La stirpe mai spezzata

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinchiudersi in sé stesso ***
Capitolo 2: *** L'indifferenza degli esseri umani ***
Capitolo 3: *** A volte ritornano ***
Capitolo 4: *** Un veleno mortale ***
Capitolo 5: *** La stirpe dei dannati ***



Capitolo 1
*** Rinchiudersi in sé stesso ***


Nel mentre l’equipaggio continuava a festeggiare la morte delle manzoniane, Harlock se ne stava tutto solo in preda ai suoi pensieri nella sua cabina.
“Adesso che è tutto finito non c’è più nessuno che mi leghi a questo pianeta… Se non fosse…”
Il Capitano odiava molto gli esseri terrestri, definendoli come arroganti, egoisti e senz’anima.
“Non meritate di vivere… Però questo è il pianeta in cui sono nato. E lo difenderò fino alla mia morte.”
La sua espressione, mista a rammarico e tristezza, non riusciva a trovare un senso di minima felicità.
Nemmeno festeggiare in compagnia del suo equipaggio poteva farlo sentire una persona migliore.
< Capitano, posso disturbarla? >
< Ormai l’hai già fatto, Yuki. Posso fare qualcosa per te? >
< Io e gli altri membri dell’equipaggio desidereremmo che lei venisse a festeggiare con noi. Ci manca molto la sua presenza. >
< Non mi va, Yuki. Ma grazie dell’invito. >
Fissando lo sguardo triste del Capitano, la giovane dolce ragazza si avvicinò a lui senza paura.
< C’è qualcosa che la preoccupa? >
< No. Sono estremamente felice di aver liberato per sempre il Pianeta Terra dalla minaccia di quelle aliene. >
< Davvero? Perché allora capisco che c’è qualcos’altro che non volete dirmi? >
< Non devo dire niente, Yuki. Non insistere. >
< Si tratta degli esseri umani? Da quello che so il Primo ministro non ci ha nemmeno ringraziato per il nostro operato. >
< Che vada pure al diavolo… Non m’interessano i suoi ringraziamenti. >
< Capitano, a questo punto vi pregherei di non essere così triste e di aggregarvi a noi. Saremo molto felici. >
< Credo di non sentirmi bene, Yuki. Sono molto stanco dopo il nostro ultimo combattimento. >
< Mi dovrei fidare? >
< Sì. Perché sono le mie parole. >
Evitando di insistere ulteriormente, alla fine Yuki decise di non controbattere ulteriormente.
< Va bene. Se cambiate idea, mi trovate in sala di pilotaggio. >
< D’accordo > rispose Harlock ritornando ad immergersi nei suoi pensieri.
“Mayu, quando sarai abbastanza grande verrò a prenderti per portarti verso l’esplorazione dell’universo… Ma adesso è troppo presto. Sei ancora troppo piccola e non puoi ancora intraprendere un simile viaggio.”
I suoi pensieri furono però interrotti dagli schiamazzi della sua ciurma e dai continui rumori di balli e feste che avevano trasformato l’Arcadia.
Spazientito dai continui rumori e dalle continue grida, Harlock si recò in sala di pilotaggio interrompendo la festa della sua ciurma.
< Ripartiremo tra poche ore > fece l’uomo appena capì di avere gli occhi di tutti addosso < Vi consiglio di riposarvi. Sarà un viaggio molto lungo. >
< Come quelli che abbiamo fatto finora > rispose il Dottor Zero.
< Ma questa volta non torneremo mai più su questo pianeta. Abbiamo ben altri piani da portare avanti. Ricordate? >
< Quali piani? Non capisco > mormorò il timoniere.
< A tempo debito lo saprete… Siamo tutti sull’Arcadia? >
Guardandosi attorno in maniera spaesata, i membri della nave capirono che mancava qualcuno a bordo dell’Arcadia.
< Allora? Perché non parlate? Mi nascondete per caso qualcosa? >
< Non vediamo da nessuna parte Tadashi > rispose il timoniere < Anzi, a dir la verità, non l’abbiamo più visto in giro da quando abbiamo vinto la battaglia. >
< Se è sceso dalla nave vi consiglio di riportarlo subito da me, altrimenti non farà più parte di questa spedizione. Sono stato chiaro? >
< Harlock, perché si comporta in maniera così fredda e cupa? >
< Perché io sono questo, Yuki! Mi dispiace che voi tutti non l’abbiate capito… Vi consiglio di ascoltare il mio avvertimento. Non sarò molto paziente. >
Fissandosi a vicenda con sguardo rattristito, i membri dell’equipaggio ubbidirono alla richiesta del loro capitano mettendosi alla ricerca del giovane Tadashi.
< Yuki, ma tu non sai… >
< No, Yattaran. Non so cosa sta succedendo al nostro capitano… Da quando siamo riuscite a sconfiggere le manzoniane, è profondamente cambiato. >
< Direi peggiorato > replicò il Dottor Zero.
< Secondo me devi provare a parlarci. >
< Ma è lui che non vuole parlare con me e con nessun’altro. >
< Perché dovrebbe essere arrabbiato? Non ha gradito i ringraziamenti mancati del Primo Ministro? >
< Non gl’importa niente del Primo Ministro > spiegò Yuki < Secondo me è frustrato perché non rivedrà più Mayu. >
< Adesso è tutto chiaro… >
< Meglio che vada a cercare Tadashi. Non sarebbe contento se lo lasciassimo qui sulla Terra. >
< Mi stavate forse cercando? >
Sentendo la voce del giovane ragazzo, i membri dell’Arcadia furono pronti ad accoglierlo come un grande eroe di guerra.
< Grazie al tuo contributo sei riuscito a sconfiggere i nostri più grandi nemici > fece Yattaran.
< Ma io non ho fatto niente. Siete stati voi e il Capitano a darmi man forte per non fermarmi dinanzi a niente. >
< No è vero, Tadashi. Tu sei un eroe come tutti gli altri. >
Vedendo che il ragazzo aveva portato con sé anche la piccola Mayu, i membri dell’Arcadia rimasero impietriti quando la videro.
< Tadashi, perché l’hai portata qui? >
< Perché voleva vedere la nave di Harlock. >
< Meglio che ti parli un attimo in privato > fece Yuki.
< Perché? Che succede? >
Trascinandolo lontano dagli altri, Yuki gli disse che Harlock non sarebbe stato felice di vedere la bambina sulla sua nave.
< Allora cosa devo fare? >
< La devi riportare a casa. Immediatamente. >
< E spiegargli che non avrebbe mai visto Harlock? È fuori discussione. >
< Ascolta Tadashi, la situazione è già abbastanza delicata… Ti prego di ascoltarmi. >
< Se non vuole più rivedere la bambina, dovrà dirglielo personalmente. Perché fa il codardo in questa situazione? >
< Perché ho ben altre cose a cui pensare. >
La voce perentoria di Harlock spaventò il povero Tadashi, ritraendosi verso Yuki.
< Mi scusi, Capitano. Non volevo mancarle di rispetto. >
< Hai solo detto quello che pensavi ed io ti ammiro per questo… Il nostro compito su questo pianeta è finito. Hai portato con te le tue cose? >
< Sì. Ma ho anche portato un ospite inatteso… >
< Se si tratta di Mayu… >
< Lei vuole vederla, Capitano. E non accetterà mai un no come risposta. >
< Tadashi, digli che non posso. Bisogna ripartire. >
< Capitano Harlock! > gridò la bambina felice di vederlo.
Vedendo che si stava avvicinando a lui, il giovane Capitano non fece niente per indietreggiare, acconsentendo al suo tocco e al suo abbraccio.
< Gli altri mi hanno detto che stai per partire… Ma è vero? >
< Tra qualche ora salperò insieme ai miei membri dell’equipaggio. >
< Perché te ne vai via subito? Non puoi rimanere un po’ con me? >
< Mi piacerebbe molto, ma non posso. >
< Perché? Che cosa devi fare? >
< Devo solcare l’infinito universo. E ho bisogno di partire subito. >
< L’universo è forse più importante di me? > domandò Mayu con tono triste.
< Certo che no. Che cosa ti viene in mente? >
< Allora vedi di rimanere ancora un po’ di tempo qui con me. Mi farebbe molto piacere. >
< Ma io… >
< E poi sono convinta che i tuoi membri non partirebbero ben sapendo che hai ancora da fare su questo pianeta. >
Non sapendo cosa rispondere, alla fine Harlock decise di tacere.
< Cara Mayu, non saremo partiti comunque. L’Arcadia ha un problema al motore che deve essere al più presto risolto > spiegò il timoniere.
< E quando avevi intenzione di dirmelo, Yattaran? >
< L’ho appena scoperto, Capitano. Mentre stavo facendo una prova con i motori. >
< E quando è grave il danno? >
< Devo ancora vedere. Comunque non partiremo nel giro di alcuni giorni se è questo quello che voleva sapere. >
< Urrà! Così potremmo rimanere ancora un po’ insieme. >
< Sì… sembrerebbe di sì > replicò Harlock cercando di essere minimamente felice.
< Allora, che cosa vorresti fare insieme? Io preferirei fare una bella passeggiata in tua compagnia. Così mi racconterai le tue avventure nello spazio. >
< Non c’è molto da dire. Gli ultimi anni che sono rimasto nello spazio era per combattere le manzoniane. >
< Allora vuol dire che mi parlerai di loro > replicò sorridente la bambina < Allora? Andiamo? >
< Oh... sì. Se avete bisogno di aiuto contattatemi in qualsiasi momento, va bene? >
< Tranquillo, Capitano. La situazione è tutta sotto controllo > fece Yattaran
< Molto bene. Ci vediamo più tardi. >

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Capitolo 2
*** L'indifferenza degli esseri umani ***


Andando in giro per la città in compagnia di Harlock, il Capitano non poté non notare tutta la serietà e l’indifferenza che avevano gli uomini appena gli passava dinanzi.
“Se salvare questo pianeta vuol dire vedermi con questi occhi, forse ho sbagliato qualcosa.”
< Harlock, perché sei così triste? Che ti prende? >
< Niente, piccolina. Mi stavo solo guardando in giro. >
< So che ci potrebbe essere brutta gente che non ti rispetta. Ma ti assicuro che ti amano tutti. >
< Ma io non voglio essere amato… Voglio solo che a questa gente torni la voglia di vivere. >
< Hanno passato un brutto momento, Harlock. Dagli tempo. >
< Non sarò qui quando le cose potrebbero cambiare… Lo sai vero? >
< Non c’è nessun modo per farti cambiare idea? >
< Perché secondo te dovrei farlo? >
< Perché questo è il pianeta in cui sei nato. >
< Mayu, ti prego. Staimo entrando in un argomento che tu non riusciresti a capire. >
< Solo perché sono molto piccola non vuol dire che io non capisca cosa ti salta in mente! > gridò la bambina adirata.
< Fai silenzio! Ci stanno guardando tutti! >
< E che guardino pure! Io non mi vergogno di niente e di nessuno… Se tu davvero stai pensando di lasciare questo pianeta, vorrei venire con te. >
< Non posso, Mayu. Sei ancora piccola per volare nell’universo. >
< Ed io cosa ci faccio qui se tu non verrai mai a trovarmi? >
< Andrai a scuola e frequenterai nuove amicizie. Come una bambina normale. >
< Questa vita che hai pensato per me non mi appartiene. Lo capisci, vero? >
< Mayu, ti prego… >
< Ascoltami Harlock: se te ne andrai dalla Terra senza di me, non ti azzardare mai più a tornare > replicò la bambina con le lacrime agli occhi prima di incominciare a correre lontano da lui.
< Mayu! Fermati! >
< Lasciami in pace. Sei un Capitano cattivo. >
Harlock si sentiva furioso con sé stesso per aver ferito i sentimenti della bambina.
“Il nostro rapporto non può finire così, Mayu. Torna da me. Ti prego.”
< Capitano! Capitano! >
< Yattaran. Che succede? >
< Ho controllato accuratamente il motore dell’Arcadia ma purtroppo ci vorrà molto più del previsto per aggiustarla. >
< Quanto tempo richiedi? >
< Devo riuscire a trovare il pezzo di ricambio. Una volta trovato credo che mi servirà circa tre settimane. >
< Che cosa? >
< Mi dispiace Capitano, ma prima non posso fare. >
Fissando il rammarico del suo timoniere, alla fine Harlock non era minimamente furioso con lui.
< Non ti preoccupare. Tanto saremo rimasti qui lo stesso. >
< Davvero? Quindi non vuole andarsene subito? >
< No. Ho alcune situazioni che devo risolvere. >
< Meno male. Sono contento. >
< Cosa? >
< Voglio dire che mi darò una mossa e sistemerò l’Arcadia in men che non si dica. A più tardi > disse infine Yattaran prima di ritornare verso l’astronave di Harlock.
“Yattaran… Mio grande amico…”
< Allora l’ammutinamento che avevamo preparato io e Yuri può anche non iniziare. >
< Tadashi, che cosa stai dicendo? >
< Che potevamo essere tutti contro di lei, Capitano. >
< Sarebbe stato un grande errore, ragazzo mio. >
< Non lo metto in dubbio. Ma partire dalla Terra così di fretta e furia era una pessima idea… Soprattutto dopo quando sono riuscito a venire in contatto con il Primo Ministro. >
< Che cosa centra il Primo Ministro sulla nostra partenza? >
< La vuole vedere, Capitano. >
< Mi dispiace ma ho da fare > rispose Harlock senza mezzi termini.
< Capitano, la prego. È molto importante. >
< Devo ritrovare Mayu. Io e lei abbiamo litigato ed è scomparsa chissà dove. >
< E’ in compagnia di Yuri, stia tranquillo. >
< Davvero? >
< Non so perché, ma aveva bisogno di sfogarsi un po’… Spero che tra voi due vada tutto bene. >
< Potrebbe andare molto meglio… >
< Comunque, tornando a noi, sarebbe meglio che lei e il Primo Ministro… >
< La mia risposta è no, Tadashi. Che ti piaccia o no. >
< Ma quella gente è in debito con noi. Il minimo sarebbe accogliere il suo invito. >
< Per fare cosa? Per fissare il mio sguardo rude e farmi deridere dietro le spalle? Non ci pensare nemmeno, Tadashi. Io non cambio idea. >
< Nemmeno se ci proviamo noi a convincerti? >
< Yuri… Miyu… >
< Il Primo Ministro si vuole congratulare personalmente con te. Non puoi rifiutare il suo invito. >
< Se siamo riusciti a liberare il pianeta Terra è grazie a tutti noi. Non deve congratularsi solo con me. >
< Va bene. Allora ti accompagneremo tutti. Così sarai più tranquillo, no? > propose Tadashi.
< Voi non mollate mai, vero? >
< E’ un incontro molto importante. Ne va del futuro della protezione terrestre. >
< Il pianeta Terra non ha bisogno di essere protetto ulteriormente. Adesso può benissimo difendersi da solo. >
< Su questo avrei qualche dubbio > fece Tadashi < Ho timore che qualche manzoniana sia rimasta viva e si stia nascondendo in attesa che possa colpirci alle spalle. >
< La loro Regina è stata bruciata viva. Anche se ci fossero alcune manzoniane vive, non potranno fare niente per sconfiggerci. >
< Mi dispiace Harlock, ma di questo dissentisco.
< Vi siete messi tutti contro di me oggi? >
< Sì perché pensi solo al tuo futuro > replicò Mayu.
< Non è vero. >
< Allora rimani qui insieme a me finché non sarò abbastanza grande per volare con te. >
< Ma Mayu… >
< Allora Harlock, va a parlare con il Primo Ministro oppure no? >
< Ci penserò. >
< Non è una decisione a cui può rimandare. >
< Perché? In questo momento potrei essere occupato a sistemare la mia astronave. >
< Ma di questo si occupa Yattaram… Di conseguenza lei è libero da ogni impegno. >
< Vuoi che ti accompagni io, Harlock? > propose la bambina ritrovando il sorriso.
< Ne sarei felice. >
< Molto bene. Allora andiamo. >
 
 
Una volta ritrovatosi dinanzi al palazzo del Primo Ministro, Capitan Harlock ebbe un groppo in gola.
“Non mi fido di questa gente… Anche se sono degli esseri umani come me…”
< Che cosa ti prende, Harlock? Perché non entriamo? >
< Dobbiamo essere ricevuti. Non possiamo fare come ci pare. >
< Ma qui non c’è nessuno nei paraggi. >
< Capitano, vi stavamo aspettando > fece un soldato venendo verso di lui < Il Primo Ministro è ansioso di rivedervi. >
< Fatemi strada. Non ho molto tempo. >
< Certo. Venga con me. >
< Harlock, non fare lo sgarbato > lo brontolò Miyu.
< Meno rimaniamo in questo posto meglio è. Fidati di me. >
Una volta che si ritrovò dinanzi al primo ministro, centinaia e centinaia di persone molto facoltose, erano riunite nel salone grande del palazzo attendendo l’arrivo del Capitano.
< Finalmente ci ritroviamo, Capitan Harlock > fece il Primo Ministro minimamente contento di vederlo.
< Posso fare qualcosa per lei? >
< Volevo solo ringraziarla. Lei ha saputo guidare i suoi uomini verso la vittoria in una guerra che sembrava persa fin dall’inizio… I miei più sinceri complimenti. >
< Vi ringrazio. Adesso posso andarmene? >
< Vorrei prima sapere quale sarà il vostro futuro. >
< Non ho ancora deciso… Credo che rimarrò qui sulla Terra ancora per un po’ in compagnia di Miyu. Poi vedrò. >
< Solcherà ancora gli spazi infiniti dell’universo? >
< Sì. È questa la mia vita. >
< Bene, Capitano. Tanto non abbiamo più bisogno dei suoi servigi. >
< Se fosse stato per lei, non avreste avuto bisogno del mio aiuto. Preferiva soccombere sotto i colpi di quelle aliene… Non è forse vero, Primo Ministro? >
< Ma cosa le viene in mente? >
< Adesso basta prenderci in giro. Parli chiaro. >
< State dicendo un mucchio di sciocchezze. >
< Certo, come no… Farò finta di non aver sentito… Ma sinceramente non m’interessa che cos’ha in serbo per il Pianeta Terra. Tanto non potrebbe mai andare peggio di così. >
< Se è questo quello che lei pensa, vi pregherei di lasciare immediatamente il mio Palazzo. Non è più il benvenuto. >
< Come osate cacciare Harlock in questo modo?! > gridò Mayu < E’ grazie a lui se tutti voi siete ancora vivi. Mostrategli un minimo di rispetto! >
< Mocciosa, come ti permetti di parlarci così? Lo sai chi sono io?! >
< Siete un uomo crudele e senza scrupoli. Ecco chi è lei. >
< Adesso basta, ne ho abbastanza. >
< Sì, finiamola qui… Grazie per avermi difeso Mayu, ma è tutto inutile. Gli umani non cambieranno mai. Andiamocene da qui. >
Fissando tutte le persone a cui gli passava dinanzi, Harlock ebbe la sensazione di intravedere una creatura che avrebbe preferito non vedere mai più.
< Che cosa ti prende Harlock? Perché ti sei fermato? >
< Niente… Credevo di aver visto… Lascia perdere. Te lo spiegherò poi. >

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Capitolo 3
*** A volte ritornano ***


Capitan Harlock si comportava in maniera molto più strana e ambigua del solito, senza spiegare a nessuno perché era tornato ad essere così serio e indifferente.
< Mayu, che cos’è successo al Capitano? Perché dopo la vostra passeggiata si è rinchiuso nella sua cabina e non vuole parlare con nessuno? > gli domandò Yuki alla bambina.
< E’ tutta colpa del Primo Ministro. L’ha trattato come l’uomo della peggior specie e ad Harlock non gli è piaciuto. >
< Davvero? Solo questo? >
Pensandoci più attentamente, Mayu si ricordò quando Harlock si fermò improvvisamente e fissò una figura non molto lontano da loro.
< Chi potrebbe aver visto? >
< Non lo so, Tadashi. Non me l’ha voluto dire. >
< Devo parlare alla svelta con il Capitano. Devo sapere che cosa vuole fare con questi oggetti inutili > fece Yattaram.
< Qui vicino c’è una discarica. Portali lì > fece Tadashi.
< Ma se poi potrebbero servire in un futuro? Io li terrei come possibili pezzi di ricambio per qualcosa. >
< Yattaram, vorrei ricordarti che al capitano non piace quando portiamo troppa roba inutile a bordo. Ti ricordi quando ti ha ripreso per degli oggetti sconosciuti scoperti su un altro pianeta? >
< Però poi sono serviti a qualcosa > replicò il timoniere difendendosi dalle parole di Yuki.
< Fai quello che vuoi. Però poi non dirmi che non ti avevo avvertito. >
< Ok. >
< Manca ancora molto al ripristino dei sistemi dell’Arcadia? >
< Come ho detto al Capitano, ci vorranno all’incirca 20 giorni. >
< Cosa? Così tanti? >
< E’ un lavoro molto delicato e ci vuole un sacco di tempo. >
< Perché non ti fai aiutare da qualcuno? >
< Perché solo io so come aggiustarlo. >
< Ma gli altri membri… >
< Loro sono già impegnati, Tadashi. Ti pregherei di farti gli affari tuoi. >
< Ma io veramente… >
< Lasciami lavorare che è meglio… Anzi, se riesci a parlare con il Capitano, digli che lo voglio subito qui per informarlo dei nuovi sviluppi. >
< D’accordo, ci vado subito. >
< Ma non ti ho detto di farlo subito. L’hai capito o no che vuole stare da solo? >
< Ascoltami bene, non può stare nella sua cabina mentre tutti abbiamo bisogno di lui. Non può continuare a fare il solitario come se niente fosse. >
< E’ questa la sua indole, Tadashi. >
< Lo so però… >
< Io ho un’idea migliore: perché non ci andiamo tutti assieme? Sono sicura che ha bisogno in qualche modo di aiuto. >
< Il Capitano non chiede mai l’aiuto di nessuno, Mayu. >
< C’è sempre una prima volta, sai? >
< Non per lui. >
< Comunque Mayu ha ragione: dobbiamo andare a trovarlo. >
< Aspettate. Vi apro il portellone della nave. >
Una volta montati sull’Arcadia, Tadashi, Yuki e Mayu si recarono verso la cabina di Harlock per capire le sue reali intenzioni.
< Che cosa ci fate a zonzo sull’Arcadia? >
< Capitano! Volevamo parlare con lei > rispose Tadashi.
< Se state pensando se ho qualche problema, vi dico che è tutto apposto. Sto elaborando un nuovo piano di difesa contro eventuali nostri nemici. >
< Ma come? Non siamo neancora partiti e lei sta già preparando un piano di difesa? >
< Sì, Tadashi. Bisogna prevenire certi aspetti quando si combatte. >
< Sì d’accordo, però… >
< E poi non potremmo partire per alcuni giorni. Le modifiche e gli aggiustamenti sull’Arcadia sono molto più lunghe di quando si possa immaginare. >
< Sì, Yattaram ce l’ha detto… Però siamo molto preoccupati per lei, Capitano. >
< Te l’ho detto: sto bene. >
< Allora perché non ci dici che cos’hai visto ieri quando sei andato dal Primo Ministro? >
Sentendo la domanda di Yuki, Capitan Harlock si immobilizzò all’istante.
< Ho solo avuto una brutta impressione. Tutto qui. >
< Che tipo di brutta impressione? >
< Smettetela di farmi il terzo grado. Sapete quanto non lo sopporto. >
< Harlock, lo capisci o no che vogliamo aiutarti? >
< Io non ho bisogno di essere aiutato! > gridò inviperito il Capitano < Non sono un rammollito come gli altri esseri umani. Le situazioni me li risolvo da solo. Adesso però lasciatemi in pace. Ho bisogno di stare da solo per un po’. >
< Ma Harlock… >
< Piccola Mayu, io e te ci rivedremo molto presto. Puoi rimanere sull’Arcadia per tutto il tempo che vuoi.>
< Ma senza di te non sarà la stessa cosa, Harlock. >
< Lo so. Ti chiedo di pazientare ancora un po’. >
< Ma quanto? Non hai molto tempo. >
< Mi farò vivo io, d’accordo? >
< Va bene > rispose la bambina a malincuore.
< Un’ultima cosa, ragazzi: mandatemi subito Yattaram. Lo aspetterò nella cabina di pilotaggio. >
< D’accordo, Capitano. >
 
 
Una volta che Yattaram incontrò il Capitano, quest’ultimo lo fissò con sguardo affranto.
< Capitano, voleva vedermi? I lavori sull’Arcadia stanno procedendo molto bene. Ho solo bisogno un po’ di tempo, tutto qui. >
< Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi, amico mio > rispose Harlock con tono pacato < Però se ti ho fatto chiamare non è per sapere delle condizioni dell’Arcadia. >
< Ah sì? Allora di cosa si tratta? >
< Yattaram, purtroppo sono molto preoccupato per Mayu e per tutti gli altri essere viventi che vivono su questa Terra… Purtroppo il Primo Ministro non fa nulla per ricostruire e rendere il Pianeta vivibile come un tempo… Ed è per questo che dobbiamo entrare in campo noi. >
< Vuole forse dirmi che il Primo Ministro non difende il Pianeta come dovrebbe? >
< Esatto… Le mie preoccupazioni sono salite quando ho visto un umano molto diverso dal solito. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e mi fissava con tale cattiveria da farmi accapponare la pelle. >
< Credete che siano ancora loro? >
< Purtroppo sì, caro amico mio… Però ho voluto dirlo a te perché non volevo che negli altri salisse la paura così presto. Non ho ancora prove certe e devo aspettare. >
< Che cos’ha intenzione di fare? >
< Dovremmo perlustrare i vicoli di questa grandi città. Sono sicuro che in una maniera e nell’altra si stiano riorganizzando. >
< Ma se Raflesia è morta, lei crede… >
< Non ci metteranno molto a ritrovare un altro capo che possa guidare quelle creature. Ed è per questo che dobbiamo sconfiggere il problema prima che si diffonda e diventi incontrollabile. Mi sono spiegato? >
< Accuratamente, mio Capitano. Quando avete intenzione di poterle andare a cercare? >
< Questa notte stessa. Ma mi raccomando: nessuno deve sapere niente. Capito? >
< Certo, nessun problema. >
< Molto bene. Torna pure al tuo lavoro. Ci vediamo più tardi. >
< D’accordo, Capitano. >
 
 
Una volta scesa la notte, un gruppo di uomini sospetti si radunarono in gran segreto per discutere di alcune armi che avevano progettato senza il permesso dei loro superiori.
< Queste armi distruggeranno gli umani in maniera veloce ed efficace. Questo componente chimico potremmo metterlo nel cibo e nell’acqua, così da rendere il Pianeta Terra completamente inabitabile. >
< Sei sicura che nessuno sospetta di noi? >
< No, mia Regina. Nemmeno Harlock sa della nostra esistenza. >
< Molto bene. Allora il nostro piano va avanti senza alcun intoppo… Quando possiamo avanzare la nostra creazione? >
< Mancano solo alcuni dettagli ma tra qualche giorno potrà cominciare a mietere le sue vittime. >
< D’accordo. Vorrà dire che rimarremo ancora nell’ombra per un po’… Ma voi tenete sotto controllo il Primo Ministro e Harlock. Non devono sospettare di nulla. >
< Sì, mia Regina. >

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Capitolo 4
*** Un veleno mortale ***


Una volta scesi dalla nave, Yattaram e Harlock si accurarono di non aver svegliato nessuno.
< Molto bene. Stanno tutti dormendo, Capitano. >
< Perfetto. Andiamo. >
Muovendosi nell’ombra della notte, Yattaram e Harlock camminarono senza farsi vedere da nessuno.
< La gente dorme tranquilla nelle loro case. Hanno ancora molta paura di uscire da soli. >
< Questo perché hanno timore d’imbattersi in qualche alieno sopravvissuto > spiegò Harlock.
< Sarà molto difficile per loro tornare alla normalità, vero? >
< Esatto. >
< Capitano, secondo lei dove dovremmo recarci? >
< Dobbiamo tornare verso il Palazzo del Primo Ministro. Sono sicuro che siano lì che le manzoniane si nascondono. >
< Sarà molto pericoloso intrufolarci là dentro. Ho visto che il posto è controllato da migliaia di uomini. >
< Ma noi saremo molto più furbi di loro. >
< Sempre se non ci lasciamo la pelle. >
< Smettila di fare il pessimista, Yattaram. Abbiamo passato momenti peggiori, non ricordi? >
< In questo momento non mi vengono in mente. >
< Comunque secondo me in quel posto c’è una via segreta che il Primo Ministro usa in caso di fuga… Bisogna solo trovarla… >
< Non sarà facile muoversi nel buio della notte. Il sentiero non è minimamente illuminato. >
< Sarà il nostro istinto che ci guiderà. Tu seguimi e stai molto attento a dove metti i piedi. >
< Sì, capitano. >
Una volta giunti dieto l’edificio del Primo Ministro, Harlock notò qualcosa di estremamente inusuale.
< Chi saranno quelle persone? >
< A vederli dal camice sembrano degli scienziati > rispose Yattaram.
< Stanno trasportando qualcosa di losco. Me lo sento. >
< Dobbiamo seguirli, Capitano. >
< Ma come? Loro hanno un mezzo di trasporto, mentre noi… >
< Potremmo prendere quella moto laggiù > fece Yattaram indicandogliela.
< Sapresti metterla in moto senza le chiavi? >
< E’ un gioco da ragazzi, Capitano. >
< Molto bene. Andiamo allora. >
Una volta che il gruppo di scienziati ebbe finito di caricare la merce sul furgone, iniziarono a circolare nel buio della notte seguiti a distanza di sicurezza da Harlock e da Yattaram.
“Che cosa potrebbero essere quei flaconi di prima? Dove porteranno quella merce?”
Dopo essere giunti dinanzi al mare, Yattaram e Harlock abbandonarono la moto per seguire il gruppo di scienziati a piedi.
< Capitano, ho la netta sensazione che quelle non sono medicine, ma bensì un’altra sostanza. >
< Lo credo anch’io. Si stanno apprestando a gettarli nel mare. Dobbiamo fermarli. >
< Crede davvero… >
< Anche se noi siamo soli non possiamo che quei maledetti la passino liscia. Anche se non sappiamo le loro reali intenzioni. >
Senza essere minimamente impaurito, Harlock corse verso di loro prendendone in ostaggio alcuni.
< Che nessuno si muova! > intimò l’uomo < Ditemi immediatamente perché stavate gettando queste sostanze in mare. >
Senza rispondere, il gruppo di scienziati si guardò a vicenda completamente divertito.
< Perché state tutti ridendo? Parlate dannazione! >
< Capitan Harlock, avete deciso di fare l’eroe da solo? > domandò uno di loro
< Che intende dire? >
< Il Capitano non è solo. Ci sono anch’io > fece Yattaram sguainando la sua spada.
< Un nano cicciottello e un capitano con un occhio solo… Pensate davvero di riuscire a fermarci? >
< Chi siete realmente? Mostrate la vostra vera identità. >
< Ahahah avete forse paura? >
< Niente mi spaventa. Nemmeno se voi sareste un migliaio. >
< Allora vedremo quando saremo tutte armate se dirai lo stesso… >
Abbandonando le spoglie da scienziati, quando Harlock vide il loro vero volto rimase visibilmente sconvolto.
< Lo sapevo… Sapevo che c’eravate voi manzoniane dietro a tutto questo… >
< Questa volta sei arrivato tardi, Capitano. Anche senza lo nostra Regina siamo riuscite nel nostro intento… >
< Quale intento? Parlate chiaramente. >
< Presto tutti gli esseri umani moriranno avvelenati grazie a questo potente veleno che abbiamo creato. Non potrai mai fermarci tutte, Capitano. La tua fine e quella degli umani è vicina. >
< Non osate muovermi! >
Venendo colpito alle spalle, Harlock cadde svenuto sotto gli occhi attenti delle manzoniane, mentre Yattaram riuscì a scappare nel buio della notte.
< Mia Regina, che cosa facciamo con il piccoletto? >
< Lascialo pure andare. L’importante è che abbiamo Harlock in ostaggio… Presto tutti gli esseri umani tremeranno di fronte alla nostra forza. >
 
 
Ritornando verso l’Arcadia, Yattaram svegliò tutto l’equipaggio per raccontargli che il Capitano era stato rapito dalle aliene.
< Ma cosa stai dicendo, Yattaram? Le manzoniane sono state sconfitte > fece Tadashi.
< Non è così, ragazzo! Io e Harlock le abbiamo viste con i nostri occhi. Si stanno apprestando ad uccidere tutti gli esseri umani avvelenando le acque del pianeta. Dobbiamo fermarle alla svelta. >
< Ma come facciamo? Abbiamo bisogno di alleati per poterle fermare tutte > fece il Dottor Zero < E sicuramente il Primo Ministro non sarà troppo accondiscendente per aiutarci. >
< Però dobbiamo tentare lo stesso > replicò Yuki.
< E soprattutto dobbiamo andare a liberare Harlock prima che gli facciano del male. >
< Questa sarà la parte più difficile > fece Yattaram < Loro sono più di un migliaio… Ancora non riesco a capire come ho fatto a fuggire. >
< Forse ti hanno solo lasciato andare per venirci a riferire tutto questo > mormorò Tadashi < Quelle maledette sono troppo furbe. >
< La pagheranno. Costi quel che costi > replicò il Dottor Zero < Spero vivamente che Harlock riesca a resistere. >
< Lo speriamo tutti. Ma sono convinto che non perderanno tempo nel torturarlo. >
< Dobbiamo andarlo subito a salvare! Non c’è un minuto da perdere. >
< Prima però dobbiamo elaborare un piano efficace, piccola Miyu. Non possiamo andare allo sbaraglio come abbiamo fatto io e il Capitano. È troppo pericoloso. >
< E come potremmo mai fare? >
< Io… non lo so… >
< E se parliamo con il Primo Ministro? >
< Non ci darà mai i suoi uomini. >
< Lo deve fare. Non ha altra scelta. >
Guardandosi intorno, i membri dell’equipaggio arrivarono alla conclusione che l’unica idea efficace era proprio quella di Tadashi.
< Tadashi, non vorrei che il Primo Ministro fosse in combutta con le manzoniane… >
< Che cosa stai dicendo, Yattaram? Perché si dovrebbe alleare con quelle aliene? >
< Non lo so… Però abbiamo visto quelle creature uscire dal retro del suo Palazzo… Com’è possibile che non si possa essere accorto di nulla? È impossibile. >
< E’ una situazione strana, non c’è che dire… Però è l’unica persona che dispone di un esercito in grado di aiutarci. >
< Non lo so. Ma io di lui non mi fido. >
< Hai forse qualche idea migliore, Yattaram? >
< Purtroppo no. >
< Allora dovremmo fare come ho detto io se vogliamo salvare il Capitano, non credi? >
Alla fine anche il timoniere si convinse delle parole del ragazzo.
< D’accordo. Andiamo a svegliare quel dannato Primo Ministro e speriamo in bene. >
 
 
Nel mentre Harlock era incatenato e veniva tenuto appeso in uno stabilimento abbandonato dove le manzoniane tenevano il loro potente veleno, il giovane Capitano non poteva immaginarsi con quale devastazione poteva portare quella sostanza.
< Non riuscirete a fermarmi. Nemmeno se mi tenete incatenato contro la mia volontà. >
< Ti consiglio di tenere a freno la lingua, Capitano. Adesso sei solo. >
< Raflesia… Ma io ti avevo ucciso… >
< Sono molto più dura a morire di quello che pensi, caro Capitano. E il mio piano di sterminare l’intera razza umana sta avendo successo… Ti mostrerò questo video giusto per farti vedere come io e le altre aliene inquineremo la Terra. >
Guardando accuratamente il video della Regina Raflesia, Harlock fu sbalordito in quale velocità la sostanza avvelenata trasformava le acque del pianeta.
< Presto nessun essere umano potrà disporre di una goccia di acqua potabile in questo pianeta, morendo avvelenato o disidratato. >
< Maledette… Non riuscirete non vostro intento! >
< Caro Capitano, ci siamo già riuscite… Soprattutto anche grazie ad un alleato d’eccezione. >
< State forse parlando del Primo Ministro? >
< Quel maledetto pensa solo ai soldi e ai suoi interessi. Non ha a cuore la sorte delle persone… Ecco perché vi meritate di fare una brutta fine. >
< No… Non ci credo… >
< Tra poco potrai incontrarlo di persona. Devi solo attendere un po’. >
Dando ormai per spacciato il Pianeta, Harlock si crogiolò nella più totale disperazione, mentre la Regina Raflesia e le altre manzoniane si apprestavano a portare a termine il loro piano.
“La Terra in mano ad un Primo Ministro Corrotto e ad un’aliena che la devasterà fino alla fine… Ormai le speranze si stanno piano piano affievolendo.”

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Capitolo 5
*** La stirpe dei dannati ***


I membri dell’equipaggio dell’Arcadia si trovavano tutti dinanzi all’entrata del Palazzo del Primo Ministro.
< Questo posto non mi è mai piaciuto > fece Yuki disgustata.
< Eppure non possiamo far altro che entrare. >
< Tadashi, pensaci bene. E se fosse una trappola? >
< Perché il primo ministro ci dovrebbe fare questo? >
< Quell’uomo è senza scrupoli e privo di sentimenti. Dobbiamo stare attenti. >
< Siamo i salvatori del Pianeta Terra. Dovrà per forza ascoltarci. >
Appena decisero di entrare, un gruppo di soldati si frappose tra di loro e l’ingresso del Palazzo.
< Dove pensavate di andare? >
< Dobbiamo parlare con il Primo Ministro. È urgente. >
< Il Primo Ministro non ha tempo da sprecare per voi. >
< Non vogliamo disturbarlo per niente. Dobbiamo parlare di un grande problema. >
< Il vostro problema è che non siete autorizzati ad entrare. >
< Perché non volete farci passare? > domandò Yuki.
< Perché questa non è una gita di piacere. >
< Nessuno di noi ha detto che lo fosse > rispose piccato Yattaram.
< Piccoletto, fai lo spiritoso? Ancora non sai con chi stai parlando. >
< Pensate davvero che un gruppo di omuncoli come voi mi possa fare paura? Ahahah ma non fatemi ridere e lasciateci passare. >
< Adesso basta ne ho abbastanza! >
Pronti a sparare contro di loro, ci volle l’intervento tempestivo del primo ministro in persona per evitare una possibile strage.
< Primo ministro, ci scusi la nostra intrusione, ma abbiamo assoluto bisogno di parlarle. >
Senza rispondere subito, il Primo Ministro fece segno ai suoi uomini di dare campo libero agli ospiti dell’Arcadia.
< E’ tutto sotto controllo. Potete andare. >
< Ne è sicuro, Primo Ministro? >
< Certo. >
Una volta rimasti da soli, il Primo Ministro scorto i membri dell’Arcadia nel salone principale del suo Palazzo.
< Allora, cosa posso fare per voi? >
< Sì tratta di Capitan Harlock, Primo Ministro. È tenuto prigioniero dalle manzoniane. >
< Che cosa? Non direte sul serio, spero. >
< Invece è proprio così > ribadì Tadashi < Le manzoniane sono ancora vive. >
< Credevo che fossero state tutte massacrate… >
< Purtroppo alcune di loro sono riuscite a sopravvivere. >
< Questo sì che è un guaio > mormorò l’uomo pensieroso < E per di più Harlock è loro prigioniero… La situazione è molto grave. >
< Primo Ministro, se siamo venuti tutti fin qui è perché abbiamo bisogno dei vostri uomini per combattere quelle mostruose creature > fece Yattaram < Abbiamo timore che abbiano in serbo un piano molto losco e distruttivo. >
< Purtroppo non ho abbastanza uomini per aiutarvi… Le perdite avute nell’ultima guerra sono state molte e non ho avuto il tempo di riorganizzare il mio esercito. >
< Questo non è possibile > Fece Tadashi irritato < Voi siete l’uomo più potente del mondo. Non potete avere a seguito un esercito degno del vostro nome. >
< Purtroppo è così come ho detto, figliolo. La popolazione è stata decimata e molti soldati non sono riusciti a sopravvivere a questa guerra. >
< Non ci credo che non ci sia un modo per combattere queste creature > fece Yuki < Lei deve aiutarci. >
Rimanendo in silenzio per alcuni secondi, il Primo Ministro si voltò verso l’uscita del salone accendendo il suo sigaro.
< Forse questi soldati potranno fare al caso vostro… Guardate con i vostri occhi. >
< Che significa? >
Una volta aperta la porta che dava su di un’altra stanza, i membri dell’Arcadia furono circondati da un centinaio di manzoniane armate fino ai denti.
< Ma che cavolo… >
< Siete in trappola > fece una di loro < Arrendetevi subito o saremo costrette a spararvi. >
< Primo Ministro, che diavolo significa tutto questo? >
< Significa che gli umani sono i nuovi alleati delle manzoniane > spiegò l’uomo con ghigno malefico < Mi dispiace per tutti voi, ma Capitan Harlock è un traditore del Pianeta e si merita di essere torturato e ucciso. >
< Come può un essere umano allearsi con delle creature del genere? Siete un uomo senza scrupoli > ribadì Yuki disgustata.
< Diciamo che l’unica cosa che realmente m’interessa sono solo gli affari… E queste creature mi hanno aiutato a diventare molto più ricco di quello che sono ora. >
< Non vi bastavano i soldi e il potere che aveva già?! > gridò Tadashi.
< Abbassa la voce, ragazzo. Non sei nella condizione di ribellarti. >
< Sarà lei che soccomberà sotto i colpi della nostra vendetta. >
< Voglio proprio vedere come… Voi siete solo in cinque mentre noi siamo più di un centinaio. Che cosa credete di fare? >
Guardandosi attorno con aria inorridita, i membri dell’Arcadia si strinsero tra di loro cercando di proteggersi a vicenda.
< Ragazzi, ho paura > fece Mayu tremante.
< Non ti preoccupare, Mayu. Andrà tutto bene. >
< Fermatevi immediatamente! >
La voce dirompente della Regina Raflesia scosse tutto il Salone Grande.
< Vostra Altezza, è un privilegio accogliervi nella mia umile casa. >
< Risparmia il fiato, Primo Ministro. Non sono qui per ascoltare i tuoi convenevoli > rispose la Regina seria.
< Certo, come no… Cosa posso fare per voi? >
< Ho qui con me quel dannato di Capitan Harlock… Voglio che sia in prima linea quando vedrà il suo esercito morire sotto i colpi dei miei soldati. >
Capitan Harlock, visibilmente conciato male, si reggeva a malapena in piedi con le sue gambe.
< Maledetta! Che cosa gli hai fatto al mio Capitano?! >
< Fai silenzio, mocciosa! Non voglio sentirti parlare. >
< Mayu… > fece Harlock con voce flebile.
< Sì, sono qui Capitano. >
< Non permetterò che ti facciano del male. >
< Mi dispiace per te ma non potrai fare niente, Harlock. Ormai la tua ciurma è in mio potere. >
< Vostra Altezza, permettetemi che sia io ad ucciderli personalmente. >
< Perché un uomo inutile come te vorrebbe un simile onore che spetterebbe solo a me? >
< Perché nessuno di loro mi è mai piaciuto… Però se volete farlo voi, non farò niente per oltraggiarvi. >
< Pensandoci bene credo che sarà divertente vedere un umano uccidere la sua stessa gente… Prego, Primo Ministro. Sono tutti per te. >
< Vi ringrazio infinitamente. >
Una volta impugnato un fucile laser, il Primo Ministro decise di togliere di mezzo per prima la ragazzina.
< Tu sei quella che ad Harlock è più legato… Sarà un piacere vederti fare una brutta fine. >
< Non ha nessun cuore! > gridò spazientito Tadashi < Come può uccidere una bambina indifesa?! >
< Lo posso fare eccome! >
< Che lei sia dannato! >
< Dannata è la vostra stirpe che tra poco non esisterà più. >
< Non è ancora detta l’ultima parola. >
Rubando la pistola laser dal taschino di Tadashi, Mayu prese accuratamente la mira da più di dieci metri uccidendo in un solo colpo il Primo Ministro.
< No… non è possibile… >
< Adesso sarà lei che brucerà all’inferno > fece Mayu con tono sprezzante < Addio. >
Mentre il Primo Ministro stava diventando cenere, Raflesia non mosse ciglio, godendosi l’intera scienza della ragazzina killer.
< Hai fegato per essere una bambina di quella età > fece la Regina < Da dove ti deriva tutto questo odio? >
< Dal fatto che il Primo Ministro ci ha tradito impunemente > spiegò Mayu.
< Voi esseri umani siete una razza corruttibile. È per questo che siete destinati a scomparire per sempre. >
< Non riuscirete mai ad ucciderci tutti. >
< Ah no? Appena avrò inquinato tutte le acque del pianeta, nessun essere vivente di questa Terra riuscirà a sopravvivere a parte noi. >
< Non è detta l’ultima parola. >
Sentendo una voce provenire da dietro la Regina, Raflesia si girò di scatto vedendo una sua simile impugnare un fucile laser contro di lei.
< E tu chi sei?! >
< Colei che ti costringerà a rimangiarti tutti i tuoi crimini commessi. Addio, Raflesia. >
Puntando dritto verso di lei, Raflesia bruciò sotto gli occhi increduli di tutte le manzoniane.
< Oh no! La Regina! >
Completamente spaesate e spaventate, tutte le manzoniane cercarono una via di fuga dal Palazzo del Primo Ministro, ma furono tutte sterminate da Met.
< Met, credevamo che tu fossi tornata sul tuo pianeta > fece Yuki.
< Ho deciso di rimanere ancora a soggiornare un po’ sulla Terra… E fortunatamente sono riuscita a scoprire il piano di quelle maledette e ad intrufolarmi tra di loro senza farmi riconoscere. >
< Ti dobbiamo la vita, Met. Ci hai salvati tutti > replicò Tadashi.
< E’ stato un vero piacere… Adesso però dobbiamo pensare ad Harlock.
< No.. Sto bene… >
Ma appena il Capitano si mosse di un altro passo, costui cadde a terra senza energie.
< Dottor Zero, abbiamo bisogno urgentemente di te. >
< Fatemi passare > fece il medico.
Esaminandolo in tutto il corpo, il Dottor Zero vide che c’erano un sacco di ferite su tutta la pelle.
< Queste ferite devono essere disinfettate all’istante, altrimenti il Capitano rischia grosso. >
< Che cosa possiamo fare noi? >
< Trovatemi delle bende e portatemi ogni medicinale che sta sull’Arcadia. Devo curarlo all’istante. >
 
 
Dopo vari interventi durate molte ore, alla fine il Dottor Zero poté constatare che Harlock era fuori pericolo.
< Questa sì che è una bella notizia > dissero in coro Mayu e Tadashi.
< Meno male. Tutto è bene quel che finisce bene > mormorò Yuki.
< Adesso come sta? Possiamo vederlo? >
< Sarebbe meglio di no. Deve riposare per riacquistare le energie. >
Ma appena si voltarono, videro il Capitano completamente fasciato che si muoveva con le sue gambe.
< Capitano, credevo di essere stato abbastanza chiaro… Non doveva muoversi. >
< Adesso sto realmente bene. >
< Questo non mi sembra > insistette il dottore.
< Lascia stare, Zero. Fidati di me. >
< Harlock! >
Completamente felice di vederlo, Mayu gli saltò addosso senza curarsi delle sue ferite.
< Piccola Mayu, sono felice di vedere che stai bene. >
< La stessa cosa vale per me, Harlock… Adesso che è tutto finito che cosa pensi di fare? >
< Anche se sono stato tradito ancora una volta dal Primo Ministro, ho deciso che questa rimarrà per sempre casa mia. >
< Quindi non parti più? >
< No, Mayu. Non ora, almeno. >
< Questa sì che è una grande notizia! > gridò la bambina euforica < Dobbiamo festeggiare la tua permanenza e la tua guarigione. >
< Su queste cose ci sarà tempo > intervenne Zero < Ora si vada immediatamente a riposare Capitano, altrimenti la incateno al letto con la forza. >
< D’accordo, dottore. Ha vinto lei… Ci vediamo più tardi, ragazzi. >
< Riposati, Capitano. Ne hai bisogno > rispose Mayu stringendolo ancora una volta a sé.

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