Draco Malfoy e il Ministero della Magia

di Believer98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scontro ***
Capitolo 2: *** Reazione e punizione ***
Capitolo 3: *** Vicini ***
Capitolo 4: *** Amicizie ***
Capitolo 5: *** Segreto ***
Capitolo 6: *** Pace ***
Capitolo 7: *** Squadra d'Inquisizione ***
Capitolo 8: *** Ancora tu ***
Capitolo 9: *** Bacio ***
Capitolo 10: *** Manovre pericolose ***
Capitolo 11: *** Pericolo ***



Capitolo 1
*** Scontro ***


1. Scontro



Il periodo delle nevicate era più vicino che mai. Il cielo plumbeo di Hogwarts, in quella prima mattina di dicembre, annunciava un inverno nevoso, il periodo che tutti preferivano. Quello delle vacanze, del Natale, dei regali. La pausa dalle lezioni, benefica soprattutto per chi doveva affrontare i G.U.F.O. e si trovava davanti un anno sfiancante.
Harry Potter non era un amante dello studio, contrariamente alla sua migliore amica Hermione Granger, ma odiava comunque lasciare Hogwarts, eccetto che nelle vacanze natalizie. Questo perché, se in estate doveva tornare dai suoi zii asfissianti, invece a dicembre poteva restare con i Weasley.
In un certo senso i Weasley, e ora anche Sirius, erano casa sua. La cosa più simile a una casa che avesse mai conosciuto, oltre a Hogwarts.
Ovviamente in vacanza lui e Ron avrebbero smesso di esercitarsi per i G.U.F.O. cosa che Hermione non avrebbe fatto neanche da morta, vista la sua lista delle priorità.
Intanto a Hogwarts, anche un gruppo di Serpeverde non avrebbe accolto positivamente il periodo delle vacanze.
Ultimamente qualcosa di malvagio e astruso si aggirava nell’aria. Era in ogni ombra, in ogni angolo oscuro. Attanagliava il cuore come un raccapriccio e ronzava in testa, simile a un tetro presagio. E anche se qualcuno, come il Ministro della Magia, tentava di negare il negabile, ai Serpeverde era impossibile non capire che ci fosse qualcosa in agguato.
Molti di loro avevano dei genitori legati ai Mangiamorte e tutti gli altri ci erano comunque arrivati per forza di logica. Nessuna serpe, contrariamente a Grifondoro come Seamus Finnigan, dava retta alle menzogne scritte sui giornali.
Draco Malfoy era uno di questi: sapeva che stava succedendo qualcosa. Tuttavia gli adulti della sua vita si rifiutavano di dargli informazioni precise. Il ragazzo era entrato a far parte del gruppo di studenti che avrebbero preferito restare a scuola, almeno quell’anno ma, purtroppo, sua madre Narcissa esigeva che tornasse a casa.
Il biondo diceva di odiare Hogwarts, Silente e tutto il resto, ma in realtà lì stava meglio che a Villa Malfoy, con suo padre. A scuola poteva esercitarsi in Pozioni e leggere manuali sulla Cura che non aveva a casa, stare con i suoi amici Serpeverde (e prettamente purosangue), fare scherzi a quelli del primo anno e sfottere il trio delle pagliacciate.
Proprio quella mattina li incrociò in corridoio mentre consolavano Calì Patil e Lavanda Brown. Le due singhiozzavano preoccupate e si sventolavano il viso, e tutto solo perché Sibilla Cooman rischiava di essere licenziata dalla Umbridge, appena nominata Inquisitore Supremo.
Draco passò vicino ai Grifondoro con i suoi migliori amici, Blaise Zabini e Theodore Nott, e con gli scagnozzi Tiger e Goyle, seguiti da Pansy Parkinson e da Astoria Greengrass.
« Ho sentito dire che in questi giorni quella megera di Divinazione verrà licenziata » disse a voce alta, in modo da farsi sentire dalle due ragazze. Lavanda Brown si lasciò sfuggire un singhiozzo più rumoroso rispetto agli altri. « Non ho mai sentito piangere un purvincolo ma suppongo faccia esattamente questo verso. »
Gli amici di Draco scoppiarono a ridere mentre il trio dei Grifondoro sollevò gli occhi al cielo. Come sempre, Harry intervenne in difesa delle compagne. « Lasciale in pace, Malfoy » sbottò.
Ultimamente era più suscettibile del solito, aveva notato Draco.
« Se no cosa fai San Potter? »
Rob sbuffò, scocciato. « Andatevene via, nessuno vi vuole qui. »
« Anche tu, cosa ci fai qui Weasley? Ti conviene tornare a pulire latrine, così fai pratica per il tuo lavoro del futuro » scherzò il biondo, facendo sghignazzare Tiger e Goyle.
« Potrebbe confondersi in mezzo alle sue simili » aggiunse Blaise. In realtà Zabini non era un cattivo ragazzo ma a volte si uniformava troppo a Draco, sostenendolo nelle sue burle.
« Bene. Cosa dite di chiudere qui? » intervenne Theodore, che fra i tre Serpeverde era il più maturo e responsabile. Ovviamente i suoi due migliori amici non gli diedero affatto retta, come sempre.
Hermione si sentì in dovere di intervenire, almeno per placare il suo amico. « Ignorali Ron. »
E ovviamente Draco non si lasciò sfuggire il suo intervento. « E ultima, chiudendo alla grande, ecco che interviene … »
« Malfoy » sbottò una voce, prima che il ragazzo riuscisse ad apostrofare Hermione con il solito termine dispregiativo. Draco si voltò stupito. Non era una voce che sentiva spesso quella, o almeno non in mezzo alle faide con i Grifondoro. Ginevra Weasley si fece avanti, superò il trio e si avvicinò a Draco, davanti alla povera Calì piangente. « Alla tua età ti diverti ancora con queste ridicole provocazioni e il peggio è che quei due idioti e la tua gallina ti trovano divertente. »
Pansy si sentì subito presa in causa e raggiunse la zona centrale dove avveniva la discussione, a braccia conserte. « Gallina a chi? Sporca traditrice del tuo sangue, ti sei mai guardata allo specchio? » domandò sventolando i capelli con una mossa della testa.
« Mi guardo carlino » fece Ginny, imitando il gesto della Parkinson con i propri capelli, « e sono sufficientemente soddisfatta. »
Hermione sorrise compiaciuta alla provocazione di Ginny. La ragazza era davvero cresciuta e, in mezzo a tutti quei fratelli maschi, aveva maturato un carattere molto forte e deciso. Non era più interessata alle opinioni dei Serpeverde sulla sua famiglia, anzi sia mai era ancora più determinata a difenderli.
« Non ti stai sopravvalutando Weasley? »
Ginny si voltò a guardare Draco. « No furetto, sei tu che ti sopravvaluti. Io almeno so come sono fatta. » Il biondo, in tutta risposta, si portò a un palmo di distanza da lei. Vaniglia. Ginevra profumava di vaniglia. Odore decisamente troppo dolce per i gusti di lui.
« Draco » avvisò Theo, il tono ammonitorio.
« Come sei fatta? » chiese Malfoy. I suoi occhi volarono dal profilo di Ginny alla faccia innervosita di suo fratello Ron. Draco sorrise sotto i baffi. « Togli il maglioncino extralarge e lascia giudicare a me » rimboccò, il chiaro intento di provocare il fratello maggiore.
E infatti la sua provocazione ebbe successo perché Ron divenne più rosso dei propri capelli e quasi gli si schiantò addosso, ma fu prontamente trattenuto da Harry. « Tu, brutto … » gridava. Tiger e Goyle scoppiarono a ridere. Il Weasley sembrava sul punto di infartare.
« Oh a quanto pare non sono solo gli idioti dei miei amici a dare retta alle mie provocazioni. »
« Draco » fece Theodore, stavolta più concitato.
« Sei ridicolo, Malfoy » bisbigliò Ginny, gli occhi puntati in quelli del Serpeverde, senza arretrare di un passo.
« Tu sei ridicola, Weasley » replicò. « Guardati mentre cerchi di farti notare da Mister Quattrocchi, senza successo ovviamente, perché sei tu quella che si sopravvaluta, e anche troppo. »
Ginny arrossì e strinse i pugni. Poi decise che no, non avrebbe dato nessuna soddisfazione a quella vipera.
« Draco » bofonchiò pressante Theo, a labbra strette. Indicava un punto poco lontano.
« Cosa succede qui? » schizzò una voce, quella della McGranith. Era arrivata, in silenzio come un gatto, nei pressi del gruppetto e non fu stupita di scoprire i fautori di quel caos. « Ovviamente Weasley alla seconda, Harry Potter e Draco Malfoy. Sto iniziando a stancarmi di questa storia. Vi sembra questo il modo di starnazzare nei corridoi in orario scolastico? »
Ginny divenne completamente rossa. « Ci scusi professoressa » mormorò, sinceramente mortificata. Amava Trasfigurazione, una materia affascinante, e Minerva McGranith era la sua favorita tra i professori. Odiava assolutamente essere rimproverata da lei.
« Le scuse non servono a nulla signorina Weasley, immaginate se vi avesse visti quella dolce e comprensiva inquisitrice suprema che ci siamo ritrovati. L’aria è già tesa di suo. » Nelle sue parole non c’era solo rabbia ma anche timore. Sapeva come venivano puniti gli studenti una volta entrati nello studio della Umbridge. « Vi avverto in via definitiva che tutto ha un limite e che la mia pazienza ha quasi superato il suo » dichiarò, il tono che non ammetteva più sbagli. I suoi occhi vagarono su tutti i ragazzi presenti e si soffermarono soprattutto su Ginny e Draco. « Ora tornate tutti alle vostre lezioni. » Ginny prese Luna sottobraccio e si allontanò in sua compagnia con aria mortificata, anche se, prima di voltare l'angolo, riuscì a percepire uno sguardo grigio, ghiacciato e serpentino, puntato sulle sue piccole spalle.

 

« Una profezia è una previsione, o meglio uno sguardo magico verso il futuro » farneticava Sibilla Cooman aggirandosi fra i banchi dell'aula. Quella mattina in classe alla sua ora c’erano i Serpeverde e i Corvonero del quinto anno. 
Theodore era rimasto concentrato dai primi minuti della lezione sino allora, e seguiva i ragionamenti della professoressa prendendo appunti da studente modello. Solo lui, tra i Serpeverde, riusciva a seguire seriamente una lezione di quella donna. Draco, invece, odiava Divinazione più di qualsiasi altra materia.
Lui e Blaise avevano trascorso tutto il tempo a discutere a bassa voce, senza farsi sentire da nessuno.
« Hai visto con quanta eleganza ti ha fronteggiato? »
« Mio caro e sciocco Blaise, una Weasley non può essere elegante » borbottò Draco con un filo di voce. Non voleva attirare l’attenzione di quella donna pazza né tantomeno ammettere che trascorreva il suo prezioso tempo parlando di una traditrice del suo sangue.
« E tu pensi questo di lei perché? Perché te l’ha detto tuo padre? »
Draco alzò gli occhi al cielo, si avvicinò a Blaise e sussurrò: « Lo so e basta. »
« Che risposta articolata » esclamò il compagno con sarcasmo.
Theodore sospirò e li zittì con un gesto della mano, prima di tornare a fissare la sua sfera di cristallo. Gli amici tentarono di fare lo stesso, ma trovarono impossibile concentrarsi sulla lezione.
« Comunque non si può dire che sia cresciuta male » riprese Blaise, dopo qualche minuto di silenzio.
« Chi? »
« Come chi, mi riferisco sempre a Ginny Weasley. »
« Sei impazzito? »
« E tu cieco. O forse pensi che sia carina ma non vuoi ammetterlo. »
« Sei impazzito, è ufficiale. »
« Draco amico mio, sii sincero questa volta. »
« Non intendo risponderti. »
« Chi tace acconsente. »
« Cosa Merlino vai blaterando? »

« Io ti conosco troppo bene. »
« Peccato tu sia completamente fuori strada. »

« Avete finito? » domandò Theo voltandosi verso di loro con aria scocciata.
La Cooman, che intanto aveva avvertito il loro bisbigliare, si schiarì la voce e fece un cenno in direzione dei tre ragazzi. « Voi tre lì in fondo, avete visto qualcosa nelle vostre sfere? »
« Theodore ha visto un gramo » improvvisò Blaise. Theo rimase a bocca aperta per quella ridicola invenzione, poi si coprì il viso con una mano.
Nella stanza si levò un grido, quello della Cooman, che guardò il suo studente con orrore misto a preoccupazione drammatica. Draco si coprì la bocca per soffocare una risata.
« Che sventura! Povero Theodore Nott. Proprio un gramo e proprio il mio allievo preferito della Casa Serpeverde. »
« Professoressa Cooman … » tentò Theo.
« Stai zitto Theo, e lascia che la professoressa esprima il proprio cordoglio per il tuo futuro disgraziato » scherzò Draco.
« Che sciagura! Il destino è così crudele, non c’è più giustizia ma soltanto dolore e morte. Oh povero Theodore! Eppure sei così giovane, e avevi ancora tanto da donare a questo mondo spietato. Sarai una grandissima perdita per questa scuola. »
Intanto Theo, che si era arreso alla noia di questa filippica, evitò di rispondere e annuì con aria di sufficienza.
« Ci mancherai, amore mio » gridò drammaticamente Blaise.
Dopo quella mattina non si sarebbero più divertiti così tanto durante Divinazione, dato che il pomeriggio seguente Sibilla Cooman sarebbe stata licenziata da Dolores Umbridge.
L’ultima cosa a suo riguardo che fece ridere Draco e Blaise fu il pianto isterico di Lavanda Brown, più simile a un maiale squartato che a quello di una ragazza.




NOTE FINALI:
Salve a tutti,
sono ormai da anni che Harry Potter è finito, libri e film, ma io ho ancora ispirazione per scriverci una storia sopra.
I libri li lessi da piccola e ancora devo inziare una rilettura seria; i film, invece, li ho già rivisti più di una volta e quindi mi sono più freschi nella memoria. Potreste notare questo dettaglio nella mia storia.

Draco Malfoy non è il mio personaggio preferito della saga ma lo trovo molto interessante e mi ispira a scrivere questa fanfiction, soprattutto il genere che amo, ovvero quello delle "what if".
Voglio dargli una seconda occasione, dove lui possa sfruttare degli aiuti per diventare "migliore" ma migliore pur sempre alla maniera dei Serpeverde. In questa serie di tre fanfiction (questa è solo la prima) non vedrete un Draco coraggioso, un Grifondoro. Vedrete un furbo e intelligente Serpeverde che strisciando cerca degli svincoli e che, attraverso questi e un poco di fortuna in più, arriverà a compiere delle cose piuttosto importanti.
Inizierete a notare un cambiamento radicale di trama già dalla prossima storia, il sesto anno.

Iniziai già a pubblicare questa storia partendo dal sesto anno di Draco
ma mi resi conto che la storia d'amore con Ginny doveva nascere almeno un anno prima, quando Draco era più spensierato e aveva più spazio da dedicare alla nascita di questa relazione.

Un saluto e fatemi sapere cosa ne pensate!

 

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Capitolo 2
*** Reazione e punizione ***


2. Reazione e punizione



Quella sera Ginny e Luna, finito di cenare, si allontanarono dagli altri per passeggiare nei corridoi. Non avevano nessuna destinazione ma ogni momento era perfetto per stare un poco insieme. La rossa si sentiva compresa da Luna, anzi poteva dire che nessuno riusciva a capire il suo umore come faceva lei.
Cominciarono a salire una rampa di scale e, a testimonianza della sua inapparente arguzia, Luna  fece una semplice considerazione.
« Sei pensierosa » commentò con un sorriso innocente. Non voleva costringere Ginny a dire qualcosa, solo notava dei dettagli che agli altri sfuggivano quando erano troppo impegnati o concentrati su sé stessi. Luna Lovegood, invece, era sempre curiosa e attenta a ciò che aveva attorno, soprattutto alla sua amica più cara. Era questo ciò che Ginny adorava di lei.
« Noti sempre tutto » ribadì Ginny con affetto. « Penso alla discussione che ho avuto stamattina con i Serpeverde, prima di essere rimproverata dalla McGranith » ammise alla fine.
« Anche Neville ha detto che sei stata molto contenuta, nonostante fosse difficile, e secondo me hai dimostrato classe. » Ginny ringraziò con un cenno della testa. « La McGranith se ne dimenticherà presto, non temere. Non hai fatto nulla di male infondo. Volevi solo intervenire prima che Malfoy usasse quella parola con Hermione. »
Di nuovo Luna si era dimostrata molto perspicace.
« Dannato Malfoy, deve sempre complicarci la vita. Mezzosangue, traditori, pezzenti, sangue sporco. Per lui tutti hanno qualcosa che non va. C’è qualcuno che gli vada davvero bene? »
« Probabilmente i suoi amici, i Serpeverde e i purosangue » constatò la bionda ingenuamente.
Ginny scosse il capo e sorrise amaramente, negativa. « Il mondo non può essere formato solo dalle persone che piacciono a lui. »
« Ovviamente è un atteggiamento che gli ha trasmesso suo padre. »
Salirono gli ultimi gradini e girarono l’angolo. Si stavano avvicinando alla biblioteca.
« Può darsi, ma non voglio parlare di Malfoy. L’arrosto di ieri sera è stato fantastico, il migliore di sempre. Ne ho mangiato così tanto da sentirmi mio fratello Ron. »
Luna ridacchiò soavemente. « Scommetto che è piaciuto tanto anche a Harry » disse, guardando Ginny di sottecchi. Harry Potter piaceva ancora alla rossa ma, rispetto a quando era più piccola, lei aveva superato la fase da ragazzina adorante: adesso era una ragazza più matura e indipendente, o almeno era ciò che cercava di dimostrare agli altri.
« Ha detto che avrebbe voluto complimentarsi con gli elfi delle cucine. Che carino che è, sempre gentile. »
« Già, Harry è sempre gentile. Invece ho visto Malfoy lamentarsi. »
Ginny alzò gli occhi al cielo e sbuffò. « Sai com’è, il cibo delle cucine di Hogwarts non è ai livelli di sua maestà il furetto. »
Luna rise delicatamente.
« Di chi stai parlando Weasley? » tuonò una voce alle loro spalle, e la Grifondoro si pietrificò. Dannazione, quella maledetta serpe era ovunque. « Suppongo non si tratti di me. Insomma non hai di meglio da fare nella vita? Ovviamente no. »
Quelle parole irritarono profondamente Ginny che si voltò verso il diretto interessato, arrabbiata come capitava di rado.
« Io ho molto di meglio da fare, invece. »
« Allora torna a nasconderti dietro la sottana di San Potter, come facevi fino a poco tempo fa, dato che almeno quello ti riesce bene » sibilò Draco con fare annoiato, cercando poi di superare Ginny per arrivare prima di lei in biblioteca. Ginny, però, non gli permise di fare un altro passo e si piazzò davanti a lui.
Luna si preoccupò quando vide che il colore della faccia della sua cara amica si era incredibilmente adeguato a quello dei suoi capelli. « Spostati ragazzina. »
« Tu devi smetterla di parlare così di me » gridò lei, « non mi conosci. Non sono quella leccapiedi della Parkinson e neppure quella gatta morta della Greengrass. »
Draco sorrise sornione, il sorriso di chi ne sapeva una più del diavolo. « Non ti conosco hai ragione, ma sei abbastanza facile da leggere. »
« Bugiardo. »
« Come ultima in una famiglia fatta da tanti, troppi maschi cerchi di farti notare, soprattutto dall’amichetto di tuo fratello. Il punto è che non ci riesci. Scommetto quasi che ti senti l’ultima ruota del carro. Mi ricordo di te e della Camera dei Segreti, sai? Uno sciocco tentativo di metterti in mostra, inutile direi dato che Potter non ti vede nemmeno con gli occhiali » e, detta questa battuta, scoppiò a ridere. La rossa intanto ribolliva di rabbia e, contemporaneamente, non riusciva a spiegarsi il perché. Frase dopo frase, si era sentita sempre più colpita. « Non ti sei mai posta il problema che forse non sei abbastanza? »
Il colmo fu quella frase e Ginny, in un gesto fulmineo, estrasse la bacchetta. Non si aspettava, però, che il Serpeverde fosse pronto a compiere un gesto simile.
Si fissarono a lungo e, in tutto ciò, avevano persino dimenticato che Luna fosse lì insieme a loro. Ginny tremava, visibilmente ferita da qualcosa che aveva detto il biondo. Era testarda e l’essere cresciuta con sei maschi non aveva aiutato. Le parole di Malfoy non descrivevano chi era, eppure avevano avuto il potete di colpire quella parte orgogliosa di lei che sopprimeva tante cose.
« Che il buon Merlino ci aiuti! »
Solo quella voce poteva calmare i due litiganti. Infatti, da un corridoio vicino, era appena apparsa Minerva McGranith. Ginny e Draco sussultarono mentre Luna si fece piccola, sperando di sparire in un angolo buio.
« Ginny? Cosa … » si interruppe. Gli occhi della McGranith furono inceneritori, fissi sulle bacchette sguainate. « Cosa vi è saltato in mente? Due allievi, rispettivamente di quattordici e quindici anni, in mezzo ai corridoi della scuola fuori orario. Cosa avevate intenzione di fare con quelle bacchette? Conoscete benissimo le regole di questo castello e mi stupisco di tanta avventatezza, oltre che voi stessi avreste potuto far male a un compagno. »
I suoi occhi corsero immediatamente su Luna. « Tutto bene mia cara? »
« Sì professoressa » sussurrò la bionda,intimidita.
« Torna subito nella tua Sala Comune. »
Luna si girò verso Ginny – come se attendesse il permesso della Grifondoro - e quest’ultima annuì. La Corvonero deglutì, mortificata, e corse via.
« In quanto a voi due, riceverete una giusta punizione per il vostro comportamento. Domani entrambi, finito di cenare, mi raggiungerete nel mio studio. Penso sia un orario adeguato dato che, a quanto pare, amate trascorrere queste ore serali in compagnia l'uno dell'altra. E, per finire in grande, 30 punti in meno alle due Case. »

Il mattino seguente, in poco tempo, tutti gli studenti erano venuti a sapere ciò che era successo. Le voci si erano diffuse soprattutto grazie alla lingua lunga di Lavanda Brown e di Calì Patil, a cui aveva raccontato tutto sua sorella Padma Patil che prima aveva appreso il fatto da Seamus Finnigan che a sua volta aveva origliato una conversazione fra Hermione e Ron.
« Mi dispiace Ginny » disse proprio Padma mentre percorreva il corridoio con Ginny, Luna e Neville. Era appena uscita dall’aula di Pozioni e ora tutti si dirigevano in Sala Grande per il pranzo. « Sapevo che Seamus si è messo contro Harry e contro tutti voi quest’anno. Penso proprio che l’abbia detto a me perché sapeva che sarei andata a confidarmi con mia sorella. »
« Tranquilla Padma non mi importa di chi spettegolano. »
Il fantasma di Sir Nicholas passò lì accanto con una dama sottobraccio e cominciò a fissarli turbato, prima di esclamare a gran voce: « Ecco la signorina Weasley, lei mi sta simpatica ma dovrebbe regolare il suo spirito, sembra un goffo toro inferocito piuttosto che una damigella. »
Ginny si fermò e guardò il fantasma, pronta a dirgliene quattro, poi cambiò idea e riprese a camminare. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era litigare con il fantasma di un uomo morto da secoli.
« Tanto se non avesse spettegolato Calì ci avrebbe pensato sicuramente quella smorfiosa della Parkinson. E vorrei vedere chi non avrebbe preso a incantesimi Malfoy se lui avesse detto quello che ha detto a me. »
I suoi amici non risposero.
« Dico bene ragazzi? »
« Si hai ragione » replicò Padma immediatamente, tuttavia con un tono di voce poco convinto.
« Grazie » concluse la rossa in un mugugno.

Draco Malfoy e i suoi amici Blaise Zabini e Theodore Nott erano sul divano della Sala Comune di Serpeverde. Tiger e Goyle sedevano nei pressi del camino con il suo fuoco scoppiettante e mangiavano dolci che probabilmente avevano rubato dalle cucine di Hogwarts mentre, poco più lontano di loro, Pansy e Daphne Greengrass sparlavano di due ragazzine del secondo anno.
Erano appena tornati dalla cena in Sala Grande e, dopo un piccolo scherzo ai bambini del primo anno architettato da Blaise e Pansy, ognuno aveva cominciato a pensare ai fatti propri.
Theo stava finendo di preparare il suo tema di Pozioni e ogni tanto chiedeva a Draco un’opinione perché riconosceva quanto fosse bravo in quella materia; Blaise non faceva altro che sbadigliare e stiracchiarsi; Draco, invece, pensava a Ginny Weasley. Non avrebbe mai creduto di doverlo fare ma era praticamente costretto da cause di forza maggiore, chiamasi rotture da parte della professoressa McGranith, a pensare a quella ragazzina. I loro sguardi si erano incrociati sia a pranzo che a cena, più di una volta, e non si era trattato di sguardi amichevoli. A volte Draco aveva persino intravisto Rosso Malpelo che gli lanciava qualche occhiataccia e i gemelli Weasley che bisbigliavano qualcosa guardando nella sua direzione. Quella famiglia era tremenda, davvero non li sopportava.
« Draco mi rispondi sì o no? » borbottò Theo.
Draco si riprese dai suoi pensieri e guardò il moro, confuso.
« Non mi stavi proprio ascoltando » dedusse il suo migliore amico con un’alzata di spalle.
Pansy si voltò a guardare il biondo e il suo viso si corrucciò per la preoccupazione: era cotta di lui da tanto tempo, ma Draco non le aveva mai prestato molta attenzione. « Pensi alla punizione? » domandò interrompendo i suoi pettegolezzi con Daphne.
« Spero solo che si riveli qualcosa di veloce perché voglio togliermi dai piedi questa faccenda » rispose Draco prima di alzarsi in piedi e prendere il suo mantello.
« Quella stupida di una Weasley è proprio irritante. »
« Puoi dirlo forte. »
Theodore storse il muso ma non disse nulla. Tuttavia Draco e Blaise avevano notato il suo gesto e cominciarono a fissarlo in attesa di spiegazioni.
« Siete gli amici più vicini che ho qui a Hogwarts, ma devo parlarvi con chiarezza: a ogni azione corrisponde una reazione e così avviene quando battibeccate con qualcuno. Con il trio è tutto normale mentre abbiamo capito quanto sia impulsiva questa Weasley, ci mette un secondo ad afferrare la bacchetta. La prossima volta sarebbe meglio evitare qualsiasi scontro, altrimenti una questa sua reazione è scontata e, di conseguenza, sarete in punizione - meritatamente- fino alla fine della scuola. »
Il discorso di Theodore non faceva una piega e questo a Draco fece venire ancora più voglia di sparire. Proprio perché Theo aveva ragione, il biondo evitò di ribattere e uscì stizzito dalla Sala.

I corridoi di Hogwarts oscuri e deserti facevano un altro effetto, soprattutto se dovevi raggiungere un luogo sgradevole per una punizione odiosa con una compagnia assolutamente indesiderata.
Mentre camminava, Draco Malfoy pensò che a quell'anno, ai G.U.F.O. e alla nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure. Stentava ad ammetterlo, ma anche lui odiava il fatto che non si allenassero con gli schiantesimi e con gli altri incantesimi di difesa. Sicuramente saranno stati richiesti nella parte pratica dei G.U.F.O. e molti studenti avrebbero fatto fatica a superare i test.
Altra cosa difficile da ammettere? Fino allora Remus Lupin, amichetto di San Potter, era stato il migliore a insegnare quella materia, a parte i vari Ridicolous. Sicuramente Severus, il padrino di Draco, sarebbe stato ancor meglio di Lupin, secondo il Serpeverde.
Insomma Potter era uno sfigato ma loro aveva bisogno di allenarsi con le bacchette, questo era certo, perché se tutto quello che Draco aveva sentito era vero presto ci sarebbe stata una guerra.
Un tempo avrebbe minacciato ai quattro venti di parlarne con suo padre ma, ormai, quella cosa non aveva più significato. Ormai a suo padre non importava niente di Hogwarts e di ciò che faceva il figlio fra le mura scolastiche, anzi era impegnato a pensare a qualcos’altro. Draco aveva delle idee su cosa fosse questo qualcos'altro ma non ne avrebbe mai parlato a nessuno, soprattutto perché tutti gli adulti della sua vita si rifiutavano di dirglielo e lui non aveva prove sufficienti.
« Ti rechi dalla McGranith? » domandò Severus Piton alle sue spalle. Draco si fermò sul posto e si voltò verso il professore di Pozioni. Pensò che avrebbe dovuto imparare da Piton l’arte dello spuntare dal nulla, poteva sempre tornargli utile nella vita.
« Quando non sentirò più parlare di punizioni sarà un gran giorno » ribadì Draco affiancandosi al suo padrino.
« Dovrai attendere ancora allora, perché dubito che la professoressa si limiti a farvi scontare una serata. »
« Lo immaginavo. »
« Lei è molto severa su queste violazioni. »
« Lo so, e adesso vuoi sgridarmi anche tu? »
Severus sorrise di sbieco ma scosse il capo, facendo oscillare i suoi lunghi capelli neri. « Non mi permetterei, sei grande adesso e non hai di certo bisogno di sentirti dire cosa fare. »
Draco tentò a sua volta di nascondere un sorrisino. Severus diceva quelle cose perché conosceva bene il suo figlioccio e sapeva cosa gli piaceva sentirsi dire. Insomma il professore di Pozioni sarebbe stato il padrino perfetto per ogni Serpeverde e in effetti si era sempre dimostrato tale con Draco. Ultimamente, però, fra lui e il ragazzo c’erano delle tensioni. I battibecchi erano cominciati quando Draco aveva chiesto cosa stesse accadendo e Severus si era categoricamente rifiutato di rispondere. Facendo così aveva deluso Draco e il loro rapporto si era inclinato.
« Se mi ritieni abbastanza grande perché non mi dici come stanno le cose? »
Ancora una volta il giovane riuscì a stupire Severus con il suo acume: era un ragazzo molto sveglio e lui come professore ne andava orgoglioso, come padrino - tenuto a proteggerlo – molto meno.
Severus era sempre stato un grandissimo amico dei Malfoy, specialmente di Narcissa che aveva conosciuto durante il suo primo anno a Hogwarts, ma anche di Lucius che l’aveva introdotto nella setta dei Mangiamorte e scelto come padrino di suo figlio.
Tuttavia Malfoy Senior non conosceva molti dei segreti di Severus, a partire dall’amore nei confronti di Lily Evans - mai tramontato - fino alla sua lealtà che non era riposta nei confronti di Voldemort, bensì nei confronti di Albus Silente. Narcissa Malfoy, invece, conosceva meglio Piton e sapeva entrambe le cose, senza però farne riferimento.
« Non so di cosa tu stia parlando. » Draco voleva sapere di Voldemort ma Piton non gli avrebbe mai detto niente.
L'espessione del ragazzo si incrinò, sintomo di orgoglio e delusione. « Bene, se non capisci di cosa sto parlando magari ci rivedremo quando lo avrai capito » disse, prima di dirigersi allo studio della McGranith. Non degnò il padrino di un saluto.
Essere arrabbiato con Severus era faticoso, lui era come un terzo genitore per Draco. Certo non era facile o piacevole per nessuno dei due continuare a litigare così.

Il Serpeverde era appena arrivato nello studio della McGranith quando scoprì di essere l’unico allievo nella stanza.
Normale che una Grifondoro non conosca il significato di puntualità” pensò.
Come previsto Ginevra Weasley arrivò dieci minuti dopo scusandosi e Minerva McGranith punì il ritardo con un semplice richiamo, facendo storcere il muso a Draco. Infine entrambi i ragazzi si accomodarono nei banchi più vicini alla cattedra.
« Siete due allievi brillanti e ognuno dei due spicca in determinate materie scolastiche. Per questo il vostro atteggiamento, per quanto scontato, mi ha molto delusa » cominciò la donna. « Vorrei sapere perché voi Weasley e tu, Malfoy, non riuscite a fare a meno di questi teatrini. »
« Io avrei qualche idea » borbottò Ginny.
« Allora illuminaci pezzente » sibilò Draco, senza degnarla di uno sguardo.
« Professoressa, non vede come si rivolge a me e alla mia famiglia? »
« E faccio pure bene. »
« Silenzio » sbottò la professoressa spazientita. « Ora vi dirò qual è la punizione che merita il vostro comportamento idiota e voi mi ascolterete senza ribattere: da oggi in poi, per il prossimo mese e due ore ogni giorno, vi sequestrerò le bacchette e svolgerete i compiti scolastici insieme. Regole: potete uscire solo per andare in biblioteca o in bagno, ma uno alla volta, poi vi dovete dare una mano a vicenda in caso di necessità. Disobbedite e il numero di questi incontri aumenterà a dismisura. »
« Che razza di punizione è questa? Ci sta prendendo in giro? »
« No, signor Malfoy, può starne certo » affermò con un velo di ironia. « Il vostro occorrente è su quello scaffale. Ora bacchette, prego. »
Ginny non replicò e Draco sbuffò sonoramente, ma alla fine entrambi obbedirono alla professoressa, che uscì dallo studio dicendosi impegnata in altri affari. Rimasti soli, lui cominciò a svolgere il compito di Difesa contro le Arti Oscure e lei quello di Pozioni.
Cinque minuti dopo Ginny picchiettava nervosamente sopra il banco con le unghie: lei odiava Pozioni e di solito si faceva aiutare dai gemelli o da Hermione ma adesso, a causa della McGranith, era rimasta sola con una serpe. O meglio con la Serpe delle Serpi.
Piton mi scuoierà viva se non glielo consegnerò entro domani” pensò.
« Hai finito di fare rumore? » domandò Draco acido.
« Mi dispiace se non ti accorgi dei problemi altrui perché sei troppo egoista e arrogante per farlo, ma avrei difficoltà con il compito di Pozioni. »
« E speri che io ti aiuti? »
Ginny si diede della stupida perché effettivamente ci aveva pensato. In seguito, però, ripensò alle parole della professoressa, si fece coraggio e si piazzò di fronte a Malfoy.
« E ora che cosa vuoi? Il mio tono derisorio di poco fa non ti è bastato come risposta? »
« O mi aiuti o dico alla McGranith che ti sei rifiutato. Credimi finirai molto peggio: due mesi in punizione, invece che uno. »
« Non li vuoi neanche tu due mesi in punizione con me quindi deduco che stai bluffando. Non sono scemo come tuo fratello, sono un Serpeverde io. »
Ginny sbuffò ma tentò ugualmente di usare il tono più gentile che possedeva: « Senti furetto, sono cresciuta con sei fratelli maschi e avrai notato che non sono molto paziente. Tuttavia voglio impegnarmi perché, anche se mi odi, lei ha ragione. Quindi dimostrerò di essere disposta a tollerare il tuo comportamento e da oggi in poi fra me e te ci sarà rispetto reciproco. »
« Che discorsi diplomatici! Sei perfetta per intraprendere una carriera politica Weasley, ma adesso spostati che ho di meglio da fare. »

Tuttavia Ginny non era una che si arrendeva tanto facilmente e appoggiò una mano sui libri di Malfoy. Solo quando lui ebbe alzato gli occhi  – e lanciato un’occhiataccia esasperata alla Grifondoro - lei tornò a parlare. « Non era una richiesta, ma un ordine. Non intendo passare un mese a litigare con te quindi vedi come ti vuoi sistemare e smettila di rispondermi male. Almeno per un mese, non chiedo troppo, e in cambio nessuno saprà che mi hai trattata come si usa fra gente civile. »
Draco squadrò la ragazza da capo a piedi, come se fosse la prima volta che la vedeva, e pensò che per essere una stracciona era davvero bella, più delle Serpeverde con cui era stato. La Weasley aveva un caratterino tutto pepe, era fuoco come il colore dei suoi capelli e infondo sembrava l’unica in grado di tenergli testa come si deve. I suoi punti deboli erano la famiglia e il fatto che andasse dietro a San Potter.
Ginny si sentì imbarazzata da quello sguardo fisso e arrossì lievemente e, di conseguenza, si irritò: « Posso sapere perché mi fissi? »
« Penso a quanto tu debba essere fuori di testa per arrivare a farmi una proposta simile. »
Ginny roteò gli occhi. « Ci stai? » insistette.
« Ci devo pensare » replicò Draco e spostò lo sguardo altrove, « ma intanto mostrami il tuo compito di Pozioni. »
La Grifondoro sorrise sotto i baffi e fece come gli era stato detto. Il resto della serata, dopo quella sorta di chiarimento, trascorse più tranquillamente. Draco dovette prestare il suo aiuto alla ragazza più di una volta ma in cambio Ginny gli ricordò un importante aneddoto che il professor Lupin aveva raccontato, e che permise a lui di terminare il compito di Difesa contro le Arti Oscure. Una cosa che stupì Ginny fu il grado di preparazione che Malfoy dimostrava in Pozioni; sembrava non esistesse argomento sconosciuto a lui.
« Non sei poi così male Malfoy » rise Ginny in uno slancio di gentilezza, ma subito si mordicchiò il labbro pentendosi di aver dato voce ai propri pensieri.
« Nemmeno tu, pezzente, anche se sei tremendamente negata nella mia materia preferita » affermò lui con un velo di scherno.
« Mi rimangio tutto se non ritiri il termine pezzente. È offensivo. »
« Non ti chiamerò più pezzente » concesse e Ginny, incredula, esultò internamente. « Ma soltanto perché preferisco piattola. »
Solo allora entrò Minerva e li trovò tranquilli, ancora seduti nei loro banchi mentre chiacchieravano civilmente. « Merlino! Proprio ora ho realizzato di non avervi detto di restare seduti, ma vedo che siete stati abbastanza maturi da capirlo. Vi restituisco le vostre bacchette e ci rivediamo domani. »
I ragazzi uscirono dalla stanza e, una volta chiusa la porta, si guardarono.
« Credo che da adesso possiamo tornare ad essere incivili » suggerì Draco.
« Non posso che darti ragione. Anche se evitare di offendermi potrebbe essere un buon primo passo per migliorare questa futura convivenza.
»  
« Ci proverò, ma non ti assicuro niente. »
« Abbiamo già fatto dei progressi » concluse Ginny, poi si voltò e sparì lungo un corridoio buio alla sua destra. Draco rimase fermo a fissare quella direzione, riflessi brillanti di rosso che oscillavano davanti ai suoi occhi grigi, simili a sprazzi di fuoco nella notte. E, solo quando il fuoco si spense del tutto, Draco si risvegliò dallo stato di trans in cui era finito e tornò nella Stanza Comune dei Serpeverde.





Piccole note:

Salve, cosa ne pensate di questo capitolo? Cosa ne pensate della mia scrittura? Come potrei migliorare (con più descrizioni, p meno dialoghi ecc.)?
Ringrazio Moony097 che ha recensito il capitolo scorso e ringrazio anche chi segue la storia. Ringrazio chi legge.
Come avrete notato questo capitolo è più lungo di quello precedente e penso che i prossimi rispetterrano più o meno queste due lunghezze, a fasi alterne.
Vediamo il rapporto che ha Draco non solo con i suoi migliori amici, ma anche con Piton e quello che sta formando con Ginny.
Pensieri diversi iniziano a farsi strada, dei sospetti e poi il nervosismo perché viene trattato come un bambino, nessun adulto gli dice le cose come stanno. Inoltre il signor Malfoy sembra distante.
In tutto ciò, tra lui e Ginny inizia una tregua, nata da una saggia proposta della McGranith. Funzionerà, o meglio, durerà?
Grazie per essere arrivati sin qui.
Alla prossima!

 

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Capitolo 3
*** Vicini ***


3. Vicini



Il giorno dopo tutti gli amici dei due sembravano interessati alla punizione, alla serata passata e agli altri avvenimenti degli ultimi giorni, tra cui il licenziamento di Sibilla Cooman. Fra una Calì Patil a destra e una Pansy Parkinson a sinistra giravano parecchie voci e gli allievi che avevano sperato in un nuovo litigio rimasero delusi. Ginny e Draco erano stati entrambi vaghi sulla questione. Lei perché aveva poco da dire, lui perché stavolta non poteva vantarsi di alcunché.
Persino Dolores Umbridge, che passeggiava e invadeva i corridoi con il suo profumo sdolcinato, sentì i discorsi degli studenti. Tuttavia, pensò, che se i ragazzi di Hogwarts si annoiassero a tal punto da interessarsi a quegli sciocchi pettegolezzi presto li avrebbe riempiti di nuove direttive ministeriali. Intanto il trio delle meraviglie si era appena seduto al tavolo dei Grifondoro e ora stavano organizzando un incontro. Hermione sosteneva che non stavano imparando nulla in Difesa e che a tutti gli studenti servisse un vero insegnante, cioè Harry.
In realtà tutti i pettegolezzi di quella mattina erano stati intensificati volontariamente da Calì e da Lavanda Brown per confondere Dolores Umbridge e continuare a progettare gli incontri segreti.
« Devo intuire che tu abbia finalmente ascoltato un mio consiglio » canzonò Theo mentre il gruppo di Serpeverde usciva dai sotterranei. « Quando ti ho detto di smettere di provocare. »
Draco finse una risata. « Sei fuori strada amico. »
Quella mattina Ginevra Weasley si era svegliata di buon umore quindi si lavò, si vestì in poco tempo e subito uscì dalla Sala Comune seguita da Neville. Trovarono Luna davanti alle Sala Grande mentre li aspettava pazientemente in compagnia di Padma.
« Buongiorno amici miei. Quale punizione dovrai scontare Ginny? »
Ginny ridacchiò e disse: « Non potete capire ragazzi, è una punizione davvero singolare. Pensate che dovrò sopportare Malfoy due ore e ogni giorno per il prossimo mese. »
« Non capisco cosa ci trovi da ridere » osservò Neville, il tono stupito e preoccupato. « Questo non è proprio divertente Ginny! »
« Credeteci o meno ma ieri sera sono riuscita a gestire il nostro caro Malfoy. »
« Sicura che non si tratti di un suo piano malefico? » domandò Padma, per nulla convinta.
« Oh andiamo, ora sopravvalutate il furetto. Buongiorno Malfoy » salutò quando vide il Serpeverde e i compagni entrare in Sala Grande.
« Cosa vuole questa pezzente da Draco? » sibilò Daphne Greengrass, poi spintonò Luna con una mano per farsi spazio e colpì Ginny con una spallata. Blaise Zabini e Theodore Nott entrarono nella Sala dopo di lei, senza degnare il gruppetto di uno sguardo.
« Non prenderti tutta questa confidenza pezzente » commentò il biondo viscidamente prima di superare Ginny. Infine Tiger fece una pernacchia derisoria, Goyle diede una spallata a Neville e il gruppo di serpi scoppiò a ridere mentre se ne strisciava verso il tavolo della loro casa.
« Sei sicuramente troppo buona quando dici di essere riuscita a gestire lui » bofonchiò Neville imbarazzato e tutto rosso in viso. Ormai il resto degli studenti si era girato verso di loro.
« Ieri sera non si era comportato proprio in questo modo » commentò Ginny digrignando i denti e guardando il serpente maledetto che ridacchiava con i suoi compari. « Voi state bene? »
« Sì, mi ha solo spinta » disse Luna con un sollevamento di spalle. Il suo sorriso tranquillizzò Ginny: a volte avrebbe voluto essere spensierata come Luna. « Ora vado a mangiare. »
Salutò allegramente, come se nulla fosse successo, e saltellò verso il tavolo dei Corvonero con Padma. Ginny e Neville invece raggiunsero i gemelli.
« Tutto bene sorellina? »
« Dovevamo intervenire? »
« Sto bene » mentì Ginny ma in cuor suo si sentiva offesa e delusa. Fu così che prese una decisione: un viscido come Malfoy non meritava niente da lei. La sera precedente era stata sicuramente troppo gentile con lui.
« Mangia Ginny! Le serpi non meritano tutta questa preoccupazione » disse Hermione facendole una carezza gentile.
« Il cibo è più importante di quelli lì » aggiunse Ron masticando vigorosamente il suo ultimo boccone di pollo. Lui e Hermione si scambiarono un lungo sguardo complice e Ginny sorrise a entrambi.
« Scusatemi, credevo che Malfoy avesse accettato una tregua, ma evidentemente mi ero sbagliata. Comunque avete ragione, non mi farò rovinare l’appetito da quegli idioti. »

 

Le cucine di Hogwarts erano un luogo molto accogliente e ospitavano i profumi più svariati del mondo magico. Tuttavia erano anche un posto molto ordinato, questo soprattutto grazie alla dedizione di cento elfi domestici che si impegnavano a preparare ogni genere di piatto per gli studenti e poi a ripulire tutto da cima a fondo. Raramente i ragazzi restavano delusi dalle loro prestazioni e chi criticava il cibo di Hogwarts mentiva di certo.
Per accedere alle cucine bastava solleticare la pera su un ritratto di frutta, che si trasformava poi nella maniglia di una porta.
Tiger e Goyle entravano spesso lì per ingozzarsi di dolci. Non avevano mai detto a nessuno, però, chi gli preparasse tutti quei pasticcini e come mai.
In realtà avevano fatto un patto con uno degli elfi domestici e da allora, una volta a settimana, si precipitavano nelle cucine per gustare il loro premio.
In cambio non dovevano far altro che dare delle informazioni.
 « Buongiorno » salutò Goyle varcando il passaggio. Quando sentiva profumo di torta riscopriva magicamente cosa significasse essere educati. Dietro di lui trotterellava Tiger, estasiato dalla visione di una grande torta al cioccolato con fragole e panna.
« Quella è nostra? » domandò con l’acquolina in bocca e gli occhi lucidi.
Voleva piangere dalla gioia.
« Ovviamente » affermò una vocina con allegria, come se rendere felici gli altri con il cibo fosse il massimo della gratificazione.
 « Grazie, sei sempre troppo gentile » disse Goyle, ispirato da tante belle parole. Quello era l’effetto dei dolci che si impossessava di lui e della sua bocca.
« Dobby stamattina voleva cucinare qualcosa di più complesso. »
« Grazie Dobby » aggiunse Tiger. « Sei il miglior elfo di tutti i tempi. »
« I complimenti di Tiger rendono felice Dobby. »

« Cosa possiamo darti in cambio questa volta? »
« Dobby chiede sempre informazioni. Non ha bisogno di altro se non di sapere questo. » L’elfo libero si guardò attorno per controllare che nessuno dei suoi compagni potesse sentire. « Come sta Draco Malfoy? »
I Serpeverde si guardarono dubbiosi e sollevarono le spalle. « Sta bene » risposero in coro.
« Con Lucius Malfoy come va? »
Tiger deglutì. « Il signor Malfoy non entra più nelle questioni scolastiche, Draco dice che è molto impegnato. »
« Sospetta qualcosa però ha paura di fare domande a suo padre. »
« Cosa sospetta Draco Malfoy? »
Tiger e Goyle si guardarono di nuovo. Infondo non stavano facendo nulla di mare concedendo a Dobby quelle informazioni di poco conto e di certo il piccolo essere domestico davanti a loro non poteva essere pericoloso. « Ha dei presentimenti su Tu-Sai-Chi » replicò Goyle.
« Ha anche litigato con il professor Piton perché non voleva dirgli niente. »
L’elfo si portò una mano sotto il mento e disse: « Dobby sapeva che il signorino Malfoy è un ragazzo molto testardo ma almeno non ha ancora scoperto nulla. »
« Cosa c’è da scoprire? » chiese Tiger distogliendo finalmente gli occhi dalla torta.
« Niente » rispose prontamente Dobby. « Potete mangiare il dolce di Dobby ora. »
Sia Tiger che Goyle cominciarono a elencare una lunga serie di ringraziamenti, non avevano mai detto così tanti grazie nella propria vita. Infine presero il dolce e corsero via.
Tutti i Serpeverde presenti nella Sala Comune rimasero a bocca aperta quando li videro arrivare con quella torta enorme fra le braccia e vari strati di saliva che gli colavano dalle labbra.   
« Un giorno mi spiegherete chi prepara tutta questa roba per voi » disse Draco mentre passava di sfuggita accanto a loro.
I due golosi si guardarono negli occhi e sorrisero complici.

Dopo esser uscito dalla Sala Comune Draco si precipitò su per le scale e poi di corsa attraverso i corridoi. Blaise e Pansy avevano fatto una scommessa e, alla fine, aveva vinto Blaise: era riuscito a distrarre il biondo e a fargli fare tardi alla punizione.
Questa volta, quindi, lui e Ginny raggiunsero lo studio della McGranith insieme e si bloccarono proprio davanti alla porta della suddetta stanza, guardandosi in cagnesco.
« Prima tu » borbottò Ginny fra i denti. Pensava ancora a ciò che era successo quella mattina.
« No, vai prima tu » replicò lui, il tono glaciale e imperturbabile.
« Prima le serpi spregevoli. »
« Prima le piattole pezzenti. »
« Prima entrambi, se non volete che io perda definitivamente la pazienza » sbottò Minerva McGranith, spalancando la porta. « Avete intenzione di rimanere lì impalati o vi date una mossa? »
Ginny entrò a testa bassa, seguita immediatamente dal Serpeverde.
Anche quella sera la professoressa sequestrò le loro bacchette prima di andarsene, uscendo dalla stanza senza fare troppe cerimonie, nessuna scusa o giustificazione. Li aveva lasciati ancora una volta soli. Questa volta, però, Ginny era davvero convinta di non dover –e voler- rivolgere la parola a quella serpe.
Solo a un certo punto sentì Malfoy sbuffare e notò un movimento ai margini del proprio campo visivo. Il Serpeverde si era alzato e ora raccoglieva tutti i suoi libri.
« Dove stai andando? » domandò confusa, osservando il biondo mentre si dirigeva verso la porta dello studio. Questo non rispose. « Il tempo della punizione non è finito, cosa fai? »
« Taci, dannata ragazzina, faccio solo un salto in biblioteca. »
« Non ti credo » ammise lei. Il Serpeverde andava troppo di fretta, non sembrava convincente. « Ho visto cosa stai studiando e so che vai meglio di chiunque altro in Pozioni, quindi non hai bisogno di andare in biblioteca. »
« Non so se essere più commosso dal tuo interesse a ciò che studio o dal fatto che un tuo amico, sicuramente la Zannuta, ti abbia detto quanto sono bravo in quella materia. Nel dubbio me ne frego. »
Prima che Ginny potesse aggiungere altro, Draco uscì dalla stanza e lei non esitò a seguirlo. Nei corridoi non si percepiva nessun rumore. C’era solo molto buio e nessuna traccia della McGranith o di qualsiasi altro professore. La Grifondoro fu costretta a portarsi le braccia attorno al corpo: era una sera molto ventosa e lei soffriva parecchio il freddo. Come se non bastasse non riusciva a vedere dove metteva i piedi. Il colmo sarebbe stato quello di venire beccati dalla McGranith o da Gazza. Insomma non ci teneva ad allungare quella stanziante punizione in compagnia della serpe viscida. In effetti già da un poco aveva perso di vista Draco.
« Malfoy? »
Ginny temette di aver perso il compagno di scuola e attese senza ottenere risposta. Poi una chioma bionda spuntò in mezzo alle ombre e la luce della luna illuminò il ghigno divertito di Draco Malfoy. I suoi lineamenti apparivano ancora più marcati sotto il bagliore lunare, i capelli argentei e gli occhi grigi crearono un gioco di riflessi che costrinse Ginny a deglutire.
« Paura del buio, Weasley? »
« Ti piacerebbe » obbiettò la rossa.
Il biondo sospirò e riprese a camminare. Quando notò di essere ancora seguito, disse: « Il fatto che io vada bene in una materia non implica che non voglia fare degli approfondimenti. Quindi ora vado in biblioteca mentre tu te ne torni dentro, ti siedi e stai buona. »
« Se sei davvero diretto in biblioteca non avrai nessun problema a farti accompagnare, giusto? »
« Per Merlino, se mi accompagni tu ho ovviamente un problema. »
« Eppure non sono stata io quella che si è comportata malissimo stamattina » borbottò lei.
« Pensi ancora a stamattina? » domandò Draco, seccato. « Sei pesante, Weasley! »
« E tu sei superficiale. »
Draco roteò gli occhi e riprese a camminare, diretto alla biblioteca. « Allora ti conviene tornare in classe a pensare a un tipo profondo, come San Potter. »
Ginny non replicò, ma continuò a seguirlo. Non mancava molto alla biblioteca e magari anche lei avrebbe potuto ricercare qualcosa per il compito di Trasfigurazione. Quando Draco capì di essere seguito ancora una volta, sbuffò e sussurrò qualcosa che suonava come “testarda”, ma non sembrava scocciato, anzi il tono era divertito.
Erano ormai a pochi passi dalla biblioteca quando avvertirono dei passi venire nella loro direzione. Non c’era bisogno di agitarsi ma entrambi si allarmarono comunque. Ginny rimase paralizzata, sentendo un ticchettio di passi molto familiare, mentre Draco si dimostrò a sangue freddo, da bravo Serpeverde. In un battito di ciglia afferrò Ginny per il braccio e la trascinò con sé dietro alla colonna più vicina. Così Ginny si ritrovò schiacciata tra il muro e il corpo di Malfoy.
« Chi va là? » domandò Dolores Umbridge, con il suo tono incredibilmente acuto. Si era fermata a pochi passi dalla colonna che Draco e Ginny usavano come nascondiglio.
Intanto Ginny sentiva il respiro del Serpeverde sopra il proprio collo e il suo profumo a circondarla.
Draco, invece, fu inebriato da un profumo di lavanda misto a pino. Era di questo che sapeva sempre Ginny, ma averla così vicina era decisamente diverso. Draco non riuscì a non pensare al seno morbido premuto contro il proprio petto tonico e il ginocchio di Ginny posizionato in mezzo alle sue gambe. Sì, pensieri adatti a un quindicenne. Un quindicenne purosangue che non aveva previsto di trovarsi in quella spiacevole situazione con una Weasley.
In realtà era difficile definire “spiacevole” un contatto che gli smuoveva qualcosa dentro allo stomaco. Si sentì anche stupido in un cero senso; era già stato con delle ragazze e non doveva pensare alla Weasley in quel senso.
Anche Ginny si sentì molto imbarazzata quando Draco strinse la presa sui suoi fianchi. Aveva già baciato un ragazzo, il suo attuale ragazzo, ma non era mai stata toccata in quella maniera. Sapeva, però, che era una cosa molto intima.
La professoressa Umbridge, intanto, aveva continuato imperterrita a domandare chi fosse presente nei corridoi a tarda ora.
Dopo una decina di ripetizioni, però, persino lei dovette arrendersi e fu costretta a tornare nelle proprie stanze.
Ginny aveva il cuore che batteva a mille e cercò di convincersi che fosse solo per paura di essere scoperta dalla professoressa, non perché Malfoy fosse schiacciato sfacciatamente addosso a lei. Solo più tardi avrebbe realizzato che lei e Draco non avevano bisogno di nascondersi e che erano stati autorizzati dalla McGranith a recarsi in biblioteca.
Quando non sentì più rumori, se non quelli della notte, Ginny cercò di sbrogliarsi velocemente di quella situazione e si allontanò il più possibile da Malfoy.
Il ragazzo ghignò, divertito. « Calmati Weasley, o di questo passo il viso ti diventerà viola. »
Il lamento di una civetta echeggiò da lontano.

 

La biblioteca di notte. Hermione aveva proprio ragione su quella strana esperienza, era magica. Stare da soli con i libri e il chiarore della luna fuori non era come studiare di giorno con il chiasso e il sole che batteva sulle finestre. Ginny si servì di una candela e riuscì a leggere da un paio di volumi di Trasfigurazione tutto ciò che le serviva per il compito. Arrivata alle ultime due pagine del secondo volume, però, iniziò a sentirsi stanca.
Senza rendersene conto, i suoi pensieri vagarono lontano dai libri e lontano da Hogwarts. Ginny ricordò Charlie e i draghi, e Bill, di cui sentiva molto la mancanza. Fra fratelli non si dovrebbero fare preferenze ma era inevitabile trovarsi meglio con qualcuno rispetto a un altro. Era il caso di Bill, Ginny era sempre stata appoggiata da lui e lei, spesso, aveva ricambiato il favore.
C’era una cosa che proprio non riusciva a digerire però. Si trattava di Fleur (o meglio Flebo), quella biondina che aveva partecipato al Torneo Tremaghi e che ora interessava a Bill.
Ginny non riusciva a capire cosa ci trovassero di speciale e, soprattutto, non si spiegava come una ragazza tanto scialba avesse attirato il bello, intelligente e carismatico Bill Weasley che lavorava in banca. Certo anche lei era bellissima ma questo non spiegava tante cose; di certo non bastava per renderti improvvisamente innamorato perso di una persona.
Certe volte pensava che non si sarebbe mai spiegata i misteri dell’amore. Lei aveva avuto una cotta per Harry e ora stava insieme a un ragazzo, ma nulla di tanto potente da renderti diverso come era successo a Bill. Nessun amore che ti trasforma, non per Ginny Weasley. Di certo non sarebbe mai cambiata per un ragazzo e di questo poteva andare fiera. Non era una Pansy Parkinson qualsiasi.
Immersa nelle sue fantasticherie, si sentì improvvisamente circondata da un tepore piacevole. Era il tepore della stanchezza che le fece appoggiare la testa sul libro.
« Solo un minuto » sussurrò tra sé e sé.

Due sezioni più in là, nel reparto di Pozioni, Draco era immerso nella lettura di un libro. In realtà era abbastanza stanco ma non ammetteva errori in Pozioni.
Tanti tipi di errori non gli erano permessi a causa di suo padre, Lucius Malfoy, ma con quella materia era diverso. Non era un’imposizione di Lucius, anzi era una cosa in cui Draco stesso aveva promesso di mettere tutto il proprio impegno.
Non c’entrava molto neanche il principio di competizione con la Zannuta. Era solo che gli piaceva avere talento in qualcosa, oltre a essere migliore di San Potter in una materia che non fosse quella rottura di Difesa.
Non era facile, dopo una vita che ti ha dato tanti lussi, capire che un altro ragazzino può portati via tutto ciò che vuole. Soprattutto perché era il Prescelto.
Draco, invece, non era stato prescelto in nulla. Viveva in una delle famiglie più ricche, una famiglia purosangue, e a volte faceva male rendersi conto che questo non bastava. Che suo padre mentiva quando a un piccolo Draco diceva che sarebbe bastato.
L’unico che aveva messo Draco davanti alla realtà era stato Severus. L’unico che aveva preparato il ragazzo allo scontro con la vita reale. In effetti se era pronto in qualcosa, quello era tutto merito di Piton, mai di Lucius.
Poi c’era sua madre. Draco voleva bene a Narcissa, ma non amava essere trattato come un bambino, cosa che faceva lei con quello che era il suo unico figlio. Narcissa stessa aveva vissuto in un mondo di cristallo fatto di convinzioni, prima di perdere una sorella e di essere trapiantata nella realtà. Il fatto è che a Narcissa, il disconoscimento di Andromeda Black, aveva fatto male.
La vita di Draco, come quella di sua madre, non era stata rose e fiori come poteva sembrare agli occhi esterni. Nella sua infanzia si nascondevano tracce oscure e discriminanti, che lui non sapeva neanche di ricordare ma che erano annidate nei meandri della sua mente.
Ora Draco aveva Hogwarts, che fingeva di odiare, ma che era comunque una casa più tranquilla di Villa Malfoy, una casa dove non c’era ricordi oscuri che rischiavano di venir fuori.
Un rumore fuori dalla biblioteca gli fece capire che era il momento di tornare nello studio della McGranith. Quindi si mise in piedi e posò il libro di Pozioni curatrici.
« Oh, quasi dimenticavo Miss Piattola » mormorò tra sé e sé. Superò un paio di corridoi e si ritrovò davanti a una vista inaspettata. Ginny Weasley era appoggiata sopra un libro, gli occhi chiusi, il viso beatamente rilassato sulle braccia incrociate. Dormiva come una bambina, sembrava diversa.
Draco si sentì affascinato e stupito dalla vista.
Le labbra carnose erano semiaperte, i capelli rossi ciondolavano sulle spalle e queste ultime che si sollevavano debolmente a ogni respiro. Le guance della ragazza erano arrossate e coperte dalle sue lunghe ciglia nere. Onestamente era una bella visione, senza dubbio.
Draco ne fu rapito. Come ipnotizzato, infatti, allungò una mano e sfiorò il profilo della ragazzina, finché non fu troppo vicino alla parte bassa della schiena.
Qui si rese conto di quello che stava facendo e si ritirò, come scottato.
Subito dopo svegliò Ginny, quasi a malincuore. Avrebbe dovuto risentire quella vocina irritante, per Merlino.




Piccole piccolissime note:
Siccome sono stata assente a lungo mi faccio perdonare aggiornando subito un altro capitolo, oltre questo.

 

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Capitolo 4
*** Amicizie ***


4. Amicizie



Il giorno seguente Hermione organizzò un incontro. C’erano Ginny, alcuni Grifondoro ma anche qualche Corvonero e Tassorosso. Ovviamente nessun Serpeverde, con enorme sollievo di Ginny. Ne aveva abbastanza di serpi striscianti ultimamente.
L’intenzione di Hermione era quella di fondare un gruppo di duellanti guidato da Harry, che si sarebbe occupato di insegnare ai compagni tutti gli incantesimi di Difesa con cui aveva fatto pratica in quegli anni.
In effetti anche per chi non credeva al ritorno di Tu-Sai-Chi era una bella occasione, un modo per prepararsi agli esami, dato che Dolores Umbridge non gli permetteva di allenarsi.
Inoltre Harry sarebbe stato un bravissimo insegnante, si sarebbero trovati bene con lui. Soprattutto Cho Chang, pensò amaramente Ginny, notando i lunghi sguardi languidi che il Prescelto riservava alla Corvonero.
Non che Ginny ci stesse troppo male. Semplicemente andava avanti. Ora, per esempio, si stava frequentando con Michael Corner, Corvonero che si era unito all’Esercito di Silente insieme a lei.
Quando fu il momento di andarsene, evitando Gazza, presero un’uscita secondaria. Ginny ed Hermione risero a crepapelle, pensando alla faccia della Umbridge quando avrebbe scoperto che il suo custode non aveva concluso un bel niente.
Prima che Ginny potesse tornare nella Sala Comune dei Grifondoro, Michael la chiamò.
« Ti va di fare quattro passi? » domandò.
Ginny lanciò uno sguardo di scuse a Hermione e seguì il suo ragazzo lungo i corridoi della scuola.
« Tutto bene? È successo qualcosa? »
Insieme, i due uscirono dal castello e attraversarono il cortile. Era una bella giornata, tanto che i fiocchi di neve che si erano posati iniziavano a tentennare. Ci voleva proprio una passeggiata. Tuttavia il momento di relax venne interrotto dalla voce polemica di Michael.
« Mi chiedevo solo quando avresti detto ai tuoi fratelli che stiamo insieme » disse, senza mezzi termini, « o forse non vuoi farlo sapere a Potter? »
Ginny si immobilizzò, incredula. Persino quando Harry non c’entrava niente, tornava a essere il punto principale delle loro discussioni. Guardò Michael con rabbia e dovette lottare con sé stessa per mantenere un tono calmo. C’erano molti studenti intorno a loro, ma il suo lato alla Molly Weasley rischiava di prendere il sopravvento.
« Sono stanca di sentire il nome di Harry anche dove non dovrebbe stare, come per esempio in una nostra discussione » sibilò, incrociando le braccia. Era sicura di assomigliare molto a sua madre in quel momento. « Come posso spiegartelo? Non stai per diventare mio marito, quindi non sento il bisogno di spifferarlo ai quattro venti, tutto qui. »
 « Tutto qui? » sbottò il Corvonero, con aria offesa. Ginny alzò gli occhi al cielo. Michael stava decisamente esagerando. « Così sminuisci la nostra relazione, e soprattutto sminuisci me. »
« Michael Corner, io e te ci stiamo solo frequentando, non esagerare adesso. »
La discussione si era fatta accesa e Michael iniziò a farneticare cose sulla differenza tra frequentazione e relazione, quando Ginny notò un gruppo di Serpeverde seduto non molto lontano da loro. Ovviamente, primo fra tutti i serpenti, c’era Malfoy.
La cosa che preoccupò Ginny, infatti, fu il sorrisetto del biondo. Aveva sentito tutto e ora rideva di lei, dannazione. O meglio, si sforzava di non guardare nella loro direzione ma Ginny aveva capito.
« Mi stai almeno ascoltando? » scoppiò Michael, facendo voltare gli studenti attorno a loro. Qualcuno riprese subito a camminare, qualcun altro li guardò confuso, prima di tornare a ciò che stavano facendo. Ginny era imbarazzata da tutto ciò.
« Ginny cara » intervenne Katie Bell, spuntando alle spalle della ragazza, « ho bisogno di un parere sui miei miglioramenti a Quidditch da parte di una futura promettente Cacciatrice. Vieni a vedermi? »
La rossa guardò Katie con occhi nuovi e si aggrappò alla sua richiesta come fosse un’ancora di salvezza. Lei e Katie non era molto legate perché Luna, Neville, Hermione e Padma erano gli amici di Ginny, ma comunque si erano molto simpatiche.
« Volentieri » disse, senza preoccuparsi di nascondere il tono di gratitudine. Si voltò verso il suo ragazzo. « Discuteremo di questa storia un’altra volta. »
Michael provò ad aggiungere qualcosa ma Katie fu più veloce di lui, trascinando Ginny con sé. Quando furono abbastanza lontane dal castello, nei pressi del campo, Ginny si sciolse in una risata, seguita dalla sua salvatrice.
« Non so come ringraziarti Katie, mi hai proprio salvata. Certe volte Michael sa essere così polemico. »
« Di niente cara, ti ho vista in difficoltà e ho capito che volevi risparmiarti quella scenata » ammise Katie con gentilezza. Esitò un attimo, prima di dire ciò che pensava davvero, ma alla fine espresse sinceramente i propri dubbi. « Forse ti sembrerò troppo invasiva e in tal caso sii sincera e dimmi di farmi gli affari miei, ma cosa ci fai con Michael Corner? Lui è molto … immaturo e cinico, mentre tu sei così matura e ottimista. Insomma, non sembra il tuo tipo. »
Ginny sospirò. Quella di Katie era proprio una bella domanda. Cosa ci faceva con Michael se lei neanche provava forti sentimenti? « Credevo che gli opposti si attraessero. »
« Opposti? Perdonami Ginny, tu e Malfoy siete opposti, mentre con Michael sembrate proprio incompatibili. »
Ginny cercò di ignorare il nome della Serpe che, come quello di Harry, spuntava in troppe conversazioni ultimamente. « Quindi è questo che sembriamo dall’esterno? » chiese, improvvisamente dubbiosa.
« Scusami » sospirò Katie, portandosi una mano sulla fronte, « sono affari tuoi, sentimenti tuoi. Non volevo scoraggiarti, credimi. Solo mi ha fatto uno strano effetto vedervi così. »
« Non devi assolutamente scusarti, io amo le persone sincere » obbiettò Ginny. « Sii franca, perché ti è sembrato strano vederci insieme? »
Katie ci ragionò attentamente su, il braccio ancora appeso a quello di Ginny. « Parlate due lingue diverse e non credo che un tipo monotono come lui possa prendere mentalmente una ragazza come te. »
Il giudizio di Katie stupì Ginny, per quanto ovvio e preciso. Effettivamente non aveva mai pensato a quei dettagli ma una relazione seria aveva bisogno anche di compatibilità. Fra lei e Michael c’era qualcosa neanche lontanamente simile alla chimica a cui accennava Katie.
« Chi è adatto a me allora? » domandò abbattuta. C’erano dei ragazzi interessati a lei, ma Ginny non era interessata a loro. « L’unico ragazzo per cui ho avuto una cotta non sembra minimamente interessato a conoscermi. »
Katie sorrise divertita; sapeva benissimo chi era il ragazzo in questione. « Allora non è abbastanza sveglio e quando si sveglierà sarà troppo tardi. Dammi retta, tu meriti qualcuno che capisca quanto sei speciale. »
Ginny sorrise lusingata e strinse affettuosamente il braccio della più grande.
Aveva proprio bisogno di un’amica come Katie. Padma era intelligente ma non dispensava buoni consigli amorosi, Luna non pensava a quelle cose, Hermione sembrava invaghita di Ron ma non accennava mai a parlare di ragazzi. Neville … meglio soprassedere.
« Ti ringrazio ma sei troppo gentile, e anche prima mentre parlavi di Cacciatrice promettente hai esagerato parecchio. »
« Guarda che io ero serissima. Appena se ne andrà Angelina avrai il suo posto e farai vedere a tutti di che pasta sei fatta. » Ginny non sapeva cosa dire. « Vieni a seguirci? » chiese Katie, facendo riferimento agli allenamenti di Quidditch.
La Weasley sorrise e annuì energicamente. Più tardi seguì gli allenamenti dei Grifondoro e sognò di essere in mezzo a loro, libera di volare e di sentire il tifo nella sua direzione.

 

Più tardi, nella biblioteca, Draco e i suoi migliori amici si preparavano ai G.U.F.O.
Erano seduti seduta vicini e Theodore, in mezzo agli altri due, stava leggendo un capitolo del libro di Pozioni a voce alta. Il problema era che gli altri due non stavano prestando molta attenzione.
Draco era stanco perché aveva avuto dei problemi a dormire.
Blaise semplicemente non dava segni di vita, nascosto dietro il suo quaderno degli appunti. Un quaderno vuoto, a detta di Draco che si era ritrovato più volte a sbirciarci sopra.
Anche Blaise era bravo in Pozioni, ma non si impegnava mai più di tanto. Draco e Theo ormai erano abituati a quella condotta, anche se spesso cercavano di dare una mano Blaise.
Draco non riusciva a concentrarsi perché era stanco. Quella notte aveva fatto un brutto sogno, un sogno dai contorni sfocati che non riusciva a ricordare.
Di una cosa era certo. C’era una faccia lunga e bianca come il pallore della luna in quel sogno. Dopo un poco quella faccia si trasformava e finiva per assumere dei lineamenti più familiari, e da lì oblio, poiché Draco non ricordava più nulla.
« … così, quando cerchiamo di preparare una buona pozione restringente … » stava leggendo Theo a voce bassa, concentrato, finché il rumore di un russare lo costrinse a interrompere la lettura. Il ronfo proveniva da Blaise, seminascosto dietro il proprio quaderno. Quando Theo capì che il suo amico aveva dormito per tutto il tempo, si spazientì e lasciò cadere il libro sopra il tavolo della biblioteca con un sonoro tonfo.
Blaise, colto di sopresa, saltò in piedi rovesciando sedia e calamaio. « Cos’era? Un terremoto? »
« Shhh » sibilò la bibliotecaria, affacciandosi dentro il loro scompartimento.
« No, in realtà era il rimbombo della tua testaccia vuota » lo canzonò Theodore, tornando a parlare a voce bassa, « ti ricordi almeno che abbiamo degli esami da affrontare quest’anno? »
« Scusa se sono stanco » replicò Blaise, il tono petulante di chi è stato disturbato nel bel mezzo del sonno.
« Tu sei sempre stanco. »
« Avete finito di bisticciare? » intervenne Draco, che fino allora era rimasto in silenzio a guardare il proprio libro.
Theodore sollevò un sopracciglio. Ormai aveva capito benissimo che lì non c’era nessuno attento allo studio. « Tu a cosa pensi invece? »
« Nulla, non ho nulla a cui pensare » obbiettò il biondo, un sorriso beffardo increspava le sue labbra. Il suo era un tono chiaramente sarcastico.
Theodore sospirò e annuì comprensivo. In effetti sapeva benissimo cosa non andava e anche che, almeno uno dei suoi amici, non si faceva i fatti propri solo perché non aveva voglia di studiare. « Lo so che hai motivo di stare in pensiero. Ne ho anche io. Mio padre è strano quanto il tuo. » Ai Serpeverde era difficile mostrare i propri sentimenti, soprattutto quelli ‘deboli’ come affetto e compassione. Più che difficile, in realtà era un tabù che nessuno si azzardava a sfatare. Gli altri li conoscevano come i cattivi della scuola, gelidi e senza sentimenti, allora questo sarebbero stati. Tuttavia i tre Serpeverde in questione si conoscevano abbastanza bene da intuire i pensieri degli altri due.
Draco e Blaise, per esempio, si erano conosciuti da bambini ed erano sempre stati come fratelli, anche se non si esibivano mai in plateali dimostrazioni di affetto.
Theodore era arrivato più tardi, guadagnandosi il rispetto di Draco, che lo percepiva come suo pari e ne ammirava l’acume. Invece fra Theodore e Blaise il rapporto era quello di cane e gatto, dato che erano diversi come giorno e notte, ma senza dubbio legati.
Draco non poteva negare quel primordiale terrore che gli suscitava il ricordo di suo padre, con Blaise e Theodore era praticamente impossibile. « Ho sempre odiato quando era nervoso, e ultimamente è sempre nervoso » mormorò, suscitando sospiri comprensivi nei suoi amici. « Non voglio tornare a casa in questa vacanze » ammise alla fine.
« Neanche io » decretò in fretta Theo.
Dopo un lungo momento di silenzio, in cui Blaise era impegnato a riprendersi dalla sua faticosa pennichella pomeridiana, a quest’ultimo venne un’idea. « Potreste venire a casa mia »
« La convinci tu mia madre? » Non se ne parlava. Narcissa era praticamente irremovibile e voleva che suo figlio tornasse alla Villa. La bellissima donna bionda di Casa Malfoy era una madre molto apprensiva e aveva i suoi motivi per esserlo.
« Sapete, vi informo su una novità ... non si deve obbedire per forza ai genitori. »
« Quindi proponi una fuga di casa » concluse Theo, che non sapeva se ridere o sbattersi una mano in faccia. Suo padre e suo zio sarebbero andati a prenderlo a casa Zabini piuttosto. Non erano quei tipi di familiari con cui poter contrattare.
Blaise sbuffò stiracchiandosi e sollevò le spalle con nonchalance. « Pensateci almeno. Casa mia è sempre disponibile » annunciò, « e non ho genitori Mangiamorte io. »
Fu una battuta goliardica, un modo innocuo di scherzare che, se fossero stati soli, avrebbe divertito tutti e tre. Tuttavia non erano soli e un paio di teste, studenti seduti nel loro reparto, si voltarono a guardarli. La bibliotecaria, invece, spuntò alle loro spalle stordendoli con un sonoro “Shhh”.
In tutta risposta, Theo e Draco assestarono un paio di gomitate a Blaise che alla fine decise di andarsene di lì. La biblioteca non era decisamente il posto per lui. 




Piccole note:

Chiedo ancora scusa per l'assenza e ringrazio tutte le persone che seguono la storia, vi sono molto grata.
Ho già il prossimo capitolo pronto ma prima di aggiornare voglio vedere se ci saranno dei riscontri a questi due capitoli, e che riscontri. I consigli per migliorarmi sono sempre accettati.

Allora in questi ultimi capitoli vediamo Ginny cercare una tregua con Draco, Draco ovviamente non accetta, anzi continua a burlarsi di lei e dei suoi amici. Poi il giro dei due di notte, mentre si dirigono in biblioteca, e una prima vicinanza intima che colpisce Ginny.
In realtà Draco non aveva bisogno di nascondersi, lui è Prefetto. Come intuisce anche Ginny, sono stati un poco sciocchi.
Intanto vediamo il rapporto dei due con i propri amici. Ginny con Luna, Neville e Padma, ma anche la sua nuova amicizia con Katie Bell, che quasi le suggerisce di lasciare Michael, dicendo che non fa per lei.
Draco molto legato ai suoi due migliori amici, cosa che non si vede nei libri e nei film. Io ho sempre pensato che questi tre si completassero a vicenda: Draco il leader, arrogante e APPARENTEMENTE sicuro di sé; Blaise lo spiritoso del gruppo, quello che sorride sempre e prende tutto alla leggera; e infine Theo che è quello maturo e responsabile, un ago della bilancia che tiene gli amici in equilibrio.
Tutti e tre, però, nascondono dei segreti, un PASSATO DIFFICILE, e quello di Draco sta per venire fuori. Ho già seminato un indizio.

Spero vi stia piacendo. Ancora grazie a chi ha messo la storia tra i seguiti. Alla prossima!


 

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Capitolo 5
*** Segreto ***


5. Segreto




Quella sera Draco arrivò alla punizione con cinque minuti di ritardo e fu sorpreso di trovare Ginny Weasley già dentro, seduta e intenta a fare i propri compiti.
La McGranitt era ancora lì, leggeva un libro con gli occhiali a mezzaluna calati sopra gli occhi azzurri. Gli stessi occhi si sollevarono severamente all’entrata di Draco. Non sentì neanche il bisogno di chiedere la bacchetta, perché ormai il ragazzo sapeva ed era entrato con la propria in mano. La posò davanti alla McGranitt prima di andare a sedersi al proprio posto, in silenzio.
La professoressa gli lanciò uno sguardo veloce e poi tornò a correggere i propri compiti; mentre Draco notò finalmente che Ginny era rimasta concentrata su un libro di Incantesimi, fingendo di non essersi accorta di lui.
Non sembrava smaniosa di interagire con il Serpeverde o di rispettare quella tregua che lei stessa aveva proposto. Semplicemente si era arresa alla convivenza forzata a cui era stata costretta, e inoltre aveva scelto di ignorare il suo compagno di punizioni, in maniera senza dubbio diplomatica e vantaggiosa per entrambi. Era ancora arrabbiata per gli eventi accaduti in mattinata, anzi si sentiva abbastanza ridicola ad aver salutato Draco e, purtroppo, umiliata dalla risposta di lui.
Dal suo canto Draco pensò che fosse meglio così, smise anche lui di comportarsi come se Ginny fosse presente e tirò fuori il proprio materiale. Poi qualcosa cambiò. Non fu un cambiamento dettato da un gesto preciso, Ginny non faceva assolutamente niente a parte occuparsi dei propri affari, ma fu Draco stesso a sentirsi stranamente innervosito.
Non gli piaceva essere ignorato, da nessuno né tantomeno da quella piattola. Così decise di farsi notare replicando un tic che a lui non era comune, mentre a lei si: iniziò ripetutamente a battere la punta delle dita sulla superficie del banco.
Ginny notò subito il cambiamento e la sua mano sinistra, quella a portata d’occhio di Draco, si contrasse ritmicamente. Voleva dirgli di fermarsi, si capiva, ma era anche abbastanza ostinata da continuare a ignorarlo.
Tuttavia Draco non mollò e il rumore si fece sempre più pedante, rumoroso, finché Ginny non sospirò e lasciò cadere la piuma sopra il quaderno.
La McGranitt, rifugiata dietro i propri occhiali, sembrava immersa fino al collo nella correzione di alcuni compiti e il gesto di Draco le passava inosservato, o almeno così sembrava.
« Professoressa, scusate il disturbo » proruppe Ginny, troncando il lieto silenzio, interrotto fino allora solo dai ticchetti delle dita di Malfoy. La McGranitt guardò Ginny come se fosse lei ad arrecare disturbo e non il Serpeverde. « Potreste far cessare questo rumore? » domandò Ginny educatamente, il tono pacato di chi persiste nella propria missione diplomatica, il dito puntato contro Malfoy.
« Ginny cara » sospirò Minerva, massaggiandosi gli occhi stanchi, « hai quattordici anni ormai e sei perfettamente in grado di spiegare al tuo compagno che il suo strepitare ti da fastidio. Quindi mi aspetto che tu ti rivolga a Draco Malfoy e che glielo dica tu stessa. »
In effetti non aveva tutti i torti, quindi Ginny si costrinse a fare l’amaro gesto. Si voltò verso Malfoy, i loro occhi si incrociarono per la prima volta quella sera, e con tono pacato chiese: « Ti dispiacerebbe farla finita? »
Ora che la Grifondoro aveva rinunciato alla propria missione di ignorare il Serpeverde, Draco sorrise vittorioso.
Subito come era iniziata, quella storia si concluse, permettendo a entrambi di riprendere i propri doveri, stavolta in pace. La Weasley, però, sapeva che il Serpeverde non si sarebbe fermato qui. Voleva solo tormentarla. Non faceva altro che divertirsi lui; anche quando erano sgusciati fuori dalla colonna non aveva fatto altro che prendersi gioco di lei.
Passata una buona ora, Minerva McGranitt finì di correggere i compiti di Trasfigurazione che stava leggendo e si sollevò dalla sedia, ammirando il proprio lavoro soddisfatta.
I suoi occhi compiaciuti si fermarono sui due ragazzi e si fecero quindi più autorevoli, sostenuti.
« Posso lasciarvi dieci minuti da soli o chiedo troppo? »
Ginny esitò un attimo ma alla fine sia lei che il compagno annuirono.
Draco non riusciva a capire dove andasse ogni dannata volta quella professoressa, lasciandoli così da soli senza guardia, ma pensò fosse una cosa positiva: ora avrebbe potuto importunare Ginny senza ostacoli.
La McGranitt uscì di scena ma, prima di andarsene, lanciò un ultimo sguardo ai ragazzi. Ginny diede un’occhiata alla porta chiusa e poi tornò a fissare il proprio compito. Aveva finito, doveva solo rileggere. Ovviamente, però, non ci sarebbe riuscita fino al ritorno della professoressa perché Draco iniziò a punzecchiare.
« Quindi tu e Michael Corner » affermò il ragazzo in un approccio fintamente distaccato. Ginny si morse un labbro, cosa che Draco trovò molto provocante, e si impose di restare in silenzio. Non poteva dargliela vinta in maniera tanto agevole, perdere le staffe come fosse niente. Ovviamente non poteva neanche resistere a lungo. In effetti bastò un’ulteriore intervento di Malfoy. « Quando non puoi puntare troppo in alto, devi scendere in basso. »
Bastò quella singola provocazione, che Ginny si mise in piedi e chiuse di scatto il libro di Malfoy. Il Serpeverde sussultò a causa della sorpresa. 
« Hai finito di darmi fastidio? Cosa ci trovi di tanto soddisfacente? »
« Niente, Weasley. Solo il constatare quanto io abbia ragione. » Detto questo provò a riaprire il libro, ma Ginny, stoica fino alla fine, aveva il palmo puntato sulla copertina e non lasciava andare di un millimetro. Solo non sapeva che se lei era stoica, Draco poteva dimostrarsi ancor peggio. « Perché, non ho ragione? È Potter che vuoi in realtà, tuttavia sai che non ci arriverai mai a lui e allora ripieghi su quello sfigato. »
« Michael non è un ripiego e non è uno sfigato » sbotto contrita, « se sto con un ragazzo non è per sostituire Harry. » Il Serpeverde non replicò, non per assenza di argomenti, ma semplicemente perché sosteneva un’opinione che Ginny non avrebbe ammesso a voce alta. Lui era convinto che lei volesse Harry, che cercasse di farlo ingelosire e una parte di Ginny voleva ignorare i pensieri assurdi di Malfoy. L’altra, più prepotente, non poteva accettare che lui pensasse quelle cose. « Dimmi Draco, capisco il tuo dissenso verso me e i traditori del sangue, capisco persino perché odi i nati babbani ma c’è ancora una cosa che non mi sono spiegata. Cos’hai contro Harry? »
Ginny sembrò toccare il punto dolente della situazione perché notò il volto di Malfoy tendersi, e persino quella sua famigerata lingua lunga sembrò esitare.
« Eccoti qui a difenderlo come quella prima volta a Diagon Alley, sei perseverantemente ridicola » obbiettò lui, il volto ancora teso. Poi i suoi occhi, bisognosi di una fuga, si spostarono sul libro, ancora intralciato dalle membra della ragazza. « Sposta quella manaccia. » Fu un ordine, brusco, secco. E ovviamente Ginny non obbedì.
Era leggermente sorpresa da un dettaglio in realtà: Draco ricordava il loro primo incontro a Diagon Alley. Tuttavia respinse il pensiero, c’erano cose più importanti da discutere.
« So io cosa hai » insistette, convinta di quello che affermava. « Tu sei invidioso di lui. »
Le reazioni fisiche di Malfoy non avevano bisogno di interpretazioni: i suoi occhi si spalancarono, poi si ridussero a due fessure, il corpo teso e i denti stretti. Dopo un attimo di stizza, però, il suo viso tornò glaciale come al solito, una maschera di saccenteria mista a spavalderia.
« Non mi piace ripetermi Weasley » borbottò semplicemente, il tono moderato. Faceva ancora allusione alla mano di lei.
La compostezza di Draco, tuttavia, non fece altro che provocare una nuova reazione nella rossa che, contrariamente a lui, non riusciva a mantenere un simile contegno. « Tu sei un verme e lui è un eroe, tu non hai dimostrato nulla e lui a quindici anni ha già dimostrato tutto, tu non sei famoso e lui sì. Tu sei alla sua ombra. » La sua voce si era alzata di qualche ottava, dimostrando che quello non era più un comune battibecco. Ginny si stava sfogando e nella propria collera sfociavano tutti gli sgarbi fatti da Malfoy, da suo padre, alla sua famiglia ma anche a lei. Quella era una vendetta senza ritegno e senza onore, un guanto lanciato che l’avversario non aveva raccolto. Ma poco importava che il suo nemico non si stesse difendendo, Ginny procedeva dritta come treno, a mente un sacco di parole da dire.
E Malfoy rimase lì impassibile, assorbì i colpi. La guardava silenziosamente, studiandola, e allo stesso tempo reprimeva ogni emozione, smorzando qualsiasi voglia di intervenire. « Cosa c’è? Il sostegno del paparino non basta più? »
Quello, però, fu il colmo. Draco scattò in piedi violentemente e fronteggiò Ginny.
« Vuoi davvero sapere cosa c’è di diverso fra me e Potter? »
« Tu sei un viziato con un padre alle spalle, lui si è fatto da solo. » Convinta e decisa. Un padre. Spalle. Nella testa di Draco scattò un meccanismo a catena, una serie di immagini sfocate, perturbanti. Suo padre che spuntava alle sue spalle e lo trascinava via.
« Taci, Ginevra » fu il sibilare di Draco. Non aveva mai chiamato Ginny in quella maniera, con il nome completo. Era un avvertimento, ancora una volta respinto dalla caparbietà grifondoro.
« Tu sei nato da una famiglia purosangue e vivi servito dai tuoi elfi domestici, lui ha avuto una vita dura … »
« Lui ha avuto una vita dura? » sbottò Draco, indignato. Ora gridava anche lui. « Che vita dura deve essere stata quella con i suoi zii, povero Potter ha perso i genitori. »
« Non ne hai idea » insistette Ginny.
« L’unica viziata qui sei tu Weasley, sei tu che parli senza avere idea delle cose. Non conosci il quadro generale ma forse non ne hai bisogno, tu sei Ginevra Weasley, eterna innamorata dal famosissimo Harry Potter. Sai tutto e di più sulla durezza della vita, sai molto di più di questo stupido Serpeverde, giusto? » domandò con un tono che era diventato tanto aspro da causare dei brividi a Ginny. « Tuo padre ha mai usato le maniere forti con te Weasley, eh? Il proprio bastone da passeggio, per esempio? » chiese persistente. Come un secchio di acqua fredda, quella confessione, cadde sulla testa della Grifondoro, che iniziò a indietreggiare. Intanto Draco era pervaso dai ricordi, ricordi brutti e oscuri che aveva creduto di aver rimosso dalla memoria. Invece erano lì e, a causa di Ginny, stavano venendo a galla. In tutti c’era suo padre. La testa gli pulsava ripetutamente, violentemente.« L’unica qui che ha avuto il mondo servito e riverito sei tu Weasley. Anche Potter ottiene tutto ciò che vuole con il proprio nome. Voi non ne sapete niente della vita, non sapete niente della difficoltà di trovarsi fra due fuochi e della malvagità. Siete due bambini che giocano a fare i grandi, gli eroi. Io non ho bisogno di fingermi un adulto, ho passato più di voi due messi insieme e, contrariamente a voi, non elemosino compassione da nessuno. Credete che il mondo sia un posto bellissimo, che dietro a quelle patetiche nuvolette che hanno ostacolato il vostro brillante cammino ci sia un arcobaleno. Certo per i piccoli eroi come voi è poco ma sicuro, ma non tutti nasciamo dalla parte fortunata giusto? »
Fortunata. Ginny non riusciva più a credere alle proprie orecchie, né tantomeno che Malfoy, in un impeto di sfogo, avesse definito lei ‘fortunata’. O forse era impazzito del tutto.
Ginny non credeva che lui ammettesse dei lati positivi nella famiglia Weasley, ma effettivamente Ginny era nata in un nucleo molto caloroso e nessuno poteva negare quanto fosse prezioso il calore familiare.
Aveva pensato spesso ai Malfoy ma non aveva mai paragonato direttamente quella famiglia alla propria, o meglio non aveva paragonati i loro stili di vita. Vedeva da sempre i Malfoy come dei ricconi purosangue che vivevano in una villa, circondati da servitori e dalle cose migliori, degli oziosi egoisti. Il colore della loro intimità, però, era nero e dal rapporto di Draco con suo padre non traspariva un velo di calore. Ben due volte Ginny li aveva visti interagire.
La prima a Diagon Alley, Draco era rimasto piuttosto in silenzio, occhi corrucciati e testa leggermente bassa, e aveva lasciato parlare il padre. La seconda, più recente, era avvenuta un anno prima.
Draco aveva iniziato a vantarsi della propria postazione alla Coppa Nazionale di Quidditch, vicino a Cornelius Caramell stesso, così aveva detto con estremo orgoglio.
Comunque il signor Malfoy aveva risposto assestando un colpo di bastone alla pancia di Draco, apparentemente nulla di grave, un semplice movimento brusco che ora, invece, assumeva tutt’altro significato.
Ginny si diede della sciocca per non averci mai neanche pensato: il signor Malfoy aveva picchiato Draco, o almeno doveva averlo fatto quando lui era ancora un bambino, un innocuo involucro a cui impartire delle dure lezioni. Una piccola testa da educare e plasmare a piacimento, secondo i propri ideali e canoni.
Ginevra era atterrita e orripilata da quella rivelazione. I suoi genitori non avevano mai alzato un dito sui proprio figli e persino quei maiali, gli zii di Harry, non erano mai arrivati a picchiarlo.
Ora improvvisamente si trovava a chiedersi se gli atti a cui si riferiva Draco fossero dei semplici schiaffi o qualcosa di molto più grave, e, ripensando alle parole del biondo, si sentì sbiancare: lui aveva parlato del bastone da passeggio del signor Malfoy.
No. Magari era tutto uno scherzo. Non poteva essere.
Draco realizzò ciò che, in un impeto di rabbia,  aveva appena confessato e sbiancò spaventosamente. Sembrava un fantasma, un fantasma che fissava Ginny con degli occhi vuoti.
La Grifondoro cercava di mettere insieme un paio di parole sensate, quando Minerva McGranitt tornò dentro.
« Ragazzi siete entrambi in piedi, spero non abbiate combinato nulla » disse e nella stanza calò il silenzio. Non ci volle molto per capire che lì c’era stata una discussione. Almeno le bacchette erano ancora sulla scrivania, nell’esatta posizione in cui erano state lasciate. « Bene, e siccome oggi sono stanca facciamo che la punizione si conclude con dieci minuti d’anticipo. »
I due studenti si separarono e iniziarono a raccogliere i propri oggetti personali. Draco finì per primo, anzi fu stranamente veloce, tanto che sparì oltre alla porta con uno scatto fulmineo.
La McGranitt, rimasta perplessa da tutta quella fretta, si voltò verso Ginny e chiese spiegazioni. La ragazza deglutì e si limitò a una scrollata di spalle. Non poteva dire nulla.
Inizialmente discese fra i corridoi in maniera lenta e silenziosa, ma con il passare del tempo il discorso di Draco si face sempre più livido e lei iniziò a sentirsi male.
Non voleva fargli quello, non voleva costringerlo a mettersi a nudo davanti a una semplice conoscente.
Pensò a lui e alla scena di poco prima. Aveva già aumentato il passo, ma fu il senso di colpa a spingerla a una lunga corsa. Corsa che si fermò solo davanti ai sotterranei. Cosa poteva fare? Andare nei sotterranei, bussare alla Sala Comune dei Serpeverde e chiedere di Draco? Sarebbe stato un gesto avventato e senza senso, lui avrebbe giustamente risposto male e tutti i suoi compagni avrebbero, ancora una volta giustamente, riso di lei. No, Ginny decise che ne avrebbero riparlato il giorno successivo.

Draco affrettò ulteriormente il passo. Era mentalmente sconvolto da tutti i ricordi che stavano tornando a galla, uno dopo uno, mentre per anni aveva cercato di rimuoverli.
Li aveva spinti sempre più in basso, in fondo, e ora si alternavano nella sua testa, prepotenti.
Lucius Malfoy aveva sempre avuto due facce. Una delle due era quella pubblica, maschera conosciuta da tutti, il profilo di un uomo elegante, calmo e sicuro di sé.
L’altra, quella vera dell’uomo e del Mangiamorte, era una faccia digrignata dalla rabbia, livida e impaziente. Una faccia che solo i Mangiamorte, Narcissa e Draco avevano conosciuto. Tuttavia Lucius non aveva mai toccato Narcissa, né i propri compagni.
L’unico ad aver subito quella furia cieca era stato Draco, da bambino, quando tendeva molto di più a disubbidire e a fare di testa propria.
E i divieti di Lucius non erano quelli di un genitore normale, sotto quel punto di vista Draco era stato un bambino per bene.
Le cose che davano fastidio a Malfoy Senior riguardavano prettamente mezzosangue e babbani, oltre che i traditori del proprio sangue.
La prima volta che Lucius si era arrabbiato in maniera incontrollabile era stata quando Draco aveva solo cinque anni e, a Diagon Alley, aveva conosciuto un bambino magonò, il fratello sfortunato di un mago. Si erano fermati a giocare insieme, ricordava.
Il bambino, occhi chiari come il cielo, aveva prestato a Draco il proprio aeroplano verde, un giocattolo babbano in grado di colpire il piccolo Malfoy. Le ali non erano integre, anzi erano state parzialmente usurate dal trascorrere del tempo e il colore non era più il verde intenso di una volta, ma il giocattolo restava affascinante.
Il bambino magonò aveva sorriso a Draco, prima che questo venisse prepotentemente strattonato via da suo padre. Il volto del magonò si era fatto confuso, poi triste e infine era stato risucchiato dalla folla. L’aeroplano era scivolato dalle mani di Draco, si era schiantato a terra e una delle ali si era spezzata. Draco, chiuso nella propria cameretta, rievocò il suono per giorni.

Fatto sta che, tornati alla Villa, Lucius gli aveva tirato uno schiaffo e poi un altro ancora, stavolta più forte. L’impatto era stato spietato e Draco era caduto a terra cercando di reggersi con il polso, che purtroppo si slogò. Come se non bastasse, Lucius gli colpì un fianco con il proprio bastone e una gamba, e ancora un braccio. Colpiva alla cieca.
“Non devi trattare da pari gli esseri che sono inferiori, altrimenti mi causerai vergogna e mi costringerai a ripudiarti” aveva detto, tra un colpo e un altro.
Alla fine Narcissa era rientrata e si era precipitata a fermare suo marito, confusa e sbigottita.
Il bambino si era sentito spezzato, come il giocattolo caduto, e non riusciva a capire –non poteva- in cosa avesse sbagliato.
Allora Narcissa aveva allontanato Lucius, sperando di calmarlo. In soccorso di Draco, invece, era arrivato un comune elfo domestico, uno piccolo esserino che disse di chiamarsi Dobby.
Dobby aiutò il padroncino a rimettersi in piedi e gli bloccò il polso dolorante con un fazzoletto, un pezzo di stoffa che aveva trovato lì vicino. Narcissa accorse subito dopo e abbracciò suo figlio, piangente.
Cinque colpi. Draco li ricordava bene ora. Più il polso slogato.
Lo scatto d’ira successivo di Lucius Malfoy era avvenuto proprio per Dobby, ma il Serpeverde non voleva pensarci. Quello era un ricordo ancora più duro da rievocare.
Inoltre era appena arrivato dove voleva essere: si trovava di fronte allo camera di Severus Piton. Bussò una volta e il professore si precipitò ad aprire. Severus non stava dormendo, era vestito come suo solito. Notò subito gli occhi confusi di Draco, il suo respiro faticoso e capì.
« Entra » intimò, comprensivo. Il biondo entrò nella stanza come se ne conoscesse ogni angolo e si sistemò su una sedia, frontale alla scrivania. Severus gli versò un poco di idromele e si sedette davanti a lui, mentre il ragazzo iniziava a sorseggiare.
Piton, però, non disse nulla: Draco gli avrebbe raccontato tutto quando si sarebbe sentito meglio.
« Mi sono tornate in mente tante cose brutte » disse infatti, dopo un poco, e gli rivolse due occhi enormi, pieni di speranza. Sembrava tornato il bambino di una volta, un piccolo impaurito. « Posso usare le tue scorte? »
« Ovviamente. Ormai sai preparare da solo quella pozione » constatò Severus come dato di fatto. Draco era davvero portato nella sua materia e sapeva preparare filtri di livello avanzato senza bisogno di supervisione. Non c’era da stupirsi, in effetti, dato che i più grandi e famosi talenti in Pozioni erano stati scovati negli anni tra i Serpeverde. « O preferisci che io usi un incantesimo della memoria? Lo sai che potrei rimuovere tutto il male. »
Il ragazzo ci pensò un poco ma alla fine disse che no. « No, non voglio dimenticare per sempre. I miei sentimenti verso lui devono restare invariati. »
« Hai ragione, forse è meglio che tu continui a provare paura. La paura ti paralizza, ti rende più saggio ed è grazie ad essa che non facciamo cose stupide. »
« Contrariamente ai Grifondoro » conclusero insieme; dopodiché si scambiarono uno sguardo complice.
« Sei ancora arrabbiato con me? » domandò il professore.
Nella stanza calò un lungo sospiro. « Ti sto dando parecchio filo da torcere. » Draco non aveva detto ‘mi dispiace’ ma Severus capì che era così. Il giovane Serpeverde faceva fatica ad usare quelle parole – grazie, mi dispiace, per favore. Non ne era stato mai abituato, anzi contrariamente era abituato a ottenere tutto senza prestare cortesia.
Qualcuno poteva definirlo un comportamento viziato, d’altronde Draco era figlio unico; mentre per Severus era semplicemente cattiva educazione, ma alla cattiva educazione si è sempre in tempo a rimediare.
Draco era tante cose insomma, arrogante, altezzoso, impertinente e a volte sprezzante … ma Severus lo conosceva troppo bene e sapeva che non era viziato né tantomeno avvezzo alla violenza. Non poteva esserlo, soprattutto a causa del suo passato.
« Non importa » biascicò il più grande. « So che da domani tornerai a darmi problemi, ma stasera dimentichiamo tutto, dimentichiamo insieme. »
Draco si alzò e preparò il filtro, seguendo soprattutto il proprio sapere. Si sentiva sicuro in mezzo ai calderoni, ai fumi e alle erbe. Erano profumi calmanti. Inoltre Pozioni era una materia che richiedeva parecchia concentrazione e questo gli permetteva di non pensare a tutto il resto, di distrarsi.
« Cosa devi dimenticare tu? » chiese, terminando gli ultimi preparativi. A pozione pronta tornò a sedersi con Severus.
La risposta di Piton fu criptica ma anche abbastanza sincera. « Una persona cara, che ho perduto tanti anni fa. »
Draco non provò ad insistere: Severus, come lui, era riservato, non amava svelare troppo e soprattutto odiava mostrarsi debole. In questo si assomigliavano.
Così, quella sera, ingoiarono entrambi quella pozione fluida, amara e grigia. E ben presto anche la testa di Draco si fece grigia, come se fosse rimasta intrappolata in una nube addensata. Infine Draco uscì dal grigiore per ritrovarsi catapultato nella realtà di tutti i giorni, solo che i ricordi negativi – rilevanti alla sua infanzia - erano tornati a nascondersi, in fondo, sempre più in profondità.




Piccole note:
Ciao! Eccomi tornata.
Prima di tutto ringrazio di cuore le persone che continuano a seguire la storia. Poi ringrazio di cuore anche Moony097 e c_underwater che ultimamente hanno recensito facendomi sapere per bene cosa ne pensavano. Ringrazio anche Mary Raven che ha lasciato un commento breve.
Come sempre ditemi se sbaglio in qualcosa e, in tal caso, come posso migliorare.
Allora iniziamo proprio da Draco. In passato avevo un altro account ma mai ho scritto fanfiction con l'avverimento "violenza", anche se mi sento molto toccata da temi come la violenza domestica, abusi e altro ancora.
Quindi eccomi qui a prendere coraggio e a scrivere sulla violenza domestica. Riguardo Lucius Malfoy, anche se non avete letto i libri, vi ricorderete sicuramente la furia che dimostra contro di Harry nel secondo film.
Io lo vedo un poco così: un uomo falso che indossa una maschera di contegno e, sotto alla maschera, un uomo vile che ha il coraggio di prensersela solo con i più deboli (suo figlio, gli elfi). Quindi non mi è sembrato inappropiato il tema della violenza.
Ovviamente quello che ho scritto in questo capitolo è solo la punta dell'iceberg perché non può essere tutto qui, soprattutto per Draco.
Vediamo anche il rapporto di Draco con Severus, suo padrino e, come nei libri, suo mentore. Anche nei libri è innegabile che Draco veda in Severus un punto di riferimento, si fida di lui. E in questa storia intendo portare il loro rapporto su un piano ulteriormente superiore perché qui è suo padrino.
Infine c'è Ginny che si rende conto della gravità della situazione e si sente in colpa, non essendo una Serpeverde né tantomeno una ragazza menefreghista, e forse sarà proprio questo a portare il suo rapporto con Draco in una nuova direzione.
Fatemi sapere e alla prossima!

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Capitolo 6
*** Pace ***


6. Pace



Il giorno successivo Ginevra Weasley si svegliò male, malissimo, proprio come aveva dormito quella notte. Non aveva fatto altro che pensare a Draco.
Il suo nome, il suo viso erano rimbombati nella mente di Ginny finché il buio non aveva preso il sopravvento, e poi erano tornati a tormentarla appena aveva aperto gli occhi. Lui il pensiero prima di andare a dormire, lui quello da sveglia. Era incredibile, lei che non poteva smettere di pensare a un Serpeverde.
Si avvicinò allo specchio nei bagni e spazzolò in fretta e furia i suoi lisci capelli rossi, sforzandosi di pensare solo a quella giornata. La McGranitt avrebbe accompagnato lei e tutti quelli del quarto anno a Hogsmeade e lei aveva appuntamento con Luna giù all’ingresso del castello.
Indossò un paio di pantaloni neri e un maglioncino rosso, quest’ultimo regalo spedito da suo fratello Bill e da Flebo, e si precipitò giù dalle scale.
Nella Sala Comune salutò il trio e mentre usciva incrociò Katie, ma non si fermò neanche per un secondo. Effettivamente era abbastanza in ritardo.
Quando raggiunse Luna all’aperto si prese finalmente il tempo per respirare. Durante il suo percorso aveva temuto di incrociare un paio di occhi grigi ma questo non era avvenuto. Aveva visto Neville, Michael, Angelina e i gemelli, ma nessun Serpeverde biondo in circolazione.
Forse faceva colazione, o forse, puntuale com’era, si trovava già in aula. In ogni caso meglio così.
« Hai il fiatone » osservò Luna, « non hai mangiato, credo. »
« Non ho molta fame stamattina » replicò Ginny. E non voglio incontrare Malfoy, aggiunse mentalmente. « Inoltre sono in ritardo, come mio solito. »
« In effetti » concordò Minerva McGranitt spuntando alle sue spalle. « Aspettavamo soltanto te signorina Weasley » disse con un tono che sembrava severo, anche se, sulle sue labbra, aleggiava un sorrisetto. Ginny si scusò con un cenno e alla fine il gruppo partì per Hogsmeade.

 

Ginny si affacciò a una vetrina, il naso e i palmi delle mani schiacciati contro il vetro, tanto da sentirsi una bambina davanti a un negozio di caramelle. Solo che qui non si trattava proprio di caramelle.
Mentre il freddo attanagliava il suo corpo, lei ricordava Harry e gli altri che tornavano da Hogsmeade. Era il suo secondo anno, e il terzo di Ron. Suo fratello era tornato carico di dolciumi e non si era neanche preoccupato di offrirgliene. Hermione, invece, era stata più gentile condividendo con lei un paio di Cioccorane.
Dietro il trio camminava Malfoy, tutto nervoso e coperto di fango. Accanto a lui Theodore Nott lo aiutava a ripulirsi, mentre Blaise tentava invano di soffocare una risata.
« Un giorno di questi comprerò un Detector Oscuro, non c’è nulla che odi di più di essere colto di sorpresa » si lamentava il biondo, salvo poi accorgersi dello sguardo di Ginny. « Cos’hai da guardare ragazzina? »
Con questo ricordo in mente, Ginny sorrise ed entrò nel negozio.


Quella sera Draco non riusciva a crederci, era arrivato ancora una volta per secondo. Ginny era già lì, seduta, e svolgeva tranquillamente i propri compiti.
Anche stavolta, all’entrata del Serpeverde, non alzò lo sguardo. C’era una differenza però: questa volta le costò molta fatica, e si notava. Si sforzava di tenere gli occhi puntati su una pagina bianca e neanche si preoccupava di scriverci, neanche fingeva.
 Come sempre Draco lasciò la propria bacchetta alla professoressa e, come sempre, la McGranitt uscì dallo studio, lasciandoli da soli.
Draco si chiese nuovamente cosa avesse di tanto importante da fare quella donna nella vita. Tuttavia cacciò un libro di Erbologia e si diede alla lettura del volume, con un groppo alla gola.
Per tutto il giorno aveva cercato di non pensare agli eventi della sera precedente, alle confessioni che aveva fatto alla Weasley, ai ricordi che risalivano in superficie. La pozione l’aveva aiutato ad affogare le reminiscenze ma non poteva dimenticare il suo sfogo.
C’era molta tensione fra di loro e Ginny dovette prendere molto coraggio, il coraggio di una Grifondoro, prima di parlare.
« Quello che è successo ieri … Non era mia intenzione farti del male » iniziò dolcemente. Quando il ragazzo non rispose, lei riprese a insistere. « Andiamo Draco » sussurrò il suo nome, la prima volta che lo pronunciava, « non è da te tenere il muso. » Con quest’ultima considerazione trovò il coraggio di alzare gli occhi e incrociare quelli metallici del Serpeverde, scoprendo che lui la stava fissando da quando aveva iniziato a parlare.
Non era arrabbiato, triste o altro, semplicemente guardava, analizzava. Ginny deglutì. « Ti ho preso una cosa » aggiunse, alzandosi in piedi e frugando nella propria borsa. Ne estrasse un pacchetto, nero e lucido. Il fiocco che lo circondava era ovviamente verde.
Draco non riusciva a capire. L’aveva sempre trattata male, lei, i suoi amici e i suoi familiari. Ora improvvisamente spuntava con un regalo … per lui. « Cosa? » chiese solamente, confuso.
Forse quella ragazza andava smistata in Tassorosso, ma allo stesso tempo assolutamente no, Ginny Weasley era una Grifondoro fatta e finita. Maledetti Grifondoro e maledetto il loro onore, pensò lui.
« Stamattina sono stata a Hogsmeade » iniziò lei, « ho pensato che ricordavi il nostro primo incontro e volevo dimostrarti che anche io ricordo qualcosa riguardo te. Forse ti sembrerà sciocco o patetico, e sai una cosa? In tal caso hai proprio ragione. Forse sono ridicola, forse un altro Grifondoro non si sarebbe comportato così. Sono solo stanca di tutto il male che ci siamo fatti. Questa è la mia proposta di tregua, la mia ascia di guerra seppellita. »
Gli porse il pacchetto che lui afferrò, seppur esitante. La guardava negli occhi e gli occhi di Ginny erano due pozze color cioccolato con degli sprazzi di verde, due reticoli profondi e sinceri. In quel momento erano diretti a lui e non c’era compassione o pietà, solo dolcezza. Draco temette di perdercisi dentro. E infondo avrebbe potuto farlo, senza trovare via di fuga.
Si costrinse a guardare il pacchetto e lo aprì, senza dire una parola. Dentro alla carta lucida, accuratamente piegata, c’era un Avversaspecchio. Draco corrugò la fronte e cercò di ricordare intensamente quando ne avesse richiesto uno.
« Non ce ne era bisogno » constatò, diffidente e circospetto. La guardava cautamente, accovacciato nella propria posizione. Il gesto della Grifondoro confondeva e, allo stesso tempo, lusingava.
Le persone con cui Draco si scambiava i regali di solito erano i suoi amici più stretti, ovvero Theo e Blaise. Severus gli faceva un regalo a Natale o al compleanno, solitamente qualche nuovo manuale di Pozioni o qualcosa di cui Draco aveva bisogno. Riceveva un regalo da parte dei genitori, o meglio così c’era scritto sul biglietto, ma era chiaro che era compito di Narcissa ideare e comprare il dono. Ogni tanto riceveva qualcosa da Pansy o da Astoria, sorella di Daphne.
Nessuno fuori da quelle persone, e ora gli si presentava Ginny Weasley con un Avversaspecchio.
« Vedilo come un regalo di Natale » sussurrò lei, ancora in piedi, mani incrociate davanti alla gonna.
« Io non ti ho preso niente però. » Come avrebbe potuto, quella situazione era già strana di per sé.
« E come un messaggio di scusa » aggiunse immediatamente Ginny, un sorrisino che aleggiava sulle sue labbra.
Ora Draco ricordava: in un finesettimana a Hogsmeade, due anni prima, Potter lo aveva colto di sorpresa sotto il proprio mantello invisibile, cospargendolo di fango. Allora il Serpeverde aveva desiderato di possedere qualcosa con cui scovare i propri nemici, ma era un desiderio talmente vecchio che quasi se ne era dimenticato. Non sapeva cosa dire. Inoltre lui aveva già un Avversaspecchio, glielo aveva regalato Severus proprio due anni prima.
« E tutte le offese da parte mia? » chiese, il tono ancora incerto.
Ginny sembrò pensarci su, abbasso gli occhi e storse il muso. « Non importa » sussurrò umilmente. « Probabilmente te ne ho fatto altrettanto ieri sera e, credimi, non amo vendicarmi. »
Draco sollevò gli occhi verso il soffitto, fintamente scocciato. « Come dimenticare che sei una dannata Grifondoro » scherzò, riprendendo il proprio senso dell’umorismo. Solitamente quelle punzecchiature davano inizio a un litigio, ma questo non era il caso. Così Ginny si ritrovò a ridacchiare.
Era tutto così strano. Quella sera si sentivano diversi ed effettivamente c’era qualcosa di diverso tra di loro, nessuna tensione, erano completamente tranquilli e rilassati. Avevano scelto di abbassare armi e scudi, di provarci. 
« Se continuiamo a fare occhio per occhio per sempre chissà dove andremo a finire. » Era vero, dopo varie riflessioni Ginny era arrivata a quella conclusione. Era stanca di litigare con Malfoy, di farsi male a vicenda e di usare i punti deboli dell’altro. « Ieri sera mi sono sentita malissimo, quello che mi hai raccontato … »
Sei diverso dall’idea che mi ero fatta di te, avrebbe voluto dire, non sei il ragazzo viziato che credevo. Ora so che c’è molto di più.
Era abbastanza coraggiosa da affrontare i propri nemici, tuttavia non riusciva a dire quelle parole. Perché il ragazzo davanti a lei era Malfoy, perché ciò che avrebbe detto non sarebbero più tornato indietro, non ci sarebbe stato rimedio.
« Non importa, ho già dimenticato tutto » tagliò il discorso lui. Si era ritratto e ora aveva iniziato a leggere il proprio libro. Non voleva ricordare quelle cose spiacevoli, soprattutto non di nuovo davanti a lei. Odiava mostrarsi debole.
Anche Ginny si sedette, decidendo che era meglio tornare ai propri compiti, quindi tra i due calò un silenzio pacifico, interrotto solo di tanto in tanto dal rumore di una pagina che svoltava.
Lei, tuttavia, non era brava a restare zitta quando aveva mille cose in testa. Quindi non si preoccupò di dare fiato ai propri pensieri. « Non ho fatto altro che pensarti » ammise a testa bassa.
Draco smise di leggere e iniziò a fissare il vuoto. Ancora una volta non sapeva cosa dire. Lei aveva pensato solo a lui? « Sono lusingato, Weasley » bofonchiò, con un velo di ironia nella voce. Poi i suoi occhi si posarono sull’Avversaspecchio. Ne aveva già uno, ma non aveva proprio voglia di rinfacciarlo alla Grifondoro. « Ora dovrei ringraziarti? » chiese.
« Non sei costretto. »
Draco ci pensò su. Non si sentiva obbligato a farlo, a dire grazie alla Weasley, e dopo tutto non era stato lui a chiederle un dono. Tuttavia non riusciva a smettere di guardare l’Avversaspecchio e di esserne stupito, perché lei aveva pensato a lui per tutto il giorno e perché si era sentita in colpa nonostante gli epiteti brutti che lui aveva affibbiato a lei e alla sua famiglia. « Forse un giorno ti ringrazierò » concesse.
Lei lo guardò di nuovo, stupita. « Quasi non ti riconosco più » constatò con una nota di divertimento nella voce, « ma sono felice che sia tutto a posto. »
Non è tutto a posto, pensò Draco.
« Voglio chiarire ciò che ci siamo detti ieri sera e voglio mettere un punto alla faccenda. Mio padre non è esattamente un padre modello, lo so, ma è stato il mio esempio per tanti anni ed è mio padre. »
Non sono un debole, aggiunse internamente, ma è l’unico padre che ho.
« Non è facile opporsi ai propri genitori, soprattutto quando non hai altre figure adulte a cui appoggiarti » commentò lei, cercando di essere comprensiva.
« Non è proprio così, non sono gli unici adulti a farmi da punti di riferimento. Severus non sarà mio padre ma è il mio padrino ed è stato sempre presente, sin dalla mia infanzia. » Un ricordo sguazzò nella sua mente. Un bastone nero e lucido scendeva violentemente verso di lui, una mano bianca afferrava il bastone e lo allontanava dalla sua visuale. Draco sbatté due volte le palpebre e notò il cipiglio incredulo della rossa. « Cosa c’è? »
Ginny scosse ripetutamente il capo. « Accidenti, è così strano sentire il nome del professor Piton, e infine il modo in cui ne parli … »
« Come ne parlo? »
« Sembra che tu gli sia riconoscente. »
Draco annuì, richiudendo definitivamente il proprio libro. « Lui non è solo quello che vedete tutti a scuola, mi ha aiutato molto in questi anni. »
Ginny annuì a sua volta e si mosse silenziosamente, voltandosi verso Draco. Non riusciva a credere alla proprie orecchie, quelle erano confidenze amichevoli. Aveva paura di alzare la voce o di spostarsi troppo bruscamente, rischiando di interrompere l’incantesimo che si era creato.
« Tua madre invece? »
Il ragazzo sospirò. « Lei è grande, un poco troppo apprensiva ma comunque grande. »
« L’ho vista solo una volta, ma sembra una donna davvero forte » commentò Ginny, pur sempre attenta alle parole che usava. Malfoy sembrava essersi dimenticato chi fosse, una Weasley, una Grifondoro e una cosiddetta traditrice del suo sangue. « Lo stesso non posso dire di tuo padre che mi infilò il diario di Tom Riddle nel calderone. »
Sulla faccia di Draco ricadde un cipiglio nervoso, il solito che riservava a lei e ai suoi amici. Tuttavia il tono rimase sorprendentemente pacato. « E tu ci sei cascata. Cosa ti era saltato in mente? Volevi ribellarti? »
Ginny si morse il labbro e sospirò. « Volevo sentirmi accettata » ammise a malincuore, « e Tom non faceva altro che farmi complimenti. Mi diceva che ero bella, che gli piacevo. Mi ha ingannata. » Draco aveva ascoltato e sembrava analizzare parola per parola. In realtà il suo sguardo freddo fece sentire male Ginny.
Perché parlo così tanto? E con lui poi, pensò amaramente.
« Non sono più così, per fortuna. Non ho bisogno dell’approvazione degli altri, solo della mia. Ora sono più forte. »
« Lo vedo » concesse lui, squadrandola da capo a piedi. Per qualche strambo motivo gli sembrò di vederla per la prima volta – di vederla davvero. Non riusciva proprio a paragonarla a nessuna delle sue conoscenze, a nessun’altra ragazza, perché Ginny era diversa o forse era diverso il modo in cui lo faceva sentire. Si era confidato con lei, spinto da una sensazione leggera, qualcosa che assomigliava alla fiducia, e tutt’ora non era in grado di pentirsene. « In un certo senso sei cresciuta sotto i miei occhi, Weasley » asserì con un velo di malizia. Lei non rispose, semplicemente arrossì. Draco osservò le gote pallide della Grifondoro mentre si coloravano di un tenero rosa, e si sentì compiaciuto, sapendo che era lui il motivo di quella reazione.
Chissà se Corner è in grado di farla arrossire in questa maniera o se il loro rapporto è piatto come credo, si ritrovò a pensare, salvo poi ravvedersi di quella curiosità fuori luogo.
« E comunque neanche tu ti dovresti preoccupare di cosa dicono gli altri, credimi si sta molto meglio senza. » Le parole di Ginny interruppero tutti i suoi pensieri strani e Draco ci mise un poco a capire il riferimento di quella morale.
« Torna a studiare, Weasley. » Le parole di Draco furono accompagnate da un ampio gesto, con cui si rimise composto sulla propria sedia e riaprì il libro, tornando a leggerlo.
La ragazza continuò a fissarlo, pensierosa. « Mi chiamo Ginny » precisò in un mezzo sussurro, attenta a farsi sentire ma timorosa della risposta.
Tra i due cadde un silenzio tombale, nella quale Ginny trovò il tempo – e la decenza, a detta sua- di tornare a svolgere i propri doveri. Quella sera si era distratta come non mai, quando il giorno seguente avrebbe dovuto consegnare una relazione sui processi di trasformazione in Animagus alla professoressa McGranitt. Non era da lei dimenticare i compiti assegnati, o comunque lasciarli da parte.
« Io Draco » replicò poco dopo il Serpeverde, sospirando con teatrale sussiego. Ginny sorrise sotto i baffi e continuo comunque a scrivere.

« Stasera è stata propria strana » commentò Ginny, mentre lei e Draco iniziavano a scendere gli scalini per tornare ognuno nella propria dimora.
Draco era assolutamente d’accordo. « Non ti ci abituare però. »
Ginny ridacchiò e aspettò che finissero di scendere quella rampa, prima di tornare a chiedere. « Posso farti una domanda? »
« Non prendere troppa confidenza, Weasley » sbuffò Draco, aggiungendo poi un superficiale « non siamo mica diventati amici. »
« Va bene ma io mi chiamo Ginny » ripeté lei, senza battere ciglio davanti alla fermezza di Draco.
« Ringrazia che non usi piattola, come nome. »
Ci fu un secondo di silenzio, giusto un secondo che Draco assaporò con gusto, prima che quella ragazzina dai capelli rossi tornasse alla carica. « Posso farti quella domanda? »
« Tanto me la farai ugualmente. »
« Perché mi hai nascosta dalla Umbridge? » domandò subito lei. Senza peli sulla lingua, come sempre. Altra cosa che confondeva Draco.
« Non ti ho nascosta dalla Umbridge » protestò il ragazzo a sopracciglia corrugate, « volevo solo evitare di sentire il tono stridulo e petulante che assume quando si lamenta di qualcosa. »
« Tranquillo, a parte voce e tutto il resto, non è difficile capire quando è in arrivo, insomma con quei suoi tacchi fastidiosi e il profumo di zucchero. »
« Puzza vorrai dire » precisò Draco sorridendo divertito.
Ginny batté più volte le palpebre, confusa, prima di insistere. « No, volevo dire profumo. »
Il Serpeverde capì di dover precisare ulteriormente. « Io odio gli odori dolci » mormorò e, intanto, storse il naso.
« Allora odierai anche il mio » canticchiò Ginny, stranamente divertita, facendo un paio di saltelli e superando il compagno di qualche passo. La ventata scaturita dalla sua corsetta schiaffeggiò addosso a Draco un’ondata di vaniglia. No, non gli dava fastidio.
« Sì infatti » mentì spudoratamente. In un primo momento non notò il divertimento della ragazza; Ginny sorrideva, con gli occhi luminosi e vittoriosi di chi ha capito che stai mentendo. La sensazione fece muovere qualcosa nello stomaco di Draco, qualcosa di sconosciuto sino allora e solo Merlino sapeva quanto lui odiasse ciò che non conosceva, ma nonostante tutto era divertito come lei. « Dovevo lasciarti tra le braccia della Umbridge, sai? »
« Sì, poi sarebbe andata a dire alla McGranitt che siamo usciti insieme dal suo studio. »
« Colpa tua, io mi ero avviato in biblioteca per primo, sei stata tu a seguirmi. »
Eccoli di nuovo, pronti a battibeccare come cane e gatto, anche se adesso non c’era nessun tipo di veleno tra di loro. Percorrevano silenziosamente un corridoio, tranquilli come fossero due semplici allievi della scuola, senza alcun passato burrascoso alle spalle o comunque fingendo di non incarnare le sembianze dei Montecchi e dei Capuleti del mondo magico. « Alla prossima lo farò, sono Prefetto non dimenticare » rimboccò Draco.
Ginny non sembrò soffermarsi troppo sulla minaccia. « So che voi Prefetti avete accesso a dei bagni speciali, un giorno mi piacerebbe vederli » commentò come se nulla fosse.
« Non ti ci possono portare Mezzosangue o Rosso Malpelo? »
Ginny gli scoccò un’occhiata ammonitrice. Ormai si era tanto abituata alla Serpe che non aveva paura di beccarsi un altro mese di punizione con lui. Draco rise della di lei espressione, notando come la Ginevra dolce di quella serata si fosse trasformata in una signora Weasley stizzita con tanto di cipiglio marcato. « Hermione non ci va quasi mai e mio fratello Ron non mi ci porta. »
« Che noia » bofonchiò il Serpeverde, sopracciglia inarcate a mo’ di sfottò.
« Puoi dirlo forte. »
« No, dicevo che tu sei una noia, Weasley. »
« Ginny. »
« Visto? »
Ormai il loro percorso in comune era terminato, dato che avevano girato un altro corridoio e si erano ritrovai davanti alle scale che scendendo portavano ai sotterranei del castello, dove ovviamente risiedeva anche il covo delle Serpi.
« Ti lascio procedere nei tuoi abissi oscuri » scherzò Ginny.
« Così che tu possa tornare nel quartiere dei poveri. »
La rossa accolse la battuta sospirando e replicò: « Notte, Malfoy. »
Si era voltata risoluta e aveva preso a camminare verso una rampa di scale, mentre Draco si prese un momento per osservarla. Il suo sguardo scorse sui suoi capelli che oscillavano a ogni passo, sulle sue forme da ragazzina, sul profumo di vaniglia che si dissolveva.
Non si preoccupò neanche di essere stato beccato, quando lei si voltò e incrociò il suo sguardo. Ginny aveva sentito gli occhi di Draco su di sé come lame infuocate e ora si era fermata a guardarli, mentre scintillavano di grigio sotto alla scarsa luce arancione delle torce da cui erano illuminati.
« Notte, Ginevra » disse semplicemente lui, prima di procedere verso i sotterranei, mento alto e mani nelle tasche. Sparì alla vista della ragazza e, almeno questa volta, fu lei a fissarlo mentre se ne andava. E anche lui sentì gli occhi marroni di lei sulla schiena, come una timida compagnia lungo la sua discesa nei sotterranei.
Li percepì anche quando Ginny non poteva effettivamente vederlo ed entrò così nella Sala Comune, calmo e sovrappensiero.
« Guardalo come entra spensierato, senza neanche notare i suoi amici. » Fu il rimprovero fintamente irritato di Blaise che, come suo solito, sghignazzava sotto i baffi. Era sempre sorridente Blaise Zabini, forse era uscito dal grembo della madre proprio così, occhi smaglianti e bocca all’insù. Spesso persino Draco pensava che l’umore dell’amico fosse intoccabile.
« La Weasley ti ha dato filo da torcere? » domandò Theodore, sospettoso, mentre Draco si andava a sedere accanto a lui sul sofà in pelle. Il moro lo aveva osservato di sottecchi per tutto il tempo, dalla sua entrata pensierosa sino allora. Accanto a Theo c’erano Blaise, seduto in maniera scomposta –ovviamente, e Pansy, gambe accavallate e braccia conserte. Anche lei fissava il biondo ma con molto meno sospetto.
« No, è stata una serata abbastanza noiosa in realtà. »
« Vieni qui » intervenne Pansy, estraendo una cosa dalla propria borsa. Draco notò con stupore che Pansy aveva preso uno dei prodotti di quei Weasley, i gemelli. Sempre un rosso di mezzo c’è, pensò con ironia. « Guarda cosa ho comprato da quello sciocco di George Weasley, del Torrone Sanguinolento … così che possiamo fare un paio di scherzi ai ragazzini più piccoli. »
Mentre Pansy pronunciava queste parole, un giovane del secondo anno passò accanto a loro. Si trattava di Malcolm Baddock, un ragazzino che era stato smistato in Serpeverde sotto gli applausi eccitati di Draco stesso. Draco aveva conosciuto il bambino grazie a Narcissa che era amica della madre di Malcolm. Così era stato felicissimo di dare il proprio benvenuto a Malcolm nella nobile e oscura Casa Serpeverde un anno prima.
Il ragazzino biondo gli sorrise, gli fece un cenno di saluto e poi raggiunse un paio di amici vicino al camino.
Draco sospirò e tornò a guardare Pansy. « Non mi va » ammise un poco a malincuore.
« Come mai? »
« Sono cresciuto Pansy, sono un uomo ormai » annunciò, il tono serio, mentre di sottofondo Blaise si lasciava scappare una risata scettica. « Cresci anche tu » concluse Draco, rivolto sia alla sua amica che a Blaise.
Pansy non riusciva a credere alla proprie orecchie. « Tu che ti rifiuti di fare un dispetto? Stai bene? » domandò sinceramente preoccupata.
« Sì e ti ringrazio se non insisterai. »
La faccia della Parkinson ormai era cerea. « Ringraziare? »
Gli occhi del ragazzo vagarono altrove e subito notarono i paffuti Tiger e Goyle, intenti a mangiare un intero cesto di muffin sopra un sofà poco distante, finendo così per lasciare briciole ovunque, fatto che gli costò le lamentele di Daphne.
Ciò che Draco non poteva vedere, invece, era lo sguardo della ragazza alle sue spalle. Astoria Greengrass era da sempre innamorata di Draco, ma non come Pansy che aveva accettato una semplice amicizia; Astoria era davvero presa da Draco, bramava le sue attenzioni e sognava di essere la sua ragazza.
Draco non l’aveva mai degnata di tante attenzioni, ma in particolare quella volta si era seduto davanti a lei senza neanche accorgersi della sua presenza. La cosa aveva irritato Astoria che, con sguardo fulminante, cercava di pensare alle possibili cause di quella distrazione.
Quando ognuno tornò a farsi i fatti propri, Theo si accostò a Draco e si appoggiò alla sua spalla per sussurrare: « Dobbiamo fare quattro chiacchiere io e te. »



Piccole note:
Buonsalve!
Voglio ringraziare chi ha recensito (c_underwater) e chi ha inserito la mia storia fra le preferite o le seguite. State aumentando e mi fate capire che vi interessa e che continuerete a leggere.
Come sempre, vi incito a dirmi se commetto degli errori e come posso migliorarmi.
Cosa ne avete pensato di questo capitolo? Del rapporto fra Ginny e Draco che si evolve? Fatemi sapere.
Ultimamente sto aggiornando in 5/6 giorni ma presto darò una mano a mio zio con il suo bar e sarò impegnata per almeno due settimane. Quando arriverà il momento vi avvertirò.
Un bacio e alla prossima!

 

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Capitolo 7
*** Squadra d'Inquisizione ***


7. Squadra D'Inquisizione



I giorni passarono velocemente, arrivarono pesanti nevicate, i camini nelle Sale Comuni sempre ardenti a causa del freddo e Hogwarts iniziò a tingersi di sfumature natalizie.
Le gite a Hogsmeade divennero più frequenti e qui gli studenti si accingevano a comprare regali – soprattutto oggetti magici o libri - per i loro cari.
Nella Sala Grande erano stati allestiti una dozzina di alberi decorati dai colori rosso, bianco e giallo e dietro al tavolo dei professori torreggiava un enorme abete, grosso almeno il doppio degli altri.
Le lezioni si erano alleggerite, dando tempo a chi si doveva preparare per gli esami di studiare e sistemare i propri appunti. Ginny e Draco avevano continuato a studiare insieme e spesso andavano in biblioteca insieme, anche se la McGranitt aveva chiaramente ordinato che dovessero andarci uno alla volta. Lì dentro si perdevano in scomparti diversi, finché Draco non tornava sui propri passi e trovava Ginny addormentata sopra i libri, con i suoi lunghi capelli rossi sparsi un poco ovunque. La scuoteva ogni volta e, ogni volta, restava fermo ad osservarla mentre apriva lentamente gli occhi insonnoliti, cogliendo così il loro primo baluginare. In quei pochi secondi Draco coglieva in pieno la sua essenza infantile, pura e innocente. Qualcosa che evidentemente era ancora in Ginny, una parte che lei reprimeva per non essere trattata da bambina ma da donna adulta, la donna di casa. Non doveva essere facile ultima e unica femmina in una famiglia così numerosa, si rischiava di sentirsi ignoranti, ultima ruota del carro.
Draco, segretamente e nei propri istinti più reconditi, aveva invidiato il loro essere una famiglia così unita. Non aveva mai conosciuto quella situazione, in primis a causa di suo padre con cui sarebbe stata impossibile, ma anche Narcissa faceva fatica a ribellarsi a Lucius e di conseguenza si adeguava al suo stile di vita. Anche se non era felice, e questo suo figlio lo percepiva.
Intanto gli allenamenti di Ginny con l’Esercito di Silente continuavano e lei aveva imparato molti incantesimi nuovi. Senza dubbio amava Difesa, era felice di imparare, anche se ne usciva troppo stanca.
Le sue giornate si dividevano fra lezioni, Esercito di Silente, passeggiate con Luna e Neville, allenamenti con Katie – che voleva tenerla addestrata per quando Ginny sarebbe entrata in squadra- e infine punizione con Malfoy. E quando non era occupata a fare tutto ciò, era comunque impegnata a programmare per il giorno seguente, a ripassare e a preoccuparsi. Per questo spesso si addormentava in biblioteca.
Il suo rapporto con il Serpeverde era migliorato invece, almeno quello. Draco sembrava accorgersi di quanto fosse stanca e a parte qualche provocazione si limitava molto, anzi ora si chiamano sempre per nome … quando erano soli ovviamente. Lui, però, non la chiamava spesso Ginny, mentre usava molto di più Ginevra proprio come quella notte che si erano salutati sulle scale che portavano ai sotterranei.
Ginny ci aveva messo un poco ad abituarsi a essere chiamata in quel modo, anche perché succedeva solo quando sua madre era arrabbiata con lei – ‘Ginevra Molly Weasley, dove ti sei cacciata?’- o con uno dei suoi fratelli, e in tal caso chiamava proprio ‘Ginevra’ per ripulire un loro pasticcio.
Contrariamente, Draco non usava il nome quando era arrabbiato, anzi lo faceva quando era più rilassato e a suo agio - aveva notato Ginny.
Una sera gli aveva chiesto il motivo e lui: “Ritengo che sia più nobile di ‘Ginny’, più elegante e più raffinato … In un certo senso mi piace.” Allora lei non aveva replicato e aveva lasciato che lui continuasse con la sua abitudine. L’importante era convivere in una buona atmosfera e non litigare. Erano abbastanza maturi da capirlo. Un mese era un periodo lungo da passare sempre nervosi e stizziti, tanto valeva comportarsi da persone civili e, una volta conclusa quella punizione, avrebbero ripreso le loro strade.
Questo era il piano iniziale di Ginny – e anche di Draco in un secondo momento -, ma ora qualcosa stava cambiando tra di loro. Quando si incontravano ed erano soli si salutavano con naturalezza, quando erano in compagnia dei propri amici si limitavano a un cenno. Cenno che non era passato inosservato né ad Astoria Greengrass né agli amici di Ginny. Anche Blaise e Theodore si erano accorti sin da subito del cambiamento tra Draco e la Grifondoro, e semplicemente si scambiavano degli sguardi d’intensa – Blaise sorridente, Theo più trattenuto. Il rapporto che aveva instaurato con Ginny stava cambiando anche Draco stesso, non in maniera brusca, erano delle piccole cose: si trovava spesso con la testa tra le nuvole, non faceva più scherzi ai ragazzini – almeno quelli Serpeverde – e, a volte, chiedeva le cose con maggior educazione.
Una volta gli era sfuggito un ‘per favore’ con superficialità, non se ne era accorto neanche, mentre Theo e Blaise sì e il primo aveva toccato con altrettanta non-chalance la fronte di Draco.
Per rimediare alla buona educazione, quella sera stessa il biondo aveva sbottato contro Pansy e Blaise aveva tirato un sospiro di sollievo – ridendo come sempre.
 Anche Ginny iniziava a cambiare, e se ne accorgevano tutti tranne Ron. Non si trattava del suo carattere o dei suoi modi di fare, quelli restavano invariati; invece riguardava un atteggiamento relativo a Draco. Quando si parlava male di lui, Ginny smetteva di sorridere, abbassava gli occhi, si guardava attorno a disagio e infine si allontanava dalla conversazione con finta indifferenza.
La prima volta che era successa una cosa simile, Hermione era rimasta a bocca aperta senza sapere esattamente cosa dire. Effettivamente cosa potevano contestare a Ginny? Che non avesse voglia di parlare male di Malfoy non sembrava una grossa accusa da fare.
In una giornata di scarsa neve la più piccola dei Weasley era seduta in cortile con Neville, Padma e Luna. Neville reggeva un manuale di Erbologia che istruiva su varie piante dei paesi nordici, mentre Luna raccontava di creature strane che vivevano nelle paludi insieme a presunti orchi dei boschi.
Un gruppo di Serpeverde passò accanto a loro e Tiger prese in giro Neville. Non si fermarono neanche per un secondo e strisciarono via verso il lago. Ginny incrociò brevemente due occhi metallici, prima di tornare a guardare Neville. Il ragazzo non aveva distolto gli occhi dal manuale ma era rosso sino alla radice dei capelli.
« Quelle serpi » mormorò Neville « saranno l’unica cosa a non mancarmi quando lasceremo Hogwarts. »
« Non hai tutti i torti » commentò Ginny distrattamente.
« Oh che bello, allora non li sopporti anche tu » commentò Neville, sarcastico. « Iniziavo a preoccuparmi ormai. » Ginny non gli rispose. Lo guardava confusa. « Andiamo Gin! Ultimamente non ne parli più male. »
« Non è un crime, non sparlare è un crimine? » domandò lei, rivolgendosi anche a Luna e Padma. Luna replicò ingenuamente che no, non era un crimine non sparlare, mentre Padma si limitò a una scrollata di spalle.
« No, ma tu ti allontanavi addirittura » riprese Neville con il tono di chi non ammette repliche.
Ginny, d’altro canto, si sentiva stretta con le spalle al muro, non sapeva cosa dire. « Sto cercando di convivere pacificamente con Draco, tutto qui, e parlargli male alle spalle non mi aiuterà. »
« Draco? » Ora non solo Neville era allarmato, ma anche Padma. Luna, invece, si limitò a fissare Ginny con aria beata, scoccando qualche sguardo di tanto in tanto agli altri due amici.
La Grifondoro spalancò gli occhi, rendendosi conto dell’errore quando ormai era troppo tardi, e deglutì visibilmente. « Volevo dire … Malfoy, volevo dire Malfoy » si affrettò a precisare, rossa fino alla radice dei capelli.
Non c’era nulla di male a chiamare una persona con il proprio nome ma quella di cui stavano parlando non era una comune persona, era Draco Malfoy, Draco fottuto Malfoy. Inoltre anche uno degli interlocutori non era una persona chiunque: Neville, come Ron, sembrava essere uno degli studenti più stizziti nei confronti dei Serpeverde e doveva essere strano vedere una delle proprie migliori amiche in quegli atteggiamenti così tolleranti.
Tuttavia Neville era tanto confuso che preferì lasciar perdere. Quella situazione era troppo complessa e lui troppo stanco per farsi venire un malore, quindi abbassò sguardo e piuma e tornò a svolgere i propri compiti.
Anche Luna riprese a parlare di strani esseri nelle paludi e Ginny poté tirare un sospiro di sollievo.

Prima di cena Draco e i suoi amici Theo, Blaise e Pansy, più i suoi scagnozzi – Tiger e Goyle, e altri Serpeverde – Daphne, Millicent Bulstrode e il capitano Montague - si diressero allo studio della Umbridge.
La professoressa li aveva convocati per una richiesta urgente e lui sapeva, o meglio aveva un sospetto, di cosa si trattasse. Ultimamente Dolores Umbridge aveva emanato nuove direttive e una urgente, fra questa, riguardava associazioni segrete, avviso che era apparso molto strano alle orecchie dei Serpeverde che non sapevano nulla di quella storia.
Ovviamente doveva essere una cosa organizzata dai Grifondoro e ora Draco iniziava a nutrire il sospetto che riguardasse anche Ginny. Non era uno stupido, anzi si definiva abbastanza intelligente, e per tanto aveva notato delle cose. Per esempio che Ginevra era sempre molto stanca, a volte si addormentava, o spesso era sovrappensiero. Finito di cenare avrebbe raggiunto Ginny nello studio della McGranitt e glielo avrebbe chiesto spudoratamente.
« Sicuramente i gemelli Weasley c’entrano qualcosa » commentò sommessamente Pansy, alla destra di Draco, mentre camminava impettita.
« Mi spieghi perché ultimamente parli sempre dei gemelli? » chiese il Serpeverde senza peli sulla lingua e, a quella domanda, Pansy rallentò il passo. Draco restò accanto a lei, lasciandosi superare dagli altri. Ormai non mancava tanto allo studio del porcospino rosa.
« Chi? Io? Sei proprio fuori strada » scattò Pansy, dopo il lungo momento di esitazione. Draco sollevò un sopracciglio ma non si voltò assolutamente verso di lei. Conosceva Pansy e sapeva che a breve avrebbe aggiunto altro, ingarbugliandosi da sola nei propri discorsi. « In effetti quel George Weasley mi da parecchio sui nervi, è così sfacciato e … »
Eccola. « Un momento », Draco corrugò la fronte, « tu li distingui? »
« Certo che no » quasi gridò lei, facendo voltare alcuni dei loro compagni. Draco ghignò.
« Pansy, neanche Ginevra Weasley li distingue bene quanto te. »
« Ginevra Weasley » lo canzonò Pansy, a braccia conserte, « ma ti senti quando parli? E vorresti dire qualcosa a me, sentiamo? »
« Pansy cosa stai insinuando? »
« Nulla. »
Draco era di ghiaccio.
« Non penserai che sia interessato in quella maniera a Gi … alla pezzente? »
La Serpeverde, che ora si sentiva in posizione di vantaggio, sghignazzò. « L’hai detto tu, non io. E forse lo dice anche Astoria Greengrass. » L’espressione confusa di Draco fu sin troppo eloquente. « Davvero non ti sei accorto che quella ragazzina è fissata con te? »
« Tu eri fissata con me » replicò lui, pungente.
« Io avevo una cotta per te, non ero ossessionata » precisò nuovamente la sua amica, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. « Comunque dovresti dire alla tua nuova amichetta di stare attenta, Astoria sa essere pericolosa. »
Draco sospirò, quasi sbuffò una risatina acida. « Lei non è mia amica » obbiettò. Non erano amici, lui e Ginevra Weasley, lei era solo una ragazzina con cui interloquiva. Non litigavano più come prima, ma allo stesso tempo questo non significava che fossero diventati intimi. E il fatto che lei conoscesse un suo segreto non implicava che fossero diventati amici.
« Se avete finito di parlare dei vostri interessi personali, siamo arrivati » li rimproverò Theo quando Blaise, primo della fila, si avvicinò alla porta della Umbridge. Subito bussò e chiese il permesso di entrare. Il porcospino rosa non si fece attendere molto, anzi aprì immediatamente ai ragazzi perché questi entrassero nel suo studio, anche esso rosa, rosa da cima a fondo.
Draco immaginò che molte ragazzine Babbane avessero una stanza simile. Certo non gli interessava dei Babbani e neanche gli interessava sapere.
Tuttavia neanche loro potevano avere delle pareti tanto inquietanti. Le pareti, appunto, erano lastricate da piattini che raffiguravano dei gatti, animaletti che non facevano altro che muoversi e miagolare rumorosamente.
Draco arricciò il naso. Odiava quelle bestiole e, come se non bastasse, c’era un disgustoso odore di zucchero e di rose. Voleva uscire di lì al più presto.
« Miei cari ragazzi. Posso offrirvi qualcosa? » domandò lei con il suo tono melenso e, per la prima volta, Draco notò che aveva il muso simile a un gatto. La sua finta dolcezza era più inquietante delle pareti cosparse di animaletti pelosi. Con un gesto fulmineo, Dolores Umbridge afferrò uno dei contenitori sulla sua cattedra, un recipiente traboccante di caramelle dalla carta – inaspettatamente- rosa, e lo allungò verso gli studenti. Tiger e Goyle non si azzardarono a fare complimenti e immersero a turno una mano in mezzo caramelle, estraendone almeno cinque a ciascuno. Gli altri studenti, soprattutto Theo, rimasero immobili, non capendo ancora il motivo di quel richiamo. La Umbridge li guardò e ridacchiò, il suono più acuto e fastidioso che Draco avesse mai sentito. « Come avrete ben saputo, una delle mie ultime direttive vieta l’organizzazione di gruppi segreti nati senza il mio consenso. Nonostante ciò, ne esiste uno che va avanti da sin troppo tempo. » Mentre parlava iniziò a camminare avanti e dietro, il ticchettio dei tacchi che risuonava nella stanza.
« C’entrano i Grifondoro non è vero? » domandò Pansy, senza mezzi termini.
« Temo di sì, Grifondoro ma anche, in lieve percentuale, Corvonero e Tassorosso. Sono convinta che nessun Serpeverde stia disubbidendo. »
« Cosa vuole da noi quindi? » Theo. Pragmatico, dritto al nocciolo della questione. Draco lo ringraziò mentalmente: non vedeva l’ora di uscire da quella stanza delle torture puzzolente. 
La Umbridge incrociò le mani e sorrise ai ragazzi, con un sorriso più falso di Blaise quando diceva di aver studiato tutto il giorno. « Ho qui delle spille, perché voglio nominarvi Squadra di Inquisizione. »
« Squadra d’Inquisizione? È una specie di polizia? » domandò Blaise, improvvisamente incuriosito alla conversazione.
« Una polizia speciale, il cui compito è quello di scovare chi infrange le mie leggi. Sapete, Gazza ci ha provato ma non ha ottenuto grandi risultati. Non vi piacerebbe partecipare? » domandò Dolores Umbridge, con il tono di chi sa già la risposta.
« Quindi dobbiamo solo scovare questo gruppo segreto e fermarlo? E poi? » interrogò Draco. Non che gli dispiacesse. Sarebbe stato divertente scovare San Potter e compagnia; Rosso Malpelo che diventava rosso mentre veniva colto con le mani nel sacco; Granger che storceva il muso, sconfitta.
« E poi li consegnerete a me, alla giustizia. E riceverete punti in più, come singoli e come Serpeverde. »
« L’idea è allettante. » Theo si voltò verso Pansy. A lui non sembrava piacere molto quel compito. Lui voleva solo studiare e superare i G.U.F.O. con il massimo dei voti. La Serpeverde sollevò le spalle e si affrettò a spiegare. « Ci serve qualche punto in più e inoltre potrebbe rivelarsi divertente. »
Draco e Theo si scambiarono uno sguardo e, quando il secondi si arrese, Draco annuì. « Ci stiamo allora » dichiarò divertito, rivolgendosi al porcospino.
« Sì, ci stiamo » concordò il capitano Montague.
La Umbridge sorrise con un’espressione abbastanza soddisfatta ma per nulla stupita. Si era rivolta alle persone giuste, o meglio giustamente ambiziose, i Serpeverde.

Quella sera Draco e Ginny si ritrovarono chiusi nella stanza con Minerva McGranitt più a lungo del solito. Stavolta la professoressa non accennava ad andarsene, non sembrava dover svolgere i soliti doveri che la spingevano a lasciarli soli.
Quindi i due ragazzi rimasero seduti, composti, a finire i propri compiti.
Draco si stava occupando di una relazione di Difesa contro le Arti Oscure, e ora più che mai sentiva la mancanza della parte pratica. Lui e i suoi compagni avevano bisogno di allenarsi con gli schiantesimi e tutto il resto, altrimenti sarebbero rimasti indietro rispetto alle altre Case.
Purtroppo ora stavano dalla parte della Umbridge e questo significava che erano controllati, che il loro unico compito era quello di bloccare le attività illecite e non di dargli inizio.
Con questo pensiero in testa si voltò a guardare Ginny. Eccola lì, una piccola criminale Grifondoro irretita dalle scemenze di San Potter. Sicuramente lei sapeva qualcosa e Draco doveva convincerla a confessare.
D’altro canto Ginny si sentì osservata e, molto lentamente, si voltò verso Draco, incrociò i suoi occhi grigi e poi lanciò uno sguardo veloce alla professoressa. Non li stava guardando. « Cosa c’è? » sussurrò, facendo scivolare gli occhi ripetutamente dalla McGranitt a Draco.
Il ragazzo la squadrava con un’espressione accusatoria. « Io e te dobbiamo parlare » disse semplicemente il ragazzo, prima di tornare a svolgere i propri doveri. Ora basta, basta bugie, voleva delle risposte serie da quella ragazzina.
« Come dici tu » replicò Ginny, sempre a voce bassa, nascondendo un velo di preoccupazione. Non era molto brava a mentire a Malfoy. Quella era una delle cose che aveva capito in quelle due settimane che avevano trascorso insieme. O forse era lui bravo a leggere chi si trovava davanti.
Draco in effetti non era molto empatico, ma sembrava carpire i punti deboli delle persone, i loro problemi, senza provare un particolare attaccamento emotivo alla loro condizione. Con Ginny però era diverso.
La Grifondoro viveva con un’ampia famiglia, ma a volte si sentiva sola proprio come lui, quando viveva tra le mura della sua enorme e buia Villa. Spesso lei sentiva il peso di troppe responsabilità – unica figlia femmina, avere a carico energumeni irresponsabili come Rosso Malpelo, e Draco provava una cosa simile. Insomma lui era un Malfoy e, da figlio di Lucius, sentiva tante, troppe pressioni. Infine, come Ginny temeva di non essere all’altezza, anche il padre di Draco faceva sentire suo figlio in quella maniera, cosa che il Serpeverde non avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Da quando avevano iniziato a conoscersi meglio, Draco faceva più fatica ad associare Ginny a quella famiglia.
Ginny era elegante nei modi di fare quando non era incollerita con qualcuno e quando non si ostinava a comportarsi da maschiaccio; era elegante quando stava dritta sulla sedia come se nulla fosse; era altrettanto elegante quando accavallava le gambe – e sexy, non riusciva a smettere di pensare Draco, prima di ricordarsi che lei aveva solo quattordici anni ed era una Weasley.
Il suo nome completo era fine - Ginevra, persino il suo profumo era fine. Vaniglia. Non sembrava più eccessivamente dolce, quando lei era vicina.
Ginny era delicata quando non sbraitava come fosse una scaricatrice di porto contro Rosso Malpelo; era altrettanto delicata quando non stava sulla scopa.
Invece rivelava tutto il suo lato maschiaccio proprio a Quidditch. Draco l’aveva vista una volta sola mentre lei si allenava con Katie Bell nel campo. Sulla scopa era forte, ostinata, sportiva.
In Sala Grande mangiava piano e in piccoli bocconi, contrariamente a suo fratello. Amava i dolci, glielo aveva confessato lei, e si notava quando Ginny vedeva un dessert a tavola e si leccava buffamente le labbra. Era golosa ma cercava di contenersi e di mangiare in maniera salutare.
Quando era confusa o pensierosa, iniziava a sbattere le ciglia.
Quando si concentrava, attorcigliava una ciocca di capelli.
Quando era nervosa, ticchettava con le dita su una superficie.
Erano piccoli dettagli che Draco aveva imparato a conoscere bene. Era un grande osservatore da sempre - sapeva che Theo era allergico ai pistacchi e che Blaise faceva finta di ridere alle battute di Montague - ma Ginny lo incuriosiva particolarmente.
A fine serata finalmente diedero la buonanotte alla McGranitt e in men che non si dica uscirono dallo studio, in mezzo al corridoio dove Draco fermò Ginny. La ragazza lo fissò, confusa. « C’è qualche problema? » Batté il suo bel paio di ciglia una serie di volte.
« Andiamo in biblioteca. »
« No, assolutamente no » sbottò Ginny. « Siamo fuori dall’orario di punizione e io non ci tengo ad essere beccata. »
« Sono un Prefetto, ti copro io » replicò il Serpeverde con aria innocente.
« Sì, ottima fregatura. Già vedo il tuo bel sorrisino beffardo mentre mi consegni alla Umbridge da buon membro della Squadra d’Inquisizione. Non mi inganni, Draco. »
Sa della Squadra d’Inquisizione, constatò Draco. Spostò il capo di lato. « La tua diffidenza mi spezza il cuore in mille pezzi, Ginevra. » La ragazza portò le mani sui fianchi e inarcò un sopracciglio, classica movenza alla Molly Weasley. Draco sbuffò. « Su coraggio, è urgente. Ti giuro che non ho intenzione di venderti a quella pazza, voglio solo parlare. »
Dopo varie insistenze alla fine, finalmente, Ginny si convinse a seguire il ragazzo in biblioteca, quello che era diventato il loro posto nelle ultime sere. Il problema era che di solito si muovevano in orario di punizione, nonostante Minerva McGranitt avesse imposto la regola di andare uno alla volta, mentre in quella precisa occasione erano ben lungi dal fare una cosa regolare.
« Allora? Perché sei così misterioso? » domandò Ginny quando trovarono posto vicino sulla cattedra di Madama Pince. Ginny si era seduta sopra alla sedia mentre Draco si era accomodato proprio sulla cattedra.
« Stiamo dando la caccia a un gruppo di Grifondoro » iniziò Draco, dopo un lungo momento di silenzio. « Ovviamente tu non ne sai niente, sei così rispettosa delle regole » continuò con spiccato sarcasmo, dopo aver notato che Ginny non intendeva dire una parola.
La ragazza in questione guardava la punta dei propri piedi e si mordeva il labbro. « Non so cosa stai insinuando. »
« Insinuo che qualsiasi gruppetto segreto abbiate creato, io so che tu ne fai parte » borbottò. Ginny sollevò le spalle con finta indifferenza, ma continuò a guardarsi i piedi, che in quel momento erano molto più allettanti dello sguardo indagatore e perspicace di Malfoy. « Non mi aspetto una confessione, volevo solo avvertirti che vi scoveremo. Cerca di non farti trovare per allora. »
La Grifondoro non riuscì a trattenere una risatina. « Ti preoccupi per me, Malfoy? » chiese, con fare provocatorio.
« Non ti illudere, ti sto solo avvertendo » obbiettò Draco. Con un rapido movimento della mano di scalò i capelli e poi tornò a guardare Ginny. I suoi occhi seri e ammonitori. « Davanti ai miei amici e soprattutto davanti alla Umbridge ti tratterò come una qualsiasi altra Grifondoro » aggiunse.
« Perché? Non sono una qualsiasi altra Grifondoro? »
Quella che era evidentemente una provocazione maliziosa, incontrò una risposta seria, secca. « No » sussurrò Draco con un filo di voce, il tono talmente basso che Ginny pensò fosse un’illusione.
« No » ripeté, come ipnotizzata.
« Come ti ho detto, piccola Weasley, stai attenta. » Ora anche il tono di Draco si era alleggerito. « Potresti trovarmi dietro di te in ogni momento. Vi scoverò. »
« Che minaccia, sto tremando » scherzò lei, reprimendo a stento una delle sue risate sguaiate.
I due ragazzi iniziarono a chiacchierare del più e del meno, delle lezioni e, in particolare per quanto riguarda il Serpeverde, dei G.U.F.O. in arrivo.
Passarono circa mezz’ora a conversare, e solo quando la luna fu abbastanza alta che il suo bagliore illuminò il viso di Draco, i due studenti si accorsero dell’orario.
Ginny rimase in silenzio e in soggezione, intrappolata tra il muro a cui la sua sedia era appoggiata e gli occhi grigi e cristallini di Malfoy.
« Torniamo » proruppe il Serpeverde. Il momento di confidenza si interruppe e i due si alzarono dalle proprie postazioni, infiltrandosi nei corridoi bui a passi felpati.
Improvvisamente, però, Ginny imboccò una scala per scendere ai piani inferiori.
« Tu dovresti salire » la rimproverò Draco.
« Ho dimenticato una pergamena nello studio della McGranitt » replicò lei, continuando a scendere imperterrita. Subito dopo aggiunse: « Spero sia rimasto aperto, in caso contrario domani verrò linciata pubblicamente da Piton. » Draco la seguì fino allo studio della professoressa, dove trovarono giustamente la porta sbarrata. Della McGranitt nessuna traccia. Davanti a quella scoperta Ginny sbuffò e iniziò a sbattere i piedi come una bambina. « Non è giusto! »
Draco rimase fermo a guardarla con aria scocciata. Non farlo idiota, pensò tra sé e sé, non devi niente a questa piattola.
« Ti giustifico io con Severus. » Quanto mi sento scemo.
« Davvero? » chiese lei, occhi spalancati e bocca altrettanto. Non riusciva a credere alle proprie orecchie. I suoi occhi si illuminarono e « Oh, Draco … »
« Non iniziare con i tuoi ringraziamenti sdolcinati, o giuro sulla barba di Silente che ritiro tutto. Questo è il primo e ultimo favore, Weasley. Domani ti darò la caccia, a te e alla tua banda di scoppiati. »
La rossa sorrise con gratitudine ma non disse niente, solo annuì, e così i due studenti si diressero verso le scale.
Il biondo era pronto a imboccare quelle a destra, quelle che scendevano e portavano ai Sotterranei, quando da esse spuntò una testa mora. Astoria Greengrass.
« Draco » cinguettò lei.
Draco non batté un ciglio. Ginny, invece, rimase un attimo paralizzata davanti alla figura slanciata della Serpeverde. La Grifondoro non era invidiosa delle altre ragazze di solito, ma Astoria era davvero molto bella, una delle ragazze più ambite di Hogwarts, e poi aveva due labbra enormi. Frequentava il quarto anno, proprio come Ginny, eppure era già alta come una studentessa del settimo. Per non parlare delle sue forme.
Astoria, d’altro canto, lanciò uno sguardo impettito alla rossa, prima di tornare a fissare il Serpeverde. Il suo sguardo era sicuro, sfacciato e Ginny ci lesse persino un filo di possessività. In realtà si sentì piccola, a disagio, come fosse di troppo. Forse Draco e Astoria …
« Notte, Malfoy » sussurrò velocemente, prima di lanciarsi sulle scale a sinistra che conducevano in alto, dove doveva andare lei.
Il biondo si concesse solo un secondo per notare Ginny che spariva dietro a una rampa di scale, diretta alla Torre dei Grifondoro e scattante come un ermellino. Non si era guardata un attimo alle spalle.
Così lui affiancò Astoria ed entrambi si diressero ai dormitori dei Serpeverde.
« Cosa ci faceva lei fuori con il Coprifuoco? »
« Non per difendere quella Grifondoro, ma anche tu sei fuori oltre il Coprifuoco, cara Astoria. »


Piccole note:
Rieccomi!
Come sempre ringrazio chi si sta interessando alla storia, noto anche che il primo capitolo è arrivato a circa 400 visualizzazioni.
Aggiorno oggi, con molti giorni d'anticipo, perché come vi avevo avvertito non lo farò per un poco. Mio zio ha bisogno di una mano a lavoro dato che una ragazza se ne è andata con pochissimo preavviso e quindi sarò molto impegnata nelle prossime due settimane. Al termine di queste due settimane terminerò il prossimo capitolo e lo pubblicherò.
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate degli ultimi due, leggerò comunque cosa avrete da dire. Sono ben accetti anche consigli e critiche costruttive, voglio migliorarmi.
Un bacione e a presto!
xo

 

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Capitolo 8
*** Ancora tu ***


8. Ancora tu



Il giorno seguente i membri della Squadra d’Inquisizione, dopo una serie di tentativi falliti mentre cercavano di catturare i membri del gruppo segreto, si erano seduti sotto un albero vicino al Lago Nero. Alcuni studiavano, altri semplicemente se ne stavano a oziare.
Erano quasi tutti membri della Squadra della Umbridge, tranne Astoria che si era seduta accanto a sua sorella, anche se un membro era assente.
« Ragazzi, avete visto Pansy? » domandò Blaise, che alla piccola mora era molto affezionato e non si vergognava di dimostrarlo.
« Non mi preoccuperei fossi in te » mormorò Theo, concentrato come non mai su un libro di Erbologia. Blaise gli assestò una gomitata e il moro sollevò gli occhi e si affrettò ad aggiungere « Starà sguazzando da qualche parte », ironicamente.
« Certe volte sei proprio insensibile. »
« Sono un Serpeverde » replicò Theodore, con aria annoiata.
« Pansy è troppo distratta » intervenne Draco, mettendo da parte il proprio libro di Pozioni, prima di stendersi, braccia incrociate dietro la testa. « Oh sì, senti da che pulpito » commentò Theo.
Draco si rimise a sedere, indignato. « Come prego? »
Sia Astoria che Theodore gli lanciarono un’occhiata attenta, ma Theo non ci provò neanche a ripetere e quindi Draco tornò a rilassarsi. Lo scambio di battute si chiuse in quella maniera, fino a quando Blaise non si decise a interrompere il silenzio, che lui odiava.
« Ragazzi » sussurrò.
Draco spalancò un occhio bruscamente. « Perché ora sussurri? »
« Shhh » fece Blaise, il dito puntato davanti alla faccia. Sembrava pronto a confidare un segreto di massima rilevanza.  « Volevo invitarvi a casa mia per il pranzo di Natale, voi e i vostri vecchi. Ho invitato anche Pansy e i suoi genitori. »
Theodore rispose con un’alzata di spalle. « Chiederò a mio padre. »
« Perché sussurriamo? » domandò Draco, che ancora faticava a capire il punto.
« Perché mamma non sopporta la signora Greengrass. Insomma, non vorrei essere costretto a invitare anche loro. » Il dito di Blaise era puntato contro le sorelle Greengrass, ma effettivamente la signora Zabini non aveva un bel rapporto neanche con i padri di Tiger e Goyle. Era una donna molto particolare, la madre di Blaise, e non aveva peli sulla lingua.
« Chi altro ci sarà? » chiese Theo a disagio. In realtà lui odiava le feste troppo affollate, tra cui c’è gente che neanche conosci. Preferiva un luogo tranquillo e gli amici più stretti a riempire il vuoto con chiacchiere e risate, nulla di più perfetto. Invece il suo amico Blaise pensava il contrario: quest’ultimo preferiva le feste affollate, colme di musica e di caos. Quello era il suo ambiente, il caos.
« Piton. »
Il biondo sollevò un sopracciglio. « Hai invitato il mio padrino? »
« Il nostro professore » precisò Blaise. « E poi … ci saranno Krum e suo padre » aggiunse con un’espressione che sembrava imbarazzata.
Allora Draco e Theo per poco non si strozzarono. Quello di cui stava parlando Blaise era Viktor Krum, il più grande Cercatore del mondo.
Draco era quasi un suo fan in effetti, e anche Theodore che non impazziva per il Quidditch ammirava molto il campione di cui tutti parlavano. Viktor Krum era un celebrità.
« Cosa ci fa un Cercatore famoso a casa tua? »
« I genitori di Krum si sono lasciati e ora mia madre si sente con suo padre. » Gli occhi di Blaise si spostarono sul lago e i suoi amici capirono subito i suoi pensieri. « Ovviamente è un segreto, non ditelo a nessuno. » Draco e Theodore si scambiarono uno sguardo. Sapevano bene che Blaise non sopportava quando sua madre portava degli uomini nuovi a casa. Ora questo.
Probabilmente Blaise temeva che i due avessero iniziato a sentirsi mentre lui era ancora sposato, il che avrebbe attirato solo brutte voci su sua madre.
Inoltre la madre di Krum  non era una donna molto tranquilla, era una bulgara, e Blaise non voleva che la signora Zabini subisse ritorsioni per una stupida relazione.
Comunque i suoi due migliori amici, da bravi Serpeverde quali erano, non riuscirono a evitare un poco di ironia. « Già, che schifo trovarsi una celebrità come fratello » scherzò Draco.
« Non si sono ancora sposati. »
« La vita è davvero dura quando puoi vivere sotto il tetto di Viktor Krum » continuò Theo, rincarando la dose.
« Avete finito di prendermi in giro? » sbottò Blaise, attirando gli sguardi scioccati dei presenti. Draco e Theodore si guardarono e non riuscirono a soffocare una risatina. « Sapete cosa? Inizio a studiare, che è meglio. »
« Sarebbe ora dopo venti minuti che siamo qui. » Theo sollevò un sopracciglio e riprese il suo libro, mentre Blaise apriva il proprio, nuovo di zecca, quasi mai toccato.
« Mai visto un libro tanto nuovo » commentò Draco con un ghigno.
« Non ti ho sentito. » Ora il ragazzo di colore si concentrava sulla lettura della prima pagina.
Sul prato calò un lungo e pacifico silenzio, interrotto solo dallo sfogliare delle pagine. E, nonostante Blaise odiasse stare zitto, finalmente aveva trovato il proprio equilibro.
Stavolta toccò a Theo il ruolo di disturbatore. Proprio mentre Draco stava per rimettersi a studiare, il moro si schiarì la voce e sussurrò: « Devo dirvi una cosa. »
« Torniamo a sussurrare. »
« Ad agosto ho ascoltato una conversazione fra mio padre e quello di Goyle. » Improvvisamente gli altri due Serpeverde si fecero attenti, Draco subito assorto e Blaise semplicemente felice di chiudere il libro. « Non vi ho detto niente fino a ora perché credevo avesse poca importanza, ma adesso mi sorge un dubbio. Insomma mio padre parlava di un oggetto importante che si trova al Ministero, voi ne sapete qualcosa? Tuo padre cosa ha detto, Draco? »
« Non entro mai nello studio di mio padre » gli ricordò Draco cripticamente. « Un oggetto importante … Posso provare a chiedere. »
« Non esagerare » lo ammonì il moro. Non gli piaceva molto il signor Malfoy e ultimamente Draco si era fissato con alcune domande, ci mancava solo che facesse arrabbiare suo padre.
Draco stava per replicare, quando Blaise ridacchiò. « Guardate chi si vede » mormorò divertito, indicando un punto davanti a lui. Draco seguì il dito del suo amico e notò subito i due piccioncini che percorrevano tranquillamente il bordo del Lago Nero. Ginny Weasley e Michael Corner.
Draco storse il muso e li osservò mentre passeggiavano, distratti e ignari di avvicinarsi sempre di più al covo delle Serpi.
« Seguitemi » Draco intimò ai suoi migliori amici, e fece un cenno anche a Tiger e Goyle. Theodore sospirò contrariato, ma alla fine tutti e cinque si avvicinarono alla Grifondoro e al Corvonero.
Astoria e Daphne, invece, rimasero sedute con Millicent Bulstrode, anche se Astoria sembrò spiare ogni movimento dei ragazzi.
« Guarda un poco chi si vede » disse Draco a voce alta, ormai vicinissimo ai due fidanzatini. Corner gli rivolse uno sguardo scocciato e si bloccò di colpo; Ginny invece si fermò due passi più avanti. La sua espressione non traspariva fastidio o preoccupazione, e segretamente Draco se ne compiacque.
« Se permettete noi staremmo facendo una passeggiata » disse Ginny, il tono molto calmo.
« E noi vi interrompiamo » replicò il biondo con un sorrisino soddisfatto. Dopodiché si voltò verso il maschio della coppia, ma non di certo quello che portava i pantaloni. « Hai bisogno di farti difendere dalla ragazza, Corner? »
« Non ho bisogno di essere protetto. »
« Che uomo coraggioso » lo sbeffeggiò il Serpeverde. « Sicuramente hai conquistato la donzella grazie allo sfoggio della tua virilità. »
« Non sono una donzella. »
« Non sono affari tuoi. » Il viso di Michael aveva iniziato ad arrossirsi, tuttavia il ragazzo non dava segni di cedimento. Nonostante ciò, Draco aveva notato la distanza che cercava di mantenere il Corvonero, il suo corpo in rigida posizione difensiva, i suoi muscoli facciali tesi. Non si preoccupava neanche, istintivamente, di pararsi davanti a Ginny.
« Dimmi Corner, ti spavento o semplicemente resti lì perché ti hanno lanciato un incantesimo? »
« Perché improvvisamente dai fastidio a me, Malfoy? »
« Non si risponde a una domanda con una domanda » replicò prontamente il biondo.
Ginny sbuffò. « Andiamo, lasciaci stare. »
Theodore, intanto, non desiderava altro che uscire da quella situazione. I toni usati avevano iniziato a metterlo a disagio. « Mi sto annoiando » decise di inventare come scusa, prima di mormorare: « Non ci sono persone più interessanti da infastidire? »
« Ti ho visto fare una pozione rosa quando doveva essere verde, Corner, che neanche Paciock è un simile disastro in Pozioni. » Draco, ovviamente, non ascoltò il suo migliore amico, anzi lo ignorò a tal punto da riprendere la provocazione. « Sicuro di essere un Corvonero? »
« Non hai nulla di più brillante per prendermi in giro, Malfoy? »
Solo allora Blaise decise si dar manforte a Theodore. « Possiamo andarcene? » Quella discussione non stava portando proprio da nessuna parte.
Tuttavia Draco continuò a ragionare, alla ricerca di qualcosa da spiattellare in faccia a quella specie di irritante Corvonero che si credeva più intelligente di lui. « Lo sai che alla tua ragazza non piaci davvero, a lei piace ancora Potter. »
Bingo. Il nuovo argomento fece irrigidire sia Ginny che Michael, e il Serpeverde intuì brillantemente che quello doveva essere stato il tema della loro scorsa litigata.
« Tuttavia lei sta con me » osservò Michael, a braccia conserte.
« Poverina. »
« Possiamo lasciar perdere? » sibilò Ginny, lanciando uno sguardo fugace al biondo.
Michael, però, non sembrava dello stesso avviso. « Pensa alla tua di ragazza, lei sì che è una povera malcapitata. » Improvvisamente aveva colto la provocazione di Draco e ora voleva vincere quella discussione, voleva avere ragione – come sempre, cosa che Ginny non sopportava di lui. Non si preoccupava neanche per lei.
« La mia ragazza? » Draco ci mise un poco a capire che il moro faceva riferimento ad Astoria, e subito dopo si chiese chi gli avesse messo in testa un’idea così sciocca, dato che lui non stava assolutamente con Astoria.
« Almeno io sono abbastanza maturo da iniziare una relazione seria. »
La Grifondoro si agitò nella propria posizione. « Michael, ti prego. »
« Ehm … io vorrei tornare a studiare » ammise Blaise, a disagio.
« Sì, una relazione serissima, ovvio. Intanto com’è baciare una ragazza mentre questa pensa a un altro? »
« Basta così » sbottò Ginny, interrompendo il loro assurdo battibeccare, e lanciò degli sguardi assassini ad entrambi, prima di rivolgersi definitivamente al Serpeverde. « Draco, per favore, Michael mi accompagnava urgentemente in infermeria. Lasciaci passare. »
Lo chiamò per nome, non Malfoy come faceva di solito in pubblico, e questa cosa che non sfuggì ai presenti, eccetto Draco stesso. Il ragazzo aveva appena notato il polso sinistro che Ginny reggeva con la mano destra, come fosse ferita. Ecco perché andavano in infermeria. E lui e i suoi amici gli stavano bloccando il passaggio. Improvvisamente realizzò che così faceva solo del male a lei, in tutti i sensi. “Era questo che voleva?” si chiese. La risposta era un più che ovvio … no.
« Vai pure Corner, ma pensa a ciò che ti ho detto. »
Michael, ancora diffidente perché Ginny aveva chiamato il Serpeverde per nome, sembrò ricordarsi della propria ragazza e del suo polso slogato. Così prese Ginny per il braccio buono e la scortò velocemente verso il castello. Prima di allontanarsi con il Corvonero, però, lei lanciò uno sguardo di gratitudine a Draco.  
Tiger e Goyle sbuffarono e si allontanarono, annoiati dalla discussione infruttuosa, che non li aveva divertiti e neanche era sfociata in una vera e propria rissa. Un vero insuccesso.
Theo e Blaise, invece, rimasero accanto a Draco, confusi e incerti su cosa dire. « Aveva un senso questa sceneggiata? » domandò il primo, scuotendo il capo. Il giovane Malfoy non rispose ma continuò a fissare il terreno, pensando alla spiegazione che avrebbe potuto dare per la sua debolezza. Tuttavia, come notò alla domanda di Theodore, i suoi amici non era incuriositi tanto dal motivo per cui aveva lasciato andare quei due, quanto dal perché avesse deciso di prendersela proprio con il noioso e innocuo Michael Corner.
« Torniamo a studiare » incitò, alla fine, Blaise.
E Draco concordò con un sospiro.

 

Impossibile far finta di niente quando invece ci si ritrovava davanti a un Grifondoro con il muso lungo. Grazie a Merlino, Ginny Weasley non era mancina e di conseguenza era ancora in grado di scrivere. Altrimenti come minimo Minerva McGranitt avrebbe obbligato Draco ad aiutarla anche in nella scrittura.
Il ragazzo lanciò uno sguardo di sbieco alla rossa, seduta poco lontana da lui, mentre lei ricopiava i suoi appunti su un quaderno. L’altra mano, quella sinistra, era delicatamente appoggiata sopra il banco, il polso fermo in una fasciatura.
Draco non aveva ancora scoperto come si era fatta male. Che me ne frega di cosa si è fatta, si rimproverò mentalmente, prima di tornare a leggere il proprio libro di Trasfigurazione.
Quando la McGranitt fece la sua solita uscita e i due rimasero soli, sia Ginny che Draco iniziarono a sentirsi inspiegabilmente in imbarazzo.
Il ragazzo fu abbastanza saggio da decidere che quel silenzio spinoso andava interrotto.
Così osservò gli appunti della ragazza. Difesa contro le Arti Oscure. E Draco sapeva che Ginny era molto brava in Difesa, proprio come il suo amato Sfregiato, e quindi non gli avrebbe mai chiesto aiuto. Comunque voleva capire i sentimenti di lei nei suoi confronti dopo quella mattina, così inventò una richiesta assurda per un presunto problema in Trasfigurazione.
« Weasley? Ieri la professoressa McGranitt ci ha dato un compito basato su una lezione del quarto anno. Potresti rinfrescarmi la memoria sui tipi di Evanescenza? Il libro qui non ne parla. » La ragazza non rispose, anzi non lo degnò di uno sguardo. « Ginevra? Dannata piattola, devo ricordarti per caso che se non mi aiuti rimarremo bloccati insieme un mese in più? È questo ciò che vuoi? »
In un battibaleno l’espressione apatica della ragazza si convertì in un ghigno divertito. « Chiedimelo per favore e forse ti aiuterò. »
« Neanche morto » gridò il Serpeverde e un silenzio tombale cadde nella stanza per più di mezz’ora mentre i due ragazzi trafficavano con libri e piume come se niente fosse.
Perché dovrei chiedere per favore? Non devo nemmeno sentirmi in colpa per stamattina, pensò tra sé e sé.
Dopo una decina di minuti, finalmente, Draco si decise a usare quelle due parole disgustose. « Dannata piattola … Per favore? » fece tra i denti.
« Non ho sentito » trillò Ginny, più simile a sua madre che mai.
« Per favore » sbottò lui, ormai sopra il limitare della pazienza. La Weasley scoppiò a ridere con gusto e gli si avvicinò con il proprio libro di Trasfigurazione per spiegargli i vari di tipi di Evanescenza che Draco, segretamente, ricordava ancora benissimo. Nella vicinanza i capelli rossi di lei gli sfiorarono più volte il volto, inebriando il ragazzo con il delicato profumo alla vaniglia.
Le braccia scoperte dei due studenti erano appoggiate fra di loro, e Ginny iniziava a sentirsi davvero strana mentre parlava. In effetti un paio di volte dovette fermarsi e rimettere in ordine i concetti che fino a poco prima ricordava benissimo. Ora invece era confusa, scombussolata.
La pelle di Draco era fredda, ma morbida. Emanava un profumo forte, qualcosa di simile al muschio di quercia, ricordava il sottobosco. Non ci aveva mai fatto particolarmente caso prima di allora.
Anche Draco si sentiva strano, doveva ammetterlo, e non riusciva neanche a far finta di ascoltare. Erano troppo vicini. Potter è proprio un fesso, si disse, quando ti puoi permettere qualcosa e non cerchi di prendertela, devi essere idiota per forza.
Finito di spiegare, Ginny sorrise soddisfatta e si rimise dritta. « Ecco fatto, non era tanto difficile e un grazie mi basterà. »
« Vuoi anche un grazie? »
« Non dici mai grazie, tu? »
« Non ne ho mai avuto il bisogno » borbottò lui, sinceramente. « Noi Malfoy otteniamo sempre tutto, senza chiedere e senza ringraziare. »
Ginny sbuffò e fissò il banco, mentre pensava alle parole appena pronunciate da Draco. « Ti comporti come se tutto ti fosse concesso. » Ecco il problema.
« Cosa vuoi dire? »
« Mi preoccupi, in un certo senso » ammise lei, sforzandosi di guardare il ragazzo negli occhi. Non voleva ricominciare a litigare, non voleva rompere quella stramba – ma piacevole - tregua che si era creata fra di loro. Non era amica di Draco, non era Blaise o Theodore che stavano sempre con lui, tuttavia sentiva di dovergli parlare chiaramente. « Un giorno ti renderai conto che non puoi ottenere tutto ciò che vuoi solo perché sei tu, che essere Purosangue non ti rende migliore di Hermione o di altri ragazzi. Mi dispiace pensare che quando lo capirai sarà troppo tardi. »
Draco si sentì stizzito da quelle parole; strinse un pugno e guardò altrove. Gli mancava solo una filippica da parte di una Grifondoro su ciò che credeva di sapere. « Non sai di cosa parli. »
« Neanche tu, sai solo ciò che ti ha detto tuo padre, e non ti preoccupi neanche di andare oltre. »
Stavolta Draco stava davvero per risponderle male, e lo avrebbe fatto, se solo non fosse entrata Minerva McGranitt annunciando la fine della punizione.
Almeno ebbe il tempo di sbollire il nervosismo mentre camminavano in mezzo ai corridoi, in assoluto silenzio.
Fu Ginny a interrompere il silenzio, quando Draco deviò traiettoria e si allontanò dai Sotterranei. « Non vai a dormire? »
« Sono un Prefetto, io. E poi Pansy ha fatto troppe ronde da sola ultimamente. »
Ginny seguì il ragazzo e non per il piacere di seguirlo, quanto perché i suoi di dormitori erano in quella direzione. « Pochi punti tolti a noi Grifondoro? » indagò ironicamente, alle spalle di Draco.
« Non più della barca di punti che vi toglieremo quando beccheremo il vostro gruppetto segreto » scherzò il biondo, con un ghigno divertito sulla faccia. « Notte, Ginevra » salutò quando giunse il momento di separarsi.

La ronda prevista da Draco mancava di una tappa, la Torre di Astronomia. Aveva sentito che lì spesso si radunavano coppiette del sesto e settimo anno. Per sua fortuna avrebbe potuto trattarsi di Grifondoro o di Tassorosso.
Invece i Corvonero non gli stavano troppo antipatici, anzi, a parte quello sfigato di Michael Corner, non aveva proprio nulla contro di loro.
Stava salendo i primi gradini verso la cima alla Torre, quando per poco non inciampò in qualcosa di estremamente piccolo. Un elfo domestico.
« Stai attento » sbottò Draco, indignato, senza muovere un passo. Ci volle tempo prima che tornassero a galla i ricordi di un esserino tutto pelle e ossa che gironzolava per Villa Malfoy, indossando nient’altro che una lurida tunica, troppo lunga rispetto alla sua altezza, tanto che il piccolo elfo rischiava spesso di inciampare e di ruzzolare a terra. « Noi ci conosciamo » dichiarò Draco, prima ancora di rendersene conto.
« Dobby era elfo domestico a casa dei signori Malfoy e Dobby ricorda del piccolo Draco. »
« Dobby » Draco ripeté il nome, lentamente, e capì di averlo sentito tante volte dato che gli risuonò davvero familiare. « Tu sei quello che è stato liberato da Potter? »
« Harry Potter ha reso Dobby un elfo libero » confermò il piccolo elfo con un sorrisino sulle labbra. Quella felicità fece sentire Draco risentito e, allo stesso tempo, refrattario nei confronti della creatura.
« Potrei commuovermi » borbottò, sarcastico. « In tal caso non abbiamo nulla di dirci. »
Dobby smise di sorridere e rimase immobile a guardarlo, senza neanche battere ciglio. Nei suoi occhi c’era quella che Draco avrebbe potuto definire consapevolezza. « No, sono passati quei tempi, e ora Draco Malfoy è troppo grande per ricordare l’altalena sotto alla Grande Quercia. »
« Altalena … Grande Quercia … di che diamine stai parlando? » Draco era confuso e provò, ma non riuscì, a capire il momento di cui Dobby stava parlando.
« L’ho detto che Dobby ricorda. » Il piccolo elfo riprese a camminare e fece per andarsene; prima, però, si voltò un’ultima volta verso il Serpeverde. « Ci rivedremo » disse soltanto, e infine sparì dietro un angolo.
Altalena … Grande Quercia … Improvvisamente Draco riuscì a ricordare un luogo.
Una piccola collina ricoperta da erbacce secche e, in cima ad essa, torreggiava una quercia, enorme e florida. Salendo e avvicinandosi alla quercia, si scorgeva una vecchia altalena con delle funi legate ai rami dell’albero. Un divertimento babbano.
Draco ricordò di esserci salito su quella giostra, ricordò di essere stato spinto da qualcuno e di essersi divertito, e infine ricordò di essere stato trascinato giù bruscamente.
Una brutta ansia gli avvinghiò il petto e lo costrinse ad aumentare il passo, mentre saliva gli ultimi gradini in cima alla Torre di Astronomia.
Non avrebbe mai immaginato di trovare una determinata persona lì su; infatti fu stupito quando vide una ragazza appoggiata al parapetto, i lunghi capelli rossi che ondeggiavano nel vento e, ovviamente, un vago profumo di vaniglia che aleggiava nell’aria.
« Non ci posso credere, ancora tu, Weasley. »





Piccole note:
Eccomi tornata, come promesso, dopo aver finito di lavorare.
Come sempre ringrazio chi segue, preferisce o ricorda la storia. Anche grazie a Scretly_S, c_underwater, artumes a   e Moony097 che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano durante il corso di questa storia, con consigli e complimenti.
Non mi dilungo troppo, anche perché a questo capitolo seguirà un capitolo più breve che pubblicherò presto, prestissimo.
Vi lascio solo un piccolo appunto.
 

Cosa succede a Draco? Ciò che sta vivendo Draco è perturbante, un trigger. Mi spiego. In psicologia, esperienze drammatiche possono causare un “danno” e il nostro cervello procede a una “rimozione” degli eventi traumatici, per tutelarci dal danno.
I trigger fanno emergere un ricordo vago e impreciso. Una parola, un odore, un suono, qualsiasi cosa può scatenare il ritorno del trauma, annientando le difese che la persona aveva costruito per evitare di rivivere quel dolore.

 

Il rapporto di Draco con suo padre? Draco è cresciuto in un ambiente di amarezza, suo padre era arrabbiato perché il Signore Oscuro aveva fallito.
Immagino Lucius come un uomo frustrato, che non poteva mostrare al mondo il suo dispiacere per il fallimento, e cosa fa un uomo represso, costretto a nascondersi dietro una maschera? Si sfoga su ciò che trova. In questo caso penso che lui si sia impegnato davvero a formare Draco secondo i propri ideali, in un certo senso era tutto ciò che gli restava da fare di “maligno”.
Nessuno nega che Lucius voglia bene a Draco, non lo nego per quanto riguarda i libri, né tantomeno riguardo alla mia fan fiction. Solo che molte volte l’amore è tossico, malato.
Riassunto: nei libri non si parla di violenza fisica, è una mia invenzione che però non ritengo tanto improbabile rispetto ai personaggi che ci sono stati presentati.


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Capitolo 9
*** Bacio ***


9. Bacio




« Non ci posso credere, ancora tu, Weasley. » Ginny sobbalzò e si voltò verso il Serpeverde che era sbucato alle sue spalle. Draco la squadrò dalla testa ai piedi, e poi si guardò attorno con circospezione. « C’è anche Corner qui con te? »
Ginny non riuscì a trattenere una risatina, ma i suoi occhi erano di nuovo puntati sulla linea dell’orizzonte, tesi. « Dimmi, è il tuo nuovo obbiettivo dopo Harry? »
« Lungi da me puntare il dito contro i tuoi fidanzati » ironizzò il ragazzo, prima di avvicinarsi a sua volta alla  balaustra.
La notte era incombente, non una delle più gelide ma comunque abbastanza fredda da mettere i brividi. Entrambi i ragazzi, infatti, erano vestiti con indumenti pesanti e Ginny si stringeva nel suo mantello. Quella notte un numero spropositato di stelle si affacciava dal cielo blu scuro e una bellissima luna piena faceva capolino sulle loro teste. « Sono un po’ stanco di vedere sempre il tuo viso, sai? »
« Non dovevi fare ronda? Credevo tu fossi già di ritorno ai piani inferiori. »
« Ho lasciato questo posto per ultimo, sai il meglio alla fine. Più in alto si va meno Serpeverde si beccano. Speravo di trovare un qualunque Grifondoro invece. » In effetti, era proprio ciò che aveva trovato, ma non quello che si aspettava. « Dovrei togliere dei punti alla tua Casa » ragionò, il tono provocatorio, stavolta poco convinto.
« Io per te non sono una qualunque Grifondoro, ricordi? » domandò Ginny maliziosamente, ricordando le parole pronunciate da lui la sera prima; continuava a non guardarla. Draco sbuffò un poco e scosse il capo, un debole tentativo di negare tutto. « E comunque, non volevi aspettare di trovare il nostro gruppetto segreto prima di toglierci una barca di punti? »
« Quindi ammetti che esiste un gruppetto segreto » osservò il ragazzo con aria trionfante.
Al che Ginny si affrettò a precisare: « Non ho detto questo ». Dopodiché cadde un breve silenzio, non imbarazzante, solo mite. Quel silenzio era una cosa che stupiva ogni volta Draco, quando si rendeva conto di non essere a disagio, anzi di stare stranamente bene con Ginny, bene come stava con pochi. « A te piace il modo in cui stiamo facendo Difesa contro le Arti Oscure? » domandò lei improvvisamente, guardandolo per la prima volta da quando lui si era avvicinato al corrimano – e a lei.
Draco si risvegliò dai suoi pensieri e iniziò a riflettere. Non poteva criticare una professoressa che era come la sua datrice di lavoro e poi quella donna lavorava per il Ministero, e suo padre gli aveva detto che ciò che faceva il Ministero era sempre giusto.
“Sai solo ciò che ti ha detto tuo padre, e non ti preoccupi di andare oltre.” L’aveva detto Ginny quella stessa sera.
Non era vero, Draco aveva dei pensieri propri, doveva solo tirarli fuori di tanto in tanto.
Con questa idea fissa in testa, riuscì ad ammettere: « No, non è il massimo. »
Ginny esultò internamente mentre, allo stesso tempo, voleva schiaffeggiare il Serpeverde. « Non posso credere che ti sei unito alla Squadra d’Inquisizione solo per fare un dispetto a un presunto gruppo innocuo di Grifondoro, quando anche tu odi il metodo d’insegnamento della Umbridge. »
« Voi non siete innocui, e poi non dimenticarti che io sono un Serpeverde e un Malfoy. »
« Resta il fatto che quella professoressa non piace neanche a te » concluse Ginny, a braccia conserte. Iniziava a far sempre più freddo, ma lei non aveva voglia di andarsene. « Tu sai che Lui è tornato vero? » domandò poco dopo, un nuovo pensiero che la metteva in agitazione.
Insomma, non ci aveva pensato spesso in quelle lunghe serate passate in compagnia di Draco e della McGranitt, o a volte semplicemente in compagnia del Serpeverde; tuttavia Voldemort era tornato e Harry aveva detto che anche il signor Malfoy era presente nel cimitero, quella famosa notte in cui morì Diggory.
« Non so nulla, io e mio padre non parliamo molto » ammise Draco, teso come una corda di violino.
« Il professor Piton, lui ti avrà detto qualcosa. »
Draco si mosse a disagio, vittima inerme dell’invadenza illimitata di Ginny. « Neanche lui mi vuole dire niente. Forse so persino meno di te, Weasley » aggiunse. « Ovviamente tu credi a Potter. » La Grifondoro non rispose, ancora una volta ostinata cercava di non iniziare una lite. Certe volte Draco si meravigliava della sua pazienza. Anche a lui occorreva molta pazienza, ovvio, soprattutto quando Ginny iniziava a vantare i Babbani, come quella volta in cui la McGranitt aveva chiesto come procedeva il lavoro di suo padre; ma lei era tutt’altra storia.
Inspiegabilmente, gli occhi di Draco scivolarono sul polso fasciato di Ginny e uno strano tepore sciolse qualcosa dentro di lui. Quello scricciolo di ragazza, era così piccola e innocente, una pallida figura stagliata contro il buio pesto attorno a loro, inconsapevole delle ombre e della malvagità che il suo mondo colorato nascondeva. Non riusciva neanche a definirla una sciocca, perché Ginny Weasley non era assolutamente così. « Come ti sei fatta male? » domandò finalmente, a bassa voce.
Ginny si voltò verso di lui e poi si guardò il polso. « Oh, sono solo una ragazzina impulsiva. »
« Su questo siamo d’accordo. »
« Ti interessa davvero sapere cosa mi è successo? » investigò lei, gli occhi dubbiosi puntati su di lui.
« Sono curioso, tutto qui » precisò Draco.
Ginny non sapeva se confessare. Restò un poco immobile, infine sospirò e si decide a parlare. « Provavo un incantesimo di Trasfigurazione su me stessa. »
« Cosa? »
« Un giorno vorrei diventare un Animagus, ma è una cosa che impiega tempo. Così ho provato a trasformarmi da sola e ho sentito un crack al polso, tutto qui. »
« Tutto qui? Ti sei almeno consultata con la McGranitt? » domandò Draco e, ovviamente, la risposta di Ginny fu un cenno di dissenso, al che il Serpeverde sollevò gli occhi al cielo. « Poi mi chiedi perché non sopporto i Grifondoro. Siete così impulsivi, a volte da diventare stupidi, e vi mettete sempre nei guai. »
« Tu ti consulti con Piton ogni volta che devi eseguire una pozione? »
« Uno, io sono un genio in Pozioni, quindi non parliamo della stessa cosa. Due, sbagliare una pozione non è come provare a trasformarsi da soli. »
« Odio quando hai ragione » borbottò Ginny.
« Ovvero sempre, dato che sono io quello ragionevole nella coppia » scherzò Draco di rimando. « Sentiamo, quale sarebbe il tuo Animagus? »
« Non lo so ancora, non ho mai neanche provato ad evocare un Patronus. So solo che ci sto provando da un anno e potrebbe volerci ancora molto. »
« Quando succederà un casino non mi venire a cercare » mormorò il Serpeverde, corrugando le sopracciglia. Ginny stava proprio bene nella sua Casa: era testarda, determinata e impulsiva, tremendamente, al punto di fare avventatezze prima ancora di rendersene conto.
« Perché? Sarai troppo impegnato a firmare autografi? »
« Probabile. »
« E se invece fossi io quella che diventa famosa? Magari una Cacciatrice professionista. »
« Non ti ho mai vista giocare a Quidditch, in una vera partita intendo. »
« Dovresti vedermi » intimò Ginny, finché le venne un’idea. « Magari un giorno potremmo fare una gara, a chi va più veloce. »
Draco si voltò verso di lei, il sopracciglio leggermente inarcato e Ginny notò che la luna si era alzata perché ora rifletteva delle ombre sul viso di lui. « Inizierò a inseguirti sulla mia bellissima scopa » osservò lui.
« E continuerai a inseguirmi, mentre mangi la polvere. »
Draco non riuscì a frenare un sorrisino ma scosse la testa. Forse Ginny era più brava di lui, o forse no, ma di sicuro la scopa che il signor Malfoy aveva comprato a suo figlio era più veloce di quella comprata da Arthur Weasley a sua figlia. Questo, per buon senso o magari per non offendere Ginny, Draco evitò di dirlo. E si sentì tremendamente strano.
« Quindi Cacciatrice professionista, eh? Non Auror? »
« No, quelli sono Harry e Ron. Io voglio che il mio lavoro coincida con la mia passione. » Ora Ginny si era avvicinata, era a un passo di distanza da Draco. « Tu invece? Dove sarai tra qualche anno? »
« Io farò quello che vuole mio padre, cioè lavorare nel Ministero » ammise cripticamente, senza peli sulla lingua.
« Non ti ho chiesto cosa vuole tuo padre, ti ho chiesto cosa vuoi tu » replicò Ginny.
Draco sbuffò. « Sono molto bravo in Pozioni. »
« Fin qui c’eravamo arrivati, no? »
Draco sospirò e iniziò a pensare. Non era il migliore del suo anno, non come la Granger purtroppo, ma era bravo in molte materie. « Sono capace in Erbologia e in Incantesimi, vado abbastanza bene anche in Difesa e in Trasfigurazione. »
Ginny iniziò a riflettere a sua volta. « Lasciami qualche giorno per pensare e ti farò sapere meglio » concluse alla fine.
« Sei una consulente del lavoro, Ginevra? » domandò Draco a mo’ di sfottò.
« Conosci i lavori Babbani, sono stupita. »
« Colpa di Babbanologia. »
« Almeno so che hai ascoltato durante la lezione. »
« Non farti sentire da mio padre, mi ucciderebbe » ironizzò lui, anche se con il passare del tempo iniziò a realizzare quello che aveva appena detto e gli venne un groppo in gola. Ginny era calata in un silenzio teso, rimanendo rigida nella sua posizione. Solo dopo, entrambi avevano fatto un collegamento con il modo di dire di Draco, e avevano capito quali gravi accezioni portasse con sé.
Alla fine lei scelse di ironizzare a sua volta, perché era meglio così, perché non voleva pesare ulteriormente su Draco. « Verrò al tuo funerale » scherzò, avvicinandosi ancora a lui.
Draco si rilassò e si sciolse in una risatina, finché non si rese conto delle loro vicinanza. Il profumo della ragazza permeava il suo spazio. Il braccio di Ginny era praticamente a contatto con il suo, più vicino di quanto fosse mai stato. Il contatto era piacevole.
« Il tuo fidanzato non sarebbe geloso di questa vicinanza? »
Ginny arrossì e fece per allontanarsi. « Di cosa dovrebbe essere geloso? Di me e te? » domandò divertita, in maniera innocente. In realtà non si aspettava di indispettire il ragazzo accanto a lei, ma fu ciò che accadde.
Draco si discostò a sua volta da lei e la guardò come se lo avesse appena insultato.
« Già, che sciocco, non sono alla tua altezza io. Non sono San Potter. »
« Non starai facendo l’offeso adesso » replicò Ginny, che non riusciva a credere alle proprie orecchie. Non aveva detto nulla di che, se non la semplice e pura verità. Non c’era nulla di concreto fra lei e Draco, nulla che potesse far ingelosire Michael. Fino a un mese prima non si parlavano, anzi neanche si sopportavano. « Devo ricordarti che sei tu quello che mi ritiene inferiore? »
« Si tratta della posizione della tua famiglia e dei loro ideali. Contrariamente, e non so perché, non riesco a ritenere te inferiore a me » sbottò Draco, pentendosi subito dopo di essersi lasciato sfuggire un simile pensiero. Ginny, ascoltata quella confessione, rimase a bocca aperta. Non avrebbe immaginato prima di allora che Draco avesse maturato una simile considerazione di lei, ma ora era diverso, ciò che lui aveva detto … Eppure ancora disprezzava la sua famiglia. I parenti di Ginny, ciò che facevano, ciò in cui credevano, erano tutto per lei. Erano il mondo in cui era cresciuta, il modo di vivere a cui si era affezionata, e se Draco non era in grado di rispettare quelle cose allora non rispettava neanche lei. « Non si tratta di essere dei santi, si tratta di capire che non esistono esseri viventi meno degni di altri. »
Draco si portò una mano sulla faccia e nello stesso momento decise che era ora di andare a dormire. « Risparmia il tuo discorso filantropico per Corner, io me ne vado » sbottò, facendo retromarcia e puntando alle scale, per allontanarsi definitivamente da quella torre, e soprattutto da lei.
« Tu non vai da nessuna parte mentre stiamo discutendo » replicò Ginny, correndogli dietro e posizionandosi davanti a lui, in modo da impedirgli qualsiasi soluzione di fuga.
Draco, però, fu abbastanza veloce da sgusciare via, e nuovamente puntò alle scale della torre: « Invece me ne vado. »
Ancora una volta, Ginny fu più ostinata e afferrò il suo polso, costringendolo a voltarsi. Tuttavia, non avendo calcolato la forza messa in quel gesto, si ritrovò con Draco a un palmo di distanza dalla sua faccia.
Così vicini, entrambi i ragazzi si calmarono e si guardarono negli occhi con stupore.
Ginny ebbe un brivido e non riuscì a decidere se era dovuto al freddo o al fiato di Draco sulle sue labbra. Draco era molto bello, non poteva essere negato. Ginny non poteva negarlo quando lui era così vicino, con i suoi tratti pronunciati e gli occhi color cielo invernale. Quegli stessi occhi la guardavano ora con tanta intensità, come due specchi che cercano di comunicare quello che il proprietario non diceva a voce alta. Ginny dimenticò dove si trovava, chi aveva davanti e soprattutto che si era fatto tardi per due studenti come loro, quando c’era un luna ormai alta che li spiava dalle feritoie.
Attrazione. Draco percepiva quella vibrazione sulla propria pelle, ma non sapeva dove cominciasse né dove finisse. Circolava fra di loro, li attraversava e li lasciava senza fiato. E Ginny era così bella, illuminata dalla luna, il suo visino da bambina e le labbra carnose.
Così Draco smise di ragionare e si abbassò finché non raggiunse quelle labbra, cingendole con le proprie, più piccole e fredde. Invece Ginny era calda. Caldo era il suo viso, che ora Draco stringeva con una mano, caldo il suo corpo, che aveva avvolto con il braccio libero.
Lei sentì un calore esplodere nella propria pancia, qualcosa che si agitava dentro.
Lui sentì di aver perso la ragione, non capiva quello che stava facendo ma sapeva che gli piaceva farlo. Con un movimento rapido infilò la lingua nella bocca di Ginny e si rese conto che non c’era nessun ostacolo, nessuna opposizione. Un brivido percorse anche lui, quando lei iniziò a ricambiare il bacio, che ora si era fatto più appassionato.
Ginny si accorse di avere gambe e ginocchia molli e, con la mano buona, si aggrappò alla maglia di Draco, poi alla sua nuca, spingendolo audacemente verso di sé. Non era mai stata baciata in quella maniera, era come una prima volta. La mano di Draco sulla sua schiena e il bacio sembravano così giusti, il calore aumentava e a lei stava piacendo tutto, ogni istante.
Ecco, ora Michael poteva essere geloso di qualcosa. Il pensiero del Corvonero, di avere un ragazzo, frenò improvvisamente il desiderio di Ginny, che respinse il bacio e si allontanò da Draco. Il freddo lambì nuovamente il suo corpo, lontano dalla sua brace, e si sentì … semplicemente vuota.
« Devo andare » sussurrò debolmente, incapace di guardarlo negli occhi, e detto questo corse via.
Draco rimase solo nella notte fredda, con sempre maggiore consapevolezza di ciò che aveva appena fatto.

Draco rientrò nella propria Sala Comune, dove venne interrogato e tallonato da Theo, uno dei pochi Serpeverde ancora svegli. Contrariamente Blaise era già nel loro dormitorio, a letto.
« Quando ti deciderai a parlare sarà un gran giorno » esclamò il moro, con il tono di chi è abbastanza apprensivo.
« Cosa devo dirti Theo? »
« Uhm, vediamo … Dove sei stato, per esempio? È mezzanotte passata, domani non riuscirai neanche ad alzarti, tanto che sarai stanco. »
Draco sbuffò, passando accanto a un divano in pelle. « Tranquilla, mammina, sto benone. » Il suo tono leggermente alto attirò l’attenzione di due studentesse della Casa, Daphne e sua sorella Astoria. Le due, sedute tranquillamente sopra il divano, si voltarono al passaggio di Draco.
« Tu menti » dichiarò Theo, alle calcagna del biondo, che lui stesso conosceva molto bene. « Dove ti trovavi? »
« Facevo una ronda extra, tutto qui, puoi fidarti di me una buona volta? » domandò Draco e, quando il suo migliore amico non provò a ribattere, sospirò soddisfatto. « Grazie » concluse dirigendosi verso il proprio dormitorio, dove trovò Blaise già addormentato. Theo li raggiunse poco dopo.
Draco, intanto, si era disteso sul proprio letto, sopra quello di Blaise. Non riusciva a dormire, ma non voleva darlo a vedere a Theodore.
Si sentiva uno stupido, si dava dello stupido. Quello che aveva fatto … baciare una Weasley.
Ginny era stata molto più saggia affermando che Michael non avrebbe dovuto essere geloso di loro.
Loro erano un Malfoy e una Weasley, nulla di più distante esisteva in quel mondo e nella galassia probabilmente.
I loro genitori avevano deciso di odiarsi, prendendo due strade completamente diverse; una scendeva verso il buio, quella dei Weasley bramava la luce. In tutto ciò lui e Ginny erano costretti a seguire quelle strade, due vie parallele, due percorsi senza un punto di incontro.
Avrebbe dovuto essere proprio così, sempre, e baciare Ginny era stata solo un’illusione, perché due rette parallele non potevano incrociarsi.
Perché l’ho fatto? si domandò, allibito. C’erano così tante ragazze in quella dannata scuola, e altrettante gli morivano dietro. Alcune Serpeverde sarebbero state felicissime di appartarsi con lui. Avrebbe potuto prendere una qualsiasi di loro con estrema facilità, persino Astoria, una delle ragazze più belle del suo anno.
Anche Ginevra è bellissima, non posso fingere che non sia così.
Eppure il suo maledetto istinto aveva prevalso, aveva scelto di fare uno stupido errore, sputando in faccia alla ragione e agli insegnamenti di Lucius Malfoy.
Se era uno stupido errore, allora perché mi è piaciuto?
 
Gli occhi di Draco si spostarono su un comodino, poco più in basso, illuminato da una candela. Su di esso c’era un Avversaspecchio, quello che Ginny gli aveva regalato per farsi perdonare.
Ginevra. Cosa gli stava facendo quella ragazza?
Draco cercò prepotentemente di rimuovere i ricordi del bacio, delle labbra carnose di Ginny e della sua pelle morbida. Tuttavia neanche la sua ferma volontà riuscì a impedirgli di sognare.
Il giorno seguente avrebbe ripudiato tutto a sé stesso, soprattutto per salvaguardare il proprio orgoglio.

Intanto nella Sala Comune dei Serpeverde il fuoco scoppiettava ancora, allegramente. La stanza tinta di verde, situata sotto il Lago Nero, vedeva ancora dei movimenti, mentre gli studenti delle altre Case erano già tutti a letto.
Astoria e Daphne Greengrass avevano assistito alla conversazione fra Theo e Draco, e la minore delle sorelle era rimasta in uno stato di trans, pensierosa, finché non si era decisa a parlare.
« Era con quella Weasley, ne sono certa. »
Daphne sollevò un sopracciglio e guardò sua sorella con scetticismo. Certe non sopportava proprio Astoria, troppo paranoica. « La Weasley? Astoria, tu non stai bene, e credimi te lo dico da sorella » commentò. « Ti rendi conto che stai parlando di Draco Malfoy? »
« Non hai notato che lui sta cambiando? Quella Weasley gli ha fatto qualcosa, ma vedrà. »
Daphne sospirò. « Solitamente sono una grande Serpeverde, sempre pronta a fare dei dispetti a qualcuno, ma stavolta ti prego di non fare sciocchezze. »
« Io non faccio sciocchezze, faccio solo ciò che è necessario. Tu fidati di me. » Astoria sembrava davvero convinta delle proprie parole e, per quanto fosse contrariata, Daphne decise che era meglio non rispondere. Astoria era ancora piccola, si sarebbe resa conto da sola dei propri errori e delle proprie esagerazioni, intanto però era meglio che Ginny Weasley stesse lontana dalla più piccola delle Greengrass.



Piccole note:
Vi lascio con questo capitolo, il cui titolo era già abbastanza eloquente di suo.
I ringraziamenti li ho fatti già prima, nello scorso capitolo. Spero che vi piacciano entrambi, ovviamente.
Se avete consigli per un miglioramento non preoccupatevi di espormeli (se per esempio vi sembra che il ritmo della storia sia troppo lento o troppo veloce, poche descrizioni ecc.)
Un bacio e grazie a chi si interessa alla mia storia! A presto, xo

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Capitolo 10
*** Manovre pericolose ***


10. Manovre pericolose



Se c’era una cosa che non divertiva affatto Draco e Blaise a Hogwarts, quella era Cura delle Creature Magiche. Draco soprattutto, dopo il terzo anno, aveva iniziato a diffidare di quella materia più di qualsiasi altra.
Le creature del Mondo magico erano incontrollabili, difficili da gestire e inoltre lui non ci andava particolarmente d’accordo. Fierobecco era un semplice esempio, ma poco casualmente Draco non possedeva animaletti domestici.
Blaise, invece, non li sopportava affatto gli animali, era allergico ai gatti e aveva iniziato una crociata contro il gufo rumoroso di Theo.
Solo il moro del trio, appunto, aveva con sé un animale domestico. O meglio un compagno ingombrante, come Draco amava definire Semola, il gufetto nero di Theodore.
‘Non voglio vedere il tuo gufo svolazzare dentro il dormitorio’ borbottò Blaise, una buona mattinata, contro il suo compagno di stanza. Theo si limitò a far entrare Semola in camera quando Blaise non era presente.
‘Se non vedrà, non ne soffrirà’ aveva spiegato a Draco con una scrollata di spalle.
Quella mattina in particolare i Serpeverde del quinto anno e i Corvonero dello stesso, erano a una lezione della Caporal, che spesso e ultimamente sostituiva il gretto Hagrid.
La professoressa insegnava di creature rare, come gli unicorni, e di quelle in via di estinzione, soffermandosi sulle cause di ucciderne uno.
« C’è sempre un incantesimo che potete applicare per difendervi da una creatura, non ricorrete mai direttamente alle Maledizioni Senza Perdono. Di base non vogliono farvi male, spesso cercano semplicemente di difendersi. Ricordate: ogni creatura può essere gestita o respinta con qualche incantesimo. »
« Come i mollicci che hanno il Riddikulus? » domandò Joe Grey, uno studente Serpeverde con Draco non aveva molta confidenza.
« Non è che puoi fare molto altro con un molliccio, di certo non puoi ucciderlo » replicò immediatamente Theodore.
Joe gli lanciò un’occhiataccia. « Cosa ne sai tu? »
« Nulla, è solo il più intelligente di noi » intervenne Draco, in difesa di Theo, che gli lanciò uno sguardo stupito, ma anche grato. Come sempre era seduto accanto a lui, vicinissimo sulle panche nella grande aula scelto come spazio di lezione, in vista del clima freddo che incombeva fuori dal castello.
La professoressa Caporal riprese la parola nel bel mezzo della discussione e, ovviamente, diede ragione a Theodore. « Il signor Nott ha ragione. Puoi uccidere i fantasmi, signor Grey? » domandò e, quando Joe non accennò a una risposta, aggiunse: « Proprio come pensavo. Mollicci, fantasmi, dissennatori … Non posso assolutamente essere uccisi. Tuttavia, posso farvi una domanda interessante a riguardo. C’è un incantesimo che funziona contro due di loro, compreso il molliccio. Quale? »
Subito gli studenti capirono che una risposta giusta avrebbe comportato almeno dieci punti alla propria Casa e quindi si impegnarono a riflettere. Theo già temeva che avrebbe risposto un Corvonero, non c’era solo menti brillanti in Serpeverde, ma anche teste come quella di Joe Grey e di Millicent Bulstrode. Per non parlare di Tiger e Goyle. Tuttavia Draco alzò il braccio per primo, con aria di sufficienza.
La professoressa lo autorizzò a parlare con un gesto della mano. « Signor Malfoy. »
« Il Pietrificus Totalus funziona sui fantasmi e presumo sui mollicci » affermò, il tono annoiato. Theodore e Blaise sorrisero, Pansy gli lanciò uno sguardo confuso. « Il secondo anno, cara mia, il fantasma pietrificato dal Basilisco » si affrettò a spiegare Draco. Pansy ricordò e, a bocca aperta, annuì come un pesce lesso.
Theo, invece, continuò a fissare Draco: la sua attenzione e la sua memoria non smettevano mai di stupirlo. Anche quando fingeva superiorità e forzata partecipazione, in realtà faceva più collegamenti degli altri. La sua mente funzionava così.
« Dieci punti a Serpeverde » annunciò la Caporal, lasciando intuire che quella data dal biondo era la risposta corretta. I Serpeverde esultarono immediatamente, compreso Joe Grey, e Blaise diede un cinque a Draco.
« Allora che effetto fa una Maledizione che Uccide su questi esseri? Gli rimbalza addosso? » continuò a domandare un meticoloso Corvonero mentre prendeva appunti.
« Riguardo ai fantasmi, beh mi sembra abbastanza ovvio che li attraversi. Riguardo ai mollicci è difficile da dire, dato che non sono pericolosi e il Riddikulus è ormai diffuso da tanti anni. L’impatto può farli indietreggiare e cadere suppongo, ma, come per i fantasmi e i dissennatori, non li ucciderà. Comunque mi sembra che siamo usciti un tantino dagli argomenti della mia materia, questa è competenza dei docenti di Difesa, non mia. »
« Tanto facciamo solo teoria con quella megera di Difesa » borbottò quello stesso studente Corvonero. La Caporal fece finta di non sentire, mentre Daphne e Millicent si prepararono a riferire quelle offese alla Umbridge.

 

Più tardi il trio Serpeverde con Pansy si apprestò a uscire dal castello, dirigendosi al campo di Quidditch dove avrebbero incontrato Montague. Il capitano della squadra aveva chiesto di vederli per una qualche comunicazione, ma comunque i giovani Serpeverde non erano preoccupati, pensando che non si trattava di una gravità.
Usciti dalle mura scolastiche vennero azzannati dalle braccia fredde della mattinata invernale. La via andava facendosi sempre più rada di alberi e il campo di Quidditch si estendeva imponente dinanzi ai ragazzi, tutti coperti per bene. La sera prima aveva nevicato e il cielo era grigio sulle loro teste.
« Oggi Cura non è stata una lezione tanto noiosa » suggerì Blaise, che solitamente odiava quella materia scolastica.
« Sì, perché ci siamo avvicinati ad argomenti di Difesa » replicò Theodore.
Difesa. Quella che una volta era Difesa, o meglio. Questa considerazione fece tornare in mente a Draco un pensiero della serata precedente. « Vi manca il lato pratico della materia? »
Theo si fermò per qualche secondo, poi riprese a camminare dietro ai propri amici. « Il Corvonero di poco fa ti ci ha fatto pensare, o è stata quella Weasley? » domandò, il tono che cercava invano di nascondere una sorta di nervosismo.
Draco non riuscì a rispondere, non da subito. Il pensiero di Ginny, della sera prima, gli tornò prepotentemente in testa. Aveva cercato di non pensarci sin da quando, il mattino seguente, aveva aperto gli occhi e ora, grazie a una parola di Theodore, tutto inutile. Il ricordo delle labbra, quella sensazione piacevole, il calore che li aveva alimentati, rendendoli irragionevoli e incontrollati. Non riusciva ancora a crederci di essere arrivato a tanto, anzi si sentì frastornato, mentre camminava tra i suoi amici che di quella storia non sapevano niente e non avrebbero mai dovuto saperne.
Devo dimenticare e soprattutto devo fare ammenda, pensò. Suo padre lo avrebbe gettato giù da un ponte, seguendolo a sua volta, piuttosto che accettare che il suo unico figlio avesse baciato una Weasley, figlia dell’acerrimo nemico Arthur Weasley.
Il problema per Draco era che non aveva pensato un secondo ai natali di Ginevra, prima e durante il bacio. Quelle preoccupazioni erano arrivate solo dopo, ovviamente quando era ormai troppo tardi.
« Io vorrei imparare a schiantare bene » ammise Pansy, sotto gli occhi stupiti dei suoi amici. Subito si affrettò a spiegarsi. « Stiamo collaborando con un membro del Ministero, il che è fantastico e potrebbe aprirci molte strade, ma in uno scontro faccia a faccia sarei sconfitta. Potrei farmi battere persino da un Grifondoro più piccolo, il che sarebbe davvero umiliante. »
I ragazzi non replicarono. Pansy aveva ragione, c’era poco da aggiungere.
« Non avete anche voi questa sensazione? La sensazione che dovremmo impegnarci di più in questi periodi bui? » chiese Blaise, prima di incontrare gli occhi scettici di Draco. Il biondo aveva un ghigno sulla faccia, come se fosse pronto a dirne una delle sue e Blaise capì che stava per prenderlo in giro. « Non azzardarti, Draco! So che vuoi fare una battuta sarcastica perché io non studio molto. »
« Oh no, come ci sei arrivato? » domandò ironicamente il suo migliore amico.
Pansy e Theodore scoppiarono a ridere, mentre Blaise scosse la testa e mise il muso. Solitamente era lui il comico della scena, ma diventava abbastanza permaloso quando gli altri si prendevano gioco di lui.
« Non stai neanche in ansia per gli esami e parli d’impegno » constatò Theo.
« Se non la finite mi sentirò libero di colpirvi in testa con qualcosa di pesante. Ripetutamente. » L’affermazione di Blaise era così poco minacciosa che finì per suscitare maggior ilarità da parte degli amici, tra cui Pansy si piegò in due dalle risate. « Sapete cosa? Non parlerò mai più seriamente. In pasto a un drago chi di voi mi chiederà di essere più serio. »
Quello scambio di battute goliardico fu interrotto da Montague, il capitano che camminava nella loro direzione. Passeggiando e scherzando, infatti, il gruppo di amici era arrivato accanto agli spalti nel vasto campo di Quidditch. Quella volta gli allenamenti erano stati riservati ai Grifondoro e in effetti molti di loro si stavano volando, e tanti mantelli rossi si libravano in aria.
« Perché ci volevi qui? »
« Ottima domanda, cara Pansy, ma inutile. Sai benissimo che siamo qui a causa tua. »
« Oh no, non l’hai ancora recuperato? »
« Recuperato cosa? » intervenne Draco che non riusciva a capire cosa fosse accaduto.
Montague sospirò e si accinse a spiegare: « Ieri ho affidato un compito a Pansy, ovvero quello di seguire i gemelli Weasley per scoprire quando organizzassero le loro riunioni segrete. Il problema è che questa signorina è stata abbastanza sciocca da seguirli negli spogliatoi dei Grifondoro, dove ha perso la sua spilla. »
« Li hai seguiti negli spogliatoi? » domandò Blaise, scandalizzato dal comportamento della sua amica.
« Il problema non è questo » sbottò Pansy, agitata a causa degli sguardi infuriati che ora puntavano a lei.
« No infatti, il problema è che hai perso un oggetto magico in cui sono registrati i nostri piani » replicò Draco. « Capisci che se finisce nelle mani di un Grifondoro scoprono il nostro ultimo programma? »
Blaise sbuffò e si lamentò: « Andiamo, Pansy. Già ci seminavano alla grande senza il tuo aiuto! »
La ragazza si sentiva davvero messa alle strette. « Possiamo dire alla Umbridge che abbiamo perso una spilla! »
« Sì, diglielo tu » obbiettò Theodore, il tono tranquillo di chi sa già cosa fare. « Secondo me è meglio se ora strisci negli spogliatoi e cerchi di recuperare ciò che hai perso. »
« Ecco perché siamo qui » asserì Montague, in accordo con il suggerimento di Theodore.
Pansy roteò gli occhi e si ribellò con ogni mezzo, anche se alla fine fu costretta a cedere e, fingendo disinvoltura, si diresse verso il luogo prestabilito.
Draco camminò sulla fresca erba del campo, tenendosi vicino alle tribune, dato che a lui era stato dato il compito di controllare i Grifondoro. In caso qualcuno di loro si fosse accorto di Pansy, lui avrebbe fatto un cenno a Theo, che a sua volta avrebbe avvertito Blaise e Montague con una falsa tosse.
Il capitano e Blaise iniziarono a passeggiare attorno al campo, caratterizzati da una finta e innaturale nonchalance che Draco trovò ridicola. Loro erano il diversivo. In caso qualcuno si fosse minimamente accorto di Pansy, sotto ordine di Draco, i due avrebbero iniziato una falsa rissa tra di loro, una semplice distrazione.
Il giovane Malfoy si limitò a tenere d’occhio i Grifondoro, quando ne notò una e rimase paralizzato. Ginny Weasley era su una scopa e indossava una divisa rossa e oro, adornata dallo stemma della sua Casa; aveva i capelli rossi sciolti, liberi di sferzare il vento. Il polso sinistro sembrava già stare meglio dato che non era più fasciato. Ora Ginny cercava disperatamente di afferrare il boccino prima di Cho Chang, che evidentemente si era prestata per dare una mano ai Grifondoro negli allenamenti. Le innamorate di Potter in competizione, pensò Draco amaramente.
San Potter e i gemelli Weasley erano stati banditi dalla squadra proprio quella mattina, eppure erano ancora sulle tribune a fare il tifo per i compagni. Ora Harry Potter sollevava un braccio, incitando Ginny a prendere il boccino prima di Chang. Che fastidioso, si disse Draco.
Non molto lontani da loro sedevano Neville Paciock e Luna Lovegood; il primo sollevava gli occhi da un libro di Erbologia solo quando sentiva esultare, Luna invece osservava chiaramente Ginny e ogni tanto sorrideva ad Harry.
Infine, sugli spalti dello stadio, c’era anche qualche Serpeverde: precisamente Astoria e due amiche sue, impegnate a ridere e a prendere in giro i giocatori di turno.
« Brava, Ginny » gridò Katie Bell, deconcentrandosi solo un attimo dalla Pluffa, prima di tornare a inseguire Angelina Johnson come un mastino.
La rossa si era portata in vantaggio su Cho, che ora era un paio di metri alle sue spalle, e ora doveva solo raggiungere il boccino. Poteva farcela, Draco ne era certo.
« Draco » gridò improvvisamente qualcuno dalle tribune, e il Serpeverde si voltò, salvo notare che si trattava semplicemente di Astoria. La ragazza si era alzata in piedi e ora sventolava una mano nella sua direzione. Draco ricambiò il saluto, anche se ora gli occhi di Astoria erano tornati ai giocatori di Quidditch. Adesso la Serpeverde sorrideva vittoriosa e il biondo impiegò un poco a capirne il motivo.
Quando cercò Ginny, rimase quasi a bocca aperta.
La ragazza non era più in vantaggio, anzi era stata superata di gran lunga da Cho, mentre Harry Potter si disperava con le mani in testa. Draco non riusciva a capire … come diavolo era successo? Ginevra era palesemente a buon punto prima che lui si voltasse.
Tuttavia lei non sembrò arrendersi, invece spronò ancora di più e si librò a gran velocità in alto. Il boccino provò a ingannare entrambe e a tornare indietro attraverso il basso, ma Ginny fu più furba e con uno slancio gli fu addosso. Non ci volle molto prima che lo prendesse e lo sollevasse con aria vittoriosa, sotto gli applausi gioiosi dei compagni. Persino Neville, sentendo il baccano, lasciò andare il proprio libro di Erbologia e applaudì.
Ginny sorrise soddisfatta e atterrò fino a toccare il campo con i piedi. Effettivamente il punto di atterraggio non era tanto distante da un certo Serpeverde.
« Cho Chang meritava di prendere il pallino » gridò Astoria, alle spalle di Draco, scendendo gli ultimi gradini fino a raggiungere il campo. Ora lei e Ginny si guardavano in cagnesco e Draco era esattamente in mezzo a quella linea di fuoco.
Ginevra non si lasciò sfuggire il piacere di replicare, ignorando il ragazzo che stava in mezzo alla loro traiettoria. « Lascia che ti dia un’informazione dato che non capisci niente, oca giuliva. Quello si chiama boccino e lo prende il più veloce, non il più meritevole. »
Astoria, riconoscendo il palese errore, si stizzì ancora di più. « Non importa, tanto resti comunque una pezzente traditrice del tuo sangue. »
« Prova a ripeterti, Miss Superficialità » sbottò Ginny, che ora camminava verso Astoria e, di conseguenza, verso Draco. I compagni Grifondoro che avevano iniziato a scendere dalle scope, o chiunque altro, erano troppo lontani per sentire.
« Sei una brutta … »
« Astoria » gridò Draco, agitato. Sia Astoria che Ginny sembrarono concentrarsi finalmente su di lui. Gli occhi della rossa erano insicuri, quelli della Serpeverde increduli. « Lascia perdere, non ne vale la pena » provò a buttarla lì, come se offendere Ginny non andava fatto perché era una perdita di tempo.
Le sue parole sembrarono convincere Astoria che si rilassò, mentre Ginevra non aveva alcun intenzione di mollare.
« Ecco, da bravo cagnolino » sibilò Ginny, voltandosi verso il lato opposto e andandosene via. Accanto a Draco, intanto, era atterrato uno dei Battitori Grifondoro.
« Ora ti faccio vedere io » mormorò Astoria, rossa come un peperone, e con un gesto veloce afferrò mazza e Bolide dalle mani del Battitore. Il Grifondoro provò a fermarla mentre Draco non fece in tempo a parlare; Astoria fu più veloce e, con un gesto fulmineo, scagliò il Bolide contro Ginny.
« Gin » urlò Katie, gettandosi addosso alla rossa e trascinandola con sé a terra. Il Bolide sfiorò solo la testa di Ginny, ma intanto successe il caos.
Grifondoro e Serpeverde si scagliarono a parole gli uni contro gli altri, Harry tratteneva Angelina che voleva lanciarsi contro Astoria, Montague era arrivato e aveva iniziato a difendere il proprio partito. Una massa di voci confuse.
Draco, invece, si voltò verso Ginny e si sentì stranamente sollevato costatando che lei stesse bene e non fosse ferita. Certo sembrava scossa, ma riuscì comunque a incrociare gli occhi grigi di lui, occhi che il giorno precedente – o meglio, notte precedente - aveva visto molto da vicino.
« Guardate chi abbiamo trovato nei nostri spogliatoi » gridò uno dei gemelli Weasley, spuntando alle spalle dei rissosi. Theo, accanto a Draco, si portò una mano sulla faccia alla vista di Pansy, presa e catturata.
« George, non farla scappare » ordinò quello che doveva essere Fred, mentre il suo gemello teneva stretta Pansy. Almeno, notò Draco, lei sembrava essersi riappropriata della spilla, oggetto che ora brillava sulla sua divisa scolastica. Almeno quello.
« Lasciami andare, idiota » sbraitava Pansy, contorcendosi come una matta. I suoi continui tentativi di liberarsi furono premiati, quando da brava Serpe, Pansy sgusciò via dalle braccia di George Weasley ed estrasse una bacchetta. « Stupeficium » gridò, puntandogliela addosso. II ragazzo, però, fu bravo a difendersi; tuttavia era impossibile non notare che il tentativo di schiantesimo si era dimostrato debole. Pansy non si sentiva abbastanza allenata e di conseguenza era incerta, esitante. « Expe … »
« Wingardium Leviosa » replicò Fred Weasley e la mora finì sospesa per aria. I Grifondoro iniziarono a ridere e i Serpeverde non fecero neanche in tempo a muovere un dito, dato che avvenne tutto troppo velocemente.
« Fatemi scendere, maledetti Weasley » gridava Pansy, e i gemelli obbedirono. Tuttavia non obbedirono grazie alla voce minacciosa della Serpeverde, ma grazie a Severus Piton che, alle spalle della mora, avanzava verso il gruppetto.
« Pansy … » sussurrò Blaise.
La ragazza, che non aveva visto arrivare Piton, si preparò a fare un nuovo tentativo. « Stupefi … » Prima ancora che potesse pronunciare il completo incantesimo, un mano picchiettò sulla sua spalla e Pansy si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con il professore di Pozioni. Draco notò il pallore della poverina, che ora iniziava a balbettare scuse senza senso.
Severus rimase impassibile, come suo solito, e in maniera estremamente flemmatica mormorò: « 20 punti in meno a Grifondoro per aver iniziato, 10 punti in meno a Serpeverde. »
« Non è giusto », « Disparità » protestarono i gemelli Weasley.
« Come non è giusto che Silente si metta ad assegnare punti casuali a fine anno » replicò il professore, al che Draco e Blaise si lasciarono sfuggire una risatina. Ecco perché Draco adorava Severus. « Punizione per tutti e tre, domani sera nel mio studio. » Detto questo, il professore se ne andò, lasciando una Pansy furiosa a pugni stretti, arrabbiata sia con i Grifondoro sia con i propri amici.
Il grido successivo spaventò persino il Boccino in mano a Ginny e i Bolidi sul campo, tanto era acuto. « Oh, io vi odio, vi odio con tutto il mio cuore! »

Più tardi Draco e Blaise attraversarono i corridoi di Hogwarts, diretti alla biblioteca dove Theo li stava aspettando, quando il più alto citò gli avvenimenti di qualche ora prima.
« Santo Merlino, è una fortuna che Astoria non sia stata vista. Sarebbe stata messa in punizione a vita, altrimenti. » Draco non rispose e il migliore amico si insospettì. « Stai bene? »
« Sto meravigliosamente. »
« Non si direbbe dato che lì fuori non hai detto una parola, neanche un’offesa a Potter » osservò Blaise, confuso. « Insomma, non è da te. »
« Inizi anche tu come Theo? »
« Theo pretende che tu confessi, io non pretendo nulla. »
« Non so cosa dovrei confessare, tutto qui. » In realtà Draco ci stava pensando agli eventi del campo. Astoria avrebbe potuto ferire gravemente Ginny, quindi meritava di essere punita, ma lui non poteva fare la spia e mettere in pericolo gli interessi della propria Casa. Il che sarebbe stato davvero da ridicolo, insomma una mossa da sciocchi. Se solo avesse potuto fare qualcosa senza subire conseguenze in quanto Serpeverde ... Certo, ma come? Come se una risposta fosse caduta dalle stelle, il professore Piton sbucò da un angolo e camminò nella loro direzione. « Aspettami » sussurrò Draco, lasciando Blaise lì e avvicinandosi al proprio padrino. « Severus, posso parlarti un minuto? »
Il professore si fermò e annuì: « Certamente. »
« Non qui, però. »

Quella sera a cena c’era profumo di patate e tacchino a tavola nella Sala Grande, e Ron era pronto a fare piazza pulita di tutto. Così, mentre Hermione, Harry, Ginny e suo fratello entravano nella Sala, Hermione pregò Ron di contenersi e di lasciare qualcosa anche agli altri, in nome della buona educazione che gli era stata impartita da sua madre Molly.
Ginny era due passi indietro a loro, che discuteva con Harry della prossima partita di Quidditch, quando un silenzioso Severus Piton si avvicinò a lei. « Signorina Weasley » salutò, mettendo tutti e quattro i ragazzi in panico.
« Ho fatto qualcosa, professore? » domandò Ginny, con aria apprensiva. Cercò di ricordare qualsiasi errore o effrazione commessi negli ultimi giorni, qualcosa di punibile … Tuttavia non c’era niente. Negli ultimi tempi, a parte Esercito di Silente, era stata davvero brava, una tranquilla e diligente studentessa che si apprestava a superare il suo quarto anno illesa.
« Mi è stato riferimento da fonte anonima che oggi c’è stato un incidente a tuo pericolo nel campo di Quidditch, posso capire meglio? »
Ginny rimase a bocca aperte, le braccia immobili lungo i fianchi. Non sapeva cosa dire. Non aveva pensato di accusare Astoria perché non aveva avuto il tempo materiale per farlo. Comunque ora si stava presentando un’occasione d’oro: confessare e far mettere in punizione una delle due esaltate Greengrass. « Sono stata attaccata da Astoria Greengrass, lei mi ha … mi ha quasi colpita con un Bolide. »
« Che cosa? » domandò Ron, il tono isterico, siccome del pomeriggio passato non aveva saputo ancora nulla. Hermione si portò una mano sulla faccia: aveva detto a Ginny che Ron ne sarebbe venuto a conoscenza prima o poi. La piccola Weasley comunque cercava solo di non allarmare i suoi fratelli, di rassicurarli. Non voleva essere un peso, un motivo di fastidio. Ricordava benissimo il suo primo anno e la Camera dei Segreti, la preoccupazione dei suoi genitori …
Ora, però, era attanagliata da un dubbio, una domanda. « Non capisco come vi sia arrivata questa voce, professore. » Piton rimase impassibile, anzi guardò Ginny con un cipiglio incerto e poi se ne andò, senza aggiungere altro. I ragazzi si scambiarono degli sguardi straniti ma, sotto incoraggiamento di un affamato Ron, si andarono a sedere. « Hai detto qualcosa Harry? » chiese Ginny, sempre più incuriosita da quella domanda.
Il Prescelto fece cenno di no con il capo. « No, io non ho detto nulla, sarà stato Neville » tagliò corto.
Hermione ridacchiò e si portò una mano sulla fronte. « Neville? Il nostro Neville? Lui ha paura anche dell’ombra di Piton. »
« Forse Fred e George » suggerì Ron, mentre iniziava a sbranare una coscia di tacchino come fosse un mastino.
« Non sanno cosa mi è successo, erano negli spogliatoi mentre Astoria mi attaccava. »
« Perché non chiedi a Katie e Angelina? Mi sembrano i tipi adatti » concluse Hermione, prima di servirsi con una porzione di patate.
La proposta sembrò intelligente e sensata, perché Herm era di base intelligente, tuttavia c’era una falla nella sua teoria che Ginny non si azzardò a sottolineare: se fosse dipeso dalle Grifondoro, quelle sarebbero corse dalla McGranitt, o in caso di necessità da Vitious, non di certo da Severus Piton.
Quando tutti furono abbastanza distratti da tornare a pensare ai propri affari e a mangiare, Ginny lasciò scorrere lentamente lo sguardo alle spalle di Harry, verso il tavolo dei Serpeverde.
Lì, dove un certo Draco Malfoy era ordinatamente seduto tra Blaise Zabini e Theodore Nott, e stava sghignazzando con Tiger e Goyle davanti a lui, finché i suoi occhi grigi non erano passati oltre alla spalla di Goyle incastrandosi in quelli marroni di Ginny. Aveva sentito lo sguardo della rossa su di sé sin da subito, anche se gli ci era voluto un po’ di tempo prima di decidersi a ricambiare.
Ginny si strofinò una mano sudata sulla gonna, dubbiosa sulla prossima mossa da fare. Possibile che fosse stato lui? Possibile che Draco Malfoy avesse ‘tradito’ una Serpeverde per lei?
Non poteva trattarsi di giustizia, i Serpeverde non avevano senso del dovere. Non di certo Draco.
Allora perché l’hai fatto? si domandò Ginny, tormentandosi alla ricerca di una risposta sensata. E perché mi hai baciata ieri sera?
Non riusciva a darsi una risposta da sola e, allo stesso tempo, non poteva parlarne con nessuno. Non con Neville, avrebbe dato di matto. Non con Luna, che capiva Ginny ma non avrebbe capito la gravità della situazione. Non con Hermione, lei si sarebbe preoccupata inutilmente, prima di correre a dirlo a Ron. Non era molto brava con i segreti, soprattutto se veniva messa sotto pressione. E poi solo il Creatore sapeva se Ron avrebbe retto un simile colpo.
Gli occhi di Ginny furono i primi a cedere e quindi cercarono un rifugio, lontano dalla faccia sicura e sfacciata del Serpeverde. Immancabilmente si soffermò su Katie, seduta poco più lontano.
Ecco qualcuno con cui sentiva di potersi confidare.


Angolo autrice:

Salve, come va? Tutto bene?
I pensieri di Ginny sul bacio non sono ancora arrivate, ma nel prossimo capitolo sarà il suo momento.
Ringrazio chi segue, preferisce o ricorda questa storia, sono felice di notare che siete aumentati nonostante le due settimane di attesa.
Ringrazio anche Mary Raven per le sue bellissime parole.
Come vi è sembrato questo capitolo? Il gesto di Draco per Ginny? Intanto Astoria inizia a ingelosirsi e non so se avete notato, ma Theo non sembra molto felice delle attenzioni di Draco nei confronti di Ginny. Poi c'è Severus che asseconda tutti i desideri del suo figlioccio e iniziamo a conoscere meglio anche Pansy.
Vi è piaciuto il capitolo? Comunicatemi eventuali errori o miglioramenti.
A presto, xo

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Capitolo 11
*** Pericolo ***


11. Pericolo


 

Ovviamente Katie si era resa disponibile a trascorrere un pomeriggio insieme a Hogsmeade, dove Ginny avrebbe esternato tutti quei dubbi che le arroventavano la testa da una giornata intera.
Tuttavia non voleva sostituire Luna, né tanto meno farla sentire in quella maniera, dato che Luna era e sarebbe sempre stata la sua migliore amica, e di conseguenza invitò anche lei a Hogsmeade.
Dopo il bacio con Malfoy, Ginny era tornata nel proprio dormitorio, circondata da ragazze del suo anno con cui non aveva legato molto. Aveva finto non fosse accaduto nulla, sorriso educatamente e infine scambiato quattro chiacchiere con due di loro, Mariah White e Priscilla Stone, ancora sveglie al ritorno di Ginny dalla Torre. Solo a luci spente, quella notte, aveva liberato i propri sentimenti, realizzando quello che lui aveva iniziato.
E che tu hai continuato, aveva sussurrato una voce burlona nella parte posteriore della sua testa.
Ginny era arrossita nel buio della camera e poi si era portata una mano sulla faccia per testarne il calore.
Ho ricambiato, constatò poco dopo. Perché? Quello era il problema che non riusciva a sbrogliare.
Non solo non si era opposta, ma si era anche lasciata trascinare dalla foga del bacio, come se nulla fosse. Come se lui non si chiamasse Malfoy, come se le loro famiglie non fossero nemiche, come se i loro padri non si odiassero.
Forse mi sono lasciata intenerire dalla storia della violenza, ragionò più tardi. Dannato furetto, per lui non ero solo una pezzente, un traditrice del suo sangue? Cosa gli è saltato in mente?
Perché li aveva messi in quella situazione? Le domande continuavano ad aumentare e Ginny non sapeva come interfacciarle. Solo il sonno era riuscito a liberarla dai pensieri, e il giorno dopo neanche ricordava cosa avesse sognato. Sapeva solo di aver sognato la Torre di Astronomia.
Ginny si sentiva tremendamente in colpa, non era giusto, era fidanzata. A colazione Michael era passato da lei per un saluto e Ginny si era accorta che non riusciva a guardarlo, anzi aveva tenuto gli occhi puntati sul proprio pasto, tutto il tempo con un groppo in gola. Non voleva vedere Malfoy, non voleva vedere Michael. Si sentiva malissimo.
Ovviamente sia i gemelli che Hermione e Neville se ne erano resi conto e avevano chiesto se fosse accaduto qualcosa la sera prima. Ginny per poco non si versò il succo di zucca addosso, poi realizzò che i ragazzi si riferivano alla punizione. Quindi preferì negare, attribuendo il suo stato d’animo alla stanchezza.
« Tranquilla, manca ormai pochissimo alle vacanze di Natale » aveva sottolineato Fred con uno sguardo apprensivo sulla faccia.
« Avrai tempo per riposarti » confermò George, anche lui apparentemente preoccupato. « Le lezioni dell’Esercito sono terminate » aggiunse, il tono della voce ridotto a un sussurro. Cercavano di sollevarla, ma Ginny odiava essere un peso, così li ringraziò e finse per il resto del tempo di sorridere.
Le lezione dell’Esercito di Silente … Ecco un altro problema. L’ultima lezione, con il saluto di Harry, era stata seguita da una notizia. Ron si era avvicinato ai gemelli e a Ginny, sorridendo maliziosamente, e aveva detto che Harry e Cho si erano baciati. George aveva guardato sua sorella, prima aveva assestato una gomitata a Ron. La gomitata di Fred era arrivata subito dopo e Ron se ne era andato via lamentandosi.
« Non preoccupatevi, ragazzi, va tutto bene » li aveva tranquillizzati Ginny. Non voleva essere vista come una debole, ultima ruota del carro, soprattutto non dai suoi fratelli.
Successivamente si era lasciata andare, dimostrandosi delusa e triste. Le piaceva da tanto tempo Harry, e ora sapere che aveva baciato una Cho Chang qualsiasi restava una grossa delusione, nonostante Ginny fosse fidanzata con Michael.
Il suo vero grande problema era il tempo libero, che sarebbe stato inesistente fino alle vacanze. L’Esercito di Silente, lezioni, allenamenti di Quidditch, e anche lontana da Hogwarts avrebbe dovuto continuare a pensare a tutte e tre i fattori. Poi si intromettevano i pensieri personali: era impegnata in una relazione che non sapeva come mandare avanti, il ragazzo per cui aveva una cotta da sempre si era scambiato un bacio appassionato con un’altra ragazza, lei stessa aveva condiviso un bacio probabilmente ancora più appassionato con il loro avversario. La sua vita era un vortice di dubbi, impegni e pressioni, di certo non poteva essere rilassata.
La sera, invece, doveva scontare la solita punizione, che giorno dopo giorno perdeva senso e Ginny non ne capiva il motivo.
Quella sera arrivò tardi nello studio della McGranitt, in maniera abbastanza svogliata, anche se tendeva a celare un velo di disagio. Non riusciva a immaginarsi nella stessa stanza con Draco, non più, perché quella che era iniziata come una tregua ora le faceva sudare i palmi delle mani.
Tuttavia Ginny si fece forza, entrò e salutò i presenti, andandosi a sedere a due posti di distanza dal ragazzo. Draco subito notò il tentativo di mettere distanza, perché emise una piccola risatina e scosse la testa, atteggiamento che Ginny finse di ignorare. Non avrebbe potuto sedersi vicino a lui comunque, non dopo quello che era accaduto una sera prima. Non aveva dato ancora un nome a quelle sensazioni, quindi non era pronta a riviverle, anzi era abbastanza saggia da evitarle.
Dopo cinque minuti Minerva McGranitt si alzò e annunciò di doversi assentare per il resto della durata della punizione, così i due studenti assicurarono di comportarsi bene e la lasciarono uscire. Ormai sia Draco che Ginny si erano convinti che quella donna lo facesse apposta, poi, ripensandoci, sembrava troppo assurdo per essere vero.

La McGranitt era uscita ormai da tempo e i due ragazzi in punizione avevano continuato ad ignorarsi, anche se Ginny era più tesa. Aveva qualcosa da dire, in effetti.
Non aveva dimenticato della cena, di quando si era avvicinato Piton chiedendo spiegazioni sugli avvenimenti del pomeriggio. Qualcuno aveva denunciato una certa Greengrass, qualcuno che non poteva essere un Grifondoro. Quelli della sua stessa Casa, prima di tutto non si sarebbero rivolti a Severus Piton e poi, anche se ci avessero provato, non sarebbero stati ascoltati né tantomeno esauditi.
Doveva essersi trattato di un Serpeverde, di quello che Ginny aveva più vicino.
« Sei stato tu a denunciare Astoria? » domandò tutto d’un, tirando un sospiro di sollievo poco dopo. Ecco, aveva parlato. Non c’era nulla da temere.
« Non ti sento da lì in fondo » ironizzò Draco, pungente.
La ragazza si mosse sulla propria sedia e si girò a guardare il ragazzo, che scoprì già voltato verso di lei. I loro occhi si incrociarono per la prima volta da quando erano tornati nella stanza, quella stanza che ormai era a entrambi così familiare. « Andiamo, Draco. »
« Non so di cosa stai parlando » insistette lui, tornando con gli occhi sul proprio banco.
« Lo prenderò come un sì, non può essere stato nessun altro » concluse Ginny, a braccia conserte. Anzi più passava il tempo e più si convinceva che doveva trattarsi per forza di Draco. Eppure ancora una volta i moventi di lui erano sconosciuti, ambigui. Perché, per esempio, aveva denunciato un Serpeverde a rischio e pericolo della propria Casa, e tutto per una Grifondoro? Ovviamente Piton gli avrà dato delle garanzie, probabilmente neanche avevano perso punti, Astoria era semplicemente stata messa in punizione. Ginny era abbastanza intelligente da concepire questa possibilità. Tuttavia il gesto di Draco era comunque un gran gesto, qualcosa che Ginny non credeva fosse da lui.
L’ha fatto per te, sussurrò una vocina nella sua testa, che ovviamente Ginny represse. « Grazie, davvero » esclamò, sciogliendosi un poco e smettendo di essere totalmente rigida nella propria seduta. Non sarebbe accaduto niente fra lei e Draco.
Il ragazzo alzò un attimo lo sguardo e squadrò Ginny dalla testa ai piedi. Grazie, davvero. Ginevra Weasley era tremendamente orgogliosa, ma riusciva sempre a riconoscere il momento di chiedere scusa e di dire grazie, capacità che li aveva riuniti più di una volta in quella lunga e imprevedibile tregua. Tuttavia, proprio conoscendo il livello di orgoglio di Ginny, era difficile immaginare quanto costasse metterlo da parte, soprattutto con lui che non poteva negare di essersi comportato sempre in un certo modo con i Weasley.
« Sembri stanca, Weasley » osservò poco dopo.
« Non mi riposo bene da parecchio. »
« Non mi stupisco che quello scimpanzé di tuo fratello non se ne sia accorto, ma i due gemelli non ti dicono niente? »
« Di solito cerco di tenere tutto per me, non voglio che loro mi vedano come un peso » ammise lei, con un sorrisino stanco. Non aveva  bisogno di nascondersi, Draco ci era già arrivato in tempi non sospetti.
Il biondo, infatti, si limitò ad annuire. « L’ho detto sin da quando litigammo e venimmo messi in punizione dalla McGranitt, che ti senti ultima ruota del carro. »
« Così non mi aiuti » lo rimproverò Ginny. « Non puoi capire, ci sono troppi confronti, continue pressioni a cui far fronte. »
« Non posso capire? » domandò lui, incredulo.
« Scusami » sussurrò Ginny a occhi bassi. Certo, lui aveva suo padre, era pieno fin sopra ai capelli di pressioni. Della competizione che sentiva con Harry, invece, neanche a parlarne. « Forse Draco Malfoy è paradossalmente e inaspettatamente quello che può capire e forse non siamo così forti come crediamo di essere. »
Draco esitò un attimo, prima di rispondere: « L’importante è non dimostrarlo, giusto? »
Ginny annuì. « Sai, credo che io e te abbiamo qualcosa in comune » ragionò, al che il ragazzo sollevò un sopracciglio, scettico. « No, davvero. Siamo molto bravi a tenerci i nostri pensieri, a nascondere cosa proviamo. »
Draco era d’accordo con lei ovviamente, una delle sue specialità era proprio quella di non lasciar trasparire i propri punti deboli, anche se non ci teneva a dirlo a voce alta perché avrebbe implicato che lui avesse delle debolezze.
Contrariamente non pensava che Ginny fosse brava quanto lui a nascondere i propri sentimenti, anzi spesso era come un libro aperto, o almeno a lui sembrava facile leggerla.
La cosa sospetta che gli faceva muovere qualcosa nello stomaco, però, era proprio quella: il fatto che a lui interessassero gli stati d’animo di Ginny.
Ovviamente prima della decisione di quella dannata professoressa e della di lei punizione, non gli era mai interessato nulla di nessuno fuori dei propri migliori amici e della propria famiglia. Evidentemente, però, in Ginny c’era qualcosa che non lo lasciava indifferente. In realtà era più di un qualcosa, si trattava di lei, il suo modo di essere e di fare, i capelli rossi e il profumo inebriante alla vaniglia, gli occhi nocciola e il suo maledetto carattere forte e orgoglioso, che tuttavia celava velata femminilità e grande dolcezza.
Mi sto rincretinendo, si rimproverò improvvisamente, strofinandosi gli occhi con pollice e indice. Devo farmi assegnare qualche pozione da Severus se non voglio uscire completamente fuori di testa.
La sua attenzione fu richiamata da un movimento fuori campo: Ginevra si era alzata in piedi e ora si stava avvicinando alla finestra che dava sulla Foresta Proibita.
« Dove vai ora? »
« Hai saputo che i gemelli e Pansy sono stati mandati nella foresta? Sono con Hagrid che è appena tornato. Piton li ha incaricati di cercare qualcosa. » Adesso guardava fuori, verso quella macchia oscura, un insieme compatto di alberi che sembrava occultare delle forze maligne, antiche creature.
La Foresta era un posto inquietante, Draco ci era stato da ragazzino e gli era bastata come esperienza.
« In realtà credo sia un semplice giro di supervisione » precisò il Serpeverde, alzandosi a sua volta e accostandosi cautamente a lei. Ginny gli lanciò uno sguardo veloce e deglutì, i pugni stretti in grembo, tesa a causa dell’improvvisa vicinanza.
Draco aveva una sorta di carisma, un fascino che forse Ginny non aveva visto in nessuno della loro età. Ci aveva pensato dopo il bacio e, da allora, il pensiero non era più passato di mente.  Insomma Draco aveva una sorta di aura misteriosa e profumava di sottobosco, un odore forte e pungente, e i suoi occhi freddi erano in grado di muovere un calore nello stomaco di Ginny. Erano occhi grigi e metallici e a Ginny ricordavano il cielo che si prepara a una tempesta, il suo cielo preferito. Gli occhi di Draco avevano delle sfumature particolari, aveva notato poco prima del bacio. Le ricordavano il mare agitato, onde e cavalloni che scrosciavano fin sulla riva e si infrangevano prepotenti sulla battigia.
« Eccoli » sussurrò, tornata a concentrarsi sulla foresta. Draco guardò nella stessa direzione e, in effetti, i due gemelli e altre persone si stavano dirigendo alla Foresta Proibita. In loro compagnia c’erano Pansy e Hagrid, ma non solo … « C’è anche Astoria » constatò Ginny, con non troppo dispiacere. La mora era a braccia conserte e seguiva Pansy con passo strisciato, come se si opponesse alla punizione.
Quando il gruppo di cinque fu sparito tra gli alberi e confuso con il buio sullo sfondo, Ginny tornò ai pensieri di poco prima. « Possiamo parlare di ieri sera? » domandò, riferendosi chiaramente al bacio che lei e Draco si erano scambiati nella fredda notte, sulla Torre di Astronomia.
« Non so a cosa ti stia riferendo » replicò il biondo, improvvisamente rigido come il ghiaccio.
« Al bac … »
« Taci, Ginevra » sbottò Draco, come se dire quella parola a voce alta avrebbe reso il tutto più reale. Ginny capì di non essere solo lei, quella spaventata dagli ultimi avvenimenti. Tuttavia se Draco si fosse rifiutato di parlarne non avrebbero mai affrontato il problema.
« Stai facendo finta di niente, come sempre. »
« Dovresti farlo anche tu, sai si vive più leggeri. »
« Ieri sulla Torre … »
« Ancora? »
Ginevra sbuffò e si portò una mano sulla fronte. « Fammi finire » ordinò, il tono autoritario. « Stavo dicendo, sulla Torre ho incontrato un elfo domestico, si chiama Dobby. Credo lavorasse per voi. Lo hai incrociato anche tu? »
Draco si mosse a disagio. « Non mi interesso di elfi domestici. »
« Hermione dice che dovrebbero essere tutti liberi, credo prima o poi aprirà un partito in favore » ragionò Ginny con tono divertito.
In un primo momento Draco pensò di offendere Hermione, poi preferì virare su una battuta per non litigare con Ginevra. « Sarò il primo iscritto, in prima fila a tutti i comizi » scherzò, infatti.
« In mano un cartellone con su scritto ‘elfi liberi per un mondo migliore’. Sì, ti ci vedo già. »
Le loro risate si spensero con il silenzio pesante di Ginny che ora fissava il ragazzo di sottecchi. Dalla sua espressione, Draco capì immediatamente che c’era una qualche lezione morale in arrivo da brava fidanzatina di Potter.
« Forza parti con una delle tue massime, non aspettavo altro. »
« Non esistono esseri inferiori, siamo tutti uguali » dichiarò, come previsto, lei, gli occhi umili e pensierosi.
« Ecco che viene fuori Santa signora Potter. »
« E inoltre non dovresti farti rispettare solo da chi ritieni inferiore, il rispetto si guadagna. Devi farti rispettare da chi credi che ti sia superiore. »
Per un attimo calò un silenzio agghiacciante fra di loro. « Di chi parli? » chiese Draco per spezzare il silenzio, a disagio, anche se sapeva benissimo a chi si riferisse lei. Parla di mio padre, pensò.
« Oh Merlino! La vedi anche tu quella cosa? » gridò Ginny, puntando un dito contro il vetro della finestra e riferendosi a un punto preciso accanto ai primi alberi. Draco seguì la traiettoria indicata e vide un’ombra scura muoversi ai margini della foresta, qualcosa di alto e scheletrico, coperto da una mantello lungo e nero che oscillava traballante nella notte. « Dissennatori! Dissennatori nella Foresta Proibita! I miei fratelli sono in pericolo, e anche Pansy e Astoria. »
Draco deglutì. « I-io cerco qualcuno, Severus o la professoressa » balbettò distrattamente.
« Non c’è tempo, Draco, dobbiamo avvertirli prima che sia troppo tardi! » esclamò Ginny, ora in piedi mentre andava a recuperare il proprio mantello sulla sua sedia. Con un movimento fulmineo, lo indossò e spostò i capelli sopra il tessuto.
« Dobbiamo? »
L’incertezza di Draco – tipo di un Serpeverde – spazientì Ginny. C’erano delle persone in pericolo, non era il momento di farsi domande, ma di agire. « Senti, fai come vuoi, io corro da loro » gridò e, con un paio di scatti, fu fuori dalla porta dello studio.
« Non sono un maledetto Grifondoro tarato di mente, io resto qui » sbottò lui di rimando, il tono alto che mascherava un velo di indecisione.
« Bene, vado da sola » replicò Ginny ormai già prossima alle scale, mentre iniziava a scendere i primi gradini.
Così Draco rimase solo nella stanza, ancora accostato alla finestra. Fuori non c’era più nessun Dissennatore. Che fosse solo o in compagnia, il mostro si era già inoltrato nella foresta, dove c’era i gemelli, Astoria … e Pansy. Pansy era amica di Draco e poi … presto ci sarebbe andata anche Ginny. Non gli andava di restare lì da solo, aspettando un suo ritorno con mani in mano.
« Ginevra, aspetta! » esclamò, salvo poi inseguire Ginny giù dalle scale. Non aveva neanche indossato il proprio mantello e si diede dello sciocco per questo. Quella Weasley gli stava rivoltando ogni briciolo di sanità mentale, pensò.
I corridoi di Hogwarts erano molto bui, ma a Draco bastò seguire il baluginare rosso dei capelli della ragazza. In poco tempo furono fuori, tanto era veloce la loro andatura, e una volta fuori neanche si preoccuparono di non dare nell’occhio. O meglio Draco se ne preoccupava parecchio: si muoveva ai bordi della scena, restava basso; Ginny, invece, sprezzante dei pericoli e delle regole scolastiche, correva a perdifiato a campo aperto. Draco borbottò uno “sciocca Grifondoro” più di una volta. « Che cosa stai facendo? Sono entrati almeno dieci minuti fa, non li troveremo tanto facilmente » mormorò a bassa voce, una volta che furono vicini, presso i margini della Foresta Proibita.
« Non eri obbligato a venire con me » replicò Ginny, quando ormai furono dentro alla boscaglia, anche se non poteva nascondere di essere un filo lusingata perché era stata seguita da Draco, un Serpeverde che probabilmente avrebbe preferito restarsene al caldo e al sicuro.
In effetti Draco aveva pensato più di una volta di tornare indietro, spesso si era anche fermato e guardato alle spalle, ma in realtà non poteva andarsene una volta lì. E più andava avanti, più si convinceva che era troppo tardi per tornare nello studio della McGranitt.
Camminavano ormai da tempo, quando Draco indicò un punto in mezzo a due alberi. « Vedo qualcosa che si muove, lì infondo. » Dal punto indicato sbucarono due teste, una rossa e una mora.
Quello che Ginny distinse come George in compagnia di Pansy camminava verso di loro, stupito di vederli lì. George era molto più alto di Pansy e lei si muoveva principalmente alle spalle del ragazzo, timorosa.
« Cosa ci fate voi qui, fuori dallo studio della McGranitt? » chiese quando fu abbastanza vicina a Draco e Ginny. Guardava entrambi con sospetto, soprattutto Draco, e con gli occhi cercava spiegazioni da lui.
« Ci sono Dissennatori nella Foresta » spiegò frettolosamente Ginny. « Abbiamo pensato che dovevate esserti avvertiti. »
Hai pensato, corresse Draco nella propria mente. Tuttavia si sentiva sollevato constatando che Pansy fosse viva e piagnucolante come sempre, quindi un lato positivo c’era per aver seguito Ginny.
« Che cosa? » domandò George, che sembrava più confuso dalla presenza di Malfoy che dal pericolo dei Dissennatori.
« Li abbiamo visti poco fa dalla finestra, ora dobbiamo andarcene. Dov’è Fred? »
« Con Astoria » rispose Pansy.
« Riguardo Astoria, potevi dirmi quello che era successo oggi pomeriggio » osservò George, guardando sua sorella con cipiglio contrariato. Amava Ginny e voleva sapere sempre quando era in difficoltà. Ora, però, c’era qualcos’altro a cui pensare. « Non importa, voi andate via prima che la McGranitt si accorga della vostra scomparsa, e grazie per aver avvertito. »
« No, voglio aiutarti a cercare Fred » replicò Ginny.
« Sorellina, grazie davvero, ma non servi in questo momento » ribatté duramente George, che era agitato al pensiero del suo gemello nella foresta con un Dissennatore.
Draco si voltò verso Ginny giusto in tempo per notare uno sfarfallio di emozioni, tra cui delusione e tristezza. Il modi bruschi di George l’avevano ferita.
« Io vengo con voi! » esclamò Pansy, come se avesse visto un barlume di luce in fondo al tunnel, cogliendo un’occasione al volo. Ovviamente non voleva restare nella Foresta Proibita, quel luogo faceva già paura di per sé e ora, come se non bastasse, era infestato da uno o più Dissennatori.
« No, tu aiuti me, cara Pansy, oppure dico a Piton che ci hai lasciati prima. » Detto questo George si voltò e fece per inoltrarsi nel fitto della foresta.
« Dannato Weasley » Pansy mugugnò, ma fu costretta a seguire il rosso, lasciando così Draco e Ginny di nuovo soli.
I due ragazzi si guardarono e, alla fine, decisero di tornarsene nel castello, con enorme gioia e sollievo da parte di Draco.
Avevano appena iniziato a camminare nella direzione corretta quando Ginny si bloccò, paralizzata, e indicò un punto alla sua sinistra. Il suo dito era tremolante, i suoi occhi spalancati.
« Draco » sussurrò, attirando l’attenzione del Serpeverde. « C’è qualcosa che si muove lì » continuò, sempre indicando il punto tra due alberi molto grossi, antichi.
Draco si voltò verso il posto indicato da Ginny. Non era facile vedere attraverso il buio, anche perché i due alberi erano grandi e intricati fra i rami, quindi costituivano un ottimo nascondiglio per cose oscure.
Effettivamente nello spazio tra di essi c’erano due figure che si muovevano, il loro manto nero ondeggiava flessuoso, e solo allora Draco notò quanto facesse freddo.
Le due figure emisero un suono agghiacciante e lentamente iniziarono ad emergere dall’oscurità. Erano due Dissennatori, forse quelli che Ginny aveva visto al limitare della Foresta Proibita.
Draco per poco non urlò alla loro vista e subito si diede alla fuga, salvo poi accorgersi che Ginny era rimasta indietro, paralizzata nel punto in cui li aveva avvistati.
« Stupida Grifondoro, corri! » gridò il Serpeverde, tornando indietro e afferrando una mano della ragazza. Era fredda, proprio come tutto il resto.
Ginny non emise un lamento e cominciò a correre insieme a lui, superando alberi e scavalcando fossi, mano nella mano. Purtroppo, a causa del buio, non era possibile vedere tutto il percorso e Ginny inciampò, andandosi a schiantare contro un albero. Immediatamente Draco la ritirò a sé, quindi ripresero la volata verso il castello. I Dissennatori erano molto vicini, troppo, i due ragazzi riuscivano quasi a percepire un senso di vuoto. Fu allora che Draco capì cosa doveva fare, o meglio dire. « Accio Firebolt » gridò.
Continuarono a correre ma il tragitto fu breve, perché dopo circa un minuto una scopa spuntò davanti a loro. Era quella di Draco, che si limitò a prenderla e a salirci, seguito subito dopo dalla rossa, che si reggeva il fianco con espressione dolente.
La coppia prese il volo sulla nuova Firebolt di Draco e in meno che non si dica furono lontani dalla Foresta Proibita, sempre più vicini all’ingresso della scuola.
Ovviamente erano entrambi scioccati e ci misero un poco a riprendersi, mentre correvano di nuovo nello studio della professoressa, sperando di non venir beccati.
Per fortuna, al caldo nello studio, riuscirono a sedersi e a riprendere fiato e della McGranitt ancora nessuna traccia. Erano salvi, in tutti i sensi.
« Cosa hai lì? » chiese Draco, avvicinandosi a Ginny, che ora ansimava, seduta svogliatamente sulla sedia. Draco sollevò leggermente il maglioncino della rossa: il suo fianco era raschiato e arrossato, segni della semi caduta nella foresta. La ferita, inoltre, perdeva abbastanza sangue. « Oh Salazar, Ginevra! »
« Devo andare in infermeria. No, non voglio farmi scoprire dalla McGranitt. » Ginny era pallida in viso e guardava la ferita con dubbio misto a confusione.
« Non sia mai prolunghi questa nostra punizione » concordò sarcasticamente il ragazzo, continuando a fissare il sangue che sgorgava. Dopodiché si decise e agì: strappò parte della propria camicia e bloccò il flusso viscoso con il tessuto pulito. « Tieni premuto e quando arriva lei fai finta di niente, ce ne occuperemo usciti da qui » ordinò, mantenendo calma e sangue freddo.
« Noi? »
La domanda di Ginny non trovò risposta, siccome Draco strisciò velocemente verso il proprio banco. Effettivamente in lontananza si sentivano i rumori delle scarpe della McGranitt, che fece il suo ingresso poco dopo e, con molta flemma, tornò alla propria cattedra. Prima di sedersi, però, lanciò uno sguardo ai due ragazzi, assicurandosi che fosse tutto in ordine. Ginny fu brava a nascondere il dolore, in effetti.

Terminata la punizione, entrambi vennero congedati dalla professoressa e Draco prese Ginny per un polso, non come nella foresta, in cui si erano tenuti mano nella mano. « Vieni con me e non fiatare, non fare domande » sussurrò lui, scortandola fra i corridoi e poi giù non sotterranei. La Grifondoro scelse di fidarsi e non fece obbiezioni. Alla fine si fermarono davanti allo studio del professor Piton e qui Draco bussò. « Severus, sono io. Possiamo entrare? »
La porta si aprì poco dopo e ne emerse un Severus Piton in divisa da notte, sempre nera ma abbastanza diversa da quella giornaliera. Il professore notò subito Ginny e le lanciò uno sguardo confuso, salvo poi accorgersi che era ferita. « Prego » mormorò, facendo spazio ai ragazzi per entrare. « Signorina Weasley, si accomodi » suggerì immediatamente e, a seguito, indicò una sedia alla ragazza.
« Grazie, professor Piton. » Quando Ginny fu a posto, Draco si allontanò e iniziò a frugare tra alcune fiale sullo scaffale di Severus Piton. La rossa constatò, stupita, che il Serpeverde non aveva neanche dovuto chiedere il permesso. Ovviamente Piton è il suo padrino, ragionò.
« Siete rimasti nello studio della professoressa da bravi e obbedienti studenti, vero? »
Ginny era pronta a inventarsi una scusa, una qualsiasi, ma Draco fu più veloce a confessare: « C’erano un paio di Dissennatori nella Foresta, siamo solo andati ad avvertire quelli che hai mandato in punizione. »
Il professore si lasciò scivolare sulla poltroncina con nonchalance, completamente tranquillo di lasciare i suoi effetti personali nelle mani del giovane Serpeverde. « Si sono messi in pericolo da soli, quando hanno scelto di comportarsi da idioti. D’altronde della Greengrass mi hai avvertito tu, dovresti saperlo. »
Le sue ultime parole furono accompagnate da un sorrisino beffardo e una sorseggiata di un liquido che non poteva essere idromele.
Anche Ginny sorrise: ora sapeva per certo che era stato Draco a denunciare quella pazza di Astoria; il problema era che non sapeva come sentirsi né tanto meno come agire a riguardo.
Draco, invece, non lasciò trapelare alcuna emozione, anzi iniziò a mischiare un paio di ingredienti e poi si avvicinò alla rossa. « Stenditi e solleva meglio il maglioncino » ordinò e, quando lei obbedì, iniziò a spalmarle una sostanza verde e densa sulla ferita. Il contatto con la mano fredda di Draco fece rabbrividire Ginny dalla testa ai piedi. In un certo senso era anche un contatto piacevole. La prima e ultima volta che si erano toccati risaliva alla serata precedente, al bacio, come entrambi ricordavano bene.
Piton ormai non stava più neanche guardando fortunatamente per Draco, dato che, in caso contrario, senza dubbio il padrino avrebbe notato la tensione nel braccio del suo figlioccio.
Ora Draco poteva toccare Ginny, tastare il candore della sua pelle calda e liscia, reale, non una menzogna. Per un attimo provò persino un impellente desiderio di esplorare più su, e poi più giù, di scoprire posti dove neanche Corner era ancora arrivato. Di darle il suo primo piacere, magari …
« Blaise mi ha invitato da parte di sua madre a casa loro. Ci sarai anche tu, giusto? » domandò Severus, mettendo fine alla tensione invisibile, ma palpabile che c’era tra i due studenti.
Draco annuì e si schiarì la voce, cercando di riprendere il controllo mentre continuava a stendere il magico unguento. Diavolo, c’era anche Severus lì con loro e per fortuna. « Sì, e ai miei farebbe piacere vederti. »
Severus annuì a sua volta. « Ti ho preso un regalo che credo potrebbe piacerti » dichiarò, posando il bicchiere da cui aveva sorseggiato. « Penso sia una cosa utile. »
« Si tratta di un oggetto piccolo, o di qualcosa di grande? » investigò Draco, provando a concentrarsi su quella conversazione, invece di fare pensieri  impuri sulla pelle di una Weasley. Grazie a Salazar che Severus è qui con me, pensò con enorme gratitudine.
« Enorme » annunciò semplicemente il professore. Dopodiché Draco terminò il suo processo e Piton aiutò Ginny a rimettersi in piedi. Si avvicinò a un armadietto e ne estrasse una pozione, che in seguito prestò alla ragazza. « Weasley, applicaci questo domani mattina e vedrai che passerà. Avete fatto benissimo a venire qui, non credo alla McGranitt avrebbe fatto piacere, anzi temo avrebbe rimandato il termine della punizione. »
« E-era quello che temevamo » balbettò lei, tesa come una corda di violino, mentre stringeva il pugno attorno alla fiala donatale.
« Immaginavo. Ora tornate nei vostri dormitori, si è fatto tardi. »
« Grazie e buona notte, professor Piton » salutò Ginny, prima di uscire dello studio in compagnia di Draco. I due studenti percorsero un ultimo e necessario corridoio insieme, prima di separarsi doverosamente. « Sembra che abbiate un bel rapporto voi due » osservò lei, ripensando alla naturalezza con cui Draco si muoveva in presenza di Piton. Una naturalezza che un Grifondoro non poteva neanche concepire.
« Severus è tipo un terzo genitore » ammise il Serpeverde, senza alcuna difficoltà.
« Inoltre ho trovato il lavoro che potresti svolgere da adulto. Guaritore. »
« Molto spiritosa » ridacchiò Draco, prima di rendersi conto che lei non stava assolutamente scherzando. Le era partita una rotella, senza dubbio. « Quello è un lavoro per Tassorosso, Weasley! »
« Guarda che è una bellissima sensazione, aiutare gli altri. »
« Mio padre ti riderebbe in faccia, ringrazia di essere con me e non con lui. »
Fortunatamente non sono mai stata con tuo padre, appuntò Ginny mentalmente. Tuttavia dovevano parlarne, a proposito di Lucius Malfoy, delle cattiverie psicologiche che aveva riservato a suo figlio negli anni. Inoltre Ginny non sapeva se e quando si erano fermati gli episodi di violenza. Ci aveva provato più di una volta ad aprire gli occhi di Draco, e ora era arrivato il momento di provarci più intensamente.
« Lui non ti rispetta, Draco, non ti ha mai rispettato come persona se ha cercato di plasmarti in qualcuno che non sei. Tu non sei quello che se ne va in giro a insultare i Grifondoro. »
« Come lo sai? Abbiamo iniziato a conoscerci da un mese e già credi di sapere chi sono. Come osi? »
« E in questo mese ho capito più di Lucius Malfoy. Ho visto il vero te. Il vero te che non mi chiama pezzente, ma Ginevra. Il vero te che mi lasciata passare quando ha visto che ero ferita. Il vero te che mi ha difesa da Astoria, che mi ha preso per mano quando eravamo in pericolo e non mi ha lasciata indietro. Il vero te che mi ha curata. Forse è vero, non ci conosciamo bene noi, ma ho visto che c’è altro. »
Draco strinse i denti. C’era un meccanismo nella sua testa che non riusciva a procedere, come se un passaggio fosse bloccato, come se una serratura non riuscisse a fare il click necessario. Suo padre non alzava una mano contro di lui da almeno cinque anni … La Weasley non doveva osare. « Venti punti in meno a Grifondoro, Weasley » dichiarò fermamente e freddamente.
Ginny non riuscì a credere alle proprie orecchie, anzi rimase a bocca aperta. « Come prego? »
« Ieri sera eri sulla Torre di Astronomia, fuori dal Coprifuoco. »
Ora lei si sentiva decisamente sotto shock. « Ero con te … Avevi detto che non mi avresti tolto punti … Non puoi … »
« Posso eccome, sono un Prefetto Serpeverde » concluse il biondo, duro come non mai. Purtroppo il suo fare composto fu spazzato via dalla borsata che gli assestò Ginny. « Ahia! Sei impazzita? »
« Mi rimangio tutto quello che ho appena detto su di te, io ... stammi lontano! » gridò lei, rossa in viso e, prima che potesse sparire dalla sua vista, Draco giurò di aver visto un paio di occhi lucidi. L’aveva ferita. Ottimo lavoro Draco, pensò amaramente mentre tornava nei sotterranei, dentro il petto uno strano vuoto.
Quella notte un piccolo elfo domestico iniziò a saltellare nei sogni di Draco, istigandolo con una canzoncina che ripeteva sempre i versi Cosa ha guadagnato Draco Malfoy?  Il suo orgoglio si sente meglio? Riceverà un premio dall’amorevole paparino?







Piccole note:

Rieccomi!
Ciao, prima di tutto ringrazio chi continua a seguire questa storia, il numero di visualizzazioni è rimasto abbastanza regolare. Ringrazio chi segue, preferisce o ricorda, dato che siete aumentati dopo il capitolo precedente. Ringrazio molto Mary Raven che ha recensito.

Vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, anche scrivendo solo "Mi piace, continua" nei messaggi privati oppure "Dovresti cambiare questo e questo". Non voglio recensioni, voglio opinioni, capire se procedo nel verso giusto.

Allora questo è il capitolo più lungo che ho scritto fin ora. Il rapporto tra Ginny e Draco è ormai stabile e, proprio ora, subisce uno scossone.
Le intenzioni di Ginny sono buone, vuole che Draco apra gli occhi su suo padre, ma per lui forse è ancora troppo presto.
Nei prossimi due capitoli inizieranno le vacanze natalizie e qui verremo a sapere quanto Severus, Narcissa e gli amici di Draco sanno o non sanno sulla storia della violenza.
Un bacio e a presto, xo

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