Insieme o niente

di BeautyLovegood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Bacio dell'Angelo ***
Capitolo 2: *** Come hai potuto? ***
Capitolo 3: *** Adam ***
Capitolo 4: *** La storia di un amore ***
Capitolo 5: *** Il nostro segreto ***



Capitolo 1
*** Il Bacio dell'Angelo ***


Aziraphale stava spolverando le mensole della libreria come un essere umano, ovvero usando uno spolverino, invece dei suoi poteri divini. Crowley si lamentava sempre del fatto che il suo amico sprecasse le sue capacità, ma ad Aziraphale non dispiaceva affatto un po’ di lavoro manuale e soprattutto rispettava i poteri ricevuti da Dio, anche adesso che nessuno dei due aveva più un capo.

Stava per rimettere i libri al loro posto, quando squillò il telefono.

- Pronto?

- Angelo…

- Crowley, sei tu?

La voce del demone era cavernicola e sofferente, come se gli fosse venuto un forte mal di gola.

- Angelo… aiuto…

- Crowley, che succede?- chiese Aziraphale, preoccupato.

- A… acqua… acqua… santa…

Aziraphale sentì un forte tonfo. Si era già spaventato alle parole Acqua e Santa, ma il pensiero che il suo amico fosse caduto a terra o peggio aumentò la sua paura.

Rimise di colpo la cornetta al suo posto e schioccò le dita per materializzarsi a casa di Crowley. Non c’era un minuto da perdere neanche per essere educati e suonare al campanello.

- Crowley? Crowley, dove sei?

Aziraphale avanzò preoccupato verso il corridoio fino ad arrivare al salotto. L’angelo spalancò gli occhi e sussultò spaventato.

Crowley era sdraiato sul pavimento, si contorceva e urlava di dolore, o almeno ci provava. Era come se avesse qualcosa incastrato in gola.

Vicino a lui c’era una fiaschetta aperta da cui fuoriusciva del liquido incolore.

- Oh, accidenti! È tutta colpa mia! Non avrei dovuto darti l’acqua santa, lo sapevo che ti saresti…- iniziò a disperarsi Aziraphale mentre cercava di aiutare Crowley a rimettersi in piedi per accompagnarlo in camera sua.

- Non mi stavo suicidando, pezzo di idiota! Sono stati quei coglioni di Hastur e Michele!- disse Crowley con quel poco di voce che riusciva a far uscire dalla sua bocca, ma fu una cattiva idea, perché si ritrovò a tossire sangue.

La paura di Aziraphale aveva raggiunto il limite e non riusciva a nasconderlo, ma si sforzò di essere forte per il suo amico.

Appena entrati nella grande camera da letto, l’angelo adagiò il demone sull’enorme letto e gli aprì la camicia per permettergli di respirare meglio. Notò subito la gola rossa e una lunga scia di sangue che scorreva fino all’ombelico. La pelle stava diventando sempre più rossa e gonfia.

- Angelo… fa male…

Era la prima volta in tutta la sua esistenza che Crowley sperimentava il dolore fisico più totale. Grazie allo scambio di corpi con Aziraphale, era riuscito ad evitare un bagno nell’acqua santa, ma mai si sarebbe aspettato di ritrovarsi a berla. Credeva che fosse il whisky l’unica cosa in grado di bruciargli la gola. Che grande sbaglio!

Aziraphale si tolse la giacca e la usò per tamponare il viso fradicio di Crowley e anche per pulirgli la bocca. Erano entrambi spaventati e impotenti.

- Hai detto che sono stati Hastur e Michele?- chiese l’angelo, anche se sapeva che non era una buona idea far parlare il suo amico, ma aveva bisogno di informazioni pur di trovare una soluzione.

Crowley non riusciva a parlare, così si limitò ad annuire.

- Devono averci scoperto… me lo sentivo che non ci avrebbe lasciati in pace. Devono essersi messi d’accordo per ucciderci. Se hanno messo dell’acqua santa nella tua fiaschetta, chissà che cosa avrebbero potuto fare a me. Magari, appiccare un altro incendio alla mia libreria ma con me dentro?

Aziraphale non riusciva a smettere di parlare. Era furioso, triste e avrebbe voluto lasciarsi andare ad un pianto disperato.

Crowley interruppe la parlantina dell’amico con un urlo soffocato.

- Non posso chiedere aiuto a nessuno, Crowley, nemmeno alla strega Anatema, la sua magia non può niente contro un demone o un angelo. Che cosa posso fare?- urlò Aziraphale con le lacrime che scorrevano sulle guance. Poi, ebbe un’illuminazione. Letteralmente.

- Crowley… posso salvarti io.

- Farai… un miracolo? Ma finirai nei guai.- chiese il demone guardando il suo amico con gli occhi socchiusi.

- Non m’importa.- disse Aziraphale con aggressività.

- Non puoi lasciare questo Mondo. E soprattutto… non puoi lasciare me.

Crowley voleva sussultare dalla sorpresa per le parole di Aziraphale, ma l’acqua santa dentro le sue vene di demone lo faceva sentire come se fosse scoppiato un incendio dentro di sé.

Aziraphale posò una mano sulla gola di Crowley e l’altra sul suo petto, chiuse gli occhi e si concentrò per compiere il miracolo di salvare il suo amico.

Le sue mani s’illuminarono di luce celestiale, ma nonostante i suoi sforzi, Crowley continuava a soffrire e a sputare sangue.

Aziraphale cercò di ignorarlo per non perdere la concentrazione, ma era inutile.

- Perché non funziona? Perché?! Io sono un angelo! SONO UN ANGELO! E NON POSSO PERDERTI, CROWLEY!

La sua disperazione era così forte da far tremare le piante di Crowley e persino i vetri delle finestre. Uno s’incrinò pure.

La luce celestiale si spense e Aziraphale dovette tenersi a Crowley per non cadere a terra, ritrovandosi occhi negli occhi con lui.

- Crowley, ti prego, tieni gli occhi aperti. Lo so che stai soffrendo, ma devi rimanere sveglio.- lo supplicò tenendogli il viso tra le mani.

- Az… non ce la faccio… fa troppo male… mi dispiace… ti… ti amo.

Crowley chiuse gli occhi. Ormai la voce lo aveva abbandonato completamente.

Aziraphale non riusciva più a trattenere il dolore. Appoggiò la fronte su quella di Crowley e gli bagnò il viso con le sue lacrime.

- Anche io ti amo, Crowley… e non ho paura di fare questo…- sussurrò e posò le labbra su quelle insanguinate di Crowley.

All’improvviso, le loro bocche s’illuminarono.

Aziraphale aveva usato il Bacio dell’Angelo, il miracolo più grande che un essere celestiale come lui potesse fare, che consisteva nel donare tutta la propria essenza alla persona che riceveva quel dono. Nessun angelo aveva mai usato quel bacio, perché per salvare una vita, l’angelo avrebbe dovuto sacrificare la sua, o almeno la sua parte celestiale e diventare un innocuo essere umano.

Per questo motivo, Aziraphale non aveva paura di perdere la sua posizione di angelo, perché si comportava da umano da ben seimila anni. Preferiva vivere al fianco di Crowley invecchiando come gli umani, piuttosto che passare altri seimila anni sulla Terra senza di lui.

Senza interrompere il Bacio, Aziraphale riusciva a sentire l’acqua santa dentro il corpo del demone sparire. Stava funzionando, ne era certo!

Quando la luce celestiale si spense, il sangue su Crowley era sparito e la gola era tornata liscia e rosea. Aziraphale sapeva che era tutto finito, ma non ce la faceva a interrompere il bacio, almeno fino a quando sentì un gemito da parte di Crowley.

Il demone era ancora sudato, ma almeno aveva riaperto gli occhi gialli e non aveva più l’aria sofferente.

- Aziraphale… che cosa è successo?- sussurrò. Anche la sua voce era tornata normale.

L’angelo gli sorrise e gli asciugò di nuovo il viso con la sua giacca.

- Ti ho salvato.

- Ma… ma come hai fatto?

- Sssh… te lo spiegherò dopo, adesso devi riposarti.

Aziraphale lo aiutò a togliersi anche le scarpe e i pantaloni e gli rimboccò le coperte.

- Cerca solo di non dormire per un altro intero secolo.- aggiunse e fece per andarsene, ma Crowley usò le poche forze che aveva recuperato per prendergli la mano.

- Dove vai, angelo? Resta qua con me stanotte. Ti prego.

Aziraphale sorrise commosso. Si tolse i vestiti fino a rimanere in boxer e si sdraiò vicino al demone.

Nessuno dei due era in grado di aggiungere una parola, erano troppo stanchi per parlare, così si limitarono a guardarsi negli occhi e ad accarezzarsi i visi a vicenda fino a che non si addormentarono tenendosi per mano.

Crowley aprì un occhio quando si accorse di poter sentire il battito del cuore di Aziraphale sul polso.

Pur avendo un aspetto umano, gli angeli e i demoni non avevano un cuore pulsante.

C’era qualcosa che non andava…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Forse ho un po’ esagerato quando vi avevo detto che sarebbe stata una storia triste, ma a me è venuto un po’ il magone mentre la scrivevo. Comunque, non è ancora finita!

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Capitolo 2
*** Come hai potuto? ***


Quando Aziraphale si svegliò, notò che il lato di Crowley era vuoto. Il sangue e il sudore sul cuscino erano spariti.

- Che cosa hai fatto?

Aziraphale alzò la testa e vide Crowley in piedi appoggiato al muro e con le braccia incrociate. Era ancora in boxer e calzini. Sembrava furioso.

- Crowley… ti senti meglio?

- Rispondi prima tu! Che. Cosa. Hai. Fatto?- chiese ancora Crowley con gli occhi gialli spalancati. Ci mancava poco che gli uscisse del fumo dalle orecchie.

- Te l’ho detto: ti ho salvato.- disse Aziraphale mentre usciva dal letto e si rivestiva.

- E che cosa hai usato? Non ricordo niente!

Aziraphale finì di abbottonarsi il panciotto e guardò il suo amico.

- Ho usato… il Bacio dell’Angelo.- disse arrossendo.

- Il Bacio dell’Angelo?!- ripeté Crowley toccandosi le labbra sconvolto.

Pur non essendo più un angelo da più di seimila anni, anche lui sapeva che cos’era un Bacio dell’Angelo, ma non aveva mai pensato di usarlo. Quel tipo di Bacio non era come quello del Demone, capace di indurre un umano alla tentazione più totale fino a portarlo alla morte.

- Come hai potuto?- disse Crowley. Nei suoi occhi si stavano formando delle lacrime, ma lui le ignorò.

- Che intendi dire, Crowley? Ti ho salvato, è questo che conta!- disse Aziraphale, offeso dalle parole del demone.

- Hai rinunciato alla tua immortalità, è questo che hai fatto, idiota!- ringhiò Crowley. Le sue piante tremavano così tanto da rischiare di cadere insieme ai vasi.

Aziraphale sentiva un forte bruciore agli occhi. Le parole di Crowley gli avevano spezzato il cuore.

Strinse i denti e indossò la sua giacca.

- Ora devo andare. Quando deciderai di ringraziarmi, sai dove trovarmi. A presto… Anthony.

E se ne andò.

Non aveva mai chiamato Crowley con il suo nome da umano. Il rosso demone si sentiva tradito dall’unico essere a cui si era mai legato dalla Notte dei Tempi.

Il suo migliore amico. La sua anima gemella. Gli aveva persino confessato il suo amore quando credeva di essere in punto di morte.

La sua rabbia era talmente forte da fargli schioccare le dita per far apparire un piede di porco e usarlo per distruggere qualsiasi cosa nel suo appartamento, persino le povere piante. Più colpiva, più urlava e piangeva, convinto di stare meglio, ma era tutto inutile.

Non gli importava di essere sentito dai vicini.

Non gli importava niente del Mondo stesso.

Poteva anche avvenire una seconda Apocalisse, non avrebbe fatto niente per salvare di nuovo il pianeta a cui era tanto affezionato.

Come poteva continuare a vivere sapendo che il suo migliore amico sarebbe invecchiato e poi morto, mentre lui sarebbe rimasto sempre lo stesso rosso demone dall’aspetto né troppo giovane né troppo vecchio?

E dove sarebbe finito Aziraphale una volta raggiunta la sua ora? Sicuramente non avrebbe raggiunto il Paradiso, ma all’Inferno non sarebbe stato accolto a braccia aperte nemmeno dal suo amico.

Dopo aver distrutto persino la sua poltrona preferita, Crowley lanciò lontano il piede di porco e si accasciò sul pavimento. Stava ancora piangendo.

Notò qualcosa sul pavimento. Era il papillon di Aziraphale. Doveva esserlo tolto mentre si prendeva cura di lui.

Lo prese delicatamente e poi lo strinse forte per incenerirlo. Non aveva mai sopportato quel lungo e ridicolo pezzo di stoffa.

- Brutto idiota… perché mi hai lasciato solo?- disse tra i singhiozzi.

Nel frattempo, Aziraphale aveva preso un taxi per tornare a Soho. Per fortuna si portava sempre dietro qualche sterlina per le emergenze. Da quel momento, si sarebbe dovuto preoccupare ogni giorno dei soldi e persino della sua salute. Voleva vivere la sua nuova condizione il più a lungo possibile.

Quando entrò nella sua libreria, si chiuse nella sua stanza personale e si sedette sul divano. Non era pentito di quello che aveva fatto, ma gli piangeva il cuore essere stato trattato male dal suo amico, anche se riusciva a comprenderlo. Potevano continuare a vedersi, è vero, ma non avrebbero potuto fare le solite cose che facevano insieme, come pranzare al Ritz, andare in giro in macchina, bere quattro o cinque bottiglie di vino in una sera, chiacchierare tutta la notte senza bisogno di dormire ecc.

Aziraphale lasciò scorrere il resto delle lacrime che aveva iniziato a versare subito dopo essere uscito dall’appartamento di Crowley.

D’un tratto, il telefono squillò.

Aziraphale sapeva bene che era Crowley, soltanto lui aveva il numero della sua libreria, ma non ebbe la forza di rispondere, quasi come se non si ricordasse più come si usava il telefono.

- Mi dispiace, Crowley…

Il demone lanciò contro il muro il suo cellulare appena sentì la segreteria telefonica, distruggendolo completamente.

- Vaffanculo, Aziraphale!- sbraitò, nonostante non avesse più voce e non per colpa dell’acqua santa.

- Devo fare qualcosa… non posso lasciare il mio angelo solo… non sopravviverebbe come un essere umano su questo cazzo di pianeta…- pensò a voce alta guardando fuori da una delle finestre che aveva distrutto. Pur essendo sempre stato affezionato alla Terra, sapeva bene che non era facile la vita degli umani, proprio per questo motivo non aveva mai desiderato la mortalità e sapeva che Aziraphale la pensava come lui.

- Ma che cosa posso fare? Sono un demone, ma non posso trasformare un umano in un angelo, non posso riscrivere la realtà a mio piacimento…

Improvvisamente, Crowley schioccò le dita. Il disastro che aveva combinato sparì e i mobili, le finestre e persino le piante tornarono com’erano prima, integri e tremanti (questo solo per le povere piante!).

- Io non posso farlo, ma qualcuno che conosco sì…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Data la giornata del cavolo che ho avuto, è come se avessi distrutto io l’appartamento di Crowley. Tanto sono rossa come lui! XD

Comunque, spero che vi sia piaciuto! Ne manca ancora uno!

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Capitolo 3
*** Adam ***


Adam Young aveva appena dato la buonanotte ai suoi genitori e si era chiuso in camera sua insieme a Dog. Aveva passato un’altra piacevole giornata con Pepper, Brian e Wensleydale a giocare ai pirati nel loro rifugio personale e Dog faceva la parte della vittima da buttare in mare, ma Adam gli voleva troppo bene per sacrificarlo agli squali persino per gioco.

Prima di addormentarsi, decise di leggere un fumetto di Superman, ma improvvisamente Dog ringhiò sospettoso.

- Dog, che ti prende? Stai buono, altrimenti papà ti farà dormire fuori!- gli ordinò Adam, ma il cane non gli diede retta. Appoggiò le zampe anteriori sul bordo della finestra della camera e appoggiò il muso sul vetro.

- Sta forse arrivando qualcuno? Sarà Brian, si è dimenticato la sua bandana e gliel’ho presa io.- commentò Adam guardando fuori dalla finestra insieme al suo peloso amico.

Al posto di Brian, il bambino notò una grande e antica macchina nera, da cui uscì una sua vecchia conoscenza.

- È Crowley, quello con le ali nere!- esclamò Adam.

Guardò il rosso demone entrare nel suo vialetto e bussare al portone.

Aprì Arthur Young.

- Posso aiutarla?

Crowley schioccò le dita per ipnotizzare l’innocente padre di Adam.

- Buonasera. Mi scusi il disturbo, ma ho bisogno di suo figlio per una questione urgente, ne va della salvezza del Mondo. O almeno… il mio Mondo.- disse serio.

- Adam? C’è un signore che ti cerca!- esclamò Arthur con voce monotona.

Adam raggiunse suo padre e il demone.

- Ciao Crowley! Come va?

- Lieto di rivederti, Adam, ti trovo bene. Devi venire a Londra con me per qualche ora.- disse Crowley scompigliando i capelli ricci di Adam.

- E perché dovrei?

- Te lo spiegherò in macchina. Avanti, andiamo.- tagliò corto Crowley offrendo la sua mano ad Adam.

- Può venire anche Dog?

Crowley arricciò le labbra. Un mastino infernale e peloso dentro la sua Bentley? Piuttosto un’altra Apocalisse!

- No, non può venire. Devi concentrarti durante questa piccola gita.- disse infastidito.

Adam sospirò dispiaciuto e guardò Dog che lo guardava piagnucolando.

- Dog, tu rimani qua a fare compagnia a papà e mamma e comportati bene.- gli ordinò, poi salutò suo padre e salì in macchina con Crowley.

- Che cosa è successo? Satana vuole ancora sgridarmi?- chiese Adam mentre si godeva la guida spericolata di Crowley, per niente spaventato.

- No, ragazzino, non si tratta del tuo cosiddetto ex-padre… ma di Aziraphale.- disse il demone con gli occhi fissi sulla strada.

- Aziraphale? Intendi dire l’angelo con quel ridicolo papillon e la spada di fuoco?

Crowley abbozzò un sorriso per il commento di Adam sul papillon di Aziraphale, ma poi tornò serio e triste e raccontò tutto quella che era successo, escludendo la notte passata a dormire insieme al suo amato amico.

- E che cosa dovrei fare io?- chiese Adam.

- Tu hai il potere di cambiare la realtà a tuo piacimento, l’hai fatto pure quando hai ridato un corpo umano ad Aziraphale quando si era impossessato di quella stramba di Madame Tracy. Ho bisogno che tu lo faccia tornare un angelo.- disse Crowley dopo essersi tolto gli occhiali per guardare meglio Adam.

- Ma non so se posso farlo.

Crowley frenò di colpo e fissò Adam. Non gli importava di spaventarlo.

- Tu devi farlo, perché come non ci può essere Paradiso senza Inferno o Amore senza Odio… non ci può essere un demone sulla Terra senza… senza il suo angelo.

Crowley si rimise gli occhiali per non far vedere le sue lacrime ad Adam, ma il ragazzino aveva capito tutto.

- Non c’è niente di male nell’essere umani. Anche io sono, almeno in parte, un umano e sto bene.- tentò in difesa dell’umanità.

- Aziraphale non può essere un vero umano, Adam. Il Mondo ha bisogno di due come noi.- disse riprendendo a guidare.

Pur avendo solo 11 anni, Adam aveva capito che tipo di legame ci fosse tra Crowley e Aziraphale.

- Va bene, ci proverò.- concluse.

- Dimmi, Adam, ti piace Star Wars?- chiese Crowley.

- Sì.

- Allora, per citare quella specie di folletto spaziale di Yoda: nessuna prova. O lo fai o non lo fai. E tu DEVI farlo.

Per il resto del viaggio, Crowley costrinse Adam ad ascoltare i Queen, a cominciare da Don’t stop me now.








Avevo un po' di tempo libero e sono andata avanti. Spero di non aver rovinato Adam. E non è ancora finita!!!

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Capitolo 4
*** La storia di un amore ***


Aziraphale uscì finalmente dal suo bagno personale. Si era lavato i denti e si era fatto una lunga doccia, per sperimentare l’acqua fredda e quella calda e persino la schiuma del sapone sulla sua nuova pelle da umano. Quando era un angelo, non aveva certo bisogno di usare l’acqua per lavarsi, gli bastava uno schiocco di dita e in un attimo era di nuovo pulito e profumato, nonostante detestasse usare il suo potere per se stesso.

Sfortunatamente, non aveva un asciugacapelli, così dovette uscire con i capelli ancora bagnati, ma almeno non gocciolavano. Si sarebbe sicuramente preso il primo raffreddore della sua esistenza.

Non aveva neanche una coperta per passare la notte sul divano. Avrebbe dovuto usare la sua lunga giacca.

Inoltre, da quando si era svegliato nel letto di Crowley, non si era accorto del brontolio del suo stomaco, ma la litigata con il rosso demone gli aveva fatto passare la fame, almeno fino a sera. Nella sua stanzetta privata c’erano un piccolo armadietto che conteneva qualcosa dolce leccornia e anche un frigorifero dove teneva i vini che consumava solo quando Crowley si fermava da lui.

- Domani andrò a fare la spesa, anche se non ho molto denaro al momento. Dovrò darmi da fare di più con la libreria.- pensò a voce alta.

Povero angelo! È proprio dura essere un umano!

- Aziraphale?!

La voce di Crowley svegliò Aziraphale dai suoi tristi pensieri.

L’ex-angelo uscì dalla sua stanzetta privata, emozionato. Avrebbe voluto correre ad abbracciare Crowley, ma era anche ancora arrabbiato con lui.

La vista di Crowley con un braccio intorno ad Adam Young lo lasciò senza parole.

Crowley si tolse gli occhiali e li appoggiò sopra la testa, mentre Adam salutava Aziraphale con la mano.

- Conosci già Adam, quindi saltiamo la parte delle presentazioni e andiamo al sodo.- disse il demone.

- Un momento, che cosa sarebbe questo “sodo”?- disse finalmente l’ex-angelo.

- Farti tornare quello che sei veramente, un angelo pignolo e ingenuo!

Un altro colpo duro per Aziraphale.

- Adam, devo parlare un attimo in privato con Crowley. Dai pure un’occhiata in giro, ma non toccare i libri antichi, per favore.

Adam puntò lo sguardo su uno scaffale pieno di libri d’avventura e si avvicinò per guardarli meglio, mentre Aziraphale trascinava Crowley nella sua stanzetta.

- Da quando rapisci bambini?- gli chiese furioso.

- Primo: non l’ho rapito, suo padre sa che lui è con me. Secondo: lui non è un bambino qualsiasi. È nostro amico ed è l’unico che può aiutarci!- puntualizzò Crowley posando un dito sul petto di Aziraphale.

- Aiutarci? Tu avevi bisogno di aiuto ieri sera e lo hai avuto da me! Ammetto di essere un po’ in difficoltà al momento, ma visto come mi hai trattato stamattina, non voglio nessun aiuto da te! E ora riaccompagna Adam a casa sua!- disse con rabbia.

- Angelo, smettila di…

- Non sono più un angelo, Crowley! Non mi chiamare più così! Io mi chiamo Aziraphale!- sbraitò Aziraphale spingendo lontano Crowley. Non lo aveva mai fatto prima d’ora e per questo il demone rimase sconvolto. Aspettò delle scuse da parte sua, ma rimasero entrambi in silenzio.

- Senti, Aziraphale… hai ragione, forse sono stato un ingrato stamattina…

- Forse?- puntualizzò Aziraphale con sarcasmo.

- E va bene, lo ammetto, sono stato un grandissimo stronzo ingrato! Denunciami al tribunale degli umani se ti fa piacere!- disse Crowley camminando a caso per la stanza, poi si sedette sul divano.

- Scusami… è ovvio che ti sono grato per avermi salvato da quel veleno per demoni e anche per essermi stato vicino durante la notte…

Si alzò e raggiunse Aziraphale per toccargli il polso “colpevole”.

- … ma quando ho sentito il battito del tuo cuore, avevo capito di averti perduto.

- Tu non mi hai perduto, Crowley. Non sono mica morto.- lo rassicurò Aziraphale.

- Ma è come se lo fossi, testa di rapa! A differenza di me, invecchierai, ti ricoprirai di rughe, perderai i denti e i capelli, dovrai andare in giro con la sedia a rotelle, la gente ti crederà mio padre e poi mio nonno e…

Aziraphale scoppiò a ridere, ma Crowley non stava scherzando.

- Stai zitto, ti prego! E dopo aver fatto tutte queste cose… morirai… e io non potrò più fare niente per te, neanche se tu finissi all’Inferno.- concluse sfiorando la guancia del suo amico, che arrossì colpito.

- Crowley… dimmi la verità. Tu mi ami? Ho bisogno di saperlo adesso che sei in salute.

Crowley lasciò andare il polso per prendere la mano del suo amico e fissò i suoi occhi azzurri.

- Sì… ti amo. Non avrei voluto dirtelo per la prima volta in una situazione del cazzo come quella di ieri, ma avevo tanta paura di non rivederti mai più.

Abbassò la testa e la posò sulla spalla di Aziraphale. I suoi occhiali caddero facendo rumore, ma al demone non importava, tanto ne aveva una scorta infinita nel portaoggetti della Bentley.

Aziraphale sorrise e strinse delicatamente Crowley a sé.

- Anche io ti amo. Ed essere un vero umano è una tortura. Mi mancano le mie ali.- gli sussurrò all’orecchio.

Crowley soffocò una risata e rialzò la testa.

- Stai tranquillo: è arrivata la cavalleria.

E tornarono da Adam tenendosi per mano.

L’Anticristo stava leggendo il libro di Tom Sawyer.

- Adam? Siamo pronti!- lo chiamò Crowley.

Adam chiuse il libro e lo rimise al suo posto. Notò subito le mani unite dei suoi amici. Invece di rimanere sconvolto, si mise a ridere.

- Per fortuna che non c’è la mia amica Pepper, non sopporta le smancerie di nessun genere. Credo che rimarrà single a vita.- commentò.

- No, tranquillo, è solo una fase. Durante l’adolescenza cambierà sicuramente idea, dipende da chi incontrerà.- disse Crowley e fece l’occhiolino ad Adam, ma lui fece finta di non averlo visto.

- Forse è meglio se ci sbrighiamo. Non vorrei che facessi troppo tardi. Domani devi andare a scuola.- intervenne Aziraphale.

- È solo che… le uniche cose che so di voi sono i vostri nomi e le vostre identità. Per il resto, siete degli estranei per me.- disse Adam in difficoltà.

- Non ha tutti i torti.- disse Aziraphale a Crowley, che sbuffò.

- Perché non ci ho pensato prima quando ero in macchina con lui?- pensò a voce alta, poi si schiarì la voce.

- Allora, abbiamo entrambi seimila anni, lui era il guardiano del giardino dell’Eden e io ero il serpente che ha convinto Adamo ed Eva a mangiare la mela. Lui aveva persino una Spada di Fuoco ma l’aveva donata a loro per proteggersi dai pericoli. Lui, almeno fino a ieri, si occupava di fare del bene agli altri ogni giorno, mentre io faccio l’esatto contrario, ovvero indurre in tentazione. Magari dal punto di vista di un ragazzino può sembrare una rottura di scatole fare la stessa cosa tutti i giorni, ma ti assicuro che è molto divertente. Almeno per me.

Aziraphale alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

- Abbiamo assistito a qualsiasi evento storico che puoi trovare tra questi ammassi di carta e inchiostro, alcuni li ho pure provocati io stesso, tranne quello del Titanic, eravamo entrambi impegnati altrove. Se la tua amica Pepper non ha ancora visto il film ispirato a quella tragedia, fossi in te glielo sconsiglierei.

Adam rischiava di addormentarsi.

- Inoltre, questo paffuto ma adorabile ex-angelo ha sempre avuto la pessima abitudine di mettersi nei guai, persino per mangiare una cosa bizzarra come una crêpe.

Aziraphale arrossì imbarazzato dal ricordo.

- Ma è anche molto coraggioso e me lo ha dimostrato una notte quando lo trovai dentro la mia macchina con una borraccia piena di acqua santa per me, per le emergenze. Fu in quel momento che mi resi conto di aver fatto breccia nel suo cuore, o almeno la pensavo così prima che mi dicesse “Tu sei uno che corre troppo per me, Crowley”.

Crowley disse quest’ultima parte con una buffa voce nasale che fece ridere Adam, mentre Aziraphale era indeciso se ridere o arrabbiarsi per la presa in giro.

- Ultimo, ma non meno importante, undici anni fa ci siamo alleati per evitare l’Apocalisse, nonostante sapessimo entrambi quanto fosse rischioso. Il resto credo che tu lo sappia.- concluse il demone.

Aziraphale gli fu grato per non aver nominato Warlock Downling. Non sarebbe stato bello per Adam sapere che i suoi due amici avevano cresciuto per qualche anno l’Anticristo sbagliato.

- Grazie, ho abbastanza informazioni. Direi che voi due siete fatti l’uno per l’altro, anche se mi sembrate un po’ troppo bizzarri, ma almeno mi state simpatici e mi siete stati vicini quando ne avevo bisogno, perciò… hai ragione, Crowley, il Mondo ha bisogno di un angelo come lui.

Crowley sorrise prima ad Adam e poi ad Aziraphale, stringendogli più forte la mano.

- Aziraphale, tu devi essere un angelo perché nessuno meglio di te merita di esserlo. Devi continuare ad essere un angelo per sempre.

D’un tratto, il corpo di Aziraphale s’illuminò, spaventandolo e facendogli mollare la mano di Crowley.

- Che cosa…

Poi chiuse gli occhi. Sentiva una musica celestiale, quel tipo di musica che soltanto gli angeli potevano sentire.

- La senti? La senti, vero?- gli chiese Crowley pieno di speranza.

Pur essendo un demone da seimila anni, non aveva mai dimenticato la sua vera nascita, quella in Paradiso.

- Sì.- rispose semplicemente Aziraphale e dietro la sua schiena spuntarono le sue amate ali bianche. Crowley sorrise commosso.

- Sei tornato!

La luce intorno al corpo si spense, Aziraphale guardò le sue ali e le sfiorò con delicatezza.

- Sì, sono tornato… grazie, Adam…- disse al ragazzino. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma preferì non fare troppo il sentimentale.

- È stato un piacere. Ora potete riaccompagnarmi a casa? Sono un po’ stanco.

- Certamente. Andiamo.- disse Crowley e si avviò verso la Bentley.

Prima di uscire, Aziraphale prese il libro di Tom Sawyer e lo porse ad Adam.

- Offre la casa.







Non pensavo di scrivere così tanto, è anche merito vostro se adesso mi fanno male le dita! XD
Ancora un capitolo e poi BASTA, giuro!

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Capitolo 5
*** Il nostro segreto ***


Dopo aver riportato Adam a casa, Aziraphale si offrì di liberare suo padre Arthur dall’ipnosi di Crowley facendogli credere che suo figlio stava dormendo da ore.

Durante il viaggio di ritorno, il demone e l’angelo ascoltarono Who wants to live forever. Entrambi sapevano la canzone a memoria, ma data la situazione, era come se l’ascoltassero per la prima volta.

- Si sente che non ho dato il mio contributo per scrivere queste parole.- commentò Crowley.

- Crowley… posso venire a casa tua?- chiese Aziraphale timidamente, come se fossero al loro primo appuntamento.

Il demone sorrise e guidò fino a casa sua.

Aziraphale tirò un sospiro di sollievo quando trovò l’appartamento pulito e in ordine, senza alcuna traccia del disastro avvenuto la scorsa notte.

Crowley voleva offrirgli dello scotch, ma l’angelo si buttò tra le sue braccia e affondò il volto nel suo collo per non farsi vedere mentre piangeva.

- Angelo, calmati… è tutto finito… siamo di nuovo insieme…- gli sussurrò ma neanche lui riusciva a trattenere le lacrime.

Erano entrambi stremati. L’Apocalisse mancata era stata una passeggiata in confronto agli ultimi due terribili giorni.

- Crowley… quanto durerà questa pace per noi? È già la seconda volta che i nostri superiori ci mettono i bastoni tra le ruote.- disse Aziraphale senza staccarsi da Crowley.

- Te l’ho già detto, non abbiamo più dei superiori e comunque l’importante è che siamo ancora insieme. Possono romperci le palle quanto vogliono, ma noi riusciremo sempre a trovare una soluzione. È questo il nostro segreto: insieme o niente.- cercò di rassicurarlo, nonostante si sentisse fragile. Poi si staccò e andò a prendere il nebulizzatore per bagnare le piante, tutt’altro che contente di rivedere il loro padrone.

Aziraphale si rese conto solo in quel momento che Crowley era rimasto senza occhiali per tutto il tempo, persino dentro la Bentley.

- Ah, dimenticavo: scusami per averti trattato male stamattina.- aggiunse il demone mentre spruzzava l’acqua sulla pianta più alta.

- Non importa. Avevi, almeno in parte, ragione. Non posso vivere senza l’immortalità. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma… non invidio per niente gli umani costretti a pensare ad un milione di cose ogni santo giorno come il lavoro, la spesa, la casa… oh, mi viene il mal di testa solo a pensarci.- commentò l’angelo passandosi una mano sulla fronte.

- Ma sarei disposto a tutto pur di non perderti. Ormai lo sai. E so che anche tu faresti lo stesso per me.- aggiunse mentre osservava Crowley. Quest’ultimo si bloccò, aveva trovato una macchia su una foglia. Si avvicinò con sguardo severo alla povera vittima verde, pronto a darle una lezione.

E invece, posò il nebulizzatore vicino al vaso e si girò per guardare Aziraphale.

Se la pianta avesse potuto parlare, avrebbe tirato un sospiro di sollievo.

Crowley guardò il suo angelo con amore.

Satana solo sa quanto ti amo, pensò mentre sorrideva.

Si avvicinò ad Aziraphale, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.

Aziraphale chiuse subito gli occhi e posò le mani sulle spalle di Crowley, per poi stringerlo in un abbraccio.

Quel bacio iniziò in piedi e si concluse in camera da letto, dove i due fecero l’amore per un giorno intero.

- Insieme o niente.- disse Aziraphale prima di addormentarsi abbracciato al suo demone.

Crowley fissò il vuoto.

Te la farò pagare, Hastur, puoi starne certo, pezzo di merda, pensò con un sorriso maligno e poi chiuse gli occhi mentre accarezzava i capelli del suo angelo.

 

 

 

 

 

Ecco il lieto fine tanto atteso! Allora che ve ne pare? Vi ho fatto piangere a sufficienza?

Scherzi a parte, spero che vi sia piaciuta!

A presto!

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