Battaglia del divenire

Sta mattina 

il cielo è tinto di arancione

e il sole può sorgere ancora 

Oggi 

e altre mille volte successive.

Scolorisce l’orizzonte di mancate pennellate.

Brucia la volta 

e infiamma i palazzi.

Luce 

come uno spettro

che si diffonde sui vetri 

e sporca le tende 

ma mai oltre.

Le nuvole 

mantengono il viola 

profondo dell’abito notturno 

E in bilico sul mare 

Si dimenano sofferenti

Per non riversarsi a gocce 

nelle onde

Ma la stagione avanza e la pioggia con essa.

È una guerra persa di chi ha ancora 

Negli occhi dipinti le albe

I capelli intrisi di mare

E la pelle cosparsa di sale.

Requiem

Tramonto, il cupo stendersi

del sole sull’orizzonte

e dei raggi il morire

sulla tua pelle.

Mai stato così profondo

Un cielo nero

Farsi strada tra le vie deserte

E inondare l’asfalto

Di una freschezza inusuale.

Hai dipinti tra le ciocche

gli ultimi attimi di un giorno

dolcemente posati come polvere d’oro

E posso vedere chiaramente

la sera avvolgerti la schiena

E la notte prendere vita nei tuoi occhi.

Saranno le mie poche parole

Che ricordano bene

Che il sangue non serve per legare

Semmai per dividere.

Non c’è gioia

In incontri sterili.

Nè dolcezza nell’osservare 

I segni del tempo

Di anime dispari

Che non hanno nulla in comune

Se non lo stesso tetto.

Primavera

Ho scoperto la bellezza di rimanere incastrati nella vita di ogni giorno.

Trovando piacere nel quotidiano e aspettando con ansia l’inusuale.

Imparo tra lo sfregare delle ruote sull’asfalto bagnato,

che c’è pur sempre bisogno di pioggia anche il primavera.

In conversazioni inutili con persone dimenticate,

Mi ricordo che ognuno di noi

Ha una vita alle spalle.

Come aprire gli occhi e vedere tutto per la prima vera volta.

C’è una consapevolezza pressante

Nei luoghi dove siedo ogni giorno

Una senzazione di qualcosa che presto non sarà più tuo.

Una memoria labile che sarà facilmente scacciata via.

Come tenere stretti i ricordi di viaggio,

Immagini scattate e stipate in antichi cassetti e

nostalgia di una pelle che sa di sole.

Profuma di cambiamento

Il pensiero portato a riva dalle prime onde

Messaggere di una stagione che volge al termine.

E i malinconici pensieri danzano la ballata

Della luna e del suo pianeta

Un alternanza notte e giorno

Quasi spiritosa

Composta da notti infinite

Che terminano allo spegnersi delle stelle

E giorni ladri

Delle poche ore che è concesso dormire.

Al Termine

Ho iniziato di recente a finire ciò che ho cominciato negli anni.

A partire dalla lettura dei libri

Di cui conosco l’inizio ma mai la conclusione.

Sarà perché di punti io non ne metto mai.

E alla parola fine mi piange sempre il cuore.

Sarà che il tempo scorre 

eppure solo l’altro giorno iniziavo il liceo.

Sarà che chi ha memoria è geloso di ogni parola e goccia di inchiostro

Di ogni foto e nascondiglio.

Sarà che le ferite da bambini

si rimarginano in fretta

Anche se sassolini sembrano montagne.

Sarà che ci sono frasi così care

che non dovrebbero mai esser dette

E ricordi da custodire fedelmente.

Capitoli troppo dolci da finir di leggere.

Storie troppo lunghe per volgere al termine.

Eppure guardo il tramonto, 

Là dove l’azzurro trova riposo

E scopro non più raggi di inizio estate

Ma bei colori di fine primavera.

Polvere

Domandalo alla sabbia.
Una polvere sottile
che ti si infiltra nelle scarpe
e ti si incastra nei polmoni.
Testarda come macchie sui vestiti,
aloni da lavare
e ricordi da seppellire erigendo castelli
Si lamenta il mare
quando mastica gli scogli,
mischindosi al nero buio
di ore piccole
e di notti vedove di stelle.

Le ultime volte

Alla mia carissima Luna

E a chiunque altro, 

nella mia vita,

Io abbia visto

Per l’ultima volta.

Ogni notte ci rincontreremo

e io ti racconterò della mia giornata

E tu, bianca speranza,

mi avvolgerai ancora

Lascerò che i fantasmi di noi 

si ricorrano fino a sera

Per poi posare il capo sulla pietra

E da supina attendere l’arancione

E tutti i colori che da est 

macchiano il cielo al mattino.