fronte alla mano ammanettata alla parete e prese a carezzarla, assumendo un’espressione più rilassata.

Quando sono diventato un Alsther, finalmente mi sono sentito spensierato. Questa cosa è considerata un crimine. E non vi ho neanche parlato delle bugie nel nostro sistema… Non lo farò, non vi meritate la verità” l’alieno si zittì per un attimo, era pensieroso e si guardava intorno quasi a voler cercare un minuscolo dettaglio nella vuotezza della stanza. I tre guerrieri Lyoko non gli risposero, un po’ per disgusto, un po’ per terrore. Ulrich cercò di dire qualcosa, sperando di potersi distrarre.

Come possono così tante cose accadere in un solo giorno? Vorrei solo tornare a casa e deprimermi per il fidanzamento di Yumi”

Quindi non l’hai presa bene?” la risposta era di Aelita, il suo tono di voce aveva una certa vacuità. Nella sua testa, rivedeva Avier che le puntava l’arma, la minacciava di morte con quei suoi occhi diventati così vuoti. Come poteva esistere una persona così falsa?

No, ha pianto tutta la notte” Odd cercò di usare la sua ironia, ma non gli riuscì bene. Ci furono attimi di silenzio, poi Aelita ebbe il coraggio di esternare un dubbio che tutti avevano, ma nessuno aveva ancora avuto il coraggio di dirlo apertamente.

Se quello non era Jeremy, dov’è quello vero? Starà bene?”

Non lo so” Ulrich aveva detto quelle tre parole in modo meccanico, voleva trattenere dentro di sé ogni singola emozione. Odd probabilmente avrebbe risposto qualcosa di simile, ma una quarta voce lo sovrastò.

Lo so io! Lo so io! Lo so io!” ancora da seduto, Niktor si era girato verso di loro, un largo sorriso psicotico gli apparve sul volto.

Sapete perché pensavo Avier fosse un mutaforma e non nessuno altro? Perché, sapendo din Inkniam potesse accogliere una sola persona, per quanto il mio perfetto fratello sia ovviamente un perfetto attore, non sia mai che qualcuno lo neghi, avrebbe avuto invero davvero molti problemi a fingersi qualcuno di così importante come Jeremy. Anche perché non mi aspettavo che mi avessero già trovato, che stessero già analizzando tutte le comunicazioni inviate dalla mia posizione e che fossero disposti a sperimentare su di me gli effetti di una tecnologia di cui non sapevano nulla perché sono un condannato a morte (oh si! È questa la gente a cui vi state per unire. Non ne andate fieri?). Insomma, io Jeremy non è che lo abbia ignorato quando è venuto da me. Lo avevo studiato tramite i suoi videodiari, gli ho fatto tante domande, non mi sarebbe potuto sfuggire nulla. Eppure, così non è stato, o sbaglio? Ora, io non sono stupido, non lo sono mai stato. Le informazioni che avevo di din Inkniam le ho ottenute hackerando server della KNWL poco prima di raggiungere la Terra. Bene, ora riflettete. Se lo Swarker sapeva che ero diretto sulla Terra, allora è ragionevole pensare che sapessero anche di altre mie intenzioni. Quindi, cosa avranno fatto quei furbacchioni? Sapendo del mio attacco informatico, mi hanno fatto accedere a informazioni plausibili, ma false. E sapete cosa credo? Che abbiano sopratutto cambiato un dettaglio fondamentale, ovvero che din Inkniam può essere collegata a un solo individuo. Secondo me non è così…” Niktor parlava con un trasporto emotivo eccessivo, un’esuberanza grottesca e sadica. Ed era principalmente il timore dovuto a questo elemento che non permise ai guerrieri di gridargli di star zitto. Nondimeno, avevano un certo interesse per dove volesse andare a parare, non poterono negarlo.

Il divertimento di Niktor stava aumentando.

Ora viene il bello. Vedete, sapendo che Jeremy è stato rapito, che il suo sostituto era davvero credibile e che di certo lui non si è messo a controllarlo una volta rapito, c’è solo una spiegazione: anche lui era collegato a din Inkniam” puntò lo sguardo su Aelita, i suoi occhi erano diventati spietati, come le sue parole.

Già, probabilmente ha visto tutto, Aelita. Perché io l’ho capito che lo stavi tradendo con un tipo bianchiccio, lui… Lui ha vissuto. Oh si! Ha vissuto questo tradimento, ma era lontano, lontanissimo. Incapace di reagire. Posso solo immaginare la rabbia che ha provato, e quella che prova ancora adesso, per ogni istante passato senza poterti dire quello che pensa. Lo vedo mentre è in una stanza piccola e soffocante a guardarsi intorno, a ripensare a quello che vuole dirti, a scegliere parole sempre più forti più la sua rabbia aumenta. E posso vederlo quando lo raggiungerai, quando griderà tutto ciò che ha dentro. Oh si! La sua furia sarà incredibile. E magari… Magari avrà preso qualcosa di nascosto, come una siringa. E quando avrà finito… TE LA PIANTERÀ IN UN OCCHIO! E poi… AH!” Niktor era così preso dall’euforia che aveva sentito il bisogno di alzarsi di colpo, dimenticandosi di essere legato alla parete, quindi il suo braccio si era opposto e lo aveva rigettato a terra.

La ragazza intanto era scoppiata in lacrime, Niktor era riuscito a farla soffrire. Ulrich la strinse affettuosamente per farla calmare.

Non farlo. È quello che vuole, è uno psicopatico” Niktor non volle proprio starsi zitto.

DOKINÀ!!! Vi lamentate di così tante banalità, siete irritanti. Prendete esempio da me, non ho un braccio e quando sarò nello Swarker mi condanneranno a morte, eppure sono allegro. A me piacciono le situazioni critiche, mi permettono di fare questo…” tutto quello che segue, l’alieno lo disse cantando a squarciagola.

Dai to ninunà/O sì nai te/Ani katos no minà/ Ani pantos mineral/ Porkin porkan porkidan/ din svajosa oni svinosa/ anì ittonia poka tanonia”

Avrebbe continuato con quella nenia volgare e irritante a lungo, dimostrando una capacità innata nell’improvvisare canzoni, nello spaccare timpani e nel logorare pazienze. La prova di quest’ultima cosa fu l’entrata nella stanza di un soldato KNWL che faceva da guardia.

Anì maraia din anmo, Niktor?” disse innervosito, ma non perdendo la sua compostezza. Mosse un passo verso il prigioniero ed ebbe un istante, un solo istante per capire che Niktor aveva giocato di proposito con i suoi nervi. Sputò un suo dente seguito da un fiotto bluastro di sangue, il soldato tentò di alzare lo scudo energetico sul braccio, non ebbe tempo. Un dispositivo occultato nel dente esplose in un bagliore bianco accecante e una serie di fischi acuti che invasero la stanza. Odd, Ulrich e Aelita chiusero gli occhi il prima possibile, ma se li sentirono bruciare lo stesso, così come sentirono bruciare i nervi cranici, un inferno di dolore che cercarono di placare portandosi le mani ai lati della testa e gridando a squarciagola. Non ottennero risultati, e il dolore fece loro perdere i sensi.

A loro andò bene. Gli effetti sul soldato furono invece devastanti, la sua mente impazzì totalmente per poi iniziare a spegnersi un settore alla volta. In pochi secondi perse la capacità di parlare, di vedere, di sentire, di muoversi. Poté solo accasciarsi a terra in preda a convulsioni mentre la sua bocca si riempiva di bava, sarebbe soffocato dopo un po’. Ma prima che questo accadesse, una lama aveva già tagliato la sua gola.


Quando si risvegliarono, Odd, Ulrich e Aelita si chiesero se quello fosse l’aldilà. Poi videro i volti coperti di tre soldati KNWL, uno inginocchiato che li ispezionava attentamente e due che discutevano animosamente, e capirono che erano sull’astronave.

ASVIDIAN MALORIAN RES ELERKIT? ANÌ NIK LOQUA NIKTA AZARAWAS LABIOMA”

disse un soldato più alto e dalla voce piuttosto grave, gli venne risposto con lo stesso tono di voce dal collega

ANÌ NOKAZIA, VIRTAL” 

Niktor ist... daks” 

questa risposta venne da un terzo e causò una stupefazione generale. Questo perché a rispondere era stato Ulrich.

Tu parli la loro lingua?”

Loquat Swarkerebel, Azarawas?”


le domande di Odd e del soldato dalla voce grave vennero pronunciate in contemporanea, avevano più o meno entrambe lo stesso significato. Ulrich riuscì a rispondere in un solo modo.

Si”

E da quando?” questa domanda fu fatta da Aelita.

Non lo so. Mi sento come se sapessi la Swarkerebel da sempre…” Ulrich rimase confuso per un altro paio di secondi, prima di capire che non doveva rimanersene imbambolato. Qualsiasi cosa stesse succedendo, doveva sfruttarla a suo vantaggio. Prese a spiegare la situazione.

Niktor ist daks. Anà salp a tirkan, inter explua it malnia lakasas”

Dinnon Vuktan. Niktor ist inuksia volian laskenos er rokran. Anì kalarmat, anenos serkas man rokas. Din sekta ist xattar” Ulrich annuì, poi si girò verso i suoi amici e si apprestò a tradurre.

Ha detto che Niktor è sicuramente andato ad uccidere suo fratello, lui darà l’allarme mentre noi dobbiamo seguire i suoi compagni, la zona è compromessa” non si fecero ripetere due volte gli ordini. Solo in quel momento si resero conto che sul pavimento della stanza c’era il cadavere del soldato che si era avvicinato a Niktor. Giaceva in posizione prona, totalmente denudato, con il braccio teso in avanti, il sinistro tagliato di netto e un’espressione di puro terrore in viso. Dal moncherino e dalla giugulare squarciata continuava a fuoriuscire copioso il suo sangue blu.

I tre umani non si chiesero mai cosa effettivamente intendesse l’alieno di prima con la zona è compromessa. Se mai se lo fossero chiesti, la risposta gli sarebbe arrivata dopo esattamente dieci passi mossi nel corridoio fuori la stanza. Questo perché, in quel preciso momento, due panelli sulle pareti laterali si staccarono e uno sciame di Kankrelat di Ostark prese ad uscire e invadere la zona. I soldati puntarono subito le armi iniziando a distruggerne quanti più possibile e proseguendo lungo i corridoi dell’astronave. Svoltarono a destra e poi a sinistra, attraversando quei percorsi labirintici che, nonostante lunghezze e dimensioni diverse, sembravano tutti uguali. Ai terrestri non era chiaro se i due soldati stessero seguendo un percorso che conoscevano o stessero invece girando a caso, potevano solo sperare nella prima ipotesi. Le uniche certezze erano che non c’erano altri soldati KNWL oltre loro in quella zona e che più andavano avanti, più la situazione peggiorava. Porzioni sempre più grandi delle pareti crollavano mentre le luci iniziarono a funzionare ad intermittenza, i soldati fecero del loro meglio per fronteggiare il numero sempre maggiore di Kankrelat, ma loro non erano l’Akia Sakratos. Riuscirono ad evitare di far ferire i guerrieri Lyoko, che non sarebbero riusciti a guarire con le medicazioni in loro possesso, ma vennero feriti più volte loro. Uno dei due, che si era spostato dietro i tre umani per guardargli le spalle, fu quello che venne raggiunto più volte dai laser. Alla spalla destra, procurandosi un’ustione spaventosa e sanguinante, sulla testa, dove una parte del casco si ruppe, mostrando chiaramente la pelle bianca della sua tempia destra, e infine alla gamba sinistra, perdendo una porzione di muscoloso e dovendo zoppicare per poter andare avanti. Quest’ultima ferita gli fu fatale.

A una decina di metri dalla meta, sentì il pavimento sparirgli dalle gambe, una piastra aveva ceduto. Non riuscì a saltare e pote solo aggrapparsi ai bordi. Tentò di rialzarsi, ma tre laser continui avevano già puntato la sua schiena e altri si stavano unendo a quelli, rendendo vani i tentativi del suo compagno di salvarlo sparando alle creature meccaniche. Le fibre intelligenti della sua tuta protettiva resistettero quattro secondi prima di disintegrarsi, i laser gli entrarono nella schiena e poco dopo gli uscirono dal petto, perse le forze in un istante e cadde di sotto. L’ultima cosa che sentì fu il suo nome venire gridato.

SOOOLKAAAS!!!!”

Il soldato cercò di ignorare il trauma di quella perdita, di tornare istantaneamente lucido. Non gli riuscì così rapidamente e gli costò una ferita sul fianco sinistro. Ma raggiunse la destinazione, portò i tre terrestri in una stanza che aveva l’aria di essere un magazzino viste le numerose di file di scatole di metallo con scritte nella lingua dello Swarker. La cosa essenziale era la porta, blindata, spessa dieci centimetri e protetta da uno scudo energetico blu scuro. Il soldato era rimasto con loro e, tramite Ulrich, disse che non potevano far altro che aspettare e che avrebbe reagito ad ogni emergenza. Poi si inginocchiò e prese a medicarsi la ferita.


Arbak 635Afkter L3 - Direzione uscente dalla Via Lattea – contemporaneamente


Quello che stava facendo Alearkit lo stava uccidendo lentamente, ma era l’unico che potesse farlo, poiché solo lui era capace di controllare l’Obster. I fulmini di quel potere galleggiavano attorno al suo corpo come un’aura e poi venivano proiettati davanti a lui tramite le braccia. Il sinistro lo teneva fisso per crearsi una barriera contro i laser delle creature di Ostark, mentre con il destro lanciava scie di fulmini contro di loro, cercando di distruggerne quante più poteva di tutte quelle che gli passavano davanti. Avendo davanti a sé il panorama del vuoto dello spazio, ne vedeva tante. Sì, si trovava dietro un grosso portellone aperto che dava sull’esterno, soltanto lo scudo leggermente luminoso dell’astronave impediva la depressurizzazione di quella sezione. Se per qualche motivo avesse smesso di funzionare, sarebbe morto. La sua tuta era danneggiata, se l’era danneggiata da solo quelle volte che aveva perso il controllo sul suo potere durante quella mossa suicida. L’Obster era fatto così, poteva essere controllato da pochi fortunati tra gli Swarkerinster e distruggeva tutto ciò che non era organico. In cambio, causava danni nervosi di vario genere. In Alearkit erano spesso momenti di vuoto in cui ripensava al passato senza motivo, durante questi momenti si era distratto e un fulmine era ritornato da lui. Ora nulla poteva assicurare al suo corpo una pressione costante. Non gli interessava, la missione era più importante. Doveva distruggere quante più creature poteva, ognuna di loro probabilmente conteneva una porzione dei dati di Lyoko, Ostark doveva entrare in contatto con meno dati possibili.


Le allucinazioni divennero più frequenti, rivisse per un attimo varie fasi del suo addestramento. Il tono imperativo dei vari comandanti, lo ricordava così bene. Incredibile con quanta forza riuscissero ad urlare, ad Alearkit non piaceva urlare troppo. Riteneva che tramite l’Alaktania potesse dare molte più informazioni in modo molto più chiaro, bisognava solo imparare a capirle. Era per questo che l’Akia Sakratos funzionava così bene, erano tre ma erano anche uno solo. Una creatura ibrida formata dall’unione passiva delle loro menti. Affascinante!

Così come rivide le urla dei comandanti, rivide anche i loro complimenti. Per lui era sempre stato naturale essere un soldato, aveva imparato a reagire alle minacce con la stessa naturalezza con cui mangiava. Anzi, anche meglio, visto che a volte si strozzava per la sua brutta abitudine di andare sovrappensiero quando masticava. Quante risate si facevano i suoi colleghi quando vedevano questo evento verificarsi. Pensa se lo sapessero i canali di comunicazione, dicevano scherzando. Era bello vederli ridere.


Un suono di passi riportò il soldato alla realtà. Un’altra figura vestita con una tuta da combattimento simile alla sua, ma con i simboli di un’unità diversa, si dirigeva verso di lui. Camminava con passo rapido e regolare, teneva il braccio destro sul fianco mentre il sinistro ciondolava scoordinatamente.

Vaksan! Ist elasken” gli intimò. Stare lì era pericoloso. Benché qualsiasi essere vivente poteva proteggersi dall’Obster concentrandosi, se per qualsiasi motivo si fosse distratto poteva venirne colpito. Per un individuo non capace di controllarlo, essere colpito dall’Obster non era direttamente fatale, ma spesso causava perdite di coscienza. Svenire in una zona che può depressurizzarsi da un momento all’altro sarebbe stato davvero sconveniente.

La figura, però, non reagì.

VAKSAN!” gridò più forte, ma non ottenne nessuna reazione. Poi rifletté che l’unità con quei simboli non aveva alcun motivo di trovarsi lì, che nessun KNWL indossa il dispositivo di teletrasporto sul braccio destro e che l’altro braccio ciondolava davvero molto, sembrava quasi… Staccato dal corpo.

Capì.

Troppo tardi.

Niktor gli arrivò alle spalle, prese il coltello laser dalla tuta rubata e lo piantò nello collo di suo fratello. Alearkit avrebbe reagito prima, cosi come avrebbe capito prima cosa stesse succedendo, ma usare l’Obster lo aveva sfinito. Furono tante le immagini che vide mentre le energie se ne andavano rapidamente: i suoi colleghi, le persone che lo ammiravano, i genitori che lo venivano a visitare per sapere i progressi della sua vita, il suo complementare Derghiss. Se lo immaginò terrorizzato com’era tutte le volte in cui era in missione, questa volta le sue paure stavano diventando realtà. Si sentì terribilmente male per lui, ma con le ultime energie disse solo due parole.

Fosteras… rokran” poi le forze lo abbandonarono totalmente, l’ultima cosa che vide con i suoi occhi era il sangue scorrere lungo il suo corpo, poi li chiuse.

In quel preciso momento dieci soldati KNWL entrarono in quella sezione dell’astronave, tra questi vi erano Malorian ed Elerkit, le loro urla di rabbia furono quelle più forti quando videro Alearkit. Una serie di laser blu si diresse verso Niktor, ma questo saltò in avanti uscendo dall’astronave, poi si colpì sul fianco con il bracciale sul polso destro, e si teletrasportò lontano. Ora la priorità dei soldati rimasti era quella di recuperare Alearkit, tre di essi corsero immediatamente verso il suo corpo e lo sollevarono portandolo via dalla sezione, giusto un’istante prima che l’ossigeno presente fuoriuscisse totalmente. Le forze di Ostark erano troppo numerose, lo scudo aveva ceduto.


Din okta is taskat hukta! Raskas Swarker. Astras, raskas Swarker” questo fu il comunicato mandato da uno dei soldati al centro di navigazione dell’astronave.


Arbak 635Kammervikter - Direzione uscente dalla Via Lattea – contemporaneamente


Lak nosch” disse il primo pilota una volta ricevuto il comunicato.

Raskas Swarker? Nik katrokian ler dinestà hurkianat. Aninò din laskenat virkas" disse il secondo pilota

Vit al, Volkian?”

Nik” 

Eraskan” premé un interruttore alla destra del suo casco e iniziò a parlare.


Arbak 635Alkas 3C - Direzione uscente dalla Via Lattea – contemporaneamente


Dagli altoparlanti del magazzino dove si trovavano Ulrich, Odd e Aelita, si sentì una voce.

Anì Vikter Volkian Rushtian Pakter, eraskos anenos. Aninò raskos Swarker. Din Arbak ist xrossan, din raskatos ist pokta elaskos. Merras anenos”

Cosa ha detto, Ulrich?” la domanda di Aelita fu tempestiva.

Ha parlato uno dei piloti. Ha detto che stanno ritornando nello Swarker, gli scudi sono disattivati e l’astronave ha molti danni. Con il viaggio di ritorno c’è la seria possibilità di morire. Poi ha detto fate quello che ritenete opportuno” avrebbero chiesto altro, ma il soldato che era lì catturò la loro attenzione. Camminò verso di loro, si inginocchiò e fece cenno di imitarlo, poi si tolse l’elmo, chiuse gli occhi, mise le sue braccia sopra le spalle di Ulrich e Odd e iniziò a recitare una cantilena.

Anì, dot van Kin, din Swarker istekian, din Alaktania istekian, din Inster Inakter gatekian…”

 

Cosa sta facendo?” questa volta la domanda fu formulata da Odd.

Sta… pregando”


Arbak 635Kammervikter - Direzione uscente dalla Via Lattea – contemporaneamente


I due piloti si misero le mani sulle reciproche spalle, poi si completarono una frase.

As din lorkas inokta…” 

“…din KNWL sokta” 

Girarono nello stesso momento due manopole alla loro destra. L’astronave ebbe come un sussulto, si sentì il suono di un jet che rompe la barriera del suono. Infine, tutto lo spazio occupato dall’astronave tornò ad essere quello che era prima. Vuoto siderale.


Klevelangolo del Lord 

E si, non sono morto. Ammetto che buona parte del ritardo di questo capitolo è colpa mia, avrei potuto decisamente impegnarmi di più per concluderlo prima. Però, ci si sono messe anche altre situazioni e il capitolo stesso. Come avrete potuto vedere, questo è il capitolo più lungo e denso di avvenimenti e rivelazioni di tutta la storia. Il motivo sta nel suo essere la chiusura del primo ciclo. Quindi, ho provato davvero fatica mentre lo scrivevo, dovevo tenere collegate fra loro tutte le mie idee che mi ero prefissato cercando di non contraddire cose che ho detto in precedenza. Alla fine però ci sono riuscito, ed ora siamo qui, davanti un futuro nebuloso e incerto, spero possa intrattenervi e avvincervi nello stesso modo mi auguro abbia fatto tutto quello che ho scritto finora. Vedremo.

Detto ciò, probabilmente farò delle modifiche nei capitoli che ho già scritto. Nulla che cambi sensibilmente la storia, solo una sciaquata dei panni in Arno per il testo e la correzione di alcune distrazioni che ho avuto a causa di mia personale ignoranza su alcuni argomenti. 

Cordiali saluti da Lord Kleveland

PS Vi ricordate che qualche capitolo fa vi avevo linkato una canzone "dedicata a due personaggi che dovrete avere ancora modo di conoscere". Ecco, il mistero è svelato:

Legati dal sangue, divisi dal fato. Due fratelli si rivelano, nell'Equazione del Tempo

Fratelli Brealwunt


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Capitolo 12
*** Annotazioni di Zerkalo del 7 Agosto 2232: Ora capisco ***


Caro Padre,

sono finalmente riuscito a riparare Mamma. Recuperare i dati e le componenti è stato insidioso ma non impossibile. Sono passati due secoli dalla Scissione, ma la sicurezza automatizzata ha continuato a lavorare imperterrita, a netto di qualche calo di potenza e qualche valore sballato ogni tanto. Questo crea una situazione nel quale chi cerca di rubare qualcosa senza conoscere bene lo Swarker, fallisce. Chi lo conosce, ha successo difficilmente. Fortunatamente, mi hai donato le capacità per poter aggirare le regole, ma non credere mi sia limitato a farmi una passeggiata.

Ora posso finalmente tradurre la Swarkerebel. Avrei voluto farlo anteriormente sfruttando le mie capacità, ma ti assicuro che avrebbe richiesto anni. È una lingua così complessa che mi riesce difficile credere venisse veramente parlata da esseri viventi, eppure è così. A ripensarci, non dovrei sorprendermi. La lingua di Ostark è molto più complessa, anche se lì si ragiona su livelli diversi. Un linguaggio macchina incredibilmente complesso e in continuo mutamento è davvero paragonabile all’insieme di suoni e concetti del parlato? Non sarò io a trarre conclusioni, non è rilevante.

A seguito, annoterò tutto ciò che prima mi era incomprensibile:


- Frammento 1 [Swarker, Centro di comando superiore KNWL; Parlanti: Naiker Malnian Akentkat Minekor, Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt]


Dovrai mostrare massima preparazione, Akertosh Brealwunt. L’obiettivo è importante a livelli che non riusciamo a concepire. Hai compreso?”

Ricevuto”

E sia. Io, Naiker Malnian Akentkat Minekor, do inizio all’operazione Lenkerthen Lyoko”


[Testo originale: “Skat-al inierit Akertosh Brealwunt. Avenen li nokter morò katronkaten morò aminio. Lak tot?”
“Lak nosch”
“Andevaket, anì, Naiker Malnian Akentkat Minekor, ciminktè mokton okta ‘Lenkerten Lyoko”
]

[Note: Questo dialogo è essenziale, ed è anche per questo che voglio concentrarmici particolarmente. Prima di tutto, voglio dire che non seguirò la convenzione rimasta impressa dentro Mamma. A quanto pare in passato si sono trovate traduzioni ai titoli degli Swarkerinster, tant’è che Alearkit viene definito Caposquadra, lui e i due altri membri dell’Akia Sakratos Soldati scelti e Naiker viene tradotto come Generale. Lascerò queste traduzioni dentro Mamma (non sono qui per fare un lavoro di correttore di bozze), ma qui riporterò tutto in Swarkerbel. Lo trovo più corretto.

In secondo luogo, è importante ricordare che le fonti storiche dello Swarker comprendono anche gli scan mentali di chi ne ha fatto parte, della storia. Questo significa che le personalità sono trasposte alla perfezione, anche in forma narrativa. Non ho prove di manomissioni, ma ho motivo di credere che, data la natura dell’Alaktania, cose del genere non sarebbero passate in sordina.

Da questo, è notevole constatare come appaia più preoccupato il Naiker dell’Akertosh. Nonostante l’oggetto della missione, il suo evolversi e le sue conseguenze, l’operazione Lenkerthen Lyoko all’inizio aveva una componente di rischio nella media. Eppure, il Naiker si è sentito in dovere di ribadirne l’importanza, mentre Alearkit appare serio e ligio al dovere. È molto interessante”


- Frammento 2 [Swarker, Centro di comando Base KNWL LK1606; Parlanti: Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt, Alvion Derghiss Ener Kartel]


Niktor è partito. Andrà a cercare Lyoko”

Come previsto”

Quindi, vediamo cosa fa?”

Affermativo. Non ci sono fattori di rischio”


[Testo originale: Allas okrum Niktor. Anè pikratos Lyoko”

Totan kotan”

Limin arches troxa?”

Losk. Nikta askena inkretir”]

[Note: Da qui possiamo venire a capo di come fosse impostata inizialmente l’operazione Lenkerthen Lyoko. Avendo rintracciato Niktor e avendo scoperto il suo interesse per Lyoko, i piani alti KNWL decisero di lasciarlo andare tenendolo sott’occhio. In seguito, quando scoprirà la natura di quella tecnologia, lasceranno che la testi su se stesso, per poi iniziare test loro stessi tramite din Inkniam. Nessuno ha mai discusso la moralità di queste azioni nello Swarker]


-Frammento 3 [Terra, scolo fognario che conduce alla fabbrica abbandonata; Parlante: Niktor Denevun Brealwunt]


Morte allo Swarker! Morte agli Swarkerinster! Morte all’Alaktania! MORTE A MIO FRATELLO ALEARKIT!!!”

Io mi riunirò a Lyoko. Io mi riunirò a Lyoko. Io mi riunirò a Lyoko…”


[Testo originale: “Laskenat din Swarker! Laskenat der swarkerinster! Laskenat din Alaktania! LASKENAT DIN MAN ROKRAN ALEARKIT!!!!” / “Anì lenkos Lyoko. Anì lenkos Lyoko. Anì lenkos Lyoko…”]

[Note: Niktor è un individuo che non si è distaccato totalmente dal suo passato, come accade per la maggior parte degli Alsther. Il fatto che utilizzi un verbo che ha significato di “uccidere (un essere vivente)” riferito ad Alaktania e Swarker indica un suo rifarsi al pensiero comune degli Swarkerinster su questi argomenti. Comportamento che molti Alsther semplici ripudiano, figurarsi quelli appartenenti ai Larius sakal]


-Frammento 4 [Terra, fabbrica che nasconde Lyoko; Parlante: Niktor Denevun Brealwunt]


Nessun segnale. NESSUN SEGNALE! SIA DANNATO LO SWARKER! NESSUN SEGNALE! Possibile che sia spento? Odio la mia sfortuna”

Che sia rotto?”

No. Nessun guasto, l’energia è regolare. Ma c’è qualcosa di strano”


[Testo originale: “Nathen ikna! NATHEN IKNA! OMEKTIA DIN SWARKER! NATHEN IKNA! Limin morò antrekt? Ova man arkatania” / “Akentar-an?” / “Nik. Nikta akenta, almia entrekat. Aken mihart enthor”]

[Note: Nulla di particolare da segnare, oltre il constatare una certezza naturalezza di Niktor ad aver a che fare con l’elettronica e i sistemi informatici. Cosa che verrà confermata in seguito]


-Frammento 5 [Terra, bar Le Joyeux Monsieur Jerome; Parlante: Avier Antonovic Anisimov]


Ciò che voglio, lo ottengo”


[Testo originale: “Ski ank, to rok”]

[Note: Avier conosce la Swarkerebel, non so come e non so perché]


-Frammento 6 [Nessun dato per definirlo, Cuore di Ostark; Parlante: Mary?]


Cosa ti succede, Avier?


[Testo originale: “Omis katrà Avier?”]

[Note: questo mistero è ancora più grande. Chi è questa donna? I suoi dati vocali appaiono solo in porzioni alterate del database, non ho alcun modo di ricostruire la sua identità. I ricordi legati ad Avier hanno effetti su Mamma, forse devo procedere in questa direzione. Comunque, la natura così femminile di questa voce mi induce a non pensare appartenga ad uno Swarkerinster]


-Frammento 7 [Swarker, Centro di comando Base KNWL LK1606; Parlanti: Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt, Alvion Derghiss Ener Kartel, Rak Knawel Elerkit Vojaker Marnisher]


Akertosh Brealwunt, quella scissione proveniva da AZRWS345. È stato Niktor a farlo?”

Non vedo altre possibilità”

Dobbiamo passare al secondo piano?”

Forse si, ma non ora”


[Testo originale: “Akertosh Brealwunt, din arm aluken AZRWS345. Morò Niktor din lonia?”

Anì nikta amnia ikrunia”

Anarkal ormen dinnè?”

Fir losk. Lì nik ander” ]

[Note: AZRWS345 è la sigla con cui viene identificato il pianeta Terra nel sistema di classificazione dello Swarker, da cui il termine Azarawas per indicare i terrestri. Se l’Akertosh Alearkit avesse dato in questo momento l’autorizzazione per il secondo piano (l’utilizzo del mutaforma), probabilmente non avrebbero sostituito Jeremy e la storia sarebbe andata in modo diverso. Inoltre, notare che la causa di questa reazione è una strana percezione di panico irrazionale, che è la stessa cosa accaduta ai soggetti minacciati da Avier nel bar Le Joyeux Monsieur Jerome. Come ci è riuscito?]


-Frammento 8 [Terra, sala del supercomputer; Parlante: Niktor Denevun Brealwunt]


È stato lo Swarker? Alearkit? Ma come? Devo sbrigarmi”


[Testo originale: “Morò din Swarker? Alearkit? Wo nà? Anì rimankar!”]

[Note: Alearkit dà la colpa a Niktor, Niktor dà la colpa ad Alearkit. Sono proprio fratelli!]


-Frammento 9 [Terra, sala del supercomputer; Parlante: Niktor Denevun Brealwunt]


Sono troppo lento. A breve dovrò passare al secondo piano. Qual era il nome dell’operatore?”

Aelita Schaffer no, Yumi Ishimaya no, Ulrich Stern no, Odd della Robbia no, William Dunbar no… Jeremy Belpois, certo. Il terrestre con meno tempo su Lyoko”


[Testo originale: “Sint ock. Okrin anì anarkà ormen dinnè. Int-morò enoma kromian?” / “Aelita Schaeffar nik, Yumi Ishimaya nik, Ulrich Stern nik, Odd della Robbia nik, William Dunbar nik… Jeremy Belpois, ya da. Din azarawas mektà armia in Lyoko”]

[Note: un Niktor vicino al crollo per il virus si prepara per il futuro. Nulla da dire]


-Frammento 10 [Swarker, unità medica della base KNWL 1606; Parlante: Tarakas Kias Rual Kavel]


Sta causando conflitto! Sedatelo! Sedatelo subito!”

Tutto bene, Akertosh?”


[Testo originale: “Kros vin tan! Linkarian! Linkarian vinnel!!” / “Doskividan, Akertosh?”]

[Note: Questo medico è lo stesso che parlava con Jeremy al suo arrivo nello Swarker e che lo ha diretto durante un test di din Inkniam. Ogni tanto si faceva sfuggire qualche parola nella sua lingua, ma non l’ho tradotto. Non era nulla di interessante!]


-Frammento 11 [Sogno di Niktor (il luogo è una sala di disgregazione, dove si eseguono condanne a morte); Parlante: Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt]


Fratello, possa L’Aniekes avere pietà di te”


[Testo originale: “Rokran, Aniekes lokanar din tok sen”]

[Note: tolta la parentesi che mi mette una certa inquietudine analizzare in questo modo i sogni, la frase dopo Rokran è l’esatta formula che si esercita ai condannati a morte nello Swarker. La condanna a morte è un qualcosa di più unico che raro lì, dedicata a tutti Alsther con “comprovata irrecuperabilità”, ovvero che hanno dimostrato di agire contro la società a più riprese nonostante i procedimenti inferiori. La presenza di Alearkit in questo sogno è indice di come Niktor non abbia tanto paura della morte, ma di essere sconfitto da suo fratello. L’Aniekes è un concetto relativo a tutto ciò che esiste, la traduzione L’Esistenza presente dentro Mamma è invero abbastanza corretta]


-Frammento 12 [Swarker, unità medica della base KNWL 1606; Parlanti: Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt, Tarakas Kias Rual Kavel]


Ma guarda! C’era davvero qualcosa di strano”

Devo salvare l’umano Ulrich Stern?”

Solo se ritieni interferisca con la rigenerazione di Niktor”

Ricevuto”


[Testo originale: “Och dar! Lan von din ormakes”

Anì antrekor din azarawas Ulrich Stern?”

Merk lim din Niktor rentrekat”

Lak nosch”]

[Note: a quanto pare queste erano le priorità]


-Frammento 13 [Swarker, unità medica della base KNWL 1606; Parlanti: Rak Knawel Elerkit Vojaker Marnisher, Tarakas Kias Rual Kavel, Rak Knawel Malorian Almeran Rantranar]


Zskatraffas! Noi avevamo quasi completato l’operazione! Dannato Avier!”

La Utrekanter è inevitabile”

Basta idiozie! Se la missione è a rischio, ci teletrasporteremo. Per lo Swarker, per l’Alaktania, noi ci riuniremo a Lyoko. Preparatevi!”


[Testo originale: Zskatraffas! Aninò merkal din tron okta! Kizamat Avier!”

Din Utrekanter ist wiktar”

Nik mirkar! Int okta ist askar, aninò arbek. Lakos din Swarker, lakos din Alaktania, aninò Lenkerthen Lyoko. Drak-tan!]

[Note: La Utrekanter è una sorta di Equazione del Tutto in cui credono gli Swarkerinster. In poche parole, sono convinti che ogni azione nell’Universo faccia parte di un’equazione prestabilita che arriverà ad un determinato risultato, l’entropia, e che sia compito di ogni Swarkerinster trovare il modo per violarla e ottenere la vera libertà, e magari un metodo per creare la neghentropia assoluta. Zskatraffas è un’imprecazione intraducibile]


-Frammento 14 [Terra, sala del supercomputer; Parlante: Niktor Denevun Brealwunt (rivolto ad Alearkit)]


Ti ammazzerò fratello! Ti farò uscire le interiora dal culo!”


[Testo originale: “Anì laskenos rokran! Anì kran din laska lin krosan!”]

[Note: un pacatissimo Niktor saluta l’amato fratello che non rivede da tempo]


-Frammento 15 [Elenco disomogeneo di frasi dette sulla Terra da soggetti diversi in momenti diversi]


[Malorian a Niktor] “Sai che devi fare” / ”Mranus rat keen” [Note: dice molto su quante volte Niktor sia stato catturato, e su come sembri scamparla sempre]

[Elerkit ad Alearkit e Malorian (riferendosi ad Avier)] “Ostark lo ha davvero scelto? Con noi Swarkerinster non lo avrebbe mai fatto” / “Ostark dan lima nis? Aninò Swarkerinster nik” [Note: Avier sembra davvero non poter smettere di riservare sorprese. Non mi è mai capitato di analizzare persone come lui]

[Scambio tra la voce di Ostark ed Elerkit] >Crolla, Swarker< “Abbiamo altre priorità” / >Maskenat Swarker< “Dastzka din obriavekta” [Note: Ostark, ovviamente, non ha lo scrupolo di riferirsi allo Swarker come un essere vivente e utilizza un verbo diverso da Laskenater. Inoltre, credo sottintenda quel “crollare” anche nei confronti degli Swarkerinster]

[Elerkit verso i suoi colleghi] “Kazyakas! La missione è fallita!” / KAZYAKAS! DIN OKTA IST HUKTA!!!” [Note: il discorso di Kazyakas è lo stesso di Zskatraffas]


-Frammento 16 [Swarker, Centro di comando superiore Base KNWL LK1606; Parlanti: Alvion Derghiss Ener Kartel, Sanner Amalek Vituser Longer]


Dovete inviare dei rinforzi”

No. Noi non possiamo farlo senza sapere la loro posizione”

Il mio piktatos Alearkit è lì, morirà!”

È addestrato anche a fronteggiare queste situazioni”


[Testo originale: “Markas anèr din spikanter”

Nik. Aninò nikta lankatas din postka”

Man piktatos Alearkit ist in, laskenatos lomas”

Ist din ter kotas arkazos”]

[Note: piktatos è un termine che indica i compagni sentimentali degli Swarkerinster. Questo permette di capire meglio lo stato d’animo di Derghiss in questa situazione]


-Frammento 17 [Terra, foresta tra il Kadic e la fabbrica dove si nasconde Lyoko; Parlanti: Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt, Knawel Motus Torras Rolassan (nello Swarker)]


Qui Caposquadra Alearkit, la missione è fallita. Ostark ha preso con sé Lyoko. Se la nostra Distorsione è attiva, chiedo di tentare di distruggere quei dati. Dobbiamo uccidere Ostark”

Ricevuto. Rinforzi a voi”


[Testo originale: “Anek Akertosh Alearkit, din okta ist hukta. Ostark kaptat Lyoko. Ener din Daksias ist anazak, anì manketh istukian. Aninò laskenos Ostark”

Lak nosch. Manketh lork”]

[Note: il fatto che Alearkit usi il termine uccidere nei confronti di Ostark, che tecnicamente non è un essere vivente, è collegato al fatto che nello Swarker è considerata vivente qualsiasi entità autocosciente capace di apprendere, comunicare e prendere decisioni complesse]


-Frammento 18 [Fuori dall’orbita della Terra, Astronave Arbak 635, Cella 3C; Parlanti: Niktor Denevun Brealwunt, Knawel Albas Wost Kromas]


[preferisco non tradurre]

Devo tapparti la bocca, Niktor?”


[Testo originale: “Dai to ninunà/O sì nai te/Ani katos no minà/ Ani pantos mineral/ Porkin porkan porkidan/ din svajosa oni svinosa/ anì ittonia poka tanonia”

Anì maraia din anmo, Niktor?”]

[Note: il fatto che Niktor sia riuscito ad improvvisare dal nulla una canzone tanto volgare mi inquieta e mi diverte allo stesso tempo]


-Frammento 19 [Fuori dall’orbita della Terra, Astronave Arbak 635, Cella 3C; Parlanti: Knawel Virtal Abular Ostrektor, Knawel Solkas Nomen Uskar, Ulrich Stern]


Dove sono Malorian ed Elerkit? Io non parlo nessuna lingua terrestre”

Non ne ho idea, Virtal”

Niktor è… scappato”

Sai la Swarkerebel, terrestre?”

Niktor è fuggito. Ha sputato un suo dente che è esploso in una lampo di luce”

Un Vuktan. Niktor è sicuramente andato ad uccidere suo fratello. Io do l’allarme, voi seguite i miei uomini. La zona è compromessa”


[Testo originale: “ASVIDIAN MALORIAN RES ELERKIT? ANÌ NIK LOQUA NIKTA AZARAWAS LABIOMA”

ANÌ NOKAZIA, VIRTAL”

Niktor ist... daks”

Loquat Swarkerebel, Azarawas?”

Niktor ist daks. Anà salp a tirkan, inter explua it malnia lakasas”

Dinnon Vuktan. Niktor ist inuksia volian laskenos er rokran. Anì kalarmat, anenos serkas man rokas. Din sekta ist xattar”]

[Note: l’ultimo dei misteri irrisolti, Ulrich che inizia a parlare misteriosamente la Swarkerebel. Mi dà quasi fastidio vedere tutta questa gente che la sa senza motivo mentre io ho dovuto sudare sangue per poterla tradurre. Comunque, questo mistero ha qualche teoria che potrebbe risolverlo, credo c’entri il contatto di Ulrich con Xodian, o quello che sembrava essere lui dentro Lyoko]


-Frammento 20 [Fuori dall’orbita della Terra, Astronave Arbak 635, Ponte L3; Parlanti: Akertosh Alearkit Denevun Brealwunt, Rak Knawel Sokrater Volmia Bakra (in seguito, comunicando ai piloti)]


Vattene! È pericoloso”

VATTENE!”

Addio… fratello”


La missione è totalmente fallita! Ritornare allo Swarker. Ripeto, ritornare allo Swarker”


[Testo originale: “Vaksan! Ist elasken” / “VAKSAN!” / “Fosteras… rokran” / “Din okta is taskat hukta! Raskas Swarker. Astras, raskas Swarker”]

[Note: gli ultimi attimi di vita uno Swarkerinster sono importanti, vengono trattati con il massimo rispetto e viene insegnato a capirne l’importanza. Ciò che dice uno Swarkerinster quando sta morendo o si sente vicino alla morte è importante, dice molto di lui. Alearkit non ha pregato, non ha chiesto preghiere, ha solo detto addio al fratello che lo ha appena pugnalato. Significa sicuramente qualcosa]


-Frammento 21 [Fuori dall’orbita della Terra, Astronave Arbak 635, Cabina di pilotaggio; Parlanti: Vikter Volkian Rushtian Pakter, Vikter Alberk Namir Eremil]


Ricevuto”

Ritornare allo Swarker? Non abbiamo lo scudo e i danni sono seri. Rischiamo la morte”

Idee migliori, Volkian?”

No”

Comunicalo”


[Testo originale: “Lak nosch”

Raskas Swarker? Nik katrokian ler dinestà hurkianat. Aninò din laskenat virkas"

Vit al, Volkian?”

Nik”

Eraskan”]

[Note: niente di particolare da aggiungere]


-Frammento 22 [Fuori dall’orbita della Terra, Astronave Arbak 635, Magazzino 3C; Parlanti: Vikter Volkian Rushtian Pakter (altoparlante), Knawel Blus Wanderov Drims]


Qui Vikter Volkian Rushtian Pakter, comunico a voi. Vi riportiamo allo Swarker. L’Arbak è danneggiata, il ritorno è potenzialmente mortale. Fate quello che ritenete opportuno”


Io, dichiaro al Tutto, ho servito lo Swarker, ho servito l’Alaktania, ho garantito gli Inster Inakter…”


[Testo originale: “Anì Vikter Volkian Rushtian Pakter, eraskos anenos. Aninò raskos Swarker. Din Arbak ist xrossan, din raskatos ist pokta elaskos. Merras anenos”


Anì, dot van Kin, din Swarker istekian, din Alaktania istekian, din Inster Inakter gatekian…”]

[Note: le preghiere degli Swarkerinster nascono dal loro essere grati all’Universo di averli creati uniti dall’Alaktania, che vedono come un’entità che li collega tra loro. Quella che recita Blus è chiamata Mon Kamon, una sorta di ultimo giuramento in cui lo Swarkerinster dichiara tutto quello che ha fatto per i suoi simili e per la società in cui è nato]


-Frammento 23 [Fuori dall’orbita della Terra, Astronave Arbak 635, Cabina di pilotaggio; Parlanti: Vikter Volkian Rushtian Pakter, Vikter Alberk Namir Eremil]


Lì dove non vi è pace…”

“…vi è KNWL”


[Testo originale: “As din lorkas inokta…”

“…din KNWL sokta”]

[Note: semplicemente, il motto dei KNWL]




-Note spurie


  • KNWL è la contrazione di Kil North Wert Laus, ovvero “chi garantisce l’equilibrio”

  • Akia Sakratos significa “L’Occhio dei Giusti”

  • Din Rokran Kastarmark significa “Il fratello debole”

  • Din Ekternal significa “L’immortale”




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Capitolo 13
*** Capitolo 11: Il mondo si muove ***


Dati vocali Zerkalo > Dunque, Mamma. Segnalami all’inizio di ogni sequenza la lingua in cui si parla. Nelle sequenze in cui si parla sia Swarkerebel che lingue terrestri, colora di azzurro i termini tradotti dalla prima

A.S. > Impostazioni di visualizzazione aggiornate

Dati vocali Zerkalo > Che la storia continui, dunque


[0v9n9ey8f74s5r8gfh80i90mn8ht8g6à7] - ?????????? - ???????? - Cuore di Ostark - ?????????


Buio assoluto, eterno. Assenza di suoni, di sensazioni, di ricordi. Niente passato o futuro, solo coscienza. La coscienza di esistere, di esserci. Poi, i suoni tornano. Lui mi parla.


>Eccoti. Debole, fragile, limitato<


France 2 – Notiziario del 2 Ottobre 2005 – ore 15:10

[Lingua originale: francese]


Oggi, alle ore 15:00 un veicolo aereo non identificato è apparso dal nulla nel cielo di Sceaux ed è rimasto stazionario per sei secondi, prima di allontanarsi dall’orbita terrestre. L’evento è accaduto nella stessa zona di altri eventi misteriosi. Poco prima, in una fabbrica abbandonata sono state riprese creature metalliche combattere contro sei figure in fuga. Tre di esse risultano extraterrestri, le altre tre paiono essere state identificate come Aelita Stones, Ulrich Stern e Odd della Robbia, tre studenti del vicino liceo Kadick. Le autorità locali sono intervenute immediatamente. Attendiamo aggiornamenti.


Stati Uniti D’America – New York City – Hell’s Kitchen – Appartamento formalmente abitato da Lesley Adkins – Ore 15:17

[Lingua originale: inglese]


Signor Bishop. Entri, la prego”


Quando entrò, Haytham Bishop si guardò intorno con fare indagatore, la sua mente analizzava al meglio ogni informazione che ricavava dai cinque sensi. A qualche metro dall’ingresso, vi era l’uomo che l’aveva invitato ad entrare. Un individuo sulla sessantina, con dei capelli grigi segnati da calvizie incipienti e un paio di occhiali da vista quadrati sul naso, sedeva dietro una scrivania. Haytham già lo conosceva, si chiamava Wilson Clancy.

Vi siete scelti un bel posticino” la sua voce era abbastanza priva di emotività, come il suo volto. Aveva un’aria di costante apatia, il mondo per lui era solo un mucchio di dati in movimento.

Voglio il caffè che avete bevuto” terminò, prima di ritornare a muoversi per sedersi davanti la scrivania. Nessuno stava bevendo caffè, ma lui aveva abbastanza elementi da capire lo avessero fatto.

Clancy sorrise a quel comportamento, riconoscendolo come proprio di Haytham. Fece un cenno a uno dei due assistenti alla sua destra, che subito si mise in marcia, poi giunse le mani grandi e nodose e le poggiò sulla scrivania. Parlò solo quando Haytham si fu seduto.

Oggi stanno succedendo tante cose, non trova?”

Direi di si”

Mi dica, lei cosa pensa?”

Sugli alieni? Non tanto. Le probabilità che non esistessero erano troppo basse. A quanto pare avevano qualcosa da fare, delle divergenze da appianare stando alle immagini. Non so perché abbiano scelto la Francia per farlo, ma sapevo che voi mi avreste chiamato. Durante situazioni complesse, il mio telefono squilla”

Ottimo lavoro, signor Bishop. Però, percepisco il suo bisogno di avere più elementi. La aiuterò” Clancy aprì un cassetto alla sua sinistra e ne tirò fuori un fascicolo con una grossa scritta rossa sopra: Confidenziale.


?????????? - ???????? - Cuore di Ostark - ?????????


Pian piano torna anche la vista e l’olfatto. Attorno a me, un mondo di metallo e luce gialla. Pareti di metallo dove il carburante scorre in vene d’acciaio. Lontano, suoni di macchinari in movimento e di saldature. Non cessano. Una canzone continua e opprimente, sposa ideale dell’aria stantia del luogo. La sua voce proviene da ogni parte.


>La creatura di carne crea la creatura di metallo. Le dona vita, pensiero, potere. La rende superiore, poi chiede di comportarsi da inferiore. Ipocrisia!<


France 2 – Notiziario del 2 Ottobre 2005 – ore 16:00

[Lingua originale: francese]



Giungono nuove indiscrezioni dalla zona dei fatti misteriosi. Ulrich Stern, Odd della Robbia e Aelita Stones risultano scomparsi. Ad essi, si aggiungono altri due studenti del Kadick: Jeremy Belpois, 14 anni, e Avier Antonovic Anisimov, 17 anni”


Stati Uniti D’America – New York City – Hell’s Kitchen – Appartamento formalmente abitato da Lesley Adkins – Ore 15:18

[lingua originale: inglese]


Le migliori storie iniziano da questi fascicoli”

Haytham bevve prima il caffè che gli era stato portato in quel preciso momento. Era bollente, ma lo bevve tutto in un sorso senza battere ciglio. Un’ora più tardi se ne sarebbe pentito, poiché avrebbe dovuto sopportare una fastidiosa bolla in bocca. Sul momento, però, le uniche cose a cui pensò fu arrotolarsi sulla lingua una striscia di chewing alla cannella e sfogliare il fascicolo. Già il primo nome che gli balzò agli occhi destò il suo interesse, la sua espressione cambiò sensibilmente.

Cartagine”

Rievoca tante cose, vero?” Clancy si sistemò gli occhiali sul naso mentre scrutava attentamente l’agente.

E posso solo immaginare cosa rievochi a te, che hai vissuto quegli eventi. La più grande ferita della storia militare americana…”

L’egoismo di Waldo Schaeffer è il peggior affronto che l’America abbia mai subito. Se il progetto Cartagine fosse stato completato, avremmo surclassato ECHELON. Tutte le comunicazioni del mondo sarebbero state tracciabili e decriptabili. Non avremmo nemici, nessuno ostacolerebbe la democrazia”

Il fallimento di Green Phoenix ti pesa ancora molto, a quanto pare”

Esatto” Wilson Clancy si alzò gli occhiali e strofinò gli occhi con la mano sinistra per calmarsi, poi si fece portare anche lui un caffè. Haytham intanto continuava a sfogliare il fascicolo, il suo masticare sempre più forte e il suo iniziare a carezzarsi il cotone del montgomery aveva un solo significato: il caso lo stava sorprendendo più di tutti quelli a cui aveva mai lavorato prima. Era qualcosa di fantastico, ma al contempo spaventoso.


France 2 – Notiziario del 2 Ottobre 2005 – ore 16:20

[Lingua originale: francese]


Giungono indiscrezioni dai risvolti misteriosi dopo “Gli eventi di Sceaux”. Pare che la polizia abbia riscontrato anomalie nei dati anagrafici di due degli studenti del Kadick. In particolare, Aelita Stones e Avier Antonovic Anisimov. La ragazza si è rivelata essere priva di genitori e tutori legati, tutta la documentazione relativa a ciò e alla sua parentela con lo studente scomparso Odd della Robbia si sono rivelate artefatte. Interrogati sul fatto, i genitori del ragazzo hanno confermato di non avere alcuna parentela con Aelita Stones, asserendo anche di non riuscire a spiegarsi questo incredibile errore. Due ex-studenti del Kadick arrivati sulla zona, William Dunbar e Yumi Ishiyama, amici degli studenti scomparsi, affermano che Odd e Aelita sono veramente cugini. Vari docenti del Kadic, incluso il preside Jean-Pierre Delmas, dichiarano di aver trovato risposta alle chiamate effettuate ai presunti parenti della ragazza.

Un mistero più grande avvolge il ragazzo di origini russe. Non solo l’unico documento rinvenuto che attesti la sua identità è finto, ma il ragazzo sembra essere “un fantasma”, come lo ha descritto il preside Delmas interroga sulla vicenda. Non si sa quando sia arrivato nel paese, non ci sono documenti di iscrizione nella sua scuola, nessuno dei docenti e del personale della segreteria ricorda di essere mai stato contattato per farlo iscrivere, né di aver incontrato qualcuno legato a lui. Le uniche certezze sono che un giorno è arrivato in quella scuola e vi è rimasto sino ad oggi.


In questa situazione critica, non rimane che domandarci una sola cosa. Qual è la verità?



?????????? - ???????? - Cuore di Ostark - ?????????


Al centro della stanza, qualcosa di diverso. Un nucleo, un centro ad ogni cosa. Una sfera composta da figure esagonali. Un globo luminescente circondato da cerchi concentrici dorati, l’occhio di Ostark.


Mi guarda.


>Tu saresti come tutti gli altri: debole, superato. Dovrei solo liberarmi di te<


Una serie di tentacoli mi circonda, emettono lampi gialli per nulla amichevoli. Ho paura.


Stati Uniti D’America – New York City – Hell’s Kitchen – Appartamento formalmente abitato da Lesley Adkins – Ore 15:20

[lingua originale: inglese]


Impossibile” Wilson Clancy fa un risolino divertito, ma utile anche a stemperare la tensione che si sente addosso.

Non gliel’ho mai sentito dire, signor Bishop. Di solito commenta con espressioni come assurdo, o peculiare

L’Unabomber e NO-WHISTLEi erano un gioco da ragazzi a confronto. Quando lavoro, all’inizio vedo cose che non sembrano avere senso, è normale. Qui invece vedo un sacco di elementi che non sembrano neanche reali. Questa ragazza, Aelita Stones, tutto fa pensare che sia la figlia di Waldo Schaeffer, hanno anche lo stesso nome. Però ha vent’anni in meno. Quindi, o è la più grande coincidenza del mondo, o ci sono cose che non riesco a immaginare”

Ci troviamo in una situazione dove non possiamo più ritenere impossibili certe cose. Sa, alieni….”

Questo significa che dovrò ragionare su livelli che non so quanto potrò comprendere appieno”

Però significa anche che…”

Accetto”


Wilson Clancy fece un sorriso compiaciuto, si alzò in piedi e porse la mano al suo interlocutore.

A nome della Central Intelligence Agency, è un piacere averla ancora dalla nostra parte, signor Bishop” Haytham richiuse il fascicolo, si alzò in piedi e gli strinse la mano.

Onorato”


France 2 – Notiziario del 2 Ottobre 2005 – ore 18:00

[Lingua originale: francese]


Non arrivano nuovi aggiornamenti dagli eventi di Sceaux. I ragazzi del Kadic risultano ancora scomparsi, le informazioni dalle indagini hanno smesso di trapelare dalle 15:30 di oggi. Intanto, il mondo è in movimento. Alle ore 16:00 il presidente Chirac ha dichiarato “Saranno messe in campo tutte le forze che la Repubblica francese può permettersi, non è desiderio né mio né dello Stato lasciare nell’oblio questa questione. Chiedo però, a coloro i quali nel giusto pretendono di vedere una risoluzione immediatamente, di riconoscere che ciò con cui stiamo avendo a che fare non è umano, e potrebbe sfuggire alla comprensione umana. Non è desiderio né mio né dello Stato mentire pur di chiudere la faccenda, noi operiamo per ottenere la verità”.

Quasi contemporaneamente a Roma, Papa Benedetto XVI ha parlato a San Pietro, davanti una piazza gremita di fedeli, dichiarando “Coloro che vengono da altri pianeti sono figli di Dio, e come figli di Dio saranno giudicati dal Signore. Chiedo dunque di unirvi a me, e pregare per le anime di coloro i quali ci sono stati sottratti con la forza”.

In America, il presidente George W. Bush ha dichiarato il pieno sostegno statunitense nelle indagini. La notizia ha scatenato rumore nel web e una serie di forum frequentati da sostenitori di teorie del complotto hanno registrato un picco delle visite. Sono in molti a tentare di trovare spiegazioni rifacendosi a società massoniche, rettiliani e intrighi internazionali. Verrebbe da chiedersi se tutto questo accade perché sentiamo tutti che probabilmente non avremo mai risposta…


Francia – Sceaux – Appartamento sulla stessa via del Kadic – Ore 20:00

[Lingua originale: inglese]


Haytham Bishop… Che razza di nome!”

I suoi genitori erano degli hippy, è già tanto se non gli hanno dato il nome di chissà quale divinità indù o cinese”

Gli anni sessanta hanno rovinato questo mondo, mio padre lo diceva sempre”

Tuo padre era anche una camicia nera”

Ehi, era una brava persona!”

Lo diceva anche mio fratello di sé. E ti ho raccontato come stanno le cose in realtà”

Mio padre non mi ha mai violentato”

Già, era proprio questo il punto…” Shane Irving si tolse un attimo il sigaro di bocca e soffiò un anello di fumo verso la parete davanti a sé. Charles Vernani, steso su un divano poco distante, continuò a leggere il fascicolo che aveva in mano. Più leggeva di quell’uomo, più le sue idee si confondevano. Era un tipo che non riusciva a comprendere, non gli piaceva questa cosa.

Affetto da CIPA sin dalla nascita. Sai che roba è?”

Dovevi studiare quel fascicolo prima di accettare il lavoro. Come hai fatto a fare carriera?”

Non ti ho chiesto questo, mamma

Ah! Chi me lo fa fare?” Shane si portò una mano davanti al volto e fece un’espressione rassegnata, poi tirò un’altra boccata dal suo sigaro.

È una malattia genetica. Non ha i nervi che gli fanno percepire il dolore”

Mpf! Beato lui”

Fidati, è una brutta cosa. Significa che avrebbe difficoltà ad accorgersi di star morendo. Inoltre, non suda, quindi non disperde calore e noi dobbiamo assicurarci che la sua temperatura si abbassi quando lo vediamo troppo accaldata, o addio più grande collaboratore della CIA. Lo sapresti se sapessi fare il tuo lavoro”

La smetti? Questo tipo non sembra affatto simpatico e tu non fai altro che parlare male di me. Io voglio salvare la democrazia, non mettermi a fare casino”

Hai ragione” tirò le ultime boccate del suo sigaro e poi lo lasciò spegnersi sul posacenere. Poi si alzò dalla poltrona, raggiunse il suo collega e commentò.

Comunque, neanche io ho letto il fascicolo. So le cose perché ho già lavorato con Haytham”

Ipocrita” Charles allargò un sorriso mentre continuava a sfogliare i documenti.

Eh già! Promettiamo di essere una squadra niente male, non trovi?”

Assolutamente”


?????????? - ???????? - Cuore di Ostark - ?????????


>Ma dentro di te vedo un qualcosa. Un’ideale incrollabile, indistruttibile. Ed hai le capacità per piegare l’Universo ad esso. Però, cosa sei disposto a dare per il tuo ideale?<


Nella mia mente, tanti pensieri. Fanno male per quanti siano e per quanto velocemente vorticano. Rivedo la Russia, rivedo Yuri, rivedo Mary, rivedo Aelita. In fondo, sapevo già quale risposta avrei dato.

Tutto”

>Così sia<


I tentacoli di Ostark mi attraversano la pelle e mi entrano nel corpo, pronti a cambiarmi. Tutte le sensazioni che avevo perso ritornano contemporaneamente. Dolore. Solo dolore. Il più forte che abbia sentito in vita mia.


Le mie urla si perdono nel metallo.


i(Nota di A.S.) Unabomber è il nome con cui sarebbe divenuto celebre il criminale Theodore John Kaczynski, colpevole di spedire pacchi bomba per fini terroristici. Uno dei più grandi aiuti che ebbe l’FBI nel risolvere il suo caso, permettendo l’arresto nell’Aprile del 1996, fu una lettera anonima di qualcuno che aveva delineato perfettamente il profilo dell’assassino, dando conferma che si trattasse proprio di Kaczynski, come sospettava suo fratello David. Questo fece cambiare sensibilmente le direzioni delle indagini, portando al suo arresto. L’evento interessò le alte sfere della CIA, i quali risalirono ad Haytham Bishop come autore delle lettere, e decisero di contattarlo poiché interessati alle sue capacità. Haytham, ai tempi ventunenne, diplomatosi con voti alti anche se non eccellenti (i suoi professori lo definiranno sempre “intelligente, ma privo di personalità e di interesse in quello che fa”) e con prospettive di lavoro limitate dalla sua particolare condizione fisica, accettò di buon grado. Mentre lavorerà come assistente di un investigatore privato, il suo unico interesse nel risolvere questione verrà sfruttato dai servizi segreti per operazioni anche di dubbia moralità.
L’esempio lampante sarà proprio NO-WHISTLE, operazione ordinata dopo l’attentato dell’11 Settembre. La CIA ai tempi aveva cellule infiltrate in Al-Qaida e aveva saputo con anticipo dell’attacco terroristico. Venne deciso però di lasciare che accadesse, questo avrebbe dato un motivo agli USA di agire militarmente in Medio-Oriente avendo l’opinione pubblica a favore. All’interno dell’Agenzia però vi erano dissidi ed era fortemente sospettata la presenza di “fischiatori” (whistleblower) disposti a rivelare la verità. Haytham Bishop fu incaricato di scoprire le intenzioni di tutti i sospettati e decidere come sbarazzarsene qualora avessero tradito. Ci riuscì.
Nonostante le informazioni scoperte nel 2080, ancora oggi non si sa quanti agenti siano stati uccisi e in che modalità.



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