Eppure mi manchi

di Imperfectworld01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** 28/06/2019 ***
Capitolo 3: *** 30/06/2019 ***
Capitolo 4: *** 01/07/2019 ***
Capitolo 5: *** 06/07/2019 ***
Capitolo 6: *** Epilogo (06/08/2019) ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Catullo diceva: «Quod amantem iniuria talis

cogit amare magis, sed bene velle minus.»

 

Niente di più vero. Perché è facile dire

 

 "Mi merito di meglio",

 

 "È stato meglio così", 

 

"Non mi importa più". 

 

Ma non funziona così. 

 

È facile negare i propri sentimenti, ma ciò che non è facile è ammettere la verità: che fa male. 

 

Tu mi hai ferito, mi hai mancato di rispetto e mi hai tradito, eppure mi manchi. Una parte di me ha perso la stima nei tuoi confronti dopo ciò che mi hai fatto, ma l'altra continua a desiderarti, forse anche più di prima. 

 

Perché prima non avevo "rivali", se così si può dire: c'ero solo io per te, non dovevo temere nessun'altra. Ma adesso c'è anche lei oltre a me, e io voglio essere l'unica per te.

 

Non dovrei sentirmi così, ma non mi lasci altra scelta.

 

 

 

NdA: «Perché tale offesa, costringe l'amante ad amare di più, ma a voler bene di meno.»

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Capitolo 2
*** 28/06/2019 ***


Da un po' di tempo faccio una cosa. Da circa una settimana. Quando è finito tutto. 

 

Faccio questo: apro Whatsapp, scorro in basso fino ad arrivare alla tua chat, una di quelle più in fondo. Ci clicco sopra e, semplicemente, aspetto. Aspetto di vedere se sotto al tuo nome appare la scritta "online".

 

È quasi una specie di gioco. Prima lo facevo giusto una volta ogni tanto, magari solo una volta ogni due giorni, per curiosità, ma da oggi non faccio altro ogni dieci minuti. Se ti trovo online, allora rimango a fissare lo schermo del mio cellulare aperto sulla tua chat, illudendomi che tu stia facendo lo stesso e che è per questo che ci rimani per tanto tempo. Come se anche tu stessi fissando la mia chat, pensando a me, indeciso se scrivermi o meno.

 

Ma non accade mai. La scritta "online" non si trasforma mai in "sta scrivendo...".

 

Quando poi non ti vedo online, esco delusa e amareggiata dall'applicazione, soltanto per riaprirla giusto due minuti dopo.

 

Sono stupida, lo so. Sono stupida a pensare ancora a te, innanzitutto. Non dovrei darti alcuna importanza, dovrei lasciarti confinato in qualche angolo recondito della mia mente, invece sono qui a dedicarti addirittura una storia su Wattpad. 

 

È che non ho scelta, sento di dover esternare quello che provo in qualche modo, ma non posso dire nulla alle mie amiche, non mi capirebbero. Del resto neanch'io mi capisco. Ed è per questo che sto scrivendo qui. 

 

Non so se servirà a qualcosa, di certo non a dimenticarti, ma in fondo non so neanche se è quello che voglio. Anzi, sono certa che non è quello che voglio. Io voglio ricordarmi ogni cosa. Ogni parola, ogni gesto, ogni momento.

 

Eppure non te lo meriti. Ciò che meriteresti è la damnatio memoriae, la condanna della memoria. Era una pratica utilizzata ai tempi dell'Impero romano, una pena consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una persona, come se essa non fosse mai esistita. 

 

Ma nel mondo ingiusto in cui viviamo, le persone non hanno mai quello che si meritano, che siano buone o cattive. 

 

Ecco. Ora l'ho fatto di nuovo. Altre tre volte, per la precisione, da quando ho iniziato a scrivere. E tutte e tre le volte eri online. Dovrei solamente cancellare il tuo numero e la nostra chat, ma non ne ho la forza.

 

Le mie amiche non sanno niente, secondo loro io sto bene e non provo assolutamente nulla per te, sei stato solo un'illusione di poter avere qualcosa di grande. È quello che ho detto loro qualche giorno fa. Perché era così che mi sentivo, all'inizio. 

 

Quando ci siamo sentiti per telefono e tu mi hai detto, in tutta tranquillità, come se fosse una cosa normale da raccontare alla ragazza con cui ti stai frequentando, che avevi conosciuto un'altra persona, io ti ho risposto in modo freddo e distaccato. Era così che mi sentivo. Non provavo niente. Ero sì, forse delusa, un po' incredula, ma per il resto niente. Non ero triste. Non ero arrabbiata. Non ero nulla.

 

Sarà perché non ho ancora realizzato, mi ero detta. Poi però sono passati giorni in cui continuavo a non provare niente. Mi sforzavo di pensarti, nella speranza di sentire qualcosa, ma non ci riuscivo. 

 

Allora lì ci ero rimasta un po' male. Significava che non mi eri mai interessato per davvero? Che per tutto quel tempo (non tanto a dire il vero, solo due settimane. Le migliori e peggiori vissute fino a ora) non ero stata presa da te, bensì dall'idea di te? Non poteva essere. Eppure sembrava proprio così. Fino a oggi.

 

Mi facevo gli affari miei come al solito, rilassandomi, ed ecco che mi sei venuto in mente tu. Così dal nulla. Ho iniziato a pensare che, sì, ti sei comportato davvero male. Perché c'erano tanti modi in cui avresti potuto chiudere, e tu hai scelto il peggiore.

 

Se l'interesse per me era già svanito, sempre che fosse mai esistito, di certo te n'eri accorto prima di conoscere quella ragazza e farci quello che hai fatto. E tu che hai fatto? Hai aspettato. Hai aspettato che accadesse ciò che è accaduto e, per giunta, me l'hai detto dopo due giorni. Per telefono. Neanche dal vivo. 

 

E quindi io sono una stupida e tu sei un vigliacco. Un vigliacco manipolatore. 

 

Ma di questo parlerò un'altra volta. È già l'una di notte e mi sono stancata di scrivere di te. Mi rubi già tutto il giorno, almeno di notte vorrei stare tranquilla ed evitare di pensarti troppo.

 

Ma prima di andare a dormire, controllerò un'ultima volta la tua chat. 

 

E, come sempre, sei online.

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Capitolo 3
*** 30/06/2019 ***


Perché l'hai fatto? Perché hai dovuto rovinare tutto?

 

Stavo passando una bella serata. No, non proprio bella. Una serata decente, ecco. Ma comunque non ti stavo pensando, per una volta. 

 

E poi è arrivato il tuo messaggio, la notte fra il sabato e la domenica. 

 

Non ti sei fatto vivo per una settimana, dopo avermi detto di aver trovato un'altra, e poi... e poi hai rovinato tutto. Perché non mi hai lasciata stare? Era chiusa fra noi, no? A me prima o poi sarebbe passata, ma a quanto pare le tue prese in giro e i tuoi giochetti non erano ancora finiti.

 

E, in fondo, forse, a me andava di essere presa in giro ancora per un po'. Perché almeno potevo sentirti ancora, parlarti, anche se solo per litigare. E infatti ti ho risposto. 

 

Ovviamente ho fatto quella arrabbiata e orgogliosa, ti ho risposto male tutto il tempo e, come al solito, abbiamo litigato. 

 

Che cosa credevi, che sarei corsa da te subito dopo aver ricevuto un tuo messaggio? Che sarei stata disposta a sentire le tue stupide scuse? Che avrei creduto alle tue stronzate?

 

"Ma hai davvero creduto alla storia dell'altra ragazza?",

 

"Era un modo per vedere la tua reazione, metterti alla prova",

 

"Non ti ho scritto perché avevo da studiare per gli esami."

 

In cuor mio, so benissimo che non devo credere a nulla di quello che mi hai detto, ma una parte di me continua lo stesso a sperarci. Anche se non può essere.

 

Se non ci fosse stata un'altra ragazza e se te lo fossi inventato, me l'avresti detto subito, non dopo una settimana. E se davvero ti fosse importato di me, il tempo l'avresti trovato per scrivermi.

 

Il fatto è che tu non ne hai avuto ancora abbastanza. Vuoi ancora giocare. È ciò che hai fatto dall'inizio.

 

C'erano stati un paio di giorni, dopo una settimana circa che ci eravamo conosciuti, in cui mi rispondevi male. Cioè, non male male. Ma nel senso che sembravi scocciato, sembrava ti pesasse rispondermi. 

 

E quindi ho pensato: se non gli importa più di me, perché continuare? Io mi merito di meglio. Mi merito qualcuno che sia sicuro di quello che prova e a cui piaccia al cento per cento, il resto è solo una perdita di tempo. 

 

Ma poi tu mi hai rassicurata. Mi hai detto chiaramente

 

 "Tu mi piaci". 

 

Sì, io ti piaccio, "ma". 

 

"Ma non stiamo facendo passi avanti,"

 

hai continuato. 

 

"Rispetto la tua situazione,"

 

mi hai detto, 

 

"Quest'estate ero partito con l'idea che mi volevo divertire, però poi ti ho conosciuta e tu mi piaci. 

 

"Voglio continuare."

 

"Se avessi voluto solo una roba da una botta e via, non sarei andata di certo a cercarla da te, sapendo della tua situazione."

 

E poi ancora

 

"Tu mi piaci",

 

"Voglio continuare."

 

E poi, esattamente due giorni dopo, sei andato a ballare e hai trovato un'altra ragazza. 

 

Quindi ora che cosa vuoi da me? La verità è che lei non ti ha più voluto dopo quella sera e quindi sei tornato da me, pensando di potermi fare fessa di nuovo?

 

"Ci penso" 

 

ti ho risposto. Non se darti una seconda possibilità, quella non te la darei mai dopo quello che mi hai fatto, ma penserò se vederti e darti la possibilità di spiegarti. 

 

Così almeno potremo finalmente chiuderla come si deve, e potrò finalmente metterci una pietra sopra.

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Capitolo 4
*** 01/07/2019 ***


Lo sai che cosa ho saputo? Che per l'ennesima volta mi hai presa in giro. L'ho saputo dai tuoi amici.

 

Uno mi ha confermato che, nonostante tu te lo fossi rimangiato, quella ragazza tu l'avevi conosciuta davvero; dall'altro ho saputo quali fossero le tue vere intenzioni.

 

"Be', secondo te perché mai un ragazzo inizia a frequentarsi con una ragazza d'estate?"

 

E la cosa, se detta da uno dei tuoi più cari amici, non può che essere vera. Ciò che ti interessava di me era solo una mia parte del corpo, per dirla senza volgarità.

 

Sebbene la delusione e la tristezza nel sentire queste due confessioni mi abbiano rovinato la giornata, in realtà da una parte sono non dico contenta, ma se non altro sollevata, perché mi sono servite per aprire gli occhi. 

 

O così pensavo. Allora perché sento di non aver ancora raggiunto il punto di non ritorno? Che cosa manca ancora affinché prenda una decisione definitiva in merito a noi due? Sento di non aver toccato ancora il fondo.

 

Ora come ora, mi fai solo schifo. Hai cercato di fregarmi di nuovo, ripresentandoti dopo una settimana, negando l'esistenza di quella ragazza, chiedendomi perdono e mostrandoti disposto a tornare sui tuoi passi. 

 

Eppure una parte di me è così ingenua da sperare ancora che possa esserci un'altra spiegazione, che magari i tuoi amici possano aver frainteso, che se hai deciso di riscrivermi un motivo deve esserci. 

 

Ed ecco quindi perché oggi ti ho riscritto. Peccato che me ne sia già pentita, dal momento che abbiamo preso a litigare di nuovo. Avrei dovuto aspettarmelo, dato che era all'ordine del giorno. Come al solito non hai perso l'occasione di darmi della bambina, e perché poi? Perché, giustamente, essendo ancora arrabbiata con te, ti ho risposto con tono acido e scontroso ai messaggi e a te la cosa non sta bene.

 

La verità è a che te non sta mai bene nulla, se non è come la esigi tu. Forse è proprio per questo che avevi iniziato a guardarti intorno e a cercare altre ragazze, perché io non corrispondevo al modello di ragazza che avevi già in testa e che speravi che io fossi. Ma io sono questa, e non cambierò a tuo piacimento.

 

Dal momento che la discussione stava procedendo per le lunghe senza che si arrivasse a un punto, ho deciso di rinunciarci: basta così. Volevo darti almeno la possibilità di spiegare come mi avevi chiesto, ma forse tu non la desideri così tanto come volevi farmi credere, quindi forse tanto vale chiuderla qui. 

 

Avrei preferito che ammettessi di persona tutte le puttanate che mi avevi rifilato fino a quel momento, ma francamente, posso anche farne a meno. Dopo come ti sei comportato, penso di avere tutte le facoltà di decidere io per entrambi, e così ho fatto.

 

Ormai abbiamo chiuso.

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Capitolo 5
*** 06/07/2019 ***


Se per cinque giorni sono riuscita a non pensarti e a stare in pace e tranquillità, esattamente come fino a una settimana fa, ecco che oggi mi sono svegliata avvertendo fin da subito una sensazione di inquietudine.

 

Sento una fitta allo stomaco, che mi impedisce di stare tranquilla. Sento anche un'insistente compressione al petto. Mi sento in ansia. Mi sento vuota. Mi sento incompleta.

 

Tutto questo a causa tua? 

 

Perché? Non è cambiato nulla dagli altri giorni. Abbiamo chiuso, non c'è più nulla in sospeso, o almeno così credevo. Ma la verità è che di tutta questa storia io non ho capito assolutamente niente, dall'inizio alla fine.

 

So solo che in tutto questo tempo non ho fatto che accumulare errori su errori, e probabilmente sto per commettere un altro sbaglio perché ti sto per inviare un messaggio.

 

La verità è che non sono mai stata un'amante dei messaggi, di certo non per parlare di cose serie, per quello ho sempre preferito un confronto dal vivo. Quindi la fitta che ho da stamattina non è perché sento che mi manchi o scemenze simili, ma è per me: perché ho lasciato in sospeso qualcosa. E io non riesco a darmi pace se non metto un punto definitivo a ogni questione. 

 

Ecco, quindi, cosa mi sta accadendo: sto impazzendo perché non siamo riusciti a parlare faccia a faccia, abbiamo chiuso la nostra frequentazione prima che potessi dirti quello che per messaggio non ero riuscita a dire, e mi è rimasto l'amaro in bocca.

 

Finché non mi risponderai, quella fitta non se ne andrà. E magari mi manderai a quel paese, dal momento che qualche giorno fa mi sono rifiutata di incontrarti e vederti dal vivo, ma non ti conviene farlo, anzi, me lo devi. Dopo come ti sei comportato, me lo devi. 

 

Dopo quasi due ore passate in affanno, ecco che è arrivata la tua risposta. Pensavo seriamente che mi avresti insultata di nuovo, e invece hai acconsentito a vedermi, dopo che ti ho spiegato che avevo cambiato idea e che ti avrei dato l'ultima possibilità per parlarmi.

 

Ormai la fitta sta scomparendo, ma non l'ansia di dimenticare tutto ciò che devo dirti. È sempre stato difficile per me: di solito sono una di quelle persone a cui vengono in mente dopo le cose da dover dire. Ma oggi non devo permettere che accada. So già quello che devo dirti.

 

Un'altra preoccupazione sta nel fatto che temo che tu possa ingannarmi di nuovo: a differenza mia, tu sei molto più bravo con le parole e ogni volta sei riuscito a farmi il lavaggio del cervello, ma questa volta non posso permettere che accada. 

 

Sto per vederti per chiudere, non per chiarire.

 

E così è successo. Ora che sono tornata a casa, già da un bel pezzo in realtà, posso continuare a scrivere. Non me la sentivo di riprendere subito in mano il telefono e scrivere, volevo prendermi qualche momento per pensarci e ripensarci ancora, fino a giungere alla vera conclusione: il momento in cui realizzo che è davvero conclusa.

 

Non appena sono uscita da casa mia e ti ho visto lì sotto, non posso negare che tu mi abbia fatto un certo effetto, come testimoniato dal mio cuore che non voleva saperne di smetterla di martellarmi nel petto. Già mi davo per spacciata: non sarei riuscita a dirti nulla di quello che avevo in mente. 

 

Tuttavia ho cercato di apparire fredda e distaccata, incrociando subito le braccia al petto, a dimostrarti un atteggiamento di chiusura. 

 

"Quindi, non parli?"

 

ti ho incalzato, affinché mi dessi le tue spiegazioni, o magari occorre anche chiamarle scuse, sulle quali di certo avevi avuto tanto tempo per prepararti.

 

Così hai iniziato a parlare, e parlare, e parlare, come facevi sempre. Mi hai sempre fatto discorsi così lunghi ed elaborati, che ogni volta finivo col perdermi. Perciò di tanto in tanto oggi ti interrompevo per fare le mie considerazioni, così da poter anche rimanere attenta. Attenta a non farmi abbindolare di nuovo. Anche la rabbia ha contribuito a questo.

 

Ma ora riportiamo i punti salienti del tuo discorso.

 

"Ok, è vero che ho conosciuto un'altra",

 

hai ammesso.

 

"Però non è che ti ho presa in giro",

 

hai affermato.

 

"Sono stato anche bravo ad avertelo detto subito",

 

hai ritenuto doveroso sottolineare.

 

"Ti ho riscritto perché ho scoperto che lei era peggio di te",

 

"Mi sono reso conto che io e te avevamo qualcosa di più",

 

hai concluso.

 

Quindi poi è arrivato il mio momento di parlare. E ci sono riuscita, anche se non con la stessa fermezza e decisione con cui avrei voluto, però l'ho fatto. 

 

Ti ho detto che non puoi comportarti come ti pare, prendere in giro le persone e sperare che siano lì ad accoglierti a braccia aperte quando torni. 

 

Ti ho detto che mi hai mancato di rispetto, non solo dandomi come sempre della bambina, ma insultando la mia intelligenza negando inizialmente dell'esistenza di quella ragazza.

 

Quindi poi siamo arrivati al punto cruciale: stava a me decidere. Non avrebbe dovuto essere difficile, sapevo quello che volevo, ossia chiudere definitivamente con te e non doverti vedere mai più.

 

Ma per me non è stato così immediato. Non ci riuscivo. Pensavo di riuscire a essere forte, ma la verità è che lo sono solo a parole. 

 

Ed ecco che ho fatto l'ennesimo sbaglio quando, dopo averti ribadito ancora e ancora che avevamo chiuso, ho poi lasciato che tu mi baciassi. Sì, oggettivamente è stata una mossa insensata, stupida e che non so spiegarmi bene neanch'io, ma la verità è che non me ne pento. 

 

Non sarei riuscita a lasciarti davvero andare, senza averti baciato per un'ultima volta. Anzi, per quanto suoni assurdo, mi conosco e so che mi sarei pentita se non l'avessi fatto. Perché dopo aver passato giorni e giorni a pensarti, fra le tante cose ce n'era una che mi faceva stare male: non mi ricordavo più il nostro ultimo bacio, perché allora non sapevo che sarebbe stato l'ultimo e mi sembrava uno come gli altri. 

 

Ma questo me lo ricorderò, anche perché è stato il più bello che ci siamo dati.

 

Sì, sono stupida, forse anche senza dignità, a maggior ragione perché forse ora, dato che ci siamo baciati, penserai che non è davvero chiusa e che mi hai ancora in pugno. Quello che doveva essere il mio trionfo, il momento in cui riprendevo in mano la mia vita e ne lasciavo te fuori, in fondo non è stata che un'altra tua vittoria.

 

Mi va bene anche lasciartelo pensare, ma io ora sono ugualmente soddisfatta, perché anche se tu dovessi riscrivermi in questi giorni, io non ti risponderò. Forse non ci crederà nessuno, ma io so che è così e mi basta. 

 

Ti ho visto, ti ho ascoltato, ti ho detto ciò che dovevo dirti e, soprattutto, ho scritto questa storia. 

 

Anche se ho iniziata a scriverla come sfogo personale, ho la speranza che possa diventare più di questo e che possa aiutarmi a dimenticare ciò che provo per te.

 

Così mi ha insegnato Jane Austen nel suo "Orgoglio e Pregiudizio":

 

"Ho sempre considerato la poesia come il nutrimento dell'amore», disse Darcy.

«Di un amore meraviglioso, robusto e in salute potrebbe. Qualsiasi cosa nutre ciò che è già forte. Ma quando è solo un debole e leggero invaghimento, sono sicura che un buon sonetto è in grado di estirparlo completamente."

 

Be', la mia non è una poesia, ma mi illudo che possa funzionare nello stesso modo e che la mia cotta per te possa passare dopo aver scritto questa storia.

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Capitolo 6
*** Epilogo (06/08/2019) ***


Non so se intitolare questo capitolo "epilogo" sia appropriato. Non so se sia davvero giunta la fine di questa storia, se non altro mi illudo che sia così. 

Prima o poi bisogna sempre mettere un punto a tutto, e per me è arrivata l'ora di farlo.

 

Ma ciò non significa che non penserò a te. Ed ecco che, infatti, sto scrivendo questo capitolo a distanza di un mese da quell'ultimo bacio e, se in parte so che non ce ne saranno altri e che, anzi, non devono esserci, dall'altra parte continuo a desiderarli.

 

Perché nonostante il male che mi hai fatto, il ricordo che ho di te e di quei pochi, brevi, bei momenti che abbiamo passato, prevale su tutto il resto. 

 

Sono stati davvero pochi gli istanti sereni che abbiamo passato insieme, sono state di più le litigate e le discussioni, eppure a me quei momenti sono bastati per renderti indelebile. 

 

Ed ecco che ho imparato quanto il tempo in realtà non conti nulla. Siamo abituati all'idea che se una relazione dura da tanto, allora conta più delle storielle passeggere, ma chi l'ha detto che il tempo è davvero importante in una relazione?

 

Ho sentito di persone che stavano insieme da anni e che poi, una volta finita, hanno rivelato che forse non si erano neanche mai amati. Altri che era solo abitudine.

 

E non è neanche vero che passare più tempo con una persona, significa anche conoscerla meglio. Se così fosse, non si scoprirebbe dopo anni che il proprio partner ha una seconda famiglia, o magari un altro orientamento sessuale.

 

Ciò che so per certo è che a me il nostro tempo è bastato, non forse per conoscerti a fondo, è chiaro, del resto neanche tu hai saputo vivermi e conoscermi a pieno. Però so che quello che sentivo stando insieme a te era autentico.

 

Quando le mie amiche si sfogano con me raccontandomi dei loro problemi, io do loro consigli prendendoti sempre come esempio, affinché non ripetano i miei stessi errori, e l'unica cosa che riescono a fare loro è ripetermi di continuo cose come: 

 

"Non prenderlo come esempio, la mia è una situazione completamente diversa",

 

"Non è niente in confronto a quello che ho provato io con X",

 

"Ma sì, cosa vuoi che conti? Sono state solo due settimane",

 

"Io e X siamo stati insieme per X tempo, io ho provato qualcosa di vero, non come te con lui".

 

E io sono stufa di sentirmelo dire. Forse hanno ragione. Ma comunque per me è stato importante, che loro ci credano o no.

 

Il problema ora è: cosa sono realmente i miei sentimenti per te?

 

Non ho mai capito di preciso, neanche ora, a distanza di un mese, cosa provi ("provassi" non sarebbe corretto, perché io sento ancora ogni cosa) io per te, e non so nemmeno se ciò che provo è solo un terzo di quello che è davvero l'amore, eppure mi basta così. Non so cosa succederà in futuro, se magari cambierò idea e banalizzerò il tutto dando ragione alle mie amiche, se finirò fra una di quelle persone che sminuisce le relazioni precedentemente avute, ma ora come ora so che, all'alba dei miei diciassette anni, tu sei il mio primo amore, quello che tutti dicono che non si scorda mai.

 

Sei stato il mio primo bacio, forse arrivato un po' in ritardo rispetto alla media, ma a ripensarci non mi pento di averlo riservato a te.  

 

Non abbiamo condiviso molte esperienze, non ci siamo spinti troppo in là, eppure ciò che c'è stato fra di noi è diventato importantissimo. Almeno per me.

 

Ed ecco che ora ho capito che non è per te che sto scrivendo questa storia: lo sto facendo per me. Riguarda me. Sto raccontando di una parte della mia, finora, breve vita. Non per dare importanza a te, lo so che non meriti nulla di tutto questo, ma per poter mantener vivo il ricordo di un mio momento felice, di cui sì, tu hai fatto parte, ma che ha influenzato la mia vita, di certo non la tua. 

 

Io sento di essere maturata tanto, e di aver imparato che la cosa più importante in una relazione non è il rispetto verso l'altro, quello è secondario ed è solo una trasposizione di una cosa più grande: il rispetto per se stessi. 

 

Perché se non ti rispetti, non potrai mai avere relazioni sane. Se non ti rispetti, sarai sempre calpestata dall'altro che farà, anche di te, ciò che vuole. Se non ti rispetti, non puoi insegnare all'altro ad amarti. E, soprattutto, se non ti rispetti, non ami te stesso. E nessuno ama qualcuno che non si ama. 

 

Tutta questa storia ne è la prova.

 

Io ti ho permesso di averla vinta fino all'ultimo, perché ho lasciato che i miei sentimenti per te annullassero quella che ero. Ora pian piano sto tornando in me, e spero che in futuro sarò in grado di reagire meglio e capire quando non ha senso continuare. Di certo so che non mi lascerò più andare tanto facilmente.

 

Ora mi fermo. Sto divagando troppo, oltre che perdendo il filo del discorso. 

 

In sintesi, quindi, quest'esperienza, sia bella che brutta, che lo voglia o meno, mi rimarrà dentro per sempre, tu mi rimarrai dentro per sempre. 

 

Di certo ti penserò sempre meno e con il tempo mi accorgerò sempre di più di quanto fossi sbagliato per me e di quanto io stessa fossi sbagliata nel modo in cui mi ponevo. 

 

Forse continuerai a mancarmi e per un po' cercherò ciò che mi ricorda te in altre persone. Persino adesso, dopo un mese lo faccio ancora, ogni cosa o persona mi ricorda te: il modo di camminare identico al tuo, il tuo profumo, il modo di parlare.

 

Pian piano svanirai dalla mia mente, ma non dal mio cuore. 

 

Però ora basta dedicarti altro tempo e altre parole, mi sono già dimostrata abbastanza stupida e ingenua in questi precedenti sei capitoli, oltre che in quest'ultimo mese.

 

Eppure è sempre così che funziona: al telegiornale danno maggiormente cattive notizie perché sono quelle che rimangono più impresse nella mente delle persone rispetto a quelle belle.

 

E così è stato con te: una brutta esperienza che mi è rimasta impressa. Mi è rimasta così impressa che sono quasi finita col ricordarla per bella.

 

Ora mi piacerebbe concludere il tutto con una frase di Isabel Allende, che riassume un po' ciò che cercavo di dire all'inizio:

 

"Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo".

 

Eppure mi manchi, A.

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